SOLO FANTASMI

 

 

Autore: Anneliz

 

Spoiler per: “Chosen” per BtVS, e “Home” per AtS

 

Pairing: B/S (una sorta)

 

Rating: Angst… con po’ di luce in fondo al tunnel! POV di Buffy e Andrew e… sorpresa sorpresa! / PG15 per sicurezza!

 

Timeline: Post “Chosen” e “Home”... anzi, post “28 giorni dopo” e post “Not a puppet”!

 

Summary: Buffy deve ancora venire a patti col suo passato, e lo farà a Los Angeles.

 

Disclaimer: I personaggi appartengono a Joss Whedon, David Greenwolt, la WB, ME, UPN e la Fox. L’autrice scrive senza alcun scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.

 

Note dell’Autore: E’ l’ultima parte del ciclo cominciato con “…Anche lei piange” e poi continuato con “28 giorni dopo” e “Not a puppet”. Penso che la serie sia venuta a pieno circolo, così come è avvenuto per BtVS. Spero vi piaccia!

 

 

 

 

Alla fine è riuscito a convincermi.

 

Dovevo andarmene, ha detto, avevo assoluto bisogno di cambiare aria.

 

All’inizio non ero d’accordo.

 

Pensandoci, non sono d’accordo neanche ora.

 

Ma, dopo un po’ di tempo, sono diventata stanca di oppormi.

 

Mi stanco facilmente, negli ultimi tempi.

 

Tutto, per me, ogni cosa, richiede così tanta energia.

 

Energia che ho perso, che è andata a diffondersi in tutto il mondo, a dare forza ad altre.

 

Me ne tocca ben poca, ora, di quell’energia.

 

Ma non mi lamento.

 

Là fuori, ormai, non c’è più bisogno di me.

 

Il mondo ha trovato così tanti protettori, che non saprebbe cosa farsene di una in più.

 

… Così, ci siamo messi in viaggio.

 

Non siamo andati troppo lontani.

 

Per quanto mi sforzi, non riesco ad allontanarmi dalla Bocca dell’Inferno.

 

È come casa.

 

Come il mio luogo di nascita.

 

Come la mia tomba.

 

È la mia vita e la mia morte insieme, è inizio e fine.

 

È qui, a Sunnydale, che ho vissuto e combattuto negli ultimi sette anni.

 

Conoscevo ogni più piccolo particolare di ogni strada.

 

Ogni edificio serbava il ricordo di qualche avvenimento.

 

Per ogni cimitero c’erano vampiri e demoni sconfitti, e battaglie che avevo vinto e battaglie che avevo perso.

 

Anche mia madre è scomparsa insieme a Sunnydale.

 

Anche Tara.

 

Anche Jenny Calendar.

 

Anche le Potenziali che sono perite in combattimento.

 

Anche lui.

 

Ora non c’è più niente.

 

Un cratere.

 

Polvere.

 

Questo è diventata la mia vita.

 

…Los Angeles è così diversa da Sunnydale.

 

È così grande, così dispersiva.

 

Colma di persone che ancora non hanno imparato a non uscire di notte.

 

Persone che non sanno ancora, dopo tutto questo tempo, cosa si cela nell’oscurità.

 

Il silenzio, durante la caccia, per me è sacro.

 

Era raro, sulla Hellmouth, incontrare abitanti sprovveduti, di notte.

 

Qui è anche troppo comune.

 

Non serbo alcun ricordo felice di LA.

 

Prima pensavo che solo qui ero stata mai veramente in pace.

 

Mi stavo solo illudendo, ancora una volta.

 

Tanto per cominciare, non ho mai avuto veri amici qui.

 

Le persone che frequentavo mi seguivano solo per convenienza, e io facevo lo stesso con loro.

 

Ed entrambi ci ingannavamo ogni giorno.

 

Poi c’erano i miei genitori ancora insieme.

 

Ma da quanto riesco a ricordare, litigavano da sempre.

 

Era da sempre che non stavano bene insieme come coppia.

 

E anche allora mi prendevo in giro, dicendomi che era normale, che anche i genitori delle altre potevano avere degli screzi.

 

E poi soffrivo, perché mi rendevo conto che non era davvero così.

 

E dunque il divorzio, e il conseguente trasferimento a Sunnydale, sono venuti come una manna dal cielo.

 

La scuola non è mai stata un granché, ma forse solo nell’ambiente scolastico ho mai raggiunto la realizzazione di alcuni sogni.

 

Essere reginetta della scuola.

 

E capo-cheerleader.

 

Essere amata, e corteggiata, e invidiata da tutti.

 

…Ma poi, riflettendoci, quello che vedevano in me di attraente era solo una maschera.

 

Dentro, con la caccia agli inizi e i problemi fra i miei genitori, ero solo una bambola sul punto di spezzarsi.

