Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
MY
NIECE, SLAYER
Di Cleo
Questa ff è crossover tra Buffy e
C.S.I e si colloca nella sesta stagione di BtVS, ma Buffy non è mai morta e nè
Dawn nè Glory sono mai esistite. Si colloca nella quinta stagione di C.S.I e
Grissom ha un fratello e i suoi genitori sono morti da un bel po’.
Rating: per tutti
Coppia: Buffy/ Spike, Greg/ Lor
(scoprirete a suo tempo chi è)
Disclaimer: tutto dei relativi
produttori delle serie.
Riassunto: un’incidente d’auto sulla
più importante autostrada di Las Vegas e bum!, Grissom si ritrova tra capo e
collo una nipote che non sapeva neanche di avere. E quando a Los Angeles Faith
muore le cose si complicano ulteriormente…
P.S: scusate se ho fatto morire Faith,
non l’ho fatto per antipatia o altro, era solo essenziale per lo svolgimento
della storia…
Gil Grissom guardò sbigottito l’assistente
sociale che lasciava in tutta fretta il suo ufficio, desiderosa di andarsene da
un posto pieno di cadaveri come lo era il centro C.S.I.
Aveva una nipote. Lui, Gil Grissom,
capo di uno dei team più fruttuosi e affiatati del centro della polizia scientifica
di Las Vegas, aveva una nipote, Lor Grissom. E sarebbe andata a vivere con lui,
visto che i suoi genitori erano morti entrambi in un incidente su di una delle
più importanti autostrade nella città del gioco.
Non lo avevano neanche invitato al
funerale. Non che Grissom fosse mai stato molto presente nella vita del
fratello Jim, ma era comunque suo fratello.
Da quando i loro genitori erano morti,
non si erano più visti. Certo, qualche telefonata era d’obbligo.
‘Ciao, come va?’ ‘Bene, tu?’ ‘Bene’.
Forse suo fratello gli aveva anche detto che gli era nata una figlia, ma lui se
l’era dimenticato. Tipico.
Così, ora, Jim e sua moglie erano
morti, e lui si ritrovava tra capo e collo una nipote di cui a mala pena sapeva
il nome. Tipico. Il tipo di cose che capitano solo a Gil Grissom.
Sunnydale, cimitero Restfield, h.10.14
P.M, 15.06.2002
Un demone grosso, verdastro e brutto
emesse un grido lacerante quando Buffy gli conficcò un’ascia in mezzo alle
costole, per poi accasciarsi a terra.
- Certo che sei di grande aiuto, tu!-
esclamò contrariata, rivolgendosi a Spike, suo compagno di caccia da un po’,
che stava appoggiato ad un albero del cimitero fumando una sigaretta.
- Non vedo perché avrei dovuto
intervenire, passerotto. Te la sei cavata benissimo da sola.-
- Non dico di salvare me, ma almeno i
miei jeans! Sono…mi correggo, ERANO nuovi.-
Spike alzò gli occhi al cielo.- Mi
chiedo perché tu ti metta i jeans nuovi per andare a caccia.
- E io mi domando perché ho avuto la
sciagurata idea di chiederti di venire a caccia insieme a me.-
- Perché sono attraente, amore.-
Buffy fece roteare un paletto in aria,
sospirando. Tipico, il tipo di cose che succedono solo a Buffy Summers.
Grissom osservò la ragazza che sedeva
davanti a lui e alla sua scrivania. Bella ragazza, mora, che indossava una
canotta bianca e dei pantaloncini blu scuro, con tutti i tratti somatici della
famiglia Grissom. Solo una cosa stonava con la quasi perfetta somiglianza con
il padre: gli occhi. Quelli di Jim Grissom erano blu, quelli di sua moglie Nora
erano di un verde chiarisssimo, come Gil aveva potuto constatare al matrimonio
della coppia, la prima e unica volta che aveva visto la sposa. Non blu, non
verdi. Marroni, bruni. Marrone brillante, di un colore vivo. Grandi e bruni,
come quelli di un cerbiatto. Un cerbiatto di sedici anni.
Grissom la guardò, e lei ricambiò lo
sguardo, sostenendolo con forza. Doveva essere stata dura per lei, entrambi i
genitori morti in un colpo solo. Ma sostenne quello sguardo indagatore, e
Grissom ne fu sorpreso. Sapeva di incutere timore e di far imbarazzare le
persone. Ma non quella ragazza dagli occhi bruni.
- Così tu saresti mio zio?- domandò
- Già- annuì l’uomo
- Bene.-
- Bene…senti, mi dispiace per i tuoi
genitori.-
- Non sei neanche venuto al funerale.-
sibilò la ragazza. Adesso fuoco, in quegli occhi.
Grissom sospirò. – Non ci sono venuto
perché non mi hanno invitato.-
- Sciocchezze.-
Grissom sospirò di nuovo.
- È la verità.-
- Come ti pare.-
In quel momento Catherine entrò
nell’ufficio di Grissom.
- Grissom, ho quelle cartelle di quei
vecchi casi che mi avevi chiesto…oh, scusate, stavate parlando?- chiese indicando
Lor con il capo.
- Sì, ma…uhu, fa niente. Catherine,
lei è Lor, la figlia di mio fratello, Lor, lei è Catherine, una mia collega.-
- Ma dai, non avrei mai detto che tu
avessi dei parenti….allora Lor, come stanno i tuoi genitori?- domanda
sbagliata. Domanda più che sbagliata. Grissom si sbracciò nella direzione della
collega, cercando di salvarla dal madornale errore.
- Sono morti.- un sibilo freddo, che
scosse Catherine nel profondo. Non credeva che una ragazzina potesse parlare così,
con tanto dolore e rabbia malcelati.
- Oh, scusa…mi dispiace, dev’essere
stata dura.-
- Sì, molto.- E in quel momento,
accadde.
Los Angeles, cimitero di Mainstade,
h.10.12 P.M, 15.06.2002
- Faith.- solo un sussurro fuoriuscì
dalle labbra di Angel, chino sul corpo esanime della Cacciatrice bruna. Un
demone molto grosso, il carattere troppo orgoglioso e testardo di Faith, ed era
bastato questo ad ucciderla. Una spada-braccio del demone Thornath conficcata
nella schiena, non di certo un’esperienza piacevole. Povera Faith. Lei cercava
solo redenzione, cercava di fare ciò per cui era nata per fare:
Las Vegas, centro C.S.I, h. 10.13
P.M., 15.06.2002
Una scarica elettrica forte, quasi
dolorosa, la attraversò. E si sentì forte e nuova e potente.
Poi un’altra scarica, ancora più
forte. Si piegò in due, le braccia che stringevano la pancia, poi lentamente
sentì il potere che defluiva. In lei. Nel suo sangue, nelle sue membra, nelle
sue ossa. Un potere nuovo, grande e sconosciuto. Il potere della Cacciatrice.
Lentamente alzò il viso verso suo zio,
che la guardava preoccupato.
- Lor? Lor, stai bene?-
Grissom incrociò gli occhi della
ragazza, nei quali passò in un attimo un lampo giallo.
L’uomo trattenne il fiato, spaventato.
Sapeva cosa aveva visto negli occhi di Lor. Potere. Puro potere,
incontrollabile.
- Mai stata meglio di così.-
Sunnydale, Magic Box, h.11.45 A.M.,
16.06.2002
Il sig. Giles si pulì gli occhiali,
sospirando. Gli Scoobies erano tutti seduti intorno al tavolo, più Spike che
sedeva sulla scaletta che portava al piano superiore del negozio.
- Vi ho riuniti tutti qui, questa
mattina, perché devo comunicarvi una cosa molto importante.- annunciò, con voce
grave.
- Annuncia il suo pensionamento?-
chiese con sarcasmo Spike, guardando l’Osservatore con la sua solita aria
strafottente, e Tara e Anya non riuscirono a trattenere una risatina.
Il sig. Giles fulminò il vampiro con
gli occhi. – Questa cosa è molto più importante, e poi se mai dovessi andare in
pensione, cosa che non succederà tanto presto, non lo verrò certo a dire a te.-
Willow si agitò per l’ennesima volta
sulla sedia. – Sigl. Giles, sputi il rospo, ci sta tenendo sulle spine! Su,
dica.-
L’Osservatore sospirò di nuovo. – Ho
ricevuto una telefonata di Angel, ieri sera. Faith è morta.-
Il silenzio regnò tra gli Scoobies,
solo Spike sembrava un po’ perplesso.
- Chi è Faith?
Buffy annuì. – È diventata cattiva, ha
ucciso delle persone ed è stata arrestata. Era a Los Angeles perché Angel la
stava aiutando. Facevano qualche tipo di riabilitazione o roba del genere.
Povera Faith.-
Anche Giles annuì. – Erano a caccia,
cimitero Mainstade, e un demone Thornath l’ha colta di sorpresa, e non c’è
stato più niente da fare. E c’è dell’altro. Il Consiglio degli Osservatori mi
ha telefonato e mi ha informato che un’altra Cacciatrice è stata attivata. Si
chiama Lor Grissom, ha sedici anni e vive a Las Vegas con lo zio, i suoi genitori
sono morti in un incidente stradale la scorsa settimana.-
- Benissimo, ma che c’entriamo noi con
questo? Non deve andare lei a fare da Osservatore alla nuova, vero?- domandò
Buffy allarmata al sig. Giles.
L’uomo scosse la testa, pulendo gli
occhiali. – No. Ci dovrete andare tu e Spike.-
Ai due biondi quasi cascò la mascella.
– Cooooosa?-
L’Osservatore annuì, impassibile. – Il
Consiglio ha espresso la volontà che tu e Spike andiate a osservare questa
nuova Cacciatrice. Tu, Buffy, sei
Buffy sorrise. – Una Cacciatrice-Osservatrice?
Forte!-
- Io accetto.- disse di slancio
Spike.- Voglio dire, è un dannato pretesto per farmi un viaggetto lontano da
Sunnyhell e dal moccioso, quindi perché no?-
Se lo sguardo potesse dar fuoco alle
persone, quello di Xander avrebbe già incenerito il vampiro.
- Per me sarebbe più che ok. Sarebbe
un’esperienza in più sul mio curriculum, ed oltretutto potrei vedere se sono in
grado di fare l’Osservatrice in un prossimo futuro in cui magari sarò troppo
vecchia per cacciare. Sempre ammesso che io viva abbastanza, comunque che ne
pensate?- disse Buffy
- A mio parere è un’ottima idea.-
rispose Tara – Ti misureresti con una cosa che non hai mai fatto e potresti
vedere se sei adatta a questo ruolo, come hai detto tu. Davvero un’ottima
idea.-
- Concordo.- asserì Willow annuendo.
- E poi voglio dire, andresti a Las
Vegas con Spike, quindi se proprio ti annoi qualcosa da fare lo troveresti,
no?- esclamò Anya con la sua voce schietta come sempre. – È praticamente la
fantasia di ogni donna andare a Las Vegas con…-
A tappare la bocca del demone
petulante ci pensò Xander, mentre Buffy arrossiva violentemente, Giles alzava
gli occhi al cielo, Willow e Tara ridacchiavano e Spike sorrideva compiaciuto.
- Anya!!- esclamò Buffy – Ma che ti
viene in mente?!? Io non farei mai quella roba con…con…Spike!- “ Anche se
sarebbe proprio niente male…ehy, Terra chiama Buffy, ci sei? È Spike, Big Bad,
Grande Vampiro Cattivo, ricordi?”
- Giusto Anya,
Buffy non lo fece finire. – Ma come ti
permetti?! E poi parla lui, che non è capace di tenersi una donna per più di un
mese! Povera Drusilla, la capisco, stare con un tale idiota per più di un
secolo dev’essere davvero frustrante!-
Spike si alzò dalla scaletta, urlando.
– Sentila, sentila! Tu non ti dovresti neanche permettere di sfiorare
l’argomento uomini, tra il Glaaaaande Ammmmole Mr. Manzotin e il Carciofo non
so a chi dare il premio Checca dell’Anno!-
- Angel non era Mr. Manzotin!-
- Oh sì che lo era! Ed era anche una
gran checca, con quell’aria da martire in croce, ‘ti amo troppo ma non posso
continuare perché sono felice e questo non va affatto bene’ e con quegli
orrendi capelli dritti!-
- Perché tu ti puoi permettere di
giudicare i capelli degli altri, vero?-
- Certo che posso, almeno IO ho un po’
di stile!-
- Anche Angel aveva stile!-
- Ma ti rendi conto di cosa stai
dicendo?! Stai difendendo un maledettissimo idiota che non si meritava neanche
lontanamente di toccarti e che ha avuto anche il fegato di mollarti, un fottuto
bastardo che metteva al primo posto la felicità degli altri e non la tua e che
voleva solo cambiarti per farti diventare triste e rimuginante come lui! Un…un
dannato, che prova un sadico piacere nell’essere sempre depresso e rendere
depresse le persone che gli stanno intorno! – urlò il vampiro, talmente forte
che si notava una vena sul suo collo.
- Non è vero! E tu non dovresti dire
queste cose, perché non le hai mai provate! L’unica cosa che tu abbia mai
sentito che sia vagamente vicina all’amore è quella specie di ossessione che
avevi per Drusilla e quella che hai per me!-
Spike abbassò la testa, stringendo i
pugni. – Oh già, dimenticavo, sono un vampiro senz’anima. Allora scusami tanto
se ti amo! Non l’ho chiesto io! Credi che mi faccia piacere amare una
grandissima stronza che non vede più in là del suo naso?!?- urlò, per poi
prendere spolverino e coperta per poi andarsene da quello stupido negozio, dove
tutti gli Scoobies lo fissavano attoniti. Willow scosse la testa, amareggiata.
- Stavolta hai davvero esagerato,
Buff. Mai sentito parlare di quella ‘cosa’ che si chiama sensibilità?-
- Zio, c’è una macchinetta in questo dannato
posto? Non mi hai fatto fare colazione e adesso ho fame!- borbottò Lor,
mettendosi una mano sullo stomaco, che brontolava già da un po’.
- Io te l’avevo detto ieri sera di
alzarti presto se volevi far colazione, ma non mi hai ascoltato e adesso ti tieni
la fame.- rispose laconicamente Grissom, senza neanche alzare gli occhi dal
rapporto che stava leggendo.
In quel momento le teste della squadra
di Grissom fecero capolino dalla porta, sbirciando curiosamente Lor.
- Visto? Ve l’avevo detto che aveva una
nipote…- sussurrò Catherine ai suoi colleghi, mentre Grissom sospirava e si
toglieva gli occhiali.
- Entrate…- sbuffò, e i suoi ‘uomini’
entrarono allegramente nell’ufficio. – Ragazzi, lei è Lor Grissom, figlia di
mio fratello Jim. Lor, loro sono Sarah, Nick, Warrick e Greg.- li presentò
indicandoli in successione.
Greg trattenne il fiato guardando
quella ragazza. Era bellissima, e ci avrebbe messo la mano sul fuoco che era
anche simpatica e intelligente.
Lor guardò Greg. Bel ragazzo, capelli
strani, aria da simpatico. Decise che almeno con lui avrebbe provato ad avere
rapporti civili. Gli strinse la mano con un sorriso.
-Lor.-
-Greg.-
- Piacere di conoscerti, Greg.- disse,
e la cosa suonò molto più maliziosa di quanto non lo fosse in realtà.
- Pia..piacere mio.- rispose,
imbarazzato. Se non fosse stato per l’aria completamente innocente che Lor
aveva dipinta sul viso avrebbe giurato che lei ci avesse provato con lui.
-Su ragazzi, al lavoro! Abbiamo un
caso su cui lavorare. Muoversi, gente!- esclamò Grissom, spingendo i componenti
del team fuori dall’ufficio.
Prima che Greg potesse tornare al
laboratorio, l’uomo lo trattenne per un braccio.
-Hey Greg, ho visto come la guardavi.
È minorenne, quindi vedi di non innamorarti.- gli sussurrò, e il ragazzo
sospirò in risposta. – Ci proverò.-
Mente Grissom si avviava verso
l’ufficio del medico legale, Greg sospirò di nuovo.
-Perché ho l’impressione che non sarà
facile?-
Sunnydale,
casa Summers, h.12.02 A.M, 16.06.2002
Buffy sedeva sul divano del soggiorno,
con gli occhi rossi e un’enorme vasca vuota di gelato al cioccolato sulle
ginocchia.
“ Credi che mi faccia piacere amare
una grandissima stronza che non vede più in là del suo naso?!?”
Così le aveva detto. Le aveva sbattuto
in faccia la sua verità, quella che a lei faceva più male. Ma questa volta ne
era sicura, non era una stronza. O almeno non con i suoi amici. Con lui a volte
sì. Un altro singhiozzo la scosse, e dopo un’ora di pianto si decise a chiamare
Willow. Fece velocemente il numero dell’appartamento in cui la rossa viveva con
Tara e attese che il telefono squillasse. Al primo ‘tuuu’ la familiare voce
dolce della streghetta rispose.
- Pronto?-
- Willow?…- singhiozzò Buffy
- Vengo subito. Cioccolato o
vaniglia?-
- Vaniglia, il cioccolato l’ho già
finito.-
- Tra dieci minuti sono lì.-
- Willooooooow…- singhiozzò di nuovo
la bionda.
- Arrivo, arrivo.-
Dopo dieci minuti la rossa era già a
casa Summers, con una vaschetta di gelato alla vaniglia appoggiata sulle
ginocchia, ascoltando la sua amica.
- Mi ha dato della stronza, capisci? A
me! Un vampiro che mi da’ della stronza, ho toccato davvero il fondo.-
Willow ingoiò un cucchiaino di gelato.
– Non vedo perché dovrebbe importarti.-
Buffy tirò sul col naso. – Mi renderà
la vita impossibile! E poi non vorrà più venire a Las Vegas…e io ci tenevo
tanto!-
La rossa annuì, poi fece alzare Buffy,
aprì la porta e la spinse fuori.
- Adesso tu fai proprio così: vai al
cimitero, entri nella cripta, gli chiedi scusa, lui ti perdona e viviamo tutti
in pace e con la coscienza a posto. D’accordo?-
Buffy incrociò le braccia sul petto e
si imbronciò come una bambina.
- Io non ci vado a chiedergli scusa.-
Willow sbuffò. – A volte ti comporti
proprio come una bambina capricciosa, Buff.-
Si girò e si diresse verso il
cimitero, mentre Willow sospirava.
- Quei due sono un caso disperato…-
Buffy attraversava il cimitero
velocemente, stringendosi nella t-shirt . Non aveva paura. Non aveva paura. No,
era solo terrorizzata!
Ripensò a quello che le aveva detto
Willow. Doveva solo chiedere scusa a Spike. Non era una cosa difficile. Bastava
aprire la porta della cripta, saltargli addosso, dargli un bacio appassionato
e…calma. “ Cosa sono questi pensieri?!? È Spike! Sì, Spike, bello da morire e
con due occhi da infarto….Buff, Buff, Buff, piantala!”
Arrivò davanti alla cripta, fece un
profondo respiro e appoggiò la mano sulla maniglia della porta.
- Forza Buff…non è difficile…- Era una
sua impressione o faceva un gran caldo? Quella era un’estate davvero afosa…
Las Vegas, centro C.S.I, h.12.11 A.M,
16.06.2002
Lor passò per l’ennesima volta in quel
corridoio, alla ricerca di una macchinetta distributrice di merendine. Aveva
una fame tremenda, e se entro dieci minuti non avesse messo qualcosa sotto i
denti si sarebbe mangiata la testa di qualche cadavere. Guardandosi intorno,
andò a sbattere contro Greg.
- Ups! Scusami, scusami tanto, non ti
avevo visto!-
- Oh, fa’ niente. Qua dentro ci
sbattiamo addosso in continuazione!- rispose, e Lor ridacchiò. – Comunque…posso
rimorchiarti?- ( piccolo omaggio a BtVS…:-)
- Eh?-
- Uhu…ehm..cioè, volevo dire, posso
aiutarti?- chiese arrossendo.
La ragazza sorrise. – Oh sì, grazie.
Ho una fame da lupi, in questo posto c’è una dannata macchinetta per le
merendine? Se non mangio svengo…-
- Sarei ben felice di farti la
respirazione bocca a bocca…- mormorò Greg
- Cosa?-
- Oh, niente….qua non c’è una
macchinetta, ma se vuoi…cioè, se ti va…potremmo andare al bar qui vicino a
mangiare un boccone…-
- Sarebbe un’ottima idea…aspettami
cinque secondi che vado a spillare i soldi a mio zio…ci vorrà solo un attimo.-
- Dai, pago io…non vorrei che Grissom
andasse in rovina…-
Lor ridacchiò e lo prese a braccetto.
- Oh, non andrebbe in rovina comunque,
non sono una maniaca dello shopping firmato…Dio, odio andare a fare spese!-
Greg annuì strabuzzando gli occhi,
mentre camminavano lungo il corridoio.
- Anch’io. Prima di decidere di
andarmi a comprare da vestire ci metto come minimo due settimane perché non ne
ho mai voglia e poi quando ci vado compro due cose perché non mi piace niente e
le commesse mi guardano male.-
Lor sorrise furbescamente.
- Ehy, si vede!-
- Cos’ha il mio stile che non va?-
chiese fintamente offeso, aprendo la porta del centro.
- Oh, niente, molto ‘uomo maturo’.- lo
stuzzicò.
- Ma sentila! Se ti prendo…- disse, e
iniziò a rincorrrerla per tutto il parcheggio.
Sunnydale, cimitero Restfield,
h.12.25, 16.06.2002
Era lì da venti minuti ormai, e ancora
non si era decisa ad entrare. Fece per lasciare la maniglia, ma la porta della
cripta si aprì e comparve Spike, stando ben attento a non incontrare la luce
del sole.
- Vuoi entrare o no, amore?-
Buffy arrossì furiosamente. – Oh,
io…io..io non stavo per bussare…insomma, volevo solo fare un giro…qui
intorno…non avevo intenzione di…-
Il vampiro sospirò, alzando gli occhi
al cielo. – Certo, e allora perché sei lì fuori con la mano appoggiata alla
maniglia da venti minuti?-
- Oh, ok. Posso entrare?- chiese
timidamente, e Spike si fece da parte.
- Prego, mademoiselle.- l’invitò
sarcasticamente, e Buffy entrò piano nella cripta.
- Senti, prima che tu inizi a fare
delle stupide battutine sarcastiche che rovinino la nuova Buffy “
buona&comprensiva”, voglio che tu mi stia ad ascoltare, d’accordo? Ho delle
cose importanti da dirti e che il mio orgoglio preferirebbe proprio non dire,
ma devo farlo e non voglio essere interrotta ogni due secondi. Sei disposto ad
ascoltare? Cioè, se tu non vuoi io vado e abbiamo finito.-
Spike annuì, prendendo una fiaschetta
di liquido ambrato e sedendosi sulla sua bara.
