Scritto
da: **AnneLiz-Alexandra**
Spoiler
per: La 3^ season con alcuni
cambiamenti. Sostanzialmente è un AU che prende inizio qualche anno dopo
“Graduation Day”.
Pairing: B/R, B/S, F/S
Rating: AU – PG – leggerissimi accenni slash – morte di
personaggi
Timeline: Anni dopo “Graduation Day”, che ha subito un
cambiamento. Considerate che Spike e Drusilla non siano mai arrivati a
Sunnydale.
Summary: Buffy è pronta a cominciare una nuova vita a New
York, ma il suo desiderio di vivere una vita normale sarà ostacolato da un
certo vampiro biondo. Accetterà Buffy di unirsi a Spike per cambiare il corso
della storia? E dove questo li condurrà?
Disclaimer: I personaggi appartengono a Joss Whedon, David
Greenwolt la WB, ME, la UPN e la Fox. L'autore scrive senza alcuno scopo di
lucro e non intende violare alcun copyright. I personaggi di Alexa, Dri e
Barbra sono reali… cough cough… ehm, sono molto ispirati alla mia vita
personale! ^_^
Note
dell’Autore: Per scrivere questa
fanfic mi ci sono voluti ben due anni, poiché, verso la 13^ parte, ho avuto una
sorta di blocco dello scrittore e non riuscivo ad andare avanti. Questa ff è
stata inizialmente postata sul Forum di fanfic di Stellina: il secondo finale,
come ho indicato anche lì, è dedicato ai lettori del Forum che hanno richiesto
un lieto fine! Inoltre, perdonate qualsiasi mia lungaggine, perdonate le mie
scene di lotta (che fanno abbastanza schifo), e qualunque Out of Character
crediate di trovare: considerate che, per me, i personaggi sono perfettamente
in Character nell’universo alternativo in cui sono inseriti!
Buona
lettura!
I.
Il
trillo del telefono risuonò nelle camere vuote.
“Maledizione!
Chi sarà adesso?”
Riluttante,
si avviò in cucina, l’unica stanza ancora in piedi.
“Giuro
che se è di nuovo quell’idiota di ieri…”
Alzò
la cornetta con diffidenza.
-Pronto?-
-Buffy?
Buffy Summers?-
Una
voce sconosciuta. Che diavolo… perché proprio oggi?
-Sì,
sono io.-
-Devo
vederti-
-Perché?-
La
domanda aveva lasciato lievemente impreparato lo sconosciuto.
-Io…
beh… devo parlarti… incontriamoci al cimitero di Restfield tra mezz’ora-
Le
aveva attaccato il telefono in faccia.
Posando
la cornetta, Buffy si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Tra
un’ora sarebbe partita, si sarebbe trasferita…
Aveva
deciso da tempo dove andare…
New
York… tutte le sue vecchie amiche di Los Angeles erano andate a vivere lì.
Ed
ogni qual volta la chiamavano, non facevano che elogiare i pregi di quella
meravigliosa metropoli.
La
città delle opportunità, così l’avevano definita.
Era
quello di cui aveva bisogno.
L’opportunità
di cambiare vita, e di dedicarsi finalmente a sé stessa, per una volta.
L’opportunità
di dimenticare, dimenticare tutto quello che era successo…
Già,
allontanarsi da Sunnydayle sarebbe stata davvero la migliore medicina.
O
almeno, Buffy sperava, in questo modo, di lenire in parte il suo dolore.
Dolore
che ogni giorno la lacerava da dentro, senza darle tregua…
E
poi, rimanere a Sunnydayle, rivedere ogni dannatissimo giorno i luoghi in cui…
…Xander,
Willow, Giles, Angel, il suo Angel…
No,
non doveva abbandonarsi a pensieri malinconici.
Doveva
guardare avanti, e sperare in un futuro migliore.
Perché,
proprio lei, non poteva avere un futuro migliore?
Se
lo era domandato tante volte… “Perché proprio a me?…”
E
la risposta, monotona, quanto così priva di significato…
“Perché
sono la prescelta…”
Bene,
da oggi in poi la prescelta non è più prescelta.
Dopo
che Faith era tornata dal suo viaggio in Europa, completamente rinsavita, si
era accollata l’onere di cacciare.
-Non
preoccuparti, penserò a tutto io!- le aveva detto qualche giorno prima.
E
Buffy aveva colto la palla al balzo.
Come
dire, ‘carpe diem’, chissà quando le sarebbe capitata un’occasione del genere.
Chiuse
tutte le valigie.
Aveva
affittato un appartamentino, a New York, e non vedeva l’ora di andarvi ad
abitare.
Controllò
meticolosamente e per l’ennesima volta che non avesse dimenticato niente.
No,
tutto in ordine.
Era
diventata così dannatamente precisa, da quando aveva dovuto cavarsela da sola,
contro i vampiri e demoni di ogni sorta.
Poi,
nascosto in un angolo recondito della sua mente, si ricordò della telefonata.
Beh,
dopotutto, il cimitero di Restfield era sulla strada per l’aeroporto.
L’idea
non la allettava particolarmente, ma sarebbe andata.
Sarebbe
stato l’ultimo, suo dovere come Cacciatrice.
Perché,
naturalmente, si aspettava che quell’appuntamento riguardasse il suo ruolo di
prescelta.
II.
Una
ragazza di circa vent’anni, con corti riccioli castani e occhi verdi truccati
con attenzione, scese da un’auto proprio all’ingresso del cimitero.
Spike
la seguì con lo sguardo.
Non
poteva essere che lei, la Cacciatrice, Buffy Summers.
Però,
gliel’avevano descritta bionda.
Beh,
anche castana era molto carina.
Cercando
di non fare rumore, e tenendosi a debita distanza, le stette dietro.
La
ragazza, però, si fermò immediatamente, e così fece Spike.
Poi
lei esclamò: -Senti, chiunque tu sia, vedi di non farmi perdere tempo. So che
mi stai seguendo!-
Buffy
girò le spalle, infastidita.
Non
aveva voglia di giocare. Il suo aereo la aspettava tra venti minuti esatti, e
voleva arrivare in orario.
Finalmente
il fantomatico sconosciuto uscì allo scoperto.
Un
vampiro. Le bastò uno sguardo per appurarlo.
E,
che razza di strano vampiro, per giunta!
Vestito
da capo a piedi di pelle nera, con corti capelli castani.
La
sua carnagione pallida faceva un ben strano contrasto col suo abbigliamento.
Ma
quello che più la colpì furono gli occhi, del vampiro.
Così
azzurri, e freddi come il ghiaccio.
Non
si soffermava mai a osservare le sue “vittime”.
Per
lei erano mostri, bersagli che doveva uccidere.
Non
le serviva sapere nient’altro.
Ricordava,
però, molto bene, gli occhi di un altro vampiro…
…occhi
così penetranti, color nocciola, che sapevano scrutarti l’anima…
Ritornò
con i piedi per terra.
Con
gesto deciso, estrasse da una tasca del giubbotto di pelle un paletto,
puntandolo verso il vampiro.
-Allora?-
Lo
sconosciuto si fece avanti. Non sembrava volesse attaccarla.
-Perché
mi hai chiamato?-
Il
vampiro rise. –Non si usa presentarsi da queste parti?-
-Mhm,
non credo, non in queste circostanze!- rispose acida.
-Sì,
beh, io sono Spike! E tu Buffy, giusto? Sì, giusto!-
La
guardava incuriosito, con uno strano sorriso.
No,
quel ragazzo non le piaceva per niente.
-Senti,
non mi piace ripetermi, ma sei dannatamente duro di comprendonio. Qual è il
motivo di questo incontro?-
Spike
sembrò farsi improvvisamente più serio.
-So
che potrà sembrarti assurdo…-
-Oh,
non preoccuparti, ne ho viste di cose senza senso, nella mia vita. Tu, per
esempio…-
Irritante.
Quella ragazzina era davvero irritante.
-Ok,
senti, so che hai un aereo che ti aspetta, e anche a me non piace molto perdere
tempo. Quindi, chiudiamo questa conversazione il più velocemente possibile!-
-Ehi,
sei tu che mi hai chiamato!- esclamò lei sprezzante.
-Beh,
avresti potuto anche non venire!- la rimbeccò.
Con
soddisfazione, si accorse che era riuscito a metterla a tacere.
-Come
stavo dicendo, è una cosa davvero incredibile. So cos’è successo qui. Apocalissi,
stragi, morti… beh, per l’esattezza, alcune morti in particolare… Willow
Rosenberg, Xander Harris, Daniel Ozborne, Cordelia Chase… tutti amici tuoi… e
Rupert Giles, tuo osservatore… e per finire abbiamo… Angelus… il mio sire…-
La
voce del vampiro si incrinò lievemente, ma solo per un momento.
Ora
Buffy lo guardava con rabbia, e curiosità.
Chi
era questo vampiro, che veniva a ricordargli… tutto l’orrore di quei giorni…
Aveva
detto, che Angel era stato il suo sire… quindi, lo conosceva bene…
-Già,
non guardarmi in quel modo. Immagino quanto tu abbia sofferto. Ne ho uccise
due, di Cacciatrici, e quindi so perché sarebbe meglio, per loro, non avere
amici…-
Cosa
le diceva Giles, i primi tempi?
Le
Cacciatrici dovrebbero vivere sole, e combattere sole...
-Ma
tu, sei l’eccezione che conferma, e rivoluziona la regola…-
Si
fermò, come stesse aspettando qualcosa da lei, un segno, una parola, qualsiasi
cosa, insomma.
Ma
la Cacciatrice restò immobile.
Si
decise ugualmente a continuare.
-So
che ora c’è un’altra Cacciatrice qui, Faith… tipino focoso, ci siamo già
scontrati… ma sei tu che mi interessi…-
-Senti,
Spike o come diavolo ti chiami, se hai qualcosa contro di me, dimmelo subito, e
facciamola finita…-
-A
dir la verità, Cacciatrice, più che interessarmi, tu mi aiuterai a capire. Ho
visto un’altra storia. La storia del presente… non doveva finire così… tutte
quelle persone… non dovevano morire… e noi due… ci conoscevamo già…-
III.
Quelle
parole, l’avevano colpita profondamente.
Realtà
parallele, dimensioni diverse…
Ne
avevano discusso, qualche volta, con Giles, ma mai, crederlo seriamente…
-E
quell’altra storia… era davvero diversa… e per quanto possa esserlo, era
migliore…-
Aveva
parlato senza guardarla in faccia.
Quel
futuro insperato, illusorio, ingannevole, che aveva visto…
No,
c’erano cose che non avrebbe potuto rivelarle…
O
forse sì, vederla soffrire sarebbe stata una delle sue maggiori soddisfazioni.
-E’
impensabile, Cacciatrice, come singoli momenti possano mutare il corso di
un’intera esistenza… ma, maledizione, è stato proprio così… anche se nel nostro
caso, non si tratta proprio di momenti…-
Si
era fermato ad accendersi una sigaretta.
Lei
attendeva, impaziente, con le braccia conserte, controllando nervosamente l’orologio.
Il
tempo scorreva inevitabilmente, era sempre stato così, e sempre sarà.
Eppure,
perché le sembrava che adesso si fosse fermato?
Forse,
era, per l’ennesima volta, il destino, che voleva prendersi gioco di lei.
Senza
prestare attenzione, gettò uno sguardo al vampiro.
Non
si era sbagliata, nella sua analisi iniziale.
Quel
vampiro era davvero strano… dove si sono mai visti dei vampiri che fumano?
Improvvisamente,
Spike volse il suo gelido sguardo verso la Cacciatrice.
-Non
mi piace essere scrutato così a lungo, soprattutto da dei potenziali nemici…-
-Beh,
in primis, non ti stavo “scrutando”, e poi, non passi certo inosservato…-
Spense
la sigaretta sotto la scarpa con un colpo deciso.
-Questione
di gusti… non puoi certo dire di avere preferenze migliori…-
No.
Non avrebbe dovuto parlare di Angel.
Anche
senza conoscerla, sentiva i sentimenti della ragazza nei confronti del vampiro.
E,
davvero, se l’era meritata, quella sfuriata.
-Tu,
stupido verme, vieni qui, ad infastidirmi proprio prima che io parta, a
rivangare ricordi… che non avrebbero dovuto tornare a galla… e osi persino
criticare Angel…-
Non
stette più ad ascoltarlo. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime.
Corse
fin dentro alla sua auto, senza mai voltarsi.
In
una corsa contro il tempo, arrivò in aeroporto, in tempo per non perdere il suo
volo.
Solo
quando fu salita, riuscì a calmarsi.
Si
sporse dal finestrino.
Viste
da un’altra prospettiva, le cose possono assumere diverse sembianze.
Anche
i problemi, sembrano rimpicciolirsi.
Ma
il dolore, quello no, mai, continua imperterrito a logorarti.
Anche
pensare, le procurava ora quel dolore impossibile, che aveva cercato di mettere
a tacere.
E
mentre attraversava, in poche ore, l’America, si ripromise di cancellare per
sempre il ricordo di quella sera.
Sarebbe
stato, un altro, dei tanti ricordi, che si sarebbe aggiunto alle fila dei “da
dimenticare”.
Una
nuova vita. A New York la aspettava una nuova vita.
IV.
-Buffy!
Buffy, cavolo, sono venti minuti che sei chiusa lì dentro! E ci sono altre due
persone, qui, oltre a me, che devono usufruire del bagno!-
Sbuffando,
Buffy aprì la porta.
Quella
mattina sarebbe andata ad un importantissimo colloquio di lavoro, e voleva far
colpo sul suo capo al primo impatto.
Adriane
non le facilitava di certo le cose.
-Perché
sei sempre così polemica, Dri?-
Si
diresse verso la sua camera da letto.
Passando
davanti ad Alexa e Barbra alzò gli occhi al cielo.
Controllò
l’orario sul suo nuovo orologio da polso, regalo di Alexa.
Caspita!
Era in mostruoso ritardo!
Finì
velocemente di sistemarsi.
Poi
corse alla porta, urlò uno sbrigativo –Ci vediamo dopo!- e uscì
frettolosamente.
Adriane
si affacciò dal bagno, il viso serio.
-Ehi,
credete che stavolta ce la farà?-
Barbra
annuì, ma non sembrava molto convinta.
-Secondo
me, finirà come l’ultima volta!- esclamò Alexa, -Il suo capo le dirà “Lei ha
ottime referenze, signorina…-
-…ma,
mi dispiace, non è adatta a svolgere questo incarico!-
Buffy
abbassò la testa.
E
così, per la sesta volta in un mese, non era stata accettata.
Ringraziò
sommessamente e, dopo essere uscita, camminò un po’ a piedi.
Diede
un’occhiata, distrattamente, alle vetrine dei negozi.
Una
boutique molto costosa e molto alla moda.
C’era
una ragazza, nella sua vita passata, che… no, meglio pensare ad altro.
Un
negozio di informatica.
Terribilmente
noioso.
Lo
stesso che pensava di una ragazza dai capelli rossi… no, non era il momento di
abbandonarsi ai ricordi.
Un
atelier di abiti da sposa.
Il
desiderio di ogni bambina, poter finalmente convolare a nozze con l’uomo dei sogni.
Chissà
se lei l’avrebbe mai trovato, l’uomo dei sogni.
…sì,
nella sua vita passata l’aveva incontrato, il suo uomo dei sogni…
Ma,
apparteneva alla sua vita passata, e, a voler essere sinceri, non apparteneva
neanche più a quella vita.
Senza
accorgersene, era arrivata al “Steaks Café”.
Adorava
quel locale, forse perché le ricordava l’aria un po’ adolescenziale del Bronze,
forse perché era lì che aveva conosciuto Adriane, Alexa e Barbra…
Senza
indugiar oltre, varcò la soglia d’ingresso.
L’atmosfera
era, al solito, un po’ tetra, e le luci basse, anche in pieno giorno.
Scorse
la sala. C’erano alcuni suoi conoscenti, ed altri che non aveva mai visto.
Si
sedette ad un tavolino lontano dagli altri.
Aveva
deciso che si sarebbe presa una bella sbronza, stavolta.
Le
si avvicinò un cameriere, nascosto nella penombra.
-Che
cosa prende?-
Ehi,
non era Jackie!
Aveva
proprio voglia di fare quattro chiacchiere con lui!
-Scusa,
sai dov’è Jackie? Di solito è lui che prende le mie ordinazioni!-
Il
ragazzo non si mosse.
-Mi
dispiace, ma Jackie è malato, e mi ha chiesto di sostituirlo. Cosa posso
portarle?-
“Che
strano, giurerei di aver già sentito questa voce!” realizzò la ragazza.
Ordinò
due birre.
Mentre
il cameriere si allontanava, Buffy lo guardò di sottecchi.
Riusciva
a vederlo solo di spalle, ed aveva corti capelli biondi ossigenati.
No,
impossibile averlo incontrato prima.
Rilassandosi,
prese dalla borsa il cellulare.
Non
era mai stata molto pratica con aggeggi del genere, e non sapeva far funzionare
molto bene il dannato telefono.
BIP
BIP
Un
messaggio! Beh, almeno quello sapeva come aprirlo.
Era
Alexa.
“COME
E’ ANDATO IL COLLOQUIO? DOVE SEI? NN FARCI RIMANERE SULLE SPINE! RISP. TVTB”
Per
l’ennesima volta, avrebbe dovuto dir loro che era andata male.
Senza
pensarci, spense il cellulare, ficcandolo in un angolo della borsa.
Avrebbe
dato loro spiegazioni più tardi, non ora.
Ora
voleva solo rilassarsi e convincersi.
Convincersi
che la prossima volta sarebbe stata quella giusta, che finalmente avrebbe avuto
un lavoro.
Tanto,
convincersi non richiedeva uno sforzo poi così grande.
V.
Si
svegliò, ancora stordita, quando sentì urla concitate nella stanza accanto.
Riconosceva
distintamente le voci: Alexa, Adriane, e persino la taciturna Barbra.
Ed
una quarta voce, che non conosceva.
Cercò
di mettersi seduta, ma le girava la testa.
Non
sapeva come fosse tornata nella sua camera.
Ma
ricordava molto bene tutte le birre che aveva trangugiato.
Cercando
di reggersi in piedi, si avviò con passo malfermo nella stanza adiacente.
Scorgeva
a malapena le figure, erano tutte annebbiate, i contorni sfumati.
C’erano…
Dri, Barbra, Alexa…
E
la quarta voce che aveva sentito apparteneva al cameriere.
Non
riusciva ad osservarlo bene, aveva un berretto ben calcato sulla fronte.
Quando
entrò nella stanza, tutti si girarono verso di lei.
-Ehi,
Buffy, come ti senti?-
La
ragazza si appoggiò con la schiena al muro.
-…
una vera schifezza! Potrei sapere come sono arrivata qui?-
Alexa
indicò il cameriere.
-William!
Ha capito che non ti reggevi in piedi, così frugando nella tua borsa, ha
trovato l’indirizzo di qui e ti ha accompagnato!-
Buffy
alzò lo sguardo verso il ragazzo, il cui volto era ancora semi nascosto dalla
visiera.
-Beh,
allora grazie, William! Non credo proprio che sarei riuscita a tornare a casa!
Grazie mille!-
Il
ragazzo annuì lievemente con la testa.
-Di
niente, Buffy! Allora, ragazze, ci vediamo!-
Imboccò
la porta d’ingresso e uscì.
Istantaneamente,
le tre ragazze volsero il viso verso Buffy.
Avevano
un’espressione molto preoccupata.
-Senti,
Buffy…- aveva iniziato Dri, -Se per te è normale ubriacarti in questo modo, di
tanto in tanto, non devi far altro che dircelo. Però, se non è così…-
-Perché
non hai risposto al mio messaggio?- si era intromessa Alexa. –Stavo iniziando a
preoccuparmi seriamente!-
Buffy
sorrise. –Non dovevi! Lo sai che con quegli aggeggi infernali non ci capisco
niente!-
Barbra
sospirò. –Meno male che c’era quel ragazzo gentile…-
Dri
guardò Alexa maliziosamente.
-Forse
non era soltanto gentile, vero Ale?-
La
ragazza interessata arrossì subito, mentre le altre tre scoppiarono a ridere.
Buffy
era sollevata.
Le
sue amiche erano sinceramente interessate a lei, e in questa occasione le
avevano davvero dimostrato tutto il loro affetto.
Si
alzò in piedi.
-So
che è relativamente presto, ma è meglio che la mia giornata si concluda qui!
Vado a dormire! A domani!- e si allontanò nella sua stanza.
VI.
“Altra
sera da disoccupata!” pensò varcando la soglia dello “Steaks Café”.
Quella
sera si sentiva inspiegabilmente allegra, anche se non ce n’era per niente
motivo.
Si
avvicinò al bancone.
William
stava versando una bibita ad un ragazzo.
Come
al solito, il suo viso era coperto da un cappellino.
-Ehi,
William!- esclamò –Riuscirò mai a vedere il tuo volto senza l’immancabile
visiera?-
Il
cameriere alzò lo sguardo, e le sorrise.
-Mi
dispiace, Buffy, ma sai com’è: sul lavoro è obbligatorio!-
La
ragazza annuì.
Si
sedette, e girandosi verso lo sconosciuto affianco a lei, si accorse che la
stava guardando.
Un
po’ imbarazzata, domandò: -Ci conosciamo?-
Il
ragazzo le porse la mano. –Tu sei Buffy, giusto? Buffy Summers! Sì, allieva
della prof. Walsch. Io sono Riley Finn. Ero il suo assistente!-.
Buffy
rispose alla stretta di mano. –Piacere! Mi sembravi un volto conosciuto!-
Si
girarono entrambi a prendere le loro bibite.
-Tu
come sei finita a New York?-
-Oh
beh, sai, si dice che questa sia la città delle opportunità… anche se per il
momento non ho ancora avuto l’occasione, di avere una di queste opportunità!-
-Stai
cercando un lavoro?-
-Già!
E’ da un mese che sto facendo colloqui su colloqui, ma fin adesso, non c’è
stato nessun risultato!- sorseggiò il liquido scuro nel bicchiere. –E tu invece
che ci fai qui?-
Il
ragazzo alzò le braccia. –Beh, più o meno, per i tuoi stessi motivi. Sbarcare
il lunario! Almeno, stando alle mie referenze!-
Risero
insieme.
Buffy
aveva deciso da subito che quel ragazzo le piaceva.
-Così,
è qui che abito!-
Riley
aveva lo sguardo basso, molto teso.
-Senti,
Buffy, possiamo incontrarci ancora? Ho passato una splendida serata in tua
compagnia, e se per te va…-
-Certo!-
lo interruppe la ragazza. –Questo…- scrisse su un foglio di carta un numero -…è
il mio numero telefonico. Chiamami, ok? Ci vediamo!-
Buffy
stava per entrare in casa, quando Riley mormorò –Aspetta…-
Poi
la fece voltare e la baciò.
La
ragazza accennò un lieve sorriso, poi entrò, chiudendosi la porta alle spalle.
Rimase
appoggiata alla porta per alcuni minuti.
Sul
suo viso, vi era un’espressione di assoluta felicità.
Forse,
se avesse avuto una persona da amare, le cose sarebbero andate meglio…
Forse,
con Riley avrebbe finalmente dato un taglio alla sua vita passata.
E
mentre si spogliava, le venne improvvisamente in mente un ricordo.
Uno
dei suoi ultimi ricordi.
Un
vampiro, con i capelli castani ed occhi azzurri gelidi come il ghiaccio.
Non
poteva reprimere un brivido, quando pensava a quello sguardo.
…Ma
perché le era tornato in mente?…
Ah
sì, avrebbe ricominciato una nuova vita, senza vampiri e demoni.
Soprattutto,
senza rivedere ogni notte i fantasmi dei suoi amici.