 

E poi, sì, certo, allora c’era Pike.

 

Il mio amore clandestino.

 

Quello di cui nessuno è mai venuto a conoscenza.

 

E come avrebbero potuto.

 

Tra noi non è durata.

 

Dopo aver bruciato la palestra della scuola, ed esser andati via, nell’alba nascente, a bordo della sua moto, come gli eroi di qualche novella romantica… tutto finì con l’andare in pezzi.

 

Io avevo solo quindici anni.

 

Non ero ancora abbastanza matura per vivere con lui e dargli quello che voleva.

 

E lui ben presto si è stancato di una ragazzina petulante che aveva ancora bisogno di sua madre.

 

Così, il giorno dopo, mi ha riportata a casa, mi ha dato un’amichevole bacio di addio sulla guancia, ed è sparito in moto verso altri orizzonti.

 

Non l’ho più rivisto, e non credo di volerlo fare proprio ora.

 

Pensare al passato non mi da alcuna emozione.

 

Eppure, eccomi di nuovo qui, a Los Angeles.

 

Per cinque, lunghi giorni Andrew ha tentato di farmi uscire da questa sporca camera di motel.

 

Poi stamattina, sfinito, si è arreso ed è andato via senza dir niente.

 

Immagino dove ora possa essere.

 

Probabilmente è andato a chiedere aiuto a Angel, perché spera che lui possa risolvere la situazione.

 

In realtà, non voglio rivedere neanche Angel.

 

Lui è stato a Sunnydale, il giorno prima della battaglia.

 

E ci siamo baciati.

 

E Spike ha visto tutto.

 

E a volte sono convinta che sia stato questo che lo ha rotto definitivamente.

 

Il pensiero di non poter reggere il confronto con Angel.

 

Forse è per questo che alla fine non mi ha creduto, quando sono riuscita, per la prima vola, ad aprirgli il mio cuore.

 

In definitiva, no, non posso biasimarlo.

 

Mi sono comportata da puttana doppiogiochista.

 

Quello che ho fatto… con Angel… non sarebbe dovuto accadere.

 

Non doveva succedere perché… io non sentivo più amore per lui.

 

Perché, rivedendolo, non ho sentito più i soliti fremiti di eccitazione e di sofferto amore.

 

Non c’era più niente.

 

Soltanto un uomo che in passato aveva significato moltissimo per me, e qui c’è la parola chiave.

 

Passato.

 

Era finita.

 

Nel futuro, doveva esserci Spike.

 

Avrebbe dovuto essere così, almeno.

 

…Circa un’ora fa credo di averne avuto abbastanza anch’io di questo posto.

 

E così mi sono decisa ad uscire per le non tanto familiari strade di LA.

 

Con la mia solita fortuna, ha cominciato a piovere.

 

Non che mi infastidisca veramente.

 

È solo acqua.

 

Acqua che respiro insieme all’aria.

 

Per una volta, non sa di polvere e morte.

 

Mi guardo intorno, in questa miriade di passanti che camminano distratti.

 

Non posso che sentirmi sola.

 

Perché lo sono, ora più che mai.

 

Perché tutto quello in cui credevo, semplicemente, è andato in frantumi.

 

O mi è scivolato tra le dita.

 

La gente mi spintona e mi viene addosso.

 

E avrei tanta voglia di urlare, di chieder loro se sono invisibile, se davvero sono diventata un fantasma come tutti quelli che popolano ora Sunnydale.

 

Ma dalle mie labbra non fuoriesce neanche un sibilo.

 

E forse anch’io preferisco che mi ignorino.

 

La compagnia non è ciò che sto cercando.

 

Non sono interessata neanche alle vetrine dei negozi, non veramente.

 

Ma guardarle mi impedisce di pensare.

 

E se non penso posso respingere più facilmente questo senso di disperazione.

 

È un’ora, almeno, che sto camminando.

 

Il mio sguardo scivola sui volti di alcuni sconosciuti dietro il vetro di un caffè, e poi passa avanti.

 

C’è qualcosa, però.

 

Un flash di capelli bianchi, all’interno, che si registra involontariamente nella mia retina e mi costringe a fermarmi.

 

Torno indietro per dare un’occhiata migliore, e mi sento così… giovane.

 

Perché mi batte furiosamente il cuore per un nonnulla.

 

Perché, se fosse lui davvero – ma come potrebbe essere lui – io, non so…

 

Ma poi mi accorgo di essermi sbagliata.

 

Non poteva essere Spike.

 

Il ragazzo nel caffè si è voltato verso di me, e in lui non ho riconosciuto la pallida carnagione, i lineamenti magri e gli occhi blu come l’oceano del mio vampiro.

 

È solo un ragazzo normale, in un tranquillo caffè, che probabilmente sta lì ad aspettare la sua ragazza e fare tutto quello che fanno le persone comuni.

