NON E’
Author: Anyanka72
Rating: NC-17
Pairing:
Spike/Dawn; Spike/Buffy
Genere: Angst
Summary: “Non mi bacia mai.”
Nota autrice: Presenza di scene forti.
Non
mi bacia mai. Questo non è cambiato, da quella notte. Forse, non è nemmeno
giusto dire che qualcosa invece è cambiato. Qualcosa è... solo successo.
La
cosa che mi fa infuriare è la stessa che mi dà, a volte, una speranza. Così…
“concreta” che in certe giornate mi sembra essere già reale, e così… crudele,
quando scompare e la realtà ritorna.
Sono
solo sensazioni, niente di più.
Ed
è che, quella sera... non c'era bisogno di colmare nessun vuoto,
"sentire" qualcosa, sfuggire a una pena nuova... non c’era, ironicamente
per una volta, un vero motivo di disperazione. Non… c’erano… scuse.
Chissà,
mi sono detta quando è ritornato da me, da quanto tempo ci pensava.
Magari
non ci aveva mai pensato. Non me ne ha mai parlato e non gliel’ho mai chiesto.
Non voglio saperlo…
Non
pretendo di conoscerlo tanto bene da sapere come prende le sue decisioni. Le…
accetto, direi. In qualche caso le subisco. Non in questo caso.
Non
c’è neanche molto da dire, se ci penso.
Eravamo
qui, a casa mia, era notte. E… non è quasi mai, notte.
C’era
qualcosa di diverso quella sera. Mi guardava, in modo diverso. Quelle
sensazioni che chissà perché, è impossibile tradurre in domande.
E
poi non era un fatto nuovo, già da un po’ eravamo diventati più silenziosi. E
qualcosa in quel silenzio, da qualche parte nella nostra relazione, era
cambiato. Cosa, come, l’avrei scoperto solo più tardi.
Sembrava
si stesse trattenendo. Dal fare qualcosa.
…Ma
è sempre stato nervoso, Spike…
Mi
ha salutato in modo brusco ed è andato via. Ne sono rimasta sorpresa. E
dispiaciuta. Mi dispiace sempre, quando se ne va. Mi ero abituata anche a
questo però. Ci si abitua a tutto, forse?
Faceva
sempre così ultimamente.
Come
se… soffrisse nello starmi vicino, come se sopportasse a fatica la mia presenza
e lo stesso, non potesse fare a meno di sottoporsi alla sofferenza.
Dopo
sono andata a letto.
E
lui è tornato. In silenzio, è apparso di nuovo alla mia finestra ed è entrato.
Non ha detto niente, non mi ha neanche salutato. Mi sono messa a sedere per vederlo
meglio. Non ho acceso la luce, però.
Si
è seduto sul mio letto, poco distante da me.
Niente
di eccezionale, non era un fatto realmente nuovo,
questo.
Ma…Ha
scostato le coperte. Scoprendomi. E-e mi sono
accorta, che… Ma non gli ho chiesto che cosa avesse in mente, cosa stesse
facendo, non gli ho chiesto di andarsene, né perché fosse tornato, io… lo
guardavo, e basta.
Quante
volte nell’arco di un minuto i suoi occhi cambiano. Tante volte. Mi ha passato
dolcemente una mano sul viso, per tranquillizzarmi, credo… Dovevo essere
nervosa, allora. E sulle labbra. Per… chiedermi di non parlare? Di non far
sapere che fosse di nuovo qui?
Che
espressione aveva, direi, quasi… un ghigno, beffardo… Per me? Non ne aveva
motivo… Per se stesso? Ma era assolutamente lucido. Il suo sguardo, vagamente
di… rimprovero, come…Come se fosse tornato dopo aver lottato con se stesso e ce
l’avesse in qualche modo con me e…
E’
ambiguo, Spike, questo l’ho capito. Tante volte me ne hanno detto male, e posso
capire anche questo. Ambivalente, doppio, e quello che mi stava mostrando in
quel momento, doveva essere il suo lato meno rassicurante.
E…
mi piaceva, mi piaceva immensamente. Continuava a non dire niente, e io… se
avessi detto qualcosa, qualunque cosa, quel momento sarebbe finito. E lui se ne
sarebbe andato. E io non volevo che quel momento finisse, io… Quindi, sono
rimasta zitta. Volevo che… stesse con me, che…continuasse, a fare quello per
cui era tornato, qualunque cosa fosse il perché era tornato.