O
almeno, era quello che si augurava.
VII.
Camminando
con passo spedito, Buffy attraversava lentamente la città.
Le
piaceva gustare con calma le varie sfaccettature di New York!
In
un angolo, era viva, brulicante di persone.
In
un altro, vi era desolazione e povertà.
Si
stava dirigendo verso una delle multinazionali più importanti della città.
Come
aveva già fatto per due mesi.
Ma,
stavolta, le sembrava davvero la situazione giusta.
Ripensò
a ciò che le aveva detto Riley, solo il giorno prima, mentre stavano facendo un
picnic.
“Sono
sicura che, dovunque domani andrai, riuscirai a trovare il lavoro che tanto
desideri! Non sei imbranata come me!”
E
avevano riso e scherzato insieme.
Era
questo che più di tutto la attirava di Riley.
La
facilità con cui rideva, e coinvolgeva anche gli altri nella risata.
Con
Angel non aveva riso molto spesso.
Aveva
pianto, più che altro, questo sì, ma mai, vere e proprie risate…
E
poi, non è che amasse veramente Riley.
Beh,
almeno non ancora!
No,
Angel non era più tra i suoi pensieri, ma nonostante ciò, le risultava
difficile affezionarsi ad un’altra persona nello stesso modo…
E
Riley non conosceva il suo passato, quello che era stata, che aveva sofferto…
Non
che poi lei tenesse così tanto a farglielo sapere…
Ma,
era come se Riley non potesse capirla a fondo, non potesse scrutare veramente
la sua anima…
Era
arrivata.
L’edificio
si stagliava imponente sugli altri, ergendosi quasi minaccioso.
Speranzosa,
la ragazza entrò nel palazzo.
Si
fece indicare il piano a cui avrebbe dovuto salire.
Poi
prese un ascensore.
L’avevano
sempre innervosita gli ascensori.
Avevano
un qualcosa di moderno, nuovo, però contemporaneamente trasmettevano un senso
di grande insicurezza.
Che
Buffy percepiva chiaramente.
Finalmente,
si trovò davanti alla porta del suo (lo sperava) nuovo capo.
Bussò,
e attese la riposta dall’altra parte, che non si fece attendere.
Entrò
nella stanza, sorridente e piena di speranze… ma il suo viso si rabbuiò
all’istante.
-Buffy?-
-Riley?-
Un
silenzio pesante era caduto tra i due.
La
ragazza, poi, con sguardo inferocito, aveva esclamato: -Che ci fai qui?-
Riley
si contorceva nervosamente le dita.
-Io…
io lavoro qui…-
Buffy
non attese che continuasse.
Si
girò, e uscì.
Entrata
nell’ascensore, premette il pulsante del piano terra.
Ma
un attimo prima che la porta si chiudesse, Riley riuscì a salire.
-Te
l’avrei detto, uno di questi giorni…-
La
ragazza era livida di rabbia, ma cercò di non manifestarlo.
-Perché
non me l’hai detto prima?-
Il
ragazzo aveva abbassato lo sguardo.
-Perché…
avevo paura che tu non mi avresti più frequentato, se io fossi stato…-
-Cosa?
Più ricco? Il capo di un lavoro che stavo aspettando da tempo? Beh, scusami
tanto se adesso sono non poco meravigliata…-
-Buffy,
ti prego, non essere arrabbiata…-
-Oh
no, Riley! Dire che sono arrabbiata è un pallido eufemismo! Sono furente! E non
perché sono invidiosa della tua prestigiosa carriera, ma perché sono
profondamente delusa dal tuo comportamento!-
Aveva
sfogato un po’ della sua rabbia.
Ma
ce n’era ancora, in lei, di rabbia.
Tutta
la frustrazione che non aveva saputo scaricare nella sua vita ‘passata’.
Ora
sì, avrebbe dato sfogo a tutto il suo dolore.
-Mi
dispiace…- aveva mormorato Riley, come per scusarsi.
Ma
Buffy era stata imperterrita.
-Non
me ne faccio niente delle tue scuse! Non voglio più soffrire! E non voglio
offrire il mio cuore a chi non se lo merita!-
Ormai
l’ascensore aveva finito la sua corsa.
Le
porta scorrevoli si aprirono, e Buffy uscì.
Per
un attimo, Riley ebbe la tentazione di fermarla.
Di
farla tornare indietro, parlarle, e convincerla che l’aveva fatto solo per lei.
Ma
fu solo un attimo.
Le
porte dell’ascensore si richiusero inesorabili.
VIII.
Aveva
trascorso tutto il giorno passeggiando per New York.
Mai
come in quel momento le strade le erano sembrate così estranee e ostili.
Aveva
apportato un drastico cambiamento, fuggendo da Sunnydayle.
Aveva
abbandonato i luoghi che le erano familiari.
Le
strade che, seppur a malincuore, doveva pattugliare ogni notte.
Non
voleva ammetterlo a se stessa, ma forse…
Forse,
le mancava anche qualcos’altro.
La
caccia.
Per
lei era diventata una specie d’abitudine.
Come
respirare, o camminare.
Normale,
atto di tutti i giorni.
Anche
se lo odiava…
Forse
no.
Non
odiava la caccia in sé.
Quella,
le dava più soddisfazioni di molte altre cose.
E
allora?
Ma
certo… gli svantaggi che ne derivavano.
Era
questo, semplice.
Svantaggi…
terribili, scomodi, incongrui e insensati…
Le
apparivano così, quegli svantaggi.
E,
se vogliamo, anche inutili.
E
c’era dell’altro.
Perché
quelle persone erano morte per causa sua?
Smettere
di vivere… il suo desiderio più grande… poter abbandonarsi alla vera, pace dei
sensi…
Sarebbe
stato, bello…
…Invece
no.
Doveva,
continuare a vivere.
Vivere
per Willow, Xander, Cordelia, Oz, Giles, Angel…
Un
ultimo, il più bello, gesto d’amore verso tutti loro…
Per
dimostrare, che poteva farcela, ad andare avanti.
Che
sarebbe sopravvissuta, nonostante tutto.
Eppure,
in alcuni momenti…
La
loro mancanza, la mancanza di quelli che erano stati, per lei, come e più di
una famiglia…
Diventava
un peso insostenibile, insopportabile.
Si
trasformava in bisogno di affetto continuo.
Di
qualcosa da amare. Di qualcuno da cui essere amata.
…era
stato solo questo, Riley?
Per
quanto tentasse di convincersi che no, Riley era stato qualcosa di più, non
riusciva a farsene una ragione…
Perché
il suo cuore sapeva qual era la verità.
E
la verità era che aveva davvero, avuto bisogno di lui.
Ma,
non lo amava, non nutriva nei suoi confronti nessun sentimento concreto.
E
quella mattina, semplicemente, aveva trovato il modo per porre fine a quella
inutile farsa.
E,
dannazione, non doveva piangere.
Anche
se si sentiva, così dannatamente sola…
Anche
se in quel momento le veniva così spontaneo, sfogarsi e piangere, non doveva.
Doveva
essere forte, e sopravvivere.
E
l’avrebbe fatto.
Ancora
una volta, per quei fantasmi che la tormentavano…
IX.
Camminando,
raggiunse lo “Steaks Café”.
Senza
volerlo, era arrivata in quel luogo, da cui era iniziato tutto…
Dove
aveva conosciuto Alexa, Adriane e Barbra…
Dove
aveva incontrato Riley…
Ed
ora, era tornata lì per William.
Perché
aveva un disperato bisogno, di parlare con lui.
E
di sfogarsi, almeno in parte.
…E
invece non era lì.
Si
morse le labbra silenziosamente.
Perché
tutto sembrava andare storto?
Mestamente,
uscì dal locale, continuando a camminare nella frescura della sera.
E
ricordò, che una volta aveva visto William al ponte di Brooklin.
Senza
perdere altro tempo, corse in direzione del ponte.
Non
era molto distante…
Arrivò
ansimando.
Si
fermò poco prima, su quella specie di spiaggetta che costeggiava il corso
d’acqua.
Lentamente,
cominciò a scendere verso la riva.
Si
guardò intorno, speranzosa.
Era
ansiosa di trovarlo.
-William…
Andiamo, William, sei qui?-
Avvertì
una presenza dietro di lei.
Con
gesto fulmineo, si voltò, in posizione di difesa.
…Ma
le braccia ricaddero accanto ai fianchi inermi.
Buffy
socchiuse le labbra, come per voler parlare.
Ma
dalla sua bocca non uscì un suono.
Poi
si passò una mano sulla fronte, cercando di trovare le parole.
-Tu…
sei William?-
Spike
le sorrise.
E
così, l’aveva scoperto…
Tanto
male.
Tanto,
prima o poi avrebbe dovuto dirglielo.
-Già,
tesoro, sono proprio io, William-
Buffy
fissava meravigliata i capelli biondo platino, che facevano grande contrasto
con l’abbigliamento di pelle nera.
-Ma…
tu, sei, Spike…-
Il
vampiro reclinò leggermente la testa.
-Sì,
bellezza… Le mie vittime erano solite chiamarmi così… William… William il
Sanguinario… Spike per gli amici… non che io ne abbia, ma…-
-Tu…
sei William...-
Buffy
lo colpì violentemente, mandandolo a sbattere contro un albero.
-Che
diavolo…-
Lui
si rialzò istantaneamente, massaggiandosi il mento.
-Non
eri così violenta, prima…-
La
ragazza lo colpì di nuovo, ma stavolta il vampiro parò il colpo con una mano.
-Prima
non sapevo che tu mi stessi prendendo in giro…-
Un
altro colpo.
Un’altra
parata.
-Ehi,
non lo stavo facendo…-
Sembrava
quasi offeso da quell’affermazione.
Continuavano
a colpirsi, senza realmente ferirsi.
-Certo…
come te lo spieghi il fatto che io pensavo tu fossi vivo?-
Aveva
un tono di voce risentito, Buffy.
Perché
era decisamente stufa di sorprese, per quel giorno.
Non
bastava Riley, no.
Ora
aveva scoperto che quello che reputava una persona ‘fidata’…
Non
era altro che un maledettissimo vampiro…
-Sentiamo,
che cosa puoi dire a tua discolpa?-
Gli
diede un calcio, allontanandolo da sé.
Spike
restò immobile, incerto sul da farsi.
Maledetto
istinto delle Cacciatrici…
-Ehi,
Cacciatrice, ascolta! Solo perché tu volevi rifarti una ‘vita’, non significa
che io non possa portare a termine il mio incantesimo…-
La
ragazza lo fissò minacciosa.
-E
naturalmente, hai pensato bene di diventare mio ‘amico’, per farlo…-
Si
muovevano in circolo, entrambi attenti ai movimenti dell’altro.
-Tutto
quello che ti ho detto… o che ho fatto… lo pensavo davvero…-
-Perché
dovrei crederti?-
-Perché
mi stavi cercando?-
Buffy
abbassò lo sguardo per un momento.
Ma
fu solo un attimo.
-Stavo
cercando William-
-Mi
hai trovato, Buffy… sono io, William… avanti, di cosa vogliamo parlare?-
Le
sorrideva ironico.
Lentamente,
la ragazza gli si avvicinò.
-Non
provare a prenderti gioco di me…-
-Oh,
avanti, ti fa comodo avere qualcuno su cui sfogarti… che cosa abbiamo oggi?
Abbiamo litigato col caro Riley?-
Buffy
abbassò lo sguardo, punta nel vivo.
-Ohhh,
colta nel segno! Aspetta… hai scoperto che è a capo di quella grande società
di…-
Lo
colpì allo stomaco.
Spike
cadde per terra, in ginocchio.
-Brutto
bastardo… lo sapevi, e non mi hai detto niente…-
Ancora
inginocchiato, Spike mormorò qualcosa.
-Ero
il tuo confidente, ma mi facevo gli affari miei…-
Si
rialzò, pensando che sarebbe stata una lunga notte…
Buffy
lo fissava, ancora sorpresa e disgustata.
Fu
il vampiro a riprendere il discorso.
-E
dalla tua reazione, suppongo che tu non l’abbia presa civilmente…-
La
Cacciatrice sbuffò.
E
ora cosa diavolo voleva?…
-Che
te ne importa?-
Spike
assunse un’espressione seria.
-Senti,
Cacciatrice, non prendertela con me… Te l’avrò ripetuto cento volte che quel
ragazzo non mi piaceva…-
Era
vero.
Nella
mente di Buffy si visualizzarono i flash delle numerose conversazioni con
William.
E
ogni qual volta si parlava di Riley, lui cercava sempre di screditarlo…
Di
metterlo in cattiva luce ai suoi occhi…
Ma
Buffy aveva sempre preferito cambiare argomento.
…Si
calmò un attimo, per pensare.
In
fondo aveva ragione.
Era
ancora William.
Era
ancora la stessa persona ragionevole, o almeno lo sperava.
-Che
cosa vuoi ancora da me?-
Il
vampiro le sorrise obliquamente.
-Ricordi
quel discorso che facemmo… un po’ di tempo fa… a Sunnydale…-
Lo
ricordava, Buffy.
Per
quanto… avesse cercato di cancellarlo, dalla sua memoria.
Era
lì, sempre presente.
Perché
in cuor suo, Buffy sperava che quello strano vampiro dagli occhi di ghiaccio
non avesse mentito.
Annuì
vigorosamente.
-Perfetto…
Lo sai, sono sempre disposto a farlo… Voglio dire, se mi darai il tuo aiuto…-
Buffy
si voltò, dandogli le spalle.
Spike
rappresentava questo.
La
speranza di una vita diversa, senz’altro migliore.
La
speranza di poter riabbracciare la sua ‘famiglia’.
Aveva
provato ad andare avanti…
Aveva
provato a ricostruire tutto…
Ma
era difficile, troppo.
Si
volse a guardarlo.
La
sua espressione era decisa.
-Sono
con te, Spike… rivoglio la mia vecchia vita… Non, ho bisogno di questa…-
Il
vampiro sorrise.
Buffy
continuò, ormai quasi esausta.
-Cosa
vuoi che faccia?…-
X.
“-La
prima cosa fondamentale che devi fare è… dire addio!-
-Come,
scusa?-
Si
era fermata a guardarlo con stupore.
-Ehi,
volevo dirti soltanto… che dovresti salutare le tue amiche, perché, nella migliore
delle ipotesi, non le rivedrai più-”
Già,
parlava bene, Spike.
Lui
non sapeva, cosa voleva dire arrivare in una città sconosciuta, da sola.
Trovarsi
disorientata, senza un punto di riferimento.
E
poi finalmente trovarlo. In tre amiche.
Tre
ragazze che davvero le volevano bene.
Alexa,
Adriane e Barbra.
Ma
doveva farlo, non poteva andarsene senza salutarle un’ultima volta.
Aspettò
che tornassero a casa.
Le
valigie (quanto odiava quelle maledette valigie) erano già pronte nella sua
stanza.
E
Spike, la aspettava allo “Steaks Café” con la sua auto.
Sentì
girare la chiave nella toppa.
Cercando
di ingoiare la saliva, raccolse tutto il suo coraggio.
Le
tre ragazze, ridendo, entrarono in cucina, e videro Buffy.
Si
fermarono immediatamente, perché la Cacciatrice aveva uno sguardo profondamente
serio.
-Cosa,
è successo?- domandò preoccupata Adriane.
-Io…
devo parlarvi-
Le
fece sedere, poi continuò quel discorso che aveva provato tante volte nella sua
mente.
-Ho
deciso di tornare a Sunnydayle… non perché io non mi trovi bene con voi, anzi…
siete le uniche persone a cui voglio veramente bene, adesso, ma…-
Si
fermò, perché sentiva che le lacrime stavano per scendere copiose, per
l’ennesima volta.
-…ma
questo non è il mio mondo…- Buffy iniziò a piangere -…per quanto mi sia
sforzata di farlo diventare, non lo è, e non lo sarà mai… Devo tornare a
Sunnydayle, ragazze, mi dispiace…-
Le
quattro amiche si abbracciarono, piangendo convulsamente.
Nonostante
si conoscessero da poco tempo, si era instaurato fra loro un solido legame di
amicizia.
Quando
si separarono, Buffy esclamò: -Volevo controllarmi dal piangere, ma non ho
resistito…-
Prese
le valigie dalla sua camera.
Le
tre ragazze la accompagnarono fin fuori il palazzo.
La
Cacciatrice le baciò sulle guance.
Stava
per salire sul taxi, quando Barbra esclamò: -Ricordati, che se avrai bisogno di
noi, saremo sempre qui… puoi contare su di noi…-
-Vi
voglio bene…-
Il
taxi si allontanava a gran velocità.
Buffy
si sporse per vedere un’ultima volta quella che era stata un’altra famiglia,
per lei.
Poi
il taxi svoltò l’angolo, e la ragazza ricominciò a piangere sommessamente.
Era
arrivata.
Spike
la aspettava da un po’, ma forse in realtà non credeva che lei sarebbe davvero
venuta.
E
invece, eccola uscire da quello squallido taxi.
In
lacrime, inconsolabile, senza volontà apparente di continuare.
Le
andò incontro.
Lei
sembrava non vederlo neanche.
La
ragazza appoggiò le valigie per terra, e corse verso di lui.
Lui
sussurrò appena –Buffy…- e la abbracciò.
La
ragazza continuava a piangere, stretta tra le sue braccia.
-Shhh…
va tutto bene, va tutto bene…-
XI.
Si
scostò d’improvviso.
Aveva
abbassato la testa, quasi si fosse vergognata di quel gesto spontaneo.
Silenziosamente,
entrò nell’auto.
Lui,
invece, rimase fuori ad accendersi una sigaretta.
Non
avrebbe dovuto essere così sentimentale.
Doveva
restare sempre, in guardia.
Spense
la sigaretta sotto la scarpa.
-Maledetta
ragazzina…- mormorò un attimo, a voce bassa.
Il
sole era appena tramontato, e poteva sentirne ancora il calore degli ultimi
raggi.
O
almeno, il loro riflesso.
Bastava,
per il momento.
Aprì
la portiera, e si sedette al posto del guidatore.
Buffy
era seduta accanto a lui.
Aveva
cercato di asciugarsi le lacrime, ma il risultato non era stato dei migliori.
Le
porse un fazzoletto.
-Prendi…
non sopporto vedere le persone piangere… è così inutile…-
Indecisa,
accettò il fazzoletto, cercando di calmarsi.
Dopo
un po’, il peggio sembrava passato.
-Una
sola condizione, Cacciatrice, se vuoi restare in questa macchina: non piangere…
conserva le tue energie per qualcosa di più costruttivo…-
La
ragazza annuì soltanto.
Non
aveva la forza di controbattere.
-E
un’altra cosa…- aveva continuato,-Non mi piacciono, i ripensamenti… Se vuoi,
sei ancora in tempo per tornare alla tua fantastica vita…-
Lo
guardò in viso, ferma e decisa.
-Ora
è tardi… e non ho rimorsi… mi hai promesso qualcosa di migliore… e l’unica cosa
che realmente desidero, adesso, è riabbracciare i miei amici…-
Accese
il motore.
-Perfetto,
tesoro! Sunnydale ci aspetta!-
L’auto
ingranò rumorosamente e partì spedita, lasciando una scia dietro di sé.
XII.
Erano
rimasti bloccati nel traffico.
Spike
suonava il clacson nervosamente.
Aveva
una sigaretta in bocca, la terza nell’ultimo quarto d’ora.
Da
parte sua, Buffy tentava di respirare.
Aveva
sempre odiato i luoghi chiusi.
Le
trasmettevano un senso di oppressione.
E
poi la compagnia… non era certo delle migliori.
Con
una manovra azzardata, Spike riuscì a districarsi.
Era
ormai notte.
L’auto
si fermò per l’ennesima volta.
Buffy
sbadigliò.
Ne
aveva piene le scatole.
-Maledetto
traffico…- mormorò il vampiro.
La
ragazza cercò di risvegliarsi dal suo stato di torpore.
-Ehi,
Spike… e se ci fermassimo ad un motel per la notte?-
L’insegna
di un motel lampeggiava proprio lì vicino.
E
in quel momento, appariva così tremendamente invitante…
-Bellezza,
te l’ho mai detto che sei dannatamente viziata?-
La
DeSoto girò nello stretto viale, fermandosi davanti al motel, poi si spense.
Buffy
si girò a guardarlo.
-Spike,
te l’ho mai detto che sei dannatamente irritante?-
Scesero
dall’auto, dando qualche occhiata in giro.
Il
posto non era dei migliori.
-Ehm,
Cacciatrice…guarda che la mia macchina è centomila volte più accogliente…-
-Sta’
zitto!-
Si
avvicinò loro un uomo enorme, con un fucile imbracciato.
-Chi
siete? Che cosa volete?-
Aveva
uno sguardo minaccioso.
-Oh,
mi faccia indovinare… questo non è un motel, ma un laboratorio segreto di
ricerca per…-
-Spike!-
lo guardò con disappunto. –Avremmo bisogno di una camera!-
L’uomo
cominciò a camminare davanti a loro.
-Siete
fortunati. Ho proprio una camera libera…-
Intanto
il vampiro sussurrava –Certo, come no!… Le altre saranno occupate dai topi…-
Buffy
tentava di non ridere, coprendosi la bocca con una mano.
L’uomo
li condusse ad una specie di appartamentino.
Piccolo,
sporco, e semi ammobiliato.
-Questa
è la vostra stanza-
La
Cacciatrice diede una rapida occhiata alla casa.
Poi
tornò alla soglia.
-Sbaglio,
o c’è un solo letto matrimoniale?-
L’idea
di dover… dormire con Spike non la allettava particolarmente.
-Senta,
la vuole o no questa camera?-
Spike
intanto era già entrato e si era sdraiato su un divano.
Sospirando,
Buffy concluse: -La prendiamo!-
Infilò
in tasca le chiavi e diede al proprietario un piccolo anticipo.
-Vi
auguro buona notte!-
Poi
l’uomo minaccioso si allontanò.
Buffy
posò all’ingresso i suoi pochi bagagli.
Poi
si diresse spedita verso il bagno.
Il
vampiro aveva acceso la televisione.
Dopo
qualche minuto, sentì delle urla.
-Spike!
Vieni qui! Si sta allagando tutto il bagno!-
Spike
non staccò gli occhi dalla televisione.
-Ehi,
una Cacciatrice forte e potente come te che non sa risolvere un problema così
semplice…-
-Spike!
Vieni a darmi una mano!-
-Non
ho sentito la parolina magica…-
-Spike,
muoviti!-
Il
vampiro si alzò, sbadigliando.
-Tesoro,
nessuno ti ha insegnato le buone maniere?-
Dopo
un’ora di urla, schizzi e imprecazioni, la falla era stata tappata.
Spike
uscì dal bagno completamente fradicio.
-Grazie,
Cacciatrice, avevo proprio bisogno di un bel bagno…-
La
ragazza gli lanciò un asciugamano.
Il
vampiro cominciò a tamponarsi i capelli.
-Se
questa è la stanza migliore, immagino come siano le altre…-
Buffy
uscì dal bagno.
Era
anche lei tutta bagnata.
E
non aveva un’espressione divertita in viso.
-…Quando
la smetterai di lamentarti?… meno male che ero io la viziata!…-
Quando
furono asciutti, decisero di andare a letto.
-Ok,
bellezza, da quale parte del letto vuoi dormire?-
Buffy
lo guardò scandalizzata.
-Non
crederai che IO e TE dormiremo insieme?-
-Beh,
non ci sono molte possibilità: c’è un solo letto, e…-
-No,
grazie! Non pensarci nemmeno! Il divano andrà più che bene!-
Si
mise sotto braccio una coperta e un cuscino e andò in soggiorno.
Cercò
di stendersi alla bell’e meglio.
Poi
chiuse gli occhi.
La
stanza era silenziosa.
Forse
anche troppo!