- Mi dispiace tanto per quello che ho
detto prima al Magic Box. Sono stata cattiva, è vero, ma è quello che mi hanno
sempre insegnato come Cacciatrice. Tu sostieni di provare sentimenti e io non
so se sia vero o no, ma non ho intenzione di litigare sempre con te. Ti porgo
le mie scuse, ma tu mi devi promettere che non mi stuzzicherai più. Io amavo
Angel. Non mi importava niente dei suoi difetti, anche se ora ammetto che ne
aveva tanti. Se tu non me lo fai notare, io non ti dirò che Drusilla era una
sgualdrinella pazza furiosa con manie di grandezza.- disse terminando con un
sorriso.
Spike sorrise, agitando la fiaschetta.
– Oh, va bene, ma mi costerà molto non prendere più in giro la dannata checca.
Con chi mi sfogherò?- chiese con aria tragica.
Buffy fece finta di pensarci su. –
Uhmm…ti do’ il permesso di prendertela con Xander. Ma solo un po’. Poco poco,
sia chiaro.-
- Grazie, passerotto!-
Buffy si sedette sulla bara di fianco
a Spike. – Allora, ci andiamo ancora a Las Vegas? Ti
preeeeeeeeeeeeeeeeegooooooooooo?-
Il vampiro sospirò. – Certo che ci andiamo.
Pensi che mi sarei perso un periodo indeterminato da solo con te a Las Vegas?
Se anche fossi stata ancora arrabbiata ti avrei preso e portato a forza…-
- Grazie, Spike.- sussurrò,
stampandogli un bacio sulla guancia, cosa di cui il vampiro rimase piacevolmente
sorpreso.
- Adesso vado a casa a organizzare
tutto. Sai, l’alloggio, le spese, armi, robe varie, mezzi di trasporto…ci
vorranno almeno tre giorni, con l’aiuto di Will. Ti vengo a cercare quando è
tutto pronto. Tu intanto cerca le cose che ti vuoi portare e fai le valigie. Ci
vediamo.-
- Ci vediamo, Cacciatrice.-
Buffy aprì la porta della cripta,
euforica. – Città delle luci, stiamo arrivando! Oddio, ma cosa mi prendo? Il
vestito rosso di sicuro…ma se poi non lo metto? Allora vado sul classico con un
bel po’ di jeans e magliette…ma se dopo sembro troppo sportiva? Allora…-
Da dentro la cripta, Spike scosse la
testa. – Donne…-
- Aiuto! Aiuuuuuuuuuuuuuuto!-
Lor gridava e rideva come una pazza
mentre Greg la inseguiva.
- Anf..se..ti..anf..prendo…-
- Ormai non mi prendi più,
vecchietto!- lo sbeffeggiò, facendo la linguaccia.
- Va bene, va bene, mi arrendo! Adesso
possiamo andare, per favore?- chiese ansimando, mentre apriva la portiera della
macchina.
- Ho vinto! Vecchietto, vecchietto,
vecchietto!- lo prese in giro come una bambina, mentre saliva sulla macchina e
rideva con le lacrime agli occhi.
Anche Greg si mise a ridere. –
Questo…lo devo proprio ammettere…non ho molta resistenza…-
- Non è che non ne hai molta…non ne
hai proprio!- rise.
Il ragazzo si finse offeso.
- Ehy, guarda che a liceo facevo la
corsa campestre!-
- Sì, come no. In quale universo?-
- Ah, ah, ah, molto spiritosa.-
rispose mettendo in moto la macchina.
- Certo che sono spiritosa! E sono
anche bella e intelligente.-
- Sull’intelligente ho qualche
dubbio!-
- E io ho qualche dubbio sull’età
mentale!-
- Ehy!-
- Idiota.-
- Scema.-
- Uffa.- brontolò imbronciandosi, mentre
Greg parcheggiava la macchina nel parcheggio del bar. Il ragazzo sospirò e poi
si voltò verso di lei.
- Oh, va bene, scusa. Non ho dubbi che
tu sia intelligente e non sei scema, d’accordo?-
- E tu hai la tua età mentale e non
sei un idiota.-
- Felice di sentirlo.- rispose
scendendo dalla macchina e correndo verso il locale.
- Chi arriva ultimo è un rospo!-
Lor rise e corse dentro il locale,
seguendo Greg.
Naturalmente arrivò prima e si sedette
ad una sedia davanti al bancone, seguita a ruota dal ragazzo.
- Allora, che prendi?- le domandò
- Uhmm, pensavo un hamburger.-
-
Ehy Tony, due hamburger!-
Sunnydale,
casa Summers, 19.06.2002, h.20.51.
- Valigie?-
- Prese.-
- Armi?-
- Prese.-
- Soldi?-
- Presi.-
- Appartamento?-
- Affittato.-
- Gas?-
- Chiuso.-
- Cacciatrice, dannazione, ti vuoi
sbrigare?! ? Sono venti minuti che aspetto!- urlò Spike da dentro la sua
DeSoto, strombazzando con il clacson.
- Arrivo, arrivo!- urlò Buffy in
risposta, poi rivolse lo sguardo verso gli Scoobies. – Oh ragazzi, mi mancherete
tanto!- disse abbracciandoli. – Mi raccomando, state attenti con la ronda e
tagliate l’erba in giardino ogni tanto. Will stai attenta con la magia, Tara
controllala, Xander non ti fare male al lavoro, Anya controllalo e sig. Giles
si riguardi, mi raccomando che mi preoccupo. Telefonate tutti i giorni e se
trovate un demone molto grosso fate un fischio che ritorno subito.-
Willow alzò gli occhi al cielo. –
Buffy, siamo maggiorenni, ce la caveremo. Tu, piuttosto, stai attenta a non
farti male, magari la nuova è un ergumeno di cento chili che …-
Xander le tappò la bocca. – Staremo
bene tutti, d’accordo? Ci mancherai. Comunque ora vai, che Spike mi sembra un
po’ nervoso e non vorrei che ti mordesse…-
Buffy li abbracciò di nuovo. – Ci vediamo
alla fine dell’estate, ragazzi.-
- CACCIATRICE!!!-
Buffy si avviò verso la macchina,
salutando con la mano i suoi amici.
- Finalmente! Pensavo che non volessi
più venire!-
La bionda si asciugò una lacrimuccia.
– No, è che per me gli addii all’inizio dell’estate devono essere lunghi e
dolorosi.-
Spike scosse la testa e avviò la
macchina. – Tu sei fuori, passerotto.-
Viaggiavano ormai da un’ora sulla
stadale, con Spike al volante impegnato a canticchiare una vecchia canzone dei
Ramones trasmessa per radio, Buffy tutta assorta a leggere un rapporto del
Consiglio sulla nuova Cacciatrice che Giles le aveva dato prima di partire.
- La situazione mi sembra buona:
nessun precedente penale, studentessa modello, mai una visita in presidenza,
nessun comportamento sospetto…-
Spike roteò gli occhi. – Perché ho
l’impressione che sarà una gran snob senza palle?-
- Ehy, guarda che anch’io ero una
studentessa modello, prima che mi chiamassero.-
- Poi sono iniziati i guai, vero?-
- Già. All’inizio non è stato un gran periodo,
con mia madre che non sapeva niente e che rimuginava sul fatto che io fossi
cambiata da un momento all’altro…-
- Penso che per tutte sia così, e poi
tu sei più fortunata delle altre, hai degli amici, avevi tua madre…sei riuscita
a tenerti la tua piccola fetta di normalità. -
- Sì, ma a che prezzo? I miei amici
sono continuamente in pericolo e io non posso fare più di tanto per
proteggerli. Ho paura che un giorno un demone molto grosso e molto brutto verrà
a Sunnydale, farà loro del male e io non potrò fare niente.-
Spike le sorrise dolcemente. – Ehy, io
sarò lì al tuo fianco. Te lo prometto.-
Buffy sorrise di rimando. – Me l’hai
già detto, ricordi? “E quando anche tu vorrai la morte io sarò lì, e mi godrò
il mio giorno speciale.”- disse, cercando di imitare il marcato accento inglese
di Spike, e il vampiro rise di gusto.
- Amore, sei brava a fare tante cose,
ma a imitare l’accento inglese fai proprio schifo!-
Buffy si imbronciò. – Non è vero.-
Il vampiro sorrise sornione. – Si che
è vero.-
- Lasciamo perdere, d’accordo?-
- Va bene, ti do una dannata tregua.
Dov’è il nostro appartamento?- chiese Spike guardandosi intorno e Bufy lesse il
post-it dove c’era scritto l’indirizzo dell’appartametno che avevano affittato,
con grande sorpresa della Cacciatrice, scoprendo che aveva pagato tutto il
vampiro.
- Ventesima strada, numero 654.-
Spike voltò bruscamente a destra,
accostando
- Scusi, la ventesima strada?- domandò
all’uomo, grasso da far paura.
- Dritto, arriva al semaforo,
sinistra, incrocio a destra.-
- Grazie.- rispose Spike, e ripartì
sgommando
In cinque minuti arrivarono davanti al
numero 654, una grande palazzina color beige che sembrava aver visto tempi
migliori.
Buffy fece una faccia schifata. – Ma questo
posto è una topaia!-
Il vampiro alzò le spalle e inizò a
scaricare le valigie dalla macchina. – Per 400 dollari al mese, arredato,
vicino al centro città e con l’ascensore potevo permettermi questo.-
Spike aprì il portone d’ingresso con
la chiave che Buffy aveva ricevuto per posta dal proprietario la sera prima e
si girò verso di lei. – Volevo farti un favore. Cioè, so che dalla morte di tua
madre la situazione finanziaria non è alle stelle, e quindi ho pensato che
fosse un gesto dannatamente carino pagare l’affitto.- rispose entrando in casa
e lasciando la porta aperta per Buffy.
La bionda sorrise dolcemente. -.Ma tu
hai pagato il carburante e inoltre la macchina è tua.- disse entrando
nell’ascensore insieme a Spike, che sorrise malizioso.
- Vedrai che tra dieci minuti non
sarai così carina.- affermò, e le porte dell’ascensore si chiusero davanti a
loro.
- Un solo letto?!?- urlò Buffy istericamente,
mentre con un tonfo buttava le valigie a terra.
- Un solo letto?!?- ripetè Spike
imitando la vocetta acuta che aveva usato Buffy. – Sì! Un solo dannato letto!
Te l’ho detto che era già arredato! Io ho chiesto al proprietario se poteva
aggiungere un letto, ma ha detto di no, quindi, sì, UN SOLO DANNATO LETTO!-
Spike alzò le spalle, noncurante. –
Beh, guarda un po’, fa come ti pare. Io dormo nel letto, se vuoi venire bene,
se no in soggiorno c’è un divano.-
Buffy sgranò gli occhi. – Ma tu non
puoi fare questo! I..i gentiluomini lasciano sempre il posto alle signore!-
Spike le sorrise, canzonatorio. – Io
non sono un gentiluomo, amore, perciò se vuoi dormi sul divano.- si
stiracchiò.- Beh, ora ho sonno, quindi io vado a dormire. ‘Notte.- disse,
sdraiandosi sul materasso, lasciando Buffy sullo stipite della porta con la
bocca spalancata, incapace di dire qualunque cosa.
Buffy si fece una doccia ed indossò il
pigiama, al contrario di Spike che si era semplicemente tolto la maglietta, e
provò a stendersi sul divano e a dormire. Peccato che il divano in questione
fosse di pietra. Si girò e si rigirò per mezz’ora, finchè sulla porta non
comparve Spike, con i capelli arruffati e l’aria stressata.
- Sei dannatamente orgogliosa, lo sai
Cacciatrice?.-
In risposta Buffy si girò dall’altrp
lato del divano, ma poi decise che avrebbe avuto l’ultima parola. – Sei tu che
non hai voluto lasciarmi il letto!- disse
Il vampiro sospirò e si sedette sul
letto. – Ascoltami. Ho affittato l’appartamento, mi sono dato da fare per non
rovinarti questa vacanza, perché è una vacanza, tu puoi dire quello che ti pare
sul Sacro Dovere e sul fatto che dovrai badare a me e che sarà una gran
scocciatura, ma so che ti fa piacere venire qui e staccare un po’ la spina. So
che non vorresti essere qui con me, ma per favore, puoi evitare di lamentarti
su tutto? Ti lascio il dannato letto, d’accordo! Tutto quello che vuoi, ma per
favore, goditi questo periodo. Evita di rovinare tutto. Per una volta, non
giudicare tutto come una costrizione ma come un piacere. Ci tengo. Se non vuoi
farlo per me, fallo per te stessa. Per una volta.-le disse dolcemente, poi si
alzò.
- Dai, vai a letto.-
Buffy abbassò la testa, confusa. Non
credeva che Spike potesse essere così gentile.
- No. Scusami. Hai praticamente pagato
tutto tu e ti meriti quel letto. Starò qui, sul divano.- affermò, non con molta
convinzione, battendo la mano sul tessuto logoro.
Spike la fece alzare. – Cacciatrice,
noi vampiri non abbiamo bisogno di un letto per stare comodi. Adesso vai a
letto, è tutto tuo.-
Buffy arrossì violentemente. –
Se…se..se vuoi noi…noi potremmo…dividerlo, ecco.- mormorò sistemandosi una
ciocca di capelli dietro all’orecchio, mentre Spike apriva e chiudeva la bocca,
incapace di credere che proprio Buffy avesse detto quelle parole.
- O…Ok….- mormorò, per poi dirigersi
verso la camera da letto seguito da Buffy.
I due biondi si sdraiarono sul letto e
Buffy sospirò, chiudendo gli occhi.
- Qui sopra si che si può dormire!-
esclamò, rivolta più a se stessa che a Spike.
Passò mezz’ora, ma Buffy non riusciva
ugualmente ad addormentarsi. Continuava a fissare Spike che dormiva beato, immobile
come una statua. Neanche un respiro muoveva il suo petto pallido e muscoloso, e
in quel momento le sembrò veramente morto.
- Umpf…Buffy…-grugnì nel sonno,
rivoltandosi nelle lenzuola, e Buffy sobbalzò, quasi certa che il vampiro le
avesse letto nella mente.
Se ci pensava bene, doveva proprio
ammettere che Spike era sorprendente. Capiva al volo il suo carattere, il suo
modo di fare, quello che lei era, le cose a cui teneva, certe volte molto di
più di Willow o Xander. Capiva la sua luce e il suo lato oscuro con estrema
chiarezza. Neanche Angel riusciva a farlo. Lui capiva solo
- Cosa?!?- strepitò Lor, incredula. –
Mi stai dicendo che sei stato qui tutto il giorno e vuoi starci anche la
notte?!?- domandò rivolta a Grissom che la fissava, impassibile.
- Già.- rispose, tranquillo.
- Io vorrei anche dormire, sai?-
- Mi dispiace molto, ma non posso
riaccompagnarti a casa e non voglio che tu stia da sola. Perciò tu stai qui.-
- Ma è un’ingiustizia! Una mafia! E tu
sei uno stacanovista, ecco cosa sei. E anche egoista. Adesso non sei più da
solo, e anch’io ho le mie esigenze.- disse, convinta.
Grissom la guardò, scettico. – Ad
esempio?-
- Dormire di notte?-chiese sarcastica.
- Ho un lavoro stressante, che
richiede che io stia qui tutto il giorno e a volte anche di notte e tu lo sai,
quindi se mi fai il favore di stare un po’ zitta…-
- Ma io sono in vacanza! Hai presente
le vacanze, quelle cose durante le quali puoi dormire fino a mezzogiorno e
teoricamente rilassarti?!?-
Grissom si grattò il mento. – No.-
- Ahhhhhh!- urlò Lor, alzando le
braccia al cielo. – Proprio in questo dannato posto dovevi andare a
lavorare?!!!!? Papà lo diceva sempre che avevi bisogno di una donna…-
In quel momento entrò Sarah, e
sentendo che la parola “donna” era associata a Grissom attivò il radar
pettegolezzo.
- Grissom ha una donna?- chiese
sospettosa, stringendo gli occhi.
- No, gli stavo dicendo che dovrebbe
trovarsene una.- rispose, esasperata.
Sarah annuì gravemente. – Sono
pienamente d’accordo. È un lupo solitario da troppo tempo. Fa male.-
Grissom si sbracciò in direzione delle
due ragazze. – Ehy, io sono sempre qui, sapete?-
Tutte e due fecero un gesto con la
mano. – Sì, sì.- rispose Lor annoiata, per poi a riprendere a parlare con Sarah
degli intrallazzi dell’ufficio.
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h.21.02., 19.06.2002
Buffy guardò attentamente una
gocciolina di pioggia che si posava sul vetro della finestra e ci appoggiò la fronte.
Se si concentrava per bene, riusciva a sentirla. Riusciva a sentire il suo
potere, la sua forza. Non avrebbe voluto rovinarle la vita così. Piombarci
dentro, stravolgerla per bene. Povera ragazza. Rivide se stessa, a Los Angeles,
mentre il suo primo Osservatore le comunicava il suo destino. Non avrebbe
voluto saperlo così. Avrebbe voluto prepararsi, accettare lentamente il suo
compito. Invece no. Glielo avevano detto e basta, senza preoccuparsi di quale
impatto avrebbe avuto su di lei. Dopotutto per il Consiglio lei non era Buffy,
solo
Spike le venne incontro, con lo
spolverino in mano. – Sei pronta?- le chiese dolcemente.
Buffy annuì. – Non mi piace andarci
così, di sera. Magari disturbiamo.-
Il vampiro alzò gli occhi al cielo. –
Lo sai che lo zio lavora di notte.-
Spike corrugò le sopracciglia,
scettico. – Buffy, tu lasceresti una sedicenne in casa da sola, di sera e
soprattutto a Las Vegas?-
- Ehm…no.- rispose, poi lo guardò
scettica. – Spike, potresti lasciare a casa lo spolverino, per favore? Siamo a
giugno, e anche se piove c’è un caldo bestiale. Non sei molto credibile.-
Il vampiro sospirò. – D’accordo.-
Buffy fece roteare sull’indice le
chiavi dell’appartamento. – Andiamo.-
Si avviarono verso
Buffy lesse il rapporto del Consiglio.
– Stando a quello che c’è scritto qui sopra, lo zio di questa Lor Grissom è il
capo della squadra del turno di notte della polizia scientifica di Las Vegas,
il cui edificio si trova a metà tra
Spike aggrottò le sopracciglia. –
Polizia scientifica?-
Buffy annuì. – Sai, quelli che
indagano sugli omicidi e robe così.-
Il vampiro si concentrò. –
Grissom…perché l’ho già sentito?-
- Sì, ecco! L’ho visto al dannato
telegiornale, quando ha rilasciato un’intervista su un caso. Non mi è sembrato
niente di speciale. Un cinquantenne cervellone, con a seguito ventenni
cervelloni che aspirano a diventare cinquantenni cervelloni.-
- Lo sai che hai uno scarso giudizio
della gente?-
Spike si girò a guardarla, sorridendo
sornione. – Non sono mica tutti perfetti come te e me, sai amore?-
Buffy alzò gli occhi al cielo,
sorridendo, mentre Spike parcheggiava
I due biondi scesero lentamente dalla
macchina, ammirando il grande edificio nero con la porta di vetro che si
stagliava davanti a loro.
Buffy non riuscì a spiegarsi il
perché, ma le sembrò proprio il posto dove c’erano…beh, cadaveri. Rabbridì al
pensiero che dentro quell’edificio, all’apparenza così anonimo, lavorassero
persone che erano in costante contatto con cadaveri, organi e assassini…bleah!
Entrarono nell’edificio, dove una
segretaria li guardò storti.
- I signori desiderano?- chiese con
finta gentilezza.
- Grissom, Lor Grissom.- rispose
Buffy.
La segretaria intercettò Greg che
usciva dal laboratorio delle analisi per dirigersi nell’ufficio di Grissom.
- Sanders!- abbaiò la donna. – Qui
vogliono Grissom! Puoi accompagnarli all’ufficio? Grazie.- disse, senza nemmeno
attendere risposta. – Signori, seguite Sanders. Arrivederci.- salutò, per poi
riprendere ad occuparsi delle sue unghie, che a quanto pare urgevano di un
intervento drastico.
Buffy scosse la testa, schifata, poi
con Spike raggiunse Greg, che li analizzò per un secondo. Forse era solo una
sua sensazione, ma erano lì per annunciare qualcosa. Qualcosa di grande e
spaventoso.
- Io sono Buffy Summers e lui è Spike.
Se ci fa la cortesia di accompagnarci da Lor Grissom…- disse sorridente, stringendo
la mano al ragazzo, che dapprima sorrise, poi si accigliò.
- Lor Grissom?-
- Siamo venuti a parlare con lei.-
rispose annuendo.
- Boh.- borbottò Greg, conducendoli
verso l’ufficio di Grissom, in cui c’erano anche Lor e Sarah che
chiacchieravano e ridacchiavano.
Quando Buffy la vide fu come se le
avessero dato un forte pugno nello stomaco. Così giovane, così ingenua e piena
di vita. Uguale a lei. Si aggrappò a Spike.
- Non ce la faccio.- mormorò al
vampiro, che le strinse la mano più forte.
- Dobbiamo farlo, lo sai.- le sussurrò
in risposta, e la bionda si fece coraggio con un lungo respiro.
Grissom squadrò i due biondi appena
entrati dalla porta. La ragazza era piccoletta, carina e magra; il ragazzo era
alto, muscoloso e con degli strani capelli ossigenati.
Buffy sorrise in direzione della
ragazza. – Ciao Lor. Io mi chiamo Buffy e lui è Spike, siamo venuti qui
parlarti. Hai un minuto?- le chiese gentilmente e la ragazza guardò suo zio,
che annuì, e seguì i sue biondi fuori dall’ufficio.
- Allora, come ti ho già detto, io mi
chiamo Buffy e lui è Spike, e siamo venuti qui, oggi, per comunicarti una cosa
davvero importante, che riguarda il tuo futuro…- iniziò.
Lor inclinò la testa, sorpresa. – Non
siete i classici assistenti sociali…-
- Noi...noi..non siamo assistenti
sociali…- farfugliò Buffy in risposta, scoraggiata, e Spike alzò gli occhi al
cielo.
- Amore, diglielo...non ci vuole
molto, sai…sbandieri la maledetta profezia ed è fatta…-
Lor lì guardò allarmata. – Profezia?-
Buffy si schiarì la voce. – Per ogni
generazione c’è una Prescelta che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze
delle tenebre. Lei è
La ragazza bruna li guardò
strabuzzando gli occhi. – Si sente bene?-
- Tu sei stata scelta per essere
Se possibile, Lor strabuzzò ancora di
più gli occhi. – Vampiri, demoni, paletti…voi siete fusi…- mormorò, e fece per
dirigersi verso l’ufficio di Grissom, ma Buffy la trattenne per un braccio.
