Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

 

MY NIECE, SLAYER

Di Cleo

 

 

Questa ff è crossover tra Buffy e C.S.I e si colloca nella sesta stagione di BtVS, ma Buffy non è mai morta e nè Dawn nè Glory sono mai esistite. Si colloca nella quinta stagione di C.S.I e Grissom ha un fratello e i suoi genitori sono morti da un bel po’.

Rating: per tutti

Coppia: Buffy/ Spike, Greg/ Lor (scoprirete a suo tempo chi è)

Disclaimer: tutto dei relativi produttori delle serie.

Riassunto: un’incidente d’auto sulla più importante autostrada di Las Vegas e bum!, Grissom si ritrova tra capo e collo una nipote che non sapeva neanche di avere. E quando a Los Angeles Faith muore le cose si complicano ulteriormente…

P.S: scusate se ho fatto morire Faith, non l’ho fatto per antipatia o altro, era solo essenziale per lo svolgimento della storia…

 

Las Vegas, centro C.S.I, h.9.33 P.M, 15.06.2002

 

Gil Grissom guardò sbigottito l’assistente sociale che lasciava in tutta fretta il suo ufficio, desiderosa di andarsene da un posto pieno di cadaveri come lo era il centro C.S.I.

Aveva una nipote. Lui, Gil Grissom, capo di uno dei team più fruttuosi e affiatati del centro della polizia scientifica di Las Vegas, aveva una nipote, Lor Grissom. E sarebbe andata a vivere con lui, visto che i suoi genitori erano morti entrambi in un incidente su di una delle più importanti autostrade nella città del gioco.

Non lo avevano neanche invitato al funerale. Non che Grissom fosse mai stato molto presente nella vita del fratello Jim, ma era comunque suo fratello.

Da quando i loro genitori erano morti, non si erano più visti. Certo, qualche telefonata era d’obbligo.

‘Ciao, come va?’ ‘Bene, tu?’ ‘Bene’. Forse suo fratello gli aveva anche detto che gli era nata una figlia, ma lui se l’era dimenticato. Tipico.

Così, ora, Jim e sua moglie erano morti, e lui si ritrovava tra capo e collo una nipote di cui a mala pena sapeva il nome. Tipico. Il tipo di cose che capitano solo a Gil Grissom.

 

Sunnydale, cimitero Restfield, h.10.14 P.M, 15.06.2002

 

Un demone grosso, verdastro e brutto emesse un grido lacerante quando Buffy gli conficcò un’ascia in mezzo alle costole, per poi accasciarsi a terra.

La Cacciatrice si pulì le mani sporche di sangue bluastro di demone sui jeans.

- Certo che sei di grande aiuto, tu!- esclamò contrariata, rivolgendosi a Spike, suo compagno di caccia da un po’, che stava appoggiato ad un albero del cimitero fumando una sigaretta.

- Non vedo perché avrei dovuto intervenire, passerotto. Te la sei cavata benissimo da sola.-

- Non dico di salvare me, ma almeno i miei jeans! Sono…mi correggo, ERANO nuovi.-

Spike alzò gli occhi al cielo.- Mi chiedo perché tu ti metta i jeans nuovi per andare a caccia.

- E io mi domando perché ho avuto la sciagurata idea di chiederti di venire a caccia insieme a me.-

- Perché sono attraente, amore.-

Buffy fece roteare un paletto in aria, sospirando. Tipico, il tipo di cose che succedono solo a Buffy Summers.

 

 

Las Vegas, centro C.S.I, h.10.11 P.M, 15.06.2002

 

Grissom osservò la ragazza che sedeva davanti a lui e alla sua scrivania. Bella ragazza, mora, che indossava una canotta bianca e dei pantaloncini blu scuro, con tutti i tratti somatici della famiglia Grissom. Solo una cosa stonava con la quasi perfetta somiglianza con il padre: gli occhi. Quelli di Jim Grissom erano blu, quelli di sua moglie Nora erano di un verde chiarisssimo, come Gil aveva potuto constatare al matrimonio della coppia, la prima e unica volta che aveva visto la sposa. Non blu, non verdi. Marroni, bruni. Marrone brillante, di un colore vivo. Grandi e bruni, come quelli di un cerbiatto. Un cerbiatto di sedici anni.

Grissom la guardò, e lei ricambiò lo sguardo, sostenendolo con forza. Doveva essere stata dura per lei, entrambi i genitori morti in un colpo solo. Ma sostenne quello sguardo indagatore, e Grissom ne fu sorpreso. Sapeva di incutere timore e di far imbarazzare le persone. Ma non quella ragazza dagli occhi bruni.

- Così tu saresti mio zio?- domandò

- Già- annuì l’uomo

- Bene.-

- Bene…senti, mi dispiace per i tuoi genitori.-

- Non sei neanche venuto al funerale.- sibilò la ragazza. Adesso fuoco, in quegli occhi.

Grissom sospirò. – Non ci sono venuto perché non mi hanno invitato.-

- Sciocchezze.-

Grissom sospirò di nuovo.

- È la verità.-

- Come ti pare.-

In quel momento Catherine entrò nell’ufficio di Grissom.

- Grissom, ho quelle cartelle di quei vecchi casi che mi avevi chiesto…oh, scusate, stavate parlando?- chiese indicando Lor con il capo.

- Sì, ma…uhu, fa niente. Catherine, lei è Lor, la figlia di mio fratello, Lor, lei è Catherine, una mia collega.-

- Ma dai, non avrei mai detto che tu avessi dei parenti….allora Lor, come stanno i tuoi genitori?- domanda sbagliata. Domanda più che sbagliata. Grissom si sbracciò nella direzione della collega, cercando di salvarla dal madornale errore.

- Sono morti.- un sibilo freddo, che scosse Catherine nel profondo. Non credeva che una ragazzina potesse parlare così, con tanto dolore e rabbia malcelati.

- Oh, scusa…mi dispiace, dev’essere stata dura.-

- Sì, molto.- E in quel momento, accadde.

 

Los Angeles, cimitero di Mainstade, h.10.12 P.M, 15.06.2002

 

- Faith.- solo un sussurro fuoriuscì dalle labbra di Angel, chino sul corpo esanime della Cacciatrice bruna. Un demone molto grosso, il carattere troppo orgoglioso e testardo di Faith, ed era bastato questo ad ucciderla. Una spada-braccio del demone Thornath conficcata nella schiena, non di certo un’esperienza piacevole. Povera Faith. Lei cercava solo redenzione, cercava di fare ciò per cui era nata per fare: la Cacciatrice. E invece aveva trovato la morte.

 

Las Vegas, centro C.S.I, h. 10.13 P.M., 15.06.2002

 

Una scarica elettrica forte, quasi dolorosa, la attraversò. E si sentì forte e nuova e potente.

Poi un’altra scarica, ancora più forte. Si piegò in due, le braccia che stringevano la pancia, poi lentamente sentì il potere che defluiva. In lei. Nel suo sangue, nelle sue membra, nelle sue ossa. Un potere nuovo, grande e sconosciuto. Il potere della Cacciatrice.

Lentamente alzò il viso verso suo zio, che la guardava preoccupato.

- Lor? Lor, stai bene?-

Grissom incrociò gli occhi della ragazza, nei quali passò in un attimo un lampo giallo.

L’uomo trattenne il fiato, spaventato. Sapeva cosa aveva visto negli occhi di Lor. Potere. Puro potere, incontrollabile.

- Mai stata meglio di così.-

 

Sunnydale, Magic Box, h.11.45 A.M., 16.06.2002

 

Il sig. Giles si pulì gli occhiali, sospirando. Gli Scoobies erano tutti seduti intorno al tavolo, più Spike che sedeva sulla scaletta che portava al piano superiore del negozio.

- Vi ho riuniti tutti qui, questa mattina, perché devo comunicarvi una cosa molto importante.- annunciò, con voce grave.

- Annuncia il suo pensionamento?- chiese con sarcasmo Spike, guardando l’Osservatore con la sua solita aria strafottente, e Tara e Anya non riuscirono a trattenere una risatina.

Il sig. Giles fulminò il vampiro con gli occhi. – Questa cosa è molto più importante, e poi se mai dovessi andare in pensione, cosa che non succederà tanto presto, non lo verrò certo a dire a te.-

Willow si agitò per l’ennesima volta sulla sedia. – Sigl. Giles, sputi il rospo, ci sta tenendo sulle spine! Su, dica.-

L’Osservatore sospirò di nuovo. – Ho ricevuto una telefonata di Angel, ieri sera. Faith è morta.-

Il silenzio regnò tra gli Scoobies, solo Spike sembrava un po’ perplesso.

- Chi è Faith? La Cacciatrice che ha fatto lo scambio di corpi con Buffy?-

Buffy annuì. – È diventata cattiva, ha ucciso delle persone ed è stata arrestata. Era a Los Angeles perché Angel la stava aiutando. Facevano qualche tipo di riabilitazione o roba del genere. Povera Faith.-

Anche Giles annuì. – Erano a caccia, cimitero Mainstade, e un demone Thornath l’ha colta di sorpresa, e non c’è stato più niente da fare. E c’è dell’altro. Il Consiglio degli Osservatori mi ha telefonato e mi ha informato che un’altra Cacciatrice è stata attivata. Si chiama Lor Grissom, ha sedici anni e vive a Las Vegas con lo zio, i suoi genitori sono morti in un incidente stradale la scorsa settimana.-

- Benissimo, ma che c’entriamo noi con questo? Non deve andare lei a fare da Osservatore alla nuova, vero?- domandò Buffy allarmata al sig. Giles.

L’uomo scosse la testa, pulendo gli occhiali. – No. Ci dovrete andare tu e Spike.-

Ai due biondi quasi cascò la mascella. – Cooooosa?-

L’Osservatore annuì, impassibile. – Il Consiglio ha espresso la volontà che tu e Spike andiate a osservare questa nuova Cacciatrice. Tu, Buffy, sei la Slayer più longeva degli ultimi tre secoli, e tu, Spike, sei esperto di Cacciatrici poiché ne hai uccise due, ed il Consiglio ritiene che sareste perfetti per addestrare la ragazza. Non condivido l’idea, ma Buffy sarebbe un’ottima Osservatrice.-

Buffy sorrise. – Una Cacciatrice-Osservatrice? Forte!-

- Io accetto.- disse di slancio Spike.- Voglio dire, è un dannato pretesto per farmi un viaggetto lontano da Sunnyhell e dal moccioso, quindi perché no?-

Se lo sguardo potesse dar fuoco alle persone, quello di Xander avrebbe già incenerito il vampiro.

- Per me sarebbe più che ok. Sarebbe un’esperienza in più sul mio curriculum, ed oltretutto potrei vedere se sono in grado di fare l’Osservatrice in un prossimo futuro in cui magari sarò troppo vecchia per cacciare. Sempre ammesso che io viva abbastanza, comunque che ne pensate?- disse Buffy

- A mio parere è un’ottima idea.- rispose Tara – Ti misureresti con una cosa che non hai mai fatto e potresti vedere se sei adatta a questo ruolo, come hai detto tu. Davvero un’ottima idea.-

- Concordo.- asserì Willow annuendo.

- E poi voglio dire, andresti a Las Vegas con Spike, quindi se proprio ti annoi qualcosa da fare lo troveresti, no?- esclamò Anya con la sua voce schietta come sempre. – È praticamente la fantasia di ogni donna andare a Las Vegas con…-

A tappare la bocca del demone petulante ci pensò Xander, mentre Buffy arrossiva violentemente, Giles alzava gli occhi al cielo, Willow e Tara ridacchiavano e Spike sorrideva compiaciuto.

- Anya!!- esclamò Buffy – Ma che ti viene in mente?!? Io non farei mai quella roba con…con…Spike!- “ Anche se sarebbe proprio niente male…ehy, Terra chiama Buffy, ci sei? È Spike, Big Bad, Grande Vampiro Cattivo, ricordi?”

- Giusto Anya, la Grande E Buona Cacciatrice non farebbe mai quelle cosacce! Forse è per questo che il tuo Capitan America era un gran…-

Buffy non lo fece finire. – Ma come ti permetti?! E poi parla lui, che non è capace di tenersi una donna per più di un mese! Povera Drusilla, la capisco, stare con un tale idiota per più di un secolo dev’essere davvero frustrante!-

Spike si alzò dalla scaletta, urlando. – Sentila, sentila! Tu non ti dovresti neanche permettere di sfiorare l’argomento uomini, tra il Glaaaaande Ammmmole Mr. Manzotin e il Carciofo non so a chi dare il premio Checca dell’Anno!-

- Angel non era Mr. Manzotin!-

- Oh sì che lo era! Ed era anche una gran checca, con quell’aria da martire in croce, ‘ti amo troppo ma non posso continuare perché sono felice e questo non va affatto bene’ e con quegli orrendi capelli dritti!-

- Perché tu ti puoi permettere di giudicare i capelli degli altri, vero?-

- Certo che posso, almeno IO ho un po’ di stile!-

- Anche Angel aveva stile!-

- Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?! Stai difendendo un maledettissimo idiota che non si meritava neanche lontanamente di toccarti e che ha avuto anche il fegato di mollarti, un fottuto bastardo che metteva al primo posto la felicità degli altri e non la tua e che voleva solo cambiarti per farti diventare triste e rimuginante come lui! Un…un dannato, che prova un sadico piacere nell’essere sempre depresso e rendere depresse le persone che gli stanno intorno! – urlò il vampiro, talmente forte che si notava una vena sul suo collo.

- Non è vero! E tu non dovresti dire queste cose, perché non le hai mai provate! L’unica cosa che tu abbia mai sentito che sia vagamente vicina all’amore è quella specie di ossessione che avevi per Drusilla e quella che hai per me!-

Spike abbassò la testa, stringendo i pugni. – Oh già, dimenticavo, sono un vampiro senz’anima. Allora scusami tanto se ti amo! Non l’ho chiesto io! Credi che mi faccia piacere amare una grandissima stronza che non vede più in là del suo naso?!?- urlò, per poi prendere spolverino e coperta per poi andarsene da quello stupido negozio, dove tutti gli Scoobies lo fissavano attoniti. Willow scosse la testa, amareggiata.

- Stavolta hai davvero esagerato, Buff. Mai sentito parlare di quella ‘cosa’ che si chiama sensibilità?-

 

 

- Zio, c’è una macchinetta in questo dannato posto? Non mi hai fatto fare colazione e adesso ho fame!- borbottò Lor, mettendosi una mano sullo stomaco, che brontolava già da un po’.

- Io te l’avevo detto ieri sera di alzarti presto se volevi far colazione, ma non mi hai ascoltato e adesso ti tieni la fame.- rispose laconicamente Grissom, senza neanche alzare gli occhi dal rapporto che stava leggendo.

In quel momento le teste della squadra di Grissom fecero capolino dalla porta, sbirciando curiosamente Lor.

- Visto? Ve l’avevo detto che aveva una nipote…- sussurrò Catherine ai suoi colleghi, mentre Grissom sospirava e si toglieva gli occhiali.

- Entrate…- sbuffò, e i suoi ‘uomini’ entrarono allegramente nell’ufficio. – Ragazzi, lei è Lor Grissom, figlia di mio fratello Jim. Lor, loro sono Sarah, Nick, Warrick e Greg.- li presentò indicandoli in successione.

Greg trattenne il fiato guardando quella ragazza. Era bellissima, e ci avrebbe messo la mano sul fuoco che era anche simpatica e intelligente.

Lor guardò Greg. Bel ragazzo, capelli strani, aria da simpatico. Decise che almeno con lui avrebbe provato ad avere rapporti civili. Gli strinse la mano con un sorriso.

-Lor.-

-Greg.-

- Piacere di conoscerti, Greg.- disse, e la cosa suonò molto più maliziosa di quanto non lo fosse in realtà.

- Pia..piacere mio.- rispose, imbarazzato. Se non fosse stato per l’aria completamente innocente che Lor aveva dipinta sul viso avrebbe giurato che lei ci avesse provato con lui.

-Su ragazzi, al lavoro! Abbiamo un caso su cui lavorare. Muoversi, gente!- esclamò Grissom, spingendo i componenti del team fuori dall’ufficio.

Prima che Greg potesse tornare al laboratorio, l’uomo lo trattenne per un braccio.

-Hey Greg, ho visto come la guardavi. È minorenne, quindi vedi di non innamorarti.- gli sussurrò, e il ragazzo sospirò in risposta. – Ci proverò.-

Mente Grissom si avviava verso l’ufficio del medico legale, Greg sospirò di nuovo.

-Perché ho l’impressione che non sarà facile?-

 

Sunnydale, casa Summers, h.12.02 A.M, 16.06.2002

 

Buffy sedeva sul divano del soggiorno, con gli occhi rossi e un’enorme vasca vuota di gelato al cioccolato sulle ginocchia.

“ Credi che mi faccia piacere amare una grandissima stronza che non vede più in là del suo naso?!?”

Così le aveva detto. Le aveva sbattuto in faccia la sua verità, quella che a lei faceva più male. Ma questa volta ne era sicura, non era una stronza. O almeno non con i suoi amici. Con lui a volte sì. Un altro singhiozzo la scosse, e dopo un’ora di pianto si decise a chiamare Willow. Fece velocemente il numero dell’appartamento in cui la rossa viveva con Tara e attese che il telefono squillasse. Al primo ‘tuuu’ la familiare voce dolce della streghetta rispose.

- Pronto?-

- Willow?…- singhiozzò Buffy

- Vengo subito. Cioccolato o vaniglia?-

- Vaniglia, il cioccolato l’ho già finito.-

- Tra dieci minuti sono lì.-

- Willooooooow…- singhiozzò di nuovo la bionda.

- Arrivo, arrivo.-

Dopo dieci minuti la rossa era già a casa Summers, con una vaschetta di gelato alla vaniglia appoggiata sulle ginocchia, ascoltando la sua amica.

- Mi ha dato della stronza, capisci? A me! Un vampiro che mi da’ della stronza, ho toccato davvero il fondo.-

Willow ingoiò un cucchiaino di gelato. – Non vedo perché dovrebbe importarti.-

Buffy tirò sul col naso. – Mi renderà la vita impossibile! E poi non vorrà più venire a Las Vegas…e io ci tenevo tanto!-

La rossa annuì, poi fece alzare Buffy, aprì la porta e la spinse fuori.

- Adesso tu fai proprio così: vai al cimitero, entri nella cripta, gli chiedi scusa, lui ti perdona e viviamo tutti in pace e con la coscienza a posto. D’accordo?-

Buffy incrociò le braccia sul petto e si imbronciò come una bambina.

- Io non ci vado a chiedergli scusa.-

Willow sbuffò. – A volte ti comporti proprio come una bambina capricciosa, Buff.-

La Cacciatrice sgranò gli occhioni verdi. – Io? Mi comporto come una bambina capricciosa? Adesso ti faccio vedere io chi è la capricciosa! Vado a chiedergli scusa! Tiè!-

Si girò e si diresse verso il cimitero, mentre Willow sospirava.

- Quei due sono un caso disperato…-

 

Buffy attraversava il cimitero velocemente, stringendosi nella t-shirt . Non aveva paura. Non aveva paura. No, era solo terrorizzata!

Ripensò a quello che le aveva detto Willow. Doveva solo chiedere scusa a Spike. Non era una cosa difficile. Bastava aprire la porta della cripta, saltargli addosso, dargli un bacio appassionato e…calma. “ Cosa sono questi pensieri?!? È Spike! Sì, Spike, bello da morire e con due occhi da infarto….Buff, Buff, Buff, piantala!”

Arrivò davanti alla cripta, fece un profondo respiro e appoggiò la mano sulla maniglia della porta.

- Forza Buff…non è difficile…- Era una sua impressione o faceva un gran caldo? Quella era un’estate davvero afosa…

 

Las Vegas, centro C.S.I, h.12.11 A.M, 16.06.2002

 

Lor passò per l’ennesima volta in quel corridoio, alla ricerca di una macchinetta distributrice di merendine. Aveva una fame tremenda, e se entro dieci minuti non avesse messo qualcosa sotto i denti si sarebbe mangiata la testa di qualche cadavere. Guardandosi intorno, andò a sbattere contro Greg.

- Ups! Scusami, scusami tanto, non ti avevo visto!-

- Oh, fa’ niente. Qua dentro ci sbattiamo addosso in continuazione!- rispose, e Lor ridacchiò. – Comunque…posso rimorchiarti?- ( piccolo omaggio a BtVS…:-)

- Eh?-

- Uhu…ehm..cioè, volevo dire, posso aiutarti?- chiese arrossendo.

La ragazza sorrise. – Oh sì, grazie. Ho una fame da lupi, in questo posto c’è una dannata macchinetta per le merendine? Se non mangio svengo…-

- Sarei ben felice di farti la respirazione bocca a bocca…- mormorò Greg

- Cosa?-

- Oh, niente….qua non c’è una macchinetta, ma se vuoi…cioè, se ti va…potremmo andare al bar qui vicino a mangiare un boccone…-

- Sarebbe un’ottima idea…aspettami cinque secondi che vado a spillare i soldi a mio zio…ci vorrà solo un attimo.-

- Dai, pago io…non vorrei che Grissom andasse in rovina…-

Lor ridacchiò e lo prese a braccetto.

- Oh, non andrebbe in rovina comunque, non sono una maniaca dello shopping firmato…Dio, odio andare a fare spese!-

Greg annuì strabuzzando gli occhi, mentre camminavano lungo il corridoio.

- Anch’io. Prima di decidere di andarmi a comprare da vestire ci metto come minimo due settimane perché non ne ho mai voglia e poi quando ci vado compro due cose perché non mi piace niente e le commesse mi guardano male.-

Lor sorrise furbescamente.

- Ehy, si vede!-

- Cos’ha il mio stile che non va?- chiese fintamente offeso, aprendo la porta del centro.

- Oh, niente, molto ‘uomo maturo’.- lo stuzzicò.

- Ma sentila! Se ti prendo…- disse, e iniziò a rincorrrerla per tutto il parcheggio.

 

Sunnydale, cimitero Restfield, h.12.25, 16.06.2002

 

Era lì da venti minuti ormai, e ancora non si era decisa ad entrare. Fece per lasciare la maniglia, ma la porta della cripta si aprì e comparve Spike, stando ben attento a non incontrare la luce del sole.

- Vuoi entrare o no, amore?-

Buffy arrossì furiosamente. – Oh, io…io..io non stavo per bussare…insomma, volevo solo fare un giro…qui intorno…non avevo intenzione di…-

Il vampiro sospirò, alzando gli occhi al cielo. – Certo, e allora perché sei lì fuori con la mano appoggiata alla maniglia da venti minuti?-

- Oh, ok. Posso entrare?- chiese timidamente, e Spike si fece da parte.

- Prego, mademoiselle.- l’invitò sarcasticamente, e Buffy entrò piano nella cripta.

- Senti, prima che tu inizi a fare delle stupide battutine sarcastiche che rovinino la nuova Buffy “ buona&comprensiva”, voglio che tu mi stia ad ascoltare, d’accordo? Ho delle cose importanti da dirti e che il mio orgoglio preferirebbe proprio non dire, ma devo farlo e non voglio essere interrotta ogni due secondi. Sei disposto ad ascoltare? Cioè, se tu non vuoi io vado e abbiamo finito.-

Spike annuì, prendendo una fiaschetta di liquido ambrato e sedendosi sulla sua bara.

