Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
TWO
TO DANCE
di Abigail
Autore: Abigail (cioè io, eh eh eh ).
Timeline: giorni nostri. Avevo qualche
problema ad ambientarla negli anni ottanta, perciò ho deciso così.
Disclaimer: I personaggi di BTVS e ATS
appartengono tutti a quel Big Bad di Joss Whedon (), alla Fox, e ad un sacco di
altra gente di cui non ricordo il nome. Invece, i luoghi e i personaggi di Fame
appartengono non a me (purtroppo), ma a Mel Swope, Stan Rogow e Ken Ehrlich,
alias i produttori della serie.
Coppia: Beh, la cosa è scontata...ma
lascio a voi il piacere della scoperta (Voyager, ah ah ah). Comunque di coppie
ce ne sono parecchie, anche se ho dovuto eliminare un paio di personaggi perché
non riuscivo a inserirli nella storia senza fare un gran casino (sigh sob).
Rating: Per ora non ho un rating (il
primo capitolo è assolutamente innocente). Come al solito, ve lo dirò man mano
che posto.
Ed ora devo fare un po’ di
ringraziamenti...e-ehm...(mi sento come una di quelle reginette di bellezza che
vengono chiamate a ricevere verdure varie e corona e esordiscono con un
“Ringrazio soprattutto mia madre, la mia più grande amica e
confidente..."bleah. Sempre odiato miss italia). Ringrazio il mio “capo”
Flame che, oltre ad avere inventato il titolo (lei è madrelingua e io faccio
schifo in inglese...e "Due per ballare" non aveva lo stesso impatto!
) mi ha anche dato un sacco di suggerimenti preziosi. Grazie tesoro! Ti voglio
un mucchio di bene!
Inoltre ringrazio tutte voi che
leggerete la ff e la commenterete, positivamente e non. In ogni caso, un po’ di
clemenza è d’obbligo...vero ragazze?
Ultima cosa: buona lettura!! E
commentate...
CAPITOLO 1 - School Hard (prima parte)
- Buffy, sbrigati o farai tardi! –
La voce soffusa e ovattata della
madre, proveniente dalla cucina, distrasse Buffy da quello che in quel momento
era il suo problema principale, e che l’aveva portata a saltellare come una
molla impazzita qua e là in giro per la sua stanza le cui pareti andavano dal
rosa acceso al rosa pallido al bianco candido. Da più di venti minuti infatti
la ragazza stava disperatamente cercando di far entrare uno dei suoi nuovi
stivali neri alla moda nel suo piede, che a quanto pareva era troppo grande per
potere essere infilato nelle scarpe in questione.
La bionda era a dir poco furiosa.
“Dannazione, lo sapevo! È sempre così.
Provi un paio di scarpe in negozio e ti sembrano assolutamente perfette, poi
arrivi a casa e scopri di avere comprato degli stivali che andrebbero bene solo
ad un neonato! Forse sarebbe meglio che rinunciassi e mi mettessi le mie
vecchie scarpe da ginnastica...ah no, non posso, le ho buttate via ieri per
convincere la mamma a comprarmi questi sofisticati strumenti di
tortura...allora forse potrei andare a scuola in pantofole...” pensò.
Ancora una volta le grida di Joyce la
riportarono alla crudele realtà.
- Buffy, ma che fai? Allora, vuoi
scendere o no? – questa volta il tono della madre non era più dolce e gentile
come prima, seppure contenente una lieve nota di rimprovero, ma pieno di
stizza, e Buffy capì che avrebbe fatto meglio a sbrigarsi.
- Arrivo mamma! – gridò la ragazza in
risposta, continuando a saltellare in giro per stanza. – Stupido stivale –
borbottò poi.
Distolse per un attimo il pensiero
dalle proprie scarpe, e fece una rapida panoramica a trecentosessanta gradi
della stanza per controllare che non mancasse nulla. Sospirò di sollievo.
Borsa, libri, c’era tutto. Se solo fosse riuscita a….
- Ah, ah!! – esclamò trionfante,
riuscendo finalmente a tirare su la zip della perfida calzatura. Si guardò allo
specchio con occhio critico, prima di fronte e poi di profilo. Si, poteva
decisamente andare. Certo, i piedi le facevano un male cane e i jeans aderenti
che portava la stavano praticamente tagliando in due, ma si sa, per bene
apparire bisogna soffrire. Non diceva forse così il proverbio?
Lasciando momentaneamente perdere le
massime filosofiche mattutine, Buffy raccolse in un lampo borsa e libri e corse
giù per le scale, producendo un rumore infernale.
- Buffy! – esclamò Joyce quando la
figlia fece finalmente la sua comparsa in cucina – ma dov’eri finita? E la
prossima volta fai più piano quando scendi, sembrava che ci fosse Godzilla in
casa –
- Scusami mamma se ho fatto tardi –
rispose la ragazza sorridendo timidamente e posando un bacio sulla guancia
della donna – ma non riuscivo a...trovare la borsa –
“Se le dico che le scarpe sono della
misura sbagliata mi squarta viva. Meglio non innervosirla...mi sembra già
abbastanza nevrotica di suo...” rifletté, così presa dai propri ragionamenti da
non accorgersi che la madre le aveva detto qualcosa circa l’orario di scuola.
- Scusa cosa hai detto? – farfugliò,
sbattendo più volte le palpebre.
Joyce sospirò, esasperata.
- Ho detto che sono già le otto e cinque.
Non dovresti essere già a scuola a quest’ora? – ripeté in tono pacato,
trattenendosi dallo scuotere quel cadavere ambulante che sembrava avere preso
il posto della figlia per svegliarla completamente. Perché era chiaro che Buffy
stava ancora dormendo, nonostante fosse perfettamente vestita, truccata e
pettinata.
- Si, si – rispose distrattamente la
ragazza, senza fare troppo caso alle parole della donna. Tranquillamente e con
gesti fin troppo lenti si sedette al tavolo, addentando una fetta biscottata e
masticandola svogliatamente.
Solo dieci secondi dopo parve
finalmente realizzare il significato di ciò che la madre aveva detto.
- Hai detto le otto e cinque??? –
gridò allarmata – Oh mio Dio, sono in ritardo mostruoso!! Ciao mamma, ci
vediamo stasera, un bacio – disse a velocità spaventosa, mentre afferrava il
cappotto abbandonato su una sedia e si catapultava fuori dalla porta,
sbattendola dietro di sé.
Joyce sospirò, prendendo anche lei la
borsa con dentro le chiavi della macchina e il soprabito, pronta a recarsi
nella galleria d’arte dove lavorava.
In silenzio uscì di casa, salì in
macchina e mise in moto. Dopo vari tentativi per uscire dal vialetto, uno dei
quali aveva causato la completa distruzione della cassetta della posta e
l’eccessiva potatura della siepe dei vicini, essendoci rimasta incastrata
facendo retromarcia, riuscì finalmente a immettersi nel consueto traffico
cittadino delle otto e dieci, orario in cui tutti erano in ritardo e avevano
una fretta del diavolo. Canticchiando distrattamente una vecchia melodia
proveniente dalla radio diede un’occhiata alla strada, e sbarrò gli occhi
sgomenta. Davanti a lei si estendeva una coda di macchine lunga tanto quanto
Per l’ennesima volta quella mattina, Joyce
sospirò frustrata.
Cara, vecchia New York.
* * *
CAPITOLO 1 - School hard (seconda
parte)
Buffy si appoggiò al muro ansimando,
chiudendo per un istante gli occhi nel tentativo di riprendere fiato. Sentiva
che il cuore stava per esploderle nel petto. Aveva corso per tutto il tragitto
da casa sua fino alla scuola, senza fermarsi. In realtà avrebbe dovuto prendere
l’autobus delle otto e dieci, ma aveva svoltato l’angolo appena in tempo per
vedere il veicolo ripartire dopo avere raccolto tutti i passeggeri alla
fermata, dove in teoria sarebbe dovuta essere anche lei. In teoria, appunto.
Vacillando, si rimise dritta e avanzò
verso il portone. Sulla gradinata alcuni ragazzi del secondo anno si stavano
esibendo complicate sequenze di . Scosse la testa sorridendo. Erano studenti da
solo due anni e già si sentivano in grado di poter dominare il mondo con la
loro arte. Beh, avrebbero capito presto che il mondo dello spettacolo era
tutt’altro che rose e fiori, soprattutto per chi come loro non aveva alcuna
esperienza nel campo oltre alle recite e i piccoli spettacoli di danza e canto
che mettevano su ogni anno.
Nel momento esatto in cui varcò la
soglia, un assordante chiacchiericcio la investì. Un rumore familiare, ma al
quale non era più abituata. Percorse velocemente il corridoio, per quanto
potesse data la tale folla ammassata in un unico spazio, diretta al suo
armadietto. Ormai quasi giunta a destinazione si mise in punta di piedi, cosa
non facile considerando che tipo di scarpe portava, e scrutò attentamente fra
la folla. Fu felice di notare, poco distante, una familiare chioma rosso fuoco,
leggermente più corta di quello che si ricordava.
- Willow! – la chiamò, sventolando la
mano per attirare la sua attenzione.
La ragazza si voltò stupita e le
sorrise, ricambiando il saluto con altrettanta enfasi.
- Buffy! Vieni, siamo qui! – esclamò,
facendole segno di avvicinarsi.
Sorridendo la bionda si avvicinò al
gruppetto, e abbracciò la rossa.
- Wills, ciao, come va? E Xander? A
proposito, ti stanno benissimo i capelli corti! – le disse, una volta scioltasi
dall’abbraccio.
- Grazie. Xander non so dove sia, era
qui fino a un attimo fa…. – rispose Willow. Aveva appena finito di pronunciare
quelle parole quando l’oggetto della loro discussione, un ragazzo alto e moro
dall’aria cordiale, si materializzò improvvisamente alle sue spalle e le
sorrise, toccandole una spalla per richiamare la sua attenzione.
- Xander! Ma dove ti eri cacciato? –
lo rimproverò gentilmente la rossa, voltandosi.
- Ero andato a recuperare i miei
volumetti economici delle opere di Shakespeare. Senza i miei adorati non saprei
come fare! – si giustificò Xander, sventolandole “Amleto, di William
Shakespeare: edizione ridotta per attori principianti” sotto il naso.
- Buffy! – esclamò poi rivolgendosi
alla bionda – Come sono andate le vacanze? Bentornata alla Bocca Dell’Inferno!
–
La ragazza scoppiò a ridere e lo
schiaffeggiò piano sul braccio.
- Piantala, Xan! Non sei nemmeno
entrato in classe e hai già cominciato e lamentarti! –
Xander alzò le spalle e assunse un
espressione fintamente offesa.
- Beh, se non vuoi affrontare la cruda
realtà peggio per te. A me vengono i brividi solo a pensare a quello che ci
aspetta…brrr, letteratura, chimica, matematica…non sei terrorizzata? E il
peggio del peggio, danza.... – disse rabbrividendo.
- Parla per te. A me danza piace,
invece – ribatté la bionda facendogli una linguaccia.
- Anche se a dire la verità non sono
poi così entusiasta di rinchiudermi in un aula polverosa ad ascoltare la
signorina Sherwood che ci bombarda di informazioni sui suoi “grandi
scrittori”…. – rifletté poi con una smorfia di preoccupazione dipinta sul bel
viso, ricordando cos’era successo durante l’ultima lezione di letteratura del
precedente anno. Nel bel mezzo della spiegazione sul significato di uno dei
sonetti di Francesco Petrarca, uno degli autori italiani che
Persa com’era nelle sue rimembranze,
si rianimò improvvisamente nel notare l’arrivo di due ragazzi a lei conosciuti.
Il primo era un ragazzo minuto, non molto alto e dai capelli rossicci. La
seconda invece era una vera e propria celebrità al Liceo Delle Arti. Cordelia
Chase, ragazza popolare, studentessa modello in quasi tutte le materie, era chi
di più simile ad una fotomodella fra chiunque Buffy avesse mai incontrato.
Alta, snella e sempre elegante, si distingueva fra la folla grazie ai vestiti
all’ultima moda e alla propria raffinata bellezza.
Ed ora, cosa quasi impossibile da
concepire, era la fidanzata di Xander.
Entrambi i gli amici della bionda si
voltarono e sorrisero ai propri partner.
- Oz! – gridò quasi Willow,
lanciandosi fra le braccia del suo ragazzo e abbracciandolo. I due si baciarono
brevemente, prima che il rosso si rivolgesse nel suo caratteristico tono pacato
e monotono agli altri tre.
- Ehilà ragazzi. Passata una bella
estate? – chiese.
- Ciao Oz. Si, mi sono divertita
molto, grazie – rispose Buffy, stupendosi del fatto che l’amico fosse riuscito
a dire ben sette parole in fila senza fare più di un paio di pause fra una
frase e l’altra.
- Ehilà a te Oz – lo salutò Xander,
mettendo un braccio attorno alla vita di Cordelia e scoccandole un bacio sulla
guancia.
Oz annuì e tornò a guardare Willow,
che gli sorrideva beata.
Fra i cinque vi fu qualche istante di
imbarazzante silenzio, prima che Buffy decidesse di romperlo.
- Allora Cordy – iniziò la bionda in tono
vivace, nel tentativo di instaurare una conversazione pressoché amichevole con
la mora – A te invece come è andata l’estate? Hai fatto qualcosa di
interessante? –
- Mi fa piacere che tu me lo abbia
chiesto Buffy. Mi sono divertita tantissimo in Europa con i miei, sapete, a
Parigi ci sono tante di quelle boutique che non potete nemmeno immaginare. Una
volta…. –. Buffy si trattenne dal gemere sconfortata e si maledisse per averlo
chiesto. Domande di questo genere di solito precedevano almeno quindici minuti
di insopportabile monologo, durante il quale Cordelia intratteneva gli astanti
con una cronaca dettagliata di quanto aveva fatto durante l’estate. Da quando
la conosceva, Buffy poteva affermare di non avere mai sentito la ragazza
rispondere con un semplice “Bene, grazie”.
Erano ormai tutti in procinto di
collassare sul pavimento quando giunse alle loro orecchie intorpidite il trillo
della salvezza: la campanella che segnalava l’inizio delle lezioni.
“Grazie Dio!” pensò la bionda,
rianimandosi all’istante.
- Beh Cordy, tutto questo è molto
interessante – esclamò afferrando una Willow in stato di semi-incoscienza per
un braccio e trascinandola via con sé – Ma ora dobbiamo proprio andare, il
signor Morloch ci aspetta a chimica, ciao! –. Così dicendo le due se ne
andarono correndo, sotto gli sguardi attoniti degli altri tre.
