Autore:
Anneliz
Spoiler per: In generale è una mia ipotesi sulla fine della
settima stagione di BtVs. Per quanto riguarda AtS, ci sono in giro alcuni
spoiler che affermano che Angel dovrà uccidere Condor, per cui ho preso la
palla al balzo. Diciamo comunque tutta la quarta stagione fino a “Sides” 4x16.
Pairing: Un po’ di B/S
Rating: Angst… con un po’ di luce in fondo al tunnel!
Timeline: Post “Get It
Done” per BtVS e post “Sides” per AtS. E’
come è finita la battaglia finale contro il First, e come Angel ha risolto le
cose a Los Angeles.
Summary: Se ancora non fosse chiaro, è lo stato delle cose a
Sunnydale dopo la battaglia contro il First.
Disclaimer: I personaggi appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt,
la WB, ME, UPN e la Fox. L’autrice scrive senza alcun scopo di lucro e non
intende violare alcun copyright.
Si guardò intorno, alzandosi lentamente. La sua casa era stata quasi
completamente rasa al suolo. Non erano rimaste che macerie e qualche brandello
di muro. Le colonne erano state le prime a cedere.
Il suo sguardo viaggiò tra le varie figure a terra, immobili. Alcune
erano ancora riconoscibili. Altre erano a pezzi, se ne potevano trovare una
gamba o un braccio sparsi in giro.
Non pensò neanche di frenare il conato di vomito che arrivò alla bocca
dello stomaco. Non si preoccupò di tenere indietro i capelli, come avrebbe
fatto di solito. I suoi capelli biondi avevano assunto un colore ramato. Il
sangue delle persone che aveva amato li aveva macchiati.
Senza prestar veramente attenzione, vide di sfuggita il coccio di uno
specchio. Lo riconobbe istantaneamente come lo specchio della sua camera. Vi si
era pettinata i capelli, proprio poco prima di scendere le scale, ed aspettare
il suo destino.
“Si legò i capelli con attenzione
in una treccia alta. Pensandoci, non le importava veramente qual era il suo
aspetto. Non se, probabilmente, sarebbe morta di lì a pochi minuti.
Controllò l’orologio a muro. Le cinque.
Questo significava che aveva ancora un po’ di tempo, prima di dover svegliarlo.
Guardò nello specchio, angolandosi
verso il letto. Niente. Il letto sembrava vuoto. Sorrise. Il cuscino si spostò
magicamente, cadendo a terra.
Si voltò, camminando silenziosamente
verso il letto. Attenta a non far rumore o svegliarlo, vi si sedette ai piedi.
Con mano leggera, accarezzò le gambe nude, prestando particolare attenzione ad
una cicatrice sulla caviglia destra. Lo sentì muoversi leggermente, ed appoggiò
la mano, calmandolo. Lui si fermò istantaneamente, tornando a dormire.
Con lo sguardo, risalì il suo corpo
lentamente, arrivando al viso. La luce della lampada sul comodino creava
sottili ombre sul suo viso perfetto, facendo sembrare il suo volto ancora più
cesellato.
Sorrideva nel sonno, Spike, stava
sicuramente sognando qualcosa di bello. Forse camminare alla luce del sole,
magari vivere una vera vita con lei, avere dei bambini… tutte cose che non
potevano avere.
Una lacrima scese silenziosa dai suoi
occhi, cadendo sulla guancia del vampiro addormentato. Lei la asciugò,
accarezzando dolcemente la pelle morbida del viso. Quel gesto, quel semplice
gesto, significava volumi di parole.
Lei lo guardava, e lo toccava, e
sentiva tutto l’amore che radiava dal suo tocco. Sentiva l’amore di lui quando
la guardava con quei sorprendenti occhi blu, quando la stringeva a sé di notte.
Sentiva che sarebbe potuta morire per quest’uomo, perché era diventato come un
uomo. Nel momento stesso in cui il pensiero si affacciò alla sua mente, altre
lacrime calde cominciarono a scendere copiose.
Lui dormiva, consapevole della
distruzione che sarebbe accaduta di lì a poche ore. Anche lei lo sapeva, ed era
semplicemente incapace di poter fare qualcosa. Era semplicemente incapace di
poter fare qualcosa oltre che compiangersi, e stringere a sé coloro che amava.
L’addio ai suoi amici, se di addio vero
e proprio si era trattato, era già stato doloroso. Ma una cosa necessaria,
perché che vivessero… beh, di questo non ne avevano la certezza.
E adesso era venuto anche il momento di
dire addio a lui. Spike aprì gli occhi lentamente sotto il tocco della
sua pelle, e sorrise tristemente. La scintilla… la scintilla di cui le aveva
parlato qualche mese prima, ora la vedeva, scintillante nei suoi occhi.
E accompagnata da qualcos’altro,
qualcosa di così terribile che avrebbe voluto cancellarla per sempre dal suo
sguardo. Disperazione. E consapevolezza. Consapevolezza che non tutti sarebbero
sopravissuti. E consapevolezza che questa volta non sarebbe stato come con
Glory, nessuno avrebbe potuto riportare indietro gli altri. E di certo nessuno
si sarebbe mai arrischiato a fare più una cosa del genere.
Anche lei sorrise, gli occhi ancora rossi
dal pianto. Lui alzò una mano ai suoi capelli, passandoli tra le dita, soffici
come seta. Poi sollevò la testa su un gomito e appoggiò le labbra alle sue,
sfiorandole per qualche momento prima di tornare a sdraiarsi.