- Mi dispiace tanto per quello che ho detto prima al Magic Box. Sono stata cattiva, è vero, ma è quello che mi hanno sempre insegnato come Cacciatrice. Tu sostieni di provare sentimenti e io non so se sia vero o no, ma non ho intenzione di litigare sempre con te. Ti porgo le mie scuse, ma tu mi devi promettere che non mi stuzzicherai più. Io amavo Angel. Non mi importava niente dei suoi difetti, anche se ora ammetto che ne aveva tanti. Se tu non me lo fai notare, io non ti dirò che Drusilla era una sgualdrinella pazza furiosa con manie di grandezza.- disse terminando con un sorriso.

Spike sorrise, agitando la fiaschetta. – Oh, va bene, ma mi costerà molto non prendere più in giro la dannata checca. Con chi mi sfogherò?- chiese con aria tragica.

Buffy fece finta di pensarci su. – Uhmm…ti do’ il permesso di prendertela con Xander. Ma solo un po’. Poco poco, sia chiaro.-

- Grazie, passerotto!-

Buffy si sedette sulla bara di fianco a Spike. – Allora, ci andiamo ancora a Las Vegas? Ti preeeeeeeeeeeeeeeeegooooooooooo?-

Il vampiro sospirò. – Certo che ci andiamo. Pensi che mi sarei perso un periodo indeterminato da solo con te a Las Vegas? Se anche fossi stata ancora arrabbiata ti avrei preso e portato a forza…-

- Grazie, Spike.- sussurrò, stampandogli un bacio sulla guancia, cosa di cui il vampiro rimase piacevolmente sorpreso.

- Adesso vado a casa a organizzare tutto. Sai, l’alloggio, le spese, armi, robe varie, mezzi di trasporto…ci vorranno almeno tre giorni, con l’aiuto di Will. Ti vengo a cercare quando è tutto pronto. Tu intanto cerca le cose che ti vuoi portare e fai le valigie. Ci vediamo.-

- Ci vediamo, Cacciatrice.-

Buffy aprì la porta della cripta, euforica. – Città delle luci, stiamo arrivando! Oddio, ma cosa mi prendo? Il vestito rosso di sicuro…ma se poi non lo metto? Allora vado sul classico con un bel po’ di jeans e magliette…ma se dopo sembro troppo sportiva? Allora…-

Da dentro la cripta, Spike scosse la testa. – Donne…-

 

Las Vegas, centro C.S.I., h.12.15., 16.06.2002

 

- Aiuto! Aiuuuuuuuuuuuuuuto!-

Lor gridava e rideva come una pazza mentre Greg la inseguiva.

- Anf..se..ti..anf..prendo…-

- Ormai non mi prendi più, vecchietto!- lo sbeffeggiò, facendo la linguaccia.

- Va bene, va bene, mi arrendo! Adesso possiamo andare, per favore?- chiese ansimando, mentre apriva la portiera della macchina.

- Ho vinto! Vecchietto, vecchietto, vecchietto!- lo prese in giro come una bambina, mentre saliva sulla macchina e rideva con le lacrime agli occhi.

Anche Greg si mise a ridere. – Questo…lo devo proprio ammettere…non ho molta resistenza…-

- Non è che non ne hai molta…non ne hai proprio!- rise.

Il ragazzo si finse offeso.

- Ehy, guarda che a liceo facevo la corsa campestre!-

- Sì, come no. In quale universo?-

- Ah, ah, ah, molto spiritosa.- rispose mettendo in moto la macchina.

- Certo che sono spiritosa! E sono anche bella e intelligente.-

- Sull’intelligente ho qualche dubbio!-

- E io ho qualche dubbio sull’età mentale!-

- Ehy!-

- Idiota.-

- Scema.-

- Uffa.- brontolò imbronciandosi, mentre Greg parcheggiava la macchina nel parcheggio del bar. Il ragazzo sospirò e poi si voltò verso di lei.

- Oh, va bene, scusa. Non ho dubbi che tu sia intelligente e non sei scema, d’accordo?-

- E tu hai la tua età mentale e non sei un idiota.-

- Felice di sentirlo.- rispose scendendo dalla macchina e correndo verso il locale.

- Chi arriva ultimo è un rospo!-

Lor rise e corse dentro il locale, seguendo Greg.

Naturalmente arrivò prima e si sedette ad una sedia davanti al bancone, seguita a ruota dal ragazzo.

- Allora, che prendi?- le domandò

- Uhmm, pensavo un hamburger.-

- Ehy Tony, due hamburger!-

 

 

Sunnydale, casa Summers, 19.06.2002, h.20.51.

 

- Valigie?-

- Prese.-

- Armi?-

- Prese.-

- Soldi?-

- Presi.-

- Appartamento?-

- Affittato.-

- Gas?-

- Chiuso.-

- Cacciatrice, dannazione, ti vuoi sbrigare?! ? Sono venti minuti che aspetto!- urlò Spike da dentro la sua DeSoto, strombazzando con il clacson.

- Arrivo, arrivo!- urlò Buffy in risposta, poi rivolse lo sguardo verso gli Scoobies. – Oh ragazzi, mi mancherete tanto!- disse abbracciandoli. – Mi raccomando, state attenti con la ronda e tagliate l’erba in giardino ogni tanto. Will stai attenta con la magia, Tara controllala, Xander non ti fare male al lavoro, Anya controllalo e sig. Giles si riguardi, mi raccomando che mi preoccupo. Telefonate tutti i giorni e se trovate un demone molto grosso fate un fischio che ritorno subito.-

Willow alzò gli occhi al cielo. – Buffy, siamo maggiorenni, ce la caveremo. Tu, piuttosto, stai attenta a non farti male, magari la nuova è un ergumeno di cento chili che …-

Xander le tappò la bocca. – Staremo bene tutti, d’accordo? Ci mancherai. Comunque ora vai, che Spike mi sembra un po’ nervoso e non vorrei che ti mordesse…-

Buffy li abbracciò di nuovo. – Ci vediamo alla fine dell’estate, ragazzi.-

- CACCIATRICE!!!-

Buffy si avviò verso la macchina, salutando con la mano i suoi amici.

- Finalmente! Pensavo che non volessi più venire!-

La bionda si asciugò una lacrimuccia. – No, è che per me gli addii all’inizio dell’estate devono essere lunghi e dolorosi.-

Spike scosse la testa e avviò la macchina. – Tu sei fuori, passerotto.-

 

Viaggiavano ormai da un’ora sulla stadale, con Spike al volante impegnato a canticchiare una vecchia canzone dei Ramones trasmessa per radio, Buffy tutta assorta a leggere un rapporto del Consiglio sulla nuova Cacciatrice che Giles le aveva dato prima di partire.

- La situazione mi sembra buona: nessun precedente penale, studentessa modello, mai una visita in presidenza, nessun comportamento sospetto…-

Spike roteò gli occhi. – Perché ho l’impressione che sarà una gran snob senza palle?-

- Ehy, guarda che anch’io ero una studentessa modello, prima che mi chiamassero.-

- Poi sono iniziati i guai, vero?-

- Già. All’inizio non è stato un gran periodo, con mia madre che non sapeva niente e che rimuginava sul fatto che io fossi cambiata da un momento all’altro…-

- Penso che per tutte sia così, e poi tu sei più fortunata delle altre, hai degli amici, avevi tua madre…sei riuscita a tenerti la tua piccola fetta di normalità. -

- Sì, ma a che prezzo? I miei amici sono continuamente in pericolo e io non posso fare più di tanto per proteggerli. Ho paura che un giorno un demone molto grosso e molto brutto verrà a Sunnydale, farà loro del male e io non potrò fare niente.-

Spike le sorrise dolcemente. – Ehy, io sarò lì al tuo fianco. Te lo prometto.-

Buffy sorrise di rimando. – Me l’hai già detto, ricordi? “E quando anche tu vorrai la morte io sarò lì, e mi godrò il mio giorno speciale.”- disse, cercando di imitare il marcato accento inglese di Spike, e il vampiro rise di gusto.

- Amore, sei brava a fare tante cose, ma a imitare l’accento inglese fai proprio schifo!-

Buffy si imbronciò. – Non è vero.-

Il vampiro sorrise sornione. – Si che è vero.-

- Lasciamo perdere, d’accordo?-

- Va bene, ti do una dannata tregua. Dov’è il nostro appartamento?- chiese Spike guardandosi intorno e Bufy lesse il post-it dove c’era scritto l’indirizzo dell’appartametno che avevano affittato, con grande sorpresa della Cacciatrice, scoprendo che aveva pagato tutto il vampiro.

- Ventesima strada, numero 654.-

Spike voltò bruscamente a destra, accostando la DeSoto in una piazzola dove c’era un vigile.

- Scusi, la ventesima strada?- domandò all’uomo, grasso da far paura.

- Dritto, arriva al semaforo, sinistra, incrocio a destra.-

- Grazie.- rispose Spike, e ripartì sgommando

In cinque minuti arrivarono davanti al numero 654, una grande palazzina color beige che sembrava aver visto tempi migliori.

Buffy fece una faccia schifata. – Ma questo posto è una topaia!-

Il vampiro alzò le spalle e inizò a scaricare le valigie dalla macchina. – Per 400 dollari al mese, arredato, vicino al centro città e con l’ascensore potevo permettermi questo.-

La Cacciatrice alzò gli occhi al cielo e incominciò anche lei a scaricare le valigie. – Potevi chiedermi dei soldi.-

Spike aprì il portone d’ingresso con la chiave che Buffy aveva ricevuto per posta dal proprietario la sera prima e si girò verso di lei. – Volevo farti un favore. Cioè, so che dalla morte di tua madre la situazione finanziaria non è alle stelle, e quindi ho pensato che fosse un gesto dannatamente carino pagare l’affitto.- rispose entrando in casa e lasciando la porta aperta per Buffy.

La bionda sorrise dolcemente. -.Ma tu hai pagato il carburante e inoltre la macchina è tua.- disse entrando nell’ascensore insieme a Spike, che sorrise malizioso.

- Vedrai che tra dieci minuti non sarai così carina.- affermò, e le porte dell’ascensore si chiusero davanti a loro.

 

- Un solo letto?!?- urlò Buffy istericamente, mentre con un tonfo buttava le valigie a terra.

- Un solo letto?!?- ripetè Spike imitando la vocetta acuta che aveva usato Buffy. – Sì! Un solo dannato letto! Te l’ho detto che era già arredato! Io ho chiesto al proprietario se poteva aggiungere un letto, ma ha detto di no, quindi, sì, UN SOLO DANNATO LETTO!-

La Cacciatrice si mise le mani nei capelli, sconvolta. – Questa è una tragedia! Un’Apocalisse! Io non dormirò mai con te!-

Spike alzò le spalle, noncurante. – Beh, guarda un po’, fa come ti pare. Io dormo nel letto, se vuoi venire bene, se no in soggiorno c’è un divano.-

Buffy sgranò gli occhi. – Ma tu non puoi fare questo! I..i gentiluomini lasciano sempre il posto alle signore!-

Spike le sorrise, canzonatorio. – Io non sono un gentiluomo, amore, perciò se vuoi dormi sul divano.- si stiracchiò.- Beh, ora ho sonno, quindi io vado a dormire. ‘Notte.- disse, sdraiandosi sul materasso, lasciando Buffy sullo stipite della porta con la bocca spalancata, incapace di dire qualunque cosa.

 

 

Buffy si fece una doccia ed indossò il pigiama, al contrario di Spike che si era semplicemente tolto la maglietta, e provò a stendersi sul divano e a dormire. Peccato che il divano in questione fosse di pietra. Si girò e si rigirò per mezz’ora, finchè sulla porta non comparve Spike, con i capelli arruffati e l’aria stressata.

- Sei dannatamente orgogliosa, lo sai Cacciatrice?.-

In risposta Buffy si girò dall’altrp lato del divano, ma poi decise che avrebbe avuto l’ultima parola. – Sei tu che non hai voluto lasciarmi il letto!- disse

Il vampiro sospirò e si sedette sul letto. – Ascoltami. Ho affittato l’appartamento, mi sono dato da fare per non rovinarti questa vacanza, perché è una vacanza, tu puoi dire quello che ti pare sul Sacro Dovere e sul fatto che dovrai badare a me e che sarà una gran scocciatura, ma so che ti fa piacere venire qui e staccare un po’ la spina. So che non vorresti essere qui con me, ma per favore, puoi evitare di lamentarti su tutto? Ti lascio il dannato letto, d’accordo! Tutto quello che vuoi, ma per favore, goditi questo periodo. Evita di rovinare tutto. Per una volta, non giudicare tutto come una costrizione ma come un piacere. Ci tengo. Se non vuoi farlo per me, fallo per te stessa. Per una volta.-le disse dolcemente, poi si alzò.

- Dai, vai a letto.-

Buffy abbassò la testa, confusa. Non credeva che Spike potesse essere così gentile.

- No. Scusami. Hai praticamente pagato tutto tu e ti meriti quel letto. Starò qui, sul divano.- affermò, non con molta convinzione, battendo la mano sul tessuto logoro.

Spike la fece alzare. – Cacciatrice, noi vampiri non abbiamo bisogno di un letto per stare comodi. Adesso vai a letto, è tutto tuo.-

Buffy arrossì violentemente. – Se…se..se vuoi noi…noi potremmo…dividerlo, ecco.- mormorò sistemandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio, mentre Spike apriva e chiudeva la bocca, incapace di credere che proprio Buffy avesse detto quelle parole.

- O…Ok….- mormorò, per poi dirigersi verso la camera da letto seguito da Buffy.

I due biondi si sdraiarono sul letto e Buffy sospirò, chiudendo gli occhi.

- Qui sopra si che si può dormire!- esclamò, rivolta più a se stessa che a Spike.

 

Passò mezz’ora, ma Buffy non riusciva ugualmente ad addormentarsi. Continuava a fissare Spike che dormiva beato, immobile come una statua. Neanche un respiro muoveva il suo petto pallido e muscoloso, e in quel momento le sembrò veramente morto.

- Umpf…Buffy…-grugnì nel sonno, rivoltandosi nelle lenzuola, e Buffy sobbalzò, quasi certa che il vampiro le avesse letto nella mente.

Se ci pensava bene, doveva proprio ammettere che Spike era sorprendente. Capiva al volo il suo carattere, il suo modo di fare, quello che lei era, le cose a cui teneva, certe volte molto di più di Willow o Xander. Capiva la sua luce e il suo lato oscuro con estrema chiarezza. Neanche Angel riusciva a farlo. Lui capiva solo la Cacciatrice buona e martire per il mondo. Non riusciva a vedere oltre, alla notte che si era infiltrata in lei. E quello di cui Buffy aveva bisogno era proprio di qualcuno che vedesse quella notte e che non la facesse sentire in colpa perché ce l’aveva. Lei non ci poteva fare niente. Era una Cacciatrice, e tutte le Cacciatrici hanno il proprio lato oscuro. Perché loro hanno il potere, e il potere porta inevitabilmente a pensare a quello che si combatte. La notte. Ma lei che colpa ne ha se è la dimora delle creature demoniache?

 

 

Las Vegas, centro C.S.I, h.21.12, 19.06.2002

 

- Cosa?!?- strepitò Lor, incredula. – Mi stai dicendo che sei stato qui tutto il giorno e vuoi starci anche la notte?!?- domandò rivolta a Grissom che la fissava, impassibile.

- Già.- rispose, tranquillo.

- Io vorrei anche dormire, sai?-

- Mi dispiace molto, ma non posso riaccompagnarti a casa e non voglio che tu stia da sola. Perciò tu stai qui.-

- Ma è un’ingiustizia! Una mafia! E tu sei uno stacanovista, ecco cosa sei. E anche egoista. Adesso non sei più da solo, e anch’io ho le mie esigenze.- disse, convinta.

Grissom la guardò, scettico. – Ad esempio?-

- Dormire di notte?-chiese sarcastica.

- Ho un lavoro stressante, che richiede che io stia qui tutto il giorno e a volte anche di notte e tu lo sai, quindi se mi fai il favore di stare un po’ zitta…-

- Ma io sono in vacanza! Hai presente le vacanze, quelle cose durante le quali puoi dormire fino a mezzogiorno e teoricamente rilassarti?!?-

Grissom si grattò il mento. – No.-

- Ahhhhhh!- urlò Lor, alzando le braccia al cielo. – Proprio in questo dannato posto dovevi andare a lavorare?!!!!? Papà lo diceva sempre che avevi bisogno di una donna…-

In quel momento entrò Sarah, e sentendo che la parola “donna” era associata a Grissom attivò il radar pettegolezzo.

- Grissom ha una donna?- chiese sospettosa, stringendo gli occhi.

- No, gli stavo dicendo che dovrebbe trovarsene una.- rispose, esasperata.

Sarah annuì gravemente. – Sono pienamente d’accordo. È un lupo solitario da troppo tempo. Fa male.-

Grissom si sbracciò in direzione delle due ragazze. – Ehy, io sono sempre qui, sapete?-

Tutte e due fecero un gesto con la mano. – Sì, sì.- rispose Lor annoiata, per poi a riprendere a parlare con Sarah degli intrallazzi dell’ufficio.

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h.21.02., 19.06.2002

 

Buffy guardò attentamente una gocciolina di pioggia che si posava sul vetro della finestra e ci appoggiò la fronte. Se si concentrava per bene, riusciva a sentirla. Riusciva a sentire il suo potere, la sua forza. Non avrebbe voluto rovinarle la vita così. Piombarci dentro, stravolgerla per bene. Povera ragazza. Rivide se stessa, a Los Angeles, mentre il suo primo Osservatore le comunicava il suo destino. Non avrebbe voluto saperlo così. Avrebbe voluto prepararsi, accettare lentamente il suo compito. Invece no. Glielo avevano detto e basta, senza preoccuparsi di quale impatto avrebbe avuto su di lei. Dopotutto per il Consiglio lei non era Buffy, solo la Cacciatrice. Doveva solo svolgere il suo compito, non accettarlo.

Spike le venne incontro, con lo spolverino in mano. – Sei pronta?- le chiese dolcemente.

Buffy annuì. – Non mi piace andarci così, di sera. Magari disturbiamo.-

Il vampiro alzò gli occhi al cielo. – Lo sai che lo zio lavora di notte.-

La Cacciatrice scosse la testa. – Che c’entra. Magari lei è a casa.-

Spike corrugò le sopracciglia, scettico. – Buffy, tu lasceresti una sedicenne in casa da sola, di sera e soprattutto a Las Vegas?-

- Ehm…no.- rispose, poi lo guardò scettica. – Spike, potresti lasciare a casa lo spolverino, per favore? Siamo a giugno, e anche se piove c’è un caldo bestiale. Non sei molto credibile.-

Il vampiro sospirò. – D’accordo.-

Buffy fece roteare sull’indice le chiavi dell’appartamento. – Andiamo.-

 

Si avviarono verso la DeSoto in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Buffy lesse il rapporto del Consiglio. – Stando a quello che c’è scritto qui sopra, lo zio di questa Lor Grissom è il capo della squadra del turno di notte della polizia scientifica di Las Vegas, il cui edificio si trova a metà tra la Terza e la Quarta strada, al numero 442. (precisazione: questo indirizzo è puramente inventato da me, scusatemi se è errato).

Spike aggrottò le sopracciglia. – Polizia scientifica?-

Buffy annuì. – Sai, quelli che indagano sugli omicidi e robe così.-

Il vampiro si concentrò. – Grissom…perché l’ho già sentito?-

La Cacciatrice scrollò le spalle. – Beh, è piuttosto famoso nell’ambiente. Ha risolto alcuni casi importanti.-

- Sì, ecco! L’ho visto al dannato telegiornale, quando ha rilasciato un’intervista su un caso. Non mi è sembrato niente di speciale. Un cinquantenne cervellone, con a seguito ventenni cervelloni che aspirano a diventare cinquantenni cervelloni.-

- Lo sai che hai uno scarso giudizio della gente?-

Spike si girò a guardarla, sorridendo sornione. – Non sono mica tutti perfetti come te e me, sai amore?-

Buffy alzò gli occhi al cielo, sorridendo, mentre Spike parcheggiava la DeSoto.

I due biondi scesero lentamente dalla macchina, ammirando il grande edificio nero con la porta di vetro che si stagliava davanti a loro.

Buffy non riuscì a spiegarsi il perché, ma le sembrò proprio il posto dove c’erano…beh, cadaveri. Rabbridì al pensiero che dentro quell’edificio, all’apparenza così anonimo, lavorassero persone che erano in costante contatto con cadaveri, organi e assassini…bleah!

Entrarono nell’edificio, dove una segretaria li guardò storti.

- I signori desiderano?- chiese con finta gentilezza.

- Grissom, Lor Grissom.- rispose Buffy.

La segretaria intercettò Greg che usciva dal laboratorio delle analisi per dirigersi nell’ufficio di Grissom.

- Sanders!- abbaiò la donna. – Qui vogliono Grissom! Puoi accompagnarli all’ufficio? Grazie.- disse, senza nemmeno attendere risposta. – Signori, seguite Sanders. Arrivederci.- salutò, per poi riprendere ad occuparsi delle sue unghie, che a quanto pare urgevano di un intervento drastico.

Buffy scosse la testa, schifata, poi con Spike raggiunse Greg, che li analizzò per un secondo. Forse era solo una sua sensazione, ma erano lì per annunciare qualcosa. Qualcosa di grande e spaventoso.

- Io sono Buffy Summers e lui è Spike. Se ci fa la cortesia di accompagnarci da Lor Grissom…- disse sorridente, stringendo la mano al ragazzo, che dapprima sorrise, poi si accigliò.

- Lor Grissom?-

- Siamo venuti a parlare con lei.- rispose annuendo.

- Boh.- borbottò Greg, conducendoli verso l’ufficio di Grissom, in cui c’erano anche Lor e Sarah che chiacchieravano e ridacchiavano.

Quando Buffy la vide fu come se le avessero dato un forte pugno nello stomaco. Così giovane, così ingenua e piena di vita. Uguale a lei. Si aggrappò a Spike.

- Non ce la faccio.- mormorò al vampiro, che le strinse la mano più forte.

- Dobbiamo farlo, lo sai.- le sussurrò in risposta, e la bionda si fece coraggio con un lungo respiro.

Grissom squadrò i due biondi appena entrati dalla porta. La ragazza era piccoletta, carina e magra; il ragazzo era alto, muscoloso e con degli strani capelli ossigenati.

Buffy sorrise in direzione della ragazza. – Ciao Lor. Io mi chiamo Buffy e lui è Spike, siamo venuti qui parlarti. Hai un minuto?- le chiese gentilmente e la ragazza guardò suo zio, che annuì, e seguì i sue biondi fuori dall’ufficio.

- Allora, come ti ho già detto, io mi chiamo Buffy e lui è Spike, e siamo venuti qui, oggi, per comunicarti una cosa davvero importante, che riguarda il tuo futuro…- iniziò.

Lor inclinò la testa, sorpresa. – Non siete i classici assistenti sociali…-

- Noi...noi..non siamo assistenti sociali…- farfugliò Buffy in risposta, scoraggiata, e Spike alzò gli occhi al cielo.