XIII.
Spike
non riusciva a chiudere occhio.
Si
rigirava nel suo letto, nervosamente.
Forse
perché non era abituato, non più, a dormire di notte.
O
forse… perché la consapevolezza di avere una Cacciatrice nella camera affianco
era troppo grande per poterla dimenticare.
Si
alzò di scatto.
Voleva
qualcosa da bere.
Silenziosamente,
passò davanti al divano.
Buffy
dormiva placidamente.
Magari,
non le era minimamente passato per la mente che avrebbe potuto ucciderla…
Il
pericolo reale c’era, eppure lei non se ne preoccupava.
Aprì
lo sportellino del minibar.
Meno
male che portava sempre con sé una fiaschetta di Bourbon.
Bevve
un lungo sorso.
Poi
tornò indietro.
Stava
per entrare nella sua camera senza averla svegliata.
Credeva
veramente di esserci riuscito.
E
invece…
-…Spike…-
Si
fermò sulla soglia, indeciso se entrare o meno.
Poi
ci ripensò, e si mosse verso la ragazza.
Aveva
gli occhi socchiusi, non riusciva ancora bene a guardare nell’oscurità.
-…Cosa
stai combinando a quest’ora di notte?…-
Sbadigliò,
portandosi una mano davanti la bocca.
-Sai
com’è, tesoro, a quest’ora di notte sono solito svegliarmi!-
Le
lanciò un’occhiata.
Era
tutta rannicchiata.
Probabilmente
stava morendo di freddo.
-Certo,
Cacciatrice, che sei proprio una gran testarda… perché non sei venuta a letto?-
Buffy
sembrò destarsi.
Si
alzò sui gomiti.
-Sto
bene qui-
-Tu
stai gelando-
-Può
darsi che sia una masochista, ok?-
Riabbassò
la testa.
Era
chiaramente decisa a far terminare quella conversazione il più presto
possibile.
E
lui, non era un tipo di molte parole.
La
prese per un braccio.
-Su
muoviti! Non vorrai farti portare in braccio?-
La
ragazza non si mosse.
-Non
puoi obbligarmi-
-Oh
sì, che posso!-
Le
prese con forza anche l’altro braccio.
-Su,
bellezza, vieni… non mordo mica…-
Ma
lei ebbe una reazione spropositata.
Non
se lo aspettava davvero!
Lo
spinse bruscamente contro la parete di fronte.
Il
suo viso… oh, non l’aveva mai vista così arrabbiata…
…
O forse sì, in un’altra occasione…
Quando
aveva nominato Angel…
Il
loro primo incontro, certo.
Istintivamente
esclamò: -Qualsiasi cosa io abbia fatto, cosa centra con Angel?-
Buffy
smise di guardarlo.
Aveva
un’espressione triste, inconsolabile.
Angel,
come tutti i suoi amici… erano una ferita più aperta che mai.
-Quello
che hai detto… non mordo mica… ero appena arrivata a Sunnydayle, era sera…
stavo andando in un locale, quando lo fermai, mi stava seguendo…-
Aveva
parlato con una voce dolce, colma di commozione.
Ora
aveva gli occhi lucidi.
Sembrava
così indifesa.
Non,
la Cacciatrice forte e coraggiosa che sapeva affrontare senza problemi
qualsiasi demone.
La
donna fragile, che non riusciva a cancellare il suo dolore.
-…
e allora gli saltai addosso, e lui esclamò: “Non ti mordo”…-
Aveva
iniziato a piangere sommessamente.
E
lui odiava le lacrime.
-No
Cacciatrice, non puoi continuare così… rivangare il passato non serve a
niente…-
L’aveva
interrotto bruscamente, urlando quasi.
-Il
passato… è l’unica cosa che mi resta… non ho un futuro, non potrò mai avere un
futuro…-
Stavolta
aveva abbassato lui lo sguardo.
Le
sue erano parole disperate.
E
se… non fosse entrato nella sua vita?
Se…
non le avesse dato quell’ultimo barlume di speranza…
Cosa
ne sarebbe stato di lei?
Un
altro caso di suicidio?
Un’altra…
vittima sacrificale?
A
chi, poi, non lo aveva mai capito.
Le
si avvicinò lentamente.
Doveva
farla ragionare.
Farle
capire che… bisogna sempre andare avanti.
Perché
c’è sempre qualcosa in cui sperare.
…
Anche se in realtà non credeva neanche lui a questo…
-Ora
calmati, Buffy…-
Era
la prima volta, forse, che la chiamava col suo nome.
Buffy.
Ma
per lui non era Buffy.
Per
lui era la Cacciatrice.
…
e forse non avrebbero neppure dovuto iniziare quella conversazione.
-Io…
sono stanco, dolcezza… vado a letto… se avrai voglia di dormire su qualcosa di
decente… buonanotte!-
XIV.
Aprì
gli occhi di scatto.
Aveva
sentito qualcosa muoversi al suo fianco.
Con
calma snervante, girò il volto.
-…Buffy…-
Esclamò
incredulo.
La
Cacciatrice era sdraiata al suo fianco, e stava ancora dormendo.
Attento
a non svegliarla, Spike si rifugiò in bagno.
Entrò
nella doccia e aprì il rubinetto dell’acqua fredda.
Adorava
sentire l’acqua ghiacciata sul suo corpo…
Lo
rilassava…
E
contemporaneamente gli dava modo di pensare…
E
in quel momento ne aveva un gran bisogno…
Pensare…
A
perché aveva avuto quella reazione, alla vista di lei.
O
meglio, perché, vedendola, era stato assalito da un mare di sensazioni.
…Questo
era facile.
Per
la sua natura di Cacciatrice.
Non
poteva mai dimenticarlo, le incuteva una sorta di terrore.
No,
non terrore.
Ma
era sempre una minaccia.
Sì,
una minaccia…
La
risposta migliore.
…L’acqua
continuava a scrosciare sulla sua pelle…
…E
Spike tentava di rilassarsi completamente, senza pensare…
Aveva
sentito il rumore dell’acqua.
E
poi un flebile raggio di sole l’aveva colpita sulla gamba.
Infastidita,
aveva lentamente aperto gli occhi.
Le
ci volle qualche attimo per mettere a fuoco.
E
per ricordare, soprattutto…
Dove
si trovava.
Nella
camera affittata la sera prima.
Nel,
letto di Spike.
Come
ci era finita lì.
La
loro conversazione, certo.
E
poi Angel.
…Che
le faceva ancora troppo male…
E
alla fine, lei non aveva voluto dormire da sola.
Era
troppo tempo, che non dormiva più da sola.
Così
si era sdraiata al suo fianco.
Senza
svegliarlo.
Silenziosa
e leggera come un gatto.
Non
ricordava quando si fosse addormentata…
Si
alzò dal letto, diretta verso il mini-frigobar.
Illusa.
Sperava
di trovarci qualcosa da mangiare.
Ma
i frigobar non si riempiono da soli!
Dopo
essersi vestita in fretta, uscì dalla camera.
Il
sole era appena sorto, e il cielo aveva quel caratteristico tono di azzurrino,
come se ancora non fosse deciso tra il giorno e la notte…
Si
avviò verso la casa dell’omaccione del giorno prima.
Arrivata
alla soglia, bussò due volte.
La
porta si aprì subito.
Buffy
si vide davanti una donna corpulenta, con dei bigodini in testa e un’aria molto
aggressiva.
-Che
vuoi?- ringhiò.
La
ragazza si fece piccola piccola.
-Io…
credo di aver sbagliato porta… mi scusi…-
Stava
per girarsi, ma la donna la fermò.
-Tu
sei quella venuta ieri sera?-
Timidamente,
Buffy annuì.
-Ah,
sì, ho sentito mio marito parlare di te… Che cosa sei venuta a fare?-
Incredibile,
quanto timore potesse ispirare una donna più di un vampiro.
Inspirò
profondamente, raccogliendo coraggio.
-Ero,
venuta a chiedere… se da queste parti ci fosse un emporio, o qualcosa del
genere…-
La
donna annuì vigorosamente.
-Procedi
dritta in quella direzione… troverai un emporio…-
-Grazie
mille…-
Buffy
stava per tornare alla sua auto, quando si girò di scatto.
-Mi
scusi… sa dov’è la macelleria più vicina?-
La
donna la guardò appena, prima di rientrare.
-Vicino
all’emporio!-, poi le sbatté la porta in faccia.
La
Cacciatrice si fermò a riflettere per un breve momento.
Avrebbe
potuto non farlo.
Certo,
non era obbligata…
Ma,
sempre meglio che si nutrisse di sangue animale, che di altro…
Rientrò
in macchina, accese il motore e ripartì.
XV.
Spike
la fissò, un misto tra sorpreso e arrabbiato.
In
una mano teneva una sacca di sangue.
Nell’altra…
le chiavi della sua auto!
-Ehm,
cosa sta succedendo?-
Buffy
abbassò lo sguardo, come una bambina colta a rubare la marmellata.
-E’…
per me?-
La
Cacciatrice rise leggermente.
-Normalmente,
non è mia abitudine nutrirmi di sangue-
Spike
andò verso di lei e le prese di mano la sacca di sangue.
Buffy
appoggiò sul tavolino vicino alla porta le chiavi.
Il
vampiro la fissò ancora, la fronte aggrottata.
-Ok,
non posso dire di essere dispiaciuto di questo, ma… perché?-
Buffy
alzò lo sguardo.
-Sempre
meglio questo, che il sangue di qualche povero disgraziato-
Spike
annuì, versando il liquido rossastro in un bicchiere.
-Beh,
ad ogni modo, grazie-
Si
girò dall’altra parte, appoggiando le labbra al bicchiere.
Buffy
apprezzò quel gesto, sorridendo.
Improvvisamente
si girò di nuovo a guardarla, adesso quasi arrabbiato.
-A
proposito, hai preso la mia macchina!-
Non
era una domanda, ma un’affermazione.
Buffy
lo guardò strafottente, reclinando il capo.
-Non
pretendevi mica che andassi a piedi?!-
Spike
sospirò, rassegnato.
-Ok…
per questa volta! Non ti azzardare mai più a toccarla!-
Con
un gesto fulmineo, raccolse le chiavi dal ripiano.
Buffy
rise mentalmente.
Incredibile
quanto fosse attaccato a quella macchina!
-Non
temere, succhiasangue, quell’auto è veramente un vecchio rottame!-
Lo
sguardo del vampiro ora era piuttosto scocciato.
-Ehi,
nessun auto è come la De Soto… E soprattutto, ha stile!-
Buffy
sollevò le sopracciglia, sorridendo.
-Oh,
certo, esattamente come il suo proprietario…-
-Ehi
tesoro! Non ti conviene criticarmi… ricorda che l’esito della missione dipende
da me…-
Sorrise
obliquamente.
-Già…
non ricordarmelo…-
Buffy
sospirò rassegnata, superandolo e avvicinandosi al letto.
-Allora,
a che ora si parte?-
Erano
di nuovo in viaggio.
Di
nuovo l’uno affianco all’altro, nell’auto.
Spike
continuava a suonare il clacson furiosamente, tamburellando con le dita sul
volante.
Buffy
fissava distrattamente fuori dal finestrino.
Era
già stanca di viaggiare.
-Ehi,
Spike-
-Non
ora, Cacciatrice-
Il
clacson suonò ancora, risvegliando Buffy dal suo stato di torpore.
-Spike,
hai un po’ di musica?-
Il
vampiro non staccò gli occhi dalla strada, ma indicò con un dito il cruscotto.
-Lì
dentro!- esclamò suonando per la quarta volta nell’ultimo minuto il clacson.
Buffy,
sollevata, aprì il cruscotto.
Lentamente,
rimirò tra le mani le varie cassette.
…Ramones…
Ramones… Ramones…
-Ehi,
ma non ascolti nient’altro al di fuori di questi Ramons?-
Spike
le strappò di mano una cassetta e la inserì nell’autoradio.
-Si
chiamano ‘Ramones’! E sono i migliori! Zitta e ascolta…-
Si
rilassò visibilmente, mentre la ragazza al suo fianco sbuffò vistosamente.
-Questa
è musica rock!-
Spike
rise lievemente.
-Che
ti aspettavi, ragazzina? Musica classica?-
Finalmente
uscirono dall’ingorgo, e Spike schiacciò l’acceleratore.
-Era
ora!-
Buffy
gli lanciò una breve occhiata.
Era
così… concentrato, quando era al volante.
Anche
troppo, forse.
Lei,
invece, non era mai stata un’appassionata di motori.
Anzi,
si poteva dire che non andavano propriamente d’accordo.
Girò
il viso, chiudendo gli occhi.
Pensava…
a quando aveva imparato a guidare.
Giles
le aveva fatto da insegnante, calmo e paziente.
Non
aveva fatto una piega quando Buffy aveva quasi investito un bambino.
Né
aveva parlato quando erano stati fermati per eccesso di velocità.
E
neanche si era lamentato quando, nel fare retromarcia, Buffy aveva quasi
distrutto il retro dell’auto.
…Però
poi non le aveva prestato più la sua auto.
Buffy
sorrise.
Un
sorriso amaro.
Le
mancava, Giles.
Le
mancava, tanto, troppo.
Le
mancava… come un padre.
E
ritornò a pensare, che era stata tutta colpa sua.
Che
avrebbe dovuto fare di più, per salvarli.
Ma
non l’aveva fatto.
Era
rimasta immobile, mentre tutte le persone che amava venivano uccise, una ad
una…
E
voleva riabbracciarli, così tanto…
Strinse
i denti, respingendo le lacrime.
Il
solido noto le attanagliava la gola, ma non ci fece caso.
Lentamente,
scivolò in un sonno tormentato…
Spike
si voltò a guardarla.
Sorrise
teneramente.
…Era
ancora una ragazzina, ancora così fragile e inesperta.
E
così triste, così maledettamente triste…
Abbassò
il volume dell’autoradio per non svegliarla.
XVI.
Sunnydale
era vicina.
Buffy
abbassò il finestrino, sentendo il vento che le scompigliava i capelli.
Sorrise.
Sembrava
essere così lontana, New York.
Così
distante, nei suoi ricordi.
Era
così… sfocata.
Riley,
lo era.
Lo
“Steaks Café”, lo era.
Le
stesse Alexa, Adriane e Barbra, lo erano.
Distanti,
e sfocate.
Tutto
quello che contava in quel momento era Sunnydale.
Rivedere
i luoghi in cui era cresciuta come Cacciatrice.
Il
liceo distrutto, dove aveva conosciuto Giles, Xander, Willow, Oz, Cordelia…
Il
vicolo del Bronze, dove aveva incontrato per la prima volta Angel.
…E
anche loro, sembravano così lontani.
-Buffy?-
La
ragazza si risollevò dai suoi pensieri.
Si
voltò lentamente verso Spike, sorridendo.
-Pronto
a tornare nella hellmouth?-
Lui
la guardò con un sguardo corrucciato.
-Ehi,
mi hai rubato la battuta! E ora cosa posso dire?-
Il
sorriso di lei si allargò maggiormente.
-Beh,
posso dire io per te che sei un gran cretino, senza dubbio!-
-Ehi,
bellezza, guarda che potrei lasciarti a piedi…- la minacciò, ridendo.
-Non
ne avresti il coraggio… hai troppo bisogno di me!-
Gli
regalò un altro sorriso.
Spike
reclinò la testa di lato, sospettoso.
-Come
mai così allegra?-
La
ragazza tornò a fissare fuori, pensierosa.
-Forse,
il pensiero di rivederli presto… Mi mancano, lo sai? Li amo ancora…-
-Angel,
vero?-
La
De Soto accelerò visibilmente.
Spike
si innervosiva sempre impercettibilmente quando si parlava del suo vecchio
Sire.
Buffy
sospirò.
-Spike…
rallenta, per piacere-
Ma
il vampiro non accennava a togliere il piede dall’acceleratore.
La
Cacciatrice sospirò ancora.
-Beh…
ehm, allora… una volta arrivati a Sunnydale, di cosa avremo bisogno?-
Spike,
lentamente, si calmò.
-Un
demone… Anyanka-
-Cosa?-
Lo
stupore nella voce di Buffy era più che comprensibile.
-Sì,
l’avevo dimenticato… C’è anche lei nell’“altra” dimensione-
Buffy
annuì soltanto.
Ormai
poche cose la meravigliavano più.
Beh,
aveva attraversato l’America in compagnia di un vampiro sanguinario, cosa
avrebbe potuto un demone?
-Bene-
mormorò soltanto.
Un
cartello un po’ consunto dal tempo annunciava…
“BENVENUTO
A SUNNYDALE! GODI DELLA TUA VISITA!”
La
De Soto si diresse contro il cartello, abbattendolo senza pietà.
Buffy
si voltò verso il conducente, infastidita dall’urto.
-Che
diavolo ti è preso?-
Spike
rise leggermente.
-Ho
sempre sognato farlo…- mormorò. –E’ come se lo avessi già fatto… sento una
specie di deja vu…-
La
ragazza lo fissò ancora confusa, e pensierosa.
-Tu
credi che fossimo amici nell’“altra” dimensione?-
Spike
scrollò le spalle.
-Può
darsi… ma credo che sarebbe un enorme sbaglio per me…- le fece l’occhiolino.
–Voglio dire, sei totalmente insopportabile!-
Buffy
ricambiò l’occhiolino.
-Chi
è cagion del suo male, pianga se stesso… Amico, sei stato tu a cercarmi,
ricordi?-
-Sì,
beh… dov’è che abitavi?-
Stavano
attraversando lentamente la città.
La
ragazza si guardò in giro, attraverso il finestrino abbassato.
Era
tutto scuro, e non riusciva a distinguere perfettamente le figure.
Poi
ad un tratto, alzò una mano, quasi congelata.
-Lì!
Fermati!-
Spike
frenò bruscamente.
Buffy
corse fuori dall’auto, e poi giù sul vialetto.
Il
vampiro era dietro di lei.
-Così…
è questa la casa?-
La
Cacciatrice annuì, incapace di parlare.
-Beh,
che aspetti… non vogliamo entrare?-
Lei
si fece coraggio, ed arrivò davanti all’uscio.
Prese
le chiavi dalla borsa, e le infilò nella toppa, aprendola lentamente.
Il
cuore le batteva all’impazzata.
Facendo
piccoli passi, spalancò completamente la porta, entrandovi.
C’era
un denso odore di muffa e chiuso.
Buffy
si diresse verso l’allacciatura dell’elettricità, riallacciandola.
Poi
accese la luce.
Era
tutto come lo aveva lasciato.
I
pochi mobili rimasti erano coperti con un telone.
C’era
polvere e sporco ovunque.
Si
girò intorno, dando un’occhiata, poi si accorse che mancava qualcosa…
-Spike!
Dove ti sei cacciato?-
Il
vampiro era sulla soglia, bloccato dalla barriera della casa.
-Ehm,
mi piacerebbe entrare, ma, sai com’è, non è proprio…-
Buffy
scosse la testa.
-Entra,
Spike!-
Spike
scrollò le spalle, e varcò la soglia.
Era
così strano… così diverso…
Adesso
lei lo aveva ufficialmente accettato nella sua vita.
E
se ne sentiva inspiegabilmente felice.
-Come
dire… “Casa dolce casa”, giusto?-
Buffy
annuì, sorridendo.
XVII.
Il
Bronze.
Sembrava
lontano anni luce.
Sembrava
passata un’eternità dall’ultima volta che aveva varcato la sua soglia.
Eppure
non era neanche un anno…
O
forse sì, erano molti anni.
Forse
non vi entrava da quando i suoi amici erano morti.
Ma
adesso, mentre si avvicinava alla pista da ballo con Spike al suo fianco,
proprio non lo ricordava.
Si
erano concessi una serata di svago, l’ultima, prima dell’incantesimo.
Dopo
aver invocato Anyanka, tutto sarebbe venuto da sé.
Finalmente
avrebbe riabbracciato i suoi amici, la sua famiglia…
Ma
no, ora doveva cercare di non pensarci.
Ora
doveva solo rilassarsi.
…Si
stupì nel pensare che, accanto a Spike, vi riusciva benissimo.
Quando
Spike le era accanto, riusciva a sentire quasi un senso di protezione.
E
questa, era una sensazione che non provava da molto tempo.
La
folla del Bronze si diramava, lasciandoli passare.
Guardandosi
intorno, Buffy poteva riconoscere volti familiari.
Persone
che un tempo aveva conosciuto.
Persone
che le avevano presentato, ma di cui non ricordava il nome.
Persone
che l’avevano odiata, invidiata, compatita, quando aveva perso tutto…
Certo,
all’epoca la perdita dei suoi cari non fu un caso isolato.
Intere
famiglie furono distrutte tragicamente, destinate a non ricomporsi mai più…
Come
se avesse avvertito i suoi pensieri, Spike la girò intorno, portandola davanti
a sé.
La
strinse a sé, abbracciandola quasi.
Dopo
un momento, Buffy appoggiò la testa alla spalla del vampiro.
Si
muovevano lentamente, seguendo la musica, così coordinati che sembrava quasi
non avessero fatto altro, in vita loro.
Il
vampiro le fece fare una mezza giravolta, poi, prendendole il mento con una
mano, le alzò il viso.
-Non
pensarci, ok? Lascia perdere tutto…-
La
Cacciatrice annuì, non distogliendo lo sguardo dal suo.
Continuarono
a ballare, guardandosi negli occhi.
Buffy
sorrise leggermente.
Se
credeva di aver perso William, il ragazzo timido di New York, si sbagliava…
Era
sempre lì, solo nascosto molto bene dalla spavalderia e arroganza di Spike.
-Questa
tua maledetta sicurezza un giorno ti ucciderà…- mormorò sotto voce, sorridendo
ancora.
Il
vampiro inclinò la testa di lato, socchiudendo gli occhi.
-Cosa?-
Buffy
rise brevemente, poi lo strinse di più a se, appoggiando la guancia alla pelle
del suo spolverino.
-Niente.
Balla-
Si
allontanarono dalla pista solo dopo altre cinque o sei canzoni.
Trovarono
un tavolo in penombra, leggermente discosto dagli altri.
Buffy
si sedette, mentre Spike andò al bar.
Guardandosi
intorno, la ragazza notò improvvisamente alcuni piccoli cambiamenti.
Non
rilevanti, certo, ma vi era qualcosa di diverso.
Non
che le importasse, dopotutto.
L’arredamento
del Bronze non era mai stato uno dei suoi problemi.
La
verità, era che le persone che lo frequentavano, erano cambiate.
Tutte
le persone nella sala erano suppergiù della sua età.
Non
c’erano più liceali. Non era più un locale di adolescenti.
C’erano
vampiri, però. Ovunque.
Poteva
girare lo sguardo in ogni direzione, per trovarne uno in attesa.
Era
questo il motivo.
Ormai,
il Bronze era frequentato solamente da persone che erano in grado di
difendersi.
Improvvisamente,
si chiese che fine avesse fatto Faith.
Era
riuscita, Faith, a domare questa forza demoniaca in continuo tumulto?
O
si era arresa… proprio come aveva fatto lei?
…Ricordò
cos’era successo, prima dell’Ascensione.
Mancavano
solo pochi giorni, al Graduation Day.
Tutto
era pronto, da ambo le parti.
Ma
non Faith. Faith non era ancora pronta.
Non
poteva esserlo, se era ancora così in bilico tra le forze del bene e quelle del
male.
Così,
era fuggita.
Un
viaggio di redenzione in Europa.
Li
aveva abbandonati nel momento di maggior bisogno.
E
il Sindaco era sorto.
Ed
era stato sconfitto.
Non
prima di aver divorato Willow, Xander, Oz, Cordelia, Giles e Angel.
Oltre
ad un’altra trentina di persone.
…In
cuor suo, sperava veramente che Faith ce l’avesse fatta.