- Lor…io so cos’hai provato, quattro
giorni fa. Io so che hai sentito il potere e la forza. Io so cosa sei. Anch’io
sono una Cacciatrice, Lor. Anch’io lo so. La sensazione di potere che ti
pervade, l’impressione di riuscire a fare tutto, in ogni modo. La forza che
defluisce in te, e ti senti completa. Come se fossi stata scelta per qualcosa.
Sei speciale, Lor. Su scala mondiale, solo io sono speciale come te.- si fermò
un attimo, e rise. –Tu hai una missione e un potere. Noi ti insegneremo ad
usarli. Devi solo ascoltarci.-
Lor guardò Buffy dritto negli occhi e
un brivido scivolò lungo la sua spina dorsale. Lei era sincera, lo sentiva.
Annuì.
- Ci sto.-
Greg trottò allegramente nell’ufficio,
con in mano delle analisi. Le sbattè sotto il muso di Grissom con aria
soddisfatta.
- Ecco qua le analisi che avevamo
richiesto.-
Grissom socchiuse gli occhi. – E
scommetto che le tue supposizioni erano esatte?-
Sanders gongolò. – Già. Le impronte
sull’arma del delitto corrispondono. L’assassino è la bella mogliettina
tradita. Certo che se l’avessi io, una mogliettina così…-
- Greg, per favore.-
- D’accordo, d’accordo. Allora, il
caso è chiuso?-
- Sì.-
Greg si avviò verso la porta
dell’ufficio, fischiettando.
- E…Sanders?-
Il ragazzo si girò. – Bel lavoro.-
Greg sorrise, e fece il saluto marziale.
- Capo…-
In quel momento, due urli
agghiaccianti esplosero per il corridoio. Sarah e Catherine.
- Sanders! Ordina a tutti di stare
fermi dove sono, vado a controllare!- abbaiò Grissom al ragazzo, ed estrasse la
pistola dalla fondina.
Due urli agghiaccianti esplosero per
il corridoio, e una voce autoritaria, probabilmente Grissom, ordinò qualcosa.
Buffy estrasse automaticamente il
paletto dalla cintura.
- Spike?- chiamò, e il vampiro annuì.
Si diressero velocemente verso una
stanzetta, forse la stanza del coroner, dalla quale provenivano gli urli. Greg,
a cui era stato dato l’ordine di non far muovere nessuno, tentò di fermarli. –
Non potete…-
Non fece neanche in tempo a terminare
la frase che Spike lo spinse da una parte.
Entrarono nella stanza, dove c’erano
due donne che urlavano terrorizzate e un vampiro. La ragazza che sembrava la
più giovane era stata morsa. Insieme a loro entrò Grissom, che gli sparò subito
un colpo ai reni. Il vampiro non cadde neanche a terra, anzi ringhiò più forte
e si avventò sulla Cacciatrice.
- Non ti hanno mai detto che le
signore non si toccano neanche con un fiore?- urlò Buffy e lo scaraventò a
terra, poi Spike lo infilzò prontamente con un paletto.
Grissom guardò quei due. Non erano
spaventati, né sconvolti e tremanti come lui, Sarah e Catherine. Avevano solo
buttato a terra quel…quel COSO e lo avevano infilzato con quello che sembrava
un paletto di legno. Come se fosse tutto semplicemente normale, ed ebbe lo
sconcertante pensiero che per loro fosse proprio così.
Aiutò Sarah ad alzarsi, controllando
la ferita.
- Tutto bene?- le chiese, premuroso.
La bruna annuì, mentre una lacrima le
scendeva lungo la guancia.
- Ero così spaventata, Gil. Io…io gli
ho sparato, ma è stato tutto inutile e….e….mi ha morso.- rispose, tremante,
mentre toglieva la mano dalla ferita sul collo che sanguinava copiosamente.
Catherine si avvicinò per esaminarla. – Sulla giugulare…- mormorò sconcertata.
Buffy si avvicinò a Sarah e guardò la
ferita. – Uhmm, perde ancora sangue, sarà meglio medicarla.- affermò, e rimise
il paletto nella cintura.
Catherine la guardò perplessa. – Chi
sei tu?-
Buffy sorrise. – Le ho salvato la
vita, non le basta?-
In quell’istante Nick e Warrick fecero
irruzione nella stanza.
- Fermi tutti!- urlò Nick.
- E mani in alto!- sottolineò Warrick,
credendo che Buffy e Spike fossero gli assalitori.
Grissom abbassò loro le pistole. –
Ragazzi, loro due ci hanno salvato la vita.-
Nick assunse un’espressione
corrucciata. – E dov’è l’assalitore?-
Grissom si grattò il mento. – In
effetti ce lo stavamo chiedendo anche noi…signori?- chiese, rivolgendosi a
Buffy e a Spike, che si guardarono imbarazzati.
- Uhmmm…ecco…- balbettò Buffy.
- Per l’Inferno maledetto!- imprecò
Spike a bassa voce.
- Allora?- domandò Catherine, ansiosa
di sapere la risposta.
Buffy guardò Spike negli occhi. –
Oh…ehmmm….Polvere.- disse in fretta la bionda.
- Esattamente. Polvere.- asserì Spike,
scotendo freneticamente il capo.
- Polvere?- chiese esterrefatta Sarah.
Buffy annuì velocemente. – Polvere.-
Nick e Warrick risero, mentre Sarah si
portò una mano alla ferita.
- Lui mi ha morso sul collo…- mormorò,
incredula. Non poteva. Non poteva proprio essere. No. Aveva sempre rinnegato
quel genere di cose. Non poteva essere. Un morso sul collo, polvere…Scosse la
testa, cercando di scacciare quel pensiero.
- E come ha fatto un corpo umano a
trasformarsi in polvere?- domandò Warrick tra le risa.
- Vampiri….- mormorò Sarah piano, e
tutte le teste presenti in quella sala si girarono verso di lei, compresi Spike
e Buffy, con gli occhi impossibilmente sgranati.
- Nonononononononono!- si affrettò a
dire Buffy, arrossendo.
- Ma che dice!- rimarcò Spike, in
imbarazzo almeno quanto Buffy.
Catherine guardò bene il biondo,
cercando di cambiare argomento. – Lei è pallido. Anemia?- chiese, e Spike annuì
frettolosamente. – Già. Anemia. Una spaventosa anemia. Ho sempre sofferto
di…anemia.- si chinò verso Buffy.
- Cosa diavolo è l’anemia?- le
sussurrò all’orecchio.
- Credo una malattia del sangue,
causata da una carenza di ferro.- mormorò la bionda
- Grazie.-
Catherine si avvicinò a Spike,
guardandolo bene. – Io quel genere di pallore l’ho visto solo nei cadaveri. È
sicuro di stare bene?-
Il vampiro annuì frettolosamente. –
Mai stato meglio.-
Grissom incrociò le braccia. –
Ritornando al nostro discorso….come è finito un essere umano in polvere?-
domandò sospettoso.
- Strane leggi dell’anatomia,
suppongo.- borbottò Buffy a disagio.
Greg entrò di corsa nel laboratorio. –
State tutti bene?- domandò apprensivo, e Nick annuì.
- Solo i signori qui ci devono dire
come hanno fatto a polverizzare il…-
Anche Lor entrò di corsa nella stanza.
– Oh grazie al cielo! Pensavo al peggio…- mormorò, portandosi una mano sul
petto. Si accigliò e guardò bene nella stanza. – Era un vampiro?- domandò,
rivolta a Buffy. – No, perché qui non c’è nessuno e ho letto che i vampiri si
polverizzano e…-
La bionda scosse freneticamente la
testa verso la ragazza, per farle capire che non doveva dire niente, ma fu
tutto inutile. – No…- mormorò, affranta.
Grissom si avvicinò alla nipote,
preoccupato. – Vampiri? Lor, stai bene?-
La ragazza sorrise gaiamente. – Ma certo
che sto bene! Solo stavo chiedendo a Buffy se era un vampiro….- si accigliò. –
Perché voi lo sapete che Buffy è un’ammazza-vampiri, vero?- domandò,
terrorizzata.
- Dannazione, no che non lo sapevano,
e se tu non l’avessi spiattellato non l’avrebbero saputo! Maledizione!- urlò
Spike, dando un calcio ad un mobiletto.
Buffy sospirò. – Lor, generalmente le
Cacciatrici non vanno ad urlare ai quattro venti che lo sono, sai?-
Ormai tutti i membri della squadra si
guardavano straniti. Vampiri, Cacciatrici…
- Che diavolo è una Cacciatrice?-
esclamò Warrick, e si beccò una bella occhiataccia da Spike.
Lor si portò una mano alla bocca. –
Oddio, io…scusate, io…non lo sapevo…- mormorò.
Buffy strinse gli occhi, esasperata. –
Ti prego fa che non sia mai successo, ti prego…- mormorò, a denti stretti.
Grissom li guardò con aria minacciosa.
– Mi spiegate di cosa state parlando? Vampiri, Caccaitrici…cos’è questa roba?-
domandò con la solita aria agguerrita, mentre Buffy stava iniziando a perdere
la pazienza.
- Sig. Grissom, lei non lo vuole
sapere, davvero…- mormorò, cercando di non perdere la calma.
- Oh, invece si che lo voglio sapere.-
- E va bene, d’accordo!- urlò Buffy. –
Vuole saperlo?!? Vuole sapere di cosa stava parlando sua nipote?!? Bene! Quello
era un vampiro! È finito in polvere perché quando i vampiri vengono impalettati
si polverizzano! È contento, adesso?!?- urlò, spazientita, mentre tutti i
membri della squadra la guardavano come se fosse un’aliena appena sbarcata da
Marte.
Grissom, straordinariamente, mantenne
la calma. Aveva visto talmente tante cose in vita sua che ormai non si stupiva
più di niente.
- Cos’è una Cacciatrice?- domandò,
guardando negli occhi Spike.
Il vampiro rispose per Buffy. –
Guardò sua nipote, scioccato. –
Cosa…?-
Buffy fece un respiro profondo, per
calmarsi. – Sig. Grissom, quello che le ha appena detto Spike è vero. Lor è
stata scelta per combattere i vampiri e….-
- Ma lei non deve farlo per forza,
vero?- la interruppe, assetato di risposte. – Lei PUÓ scegliere, non è così?-
domandò, con una leggerissima nota di panico nella voce, che Catherine non gli
aveva mai sentito. Scrutò attentamente il suo capo, e si meravigliò che fosse
sconvolto come tutta la squadra. Grissom non si lasciava mai toccare da niente.
Vedeva le cose con una freddezza quasi inumana, che gli permetteva di scavare a
fondo nella mente degli uomini, di esaminarla e di trarre conclusioni, senza il
minimo coinvolgimento o sentore di pena. A volte Catherine si domandava se
Grissom sentisse. Provasse qualcosa. Sì, l’aveva visto spesso arrabbiato, ma
solo per un attimo, poi si lasciava scivolare la rabbia addosso. E quello era
un suo grande difetto, e anche la ragione per cui non era mai stato un grande
comunicatore. I sentimenti li scivolavano addosso come acqua. Non si lasciava
prendere. Non provava sentimenti, o più probabilmente non voleva provarne.
Sentire fa male.
Buffy sospirò pesantemente. – Noi non
possiamo scegliere.- rispose.
Nick si fece avanti, con aria
incredula. – Avanti Grissom, non crederai a queste sciocchezze?-
L’uomo lo guardò con aria minacciosa.
– Nick, sta’ zitto.-
Nick aggrottò le sopracciglia. Perché
Grissom pareva turbato?
- Sì, Nick ha ragione, sono solo
sciocchezze.- disse Warrick.
- Non sono sciocchezze.- sibilò Buffy.
Nick rise. – Certo, perché mi vuoi
dire che esistono i vampiri e che tu li ammazzi? Ma fammi il piacere.-
Tu non hai mai ammazzato demoni il
doppio di te né hai mai sventato Apocalissi. Tu non sai cosa vuol dire vivere
col costante timore che qualcuno faccia del male a quelli che ami, né hai
tenuto all’oscuro tua madre della tua vita notturna per due anni. Tu puoi
vivere, lavorare, amare, senza la paura che ti succeda qualcosa. Perché ci sono
io. Perché tutte le sere, da otto anni, rischio la pelle. IO ho dovuto sventare
un’ Apocalisse il giorno del mio diploma. IO ho dovuto uccidere il mio primo
amore. IO ho incendiato la palestra della mia vecchia scuola, e sono stata
buttata fuori. IO vivo sulla Bocca dell’Inferno. E tu non sai cosa vuol dire.-
Tutti strabuzzarono gli occhi. – Bocca
dell’Inferno?- domandò Catherine.
Spike
sorrise. – Welcome to Sunnyhell. Bienvenudos
a
- Lor.- Buffy si rivolse alla ragazza.
– Domani, per il primo allenamento, fatti trovare al numero 654 della ventesima
strada alle nove.-
La ragazza annuì, mentre Spike e Buffy
uscivano velocemente dal centro.
Tutta la squadra era nella break room
a bere una grande dose di camomilla, nel tentativo di calmarsi.
- Insomma, ha detto proprio
Nick aggrottò le sopracciglia. – Che
vuol dire poi,
- Per me è pazza.- aggiunse Warrick,
bevendo un lungo sorso di bevanda
- Forse ha qualche problema, ne
abbiamo incontrati tanti.- suggerì Grissom.
- Chiediamo la perizia psichiatrica?-
chiese Sarah
- Naaa, non si chiede per così poco.-
rispose Warrick.
- Greg, stai bene? Sei stranamente
silenzioso.- chiese Catherine, allarmata dallo strano silenzio di Greg.
Il ragazzo scosse la testa, il viso
ancora immerso nella tazza di camomilla.
- Solo pensavo che….che…forse ha
ragione…- azzardò, vergognandosi della sua idea. – È come se lo sentissi,
capite? Quando sono entrati…era come se avessi capito che avrebbero annunciato
qualcosa…sentivo che erano sinceri…io…credo di potermi fidare di loro. Non è
una certezza, solo una sensazione, ma….- lasciò in sospeso la frase, non
trovando le parole.
Catherine scosse la testa. – Io
continuo a pensare che quel ragazzo è pallido. Troppo pallido.-
Sarah annuì. – Hai ragione.
Sembrava…morto.- disse, corrucciata.
Greg si illuminò all’improvviso. –
Lui…lui è un vampiro!- esclamò.
Warrick sputò la camomilla che aveva
in bocca e Grissom quasi si strozzò.
- Coff…Eh?..Coff...- tossicchiò
Warrick, mentre tutti gli altri fissavano il ragazzo increduli.
Greg assunse l’espressione di uno che
sta spiegando una cosa molto semplice a dei bamibini molto cocciuti. – Ma sì!
L’avete visto anche voi, era pallidissimo. Un uomo vivo non può essere così.-
In quel momento Lor tornò dal bagno, e
tutte le teste della squadra si girarono a fissarla.
- Beh? Che avete da guardare?- domandò,
sulla difensiva, sedendosi su una sedia.
- Tu hai intenzione di andarci domani,
vero?- le domandò Grissom, stringendo gli occhi.
- Sì.- rispose lei con aria di sfida,
alzando il mento.
- Beh, hai sbagliato i tuoi piani,
signorina, perché tu domani da quegli squilibrati non ci andrai affatto.-
Lor sospirò. Ci avrebbe scommesso. –
Zio, per favore…- lo supplicò.
Grissom scosse la testa. – Non mi fido
di loro e non voglio che ti succeda qualcosa.-
- Ma io…-
Sarah aggrottò le sopracciglia,
ripensando alle parole di Buffy.
“ Noi non possiamo scegliere”
- Lasciala andare, Gil.- disse
tranquillamente Sarah, e Grissom la guardò stranito.
- Sarah, cosa…?-
- Hai sentito quello che ha detto
Buffy. Loro non possono scegliere. Se Lor è quello che dice, la troveranno comunque,
la addestreranno e la manderanno a fare quello per cui è stata scelta.-
Flashback.
Las Vegas, casa Sidle, 25.10.1978, h.22.53.
- Dove stai andando?- una voce da
bambina, ma carica di preoccupazione, proveniva da una ragazzina mora,
all’incirca cinque anni, rivolta alla sorella di dodici anni più grande, Susan,
che stava riempiendo un borsone di armi.
Susan baciò la fronte della bambina,
il cui nome era Sarah.
- Devo andare ad uccidere i cattivi.-
le disse dolcemente.
Gli occhi della bambina di riempirono
di lacrime. – Non farti la bua, però, che mi preoccupo.-
La ragazza sorrise. – Ti prometto che
non mi farò la bua.-
Sarah strinse a se il suo
orsacchiotto. – Io ho paura, i mostri entrano dalla finestra e mi mangiano.-
- Lo sai che i mostri non possono
entrare in casa, Sarah.-
Sarah alzò lo sguardo bruno verso la
sorella. – Non puoi restare qui con me, stasera?- domandò, speranzosa, e Susan
sospirò. – Lo sai, Sarah. La missione è al primo posto.-
La bambina annuì. – Lo so. La missione
è al primo posto.-
Las
Vegas, cimitero McEvans, 28.10.1978, h.16.08
-…che riposi in pace.- sospirò infine
il prete, mentre la folla mormorava –Amen.-
Sarah si strinse alla madre,
singhiozzante, e alzò il viso verso quello della donna.
- Mi aveva promesso che non si faceva
la bua…- mormorò.
Las
Vegas, centro C.S.I, 19.06.2002, h.21.56.
Sarah bevve un altro sorso di caffè
bollente e scosse la testa, cercando di scacciare quei ricordi dolorosi. Sapeva
cos’era Lor. Era esattamente come sua sorella. E sapeva anche che Grissom
avrebbe fatto di tutto per impedire a sua nipote di diventare una Cacciatrice
in piena regola.
Sarah sorrise. Non ci sarebbe
riuscito. Loro hanno la notte nel sangue, e non possono starle lontano. Loro
amano la notte come nessun altro.
Sua sorella non riusciva a stare a
casa, di notte. Diceva che si sentiva soffocare. E usciva, con l’immancabile
borsone nero e il paletto preferito, di legno di faggio, il suo primo paletto.
Anche quella notte era uscita, e come
sempre le aveva promesso di non farsi male. Ma non era tornata. L’aveva
aspettata invano per giorni, nella sua stanza, con l’orsacchiotto stretto al
petto. Dopo nove giorni aveva capito che non sarebbe più tornata a casa. Non
gliel’aveva mai perdonato. Le aveva promesso di non farsi male, invece era
morta. E da quel giorno aveva smesso di credere alle creature della notte.
Anche se l’aveva promesso a Susan.
‘ La missione è al primo posto ‘, le
diceva sempre. Susan metteva sempre la missione al primo posto. Prima della sua
felicità e di quella dei suoi cari, prima della sua vita, prima della scuola,
prima dell’amore. Era per questo che era morta. Troppo Cacciatrice e poco
Susan. Viveva solo per la missione.
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, 19.06.2002, h.21.48.
Buffy gettò la borsa su una sedia e si
portò le mani alle tempie, affranta. Lo sapeva, non sarebbe mai dovuta andare
lì, come Osservatrice faceva schifo. Aveva permesso che sei persone scoprissero
l’identità di Lor sotto i suoi occhi, e non aveva fatto niente per fermarli.
Si lasciò cadere sulla sedia con un
lungo sospiro, mentre Spike si sedeva davanti a lei.
- Qual è il problema, passerotto?-
chiese, con l’aria di saperla lunga.
Buffy scrollò le spalle. – Nessun
problema.-
Il vampiro sospirò. – Andiamo, lo so
che hai qualcosa.-
- È…è che ho permesso che sei persone
sapessero della Cacciatrice, capisci? Gliel’ho detto io…lo sapevo che non
dovevo venire qui…faccio schifo a fare l’Osservatrice, a dir la verità faccio
schifo a fare tutto….- tutta l’angoscia e il dolore provati da Buffy negli
ultimi mesi esplosero come un fiume in piena, e sentì che a Spike poteva
confidare tutto. – Faccio schifo come figlia, non ho dato altro che delusioni a
mia madre. Faccio schifo come amica, non sono capace di ascoltare Will quando
ha dei problemi o Xander quando vuole parlare di qualcosa che non sia demoni e
vampiri. Faccio schifo come fidanzata, non riesco a capire quando le mie storie
sono ad un punto di non ritorno…cos’ho che non va, Spike?- chiese affranta.
Spike la carezzò una guancia. – Tu non
fai schifo a fare niente, amore. Sei una donna fantastica, che merita tutta la
felicità e l’amore del mondo. Sei un’amica leale, una nemica degna e una figlia
meravigliosa. Non devi pensare che sei sbagliata perché qualche volta fai degli
sbagli, tutti ne fanno. Se agli altri non vai bene come amica o fidanzata è un
dannatissimo problema loro.- le disse dolcemente.
Buffy si specchiò in quelle due
scheggie di cielo che Spike aveva al posto degli occhi e sorrise.
- Ma tu sei di parte, Spike.- mormorò,
e il vampiro rise.
- Perché ti amo? Non credo proprio.-
rispose.
- E perché mi ami? Non ti ho mai dato
motivo di farlo.-
Spike avvicinò il viso a quello della
Cacciatrice. – Ti amo perché sei bella, perché sei intelligente, perché sei
sarcastica, perché sei dolce e forte allo stesso tempo, perché le mie battute
ti fanno infuriare ma anche ridere, perché ti infastidisce che ti chiami con
dei nomignoli ma anche ti fa piacere, perché parliamo per ore come vecchi amici
e poi sei capace di insultarmi, perché quando combattiamo è come se non
avessimo fatto altro in vita nostra, perché mi piace consolarti e farti ridere,
perché se solo me lo permettessi non farei altro che abbracciarti e baciarti
e…-
Buffy lo interruppe, mettendogli
l’indice sopra le labbra. – Ti do il permesso di farlo, Spike…-
Las
Vegas, centro C.S.I., 19.06.2002, h. 21.52.
Greg scosse la testa e si mise a
sedere di fianco a Lor, che si mangiucchiava l’unghia del pollice.
- Tutto bene?- chiese, cauto.
La ragazza annuì freneticamente. – Una
meraviglia, Greg. Solo…sono venuti qui due tizi che mi hanno detto che sono
stata Prescelta per combattere i demoni, hanno eliminato un vampiro sotto i
vostri occhi e adesso mio zio e quella che teoricamente è una sua amica stanno
litigando furiosamente per colpa mia…a parte questo, va tutto a meraviglia…-
rispose, accennando con il capo alle urla che provenivano dalla break room.
- Non le permetterò mai di andare da
quegli svitati!!!-
- Lo sai che troveranno ugualmente il
modo di addestrarla!!-
- Ci devono solo provare!-
- È il suo destino, Grissom, e tu lo
sai bene!-
- Che si fotta, il destino!-
- Non si può fottere il destino!-
- Parli come se fossi tu
- Mia sorella era una di loro.-
rispose tranquillamente Sarah, come se la rabbia fosse svanita tutta d’un
colpo, portata via dai ricordi.
