VIRTUAL SEASON
Di
Diddy
CAPITOLO
1: Sunnydale
{Questa
storia comincia all’alba nella cabina di pilotaggio di un elicottero militare}
I
due piloti erano concentrati sui comandi del mezzo ben attenti a non sbagliare.
Sul retro dell’elicottero otto soldati erano immobili e muti, mentre
attendevano la fine del viaggio.
“Speriamo
di non incontrare nessun temporale”.
“Ma
non siamo ancora arrivati?!”
“Sapevo
di non dover fare questo mestiere il verde marcio non mi dona”
”I
vampiri con un paletto nel cuore e i demoni tagliandogli la testa e sperando in
bene, ma perché la mia prima missione doveva essere proprio sulla bocca
dell’inferno?”
“Quanto
vorrei essere a casa a mangiare la torta di mele di Susan”
“Che
cosa accadrà quando saremo a Sunnydale?”
“Presto
gli farò vedere di che pasta è fatto un soldato”
“Che
silenzio non né posso più!”
Questi
erano alcuni dei tanti pensieri che vagavano nella testa dei militari che
furono presto dimenticati quando il maggiore si alzò. Quasi tutti furono
dimenticati, il caposquadra, però, non sembrò nemmeno rendersi conto che il suo
superiore si era messo a parlare.
“È passato molto tempo dall’ultima volta che ho messo
piede a Sunnydale, sì, davvero molto tempo. Non è stata una bella visita: la missione è quasi andata all’aria e la
mia ex-fidanzata è…” quel ricordo gli attraversò la mente provocandogli un
tremito per la rabbia e il disgusto “quell’essere ha approfittato di Buffy e
della sua fragilità”, per lui questa era una certezza, ed era stato molto sollevato nel costatare che
Spike non l’aveva dominata completamente “nemmeno lui l’ha avuta e sono quasi
sicuro di averla convinta a tornare in sé, sulla retta via”. Con quei pensieri
Riley Finn tornava sulla bocca dell’inferno, cercando di non ascoltare quella
vocina dentro di lui che gli ricordava una delle sue discussioni con Buffy:
«…io provengo da una stirpe di `cuochi´ che non superano i 25 anni» e Buffy
avrebbe dovuto averne 27 di anni.
Il
viaggio era lungo per arrivare alla loro meta, ma
Riley non lo notò, così come non sentì sua moglie chiamarlo né il suo superiore
spiegare gli ultimi dettagli della missione. L’elicottero atterrò distante
dalle case per far scendere parte dell’equipaggio e poi ripartire. Tutti
sistemarono le loro cose, contenti di essere
finalmente arrivati, ma Riley sentì di essere giunto a destinazione, solo dopo
una lunga camminata, quando si trovò davanti al cartello, ormai consumato, con
la scritta “Benvenuti a Sunnydale”. Ora avrebbe dovuto solo occuparsi della
missione e, se ce ne sarebbe stata l’occasione,
scoprire che fine avessero fatto i suoi amici.
Tutti
i militari, scelti per quella missione, erano riuniti in un magazzino
inutilizzato da qualche anno. Era antecedente a tutte le altre costruzioni,
costruito in parte in mattoni in parte in lamiera e con altri materiali di
fortuna. Era stato costruito in un momento in cui non c’era tempo per fare le
cose per bene. Qualche capocantiere l’aveva eretto come magazzino per contenere
il necessario per erigere una nuova città
Sei
anni prima il Governo si era trovato con una bella gatta a pelare: un’intera
città sprofondata in un enorme cratere e i suoi abitanti fuggiti prima del
disastro senza una buona ragione.
La
situazione era stata risolta brillantemente, il tutto era stato dichiarato alla
stampa sotto il nome di calamità naturale. Una catastrofe che, naturalmente, il
Governo aveva previsto e grazie alla sua prontezza era riuscito ad organizzare
quell’esodo di massa giusto in tempo.
La
stampa si era messa subito in moto per cercare fondi per dare un tetto ai
poveri sfollati che, furono ben lieti della versione datagli dal Governo in
quanto è più facile credere ad una grande operazione militare segreta che a
demoni ed energie mistiche.
Grazie
ai soldi raccolti si era potuta costruire una nuova città che era stata
battezzata ‘Sunnydale’, distante quanto basta dal
cratere per evitare altri crolli.
Ma
alla fine, come ogni altra notizia vecchia, Sunnydale fu presto dimenticata e
come tacito monumento del crollo della vecchia città e della menzogna del
Governo rimaneva solo quel magazzino. Forse quel deposito non era adatto per
macchinari sofisticati, ma era l’ideale per una riunione segreta.
Il
caposquadra stava esponendo il punto della situazione per l’ennesima volta al
suo team “Sono stati ritrovati i resti di uno stregone che lavorava per un
progetto del governo…” un brusio d’insoddisfazione si levò dai soldati,
qualcuno ironizzò «Il governo fa i guai e noi rimettiamo a posto». Riley,
fingendo di non aver sentito, continuò il suo discorso «…che consisteva nel
controllare con la magia particolari esemplari di demoni» il capitano Finn fece
una pausa e finalmente il brusio cessò del tutto. «Dai suoi
appunti» riprese «abbiamo scoperto che l’ostile aveva già dato segni
d’irrequietezza, probabilmente perché attratto da qualche energia mistica. Da
studi analoghi si è giunti alla conclusione che sono attratti dall’Inferno. Il
nostro obiettivo è scoprire se il mostro si trova nelle vicinanze; questo fino
a nuovo ordine. Non sappiamo se sia davvero qui, ma non è da escludere dunque
massima all’erta!!!
Ricordatevi
che il terreno intorno al Punto caldo è accidentato a causa dell’inabissamento
della città avvenuto sei anni fa. Non conosciamo ancora le ragioni di questo
fenomeno, quindi non sappiamo se questo possa riaccadere in futuro. Un’ultima
cosa, non dimenticate che qui siete vicino alla “Bocca dell’inferno” dove
risiedono la peggior varietà di demoni, quindi nessuno dovrà andare in giro da
solo, portate sempre con voi un paletto, ANCHE in libera uscita, e soprattutto
prima di appartarvi con una ragazza assicuratevi di poter vedere la sua
immagine allo specchio. Ci siamo capiti!».
Gli
uomini non erano molto entusiasti dell’ultima parte del discorso, ma nessuno
avrebbe messo in discussione il capitano Finn, era molto ammirato dalla sua
squadra per tutte le volte che le sue precauzioni aveva evitato interi
massacri, oltre ad essere un grande uomo d’azione; in fondo lo consideravano il
nucleo stesso del gruppo.
Le
ricognizioni erano cominciate e l’operazione aveva tutta l’aria di essere
semplice se affrontata con giudizio. Era proprio questo il problema, per quanto
Riley tentasse di nasconderlo c’era qualcosa che annebbiava la sua razionalità,
quel terrore che aveva dentro di sé che quell’ultima volta che aveva visto
Buffy era stata anche l’unica possibilità di chiarirsi con lei. Aveva questo
dubbio dentro di sé da quando Willow gli aveva riferito tramite e-mail come
avessero sconfitto Gloria e la morte di Buffy. Sì, quando aveva saputo che era
morta gli si era gelato il sangue nelle vene “adesso capisco molte delle cose
che mi ha detto” aveva pensato Riley.
Il
cratere che si stendeva a qualche km dalla ricostruita Sunnydale non lo faceva
stare meglio. Tutto ciò che gli rimaneva era un immenso vuoto, che solo la
verità avrebbe potuto colmare; il problema è che nessuno può sapere se la
realtà ti darà una gioia o un dolore e Riley non era sicuro di essere disposto
a scoprirlo.
L’unica
persona che si era accorta del cambiamento del capitano Finn, da quando si era
cominciato a parlare di Sunnydale e ne intuiva i motivi, era Sam. Sapeva,
infatti, cosa Sunnydale aveva significato per il marito e anche quanto può
essere dura e breve la vita di una cacciatrice, ma l’addolorava molto non poter
far nulla.
Gli
ordini erano molto chiari indagare su nuovi demoni giunti da poco in città
individuare la loro cavia e sopprimerla, nel frattempo evitare danni a civili
ed eliminare più ostili possibili.
Così
Riley, per smettere di rimuginare aveva deciso di non darsi un attimo di tregua
gettandosi a capofitto nel lavoro, anche quando non era il suo turno…
Cominciò
a fare ronde nei bassifondi e presso il cimitero sempre deciso a non avere
niente a che fare con il passato. Era stato solo un caso a farlo finire sulla
spiaggia in cui Buffy aveva letteralmente assassinato il pallone da rugby e
alla diga dove Sam aveva conosciuto la cacciatrice bionda.
“Hai
visto, sei riuscito tranquillamente a non far diventare un’ossessione l’idea
che Buffy possa essere morta” così s’ingannava Riley “Non ho fatto nemmeno una
piccola indagine” mentre pensava a questo si trovò faccia a faccia con un uomo,
dietro a questi apparve uno della sua squadra che gli gridò: «è un vampiro!!» fu un attimo il capitano prese il suo paletto e lo
conficcò nel cuore del demone; prima di scomparire in un mucchietto di cenere
riuscì a dire «Pensare che ho appena evitato una cacciatrice!!!»
«Sei
stato grande!» «Come?!Oh, sì certo» rispose Riley come
se fosse appena caduto da una nuvola e si fosse trovato in un mondo del tutto
sconosciuto; ma essendo un ottimo soldato riuscì a riprendersi immediatamente
«Mi spiace doverti ricordare che devi andare al quartier generale per il
rapporto» disse riuscendo così a dissimulare il suo smarrimento «Ma sono in
licenza!» cominciò a lamentarsi l’altro «Questo era solo un vampiro, la nostra
missione è…» «Ogni attività degli ostili è inerente con il nostro lavoro ed
ogni informazione preziosa» rispose Riley«Ma…» «Niente ma questo è un ordine.
Ad ogni modo, fatto il rapporto, non vedo perché tu non possa tornare a
divertirti» «Grazie» rispose quello molto più
sollevato.
Riley
continuò il suo giro, appena tornato però controllò subito il rapporto.
Sam
entrò nella stanza, sorrise nel vedere il marito intento a leggere `ancora
scartoffie´ come le definiva sempre lui.
«Scoperto
qualcosa di nuovo?» gli domandò «Come?» Riley sembrava molto sorpreso di
vederla «Santo cielo, eri così intento a leggere che non ti sei nemmeno accorto
che qualcuno è entrato!» lo schernì lei «Cosa c’è di così importante da non
farti notare nemmeno tua moglie » «È solo un rapporto, un rapporto di Brad, sai
stasera stava inseguendo un vampiro» bastò lo sguardo della moglie per far
capire a Riley che voleva una risposta più esauriente. «Beh, Brad, come sai era
in licenza così ho pensato di scoprire come avesse fatto quell’incontro; da
quello che ha scritto Brad si trovava al `Brickwork´,
sai quel locale…» «Sì lo so dove si trova, vai avanti» lo interruppe Sam «Beh,vedendo
un ragazzo che non aveva l’immagine riflessa l’ha seguito per salvare la sua
accompagnatrice che con molta probabilità sarebbe diventata presto il suo
pasto» «E lui ha ucciso eroicamente il vampiro fine della storia, ho
indovinato?!» tentò la moglie «Sbagliato!È qui che comincia il bello; non
appena Brad è uscito il vampiro è scappato finché non me lo sono trovato
davanti e l’ho polverizzato» «Perché mai il vampiro è scappato? Brad non ha
certo l’aria di essere aggressivo o pericoloso» «Eppure quel vampiro ha
avvertito un pericolo» «Chi Brad?!» «No il nostro
demone» mentì Riley “o una cacciatrice” pensò Sam, ma non osò dirlo.
Tutti
i giorni il gruppo dei soldati si divideva per l’ora dei pasti, perché era un
bel modo per controllare la città senza dare troppo nell’occhio. Così il giorno
dopo Sam propose a Brad di pranzare con lei visto che Riley era impegnato.
Presero posto ad un tavolino all’aperto e ordinarono insalata e un hotdog e
cominciarono a chiacchierare. «Che ore sono?» chiese ad un certo punto il
ragazzo «Non preoccuparti abbiamo ancora un quarto d’ora prima del ritorno»
«Meno male è già un paio di volte che arrivo in ritardo e ti assicuro che è
davvero orribile» «Ne ho una vaga idea, cambiando discorso ho sentito dire che
hai avuto un incontro del 4° tipo» «Pare proprio di sì, e pensare che avevo fatto colpo su una bella ragazza, io ancora non
capisco perché sia scappato» «Perché aveva avvertito un pericolo» «Chi io?!A
parte io e quelle due ragazze non c’era nessun altro» «Due?» «Sì, una era a
terra spaventata l’altra sembrava appartenere a una banda perché era pronta a
combattere a suon di pugni e calci. Fortunatamente sono arrivato io altrimenti
l’avrebbe massacrata e sarebbe stato un peccato perché era molto carina! Adesso
è meglio che mi avvii, purtroppo il caposquadra non è mio marito e se non
arrivo giusto è la volta buona che mi dà turni di ronda finché campo» “E se la ragazza carina fosse stata Buffy?” pensò Sam
mentre tornava alla base.