Dopo
un’attesa snervante, Spike riuscì finalmente a ordinare.
Non
ricordava che il servizio fosse così pessimo.
Anche
perché non aveva passato troppo tempo a Sunnyhell.
Mentre
si stava girando, diretto verso il tavolo dov’era già seduta Buffy, qualcuno
bussò alla sua spalla.
Sbuffando,
si girò, impacciato, trovandosi davanti una moretta che gli sorrideva.
Mise
a fuoco velocemente quei tratti, cominciando a ricordare…
Si
ritrasse istantaneamente, attento però a non versare le sue bibite.
La
Cacciatrice.
L’altra.
Quella
che non era seduta al suo tavolo.
Quella
non amichevole.
E
quella che, a giudicare dal suo sguardo, aveva una gran voglia di uccidere
qualcosa.
Arretrò
lentamente, assumendo il suo miglior sorriso beffardo.
-Che
onore… Faith la Cacciatrice qui davanti ai miei occhi…-
Lei
sorrise, quasi lusingata che lui l’avesse riconosciuta.
-In
persona, Spikey… Come mai di nuovo da queste parti?-
‘Per
riportare te e tutto il tuo mondo in un posto che non ti farà di certo piacere’
avrebbe voluto gridarle.
Ma
sorrise solamente, stringendo i denti.
-Ho
degli affari qui… Sai, affari personali…-
Fece
un breve cenno del capo.
Faith
seguì la direzione, e sgranò gli occhi istantaneamente.
-…Buffy?…-
Fulminea,
lo superò, senza neanche accorgersi di lui, e Spike dovette letteralmente
correrle dietro.
Con
passi veloci e decisi, Faith si avvicinò alla ragazza mora nell’angolo.
Sorrise
apertamente, e gli occhi quasi le si illuminarono.
-Ehi…
come sta la mia newyorkese preferita?-
Buffy
sobbalzò sulla sedia, girandosi verso di lei e riconoscendola all’istante.
-Faith…-
Si
alzò, abbracciandola felice.
E
la gioia, che almeno lei fosse sopravvissuta fino a quel momento, annebbiò
qualsiasi altra sensazione di disagio potesse provare.
Si
sedettero, entrambe sorridendo.
Spike
prese posto davanti a loro, ma era come se fosse invisibile.
-Come
va il movimento demoniaco qui a Sunnydale?-
Faith
scosse la testa, facendo tintinnare i lunghi capelli scuri.
-Un
po’ fiacco, nell’ultimo periodo… O forse, era solo più divertente quando c’eri
anche tu…-
Buffy
sospirò, abbassando lo sguardo.
-Mi
dispiace, Faith, ma non credo che tornerò a cacciare… Non so neanche quanto
resterò qui…-
Faith
inarcò un sopracciglio, indicando Spike.
-Ah,
a proposito… sei, con lui?-
Buffy
voltò il capo verso Spike.
Il
vampiro si stava guardando intorno, canticchiando tra se e se le parole di una
canzone.
Si
girò di nuovo verso Faith.
-Sì…
è, una lunga storia…-
Faith
sbuffò, alzandosi e prendendo con sé il braccio dell’altra Cacciatrice.
-Lo
sai, non sono il tipo delle ‘lunghe storie’… preferisco passare all’azione…-
Così
dicendo, la fece alzare, e la spinse verso la pista da ballo.
Prima
di scomparire tra la folla, Buffy guardò Spike.
Alzò
le braccia, sorridendo, poi seguì l’altra ragazza.
Il
vampiro abbassò gli occhi, bevendo un lungo sorso della sua birra.
Sperava
soltanto di non essere arrossito…
Quella
ragazza lo avrebbe fatto impazzire!
Dopo
qualche minuto, ritrovò le due nella folla sulla pista.
Sorrise.
Due
delle Cacciatrici più forti che avessero attraversato la Terra.
Due
degli esseri più letali che si potessero incontrare.
La
band suonava un rock sfrenato, e le ragazze continuavano a muoversi
convulsamente.
Spike
realizzò che, per loro, anche ballare era come combattere.
La
stessa grinta, la stessa energia, la stessa passione.
In
pochissimo tempo, quella vista richiamò la sua sete di sangue.
Alzandosi,
si allontanò furtivamente verso l’uscita.
XVIII.
Sudate
e ansimanti, Buffy e Faith ritornarono al loro tavolo, trovandolo… vuoto.
Buffy
inarcò un sopracciglio, guardando intorno.
-Dov’è
finito Spike?-
Faith
scrollò le spalle.
-Probabilmente
sarà uscito… si sarà sentito trascurato, con tutti quei tizi che ti giravano
intorno…-
Buffy
arrossì, abbassando gli occhi.
-Non
è… Spike non è il mio… niente! E’ solo una questione di…-
-Affari?-
Le venne in aiuto l’altra Cacciatrice, sorridendo incoraggiante.
Buffy
annuì vigorosamente.
-Precisamente-
Faith
sorrise, socchiudendo gli occhi.
-E
quindi… se in questo momento ti si stesse avvicinando un ragazzo mooolto
carino, non lo respingeresti, vero?-
Buffy
assunse un’espressione sorpresa, guardandola stranamente.
-Cosa
intendi per…-
Faith
le fece segno con la testa di girarsi.
Buffy
eseguì, voltandosi di scatto.
Davanti
a lei, un ragazzo dagli occhi chiari e i capelli castani, abbastanza carino.
E
che le ricordava terribilmente Xander.
Il
ragazzo le sorrideva invitante.
-Ti
ho vista ballare… Sei davvero formidabile in pista…-
Le
porse la mano.
-Io
sono Parker.-
Buffy
strinse la mano che le si veniva offerta, sorridendo.
-Io
sono Buffy.-
Continuando
a guardarli, Faith si allontanò lentamente dai due.
Nonostante
avesse cercato di cambiare il suo carattere, purtroppo alcuni difetti erano
rimasti, irremovibili.
Odiava
ancora guardare due persone farsi gli occhi dolci.
Soprattutto,
quando lei non era uno dei due.
Uscì
dal locale, respirando a pieni polmoni l’aria libera all’esterno.
Pace.
All’esterno
c’era solo pace.
La
musica che proveniva dall’interno, era solo un lieve tamburellare di dita.
Magia
delle pareti insonorizzate!
Grande
idea applicarle al Bronze.
Il
costruttore era stato previdente, riguardo le possibili lamentele…
Tutt’a
un tratto, le grida di una ragazza la riscosse dai suoi pensieri.
Non
erano vere e proprie grida, erano più come dei labili lamenti.
Ugualmente,
i suoi sensi acuiti di Cacciatrice erano riusciti a percepirli.
Senza
pensarci due volte, corse in direzione delle urla.
I
suoi sensi gridarono ‘vampiro’ quando era ancora lontana.
E,
in effetti, una figura scura era piegata su una ragazza.
Era
inequivocabile quello che stesse facendo.
Pronta
a correre in soccorso della ragazza, si bloccò immediatamente quando notò
un’altra figura apparsa improvvisamente accanto ai primi due.
Riconobbe
lo spolverino nero, e i capelli quasi bianchi.
Restando
in disparte, nell’ombra, vide Spike dirigersi a larghe falcate verso il
vampiro.
Gli
vide afferrargli il collo, e spezzarlo in una mossa veloce.
Fece
un passo avanti, decisa a vedere più chiaro nella situazione abbastanza…
strana, in cui si era venuta a trovare.
Quando
si bloccò di colpo, per la seconda volta.
Quando
Spike si avvicinò ancor di più alla ragazza caduta in terra, ancora sanguinante
dal collo.
Lo
vide soffermarsi lungamente a guardare le due piccole fessure sul collo da cui
usciva così tanta vita.
E
lo vide abbassarsi accanto a lei…
Ok,
era abbastanza.
Con
passi decisi si avventò su Spike, facendolo alzare e inchiodandolo alla parete.
Spike
non ebbe neanche il tempo di chiedersi cosa fosse successo.
Si
ritrovò improvvisamente contro la parete del Bronze, un paletto puntato
pericolosamente al cuore.
Risalì
lentamente il braccio del suo aggressore, sapendo già chi vi sarebbe stato…
Faith
gli sorrideva, stavolta minacciosa.
Era
chiaro che stavolta il paletto sarebbe servito all’uso.
-Ascolta,
Spikey… Sei un amico di Buffy, ok, per me va bene… Fino a che non mangi qualche
umano della MIA città-
Spike
girò il naso, quasi disgustato da quello che aveva detto.
-Non
avevo intenzione di ‘mangiarla’, tesoro. Nel caso non lo avessi notato, io la
ho ‘aiutata’. E mi sono abbassato accanto a lei solo per controllare le sue
condizioni-
Faith
non abbassò la guardia, per niente convinta.
-Certo.
E questo viene da un vampiro sanguinario che per il secolo passato ha seminato
stragi in Europa…-
Spike
le sorrise, in segno di sfida.
-Aggiorna
i diari, Cacciatrice. Sono mesi che non assaggio sangue umano… grazie
all’ottimo intervento della tua amica- girò gli occhi, quasi vergognandosi.
La
Cacciatrice non allentò la presa.
-Appunto.
Cosa fa un vampiro molto mooolto assetato di sangue, per placare una sete che
dura ormai da mooolto tempo? Mangia. E qual è il compito della Cacciatrice?
Uccidere.-
Spike
rise, rise veramente.
-Dio,
tesoro, sei ancora così legata a ‘Cacciatrice= bene, vampiro=male’? Non puoi
uccidere indiscriminatamente tutti i vampiri… è solo… non conveniente.-
Mentre
Faith stava per rispondere ‘cosa’, credeva fosse veramente conveniente, la voce
di Buffy interruppe la conversazione.
E
Buffy sembrava abbastanza adirata.
-Cosa
diavolo sta succedendo qui?-
La
Cacciatrice bionda guardò alternatamene tra Spike e Faith.
Spike
notò che con Buffy c’era un ragazzo.
Inconsciamente,
strinse i denti, mentre uno strano senso di disagio cominciò a invaderlo
lentamente.
Faith
fu la prima a rispondere.
-Il
tuo amico, qui, ha avuto un improvviso attacco di… fame- disse la Cacciatrice
mora, notando la presenza di Parker dietro Buffy.
Buffy
annuì lentamente, quasi ingerendo la notizia.
Si
girò verso Parker, sorridendo leggermente.
-Spiacente,
Parker, ma vedi, devo risolvere questo piccolo problema… Ci rivedremo domani
sera?-
Parker
sorrise, mostrando i suoi denti brillanti.
-Certo,
Buff. Domani va bene. Ci vediamo.-
Si
piegò leggermente, baciando lievemente la guancia di Buffy. Poi rientrò nel
locale.
Spike
strinse ancor più strettamente i denti.
Per
un momento, dimenticò quasi di trovarsi nella… situazione in cui si trovava.
Ma
lo sguardo gelido che Buffy gli rivolse servì subito allo scopo.
Continuando
a guardarlo, la bionda mormorò poche parole.
-Faith,
potresti… lasciarci soli?-
La
mora scambiò uno sguardo con l’altra Cacciatrice, e considerò che SICURAMENTE
avrebbe fatto meglio ad andarsene.
Eppure
non era ancora convinta.
-Forse
è meglio che io rimanga… potresti aver bisogno di… aiuto?-
Buffy
scosse la testa, più che decisa.
-Grazie.
Posso cavarmela da sola.-
Faith
annuì, e dopo aver rivolto un ultimo sguardo omicida al vampiro, rientrò anche
lei nel Bronze.
Spike
rimase ancora contro la parete.
Aspettando
la prossima reazione della bionda, estrasse sigaretta e accendino, e in breve
tempo la sua sigaretta stava bruciando sotto la suola della sua scarpa.
Buffy
restò a guardarlo per qualche minuto, braccia incrociate ed espressione
serissima sul viso.
Poi,
finalmente, senza smettere di guardarlo, cominciò a parlare.
-Credevo
che tra noi ci fosse un patto.-
Spike
girò il naso, alzando gli occhi al cielo.
-Credevo
non fossi pronta ad un nuovo ragazzo.-
La
Cacciatrice lo guardò stranamente.
-E
questo cosa centra?-
-E
il ragazzino che ti sei portata dietro?-
-Parker?-
Il
vampiro girò il naso ancora una volta.
-Parker…-
pronunciò il nome come fosse una cosa velenosa. –Quanto sa questo di deja vu?-
Buffy
alzò un sopracciglio.
Ecco,
adesso non era solo arrabbiata.
Era
addirittura infuriata.
E
abbastanza confusa.
-Cosa
intendi?-
Spike
sbuffò.
-Oh,
andiamo… non è scattato nessun campanello d’allarme? Nessuna strana sensazione
‘Ehi-ho-già-parlato-con-questo-tipo’?-
-Ascolta,
Spikey, solo perché ho già incontrato la metà della popolazione di Sunnydale,
non significa che debba sentire questa sensazione ogni dannatissima volta…-
-Già,
hai ragione. Non è così ogni volta. Lo è solo quando hai fatto qualcosa di
‘più’, del semplice parlare con questa determinata persona.-
Buffy
sgranò gli occhi, incredula.
-Stai
dicendo che io… e Parker…- gesticolò animatamente, indicando tra se stessa e il
locale.
Spike
annuì.
-Esattamente,
Cacciatrice. Siete andati a letto insieme. E dopo lui ti ha buttato via come un
giocattolo vecchio.-
-…cosa?-
-Spiacente
di fartelo sapere così, ma è la verità. Il ragazzino è uno sporco bastardo. Non
ti consiglierei di mischiarti con gente come lui.-
Buffy
lo fissò in tono di sfida, mani sui fianchi.
-Gente
come lui… e come ‘te’?- puntualizzò.
Spike
le rivolse uno strano sguardo, scotendo le spalle.
-Ma
tu non stai uscendo con me, quindi dov’è il problema?-
Buffy
sospirò, stanca di litigare.
-Forza,
andiamo a casa…-
Si
girò per allontanarsi, ma poi cambiò idea e si fermò un attimo.
-Spike…
lo so che sei un vampiro, ma abbiamo fatto un patto. Quindi, se mai si
ripetesse l’episodio di stasera… lascerò che Faith faccia il suo lavoro.-
Il
vampiro rise per un attimo, una risata fredda, quasi… cattiva.
La
superò con lunghe falcate, continuando a parlarle.
-Spiacente
di deluderti, dolcezza, ma non lo faresti… Non lo fai mai.-
Buffy
lo guardò allontanarsi nell’oscurità.
Perché
rendeva tutto così maledettamente difficile?
Perché
proprio ora che stava cominciando a vederlo come un uomo, tornava ad agire da
bestia?
…E
le parole che aveva detto… ‘Non lo fai mai’…
Spike
aveva visto l’altra dimensione.
Aveva
vissuto entrambe.
Sapeva
cosa le avrebbe riservato il destino dall’altra parte.
Sapeva
cosa il destino avrebbe riservato a se stesso.
Cosa
voleva Spike così ardentemente, da rischiare tutto, da allearsi con lei, la
Cacciatrice, pur di ottenerlo?
…Non
aveva tempo per queste domande senza risposta.
C’era
un incantesimo da essere castato.
E
una demonessa da rendere umana.
Ci
avrebbe pensato più tardi…
XIX.
-Oh
Anyanka, in nome delle donne tradite io ti invoco!-
Un
vortice di luce improvviso si scatenò attorno a Buffy, avvolgendola
completamente.
Spike,
dall’altro lato della stanza di fronte a lei, assisteva impaziente.
-Oh
Anyanka, in nome delle donne tradite io ti invoco!- La Cacciatrice ripetette
ancora a gran voce.
Finalmente,
il vortice cessò, materializzandosi in una donna.
Una
donna dal volto trasfigurato, e un ciondolo verde al collo.
Quel
ciondolo.
-Pronta
a servirti, Cacciatrice- Anyanka mormorò con un ghigno maligno.
Buffy
annuì, ricordando a perfezione il piano.
-Ho
bisogno che tu mi faccia un favore…-
La
demonessa avanzò lentamente, avvicinandosi a lei.
-Qualsiasi
desiderio di vendetta tu abbia, verrà esaudito.-
Anche
Spike si stava avvicinando lentamente.
I
suoi passi, silenziosi come quelli di un felino, erano lunghi e decisi.
-Sì,
beh, in effetti c’è qualcosa…-
Buffy
rialzò il viso, portandolo all’altezza della demonessa.
Anyanka
la guardò interrogativamente.
-Qual
è il tuo desiderio?-
Buffy
tacque, lasciando che si avvicinasse ancora un po’.
Finalmente
era ormai ad una distanza accettabile.
-Sai,
ho sempre desiderato avere quel ciondolo… Non immagini quello che ho fatto
patire a mia madre...-
In
un attimo, Spike era sulla demonessa, tenendola fermamente con le braccia
dietro la schiena.
Anyanka
guardò prima il vampiro, poi la Cacciatrice, con uno sguardo di odio e di
disprezzo.
-Che
cosa significa tutto questo? E’ lui quello che deve essere punito?-
Buffy
si avvicinò a lei, sospirando.
-Sfortunatamente
no…- si interruppe, guardando Spike. –Anche se forse, sarebbe divertente
vedere...-
-Cacciatrice.-
la ammonì Spike. –Non perdere altro tempo.-
La
bionda sbuffò, e senza perdere altro tempo, strappò con decisione la collana
dal collo della sua proprietaria.
Anyanka
si dibatté lungamente, ringhiando e minacciando.
-Restituitemi
immediatamente il mio ciondolo! Lo rivoglio ad…-
Non
ebbe tempo di finire, che Buffy, con un colpo potente, scagliò la collana
contro la parete, rompendola in mille parti.
Ci
fu un grido, e poi un’esplosione di luce.
Spike
rimase immobile, incapace di muoversi.
Girò
soltanto gli occhi, chiudendoli.
Buffy
alzò un braccio, proteggendosi così la vista.
Qualche
istante dopo la luce svanì.
Buffy
guardò l’ex demonessa.
Al
suo posto, vi era una ragazza dai lineamenti normali, una brunetta vestita in
azzurro, ancora tenuta saldamente da Spike.
La
Cacciatrice fece al vampiro un segno con la testa, e lui la lasciò andare.
Anyanka
cadde al pavimento, priva di sensi.
Buffy
incrociò le braccia, guardandola dall’alto.
-Questo…
è stato anche troppo facile!- esclamò, guardando Spike.
Il
vampiro scrollò le spalle.
-Non
lamentarti troppo.- mormorò mentre si abbassava per prendere tra le braccia la
ragazza svenuta.
Buffy
rimase in cucina, pensierosa.
Era
stato tutto troppo facile.
Spike
depositò la ragazza sul letto, facendo attenzione a che non si svegliasse.
Tutti
i suoi sforzi furono comunque inutili.
Anyanka
si svegliò di scatto.
Accorgendosi
del vampiro, gridò, spaventata.
Lui
le mise una mano sulla bocca per zittirla.
-Senti,
bellezza, se non chiudi quella dannata bocca sveglierai mezzo vicinato!-
La
ragazza combattè per liberarsi, ma Spike la tenne ancora ferma.
-Se
ti lascio libera, prometti di non urlare?-
La
moretta annuì, l’espressione ancora adirata.
Cautamente,
Spike la lasciò andare, e la ragazza scattò dall’altra parte del letto.
-Chi
siete? E cosa volete da me? Perché mi avete tolto i miei poteri? E cosa-
Spike
sospirò, alzando una mano per fermarla.
-Una
domanda alla volta, tesoro.-
Anyanka
sospirò, cercando di calmarsi.
-Ok.
Bene. Chi siete voi?-
-Beh,
credo che tu conosca già Buffy…- il vampiro indicò con un dito il pavimento.
-…la Cacciatrice.-
La
moretta annuì.
-Io,
sono Spike, o William the Bloody, come preferisci.-
Lei
sbarrò un attimo gli occhi, cominciando a realizzare.
-Oh,
dannazione… avevo sentito di voi… Tu-
Gli
si avvicinò, puntandogli un dito contro.
-Tu
sei quello che ha visto l’altra dimensione, giusto?-
Spike
annuì.
-Già.
Si può dire che abbia avuto… qualche specie di visioni…-
Si
fermò un momento, guardandola negli occhi.
-…Come
quella vampira, Drusilla.-
Anyanka
lasciò cadere il braccio, guardandolo preoccupata.
-Non
sarebbe dovuto succedere…-
Lo
guardò, un’accusa nei suoi occhi e nelle sue parole.
-Quello
che state facendo… E’ tutto sbagliato! Potrebbe cambiare l’ordine delle cose..-
-Le
cose sono già cambiate!- esclamò Spike, in tono arrabbiato.
-Il
mio odiato Sire non ha mai vampirizzato quella pazzoide, io non sono mai stato
vampirizzato da lei, non sono mai arrivato a Sunnyhell, Angel non ha mai perso
l’anima, e poi è morto…-
-Insieme
agli altri.- aggiunse Anyanka.
-E
non ho mai preso quell’aggeggio nella testa.- concluse il vampiro.
-E
immagino che questo ti stia uccidendo, giusto?- la ragazza mormorò, sollevando
un sopracciglio.
Spike
sbuffò, girando gli occhi.
-Non
è questo il punto…-
-Oh
no, davvero?- Anyanka lo interruppe nuovamente, un sorrisetto di scherno
dipinto sul suo viso.
-Ascolta,
Anya, devi aiutarci… noi dobbiamo..-
-Si
è svegliata?-
Buffy
apparse sulla soglia della porta, guardandoli entrambi.
Un
largo sorriso si disegnò sulle sue labbra quando vide l’ex demonessa.
-Meraviglioso!
Spike ti ha già spiegato tutto, vero?-
Anya
annuì a denti stretti, fissando la Cacciatrice.
-Già,
e come gli stavo dicendo io..-
-Credo
che per il momento abbiamo parlato abbastanza, tesoro.-
Spike
guardò la ragazza con un’espressione minacciosa, intimandola col solo sguardo
di tacere.
Anya
si lasciò cadere sul letto, sbuffando.
Incrociò
le braccia al petto, mettendo il broncio, e guardando dritto davanti a sé.
-Abbiamo
finito di parlare.- Convenì non proprio felicemente.
Buffy
passò un’occhiata curiosa tra i due.
Decise
che, comunque, si sarebbe fatta raccontare ‘dopo’ da Spike cosa stava
succedendo.
Uscì
dalla stanza, lasciando la porta socchiusa alle sue spalle.
Anche
il vampiro si avviò verso la soglia.
-Perché
non vuoi che lei sappia?- Anya mormorò.
Spike
si fermò, immobile per un istante.
Senza
girarsi, le rispose.
-Perché
questo la farebbe soffrire.-
Poi,
uscì frettolosamente dalla stanza.
Anya
si sdraiò sulle lenzuola pulite, guardando il soffitto.
-No…
perché questo farebbe soffrire te.-
XX.
C’era
una calma innaturale.
E
silenzio.
Non
avrebbe dovuto essere tutto così silenzioso.
Né
così… noioso.
Anya
girò agli occhi verso il cielo, pregando nella sua mente che qualsiasi divinità
abitasse il cielo la ascoltasse.
Pregando
sopra ogni cosa che D’Hoffrin potesse sentire i suoi lamenti.
Aver
perso i poteri era già di per sé una cosa terribile, ma questo…
Beh,
questo, non faceva che aumentare a dismisura il fattore ‘terribile’.
Il
vampiro era seduto su una poltrona davanti a lei.
Si
rigirava tra le dita un pugnale dall’aspetto molto, molto affilato e molto,
molto cattivo, mentre lanciava occhiate di tanto in tanto alla Cacciatrice.
La
quale Cacciatrice era invece presso la finestra, con lo sguardo perso nel vuoto,
cercando chissà quale risposta ai problemi del mondo nel vialetto dei vicini.