- Oh. – mormorò Grissom, zittito
all’istante da quell’affermazione.
- Tua sorella era…- sussurrò Nick,
incredulo.
- Era per questo che lo sapevi…dei
vampiri, intendo…- aggiunse Warrick, con un’espressione di pura sorpresa sul
viso. La ragazza bruna annuì.
- E dov’è adesso tua sorella, Sarah?-
chiese Catherine, curiosa. – Abita qui a Las Vegas?-
- È morta quando aveva diciassette
anni, io ne avevo cinque.- rispose, con una nota di amarezza nella voce. – Da
quando lei è morta, io ho smesso di credere ai vampiri e ai demoni, ma a quanto
pare sono destinata ad avere a che fare con queste cose….-
- Mi dispiace…- disse Nick, ma Sarah
scosse la testa.
- L’ho superata un bel po’ di tempo
fa, era piccolina quando successe. Grissom, per favore, lasciala andare. I miei
genitori non sapevano che mia sorella era una Cacciatrice, e lei per uscire di
notte doveva uscire dalla finestra e di nascosto. Quando morì penso che
credettero che fosse una drogata o qualcosa di simile.-
Grissom sospirò. – D’accordo, la
lascio andare, ma se provano a toccarla io…-
Sarah sorrise, dando una cameratesca
pacca sulla spalla al suo capo. – Non lo faranno.-
Lor si illuminò, si fiondò nella break
room e abbracciò Grissom. – Graziegraziegraziegrazie!-
L’uomo dapprima guardò la ragazza
sbigottito, poi su incitazione di Catherine ricambiò l’abbraccio. – Non…non c’è
di che.-
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h. 21.48., 19.06.2002
- Posso davvero, Buffy?- mormorò
dolcemente, e disse il suo nome in un modo così…così…così e basta che la fece
rabbrividire. Lui era così bello, dolce e buono, ed era lì davanti a lei, che
le chiedeva di poterla amare. E lei lo voleva. Dio, se lo voleva! Voleva che
lui l’amasse e guardasse solo lei, voleva che fosse geloso degli altri uomini,
voleva che fosse disposto a cambiare per lei, voleva essere orgogliosa di lui.
L’aveva capito quando l’aveva visto, in modo subconscio ma l’aveva capito. A
quei tempi stava con Angel, e ogni pensiero rivolto ad un altro uomo per lei
era come un tradimento, ma l’aveva pensato spesso. La sua forza, il suo
sarcasmo e soprattutto la sua incontenibile voglia di amare facevano di lui un
vampiro unico, e l’aveva portato ad allearsi con lei per riavere Drusilla e a
legarla in un scantinato per dichiararle il suo amore. Non aveva un’anima,
eppure amava più di cento uomini messi assieme. Aveva sempre conservato la
scintilla dell’amore. E non era amore sadico come quello di Angelus, né pazzo
come quello di Drusilla, né come quello infedele di Darla. Era amore autentico,
passionale, che ti brucia da dentro, ti fa versare lacrime e porta rimpianti e
felicità, che ti arricchisce e ti fa crescere, che ti sbatte in faccia la
verità più dolorosa, ma che ti aiuta ad accettarla. Un amore da cui Buffy era
affascinata e che non aveva mai provato. Adesso voleva sentire quell’amore,
prenderlo, farlo suo, capire come si può amare così.
- Tu…tu…sì, Sp…Spike…-balbettò. Strano
come il fatto che ci piaccia davvero qualcuno sia avvertito da alcuni stranissimi
fenomeni, che di norma assoceremmo ad una banale influenza: difficoltà di
salivazione, palpitazioni, stomaco sottosopra, mani sudate…
Spike si avvicinò a Buffy, arrivandole
a mezzo centimetro di distanza dalle labbra.
Lei tremò come non aveva mai fatto in
vita sua, sentendolo così vicino. “Dannazione, cosa aspetti a baciarmi?!?”
- Ad una condizione.- chiarì il
vampiro, e Buffy annuì frettolosamente.
- Domattina, niente rimpianti né
scenate isteriche e soprattutto paletti fuori portata. D’accordo?-
Buffy non rispose neanche. Si gettò su
di lui e lo baciò con impeto ed urgenza.
Senza staccarsi da lei, Spike cercò a
tentoni la camera da letto e ci si fiondò dentro con lei in braccio. Da quello
che aveva capito, sarebbe stata una luuuuuunga notte.
Las Vegas, centro C.S.I., h. 01.07.,
20.06.2002.
Lor prese a russare sonoramente, la
testa appoggiata al tavolo e una tazza mezza vuota di caffè ancora stretta
nella mano.
Greg entrò lentamente nella break room
e prese a scuoterla. – Lor? Lor, sveglia…-
- Uhu, eh? Sì prof., ho fatto i
compiti!- esclamò, la voce ancora impastata dal sonno, tirando su la testa di
scatto. Quando si accorse di Greg arrossì violentemente.
- Oh…eh, ciao Greg…-mormorò,
imbarazzata, sistemandosi un ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il ragazzo si
versò una generosa tazza di caffè. – Inconvenienti del fatto di lavorare di
notte.-
Lor fece un sonoro sbadiglio. – Già, e
poi ho fatto un incubo terribile: la prof di algebra mi legava ad una sedia e
mi interrogava davanti a tutti e poi mi ha chiesto i compiti…meno male che mi
sono svegliata.-
Grge si sedette su una sedia. –
Algebra?!? O santa puzzola…-
Lor annuì gravemente. – Proprio
algebra.-
Nick e Warrick entrarono nella stanza
discutendo.
- Ti dico che vinceranno i Dogers!-
esclamò Nick.
- Io scommetto sui Chicago Bulls.-
rispose tranquillamente l’altro.
Nick assunse un’aria schifata con
estrema drammaticità. – Come puoi scommettere sui Chicago Bulls?!? Come
puoi?!?-
Lor scrollò le spalle. – Beh, il
capitano è infortunato, li danno vincitori al 70%.-
- Cosa ne vuoi sapere, tu…- borbottò,
agitando la mano per aria.
Lor scrollò di nuovo le spalle e alzò
gli occhi al cielo.
In quel momento entrarono Grissom,
Sarah e Catherine, con aria grave.
- Ragazzi, abbiamo per mano un caso
delicato.- annunciò l’uomo, e i tre ragazzi più Lor si misero sull’attenti.
- Tre ragazze morte dissanguate,
cimitero Took. Nessuna traccia di sangue, una ferita di non specificato genere
sul collo ha provocato la morte.- continuò Catherine.
Lor si permise di fare un sorrisetto.
– Non vorrete portare altri cadaveri vampirizzati qui al centro, spero.-
Grissom spalancò gli occhi. – Credi
che siano…- mormorò, lasciando in sospeso la frase.
- Beh, sai com’è, cimitero, buchini
sul collo, niente sangue….-
Catherine scosse violentemente la
testa. – No no no no no no e ancora no. Non voglio assolutamente che questa
storia interferisca sul nostro lavoro. Andremo sulla scena del crimine, faremo
le nostre indagini e saremo efficienti come sempre.-
Nick alzò le braccia al cielo. – Non
so tu, Catherine, ma dopo che mi hanno detto che esistono i vampiri ho qualche
dubbio sul fatto che dovremmo fare come al solito.-
Sarah annuì, versandosi una tazza di
caffè. – Ha ragione. Dio, vi immaginate qualcuno che esce dalla tomba?- domandò
tremando.
Warrick rabbrividì. – Che schifo!-
Grissom scosse la testa. – Dai,
andiamo. Quel che sarà, sarà.- disse saggiamente.
– What ever will be, will be.-
canticchiò Greg.
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h. 08.52., 20.06.2002
Buffy aprì gli occhi lentamente,
svegliata dal buon odorino di frittelle che si sentiva nell’aria.
Si alzò e diede un’occhiata nella
cucina, dove Spike, con solo i pantaloni addosso e un sorriso enorme stampato
sul viso, cucinava frittelle e canticchiava allegramente una vecchia canzone.
Quando la vide le fece un sorriso sexy
come non mai, degno di una star, e lei non potè fare a meno di rispondere al
sorriso. Dio, sembrava così tanto un uomo innamorato, che cucinava frittelle
per la sua bella dopo l’amore.
- Sei ok, amore?- le chiese, vedendo
che si torceva le mani.
- Uhu, sì….solo pensavo…a come devo
comportarmi con te….- disse titubante.
Il sorriso che Spike aveva sul viso
scomparve e serrò la mascella.
- Sei pentita.-
- No! Solo che…- esclamò muovendo le
mani.
- Stavi pensando a lui?- sibilò, e
Buffy assunse un’espressione confusa.
- Lui chi?-
- Rispondi! Stavi pensando ad Angel?-
Buffy sgranò gli occhi. – Dio, no!- si
avvicinò a lui. – Non sono pentita, se è questo che vuoi sapere. E sì, è stato
bellissimo.- rispose, anticipando la sua domanda.
- Eri…eri lì con me?- chiese
titubante.
Buffy sorrise dolcemente. – Ero lì con
te, Spike.-
Lui la baciò, sorridendo. – Ti amo.-
- Grazie.-
Quando il vampiro si staccò da Buffy
lei corse in bagno, sgranando gli occhi.
Gli aveva risposto. Diavolo, quando le
aveva detto ‘ti amo’, lei aveva risposto. Non l’aveva mai fatto. La prima volta
che gliel’aveva detto il disgusto non le aveva fatto aprire bocca, mentre le
volte seguenti aveva abbassato la testa, in imbarazzo, ed era stata zitta.
Questa volta gli aveva risposto.
‘Grazie’.” E poi, grazie di cosa,
voglio dire? Grazie di amarmi, di farmi battere il cuore a mille, di farmi
sudare le mani, di farmi rivoltare lo stomaco tutte le volte che penso a te? E
io dovrei ringraziarti per questo? Pfui.” Pensò, mentre entrava sotto il getto
caldo della doccia.
Mentre si insaponava si chiese perché
avesse fatto sesso con Spike.
Sapeva benissimo la risposta, ma non
voleva ammetterlo con se stessa. Si stava innamorando. Di nuovo. E non voleva.
Las Vegas, appartamento di Greg
Sanders, h.07.41., 20.06.2002.
Greg appoggiò stancamente le chiavi di
casa sopra la mensolina e si diresse piano piano in cucina, gustando lentamente
il piacere di trascinarsi davanti al frigo, aprire al rallentatore lo
sportello, prendere fuori un budino al cioccolato e gustarselo in santa pace.
Si lasciò cadere mollemente sulla
sedia, pensando al nuovo caso. Sembrava impegnativo.
A dir la verità, da quando era entrato
a pieno regime nella squadra C.S.I. tutti i casi erano impegnativi.
Ripensandoci, da quando era entrato nella squadra la sua vita aveva preso una
piega maledettamente schifosa. La sua ragazza, Nadine, quella “bella, con due
meravigliosi occhi verdi e con le dita dei piedi a posto” (l’aveva descritta
così a Nick, il giorno dopo al loro primo appuntamento), l’aveva lasciato
(“Adesso datti alla pazza gioia, Greg!”avevano esultato i suoi amici single, “
Ma vaffanculo”, aveva risposto lui), e la sua vita sociale era calata da dieci
a zero, poiché lui era sempre troppo impegnato durante la notte e troppo stanco
di giorno per poter uscire.
Così la sua vita di ventiseienne si
era ridotta al centro C.S.I., ai colleghi, a casa sua, alla sessantenne della
porta accanto che gli faceva la spesa (“Dovrei essere io a fargliela” pensava
ogni volta che andava da lei a ritirare le buste, sentendosi in colpa) e,
qualche volta, al pub di fronte casa. Molto interessante. E dire che non era un
tipo solitario, era sempre stato il classico compagnone che si diverte a far
baracca.
Greg sospirò e lasciò cadere il
cucchiaino dentro il dolce gelatinoso, ancora a metà.
A lui piaceva il suo lavoro. Gli
piaceva davvero, e non voleva mollarlo, ma stava diventando un peso. Aveva
ventisei anni, buon Dio, poteva, anzi DOVEVA divertirsi. Sospirò di nuovo.
Sperava ardentemente che sarebbe
passata, la stanchezza che vedeva nei suoi occhi ogni volta che si guardava
allo specchio. Sperava che si sarebbe abituato a fare sette ore al giorno di
straordinario. Sperava che sarebbe passato quel brutto periodo, ma sapeva
benissimo che non sarebbe stato così.
Se non si fosse dato una mossa, presto
sarebbe divenuto un trentenne solo e scontroso, e a lungo andare sarebbe
diventato come Grissom. Rabbrividì. Non che Grissom fosse malaccio, anzi era un
gran buon capo e godeva del suo più grande rispetto, ma era un cinquantenne
solo, entomologo e che sapeva a memoria interi brani dei classici della
letteratura, il che faceva intendere che non fosse un veterano della vita
mondana.
Sì, si doveva dare decisamente una
mossa. La prima sarebbe stata invitare fuori Lor.
D’accordo, aveva dieci anni meno di
lui, ma era esageratamente carina ed anche simpatica, perciò perché no? E poi
tra gli adolescenti faceva figo uscire con quelli più grandi, e lui non era né
brutto né antipatico. Poteva farcela. In quel momento venne preso dal panico.
Da quant’era che non invitava una ragazza ad uscire?
Las Vegas, casa Grissom, h.07.43.,
20.06.2002.
Lor aprì il frigo e sgranando gli
occhi si rese conto che era paurosamente vuoto.
Sbadigliò ed aprì il freezer. –
Zioooooooo! Il frigo è vuotooooooooo!- chiamò.
Grissom riemerse dal bagno. – Hai
guardato nel freezer?- domandò, tirando fuori dalla dispensa un cartone di
succo d’arancia.
La ragazza lo guardò schifata. – Ma
qui c’è solo roba surgelata!-
Grissom scrollò le spalle, tirando
fuori un pacchetto di spaghetti surgelati. – Si chiama brunch.- rispose
tranquillamente.
Lor gli strappò il sacchetto di mano e
lo guardò sdegnata. – No, questo si chiama schifo! Sono rimasti dei cereali e
del latte, da qualche parte?- domandò, ridandogli il sacchetto.
L’uomo si grattò il mento. – PENSO di
averli messi nella dispensa.-
Lor lo guardò alzando le sopracciglia.
– Tu PENSI…?!? Il latte non va nella dispensa!-
Grissom agitò una mano. – Cioè, non
sono sicuro, forse sono nella dispensa o da qualche altra parte, non ci faccio
molto caso.-
Lor sbuffò, guardando dentro alla
dispensa. – Sì, ci sono dei cereali e del latte ancora chiuso a lungo conservazione,
per tua fortuna.- disse, afferrando dalla credenza una tazza e mettendosi a
mangiare.
Grissom riscaldò gli spaghetti nel
microonde e li mise nel piatto. – Sai, di solito mangio al lavoro, per questo
non tengo molto cibo in casa.-
Lor scrollò le spalle. – Questo si
capiva. Comunque non capisco perché ti ostini a non voler avere una vita
sociale.-
Grissom aggrottò le sopracciglia. – E
questo che c’entra?-
La ragazza sporse il labbro inferiore.
– Non c’entra niente, però mi sembrava il momento giusto per intavolare questa
particolare discussione. Dai, parla. Catherine mi ha detto che una volta uscivi
con una certa Teri Miller, perché non la chiami?-
Grissom la guardò, scettico. – Da
quando in qua ti interessi della vita sociale dei tuoi parenti?-
Lor sorrise e gli diede una
pacchettina sulla spalla. – Da quando ho scoperto di avere uno zio cinquantenne
e solo.-
- Voleva essere ironia?-
- No, è la cruda realtà.-
- Bah, lasciamo perdere. Tu piuttosto,
come sei messa?- domandò, curioso.
Lor arrossì. – Beh, uhu, un po’ di
tempo fa ho incontrato un tipo…è carino, simpatico, ma è molto più grande di
me. Se gli dicessi che mi piace probabilemente mi riderebbe in faccia. Mi
direbbe che è solo una cottarella da adolescente.-
Grissom fece un sorrisetto. – Per caso
è un tizio abbastanza alto, circa ventisei anni, veste sempre con camicie
strane, ha un senso dell’umorismo un po’ fuori dalla norma, si è appena mollato
con la sua ragazza e corrisponde al nome di Greg?- indagò innocentemente.
Lor arrossì violentemente e scosse la
testa. – No, ma che…- all’improvviso metabolizzò l’informazione. – Si è appena
mollato con la sua ragazza?!?- boccheggiò, poi prese a saltellare per tutta la
cucina.
- Yuppiiiiiiiii!- urlacchiò, poi diede
un bacio sulla guancia a Grissom. – Zio, sei il più mitico sulla faccia della
terra! Vado SUBITO a telefonare a Nancy, schiatterà d’invidia! Yuppiiiii!-
urlacchiò di nuovo, correndo nella sua stanza.
Grissom sospirò e riprese a mangiare i
suoi spaghetti. – Ragazze…chi le capisce è un vero genio.-
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h.08.58., 20.06.2002.
- Gnon siono gnente male!- commentò
Buffy, con la bocca ancora piena delle frittelle di Spike, che sorrise,
appoggiando il suo piatto nel lavello.
- Beh, in più di un secolo qualcosa
avrò pur imparato, no?-
Buffy sgranò gli occhi. – No, non è
che non sono niente male, sono davvero squisite!- esclamò mandando giù il
boccone. – Sembrano quelle di…- si rabbuiò improvvisamente. -…di mia madre.-
mormorò, stuzzicando con la forchetta l’ultimo boccone rimasto.
Spike si sedette sulla sedia vicino a
lei. – Vuoi parlarne?- le domandò, premuroso.
Buffy lo guardò, non era certo la
conversazione post-sesso che si era immaginata. Pensava che avrebbero litigato
furiosamente, che Spike avrebbe detto che lei lo amava con il suo solito tono
strafottente e che lei sarebbe stata costretta a impalettarlo per farlo stare
zitto. Invece erano seduti tranquillamente in cucina a trangugiare frittelle e
a parlare di Joyce. Decisamente meglio.
Scosse la testa. – No…sto bene,
davvero.-
Spike la guardò con l’espressione di
chi sa. – Non devi fingere con me, Cacciatrice. Non sono come i tuoi dannati
amichetti sfigati che vogliono farsi dire da te solo quello che vogliono
sentire. Puoi dirmi se stai male. – le disse sorridendo dolcemente, e lei
ricambiò il sorriso.
- È che mi sembra di non aver fatto
abbastanza per lei, capisci? Magari lei voleva che fossi una studentessa
migliore, o che abbandonassi il mio lavoro notturno, chessò…-sospirò.
Spike le sorrise rassicurante. – Da
come mi parlava di te non direi proprio.-
Buffy lo guardò sgranando gli occhi,
curiosa. – Cos’è che ti diceva di me?-
Il vampiro sorrise sornione.- Segreto
professionale del confessore di Joyce Summers.-
Buffy si agitò sulla sedia. –
Daidaidaidaidai!-
- Se proprio insisti…- sospirò, con
l’aria di uno che è stato stressato per ore. – Non faceva altro che ripetere di
quanto era bella Buffy, di quanto era intelligente Buffy, di quanto coraggiosa
era Buffy, di quanto brava era Buffy, e quando mangiava l’ultimo marshmallows
diceva sempre quanto le sarebbe piaciuto che un bravo ragazzo come me si
mettesse con te….-
Buffy arrossì. – Non ci credo.-
- Oh sì amore, diceva proprio così. Mi
sa che ci ha dato una mano, da lassù…-
Las Vegas, centro C.S.I., h.10.06.,
20.06.2002.
Nick sbadigliò e poi guardò Grissom
con aria assassina. – Adesso che ci siamo tutti ci puoi dire perché diavolo ci
hai chiamato di nuovo?!? Ti dice qualcosa il verbo dormire?!? Beh, è da tre
gironi che non lo facciamo!- chiese, adirato. Un’ora prima aveva chiamato tutta
la squadra e aveva ordinato loro di presentarsi al centro entro un’ora. In quel
momento erano tutti lì a guardare il capo in stato catatonico, a sbadigliare
ininterrottamente o, nel caso di Catherine, versarsi un’enorme tazza di caffè
nel tentativo vano di restare svegli.
Catherine scosse la testa,
affondandosi una mano nei capelli. – Veramente Grissom, dacci una spiegazione
plausibile o aspettettati che ti mandiamo al diavolo.-
Greg strinse gli occhi, nel tentativo
di mettere a fuoco la sala dopo un sonoro sbadiglio, mentre Warrick si
strofinava gli occhi.
- Dormire…- mormorò Sarah, mentre le
sue palpebre calavano e si rialzavano.
La testa di Lor cadde sul tavolino,
seguita da un gemito della ragazza. – Non potevo restare a casa, io? Non
potevo?…- domandò, affranta.
Grissom sbuffò nervosamente,
all’apparenza dannatamente sveglio. – Dove sono finiti i cari, bei vecchi tempi
in cui si fingeva di essere perfettamente svegli?- domandò cercando, come al
solito nel modo sbagliato, di tirare su il morale della “truppa”, ricevendo in
risposta sei occhiate omicide. – E va bene, d’accordo. Avete presente i
cadaveri delle due ragazze al cimitero Took?-
Catherine annuì per tutti.
- Beh, Brass ci ha fatto un giro
stamattina e…uhm…sono…come dire…spariti.- disse.
Lor sbattè la testa sul tavolino fino
a scheggiarlo. – Io l’avevo detto. Io l’avevo detto. – mormorò affranta. –
Adesso due vampire se ne vanno in giro per la zona del cimitero Took e Buffy
non è….- all’improvviso tirò sulla testa e si illuminò tutta. – Ma potrei
andarci io! Sì, sono una Cacciatrice anch’io! Cosa ci vorrà mai? Un paletto,
insomma basta spezzare una gamba di una sedia e….-
Greg le sorrise, interrompendo i suoi
sproloqui. – Lor, è giorno…- le disse.
La ragazza sbattè di nuovo la testa
sul tavolino. – Dio, sono una Cacciatrice schifosa.-
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h.09.02., 20.06.2002
Quando Spike uscì dalla doccia, solo
un asciugamano in vita e mille goccioline che gli scivolavano giù per il corpo
Buffy dovette resistere alla tentazione di saltargli addosso di nuovo. Riprese
a scribacchiare freneticamente il programma dell’allenamento di Lor, pur non
sapendo bene cosa scrivere.
Il vampiro le si avvicinò lentamente
da dietro e le mise le mani sopra le spalle, per poi massaggiarle, e Buffy non
potè fare a meno di lasciarsi scappare un sospiro di beatitudine.
