Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove
in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.
MESSO
DA PARTE
di GoldSlayer
Un funerale davvero bello.
Forse perché uno dei pochi a cu aveva
assistito in quelli che erano stati quasi duecento anni.
Ma non era stato un funerale
qualunque.
Era stato il suo.
Era stata una mattinata senza sole, il
cielo soffocato da nuvole grigie lasciava scivolare sulla Terra una luce fredda
e tetra, assolutamente in tono con quel giorno così triste.
A Spike bastò chiudere gli occhi per
riavere davanti in un istante l’intera sfilata dei volti presenti alla
cerimonia, primi fra tutti quelli del
gruppo. Non una lacrima scendeva dai loro volti. Il dolore e la confusione si
mescolavano e rimescolavano tanto in loro da non riuscire nemmeno ad esprimersi
con il pianto.
L’unica che sembrava non poter frenare
i singhiozzi sembrava essere la piccola Dawn,
accasciata sulla bara della sorella come fosse l’unico legame che potesse
ancora stringere con lei.
Ognuno lasciava cadere un fiore come
ultimo addio a quella dolce amica.
Ma lui no.
A lui non era stato permesso.
Era stato costretto ad osservare lo
spettacolo più doloroso della sua misera esistenza dietro il tronco di uno
degli alberi che circondavano il vecchio cimitero di Sunnydale,
avvolto nella sua pesante coperta di lana come unica protezione dalla luce.
Tutti quelli che le volevano bene
erano lì a salutarla per un ultima volta, a darle
l’ultima dimostrazione del loro affetto.
Anche lui.
Angel.
Quel maledetto vampiro che già una
volta gli aveva portato via la donna che amava.
L’anello al suo dito, capace di
renderlo immune dalla luce del sole, rappresentava un ulteriore passo avanti verso
l’essere un vero e proprio uomo..una persona
normale…una creatura del giorno..
Spike invece era e sarebbe sempre
rimasto un figlio della notte.
Ma ciò che provava erano sentimenti,
veri sentimenti degni del più romantico degli esseri umani..non
gli serviva un’anima per amarla con tutto se stesso. E ora non ci sarebbe più
stata occasione per dimostrarglielo.
Eh si…l’amore era già presente in quel
corteo funebre. Angel se ne stava lì fra loro ricevendo attraverso lunghi
abbracci tutta la loro compassione. Mentre lui era stato messo da parte..non gli restavano che l’odio e l’indifferenza…
Nessuno aveva potuto solo pensare che
anche lui ora stava soffrendo almeno quanto loro. Dopo la morte di Buffy gli si erano rivolti esclusivamente per comunicargli
in un tono stranamente freddo e distaccato che la sua presenza al funerale non
sarebbe stata gradita.
E Spike non aveva replicato.
Non aveva avuto nemmeno la forza di
discutere.
Era ormai passata una settimana dal
funerale.
Spike aveva seguito nell’ombra tutte le
mosse di ogni singolo membro del gruppo, ma soprattutto quelle di Angel. Non lo
perdeva di vista neanche un solo momento.
Fu così che scoprì che il giorno
stesso sarebbe tornato a Los Angeles giusto il tempo di prendere alcune cose
dall’ufficio e da casa sua. Il grande amore della cacciatrice aveva infatti intenzione di stabilirsi per qualche giorno in casa
Summers, in modo da non lasciare Dawn
da sola.
Spike realizzò
allora che non poteva più nascondersi con lui. Doveva trovare il coraggio di
affrontarlo e chiarire la situazione…doveva sfogarsi in qualche modo!Pensò
quindi che se doveva farsi avanti quello era il momento giusto, avrebbe dovuto
raggiungerlo a Los Angeles, dove nessuno li avrebbe disturbati.
Fu il viaggio in autobus più lungo
della sua vita.
La fronte appoggiata contro il
finestrino, Spike guardava le case sfrecciargli contro, quasi volessero
inghiottirlo.
Che cosa avrebbe detto? Come si
sarebbe comportato con Angel?
In fondo non lo sapeva nemmeno lui.
Chissà se era al corrente del suo amore
per Buffy…
La brusca frenata dell’autista lo
distolse improvvisamente dai suoi pensieri. Ancora un po’ stordito Spike scese
dal veicolo, avviandosi verso quello che un paio di vampiri di Sunnydale gli avevano detto essere l’ufficio del vampiro.
Arrivò dopo pochi minuti di cammino,
fermandosi di fronte all’entrata.
Aveva l’aria di uno studente che va
incontro all’interrogazione.
Con un profondo respiro posò la mano
sulla maniglia della porta e la aprì.
Non appena vide Angel nel suo cervello
si verificò un inspiegabile cambio di programma.
Un lampo di rabbia illuminò gli occhi
di Spike. In pochi secondi il suo viso prese le fattezze del vampiro che era in
lui.
Non ci fu spazio per le parole.