Oh
sì, niente poteva andare meglio.
Anya
si guardò intorno un’ultima volta, annoiata a morte.
Poi
si alzò di scatto, andò verso l’armadio, afferrò una giacca e si avviò con aria
pratica verso la porta.
-Dove
credi di andare?-
La
ragazza mora si volse verso Spike, incrociando le braccia sul petto.
-Solo
perché tu e Ragazza Amazzone- fece un breve cenno nella direzione di Buffy, che
era rimasta ferma al suo posto –siete campioni nel rimuginare, non significa
che è quello che farò anch’io!-
Spike
la guardò alzando un sopracciglio.
Chiaramente,
il fatto che qualcuno potesse definirlo un ‘rimuginatore’ lo infastidiva
parecchio.
Si
alzò dalla poltrona, dirigendosi minacciosamente verso la porta, quando la voce
di Buffy lo anticipò.
-Cosa
avresti in mente?-
Anya
e Spike si girarono verso Buffy, che adesso stava di spalle alla finestra e
sorrideva maliziosamente.
Gli
occhi dell’ex demone si accesero istantaneamente.
-Oh,
solo un po’ di divertimento…-
-Ricordami
di nuovo… perché siamo qui?-
Spike
le rivolse un’occhiata torva.
-Perché
TU eri così aperta a fare qualcosa per la serata… eri tutta, ‘cosa vuoi fare’…-
Continuarono
ad addentrarsi nella massa di motociclisti seduti presso il bar.
-Ma
la vera domanda è- riprese a parlare Spike dopo qualche momento –perché
dovevamo portare anche lei?-
Guardò
con aria esasperata nella direzione di Anya.
Affianco
all’ex demone, Faith stava parlando con uno dei motociclisti.
Buffy
girò gli occhi, altrettanto esasperata.
-Dove
sono finite le tue maniere? E’ arrivata proprio mentre stavamo uscendo, e
sarebbe stato scortese non invitarla…-
Improvvisamente,
Anya comparve al loro fianco, un sorriso di plastica sul suo viso.
-Così,
vedo che voi persone allegre vi state divertendo!-
Sia
Buffy che Spike sospirarono all’unisono, meritandosi un’occhiataccia da Anya.
-Oh
andiamo… è vero che siete noiosi-
Spike
prese un altro sorso distratto dalla sua birra, mentre Buffy continuava a
fissarsi le unghie.
Anya
ne ebbe abbastanza.
-Va
beeeene… tu, Buffy, vieni con me… mi è sembrato che un tipo da quella parte ti
stesse guardando in una certa, ehm, maniera…-
Il
vampiro corrugò la fronte, fissando nella direzione nella quale avrebbe dovuto
essere il suddetto ‘tipo’.
Buffy
solo sbadigliò annoiata.
Ma
Anya non avrebbe ricevuto un no come risposta.
Afferrò
il braccio di Buffy, alzandola di peso e trasportandola dall’altro lato del
bar.
Spike
riuscì ad afferrare soltanto qualche smorzato ‘…Vedrai… Sarà divertente…’ prima
che la musica disperdesse completamente le loro voci.
Grugnendo,
sbatté giù la bottiglia, ottenendo un paio di sguardi non proprio amichevoli
dal barista.
Prese
un altro lungo sorso, decidendo che, una volta o l’altra, avrebbe fatto
soffrire all’ex demone della vendetta qualche lunga e atroce tortura.
La
conosceva solo da qualche ora, ma lei gli dava già sui nervi!
Cosa
non facile, dopo la lunghissima esperienza di William the Bloody…
Bisogna
acquistare un po’ di pazienza, col passare dei secoli!
E
la sua serata era destinata senza dubbio a migliorare…
Faith,
l’altra Cacciatrice, si sedette sullo sgabello accanto al suo, guardandolo
fisso.
Spike
girò gli occhi per l’ennesima volta quella sera.
-Allora,
biondino, a quanto pare non siamo così cattivi come sembriamo… La cara e
vecchia Buffy ti ha messo la museruola…-
Il
vampiro ringhiò, rivolgendole uno sguardo omicida.
-Io
sono ANCORA cattivo- esclamò ad alta voce –e quanto alla museruola… potrei dire
lo stesso di te, tesoro-
Faith
si accigliò, infastidita dal commento.
-Cosa
diavolo stai dicendo?-
Spike
le sorrise beffardo.
Era
riuscito a coglier nel vivo.
-Ci
sono alcune cose che definitivamente andrebbero spiegate… come, perché ogni
volta che vedi Buffy ti si accende una strana luce negli occhi… o perché, ogni
volta che è nei paraggi, sei inspiegabilmente affabile e cortese con tutti…-
Faith
lo prese per il bavero della camicia, avvicinandolo a sé con violenza.
-Stai
insinuando che io sia…-
Lasciò
appositamente la frase in sospeso, stringendo gli occhi per sembrare più
minacciosa..
-Sì,
dolcezza, sto dicendo tu lo sei… almeno per la cara Buffy-
Faith
lo guardò ancora negli occhi per qualche momento, indecisa sul da farsi.
Impalettarlo
all’istante?
Oppure
usarlo come sacco da boxe, e poi impalettarlo?
Ci
rifletté su, e dopo qualche attimo lo lasciò andare, cominciando a ridere di
cuore.
Spike
tornò a sedersi al suo posto, piuttosto confuso dal comportamento della
Cacciatrice.
-Al
momento, quello che ho detto non sembrava essere così divertente…-
Faith
lo guardò un momento prima di rivolgersi al barista e ordinare altre due
bottiglie di birra.
Poi,
prese una delle bottiglie e la porse a Spike, guardandolo divertito.
-Che
posso dire… sei un vampiro perspicace, oltre ad essere molto coraggioso-
Spike
prese la bottiglia che gli era offerta, ricambiando il sorriso.
-Vuol
dire che per stasera non mi ucciderai?-
I
due brindarono insieme con le bottiglie, prendendo lunghi sorsi.
-Direi
definitivamente di no…-
Buffy
sorrise a trentadue denti, desiderando soltanto di poter scomparire.
Teneva
le mani insistentemente incrociate davanti al petto, immobile.
Questo
tipo (Matt, aveva detto di chiamarsi) le stava parlando della sua motocicletta
ininterrottamente da dieci minuti.
La
Cacciatrice ormai temeva che, se non si fosse fermato per prendere un po’
d’aria, sarebbe di certo morto d’asfissia.
Matt
si fermò, guardandola in attesa.
Buffy
sgranò gli occhi.
Probabilmente
le aveva fatto una domanda… deve averle fatto una domanda…
Che
diavolo le aveva chiesto?
Abbassò
gli occhi.
-Oh,
certo…-
Annuì
lentamente, sorridendo ancora invitante.
Lui
spalancò gli occhi per la contentezza.
La
prese per un gomito, facendola girare nella direzione dell’uscita.
-Vieni…
la mia bellezza ci sta aspettando…-
Buffy
si fermò al suo posto, immobile, guardandolo strana.
-Bellezza?-
Anche
lui le rivolse uno sguardo confuso.
-Sì,
Buf… è quello ti ho chiesto… se volevi venire ad ammirare la mia piccolina… la
mia moto…-
La
Cacciatrice spalancò gli occhi per la sorpresa e l’errore commesso.
-Ascolta…-
come diavolo si chiamava… -…Matt, davvero non posso… Vedi, sono qui con degli
amici, e credo che saranno davvero preoccupati in questo momento…-
Come
per magia, Buffy scorse la testa di Anya nella folla.
-Ecco,
ho visto la mia amica proprio in questo momento… mi scuserai…-
Sorrise
per farsi perdonare, guardando Matt abbassare la testa sconfitto.
L’uomo
si lasciò cadere i lunghi riccioli neri davanti agli occhi, quasi sul punto di
piangere.
Buffy
tremò leggermente.
Non
avrebbe mica…
Come
se fosse stata inseguita dal demonio in persona, la Cacciatrice si diresse
nella direzione di Anya, strappandola dalle grinfie di un altro motociclista
piuttosto assatanato.
L’ex
demone squittì, cercando di divincolarsi, ma la presa dell’altra ragazza era
troppo forte.
Si
lasciò portare malvolentieri agli sgabelli dove avevano lasciato Faith e Spike,
sedendosi vicino al bar.
Poi
sospirò.
Buffy
si guardò intorno, lievemente preoccupata.
Dov’erano
Spike e Faith?
-Dove
sono Spike e Faith?- domandò ad alta voce.
Anya
scrollò le spalle, dimostrando la sua completa indifferenza.
Fece
un piccolo occhiolino, invece, al barista, sorridendo molto amichevolmente.
Sorridendo
affabilmente, il barista le mise davanti un drink, appoggiandosi sul tavolo
qualche momento con aria, che secondo lui, doveva essere sexy, prima di tornare
ai suoi affari.
Anya
tornò a girarsi, sorseggiando il suo drink.
Il
suo sguardo ricadde su Buffy.
La
Cacciatrice stava allungando la testa per cercare di trovare i due.
Anya
poggiò il bicchiere ormai vuoto sul bancone, girando gli occhi per
l’esasperazione.
-Non
sono ovviamente nei paraggi, e restando qui ferma di certo non li troverai-
Intendeva
dirle che era inutile cercarli, e basta.
Buffy
invece intese la sua frase in un altro modo.
-Hai
perfettamente ragione. Andiamo a cercarli!-
La
prese nuovamente per un braccio, facendosi strada tra i nerboruti motociclisti,
arrivando vicino all’uscita, e non trovandovi ancora niente.
Buffy
si accigliò.
-Dove
possono essere andati?-
Anya
le picchiò leggermente sulla spalla, facendola girare.
-Credo
di saperlo-
Le
indicò un punto oscurato sotto una colonna dove due figure si muovevano
agitate.
La
Cacciatrice si avvicinò con cautela, non volendo credere a quello che
ovviamente vedevano i suoi occhi.
Girò
l’angolo e lì, appoggiata alla colonna, c’era Faith, apparentemente impegnata a
divorare Spike.
I
capelli biondo platino del vampiro sembravano quasi illuminarli entrambi.
Incapace
di pensare a qualcos’altro, a parte la rabbia crescente che sentiva dentro di
sé, Buffy urlò l’unica cosa che le venne in mente.
-Che
diavolo sta succedendo qui?!-
Faith
e Spike si separarono e si voltarono istantaneamente verso la fonte dell’urlo,
entrambi spaventati.
Barcollarono
leggermente.
Avevano
identici sguardi vacui.
-B-Buffy?-
domandò Spike con voce rauca.
Si
fece avanti di un passo per toccarle un braccio, ma lei si ritrasse con gesto
violento.
-Non
osare toccarmi- sibilò.
Anche
Faith allora sembrò risvegliarsi un po’ dal suo stato di torpore mentale.
-Su
con la vita, B… era solo un bacetto innocente…-
Buffy
le puntò un dito contro minacciosamente.
-Un
bacetto innocente?! Me lo chiami innocente?!?!-
Anya
emerse dall’oscurità, poggiandole una mano sul braccio.
-Andiamo,
Buffy, sono entrambi grandi e vaccinati…-
-Sì,
Buffy, qual è il tuo problema esattamente?-
Spike
le si parò davanti, guardandola con arroganza.
Buffy
raddrizzò le spalle.
-Il
mio problema…-
-Perché
non credere che io non sappia quello che fai- continuò Spike, interrompendola.
Buffy
girò gli occhi.
Il
vampiro era molto, molto ubriaco.
-Di
notte, a volte, tu piangi ancora per lui, vero?-
La
Cacciatrice lo fissò con odio, prima di schiaffeggiarlo in viso.
Lui
si portò semplicemente una mano alla guancia, continuando a guardarla con aria
melliflua.
-Vuoi
che Spike lo baci e faccia tutto meglio?-
La
risposta fu un pugno nello stomaco, duro.
Il
vampiro spalancò gli occhi un momento, prima di mettersi in posizione di
difesa.
La
verità era che era ancora instabile sui suoi piedi.
Anya
si interpose tra i due.
-Penso
che per stasera sia abbastanza-
Dopo
aver lanciato un’ultima occhiata di disapprovazione a Spike e Faith, l’ex
demone prese Buffy per un braccio e insieme uscirono dal bar.
Spike
le guardò andare via, e istantaneamente il torpore lasciò un po’ il suo corpo.
Solo
abbastanza per ammirare il disastro che aveva combinato.
Portò
di nuovo una mano alla guancia che Buffy aveva colpito, abbassando gli occhi.
-Ha
ragione. Credo anch’io che per stasera sia stato abbastanza-
Si
girò verso Faith, ma la ragazza sembrava non riuscire neanche a reggersi in
piedi.
Spike
grugnì silenziosamente a se stesso.
Per
quanto non volesse avere niente a che fare al momento con lei, non poteva
lasciarla in quel posto e in quello stato.
Le
mise un braccio intorno alla vita, raddrizzandola.
-Andiamo,
Cacciatrice…-
XXI.
-Li-li
hai visti?!-
Anya
diede una pacca sulla spalla di Buffy, guardandola comprensiva.
La
Cacciatrice aveva la testa tra le mani, ancora incredula.
-Voglio
dire… quella era Faith! Faith la Cacciatrice che dovrebbe ucciderlo, non…
infilargli la lingua in gola…-
L’ex
demone sorrise discretamente.
Anche
lei era una Cacciatrice.
Anche
Buffy lo era, eppure sembrava non avere interessi di tipo proprio omicida nei
confronti del vampiro.
Beh,
almeno questo accadeva di solito.
-E
Spike… quel maledetto figlio di buona vampira… rinfacciarmi ancora la storia di
Angel… quando sa che…-
Anya
sbadigliò.
Stava
per arrivare il momento.
Il
momento in cui la donna tradita avrebbe pronunciato le parole fatidiche.
“Vorrei…”
E
il suo uomo sarebbe stato torturato nel più orribile dei modi.
Anya
assunse un’espressione imbronciata, ricordando che, no, questa volta non
sarebbe andata così.
Niente
vendette al momento.
Perché
la stupida Cacciatrice e lo stupido vampiro con le visioni l’avevano resa
umana.
Eppure,
per quanto si costringesse ad odiarla, proprio non riusciva a provare altri
sentimenti eccetto comprensione per la donna accanto a lei.
Anche
lei soffriva, per un uomo, in particolare.
Ed
era come lei.
Anya
le sorrise.
-Dillo…
dì quello che vorresti che subisse… morte, torture… parla pure…-
Buffy
allora alzò lo sguardo, guardandola stranamente.
-Tu
non puoi... voglio dire… fare vendette, vero?-
L’ex
demone girò gli occhi al cielo, sospirando.
-No…-
si fermò per farle l’occhiolino -ma può ancora essere divertente sentire i
desideri di una donna gelosa… è molto da ragazza umana, giusto?-
La
Cacciatrice annuì per un momento.
Poi
le parole dell’altra ragazza attirarono la sua attenzione e le fecero alzare di
nuovo la testa.
-Cosa?
COSA?! Io non sono gelosa! No! Assolutamente! In nessun caso!-
Anya
tentò di mascherare il suo sorriso, alzando un sopracciglio.
Portò
un braccio intorno alle spalle della ragazza, avvicinandosi a lei con
confidenza.
-Ah
no, eh? Perchè mi sembrava proprio che qualcuno fosse mooolto geloso…-
Allo
sguardo terrorizzato di Buffy, rise piano, continuando.
-Sai
la parte, ‘non dovrebbe infilargli la lingua in gola’… beh, quella sembrava
molto come ‘ehi, giù le mani, è proprietà privata’…-
Buffy
arrossì violentemente, confermando ulteriormente le supposizioni di Anya.
-N-Non
dire assurdità… Spike è solo un… vampiro con cui sono costretta a lavorare…-
L’ex
demone girò gli occhi.
-Mi
era parso di capire che foste amici-
Buffy
annuì, ancora balbettante.
-L-Lo
siamo… amici… esatto… per questo non c’è nient’altro…-
Anya
girò di nuovo gli occhi.
-E’
per questo che tu non sei stata ASSOLUTAMENTE toccata dalla scena in quel bar,
giusto?!-
La
Cacciatrice sospirò rumorosamente, nascondendo di nuovo la testa tra le mani.
-Oh
cavolo, va bene… forse provo qualcosa per lui…-
-Forse?-
rimbeccò Anya alzando un sopracciglio.
Buffy
grugnì dall’impazienza.
-Ok,
non ‘forse’…-
Anya
sorrise, soddisfatta dell’ammissione.
Ma
Buffy continuò a parlare.
-…
ma questo non cambia niente, perché lui è un vampiro… e lui non prova niente
per me… quindi…-
-Buffy,
lo sai che queste sono tutte scuse, e anche poco efficaci. E’ evidente anche a
un cieco che lui ti vuole…-
La
Cacciatrice la guardò, spalancando gli occhi.
-…e
la storia su ‘vampiro e Cacciatrice’ non regge per niente nel tuo caso. Non sei
stata con un vampiro con l’anima prima d’ora?-
Buffy
si rattristò per un momento, assumendo un’espressione seria.
-Appunto.
La parola chiave è ‘con l’anima’. Angel aveva un’anima, provava colpa e
risentimento per il male commesso in passato… Angel faceva del bene-
-E
solo perché Spike non si sente colpevole questo non lo rende meritevole del tuo
amore? Per favore! E non mi sembra abbia ucciso umani nelle ultime ore, l’ho
visto bere sangue di maiale, quindi…-
La
Cacciatrice rise amaramente per un attimo.
I
suoi pensieri tornarono alla notte precedente.
Si
voltò verso l’ex demone, sembrando più pallida che mai.
-Tu
non c’eri. Non eri ancora con noi la notte scorsa… Lui ha cercato di attaccare
una ragazza, al Bronze-
Anche
Anya assunse un’espressione seria.
-E…?-
Buffy
sospirò, volgendo lo sguardo davanti a sé, verso un punto imprecisato.
-E,
se non fosse intervenuta Faith, quella ragazza ora sarebbe morta-
Tacquero
entrambe, pensierose.
Poi
Anya continuò.
-Se
solo provassi a parlargli..-
-L’istinto
è più forte. E’ più forte di qualsiasi altra cosa, Anya. Vuoi dirmi che
rinunceresti ai tuoi poteri per amore?-
L’ex
demone sollevò alta il mento, guardandola negli occhi con decisione.
-Io
lo farei-
Scandì
quelle parole piano, con calma e così tanta intensità che, anche se avesse
voluto, Buffy non avrebbe potuto non crederle.
Annuì
con la testa, distogliendo lo sguardo da quello così penetrante dell’altra
ragazza.
-Beh,
allora immagino che i demoni non siano tutti uguali…
Si
alzò, intenzionata ad entrare.
Star
seduta sulle scale del portico, per quanto molto caratteristico, non era il
massimo della comodità.
Mentre
stava per varcare la soglia della veranda, Anya la prese per un polso.
Buffy
si volse verso di lei, guardandola interrogativamente.
-Anche
lui lo farebbe-
Buffy
abbassò leggermente le palpebre dalla stanchezza.
Anya
continuò.
-E
non certo per Faith. Lui lo farebbe. Per te-
Buffy
sorrise stancamente.
-E’
quello che mi auguro davvero-
-Coma
va la sbornia?-
Spike
sobbalzò dal divano.
Fino
a quel momento, era stato immerso nei suoi pensieri.
Continuando
a maledire tutto e tutti, se stesso in particolare per la sua acuta stupidità.
Ma
il suono della sua voce lo aveva risvegliato in un attimo.
E
la maschera dell’indifferenza era di nuovo calata sul suo viso.
-Andrà
meglio-, borbottò piano, abbassando il capo.
Buffy
era indecisa, incerta sul parlare con lui o mandarlo al diavolo per il bello
spettacolo con Faith.
Finalmente
andò a sedersi accanto a lui sul divano.
Il
suo orgoglio, al momento, avrebbe aspettato.
-Hai
fatto una cosa molto stupida stasera-
Il
vampiro si volse a guardarla di scatto con un’espressione più che sbalordita.
-Cosa?
Come osi giudicare..-
-E’
stata una cosa stupida-
Buffy
sottolineò l’ultima parola girando il capo verso di lui e guardandolo
attentamente.
I
corti capelli biondi erano arruffati, segno che lui vi aveva passato una mano
più e più volte.
Il
suo viso era più pallido del solito, e i suoi occhi intensamente blu la guardavano
oltraggiati.
La
Cacciatrice sorrise.
Amava
il fuoco che vedeva in quegli occhi.
Spike
si accigliò vedendola sorridere.
-Perché
tutt’all’improvviso stai sorridendo? Pensavo che qui stessimo parlando di cose
serie!-
La
sua espressione da bambino imbronciato ebbe solo il risultato di accrescere il
sorriso di Buffy.
Che,
finalmente, non riuscì più a tenersi e scoppiò a ridere.
Il
vampiro la guardò perplesso per un attimo, ma poi si unì a lei nella risata.
La
sua risata così pura e cristallina gli aveva sempre provocato uno strano calore
nel cuore.
Forse
perché non era spesso che la si sentiva ridere.
Dopo
un po’ smisero entrambi, guardando il pavimento stranamente interessati.
Fu
Spike a spezzare il silenzio.
-Hai
ragione. Quello che ho fatto… è stato stupido. Non pensavo che avrei potuto
ferirti..-
Buffy
alzò una mano per fermarlo.
-No,
lascia perdere. Non mi ero accorta di averti dato la possibilità di ferirmi-
Si
interruppe un momento, come per valutare cosa dirgli, poi continuò.
-L’unica
cosa che non capisco è… perché Faith? Perché lei?-
Il
vampiro ridacchiò, asciugandosi una lacrima immaginaria.
-Prima
di tutto, eravamo entrambi ubriachi. E seconda cosa, perché NON Faith? Lei è
una in gamba, Buffy. Ha sofferto molto, lo si può vedere dalla sua espressione
triste. Non capisco la tua avversione..-
-Non
è un’avversione- Buffy esclamò d’improvviso.
Voltandosi
verso di lui, che la guardava ad occhi spalancati e un’espressione piuttosto
confusa, la Cacciatrice non poté che sospirare.
-Faith
ha… un precedente in questo campo-
Spike
sollevò un sopracciglio, urgendola ad andare avanti.
-Quando
arrivò a Sunnydale anni fa, lei era… diversa da oggi. Era, come dire, più
spensierata, più libera. Non sapeva che Angel fosse il mio ragazzo. Finirono a letto
insieme. Non si può dire che Angel si sforzò più di tanto a resisterle-
Buffy
rise amaramente, ricordando il dolore di quei giorni.
-Eventualmente,
li perdonai entrambi. Non sono il tipo che porta rancore… a lungo. Poi Faith se
ne andò per cercare di capire se il suo era un combattimento con o contro il
bene, ed Angel morì nell’esplosione del vecchio liceo-
-E
questo ci porta ad oggi- commentò Spike.
Buffy
annuì leggermente col capo, guardandolo discretamente dall’angolo degli occhi.
-Mi
è sembrato come… un deja vu. Non ho potuto sopportarne la vista-
-Me
ne sono reso conto. Tu..-
Spike
si fermò, alzando il capo e spalancando gli occhi.
Le
parole che lei aveva detto si erano finalmente registrate nel suo cervello.
-Buffy,
guardami-
La
chiamò gentilmente, per fare in modo che anche lei lo guardasse.
Ma
Buffy distolse gli occhi, troppo intimorita per farlo.
Allora
Spike la prese per un braccio, e con l’altra mano le prese il mento, girandola
effettivamente verso di lui.
-Tu
mi vedi come il tuo ragazzo?-
Il
vampiro deglutì nervosamente, tentando di ingoiare il nodo che gli si era
formato in gola.
La
Cacciatrice abbassò di nuovo lo sguardo.