La
signora Finn aveva tutta l’intenzione di chiarirsi una volta per tutte con il
marito, era stufa di continuarci a girare attorno, il problema rimaneva: le
probabilità che la cacciatrice fosse morta erano tante e l’unico modo per
sapere la verità era cercarla. Sì, gli avrebbe detto proprio così ‘Per scoprire
la verità bisogna cercarla’ e non avrebbe accettato repliche.
Possibile
che quando una persona prende una decisione risoluta tutto le si metta contro!
Quando
arrivò alla grotta in cui avevano depositato tutto il loro equipaggiamento,
scoprì che Riley non era ancora arrivato, era in ritardo. Questo era molto
preoccupante, non era da lui. A meno che… non fosse andato a cercare Buffy…
Dopo
una decina di minuti era già di ritorno a spiegare il motivo del suo ritardo «Ho
importanti notizie abbiamo trovato il nostro demone.»
Tutti sembravano molto colpiti dall’annuncio, fino a qualche minuto prima erano
tutti convinti che il mostro non si trovasse affatto a Sunnydale «Ho appena
parlato con il maggiore Spitefull» continuò il capitano «che
mi ha riferito che lo hanno localizzato presso Cleeveland. Il maggiore ci ha
ordinato di lasciare immediatamente questa città e raggiungerlo il prima possibile»
Sam
come tutti era contenta della buona notizia, ma l’idea che la storia ‘Buffy’
non fosse chiusa, e forse non lo sarebbe mai stata, la faceva soffrire molto.
Non tanto perché pensava che Riley l’avrebbe lasciata per la sua vecchia
fiamma, ma perché sapeva che il marito si sentiva angosciato e questo creava
una forte spaccatura fra loro.
Tutta
l’attrezzatura fu, in breve, smontata e impacchettata per bene giusto in tempo
per caricarla sull’elicottero ed andarsene da Sunnydale verso un nuovo inferno…
CAPITOLO
2: La cacciatrice
Il
viaggio da compiere era lungo: prima in elicottero fino alla pista di
atterraggio, poi trasportati fino alla base dell’esercito più vicino a
Cleeveland dove si sarebbero rifocillati e ripuliti prima di compiere l’ultima
tappa del viaggio.
La
pioggia aveva appena cominciato a cadere quando i soldati scesero dall’aereo;
si diressero ognuno nella stanza che gli era stata assegnata.
Sam
varcò una porta grigia…e si trovò in un cubicolo nella quale
non c’era che una branda e un tavolino in metallo, che avrebbe dovuto essere il
comodino. Non era certo un problema per lei, durante tutti quegli anni in giro
per il mondo a combattere demoni aveva dovuto adattarsi a condizioni ben
peggiori.
Si
sedette sul letto, quasi meccanicamente, aveva mangiato, a differenza dei suoi
compagni, senza dire una parola, senza ascoltare nessuno, Riley non aveva
cenato con loro, come suo solito stava raccogliendo più informazioni possibili
sulla loro nuova meta per non trovarsi impreparato.
Sam
si sentiva strana un misto fra delusione e rabbia;
No,
proprio non capiva il marito, sapeva che ogni volta che sentiva pronunciare il
nome Buffy qualcosa il lui cambiava: la sua parte debole ed incerta tornava a
farsi sentire. Sapeva che per lei era andato contro la sua natura, per lei, per
ciò che gli aveva detto, aveva disertato.
Quando
Riley glielo aveva raccontato le era riuscito difficile crederlo. Eppure
l’aveva fatto!
Ma
la cosa che proprio non capiva era il comportamento del marito a Sunnydale. La
prima volta che Riley aveva rivisto Buffy era normale che fosse nervoso, che
temesse quell’incontro; altrettanto normale era temere che fosse morta, “Ma
perché non tentare di scoprirlo, maledizione, perché mentire?!”.
Ecco il pensiero che la faceva sentire così strana era uscito “Perché non si
era confidato almeno con lei?”
Pensare,
rimuginare e pesare…Sam continuò a seguire l’onda delle sue riflessioni finché
queste non si trasformarono pian piano in sogni…
Era
lì, ma lì dove? Era nel vuoto più assoluto…poi all’improvviso cominciò a
sentire delle voci dietro di sé. Si voltava. Le voci si erano spostate ed erano
ancora alle sue spalle. Non riusciva a capire né di chi fossero, né cosa
stessero dicendo eppure si sentiva male a sentirle. All’improvviso si trovò
davanti al suo capo che non faceva che dagli ordini, una strana forza lo
obbligava ad ubbidire senza potersi opporre… e poi ancora vuoto…
TOC
TOC…TOC TOC
Riley
si svegliò di soprassalto a causa dell’incessante bussare, era tutto sudano per
l’incubo appena fatto; guardò l’orologio erano le 4:00. Il maggiore Spitefull
era al telefono e chiedeva urgentemente la presenza di tutta la squadra,
avevano due ore di tempo per prepararsi e partire. «Un’ultima cosa» disse il
maggiore «dovete arrivare in abiti civili…»
Riley
strappò dai loro letti tutti i membri della squadra e diede loro le nuove
disposizioni: arrivare a Cleeveland in gruppi separati; alle otto esatte si
sarebbero trovati in punti stabiliti; qui avrebbero ricevuto ulteriori ordini.
Ovviamente
Riley e Sam andarono insieme come due normalissimi coniugi.
Durante
il tragitto Sam scorse un negozietto con dei piccoli abitini, avrebbe tanto
voluto avere dei bambini!!! L’idea di lasciare il
marito solo a quel difficile lavoro, di doverlo aspettare con l’ansia senza
sapere né dove fosse né come stesse, la straziava; ma soprattutto desiderava
che suo figlio avesse accanto entrambi i genitori. Aveva già provato a proporre
a Riley di farsi assegnare ad una caserma, lontano da inferni e mostri, ma lui
era stato irremovibile «Faccio il più bel lavoro del mondo e non ho intenzione
di lasciarlo, non adesso!». Così si era chiusa la questione e non era più stata
riaperta. Era stata ferita da quelle parole, ma non l’aveva dato a vedere; dopo
quello che era accaduto a Sunnydale, però, le facevano
ancora più male.
Un
dubbio si era insediato nel suo cuore, un dubbio che prima di allora non
l’aveva mai sfiorata, il timore che tutto l’attaccamento di Riley per il suo
lavoro fosse dovuto a Buffy. Per lei l’aveva lasciato e per questo aveva
sofferto, si era sentito una nullità. Senza il suo lavoro Riley aveva cominciato
a non sentirsi più all’altezza della cacciatrice, ma non solo, la sua breve
esperienza da civile gli aveva dimostrato la sua incapacità ad affrontare quel
tipo di vita. Ed ora si rifiutava di accettare un qualsiasi incarico che
potesse, anche vagamente, avvicinarlo a quell’esistenza fatta di routine e
normalità.
“Non
avrebbe più compiuto quell’errore che l’avrebbe nuovamente fatto sentire
inutile”. Sì, doveva essere questa l’idea che frullava nella testa del marito.
Riley
si accorse che la moglie lo stava guardando in modo strano «cosa c’è?» Sam,
tornata coi piedi per terra a quelle parole gli rispose «eh…?
Ero solo soprappensiero» «A cosa stavi pensando?» «Beh! Nel venire qui ho visto… ho visto scritto da qualche parte la parola
OHIO, così mi è venuto in mente che è molto che non abbiamo notizie della tua
famiglia…» mentì Sam. «Hai ragione! Appena ho un po’
di tempo libero li chiamo, scommetto che la mamma mi sgriderà perché non le
lascio mai il mio numero di telefono, non riesco proprio a farle capire che è
segreto».
Riley
sorrise all’idea della madre che cercava invano di tirargli fuori di bocca
qualche informazione riservata, solo per avere qualcosa di nuovo da raccontare
alle vicine. «Secondo te perché ci hanno fatto entrare in gruppi separati ed in
abiti civili?» il soldato le rispose un po’ preoccupato «Dalla
telefonata del maggiore Spitefull mi è sembrato di capire che oltre al nostro
demone c’è qualcos’altro in giro, qualcosa che attira i demoni e li spaventa al
tempo stesso. Non conoscendo la natura del nemico il maggiore ha preso queste
precauzioni» «Dunque il nostro prudente arrivo potrebbe essere anche una
perdita di tempo per quel che ne sappiamo» «Beh, immagino di sì» le rispose perplesso Riley.
«
Io credo di no!» i due si voltarono, era il maggiore in persona che detto
questo gli fece un cenno per farsi seguire. Li condusse fino ad una vecchia
casa in mattoni rossi, che si faceva notare in mezzo a quegli squallidi palazzi
intonacati. Le poche ante aperte permettevano di
vedere delle tendine bianche che impedivano di scorgere cosa ci fosse al suo
interno. L’unico segno che tradiva la presenza di gente era una mano alla
finestra del secondo piano che compì uno strano gesto. Il maggiore se ne
accorse e gli rispose con la stessa mossa; il trio salì le scalette davanti
all’ingresso ed entrò.
L’interno
era diviso in vari settori, come presto poterono costatare: una parte era
rimasta arredata come in origine, si trattava dell’ingresso e di una sala
attigua che erano usati come copertura per gli ospiti indesiderati, ma per il
resto era un centro operativo a tutti gli effetti. Strumenti di ogni genere
erano stati installati in tutto il secondo piano, dove tecnici scelti traevano
informazioni vitali o mortali, secondo il punto di vista.
Sam
e Riley dopo una breve gita turistica, furono condotti nella cantina dove
scoprirono si trovava ‘la sala riunioni’ come la chiamava il maggiore.
Quando
tutti furono arrivati il maggiore si schiarì la voce e cominciò «Tutti voi vi
starete chiedendo come mai tutte queste precauzioni per un demone, la risposta
è questa: da quando siamo qui sono accaduti fatti insoliti» si schiarì di nuovo
la voce e proseguì «Abbiamo rilevato ormoni lasciati dalla nostra cavia e da
altri suoi simili, ma di loro neanche l’ombra, sembra che questi ostili
arrivino qui e vengano inghiottiti dal nulla. Inoltre
i nostri stregoni hanno captato pratiche magiche compiute da persone molto
potenti e, come se non bastasse, abbiamo subito due aggressioni: una fatale e
l’altra in pieno giorno. Queste sono, in breve, le ragioni del vostro arrivo in
questo modo. So che ad un soldato non servono tutte queste spiegazioni per
compiere una missione. Il motivo, per cui vi sono state date, è per farvi
capire quel qualcosa da cui potrebbe dipendere la lunga o breve durata della
vostra vita: qui siete in territorio nemico, non dimenticatelo!» disse le sue ultime parole con un tono solenne e allo
stesso tempo di minaccia come solo lui sapeva fare.
«Siete
in territorio nemico» disse Brad con voce grossa imitando il maggiore « è mai
possibile che quell’uomo pensi sempre che tutto ci attaccherà da un momento
all’altro?! Durante l’addestramento mi hanno insegnato
che non è così strano che accadano fatti del genere presso un luogo mistico»
«Sì, bello!» gli rispose la sua compagna «e quando gli ho fatto notare tutto
ciò» continuò lui «si è messo a sbraitare e…» «Sì, bello!» «Ehi! Non mi stai
ascoltando!!!» «nemmeno tu se è per questo» «No, io ti
ho ascoltato: hai detto `sì, bello!´» «Certo che l’ho detto, era da molto che
non passeggiavo tra negozi di vestiti e bei ragazzi, insomma sai…» «Lo sai che
i negozi di bei ragazzi non esistono?» «Sì, lo so è un vero peccato! Ma è un
commercio che non ha futuro a causa della rarità della merce» «Piantala e
facciamo questa ronda in pieno giorno ed in pieno centro» disse brontolando «Se
tu fossi stato con noi nel deserto, ora non ti lamenteresti!» «E’ mai possibile
che tutti quanti, in un modo o nell’altro, mi sottolineiate sempre che sono
alla prima missione?!!!» «Io non stavo sottolineando
proprio un bel niente!» le rispose lei notevolmente stizzita «ho odiato essere
l’ultima arrivata e così mi sono ripromessa di non trattare nessuno dall’alto
al basso solo perché non ha esperienza, se ha gusti orridi sì, ma per mancanza
d’esperienza mai! E questo lo sottolineo!» «Scusa» le rispose Brad un po’
imbarazzato «E ti avviso, questa cosa del nonnismo non finirà certo quando
avrai portato a termine delle missioni, nossignore, finirà solamente quando
arriverà un’altra povera matricola da bersagliare al tuo posto. É il cerchio
della vita, quindi stringi i denti e resisti».
«
Bene» disse un po’ più sollevato «Un momento! Il team
acquisisce nuovi membri solo quando…» «Beh è ovvio » lo interruppe Nancy
«quando qualcuno di noi lascia il lavoro o muore » «Cavoli!»
«Secondo
te » riprese lei con tutt’altro tono « mi dona di più quella nera o quella
rossa?» disse indicando due minigonne. Lui le sorrise, le mise un braccio
intorno al collo, con gran sorpresa di Nancy, e la trascinò via.
«Allora
soldato Johnson, come è andata la ronda?» «Beh…» rispose Nancy «tanta gente,
tanti negozi di vario genere come ogni città all’ora di punta e…» Riley la
interruppe prima che aggiungesse uno dei suoi personalissimi commenti «segno di
ostili?» «Negativo, signore!» «Puoi andare» «Grazie, signore!».Il capitano Finn
la osservò andarsene, Nancy con le sue stranezze e contro ogni aspettativa si
era sempre rivelata un ottimo soldato.