Quando furono certe di essere fuori
dal raggio d’azione della bocca di Cordelia si fermarono per riprendere fiato.
Si appoggiarono agli armadietti ridacchiando, leggermente ansimanti.
- Siamo salve – mormorò Buffy
chiudendo gli occhi e lasciandosi scivolare sul pavimento freddo.
- Già – rispose Willow – Comunque, ci
serva di lezione per la prossima volta. Mai fare a Cordelia domande che
necessitino di una risposta più lunga di “Si, grazie”, “No, grazie” –
Buffy scoppiò a ridere seguita da
Willow, divertita dalla sua stessa battuta.
- Bene – disse poi la rossa – Ora
dobbiamo andare. Su, alzati –
- Ok – sospirò l’altra, mentre si
alzava aiutata dall’amica – Strano, non ho ancora visto Angel stamattina.
Secondo te perché non è venuto a salutarmi? – chiese a Willow, lasciando
trasparire una nota di preoccupazione dalla voce. I suoi occhi verdi si fecero
tristi, e l’ espressione spensierata che aveva dipinta sul viso fino a un
attimo prima mutò improvvisamente.
- Non saprei. Sicuramente avrà avuto
da fare in classe, magari proprio con
Buffy annuì tristemente.
- E comunque lo vedrai alla terza ora.
Abbiamo danza, no? – disse, consultando il cartoncino con l’orario delle
lezioni che aveva ritirato in segreteria.
- Hai ragione! – si illuminò la bionda
– Forza, andiamo ora. Altrimenti chi lo sente Morloch! – si rimise nuovamente a
correre lungo il corridoio, diretta all’aula di chimica.
- Buffy, aspettami! – gridò Willow
incespicando per raggiungerla. Gemette sconfortata, sentendo che la colazione
le stava rapidamente tornando su per l’esofago.
La scuola era ufficialmente
cominciata.
* * *
“Dio, che noia. Sono solo le undici e
già non ne posso più...Chimica, bleah. Ma c’è qualcuno qua dentro a cui
interessi davvero questa roba?”. Buffy fissò con attenzione le facce assonnate
e depresse dei propri compagni, e si rispose che, no, a nessuno interessava
sapere cosa si ottiene dall’unione di sodio e azoto liquido, ammesso che fosse
davvero quello l’argomento di cui Morloch stava blaterando incessantemente da
oltre un’ora. Poi, il suo sguardo cadde distrattamente sul viso sovraeccitato e
ansioso di Willow, che si agitava sulla sedia con il braccio semi staccato
dalla spalla tanta era la foga con cui la rossa segnalava di conoscere la
risposta al quesito posto dal professore. Beh, forse allora esisteva veramente
qualcuno a cui piaceva la chimica.
Soffocando a stento l’ennesimo
sbadiglio, Buffy poggiò la testa sul banco e chiuse gli occhi, lasciando
ricadere mollemente le braccia ai lati del corpo. Le lezioni erano iniziate da
solo due ore e mezza, e lei già invocava alluvioni, incendi e cataclismi vari
così da poter tornare a casa e infilarsi sotto le coperte per mai più sortirne.
Era arrivata persino a pregare per un’invasione aliena, anche piccola, purché
Morloch tacesse per dieci secondi, il tempo sufficiente per permetterle di
addormentarsi.
All’idea scosse tristemente la testa,
sicura che anche nel caso piccoli omini verdi armati di pistole laser fossero
davvero sbarcati sul pianeta e avessero preso in ostaggio la scuola, Morloch
non avrebbe smesso comunque di illuminarli sulle reazioni ottenute dalla
mescolanza dei due composti chimici fondamentali per la realizzazione
dell’esperimento a pagina 56 del libro di testo. Libro che in ogni caso,
rifletté, lei non possedeva nemmeno, dato che aveva scordato per la seconda
volta di comprarlo. Fortunatamente, il professore pareva troppo concentrato
sulla lezione per potersene accorgere.
Aprì gli occhi e fissò l’orologio da
polso della ragazza seduta accanto a lei, seguendo il movimento costante delle
lancette per mantenersi almeno parzialmente sveglia. Le undici meno dieci,
osservò. Ancora pochi minuti e sarebbe stata salva….
La campanella suonò, e Buffy scattò in
piedi istantaneamente, iniziando a raccogliere con energia la propria roba sparsa
malamente sul banco.
Morloch sogghignò.
- Mi fa piacere vederla così attiva e
piena di vita, sig.na Summers – esclamò in tono sarcastico l’anziano e
tarchiato professore – Peccato che sembra si svegli solamente al termine delle
mie lezioni, non è vero? –
A quelle parole Buffy arrossì
furiosamente. Accidenti, imprecò mentalmente, se ne era accorto?
“E io che pensavo di essere stata
silenziosa per una volta...”
- No, guardi, non è come pensa...cioè,
voglio dire, è come pensa, ma il fatto è che io... – farfugliò accompagnando i
propri balbettii incomprensibili a gesti nervosi.
- Lasci stare – la interruppe Morloch
chinandosi per raccogliere da terra un libro – Per questa volta passo, dato che
è il primo giorno di scuola, ma la prossima non sarò più così generoso, e la
convocherò nel mio ufficio. Ora se ne vada, o farà tardi alla prossima lezione
–
Buffy non se lo fece ripetere due
volte. Salutò il professore e lo ringraziò, prima di correre precipitosamente
fuori dall’aula.
Appoggiata alla parete la aspettava
Willow, in viso un’espressione estremamente preoccupata.
- Ti ha dato una punizione? – domandò
la rossa in tono ansioso non appena vide la testa dell’amica spuntare dalla
porta del laboratorio.
- Ehi, complimenti per l’ottimismo,
Wills – la prese in giro Buffy – Comunque no, nessuna punizione. Ma ha detto
che se mi becca di nuovo mi convocherà nel suo ufficio, perciò credo che d’ora
in poi dovrò stare un po’ più attenta se non voglio beccarmi una mega sgridata
da mia madre! –
- Ahia. Mi dispiace – l’amica le
rivolse un’occhiata comprensiva, e le due si incamminarono chiacchierando verso
gli spogliatoi, dove si sarebbero cambiate per la lezione di danza.
Ad un tratto due forti braccia la
afferrarono per la vita, e Buffy si ritrovò con la schiena premuta contro un
muscoloso torace maschile a lei non sconosciuto. Una delle mani posata sui suoi
fianchi si sollevò a coprirle con delicatezza gli occhi, oscurandole
completamente la vista, e una voce calda e morbida le sussurrò nell’orecchio: –
Indovina chi sono? –
La bionda, che aveva capito di chi si
trattasse nel momento in cui lui l’aveva abbracciata, sorrise radiosa.
- Angel! – esclamò, voltandosi verso
il ragazzo per guardarlo negli occhi. Lui ricambiò il sorriso.
- Credevo che non saresti più venuto a
salutarmi! – lo rimproverò gentilmente Buffy, dandogli un piccolo schiaffo sul
petto e imbronciandosi lievemente.
- E invece eccomi qui! – sussurrò il
moro, prima di impossessarsi delle sue labbra per un lungo e dolce bacio, dopo
due mesi di estenuante attesa.
L’atmosfera romantica che si era
creata attorno alla coppia venne però spezzata qualche istante dopo da un
significativo colpo di tosse alle loro spalle, ripetuto più volte.
Un po’ infastiditi, i due si
staccarono.
- Ehm, scusate se vi ho interrotto
ragazzi, ma dovremmo andare tutti quanti a lezione – ricordò loro Willow,
arrossendo a causa del proprio decisamente inopportuno intervento – A
proposito, ciao Angel –
- Ciao Willow. Allora ci vediamo a
lezione, Buff? – domandò retorico il ragazzo, avvolgendosi una delle ciocche
dorate della ragazza attorno al lungo dito.
- Certo – rispose Buffy, un
espressione estatica dipinta sul bel viso – A dopo tesoro. Ti amo –
Angel annuì e se ne andò senza
rispondere alla dichiarazione dell’amata, rivolgendo alle due ragazze una sola,
ultima breve occhiata prima di sparire all’interno degli spogliatoi maschili.
Buffy e Willow rimasero un attimo a
fissare incerte la porta, prima che la seconda si decidesse a parlare.
- Beh, allora sarà meglio andare Buffy
– la esortò tirandola delicatamente per un braccio e spingendola verso lo
spogliatoio femminile, adiacente a quello maschile e comunicante ad esso per
mezzo di una porta sempre rigorosamente chiusa a chiave.
Annuendo distrattamente la bionda
obbedì, seguendo l’amica a ruota nella stanza piccola e maleodorante.
Il sorriso non abbandonò le sue labbra
nemmeno mentre si cambiavano assieme ad una ventina di altre studentesse, la
maggior parte a loro sconosciute. Una sorta di nuvoletta rosa si era insinuata
nella mente di Buffy, quella stessa nuvoletta che impedisce agli innamorati di
ragionare coerentemente e porta il loro cervello ad elaborare unicamente
pensieri sdolcinati e frivolezze, facendo perdere loro la concentrazione nei
momenti meno opportuni così da condurli a fare figuracce di portata cosmica, di
quelle che non si scordano mai più per il resto della vita.
Mentre si legava i lunghi capelli
biondi con un elastico, Buffy si osservò attentamente nello specchio, come se
volesse scrutarsi nel profondo dell’anima.
Nessuno al di fuori di lui stesso
avrebbe mai preso il posto che Angel occupava nel suo cuore. Lo amava, e lo
avrebbe amato per sempre.
Ne era più che certa.
CAPITOLO
II – Behind Blue Eyes (prima parte)
Buffy salì con passo rapido i gradini
che portavano all’ingresso della scuola e spalancò l’ampio portone con una
spallata. Erano passati ormai due mesi dall’inizio della scuola, e la ragazza
si stava velocemente riabituando alla routine quotidiana e agli orari ai quali
era sottoposta da quando aveva quattordici anni. Certo, fra le lezioni, gli
allenamenti di danza e i numerosi corsi pomeridiani che doveva frequentare era
dura, ma dopotutto era questa la strada che aveva scelto per sé.
Buffy Summers e sua madre Joyce erano
arrivate a New York tre anni prima, da una piccola cittadina della California
chiamata Sunnydale, dove Buffy aveva vissuto la maggior parte della sua
esistenza. Dopo il divorzio dei genitori, Joyce aveva improvvisamente deciso
che per entrambe sarebbe stato meglio un cambiamento radicale, una svolta con
cui si sarebbero definitivamente lasciate alle spalle il passato e, cosa più
importante, la sofferenza che avevano dovuto patire a causa dei continui e
volutamente palesi tradimenti e abbandoni del marito Hank.
Finalmente, dopo aver ponderato a
lungo sulla situazione, Joyce una sera era tornata a casa e aveva sganciato la
bomba. Le era stato concesso il trasferimento nella sede di New York della
galleria d’arte dove lavorava, e presto si sarebbero trasferite. Buffy,
all’epoca appena quattordicenne, aveva pianto, strepitato, ma la madre era
stata irremovibile. Quella, evidentemente, era una decisione che non era di sua
competenza.
Buffy aveva deciso fin dal primo
momento che New York non le piaceva. Sunnydale era una cittadina piena di sole,
allegra e vitale. New York al contrario le pareva sporca, grigia, noiosa. In
una parola: brutta.
Poi, un giorno, mentre passeggiava per
il Central Park con le mani affondate nelle tasche della sua giacca a vento
arancione, mentre grossi nuvoloni si allungavano nel cielo ormai plumbeo, un
giovane ragazzo dall’aria simpatica l’aveva fermata, consegnandole un volantino
colorato e supplicandola di darci un occhiata.
- Vai al liceo, vero? – le aveva
chiesto.
- Si, o meglio, ci andrò a settembre.
Non ho ancora dato l’iscrizione però… – aveva risposto lei, un po’ sospettosa e
diffidente, indecisa se scappare via o no, temendo che si trattasse di un
maniaco. Sunnydale era un posto tranquillo, non succedeva mai niente, ma questa
era New York…
- Oh, bene. Perfetto! – il giovane
aveva annuito con l’entusiasmo alle stelle – Allora sicuramente sarai
interessata –
Buffy aveva osservato il volantino con
curiosità. Era piegato in tre parti, e la prima pagina recava la scritta
“L’High School Of The Performing Arts cerca nuovi talenti!”.
- Che cos’è? –
- È il volantino pubblicitario della
mia scuola. Sai, se il numero degli alunni quest’anno non raggiunge la quota
prestabilita ci faranno chiudere – il ragazzo l’aveva guardata con aria
disperata – E in questo modo noi ci troveremmo tutti per strada. Capisci, la
maggior parte degli studenti sono tutti ballerini o cantanti, come farebbero se
la scuola venisse chiusa? –
Buffy lo interruppe – Ho capito, ma
che cos’è? La scuola intendo. Ballerini, cantanti? È una specie di liceo alternativo?
–
- Beh, in un certo senso si. Guarda –
aveva spiegato lui, aprendo con dita frettolose il volantino e dispiegandolo
per farle vedere cosa c’era scritto – Si chiama “Liceo Delle Arti”, ed è la
scuola giusta se vuoi raggiungere il successo nel mondo dello spettacolo. Oltre
alle materie convenzionali come chimica o storia gli alunni possono scegliere
quali di questi corsi frequentare: musica, danza, canto o recitazione. O anche
tutti quanti se preferisci. Tu per caso balli, o canti? –
- Una volta ballavo. E so anche
cantare. Certo, non sono Celine Dion, ma insomma…del resto nessuno è perfetto –
aveva detto Buffy, facendo sorridere il giovane.
- Allora vieni alle audizioni! Tanto
sono talmente disperati che ti prenderebbero anche se sembrassi un bradipo sulle
punte con la voce da rana…. –
Si era bloccato immediatamente,
notando l’occhiata truce che la biondina gli rivolgeva.
- Cioè, non che tu lo sia,
assolutamente. Intendevo dire che, che in ogni caso penso avresti buone
probabilità di passare le selezioni, ecco – aveva balbettato.
Buffy era tornata immediatamente a
sorridere.
- Così va meglio. Bene, ci penserò. Ne
devo parlare con mia madre, comunque –
- Naturalmente. Prendi pure il
volantino, io ne ho milioni. Beh, ci si vede allora. Spero che quest’anno
verrai, hai il fisico giusto per fare la ballerina – le aveva detto con un
sorriso lui, dopodiché l’aveva salutata con la mano ed era corso via in tutta
fretta.
