HEAVEN
OUT OF HELL
AUTHOR: Sue
E-MAIL: marysue_thecat@yahoo.it
SUMMARY:
RATING:
SETTING:
Dopo la terza stagione di Angel.
PAIRING:
Wes/Lilah/Fred (non è un triangolo, giuro!), Fred/Gunn, Angel/Kate, Spike/Other
DISCLAIMER:
Appartiene tutto a Joss Whedon, David Greenwalt, alla ME, alla WB e alla Fox
(ho dimenticato qualcuno?:) Non intendo violare nessun copyright
DISTRIBUTION:
Il sito: Due Uomini e Una Gatta, chiunque altro basta che chieda:)
FEEDBACK:
come la nutella:)
Correva. Lei correva, insieme agli altri. Una squadra
compatta, come un unico essere contro il male, per aiutare i disperati.
Solo
lui rimaneva indietro, isolato, a guardare quello strano pavimento, tirato a
lucido, così chiaro da potercisi specchiare.
Se
solo…
Se
solo quello che vedeva riflesso non lo avesse disgustato. Come sempre.
Correva
Fred. Insieme agli altri, disarmata, ma piena di fuoco e voglia di giustizia.
Giustizia.
Anche
Wesley correva, correva dietro di loro, animato dallo stesso fuoco, mentre
ancora sulla pelle, poteva sentire l’odore
di Lilah, le scie di fuoco lasciate dalle labbra della donna, le parole, dolci e velenose insieme come
assenzio, scorrergli sottopelle, strisciargli nell’anima.
Male
e bene si erano incontrati.
Male
e bene si erano uniti.
Ed
ora Wesley correva, cercando di far sentire la sua voce. Cercando di esistere,
di nuovo, per loro.
I
suoi amici. La sua famiglia.
Stavano
sbagliando. Non era quella la direzione. Lo sapeva, lo sentiva.
“Fermatevi”
disse, ma la sua voce era ancora troppo debole.
Eppure
tutti, per un istante lo guardarono, e nei loro occhi l’uomo lesse odio. Un
odio che gli gelava il sangue, e bruciare gli occhi. Lui che credeva di non
aver più lacrime da versare.
Fu
Gunn il primo a voltarsi e ad urlare di andare avanti. Gunn che era stato il
suo migliore amico.
Un
fratello.
Gunn
che stringeva la donna che amava tra le braccia, che aveva quello che a lui era
stato negato.
Angel
e Cordelia lo seguirono. Angel e Cordelia…la sua famiglia.
Lo
ignoravano, proprio come suo padre, proprio come sua madre.
Ancora
una volta aveva fallito.
E
Connor. Il bambino che aveva stretto tra le braccia. Il bambino del miracolo,
ora un adolescente, con una forza soprannaturale, così simile al padre, così
pieno di odio, di rabbia… tanto forte che riusciva a sentirla, anche a quella
distanza.
Perché,
perché continuavano a correre? Perché non lo ascoltavano?
Perché
nessuno si rendeva conto della trappola?
“Per
favore, ascoltatemi!” cercò di urlare, per quanto la sua voce glielo
permettesse.
Nessuno
si voltò, nessuno rallentò il passo. Nessuno, tranne Fred.
Il
cuore di Wesley prese a battere più forte.
Fred.
Fred
lo avrebbe ascoltato? O ancora una volta, gli avrebbe spezzato il cuore con le
sue parole, con la dolcezza del suo sguardo?
Gli
altri non si resero conto del fatto che la ragazza si fosse fermata, nemmeno
Gunn.
La
battaglia incombeva, non c’era tempo per l’amore.
Doveva
essere così.
“Perché?”
domandò la ragazza avvicinandosi.
Era
così bella. Così diversa dalla ragazzina spaurita che avevano conosciuto a
Phylea. Così diversa dalla ragazzina che aveva passato mesi rintanata in una
camera d’albergo.
Era
bella, come la sera del ballo. Bella come una visione, come un sogno.
“Vieni
con me” si ritrovò a dire Wesley.
Non
voleva che Fred cadesse in quella trappola. Non voleva perdere anche lei.