 

Non sa niente di oscurità, di disperazione, di tormento interiore, di apocalisse.

 

È proprio come gli altri.

 

Mi piacerebbe essere anch’io così, adesso, una ragazza comune con problemi comuni.

 

…E forse, quello che non riesco ad affrontare è il fatto che lo sia diventata, ora, una ragazza normale.

 

Ma, ancora, come posso essere normale, sapendo quello che so, ricordando chi ho conosciuto e perso?

 

Non… posso, semplicemente.

 

Continuo a camminare.

 

Ora lo vedo spesso.

 

Lo vedo in ogni uomo che mi passa accanto.

 

In ognuno di loro sembra esserci qualcosa di lui.

 

E così, proprio mentre sono distratta a scrutare con attenzione una vetrina, inciampo in qualcuno.

 

Ci scontriamo, cadendo all’indietro.

 

Rimango per qualche secondo a terra, massaggiandomi il fondoschiena dolorante per l’urto.

 

Il qualcuno davanti a me si è già rimesso in piedi, ed è già pronto ad andare,

 

Non mi rivolge neanche uno sguardo prima di andare via, e mormora un semplice “Mi scusi”.

 

…E il mondo sembra fermarsi…

 

Il tempo è come immobilizzato per me…

 

Le mie orecchie sentono ancora soltanto quella voce…

 

… E… poi… il mio cervello si mette in moto.

 

E i pochi dettagli che ho visto dello sconosciuto durante la caduta riappaiono davanti ai miei occhi.

 

Capelli scuri riccioluti.

 

Labbra sottili, ma quello inferiore è pieno, dando quasi l’impressione di una bocca femminile.

 

Un completo blu notte e una ventiquattr’ore nera in una mano.

 

E la sua voce.

 

Un’immagine dall’anno prima si sovrappone a quella che ho dello sconosciuto.

 

Gli stessi capelli, di un colore biondo scuro.

 

Gli occhi che non ho visto blu come l’oceano.

 

Vestito con un maglione blu e un paio di jeans neri.

 

Ma il suo colorito…

 

Mi giro di scatto, pronta ad inseguirlo se necessario.

 

Ma lui già non è più qui…

 

 

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Alla fine di nuovo a casa.

 

Beh, certo, non proprio casa.

 

Questa camera di motel non lo sarà mai, ma è tutto quello che ho al momento, quindi che importa.

 

Giro la chiave nella toppa ed entro silenzioso.

 

Le luci nella piccola stanza comune sono spente.

 

Forse lei starà dormendo nella sua camera.

 

Vado ad accendere la lampada sul comodino, e girandomi mi blocco istantaneamente.

 

Lei è qui.

 

Ed ha pianto.

 

Lo si capisce facilmente dai suoi occhi.

 

Strano rivederla in questo stato.

 

Strano che capiti sempre a me.

 

“Sono andato a vedere Angel,” dico cercando di tirarla su di morale.

 

Il suo sguardo rimane gelido.

 

Deve averne versate, di lacrime, e forse adesso è di nuovo stanca.

 

Forse per oggi riuscirò a risparmiarmelo.

 

Forse riuscirò a…

 

“Andrew.”

 

Non è niente di particolare.

 

Non è un lungo discorso compito.

 

Non è una domanda.

 

In definitiva, ha solo detto il mio nome.

 

…Ma ho imparato a conoscerla.

 

Ho imparato a vedere oltre le parole.

 

E quando pronuncia il mio nome, in quel modo, significa che sa che so qualcosa che dovrei dirle.

 

È così, in effetti.

 

Sono convinto che lei dovrebbe sapere.

 

Perché è un suo diritto.

 

…E no, neanche per questo.

 

Perché, è brutto dirlo, ma… è la sua unica ragione di vita.

 

Anche se Angel e i suoi amici hanno insistito veementemente perché non lo facessi.

 

Ma, oh beh, al diavolo tutti.

 

Loro non sono lei.

 

Non sono stati con lei tutto questo tempo come ho fatto io.

 

Loro non sanno…

 

Eppure, in qualche modo, ho la sensazione che lei ne sia già al corrente.

 

Perché è la prima vera emozione, e soprattutto una reazione sana, che le ho visto manifestare negli ultimi due mesi.

 

Non avrebbe mai pianto, se non…

 

“Lui è qui.”

 

Di nuovo, non è una domanda.

 

È una semplice constatazione.

 

La sua voce ha un tono così spento e rassegnato, che vorrei andarle vicino, ed abbracciarla, e farla sentire sicura.

 

Ma so che non è il mio abbraccio che vuole, così me ne resto vicino alla lampada, immobile.

 

E non posso che annuire, perché voglio che lei sappia.

 

Perché non sarei capace di mentire, non su questo argomento.