Lei gli si sdraiò accanto, chiudendo
gli occhi, cercando di memorizzare per sempre la sensazione del suo corpo
accanto al suo, cercando di memorizzare il modo in cui la sua vicinanza la
faceva sentire ogni volta. Per l’ultima volta. Erano rimasti in quel letto per
l’ultima volta.”
Depose a terra il coccio, tornando a guardarsi in giro. Uno strano senso
di sollievo cominciò ad invaderla completamente, e si strinse le braccia
intorno al corpo. L’unico pensiero che poteva consolarla, era che non avevano
sofferto. Riusciva a pensare che era finito subito, e in fretta, senza dolore.
Il corpo di Spike giaceva poco distante da lei, stranamente intatto e
stranamente non polverizzato. Forse qualche entità sconosciuta le aveva
regalato almeno questo. Le aveva lasciato il suo cadavere, come segno che il
loro amore non era stato solo un sogno, un’illusione. O forse il destino aveva
solo voluto giocarla ancora, facendolo sembrare più vivo che mai, anche se
morto.
Dall’altra parte della casa, lei riconobbe un altro corpo, a terra, che
per quanto possibile, era ancora riconoscibile. E con orrore si accorse che
Xander, seppur a fatica, stava ancora respirando. Arrivò al suo fianco in un
attimo, un balenio di bianco nella notte scura. Aveva il viso emaciato, Xander,
come tante altre parti del suo corpo. Ma poteva ancora notare il lento alzarsi
e abbassarsi del suo petto. Strinse una delle sue mani tra le sue, cercando di
conferirgli tutto il suo calore, tutto l’affetto che temeva non era stata
capace di mostrargli.
Xander girò brevemente la testa nella sua direzione, curvando le labbra
nelle sembianze di un sorriso. Ma lei non aveva la forza di sorridere. Non
quando il suo migliore amico si stava spegnendo lentamente davanti ai suoi
occhi. Sentì di nuovo un conato di vomito, ma stavolta lo represse, concedendo
solo alle lacrime di cadere silenziosamente dai suoi occhi irriconoscibili.
Gli occhi di chi ha visto la morte, e l’ha assaggiata, e l’ha aggirata
in tutti i modi possibili, non erano più occhi umani. Perdevano la luce della
vita, perdevano la fiamma della speranza. La forza, apparteneva solo al suo
corpo, non più alla sua mente.
Gradualmente, il respiro di Xander si fece affannoso, come se cercasse di
recuperare l’aria che stava lentamente spirando via dai suoi polmoni. Lei
strinse più forte la sua mano, conscia del fatto che probabilmente gli stava
facendo male, ma non le importava molto allora. E quando sentì il suo respiro
rallentare, fino a fermarsi improvvisamente, e quando sentì il calore
abbandonare il suo corpo, diventando freddo come un vampiro, ma ancora peggiore
di un vampiro… allora si rese conto di non avere più legami con la sua vecchia
vita.
Allora poté guardare le sagome di Giles, Willow, Spike, Dawn, Anya e
Xander, nella propria memoria, e dire loro finalmente addio, addio come
meritavano.
Non pianse. Non voleva piangere. Ma urlò, urlò con tutta la forza che le
era restata nei polmoni, con tutto la disperazione che attanagliava il suo
cuore, con tutta se stessa, con la forza della terra, e anche di più.
Urlò perché avrebbe avuto voglia di distruggere, ma sapeva che c’era già
stata abbastanza distruzione in quel luogo. Urlò senza sapere veramente a chi.
Urlò al Consiglio, distrutto anch’esso. Urlò ai Poteri, che le avevano scelto
fin dalla nascita una vita di sofferenze. Urlò a quel Dio in cui non era più
sicura di credere.
Urlò fino a quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla, cautamente,
quasi avesse paura di essere aggredito. Si girò di scatto, le lacrime che aveva
rifiutato di versare che le offuscavano gli occhi.
Ma lo avrebbe riconosciuto, anche se fosse stata cieca. Avrebbe
riconosciuto il suo tocco gentile anche all’Inferno, se ce ne fosse stato
bisogno. Alzò il viso, portando lo sguardo all’altezza del suo, riconoscendo il
tormento di quegli occhi tanto amati.
Riconoscendo quel tormento come proprio, perché anche lui non aveva più
niente. Perché aveva saputo, solo giorni prima, che anche lui aveva perso
tutto. Si alzò con decisione, stringendo nella propria la mano che era stata
sulla sua spalla.
Lui la guardò lungamente, senza parlare, senza chiedere qualcosa che era
così dannatamente chiaro solo guardandosi intorno. Senza chiedere perché, alla
fine, fossero di nuovo insieme, di nuovo loro due. Senza capire veramente qual
era lo scopo ultimo di chi li aveva fatti riunire, senza percepire l’ironia di
ciò.
Perché Angel aveva smesso di scherzare. Così come Buffy.
Perché Angel aveva dovuto uccidere suo figlio, e uccidere Cordelia,
affinché il mondo fosse nuovamente salvo. Angel aveva dovuto assistere alla
morte di Fred, Gunn, Wesley, Lorne. Faith era scomparsa tempo prima, proprio a
Sunnydale. Trasformata in energia pura, nella battaglia che sembrava
impossibile contro il First.
“Sapevo che saresti venuto.” Lei bisbigliò, la voce roca dalle lacrime e
dalle urla.
“Ti troverei anche all’Inferno… non puoi liberarti di me.”
Buffy corrugò la fronte involontariamente, ricordando il sogno che l’aveva
perseguitata nei mesi di esilio dopo Acathla. Sorrise, vagamente, e lo spinse
avanti, allontanandolo dalla distruzione a cui i suoi occhi non potevano più
assistere.
“Lo so.” Rispose semplicemente. “L’ho sempre saputo.”
FINE