Allungò
una mano, sforzandosi per non deglutire.
Aveva
paura. Paura che lei gli avrebbe voltato le spalle, ed avrebbe raggiunto gli
altri.
Paura
che non si fidasse di lui.
Paura
che lo rifiutasse.
Ancora
.
Non
accadde: la ragazza si guardò nervosamente attorno per un istante, indugiando
con lo sguardo verso la direzione in cui si era diretto Gunn, prima di
allungare la mano e stringere quella tesa di lui.
Corsero.
Insieme. Nella direzione opposta rispetto a quella presa dagli altri. E Wesley
sentiva un sorriso nascergli sulle labbra. Il suo primo vero sorriso dalla
terribile notte, in cui Justine gli aveva tagliato la gola.
Il
suo primo vero sorriso dalla notte del ballo.
Era
morbida la mano di Fred, e calda e Wesley non voleva lasciarla andare. Non più.
Mai
più.
Corsero
nel corridoio e alle sue orecchia non giungevano altri rumori che quelli del
respiro di Fred, e quello concitato del suo cuore.
Si
fermò d’innanzi una porta, e lo fece tanto repentinamente che per un istante,
un solo magnifico istante sentì il corpo di Fred contro il suo quando la
ragazza andò a sbattergli contro.
“Siamo
arrivati?” domandò la ragazza e la sua voce era esitante.
Aveva
paura?
Aveva
paura di lui?
Non
si rese nemmeno conto di aver annuito alle parole di Fred, sentiva ancora la
mano della ragazza nella sua e per qualche strano motivo era quella l’unica
cosa ad importargli in quel momento.
Eppure,
allungò la mano libera verso la porta e non poté fare a meno di sorridere
quando Fred soffocò un’esclamazione di sorpresa.
Era
bastato allungare una mano, perché quella porta si aprisse, da sola.
Era
bastato che lo volesse.
“Saremo
al sicuro, qui” mormorò mentre entravano.
Fred
gli strinse più forte la mano. E quando Wesley volse lo sguardo verso di lei,
fu sorpreso di vedere un sorriso sulle labbra della ragazza. Era un sorriso
timido, appena accennato, eppure ebbe il potere di bruciare gli occhi
dell’uomo…come un piccolo sole.
Si
guardò attorno, la stanza era enorme, e forte alle narici gli arrivava odore
del cloro della piscina. L’acqua era chiara, invitante.
L’acqua…l’acqua
era l’unico posto dove sarebbero stati al sicuro.
Lo
sapeva. Lo sapeva.
Aveva
tentato di avvertire gli altri. Aveva tentato di dire loro che stavano andando
incontro ad una trappola.
“Wesley?”
La
voce di Fred lo fece sobbalzare leggermente. L’uomo la guardò, e si ritrovò a
deglutire, quando vide che la ragazza piano si stava sbottonando la camicetta.
“Co…”
si schiarì la gola. “Cosa stai facendo?”
il
sorriso di Fred si allargò leggermente, mentre piano lasciava cadere la camicia
a terra, rivelando il reggiseno nero, “Quello che è necessario, no?” si
avvicinò a lui, lentamente, i lunghi capelli che le accarezzavano le spalle
nude, e Wesley era immobile.
Come
ipnotizzato dallo sguardo di lei, dalla sua pelle.
Sussultò
quando lei gli appoggiò le mani sul torace.
Il
suo corpo…era così vicino, riusciva a sentirne il tepore.
“Fred…”
disse piano lui…
La
ragazza inclinò piano il capo e lo guardò, sorrideva ancora, mentre le sue dita
sottili, vagavano sul suo torace, per poi allentare il primo bottone della sua
camicia.
“Fred”
ripeté, incapace di fare altro.
Una
risatina. Fred rideva, mentre gli sbottonava la camicia. Rideva mentre le sue
dita di nuovo tornavano sul suo torace.
L’uomo
chiuse gli occhi: la sensazione della pelle delle donna contro la sua era
inebriante.
Lasciò
che la camicia scivolasse a terra, accanto a quella della ragazza.
“Sai
nuotare?” domandò lei a bassa voce. Ed era roca la voce della ragazza, un tono
di voce che non aveva mai udito.
