NO WALLS

 

 

Autore: Anneliz

 

Spoilers per: Grave”

 

Pairing : B/S, X/A

 

Rating : Romance

 

Timeline : Post "Grave". San Valentino. Un’ipotetica 7^ Stagione in cui non c’è il First, e questo è come avrei voluto che andassero le cose (in entrambi i casi).

 

Sommario: “…Perché oggi è San Valentino.”

 

Disclaimer: I personaggi appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt la WB, ME, la UPN e la Fox. L'autore scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

 

Note dell’autore: Solo una piccola ficlet per S. Valentino, perché mi è balzata un’idea in testa e non voleva lasciarla finché non la scrivessi.

 

Distribuzione:  Per la distribuzione di questa fanfic rivolgersi per favore alla sottoscritta!

 

 

 

 

 

 

 

“Stavolta entrerai?”

 

Spike si volse spaventato a guardare Dawn, in piedi accanto a lui con le braccia incrociate sul petto.

 

Immediatamente, il suo sguardo cadde sulla scatola di cioccolatini e sul mazzo di rose stretti tra le sue mani.

 

Tante volte era passato davanti a Revello Drive, portando regali che non le avrebbe mai donato.

 

Credeva di non esser visto. Si era sbagliato.

 

“Io… non credo, no”

 

Dawn sollevò un sopracciglio.

 

“Allora cosa sei venuto a fare qui?”

 

Spike scosse la testa, alzando il capo e fissandola con i suoi intensi occhi blu.

 

“Forse mi ero solo illuso di poterci riuscire. Forse non è là dentro il mio posto”

 

Dawn sorrise, indicando verso la veranda della casa.

 

“Io credo di sì”

 

Con un altro grande sorriso, si avviò silenziosamente verso la strada.

 

Alzando lo sguardo, gli occhi di Spike incrociarono quelli di Buffy, in piedi accanto alla porta sulla veranda.

 

Lei gli sorrise timidamente, agitando leggermente una mano.

 

Poi camminò avanti piano verso di lui.

 

Per tutto il tempo, lo sguardo di Spike non la lasciò neanche per un istante.

 

Lei guardò i regali nelle sue mani.

 

“Sono per me?”

 

Spike replicò con una risata amara.

 

“Per chi altro vuoi che siano?”

 

Buffy arrossì, distogliendo lo sguardo, somigliando alla ragazzina che una volta era stata.

 

“Beh…”

 

Spike la guardò interrogativamente.

 

“Hai intenzione di darmeli?”

 

Impacciato, Spike glieli porse in fretta.

 

Buffy portò i fiori al naso, annusando l’odore delicato delle rose.

 

“Grazie,” mormorò. “E’ stato un gesto molto carino”

 

Spike annuì, incapace di dire qualcosa.

 

Per un po’ ci fu solo silenzio tra loro, e poi parlarono contemporaneamente.

 

“Allora…”

 

“Allora…”

 

Guardandosi, arrossirono e risero nervosi.

 

“Prima tu,” mormorò Spike.

 

Buffy prese un lungo, profondo respiro, prima di parlare.

 

“Ti va di entrare?”

 

Spike spalancò gli occhi.

 

“Dentro? In… casa tua?”

 

Non era mai accaduto prima. Lei non lo aveva mai invitato prima dentro la sua casa.

 

Non era mai stato così prima.

 

“Non voglio che sia com’era prima,” disse Buffy, a mo’ di risposta.

 

E Spike, senza neanche avere il tempo di pensare, si ritrovò a domandare “Come vuoi che sia?”

 

Non si aspettava una risposta.

 

Forse non si aspettava quella risposta.

 

Buffy gli prese una mano, tirandolo lentamente verso la sua casa.

 

“Io. E te. Senza pregiudizi e incomprensioni. Come un uomo e una donna.”

 

Lei non poteva giurare di averlo visto più felice.

 

“Sei davvero sicura? Sei sicura di poterti fidare di me?”

 

Una ferita. Quelle parole erano una ferita che non era così fresca ma faceva ancora male.

 

Ma, non era più come prima.

 

“So di potermi fidare di te.”

 

C’era nella mente di Spike un solo pensiero. Prima non avevo un’anima.

 

Lei lo sapeva. Lei lo conosceva.

 

“Lo sapevo anche prima”

 

Era bello vedere il viso di lui distendersi nuovamente in un sorriso. Come un raggio di luce in mezzo a tanta oscurità.

 

“Ero solo troppo ostinata per ammetterlo”

 

Questo era quello che voleva sentire. E lui sapeva che lei sapeva.

 

Ma non gliene faceva una colpa. Perché avvertiva tutta la sua sincerità.

 

“Così, perché ora?”

 

Erano arrivati alla soglia. Solo un passo e sarebbero stati dentro.

