DUE NELLA TEMPESTA

 

 

 

Autore: Anneliz

 

Spoiler per: Becoming” pt. 1-2

 

Pairing: Una sorta di B/A (solo platonico, però) e una sorta di amicizia B/S (almeno per il momento)

 

Rating: Angst / Credo sia adatto a tutti, ma per sicurezza PG

 

Timeline: post “Becoming”

 

Summary: Buffy ha una proposta per Spike: andare all’Inferno per cercare Angel. Riusciranno a trovarlo?

 

Disclaimer: I personaggi appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt la WB, ME, la UPN e la Fox. L'autore scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

 

Note dell’Autore: Questa fanfic, tra periodi di intensa ispirazione e altri in cui l’ispirazione proprio non c’era, mi ha preso quasi cinque mesi. La adoro davvero, anche perché ho avuto l’idea di scriverla dopo aver letto “La figlia della fortuna” di Isabel Allende. Spero vi piaccia, e attenzione: ci sarà CERTAMENTE un seguito…

 

Distribuzione:  Per la distribuzione di questa fanfic rivolgersi per favore alla sottoscritta!

 

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 PROLOGO - VALPARAISO

 

Qualcuno stava bussando alla porta, insistentemente.

 

Ormai sveglio, si avviò verso la porta, spalancandola con un gesto arrabbiato.

 

Aprì di scatto la bocca, emettendo un gemito soffocato.

 

Poi un pugno lo colpì in piena faccia, e lui volò all’indietro.

 

Si rialzò cautamente, massaggiandosi la mascella dolorante.

 

Reclinò la testa di lato, rivolgendole un sogghigno.

 

“Cacciatrice… anche tu qui?”

 

Buffy non ricambiò il sorriso, ma avanzò verso Spike, paletto in mano.

 

“E’ sempre bello vederti, tesoro…”

 

Spike estrasse una sigaretta, accendendola col suo Zippo.

 

Buffy lo guardò annoiata, aggiustando una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio.

 

“Non posso dire lo stesso, Spike.”

 

Spike prese un lungo tiro dalla sua sigaretta, guardandola lungamente.

 

“Se questa non è una visita di cortesia, bellezza… cosa sei venuta a fare qui?”

 

La Cacciatrice si guardò intorno sospettosamente per qualche tempo.

 

Poi tornò a volgere la sua attenzione verso di lui.

 

“Dov’è Drusilla?”

 

Spike scrollò le spalle, spegnendo la sigaretta sotto la suola dello stivale.

 

“Non è qui.”

 

Buffy inarcò un sopracciglio, guardandolo stranamente.

 

“Non c’è… nel senso che tornerà presto?”

 

Spike scrollò ancora le spalle, accendendo un’altra sigaretta.

 

“Non c’è nel senso che non tornerà.”

 

“Bene.”

 

Spike alzò lo sguardo, incontrando i suoi fieri occhi verdi.

 

“Spiacente essere monotono… ma che vuoi da me?”

 

Buffy lo sorpassò, andando a sedersi su una poltrona.

 

“Bell’appartamento… Peccato che resterà disabitato per un po’ di tempo…”

 

“Che intendi dire?”

 

Spike raggiunse la poltrona, mettendosi davanti a lei.

 

Buffy lo osservò dall’alto con un’espressione di sfida.

 

“Quello che ho detto. Ce ne stiamo andando.”

 

Lui le rivolse uno sguardo di scherno, ridendo.

 

“E dove staremmo andando…”

 

“All’inferno.”

 

I due si fissarono per qualche istante, senza replicare.

 

“Per trovare Angel.”

 

Buffy si alzò, avviandosi spontaneamente in cucina.

 

Spike rimase a fissare un punto indistinto davanti a sé, assorbendo le ultime parole.

 

Si girò, indossando il volto della faccia e ringhiando.

 

“Cosa se non fossi d’accordo?”

 

Buffy apparse sulla soglia della cucina, una bottiglia di Bourbon in mano.

 

“Ti ucciderei.”

 

“Che diavolo è successo, Cacciatrice?”

 

Spike tornò al suo volto umano, sembrando incuriosito, forse qualcos’altro.

 

La ragazza alzò il viso per guardarlo, e notò la sua espressione.

 

Se quello non fosse stato Spike, se non fosse stato un vampiro, e se fosse stata una situazione diversa…

 

Avrebbe giurato che quella fosse un’espressione preoccupata.

 

Scosse la testa, come per allontanare quel pensiero, e riportò su di lui la sua attenzione.

 

“Sono andata via da Sunnydale, se è questo che vuoi sapere.”

 

Spike alzò una mano per prendere la bottiglia, ma Buffy si scostò velocemente.

 

“Voglio dire, prima… Cos’è successo con Peaches?”

 

Buffy sospirò, chiudendo gli occhi, lasciando che le memorie, per la prima volta, tornassero ad affacciarsi nella sua mente.

 

 

Angelus era a terra, davanti a lei.

 

Un colpo nello stomaco, e sarebbe scomparso dalla faccia della terra, e con lui Acathla e la sua dimensione infernale.

 

Buffy era pronta a questo momento.

 

L’aveva atteso, desiderato… fin dalla morte di Jenny.

 

Quando aveva perso ogni speranza.

 

Quando sapeva che non c’erano altre vie d’uscita, non v’erano altre soluzioni.

 

Tirò indietro il braccio, pronta a colpire.

 

E poi si fermò, notando un lampo di luce negli occhi del vampiro.

 

E, strano a dirsi, la sua espressione non era più così arrogante, o fredda.

 

Lasciò cadere il braccio con la spada lungo il fianco, realizzando che davanti a lei non c’era più Angelus.

 

Buffy stava ora guardando negli occhi pieni di dolore di Angel.

 

Un abbraccio, poche parole, prima della fine.

 

Perché non c’era ancora, altra soluzione.

 

“…Ti amo…” “… Chiudi gli occhi…”

 

Un colpo allo stomaco, preciso.

 

Il vortice che si richiude… Acathla che serra le sue fauci… Angel all’inferno.

 

 

Stupefatto, Spike le sfiorò leggermente il braccio, cercando di confortarla quasi con quel gesto.

 

Senza riuscire a leggere veramente i suoi sentimenti.

 

La Cacciatrice si era chiusa in se stessa.

 

Era diventata fredda come ghiaccio.

 

Aveva imposto a se stessa di non sentire, fino a…

 

“Che fine hanno fatto i tuoi amici?”

 

Buffy strinse i denti, ancora, mentre un’altra memoria le si presentò davanti agli occhi, altre parole le bruciarono la gola.

 

 

Erano tutti lì, davanti alla scuola.

 

Giles ancora ferito, e Willow ancora sulla sedia a rotelle.

 

Ma sani e salvi, e vivi.

 

Non morti dentro, come lei.

 

Sentì parlare Cordelia.

 

Beh, si mostrerà prima o poi. Abbiamo ancora scuola.”

 

E poi Willow, la sua dolce Willow.

 

Che forse già presagiva che non era così.

 

Sì.”

 

La vide vagare con lo sguardo intorno a sé, cercandola.

 

Ma l’albero dietro cui era nascosta non le permetteva di essere vista.

 

Sarà qui tra un po’.”

 

E poi scomparvero all’interno della scuola.