Sentendo che le prime gocce di pioggia
cominciavano a cadere, Buffy si era coperta i capelli con il cappuccio della
giacca e aveva iniziato a incamminarsi verso casa, mentre nella sua mente si
affacciava una nuova, esaltante prospettiva che recava il nome di “High School
Of The Performing Arts”. Sarebbe andata a quella scuola, che sua madre l’avesse
voluto o no.
E così era stato. Sebbene un po’
riluttante, Joyce Summers aveva accompagnato la figlia all’audizione, dove
Buffy avrebbe sostenuto un esame per aggiudicarsi l’iscrizione ai corsi di
danza, canto e recitazione.
Due settimane più tardi erano arrivati
i risultati per posta, e Joyce si era dovuta rassegnare di fronte all’evidenza.
La signorina Buffy Summers risultava sesta in classifica in canto, terza in
recitazione e, dulcis in fundo, seconda in danza. Sarebbe stato un delitto
costringere una così giovane e talentuosa promessa del ballo e della musica a
frequentare un comune liceo, perciò la richiesta venne confermata, e due
settimane dopo Buffy entrò per la prima volta alla Scuola Delle Arti, scoprendo
così quale fosse la sua vera vocazione: il ballo.
Willow e Xander erano stati i primi a
rivolgerle la parola il primo giorno di scuola. I due si conoscevano già dai
tempi dell’asilo, quando ancora l’unica preoccupazione della giornata era
quella di aver per sbaglio rotto uno dei pastelli di proprietà della scuola e
di non averlo detto a nessuno per paura di beccarsi una bella sgridata, ed
erano rimasti migliori amici sin da allora. Willow Rosemberg era una ragazza
timida, impacciata, ma sorprendentemente carina. I capelli rossi all’epoca
erano lunghi e lucenti, e nei grandi occhi verde bosco risplendeva una luce
particolare che Buffy non avrebbe saputo definire. Non amava particolarmente la
danza, e provava un abbastanza tiepido entusiasmo per la recitazione. La vera passione
di Willow era in realtà il canto, e la musica in generale. La ragazza studiava
da quando aveva quattro anni la viola da gamba, e aveva un voce straordinaria,
profonda e dolce. Non per nulla era considerata la migliore cantante della
scuola.
Xander Harris era al contrario
dell’amica un ragazzo alto e moro, incredibilmente maldestro e esuberante.
Possedeva un notevole senso dell’umorismo, ed era un disastro in quasi tutte le
materie tranne che in recitazione, la sua disciplina preferita. Il suo mito di
sempre era William Shakespeare, del quale conosceva a memoria quasi tutte le
opere, comprese le parti da donna. Una volta si era persino messo a recitare la
scena del balcone di Giulietta e Romeo, facendo Giulietta con una vocetta in
falsetto che aveva fatto morire dal ridere Buffy e Willow, mentre Romeo pareva
più Arnold Schwarzenegger in uno dei suoi film peggio riusciti. Desiderava
ardentemente diventare un attore comico, e si era iscritto alla scuola proprio
nel tentativo di realizzare questo suo sogno.
Quattro mesi dopo l’inizio della
scuola, Buffy aveva conosciuto Angel. Già allora lui era un celebrità nella
scuola e, nonostante fosse uno dei nuovi arrivati, la sua fama lo aveva
preceduto. Angel O’Connel era un incredibile ballerino, e una vera manna dal
cielo per le ragazze. Alto, moro e con quell’aria da “bello e dannato”
sufficiente a far sciogliere qualunque esemplare del genere femminile si
trovasse a meno di tre metri di distanza dal suo virile e possente corpo, Angel
si era ritrovato improvvisamente con un ammiratrice in più da aggiungere alla
lista di quelle già presenti: Buffy. La ragazza era rimasta letteralmente
stregata dal suo sguardo magnetico e profondo, e dalla sua abilità nel ballare,
sebbene fosse obiettivamente un po’ pesantuccio e poco aggraziato. Finalmente,
dopo tre settimane da quando lei lo aveva puntato, lui le aveva chiesto di
uscire. Quella sera stessa si erano baciati, e a quel bacio ne erano seguiti
molti altri. Ormai stavano insieme stabilmente da più o meno tre anni, e Buffy
era fermamente convinta di aver trovato l’amore della sua vita.
Un sorrisino ebete si dipinse sul
volto di Buffy mentre pensava a Angel e alla loro storia, e i suoi occhi, che
avevano assunto una strana forma a cuoricino (metaforicamente parlando, è chiaro),
le impedirono così di vedere Willow che le veniva incontro correndo, le ciocche
fiammeggianti che le svolazzavano scompostamente intorno al viso e il fiato
corto per l’agitazione.
Avendo finalmente avvistato la bionda,
Willow rallentò il passo, agitando le braccia per farsi notare. Buffy sorrise,
ricambiando energicamente il saluto.
- Ehi Wills! Come mai così di fretta?
– le chiese.
Willow si fermò, prendendo fiato.
- Uff, che corsa. Sto morendo. E tutto
per darti la notizia bomba della giornata. Dovresti ringraziare Gesù Cristo
tutti i giorni di avere un amica come me –
Buffy alzò gli occhi al cielo.
- Willow, tu sei ebrea, non credi in
Cristo. Ora, quale notizia bomba? – domandò, decisamente più interessata.
La rossa sorrise e afferrò la borsa,
incamminandosi verso l’aula di danza e facendo cenno alla bionda di seguirla.
- Beh, è successo che stamattina sono
arrivata a scuola presto – iniziò in tono cospiratorio la ragazza, chinandosi
verso l’amica e bisbigliando per far sì che nessun altro sentisse la
conversazione. – Ed ero in biblioteca, sai, a cercare dei libri che mi
servivano per fare la ricerca di storia per la prossima settimana. Ad un
tratto, ho sentito qualcuno entrare, e tu sai che non si potrebbe accedere ai
locali della scuola prima delle otto, no? Così mi sono nascosta dietro uno
scaffale, e ho aspettato che chiunque fosse entrato se ne andasse. Dopo un po’,
dalle voci ho scoperto che si trattava della signorina Calendar e del sig.
Giles, che stavano litigando –
Buffy sgranò gli occhi – La nostra
insegnante di danza e il preside nonché bibliotecario della scuola che litigano
alle otto di mattina nella biblioteca deserta? Cosa avranno mai da discutere
quei due! –
Willow annuì energicamente.
- Infatti, è quello che ho pensato
anche io! Poi, ascoltandoli, sono riuscita a capire il motivo della litigata.
Non indovinerai mai! – esclamò sovraeccitata la ragazza.
- Cosa, cosa? – la incitò la bionda,
anche lei parecchio su di giri.
- Allora, da quello che ho capito, la
signorina Calendar e Giles stavano litigando per dei nuovi studenti che devono
arrivare oggi – spiegò Willow.
- Cosa?! – strillò Buffy, attirandosi
le occhiate di tutte quelli che le stavano intorno.
- Non è pazzesco? È la cosa più
eccitante che ci sia mai successa in due mesi! A quanto pare, la signorina
Calendar non ne voleva sapere, sostenendo che questi due nuovi studenti inglesi
le sarebbero stati solo d’impiccio, mentre sig. Giles gridava a pieni polmoni
che lei non era la preside, e che quindi questo tipo di decisioni non spettavano
certo a lei. Hanno continuato così per un bel pezzo, finché alla fine
Buffy aveva la bocca aperta dalla
sorpresa – Ma dai! Beh, speriamo non siano degli snob –
Willow alzò le sopracciglia – Perché
dovrebbero esserlo, scusa? –
La bionda fece spallucce.
- Oh, beh, tutti gli inglesi lo sono.
Prendi il sig. Giles, ad esempio. Se ne sta sempre lì, con quel suo noioso papillon,
a catalogare un mucchio di libri polverosi. Non si diverte mai. Voglio dire,
secondo me dovrebbe…. –
Buffy si interruppe improvvisamente,
fermandosi di scatto, mentre Willow accanto a lei continuava a parlare a ruota
libera, senza rendersi conto che ormai lei non la stava più ascoltando.
Un ragazzo ed una ragazza sconosciuti
erano fermi davanti alla porta dell’aula, intenti a parlare con l’insegnante di
danza, Jenny Calendar. Sembravano essere tutti e tre molto assorti nella
conversazione. Di tanto in tanto, i due annuivano al gesticolare furioso della
donna, come per tentare di smorzare il suo chiaro e ben evidente stato di
isteria assoluta.
Dal momento che nessuno dei due
ragazzi sembrava essersi accorto della sua presenza, né tanto meno poteva averlo
fatto la signorina Calendar che in quel momento era girata di spalle e non
sembrava esattamente essere nel pieno delle proprie facoltà mentali, Buffy ne
approfittò per analizzarli bene, squadrandoli dalla testa ai piedi.
La ragazza era indubbiamente molto
bella, osservò; era alta, molto più di lei che ormai aveva perso le speranze di
superare il metro e sessantacinque, e aveva un fisico slanciato, pressoché
perfetto. I lunghi capelli corvini, perfettamente lisci, le ricadevano morbi
sulle spalle diafane come una cascata di lucente e frusciante seta nera. Gli
occhi, grandi e di un colore indefinibile, mandavano lampi violetti, mentre con
lo sguardo la ragazza saltava nervosamente da una parte all’altra del
corridoio, senza mai fissare l’insegnante che le stava davanti. Il braccio
destro, così come il capo, erano poggiati sulla spalla del ragazzo, mentre con
le lunghe dita gli accarezzava delicatamente la nuca.
Quando infine posò lo sguardo sul
ragazzo al fianco della bruna, Buffy rimase completamente senza fiato.
Era...incredibile, non le veniva in
mente nessun’altra parola in grado di descriverlo. Non aveva mai visto un
ragazzo così bello in tutta la sua vita.
La prima cosa che notò, inizialmente,
furono i suoi capelli. Erano di un biondo troppo biondo per essere naturale,
chiaramente doveva averli ossigenati. Il risultato però non era così ributtante
come chiunque avrebbe ragionevolmente pensato. Nonostante la numerosa quantità
di gel che vi era stata applicata per tenerli a posto, una folta distesa di
ribelli riccioli color biondo platino dall’aria tremendamente morbida gli
ricopriva la testa, e Buffy fissandoli sentì improvvisamente l’irrefrenabile
impulso di passarvi una mano in mezzo, solamente per accertarsi del fatto che
fossero realmente così soffici come sembravano.
Il volto del ragazzo, come d’altronde
tutto il resto della sua persona, era davvero molto particolare: le guance
erano sorprendentemente scavate, e aveva zigomi ritti come rasoi. Nonostante la
magrezza del viso, però, le labbra erano piene e ben fatte, pericolosamente
invitanti; gli occhi dal taglio allungato erano del blu più intenso che Buffy
avesse mai visto, scuro e profondo come il mare in tempesta, ed erano
contornati da folte ciglia nere. Aveva una piccola cicatrice di forma strana
che gli tagliava in tre parti il sopracciglio sinistro, e Buffy non poté
impedire a sé stessa di chiedersi come se la fosse procurata.
Totalmente incapace di fermarsi, la
ragazza proseguì quindi con lo sguardo verso la parte restante del suo corpo.
La maglietta senza maniche nera e aderente lasciava ben poco spazio
all’immaginazione, evidenziando la ben delineata muscolatura del torace e lo
stomaco perfettamente piatto del ragazzo. Le ampie spalle erano muscolose, così
come le braccia, e aveva mani forti, dalle dita lunghe e affusolate. I
pantaloni da ginnastica grigi, per quanto abbastanza larghi così da permettere
una maggiore libertà di movimento, non nascondevano i fianchi stretti e le
gambe lunghe e snelle, né servivano certo a celare da occhi indiscreti ( come
quelli di Buffy, tanto per fare un esempio) il fondoschiena tonico e ben fatto.
Alla fine dell’analisi, Buffy si
ritrovò con la bava alla bocca e lo sguardo perso nel vuoto.
Fortunatamente, Willow la scosse da
quello stato di trance catatonico prima che potesse rendersi ridicola.
- Buffy? Buffy, ma mi stai ascoltando?
–
La voce dell’amica la riportò
bruscamente alla realtà, costringendola ad allontanare lo sguardo da quella
visione assolutamente paradisiaca.
- Eh? Willow, scusa, hai detto
qualcosa? – le domandò, sbattendo un paio di volte le palpebre.
La rossa alzò gli occhi al cielo con
aria esasperata.
- No, nulla di importante nell’ultima
mezz’ora. Cavolo Buffy, dovresti davvero andare a letto prima la sera! Così almeno
eviteresti di addormentarti in piedi in mezzo al corridoio alle otto di
mattina! –
Buffy assunse un espressione
mortificata.
- Mi dispiace Wills – si scusò,
sentendosi un verme – Ma non ci sto molto con la testa stamattina….credo di
avere qualche ora di sonno arretrata da recuperare –
Willow la guardò con comprensione – Ma
certo, non ti preoccupare, non importa –
La bionda si sforzò di sorridere,
mentre insieme a Willow percorreva infine i pochi metri che la separavano dalla
tanto agognata meta, ovvero l’aula di danza.
Mentre passava di fianco al terzetto
che ancora conversava accanto alla porta, Buffy sfiorò casualmente il braccio
del ragazzo, e sentì una scarica elettrica attraversarle fulminea il corpo
dalla testa ai piedi. Si riscosse, imbarazzata, e proseguì velocemente verso
gli spogliatoi. Non poté così vedere gli occhi del biondo puntati su di lei,
mentre la osservavano andarsene in tutta fretta con una scintilla di lussuria e
interesse che brillava nel blu intenso dell’iride.
Circa dieci minuti dopo, sia Buffy che
Willow finirono di cambiarsi e uscirono dalla spogliatoio. Nel frattempo, molta
altra gente si era riunita nell’ampia aula, e Buffy se ne sentì inconsciamente
sollevata. Almeno, non avrebbe dovuto vedersela da sola con lo sconosciuto
biondo che aveva visto prima. Non sapeva infatti se sarebbe riuscita a
trattenersi dal saltargli addosso se si fossero improvvisamente trovati soli….
“Eh?!? Ma che vado a pensare?! Io
nemmeno lo conosco quello! Potrebbe essere un maniaco omicida, o magari un
pazzo o uno stupratore…beh, magari un maniaco omicida o una stupratore no, però
io sto con Angel, dannazione! E io sono innamorata del mio ragazzo….giusto?” si
chiese, confusa e anche un po’ spaventata da certe improvvise sensazioni che si
stavano manifestando all’interno della sua mente e del suo corpo. Scrollò le
spalle, promettendosi di non pensarci almeno fino alla fine della lezione, e
raccolse i lunghi capelli in una coda di cavallo con un nastro prestatole da
Willow.
- Sicura che non ti serve? – le
domandò.
