STELLA D'ARGENTO


Landing, Kansas. 1878



William Kincaid era tornato. Inframezzati a fruscìì di sottogonne inamidate e al tintinnio dei chiodi che venivano pesati sulla bilancia, brani di conversazioni giungevano alle orecchie di Buffy Summers, la proprietaria dell'emporio. Gli agricoltori dei dintorni, venuti in città per acquistare le provviste di primavera, si passavano la notizia di bocca in bocca. I vecchi residenti sostenevano che no poteva trattarsi dello stesso ragazzo. Non si sarebbero mai azzardati a rimettere piede a Landing dopo quanto era accaduto. I nuovi coloni volevano sapere che cosa aveva combinato esattamente quel William Kincaid. I vaghi accenni a presunte marachelle infantili e al fatto che nessuno avesse mai conosciuto suo padre, li inducevano a scrollare le spalle. La città aveva bisogno di uno sceriffo, sostenevano. Purchè quel Kincaid fosse capace di proteggerli e mantenere l'ordine, se ne infischiavano del suo passato. Le donne raggruppate accanto allo scaffale con le pezze di stoffa, bisbigliavano che era bello come il peccato. <<E il peccato è sempre fonte di guai>> sentenziò la vedova Joyce scuotendo la testa mentre si dirigeva verso la parte anteriore del negozio, dove si trovavano lo scrittoio e lo stipo che funzionavano da ufficio postale. Facendo scivolare il suo corpo fra i due mobili, si lasciò cadere sulla sedia. Buffy sollevò lo sguardo dai fogli dell'inventario che stava controllando. La prima grossa partita di merci stava arrivando dall'Est. La primavera era sempre una stagione di grande lavoro. I coloni venivano più spesso in città per comperare sementi e attrezzi agricoli, oltre ad indumenti e a articoli di prima necessità. <<Chi è fonte di guai?>> domandò pur conoscendo benissimo la risposta. Come tutti, desiderava parlare di William. Era veramente tornato? Si ricordava di lei? Scosse la testa. Si stava comportando da stupida. Certo che si ricordava di lei. Come poteva aver dimenticato il modo in cui si erano separati sette anni addietro? Trasse un profondo respiro. Chi poteva immaginare che sarebbe tornato?

La signora Joyce smise di contare i suoi francobolli e si lisciò il corpino dell'abito nero. Dopo dieci anni di vedovanza, vestiva ancora in lutto. Probabilmente perchè quella tinta le donava in modo particolare. <<Quelle là>> Joyce inclinò la testa in direzione del crocchio di donne.<<Non fanno che parlare di William Kincaid. Dicono che è bello. Bè, quel ragazzo è sempre stato più attraente di quanto un uomo non abbia il diritto di essere, ma era anche un piantagrane. Il tipo da cui una donna farebbe meglio a tenersi alla larga>> Buffy mise giù i fogli e si asciugò sulla gonna il sudore che all'improvviso le aveva inumidito le mani.<<Forse è cambiato>> Girandosi sulla sedia, la signora Joyce socchiuse gli occhi verdi inchiodandola con lo sguardo <<Non eravate per caso anche voi una di quelle scellerate che gli sbavavano dietro, vero?>> Lei alzò il mento in un gesto altezzoso. La sua risata risuonò disinvolta perfino alle proprie orecchie.<<mi avete mai vista insieme a lui?Vi sembra probabile che venisse a corteggiarmi a casa mia?>> <<Ovviamente no, buffy. Siete sempre stata una ragazza a posto. Rispettabile>> Joyce riportò la propria attenzione sui francobolli. <<Non che potrei biasimarvi se lo aveste notato. Era difficile non farlo. E non era poi così cattivo, lo ammetto. Tuttavia ci creerà un sacco di fastidi. Ricordate le mie parole>> Buffy raccolse i fogli e si affrettò a eclissarsi nel retro dell'emporio. Al di là della tenda di cotonina c'era un corridoio. Sulla sinistra si trovava il magazzino. sulla destra lo stanzino che le serviva da ufficio. Dopo essersi richiusa la porta alle spalle, si appoggiò alla scrivania. Al pari del resto dell'emporio quella minuscola stanza era linda e pulita. Sforzandosi di calmare il furioso martellare del cuore, Buffy depositò le carte in una pila ordinata sul ripiano e si avvicinò al tavolino posto in un angolo. Dopo aver versato l'acqua della brocca nella bacinella, si arrotolò le maniche e si lavò la faccia. Inutile. Lo specchio ovale appeso alla parete le confermò che il rossore che le aveva incorporato le guance non era scomparso. I suoi occhi scintillavano, impossibile dire se per la paura o per l'eccitazione. Si portò le dita alle labbra, ma non riuscì ada rrestarne il tremito.

William Kincaid era tornato. Forse non era lui, pensò mentre si riabbotonava i polsini. Poteva trattarsi di un suo omonimo. Sia il nome che il cognome erano piuttosto comuni. Si riavviò i capelli e rientrò nell'emporio. Andrew, il commesso, stava incartando un taglio di mussola bianca acquistato da una ragazza. Senza dubbio si sarebbe cucita un abito grazioso per il ballo del quattro luglio. Benchè mancassero ancora diversi mesi, la gente cominciava a fare i preparativi con grande anticipo. Il pensiero di quel ballo non contribuì minimamente a ridarle la tranquillità di spirito nè a farle dimenticare William. In effetti le ricordò altri balli, durante i quali, volteggiando fra le braccia di giovani ammodo, aveva sbirciato William con la coda dell'occhio. Lui ballava sempre con quasi tutte le ragazze presenti meno che con lei. Le faceva ridere con le sue battute spiritose e il suo malizioso ammicare. Una volta, durante una di quelle feste, in una magica notte piena di stelle, William l'aveva incontrata mentre attraversava un boschetto. Non c'era nessuno intorno, anche se gli accordi del violino giungevano fino a loro. Senza una parola l'aveva circondata con le braccia avvicinandola a sè molto più di quanto non facessero gli altri ragazzi. Tanto vicino da consentirle di avvertire il calore del suo corpo, di percepire il suo alito sul viso. Tanto vicino da farle battere forte il cuore. avevano ballato per quella che era parsa una eternità, gli occhi negli occhi. Le sue dita le avevano bruciato la schiena. Per la frazione di un istante, mentre aspettavano che il violino riprendesse a suonare, lui aveva chinato la testa e le aveva sfiorato la guancia con le labbra. Poi l'aveva fissata e.....

<<Oh, eccovi qua, Buffy>>le giunse una voce <<Dovrei ordinare alcuni metri di seta>> Sbattendo le palpebre, lei si ritrovò in piedi nell'emporio. La donna che le era di fronte le stava raccontando che sua figlia si sarebbe sposata presto e che le occorreva qualcosa di speciale da indossare la prima notte di nozze. Buffy arrossì. Lei non aveva mai avuto una prima notte di nozze. Non aveva mai avuto un marito. A ventiquattro anni era ormai una vecchia zitella. E una donna d'affari, ricordò a se stessa mentre si precipitava a servire la cliente. Che cosa le importava se William era tornato? Non aveva il tempo di curarsene. Ma quel pomeriggio, mentre svolgeva il suo consueto lavoro, gli accordi del violino di quella notte lontana continuarono a risuonarle nelle orecchie e un fremito le percorse la guancia sotto il tocco delle labbra di William.


Alle tre e mezza buffy non riuscì più a resistere. Se un'altra persona fosse entrata nell'emporio e le avesse chiesto se era vero che William Kincaid era tornato, si sarebbe messa a urlare. Tutti erano ansiosi di parlrne, ma nessuno era disposto ad accertarsene di persona. La vedova Joyce non faceva che ripetere che il suo ritorno fosse stato un grande errore e che una persona nata nei guai di solito moriva inguaiata. Anche se non era colpa sua.<<Ricordate le mie parole. E' facile illudersi che un ragazzo come quello possa diventare una brava persona, ma nessuno può saperlo con sicurezza. Ho la sensazione......>> Rifiutandosi di ascoltarla ancora, Buffy andò nel suo ufficio, afferrò il cappello e selo mise in testa. Indugiò davanti allo specchio il tempo sufficiente ad accertarsi che fosse dritto e che non una ciocca fosse sfuggita dalla sua severa acconciatura, poi si gettò il mantello sulle spalle. Raccolti i guanti e la borsetta, tornò all'emporio. <<Andrew, sostituiscimi alla cassa, per favore>> gligridò mentre percorreva il corridoio centrale. <<Dove state andando?>> le domandò Joyce incuriosita. Lei si fermò a un passo dalla porta infilandosi i guanti <<A scoprire la verità>> <<Volete dire....>> <<Vado all'ufficio dello sceriffo>> <<Ma non potete. Mia cara ragazza, se è lui, bè..........è quel tipo d'uomo. Che cosa dirà la gente?>> Quella domanda la fece esitare. Conosceva bene il valore di ciò che diceva la gente. Viveva a seconda di quello che gli altri avrebbero o non avrebbero pensato di lei. Grazie alle regole ferree che le aveva imposto suo padre e alla scomoda presenza di un cognato pastore, era sempre stata costretta ad attribuire un enorme peso all'opinione altrui. <<E' pieno giorno>> ribattè aprendo la porta. <<L'ufficio dello sceriffo è un luogo pubblico. Non è come se andassi nella stanza d'albergo di un uomo signora Joyce. Perchè qualcuno dovrebbe trovarci qualcosa da ridire?>> Prima di perdere il poco coraggio che aveva, uscì nel sole e svoltò a destra. I suoi stivaletti ticchettarono sulle assi di fronte al negozio. Il marciapiede proseguiva fino alla scuderia di cavalli da nolo e si interrompeva di colpo tre metri dopo la macelleria. Da lì si stendeva un fiume di fango, finchè le assi non riprendevano all'altezza dell'ufficio dello sceriffo. Per fortuna era quasi primavera, pensò mentre si sollevava le gonne di diversi centimetri. Studiò il tratto melmoso valutando da dove le convenisse passare per evitare le pozzanghere più grosse. Augurandosi di non rovinarsi completamente le scarpe, si incamminò con passo esitante. Un paio di agricoltori le fecero un cenno con capo oltrepassandola. Una sua conoscente la salutò. Buffy sorrise senza fermarsi, nella speranza che nessuno le chiedesse dove stava andando. Raggiunto il marciapiede, battè i piedi per liberare gli stivaletti dal fango e lasciò ricadere le gonne. Alzò leggermente il mento sforzandosi di ignorare il panico che le faceva balzare il cuore nel petto e sudare i palmi delle mani sotto i guanti di capretto. Poi si avvicinò alla costruzione in legno a un solo piano. Due finestre fiancheggiavano la porta. Poichè non venivano lavate da mesi, le fu impossibile sbirciare all'interno e accertarsi se l'uomo di cui tutti parlavano fosse il William Kincaid che aveva conosciuto in passato. Inoltre, si rimproverò, non stava bene spiare il prossimo. Si sarebbe limitata ad aprire la porta e a varcare la soglia come chiunque altro. <<Buongiorno Buffy>> Lei si girò di scatto. La signora Greeley, la moglie del macellaio, le stava passando accanto. <<Buongiorno>> Quella parola le uscì con un suono strozzato. Aveva dimenticato che il senso di colpa rende la gola arida. <<Bella giornata, vero?>> La signora Greeley si alzò le gonne fino alle ginocchia.<<Purchè non si faccia caso a un pò di sporcizia>> le lanciò di sopra a una spalla. Buffy fissò la porta in preda all'indecisione.'Oh falla finita', si impose risolutamente. Doveva affrettarsi a entrare prima che sopraggiungesse qualcunaltro. Impugnò la maniglia e l'abbassò. Il battente si aprì senza produrre alcun rumore. Fino a quel momento Buffy non si era resa conto di non aver mai messso piede nell'ufficio dello sceriffo. Non ne aveva nessun motivo. Non aveva mai denunciato nessuno nè era stata accusata di un qualche reato. Varcata la soglia, percorse lentamente la stanza con lo sguardo. Dei manifesti di ricercati erano appesi alle pareti spoglie. Chiazze di sole illuminavano il pavimento scalfito dai tacchi di tanti stivali e da innumerevoli bruciature di sigaro. Tre scrivanie, due più piccole disposte lateralmente e una più grande al centro, occupavano quasi tutto lo spazio disponibile. Due porte, entrambe chiuse, davano accesso alla parte posteriore. Fatta eccezione per lei, l'ufficio era deserto. Avanzò di un passo tirando un sospiro di sollievo. Nessuna avrebbe assistito all'umilazione che avrebbe potuto infliggerle William Kincaid. Ovviamente non c'era nemmeno William Kincaid. Si avvicinò alla scrivania centrale su cui era posata una scatola. Dato che il coperchio era stato spinto da parte, riuscì a scorgere delle carte e delle penne, oltre a un paio di manette. Sul fondo intravide l'estremità di un grosso temperino. Delle iniziali erano state intagliate sul fianco, ma non riuscì a decifrarle. Non era necessario. William aveva sempre inciso le sue iniziali sul temperino. Senza dubbio erano la stessa W e la stessa K intagliate sul coltello a serramanico che lei teneva nel suo portagioielli. Era lui. Era tornato.


<<una vera sorpresa.>> Buffy sobbalzò al suono di quella voce maschile.William era emerso da una delle porte posteriori. Dato che il sole che filtrava dai vetri sporchi non lo raggiungeva, ebbe difficoltà a distinguerne i lineamenti. Ciò nonostante non ebbe esitazione a riconoscerlo. Riconobbe l'ampiezza delle spalle, l'inclinazione della testa e l'agilità del passo. Mentre si avvicinava attraversava zone di ombra e di luce. Per un attimo la sua faccia si illuminava, si oscurava e poi tornava a illuminarsi. Lei non realizzò di indietrggiare finchè la scrivania non venne a trovarsi fra loro. questo avrebbe dovuto farla sentire al sicuro, ma non fu così. lui si spoatò di lato e il sole lo colpì in pieno viso. I capelli erano castano chiari come ricordava e più lunghi che mai. Le ciocche sulla nuca gli coprivano il colletto della camicia. Occhi di un blu intenso sfrecciarono sul volto e sul corpo di Buffy con tutta la critica freddezza di un compratore di cavalli che valuti una fattrice. Ma era lei stessa troppo occupata a studiarlo per offendersi. Le rughe intorno ai suoi occhi si erano fatte più profonde. A causa delle intemperie o perchè aveva molto riso e sorriso in quegli anni? Le guance incavate facevano apparire la sua bocca più piena di quanto non ricordasse. Il mento era ancora proteso in un gesto di sfida e ostinazione. <<E così sei venuta a salutarmi>> continuò William afferrando la sedia. La girò e vi sedette a cavalcioni incrociando le braccia sullo schienale. <<quale onore. E' riservato a me o corri a dare il benvenuto a tutti i nuovi arrivati?>> Buffy lo fissò, incapace di credere a una simile maleducazione. Scosse la testa. Perchè si meravigliava? Si comportava esattamente come il William che ricordava. <<Suvvia Buffy. Sei venuta soltanto per guardarmi a bocca aperta? E' così tanto tempo che il luna park non passa da questa città? Non ricordavo che fossi tanto silenziosa>> Lei lo fulminò con un occhiataccia. <<Bentornato, William. No ti ringrazio per essere stato tanto gentile da offrirmi una sedia, ma preferisco stare in piedi>> <<Oh che caratterino!. Non ricordavo neanche questo. Vuoi che ti prenda una sedia? Dovrai perdonarmi. Essendo il bastardo della città, tendo a dimenticare le buone maniere>> Buffy trasalì come se l'avessse colpita. Ma prima che riuscisse a riprendersi a sufficenza per pensare di andarsene, lui balzò in piedi afferrò una sedia da dietro la scrivania alla sua destra e gliela piazzò accanto. <<Prego>> si inchinò. Erano vicinissimi adesso. Tanto vicini da permetterle di studiare la cicatrice che aveva sul sopraciglio sinistro. Il suo profumo l'avviluppava. L'odore del suo corpo, un misto staordinario di uomo e di tentazione, le riempiva i polmoni e la faceva tremare le ginocchia. Era passato tanto tempo, pensò oscillando verso di lui. Tanto, tento tempo. Come gli occhi di William incontrarono i suoi, alla paura si sostituì uno struggente la nguore. Inconsapevolmente mormorò il suo nome. <<siediti Buffy>> ringhiò lui premendole una mano sulla spalla. <<Accomodati e e raccontami che cosa diavolo ci stai facendo nel mio ufficio>> La sua collera completò l'opera cominciata dalla sua vicinanza. Le ginocchia le si piegarono e lei cadde di schianto sul sedile. <<Mi dispiace>> farfugliò a capo chino torcendosi le mani. Come aveva potuto reagire in quel modo alla sua presenza? non lo sentì muoversi, ma quando infine trovò il coraggio di alzare lo sguardo, William era tornato dietro la scrivania, a cavalcioni della sedia. <<Ho commesso un errore. Non sarei mai dovuta venire qui>> <<Perchè l'hai fatto?>> William indossava un panciotto nero su una camicia bianca. Benchè le convenzioni richiedessero che tutti i bottoni fossero allacciati anche nelle giornate più torride, portava la camicia aperta sulla gola. Lei riusciva a scorgerne l'incavo, la pelle abbronzata e l'inizio dei muscoli del petto. Una volta, mentre sedevano sulle rive di un ruscello in una calda notte d'estate e lei aveva bevuto un sorso della sua fiaschetta, aveva baciato quell'incavo, assaporato la sua pelle e percepito il suo calore. E lo aveva sentito gemere fra le sue braccia. Meglio dimenticare quegli sciocchi ricordi, si disse. Era arrabbiato con lei. Del resto non poteva fargliene una colpa. Aveva tutte le ragioni per essere in collera. Anzi, avrebbe dovuto odiarla. <<Ero venuta ad accertarmi che lo sceriffo Kincaid fossi veramente tu>> Buffy si slacciò il mantello che le scivolò giù dalle spalle. <<Lo sei>> <<Niente giochetti con me Buffy. Avresti potuto chiederlo a decine di persone. Perchè sei qui? Che cosa vuoi da me?>> <<Oh, non avrei mai potuto chiedere di te. La gente avrebbe voluto sapere il perchè. Non potevo lasciare che pensassero.......>> Il resto della frase le morì in gola, ma era troppo tardi. Per la seconda volta William balzò in piedi senza curarsi di nascondere il suo furore. Emanava da lui come una cosa tangibile, rendendogli più pronunciati i contorni della mascella, serrandogli le labbra in una linea dura. Sebbene le braccia gli pendessero lungo i fianchi, aveva i pugni stretti. Nel vederlo avvicinarsi, buffy si ritrasse. <<Che cosa avrebbero potuto pensare?>> <<Non è quello che intendevo dire, esattamente.>> <<Che cosa intendevi dire con esattamente?>> Non poteva guardarlo. Non sopportava di leggere il disprezzo nei suoi occhi. La odiava, appariva chiaro. Si nascose il volto fra le mani. <<Scusami, scusami>> bisbigliò <<Sono talmente desolata per tutte le cose che ho detto>> <<Ma non per quelle che hai fatto>> Aveva parlato a voce così bassa, che in un primo momento Buffy credette di essersi immaginata quelle parole. Sollevò lo sguardo. Era tornato a sedersi dietro la scrivania. <<Ti dispiace di avermi chiamato "il bastardo della città", ma non ti dispiace di non essere venuta con me>> Pronunciò quelle parole in tono neutro, quasi fossero del tutto irrilevanti. Buffy cercò i suoi occhi nella speranza di intuire ciò che provava. nelle iridi azzurre non vide riflesse che due minuscole immagini di se stessa. <<Mi dispiace di averti fatto del male>> <<oh, no, Buffy, non è così semplice>> con mossa fulmina William girò attorno alla scrivania e le si accovacciò di fronte. <<La coscienza ti rimorde per quello che hai detto, non per quello che hai fatto>> <<Smettila>> gli ordinò con un filo di voce che parve piuttosto una supplica. Non poteva nemmeno darsela a gambe, poichè lui le sbarrava la strada. E per spingerlo da parte avrebbe dovuto toccarlo e se lo avesse toccato sarebbe stata perduta <<Che cosa vuoi da me?>> <<La verità, Buffy. Per una volta in vita tua dimmi la verità. L'accetterò al posto delle tue scuse>> Ora fu la sua collera a divampare, lottando contro la confusione che la pervadeva. Non conosceva quell'uomo irascibile. non era il William Kincaid che ricordava dai tempi della sua infanzia nè il ragazzo di cui si era innamorata sette anni addietro. Era un uomo duro e minaccioso, freddo e sarcastico. Se ne sarebbe voluta andare e dimenticare quell'incontro, dimenticare l'ardore del suo sguardo, l'odore del suo corpo e il modo in cui le sue mani le stringevano le dita. <<La verità, buffy. Dilla>> Ritirò le mani e balzò in piedi. Attraversando la stanza, fece diversi, profondi respiri. <<Si!>> gridò <<Si, mi dispiace di aver detto quelle cose, ma non mi dispiace di essere rimasta qui. Non mi dispiace di non averti seguito.>> Lui sorrise senza la benchè minima traccia di ilarità. Un brivido gelato la percorse inducendola a incrociare le braccia sul petto.<<Contento?>> gli domandò. <<No, ma finalmente mi hai detto la verità. Tuo marito è a conoscenza della tua abitudine di evitare gli argomenti incresciosi?>> <<Marito?>> Oh, Signore, era convinto che fosse sposata. Quando avesse scoperto che non loera, avrebbe dato per scontato che lo aveva aspettato?. Erano molte le ragioni per cui non si era sposata, ma William kincaid non era una di quelle. <<non ho l'abitudine di evitare gli argomenti incresciosi. E tua moglie? Sa che hai l'abitudine di saltare addosso a delle sconosciute in ufficio?>> Questa volta il sorriso che gli curvò le labbra era genuino. Buffy aveva dimenticato la fossetta che si formava sulla sua guancia sinistra e come gli si increspavano gli occhi quando era sinceramente divertito. Suo malgrado sorrise a sua volta. William aveva sempre avuto il potere di affascinarla, per quanto lei si sforzasse di aggrapparsi alla collera o al buonsenso. <<Non direi che ti sono saltato addosso, Buffy>> <<Sai benissimo cosa intendo>> Con estrema circospezione ricadde sull'orlo della sedia, pronta a balzare in piedi alla benchè minima provocazione. <<No, mia moglie non sa che salto addosso alle donne in ufficio>> anche se quelle parole non avrebbero dovuto sorprenderla, ebbe l'impressione che decine di spilli la pungessero. Chi avrebbe immaginato che fosse sposato? Ricordò i suoi timori di quella mattina, quando si era chiesta che cosa avrebbe fatto quando si fosse trovata a faccia a faccia con lui. Si era dibattuta tra la speranza che non ricordasse quanto c'era stato fra loro e il timore che desiderasse riprendere la loro relazione. Ora non aveva più nulla da temere. Era sposato. <<Chi è?>> gli domandò, augurandosi che non notasse che il sorriso le si era cancellato dalle labbra.<<Chi è chi?>> <<Tua moglie>> <<Quale moglie?>> <<William, nemmeno tu puoi trattare tua moglie con una simile mancanza di rispetto. Chi è la donna che hai sposato?>> La sua allegria scomparve insieme all'uomo che Buffy ricordava. Il freddo, collerico estraneo tornò a prenderne il posto. <<Vuoi dire che perfino il bastardo della città dovrebbe sapere come si tratta una signora? Che cosa ti fa pensare che abbia sposato una signora?>> <<Durante la tua assenza hai acquisito una prontezza di linguaggio a cui sono incapace di tener testa>> buffy si gettò il mantello sulle spalle <<Mi scuso per qualunque insulto possa averti rivolto.

Ti giuro che non era intenzionale. Faccio a te e a tua moglie i miei migliori auguri>> <<Non ho una moglie Buffy>> La collera era sbollita, dissapata dalla seduzione della sua presenza. La paura l'aveva abbandonata. Sebbene le tremassero ancora le ginocchia, sarebbe riuscita a mantenere la padronanaza di sè. L'unica cosa che le restava era la confusione. Perchè si divertiva a giocare con lei? Voleva forse punirla per ciò che aveva fatto sette anni addietro? No, se avesse voluto punirla, avrebbe significato che teneva ancora a lei. Impossibile. E anche ammessso che esistesse quella remota possibilità, la situazione restava invariata. Lui era sempre William Kincaid e lei.........La porta si spalancò con un tonfo. <<buffy Summers, che cosa diavolo stai facendo qui, insieme a .............quest'uomo?>> Sua sorella Anya avanzò nella stanza con tutta la furia vendicatrice di un angelo che varchi la soglia del regno degli inferi. Buffy avrebbe voluto strisciare sotto la scrivania, ma non ce n'era il tempo. E tantomeno lo spazio. <<Signorina summers>> le sorrise William <<Lieto di rivederla>> <<sono la signora Harris, signore. Che cosa credete di fare qua dentro con mia sorella?>> <<Bè stavamo solo........chiacchierando>> Con un gemito Buffy tentò di farsi il più piccola possibile. Fra le parole solo e chiacchierando c'era stata una pausa più che sufficente per dare a Anya motivo di preocuparsi. Come William vi aggiunse un sorriso allusivo e le strizzò l'occhio, ebbe la certezza che la sua sorte fosse segnata. Sua sorella le avrebbe fatto la predica per almeno tre settimane. Nel mediso iastante in cui si stava dicendo che non sarebbe potuto capitarle niente di peggio, William afferrò la mano guantata di Anya e se la portò alle labbra. Prima che questa potesse ritirarla, vi stampò un bacio sonoro.<<Lasciatemi9 andare signore>> strillò Anya. <<Non sapete chi sono? Dillo tu, Buffy, a questo..........questo essere>> Buffy alzò lo sguardo verso di lui. Dietro la maschera ironica, dietro il sorriso disinvolto e lo sfoggio di fascino, percepì la collera latente. Da un momento all'altro William sarebbe potuto ridiventare un animale selvatico. Nessuno avrebbe ricevuto un avvertimento, tantomeno lei. William Kincaid era tornato in città. E i fremiti che la percorrevano le fecero capire che niente sarebbe più stato come prima.


William fece passare lo sguardo da Buffy a sua sorella. C'era stata un'epoca in cui le ragazze Summers si erano assomigliate al punto che gli estranei avevano avuto difficoltà a distinguerle l'una dall'altra. Ora non era più così. Anya aveva assunto un aspetto matronale. Il suo viso, un tempo così grazioso, appariva sciupato, l'espressione acida, come se il profumo della vita la disgustasse. Quanto a Buffy, era diventata più bella. Avrebbe dovuto odiarla per questo. Invece odiava se stesso per il tuffo alcuore che lo aveva colto alla sprovvista. Perchè non poteva essere diventata vecchia e brutta durante la sua assenza? O almeno perchè non poteva essersi sposata e trasferita altrove? Volgendo lo sguardo nella sua direzione, la sorprese a fissarlo. Le strizzò l'occhio. Lei arrossì e si morse il labbri inferiore. William sapeva benissimo che si stava chiedendo se lui avesse udito le prime parole della sorella, che sperava non avesse notato che Anya l'aveva chiamata Buffy Summers. L'aveva notato, eccome. In quei sette anni non si era sposata. Abbassò lo sguardo sul suo seno e tornò a sollevarlo sul suo viso. Non era stato il suo aspetto a tener lontani i pretendenti. Ricordò il sapore della sua bocca e la passione che era stato incapce di padroneggiare. Non era stato neanche quello ad impedirle di trovare un marito. Perchè allora non si era sposata? <<Non sapete chi sono?>> ripetè Anya. William si era stancato di quel giochetto. Tornò dietro la scrivania, girò la sedia e vi si lasciò cadere. <<Ricordo tutto di voi Anya, compresa quella domenica in cui siete corsa fuori dalla chiesa a una tale velocità che non avete visto il mucchi di sterco di cavallo subito sotto gli scalini. Siete scivolata e vi siete sporcata il vestito. Piangevate come una fontana perchè puzzavate e nessuno avrebbe voluto sedervi accanto>> una brutta tonalità di rosso le tinse le guance. Con la coda dell'occhio lui scorse l'espressione scioccata di Buffy. Forse aveva oltrepassato i limiti della buona creanza, ma non gliene importava nulla. Sebbene Anya fosse stata più piccola degli altri suoi compagni di scuola, di tenero non aveva avuto che l'età. Durante la ricreazione si univa agli altri bambini per schernirlo. A cinque anni, con la sua voce infantile cantava già il monotono ritornello che risuonava spesso nel cortile della scuola:"William è un bastardo, William è un bastardo". Buffy era stata una delle poche a non unirsi al coro voltando le spalle a quei bambini crudeli. Quel ritornello aveva continuato a perseguitarlo finchè non era divenuto abbastanza grande da prendere a pugni i ragazzi troppo sciocchi per tenere la bocca chiusa e abbastanza attraente da far girare la testa alle ragazze. Ma non lo aveva mai dimenticato. Sprizzando fuoco e fiamme, anya si avvicinò alla scrivania<<Mio marito è un uomo molto importante in questa città>> lo informò <<Come mai la cosa non mi stupisce?>> <<Non sarete mai lo sceriffo di Landing, William Kincaid. Provvederò io.<< Gli indicò la scatola. <<Non disturbatevi a tirar fuori le vostre cose. Ve ne andrete prima di sera>> Si rivolse alla sorella. <<Sono contenta che nostro padre sia morto e non possa vedere come disonori la nostra famiglia>> Ciò detto, anya girò sui tacchi e si diresse alla porta.


<<Non sarete mai lo sceriffo di Landing, William Kincaid. Provvederò io.<< Gli indicò la scatola. <<Non disturbatevi a tirar fuori le vostre cose. Ve ne andrete prima di sera>> Si rivolse alla sorella. <<Sono contenta che nostro padre sia morto e non possa vedere come disonori la nostra famiglia>> Ciò detto, anya girò sui tacchi e si diresse alla porta.

William la seguì con lo sguardo. Al suo arrivo in città aveva notato molti cambiamenti. Nuovi edifici erano sorti lungo Main Street, la maggior parte delle persone che aveva incontrato gli era sconosciuta. Ma aveva immaginato che molte cose erano rimaste le stesse. Si era aspettato delle difficoltà, aveva avuto la certezza che il vecchi Summers fosse ancora lì per rendergli la vita amara. Benchè avesse cercato di odiarlo, non era nemmeno riuscito a trovarlo antipatico. Era il padre di Buffy. E in fondo lo aveva sempre capito. Se avesse avuto una figlia come lei, non avrebbe affatto gradito che un ragazzo come lui le ronzasse intorno. <<Mi dispiace per tuo padre. Non sapevo che fosse morto.>> Buffy sembrò stupita. <<Grazie. E' scomparso circa cinque anni fa.>> <<Chi dirige l'emporio? Anya e suo marito?>> Lei rise, un suono che gli fece l'effetto di un pugno nello stomaco. la sua risata gli aveva sempre fatto pensare all'estate. Pur ignorandone il motivo, anche in quel momento si rivide con lei in riva al ruscello. I capelli biondi le ricadevano sulle spalle, gli occhi verdi lo fissavano con sguardo adorante. Scosse la testa per scacciare quel ricordo. Non aveva nè il tempo nè la voglia di rinvangare il passato, e se proprio doveva ricordare qualcosa, gli sarebbe convenuto richiamarsi alla mente l'ultima ora che avevano trascorso insieme prima della sua partenza. Sarebbe stato più che sufficiente per impedire a qualsiasi uomo di sognare. <<Anya ha sposato un prete, il signor Alexander Harris. Credo che fosse già qui prima che tu te ne andassi. Adesso è quasi completamente calvo, ma penso che allora avesse ancora i capelli. Almeno in parte.>> <<Un prete? Caspita! mi meraviglio che non ne abbia sposato uno anche tu, Buffy Summers>> Un intenso rossore le salì al colletto dell'abito blu fino alla radice dei capelli. Ma a differenza di Anya, quel rosa acceso fece apparire Buffy ancora più bella. <<Non ho mai affermato di avere un marito. Sei stato tu a darlo per scontato>> <<Quindi nessuno dei due è sposato.>> <<non illuderti che ti abbia aspettato>> si affrettò a ribattere lei. Quella frase portò con sè un'altra rivelazione. Dopo tanti anni buffy aveva ancora il potere di ferirlo. Naturale che non lo aveva aspettato, si disse William. Gli aveva detto chiaro e tondo che cosa pensava di lui e della sua proposta di matrimonio. Si impose di rilassarsi. Prima o poi avrebbe finito per non provare che indifferenza. Il tempo trascorso lontano da Landing glielo aveva insegnato. <<Non mi era mai venuto in mente che mi avessi aspettato. Finchè non l'hai detto tu>> <<non sei affatto cambiato>> <<Ti sbagli mia cara. Sono un uomo diverso. Molto più pericoloso>> <<Immagino che tu abbia ragione. In certi aspetti sei rimasto lo stesso in altri no.>> <<In quali sono cambiato?>> <<Una volta eri molto più simpatico>> William rovesciò la testa scoppiando in una risata <<Simpatico? Non sono mai stato simpatico>> <<Con me, si>> La sua ilarità si spense insieme al desiderio di continuare quella conversazione. <<Ti stupisce? Dopo quanto è successo?>> <<Sei ancora in collera con me>> <<Si, sono ancora in collera. Dopo sette anni avrei dovuto dimenticare, ma non l'ho fatto. Se non altro Buffy avresti dovuto essermi amica>> <<Lo ero>> Ma i fatti smentivano quelle parole. Buffy abbassò lo sguardo sulle mani strette nel grembo. <<Perchè allora non mi hai creduto?>> <<Non ero sicura. Tutti dicevano che eri stato tu>> <<Io sostenevo il contrario>> Lei sollevò lo sguardo. Una profonda tristezza le ingrandiva gli occhi oscurandone il colore verde sino a farlo apparire grigio. <<Lo so. In seguito quando è stata dimostrata la tua innocenza, non sapevo dove ti trovassi. Avrei voluto scriverti per chiederti scusa>> William balzò in piedi, le si avvicinò e le tese la mano. Lei esitò fissando il suo palmo per alcuni secondi, poi vi posò sopra la guano mantata e gli permise di aiutarla ad alzarsi. Lei aveva il profumo di un fiore proibito. Con i capelli scostati dal viso, nulla nascondeva la purezza della carnagione, i grandi occhi a mandorla, le labbra tremanti. Quante notti era rimasto sveglio a immaginare quel viso sforzandosi di dimenticare, anelando a ricordare? Quante volte aveva pregato il cielo perchè gli fosse consentito di udire le parole che lei aveva appena pronunciato, la dichiarazione della sua innocenza? <<E' troppo tardi. Non ha più importanza>> <<Oh William, certo che ce l'ha. Come hai detto tu stesso, qualunque cosa sia successa, eravamo amici>> <<Non lo siamo più. A te non piacerebbe essermi amica. Sono sempre il bastardo della città>> <<Mi dispiace di averlo detto. Quel giorno mi avevi spaventata. Non sapevo cosa fare.>> <<Avresti potuto dire che avevi cambiato idea>> <<Avevo paura che riuscissi a persuadermi. Hai sempre avuto la capacità di farlo.>> L'aveva ancora? Quel pensiero lo tentò. No, non aveva importanza. Era tornato a Landing per riconciliarsi con i suoi abitanti. Per dimostrare a loro e a se stesso che non era solo un piantagrane. Di lì a un anno sarebbe partito per cercare un posto in cui mettere radici. Fino a quel momento si sarebbe tenuto il più alla larga possibile da Buffy summers. Era sempre stata la sua più grande debolezza. E con ogni probabilità lo era ancora. <<Va a casa, Buffy. Torna alla tua rispettabile esistenza. Non sono venuto per creare problemi>> <<Li hai già creati e lo sai benissimo. Credevi forse di poter tornare qui a fare lo sceriffo? Pensavi che la gente non avrebbe ricordato?>> <<Spero che ricordi>> Buffy si accigliò. Lui adorava i suoi piccoli cipigli. Lo inducevano a desiderare di spianarle le rughe della fronte a furia di baci e di stringerla a sè per tranquillizzarla. <<Perchè sei venuto, allora?>> <<Non capiresti>> <<Capirei>> Lei gli posò la mano sul braccio. Anche attraverso il guanto e la camicia quel contatto parve scottargli la pelle. <<Spiegamelo>> Il fuoco del desiderio riaccese la collera. Liberando il braccio con uno strattone, sollevò un foglio dalla scrivania e glielo agitò sotto il naso. <<Questo è tutto ciò che vi occorre sapere, signorina Summers. il consiglio municipale di landing mi ha assunto con regolare contratto. A meno che non commetta un reato, sarò il vostro sceriffo per un anno. Non mi occorre la vostra amicizia nè alcuna altra cosa da voi>> <<Benissimo>> Buffy afferrò il mantello e se lo gettò sulle spalle. <<Tenetevi pure i vostri segreti e la vostra amicizia, sceriffo. Farò in modo che tutti sappiano che siete tornato e che siete cambiato in peggio>> <<Perchè non racconti loro anche il resto? Perchè non dichiari pubblicamente per quale motivo sei tanto spaventata?>>Lei raccolse la borsetta <<Non so di che cosa tu stia parlando>> Si avviò alla porta ma lui la precedette con un balzo e si appoggiò al battente con tutto il suo peso.<<Racconta loro il tuo vergognoso, piccolo segreto. Scommetto che nessuno lo sa. Nessuno è a conoscenza dei nostri incontri in riva al ruscello.>> <<Smettila>> <<Racconta a tutti quanto ti piacevano i miei baci, quanto ti piaceva che ti toccassi>> <<Taci!>> Buffy alzò su di lui gli occhi pieni di lacrime. Ma la prova della sua sofferenza non contribuì minimamente a placarlo. Anzi, lo indusse a desiderare di ferirla ancora di più. <<Ti andavo bene per vedermi di nascosto, ma non per presentarmi a tuo padre>> <<Non capisci. Non hai mai capito. Ci sono tante cose che non sai. Non potevo confidartele. non potevo dirti niente>> <<Tipico di te, Buffy. Hai sempre mantenuto i tuoi piccoli, sporchi segreti. Qualcuno sa che avevi promesso di sposarmi?>> Soffocando un singhiozzo, lei scosse freneticamente la maniglia. <<Lasciami an.........andare. Non intendevo dire questo. Mi dispiace.>> <<Ti dispiace di aver acconsentito a sposarmi o ti dispiace di avermelo gettato in faccia?Ti dispiace di non aver potuto sposare il bastardo della città?>> William si fece da parte consentendole di aprire la porta. Quando lei gli scoccò un'ultima occhiata, scorse le guance rigate di lacrime e la sua espressione addolorata. Di colpo ogni traccia di collera lo abbandonò, spazzata via da un'ondata di vergogna. <<Mi dispiace che tu sia tornato>> dichiarò Buffy varcando la soglia. <<E' questo che volevi sentire no? Volevi che mi dispiacesse. Bè mi dispiace moltissimo>> Lui fu tentato di correrle dietro, poi scosse la testa. Era troppo tardi. Battè un pugno contro la parete accanto alla porta. L'acuta fitta di dolore non fu sufficiente a distrarlo. Buffy aveva ragione, non era più simpatico. E' poco ma sicuro, non lo era stato con lei. <<Perdonami>> mormorò alla sua schiena al di là dei vetri. Lei camminava in fretta senza salutare nessuno. <<Tornare a Landing e chiudere con il passato>> borbottò <<Gran Bell'inizio>> Le doveva delle scuse. Qualunque cosa fosse successa fra loro in passato, non aveva nulla a che vedere con la sua carica di sceriffo. Non aveva il diritto di essere tanto maleducato con uno dei suoi concittadini. Rupert sarebbe rimasto terribilmente deluso. Ovviamente era colpa di Rupert se lui si trovava lì. Quel vecchio impiccione, pensò con affetto. Era stato il suo amico eil suo ex datore di lavoro ad avere l'idea che lui dovesse riconciliarsi con il suo passato. Era stato Rupert a leggere l'annuncio con cui si sollecitava chi fosse in possesso dei requisiti necessari a candidarsi per la carica di sceriffo di Landing. E poi a costringerlo a proporre la sua candidatura. William distolse lo sguardo dalla finestra e fissò il suo piccolo ufficio. Forse aveva commesso un errore. Avrebbe fatto meglio a cercarsi un altro lavoro. Dopotutto gli sceriffi delle piccole città non erano tanto facili da trovare. Sopratutto nel Kansas. Sarebbe potuto andare più a ovest o forse nel Texas. ma nossignore. Era tornato a Lnding per dimostrare a tutti quanti che si erano sbagliati sul suo conto. Un progetto ammirevole, che però aveva una pecca. E se loro invece avessero avuto ragione?

Se fosse stato lui a sbagliarsi? Forse in effetti era un piantagrane nato. Fissò il contratto firmato e controfirmato. Aveva un anno intero per scoprirlo.


Un'ora più tardi William prese giacca e cappello e lasciò l'ufficio. Tutto a un tratto aveva avuto l'impressione di soffocare in quella piccola stanza. Attraversò la strada, scansandosi per evitare un carro tirato da sei cavalli. Il sole stava già tramontando alle spalle degli edifici. Si fermò un momento a osservare la scuderia di cavalli da nolo. Qualcuno lo aveva informato che tre anni addietro aveva preso fuoco. La nuova costruzione era più grande. Lui vi aveva lavorato dai tredici ai venti anni, quando se n'era andato. Gli era piaciuto fare l'agente di polizia e non dubitava che gli sarebbe piaciuto fare lo sceriffo, ma sentiva la mancanza dei cavalli. Forse l'anno seguente avrebbe acquistato un appezzamento di terreno e messo su un allevamento. Scrollò le spalle e proseguì per la sua strada. qualsiasi progetto per l'avvenire costituiva una perdita di tempo. A fianco della scuderia si ergeva una piccola costruzione in mattoni. Il piano terreno apparteneva al medico condotto, quello superiore a un avvocato. Mentre vi passava davanti, la porta d'ingresso si spalancò per lasciare uscire una donna sulla cinquantina che vacillava sotto il peso di un enorme cesta. Le sue scarpe infangate scivolarono sui gradini di pietra. Con un grido girò su stessa per riacquistare l'equilibrio. William si precipitò ad aiutarla. Afferrò la cesta con una mano e la donna con l'altra. Lei gli si aggrappò, le piume nere del cappello che ondeggiavano nel vento della sera. <<Grazie signore. Per poco non sono ruzzolata lungo questi scalini. alla mia età sarebbe bastato per mandarmi al creatore>> Raddrizzandosi, gli piantò in faccia gli occhi verdi <<Guarda, guarda. Non site forse William Kincaid?>> william osservò la vedova Joyce imprecando mentalmente. Proprio lei doveva incontrare. <<Buonasera signora. Se vi sentite salda sulle gambe, io...............>> <<fatevi guardare giovanotto. avevo sentito dire che eravate tornato in città, ma mi sembrava impossibile>> La signora Joyce non aveva mai avuto peli sulla lingua. Evidentemente non era cambiata. Era stata l'unica della città a prendersi cura di sua madre quando questa si era ammalata. Aveva portato minestra e medicine casalinghe nella loro stanzetta buia e vegliato su sua mdre finchè non aveva esalato il suo ultimo respiro. Avrebbe voluto restituirle la cesta e allontanarsi. Non ne fu capace. joyce non aveva mai voluto essere ringraziata nè aveva accettato il denaro che lui aveva tentato di darle. Ascoltare le sue ciance era un bel piccolo prezzo per pagare un debito così grande. <<Sono tornato, signora. E resterò qui per un anno. Sono il nuovo sceriffo.>> <<Così mi hanno detto. Toglietevi il cappello, voglio guardarvi in faccia>> Quando lui l'accontentò, la vedova scosse la testa. <<Le donne hanno sempre sostenuto che eravate bello come il peccato. E sapete cosa ho sempre risposto io? <<Non ne ho la più pallida idea>> <<Che il peccato è una fonte di guai. Siete tornato per creare guai?>> <<Sono tornato per impedire che accadano. Rappresento la legge, signora Joyce>> <<Speriamo che sia vero. Se ben ricordo, finivate sempre per cacciarvi in qualche pasticcio, che lo voleste o no. La gente non fa che parlare di voi. Ho l'impressione che stiate seminando zizzania. Avanti aiutatemi a scendere questi scalini. E sbrigatevi.>> william l'aveva considerata un membro della vecchia guardia, sempre pronta a giudicare. Ma dopo che si era presa cura di sua madre, si era reso conto che dietro i suoi modi bruschi, si celava un cuore d'oro. Come ebbero raggiunto il marciapiede, lei scosse la testa ancora una volta.<<C'è gente che non sarà affatto contenta di riavervi qui>> <<lo immaginavo. Ho intenzione di costringerli a cambiare idea>> <<E' per questo che siete tornato?>> lui le consegnò la cesta. <<Attenta signora. Non vorrei che faceste un ruzzolone. Potrei non trovermi a passare, la prossima volta.>> Mentre la signora Joyce l'afferrava, la cesta oscillò e ne uscì iun fievole lamento.<<Zitte ragazze. Fra poco saremo a casa. Ho della crema di latte per voi>> Alzò lo sguardo su di lui.<<Micine. Il dottor Ramsey mi ha assicurato che la loro madre è un eccellente cacciatrice di topi>> Scostò il tessuto a scacchi bianchi e rossi che copriva la cesta rivelando tre gattini acciambellati uno sull'altro. Due erano bianchi e neri con delle macchiette arancioni sul muso, il terzo era un piccolo pezzato con grandi occhi verdi. <<Io volevo solo i due bianchi e neri, ma il dottor Ramsey ha messo qua dentro anche l'altro. E' troppo piccolo per servire a qualcosa. Ma se gli avessi detto che non lo volevo, lo avrebbe affogato>> Ricoprì la cesta con la stoffa.<<non ho mai avuto gatti in vita mia. Il mio cane si era sempre occupato di topi, ma è morto quest'inverno. E dato che la mia staccionata è semicrollata durante una tempesta, un altro cane mi darebbe troppo da fare. Perciò adesso mi ritrovo con tre gatte. Vedremo se riusciremo ad andare d' accordo.>> <<Non ne ho alcun dubbio>> Lei si guardò intorno, come se tutto a un tratto si fosse accorta di essersi trattenuta troppo a lungo <<Misericordia, devo andare a casa. Sarebbe sconveniente farmi vedere a chiacchierare con un bel giovanotto. Che cosa direbbe la gente?>> Con un rapido sorriso girò i tacchi. <<Grazie per il vostro aiuto>> <<Non c'è di che>> William la seguì con lo sguardo mentre si dirigeva verso la fontanella pubblica. La cesta oscillava con violenza, come se le micine avessero deciso improvvisamente di mettersi a giocare. Erano davvero graziose, sopratutto quella pezzata. L'idea gli si affacciò alla mente nel medesimo istante in cui i suoi piedi cominciavano a muoversi. Era un'idea stupida, pensò. Poi sorrise. Perchè no?


Era un'idea stupida, pensò. Poi sorrise. Perchè no?

<<Signora Joyce!>> la richiamò correndole dietro. Fermandosi, lei si voltò a guardarlo. <<Se non volete il micino più piccolo, potreste darlo a me>> <<Volete un gatto? non vi permetteranno di tenerlo nella vostra stanza d'albergo>> William non prese la briga di chiederle dove abitava. La vedova aveva sempre saputo tutto di tutti. L'unico segreto che lui fosse mai riuscito a mantenere in quella città era il suo rapporto con Buffy. Accantonò l'ondata di ricordi che lo aveva assalito all'improvviso.<<desidero regalarlo a qualcuno>> <<A una ragazza che intendete far venire da dovunque siete stato?>> <<non intendo far venire una ragazza e, non non mi sono neanche sposato>> la signora Joyce non ebbe il buongusto di arrossire.<<Siete sicuro che quella persona si prenderà buon cura della gattina?>> <<Certo>> <<D'accordo>>Joyce infilò una mano nella cesta<<Eccola qua. E' probabile che abbia fame, perciò non gingillatevi>> Sebbene nessuno lo avesse accusato di gingllarsi da quando aveva otto anni, lui ritenne inutile farglielo notare. Dopo averla ringraziata, si portò due dita al cappello e si diresse all'emporio. La gattina gli si rannicchiò sul petto e rabbrividì. Il vento si era fatto più impetuoso e la temperatura stava calando.. William si sbottonò la giacca e la infilò nella tasca interna, avendo cura di riaccostare i lembi per proteggerla dal freddo, ma non tanto per farle mancare l'aria. Era così concentrato sul benessere della sua passeggera, che non si accorse che l'emporio era chiuso finchè non si fermò di fronte. Imprecò mentalmente. Avrebbe dovuto ricordare che i negozi della città osservavano l'orsrio invernale fino a dopo il disgelo. Da un momento all'altro si sarebbe potuta scatenare una tempesta di neve impedendo agli incauti di tornare a casa. Non si sarebbe dovuto intrattenere così a lungo con la signora Joyce. O meglio non avrebbe dovuto trattare Buffy in quel modo. In tal caso non sarebbe stato costretto a perdere del tempo a scusarsi. Stava per tornare sui suoi passi, quando sentì sbattere una porta. Sbirciando verso il retro dell'emporio, vide Buffy allontanarsi di buon passo. La seguì. Se sua sorella aveva sposato il pastore e suo padre era morto, era probabile che lei vivesse ancora nella grande casa dei summers alla periferià della città. A causa dell'abito lungo e degli stivaletti avrebbe dovuto prendere il sentiero. Se si fosse sbrigato avrebbe potuto prendere la scorciatoia attraverso il bosco e arrivare prima di lei. Girando in fretta attorno all'edificio, andò quasi a sbattere contro un uomo mingherlino che portava un grembiule macchiato di sangue sotto il cappotto.<<Buonasera signor Greenley>> <<Sera. William Kincaid? Siete proprio voi?>> William non prese briga di fermarsi a chiacchierare. Portandosi due dita al cappello, mise una mano sotto la gattina e corse via. Quando uscì dal bosco, scorse la villa dei Summers appollaiata in cima a una piccola altura. Costruita su tre piani sembrava un'aggrazziata vecchia signora. I rami spogli delle quercie si innalzavano al di sopra del tetto. Il sole morente si rifletteva sulle finestre della facciata. Un ampio portico la circondava sui quattro lati, ma i mobili da giardino erano stati accastati in un angolo e coperti con una tela cerata. Si avvicinò lottando contro i ricordi. Quante volte era rimasto lì, sul limitare del bosco a fissare la villa? Quante volta aveva imposto mentalmente a Buffy di uscire? Molti pomeriggi lei lo aveva fatto. Una notte era sgattoilata fuori dalla porta di servizio e lo aveva raggiunto al ruscello. Avevano riso e chiacchierato fin quasi l'alba, quando lui l'aveva rimandata a casa perchè la desiderava troppo. Fin da allora aveva saputo che Buffy Summers non era il tipo con cui un uomo potesse spassarsela. Era il genere di ragazza da sposare. Era per questo che lui gliel'aveva chiesto. Il ben noto senso di oppressione al petto lo indusse a scacciare quei ricordi. Non voleva ricordare. Voleva scusarsi e darsela a gambe. Raggiunse gli scalini sul portico e sedette ad aspettarla. Sarebbe arrivata da un momento all'altro. Dando un'occhiata alla gattina, constatò che si era addormentata nella sua tasca. Alzò la testa a un rumore di passi sulla ghiaia Buffy si stava avvicinando con un pacco sotto un braccio. Volse lo sguardo in direzione della casa e si arrestò di botto. <<che cosa stai facendo qui?>> <<Sono venuto a chiederti scusa>> <<come mai non ti credo?>> <<Non lo so. E' la verità>> Lei salì gli scalini<<Non c'è mai nulla di semplice con te, William. Sai quali pettegolezzi verrebbero fuori se qualcuno ti vedesse qui?>> Aprì la porta e scivolò all'interno <<Presto entra. tu puoi anche infischiartene delle chiacchiere, ma io no>> William si alzò lentamente. Per la prima volta in vita sua avrebbe varcato quella soglia. Sarebbe dovuto esserne contento, ma non lo era. Aveva fatto male a tornare. Niente era cambiato. Buffy Summers teneva ancora alla sua reputazione più che a ogni altra cosa al mondo. E lui era ancora quel bastardo di William Kincaid.