 

 

Spike aveva ascoltato con attenzione, rapito quasi.

 

Era riuscito ad impadronirsi del Bourbon, e ne stava prendendo lunghi sorsi, come per mandare giù le notizie ricevute.

 

“Non li hai più visti.”

 

Non era una domanda, ma Buffy si sentì ugualmente in dovere di rispondere.

 

“No.”

 

Afferrò di nuovo la bottiglia, portandola alle labbra.

 

Con sconforto, si accorse che era ormai vuota.

 

“E’ per questo che sono venuta da te.”

 

Spike annuì, comprendendo.

 

“Sei sicura che sia possibile?”

 

Buffy tornò a sedersi nella poltrona, chiudendo gli occhi.

 

“E’ possibile entrare all’inferno… ma è difficile trovare Angel ed uscirne.”

 

Il vampiro si avvicinò dietro la sua poltrona, pensieroso.

 

“Cosa se non ce la facciamo?”

 

La Cacciatrice rimase immobile, contemplando la sua risposta.

 

“Dov’è Drusilla, Spike?”

 

Spike strinse i denti, un gusto amaro in bocca.

 

“Te l’ho già detto, Cacciatrice. Non è qui.”

 

“Appunto.” Aggiunse lei. “Hai qualcosa per cui vivere?”

 

Spike annuì.

 

“Buona argomentazione. … Quando e dove si parte?”

 

Buffy guardò ancora intorno nella stanza.

 

Qui… a Valparaiso…”

 

L’espressione confusa di Spike, che era ora davanti a lei, la fece quasi sorridere.

 

“Valparaiso è una delle tante bocche dell’inferno, di conseguenza uno dei tanti ingressi. Sembra apparentemente che abbia perso la sua carica negativa… E’ per questo che non è stata più controllata.”

 

Spike annuì.

 

“Per quanto riguarda il quando,” continuò Buffy, “appena cala il sole. Non voglio perdere altro tempo.”

 

Il vampiro però sembrava avere ancora qualche dubbio.

 

“Non sappiamo com’è fatto l’inferno… potrebbe essere continuamente illuminato dal sole, o oscurato dalla notte… Chi ci dice che non moriremmo subito?”

 

Buffy si piegò in avanti, sfiorando quasi con le sue ginocchia quelle del vampiro.

 

Inconsciamente non si spostarono, ma rimasero fermi a godere del contatto con l’altro.

 

“E’ l’inferno, Spike. Lì non possono ucciderti. Ti distruggono, e ti torturano… ma se morissi… il gioco sarebbe troppo facile.”

 

Buffy rabbrividì involontariamente delle proprie parole, reclinandosi indietro nella poltrona.

 

“Buffy?”

 

“Cosa, Spike?”

 

“Benvenuta a Valparaiso.”

 

Spike le sorrise, e la ragazza si sentì in dovere di ricambiare il sorriso.

 

O forse, era solo perché era la prima volta che lui la chiamava col suo vero nome.

 

Ancora qualche ora, e l’inferno vero e proprio sarebbe iniziato.

 

 

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La piccola cittadina di Valparaiso si distendeva verso il mare, terminando in un porto, casa di rozzi marinai e prostitute da poco prezzo.

 

Era addossata ad una collina, e nella parte più alta vi erano riconoscibili numerosi cimiteri, segno della precedente attività della Hellmouth.

 

In questo non era molto differente da Sunnydale.

 

Troppe morti, per troppi pochi cittadini.

 

La casa era proprio contro la collina, scossa pericolosamente dai forti venti di quel periodo.

 

Spike alzò un sopracciglio, ma continuò a tacere, seguendo Buffy all’interno della casa.

 

“Tesoro, sei sicura che la Bocca dell’Inferno sia proprio qui?”

 

La Cacciatrice continuò a camminare, non degnandolo di uno sguardo.

 

“Sono stata da una sorta di shamano, a Santiago. E lui ha provveduto a fornirmi le trascrizioni e le relative traduzioni sull’argomento. Quindi, sì, sono proprio sicura.”

 

Il vampiro girò gli occhi, seguendola ancora, finché arrivarono ad un ampio cortile aperto all’interno della casa.

 

“E’ qui.” Buffy mormorò distrattamente.

 

Si fermarono proprio al centro del cortile.

 

“Sei sicura di aver trascritto correttamente tutto? Voglio dire, non vorrei incappare in qualche…”

 

“Non riesci a tenere la tua dannata bocca chiusa per più di tre minuti?!”

 

Buffy lo interruppe, effettivamente ammutolendolo.

 

“Comincerò a recitare la formula.” Aggiunse in una voce più gentile. “Quando sarà il momento, salteremo nel vortice.”

 

“Devo ricordarmi, perché sto facendo tutto questo? Ah, sì, perché non ho niente di meglio da fare…” Spike borbottò tra se e se, petulante.

 

“E perché ti sto pagando.”

 

Buffy gli lanciò un’occhiata di fuoco, ma lui la ignorò soltanto, accendendo una sigaretta.

 

Spike le rivolse un ghigno, ma stavolta non replicò.

 

La Cacciatrice si sedette a terra, a gambe incrociate, accendendo due candele dinanzi a sé.

 

Spike rimase a guardare, incuriosito dal rito.

 

Inspirando profondamente, e cercando di allontanare qualsiasi altro pensiero, Buffy chiuse gli occhi, concentrandosi.

 

“Richiamo a me tutte le forze… della terra… del fuoco… dell’acqua… dell’aria…”

 

Una luminosa luce bianca cominciò a formarsi tutto intorno a lei, avvolgendola.

 

“Invoco la vita… la forza più grande di tutte…”

 

La luce che la avvolgeva cominciò a sollevarla leggermente.

 

Spike assunse un’espressione preoccupata, continuando ad aspettare, immobile.

 

“Che l’Inferno spalanchi le sue fauci…”

 

Con orrore, Spike vide il corpo di Buffy ferito da pugnali invisibili.

 

“Che l’Inferno spalanchi le sue fauci… e ci conceda di entrare…” Buffy ripetette ancora.

 

Poi, i suoi occhi si aprirono di scatto, completamente bianchi e vacui.

 

Il suo corpo fu illuminato da un fiotto di luce bianca luminosa, continuando a fluttuare.

 

Il vampiro arretrò, coprendosi con una mano gli occhi dalla vista accecante.

 

“Che l’Inferno ci conceda di entrare… Ora!” La Cacciatrice esclamò.

 

L’asfalto sotto di lei cominciò a tremare.

 

Piccole crepe ruppero progressivamente il suolo, fino a che le crepe si unirono, formando un buco che andava allargandosi.

 

Mentre la magia abbandonava lentamente il suo corpo, Buffy emise un gemito soffocato, ricadendo all’indietro, pronta all’urto.

 

Ma Spike fu più veloce, prendendola tra le sue braccia.

 

Le rivolse un piccolo sorriso, notando che le ferite erano magicamente scomparse.

 

“Bloody spettacolare, Cacciatrice!”

 

Buffy sorrise leggermente per un istante, ma il suo voltò ritorno mortalmente serio, realizzando che aveva appena aperto una bocca dell’Inferno, e che… beh… sorridere a Spike era certamente fuori del discorso.