Willow sorrise e indicò con un dito la
propria fiammeggiante chioma – Sono troppo corti per poterli legare bene. E poi
non mi danno fastidio. Tranquilla Buffy, mi sembri un po’ tesa. Qualcosa non
va? –
Buffy scosse la testa – No,
assolutamente. Va tutto bene. È solo che, beh…. –
Una voce alle sue spalle la costrinse
ad interrompersi.
- Bene, ragazzi e ragazze, tutti ai
vostri posti! –
La signorina Calendar batté le mani per
richiamare l’ordine mentre tutti si sistemavano rapidamente al centro della
sala, di fronte allo specchio che ricopriva interamente una delle pareti.
L’insegnante li fissò, cupa, le mani
sui fianchi e le lunghe gambe divaricate in atteggiamento palesemente
aggressivo. Era una bella donna, alta e dal fisico slanciato e atletico. I
capelli e i grandi occhi, ereditati da sconosciuti antenati rumeni, erano neri
e il suo sguardo magnetico sprizzava energia. Anche in quel momento, nonostante
i segni del suo malumore fossero ben visibili, due pire fiammeggianti parevano
ardere nelle profondità delle iridi scure, tanta era la brillantezza dei suoi
occhi.
- Allora – cominciò, in tono lugubre –
Come avrete certo notato, a meno che durante il week end qualcuno di voi non
abbia sfortunatamente perso l’uso della vista (e in tal caso invito caldamente
quel qualcuno a lasciare la classe, non voglio studenti spiaccicati contro lo
specchio o sul pavimento sulla coscienza), abbiamo il piacere di ospitare due
studenti nuovi nella nostra scuola –. Fece una pausa, mentre il suo tono di
voce saliva progressivamente di un’ottava e le sue pupille si dilatavano alla
maniera di certi pazzi nevrastenici internati nei manicomi criminali. – Questo
per gentile concessione del nostro beneamato preside, l’esimio sig. Giles,
quello schifoso pezzo di merda, come se io non avessi già abbastanza da fare a
cercare di insegnare qualcosa a questo branco di teste di ca…. –
Jenny Calendar si interruppe, alla
vista dei propri studenti strabuzzanti e sconvolti. Sorrise falsamente e agitò
le mani per rassicurarli, ridacchiando.
- Ohhh, ma cosa sono quelle facce,
ragazzi? Stavo solo scherzando! Non ditemi che non l’avevate capito!
Ahahahaha!! Oh, che divertente! –
“Divertente un corno!!” pensava, contemporaneamente
“Lo ucciderò, quello schifoso, stupido, vecchio inglese. Lo strangolerò, gli
caverò gli occhi e poi li userò per giocarci a bocce…”
Il flusso dei suoi pensieri si bloccò,
mentre la donna si rendeva conto di quanto poco sana di mente dovesse sembrare
agli occhi di quattordici studenti del penultimo anno.
Si schiarì la gola, tentando di
recuperare un briciolo di autorità.
- Bene, dicevo. Allora, date il
benvenuto ai vostri due nuovi compagni, Drusilla Adams e…scusa, come hai detto
che ti chiami? –
Dall’angolo più buio e nascosto della
sala, dove la coppia si era rannicchiata, spuntò improvvisamente il misterioso
ragazzo biondo. Vedendolo, involontariamente il cuore di Buffy accelerò il
battito, mentre i palmi delle mani della ragazza cominciavano a sudare in modo
molto antiestetico.
- Mi chiamo Spike Shelby – rispose, e
alla bionda si accapponò la pelle sentendo per la prima volta la sua
meravigliosa voce profonda e dall’accento inglese.
- Spike? Non è il tuo vero nome,
giusto? – gli domandò, scettica.
Lo sguardo del biondo si incupì.
- No – borbottò, senza però chiarire
quale in realtà esso fosse.
Da parte sua, la donna non era certo
interessata ad indagare oltre. In ogni caso, l’avrebbe saputo durante la pausa
pranzo, quando avrebbe potuto recarsi in segreteria e controllare l’elenco dei
nuovi iscritti, dove certamente era riportato il nome del ragazzo.
- Bene, non importa – sospirò – Vorrà
dire che sarete semplicemente il signor Shelby e la signorina Adams. Scusate un
secondo –
Detto questo, si voltò e iniziò ad
armeggiare con lo stereo portatile e i cd che aveva preparato per la lezione,
imprecando perché come al solito l’apparecchio non funzionava come avrebbe
dovuto.
Approfittando della momentanea
distrazione dell’insegnante, un gruppetto di studenti si avvicinò ai due nuovi
arrivati. Fra questi, vi erano Angel, Buffy e alcuni altri amici del moro, un
certo Gunn e una biondina di nome Darla che Buffy aveva sempre trovato poco
simpatica. Willow e Xander osservavano in disparte la scena, o almeno così
sembrava. In realtà, Willow si mordeva il labbro inferiore e giochicchiava
preoccupata con una ciocca di capelli, mentre Xander faceva finta di osservare
la disputa, ripassando invece di nascosto per l’ennesima volta le battute dell’
”Amleto”.
- Allora – iniziò Angel, nel suo
tipico tono arrogante e presuntuoso di Primo-Della-Classe – Da dov’è che
venite? –
Spike alzò piano il capo, squadrandolo
da capo a piedi con aria sprezzante, come se fosse un qualche strano insetto
raro particolarmente disgustoso. Poi, in modo altrettanto sdegnoso, rispose –
Dall’Inghilterra. Siamo di Londra –
Angel sorrise sarcastico, mascherando
l’irritazione per lo sguardo che tutt’ora il biondo gli rivolgeva – Oh. E dove
avete studiato ballo? Cioè, ammesso che lo abbiate mai studiato prima –
L’intero gruppetto ridacchiò
malignamente. Buffy rimase invece in silenzio, osservando Spike con i grandi
occhi verdi spalancati e ansiosi, sperando inconsciamente che sapesse dare un
degna risposta a quell’arrogante imbecille del suo fidanzato.
“Arrogante imbecille? Ehi, ma cosa
vado a pensare? Angel non è né arrogante né imbecille! È l’uomo della mia vita,
ed io lo amo!” si corresse mentalmente.
Le labbra del biondo si curvarono in
un sogghigno inquietante, tanto inquietante che per un attimo persino Angel
parve vacillare.
- Beh – rispose – Prima di venire in
questo cesso di posto, io e Dru abbiamo studiato danza per sei anni. Alla
London Ballet School –
Un silenzio oltretombale cadde
improvvisamente nella stanza. Ogni persona presente sgranò gli occhi e
interruppe quello che stava facendo, mentre tentava boccheggiando di assimilare
il significato delle parole appena udite. Willow, alla quale era sfuggito
completamente il controllo del proprio corpo, si morse il labbro a sangue, e
quasi si estirpò radicalmente la ciocca di capelli che stava tirando. A Xander
scivolò dalle mani il libro che teneva in grembo, mentre la mascella del
ragazzo toccava il pavimento. Angel, con il viso che passava dal blu pervinca
al color malva sino al verde acido, sembrava ormai prossimo allo svenimento.
A quel punto, Buffy parlò per la prima
volta.
- Alla London Ballet?!? – ripeté con voce
strozzata –
Spike ghignò sarcastico – No, quella
in Tailandia, amore –
Cercando di ignorare il modo in cui
l’aveva chiamata, Buffy tentò di concentrarsi sulle informazioni appena
ricevute. Così quel ragazzo non solo era assolutamente stupendo, ma con tutta
probabilità ballava pure in modo fantastico. Anzi, sicuramente ballava in modo
fantastico.
Così come si era creato, il silenzio
dovuto allo sbalordimento generale terminò di botto.
L’insegnate si voltò, raggiante,
battendo le mani.
- Evviva!! Ce l’ho fatta anche questa
volta! Su, ragazzi, è ora di iniziare finalmente la lezione. Facciamo quello
che avete imparato ieri, ok? Shelby, Adams, pensate di riuscire a seguire la
coreografia semplicemente osservando gli altri? O magari volete vederla prima
una volta? –
Drusilla sorrise, guardando prima
Spike poi la donna – Non si preoccupi, non ce n’è bisogno. Siamo perfettamente
in grado di eseguire il pezzo –
Jenny Calendar annuì, un po’ sorpresa.
- Oh, bene. Ok, partiamo. E voi altri,
vedete di non farmi fare brutta figura, intesi? Coppie, prendete posizione.
Summers, O’Connel, al centro. Shelby e Adams, mettetevi di fianco a loro.
Osservateli attentamente, e cercate di imitare i loro movimenti. Oh, e tu
Harris, cerca di non cadere addosso a Rosemberg come hai fatto la volta scorsa,
per favore –
Xander si accigliò, assumendo un’aria
offesa.
- Non è stata colpa mia! Sono
inciampato nelle assi del pavimento, sono…pericolanti, ecco! Guardi che è vero!
–
Angel scoppiò a ridere, mentre Buffy
in piedi davanti a lui si chiedeva cosa avesse fatto di male per meritarsi
tutto questo.
- Si, Harris, come no! La verità è che
non sai ballare – commentò, velenoso.
Xander si accigliò ancora di più –
Beh, almeno io so recitare, O’Connel. Non come te, che sei espressivo come una
patata lessa – (N.d.a: Angel sembra veramente una patata lessa secondo me!!)
Il paragone suscitò immediatamente
l’ilarità nella stanza, innervosendo moltissimo il moro.
- Ripetilo se hai coraggio, Harris –
ringhiò, avanzando verso Xander.
Immediatamente Buffy lo fermò,
trattenendolo per la maglietta.
- Angel, no. Ti prego, lascia stare.
Fallo per me – lo supplicò.
Il ragazzo si voltò a guardarla, e la
sua espressione si addolcì. Le accarezzò lentamente una guancia, le labbra
distese in un sorriso rassicurante.
- Va bene, Buff. Ma solo perché me lo
chiedi tu –
La bionda sorrise. Di fianco a lei,
Spike osservava la scena, infastidito. Avrebbe tanto voluto prendere quella
specie di armadio e sbatterlo contro il muro fino a ridurlo ad una poltiglia
sanguinolenta, ma non poteva. C’era Dru, e quella biondina lui nemmeno la
conosceva. Che gliene fregava se stava con quello stronzo? Prima o poi
l’avrebbe capito lei stessa con chi razza di persona aveva a che fare.
La professoressa Calendar, che nel
frattempo era rimasta in piedi a guardare, sospirò sconfortata per la mancanza
di maturità dei suoi alunni. Poi si voltò e accese finalmente lo stereo. Le
note di “Behind Blue Eyes” dei Limp Bizkit riempirono l’aria, e immediatamente
tutti divennero attenti e silenziosi. Spike e Angel si scambiarono uno sguardo
di sfida.
Era ora di mostrare quello che
sapevano fare.
(capitolo secondo, terza parte)
NO ONE KNOWS WHAT IT’S LIKE
(NESSUNO SA COME SIA)
TO
BE THE BAD MAN
(ESSERE
L’UOMO CATTIVO)
TO
BE THE SAD MAN
(ESSERE
L’UOMO TRISTE)
BEHIND
BLUE EYES
(DIETRO
AGLI OCCHI BLU)
AND
NO ONE KONWS WHAT IT’S LIKE
(E NESSUNO SA COME SIA)
TO
BE HATED
(ESSERE
ODIATO)
TO BE FATED
(ED ESSERE DESTINATO)
TO
TELLING ONLY LIES
(A
DIRE SOLO BUGIE)
La melodia del pezzo, dolce e
malinconica, si adattava ad una coreografia sia classica che moderna. Quella
creata dalla signorina Calendar il pomeriggio prima era un misto di tutti e due
gli stili, e per questo tanto più apprezzata dagli alunni, che non vedevano
l’ora di variare un po’ lo stile di ballo.
Mentre danzava, ascoltando le parole
della canzone, Buffy non poteva fare a meno di pensare a quegli occhi blu che,
a poca distanza da lei, osservavano ogni suo movimento con attenzione. Non
sapeva però dire se fosse per interesse puramente professionale, per cercare di
seguire al meglio gli altri, o magari per qualche altro motivo.
In ogni caso, la ragazza non era
sicura di quale delle due possibilità preferisse.
BUT
MY DREAMS, THEY AREN’T AS EMPTY
(MA I MIEI SOGNI, LORO NON SONO COSÌ
VUOTI)
AS
MY CONSCIENCE SEEMS TO BE
(COME
I HAVE HOURS, ONLY LONELY
(HO ORE DA PASSARE DA SOLO)
MY LOVE IS VENGEANCE
(IL MIO AMORE È VENDETTA)
THAT’S NEVER FREE
(E NON SARÀ
Sebbene teoricamente la sua attenzione
dovesse essere rivolta completamente a Dru e alla dimostrazione della propria
superiorità in materia di ballo che aveva intenzione di dare a Angel, Spike non
riusciva assolutamente a staccare gli occhi di dosso alla biondina con cui
aveva parlato prima, Buffy, da quanto aveva capito. Lo aveva colpito come mai
nessuno aveva fatto in vita sua, Dru in primis. La amava, certo, ma Buffy aveva
qualcosa di più. Qualcosa che gli faceva scoppiare il cuore nel petto e
desiderare di…Non lo sapeva nemmeno lui, cosa desiderasse. Da quando l’aveva
vista per la prima volta gli sembrava di non sapere più niente. Lei era lì, fra
le braccia della checca che la sbatacchiava qua e là come un sacco di patate,
eppure nonostante questo così leggera, così elegante.
Così bella, rifletté infine.
Semplicemente bella, con quei suoi capelli biondi e lucenti da pubblicità dello
shampoo, il suo corpicino minuto e perfetto, magro ma pieno di curve che lui
bramava ardentemente poter prima o poi accarezzare e, perché no, possedere.
E continuava a fissarlo con quegli
occhi così grandi e verdi, spalancati e brillanti come schegge di smeraldo
purissimo, con un intensità nello sguardo che faceva quasi paura.
NO
ONE KONWS WHAT IT’S LIKE
(NESSUNO SA COME SIA)
TO FEEL THESE FEELINGS
(PROVARE QUESTI SENTIMENTI)
LIKE
I DO, AND I BLAME YOU!
(COME FACCIO IO, ED È COLPA TUA!)
