CANZONI

 

 

 

Author: Anyanka72

Genere: comedy, romance

Pairing: Spike Buffy

Rating: PG

Summary: Un concerto dei Counting Crows…un’occasione irripetibile.

 

 

 

“Ragazzi, ma voi NON CAPITE! …I Counting Crows!”

Tara la guardava comprensiva. L’unica.

“Sì, in effetti, non sono affatto male…”

Xander, invece, nonostante avesse le migliori intenzioni, sembrava si fosse alzato dal letto

solo per infastidirla,quel giorno. E che diavolo ci trovava da sorridere!…Non la capivano, molto semplice.

“Ah, ma non ti perdi niente… tutte quelle canzonette smielate… meglio un po’ di sano rock and roll, al limite…”

Povero Xander. Quel sorrisetto, aveva voglia di farglielo passare.

Aveva poggiato le mani sul tavolo. Cercava di tenere la voce controllata. E gli aveva rivolto un sorriso molto,poco rassicurante.

“Ah sì, Xander? E dimmi, da quando, TU capisci qualcosa di musica?”

Xander proseguiva, imperterrito.

“Andiamo, Buffy: …TU, sei convinta che ‘Living la Vida Loca’ sia la canzone del decennio!”

 

“… ‘Living la Vida Loca’ E’, la canzone del decennio!!!”

 

Lei e Anya avevano parlato all’unisono. Willow e Tara osservavano la scena sorridendo.

Infine, Buffy aveva sospirato, rassegnata.

 

“…Tanto, è una discussione inutile. Non sono riuscita a trovare neppure un biglietto.”

“Oh… e nemmeno Angel ci è riuscito? Vivendo sul posto-”

“No, Willow. Lui… l’ho sentito, ma… beh, in fondo non mi aveva promesso niente. Sarà stato troppo impegnato, per cercarli…”

 

‘Al diavolo, era solo un concerto. …Ma non ci avrà neanche provato. Avrebbe addirittura potuto venirci con me. Gli… ‘amici’ lo fanno. Almeno un concerto…’

 

“Se vuoi, posso fare un … un ‘biglietto-incantesimo’!” Willow sorrideva eccitata.

La sua voce l’aveva riportata alla realtà.

“Uhm?… Che…cosa intendi dire, Willow?”

“Beh, ecco, io… dunque: posso creare, un biglietto, o… farne scivolare fuori uno, dal portafogli di un fan… posso farlo! …Vuoi?”

 

Willow sorrideva all’idea. Non vedeva l’ora, precisamente. E Buffy, di toglierle quell’idea dalla testa.

 

“No, Willow. ASSOLUTAMENTE, no. Non voglio ricorrere alla magia per ogni occasione della mia vita. Lasciate FUORI i Counting Crows dai vostri incantesimi.”

 

Era sempre più depressa. Non mancava molto, e si sarebbe infuriata. Questo week- end finalmente Dawn era via con la scuola. E lei poteva, voleva, DOVEVA distrarsi.

 

Giles era rimasto in silenzio fino a quel momento. Buffy pensava non stesse neppure ascoltando, tanto era in modalità “osservatore che fa ricerche su profezie e maledizioni”. Si era alzato, il libro ancora in mano.

 

“Uhm, Mi… mi… dispiace, Buffy…”

…Bene… Ne aveva anche per lui.

“Oooh, certo, signor Giles. Le dispiace tantissimo. Mai, però, quanto una notte senza la “grande Buffy” in perlustrazione.”

“...Adesso sei ingiusta, Buffy. Lo sai… che mi fa piacere se… ti diverti. Tuttavia… beh, a mio parere…”

“Cosa, signor Giles? A suo parere COSA?”

 

“…Beh, a mio parere, …e vi sfido a dire, NON competente… non sono… beh… non sono imperdibili, ecco.”

“…Non sono imperdibili! E solo perché sono americani, scommetto! Benvenuto nel nuovo mondo, signor Giles! Non ci sono “solo” i suoi gruppi inglesi! E… oh, dannazione, non… non ci sono neppure VAMPIRI, solo inglesi!!!”

“Uh? …O-onestamente, non ho colto la metafora.”

“B-beh... eccola, la metafora: io, impaletto, e con la STESSA soddisfazione, gli uni e gli altri! Non faccio distinzioni, IO . Un vampiro è un vampiro, e… e un gran gruppo è… un gran gruppo! …”

La guardavano senza parlare.