 

Lasciandola andare, Spike la condusse lentamente verso la voragine, fermandosi in prossimità.

 

Dopo aver dato un breve sguardo al fondo, che certamente non era visibile, Buffy guardò Spike un momento, prima di tornare a guardare in basso.

 

“Ok, è il momento. Sei ancora libero di girarti, andartene, e dimenticare per sempre anche il solo significato della parola Hellmouth.”

 

Il vampiro sospirò rumorosamente, scrollando le spalle.

 

“Non mi sarebbe comunque possibile.”

 

Buffy gli lanciò un’occhiata, ma prima che potesse fare qualcosa, Spike la afferrò per la vita, e li buttò insieme all’interno del vortice, dove scomparvero immediatamente.

 

Un uomo dall’aspetto anziano, la barba lunga, e il corpo profondamente magro, si accostò allora, fissando la Hellmouth per un momento, pensieroso.

 

Poi agitò nell’aria il lungo bastone arcuato che aveva con sé, e la voragine si richiuse tutto d’un tratto.

 

“Buona fortuna…” mormorò silenziosamente all’aria.

 

“E che infine possiate trovare quello che desiderate così ardentemente…”

 

Con un’altra mossa del suo bastone, il vecchio scomparve nel nulla da dove era arrivato.

 PARTE PRIMA - L'INFERNO

 

 

 

 

La caduta non fu eccessivamente lunga.

 

Buffy si rialzò qualche minuto dopo, scrollandosi di dosso la polvere.

 

Poco distante, anche Spike, grugnendo, si alzò.

 

La Cacciatrice avanzò brevemente, dandosi un’occhiata in giro.

 

Il vampiro arrivò dietro di lei, raggiungendola al suo fianco.

 

“E’ così questo sarebbe il famoso Inferno?”

 

“Parrebbe.”

 

Di fronte a loro, si stendeva un’infinita landa desolata.

 

La vegetazione era totalmente inesistente, e quand’anche c’era, era limitata a tronchi secchi e marci.

 

Verso la destra era riconoscibile la sagoma di una montagna, non molto alta, la cima innevata.

 

Alla sinistra, si scorgeva in lontananza un bacino liquido.

 

Non conteneva acqua, però.

 

Era un liquido dallo strano colore rossastro.

 

Sangue.

 

Dietro di loro, infine, ancora il nulla assoluto.

 

Il cielo era anch’esso del colore del sangue,tendente al viola in alcun punti.

 

Sembrava che questa dimensione finisse dove incominciasse.

 

Distrattamente, Spike cominciò a cercare una sigaretta e il suo Zippo nella tasca della giacca… accorgendosi solo allora che non aveva alcuna giacca!

 

Bloody Hell!” urlò infuriato.

 

Per la prima volta da quando erano atterrati, Buffy si volse verso Spike.

 

E sgranò gli occhi.

 

“Che diavolo…” mormorò.

 

L’usuale abbigliamento del vampiro era scomparso, sostituito da un largo pantalone marrone, e una camicia bianca, altrettanto larga.

 

Buffy si morse il labbro, tenendosi dal ridere.

 

E comunque ce n’era anche per lei.

 

“Che cosa diavolo hai addosso?” esclamò Spike.

 

Temendo il peggio, Buffy controllò i suoi vestiti.

 

E in effetti anche quelli erano spariti, e al loro posto vi era un largo vestito, stretto in vita, dello stesso colore del pantalone di Spike.

 

La Cacciatrice agitò le mani nell’aria, borbottando “Meraviglioso… meraviglioso…”

 

Dopo qualche altro minuto di sorpresa, Spike si rivolse di nuovo verso di lei.

 

“Ora che siamo in questo bloody Inferno, con questi bloody vestiti, ho il diritto almeno di sapere che diavolo di direzione dobbiamo prendere?”

 

Buffy lo guardò irritata.

 

“Non riesci a parlare senza dire quella parola?”

 

“Quale parola?”

 

“Bloody.”

 

“No!” sbottò lui, innervosito dalla mancanza di sigarette.

 

“Beh, sostituiscilo con un’altra parola, che so, ‘dannato’.”

 

“Oh, certo, vuoi che cominci a parlare come quello stupido manga giapponese su MTV…”

 

La sua frase fu tagliata da un urlo disumano.

 

Buffy si girò intorno, all’erta, e Spike le rimase dietro, tutti i sensi concentrati.

 

L’urlo si ripetette ancora e ancora, finché videro un enorme demone venir loro incontro.

 

Ancora fermi nelle loro posizioni, aspettarono che il mostro si avvicinasse un altro po’.

 

Poi, scambiandosi un’occhiata, si diressero in direzioni opposte.

 

Il demone rimase disorientato per qualche momento, ancora indeciso su chi seguire.

 

Poi si volse verso Spike.

 

“Vieni avanti, bello… vieni avanti…” Il vampiro mormorò aspettandolo immobile.

 

Il demone gli corse incontro, tirando indietro un braccio, pronto a tagliargli istantaneamente la testa.

 

Ma Spike fu più veloce.

 

Al momento opportuno, si abbassò e colpendogli le gambe, riuscì nel fargli perdere l’equilibrio.

 

Si scostò in tempo, prima che l’enorme massa gli piombasse addosso.

 

Buffy fu su di lui in un attimo.

 

Cominciò a riempirlo di pugni e calci, fino a che, stanca del gioco, arretrò un attimo, prendendo i fogli che aveva portato.

 

“Dal sangue sei stato forgiato… in sangue tornerai… Ora!”

 

In un momento, il demone esplose, lasciando al suo posto una puzzolente pozza di sangue.

 

“Ok, questo era…” cominciò Spike.

 

“Disgustoso!” Buffy arricciò il naso.

 

“Non posso che concordare.”

 

Il vampiro rivolse alla scena davanti a lui un’ultima occhiata, poi si girò verso di lei.

 

“Non che mi stia lamentando… ma che diavolo era quello?”

 

La Cacciatrice corrugò la fronte.

 

“Quello? Intendi, il demone?”

 

“No. Intendo il bloody ‘hocus pocus’ che hai fatto.”

 

Lei alzò i fogli, mostrandoli, ma senza porgerglieli veramente.

 

“Uno degli incantesimi dello shamano. Mi ha consigliato di utilizzare la magia.”

 

Spike alzò un sopracciglio, non ancora convinto.

 

“Non per essere fiscale, ma, Cacciatrice, tu sai come usare la magia?”

 

“Non te ne ho forse dato adesso una prova?” Buffy disse, incrociando le braccia davanti al petto.

 

“Bene. Ma da quanto la pratichi?”

 

La Cacciatrice girò lo sguardo intorno, sbuffando.

 

“Questa conversazione ci porterà davvero da qualche parte?”

 

“Senti, bellezza, posso almeno essere avvisato del pericolo che, in uno dei tuoi giochetti, potresti farmi fuori?”

 

Buffy gli puntò un dito contro, avvicinandosi a lui.

 

“Tu, stupido vampiro, egocentrico e miscredente… Quello che chiami ‘giochetto’ prima ti ha salvato la vita!”

 

Il vampiro girò gli occhi.

 

“Ce la stavamo cavando benissimo col vecchio buon metodo tradizionale.”