Gunn
probabilmente conosceva quel tono di voce.
Gunn..
Gunn
stava rischiando la vita.
Gunn…
Gunn
gli aveva portato via la donna che amava.
“Wesley?”
<“Wesley?”>
“Wesley?”domandò
di nuovo Fred.
<“Wesley!”>
l’uomo
scosse la testa, stringendo Fred a se, leggendo sorpresa negli occhi della
ragazza.
“Sì…”
rispose. Ed anche la sua voce era roca.
Fred
inarcò la testa e ciocche di capelli gli sfiorarono le mani, lì dove la
stringeva.
“Allora
dovrai tenermi stretta…perché io non so nuotare…” mormorò lei.
<Le
sue labbra….
Sul
suo torace…
I
denti…mordicchiavano la sua pelle…
E
l’eccitazione cresceva…nonostante non lo volesse..
Nonostante
odiasse quel piacere. >
“Wesley?”
domandò piano Fred, e c’era preoccupazione ora nella sua voce. L’uomo scosse la
testa, sforzandosi di ignorare quella voce estranea, eppure familiare.
“Non
ti lascerò andare”Disse, e fu sorpreso dalla veemenza nella sua voce.
Da
quanto non la sentiva così decisa? Così piena di vita?
Il
sorriso radioso di Fred cancellò quegli interrogativi.
Era
tutto lontano.
Tutti
lontani.
<Wesley!>
Fred,
era solo Fred che contava. Fred, stretta contro il suo petto. Fred il cui
respiro gli solleticava il colllo
<Le
sue unghie….piano, scorrevano sulla pelle nuda della sua schiena. Freddo…
Aveva
freddo
Le
sue labbra catturarono un suo lobo…>
…l’acqua era
deliziosamente calda, deliziosamente lambiva i loro corpi. Fred si aggrappava
ancora a lui
Ora
le gambe di lei gli cingevano i fianchi.
Stava
impazzendo…
D’amore
Di
desiderio
Di
lei
Per
lei
Il
suo corpo stava impazzendo, insieme al suo cuore, al suo ventre.
Doveva
allontanarsi da lei prima che…
<…lei
vinceva.
Vinceva
sempre. Gli portava via un pezzo d’anima, bruciandogli il corpo di un
piacere…>
Intenso
“Fred…io
ti amo…”mormorò.
Lei
sorrise, avvicinando le labbra alle sue. Ansimava ed il suo respiro era caldo
“Io…”
< “Io NON sono Fred!”>
“Io
non sono…Fred” ripeté
<Le labbra di lei premettero con forza sulle sue,
derubandolo d’aria, di vita>
“Io”
mormorò Wesley. E l’acqua, stava diventando fredda, mentre il suo corpo
bruciava in essa.
C’era
qualcosa.
Sentiva
qualcosa lì, con loro.
Bene
e male.
Amore
ed odio
Disperazione,
tanta, tanta disperazione.
E…
<Si riempì di lui. Avviluppandolo nel suo calore.
“Non” ansimò “Sono…Fred!” continuò a ripetere movendo i fianchi contro i suoi,
stringendolo, fin quasi a togliergli il respiro. >
Scosse
la testa, una due volte, mentre realizzava quanto stava avvenendo davvero.
Mentre i suoi occhi piano si aprivano alla realtà.
Sulla
sua vita
Abbandonando
il volto dolce di Fred, dilatando le pupille nella semioscurità della sua
camera da letto.
In
tempo perché l’ondata di piacere gli facesse inarcare i fianchi mentre
afferrava la vita della donna che si muoveva sopra di se.
Piacere.
Liquido
come veleno.
Vischioso
come lava.
Liquido,
come il sudore dei loro corpi, che per un istante ancora rimasero uniti, a
ritmo con i loro ansiti.
Prima
che lei si allontanasse di lui.
E
la sua voce era un sussurro roco. “Non sono Fred”
Wesley
guardò la donna che era seduta sul letto, dandogli la schiena.
Conosceva
la pelle di quella donna, era morbida…e profumava di zenzero.
“Lo
so” disse deglutendo. “Lilah”