E
lui ha continuato. Le dita della mano che mi accarezzava una guancia sono
discese lungo il collo.
Tante
volte lo aveva già fatto, neanche questo era un fatto
nuovo. Sa, che soffro il solletico. E non aveva mai significato altro che
questo, ma ora…
“…Spike?” , ho sussurrato. Non sono riuscita a rimanere in silenzio,
ancora.
Sul
suo viso è passata un’ombra, ha abbassato gli occhi, come se per qualche
ragione non riuscisse a sostenere i miei spalancati a fissarlo.
Ma
è stato solo un istante.
Mi
ha sorriso, di nuovo, e io credo… di aver risposto a quel sorriso. Ed è stato
allora che ho capito che, forse, avevo sorriso a qualcosa che non sarebbe stato
possibile fermare, che avrebbe cambiato le cose, e che… non volevo
interrompere. Ma non è vero… Non ha… affatto, cambiato le cose.
Poi
la mano che mi accarezzava il collo è scesa a seguire il tessuto del mio
bambinesco pigiama da notte. Mi è… sembrato così inadeguato in quel momento il
mio… abbigliamento.
Mi
sono spostata facendogli spazio più vicino a me, e mi sono risdraiata
sul letto. E credo sia stata l’ultima cosa volontaria che il mio corpo ha
fatto, perché da quel momento in poi, è stato come essere…ipnotizzata.
Guardava
la mia maglietta con frustrazione. Così me l’ha… strappata. Troppo complicato toglierla, credo. Questo avrebbe dovuto spaventarmi, e in
effetti… Sono sobbalzata, per un momento, ma… non ho fatto altro, ed è…
curioso, no? Non era mai stato così… violento, con me, se così posso definire il
suo gesto. Ma non mi ha spaventato… Non portavo reggiseno, quindi ora ero
completamente esposta, dalla vita in su, al suo
sguardo.
E
poi ho chiuso gli occhi, perché invece avevo paura. Paura di cosa sarebbe
successo da quel momento in poi, cosa avrei provato. Ero confusa, e non ho
neanche per un momento considerato l'idea di allontanarmi, difendermi,
chiedergli di smettere...
Ero
ansiosa che qualcosa succedesse. Che rompesse quel momento di attesa.
E
qualcosa è successo. Ho sentito la punta delle sue dita sul mio seno. Oh, il
tocco delle sue mani. Ho riaperto gli occhi e ho visto che mi fissava,
concentrato.
Poi,
ha preso ad accarezzarmi, delicatamente, facendo scorrere i polpastrelli sulla
mia pelle.
Non
è stata, una violenza.
Avrebbe
potuto, avrebbe dovuto essere considerata così. Ma,
dato che non può farmi del male, anche se lo volesse -…vero? Chissà perché, non
ne sono mai stata ‘veramente’ convinta…- dato che eravamo
a casa mia, e quindi il luogo più sicuro per me, dato che non eravamo soli in casa,
dato che potevo gridare o anche dire solo no… Ma non volevo, dire no.
In
realtà, ha fatto qualcosa che avrei voluto fare anche io. Ha… passato una
linea.
So,
perché è successo quella sera. Ho visto, come cambia la sua espressione se gli
racconto di qualcuno nuovo che ho incontrato. Sento uno strano brontolio, nella
sua voce, qualcosa di soffocato, ma che è lì.
Forse,
pensavo, si è semplicemente stancato di trattenersi.
O
forse sentiva il bisogno di compiere un atto (da noi, certo) considerato condannabile
e mi stava usando perché io gli sono comoda.
Forse
sa, visto con i nostri occhi – povero Spike costretto a guardare le cose dalla
‘nostra’ prospettiva-, quanto questo sia sbagliato e ‘proprio’ per questo ha
scelto di farlo, perché ha “bisogno” di sentirsi se stesso, ricordare a se
stesso chi è lui, veramente… E a me, l’unica persona che lo abbia sempre
accettato, perché sarebbe stato ancora più vile. Aveva perfettamente senso.
Forse
è solo un “essere immondo”, una ‘cosa’, cattiva e disgustosa, e il suo essere
privo di moralità dovrebbe suscitarmi solo disgusto.