 

“Quei demoni…” Buffy indicò la pozza di sangue a terra. “Non si distruggono con qualche calcio ben sferrato, o tagliandogli la testa, o che so io…”

 

Gli sbatté in faccia i fogli.

 

“Questo, è l’unico modo per annientarli…e francamente non mi interessa che tu sia preoccupato o meno…”

 

Buffy si allontanò nella direzione opposta, fogli in mano, l’andatura arrabbiata.

 

Spike sembrò rifletterci per qualche momento, poi cominciò a seguirla.

 

“Non ho mai detto di essere preoccupato…”

 

“Come vuoi…” Buffy girò gli occhi.

 

Sarebbe stato un lungo viaggio.

 

 

~*~*~*~

 

 

Disperazione.

 

Stavano camminando da due settimane, ormai, e tutto quello che avevano incontrato lungo la loro strada era disperazione.

 

E rimpianto.

 

Un senso infinito di rimpianto.

 

E dolore, dolore continuo, dolore senza fine.

 

Avevano combattuto, e avevano vinto, più e più volte.

 

Ma le battaglie erano sempre più stancanti, sempre più estenuanti.

 

La meta sempre più lontana… Angel era lontano.

 

“Così, mi stai dicendo che, alla fine di questo viaggio, ci troveremo proprio sotto Sunnydale?”

 

Lei annuì, scostando una ciocca di capelli dalla fronte.

 

Come avrebbe voluto avere con sé i suoi profumi, i suoi balsami profumati.

 

I suoi capelli odoravano in qualche modo di sangue, sporco, e anche morte.

 

E così quelli di lui.

 

Stavano affrontando prove difficili, così difficili che lei non avrebbe neanche potuto cominciare ad immaginarle.

 

Così terribili che a volte si domandava se ne fosse valso la pena.

 

…Ma certo, ne valeva sempre la pena.

 

E, durante tutto l’orrore, almeno lui era al suo fianco.

 

Parlandole, aiutandola, facendola ridere, litigando con lei.

 

La faceva sentire viva.

 

Lui era l’ultimo appiglio alla sanità.

 

L’ultimo appiglio al mondo che non vedevano da settimane.

 

E stava diventando sempre più difficile, sopprimere certe domande.

 

Domande insistenti, che avrebbe preferito solo ignorare.

 

Nascondere in profondità dentro di sé, dove nessun’altro avrebbe potuto leggerle.

 

Ma poi ricordava che lui, straordinariamente, riusciva ad arrivare persino lì.

 

Domande come, beh, la più importante.

 

Che diavolo ci faceva lui lì con lei.

 

E perché diavolo avesse davvero acconsentito ad accompagnarla.

 

Perché si sarebbe potuto rifiutare, oh, lo avrebbe potuto fare benissimo.

 

Ma non lo aveva fatto.

 

Ed era questo ad essere strano.

 

Perché lei non avrebbe augurato di andare all’Inferno, a quest’Inferno, neanche al suo peggior nemico.

 

E lui… non era neanche il suo peggior nemico.

 

Era un amico, forse.

 

E forse era proprio questo che la spaventava così tanto.

 

Non essere più sicura di niente, neanche di se stessa.

 

Certo, una sicurezza sembrava restare sempre dentro di lei, immutata.

 

Trovare Angel.

 

Ma poi… cosa avrebbe fatto dopo?

 

Avrebbe trascorso qualche altro mese con lui, poi sarebbero tornati a letto insieme, e lei avrebbe dovuto nuovamente mandarlo all’Inferno.

 

In questo, Spike non poteva aiutarla.

 

Diventava sempre incredibilmente silenzioso quando si parlava di Angel.

 

Forse perché anche per lui la rabbia era ancora troppa per poter essere espressa in parole.

 

Perché senza dubbio di rabbia si trattava.

 

Perché Buffy sapeva, in profondità, che Drusilla lo aveva lasciato per Angel.

 

Per riunirsi a lui, o almeno andarci quanto più vicino possibile.

 

E lui era rimasto solo.

 

E lo odiava.

 

“Quanto credi manchi ancora?”

 

Buffy alzò il viso per guardarlo, abbandonando per un momento il treno dei suoi pensieri.

 

Una domanda che continuava a ripetersi, sempre più spesso, sempre più oppressiva.

 

E la risposta, anche quella era sempre la stessa.

 

“Non lo so… secondo questa mappa dovremmo essere in prossimità del mare.”

 

E in effetti lo erano.

 

L’enorme distesa sanguigna che avevano visto appena atterrati sembrava avvicinarsi gradualmente.

 

Appariva all’orizzonte, non sembrava più così tanto distante.

 

“Attenta!”

 

Un altro demone, uno dei tanti.

 

Lui che le guardava la schiena, distraeva il demone.

 

E poi lei, con le arti magiche.

 

Il suo ‘hocus pocus’ personale.

 

“Dal sangue sei stato forgiato… in sangue tornerai… Ora!”

 

Era incredibile quanto avesse disprezzato la magia fino a quel momento.

 

Beh, la necessità lo richiedeva, e lei non si sarebbe di certo tirata indietro.

 

Spike vide l’ennesimo demone esplodere, arretrando leggermente per ripararsi.

 

Era sempre così.

 

Lui sferrava il colpo iniziale, e lei lo finiva.

 

Disgustoso, continuavano a ripetere ogni volta.

 

Dovevano ripeterlo, altrimenti avrebbero ammesso… qualcos’altro.

 

Si stavano abituando.

 

A tutta la distruzione, a tutto il sangue, a tutto il dolore.

 

L’odore, non era più neanche notabile.

 

Un’abitudine che non si poteva combattere, e alla quale ci si arrendeva semplicemente.

 

…Era questo che stava succedendo tra di loro?

 

Stavano diventando un’abitudine che non si poteva combattere?

 

Una droga entrata silenziosamente nella pelle, intenzionata a non andarsene?

  PARTE SECONDA - IL VIAGGIO, 1

 

 

 

 

C’era qualcosa, di quella nave, che la faceva rabbrividire.

 

Forse era l’aspetto così… umano.

 

Come se non si trovassero all’Inferno, ma ad un normalissimo porto.

 

Forse era la presenza di tutte quelle creature accanto a loro, così spaventose… così, rassegnate a quello che l’Inferno aveva preparato per loro.

 

E in quei momenti, quando lei sentiva che poteva scivolare, che poteva semplicemente lasciarsi andare…

 

Lui era al suo fianco.

 

La prendeva tra le braccia, appoggiava il suo mento sulla sua testa, cercando di infonderle quella forza che aveva abbandonato anche lui.

 

Era così che andavano avanti.

 

Facendosi forza a vicenda.

 

Perché, per tutto quello che Spike aveva fatto fino a quel momento, tutto il dolore, la disperazione, la morte, che aveva portato…

 

Niente aveva potuto prepararlo per quello.

 

Per l’Inferno.

 

Era allora che si rendeva conto che voleva vivere.

 

Lo voleva con tutte le sue forze.

 

E le idee suicide che avevano accarezzato la sua immaginazione, quando Drusilla lo aveva lasciato…

 

Quando pensava che non ci fosse più niente per cui vivere…

 

Erano sparite.

 

Sostituite dall’immagine di una testarda ragazza bionda della California.