 

“…Insomma, lasciamo perdere. Niente biglietti, niente concerto, niente divertimento. Dovere. Sacrificio. Paletti. Perlustrazione. Buonanotte a tutti.”

“Buffy…”

“E che nessuno aggiunga una sola parola!”

Aveva sbattuto la porta del magic shop così violentemente uscendo, che i vetri ancora tremavano.

 

“…Beh, ognuno ha… le sue passioni, giusto?”

La timida voce di Willow era arrivata a rompere il silenzio. Si erano girati tutti a guardarla, incapaci di dire qualsiasi cosa.

“Ooookay…Tara… andiamo?”

 

 

Furibonda. Forse, era più indicato un concerto heavy metal, con la rabbia che aveva in corpo adesso. Il concerto era domani, e lei se lo sarebbe perso. Si aggirava tra le tombe con un’espressione feroce. E non solo l’espressione. Aveva già ucciso due vampiri, quella notte. E non due vampiri appena risorti, quei due erano esperti. Ma non si era, quasi, neppure stancata.

 

Non li conosceva neppure troppo bene in realtà, i Counting Crows. Aveva ascoltato solo l’ultimo album e un paio di singoli. All’inizio era scettica. Poi, non era più riuscita a smettere di ascoltare quel cd. Ogni canzone, sembrava parlare direttamente a lei. In alcuni casi, le sembrava che chi le aveva scritte la conoscesse. Non conosceva la loro storia e gli album precedenti, ma non era quello il punto.

 

Un ammiratore “segreto”, per il suo compleanno, le aveva fatto trovare il regalo sulla porta di casa. Il titolo era “This desert life”. Non poteva, non cogliere l’ ironia. Non c’era bisogno di lasciare un biglietto.

Ma non intendeva dargli la soddisfazione di averlo capito.

Aveva tenuto il cd sul comodino per qualche tempo, poco convinta, poi una sera si era decisa ad ascoltarlo. E adesso avrebbe potuto vederli dal vivo, a Los Angeles… come un sacco di altre cose, che in teoria, erano lì, a portata di mano. Teoria.

 

 

'Sto pensando di prendermi del tempo…

Sto pensando di andarmene presto…'

 

Ma dove?

 

…Poi, ce n’erano alcune che le ricordavano Angel.

 

'Un lungo dicembre. E c’è motivo di credere che forse l’anno prossimo sarà migliore di quello passato.

Non riesco a ricordare l’ultima cosa che mi hai detto quando te ne sei andato

e adesso i giorni passano così veloci…'

 

Anche lei, non poteva ricordare le sue ultime parole. Perché non le aveva detto niente. Se n’era andato, e basta. E i giorni, passavano davvero veloci. Già si immaginava al prossimo dicembre, quando sarebbe stata in camera sua, malinconica, a riflettere sull’anno che stava per iniziare.

Non poteva essere peggio di quello che stava finendo.

…Vero?

 

'Ci sono cose che non posso raccontare a nessuno.

Cose che semplicemente, non posso dire…

E ci sono persone che diranno che mi conoscevano così bene…

Potrei non andare, in paradiso…

Spero che voi andiate all’inferno.'

 

Questo poi era un pensiero ‘da Spike’. E quando ascoltava la canzone pensava a lui mentre pronunciava le ultime due frasi e sorrideva. …Non poteva farne a meno.

 

Parlando del diavolo…

 

Aveva osservato il combattimento di poco prima. Buffy non smetteva mai di stupirlo… e spaventarlo, qualche volta. Grazie al cielo la conosceva, si era sorpreso a pensare. “Uno di quei due avrei potuto essere io… Goodbye, blue skies…”

L’aveva visto. Troppo pericolosa, stasera. E stava venendo verso di lui.

 

“…Accidenti, cacciatrice, la solitudine ti sta uccidendo!” Guardava il mucchio di polvere dietro di lei.

“…E… uccide sempre di più i miei simili… E’ questo, il tuo piano? Isolarmi?”

“Vattene, Spike. Non sono dell’umore, stasera. Non voglio nemmeno farti del male. Me ne manca la motivazione.”

Spike l’aveva osservata, inarcando un sopracciglio. No, non era serata.

“Beh dolcezza, ti do una bella notizia: domani, non avrai il privilegio di incontrarmi.”

“La bella notizia sarebbe una lunga fila di domani senza incontrarti, Spike.”