Mosso da una strana energia William il
Sanguinario attraversò a grandi passi la stanza, fermandosi davanti al suo
sire. Poco prima di assestargli un pugno in pieno viso, non preoccupandosi
affatto di Cordelia che con un grido di terrore era
corsa a rifugiarsi nell’angolo opposto della stanza.
Angel non ebbe nemmeno il tempo di
capire cosa stesse succedendo ma dopo il secondo colpo andato a segno nel suo
stomaco si vide costretto a reagire.
Si lanciarono così in un combattimento
alquanto particolare…in fondo era la prima volta da più di due anni che si
ritrovavano faccia a faccia.
Seguitarono senza sosta,
un’accanita lotta che dopo un quarto d’ora non riconosceva un vincitore e uno
sconfitto.
Mentre sferrava colpi su colpi Spike
sembrava recitare una continua litania.. “E’ colpa
tua…nessuno crede che anch’io mi sia potuto veramente innamorare di lei…è tutta
colpa tua..”. Angel lo interruppe.
“Lo sapevo. Sapevo che ti eri preso
una specie di cotta per lei”.
“Non era solo una cotta!!”.
Quell’espressione faceva terribilmente
innervosire il vampiro.
“Si invece..cosa
credevi..di aver trovato l’amore della tua vita?! Pensavi che sarebbe bastato
snocciolarle due spicciole parole appassionate e..sareste
vissuti felici e contenti?? Siamo un po’ troppo
presuntuosi…Ti sentivi così sicuro di te da arrivare ad illuderti che saresti
riuscito a farti amare da lei?”.
Colpito da un calcio Angel fece una
breve pausa, ma riprese subito dopo con la sua cascata
di parole che si riversavano su Spike con l’effetto una doccia fredda.
“Solo io l’ ho saputa amare veramente..di un amore dolce, sincero…un amore che porterà per sempre
con lei..anche ora che è..”.
Angel non se la sentì di finire la
frase, interrotta da una lacrima scesa sul suo viso che il vampiro biondo,
nella foga del combattimento, non notò.
Improvvisamente, forse per una
distrazione del suo avversario, forse per puro caso Spike si trovò ad
imprigionare il corpo di Angel contro una bella scrivania in mogano, sfoderando
il paletto di legno che portava sempre con lui per eventuali situazioni di
emergenza.
La punta si immobilizzò a un
centimetro dal suo petto.
Spike si fermò appena in tempo per
rinsavire e mettere a fuoco la situazione.
Un istante ancora e avrebbe ucciso il
suo eterno rivale.
Sembrava strano ma probabilmente era
la prima volta che aveva sentito un tale odio esplodere dentro di lui.
Un odio che mette paura, capace di
eliminare ogni altro sentimento, ogni altra emozione. Spaventato da quella
sensazione così devastante Spike si ricompose in fretta prima di fuggire via
dall’ufficio di Angel, sotto lo sguardo di una Cordelia
terrorizzata come non mai.
C: “Angel non era Spike quello?Ma che
gli è preso?Perché è venuto qui?Perché voleva
ucciderti?E soprattutto perché non l’ ha fatto??”
A: “Povero, povero Spike…Mi avevano
detto che era cambiato ma non pensavo fino a questo punto.”
Angel non stava semplicemente
rispondendo alle mille domande di Cordelia..sembrava quasi rivolgersi a se stesso in una sorta di
riflessione pronunciata involontariamente ad alta voce.
A: “Voleva uccidermi per lei…ma non ce
l’ ha fatta..non è riuscito nemmeno ad uccidere
me…comincio a convincermi che le voci che girano sul suo conto non siano solo
chiacchiere..che sia diventato buono davvero?!”
C: “Spike buono?Mi sa che tu scherzi!”
A: “Già…sembra uno scherzo vero?!”
*****************************
I campanellini appesi alla porta del Magic Box tintinnarono lievemente quando questa si aprì.
All’interno del negozio Willow e Anya
erano talmente occupate a litigare come bambine urlando una contro l’altra da
non accorgersi che un’esile figura era sgattaiolata dietro gli scaffali di
libri e ora scivolava fuori altrettanto silenziosamente con
in mano uno dei libri di magia della giovane strega….“Missione
compiuta!”.
Dopo tante lacrime versate un piccolo
sorriso di soddisfazione illuminò il volto di Dawn
mentre stringeva a sé il libro appena rubato.
Quella sera il cielo sembrava deciso a
regalare a Sunnydale uno dei suoi tramonti più belli,
dipingendosi, con l’abilità di un pittore, di mille sfumature dal rosa
all’arancio.
La piccola salì in fretta in cima alla
torre, lo scenario della distruzione di quell’ultimo brandello di felicità che
conservava ancora pochi giorni prima. Mentre si preparava a mettere in pratica
il suo misterioso piano Dawn si fermò un istante ad
osservare quel magico spettacolo che si apriva davanti ai suoi occhi. Forse
stava perdendo del tempo prezioso ma quella vista per un momento le catturò
ogni pensiero.
Sunnydale s’imporporava con le ultime luci del crepuscolo come
una ragazza le cui guance arrossiscono ai dolci complimenti di un innamorato.