 

Non posso sapere con esattezza ciò che sta pensando, ma forse posso immaginarlo.

 

Senso di smarrimento, per non sapere cosa sia successo veramente.

 

Sollievo, perché forse il peggio non si era verificato.

 

Amarezza, e tristezza senza fine, perché lui non era andato a cercarla.

 

“E lui è…” comincia insicura.

 

“Umano,” termino io per lei.

 

Lei abbassa lo sguardo, è incapace di guardarmi, incapace di piangere ancora, ma forse le sarebbe d’aiuto.

 

Poi si fa forza, e solleva i suoi grandi occhi verdi per fissarli nei miei.

 

Inspira prima di parlare.

 

“Parlami di lui,” bisbiglia.

 

E io sorrido.

 

Un vero, largo sorriso.

 

Adesso so che sarà con me per i prossimi dieci minuti.

 

Comincio a parlare.

 

Non so un granché in realtà.

 

O forse sono stati gli altri a non voler dirmi troppo.

 

Sembra che Spike sia comparso improvvisamente a LA.

 

Ora lavora per Angel, più specificatamente per la “Wolfram&Hart”.

 

E, dettaglio abbastanza rilevante, è umano in tutto e per tutto.

 

Buffy ha tenuto il viso abbassato per tutto il racconto, annuendo di volta in volta.

 

Silenziosa, solo ascoltando.

 

Mai avevo creduto potesse essere un buon ascoltatore fino a oggi.

 

Finisco di parlare, e lei è ancora in silenzio.

 

È pensierosa.

 

Forse sta meditando sulle sue prossime parole.

 

“Non è venuto a cercarmi,” mormora d’un tratto rivolgendomi di nuovo quel sorriso amaro.

 

Sono io, questa volta, ad abbassare lo sguardo.

 

Perché quello che sto per dire non le piacerà.

 

“Lui non voleva che tu sapessi.”

 

Allo sguardo vacuo di Buffy, mi affretto ad aggiungere.

 

“Non è più la stessa persona che conoscevi.”

 

E poi una pausa, ancora più lunga, prima dell’inevitabile.

 

Inspiro profondamente.

 

“Lui ha dimenticato, Buffy. La parola amore, ora, non ha più lo stesso significato per lui. La sta eliminando dal suo cuore, poco per volta. Non vuole più soffrire.”

 

E questo è il colpo finale.

 

I suoi occhi si riempiono di lacrime, di nuovo, ma adesso lei non ne versa.

 

Cerca di ingoiarle, di respingerle.

 

Di sopprimere in profondità dentro di sé quella parte che ama ancora e soffre.

 

Forse anche lei sta tentando di dimenticare…

 

“Ti andrebbe di andare da qualche altra parte?”

 

La domanda è inaspettata, eppure ha un suono così nuovo, così piacevole…

 

Buffy si è arresa.

 

È scesa a compromessi col suo passato e ha deciso che è lì che rimarrà, nel passato.

 

Com’è giusto che sia.

 

E così, domani prenderemo le nostre cose e ce ne andremo per qualche meta sconosciuta.

 

L’idea è allettante.

 

Ed io ho sempre amato viaggiare.

 

Chissà che non aiuti davvero a dimenticare.

 

Spike.

 

Anya.

 

Una vita di doveri, abusi e sacrifici come Cacciatrice.

 

Una vita da perdente e poi assassino.

 

Morte.

 

E Sunnydale.

 

Sarà tutto alle nostre spalle, solo passato, solo ricordi.

 

Solo fantasmi.

 

 

****

 

 

“… Lo vedo nei meandri della mia mente… nelle profondità del mio spirito…

 

“… Quando spuntano le stelle nel cielo, di notte… e la luna sembra brillare più luminosa…

 

“… Quando tutto intorno a me tace… e ogni cosa è silenzio, perché ogni suono è così, così, tanto rumoroso…

 

“… Quando ogni creatura di cui mi circondo ha smesso di vivere… come fanno loro, pur cercando di rialzarsi ogni volta…

 

“… Allora sono le stesse stelle a parlarmi… e la stessa luna a mandarmi quelle immagini…

 

“… Ora sono solo fantasmi… ma un giorno ritorneranno…

 

“… E in quel momento, nell’attimo in cui i fili sottili delle loro vite si uniranno nuovamente, sapranno che…

 

“… Niente è più come prima…

 

“… E sapranno, come sanno ora e hanno sempre saputo, e vedranno, nonostante chiudano gli occhi ogni volta di fronte all’evidenza…

 

“… Che non sono mai stati solo fantasmi…

 

“… Un giorno ritorneranno… e niente sarà più come prima…

 

“… Per adesso, sarà meglio restare qui a riposare…

 

“… Sarà meglio che io li lasci essere…

 

“… Solo…

 

“… Fantasmi.”

 

 

 

FINE