 

‘Sì, ma perché proprio domani?’

 

“…E perché mi priverai di questo privilegio, o mio ex-vampiro?”

 

Un sorriso gli aveva incurvato le labbra. Il momento in cui lanciava l’esca, gli piaceva anche più di quando infine catturava la preda. Lei non aveva notato il sorriso.

 

“Temporaneamente, cacciatrice, temporaneamente. Neppure tu sai, SE e quanto durerà… E io di tempo ne ho tanto. …E, perché vado a Los Angeles, domani.”

 

‘Una cosa alla volta…’

 

‘…Perché a Los Angeles, e perché domani? Andiamo, Spike, lo so che sei stato tu…’

 

Aveva incrociato le braccia e lo guardava seccata.

“E sentiamo, che cosa ci vai a fare a Los Angeles, domani?”

 

‘Bingo!’, Spike gongolava, tra sé e sé. Indifferenza, ostentare indifferenza.

 

“Beh, ecco. Non che siano affari tuoi, ma… c’è questo concerto, che non voglio perdermi… E’ un po’ che lo aspetto… lo fanno in un piccolo club, trovare il biglietto non è stato facile, i posti sono limitati-”

 

Sapeva benissimo, il quando e il dove. Lo odiava, se possibile ancora più del solito.

Si era appoggiata a una lapide.

“Okay, Spike. Ora, ho l’ultima conferma che la mia vita è davvero uno schifo.”

 

‘Oh, sì, tesoro, e non sarò certo io a smentirti.’

 

“…La tua vita è uno schifo perché io vado a un concerto?” Sembrava davvero divertito.

Perché gli aveva detto che non voleva fargli del male? Sì, che voleva.

 

“…Esatto! Perché la mia vita è solo un’eterna corsa senza riposo, e non posso neppure andare a vedere uno stupido concerto! …Ma non basta! In questo assurdo mondo che IO salvo tutti i giorni, ci sono vampiri” e lo indicava, “miei MORTALI nemici” e indicava se stessa “che fanno le cose che dovrei fare IO, si divertono… VIVONO! …Loro! TU! E io non… non…”

Tra poco si sarebbe messa a piangere tra le sue braccia. Lo stress è pericoloso, pensava. Spike la guardava quasi preoccupato.

 

“Ehy, ehy. Non fare così. Ti… piacciono i Counting Crows? …Volevi andarci anche tu?”

 

‘Bastardo’, aveva pensato. Ma avrebbe perso la battaglia, stavolta. Voleva vederlo, quel concerto. E se pensava che il regalo era stato suo…

“…Sì, accidenti a te! Vorrei, andare a quel concerto. Ma tanto, non ci posso andare.”

Ed era quello che lui temeva.

 

“E perché no? Problemi mondiali alle porte?”

“…No, se, non avere il biglietto, non è un problema mondiale.”

 

Bene… non aveva impegni, per domani… benissimo…

 

“Tutto qui? Non hai il biglietto? …Non ne hai visti tanti di concerti in vita tua, ho ragione?”

 

Non poteva essere vero. Quella conversazione non stava avendo luogo. Da un quarto d’ora chiacchierava CON SPIKE di musica e concerti. ...Ma era inevitabile. Ormai con i suoi amici parlava soltanto di apocalissi... E gli anni passano. Persino quelle diventano routine, dopo un po’. Poi… i suoi amici. C’erano canzoni anche per questo. Che dicevano la verità.

 

'Tutti i miei amici e amanti, mi hanno lasciata indietro.Tutti i miei amici e amanti, mi hanno lasciato da sola...Per trovare altrove un po’ di divertimento.'

 

E lei doveva fare qualcosa.

 

“Infatti, non…ne ho visti molti, per la verità. Quindi cosa?”

“Beh cacciatrice… avere il biglietto non è l’unico modo per entrare… diciamo che, se sarai un po’ più CARINA con me, FORSE, potrei portarti con me a quel concerto.”

Se il ghigno di Xander l’aveva irritata, quello era niente, in confronto a cosa avrebbe fatto adesso a Spike. Anche ridurlo in polvere e rubargli il biglietto? Calma, Buffy…

 

“Scordatelo, Spike. Non esiste al mondo possibilità che io sia ANCORA più carina di così, con te. Né, che io voglia andare in qualunque posto con te.”

 

Convincente, molto convincente.

 

“…Come vuoi, dolcezza. Peccato, pensavo… potevamo anche fare una visita al mio triste genitore… ricordare i vecchi tempi…Sogni d’oro.”