-Non…
io non lo so. So soltanto che ha fatto male. Come con Angel-
Rise
improvvisamente nervosa.
-E’…
completamente ridicolo. Non ha alcun senso. Devi scusarmi se ti ho detto quelle
cose, io..-
Si
volse verso di lui, continuando a parlare, ma le parole le morirono in gola.
Spike
la stava guardando con un’espressione così strana.
Seria,
così seria che lei si ritrasse leggermente dalla sorpresa.
Il
suo sguardo era penetrante, sembrava volerle leggere nell’anima.
Il
vampiro alzò una mano per accarezzarle una guancia.
Questa
volta, Buffy non si ritrasse dal gesto, ma si piegò un po’ più verso la sua
mano gelida.
Spike
continuò a guardarla intensamente.
-Non
ho mai voluto farti del male. Dio solo sa cosa farei per impedirti di
soffrire…-
Il
vampiro si avvicinò lentamente alla Cacciatrice, fino a che i loro visi erano a
poca distanza fra loro.
-Farei
qualsiasi cosa per… renderti felice. Devi solo chiedere-
Spike
aveva socchiuso gli occhi, guardandola da sotto le sue lunghe ciglia nere come
carbone.
Anche
Buffy aveva chiuso gli occhi, una reazione immediata alla sua vicinanza.
Le
sue parole le rimbombavano nelle orecchie.
Il
sangue continuava a pompare furiosamente.
La
Cacciatrice era completamente sovrastata da quella miriade di emozioni.
Sapeva
già che, qualunque cosa il vampiro avesse fatto, non avrebbe potuto opporvisi.
Né
avrebbe voluto.
-Buffy…-
Spike
avvicinò ulteriormente il suo viso, finché fra le loro labbra vi era solo
qualche millimetro di distanza.
Poi
timidamente, con estrema cautela, le sue labbra sfiorarono quelle della
ragazza.
Fu
solo una gentile carezza, poi si separarono, guardando stupiti negli occhi
dell’altro.
Quello
che Spike vi lesse rispecchiava perfettamente i suoi sentimenti.
Senza
altro pensiero, si mosse ancora una volta alle sue labbra, lasciando che il
bacio si evolvesse da solo.
Il
fuoco aveva appena cominciato a bruciare…
XXII.
-Ehmmm…-
Anya
si schiarì rumorosamente la voce, guardando tutt’intorno imbarazzata.
Quell’unico
suono bastò per riscuotere Buffy e Spike, che si separarono immediatamente.
Il
vampiro guardò l’ex demone con aria infastidita.
-Cosa
diavolo c’è ora? Non si può avere neanche un secondo di privacy qui?-
Anya
non arrossì nemmeno.
Fece
segno verso la cucina.
-C’è
un’emergenza. Sono dispiaciuta di aver dovuto interrompere il vostro momento
idilliaco…-
Buffy
e Spike si alzarono, diretti verso la cucina.
Anya
si affiancò alla Cacciatrice, sorridendole e facendole l’occhiolino.
Anche
Buffy sorrise.
Quello
sguardo le ricordava molto quello di Willow, quando stava chiaramente pensando
‘Hai molte cose da dirmi più tardi, signorina’.
Per
la prima volta, stranamente, ripensare a Willow non faceva così tanto male…
Entrarono
nella cucina e riconobbero immediatamente la figura di Faith in piedi contro la
finestra.
Quando
l’altra Cacciatrice si voltò, tutti e tre strinsero i denti.
La
ragazza aveva un braccio quasi sicuramente rotto e molti lividi su tutta la
faccia.
Buffy
le si avvicinò con cautela, sfiorandole una guancia con le dita.
Faith
si irrigidì un momento, poi si rilassò.
-Chi
ti ha fatto questo?- domandò Buffy.
L’altra
Cacciatrice si distanziò allora dal suo tocco, arretrando di un passo.
-Vampiri.
Un branco di loro. Nel Restfield-
Buffy
la osservò a lungo, tentando di pensare ad una possibile soluzione.
Si
girò verso Spike, seduto sul bordo del tavolo.
Anche
lui aveva la stessa espressione risoluta.
-E,
oh, prima che mi dimentichi… due di loro parlavano di un amuleto di John, o
qualcosa del genere…-
Anya
le si avvicinò, guardandola confusa.
-Amuleto
di John?-
Finalmente
Buffy sembrò ricordare.
Si
affiancò all’ex demone, un’espressione speranzosa negli occhi.
-L’amuleto
di Joahnns?- chiese trepidante.
Faith
scrollò le spalle.
-Beh,
sì, potrebbe essere-
Spike
avanzò di qualche passo, scrutandola con attenzione.
-Sei
sicura di aver sentito bene, Cacciatrice?-
Faith
non alzò gli occhi verso di lui, ancora leggermente imbarazzata dal suo
comportamento.
-E’
quello che mi è parso di sentire-
Poi,
finalmente, osò alzare gli occhi e guardarlo, e il piccolo sorriso disegnato
sul volto del vampiro la rassicurò.
-Ma,
sai com’è, non potevo esserne tanto sicura dal momento che stavo pensando a
salvarmi la pelle!- Aggiunse, facendogli l’occhiolino.
Spike
scosse la testa sorridendo, con aria esasperata.
-Non
le fanno più come una volta, le Cacciatrici…-
Buffy
gli lanciò uno sguardo quasi ammonitore, sorridendo a sua volta, e alzando una
mano.
-Dobbiamo
muoverci. Se quel che Faith ha detto è vero, stiamo per arrivare alla
conclusione della nostra missione. Anya?-
L’ex
demone annuì, andando nell’altra stanza per prendere le cose che le
occorrevano.
Buffy
tornò poi a guardare Faith, ingentilendo i suoi lineamenti.
-Puoi
restare a dormire qui. Con quel braccio non andrai molto lontano-
Faith
sorrise riconoscente.
Si
avviò verso la porta, non prima di fermarsi accanto all’altra Cacciatrice e
schioccarle un sonoro bacio sulla guancia.
Buffy
la sentì salire le scale, e sorrise.
Come
ogni rapporto fraterno che si rispetti, anche il loro era basato su amore e
odio.
Si
volse verso Spike, notando che il vampiro aveva sollevato un sopracciglio.
Spike
si avvicinò a lei con passi lunghi e misurati, con quella movenza da predatore
che gli era caratteristica.
Alzò
le mani a cingerle la vita, abbracciandola quasi e affondando il volto nei suoi
morbidi capelli dorati.
-Un
uomo potrebbe spaventarsi, con tutto l’estrogeno presente in questa casa-
Anche
Buffy lo abbracciò istintivamente, trovando conforto nel suo odore di pelle e
tabacco.
-Mhm…
ma tu non sei un uomo. Tu sei il mio vampiro-
Poi
si scostò leggermente, abbassando timidamente lo sguardo.
-Sempre
che tu voglia esserlo…-
Spike
spalancò gli occhi, felice come non si era mai sentito nella sua dannata vita.
Sollevò
la ragazza da sotto le braccia, facendola girare nell’aria come un bambino.
La
Cacciatrice rise felice.
Quando
il vampiro la rimise su due piedi e la guardò, con i capelli un po’ arruffati,
le guance rosate dalla gioia e il leggero affanno che faceva alzare e abbassare
più velocemente il suo petto, non poté resistere.
In
un lampo abbassò il capo, catturando le sue labbra con le proprie.
Buffy
passò una mano tra i corti capelli sul collo di Spike, avvicinandolo a sé
quanto più possibile.
Il
vampiro le cinse la vita possessivamente.
-Questa
ti basta come risposta?- le mormorò con le labbra ancora vicine.
La
Cacciatrice annuì, troppo distratta dalla sua vicinanza per sentire veramente
quello che stava dicendo.
Le
loro labbra si incontrarono nuovamente in un bacio appassionato.
-Ehmmm…-
La
voce di Anya li riscosse di nuovo.
Questa
volta restarono abbracciati, Buffy con un sorriso divertito in viso e Spike con
un’espressione piuttosto infastidita.
L’ex
demone girò gli occhi scherzosamente.
-Odio
interrompere…-
-Allora
non farlo!- ringhiò Spike.
Poi
si volse di nuovo verso Buffy e le sussurrò all’orecchio –Non potremmo
continuare il nostro discorso… di là, magari…-
Buffy
rise leggermente, e poi emise un suono molto simile a un gemito quando Spike le
prese il lobo dell’orecchio tra i denti.
Con
poca convinzione, lo spinse via da sé.
Il
vampiro aveva assunto una posa da bambino capriccioso, mettendo leggermente il
broncio e sembrando più adorabile che mai.
Sorridendo,
la Cacciatrice gli diede un bacio veloce prima di voltarsi verso Anya.
L’ex
demone stava girando gli occhi ancora una volta.
Ma
entrambi sapevano che non era di certo per l’irritazione.
-Pronti
ad andare, squadra?-
Presero
verso la porta, uscendo silenziosi nella notte.
La
squadra era in missione.
L’antro
della cripta era completamente buio, eccetto qualche piccola candela che dava
al luogo un aspetto ancora più spettrale.
L’umidità
ristagnava nell’aria come una presenza immobile.
Anya
tremò leggermente.
Non
aveva mai potuto sopportare l’odore nauseabondo dei mausolei.
Per
quanto potesse suonare assurdo, era così.
E
questo posto, più degli altri, sembrava emanare una strana carica negativa che
non le piaceva per niente.
Guardò
brevemente i suoi accompagnatori.
Erano
davanti a lei, Buffy e Spike, fianco a fianco.
Ognuno
aveva una spada in mano.
Anya
sorrise, guardandoli, avvertendo una nuova sensazione nello stomaco.
Invidia.
Per
un amore che credeva non avrebbe mai trovato, né come demone, né ora come
umano.
…Per
lo meno, non in questa vita.
Sentirono
delle risa distanti provenire dalla parte più oscura della cripta.
Vampiro
e Cacciatrice si mossero per primi in quella direzione, in religioso silenzio.
L’ex
demone li seguì prontamente, stringendo ancor di più il crocifisso che teneva
saldamente tra le mani giunte.
Arrivarono
ad un’altra entrata, e dopo un momento, varcarono l’ingresso con cautela.
E
poi tutto accadde in un attimo.
Un
momento prima tutto era buio e silenzioso, e quello dopo la porta dietro di
loro era stata chiusa con un tonfo, e la luce di una lampada elettrica
illuminava la stanza dall’alto soffitto.
E
loro erano circondati.
Buffy
e Spike si disposero immediatamente in posizione di difesa, schiena a schiena,
attenti ad ogni minimo movimento.
Anya
arretrò spaventata, stringendo la presa sul crocifisso.
Uno
dei dodici vampiri avanzò verso di loro, mostrando il viso della caccia.
-Cacciatrice…
che piacere averti fra noi-
Buffy
strinse pericolosamente gli occhi.
-Mi
piacerebbe poter dire la stessa cosa- sibilò.
Il
vampiro scosse la testa divertito, e fu allora che tutti lo notarono.
Al
suo collo c’era qualcosa che splendeva.
Un
ciondolo d’oro e d’argento che brillava quasi di luce propria.
Quello
che cercavano.
-L’amuleto
di Joahnns- bisbigliò Anya.
La
Cacciatrice annuì, distogliendo subito lo sguardo dal gioiello per riportarlo
sul vampiro.
-Credo
che tu abbia qualcosa che mi appartiene-
Il
vampiro avanzò di un altro passo.
Anche
gli altri nella stanza sembrarono avvicinarsi al suo comando.
Scosse
la testa energicamente, ridendo leggermente.
-Oh
no, credo che tu abbia qualcosa di nostro…- mormorò piegando la testa di lato e
guardandola con occhi gialli pieni di disprezzo.
Alzò
una mano e, prima di abbassarla, sentenziò -…la vita-
Fu
come essere travolti da un uragano.
Il
gesto della mano del capo vampiro riscosse tutti gli altri, che si gettarono in
un attimo nella mischia.
Buffy
e Spike, spade puntate verso i loro aggressori, si bisbigliarono qualcosa l’un
l’altro prima di separarsi e andare incontro al destino, qualsiasi esso fosse
stato.
…-Non
osare morire in questo scontro…-
…-Andrà
tutto bene-…
Non
sapeva come era riuscita a sfuggire al caos generale.
Eppure
era stato così.
Ed
ora era una semplice spettatrice, rannicchiata in un angolo, aspettando che la
battaglia finisse.
Anya
guardava Buffy e Spike combattere con occhi spalancati.
E
anche qualcosa molto simile ad ammirazione.
Quei
due erano guerrieri.
Erano
creature destinate alla lotta.
Combattere
era nel loro sangue, come lo era amare appassionatamente.
Ogni
colpo, notò, era come un passo di danza ben coordinato.
Ne
era affascinata.
Vampiro
e Cacciatrice si muovevano in straordinaria coordinazione l’uno con altro,
abbassandosi e saltando al momento giusto.
E
in poco tempo più della metà dei vampiri era distrutta.
Spike
stava giocando con uno dei vampiri, colpendolo violentemente al viso più volte
senza decidersi ad eliminarlo.
Aveva
abbandonato la spada già da tempo.
Sorrideva
maliziosamente, con un intenso luccichio negli occhi, finché, con un colpo
deciso, gli spezzò il collo con le mani e il vampiro fu polvere.
Fece
un salto indietro, eccitato dalla battaglia.
-Amo
un po’ di sana violenza…-
L’odore
del sangue sommerse i suoi sensi.
Non
solo il proprio, anche sangue umano.
Si
voltò nella direzione di Buffy.
La
Cacciatrice era al momento impegnata con due vampiri allo stesso tempo, e la
stanchezza stava cominciando a farla retrocedere.
Ringhiando,
il vampiro biondo le arrivò accanto, scambiando con lei un piccolo sguardo
d’intesa, prima di combattere uno dei due opponenti.
Anya
era ancora come ipnotizzata a guardarli, quando qualcosa catturò la sua
attenzione nell’angolo degli occhi.
Un
luccichio di oro e argento.
E
il vampiro capo che avanzava pericolosamente verso i suoi amici.
Si
accorse, spaventata, che i due non si erano accorti della sua presenza.
Alzandosi
sulle gambe malferme, alzò cautamente con una mano la spada che trovò vicina a
lei.
Con
passi tremanti, camminò nella sua direzione, stringendo in alto la spada.
Pronta
a colpire, e a finire quell’assurda lotta per cominciare un viaggio che sarebbe
stato ancora più assurdo.
Ma,
d’improvviso, una voce le rimbombò nelle orecchie.
Delle
parole, parole funeste che provenivano da un altro tempo e da un altro luogo,
la immobilizzarono al suo posto.
…“Non
tutti ce la faranno, lo sai”…
Conosceva
quella voce.
Era
la voce di Buffy.
Bisbigliò
il suo nome, come in trance.
E
poi, riscotendosi, urlò più forte.
-BUFFY!-
Ma
il vampiro capo era già su di lei, arrivatole silenziosamente alle spalle senza
che lei potesse accorgersene.
La
Cacciatrice si volse disperatamente verso di lui, cercando di opporre
resistenza.
E
il vampiro che la stava combattendo utilizzò quel momento per rialzarsi e
bloccarle le braccia dietro la schiena.
Era
alla sua completa mercé.
Anya
corse verso la ragazza, ben conscia che anche solo un secondo di ritardo
avrebbe significato la fine della sua amica.
Ma
qualcun altro aveva sentito il suo urlo disperato.
Spike
girò di scatto la testa nella direzione di Buffy, spalancando gli espressivi
occhi cerulei.
Con
un agile movimento, il paletto che stringeva in mano fu conficcato nel petto
del suo opponente.
E
poi anche Spike corse.
Corse
per evitare che il destino si compiesse.
Ogni
movimento nella stanza si rallentò come d’incanto.
Ogni
suono si spense nel silenzio che sembrava inghiottirli.
Anya
continuava a correre.
Gli
unici rumori che riusciva a distinguere erano quelli del suo respiro affannoso
e del suo battito accelerato.
Correva,
con il sangue che pompava furiosamente in tutto il suo corpo.
E
tutto era ancora misteriosamente lento e annebbiato.
…E
in un flash ogni cosa tornò normale.
Quasi
vicina, Anya vide Spike spiccare un salto e spingere via Buffy con le sue
ultime forze, proprio nel momento in cui il vampiro capo la trafiggeva con un
piccolo pugnale.
Il
pugnale colpì Spike al cuore, che urlò per il dolore.
E
le sue urla erano strazianti, molto, troppo simili a quelle di un animale.
Il
vampiro capo lo guardò pieno di disgusto.
-Tu,
piccolo insulso niente, morirai da traditore… com’è giusto che sia…-
Buffy
si alzò in piedi, cercando di fermarlo, le lacrime negli occhi.
Ma
niente valse a qualcosa.
Né
i lamenti di dolore di Spike, né l’arrivo di Anya, un secondo troppo tardi.
Il
vampiro col ciondolo girò tra le mani il capo di Spike, spezzandogli il collo,
e un istante dopo Anya fu di lui, tagliandogli la testa con la spada.
L’amuleto
di Joahnns cadde al pavimento producendo un piccolo rumore metallico.
Nessuno
vi fece caso.
Come
nessuno si accorse che i rimanenti vampiri, ormai persa la propria guida, si
diedero alla fuga, indisturbati.
Una
nuvola di polvere assalì Anya, accecandole gli occhi e togliendole il respiro.
Ella
ricadde in terra tossendo, battendosi più forte il petto con la mano.
Strofinò
gli occhi, che cominciarono a lacrimare leggermente.
Riuscì
finalmente a liberarsi della polvere, e con occhi rossi alzò lo sguardo.
Buffy
era accasciata a terra, piangendo convulsamente, nel punto in cui prima era
stato Spike, stringendo quello che rimaneva di lui.
Un
cumulo di cenere.
XIII.
“-Spike?-
Il
vampiro si voltò verso di lei.
Buffy
era sdraiata sulla schiena, guardando il soffitto stranamente affascinata.
-Sì,
dolcezza?-
Anche
lei si girò verso di lui.
Vampiro
e Cacciatrice rimasero a guardarsi negli occhi per qualche momento.
-Non
mi ha mai raccontato che cos’hai fatto per più di un secolo-
Spike
appoggiò il capo su una mano, piegando la testa di lato in quel suo solito
modo.
Il
suo sguardo si perse per un momento, vagando in chissà quali terre sconosciute…
-Spike?-
Buffy
aveva schioccato due dita davanti al suo viso.
Lui
sembrava quasi essersi addormentato ad occhi aperti.
Il
vampiro le sorrise, prendendo la mano di Buffy nella sua e accarezzandola
distrattamente mentre cominciava a parlare.
-E’
stata… sempre molto confusa, tesoro. La mia vita, intendo. Sfortunato e
infelice poeta in vita, pensavo che solo la morte avrebbe potuto donarmi quella
felicità che non avevo mai nemmeno sfiorato.-
-Mai?-
bisbigliò Buffy timidamente.
-Solo
con mia madre…- replicò lui, e i suoi occhi riacquistarono quello sguardo perso
nel vuoto.
Spike
tornò con la mente alla giovinezza, all’estati passate in Cornovaglia con la
madre ancora giovane e in salute, alle volte in cui lei lo guardava e sapeva
convogliare in quello sguardo tutto l’amore che provava per lui.
William
era sempre stato oltre modo orgoglioso di sua madre.
Anche
quando lei aveva cominciato ad invecchiare, e la malattia aveva leggermente
deturpato la sua bellezza, William non aveva mai mancato di portarla ai
ricevimenti nei salotti più in vista.
Finché
lei era morta.
Da
allora, fino all’incontro con Angelus, la vita di Spike era stata come coperta
da un drappo nero infausto.
Trascorreva
le notti a bere, componendo versi per i quali veniva deriso da tutti, e Cecily,
la nobildonna per la quale provava una sorta di fissazione, lo scherniva e si
vergognava di lui.
Spike
disse tutto ciò a Buffy, con la sua voce bassa e profonda, fatta apposta per
raccontare una storia.
E
Buffy si mise comoda ad ascoltare, avvertendo una sensazione di pace e conforto
che non provava da molto tempo.
Parlavano
entrambi in bisbigli, le loro mani che si sfioravano leggermente.
Alcune
volte, quando quello che stava ricordando era troppo doloroso per lui, Spike le
stringeva la mano, e quel semplice contatto bastava a rassicurarlo.
-Accadde
una notte. Era uno dei soliti, noiosi ricevimenti. Io ero più patetico del
solito. O forse ero soltanto più ubriaco, e troppo orgoglioso per ammetterlo.
In pochi minuti, le mie poesie furono messe in ridicolo dai gentiluomini
presenti, io acquistai definitivamente il soprannome di William il Sanguinario,
e Cecily si prese gioco ancora una volta di me e dei miei sentimenti.-
Buffy
gli strinse leggermente la mano, mostrandogli in questo modo la sua
comprensione.
Spike
sorrise, riconoscente, e le strinse la mano a sua volta.
-Ma
sai qual era la cosa più dolorosa di tutte?-
Buffy
scosse la testa in senso negativo.
-Non
che lei non mi amasse, oh no, quello avrei potuto sopportarlo. Era ammettere
che aveva ragione: ero inferiore a lei. Mi ero reso inferiore con le mie
azioni, avevo infangato persino il ricordo di mia madre-
Il
vampiro prese un profondo respiro, nonostante non ne avesse veramente bisogno.
-Uscii
da lì con le lacrime agli occhi e un’idea ben piantata nella mia mente. Ero
diretto ad un vicolo ricordato dal popolo come ‘vicolo del sangue’: non vi
erano possibilità che avrei potuto uscirne incolume. Sennonché…- si interruppe
per un altro respiro, -…Angelus mi trovò prima degli altri. E decise che non
avevo sofferto abbastanza. Un’ora dopo il ricevimento, il mio cuore non batteva
già più, e il mio corpo si avviava lentamente a completare la trasformazione in
vampiro-
Dire
che Buffy era affascinata era un eufemismo.
Nessuna
creatura della notte era mai sopravvissuta abbastanza per narrarle della
propria trasformazione.
L’unico
era stato Angel.
E
lui era sempre stato molto, troppo riservato e restio sull’argomento.
-E…
dopo?- domandò ansiosamente Buffy.
Spike
si volse verso di lei con uno sguardo quasi triste.
Le
scostò gentilmente una ciocca di capelli biondi dal viso, aggiustandola dietro
un orecchio.
-Angelus
non era un Sire. Non aveva abbastanza cuore per prendersi cura di un altro
essere come lui. Probabilmente mi aveva trasformato solo per gioco. Mi
abbandonò dopo qualche settimana. E io mi ritrovai nel mezzo di Londra, solo,
costretto a vivere per sempre nell’oscurità-
La
sua mano sfiorò per un attimo la guancia di Buffy, sentendo la pelle morbida
sotto le dita, prima di tornare ai suoi capelli setosi.
-Viaggiai
molto… diavolo, ho passato un intero secolo a viaggiare! Ho visto l’Europa,
l’Asia… sono stato in Cina nei primi anni del secolo, ho assistito alla rivolta
dei Boxer… ho ucciso la mia prima Cacciatrice…-
Sorrise,
ricordando.
-Era
tutto violento… tutto così eccitante… per un vampiro- aggiunse velocemente
notando il suo sguardo strano.
Sorrise
ancora.
Solo
allora, solo in quel momento, gli era tornato in mente che, sì, stava parlando
di sangue e violenza con una Cacciatrice.
Il
suo sorriso crebbe a quel pensiero.
Il
livello di intimità era tale tra loro che ormai non erano più Vampiro e Cacciatrice.
Erano
solo due persone cui la felicità aveva sempre voltato le spalle, due persone
che si erano trovate per rimettere le cose a posto, nel modo in cui sarebbero
dovuto andare.
Sperando
soltanto che quel mondo costituisse veramente la risposta a tutte le loro
domande.