Mentre lui si avvicinava adagio, Buffy gli tenne la porta aperta con aria spazientita. Se non fosse stata una donna di buonsenso, avrebbe giurato che lo facesse apposta. Forse per punirla, pensò scuotendo la testa. Non le era sfuggito il lampo di collera che gli era sfrecciato negli occhi due minuti prima, quando lo aveva accusato di non curarsi della sua reputazione. Lo fulminò con un'occhiata. William gliene rivolse un'altrettanto infuocata. <<Non hai intenzione di invitarmi a sedere in salotto?>> le domandò in un tono indolente in netto contrasto con la ridigità del suo corpo. <<No>> ribattè lei seccamente, pur sentendosi in colpa. Era una grossa mancanza di educazione tenere un ospite in piedi nell'ingresso. Ma William non era un ospite. Deglutì a stento e incontrò il suo sguardo. La tensione esistente fra loro saturava l'aria. Un brivido le percorse la schiena. Scese con il suo sguardo dai suoi occhi alla bocca, poi alle spalle e al petto.. il pesante giaccone che portava contribuiva a farlo apparire più poderoso. E virile. Era un uomo, un uomo che era sempre stato in grado di farle dimenticare le convenienze e le buone intenzioni. A un tratto il ticchetio della pendola in salotto parve risuonare con fragore, echeggiando in tutta la casa e rammentandole che era completamente sola con lui. <<che cosa vuoi?>>lo apostrofò con voce tremula. Lui scosse la testa quasi si stesse destando da un sogno e si diresse verso il lume posto accanto alla porta. Senza disturbarsi a chiederle il permesso lo accese. Quando lo stoppino prese fuoco, regolò la fiamma in modo che spandesse la luce vivida. Pigramente, quasi avesse tutta la sera a disposizione, si sbottonò il giaccone. Buffy si portò una mano alla gola. Benchè non avesse fatto niente di scorretto, si sentì improvvisamente esposta e vulnerabile, come se lui avesse cominciato a spogliarsi. Non si trattava soltanto del giaccone, si disse. La maggior parte della gente se lo toglieva dentro casa. Solo che la maggior parte della gente non l'aveva baciata sulla riva di un ruscello in una magica notte estiva. La maggior parte della gente non l'aveva allcciata alla vita per poi risalire ad accarezzarle il........non pensarci, si impose. Quello che aveva fatto con William era stat una pura follia causata dalla sua giovanissima età, dall'incanto della notte e dal sorso di whisky che aveva bevuto dalla sua fiaschetta. Era stato un sogno. L'indomani alla luce del giorno se ne era vergognata. 'Bugiarda'le bisbigliò una vocina interiore. 'Ti sei sentita meravigliosamente bene'. lei la ignorò. <<Sono venuto a scusarmi te l'ho detto. Sa iddio perchè mi sono preso il disturbo. Avrei dovuto ricordare che per la signorina buffy Summers niente è più importante di ciò che pensa il resto del mondo>> <<A nessuno piace beffarsi della convenzione>> <<Forse, per una volta, potresti cercare di capire da sola quali sono le cose veramente importanti, invece di lasciare che siano gli altri a insegnartelo>> Digrignandi i denti, Buffy si slacciò il mantello. Dopo averlo appeso all'attaccapanni, si mise di fronta allo specchio e si tolse gli spilloni dal cappelllo. <<Mi formo le mie opinioni dopo aver riflettuto sulle parole del signore, le leggi degli uomini e le regole della società>> ribattè con la massima calma posando il cappello. <<Malgrado il tuo parere contrario, non credo che dovrei mettere le mie opinioni al di sopra delle loro>> <<E' sempre stato questo il tuo guaio,. Sei priva di spina dorsale Buffy>> <<A quanto pare durante la tua assenza ho superato la perdita di mio padre e amministrato l'emporio con notevole successo. Due imprese non da poco per una persona senza spina dorsale, non trovi?>> <<ma tutto quello che fai, tutto quello che pensi è dettato da ciò che pensano gli altri. Che cosa ti spaventa tanto?>> <<Rovinare la mia reputazione. Una cosa che per te non ha nessuna importanza, essendo un uomo. Ma io sono una donna sola che vive in una piccola città. Se voglio conservare la mia posizione sociale, devo preoccuparmi di quello che pensano gli altri. E se non condividi i miei timori, dovresti almeno capirli. In fondo tua madre godeva di una pessima reputazione e guarda un pò che cosa le è successo.>> Nel medesimo istante in cui Buffy pronunciava avrebbe voluto rimangiarsele. Si premette una mano sulla bocca, ma era troppo tardi. William si immobilizzò a metà strada tra lei e la scala, la bocca serrata in una linea dura, un muscolo che gli pulsava sulla guancia destra. Lei inditreggiò non per paura, bensì per la vergogna.<<Scu.......scusami>> balbettò <<Non volevo dire questo. Ho fatto male. Malissimo. So che le volevi bene e che lei era una brava donna. Mi hai fatto perdere le staffe.>> Si torse le mani con una piccola scrollata di spalle<<Una misera scusa, non è vero? Non è colpa tua e io non avrei dovuto dirlo. E' colpa mia. Mi dispiace>> William sbattè le palpebre, quasi non avesse udito il suo insulto. La sua faccia si rilassò assumendo la sua solita espressione ironica<<Puoi fare a meno di scusarti per quanto mi riguarda. In passato ho sentito ben di peggio. Le tue osservazioni non erano nemmeno originali e non erano espresse con cattiveria. Non mi importa abbastanza di te per sentirmi ferito da ciò che pensi>> Era cambiato tanto in quei sette anni. Il ragazzo che le aveva insegnato a baciare e a conoscere la passione era stato sostituito da quell'enigmatico sconosciuto. Meglio così, si disse Buffy. Il William di un tempo avrebbe costituito una tentazione troppo grande. <<Ferito o no ti chiedo perdono>> con un sospiro gli passò davanti ed entrò nel salotto. Gli ultimi raggi di sole filtravano attraverso le tende dando risalto ai mobili massicci. Avvicinandosi a un tavolo d'angolo, accese un lume e si voltò a guardarlo. Come aveva sospettato l'aveva seguita. Si stava dondolando sui talloni guardandosi intorno. Seguendo la direzione del suo sguardo, lei si chiese come doveva apparire quella stanza a chi la vedeva per la prima volta. Sovraccarica, pensò facendo passare lo sguardò dai tre sofà alle pltrone imbottite, ai tavoli sparsi dappertutto. A suo padre erano sempre piaciuti gli oggetti costosi. C'erano scatole di lacca e ciotole d'argento, ventagli orientali e ninnoli di ogni specie. Una carta da parati color avorio e pesanti tendaggi di velluto blu facevano da sfondo a quella ostentata opulenza. <<chi avrebbe mai immaginato che un giorno avrei avuto la fortuna di vedere l'interno della favolosa villa dei Summers? Devi essere fiera di abitare qui>> <<Non lo sono. Come ben sai, William, questa casa non ha alcun valore per me. E' la casa di mio padre, non la mia>> <<ovviamente. Preferiresti vivere in una capanna di fango in un posto sperduto nel'ovest, ingaggiando una battaglia quotidiana contro scorpioni e serpenti e vedendo morire di stenti i tuoi figli>> <<Stai distorcendo le mie parole>> Lui si ficcò le mani in tasca. Il sorriso che gli incurvò le labbra era tutt'altro che piacevole <<Mi stai dicendo che saresti felice di abitare in una stanza al di sopra di un saloon come mia madre? Sentiresti il chiasso proveniente da sotto, sai. Le grida degli ubriachi, gli strilli delle prostitute. E gli odori. Tabacco, sudore e ............>> <<Smettila!>> Buffy andò a piazzarglirsi di fronte <<Smettila, per favore. Ti ho spiegato che mi dispiace per quello che ho detto su tua madre. E' stato sconsiderato e crudele da parte mia. Non ho alcuna giustificazione, tranne la verità>> <<Che sarebbe?>> <<Quando ho paura, tendo a parlare senza riflettere. E' un mio difetto. Ti prego di essere indulgente.>> Prego era stato un termine malaccorto. Buffy lo capì nel medesimo istante in cui si azzardò a incontrare il suo sguardo. Il fuoco era riapparso, ma non era alimentato dalla collera. Lei sbattè le palpebre e distolse in fretta lo sguardo. Si, la collera era scomparsa, ma ciò che l'aveva sostituita era infinitivamente più pericoloso. <<Di che cosa hai paura?>> le domandò lui <<del fatto che tu sia tornato>> Buffy si avvicinò al caminetto e accostò un fiammifero alla legna già pronta. Non appena gli sterpi ebbero preso fuoco, si raddrizzò e gli indicò uno dei sofà. <<Accomodati>> William scosse la testa <<non ho intenzione di trattenermi a lungo. Perchè hai paura di me?>> <<non ho paura di te>>ribattè, poi sorrise. Lui era il male minore, il vero problema era lei. Averlo accanto, pensare a lui, la inducevano a comportarsi in modo diverso, come se la donna rispettabile che si sforzava di apparire non fosse che una falsa copertura, simile a una facciata di un negozio. Il mondo la vedeva come un emporio lindo, mentre all'interno non era che uno squallido sallon. <<E così resterai qui per un anno>> Lui le scese con lo sgurado lungo la gola. Pur dicendosi che avrebbe dovuto offendersi, quel franco apprezzamento le infuse un senso di calore. In passato l'aveva guardata spesso in quel modo. La sua ammirazione l'aveva fatta sentire orgogliosa di essere una ragazza, e una ragazza desiderabile. Anche se l'aveva spaventata un poco, poichè la sua inesperienza le aveva fornito più interrogativi che spiegazioni. Ma tra le sue braccia aveva dimenticato ogni cosa. <<Esatto. Come ti ho detto questo pomeriggio, ho un contratto di un anno con i bravi abitanti di questa città>> <<Perchè sei tornato? Per punirli?>> William scosse il capo <<Per riconciliarmi con il passato, anche se per il momento non sembra che funzioni>> <<Che cosa pensi di fare mentre sarai qui?>> <<Sono lo sceriffo. Farò rispettare la legge, cercherò di tenere la gente fuori dai guai e, in line di massima, farò in modo che la mia presenza non venga ignorata>> <<Ci sono molte persone che ti metteranno i bastoni tra le ruote.>> <<Tua sorella, vuoi dire?>> <<non solo. So che anya è diventata una.......>> <<Una bacchettona?>> Un sorriso le curvò le labbra <<Piuttosto scortese da parte tua. Ma si, hai ragione. E suo marito è peggio di lei Ho sentito

le voci, quello che la gente dice di te. Prima o poi tutti capitano all'emporio. ai nuovi coloni non importa che tu sia lo sceriffo. Ma i vecchi residenti, quelli che erano già qui quando.........>>Si interruppe di colpo. Non desiderava parlare di quel giorno. Non voleva ricordare le parole cattive che aveva pronunciato nè la sofferenza che gli aveva letto negli occhi. Preferiva ignorare fino a che punto lo avesse ferito e avesse ferito se stessa. In un ramoto recesso del suo cuore sapeva di aver preso la decisione giusta. Non avrebbe mai potuto seguirlo. Solo che aveva sbagliato atteggiamento nel comunicargli la sua decisione. <<Non ti perdoneranno>> <<non è necessario. Ti sono grato della tua preoccupazione, ma non è giustificata. Il contratto è vincolante. A meno che io non commetta un reato non possono sbarazzarsi di me. Dovranno abituarsi di avermi a Landing per i prossimi dodici mesi>> <<E alla scadenza del contratto che cosa farai?>> William portò lo sguardo sul fuoco<<Lascerò questo posto e non tornerò mai più>> <<Quindi resterai solo per un anno?>> <<Si, Buffy. Fra un anno ti libererai per sempre di me>> <<Penso che sia meglio che ci teniamo lontani l'uno dall'altra durante questo tempo>> Invece di risponderle, william sorrise. Conosceva bene quel sorriso. Le faceva tremare le mani e piegare le ginocchia, ricordare i suoi baci e le sue carezze. La induceva a desiderare che William Kincaid fosse stato una persona perbene, il figlio di un agricoltore o di un commerciante. La induceva a chiedersi che cosa fosse accaduto se fosse partita con lui. <<Che problema c'è se ci vediamo?>> non poteva rispondere a quella domanda. Lui avrebbe potuto sospettare la verità senza però averne la certezza. <<Perchè sei venuto qui?>> <<sono lo sceriffo, no?>> <<Perchè sei venuto a casa mia intendo dire>> <<prima voglio che tu risponda alla mia domanda Buffy. Che problema c'è se ci vediamo?>> Benchè Buffy non lo avesse visto muoversi, lui le si era avvicinato. Un silenzio profondo era calato nella stanza, rotto soltanto dal crepitio delle fiamme. Quando William tese le braccia nella sua direzione, pensò di indietreggiare, ma chissà perchè i suoi piedi rifiutarono di obbedirle. Stava per toccarla e lei intendeva permetterglielo. Doveva sapere se aveva ancora un qualche effetto su di lei. Si trattava di un esperimento scientifico. Il suo pollice le sfiorò la mascella e si spostò sul mento. Venne assalita da una miriade di sensazioni, simili all'inatteso calore del sole dopo un temporale. L'aria si fece soffocante. <<Come mai non ti sei sposata?>> <<Nessuno mi ha chiesta in moglie>> Quella bugia le salì alle labbra con una scioccante spontaneità. Perchè l'aveva detta? Era stata fidanzata per mesi. Sarebbe stato preferibile che William lo sapesse, ma al momento era incapace di rivelarglielo. Era troppo confusa. <<Mi è difficile credere che tu non abbia mai indotto un uomo in tentazione. Possibile che siano tutti ciechi?>> <<Non mi interessa la tentazione>> ribattè lei con un filo di voce. Si sforzò di deglutire, ma aveva la gola secca. Suo malgrado si stupì a affondare nei suoi occhi fissando la fiamma che vi era riflessa. Il bagliore parve guizzare, poi si spense. Il buio li avviluppò. percepì il calore proveniente dal caminetto alle sue spalle e quello di lui. Era come un sogno in cui non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare. L'unica cosa che poteva fare era accettare coraggiosamente la sua sorte. Ma invece dei demoni che popolavano i suoi sogni, doveva solo affrontare William. Non era poi un'impresa così ardua. <<A me interessa>> lo udì bisbigliare mentre le chiudeva il volto tra le mani.<<Che cosa?>> <<La tentazione>> Il viso di lui si abbassò. Quando le sfiorò io li avviluppò. percepì il calore proveniente dal caminetto alle sue spalle e quello di lui. Era come un sogno in cui non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare. L'unica cosa che poteva fare era accettare coraggiosamente la sua sorte. Ma invece dei demoni che popolavano i suoi sogni, doveva solo affrontare William. Non era poi un'impresa così ardua. <<A me interessa>> lo udì bisbigliare mentre le chiudeva il volto tra le mani.<<Che cosa?>> <<La tentazione>> Il viso di lui si abbassò. Quando le sfiorò io li avviluppò. percepì il calore proveniente dal caminetto alle sue spalle e quello di lui. Era come un sogno in cui non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare. L'unica cosa che poteva fare era accettare coraggiosamente la sua sorte. Ma invece dei demoni che popolavano i suoi sogni, doveva solo affrontare William. Non era poi un'impresa così ardua. <<A me interessa>> lo udì bisbigliare mentre le chiudeva il volto tra le mani.<<Che cosa?>> <<La tentazione>> Il viso di lui si abbassò. Quando le sfiorò io li avviluppò. percepì il calore proveniente dal caminetto alle sue spalle e quello di lui. Era come un sogno in cui non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare. L'unica cosa che poteva fare era accettare coraggiosamente la sua sorte. Ma invece dei demoni che popolavano i suoi sogni, doveva solo affrontare William. Non era poi un'impresa così ardua. <<A me interessa>> lo udì bisbigliare mentre le chiudeva il volto tra le mani.<<Che cosa?>> <<La tentazione>> Il viso di lui si abbassò. Quando le sfiorò io li avviluppò. percepì il calore proveniente dal caminetto alle sue spalle e quello di lui. Era come un sogno in cui non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare. L'unica cosa che poteva fare era accettare coraggiosamente la sua sorte. Ma invece dei demoni che popolavano i suoi sogni, doveva solo affrontare William. Non era poi un'impresa così ardua. <<A me interessa>> lo udì bisbigliare mentre le chiudeva il volto tra le mani.<<Che cosa?>> <<La tentazione>> Il viso di lui si abbassò. Quando le sfiorò io li avviluppò. percepì il calore proveniente dal caminetto alle sue spalle e quello di lui. Era come un sogno in cui non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare. L'unica cosa che poteva fare era accettare coraggiosamente la sua sorte. Ma invece dei demoni che popolavano i suoi sogni, doveva solo affrontare William. Non era poi un'impresa così ardua. <<A me interessa>> lo udì bisbigliare mentre le chiudeva il volto tra le mani.<<Che cosa?>> <<La tentazione>> Il viso di lui si abbassò. Quando le sfiorò io li avviluppò. percepì il calore proveniente dal caminetto alle sue spalle e quello di lui. Era come un sogno in cui non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare. L'unica cosa che poteva fare era accettare coraggiosamente la sua sorte. Ma invece dei demoni che popolavano i suoi sogni, doveva solo affrontare William. Non era poi un'impresa così ardua. <<A me interessa>> lo udì bisbigliare mentre le chiudeva il volto tra le mani.<<Che cosa?>> <<La tentazione>> Il viso di lui si abbassò. Quando le sfiorò io li avviluppò. percepì il calore proveniente dal caminetto alle sue spalle e quello di lui. Era come un sogno in cui non riusciva a muoversi, non riusciva a gridare. L'unica cosa che poteva fare era accettare coraggiosamente la sua sorte. Ma invece dei demoni che popolavano i suoi sogni, doveva solo affrontare William. Non era poi un'impresa così ardua.

<<A me interessa>> lo udì bisbigliare mentre le chiudeva il volto tra le mani.<<Che cosa?>> <<La tentazione>> Il viso di lui si abbassò. Quando le sfiorò le labbra con le sue, ogni pensiero coerente le si cancellò dalla mente. Non esistevano che quel momento e il sapore dolceamaro del passato. La sua bocca era ferma e cedevole a un tempo. La passione di allora era tenuta accuratamente sotto controllo.. Le accarezzò ripetutamente le labbra, quasi volesse famigliarizzarsi con loro. Sollevandosi sulla punta dei piedi, buffy modellò il corpo contro il suo. Il senso di compltezza che provò le fece salire le lacrime agli occhi. Avrebbe voluto abbracciarlo come l'abbracciava lui ma non osava arrivare a tanto. Perciò tenne le mani lungo i fianchi, i pugni strettamente chiusi. Le dita di William le scivolarono sotto lo chignon massaggiandole delicatamente la nuca. Quindi le scesero lungo la spina dorsale avvicinandola ancora di più. Infine lui approfondì il bacio. Non avrebbe dovuto provare un simile piacere. Altri uomini l'avevano baciata. Non molti, solo due. perchè doveva essere proprio lui l'unico capace di farle provare quelle sensazioni? Soffocò il grido di protesta contro quel crudele scherzo del destino. william le circondò la vita con le mani scendendole con le labbra lungo il collo fino alla scollatura dell'abito. Quando tornò a accarezzarle la bocca ogni traccia di autocontrollo la abbandonò. Dischiuse le labbra e lo circondò con le braccia aderendo a lui sempre di più. Infilandogli le mani sotto il giaccone, gliele fece scorrere lungo il torace. A un tratto le sue dita toccarono qualcosa nella tasca interna. La strana protuberanza si mosse emise un fievole miagolio e si stiracchiò. William si scostò da lei. <<Che cos'è?>> gli domandò appena ritrovò la voce. Lui si infilò la mano nella tasca ed estrasse un minuscolo gattino <<Sua madre è un'ottima cacciatrice di topi. Ho pensato che ti sarebbe piaciuta>> Fece una smorfia <<Mi dispiace per come ti ho trattata oggi nel mio ufficio. Ero appunto venuto a chiederti scusa. Anche se in passato abbiamo avuto i nostri problemi, ho dei doveri verso di te e di tutta la cittadinanza. Sono stato maleducato e ti chiedo perdono. Lei è la mia offerta di pace.>> Le porse la micina. Buffy la prese fra le mani. Il minuscolo animale sbattè le palpebre con aria assonnata, poi si rannicchiò sul suo petto e cominciò a fare le fusa. <<E' talmente dolce>> Alzò lo sguardo su di lui. Le sue labbra umide e l'intensità dello sguardo le riportarono alla mente quanto appena accaduto fra loro. Erano ancora l'uno vicino all'altro. Troppo vicino. Indietreggiò di un passo. Inutile. Ebbe la netta sensazione che non sarebbe servito nemmeno se fosse andata all'altra estremità del Kansas. Le sue scuse gli inducevano a perdonargli qualsiasi cosa. I suoi baci e il suo dono le facevano provare più di quanto non fosse prudente. Doveva chiedergli di andarsene. Subito, prima che fosse troppo tardi. <<Vuoi fermarti a cena?>> <<Non sarebbe una buona idea. Hai ragione. Non dobbiamo essere amici. Sarebbe preferibile per tutti e due se stessimo alla larga l'uno dall'altra. So bene che Landing è una piccola città, ma se ci metteremo d'impegno, riusciremo ad evitare dei contatti troppo frequenti>> Buffy fu tentata di chiedergli a che cosa fosse dovuto quel repentino cambiamento. Si trattava del bacio? Era forse rimasto deluso? Scioccato dalla sua reazione? Pensava che lei non fosse una signora? Lo accompagnò alla porta d'ingresso <<Ti ringrazio per avermi regalato la gattina>> <<Non c'è di che>> Le piantò gli occhi in faccia con un'espressione che le fu impossibile decifrare. Lui era un tale insieme di noto e di ignoto.....Uno sconosciuto e allo stesso tempo un uomo che non avrebbe mai potuto dimenticare. <<Scusami per quello che ho detto di tua madre>> William scrollò le spalle <<Addio Buffy>> Afferrò il cappello che aveva appeso all'attaccapanni e uscì nel portico. Istintivamente lei fece girare lo sguardo attorno al giardino spoglio. Non c'era nessuno in vista. Grazie al cielo. Chissa cosa sarebbe successo se sua sorella o qualcun'altro lo avesse visto uscire da casa sua. <<Non dirai niente a nessuno, vero?>> Lui le diedeun'occhiata di sopra alla spalla. <<No, non dirò una parola. La tua preziosa reputazione è al sicuro con me>> Si allontanò a grandi passi. Buffy lo seguì con lo sguardo. Fu tentata di cercare di dargli una spiegazione, ma lui non avrebbe capito. Ignorava a quale destino lei sarebbe andata incontro. Tante volta aveva cercato di confidargli il triste segreto del suo passato, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo. Si vergognava troppo. Perciò, invece di richiamarlo, chiuse a chiave la porta e si diresse in cucina<<Ho del buon latte per te. Ti piacerebbe?>> La gattina le si agitò fra le braccia. Anche se il suo tepore non fu sufficiente a fugare i fantasmi del passato e il gelo che le attanagliava il cuore, era sempre meglio che doverli affrontare da sola.


William si rialzò il bavero della giacca per ripararsi dal freddo della sera. Mentre s’incamminava imprecò contro se stesso e la sua stupidità. Accidenti a Buffy e accidenti a lui per essersela presa tanto. Lei aveva sempre tenuto alla sua reputazione più di ogni altra cosa. Fece una smorfia disgustata. Si augurò che la sua reputazione le tenesse compagnia la notte, altrimenti avrebbe avuto una vita lunga e solitaria. Non che a lui importasse, beninteso. L’unica cosa che gli dispiaceva era di aver perso del tempo con lei. Andare a trovarla era stato un errore. Baciarla, uno ancora più grande. Giunto in città, si diresse verso l’ufficio dello sceriffo. Prima di rientrare in albergo doveva chiuderlo a chiave. Mentre passava accanto al saloon, udì il suono ben noto della musica e delle grida eccitate. Senza dubbio erano in corso un paio di partite di poker. Probabilmente avrebbe dovuto fare una capatina là dentro, ma le sue mansioni non sarebbero iniziate ufficialmente che l’indomani mattina. Fermandosi un istante in mezzo alla strada, fissò l’edificio. Quel saloon era più nuovo e più grande dell’altro, a un isolato di distanza. Si diresse verso il golden Landing chiedendosi quanto gli sarebbe costato entrare. Il vecchio edificio non era cambiato. L’insegna aveva ancora bisogno di una mano di vernice. Le finestre del piano superiore erano buie, segno che le ragazze non avevano ancora iniziato il loro “lavoro”. Lo strimpellare di un pianoforte soffocava il suono delle conversazioni e il tintinnio dei bicchieri. Di lì a un paio d’ore un rumore assordante avrebbe soffocato la musica, finchè, verso le dieci, il pianista non si sarebbe arreso. Lui conosceva bene suoni e odori di quel saloon. Sua madre vi aveva lavorato fino da quando riusciva a ricordare. Anno dopo anno aveva lavato bicchieri, servito clienti e fatto pulizia dopo che tutti erano tornati a casa. Molte volte gli uomini avevano offerto del denaro perché scaldasse il loro letto. Anche se con un bambino da mantenere doveva essere stata tentata di accettare quei facili guadagni, non l’aveva mai fatto. Aveva tenuto la loro stanzetta in perfetto ordine e non gli aveva mai fatto mancare nulla. E anno dopo anno lui l’aveva vista logorarsi sempre di più. Aveva lasciato la scuola per lavorare, ma quel poco denaro in più non l’aveva guarita dalla tosse ostinata né aveva cancellato il colore terreo della sua faccia. William deglutì a stento lottando contro i ricordi. Sua madre era stata una donna onesta, una lavoratrice indefessa. Ma nessuno a Landing se ne era curato. Prestava servizio in un saloon e non aveva sposato il padre di suo figlio, due motivi sufficienti perché venisse giudicata una poco di buono. Voltò le spalle all’edificio e al passato. Come aveva già fatto nelle ultime ventiquattro ore, si chiese se non avesse commesso un errore a tornare. In quel momento desiderò di non aver mai sentito il nome di quella città e quello di buffy Summers. Non era mai stato capace di resisterle, maledizione. Se avesse saputo che viveva ancora li, non avrebbe mai rimesso piede a landing. Gli aveva ricordato che non era che quel bastardo di William Kincaid e che era stato un idiota nell’illudersi che lei lo avesse amato. Benché di vecchia data, il risentimento era ancora vivo in lui. Desiderò che diventasse abbastanza intenso da consentirgli di farle pagare l’umiliazione che gli aveva inflitto. Ma era impossibile. Non sarebbe mai stato capace di farle del male. Ed era per questo che doveva tenersi lontano da lei. Mentre attraversava la strada deserta notò che nel suo ufficio brillava la luce. Dato che prima di andarsene non aveva acceso un lume, doveva avere visite. Avvicinandosi, scorse due uomini in piedi accanto alla sua scrivania. Quando uno di loro si girò verso la finestra, i muscoli dello stomaco gli si contrassero. Conosceva quei capelli castano chiari e quei baffi. Wyatt aveva impiegato quasi cinque mesi per farseli crescere così folti e ne era stato tanto fiero che non faceva meraviglia che li portasse ancora. Sebbene non conoscesse l’uomo più giovane non era difficile capire chi fossero quei due. I suoi assistenti. I distintivi d’argento che scintillavano sui loro petti non lasciavano dubbi in proposito. Prima di entrare esitò un momento. Wyatt era stato uno dei ragazzi che si era divertito a riempirlo di botte. Non aveva smesso fino a quando lui non era diventato abbastanza forte da restituirgliele. William aprì la porta e varcò la soglia. Lo sconosciuto gli rivolse un mezzo sorriso. Wyatt lo fissò come se avesse visto un fantasma <<Buonasera signori. Sono William Kincaid, il nuovo sceriffo di Landing>> Il giovane bruno gli tese la mano <<Daniel Thomas, sceriffo. Piacere di conoscervi>> <<Da quanto tempo sei in città thomas?>> <<Circa tre settimane signore. Prima facevo l’agente in una città del nord. Sono contento di aver ottenuto questo posto>> <<Bene. Buonasera Wyatt>> <<William>> mormorò lui. C’erano confusione, collera e turbamento nei suoi occhi castani, ma si cancellarono di colpo non appena sorrise <<Bentornato>> Avvicinandosi alla sua scrivania William raccolse un foglio <<Secondo questo contratto, resterò qui per un anno. Esigo una lealtà e un obbedienza totali. Puoi lavorare per me o andare altrove. Che cosa scegli?>> Spostando il peso del corpo da una gamba all’altra, Wyatt si portò una mano alla vita, al di sopra del calcio della pistola. William non battè ciglio. Non era armato, ma non era questo a preoccuparlo in quel momento. Wyatt non intendeva sparargli, si limitava a metterlo alla prova. Facesse pure, pensò lui. Ciò che gli stava a cuore era la decisione che avrebbe preso. Preferiva fare a meno di un uomo, piuttosto di lavorare con uno di cui non poteva fidarsi. <<Avevo sentito dire che eravate voi, ma non ci avevo creduto. Se qualcuno mi avesse detto che un giorno vi avrei incontrato nell’ufficio di uno sceriffo, avrei giurato di trovarvi dietro le sbarre>> William sorrise <<per poco non ci sono finito. Ma i miei errori mi hanno insegnato molte cose. Ho fatto l’agente per più di cinque anni, ho studiato legge e mi è stata perfino offerta la carica di giudice. Le mie qualifiche sono più che sufficienti per questa città. Non m’importa un accidente se non lo sono anche per te. L’unica cosa che mi interessa è sapere da che parte stai. Non ho la benché minima intenzione di guardarmi continuamente le spalle. O stai con me o puoi trovarti un altro posto>> Wyatt si rilassò e lasciò ricadere la mano lungo il fianco <<guarda bene quest’uomo, Thomas. Mi ha spaccato il naso quando avevamo entrambi dodici anni. Me l’ha spaccato di nuovo quando ne avevamo quindici. D’accordo William. Anch’io ho imparato una lezione. Lavorerò con voi>> Lui strinse gli occhi. Era stato troppo facile. Wyatt scrollò le spalle <<So che cosa state pensando. Non si tratta solo del fatto che io le abbia buscate da voi. Sappiamo tutti che non siete stato voi a picchiare quella ragazza. Se foste rimasto qui il tempo sufficiente, avreste scoperto da solo che eravate stato scagionato>> <<Nessuno era disposto ad aspettare che fosse dichiarata la mia innocenza. Non vedevano l’ora di assistere a un impiccagione. Squagliarmela mi è sembrata la cosa migliore>> Wyatt annuì. Avanzando di due passi, gli tese la mano <<Mia sorella mi ha confessato di aver avuto un debole per voi. Che dopo una festa vi aveva messo con le spalle al muro, vi aveva baciato e ………….bè, vi aveva fatto capire che ci sarebbe stata, ma che voi l’avevate rimandata a casa e avvertita che se fosse stata tanto sciocca da offrirsi a un altro uomo, si sarebbe ritrovata in un mare di guai. Ve ne sono grato>> William gli strinse la mano. Non si fidava ancora di Wyatt, ma era disposto a concedergli una possibilità. Thomas seguitava a fissarli a bocca aperta <<non capisco signore>> <<Capirai>>William gli battè una mano sulla spalla <<Un tempo vivevo in questa città. Ero uno scapestrato e un piantagrane. Mia madre lavorava in un saloon, ma non era una prostituta. Non ho mai conosciuto mio padre e i miei genitori non erano sposati. Il che mi rende un bastardo. Qualcuno potrebbe raccontarti che non sono solo questo. Lavoro sodo e pretendo la stessa cosa dai miei uomini. Non tollero che si beva in servizio, né che si giochi. Mai. A parte questo, ciò che fate durante il vostro tempo libero non mi riguarda. Qualche domanda?>> I due agenti scossero la testa <<Bene. C’è qualche problema in città di cui io dovrei essere al corrente, Wyatt?>> Questi sollevò un paio di fogli dalla sua scrivania <<Stavo appunto scrivendo un rapporto. E’ tutto tranquillo, fatta eccezione per l’omicidio del mese scorso>> <<Omicidio?>> <<Una ragazza del saloon è stata picchiata a morte alla periferia della città>> Un senso di gelo lo pervase. Avendo cura di non lasciar trapelare alcuna emozione, William studiò i particolari del caso. Non erano molti. Secondo il rapporto, Roberts il suo predecessore, aveva indagato per un paio di giorni e concluse che l’aggressore era uno dei molti vagabondi che abitavano a Landing. <<Che tipo di sceriffo era Roberts?>> <<Discreto. Manteneva l’ordine in città>> Non abbastanza, si disse lui sforzandosi di tenere a bada i fantasmi che minacciavano di soffocarlo. Per un attimo pensò che Roberts avesse chiuso le indagini perché era stato comprato. Non c’era modo di dimostrarlo però. In ogni modo non gli piaceva niente di quella storia, ne l’assassinio in se stesso, né la brevità delle indagini né il fatto che la vittima fosse una ragazza del saloon. <<A quanto pare non ha interrogato che il proprietario del saloon. Niente prova che sia stata assassinata da un vagabondo>> <<Se non è stato un vagabondo., dev’essere stato qualcuno della città. E’ assurdo. Chi potrebbe aver desiderato farla fuori?>> William non aveva una risposta. Tornò a studiare il rapporto e concentrò la propria attenzione sul nome della ragazza. Laurie Smith. Il nodo

che gli serrava lo stomaco si fece più stretto. Era la stessa che era stata picchiata a sangue sette anni addietro. Era la ragione per cui lui era dovuto fuggire, essendo stato accusato del fatto. Non lo aveva commesso e non appena aveva ripreso i sensi lo aveva discolpato. Ma era ormai troppo tardi. Lui aveva già lasciato Landing giurando di non tornarci mai più. Bè adesso era li e una ragazza del saloon era stata uccisa. A giudicare dell’atteggiamento dei cittadini nei confronti di qualcuno che giudicavano meno rispettabile di loro, a nessuno importava. A lui sì. Era assai probabile che i due reati fossero stati opera della stessa persona. E aveva tutte le intenzioni di scoprirlo. <<Voglio riaprire le indagini>> Wyatt si strinse nelle spalle <<Siete voi il capo>> William mise giù il rapporto. Aveva qualcosa da dimostrare a se stesso e alla città. Avrebbe risolto il caso. Non gli restava altra scelta.



Quando William uscì dalla scuderia di cavalli da nolo era pomeriggio inoltrato. Due donne stavano passando lungo il marciapiede. Lui si fece da parte e si portò le ditta alla tesa del cappello. La più giovane chinò il capo e gli sorrise, finchè la più anziana non le bisbigliò qualcosa all'orecchio. dopo avergli lanciato un'occhiata, tutte e due si affrettarono ad allontanarsi, La stessa cosa gli era capitata per tutto il giorno. La maggior parte dei vecchi residenti si ricordava ancora di lui e non gradiva affatto averlo come sceriffo. E come gli aveva detto Buffy, purchè mantenesse l'ordine i nuovi coloni se ne infischiavano del suo passato. Nessuno dei due gruppi però era stato in grado di fornirgli informazioni sulla ragazza assassinata. La voce che lui stava indagando sull'omicidio si era sparsa a una tale velocità che, quando era giunto alla scuderia dei cavalli da nolo, il vecchio Zeke gli era andato incontro scuotendo la testa, sostenendo di non aver mai conosciuto la ragazza e di non aver nemmeno saputo che fosse morta. Zeke era così debole che lui dubitava che fosse in grado di alzare la mano su un cane di media taglia, figurarsi su una persona. Ma per quanto lo riguardava tutti gli altri erano sospetti. Aveva mandato Wyatt a parlare con le altre ragazze del saloon e Thomas a interrogare i coloni del circondario. Lui era entrato a far domande in ogni negozio della città. Meno uno. Ficcandosi le mani in tasca, si avviò lungo il marciapiede. Gli sarebbe piaciuto sapere se avesse rimandato il momento di parlarle, o se l'avesse tenuta per ultima di proposito. Sarebbe stato meglio per tutti e due se non avesse dovuto pensarci affatto, se l'idea di vederla gli fosse stata del tutto indifferente. Era troppo tardi per cambiare quanto era accaduto tra loro, ricordò a se stesso. Se solo lei fosse diventata vecchia, brutta o calva........Perfino un marito avrebbe costituito un ostacolo sufficiente. Ora, invece, fra lui e Buffy Summers non c'erano che le sue buone intenzioni, una difesa equivalente a un lenzuolo di cotone durante una tempesta di neve. William aprì la porta ed entrò nell'emporio. Mentre il battente gli si richiudeva alle spalle, udì il tintinnio di una campanella. Malgrado le grandi vetrate, era più buio all'interno che all'esterno e gli ci volle un momento per abituare la vista <<Buongiorno William. Siete venuto a trovarmi?>> Girandosi verso la voce, lui si stupì di vedere la vedova Joyce seduta dietro a uno scrittoio di fianco alla porta <<Non esattamente. Ma avrei qualche domanda da farvi, se avete terminato i vostri acquisti>> <<non sto facendo acquisti sto lavorando>> La vedova gli mostrò le lettere che aveva davanti <<Volete che guardi se c'è posta per voi?>> Ma certo. La signora Joyce era l'impiegata del piccolo ufficio postale di Landing <<No grazie. Non aspetto nessuna lettera>> <<Si può sempre sperare. Da una ragazza, forse?>> Proprio quello che gli mancava. Una vecchia impicciona che spettegolasse sulla posta che riceveva <<Come sta la mia gattina?>> Gattina? Poi ricordò <<Benissimo>> <<E' strano sapete. Stamattina Buffy è arrivata qui con un micino identico a quello che io avevo dato a voi. Non sapevo che voi due vi conosceste>> All'odore del pericolo i capelli gli si rizzarono sulla nuca. La vedova avrebbe potuto creare dei problemi a Buffy. Non fidandosi di lei a sufficienza da rivelarle la verità, non gli restava che bluffare <<Vi assicuro che non ne so assolutamente niente>> <<Capisco. Avete detto di avere delle domande da farmi. Quali sono?>> <<Sto indagando su un omicidio commesso qui il mese scorso. Una ragazza di saloon è stata picchiata a morte e abbandonata alla periferia della città. Avete qualche informazione da darmi in proposito?>> La signora Joyce lo guardò con occhio torvo <<Poichè ho la certezza che non intendevate offendermi, fingerò di non aver sentito>> <<Non sto insinuando che abbiate qualcosa a che fare con la sua morte, signora. Sto solo cercando di raccogliere indizi>> Joyce continuò a fissare un punto al di la della sua spalla <<Le avete mai rivolto la parola?>> Silenzio <<D'accordo, signora Joyce. Buongiorno>> William si avvicinò al banco. Joyce aveva reagito come tutte le altre donne di Landing, rifiutandosi di parlare della ragazza assassinata. Un giovanotto sui venti anni alzò lo sguardo su di lui. Il nome ricamato sul suo grembiule era Andrew <<In che cosa posso servirvi signore?>> gli occorrevano alcuni minuti per far sbollire la rabbia prima di parlare con Buffy. bisticciare con lei non gli sarebbe stato di nessuna utilità <<Un centesimo di caramelle>> Andrew posò le caramelle e le lasciò cadere in un sacchetto di carta <<Altro?>> Lui prese il pacchetto <<Sono il nuovo sceriffo. Circa un mese fa una ragazza è stata uccisa e io sto cercando di scoprire chi è l'assassino. Si chiamava Laurie Smith e lavorava in uno dei saloon. La conoscevate, per caso?>> Andrew arrossì fino alla radice dei capelli <<N...no. No frequento molto i saloon. Mia madre non vuole>> <<Non l'avete mai pagata per tenervi compagnia?>> Il giovane si affrettò a distogliere lo sguardo. A giudicare dall'intensificarsi del suo rossore, si sarebbe detto che non aveva mai avuto il piacere di andare a letto con una donna. William si sentì vecchio <<Verrà anche il vostro momento, figliolo>> Si guardò intorno nell'emporio affollato <<Dov'è la signorina Summers?>> <<In ufficio>> Lui si incamminò in quella direzione <<Signore! Non potete andare nel retro. E' privato>> William scoccò ad Andrew un'occhiata glaciale <<Si tratta di una questione ufficiale giovanotto>> Poi scomparve dietro la tenda.


China sulla sua scrivania, Buffy stava controllando la quantità di pezze di mussola che intendeva ordinare. Sarebbero arrivate in tempo per la festa del raccolto. Con qualche soldo in più nel portamonete, molte persone avrebbero desiderato acquistare un abito nuovo. E lei voleva essere pronta. Ma mentre faceva scorrere la matita lungo la fila di cifre, la gattina gliela fece cadere di mano <<Non sei di alcun aiuto>> la rimproverò. La gattina le piantò gli occhi in faccia. Il suo grazioso musetto era multicolore come il resto del pelo, come se il Signore avesse cambiato idea diverse volte e non si fosse preso la briga di cancellare quanto aveva creato in precedenza <<Dovresti essere brutta come una marmotta>> mormorò sollevandola e stringendola contro di se. Appoggiandosi allo schienale della sedia, cominciò ad accarezzarla <<Vedo che lavori sodo>> Lei sobbalzò al suono della voce maschile. Si raddrizzò di colpo strappando alla gattina un miagolio di protesta. Alzando lo sguardo scorse William appoggiato allo stipite della porta. La stanza era già abbastanza piccola senza che lui occupasse tutto lo spazio disponibile. Era troppo virile. Suo padre era morto da un tempo sufficiente a consentirle di cancellare ogni sua traccia dall'ufficio. Ma la sola vista di William la faceva sentire indifesa e tremeabonda. Depositò la micia sulla scrivania, si alzò e si lisciò la gonna <<Salve William. Che sorpresa>> <<Sono venuto a fare acquisti>> Le mostrò il pacchetto e accennò in direzione della gattina <<E a vedere come stava. Sembra piuttosto soddisfatta. Le hai già dato un nome?>> <<Alice>> William inarcò un sopracciglio <<E' mia. Posso chiamarla come mi pare>> <<Alice?>> <<Non mi sono mai piaciuti i nomi sciocchi come Bianchina, Pussy o Nerina. Volevo darle un vero nome, un nome di cui potesse andare fiera>> Lui avanzò di un passo lasciando poco più di un mezzo metro fra loro <<E' solo un gatto>> <<Lo so ma........>> Nel vederlo tendere una mano la voce le morì in gola. Il sangue prese a cantarle nelle vene, il cuore le accelerò i battiti. Stava per accarezzarla lì, nel suo ufficio, dove chiunque sarebbe potuto entrare e..........William sollevò la gattina <<Ciao Alice>> mormorò passandole l'indice sotto il mento. Alice lo guardò per la frazione di un istante e cominciò a fare le fusa. Buffy ricadde di colpo sulla sedia. Sapeva benissimo che cosa provasse Alice. Se William l'avesse accarezzata, anche lei avrebbe fatto le fusa. Si era detta che sarebbe riuscita a sopportare qualsiasi cosa per un anno. Ma lui era in città da quarantotto ore e le aveva già sconvolto la vita <<Un mese fa è stata uccisa una ragazza. Ne sai qualcosa?>>

<<niente. Perchè dovrei saperlo?>> <<Perchè una persona che viveva qui da molti anni è stata assassinata. non è morta nel sonno nè ha avuto un incidente. Qualcuno l'ha trovata e ammazzata a furia do botte>> Buffy incrociò le braccia all'altezza della vita. La collera di lui era quasi tangibile. Occupava tutta la stanza e il suo profumo impregnava l'aria mozzandole il fiato. <<non ho sentito......>> <<Niente, lo so. Che avete tutti quanti? Perchè a nessuno importa di sapere che cosa le è successo? perchè vi rifiutate di scoprire la verità?>> <<non la conoscevo. Mi dispiace che abbia fatto una fine così brutta, naturalmente, ma non vedo per quale motivo avrei dovuto conoscere una ragazza di saloon>> <<Il che ti rende indifferente alla sua morte>> <<No. Affatto. Vorrei che nessuno dovesse morire in quel modo>> <<Non ti preoccupi per te stessa? Non temi per la tua incolumità?>> <<Perchè dovrei? Chiunque l'abbia uccisa non nutre alcun interesse per una donna perbene>> Mettendo giù il gatto, William si sporse attraverso la scrivania e piazzò le mani sui braccioli della poltrona imprigionandole le dita <<Come fai a saperlo?>> <<Lo sceriffo ha dichiarato che era stat ucisa da un vagabondo. Ce n'erano diversi in città in quel momento. Disse che avevano avuto una discussione a proposito delle sue......prestazioni>> <<E a nessuno è importato un accidente>> <<Non hai il diritto di farmi queste domande nè di mettermi le parole in bocca>> <<Spiegalo a Laurie>> <<Chi?>> <<La ragazza uccisa. Aveva un nome, sai. Aveva la tua età. Non era molto più alta di te. E neanche lontanamente così carina. Ma dato che lavorava in un saloon e si faceva pagare per quello che tu mi hai offerto gratis, non ha importanza che sia morta>> <<No!>> buffy liberò le dita e lo respinse con le mani sul petto <<Non ti ho mai offerto niente>> William si raddrizzò. solo allora lei si rese conto che la porta era spalancata e che chiunque nell'emporio avrebbe potuto udire la loro conversazione. Alzandosi gli girò intorno per chiuderla <<Abbassa la voce>> <<Ah dimenticavo. La tua preziosa reputazione>> La schernì lui. Poi occupò la sua poltrona e stese le gambe davanti a se imprigionandola accanto alla porta <<Non ti aspettavi sul serio che la conoscessi, William? Mi dispiace che sia stata uccisa, mi dispiace di non poterti aiutare, ma non puoi incolparmi della sua morte>> <<Immagino di no. Qualcuno ha mai preteso delle indagini più approfondite?>> <<non che io ricordi. Roberts dichiarò che era stata uccisa da un vagabondo>> <<Ah si?>> <<William mi dispiace. Era lo sceriffo. Perchè avrebbe dovuto mentire?>> <<Non sto dicendo che abbia mentito. Mi stavo solo chiedendo perchè non si sia preso la briga di indagare più a fondo>> <<Pensi che l'assassino fosse un altro?>> <<Non lo so>> appariva talmente desolato, che lei dovette trattenersi per impedirsi di avvicinarglisi. Avrebbe voluto toccarlo, dirgli che tutto si sarebbe sistemato. Solo che ignorava che fose vero. E poi lui non avrebbe accettato nessun conforto da lei <<Si chiamava Laurie>> <<Me l'hai detto >> <<Laurie Smith>> Buffy si aggrappò alla maniglia per sorreggersi, sforzandosi invano di assumere un'espressione indecifrabile <<Dunque ricordi anche tu>> <<Si. Era la......>> <<la ragaza che sono stato accusato di aver picchiato a sangue sette anni fa. Una coincidenza interessante, non trovi?>> <<Ti ha discolpato>> <<Così mi hanno detto>> <<Ma non sai come>> <<Che cosa vuoi dire?>> Buffy si pentì di aver aperto bocca. Non voleva parlare di quela faccenda con William. Non aveva modo di farlo senza che lui sospettasse quanto ne avesse sofferto. Nessuno era mai stato a conoscenza del loro rapporto, ricordò a se stessa. Era stata l'unica cosa a tenerla in vita durante quei giorni spaventosi. Quando aveva saputo com'erano andate le cose, aveva compreso di aver fatto bene a restare a Landing <<Dimmi di che cosa stai parlando Buffy>> alzandosi lui le si avvicinò. Gettò il cappello su una sedia e le posò le mani sulle braccia <<Dimmelo>> <<Bè.......quando lei dichiarò che non eri stato tu, lo sceriffo le domandò come facesse a saperlo, visto che era buio. E lei......lei rispose che ti avrebbe riconosciuto dovunque. Era stata con te diverse volte, alcune al buio>> Sbattè le palpebre per ricacciare le lacrime <<tu passavi quelle sere d'estate a baciarmi e a indurmi in tentazione sulla riva del ruscello, ma trascorrevi la notte con lei. Dopo essere stato con me, andavi da una sgualdrina>> <<Un vero figlio di puttana>> William lasciò ricadere le braccia <<Perciò, anche se tu avessi la possibilità di far luce sulla sua morte, te ne guarderesti bene>> <<Ti sbagli. Se lo pensi, significa che non mi conosci affatto>> <<Hai ragione non ti conosco>> Lui afferrò il cappello <<Sono passati sette anni, Buffy. Malgrado quanto abbiamo condiviso in passato, siamo due estranei. Ora è meglio che vada>> <<Non so niente, te lo giuro>> William annuì e le passò davanti dirigendosi alla porta. Lei avrebbe voluto dire qualcosa, qualunque cosa, per ristabilire fra loro un rapporto amichevole. Ma non c'era più niente da dire. Erano due estranei, aveva ragione. Lui aprì la porta <<william?>> <<Si?>> <<Non so se possa esserti utile, ma cinque anni fa è stata uccisa un'altra ragazza di saloon. Anche lei è stata picchiata a morte>> <<Come andò?>> <<Non lo so. Mio padre era molto malato e io mi prendevo cura di lui, perciò non rimproverarmi di non essermene interessata. Non conosco i particolari, ma ho l'impressione che siano molto simili alle circostanze in cui è avvenuto l'assassinio di Laurie smith>> <<Grazie per avermelo detto. nessun altro si è disturbato a farlo. immagino che non prenderesti in considerazione l'idea di andare in giro a fare domande su Laurie. Forse la gente si sbottonerebbe di più con te che con me>> <<non posso. La gente potrebbe......>> <<Sono stato uno stupido a chiedertelo>> <<Non è giusto. Nesuno che io conosca avrebbe frequentato una ragaza di saloon>> William uscì nel corridoi <<Dimmi una cosa, Buffy. A lungo andare tanto perbenismo non lascia addosso un senso di freddo e di solitudine?>> Si allontanò senza attendere risposta. Lei lo seguì con lo sguardo. Era un uomo irragionevole. Pretendeva troppo. E aveva ragione. Il suo mondo era molto più freddo e vuoto di quanto lui non potesse immaginare.


William irruppe sul marciapiede come un ciclone e si diresse a grandi falcate verso il suo ufficio. A un tratto rallentò il passo nel ricordare l'espressione di Buffy mentre, con voce atona, pronunciava le parole che dimostravano la sua innocenza, ossia che Laurie Smith lo avrebbe riconosciuto anche al buio poichè era andata a letto con lui. Più di una volta. Fece un profondo respiro e lasciò andare il fiato lentamente. Era così giovane allora. Così infatuato di Buffy, così deciso a non approffitarsi di lei. Ma dopo esersi limitato a baciarla notte dopo notte, si era sentito eccitato in modo insopportabile. Perciò aveva cercato sollievo con Laurie, perchè era giovane, profumata e perchè se chiudeva gli occhi, poteva fingere che fosse Buffy. Si sarebbe strappato il cuore pur di non farle sapere ciò che aveva fatto. Scosse la testa tentando invano di cancellarsi dalla mente la sua espressione di orgoglio ferito. Era troppo innocente per capire le esigenze di un uomo, sopratutto di uno sciocco ragazzo. Ignorava che il tempo e l'esperienza avevano mitigato quelle necessità e che il fatto che fosse andato a letto con Laurie non significava che l'avesse amata di meno. spalncò la porta del suo ufficio con un tonfo. Era così intento a dimenticare Buffy e a concentrarsi sulla notizia dell'omicidio avvenuto cinque anni addietro, che in un primo momento non si accorse che Thomas si trovava alle prese con un donnone corpulento <<Sceriffo!>> esclamò con evidente sollievo nel vederlo <<Sono così contento che siate tornato. Questa signora......>> indicò la donna poveramente vestita <<......vuole parlarvi>> La donna si volse a guardarlo. C'era qualcosa di così palesemente malvagio in lei, che non faceva meraviglia che il povero Thomas ne fosse tanto intimidito <<Siete l'ultima persona a cui dovrò spiegare questa faccenda o per ora mi conviene tenere la bocca chiusa? Non mi piace masticare il pane due volte>> <<Sono lo sceriffo>> ribattè William indicandole una sedia. Dopo essersi tolto la giacca e il cappello le rivolse il più seducente dei suoi sorrisi. la donna gli rivolse un'occhiata torva. i suoi capelli untuosi, striati di grigio, erano raccolti in una crocchia. L'abito e il mantello erano vecchi e sporchi, la faccia non troppo pulita. Solo la lunga consuetudine con persone di ogni genere gli impedì di ritrarsi per il fetore che emanava da lei <<In che cosa posso esservi utile?>> <<Sono stata alla parrocchia. La signora con gli occhi come capocchie di spillo mi ha detto che non le interessavano i problemi della gente come me. Non che posso biasimarla. Neanche a me interessano i guai altrui>> William scoccò un'occhiata a Thomas, il quale si strinse nelle spalle <<Non lo so, signore. Quando siete entrato avevamo appena iniziato a parlare>> <<Ci arrivo>> si spazientì la donna <<Marmocchia vieni qui>> william vide una piccola sagoma staccarsi dall'angolo in cui era rimasta rannicchiata. All'ordine della donna avanzò lentamente fissandosi con ostinazione le scarpe. Se possibile i suoi abiti erano in condizioni peggiori di quelli della donna, sporchi e troppo corti. Dalle maniche uscivano due polsi scarni. Aveva le gambe magrissime, nude e graffiate. L'alluce del piede sinistro faceva capolino dalla scarpa. Un'ondata di collera lo travolse <<Mi state dicendo che la signora che avete visto in parrocchia si è rifiutata di procurarvi del cibo per vostra figlia?>> Tipico di Anya riservare la sua carità cristiana alle persone che godevano di una certa posizione sociale, quelle che ne avevano meno bisogno <<Non è mia figlia>> Come la bambina si fu avvicinata a sufficienza, la donna le afferrò un braccio e la spinse davanti a se <<Saluta>> <<Salve>> mormorò la piccola con voce tremante. Non poteva avere più di cinque, sei anni e appariva terrorizzata <<Temo di non capire>> dichiarò lui. La donna si accigliò <<E' molto semplice. Quella puttana, Laurie Smith, mi pagava perchè mi prendessi cura della sua bastarda. Ora è morta e il denaro non c'è più. La mia casa non è un'orfanotrofio. Ho dei figli miei da mantenere e non ho proprio bisogno di un'altra bocca da sfamare>> <<Signora vi sarei grato se non parlaste in questo modo davanti alla bambina>> La donna scrollò le spalle <<Usate pure tutte le belle parole che vi pare. Come vi ho spiegato la signora della parrocchia non vuole saperne di questa mocciosa. E io non mi sogno certo di tenermela. A mio avviso, il problema è solo vostro>> Si direse alla porta, l'aprì e si allontanò a tutta velocità.