 

E si era voltato. E camminava. LENTAMENTE. Si sarebbe odiata… dopo, però. Non adesso. …Ne… valeva la pena.

 

“Spike?”

“Sì, cacciatrice?” Impagabile.Un momento impagabile.

Aveva fatto un passo verso di lui.

“Quanto… quanto li conosci, tu?”

“Bene, direi. Molto bene.”

“Non avrei mai pensato che canzoni così romantiche…”

“Non sono solo ‘romantiche’!” Si era voltato di scatto. “Il cantante, è un dannato poeta!”

Gli aveva sorriso, annuendo.

“Esatto… quindi puoi capirmi.”

Sì, capiva.

…Okay, era il momento giusto, aveva deciso. Poteva tirare l’amo.

 

“D’accordo…Okay. NON, dovrai essere poi COSI’, carina con me… Se vuoi ancora venire… posso passare… diciamo alle sei. E sii puntuale.”

 

L’avrebbe abbracciato, ma era Spike. E poi comunque a lui era bastata la luce, nei suoi occhi.

 

 

Il giorno dopo, alle sei in punto, era sotto casa sua. Il sole stava per tramontare, ma Spike non era mai stato un vero e proprio vampiro notturno. Non come Angel, almeno. Questa, era una delle tante cose di Spike che la incuriosiva. Tra le altre cose… Era un fuoristrada, quello?

 

“Uhm, Spike… credevo che non ti saresti mai liberato, dell’adorata DeSoto…”

“E infatti, non me ne sono liberato. Ma oggi, non è giornata da DeSoto.”

Lo guardava… Jeans, maglietta, (jeans. gli stanno bene i jeans.) nessuna giacca di pelle, carine, le scarpe… Un momento: ‘scarpe’? Che ne era degli anfibi? Lui aveva seguito il suo sguardo.

“…Non è un concerto punk, dolcezza.”

Come diavolo faceva a capire sempre tutto quello che pensava? Era insopportabile. E non voleva essere arrossita.

“Beh… e dimmi, a chi l’hai rubata, la macchina?” Che sorrisetto acido.

“Non l’ho rubata. …L’ho adottata. Triste storia. I proprietari sono morti.” Che sorrisetto maligno.

“Spike!”

Ignorava l’espressione scandalizzata.

“E niente paletti, se vuoi entrare in questa macchina. Non ho intenzione di fare tutti quei chilometri con una potenziale assassina seduta armata accanto a me.”

 

‘Accanto a me… Mio dio sto andando a Los Angeles con Spike. Nella SUA macchina.’

 

“…Senti chi parla! Dimmi cos’ hai fatto ai proprietari di questa macchina!”

Spike aveva sospirato. Sarebbe stato un lungo viaggio.

 

“D’accordo tesoro, io vado. Hai un secondo per decidere cosa fare. Vuoi uccidermi? Bene. Peccato, che non arriverai mai a Los Angeles.”

“E chi lo dice? Potrei sempre guidare la tua macchina.” Aveva sogghignato. Che diavolo aveva da ridere?

“Ti prego, l’ho visto come guidi! Senza offesa dolcezza, sarai anche una grande cacciatrice, ma sono certo che altre sono state più abili al volante.”

“Beh, ho davvero poche concorrenti, Spike. In poche, arrivano all’età per la patente.”

 

‘una grande cacciatrice…’

 

Infine era salita in macchina. E dopo un’infinità di Marlboro, una o due birre e due cd di rock violento, erano arrivati al club.

“...Almeno, potevamo ascoltare gli album che non avevo.... Sarebbe stato carino, da parte tua.”

“Da quando, faccio qualcosa di carino?”

“...E per l’ingresso? Hai intenzione di uccidere qualcuno? Ti ricordo che l’unica che potrebbe farlo sono io, e che non voglio farlo.”

E con un sorriso soddisfatto, finalmente, aveva estratto un biglietto per lei. Un ‘altro’, biglietto.

Lo aveva guardato a occhi spalancati. Spike era deliziato.

“Io… tu…”

“Sì, tesoro?”

“…Ti odio, Spike.”

“…Lo so, tesoro.”