«Ciao»
lo salutò Sam «a cosa stai pensando?» «Mi stavo chiedendo perché una ragazza
come Nancy Johnson sia finita a fare il nostro lavoro» «Secondo me, è una
domanda senza risposta sai?!» ironizzò lei; pochi
giorni lontano da Sunnydale e tutte le sue paure sembravano essere svanite,
come risucchiate da un buco nero. «Sbrigati pigrone!» continuò lei «Stasera
tocca a te per la ronda con Tom». Riley la squadrò «Potrei punirti seriamente
per questo» «Perché?» chiese lei sorpresa «Cosa ho…» «Offesa ad un superiore.» «Che cosa?» balbettò lei incredula senza capire «Io non
sono pigro, chiaro?!» disse lui imbronciato e Sam non
poté che scoppiare a ridere.
Uno
spicchio di luna si ergeva sopra la città addormentata, in giro c’erano solo
ragazzi che volevano dimostrare di essere più forti delle tenebre,
sfidandole…chi stando alzato l’intera nottata ubriacandosi, chi cercando una
qualsiasi ragazza per ingannare l’attesa, qualcuno, invece, camminava tra gli
oscuri vicoli cercando qualche traccia: erano predatori di esseri notturni.
Il
loro pericoloso compito era eliminare tutto ciò che può nascondersi nel buio
senza rimanerne vittima.
Riley
e Tom giravano tra i bassifondi della cittadina, ormai troppo abituati a tutto
questo per rendersi conto di quanto il `male´ fosse in
agguato. «Susan ti manca?» «Sì, moltissimo» rispose Tom «soprattutto il suo
sorriso, il suo calore, la sua cucina e… ma chi voglio imbrogliare mi manca
ogni cosa di lei» Riley lo guardò con profondo rispetto, non doveva esser
facile vivere così lontano dalla propria moglie senza sapere quando la si
sarebbe potuta riabbracciare, lui non ci sarebbe mai riuscito. Stava cercando
una frase per dirgli tutto questo, quando un essere dagli occhi gialli e dai
canini affilati sbucò dall’oscurità. Con una gran prontezza di riflessi gli
bucarono il cuore, ormai inutilizzato, con un paletto di legno, riducendolo
così in cenere. Ed ogni volta che una nuova creatura notturna cercava di
azzannarli, loro l’abbattevano e nell’aria rimaneva solo un breve e straziante
urlo a cui i militari erano troppo avvezzi perché potessero farci ancora caso.
Ben
presto rimasero solo in due `stanchi per la lotta, ma
ancora vivi´ come recitava il loro motto. Riley si tolse la polvere dalla
giacca con un gesto che si sarebbe detto più abituale che veramente efficace.
In quel momento si accorse di avere qualcosa di diverso, sentiva quell’orribile
sensazione di quando dopo mesi che porti l’orologio un bel mattino te lo
dimentichi a casa e ne senti la mancanza e… Ecco la parola che stava cercando
MANCANZA, a Riley mancava qualcosa…la sua arma! Come aveva fatto a non
accorgersene immediatamente, qualsiasi bravo soldato l’avrebbe notato subito,
cosa gli stava succedendo?!
La
pistola doveva essergli caduta durante la lotta. E difatti eccola lì che
risplendeva colpita da un fascio di luce proveniente da chissà quale lampione.
Ad un tratto l’arma cominciò a sollevarsi da terra, lentamente quasi con
grazia, fino ad arrivare all’altezza del busto e con la canna puntata dritta
verso il loro cranio.
L’unica
cosa visibile oltre alla pistola era la mano che la sorreggeva, il resto, del
loro astuto nemico, era rimasto avvolto nelle tenebre, ma la parte del corpo visibile e cadaverica diceva tutto: era un
vampiro. A differenza dei suoi simili recentemente inceneriti aveva capito che
se voleva continuare a `sopravvivere´ avrebbe dovuto almeno eliminare quei due nuovi antivampiro appena giunti in città, in fondo
ce n’erano già abbastanza! Uscì lentamente dal suo elemento naturale, il buio,
in questo modo Riley e Tom poterono vedere il ghigno che aveva in faccia mentre
premeva il grilletto. Con uno schiocco secco il colpo partì raggiungendo il
bersaglio, il ghigno si trasformò e con un tonfo la pistola ricadde dove era poco prima, ormai al demone non serviva più. Accanto
all’arma da fuoco era apparsa una freccia di legno, che poco prima aveva
trafitto il cuore del vampiro.
Tom
disse qualcosa e Riley si voltò meccanicamente, era lì, una ragazza con una
balestra in mano.
Fait
era lì davanti a loro, ma Riley non la riconobbe, in fondo il suo unico
incontro con lei, almeno con il suo corpo, era stato fuori da una chiesa per un
solo attimo.
La
cacciatrice si avvicinò e con la sua solita non curanza andò a raccogliere il
dardo, alzò lo sguardo e finalmente si accorse dei quattro occhi che la
guardavano con aria più che interrogativa. «Beh, che avete?!
Siete ancora vivi, sapete? Volete un consiglio, tornate a casa nel vostro letto
o quello della vostra ragazza, se ne avete una, e dimenticate quello che avete
visto stanotte; tanto è quello che fanno tutti» finì
la frase con una strana espressione in faccia, forse un sorriso amaro. Il
capitano Finn la fissava sempre più convinto di aver già visto quella brunetta.
Fait
proprio non aveva mai sopportato la gente che non distoglieva lo sguardo da lei
con quel fare inquisitorio, per questo sbottò scocciata «Non hai mai visto una
bella ragazza per caso, eppure mi avevano assicurato che tua moglie era
piuttosto carina!»
Fait
si aspettava una frecciatina o una risposta arrabbiata o per lo meno un cenno,
ma tutto ciò che ottenne fu un silenzio di tomba che ben si adattava al luogo.
La brunetta lo scrutava chiedendosi il perché di quel mutismo finché non gli
balenò un’idea in testa «Sai chi sono io?» chiese con quel tono beffardo che
sfoggiava sempre.
Tom,
che non aveva proferito parola fino ad allora, decise
che era il momento di farla con quell’insolita discussione e, spazientito,
disse: «Se non lo sai nemmeno tu c’é da preoccuparsi! Comunque chi tu sia o non
sia, non è un nostro problema e ora se non ti dispiace abbiamo del lavoro da
fare» e cominciò ad andarsene. Riley lo seguì senza
pronunciare una sillaba.
«Più
bassa, più magra, più bionda, occhi verdi e forte uguale…anzi un po’ meno
forte, ma a letto sempre una vera bomba… ero così quando ci siamo incontrati
ecco perché non mi hai riconosciuto». Nonostante le ultime parole di Fait, il
capitano Finn continuò a camminare come se niente fosse. In realtà ora sapeva
chi aveva alle spalle, la cacciatrice che più volte aveva tentato di uccidere
Buffy; la sua presenza in quel luogo faceva riaffiorare tante domande che Riley
pensava di aver lasciato in quel cratere in California.
Fu
come se tutto il vicolo si fosse riempito d’ovatta, un irreale senso di vuoto
aveva invaso la testa di Riley; poi come un lampo prese il sopravvento l’uomo d’azione
che si diresse verso la cacciatrice bruna in cerca di risposte. Il capitano
Finn non ricordava con quale scusa avesse abbandonato Tom, tutto ciò che
rimaneva del razionale e prudente caposquadra si era dileguato lasciando spazio
ad una animalesca disperazione. Ripercorse tutto il
vicolo senza in realtà vederlo, Fait non era più lì,
ma lui continuò la sua corsa in una direzione ben precisa, senza sapersi
spiegare perché avesse scelto proprio quella…
Correva,
correva, passò di fianco ad una casa bordeaux, poi ad una bianca, una grigia,
ancora bianca, gialla…
In
un attimo le fu addosso, le prese il polso, la fece voltare di scatto e la
scaraventò contro la parete gialla. Fait rimase da prima sbalordita, poi sul
suo bel volto comparve un leggero sorriso.
«Cosa
ci fai qui? Cosa vuoi da me? Cosa hai intenzione di fare?»
disse, Riley, con il poco fiato che gli era rimasto per la forte corsa e per
l’ira che lo invadeva.
Fait
rimase tranquilla e rispose «Ci vivo, ti ho incontrato per caso e adesso volevo
proprio andare a dormire perché domani devo andare al
lavoro». Per il cervello, annegato nella rabbia, di Riley non fu facile
riuscire a collegare quelle risposte tanto calme e assolutamente ovvie alle
rispettive domande dette con tanto astio un attimo prima.
Riley
si trovò di colpo con la faccia a qualche millimetro dal muro giallo; Fait si
era stufata di stare buona buona sotto la sua presa.
Solo in quel momento, il capitano Finn, si era reso conto della cretinata che
aveva fatto: si era gettato tra le braccia di una pazza criminale molto più
forte di lui. Non riusciva a vedere niente, ma riuscì a sentire un rumore
metallico, un tintinnio, poi lo scattare di una serratura ed infine una porta
aprirsi. Con uno strattone fu allontanato dal muro e spinto verso l’interno
della casa, o come sarebbe stato più appropriato dire, la tana del lupo.
CAPITOLO
3: “Ely”
La
tana del lupo aveva l’aria di essere un bel appartamentino dalle pareti con
tenui tinte pastello, ogni stanza era di un colore diverso.
Tutte
le stanze davano su un ampio salone con un morbido divano a forma di `L´ color
turchese. Da una porta semiaperta si poteva scorgere una moquette di un colore
tra l’arancio, il rosa e il panna (un rosa salmone
molto pallido). Il bagno spiccava per le calde tonalità gialle e la cucina,
invece, sapeva di primavera grazie a quel verde prato che si poteva intravedere
dietro la tenda.
Fait
aveva lasciato andare il suo prigioniero e si era diretta verso un armadietto
che conteneva alcolici, aveva preso due bicchieri e una bottiglia, li aveva
appoggiati sul tavolino di legno ai piedi del divano e aveva fatto un cenno al
soldato per invitarlo a sedere.
«Liscio
o con …» «No, io non bevo in servizio» la interruppe nervosamente Riley «Già
dimenticavo…, allora ti posso offrire un succo,
dell’acqua oppure del latte?» «Dell’acqua va bene. Cos’è che `dimenticavi´?»
domandò incuriosito il capitano Finn «Beh, che Riley Finn è un bravo ragazzo al
cento per cento» le rispose lei con la testa nel
frigorifero.
Un
tempo l’aveva odiata per quello che aveva fatto a lui e a Buffy, poi la rabbia
se n’era andata ed era arrivato perfino a compatirla, ma mai si era aspettato
di trovarsi lì con lei a bere qualcosa e a chiacchierare come vecchi amici
dell’incontro con il vampiro di venti minuti prima.
«È
il tuo destino Riley essere salvato da una cacciatrice» gli buttò lei ironica «Questo lo credi tu! Con tutte le volte che sono stato in
pericolo dovrebbero esistere migliaia di cacciatrici!». Fait rise, una risata
che proprio il capitano Finn non riuscì a decifrare. La bella atmosfera che si
era creata fu presto rotta da una domanda di Fait: «Perché mi hai seguito?».
«Non puoi darmi torto, l’ultima volta che ti ho visto, o meglio, l’unica volta
che ti ho visto…» tentò di rispondere Riley un po’ imbarazzato «…hai, hai
tentato di rubare la vita di Buffy, beh, dopo mi hanno raccontato i tuoi
precedenti e…». «Scommetto che é stata quella simpaticona di Buffy a
raccontarti i dettagli piccanti sul mio viaggio verso l’oscurità» disse Fait
mordendo tranquillamente una mela. «No, veramente sono stati Xander, Anya e
Willow» «Oh, allora ancora meglio. Un giorno mi devi
proprio raccontare la storia nei dettagli!» «Perché? Dovresti essere la persona
che la conosce meglio, no?!»
«No! Ci
potrebbero essere cose che non so di aver fatto!» e ad uno sguardo
interrogativo di Riley si spiegò «Dovresti saperlo, la prima volta che si
racconta qualcosa è quasi fedele alla realtà poi… non si sa quanto i dettagli
possano cambiare!».
«Così
quello che mi hanno raccontato sarebbero tutte fandonie?». La cacciatrice bruna
parve un po’ rabbuiata «No, non sono tutte fandonie, purtroppo». Un silenzio
imbarazzante cadde sulla stanza dalle tinte turchesi,
ognuno dei suoi occupanti era in cerca di un argomento, non troppo penoso, con
cui interrompere quel vuoto. Fu Riley il primo ad avere un’idea «Cosa facevi
stasera in quel vicolo?» «Quello che fa ogni brava
cacciatrice: la ronda. Oggi toccava a me» «A te?»
chiese di rimando con un tono di voce più sorpreso di quanto avesse voluto.
«Quando
è stato l’ultima volta che l’hai vista?» «Visto ch…» cercò di fingere Riley
«OK, quando Buffy aveva da poco compiuto 21 anni» «Ti
piacerebbe rivederla? Non che tu abbia molte chances con lei, ma la cosa non
dovrebbe importarti dato che sei felicemente sposato» scherzò Fait, ma Riley non la sentì, il suo cervello era rimasto a
`ti piacerebbe rivederla´.«Vuoi dire che Buffy non è morta?» domandò il
capitano piuttosto incredulo.
