Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

 

I SAW MY ANGEL

Di Cleo

 

 

Quando incontrai il mio angelo per la prima volta, pioveva a dirotto. Lui era seduto sul marciapiede, con un fazzoletto rosso al collo e i riccioli biondi attaccati alla fronte.

- Ciao. – lo salutai io. – Sei il figlio dei nuovi vicini?-

Lui alzò su di me due bellissimi occhi blu, e notai che uno era leggermente più chiaro dell’altro.

Un cielo d’estate e un oceano.

- Ciao. – rispose. – Il mio nome è William.-

La sua voce era proprio come me l’ero immaginata: profonda e un po’ roca, proprio da angelo col cimurro.

- Io sono Buffy.- dissi con la mia voce da ragazzetta. – Ti va di venire a casa mia?-

Lui scosse la testa. – No, ma sei vuoi possiamo passeggiare.-

E passeggiammo. Sembravamo due cretini, a camminare sotto la pioggia scrosciante, in silenzio. Ma a me non importava niente: io ero col mio angelo.

- Vuoi vedere una cosa?- domandai timidamente, e lui annuì.

Salimmo su per il vialetto dei Wayans e arrivammo alla collina.

- Sai, dai qui si vede tutta Sunnydale.- gli mostrai con la mano e lui restò in silenzio, affascinato dalle luci della nostra piccola cittadina.

Ad un certo punto salì su un albero e mi guardò con aria di sfida.

- Scommetto che non oseresti dire la filastrocca dell’uomo nero adesso.-

Io rabbrividii. – No! Porta sfortuna.-

Lui mi guardò di nuovo. – E invece io la so e la ripeto.

Uomo nero, uomo nero,

sto giocando o è tutto vero?

Uomo nero, vieni fuori,

dai vita ai nostri timori,

e spaventaci per davvero.-

Anch’io salii sull’albero. La pioggia continuava a cadere, ma noi ne eravamo incuranti.

- Quanti anni hai?- mi chiese.

- Quindici fra due settimane. E tu?-

- Diciassette.- rispose, scostandomi una ciocca dal viso, e io rabbrividii a quel contatto.

- Sono troppo grande per te. – disse, sorridendomi.

Con un alzo scese giù dalla quercia e mi aiutò a fare lo stesso.

Mi guardò negli occhi e io capii che dentro di essi non c’era più la dolcezza di prima. C’era invece rabbia, e solitudine. Io non capii perché.

Senza neanche salutarmi, prese a correre sotto la pioggia per tornare a casa.

- William!- lo chiamai. Lui si girò e sorrise.

- Domani sera, sotto la vecchia quercia. Ci sarai?- mi domandò, e io non potei fare a meno di annuire. Potevo rifiutare un appuntamento con il mio angelo?

William sorrise di nuovo e riprese a correre.

 

La mattina dopo fui svegliata da delle strane urla, provenienti dalla casa di fianco, quella di William. Mi affacciai alla finestra, curiosa. E allora vidi.

Due uomini trascinavano via William, che rideva come un pazzo.

Gli occhi blu non era più calmi come la sera prima, ma sembravano un mare in tempesta. Le belle labbra erano deformate in un ghigno folle, quasi inumano. Ma il suo viso era lo stesso, sempre bellissimo, da angelo.

I due uomini lo trascinarono su quella che sembrava un’ambulanza, che partì a tutta velocità.

Come appresi in seguito, William, colui che amavo, era pazzo. Il mio angelo era schizofrenico.