Forse
quello che stava facendo, pensavo – e ho provato una viva punta di dispiacere
all’idea…- “è solo egoistico e io glielo sto permettendo perché provo per lui
una… tenerezza di cui si sta approfittando”…
…E
poi io sono giovane...Tecnicamente, giovane, certo.
Neppure io so quanti anni ho. Non so neanche cosa sono, figuriamoci. Ma, sono
giovane, e non ho nessuna esperienza in tal senso. Percui
da qualche parte devo averlo letto. Deve essere questo, solo questo, ecco,
perché non lo sto fermando, certo, è questo… Rapporti di forza, volontà della
vittima di sottoporsi alla supremazia dell’altro, a volte persino per… pietà.
Ma
non è, pietà. Non è mai stata, pietà.
Poi…
ho sentito le sue dita sui miei capezzoli, ci stava giocando, pigramente. Che
cosa era successo alla mia mente? Mi sembrava passato un secolo. Avevo chiuso
di nuovo gli occhi e non me ne ero accorta. E invece erano stati attimi.
Davvero ho pensato a tutto questo? E lui continuava a non dire una parola.
Mi
è sfuggito un… mugolio.
E’
un suono che ha sorpreso anche me, e i miei occhi si sono riaperti.
Credo
di avergli dato la conferma che stava aspettando, visto che ho sentito la
pressione della sua mano aumentare. E scorrere, verso l’ombelico. C’era
qualcosa di meraviglioso e terribile in quello che stava succedendo e avrei-
avrei voluto, dirgli di smettere.
“…Spike?”
ho detto, di nuovo, cercando i suoi occhi.
Con
la mano libera, mi stava accarezzando una guancia, scostando delicatamente i
miei capelli dal viso.
“…così…
bella…”, ha mormorato.
La
sua voce mi fa perdere ogni volontà di fermarlo. Lo fa sempre. Ho alzato
timidamente una mano a toccare la sua che stava aspettando, posata sul mio
ombelico.
Mi
ha guardato, aspettando. E io… ho annuito.
E
allora ha proseguito il suo percorso.
…Non
è fredda, non come pensavo. Non lo è. Quando è passata oltre la linea dei miei
slip ho avvertito per un attimo puro terrore. Avrei anche potuto gridare… Ho
avuto un fremito, ma non era paura. Non ho paura di Spike. Non potrebbe farmi
del male. Lo so…
Poi,
è stato indescrivibile.
Il
movimento delle sue dita, su di me, dentro di me. Così delicato. Così… intimo
e… come può essere una cosa sbagliata? Eppure so che non è una cosa giusta,
non… capisco, io semplicemente non capirò mai…
Poi
la sua mano si è allontanata di nuovo. Forse, è sembrato… troppo, anche a lui?
Possibile?
Nella
confusione di quel momento, ero anche vagamente… stupita. Non… credevo davvero
che l’avrebbe fatto. Non so perché. E mi sono scoperta intrigata dal fatto che
avesse osato… ho preso la sua mano nella mia, e gli ho chiesto di continuare,
riavvicinandolo a me. Non ho dovuto convincerlo più di tanto… Poi ho inspirato
profondamente, chiedendomi cosa sarebbe successo dopo.
Ha
ricominciato a torturarmi, le carezze mi fanno – sempre - venire i brividi.
“…freddo?”
“…n-no…”
“Chiudi
gli occhi.”
L’ho
fatto, trattenendo il respiro, sentendo le sue dita ritornare ad accarezzarmi come
prima... Ed è stato allora, che ho perso davvero il controllo del mio corpo.
All’inizio,
era solo una sensazione di eccitazione, per la stranezza, il proibito, il fatto
di sapere che è una cosa sbagliata, per talmente tanti motivi che non riesco a
contarli ma lo stesso… Poi, perché era così… differente, così… terribilmente…
irresistibile.
E
poi, lo so, è anche la sensazione di poter suscitare interesse in ‘lui’. Questo, deve essere uno dei motivi che mi ha spinto
a non fermarlo dall’inizio. Lui è tornato qui ‘per me’. Ha bisogno di ‘me’. Sta
facendo tutto questo ‘a me’…
‘Perché
lo fa?’, pensavo. ‘Ma non importa adesso… Non voglio saperlo adesso, glielo
chiederò dopo… Ora è troppo bello. Non voglio che smetta, vorrei che
continuasse per ore…’ La mia schiena si è inarcata sul letto, quasi
involontariamente ho sollevato i fianchi, e avrei voluto che tutto questo
fosse… Avrei voluto che lui potesse provare quello che sentivo io in quel
momento… Perché, che cosa provava, lui?