- Amore, diglielo...non ci vuole molto, sai…sbandieri la maledetta profezia ed è fatta…-

Lor lì guardò allarmata. – Profezia?-

Buffy si schiarì la voce. – Per ogni generazione c’è una Prescelta che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze delle tenebre. Lei è la Cacciatrice.-

La ragazza bruna li guardò strabuzzando gli occhi. – Si sente bene?-

- Tu sei stata scelta per essere la Cacciatrice, Lor.- continuò Spike. – Il tuo compito è quello di dare la caccia ai vampiri e ai dannati demoni, e noi siamo qui per insegnarti a farlo. Sai, insegnarti a maneggiare i paletti e robe così-

Se possibile, Lor strabuzzò ancora di più gli occhi. – Vampiri, demoni, paletti…voi siete fusi…- mormorò, e fece per dirigersi verso l’ufficio di Grissom, ma Buffy la trattenne per un braccio.

- Lor…io so cos’hai provato, quattro giorni fa. Io so che hai sentito il potere e la forza. Io so cosa sei. Anch’io sono una Cacciatrice, Lor. Anch’io lo so. La sensazione di potere che ti pervade, l’impressione di riuscire a fare tutto, in ogni modo. La forza che defluisce in te, e ti senti completa. Come se fossi stata scelta per qualcosa. Sei speciale, Lor. Su scala mondiale, solo io sono speciale come te.- si fermò un attimo, e rise. –Tu hai una missione e un potere. Noi ti insegneremo ad usarli. Devi solo ascoltarci.-

Lor guardò Buffy dritto negli occhi e un brivido scivolò lungo la sua spina dorsale. Lei era sincera, lo sentiva. Annuì.

- Ci sto.-

 

Greg trottò allegramente nell’ufficio, con in mano delle analisi. Le sbattè sotto il muso di Grissom con aria soddisfatta.

- Ecco qua le analisi che avevamo richiesto.-

Grissom socchiuse gli occhi. – E scommetto che le tue supposizioni erano esatte?-

Sanders gongolò. – Già. Le impronte sull’arma del delitto corrispondono. L’assassino è la bella mogliettina tradita. Certo che se l’avessi io, una mogliettina così…-

- Greg, per favore.-

- D’accordo, d’accordo. Allora, il caso è chiuso?-

- Sì.-

Greg si avviò verso la porta dell’ufficio, fischiettando.

- E…Sanders?-

Il ragazzo si girò. – Bel lavoro.- Greg sorrise, e fece il saluto marziale.

- Capo…-

In quel momento, due urli agghiaccianti esplosero per il corridoio. Sarah e Catherine.

- Sanders! Ordina a tutti di stare fermi dove sono, vado a controllare!- abbaiò Grissom al ragazzo, ed estrasse la pistola dalla fondina.

 

 

Due urli agghiaccianti esplosero per il corridoio, e una voce autoritaria, probabilmente Grissom, ordinò qualcosa.

Buffy estrasse automaticamente il paletto dalla cintura.

- Spike?- chiamò, e il vampiro annuì.

Si diressero velocemente verso una stanzetta, forse la stanza del coroner, dalla quale provenivano gli urli. Greg, a cui era stato dato l’ordine di non far muovere nessuno, tentò di fermarli. – Non potete…-

Non fece neanche in tempo a terminare la frase che Spike lo spinse da una parte.

Entrarono nella stanza, dove c’erano due donne che urlavano terrorizzate e un vampiro. La ragazza che sembrava la più giovane era stata morsa. Insieme a loro entrò Grissom, che gli sparò subito un colpo ai reni. Il vampiro non cadde neanche a terra, anzi ringhiò più forte e si avventò sulla Cacciatrice.

- Non ti hanno mai detto che le signore non si toccano neanche con un fiore?- urlò Buffy e lo scaraventò a terra, poi Spike lo infilzò prontamente con un paletto.

Grissom guardò quei due. Non erano spaventati, né sconvolti e tremanti come lui, Sarah e Catherine. Avevano solo buttato a terra quel…quel COSO e lo avevano infilzato con quello che sembrava un paletto di legno. Come se fosse tutto semplicemente normale, ed ebbe lo sconcertante pensiero che per loro fosse proprio così.

Aiutò Sarah ad alzarsi, controllando la ferita.

- Tutto bene?- le chiese, premuroso.

La bruna annuì, mentre una lacrima le scendeva lungo la guancia.

- Ero così spaventata, Gil. Io…io gli ho sparato, ma è stato tutto inutile e….e….mi ha morso.- rispose, tremante, mentre toglieva la mano dalla ferita sul collo che sanguinava copiosamente. Catherine si avvicinò per esaminarla. – Sulla giugulare…- mormorò sconcertata.

Buffy si avvicinò a Sarah e guardò la ferita. – Uhmm, perde ancora sangue, sarà meglio medicarla.- affermò, e rimise il paletto nella cintura.

Catherine la guardò perplessa. – Chi sei tu?-

Buffy sorrise. – Le ho salvato la vita, non le basta?-

In quell’istante Nick e Warrick fecero irruzione nella stanza.

- Fermi tutti!- urlò Nick.

- E mani in alto!- sottolineò Warrick, credendo che Buffy e Spike fossero gli assalitori.

Grissom abbassò loro le pistole. – Ragazzi, loro due ci hanno salvato la vita.-

Nick assunse un’espressione corrucciata. – E dov’è l’assalitore?-

Grissom si grattò il mento. – In effetti ce lo stavamo chiedendo anche noi…signori?- chiese, rivolgendosi a Buffy e a Spike, che si guardarono imbarazzati.

- Uhmmm…ecco…- balbettò Buffy.

- Per l’Inferno maledetto!- imprecò Spike a bassa voce.

- Allora?- domandò Catherine, ansiosa di sapere la risposta.

Buffy guardò Spike negli occhi. – Oh…ehmmm….Polvere.- disse in fretta la bionda.

- Esattamente. Polvere.- asserì Spike, scotendo freneticamente il capo.

- Polvere?- chiese esterrefatta Sarah.

Buffy annuì velocemente. – Polvere.-

Nick e Warrick risero, mentre Sarah si portò una mano alla ferita.

- Lui mi ha morso sul collo…- mormorò, incredula. Non poteva. Non poteva proprio essere. No. Aveva sempre rinnegato quel genere di cose. Non poteva essere. Un morso sul collo, polvere…Scosse la testa, cercando di scacciare quel pensiero.

- E come ha fatto un corpo umano a trasformarsi in polvere?- domandò Warrick tra le risa.

- Vampiri….- mormorò Sarah piano, e tutte le teste presenti in quella sala si girarono verso di lei, compresi Spike e Buffy, con gli occhi impossibilmente sgranati.

- Nonononononononono!- si affrettò a dire Buffy, arrossendo.

- Ma che dice!- rimarcò Spike, in imbarazzo almeno quanto Buffy.

Catherine guardò bene il biondo, cercando di cambiare argomento. – Lei è pallido. Anemia?- chiese, e Spike annuì frettolosamente. – Già. Anemia. Una spaventosa anemia. Ho sempre sofferto di…anemia.- si chinò verso Buffy.

- Cosa diavolo è l’anemia?- le sussurrò all’orecchio.

- Credo una malattia del sangue, causata da una carenza di ferro.- mormorò la bionda

- Grazie.-

Catherine si avvicinò a Spike, guardandolo bene. – Io quel genere di pallore l’ho visto solo nei cadaveri. È sicuro di stare bene?-

Il vampiro annuì frettolosamente. – Mai stato meglio.-

Grissom incrociò le braccia. – Ritornando al nostro discorso….come è finito un essere umano in polvere?- domandò sospettoso.

- Strane leggi dell’anatomia, suppongo.- borbottò Buffy a disagio.

Greg entrò di corsa nel laboratorio. – State tutti bene?- domandò apprensivo, e Nick annuì.

- Solo i signori qui ci devono dire come hanno fatto a polverizzare il…-

Anche Lor entrò di corsa nella stanza. – Oh grazie al cielo! Pensavo al peggio…- mormorò, portandosi una mano sul petto. Si accigliò e guardò bene nella stanza. – Era un vampiro?- domandò, rivolta a Buffy. – No, perché qui non c’è nessuno e ho letto che i vampiri si polverizzano e…-

La bionda scosse freneticamente la testa verso la ragazza, per farle capire che non doveva dire niente, ma fu tutto inutile. – No…- mormorò, affranta.

Grissom si avvicinò alla nipote, preoccupato. – Vampiri? Lor, stai bene?-

La ragazza sorrise gaiamente. – Ma certo che sto bene! Solo stavo chiedendo a Buffy se era un vampiro….- si accigliò. – Perché voi lo sapete che Buffy è un’ammazza-vampiri, vero?- domandò, terrorizzata.

- Dannazione, no che non lo sapevano, e se tu non l’avessi spiattellato non l’avrebbero saputo! Maledizione!- urlò Spike, dando un calcio ad un mobiletto.

Buffy sospirò. – Lor, generalmente le Cacciatrici non vanno ad urlare ai quattro venti che lo sono, sai?-

Ormai tutti i membri della squadra si guardavano straniti. Vampiri, Cacciatrici…

- Che diavolo è una Cacciatrice?- esclamò Warrick, e si beccò una bella occhiataccia da Spike.

Lor si portò una mano alla bocca. – Oddio, io…scusate, io…non lo sapevo…- mormorò.

Buffy strinse gli occhi, esasperata. – Ti prego fa che non sia mai successo, ti prego…- mormorò, a denti stretti.

Grissom li guardò con aria minacciosa. – Mi spiegate di cosa state parlando? Vampiri, Caccaitrici…cos’è questa roba?- domandò con la solita aria agguerrita, mentre Buffy stava iniziando a perdere la pazienza.

- Sig. Grissom, lei non lo vuole sapere, davvero…- mormorò, cercando di non perdere la calma.

- Oh, invece si che lo voglio sapere.-

- E va bene, d’accordo!- urlò Buffy. – Vuole saperlo?!? Vuole sapere di cosa stava parlando sua nipote?!? Bene! Quello era un vampiro! È finito in polvere perché quando i vampiri vengono impalettati si polverizzano! È contento, adesso?!?- urlò, spazientita, mentre tutti i membri della squadra la guardavano come se fosse un’aliena appena sbarcata da Marte.

Grissom, straordinariamente, mantenne la calma. Aveva visto talmente tante cose in vita sua che ormai non si stupiva più di niente.

- Cos’è una Cacciatrice?- domandò, guardando negli occhi Spike.

Il vampiro rispose per Buffy. – La Cacciatrice è colei che uccide i vampiri. Buffy, e anche Lor, sono due Cacciatrici.- rispose, tranquillo, e Grissom aprì e richiuse la bocca un paio di volte.

Guardò sua nipote, scioccato. – Cosa…?-

Buffy fece un respiro profondo, per calmarsi. – Sig. Grissom, quello che le ha appena detto Spike è vero. Lor è stata scelta per combattere i vampiri e….-

- Ma lei non deve farlo per forza, vero?- la interruppe, assetato di risposte. – Lei PUÓ scegliere, non è così?- domandò, con una leggerissima nota di panico nella voce, che Catherine non gli aveva mai sentito. Scrutò attentamente il suo capo, e si meravigliò che fosse sconvolto come tutta la squadra. Grissom non si lasciava mai toccare da niente. Vedeva le cose con una freddezza quasi inumana, che gli permetteva di scavare a fondo nella mente degli uomini, di esaminarla e di trarre conclusioni, senza il minimo coinvolgimento o sentore di pena. A volte Catherine si domandava se Grissom sentisse. Provasse qualcosa. Sì, l’aveva visto spesso arrabbiato, ma solo per un attimo, poi si lasciava scivolare la rabbia addosso. E quello era un suo grande difetto, e anche la ragione per cui non era mai stato un grande comunicatore. I sentimenti li scivolavano addosso come acqua. Non si lasciava prendere. Non provava sentimenti, o più probabilmente non voleva provarne. Sentire fa male.

Buffy sospirò pesantemente. – Noi non possiamo scegliere.- rispose.

Nick si fece avanti, con aria incredula. – Avanti Grissom, non crederai a queste sciocchezze?-

L’uomo lo guardò con aria minacciosa. – Nick, sta’ zitto.-

Nick aggrottò le sopracciglia. Perché Grissom pareva turbato?

- Sì, Nick ha ragione, sono solo sciocchezze.- disse Warrick.

- Non sono sciocchezze.- sibilò Buffy.

Nick rise. – Certo, perché mi vuoi dire che esistono i vampiri e che tu li ammazzi? Ma fammi il piacere.-

La Cacciatrice sorrise amaramente. – Tu non hai passato otto anni della tua vita a rischiare la pelle. Tu non sei morto. Tu non sai cosa vuol dire non poter avere delle relazioni normali. La tua migliore amica non è una strega, e il tuo amico più caro non è fidanzato con un demone.

Tu non hai mai ammazzato demoni il doppio di te né hai mai sventato Apocalissi. Tu non sai cosa vuol dire vivere col costante timore che qualcuno faccia del male a quelli che ami, né hai tenuto all’oscuro tua madre della tua vita notturna per due anni. Tu puoi vivere, lavorare, amare, senza la paura che ti succeda qualcosa. Perché ci sono io. Perché tutte le sere, da otto anni, rischio la pelle. IO ho dovuto sventare un’ Apocalisse il giorno del mio diploma. IO ho dovuto uccidere il mio primo amore. IO ho incendiato la palestra della mia vecchia scuola, e sono stata buttata fuori. IO vivo sulla Bocca dell’Inferno. E tu non sai cosa vuol dire.-

Tutti strabuzzarono gli occhi. – Bocca dell’Inferno?- domandò Catherine.

Spike sorrise. – Welcome to Sunnyhell. Bienvenudos a la Boca de l’Inferno.-

- Lor.- Buffy si rivolse alla ragazza. – Domani, per il primo allenamento, fatti trovare al numero 654 della ventesima strada alle nove.-

La ragazza annuì, mentre Spike e Buffy uscivano velocemente dal centro.

 

Tutta la squadra era nella break room a bere una grande dose di camomilla, nel tentativo di calmarsi.

- Insomma, ha detto proprio la Bocca dell’Inferno!- esclamò Catherine, incredula.

Nick aggrottò le sopracciglia. – Che vuol dire poi, la Bocca dell’Inferno, lo sa solo quella.-

- Per me è pazza.- aggiunse Warrick, bevendo un lungo sorso di bevanda

- Forse ha qualche problema, ne abbiamo incontrati tanti.- suggerì Grissom.

- Chiediamo la perizia psichiatrica?- chiese Sarah

- Naaa, non si chiede per così poco.- rispose Warrick.

- Greg, stai bene? Sei stranamente silenzioso.- chiese Catherine, allarmata dallo strano silenzio di Greg.

Il ragazzo scosse la testa, il viso ancora immerso nella tazza di camomilla.

- Solo pensavo che….che…forse ha ragione…- azzardò, vergognandosi della sua idea. – È come se lo sentissi, capite? Quando sono entrati…era come se avessi capito che avrebbero annunciato qualcosa…sentivo che erano sinceri…io…credo di potermi fidare di loro. Non è una certezza, solo una sensazione, ma….- lasciò in sospeso la frase, non trovando le parole.

Catherine scosse la testa. – Io continuo a pensare che quel ragazzo è pallido. Troppo pallido.-

Sarah annuì. – Hai ragione. Sembrava…morto.- disse, corrucciata.

Greg si illuminò all’improvviso. – Lui…lui è un vampiro!- esclamò.

Warrick sputò la camomilla che aveva in bocca e Grissom quasi si strozzò.

- Coff…Eh?..Coff...- tossicchiò Warrick, mentre tutti gli altri fissavano il ragazzo increduli.

Greg assunse l’espressione di uno che sta spiegando una cosa molto semplice a dei bamibini molto cocciuti. – Ma sì! L’avete visto anche voi, era pallidissimo. Un uomo vivo non può essere così.-

In quel momento Lor tornò dal bagno, e tutte le teste della squadra si girarono a fissarla.

- Beh? Che avete da guardare?- domandò, sulla difensiva, sedendosi su una sedia.

- Tu hai intenzione di andarci domani, vero?- le domandò Grissom, stringendo gli occhi.

- Sì.- rispose lei con aria di sfida, alzando il mento.

- Beh, hai sbagliato i tuoi piani, signorina, perché tu domani da quegli squilibrati non ci andrai affatto.-

Lor sospirò. Ci avrebbe scommesso. – Zio, per favore…- lo supplicò.

Grissom scosse la testa. – Non mi fido di loro e non voglio che ti succeda qualcosa.-

- Ma io…-

Sarah aggrottò le sopracciglia, ripensando alle parole di Buffy.

“ Noi non possiamo scegliere”

- Lasciala andare, Gil.- disse tranquillamente Sarah, e Grissom la guardò stranito.

- Sarah, cosa…?-

- Hai sentito quello che ha detto Buffy. Loro non possono scegliere. Se Lor è quello che dice, la troveranno comunque, la addestreranno e la manderanno a fare quello per cui è stata scelta.-

 

Flashback. Las Vegas, casa Sidle, 25.10.1978, h.22.53.

 

- Dove stai andando?- una voce da bambina, ma carica di preoccupazione, proveniva da una ragazzina mora, all’incirca cinque anni, rivolta alla sorella di dodici anni più grande, Susan, che stava riempiendo un borsone di armi.

Susan baciò la fronte della bambina, il cui nome era Sarah.

- Devo andare ad uccidere i cattivi.- le disse dolcemente.

Gli occhi della bambina di riempirono di lacrime. – Non farti la bua, però, che mi preoccupo.-

La ragazza sorrise. – Ti prometto che non mi farò la bua.-

Sarah strinse a se il suo orsacchiotto. – Io ho paura, i mostri entrano dalla finestra e mi mangiano.-

- Lo sai che i mostri non possono entrare in casa, Sarah.-

Sarah alzò lo sguardo bruno verso la sorella. – Non puoi restare qui con me, stasera?- domandò, speranzosa, e Susan sospirò. – Lo sai, Sarah. La missione è al primo posto.-

La bambina annuì. – Lo so. La missione è al primo posto.-

 

Las Vegas, cimitero McEvans, 28.10.1978, h.16.08

 

-…che riposi in pace.- sospirò infine il prete, mentre la folla mormorava –Amen.-

Sarah si strinse alla madre, singhiozzante, e alzò il viso verso quello della donna.

- Mi aveva promesso che non si faceva la bua…- mormorò.

 

 

Las Vegas, centro C.S.I, 19.06.2002, h.21.56.

 

Sarah bevve un altro sorso di caffè bollente e scosse la testa, cercando di scacciare quei ricordi dolorosi. Sapeva cos’era Lor. Era esattamente come sua sorella. E sapeva anche che Grissom avrebbe fatto di tutto per impedire a sua nipote di diventare una Cacciatrice in piena regola.

Sarah sorrise. Non ci sarebbe riuscito. Loro hanno la notte nel sangue, e non possono starle lontano. Loro amano la notte come nessun altro.

Sua sorella non riusciva a stare a casa, di notte. Diceva che si sentiva soffocare. E usciva, con l’immancabile borsone nero e il paletto preferito, di legno di faggio, il suo primo paletto.

Anche quella notte era uscita, e come sempre le aveva promesso di non farsi male. Ma non era tornata. L’aveva aspettata invano per giorni, nella sua stanza, con l’orsacchiotto stretto al petto. Dopo nove giorni aveva capito che non sarebbe più tornata a casa. Non gliel’aveva mai perdonato. Le aveva promesso di non farsi male, invece era morta. E da quel giorno aveva smesso di credere alle creature della notte. Anche se l’aveva promesso a Susan.

‘ La missione è al primo posto ‘, le diceva sempre. Susan metteva sempre la missione al primo posto. Prima della sua felicità e di quella dei suoi cari, prima della sua vita, prima della scuola, prima dell’amore. Era per questo che era morta. Troppo Cacciatrice e poco Susan. Viveva solo per la missione.

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, 19.06.2002, h.21.48.

 

Buffy gettò la borsa su una sedia e si portò le mani alle tempie, affranta. Lo sapeva, non sarebbe mai dovuta andare lì, come Osservatrice faceva schifo. Aveva permesso che sei persone scoprissero l’identità di Lor sotto i suoi occhi, e non aveva fatto niente per fermarli.

Si lasciò cadere sulla sedia con un lungo sospiro, mentre Spike si sedeva davanti a lei.

- Qual è il problema, passerotto?- chiese, con l’aria di saperla lunga.

Buffy scrollò le spalle. – Nessun problema.-

Il vampiro sospirò. – Andiamo, lo so che hai qualcosa.-

- È…è che ho permesso che sei persone sapessero della Cacciatrice, capisci? Gliel’ho detto io…lo sapevo che non dovevo venire qui…faccio schifo a fare l’Osservatrice, a dir la verità faccio schifo a fare tutto….- tutta l’angoscia e il dolore provati da Buffy negli ultimi mesi esplosero come un fiume in piena, e sentì che a Spike poteva confidare tutto. – Faccio schifo come figlia, non ho dato altro che delusioni a mia madre. Faccio schifo come amica, non sono capace di ascoltare Will quando ha dei problemi o Xander quando vuole parlare di qualcosa che non sia demoni e vampiri. Faccio schifo come fidanzata, non riesco a capire quando le mie storie sono ad un punto di non ritorno…cos’ho che non va, Spike?- chiese affranta.

Spike la carezzò una guancia. – Tu non fai schifo a fare niente, amore. Sei una donna fantastica, che merita tutta la felicità e l’amore del mondo. Sei un’amica leale, una nemica degna e una figlia meravigliosa. Non devi pensare che sei sbagliata perché qualche volta fai degli sbagli, tutti ne fanno. Se agli altri non vai bene come amica o fidanzata è un dannatissimo problema loro.- le disse dolcemente.

Buffy si specchiò in quelle due scheggie di cielo che Spike aveva al posto degli occhi e sorrise.

- Ma tu sei di parte, Spike.- mormorò, e il vampiro rise.

- Perché ti amo? Non credo proprio.- rispose.

- E perché mi ami? Non ti ho mai dato motivo di farlo.-

Spike avvicinò il viso a quello della Cacciatrice. – Ti amo perché sei bella, perché sei intelligente, perché sei sarcastica, perché sei dolce e forte allo stesso tempo, perché le mie battute ti fanno infuriare ma anche ridere, perché ti infastidisce che ti chiami con dei nomignoli ma anche ti fa piacere, perché parliamo per ore come vecchi amici e poi sei capace di insultarmi, perché quando combattiamo è come se non avessimo fatto altro in vita nostra, perché mi piace consolarti e farti ridere, perché se solo me lo permettessi non farei altro che abbracciarti e baciarti e…-

Buffy lo interruppe, mettendogli l’indice sopra le labbra. – Ti do il permesso di farlo, Spike…-

 

 

Las Vegas, centro C.S.I., 19.06.2002, h. 21.52.

 

Greg scosse la testa e si mise a sedere di fianco a Lor, che si mangiucchiava l’unghia del pollice.

- Tutto bene?- chiese, cauto.

La ragazza annuì freneticamente. – Una meraviglia, Greg. Solo…sono venuti qui due tizi che mi hanno detto che sono stata Prescelta per combattere i demoni, hanno eliminato un vampiro sotto i vostri occhi e adesso mio zio e quella che teoricamente è una sua amica stanno litigando furiosamente per colpa mia…a parte questo, va tutto a meraviglia…- rispose, accennando con il capo alle urla che provenivano dalla break room.