 

Per tutto il tempo del viaggio, aveva dovuto ammettere di provare sentimenti contrastanti. Non più paura, almeno. Disgusto? Questo non sapeva se e quanto c’era ancora. Davvero. Ma, più forte di ogni altra, era la sensazione di sentirsi desiderata. Palpabile. Non si erano detti molto, ma non c’era un silenzio imbarazzato. Era semplicemente silenzio. Lo osservava, non aveva mai l’occasione di ‘guardarlo’, in effetti. Era concentrato. Canticchiava. Ridevano, i suoi occhi. Era… contento di essere lì. E glielo sapeva comunicare. E sembrava tutto così normale, una gita in città per un concerto. Gli amici lo fanno…

Ma Spike, restava sempre e comunque un assassino. Un nemico, un vampiro. Non credeva al cambiamento. Razionalmente, almeno. E comunque, Spike non le piaceva.

…Razionalmente, almeno.

 

“…E così, niente sacro dovere, stasera, cacciatrice?”

“…Spike… perché non mi chiami mai per nome?”

L’aveva guardata un istante, poi era tornato a guardare la strada.

“…Perché non voglio rischiare di dimenticarmi chi sei.”

“…Tu te lo ricordi, chi sono. E io ho anche un nome, non ho solo un sacro compito.”

“Oh sì, lo so, che ce l’hai. …Bene. Ti chiamerò Elizabeth, allora.” Continuava a tenere gli occhi fissi sulla strada.

Come lo sapeva? Non lo sapeva quasi nessuno.

“Hai spiato tra i miei documenti, per caso?”

“…Va bene se ti chiamo Lizzy? E’ carino, Lizzy.” E sorrideva.

“Non ti azzardare!”

“D’accordo, allora, Elizabeth…”

“Buffy. Capito? E’ B-U-F-F-Y! »

“Okay, “Buffy”: cosa racconterai al tuo osservatore, stasera?”

Era… strano, sentirgli pronunciare il suo nome. Le aveva procurato uno strano brivido. I brividi non poteva controllarli. Però, poteva ignorarli.

“Beh, proprio niente. In realtà, credo che in questi giorni abbia abbastanza paura di me…”

“E io ti sto portando sulla cattiva strada…”

“Non esaltarti troppo, Spike. Potrei sempre impalettare te, e avrei avuto il mio vampiro ucciso, anche per questa notte. Per mantenere la media mensile.”

“Buffy?”

“Sì?”

“…Perché non mi chiami mai per nome?” Ancora, quel sorriso.

“Che…cosa?”

“…Io ce l’ho, un nome…non ho solo un hobby divertente…”

 

‘Lo detesto’, pensava. ‘…Non è vero’, pensava subito dopo.

 

Infine, erano entrati nel locale. Era già pieno di gente. Appena entrati, un gruppo di ragazzi li aveva raggiunti.

“Ehy, William! Sapevo che non te lo saresti perso!”

Buffy era senza parole. ‘William?’

E conosceva un sacco di persone! …Com’era possibile? E non erano, vampiri… la sensazione che si stava perdendo qualcosa del mondo, adesso non era più, solo una sensazione.

“Buffy, Tom, Tom, Buffy…”

“..Uhm, ciao, Tom…”

Le sembrava uno strano sogno. Si era allontanata, lasciando Spike chiacchierare della scaletta del concerto con i suoi… amici? Oh, mio dio.

 

Il concerto non era ancora iniziato, e si aggirava per il locale. Provava una sensazione confortevole, era come essere a casa. Si sentiva perfettamente in sintonia con l’atmosfera. Improvvisamente, le luci si erano spente. E sentiva i fan che rumoreggiavano… Non lo vedeva.

Poi si era sentita afferrare per la vita, “Eccoti qui…”, non sapeva se l’avesse sussurrato oppure per il rumore la sua voce le arrivava così bassa.

E’ strano che effetto fanno i luoghi, pensava. Quello, era un porto franco. Lei NON era la prescelta. Era una normalissima ragazza americana media. Una fan. Quella parola aveva un suono dolcissimo adesso. E lui era… beh, lui era quello, a cui doveva un biglietto.

“Vieni con me.”

L’aveva portata su un punto abbastanza alto, non lontano dal palco, la visione era perfetta. Non c’era moltissima gente intorno a loro, erano quasi tutti sul parterre. Si sentiva nervosa. ‘Perché sono qui? Ho paura! E se non mi piacciono? In fondo non li conosco quasi!’

 

“…Quindi gli altri album non li conosci, giusto?”

“Esatto. Non… ho mai molto…tempo… Pensi che mi piaceranno le canzoni che non conosco?”