«Sostenere
che Buffy non è morta, direi che è un azzardo, ma posso assicurarti che è viva,
ancora»
Il
cuore del capitano Finn pareva aver triplicato la sua attività per la gioia.
«D’accordo non ho tempo di aspettare che tu ti riprenda dallo shock» disse Fait
stufa di aspettare un qualche cenno dal soldato «sono stanca e vorrei andare a
dormire quindi se vuoi vedere Buffy prova a chiedere di lei al bar sulla nona
strada…» «Buffy lavora in quel bar?» la interruppe Riley memore del lavoro in
quel orribile fast food. «No, mi lasci finire?! Buffy
conosce molto bene la proprietaria del locale e va spesso a trovarla quindi
puoi trovarla là, oppure ti può dire dove cercarla».
«Come
si chiama il locale?» «Slayer. E ora se non ti
dispiace ho voglia di dormire quindi fuori!»
Riley
uscì e tornò alla base con il cuore più leggero.
Il
giorno dopo il sole splendeva sulle case di Cleeveland riscaldando la giornata.
Vampiri e mostri avevano sicuramente trovato un luogo umido e tetro in cui
nascondersi attendendo l’ascesa della notte, e con lei il momento del pasto.
Riley
fischiettava una melodia che aveva sentito canticchiare da una ragazza poco
prima; la strada era gremita di gente, quelli che andavano al lavoro si
riconoscevano facilmente perché continuavano a guardare l’orologio. Qua e là
c’erano gruppetti di adolescenti che ridevano e guardavano le ragazze passare,
alcune delle quali erano intente ad ammirare le vetrine. C’erano anche bambini
con le loro mamme, chi piangeva perché desiderava ardentemente qualcosa appena
visto in un negozio, chi rideva contento e chi scappava dal controllo dei
genitori rischiando di perdersi.
Tutta
la via era piena di teste bionde, brune, rosse e qualche tinta indecifrabile,
gente con giacche dei più svariati colori ed in tutta questa folla Riley riuscì
a malapena a distinguere un cartello con la scritta `Slayer´. Attraversò la
strada ed entrò accompagnato dal suono di un allegro campanello, quella
giornata era cominciata proprio bene!
All’interno
del bar c’erano cinque o sei tavolini con tovagliette rosa antico e le sedie
imbottite con cuscini dello stesso colore, al banco c’era una ragazzina che
preparava la colazione ai clienti. Il capitano le si avvicinò «Dovrei parlare
con la proprietaria» la ragazzina dalla faccia lentigginosa fece cenno di sì
con la testa e andò verso il retro del negozio, visibilmente spaventata.
Dalla
porta verde da cui era appena scomparsa la ragazza, apparve una donna sui 28
anni, con un viso molto dolce e occhi verdi il tutto contornato da lunghi
capelli biondi. «Ciao» lo salutò sorridendo «Ciao» gli fece eco Riley, la
ragazza lo osservò per un attimo «Tu saresti…?» «Oh scusa, che sciocco, Riley
Finn, io sono…» «Penso di sapere chi sei e anche perché sei venuto, piacere io sono Annie» poi pensando ad alta voce disse «Rebecca sarà
molto sollevata!». «Come scusa?» volle sapere il soldato «Beh, Rebecca non è
ancora maggiorenne e…» la donna abbassò tanto la voce che Riley fece fatica a
capire cosa stesse dicendo «…ed è scappata di casa,
quindi tecnicamente non dovrebbe né lavorare né vivere con me. So com’è vivere
per la strada e finché Rebecca non vorrà rivedere i suoi genitori, la terrò
qui! Forse non dovrei dirlo ad un militare ligio al dovere come te, ma non
pensi anche tu che sia meglio qui che su un marciapiede!».
«Sarebbe
meglio con la sua famiglia» sostenne il suo interlocutore «È
vero, ma credi che se prendessi Rebecca e la obbligassi a tornare a casa lei ci
resterebbe buona, buona! So che non è così. Molte delle ragazze che ho accolto,
però, sono tornate a casa, sai, alcune volte vengono ancora a trovarmi con la
loro famiglia» si bloccò pensosa e poi riprese «O meglio, venivano a trovarmi,
da quando mi sono trasferita mi mandano di tanto in tanto delle lettere… Oh che
sciocca, tu sei venuto per Buffy, ed io che ti sto qua ad annoiare con la
storia della mia vita. Buffy è andata al supermercato qui accanto, hai
presente?» Riley assentì «Dovresti trovarla lì oppure per strada, deve portarmi
delle cose».
Il
capitano Finn salutò, ringraziò ed uscì dalla piccola caffetteria dirigendosi
verso il luogo che gli era stato indicato.
Che
strano si era sempre aspettato di incontrare Buffy durante un combattimento o
una missione quasi impossibile ed invece era in quel supermercato. Entrò e
cominciò a guardarsi in giro, non vide altro che due vecchiette che discutevano
sull’adesivo più adatto per la dentiera, un bambino urlante trascinato lontano
dal reparto giocattoli, una bimba bionda che analizzava tutti i dolci esposti,
un ragazzo che faceva rifornimento di patatine e birra, probabilmente per una
festa, ed una signora che controllava il prezzo dei detersivi. Niente Buffy,
così cominciò a controllare le varie corsie, finché non la trovò, stava
prendendo il latte.
Una
ragazza bruna entrò nella caffetteria `Slayer´ «Ciao Annie» «Ben svegliata
Mary» le rispose la proprietaria del locale, cominciando a guardare a destra e
a sinistra come se stesse cercando qualcosa «Dov’è Ely, non l’avrai persa per
strada?!» «In un certo senso sì, ho incontrato Buffy e
quindi sono andate insieme a fare le spese» «Cavoli!» esclamò Annie.
Riley
andò verso Buffy camminando lentamente e calcolatamente disinvolto, quando le
fu vicino disse «Il mondo è piccolo non trovi?». La cacciatrice si era voltata,
nel vederlo aveva sorriso e lo aveva abbracciato, sinceramente contenta di
vederlo. Si misero a chiacchierare cominciando dalle solite domande «Come sta
Sam?» «Come sta Down?» «Cosa fai adesso…?». Subito furono interrotti dalla
corsa di una bambina bionda con in mano un sacchetto
di dolci che non si sa come inciampò. Buffy la fece alzare e le pulì il
vestitino. Gli occhietti della bimba, di un colore difficile da descrivere tra
l’azzurro-grigio e il nero profondo, cominciarono a diventare lucidi, ma poi
con i pugnetti si asciugò le poche lacrime cadute e prese i suoi cioccolatini
poi ritornò verso Buffy ed alzando il sacchetto disse «Posso prenderlo, mamma?»
Riley
fino a quel momento non aveva capito chi fosse quella piccola e a quelle ultime
parole era rimasto di sasso.
«Ma
non sei ancora stufa di dolci?» la bimba scosse i codini con aria divertita
«Guarda che se continui a mangiarli diventerai un dolce anche tu!Una bella
caramella!» la piccola rideva, si era completamente dimenticata della caduta ed
ora teneva stretto il trofeo che si era appena guadagnata.
Riley,
che si era nel frattempo ripreso, guardava divertito la bimba che stava
scrutando il suo sacchetto per vedere il prezioso contenuto. «Come si chiama?»
chiese Riley a Buffy «Mi chiamo Ely e so parlare, sai?» disse la marmocchia un
po’ imbronciata «Scusa» chiese Riley «e quanti anni hai?» «Ne ho 4» rispose
segnano l’età con le dita della piccola mano. «Sì, si chiama Elisabeth, ha tre
anni e mezzo ed è una vera peste»concluse Buffy. «Ma questo, se non ricordo
male, è una caratteristica di tutte le Summers!» la rimbeccò l’ex-fidanzato
«Touchée» terminò la cacciatrice.
Dopo
aver fatto la fila alla cassa, Buffy pagò il conto e portò con l’aiuto di Riley
le borsine fino alla caffetteria con Ely sempre due metri avanti a loro che
saltellava di qua e di là. Appena fuori dal locale il cercapersone del soldato
suonò quindi dovette scappare in tutta fretta. Ely non lasciò molto tempo alla
madre di salutare Riley perché le prese il vestito e cominciò a tirarla verso
l’interno del bar.
Buffy
portò le borse nel retrobottega, con Ely dietro che tentava di recuperare i
suoi dolcetti. Mary le arrivò da dietro e la prese in braccio, la bambina
tentava in tutti i modi di divincolarsi: presto i suoi preziosi cioccolatini
sarebbero stati messi troppo in alto per lei. «Mary, la vuoi lasciare in pace
quella povera creatura?» Annie era entrata dopo aver servito un altro cliente
portando i soldi che doveva a Buffy per la spesa. «Hai incontrato qualcuno?»
chiese Mary con il tono più noncurante che gli riuscì. «Come se voi non lo
sapeste!» le rispose Buffy.
«Chissà
come ha fatto a sapere che ti avrebbe potuto trovare qui?» si domandò Annie ad
alta voce «Secondo me, ha letto il nome del locale ed è entrato…» concluse Mary. Buffy alzò gli occhi al cielo e spiegò
«Veramente glielo ha detto Fait» «Come?» chiese Mary presa alla sprovvista.
«Sì, Riley mi ha accennato che durante una ronda ha incontrato Fait e…, in
breve, lei le ha detto di cercarmi qui» tagliò corto Buffy. «Davvero, e di cosa
avete parlato?» s’informò Annie «Mi ha detto che fino a poco tempo fa era a
Sunnydale e poi è venuto qua, in realtà non ha detto molto» «Buffy, che cosa ti
aspettavi, è un militare con i fiocchi, non ti svelerà mai informazioni
riservate!» disse Mary alzandosi in piedi con il tono di una che la sa lunga e
terminando con una risatina. «Divertente!» riprese Buffy «devi sapere che il
capitano Riley Finn, prima di andarsene, mi ha detto che vuole chiedermi un
favore riguardo al suo lavoro, quindi…» Buffy continuò a parlare prendendo Ely
in braccio che non fu per niente contenta, infatti, era riuscita ad impilare un
mucchio di scatole grazie a cui aveva quasi raggiunto i suoi dolci «può darsi
che mi dirà delle informazioni `top secret´ che non verrò certo a raccontarti».
CAPITOLO
4: “Il consiglio”
DRIIIN!
Il trillo della sveglia venne fermato da una mano che sbucava da delle coperte
azzurre. Dopo dieci minuti la ragazza uscì di scatto dal letto buttando
all’aria le lenzuola e si diresse in fretta verso il bagno. Dopo aver pettinato
i capelli rossi ed essersi vestita prese i suoi libri dal tavolo ed uscì.
Doveva sbrigarsi, le avevano detto che alcuni computer erano in avaria e
avrebbe dovuto sistemarli prima di recarsi di corsa al lavoro. Willow percorse
il viale in fretta per riuscire a prendere l’autobus; dopo un breve tragitto
scese davanti ad un grande edificio che aveva l’aspetto di un centro
commerciale e ci entrò. Lo stabile era composto da tre piani e Willow doveva
proprio andare all’ultimo. Prese l’ascensore, percorse un lungo corridoio su
cui davano tutte le porte degli uffici. Passando a lato di uno di questi vide
Buffy, Ely e Riley; solo dopo aver compiuto pochi passi si trovò a pensare
«Riley?!», tornò indietro per costatare se avesse, o
no, avuto una visione. Era proprio lui, non appena la vide, il soldato, corse
subito ad abbracciarla. «Come stai?» «Bene» rispose Willow con un sorriso,
detto questo si mise a girare attorno al militare con sguardo indagatore. «Che
cosa c’è?» chiese il ragazzo sbigottito «Devi essere migliorato nei
combattimenti!» «E da cosa l’hai dedotto Sherlock?» «Elementare
Watson! Non hai collezionato altre cicatrici almeno non sembra!» «Mi sono solo
fatto più furbo» «Non abbastanza per capire che ti sta
prendendo in giro!» Xander era entrato nell’ufficio per salutare il suo vecchio
amico.
Ora
Riley sapeva che cosa non aveva trovato nella nuova Sunnydale, cosa mancava in
quel posto; Sunnydale non era la stessa senza i suoi amici.
«Come
mai da queste parti?» chiese Willow «Volevo chiedervi un favore, per il lavoro»
spiegò Riley «Altre uova con dentro delle macchine della morte in giro?» chiese
Xander sperando in una risposta negativa che fortunatamente arrivò,
«Buffy mi stava spiegando come funziona il vostro
nuovo consiglio: com’è nato, chi ci lavora e…» «Ti sei perso la parte più
interessante: com’è esploso quello vecchio!» lo interruppe Xander «Glielo ho
già raccontato con tutti i dettagli» esclamò Buffy «Anche il perché del tuo
occhio bendato, della fine di Spike, dell’inabissamento di Sunnydale e di tutte
quelle cacciatrici. È incredibile!» continuò Riley.
«Ti
sei dimenticato di quanto siamo stati bravi a ricreare il consiglio!» disse Xander, ma Riley non sembrò sentirlo e continuò: «Tutte le
possibili cacciatrici nascono già con i poteri?!» «Nascevano con i poteri» lo
corresse Willow «fino a tre anni fa! I demoni hanno preso paura e hanno pensato
bene di ribilanciare la situazione»
In
una città, in una barca sulle scure acque del Tamigi qualcuno si sta radunando;
in una bettola a poca distanza dal `Moulin Rouge´ sta
avvenendo una riunione; al di là dell’Atlantico molti attendono la notte per
dirigersi nel luogo dove hanno un appuntamento; in tutta l’Asia, dove ormai è
mattina un’importante decisione è stata presa.