'E adesso?' si chiese William osservando la bambina che seguitava a fissarsi le scarpe logore. Thomas rientrò trafelato dopo essere corso dietro alla donna <<E' scomparsa>> ansimò <<Deve aver avuto un carro da qualche parte. Non mi ci vorrà molto a sapere chi è e dove vive. Potrei.......>> Lui lo interruppe con un gesto della mano e si accovacciò di fronte alla bambina. Lunghi capelli neri scarmigliati le pendevano sulle spalle e le nascondevano il viso. Era sporca e puzzava quanto la donna che l'aveva portata lì. <<Come ti chiami?>> <<B…….Bonnie>> <<Quella signora è tua madre?>> <<No, la mia mamma è morta>> <<Mi dispiace, Bonnie. Quella signora si prendeva cura di te?>> <<La mamma non poteva stare con me, perciò mi lasciava con la signora Jarvis. La signora Jarvis mi ha detto che tutte le prostitute vanno all'’nferno e che ci andrò anch’io, per stare insieme alla mia mamma. E’ per caso questo l’inferno?>> Un sorriso tirato gli curvò le labbra <<A volte penso che lo sia tesoro, ma no, non lo è. Questa è landing. La signora Jarvis ti ha portato in città>> Quando allungò una mano verso di lei, Bonnie sobbalzò <<Voglio solo vedere il tuo bel faccino>> Mettendole l’indice sotto il mento, glielo sollevò. Nell’attimo in cui gli occhi azzurri pieni di lacrime incontrerono i suoi, ebbe l'impressione che un cavallo gli avesse tirato un calcio nello stomaco. Erano gli stessi occhi, la stessa bocca di Laurie. O almeno così gli parve. Era difficile dirlo, dato che aveva le labbra gonfie e un livido violaceo sulla guancia. Qualcubo doveva averla schiaffeggiata con tutte le sue forze <<Mi porterete all'inferno?>> <<No. Nessuno va all'inferno>> Tranne forse, la signora Jarvis, se mai si fosse azzardata a rimettere piede in città. William si rivolse a Thomas <<Da quanto ci ha raccontato la donna ha portato la bambina dalla moglie del pastore ed è stata messa alla porta>> <<Non ho mai sentito dire che la moglie di un pastore abbia fatto una cosa simile>> <<Probabilmente non hai ancora conosciuto Anya Harris. Quando ne avrai il piacere non ti meraviglierai tanto. E' quasi buio. Bonnie ha bisogno di un posto dove passare la notte>> <<Io dormo alla pensione, sceriffo. Siamo diciotto in una stanza. Non è un posto adatto a una bambina>> <<Lo so>> William cercò di immaginare chi potesse ospitarla. Il nome di Buffy gli balzò alla mente, ma si affrettò ad accantonarlo. Una donna così rispettabile si sarebbe rifiutata di venire contaminata dalla figlia di una ragazza di facili costumi. Bonnie rabbrividì. appena lui le aveva lasciato il mento, aveva riabbassato gli occhi sulle scarpe. Posandole una mano sulla spalla, rimase scioccato nel sentire le ossa <<Hai mangiato oggi?>> Lei scosse il capo. William imprecò mentalmente. Non c'era nessuno di cui potesse fidarsi, nessuno a cui potesse rivolgersi <<Vieni, Bonnie. Ti porterò al mio albergo e ti procurerò qualcosa da mangiare. Thomas, aspetta Wyatt e senti che cosa ha saputo. Se si tratta di un'informazione importante, vieni a riferirmela in albergo, altrimenti può aspettare fino a domattina. Già che sei qui, guarda se riesci a trovare qualche notizia su un altro omicidio avvenuto cinque anni fa. Un'altra ragazza di saloon. I due casi potrebbero essere collegati>> <<In che modo?>> <<Non lo so>> ammise lui <<E' solo una sensazione>> Quando raggiunse la porta, si rese conto che Bonnie non l'aveva seguito <<Vieni tesoro. Ti porto a casa mia. Potrai avere qualcosa da mangiare e forse un bel bagno caldo>> Lei alzò adagio la testa, l'espressione atterrita <<Andrà tutto bene>> le promise. Bonnie non si mosse <<mi darete sul serio da mangiare?>> domandò dopo un lungo silenzio. Al cenno affermativo di lui, attraversò la stanza e gli prese timidamente la mano. Aveva le dita gelate. William le toccò la mantellina. Era lisa fino alla trama. Come aveva potuto Laurie affidare sua figlia a quella megera? Quando entrò in albergo tirandosi dietro Bonnie, il portiere divenne paonazzo, quasi stesse per venirgli un colpo apoplettico <<Signor Kincaid, quella bambina! E' lurida>> <<Lo so Newt. C'è una stanza comunicante con la mia. E' Libera?>> <<Si signore. Ma non credo.....>> <<Bene. Mandate su dell'acqua calda per il bagno e una cena per due>> <<Ma, signore!>> <<La chiave!>> Voltandosi, Newt la staccò dal gancio <<Credo che dovrei parlarne al direttore, signor Kincaid. Non potete portare una signora sola in questo albergo>> <<Ha cinque anni>> Bonnie gli tirò una manica <<Sei, signore>> William afferrò la chiave <<Ne ha sei. Dite alla cameriera di sbrigarsi a portare l'acqua>> Appena fu entrato nella sua stanza al piano di sopra, lasciò andare la mano di Bonnie e aprì la porta della camera adiacente <<Tu dormirai qui>> le sorrise. Sulla soglia fra le due stanze, Bonnie lo stava fissando con le pupille dilatate, in procinto di scoppiare in lacrime <<che c'è tesoro?>> In quel medesimo istante bussarono alla porta. Due ragazzi entrarono con una tinozza, seguiti da altri tre con dei secchi di acqua calda. Subito dopo comparve una cameriera con degli asciugamani e una saponetta. <<Desiderate altro, signore?>> <<Penso di si. Vi spiacerebbe fare il bagno alla bambina?>> <<Come signore?>> La cameriera sembrava lei stessa poco più di una bambina. Benchè la cuffia e il grembiulino la invecchiassero un pò, non poteva avere più di sedici anni <<Come vi chiamate?>> <<Alice>> Un largo sorriso gli curvò le labbra <<Non è un nome così buffo, signore>> <<Lo so. E' che......>> come spiegarle che aveva lo stesso nome del gatto di Buffy? <<Sentite Alice. C'è una bambina nella mia stanza. Ha bisogno di un bagno. Credo che sarebbe preferibile che l'aiutasse voi e non io>> <<Si, signore. Ho sette fratelli più piccoli. Sono abituata a lavare i ragazzini>> <<Magnifico. Bonnie, Alice ti.......>> Ma Bonnie era scomparsa.


dopo brevi ricerche, William la trovò sotto il suo letto <<Ti stai nascondendo?>> <<Si>> <<Perchè?>> <<Ho paura>> <<Hai paura di fare il bagno? C'è una bella signorina qui, si chiama Alice. Ti aiuterà. Hanno mandato su una saponetta, sai. Credo che abbia un buon profumo>> <<Mi farà male?>> <<no, l'acqua è tiepida. Quando avrai finito ti sentirai a meraviglia. Poi mangeremo. Ti piacerebbe?>> Invece di rispondere, Bonnie strisciò da sotto il letto. Alice le sorrise dalla soglia <<Ciao. posso aiutarti a lavarti?>> Allungò una mano e la ritirò arricciando il naso <<Che devo farne dei suoi abiti, signore?>> <<Forse potresti lavarli>> <<Ne ha altri? Questi non saranno asciutti per domattina>> <<No>> William riflettè un'istante sul dal farsi <<Ecco qua>> Aprì l'armadio e tirò fuori una della sue camicie <<Mettetele questa, dopo che le avrete fatto il bagno. Poi portate fuori i suoi indumenti, spazzolateli e lasciateli all'aria. Domani gliene procurerò altri>> Rimasto solo, si lasciò cadere sulla panchetta sotto alla finestra. Era tornato a Landing esattamente da due giorni. In quelle quarantotto ore aveva litigato due volte con Buffy, l'aveva baciata, aveva scoperto che c'era stato un omicidio, offeso metà delle donne della città interrogandole su una ragazza di saloon assassinata, era venuto a conoscenza di un secondo omicidio e si era ritrovato sulle spalle la responsabilità di una bambina. Qualcuno bussò alla porta. Una voce maschile gli annunciò che era arrivata la cena. Mentre si alzava per andare ad aprire, lui si augurò che si fossero ricordati di mandargli su una bottiglia di whisky. Non aveva mai avuto tanto bisogno di un drink in vita sua. Seduta di fronte a lui, pulita e profumata, Bonnie masticava lentamente una focaccina dopo aver trangugiato la minestra e un bicchiere di latte <<come vi chiamate?>> gli domandò <<William. E puoi darmi del tu>> <<Resterò sempre qui con te?>> <<Vedrò se c'è una famiglia simpatica a cui piacerebbe avere una bella bambina come te. Fino ad allora,si resterai con me>> <<La signora Jarvis dice che non mi vuole nessuno. Che sono un peso. Un peso è una brutta cosa, vero?>> William rimase interdetto. Benchè avesse solo sei anni, sembrava più grande, come se avesse molto vissuto <<Non credo che tu sia un peso>> <<La signora Jarvis mi ha portato dalla signora della parrocchia. Aveva un sorriso cattivo. Io credevo che tutti i sorrisi fossero buoni, ma il suo non lo era. Ha detto che nessuno mi avrebbe presa perchè la mia mamma era una p......prostituta>> Bonnie si accigliò, incespicando nella parola sconosciuta <<La signora Jarvis diceva che le puttane mettono al mondo dei bastardi come le altre persone. Diceva sempre che la mia mamma era una puttana. Io avevo paura di chiederle che cosa voleva dire. Tu lo sai?>> Lui fissò la graziosa bambina che aveva di fronte. La crudeltà della gente non avrebbe dovuto stupirlo. Eppure di tanto in tanto lo coglieva alla sprovvista. Si sforzò di tenere a freno la collera per non spaventare Bonnie. La signora Jarvis era una rozza contadina che probabilmente era nata povera e povera sarebbe morta. Anya non aveva scuse. Era la moglie di un pastore. Avrebbe dovuto dare il buon esempio alla comunità <<La signora della parrocchia ha fatto male a dire quelle cose, Bonnie. Io conoscevo la tua mamma. Era molto buona e molto carina. Non l'ho ancora visto, ma credo che tu abbia il suo dolce sorriso>> Bonnie si illuminò un tantino <<Anch'io trovavo carina la mamma. Quando vaniva a trovarmi mi permetteva di spazzolarle i capelli. E quando doveva andarsene, piangeva. Diceva che erano lacrime buone, lacrime d'amore. Perchè si piange quando si ama qualcuno?>> <<Non lo so. Hai dei parenti Bonnie?>> Lei scosse la testa <<La mia mamma è morta. La signora Jarvis mi ha detto che non tornerà più. Mi manca tanto>> <<Lo so tesoro. Non hai nessun'altro?>> <<Una volta ho chiesto alla mamma dov'era il mio papà. Lei ha pianto, era così triste. Ha detto che non avevamo bisogno di lui>> william mandò giù un sorso di whisky. Con ogni probabilità, quando aveva saputo che Laurie era incinta, quel bastardo era fuggito a gambe levate. com'era successo a sua madre. Osservò la bambina sperando che i bravi cittadini di Landing la trattassero meglio di quanto avevano trattato lui. Neanche per un giorno gli avevano consentito di dimenticare chi era e che cosa faceva sua madre per guadagnarsi il pane. Bonnie sbadigliò <<bene, piccola. E' ora di andare a letto>> Quando lei si arrampicò sul materasso, i lembi della camivia si sollevarono mettendo in mostra tre brutti ematomi sulle cosce scarne. William strinse i pugni. Poteva darsi che si fosse procurata accidentalmente quegli ematomi, ma ne dubitava. La bambina era stata picchiata <<Hai abbastanza caldo?>> <<Ah-ha>> <<Io sono nella stanza accanto. Chiamami se hai bisogno di qualcosa>> <<Domani dovrò tornare dalla signora Jarvis?>> <<Non tornerai più da lei, te lo prometto. Buonanotte, piccola>> Dopo aver spento il lume, lui rientrò nella sua stanza lasciando la porta socchiusa. Tornò a sedersi a tavola e fissò la bistecca mangiata a metà, ma non aveva più fame. Intendeva mantenere la promessa che aveva fatto a Bonnie. Non l'avrebbe mai rimandata dalla signora Jarvis. Ma che ne avrebbe fatto di lei? Sapeva per esperienza quale trattamento riservasse Landing ai suoi abitanti più sfortunati. Appoggiandosi allo schienale della sedia, sorseggiò il suo whisky. Non era più lo zimbello della scuola, ricordò a se stesso. Era lo sceriffo. E intendeva fare tutto ciò che era in suo potere per accertarsi che Bonnie non subisse la sua stessa sorte. Meritava di meglio e lui avrebbe fatto in modo che lo ottenesse.


<<Puoi immaginare come sia rimasta sconvolta>> Anya si sfilò i guanti e li posò sul banco. Era ancora presto. Non c'erano che pochi clienti nell'emorio. Buffy osservò la sorella cercando di ricordare l'ultimo volta in cui l'avesse vista vestita di tutto punto a quell'ora del mattino. Il mantello marrone e il capellino in tinta erano all'ultima moda. Avendoli ordinati personalmente, lei sapeva benissimo quanto costassero. Se non fosse stato per l'eredità del loro padre. anya non si sarebbe mai potuta permettere degli indumenti tanto costosi. Buffy si chiese che cosa pensasse il cognato del fatto che sua moglie spendesse tanto denaro per quelle che doveva considerare delle fivolezze. non che avrebbe mai osato impedirglielo. Ben poche persone erano disposte a sopportare le scenate e la lingua malefica di Anya. <<Perchè ti sei tanto stupita? E' una chiesa. non è la prima volta che qualcuno ti porta degli orfani>> <<Lo so. E' una tale seccatura. Quella era peggio di tutti gli altri messi insieme. Era così sporca e puzzava. non capisco perchè la gente si riduca in simili condizioni>> Buffy fissò la scatola dei bottoni che da più di un mese si riprometteva di dividere secondo il prezzo e le dimensioni. Facendo un profondo respiro, s'impose di pazientare. una volta che si fosse sfogata, Anya se ne sarebbe andata <<E' raro che i bambini possano scegliere le loro condizioni igieniche. Non puoi dare la colpa a lei se sua madre non la lava>> <<Ma quella donna non era sua madre>> Buffy lanciò un'occhiata ai due uomini che stavano entrando nell'emporio. Uno era il vecchio Zeke, l'altro era Cameron Forbes, un vedovo attraente che possedeva una grande fattoria a sud della città. Anya abbassò la voce a un bisbiglio <<Ieri il nostro nuovo sceriffo......>> fece una pausa sprezzante <<......andava in giro a fare domande su una prostituta assassinata>> <<Lo so>> <<Era sua figlia>> <<Chi era figlia di chi?>> <<Vuoi degnarti di darmi ascolto? Sto cercando di spiegartelo. Una donna orrenda una certa signora Travis o Jarvis, o come diavolo si chiami si è presentata in parrocchia con quella bambina disgustosa dicendo che era stata pagata per prendersi cura di lei. Poichè la prostituta era morta e nessuno la pagava più, voleva rifilarmi quella mocciosa. Sono rimasta allibita. Xander non c'era, ovviamente. Gli uomini scelgono sempre i momenti meno opportuni per andare a trovare gli ammalati. Sono stata costretta a vedermela da sola con quella donna>> <<Che cosa hai fatto?>> <<Le ho detto quello che pensavo, e cioè che non mi interessava minimamente la bastarda di una prostituta>> Un sorriso curvò le labbra di Anya <<Le ho detto anche un paio di altre cosette e l'ho mandata all'inferno>> Buffy la fissò inorridita. A volte trovava difficile credere che fossero sorelle, cresciute nella stessa casa ed educate nello stesso modo <<hai messo alla porta la bambina?>> <<Non è soltanto una bambina. E' anche una bastarda te l'ho detto. Sue madre era.........>> <<Si ho sentito quello che hai detto. Si direbbe che ti piaccia pronunciare parole oscene, Anya. Lo trovi eccitante?>> Anya si erse in tutta la sua persona <<Non azzardarti a parlarmi con quel tono!>> <<Ti parlo come mi pare e piace. Non sei mia madre>> <<Sono la moglie di un pastore. E ti consiglio di tenerlo a mente>> Era una minaccia ricorrente. Anche se ormai avrebbe dovuto esserci abituata, ogni volta che la sentiva Buffy avvertiva un nodo alla bocca dello stomaco <<l'hai scacciata. Ma non è che una bambina. dove andrà andesso?>> <<perchè dovrei preoccuparmene? xander mi costringe gia abbastanza a fare della beneficenza. Chiunque ne avrebbe fin sopra i capelli. Non puoi aspettarti che mi prenda in casa una bastarda>> Buffy raccolse i bottoni e li lasciò ricadere nella scatola <<non è che una bambina>> ripetè <<Non è colpa sua se i suoi genitori erano quelli che erano. Perchè sei così crudele?>> Si diresse verso il retro. Anya la seguì <<Ho dei doveri verso questa città e verso la Chiesa. Come moglie del pastore devo dare l'esempio>> <<Esatto. Un esempio di carità e di generosità>> <<Se l'avessi vista! Era disgustosa. E suo padre potrebbe essere stato chiunque>> <<non mi importa se suo padre sia stato il demonio in persona. Come hai potuto scacciarla?>> <<Non farmi la predica Buffy. So quale è il mio posto in questa città. Abbiamo una posizione sociale da mantenere. Un nome onorato. e' gia abbastanza degradante il fatto che tu sia una zitella e diriga l'emporio da sola. Non dimenticare che il fatto che io lo accetti non significa che lo accettino anche gli altri. I confini sono ben definiti, quindi cerca di decidere da che parte stai. Io faccio tutto il possibile. So quale è il mio dovere>> Osservando la sorella, notò il rapido sollevarsi e abbassarsi del petto. Era davvero furibonda. A un tratto il nodo alla bocca dello stomaco non le parve più così stretto. Al timore e alla preoccupazione si era sostituita un'immensa tristezza. Pensò alla loro madre e al suo destino, una cosa di cui Anya si rifiutava di parlare <<Sei sempre tanto sicura di avere ragione?>> le domandò a bassa voce <<Certo>> <<Io no>> <<Non sei sicura che io abbia ragione o non sei sicura di avercela tu?>> <<tutte e due le cose>> Prima di poter aggiungere altro, buffy avvertì un lieve tocco sul braccio. Voltandosi vide che Cameron Forbes la stava fissando <<vi sentite bene signorina Summers?>> Il suo tono sommesso avrebbe dovuto farle correre un fremito lungo la spina dorsale. Con il suo aspetto seducente incarnava il sogno di ogni fanciulla. Quando al suo sorriso si univa la mestizia dello sguardo, sarebbe dovuto apparirle irresistibile. Era a Landing da quasi cinque anni. Avevano chiacchierato spesso dopo le funzioni religiose, avevano perfino ballato due volte alla festa del Quattro luglio dell'anno precedente. Avrebbe dovuto farle accelerare i battiti del cuore. Ma non era così <<Sto benissimo signor Forbes>> <<Perchè non dovrebbe?>> interloquì Anya <<Sono sua sorella>> Cameron la ignorò <<Ne siete certa?>> <<Certissima>> <<Bè non ho mai sentito una simile sciocchezza>> sbuffò Anya <<Sarò qui a pochi passi se avrete bisogno di me>> Cameron si portò le dita al cappello <<Signore>> <<Chi si crede di essere quell'uomo?>> esplose Anya <<Un ottimo cliente. Grazie alle sue colture sperimentali e alle sue idee innovative ordina sempre delle cose speciali. Ed è mio amico>> <<Attenta alle persone che frequenti Buffy. Sei una donna sola e landing è una città molto piccola>> <<Lo so>> Anya cominciò a infilarsi i guanti <<Nonostante la pessima opinione che hai di me, mi stanno a cuore gli interessi di quella piccola bastarda. Ci sono dei posti per i bambini come lei>> <<Per esempio?>> <<Un orfanotrofio. la chiesa sarebbe disposta a pagarle il viaggio>> Con ogni probabilità sarebbe stata la cosa migliore per la bambina, si disse lei. Se fosse rimasta lì, Anya le avrebbe reso la vita amara. Osservò la sorella che si stava raddrizzando il cappello. C'era stato un tempo in cui erano state così simili. Quando tutto questo era cambiato? quando Anya era diventata così meschina? Prima o dopo il suo matrimonio con Xander? buffy si sforzò di ricordare. All'improvviso le parve estremamente importante. Una volta le aveva confidato ogni suo segreto. Una volta la gente le aveva prese per gemelle. Benchè minore di quasi due anni, nya adesso appariva più vecchia di lei. Una fitta rete di rughe le circondava gli occhi. L'insodisfazione le rendeva il viso.......La porta dell'emporio si spalancò di colpo. Prima ancora che lei riuscesse a mettere a fuoco il cliente che aveva varcato la soglia, il cuore le balzò in gola. Non aveva bisogno di guardarlo sapeva chi era. Doveva essersi lasciata sfuggire un suono, perchè Anya si voltò lentamente <<Ah, sceriffo Kincaid>> pronunciò il suo nome come se le lasciasse un pessimo sapore in bocca <<Credo che ieri abbiate parlato con quella donna spaventosa e con quella piccola bastarda. Ho riflettuto sulla situazione>> buffy portò lo sguardo su di lui. la luce del mattino che filtrava dai vetri lo circondava di un alone dorato. Pur sapendo di essere ridicola, le parve invincibile come un guerriero. Si ergeva alto e forte, con le gambe leggermente divaricate e le braccia lungo i fianchi. Lei si strinse al petto la scatola dei bottoni. Anya aveva trovato pane per i suoi denti <<Non intendo ascoltare una parola di quanto avete da dirmi, signora>> Anya gli si avvicinò << La chiesa è disposta a........>> In quel momento una bambina sbucò da dietro di lui. Era magra con occhi enormi e magnifici capelli neri. L'abito e la mantellina erano logori, le scarpe a pezzi. Anche da quella distanza Buffy riuscì a vedere il livido che le oscurava una guancia. Il suo cuore si tese verso di lei. Dimostrava circa sei anni e aveva un espressione solenne come se non avese mai avuto motivo di sorridere. Lei non aveva avuto che qualche anno di più quando aveva perso sua mdre. Ricordava bene quanto si fosse sentita sola, pur avendo ancora un padre e una sorella. Quella bambina era sola al mondo. La piccola si morse il labbro inferiore <<Questa è la signora della parrocchia. Quella che ha detto che la mia mamma era una prostituta>> william le posò una mano sulla spalla <<Lo so, tesoro. Sta tranquilla. Non le permetterò di farti del male>> Portò lo sguardo su Anya <<Voi avete gia fatto abbastanza. Penserò io alla bambina>> <<voi? Sarebbe sconveniente>> <<Molto meno di qualunque cosa voi possiate avere in mente. Non vi affiderei un sacco di frumento, figuriamoci una bambina>> <<non osare insultarmi!>> <<Anya, ti stai scaldando più del necessario>> intervenne Buffy <<Se William rifiuta il tuo aiuto, fa a meno di darglielo>> <<Non mi occorre che tu combatta le mie battaglie>> Anya posò uno sguardo malevolo sulla bambina <<Faro il mio dovere di buona cristiana nonostante la vostra interferenza, Willliam Kincaid. Come stavo dicendo la parrocchia

è disposta ad acquistarle un biglietto ferroviario per l'Est, in modo che possa andare in un orfanotrofio. A landing non disponiamo dei mezzi per occuparci di una bambina come lei>> Bonnie impallidì e gli occhi le si riempirono di lacrime <<Non permetterle di mandarmi in un orfanotrofio>> <<Non temere>> ribattè William senza distogliere lo sguardo da Anya <<Immagino che abbiate intenzione di tenerla con voi>> <<Se non troverò un'altra soluzione>> Lei rise, una risata aspra che risuonò nell'emporio simile al suono di un vetro che andava in frantumi <<Nella vostra stanza d'albergo? Che ne farete di lei mentre andrete a trovare le vostre......>> <<Tacete! Altrimenti non risponderò delle mie azioni>> <<William?>> Bonnie gli tirò una manica <<Promettimi che non mi manderai in un orfanotrofio>> <<Te lo prometto tesoro>> Un'unica lacrima le cadde su una guancia. Lui gliela asciugò con il pollice. Buffy posò la scatola dei bottoni sul banco e le si avvicinò <<Se William afferma che ti terrà al sicuro devi credergli>> Bonnie tirò sul col naso <<Non voglio andare in quel posto. La signora Jarvis dice che picchiano i bambini>> Un'altra lacrime le rotolò lungo la guancia. Ancora una volta William gliela asciugò. Un gesto tenero che sarebbe dovuto apparire goffo e fuori luogo, pensò Buffy, se lui non fosse sempre riuscito a fare le cose più inaspettate <<Una scenetta molto commovente>> osservò acidamente Anya <<Comunque non abbiamo un posto per tenerla in città>> <<Ho detto che resterà con me. Voglio aiutarla a trovare i suoi parenti>> <<Pensate davvero che ne abbia? Se suo padre avesse tenuto a lei avrebbe sposato sua madre. Del resto dev'essere per questo che voi due state così bene insieme. Siete un bastardo anche voi, non è vero William? Dio li fa e poi li accoppia>> <<Lasciali in pace Anya. dovresti rallegrarti di non doverle pagare il viaggio. Smettila adesso>> <<Non darmi ordini!>> ribattè Anya in tono glaciale avviandosi alla porta <<ti consiglio di stare attenta, Buffy. Non sei che una vecchia zitella e la tua reputazione è l'unica cosa che ti resta. Se la gente scoprisse che tu frequenti quell'uomo e quella mocciosa, andrebbe a fare altrove i suoi acquisti, piuttosto di trattare con una persona di così scarsa moralità>> <<Possiedo l'unico emporio della città. Dove dovrebbero andare?>> <<Questa non è l'unica citta, sai>> lei studiò la sorella, i suoi abiti costosi, la sua elaborata acconciatura. Questa donna le era completamente sconosciuta <<E William non disturbatevi a cercare qualcun' altro disposto a prendersi in casa la bambina. Provvederò affinchè nessuna donna rispettabile della città voglia saperne di lei. Se vi stancherete di fare la balia, la mia offerta di un biglietto per l'Est è sempre valida. Altrimenti c'è sempre il saloon. Forse troverete dei suoi parenti tra le puttane. Dopotutto è li che avete trovato sua madre>> Anya scoppiò in una risata <<Vattene!>> urlò Buffy. Anya si fece seria <<Non tirare troppo la corda, Buffy. Potrei distruggerti>> E con quelle parole aprì la porta e se la sbattè alle spalle.


Buffy fissò la porta chiusa chiedendosi quando avrebbe smesso di tremare, un tremito dovuto tanto alla collera quanto alla paura. Si guardò intorno. Nessuno dei clienti le stava prestando attenzione, anche se non dubitava che avessero udito la discussione. Sarebbe potuto andarle peggio, pensò. Almeno nè Cameron nè il vecchio Zeke sarebbero andati in giro a spettegolare. Se la signora Joyce fosse stata presente, prima di mezzogiorno l'intera città ne sarebbe stata al corrente <<Tutto bene?>> Lei alzò lo sguardo su William che le si era avvicinato. Le posò la mano sul braccio come aveva fatto Cameron poco prima. Anche la domanda era la stessa. Solo la sua reazione era diversa. La voce di William la rasserenava, il suo tocco le infondeva un senso di forza e di calore. <<benissimo>> <<vieni piccola, voglio presentarti una mia carissima amica. Buffy summers, questa è Bonnie smith>> Bonnie la studiò un istante <<Siete carina come la mia mamma>> Le dita di William rafforzarono la stretta sul suo braccio. doveva pensare che quel paragone suscitasse la sua indignazione. scrollandogli via la mano, Buffy si accovacciò <<Ciao Bonnie>> le accarezzò la guancia <<Non conoscevo la tua mamma, ma ti ringrazio per il complimento. Tu sei talmente carina che lei deve essere stata bellissima>> <<E' morta. La signora Jarvis dice che andata all'inferno>> <<Chi è la signora Jarvis?>> <<La signora che si prendeva cura di me. Non le piaceva la mia mamma>> Buffy le sfiorò il livido che le oscurava la guancia <<E' stata lei a picchiarti?>> Bonnie annuì <<non mi fa più male. Una volta ho raccontato alla mamma cosa mi aveva fatto. Lei ha sgridato la signora Jarvis, ma non è servito a niente. Appena la mamma se ne è andata, mi ha picchiata di nuovo>> Corrugò la fronte <<Prenderò delle botte anche adesso?>> <<No. Ne William ne io abbiamo l'abitudine di picchiare i bambini. Vedi quel grosso barattolo laggiu?>> <<Ah-ha>> <<Dentro ci sono delle caramelle. Se stai molto attenta, puoi salire sullo sgabello e prenderne una. Ti piacerebbe?>> Bonnie annuì energicamente <<Una volta ho mangiato una caramella. Era buona>> <<Bene. Attente a non cadere, mi raccomando>> La bambina corse via facendo ondeggiare i lunghi capelli neri. Laurie Smith doveva essere stata stupenda, pensò Buffy. Non faceva meraviglia che William avesse preferito il suo letto ai casti baci che gli offriva lei. <<Mi hai lasciato di stucco. Non avrei mai creduto che fossi capace di tener testa a tua sorella>> Lei scrollò le spalle sforzandosi di ignorare il tocco delle sue dita sul braccio. Fissò le assi del pavimento, poi risalì con lo sguardo fino ai bottoni della sua camicia. Riusciva a scorgere l'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto, a percepire il suo odore e il suo calore. Sarebbe dovuta essere furibonda di Bonnie, di Laurie smith e del tempo che William aveva trascorso con lei. Avrebbe dovuto buttarlo fuori dall'emporio. Ma l'unica cosa che desiderava fare era gettarsi nelle sue braccia <<Anya aveva torto. Bonnie non ha scelto i suoi genitori nè la situazione in cui si trova>> <<Anya è una.......>> <<No. So che a volte può essere molto difficile sopportarla, ma ti sarò grata se ricorderai che è pur sempre mia sorella>> <<Non vi assomigliate affatto, grazie a dio>> Buffy azzardò un occhiata al suo viso e fu ricompensata dal più smagliante dei sorrisi. Quello era il William che ricordava. Il William che non era mai riuscita a dimenticare. In quel momento entrarono due donne con le borse della spesa. Lei indietreggiò istintivamente e si diresse verso il settore dei dolciumi. Bonnie aveva preso la sua caramella e stava esplorando l'emporio. Piazzandosi dietro il banco, Buffy cominciò a sistemare le bottiglie <<Com'è che la bambina è finita da te?>> <<dopo che la tua gentile sorellina l'ha cacciata dalla parrocchia, la Signora Jarvis l'ha portata nel mio ufficio. Mi ha detto senza mezzi termini che, visto che non sarebbe più stata pagata, non intendeva più prendersi cura di Bonnie>> Mentre parlava, lui aveva stretto i pugni sul banco. Senza riflettere, Buffy gli coprì le mani con le sue <<Mi dispiace>> Incontrò i suoi occhi. Quei meravigliosi occhi blu parvero trapassarla e frugarle l'anima. Ebbe paura, paura dei vecchi sentimenti, delle sensazioni che avrebbe potuto farle provare. Si affrettò a ritirare le mani e a distogliere lo sguardo <<Bonnie è troppo magra>> dichiarò per cambiare argomento <<Non credo che abbia mangiato mai molto. Ha dei lividi anche sulle gambe. I suoi abiti sono sporchi. Ho chiesto a una cameriera di pulirli come meglio poteva e di farle il bagno, ma Bonnie non possiede nemmeno un paio di scarpe decenti>> <<A questo posso rimediare io>> ribattè lei dirigendosi verso l'estremità opposta del negozio <<Dovrebbero esserci diverse cose qui>> aggiunse tirando giù una pila di indumenti dallo scaffale più alto <<Le occoreranno un paio di abitini, un cappotto, della biancheria, una camicia da notte. Che altro?>> Prese a rovistare fra gli indumenti mettendone da parte due di ognuno. <<Potresti prenderla tu Buffy. Vivi da sola in quella casa così grande>> Lei immobilizzò le mani sulla scatola delle camicie da notte. Prendere Bonnie? In casa sua? Posò la scatola sul banco riflettendo. Le minacce di Anya costituivano il primo ostacolo. Non che la preoccupassero eccessivamente, ma sua sorella avrebbe potuto darle del filo da ttorcere. E c'era la questione del suo lavoro. Non essendoci una scuola in città, Bonnie sarebbe dovuta stare tutto il giorno all'emporio. Si sarebbe annoiata. D'altra parte sarebbe stato indubbiamente preferibile alla casa della signora Jarvis <<Lascia perdere>> borbottò William <<che cosa vuoi dire?>> <<Avrei dovuto ricordare che niente è più importante della tua reputazione per te. Le minacce di Anya ti hanno impaurita, non è così? Non preoccuparti, Bonnie e io non abbiamo bisogno di te>> <<Sei ingiusto William. stavo solo pensando a tutto ciò che comporta prendersi in casa una bambina>> <<Quando si è trattato della gattina non ci hai pensato un istante>> <<C'è una bella differenza>> Lui si sporse attraverso il banco <<Sai benissimo che cosa voglio dire. Nessuno fa caso a un gatto, quindi non c'è problema. Ma se si tratta di correre un certo rischio, fai marcia indietro. Hai un tale terrore di comportarti come gli altri si aspettano da te. Bene. Se è l'unica cosa che ti sta a cuore, tieniti pure la tua reputazione>> <<Non essere ridicolo. Pensi di riportarla in albergo? E' piccola. Le occorre ben altro>> <<Sta molto meglio con me di quanto no stesse ieri>> <<Ne convengo. Ma non puoi tenerla. Sei scapolo>> <<Neanche tu sei sposata>> <<Ma sono una donna>> <<A me importa di Bonnie, a te no>> <<Certo che mi importa di lei. Ti stai comportando in modo irragionevole, William. La porterò a casa mia>> Lui si sporse ancor di più, finchè i loro nasi non vennero a trovarsi a meno di venti centimetri l'uno dall'altro <<No!>> Buffy fece il possibile per tenere a freno la collera, ma lui stava mettendo a dura prova la sua pazienza. Per la verità si sentiva un pò in colpa. Aveva pensato a come avrebbe reagito Anya. Anche se non voleva lasciarsi influenzare dalle opinioni altrui, sembrava non potenerne farne a meno. Se solo avesse ignorato quanto fosse pericoloso beffarsi delle convenienze! <<Non mi hai nemmeno lasciato la possibilità di riflettere. Perciò se non acconsento immediatamente senza pensare alle conseguenze che potrebbero influire su Bonnie che su di me, tu pensi subito al peggio>> <<Non sei cambiata Buffy>> Quelle parole la ferirono più di qualsiasi altra cosa lui avesse potuto dire <<Ti sbagli>> <<Si? pazienza. Bonnie resterà con me. Ha la sua stanza e sembra piuttosto contenta>> A un grido eccitato alzarono entrambi la testa. Bonnie stava correndo verso di loro striongendo qualcosa in mano <<Guardate! Guardate che cosa mi ha regalato quell'uomo!>> Mostrò loro una bambola fatta con il cartoccio di una pannocchia. I tratti del viso erano disegnati con il carboncino, l'abito era fatto con pezzetti di stoffa. Ma a giudicare dalla sua espressione, Bonnie la giudicava la cosa più bella del mondo. Cameron apparve alle sue spalle. Si schiarì la voce, palesemente a disagio <<Per favore, mettetela sul mio conto, signorina Summers>> William continuava a fissare bonnie <<Che cosa c'è?>> gli domandò Buffy <<Non l'avevo mai vista sorridere. Grazie, signore>> <<Tutte le bambine hanno bisogno di una bambola >> farfugliò Cameron <<Prendo altre due zappe, signorina Summers. Mettete anche queste sul mio conto>> I suoi capelli scuri avevano bisogno di essere tagliati, il colletto della camicia era sfilacciato. Non era la mancanza di denaro a conferire a Cameron Forbes un aspetto un pò disordinato, bensì la mancanza di una donna. Aveva perso la moglie e la figlia un paio di anni addietro e non si era mai ripreso <<E' meglio che vada>> dichiarò avviandosi alla porta. Girandosi verso William, Buffy lo sorprese a fissarla con una strana espressione, fra stizzita e perspicace. Avrebbe voluto urlare per la frustrazione. Prima l'aveva mal giudicata perchè non lo aveva immediatamente supplicato di affidarle Bonnie. Ora si stava chiedendo se non ci fosse qualcosa fra lei e Cameron. Gli uomini. Non li avrebbe mai capiti. spinse verso di lui la pila di indumenti <<Questi dovrebbero risolvere i problemi più urgenti di Bonnie. Ho delle scarpe, nel magazzino. vado a vedere se ne trovo un paio che le vada bene>> <<Non è necessario>> <<voglio farlo>> Buffy fece due passi, si girò di scatto e afferrò gli abiti <<Ripensandoci, li terrò io>> <<Perchè?>> <<Perchè oggi Bonnie resterà con me>> <<No>> <<No? E che ne farai di lei mentre lavori?>> <<Bè......>> William borbottò qualcosa, probabilmente un imprecazione <<D'accordo ma solo per oggi. Verrò a prenderla all'ora di chiusura>> <<Oh grazie William. Come sei gentile>> Lui le scroccò un'occhiata truce. Ridendo, Buffy tese la mano a Bonnie <<Vieni

cara. Andiamo a cercare un paio di scarpe nuove. A più tardi William>> La bambina la seguì docilmente. Quando raggiunse la tenda da cui si accedeva al retro, lei fu tentata di voltarsi. Ma non lo fece, avrebbe rovinato l'effetto. Inoltre sapeva che William stava ribollendo di rabbia e tanto le bastava.


William raggunse la villadei Summers proprio mentre il sole stava calando all'orizzonte. Prima di salire gli scalini del portico esitò la frazione di un istante. Buffy lo stava aspettando. Gli aveva lasciato detto all'emprio che aveva portato Bonnie a casa sua per provarle gli abiti e che lui andasse a prenderla quando gli fosse stato possibile. andrew gli aveva riferito il messaggio con un tono di voce normale, consentendo di udirlo a chiunque si trovasse nelle vicinanze. Non significava niente, si disse. Buffy non era e non sarebbe mai cambiata. non doveva permettersi di sperare, di illudersi che potesse esserci qualcosa tra loro. il ragazzo che le aveva promesso amore eterno non esisteva più. Erano due persone diverse, due estranei, e il passato non era che una serie di ciò-che-sarebbe-potuto-essere. Scaccio risolutamente quei pensieri della mente. Non erano che il frutto di una giornata troppo lunga e di una notte insonne. si sarebbe limitato a prendere la bambina e a tornarsene in albergo. Buffy gli aprì prima che avesse avuto la possibilità di bussare <<william>> mormorò portandosi un dito alle labbra <<sh. bonnie sta dormendo>> Gli fece cenno di entrare, richiuse la porta senza fare rumore e prese il cappello che lui si era tolto automaticamente. Quindi tese la mano per farsi consegnare la giacca, William se la sfilò chiedendosi se dovesse farle presente che non intendeva trattenersi. Senza lasciargli il tempo di decidere, lei lo precedette in salotto. bonnie giaceva rannicchiata sul sofà più vicino al caminetto, una mano sotto la guancia, l'altra che stringeva la bambola. Una leggera coperta le copriva le spalle. Alice ronfava beatamente, acciambellata ai suoi piedi <<non è deliziosa?>> bisbigliò Buffy. William si volse a guardarla. Le fiamme che crepitavano dietro il parafuoco erano l'unica fonte di luce nella stanza. Da quando era tornato l'aveva sempre vista con i capelli severamente raccolti. Quella sera portava invece una treccia che le pendeva sulla schiena, con ciocche bionde che le ricadevano sul viso. L'abito verde che indossava faceva apparire i suoi occhi dello stesso colore. Aveva un che di diverso. Di più morbido forse <<William?>> Aveva pronunciato il suo nome con una tale dolcezza........Il suo sguardo gli corse immediatamente alle labbra ricordando il sapore che aveva gustato quando l'aveva baciata. Possibile che fosse stato solo due giorni addietro? Aveva l'impressione che fosse trascorsa una vita intera. Che cosa c'era in Buffy Summers che aveva il potere di fargli dimenticare ogni altra cosa? Perchè doveva essere proprio lei l'unica in grado di fargli perdere la testa? Era decisa a condurre una vita rispettabile. per lei sarebbe sempre stato quel bastardo di William Kincaid <<Lasciamola dormire>> sussurrò dirigendosi verso l'ingresso. Buffy lo seguì <<ho cercato di tenerla sveglia, ma tutto a un tratto le è caduta la testa sul petto. Oggi siamo state molto indaffarate>> <<Così pare>> Lei intrecciò le mani davati a se <<Ho arrostito un pollo. Vuoi fermarti a cena?>> Alzando un braccio si sistemò una ciocca dietro l'orecchio <<non sei impeccabile come sempre, stasera>> <<Lo so. Stavamo giocando con la sua bambola e Bonnie mi ha chiesto se poteva spazzolarmi i capelli. Ha detto che a sua madre li spazzolava sempre. Mi è sembrata una ben piccola concessione. Poi ha voluto farmi una treccia. ho un aspetto sapventoso, lo so>> <<Affatto>> William le sistemò un'altra ciocca dietro l'orecchio <<Sei.....>> Perfetta, pensò, ma non poteva dirglielo. Lo stava fisssando con una tale ansia, come se il suo parere contasse più di ogni altra cosa al mondo. Come se gli volesse ancora bene. Ma era impossibile. Non gliene aveva mai voluto <<Stai benissimo>> <<oh. Resti allora?>> Non poteva. Cenare con lei avrebbe significato riportare in vita i fantasmi del passato. Ma era troppo stanco per resisterle. Forse un'altra volta si sarebbe sentito più forte <<Sicuro>> Buffy lo precedette in cucina <<Sarà pronto fra pochi minuti. Ho gia preparato l'impasto delle focaccine. Devo solo cuocerle>> Afferrò un canovaccio e aprì lo sportello del forno. dopo aver tirato fuori la teglia che conteneva il pollo e le patate, la sostituì con quella delle focaccine. Avvicinandosi al tavolo, raccolse le pile di indumenti che ne coprivano la superficie <<Ti prendo il caffè>> dichiarò indicandogli una sedia libera <<Mi dispiace per questo disordine. Bonnie e io abbiamo passato il pomeriggio in soffitta. c'erano molte cose che portavamo Anya e io quando eravamo piccole. Abiti, due paia di scarpe. Perfino delle bambole, anche se lei preferisce quella di pannocchia>> William sedette allungando le gambe davanti a se <<Dubito che Anya gradirà vedere addosso a Bonnie le sue vecchie cose>> <<E' probabile. ma non ha importanza. Lei non le farebbe mai indossare a sua figlia. quando gliel'ho proposto, ha risposto che preferiva comprare tutto nuovo. Uno spreco, a mio avviso. Sono contenta che possa portarle Bonnie>> Mentre chiacchierava Buffy si aggirava rapida ed efficiente per la cucina, versandogli una tazza di caffè e apparecchaindo la tavola. Poi cominciò a tagliare il pollo disponendolo su un piatto <<Si direbbe che tu abbia passato molto tempo qua dentro>> <<Naturale. Credevi che avessi una cuoca?>> <<Tuo padre l'aveva>> <<Quando lui è morto, lei ha preferito andarsene e io non ne ho cercata un'altra. Sarebbe stato assurdo tenere una cuoca solo per me>> <<E la cameriera?>> <<Se n'è andata anche lei, anche se dvo ammettere che ho una donna che viene due volte la settimana a fare le pulizie. quando torno a casa sono troppo stanca per mettermi a spolverare. Anya è terribilmente scandalizzata. ritiene che dovrei assumere un direttore che si occupi dell'emporio. il guaio è che in tal caso non saprei cosa fare tutto il giorno. Mi piace lavorare>> <<Anya è una......>> <<William........>> <<Si lo so. E' tua sorella>> Buffy si pulì le mani nel canovaccio e controllò il forno <<Ancora cinque minuti>> avvicinandosi al tavolo, gli sedette di fronte <<hai l'aria stanca. Hai avuto una giornata faticosa?>> <<Puoi ben dirlo>> ribattè lui sforzandosi di ignorare l'atmosfera di serenità domestica <<Hai scoperto qualcosa sulla morte di Laurie?>> <<no. Tutti dichiarono di non averla mai conosciuta. Qualcuno è arrivato perfino ad ammettere che non è poi una gran perdita. La signora Greeley mi ha chiesto perchè perdo tempo a svolgere delle indagini>> <<Mi dispiace>> Appariva sincera. Ed era così bella. All'improvviso William provò la necessita di parlare con qualcuno disposto ad ascoltarlo. Non c'era nessun altro di cui potesse fidarsi <<anya ha messo in atto la sua minaccia. Prima ancora che avessi la possibilità di chiederlo, quasi tutte le donne a cui mi sono rivolto hanno detto che non erano disposte a prendersi in casa Bonnie. Una coppia che possiede una piccola fattoria ha dichiarato che l'avrebbe accolta in cambio di un compenso adeguato. Posibile che siano tutti così insensibili in questa città?>> <<La prenderò io William. L'avrei fatto anche stamattina se me ne avessi dato la posibilità>> <<no>> <<Perchè? pensi che una donna che vive sola non sia in grado di dare una casa a Bonnie?>> <<non si tratta di questo>> afferrando la tazza, William tracciò un cerchio sulla tovaglia. Una tenue fragranza di rose gli colpì le narici. Buffy la usava per sciacquarsi i capelli. Osservò il suo abito. Benchè la cotonina verde facesse risaltare i suoi colori, era tutt'altro che immodesto. Malgrado il caldo della cucina, non si era slacciata un solo bottone o rimboccata i polsini. Portava meno sottogonne di quante non avrebbe richiesto la decenza, ma non si sarebbe mai sognata di farne completamente a meno. L'unica cosa fuori posto erano i capelli. E non era che un caso. Aveva parlato con gli abitanti della città. Se si mostravano così poco caritatevoli nei confronti di una bambina, chissà come avrebbero trattato una donna che avesse osato sfidare l'opinione pubblica. L'aveva sempre canzonata per il suo timore di quello che avrebbe potuto dire la gente. Ora, per la prima volta, cominciava a capire quale potere esercitasse Landing <<Non starebbe bene>> <<Cosa? Non starebbe bene?>> alzandosi Buffy estrasse le focaccine dal forno e portò in tavola la cena <<Hai battuto la testa? Al William Kincaid che conosco io non importerebbe un.........un.......>> Lui inarcò le sopracciglia <<Un accidente>> <<Può darsi che stia imparando>> <<Fa lo stesso. Mi piace Bonnie>> <<Lo so, ma la terrò io>> <<Sarebbe più sconveniente per te che per me>> <<Io me ne infischio di quello che dicono di me, Buffy. ho gia sentito tutto ciò che c'era da sentire. Non possono farmi del male>> <<Non possono farlo neanche a me>> William sollevò la forchetta e sorrise <<Sei sempre stata una pessima bugiarda>>

<<Dunque, dimmi che cosa hai trovato di diverso da quello che ricordavi>> Buffy raccolse i piatti vuoti. Vedendo che lui accenava ad alzarsi, gli fece cenno di non muoversi <<Siediti. Sei mio ospite. Non mi capita più tanto spesso di averne perciò mi diverto. Per giunta abbiamo mangiato in cucina. Un fatto gia abbastanza scandaloso senza che tu debba anche sparecchiare. Dunque quali cambiamenti hai notato a Landing?>> <<E' più grande>> William si lasciò andare contro lo schienale della sedia. La cena era stata ottima. La compagnia ancora migliore <<ci sono più negozi, più persone. Ho saputo che presto avrete anche un giornale>> <<Purtroppo. Anya vuole che Xander tenga una rubrica sulla moralità. I suoi sermoni sono gia abbastanza noiosi. Sarebbe terribile doverli anche leggere. Che altro?>> <<La scuderia di cavalli da nolo. E' nuova>> Buffy portò in tavola il bricco di caffè e riempì le tazze <<Quella vecchia è bruciata qualche anno fa>> <<E c'è un nuovo saloon>> <<Io non l'ho notato, naturalmente>> <<Quello vecchio esiste ancora, però>> Lei gli coprì la mano con la sua <<Mi dispiace>> <<E perchè mai? non c'è ne motivo. Non è colpa tua se mia madre lavorava in un saloon>> <<Lo so ma mi sono sempre sentita.......oh, non colpevole, bensì a disagio. Erano tutti così crudeli. Una cosa che detestavo>> Lui le studiò la mano. Aveva le dita sottili, le unghie curate. Gliela rovesciò <<Serviva ai tavoli e faceva le pulizie. Non è mai salita sopra con un uomo>> La sentì irrigidirsi, ma invece di lasciarle la mano prese a strofinarle il pollice sul palmo finchè lei non si rilassò <<Le offrivano del denaro, li sentivo con le mie orecchie. Per quanto poco possedessimo, mia madre era una donna onesta>> buffy liberò le dita e si alzò <<Non ne dubito. Vuoi una fetta di crostata di mele? Bonnie e io l'abbiamo preparata oggi pomeriggio. Sono sicura che è squisita.>> Si diresse verso la credenza e tirò fuori il piatto con la torta <<C'è anche della panna>> William si alzò a sua volta e le si avvicinò togliendole il coltello di mano. Poi la fece girare verso di se <<Non intendevo metterti in imbarazzo>> <<Non sono imbarazzata>> <<no? Perchè allora hai le guance rosse?>> <<Perchè ho caldo>> <<Sei una pessima bugiarda, ti ripeto>> <<Bè mi sento un tantino a disagio. Ma non ha importanza. Possiamo parlare di tua madre, se questo può farti del bene>> <<Non si tratta solo di lei. Non immaginavo di avere tanti brutti ricordi>> <<Come mai?>> <<In questa città non mi è mai successo niente di buono>> Buffy si morse il labbro inferiore. Non era difficile intuire che cosa stesse pensando. Si stava chiedendo se anche lei costituisse un brutto ricordo. Per fortuna non aveva il coraggio di domandarglielo, perchè lui non avrebbe saputo cosa risponderle <<E' andata meglio quando l'hai lasciata?>> <<si. Molto meglio che qui>> <<Dove sei andato?>> <<Non ha importanza>> Buffy si scostò da lui <<Perchè non vuoi dirmelo?>> <<Perchè è irrilevante. Ho lasciato Landing giurando a me stesso che non ci avrei più rimesso piede. Mi sarei dovuto attenere a quella decisione, invece di essere tanto stupido da tornare>> <<sì, avresti dovuto farlo>> Lei afferrò il coltello e tagliò la crostata. L'aveva ferita appariva chiaro. William si appoggiò al tavolo e incrociò le braccia. Non gli era restata altra scelta. Se avesse cominciato a raccontarle dove era stato, avrebbe ricordato il perchè era fuggito. E subito dopo gli sarebbe tornato in mente quanto l'avesse amata. Una cosa che doveva evitare a qualsiasi costo <<Un anno passerà in fretta e non sarai più costretto a tornare. Potrai limitarti a prender su tutto ciò che ti appartiene e.....>> Buffy si interruppe di colpo portandosi una mano alla bocca <<Che c'è?>> <<Mi sono ricordata di una cosa. Scusami>> Corse fuori dalla stanza e su per le scale. Non potendo chaimarla per timore di svegliare Bonnie, lui la seguì. Giunto sul pianerottolo, si fece guidare dal rumore dei cassetti che venivano aperti e richiusi. C'erano diversi usci lungo il corridoio, ma uno solo era aperto. Mentre avanzava, Wiliam si impose di tornare in cucina. buffy era andata nella sua stanza da letto. Stava per girarsi allorchè gli giunse un suono soffocato <<dove diavolo ho messo quella dannata chiave?>> La curiosità ebbe la meglio sui buoni propositi. Si avvicinò senza far rumore alla porta spalancata e sbirciò all'interno. Lei era china su un cassetto del comò. Un grosso scrigno era poggiato sul pavimento, ma non fu questo a catturare la sua attenzione. Fu il letto. Aprì la bocca, ma la sua mente fu incapace di formulare un solo pensiero. Se qualcuno gli avesse detto che Buffy Summers nascondeva dei segreti sarebbe scoppiato in una risata. Se qualcuno gli avesse detto che Buffy era in grado di scioccarlo, lo avrebbe creduto ubriaco. Si sarebbe sbagliato in tutte e due i casi. Avanzò di un passo, poi di un altro, fermandosi ai piedi del letto. Il copriletto era celato sotto dei mucchi di biancheria femminile. Ma non era questa la cosa sconvolgente. Naturale che Buffy la usasse. Ma l'assennata, rispettabile Buffy avrebbe indossato biancheria di cotone o al massimo di delicata batista. Forse avrebbe aggiunto un nastrino rosa alla camiciola, una striscia di pizzo alla sottogonna. Ma i tessuti scintillanti che aveva davanti a se erano raso, seta e trine spumeggianti. Un lento sorriso gli curvò le labbra. Uno dei molti vantaggi nell'essere cresciouto in mezzo a delle donne che intrattenevano gli uomini per denaro era la capacità di saper distinguere il cotone dalla seta. Costosi pizzi francesi e civettuoli copribusto non avevano misteri per lui. Sapeva che cosa avrebbe potuto indossare la proprietaria di un emporio del Kansas sotto il modesto abito di cotonina e non era quello che stava vedendo. Sollevò una sottilissima camicia da notte ornata di elaborati ricami. L'impalpabile seta rosa gli sgusciò fra le dita <<Trovata!>> esclamò Buffy in tono di trionfo. Sollevò una chiave, cadde in ginocchio e aprì lo scrigno. Dopo aver rovistato all'interno per alcuni secondi estrasse un oggetto e si raddrizzò. I loro occhi si incontrarono. Lei avvampò dal colletto dell'abito alla radice dei capelli sbarrando gli occhi <<C.......cosa stai facendo qui?>> <<E tu che ci fai con questa?>> William sollevò la camicia da notte <<Io.......bè.........io...>> si schiarì la voce <<Non sono tenuta a spiegarlo a te. Questa è la mia stanza e ti ordino di andartene. Subito!>> Lui non si mosse <<Ammetto di essere esterrefatto. Seta e pizzo francese? Nessuno ne è a conoscenza vero?>> <<La mia biancheria non ti riguarda, William Kincaid. Vattene immediatamente>> William la percorse con lo sguardo <<Hai indosso qualcosa di simile vero? Sono impressionato>> <<William!>> Lui si fece scivolare la camicia da notte fra le dita. Gettandoglisi addosso come una furia, Buffy gli afferrò il braccio <<Non riesco a credere che tu possa essere tanto villano! Come osi entrare nella mia stanza e toccare la mia biancheria personale? Non hai un minmo di educazione? Un minimo di pudore?>> <<No, nessuno. Neanche tu è evidente. Scommeterei la testa che quella bacchettona di tua sorella non ha la più pallida idea della tua costumatezza>> Buffy lo spinse fuori dalla stanza e chiuse la porta <<Non sono ne perversa ne costumata. Durante il mio ultimo viaggio a St. Louis ho acquistato delle cose per l'emporio. Dato che non le ho vendute, me le sono portate a casa. Non voglio che si sciupino e comunque non sono affari tuoi>> Il rossore le si era cancellato dal viso lasciandole soltanto due chiazze sugli zigomi. Tremava come una foglia <<Non cercare di mentire. Inoltre>> aggiunse William facendole scorrere l'indice dal mento al lobo dell'orecchio <<Mi piace sapere che sotto quell'abito così rispettabile nascondi sete e trine>> Anche la sua pelle era di seta, pensò continuando ad accarezzarla. E la sua bocca........ <<Accidenti a te, Buffy. Hai sempre costituito una simile tentazione?>> Le labbra le si dischiusero, il suo respiro si fece ansante. Gli occhi verdi si fecero tempestosi <<Penso di si>> Non fu che un sussurro. Lui accostò la bocca alla sua <<Credo che tu abbia ragione>>