- Cosa scrivi, amore?- le domandò
lentamente nell’orecchio, biascicando le parole in quel suo accento inglese che
ogni volta la faceva rabbrividire.
- Il programma dell’allenamento di
Lor.- rispose, sospirando. Dio solo sapeva se aveva mai conosciuto un uomo più
fantastico di Spike. Un uomo bello, sexy, intelligente, sarcastico e che ti
faceva i massaggi sulle spalle quando stavi facendo qualcosa di stressante.
- Ti andrebbe di fare qualcosa di più
divertente?- sempre quel sussurro provocante.
Buffy si ridestò improvvisamente dal
sogno. – No, Spike. Devo finire questo programma entro stasera perché chiama il
sig. Giles e lo vuole sentire, e se non lo faccio col cavolo che resto qui.
Perciò, lasciami fare.- lo ammonì, muovendo una mano mentre lui si siedeva
sulla sedia con un tonfo. – Posso darti una mano?- le chiese, anche se l’idea
non gli andava a genio.
Buffy annuì. – Credi che sia meglio
introdurre prima la tecnica di combattimento o l’uso del paletto?- domandò,
assorta.
- Uso del paletto.- rispose il
vampiro.
- Ma se non sa combattere a cosa le
serve saper usare il paletto?- domandò, più rivolta a se stessa che a Spike, che
scrollò le spalle. –Se uno si trova in pericolo è più utile saper usare il
dannato paletto che saper combattere, no?-
Buffy lo guardò indispettita. – Ma se
uno non ha il paletto a portata di mano?-
- E se a uno manca una gamba?- l’
apostrofò, sarcastico.
Buffy scosse la testa, scrivendo. –
Introduzione all’uso del paletto- disse sospirando.
Spike si grattò il mento, pensieroso.
– Pensi che stasera l’accompagnerà il maledetto zio?-
Buffy annuì. – Sarebbe più che naturale.
Se avessi una nipote di quell’età non la lascerei di certo andare in giro da
sola per Las Vegas.-
- E se venissero anche gli amichetti
potremmo addestrare anche loro, no?-
- Buffy, vivono a stretto contatto con
Lor, sono in pericolo come i tuoi amichetti, non credi?-
Las Vegas, cimitero Took, h.12.26.,
20.06.2002
Lor si asciugò il sudore dalla fronte,
esausta. Come era prevedibile, suo zio l’aveva portata con sé sulla scena del
crimine, e le aveva affidato l’incarico più faticoso e palloso sulla faccia
terra.
Ai suoi piedi c’erano le valigette dei
membri della squadra, aperte. Lei doveva correre qua e là sulla scena del
crimine a portare ai ragazzi le loro cose.
- Lor, qua serve il luminol!!-
- Lor, dammi un tampone!!- erano le
grida che per tutta la mattinata erano risuonate nel cimitero, attirando gli
sguardi attoniti dei visitatori. Era una giornata calda e umida, con il cielo
terso e di quel color grigio che fa pensare ad una pioggia imminente. Peccato
che fino ad allora non fosse caduta neanche una goccia. Ma grazie a Dio era ora
di pranzo, e sempre ringraziando Dio stavano per andarsene.
Lor chiuse la valigia di Nick e
sospirò, raggiungendo poi Grissom che guardava rassegnato i colleghi. – Nessuna
prova? Sicuri sicuri?- domandò implorante. Non aveva proprio voglia di avere a
che fare con il procuratore e dirgli che non avevano trovato nessun tipo di
prova. Eackly avrebbe gioito come minimo per due settimane.
Warrick scosse la testa, amareggiato.
– Qua intorno non c’è niente. Probabilmente se avessimo
I corpi…-
Lor sospirò, lasciando che le braccia
le cadessero sui fianchi. – Ma perché ve ne frega tanto? Sono solo due
cadaveri, o meglio due vampire. Se ne occuperà Buffy.-
Anche Cathrine e Sarah sospirarono. –
Vallo a dire tu al procuratore che “se ne occuperà Buffy”- borbottò la bionda.
Las Vegas, centro C.S.I., h.20.33.,
20.06.2002.
Lor saltellò da un piede all’altro,
nervosa.
- Dai zio!! Ti sbrighi?!? Devo essere
lì alle nove!-
In risposta Grissom si massaggiò le
palpebre, stanco da 36 ore di turno consecutivo.
- Devo aspettare le analisi, Lor.-
mormorò. – Non posso.-
La ragazza sbuffò. – Non poi chiedere
a qualcuno di sostituirti?-
- Stanno tutti per andare a casa,
Lor.-
Lor sbuffò di nuovo. – Ecco, lo
sapevo. È il mio primo allenamento e già non posso andarci. Uffa.- brontolò, lasciandosi
cadere sulla sedia con un tonfo.
In quel momento Greg entrò in
uffficio. – Griss, se non c’è più niente da fare io andrei a casa.-
Grissom annuì. – Ci vediamo domani,
Greg.-
Lor si illuminò e si voltò verso Greg.
– Tu per andare a casa passi dalla ventesima?- domandò, speranzosa. Il ragazzo
annuì. – Sì, perché?-
La ragazza si alzò. – Beh, vedi,
dovrei andare da Buffy, ma il mio zietto adorato non può accompagnarmi, perciò
mi chiedevo se…- domandò, lasciando in sospeso la frase e ammicando verso Greg,
che sorrise. – Prendi le tue cose e andiamo.-
Lor gli fece un sorriso a trentadue
denti. – Grazie.-
Diede un bacetto sulla guancia a
Grissom e trottellerò verso l’uscita con Greg.
Grissom continuò a guardare la porta,
incredulo. Quanto tempo era passato da quando qualcuno gli aveva dato un
bacetto sulla guancia? Scosse la testa. Quella strana ragazzina gli stava
incasinando la vita.
Las Vegas, macchina di Greg Sanders,
h. 20.41., 20.06.2002
Greg strombazzò per la quarta volta il
clacson del suo macinino, borbottando.
- Maledetto, chi diavolo ti ha dato la
patente?!?-
- Lo stesso idiota che l’ha data a
te.- rispose Lor ridacchiando.
Greg quasi saltò sul sedile, preso
alla sprovvista dalle parole di Lor. – Vuoi farmi venire un infarto?!?- disse,
distratto, mentre cercava con lo sguardo un cartello che indicasse la ventesime
strada. – Ventesima…ventesima…trovata!- esclamò, svoltando a sinistra.
- Numero?- domandò a Lor.
- 654.- rispose la ragazza.
Greg parcheggiò la macchina e lui e
Lor scesero, trovandosi davanti un palazzo bruttino e grigio. Spike e Buffy li
aspettavano davanti al portone, intenti a discutere animatamente…no,
diciamocelo, stavano litigando furiosamente.
- Vuoi portarla al cimitero al primo
allenamento?!? Ma sei andato fuori di cervello?!?- urlò la biondina.
- Beh, di sicuro è più interessante
che imparare ad usare il dannato paletto!!!- strillò il vampiro in risposta.
Greg e Lor si guardarono straniti.
- Oh, è interessante!! È a rischio
mortale ma è INTERESSANTE, capito?!?-
Lor li interruppe con un colpettino di
tosse. – Mi spiace interrompervi dai vostri urli su cosa sia più interessante
tra il cimitero o il paletto, ma io vorrei anche allenarmi.- disse
ironicamente.
Buffy si dipinse sulla faccia un
sorriso nervoso. – Bene! Sei pronta ad imparare AD USARE IL PALETTO?!?- disse,
sottilineando l’ultima pezzo di frase, mentre Spike alzava gli occhi al cielo.
Greg si avvicinò al vampiro e gli
diede una solidale pacca sulla spalla. – Sono donne, amico.-
Las Vegas, Ventesima strada n. 654, cortile
sul retro, h. 21.06., 20.06.2002.
Buffy tentò l’ennesimo calcio, che
come gli altri andò a vuoto. Lei e Spike erano nel cortile sul retro a
combattere da più di un quarto d’ora, ma sembrava che nessuno dei due desse
segno di cedimento. Buffy era più forte, Spike più veloce. Non potevano
battersi. Potevano solo ballare. Questi furono i pensieri di Lor, che, quasi
appiccicata a Greg, li osservava estasiata mentre lottavano. Era…era troppo
bello vederli insieme, vederli lottare, in una danza senza fine, in cui nessuno
sarebbe uscito vincitore, in cui
- Le abbiamo fatto vedere abbastanza,
non credi?- mormorò al suo ‘nemico’, che aveva le mani appoggiate sulle
ginocchia.
- Pensi che sia abbastanza,
Cacciatrice? Solo questo ti hanno insegnato, in sette anni?- rispose, in un
sussurro provocatorio.
Buffy raddrizzò la schiena, fiera. –
No, ma non è questo il momento, Spike.-
Spike si avvicinò di più a lei, fino a
sfiorarle il viso. – Per me è sempre il momento di ballare con te, amore.-
Las Vegas, Ventesima Strada n.654.,
cortile sul retro, h.21.18., 20.06.2002.
Lor tirò un pugno, che prese Buffy in
piena pancia. La bionda sorrise. – Così va bene, Lor!- si congratulò con la
neo- Cacciatrice che le rivolse un sorriso orgoglioso prima di tornare a
combattere.
Adesso seduto insieme a Greg c’era
Spike, che guardava orgoglioso le due Cacciatrici.
- Sono davvero maledettamente brave,
non credi?- domandò il vampiro, accennando col capo alle due ragazze.
Greg annuì. – Solo mi domando come
faccia Buffy a non stramazzare a terra, con tutti i calci che ha preso.-
Spike fece un sorrisetto amaro. – È
abituata a ben di peggio, credimi.- Il ragazzo si voltò con fare interrogativo
verso Spike. – Che vuoi dire?-
- Buffy ha affrontato di tutto.
Demoni, vampiri Maestri, Apocalissi…me. Non credo che i calci di una novellina
le facciano molto male.-
Greg aggrottò le sopracciglia. – Ha
affrontato te? Intendi che eravate nemici?-
- Ci puoi giurare. Nemici giurati.-
- Da come ti guardava prima non avrei
mai detto che foste stati nemici giurati.-
Questa volta fu il turno di Spike ad
aggrottare le sopracciglia. – Uhu?!?-
Greg lo guardò stranito. – Non te ne
sei accorto?!? Ti guardava come se volesse saltarti addosso da un momento
all’altro.-
Las Vegas, centro C.S.I., h. 17.29.,
21.06.2002.
- Spiegami perché diavolo il caso è
passato all’FBI?!?- abbaiò Grissom ad Eackly, il vicerettore, che scrollò
tranquillamente le spalle, rilassando la schiena contro la sedia del suo
ufficio.
- Vi lasciate scappare i cadaveri di
mano, Grissom, è naturale che poi perdiate il caso.- rispose l’altro, con tono
quasi canzonatorio. Da quando Eackly era diventato vicedirettore la vita della
squadra di Grissom era andata a rotoli. Li aveva divisi, mettendo Catherine a
capo di una squadra e ponendo Greg sotto il controllo di Grissom. Li aveva
divisi. E solo per questo Grissom lo considerava uno stronzo, figuriamoci poi
per le cavolate che l’uomo faceva quotidianamente.
Grissom si passò una mano tra i capelli.
– Cazzo, Eackly! Non è colpa nostra!-
L’uomo annuì, sempre canzonatorio. –
Infatti ho già provveduto a parlarne con Brass.- si avvicinò alla scrivania. –
Non credere che con me potrai fare quello che ti pare, come facevi prima. Qui
ci sono delle regole da rispettare, e me ne sbatto altamente del fatto che poi
le tue idee si rivelano giuste. Non me ne frega niente, Grissom, non ho certo
voglia di andare a presentare rapporto al procuratore. Vedi di comportarti
bene, o prima di quanto tu creda ti ritrovarai sbattuto fuori di qui a calci in
culo.- disse in un sussurro ostile, per poi riappoggiarsi allo schienale della
sedia. – Puoi andare.- lo congedò con un sorriso arrogante sul viso, che
Grissom gli restituì prontamente.
Grissom sbattè la porta della break
room e colpì con i pugni il tavolino di vetro, sotto gli sguardi attoniti di
tutti.
- Come sappiamo tutti, Eackly è uno
stronzo. – esordì, furente. – E ha deciso di passare questo caso all’FBI. Non
voglio assolutamente che lo risolvano prima. Siamo la migliore squadra C.S.I.
del paese, facciamo vedere a quei dannati bastardi chi è il migliore.
Catherine?- domandò, rivolto verso la donna. – Ho bisogno di sapere se tu,
Warrick e Nick sarete disponibili in ogni momento per questa indagine.-
La donna annuì. – Lo sai che se c’è da
sfottere Eackly sono sempre in prima fila.-
Grissom azzardò un sorrisetto, poi si
rivolse verso Greg. – Sanders, ho bisogno della tua specializzazione sui
minerali e sulla tua esperienza in laboratorio. Devo capire cosa diavolo c’è in
quel fottuto terreno.- in risposta il ragazzo annuì.
- Wowww! Non sapevo che usassi
espressioni così colorite!- fece Lor, seduta in un angolo e zitta fino quel
momento, con un fischio stupito. Grissom diventò viola dalla vergogna.
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h. 10.11., 21.06.2002.
Il trillo del suo telefonino svegliò
Buffy, teneramente abbracciata a Spike, con la testa sul suo petto. Ancora
nuda, saltellò giù dal letto e cercò a tantoni l’aggeggio infernale, tentando
di arrestare il rumore, ma per sbaglio premette il tasto per accettare le
chiamate.
- Pronto?- biascicò, con la voce
ancora impastata dal sonno e molto bassa, per non svegliare Spike. Dall’altro
capo del telefono le giunse una vocetta squillante ed eccitata.
- Buff, sono io!!-
- Ciao Will. Va tutto bene a
Sunnydale? Nessun demone in vista, vero?- domandò apprensiva.
- No, tutto tranquillo. Dovevi vedere
l’altro giorno Xander a fare la ronda. È stato messo k.o da un novellino e Anya
l’ha dovuto salvare. E lì da te? È bella Las Vegas?- strillò, elettrizzata.
La bionda fece un sorrisino. – La
città è molto bella e la nuova Cacciatrice è davvero in gamba, ma non è questa
la novità. Io ho fatto sesso con Spike!-
Per un minuto dall’altra parte del
telefono ci fu solo silenzio. – TU. HAI. FATTO. COSA?!?- ululò la rossa.
- Ho fatto sesso con Spike.-
- Hiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!
Io l’ho sempre detto che avreste finito per stare insieme, prima o poi.-
Buffy arrossì.- Beh, tecnicamente non
siamo insieme, sai?-
- Sei innamorata di lui?- le chiese a
bruciapelo Willow, lasciandola senza parole. Lo amava? Amava Spike, il mostro
senz’anima, la ‘cosa’ che non provava sentimenti? Le feceva battere il cuore a
mille e tremare le gionocchia?
- Sinceramente.- aggiunse Willow, in
attesa.
- Io…penso di sì.-
Las Vegas, centro C.S.I., h.19.47.,
21.06.2002.
Greg entrò titubante nell’ufficio di Grissom,
con in mano delle analisi, e si sedette sulla sedia con un tonfo, facendo
alzare gli occhi all’uomo che giocherellava con la penna.
- Greg?-
Il ragazzo annuì. – Si, beh, Mia (la
ragazza ke va a lavorare in laboratorio dopo ke Greg va in squadra cn Grissom,
N.d.A) mi ha dato il risultato di quelle analisi, ma…sì, insomma, in quel
terreno non c’è niente. Mi dispiace.- disse, alzando le spalle.
Grissom si tolse gli occhiali,
sospirando. – E domani verranno quelli dell’FBI.-
Il ragazzo sospirò in risposta.
In quel momento entrò Sarah, furiosa,
il viso arrossato e le mani chiuse a pugno pronte a volare sulla faccia di
chiunque avesse detto o fatto qualcosa di sbagliato. Diede un potente calcio
all’armadietto degli insetti di Grissom, che traballò, per poi rivolgersi ai
due uomini
- Eackly è il più stronzo, cornuto,
maledetto, egocentrico figlio di buona donna sulla faccia della maledetta
Terraaaaaa!!!- urlò, per poi sedersi sulla sedia accanto a Greg.
- Non possiamo più lavorare al caso.
Ha detto che faranno tutto i federali. – sbottò.
Grissom aprì e chiuse la bocca,
boccheggiando. – Ma…ma…-
Greg sbattè un pugno sul tavolo. – Ma
un dannato niente!! Quell’uomo non può fare quello che gli pare solo per i suoi
comodi!! Se vuoi fare il leccaculo, fallo ma lascia in pace noi poveri
Cristi!!-
Sarah si alzò in piedi agguerrita. –
Greg ha ragione! Gliela farò vedere io a quel brutto…-
Grissom sospirò, interrompendola. – Se
ha deciso così, vuol dire che il procuratore ha acconsentito e noi non possiamo
fare niente.-
Las Vegas, centro C.S.I., h. 19.57.,
21.06.2002
- Allora, secondo la versione
ufficiale, le due ragazze sono state uccise nel cimitero Took e la notte dopo,
quando i poliziotti della sorveglianza non erano ancora sul posto, i cadaveri
sono stati trasportati via da qualche ignoto.- ripetè Warrick. – Almeno secondo
la versione ufficiale dei fatti.-
- Esattamente, secondo la versione
ufficiale.- disse Buffy, appoggiata allo stipite della porta, il biondo al suo
fianco che guardava incuriosito gli attrezzi del laboratorio, che annuì alle
parole della ragazza. – Basta una parola e quelle sono polvere.- affermò,
prendendo una sedia per sé e per Buffy e sistemandole davanti al tavolino.
Nick li guardò straniti. – Cosa fate?-
Buffy lo guardò aggrottando le sopracciglia.
– Vi stiamo aiutando con il caso, non si vede?-
Catherine strabuzzò gli occhi. – Non
siete agenti, non potete farlo.-
Buffy scrollò le spalle. – Potreste
delegarci a collaboratori ufficiali, no?-
Greg scosse la testa. – Scusate, ma
non capisco. Sappiamo che le due ragazze sono vampire, eppure non vogliamo che
Eackly ci tolga il caso, e adesso si parla anche di collaboratori ufficiali.
Cosa stiamo indagando a fare? Lasciamo fare la figura di merda ai federali,
no?- disse, con un’ aria confusa sul viso.
Grissom aggrottò la fronte. – Beh, è
vero che stiamo indagando per niente, però se non lo facciamo perdiamo la
faccia con Eackly.-
Spike aggrottò le sopracciglia. – Ma
chi è questo dannato Eackly?- domandò.
Sarah fece un sorrisetto, accennando
alla porta. – È lui.-
Spike e Buffy si girarono verso
l’ingresso e si trovarono davanti un uomo che probabilmente andava verso i
cinquanta, ma che ne dimostrava novantacinque, con un’antipatica smorfia sul
viso e le braccia incrociate sul petto.
- Buonasera. Voi sareste?- domandò,
con qualcosa che voleva essere un tono sarcastico ma che suonò molto irritante.
- E lei?- chiese, rivolto verso Spike,
il quale gli rivolse un sorriso cattivo.
- Spike.- soffiò, guardandolo maligno,
e sul viso di Eackly comparve una nota di terrore.
- Be…b…bene…al…allora io vado…mormorò,
per poi dileguarsi in fretta e furia dalla sala riunioni.
I membri della squadra guardarono
Spike come si guarda un eroe che ti ha appena salvato dal gigante cattivo.
- Come-diavolo-hai-fatto?- sillabò
Warrick, esterrefatto. Nessuno era mai riuscito a liquidare Eackly prima degli
otto minuti, soprattutto loro. In risposta Spike gli rivolse lo stesso sorriso
maligno, e Warrick rabbrividì. – Capisco.-
Greg lo guardò curioso. – Tu sei un
vampiro, vero?-
Spike sorrise e poi annuì. – Già. Come
fai a saperlo?-
Il ragazzo scrollò le spalle. – Beh,
sei pallido. Un uomo non può essere tanto pallido ed essere vivo. Però non hai
i denti lunghi.-
Spike ridacchiò. – Credimi, tu non
vuoi vederli i miei denti lunghi.-
Nick si dondolò sulla sedia. – Devi
solo sorridere, no?-
Appena Nick finì di parlare, il viso
di Spike si tramutò in quello della caccia. I begli occhi blu erano stati
sostituiti da freddi occhi gialli, il viso si deformò e dalle sue labbra
spuntarono due enormi canini. Nick per poco non cadde dalla sedia, mentre gli
altri della squadra lo guardarono strabuzzando gli occhi in un “pallato” enorme
alla Fantozzi.
Spike ridacchiò. – Piaciuto?-
Lor rigirò la tazza di caffè tra le
mani, sospirando. Non le piaceva neanche, il caffè.
Si sentiva decisamente di troppo, in
quella situazione, con Buffy, Spike e il team in riunione mentre lei era
costretta a stare nella break room a guardare la tv. Nick le aveva detto che
lui e Warrick stavano cercando finanziatori per acquistare una Playstation. Lor
sorrise. Quando volevano quei due ci si mettevano davvero d’impegno.
Persa com’era nei suoi pensieri, non
si accorse neanche che il Dr. Robbins era entrato nella break room.
-Lor.- la salutò, tuffandosi nel
frigorifero, per poi riemergere con un nachos che sembrava aver visto tempi
migliori. Fece una faccia schifata, ma invece di buttarlo via lo rimise nel
frigo. Lor fece un sorrisetto. Uomini, tutti uguali.
- Dr. Robbins.- rispose.
- Che si fa di bello ?- le chiese,
versandosi del caffè, e in risposta la ragazza scrollò le spalle.
- Ci si annoia.-
Robbins sorseggiò il caffè. – Le tue
amiche?-
Lor sospirò. – Tutte in vacanza.
Naturalmente, tutte tranne me.-
Il dottore fece un sorrisetto, poi si
avviò verso l’uscita.
- E… Lor?-
- Uhu?-
- Dagli tempo.-
Buffy si massaggiò le tempie, stanca.
Quello non era certo un lavoro per lei. Quello era un lavoro da cervelloni, e
lei non lo era di certo.
Mentre lei faticava un casino per
stare dietro ai C.S.I.s, Spike sembrava molto interessato. Aveva già dimostrato
di intendersi di geologia, chimica e fisica, anche se con le leggi fisiche era
rimasto…all’800. A suo tempo doveva essere stato un alunno brillante, al
contrario di lei, che a mala pena capiva la matematica. Si sentiva di troppo,
in quella situazione, mentre tutti parlavano di composti chimici e del
contenuto del terreno.
Si alzò dalla sedia e vide Spike, che
guardava dentro al microscopio, ridere con Sarah di qualcosa. Un’ondata di
gelosia le infiammò le vene. Era così che lui l’amava, eh? Filtrando con le altre
donne! E nemmeno più belle di lei, pensò stizzita.