- Non le permetterò mai di andare da quegli svitati!!!-

- Lo sai che troveranno ugualmente il modo di addestrarla!!-

- Ci devono solo provare!-

- È il suo destino, Grissom, e tu lo sai bene!-

- Che si fotta, il destino!-

- Non si può fottere il destino!-

- Parli come se fossi tu la Cacciatrice!-

- Mia sorella era una di loro.- rispose tranquillamente Sarah, come se la rabbia fosse svanita tutta d’un colpo, portata via dai ricordi.

- Oh. – mormorò Grissom, zittito all’istante da quell’affermazione.

- Tua sorella era…- sussurrò Nick, incredulo.

- Era per questo che lo sapevi…dei vampiri, intendo…- aggiunse Warrick, con un’espressione di pura sorpresa sul viso. La ragazza bruna annuì.

- E dov’è adesso tua sorella, Sarah?- chiese Catherine, curiosa. – Abita qui a Las Vegas?-

- È morta quando aveva diciassette anni, io ne avevo cinque.- rispose, con una nota di amarezza nella voce. – Da quando lei è morta, io ho smesso di credere ai vampiri e ai demoni, ma a quanto pare sono destinata ad avere a che fare con queste cose….-

- Mi dispiace…- disse Nick, ma Sarah scosse la testa.

- L’ho superata un bel po’ di tempo fa, era piccolina quando successe. Grissom, per favore, lasciala andare. I miei genitori non sapevano che mia sorella era una Cacciatrice, e lei per uscire di notte doveva uscire dalla finestra e di nascosto. Quando morì penso che credettero che fosse una drogata o qualcosa di simile.-

Grissom sospirò. – D’accordo, la lascio andare, ma se provano a toccarla io…-

Sarah sorrise, dando una cameratesca pacca sulla spalla al suo capo. – Non lo faranno.-

Lor si illuminò, si fiondò nella break room e abbracciò Grissom. – Graziegraziegraziegrazie!-

L’uomo dapprima guardò la ragazza sbigottito, poi su incitazione di Catherine ricambiò l’abbraccio. – Non…non c’è di che.-

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h. 21.48., 19.06.2002

 

- Posso davvero, Buffy?- mormorò dolcemente, e disse il suo nome in un modo così…così…così e basta che la fece rabbrividire. Lui era così bello, dolce e buono, ed era lì davanti a lei, che le chiedeva di poterla amare. E lei lo voleva. Dio, se lo voleva! Voleva che lui l’amasse e guardasse solo lei, voleva che fosse geloso degli altri uomini, voleva che fosse disposto a cambiare per lei, voleva essere orgogliosa di lui. L’aveva capito quando l’aveva visto, in modo subconscio ma l’aveva capito. A quei tempi stava con Angel, e ogni pensiero rivolto ad un altro uomo per lei era come un tradimento, ma l’aveva pensato spesso. La sua forza, il suo sarcasmo e soprattutto la sua incontenibile voglia di amare facevano di lui un vampiro unico, e l’aveva portato ad allearsi con lei per riavere Drusilla e a legarla in un scantinato per dichiararle il suo amore. Non aveva un’anima, eppure amava più di cento uomini messi assieme. Aveva sempre conservato la scintilla dell’amore. E non era amore sadico come quello di Angelus, né pazzo come quello di Drusilla, né come quello infedele di Darla. Era amore autentico, passionale, che ti brucia da dentro, ti fa versare lacrime e porta rimpianti e felicità, che ti arricchisce e ti fa crescere, che ti sbatte in faccia la verità più dolorosa, ma che ti aiuta ad accettarla. Un amore da cui Buffy era affascinata e che non aveva mai provato. Adesso voleva sentire quell’amore, prenderlo, farlo suo, capire come si può amare così.

- Tu…tu…sì, Sp…Spike…-balbettò. Strano come il fatto che ci piaccia davvero qualcuno sia avvertito da alcuni stranissimi fenomeni, che di norma assoceremmo ad una banale influenza: difficoltà di salivazione, palpitazioni, stomaco sottosopra, mani sudate…

Spike si avvicinò a Buffy, arrivandole a mezzo centimetro di distanza dalle labbra.

Lei tremò come non aveva mai fatto in vita sua, sentendolo così vicino. “Dannazione, cosa aspetti a baciarmi?!?”

- Ad una condizione.- chiarì il vampiro, e Buffy annuì frettolosamente.

- Domattina, niente rimpianti né scenate isteriche e soprattutto paletti fuori portata. D’accordo?-

Buffy non rispose neanche. Si gettò su di lui e lo baciò con impeto ed urgenza.

Senza staccarsi da lei, Spike cercò a tentoni la camera da letto e ci si fiondò dentro con lei in braccio. Da quello che aveva capito, sarebbe stata una luuuuuunga notte.

 

 

Las Vegas, centro C.S.I., h. 01.07., 20.06.2002.

 

Lor prese a russare sonoramente, la testa appoggiata al tavolo e una tazza mezza vuota di caffè ancora stretta nella mano.

Greg entrò lentamente nella break room e prese a scuoterla. – Lor? Lor, sveglia…-

- Uhu, eh? Sì prof., ho fatto i compiti!- esclamò, la voce ancora impastata dal sonno, tirando su la testa di scatto. Quando si accorse di Greg arrossì violentemente.

- Oh…eh, ciao Greg…-mormorò, imbarazzata, sistemandosi un ciocca di capelli dietro l’orecchio. Il ragazzo si versò una generosa tazza di caffè. – Inconvenienti del fatto di lavorare di notte.-

Lor fece un sonoro sbadiglio. – Già, e poi ho fatto un incubo terribile: la prof di algebra mi legava ad una sedia e mi interrogava davanti a tutti e poi mi ha chiesto i compiti…meno male che mi sono svegliata.-

Grge si sedette su una sedia. – Algebra?!? O santa puzzola…-

Lor annuì gravemente. – Proprio algebra.-

Nick e Warrick entrarono nella stanza discutendo.

- Ti dico che vinceranno i Dogers!- esclamò Nick.

- Io scommetto sui Chicago Bulls.- rispose tranquillamente l’altro.

Nick assunse un’aria schifata con estrema drammaticità. – Come puoi scommettere sui Chicago Bulls?!? Come puoi?!?-

Lor scrollò le spalle. – Beh, il capitano è infortunato, li danno vincitori al 70%.-

- Cosa ne vuoi sapere, tu…- borbottò, agitando la mano per aria.

Lor scrollò di nuovo le spalle e alzò gli occhi al cielo.

In quel momento entrarono Grissom, Sarah e Catherine, con aria grave.

- Ragazzi, abbiamo per mano un caso delicato.- annunciò l’uomo, e i tre ragazzi più Lor si misero sull’attenti.

- Tre ragazze morte dissanguate, cimitero Took. Nessuna traccia di sangue, una ferita di non specificato genere sul collo ha provocato la morte.- continuò Catherine.

Lor si permise di fare un sorrisetto. – Non vorrete portare altri cadaveri vampirizzati qui al centro, spero.-

Grissom spalancò gli occhi. – Credi che siano…- mormorò, lasciando in sospeso la frase.

- Beh, sai com’è, cimitero, buchini sul collo, niente sangue….-

Catherine scosse violentemente la testa. – No no no no no no e ancora no. Non voglio assolutamente che questa storia interferisca sul nostro lavoro. Andremo sulla scena del crimine, faremo le nostre indagini e saremo efficienti come sempre.-

Nick alzò le braccia al cielo. – Non so tu, Catherine, ma dopo che mi hanno detto che esistono i vampiri ho qualche dubbio sul fatto che dovremmo fare come al solito.-

Sarah annuì, versandosi una tazza di caffè. – Ha ragione. Dio, vi immaginate qualcuno che esce dalla tomba?- domandò tremando.

Warrick rabbrividì. – Che schifo!-

Grissom scosse la testa. – Dai, andiamo. Quel che sarà, sarà.- disse saggiamente.

– What ever will be, will be.- canticchiò Greg.

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h. 08.52., 20.06.2002

 

Buffy aprì gli occhi lentamente, svegliata dal buon odorino di frittelle che si sentiva nell’aria.

Si alzò e diede un’occhiata nella cucina, dove Spike, con solo i pantaloni addosso e un sorriso enorme stampato sul viso, cucinava frittelle e canticchiava allegramente una vecchia canzone.

Quando la vide le fece un sorriso sexy come non mai, degno di una star, e lei non potè fare a meno di rispondere al sorriso. Dio, sembrava così tanto un uomo innamorato, che cucinava frittelle per la sua bella dopo l’amore.

- Sei ok, amore?- le chiese, vedendo che si torceva le mani.

- Uhu, sì….solo pensavo…a come devo comportarmi con te….- disse titubante.

Il sorriso che Spike aveva sul viso scomparve e serrò la mascella.

- Sei pentita.-

- No! Solo che…- esclamò muovendo le mani.

- Stavi pensando a lui?- sibilò, e Buffy assunse un’espressione confusa.

- Lui chi?-

- Rispondi! Stavi pensando ad Angel?-

Buffy sgranò gli occhi. – Dio, no!- si avvicinò a lui. – Non sono pentita, se è questo che vuoi sapere. E sì, è stato bellissimo.- rispose, anticipando la sua domanda.

- Eri…eri lì con me?- chiese titubante.

Buffy sorrise dolcemente. – Ero lì con te, Spike.-

Lui la baciò, sorridendo. – Ti amo.-

- Grazie.-

Quando il vampiro si staccò da Buffy lei corse in bagno, sgranando gli occhi.

Gli aveva risposto. Diavolo, quando le aveva detto ‘ti amo’, lei aveva risposto. Non l’aveva mai fatto. La prima volta che gliel’aveva detto il disgusto non le aveva fatto aprire bocca, mentre le volte seguenti aveva abbassato la testa, in imbarazzo, ed era stata zitta. Questa volta gli aveva risposto.

‘Grazie’.” E poi, grazie di cosa, voglio dire? Grazie di amarmi, di farmi battere il cuore a mille, di farmi sudare le mani, di farmi rivoltare lo stomaco tutte le volte che penso a te? E io dovrei ringraziarti per questo? Pfui.” Pensò, mentre entrava sotto il getto caldo della doccia.

Mentre si insaponava si chiese perché avesse fatto sesso con Spike.

Sapeva benissimo la risposta, ma non voleva ammetterlo con se stessa. Si stava innamorando. Di nuovo. E non voleva.

 

Las Vegas, appartamento di Greg Sanders, h.07.41., 20.06.2002.

 

Greg appoggiò stancamente le chiavi di casa sopra la mensolina e si diresse piano piano in cucina, gustando lentamente il piacere di trascinarsi davanti al frigo, aprire al rallentatore lo sportello, prendere fuori un budino al cioccolato e gustarselo in santa pace.

Si lasciò cadere mollemente sulla sedia, pensando al nuovo caso. Sembrava impegnativo.

A dir la verità, da quando era entrato a pieno regime nella squadra C.S.I. tutti i casi erano impegnativi. Ripensandoci, da quando era entrato nella squadra la sua vita aveva preso una piega maledettamente schifosa. La sua ragazza, Nadine, quella “bella, con due meravigliosi occhi verdi e con le dita dei piedi a posto” (l’aveva descritta così a Nick, il giorno dopo al loro primo appuntamento), l’aveva lasciato (“Adesso datti alla pazza gioia, Greg!”avevano esultato i suoi amici single, “ Ma vaffanculo”, aveva risposto lui), e la sua vita sociale era calata da dieci a zero, poiché lui era sempre troppo impegnato durante la notte e troppo stanco di giorno per poter uscire.

Così la sua vita di ventiseienne si era ridotta al centro C.S.I., ai colleghi, a casa sua, alla sessantenne della porta accanto che gli faceva la spesa (“Dovrei essere io a fargliela” pensava ogni volta che andava da lei a ritirare le buste, sentendosi in colpa) e, qualche volta, al pub di fronte casa. Molto interessante. E dire che non era un tipo solitario, era sempre stato il classico compagnone che si diverte a far baracca.

Greg sospirò e lasciò cadere il cucchiaino dentro il dolce gelatinoso, ancora a metà.

A lui piaceva il suo lavoro. Gli piaceva davvero, e non voleva mollarlo, ma stava diventando un peso. Aveva ventisei anni, buon Dio, poteva, anzi DOVEVA divertirsi. Sospirò di nuovo.

Sperava ardentemente che sarebbe passata, la stanchezza che vedeva nei suoi occhi ogni volta che si guardava allo specchio. Sperava che si sarebbe abituato a fare sette ore al giorno di straordinario. Sperava che sarebbe passato quel brutto periodo, ma sapeva benissimo che non sarebbe stato così.

Se non si fosse dato una mossa, presto sarebbe divenuto un trentenne solo e scontroso, e a lungo andare sarebbe diventato come Grissom. Rabbrividì. Non che Grissom fosse malaccio, anzi era un gran buon capo e godeva del suo più grande rispetto, ma era un cinquantenne solo, entomologo e che sapeva a memoria interi brani dei classici della letteratura, il che faceva intendere che non fosse un veterano della vita mondana.

Sì, si doveva dare decisamente una mossa. La prima sarebbe stata invitare fuori Lor.

D’accordo, aveva dieci anni meno di lui, ma era esageratamente carina ed anche simpatica, perciò perché no? E poi tra gli adolescenti faceva figo uscire con quelli più grandi, e lui non era né brutto né antipatico. Poteva farcela. In quel momento venne preso dal panico. Da quant’era che non invitava una ragazza ad uscire?

Las Vegas, casa Grissom, h.07.43., 20.06.2002.

 

Lor aprì il frigo e sgranando gli occhi si rese conto che era paurosamente vuoto.

Sbadigliò ed aprì il freezer. – Zioooooooo! Il frigo è vuotooooooooo!- chiamò.

Grissom riemerse dal bagno. – Hai guardato nel freezer?- domandò, tirando fuori dalla dispensa un cartone di succo d’arancia.

La ragazza lo guardò schifata. – Ma qui c’è solo roba surgelata!-

Grissom scrollò le spalle, tirando fuori un pacchetto di spaghetti surgelati. – Si chiama brunch.- rispose tranquillamente.

Lor gli strappò il sacchetto di mano e lo guardò sdegnata. – No, questo si chiama schifo! Sono rimasti dei cereali e del latte, da qualche parte?- domandò, ridandogli il sacchetto.

L’uomo si grattò il mento. – PENSO di averli messi nella dispensa.-

Lor lo guardò alzando le sopracciglia. – Tu PENSI…?!? Il latte non va nella dispensa!-

Grissom agitò una mano. – Cioè, non sono sicuro, forse sono nella dispensa o da qualche altra parte, non ci faccio molto caso.-

Lor sbuffò, guardando dentro alla dispensa. – Sì, ci sono dei cereali e del latte ancora chiuso a lungo conservazione, per tua fortuna.- disse, afferrando dalla credenza una tazza e mettendosi a mangiare.

Grissom riscaldò gli spaghetti nel microonde e li mise nel piatto. – Sai, di solito mangio al lavoro, per questo non tengo molto cibo in casa.-

Lor scrollò le spalle. – Questo si capiva. Comunque non capisco perché ti ostini a non voler avere una vita sociale.-

Grissom aggrottò le sopracciglia. – E questo che c’entra?-

La ragazza sporse il labbro inferiore. – Non c’entra niente, però mi sembrava il momento giusto per intavolare questa particolare discussione. Dai, parla. Catherine mi ha detto che una volta uscivi con una certa Teri Miller, perché non la chiami?-

Grissom la guardò, scettico. – Da quando in qua ti interessi della vita sociale dei tuoi parenti?-

Lor sorrise e gli diede una pacchettina sulla spalla. – Da quando ho scoperto di avere uno zio cinquantenne e solo.-

- Voleva essere ironia?-

- No, è la cruda realtà.-

- Bah, lasciamo perdere. Tu piuttosto, come sei messa?- domandò, curioso.

Lor arrossì. – Beh, uhu, un po’ di tempo fa ho incontrato un tipo…è carino, simpatico, ma è molto più grande di me. Se gli dicessi che mi piace probabilemente mi riderebbe in faccia. Mi direbbe che è solo una cottarella da adolescente.-

Grissom fece un sorrisetto. – Per caso è un tizio abbastanza alto, circa ventisei anni, veste sempre con camicie strane, ha un senso dell’umorismo un po’ fuori dalla norma, si è appena mollato con la sua ragazza e corrisponde al nome di Greg?- indagò innocentemente.

Lor arrossì violentemente e scosse la testa. – No, ma che…- all’improvviso metabolizzò l’informazione. – Si è appena mollato con la sua ragazza?!?- boccheggiò, poi prese a saltellare per tutta la cucina.

- Yuppiiiiiiiii!- urlacchiò, poi diede un bacio sulla guancia a Grissom. – Zio, sei il più mitico sulla faccia della terra! Vado SUBITO a telefonare a Nancy, schiatterà d’invidia! Yuppiiiii!- urlacchiò di nuovo, correndo nella sua stanza.

Grissom sospirò e riprese a mangiare i suoi spaghetti. – Ragazze…chi le capisce è un vero genio.-

 

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h.08.58., 20.06.2002.

 

- Gnon siono gnente male!- commentò Buffy, con la bocca ancora piena delle frittelle di Spike, che sorrise, appoggiando il suo piatto nel lavello.

- Beh, in più di un secolo qualcosa avrò pur imparato, no?-

Buffy sgranò gli occhi. – No, non è che non sono niente male, sono davvero squisite!- esclamò mandando giù il boccone. – Sembrano quelle di…- si rabbuiò improvvisamente. -…di mia madre.- mormorò, stuzzicando con la forchetta l’ultimo boccone rimasto.

Spike si sedette sulla sedia vicino a lei. – Vuoi parlarne?- le domandò, premuroso.

Buffy lo guardò, non era certo la conversazione post-sesso che si era immaginata. Pensava che avrebbero litigato furiosamente, che Spike avrebbe detto che lei lo amava con il suo solito tono strafottente e che lei sarebbe stata costretta a impalettarlo per farlo stare zitto. Invece erano seduti tranquillamente in cucina a trangugiare frittelle e a parlare di Joyce. Decisamente meglio.

Scosse la testa. – No…sto bene, davvero.-

Spike la guardò con l’espressione di chi sa. – Non devi fingere con me, Cacciatrice. Non sono come i tuoi dannati amichetti sfigati che vogliono farsi dire da te solo quello che vogliono sentire. Puoi dirmi se stai male. – le disse sorridendo dolcemente, e lei ricambiò il sorriso.

- È che mi sembra di non aver fatto abbastanza per lei, capisci? Magari lei voleva che fossi una studentessa migliore, o che abbandonassi il mio lavoro notturno, chessò…-sospirò.

Spike le sorrise rassicurante. – Da come mi parlava di te non direi proprio.-

Buffy lo guardò sgranando gli occhi, curiosa. – Cos’è che ti diceva di me?-

Il vampiro sorrise sornione.- Segreto professionale del confessore di Joyce Summers.-

Buffy si agitò sulla sedia. – Daidaidaidaidai!-

- Se proprio insisti…- sospirò, con l’aria di uno che è stato stressato per ore. – Non faceva altro che ripetere di quanto era bella Buffy, di quanto era intelligente Buffy, di quanto coraggiosa era Buffy, di quanto brava era Buffy, e quando mangiava l’ultimo marshmallows diceva sempre quanto le sarebbe piaciuto che un bravo ragazzo come me si mettesse con te….-

Buffy arrossì. – Non ci credo.-

- Oh sì amore, diceva proprio così. Mi sa che ci ha dato una mano, da lassù…-

 

Las Vegas, centro C.S.I., h.10.06., 20.06.2002.

 

Nick sbadigliò e poi guardò Grissom con aria assassina. – Adesso che ci siamo tutti ci puoi dire perché diavolo ci hai chiamato di nuovo?!? Ti dice qualcosa il verbo dormire?!? Beh, è da tre gironi che non lo facciamo!- chiese, adirato. Un’ora prima aveva chiamato tutta la squadra e aveva ordinato loro di presentarsi al centro entro un’ora. In quel momento erano tutti lì a guardare il capo in stato catatonico, a sbadigliare ininterrottamente o, nel caso di Catherine, versarsi un’enorme tazza di caffè nel tentativo vano di restare svegli.

Catherine scosse la testa, affondandosi una mano nei capelli. – Veramente Grissom, dacci una spiegazione plausibile o aspettettati che ti mandiamo al diavolo.-

Greg strinse gli occhi, nel tentativo di mettere a fuoco la sala dopo un sonoro sbadiglio, mentre Warrick si strofinava gli occhi.

- Dormire…- mormorò Sarah, mentre le sue palpebre calavano e si rialzavano.

La testa di Lor cadde sul tavolino, seguita da un gemito della ragazza. – Non potevo restare a casa, io? Non potevo?…- domandò, affranta.

Grissom sbuffò nervosamente, all’apparenza dannatamente sveglio. – Dove sono finiti i cari, bei vecchi tempi in cui si fingeva di essere perfettamente svegli?- domandò cercando, come al solito nel modo sbagliato, di tirare su il morale della “truppa”, ricevendo in risposta sei occhiate omicide. – E va bene, d’accordo. Avete presente i cadaveri delle due ragazze al cimitero Took?-

Catherine annuì per tutti.

- Beh, Brass ci ha fatto un giro stamattina e…uhm…sono…come dire…spariti.- disse.

Lor sbattè la testa sul tavolino fino a scheggiarlo. – Io l’avevo detto. Io l’avevo detto. – mormorò affranta. – Adesso due vampire se ne vanno in giro per la zona del cimitero Took e Buffy non è….- all’improvviso tirò sulla testa e si illuminò tutta. – Ma potrei andarci io! Sì, sono una Cacciatrice anch’io! Cosa ci vorrà mai? Un paletto, insomma basta spezzare una gamba di una sedia e….-

Greg le sorrise, interrompendo i suoi sproloqui. – Lor, è giorno…- le disse.

La ragazza sbattè di nuovo la testa sul tavolino. – Dio, sono una Cacciatrice schifosa.-

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h.09.02., 20.06.2002

 

Quando Spike uscì dalla doccia, solo un asciugamano in vita e mille goccioline che gli scivolavano giù per il corpo Buffy dovette resistere alla tentazione di saltargli addosso di nuovo. Riprese a scribacchiare freneticamente il programma dell’allenamento di Lor, pur non sapendo bene cosa scrivere.

Il vampiro le si avvicinò lentamente da dietro e le mise le mani sopra le spalle, per poi massaggiarle, e Buffy non potè fare a meno di lasciarsi scappare un sospiro di beatitudine.

- Cosa scrivi, amore?- le domandò lentamente nell’orecchio, biascicando le parole in quel suo accento inglese che ogni volta la faceva rabbrividire.

- Il programma dell’allenamento di Lor.- rispose, sospirando. Dio solo sapeva se aveva mai conosciuto un uomo più fantastico di Spike. Un uomo bello, sexy, intelligente, sarcastico e che ti faceva i massaggi sulle spalle quando stavi facendo qualcosa di stressante.

- Ti andrebbe di fare qualcosa di più divertente?- sempre quel sussurro provocante.