NO
ONE BITES BACK AS HARD
(NESSUNO SI DIFENDE COSÌ DURAMENTE)
ON THEIR ANGER
(DALLA LORO RABBIA)
NONE
OF MY PAIN AND WOE
(NIENTE DEL MIO DOLORE E DELLA MIA
TRISTEZZA)
CAN
SHOW THROUGHT
(PUÒ
ESSERE VISTO)
Lo vide stringere un po’ di più la
vita della sua compagna, Drusilla, e involontariamente una fitta di gelosia le
attanagliò il petto. Non avrebbe dovuto e lo sapeva, ma non poteva impedirsi di
chiedersi perché invece della mora non ci fosse lei fra le braccia di Spike, a
danzare con lui. Ballare era l’unica cosa che la appagava completamente,
nemmeno con Angel si era mai sentita così felice. Ma era assolutamente certa
che stretta fra quelle braccia avrebbe provato un senso di completezza ancora
più grande.
Con orrore, Buffy di accorse di avere
tradito, anche se solo mentalmente, Angel, e si affrettò a distogliere
immediatamente lo sguardo dalla coppia di inglesi al suo fianco. Sollevò il viso
ad incontrare gli occhi del proprio fidanzato, ma per la prima volta il suo
sguardo caldo e profondo non le provocò nessun brivido. Anzi, si sentì talmente
triste e depressa che per poco non fu seriamente tentata di accasciarsi al
suolo e scoppiare in singhiozzi, senza un motivo preciso.
Anzi, il motivo in realtà lo conosceva
benissimo, ma non lo avrebbe ammesso mai e poi mai, neppure a sé stessa.
Soprattutto a sé stessa.
NO ONE KNOW WHAT IT’S LIKE
(NESSUNO SA COME SIA)
TO
BE MISTREATED, TO BE DEFEATED
(ESSERE MALTRATTATO, ESSERE SCONFITTO)
BEHIND BLUE EYES
(DIETRO
AGLI OCCHI BLU)
NO
ONE KNOWS HOW TO SAY
(NESSUNO SA COME FARE A DIRE)
THAT
THEY’RE SORRY, AND DON’T WORRY
(CHE GLI DISPIACE, E NON PREOCCUPARTI)
I’M NOT TELLING LIES
(IO NON STO MENTENDO)
Non appena lei voltò il viso,
interrompendo il contatto fra i loro occhi, Spike si affrettò a distogliere a
sua volta lo sguardo, sentendosi inspiegabilmente ferito. Scosse la testa,
cercando di scacciare quei pensieri. Che gli aveva preso? La realtà era chiara
davanti a lui: l’unica donna della sua vita era Dru, e così sarebbe stato per
sempre. Si conoscevano sin dai tempi delle medie, e si amavano da anni. Era
inutile fantasticare su una sconosciuta. Fissò la propria compagna in volto,
senza vederla davvero, e lei gli sorrise con quel suo sorriso imperscrutabile,
che gli altri trovavano decisamente folle ma che lui pensava fosse bellissimo.
Lui rimase serio, mentre il blu dei suoi occhi, forse quegli stessi occhi blu
di cui parlava la canzone, si scuriva fino ad diventare intenso e torbido come
un abisso infinito.
Nel frattempo, la canzone giungeva al
termine, mentre la voce del cantante intonava le ultime parole e gli ultimi
accordi di chitarra vibravano nell’aria.
NO
ONE KNOWS WHAT IT’S LIKE
(NESSUNO
SA COME SIA)
TO
BE THE BAD MAN, TO BE THE SAD MAN
(ESSERE L’UOMO CATTIVO, ESSERE L’UOMO
TRISTE)
BEHIND
BLUE EYES
(DIETRO
AGLI OCCHI BLU)
Senza nemmeno attender la fine della
canzone, la signorina Calendar premette il pulsante di spegnimento dello stereo,
smorzando di colpo le ultime note della melodia. Dopodiché di voltò verso gli
alunni, gli occhi neri brillanti di felicità e in volto un sorriso radioso.
- Siete stati bravissimi ragazzi! Non
avete mai ballato così bene! Persino tu Harris stavolta ti sei davvero
superato, complimenti! – esclamò raggiante.
- Non è che ci voglia poi molto a
superarlo – mormorò Angel, sogghignando, guadagnandosi un occhiata glaciale da
parte di Buffy. Fortunatamente, Xander era troppo occupato a sorridere a
Willow, che gli dava cameratesche pacche sulle spalle, e a guardarsi orgoglioso
intorno per sentirlo.
L’insegnante si rivolse quindi a Spike
e a Drusilla, sorpresa e soddisfatta – Complimenti anche a voi. Siete stati
perfetti, davvero perfetti. Non credevo sareste riusciti a eseguire la
coreografia solo guardando gli altri, e invece! Dopotutto mi darete meno
problemi di quello che pensavo –
Sforzandosi di non fare caso a
quest’ultima affermazione, i due sorrisero educatamente, mentre la donna
continuava ad elogiare la bravura degli alunni, raccattando nel frattempo le
proprie cose e i cd sparsi in giro per la stanza.
- La lezione è finita, potete andare.
Mi raccomando, non fate tardi a letteratura altrimenti la professoressa
Sherwood se la prende con me! Ci vediamo mercoledì –
Detto questo uscì in fretta, sbattendo
rumorosamente la porta.
Angel si avvicinò lentamente a Spike,
che a sua volta lo fissava con sguardo indecifrabile.
Quando il moro parlò il suo tono di
voce era fra l’ammirazione e il fastidio, ma non c’era traccia di rancore nelle
sue parole. Almeno per ora.
- Ti concedo che sei stato bravo,
inglese. Davvero. In ogni caso, io sono sempre il migliore, ricordalo. Tu sei
solo da cinque minuti in questa scuola, io da quattro anni – puntualizzò,
passando un braccio attorno alla vita della propria fidanzata e attirandola a
sé.
Buffy alzò gli occhi al cielo,
esasperata.
“Ecco” pensò “Il tipico maschio
presuntuoso che sente messa in discussione la propria autorità e si affretta a
ribadire il proprio dominio, marcando il territorio con sottili e velate
minacce e atteggiamenti possessivi nei confronti della propria ragazza. Dio,
sembra di stare allo zoo…Ci manca solo che cominci ad accucciarsi e a urinare
negli angoli della stanza e poi siamo a posto”.
Spike sogghignò scettico e arrogante –
Chi sia il migliore qui è ancora da dimostrare, mi pare. Ma non mi sembra né il
momento né il luogo adatto per continuare questa discussione –
Lo sguardo di Angel si fece cupo.
- Giusto. Meglio lasciar perdere per
ora – ringhiò.
Buffy si accigliò. “Quel per ora non
mi piace per niente”, rifletté, ma rimase in silenzio, attendendo la risposta
di Spike. In ogni caso era sicura che i due non si sarebbero certo messi a fare
a pugni in mezzo alla stanza, tanto più che erano tutti in ritardo per la
lezione di letteratura. Se li avessero beccati a darsele di santa ragione li
avrebbero espulsi, e sapeva che per Angel l’espulsione era quanto di peggio
potesse capitargli. Avrebbe mandato a monte tutti i suoi piani di fama e
successo, e questo lui non poteva permetterselo.
Fortunatamente, Spike pareva pensarla
allo stesso modo, dato che si limitò ad ampliare il sogghigno.
- Allora ci si vede, irlandese. Ciao
Buffy –
Nel pronunciare il suo nome, la bionda
notò un radicale mutamento del suo tono di voce. Allo stesso modo in cui prima,
rivolgendosi ad Angel, Spike era stato arrogante e sarcastico così nel parlare
con lei la sua voce aveva assunto una sfumatura più morbida e dolce,
infinitamente sensuale e invitante come caramello.
Nonostante al solo guardarlo ripetuti
brividi le percorressero la schiena, minando il suo equilibrio e la sua
stabilità, Buffy si sforzò di sostenere lo sguardo di Spike, ricambiandolo con
altrettanta fierezza.
- Ciao – disse solamente in tono duro,
guardandolo fisso negli occhi.
Il biondo scoppiò a ridere, una risata
bassa e virile che l’eccitò ancora di più. Dopodiché rivolse il suo sguardo
alla compagna, che come al solito gli stava ancorata come una cozza allo
scoglio, passandole un braccio attorno al vitino da vespa. Con un cenno e un
ghigno all’indirizzo degli altri studenti presenti, i due se ne andarono a
testa alta, entrambi fieri e bellissimi, decisamente inadatti a quell’ambiente
così modesto, seppur composto da persone piene di talento.
Buffy rimase in silenzio ad osservarli
andarsene, e vide che, prima di sparire fuori dall’aula, Spike le lanciò uno
sguardo al di sopra della spalla che lei non seppe interpretare con precisione.
Si celavano forse rabbia, rancore, scherno dietro a quello sguardo? O magari
altro, qualcosa di meno negativo? Forse...forse attrazione?
“Siiii, come no Buffy. Ti piacerebbe”
la sbeffeggiò una vocina nella sua mente “Andiamo, è da quando è entrato da
quella porta che gli stai sbavando dietro. Anzi, da ancora prima che entrasse.
Mi sorprende che ancora non sia affogato nella tua saliva, povera creatura.
Sveglia, ragazza, quello è fidanzato! E lo sei anche tu! O forse non ami più
Angel?”
Buffy trasalì.
“Ma certo che lo amo!!” si disse,
proseguendo nella sua opera di auto-convincimento “Lo amo più della mia stessa
vita. Ok, ho avuto un momento di debolezza, e allora? A chi non è mai capitato
di fantasticare su uno sconosciuto? Cioè, un semi-sconosciuto. Ormai posso pure
di dire di conoscerlo, va’. Comunque non capiterà mai più. Mai più”
La vocetta rideva maligna “Si, uno
sconosciuto che rivedrai ogni giorno in classe e con il quale dovrai avere a
che fare probabilmente fino a quando prenderai il diploma, cioè tra un anno. E
pensi veramente di riuscire per tutto questo tempo a trattenerti dal saltargli
addosso semplicemente crogiolandoti nel pensiero del tuo imperituro amore per
Angel? Sei ridicola, bella, lasciatelo dire…”
Infastidita, Buffy lanciò un
acutissimo strillo per mettere a tacere quella petulante e saccente voce che
regnava incontrastata nella sua mente da circa cinque minuti, tiranneggiandola
con quei contorti ragionamenti, e che la stava irritando notevolmente.
- Insomma, bastaaaaaaa!!! – gridò,
chiudendo gli occhi e stringendo entrambe le mani a pugno.
La voce finalmente tacque, e nella sua
testa così come nello spazio circostante Buffy cadde un silenzio assoluto e
attonito.
La ragazza si guardò intorno
inorridita, quando si accorse di aver parlato, anzi, urlato ad alta voce. Nella
stanza tutti la stavano fissando quasi spaventati, temendo che la bionda fosse
uscita di testa all’improvviso. Sally, una ragazza che era nella stessa classe
di biologia di Buffy, ricordava di aver letto che alcuni pazzi possono a volte
diventare pericolosi, perciò forse sarebbe stato meglio tenersi alla larga,
solo nel caso che la sua amica avesse ripreso a strillare come un’oca sgozzata,
dimenando nell’aria un qualche oggetto contundente per loro somma sfortuna
posizionato da qualche parte lì in giro, tentando di picchiarli tutti a morte.
Deglutendo in modo molto rumoroso e
decisamente poco fine, Sally fece un passo indietro.
Buffy si voltò e sorrise in modo
isterico, ridacchiando come una scema.
- Ehi ragazzi che succede?
Scherzaaaaaavooo...ci siete cascati, eh? Ahahahaha, ohohohohoho...Ma perché mi guardate
tutti così? –
A quella vista gli occhi di tutti si
spalancarono ancora di più, se possibile, mentre la povera Sally andava ad
accucciarsi terrorizzata in un angolo, tenendosi la testa fra le mani e
mugolando impaurita.
“È pazza, è pazza!!! È completamente
pazza!!! Oh mio Dio, ci ucciderà tutti...ehi, un attimo. Ho fatto testamento?”
si chiese, dubbiosa.
Nel frattempo Willow, Xander ed Angel
si erano avvicinati alla presunta malata di mente, preoccupati che lei avesse
qualcosa che non andava.
- Buffy? – la chiamò Willow,
guardandola con i dolci occhi verde bosco pieni di apprensione – Tutto bene? –
Buffy sorrise, questa volta in modo
più umano.
- Si Wills, certo. Sono solo un po’
stanca. Dai su, andiamo a cambiarci o faremo tardi –
La rossa annuì e, dopo che l’amica
ebbe rassicurato Xander sulla propria stabilità mentale e salutato il fidanzato
con un bacio, la seguì negli spogliatoi femminili dove si sarebbero lavate e
cambiate per la lezione di letteratura.
Mentre si faceva la doccia, l’acqua
piacevolmente riscaldata che scorreva sulla sua pelle resa gelida dal sudore
raffreddato, Buffy ripensò al dialogo mentale che aveva avuto con sé stessa
poco prima. Si era ormai convinta che quello che le era accaduto fosse stato
solo un attimo di cedimento. Non appena Spike se ne era andato e aveva avuto le
forti braccia di Angel a sorreggerla e le sue labbra a deliziarla con il loro
tocco gentile tutto era tornato come prima. Quello che aveva provato sentendo
lo sguardo di Spike su di sé era ormai scomparso, e non c’era più nessun
brivido sulla sua pelle dovuto alle attenzioni del ragazzo.
Nulla di tutto ciò si sarebbe mai più
ripetuto, e non poteva che esserne sollevata.
Ma in realtà non era così sicura come
sembrava.
Dentro di sé sentiva che se soltanto
un’altra volta avesse avvertito gli occhi blu come la tempesta di Spike
percorrere il suo corpo un’altra volta con la stessa avidità di prima, avrebbe
di nuovo perso il controllo.
E non sapeva se la prossima volta
sarebbe riuscita a trattenersi.
CAPITOLO III - Doubt
Due giorni più tardi, Buffy si trovava
come ogni mercoledì mattina a lezione di letteratura, alla presenza della
famigerata e altamente temuta signorina Sherwood. Temuta, certo, ma non tanto
da costringerla a rimanere sveglia mentre la suddetta declamava i versi di una
poesia di chissà quale autore, del quale (con rispetto parlando) non credeva le
sarebbe potuto importare di meno di quanto le stesse importando in quel preciso
istante. Cioè niente.
Perciò, sostenuta da queste
relativamente valide ragioni, Buffy stava prestando attenzione alla lezione in
una quantità equivalente a quella che avrebbe probabilmente prestato, se si
fosse trovata nella sua stessa situazione, una tartaruga di terra. Questo con
la differenza che se al suo posto ci fosse stata una dolce tartarughina
sicuramente la disattenzione dell’animale sarebbe risultata comprensibile,
mentre invece il più totale disinteresse alla materia da parte di uno studente,
un qualunque studente, era, secondo terrificanti statistiche ampiamente dimostrate,
una causa correlata al seguente effetto: una punizione che consisteva nel dover
rimanere a scuola oltre l’orario scolastico sotto la supervisione di un
insegnante o, in alternativa, nell’essere obbligati ad adempiere a disgustosi
compiti di pulizia (come ad esempio sgombrare i tavoli della mensa a fine
giornata e lavare i vassoi sporchi di materiale organico irriconoscibile quale
era il cibo dopo essere passato fra le mani di centinaia di ragazzini
irrequieti dall’età compresa fra i quattordici e i diciotto anni).