-Ma
sentivo… che mancava qualcosa. Mancava qualcuno con cui condividere tutto quel
caos…-
Buffy
guardò per un attimo verso l’alto, con aria pensierosa.
-Perché
non hai mai pensato a legare con altri vampiri?-
Spike
fece una faccia disgustata.
-Ho
provato. Certo che ho provato. Ma non sono riuscito a trovare quella scintilla
che… quel qualcosa, per cui avrei saputo che quel vampiro meritava di
considerazione-
La
Cacciatrice sorrise.
-Stiamo
diventando filosofici, Spikey? E dopo cosa, mi dirai che credi nel principe
azzurro?-
Il
vampiro arricciò il naso.
-Ti
prego… quelle sono davvero assurdità che raccontano alle bimbette per metterle
a letto!-
Buffy
mise il broncio leggermente, e Spike sorrise.
-Vuoi
che continui? Credo che mi fermerò… non stai prestando abbastanza attenzione…-
Immediatamente
Buffy passò da un aspetto capriccioso a uno in qualche modo serio.
-No,
ti prego, continua… E’… davvero interessante…-
Arrossì
leggermente alla dichiarazione, ma la risolutezza nella sua voce non vacillò.
Spike
sospirò, sentendosi leggermente commosso dalle sue parole.
-Come
la signora Cacciatrice comanda…-
Le
rivolse un breve sorrisetto, prima di continuare.
-E
così, ti dicevo, neanche la Cina si addiceva al buon vecchio Spike… così ho girato
un altro po’… Sono arrivato in America, a San Francisco, a Boston, a
Washington… non restavo nello stesso posto per più di un anno. Verso gli anni
’70 rimasi a Manhattan, in pianta abbastanza stabile, oserei dire. E lì uccisi
la mia seconda Cacciatrice. Quello scontro fu qualcosa di eclatante e- lo
sguardo adesso contrariato sulla faccia di Buffy lo costrinse a dire –immagino
che tu non voglia sentirlo-
Buffy
annuì in tono deciso.
Poi,
ricordando improvvisamente qualcosa, si passò una mano sulla fronte, come per
sforzarsi di mettere a fuoco ogni cosa.
-Non
ti sembra che… sia già successo?- mormorò con cautela.
Spike
la guardò per un attimo accigliato, e Buffy si chiarì.
-Questo…
tu che mi racconti della tua vita…-
Solo
allora la sensazione di dejà vu invase anche Spike.
-Sì,
amore, a quanto pare anche questo è già successo…-
Il
vampiro alzò una mano, accarezzandole gentilmente i capelli.
-Anche
di là ti ho raccontato tutto questo…-
Buffy
tremò leggermente alle sue parole.
Pensare
al ‘di là’ le aveva sempre fatto uno strano effetto.
E
ancora più, realizzare che forse, nell’altra dimensione, lei e Spike potevano
avere qualche tipo di connessione…
Altrimenti
perché scomodarsi a dargli quelle visioni?
…Le
visioni… Ecco qualcosa di interessante!
-Parlami
di come avesti le tue visioni- lo pregò in tono un po’ supplichevole.
Spike
sospirò ancora una volta, e allontanò la mano dai capelli di lei, sentendo
quasi il dolore della perdita.
-E’
stato forse dieci anni fa. Ero in Europa, a Praga, inseguito da una processione
impazzita che, se fosse riuscita a mettermi le mani addosso, sicuramente non mi
avrebbe rilasciato vivo. Riuscii a fuggire, a nascondermi nell’oscurità di uno
dei tanti vicoli… e fu allora che mi colpì. Fu come un flash di luce bianca
alla testa, e poi vidi delle immagini. Immagini di me stesso, nello stesso
luogo, con lo stesso aspetto… e tra le mie braccia una vampira mora con un
lungo vestito bianco…-
Buffy
trattenne il respiro, in attesa febbrile delle sue prossime parole.
-Qualche
visione più tardi, ho scoperto che il suo nome era Drusilla, e che LEI era il
mio Sire. Oltre che la mia donna-
Buffy
si irrigidì inconsciamente alla sua ammissione, ma cercò di ignorare quella
sensazione.
Pensò
invece a concentrarsi su cose più importanti.
-E’
lei, dunque? L’elemento di differenza tra i due mondi?-
Spike
sospirò.
-Dovrebbe
essere lei, sì. Deve essere successo qualcosa, qui, che ha impedito la sua
vampirizzazione… è quello che dovremo scoprire una volta che porteremo a
termine l’incantesimo.-
Buffy
si lasciò ricadere all’indietro, chiudendo gli occhi pesanti.
In
qualche modo quella storia l’aveva resa più esausta di quanto potesse
immaginare.
Aprì
pigramente un occhio, guardando il vampiro.
Spike
la stava squadrando con attenzione, un’attenzione che d’improvviso la fece
rabbrividire.
-Cosa
c’è?-
La
domanda bisbigliata di lei lo riportò alla realtà.
-Uh,
scusa. Niente. Adesso penso che andrò davvero a dormire…-
La
Cacciatrice annuì, tirando la coperta fin sotto il mento e rannicchiandosi
nella sua parte del letto.
Cominciò
a muoversi leggermente, senza riuscire a trovare una posizione che le andasse a
genio.
Poi
sentì un sospiro, l’ennesimo, da parte del vampiro, e Spike la prese
leggermente tra le braccia, lasciando che la sua testa riposasse sul suo petto.
La
vicinanza a lui ebbe ancora una volta un effetto confortante su di lei.
Buffy
chiuse gli occhi, e il sonno la invase presto.
Poco
prima di addormentarsi, però, sentì di nuovo la voce profonda del vampiro
accanto a lei.
-Andrà
tutto bene…- mormorò
Lei
gli strinse una mano in risposta.”
-Buffy?-
Niente
più sogni.
Niente
chiacchierate, distesi su un letto.
Niente
Spike.
Niente.
-Mi
dicevi dell’amuleto… cosa dovrebbe fare essenzialmente?-
Il
dolore scompare. Deve nasconderlo in profondità.
Deve
agire così, altrimenti le ottenebrerebbe troppo il cervello, per riuscire a
ragionare.
-Apre
un varco temporale. Ci porterà negli anni che gli indicheremo, per cambiare le
cose e tornare a una nuova realtà-
Anya
annuì.
-Sai
cosa c’è da cambiare, giusto? E le date? Sappiamo dove…-
-Tutto
risolto!-
Faith
entrò nella stanza sorridendo.
Un
braccio, quello sinistro, era immobilizzato da una fasciatura.
Il
livido sotto l’occhio e gli altri tagli stavano guarendo velocemente.
Aveva
diverse carte in mano.
-Una
mia ex fiamma del Consiglio… possiamo fidarci… mi ha dato alcune buone
informazioni-
Si
sedette accanto a Buffy sul divano, lanciandole per un momento uno sguardo di
compassione, e poi tornando immediatamente al soggetto principale.
-Questa
Drusilla… è morta nel 1860… due settimane prima che Angelus arrivasse a Londra.
Sembra che un gruppo di popolani sospettasse che lei fosse il demonio, e la
bruciarono sul rogo in gran segreto. A quel tempo certe cose erano tenute in
grande importanza-
Si
fermò, per osservare i suoi ascoltatori.
Anya
era seduta su di una poltrona davanti a lei, il corpo proteso in avanti come
per voler sentire meglio.
Buffy
fissava ancora la finestra.
Sembrava
essere anni luce lontana da lì, ma Faith sapeva che stava ascoltando ogni
minima parola.
Così
continuò.
-Dunque,
le date di cui avrete bisogno..-
-Avrete?-
Buffy si volse a guardarla, accigliata.
Faith
abbassò lo sguardo.
Non
avrebbe voluto dirglielo così presto.
-Avrete,
esatto. Non verrò con voi-
Lo
stato di apatia sembrò lasciare lo sguardo di Buffy in un attimo, e la
Cacciatrice aprì la bocca per parlare, ma Faith la interruppe alzando una mano.
-Ho
pensato a lungo a questo. E so di fare la decisione più giusta. Io sono la
Cacciatrice, B. La Cacciatrice in carica. Proteggere gli innocenti, beh… quello
è un mio dovere. Lo è stato a tempo pieno da quando sei andata via, e adesso lo
diventerà più che mai-
Prese
un profondo respiro, prendendole le mani e guardandola negli occhi.
-Non
so cosa c’è dall’altra parte, ma… mi piace quello che sono diventata qui. Mi
sento… completa. Mi sento… me stessa. Ricordi quando ancora mi chiedevi da che
parte avrei scelto di schierarmi, ed io non potevo ancora rispondere?-
Buffy
annuì.
-Beh,
adesso ho scelto. So che è questa la mia battaglia. E’ questo il mio mondo. E
lotterò per difenderlo. Anche da sola-
Buffy
sorrise, con dolcezza, e poi si avvicinò a lei e la abbracciò.
-Mi
mancherai, lo sai?-
Faith
sorrise, con le lacrime agli occhi, stringendola a sua volta.
-Anche
tu. Ti ho sempre voluto bene, B-
Buffy
si tirò indietro, sorridendo ancora.
-Lo
so. Anch’io te ne voglio-
Gli
occhi di Faith si illuminarono per un attimo, ma non disse niente.
-Ce
la farai- aggiunse poi Buffy. –Fermerai ogni Apocalisse, salverai gli
innocenti… tu hai la stoffa della Cacciatrice-
-Mai
quanto te- replicò Faith.
La
Cacciatrice sorrise amaramente.
-Questa
Cacciatrice è stanca… ha affrontato troppe battaglie… ha già visto morire
troppe persone care…-
Il
suo sguardo, senza volerlo, si posò di nuovo sulla finestra, sulla vista di
un’unica croce di legno nel giardino.
La
croce di Angel.
Quella
croce che lei aveva costruito anni prima in sua memoria.
Non
v’erano croci che ricordassero Spike, né lapidi.
Non
c’era niente.
Angel,
con la sua anima, era stato più umano.
Spike
era… Lui era…
“Tu
non sei un uomo. Tu sei il mio vampiro”
Distolse
quel pensiero dalla mente.
-Ma
tu sarai brava… lo so-
Strinse
le sue mani un’ultima volta, prima di alzarsi in piedi.
-E’
tutto pronto?-
L’amuleto
scintillava al collo di Buffy.
Ora
più che mai la sua luminosità eguagliava quasi quella del sole.
La
Cacciatrice lo rigirò tra le dita per qualche momento, con aria trasognata.
Per
uno stupido pezzo di metallo aveva perso…
…La
persona che forse l’aveva capita più di tutti, quella che le aveva offerto
amore, e comprensione, e fiducia. Che aveva offerto se stesso.
Per
uno stupido pezzo di metallo.
Ma
c’era anche lui dall’altro lato.
Lei
lo sapeva.
Sapeva,
che lo avrebbe ritrovato.
Anya
le porse un foglio, e Buffy pronunciò quelle poche parole scritte in latino.
Subito
dal medaglione si sprigionò un fascio di luce, proiettato in avanti.
Si
creò un vortice, che cresceva velocemente in grandezza.
Ancora
qualche secondo, e sarebbe stato il momento giusto per entrarvi.
Buffy
si girò verso Anya, tendendole una mano.
-Afferra
la mia mano. Il varco temporale non durerà a lungo-
L’ex
demone sembrò allungare una mano verso di lei, ma poi la ritrasse, arretrando di
un passo e scotendo la testa.
-Non
verrò con te-
Buffy
spalancò gli occhi, confusa.
-Perché?!..-
-Perché
se è destino che dobbiamo incontrarci- la interruppe Anya con decisione, e poi
le fece occhiolino, sorridendo –e io credo che lo sia, ci rivedremo dall’altra
parte-
-Ma…-
cominciò Buffy incerta.
-Niente
ma- tagliò corto l’ex demone.
Poi
si volse a guardare il varco.
-Devi
andare. Non hai molto tempo-
La
Cacciatrice annuì, ingoiando un nodo in gola che tratteneva dal giorno
precedente.
Da
quando aveva stretto tra le mani quello che restava di Spike.
Dell’uomo…
del vampiro… che lei… senza sapere né come, né da quando… amava.
Rivolse
ad Anya un sorriso, alzando un pollice in segno di vittoria, e poi corse verso
il varco.
Spike
la stava attendendo dall’altra parte.
XXIV.
Era
inginocchiata davanti a quell’altare da non ricordava quanto tempo.
Stava
ancora aspettando che Drusilla arrivasse.
La
prima tappa del viaggio era stata veloce, Buffy aveva dovuto solo accertarsi
che la vampirizzazione di Angel andasse a buon fine.
No,
non Angel.
Lì
lui era Liam.
Nel
1753, a Galway, quello era ancora Liam.
Un
ragazzo continuamente ubriaco, in perenne lotta col padre, che trascorre tutto
il suo tempo nei bordelli della città.
Era
questo che Angel era, all’inizio.
Buffy
aveva visto Darla, più bella che mai, vestita con gli abiti del tempo.
Lo
aveva adescato, il suo aspetto lo aveva attirato come faceva il canto delle
sirene con i marinai.
E
Liam era andato da lei.
E
si era lasciato convincere.
E
poi c’era stato solo sangue.
Il
sangue di Liam, che Darla aveva bevuto dal suo collo.
E
il sangue della stessa Darla, a cui Liam si era aggrappato proprio sopra la
scollatura del vestito.
Liam,
l’essere umano, era morto per sempre.
Al
suo posto, Angelus era stato creato.
Angelus
destinato ad ancora altro sangue, e distruzione, e morte.
E
poi, certo, ci sarebbe stato il suo dolce Angel.
Ma
per lui, avrebbero dovuto aspettare un altro secolo.
D’un
tratto lo sfavillio di un vestito bianco attirò la sua attenzione.
Buffy
alzò il capo, e l’immagine di una ragazza dai lunghi capelli scuri raccolti,
tutta vestita di bianco, la lasciò a bocca aperta.
Quella
era l’immagine della purezza.
Di
un’innocenza che non avrebbe mai dovuto essere contaminata.
E
invece lo sarebbe stata, di lì a poche settimane.
Sarebbe
dovuto succedere, se Buffy voleva tornare ad un mondo con i suoi amici.
E
con Spike.
In
un attimo fu in piedi e la raggiunse, prendendola per un braccio e
costringendola a girarsi.
La
ragazza la guardò con un misto tra sorpresa e preoccupazione.
Ma
Buffy non aveva tempo per le spiegazioni.
-Ascoltami
bene, Drusilla-
Drusilla
si ritrasse indietro, spaventata.
Nei
suoi occhi vi era stupore, ansia, terrore… pazzia.
Perché
a quanto pare Drusilla sarebbe diventata pazza, le sue stesse visioni ne erano
un segno.
E
prima di allora, Buffy doveva strapparla dalle grinfie dei suoi concittadini.
-Ascoltami
bene,- ripeté Buffy. –Io so delle tue visioni. So che possono sembrare… spaventose,
e… diaboliche, ma sono un dono. Un dono prezioso. Non esserne spaventata. E
soprattutto, non parlarne mai con nessuno. Gli altri non capirebbero-
Sorrise
allora, Buffy, e i suoi occhi si velarono per un attimo di tristezza.
-Non
capiscono le cose che non sanno spiegarsi. E’ per questo che le ignorano o,
altre volte, si convincono che sia qualcosa di demoniaco. Non parlarne mai con
nessuno, mi hai sentito?-
Retrocedette
di qualche passo, tenendole ancora la mano finché alla fine la lasciò, sorridendole
prima di girarsi e andarsene.
Drusilla,
che fino ad allora non aveva osato parlare, si protrasse leggermente in avanti
per guardarla.
-Chi
sei tu, creatura misteriosa?-
Buffy
le rivolse un breve sorriso amaro.
-Una
persona che rincontrerai… un giorno- mormorò enigmaticamente, e poi, in un
soffio, scomparve nel nulla.
Drusilla
non avrebbe ripensato più a quella ragazza, fino a qualche secolo dopo, poiché
quella stessa ragazza le avrebbe portato via il suo re di cuori.
Ad
ogni modo, le sue parole le rimasero impresse, e così Drusilla tenne il suo
dono solo per sé.
Fino
a quando, ormai esausta di nascondere da tutti quel segreto così gravoso, andò
a confessare i suoi peccati a uno dei preti del suo convento.
E
l’incubo cominciò daccapo.
E
Drusilla, l’innocente fanciulla dal viso angelico, divenne la creatura che più
odiava, la notte prima di prendere i voti.
Drusilla
divenne un vampiro.
Buffy
sospirò.
La
stanchezza degli ultimi giorni ora si faceva sentire sempre più pressante.
Non
ricordava di aver dormito da… beh, dal loro arrivo a Sunnydale.
E
questo era avvenuto quasi sei giorni prima.
In
più, il dolore degli ultimi giorni contribuiva ad aumentare la sensazione che
tutto stesse andando in pezzi.
Beh,
no, in un certo qual modo, tutto stava tornando al suo posto.
Ogni
pezzo del puzzle stava per essere ricollocato nella posizione designata.
Eppure,
vedere quelle morti, davanti ai suoi occhi, e non poter far niente per
evitarlo…
Prima
c’era stato Liam.
Poi
Drusilla.
E,
doveva ammetterlo, era stata proprio a lei a tirare Drusilla nell’abbraccio
mortale di Angelus.
Ed
ora… ora…
Ora
avrebbe assistito alla morte di William… e alla rinascita di Spike.
Il
poeta dall’animo sognante sarebbe stato sepolto per sempre, e sarebbe sorto
invece il vampiro sanguinario responsabile della morte di due Cacciatrici.
Buffy
aspettava.
Aspettava
nel vicolo dei vampiri, proprio come lui le aveva detto.
Nell’ombra,
attendeva che la preda giungesse per essere afferrata dai suoi predatori.
E
la preda arrivò.
Uno
Spike più giovane, più giovane nell’animo e nello spirito, con l’espressione
distrutta e gli occhi pieni di lacrime, arrivò correndo, stringendo a sé fogli
giallastri scritti fittamente.
Andò
a rannicchiarsi a terra, solo, vinto dall’amarezza, il suo cuore spezzato.
E
Buffy avrebbe dato tutto, tutto quello che aveva, per poter toccarlo, per poter
consolarlo.
Per
infondergli quella fiducia di cui lui avrebbe avuto bisogno per andare avanti.
Per
non perire davanti alle difficoltà della vita, e davanti a due vampiri che, la
sua vita, l’avrebbero reclamata stanotte.
Ma
non poté fare niente.
Non
poté muoversi.
Perché
il pensiero, che allora non avrebbe mai più potuto rivedere Spike… il suo
Spike… quello era ancora in assoluto la cosa peggiore.
Il
solo pensiero le toglieva il respiro, faceva perdere un battito al suo cuore.
Lei
doveva ritrovare Spike.
Doveva
rivedere la sua faccia al mattino, i capelli arruffati e gli occhi azzurri
chiarissimi perché si era appena svegliato.
E
doveva ammirare di nuovo il suo incedere elegante, la sua grazia felina da
predatore.
E
doveva parlargli, dirgli tutte quelle cose che, fino ad allora, aveva taciuto.
Per
testardaggine, per timore, per… ignoranza.
Perché
spesso ti accorgi di amare una cosa solo quando ormai non ce l’hai più.
Buffy
avvertì il momento preciso in cui fu segnata la fine del giovane William.
Non
quando Drusilla e Angelus si avvicinarono, non quando lei gli parlò dolcemente.
William
alzò il capo verso di lei, la guardò, la guardò fin dentro il suo cuore oscuro
di vampira… e ne rimase incantato.
Rimase
come ipnotizzato.
Perché
per William quella rara bellezza scura era rifulgente.
E
così Buffy assistette in disparte, assistette anche a questo, stringendo i
denti.
Assistette
alla fine della vita come la conosceva, e l’inizio di una che avrebbe imparato
ben presto ad amare.
William
the Bloody moriva… nasceva Spike.
La
vita di Buffy, solcata da troppe perdite, terminava allora.
E
al suo posto, si registrarono nella sua mente nuove memorie, nuove battaglie,
nuove perdite.
Momenti
di felicità, e altrettante sofferenze.
Buffy
ricordava…
“Sono
una principessa” “Questo è quello che sei”
Spike…
La sua adorazione per Drusilla…
Qualcosa
di indistruttibile, che neanche la pazzia o il tempo aveva logorato.
-…lei
era il mio Sire. Oltre che la mia donna-
“Cosa
succede sabato?” “Ti ucciderò”.
Il
loro primo incontro… il loro primo vero incontro.
In
un vicolo all’esterno del Bronze.
Due
creature destinate alla lotta, sì.
Contro
l’un l’altro.
-Tu
sei il mio vampiro… sempre che tu voglia esserlo- -Ti basta come risposta?-
“Se
non te ne vai finirà male. Per tutti noi.” “Il tuo cuore puzza di lei.”
Angel
e Drusilla.
Spiarli
dall’oscurità, di nascosto, accorgersi di non conoscere la persona amata, di
non avere piena coscienza delle sue azioni passate…
Come
rendere pazza una ragazza pura, e macchiarla col peccato per sempre.
-Chi
sei tu, creatura misteriosa?-
“Ok,
ancora una volta. Ti sei chi???” “Io sono la Cacciatrice.”
Kendra,
la seconda Cacciatrice.
Quella
che in questo mondo non era mai apparsa.
Quella
che morirà da Cacciatrice, troppo presto.
Per
mano di Drusilla…
-E’
lei, dunque? L’elemento di differenza tra i due mondi?-
“Preferisco
di gran lunga combattere con te comunque.” “Mutuale.”
Il
rituale per guarire Drusilla.
Quello
che avrebbe messo in grave pericolo Angel.
E
poi, combattere Spike, ancora una volta…
Come
due nemici. Come la nemesi l’uno dell’altra.
Due
facce della stessa medaglia, eppure ancora così incredibilmente simili…
-Mancava
qualcuno con cui condividere tutto quel caos…-
“No.
Devi solo baciarmi.”
Angel.
Era andata a letto con Angel.
E
lui aveva perso la sua anima.
Aveva
perso quella parvenza di umanità che lei aveva amato così tanto.
Trasformandosi
in un mostro.
Nel
‘Flagello d’Europa’.
Tornando
da Drusilla e Spike.
-Su,
bellezza, vieni… Non mordo mica…-
E
ancora, centinaia, migliaia di ricordi tutti insieme, memorie del tutto nuove…
Come
la morte di Jenny Calendar per mano di Angelus.
Come
l’incantesimo di cui lei e Angelus erano stati vittima, diventando, per
l’ennesima volta, sfortunati amanti.
Come
Acathla, e la distruzione del mondo.
E
l’alleanza con Spike, la prima volta che lei non lo avesse visto solo come un
mostro.
E
poi Angel, il ritorno della sua anima, e dirgli addio, e spingere quella spada
nel suo stomaco.
E
la fuga, e l’estate a Los Angeles.
I
sogni, stupidi sogni premonitori che non la lasciavano mai in pace.
Il
ritorno di Angel dall’inferno.
L’arrivo
di Faith.
La
breve visita di uno Spike ubriaco.
Anyanka
e i suoi desideri, e poi Anya, come semplice umana.
Il
tradimento di Giles.
L’arrivo
di Wesley Windham-Pryce.
La
ribellione di Faith.
Salvare
la vita ad un Angel avvelenato a morte.
Mandare
in coma Faith.
E
poi la battaglia contro il Sindaco.
E
la partenza di Angel.
Memorie…
tutte memorie di cui forse avrebbe fatto volentieri a meno…
Se
non fosse che…
Se
non fosse che in ogni occasione, c’erano Willow e Xander al suo fianco per
tutto il tempo.
Proprio
come in questa dimensione.
E
se non fosse che, stavolta, non era morto nessuno.