Buffy si irrigidì, in attesa del tocco delle sue labbra. Fuggevolmente si disse che avrebbe dovuto respingerlo finchè le restava un briciolo di lucidità. Era una follia permettergli di baciarla, sarebbe andata a cacciarsi in qualche guaio. E non sarebbe stata la prima volta. Anche se fosse vissuta fino a cent'anni, non avrebbe mai dimenticato il ragazzo che era stato un tempo. Nè l'immagine di lui nella sua stanza da letto con la sua biancheria fra le dita. Si sentiva mortificata, sgomenta e incredibilmente......... William premette la bocca contro la sua. Fu come se una ventata impetuosa le avesse investito la mente spazzando via ogni pensiero. Piegò le dita contro il palmo delle mani. Nella sinistra sentì l'oggetto che era salita a prendere poco prima. Dopo esserselo infilato nella tasca della gonna, alzò le braccia e gliele allacciò intorno al collo. Era una signora. Avrebbe dovuto mostrarsi schiva e riservata, intimidita dall'indole animalesca dell'uomo. Avrebbe dovuto recitare la parte della vergine riluttante. Ma quell'uomo era William e lei non era mai riuscita a comportarsi correttamente con lui. Mentre la pressione delle sue labbra si intensificava, si sollevò sulla punta dei piedi aderendo al suo corpo. Aveva bisogno che lui l'abbracciasse forte, quella sera. Forse a causa della discussione con Anya. O del passato. O forse si sentiva così fragile perchè stava cominciando a pensare di assomigliargli più di quanto non fosse disposta ad ammettere. Gli scese e risalì con le mani lungo le braccia godendo del calore che emanava. Gli strinse un attimo le spalle e gli abbassò le dita sul petto tracciando piccoli cerchi prima di cingergli la vita. Nel sentire il suo gemito esultò. Qualunque cosa fosse successa in quei sette anni, aveva ancora il potere di risvegliare la sua passione. Si stava rallegrando con se stessa, quando William le percorse la fessura delle labbra con la lingua. Lei le dischiuse fremendo per l'eccitazione. Lui si limitò a mordicchiarle teneramente il labbro inferiore. Il respiro le uscì in un ansito, le gambe minacciarono di piegarsi sotto di lei. Sentì le sue mani scenderle sulle spalle, lungo la schiena e posarsi sui fianchi. Quando William l'attirò ancora più contro di se, si protese verso di lui. Una volta, mentre si stavano baciando sulla riva del ruscello, una mano le era rimasta stretta fra i loro corpi. Mentre la sua lingua operava la consueta magia, lui le aveva premuto il palmo contro una protuberanza. Lei, allora, non aveva avuto che un'idea molto vaga di quanto accadeva fra un uomo e una donna. Quello strano contatto l'aveva spaventata ed eccitata allo stesso tempo, ma senza lasciarle il tempo di esplorare o di fare domande, William le aveva spostato le dita. In quel momento mentre i suoi fianchi snelli si muovevano contro di lei, imprecò contro gli abiti che le impedivano di sentire quella parte misteriosa della sua anatomia. Le sue dita le risalirono all'altezza della vita. Le piaceva sentirlo così vicino, le piacevano le sue carezze. Ma desiderava di più. Intuiva che si stava trattenendo, pur ignorando per quale motivo. Resa audace dalla frustazione si ritrasse <<William........>> Gli occhi di lui incontrarono i suoi. Buffy vi scorse il fuoco e comprese da dove scaturissero quelle fiamme. Erano le stesse che guizzavano lungo le sue membra lasciandola in preda al desiderio di qualcosa che non capiva <<Baciami>> mormorò <<Lo sto facendo>> <<No. Stai giocando>> Il sorriso gli si cancellò dalle labbra lasciando il posto ad un'espressione perspicace <<Sei diventata impaziente durante la mia assenza>> Non poteva ammetterlo, si disse Buffy, però poteva stuzzicarlo come lui stuzzicava lei. Circondandolo con le braccia, abbassò lentamente le mani fino a posargliele sui fianchi. Piano, piano continuando a ripetersi che era una donna perversa e che sarebbe finita all'inferno, gliele fece scivolare lungo i pantaloni finchè non avvertì la sua eccitazione sotto i polpastrelli. Flettè leggermente le dita. Lo udì trattenere il fiato e sentì rafforzarsi la sua stretta attorno alla vita. Il fuoco divampò fra loro sprigionando una miriade di scintille <<Accidenti a te>> William pronunciò quelle parole come se fossero la più dolce delle carezze, poi si chinò per impossessarsi delle sue labbra. Questa non ci furono esitazioni ne riserve. La sua lingua penetrò nei segreti della sua bocca, esigendo una risposta. Il cuore prese a martellarle sempre più in fretta. Ricambiò il bacio con identico ardore, aggrappandosi a lui mentre il mondo si dissolveva, non lasciando che quell'uomo e le sensazioni che le procurava. Scostandosi un poco, lui le baciò il mento, il collo e la gola. Buffy rovesciò la testa abbandonandosi. Il soffio di aria fresca sul petto la colse alla sprovvista. Subito dopo, sentendo le sue dita sulla pelle nuda, capì che le aveva sbottonato il corpino. Lo choc la paralizzò. Avrebbe dovuto protestare, pensò. Quando le sue nocche le sfiorarono la parte esterna del seno, trasalì violentemente. William si raddrizzò riprendendo a baciarle il collo e a mordicchiarle le orecchie. Una sensazione meravigliosa. Più meravigliosa di quanto ricordasse. Quando si accorse che le sue dita le stavano slacciando altri bottoni, l'assalì un vago senso di panico. Fissò il suo viso famigliare, i capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte. La durezza dei suoi lineamenti era nuova, al pari delle rughe attorno agli occhi. Ma era sempre William. Quasi avesse percepito il suo sguardo, lui immobilizzò la mano <<Sei così bella>> sussurrò <<Non aver paura>> <<William, io........>> <<Fidati di me>> le scostò i due lembi del corpino e sciolse il nastro che le chiudeva il copribusto. Poi le posò la bocca su un seno. Calda e umida, la sua lingua ne tracciò l'attaccatura. Fra lui e la sua pelle nuda non c'era che la seta sottile della camiciola. Buffy trattenne il fiato sperando che smettesse, augurandosi che continuasse. Le sue dita scivolarono sulla seta suscitando un turbine di sensazioni lungo le braccia e le gambe, lungo il torace e lo stomaco e sopratutto in fondo all'addome. Strano, le venne in mente, come quella sensazione fosse quasi dolorosa. William le sfregò i pollici sui capezzoli fino a farli inturgidire. Poi fece una cosa stupefacente. Gliene prese uno in bocca e vi strofinò sopra la lingua. Con un gemito lei gli afferrò la testa <<William, oh William. Come puoi fare una cosa simile? Come riesci a farmi provare quello che provo?>> spostandole la bocca sull'altro seno, lui ripetè quella dolce tortura. Quando accennò a tirarsi indietro, lei gli intrecciò le dita fra i capelli <<No, non smettere>> La sua risata sommessa la rese improvvisamente consapevole di quanto stavano facendo. Sfilandogli le dita dai capelli, gliele posò sulle spalle e lo respinse. William si raddrizzò e la guardò. Quindi le abbassò lo sguardo sul seno. Imitandolo, lei vide la seta umida che le aderiva alla pelle. Era talmente trasparente, che tanto valeva che fosse nuda <<Sei più bella di quanto non immaginassi. Sopratutto con la biancheria di seta>> Il fatto che lui si limitasse a canzonarla non le impedì di sentirsi in colpa <<William!>> proruppe indignata affrettandosi a riabbottonarsi il corpino <<Guardami. Buffy>> Lei non voleva guardarlo. Stava ancora arrossendo. Aveva paura di quello che le aveva fatto provare e di ciò che gli avrebbe letto negli occhi. Tuttavia non poteva rifiutarsi per l'eternità. Piano piano, sollevò lo sguardo <<I tuoi vergognosi segreti sono al sicuro con me>> <<E questo dovrebbe tranquillizzarmi?>> <<Certo. Pensa che cosa direbbero le timorate signore di Landing se sapessero che cosa porti sotto gli abiti>> Sorridendo, Wiliam allungò una mano verso il corpino del suo abito, ma lei si tirò indietro <<Adesso non diventarmi timida>> <<Non posso farne a meno. Sono sconvolta per quello che abbiamo fatto>> il sorriso gli si cancellò dalle labbra <<Meno male che hai detto abbiamo>> <<Non nego di non aver opposto resistenza quando tu......Ma nessuno deve saperlo>> <<Ho sempre mantenuto i tuoi segreti, Buffy. Puoi fidarti di me>> L'ultima fiammella di passione guizzò fra loro e si spense. Buffy sapeva benissimo a che cosa si riferisse. Non aveva mai fatto parola dei loro incontri sette anni addietro. Non aveva mai ripetuto le cose orribili che lei gli aveva detto <<Mi dispiace>> bisbigliò <<Perchè? Ti sei limitata a esprimere i tuoi pensieri>> Lei ebbe l'impressione che l'avesse schiaffeggiata. Ma non poteva smentirlo. All'epoca avrebbe detto qualsiasi cosa per convincerlo che non lo amava più <<Inoltre, se sei fortunata e la città mi accetta, potrai confessare uno dei tuoi segreti senza che qualcuno ti giudichi meno rispettabile. Fatta forse eccezione per Anya. Dubito che mi considerà mai più di un.........>> <<Taci! Smetti di riferirti a te stesso con quella parola. Non voglio sentirla mai più>> William la osservò per diversi secondi senza che Buffy riuscisse a decifrare la sua espressione. Si rifiutava di sentirgli dire che lui si considerava ancora un bastardo. Era un uomo troppo perbene. Lo era sempre stato, ma sette anni prima lei era troppo giovane per capirlo <<E' meglio che vada>> dichiarò lui avviandosi lungo le scale <<Bonnie dovrebbe essere a letto già da un pezzo>> <<Lasciala qui. Sta gia dormendo. So che sei convinto che io non la voglia, ma non è vero. mi dispiace di aver esitato quando me l'hai chiesto, ma sei stato ingiusto nei miei confronti. Le voglio bene>> <<Ti credo, ma devo ugualmente prtarla con me. Io la capisco e questa è la cosa che più le occorre al momento>> Dato che lui aveva raggiunto il fondo delle scale e lei si trovava sull'ultimo gradino, riusciva a guardarlo direttamente negli occhi <<La capisco anch'io. Non ero molto più grande di lei quando ho perso mia madre. So cosa prova. Sono in grado di aiutarla>> <<Non si tratta di questo. Tu appartenevi a una famiglia rispettabile. La

madre di Bonnie era una ragazza di saloon. Come farai a spiegarglielo quando comincerà a fare domande?>> Buffy lo ignorava. Che cosa avrebbe potuto rispondere alla bambina? William aveva ragione. Ancora una volta. Prima di passargli davanti, si infilò le mani in tasca ed estrasse l'oggetto che aveva tolto dallo scrigno <<E' tuo. Intendevo restituirtelo ieri sera, ma me ne sono dimenticata>> Lui fissò il temperino. La luce dell'ingresso si rifletteva sulla superficie illuminando le iniziali intagliate <<Come mai lo hai conservato?>> <<non lo so. Ho avuto spesso l'intenzione di buttarlo via, ma non ci sono mai riuscita. Prendo la roba di Bonnie>> Buffy ficcò le scarpe e gli abiti nuovi in una borsa di tela e vi mise sopra la bambola. William prese fra le braccia la bimba addormentata e se la strinse al petto. lei gli consegnò la borsa. Gli aprì la porta <<Buonanotte>> bisbigliò. Lui tardò molto a rispondere <<C'è qualcosa fra te e quell'agricoltore?>> sbottò all'improvviso <<cameron? No, naturalmente>> <<bene>> commentò William varcando la soglia. Buffy lo seguì con lo sguardo finchè non scomparve alla vista. Bene? Pensava che fosse un bene che lei non avesse alcun rapporto con l'attraente Cameron Forbes? E Perchè? Aveva gia chiuso la porta e stava spegnendo le luci, quando trovò la risposta. William era geloso. Avrebbe potuto farne a meno. Non c'era mai stato che lui nella sua vita. E cominciava a chiedersi se ci sarebbe stato di nuovo.


<<Ci metterai anche del pizzo?>> domandò Bonnie <<Certo al collo e ai polsi>> Buffy sollevò l'abititno azzurro che stava adattando alle sue misure <<Vedi come è carino? Ha il colore dei tuoi occhi>> Era trascorsa più di una settimana dal giorno in cui William aveva portato all'emporio la bambina magrissima e spaventata. Da allora avevano passato insieme la maggior parte delle loro giornate. Lui gliela lasciava alla mattina e passava a riprenderla prima di tornare in albergo. Non c'era più stata una replica della prima sera, quando William si era fermato a cena e bè.........avevano fatto quello che avevano fatto. Lei portava la bambina a casa sua, ma aveva sempre cura di tornare all'emporio prima del tramonto <<Era tuo?>> domandò Bonnie accarezzando il pesante cotone <<Si quando ero un pò più grande di te. Credo di averlo indossato soltanto un paio di volte, quindi è praticamente nuovo. Starà meglio a te di quanto non sia mai stato a me. Hai dei capelli neri così belli>> Lei sorrise timidamente, quasi i complimenti le fossero estranei quanto lo erano stati i pasti regolari. Ma in quegli ultimi giorni i lividi erano impalliditi e il suo viso aveva perso l'aria smunta e famelica <<Andremo alla festa campestre, vero?>> <<Si. Domenica, dopo la funzione in chiesa>> <<Non sono mai stata in chiesa>> Buffy la fissò a bocca aperta. Non era mai stata in chiesa? Stava per dire qualcosa ma ci ripensò. Naturale che Bonnie non ci fosse mai stata. Chi l'avrebbe accompagnata? A sua madre sarebbe stato sbarrato l'ingresso dell'edificio più sacro di Landing. E se la signora Jarvis non aveva provveduto alle sue necessità fisiche, perchè avrebbe dovuto preoccuparsi della salvezza della sua anima? <<Ti piacerà, vedrai>> Le sorrise <<Ci sono i canti e il pastore legge la Bibbia. Ci parla di Dio. A volte parla un pò troppo, ma ha una bella voce perciò lo ascoltiamo volentieri>> <<ci sono i canti anche alla festa?>> <<Qualche volta. si tratta sopratutto di un picnic per dare il benvenuto a William, il nuovo sceriffo>> <<Un picnic? Ne ho sentito parlare. Ci sarà il pollo fritto?>> <<Senza dubbio. E le torte e la limonata>> <<Anche per me?>> <<naturalmente>> <<Sono contenta che William sia il nuovo sceriffo>> Lei rise <<Non ne ho alcun dubbio>> Riportando la sua attenzione sull'abito, riprese a scucire l'orlo. Purtroppo non tutti condividevano l'entusiasmo di Bonnie. William continuava ad indagare sulla morte di Laurie Smith e molti cittadini lo accusavano di dedicare troppo tempo a una faccenda che consideravano priva di importanza. Proprio il giorno innanzi lei aveva avuto una discussione in proposito con la signora Greeley. In un accesso di collera le aveva detto che avrebbe dovuto ringraziare il cielo che William si prendesse tanto a cuore la cosa. Se qualcuno avesse ammazzato suo marito perchè faceva pagare un prezzo eccessivo per la carne, William avrebbe fatto in modo di consegnare il colpevole alla giustizia. Se n'era pentita all'istante, ben sapendo che il suo battibecco con la moglie del macellaio non avrebbe tardato a diventare di domilio pubblico. Una delle ragioni per cui quella mattina aveva portato Bonnie a casa sua, era stato appunto quella di evitare sua sorella. poichè il giorno precedente era piovuto e il sentiero di accesso alla villa si era trasformato in un fiume di fango, Anya non avrebbe mai rischiato di rovinarsi un paio di scarpe per arrivare lì. Per fortuna le persone come Anya e la signora Greeley sembravano in netta minoranza. I nuovi coloni erano in numero sufficiente a far pendere la bilancia a favore di William, il quale trovava dei sostenitori anche fra le persone più impensate. Lei era rimasta di stucco quando aveva appreso che era stata la signora Joyce a organizzare la festa in suo onore, dal momento che aveva sempre sosotenuto che William era bello come il peccato e che il peccato portava con se un sacco di guai. Forse pensava che i guai causati da un peccato così bello non fossero tanto terribili <<Potresti fare anche un vestito per la mia bambola?>> le domandò Bonnie <<Penso di si>> <<E per Alice?>> Sveglata dal suo sonnellino, la gattina era venuta a curiosare <<Credo che alice sia più che soddisfatta della sua pelliccia>> <<E tu cosa ti metterai?>> <<Oh, ho un sacco di vestiti>> <<Ma dovrai indossare qualcosa di speciale>> <<Troverò l'abito adatto>> <<Perchè non lo scegliamo subito?>> Buffy appoggiò l'abitino azzurro <<D'accordo>> Prese la bambina per mano e salì nella sua stanza. C'erano un grande armadio in fondo al letto e uno più piccolo accanto alla finestra. Spalancò quello più grande <<Che ne dici di questo?>> domandò tirando fuori un abito di cotone a fiori che doveva avere almeno quattro anni. Le cuciture erano visibili sulle spalle e la stoffa aveva perso tutta la sua consistenza. Arrampicata sul letto, Bonnie scosse la testa <<Non mi piace Buffy>> <<Va bene>> Questa volta lei estrasse un abito celeste. Era grazioso, ma il colore non le donava. prima ancora che Bonnie arricciasse il naso, lo aveva gia riappeso. Ne esaminarono altri, fra di cui uno di seta rosa, che secondo Bonnie sarebbe potuto andare bene. Poi la bambina le indicò l'altro armadio <<Che cosa c'è là dentro?>> Lei esitò. Non avrebbe dovuto mostrarglielo, tanto più che non l'avrebbe mai potuto indossarlo. Era un abito assolutamente scandaloso. Nessuno lo aveva mai visto e all'improvviso si scoprì di desiderare l'opinione della bambina <<E' un abito molto speciale>> dichiarò avvicinandosi all'armadio <<Ma si tratta di un segreto. Non dovrai dirlo a nessuno. Hai capito?>> Bonnie annuì energicamente. Buffy spalancò l'armadio. Per metà era occupato da una fila di mensole su cui teneva la biancheria di seta che William aveva visto una settimana prima. Arrossì al ricordo. Quella sera aveva riordinato i vari capi mentre Bonnie dormiva e lui era entrato nella sua stanza prima che avesse avuto la possibilità di mettere via ogni cosa. ma non prese nessuno di quegli indumenti. tirò fuori invece un abito color avorio. La scollatura indecentemente profonda era bordata di roselline di un'accesa tonalità di rosa. Le maniche minuscole si sarebbero limitate a coprirle le spalle, lasciandole le braccia completamente nude. Dal corpino aderente partiva una gonna voluminosa che si raccoglieva all'altezza dei fianchi sulla gonna di tulle. File e file di balze erano bordate di nastri rosa. I trenta centimetri al di sopra dell'orlo erano fittamente pieghettati. Girò l'abito lentamente in modo che Bonnie potesse ammirare la parte posteriore. Una cascata di nastri e roselline arrivava fino a terra. Era un abito degno di una principessa. La bambina lo fissò a bocca aperta <<Oh Buffy, è così bello. E' la cosa più bella che abbia mai visto in vita mia>> <<Lo so. E' una creazione di Worth. Tre anni fa andai a St. Louis per fare acquisti per l'emporio. Quest'abito era stato ordinato da una signora che poi aveva cambiato idea. L'uomo da cui acquistavo i miei abiti confezionati me lo mostrò e io......bè non ho saputo resistere>> Era stata una perversione da parte sua, lo sapeva, ma se n'era infischiata <<Mettiti questo>> disse Bonnie <<No, non posso>> Buffy lo riappese nell'armadio. Il solo pensiero di ciò che avrebbe detto la gente, di quello che avrebbe detto Anya, era sufficiente a farla rabbrividire. Al pari della biancheria costituiva un suo vergognoso segreto <<E' stupendo dovresti indossarlo. Anche il mio sarà bellissimo, eppure lo indosserò>> <<E' un abito di Worth, un famoso sarto parigino>> <<E lui non vuole che tu lo porti?>> Forse, pensò Buffy, ma non nel Kansas <<Si ma non alla festa campestre>> <<Allora potrai metterti quello rosa. Staremo bene insieme>> dichiarò Bonnie <<Certo>> Chinandosi Buffy la strinse a se. avvertì una fitta lancinante al petto. Anche se si sforzò di ignorarne la causa, le fu impossibile. Amava il suo lavoro. La gratificava e le impediva di impazzire a poco a poco, rinchiusa in quella enorme casa. Negli ultimi anni si era detta e ripetuta che l'emporio le bastava. Che era fortunata a poter svolgere un'attività. La maggior parte delle donne non ne avevano la possibilità. Ma mentre Bonnie si rannicchiava contro di lei, si rese conto di aver ingannato se stessa. Così come stare a casa tutto il giorno non l'avrebbe soddisfatta, neanche l'emporio le era sufficiente. Si sentiva sola da tanto, tanto tempo. Raddrizzandosi, si chiese che cosa potesse fare in proposito. Anelava alle gioie normali di qualsiasi donna. Una famiglia e un marito. Ma come? E con chi? Da quando aveva sedici anni non c'era stato che un uomo nella sua vita. E di li un anno quell'uomo se ne sarebbe andato.


Mentre si avvicinavano alla chiesa, William abbassò lo sguardo su Bonnie. Alice, la cameriera, le aveva acconciato i capelli in una cascata di boccoli. L'abito azzurro con il grande colletto di pizzo aveva esaltato il colore dei suoi occhi. Era incantevole, una copia in miniatura di sua madre. Gli uomini che aveva frequentato Laurie si sarebbero innervositi nel notare l'impressionante somiglianza tra lei e sua figlia, e questo avrebbe gettato un ombra alla festa. La giornata si prospettava lunga e faticosa. Man mano che avanzavano, i diversi gruppi di persone che stavano conversando sul sagrato tacquero ad uno a uno. Bonnie gli si aggrappò alla mano e si strinse al petto la bambola. I greeley erano i più vicini al vialetto d'accesso <<Buongiorno, scer.....>> Quando la moglie gli mollò una gomitata alle costole, il macellaio si interruppe di colpo. Il sole splendeva radioso nel cielo del mattino. Gli ucceli cinguettavano sugli alberi. Uomini, donne e bambini indossavano i loro abiti migliori. Quell'aria festosa avrebbe dovuto infondergli un senso di compiacimento, pensò William. Invece avrebbe voluto girare i tacchi e fuggire a gambe levate. Ma non poteva farlo. Era di vitale importanza che Bonnie venisse accettata dagli abitanti della città, anche se cominciava a chiedersi se sarebbe mai stato possibile <<Buongiorno, sceriffo>> William si volse al suono della voce familiare. La signora Joyce stava venendo verso di loro, il cappello ornato di piume che sobbalzava ad ogni passo <<Signora Joyce>> la vedova si chinò su Bonnie <<Mio dio come sei carina>> <<Buffy mi ha fatto questo abito perchè ha il colore dei miei occhi>> <<E' vero. Hai degli occhi meravigliosi>> La signora Joyce si raddrizzò <<Sono molto arrabbiata con voi, william Kincaid>> Lui si irrigidì pronto a portare via Bonnie se le cose si fossero messe male <<Vi siete tenuto questa deliziosa bambina tutta per voi. Avreste dovuto darla a me. L'avrei ospitata volentieri>> <<Voi!?>> <<Si, io. Chiudete la bocca e piantatela di fissarmi con quell'aria da ebete. So quel che dicono alcuni nostri concittadini e non vi perdono per aver pensato che anch'io fossi del loro parere>> William non seppe cosa rispondere. Neanche per un attimo gli era venuto in mente di affidarle Bonnie, dato che la signora Joyce si era sempre risolutamente schierata dalla parte dei cosiddetti benpensanti. Quando lui era bambino, gli aveva rimproverato spesso la sua capacità di andare a cacciarsi nei guai. Forse non era poi così odiosa come aveva pensato all'epoca. Forse si era limitata a preoccuparsi per lui <<William?>> Bonnie gli tirò la manica <<Per favore, non mandarmi via>> <<Resterai sempre con me tesoro>> le sorrise lui <<Sta tranquilla. La signora Joyce ti stava solo offrendo ospitalità>> La vedova annuì <<Sei una bambina deliziosa e ci divertiamo molto all'emporio. Le sto insegnando l'aritmetica, sapete William. E' davvero intelligente. Dunque, pensate di rimanere li impalato o avete intenzione di accompagnarmi in chiesa?>> <<Sono sbalordito signora>> William le offrì il braccio <<E' nuovo il vostro cappello? incantevole>> <<Non cercate di lisciarmi con le vostre lusinghe, giovanotto. Sono troppo vecchia per queste cose. Dunque, vediamo......andremo a sederci laggiù, accanto a Buffy>> La signora Joyce si incamminò con passo deciso <<No, prima io>> Scivolò nel banco e si sistemò le gonne. Bonnie prese posto accanto a lei e William all'estremità del banco. Tentò di sbirciare al di là della vedova per salutare Buffy, ma il cappello di questa era troppo voluminoso. Si accontentò di osservare la chiesa. In quei sette anni non era molto cambiata. I banchi erano ancora delle scomode panche senza schienale, il pulpito estremamente semplice. l'unica novità era il giovane dalla faccia di topo che faceva scorrere le dita sulla tastiera di un organo <<Una volta non c'era>> bisbigliò alla signora Joyce <<oh è vero. Buffy lo ha donato alla chiesa tre anni fa. Siamo fortunati ad avere il nostro organo e un pastore fisso qui a Landing. Le città del circondario devono accontentarsi di averlo una volta al mese>> <<Si, è una vera fortuna>> Joyce lo fulminò con un'occhiataccia, ma lui la ignorò. Avrebbe scommesso la paga di una settimana che Anya aveva estorto l'organo alla sorella con un ricatto. E dato la paga di un'altra settimana per scoprire in che modo. La signora Greeley e il marito stavano percorrendo la navata <<Buongiorno Annabel. buongiorno winston. Come state?>> li salutò Joyce. La coppia si fermò. Il viso della signora Greeley si alterò per la frazione di un'istante, poi si volse verso il loro banco <<Buongiorno a voi, Joyce. Benissimo, grazie>> <<Conoscete William, naturalmente. E questa è Bonnie>> Anabel Greeley impallidì, aggrappandosi con una tale forza alla sua borsetta da far pensare che intendesse farla a pezzi. Infine fece un profondo respiro ed annuì <<Buffy, sceriffo>> Digrignò i denti <<Bonnie>> Joyce seguitò a fermare tutti quelli che entravano, finchè Bonnie non fu presentata all'intera congregazione. Quando la funzione ebbe inizio, William era troppo esausto per poter fare altro all'infuori di ascoltare. Tuttavia il sermone di Xander Harris catturò la sua attenzione, sopratutto quando, dopo una decina di minuti, cominciò a parlare dei terribili castighi che attendevano i peccatori. Gli parve di sentire su di se gli occhi di tutta la comunità. Benchè quelle parole fossero chiaramente destinate a lui e alla piccola Bonnie, il loro impatto sull'uditorio venne attenuato dall'atteggiamento favorevole della vedova Joyce. Si sporse verso di lei <<Vi ringrazio per averle spianato la strada>> bisbigliò <<Immagino che non vogliate spiegarmene il motivo>> <<Ho sempre sostenuto che eravate bello come il peccato, William Kincaid. Può darsi che sia abbastanza vecchia da poter essere vostra nonna, ma non sono ne sorda ne cieca. E poi mi piace la bambina. Ora tacete e prestate attenzione alla predica>> Quando questa giunse al termine, lui aveva i crampi alle gambe e la schiena indolenzita <<Impossibile addormentarsi su queste panche, non è vero?>> <<No, Xander non sarebbe affatto contento>> rise la signora Joyce <<Sbrigatevi, William, dobbiamo andare alla festa. Siete l'ospite d'onore e non potete arrivare in ritardo>> alzandosi, lui si piazzò al centro della navata, in attesa che Buffy lo raggiungesse <<buongiorno>> bisbigliò. Lei farfugliò qualcosa di inintelleggibile e abbassò il capo. Lui notò il rossore che le imporporava le guance. ma non fu che quando la vide mordersi il labbro che capì il motivo della sua timidezza. Quel giorno appariva completamente diversa dalla ragazza di alcune sere prima. I suoi capelli biondi erano raccolti in una elaborata acconciatura, in cima alla quale era sistemato un cappellino di paglia ornato di nastri. L'abito di seta rosa aderiva al suo corpo a sufficienza da rammentargli ciò che aveva visto,toccato e assaporato. Quella mattina appariva come l'incarnazione della rispettabilità. William avvertì più di quanto non avrebbe creduto possibile la mancanza della ragazza un pò scarmigliata che ben conosceva. Gli mancavano il suo sorriso e il suo spirito, la sensazione che fosse accessibile e disponibile. Quella Buffy Summers era invece distante e altezzosa quanto sua sorella. portò lo sguardo in direzione dell'ingresso della chiesa, dove Xander arris e sua moglie stavano salutando i loro parrocchiani. Anya indossava un abito verde talmente inamidato, da dare l'impressione di stare in piedi da solo. Le sue labbra strette e la sua posa militaresca lo fecero rabbrividire. Forse era stato troppo frettoloso a paragonare Buffy a sua sorella <<Di che cosa stai ridendo?>> gli domandò lei <<Del fatto che non assomigli più a Anya. Una volta la gente aveva difficoltà a distinguervi l'una dall'altra>> <<Tu ci sei sempre riuscito>> William fissò le iridi nocciola dei suoi occhi a mandorla. Percepiva il profumo di rose che si sprigionava dai suoi capelli e il seducente calore del suo corpo. C'era stato un tempo in cui aveva pensato di sposarla. Quando gliel'aveva chiesto e lei aveva accettato, non era riuscito a credere che una ragazza simile potesse desiderare per marito un uomo come lui. Aveva consentito a diventare sua moglie quando il massimo che aveva potuto offrirle era la speranza di poter acquistare un giorno la vecchia scuderia di cavalli da nolo. Nessuno dei suoi sogni si era avverato. Era stato costretto a lasciare la città e lei si era rifiutata di seguirlo, investendolo con una tale veemenza da impedirgli di ripetere l'errore di chiederglielo. Ora contro ogni sua altra previsione era tornato a Landing e Buffy possedeva ancora la capacità di metterlo in ginocchio <<Ieri Bonnie e io abbiamo preparato dei piatti freddi per il picnic. Vuoi pranzare con noi?>> <<Sai bene che cosa significherebbe>> Lei annuì lentamente <<Anya non approverebbe>> <<Non mi occorre la sua approvazione>> Parole coraggiose, se un tremito non le avesse percorso le labbra <<D'accordo signorina Summers. Sarà un onore unirmi a voi>> William le offrì il braccio. Preceduti da Bonnie, si avviarono all'uscita. Diverse famiglie si erano gia sistemate sotto gli alberi che circondavano il sagrato. Buffy si diresse verso il grosso paniere che aveva lasciato all'ombra. Prima che riuscissero a trovare uno spazio disponibile, la signora Joyce li chiamò <<Buffy, William da questa parte. Vi ho tenuto il posto>> Lei scrollò le spalle <<E' animata da buone intenzioni>> <<Per me va bene>> <<Mi meraviglio>> <<Perchè?La signora Joyce è convinta che io sia bello come il peccato>> Dopo che tutti si furono sistemati e serviti, Buffy si appoggiò al tronco di un albero con le gambe sotto di se. Il rosa dell'abito si rifletteva sul suo viso e William si scoprì ripetutamente a portare lo sguardo sulla sua bocca <<Che cosa stai guardando?>> gli domandò lei a bassa voce per non farsi udire da Bonnie e dalla signora Joyce

<<Te. Sei incantevole oggi>> mormorò lui <<Quell'abito è delizioso>> aggiunse a voce più alta <<Ne ha uno molto più bello>> dichiarò Bonnie <<Bianco, con dei fiori qui>> aggiunse posandosi una mano sul petto <<E dei nastri dietro, con un enorme fiocco>> Joyce agitò in aria una coscia di pollo <<Perchè non l'avete indossato, Buffy?>> <<Non era adatto>> ribattè lei prima di rivolgersi a Bonnie <<non avresti dovuto parlarne>> <<oh! Me ne ero dimenticata>> William si allungò ai piedi di Buffy appoggiando la testa sulla mano <<Per che cosa è adatto?>> Lei gli scoccò un'occhiataccia. William la studiò intuendo che doveva trattarsi di un altro dei suoi vergognosi segreti. Le percorse il corpino con lo sguardo chiedendosi che cosa indossasse al di sotto. Raso e pizzi francesi? O forse una finissima seta che le accarezzava la pelle? Il sangue gli si incendiò all'istante costringendolo a passarsi un dito all'interno del colletto della camicia <<Che cosa ha di tanto speciale quell'abito?>> <<Niente. E' sfarzoso tutto qui. Non potrei certo indossarlo a una festa campestre>> <<Un altro segreto, dunque?>> <<Uno dei molti temo>> gli sorrise lei <<Non è necessario che ti scusi. I tuoi segreti mi incuriosiscono>> <<Sul serio?>> C'era una strana luce nei suoi occhi. Qualcosa che lo indusse a desiderare di attirarla a se e baciarla. O a tenerla scostata da se e costringerla a rivelargli che cosa stesse pensando. Buffy era cambiata in quei sette anni. la ragazza timida a cui aveva donato il suo cuore era maturata. Si lasciava ancora influenzare troppo facilmente dall'opinione altrui, ma era riuscita a ribellarsi a sufficienza da usare pizzi francesi. Il buonoumore lo abbandonò nel ricordare che i pizzi francesi non erano sufficienti. Si tirò su lentamente. Baci appassionati e soffici curve femminili non sarebbero bastati a fargli dimenticare il passato <<hai visto quel passerotto, William? La signora Joyce dice che posso lasciargli delle briciole di pane nel bosco>> Bonnie battè le mani, quasi avesse ricevuto un regalo di inestimabile valore <<sono sicuro che il passerotto ne sarà felice>> Lei gli si gettò fra le braccia <<Mi piace la chiesa e la festa mi piace ancora di più>> Pur avvertendo lo sguardo delle due donne su di se, William non alzò gli occhi limitandosi a tenere Bonnie contro di se ed accarezzarle i capelli. Nel suo intimo, in un posto che aveva ignorato così a lungo da avere la certezza che nopn esistesse più, sentì guizzare un'emozione dimenticata. Voleva bene a quella bambina. Quasi quanto una volta era stato così sciocco da volerne a Buffy <<Non riesco a credere che questa sia la stessa bambina che hai portato all'emporio circa quindici giorni fa>> osservò Buffy <<Grazie alle tue cure è rifiorita>> Quella lode lo mise in imbarazzo e allo stesso tempo gli fece piacere <<Ci capiamo a vicenda>> Inclinando la testa Bonnie gli sorrise <<Staremo sempre insieme>> <<Certo>> William le pizzicò il naso. Anche se non sempre aveva mantenuto le sue promesse, era deciso a tener fede a quella. Pur essendo così piccola, lei era stata l'unica a fargli capire quanto fosse vuota la sua esistenza. Benchè non fosse certo sufficiente a colmare il vuoto che aveva dentro ne a cancellare l'amarezza del passato, smussava abbastanza le asperità da fargli talvolta dimenticare ciò che era accaduto e ignorare il rimpianto per ciò che sarebbe potuto essere.


<<Bambini! Bambini! Tutti in fila per la corsa con le uova!>> gridò il signor Greeley dall'altra estremità della radura <<Posso?Posso?>> domandò Bonnie facendo passare lo sguardo da William a Buffy. Lui le sorrise <<Va' pure. Ma se romperai l'uovo e ti macchierai l'abito, non sperare che te lo lavi>> <<Starò molto, molto attenta>> Buffy la seguì con lo sguardo mentre correva a raggiungere gli altri bambini, aspettando con il cuore in gola di vedere come sarebbe stata accolta. Dopo averle scoccato un'occhiata, il signor Greeley le consegnò un cucchiaio. Diversi ragazzini la fissarono con curiosità. La figlia di Anya tirò su col naso con aria sprezzante, proprio come sue madre, poi un maschietto dai capelli rossi le dette una gomitata e sorrise a Bonnie. Lei si rilassò contro l'albero <<Penso che non avrà problemi con i bambini>> <<Bene>> William si allungò ai suoi piedi. Si era tolto la giacca e il candore della camicia formava un netto contrasto con la pelle abbronzata del viso e delle mani. Abbassò le palpebre come se si disponesse a schiacciare un pisolino. Nel frattempo la signora Joyce era andata a fare due chiacchiere con le amiche lasciandoli soli sulla coperta, circondati dal resto della città. Buffy studiò i suoi tratti ben noti, la bocca curvata nell'ombra di un sorriso. Ammirò l'ampiezza del suo petto ricordando che cosa avesse provato nel posarvi sopra le mani. Avvertì un lieve formicolio alle dita, un piccolo fremito al seno e.....

Deglutì a stento sforzandosi di accantonare quei pensieri. Non riusciva ancora a credere a ciò che avevano fatto, a ciò che lei gli aveva permesso di fare. Non stava bene. E non solo perchè fra loro non esisteva un corteggiamento e tantomeno un fidanzamento, ma perchè lui non intendeva restare a Landing per più di un anno. E se lei avesse continuato a consentirgli di prendersi delle libertà? Non avrebbe forse messo a repentaglio ben più della verginità e della sua reputazione? non avrebbe messo in pericolo il suo cuore? non poteva farlo. Se si fosse spezzato ancora una volta, non sarebbe più riuscita a rimettere insieme i pezzi. Tuttavia era pressochè impossibile ignorare l'uomo attraente disteso ai suoi piedi. Inginocchiandosi, cominciò a raccogliere i piatti e a riporli nel paniere. le posate tintinnarono allorchè le gettò sopra i piatti. Stava sollevando il resto della torta al cioccolato, quando si sentì afferrare la caviglia. Per poco non si lasciò sfuggire di mano il vassoio. Guardando di sopra la spalla, vide il braccio di lui spuntarle da sotto l'orlo della gonna. Il suo pollice le stava scivolando lungo la calza <<Sei diventato matto?>> bisbigliò atterrita guardandosi intorno. Ma tutti stavano osservando i bambini che si erano allineati per iniziare la corsa <<Stai facendo troppo rumore>> ribattè lui senza aprire gli occhi <<Non posso dormire>> <<Avresti potuto dirmelo invece di assalirmi>> <<Tesoro, non hai la più pallida idea di che cosa sia un assalto>> La sua mano le risalì fino al polpaccio. Lei si immobilizzò, in precario equilibrio sulle ginocchia, una mano protesa per sorreggersi, l'altra che reggeva la torta. Una sorta di piacevole languore le pervase le membra. William Kincaid le stava toccando una gamba. Al cospetto dell'intera città. E nessuno se n'era accorto. Quando le sue dita ripresero a muoversi, ogni altro pensiero le si cancellò dalla mente. Non era consapevole che delle carezze sulla pelle e del calore sempre più intenso che le saliva lungo le cosce. Poi, a un tratto, la sua mano si ritirò. Malgrado i muscoli indolenziti Buffy non si mosse, nella speranza che il magico tocco si ripetesse. Poichè nulla accadde, gli lanciò un'occhiata. Giaceva con le mani intrecciate sul petto, l'espressione completamente rilassata. Lei mise la torta nel paniere, sbuffò rumorosamente e si abbandonò contro il tronco. L'indignazione alimentò la passione. Avrebbe voluto urlare...o baciarlo. Si accontentò di fissarlo in cagnesco <<Tenteresti un santo>> mormorò lui. A Buffy per poco non sfuggirono quelle parole. Come le registrò, ogni traccia di collera l'abbandonò. William non era un santo, bensì un peccatore della miglior specie <<Grazie>> bisbigliò. Il signor Greeley dette il via e i bambini cominciarono ad avanzare. Bonnie teneva saldamente il cucchiaio con l'uovo di fronte a se <<brava Bonnie!>> le gridò lei <<Sta vincendo?>> domandò William senza sollevare le palpebre <<No, ma si sta divertendo un mondo. Dormi>> lui farfugliò qualcosa e tirò un lungo sospiro. Buffy portò la sua attenzione sulla gara. Alcuni conocrrenti erano gia stati costretti a ritirarsi. A un tratto una bambina di quattro o cinque anni lasciò cadere l'uovo, il quale si ruppe macchiandole il vestito bianco. La bimba si gettò a terra e scoppiò in lacrime. Il fratello maggiore si sporse per consolarla urtando contro un altro bambino che inciampò e sbattè a sua volta contro un altro in calzoncini corti. Il piccolo si sforzò di non perdere l'equilibrio. L'uovo oscillò per la frazione di un istante, prima di scivolare giù dal cucchiaio e precipitare direttamente sulle lucidissime scarpe di Xander Harris. Lei si premette la bocca per soffocare una risata. Percorse la folla con lo sguardo, ma tutti quanti avevano concentrato la loro attenzione sulla bambina in lacrime e sul ragazzino che le era ruzzolato accanto. Buffy tornò a posare gli occhi su Xander. Li spalancò al colmo dell'incredulità. Suo cognato, l'integerrimo, stimatissimo pastore della città di Landing, afferrò il bambino per un braccio e prese a inveire contro di lui. C'era un che di malvagio, di bestiale nel suo viso. Girò la testa come per accertarsi che nessuno lo stesse osservando, poi colpì il bambino con un forte manrovescio. Questi cadde a terra, troppo sbalordito per piangere. Dopo aver aggiunto qualcosa, Xander si allontanò. Il piccolo cominciò a singhiozzare e corse dalla madre. Buffy lo vide massaggiarsi la guancia e indicare il pastore. La donna si accigliò. Afferrato il figlio per un orecchio, lo trascinò via. <<non gli ha creduto>> <<Chi non ha creduto? E a chi?>> domandò William con voce assonnata <<Quella donna. non ha creduto a quello che le ha detto suo figlio. Ma io l'ho visto>> Sbadigliando lui si puntellò su un gomito <<Visto cosa?>> <<Un bambino ha fatto cadere l'uovo sulle scarpe di Xander. Lui lo ha rimproverato e lo ha schiaffeggiato col dorso della mano buttandolo a terra. Poi se ne è andato con la massima calma, come se non fosse successo niente. Quando il bambino lo ha raccontato a sua madre, lei non gli ha creduto>> <<Sembrerebbe una reazione un pò troppo violenta dal parte del nostro venerato uomo di Dio>> <<Sono d'accordo>> buffy si alzò in piedi con l'intenzione di andare a cercare la madre e dirle che suo figlio non le aveva mentito. Ma in quel momento Bonnie sopraggiunse di corsa con un nastro bianco in mano <<Guardate! Guardate! Ho vinto un nastro!>> <<Il terzo premio>> le sorrise William <<Sono molto fiero di te, Bonnie. Sei stata bravissima. C'erano dei bambini molto più grandi di te>> <<Adesso c'è la corsa nei sacchi. Questa volta arriverò prima>> rise lei. Dopo aver messo il nastro nella mano di Buffy, tornò verso il centro del prato <<Sono quelli?>> domandò William indicando un carro che si allontanava. Riconoscendo il bambino, lei annuì <<La prossima volta che verranno in città, racconterò a quella donna come sono andate veramente le cose. Non posso credere che Xander abbia fatto una cosa simile>> <<Credici. La gente è fondamentalmente cattiva>> <<Non puoi parlare sul serio>> <<No? guarda cosa è appena successo. Un bambino è stato schiaffeggiato da Xander e nessuno gli ha creduto>> <<E' una cosa diversa. Xander è un pastore. Nessuno si aspetta che si comporti in quel modo>> <<Gli esseri umani si comportano sempre peggio di quanto noi ci aspettiamo. E' una lezione che ho imparato a mie spese>> <<Mi rifiuto di pensare che il mondo sia un posto così brutto>> <<Non è il mondo ad essere brutto, ma la gente che lo abita>> <<Sei un cinico>> <<E tu un'ingenua>> William le si sdraiò accanto imprigionandole le caviglie fra gli stivali. Prendendole una mano, la fece aderire al palmo della sua e intrecciò le loro dita. Solo allora le venne in mente che si sarebbe dovuta tirare indietro per non permettergli di prendersi quelle libertà. Non era prudente. poi reclinò la testa e fissò il limpido cielo del Kansas. Era stanca di fare sempre la cosa giusta. La cosa giusta portava alla solitudine <<Non sono riuscito ad ottenere nessuna informazione sui parenti di Bonnie>> <<Non sapevo che li stessi cercando>> <<Gliel'avevo promesso>> la parola data aveva un enorme valore per lui, pensò Buffy. Quando faceva una promessa, la manteneva. Non come lei. Lei aveva dato la sua parola e se l'era rimangiata <<Ho telegrafato in diverse città, ma sto cominciando a credere che Laurie Smith non fosse il vero nome di sua madre>> <<Sarebbe così semplice cambiare nome e ricominciare da capo>> <<Meno di quanto immagini>> Lei lo fissò, ma William aveva chiuso gli occhi. Se non fosse stato per il pollice che le strofinava il dorso della mano, avrebbe giurato che si fosse addormentato <<Anche tu hai cercato di ricominciare da capo?>> <<Sicuro. E guarda dove sono finito>> <<Landing non è poi così male>> <<Non per te, forse. Ma per Bonnie e il bambino che Xander ha schiaffeggiato è tutt'altro che un posto ideale>> <<Lo so, ma............>> Buffy scosse il capo. Perché stava difendendo quella città? Lei stessa aveva non poche difficoltà a cercare di barcamenarsi tra la necessità di apparire rispettabile e quella di vivere la sua vita. A mano a mano che cresceva, aveva scoperto di desiderare qualcosa di diverso. Sette anni addietro tutto era stato così chiaro. Adesso non c’era che confusione. Portò lo sguardo sui bambini che si erano messi in fila per la corsa nei sacchi. Bonnie si era tirata su il suo quasi fino al mento. Agitò la mano nella sua direzione e Bonnie le sorrise. Bonnie aveva sei anni. Se avesse sposato William e lo avesse seguito, lei avrebbe potuto avere una bambina di quella eta. A quali conseguenze sarebbe andata incontro? Suo padre l’avrebbe ripudiata. Anya, pure. A diciassette anni non era stata capace di immaginare una sorte peggiore. Molto meglio stare sola che rischiare la disapprovazione della sua famiglia e di tutta la città. Ora non ne era più tanto sicura. Abbassò lo sguardo sull’uomo che le giaceva accanto, sul suo petto che si sollevava e si abbassava al ritmo del respiro. Pensò ai suoi teneri sorrisi e alle cure che dedicava a Bonnie. A come ignorava le convenzioni e si comportava nel modo che riteneva più giusto. Innamorarsi di William era stata l’esperienza più bella e terrificante che le fosse mai capitata. Sette anni più tardi era maturata a sufficienza da ammettere che, se ne avesse avuto di nuovo l’occasione, sarebbe andata con lui. Purtroppo il William che l’aveva amata al punto da volerla sposare non esisteva più. L’uomo che aveva preso il suo posto poteva anche provare qualcosa per lei, ma non le aveva mai perdonato quel tradimento. Non le avrebbe mai più accordato una fiducia sufficiente a innamorarsi di nuovo, per quanto lei lo desiderasse.



A cavalcioni sulla staccionata, William battè con forza il martello sui chiodi. Il suono echeggiò nell’aria frizzante del mattino. Dopo alcuni secondi la porta di casa si spalancò e la signora Joyce uscì nel portico stringendosi addosso uno scialle rosa. <<Cos’è questo fracasso infernale? Siete voi a farlo William? Sapete che ore sono? Come pensate che una persona possa dormire se voi menate martellate a tutto spiano?>> <<Buongiorno signora>> le sorrise lui chinandosi a raccogliere la traversa superiore e sistemandola al suo posto <<non avete risposto alle mie domande>> <<Sto riparando la vostra staccionata. Qualche giorno fa avevate detto che una parte era crollata durante l’inverno>> <<Perché fate una cosa simile?>> <<Mi limito a comportarmi da buon vicino>> <<Può darsi che sia vecchia, ma non sono rimbambita. Siete lo sceriffo. Non avete il tempo di andare in giro a riparare staccionate. Perché non badate piuttosto a mantenere sicura la città per i suoi rispettabili abitanti?>> <<Landing sembra un posto piuttosto sicuro per i cittadini rispettabili. Sono gli altri che dovrebbero preoccuparsi>> <<Vi riferite a quella ragazza assassinata, non è vero? Una faccenda davvero deplorevole. Ma non mi avete ancora detto perché vi prendete la briga di riparare la mia staccionata>> William afferrò il martello <<Ne aveva bisogno. E poi se non fosse stato per voi, Bonnie non sarebbe stata accettata, domenica scorsa. Vi sono grato per quello che avete fatto>> <<Mi sono comportata nel modo che mi è parso più giusto. Avete gia mangiato?>> <<No, signora>> <<Quando avrete finito con quel baccano, entrate in casa. Vi preparerò la colazione>> La signora Joyce raggiunse la porta e tornò a voltarsi verso di lui <<Ma non raccontatelo a nessuno. Ho una reputazione da difendere. On voglio che la gente spettegoli perché ospito un giovanotto in casa mia>> <<Non fiaterò>> rise William. Mezz’ora più tardi si lavò alla pompa del giardino e salì gli scalini del portico. Dopo aver bussato alla porta, varcò la soglia e si diresse in cucina. Un profumo di pancetta, prosciutto e pane appena sfornato gli colpì le narici. Una tazza di caffè fumante era posta sulla tavola apparecchiata per due <<E’ vostra>> dichiarò la signora Joyce indicandogliela <<Bevete il caffè finchè è caldo>> Lui sedette e osservò Joyce. C’era qualcosa di diverso in lei, quel mattino. Qualcosa che……….Un sorriso gli curvò le labbra da orecchio a orecchio <<Diamine,Joyce, avete uno scialle stupendo. Mi piace quella sfumatura di rosa>> La donna si girò di scatto facendo sfrecciare lo sguardo da lui all’indumento incriminato. Poi sorrise a sua volta <<Sono più di dieci anni che mio marito è morto. Ho pensato che fosse arrivato il momento di portare qualcosa di colorato>> <<Direi anch’io>> <<Molti si stupirebbero se sapessero che ho intenzione di smettere il lutto>> <<Non come se sapessero che avete curato mia madre>> <<E pensate a ciò che direbbero se sapessero che amoreggiate con Buffy>> William aprì la bocca per protestare <<Vi tenevate per mano non negatelo. C’ero anch’io domenica scorsa, giovanotto, e ho un ottima vista>> <<La vista di una lince. E così abbiamo tutti e due i nostri segreti>> la signora Joyce portò il cibo in tavola <<Non posso tenere la bocca chiusa, se ritengo di dover parlare. Che intenzioni avete nei confronti di buffy?>> <<non lo so>> Benchè avesse risposto senza riflettere, William comprese che era la verità. Ignorava come comportarsi con Buffy perché tutto in lei lo disorientava. Il fatto di averla ritrovata a Landing era gia stato uno choc piuttosto notevole, ma oltre a questo c’era la questione dell’innegabile attrazione reciproca. Lei si vestiva e si comportava come una zitella costumata. Però indossava pizzi francesi e lo baciava con un abbandono che gli incendiava il sangue nelle vene <<Mi fido più di questa risposta spontanea che di una su cui avreste potuto meditare. E Bonnie? Avete intenzione di tenerla con voi?>> <<Si>> <<Siete scapolo, William. E lei è una bambina>> <<Ha bisogno di me>> <<E immagino che anche voi abbiate bisogno di lei. Ora capisco perché non vi siete rivolto a me. Di tutte le donne della città, ero l’unica che temevate vi avrei detto di si. Non volevate rinunciare a lei, non è vero?>> <<Siete furba come una volpe>> <<Niente lusinghe con me, giovanotto. E’ così vero?>> <<Una volta che mi sono abituato all’idea, ho preferito tenerla con me>> <<E che ne pensa Buffy?>> <<A lei interessa soltanto la sua reputazione>> <<Non biasimatela per questo. Può darsi che siate convinto di sapere tutto, ma vi sbagliate>> Lui si accigliò <<che cosa volete dire?>> <<Oh solo che non dovreste essere tanto frettoloso nel giudicarla. In fondo, anche se tenete a Bonnie perché lei ha bisogno di voi, c’è una parte di voi che gode nel creare guai>> <<Non è vero. Le voglio bene>> <<Non ne dubito. Ma le difficoltà costituiscono un incentivo in più. I guai hanno sempre esercitato un’attrazione irresistibile per voi>> <<Non sono più un ragazzino>> <<lo so. E mi auguro che l’età sia sufficiente a non farvi commettere sciocchezze, perché ci saranno più guai di quanto noi due riusciamo a immaginare. Ho la netta sensazione che la situazione peggiorerà>>