Secondo Willow, in particolare erano
due le cose che non si dovrebbero mai e poi mai fare al cospetto di un
insegnante intento a spiegare la lezione: la prima, abbastanza ovvia, era fissare
il vuoto ad occhi spalancati, con l’aria di chi è deliberatamente impegnato a
pensare ai fatti suoi e sta per addormentarsi seduta stante; la seconda invece
era assolutamente la più proibita, dato che al 99,9 % dei casi portava
irrimediabilmente a commettere figuracce che avrebbero portato l’insegnante
dello sfortunato caso ad odiarti per il resto del liceo: pensare ad un ragazzo.
E in quel momento, incurante del
rischio che stava correndo e mentre a soli due metri dal suo banco la bionda e
arcigna professoressa decantava le lodi dell’ennesimo poeta, Buffy Ann Summers
stava violando entrambi i divieti.
All’inizio ci aveva provato a seguire.
Ci aveva provato sul serio, sebbene già alla maestosa entrata nell’aula della
Sherwood avesse istintivamente sentito le palpebre abbassarsi e la testa
scivolarle sulla comoda superficie di legno del banco. “Solo per qualche
minuto” si era detta, diabolicamente tentata “Giusto il tempo di chiudere un
secondo gli occhi, poi giuro che sto attenta”. Ma la parte di lei più sensata e
incline all’obbedienza delle regole scolastiche aveva resistito stoicamente, e
così la bionda si era data da fare. Aveva aperto il blocco degli appunti,
estratto la penna dall’astuccio e fissato fiduciosamente la professoressa con
aria seria e composta, in attesa che la donna iniziasse la spiegazione.
Solo che poi...poi era arrivato Spike.
Nei due giorni passati si erano
parlati poco o niente, a dire la verità. Lei era sempre appiccicata ad Angel, e
idem per quanto riguardava lui e Dru. Sembrava quasi che li avessero attaccati
con la colla quei due, o che fossero uniti da qualche malformazione corporea
che li costringeva a non separarsi mai l’uno dall’altra per causa di forza
maggiore.
Così si era sempre limitata ad
osservarlo da lontano in modo furtivo senza mai avere modo di parlargli, cosa
che invece avrebbe fatto molto volentieri se quella sottospecie di piovra della
sua ragazza gli avesse tolto un secondo i tentacoli di dosso e fosse sgusciata
finalmente via da lui.
Ma, lungi dall’ammettere l’attrazione
selvaggia che provava per il biondino, Buffy si era adoprata in modo da passare
il più tempo possibile con il suo massiccio fidanzato, così da evitare Spike e
l’insano magnetismo che li univa, per quanto gli orari scolastici glielo
avrebbero consentito.
Poteva quindi dire che fino ad allora
era stata fortunata: dalla lezione di danza del giorno del suo arrivo (che al
solo ripensarci le faceva ancora accapponare la pelle dall’eccitazione) non
aveva ancora avuto una sola ora in comune con lui. Né chimica e le pesantissime
due ore consecutive di matematica il lunedì, né biologia, storia e geografia il
martedì. E, aveva fiduciosamente ipotizzato in un improvvisa ondata di
irragionevole ottimismo, nemmeno letteratura il mercoledì.
Ma si era sbagliata.
Infatti eccolo lì, seduto nel banco
davanti a quello di Willow, che si trovava esattamente di fianco al suo; una
posizione perfetta per osservarlo senza che lui la vedesse (a meno che
ovviamente non si fosse voltato, ma per ora non dava segni di volerlo fare e
questo era decisamente un bene). Non appena era entrato in classe Buffy aveva
sentito il cuore esploderle nel petto e mille farfalle svolazzarle indisturbate
e festose nello stomaco, prima di proseguire verso l’esofago.
Quella mattina, chissà per quale
assurdo motivo, le pareva persino più bello del solito, cosa che fino a quel
momento aveva creduto pressoché impossibile. I suoi capelli eccessivamente
biondi erano spettinati dal gel in quel modo un po’ appuntito che lei trovava
semplicemente irresistibile, e quando si era scusato con la professoressa per
il lieve ritardo le sue perfette e seducenti labbra si erano distese nel più
bello e sincero sorriso che Buffy avesse mai visto in tutti i suoi diciassette
anni e otto mesi di vita. Il look nero-totale che la bionda aveva intravisto di
sfuggita durante le sue furtive occhiatine da qualche metro di distanza gli
stava benissimo, per quanto un po’ eccentrico, e i jeans attillati che
indossava esaltavano ancora di più le lunghezza delle sue gambe e il suo
splendido sedere. La camicia rossa evidenziava la larghezza delle spalle, e in
più quel colore si accostava divinamente al pallore eburneo della sua perfetta
pelle liscia. I suoi occhi, infine, risplendevano come stelle, grandi e azzurri
come il cielo d’estate, quando le nuvole sono sparite dall’orizzonte e resta
solamente il blu infinito della volta celeste, ancora e ancora fino a dove
l’occhio umano può arrivare.
Toccandosi di sfuggita la bocca, Buffy
si accorse di stare sbavando lievemente, mentre da più di mezz’ora fissava il
modo morbido e perfetto in cui i capelli di Spike gli si arricciavano sulla
nuca.
Sapeva di avere un aria da assoluta
demente, con la bocca spalancata in adorazione e lo sguardo vitreo da cernia,
ma francamente non se ne preoccupava più di tanto. “Chi se ne frega della
Sherwood e delle sue tediose poesiole melense”, si disse presa da momentanea
spavalderia. Voleva solo rimanere lì per sempre a guardarlo, fino alla fine del
mondo e oltre…
- Signorina Summers, per la decima
volta, vuole starmi a sentire?!? –
La voce a dir poco furibonda
dell’insegnante fece sussultare Buffy, e per lo spavento la mano a cui aveva
appoggiato la testa e il braccio che ci era attaccato scivolarono via come se
in realtà non appartenessero al suo corpo, facendole così sbattere il mento
contro la dura superficie di legno del banco.
La classe esplose in una serie di
risate, che variavano di grado dalla risatina educata e imbarazzata alla
rumorosa e isterica sghignazzata con supplemento di commenti maligni sulla sua
stupidità ed evidente mancanza di coordinazione motoria.
“Oh merda. Sono nei guai adesso”,
pensò Buffy. Con una certa dose di agitazione nei movimenti, la ragazza si
ricompose e alzò piano il viso, trovandosi così faccia a faccia con una
signorina Sherwood chiaramente sul piede di guerra.
- Signorina Summers!! – tuonò la
donna, incrociando le braccia sul petto e assumendo ora un tono sarcastico –
Non voglio certo mettere in discussione l’interesse e l’incredibile eccitazione
che suscita in lei la…. –
Alle parole “interesse e eccitazione”
Buffy sgranò gli occhi più che poté e il suo viso assunse un insana tonalità
color pomodoro maturo, una tinta che si avvicinava pericolosamente al colore
dei capelli di Willow.
“Oh cavolocavolocavolo” imprecò
mentalmente la ragazza “Oddio mi ha visto fissarlo!! Mi ha visto mentre fissavo
Spike! Mica lo dirà ad alta voce davanti a tutti, eh? Non può farmi questo,
pensa che figuraccia!! Brutta vecchia strega, me la pagherai per questo…”
- ….la visione della porta – proseguì
quindi
Fra le mille risatine dei leccapiedi
di turno che riempivano l’aula si poté chiaramente udire il prolungato sospiro
di sollievo di Buffy, la quale stava lentamente riprendendo un colorito più
normale.
“Ehi, non mi ha beccata. Ha creduto
che stessi fissando la porta mentre dormivo in piedi invece che Spike. Beh,
nota mentale per me: dare una possibilità alla Sherwood, perché forse e dico
solo forse, in una parte molto profonda del suo essere non è l’arcigno pezzo di
non–dico–cosa che sembra essere ogni volta che le parlo. E comunque, devo ammettere
che ha una certa vena umoristica niente male” pensò, prima di rivolgere un
sorriso che sarebbe dovuto essere accattivante e invece risultò solo patetico
all’infuriata insegnante.
- Mi scusi tanto, signorina Sherwood –
disse in tono mieloso – Ma credo di aver dormito poco stanotte, e devo essermi
distratta un secondo. Prometto che d’ora in poi starò molto, molto attenta alle
interessantissime cose che stava dicendo –
Ok, forse stava esagerando. Cominciava
a sembrare un po’ ruffiana. Ma l’importante era ottenere lo scopo: niente
punizione, assolutamente niente punizione o sua madre l’avrebbe rincorsa per
tutta la casa con una mannaia cercando di tagliarla in tanti piccoli
pezzettini...
Elizabeth Sherwood sospirò e alzò
scettica un sopracciglio.
- Ho qualche dubbio riguardo alla sua
insonnia, signorina Summers. Soprattutto perché pare che questa misteriosa
sonnolenza la colpisca ogni volta che entra nella mia classe, e perché questo
accade da tre anni a questa parte – la donna fece una pausa ad effetto, mentre
Buffy pregava mentalmente ogni dio e divinità che conosceva perché le fosse
evitata una punizione – Ma per questa volta lascerò correre. In effetti non ha
l’aria molto in forma oggi. Si ricordi però, che alla prossima una bella
punizione non gliela toglie nessuno, le è chiaro? –
Buffy le sorrise riconoscente,
annuendo con enfasi.
- Certo, mi scusi tantissimo. Prometto
che non la deluderò. Starò attenta, studierò e prenderò un sacco di appunti –
promise esultante.
- Lo spero signorina, sono convinta
che lei potrebbe essere una studentessa davvero brillante se solo si applicasse
un po’ di più. Ora potete andare ragazzi, la lezione è finita. E ricordate,
capitoli 4, 5 e 6 per venerdì. Soprattutto lei, Summers. Credo che forse potrà
rispondere a qualche domanda la prossima volta, a proposito del contenuto dei
capitoli che vi ho dato –
- Certo – rispose la ragazza – Ci
conti. Arrivederci signorina Sherwood –
- Arrivederci – le fece eco Willow,
guardando ansiosamente l’amica con l’aria di chi non ha ben chiaro quello che
sta succedendo.
- Arrivederci ragazze – rispose
l’insegnante con uno dei suoi rari sorrisi amichevoli.
Senza un’altra parola, le due
adolescenti uscirono dall’aula, inoltrandosi negli affollati e chiassosi
corridoi del Liceo Delle Arti.
Avevano cose di cui discutere, e molto
urgentemente.
(capitolo terzo, seconda parte)
Willow si appoggiò all’armadietto con
tutto il suo peso, mentre osservava Buffy tirare fuori con inusuale calma i
libri per la lezione seguente da quello a fianco. Apparentemente, entrambe
sembravano essere incuranti della spettacolare massa di gente che vociava e
gridava ad un volume da megaconcerto, come se improvvisamente fossero diventati
tutti sordi e quindi chiaramente costretti ad urlarsi reciprocamente nelle
orecchie per farsi sentire.
Con uno sguardo sospettoso e sorriso
cospiratore da film di spionaggio degni del miglior Agente 007-James Bond,
Willow fissò a lungo l’amica da dietro le ciocche rosse, prima di porre
finalmente la domanda che le premeva farle da quando
- Allora? Che succede? – le chiese,
quasi sussurrando e avvicinandosi ulteriormente per far sì che nessuno al di
fuori di loro stesse udisse ciò che si stavano dicendo, o che almeno stavano
per dirsi. Come se poi qualcuno avesse avuto anche una remota possibilità di
riuscirci, in tutto quel gran casino generale…
Se pure Buffy trasalì a quella domanda
così chiara e diretta, non lo diede certo a vedere, e continuò beatamente a
tenere gli occhi fissi all’interno dell’armadietto, proprio su quei libri di
scuola che in due mesi aveva aperto si e no una decina di volte, e unicamente
sotto costrizione di Willow stessa.
- Nulla Wills. Non succede
assolutamente nulla – la bionda scrollò le spalle e chiuse infine l’armadietto
con una fin troppo potente spinta – Cosa dovrebbe esserci in fondo? –
Willow le rivolse un’occhiata scettica.
- Andiamo, Buffy. Ti ho visto in
classe, sembravi uno zombie anche più del solito. E nonostante qualunque cosa
dica
A quell’insinuazione la ragazza
impallidì di colpo e poi arrossì furiosamente, suscitando l’immediata ilarità
dell’amica.
- Dai, racconta. In fondo sono la tua
migliore amica, no? – la incitò Willow con uno sguardo da cucciolo ferito, al
quale Buffy non poté resistere.
- Ok, ok! – guaì, imbarazzata – È
vero, stavo guardando tu–sai–chi (nda: e vi avverto, non stiamo parlando di
nulla inerente ai libri di Harry Potter...ohhh, ma forse l’avevate capito?
^_^). Contenta ora? Ma non significa niente, ho avuto solo un attimo di…Beh,
non importa. E invece tu che mi dici Wills? – le chiese, sperando di spostare
l’attenzione su qualcosa che non fosse: “Buffy
Fortunatamente per lei, Willow emise
un sospiro sognante e iniziò a parlare di quello che nell’ultimo periodo era
sicuramente l’argomento più gettonato di conversazione, del quale la rossa era
la massima esperta: Oz.
- È così dolce, Buffy! È sempre tanto
carino, e io lo amo così tanto! Sono stata davvero fortunata ad incontrare uno
come lui...Avevo quasi perso le speranze, a forza di correre dietro a Xander
come una scema! –
Le due scoppiarono a ridere, mentre la
precedente cotta della ragazza riaffiorava loro alla memoria, e con essa alcuni
episodi particolarmente divertenti della loro adolescenza.
Dopo qualche minuto di sghignazzate
intensive, Willow sorrise beata e continuò – Non faccio che pensare a lui...Ti
è mai capitato? –
- Si, diciamo di sì – rispose la
bionda, alzando le spalle con finta noncuranza.
- E ti è capitato anche di recente? –
Buffy arrossì impercettibilmente,
fissando con estremo interesse le piastrelle del pavimento.
- Non tanto – mormorò.
La rossa sogghignò – Neanche per... qualcuno
di biondo, con penetranti occhi azzurri e un look piuttosto dark? – la provocò,
dandole una piccola spinta con la mano che non reggeva lo zaino.