Buffy lanciò un’occhiata furente in
direzione della bruna, che parve notarla. Come si permetteva quella di
camminare sulla SUA proprietà?!? Spike era suo. Stava con lei.
- Io…io…credo che andrò a farmi un
caffè…- mormorò, incurante del fatto che gli altri non l’avessero sentita.
Lei si sentiva a disagio lì dentro,
con sei scienziati, tutti più intelligenti di lei, che parlavano di cose a lei
sconosciute. E Spike non cercava di farla sentire a suo agio, come era solito
fare, e questo le dava fastidio. Lui…lui aveva trovato una cosa in cui non la
coinvolgeva, e le faceva male. Lei voleva capire tutto di lui, non voleva
essere tagliata fuori dalle cose che gli piacevano. Ma, dopotutto, era quello
che lei aveva sempre fatto con lui. Quando mai l’aveva coinvolto, cercando di
non farlo sembrare sempre il terzo incomodo? Quando l’aveva fatto? Entrando
nella break room, con le lacrime agli occhi, capì quando male lui aveva provato
ad essere sempre stato tagliato fuori dalla sua vita.
Buffy si appoggiò sullo stipite della
porta e si asciugò una lacrima solitaria, non notando Lor, seduta al tavolino.
- Tu…tutto bene, Buffy?- le domandò
apprensiva, mentre la bionda accenava un sorriso.
- Problemi di cuore?-
- Come lo sai?-
La bruna sospirò. – Riconosco i
sintomi.-
Buffy sorrise e si sedette sulla sedia
di fianco alla ragazza. – Un ragazzo?-
Lor annuì tristemente. – Già. Più
grande di me, bello, simpatico…in poche parole per me è irragiungibile.-
La bionda le diede una pacchettina
sulla spalla. – Non buttarti giù così. Vedrai che…-
- Se ti dicessi chi è non diresti
così.- la interuppe.
- Vuoi dire che lo conosco?-
- Greg Sanders.- sospirò di nuovo Lor.
Buffy fece un sorrisetto. – Non è poi
così irrangiungibile, dai.-
La bruna strabuzzò gli occhi. – Ha
quasi dieci anni più di me, Buffy!-
- Si vede che siete una bella coppia,
voi due.-
Buffy arrossì violentemente. – No,
noi…cioè, non siamo proprio insieme, ma…insomma, sinceramente non lo so come
siamo messi.- sospirò, lasciando cadere la sedia contro lo schienale. – Voglio
dire, il giorno prima è tutto zucchero e panna e ‘ti amo da morire’ e il giorno
dopo ci prova con Sarah. Non so cosa pensare.-
Lor strizzò gli occhi. – Con Sarah?
Ah, no no, lei è già impegnata con mio zio.- sentenziò.
Bufffy assunse un’espressione confusa.
– Uhu?-
- Quei due sono da caso clinico. Anzi,
mio zio è da caso clinico. Non ci prova neanche se lo paghi, piuttosto
preferisce soffrire in silenzio quando gli altri uomini la invitano ad uscire.
Greg compreso.- disse, rabbuiandosi.
Per volere del Fato o di qualche altra
forza mistica che Giles si sarebbe subito messo a studiare, Greg entrò nella
break room per la pausa caffè proprio in quel momento.
- Io compreso che?- domandò, curioso,
versandosi del caffè.
Lor arrossì violentemente. – Uhu,
beh…ecco…-
- Voleva dire che anche tu…beh, lo sai
no?- disse Buffy, strizzandogli l’occhio, mentre lui la guardava confuso. –
Vero Lor?-
La ragazza annuì. – Lo sai Greg, no?
Quella cosa…-
- Sì, giusto quella cosa, e io adesso
devo proprio andare…- disse, sparendo con un fretta micidiale.
Greg guardò Lor con un’espressione
perplessa. – Cosa intendeva dire?-
La ragazza sventolò una mano,
sorridendo divertita. – Oh, a dire la verità non lo so neanch’io, ma se a lei
sta bene…-
Fece per alzarsi dalla sedia. – Beh,
io vado a fare un giro. –
Lor inciampò rovinosamente nella
sedia, e si ritrovò nel giro di un secondo nella braccia di Greg, che la
sorreggevano. Oh, equivoca situazione!
- Questa posizione…è un po’…- mormorò
lei, in imbarazzo.
- Sì, lo so…-
Tum-tum, tum-tum. Il battito della
ragazza accellerò quando si rese conto di quanto erano vicini. Lui avrebbe
potuto allungare un po’ il collo e…i suoi pensieri si interuppero quando le
labbra di Greg si posarono sulle sue. Lei!! Greg stava baciando lei, Lor Megan
Grissom, di anni sedici-diciassette fra un mese, residente a Las Vegas, Nevada.
Gli gettò le braccia al collo e
rispose appassionatamente al bacio.
In quell’istante Catherine e Warrick
pensarono bene di andare a controllare se Greg stesse bene, visto che erano
ormai dieci minuti che era in “pausa caffè” e li trovarono che si stavano
limonando appassionatamente. Warrick sgranò gli occhi come se non avesse mai
visto due persone baciarsi, mentre Catherine fece un sorrisino e trascinò il
collega fuori dalla stanza.
- Lui…lei…- mormorò l’uomo, ancora in
trance.
- Sì, Warrick?- rispose, Catherine,
sorridendo sotto i baffi. Cavoli, se Warrick non aveva capito che quei due si
filavano dietro in amore era proprio un fesso.
Il bruno sventolò una mano. – Niente
Catherine, niente.-
- Come credi che la prenderà Grissom?-
domandò Warrick a Catherine, mentre si dirigevano verso la sala riunioni.
Catherine alzò le spalle.
- Non lo so. Insomma, Greg è molto più
grande di Lor, ma Grissom lo conosce e penso che si fidi di lui.-
- E se non lo fa?-
La bionda sventolò il pugno per aria,
con espressione battagliera. – Se non lo fa? Beh, gli sistemo io quella faccia
da secchione pesce lesso che si ritrova.-
- Dov’è Greg?-
Una domanda. Una semplice domanda.
Perché bastava così poco per metterlo in crisi? Pensò Warrick, sospirando e
passandosi un mano tra i capelli.
- Uhm…- borbottò, incerto.
- Devi dirmi qualcosa, Warrick?-
domandò Grissom, con il solito tono da Santissima Inquisizione Spagnola.
- Io niente, Griss. Ma Catherine sì, non
è vero?- rispose, guardando speranzoso la collega, che sbuffò, lanciandogli
un’occhiata della serie: “soliti-uomini-pisciasotto”.
- Allora Catherine, dov’è Greg?-
- Beh, in questo preciso istante credo
si stia baciando appassionatamente con tua nipote.-
Grissom quasi rovesciò il microscopio.
– COSA?!?-
- Quello che ho detto, Grissom.-
- Nononononononono, temo di non aver
capito. Cosa diavolo sta facendo Greg?!?-
-
Si-sta-baciando-appassionatamente-con-tua-nipote. Quale pezzo di frase non ti è
chiaro?-
Sarah, Nick e Spike ridacchiarono per
la reazione di Grissom. Guardava Catherine con gli occhi impossibilmente
sgranati, e la sua mano tremava come se gli avessero che era appena arrivato il
giorno del giudizio.
- Oh. Uhu, ehm…bene. Vai a chiamarlo e
digli che abbiamo bisogno di lui, qui. – borbottò Grissom, abbassando gli occhi
sul microscopio. Catherine sorrise.
- Sei OK, Grissom?-
L’uomo annuì. – Sì, uhm…so…sono OK.
Devo lasciarle fare le sue esperienze, no? È…è…insomma, è normale, giusto?-
borbottò, a disagio. Dio, quando si trattava delle persone lui non sapeva. Non
sapeva come comportarsi, cosa fare, lui non lo sapeva. Quando c’erano di mezzo
le prove lui era il migliore. Oggetti…non parlano, non sentono, non possono
essere feriti. Da lui. Da quello che era, che avrebbe cambiato molto
volentieri. Chessò…avrebbe voluto la grinta di Catherine, il sarcasmo sottile
di Nick, la simpatia e la voglia di vivere un po’ pazza di Greg. Avrebbe voluto
avere tutte queste qualità, ma non le aveva, e doveva sforzarsi di fare la cosa
giusta. Per Lor, per quella nipotina adolescente che non conosceva molto bene
ma alla quale sentiva che si stava già legando, perché lei si aspettava che lui
facesse la cosa giusta. Allora doveva chiedere, indagare, capire come ci si
comporta con gli adolescenti. Era giusto lasciarle baciare Greg? Era giusto
permetterle di innamorarsi?
- Se Lindsay baciasse un ragazzo che
ha dieci anni più di lei e che io non conosco penso che le darei una punizione
a vita, ma qui e adesso stiamo parlando di Greg e Lor, che conosciamo e di cui
ci fidiamo…perciò non vedo perché dovresti vietarglielo.- rispose la bionda.
Spike sorrise. – Non può. Non può
vietarglielo. L’amore non è un fatto di testa, di cervello. È passione, che ti
squarcia da dentro e ti fa fare quello che vuole.- Detto questo si alzò e si
diresse verso la porta.
- Ehi, dove vai?!?- gli chiese Sarah.
Spike fece un sorrisetto.
- Devo vedere una persona.-
Las Vegas, centro C.S.I., h.20.32.,
21.06.2002.
Buffy si strinse nella magliettina
rosa a maniche corte che si era messa la mattina. Faceva freddo a Las Vegas di
notte, avrebbe dovuto portarsi una giacchettina. Si domandò perché fosse
freddo. Erano o no nel deserto? Ad un tratto si ricordò una lezione di scienze
alla Emery, e al professore che parlava di escursione termica…Ah, ecco.
- Amore?-
Una voce che conosceva bene le arrivò
alle orecchie come la lama di un coltello. Non voleva vederlo e non voleva
parlargli.
- Andiamo! Che c’è?-
Buffy si girò verso di lui, con le
lacrime agli occhi. – Che c’è?!? Hai anche il coraggio di chiedermi che c’è?!?
Ci provi con Sarah, non ti basta?!?- gli urlò contro furibonda. Nessuno poteva
permettersi di prendere in giro Buffy Summers.
Un sorriso si distese sul volto
preoccupato di Spike. – Sei gelosa.-
Spike le cinse la vita da dietro,
possessivo. – Tu sei solo maledettamente mia.- le mormorò all’orecchio. – E io
sono geloso di te.-
- Non…non è vero… - bofonchiò Buffy in
risposta, appoggiandosi a lui. Lo amava. Dio, se lo amava.
- Sì invece, perché ti amo.-
- Non…non…è vero…tu…-
Spike la fece girare e la guardò
dritto negli occhi. – Ti ho detto mille volte che ti amo. In tutti i modi, in
tutti i luoghi. Dovrebbero fare una soap- opera su di noi, sai?- disse,
ironico, e Buffy ridacchiò con le lacrime agli occhi.
- La chiamerebbero Impossible love.-
rispose Buffy, guardando alla sua destra.
A Spike venne quasi un colpo al cuore.
Buffy aveva detto amore? Inteso tra lei e lui o riferito solo a lui? Decise
comunque di riprendere il suo discorso.
- Ascolta. Io…lo sai che ti amo. Ora
sta a te decidere. Se mi ami…beh, sarà magnifico. Se non mi ami, sei libera di
tornare a Los Angeles dall’orsacchiotto dolce e la pseudo- storia tra me e te
rimarrà solo una dolce e segreta parentesi nella mia vita millenaria.-
Buffy sorrise, carezzandogli una
guancia. – Se ti dico che ti amo cosa vinco?-
Sul volto di Spike si dipinse la
sorpresa pura. – Tu…cosa?-
- Ti amo, Spike. Amo il vampiro che
dice sempre ‘maledetto’ o ‘dannato’ e che mi fa imbestialire venticinque ore su
ventiquattro e amo il poeta segreto che mi dice ‘ti amo’ venticinque ore su
ventiquattro. Amo te. E no, non tornerò dall’orsacchiotto dolce. Nell’ultimo
anno, grazie a qualcuno che conosco molto bene, mi sono accorta che era TROPPO
dolce. A me piacciono gli uomini d’azione.-
Spike sorrise, baciandola. – Chi è
questo santo?-
- Tu, Spike.- rispose, senza staccare
le labbra dalle sue.
Dopo un bacio interminabile ed
infuocato, Spike si staccò dalla sua Cacciatrice e la guardò con un sorrisino.
– Così a te piacciono gli uomini d’azione, eh?- chiese, e senza attendere
risposta la prese in braccio e la caricò sulla DeSoto.
Las Vegas, centro C.S.I., h.20.31.,
21.06.2002.
- Com’è stato?-
Lor si toccò le labbra ancora gonfie
per il bacio, poi fissò Greg sorridendo, incredula che quella meraviglia fosse
capitata proprio a lei.
- Direi molto wow.- rispose.
Greg tirò il fiato, sentendo la
tensione allentarsi. Strano a dirsi, ma aveva avuto paura di non aver baciato
abbastanza bene, cosa che non gli era mai capitata.
Guardò la giovane di fronte a lui e
avvampò violentemente. Cosa diavolo aveva fatto? Lor era MINORENNE, e se
Grissom l’avesse saputo l’avrebbe come minimo scuoiato vivo.
- Io…io…devo andare…- bofonchiò,
correndo via dalla break room. Cosa gli era preso? Agire così d’impulso non era
da lui. Ma quando l’aveva vista lì, tra le sue braccia, così bella ed
imbarazzata, non aveva saputo resistere. Aveva avuto bisogno di baciarla. Ne
aveva avuto bisogno come l’aria.
Greg entrò nella sala riunioni
imbarazzatissimo e rosso come un peperone. Cercò di fare poco rumore per non
attirare l’attenzione, ma naturalmente rovesciò uno sgabello e l’attenzione di
tutti i C.S.I.s nella stanza fu rivolta a lui.
- Tutto bene, Greg?- domandò Nick,
trattenendo a stento le risate. Se c’era una cosa che adorava fare era prendere
in giro Greg.
- S…sì…- farfugliò il ragazzo,
raccogliendo lo sgabello.
- È successo qualcosa nella break
room, per caso, Greg?- rincarò la dose Nick.
Se possibile, il ragazzo avvampò
ancora di più. – Niente che non potesse succedere, Nick.- brontolò,
infastidito, sedendosi vicino a Sarah.
- E cosa, precisamente, Greg?-
- Adesso basta, Nick. Non vedi com’è in
imbarazzo?!?- lo rimproverò Catherine.
- È proprio per questo che mi diverte
prenderlo in giro.-
Greg fece un sorrisino imbarazzato e
cercò di smuovere la situazione. – Allora Griss, novità?- domandò, ma non
ricevette risposta. Il suo capo continuava a guardarlo, cercando nei suoi occhi
un qualche segno che gli rivelasse i suoi sentimenti.
- Che intenzioni hai, Greg?- gli
domandò, conciso e telegrafico come sempre.
Greg spalancò gli occhi e arrossì di
nuovo. – Su che cosa, Grissom?-
- Ma su Lor, idiota!!- esclamò
Warrick, scompigliandogli i capelli con aria scherzosa.
- Allora?!? Che intenzioni ha il
ragazzone?- domandò Sarah, divertita. Greg sembrava così un bambino, con il
viso arrossato e l’espressione imbarazzata di chi non sa che pesci pigliare,
che a Sarah faceva quasi tenerezza. Si sentiva come una mamma con un figlio
alle prese con la prima vera cotta.
- Pe…penso serie, ecco…-
E tutti i C.S.I.s giù a ridere come
dei cretini, scompigliandogli i capelli, esclamando cose tipo “ ma guarda il
nostro Greggo!” e (Nick e Warrick) a dargli sonore pacche sulla schiena,
neanche fosse loro figlio. Sarah e Catherine lo guardavano commosse, quasi con
le lacrime agli occhi, mentre Grissom se ne stava in disparte, imbronciato.
Ad un certo punto il capo decise di spiaccicare
parola. – Guardi che se ti azzardi a farla soffrire ti torco personalmente il
collo.-
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h. 22.47., 21.06.2002
Buffy rise, e rise ancora, ubriaca di
felicità. Era felice, adesso, lo sapeva. E amava Spike, questo era un fatto
certo. Lo amava. Amava colui che in passato aveva tanto odiato, seppur
rispettandolo come nemico e, sì, anche come alleato. Dall’odio nasce l’amore
più grande, dicevano sempre i saggi. E mai per Buffy queste parole furono più
veritiere.
- A cosa pensi, amore?- le domandò
Spike.
- A come mai ti sei innamorato di me.
Ero tua nemica.-
Spike rise e la girò sulla schiena,
portandola sotto di lui. – È impossibile non innamorarsi di te, amore.-
Il vampiro ci pensò su un attimo,
cercando le parole giuste. – È quello che hai dentro che ti rende affascinante.
Una bella Cacciatrice, fiera, orgogliosa, forte, indipendente…magnetica. Hai un
nonsoche che ti lascia a bocca aperta. La prima volta che ti ho vista, io…sono
rimasto stordito, sinceramente. Era così bella, attaccata alla vita e giovane,
che ho pensato che non sarei mai riuscito ad ucciderti. Tu sei quella che mi
completa. Non te ne accorgi, quando combattiamo? Tu…-
- Io sono più forte, tu più veloce…noi
non combattiamo, balliamo. L’abbiamo sempre fatto.- mormorò lei, alzandosi dal
letto e andando alla finestra, da dove si intravedevano le luci della sera.
- A volte tutto questo mi spaventa.-
continuò lei, posando una mano sul vetro freddo. – Il fatto di completarsi, di
essere la metà di una mela. Mi spaventa a morte, perché se dovesse succederti
qualcosa, io…non so che farei, senza la mia metà. Ho paura che se stiamo
insieme, il Consiglio o qualche altro impiccione che ama cacciare il naso negli
affari altrui si accorga che sono troppo felice, e siccome una Cacciatrice deve
essere sempre concentrata sulla missione e non su altro, decida di portarti via
da me. Io non sono pronta a stare senza di te. Lo so che è egoistico…per una
volta vorrei essere felice, con l’uomo che amo…ma non me lo permetteranno,
Spike. Lo sento.-
Il vampiro l’abbracciò da dietro e
affondò il viso nel suo collo. – Io non ti lascerò mai. E se mai lo vorrò fare,
sei autorizzata a impalettarmi all’istante.-
Spike annuì. – È una promessa,
Cacciatrice.-
Las Vegas, casa Grissom, h.00.54., 22.06.2002.
Il trillo del telefono dello zio
svegliò prepotentemente Lor, che inutilmente aveva pensato di farsi una bella
dormita, dopo tre giorni di quasi completa assenza di riposo.
Si affacciò in camera di Grissom per
dirgli di rispondere, ma vide che l’uomo riposava beatamente e così decise di
scendere lei.
Scese le scale a tantoni a afferrò
l’odioso arnese, posto sul tavolo della cucina.
- Pronto?- biascicò.
- Grissom!! Dove diavolo sei?!? Io ti
strozzo! Dannati federali…-
Lor scostò un poco il telefono
dall’orecchio. L’irruenza e il tono di voce di Brass a volte le facevano venire
il mal di testa.
- …sì, adesso…no, lo voglio
adesso…cazzo!! Dov’è Eackly?!? Grissom, ti voglio in centrale fra dieci
minuti!-
- Non sono Grissom, Brass.-
- Oh, non m’importa chi diavolo sei,
basta che fai venire qui Grissom, e in fretta!!-
- Ok.-
Lor chiuse la comunicazione, ormai
completamente sveglia. Un giorno avrebbe dormito, per grazia di Dio.
- ZIOOOOOOOOOOOO!- urlò, aprendo lo
sportello del frigo per prendere del succo d’arancia.- BRASS TI VUOLE IN
CENTRALE FRA DIECI MINUTI!!!!-
Sulla soglia della cucina apparve
Grissom, con due occhiaie allucinanti e i capelli brizzolati arruffati.
- Brass vuole cosa?!?-
Lor scrollò le spalle.- Boh. Ha detto
di andare subito in centrale, non ho fatto a tempo a chiedergli altro. –
Grissom scosse la testa, passandosi
una mano tra i capelli. – Vestiti.-
Las Vegas, centro C.S.I., h.01.03.,
22.06.2002.
Lor spalancò la bocca quando entrò. I
bei corridoi blu chiaro, le pareti di vetro, l’ex laboratorio di Greg. Sangue.
Tanto sangue. Corpi. Paramedici dagli sguardi preoccupati. Sangue. Tanto
sangue. Rosso vermiglio, intenso. Una scritta. Per lei. O per Buffy. È uguale,
erano la stessa cosa. Una scritta, di vernice rossa, vermiglia, di un colore
che ricordava tanto il sangue. Che forse è sangue. Una scritta. “ Ti abbiamo
trovata. Morirai così”.
Represse un conato di vomito. Sangue.
C’era troppo sangue lì dentro.
Vide un paramedico passare davanti,
sorreggendo su una barella un corpo che Lor conosceva bene. Mia. Attaccata ad
un respiratore. Era ancora viva. Eackly, l’odioso Eackly, anche lui su una
barella. Non si muoveva, non aveva un respiratore. I suoi abiti erano inzuppati
di sangue. Sul collo, uno squarcio. Negli occhi, spalancati, vitrei, privi di
un qualsiasi bagliore, una muta richiesta d’aiuto, un grido di terrore mai
espresso. E morte.
Lor spalancò gli occhi. Attraverso la
vetrata del laboratorio scorse Greg, rannicchiato contro una parete, la camicia
imbrattata di sangue e una ferita sul collo. Muto terrore negli occhi. Una
croce nella mano destra.
Gli occhi della ragazza si riempirono
di lacrime, e non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un grido di dolore.
Mentre correva dentro il laboratorio, lanciò uno sguardo a suo zio, corso da Warrick
e Catherine, vivi e avvolti in due plaid neri. Nei loro occhi, il terrore non
c’era. Forse un po’ di paura, e disgusto per tutto quel sangue. Fortunatamente,
quando era successo quel disastro, erano su una scena del crimine. Siano
benedetti i nuovi casi.
- Greg!!GREG!! Stai bene?!? GREG!!-
Un paio di occhi marrone chiaro, pieni
di lacrime e preoccupazione, e altri due occhi, neri, che di solito brillavano
di una luce birichina che rendeva il proprietario completamente fuori di testa,
si incrociarono.
- Loro…loro sono terribili…molto
peggio di Spike…belve…-
- Vampiri?-
Il ragazzo annuì. – Io…io avevo preso
una croce, sai…da quando ho scoperto che ci sono i vampiri…io ho pensato…una croce
non può fare che bene, giusto? Così l’ho presa. Quando hanno attaccato, ho
pensato di potere difendere tutti…ma loro sono forti…uno mi ha anche morso, ma
gli ho piantato la croce nel petto, così se n’è andato…ma ha morso Mia e anche
David…e non ho potuto fare niente…-
Lor gli accarezzò una guancia. –
L’importante è che tu stia bene…Mia è viva…adesso ti porto dai paramedici così
ti curano quella brutta ferita…-
Lor aiutò Greg ad alzarsi, lo portò
fuori dal laboratorio e lo affidò alle cure di un paramedico.