<<Stai commettendo un errore>> dichiarò Buffy mentre asciugava la caffettiera d'argento. Anya posò la zuccheriera sul vassoio <<So benissimo che cosa sto facendo. Sarei dovuta correre ai ripari fin dal primo momento, se mi fossi resa conto delle vere intenzioni di quell'uomo. E' scandaloso>> <<Non è che una bambina. Perchè non puoi lasciarli in pace?>> <<Ti ritengo colpevole quanto quell'uomo. Dato che sei mia sorella, non menzionerò la parte che hai avuto in questa faccenda, ma sono molto, molto delusa. Chissà che cosa avrebbe detto nostro padre>> Buffy si impose di non perdere la calma. Anya stava dando in smanie, cosa che le capitava di tanto in tanto. Quanti la circondavano erano costretti ad ascoltarla per ore e ore, finchè la suacollera sbolliva. Lei si sarebbe dovuta limitare a sorridere e darle ragione, come al solito. Solo che questa volta l'oggetto delle ire di sua sorella era Bonnie e non intendeva permettere che le capitasse qualcosa di male. Controllò il bricco di caffè. Un suono di chiacchiere e risate filtrava dal salotto. Sua sorella aveva invitato la maggior parte delle signore della città e alcune che abitavano nelle fattorie del circondario <<E' pronto il caffè?>> <<Non ancora>> Buffy cominciò a tagliare la torta che aveva portato <<Credo che tu sia in errore>> <<Per fortuna nessuno si cura della tua opinione>> Lei digrignò i denti. Arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla <<William si mostra molto premuroso con la bambina. Provvede a vestirla e a nutrirla. Si è preso cura di lei quando nessun altro era disposto a farlo. Che cosa c'è di così terribile?>> <<E' scapolo e vive in albergo, in nome del cielo! Quella bambina è la figlia di una puttana e una bastarda per giunta. Dovrebbe stare in un orfanotrofio con quelli come lei. Non girare per la città e insegnare ai nostri bambini timorati di Dio il suo sporco linguaggio>> Buffy posò il coltello <<L'unica persona che conosco che usa un linguaggio osceno sei tu, mia cara sorella. Provi piacere nel dire delle parolacce, non è vero?>> Anya si erse in tutta la sua persona <<Come osi?>> <<Come osi tu? Bonnie non ha colpa di tutto questo. Come mai non riesci a capirlo?>> <<Capisco che ti sei lasciata influenzare da quell'uomo. Mi domando fino a che punto siano arrivate le cose. Quali peccati hai commesso, Buffy Summers?>> <<non è questo il punto. Il punto è Bonnie. Sei ingiusta verso di lei>> <<ti proibisco di vederla e di frequentare quell'uomo spregevole>> <<Non hai il diritto di impormi delle proibizioni>> <<Cero che ce l'ho. Sono tua sorella e sono una donna sposata. Sono responsabile della tua reputazione e di tutto quello che fai. Ho saputo che hai difeso quell'uomo con la signora Greeley. Chissà che altrohai combinato>> <<stiamo parlando di Bonnie, non di me. Non ha una famiglia, non ha una casa. E ha solo sei anni. Come può essere colpevole di ciò che hanno fatto i suoi genitori?>> <<'Le colpe dei padri ricadranno sui figli'>> Anya afferrò il bricco e versò il caffè nella caffettiera d'argento <<Finisci di sistemare il secondo vassoio>> <<non ti riconosco più Anya. Una volta eravamo amiche, ora siamo due estranee>> <<Colpa tua. Io non sono cambiata, tu si. Sei tu quella che frequenta lo sceriffo e la sua.........>> <<Smettila! Smettila di gratificarla dei tuoi epiteti spaventosi e dire quelle cose cattive. Mi rifiuto di ascoltarti>> <<Non darmi ordini, sai>> <<Non fare così>> Buffy fissò la sorella chiedendosi quando fossero diventate nemiche. Perchè Anya si rifiutava di ascoltarla? Perchè le era tanto difficile accettare la verità? <<Quando eravamo piccole e nostra madre se ne andò..........>> <<La mamma non se ne è nadata è morta. Quante volte devo ripetertelo? E' morta. c'è stato un funerale>> <<Non è stato così>> <<No! Non voglio sentirlo>> anya afferrò il vassoio <<Ti inventi queste menzogne per torturarmi, lo so. Passi la tua vita a tormentarmi. E' gia abbastanza scandaloso che tu diriga l'emporio. Hai idea di quale vergogna costituisca per me? Mia sorella che lavora come una qualunque operaia. Per di più sei una zitella. A volte provo una tale vergogna che nonho il coraggio di alzare la testa>> <<La tua vergogna va e viene a seconda delle circostanze. la questione della bambina è ancora irrisolta. Non capisco la tua riluttanza a occuparti di lei. Comunque sono affari tuoi. Ma perchè ti inalberi se qualcun altro se ne prende cura? Dove è finita la tua carità cristiana?>> <<La riservo ai buoni cristiani>> Anya si diresse alla porta <<Ricorda quel che ti dico, sorella. Non intendo tollerare più a lungo la tua malvagità. Una parola mia o di Xander e nessuno metterà più piede nel tuo negozio>> <<Ti sbagli di grosso>> <<Si? Vogliamo scommettere?>> <<Sono tua sorella. non conta niente per te?>> <<Non se ti ostini a comportarti in questo modo>> Ciò detto, Anya uscì dalla cucina. Buffy si lasciò cadere su una sedia e appoggiò il mento sulle mani. Il brusio proveniente dal salotto giungeva fino a lei. Si sentiva malacetta e a disagio in casa della sorella. Il che la rendeva triste, anche se non avrebbe dovuto meravigliarla. La cosa si preparava da tempo. Forse tutto quanto era iniziato in quella fredda giornata di novembre, quando il padre le aveva informate che la loro madre era morta. Da quanto le risultava, era stata la prima volta che aveva mentito. Xander entrò dalla porta di servizio, le tempie lucide di sudore. Scorgendola, si arrestò di colpo e sorrise <<Buffy! Che cosa stai facendo qui?>> Balzando in piedi lei si avvicinò ai fornelli <<Anya ha gente. Stavo aspettando che passasse il caffè>> Sollevò il coperchio del bricco <<E' pronto>> aggiunse versandolo nella caffettiera. Senza lasciarle il tempo di afferrare il vassoio, Xander le si avvicinò e le posò una mano sul braccio <<Anya è molto preoccupata per te>> Nonostante l'espressione glaciale, Xander non era un uomo poco attraente. Era alto e snello, con un portamento gradevole, anche se studiato. Quando lo avevano conosciuto, al pari della sorella lei lo aveva trovato seducente. Ma frequentandolo non aveva tardato a cambiare idea. In quel momento, mentre le dita di lui le accarezzavano il braccio, fu costretta a reprimere l'impulso di mettere la maggior distanza fra loro possibile <<Anya è eccessivamente protettiva nei miei confronti. Capisco le sue preoccupazioni, anche se non le condivido. Neanche tu devi preoccuparti, Xander. Va tutto bene>> <<Mi preoccupo, invece. Da quando tuo padre non c'è più, mi sento responsabile nei tuoi confronti>> Gli occhi scuri di lui incontrarono i suoi. Vi ardeva una strana fiamma. Rifiutandosi di analizzarla, Buffy sollevò il pesante vassoio. Xander le tenne la porta aperta, cosa del tutto inutile, visto che il battente stava spalancato da solo <<La piccola verrà allontanata>> dichiarò prima che lei varcasse la soglia <<Anche tu? Che cosa ha quella povera creatura che vi spaventa tanto?>> <<non sono affatto spaventato. mi limito a metterti in guardia. La sua presenza in questa città è deleteria, divide la popolazione. Il Signore vuole che ci amiamo l'uono con l'altro e viviamo in armonia>> <<Fatta eccezione per Bonnie e sua madre>> <<Esatto>> <<Non è che una bambina>> <<basta un apio di mani per compiere l'opera del demonio>> Buffy imboccò il corridoio chiedendosi chi fosse il peggiore, se Anya o suo marito. Tutti e due la facevano rabbrividire. Entrando in salotto si rese conto di essere cadutra dalla padella alla brace <<E' disgustoso>> stava dicendo la signora Greeley <<Incredibile>> aggiunse un'altra. C'erano dieci donne sedute nel salotto di Anya, la quale aveva ereditato dal padre la tendenza a sovraccaricare le stanze. Prima di mettere giù il vassoio, Buffy dovette attendere che la signora joyce le facesse posto su un tavolino <<Dorme nel suo letto>> continuò la signora Greeley in tono saccente. Tutte le altre boccheggiarono. Erano il fior fiore della società di Landing. La moglie del macellaio, quella del pastore, le sorelle vedove che possedevano la fattoria più vecchia del circondario e alcune altre che lei conosceva solo di vista. la signora Joyce si rizzò sul sofa <<Anabel, mi meraviglio che divulghiate delle bugie del genere. Bonnie ha la sua stanza>> <<Ma è adiacente a quella di lui, non è vero?>> <<Ha solo sei anni>> si infervorò Buffy <<La notte ha paura. Ha perso sua madre da poco più di un mese>> <<Una liberazione per tutti noi>> sentenziò Anya con aria di sussiego. Buffy si accinse a balzare in piedi, ma la signora Joyce la trattenne con una mano sul braccio <<Zitta bambina>> mormorò <<Arrabbiarsi sarebbe inutile>> <<Come mai siete venuta? Credevo che aveste simpatia per William>> <<Infatti. Scoprire che cosa ha in mente vostra sorella mi è sembrata la cosa più saggia>> La signora Greeley aveva ripreso la parola <<Il fatto che abbia o meno la sua stanza non è rilevante vero? Il problema è la bambina in se stessa. Una macchia sulla nostra città e il simbolo vivente del tipo di peccato da cui ci sforziamo di liberarci. Se lo sceriffo rifiuta l'offerta più che generosa della chiesa.........>>Fece una pausa mentre Anya sorrideva modestamente <<……..sono del parere che dovrebbe essere licenziato>> <<Possiede un contratto>> le ricordò una delle vedove <<Chiederò a Winston di consultare il nostro avvocato entro settimana>> <<william kincaid è un uomo in gamba ed è una fortuna per noi averlo come sceriffo>> dichiarò la signora Joyce. Anya inarcò un sopracciglio <<Un punto di vista interessante. Dovremmo forse dimenticare che sette anni fa è stato scacciato da Landing perché aveva picchiato a sangue una prostituta?>> <<E’ stato discolpato da quella accusa>> <<Appunto, è stata lei a discolparlo. Se ben ricordo, ha dichiarato di aver avuto rapporti tanto intimi con lui, da essere in grado di riconoscerlo anche al buio. Strano, non trovate, il fatto che si sia preso tanto a cuore le sorti della figlia di quella stesa ragazza?>> Buffy capì che cosa

la sorella volesse insinuare <<Bonnie ha solo sei anni. William……….>> Deglutì a stento, mentre otto paia di occhi la fissavano. Avrebbe dovuto dire lo sceriffo Kincaid. In ogni modo era ormai troppo tardi <<William è stato via sette anni. Bonnie non può essere sua>> <<Oh, ma non abbiamo che la parola della bambina che certifichi la sua età. E’ probabile che sua madre abbia mentito di proposito per salvare il suo amante>> buffy si scrollò dal braccio la mano della signora Joyce <<Siete tutte quante impazzite. Bonnie non è che una bambina come i vostri figli. Non ha fatto nulla di male. E William ha fatto quello che nessuna di voi ha avuto il coraggio di fare>> Puntò il dito in direzione della sorella <<Non sai nemmeno che cosa sia la carità cristiana. Sei crudele e senza cuore. Non ti conosco più>> <<Attenta buffy. Non dimenticare chi sono.>> <<So benissimo chi sei. Chi siete tutte quante. Mi vergogno di avervi considerate mie amiche>> Buffy si fece strada fra il labirinto di tavolini. Nell’ingresso afferrò lo scialle e la borsetta <<mi dispiace, signora joyce. So che state dalla parte di William, ma sbagliate se pensate di poter ragionare con queste signore>> Anya balzò in piedi <<Sei in preda a un attacco isterico. Torna a sederti in salotto>> <<Neanche per tutto l’oro del mondo>> Sua sorella la seguì nel portico <<Ti comporti come una sciocca. Non mettermi i bastoni fra le ruote in questa faccenda Buffy, altrimenti giuro che te ne pentirai>> <<Non ho paura di te>> <<L’avrai>> le gridò dietro Anya mentre lei scendeva gli scalini <<L’avrai, te lo garantisco!>>



Buffy irruppe come un turbine nell’ufficio dello sceriffo e andò a piazzarsi di fronte alla sua scrivania. Dietro quella alla sua sinistra, un giovane bruno la fissò a bocca aperta. Lei lo degnò appena di un’occhiata <<Devo parlarvi, sceriffo>> <<Lo immaginavo>> William inclinò la testa in direzione della porta <<Và a fare una passeggiata, Thomas>> <<Signorsi>> Rimasti soli, lui le indicò una sedia <<Accomodati>> <<Grazie>> Buffy vi si lasciò cadere e balzò in piedi subito dopo <<Sono troppo agitata per stare seduta>> si tolse lo scialle e lo depositò sulla sedia insieme alla borsetta. Il cuore le martellava in petto, il respiro affannoso. Girando intorno alla scrivania, William vi si appoggiò e incrociò le braccia osservandola <<Sei talmente furibonda che saresti capace di bestemmiare>> <<Io non bestemmio mai. Ma hai ragione, oggi sono davvero furiosa>> Trasse un profondo respiro <<Sono stata da Anya>> <<Una cosa più che sufficiente a far passare il buonumore a chiunque>> <<non ho voglia di scherzare. Non era sola. C’erano diverse altre donne a casa sua>> <<Non mi importa>> <<Dovrebbe importarti, invece>> <<Perché vogliono mandarmi via? Non sono stupido, buffy. E’ naturale che Anya e le sue amiche desiderino sbarazzarsi di me. Le faccio sentire a disagio. Comunque non ho commesso alcun reato. Non possono toccarmi>> <<Ti sbagli. Dicevano delle cose orrende. Inventate di sana pianta, in realtà, ma che potrebbero nuocerti. Dicevano che Bonnie dorme nel tuo letto>> Lui socchiuse gli occhi <<Chi l’ha detto?>> <<Questo non conta. La signora Joyce ha ribattuto che era falso e ovviamente il personale dell’albergo può confermarlo. Anya ha anche insinuato che………>> Buffy si interruppe di colpo. Non voleva terminare la frase. Aveva paura di sapere. Anzi, era gelosa del suo passato, dei rapporti che aveva avuto con Laurie Smith. <<Buffy? Cos’ha insinuato Anya per sconvolgerti fino a questo punto?>> <<Che Bonnie è tua figlia. Che è per questo che ti sta tanto a cuore>> William si lasciò sfuggire un’imprecazione. Quando lei alzò la testa, la fissò con occhio torvo <<Non ho intenzione di scusarmi per aver imprecato. Tua sorella è un’intrigante, una bugiarda………Accidenti a lei. Non mi è mai piaciuta un granchè, e ora mi piace anche meno>> Lei distolse lo sguardo. Non lo aveva negato. Gli seccava che Anya avesse indovinato la verità <<Capisco>> <<ne dubito>> Sentì i suoi passi sulle assi del pavimento, avvertì le sue mani sulle spalle <<Tu le credi, non è vero?>> <<Non so cosa pensare. Laurie aveva dichiarato che era in grado di riconoscerti al buio e tu.. e tu hai confessato di aver fatto quelle cose con lei>> <<Hai un’opinione così brutta di me? Non mi stupisce che tu non mi abbia accompagnato quando ho lasciato Landing>> Buffy chiuse gli occhi. Pur sentendolo dietro di se, si rifiutò di voltarsi. Non voleva che si accorgesse di quanto soffriva. Non voleva che capisse quanto teneva ancora a lui. <<Si, sono stato a trovare Laurie, di tanto in tanto. Si ho fatto quelle cose con lei. Ma non dopo che tu avevi accettato di sposarmi>> Girandosi di scatto, lei gli posò le mani sul petto. L’estraneo era scomparso. Quello era il William che ricordava, il ragazzo di cui si era innamorata <<siamo stati fidanzati per parecchi mesi>> <<Appunto. Se Laurie fosse stata incinta, all’epoca dell’aggressione sarebbe aèpparso evidente. Riesci a immaginare a quale velocità quella notizia si sarebbe propagata?>> <<Come un incendio nella prateria. Grazie per avermelo detto. Non eri tenuto a farlo. E’……..è molto importante per me>> Mettendole l’indice sotto al mento, William glielo sollevò per costringerla a guardarlo <<Mi credi?>> <<Certo>> <<ogni volta che penso di averti capita, riesci a cogliermi alla sprovvista>> Prendendole le mani, lui gliele allontanò dal suo petto. Nel vederla aprire la bocca per protestare, lanciò un’occhiata in direzione della finestra. Lei annuì. Chiunque avrebbe potuto vederli. Poi alzò la testa e raddrizzò le spalle. Non aveva fatto niente di male, non aveva nulla da nascondere <<Riconosco quel gesto ostinato Buffy Summers. Che cosa hai in mente adesso?>> <<Stavo pensando a cose molto coraggiose. Sfidare Anya e via dicendo>> <<Buon per te. Che altro è successo a quella riunione di vipere?>> <<Vogliono farti mandar via e una di loro chiederà al suo avvoccato di dare un’occhiata al tuo contratto>> William scrollò le spalle <<Credevo che tenessi a questo lavoro. Avevi detto che eri tornato perché avevi qualcosa da dimostrare. Se perdi il posto, avranno vinto loro>> <<non posso vincere Buffy. Ho gia realizzato quanto mi ero proposto. Mi sono riconciliato con alcune persone, ho affrontato i miei fantasmi. Se dovessi andarmene, non sarebbe poi un gran male>> ‘per me si’ pensò Buffy. Un pensiero pericoloso, si disse. Le cose erano diverse adesso fra loro. Non potevano tornare indietro di sette anni. Tuttavia desiderava che restasse. Poteva darsi che si fosse riconciliato con alcune persone, ma non con lei. Esisteva ancora qualcosa tra loro. Avevano bisogno di tempo per consolidarlo <<lascia che prenda Bonnie>> proruppe d’impulso <<Se non starà più con te, non avranno motivo di lagnarsi>> <<No. Ti sei sempre curata troppo di ciò che dicono gli altri. Ora che la signora Joyce ha spianato la strada, trovo un po’ troppo comoda questa tua disponibilità>> <<Non è giusto! Ero disposta a prenderla anche prima, solo che tu non mi hai dato la possibilità di parlare. Può darsi che io mi preoccupi di quello che potrebbe dire la gente, ma tu sei sempre stato troppo frettoloso nel giudicarmi. Non ho acconsentito immediatamente, d’accordo. E’ proprio così grave? Sono una donna d’affari, trascorro la maggior parte delle mie giornate all’emporio. Mi preoccupavo per Bonnie, non per me stessa. Ora vedo invece che le piace stare in negozio e chiacchierare con la gente. Ero preoccupata per lei, ti ripeto. Ma è chiaro che tu non mi credi. Continui a pensare che io sia la ragazzina sciocca e spaventata di sette anni fa, ma ti sbagli>> <<un bel discorsetto, solo che non è vero. Ti sei sempre lasciata influenzare dall’opinione altrui>> <<non mi stai ascoltando. Voglio prendere Bonnie con me. Me ne infischio di quello che diranno la signora Greeley, mia sorella e l’intera città.. E’ una bambina. Ha bisogno di una casa, di cure e di affetto. Io posso procurarle tutte queste cose>> <<Le ha gia>> buffy lo fissò pensando alle accuse della signora Greeley e al comportamento poco caritatevole della sorella. Nessuno aveva capito il vero motivo per cui William aveva tenuto con se la bambina. Lei stessa aveva pensato che lo avesse fatto perché nessuno dei due aveva mai avuto un padre ed erano costretti a vivere in una città ostile. Forse all’inizio era stato così, ma ora non lo era più <<Le vuoi bene>> constatò stupita <<Che cosa pensavi?>> <<Non ne ero sicura. Credevo che lo considerassi un dovere o che lo facessi perché infastidiva la gente>> <<trovo estremamente lusinghiera l’alta opinione che hai di me>> <<non dire sciocchezze. Sai benissimo che cosa voglio dire. Ma non si tratta solo di questo. Le vuoi veramente bene>> <<Non è difficile volergliene. A bonnie non importa chi siano o non siano stati i miei genitori. Il giorno in cui lo scoprirà, si sentirà ancora più legata a me. Se ne infischia della città e di quello che pensa. Ama con tutto il suo cuore. Senza riserve. Senza menzogne>> Buffy si portò la mano alla guancia con l’impressione di essere stata schiaffeggiata. Bonnie era facile da amare per tutte le ragioni per cui lei lo aveva abbandonato. Avvicinandosi a una finestra, fissò la strada al di la dei vetri. Amarlo era stata la cosa più meravigliosa che avesse mai fatto e la più difficile. Per quanto fossero forti i suoi sentimenti, non aveva mai provato un senso di serenità ne di libertà. In cuor suo aveva sempre saputo che non esisteva un futuro per loro. Non si era fidata di lui a sufficienza da avere il coraggio di abbandonare tutto quanto. La paura aveva avuto il sopravvento sull’amore. Che cosa sarebbe successo se avesse cessato di temere, se avesse fatto ciò che desiderava? Chiudendo gli occhi un istante, le parve di riudire la voce di suo padre che annunciava a Anya e al lei la morte della loro madre. Pur sapendo che si trattava di una menzogna, aveva avuto paura di contraddirlo. Paura. Ancora e sempre quella parola. Se ne sarebbe mai liberata? Per un attimo fu tentata di spiegargliene il motivo. William l’avrebbe ascoltata, forse persino capita. Tornò a sollevare le palpebre e fece un profondo respiro. Era troppo tardi per le spiegazioni <<mi dispiace. So che le parole non hanno valore, ma devi sapere che non ho dimenticato quanto accadde quel giorno. Ho fatto male a reagire in quel modo. Ho fatto male a dire quelle cose>> <<So che ti dispiace. Questo però non modifica il passato ne il fatto che me ne sia andato da solo>> C’era stato un tempo in cui lui avrebbe dato l’anima per udire quelle parole. Ora lo lasciavano indifferente. Era gentile scusarsi da parte sua, ma non cancellava il suo tradimento. <<non modifica i fatti, è vero. Vorrei……….immagino che i miei desideri non contino. Dove sei andato quando hai lasciato Landing? Mi sono sempre chiesta che cosa ne fosse stato di te. Lo sceriffo parlava di sguinzagliare una pattuglia sulle tue tracce, poi Laurie riprese i sensi e ti scagionò>> Buffy, quel giorno, indossava un abito di cotonina azzurra molto simile a quello verde che portava la sera in cui lui aveva cenato a casa sua. La sera in cui lui l’aveva baciata e le aveva accarezzato il seno. La sera in cui aveva scoperto che, per quanto la odiasse, la passione divampava ancora fra loro più ardente che mai. Quella sera portava una trccia e delle ciocche bionde le ricadevano sul viso. Adesso aveva i capelli raccolti in uno stretto chignon. Sarebbe dovuta apparire severa. Era solo stupenda. Il sole del pomeriggio le illuminava un lato del collo.

Lui aveva toccato quella pelle morbida, l’aveva assaporata e baciata. E lei si era lasciata sfuggire un gemito di piacere. Avrebbe potuto dimenticare quella sera. Avrebbe potuto portarsela a letto oppure no……..e lasciarla andare. Non era la passione a farlo sentire teso come una molla. Era il fatto che lei non lo avesse dimenticato dopo la sua partenza. Che avesse pensato a lui, che forse lo avesse perfino pianto <<Non sei tenuto a rispondermi, se non vuoi>> <<Non ha importanza. Me ne andai deciso a dimostrare all’intera città che non si sbagliava sul mio conto. Se mi giudicavano un criminale, tanto valeva che lo diventassi>> Lei si volse lentamente <<Non avevi mai infranto la legge>> <<Nessuno sembrava averlo notato. Se c’era un problema, di solito mi ci trovavo dentro fino al collo. Avevo intenzione di mettermi a rapinare banche. Pensavo che fosse il modo più rapido per farmi un nome>> <<non ne saresti ami stato capace>> <<Dopo diversi giorni arrivai in una cittadina. Non ero nemmeno sicuro di dove mi trovassi. Probabilmente nel Wyoming. Comunque c’era una banca e decisi di iniziare da li. Entrai nel saloon. Mi occorreva un drink per farmi coraggio. Dopo un paio di whisky cominciai a spararle grosse vantandomi di quanto intendevo fare. Arrivai perfino a mostrare la mia pistola al proprietario del locale che parve davvero impressionato>> Buffy tornò verso la scivania dietro la quale lui aveva preso posto e si lasciò cadere sulla sedia di fronte <<E lui ti aiutò?>> <<Si, ma non come pensi tu. Mi fece un sacco di domande su come intandevo effettuare la rapina, poi mi fece notare che c’erano delle difficoltà a cui non avevo pensato. Dopo qualche minuto mi resi conto di non essere pronto a diventare un ladro. Mi sentii completamente a terra. Non ero neanche un buon criminale. Quando lo confessai, il vecchio mi sorrise e dichiarò che era meglio così. Poi tirò fuori dalla tasca il suo distintivo e lo gettò sul tavolo. Oltre a essere il proprietario del saloon, era anche lo sceriffo della città>> Istintivamente William si portò una mano al distintivo appuntato sul petto <<Devi essere rimasto di stucco>> <<Di stucco è un eufemismo. Rimasi……..sconvolto, non mi ero mai sentito più imbarazzato in vita mia. Ma Rupert era un uomo giusto. Mi disse che non avevo commesso un reato e che le intenzioni non bastavano a far arrestare una persona. Poi fece una cosa incredibile. Mi chiese se mi occorreva un lavoro e mi propose di assumermi come suo sostituto>> <<Ha creduto in te. E’ stato il primo. Nessuno qui ti aveva dato fiducia. Nemmeno io>> <<Gli devo moltissimo. Pagai una parte del mio debito tempo fa, quando abbiamo avuto delle grosse difficoltà, ma è solo una parte. E’ per questo che sono tornato a Landing. Rupert mi disse che dovevo conciliarmi con questa città, prima di dedicarmi a ciò che desideravo fare>> <<non ti aspettavi di trovarmi qui, vero?>> <<Pensavo che ti fossi sposata e trasferita altrove>> <<Naturale. Perché non avrei dovuto farlo?>> La strana smorfia della sua bocca sarebbe potuta essere indice di un profondo dolore, pensò William. Solo che una manifestazione di dolore avrebbe impliccato che gli voleva ancora bene. Ed era impossibile. Lui era ancora il bastardo della città e lei la rispettabilissima signorina Summers <<Che cosa farai quando ti sarai rappacificato con la città?>> <<Ce ne andremo>> <<Tu e Bonnie, vuoi dire?>> <<Se non riuscirò a trovare un suo parente, ho intenzione di adottarla>> <<A causa di cio che Rupert ha fatto per te?>> Lui annuì <<E perché non voglio perderla>> <<Vorrei essere stata più perspicace, sette anni fa. Vorrei poter tornare indietro e modificare quanto è accaduto fra noi>> <<Perché? La situazione resterebbe invariata. Ti rifiuteresti ancora di partire con me>> <<Forse no>> <<Non ti credo>> <<Lo so. Sei convinto che sia solo a causa di ciò che pensa la gente e che non dovrei curarmene. Non è così semplice. Ho ricevuto un’educazione diversa dalla tua. Non ho mai imparato ad attribuire importanza all’opinione altrui, soprattutto a quella delle persone che mi sono care. Mio padre mi avrebbe ripudiata. Non avevo che diciassette anni, william. Ho fatto male, ma vorrei che tu capissi quanto sia stato difficile per me. Quanto lo sia ancora>> <<No, non capisco. Che c’è a Landing che ti spaventa tanto? Chi esercita una tale influenza su di te?>> <<Non posso spiegartelo>> William la vide allungare una mano attraverso la scrivania e afferrare il temperino posato sul ripiano. Era lo stesso che gli aveva restituito la sera in cui era stato a casa sua. Se lo rigirò fra le dita e ne tracciò le iniziali con i polpastrelli. C’era un che di abituale in quel gesto, quasi lo avesse fatto migliaia di volte. <<a Anya non piace che lavori all’emporio. Ritiene che sia vergognoso che una donna sola, una zitella, faccia la commerciante. Legge troppe cronache mondane, a mio avviso. Non è che abbiamo un’elevata posizione sociale>> <<A Landing si>> <<Questo non conta. In ogni modo, lei non fa che ripertermi che faccio male a lavorare. Che dovrei assumere un gestore e dedicarmi a ……..non ho ben capito cosa>> <<A cercare un marito?>> <<Anche questo ovviamente. Ma soprattutto alle opere di benificienza, anche se solo per coloro che lei ritiene degni>> Uno strano suono gli gorgogliò in gola. Buffy sollevò lo sguardo, l’espressione triste <<Tu puoi anche trovarlo divertente. Io no. Anya è l’unica parente che mi rimane. Dopo quanto è accaduto oggi, dubito che mi rivolgerà più la parola>> Sebbene si sforzasse di provare della comprensione, William ne fu incapace. Un allontanamento da Anya sarebbe stata la cosa migliore per Buffy, sempre che fosse riuscita a superare il senso di colpa. Pensò all’emporio e a quanto apparisse fiorente. A giudicare dalla varietà di articoli e dal flusso costante di clienti, sembrava che se la cavasse meglio del padre. Non riusciva a immaginarla chiusa in casa, intenta a sferruzzare calzini per gli orfanelli. Ne a immaginarla sposata a un altro uomo <<Hai ricevuto altre proposte di matrimonio dopo la mia?>> Lei tornò a posare il temperino sulla scrivania e incrociò le mani in grembo <<sono stata fidanzata per un certo tempo, ma quando mio padre passò a miglior vita, il mio fidanzato si rifiutò di rimandare il matrimonio fino a quando non fosse terminato l’anno di lutto, come io desideravo. Ruppe il fidanzamento e sposò un'altra>> <<Non devi essere stata molto ansiosa di sposarti se eri disposta ad aspettare un anno>> Buffy si raddrizzò sulla sedia <<Non sono cose che ti……..hai ragione, non ero innamorata di lui. Non potevo. Non dopo………..non dopo tutto quello che mi era successo>> ‘Non dopo di te’ Era questo che stava per dire? Non voleva saperlo, pensò William. Avrebbe cambiato troppe cose. Aveva accettato il fatto che Buffy fosse ancora a Landing e che continuasse a esistere qualcosa di molto intenso fra loro. Ma intendeva fare il possibile per accertarsi che questo non portasse con se alcuna conseguenza. Era stato debole una volta e lei per poco non lo aveva distrutto. Una seconda volta gli sarebbe stata fatale <<Tuo padre e Anya approvavano quel tuo fidanzamento, o hai tenuto segreto anche quello?>> <<Basta così, William. Hai vinto questa partita. Non posso più giocare. Non sopporto più questa altalena di situazioni, non sopporto più di passare dalla tenerezza all’umiliazione>> Buffy si alzò e si lisciò la gonna <<Non sono abbastanza rispettabile per la mia famiglia e lo sono troppo per te. Ho l’impressione di non appartenere più a un posto determinato>> <<Createne uno tutto tuo, maledizione! Non dipendere da me ne da nessun altro>> <<Facile a dirsi. Ammiro la tua capacità di fare quello che ti pare e piace. L’ho sempre considerate una manifestazione di forza. Una forza che, purtroppo io non possiedo. Dovresti rallegrarti che non mi sia mai sposata. Immagina quale delusione sarebbe stata per te>> Alzandosi, lui girò intorno alla sua scrivania e le strinse le mani tra le sue <<Scusami. Per tutto. Non spetta a me giudicarti>> Si portò le sue mani alle guance e le premette contro la pelle <<Hai ragione. Questo gioco è durato fin troppo. Starò alla larga da te. Ti tratterrò con rispetto e distacco. Perfino Anya non troverà niente da ridire>> Buffy tirò via le mani <<E’ questo che pensi io desideri?>> <<E’ la cosa migliore>> <<Per me, immagino. Oh mi fai talmente uscire dai gangheri. Sei cattivo quanto Anya. Lei mi dice che cosa devo fare, che cosa devo pensare. E tu non sei diverso da lei>> <<Credevo che fosse quello che volevi>> <<No. Ti sei limitato a darlo per scontato. Non me l’hai chiesto. Nessuno me l’ha mai chiesto. Tutti mi danno ordini, mi impongono delle regole>> <<Cielo, Buffy, sto cercando di comportarmi nel modo migliore. Sei tu quella che deve vivere in questa città. Cercavo di facilitarti le cose. Dovresti ringraziarmi>> <<non darmi consigli e smettila di bestemmiare>> <<Non vuoi che mi tenga alla larga da te?>> <<Oh>> Al colmo della frustrazione, Buffy battè un piede sul pavimento <<Voglio…….voglio decidere da sola. Voglio essere io a prendere in mano le redini della mia vita>> <<Accomodati pure. Quando avrai deciso, fammelo sapere>> William si voltò <<No!>> gridò lei. Afferrandogli la camicia, lo attirò verso di se finchè le loro facce non vennero a trovarsi a pochi centimetri l’una dall’altra. Lui scorse l’espressione battagliera dei suoi occhi e un'altra cosa. Un che di decisamente appassionato <<Buffy?>> <<Oh, taci!>>

Buffy premette le labbra contro le sue aderendo al suo corpo. Fu un bacio lungo, ardente e tenero al tempo stesso. Infine si staccò da lui e lo spinse con le mani sul petto fino a farlo arretrare contro la scrivania <<siediti>> William sedette sul ripiano e divaricò le gambe. Lei gli s insinuò tra le cosce. Aveva una cosa da dimostrargli. Pur desiderando opporrle resistenza, non gli fu possibile. Non quando lo stava accarezzando con tanta tenerezza. Non quando i suoi dolci, incoerenti bisbigli erano dettati dalla sincerità. Non quando fra loro si frapponeva il desiderio. <<Ho deciso>> dichiarò Buffy accarezzandogli il viso con le labbra <<E' una mia scelta. Ne tua ne di Anya ne di nessun altro>> <<Buffy, dovresti.......>> <<no>> lo interruppe lei posandogli la bocca sul petto. William le afferrò le braccia con l'intenzione di respingerla, invece l'attrasse contro di se, mentre la sua lingua gli guizzava sul petto. Benchè non gli avesse slacciato che tre bottoni, quel gesto era sufficiente a farlo impazzire. Quando una mano di lei gli scivolò fra le cosce, dovette digrignare i denti per impedirsi di premersela contro all'inguine <<Accidenti a te>> ringhiò <<ho deciso che mi piace moltissimo>> <<Posso farti notare che ci troviamo nel mio ufficio?>> <<Non me ne importa. Non mi importa di niente. Baciami William>> Lui si arrese. Non era mai stato in grado di resisterle in passato. Perchè adesso sarebbe dovuto essere diverso? Le aveva appena sfiorato le labbra, quando sentì aprirsi la porta. Nel medesimo istante in cui si tirava indietro, un gemito soffocato risuonò nella stanza <<buffy Summers, non mi sono mai vergognata tanto in vita mia!>> strillò Anya con voce così acuta da fare tremare i vetri <<Non credo ai miei occhi>> Scostandosi da lui, Buffy si portò le mani alla gola <<Anya! Che cosa stai facendo qui?>> <<Ho sentito delle chiacchiere molto spiacevoli, questo pomeriggio a casa mia. La signora Greeley sosteneva che voi due ve la intendevate. E io, da quella sciocca che sono, ti ho difesa. lurida sgualdrina!>> Buffy sobbalzò, mentre William andava a piazzarsi di fronte a Anya <<Aspettate. Non c'è bisogno di lanciare insulti. Se è colpa di qualcuno, è solo mia>> <<Non ne dubito, sceriffo, ma non disturbatevi a difendere mia sorella. So benissimo che è venuta qui di sua spontanea volontà>> <<Non ho bisogno di essere difesa>> dichiarò Buffy spingendolo da parte per avvicinarsi alla sorella <<Era solo un bacio. e con questo? Non ho fatto nulla di male>> <<Perdonami se non riesco a condividere il tuo senso dell'umorismo. Ho visto con i miei occhi quello che stavate facendo. Come hai potuto? E con lui, per giunta>> Anche se il disprezzo che si percepiva in quelle parole lo aveva indotto a stringere i pugni, William non si mosse. Qualunque cosa pensasse di lei, Anya era una donna e sua madre gli aveva insegnato a rispettare le donne. Buffy fremeva di rabbia <<Lascialo fuori da questa faccenda. Lui non c'entra. E' una cosa fra te e me. Si, ci stavamo baciando. E sai perchè, mia casta e pura sorella? Perchè io lo desideravo. Io ho chiesto di baciarlo. E se vorrò farlo di nuovo, lo rifarò. Senza che tu possa impedirmelo>> Anya la fissò a lungo, poi scosse la testa <<Ti compatisco, Buffy. Sospettavo da tempo che la tua condizione di donna nubile ti avesse sconvolto la mente, ma non immaginavo fino a questo punto. Deve essere difficile vivere con la consapevolezza di non essere mai stata desiderata da un uomo. Non sei poi così brutta. Forse è stato il tuo spirito di indipendenza ad allontanare gli uomini. Capisco che tu ti sia stancata di essere una vecchia zitella, ma dovevi proprio scegliere lui? Indubbiamente il peso doloroso della solitudine è più facile da sopportare del disonore che deriva dallo stare con un uomo del genere>> William avanzò di un passo <<Un momento Anya>> <<No!>> buffy gli fece cenno di fermarsi <<non ho intenzione di stare qui ad ascoltare le tue menzogne, Anya. Non ti conosco più. saresti capace di inventare qualsiasi cosa per richiamare l'attenzione su di te. Quanto al fatto che abbia scelto William.....è la cosa più intelligente che abbia mai fatto. Magari l'avessi fatto molti anni fa>> Anya scoppiò in una risata stridula <<Credi di sapere tutto, Buffy, ma ti sbagli. Ti stai rendendo ridicola. Tutti ne sono al corrente. Tutti ridono. Buffy Summers, quella isterica, vecchia zitella, che corre dietro all'affascinante sceriffo. Lui si serve di te per farsi aiutare con quella piccola bastarda e tu ti illudi di interessarlo. Sei diventata lo zimbello della città. Ti compatisco. Ti ho sempre compatita>> William afferrò un braccio di Buffy, ma lei sfuggì alla sua stretta e corse alla porta, il volto rigato di lacrime. Passando davanti alla sorella, si precipitò sul marciapiede. quando lui fece per seguirla, Anya sbattè la porta e vi si appoggiò contro <<Non ha bisogno di voi>> <<Levatevi di mezzo>> ringhiò William <<Non mi spaventate sapete>> <<Lasciami passare!>> Lei si fece da parte <<Non disturbatevi a correrle dietro. E' troppo tardi. Vedete ormai non può più frequentarvi. Non vi crederà se le direte che non è vero che tutti stanno ridendo di lei. Nemmeno voi riuscirete a convincerla>> <<Non crede più alle vostre bugie>> <<Vedremo. Buffy è sempre stata estremamente influenzabile. Una piccola ribellione di tanto in tanto, ma finisce sempre per tornare alla ragione>> <<Dovete odiarla sul serio>> <<Non la odio affatto. Le sono affezionata. E' mia sorella. Lo faccio per il suo bene>>


Quando irruppe nell'emporio, william si limitò a un cenno in direzione della signora Joyce e raggiunse Buffy in un paio di falcate <<Dobbiamo parlare>> Annuendo, lei lo precedette nel retro, ma preferì condurlo nel magazzino piuttosto che rischiare di trovarsi con lui nello spazio troppo stretto del suo ufficio. Voltandogli le spalle, cominciò a contare le scatole disposte in fila sugli scaffali <<Buffy?>> <<Si?>> Sessanta scatolette di piselli. E quante di mais? Riprese a contare <<guardami, maledizione!>> Senza lasciarle la possibilità di fuggire, William le afferrò un braccio e incontrò i suoi occhi <<Nessuno ride di te>> <<Be non sembra che lo faccino in mia presenza. Sono sicura che Anya ha esagerato per rendere più efficace la sua filippica>> <<Ha mentito. Su tutto>> <<Non direi. Sono una vecchia zitella. Quanto al resto, sono tutte sciocchezze>> <<Ah si? ne sei sicura? io non lo credo. Tutto quello che ha detto era una bugia. Ogni maledetta parola. Nessuno ride di te. Nessuno sa niente>> <<La signora Joyce lo sa. E la signora Greeley lo sospetta>> <<E lo so io>> Buffy ebbe l'impressione che l'avesse denudata e si stesse beffando della sua fragilità. Si dimenò per liberarsi, ma lui non allentò la stretta <<Smetti di agitarti. Io conosco la verità e tu l'ascolterai, che ti piaccia o no>> <<Vattene, William. Hai gia fatto abbastanza>> <<Non ho neanche incominciato. Sei sempre stata la più bella ragazza che abbia mai conosciuto>> Lei aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono <<Anya non è che una arpia. Siccome ha sposato Xander Harris, vuole che tutti siano infelici quanto lei. Si serve dell'ipocrisia per nascondere il fatto che sa benissimo di essere antipatica a tutti. Quanto al fatto che tu mi corra dietro, se mai mi bacerai di nuovo in quel modo, ti strapperò gli abiti di dosso, compresa la camiciola di seta francese, e ti mostrerò quello che accade esattamente fra un uomo e una donna. E non mi importa se saremo soli a casa tua, qui all'emporio o in mezzo alla strada. Sei una donna stupenda e desiderabile. A quanto pare, gli abitanti di landing sono una massa di sciocchi>> William le prese una mano tirandola verso di se e appoggiandosela all'inguine. Buffy avvampò fino alla radice dei capelli. Senza darle la possibiltà di muovere le dita, lui le lasciò il polso e indietreggiò di un passo. <<hai capito?>> <<Si. Penso di si>> <<E immagino che non prenderesti in considerazione l'idea di darmi un bacio?>> Le sue parole di poco prima le avevano fatto venire in mente una serie di immagini erotiche. Anche se non sapeva esattamente quello che avveniva fra un uomo e una donna, aveva sentito abbastanza bisbigli da raffigurarsi tra le braccia di William con il seno nudo contro il suo petto. Sarebbe dovuta inorridire. Invece si scoprì a protendersi verso di lui <<Non tentarmi Buffy. Mezz'ora fa hai mandato a pezzi il mio autocontrollo. Sto facendo del mio meglio per riacquistarlo, ma mi occorre la tua collaborazione>> Buffy gli scivolò con lo sguardo sulla bocca sensuale, lungo il torace, fino ai calzoni, dove la sua virilità premeva contro i calzoni. Non si erano ne baciati ne toccati, eppure appariva chiaro che........

<<Stasera puoi tenere Bonnie con te?>> Lei sobbalzò <<Si, perchè?>> <<Ho bisogno di ubriacarmi fino a stordirmi e preferisco che lei non mi veda in quello stato>> ubriacarsi? Perchè? <<William........>> <<Devo andare>> Buffy udì il rumore dei suoi passi sul pavimento dell'emporio, sentì aprirsi e richiudersi la porta. Fissò il punto in cui lui era stato fino a poco prima, quasi potesse trovare le risposte alle sue domande. Poi sorrise. Non aveva importanza. Niente aveva importanza. Anche se non era vero, William l'aveva fatta sentire bella e femminile. E lei aveva acceso il suo desiderio. Andò nel suo ufficio e sedette alla scrivania, ma non riuscì a concentrarsi sul grosso libro che aveva davanti. L'immagine di William continuava ad apparirle fra le pagine. Benchè fosse tornato da pochissimo tempo, era gia riuscito a riconquistare la maggior parte della città. Anya avrebbe continuato a osteggiarlo, la pari delle altre donne e della signora Greeley, ma lei cominciava a pensare che sarebbe stato William a vincere. Un colpo bussato alla porta la indusse a balzare in piedi. Che fosse tornato? Affrettandosi ad attraversare la stanza, spalancò la porta. Invece del bel viso di William, si trovò di fronte quello del cognato <<non so cosa dire>> mormorò varcando la soglia <<Anya mi ha raccontato quello che è successo. Anche se disapprovo la sua veemenza, condivido i suoi timori>> <<Grazie. se è per questo che sei venuto.........>> <<non è l'unico motivo>> Xander si tolse il cappello e lo tenne in una mano. Con l'altra le accarezzò la spalla <<Sono venuto anche per vederti, Buffy. Avrei voluto che ti fossi confidata con me. dopotutto sono il tuo pastore>> <<Naturalmente. Che cosa avrei dovuto confidarti?>> <<le tue necessità. Mi sarei dovuto rendere conto che una donna sola deve provare un certo........vuoto interiore. Sarei potuto esserti di aiuto>> Buffy si sentì assalire dal panico. non era possibile che alludesse a quello che lei pensava. non aveva senso. Era sposato con sua sorella. Volse lo sguardo attorno alla stanza in cerca di una via di scampo. Xander si trovava fra lei e l'unica porta <<ritengo che tu possa desiderare un'assistenza spirituale>> <<Assistenza spirituale?>> Per poco non scoppiò a ridere per il sollievo. Anya la aveva sconvolta più di quanto non avesse immaginato. Vedeva pericoli dove non esistevano <<Oh, capisco. Sono piuttosto occupata, al momento, ma sei stato molto gentile a offrirmela>> La mano di lui le risalì lungo il collo, il suo pollice le tracciò la linea della mascella <<Ho molto da offrirti Buffy. Sei una donna estremamente attraente. Anya può essere assai difficile a volte, come puoi immaginare. Devi sentirti molto sola. Io potrei esserti d'aiuto.>> <<No!>> Buffy lo respinse con le mani sul petto. Poichè lui non si muoveva, gli sgusciò di sotto il braccio e indietreggiò finchè non sentì la porta dietro di se <<Mi hai fraintesa e hai frainteso la situazione, Xander. Sei il marito di mia sorella>> Ogni traccia di cordialità gli si cancellò dallo sguardo lasciando il posto alla collera <<Capisco>> <<Non credo. Può darsi che io ti abbia indotto a pensare........>> Buffy si interruppe. L'unica cosa che le mancava era inimicarsi il cognato <<Apprezzo molto la tua sollecitudine, sia nei miei confronti sia nei confronti di mia sorella. Limitiamoci a dimenticare questo increscioso incidente>> Lui cominciò ad avanzare nella sua direzione <<puttana>> <<cosa?>> <<figlia di Satana. Mi hai indotto in tentazione, mi hai spinto a deviare dalla retta via. Ti denuncerò pubblicamente>> <<Che cosa significa?>> <<domenica mattina ti denuncerò come la peccatrice che sei. Ti accuserò davanti all’intera comunità di aver tentato di sedurmi e tutti quanti ti volteranno le spalle>> <<Ma è assurdo. Sei tu quello che ha cominciato a toccarmi>> <<Il tuo corpo costituisce una tentazione. E i tuoi capelli……..>> Senza lasciarle il tempo di scostare la testa, le afferrò lo chignon e lo tirò con tutte le forze che aveva strappandole un grido. Diverse ciocche le ricaddero sul petto. Avvicinandosi ancora di più, lui allungò le mani per toccarle <<no!>> Buffy abbassò la maniglia e si buttò nel corridoio. Xander la seguì <<Anya aveva ragione. Mi ha raccontato di averti trovata tra le braccia di quell’uomo. Io non le ho creduto, ma sei tu che menti, non lei. Rivelerò i tuoi sporchi segreti al mondo intero, Buffy summers>> Calcandosi il berretto in testa, si diresse verso la porta posteriore <<non ho fatto niente>> gli gridò dietro lei <<La tua anima è nera quanto il peccato>> <<Come fai a saperlo? Non mi conosci affatto. Nessuno di voi mi conosce. Tutti pensano di sapere chi sono, ma si sbagliano. Vuoi denunciare il mio peccato? Benissimo. Ma giuro che prima di domenica ti darò qualcosa che varrà la pena di denunciare. Ti consiglio di correre a casa, Xander. Se oggi pensavi che Anya fosse sconvolta, aspetta di vedere che cosa farò adesso>> Lui le indirizzò un’occhiata torva <<Che Dio abbia pietà della tua anima>> <<E della tua>> Buffy strinse i pugni desiderando fare qualcosa di concreto, ma non sapendo che cosa <<Buffy?>> Girandosi di scatto, lei scorse la signora Joyce sulla soglia del retro con la tenda scostata fra le mani <<Non ho potuto fare a meno di ascoltare una parte della vostra conversazione con il signor Harris. C’è qualche problema?>> <<No. Si, un problema enorme. Xander mi ritiene una figlia di Satana. E la cosa peggiore è che non ho mai fatto nulla di male in vita mia>> <<Che è successo? Che cosa vi ha fatto? Avete i capelli in disordine>> Lei rise, una risata isterica <<Oh, Buffy>> Avvicinandosi Joyce le tese le braccia <<Calmatevi bambina. Andrà tutto bene>> Lei si lasciò abbracciare. Un tremito la percorse tutta, un fiotto di lacrime le salì agli occhi <<Credo che avesse intenzione di baciarmi. Ha detto che capiva la necessità di una donna come me. E’ stato spaventoso>> <<Quell’uomo non mi è mai piaciuto>> <<Neanche a me. Ma lui e Anya sono gli unici membri della famiglia che mi restino. Non credo che nessuno dei due mi rivolgerà più la parola>> <<Bè non è poi una cosa così terribile>> <<Lo so. Solo che Xander ha intenzione di accusarmi davanti all’intera congregazione di averlo indotto in tentazione. Non mi importerebbe tanto se avessi commesso un vero peccato. Almeno ci sarebbe un motivo>> <<Siete sempre stata una brava ragazza>> Buffy si scostò da lei <<Perché mi importa tanto di ciò che pensano gli altri?>> <<Perché è un atteggiamento pieno di buonsenso>> Ma lo era davvero? Buffy era arrivata a dubitarne. Stava per cadere in disgrazia senza averne la benchè minima colpa. Incredibile. Certo, avrebbe potuto difendersi, dire la verità, ma chi le avrebbe creduto? William, la signora Joyce. Ma quanti altri avrebbero creduto alla sua parola contro quella del pastore? <<Sono rovinata>> <<non direi proprio. Col tempo……..>> <<no, non voglio aspettare. Non è giusto. Sono stanca di venir giudicata secondo il peso e la misura altrui. Sono stanca di dover essere sempre quella che si piega>> <<Attenta, Buffy. Non fate nulla di cui possiate pentirvi. Non dimenticate che siete voi il giudice più inflessibile. Che nessuno vi ha giudicata più duramente di quanto voi stessa abbiate fatto>> <<Avete ragione. E per che cosa? Quale peccato mortale ho mai commesso?>> Buffy prese a misurare il corridoio a passi concitati. A un tratto si arrestò. Un’idea le si presentò alla mente. Un’idea impulsiva, perfino avventata. Si era ripromessa di scandalizzare la città prima della domenica. E quella era la cosa migliore che le fosse venuta in mente <<Potreste ospitare bonnie, stasera?>> <<Certo. Perché? Che cosa pensate di fare?>> <<Di infangare la mia reputazione>> Joyce le posò una mano sul braccio <<Una volta che l’avrete perduta, non riuscirete più a riconquistarla>> <<Non ne avrò più una comunque, da domenica in poi. Che importanza ha?>> <<Mi auguro che sappiate a che cosa andate incontro>> <<No, non lo so. Forse per la prima volta in vita mia>> Buffy entrò nel suo ufficio e ne uscì con lo scialle e la borsa <<Vi ringrazio di tutto. State tranquilla andrà tutto bene>> Joyce annuì <<Se avrete bisogno di me, mi troverete a casa>> <<Apprezzo la vostra comprensione>> <<Sono stata anch’io giovane ed impulsiva, una volta. Cercate di essere sicura di ciò che fate, Buffy. Molto sicura>> <<Lo sono. Devo farlo. Non so perché né che cosa devo dimostrare, ma almeno potrò dire di aver agito di impulso una volta in vita mia senza aver pensato alle conseguenze>> Gettandosi lo scialle sulle spalle, entrò nell’emporio. Uno dei ragazzi dei Greeley stava fissando i dolciumi con aria vogliosa. Buffy sapeva bene che sua madre lo teneva a stecchetto. Avvicinandosi a un barattolo ne estrasse una manciata di caramelle <<Sono tutte tue, se porterai un mio messaggio all’ufficio dello sceriffo. Che ne dici, Winston?>> <<sissignora. Subito, signora>> <<Perfetto>> Dopo aver infilato le caramelle in un sacchetto, Buffy scrisse in fretta e furia un biglietto e lo ripiegò in due <<Troverai le caramelle al tuo ritorno. Chiedile ad Andrew>> Dopo aver afferrato il biglietto, Winston corse alla porta <<Torno subito>> <<Non ne dubito>> Sorridendo, Buffy pregò il commesso di chiudere l’emporio alla solita ora e si affrettò ad andarsene prima che il coraggio l’abbandonasse.


William diresse lo sguardo al di là della vetrata dell'albergo e tornò a fissare il biglietto che aveva in mano. Buffy gli dava appuntamento lì per le sei. Un'occhiata all'orologio posto sulla mensola del caminetto gli confermò che era in ritardo di dieci minuti. C'era qualcosa che non andava, lo sentiva nella viscere. Era la stessa sensazione che lo aveva spinto a gettare improvvisamente a terra lo sceriffo Rupert Giles quando erano entrati in banca durante una rapina a mano armata. La sua mossa fulminea gli aveva salvato la vita. Anche se per poco il proiettile non aveva colpito lui, la sua mira era stata più precisa di quella dei rapinatori. Lo avrebbe fatto volentieri un centinaio di volte per il suo amico. Fino a quel momento Rupert era stato l'unico a credere in lui. Anche Buffy gli aveva creduto, ricordò a se stesso, pur sapendo che lo aveva fatto quando ciò non aveva presentato alcuna difficoltà. Se le cose si fossero messe male ancora una volta, si sarebbe dileguata alla stessa velocità di un tempo. Perchè dunque voleva vederlo? E perchè al suo albergo? Il motivo doveva avere qualcosa a che fare con quanto era accaduto nel pomeriggio. Era riuscito a convincerla che Anya aveva mentito su tutta la linea? per un istante desiderò essere uno di quegli uomini istruiti in possesso di una grande capacità di persuasione. Il senso di inquietudine si intensificò. Riportò lo sguardo sulla vetrata. Sul marciapiede opposto una donna si era fermata per guardare a destra e a sinistra prima di attraversare la strada. Quando sollevò le gonne per evitare che strisciassero nella polvere, mise in mostra un piede e alcuni centimetri di caviglia. In qualunque altra occasione lui avrebbe goduto di quella vista. Quella sera non vi prestò la benchè minima attenzione, intento com'era a osservare il volto e l'abito della donna. Il fatto di essere cresciuto al di sopra di un saloon, in mezzo a una dozzina di prostitute, non solo gli aveva insegnato ad apprezzare la biancheria raffinata, ma lo aveva anche messo in grado di riconoscere un abito costoso quando ne vedeva uno. E quello sarebbe stato adatto a un ballo di gala in una città della costa orientale, o forse persino a un salotto parigino. Ma a Landing, nel Kansas, appariva fuori luogo quanto una bottiglia di cognac francese. Non era l'unico ad averlo notato, evidentemente. Diverse persone fissarono la donna mentre saliva sul marciapiede e indugiava di fronte all'albergo. Mentre le apriva la porta, William la vide annuire con un cenno aggraziato. <<Buonasera signora Jones. Bella giornata, non è vero?>> Lui non riuscì ad afferrare le parole dell'altra donna. la voce di Buffy tuttavia risuonò forte e chiara <<Il mio abito? Bello, vero? Si, viene direttamente da Parigi. E' una creazione di Worth, l'ho comprato a St. Louis. Se volete scusarmi ho un appuntamento con lo sceriffo Kincaid. Come? Si, abbiamo un appuntamento in albergo. Saremo solo noi due. Buonasera>> Varcò la soglia sorridendo, come se avesse appena appreso un meraviglioso segreto <<William come sei stato gentile ad aspettarmi nell'atrio. Non era necessario però. Avrei certo trovato la tua stanza>> <<Non so a che gioco tu stia giocando, ma io non voglio farne parte. Non saliremo nella mia stanza e questo è tutto.>> <<Oh, che delusione!>> Buffy sporse le labbra in un piccolo broncio <<Che cosa diavolo ti succede?>> <<non mi hai detto niente del mio abito. Che ne pensi?>> Prese a girare lentamente di fronte a lui offrendogli una perfetta visuale da tutte le angolazioni. Era sempre stata stupenda, con un corpo capace di far sognare qualsiasi uomo. Non faceva differenza che indossasse un vecchio abito di cotonina o uno sontuoso di taffetta. O almeno fu ciò che William si disse in un primo momento. Ma mentre lei seguitava a girare su se stessa, si ritrovò con il cuore che gli martellava nel petto e il palmo delle mani madido di sudore. se aveva immaginato che non sarebbe potuta essere più incantevole di come le era apparsa fino ad allora, si era sbagliato di grosso. il corpino le aderiva al seno lasciandole scoperta l'attaccatura. i petali delle rose che ne ornavano la profonda scollatura fornivano l'unica concessione alla modestia. Dalla cima della sua elaborata acconciatura alla punta delle scarpette di raso era una donna creata per fare impazzire un uomo <<Sto cercando di decidere se il tuo silenzio è un buon segno oppure no>> Lui si schiarì la voce <<Sei perfetta>> <<Perfetta? La perfezione è esattamente quello che sto cercando di lasciarmi alle spalle. Pazienza. Forse potremmo provvedere in altro modo, in privato>> Buffy ammiccò lentamente, in modo chiaramente provocante. Il sangue gli si incendiò nelle vene. Chi era quella donna? Dopo avergli sorriso, lei si volse in direzione del banco, dietro il quale Newt la stava fissando a bocca aperta <<Salve, Newt>> <<Signorina>> <<Quale è il numero della stanza dello sceriffo?>> <<Duecentododici. Quello della signorina Bonnie è il duecentoundici>> <<Grazie>> Buffy si avviò verso la scala <<signorina Summers! Non potete salire>> <<No? E perchè?>> <<Bè........non sta bene>> <<Oh, tutto qui?>> <<Buffy?>> <<Andiamo William. abbiamo diverse cose di cui parlare>> Lui la osservò di sotto le palpebre semiabbassate, sforzandosi di capire che cosa avesse in mente. Ma era difficile pensare con lucidità quando l'unica cosa che riusciva a scorgere era il candore del suo seno. In quel momento due uomini entrarono nell'atrio chiacchierando fra loro. Scorgendola si interruppero di colpo. William non si prese nemmeno la briga di voltarsi. Non gli importava chi fossero. L'unica a interessarlo era Buffy. Facendole scivolare lo sguardo lungo il braccio, lo posò sulla mano stretta attorno alla ringhiera delle scale. Vi si aggrappava come se avesse terrore di cadere. O come se fosse semplicemente terrorizzata. La nebbia che gli offuscava la mente si diradò restituendogli la capacità di pensare. Le osservò l'altra mano, stretta spasmodicamente attorno alla borsetta di raso. Aveva intenzione di dimostrare qualcosa. Ma cosa? E perchè in quel modo? <<Ne sei sicura?>> mormorò. Uno strano sfavillio le si accese negli occhi incupendoli <<Per la prima volta da molto tempo, sono assolutamente sicura>> Si avviò lungo le scale. William la raggiunse e le offrì il braccio. Sul pianerottolo si fermò <<Sei ancora in tempo. Ti sei messa in mostra, ma non sei ancora entrata nella mia stanza. Puoi tornare indietro>> <<Non tornerò mai indietro>> Raddrizzando le spalle, Buffy si incamminò risolutamente verso al sua porta.