Buffy sgranò gli occhi e arrossì di
nuovo – No, ma che dici Wills?! – esclamò, scandalizzata.
Willow rise, divertita dall’evidente
imbarazzo dell’amica – Oh, andiamo. Spike ti piace da morire. Di che non è
vero! –
L’amica scrollò le spalle e annuì –
Immagino che molte ragazze lo trovino piuttosto attraente... – disse per poi
interrompersi.
Alla significativa occhiata in stile
Inquisizione Spagnola che l’amica le rivolse, come una piccola Torquemada in
erba, Buffy alzò gli occhi al cielo e si arrese, conscia ormai di non poterle
più nascondere nulla.
- ...Se hanno gli occhi – concluse con
un sorriso imbarazzato – Ok, lo ammetto, è assolutamente stupendo! – a quelle
parole pronunciate in quel tono di pura estasi, Willow ridacchiò – Ma ehi,
ripeto, questo non vuol dire nulla, chiaro? Lui è fidanzato e io pure. E non ho
nessuna intenzione di lasciare Angel, perciò non metterti strane idee in testa
e non giocare a fare la mezzana in fase di apprendistato. Tra me e Spike non
potrà mai esserci nulla – terminò Buffy con una impercettibile punta di
tristezza nella voce.
- Ehi, finalmente sei riuscita a dire
il suo nome! Stai facendo progressi – esultò pacatamente la rossa – Comunque
non ti preoccupare, la qui presente non ha nessuna intenzione di mettersi a
fare la sensale per una testona come te. Mi accontenterò di usare questa storia
per ricattarti fino a quando non saremo entrambe all’ospizio... –
Buffy spalancò la bocca sconvolta e la
colpì con il libro di matematica – Non oseresti! –
- Oh, eccome se oserei! –
In quel momento suonò la campanella
che segnava l’inizio dell’ora seguente, e con un occhiata preoccupata all’orologio
le due amiche si avviarono verso le rispettive aule.
- Comunque sono contenta che
finalmente tu stia ricominciando a guardarti un po’ intorno – ammise Willow.
All’occhiata sconcertata di Buffy, la rossa alzò gli occhi al cielo – Sai cosa
intendo – disse in tono significativo, e come colta da un improvvisa
rivelazione la bionda annuì.
- Adesso, non prendertela a male –
proseguì la rossa – Ma da quando stai con Angel, specialmente nell’ultimo
periodo, sembri essere diventata improvvisamente Madre Teresa di Calcutta, pura
e candida come un agnellino. L’avere un ragazzo non ti vieta automaticamente di
guardare gli altri validi esponenti della categoria in
circolazione...l’importante è che non salti loro addosso, e va tutto bene –
espose saggiamente la ragazza.
Buffy la guardò, estremamente piccata.
- Non è vero che sembro Madre Teresa!
– ribatté in tono offeso.
- Ecco, lo sapevo che te la saresti
presa – borbottò l’altra.
La bionda la ignorò e proseguì – Sono
stata solo un po’…troppo presa da Angel, ecco. Lo sai Willow, lo amo così tanto
– disse con un sospiro sognante.
Anche Willow sospirò, ma il suo fu più
uno sbuffo esasperato – Si, lo so –
A dire la verità, a Willow Angel non
era mai piaciuto molto. Non come non piaceva a Xander naturalmente (fra i due
era stato odio a prima vista, e il sentimento aveva perdurato negli anni
rafforzandosi ogni minuto che erano costretti a passare insieme), ma sebbene lo
nascondesse abilmente in realtà nemmeno a lei risultava molto simpatico. Era
troppo…possessivo con Buffy, e aveva sempre quell’aria fastidiosamente annoiata
e apatica da menefreghista depresso. Ed era un idiota, arrogante e superbioso
(nda giuro che è una parola esistente...). Tutti nel gruppo erano convinti che
Buffy meritasse di più, a parte Cordelia che si asteneva educatamente dal dare
un opinione in merito. In ogni caso, per amore dell’amica, che sembrava essere
molto presa dalla loro storia, fino ad allora Willow aveva taciuto le sue
antipatie per il ragazzo, soffocando la sensazione di negatività che provava
quando li vedeva insieme, qualunque cosa stessero facendo.
E così si sforzò di fare anche questa
volta, con il solito successo.
- Beh, comunque sono contenta che
almeno una parte della vecchia Buffy allegra e festaiola, che rimorchia ragazzi
a palate sia tornata in questo mondo – la rossa sorrise tristemente – Confesso
che un po’ mi era mancata –
Commossa, Buffy l’abbracciò – Wills,
quella Buffy sono sempre io. E prometto di dedicarmi un po’ di più agli amici,
se è questo ciò che intendi –
Willow annuì, sciogliendosi
dall’abbraccio – D’accordo. Ci conto, eh? –
- Certo! – la bionda sorrise
entusiasta e si voltò per entrare nella propria classe – Ah, e non riferire
niente a Xander di quello che ti ho detto! Mi prenderebbe in giro per
settimane, figuriamoci! – disse alzando gli occhi al cielo.
Willow ridacchiò.
- Il tuo segreto morirà con me – la
rassicurò, con voce scherzosamente cavernosa.
Buffy le strizzò l’occhio aprendo la
porta dell’aula.
- Sarà meglio. Oh, ho appena avuto un idea!
Stasera andiamo tutti al Bronze, come ai vecchi tempi! Ci stai? – propose.
L’altra strillò eccitata – E me lo
chiedi? Sarebbe grandioso!! Ok, ci vediamo dopo allora! Ciao Buffy! E auguri
per il test! –
- Ciao Wills, grazie! – le gridò in
risposta. Buffy rimase a fissare l’amica che correva via, sorridendole e
agitando un braccio in segno di saluto. Stette lì a guardare, perfettamente
immobile, fino a che non fu scomparsa dalla sua vista, dietro la curva del
corridoio che portava al laboratorio di scienze. Dopodiché entrò finalmente in
classe, chiudendosi la porta alle spalle.
Alla vista dell’insegnante già
presente e dei suoi compagni seduti nei banchi con i libri aperti davanti
sospirò, tentando di non cadere nello sconforto.
Doveva farsi coraggio e stare calma,
nient’altro.
In fondo aveva affrontato miliardi di
test durante la sua adolescenza, storia compresa. Anzi, soprattutto storia,
viste le prove supplementari che era stata costretta a sostenere data la sua
scarsa propensione per la materia, allo scopo di dimostrare all’insegnante di
essere perfettamente in grado di passare al livello di studio successivo.
Il professore si alzò dalla cattedra,
e senza una parola cominciò a distribuire i compiti con tutta calma.
Buffy sospirò di nuovo, mentre apriva
la penna e fissava il foglio davanti a sé come se fosse scritto in arabo
antico.
Cosa le avrebbe impedito di
sopravvivere anche a quello?
Beh, si rese conto con orrore, la sua
improvvisa quanto totale mancanza di concentrazione, tanto per fare un esempio…
Dannata Willow, e dannato Spike.
Le avevano fatto completamente
dimenticare quel poco che sapeva sulla rivoluzione francese.
Con un gemito si frustrazione, Buffy
si accasciò sul banco e chiuse gli occhi. Poi fissò per un secondo il foglio
con aria ostile, e iniziò a crocettare furiosamente le risposte che le parevano
più sensate.
Alla fine dell’ora, il compito era
pieno di caselle contrassegnate a caso.
La bionda sbuffò, mentre raccoglieva
in tutta fretta le sue cose e usciva dall’aula sbattendo la porta dietro di se,
la mente occupata da pensieri decisamente poco piacevoli.
“La solita E...Mia madre mi ucciderà
per questo”.
Dannatissimo Spike.
(capitolo tre, terza parte)
Buffy sorrise ad Angel, mentre questi
le teneva galantemente aperta la porta del locale affinché lei potesse fare la
sua entrata trionfale in tutta libertà. Oppure, molto più semplicemente, per
poterle fissare il sedere a suo piacimento, dipende tutto da quanto si è
romantici o al contrario tendenti al cinismo spinto. L’interpretazione che si
poteva dare al gesto era variabile a seconda della linea di pensiero di un
osservatore casuale della scena, come del resto accade sempre per ogni cosa,
anche la più stupida.
E indubbiamente, quando si trattava di
Angel, Xander propendeva a far parte del secondo gruppo. Anzi, non è che ne
facesse parte, lui era presidente e membro onorario del club “Lì centra tutto
meno che la galanteria e non sapete quanto mi piacerebbe picchiare quel subdolo
maniaco”. Purtroppo per lui, si vide come al solito costretto a reprimere per
l’ennesima volta i propri bellicosi istinti, a causa delle implicazioni
sentimentali che legavano l’oggetto del suo odio e la propria migliore amica.
Ciò non gli impedì comunque di lanciare al malinconico bellimbusto un’occhiata
alquanto truce, intanto che Buffy voltava l’occhio per vedere dove fosse
Willow.
- Ehi Xand – lo salutò lei, sembrando
un po’ troppo su di giri per una normale serata al Bronze – Will è già
arrivata? –
Il ragazzo annuì e accennò con il capo
ad un punto indefinito localizzabile più o meno tra il palco e il bancone.
- Si, credo che sia laggiù da qualche
parte con Oz. Lui doveva parlare con un tipo per discutere degli amplificatori
mi pare, e lei l’ha accompagnato. Ormai sono passati circa dieci minuti da
quando sono andati. Probabilmente ora staranno facendo qualcosa di più
interessante – terminò con un sorrisetto allusivo, procurandosi un’occhiataccia
sia da parte della biondina sia da Cordelia, che prese a sbuffare nel suo drink
alla menta ancora più intensamente e rumorosamente di quanto avesse fatto
durante la precedente mezz’ora.
- Xander!! – esclamarono le due
ragazze all’unisono, in tono di rimprovero. O meglio, Buffy parlò in modo
chiaro e comprensibile, mentre Cordelia bofonchiò confusamente qualcosa a mezza
bocca in mezzo all’ombrellino rosa che ornava il bicchiere e alle bolle d’aria
colorate artificialmente di verde brillante.
Il moro fece spallucce, non capendo di
cosa lo stessero accusando.
- Ehi, che ho detto di male? E’ solo la
verità! Scommetto quello che volete che adesso quei due sono in qualche posto
appartato e nascosto in piena fase di…. –
- Ciao ragazzi!! –
La chioma fiammeggiante di Willow fece
capolino alle loro spalle fra una marea di altre teste, seguita da quella di
Oz, e il ragazzo si interruppe immediatamente.
- Willow, ciao! Ciao Oz – Buffy
abbracciò brevemente l’amica e si sedette nuovamente, mentre anche Angel la
salutava e scambiava un breve cenno col terzo componente maschile del gruppo.
Xander sorrise largamente e sollevò il
proprio bicchiere all’indirizzo dell’amica appena ricomparsa – Willow, Oz! Ci
stavamo proprio chiedendo dove foste finiti! –
La ragazza arrossì impercettibilmente
e si dimenò un poco sullo sgabello – Oh, uhm, eravamo a parlare con l’amico di
Oz per la questione degli amplificatori. Scusate, ci abbiamo messo un po’ –
Sebbene il suo tono fosse
apparentemente tranquillo, Buffy notò che mentre parlava le gote le si erano
lievemente imporporate e lo sguardo verde dei suoi occhi era divenuto più
luminoso del dovuto. La bionda cominciò quindi a chiedersi se davvero la sua
amica non stesse facendo quello quando lei ed Angel erano arrivati, occultata
dalla folla che popolava il locale.
“Noooo, ma cosa vai a pensare Buffy”
rifletté “Willow è una ragazza così…Così…Tranquilla. E timida. Insomma, non si
metterebbe certo a pomiciare con il suo ragazzo in mezzo alla gente qui al
Bronze! O si?”
Assalita da tali amletici dubbi, la
bionda rimase in silenzio per svariati minuti lasciando ai propri amici il compito
di portare avanti la conversazione. Si rianimò solamente quando Angel le mise
davanti una lattina di soda, ringraziandolo con un breve bacio e sorridendogli
adorante.
“Bene Buffy, focalizza su Angel,
bravissima “ si congratulò mentalmente “Non pensare ad altro che non sia il tuo
adorabile, dolce, gentile, meraviglioso ragaz…”
Il filo dei suoi pensieri venne
bruscamente interrotto da una voce incredibilmente familiare, appartenente ad
una ancora più familiare brunetta in divisa che si era appena accostata al loro
tavolo.
- Ehi ragazzi! Vedo che vi siete già
impossessati dei beveraggi senza bisogno del mio aiuto...Il che non mi pare
molto leale perché se voi fate da soli che cavolo ci sto a fare io qui, me lo
spiegate? –
Buffy sorrise largamente alla nuova
arrivata e si alzò, lasciando cadere sul pavimento la cannuccia con cui stava
giocherellando da qualche minuto.
- E’ stupendo rivederti Faith – la
salutò con affetto, incerta se abbracciarla o no – Mi sei mancata. Davvero –
A quel punto la bruna si sciolse a sua
volta in un sorriso, chiaramente commossa dalle parole di quella che una volta
era stata una delle sue più care amiche, prima che accadesse ciò che l’aveva
costretta ad abbandonare il suo sogno di bambina e adolescente.
Senza nemmeno accorgersene, con
sconvolgente rapidità Buffy si ritrovò stretta fra le braccia di Faith, che in
un lampo aveva abbandonato sul tavolo vassoio, penna e bloc-notes e l’aveva
abbracciata di slancio. Inaspettatamente, la foga del gesto e la disattenzione
con cui era stato compiuto avevano causato l’urto degli oggetti contro il
bicchiere pieno di Xander, e il seguente versamento del contenuto sopra i
pantaloni nuovi del ragazzo, che in quel momento stava imprecando violentemente
fra le risate e l’imbarazzo degli amici, mentre cercava di asciugare il
disastro con dei fazzolettini di carta gentilmente offerti da Willow.
- Oh, B., anche tu mi sei mancata! –
singhiozzava nel mentre la bruna, che ancora non si decideva a lasciare andare
Buffy – Ma perché non siete più venuti? Sono mesi che non vi si vede qui al
Bronze! – la rimproverò.
Qualche secondo dopo, notando che la
bionda non rispondeva, Faith si sciolse dall’abbraccio e si allontanò di poco,
preoccupata che qualcosa non andasse. Effettivamente, notò, qualcosa che non
andava c’era veramente: il viso di Buffy aveva improvvisamente assunto un
colorito tendente al fucsia acceso, e la ragazza era alle prese con un
irrefrenabile attacco di tosse che a quanto pareva non ne voleva proprio sapere
di passare. Se avesse continuato così un altro po’, probabilmente avrebbe
finito per sputare anche i polmoni e questo avrebbe comportato un certo numero
di complicazioni alquanto sgradevoli. Come ad esempio la sua morte, per
intenderci.