Buffy si ridestò improvvisamente dal sogno. – No, Spike. Devo finire questo programma entro stasera perché chiama il sig. Giles e lo vuole sentire, e se non lo faccio col cavolo che resto qui. Perciò, lasciami fare.- lo ammonì, muovendo una mano mentre lui si siedeva sulla sedia con un tonfo. – Posso darti una mano?- le chiese, anche se l’idea non gli andava a genio.

Buffy annuì. – Credi che sia meglio introdurre prima la tecnica di combattimento o l’uso del paletto?- domandò, assorta.

- Uso del paletto.- rispose il vampiro.

- Ma se non sa combattere a cosa le serve saper usare il paletto?- domandò, più rivolta a se stessa che a Spike, che scrollò le spalle. –Se uno si trova in pericolo è più utile saper usare il dannato paletto che saper combattere, no?-

Buffy lo guardò indispettita. – Ma se uno non ha il paletto a portata di mano?-

- E se a uno manca una gamba?- l’ apostrofò, sarcastico.

Buffy scosse la testa, scrivendo. – Introduzione all’uso del paletto- disse sospirando.

Spike si grattò il mento, pensieroso. – Pensi che stasera l’accompagnerà il maledetto zio?-

Buffy annuì. – Sarebbe più che naturale. Se avessi una nipote di quell’età non la lascerei di certo andare in giro da sola per Las Vegas.-

- E se venissero anche gli amichetti potremmo addestrare anche loro, no?-

La Cacciatrice assunse un’espressione corrucciata. – Nel senso che dovremmo insegnare anche a loro a combattere?-

- Buffy, vivono a stretto contatto con Lor, sono in pericolo come i tuoi amichetti, non credi?-

La Cacciatrice si grattò il mento con la matita. – È una buona idea. Spike, ci servono altri paletti.-

 

Las Vegas, cimitero Took, h.12.26., 20.06.2002

 

Lor si asciugò il sudore dalla fronte, esausta. Come era prevedibile, suo zio l’aveva portata con sé sulla scena del crimine, e le aveva affidato l’incarico più faticoso e palloso sulla faccia terra.

Ai suoi piedi c’erano le valigette dei membri della squadra, aperte. Lei doveva correre qua e là sulla scena del crimine a portare ai ragazzi le loro cose.

- Lor, qua serve il luminol!!-

- Lor, dammi un tampone!!- erano le grida che per tutta la mattinata erano risuonate nel cimitero, attirando gli sguardi attoniti dei visitatori. Era una giornata calda e umida, con il cielo terso e di quel color grigio che fa pensare ad una pioggia imminente. Peccato che fino ad allora non fosse caduta neanche una goccia. Ma grazie a Dio era ora di pranzo, e sempre ringraziando Dio stavano per andarsene.

Lor chiuse la valigia di Nick e sospirò, raggiungendo poi Grissom che guardava rassegnato i colleghi. – Nessuna prova? Sicuri sicuri?- domandò implorante. Non aveva proprio voglia di avere a che fare con il procuratore e dirgli che non avevano trovato nessun tipo di prova. Eackly avrebbe gioito come minimo per due settimane.

Warrick scosse la testa, amareggiato. – Qua intorno non c’è niente. Probabilmente se avessimo

I corpi…-

Lor sospirò, lasciando che le braccia le cadessero sui fianchi. – Ma perché ve ne frega tanto? Sono solo due cadaveri, o meglio due vampire. Se ne occuperà Buffy.-

Anche Cathrine e Sarah sospirarono. – Vallo a dire tu al procuratore che “se ne occuperà Buffy”- borbottò la bionda.

 

Las Vegas, centro C.S.I., h.20.33., 20.06.2002.

 

Lor saltellò da un piede all’altro, nervosa.

- Dai zio!! Ti sbrighi?!? Devo essere lì alle nove!-

In risposta Grissom si massaggiò le palpebre, stanco da 36 ore di turno consecutivo.

- Devo aspettare le analisi, Lor.- mormorò. – Non posso.-

La ragazza sbuffò. – Non poi chiedere a qualcuno di sostituirti?-

- Stanno tutti per andare a casa, Lor.-

Lor sbuffò di nuovo. – Ecco, lo sapevo. È il mio primo allenamento e già non posso andarci. Uffa.- brontolò, lasciandosi cadere sulla sedia con un tonfo.

In quel momento Greg entrò in uffficio. – Griss, se non c’è più niente da fare io andrei a casa.-

Grissom annuì. – Ci vediamo domani, Greg.-

Lor si illuminò e si voltò verso Greg. – Tu per andare a casa passi dalla ventesima?- domandò, speranzosa. Il ragazzo annuì. – Sì, perché?-

La ragazza si alzò. – Beh, vedi, dovrei andare da Buffy, ma il mio zietto adorato non può accompagnarmi, perciò mi chiedevo se…- domandò, lasciando in sospeso la frase e ammicando verso Greg, che sorrise. – Prendi le tue cose e andiamo.-

Lor gli fece un sorriso a trentadue denti. – Grazie.-

Diede un bacetto sulla guancia a Grissom e trottellerò verso l’uscita con Greg.

Grissom continuò a guardare la porta, incredulo. Quanto tempo era passato da quando qualcuno gli aveva dato un bacetto sulla guancia? Scosse la testa. Quella strana ragazzina gli stava incasinando la vita.

 

 

Las Vegas, macchina di Greg Sanders, h. 20.41., 20.06.2002

 

Greg strombazzò per la quarta volta il clacson del suo macinino, borbottando.

- Maledetto, chi diavolo ti ha dato la patente?!?-

- Lo stesso idiota che l’ha data a te.- rispose Lor ridacchiando.

Greg quasi saltò sul sedile, preso alla sprovvista dalle parole di Lor. – Vuoi farmi venire un infarto?!?- disse, distratto, mentre cercava con lo sguardo un cartello che indicasse la ventesime strada. – Ventesima…ventesima…trovata!- esclamò, svoltando a sinistra.

- Numero?- domandò a Lor.

- 654.- rispose la ragazza.

Greg parcheggiò la macchina e lui e Lor scesero, trovandosi davanti un palazzo bruttino e grigio. Spike e Buffy li aspettavano davanti al portone, intenti a discutere animatamente…no, diciamocelo, stavano litigando furiosamente.

- Vuoi portarla al cimitero al primo allenamento?!? Ma sei andato fuori di cervello?!?- urlò la biondina.

- Beh, di sicuro è più interessante che imparare ad usare il dannato paletto!!!- strillò il vampiro in risposta. Greg e Lor si guardarono straniti.

- Oh, è interessante!! È a rischio mortale ma è INTERESSANTE, capito?!?-

Lor li interruppe con un colpettino di tosse. – Mi spiace interrompervi dai vostri urli su cosa sia più interessante tra il cimitero o il paletto, ma io vorrei anche allenarmi.- disse ironicamente.

Buffy si dipinse sulla faccia un sorriso nervoso. – Bene! Sei pronta ad imparare AD USARE IL PALETTO?!?- disse, sottilineando l’ultima pezzo di frase, mentre Spike alzava gli occhi al cielo.

Greg si avvicinò al vampiro e gli diede una solidale pacca sulla spalla. – Sono donne, amico.-

 

 

Las Vegas, Ventesima strada n. 654, cortile sul retro, h. 21.06., 20.06.2002.

 

Buffy tentò l’ennesimo calcio, che come gli altri andò a vuoto. Lei e Spike erano nel cortile sul retro a combattere da più di un quarto d’ora, ma sembrava che nessuno dei due desse segno di cedimento. Buffy era più forte, Spike più veloce. Non potevano battersi. Potevano solo ballare. Questi furono i pensieri di Lor, che, quasi appiccicata a Greg, li osservava estasiata mentre lottavano. Era…era troppo bello vederli insieme, vederli lottare, in una danza senza fine, in cui nessuno sarebbe uscito vincitore, in cui la Cacciatrice non avrebbe affondato il paletto e in cui il vampiro non avrebbe ucciso. Non potevano farsi del male, non potevano uccidersi l’un l’altra, semplicemente perché era impensabile che non fossero insieme. Una non sopravviveva senza l’altro e viceversa, anche se non l’avrebbero ammesso neanche sotto tortura. Lei amava lui, lui amava lei. Era così semplice, per Lor, seduta su un vecchio e squallido muretto del giardino di una cadente e ammuffita palazzina, che contemplava quei due lottare, ballare in una danza vorticosa e senza fine. Non avrebbe potuto chiedere di meglio. Forse, solo la speranza di riuscire a lottare con la stessa passione che vedeva negli occhi di Buffy.

 

La Cacciatrice si fermò un attimo, ansante, cercando di riprendere fiato.

- Le abbiamo fatto vedere abbastanza, non credi?- mormorò al suo ‘nemico’, che aveva le mani appoggiate sulle ginocchia.

- Pensi che sia abbastanza, Cacciatrice? Solo questo ti hanno insegnato, in sette anni?- rispose, in un sussurro provocatorio.

Buffy raddrizzò la schiena, fiera. – No, ma non è questo il momento, Spike.-

Spike si avvicinò di più a lei, fino a sfiorarle il viso. – Per me è sempre il momento di ballare con te, amore.-

 

 

Las Vegas, Ventesima Strada n.654., cortile sul retro, h.21.18., 20.06.2002.

 

Lor tirò un pugno, che prese Buffy in piena pancia. La bionda sorrise. – Così va bene, Lor!- si congratulò con la neo- Cacciatrice che le rivolse un sorriso orgoglioso prima di tornare a combattere.

Adesso seduto insieme a Greg c’era Spike, che guardava orgoglioso le due Cacciatrici.

- Sono davvero maledettamente brave, non credi?- domandò il vampiro, accennando col capo alle due ragazze.

Greg annuì. – Solo mi domando come faccia Buffy a non stramazzare a terra, con tutti i calci che ha preso.-

Spike fece un sorrisetto amaro. – È abituata a ben di peggio, credimi.- Il ragazzo si voltò con fare interrogativo verso Spike. – Che vuoi dire?-

- Buffy ha affrontato di tutto. Demoni, vampiri Maestri, Apocalissi…me. Non credo che i calci di una novellina le facciano molto male.-

Greg aggrottò le sopracciglia. – Ha affrontato te? Intendi che eravate nemici?-

- Ci puoi giurare. Nemici giurati.-

- Da come ti guardava prima non avrei mai detto che foste stati nemici giurati.-

Questa volta fu il turno di Spike ad aggrottare le sopracciglia. – Uhu?!?-

Greg lo guardò stranito. – Non te ne sei accorto?!? Ti guardava come se volesse saltarti addosso da un momento all’altro.-

 

 

Las Vegas, centro C.S.I., h. 17.29., 21.06.2002.

 

- Spiegami perché diavolo il caso è passato all’FBI?!?- abbaiò Grissom ad Eackly, il vicerettore, che scrollò tranquillamente le spalle, rilassando la schiena contro la sedia del suo ufficio.

- Vi lasciate scappare i cadaveri di mano, Grissom, è naturale che poi perdiate il caso.- rispose l’altro, con tono quasi canzonatorio. Da quando Eackly era diventato vicedirettore la vita della squadra di Grissom era andata a rotoli. Li aveva divisi, mettendo Catherine a capo di una squadra e ponendo Greg sotto il controllo di Grissom. Li aveva divisi. E solo per questo Grissom lo considerava uno stronzo, figuriamoci poi per le cavolate che l’uomo faceva quotidianamente.

Grissom si passò una mano tra i capelli. – Cazzo, Eackly! Non è colpa nostra!-

L’uomo annuì, sempre canzonatorio. – Infatti ho già provveduto a parlarne con Brass.- si avvicinò alla scrivania. – Non credere che con me potrai fare quello che ti pare, come facevi prima. Qui ci sono delle regole da rispettare, e me ne sbatto altamente del fatto che poi le tue idee si rivelano giuste. Non me ne frega niente, Grissom, non ho certo voglia di andare a presentare rapporto al procuratore. Vedi di comportarti bene, o prima di quanto tu creda ti ritrovarai sbattuto fuori di qui a calci in culo.- disse in un sussurro ostile, per poi riappoggiarsi allo schienale della sedia. – Puoi andare.- lo congedò con un sorriso arrogante sul viso, che Grissom gli restituì prontamente.

 

Grissom sbattè la porta della break room e colpì con i pugni il tavolino di vetro, sotto gli sguardi attoniti di tutti.

- Come sappiamo tutti, Eackly è uno stronzo. – esordì, furente. – E ha deciso di passare questo caso all’FBI. Non voglio assolutamente che lo risolvano prima. Siamo la migliore squadra C.S.I. del paese, facciamo vedere a quei dannati bastardi chi è il migliore. Catherine?- domandò, rivolto verso la donna. – Ho bisogno di sapere se tu, Warrick e Nick sarete disponibili in ogni momento per questa indagine.-

La donna annuì. – Lo sai che se c’è da sfottere Eackly sono sempre in prima fila.-

Grissom azzardò un sorrisetto, poi si rivolse verso Greg. – Sanders, ho bisogno della tua specializzazione sui minerali e sulla tua esperienza in laboratorio. Devo capire cosa diavolo c’è in quel fottuto terreno.- in risposta il ragazzo annuì.

- Wowww! Non sapevo che usassi espressioni così colorite!- fece Lor, seduta in un angolo e zitta fino quel momento, con un fischio stupito. Grissom diventò viola dalla vergogna.

 

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h. 10.11., 21.06.2002.

 

Il trillo del suo telefonino svegliò Buffy, teneramente abbracciata a Spike, con la testa sul suo petto. Ancora nuda, saltellò giù dal letto e cercò a tantoni l’aggeggio infernale, tentando di arrestare il rumore, ma per sbaglio premette il tasto per accettare le chiamate.

- Pronto?- biascicò, con la voce ancora impastata dal sonno e molto bassa, per non svegliare Spike. Dall’altro capo del telefono le giunse una vocetta squillante ed eccitata.

- Buff, sono io!!-

La Cacciatrice strinse gli occhi, nel tentativo di ricordare chi fosse quell’ io. Ah, già, Willow.

- Ciao Will. Va tutto bene a Sunnydale? Nessun demone in vista, vero?- domandò apprensiva.

- No, tutto tranquillo. Dovevi vedere l’altro giorno Xander a fare la ronda. È stato messo k.o da un novellino e Anya l’ha dovuto salvare. E lì da te? È bella Las Vegas?- strillò, elettrizzata.

La bionda fece un sorrisino. – La città è molto bella e la nuova Cacciatrice è davvero in gamba, ma non è questa la novità. Io ho fatto sesso con Spike!-

Per un minuto dall’altra parte del telefono ci fu solo silenzio. – TU. HAI. FATTO. COSA?!?- ululò la rossa.

- Ho fatto sesso con Spike.-

- Hiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Io l’ho sempre detto che avreste finito per stare insieme, prima o poi.-

Buffy arrossì.- Beh, tecnicamente non siamo insieme, sai?-

- Sei innamorata di lui?- le chiese a bruciapelo Willow, lasciandola senza parole. Lo amava? Amava Spike, il mostro senz’anima, la ‘cosa’ che non provava sentimenti? Le feceva battere il cuore a mille e tremare le gionocchia?

- Sinceramente.- aggiunse Willow, in attesa.

- Io…penso di sì.-

 

Las Vegas, centro C.S.I., h.19.47., 21.06.2002.

 

Greg entrò titubante nell’ufficio di Grissom, con in mano delle analisi, e si sedette sulla sedia con un tonfo, facendo alzare gli occhi all’uomo che giocherellava con la penna.

- Greg?-

Il ragazzo annuì. – Si, beh, Mia (la ragazza ke va a lavorare in laboratorio dopo ke Greg va in squadra cn Grissom, N.d.A) mi ha dato il risultato di quelle analisi, ma…sì, insomma, in quel terreno non c’è niente. Mi dispiace.- disse, alzando le spalle.

Grissom si tolse gli occhiali, sospirando. – E domani verranno quelli dell’FBI.-

Il ragazzo sospirò in risposta.

In quel momento entrò Sarah, furiosa, il viso arrossato e le mani chiuse a pugno pronte a volare sulla faccia di chiunque avesse detto o fatto qualcosa di sbagliato. Diede un potente calcio all’armadietto degli insetti di Grissom, che traballò, per poi rivolgersi ai due uomini

- Eackly è il più stronzo, cornuto, maledetto, egocentrico figlio di buona donna sulla faccia della maledetta Terraaaaaa!!!- urlò, per poi sedersi sulla sedia accanto a Greg.

- Non possiamo più lavorare al caso. Ha detto che faranno tutto i federali. – sbottò.

Grissom aprì e chiuse la bocca, boccheggiando. – Ma…ma…-

Greg sbattè un pugno sul tavolo. – Ma un dannato niente!! Quell’uomo non può fare quello che gli pare solo per i suoi comodi!! Se vuoi fare il leccaculo, fallo ma lascia in pace noi poveri Cristi!!-

Sarah si alzò in piedi agguerrita. – Greg ha ragione! Gliela farò vedere io a quel brutto…-

Grissom sospirò, interrompendola. – Se ha deciso così, vuol dire che il procuratore ha acconsentito e noi non possiamo fare niente.-

 

Las Vegas, centro C.S.I., h. 19.57., 21.06.2002

 

- Allora, secondo la versione ufficiale, le due ragazze sono state uccise nel cimitero Took e la notte dopo, quando i poliziotti della sorveglianza non erano ancora sul posto, i cadaveri sono stati trasportati via da qualche ignoto.- ripetè Warrick. – Almeno secondo la versione ufficiale dei fatti.-

- Esattamente, secondo la versione ufficiale.- disse Buffy, appoggiata allo stipite della porta, il biondo al suo fianco che guardava incuriosito gli attrezzi del laboratorio, che annuì alle parole della ragazza. – Basta una parola e quelle sono polvere.- affermò, prendendo una sedia per sé e per Buffy e sistemandole davanti al tavolino.

Nick li guardò straniti. – Cosa fate?-

Buffy lo guardò aggrottando le sopracciglia. – Vi stiamo aiutando con il caso, non si vede?-

Catherine strabuzzò gli occhi. – Non siete agenti, non potete farlo.-

Buffy scrollò le spalle. – Potreste delegarci a collaboratori ufficiali, no?-

Greg scosse la testa. – Scusate, ma non capisco. Sappiamo che le due ragazze sono vampire, eppure non vogliamo che Eackly ci tolga il caso, e adesso si parla anche di collaboratori ufficiali. Cosa stiamo indagando a fare? Lasciamo fare la figura di merda ai federali, no?- disse, con un’ aria confusa sul viso.

Grissom aggrottò la fronte. – Beh, è vero che stiamo indagando per niente, però se non lo facciamo perdiamo la faccia con Eackly.-

Spike aggrottò le sopracciglia. – Ma chi è questo dannato Eackly?- domandò.

Sarah fece un sorrisetto, accennando alla porta. – È lui.-

Spike e Buffy si girarono verso l’ingresso e si trovarono davanti un uomo che probabilmente andava verso i cinquanta, ma che ne dimostrava novantacinque, con un’antipatica smorfia sul viso e le braccia incrociate sul petto.

- Buonasera. Voi sareste?- domandò, con qualcosa che voleva essere un tono sarcastico ma che suonò molto irritante. La Cacciatrice si alzò in piedi. – Buffy Summers, piacere.- disse allungando la mano, per poi ritirarla subito dopo vedendo che l’uomo non era minimamente interessato a stringergliela.

- E lei?- chiese, rivolto verso Spike, il quale gli rivolse un sorriso cattivo.

- Spike.- soffiò, guardandolo maligno, e sul viso di Eackly comparve una nota di terrore.

- Be…b…bene…al…allora io vado…mormorò, per poi dileguarsi in fretta e furia dalla sala riunioni.

I membri della squadra guardarono Spike come si guarda un eroe che ti ha appena salvato dal gigante cattivo.

- Come-diavolo-hai-fatto?- sillabò Warrick, esterrefatto. Nessuno era mai riuscito a liquidare Eackly prima degli otto minuti, soprattutto loro. In risposta Spike gli rivolse lo stesso sorriso maligno, e Warrick rabbrividì. – Capisco.-

Greg lo guardò curioso. – Tu sei un vampiro, vero?-

Spike sorrise e poi annuì. – Già. Come fai a saperlo?-

Il ragazzo scrollò le spalle. – Beh, sei pallido. Un uomo non può essere tanto pallido ed essere vivo. Però non hai i denti lunghi.-

Spike ridacchiò. – Credimi, tu non vuoi vederli i miei denti lunghi.-

Nick si dondolò sulla sedia. – Devi solo sorridere, no?-

Appena Nick finì di parlare, il viso di Spike si tramutò in quello della caccia. I begli occhi blu erano stati sostituiti da freddi occhi gialli, il viso si deformò e dalle sue labbra spuntarono due enormi canini. Nick per poco non cadde dalla sedia, mentre gli altri della squadra lo guardarono strabuzzando gli occhi in un “pallato” enorme alla Fantozzi.

Spike ridacchiò. – Piaciuto?-

 

 

Lor rigirò la tazza di caffè tra le mani, sospirando. Non le piaceva neanche, il caffè.

Si sentiva decisamente di troppo, in quella situazione, con Buffy, Spike e il team in riunione mentre lei era costretta a stare nella break room a guardare la tv. Nick le aveva detto che lui e Warrick stavano cercando finanziatori per acquistare una Playstation. Lor sorrise. Quando volevano quei due ci si mettevano davvero d’impegno.

Persa com’era nei suoi pensieri, non si accorse neanche che il Dr. Robbins era entrato nella break room.

-Lor.- la salutò, tuffandosi nel frigorifero, per poi riemergere con un nachos che sembrava aver visto tempi migliori. Fece una faccia schifata, ma invece di buttarlo via lo rimise nel frigo. Lor fece un sorrisetto. Uomini, tutti uguali.

- Dr. Robbins.- rispose.

- Che si fa di bello ?- le chiese, versandosi del caffè, e in risposta la ragazza scrollò le spalle.

- Ci si annoia.-

Robbins sorseggiò il caffè. – Le tue amiche?-

Lor sospirò. – Tutte in vacanza. Naturalmente, tutte tranne me.-

Il dottore fece un sorrisetto, poi si avviò verso l’uscita.

- E… Lor?-

- Uhu?-

- Dagli tempo.-

 

Buffy si massaggiò le tempie, stanca. Quello non era certo un lavoro per lei. Quello era un lavoro da cervelloni, e lei non lo era di certo.

Mentre lei faticava un casino per stare dietro ai C.S.I.s, Spike sembrava molto interessato. Aveva già dimostrato di intendersi di geologia, chimica e fisica, anche se con le leggi fisiche era rimasto…all’800. A suo tempo doveva essere stato un alunno brillante, al contrario di lei, che a mala pena capiva la matematica. Si sentiva di troppo, in quella situazione, mentre tutti parlavano di composti chimici e del contenuto del terreno.

Si alzò dalla sedia e vide Spike, che guardava dentro al microscopio, ridere con Sarah di qualcosa. Un’ondata di gelosia le infiammò le vene. Era così che lui l’amava, eh? Filtrando con le altre donne! E nemmeno più belle di lei, pensò stizzita.

Buffy lanciò un’occhiata furente in direzione della bruna, che parve notarla. Come si permetteva quella di camminare sulla SUA proprietà?!? Spike era suo. Stava con lei.