 

Sostituite dalla fiducia che la ragazza bionda al suo fianco riponeva in lui.

 

C’era fiducia tra di loro.

 

Solo sei mesi prima avrebbe riso, se qualcuno gli avesse detto qualcosa del genere.

 

Ora no.

 

Perché ora era qualcosa che esisteva, non una semplice illusione.

 

Era un sentimento… reale.

 

Insieme agli altri, che entrambi preferivano tacere.

 

E così stavano cambiando.

 

Insieme, ugualmente, le stesse emozioni.

 

Sorrisi, dolore, anche le loro solite battute, alcune delle sensazioni umane più banali…

 

Stavano abbandonando il loro corpo, lentamente.

 

Era come se la disperazione di quel luogo maledetto li stesse avvolgendo.

 

E loro non vi si potevano opporre.

 

 

 

~*~*~*~

 

 

 

Qualche volta, a bordo della nave, c’era qualche demone che ancora non li conosceva.

 

E quelli che non li conoscevano morivano.

 

Come la sera prima.

 

Erano stati in gruppo di quattro, e Buffy e Spike erano seduti presso un falò con molti altri, guardando il fuoco.

 

Quei demoni avevano riconosciuto il classico odore umano.

 

Il classico odore che urlava ‘PRANZO’.

 

Avevano provato ad accerchiarli, ad attaccarli.

 

Uno di loro si era fatto avanti, avanzando minacciosamente verso Buffy.

 

E Buffy stavolta non aveva neanche dovuto parlare.

 

Stranamente, non ne aveva avuto bisogno.

 

Aveva sentito dal nulla un’enorme quantità di energia attraversarle il corpo, e aveva girato brevemente il polso.

 

Spike aveva guardato incredulo mentre il demone scoppiava davanti ai suoi occhi.

 

Avrebbe voluto applaudire, e sorriderle incoraggiante.

 

Ma il suo corpo non rispondeva da molto tempo ormai ai suoi comandi.

 

Rimase immobile, la solita espressione annoiata, guardando solo minacciosamente gli altri.

 

E i demoni non persero tempo.

 

Scomparvero dalla vista, urlando in giro del vampiro e della strega.

 

Buffy avrebbe sorriso, se ne avesse avuta la forza.

 

Strega.

 

La sua magia stava aumentando notevolmente.

 

Probabilmente era solo la grande quantità di energia mistica presente all’Inferno, ma lo sentiva.

 

Ogni volta, ogni bloody volta, per parlare come Spike, che c’era qualche demone da togliere di mezzo, quell’energia la pervadeva completamente.

 

Tornò a sedersi, avvertendo la presenza di Spike al suo fianco.

 

E fu allora che, involontariamente, sentì parlare di Angel.

 

Da altri due vampiri, due che probabilmente era stata proprio lei a spedire lì.

 

Mormoravano a voce bassa, in disparte, come se stessero menzionando qualcosa di proibito.

 

E i suoi sensi di ragno si erano attivati improvvisamente, dopo tanti mesi di inattività.

 

Aveva avvertito uno strano brivido lungo la schiena, e si era girata in quella direzione nello stesso momento di Spike.

 

Spike si era alzato, si era avvicinato ai due, e ne aveva afferrato uno, spingendolo contro una parete.

 

Poi aveva ringhiato, tramutando il suo volto.

 

“Che cosa bloody sapete di Angel?”

 

Il vampiro al muro, immobilizzato dalla paura, balbettava frasi sconnesse, parole senza senso.

 

Ma l’altro, quello che era rimasto libero, inarcò soltanto un sopracciglio con fare pratico, girandosi verso Buffy.

 

“Posso fornirti questa informazione… in cambio di una piccola ricompensa.”

 

La Cacciatrice lo guardò stancamente, alzando anche lui contro la parete.

 

“Credi che abbia soldi con me?”

 

Il vampiro la fissò con aria indignata, indicando poi il suo collo esposto, e portando una mano a sfiorarle i capelli.

 

“Ci sono altri modi in cui potresti pagarmi…”

 

Spike ringhiò.

 

Buffy si scostò leggermente, solo per tornargli addosso con un calcio in mezzo alle gambe.

 

“Ti basta come risposta?”

 

Il vampiro gemette dolorosamente, stringendo i denti.

 

“Devo solo volerlo… e di te rimarrà solo polvere.” Buffy gli bisbigliò all’orecchio, minacciosamente.

 

Il vampiro rise, allargando le braccia.

 

“Avanti… fallo, allora! Tanto sai che non potresti uccidermi, non per sempre… Io ritornerò, e tu non avrai le tue informazioni.”

 

Spike si avvicinò, buttando il suo vampiro accanto a lui.

 

“Oh, lo sappiamo bene… E ucciderti non servirebbe a molto… Ma, lasciami dirti una cosa, posso fare molto di peggio che ucciderti…”

 

Estrasse un paletto dalla tasca del pantalone.

 

“Che ne dici, Buffy… come pensi gli starebbe un paletto piantato nel cranio?”

 

Buffy inarcò un sopracciglio, sorridendo malignamente.

 

“Che sarebbe proprio un’opera d’arte.”

 

Il vampiro li fissò entrambi, tremando.

 

E poi il suo compare, quello che fino a quel momento era stato in silenzio, parlò.

 

“E’ sulla Terra.”

 

La Cacciatrice lo guardò in tralice, aggrottando la fronte.

 

“Sulla Terra… intendi a Sunnydale?”

 

Il vampiro le diede un mezzo cenno con la testa, dato che la presa di Spike gli impediva di fare altro.

 

Buffy arretrò improvvisamente, sgranando gli occhi.

 

Spike inveii silenziosamente.

 

Esclamando un “Bloody grazie” li distrusse entrambi, girandosi poi verso la ragazza.

 

Era girata di schiena, e Spike poté notare le profonde incisioni che alcuni mostri particolarmente insistenti avevano lasciato sulla sua pelle.

 

Sospirò, avanzando di qualche passo, e appoggiando una mano sulla sua spalla.

 

Al contatto, Buffy si mosse leggermente, portando una manica del vestito al viso.

 

E Spike realizzò che stava piangendo.

 

“Buffy, vuoi..”

 

“No.”

 

La Cacciatrice si discostò di qualche passo, continuando a rivolgergli la schiena.

 

“Voglio solo restare un po’ sola.”

 

Spike la vide camminare via nella folla di demoni, preoccupato.

 

Un altro scherzo del destino.

 

Angel sulla Terra.

 

 

~*~*~*~

 

 

Camminava lentamente, incurante degli sguardi degli altri.

 

Non sapeva cosa farsene, ed era troppo stanca anche per uccidere.

 

Era stanca di tutto.

 

Stanca di combattere, stanca di camminare, stanca di respirare, di andare avanti…

 

E c’era stato il pensiero di Angel, qualche volta, a tenerle compagnia.

 

C’era stato lui, con i suoi dolci occhi nocciola, la sua espressione perennemente addolorata.

 

Quella comprensione che Buffy pensava di poter trovare solo in lui, e ora…

 

Anche quello era scomparso.

 

Perché Angel non era più sotto il suo stesso cielo, a patire le sue sofferenze, ad essere attorniato dal dolore.

 

Adesso Angel era sulla Terra.

 

Come i suoi amici.