Sangue. Tanto sangue. Sui bei corridoi
blu chiaro, sulle pareti di vetro, dentro l’ex laboratorio di Greg. Una
scritta. Di sangue anche quella. “Ti abbiamo trovata. Morirai così.”
Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”,
h.03.36., 22.06.2002.
Lor si massaggiò gli occhi, cerchiati
da profonde occhiaie di preoccupazione e stanchezza.
L’infermiera di turno uscì dalla
stanza di Greg e le rivolse un sorriso.
- Il suo amico sta bene. Ha perso
molto sangue e temo dovrà stare in osservazione un paio di giorni, ma niente di
grave. Può andarlo a vedere, se vuole.-
In risposta la ragazza le rivolse un
sorriso grato ed entrò nella stanza, chiudendo la porta.
Greg era sdraiato sul letto, ad occhi
chiusi, ma si vedeva che non stava dormendo. Troppo sangue in un solo giorno.
- Ehi.- lo salutò debolmente,
andandosi a sedere sulla sedia di fianco al letto.
- Ehi.- rispose sussurrando lui,
aprendo un poco gli occhi.
Quando Greg aprì gli occhi, a Lor
venne quasi un colpo al cuore. I suoi occhi non brillavano più d’allegria e di
voglia di vivere. La tristezza di fondo che Lor aveva sempre visto dentro di
essi era riemersa, prepotente. In quegli occhi neri tanto belli ed espressivi
non c’era più la luce. Solo tristezza. Rabbia, terrore, forse. Ma soprattutto
tristezza. Pareva così innaturale da vedere, in quegli occhi ridenti da
bambino. Ma c’era, e tanta. Tanta da far paura, perché è innaturale vedere la
tristezza negli occhi di chi porta sempre una ventata d’allegria, ovunque vada.
- Come stai?-
Le labbra di Greg si stirarono in un
sorriso pallido. – Come se mi avessero appena schiacciato col tritasassi, ma
nel complesso sto bene.-
La ragazza sorrise. Eccola, di nuovo,
la luce. Vai, sconfiggi la tristezza.
- Grissom e gli altri?- le domandò
lui.
- Credo che si stiano già mettendo al
lavoro.-
- Pensa che non dovevo essere lì.
Avevo già fatto tre ore di staordinario, potevo andarmene a casa, ma non l’ho
fatto. Per fare il duro, probabilmente. Per dimostrare a tutti che Greg Sanders
era in grado di sostenere 48 ore di turno consecutive. E per questo ci potevo
rimanere ammazzato.-
Il ragazzo cambiò bruscamente
discorso, tanto che lì per lì Lor non aveva capito di cosa stesse parlando.
- Poteva capitare a chiunque.-
Greg la fissò. – No, non a chiunque. A
me. Sai, una volta, quando ancora tu non abitavi con Grissom, ci fu un
incidente sulla tangenziale. Un autobus finì fuori strada, nove morti. Per i
primi soccorsi avevano chiamato tutti gli agenti. Mi presentai lì, anche se non
ero qualificato, e rischiai di mandare tutto a puttane, scusa la parola. C’era
un uomo che stava male, tutto insanguinato. Nick mi disse di chiamare qualcuno,
ma io rimasi fermo immobile, paralizzato dalla vista del sangue. Quell’uomo…è
morto. Non per colpa mia, ma poteva esserlo. Poteva morire per colpa mia, perché
Greg Sanders voleva dimostrare che era in grado di lavorare sul campo. Sono
stato stupido, ma solo quando ho rischiato di rimetterci io ho capito QUANTO lo
sono stato. Sono un idiota. Sono un idiota, ecco tutto. Signori e signore, ecco
a voi Greg Sanders, l’idiota più idiota del momento! Fate un’offerta per
comprargli un cervello nuovo, signori, perchè il suo non funziona!- disse
amaramente, mentre gli occhi di Lor si riempivano di lacrime.
- È vero Greg, sei uno stupido.-
affermò Lor, con la voce rotta dal pianto. Il ragazzo la guardò sorpreso,
aspettandosi da lei parole di conforto. – Sei uno stupido perché vuoi
dimostrare a tutti che sei in grado di fare le cose che fai, quando tutti sanno
benissimo che sei in gamba. Sei idiota perché pensi che gli altri ti ritengano
poco intelligente, quando al laboratorio si fa fatica a trovare un tuo degno
sostituto. Greg Sanders, tu sei stupido perché pensi che gli altri ti ritengano
stupido!- la voce di Lor si alzò di un’ottava, e lungo le sue guance iniziarono
a scorrere le lacrime. – Cazzo, Greg!! Non capisci che non c’è bisogno di non
dormire per tre giorni per essere un bravo C.S.I.?!? Non capisci che nessuno lì
dentro ti chiede di più di quello che tu non sia in grado di dare?!? Non
capisci che non sei continuamente messo alla prova?!? Non capisci che ti stavi
per far ammazzare per dimostrare cose che gli altri sanno già?!? Perché non
hanno promosso Hodges, se tu sei così idiota?!? Perché, Greg?!? Pensi che
ritengano che uno che è laureato in Chimica e specializzato in Geologia non sia
in grado di fare il suo lavoro?!? Se pensi questo, o vuol dire che sei
completamente un idiota o che hai qualche problema di autostima!!!-
Detto questo, la ragazza si alzò violentemente
dalla sedia e andò alla finestra, asciugandosi con una manica le lacrime.
- Ti ho visto lì, sanguinante, quando
sapevo che avresti dovuto essere a casa a dormire, e ti avrei ammazzato. Ti
avrei fatto male, più di quanto tu ne avevi fatto a me.- le lacrime ripresero a
scorrere. – Dio, Greg, non capisci che anch’io ho dei sentimenti?!? Posso
interessarmi se sei stanco o non stai bene?!? Posso avere il diritto di avere
una paura tremenda di perdere qualcuno a cui tengo?!? Non farlo anche tu, Greg.
Non lasciarmi, come hanno fatto i miei genitori. Non ne posso più. Troppe
persone se ne sono andate dalla mia vita, senza nemmeno dirmi addio. Non sono
pronta a perdere di nuovo qualcuno. Specialmente te.- disse, andandogli vicino
e puntandogli il dito contro. – Non lasciarmi mai.-
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h.03.40., 21.06.2002
Il cellulare trillò, e
- Pronto?-
- Buffy, sono Grissom.-
- Salve. Si può sapere come mai mi
chiama alle...-lanciò un'occhiata all'orologio sulla parete e a Spike,
profondamente addormentato. -...tre e quaranta di notte?- domandò, acida.
- È un'emergenza, altrimenti non ti
avrei ma chiamato. Oggi la centrale ha subito un attacco da persone ancora
ignote, che hanno anche ucciso della gente. C'è sangue dappertutto, e una
scritta sulla parete. Non abbiamo ancora certezze, ma pensiamo sia rivolta a
Lor. È una minaccia di morte, ed è per questo che vorrei che la controllassi.
Al momento lei e Greg, che è stato ferito, si trovano nell'ospedale Saint
Micheal, vicino al Ritz Hotel, un qualunque tassista è in grado di arrivarci.
Puoi?-
Buffy annuì. - Conti su di noi.-
Las Vegas, ospedale "Saint Micheal",
h.03.58., 21.06.2002
Buffy battè impaziente il piedino per
terra, sbuffando, mentre Spike litigava furiosamente con la segretaria
dell'ospedale.
- Le ho appena detto che è
maledettamente importante.- soffiò, cercando disperatamente di mantenere la
calma. La donna, di pelle nera e con una bella stazza, arricciò le labbra.
- E io le ho appena detto che se non
siete familiari non potete entrare.-
- Amici. Siamo amici.-
Buffy sbattè la mani sul bancone,
guardando la donna con rabbia. - Senta, lei, non abbiamo tempo da perdere. Il
ragazzo che dobbiamo vedere ha appena visto morire molti dei suoi colleghi, e
la ragazza che è con lui è stata minacciata di morte, quindi ci faccia entrare,
invece di parlare a vanvera sul fatto che è tardi.-
La donna la guardò impressionata e
fece un cenno con la testa, invitandoli ad entrare.
- Stanza 5.-
Buffy annuì e con Spike si diresse
verso la stanza. Il vampiro bussò piano alla porta, e dall’altro del muro
provenne uno strascicato “avanti”.
Di fianco al letto c’era una sedia, su
cui era seduta Lor, addormentata, mentre Greg era seduto sul letto a gambe
incrociate, coperte da un plaid.
- Ehi.- salutò debolmente, alzando
piano la testa verso i due arrivati.
Buffy chiuse piano la porta e fece un
cenno col capo.
- Tutto ok?-
Greg annuì. – Sì.-
- Vuoi parlarne?- chiese Spike, in un
improvviso attacco di sensibilità. Buffy lo guardò orgogliosa.
Il ragazzo scrollò le spalle, e prese
a guardare la notte fuori dalla finestra.
- Cosa c’è da dire? È stato orribile. Ho
visto…visto morire delle persone…che…che…non ci voglio pensare.-
Buffy si sedette sul letto,
guardandolo comprensiva. – Hai sempre la sensazione che avresti potuto fare di
più. Che avresti potuto salvarle.-
- Io…io potevo farlo…avevo una croce…-
mormorò, la voce incrinata dal pianto. – Ma non ho fatto niente…li ho guardati
morire…-
Buffy scosse la testa, poggiandogli
una mano sulla gamba. – È sempre orribile. Lo è sempre. Non ti riesci ad
abituare a vedere le persone morte. Riesci solo a pensare a quello che avresti
potuto fare. Ed è orribile ogni volta, perché dentro di te sai che non avresti
potuto fare di più. Non avresti potuto.- disse, guardando un punto imprecisato
sul pavimento.
Las Vegas, centro C.S.I., h.03.40.,
22.06.2002
Warrick infilò un tampone dentro ad un
sacchettino, sospirando. Girò lentamente la testa, fino ad incrociare gli occhi
di Grissom. Dentro a quegli occhi azzurri si poteva leggere la rabbia, che non
avrebbe mai potuto sfogare su qualcuno. Avrebbe potuto urlare fino a farsi uscire
gli occhi dalle orbite, imprecare, spaccare tutto, ma la rabbia non se ne
sarebbe mai andata. Come puoi essere in collera con qualcuno che non hai mai
visto in faccia?
- Cazzo!!!-
Nick urlò, quando si trovò tra le
braccia quel cadavere. Urlò. Urlò forte, tanto forte che così non aveva mai
urlato in vita sua. Aveva visto tanti corpi morti, ma mai come quello. Mai come
il corpo di quella donna dalla pelle grigiastra e dagli occhi verdognoli
spalancati in un grido di terrore. Abiti inzuppati di sangue, tanto sangue che
Nick faticava a credere che fosse solo suo. Graffi sul viso, sulle mani, sulle
gambe. Il collo squarciato, letteralmente. Squarciato.
Un conato di vomitò lo assalì
prepotente, impedendogli per un un buon paio di minuti di pensare lucidamente.
- Chi diavolo ha fatto questo?-
mormorò l’uomo, passandosi una mano tra i capelli e aggrottando la fronte
imperlata di sudore.
Catherine alzò la testa e guardò Nick.
– Non lo so. Davvero, non lo so. Ormai non so più niente.- sussurrò in
risposta, buttando indietro la bella chioma biondo-rossiccia e scuotendo la
testa. Sarah si alzò in piedi e si mise le mani sui fianchi, guardando
preoccupata i jeans macchiati di sangue.
- Questo…questo non è possibile,
veramente. – sentenziò, riprendendo a raccogliere campioni di sangue. – Qui
dentro c’è troppo sangue. Per tutto questo sangue dovrebbero essere morte circa
una cinquantina di…- la giovane s’interuppe bruscamente, fissando prima Nick e
poi gli armadietti, diventando bianca come la neve. Si avvicinò piano agli
sportelli, aprendoli uno ad uno.
Uno, due, tre corpi. Quattro, cinque,
sei. Sette, otto, nove. Dieci…
Sarah aprì l’armadietto di Lor. Un
uomo morto cadde fuori. In realtà non si sarebbe potuto definire propriamente
un uomo, a prima vista. Sembrava più un animale sbranato dai leoni. Non si
intravedevano neanche i lineamenti del viso.
Una scritta. Anche quell’uomo aveva
una scritta. Di sangue pure quella.
“Dulcis in fundo”.
Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”,
h. 07.23., 22.06.2002
- E ora in esclusiva le immagini della
Centrale della Polizia Scientifica di Las Vegas dopo quello che è già stato
ribattezzato “il massacro dei giustizieri”…-
Greg guardò con rabbia la giornalista
che conduceva il telegiornale e spense la televisione. Cazzate. Ci aveva messo
poco ad impararlo, quando era stato assunto alla Centrale. Le cose che dice la
tv sono tutte cazzate. Cazzate per impaurire la gente, per impietosirla, per
tranquillizzarla, per scatenare l’opinione pubblica, ma erano sempre e comunque
cazzate.
- Sei scampato a quello, giusto?-
domandò l’infermiera, appoggiata allo stipite della porta con in mano un
vassoio, accennando con il capo alla televisione.
Greg annuì stancamente. – Sono un
membro del turno di notte della polizia scientifica.-
Quando era stato promosso dire quelle
parole lo riempiva di orgoglio. Quante volte aveva tirato fuori il distintivo,
esclamando con voce sicura “Greg Sanders, scientifica”, gonfiando il petto,
tronfio? Non se lo ricordava più. Greg sapeva solo che era molto orgoglioso. Di
avere un posto di riguardo alla scientifica, di lavorare con i migliori C.S.I.s
del paese. Lo faceva sentire speciale. Lo faceva sentire un dio. Mentre adesso
si sentiva il più depresso degli uomini.
Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”, h.07.23.,
22.06.2002.
Buffy sorrise sulle labbra di Spike
mentre lo baciava.
- Credi che abbiamo fatto bene a
lasciarlo solo?- mormorò lei, circondandogli il collo con le braccia.
- Se la caverà.- rispose Spike,
mordicchiandole il collo.
Buffy gettò la testa all’indietro e
ridacchiò, appagata. – Ho già detto che ti amo, Spike?-
- Mai abbastanza, amore.- rispose il
vampiro, riprendendo il possesso delle dolci labbra della Cacciatrice.
- Dio, ma come fai a baciare così?-
bofonchiò lei.
In risposta, Spike le infilò la lingua
in bocca, facendola gemere.
- Ci cerchiamo un posticino?-propose
Spike. Buffy ridacchiò e i due si infilarono in un saletta d’attesa vuota.
Lor scosse la testa, mescolando con un
cucchiaino lo zucchero del suo cappuccino.
Avrebbe voluto tanto avere qualcosa
anche lontanamente simile a quello che avevano Buffy e Spike. Amarsi senza
ritegno e senza vergogna, suscitando sguardi invidiosi da parte di tutti. Era
così romantico. La ragazza sospirò estasiata, immaginando lei e Greg che si
baciavano appassionatamente nei corridoi dell’ospedale.
Manco a dirlo, l’oggetto delle sue
fantasie fece la sua comparsa proprio ora, sedendosi al suo stesso tavolo, con
un sorriso triste sul volto.
- Ehi.- la salutò, chiamando con un
gesto la cameriera del bar dell’ospedale.
Lor lo guardò sorpresa. – Cosa ci fai
qui?-
- Non sopportavo più di vedere Buffy e
Spike amoreggiare in corridoio. È disgustoso, quei due sono più sdolcinati del
miele ricoperto di zucchero.-
Lor sospirò. – Invece è coooooooosì
romantico.-
Las Vegas, cantina Colombo street,
h.06.12., 22.06.2002
Il vampiro dagli occhi verdi girò
lentamente il capo, guardando con aria di superiorità il suo servo che tremava
terrorizzato.
- Avete fatto quello che vi ho
chiesto?- domandò lentamente, quasi temesse che il vampirello di fronte a lui
non fosse abbastanza sveglio da capire le sue parole.
Il servo annuì. – Una carneficina come
avevate chiesto, signore.-
Il vampiro strinse gli occhi. – Avete
bevuto il sangue?-
Il servo scosse la testa frenicamente.
– Neanche un goccio, signore. L’abbiamo sparso per i corridoi e sui muri, come
avevate chiesto, signore.-
Il vampiro dagli occhi verdi si
strofinò le mani, soddisfatto. – Bene, l’abbiamo colpita al cuore. Il ragazzo
che ama è morto, e lei è più vulnerabile…-
- Permettemi di corregervi, signore,
ma il ragazzo non è morto. Aveva una croce, signore…- mormorò il servo,
abbassando gli occhi intimidito.
- Non vi ho forse insegnato a superare
le soglie imposte dal dolore fisico?!?- abbaiò, rivolto ai suoi servi, spiaccicati
contro al muro. – Non vi ho insegnato che il dolore è solo una debolezza per i
mortali?!? Non vi ho insegnato questo?!?-
Si avvicinò ad un vampiro dai capelli
neri, facendo strisciare la lunga veste viola sul pavimento. – Tu, Marcus, hai
avuto paura della croce?-
Il ragazzo annuì con il capo
abbassato. Il vampiro maestro glielo rialzò con due dita.
- Non ne avrai più.- affermò,
piantandogli inaspettatamente un paletto nel cuore.
Rialzò gli occhi, ora gialli, sugli
altri servi. – Volete fare la stessa fine?- domandò, e loro scossero la testa.
– Bene allora. Portatemela qui, insieme all’Anziana. Vive.-
Las Vegas, centro C.S.I. provvisorio,
sala interrogatori, h.08.01., 22.06.2002
- Così lei avrebbe avuto questa
“visione” e si sarebbe precipitata da noi, per raccontarci la sua versione dei
fatti.- ricapitolò ironicamente Brass alla donna dai grandi occhi stralunati
che sedeva di fronte a lui. – E lei si aspetta che io ci creda?-
La donna abbassò gli occhi sul
pavimento. – Quello a cui lei crede non è affar mio.-
Grissom scrutò la donna da dietro il
vetro divisorio. Era magrissima, con le ossa che le spuntavano da tutte le
parti. I capelli ricci, legati in una coda, fuggivano da tutte le parti, mentre
i grandi occhi nocciola non stavano fermi un attimo, scrutando la stanza e la
parete divisoria. Con lei sembrava quasi che il potere di quel vetro di non far
vedere agli interrogati le persone che ci stavano dietro fosse annullato.
Sembrava che stesse osservando lui e Catherine, soppesandoli con lo sguardo, giudicandoli.
Grissom rabbrividì, non gli piaceva essere letto come un libro aperto.
Catherine si girò verso di lui. – Hai
anche tu quella sensazione?- mormorò, e in risposta l’uomo annuì.
- Lei ha dei begli occhi.- affermò la
donna, guardando il vetro.
Brass corrugò le sopracciglia. –
Scusi?-
- La donna che sta al di là della
parete. Ha dei begli occhi.-
Brass indietreggiò, spaventato,
guardando la donna con timore. – Come…come…-
Grissom entrò nella stanza e sbattè le
mani sul tavolino. – Chi diavolo è lei?-
- Non le è chiaro, signor Grissom?-
L’uomo spalancò gli occhi, e la donna
fece una risatina sciocca. – Oh, quello. Beh, sa com’è, al liceo insegnano
anche a leggere.- disse, accennando con capo al cartellino di riconoscimento
che Grissom aveva appuntato al petto.
- Comunque, il mio nome è MaryJane
Johnson, piacere.- si presentò ingenuamente, tendendogli la mano, che Grissom
strinse titubante.
- Gil Grissom, piacere.-
Gli occhi della donna scrutarono la
stanza. – Gilbert…bel nome.-
Grissom corrugò le sopracciglia. –
Come fa a sapere che mi chiamo Gilbert, scusi?-
Jane gli sorrise. – Gil è il
diminutivo di molti nomi, fra cui i più comuni Gilbert e Gillian, e dato che
Gillian è un nome da donna ho semplicemente pensato che lei si chiamasse
Gilbert.-
Quella donna era furba. Furba e pazza.
Grissom scosse la testa. – Lei ha
detto che ha “visto” il massacro, giusto?-
Il viso della donna aveva cambiato
espressione. Gli occhi nocciola erano spalancati, le mani scheletriche dalle lunghe
dita si muovevano dolcemente nell’aria.
- Lui ucciderà la corteccia
dell’albero, insieme al prato verde. Lui ucciderà in un notte senza stelle,
dove anche il Destino sembrerà attendere risposte, dove la luna non farà luce
sui sentieri di chi si è perduto. Una notte nera, dove il sangue scorrerà lungo
i fiumi della vita, e romperà l’argine. Lui ucciderà la corteccia e il prato
verde, o rimarrà ucciso da loro.-
Il lampo di luce che aveva brillato
negli occhi di Jane se ne andò come era venuto, lasciando la donna accasciata
sulla sedia, ansante.
- Desidero parlare con lei.- affermò,
sicura.
- Lei chi?-
-
Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”,
h.08.06., 22.06.2002.
Buffy mugolò contro le labbra di Spike
quando sentì il vibracall del cellulare vibrare dentro alla sua tasca.
- Aspetta un attimo, amore.- gli
disse, rispondendo all’aggeggio.
- Pronti.- disse ironica.
- Buffy, sono Grissom. Io…qui…diciamo
che c’è stato un problema.-
- Che tipo di problema?- domandò lei,
allarmata.-
- Non un tipo di problema grave. Un
problema del tipo
‘solo-Buffy-può-risolverlo-perché-è-la-Cacciatrice-e-una-signora-pazza-chiede-di-lei’.-
- Uhu…beh, sarebbe OK. La sede
provvisoria è subito dopo la curva a London Street.-
- Arrivo.-
Buffy chiuse la comunicazione e guardò
Spike con aria colpevole.
- Ti dispiace restare qui con Lor e
Greg? Mi hanno chiamato in centrale.-
Spike le diede un bacino sul naso e la
guardò con aria accattivante.
- Uhm, sembri quasi una poliziotta, e
questo mi fa venire in mente un certo giochino con le manette…-
Las Vegas, centro C.S.I. provvisorio,
sala interrogatori, h.08.19., 22.06.2002
Buffy rabbrividì impercettibilmente
quando incontrò gli occhi della donna davanti a sé. Così duri e freddi, vuoti.
Vuoti. Buffy vedeva solo degli ammassi di cellule, in quel momento. Ammassi di
cellule dure e fredde.
- Desiderava parlarmi, signora?-
domandò delicatamente e con estrema lentezza, quasi stesse parlando con un
malato di mente.