Faith inclinò la testa e la fissò con
aria perplessa, non capendo assolutamente cosa avesse l’amica che non andava.
- Ehi B. ma sei sicura di sentirti
bene? Non so, mi sembri un po’…rossa, ecco – osservò con ovvietà, mentre tutti
si chiedevano come mai la brunetta riuscisse ad essere indubbiamente una delle
persone più acute che conoscevano e allo stesso tempo una delle più stupide.
Preoccupata, Willow accorse
immediatamente in aiuto dell’amica, facendola sedere al suo posto, mentre
questa la ringraziava con lo sguardo, essendo al momento impossibilitata nel parlare.
La rossa le porse quindi un bicchiere colmo d’acqua, e dopo alcune lunghe
sorsate, finalmente Buffy smise di tossire, parendo ritornare in sé.
La bionda si voltò quindi verso Faith
con aria sconvolta.
- Dio santo Faith, mi hai quasi
strozzato con quell’abbraccio! Volevi uccidermi o cosa? – esclamò.
L’amica alzò le spalle, abbozzando un
mezzo sorriso.
- Beh, te l’avevo detto che mi era
mancata –
A quelle parole, pronunciate con il
tono disarmante che contraddistingueva la ragazza, Buffy rimase un secondo
interdetta sentendosi incapace di spiccicare una sola parola; dopodiché scoppiò
improvvisamente a ridere, seguita da tutti gli altri.
Tutti tranne Angel ovviamente, il
quale, come noto, sorrideva ben di rado e rideva anche meno spesso, non si
sapeva bene perché.
(capitolo tre, parte quarta)
La serata stava procedendo decisamente
bene, pensò Buffy, ridendo all’ennesima battuta di Xander. Faith se ne era
andata, dato che doveva riprendere il turno o il suo capo, come aveva detto, “le
avrebbe spaccato la testa in due metà perfettamente uguali”. Angel era andato a
prendere da bere al bancone del bar, e Xander, come sappiamo, sedeva accanto a
lei, avvinghiato a Cordy. Willow e Oz erano sulla pista da un po’, e dalla sua
posizione Buffy poteva vederli ballare al ritmo della canzone sdolcinata di
turno, teneramente abbracciati. Sorrise tra sé. Erano così carini insieme! La
coppia perfetta, quella la cui vista, quando ti senti giù e sicura che non ci
sarà mai posto per un amore del genere nella tua vita (quell’amore che, per chi
non l’avesse mai provato, riempie i cuori e le anime, che ti completa, che ti
fa sognare e pensare che, si, anche tu alla fine ce l’hai fatta a trovare
l’altra metà della fatidica mela), ti fa comunque sperare in meglio. Perché,
guardandoli abbracciarsi e fissarsi come se l’altro fosse l’unica persona
importante al mondo, hai la certezza che quell’amore debba esistere per forza,
e allora per quale motivo non ci dovrebbe essere qualcuno da qualche parte là
fuori nel mondo che sta aspettando proprio te, pronto ad offrirti tutto di lui,
cuore, anima e corpo?
Quel pensiero, in un certo senso, le
rendeva tutto migliore.
Buffy trasalì, stupita dal filo che
stavano prendendo i suoi stessi pensieri. Lei ce l’aveva già il suo qualcuno.
Era Angel la sua metà della mela, la sua anima gemella! Lei lo sapeva, e allora
perché continuava a blaterare mentalmente di amori che arrivano all’improvviso,
uccellini che cinguettano e cuori che battono all’unisono? Stava diventando
ridicola.
“Bella, i casi sono due: o ti stai
rintronando di brutto, o hai qualcos’altro per la testa. Anzi, diciamo pure
qualcun altro...” le sussurrò malignamente la solita vocina petulante dentro di
lei.
- Oh, ma insomma, quante storie! –
sbottò la bionda spazientita, sbattendo con violenza il drink sul ripiano del
tavolino – E’ inutile continuare a farsi questi viaggi mentali, tanto non porta
a nulla di buono! Devo semplicemente concentrarmi su Angel, ecco tutto.
Concentrarmi sul mio ragazzo e farla finita con questo grosso mucchio di
stronz... –
- Ehi, riccioli d’oro, che fai, parli
da sola? –
Ancora un secondo e, senza la
prontezza di riflessi di Xander, i suoi pantaloni avrebbero ricevuto un secondo
regalino dalla consistenza alquanto liquida. Buffy infatti, al suono di una
voce alle sue spalle, aveva lanciato un grido e fatto un salto sulla sedia,
rischiando così di far rovesciare il bicchiere che teneva tra le mani.
Fortunatamente, questo era stato con grande puntualità intercettato da Xander,
il quale con aria terrorizzata si era lanciato ferocemente sull’oggetto che già
procedeva in caduta libera verso il cavallo dei suoi jeans nuovi, rischiando di
macchiarli orrendamente di rosa-fragola. Il ragazzo aveva quindi tirato un
sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente tutti gli dei e santi di cui era
a conoscenza.
Al momento, dunque, l’unica a trovarsi
in uno stato di crisi assoluta era Buffy, che disperatamente stava tentando di
raccogliere coraggio sufficiente a voltarsi per dare conferma all’atroce dubbio
che le stava divorando la mente.
“E’ lui, porca miseria, è lui!! Oddio,
cosa faccio adesso? Innanzitutto devo voltarmi, coraggio Buffy, voltati,
voltati, voltati per l’amor d’Iddio, o farai la figura della deficiente come al
solito...”
Malgrado tutta la tifoseria mentale
che in quel momento stava gridando a Buffy “VOLTATI RAZZA DI IMBECILLE”, la
ragazza rimase immobile dove stava, assumendo di secondo in secondo un colorito
sempre più acceso in volto.
Tutto considerato, infine, si potrebbe
dire che Buffy avrebbe in realtà fatto meglio a voltarsi; primo, perché ciò
avrebbe contribuito a migliorare l’opinione scarsa che Spike, come chiunque
altro il quale non la conosceva, aveva della sua sanità mentale; secondo,
perché in tal modo lo shock psicologico che comportava il trovarsi
improvvisamente face to face con il suddetto ragazzo sarebbe stato di
proporzioni sicuramente minori, se lei stessa avesse preso l’iniziativa e non
lui, permettendo in tal modo di auto prepararsi alla vista di un tale esempio
di perfezione maschile quale il biondo, in effetti, era.
Detto fatto, un secondo dopo, a causa
della reticenza della bionda a guardarlo in faccia, Spike aveva con gesto
repentino girato la sedia della poverina, trovandosi così a fissarla negli
occhi, cosa che da che mondo è mondo indubbiamente fornisce un notevole
contributo al miglioramento delle comunicazioni fra persone che si trovano a
meno di un metro e mezzo di distanza l’una dall’altra.
Questo, chiaramente in teoria.
Nel preciso istante, infatti, in cui
entrambi si ritrovarono a fissare quei laghi blu e verde che erano,
rispettivamente, i loro occhi, nessuno dei due seppe più trovare nulla da dire.
Nulla, cioè, che fosse anche solo vagamente intelligente, a parte forse “Ciao,
come va?”. Come se poi questa potesse essere considerata una frase intelligente
da chiunque abbia superato i cinque anni di età biologica e soprattutto
mentale...
- Ehi Buffy, come butta? – esordì in
tono palesemente imbarazzato Spike, in barba a tutte le frasi argute e pungenti
che gli venivano in mente in quel momento, ma che per strana coincidenza
svanivano all’istante dalla sua memoria, impedendogli così di riferirle ad alta
voce agli astanti.
Buffy aprì la bocca e deglutì varie
volte, prima di riuscire a formulare qualcosa di sensato da dire.
- B-Bene, benissimo in effetti. E tu?
Che fai qui? – mormorò in un tono di voce appena udibile, diventando di tutti
in colori esistenti in natura nel mentre.
“Che cacchio di domanda! Scusa, tu
cosa pensi che sia venuto a fare, qui al Bronze, la sauna? Ma a passare un
serata con la sua ragazza, cretinetta che non sei altro! E oltretutto, mantieni
un po’ di autocontrollo, no?! Smettila di fissarlo con quegli occhi sbarrati da
drogata!” le intimò la solita vocina.
Spike nel frattempo saltellava
nervosamente da un piede all’altro, guardandosi nervosamente intorno.
- Si, beh...Sai com’è...A quanto pare
questo posto è l’unico locale decente qui a Sunnyhell...Così...Ho pensato di
venire a vedere com’era – terminò in modo confuso, vagando con lo sguardo per
la pista da ballo. Sapeva che Dru sarebbe potuta tornare da un momento
all’altro, e non sarebbe stata certo felice di vederlo parlare con la biondina.
Meglio allontanarsi in fretta, ci sarebbe stato tempo per parlare con lei in
seguito, a scuola. E comunque, Buffy neanche gli piaceva.
“Esatto. Solo perché passo la maggior
parte del tempo a fissarla e a chiedermi come sarebbe baciarla e stringerla a
me, solo perché ogni volta che la vedo ballare mi sembra di non sapere più
nemmeno chi sono, solo perché vorrei solamente perdermi in lei, e dimenticare
tutto, Dru, la famiglia che non ho, la scuola, la danza…Persino della danza,
vorrei scordarmi, per poter essere solamente suo. Insomma, mica vuol dire che
mi piace, no?” pensò, senza rendersi conto di quanto fossero ridicoli e
sconclusionati i suoi ragionamenti.
- Oh, naturalmente – assentì Buffy, la
quale non aveva capito nemmeno una sillaba di quello che il ragazzo le aveva
detto, essendo rimasta tutto il tempo in estasi a fissargli le labbra.
Fra i due cadde un silenzio
imbarazzante, e entrambi presero a fissarsi con interesse la scarpe, tanto per
avere qualcosa da fare.
Ad un tratto, la bionda notò, con la
coda dell’occhio, Angel, Willow e Oz avvicinarsi al tavolo, e il panico di
impossessò nuovamente di lei.
“Oh cazzo! E’ Angel! E adesso che
faccio? Che gli dico? Come mi giustifico? Ehi, no, un secondo: di che mi devo
giustificare? Sono una ragazza indipendente, e se ho voglia di parlare con un
ragazzo carino lo posso fare, senza dover chiedere il permesso al mio
fidanzato!” si disse, memore di quei trent’anni di storia di femminismo che non
poteva certo ignorare. Poi, lo vide avanzare verso di lei, sorridendo. “Oh no,
oh no! Femminismo un cavolo!...Che gli dico adesso??”
- Angel! – praticamente gridò,
buttandoglisi letteralmente fra le braccia e rischiando così di portare al
prematuro trapasso il terzo e il quarto drink della serata – Mi sei mancato da
morire i questi…Questi… – dette un’occhiata all’orologio – Sette minuti –
deglutì, sperando di non risultare troppo falsa. Poi gli sorrise e gli si gettò
addosso, schioccandogli un enorme bacio in un punto imprecisato del viso
pericolosamente vicino all’occhio destro, prima di afferrare un bicchiere a
caso dei due che il ragazzo teneva in mano e prendere a ingurgitare come una
forsennata qualunque cosa vi fosse contenuta dentro – Oh, il mio drink. Grazie
tesoro! –
Spike nel frattempo aveva continuato a
fissare la scena, allucinato e scioccato. Non capiva: un attimo prima lei era
lì con lui, e ci stava parlando, e appena un secondo dopo, senza che lui
nemmeno se ne accorgesse, era già volata fra le braccia di quella sottospecie
di gnu inespressivo. Così non andava, non andava proprio.
In quel momento sentì una lunga mano
posarsi sulla sua spalla.
- Mio dolce principe – sussurrò una
voce suadente al suo orecchio, una voce che lui conosceva molto bene – Le
stelle me lo dicevano che qualcuno di stava portando via da me…Meno male che
sono venuta a cercarti, amore mio dolce. La tua Dru, la tua principessa dalla
lucente armatura è venuta a salvarti dalle grinfie di quella piccola strega –
Spike si voltò, ritrovandosi a fissare
le profondità violette degli occhi della ragazza.
Due buchi scuri e immensi, nei quali
si poteva facilmente affogare.
La scosse via con fastidio, sistemandosi
lo spolverino.
- Stai farneticando, Dru. Come sempre
– sbottò, irritato da chissà quale strano motivo.
Dru sporse il labbro inferiore in modo
infantile, piagnucolando e aggrappandoglisi al braccio muscoloso.
- Il mio Spike – mormorò, strofinando
il viso contro la pelle nera del cappotto – La principessa si è stufata di
questo posto. Le stelle dicono che non è bene, rimanere qua. Voglio andare via
–
Con titubanza, Spike gettò un’occhiata
ad Angel e Buffy, che avevano smesso di baciarsi. Non voleva andarsene, ma allo
stesso tempo sapeva che non era il caso di irritare Drusilla più di tanto.
Aveva già blaterato abbastanza, per quella sera, su stelle e streghe che lo
avrebbero portato via da lei.
E chissà, se veramente non sarebbe
successo proprio questo. Forse, un giorno, un maleficio l’avrebbe colpito, un
maleficio antichissimo e dolce, e lui se ne sarebbe andato per sempre, per mai
più ritornare.
Ma non si poteva dire, il nome di quel
maleficio: rivelarlo, sin dai tempo dei tempi, aveva portato agli uomini solo
disgrazie, dolore e sofferenza, stemperati però da un barlume di breve quanto
effimera felicità.
E non sarebbe stato certo lui, pensò,
a rappresentare la classica eccezione.
Ma d’altronde, non ci sarebbe stato
niente di male, se fosse rimasto lì ancora un po’. Solo altri dieci minuti. Poi
se ne sarebbe andato.
Si voltò verso Dru, fissandola gelido
e pronunciando le parole che mai si sarebbe aspettato di dire proprio a lei, la
ragazza che aveva amato più di ogni cosa al mondo, per due lunghi anni.
- Non mi interessa, Dru – disse, in
tono stranamente brusco – Se tu te ne vuoi andare vai, io resto qui ancora per
un po’ –
La ragazza lo fissò un secondo
scioccata, gli occhi sbarrati e la bocca aperta in un espressione di pura
incredulità. Poi si voltò, e con un ringhio infuriato girò i tacchi e uscì dal
Bronze, sbattendo la porta dietro di sé, incurante della gente intorno a lei
che la fissava incuriosita e stupita, chiedendosi cosa avesse quella strana
ragazza mora vestita tutta di nero per essere così arrabbiata.
[WIP]