Vampiri,
demoni di ogni specie, stregoni, adoratori del caos e di tutte le sette
sataniche si sono alleati con lo scopo di porre fine al problema `cacciatrici´.
Rimaneva
un solo, ma cruciale, problema «Come fare?» le
cacciatrici continuavano ad aumentare; nascevano, ma non morivano.
Molte
riunioni seguirono, ma non risolsero niente, crearono solo attriti ed altri
caduti tra i demoni.
Questo
finché un uomo non fece una proposta «Invece di
cercare un modo per sterminare completamente la razza delle cacciatrici perché
non facciamo tornare le cose com’erano? Prima non si stava poi così male con
una sola di loro!»
Un
vampiro beffardo chiese «E come pensi di fare, un colpo di spugna e tutto come
prima?» «Una magia ha cambiato la regola, una magia la
farà tornare com’era. Una volta compiuto l’incantesimo resterà solo una cacciatrice
in grado di crearne di nuove, tutte le altre, morendo non lasceranno traccia!».
«Oh, che bello!»continuò il vampiro «Dovremo solo uccidere migliaia di
cacciatrici» molti dei demoni presenti sembravano essere d’accordo con quello
che era appena stato detto. «Pensateci bene!É vero,
sono molte, ma in parte sono bambine e poi la maggiorparte di loro non sanno
del loro potere. Inoltre» continuò «il fatto che non ne nascano altre è tutto a
nostro vantaggio…» li aveva convinti e grazie a ciò
aveva evitato il linciaggio.
Un
mese dopo un grande incantesimo, compiuto da molti maghi, scosse il mondo della
magia.
La
regola era tornata alla forma originaria e le cacciatrici cominciarono a fare
un po’ meno paura.
«Allora
qual è il favore che volevi chiedermi?» domandò Buffy al soldato «La mia
missione è di trovare un demone che è scappato…» «Fammi indovinare; esperimento
del governo?» disse Buffy sapendo già la risposta «Già, tentavano di
controllarlo con la magia, ma a quanto pare il demone si è stufato e ha mangiato
il suo domatore ed è scappato» a quelle parole Willow fece uno strano verso di
disappunto e tutti si voltarono a guardarla «Era uno stregone e mi sono
immedesimata, sapete com’è uno stregone…» tentò di spiegarsi «Non ti
preoccupare hai lasciato la magia da così tanto tempo che non si può più dire
che sei una strega!» cercò di tranquillizzarla Riley, ma ottenne solo uno
sguardo imbarazzato «Veramente, ehm, io ho ricominciato ad usare la magia…»
Riley rimase molto sorpreso a quella dichiarazione, aveva sempre pensato che
Willow fosse una ragazza ferma sulle proprie decisioni; stava per chiederle
delle spiegazioni, quando ricevette una gomitata da Xander, che gli stava
intimando di non toccare l’argomento. Goffo com’era, però, Willow se ne accorse
e sorrise «Non importa Xander. É successo poco dopo la
tua visita a Sunnydale» continuò rivolgendosi al soldato «Un ragazzo ha cercato
di uccidere Buffy con una pistola e accidentalmente ha colpito Tara, sai,
quando è morta tutta la magia che non avevo usato fino a quel momento, ma
soprattutto la rabbia e la voglia di vendetta, sono uscite. Per evitare che
risuccedesse sono andata al consiglio, quello vecchio, dove mi hanno insegnato
la `magia bianca´ in modo che potessi usare i miei poteri senza esserne, come
dire, dipendente! Questo è in breve, molto in breve quello che è successo!».
Riley
era decisamente a disagio, non sapeva che cosa rispondere, la notizia della
morte di Tara poi.., e a causa di un ragazzo con una
pistola che aveva sbagliato mira…
La
cosa peggiore però era che un angolino del suo cuore era contento di
quell’errore, era felice che Buffy fosse ancora viva.
Xander
con una domanda forse non del tutto pertinente ormai, ma in ogni caso ben
accetta, fece finire quel silenzio. «Indovina chi ha avuto l’idea del nuovo
consiglio?» Riley lo fissò «Ti sembra impossibile che io abbia avuto un’idea
così geniale?!»
Down
e Andrew erano seduti sul divano a guardare la televisione in casa Ellwood.
Xander era appena arrivato e salutando Buffy con un «Buongiorno signora
Ellwood», quando qualcuno cominciò a premere in continuazione il campanello.
Buffy, pensando che fosse uno scherzo, si diresse verso la porta esasperata;
era appena riuscita a far addormentare la piccola Elisabeth. L’idea di andare
avanti e indietro per la casa per altre 2 ore, per colpa di uno scherzo idiota,
non le andava proprio giù. Aprì la porta di scatto, davanti a lei si trovava
una Willow veramente pallida e spaventata…
«Buffy
è successa una cosa terribile!» disse tutto d’un fiato nell’entrare «Le
cacciatrici, il potere, la regola…» ormai Willow era stata presa dall’ansia.
«Respira» disse Buffy per tranquillizzarla, la strega fece un respiro profondo
«Non so come esattamente, ma la regola è stata cambiata di nuovo!» «Quale
regola?» chiese Xander «Di cosa stai parlando» continuò Buffy. «Io ho fatto
diventare tutte le SIT cacciatrici cambiando
La
strega scosse i capelli rossi, fece un respiro profondo e riprese «No, ma le
SIT che nasceranno, o meglio una di loro, ma avrà i poteri solo alla morte di Fait,
almeno credo!» «Come lo sai?» chiese Xander che proprio non riusciva a
capacitarsi della cosa e non capiva come l’amica fosse arrivata ad una simile
conclusione. «È difficile da spiegare» ammise la strega «l’altra
notte mi sono svegliata di soprassalto a causa di una strana sensazione, non
saprei descrivervela. Per cambiare la regola ho usato molta energia…» «Già,
Kennedy ti ha definito addirittura una dea» commentò
Down, ma nessuno sembrò sentirla. «È come se quell’energia si fosse in qualche
modo spezzata» «Che cosa intendi per spezzata?» cercò di farsi spiegare la
cacciatrice bionda «In pratica ho avuto l’impressione
che qualcuno stesse manomettendo il mio incantesimo! La prima cosa che ho fatto
è stato vedere come stava Kennedy, non aveva niente di strano e così ho cercato
di non pensarci più. Ma non ci sono riuscita, avevo sempre addosso
quella sensazione. Non appena Kennedy è uscita ho fatto dei test per
vedere se i miei dubbi erano fondati, ma niente, finché non ho provato con
quell’incantesimo, quello che avevo usato durante la battaglia con il Primo per
cercare le SIT» «Sì, me lo ricordo» confermò Xander.
«Ho trovato una bambina, nata da qualche ora, era una potenziale cacciatrice,
ma non aveva il potere!» «Ci sono due commenti alla tua grandiosa scoperta: il
primo è che ieri notte devi aver dormito proprio male» Xander s’interruppe un attimo, ma riprese prima che Willow potesse rispondergli in
malo modo «la seconda è che forse, presa com’eri dalle tue sensazioni, ti sei
dimenticata che le neonate-cacciatrici non sono molto più forti delle loro
coetanee, la loro potenza aumenta con l’età» «Sono sicura che quella bambina
non avesse il potere» inveì Willow «E poi» continuò cercando di provare la sua
tesi, anche se sarebbe stata felice se le avessero dimostrato che si stava
sbagliando, «Angel non ha chiamato qualche settimana fa per avvisarci che i
demoni avevano uno strano comportamento, che demoni e vampiri facevano
comunella?» Buffy annuì, in fondo c’era da aspettarselo che i demoni non
sarebbero stati con le mani in mano. Loro avevano cambiato la regola per
necessità, perché era l’unica speranza di sopravvivenza e lo stesso valeva,
ora, per i demoni.
«Che
cosa possiamo fare per fermare quest’assalto?» «Beh, se esistesse ancora il
consiglio si potrebbe organizzare qualcosa a livello mondiale» disse Down ad
Andrew «Potremmo fare un nuovo consiglio, no? Ci sono
così tante cacciatrici!» gli rispose Andrew. «Perché
non ricostituiamo il consiglio e lo utilizziamo come riferimento per tutte le
cacciatrici del mondo?» propose Xander. Andrew mise il broncio ma l’unica che
se ne accorse fu Down.
Riley
si stava complimentando con Xander per l’ottima idea di creare quel posto.
«Anche se in pratica abbiamo contribuito tutti!» precisò Willow, Buffy non li
stava ascoltando, guardava Ely che fino a quel momento era rimasta buona-buona
a colorare e sorrideva. «Che cos’hai?» le chiese il soldato in tono incuriosito
«No, stavo solo pensando ad una cosa» «Cosa?» «Beh che avevi ragione, cos’è che
mi avevi detto, ah sì …la ruota gira: oggi va male, domani va
bene… o qualcosa del genere. Comunque hai visto faccio parte di un gruppo che
gestisce piccoli consigli locali e…» «Parli come una vera manager!» la schernì
Riley «…e soprattutto sono diventata mamma» e dicendo
questo carezzò la testa della piccola.
Si
sentì suonare un orologio in lontananza ed istintivamente Willow guardò l’ora
«Oh, com’è tardi?! Devo andare!»
si diresse verso Riley lo baciò sulla guancia e scappò via.
Dopo
qualche secondo si sentirono dei passi di corsa tornare in dietro «Ma dove sono
finiti i computer rotti?!» strillò Willow. «Ah, sei
venuta per i computer rotti, beh, li ho messi nello sgabuzzino di sotto, tanto
non servivano» Willow era sulla soglia con le braccia incrociate e una smorfia
di disappunto «E come faccio a sistemarli se sono accatastati in un bugigattolo
senza nemmeno una presa di corrente?» «Giusta osservazione, ehm, e se ti
aiutassi a riportarli su?» chiese Xander speranzoso «Mi sembra un’ottima
idea!». «Potrei aiutarti anch’io?» Xander fu molto felice della proposta di
Riley, l’idea di rifarsi ancora tutte quelle scale con pezzi di computer non
gli andava molto a genio. «Dai, Ely vieni, andiamo anche noi ad aiutare lo zio
Xander» «Ma io voglio colorare» rispose la bimba «Su, andiamo!» ed Ely lascio
di malavoglia i suoi colori e seguì la madre.
«Da
quello che ho capito, i demoni non seguono più le vecchie regole?» chiese il
soldato a Xander mentre facevano una pausa per il gran peso trasportato. «Già»
gli rispose l’altro con il fiatone «attaccano ogni giorno, e che attacchi, per
esempio in Australia, l’estate scorsa, molti vampiri hanno attaccato delle
cacciatrici» «Di notte però?» domandò Riley piuttosto sbigottito. «No» gli
rispose una Buffy che trasportava il suo carico come se fosse stato di
gommapiuma, con Ely che gli trotterellava dietro «anche di giorno, ma devi
pensare che qualcuno aveva avvelenato quei vampiri con un veleno detto
`l’assassino dei non morti´. L’unica cura è il sangue
di una cacciatrice. Tutti i vampiri infetti per non sparire in un mucchietto di
cenere hanno preferito sfidare la luce del giorno per cercare l’antidoto!» «Se
non ho capito male, la vostra vita è una guerra continua?» «No, ma che cosa gli
hai raccontato, Xander?».
Erano
arrivati nello sgabuzzino «Ma Xander mi ha assicurato che vi attaccano
praticamente ogni giorno!» «Tecnicamente ogni giorno» lo corresse Willow «Attaccano tutti i giorni, ma mai nello stesso posto, un
giorno in Francia, l’altro a Cuba, l’altro ancora in Sud Africa e così via. I
demoni non hanno un’organizzazione, forse erano riusciti a costituirne una
all’inizio, ma si è sfaldata con il tempo…».
«Mamma,
io sono stufa di andare su e giù!» piagnucolò la piccina «Allora stai qui, va
bene?» «Ma io mi annoio» continuò lei imperterrita «Allora che si fa?» «Ti
piacerebbe vedere i nostri negozi» chiese la bimba rivolgendosi a Riley con uno
sguardo a cui era impossibile resistere.
«Non
riesci a dirle di no, vero!» lo canzonò Buffy mentre cominciavano il giro
turistico del consiglio. «Questa è la biblioteca, sono i pochi libri che siamo
riusciti a recuperare, quando hanno eliminato i membri del consiglio in giro
per il mondo, hanno dimenticato di distruggere i loro libri» chiarì Buffy
«Però, tutti i libri del Consiglio sono andati perduti» osservò il soldato
«Quasi tutti, molti libri erano stati portati via dagli osservatori stessi,
pensiamo che li avessero rubati!» la cacciatrice concluse la frase con un
sorriso compiaciuto sul volo. «Gli facciamo vedere i negozi?» propose Ely, ma
la madre non l’ ascoltò.
«Questo
è il centralino, se le altre cacciatrici sono in pericolo devono chiamare e
sperare che qualcuno trovi una soluzione» «Qualcuno?» «Sì, metti il caso che
qualcuno ha un’idea pazza, un altro ha una seconda idea pazza, mettendole
insieme, PUFF, viene fuori un’idea folle, ma efficacie» Riley rise: i metodi di
Buffy erano sempre stati poco ortodossi. Chissà com’era cambiato il mondo con
tutte quelle cacciatrici; ne conosceva solamente due ed erano entrambe, molto
particolari. «Rullo di tamburi, questa è la nostra sala riunioni» Ely si tuffò
su uno dei divani della stanza e Buffy alzò gli occhi al cielo divertita.