 

E probabilmente non aveva neanche sentito parlare di lei.

 

Non aveva sentito parlare del vampiro e della Cacciatrice che lo stavano cercando.

 

Strinse i denti, impedendosi di piangere.

 

Perché piangere avrebbe portato via quelle sue ultime energie rimaste.

 

Non aveva bisogno di cibo, all’Inferno, né di acqua.

 

Questa era stata la prima scoperta che aveva fatto.

 

Così come aveva scoperto che non poteva uccidere.

 

Poteva solo fare esplodere, per un po’ di tempo, e poi sarebbero tutti ritornati.

 

Pensò a tutto il tempo trascorso fino a quel momento.

 

Ripensò a tutti i vampiri che aveva torturato, fino ad allora, solo per sapere qualcosa, la più piccola informazione sul vampiro con l’anima.

 

Nessuno aveva saputo niente.

 

Alcuni le dicevano di continuare, solo per sperare di non essere torturati.

 

Lei continuava a chiedere, instancabile, a cercare qualche traccia del suo passaggio.

 

Ma adesso, adesso che sapeva esattamente dove trovarlo, adesso… era spaventata.

 

Perché ancora una volta il pensiero del dopo le si affacciò alla mente.

 

Il pensiero di Angel, dei suoi amici, di Giles, di sua madre, del suo mondo…

 

Tutto disconnesso, tutto lontano… niente di reale, ironicamente.

 

E un altro pensiero, anche, che tornava insistentemente, che sembrava non voler darle tregua.

 

Un pensiero che, per quanto assurdo, era quanto mai reale…

 

Il suo mondo non avrebbe accettato Spike.

 

Il suo mondo lo avrebbe deriso, rifiutato, distrutto…

 

Il suo mondo non avrebbe capito il buono in lui, quel buono che anche lei aveva accettato non senza difficoltà…

 

Lo avrebbe condannato.

 

E anche se sapeva che Spike era più forte, del mondo…

 

Anche se sapeva che in realtà a Spike non importava davvero…

 

Sapeva bene anche qualcos’altro.

 

Sapeva che, una volta tornata, non sarebbe riuscita a vivere senza Spike.

 

Sapeva di non averne la forza.

 

E sapeva di non volerlo neanche.

 

Profondamente persa nei suoi pensieri, oltrepassò un altro circolo di demoni stretto attorno a un focolare.

 

Asciugò distrattamente le lacrime che le rigavano il viso, maledicendosi per essere così pateticamente debole.

 

E poi qualcuno la tirò per un gomito, facendola girare.

 

Lei aggrottò la fronte per un attimo, cercando nella memoria quella fisionomia che già aveva conosciuto.

 

Una volta che ebbe realizzato chi fosse, chiuse gli occhi, cercando di chiuderlo fuori dal suo campo visivo.

 

Ma il demone in questione girò soltanto gli occhi, agitandole una mano sotto il naso e tirandola di nuovo per il braccio.

 

“Non ti libererai di me solo ignorandomi, bellezza.”

 

Buffy imprecò ancora silenziosamente, stavolta contro Whistler.

 

Possibile che, tra tutti i demoni all’Inferno, proprio lui dovesse incontrare…

  PARTE SECONDA - IL VIAGGIO, 2

 

 

 

 

Spike aveva atteso.

 

Aveva atteso che lei si calmasse, che si riprendesse dallo shock.

 

Aveva aspettato tutta la notte che lei tornasse, sicuro che si sarebbe mostrata, prima o poi.

 

Ma lei non era tornata.

 

Il mattino dopo il vampiro si era risvegliato solo.

 

Non aveva sentito il solito calore del corpo di lei accanto al suo, a riscaldarlo come una coperta invitante.

 

Aveva solo sentito freddo, un infinito freddo.

 

E un’altra sensazione, molto simile all’ansia.

 

Un’altra cosa che avrebbe dovuto chiarire molto presto.

 

Ma non ora.

 

Non ora che lei mancava.

 

Recuperando tutta la loro roba, e guardando un’ultima volta quella parodia di cabina in cui avevano alloggiato, uscì con passo deciso.

 

Poteva essere stanco, poteva essere disperato, ed essere abituato al sangue, ma aveva ancora il suo fuoco.

 

Un fuoco che era visibile ancora nella sua camminata, fiera e decisa, come quella di un predatore.

 

Così sensuale e attraente, da aver fatto crollare ai suoi piedi centinaia di donne sulla Terra.

 

Ma adesso Spike non si sentiva affatto sensuale.

 

Era soltanto preoccupato, una sensazione che odiava quanto l’Inferno.

 

E dire che ormai sapeva discernere bene cosa odiare e cosa no.

 

Dopo aver controllato sommariamente tutto il ponte, un nuovo timore gli si affacciò nella mente.

 

Che lei potesse essere stata catturata, e magari uccisa, senza che lui potesse fare niente per salvarla.

 

E non era più solo timore, adesso.

 

Adesso era una sensazione accecante, che annebbiava completamente tutti i suoi sensi.

 

La sensazione di essere rimasto solo.

 

Solo contro l’Inferno incombente.

 

Solo contro la vita che lo avrebbe aspettato, all’uscita.

 

Solo.

 

Senza nessuno.

 

Senza amici.

 

Perché non ne aveva mai avuti di amici, a parte lei.

 

E il pensiero di non rivederla, mai più… era soltanto insopportabile.

 

Aveva continuato a camminare, senza neanche accorgersene.

 

Mentre pensieri sempre più cupi e disperati gli offuscavano la mente.

 

E poi… lo aveva sentito.

 

Una risata cristallina, la ‘sua’ risata cristallina.

 

Era bastato quel lieve suono per farlo girare nella direzione opposta e correre senza fiato.

 

Lui non ne aveva neanche bisogno, del fiato.

 

Aveva irrotto nella camera, completamente dimentico di tutto il resto eccetto lei, e il suono della sua voce.

 

E poi l’aveva vista.

 

In piedi accanto a quello che sembrava come un altro umano.

 

Ma il suo odore, e le vibrazioni che emanava, affermavano il contrario.

 

Quello era un demone, per tutto quello che ne sapeva.

 

E come tale, andava eliminato.

 

…Ma allora, perché le era accanto ed era ancora vivo?

 

Perché lei non si era ancora liberata di lui?

 

E più importante di tutte, perché lei stava ridendo?

 

Una strana sensazione sembrò invaderlo allora, diverso da tutto quello che aveva mai provato in sua presenza.

 

Una sensazione che ricordava di aver sentito spesso, spessissimo con Drusilla, quando Angel aveva perso la sua anima ed era tornato a reclamare la sua child.

 

Gelosia.

 

E l’impressione che, per una volta, non appartenesse veramente non solo al suo mondo, ma a qualsiasi mondo in generale.

 

Solo allora lei sembrò accorgersi di lui.

 

E questo lo infastidì ulteriormente.

 

Perché lei sapeva sempre quando lui era nei paraggi.

 

Lo sentiva, come lui sentiva lei.

 

“Ehi, che ci fai qui?”

 

Che ci faceva qui. Che ci faceva qui?!

 

Cosa diavolo pensava ci facesse qui, preoccupato morto per lei e spaventato come non era mia stato nella sua bloody vita?