La Cacciatrice sgranò gli occhi. Spike SUO?!?

- Io…io…credo che andrò a farmi un caffè…- mormorò, incurante del fatto che gli altri non l’avessero sentita.

Lei si sentiva a disagio lì dentro, con sei scienziati, tutti più intelligenti di lei, che parlavano di cose a lei sconosciute. E Spike non cercava di farla sentire a suo agio, come era solito fare, e questo le dava fastidio. Lui…lui aveva trovato una cosa in cui non la coinvolgeva, e le faceva male. Lei voleva capire tutto di lui, non voleva essere tagliata fuori dalle cose che gli piacevano. Ma, dopotutto, era quello che lei aveva sempre fatto con lui. Quando mai l’aveva coinvolto, cercando di non farlo sembrare sempre il terzo incomodo? Quando l’aveva fatto? Entrando nella break room, con le lacrime agli occhi, capì quando male lui aveva provato ad essere sempre stato tagliato fuori dalla sua vita.

 

 

Buffy si appoggiò sullo stipite della porta e si asciugò una lacrima solitaria, non notando Lor, seduta al tavolino.

- Tu…tutto bene, Buffy?- le domandò apprensiva, mentre la bionda accenava un sorriso.

- Problemi di cuore?-

- Come lo sai?-

La bruna sospirò. – Riconosco i sintomi.-

Buffy sorrise e si sedette sulla sedia di fianco alla ragazza. – Un ragazzo?-

Lor annuì tristemente. – Già. Più grande di me, bello, simpatico…in poche parole per me è irragiungibile.-

La bionda le diede una pacchettina sulla spalla. – Non buttarti giù così. Vedrai che…-

- Se ti dicessi chi è non diresti così.- la interuppe.

- Vuoi dire che lo conosco?-

- Greg Sanders.- sospirò di nuovo Lor.

Buffy fece un sorrisetto. – Non è poi così irrangiungibile, dai.-

La bruna strabuzzò gli occhi. – Ha quasi dieci anni più di me, Buffy!-

La Cacciatrice ridacchiò. – Hello? Spike ne ha cento più di me.-

- Si vede che siete una bella coppia, voi due.-

Buffy arrossì violentemente. – No, noi…cioè, non siamo proprio insieme, ma…insomma, sinceramente non lo so come siamo messi.- sospirò, lasciando cadere la sedia contro lo schienale. – Voglio dire, il giorno prima è tutto zucchero e panna e ‘ti amo da morire’ e il giorno dopo ci prova con Sarah. Non so cosa pensare.-

Lor strizzò gli occhi. – Con Sarah? Ah, no no, lei è già impegnata con mio zio.- sentenziò.

Bufffy assunse un’espressione confusa. – Uhu?-

- Quei due sono da caso clinico. Anzi, mio zio è da caso clinico. Non ci prova neanche se lo paghi, piuttosto preferisce soffrire in silenzio quando gli altri uomini la invitano ad uscire. Greg compreso.- disse, rabbuiandosi.

Per volere del Fato o di qualche altra forza mistica che Giles si sarebbe subito messo a studiare, Greg entrò nella break room per la pausa caffè proprio in quel momento.

- Io compreso che?- domandò, curioso, versandosi del caffè.

Lor arrossì violentemente. – Uhu, beh…ecco…-

- Voleva dire che anche tu…beh, lo sai no?- disse Buffy, strizzandogli l’occhio, mentre lui la guardava confuso. – Vero Lor?-

La ragazza annuì. – Lo sai Greg, no? Quella cosa…-

- Sì, giusto quella cosa, e io adesso devo proprio andare…- disse, sparendo con un fretta micidiale.

Greg guardò Lor con un’espressione perplessa. – Cosa intendeva dire?-

La ragazza sventolò una mano, sorridendo divertita. – Oh, a dire la verità non lo so neanch’io, ma se a lei sta bene…-

Fece per alzarsi dalla sedia. – Beh, io vado a fare un giro. –

Lor inciampò rovinosamente nella sedia, e si ritrovò nel giro di un secondo nella braccia di Greg, che la sorreggevano. Oh, equivoca situazione!

- Questa posizione…è un po’…- mormorò lei, in imbarazzo.

- Sì, lo so…-

Tum-tum, tum-tum. Il battito della ragazza accellerò quando si rese conto di quanto erano vicini. Lui avrebbe potuto allungare un po’ il collo e…i suoi pensieri si interuppero quando le labbra di Greg si posarono sulle sue. Lei!! Greg stava baciando lei, Lor Megan Grissom, di anni sedici-diciassette fra un mese, residente a Las Vegas, Nevada.

Gli gettò le braccia al collo e rispose appassionatamente al bacio.

In quell’istante Catherine e Warrick pensarono bene di andare a controllare se Greg stesse bene, visto che erano ormai dieci minuti che era in “pausa caffè” e li trovarono che si stavano limonando appassionatamente. Warrick sgranò gli occhi come se non avesse mai visto due persone baciarsi, mentre Catherine fece un sorrisino e trascinò il collega fuori dalla stanza.

- Lui…lei…- mormorò l’uomo, ancora in trance.

- Sì, Warrick?- rispose, Catherine, sorridendo sotto i baffi. Cavoli, se Warrick non aveva capito che quei due si filavano dietro in amore era proprio un fesso.

Il bruno sventolò una mano. – Niente Catherine, niente.-

 

 

- Come credi che la prenderà Grissom?- domandò Warrick a Catherine, mentre si dirigevano verso la sala riunioni. Catherine alzò le spalle.

- Non lo so. Insomma, Greg è molto più grande di Lor, ma Grissom lo conosce e penso che si fidi di lui.-

- E se non lo fa?-

La bionda sventolò il pugno per aria, con espressione battagliera. – Se non lo fa? Beh, gli sistemo io quella faccia da secchione pesce lesso che si ritrova.-

 

- Dov’è Greg?-

Una domanda. Una semplice domanda. Perché bastava così poco per metterlo in crisi? Pensò Warrick, sospirando e passandosi un mano tra i capelli.

- Uhm…- borbottò, incerto.

- Devi dirmi qualcosa, Warrick?- domandò Grissom, con il solito tono da Santissima Inquisizione Spagnola.

- Io niente, Griss. Ma Catherine sì, non è vero?- rispose, guardando speranzoso la collega, che sbuffò, lanciandogli un’occhiata della serie: “soliti-uomini-pisciasotto”.

- Allora Catherine, dov’è Greg?-

- Beh, in questo preciso istante credo si stia baciando appassionatamente con tua nipote.-

Grissom quasi rovesciò il microscopio. – COSA?!?-

- Quello che ho detto, Grissom.-

- Nononononononono, temo di non aver capito. Cosa diavolo sta facendo Greg?!?-

- Si-sta-baciando-appassionatamente-con-tua-nipote. Quale pezzo di frase non ti è chiaro?-

Sarah, Nick e Spike ridacchiarono per la reazione di Grissom. Guardava Catherine con gli occhi impossibilmente sgranati, e la sua mano tremava come se gli avessero che era appena arrivato il giorno del giudizio.

- Oh. Uhu, ehm…bene. Vai a chiamarlo e digli che abbiamo bisogno di lui, qui. – borbottò Grissom, abbassando gli occhi sul microscopio. Catherine sorrise.

- Sei OK, Grissom?-

L’uomo annuì. – Sì, uhm…so…sono OK. Devo lasciarle fare le sue esperienze, no? È…è…insomma, è normale, giusto?- borbottò, a disagio. Dio, quando si trattava delle persone lui non sapeva. Non sapeva come comportarsi, cosa fare, lui non lo sapeva. Quando c’erano di mezzo le prove lui era il migliore. Oggetti…non parlano, non sentono, non possono essere feriti. Da lui. Da quello che era, che avrebbe cambiato molto volentieri. Chessò…avrebbe voluto la grinta di Catherine, il sarcasmo sottile di Nick, la simpatia e la voglia di vivere un po’ pazza di Greg. Avrebbe voluto avere tutte queste qualità, ma non le aveva, e doveva sforzarsi di fare la cosa giusta. Per Lor, per quella nipotina adolescente che non conosceva molto bene ma alla quale sentiva che si stava già legando, perché lei si aspettava che lui facesse la cosa giusta. Allora doveva chiedere, indagare, capire come ci si comporta con gli adolescenti. Era giusto lasciarle baciare Greg? Era giusto permetterle di innamorarsi?

- Se Lindsay baciasse un ragazzo che ha dieci anni più di lei e che io non conosco penso che le darei una punizione a vita, ma qui e adesso stiamo parlando di Greg e Lor, che conosciamo e di cui ci fidiamo…perciò non vedo perché dovresti vietarglielo.- rispose la bionda.

Spike sorrise. – Non può. Non può vietarglielo. L’amore non è un fatto di testa, di cervello. È passione, che ti squarcia da dentro e ti fa fare quello che vuole.- Detto questo si alzò e si diresse verso la porta.

- Ehi, dove vai?!?- gli chiese Sarah. Spike fece un sorrisetto.

- Devo vedere una persona.-

 

Las Vegas, centro C.S.I., h.20.32., 21.06.2002.

 

Buffy si strinse nella magliettina rosa a maniche corte che si era messa la mattina. Faceva freddo a Las Vegas di notte, avrebbe dovuto portarsi una giacchettina. Si domandò perché fosse freddo. Erano o no nel deserto? Ad un tratto si ricordò una lezione di scienze alla Emery, e al professore che parlava di escursione termica…Ah, ecco.

- Amore?-

Una voce che conosceva bene le arrivò alle orecchie come la lama di un coltello. Non voleva vederlo e non voleva parlargli.

- Andiamo! Che c’è?-

Buffy si girò verso di lui, con le lacrime agli occhi. – Che c’è?!? Hai anche il coraggio di chiedermi che c’è?!? Ci provi con Sarah, non ti basta?!?- gli urlò contro furibonda. Nessuno poteva permettersi di prendere in giro Buffy Summers.

Un sorriso si distese sul volto preoccupato di Spike. – Sei gelosa.-

La Cacciatrice fece una smorfia. – No! È…è solo che mi da fastidio, ecco tutto. Dopotutto non siamo insieme, no? Cioè, io non sono gelosa di te, tu non sei geloso di me e…siamo tutti felici…- mormorò, rigirandosi verso il parcheggio, esaminando le macchine che passavano per la strada trafficata.

Spike le cinse la vita da dietro, possessivo. – Tu sei solo maledettamente mia.- le mormorò all’orecchio. – E io sono geloso di te.-

- Non…non è vero… - bofonchiò Buffy in risposta, appoggiandosi a lui. Lo amava. Dio, se lo amava.

- Sì invece, perché ti amo.-

- Non…non…è vero…tu…-

Spike la fece girare e la guardò dritto negli occhi. – Ti ho detto mille volte che ti amo. In tutti i modi, in tutti i luoghi. Dovrebbero fare una soap- opera su di noi, sai?- disse, ironico, e Buffy ridacchiò con le lacrime agli occhi.

- La chiamerebbero Impossible love.- rispose Buffy, guardando alla sua destra.

A Spike venne quasi un colpo al cuore. Buffy aveva detto amore? Inteso tra lei e lui o riferito solo a lui? Decise comunque di riprendere il suo discorso.

- Ascolta. Io…lo sai che ti amo. Ora sta a te decidere. Se mi ami…beh, sarà magnifico. Se non mi ami, sei libera di tornare a Los Angeles dall’orsacchiotto dolce e la pseudo- storia tra me e te rimarrà solo una dolce e segreta parentesi nella mia vita millenaria.-

Buffy sorrise, carezzandogli una guancia. – Se ti dico che ti amo cosa vinco?-

Sul volto di Spike si dipinse la sorpresa pura. – Tu…cosa?-

- Ti amo, Spike. Amo il vampiro che dice sempre ‘maledetto’ o ‘dannato’ e che mi fa imbestialire venticinque ore su ventiquattro e amo il poeta segreto che mi dice ‘ti amo’ venticinque ore su ventiquattro. Amo te. E no, non tornerò dall’orsacchiotto dolce. Nell’ultimo anno, grazie a qualcuno che conosco molto bene, mi sono accorta che era TROPPO dolce. A me piacciono gli uomini d’azione.-

Spike sorrise, baciandola. – Chi è questo santo?-

- Tu, Spike.- rispose, senza staccare le labbra dalle sue.

Dopo un bacio interminabile ed infuocato, Spike si staccò dalla sua Cacciatrice e la guardò con un sorrisino. – Così a te piacciono gli uomini d’azione, eh?- chiese, e senza attendere risposta la prese in braccio e la caricò sulla DeSoto.

 

Las Vegas, centro C.S.I., h.20.31., 21.06.2002.

 

- Com’è stato?-

Lor si toccò le labbra ancora gonfie per il bacio, poi fissò Greg sorridendo, incredula che quella meraviglia fosse capitata proprio a lei.

- Direi molto wow.- rispose.

Greg tirò il fiato, sentendo la tensione allentarsi. Strano a dirsi, ma aveva avuto paura di non aver baciato abbastanza bene, cosa che non gli era mai capitata.

Guardò la giovane di fronte a lui e avvampò violentemente. Cosa diavolo aveva fatto? Lor era MINORENNE, e se Grissom l’avesse saputo l’avrebbe come minimo scuoiato vivo.

- Io…io…devo andare…- bofonchiò, correndo via dalla break room. Cosa gli era preso? Agire così d’impulso non era da lui. Ma quando l’aveva vista lì, tra le sue braccia, così bella ed imbarazzata, non aveva saputo resistere. Aveva avuto bisogno di baciarla. Ne aveva avuto bisogno come l’aria.

 

 

Greg entrò nella sala riunioni imbarazzatissimo e rosso come un peperone. Cercò di fare poco rumore per non attirare l’attenzione, ma naturalmente rovesciò uno sgabello e l’attenzione di tutti i C.S.I.s nella stanza fu rivolta a lui.

- Tutto bene, Greg?- domandò Nick, trattenendo a stento le risate. Se c’era una cosa che adorava fare era prendere in giro Greg.

- S…sì…- farfugliò il ragazzo, raccogliendo lo sgabello.

- È successo qualcosa nella break room, per caso, Greg?- rincarò la dose Nick.

Se possibile, il ragazzo avvampò ancora di più. – Niente che non potesse succedere, Nick.- brontolò, infastidito, sedendosi vicino a Sarah.

- E cosa, precisamente, Greg?-

- Adesso basta, Nick. Non vedi com’è in imbarazzo?!?- lo rimproverò Catherine.

- È proprio per questo che mi diverte prenderlo in giro.-

Greg fece un sorrisino imbarazzato e cercò di smuovere la situazione. – Allora Griss, novità?- domandò, ma non ricevette risposta. Il suo capo continuava a guardarlo, cercando nei suoi occhi un qualche segno che gli rivelasse i suoi sentimenti.

- Che intenzioni hai, Greg?- gli domandò, conciso e telegrafico come sempre.

Greg spalancò gli occhi e arrossì di nuovo. – Su che cosa, Grissom?-

- Ma su Lor, idiota!!- esclamò Warrick, scompigliandogli i capelli con aria scherzosa.

- Allora?!? Che intenzioni ha il ragazzone?- domandò Sarah, divertita. Greg sembrava così un bambino, con il viso arrossato e l’espressione imbarazzata di chi non sa che pesci pigliare, che a Sarah faceva quasi tenerezza. Si sentiva come una mamma con un figlio alle prese con la prima vera cotta.

- Pe…penso serie, ecco…-

E tutti i C.S.I.s giù a ridere come dei cretini, scompigliandogli i capelli, esclamando cose tipo “ ma guarda il nostro Greggo!” e (Nick e Warrick) a dargli sonore pacche sulla schiena, neanche fosse loro figlio. Sarah e Catherine lo guardavano commosse, quasi con le lacrime agli occhi, mentre Grissom se ne stava in disparte, imbronciato.

Ad un certo punto il capo decise di spiaccicare parola. – Guardi che se ti azzardi a farla soffrire ti torco personalmente il collo.-

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h. 22.47., 21.06.2002

 

Buffy rise, e rise ancora, ubriaca di felicità. Era felice, adesso, lo sapeva. E amava Spike, questo era un fatto certo. Lo amava. Amava colui che in passato aveva tanto odiato, seppur rispettandolo come nemico e, sì, anche come alleato. Dall’odio nasce l’amore più grande, dicevano sempre i saggi. E mai per Buffy queste parole furono più veritiere.

- A cosa pensi, amore?- le domandò Spike.

- A come mai ti sei innamorato di me. Ero tua nemica.-

Spike rise e la girò sulla schiena, portandola sotto di lui. – È impossibile non innamorarsi di te, amore.-

La Cacciatrice si imbronciò. – Ma dimmi il perché. Cos’ho io, che ti ha fatto perdere la testa? Non mi sembra di essere così speciale come dici tu.-

Il vampiro ci pensò su un attimo, cercando le parole giuste. – È quello che hai dentro che ti rende affascinante. Una bella Cacciatrice, fiera, orgogliosa, forte, indipendente…magnetica. Hai un nonsoche che ti lascia a bocca aperta. La prima volta che ti ho vista, io…sono rimasto stordito, sinceramente. Era così bella, attaccata alla vita e giovane, che ho pensato che non sarei mai riuscito ad ucciderti. Tu sei quella che mi completa. Non te ne accorgi, quando combattiamo? Tu…-

- Io sono più forte, tu più veloce…noi non combattiamo, balliamo. L’abbiamo sempre fatto.- mormorò lei, alzandosi dal letto e andando alla finestra, da dove si intravedevano le luci della sera.

- A volte tutto questo mi spaventa.- continuò lei, posando una mano sul vetro freddo. – Il fatto di completarsi, di essere la metà di una mela. Mi spaventa a morte, perché se dovesse succederti qualcosa, io…non so che farei, senza la mia metà. Ho paura che se stiamo insieme, il Consiglio o qualche altro impiccione che ama cacciare il naso negli affari altrui si accorga che sono troppo felice, e siccome una Cacciatrice deve essere sempre concentrata sulla missione e non su altro, decida di portarti via da me. Io non sono pronta a stare senza di te. Lo so che è egoistico…per una volta vorrei essere felice, con l’uomo che amo…ma non me lo permetteranno, Spike. Lo sento.-

Il vampiro l’abbracciò da dietro e affondò il viso nel suo collo. – Io non ti lascerò mai. E se mai lo vorrò fare, sei autorizzata a impalettarmi all’istante.-

La Cacciatrice rise, ma poi si girò verso di lui con aria molto seria. – È una promessa?-

Spike annuì. – È una promessa, Cacciatrice.-

 

 

Las Vegas, casa Grissom, h.00.54., 22.06.2002.

 

Il trillo del telefono dello zio svegliò prepotentemente Lor, che inutilmente aveva pensato di farsi una bella dormita, dopo tre giorni di quasi completa assenza di riposo.

Si affacciò in camera di Grissom per dirgli di rispondere, ma vide che l’uomo riposava beatamente e così decise di scendere lei.

Scese le scale a tantoni a afferrò l’odioso arnese, posto sul tavolo della cucina.

- Pronto?- biascicò.

- Grissom!! Dove diavolo sei?!? Io ti strozzo! Dannati federali…-

Lor scostò un poco il telefono dall’orecchio. L’irruenza e il tono di voce di Brass a volte le facevano venire il mal di testa.

- …sì, adesso…no, lo voglio adesso…cazzo!! Dov’è Eackly?!? Grissom, ti voglio in centrale fra dieci minuti!-

- Non sono Grissom, Brass.-

- Oh, non m’importa chi diavolo sei, basta che fai venire qui Grissom, e in fretta!!-

- Ok.-

Lor chiuse la comunicazione, ormai completamente sveglia. Un giorno avrebbe dormito, per grazia di Dio.

- ZIOOOOOOOOOOOO!- urlò, aprendo lo sportello del frigo per prendere del succo d’arancia.- BRASS TI VUOLE IN CENTRALE FRA DIECI MINUTI!!!!-

Sulla soglia della cucina apparve Grissom, con due occhiaie allucinanti e i capelli brizzolati arruffati.

- Brass vuole cosa?!?-

Lor scrollò le spalle.- Boh. Ha detto di andare subito in centrale, non ho fatto a tempo a chiedergli altro. –

Grissom scosse la testa, passandosi una mano tra i capelli. – Vestiti.-

 

Las Vegas, centro C.S.I., h.01.03., 22.06.2002.

 

Lor spalancò la bocca quando entrò. I bei corridoi blu chiaro, le pareti di vetro, l’ex laboratorio di Greg. Sangue. Tanto sangue. Corpi. Paramedici dagli sguardi preoccupati. Sangue. Tanto sangue. Rosso vermiglio, intenso. Una scritta. Per lei. O per Buffy. È uguale, erano la stessa cosa. Una scritta, di vernice rossa, vermiglia, di un colore che ricordava tanto il sangue. Che forse è sangue. Una scritta. “ Ti abbiamo trovata. Morirai così”.

Represse un conato di vomito. Sangue. C’era troppo sangue lì dentro.

Vide un paramedico passare davanti, sorreggendo su una barella un corpo che Lor conosceva bene. Mia. Attaccata ad un respiratore. Era ancora viva. Eackly, l’odioso Eackly, anche lui su una barella. Non si muoveva, non aveva un respiratore. I suoi abiti erano inzuppati di sangue. Sul collo, uno squarcio. Negli occhi, spalancati, vitrei, privi di un qualsiasi bagliore, una muta richiesta d’aiuto, un grido di terrore mai espresso. E morte.

Lor spalancò gli occhi. Attraverso la vetrata del laboratorio scorse Greg, rannicchiato contro una parete, la camicia imbrattata di sangue e una ferita sul collo. Muto terrore negli occhi. Una croce nella mano destra.

Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, e non potè fare a meno di lasciarsi sfuggire un grido di dolore. Mentre correva dentro il laboratorio, lanciò uno sguardo a suo zio, corso da Warrick e Catherine, vivi e avvolti in due plaid neri. Nei loro occhi, il terrore non c’era. Forse un po’ di paura, e disgusto per tutto quel sangue. Fortunatamente, quando era successo quel disastro, erano su una scena del crimine. Siano benedetti i nuovi casi.

- Greg!!GREG!! Stai bene?!? GREG!!-

Un paio di occhi marrone chiaro, pieni di lacrime e preoccupazione, e altri due occhi, neri, che di solito brillavano di una luce birichina che rendeva il proprietario completamente fuori di testa, si incrociarono.

- Loro…loro sono terribili…molto peggio di Spike…belve…-

- Vampiri?-

Il ragazzo annuì. – Io…io avevo preso una croce, sai…da quando ho scoperto che ci sono i vampiri…io ho pensato…una croce non può fare che bene, giusto? Così l’ho presa. Quando hanno attaccato, ho pensato di potere difendere tutti…ma loro sono forti…uno mi ha anche morso, ma gli ho piantato la croce nel petto, così se n’è andato…ma ha morso Mia e anche David…e non ho potuto fare niente…-

Lor gli accarezzò una guancia. – L’importante è che tu stia bene…Mia è viva…adesso ti porto dai paramedici così ti curano quella brutta ferita…-

Lor aiutò Greg ad alzarsi, lo portò fuori dal laboratorio e lo affidò alle cure di un paramedico.