«Divani eh?!» «Certo» rispose la cacciatrice al
militare «se bisogna prendere una decisione importante, non vedo perché non si
possa fare comodamente!».
Ely
era tutta contenta e saltellava di qua e di là, finalmente andavano a guardare
i negozi. «Ancora non ho capito come mai usate come
copertura un centro commerciale? Non che sia una cattiva idea…» «Vedi più che
un’idea, è stata una necessità. Quando abbiamo ricostituito
il consiglio molte cacciatrici lavoravano, quindi abbiamo cercato di riunire i
vari impieghi ed è nato questo!»
«Molto
bello!» si complimentò Riley «Non sembri uno che si trova molto a suo agio»
«No, è che è molto vivo in un centro abitato, le poche volte che ci sono stato
negli ultimi anni c’era sempre una missione importante» «Ben tornato in questo
mondo capitano Finn» disse Buffy con voce grossa. Ely era tutta intenta a
guardare le decorazioni: zucche, streghette e fantasmi erano appesi dovunque,
di lì a poco sarebbe arrivata la notte di Halloween.
«È
così strano vedere che hai una vita normale» «Sei sicuro che possa esserci una
`vita normale´, io sono arrivata alla conclusione che non esiste!» «In che
senso?» «Il matrimonio non può essere definito `vita
normale´, non trovi? E anche se esistesse un matrimonio tale non vorrei che
fosse il mio!» «E così sei sposata» disse Riley tra sé e sé, ma Buffy lo sentì
ugualmente«Alla fine sono riuscita anch’io a trovare
l’uomo della mia vita, non è stato facile e abbiamo avuto parecchi problemi, ti
assicuro, ma ora sono felicemente sposata e sono la signora Buffy Ellwood» «Tuo
marito dov’è?» «È andato in Inghilterra, per il consiglio, dovrebbe tornare
dopo Halloween!» «E così il tuo papà torna dopo Halloween?» disse Riley alla
piccola che cambiò espressione di colpo. Buffy aveva tentato di fermare il
soldato, ma non era riuscita. «Il mio papà non torna dopo Halloween!» disse la
piccola furente con gli occhi pieni di lacrime per la rabbia, Buffy la prese in
braccio e la coccolò e a bassa, voce in modo che la figlia non sentisse,
mormorò rivolta a Riley «Te lo spiego un’altra volta».
«Cap…signor
Finn!» disse una voce femminile alle spalle del militare, che si voltò di
scatto. Si trovò davanti Nancy Johnson con in mano un
paio di borse piene di oggetti appena acquistati.
Buffy
fissava la nuova arrivata con un misto di stupore e curiosità. Era una bella
ragazza dai capelli neri raccolti, dagli occhi chiari e una loquacità
invidiabile! A prima vista si sarebbe detto che aveva anche una buona dose di
sfacciataggine, però non sembrava per niente antipatica grazie al suo viso
grazioso ed allegro; di certo non aveva l’aria di un soldato, né di chi ha a
che fare con l’esercito.
Eppure
dal modo in cui aveva salutato Riley era chiaro che si conoscevano per lavoro
“Forse è uno scienziato, o una ricercatrice” si trovò a pensare Buffy “No, che
cosa sto dicendo, è troppo giovane avrà poco più di 20
anni! Al massimo può essere una strega…”. «Lei è Nancy
Johnson» le presentò Riley «è un soldato della mia squadra» spiegò il capitano
abbassando la voce. Nancy era molto sorpresa di una simile dichiarazione da
parte del capitano Finn, teneva così tanto alla segretezza, ma presto le fu
tutto chiaro «Lei è Buffy Summers ed è una cacciatrice!». «E tu chi sei?»
chiese la giovane rivolgendosi ad Ely che si trovava ancora tra le braccia
della madre, come se incontrare una cacciatrice fosse una cosa del tutto
normale «Mi chiamo Ely» disse la bimba con gli occhietti ancora lucidi «Lo sai
che sei proprio bella?» Ely assentì con la testa e sul suo visetto tornò a
regnare il sorriso.
«Non
offenderti, ma non sembri per niente un soldato, sai Nancy» le confessò Buffy «Cuoco! Invece di sol.., hai
capito, usa la parola cuoco!» chiese il capitano Finn mentre si guardava
nervosamente in giro «Oh scusa, sai Nancy, non sembri per niente una cuoca!»
ripeté Buffy cercando di restare seria «No, non mi offendo, anzi lo prendo per
un complimento, non è bello sembrare un `cuoco´, vorrebbe dire essere tutta
sporca di cibo e camminare come se si stesse sempre marciando…con il mestolo in
mano» concluse infine dopo aver visto l’occhiata che gli aveva dato Riley.
«Come li… cucinate, voi, i vampiri?» chiese Nancy che cominciava a prenderci
gusto e Riley alzò gli occhi al cielo: quelle due cominciavano ad andare troppo
d’accordo «Vediamo… un litro di acqua santa» rispose Buffy divertita «un
paletto appuntito, ma il segreto rimane sempre la luce del sole!».
«Ora
basta!» ordinò Riley esasperato «Sissignore!» rispose Ely mettendo la mano alla
fronte come un soldato sull’attenti. Tutti e quattro scoppiarono in una risata.
Buffy
salutò i due militari dopo aver fatto da Cicerone per l’intera mattinata, la
piccola cominciava a sentire le avvisaglie della fame e a fare, di conseguenza,
un po’ di capricci.
«Perché
viene a casa nostra stasera?» chiese Ely mentre facevano ritorno a casa.
Stavano passando per una via tappezzata di zucche intagliate e luci colorate,
di lì a qualche giorno una schiera di bambini travestiti da mostro avrebbero
affollato le strade e suonato i campanelli per ottenere qualche dolciume.
«Perché Riley, mi ha chiesto un favore e gli ho detto di passare da noi, così
se ho saputo qualcosa glielo posso riferire, altrimenti ripasserà.». La pargoletta
continuava a fissare il paesaggio fuori dal finestrino, Buffy sapeva a cosa
stava pensando «Ti manca, non è vero?» «Stavolta, quando torna, rimane con noi,
non è vero mamma?» chiese la bambina fiduciosa
«Speriamo di sì tesoro!» «Sì, ne sono sicura il mio papà questa volta non va
più via!» disse tra sé e sé.
«Ho
una notizia sensazionale» disse Nancy non appena incontrò Brad al quartier
generale «Cos’è, hai trovato dei regali in saldo?» disse il soldato notando le
borsine che sbattevano a destra e a manca per il gran sbracciare della loro
proprietaria. C’era solo da sperare che non avesse comprato qualcosa di
fragile, altrimenti avrebbe dovuto passare un’intera nottata per rimettere
insieme i pezzi.
«No,
magari ci fossero stati i saldi! Che cosa stavo dicendo…ah sì!» «Sai una cosa,
soldato Johnson, non mi interessa!» Brad era
decisamente alterato, ma Nancy non era il tipo che si arrendeva per così poco e
poi aveva una gran voglia di raccontarlo a qualcuno. Nessuno degli altri
compagni era disposto ad ascoltare i suoi `pettegolezzi´ come li avevano spesso
definiti. «Ho visto il capitano Finn con una donna e una bambina ad un centro
commerciale» disse tutto di un fiato aspettando la reazione dell’amico. Brad le
fece osservare, nel modo più gentile che gli riuscì, che, la donna del centro
commerciale, non poteva essere un’amante del capitano visto che era sempre in
giro per il mondo con sua moglie. «Ma io non ho mai detto che è la sua amante,
anzi, so per certo che è l’ex-fidanzata» riprese Nancy felice di essere
riuscita a far breccia nella curiosità del suo interlocutore. «Allora, non
penserai che la figlia sia del nostro caposquadra?» «Ma
cosa stai dicendo! Era troppo bella! Dovevi vedere che occhioni… Tu sai chi era
l’ex-fidanzata del capitano Finn, vero?» «E come faccio a saperlo?» chiese Brad
stizzito «Non sai che il capitano era fidanzato con una cacciatrice? Lo sanno
tutti…» «Beh, io no, non lo sapevo. Un momento stai cercando di dire che hai
conosciuto la cacciatrice?» «Esatto!» continuò Nancy
felice che qualcuno la invidiasse un po’.
«Che
bella idea avere come copertura un centro commerciale, avrei dovuto fare la
cacciatrice, altro che il soldato!» sospirò Nancy.
Erano
quasi le nove di sera, Riley si era attardato a parlare con Buffy
anche se non aveva ancora trovato informazioni riguardanti la cavia che
stavano inseguendo. Nonostante il soldato avesse molto tempo libero, visto che
non c’erano nuove piste da seguire, però non era il caso che lo passasse tutto
fuori dalla base. Aveva ingannato il pomeriggio leggendo rapporti senza
particolari rilevanti e raccontando a Sam del consiglio delle cacciatrici,
aveva deciso di non dirlo ancora al maggiore, almeno finché non sarebbe stato
proprio necessario. In pratica non aveva fatto niente tutto il giorno, ma
malgrado questo si sentiva così stanco…
Stava
ancora camminando sul vialetto che conduceva a casa Ellwood quando si trovò di
fronte l’ultima persona che si sarebbe aspettato di vedere. Era lì, davanti a
lui, vestito di nero da capo a piedi, capelli ossigenati e occhi che avevano
assunto le tinte della notte, un sorriso stampato in faccia, che Riley
interpretò come un ghigno di beffa. Nel vedere il soldato anche l’altro parve
sorpreso di incontrarlo in quel luogo. «Mi avevano assicurato che eri morto!» Riley
aveva parlato per primo con un tono di voce che era tutt’altro che amichevole
«Beh, in effetti, sono morto molto tempo fa, sai quando ci siamo conosciuti ero
già morto pensavo lo sapessi» gli rispose a tono il biondo «No, intendevo
durante la battaglia con il Primo» chiarì Riley «Sì, è
vero! Poi però sono tornato, l’inferno è così inospitale!»
detto questo si avviò verso la casa di Buffy. «Dove pensi di andare, lei non ti
darà mai il permesso di entrare!» «Io avrò sempre un invito per questa casa e
tu non puoi impedirlo».
Uno
scalpiccio di piedini si udirono provenire dall’abitazione, una bambina in
pigiama era uscita dalla porta posteriore ed ora correva tutta contenta ad
abbracciare il suo papà «Ero sicura che saresti tornato!»
disse la pargoletta ridendo tra le braccia del padre «Entriamo in casa tesoro?»
«Sì» le rispose e senza salutare il capitano Finn entrarono.
«Spike»
riuscì a dire il soldato tra i denti, ma ormai nessuno lo stava più ascoltando.
CAPITOLO
5: “Resti?”
«Più
semplici» bofonchiò Riley continuando la sua eterna
passeggiata «più semplici» ripeté, come se quelle parole fossero una
rivelazione, poi di scatto, riprese cocciuto «No. Sono sicuro che le cose sono andate così!» Riley era tutto sudato, la rabbia lo
stava divorando e niente sembrava riuscire a fermare il suo delirio.
«Te
lo ripeto, tesoro, come può un vampiro mettere incinta qualcuno se è
tecnicamente morto?» chiese Sam ormai esasperata da
quella discussione.
Quando
era stata a Sunnydale era così triste per il marito, perché soffriva e perché
non si confidava con lei; ora invece era il contrario, il marito stava
stranamente sfogandosi e tutto ciò che lei desiderava era che se ne andasse per
lasciarla dormire. La discussione le aveva fatto venire un gran mal di testa e
ad ogni frase del marito sentiva le tempie pulsarle dolorosamente.
«Come
non lo so esattamente, avrà usato un incantesimo o roba simile, non
dimenticarti che è furbo il DOTTORE!» «Dottore?!»
chiese Sam di rimando «vuoi dire che questo Spike era il dottore? Tu avevi
detto che il dottore era morto nell’esplosione con le sue uova e non avevi mai
accennato che si trattasse di un vampiro! Perché…»
«Ho
chiesto a Buffy se voleva che lo portassi via e lei ha deciso che poteva
rimanere a Sunnydale» rispose Riley frettolosamente con l’intenzione di
chiudere quell’argomento, ma la curiosità e lo stupore di Sam divennero più
forti del suo mal di testa «Perché hai dovuto chiedere a Buffy?» Riley era
decisamente a disagio, la collera gli aveva fatto svelare quel segreto alla moglie
ed ora non sapeva proprio come uscirne.
Non
avendo tempo per pensare ad una menzogna verosimile, disse la verità: che aveva
sorpreso Buffy e il vampiro a letto e per questo si era sentito in dovere di
chiedere il consenso alla cacciatrice bionda.
Sam
tacque per qualche secondo per riflettere, poi, rivolta al marito «Fammi
capire, questo Spike e Buffy avevano una storia sette anni fa…?» «Non avevano
una storia, andavano solo a letto insieme!» la corresse sbraitando il capitano
Finn «D’accordo, quello che è…! Comunque io non mi
stupirei che si siano sposati e abbiano una figlia». «io non ho mai detto che
si siano sposati!» la rabbia stava cominciando a salire di nuovo. Per quanto si
sforzasse di spiegarsi sembrava che Sam non capisse la situazione. ‘Buffy e
Spike’ : la sola idea gli faceva disgusto. In quel
momento si sentiva incompreso dal mondo intero. Possibile che nessuno riuscisse
a rendersi conto che in quella storia Buffy era solo una vittima?!