 

Un’altra barriera che avrebbero superato insieme.

 

“Perché oggi è San Valentino. E voglio trascorrerlo insieme a te. Così come i giorni seguenti”

 

Fu questo che lo convinse.

 

Una volta le aveva chiesto una speranza. Solo una briciola. Una possibilità… in un futuro lontano.

 

Ora sembrava che lei gli stesse offrendo il mondo.

 

E lui era più che felice di accettarlo.

 

“Credo che mi fermerò per un po’”

 

Le sorrise, e attraversò la soglia della veranda.

 

La prima barriera era crollata.

 

Sapeva che quella più dura – quella intorno al cuore di lei – era difficile da abbattere.

 

Ma ci avrebbe provato. Ci avrebbero provato insieme.

 

Non oggi. La prossima volta. Perché ci sarebbe stata.

 

 

 

~ * ~ * ~

 

 

 

 

“Buonasera, come posso esserle d’aiut… oh”

 

Anya si fermò, notando che Xander le era ormai davanti.

 

Non arretrò. Non si mosse. Non gli avrebbe fatto capire che la sua sola presenza la toccava profondamente.

 

“Anya,” bisbigliò lui, e accennò un saluto con la testa.

 

Lei rimase lì semplicemente a guardarlo.

 

Xander sospirò.

 

“Ascolta, so che adesso stai lavorando..-”

 

“Esatto,” tagliò corto lei. “Se vuoi qualcosa da comprare, sarò felice di aiutarti”

 

Il resto della frase era implicita. Altrimenti, farai meglio ad andartene.

 

Lui scelse di ignorarlo.

 

“Vorrei parlare con te,” affermò deciso.

 

Anya inclinò la testa di lato, guardandolo con mezzo sospetto.

 

“E perché mai?”

 

“Perché oggi è San Valentino,” replicò Xander con tutta l’onestà che poteva mettere in quelle parole.

 

Il resto della frase era implicita. Ed io ho bisogno di te.

 

Questa volta Xander non poteva ignorarlo.

 

“Ed io ho bisogno di te”

 

In un attimo, le difese che Anya aveva creato intorno a sé crollarono.

 

La sua maschera di indifferenza cedette il posto a una di stanchezza e solitudine.

 

Anya era sola. Proprio come lui.

 

Prendendola per mano, la condusse nella stanza adiacente, ricostruita dopo la distruzione del negozio perché fosse adibita ancora a palestra.

 

Un materasso un po’ sporco restava in un angolo della camera.

 

Senza parlare, Xander la fece sdraiare, le tolse i vestiti, si tolse i vestiti.

 

Con le carezze, con i baci, con le sue mani, con i suoi occhi, le ricordò cosa fosse l’amore e perché lui l’amasse tanto.

 

Dopo, giacquero l’uno accanto all’altra sullo sporco materasso, una tovaglia rappezzata l’unica cosa a coprirli.

 

“Tornerai ad essere arrabbiato con me dopo questa notte?”

 

“Non lo sono mai stato”

 

Lei si girò su un fianco, dandogli le spalle, impedendogli di vedere le lacrime che temeva potessero venire.

 

“Tu mi hai odiato”

 

La replica di lui era mormorata a voce così bassa che quasi lei stentò a sentirla.

 

“Ti amo troppo per poterti odiare”

 

Lei si sentì tirare, e un attimo dopo era di nuovo sulla schiena, e lui era sopra di lei, a guardarla con occhi pieni di colpa.

 

E amore. Non doveva dimenticare l’amore. Era una delle cose che lui era meno bravo a nascondere.

 

Una delle prime cose che aveva amato di lui. Questo, e i suoi orgasmi.

 

“Voglio che sia com’era prima”

 

Lei rise amaramente, senza distogliere lo sguardo.

 

“Non può più essere come prima. Niente è mai come prima. Tutto cambia”

 

“Può cambiare in meglio,” mormorò Xander speranzoso.

 

E Anya sentì quasi quel muro di protezione sgretolarsi.

 

Quasi. L’essere lasciata all’altare non era qualcosa che si dimentica facilmente.

 

“Giurami una cosa”

 

Lui la guardò confuso, ma non di meno annuì.

 

“Non farmi promesse che sai di non poter mantenere”

 

Lui capì. Sapeva che non era ancora il momento.

 

“Te lo giuro,” mormorò, con una voce da bravo ragazzo e le dita che facevano il segno del boy-scout.

 

Le sfiorò la fronte con le dita e le sorrise.

 

E lei ricambiò il suo sorriso.

 

Si addormentarono così, l’uno tra le braccia dell’altra, sorrisi felici sui loro volti.

 

Era contenta di aver chiuso il Magic Box prima di seguirlo.

 

Era contenta di averlo seguito, e basta.

 

FINE