 

“Ti stavo cercando… ma non sembra tu abbia poi così bisogno di me.”

 

Buffy sollevò un sopracciglio.

 

C’era stato sarcasmo nella voce di Spike, certo, ma…

 

Aveva sentito anche dell’altro?

 

Era sicura di… aver sentito un tono ferito nelle sue parole?

 

Il suo sguardo si ammorbidì immediatamente, cercando di ingentilirlo.

 

“Non intendevo farti preoccupare.”

 

Gli si avvicinò lentamente, poggiandogli una mano sul braccio, come per rassicurarlo.

 

Spike scrollò piano le spalle, cercando di mostrarsi indifferente.

 

Dentro, una calda sensazione di sollievo stava sostituendo la fredda disperazione di averla persa.

 

Restarono qualche momento fermi, solo godendo della vicinanza dell’altra.

 

Senza guardarsi, solo toccandosi.

 

Perché questo era già abbastanza.

 

Ma poi Whistler li riscosse improvvisamente.

 

“Per quanto io adori certe scene così stucchevoli…”

 

Spike si ricordò della presenza del demone, tramutando il volto e ringhiando nella sua direzione.

 

Strinse nella propria la mano che era prima appoggiata sul suo braccio.

 

“Whoa, abbassa i denti, tigre… Non ho cattive intenzioni verso la ragazza.”

 

Buffy gli strinse la mano, comunicandogli silenziosamente che non c’era pericolo.

 

Spike si rilassò un po’, tornando nel suo viso normale.

 

La sua attenzione era comunque ancora rivolta verso il demone.

 

“Chi diavolo sei?”

 

Whistler si tolse il capello, facendo un inchino scenico.

 

“Whistler, al vostro servizio.”

 

Spike lasciò andare la mano di Buffy, avanzando di qualche passo verso di lui.

 

“E saresti… cosa, un bloody mezzo demone?”

 

Whistler ridacchiò.

 

“Una specie, sì.”

 

“Lui è il tizio che ha spinto Angel ad aiutarmi. Immagino che dovremmo ringraziare lui se siamo qui, adesso.”

 

Buffy aveva parlato senza muoversi, restando indietro con le braccia incrociate davanti al petto.

 

Whistler ridacchiò di nuovo.

 

“Che cosa hai detto la prima volta che ci siamo incontrati? …Ah, sì, che tenevo il punteggio tra il bene e il male.”

 

Spike avanzò minacciosamente di un altro passo, arrivandogli ormai davanti.

 

“E’ quello che fai? Perché non mi sembra che la tua presenza qui sia di qualche utilità… Questo è l’Inferno, nel caso non te ne fossi accorto.”

 

Il demone si raddrizzò improvvisamente, e il suo sguardo bonario scomparve per un momento.

 

“So benissimo dove mi trovo. Mi stavo domandando se eravate voi ad avere qualche dubbio a riguardo.”

 

Buffy notò gli sguardi che i due si stavano mandando, e schioccò le dita per attirare la loro attenzione.

 

“Ok, Whis. Io e te abbiamo parlato, mi hai detto di Angel, mi hai detto cosa dobbiamo fare. Che cosa stai facendo ancora qui?”

 

Il demone indietreggiò, perdendo istantaneamente l’apparenza minacciosa.

 

“Il mio lavoro era riportare i buoni al loro posto. Sembra che i buoni conoscano già la strada. Immagino che vi lascerò al vostro adorabile viaggio…”

 

Si interruppe, guardando intensamente Spike, prima di avvicinarsi a lui.

 

“E’ divertente come accada,” bisbigliò piano al suo orecchio. “Un momento prima vorresti ucciderla, e quello dopo sai che moriresti senza di lei. E la cosa più strana…”

 

Si allontanò di un passo, allargando le braccia.

 

“…Completamente senz’anima, signori.”

 

E poi in un’improvvisa esplosione di luce, il demone Whistler era ritornato al suo posto in una dimensione superiore.

 

 

 

~*~*~*~

 

 

 

Le cose restarono al loro posto.

 

Per il resto del viaggio niente sembrò infastidirli.

 

A parte, naturalmente, i soliti demoni che erano ormai abituati da tempo a combattere e far esplodere.

 

Il loro rapporto si era stretto ancora di più, senza che sapessero veramente come e perché.

 

Dall’improvvisa apparizione (e successiva sparizione) di Whistler, sembrava che non riuscissero più a stare lontani l’uno dall’altra.

 

Trascorrevano intere mattinate sul ponte della nave, mano nella mano, guardando alle loro spalle l’infinita distesa di acqua color rosso sangue che attraversavano ormai da mesi.

 

Poi guardavano in avanti, e la vista che la terra, l’altra sponda, era sempre più vicina, sempre più grande, confortava i loro cuori e insieme li incupiva.

 

Qualche notte, i sogni di Buffy erano ancora piagati dall’immagine insistente di Angel.

 

Nonostante, no, non si poteva parlare tecnicamente di Angel.

 

Angelus andava a visitarla ogni notte.

 

Nei sogni, nell’oscurità della sua mente, quando lei non poteva difendersi.

 

Dove lui poteva catturarla, sfiorarla, approfittarsi di lei.

 

E Buffy si dimenava, dalla forte presa delle sue mani, dal suo sguardo malato e perverso, dall’orrore che infondeva dentro di lei.

 

Si dimenava sempre anche nel letto, accanto a Spike.

 

E allora Spike la stringeva forte, la teneva a sé tra le sue braccia.

 

Le accarezzava lentamente i lunghi capelli biondi, le sussurrava parole confortanti all’orecchio.

 

E allora lei smetteva.

 

Angelus si dissolveva come per magia.

 

E davanti a sé, Buffy non vedeva più Angelus, né il suo Angel.

 

Buffy riapriva gli occhi, e si girava nelle braccia di Spike, cercando i suoi occhi gentili e ancora annebbiati dal sonno.

 

E quando li trovava, sorrideva, si sorridevano entrambi.

 

E poi tornava a dormire, ancora nelle sue braccia, sicura che niente stavolta l’avrebbe perseguitata anche nel sonno.

  EPILOGO

 

 

 

 

Era qualcosa di grandioso.

 

Neanche alla partenza avevano assistito ad uno spettacolo del genere.

 

Una massa grigiastra e informe attraversava con passo lento la passerella, toccando alfine terra.

 

Erano come un enorme sciame, diretti tutti nella stessa direzione.

 

Persino sui loro volti, persino sui volti dei demoni, si leggeva chiaramente stanchezza ed esasperazione.

 

Due figure si distinguevano nella folla amorfa.

 

Le uniche figure che si appoggiavano l’uno all’altra.

 

Le uniche due figure che sembravano spiccare nel triste spettacolo.

 

Due figure che, loro stesse, facevano un triste spettacolo.

 

Ma per loro era abbastanza.

 

Stare con l’altro, era abbastanza.

 

 

 

~*~*~*~

 

 

 

Casa non era lontana.

 

Casa non era lontana.

 

Continuava a ripeterselo da due ore, da quando erano sbarcati dalla nave.

 

Erano arrivati.

 

Ce l’avevano fatta.

 

Il loro viaggio era terminato, era finito davvero.

 

Avevano poca strada davanti a loro.

 

Un’ora, forse due di cammino.