«Ma
tu avevi detto che Buffy era sposata!» chiese la moglie ormai decisa ad
arrivare in fondo a quella storia nonostante la stanchezza e l’ora tarda.
Ormai
Riley aveva compiuto chilometri andando avanti e indietro sullo stesso tratto
di pavimento. «Sì, ho detto che è sposata, ma da quello che ho capito, non è sposata
con il padre della bambina!» Sam lo guardava sbalordita, non sapeva più cosa
pensare, fino a quel momento i ragionamenti del marito avevano lasciato
decisamente a desiderare «e da cosa l’avresti capito?» chiese lei scettica.
«Ascolta, Buffy ha detto che il marito sarebbe arrivato dopo le Halloween,
mentre Ely sosteneva che il suo papà non sarebbe arrivato dopo Halloween,
quindi stavano parlando di due persone diverse!» Sam sospirò sconsolata «Riley,
non hai pensato che una bambina di tre anni e mezzo si possa sbagliare sulle
date?»
«Io
invece credo che Spike l’abbia messa incinta e poi le ha mollato la piccola ed
è tornato alla vita di prima, questo spiegherebbe perché la bimba si è
arrabbiata quando le ho nominato il papà.» Sam fissò
il marito con aria stralunata: un vampiro che ricorre alla magia per avere una
figlia da una cacciatrice e poi continua la sua vita come se nulla fosse… era
decisamente pazzesco!».
Dalla
finestra della camera entrava la candida luce della luna che proiettava sulle
pareti della stanza buffe ombre come se, per quella notte, l’astro notturno si
fosse scoperto architetto e avesse deciso di mostrare al mondo il suo talento,
adornando le case con le più curiose sagome.
In
quell’atmosfera irreale un uomo guardava rapito la più bella e naturale delle
scene; una donna addormentata che sorrideva nel sonno e la sua bambina con la
testa appoggiata al seno della madre a mo’ di cuscino, le manine vicino alla
bocca. Ad un certo punto la frugoletta si voltò nel sonno mostrando la guancia rossa
con i segni del pigiama della madre su cui prima era posata.
Era
proprio felice di essere tornato a casa dalla sua famiglia! Mise un braccio
vicino alla testa della moglie e le sistemò i capelli dietro l’orecchio. «Come
mai non dormi?» chiese Buffy senza aprire gli occhi con voce assonnata «Scusa,
non volevo svegliarti» le sussurrò William, Buffy scosse il capo leggermente,
ben attenta a non svegliare la sua pargoletta «Pensavo che fossi stanco per il
viaggio!» «No, non ho sonno! Forse sono un po’ sfasato
per il fuso orario ma tutto qui, ora dormi » disse carezzandole lievemente il
capo «Sono contenta che tu sia tornato prima delle feste» «potevo forse
perdermi l’unico giorno in cui mia moglie non lavora» ironizzò William «Hai
dovuto fare i salti mortali per poter tornare prima?» «Qualcosa del genere! Ho
trovato le due giovani cacciatrici appena in tempo, a quanto sembrava anche i
demoni le avevano localizzate, e le ho affidate al Signor Giles portando a
termine la missione! Aveva il volto rivolto verso la parete, ma in realtà i
suoi occhi erano puntati su Buffy. «La sai una cosa» chiese William, che ora
seguiva con lo sguardo una delle ombre lunari che si muoveva, probabilmente un
insetto sulla finestra ingigantito dalla luce, e sorrideva al pensiero che
aveva in testa «pensavo che Londra fosse cambiata molto di più in tutti questi
anni ed invece è rimasta praticamente la stessa!» Buffy gli
sorrise dolcemente mentre copriva Ely che era finita sopra le lenzuola a forza
di cambiare posizione. «Lei era sicura che saresti tornato
prima di Halloween, non so, se lo sentiva. E’ stata anche la prima ad
accorgersi del tuo ritorno, ed io che pensavo che stesse già dormendo!» «Ci
sarà rimasta male l’ultima volta: dopo un settimana
che ero via per il consiglio non ho fatto in tempo a restare a casa 48 ore che
già sono dovuto ripartire» «… e nel cuore della notte! Dovevi vederla il
mattino dopo, quando gliel’ho detto è diventata intrattabile. Ad aggravare le
cose ci si è messa quella bambinetta che abita nel quartiere che ha detto ad
Ely che il suo papà doveva essere scappato proprio come il suo…» «Quale
bambina?» chiese William «non possiamo parlarne domani? Sono le due di notte!» disse Buffy in un tono tra l’assonnato e il supplichevole.
«Un’ultima
cosa, pensi che sia per questo che stasera sia venuta a dormire con noi, per
controllare che non fugga?» ma Buffy si era già riaddormentata. A lui non restò
che cercare di dormire, chiuse gli occhi con ancora davanti l’immagine della
sua piccola che apriva la porta della loro camera con il suo pigiama giallo
pulcino dicendo «Ho paura, ho fatto un brutto sogno…»
Se
solo il capitano Finn avesse potuto vedere i membri della famiglia Ellwood si
sarebbe accorto di quanto stesse sbagliando.
Ed
ecco di nuovo il suo sogno ricorrente, ormai sapeva che era solo un parto della
sua fantasia, ma ciò non lo rendeva meno angosciante.
Riley
si trovava nel vuoto più assoluto, sospeso tra il niente e il nulla… poi,
all’improvviso sentiva delle voci dietro di sé, voci che mormoravano… non
poteva vederne i proprietari, ma una spiccava sulle altre e rideva, una risata
beffarda…
Ed
ecco un nuova serie di immagini farsi largo
nell’incubo che da tempo popolava le sue notti. Una figura, vestita di nero da
capo a piedi, capelli ossigenati e con un ghigno di beffa stampato in faccia.
L’immagine sfumò, lasciando il posto ad un’altra scena vista molti anni prima.
Buffy distesa su una tomba, con solo un lenzuolo per coprirsi e accanto a lei
un vampiro biondo addormentato.
Ad
un tratto eccolo apparire di nuovo, vestito di nero da capo a piedi, era
entrato nella cripta, si era diretto verso Buffy che tentava di nascondersi
dietro la coperta, ignorando il vampiro al suo fianco, aveva afferrato il
lenzuolo, e ora teneva la cacciatrice stretta a sé, un braccio serrato intorno
al collo e l’altro intorno alla vita. Il nuovo arrivato fissò Riley, il solito
ghigno stampato in faccia, che sembrò rimanere inalterato anche mentre parlava
«Hai visto che ce l’ho fatta a conquistarla, sono riuscito nell’impossibile ed
ora siamo legati per sempre» Ely spuntò da dietro la tomba e si mise a
saltellare di qua e di là mentre il padre continuava a parlare «Lei ci lega per
sempre…» disse lo Spike sveglio indicando la bambina «Sono stato più tenace di
te e ho vinto, sono migliore di te!»
Di
colpo tutto svanì: Buffy, i due Spike, la bambina, la cripta… e rimase solo il
vuoto, e in quel vuoto l’ultima sua speranza: la voce
di Sam che diceva di chiedere a Buffy qual era la verità.
Buffy
si era svegliata quando i primi raggi di sole le avevano fiorato il volto; tutti gli altri ancora dormivano. Si era alzata di
soppiatto, ben attenta a non far rumore, ed era scesa in cucina. Preparò la
colazione e la portò al piano di sopra con un vassoio. Quando fu arrivata
davanti alla camera sentì delle risate provenire dal suo interno, diede un
piccolo calcio alla porta per farla aprire e entrò. Ely cercava di nascondersi
sotto le coperte per evitare che il suo papà le facesse il solletico, ma anche
se William non riusciva a raggiungerla, nel buco dove si era rintanata,
riusciva lo stesso a farla ridere, facendo semplicemente il gesto di farle il
solletico. «Da dan!» disse Buffy alzando il vassoio per mostrare la colazione;
Ely uscì dalla sua tana di coperte per vedere meglio e sembrò molto felice a
quella novità: mangiare a letto.
«Su,
dai, signorina! Adesso devi prepararti per andare a
scuola» disse Buffy non appena ebbero finito di mangiare « No!» gridò Ely imbronciata incrociando le braccia in segno di
opposizione. «Avevamo fatto un patto» le ricordò Buffy «saresti tornata a
scuola al ritorno di papà». Ely scosse la testa cocciuta e cinse un braccio al
padre dicendo «Se io non rimango a controllarlo magari se ne va via ancora!»
Sia Buffy che William rimasero senza parole.
Buffy
l’aveva tenuta a casa da scuola perché quella carognetta della loro vicina
continuava a ripetere ad Ely che il suo papà era scappato, ma pensava che una
volta che William fosse tornato a casa, tutto si sarebbe messo a posto.
William
si sedette sul letto e rivolgendosi alla moglie disse «E se la tenessimo a casa
fino ad Halloween, in fondo mancano solo due giorni?» Buffy parve pensarci un
attimo, ma poi assentì ed Ely sembrò un po’ più sollevata. «Che ne dici se io e
te andiamo a farci un giro oggi pomeriggio?» disse
William prendendo la piccola in braccio «Sì» rispose in un sussurro e poi
appoggiò la testolina sulla spalla del padre.
Per
convincere Ely non si poteva far altro per il momento, poi c’era anche una
festa da preparare per la notte di Halloween.
Ormai
era diventata una tradizione: ogni anno per la notte di Ognissanti il consiglio
veniva chiuso, molte delle SIT tornavano a casa per rivedere amici e famiglia,
alcune si trovavano per mettere in pratica qualche scherzo ed infine il vecchio
gruppo, più qualche nuovo acquisto, si riuniva in ricordo dei vecchi tempi.
Erano
così tante le cose da preparare! Prima di tutto il locale, quell’anno avrebbero
utilizzato la caffetteria di Annie. Come seconda cosa, ma non certo meno
importante , erano gli arrivi da fuori: il signor
Giles sarebbe arrivato a Cleeveland di lì a poche ore e Down sarebbe arrivata i
31 con l’aereo direttamente da Los Angeles, dove ora viveva con il padre nove
mesi all’anno per frequentare la scuola.
Buffy
si era vestita piuttosto alla svelta, aveva infilato degli abitini ad Ely
nonostante i suoi piagnistei e i suoi capricci per restare a giocare nel
lettone.
«Dove
stai andando?» chiese William che si era alzato e si stava infilando i
pantaloni «Devo andare al centro commerciale, devono
arrivare delle consegne, poi avevo promesso ad Mary e Annie di aiutarle con le
decorazioni e il buffet. Devo anche…un attimo, non è che potresti farmi un
piccolo favore?» gli rispose Buffy mentre stava
tentando di mettere le scarpe alla figlia. «Di che si tratta?» chiese il marito
«Beh, il signor Giles arriva con l’aereo delle 10:20,
non è che potresti andare a prenderlo al posto mio? Lo so che voi due non
andate d’accordo e ne conosco anche le ragioni e…» William la interruppe
«Tranquilla, ci vado io, penso di essere in grado di sopportarlo!» «Grazie» rispose Buffy con l’espressione di gratitudine che si ha
verso qualcuno che ti ha tolto da un grosso impiccio.
«Io
vado con papà!» eccola di nuovo con la sua nocetta decisa ed irremovibile «Ma
certo che vieni con me!» cominciò William facendo un cenno d’intesa a Buffy
«Dove pensavi di andare?». Ad Ely non piacque molto quella risposta ,ma seguì ugualmente i genitori che uscivano di casa.
William
accompagnò la moglie al lavoro e si diresse all’aeroporto.
L’aereo
stava per atterrare, il signor Giles depose il libro che stava leggendo e si
apprestò a seguire le norme di sicurezza per quella manovra. Non era stato un
viaggio scomodo, ma era comunque contento di essere finalmente arrivato. “Buffy
doveva essere già arrivata” pensò l’inglese dopo aver recuperato i suoi
bagagli; ad un tratto vide la piccola Ely, era un anno che non la vedeva quindi
poteva benissimo non essere lei. Si diresse verso la bambina e fu chiaro che
aveva indovinato: William era a poca distanza dalla figlia e lo stava cercando
in mezzo alla folla.
"Ben arrivato! Fatto buon viaggio?" lo
accolse il biondo "Sì abbastanza, grazie" rispose il signor Giles con
una frase di circostanza. William fece per aiutarlo con le valigie ma
l'altro si irritò a quel gesto e, dicendo che era in grado di farlo da solo, si
caricò come un mulo da soma i bagagli in spalla e si diresse verso l'uscita
dell'aeroporto.
Ben
presto arrivarono al consiglio, dove il signor Giles avrebbe pernottato per
qualche giorno prima di tornare in Inghilterra.
Si
diressero senza esitazione verso il terzo piano; trovarono Buffy al telefono
che tentava invano di farsi dire dai fornitori il perché di quel ritardo per la
consegna, alla fine, stanca di discutere, la cacciatrice sbatté la cornetta in
faccia al suo interlocutore.
William
bussò alla porta per far sapere alla moglie che erano arrivati, Ely teneva con
una mano i pantaloni del padre, il signor Giles li raggiunse con il fiatone per
il gran peso trasportato.