“Penso… dipende. Non… immedesimarti troppo.”

“Cosa vuoi dire?”

“Voglio dire, che praticamente in ogni canzone esistente, trovi una frase che sembra scritta apposta per te. E quelli che suoneranno qui stasera, lo sanno fare dannatamente bene.”

“Ma tu… ti ci immedesimi, tu?” Non aveva smesso un attimo di guardarla negli occhi.

“…Beh, posso dirti in quali ti rivedrai tu.”

“Forse allora anch’io posso dirlo di te, Spike.”

Non ne era molto convinto. Ma sarebbe stato piacevole, scoprire di sbagliarsi. ‘Che cos’è la vita, senza una sorpresa, di tanto in tanto?’ …dicevano i Counting Crows.

“Okay. Vediamo se indovini. Dimmelo alla fine del concerto.”

“E qual è la posta?”

“Lo deciderà chi vince.”

“…Affare fatto.”

 

Le prime, erano quelle dell’ultimo album. Si era rilassata. Lui non le badava molto, era davvero interessato al concerto. Erano bravi, dal vivo, anche meglio che su cd. Poi era iniziata una canzone che non conosceva. Era questa, la canzone che intendeva lui?

 

'…Sta cercando di essere una brava ragazza, e dargli quello che vogliono…

Ed è così spaventata, dall’idea di svegliarsi per scoprire che è completamente da sola…'

 

Poi, ne era iniziata un’altra. Non si perdeva una sillaba.

 

'Ogni notte queste figure appaiono

Piccoli angeli del silenzio che si arrampicano sul mio letto e sussurrano

Ogni volta che mi addormento

Ogni volta che sogno

…Sei tornato?

Mi hai mentito?

Perché mi hai lasciato, se l’unica cosa che so fare

è aspettarti?

I piccoli angeli mi leggono, come un libro aperto.

Succhiano il mio sangue.

Mi sfiniscono.

Io non voglio più combattere niente,

rimarrò semplicemente qui,

aspettandoti…'

 

Non si era accorta, che gli aveva stretto la mano sul braccio. Sempre di più, man mano che le canzoni si susseguivano.

 

'Sa di essere qualcosa di più, di un piccolo errore…

E ha problemi a comportarsi normalmente, quando è nervosa…

Poi guarda al palazzo,

e dice che sta pensando di saltare.

Dice che è stanca della vita,

Deve essere stanca di qualcosa…'

 

L’aveva lasciata fare.Gli stava facendo male, ma non se ne accorgeva. Poi, il dolore che provava lui era sopportabile.

 

'Tutta la tua vita, è talmente un peccato

Tutto il tuo amore, è solo un sogno.

Sei contenta, quando dormi?

Ti fa sentire al caldo, e al sicuro?

Riesce a capire quando sei triste?

Riesce a dirti se stai sbagliando?

Apri gli occhi,

E potrai vedere le fiamme della tua vita sprecata…'

 

Accidenti, aveva reagito, a queste canzoni. Forse, voleva reagire, dopotutto. Forse. Ma erano passati anni. Svegliati, Buffy.

 

…Immedesimarsi! Cosa diavolo voleva saperne, lui ! Sì, sapere, poteva. Sapeva sempre. Ma non poteva capire.

 

Poi, il concerto era finito. E lei era ancora lì, immobile. Non…voleva andarsene di lì, non voleva tornare a casa. Non voleva tornare da nessuna parte.

“Buffy…”

“Lasciami in pace, Spike … tu… tu lo sapevi…”

“Cosa, sapevo? Le canzoni che hai sentito?”

“L’effetto, che avrebbero avuto su di me.”

“Probabile. Quindi?”

“Quindi, lo hai fatto apposta! Faresti qualsiasi cosa, per farmi del male.”

“Sicuro. Portarti a un concerto per farti del male. Mi sopravvaluti, cacciatrice. Non ho ancora imparato tanta raffinata cattiveria.”

“Oh-oh! Ci risiamo! Ecco che tiri in ballo Angel un’altra volta!”

Cercava di rimanere calmo.

“Angel. Beh non ce ne sarebbe bisogno, se fosse qui. Ma non è Angel, che mi interessa, Buffy. Sono secoli, che non penso a Angel.”

“Certo, come no. Erano tutti ...messaggi subliminali, per … comunicarmi, in un tuo assurdo modo, che lui è tanto cattivo e che l’unico che può amarmi al mondo sei tu! Giusto?”