“Non…
smettere…”
“Non…
smetto, tesoro…” Aveva la voce leggermente alterata, me ne sono accorta. E deve
essere stato questo, l’emozione che tradisce il suo tono di voce, l’idea di
poter avere un qualche effetto su di lui, anche solo per questo, per quello che
stava facendo che… che mi ha portato a questa sensazione quasi… insopportabile.
E
ha continuato. Non so per quanto tempo, e ho aperto gli occhi, e mi stava
sorridendo, e ho sentito una sensazione di caldo, caldo insopportabile, e
vedevo che, guardandomi, anche lui…
non…
era indifferente, non… era…
Chissà
se ero arrossita? Sentivo piccole goccioline di sudore pizzicarmi la pelle, e
lui non smetteva di stuzzicarmi, cercando –e trovando- punti di sensibilità che
non conoscevo neppure.
E,
quasi inaspettatamente, quella strana sensazione di abbandono totale, che non
mi ero neanche accorta stesse crescendo, dentro di me…
Era
quello, il momento che definiscono piacere, estasi, orgasmo?
Comunque
lo chiamino… non avevo mai davvero capito cosa intendessero, veramente… Quello
che so è che è una sensazione violenta.
Ho
iniziato a tremare, più di prima, era… quasi doloroso. Quasi. Stavo per
gridare. Ma non potevo gridare. Ho afferrato la sua mano, quella che ancora mi
accarezzava i capelli, l’ho stretta nella mia, gli ho conficcato le unghie
nella pelle. Credo di avergli fatto male. Ha aspettato che mi calmassi, che il
momento… passasse… Poi ho lasciato la presa. Sentivo il cuore battere
furiosamente, in modo quasi preoccupante. Credevo che non sarei riuscita a
calmarmi mai più.
Ho
riaperto gli occhi, sapevo che stavo per mettermi a piangere, in quel momento.
E
l’ho fatto.
L’ho
fatto perché tutto questo è troppo per me, io sono solo una bambina e lui non
aveva il diritto di…
Ma
lentamente il mio corpo si calmava, sentivo il mio battito cardiaco ritornare
normale, il mio respiro diventare meno affannoso, e lui era ancora qui, e mi
guardava quasi preoccupato… O così mi è sembrato?
“Shhh…” Poi ha preso un fazzoletto per asciugarmi le
lacrime.
“Oh
Spike…”
Mi
ha aiutato ad alzarmi, mettendomi a sedere sul letto, e… mi ha abbracciata. E-ed era di nuovo lui, il mio Spike…Ma, non mi ha baciato.
Non lo ha fatto mai. Credevo che… dopo tutto questo…
E’
stato un breve momento, quello. Credevo che sarebbe rimasto là, con me, a…
consolarmi, mentre piangevo, come la ragazzina che sono, sulla sua spalla.
Ragazzina. Così, dicono tutti… Così, dice anche lui.
E
invece era un po’, che non lo diceva più, e io me ne ero accorta solo in quel
momento.
Si
è alzato dal letto, per andarsene. Questo mi ha colpito. Mi aspettavo che
restasse almeno un po’ con me, che mi dicesse… qualcosa… E invece,
improvvisamente, sembrava osservare disinteressato le mie lacrime. Ma, non era
disinteresse.
…Era
come se, quella luce sinistra che ogni tanto gli brilla negli occhi, ci fosse,
in quel momento, e fosse più luminosa.
Ma,
ancora, non mi illudo di sapere quello che pensa, quello che prova…
Si
è voltato verso la finestra, e allora l’ho chiamato. Perché non potevo
sopportare che se ne andasse così, io-io…
E
le sue sole parole sono state... piatte, quasi senza emozione, in quel momento,
“Se
vuoi, sai dove trovarmi. …Almeno,
per le prossime dodici ore.”
Poi
se n’è andato.
E...
allora mi sono accorta, che era quasi l’alba.