 

Sangue. Tanto sangue. Sui bei corridoi blu chiaro, sulle pareti di vetro, dentro l’ex laboratorio di Greg. Una scritta. Di sangue anche quella. “Ti abbiamo trovata. Morirai così.”

 

Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”, h.03.36., 22.06.2002.

 

Lor si massaggiò gli occhi, cerchiati da profonde occhiaie di preoccupazione e stanchezza.

L’infermiera di turno uscì dalla stanza di Greg e le rivolse un sorriso.

- Il suo amico sta bene. Ha perso molto sangue e temo dovrà stare in osservazione un paio di giorni, ma niente di grave. Può andarlo a vedere, se vuole.-

In risposta la ragazza le rivolse un sorriso grato ed entrò nella stanza, chiudendo la porta.

Greg era sdraiato sul letto, ad occhi chiusi, ma si vedeva che non stava dormendo. Troppo sangue in un solo giorno.

- Ehi.- lo salutò debolmente, andandosi a sedere sulla sedia di fianco al letto.

- Ehi.- rispose sussurrando lui, aprendo un poco gli occhi.

Quando Greg aprì gli occhi, a Lor venne quasi un colpo al cuore. I suoi occhi non brillavano più d’allegria e di voglia di vivere. La tristezza di fondo che Lor aveva sempre visto dentro di essi era riemersa, prepotente. In quegli occhi neri tanto belli ed espressivi non c’era più la luce. Solo tristezza. Rabbia, terrore, forse. Ma soprattutto tristezza. Pareva così innaturale da vedere, in quegli occhi ridenti da bambino. Ma c’era, e tanta. Tanta da far paura, perché è innaturale vedere la tristezza negli occhi di chi porta sempre una ventata d’allegria, ovunque vada.

- Come stai?-

Le labbra di Greg si stirarono in un sorriso pallido. – Come se mi avessero appena schiacciato col tritasassi, ma nel complesso sto bene.-

La ragazza sorrise. Eccola, di nuovo, la luce. Vai, sconfiggi la tristezza.

- Grissom e gli altri?- le domandò lui.

- Credo che si stiano già mettendo al lavoro.-

- Pensa che non dovevo essere lì. Avevo già fatto tre ore di staordinario, potevo andarmene a casa, ma non l’ho fatto. Per fare il duro, probabilmente. Per dimostrare a tutti che Greg Sanders era in grado di sostenere 48 ore di turno consecutive. E per questo ci potevo rimanere ammazzato.-

Il ragazzo cambiò bruscamente discorso, tanto che lì per lì Lor non aveva capito di cosa stesse parlando.

- Poteva capitare a chiunque.-

Greg la fissò. – No, non a chiunque. A me. Sai, una volta, quando ancora tu non abitavi con Grissom, ci fu un incidente sulla tangenziale. Un autobus finì fuori strada, nove morti. Per i primi soccorsi avevano chiamato tutti gli agenti. Mi presentai lì, anche se non ero qualificato, e rischiai di mandare tutto a puttane, scusa la parola. C’era un uomo che stava male, tutto insanguinato. Nick mi disse di chiamare qualcuno, ma io rimasi fermo immobile, paralizzato dalla vista del sangue. Quell’uomo…è morto. Non per colpa mia, ma poteva esserlo. Poteva morire per colpa mia, perché Greg Sanders voleva dimostrare che era in grado di lavorare sul campo. Sono stato stupido, ma solo quando ho rischiato di rimetterci io ho capito QUANTO lo sono stato. Sono un idiota. Sono un idiota, ecco tutto. Signori e signore, ecco a voi Greg Sanders, l’idiota più idiota del momento! Fate un’offerta per comprargli un cervello nuovo, signori, perchè il suo non funziona!- disse amaramente, mentre gli occhi di Lor si riempivano di lacrime.

- È vero Greg, sei uno stupido.- affermò Lor, con la voce rotta dal pianto. Il ragazzo la guardò sorpreso, aspettandosi da lei parole di conforto. – Sei uno stupido perché vuoi dimostrare a tutti che sei in grado di fare le cose che fai, quando tutti sanno benissimo che sei in gamba. Sei idiota perché pensi che gli altri ti ritengano poco intelligente, quando al laboratorio si fa fatica a trovare un tuo degno sostituto. Greg Sanders, tu sei stupido perché pensi che gli altri ti ritengano stupido!- la voce di Lor si alzò di un’ottava, e lungo le sue guance iniziarono a scorrere le lacrime. – Cazzo, Greg!! Non capisci che non c’è bisogno di non dormire per tre giorni per essere un bravo C.S.I.?!? Non capisci che nessuno lì dentro ti chiede di più di quello che tu non sia in grado di dare?!? Non capisci che non sei continuamente messo alla prova?!? Non capisci che ti stavi per far ammazzare per dimostrare cose che gli altri sanno già?!? Perché non hanno promosso Hodges, se tu sei così idiota?!? Perché, Greg?!? Pensi che ritengano che uno che è laureato in Chimica e specializzato in Geologia non sia in grado di fare il suo lavoro?!? Se pensi questo, o vuol dire che sei completamente un idiota o che hai qualche problema di autostima!!!-

Detto questo, la ragazza si alzò violentemente dalla sedia e andò alla finestra, asciugandosi con una manica le lacrime.

- Ti ho visto lì, sanguinante, quando sapevo che avresti dovuto essere a casa a dormire, e ti avrei ammazzato. Ti avrei fatto male, più di quanto tu ne avevi fatto a me.- le lacrime ripresero a scorrere. – Dio, Greg, non capisci che anch’io ho dei sentimenti?!? Posso interessarmi se sei stanco o non stai bene?!? Posso avere il diritto di avere una paura tremenda di perdere qualcuno a cui tengo?!? Non farlo anche tu, Greg. Non lasciarmi, come hanno fatto i miei genitori. Non ne posso più. Troppe persone se ne sono andate dalla mia vita, senza nemmeno dirmi addio. Non sono pronta a perdere di nuovo qualcuno. Specialmente te.- disse, andandogli vicino e puntandogli il dito contro. – Non lasciarmi mai.-

 

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h.03.40., 21.06.2002

 

Il cellulare trillò, e la Cacciatrice si svegliò bruscamente. Lanciò un'occhiataccia all'apparecchio, scoprendo che era un numero sconosciuto e rispose.

- Pronto?-

- Buffy, sono Grissom.-

- Salve. Si può sapere come mai mi chiama alle...-lanciò un'occhiata all'orologio sulla parete e a Spike, profondamente addormentato. -...tre e quaranta di notte?- domandò, acida.

- È un'emergenza, altrimenti non ti avrei ma chiamato. Oggi la centrale ha subito un attacco da persone ancora ignote, che hanno anche ucciso della gente. C'è sangue dappertutto, e una scritta sulla parete. Non abbiamo ancora certezze, ma pensiamo sia rivolta a Lor. È una minaccia di morte, ed è per questo che vorrei che la controllassi. Al momento lei e Greg, che è stato ferito, si trovano nell'ospedale Saint Micheal, vicino al Ritz Hotel, un qualunque tassista è in grado di arrivarci. Puoi?-

Buffy annuì. - Conti su di noi.-

 

Las Vegas, ospedale "Saint Micheal", h.03.58., 21.06.2002

 

Buffy battè impaziente il piedino per terra, sbuffando, mentre Spike litigava furiosamente con la segretaria dell'ospedale.

- Le ho appena detto che è maledettamente importante.- soffiò, cercando disperatamente di mantenere la calma. La donna, di pelle nera e con una bella stazza, arricciò le labbra.

- E io le ho appena detto che se non siete familiari non potete entrare.-

- Amici. Siamo amici.-

Buffy sbattè la mani sul bancone, guardando la donna con rabbia. - Senta, lei, non abbiamo tempo da perdere. Il ragazzo che dobbiamo vedere ha appena visto morire molti dei suoi colleghi, e la ragazza che è con lui è stata minacciata di morte, quindi ci faccia entrare, invece di parlare a vanvera sul fatto che è tardi.-

La donna la guardò impressionata e fece un cenno con la testa, invitandoli ad entrare.

- Stanza 5.-

Buffy annuì e con Spike si diresse verso la stanza. Il vampiro bussò piano alla porta, e dall’altro del muro provenne uno strascicato “avanti”.

Di fianco al letto c’era una sedia, su cui era seduta Lor, addormentata, mentre Greg era seduto sul letto a gambe incrociate, coperte da un plaid.

- Ehi.- salutò debolmente, alzando piano la testa verso i due arrivati.

Buffy chiuse piano la porta e fece un cenno col capo.

- Tutto ok?-

Greg annuì. – Sì.-

- Vuoi parlarne?- chiese Spike, in un improvviso attacco di sensibilità. Buffy lo guardò orgogliosa.

Il ragazzo scrollò le spalle, e prese a guardare la notte fuori dalla finestra.

- Cosa c’è da dire? È stato orribile. Ho visto…visto morire delle persone…che…che…non ci voglio pensare.-

Buffy si sedette sul letto, guardandolo comprensiva. – Hai sempre la sensazione che avresti potuto fare di più. Che avresti potuto salvarle.-

- Io…io potevo farlo…avevo una croce…- mormorò, la voce incrinata dal pianto. – Ma non ho fatto niente…li ho guardati morire…-

Buffy scosse la testa, poggiandogli una mano sulla gamba. – È sempre orribile. Lo è sempre. Non ti riesci ad abituare a vedere le persone morte. Riesci solo a pensare a quello che avresti potuto fare. Ed è orribile ogni volta, perché dentro di te sai che non avresti potuto fare di più. Non avresti potuto.- disse, guardando un punto imprecisato sul pavimento.

 

 

Las Vegas, centro C.S.I., h.03.40., 22.06.2002

 

Warrick infilò un tampone dentro ad un sacchettino, sospirando. Girò lentamente la testa, fino ad incrociare gli occhi di Grissom. Dentro a quegli occhi azzurri si poteva leggere la rabbia, che non avrebbe mai potuto sfogare su qualcuno. Avrebbe potuto urlare fino a farsi uscire gli occhi dalle orbite, imprecare, spaccare tutto, ma la rabbia non se ne sarebbe mai andata. Come puoi essere in collera con qualcuno che non hai mai visto in faccia?

- Cazzo!!!-

Nick urlò, quando si trovò tra le braccia quel cadavere. Urlò. Urlò forte, tanto forte che così non aveva mai urlato in vita sua. Aveva visto tanti corpi morti, ma mai come quello. Mai come il corpo di quella donna dalla pelle grigiastra e dagli occhi verdognoli spalancati in un grido di terrore. Abiti inzuppati di sangue, tanto sangue che Nick faticava a credere che fosse solo suo. Graffi sul viso, sulle mani, sulle gambe. Il collo squarciato, letteralmente. Squarciato.

Un conato di vomitò lo assalì prepotente, impedendogli per un un buon paio di minuti di pensare lucidamente.

- Chi diavolo ha fatto questo?- mormorò l’uomo, passandosi una mano tra i capelli e aggrottando la fronte imperlata di sudore.

Catherine alzò la testa e guardò Nick. – Non lo so. Davvero, non lo so. Ormai non so più niente.- sussurrò in risposta, buttando indietro la bella chioma biondo-rossiccia e scuotendo la testa. Sarah si alzò in piedi e si mise le mani sui fianchi, guardando preoccupata i jeans macchiati di sangue.

- Questo…questo non è possibile, veramente. – sentenziò, riprendendo a raccogliere campioni di sangue. – Qui dentro c’è troppo sangue. Per tutto questo sangue dovrebbero essere morte circa una cinquantina di…- la giovane s’interuppe bruscamente, fissando prima Nick e poi gli armadietti, diventando bianca come la neve. Si avvicinò piano agli sportelli, aprendoli uno ad uno.

Uno, due, tre corpi. Quattro, cinque, sei. Sette, otto, nove. Dieci…

Sarah aprì l’armadietto di Lor. Un uomo morto cadde fuori. In realtà non si sarebbe potuto definire propriamente un uomo, a prima vista. Sembrava più un animale sbranato dai leoni. Non si intravedevano neanche i lineamenti del viso.

Una scritta. Anche quell’uomo aveva una scritta. Di sangue pure quella.

“Dulcis in fundo”.

 

Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”, h. 07.23., 22.06.2002

 

- E ora in esclusiva le immagini della Centrale della Polizia Scientifica di Las Vegas dopo quello che è già stato ribattezzato “il massacro dei giustizieri”…-

Greg guardò con rabbia la giornalista che conduceva il telegiornale e spense la televisione. Cazzate. Ci aveva messo poco ad impararlo, quando era stato assunto alla Centrale. Le cose che dice la tv sono tutte cazzate. Cazzate per impaurire la gente, per impietosirla, per tranquillizzarla, per scatenare l’opinione pubblica, ma erano sempre e comunque cazzate.

- Sei scampato a quello, giusto?- domandò l’infermiera, appoggiata allo stipite della porta con in mano un vassoio, accennando con il capo alla televisione.

Greg annuì stancamente. – Sono un membro del turno di notte della polizia scientifica.-

Quando era stato promosso dire quelle parole lo riempiva di orgoglio. Quante volte aveva tirato fuori il distintivo, esclamando con voce sicura “Greg Sanders, scientifica”, gonfiando il petto, tronfio? Non se lo ricordava più. Greg sapeva solo che era molto orgoglioso. Di avere un posto di riguardo alla scientifica, di lavorare con i migliori C.S.I.s del paese. Lo faceva sentire speciale. Lo faceva sentire un dio. Mentre adesso si sentiva il più depresso degli uomini.

 

Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”, h.07.23., 22.06.2002.

 

Buffy sorrise sulle labbra di Spike mentre lo baciava.

- Credi che abbiamo fatto bene a lasciarlo solo?- mormorò lei, circondandogli il collo con le braccia.

- Se la caverà.- rispose Spike, mordicchiandole il collo.

Buffy gettò la testa all’indietro e ridacchiò, appagata. – Ho già detto che ti amo, Spike?-

- Mai abbastanza, amore.- rispose il vampiro, riprendendo il possesso delle dolci labbra della Cacciatrice.

- Dio, ma come fai a baciare così?- bofonchiò lei.

In risposta, Spike le infilò la lingua in bocca, facendola gemere.

- Ci cerchiamo un posticino?-propose Spike. Buffy ridacchiò e i due si infilarono in un saletta d’attesa vuota.

Lor scosse la testa, mescolando con un cucchiaino lo zucchero del suo cappuccino.

Avrebbe voluto tanto avere qualcosa anche lontanamente simile a quello che avevano Buffy e Spike. Amarsi senza ritegno e senza vergogna, suscitando sguardi invidiosi da parte di tutti. Era così romantico. La ragazza sospirò estasiata, immaginando lei e Greg che si baciavano appassionatamente nei corridoi dell’ospedale.

Manco a dirlo, l’oggetto delle sue fantasie fece la sua comparsa proprio ora, sedendosi al suo stesso tavolo, con un sorriso triste sul volto.

- Ehi.- la salutò, chiamando con un gesto la cameriera del bar dell’ospedale.

Lor lo guardò sorpresa. – Cosa ci fai qui?-

- Non sopportavo più di vedere Buffy e Spike amoreggiare in corridoio. È disgustoso, quei due sono più sdolcinati del miele ricoperto di zucchero.-

Lor sospirò. – Invece è coooooooosì romantico.-

 

 

Las Vegas, cantina Colombo street, h.06.12., 22.06.2002

 

Il vampiro dagli occhi verdi girò lentamente il capo, guardando con aria di superiorità il suo servo che tremava terrorizzato.

- Avete fatto quello che vi ho chiesto?- domandò lentamente, quasi temesse che il vampirello di fronte a lui non fosse abbastanza sveglio da capire le sue parole.

Il servo annuì. – Una carneficina come avevate chiesto, signore.-

Il vampiro strinse gli occhi. – Avete bevuto il sangue?-

Il servo scosse la testa frenicamente. – Neanche un goccio, signore. L’abbiamo sparso per i corridoi e sui muri, come avevate chiesto, signore.-

Il vampiro dagli occhi verdi si strofinò le mani, soddisfatto. – Bene, l’abbiamo colpita al cuore. Il ragazzo che ama è morto, e lei è più vulnerabile…-

- Permettemi di corregervi, signore, ma il ragazzo non è morto. Aveva una croce, signore…- mormorò il servo, abbassando gli occhi intimidito.

- Non vi ho forse insegnato a superare le soglie imposte dal dolore fisico?!?- abbaiò, rivolto ai suoi servi, spiaccicati contro al muro. – Non vi ho insegnato che il dolore è solo una debolezza per i mortali?!? Non vi ho insegnato questo?!?-

Si avvicinò ad un vampiro dai capelli neri, facendo strisciare la lunga veste viola sul pavimento. – Tu, Marcus, hai avuto paura della croce?-

Il ragazzo annuì con il capo abbassato. Il vampiro maestro glielo rialzò con due dita.

- Non ne avrai più.- affermò, piantandogli inaspettatamente un paletto nel cuore.

Rialzò gli occhi, ora gialli, sugli altri servi. – Volete fare la stessa fine?- domandò, e loro scossero la testa. – Bene allora. Portatemela qui, insieme all’Anziana. Vive.-

 

Las Vegas, centro C.S.I. provvisorio, sala interrogatori, h.08.01., 22.06.2002

 

- Così lei avrebbe avuto questa “visione” e si sarebbe precipitata da noi, per raccontarci la sua versione dei fatti.- ricapitolò ironicamente Brass alla donna dai grandi occhi stralunati che sedeva di fronte a lui. – E lei si aspetta che io ci creda?-

La donna abbassò gli occhi sul pavimento. – Quello a cui lei crede non è affar mio.-

Grissom scrutò la donna da dietro il vetro divisorio. Era magrissima, con le ossa che le spuntavano da tutte le parti. I capelli ricci, legati in una coda, fuggivano da tutte le parti, mentre i grandi occhi nocciola non stavano fermi un attimo, scrutando la stanza e la parete divisoria. Con lei sembrava quasi che il potere di quel vetro di non far vedere agli interrogati le persone che ci stavano dietro fosse annullato. Sembrava che stesse osservando lui e Catherine, soppesandoli con lo sguardo, giudicandoli. Grissom rabbrividì, non gli piaceva essere letto come un libro aperto.

Catherine si girò verso di lui. – Hai anche tu quella sensazione?- mormorò, e in risposta l’uomo annuì.

- Lei ha dei begli occhi.- affermò la donna, guardando il vetro.

Brass corrugò le sopracciglia. – Scusi?-

- La donna che sta al di là della parete. Ha dei begli occhi.-

Brass indietreggiò, spaventato, guardando la donna con timore. – Come…come…-

Grissom entrò nella stanza e sbattè le mani sul tavolino. – Chi diavolo è lei?-

- Non le è chiaro, signor Grissom?-

L’uomo spalancò gli occhi, e la donna fece una risatina sciocca. – Oh, quello. Beh, sa com’è, al liceo insegnano anche a leggere.- disse, accennando con capo al cartellino di riconoscimento che Grissom aveva appuntato al petto.

- Comunque, il mio nome è MaryJane Johnson, piacere.- si presentò ingenuamente, tendendogli la mano, che Grissom strinse titubante.

- Gil Grissom, piacere.-

Gli occhi della donna scrutarono la stanza. – Gilbert…bel nome.-

Grissom corrugò le sopracciglia. – Come fa a sapere che mi chiamo Gilbert, scusi?-

Jane gli sorrise. – Gil è il diminutivo di molti nomi, fra cui i più comuni Gilbert e Gillian, e dato che Gillian è un nome da donna ho semplicemente pensato che lei si chiamasse Gilbert.-

Quella donna era furba. Furba e pazza.

Grissom scosse la testa. – Lei ha detto che ha “visto” il massacro, giusto?-

Il viso della donna aveva cambiato espressione. Gli occhi nocciola erano spalancati, le mani scheletriche dalle lunghe dita si muovevano dolcemente nell’aria.

- Lui ucciderà la corteccia dell’albero, insieme al prato verde. Lui ucciderà in un notte senza stelle, dove anche il Destino sembrerà attendere risposte, dove la luna non farà luce sui sentieri di chi si è perduto. Una notte nera, dove il sangue scorrerà lungo i fiumi della vita, e romperà l’argine. Lui ucciderà la corteccia e il prato verde, o rimarrà ucciso da loro.-

Il lampo di luce che aveva brillato negli occhi di Jane se ne andò come era venuto, lasciando la donna accasciata sulla sedia, ansante.

- Desidero parlare con lei.- affermò, sicura.

- Lei chi?-

- La Cacciatrice Anziana.-

 

Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”, h.08.06., 22.06.2002.

 

Buffy mugolò contro le labbra di Spike quando sentì il vibracall del cellulare vibrare dentro alla sua tasca.

- Aspetta un attimo, amore.- gli disse, rispondendo all’aggeggio.

- Pronti.- disse ironica.

- Buffy, sono Grissom. Io…qui…diciamo che c’è stato un problema.-

- Che tipo di problema?- domandò lei, allarmata.-

- Non un tipo di problema grave. Un problema del tipo ‘solo-Buffy-può-risolverlo-perché-è-la-Cacciatrice-e-una-signora-pazza-chiede-di-lei’.-

La Cacciatrice sbuffò. – Devo venire in centrale?-

- Uhu…beh, sarebbe OK. La sede provvisoria è subito dopo la curva a London Street.-

- Arrivo.-

Buffy chiuse la comunicazione e guardò Spike con aria colpevole.

- Ti dispiace restare qui con Lor e Greg? Mi hanno chiamato in centrale.-

Spike le diede un bacino sul naso e la guardò con aria accattivante.

- Uhm, sembri quasi una poliziotta, e questo mi fa venire in mente un certo giochino con le manette…-

 

Las Vegas, centro C.S.I. provvisorio, sala interrogatori, h.08.19., 22.06.2002

 

Buffy rabbrividì impercettibilmente quando incontrò gli occhi della donna davanti a sé. Così duri e freddi, vuoti. Vuoti. Buffy vedeva solo degli ammassi di cellule, in quel momento. Ammassi di cellule dure e fredde.

- Desiderava parlarmi, signora?- domandò delicatamente e con estrema lentezza, quasi stesse parlando con un malato di mente.

- Odio quando mi trattano come una pazza.- sibilò invece di rispondere alla domanda della ragazza. Si sporse verso Buffy, guardandola dritto negli occhi. – Ti sembro pazza?-

Buffy scosse la testa lentamente. – Io…non intendevo. Mi scusi.-

La donna sorrise, e i suoi occhi nocciola riaquistarono all’improvviso calore. – Bene, Buffy. Tu sai chi sono?-

La Cacciatrice scosse di nuovo la testa.

- MaryJane Johnson.- si interuppe un attimo, guardandosi intorno e abbassando la voce, piegandosi confidenzialmente in avanti verso Buffy.

- Veggente del Consiglio sotto copertura.-

La Cacciatrice sussultò impercettibilmente a quella affermazione. – L’ha mandata qui…beh, lo sa, il sig. Giles?- sussurrò.