Lui annaspò con la chiave. La sua vicinanza lo rendeva nervoso e maldestro, quasi fosse la prima volta che si portava una donna in camera <<fra noi non succederà niente>> dichiarò quando riuscì a inserire la chiave nella toppa e ad aprire la porta. Un sorriso le curvò le labbra <<non so di che cosa tu stia parlando>> <<Gia. Nemmeno io>> Fu tentato di non chiudere la porta, cosa che avrebbe dato loro l’illusione di rispettare le convenienze. Scosse la testa. Chi stava prendendo in giro? Buffy Summers era appena entrata nella sua stanza d’albergo. Mezza città ne era gia a conoscenza, l’altra metà non avrebbe tardato a saperlo. Si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò contro a braccia conserte. Buffy si diresse verso la finestra e si sporse al di sopra della panchetta sottostante <<Da quassù si vede tutta la città. La gente si ferma a fissare l’albergo. Pensi che sappiano gia che sono qui?>> <<Non ne ho il minimo dubbio>> <<Magnifico. Immagino di aver provocato uno scandalo>> william si avvicinò al letto e si aggrappò a una delle quattro colonne. Non si trattava soltanto di quel maledetto abito. Il fatto di averla lì, di vederla, di ricordare i baci che si erano scambiati tre ore addietro, tutto quanto congiurava per fargli desiderare di gettarla su quel letto e possederla. Ma per quanto tentato, non intendeva farlo <<Perché sei venuta?>> <<Pensavo che avremmo potuto fare quattro chiacchiere>> <<Cosa?>> Portò lo sguardo su di lei che si era girata verso la stanza <<Di che cosa vorresti parlare? No. Prima dimmi perché hai voluto farlo qui. E perché diavolo hai indossato quell’abito>> <<Il mio abito di Worth? Non è meraviglioso? L’ho comprato tre anni fa. Sapevo che non avrei dovuto farlo. Dopotutto come avrei potuto indossarlo a Landing? Ma non ho saputo resistere. Come lo chiameresti tu? Un altro dei miei vergognosi segreti>> Alzandosi gli si piazzò di fronte <<Non mi aspetto che tu capisca. Sei convinto che si tratti di un gioco, invece sono molto seria. Mi sono resa conto che, poiché sarei stata giudicata comunque, tanto valeva che facessi qualcosa di perverso. Solo per una volta. Per tutta la vita mi sono comportata in modo ineccepibile, come gli altri si aspettavano da me. Tu non puoi capire neanche questo. Ti sei sempre beffato delle convenzioni>> <<Capisco benissimo. Più di quanto tu possa immaginare. Ma sei sicura che sia quello che vuoi? Hai pensato bene a quello che stai facendo?>> <<no, non ci ho pensato affatto. E’ questa la cosa più bella. Resterò qui per un ora, il tempo sufficiente per rovinarmi la reputazione. Poi tornerò a casa. Spero che non ti dispiaccia>> <<Che tu mi stia usando come mezzo per ottenere la tua morte sociale?>> Cosa piuttosto strana, gli dispiaceva <<Sei in collera>> <<No, sono deluso. Non mi hai lasciato una possibilità di scelta. Ti è mai venuto in mente che una delle cose che più mi piacevano di te era la tua innocenza, la tua reputazione senza macchia?>> Lei indietreggiò lentamente <<Non ero più sicura di piacerti affatto. Quanto alla mia reputazione, perché dovresti curartene? Mi hai sempre rimproverata perché mi preoccupavo di quello che diceva la gente. Mi hai sempre canzonata perché tenevo tanto alla rispettabilità>> Raggiunta la poltrona, vi si lasciò cadere in una nuvola di rose e taffetta <<Deciditi. O ti piace la mia posizione sociale, la stima di cui godo, o vuoi darmi una mano a distruggerla. Non puoi avere tutte e due>> Aveva ragione, si rammaricò William. La sua disponibilità a lasciarsi influenzare dall’opinione altrui lo mandava su tutte le furie. Se non fosse stato per la reazione della sua famiglia, sarebbe partita con lui sette anni addietro. O forse no. Forse la sua famiglia non era stata che un pretesto. Forse non aveva mai avuto l’intenzione di sposarlo. Forse……..Si riavviò i capelli con le dita. Non poteva continuarsi ad arrovellare in quel modo. Il passato era morto e sepolto. Non avrebbe mai saputo come sarebbe potuto essere <<Vuoi bere qualcosa?>> le domandò a un tratto avvicinandosi al vassoio posto accanto al caminetto. Versò due dita di cognac in un bicchiere di cristallo e si voltò in attesa di una risposta. <<non ho mai bevuto bevande alcoliche. Tranne quel sorso dalla tua fiaschetta. Non era molto buono>> <<Questo è meglio>> Lei annuì anche se con aria dubbiosa. Lui le porse il bicchiere e versò per se una dose un po’ più generosa di liquore <<Alla tua reputazione infangata>> brindò. Con un sorriso forzato, Buffy mandò giù in un sorso. Suo malgrado, la bocca le si contorse in una smorfia <<Si è meglio>> mentì affrettandosi ad appoggiare il bicchiere sul tavolino. William sedette in una poltrona di fianco al caminetto <<Ebbene di che cosa vogliamo parlare?>> Lei portò lo sguardo sul soffitto come per cercarvi ispirazione <<di Bonnie. Sta imparando a leggere. Proprio ieri…….>> Ma lui non l’ascoltava. Si limitava a fissarle la bocca senza udire le parole. A un tratto la vide alzare le braccia e servirsi delle mani per descrivere qualcosa. La sua pelle nuda scintillò come la seta dell’abito che indossava. Al pensiero di toccarla, accarezzarla, fare l’amore con lei fino a dimenticare ogni altra cosa fu percorso da un fremito. La fissità del suo sguardo la innervosiva, appariva evidente dalle rapide occhiate che gli scoccava di tanto in tanto. La presenza di Buffy nella sua stanza avrebbe dato luogo a uno scandalo come a Landing non si era mai visto. Non avrebbe dovuto permetterle di entrare. Ma lo aveva colto talmente alla sprovvista, da privarlo delle sue facoltà mentali. Ormai era troppo tardi <<Non mi stai ascoltando>> <<Scusami. Dicevi?>> <<Non importa. Ci sono novità nelle indagini sulla morte di Laurie?>> <<Purtroppo no. Nessuno sa niente ne dell’assassinio di Laurie ne di quello dell’altra ragazza di saloon commesso cinque anni fa. Pensavo di recarmi in alcune città vicine per chiedere se ci siano stati omicidi del genere da quelle parti>> <<Ne dubito>> <<E’ poco probabile, lo so. Comunque, se in altre città fosse stato commesso lo stesso tipo di omicidio, forse riusciremmo a trovare un filo conduttore>> <<E’ talmente spaventoso. Perché una persona dovrebbe afre una cosa così orribile?>> <<La gente si comporta nel modo più strano>> <<Questa indagine è molto importante per te, non è vero? Perché non vuoi deludere il tuo amico sceriffo?>> <<In parte. Rupert si aspetta che io faccia del mio meglio. Ma in parte si tratta del fatto che è stata uccisa una persona>> <<E in parte lo fai per te, vero? Vuoi metterti alla prova>> <<Sei troppo perspicace>> <<Ti conosco bene>> William mise giù il bicchiere e si sporse in avanti appoggiando i gomiti sulle ginocchia e intrecciando le mani <<Vivere qui non è come avevo immaginato. Landing è cambiata. O forse sono io ad essere cambiato. A volte mi domando se tutto questo abbia un senso. Rupert era talmente sicuro che dovessi scendere a patti con il passato>> <<Ci sei riuscito?>> <<può darsi. Comincio a rendermi conto di aver contribuito a creare la mia reputazione. Come quella volta in cui presero fuoco quei tre granai. Dato che tutti affermavano che ero0 stato io, non mi presi la briga di contraddirli. Pensavo che nessuno mi avrebbe creduto. un 'idea sciocca. Avrei dovuto dichiarare la mia innocenza>> <<Eri solo un bambino>> William per poco non le chiese perchè neanche lei gli avesse creduto, ma se ne astenne. Gli piaceva quella conversazione pacata, la leggera tensione che saturava l'aria. Non desiderava modificare alcunchè tra loro. Non voleva farla arrabbiare. Non quella sera, non con lui. In seguito non sarebbe mancata l'occasione di accusarsi a vicenda, ma non era quello il momento migliore <<Ho capito che ci saranno sempre delle persone che mi troveranno antipatico. Mi va benissimo. Probabilmente non desidero la loro simpatia>> <<Vorrei assomigliarti di più. Pensi ancora di andartene fra un anno?>> <<A meno che non mi licenzino prima. Come ben sai, alcune signore della città sono decise a buttarmi fuori a calci>> <<Molte stanno cambiando idea. La signora Joyce mi ha riferito che due di loro hanno lasciato la casa di Anya subito dopo di me, sostenendo che eri lo sceriffo più adatto per la nostra città>> <<Non basterà a conservarmi il posto>> <<Oh>> Fu il modo in cui Buffy pronunciò quel monosillabo a indurlo ad alzare lo sguardo. Lo stava fissando con una strana intensità, quasi lo vedesse per la prima volta. Avrebbe voluto chiederle che cosa stesse pensando. Contemporaneamente ricordò a se stesso che non poteva farlo. Sarebbe stato troppo pericoloso. Il fatto che le signore della città cambiassero idea su di lui non bastava a farlo restare a Landing. Purtroppo una parola di Buffy sarebbe stata più che sufficiente. Era sfuggito alla verità fin dal giorno del suo arrivo, ma ormai sarebbe stato inutile. La verità sedeva sulla poltrona accanto alla finestra, a meno di tre metri di distanza. Aveva sempre esercitato un enorme potere su di lui. Anche se lei non gli avrebbe mai creduto, per quante volte glielo avesse ripetuto. Non avrebbe mai conosciuto l'immensità del suo amore. In un certo senso se ne rallegrava. Non sospettandolo, non avrebbe mai capito fino a che punto lo avesse distrutto quando si era rifiutata di seguirlo <<Perchè mi guardi in quel modo?>> <<Quale modo?>> <<Come se volessi strozzarmi......e baciarmi nello stesso tempo>> Lui mandò giu l'ultimo sorso di cognac <<In effetti avrei voglia di fare entrambe le cose>> <<Accetterei volentieri un bacio, ma preferirei non essere strozzata>> Lui deglutì a stento <<E' il cognac che parla. Ti avevo avvertita che cosa sarebbe successo se ci fossimo baciati di nuovo. Possibile che tu l'abbia gia dimenticato?>> Buffy arrossì, si lisciò la gonna e si alzò lentamente <<No, non l'ho dimenticato. Ciononostante mi piacerebbe ancora che mi baciassi>> <<Sembreresti molto più sincera se smettessi di tremare come una foglia>> <<Sono un pò nervosa, in effetti.

Ma non è il cognac che parla, sono io. Non ne ho bevuto che un sorso. E ti sbagliavi, non ha un sapore migliore>> <<E' l'unica cosa su cui mi sono sbagliato oggi. E' ora che tu vada Buffy. Sei rimasta un'ora nella mia stanza, l'hai fatto sapere a tutta la città. Per quanto ti sforzi di indurmi in tentazione, ho la ferma intenzione di rimandarti a casa innocente come quando sei arrivata>> <<Mi stai sfidando?>> Un suono strozzato gli salì alle labbra. L'unica cosa che gli mancava era venire sottoposto a un 'opera di seduzione. Non aveva mai avuto la forza di resisterle. Non l'avrebbe mai avuta <<A che cosa si deve questo cambiamento improvviso? Sette anni fa eri furibondo con me perchè desideravo tenere nascosto il nostro rapporto. Ora sei tu a voler nascondere ogni cosa>> <<Sono più vecchio e più saggio e dovresti ringreaziare il cielo che a uno dei due resti un pò di buon senso>> <<Non sono mai stata più lucida in vita mia>> ribattè Buffy chinandosi su di lui e appoggiando le mani guantate sui braccioli della poltrona. Un'imprecazione gli sfuggì dalle labbra. Il seno di lei si trovava direttamente di fronte ai suoi occhi. Solo un uomo infinitivamente migliore di lui sarebbe stato capace di distogliere lo sguardo e tutti sapevano che non era che il bastardo della città. Si abbeverò a quella vista ricordando come quei seni gli avessero riempito le mani, sentendo ancora la dolcezza della sua pelle attraverso la camiciola di seta <<Baciami William. Voglio sapere. Devo sapere solo per una volta. Da domani non ne avrò piu la possibilità. Sarò rovinata comunque>> Si sporse ancor di più verso di lui, le labbra a un paio di centimetri dalle sue, l'alito che gli accarezzava una guancia, la gonna di seta che gli frusciava fra le gambe. L'aveva desiderata fin dalla prima volta che l'aveva vista, l'amava da un'eternità. Per anni e anni si era negato la cosa che più bramava, a cui più anelava, di cui aveva maggiore bisogno. Si alzò costringendola a ritrarsi un poco. I suoi occhi lo tennero avvinto. C'erano delle domande in quelle verdi profondità, ma non paura. Solo il desiderio puro, misto all'eccitazione dell'attesa. Si fidava di lui. Quella certezza rischiò di farlo cadere in ginocchio. Sapeva di commettere un errore. Sapeva che quell'errore avrebbe portato con se rimpianto e anche pentimenti. Era in grado di sopportare i propri. Avrebbe rimpianto la brevità di quel momento e sofferto per la consapevolezza che il donarsi di lei non aveva nulla a che fare con lui ma solo con quanto aveva deciso di dimostrare. Ma i pentimenti di lei lo avrebbero ferito, annientato. Perchè Buffy lo avrebbe odiato <<Te ne pentirai>> sussurrò <<Mai>> <<vattene, perchè altrimenti ti porterò nel mio letto>> 'E non ti lascerò più andare' <<Non vado in nessun posto>> William fissò i suoi occhi, le sue labbra tremanti. Sapeva che avrebbe dovuto mostrarsi forte, ma lei era sempre stata la sua debolezza più grande. Non era mai stato capace di resisterle e quei sette anni di assenza non avevano modificato la situazione. Ne il fatto che l'aveva sempre amata, che l'amava ancora. Lentamente accostò la bocca a quella di lei.


Buffy aveva pensato di essere pronta a ricevere il bacio di William. Si erano baciati così spesso in passato. Diamine, si erano baciati solo qualche ora prima. Non aveva immaginato che questa volta sarebbe stato diverso. Non si era aspettata di venire travolta da un turbine in cui non esistevano che il calore, sapore, passione. Lui le sfiorò le labbra modellandovi le proprie, appropriandosene senza la benchè minima esitazione. Se le altre volte l'aveva stuzzicata fino a ottenere il suo gioioso consenso, adesso le invase la bocca sfidandola a stare al passo con lui. Lei gli si aggrappò alle spalle, quasi fossero l'unica cosa solida in un mondo precario, incerto. Le sue mani le scivolarono lungo la schiena, poi la fecero aderire al suo corpo. Attraverso gli abiti lei non percepì che i vaghi contorni dei suoi fianchi. Chissà se era eccitato come lo era stato all'emporio? Avrebbe voluto guardare, magari anche toccare, ma non ne ebbe il coraggio. Era ancora scioccata dalla propria audacia. Non riusciva a credere di averlo veramente spinto a insegnarle i segreti che l'avevano sempre incuriosita <<Buffy>> William mormorò il suo nome come una preghiera. Sollevando la bocca dalla sua, le tempestò di baci il collo e la gola, poi scese ancora più giu, fino a tracciare la curva del seno con le labbra. D'istinto lei rovesciò la testa. le era difficile respirare. Quando la sua lingua le affondò nell'incavo fra i seni, si sentì in procinto di perdere i sensi. Quando pensò che sarebbe morta di piacere e capì che quel magico tocco era la cosa più meravigliosa che avesse mai conosciuto, lui le risalì lungo il collo mordicchiando e baciando, fino a raggiungere un orecchio. In un remoto recesso della sua mente Buffy si chiese se non dovesse protestare, poi per poco non scoppiò in una risata. Anelava a quelle carezze. Era venuta li di sua spontanea volontà, consapevole di quanto sarebbe potuto accadere. In un primo momento aveva avuto l'intenzione di non trattenersi più di un'ora, il tempo sufficiente a far scoppiare lo scandalo. Ma dopo averlo sorpreso a fissarla con una tale intensità, dopo aver scorto il fuoco della passione nei suoi occhi, aveva capito che non se ne sarebbe potuta andare. Non finchè non avesse saputo. Non finchè non fosse diventata sua. Tornando a schiacciarle la bocca William le percorse con le dita la fila di gancetti sulla schiena. Rapidamente, abilmente, prese a slacciarli a uno a uno. Il terrore l'assalì ai margini della sìcoscienza. Buffy si sforzò di soffocarlo, ma il mostro riemerse più insidioso che mai. Non voleva aver paura. Voleva stare con lui. Serrando le palpebre pensò qa quanto lo desiderava, al contrasto fra i suoi capelli morbidi e la ruvida linea della mascella. William rialzò la testa <<Lo hai mai fatto con lui?>> <<Lui chi?>> <<L'uomo con cui sei stata fidanzata. Hai mai fatto queste cose con lui?>> <<No, mai. Mi ha baciata un paio di volte, ma non come fai tu>> <<Quindi non ti ha mai slacciato l'abito>> Quella domanda riportò la sua attenzione sulle dita che le scivolavano lungo la schiena. Avevano ormai oltrepassato la vita e stavano raggiungendo gli ultimi gancetti <<No>> <<Non hai mai fatto neanche questo allora>> bisbugliò William indietreggiando di un oasso e facendole scivolare l'abito dalle braccia finchè non fu cheuna nuvola attorno0 ai suoi fianchi. Buffy represse a stento l'impulso di coprirsi. Lui la stava fissando come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto. Un ciuffo di capelli vcastani gli ricadeva sulla fronte, i suoi occhi sfavilllavano riflettendo un fuoco interiore. Poi, chinandosi, la sollevò fra le braccia e la strinse contro di se <<Dimmi che lo desideri>> le ordinò. Non si era mai sentita così al sicuro, realizzò lei. Il vago senso di disagio che provava per essere seminuda di fronte a lui non aveva importanza. Niente aveva importanza all'infuori di quel momento e di quell'uomo. Niente aveva peso all'infuori delle sensazioni che le suscitava e della certezza che in quei sette anni non l'aveva dimenticata. Gli accarezzò la faccia tracciandogli i contorni della bocca e della cicatrice che gli solcava il sopracciglio. Rico0rdò la rissa a cui aveva assistito tanti anni addietro. Tre ragazzi lo avevano assalito alle spalle. Uno aveva estratto il coltello. Lei stava tornando a casa dall'emporio e aveva visto tutto. Perfino adesso riusciva a sentire in bocca il sapore metallico della paura. Prima che si fosse ripresa abbastanza da andare in cerac di aiuto, William aveva atterrato due ragazzi e si era girato verso il terzo, quello che aveva il coltello. Avevano lottato in silenzio. Il ragazzo lo aveva ferito al sopracciglio, ma era stato il suo ultimo gesto offensivo. con mossa fulminea William gli aveva sferrato un pugno micidiale facendolo cadere a terra privo di sensi. Gli altri due avevano trascinato via l'amico sconfitto. Senza riflettere, lei aveva tirato fuori un fazzoletto e gli si era avvicinata. Aveva quindici anni all'epoca. una bambina. lui ne aveva diciotto ed era un uomo in tutto e per tutto <<Che cosa stai pensando?>> <<A come ti sei procurato questa cicatrice>> <<Sarei dovuto stare più attento. Sapevo che mi stavano seguendo, ma tu mi avevi distratto>> <<Sul serio?>> <<Oh, Buffy se solo sapessi tutta la verità>> <<Non pensarci adesso. Per favore>> Non sapendo che altro fare, Buffy lo baciò. Al primo tocco delle sue labbra William rafforzò la stretta intorno a lei. Sentendola dischiudere la bocca, ritirò un braccio in modo da farla scivolare contro di se. Il passato di dissolse lasciando soltanto le sensazioni che li pervadevano. Con un gemito lui si lasciò cadere sul letto sollevandola a cavalcioni su di se <<Paura?>> le chiese <<Naturalmente no>> <<Sei sempre stata una pessima bugiarda>> Afferrando un capo del nastro che le chiudeva il copribusto, William sciolse il fiocco <<La prima volta fa male>> la avvisò incontrando i suoi occhi. Lei deglutì <<Non importa>> <<Ho0 sentito dire che le donne possono avvertire una leggera pressione o un grande dolore. Non saprei dirti che cosa proverai tu>> <<Non puoi fare in modo che io non provi dolore?>> <<Vorrei averne la possibilità. Farei qualunque cosa per te, Buffy>> <<Lo so. Cercherò di mostrarmi coraggiosa>> <<Non devi spaventarti. Non ti sto chiedendo di prendere una medicina. Ne varrà la pena te lo assicuro>> Buffy ne dubitava. Anya non aveva mai accennato a un eventuale dolore. Anzi non aveva mai detto un granchè, limitandosi a farle notare con aria compiaciuta che si trattava di una cosa che con ogni probabilità lei non avrebbe mai sperimentato. Dopo averle sfilato il copribusto, William si accinse a slacciarle il busto. Non vedeva l'ora di dirlo a Anya. Sarebbe rimasta talmente sorpresa, che con ogni probabilità...... Fu in quel momento che sentì il busto caderle di dosso. Abbassò lo sguardo su di se e arrossì. Era stata così intenta a immaginare la reazione di sua sorella, che non aveva prestato attenzione a quello che stava facendo William <<I miei indumenti>> protestò <<Non ti serviranno. Non aver paura>> mormorò lui facendola rotolare sul letto. Nella manovra Buffy perse le scarpe. Mentre si allungava sul materasso, si sforzò di non pensare al fatto che indossava solo la camiciola, i mutandoni e le calze. Si sforzò anche di ignorare il tremito che le scuoteva le membra <<Non aver paura>> ripetè lui <<Non ho paura>> <<Si che ce l'hai. Preferisci tenere addosso il resto della biancheria?>> <<Posso? Sarebbe meraviglioso. non mi sentirei tanto vulnerabile>> <<Non è un problema>> <<Sei molto gentile a .......>> La bocca di lui le si abbassò su un capezzolo cancellandole dalla mente ogni pensiero coerente. La sensazione era identica a quella che ricordava di aver provato quella famosa sera a casa sua. Solo che questa volta si trattava di una carezza infinitivamente più audace. E questa volta lei non doveva preoccuparsi di cadere giu dalle scale. Poteva avvinghiarsi a lui e abbandonarsi completamente <<William.......>> sussurrò. Rialzando la testa dalla seta bagnata, lui si puntellò su un gomito <<Sei talmente bella. Molto più bella di quanto non avessi mai immaginato>> Quelle parole la rasserenarono, nonostante l'intenso calore causato dalle sue dita che le indugiavano ancora sul seno <<come ti senti?>> <<A meraviglia. Avverto un fremito dentro di me>> <<Sei tutta rossa>> <<Be fa caldo in questa stanza>> <<Colpa di tutto quello che hai addosso>> <<Oh>> Una rapida occhiata le confermò che la sua camiciola era diventata trasparente <<Pensi che se me la togliessi starei meglio?>> <<Indubbiamente>> <<Va bene>> Buffy posò le mani sul fiocco annodato sul seno>> <<Lascia fare a me>> Dopo averle sfilato la camiciola e senza lasciarle il tempo di incrociare le braccia sul petto, William le prese l'altro capezzolo fra le labbra, per poi farle scivolare la bocca sullo stomaco. Nell'attimo in cui raggiunse il cinturino dei mutandoni, lei pensò di respingerlo. Toccarla in altri posti andava bene, ma li era tutto un altro paio di maniche. Era inammissibile, lo sapevano tutti. Tuttavia, mentre le faceva scorrere le dita lungo le cosce, si meravigliò di trovarlo piacevole quanto le carezze sul petto. Spalancò gli occhi. William non la stava guardando; seguitava ad accarezzarla con una stupefacente concentrazione costringendola a riabassare le palpebre in preda all'estasi. Era sbagliato, si disse. Doveva esserlo. Una cosa corretta non poteva esere tanto piacevole. Doveva dirgli di amettere <<William, ho caldo>> <<Forse staresti meglio se ti togliessi i muatndoni>> Lei aprì gli occhi <<Credi?>> Lui annuì con la massima serietà mentre le sfilava i mutandoni lasciandole soltanto le giarrettiere e le calze. Poi ci furono solo tensione e calore, la necessità di emergere dall'abisso in cui stava precipitando. solo dopo che fu di nuovo in grado di connettere e di sussurrare il suo nome, solo dopo che le lacrime le rotolarono sulle

tempie, William smise di accarezzarla e la strinse a se. poi a una a una le tolse le forcine e le sciolse le trecce, finchè i capelli non le ricaddero a ventaglio sulle spalle e la schiena. Con l'altra mano si sbottonò il panciotto e la camicia e le avvicinò le dita al petto <<Toccami Buffy>> Il primo pensiero che le sfrecciò nella mente fu che tutto a un tratto si sentiva troppo timida per acconsentire. Ma quando lui le posò un bacio sulla sommità del capo, ricordò a se stessa che lui era William e che avevano appena condiviso la più incredibile esperienza della propria vita. Inoltre desiderava toccarlo da anni. Gli insinuò la mano sotto la camicia. Aveva la pelle calda e levigata. Abbassando le palpebre, si abbandonò a quelle nuove sensazioni. L'odore di pulito del suo corpo, l'ansito del suo respiro, il calore generato dalle loro membra. Infine si puntellò su un gomito per tirargli fuori la camicia dai pantaloni. Chinandosi su di lui, gli baciò una guancia. I capelli le caddero in avanti simili a una manto di seta isolandoli dal resto del mondo. Lo sentì muoversi per la frazione di un secondo e quando gli scese con una mano lungo il torace, non incontrò l'ostacolo dei pantaloni. rialzò la testa e lo fissò. William aprì gli occhi <<Ti desidero>> bisbigliò facendola mettere supina. Dopo essersi sbarazzato del resto dei suoi abiti, le si inginocchiò accanto. Buffy gli appoggiò le labbra sul petto. Aveva un sapore leggermente salato. Mentre la sua bocca gli sfiorava la pelle, lui le intrecciò le dita fra i capelli e le sollevò la testa <<Sono al limite della sopportazione>> mormorò <<Bene>> gli sorrise lei, ma William non le restituì il sorriso <<Voglio di più Buffy. Voglio stare dentro di te>> <<Anch'io voglio sentirti dentro di me>> <<Ne sei sicura?>> Lei annuì <<Che cosa devo fare?>> Dopo averla fatta sdraiare, William le si insinuò fra le cosce. A poco a poco la penetrò. All'improvviso si immobilizzò. Buffy avvertì una lieve pressione. Senza lasciarle il tempo di resgire, lui affondò ancora di più. Un grido le salì alle labbra più di sorpresa che di dolore <<Buffy?>> <<Sto benissimo. Sul serio>> Borbottando qualcosa di incomprensibile, William la circondò con le braccia e le schiacciò la bocca con la propria. Prese a muoversi in lei, il respiro affannoso. La fitta tra le gambe si trasformò in un altra sensazione, una sensazione simile a quella provata poco prima. Stava per succedere di nuovo? Possibile? Così presto? Si, stava precipitando ancora una volta. Avrebbe dovuto distogliere lo sguardo, lo sapeva. Avrebbe dovuto chiudere gli occhi, ma le fu impossibile. Per assurda che fosse, sentiva la necessità di non nascondergli nulla di se stessa. Perciò si sforzo di tenere le palpebra alzate anche quando i muscoli le si contrassero e lei si sentì di nuovo innalzare verso la superficie. Anche quando lui si irrigidì di colpo e mormorò il suo nome. Solo quando si allungarono fianco a fianco sotto il copriletto, Buffy si lasciò sfuggire un sospiro e si permise di abbassare le palpebre. Appoggiandogli la testa sul petto, percepì i battiyi del suo cuore. Non aveva mai provato un simile senso di appagamento e di intimità. Quasi fossero state le uniche due persone al mondo <<Lo fanno tutti?>> bisbigliò. Lui ridacchiò <<Tutti lo fanno in continuazione. Sopratutto le coppie sposate>> <<E' questo che hai fatto con Laurie?>> <<Perchè me lo chiedi?>> <<Perchè adesso ha più senso. Non avevo mai capito perchè gli uomini desiderassero andare a trovare.....bè sai, quel tipo di donne. Ma chi non pagherebbe un dollaro per una cosa così meravigliosa?>> <<Buffy!>> Lei gli accarezzò il viso <<Avevi mai desiderato farlo prima? Con me, voglio dire>> <<Oh si. Sempre>> <<Sempre?Quante volte lo fa la gente?>> <<tutte le volte che vuole>> <<Sul serio? Quindi possiamo rifarlo? Subito?>> William sorrise <<Sarai la mia morte>> <<Perchè?>> <<Taci. Credevo che volessi rifarlo>> Buffy aveva un'altra domanda sulla punta della lingua, ma nell'attimo in cui le chiuse le dita attorno a un seno, ogni altra cosa le si cancellò dalla mente.


William si svegliò in preda a un brutto presentimento. Prima ancora di sollevare le palpebre intuì che Buffy aveva lasciato il letto. Non voleva aprire gli occhi per vedere dove fosse andata. Non voleva sapere se si era vestita o era ancora deliziosamente nuda. Si rifiutava di ammettere che era l'alba e che la notte era irrimediabilmente fuggita. Rimase immobile respirando profondamente come se, fingendo di dormire, potesse trattenere quanto avevano condiviso. quelle poche ore avevano operato un totale cambiamento. Lei era troppo innocente per immaginarlo, ovviamente. Dava per scontato che tutti provassero la stessa passione che era divamapta fra loro. Niente di più falso. Lui era stato con altre donne, ma non aveva mai sperimentato quello che aveva conosciuto con Buffy. Forse perchè l'aveva desiderata da quando riusciva a ricordare. O forse il destino gli aveva giocato un tiro crudele legandolo all'unica donna che non avrebbe mai potuto avere. un suono sommesso catturò la sua attenzione. Un lieve sospiro. Aramandosi di coraggio per affrontare l'inevitabile pena, si tirò su e aprì gli occhi. Di fronte alla finestra Buffy stava guardando fuori. I lunghi capelli biondi le ricadevano sulla schiena e si era avviluppata nel copriletto, segno evidente che non si era ancora vestita. Tuttavia non un fremito lo percorse. Non ci sarebbe stato alcun fuoco fra loro quella mattina solo angoscia. alzandosi dal letto, le si avvicinò. Senza soffermarsi col pensiero sul fatto che lei avrebbe potuto odiarlo, la circondò con le braccia e aspirò l'odore famigliare del suo corpo. Lei si abbandonò contro di lui <<il sole è appena sorto>> mormorò <<Ma la gente è gia in giro>> William portò lo sguardo in direzione dell'orizzonte. Il primo raggio di sole rischiarava la città addormentata. Buffy aveva ragione. Il signor Greeley si stava dirigendo verso la sua macelleria <<Lo sanno>> la udì bisbigliare con voce rotta. Rimpianto. Ecco che cosa aveva temuto di più, che lei rimpiangesse la notte che avevano trascorso insieme. Pur avendolo previsto, si sentì stringere il cuore. Indietreggiò di un passo <<Se ti sbrighi, riuscirai ad arrivare a casa senza che nessuno ti veda>> <<no, è troppo tardi>> Mentre scuoteva la testa, alcune ciocche le svolazzarono leggermente intorno al viso. William avrebbe voluto toccargliele, accarezzarla, qualunque cosa per arrecarle un pò di conforto. Ma gli fu impossibile. Buffy aveva ragione. Era troppo tardi. Per tutti e due. Si meravigliò nel sentirsi assalire da un moto di collera <<Avresti dovuto pensarci prima. Sei stata tu a voler salire a tutti i costi nella mia stanza. Sei stata tu a volere uno scandalo. Perchè ti meravigli, ora che hai raggiunto il tuo scopo? E' naturale che ci sia un prezzo da pagare. C'è sempre>> <<Almeno così siamo pari>> Posandole le mani sulle spalle, William la fece voltare verso di se <<Che cosa significa?>> <<Stamattina riceverò il meritato castigo. dovresti rallegrartene. Stamattina pagherò finalmente per le cose che ti ho detto sette anni fa>> <<Tu credi che fosse questa la mia intenzione? Pensi che ti abbia portata a letto per punirti di quanto mi hai detto?>> <<No, naturalmente. Una punizione non sarebbe stata così dolce. Ma puoi sosotenere in tutta onestà che quell'idea non ti abbia mai sfiorato la mente? Puoi davvero affermare che mentre salivamo quelle scale una piccola parte di te non si sia segretamente compiaciuta al pensiero di quello che avrei dovuto affrontare stamattina?>> <<Mai>> <<Vorrei poterti credere. Riesci sinceramente a perdonarmi, William Kincaid? Sei in grado di dimenticare il passato?>> era sempre stata bella, ma quella mattina con la pelle che emanava ancora il profumo dei loro amplessi notturni, le guance leggermente arrossate e le labbra tremanti, l'aggettivo bella non cominciava neanche a desciverla. Era l'unica donna che lui avesse mai amato. Gli aveva spezzato il cuore e mandato la vita in frantumi. Aveva individuato la sua debolezza più grande e se n'era approffitata. Amarla era sempre stato facile, ma perdonarla? <<Lo sospettavo. Non sei capace di perdonarmi. Pazienza. Neanch'io sono capace di perdonare me stessa>> Scostandosi da lui, Buffy sedette sulla poltrona accanto alla finestra. Il copriletto che si stringeva addosso la faceva apparire giovane e vulnerabile <<Ti amavo. So che non mi credi, ma giuro che ti amavo più di qualsiasi altra cosa nella mia vita. quella mattina fu spaventoso. Avevo sentito dire che una ragazza era stata selvaggiamente picchiata. Anya non parlava d'altro. Mio padre sapeva che accusavano te. Era indignato, diceva delle cose terribili. Mi spaventò a morte. Xander venne da noi e mi mise al corrente di tutti i particolari. Fu lui a dirmi che venivi ritenuto colpevole di quel tentato omicidio>> William si avvicinò alla poltrona posta di fianco al caminetto e vi si lasciò cadere senza prendersila briga di infilarsi i pantaloni <<Io ero sicura delle tua innocenza. Poi Xander prese da parte mio padre e lo informò che tu avevi ammesso di essere stato con Laurie. Che l'avevi pagata per fare quelle cose. Eravamo fidanzati, William. Tu dichiaravi di amarmi, ma avevi confessato di essere stato con una......una prostituta>> <<Ti ho gia spiegato il perchè>> <<Lo so. Ma quelle spiegazioni mi occorrevano sette anni fa, non il mese scorso>> <<Avresti dovuto avere fiducia in me>> <<Può darsi>> Buffy alzò lo sguardo su di lui, le ciglia imperlate di lacrime <<Ero distrutta al pensiero che tu fossi stato con un'altra. Allora non capivo le necessità, le esigenze di un uomo. Ignoravo fino a che punto fosse meraviglioso e perchè non volessi farlo con me>> <<eri tu quella che desideravo, maledizione! Eri tu quella di cui ero innamorato>> <<volevo crederti. Quando ci incontrammo al ruscello, desideravo sentire che eri innocente. Ho atteso a lungo che tu mi spiegassi perchè eri stato con Laurie. Ma tu non hai detto una parola>> <<Non immaginavo che lo sapessi. Non era una cosa di cui andassi troppo fiero>> <<Pensai che, se mentivi su quello, era probabile che mentissi anche su tutto il resto. Ora capisco che avevo paura di crederti. Se ti avessi creduto veramente innocente, ti avrei difeso schierandomi dalla tua parte. Non potevo farlo. Avevo troppa paura. Paura di quello che avrebbe detto mio padre. Paura di ciò che Laurie era stata capace di darti ed io no. Avevo paura di tutto>> <<Ti saresti potuta limitare a confessarmelo>> <<Lo so. Ma sapevo che in tal caso tu mi avresti convinta. Ne sei sempre stato capace>> <<Non abbastanza>> <<Non intendevo dirti quelle cose spaventose. Mi sono uscite di bocca di loro spontanea volontà>> Seguì un lungo silenzio durante il quale tutti i suoi demoni tornarono ad assalirlo, riportandogli alla memoria le parole crudeli di quel giorno lontano. Non lo amava, non lo aveva mai amato. Lei era Buffy Summers, sapeva chi era suo padre. Lui non era che quel bastardo di William Kincaid <<Mi dispiace>> la udì sussurrare <<Perchè ti importa tanto degli altri? Perchè diavolo ti curi di quel che pensa la gente? Quale potere esercita su di te? Dimmelo, accidenti!>> Buffy aprì due volte la bocca prima di riuscire ad emettere un suono <<Non posso>> <<Si tratta di me? Di tua sorella? Di Xander?>> Lei scosse la testa <<No, non si tratta di nessuno di voi. E' colpa mia. E' sempre stata colpa mia>> Chinò la testa e i capelli le ricaddero in avanti nascondendole il viso. William non voleva sapere che stava piangendo. Nonostante il dolore, nonostante tutto, le sue lacrime lo avrebbero annientato. <<Buffy......>> <<no! Vuoi sapere il perchè?>> Attese una risposta che non venne <<Non puoi cambiare idea adesso, William . Ti confesserò tutto>> Trasse un profondo respiro <<Un giorno, quando avevo circa nove anni, tornai a casa prima da scuola perchè non mi sentivo bene. Andai in cucina, come sempre, e udìì delle voci provenienti dal salotto. Erano le voci di mio padre e di un altro uomo. sgattaiolando lungo il corridoio, vidi che era presente anche mia madre. A un tratto tutti cominciarono ad urlare. Le grida erano così forti, che in un primo momento non riuscìì ad afferrare le parole. Poi compresi. Mia madre intendeva andarsene con quell'uomo. Voleva portare con se Anya e me, ma mio padre non glielo permise. le rivolse gli epiteti più osceni>> Buffy prese a dondolarsi avanti e indietro. Lui desiderò avvicinarsi e consolarla. Sopratutto desiderò impedirle di continuare a pronunciare delle parole che evidentemente la facevano soffrire in modo indicibile. Ma non poteva farlo. Egoisticamente doveva sapere che cosa avesse dettato il suo comportamento, perchè non avesse esitato a distruggere entrambi <<A un certo punto non riuscii più a sopportarlo, perciò corsi fuori e rimasi nascosta fino all'ora normale dell'uscita da scuola. Feci giurare ad Anya di non dire a nessuno che me ne ero andata prima>> Rovesciando la testa, Buffy portò lo sguardo sul soffitto. Un'unica lacrima le rotolò sulla tempia scivolandole fra i capelli <<Nostro padre ci disse che era morta>> <<Tua madre?>> Lei annuì <<Ci spiegò che era accaduto all'improvviso, che era caduta dalle scale. In un primo momento pensai che l'avesse uccisa. Quando portarono la bara, ne fui sicura. Quella notte scesi di soppiatto al piano di sotto e sbirciai dentro la cassa. Era vuota. Due giorni più tardi seppellimmo una bara vuota e da allora in poi lui parlò di mia madre come se fosse veramente morta>> <<Non l'hai più rivista?>> <<No. Cercai di spiegare a Anya come stessero effetivamente le cose, ma lei si rifiutò di ascoltarmi. Una volta mi hai chiesto quando si fosse trasformata da un indiavolato maschiaccio, in una bambina ammodo. Fu il giorno in cui seppellimmo quella bara. Penso che sapessimo tutte e due che se mai avessimo fatto qualcosa di male, per nostro padre saremmo morte. Morte e sepolte. Eravamo così piccole. Non dimenticammo mai la lezione. Anche se Anya rifiuta di parlarne

io so che ricorda>> William non ebbe coscenza di alzarsi e di attraversare la stanza, ma tutto a un tratto lei fu fra le sue braccia, stretta al suo petto. I suoi singhiozzi risuonarono nel silenzio mattutino, le sue membra furono percorse da un fremito irrefrenabile <<Calmati, Buffy. Nessuno ti farà più del male>> le bisbigliò all'orecchio. E subito dopo realizzò di essere disposto a fare qualsiasi cosa per mantenere quella promessa. Lei sollevò il viso inondato di lacrime <<Ma non vedi? Ho finalmente compreso. Mia madre aveva un amante. Papa era un uomo così difficile e severo. Io mi ero sempre chiesta perchè tenesse tanto alla nostra reputazione, ma via via che crescevo ho cominciato a capire. Eppure alla fine tutti i suoi sforzi sono risultati vani>> Anche se intuì che cosa fosse in procinto di dire, lui non riuscì a impedirglielo. Quando le premette le dita sulla bocca, lei gliele allontanò con un gesto spazientito <<Sono esattamente come lei. Anch'io mi sono presa un amante. E per quanto papà fosse insopportabile, avere un amante è una cosa malfatta non credi? Sono rovinata, proprio come lei. Solo che io non posso essere morta per il mondo. Devo affrontarlo. La signora Joyce mi aveva avvertito. Mi aveva fatto notare che se avessi perso la mia reputazione non avrei più potuto riacquistarla e aveva ragione.>> <<No, non sarai mai come lei. Te lo giuro, te lo giuro>> William prese ad accarezzarle i capelli per tentare di confortarla. Nel momento in cui i loro corpi aderirono l'uno all'altro ricordandogli la loro nudità, una fiammella di desiderio si accese in lui. La ignorò. In quel momento l'unica cosa che contasse era Buffy e ciò che le aveva fatto. Nel medesimo istante in cui lei aveva varcato la soglia dell'albergo, aveva intuito che intendeva distruggere la sua reputazione. Se l'avesse lasciata lì e fosse tornato in ufficio, il suo piano sarebbe andato a monte. Dopo matura riflessione sarebbe ritornata in se. Ma lui non le aveva lasciato il tempo di riflettere. Era stato talmente felice di vederla, così ansioso di baciarla e di stringerla a se, che non aveva pensato che a se stesso e a ciò che desiderava. Quella incresciosa situazione era colpa sua e doveva porvi rimedio. Chiudendole il volto fra le mani, le asciugò le lacrime con i pollici e sorrise <<Risolverò tutto quanto sta tranquilla>> <<E come?>> <<Vestiti>> <<Che cosa intendi fare, William?>> <<si tratta piuttosto di quello che farai tu>> <<E cioè?>> <<Mi sposerai>>


Uscendo dalla chiesetta sconosciuta dove un pastore sconosciuto li aveva uniti in matrimonio, Buffy pensò che erano finalmente marito e moglie......sette anni troppo tardi. William non le aveva perdonato quanto era accaduto fra loro in passato. Che quelle nozze fossero una raffinatissima forma di vendetta?Intendeva farle pagare un prezzo per il resto della sua vita? Oppure il loro matrimonio costituiva una seconda possibilità? Avrebbero avuto il tempo di imparare a conoscersi e forse, di innamorarsi di nuovo? L'averlo sposato per salvare la propria reputazione significava che era destinata a una perenne infelicità? La signora joyce che insieme a bonnie, aveva assistito alla brevissima cerimonia, si schiarì la voce <<Se preferite non accettare la mia proposta, vi capirò ma ho intenzione di farvela lo stesso>> Fece una pausa. Non avendo la più pallida idea di quello che sarebbe seguito, Buffy scoccò un'occhiatata a william. Lui si limitò a scrollare le spalle <<Sarebbe più semplice spiegare alla gente che voi due avete lasciato Landing ieri sera e non stamattina. Se capite quel che voglio dire>> aggiunse Joyce con un cenno significativo in direzione di Buffy. In un primo momento lei non capì. poi, di colpo, comprese. Joyce stava proponendo di spargere la voce che si erano sposati prima che lei trascorresse la notte nella stanza d'albergo di William. Una bugia che avrebbe contribuito enormemente a salvaguardare la sua reputazione. Attese invano che lui le fornisse un indizio di ciò che stava pensando. Spettava a lei decidere se iniziare la loro vita con una menzogna o con una completa onestà. Si rivolse alla signora Joyce <<Niente bugie>> dichiarò <<Che pensino quello che vogliono. Non ho paura>>



'non ho paura'. Paole facili da pronunciare quando si trovavano ancora a due ore di strada da Landing, pensò William. Molto meno credibili adesso che, dopo aver attraversato la città con tutti gli sguardi puntati su di loro, si stavano dirigendo verso la periferia. La grande villa si stagliava nella luce morente. La casa del vecchio Summers, pensò. Vi sarebbe vissuto, ma non sarebbe mai stata la sua casa, lo sapeva. buffy gli aveva rivolto a stento la parola per tutto il tempo in cui si erano trattenuti all'albergo per ritirare la sua roba e quella di Bonnie. Alice, la cameriera, si era offerta di dar loro una mano e per fortuna la presenza di una terza persona aveva allentato un tantino la tensione. Ma chi l'avrebbe fatto quella sera? e lui dove avrebbe passato la notte? Nel letto di Buffy? O in un altro da solo? <<siamo arrivati?>> domandò Bonnie dal sedile posteriore del calesse che William aveva noleggiato. Balzò in piedi facendolo oscillare leggermente <<Oh si. Staremo qui per sempre?>> Lui non seppe cosa risponderle. Aveva sempre avuto intenzione di non fermarsi a Landing più di un anno. Ma era sposato adesso. Poteva ancora pensare di andarsene? Lo desiderava? <<Posso avere una stanza tutta per me?>> aggiunse Bonnie <<ma certo. Ti lascerò perfino scegliere quella che preferisci>> ribattè buffy <<E saremo una vera famiglia? La mia mamma mi aveva sempre promesso che avrei avuto una vera famiglia>> <<Faremo del nostro meglio, Bonnie>> le sorrise lei. william si chiese se il loro meglio sarebbe stato sufficiente. Saltando a terra girò intorno al calesse e tese le braccia a Buffy. Come lei gli posò le mani sulle spalle, l'abbassò lentamente al suolo. Per la frazione di un istante i loro occhi si incontrarono. Lui le frugò lo sguardo per tentare di capire i suoi sentimenti. Scorse apprensione e timore. Si affrettò a girare la testa rifiutandosi di sapere quali altre emozioni lasciassero trapelare quelle profondità verdi. Non si sentiva abbastenza forte per affrontare il suo biasimo. Non ancora. Non quando aveva ancora il suo sapore sulle labbra. Quasi aspettandosi di vedere saltar fuori il vecchio Summers per sbarragli la strada, varcò la soglia alle spalle di Buffy e Bonnie. La casa era fredda e buia all'interno. Si percepiva un vago sentore di muffa nell'aria, come se lepulizie gioranliere non fossero sufficienti a mascherare il fatto che vi abitava una sola persona. mentre buffy si toglieva lo scialle e il cappello, Bonnie saltellava impaziente ai piedi delle scale <<Va pure>> rise lei <<Sali a scegliere la tua stanza>> <<So gia quale voglio>> ribattè la bambina correndo su per le scale. William mise giù la sua valigia e il bauletto che conteneva le cose di Bonnie <<Sai quale sceglierà?>> <<Penso di si. C'è una stanza d'angolo dalla forma asimmetrica, da cui si gode la vista del bosco. Ho sempre avuto l'impressione che fosse quella che le piaceva di più>> <<e' vicina alla tua?>> <<No, è dalla parte opposta. Io ho una stanzetta da questo lato>> Una stanzetta. con uno stretto letto verginale. William osservò la costosa carta da parati acquistata a St. Louis o forse perfino a New York. Il pavimento sotto i suoi piedi scintillava, il mobilio era solido e imponente. Gli era difficile credere di trovarsi a meno di un chilometro dalla cameretta al di sopra del saloon nella quale era cresciuto. Quella non era la sua casa, era la casa di Buffy. Per la centesima volta quella mattina si chiese perchè avesse accettato di sposarlo e che cosa avesse fatto lui alla scadenza del contratto. <<c'è una stanza molto grande per gli ospiti in cima alle scale>> Lui si volse a guardarla. Si stava fissando le mani come se l'impresa di sfilarsi i guanti richiedesse tutta la sua concentrazione. Una grande stanza degli ospiti, con un letto altrettanto grande. Se avessero diviso quel letto, lui non avrebbe saputo impedirsi di fare l'amore con lei notte dopo notte. Un nodo gli serrò la gola. Se avessero diviso quel letto, Buffy avrebbe finito per restare incinta. E alla scadenza del contratto lui sarebbe stato costretto a restare. Non avrebbe mai abbandonato suo figlio. Studiò le sue spalle nude che emergevano dall'abito di Worth. ricordò la sensazione suscitata dalla sua pelle sotto le dita, il calore del suo corpo premuto contro di lui. Se fosse rimasto, lei lo avrebbe distrutto. Vivere con lei sapendo che non lo amava lo avrebbe logorato a poco a poco. Aveva sempre desiderato amare Buffy Summers ed essere amato da lei. Al pari della stragrande maggioranza degli uomini, si struggeva per l'unica cosa che non avrebbe mai potuto avere. Avrebbe potuto possedere il suo corpo, ma quando l'avesse tenuta fra le braccia avrebbe saputo che non si fidava di lui ne riteneva che fosse degno di lei. Che lo aveva sposato per evitare uno scandalo. Afferrò la valigia <<Dormirò nella stanza accanto a quella di Bonnie>> dichiarò ignorando il suo sussulto sbalordito. Evitando i suoi occhi, si diresse verso le scale <<E' meglio che le stia vicino. Soffre di incubi, a volte>>


Buffy si impose di non piangere, tirò su col naso e battè un piede per terra. Le lacrime non erano mai servite a niente. Inoltre le avrebbero arrossato il naso e gonfiato gli occhi. Non che William ci avrebbe fatto caso. Non voleva nemmeno dormire nel suo stesso letto. Anche se il bruciore sotto le palpebre si accentuò, decise di ignorarlo. Che cosa era successo? Che cosa aveva fatto per mandarlo in collera o sconvorgelo fino a quel punto? La notte appena trascorsa era stata talmente, talmente.........strinse le mani davanti a se ed espirò lentamente.......talmente stupenda. Non aveva mai immaginato che esistessero sensazioni del genere, che tutto il suo corpo potesse essere pervaso da un così delizioso piacere. Tuttavia doveva aver commesso un errore. Lo aveva offeso o messo in imbarazzo con il suo entusiasmo? Doveva pur esserci un motivo se lui non voleva dividere il suo letto. Non lo avrebbe mai saputo senza chiederglielo e avrebbe preferito venire flagellata sulla pubblica piazza piuttosto che sottoporsi a una simile tortura. Fissò imbronciata la grande cesta che un ragazzo aveva consegnato pochi minuti prima. Conteneva una cena fredda e una bottiglia di champagne francese, accompagnate da un biglietto in cui la signora Joyce augurava loro ogni felicità. Buffy fece scorrere un dito lungo la bottiglia. Era ancora fredda e minuscole goccioline imperlavano il vetro. non aveva mai bevuto champagne in vita sua e si chiese se avesse un sapore migliore del cognac che William le aveva offerto la sera precedente. 'Non pensarci' si ordinò, poi scosse la testa. Come sarebbe stato possibile? Avvertiva ancora il magico tocco delle sue dita. Non doveva nemmeno chiudere gli occhi per vederlo torreggiare su di lei, il volto alterato dalla passione, l'ampio petto nudo così vicino, così........Un colpo bussato alla porta posteriore la trasse dalle sue fantasticherie. prima che avesse la possibilità di andare ad aprire, la porta si spalancò e Xander varcò la soglia. Benchè vestito di tutto punto, aveva la giacca sbottonata e il cappello di traverso. Due chiazze violacee gli macchiavano gli zigomi e tutte le fiamme dell'inferno sembravano ardere nei suoi occhi. Lei indietreggiò istintivamente <<Che sorpresa Xander>> <<E' stata una sorpresa anche per noi, Buffy>> Parlava con voce bassa e faticosamente tenuta sotto controllo <<Che cosa stai facendo qui?>> <<Sono venuto ad accertarmene di persona>> ribattè lui avanzando nella stanza. La percorse con uno sguardo di riprovazione inducendola a rendersi conto che indossava ancora l'abito fi Worth <<hai l'aspetto di una sgualdrina>> aggiunse togliendosi il cappello <<Come osi?>> <<come oso io? hai disonorato la nostra famiglia più di una volta. ti ho considerata spesso una prova a cui nostro Signore voleva sottoporci e ho sopportato il tuo indegno comportamento con cristiana rassegnazione. Ma questa volta........questa volta hai superato ogni limite>> Buffy aprì la bocca per ribattere, ma non riuscì a trovare parole adeguate. Come osava accusarla di aver oltrepassato ogni limite, mentre solo il giorno innanzi le aveva proposto di provvedere alle sue necessità? <<Non ho fatto niente di male>> riuscì infine a ribattere <<Oh Buffy, non aggiungere la menzogna al gia lungo elenco dei tuoi peccati. vorresti forse negare di aver passato la notte con quell'uomo? Nella sua stanza d'albergo?>> Lei si sentì avvampare. no, non poteva negarlo <<Sono una donna sposata>> <<Hai sposato Kincaid? Quel lurido bastardo?>> <<Ti proibisco di insultare mio marito. Che ti piaccia o no, adesso è tuo cognato. Ti consiglio di abituarti all' idea>> <<Mai!>> Xander le si avvicinò ancora di più afferrandole il braccio <<Sei diventata un'estranea per me, Buffy. Come per tua sorella. La sua vergogna è così grande, che stamattina non è riuscita ad alzarsi dal letto>> 'Se fossi costretta ad avere rapporti intimi con lui tutte le notti, neanch'io vorrei affrontare un nuovo giorno' pensò lei. Cercò di divincolarsi, ma la sua stretta era incredibilmente forte <<non m'importa ne di Anya ne della sua vergogna. Mi ha minacciata per l'ultima volta. Mi rifiuto di lasciarmi intimidire ancora da lei. Ne da lei ne da te Xander. Ho la mia vita, che ora comprende un marito e una figlia>> <<figlia? Una figlia? Hai intenzione di ospitare quella progenie di Satana sotto il tuo tetto? Non lo permetterò>> Buffy liberò il braccio con uno strattone <<Posso ricordarti che questa non è casa tua?>> <<E io posso ricordarti che sono un uomo di Dio? Il Signore è dalla mia parte>> <<Non credo, Xander. Non questa volta>> Un tremito aveva cominciato a percorrerle le membra, ma era dovuto alla collera, non alla paura <<William è mio marito. E bonnie è mia figlia come se la avessi messa al mondo io. Mi aspetto che tutti e due vengano trattati con rispetto e cortesia. In caso contrario, non ti considerò più un membro della mia famiglia>> Xander allungò una mano verso di lei. Ma invece di colpirla come aveva immaginato, gliela posò sulla gola. Senza premere troppo, però. Un brivido le serpeggiò lungo la spina dorsale. C'era qualcosa di stramìno nella sua espressione. Un che di brutale, di animalesco. <<Non ti azzardare a sfidarmi. Ti distruggerò>> la minacciò <<Ora parli proprio come Anya>> Le dita di lui aumentarono la pressione attorno alla gola. D'istinto Buffy gli afferrò il polso con tutte e due le mani e tirò con tutte le sue forze costringendolo a mollare la presa <<Non farlo mai più>> gli intimò <<come preferisci, Buffy>> Xander posò lo sguardo sulla profonda scollatura con un sorriso lascivo sulle labbra <<ordinerò ai membri della mia congregazione di boicottare il tuo emporio. Ti denuncerò pubblicamente come una puttana, l'amante del bastardo di una puttana>> La sua voce non si era alzata di un'ottava pronunciando quelle parole come una sommessa cantilena. Un altro brivido le serpeggiò lungo la spina dorsale. Alzando il mento, lo guardò direttamente negli occhi <<Fa quello che ti pare. Non ho paura. Il mio è l'unico emporio di Landing. Alcuni se ne terranno alla larga per causa tua, ma la maggior parte non lo farà. Sono sempre stata onesta nei confronti degli abitanti di questa città e ho sempre fatto pagare dei prezzi equi. Puoi gridare e sbraiatare finchè vuoi contro di me, ma questo non cambierà la verità>> <<La verità? La verità è che sei stata a letto con quel bastardo>> <<Dopo che tu ti eri offerto di provvedere di persona alle mie necessità, dannato ipocrita. Sei il marito di mia sorella. Non venirmi a dire che sono io a peccare agli occhi del Signore>> <<Mai! Mai!>> Xander dilatò le pupille sbiancandosi in viso <<Bugiarda. Sgualdrina. Devi essere fermata! Devi essere punita!>> Buffy lo fissò a bocca aperta. Non lo aveva mai visto in quello stato. Il cuore le martellava in petto, mentre cominciava a indietreggiare lungo la parete della cucina. Prima che riuscisse a schivarlo, lui le afferrò un braccio <<E' la volontà del Signore. Devi essere puinita>> Alzò l'altra mano al di sopra della testa inducendola a irrigidirsi in attesa delle percosse. A un tratto venne violentemente allontanato da lei. Volò attraverso la cucina e sbattè contro la porta posteriore, per poi crollare sul pavimento <<Se mai vi azzarderete a toccare di nuovo mia moglie, vi ucciderò>> dichiarò William a denti stretti <<Alzatevi schifoso essere immondo.....>> <<William?>> Lui si volse a guardarla gli occhi simili a tizzoni ardenti. Non a causa del fuoco della passione, bensì per qualcosa di infinitivamente più oscuro, micidiale. Buffy non lo riconobbe. Ciononostante si fidò di lui e gli corse al fianco <<Calmati, Buffy. Va tutto bene>> Xander si rialzò lentamente <<La cosa non finisce qui>> <<Vi ho avvertito. Il fatto che siate un uomo di Dio non fa alcuna differenza per me>> Rivolgendogli un'occhiata torva, Xander varcò incespicando la soglia. Dopo che se ne fu andato, lei si lasciò sopraffare dal tremito e si aggrappò a William. Lui la strinse a se <<All'inferno, Buffy, perchè non mi hai chiamato?>> <<non mi è venuto in mente>> <<Perchè no, buon Dio?>> <<Smettila di bestemmiare>> Spostando la faccia sul petto di lui, lei aspirò il suo odore. Era venuto in suo soccorso. Malgrado gli errori che doveva aver commesso la sera precedente, teneva abbastanza a lei da volerla difendere <<Ti ha fatto del male?>> Buffy scosse il capo <<Ne sei proprio sicura?>> Una delle sue mani le si richiuse attorno a un braccio. Prima che riuscisse a soffocarlo, un gemito le sfuggì dalle labbra. William la fece voltare verso il lume posto sul tavolo di cucina e osservò i segni violacei. Avevano la forma esatta delle dita di un uomo <<Avrei dovuto ucciderlo>> borbottò <<Non è niente. Inoltre sei lo sceriffo. Non puoi ammazzare la gente solo perchè ne hai voglia>> <<A che cosa mi serve essere lo sceriffo se non sono nemmeno in grado di proteggere mia moglie?>> Anche se Xander l'aveva spaventata con la sua brutalità e preoccupata con le sue minacce, non aveva importanza. Studiò il viso famigliare di William notando l'intensità del suo sguardo. Tutto il suo corpo sembrava vibrare per il desiderio di vendetta. Buffy tornò ad avvertire il bruciore sotto le palpebre, ma questa volta non era dovuto alla tristezza e alla confusione, bensì alla felicità. William abbassò lo sguardo su di lei <<Perchè mi guardi in quel modo?>> <<Quale modo?>> <<come se il sorgere del sole dipendesse da me>> <<Mi hai difesa>> <<Sei mia moglie, Buffy. Che cosa volevi che facessi?>> <<nessuno aveva mai preso le mie difese prima di stasera>> Lo sguardo di lui si fece così intenso da costringerla ad abbassare gli occhi. Un silenzio profondo regnava nella stanza, rotto soltanto dal ticchettio della pendola nell'ingresso. Un paio di minuti prima gli era corsa accanto senza riflettere. adesso, a solo un passo di distanza da lui, avrebbe voluto prenderlo fra le braccia, aspirare il suo odore e sentire il suo calore. William l'aveva

difesa perchè era sua moglie. Se solo avesse saputo quanto fosse ansiosa di interpretare completamente quel ruolo. Rimase immobile di fronte a lui, a capo chino, il cuore stretto. I minuti si trascinarono lentamente. Infine lui si fece da parte e portò lo sguardo alla cesta <<Che cos'è?>> <<La signora Joyce ci ha mandato una cena fredda>> <<Ha un'aria allettante. Vado a chiamare Bonnie>> Buffy lo seguì con lo sguardo ascoltando il rumore dei suoi passi sulle scale. Quella sera si sarebbe coricata sola nel suo letto, con i suoi ricordi come unica fonte di calore. Una lacrima le rotolò lungo una guancia. non si trattava soltanto del rifiuto di William di trascorrere la notte con lei, ma sopratutto del fatto che il loro matrimonio era una farsa dal principio alla fine. Per il momento vivevano sotto lo stesso tetto, ma cosa sarebbe successo quando il suo contratto fosse scaduto? Si sarebbero separati? Avrebbero chiesto il divorzio? Sembrava impensabile. Volgendosi verso la cesta, Buffy cominciò a tirare fuori le pietanze. Non la preoccupava lo scandalo che avrebbe suscitato la partenza di William. Si chiedeva invece come avrebbe fatto a sopravvivere dopo averlo perso per la seconda volta in vita sua.