E
che questo, almeno questo, la riempiva immensamente di gioia.
Altri
due anni, ancora…
Mancavano
altri due anni…
Il
college.
Harmony
e Spike.
La
gemma di Amara.
Parker.
Riley.
L’Iniziativa.
Il
chip di Spike.
L’incantesimo
d’amore di Willow su di lei e Spike.
Il
risveglio di Faith.
Andare
a Los Angeles per trovarla e darle quello che si meritava.
La
brusca reazione di Angel.
E
poi Adam, e la sua alleanza con Spike.
E
poi quei sogni premonitori, e la Prima Cacciatrice.
Buffy
avrebbe sorriso, se avesse potuto.
Così
tanti cambiamenti.
In
un solo anno la loro vita era cambiata radicalmente.
Willow
che si era scoperta lesbica e aveva ora una nuova ragazza, Tara.
Xander
con Anya, l’ex demone della vendetta.
Spike
reso innocuo e ormai dalla loro parte, anche se ancora non così desideroso di
aiutare.
Riley,
il ragazzo umano che aveva sempre sognato di avere… e che aveva avuto in
entrambe le dimensioni.
Come
Parker, solo che in questo caso gli avvertimenti di Spike erano arrivati troppo
tardi.
La
Prima Cacciatrice, un essere così selvaggio e letale…
Faith,
che non aveva mai scelto di combattere il male al loro fianco, ma che comunque
stava pagando per le sue colpe.
Wesley
e Cordelia a Los Angeles con Angel, ad aiutarlo nella conduzione della sua
agenzia investigativa.
Così
tanti cambiamenti…
E
poi c’era quell’ultimo anno.
Centinaia
di altri ricordi che le invadevano la mente in brevi attimi.
La
comparsa di Dracula, e la sua breve rivelazione sulle Cacciatrici e su come il
loro potere derivi dall’Oscurità.
Glory,
la sua chiave magica e i monaci.
Dawn,
la sorella creata da lei e fatta del suo sangue.
Il
tradimento di Riley, e quella partenza che forse lei avrebbe potuto fermare… se
solo avesse voluto più ardentemente.
Il
ritorno di Drusilla, e l’ammissione di amore di Spike verso di lei.
I
racconti di Spike sulle Cacciatrici, proprio come aveva fatto nella sua
dimensione, anche se la storia, in alcuni punti, era stata cambiata dal
destino.
I
cavalieri di Bisanzio, e l’intervento del Concilio.
E
poi sua madre, sua madre che era morta ugualmente, e stavolta di complicazioni
post operazione.
La
presenza di Angel al funerale, che non le aveva donato tutto il conforto che
aveva sperato.
Il
viaggio nel deserto, e lo spirito guida, e poi quelle tre parole…
…
“Ama. Dona. Perdona”…
Lo
spirito che l’aveva avvertita che lei era piena d’amore, e che non doveva
rifiutare questo amore.
Perché
esso le avrebbe fatto un dono.
La
morte.
Le
torture di Glory, prima su Spike, e poi su Tara.
Ammettere,
per una volta, che i sentimenti di Spike erano sinceri… che lui amava veramente
Dawn e lei.
Ammettere
con se stessa che, sì, poteva permettere a se stessa di amare un demone
senz’anima.
Perché
l’anima di Spike, forse, era proprio lei.
Spike,
che aveva fatto così tanto per lei, in entrambi i mondi…
Lui
le avrebbe protette, avrebbe protetto Dawn, fino alla fine del mondo.
Anche
se fosse successo quella notte.
E,
beh, ci andava vicino alla fine del mondo…
Era
la battaglia finale.
Quella
a cui, volente o nolente, avrebbe partecipato.
In
prima persona.
Buffy
stava tornando alla dimensione che le si addiceva per compiere il suo destino.
Salvare
il mondo.
Ancora
una volta.
XXV.
– PRIMO EPILOGO
Buffy
si sporse per guardare in basso.
La
separavano da terra almeno una ventina di metri.
Rabbrividì.
Quel
buco nero si stava allargando senza sosta.
Non
poteva più indugiare.
Non
poteva.
Si
avvicinò a Dawn, in piedi vicino a lei.
Era
così cresciuta negli ultimi mesi.
Era
maturata, e stava diventando una donna.
Non
c’erano molte parole da dire.
La
baciò su una guancia, poi le sussurrò: -Mi dispiace, Dawnie… Ricorda, la cosa
più difficile, in questa vita, è viverci. Vivi anche per me…-
La
bambina, sembrava non aver capito quello che stava succedendo.
-Chi,
chi ti ha detto queste cose?-
-Oh,
un vecchio amico…-
Buffy
sorrise, e si allontanò un po’ dalla sorella.
Era
lì, disteso a terra, sanguinante.
Chissà,
poi, come ci era arrivato, lì sopra.
Ma
avrebbe dovuto saperlo, lui non si arrendeva di fronte a niente.
Lo
guardò, e il suo sguardo tradiva un sentimento che non avrebbe dovuto provare.
-Addio,
Spike. Grazie… di tutto! Per quello che hai fatto…- sorrise ancora.
Un
segreto… e ricordi… che non aveva svelato a nessuno.
Nessuno.
Perché
avrebbe significato dover ammettere qualcosa che per lei era… inconcepibile.
-…per
quello che stai facendo, e che spero continuerai a fare… per Dawn…-
Il
vampiro la guardò attonito.
-Buffy,
cosa stai dicendo…-
-E
grazie per avermi amato, per essermi rimasto accanto, quando non avevo
nessuno…-
Si
era voltata. Avrebbe continuato all’infinito.
Ma,
dannazione, non ce n’era, di tempo.
-Buffy,
aspetta…-
Si
era nuovamente girata a guardarlo.
Quello
sguardo…
Che
stupida, solo in punta di morte se n’era resa conto.
-Ti
amo, Buffy…-
Quella
dichiarazione… gliel’aveva fatta tante volte.
Non
si aspettava, niente, come al solito.
E
invece era davvero la fine.
-Anch’io
ti amo…-
E
stupida, perché solo in punta di morte aveva avuto il coraggio di ammetterlo.
Le
lacrime le offuscavano la vista.
Corse
verso la fine della piattaforma.
L’aveva
immaginata tante volte, una morte così.
Spettacolare,
che lasciasse il segno.
E
di certo sarebbe stato così, per i suoi amici.
Spiccò
un salto… e poi più niente.
Il
suo corpo esanime era riverso per terra, sporco di terra misto a sangue.
Spike
le era vicino.
Le
teneva una mano fra le sue, e giocava con i suoi capelli.
Piangeva,
incredibile, credeva che gente come Spike non piangesse.
Anche
se, in realtà, lei sapeva molte più cose degli altri.
Ricordava…
ogni parte del puzzle era stampata nella sua mente.
Due
vite, unite dal destino, in due realtà diverse.
E
due vite, separate brutalmente in entrambe.
Gli
altri, i loro “amici”, li guardavano, vedendo solo ciò che volevano vedere,
senza capire.
E
in effetti, era davvero così.
Perché
loro non sapevano, ciò che era realmente successo, non potevano neanche
immaginarlo.
E
neanche Buffy e Spike, avrebbero potuto prevederlo.
Era
accaduto, e basta.
E
adesso sarebbe venuta un’altra Cacciatrice, chissà, forse proprio quella moretta,
Faith.
Continuò
a fissarli.
Sul
volto di Spike si leggeva la più mera disperazione.
Un
amore, stroncato sul nascere.
Mentre
il viso di Buffy era… sereno.
Aveva
risolto le sue faccende in sospeso, anche se forse, non intendeva farlo così.
Si
strinse ancor più forte tra le braccia del suo ragazzo.
L’unico
rifugio dall’orrore di quella scena.
“Non
si può sfuggire al Fato: se due anime non sono destinate l’una all’altra,
saranno separate per l’eternità…”
-Non
per criticarla, sa. Ho solo una domanda: perché proprio quei due?-
-Anyanka,
Anyanka, non mettere in dubbio le mie decisioni… E poi, ora stanno bene dove si
trovano…-
Anyanka
si girò a guardare.
-Già.
Ha ragione…-
Sorrise.
Due
sagome, dall’aspetto eternamente giovane e l’aria perennemente felice,
percorrono la strada che si erge di fronte a loro…
“…o
forse no.”
XXV.
– SECONDO EPILOGO
Buffy
ansimò pesantemente, stringendo ancora fra le mani l’ascia.
Glory
era davanti a lei, ugualmente ansimante.
Le
due combattenti si lanciarono uno sguardo veloce, prima di riportare la loro
attenzione su un punto in particolare.
La
sommità della torre.
Dawn.
Buffy
fu la prima a notarlo.
-Chi
diavolo…-
Una
figura che dal basso non riusciva a distinguere cominciò ad avvicinarsi
minacciosamente a Dawn.
Sentì
Glory davanti a sé ridere, e si volse di nuovo verso di lei, stringendo più
forte l’impugnatura dell’ascia.
La
dea rise ancora, più forte, fin quasi alle lacrime.
Buffy
avanzò di qualche passo.
Finalmente
Glory smise, e la guardò con aria quasi comprensiva.
-Qualsiasi
cosa tu faccia… adesso è completamente inutile… Lo vedi il mio amico Doc là
sopra?-
Il
suo sguardo ritornò alla sommità della torre.
-Beh,
lui farà sanguinare la mia chiave al punto giusto… fino alla morte- sibilò tra
i denti.
Buffy
si guardò intorno disperata, cercando un modo, qualsiasi cosa, per salvare
Dawn.
Non
si accorse che Glory stava avanzando sempre più pericolosamente verso di lei.
-Ma
prima… concedimi il piacere di ucciderti… tu, piccolo insulso niente, morirai
da traditrice… com’è giusto che sia…-
E
allora qualcosa scattò.
Qualcosa,
nei ricordi di Buffy, urlava deja vù.
E
anche un altro nome.
Urlava
Spike.
Sorrise
scotendo la testa, ricordando memorie d’altri tempi.
Si
mise in posizione di difesa, ma quel sorriso danzava ancora sulle sue labbra.
-Pronti
ad andare, squadra?-
Quell’urlo,
quel semplice urlo, bastò per mettere in movimento ogni cosa.
Spike
e Anya si scambiarono un breve sguardo d’intesa, un breve sorriso, ricordando
entrambi.
E
poi, non c’era più tempo per le memorie.
Anya
si voltò verso Willow con aria di comando.
-Will!
Fai spazio a Spike! In fretta!-
La
ragazza dai capelli rossi la guardò per un attimo confusa, sorpresa dal suo
tono così austero.
Anya
era sempre stata tutto eccetto… austera.
In
un attimo la sua attenzione fu sulla rampa di scale che portava alla cima della
torre.
Poche
parole sussurrate, e non vi erano più né demoni né umani a proteggere
l’accesso.
Spike
corse.
Corse
per evitare che il destino si compiesse.
Corse
come se fosse stato inseguito da mille demoni.
Come
se il domani dipendesse soltanto dalla velocità con cui sarebbe arrivato là
sopra.
Era
così in effetti.
Grazie
alla sua forte volontà, o forse solo alla sua velocità vampirica, fu in cima in
un soffio.
Vi
era una piattaforma stretta e non troppo lunga.
In
fondo, Dawn, vestita in abito sacrificale, i lunghi capelli mogano scompigliati
dal vento del mattino in arrivo.
E
Doc davanti a lei, con un pugnale pericolosamente vicino.
Quello
stesso Doc che una volta li aveva aiutati e… che sarebbe dovuto essere morto.
Girò
gli occhi irritato, avanzando con falcate lunghe e decise.
-Perché
non potere restare morti quando uno vi uccide?-
Doc
si girò verso di lui, roteando tra i denti la sua lunga lingua sibilante.
-Potrei
dire lo stesso di te-
Il
vampiro scrollò le spalle, avanzando ancora.
-Che
posso dire… devo prima mantenere una promessa a una ragazza-
Il
demone strinse i piccoli occhi in maniera minacciosa.
-Il
sangue scorrerà… il portale si aprirà… e la chiave morirà-
-Non
se posso impedirlo- mormorò Spike un attimo prima di buttarglisi addosso.
Buffy
barcollò all’indietro, instabile.
Il
suo viso, le sue braccia, le sue mani… dappertutto c’erano lividi e graffi.
La
Cacciatrice ansimò ancora, pulendosi un po’ di sangue dalle labbra.
Guardò
distrattamente il liquido rossastro sulle sue dita.
Sangue.
Il
sangue dei Summers.
Il
suo sangue, e il sangue di Dawn.
Una
breve occhiata intorno a sé confermò quello che sperava.
Spike
era sulla torre.
Spike
avrebbe salvato Dawn.
Spike
non l’avrebbe lasciata morire.
Perché
Spike la amava… e non era un mostro.
“…Andrà
tutto bene…” “…Non osare morire in questo scontro…”
Improvvisamente
la invase una strana stanchezza.
Buffy
era serena.
Dawn
sarebbe stata al sicuro, ne era certa.
Spike
sarebbe sopravvissuto e avrebbe vegliato su di lei. Per sempre.
Il
colpo che Glory le sferrò la fece piombare nell’oscurità.
In
pochi minuti Spike era riuscito ad impadronirsi del pugnale.
Doc
era in un angolo della piattaforma, pericolosamente vicino a cadere.
Il
vampiro strinse i denti, ignorando il dolore della ferita sulla schiena che il
demone gli aveva inflitto.
Un
solo pensiero risuonava nella sua testa.
Salvare
Dawn.
Salvarla
per Buffy.
E
poi sentì un bisbiglio, così basso che avrebbe potuto giurare di averlo solo
sognato.
“Spike…”
-Buffy…-
mormorò, guardando immediatamente verso il basso.
E
quello che vide gli tolse il fiato.
Buffy
a terra.
Glory
sopra di lei.
Ringhiò
furioso, pronto a saltare giù e a difendere la donna che amava.
E
Doc si approfittò proprio di quel momento.
Con
un salto gli fu addosso, riuscendo a togliergli di mano il pugnale e tenendo le
sue braccia dietro la schiena.
-Non
preoccuparti per la ragazza- indicò Buffy in basso con un cenno della testa.
–Presto o tardi moriremo tutti. Tu per primo-
Gli
sorrise di un sorriso malefico.
-Porterò
i tuoi saluti alla ragazza-
Spike
strinse i denti, preparandosi alla caduta.
Ma
poi successe qualcosa.
Improvvisamente
non c’era più nessuno a tenerlo prigioniero.
D’improvviso
era libero.
Sentì
un urlo soffocato, e si girò istantaneamente verso la causa.
Qualche
passo più in là, con uno sguardo fiero negli occhi, stava Anya, in piedi
accanto a Doc.
Che
sanguinava copiosamente dal petto.
-Indovina
chi ha sanguinato alla fine…- mormorò in tono di scherno.
Spike
le arrivò affianco.
-Perché
ci hai messo così tanto?-
Anya
girò gli occhi.
-Perché
ero impegnata a strillare e pensare che non ce l’avremmo mai fatta… proprio come
tutti si aspettano che io faccia-
Spike
sorrise, guardando ancora il corpo a terra.
-E
poi, lo sai… odio interrompere-
Anche
Anya sorrise.
-Lo
fai tutte le volte-
-Esattamente.
Siamo una squadra, no?-
Si
sorrisero, identici sorrisi complici, prima che la loro attenzione fosse
richiamata da qualcos’altro.
-Ehm,
ragazzi… non è che potreste slegarmi?-
Si
volsero verso Dawn, e allora Spike spalancò gli occhi.
-Buffy…-
Si
sporse dalla piattaforma, cercando di scorgerla.
Gli
era impossibile, però, dal momento che il crollo della torre aveva alzato un
polverone.
Dovevano
scendere immediatamente.
La
luce del sole le riscaldava leggermente il viso.
Tutto
era ancora buio e scuro.
Pensieri
sconnessi le annebbiavano la mente.
…Dawn…
Spike… Glory… la chiave… la morte…
E
poi delle voci, c’erano così tante voci.
Voci
che conosceva.
Le
voci di coloro che amava.
Di
coloro per i quali aveva deciso di rinunciare a tutto, anche se stessa, se
necessario.
E
ora erano lì con lei.
Ora
erano tutti insieme.
Le
voci diventavano più rumorose, le parole più chiare.
-…Non
osare toccarla…-
-…Noi
siamo qui per lei…-
-…Non
c’è più niente per te qui, vattene…-
Rumori
di battaglia, vicini a lei, troppo vicini.
Urla,
e poi… silenzio.
E
poi una mano amica, sul viso.
Buffy
si costrinse ad aprire gli occhi.
E
i visi di Willow, Xander e Giles, inginocchiati sopra di lei, si impressero
nella sua memoria.
Sporchi,
sanguinanti, feriti.
Non
le erano mai sembrati più belli.
I
suoi amici.
Sorrise
debolmente.
-I
miei Slayerettes…- mormorò.
Si
sentì afferrare da tutti e tre, e stringere forte, più forte che mai prima.
Questa
volta non era stata Buffy Summers a salvare il mondo.
Il
sangue e la polvere si mischiarono alle lacrime sul suo viso.
Questa
volta era stato il mondo a salvare Buffy Summers.
Alcune
volte non si ha la percezione di giusto e sbagliato.
Alcune
volte le cose accadono, e basta. Senza poterlo evitare.
Come
in questa occasione.
Era
scritto che la Buffy di una dimensione avrebbe perso ogni contatto col suo lato
da Cacciatrice, e sarebbe tornata ad essere una comune ragazza mortale.
E
non avrebbe più provato dolore, per il resto della sua vita.
E
non avrebbe provato più neanche gioia, né amore.
Ma
l’intervento di un vampiro aveva cambiato tutto, imbrogliando le matasse del
fato.
Ingannando
il destino.
…Era
scritto che la Buffy di un’altra dimensione si sarebbe sacrificata, saltando in
un portale, e avrebbe salvato sua sorella e il mondo.
Compiendo
il suo destino da Cacciatrice.
Morendo
da guerriera.
E
avrebbe trovato solo pace e consolazione nel nulla della morte.
Pace…
ma non amore.
Ma
poi, l’intervento di un vampiro e di un ex demone della vendetta ha cambiato
tutto, modificando il corso della storia.
Buffy
Summers ora viveva.
Vi
mostrerò quello che intendo…
Il
campanello d’ingresso suonò più volte e insistentemente.
Buffy
mugugnò qualcosa, completamente contraria ad alzarsi.
Ma
il campanello continuava a squillare e squillare senza fine, così, imprecando silenziosamente,
si alzò dal letto, mise addosso una vecchia vestaglia e scese le scale di casa.
Sbadigliando
vistosamente e stropicciandosi gli occhi, aprì la porta, rivelando una radiosa
Anya.
L’ex
demone aveva un enorme sorriso stampato sul viso.
E
numerosi pacchetti in mano.
-Sveglia
sveglia!- esclamò allegramente, superandola e avviandosi verso la cucina.
Buffy
girò gli occhi.
Come
Anya riuscisse a svegliarsi così presto ed essere ancora così allegra e vispa
era veramente un mistero per lei…
Davanti
alla porta Xander si schiarì rumorosamente la gola, sembrando altrettanto
addormentato.
La
Cacciatrice sorrise comprensiva.
-Ti
ha di nuovo svegliato all’alba?-
Xander
sospirò, esasperato.
-Non
parlarmene. Se avesse usato questo tipo di tortura quando ancora era un demone,
tutti quegli uomini avrebbero sofferto molto più intensamente, te lo assicuro-
Buffy
gli diede ancora una pacca comprensiva sul braccio, mettendosi da parte per
farlo passare.
I
due si unirono ad Anya nella cucina di casa Summers, dove l’ex demone stava già
armeggiando con pentole e uova.
-Una
Cacciatrice forte ha bisogno di una sana alimentazione… e io ho bisogno di
allenarmi ad essere una brava mogliettina, quindi questo- fece un ampio gesto
con le braccia –è conveniente per entrambi-
Due
sospiri identici provennero da Buffy e Xander, che preferirono comunque
restarsene in silenzio.
Poi,
d’un tratto, un rumore pesante di passi dal piano superiore fece alzare loro la
testa.
-Indovina
chi è sveglio…- Anya mormorò con una luce diabolica negli occhi.
Xander
grugnì.
-Ti
prego, corri a salvarlo, prima che coinvolga anche lui in… troppo tardi-
Una
testa bionda arruffata dal sonno comparve da dietro l’angolo, ancora
innocentemente ignaro della visita.
-Spike!
Ben svegliato!- squillò Anya gioiosamente.
Le
altre tre persone nella stanza mostrarono all’unisono uguali espressioni di
sofferenza.
Il
vampiro andò verso Buffy, lasciandosi cadere nella sedia accanto a lei.
-Ti
prego, dimmi che sto ancora dormendo e che questo è solo un incubo-
La
Cacciatrice appoggiò il capo sulla sua spalla, scotendo la testa.
-Niente
incubo. E’ proprio la cruda e nuda realtà-
Spike
appoggiò la testa sopra quella di Buffy, sconsolato.
-Non
possiamo mandarla via, giusto?-
La
voce di Xander rispose alla sua domanda dall’altro lato del tavolo.
-Ci
ho già provato. Praticamente inutile. Ritorna sempre-
Di
nuovo sospirarono.
Intanto
Anya, ignorando completamente le loro lamentele, stava disponendo dei piatti
davanti a loro.
-La
colazione è il momento più importante della giornata- sentenziò ogni parola
come se stesse parlando a dei bambini. –Per questo deve essere sempre
costituita da cibi sani e ricchi di energia-
Dopo
aver portato i piatti a tavola, l’ex demone si sedette accanto al suo ‘promesso
sposo’, congiungendo le mani.
-E
ora, dobbiamo ringraziare il Signore per…-
Per
niente convinto, Xander congiunse le mani.
Qualsiasi
cosa, pur di far contenta la sua Anya.
E
farla stare zitta!
Spike
aggrottò le sopracciglia, avvicinando le labbra ad un orecchio di Buffy.
-Sei
proprio sicura che non posso mangiarmela?- borbottò piano.
La
Cacciatrice sorrise, ma scosse la testa vigorosamente.
-Lo
sai che non puoi, Spike. Il chip…-
Lui
le cinse la vita con le braccia, stringendola a sé, e poi mettendosela in
braccio.
-Sopporterei
anche il dolore, pur di farla smettere…-
Buffy
rise piano, una risata leggera e cristallina.
Una
risata che riusciva sempre a riempire il cuore di Spike di una gioia infinita.
Le
prese il mento tra le dita, facendola girare verso di lei.
Le
sfiorò le labbra con le proprie per un momento, assaporando il suo sapore.
-Lo
sai che ti amo, giusto?-
Buffy
sorrise.
-Anch’io.
Ti. Amo- replicò lei, puntualizzando ogni parola con un bacio.
Presto
i due erano persi l’uno nell’altro, dimentichi di ogni altra cosa.
Finché
la voce acuta di Anya li riscosse, proprio come al solito.
-Voi
due, meno sdolcinatezze e più cibo… Odierei vedere i miei sforzi sprecati-
Buffy
e Spike girarono gli occhi, ma tornarono ai loro posti, forchette in mano.
Spike
guardò Anya minacciosamente, portando in bocca un pezzo di uova.
-Lo
sai cosa mi piacerebbe farti, Anyanka?-
Lei
alzò gli occhi dal suo piatto, sorridendo ampiamente.
-Non
veramente, ma non ne avresti il coraggio. Noi siamo una squadra, giusto?-
Dal
suo trono dorato tra le nuvole su, su e ancora più su nel cielo, il Destino
annuì bonariamente.
“Non
si può ingannare il Destino: se due anime non sono destinate l’una all’altra, saranno
separate per l’eternità…”
Il
Destino sorrise.
Non
era questo il caso.
“…o
forse no.”
FINE