 

La Hellmouth di Sunnydale era vicina.

 

Buffy voltò leggermente il capo per guardare Spike.

 

Il vampiro era completamente focalizzato sull’ambiente circostante, sembrava non prestare attenzione a nient’altro.

 

Guardava dritto davanti a sé, quasi come se aspettasse di vedersi spuntare davanti il cartello stradale di Sunnydale.

 

Sembrava lontano.

 

Aveva in viso un’espressione pensierosa.

 

Non ci voleva un genio per capire a cosa stesse pensando.

 

E poi, era la stessa, identica cosa che tormentava anche lei da mesi e mesi.

 

Il ritorno a casa.

 

Era vicino.

 

Non era più una prospettiva, un’idea ancora lontanissima e irraggiungibile.

 

Era lì.

 

Era di fronte a loro.

 

Si parava davanti a loro, sfidandoli.

 

E loro non potevano evitarla.

 

Non potevano ignorarla.

 

Casa era vicina.

 

Willow, Xander, Giles lo erano.

 

Angel, lo era.

 

E Spike… Spike sembrava essere solo sempre più lontano.

 

Sembrava solo star tornando al suo posto, il posto che gli spettava.

 

Un posto che non era accanto a lei.

 

Un posto che lo designava come suo nemico.

 

E sebbene Buffy lo odiasse, lo odiasse con tutte le sue forze, e anche di più, sentiva anche di non riuscire ad opporvisi.

 

Era stanca.

 

Troppo stanca.

 

Lo erano entrambi.

 

…In qualche modo sarebbero sopravvissuti.

 

 

~*~*~*~

 

 

E così, che qui tutto finisce.

 

E’ qui che non potrò più guardarti negli occhi, senza vedere repulsione e disgusto.

 

Da questo momento… cosa… torneremo ad essere i nemici naturali che siamo sempre stati?

 

Torneremo ad odiarci, a passare la vita a combatterci?

 

A sprecare tempo a negare i nostri sentimenti, perché in questo modo è solo tutto più facile?

 

E’ questo che vuoi, Buffy?

 

…Spike non ebbe mai modo di dare voce alle sue incertezze.

 

Il tempo stringeva, era arrivato davvero alla conclusione.

 

La sabbia nella piccola clessidra di vetro era lentamente scorsa.

 

Ed ora, eccoli, a ricreare lo stesso incantesimo che li aveva portati all’Inferno.

 

L’incantesimo che li aveva portati insieme.

 

…Lo stesso incantesimo che li avrebbe separati per sempre.

 

Guardò Buffy attentamente, seduta a gambe incrociate in terra.

 

“Immagino che questa sia la fine, dolcezza-”

 

Buffy aprì un occhio, lanciandogli uno sguardo di disapprovazione, prima di richiuderlo nuovamente.

 

Spike sospirò.

 

Era davvero la fine.

 

La voce di Buffy risuonò nel silenzio spettrale di quel luogo, suonando stranamente lugubre alle orecchie del vampiro.

 

Una sentenza di morte.

 

 “Richiamo a me tutte le forze… della terra… del fuoco… dell’acqua… dell’aria…”

 

Accadde allo stesso identico modo.

 

La stessa luce bianca avvolse il corpo della Cacciatrice.

 

Spike arretrò allora, sapendo che presto non avrebbe potuto sopportare il calore emanato dalla luce.

 

“Invoco la vita… la forza più grande di tutte…”

 

Sembrava essere la vita la forza più grande di tutte.

 

Divertente, lui aveva sempre pensato che si trattasse dell’amore.

 

Con le sue grandi promesse di eternità e fedeltà.

 

La vita non è fedele.

 

La vita non è eterna, mai.

 

Almeno non per un umano.

 

Ha sempre una fine.

 

L’amore no, mai.

 

Neanche il suo…

 

Spike assistette impotente mentre Buffy lievitò gradualmente nell’aria.

 

“Che l’Inferno spalanchi le sue fauci…”

 

Numerose ferite si aprirono su tutto il suo corpo, ma Buffy rimase immobile, completamente concentrata sull’incantesimo.

 

“Che l’Inferno spalanchi le sue fauci… e ci conceda di uscire…”

 

Buffy riaprì gli occhi, la sua espressione bianca e interamente vacua.

 

La luce che la avvolgeva diventò sempre più luminosa, sempre più calda.

 

La terra prese a tremare, mentre una spaventosa voragine si apriva nel cielo.

 

D’improvviso Buffy sembrò risvegliarsi dal suo stato ipnotico.

 

Si girò verso Spike, tendendo una mano verso di lui.

 

“Devi prendere la mia mano… Il vortice ci risucchierà al contrario.”

 

Spike esitò un attimo, poi avanzò, stringendo la mano della ragazza nella sua.

 

Le sorrise brevemente, si sorrisero entrambi, quasi tristemente.

 

Poi tutto diventò oscuro.

 

 

 

~*~*~*~

 

 

 

Era tutto annebbiato, tutto confuso.

 

La luce le offuscava la vista, rendeva incerto qualsiasi contorno.

 

E non riusciva a respirare.

 

Respirare era forse la cosa più difficile.

 

Era passato tanto, troppo tempo, dall’ultima volta che aria così pura aveva raggiunto i suoi polmoni.

 

Prima l’aria era stata sporca, ristagnante… morta.

 

Ora era semplicemente viva.

 

Inspirò affannosamente, tossendo.

 

Inconsciamente, annaspò nell’aria con la mano che prima della caduta ne stava stringendo un’altra.

 

La cercò intorno a sé per qualche momento, finché finalmente la trovò.

 

La sua mano, così fredda e rassicurante.

 

Voltò il viso, credendo di trovarvi il viso di un vampiro dai capelli quasi bianchi.

 

Ma quando i suoi occhi si posarono sul volto del proprietario della mano, Buffy ansimò ancor più con difficoltà.

 

Fu come se il tempo si fosse bloccato.

 

La vista tornò, d’un tratto, in un lampo.

 

La lingua aveva ripreso la sua capacità di parlare.

 

Anche i suoni adesso erano riconoscibili.

 

E quei suoni continuavano a ripetere “…Buffy… Buffy…”

 

Ma Buffy sentì invece la propria voce chiamare un altro nome.

 

Non dell’uomo che le stava accanto, non di questo vampiro che aveva cercato.

 

Non il nome di Angel.

 

No, la sua voce chiamava insistentemente, flebilmente, un altro nome.

 

E l’ansia cresceva a dismisura nel suo tono, man mano che il tempo passava e lui non era lì con lei.

 

“…Spike… Spike…”

 

Le lacrime si formarono immediatamente agli angoli dei suoi occhi, e Buffy si costrinse a mettersi seduta.

 

Sforzo inutile, dal momento che ricadde all’indietro.

 

A quanto pare, il ritorno sulla Terra era stato di gran lunga più estenuante.

 

Lasciò che Angel la stendesse a terra, mentre inconsciamente riconosceva le figure nel suo raggio visivo.

 

Amici.

 

Xander e Willow.

 

L’ultima cosa che sentì, prima di chiudere gli occhi e svenire dallo sforzo, fu la voce di una donna.

 

Una donna che era sicura di non conoscere.

 

“Del biondo qui che ne facciamo…”

 

 

 

FINE