Buffy osservò l'emporio affollato. Erano passate tre settimane da quando aveva sposato William, tre settimane dalla notte che avevano trascorso insieme e tre settimane da quando Xander aveva minacciato di rovinarla. Per il momento, però, le sue minacce erano risultate vane. Fin dal giorno successivo al suo matrimonio, la gente era entrata per congratularsi con lei, contrariamente al suo timore di venire disapprovata, sopratutto dalle più fedeli sostenitrici di Anya. La signora Greeley aveva arricciato il naso borbottando una frase scortese, un paio di donne avevano smesso di fare i loro acquisti da lei, ma il resto della città sembrava avere accolto la notizia con palese compiacimento <<Buffy, Buffy, vieni presto!>> Bonnie entrò di corsa e si precipitò verso di lei <<E' arrivato! E' arrivato!>> <<Chi è arrivato?>> <<Il postale con le merci. Pensi che ci siano anche i miei libri?>> alle consuete ordinazioni Buffy aveva aggiunto dei libri di lettura facili facili. Da quando aveva imparato a decifrare quelle parole semplici, Bonnie non vedeva l'ora di leggere un'intera storia tutta da sola. Chinandosi su di lei, le raddrizzò il collettino di pizzo <<Senza dubbio. Comunque andiamo ad accertarcene di persona>> all'esterno una folla si stava gia radunando attorno alla diligenza. L'unico passeggero stava scendendo, spolverandosi gli abiti come se fosse stato costretto a dividere il sedile con un carico coperto di sporcizia. Probabilmente era vero. Ogni centimetro del veicolo traboccava di scatole, sacchi e barili. <<Dove sono?>> domandò Bonnie sbirciando attraverso la calca <<Non li vedo>> <<Saranno in una delle scatole. Sta tranquilla sono sicura che li hanno mandati>> Alzando lo sguardo Buffy scorse William in piedi al suo fianco. Faceva caldo, quel giorno. Era ormai primavera inoltrata e l'estate era gia nell'aria. Lui non indossava che un panciotto nero sulla camicia a righe bianche e azzurre. La stella d'argento gli brillava sul petto. Era così alto e bello, forte e orgoglioso, ed era suo marito. un impeto di gioia le gonfiò il petto <<Che cosa stai facendo qui?>> <<Cerco sempre di trovarmi nei paraggi quando arriva la diligenza>> Strano, pensò lei, non ricordava di averlo mai visto prima di allora. Bonnie gli tirò una manica <<Ha portato i miei libri di lettura>> <<Fantastico>> William le tirò la treccia e lei rise. le piaceva vederli insieme, si disse Buffy. Sembravano andare così d'accordo. Si capivano a vicenda. Le affinità del loro passato costituivano un vincolo che lei non avrebbe mai potuto condividere, eppure non la facevano sentire esclusa <<Avete visto che meraviglia?>> Quel grido la indusse a riportare la sua attenzione sul postale. Tre alte piante venivano scaricate dal settore destinato ai passeggieri. Le radici erano state avvolte in iuta bagnata e collocate in tre grandi contenitori di metallo. Altra iuta era avvolta attorno alle piante nascondendole quasi del tutto. Solo una magnifica rosa faceva capolino dalla cima dell'imballo <<chissà chi le ha ordinate?>> mormorò, ben sapendo di non essere stata lei. La maggior parte della gente faceva le ordinazioni tramite l'emporio, ma alcune persone telegrafavano direttamente a St. Louis <<io>> William si fece strada attraverso la folla per avvicinarsi alle piante. Dopo aver dato un'occhiata ai cartellini, cominciò a togliere la iuta. Erano alte quasi quanto lui, con lunghi rami flessuosi che ricadevano fino a terra. La moglie di un agricoltore emise un grosso sospiro <<Rose rampicanti. Mia madre ne aveva di molto simili quando ero bambina. Erano il suo orgoglio e la sua gioia. Io ho sempre pensato che fossero la cosa più bella che avessi mai visto. Guardate il rosa acceso di quei boccioli>> Buffy raggiunse il marito <<Per chi sono?>> <<Per la casa. Ho pensato che ti sarebbe piaciuto piantarle a ridosso del portico. La stagione è un pò troppo avanzata, ma sono robuste e attecchiranno. Forse avrei dovuto interpellarti prima, ma volevo farti una sorpresa. Sono il mio regalo di nozze>> Lei fece scorrere lo sguardo dai delicati boccioli che ondeggiavano nella brezza all'uomo attraente che attendeva una reazione al suo dono <<Sono stupende>> mormorò. william si spinse il cappello all'indietro consentendole si vedere i suoi occhi. La circospezione che vi lesse le fece venir voglia di piangere. O meglio, la indusse a desiderare di buttargli le braccia al collo e baciarlo fino a fargli dimenticare ogni cosa all'infuori delle meravigliose sensazioni che sembravano sempre scaturire fra loro. Ma il brusio della folla le ricordò che non erano soli. Avrebbe dovuto rimandare il suo impulso a più tardi. Fu solo dopo che lui ebbe caricato le rose sulla parte posteriore del carro che Buffy ricordò che anche quando fossero stati a casa non avrebbe potuto offrigli i suoi baci. Benchè vivessero sotto lo stesso tetto, dormivano in letti separati. <<Dove sono i miei libri?>> si spazientì Bonnie <<Probabilmente nell'emporio, insieme alle alre merci>> ribattè William <<Andremo a prenderli fra poco>> <<Li voglio subito>> Saltando giù dal carro, lui la sollevò fra le braccia e cominciò a farle il solletico <<Da quando sei diventata così prepotente, mia piccola peste?>> Buffy sorrise alle risate e agli strilli della bambina. Rientrò nell'emporio e cominciò a controlare le scatole che Andrew aveva gia aperto. Si sforzò di concentrarsi, ma l'occhio continuò a correrle in direzione della vetrata. La diligenza se n'era andata egran parte della folla si era dispersa. le poche persone riamste annuivano e sorridevano, mentre osservavano il loro sceriffo che giocava con la bambina. Era una scena così in contrasto con quanto era successo i primi giorni seguiti all'arrivo di William. Era difficile credere che tante cose fossero cambiate. Lui aveva trovato una casa a Landing. 'Perchè solo adesso?' si chiese Buffy. Come mai ci erano voluti sette anni perchè tutti si accorgessero dell'uomo che era in realtà? <<Ecco i libri di Bonnie>> disse Andrew porgendoglieli <<Grazie. Non vede l'ora di cominciare a leggerli>> Andrew annuì, poi seguitò a vuotare le scatole e a catalogare le merci. Lavorava per lei da quando suo padre era morto. Era fidanzato con la figlia di un agricoltore e presto si sarebbe sposato. Buffy riportò lo sguardo al di la dei vetri. A bonnie occorreva un'attenzione maggiore di quella che lei era in grado di dedicarle. Forse avrebbe dovuto prendere in considerazione l'idea di delegare ad Andrew parte delle sue responsabilità e lavorare con un orario ridotto. William gettò in aria Bonnie e la riprese al volo. Ridendo, lei gli spazzò via il cappello dalla testa. Buffy studiò i contorni del suo viso e del suo corpo. Fino a che punto conosceva l'uomo che aveva sposato? Era sua moglie e non lo era. Per la prima volta dal giorno del loro frettoloso matrimonio ammise di desiderare di più. La presenza di William e di Bonnie conferiva alla villa l'atmosfera di una vera casa. Ma non le bastava. Voleva che loro tre diventassero la famiglia che Bonnie desiderava, voleva diventare la moglie che William meritava. lui depositò a terra la bambina. Questa gli si aggrappò alle gambe e alzò lo sguardo sul suo volto, gli occhi sfavillanti di amore e di fiducia. Sorridendo, William le scostò alcune ciocche dalle fronte. Buffy ebbe l'impressione che una morsa le attanagliasse il cuore. Desiderava che William la fissava con lo stesso sguardo colmo di affetto. Desiderava convincerlo che non correva il rischiodi soffrire volendole bene. Desiderava.......tutto <<Buffy, mia cara, sarei felice di tenere Bonnie con me questa sera>> Lei si volse in direzione della signora Joyce <<Non capisco>> <<C'è la riunione stasera. L'avete dimenticato?>> Evidentemente si <<Quale riunione?>> <<Quella per discutere sull'opportunità di assumere una maestra. Tutti i genitori devono parteciparvi>> <<Ma io non sono.......>> buffy si interruppe di colpo. Lei e William si erano assunti la responsabilità di Bonnie, il che li rendeva dei genitori, almeno agli occhi di Joyce <<Avete ragione. Grazie per la vostra offerta. Passeremo a prenderla prima di tornare a casa>> Joyce agitò una mano <<non è necessario che vi affrettiate, per quel che mi riguarda. mi piace stare con la bambina>> <<Anche a me>> Amava la presenza di Bonnie nella sua vita. Aveva cercato così a lungo di ignorare le sue esigenze di donna, che aveva finito per dimenticare di desiderare un marito e dei figli. Ma William e Bonnie l'avevano costretta a ricordare i suoi sogni di tanto tempo addietro. Riprese a rovistare nelle scatole, ma la sua mente era lontana mille miglia. si stava chiedendo come sarebbe stato tenere un bambino piccolo fra le braccia. Il bambino suo e di William. Si posò la mano sull'addome piatto. Durante la loro unica notte d'amore non era rimasta incinta. Ma se ce ne fossero state altre, chissà? Era per questo che lui la evitava? Temeva di avere un figlio? O temeva di avere un figlio da lei? Buffy abbassò le palpebre sforzandosi di ricacciare le lacrime. Desiderava un bambino, desiderava che suo marito non fosse solo un estraneo in casa loro. Desiderava.......Tirò un lungo sospiro. per qualche ragione misteriosa le era stata concessa una seconda possibilità e questa volta non intendeva lasciarsela sfuggire.



William scalciò via un ciottolo dal sentiero e rimase a seguirlo con lo sguardo <<sembri un ragazzino imbronciato che preferisce andare a pescare invece che in Chiesa>> lo canzonò Buffy <<E' certo che non ho la benchè minima voglia di partecipare a quella riunione. E tu?>> <<Neanch'io ma è necessario. Avere una maestra a Landing è importante per chiunque abbia dei bambini. Dobbiamo pensare a Bonnie>> <<Ritengo che tu e la signora Joyce ve la caviate a meraviglia come insegnanti>> <<E quei bambini che non hanno nessuno in grado di dar loro lezioni?>> Il ragionamento non faceva una grinza. Lui stesso come avrebbe fatto a ricevere un'istruzione se non ci fosse stata una maestra? All'epoca in cui loror erano bambini, esisteva una scuola di una sola stanza alla periferia della città. Una serie di giovani diplomate era venuta a trascorrere un anno, avolte due, nella prateria solitaria. L'edificio era stato distrutto da un incendio otto anni addietro. Fra i rigidi inverni e le invasioni di cavallette non c'erano stati ne il tempo ne il denaro per ricostruirlo. I bambini avevano dovuto fare a meno di un'istruzione scolastica <<Qualcosa mi dice che gli altri genitori non gradiranno la nostra presenza>> <<Lo so>> Anche se il tono di voce di lei non tradiva alcuna emozione, William percepì la sua ansia dalla contrazione delle dita che gli aveva posato sul braccio <<Se preferisci non andare.......>> <<No, voglio.....Dobbiamo essere presenti, William>> Lui non sapeva proprio perchè, ma al momento non si sentiva in vena di discutere. Non mentre Buffy gli camminava accanto nell'aria della sera. Indossava un abito di cotonina verde che dava risalto al colore dei suoi occhi. Dopo il lavoro della giornata si era rinfrescata e riavviata i capelli, in modo che neanche una ciocca sfuggisse all'elegante chignon. Invece di conferirle un aspetto severo, quell'acconciatura metteva in risalto il suo viso e la pienezza delle labbra. I loro passi si accordavano con naturalezza, le sue gonne gli sfioravano le gambe come una carezza proibita. Altre coppie si stavano dirigendo verso la chiesa, dove avrebbe avuto luogo la riunione. Rifiutandosi di pensare alla prospettiva di affrontare Xander senza aver avuto il piacere di spaccargli la faccia, William fissò il cielo che si stava oscurando. le stelle si stavano accendendo a una a una <<Grazie per le rose>> bisbigliò Buffy <<E' stato un pensiero molto carino e premuroso. Come ti è venuto in mente di ordinarle?>> <<Una volta Wyatt mi parlò delle rose di sua madre e mentre stavo tornando a casa ho notato che il portico appariva spoglio. Non sono che rose, Buffy>> Non avevano alcun valore, in realtà. Tranne che per il fatto che gli faceva piacere che lei avesse apprezzato il suo dono <<E' una magnifica serata>> osservò lei <<Magnifica>> le fece eco studiando il gioco di luci e ombre sul suo viso. Era sempre stata la ragazza più incantevole che avesse mai conosciuto. Pur sapendo che molti non sarebbero stati del suo stesso avviso, se ne infischiava dell'opinione altrui. Aveva sempre incarnato il suo ideale di donna. Sarebbe stato terribile lasciarla. Anche per pochi giorni <<Dato che il tempoè così bello, pensavo di recarmi in alcune città del circondario>> <<Stai ancora indagando sulla morte di Laurie Smith>> non era una domanda <<voglio informarmi se sono stati commessi altri delitti del genere, o anche solo se delle ragazze sono state picchiate. Forse in tal caso riuscirei a trovare un filo conduttore, cosa che mi aiuterebbe a scovare l'assassino>> <<Continui a credere che non sia stato un vagabondo, non è vero?>> <<No. se c'è una cosa che ho imparato durante la mia assenza, è che gli eventi della vita non sono mai così semplici. I criminali non si limitano ad entrare in una città, ammazzare qualcuno e svignarsela. La maggior parte della gente viene uccisa per un motivo ben determinato e di solito da qualcuno che conosce>> <<Sono contenta che tu non abbia abbandonato le indagini>> <<Perchè?>> <<Perchè questo denota il tipo d'uomo che sei. Sono fiera di te, William>> Non sapendo come rispondere, lui tacque. Si avvicinarono alla chiesa raggiungendo altre coppie di genitori. Ai piedi degli scalini Buffy si arrestò di colpo <<Sei preoccupata a causa di Anya e Xander>> Lei annuì <<Hanno due bambini e lui è il pastore di questa chiesa. Sono sicura che saranno presenti. Il fatto è che non vedo Anya da........>> Dal giorno precedente al loro matrimonio. Da quando Anya aveva fatto irruzione nel suo ufficio lanciando le sue menzogne con una mira infallibile <<Non siamo obbligati a entrare>> <<Si, lo siamo. Mi rifiuto di lasciarmi spaventare da lei. Inoltre dovrò pure affrontarli, prima o poi>> William aveva fatto il possibile e l'impossibile per non toccarla. Gli faceva troppo male starle vicino sapendo che non avrebbe mai potuto averla. Ma quella sera lei aveva bisogno del suo tocco e lui non era mai stato in grado di rifiutarle alcunchè. Sollevando una mano, le sfiorò una guancia con le nocche <<Prenderò a pugni Xander, se lo desideri>> l'ombra di un sorriso le aleggiò sulle labbra <<Non so perchè, ma ho l'impressione che ti piacerebbe un pò troppo>> <<Hai ragione>> <<Ti ringrazio, ma no. Li affronterò da sola. Se mi daranno troppo filo da torcere, mi limiterò a riprendermi l'organo>> <<E io ti darò una mano a portarlo via>> Entrando in chiesa, scoprirono che la maggior parte degli abitanti di Landing occupava gia i banchi. Con suo sommo sollievo William notò che i pochi posti ancora liberi si trovano nelle ultime file. Essendo il pastore, Xander avrebbe presieduto la riunione. Se fosse stato costretto a sedergli di fronte, il desiderio di affrontarlo con violenza avrebbe avuto la meglio su di lui. E dubitava che i bravi cittadini di Landing avrebbero gradito vedere il loro sceriffo e il loro pastore impegnati in una rissa di osteria ai piedi dell'altare. Scivolando in un banco, tentò invano di trovare una posizione comoda. dopo essersi postato un paio di volte, si rassegnò a trascorrere una lunga, noiosa serata e ad avere il mal di schiena la mattina seguente. Xander raggiunse il tavolo situato davanti ai banchi e si schiarì la voce <<Vi ringrazio per essere venuti. Come ben sapete, dovremo decidere quali provvedimenti prendere per dare ai nostri figli un'istruzione adeguata>> Mentre procedeva con il suo discorsetto di apertura, fece serpeggiare il suo sguardo malevolo sulla congregazione. Quando lo posò su William le parole gli morirono sulle labbra. lui sorrise. Non era che una vittoria insignificante nei confronti di un uomo su cui avrebbe avuto il sopravvento in qualsiasi competizione, ma ne ricavò ugualmente una profonda soddisfazione. Il pastore espose diverse soluzioni. Tra l'altro propose che ogni famiglia a turno ospitasse la maestra e le corrispondesse una mensilità dello stipendio. Come ebbe terminato uno degli agricoltori si alzò. Indossava abiti logori, costellati da toppe <<non possiamo pagare uno stipendio a una maestra e non sapremmo dove ospitarla per un mese in casa nostra. Non credo che le piacerebbe dormire nella stalla insieme alla mucca>> Xander lo ringraziò <<Capisco i vostri problemi, ma il raccolto sarà abbondante per tutti, quest'anno>> <<E l'anno prossimo? Non potete saperlo, a meno che Nostro Signore non vi abbia parlato all'orecchio>> Buffy si morse il labbro inferiore, ma William udì la risatina che non fu in grado di trattenere. Si chinò su di lei <<Zitta. si limitava a esprimere la sua opinione, non intendeva mancargli di rispetto>> <<Lo so, ma non credo che xander e Anya la vedano in questo modo>> Volgendo lo sguardo in direzione di Anya, lui la vide irrigidirsi sulla panca. Se si fosse tenuta un pò più eretta, le gambe le si sarebbero staccate dalle anche. L'agricoltore si rigirò il cappello fra le mani <<Sono disposto a pagare la mia parte. Voglio che i miei figli imparino a leggere e scrivere. Sto solo facendovi notare che non sappiamo che cosa succederà l'anno prossimo. E non posso prometterwe di pagare una mensilità finchè non lo avrò saputo>> <<Ha ragione>> gridò un altro agricoltore <<non siamo ricchi come voi, reverendo>> xander si schiarì la voce <<Mia moglie ha ricevuto una piccola eredità, il che non ci rende certo ricchi>> <<Più ricchi di noi sicuro>> si levò una voce al centro della navata. Buffy balzò in piedi. Era la prima donna a prendere parola. Anya impallidì e serrò le labbra in una linea dura. Xander si passò un dito all'interno del colletto duro <<Forse dovremmo prendere in considerazione un'altra forma di pagamento. E se invece di costringere tutti a pagare la stessa somma, cosa che potrebbe costituire un problema per molti, facessimo pagare la gente secondo quanto guadagna? Se il raccolto sarà scarso, coloro il cui reddito non dipende dall'inclemenza del tempo ne dalle pestilenze provvederanno a versare una quota maggiore. Quando invece il raccolto darà buoni profitti, saranno gli agricoltori a pagare di più>> Diverse persone mormorarono il loro consenso <<Non ho mai sentito niente di più stupido>> insorse la signora Greeley <<Sedetevi e chiudete la bocca, Buffy Summers. Non avete nemmeno un figlio>> William si accinse a balzare in piedi, ma lei lo fermò con una mano sul braccio <<Mi chiamo Buffy Kincaid e ho dei doveri nei confronti di una bambina. Il mio interesse non è minore del vostro>> <<Seduta!>> il signor Greeley tirò il braccio della moglie finchè questa non ricadde sulla panca. buffy rimase in piedi per diversi secondi, come per dimostrare a tutti quanti che non aveva paura, poi sedette a sua volta. Xander tornò a schiarirsi la voce <<Forse sarebbe consigliabile che le signore lasciassero la decisione a noi uomini e.........>> Si levò un coro di proteste femminili <<Signore, vi prego. Signore!>> william si sporse verso sua moglie <<Un'idea intelligente la tua. Sono d'accordo>> <<Grazie. La cosa verrà messa ai voti, ovviamente, ma ci tenevo

a dire la mia. Immagino di non essermi resa gradita agli occhi di mia sorella>> Anya, in effetti si stava sventolando furiosamente e sembrava avere difficoltà di respiro <<Se fossi in te, non me ne preoccuperei>> <<Dovresti prendertela più a cuore William. Dopotutto, la mia cara sorellina è tua cognata>> lui si lasciò sfuggire un gemito <<E' una malignità da parte tua ricordarmelo>> Un sorriso malizioso le curvò le labbra. Benchè udisse il chiacchiericcio attorno a loro, William era incapace di prestarvi attenzione. Studiava Buffy desiderando che fossero soli. Un desiderio sciocco che lo avrebbe cacciato in un mare di guai, ma che non era in grado di soffocare, pur sapendo che cosa lei provasse nei suoi confronti, pur sapendo che lo aveva sposato perchè ci era stata costretta. Si sforzò di chiamare a raccolta il suo orgoglio maschile, ma f inutile. quando si trattava di lei, ogni traccia di orgoglio lo abbandonava, non esistevano più che la passione e il desiderio <<ti prometto che passeremo con loro soltanto le feste comandate>> <<non è una grande consolazione>> <<Forse saremmo fortunati e Anya non vorrà più rivolgermi la parola>> <<Sarebbe magnifico>> ammise William pentendosene subito dopo. Malgrado la cattiveria e la boria di Anya, Buffy le voleva bene. E pur di compiacerla lui era disposto a sopportare sua sorella. 'passeremo con loro soltanto le feste comandate'. William si irrigidì, registrando il significato di quelle parole che implicavano che di li a molti anni sarebbero stati ancora insieme. Possibile che quella farsa di matrimonio sarebbe durata? Lo riteneva altamente improbabile. Sarebbe morto se avesse dovuto continuare a vivere con lei senza che fosse veramente sua moglie. Il tempo si trascinò lentamente a misura che la temperatura aumentava. Si agitò ancora una volta sul duro sedile di legno. <<Fermo>> lo ammonì Buffy posandogli una mano sul braccio <<Si tratta di una questione importante>> Lui incrociò le braccia sul petto <<mi sto annoiando a morte. Sarei tentato di dar loro il denaro per costruire la scuola e assumere una maestra>> <<Mi meraviglio che tu sia disposto a cedere gran parte del tuo stipendio per realizzare questo progetto>> <<Non sarei costretto ad usare il denaro del mio stipendio>> ribattè William realizzando di essere sul punto di sorprenderla. Buffy non attribuiva un eccessivo valore al denaro, non aveva mai temuto di dover patire la fame. Lui si. All’età di dodici anni aveva giurato a se stesso che non sarebbe più stato povero e affamato. Aveva impiegato quasi sette anni, ma aveva mantenuto quel giuramento <<Come avresti intenzione di pagare?>> Lui si sporse per bisbigliarle all’orecchio <<Sono ricco>> <<cosa?>> <<Ho investito tutto quello che avevo nella compagnia ferroviaria. Circa un anno fa vendetti le mie azioni ricavandone un enorme profitto. Possiedo più denaro di te, tua sorella e tutti gli abitanti di Landing messi insieme>> <<Perché allora ti sei preso la briga di tornare qui?>> ‘Perché dovevo rivederti, Buffy’. Quel pensiero gli balzò alla mente completamente formulato. Anche se si sforzò di scacciarlo, capì che era vero. Si era inventato un sacco di pretesti, ma la verità era che era tornato per lei. <<Avevo lasciato una questione in sospeso>> In quel medesimo istante un uomo si alzò dall’ultima panca e si incamminò lungo la navata. Era Cameron Forbes, l’affascinante vedovo. Giunto di fronte a Xander, estrasse un sacchetto dalla tasca dei pantaloni e lo depositò sul tavolo situato davanti al pastore. Come il sacchetto toccò il legno, si udì un tintinnio sonoro <<Qua dentro c’è abbastanza denaro per costruire una scuola e pagare un anno di stipendio a un’insegnante. Nel frattempo troverete un sistema per continuare a pagarla>> Fece girare lo sgaurdo sulla congregazione, un’espressione dolente negli occhi scuri <<Costruirò una casetta di tre stanze sulla mia proprietà, accanto alla strada principale. La maestra potrà abitarci senza spendere un centesimo. A mio avviso, se non sarà costretta ad alloggiare presso altre famiglie, sarà più facile assurmene una veramente competente. Quanto al resto, lascio a voi la decisione>> si mise il cappello in testa e uscì a lunghi passi dalla chiesa. Seguì un momento di silenzio, poi tutti cominciarono a parlare all’unisono <<cos’è questa storia?>> domandò William <<Non lo so di preciso>> bisbigliò Buffy <<Ha perso la moglie e la figlia qualche anno fa. Non credo che si sia mai ripreso da quella disgrazia. Forse il suo gesto a qualcosa a che fare con questo>> Xander battè il pugno sul tavolo, ma nessuno gli prestò la benchè minima attenzione. Per quanto riguardava gli abitanti di Landing, il problema era stato risolto. Buffy si alzò inarcandosi leggermente per massaggiarsi le reni, un movimento che le mise in evidenza il seno. Deglutendo a stento, William distolse lo sguardo da lei e in tal modo vide Anya che avanzava verso di loro. Inclinò la testa nella sua direzione <<Se ci sbrighiamo, riusciremo a svignarcela prima che ci raggiunga>> lei non esitò che la frazione di un istante <<No. Devo pur affrontarla prima o poi>> Attese che la sorella si trovasse di fronte a lei e chinò il capo in cenno di saluto <<ti vedo bene, Anya>> <<Vorrei poter dire lo stesso di te>> Anya le rivolse un sorriso ipocrita, poi fulminò William con un’occhiata. Lui si alzò lentamente <<Vedo che il matrimonio non ha migliorato le vostre maniere>> <<Avete ragione, senza dubbio, anche se mi ha portato nel caldo seno della vostra famiglia. Immagino quanto dobbiate esserne contenta>> Lei fece una smorfia, come se un sapore amaro le avesse invaso la bocca <<Non so come tu faccia a sopportarlo, Buffy. In ogni modo non sonn venuta per bisticciare con te>> <<no? E per che cosa sei venuta?>> <<Siamo sorelle. So nel mio cuore che hai commesso un gravissimo errore. Se una peccatrice agli occhi del Signore e di questa città>> <<E’ questo il vostro concetto di non bisticciare?>> sbottò William <<buffy dovrebbe forse ringraziarvi per le vostre critiche? Attenta, Anya. Non me ne starò qui fermo a sentirvi parlare in questo modo a mia moglie>> Anya non lo degnò di uno sguardo <<Comunque sei mia sorella e sono costretta ad ignorare la ripugnanza che provo per quello che hai fatto. Sarebbe poco caritatevole da parte mia voltarti le spalle>> <<Fallo pure>> mormorò Buffy. William la fissò. Doveva aver sentito male. Eppure il suo udito non lo aveva ingannato, dato che Anya la stava fissando al colmo dell’incredulità <<come hai detto?>> <<fallo pure. Voltami le spalle, Anya. Non me ne importa più niente. Ho sposato william Kincaid e considero Bonnie mia figlia. Niente di quanto tu possa dire o fare modificherà la situazione. Non ho più paura di te ne delle tue minacce. Se vuoi che diventiamo tutti una famiglia, sono disposta ad accontentarti. Ma se non accetterai mio marito e mia figlia, non voglio avere più nulla a che fare con te. E intendo accettare. Senza osservazioni maligne ne allusioni alla mancanza di educazione, di posizione sociale o di qualunque altra cosa tu ritenga importante. O li accetti come tuoi pari o non mi vedrai più>> anya aprì la bocca, ma per un istante non ne uscì nessun suono <<Hai il coraggio di impormi delle condizioni?>> articolò infine con voce strozzata <<Ho il coraggio di fare molto di più>> ribattè Buffy volgendosi verso il marito <<Andiamo a casa>> avevano quasi raggiunto i gradini del portico, quando Anya si riebbe dalla sorpresa <<E’ colpa sua non è vero Buffy?>> urlò. Lei si fermò per lanciarle un’occhiata di sopra la spalla. <<E’ tutta colpa di quel maledetto bastardo, non è vero? E’ lui il motivo per cui non ti sei mai sposata, anche quando ne hai avuta l’occasione. Aspettavi il suo ritorno. Sei una sciocca, Buffy Summers. Non ti vorrà mai bene. Finirà per piantarti, lasciandosi altri mocciosi bastardi da sfamare>> William fu tentato di tornare sui suoi passi e chiuderle la bocca una volta per tutte. Poi scosse la testa. Non ne valeva la pena <<Andiamo a casa>> ribattè Buffy prendendogli il braccio. Prima ancora che imboccassero il sentiero che portava alla strada principale, un uomo balzò fuori dalle tenebre. Con un sorriso nervoso il signor Greeley si tolse il cappello <<Vi chiedo scusa per mia moglie, signora>> dichiarò prima di rivolgersi a William <<La signora Greeley non è sempre una donna felice>> lui si limitò ad annuire. <<ho intenzione di parlarle stasera stessa. State facendo un ottimo lavoro, sceriffo. E voi signora summers….voglio dire signora Kincaid, siete sempre stata molto buona con noi. Vostra sorella e suo marito stanno cercando di mettervi contro la città. Volevo solo farvi sapere che noi stiamo tutti dalla vostra parte>> William fissò l’ometto mingherlino. Visualizzando quella virago di sua moglie, provò una fitta di compassione per lui <<Ve ne sono grato>> il signor Greeley si affrettò a dileguarsi nella notte <<Devi sentirti molto soddisfatto>> osservò Buffy mentre tornavano a incamminarsi <<Stai dimostrando a tutti quanti che si sono sbagliati sul tuo conto>> <<gia>> <<ho notato quante persone ti hanno salutato alla riunione. Una grande differenza con il giorno del tuo arrivo a landing>> Un senso di gelo gli pervase le vene, un nodo gli serrò la bocca dello stomaco <<Dubito che Anya cambierà mai idea, ma onestamente non me ne importa un bel nulla. Crede di poter dominare tutti quanti, ma si sbaglia. Se dovessimo arrivare a una completa rottura, pensò che sarà lei a essere messa al bando>> Buffy gli si strinse contro <<Ti rispettano, William. Sono così fiera di te>> Il nodo allo stomaco si fece così stretto, che lui si chiese come riuscisse a stare in piedi. Per giorni e giorni aveva ignorato la verità, ma non poteva più farlo. Buffy non si mostrava gentile e affettuosa perché aveva imparato a volergli bene. Non aveva importanza che lui non avesse mai cessato di amarla, che l’amasse ancora. L’unica cosa che le importava

era l’opinione altrui. Ora che la città lo aveva accettato, poteva accettarlo anche lei. Poteva presenatrsi in pubblico al suo fianco senza mettere in pericolo la sua reputazione. Non avrebbe dovuto meravigliarsene. Buffy aveva sempre più attribuito importanza a ciò che diceva la gente che a ogni altra cosa. Riusciva perfino a capire il perché. Questo però non cambiava il fatto che non lo avrebbe mai amato per se stesso. Non cambiava il fatto che teneva più alla sua reputazione che a lui <<Che cosa c’è che non va, William?>> <<Pensavo che le cose stessero in modo diverso. Ma non è così, non è vero?>> <<non…non capisco. Perché tutto a un tratto ti sei arrabbiato?>> William si fermò di colpo girandosi a guardarla. Il chiaro di luna illuminava i suoi tratti femminili, le sue labbra piene. Non voleva amarla! Non voleva essere prigioniero di un amore che non sarebbe mai stato ricambiato <<Devi sentirti al settimo cielo. E’ una vera fortuna che tuo marito sia finalmente diventato una persona rispettabile. Ora non devi più vergognarti di avermi sposato>> <<Ma…….ma che cosa stai dicendo?>> <<La verità. Puoi anche confessarmela, sai. Siamo vecchi amici. Ti conosco meglio di chiunque altro. So bene fino a che punto tieni alla tua reputazione>> lei sussultò <<E’ questo che pensi di me? Che abbia aspettato il giudizio favorevole della città prima di acconsentire a sposarti?>> <<Sta tranquilla. Non ti pianterò in asso>> Non avrebbe mai potuto farlo, per tutti i diavoli dell’inferno! Neanche se lo avesse voluto <<Oh William, credo di sapere perché pensi una cosa simile, ma ti sbagli. I sono molto affezionata>> <<Non è sufficiente. Maledizione, donna come osi venirmi a dire che mi sei affezionata? Come se fossi una vecchia zia rimbambita di cui hai deciso di prenderti cura. Io ti amo, Buffy. Ti ho sempre amata>> Buffy trattenne il fiato <<William?>> sussurrò tendendo una mano nella sua direzione. Lui indietreggiò <<No! Basta con le bugie. Basta con le finzioni. Basta con i tradimenti>> <<William resta qui!>> Non fu che un bisbiglio, ma giunse troppo tardi. William se n’era andato.


Dopo aver dato a Bonnie il bacio della buonanotte, Buffy afferrò il lume e si diresse verso la sua stanza. Era sicura che William sarebbe tornato. Non sarebbe mai stato capace di lasciare Landing senza avvertirla. Una volta in camera sua, invece di spogliarsi sedette sulla sponda del letto e portò lo sguardo in direzione della finestra aperta. I suoni della notte giungevano fino a lei insieme al fresco profumo della primavera. Posò il lume sul comodino e abbassò la fiamma fino a immergere la stanza nell'oscurità. William l'amava. Chiudendo gli occhi, si aggrappò alla sua felicità. L'aveva sempre amata e l'amava ancora. Un senso di ebbrezza la inondò. Tutto sarebbe andato bene adesso, lo sapeva. William era l'uomo più sincero, più onesto che avesse conosciuto. Non avrebbe mai mentito su una cosa tanto importante. La sua proposta di matrimonio era stata un gesto di un uomo d'onore, al pari del modo in cui si era sempre schierato al suo fianco. C'erano dei problemi da risolvere, ovviamente. Tutto si riconduceva al loro passato. Ma se lui l'amava, doveva perdonarla. Rise di nuovo, sopraffatta dalla gioia e dal sollievo. Erano insieme, finalmente. E lei sapeva in cuor suo di aver sempre atteso il suo ritorno. A un tratto balzò a sedere fissando la stanza buia. Era per questo che William aveva voluto che dormissero in due stanze separate? Perchè l'amava e credeva che lei non ricambiasse il suo sentimento? Sembrava logico. Annaspando nel buio, accese il lume. Non le restava che dirgli la verità. Poi sarebbero stati insieme per sempre.

Quando entrò nel suo ufficio, William non si prese la briga di accendere un lume. Nel tenue chiarore lunare andò a sedersi dietro la scrivania. Aperto l'ultimo cassetto, estrasse una bottiglia di whisky ancora intatta, se la mise in grembo e appoggiò i piedi a un angolo del ripiano. Era una serata tranquilla. Non c'erano ubriachi che dormivano nell'unica cella del retro. Da quando era entrato in carica, non aveva dovuto arrestare che una mezza dozzina di attaccabrighe. Non si trattava di un incarico faticoso e impegnativo. Avrebbe potuto fare qualche altra cosa, se lo avesse desiderato. Per esempio mettere su l'allevamento di cavalli che sognava da quando lavorava alla scuderia. Afferrò la bottiglia, poi la depositò sulla scrivania e chiuse gli occhi. Era veramente passato tanto tempo dal giorno in cui aveva lasciato la scuola per poter aiutare sua madre? Non sembravano più di un paio di mesi. Era ancora tutto pelle e ossa a quel tempo, le buscava ancora regolarmente dai ragazzi più grandi che non avevano di meglio da fare che tormentare il bastardo della città. Sua madre aveva pianto nel vedere quei lividi e quei tagli, lacrime silenziose per le sofferenze del suo ragazzo che, quando non aveva più bisogno di essere accudito, le aveva offerto tutto il suo conforto. Aveva mai sospettato la verità? si domandò William. Aveva indovinato che il motivo per cui non tornava più a casa malconcio e contuso era che era lui a ridurre i suoi avversari a malpartito? O aveva immaginato che andasse più d'accordo con gli altri ragazzi? E che avrebbe detto del suo matrimonio con Buffy Summers? Pur rifiutandosi di non pensarci, non potè farne a meno. Buffy faceva parte di lui quanto la sua anima. Strapparla da se gli sarebbe costato troppo. Con ogni probabilità sua madre sarebbe stata contenta delle loro nozze e non avrebbe visto che ciò che desiderava vedere. Era così che era riuscita a sopravvivere alla sua squallida esistenza, alloggiando in una stanza sopra il saloon e trascorrendo le sue giornate a pulire e strofinare in ginocchio. Ma era stato tutto inutile. Il denaro che lui guadagnava alla scuderia non era servito a salvarla. Era tornato per chiudere con il suo passato, solo per ritrovarvicisi più invischiato che mai. Era sposato con una donna che non avrebbe mai potuto amarlo. La fragile pace con la città era irrilevante in confronto al dilemma che lo assaliva. Come avrebbe fatto a lasciarla? E conoscendo la verità, come gli sarebbe stato possibile restare? Sporgendosi in avanti, aprì il primo cassetto. In fondo, fra alcuni proiettili e carte varie, c'era un minuscolo sacchetto di panno. Lo tirò fuori e lo tenne in mano un istante. Sette anni addietro era tornato nel bosco e aveva trascorso gran parte della notte a cercarlo. Lo aprì e lo capovolse, in modo che la sottile catenina d'oro gli ricadesse sul palmo. L'aveva regalata a Buffy il pomeriggio in cui le aveva chiesto di sposarlo. E lei gliel'aveva scagliata addosso il pomeriggio in cui si era rifiutata di seguirlo. 'Non ti amo. Sei pazzo se pensi che ti abbia mai amato' Quelle parole parvero urlare nel silenzio. Il fatto che fossero state pronunciate sette anni addietro non contribuì minimamente a diminuirne l'impatto. E ora, sette anni troppo tardi, Buffy gli dichiarava il suo affetto. Non perchè lo amasse o avesse bisogno di lui, ma perchè la città lo aveva accettato. perchè era facile e non correva più il rischio di rovinarsi la reputazione. lui conosceva ormai loa ragione per cui attribuiva un tale valore all'opinione altrui. Ciò che aveva fatto suo padre era imperdonabile. Ma non era una scusa sufficiente. Desiderava molto di più. Doveva avere la certezza che lo amasse per se stesso e non perchè riscuoteva l'approvazione generale. Se solo lo avesse seguito quando gliela aveva proposto.......Sarebbero stati insieme per tutto quel tempo. Avrebbero potuto avere un figlio, forse una figlia come Bonnie. Una bambina di sei anni che.......William balzò in piedi. Il tonfo dei suoi stivali sul pavimento echeggiò nell'ufficio silenzioso. Qualcosa stava affiorando da un remoto recesso della sua mente. Qualcosa che aveva un senso, anche se ancora incompleto. Bonnie aveva sei anni. Sette anni addietro sua madre era stata picchiata selvaggiamente. Possibile che qualcuno avesse tentato di ucciderla perchè lei aveva scoperto di essere incinta? Prese a misurare l'ufficio a passi concintati. Si, aveva un senso. Ma perchè aspettare tanto tempo per ucciderla sul serio? perchè l'assassino non lo aveva fatto quando aveva saputo che era in stato interessante? A meno che Laurie non lo avesse conosciuto e fosse stata convinta che quella prima aggressione fosse dovuta a un attacco di collera che non si sarebbe più ripetuto. Molti uomini picchiavano le donne e le prostitute avevano più probabilità delle altre di venire malmenate. Da quanto lui ricordava del suo carattere, se Laurie avesse voluto bene a quell'uomo, gli avrebbe concesso una seconda possibilità. 'La mamma mi prometteva sempre che avrei avuto una vera famiglia' aveva detto Bonnie. William si arrestò di colpo. E se Laurie avesse fatto pressione sul suo amante? In tal caso avrebbe significato che lui era sposato. Quasi tutti gli uomini di Landing erano sposati e con la possibile eccezione del pastore, la maggior parte di loro frequentava regolarmente le ragazze di saloon. Poteva trattarsi di chiunque. Tuttavia era pur sempre un inizio. La mattina seguente sarebbe partito per recarsi in alcune città vicine e interrogare i loro sceriffi per sapere se ci fossero stati reati del genere nella loro zona. Dopo aver chiuso a chiave la porta dell'ufficio, William si avviò lungo il marciapiede. Mentre attraversava la città addormentata, si chiese se dovesse prendere in considerazione l'idea di stabilirsi definitivamente. Lo avrebbe fatto per Buffy. Il che, indubbiamente, lo rendeva un idiota ancora più grande. Si infilò nel taschino del panciotto la catenina che aveva ancora in mano e si sforzò di pensare ad altro. Quando raggiunse la villa dei Summers, aveva messo a punto il suo itinerario e compilato un elenco di domande da rivolgere ai vari sceriffi locali. Benchè l'atrio fosse immerso nell'oscurità, un lume era stato lasciato ai piedi delle scale. Sollevandolo, prese a salirle lentamente. Sul pianerottolo del primo piano indugiò un istante di fronte alla porta chiusa di Buffy. Quante volte aveva desiderato entrare nella sua stanza e guardarla dormire nel suo letto verginale? Quante notti aveva immaginato di aprire la porta e trovarla ad aspettarlo con indosso soltanto la sua seducente biancheria francese? Esercitando un grosso sforzo su se stesso, si allontanò. Doveva riuscire a resistere solo per quella notte. La mattina seguente se ne sarebbe andato e al suo ritorno......bè, se ne sarebbe preoccupato al momento opportuno. Dopo aver dato un'occhiata a Bonnie per accertarsi che fosse ben coperta, si diresse verso la sua stanza. La porta era socchiusa. Spinse il battente e varcò la soglia. Se d'istinto non avesse rafforzato la stretta attorno al lume, lo avrebbe lasciato cadere appiccicando un incendio.


Buffy giaceva rannicchiata sul suo letto, i lunghi capelli biondi sparsi sul cuscino, il corpo appena velato da una vestaglia di finissima seta. un'ondata di desiderio lo travolse con una tale violenza, che le gambe minacciarono di piegarglisi. Subito dopo lo folgorò il pensiero che avrebbe dovuto voltarsi e fuggire nella direzione opposta. Fare l'amore con lei lo avrebbe reso ancora più vulnerabile. Ed era gia fin troppo vicino a venire annientato dai sentimenti che provava nei suoi riguardi. Fu allora che Buffy si mosse e lui fu perduto. Non perchè riuscisse a godere di una più ampia visuale del suo corpo ne ad aspirare il profumo della sua pelle, bensì per la consapevolezza che si fidasse di lui a tal punto di rischiare di venire respinta e che avesse avuto il coraggio di recarsi da lui praticamente nuda <<Buffy>> mormorò posando il lume sul cassettone. Lei sollevò le palpebre e lo fissò. Non c'erano ne sorpresa ne confusione nei suoi occhi. Evidentemente ricordava benissimo dove si trovava. Gli sorrise e si stiracchio <<Non avevo intenzione di addormentarmi. Volevo aspettarti in piedi>> <<Perchè? Che cosa vuoi da me?>> Mettendosi seduta, Buffy si scostò i capelli dal viso <<Sono tua moglie, William. Voglio...>> Si affrettò a chinare il capo, ma non prima che lui notasse il tenue rossore che le era salito alla guance. Per restare dov'era dovette fare ricorso a tutto il proprio autocontrollo. Avrebbe voluto correre da lei e prenderla fra le braccia accettando avidamente tutto ciò che gli offriva. Ma non poteva. Non dopo che le aveva confessato che non aveva mai smesso di amarla. Non sapeva che farsene della sua pietà. Lei si mise in piedi lentamente. Con occhi sfavillanti e senza traccia di modestia si slacciò la vestaglia e se la fece scivolare dalle spalle. L'indumento le cadde ai piedi lasciandole indosso soltanto la più trasparente delle camice da notte. Due sottilissime bretelline sostenevano la trina che le modellava il seno. <<Sono venuta perchè..........>> Ma William non le permise di portare a termine la frase. Aveva pensato di mostrarsi forte e allontanarsi risolutamente. Aveva pensato di dover proteggere l'ultima parte rimasta intatta del suo essere per non consentirle di ridurlo completamente a pezzi. Era stato uno sciocco. Non era capace di resisterle, non lo era mai stato. E perchè avrebbe dovuto? Una notte d'amore con lei non valeva forse una vita intera all'inferno? Attraversò la stanza in due falcate senza curarsi di calpestare la vestaglia. Con un unico, rapido movimento, le sfilò la camicia da notte dalla testa e se la gettò alle spalle. Poi, impaziente di sentire il suo corpo contro di se, la sollevò fra le braccia, l'abbassò sul letto e le si allungò accanto. Era seta e raso, rose e champagne. Non esistevano parole sufficienti a descrivere la sua bellezza, la sua morbidezza. Mentre lei lo fissava con gli occhi spalancati, le fece scorrere le mani lungo le spalle e le braccia, lungo la vita, i fianchi le gambe. Dovunque posasse le dita non incontrava che pelle levigata, curve sensuali, il totale abbandono di una donna che si fida di un uomo. Si inginocchiò ai suoi piedi. Gli piaceva la sua nudità. L'ombra di un sorriso gli curvò le labbra. Piaceva. che parola inadeguata per descrivere quella sorta di timore reverenziale. Aveva l'impressione che davanti ai suoi occhi fosse accaduto un miracolo. Quella notte l'avrebbe accarezzata, assaporata, baciata fino a farla gridare, fino a farla piangere. Solo allora l'avrebbe posseduta e solo allora lui avrebbe pianto. Nel profondo del cuore. Dure, amare lacrime per quello che non sarebbe mai stato, per la sicurezza che non avrebbe mai conosciuto al suo fianco. Ma il dolore sarebbe venuto in seguito. Nell'ora successiva non ci sarebbero esistite che quella donna e la sua meravigliosa bellezza. Cominciando a sbottonarsi il panciotto, urtò con le dita contro il piccolo rigonfiamento del taschino. La catenina. Dopo un'esitazione infinita la tirò fuori. <<William! l'avevi trovata>> Lui la sollevò verso la luce, poi le prese una mano e la fece sedere. In silenzio Buffy si rialzò i capelli in modo che potesse mettergliela al collo. Il filo d'oro le aderì alla pelle meno di cinque centimetri sotto la gola. Lei ne tracciò la curva con l'indice <<Grazie>> bisbigliò con voce tremula. William finì di sbottonarsi il panciotto e se lo tolse. La camicia lo seguì subito dopo sul pavimento. Chianandosi su di lei, le afferrò le spalle. Buffy rovesciò la testa e dischiuse le labbra, quasi non le occoresse alcuna seduzione da parte di lui. Non ci fu, infatti. William la amò con un ardore famelico, a un ritmo sempre crescente, finchè una serie di spasmi non la scosse e lei non gridò il suo nome in un lungo, ininterrotto singhiozzo. La strinse a se mentre piangeva sentendo il calore delle sue lacrime sul petto nudo. Dopo avergliele asciugate con la bocca, le permise di accarezzarlo. Quando i suoi gesti inesperti lo portarono sull'orlo della follia, si sbarazzò dei calzoni e la fece ricadere supina. E finalmente, confortato dal suo calore, William trovò sollievo all'angoscia che lo attanagliava. In quei pochi istanti di piacere ineffabile dimenticò. Mentre il corpo di lei si addattava al ritmo del suo, si disse che sarebbe stato sempre così e per una volta non si beffò della propria menzogna. Dopo aver raggiunto la più alta vetta dell'estasi, attese il ritorno inevitabile del dolore.