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Mi
piace accarezzarle i capelli quando dorme. Quei capelli che non correrebbe a
tagliarsi disperata, se mi lasciassi sfuggire quanto mi piacciono. Non lo
farebbe, *lei*, non lo farebbe…
*In
your room
Where time stands still
Or moves at your will
Will you let the morning come
soon
Or will you leave me lying
here
In your favourite darkness
Your favourite half-light
Your favourite consciousness
Your favourite slave*
Me
ne sono andato. E quella mattina quando è riapparsa alla mia porta quasi non ci
credevo. Stava lì, in piedi, nella luce del giorno... Aspettando che la facessi
entrare.
L’ho
fatta entrare.
*In your room
Where souls disappear
Only you exist here
Will you lead me to your armchair
Or leave me lying here
Your favourite innocence
Your favourite prize
Your favourite smile
Your favourite slave*
Non
riesco a sopportare la sua dolcezza... E non riesco a sopportare le sue
lacrime. Soprattutto se piange per colpa mia.
Non
che questo mi abbia fermato. Sono innamorato, della sua dolcezza. Delle
espressioni del suo viso quando si lascia andare completamente. Dei suoi occhi
che mi sorridono.
Così
diversi da quelli pieni di rimorso, disperazione, senso di colpa e… pena,
onnipresente pena, di sua sorella.
E...
sono innamorato anche del dolore che vedo negli occhi di Buffy.
E’ come una droga, e non è mai abbastanza. Desidero, voglio, vedere, sentire,
la sofferenza che accompagna tutti i nostri incontri. In un certo senso quella è
“davvero” solo mia...
Ho
bisogno di andarmene da qui, questo posto non mi fa bene.
Buffy
non mi amerà mai, Dawn mi dimenticherà.
…Crescerà,
diventerà ancora più bella di come è adesso – pensarci mi fa stare male – e
troverà qualcuno che la ami. Fine della storia. Quando penso a tutte queste
cose edificanti mi viene da vomitare.
…Ma
era esattamente a tutto questo, che pensavo quella notte, quando sono tornato
in camera sua, le ho strappato la maglietta…
…Perché
vorrei che non l’avesse nessun altro. Volevo che nessuno la toccasse prima di
me. Vorrei che fosse mia, completamente mia.
Ma
non riesco a baciarla. Non ce la faccio. E non riesco a fare l’amore con lei.
E’
così… luminosa, così pulita, è… insopportabile.
Quella
notte sono andato via perché non tolleravo più la sua voce, il
suo essere così piccola, il suo vedermi così “buono”.
E
continuo a vedere Buffy. Non posso farne a meno. Se
solo sapesse come… sono, i nostri incontri.
Così
selvaggi, violenti, così… poco umani.
Se
fosse Buffy potrei… trattarla male. A volte sono
tentato. Ma non è Buffy, Dawn
non lo sopporterebbe.
Non
so cosa farò quando finirà. Perché finirà in qualche modo.
La
mia bambina… La guardo, addormentata qui accanto a me, e sembra essere
così…tranquilla. Si arrabbierebbe se sapesse che la considero una bambina.
E’
così ironico… mesi, in cui dopo la scuola Dawn andava
‘sempre’ dalla sua amica Janyce… E Buffy non ha mai controllato.
Ma
dal suo ritorno…
Tutto
è continuato, come prima.
Stanotte
ci sarà la solita battaglia e stanotte Dawn non sarà
qui. Perché di notte io sono altrove e lei lo sa.
Ma
adesso, non è notte.
“che
faresti se non avessi più quel chip?” mi ha chiesto una volta. Piccola Dawn.
Le
ho detto quello che vuole sentire, che sarei rimasto con lei per sempre, che
non sarebbe cambiato niente, qualunque cosa fosse successa al mio chip.
Non
è precisamente vero. Quello che farei se il chip non funzionasse più, la prima
cosa che farei, sarebbe ucciderla. Strapparla a quel suo mondo di luce e
trascinarla nelle tenebre. Chissà se mi amerebbe lo stesso.
Vorrei
che non crescesse mai…
Non
è Buffy, non sarà mai, Buffy.
Ma potrebbe essere di più, potrebbe…
E
intanto, per ora aspetto che il pomeriggio scorra, lentamente. Non c'è nessuna
fretta. Ma vorrei quasi svegliarla...
*In
your room
Your burning eyes
Cause flames to arise
Will you let the fire die
down soon
Or will I always be here
Your favourite passion
Your favourite game
Your favourite mirror
Your favourite slave*
FINE