Jane scosse freneticamente la testa, sgranando gli occhioni. – Nononono. Non dovrei nemmeno essere qui. Loro…loro non vogliono fartelo sapere perché pensano che potresti agire in modo sbagliato, ma io so che sei perfettamente in grado di affrontare ogni cosa intralci il tuo cammino e so che meriti di sapere quello che sta accadendo. Vedi, la morte di Faith non era scritta. Nessuna di noi veggenti l’aveva prevista. Non sapevamo che sarebbe stata attivata una nuova Cacciatrice, e nessuno di noi era pronto ad una cosa del genere. Ma ci siamo adattati bene, era un nostro sbaglio ed eravamo pronti ad ammetterlo, poi abbiamo scoperto che il potere di Lor non è stabile. Non è stato trasferito completamente da Faith a Lor, ed esso può andare disperso, o qualcuno può appropriarsene. Una setta di vampiri, guidata dal Maestro di questa città, vuole appropriarsi del potere di Lor sfruttando un momento in cui passerà da Lor ad una Faith di un'altra dimensione e con esso uccidere anche te. Capisci quello che intendo, Buffy? Un vampiro con il potere della Cacciatrice, che se riuscirà a mantenerlo per sette notti sarà stabile. Tu devi impedirlo, devi impedire che Lor venga uccisa. Io non oso immaginare cosa avverrebbe se…se il potere passasse ad un vampiro.-

Buffy annuì. – C’è…c’è un modo per rendere il potere di Lor stabile?-

- No, non c’è. Non c’è alcun incantesimo, rito o altro per farlo. Il suo potere è malfermo, potrebbe trovarsi nel bel mezzo di una lotta con un vampiro e non avere più la sua forza.-

- Perché? Perché è successo questo?-

- Perché da un’altra parte, in un’altra dimensione, Faith è ancora viva. E reclama il suo potere.-

 

Buffy uscì sconvolta dalla sala interrogatori, e subito venne circondata dai C.S.I.s che la guardavano impazienti, in attesa di risposte.

- Allora?- domandò Grissom, piegando la testa di lato.

Buffy chiuse gli occhi e scosse la testa, scotendo una mano. – Il…il vampiro Maestro vuole uccidere Lor per appropriarsi del suo potere, il resto è una tiritera inutile su mondi paralleli e cose non previste. –

Grissom guardò la Cacciatrice spalancando la bocca. – Vogliono uccidere Lor?!?-

Buffy lo guardò con aria di superiorità. – Non succederà.-

 

 

Las Vegas, centro C.S.I. provvisorio, break room, h. 08.26., 22.06.2002

 

Buffy rigirò per l’ennesima volta il cucchiaino nella tazza di caffè, massaggiandosi gli occhi stanchi.

- È tutto ok?- le chiese Sarah, entrando e facendola sobbalzare.

La Cacciatrice annuì sbattendo le palpebre. – Sì, sì. Sono solo un po’ stanca.-

La bruna si versò del caffè, girandole le spalle. – Penso che tutti siamo stanchi, qui.-

- Non intendevo in quel senso.-

Sarah si girò a guardare la Cacciatrice, accigliata, per poi sedersi su una sedia di fronte a lei.

- Che intendi?-

Buffy scosse la testa. – Tutto. L’essere Cacciatrice, il dover difendere sempre il mondo. A volte vorrei essere normale. Vorrei essere come te. Realizzata sul lavoro, senza troppe responsabilità, con una vita affettiva normale. Vorrei avere tutto questo.-

Sarah fece un sorriso amaro. – Tu hai tutto, Buffy, è solo che non te ne rendi conto. Un uomo che ti ama, amici con cui uscire la sera e a cui confidare tutto. Delle persone che ti amano sinceramente per ciò che sei.

Io non ho niente di tutto ciò, eppure sono “normale”, come dici tu. Sono instabile, scelgo uomini emotivamente non disponibili e ho qualche problema con l’autorità, perciò non credo proprio di avere una vita migliore della tua. Guardati. Tu sei bella, forte, innamorata, coraggiosa e non ti spaventa niente. Sei la Prescelta, sei speciale, unica. E ora guarda me. Io sono come tutti gli altri. Sono anonima. Riesco a malapena ad essere me stessa, figuriamoci ad essere speciale. Io, io vorrei essere come te, Buffy. Tu sei quella che ha tutto. Tu sei quella che ha sempre avuto qualcuno lì per te.-

Sarah si alzò e si accinse ad andare via.

- Sarah?- la fermò Buffy.

- Sì?-

- Lo troverai.-

-Chi?-

- Il qualcuno che sarà sempre lì per te.-

 

Las Vegas, ospedale “Saint Micheal”, h.09.17., 22.06.2002.

 

Compleanno. Era il suo compleanno. Ventidue giugno duemiladue. Diciassette anni. E lei se lo era scordato. Era un paradosso. Una persona che si scordava del proprio compleanno era un vero paradosso. Ma dopotutto, con tutti i pensieri che aveva in testa, non era poi così strano.

- Lor, ci sei?-

La voce di Greg la ridestò dai suoi pensieri. – Sì, sì, scusa.- mormorò lei, scuotendo la testa e massaggiandosi la testa.

Il ragazzo, seduto sul letto nella sua stanza d’ospedale, la guardò inclinando la testa.

- C’è qualcosa che non va, vero?-

Lor fece un sorrisino. – Mi sono scordata del mio compleanno.-

Greg la guardò spalancando gli occhioni neri. – Oggi è il tuo compleanno?!? Vaaaai, festa grande!!-

La ragazza scosse la testa, ridendo. – Greg!!! Ti sembra il momento di pensare a queste cose?!?-

Greg scrollò le spalle. – Ehi stella, è il tuo compleanno, possiamo fare quello che vuoi. Festa grande, discoteca, orgia…-

- GREG!!!!- urlò Lor scandalizzata, seppur ridendo.

- Ah, mi sembra di tornare ai tempi del college…quelli si che erano bei tempi, con dei veri rave party…-

- Io ho sentito dire che hai perso la verginità a ventidue anni.- lo interruppe la ragazza, ironica, facendolo arrossire.

- Io…io aspettavo solo di essere pronto, ecco.- balbettò Greg in risposta.

- Dì pure che nessuna ti voleva, amico.-

- Questa è maledettamente pesa, passerotto.- intervenne Spike, rimasto in un angolino e muto fino a quel momento.

- Eh, lo so, ho un umorismo pungente, modest…- si vantò, per poi venire interrotta da una cuscinata di Greg.

- Ma dove, in fondo ai piedi?!?- le domandò il ragazzo.

- Io almeno non analizzo le prove in laboratorio travestendomi da vampiro e ascoltando musica rock!!!-

- Peeeeesa…- fece Spike.

- Beh, almeno io non voglio andare a cacciare i vampiri di giorno!!-

- Peeeeeeesissima…- disse di nuovo il vampiro, facendo una smorfia.

- Che ne sai tu, mica sei una Cacciatrice!!-

- Sì, Cacciatrice dei miei stivali, chiamiamo i Grimm e gli facciamo scrivere la storia!-

- Aha, allora ammetti di leggere ancora le fiabe!!-

Greg arrossì. – Non ho detto questo!- urlò.

- Mamma, mamma, mi leggi ‘L’addormentata nel bosco’? Non riesco a fare la nanna…- gli fece il verso lei.

-Beh, almeno io c’e l’ho ancora, una madre!-

Un silenzio gelido calò nella stanza d’ospedale, facendo rabbrividire i presenti.

Lor si irrigidì e serrò la mascella. – Grazie per avermelo ricordato.-

- L…Lor…i…io non…volevo…-

- Non fa nulla.- disse gelida la ragazza, stringendo la maniglia della porta fino a farsi diventare le nocche bianche.

- Scusa…io…-

- Ti ho già detto che non fa nulla.- sibilò di nuovo la ragazza, uscendo dalla stanza che stava diventando insopportabilmente piccola.

Spike guardò Greg che tormentava le lenzuola, nervoso.

- Questa te la potevi risparmiare, amico.- disse Spike, rigirando il dito nella piaga.

- Lo so, lo so. Mi è uscita.-

- Non pensi che dovresti chiederle scusa?-

Greg alzò lo sguardo su Spike, interrogativo. – L’ho già fatto.-

- Io intendevo con un fiore, idiota. Le donne adorano i fiori.-

 

- Tu lo sai che sei dannatamente stupido, vero?- domandò Spike, rivolto a Greg, guardandolo con aria superiore.

Il ragazzo annuì e lo guardò inviperito. – Non c’è bisogno di ripertermelo ogni due secondi, lo capisco da me.-

Spike scosse la testa e gli diede un sonoro schiaffo sul coppino (N.B. non so se è dialetto, comuque il coppino è la base della nuca). – Stupido.-

Greg chiuse gli occhi. – Grazie.- mormorò affranto.

- Quando una donna ci piace, non le si dicono frasi offensive o maligne sui suoi defunti genitori, sai Sanders?- disse Spike, guardando le ben tirate tende alla finestra, per evitare che i raggi del sole entrassero nella stanza.

Greg roteò gli occhi. – La vuoi piantare?!?-

Il vampiro riportò il suo sguardo blu sul ragazzo di fronte a se. – Ti fa andare in corto circuito, vero?-

Greg annuì. – Prima mi fa incazzare e le vorrei spaccare il muso, l’attimo dopo è tutta dolce e deliziosa e adorabile e incantevole e…-

Spike lo interruppe con un gesto della mano. – Ho afferrato l’idea, Sanders. Insomma, sei innamorato di lei.-

Il ragazzo sgranò gli occhi. – No, no, innamorato no. Non mi definirei innamorato, ecco. –

- Ti senti un po’ pedofilo perché lei è minorenne e sai che è sbagliato ma non ne puoi fare proprio a meno. Questo è amore, stupido di un Sanders.-

Lasciando il ragazzo a rimuginare sulle cose appena dette, Spike si avviò verso la porta, ma si bloccò un attimo prima di uscire.

- Sanders?-

- Sì?-

- Non lasciartela scappare.-

- Ok.-

- E…Sanders?-

- Dimmi.-

- I tuoi genitori sono per caso norvegesi?-

- Uhu?-

- È tipico dei norvegesi fare figure di merda. E non sono neanche buoni da mangiare.-

 

Spike si sedette sulla sedia di fronte a Lor al tavolino del bar dell’ospedale.

La ragazza non lo fissò neanche. – Scommetto che Greg ti ha mandato qui a chiedermi scusa e tutto il resto. Tipico da uomini idioti.-

- Sì, beh, Sanders è un idiota, ma non mi ha mandato qui a chiederti scusa. Quello lo deve fare maledettamente da solo.-

Lor guardò il vampiro sorpresa. – Uhu…beh…questo è buono.- disse titubante.

Spike la guardò con aria di chi sa. – Avresti voluto che lo facesse, vero?-

La bruna abbassò il capo per nascondere il rossore che si era diffuso sulle sue guance.

Spike alzò le braccia e gli occhi al cielo. – Per l’Inferno maledetto, ma che dannata malattia avete voi due?!? Vi piacete?!? Bene, prendetevi una stanza e sfogate i bollenti spiriti, non urlatevi contro!! Diavolo, ci vanno di mezzo anche le mie orecchie!!-

Lor alzò la testa e spalancò la bocca, come per parlare. – No…no, questo è meno buono, decisamente meno buono.- riuscì infine a balbettare.

- Non è buono essere innamorati?-

Lor si mise sulla difensiva. – Innamorati? Non siamo innamorati, assolutamente no, ci mancherebbe anche che fossimo innamorati, ma che schiocchezza assurda, innamorati, ma per favore…-

- Hai ripetuto la parola innamorati quattro volte, passerotto.-

- E allora? Che c’è di male nella parola innamorati? Insomma, come se non potessi dire innamorati, non è mica una parolaccia, innamorati, insomma, è un nome derivato da amore, innamorati, perché non lo dovrei dire…-

Spike la prese per le spalle e la scosse energicamente. – Lor? Taci.-

- Uh.-

- Solo ‘uh’?-

- Cosa?-

- Diavolo, ma vi devo insegnare maledettamente tutto?!? A questo punto le donne chiedono i dettagli, giusto?!?-

Lor aggrottò le sopracciglia, per niente convinta. – Beh, sì, penso sia così.-

Spike scosse la testa, rassegnato. – Sei innamorata di lui?- le domandò infine.

- Beh…forse.-

- Un forse non lo accetto. O è sì o è no.-

La bruna roteò gli occhi. – Sì, d’accordo?-

Spike le sorrise dolcemente. – Anche lui è innamorato di te.-

In risposta la ragazza fece una smorfia e il vampiro la guardò interrogativo.

- Allora? Il ragazzo che ami ti ricambia e tu non fai i salti di gioia?-

Lor scosse la testa. – È solo che…uhm…- farfugliò, poi arrossì.

- È per il sesso?- azzardò Spike, e se possibile la ragazza arrosì ancora di più. Il vampiro sospirò, seppur non avendone bisogno. – Ascolta. Credo che lui si renda conto che non potete adesso, tu sei minorenne e tutto il resto. Saprà aspettare.-

- Saprà farlo davvero?- sospirò la ragazza, guardando la parete. – Di questi tempi i ragazzi vogliono solo quello.-

Spike le sorrise dolcemente. – Ehi. È Sanders l’idiota. Non è come tutti gli altri. E poi voglio dire, se io ho aspettato due anni per farlo con Buffy penso che lui resisterà per un anno, no?-

 

 

Sunnydale, Magic Box, h.19.34., 23.02.2002.

 

Rupert Giles si strofinò gli occhi mentre guardava la parete grigia davanti a se.

- Non dovrai farne parola con lei, hai capito?- la voce roca di Quentin Travers raggiunse l’orecchio di Giles attraverso la cornetta del telefono, la quale era posizionata tra la spalla e l’orecchio dell’Osservatore.

- Sì, sì, Quentin.- rispose l’uomo sbrigativo. – Solo…perché?-

Il Capo del Consiglio degli Osservatori sembrò perdere tutta la sua sicurezza, a quella domanda. Ma fu solo un attimo, e Travers rispose con il solito tono arrogante.

- Il Consiglio non ha mai dovuto rispondere delle sue azioni ad un semplice Osservatore, Rupert.-

Giles drighignò i denti, come non gli capitava da tanto tempo. – Io non sono un semplice Osservatore, e tu lo sai benissimo.-

- Non hai niente di diverso dagli altri.-

- La mia protetta è la Cacciatrice più potente degli ultimi tre secoli.-

- Questo non ti fa un Osservatore diverso dagli altri, Rupert.-

Nella tasca della giacca di tweed Giles strinse i pugni quasi fino a farsi male.

- Tu lo sai che questa cosa mette in pericolo tutte e due, vero?-

- Meglio due che tutto il mondo. E poi se la caveranno, vedrai. Cosa dicevi prima? La tua protetta è la più forte degli ultimi tre secoli, giusto?-

Il tono di Travers, che voleva essere sarcastico, suonò solo seccante e irresponsabile alle orecchie di Giles.

- Questo non è un gioco, Quentin. È una cosa seria.-

- Oh, non ne dubito, ma non credo che il Consiglio intero debba smuoversi per questa sciocchezza. È solo una vampiro megalomane che vuole il potere della Cacciatrice, niente di più.-

- È il Maestro di Las Vegas. Se volesse potrebbe mettere a ferro e fuoco l’intera città.-

- Ah, Maestro. La tua Cacciatrice ne ha ucciso uno, non rammendi, mio caro collega?-

- Lei è morta per farlo.-

- Oh, se proprio proprio morirà la novellina. Non sarà una grande perdita per il Consiglio.-

- Non capisco come tu faccia a tenere così di poco conto la vita umana.-

- Quello che tu non capisci, Giles, è che loro sono Cacciatrici. Sono nate per morire. Una in più o una in meno, non farà nessuna differenza.-

 

Londra, Consiglio degli Osservatori, ufficio di Quentin Travers, h. 19.36., 23.06.2002.

 

Il Capo del Consiglio degli Osservatori sbuffò posando la cornetta del telefono cordless sul tavolo.

Quella testa calda di Giles, sempre a cercare il pelo nell’uovo. Apocalisse di qua, disastri di là. Predicava bene e razzolava male. Solo guardare a come si era ridotta la sua protetta faceva venire il vomito a Travers. Quella Buffy Summers, anche lei una testa calda. Innamorata di un vampiro. Una vergogna per il Consiglio.

Le sue idee rivoluzionarie scatenavano ancora sgomento tra i membri più conservatori del Consiglio. Libertà di scelta, diritto ad avere una vita. Lei non avrebbe dovuto neanche pensarle, queste cose. Lei non era stata scelta per pensare o innamorarsi o andare a scuola come invece Buffy faceva. La Cacciatrice era nata per combattere, punto. Non si poteva considerare neanche una persona. Era una Cacciatrice, una macchina da guerra, nata per fermarsi solo nel caso venisse uccisa. Questo Giles non voleva capirlo. L’Osservatore era andato contro tutti gli schemi, si era affezionato alla sua protetta e l’aveva incoraggiata a vivere. E adesso…adesso la Cacciatrice si trovava a Las Vegas, sola, indifesa, con una novellina che a mala pena sapeva tenere in mano il paletto, ignara di quello che il Maestro stava tramando.

Bene. Se fossero morte…beh, sarebbero stati affari di Giles. Aveva giocato sporco, mandando allo sbaraglio la sua protetta, e ne avrebbe pagato le conseguenze. Conseguenze di morte, Travers lo sapeva. Ma aveva ancora il suo orgoglio, e non si sarebbe piegato al volere di Giles. La Cacciatrice era nata per morire, e Travers sapeva che in un modo o nell’altro sarebbe successo comuque. Quindi, perché salvare la Cacciatrice, se sarebbe morta comunque il giorno dopo?

 

 

“Ego sum noctem…”

 

Buffy si irrigidì all’istante sulla sedia, e i suoni che giungevano alle sue orecchie le parvero improvvisamente più distanti, lontani.

 

“Ego sum solem…”

 

Lor alzò improvvisamente gli occhi dal compito di algebra, guardandosi intorno allarmata, mentre una strana sensazione si faceva strada in lei.

 

“Ego sum humilitatem…”

 

-Passerotto? Sei ok?-

Spike la chiamò, ma lei non rispose, cercando di capire quello che i suoi sensi stavano disperatamente cercando di dirle.

 

“Ego sum honorem…”

 

- Lor? Lor, stai bene?-

La voce di suo zio le giunse all’orecchio, ma fu come se non parlasse con lei.

 

“Ego sum mortis…”

 

Un brivido l’attraverso, e guardò se stessa da fuori, come se fosse qualcun’altro. Si vide spaventata, inerme, debole. E inaspettatamente, si scoprì felice di questo.

 

“Ego sum vitae…”

 

Guardò gli occhi spaventati dell’uomo di fronte a se, senza realmente vederli. La chiamava, ma lei non rispondeva. Lei non era più lì. Si stava guardando, mentre si fissava intorno spaventata, debole. E stranamente, si sentì felice di questo.

 

 

Las Vegas, appartamento di Buffy e Spike, h. 18. 23., 23.06.2002.

 

Il cellulare trillò e Buffy premette il tasto di risposta senza neanche pensarci, e in un attimo si ritrovò la voce spaventata ed isterica di Lor nelle orecchie.

- Buffy!!!BUFFY! Hai…hai sentito?!? Hai visto…o Dio, o Dio santo Buffy, io ho paura, cosa sta succedendo?!?Buffy!-

La Cacciatrice guardò il suo vampiro, il suo amore, che la guardava a sua volta senza capire, e fece un sorriso amaro.

- Nel caso non dovessi tornare, stasera…- iniziò.

Spike la interuppe, guardandola spaventato. – Cosa?!? Dove andrai stasera?!? Tu tornerai…-

Buffy si avvicinò al biondo e gli carezzò una guancia, liquidando completamente l’adolescente che strillava al telefono. - …ricordati che ti amo.- gli sussurrò a fior di labbra, per poi baciarlo. Un bacio che sapeva di disperazione.

- Cosa?-

- Spike, è arrivato il momento. La battaglia sta per cominciare.-

- Posso…posso…verrò con te.-

- No, non puoi. Tu non c’entri con il potere della Cacciatrice. È una cosa che riguarda solo me e Lor.-

- Ricordi quando ti dissi che sarei sempre stato lì per te?- disse Spike, scacciando una lacrima dal volto di Buffy, mentre ella annuiva. – Che mi sarei goduto il mio giorno speciale? Beh, io intendevo sempre. E nel sempre è contemplata anche questa maledetta battaglia, anche se non so di cosa tu stia parlando.-

La Cacciatrice sorrise e baciò il suo vampiro, questa volta senza disperazione.

 

 

 

- Primo pro captivis.- un vampiro dagli stopposi capelli neri, seduto in un cerchio insieme ad altri vampiri, i quali tenevano in mano strane candele nere, pronunciò una frase in latino, seguito a ruota da quello che sedeva alla sua destra.

- Post pro vivis.-

- Quater pro Christianis cunctis.-

- Quinquies pro fidelibus defunctis.-

- Sexies pro vanis.-

- Septies pro militibus silvanis.-

- Octies pro fratribus perversis.-

- Nonies pro monachis dispersis.-

- Decies pro navigantibus.-

- Undecies pro discordantibus.-

- Duodecies pro penitentibus.-

- Tredecies pro iter angentibus.-

- Pro egestatem, potestatem, pro sors immanis et inanis. Pro status malus, pro

vana salus, obumbrata et velata. –

Il Maestro, al centro del cerchio, buttò indietro la testa e spalancò gli occhi gialli, urlando. – Semper in mea angaria!!-

Un fascio di luce blu colpì il vampiro, facendo arretrare quelli seduti in cerchio.

Un violento spasmo sconquassò il suo corpo, quasi in preda alle convulsioni. La luce blu si fece più intensa, e se possibile il Maestro spalancò ancora di più gli occhi.

- SEMPER IN MEA ANGARIA!!!-

- Forse è il caso di smettere, signore!!- urlò un servo, cercando di trascinarlo fuori dal cerchio. Il Maestro girò la testa di scatto e lo guardò, gli occhi ora neri come la pece, nei quali non si riusciva a distinguere l’iride, la pupilla, la sclerotica, e fece un sorriso cattivo. – Sono forte, ora. Nessuno riuscirà a fermarmi. -

 

Una forte scarica elettrica colpì il petto di Lor, impedendole per un attimo di respirare. La ragazza spalancò gli occhi, guardando terrorizzata lo zio, in preda al panico più assoluto.

- Lui sta cercando di prenderlo!! Sta cercando di prendere il mio potere!!-urlò la bruna, col fiato mozzato.

Una luce blu la colpì, e allora non riuscì definitivamente più a respirare, trascinata in un vortice di potere enorme, risucchiata in una spirale senza fine.

- Ahhhhhhhhhhh!- un urlo disumano uscì dalle sue labbra, mentre il suo corpo si dimenava, in preda a forti spasmi, nel vano tentativo di resistere all’attacco che stava subendo.

- Basta!!! Smettila!!! Smettila!!-

Grissom assisteva impotente alla scena, cercando di capire quello che stava succendo, guardandosi intorno spaventato.

- BASTA!!!!- un ruggito animale provenne dalla ragazza, e la luce blu, in fretta come era venuta, se ne andò, lasciando Lor ansante, sul pavimento, con le lacrime agli occhi. Grissom si sedette accanto a lei, guardandola preoccupato.

- Stai bene?-

Lor annuì, e lentamente si alzò in piedi, barcollando.

 

[WIP]