“Vieni via, Buffy. Possiamo litigare altrove.”

“NON torno a casa con te. Vattene.”

“Bene allora. Cosa hai intenzione di fare?Farti ‘ospitare’ dal tuo ex? Ti accompagno, se vuoi. Parlavo sul serio. Sapeva, che venivi a Los Angeles, stasera?”

 

Sì, che lo sapeva… Meglio… meglio andare a casa. Si era decisa a seguirlo.

 

“Ma non voglio che tu dica una sola parola da adesso a Sunnydale.”

“Facile. Non c’è nessuno con cui abbia voglia di parlare.”

 

E il silenzio adesso, era diverso. Pesante. Senza musica. Sentiva che gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime un’altra volta.

 

“Ti…ti prego, ascoltiamo un po’ di musica?”

Aveva preso un cd, e un fazzoletto per lei.

Non era arrabbiato… Non poteva esserlo. Erano troppo uguali al proposito. Amore contro ogni ovvia logica.

 

“Va meglio?”

“NON VOGLIO parlare con te.”

“D’accordo.”

“E comunque,”

Si era lasciato sfuggire un sorriso.

“…comunque cosa?”

“…è stato un bel concerto.”

“Ne sono felice.”

“Anche se hai giocato sporco.”

“Giocato sporco?”

“Sfruttare delle canzoni per dire cose che non hai voglia o coraggio di dire tu direttamente è sleale.”

“Non è precisamente così, cacciatrice. Sono cose che ti dico da anni. Adesso, sono passato a cantartele.”

“Molto divertente.”

“E, se avessi voluto giocare sporco, ti avrei fatto ascoltare ben altro.”

“Ah, sì? Stupiscimi.”

“Come desideri, tesoro. Queste, sono solo un assaggio.”

E si erano susseguite, una dopo l’altra, Stairway to Heaven dei Led Zeppelin, Nothing else matters dei Metallica, Don’t Cry dei Guns’n Roses, per terminare infine con Romeo and Juliet dei Dire Straits.

"Comunque Buffy, te l'ho gia detto. In ogni canzone esistente sembra esserci, sempre, una frase, scritta apposta per te. Ma, sono solo canzoni."

Buffy non riusciva a pensare a niente di coerente da dire, per salutarlo. Spike non era, solo un assassino, Spike non era, solo un vampiro. Ed erano arrivati sotto casa sua.

“Uhm… io…”

“Ti ho stupito?”

Almeno, riusciva a irritarla ancora un po'. Consolante.

“Ecco… sì… non lo so. Credo sia meglio che vada, adesso. …Ci…vediamo, domani?”

Ma cosa stava dicendo? A Spike, “ci vediamo domani?” Primo: non era un compagno di scuola. Secondo: lo avrebbe visto comunque sicuramente.

“…Solita ora, solita tomba.”

“Ciao, Spike.”

Ed era saltata fuori dalla macchina, cercando di raggiungere, senza correre, la porta di casa il prima possibile. Sperava che la seguisse? E se l’avesse fatto…?

 

Finalmente, era nel silenzio di casa sua. Le fischiavano le orecchie, curioso, non se n’era accorta fino a quel momento. Dopo un concerto è sempre così, ma se lo dimenticava. Troppo tempo, tra l’uno e l’altro.

 

Infine, era salita in camera sua. Si sentiva sola, adesso. Inevitabilmente, la sua presenza occupava uno spazio che adesso, era vuoto, e lo avvertiva. Sperava di avere un sonno senza sogni. Nessun "Angelo del Silenzio". E poi, proprio quando aveva spento tutte le luci, per andare a dormire, aveva sentito la musica. Anche questa, non la conosceva. Ma la voce, era la stessa del concerto.

 

i wish you were inside of me

i hope that you're ok

i hope you're resting quietly

i just wanted to say…

 

goodnight Elisabeth…

 

i hope that everybody can find a little flame

me, i say my prayers,

then i just light myself on fire

and i walk out on the wire once again

and i say

 

good,goodnight Elisabeth…

 

…Eccola, la canzone in cui si vedeva Spike. Che camminava sul filo sempre, e ancora una volta.

 

“…Buona notte anche a te, Spike… e grazie.”

 

La risposta, era stata un lieve spostarsi delle tende della sua finestra. Non si era affacciata. Sicuramente, era già scomparso.

 

FINE