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Inserito il - 01/03/2004 : 12:09:29 Mostra Profilo Invia Email Invia a Desdemona un Messaggio Privato Rispondi Quotando

<<Perchè sei venuta da me?>> le domandò quando giacquero entrambi immobili. Buffy si stiracchiò contro di lui come una gattina davanti al fuoco <<Siamo sposati, William. Marito e moglie dovrebbero dormire insieme>> <<Penso di si>> <<non ti dispiace?>> Lei alzò la testa con l'avidente intenzione di guardarlo in faccia. Posandole una mano sui capelli, William la spinse giù, in modo che tornasse ad appoggiargli la guancia sulla spalla <<Non mi dispiace>> Come sarebbe stato possibile? Era la realizzazione di tutti i suoi sogni. In seguito ne sarebbe morto, ma che importanza aveva se non poteva averla? <<Ne sono contenta. Ho riflettuto su un sacco di cose mentre tu non c'eri>> <<Lo immagino>> <<hai detto che mi ami>> <<lo so>> Era stato un errore, un momento di debolezza. Tuttavia non intendeva ritrattarlo <<Mi ami davvero?>> <<Si>> <<Ma non riesci a perdonarmi?>> <<No>> <<Capisco>> Benchè ne dubitasse, William si disse che tanto valeva lasciarle quella illusione. Scivolò con le dita lungo la schiena e i fianchi. Lei gli si strinse contro <<William ti.........>> Lui intuì ciò che sarebbe seguito prima ancora che lei pronunciasse le parole. Non voleva sentirle. Non in quel momento. Non così. Non quando non aveva la possibilità di proteggersi <<Ti amo anch'io>> Aveva previsto il dolore, quindi non avrebbe dovuto sorprenderlo. Ciononostante non seppe impedirsi di irrigidirsi per difendersene. Si sentì mozzare il fiato e il cuore prese a martellargli nel petto <<William che cosa c'è?>> lui si alzò a sedere lentamente e mise le gambe giù dal letto <<William? Che cosa ti succede? Mi spaventi>> <<Non è niente>> <<Ma........>> <<Lasciami in pace, Buffy. Non ha importanza>> <<certo che ce l'ha. Ho appena confessato di amrti e tu ti comporti come se ti avessi pugnalato alle spalle. Voglio sapere la verità. Hai paura di quello che significa? Non vuoi che ti ami?>> William si voltò a guardarla. Si era seduta sul letto e i capelli le ricadevano sul seno nudo. Come avrebbe fatto a lasciarla? <<Non dirlo mai più!>> <<Perchè? Che cosa c'è di tanto terribile nel fatto che ti ami?>> <<non ti credo>> Buffy fissò l'uomo che solo pochi minuti prima l'aveva accarezzata così intimamente. la faccia, il corpo, perfino la voce le erano famigliari. Ma non lo conosceva. Il suo William le avrebbe creduto, mentre quel tenebroso estraneo si limitava a fissarla con sguardo vacuo <<Non puoi parlare sul serio>> mormorò <<Maledizione, Buffy, non prendere quell'aria sbigottita. pensi che sia cieco?>> <<Ma .............>> <<Nei primi tempi dopo il mio ritorno a Landing eri terrorizzata dall'idea che qualcuno ci vedesse insieme. La tua preziosa reputazione ti stava a cuore più di qualsiasi altra cosa>> <<Non è giusto. Ti ho spiegato che cosa aveva fatto mio padre>> <<Si, è vero>> Sporgendosi, lui le sfiorò la guancia con un dito <<Mi dispiace per quanto è accaduto a tua madre. Capisco che debba averti ferita e spaventata. Ma è successo molto tempo fa. Non sei più quella bambina. Ho l'impressione che tu usi quanto accadde allora per giustificare i tuoi timori di oggi. Non volevi correre il rischio che qualcuno venisse a sapere che eravamo stati fidanzati perchè avevi paura di quello che avrebbe detto la gente. ora che tutti mi hanno accettato puoi farti vedere insieme a me, perfino essere sposata con me>> <<Sono venuta nella tua stanza d'albergo william. Ho rovinato di proposito la mia reputazione. Non azzardarti a dirmi che mi preoccupo ancora di cosa pensa la gente>> <<Si è trattato di una reazione dettata dalla collera e dalla frustrazione. Il tuo comportamento anticonformista non aveva nulla a che fare con quanto provavi nei miei confronti. Anzi, ti sei servita dei miei sentimenti usandoli contro di me. Sapevi bene che non sarei stato capace di resisterti>> Avvampando per la vergogna, Buffy distolse lo sguardo. Aveva ragione. Non aveva mai pensato che William l'avrebbe messa alla porta, se fosse andata da lui. Benchè non avesse avuto intenzione di trattenersi tanto a lungo da diventare la sua amante, si era aspettata che lui assecondasse il suo piano. Anche dopo che avevano passato la notte insieme e lei era stata colta dal terrore, aveva avuto la certezza che William l'avrebbe protetta. E l'aveva fatto. Sposandola <<Devi odiarmi molto>> mormorò cincischiando l'orlo del lenzuolo <<No, questo mai. Ma ti conosco. Al primo sentore di guai, non esiteresti a dartela a gambe>> <<No, te lo giuro. Sono cambiata. Sono maturata in questi sette anni. Non sono più la ragazzina spaventata che hai conosciuto sette anni fa. Ho avuto il tempo di capire molte cose>> <<Non è cambiato nulla. Anche sette anni fa dichiaravi di amarmi e guarda un pò come è andata a finire>> <<non paragonare quella che sono oggi a quella che ero allora. Ho ammesso di aver agito in modo puerile e di aver avuto paura di quello che avrebbe detto la gente. Questa volta è diverso>> <<No, non lo è>> William si alzò e torreggiò su di lei, apparentemente dimentico della sua nudità, mentre lei era acutamente consapevole di quel corpo che solo pochi minuti prima si era fuso col suo. Com'era possibile che stessero litigando dopo aver condiviso una passione così sfrenata? Com'era possibile che lui fosse in grado di procurarle un simile, delizioso piacere e non si fidasse di lei? <<Non ti credo>> ripetè <<Proprio stasera hai affermato di essere così contenta che la città mi avesse accettato>> <<Ero contenta per te, non per me stessa. Voglio che tu sia felice qui a Landing e con me. stai distorcendo deliberatamente le mie parole. Perchè dovrei mentire affermando che ti amo? Perchè dovrei fingere?>> <<Perchè ti diverti a dominarmi. Ti è sempre piaciuto il potere che avevi su di me>> L'ingiustizia di quell'accusa la lasciò a corto di parole. Fissandolo, comprese che non c'era modo di raggiungerlo, quella notte. Forse non ci sarebbe mai stato. Studiò il suo viso, i suoi occhi privi di espressione e sentì in bocca il sapore amaro della sconfitta. <<Mi hai usata>> dichiarò sentendosi percorrere da un brivido. Non sopportando di stare più nuda davanti a lui, scese dal letto e raccolse la vestaglia. Benchè la seta sottile offrisse ben poca protezione, la indossò e annodò strettamente la cintura. Gettandosi i capelli all'indietro, si volse verso di lui <<Come hai potuto?>> Un sorriso crudele gli sollevò gli angoli della bocca <<Ora sai che cosa ho provato in tutti questi anni. Sei stata tu ad usare me, Buffy. In passato, quando mi avevi promesso di sposarmi e alcune settimane fa, quando sei venuta al mio albergo. Perfino stasera. Sei entrata nella mia stanza ben sapendo che io non ti avrei respinta. Quindi è inutile discutere su chi ha approffitato dell'altro. Sei tu l'esperta in materia>> 'Avevi detto che mi amavi, è per questo che sono venuta stasera' Buffy aprì la bocca per pronunciare quelle parole, poi scosse la testa. Era completamente inutile. Girandogli attorno, si diresse alla porta. Com'era potuto accadere? Com'era possibile che la loro notte d'amore si fosse trasformata in quell'incubo orrendo? Afferrò la maniglia e l'abbassò <<Partirò domani all'alba>> Un fiotto di lacrime le salì agli occhi, ma non le lasciò traboccare. Aveva intenzione di abbandonarla? Proprio ora che aveva capito quanto avesse bisogno di lui? <<E.....e Bonnie?>> <<Non puoi occuparti di lei? Starò via meno di una settimana. Con un pò di fortuna capirò chi è l'assassino>> Un'ondata di sollievo la ionvestì. Non intendeva abbandonarla. Si limitava a recarsi in alcune città vicine per indagare sulla morte di Laurie. Ma certo. Come aveva fatto a dimenticarlo? <<Bonnie sentirà la tua mancanza>> mormorò sforzandosi di sciogliere il nodo che le serrava la gola <<Io........>> Scosse la testa ancora una volta. Non c'era altro da dire <<Buona fortuna William>> concluse chiudendosi la porta alle spalle. Percorse il corridoio buio fino alla sua stanza. Una volta che la ebbe raggiunta, si rannicchiò in una poltrona accanto alla finestra e fissò la notte al di la dei vetri. Immagini e frasi di quella sera le sfrecciarono nella mente. Le analizzò a una a una chiedendosi quali errori avesse commesso. Doveva capire se William avesse ragione. Cosa non facile, però, quando l'unico suo desiderio sarebbe stato di farsi piccola piccola e svanire nel nulla, di fuggire tanto lontano da poter dimenticare William e le sue parole crudeli. Piegando le ginocchia contro al petto, si abbracciò le gambe. Aveva indubbiamente ragione per quanto riguardava il passato. Ma riguardo al presente? Era vero che lei gli aveva confessato di amarlo perché adesso tutto era infinitamente più semplice? Pensò a sua sorella e alle sue minacce. Pensò a Xander, alla signora greeley e a tutte le altre persone che non avrebbero mai compreso ne perdonato. Sarebbe riuscita a sopravvivere anche senza la loro approvazione. Pensò all’emporio e a come la legava a Landing. Al termine del suo contratto era molto probabile che William decidesse di andarsene. E lei? Sarebbe stata capace di abbandonare tutto quanto per seguirlo? Sarebbe stata capace di amarlo e fidarsi di lui fino a quel punto? Le piaceva lavorare in negozio, trattare con i clienti e non dipendere economicamente da nessuno. Ma amava William ancora di più. Se fosse stata costretta a scegliere, lo avrebbe seguito, perché senza di lui non le sarebbe rimasto più niente. Ma lui le avrebbe dato la possibilità di scegliere o si sarebbe limitato ad abbandonarla come aveva fatto lei in passato? Alzando una mano, accarezzò la sottile catenina d’oro. Qualunque cosa fosse successa, non intendeva perderlo un’altra volta. Se William se ne fosse andato senza di lei, lo avrebbe seguito. Se lui si fosse rifiutato di accoglierla, sarebbe tornata cento e cento volte per cercare di convincerlo. Lo amava. Ne aveva la certezza, come era certache il sole sarebbe sorto l’indomani. Ma non era la sua buonafede a essere messa in discussione. Il punto era

come avrebbe fatto a convincere William. Avrebbe potuto seguirlo per tutta la vita senza riuscire mai a conquistare la sua fiducia. E allora? Che cosa avrebbe dovuto fare per persuadere suo marito che questa volta era veramente innamorata di lui?


Al tonfo fragoroso tutti i presenti nell'emporio si voltarono di scatto. Buffy finì di catalogare i campionari, prima di trarre un profondo respiro e portare lo sguardo in direzione dell'ultimo disastro. Un enorme barattolo di vetro pieno di bottoni si era capovolto. anche se il barattolo non si era rotto, diversi chili di bottoni si erano rovesciati sul banco e sul pavimento. Bonnie li guardò afflitta mordendosi il labbro inferiore. Tuttavia la vera colpevole si trovava a diversi metri di distanza, seduta sulla vetrinetta dei gioielli, intenta a leccarsi il pelo, quasi volesse assicurarsi che andava tutto per il meglio <<Alice l'ha fatta grossa>> mormorò Bonnie <<Lo vedo>> Era incredibile quanti danni riuscisse a combinare un gatto così piccolo in un emporio. <<Quel gatto è una vera calamità>> dichiarò la signora Joyce avvicinandosi <<Lo so perfettamente. Ma Bonnie sente molto la mancanza di William, e Alice la distrae. Non posso proibirle di portarla con noi, non trovate?>> <<Quella bambina stravede per William. Rimedieremo anche questa volta, immagino. Però fatemi il piacere di tenere quella bestia lontana dalla mia scrivania. Mi pare gia di vederla con tutti i miei francobolli appiccicati addosso>> Buffy rise <<Non è affatto divertente>> Lei si sforzò di apparire serissima <<Penso di no>> Avvicinandosi alla vetrinetta, prese Alice <<Devi smetterla, sai, di infilarti sempre dappertutto>> Alice le si ranicchiò fra le braccia e cominciò a fare le fusa. Buffy scosse la testa. In tutta onestà, le piaceva avere attorno quella micetta vivacissima. L'aiutava a passare le lunghe ore della giornata. Al pari di Bonnie, sentiva terribilmente la mancanza di William. Era via soltanto da quattro giorni, ma le parevano quattro mesi. Forse perchè non avevano avuto l'occasione di parlarsi prima della sua partenza <<Scusami Buffy>> bonnie sembrava in procinto di scoppiare in lacrime <<Li raccoglierò io>> <<E' un grosso lavoro. Probabilmente ci vorrà tutto il pomeriggio>> <<Mi frusterai?>> Buffy si sentì stringere il cuore. La bambina le rivolgeva quella domanda ogni volta che combinava quella marachella. Depositando Alice sul banco, le accarezzò i capelli <<No, niente frustate. Te l'ho promesso molto tempo fa, ricordi? Non ti picchierò mai, bonnie. Sarai punita quando te lo meriti, ma non devi più temere che qualcuno ti faccia del male>> Due lacrimoni le rotolarono lungo le guance. Gettandosi su di lei, le circondò le gambe con le braccia <<Ci dispiace molto, vero Alice? Non volevamo combinare un simile disastro>> <<Lo so tesoro. Non preoccuparti. Capisco che voi due stavate solo giocando>> <<ho preparato una torta ieri sera>> intervenne Joyce <<Perchè non vieni con me alla mia scrivania? Ne mangeremo una fetta. Poi potrai cominciare a raccogliere i bottoni>> Bonnie stava ridendo con Joyce quando la porta si spalancò e Anya varcò la soglia. Indossava un abito azzurro con inserti di pizzo alle maniche e alla scollatura. Un abito elegante e costoso, ordinato direttamente a New York. Anya non prendeva neanche in considerazione i negozi di St. Louis e non le sarebbe mai venuto in mente che un abito del genere potesse apparire del tutto fuori luogo a landing. Comunque non era lei la persona più adatta a farglielo notare, si disse Buffy. Dopotutto teneva chiusa nel suo armadio una sfarzosa creazione di Worth. un sorriso le curvò le labbra. Anche se sua sorella poteva essere difficile, a volte, era innegabile che possedessero alcune cose in comune. La predilezione per gli indumenti inadatti e costosi era una di queste. Mentre Anya le si avvicinava, ogni conversazione cessò nell'emporio e molte paia d'occhi si volsero nella loro direzione. Evidentemente tutti avevano sentito parlare del loro bisticcio dopo la riunione della settimana precedente. Fermandosi di fronte a lei, sua sorella abbassò lo sguardo sui bottoni sparsi sul pavimento <<C'è stato un incidente?>> <<No, li stavo contando>> Anya si accigliò un istante, quasi non fosse del tutto certa di essere presa in giro <<Xander e io ci siamo resi conto che dobbiamo affidarci alla nostra fede per tenerci lontani dal male>> Buffy sbattè le palpebre vagamente confusa <<Ne sono felice per voi>> <<Bè confortati di questo pensiero, vorremo avere a cena te e........la tua famiglia.>> <<Molto gentile invitarci da parte vostra>> <<Mi avevi detto che dovevo accettare tuo marito e quella..........che se noi due volevamo continuare ad essere sorelle, avrei dovuto accettare William e Bonnie. Malgrado ciò che pensi di me, ho molto a cuore i tuoi interessi. Anche se non approvo quello che hai fatto, sono disposta a compiere il primo passo>> si trattava di un gesto magnanimo da parte di sua sorella, ricordò Buffy a se stessa. in fondo, non era famosa per la sua generosità. Fu tentata di rifiutare e di troncare ogni rapporto fra loro, ma ci ripensò. La soddisfazione momentanea non avrebbe tardato a lasciare posto al rammarico <<Avevo pensato a domani sera. Alle cinque e mezzo. Va bene per voi?>> <<Temo che domani non sia possibile. William si è assentato per qualche giorno. E' andato in alcune città vicine per informarsi se sono stati commessi degli omicidi dello stesso tipo di quello di Laurie Smith>> <<Una perdita di tempo a mio avviso>> <<No, non si tratta di una perdita di tempo. Dovresti rallegrarti che svolga il suo lavoro con tanta serietà>> <<Sono convinta che prenda questa faccenda tanto sul serio perchè anche sua madre era una prostituta. Hai pensato a quello che farà durante la sua assenza? E' probabile che nel corso delle sue indagini debba interrogare alcune di quelle ragazze. Non dimenticare che ha ammesso lui stesso di aver conosciuto una sgualdrina, sette anni fa. Conosciuto intimamamente. Se fossi inte, sarei piuttosto preoccupata>> Anya scosse la testa <<Ti sei gia pentita, non è vero? Avresti dovuto darmi ascolto. Avrei potuto dirti........>> <<Smettila!>> le ordinò Buffy <<Smettila immediatamente! Mi meraviglio di essere stata tanto stupida da cascarci di nuovo. Come mai sono sempre così disposta a crederti in buonafede, mentre tu non fai altro che dimostrarmi quanto io mi sbagli di grosso?>> <<Non so di che cosa tu stia parlando. Mi limito a constatare l'evidenza. Tuo marito........>> <<Non è affar tuo>> la interruppe lei. Posando le mani sul banco, si sporse verso la sorella <<Non intendo ripetertelo, perciò ascoltami bene. Se ti sento criticare ancora una volta William o bonnie anche per la cosa più insignificante, come il fatto che l'abitino di lei non è di tuo gusto o non ti piace come lui porta i capelli, non ti rivolgerò più la parola finchè vivo. Sono stufa di vederti tiranneggiare la gente di questa città e soprattutto sono stufa di vederti angariare me>> Anya trasalì, ma Buffy non aveva finito <<Non fai che vantarti del tuo comportamento virtuoso e della posizione di tuo marito come pastore, ma rendi una beffa la carità e il vero spirito cristiano>> <<Non azzardarti a parlarmi in questo modo!>> <<Non azzardarti tu a minacciarmi. non intendo più ascoltarti. Non ho più pura di te ne di nessun altro. Non mi importa un accidenti di quello che pensi. L'unica persona la cui opinione mi sta a cuore è William>> <<Non sei migliore di una puttana, Buffy. Sono sicura che tuo marito ti trova perfetta>> <<Hai oltrepassato ogni limite, Anya. Non voglio più vederti qua dentro. Del resto, ne tu ne Xander pagate mai il conto. Ma non dubito che avrai un sacco di tempo per pensarci quando sarai costretta ad arrivare fino alla prossima città per fare la spesa. Quanto al fatto che io sia perfetta..Se solo tu sapessi la verità. Hai ragione. Uno di noi due non è degno dell'altro, ma sono io a peccare di indegnità. Sono io a non essere all'altezza di William. Merita tanto di più, ma deve stare con me perchè lo amo e non ho intenzione di lasciarlo andare>> Anya divenne bianca quanto il fazzoletto con cui si tamponava freneticamente il naso. Per la frazione di un istante temette di svenire, ma riuscì in tempo ad aggrapparsi al banco e a riprendere fiato <<Non dirlo>> <<Perchè no? E' la verità. Lo amavo sette anni fa e lo amo ancora. L'unica cosa che mi dispiace è di aver sprecato tutti questi anni. Saremmo potuti stare insieme, potremmo gia avere dei figli>> <<Sei pazza>> <<Può darsi>> convenne Buffy, meravigliandosi di provare un tale sollievo dopo aver espresso i suoi veri sentimenti <<Sono annicchilita>> Anya si diresse alla porta. Dopo averla aperta, si volse a guardarla <<Ne parlerò a Xander. Pregheremo per te>> <<Ottima idea>> le gridò dietro Buffy mentre varcava la soglia. Quando il battente si richiuse, si guardò intorno e notò che tutti la stavano fissando. Incontrò ognuno di quegli sguardi, la testa alta, le spalle erette. Non aveva nulla di cui vergognarsi. Bonnie la raggiunse di corsa e le sorrise <<Sono contenta che tu ami William. Ora possiamo essere una vera famiglia>> Lei la sollevò fra le braccia stringendola a se <<Farò il possibile affinchè questo accada, tesoro. Il possibile e l'impossibile>>


Aprendo gli occhi, Buffy si domandò che cosa l'avesse svegliata. aveva il vago ricordo di un tonfo, come se qualcosa avesse urtato contro un muro della casa. o come se qualcuno avesse sbattuto una porta. Sedette sul letto. Che William fosse tornato? Aveva detto che sarebbe rimasto via alcuni giorni e ne erano gia passati quattro. Gettando le gambe giù dal letto, afferrò la vestaglia. Benchè non fosse la veste da camera di seta impalpabile che aveva indossato per recarsi nella stanza di lui, neanche quella, di un morbido raso celeste orlata di trina nera, avrebbe riscosso l'approvazione della sua cara sorellina. La infilò infilando i piedi nelle pantofole in tinta. Quando raggiunse la porta, si era gia annodata in vita la cintura. In cima alle scale sbirciò giu <<William? Sei tu?>> chiamò senza alzare troppo la voce per non svegliare Bonnie. Non ci fu risposta <<William?>> ripetè dopo un momento. Ancora silenzio. Scese uno scalino e si fermò tendendo l'orecchio. Udì una specie di cigolio. No, non esattamente. Inclinando la testa, tentò di individuare da dove provenisse quel suono. Forse da dietro di lei? Da una delle stanze da letto? Girandosi lentamente, percorse il corridoio con lo sguardo. Le porte erano tutte chiuse. Per la prima volta si sentì assalire da un brivido di apprensione. C'era un estraneo in casa? I capelli le si rizzarono sulla nuca. prima che riuscisse a decidere se andare a vedere o prendere Bonnie e correre fuori, le giunse un tonfo sordo seguito da uno strillo <<buffy!>> Precipitandosi lungo il corridoio, spalancò la porta della stanza della bambina. Il letto era vuoto <<Bonnie!>> Volgendosi in direzione del grido inintellegibile che le rispose, Buffy scorse un'alta sagoma scura che si stava dirigendo con la bambina verso la finestra aperta <<Altolà!>> urlò <<Lasciatela andare!>> Senza riflettere corse verso l'uomo, indugiando il tempo sufficiente ad afferrare l'attizzatoio che si trovava accanto al caminetto. Vide il suo braccio stringere Bonnie alla vita, mentre si accingeva a scavalcare il davanzale. Sollevando l'attizzatoio, glielo abbattè su una spalla con tutte le sue forze. Con un gemito l'uomo girò la testa nella sua direzione. D'istinto lei balzò indietro. Due occhi scuri la fissarono torvi al di sopra del pezzo di stoffa legato attorno alla parte inferiore del viso e al di sotto del cappello calato sulla fronte. per la frazione di un istante Buffy rimase ipnotizzata da quello sguardo. C'era qualcosa di familiare in quegli occhi, qualcosa di spaventosamente famigliare. Subito dopo smise di chiedersi chi fosse quell'uomo. Alzò di nuovo l'attizzatoio. Lui lo schivò, ma per farlo dovette lasciar andare la bambina. Afferrandola Buffy la gettò dietro di se <<Fuori>> gridò <<Fuori di qui!>> Tornò a colpirlo ripetutamente finchè lui non scavalcò la finestra vacillando e scese lungo una scala a pioli. E seguitò a urlare anche dopo che lui fu scomparso nel bosco. Solo allora il terrore la avolse lasciandola in preda a un tremito irrefrenabile. Le gambe si rifiutarono di reggerla, tanto che dovette aggrapparsi al davanzale per tenersi in piedi. Dopo aver ripreso fiato, spinse la scala con tutte le sue forze allontanandola dal muro e facendola schiantare al suolo. Chiuse la finestra e si volse verso Bonnie, la quale stava rannicchiata in un angolo singhiozzando disperatamente. Lasciò cadere l'attizzatoio e corse da lei <<Zitta, zitta tesoro>> mormorò abbracciandola <<So che sei spaventata, ma va tutto bene adesso. sei al sicuro>> <<L........lui mi aveva detto che mi avrebbe fatto del m.....male>> <<E' finita. Sei sana e salva tesoro. Sei con me adesso>> Buffy le accarezzò la schiena e le scostò i capelli dal viso <<Vieni, andiamo nella mia stanza. Ci coricheremo nel mio letto, staremo insieme. Quell'uomo non tornerà>> Dato che Bonnie restava avvinghiata a lei, la sollevò fra le braccia e la portò in camera sua. Chiuse a chiave la porta e posò la bambina sul letto. Dopo averla sistemata sotto le coperte, le sedette accanto appoggiando la schiena alla testiera. Piegandosi di lato, aprì il cassetto del comodino e tirò fuori una piccola pistola. Suo padre non si era limitato a metterla in grado di dirigere l'emporio. L'aveva anche lasciata in grado di difendersi. Circondando Bonnie con un braccio, fissò la porta chiusa. Non intendeva permettere a nessuno di farle del male. Mille domande le si affollarono alla mente. Chi poteva aver tentato di rapirla e perche? Non aveva senso. Non costituiva un pericolo per nessuno. Non aveva parenti, non conosceva che pochissime persone. Doveva esserci un errore. Tuttavia quell'uomo doveva aver saputo che si accingeva a rapire una bambina. Trattenne il fiato. si trattava effettivamente di un sequestro? qualcuno aveva pensato di tenerla in ostaggio per poi chiedere un ricatto? <<Buffy?>> <<Si, cara?>> <<Gli sparerai davvero se tornerà a prendermi?>> Lei fu tentata di mentire, ma non le fu possibile <<Si Bonnie gli sparerò>> <<Bene. Quell'uomo cattivo mi ha fatto prendere tanta paura>> <<Lo so, ma ti prometto che non correrai più alcun pericolo. Ti proteggerò io. sempre>> Bonnie tacque per un lungo istante <<Sei la mia mamma adesso?>> <<Penso di si>> <<Sono contenta>> bisbigliò Bonnie rannicchiandosi contro di lei <<Anch'io. Cerca di dormire adesso, tesoro. Io resterò qui, vicino a te>> Poco prima dell'alba Bonnie cadde in un sonno profondo, ma buffy non si azzardò a chiudere occhio. Continuando a fissare la porta, pregò affinchè William tornasse presto. Aveva bisogno che l'aiutasse a proteggere la loro bambina.


William entrò in città poco prima di mezzogiorno. Osservando le strade ben note, si chiese perchè fosse tanto sciocco da immaginare di poter sentire la mancanza di landing una volta che l'avessero scacciato. Con ogni probabilità sarebbe stato lontano prima di sera. Con un pò di fortuna forse sarebbe riuscito ad evitare un linciaggio. Ma aveva fatto ciò che si era proposto di fare. aveva trovato l'assassino. Non riusciva ancora a crederci. La soluzione dell'enigma era apparsa così ovvia, una volta scoperto di chi si trattava. Non si era sbagliato. Laurie era stata assassinata da un uomo che conosceva. Lo stesso uomo che aveva tentato di ucciderla quando lei gli aveva annunciato di essere incinta. Tirò le redini di fronte all'ufficio dello sceriffo. Dopo essere smontato, legò il cavallo e varcò la soglia. Wyatt stava misurando la stanza a passi concitati. Al rumore della porta che si apriva, si girò di scatto <<Sceriffo! Grazie a dio siete tornato. Non sono mai stato tanto felice di vedervi>> Un sinistro presagio si insinuò in lui <<Che cosa è successo?>> <<dovete andare subito da Buffy.......dalla signora Kincaid, voglio dire>> <<Sta male?>> <<No. E' successa una cosa incredibile. Stamattina è venuta qui, voleva sapere a tutti i costi quando sareste tornato. Io le ho risposto che non lo sapevo con precisione. Pare che stanotte qualcuno abbia scavalcato una finestra del primo piano e tentato di rapire Bonnie>> William lo fissò allibito, poi imprecò ad alta voce. Si precipitò fuori correndo lungo il marciapiede con il suo agente alle calcagna <<thomas è in giro a interrogare la gente>> ansimò Wyatt <<Se a mezzogiorno non foste arrivato, avrei tele grafato agli sceriffi di tutte le città vicine per cercare di rintracciarvi>> Attraversarono la strada polverosa schivando un carro e un uomo a cavallo. William scorse davanti a se la vetrina scintillante dell'emporio. Raggiunse la porta con un salto e la spalancò <<Buffy!>> tuonò varcando la soglia. Una mezza dozzina di clienti si girarono a fissarlo a bocca aperta. Alcune donne indietreggiarono di un passo. Guardandosi intorno lui vide Bonnie seduta accanto alla signora Joyce. La bambina gli corse incontro e gli si buttò fra le braccia <<William, sei tornato!>> Lui se la strinse al petto <<Come sta la mia ragazza?>> Aveva l'impressione di essere stato via un anno intero <<Mi sei mancato>> <<nche tu mi sei mancata Bonnie>> ribattè William a bassa voce. Avrebbe voluto chiederle se stesse bene, ma aveva paura di turbarla. Poi udì dei passi famigliari alle sue spalle e si voltò in quella direzione. Buffy si stava avvicinando attraverso l'emporio. Benchè indossasse un abito azzurro stirato con cura e non avesse un capello fuori posto, il suo aspetto non lo ingannò nemmeno per un istante. Notò le ombra scure sotto gli occhi e il nervosismo con cui si torceva le mani. Pur avendo deciso di tenersi a distanza da lei dopo il modo in cui si erano separati, non ne fu capace. Non dopo quanto aveva appena appreso. Spostò Bonnie su un solo braccio e le tese l'altro. Buffy fece di corsa gli ultimi passi e gli si gettò contro. Lui la fece aderire a se <<Mi dispiace>> bisbigliò <<Non avrei dovuto lasciarti>> Lei alzò sul suo viso gli occhi pieni di lacrime <<Non è colpa tua. Non potevi sapere che cosa sarebbe successo. Bonnie e io stiamo benissimo, vero, tesoro?>> La bambina annuì <<Buffy ha una pistola>> William inarcò le sopracciglia <<Non è che una piccola rivoltella. Mio padre me la comperò diversi anni fa, quando cominciai a trattenermi all'emporio fino a tardi>> <<Tuo padre aveva più buon senso di me>> borbottò lui, rendendosi conto che avrebbe dovuto pensare a darle modo di difendersi. Ma non gli era mai venuto in mente che lei o Bonnie potessero correre qualche rischio. Sorrise alla bambina <<Buffy e io dobbiamo parlare un momento. puoi stare con la signora Joyce?>> <<Certo. Stavamop leggendo. Ho letto tutto un libro da sola>> <<Bravissima. Forse stasera ti chiederò di leggerlo anche a me>> William la mise giù. Dopo aver ordinato a Wyatt di aspettarlo, si rivolse a Buffy <<Andiamo nel retro. Voglio che tu mi racconti per filo e per segno come sono andate le cose>> <<Va bene>> Avevano quasi raggiunto l'ufficio, quando William realizzò che lei stava aggrappata alla sua mano come se non volesse più lasciarla andare. Studiandola, notò il lieve tremito che le scuoteva le spalle. Doveva essere stata terrorizzata, quella notte. Un senso di opressione gli schiacciò il petto al pensiero di ciò che sarebbe potuto accaderle. Gli altri sceriffi gli avevano fornito un rapporto particolareggiato sulle prostitute assassinate nella loro città. Tutte le ragazze erano state picchiate selvaggiamente, tutte erano state uccise con efferata crudeltà. Nel suo ufficio Buffy gli lasciò la mano <<Mi sono svegliata dopo mezzanotte>> gli riferì con la massima calma <<Avevo sentito un rumore. In un primo momento ho pensato che tu.........>> A un tratto lui le afferrò le spalle e l'attirò contro di se. Senza lasciarle il tempo di protestare le afferrò le labbra. era un errore baciarla. DEra un cataclisma, maledizione! Ma all'inferno. Lei era sana e salva e niente altro aveva importanza. La baciò delicatam,ente, lentamente, non volendo spaventarla ancora di più. era morbida, calda e arrendevole come ricordava. Reagiva alle sue carezze con l'ardore, lo slancio di sempre. Chiudendole il volto fra le mani, le tempestò la faccia di baci <<Ti amo>> sussurrò <<Oh, William credimi se ti dico che ti amo anch'io. Per sempre. Più tardi cercheremo di chiarire i come e i perchè. Più tardi troverò il modo di convincerti della mia sincerità. Ma adesso, solo per un attimo, credimi ti prego>> Lui non avrebbe desiderato altro. Avrebbe dato qualsiasi cosa per potersi fidare di lei. Ma non poteva. Le accarezzò i capelli <<Sono contento che tu stia bene>> <<Accidenti a te, William Kincaid. Sei l'uomo più testardo del mondo>> <<E' probabile>> <<Perchè rifiuti di credermi?>> Quando Buffy accennò a sollevare il capo dalla sua spalla, lui gliela immobilizzò. Non voleva guardarla negli occhi e leggervi le emozioni che provava. Non voleva che lei intuisse il suo turbamento <<Dimmi cos'è successo ieri sera>> In poche, brevi frasi, Buffy gli narrò come avesse trovato l'uomo che cercava di fuggire con Bonnie <<L'hai visto in faccia?>> <<No. Aveva una pezza attorno alla parte inferiore del viso e il cappello calato sulla fronte. Ho visto solo i suoi occhi. Non troppo bene, però. Era buio, ma non avevo un lume con me. Erano.........>> <<Come? Qualsiasi cosa può essermi d'aiuto>> <<Erano famigliari, ma non chiedermi in che modo.......non lo so. C'era qualcosa di perverso in lui>> Un brivido la percorse <<Va tutto bene. Sono qui adesso>> <<Ho avuto una tale paura. E se avesse rapito bonnie? Avrebbe potuto farle del male>> Probabilmente lì'avrebbe uccisa, ma non era necessario che Buffy lo sapesse<<Non gliene ha fatto. Sei stata molto coraggiosa>> <<Non mi sentivo coraggiosa. Volevo solo riprendermela. Sapevo che lui non l'avrebbe lasciata andare, perciò ho afferrato l'attizzatoio e ho cominciato a colpirlo>> <<Quante volte?>> <<Non lo so. Cinque, sei. Che importanza ha?>> <<L'hai colpito con forza?>> <<con tutte le mie forze, su un braccio e su una spalla>> <<Bene. Deve avere dei lividi. Riusciremo a dimostrare che è stato lui>> Buffy si raddrizzò <<Sei tornato. Questo significa che hai finalmente scoperto chi è l'assassino?>> William annuì <<E?>> Lui le sfiorò una guancia con il dorso della mano. Aveva una pelle così soffice, così calda e levigata. Si augurò di morire di dolore al momento di perderla, perchè non voleva passare il resto della sua vita a rimpiangerla <<Mi dispiace Buffy. Voglio che tu resti qui finchè tutto sarà finito. Sarai più al sicuro all'emporio>> <<Al sicuro da cosa? Chi è l'assassino? E' lo stesso uomo che ha tentato di rapire Bonnie?>> <<Si. Il colpevole di tutto questo è Xander, tuo cognato>>


Buffy lo fissò a bocca aperta. Xander un assassino? Impossibile. suo cognato era un pallone gonfiato, un ipocrita che avrebbe preferito venire frustrato piuttosto che aiutare una persona bisognosa, ma un assassino?William fece una smorfia <<Non mi aspetyto che tu mi creda. Perciò è meglio che resti qui. Ci sranno non pochi problemi. Immagino che i bravi cittadini di Landing non gradiranno che io arresti il loro pastore. Se ci tieni a salvare quel poco che ti rimane della tua reputazione, non avvicinarti alla chiesa. In seguito potrai divorziare da me e non dubito che ti accoglieranno di nuovo in seno alla loro comunità>> Si voltò e lasciò l'ufficio. lei sbattè le palpebre. Non poteva aver parlato sul serio <<William?>> Ma lui se n'era gia andato. Buffy corse alla tenda da cui si accedeva all'emporio e la scostò. William si stava dirigendo verso la porta insieme a Wyatt <<William, aspetta!>> Lui non prese neanche la briga di voltarsi. La signora Joyce emerse da dietro il suo scrittoio <<Che c'è Buffy? Che cosa sta succedendo?>> <<William è andato ad arrestare Xander>> <<Il pastore? Per quale ragione?>> <<Per l'assassinio di Laurie Smith e......>> Buffy scoccò un'occhiata a Bonnie che la stava fissando con gli occhi sgranati <<.......altre cose>> Si rivolse a Andrew <<Sai dove tengo il fucile?>> <<S........sissignora>> <<Sai usarlo?>> Lui annuì <<Benissimo. Signore e signori, sono desolata, ma l'emporio chiude per un paio d'ore. Lasciate qui i vostri acquisti. Potrete ritirarli più tardi>> Dopo che tutti furono usciti, lei si inginocchiò di fronte a Bonnie <<Devo andare ad occuparmi di una certa cosa. William è convinto di aver trovato l'uomo cattivo che ti ha fatto del male. Voglio accertarmi che arresti quello giusto. Vuoi restare qui con Andrew?>> La bambina annuì <<Non permettere a quell'uomo cattivo di fare del male a William>> <<Non lo permetterò>> Buffy attese che Andrew tornasse con il fucile <<Ti affido mia figlia>> <<Sissignora. La proteggerò come se fosse mia>> <<Dopo che me ne sarò andata, chiudi la porta a chiave. Non aprire che a me e allo sceriffo. Intesi?>> Varcata la soglia, si raccolse le gonne e corse verso la chiesa. Joyce le si affiancò <<Ne siete prorpio sicura? Ha davvero intenzione di arrestare Xander?>> Buffy annuì senza fermarsi. Non aveva senso. William doveva sbagliarsi. Eppure non le sarebbe potuto importare di meno <<Ha delle prove?>> ansimò Joyce <<Non lo so>> <<Deve aver commesso un errore. Perchè Xander avrebbe dovuto uccidere una prostituta? Dubito che sappia perfino a cosa servono>> <<Se William sostiene che è stato lui, io gli credo>> Fuori dalla chiesa William stava confabulando con Wyatt. Nel vederla avvicinarsi, si accigliò <<maledizione, Buffy! Vattene immediatamente>> Al suo cenni di diniego, lui si avviò lungo gli scalini. Buffy gli corse dietro lasciando Joyce ad arrancare dietro di lei. Raggiunti i gradini, le giunse la voce del marito che chiamava Xander. Li salì a due a due. Era buio e fresco all'interno, in netto contrasto con la luce abbagliante e l'aria calda dell'esterno. Fu costretta a fermarsi un istante accanto alla porta, in attesa che la vista le si abituasse. William e Wyatt erano accanto al pulpito. Emergendo dall'ombra, Xander si fece loro incontro <<Buongiorno, sceriffo. Cosa posso fare per voi?>> <<Mi sono persa qualcosa?>> sbuffò Joyce entrando in chiesa <<Shh>> Buffy si incamminò lungo la navata. Voleva essere in grado di sentire ogni cosa. Joyce le tenne dietro. Alle loro spalle si udivano fruscii e scalpicii, come se l'intera cittadinanza le avesse seguite. William avanzò verso Xander. Suo cognato era più grosso e pesante di suo marito. Lei cercò di visualizzarlo mentre si arrampicava su una scala a pioli. La sua immaginazione non le venne in aiuto. William doveva aver commesso un terribile errore. Raddrizzò le spalle. Pazienza. era sua marito e lei si sarebbe schierata al suo fianco <<Vi dichiaro in arresto per l'omicidio di Laurie Smith, Ellen Morgan e Sharono Tyler. Oltre a questo, stanotte avete tentato di rapire una bambina con l'intenzione di uccidere anche lei>> Buffy si rese conto di quanta gente fosse entrata in chiesa solo quando udì l'esclamazione di sgomento collettivo. William non si disturbò neanche di voltarsi. Xander lo fissò a lungo prima di scoppiare in una risata <<Omicidio? Mi state accusando di omicidio? Suvvia, sceriffo. So che abbiamo avuto i nostri contrasti, ma nemmeno voi sareste capace di arrestare un innocente con delle accuse così assurde>> Un urto improvviso costrinse Buffy ad aggrapparsi a un banco per non perdere l'equilibrio. Con l'impeto di una nave da guerra, Anya stava percorrendo la navata dirigendosi verso William. Gli assestò un violento spintone, ma lui non si mosse <<Che cosa diavolo state facendo?>> strillò <<Come osate entrare in chiesa e cercare di arrestare un uomo di Dio?>> <<Può darsi che sia un uomo di Dio, ma possiede una decisa propensione al peccato. Le manette, Wyatt>> <<No!>> Scagliandosi contro di lui, Anya prese a tempestarlo di pugni. Quando lui le afferrò le braccia e la scostò da se, cominciò a tirargli calci negli stinchi. Avvicinandosi alla sorella, Buffy si piazzò le mani sui fianchi <<Anya Harris, smettila immediatamente!>> <<non impicciarti!>> le ordinò William in tono deciso <<Mi impiccio, eccome>> ribattè lei indirizzandogli un'occhiata decisa. Il suo sguardo era freddo e ostile. Non voleva averla lì, non si fidava di lei. Bè peggio per lui. Anya la guardò con occhio torvo <<Non vedi che cosa sta cercando di fare? Non ti accorgi che sta tentando di distruggere tutto cio che ti è caro? E' un demonio, Buffy. un uomo malvagio. Ha tradito te e le tue speranze più care. Salvati finchè sei in tempo. Mettiti in salvo!>> William la spinse via rischiando di farla cadere. Wyatt l'afferrò al volo <<Per l'amor del cielo, calmatevi signora>> <<Toglietemi le mani di dosso!>> urlò anya liberandosi dalla sua stretta <<Ve ne pentirete sceriffo. Vi farò impiccare, dovesse essere l'ultima cosa che farò in vita mia>> <<E' probabile. Prima però intendo arrestare vostro marito>> togliendo le manette dalle mani di Wyatt, si avvicinò a Xander. Lui scosse la testa e tese i polsi lentamente. <<Vi compatisco Kincaid. E invoco su di voi la misericordi divina>> <<Grazie, ne avrò bisogno>> Buffy vide il marito chiudere le manette. Il click echeggiò in tutta la chiesa. Alle loro spalle si levò un mormorio di protesta. William lo ignorò <<Siete ricercato per due omicidi in due diverse città, oltre a essere il principale indiziato per altri tre. Tutte le ragazze, prostitute locali, sono state assassinate quando vi trovavate sul posto per predicare>> <<Predicare è ben diverso da uccidere>> <<Giusto>> approvò Anya <<Ve ne pentirete amaramente sceriffo>> <<Chiudi il becco>> le intimò Buffy. Avvertiva tutti gli sguardi su di se, sguardi che la giudicavano senza benevolenza. Ignorò la fitta di terrore che l'assalì. Si fidava di lui. Si era sempre fidata di lui. Ed era finalmente pronta a dimostrarlo al mondo intero <<William sa benissimo che cosa sta facendo. e' un uomo rispettabile, onesto e buono. Si preoccupa del bene di questa città più di quanto non abbia mai fatto qualcuno da molto tempo>> William si volse a guardarla, un sopracciglio inarcato. senza lasciarle il tempo di ridpondere, Anya si piazzò fra loro <<ti ha stregata Buffy. Non dargli ascolto. Se tieni alla salvezza della tua anima, devi dimenticare la sua esistenza>> Lei fissò a lungo la sorella. Erano due estranee da tanto tempo che le era difficile ricordare se fossero mai state amiche. Scosse la testa <<No. Lo amo e credo in lui. Ora levati dai piedi>> Anya non si mosse. Lentamente, in modo che nessuno potesse equivocare le sue intenzioni, Buffy le girò intorno e si mise a fianco del marito. William abbassò lo sguardo su di lei e si affrettò a distoglierlo <<Se sto commettendo un errore, ti troverai in un mare di guai>> <<Non ha importanza, purchè stiamo insieme>> <<Molto commovente>> dichiarò Xander <<Ma non certo pertinente al mio arresto. Attento, sceriffo, la folla che ha invaso la mia chiesa si sta innervosendo>> William lo ignorò <<Sai a quali rischi vai incontro?>> le domandò <<Nessuno, Tu sei l'unico che mi stia a cuore. ti amo>> Un guizzo malizioso gli sfrecciò nello sguardo <<Bel modo per dimostrarmelo>> <<E' stato l'unico che mi è venuto in mente, date le circostanze>> <<Sei una donna che ragiona con la sua testa>> <<Grazie>> William tornò a rivolgersi a Xander <<Anche la sorella di Ellen Morgan lavora in un saloon. Vi ha visti insieme diverse volte>> L'arroganza del pastore si appannò un tantino <<E' chiaro che sta mentendo. Chi crederebbe alla sua parola contro la mia?>> <<Sette anni fa avete tentato di uccidere Laurie Smith, ma non ci siete riuscito. Alcuni mesi fa lei cercò di costringervi a mantenere la promessa di andare via con lei. Non potevate, ovviamente. Che cosa avrebbe detto la gente? Perciò l'avete di nuovo riempita di botte e questa volta l'avete uccisa>> Un gemito sommesso risuonò nella chiesa. Portando lo sguardo sulla sorella, Buffy la vide premersi le mani sullo stomaco <<No!>> urlò <<no!>> <<Stanotte avete cercato di rapire Bonnie perchè avevate saputo che io avevo lasciato Landing per qualche giorno. Dovevate sbarazzarvi di lei perchè costituiva il vostro unico legame con Laurie>> <<Assurdo! Per quale ragione dovrei curarmi della bastarda di una puttana?>> <<Per la semplice ragione che è vostra figlia>> Anya si accasciò al suolo con un gemito. Wyatt si precipitò verso di lei <<Lasciate perdere>> lo fermò Buffy <<non è affatto svenuta>> L'agente esitò, mentre la folla rumoreggiava alle loro spalle. Anya si tirò su <<Con quale coraggio?>> strillò <<Con quale coraggio?>> Buffy si stava preparando a difendere suo marito, quando si accorse che la sorella si rivolgeva al suo <<Una puttana? Sei andato a letto con una puttana?>> Lui la

fissò <<Sta zitta, donna. Sono tutte menzogne. Menzogne, hai capito?>> Ma aveva cominciato a sudare. Rivoli di sudore gli scorrevano sul viso. tremava come una foglia e il suo sorriso non era più così tracotante <<Non avete prove. Neanche lo straccio di una prova>> <<E questo?>> Con mossa fulminea William gli afferrò il colletto della camicia e gliela strappò di dosso. Tutti boccheggiarono. Diversi ematomi gli arrossavano la pelle bianchiccia. Buffy si sentì assalire da un'ondata di nausea. Quella notte aveva colpito un uomo con un attizzatoio e quel giorno suo cognato appariva contuso. Alzando la testa, Xander portò lo sguardo nella sua direzione. Quegli occhi! Gli stessi occhi che aveva visto quella notte, pieni di odio e collera anche in quel momento. Era lui! <<Erano tutte puttane!>> urlò Xander <<Erano figlie di Satana e dovevano essere punite! Se riuscivo a resistere ai loro addescamenti le lasciavo vivere, ma quando mi facevano cadere in tentazione le ,mandavo all'inferno, dove meritavano di bruciare per l'eternità. Ero nel giusto! Non ho fatto nulla di male>> Singhiozzando Anya si nascose il viso tra le mani. Nessuno mosse un dito per confortarla. a un cenno di William, Wyatt prese Xander per un braccio e lo condusse via. Solo allora Buffy si volse in direzione della folla assiepata in fondo alla chiesa. Questa aprì un varco per lasciare passare la gente e il detenuto, poi riportò l'attenzione su Anya. Pur dicendosi che avrebbe dovuto aiutare la sorella, Buffy scoprì di non averne la forza. Quando William le cinse le spalle con un braccio, si appoggiò contro di lui <<Portami a casa>> bisbigliò.


Una pioggia leggera tamburellava sugli alberi del giardino ravvivando i colori dei fiori primaverili. William lasciò ricadere la tenda e tornò a voltarsi verso il, salotto. Sollevando lo sguardo dal caffè che stava servendo, Buffy gli sorrise <<Non riesco a credere che sia tutto così tranquillo>> mormorò <<E che siamo finalmente soli>> Arrossendo, lei gli porse la tazzina. William le sedette accanto sul sofa <<Anya è partita stamattina?>> <<Si. La diligenza era in orario. Prenderà il treno per St. Louis. Non so che cosa farà una volta arrivata. Grazie al denaro ereditato da nostro padre, riuscirà a cavarsela anche senza Xander>> <<Meglio così. Non lo rivedrà mai più>> Buffy rimescolò lo zucchero nel suo caffè, ma lasciò la tazza sul piattino <<Dovrai andare a Topeka per il processo?>> <<E' probabile, ma non mi tretterrò a lungo>> William si spostò, in modo da trovarsi di fronte a lei, un ginocchio premutoi contro la sua coscia, il braccio allungato sullo schienale. Sollevando la mano, gliela pose sulla nuca <<Mi dispiace, Buffy>> <<Non vedo il perchè. Dovresti sentirti molto orgoglioso, invece. Hai risolto il caso e consegnato il colpevole alla giustizia>> <<Non è per questo che mi sto scusando>> Lo stoppino di un lume sfrigolò allìlatra estremità della stanza. Il cerchio di luce si limitava a lambire Buffy lasciando in una tenue penombra i suoi lineamenti perfetti. Lei sedeva con la schiena eretta, le mani intrecciate in grembo. Solo il leggerissimo tremito che le percorreva le dita sotto la carezza delle sue tradiva un certo nervosismo <<Sono passati cinque giorni. Non possiamo rimandare questa conversazione per l'eternità>> William posò la tazza sul tavolino di fronte a loro <<Lo so. Vorrei dirti che ti amo, ma ho paura che tu non mi creda. So che l'altro giorno in chiesa, mi hai creduta per un istante, ma hai avuto il tempo di riflettere e.........oh, so bene che è sciocco, ma.........se tu avessi cambiato idea?>> Le dita di lui affondarono all'interno del colletto del suo abito finchè non toccarono la catenina d'oro <<Non ho cambiato idea>> <<Ne sei sicuro?>> Lui annuì <<Oh William!>> esclamò Buffy gettandoglisi fra le braccia. Lui se la strinse al petto <<Ti amo Buffy. Per sempre. Non piangere>> sussurrò quando lei premette la guancia umida contro la sua <<Sono lacrime di gioia, amor mio. Lacrime di felicità>> <<Anch'io sono immensamente felice>> E lo era. Le domande rimaste senza risposta potevano aspettare. Ma come tante altre volte in passato, Buffy gli lesse nel pensiero <<E ora che cosa c'è?>> <<Mancano ancora diversi mesi alla scadenza del mio contratto>> <<E poi?>> <<Non lo so>> rispose lui con sincerità <<Il tuo lavoro è qui e so quanto sia importante per te. Ciononostante non sono sicuro di voler restare a Landing>> <<Tutti ti adorano>> <<Passerà presto>> <<Andrei dovunque pur di stare con te. Non m'importa dell'emporio. Posso sempre venderlo>> <<Sh>> le sussurrò William sulle labbra <<Non dobbiamo decidere oggi>> <<Ma........>> <<Stai perdendo tempo prezioso. Joyce terrà Bonnie con se solo fino domattina>> <<Domattina? Credevo che l'avrebbe tenuta fino a stasera>> <<Dopo che tu te ne sei andata, le ho detto due paroline all'orecchio>> <<Oh.......>> <<Buffy, pensavo........>> Accidenti non era mai stato facile con lei <<Speravo che dopo quanto era accaduto in chiesa, dopo quello che avevi detto.....>> Imprecò a denti stretti. Stava facendo una terribile confusione. Scostandosela da se, William si alzò. Avrebbe potuto lasciar perdere, non dire una parola. Ma entrambi meritavano di meglio. Si schiarì la voce <<Non posso più stare con te, a meno che il nostro non sia un vero matrimonio. Mi è troppo difficile fingere che non mi importi se dormi in un altro letto. Voglio essere tuo marito, Buffy. Voglio tenerti ogni notte fra le mie braccia. Voglio svegliarmi accanto a te ogni mattina. O sei mia moglie in ogni senso della parola, o non potrà mai esserci niente fra noi>> Buffy si alzò a sua volta facendosi scorrere le mani lungo i fianchi. L'abito rosa che indossava sembrava farla risplendere dentro. Nonostante il desiderio che lo aveva assalito, William rimase in silenzio. Le sue parole erano state dettate da una profonda convinzione. Non intendeva accettare un matrimonio a metà. Meglio non vederla mai più che soffrire come un cane e morire a poco a poco. <<Mi hai perdonato?>> Lui chiuse gli occhi per sfuggire al suo sguardo penetrante. L'aveva perdonata? Era capace di dimenticare il passato? Gli aveva rivolto una domanda logica, pensò, realizzando che se la sarebbe dovuta aspettare. Se voleva che Buffy gli si donasse completamente, poteva forse darle di meno? Era disposto a ignorare l'angoscia a voltare le spalle alla sua costante compagna? A volte costituiva l'unica cosa che lo spingeva a tirare avanti <<Si>> bisbigliò. Avvicinandosi, lei gli posò le mani sul petto <<Sarò tua moglie, William. Dividerò il tuo letto, i tuoi problemi e la tua vita finchè mi vorrai. Nella speranza che potessimo riconcigliarci, questo pomeriggio mi sono presa la libertà di preparare la camera padronale. Vi ho perfino portato le nostre cose>> <<E se io avessi taciuto?>> <<Avrei trovato un modo per persuaderti>> Sollevandosi sulla punta dei piedi, gli diede un bacio sulla guancia <<Abbiamo una seconda possibilità, William. Ho impiegato sette anni a ritrovarti. Non intendevo lasciarti andare>> Chinandosi, William la sollevò fra le braccia <<Sei una donna perversa>> <<Me l'hai insegnato tu, quindi non azzardarti a lamentarti>> Attraversando il salotto, lui si diresse verso le scale <<Non mi stavo lamentando>> Come raggiunsero la stanza da letto, la mise giu con delicatezza e le chiuse il volto fra le mani <<Ti amerò per l'eternità>> le promise in un sussurro <<Ti darò dei figli. resterò sempre al tuo fianco e mi prenderò cura di te. Ho vissuto tutta la vita per te. Non saprei fare altro. Non.......>> <<Parli troppo>> Afferrandogli il davanti della camicia, lei lo attrasse a se. Le loro bocche si sfiorarono una, due volte, poi lei dischiouse le labbra strappandogli un gemito. Niente era mai sembrato così giusto. Buffy era la'ltra metà di lui, pensò William, la sua unica ragione di vita. Mormorò una prewghiera ringraziando il cielo di averla finalmente ritrovata. Era tornato a Landing per chiudere con il suo passato. Invece aveva trovato un futuro insieme all'unica donna che avesse mai avuto.


FINE