- Odio quando mi trattano come una
pazza.- sibilò invece di rispondere alla domanda della ragazza. Si sporse verso
Buffy, guardandola dritto negli occhi. – Ti sembro pazza?-
Buffy scosse la testa lentamente. –
Io…non intendevo. Mi scusi.-
La donna sorrise, e i suoi occhi
nocciola riaquistarono all’improvviso calore. – Bene, Buffy. Tu sai chi sono?-
- MaryJane Johnson.- si interuppe un
attimo, guardandosi intorno e abbassando la voce, piegandosi confidenzialmente
in avanti verso Buffy.
- Veggente del Consiglio sotto
copertura.-
Jane scosse freneticamente la testa,
sgranando gli occhioni. – Nononono. Non dovrei nemmeno essere qui. Loro…loro
non vogliono fartelo sapere perché pensano che potresti agire in modo
sbagliato, ma io so che sei perfettamente in grado di affrontare ogni cosa
intralci il tuo cammino e so che meriti di sapere quello che sta accadendo.
Vedi, la morte di Faith non era scritta. Nessuna di noi veggenti l’aveva
prevista. Non sapevamo che sarebbe stata attivata una nuova Cacciatrice, e
nessuno di noi era pronto ad una cosa del genere. Ma ci siamo adattati bene,
era un nostro sbaglio ed eravamo pronti ad ammetterlo, poi abbiamo scoperto che
il potere di Lor non è stabile. Non è stato trasferito completamente da Faith a
Lor, ed esso può andare disperso, o qualcuno può appropriarsene. Una setta di
vampiri, guidata dal Maestro di questa città, vuole appropriarsi del potere di
Lor sfruttando un momento in cui passerà da Lor ad una Faith di un'altra
dimensione e con esso uccidere anche te. Capisci quello che intendo, Buffy? Un
vampiro con il potere della Cacciatrice, che se riuscirà a mantenerlo per sette
notti sarà stabile. Tu devi impedirlo, devi impedire che Lor venga uccisa. Io
non oso immaginare cosa avverrebbe se…se il potere passasse ad un vampiro.-
Buffy annuì. – C’è…c’è un modo per
rendere il potere di Lor stabile?-
- No, non c’è. Non c’è alcun
incantesimo, rito o altro per farlo. Il suo potere è malfermo, potrebbe
trovarsi nel bel mezzo di una lotta con un vampiro e non avere più la sua
forza.-
- Perché? Perché è successo questo?-
- Perché da un’altra parte, in un’altra
dimensione, Faith è ancora viva. E reclama il suo potere.-
Buffy uscì sconvolta dalla sala
interrogatori, e subito venne circondata dai C.S.I.s che la guardavano
impazienti, in attesa di risposte.
- Allora?- domandò Grissom, piegando
la testa di lato.
Buffy chiuse gli occhi e scosse la
testa, scotendo una mano. – Il…il vampiro Maestro vuole uccidere Lor per
appropriarsi del suo potere, il resto è una tiritera inutile su mondi paralleli
e cose non previste. –
Grissom guardò
Buffy lo guardò con aria di
superiorità. – Non succederà.-
Las Vegas, centro C.S.I. provvisorio,
break room, h. 08.26., 22.06.2002
Buffy rigirò per l’ennesima volta il
cucchiaino nella tazza di caffè, massaggiandosi gli occhi stanchi.
- È tutto ok?- le chiese Sarah,
entrando e facendola sobbalzare.
La bruna si versò del caffè, girandole
le spalle. – Penso che tutti siamo stanchi, qui.-
- Non intendevo in quel senso.-
Sarah si girò a guardare
- Che intendi?-
Buffy scosse la testa. – Tutto.
L’essere Cacciatrice, il dover difendere sempre il mondo. A volte vorrei essere
normale. Vorrei essere come te. Realizzata sul lavoro, senza troppe
responsabilità, con una vita affettiva normale. Vorrei avere tutto questo.-
Sarah fece un sorriso amaro. – Tu hai
tutto, Buffy, è solo che non te ne rendi conto. Un uomo che ti ama, amici con
cui uscire la sera e a cui confidare tutto. Delle persone che ti amano
sinceramente per ciò che sei.
Io non ho niente di tutto ciò, eppure
sono “normale”, come dici tu. Sono instabile, scelgo uomini emotivamente non
disponibili e ho qualche problema con l’autorità, perciò non credo proprio di
avere una vita migliore della tua. Guardati. Tu sei bella, forte, innamorata,
coraggiosa e non ti spaventa niente. Sei
Sarah si alzò e si accinse ad andare
via.
- Sarah?- la fermò Buffy.
- Sì?-
- Lo troverai.-
-Chi?-
- Il qualcuno che sarà sempre lì per
te.-
Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”,
h.09.17., 22.06.2002.
Compleanno. Era il suo compleanno.
Ventidue giugno duemiladue. Diciassette anni. E lei se lo era scordato. Era un
paradosso. Una persona che si scordava del proprio compleanno era un vero
paradosso. Ma dopotutto, con tutti i pensieri che aveva in testa, non era poi
così strano.
- Lor, ci sei?-
La voce di Greg la ridestò dai suoi
pensieri. – Sì, sì, scusa.- mormorò lei, scuotendo la testa e massaggiandosi la
testa.
Il ragazzo, seduto sul letto nella sua
stanza d’ospedale, la guardò inclinando la testa.
- C’è qualcosa che non va, vero?-
Lor fece un sorrisino. – Mi sono
scordata del mio compleanno.-
Greg la guardò spalancando gli
occhioni neri. – Oggi è il tuo compleanno?!? Vaaaai, festa grande!!-
La ragazza scosse la testa, ridendo. –
Greg!!! Ti sembra il momento di pensare a queste cose?!?-
Greg scrollò le spalle. – Ehi stella,
è il tuo compleanno, possiamo fare quello che vuoi. Festa grande, discoteca,
orgia…-
- GREG!!!!- urlò Lor scandalizzata,
seppur ridendo.
- Ah, mi sembra di tornare ai tempi
del college…quelli si che erano bei tempi, con dei veri rave party…-
- Io ho sentito dire che hai perso la
verginità a ventidue anni.- lo interruppe la ragazza, ironica, facendolo
arrossire.
- Io…io aspettavo solo di essere
pronto, ecco.- balbettò Greg in risposta.
- Dì pure che nessuna ti voleva,
amico.-
- Questa è maledettamente pesa,
passerotto.- intervenne Spike, rimasto in un angolino e muto fino a quel
momento.
- Eh, lo so, ho un umorismo pungente,
modest…- si vantò, per poi venire interrotta da una cuscinata di Greg.
- Ma dove, in fondo ai piedi?!?- le
domandò il ragazzo.
- Io almeno non analizzo le prove in laboratorio
travestendomi da vampiro e ascoltando musica rock!!!-
- Peeeeesa…- fece Spike.
- Beh, almeno io non voglio andare a
cacciare i vampiri di giorno!!-
- Peeeeeeesissima…- disse di nuovo il
vampiro, facendo una smorfia.
- Che ne sai tu, mica sei una
Cacciatrice!!-
- Sì, Cacciatrice dei miei stivali,
chiamiamo i Grimm e gli facciamo scrivere la storia!-
- Aha, allora ammetti di leggere
ancora le fiabe!!-
Greg arrossì. – Non ho detto questo!-
urlò.
- Mamma, mamma, mi leggi
‘L’addormentata nel bosco’? Non riesco a fare la nanna…- gli fece il verso lei.
-Beh, almeno io c’e l’ho ancora, una
madre!-
Un silenzio gelido calò nella stanza
d’ospedale, facendo rabbrividire i presenti.
Lor si irrigidì e serrò la mascella. –
Grazie per avermelo ricordato.-
- L…Lor…i…io non…volevo…-
- Non fa nulla.- disse gelida la
ragazza, stringendo la maniglia della porta fino a farsi diventare le nocche
bianche.
- Scusa…io…-
- Ti ho già detto che non fa nulla.-
sibilò di nuovo la ragazza, uscendo dalla stanza che stava diventando
insopportabilmente piccola.
Spike guardò Greg che tormentava le
lenzuola, nervoso.
- Questa te la potevi risparmiare,
amico.- disse Spike, rigirando il dito nella piaga.
- Lo so, lo so. Mi è uscita.-
- Non pensi che dovresti chiederle
scusa?-
Greg alzò lo sguardo su Spike,
interrogativo. – L’ho già fatto.-
- Io intendevo con un fiore, idiota.
Le donne adorano i fiori.-
- Tu lo sai che sei dannatamente
stupido, vero?- domandò Spike, rivolto a Greg, guardandolo con aria superiore.
Il ragazzo annuì e lo guardò
inviperito. – Non c’è bisogno di ripertermelo ogni due secondi, lo capisco da
me.-
Spike scosse la testa e gli diede un
sonoro schiaffo sul coppino (N.B. non so se è dialetto, comuque il coppino è la
base della nuca). – Stupido.-
Greg chiuse gli occhi. – Grazie.-
mormorò affranto.
- Quando una donna ci piace, non le si
dicono frasi offensive o maligne sui suoi defunti genitori, sai Sanders?- disse
Spike, guardando le ben tirate tende alla finestra, per evitare che i raggi del
sole entrassero nella stanza.
Greg roteò gli occhi. – La vuoi
piantare?!?-
Il vampiro riportò il suo sguardo blu
sul ragazzo di fronte a se. – Ti fa andare in corto circuito, vero?-
Greg annuì. – Prima mi fa incazzare e
le vorrei spaccare il muso, l’attimo dopo è tutta dolce e deliziosa e adorabile
e incantevole e…-
Spike lo interruppe con un gesto della
mano. – Ho afferrato l’idea, Sanders. Insomma, sei innamorato di lei.-
Il ragazzo sgranò gli occhi. – No, no,
innamorato no. Non mi definirei innamorato, ecco. –
- Ti senti un po’ pedofilo perché lei
è minorenne e sai che è sbagliato ma non ne puoi fare proprio a meno. Questo è
amore, stupido di un Sanders.-
Lasciando il ragazzo a rimuginare
sulle cose appena dette, Spike si avviò verso la porta, ma si bloccò un attimo
prima di uscire.
- Sanders?-
- Sì?-
- Non lasciartela scappare.-
- Ok.-
- E…Sanders?-
- Dimmi.-
- I tuoi genitori sono per caso
norvegesi?-
- Uhu?-
- È tipico dei norvegesi fare figure
di merda. E non sono neanche buoni da mangiare.-
Spike si sedette sulla sedia di fronte
a Lor al tavolino del bar dell’ospedale.
La ragazza non lo fissò neanche. –
Scommetto che Greg ti ha mandato qui a chiedermi scusa e tutto il resto. Tipico
da uomini idioti.-
- Sì, beh, Sanders è un idiota, ma non
mi ha mandato qui a chiederti scusa. Quello lo deve fare maledettamente da
solo.-
Lor guardò il vampiro sorpresa. –
Uhu…beh…questo è buono.- disse titubante.
Spike la guardò con aria di chi sa. –
Avresti voluto che lo facesse, vero?-
La bruna abbassò il capo per nascondere
il rossore che si era diffuso sulle sue guance.
Spike alzò le braccia e gli occhi al
cielo. – Per l’Inferno maledetto, ma che dannata malattia avete voi due?!? Vi
piacete?!? Bene, prendetevi una stanza e sfogate i bollenti spiriti, non
urlatevi contro!! Diavolo, ci vanno di mezzo anche le mie orecchie!!-
Lor alzò la testa e spalancò la bocca,
come per parlare. – No…no, questo è meno buono, decisamente meno buono.- riuscì
infine a balbettare.
- Non è buono essere innamorati?-
Lor si mise sulla difensiva. –
Innamorati? Non siamo innamorati, assolutamente no, ci mancherebbe anche che
fossimo innamorati, ma che schiocchezza assurda, innamorati, ma per favore…-
- Hai ripetuto la parola innamorati
quattro volte, passerotto.-
- E allora? Che c’è di male nella
parola innamorati? Insomma, come se non potessi dire innamorati, non è mica una
parolaccia, innamorati, insomma, è un nome derivato da amore, innamorati,
perché non lo dovrei dire…-
Spike la prese per le spalle e la
scosse energicamente. – Lor? Taci.-
- Uh.-
- Solo ‘uh’?-
- Cosa?-
- Diavolo, ma vi devo insegnare
maledettamente tutto?!? A questo punto le donne chiedono i dettagli, giusto?!?-
Lor aggrottò le sopracciglia, per
niente convinta. – Beh, sì, penso sia così.-
Spike scosse la testa, rassegnato. – Sei
innamorata di lui?- le domandò infine.
- Beh…forse.-
- Un forse non lo accetto. O è sì o è
no.-
La bruna roteò gli occhi. – Sì,
d’accordo?-
Spike le sorrise dolcemente. – Anche
lui è innamorato di te.-
In risposta la ragazza fece una
smorfia e il vampiro la guardò interrogativo.
- Allora? Il ragazzo che ami ti
ricambia e tu non fai i salti di gioia?-
Lor scosse la testa. – È solo
che…uhm…- farfugliò, poi arrossì.
- È per il sesso?- azzardò Spike, e se
possibile la ragazza arrosì ancora di più. Il vampiro sospirò, seppur non
avendone bisogno. – Ascolta. Credo che lui si renda conto che non potete
adesso, tu sei minorenne e tutto il resto. Saprà aspettare.-
- Saprà farlo davvero?- sospirò la
ragazza, guardando la parete. – Di questi tempi i ragazzi vogliono solo
quello.-
Spike le sorrise dolcemente. – Ehi. È
Sanders l’idiota. Non è come tutti gli altri. E poi voglio dire, se io ho
aspettato due anni per farlo con Buffy penso che lui resisterà per un anno,
no?-
Sunnydale, Magic Box, h.19.34.,
23.02.2002.
Rupert Giles si strofinò gli occhi
mentre guardava la parete grigia davanti a se.
- Non dovrai farne parola con lei, hai
capito?- la voce roca di Quentin Travers raggiunse l’orecchio di Giles
attraverso la cornetta del telefono, la quale era posizionata tra la spalla e
l’orecchio dell’Osservatore.
- Sì, sì, Quentin.- rispose l’uomo
sbrigativo. – Solo…perché?-
Il Capo del Consiglio degli
Osservatori sembrò perdere tutta la sua sicurezza, a quella domanda. Ma fu solo
un attimo, e Travers rispose con il solito tono arrogante.
- Il Consiglio non ha mai dovuto
rispondere delle sue azioni ad un semplice Osservatore, Rupert.-
Giles drighignò i denti, come non gli
capitava da tanto tempo. – Io non sono un semplice Osservatore, e tu lo sai
benissimo.-
- Non hai niente di diverso dagli
altri.-
- La mia protetta è
- Questo non ti fa un Osservatore
diverso dagli altri, Rupert.-
Nella tasca della giacca di tweed
Giles strinse i pugni quasi fino a farsi male.
- Tu lo sai che questa cosa mette in
pericolo tutte e due, vero?-
- Meglio due che tutto il mondo. E poi
se la caveranno, vedrai. Cosa dicevi prima? La tua protetta è la più forte
degli ultimi tre secoli, giusto?-
Il tono di Travers, che voleva essere sarcastico,
suonò solo seccante e irresponsabile alle orecchie di Giles.
- Questo non è un gioco, Quentin. È
una cosa seria.-
- Oh, non ne dubito, ma non credo che
il Consiglio intero debba smuoversi per questa sciocchezza. È solo una vampiro
megalomane che vuole il potere della Cacciatrice, niente di più.-
- È il Maestro di Las Vegas. Se
volesse potrebbe mettere a ferro e fuoco l’intera città.-
- Ah, Maestro. La tua Cacciatrice ne
ha ucciso uno, non rammendi, mio caro collega?-
- Lei è morta per farlo.-
- Oh, se proprio proprio morirà la
novellina. Non sarà una grande perdita per il Consiglio.-
- Non capisco come tu faccia a tenere
così di poco conto la vita umana.-
- Quello che tu non capisci, Giles, è
che loro sono Cacciatrici. Sono nate per morire. Una in più o una in meno, non
farà nessuna differenza.-
Londra, Consiglio degli Osservatori,
ufficio di Quentin Travers, h. 19.36., 23.06.2002.
Il Capo del Consiglio degli
Osservatori sbuffò posando la cornetta del telefono cordless sul tavolo.
Quella testa calda di Giles, sempre a
cercare il pelo nell’uovo. Apocalisse di qua, disastri di là. Predicava bene e
razzolava male. Solo guardare a come si era ridotta la sua protetta faceva
venire il vomito a Travers. Quella Buffy Summers, anche lei una testa calda. Innamorata
di un vampiro. Una vergogna per il Consiglio.
Le sue idee rivoluzionarie scatenavano
ancora sgomento tra i membri più conservatori del Consiglio. Libertà di scelta,
diritto ad avere una vita. Lei non avrebbe dovuto neanche pensarle, queste
cose. Lei non era stata scelta per pensare o innamorarsi o andare a scuola come
invece Buffy faceva.
Bene. Se fossero morte…beh, sarebbero
stati affari di Giles. Aveva giocato sporco, mandando allo sbaraglio la sua
protetta, e ne avrebbe pagato le conseguenze. Conseguenze di morte, Travers lo
sapeva. Ma aveva ancora il suo orgoglio, e non si sarebbe piegato al volere di
Giles.
“Ego sum noctem…”
Buffy si irrigidì all’istante sulla
sedia, e i suoni che giungevano alle sue orecchie le parvero improvvisamente
più distanti, lontani.
“Ego sum solem…”
Lor alzò improvvisamente gli occhi dal
compito di algebra, guardandosi intorno allarmata, mentre una strana sensazione
si faceva strada in lei.
“Ego sum humilitatem…”
-Passerotto? Sei ok?-
Spike la chiamò, ma lei non rispose,
cercando di capire quello che i suoi sensi stavano disperatamente cercando di
dirle.
“Ego sum honorem…”
- Lor? Lor, stai bene?-
La voce di suo zio le giunse
all’orecchio, ma fu come se non parlasse con lei.
“Ego sum mortis…”
Un brivido l’attraverso, e guardò se
stessa da fuori, come se fosse qualcun’altro. Si vide spaventata, inerme,
debole. E inaspettatamente, si scoprì felice di questo.
“Ego sum vitae…”
Guardò gli occhi spaventati dell’uomo
di fronte a se, senza realmente vederli. La chiamava, ma lei non rispondeva.
Lei non era più lì. Si stava guardando, mentre si fissava intorno spaventata,
debole. E stranamente, si sentì felice di questo.
Las Vegas, appartamento di Buffy e
Spike, h. 18. 23., 23.06.2002.
Il cellulare trillò e Buffy premette
il tasto di risposta senza neanche pensarci, e in un attimo si ritrovò la voce
spaventata ed isterica di Lor nelle orecchie.
- Buffy!!!BUFFY! Hai…hai sentito?!?
Hai visto…o Dio, o Dio santo Buffy, io ho paura, cosa sta succedendo?!?Buffy!-
- Nel caso non dovessi tornare,
stasera…- iniziò.
Spike la interuppe, guardandola
spaventato. – Cosa?!? Dove andrai stasera?!? Tu tornerai…-
Buffy si avvicinò al biondo e gli carezzò
una guancia, liquidando completamente l’adolescente che strillava al telefono.
- …ricordati che ti amo.- gli sussurrò a fior di labbra, per poi baciarlo. Un
bacio che sapeva di disperazione.
- Cosa?-
- Spike, è arrivato il momento. La
battaglia sta per cominciare.-
- Posso…posso…verrò con te.-
- No, non puoi. Tu non c’entri con il
potere della Cacciatrice. È una cosa che riguarda solo me e Lor.-
- Ricordi quando ti dissi che sarei
sempre stato lì per te?- disse Spike, scacciando una lacrima dal volto di
Buffy, mentre ella annuiva. – Che mi sarei goduto il mio giorno speciale? Beh,
io intendevo sempre. E nel sempre è contemplata anche questa maledetta
battaglia, anche se non so di cosa tu stia parlando.-
- Primo pro captivis.- un vampiro
dagli stopposi capelli neri, seduto in un cerchio insieme ad altri vampiri, i
quali tenevano in mano strane candele nere, pronunciò una frase in latino,
seguito a ruota da quello che sedeva alla sua destra.
- Post pro vivis.-
- Quater pro Christianis cunctis.-
- Quinquies pro fidelibus defunctis.-
- Sexies pro vanis.-
- Septies pro militibus silvanis.-
- Octies pro fratribus perversis.-
- Nonies pro monachis dispersis.-
- Decies pro navigantibus.-
- Undecies pro discordantibus.-
- Duodecies pro penitentibus.-
- Tredecies pro iter angentibus.-
- Pro egestatem, potestatem, pro sors
immanis et inanis. Pro status malus, pro
vana salus, obumbrata et velata. –
Il Maestro, al centro del cerchio, buttò
indietro la testa e spalancò gli occhi gialli, urlando. – Semper in mea
angaria!!-
Un fascio di luce blu colpì il
vampiro, facendo arretrare quelli seduti in cerchio.
Un violento spasmo sconquassò il suo corpo,
quasi in preda alle convulsioni. La luce blu si fece più intensa, e se
possibile il Maestro spalancò ancora di più gli occhi.
- SEMPER IN MEA ANGARIA!!!-
- Forse è il caso di smettere,
signore!!- urlò un servo, cercando di trascinarlo fuori dal cerchio. Il Maestro
girò la testa di scatto e lo guardò, gli occhi ora neri come la pece, nei quali
non si riusciva a distinguere l’iride, la pupilla, la sclerotica, e fece un
sorriso cattivo. – Sono forte, ora. Nessuno riuscirà a fermarmi. -
Una forte scarica elettrica colpì il
petto di Lor, impedendole per un attimo di respirare. La ragazza spalancò gli
occhi, guardando terrorizzata lo zio, in preda al panico più assoluto.
- Lui sta cercando di prenderlo!! Sta
cercando di prendere il mio potere!!-urlò la bruna, col fiato mozzato.
Una luce blu la colpì, e allora non
riuscì definitivamente più a respirare, trascinata in un vortice di potere
enorme, risucchiata in una spirale senza fine.
- Ahhhhhhhhhhh!- un urlo disumano uscì
dalle sue labbra, mentre il suo corpo si dimenava, in preda a forti spasmi, nel
vano tentativo di resistere all’attacco che stava subendo.
- Basta!!! Smettila!!! Smettila!!-
Grissom assisteva impotente alla
scena, cercando di capire quello che stava succendo, guardandosi intorno
spaventato.
- BASTA!!!!- un ruggito animale
provenne dalla ragazza, e la luce blu, in fretta come era venuta, se ne andò,
lasciando Lor ansante, sul pavimento, con le lacrime agli occhi. Grissom si
sedette accanto a lei, guardandola preoccupato.
- Stai bene?-
Lor annuì, e lentamente si alzò in
piedi, barcollando.
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