"Brutta
giornata?" chiese William a Buffy ignorando l'arrivo trafelato
dell'osservatore. "Signor Giles!" fece per salutarlo Buffy, poi
vedendolo carico di roba chiese "Come mai a
portato tutte le valigie da solo?" più rivolta al marito che
all'ex-osservatore. Il signor Giles si eresse in tutta la sua figura,
nonostante il peso trasportato, e disse: "Non ho avuto bisogno di aiuto,
dopo tutto non sono poi così vecchio!" "Su
questo ha ragione, io sono più vecchio di lei in fondo…" Buffy squadrò il
marito con aria severa per quella battuta fuori luogo, ma evitò di continuare
sull'argomento per non fare risorgere vecchi contrasti, il signor Giles,
infatti, non aveva mai accettato William Ellwood, così come non aveva approvato
anni prima Spike. "Ha fatto buon viaggio?" chiese Buffy
all'osservatore "Eccellente, grazie!" disse, prendendo gli occhiali e
cominciando a pulirli come era solito fare. "Mamma,
mamma! Devo andare in bagno, devo fare la pipì!"
disse Ely che aveva cominciato a saltellare prima su un piede poi sull'altro;
allora la madre prese la piccola e cominciò a trascinarla verso il bagno.
Il
signor Giles inforcò gli occhiali e cominciò ad intavolare un discorso
"Hai fatto un buon lavoro con Sandy e Julie, trovarle e poi tornare qui
così presto… non deve essere stato facile" William lo guardò inclinando
leggermente il capo, era chiaro che quel dialogo aveva uno scopo ben preciso,
ma quale?
"So
da tempo che hai sempre avuto una buona dose di inventiva e originalità a
portare a termine una missione, perciò penso che tu sia la persona più adatta
per questo compito!" "Quale compito?" chiese, cominciando ad
intuire le intenzioni dell'uomo che gli stava di fronte.
Ely
era arrivata in bagno in tempo per evitare il disastro, Buffy le aprì il
rubinetto per farle lavare le manine e disse alla bambina che l'avrebbe
aspettata nell'altra stanza.
Quando
la donna arrivò vicino alla porta lasciata semiaperta per la fretta, sentì una
parte della conversazione tra il signor Giles e il marito. L'osservatore stava parlando
di qualche pietra mistica, o roba simile, dispersa in Cina e Buffy lo sentì
chiaramente chiedere a William di partire di lì a una settimana, la cacciatrice
era sul punto di entrare per fare una bella scenata quando sentì la risposta
del marito "Non posso partire di nuovo, anzi, non voglio partire di
nuovo!".
Buffy
si appoggiò contro il muro mentre un sorriso spuntò sul suo volto senza che lei
potesse far nulla per impedirlo.
Ely
arrivò in quel momento, aveva entrambe le scarpe slacciate, Buffy si mise in
ginocchio per annodarle e, nonostante fosse girata di spalle, poté percepire
l'irritazione del suo vecchio maestro mentre usciva dall'ufficio e si dirigeva
con tutti i bagagli verso la sua camera.
Le
due entrarono, Ely tornò accanto al padre che, seduto dietro la scrivania,
giocherellava con un fermacarte. "Che cosa avete intenzione di fare
ora?" chiese Buffy "Pensavo di andare alla caffetteria per dare una
mano, non avevi detto che c'era ancora un sacco di roba da preparare?" "Già,
ad Annie farà piacere un aiuto…" William la interruppe "Buffy, penso
che la consegna che aspettavi sia arrivata!" Buffy guardò
attraverso la finestra, finalmente gli oggetti che avevano ordinato per il
reparto di magia erano arrivati! Salutò tutti e si precipitò verso il magazzino.
William ed Ely erano rimasti da soli "Che ne
dici? Aspettiamo
che la mamma torni?"
Dopo
circa un quarto d’ora Buffy tornava nel suo ufficio per prendere la borsa e
andare alla svelta alla caffetteria. La sua scrivania non era come l’aveva
lasciata: tutti i documenti erano stati spostati in un angolo del tavolo ed ora
tutta la superficie era invasa da fogli dai disegni infantili, da matite
colorate ed in un angolo c’erano anche delle carte da gioco sparpagliate,
probabilmente qualcuno aveva tentato di farne un castello.
«Come
mai siete ancora qui?» chiese Buffy «Ti abbiamo aspettato!» rispose Ely allegra
«Questo l’avevo notato» rispose la madre. William prese Buffy e la trascino
lontano dagli impegni di lavoro.
Andarono
tutti e tre da Annie e dopo aver mangiato un boccone si misero ad attaccare
festoni e a preparare tartine ed altre prelibatezze. Misero ad ogni tavolo
piccole zucche intagliate con all’interno una candela,
ognuna aveva un’espressione diversa. Fantasmi e ragnatele rendevano l’atmosfera
ancora più ‘streghesca’, anche se un buon contributo era dato dal calderone che
Willow aveva prestato loro che per la notte d’Ognissanti sarebbe stato ricolmo
di dolciumi.
Il
pomeriggio passò veloce tra battute e risate e ben presto arrivò il momento di
tornare a casa, dopo aver salutato tutti, la famiglia Ellwood si diresse verso
la macchina.
Ad
un tratto Ely segnò con il dito qualcuno dicendo «Guarda mamma!» Buffy guardò
nella direzione che le era stata indicata, una ragazza dai lucidi capelli neri
raccolti in due trecce stava camminando verso di loro, anche se, con tutta
probabilità non li aveva visti.
Buffy riconobbe la ragazza, l’aveva conosciuta al
consiglio, era quella soldatessa che Riley le aveva presentato “Com’è che si
chiama? Nelly…no, Sandy…neanche,
«Ciao» gridò Ely. Nancy si era voltata, lì aveva riconosciuti ed ora
avanzava nella loro direzione sorridendo.
«Ciao piccola!» a quanto pare quella ragazza stava molto
simpatica ad Ely, perché prima che Buffy potesse fare le presentazioni la
figlia aveva già invitato Nancy alla festa di Halloween. La conversazione che
seguì tra la cacciatrice ed il soldato non durò a lungo, ma dimostrò quanto la
figlia somigliasse alla madre che, nel giro di cinque minuti, aveva convinto
Nancy a partecipare alla loro serata. Come se fosse stato condotto a rovescio,
il dialogo terminò in modo davvero singolare: con le presentazioni.
«Io
sono Nancy Johnson» «Io sono William Ellwood» le disse stringendole la mano.
«Ora
però devo scappare! Devo finire la… ronda» finì la
frase in un sussurro per non farsi sentire dai passanti. «Allora ti aspettiamo domani sera alle otto in quel barattino laggiù,
lo vedi?» Buffy le indicò l’insegna della caffetteria. «Ci
sarò! Allora a presto!» detto questo si incamminò.
«Posso
farti una domanda?» cominciò il bell'inglese «Chi è la ragazza che hai appena
invitato?» Buffy spiegò, in breve, come l’aveva conosciuta e accennò al fatto
che era una collega di Riley «È una ragazza molto simpatica, adora fare
acquisti e pensa che il centro commerciale sia un’ottima copertura!» «Chissà
perché ti sta simpatica…» commentò William.
Dopo
ronde, rastrellamenti, ricerche con sensori sensibilissimi non si era trovato
ancora niente. Il Governo continuava a far pressioni sull’Esercito affinché
fosse sistemato e messo a tacere, ma questo non accelerava di certo le cose.
Tutto ciò che avevano ottenuto era una certa attenzione nei loro riguardi da
parte dei demoni della zona, un’attenzione che aveva provocato nuove
aggressioni.
L’unica
speranza rimasta al capitano Finn di trovare informazioni utili era ormai
riposta nel consiglio. L’indomani sarebbe andato da Buffy per sapere le novità
e così avrebbe dimostrato a Sam una volta per tutte che non si sbagliava, che
la sua teoria su Buffy e Spike era giusta.
«Che
bel posticino, come hai fatto a scovarlo?» Buffy si guardava in giro si
guardava in giro osservando ogni particolare del locale dove il marito l’aveva
portata, non era molto grande, ma era assolutamente grazioso. Ely era andata a
vedere l’acquario dove erano tenute le aragoste, ma in realtà aveva smesso di
osservare i crostacei ed ora osservare due bambini che giocavano a poca
distanza. «Ti piace?» chiese William «Sì, molto!». «Ho pensato di portati qui
perché domani non riusciremo di certo a festeggiare il nostro anniversario»
«Così ti ricordi in che giorno ci siamo sposati, sono stupita!» lo provocò lei
«Altrimenti perché sarei tornato qui!» Buffy stava per ribattere, ma in quel
momento arrivò il cameriere per le ordinazioni.
Willow
era nella sua stanza, Kennedy aveva deciso di passare l’Halloween da degli
amici, così la streghetta era rimasta da sola. Dopo aver esaurito tutte le cose
che avevano da fare si era messa Willow si era messa, per passare il tempo, a
sfogliare i libri sui demoni cercando quello che Riley gli aveva descritto.
“ALTEZZA:
1m, PESO: 30Kg, QUALITÁ: saprofagi, pelle verdastra,
CSI”
Questo
è quello che poteva leggere sul foglietto che Riley le aveva consegnato con le
caratteristiche della cavia, sul biglietto seguivano due o tre sigle
indecifrabili di cui Willow non si preoccupò. Doveva cercare un demone
piuttosto basso e tozzo e se non ricordava male il significato della parola
saprofago, si nutriva di carogne proprio come gli avvoltoi. Per il resto il
messaggio del soldato non era di molta utilità, moltissimi demoni hanno la
pelle verde e per quanto riguardava il CSI la strega tentò di tradurlo, ma non
riuscì a trovare nulla di sensato.
Dopo
aver controllato due grossi volumi al terzo trovò le informazioni che stava cercando:
RODRAN:
piccoli demoni con una durata della vita piuttosto breve, intorno alla
cinquantina d’anni. Questi esserini si nutrono di qualsiasi cosa capiti loro a
tiro, sono una sorta di spazzini del regno demoniaco. Sono esseri decisamente
tupidi ed arretrati in quanto non hanno sviluppato nemmeno un linguaggio
complesso. È provato che sono in grado di emettere versi molto acuti, ma è più
una difesa che un reale mezzo di comunicazione. Questi demoni hanno lunghi
periodi di sonno, una sorta di letargo con la differenza che non è un fatto
stagionale.
Willow
fissò il paragrafo con le sole notizie trovate, forse aveva scoperto la ragione
della sparizione di quei demoni, anche se non aveva ben chiaro che cosa
intendesse l’autore per letargo non stagionale.
Buffy
stava aprendo la porta di casa, William aveva messo la macchina in garage ed
ora portava Ely, ormai sfinita, in braccio. «Dorme?» chiese Buffy dolcemente
«Quasi» rispose con un sussurro il marito.
Non
appena ebbero messo in casa suonò il telefono, Buffy corse subito a rispondere
mentre William portava la piccola a dormire.
Gli
squilli avevano svegliato Ely quanto basta per
mettersi il pigiamino e ficcarsi sotto le coperte. William le diede un bacio
sulla fronte e fece per andarsene, ma la bimba lo trattenne stringendogli un
dito con la manina. «Hai paura che me ne vada via?» chiese il padre; Ely scosse
la testa «Lo so che non vai via!» William parve sorpreso «E come fai a
saperlo?» chiese istintivamente «Perché la mamma è contenta, la mamma non è mai
contenta quando devi andare via!» rispose la bimba con semplicità. «Allora,
perché mi hai fermato prima?» le chiese dandole un altro bacio «Mi sistemi il
letto?». William le rimboccò le coperte ed uscì socchiudendo la porta.
Buffy
salì le scale senza far rumore togliendosi gli orecchini che aveva messo per la
serata; arrivata in camera lì depose nel suo portagioie. Quando William arrivò
lei si era già preparata per la notte e stava per mettersi a letto. «Si è
addormentata!» le comunicò William «Chi era al telefono?» continuò il marito
cingendogli i fianchi appoggiandole il mento sulla spalla «Era
Willow dice che ha delle informazioni per Riley e che domani mattina verrà,
prima del lavoro, a portarmele. È inutile che fai così»
esclamò ad un tratto «tanto, fra un attimo, Ely si sveglierà e verrà a
controllare che tu non fugga!» tentò di ricordargli Buffy mentre si divincolava
e si infilava sotto le coperte.
William
non disse nulla e cominciò a spogliarsi per mettersi il pigiama, poi si distese
sopra sul copriletto. «E se fossi certo che Ely non verrà?» disse in un
sussurro all’orecchio della moglie. Buffy scrutò per un attimo quegli occhi
chiari per capire il senso di quella frase enigmatica «E come faresti a
saperlo?» disse in un mormorio. William la bacò intensamente, poi restando a
pochi centimetri da suo volto le rispose «Questo è un segreto tra me ed Ely».
Buffy fece la finta offesa voltandogli le spalle e tirandosi le coperte fino
alla nuca, William la scoprì e quando lei si girò per protestare lui le sbottonò
un bottone, poi un altro ed un altro ancora, uno alla volta lentamente; quando
tutti furono slacciati le scostò la casacca del pigiama lasciandole, così,
scoperto l’addome.
Si
avvicinò a lei e le baciò dolcemente la pancia che
quattro anni prima aveva custodito il loro tesoro. Le carezzò i fianchi con la
mano mentre il corpo della donna si muoveva sinuoso sotto di essa; i loro occhi
si incrociarono per un istante prima che si perdessero l’uno nelle braccia
dell’altro.
[WIP]