Ora che vedeva quella piccola città in
tutto il suo splendore la sentiva sua, quasi le appartenesse da sempre. Ma in
realtà quel “sempre” per lei si limitava a qualche mese.
La piega che stavano prendendo le sue riflessioni
fece velocemente uscire Dawn da quel mondo di sogni.
Una frase le risuonò nelle orecchie. La stessa che la tormentava da tempo:
“Io non sono umana…non sono vera…tutto
quello che ricordo, che gli altri ricordano, sono solo menzogne…”
“Basta piangersi addosso!”. Dawn tirò fuori tutta la sua forza di volontà. “Sono la chiave? Beh, allora vediamo di
sfruttarne i lati positivi!”. In un secondo la ragazza
aveva afferrato il libro rubato e si accingeva a sfogliarne con estrema cura le
pagine.
Finché non trovò ciò che stava
cercando.
Dawn si avvicinò prudentemente al bordo della torre ed
iniziò a leggere con voce tremante la formula dell’incantesimo, attenta a non
sbagliare nemmeno una parola. Cercava di concentrarsi il più possibile ma fu
spesso interrotta dalle lacrime che offuscandole gli occhi non le permettevano
di leggere le frasi.
In pochi minuti la prima parte del
rito era completata.
“Che strano…sono solo poche
righe…eppure potrebbero cambiare la mia vita…”
La piccola posò il libro proprio
dietro di sé.
Ora veniva la parte più difficile,
dove lei avrebbe dovuto sfoderare tutti i poteri che aveva in quanto chiave.
Dawn tirò fuori dalla tasca uno strano oggetto
luccicante: un coltellino.
Facendo appello a tutto il suo
coraggio passò la lama sulla sua pelle chiara, provocando un taglio, piccolo ma
abbastanza profondo da far scivolare nel vuoto una goccia del suo sangue.
Quel sangue così umano. Era stata
proprio Buffy a dirglielo.
“E’ il sangue dei Summers…tale
e quale al mio…”
Già…lo stesso sangue…e guarda a cosa
aveva portato.
Una bolla di luce accecante si aprì a
mezz’aria.
Il portale Si stava aprendo di nuovo.
Dawn indietreggiò terrorizzata e chiuse gli occhi,
continuando a ripetere a bassa voce “ti prego, ti prego, ti prego…”. Non
avrebbe sopportato un fallimento, non ora, non dopo averci sperato così tanto.
“Buffy ti
scongiuro..devi lottare…vieni fuori da lì…torna da
me…”
Come in un flashback le stava passando
davanti agli occhi ogni singolo momento che aveva passato con la sorella, tutti
i suoi più piccoli gesti, i suoi sorrisi e..si, anche
le mille volte che l’aveva sgridata per un nonnulla.
La luminosità e il frastuono del
portale avevano attirato centinaia di persone in strada.
Eppure dopo qualche minuto tutto
cessò.
Dawn si asciugò le lacrime e aprì lentamente gli occhi,
guardando fisso davanti a sé.
Niente più luce, niente più rumore. E
soprattutto niente Buffy.
Possibile che tutto fosse finito
così?Si era solo illusa?
Probabilmente sarebbe svenuta entro
pochi secondi se una mano posatasi sulla sua caviglia non l’avesse costretta ad
abbassare gli occhi.
Il corpo di sua sorella era proprio
lì, davanti a lei.
Senza esitare Dawn
le gettò le braccia al collo e la strinse così forte che quasi la soffocò.
Buffy si sentiva incredibilmente debole, ma ricambiò
ugualmente la stretta della piccola con tutta la forza che aveva. Si staccò per
un momento dal loro abbraccio e la guardò con affetto. Non la vedeva solo da
una settimana eppure la sua sorellina le sembrava così cambiata…cresciuta in un
certo senso.
Improvvisamente Dawn
la prese per un braccio.
D: “Vieni con me, dobbiamo andare in
un posto!”
B: “Dawn aspetta.
Ma dove…”
La piccola non le rispose, si limitò
ad assumere uno strano sorrisetto compiaciuto che convinse Buffy
a seguirla…
Stringendo la mano della sorella come
se non volesse più lasciarla Dawn si precipitò al
cimitero.
Un ultimo sforzo…un ultima
prova che l’incantesimo era davvero riuscito.
Improvvisamente il volto le si
illuminò, diventando incredibilmente radioso.
Là dove solo una settimana prima
avevano pianto sulla tomba della cacciatrice ora non c’era più nulla, uno
spazio vuoto si apriva in mezzo alle altre lapidi.
Dawn corse verso quel piccolo riquadro di terreno e,
piegatasi sulle ginocchia, passò le dita tra i verdi fili d’erba ancora bagnati
dalla pioggia sottile che aveva rinfrescato la città poche ore prima.
D: “Guarda Buffy, non c’è più niente qui! Non ci posso ancora credere…ce l’abbiamo fatta!!”
B: “No Dawn, ce l’ hai fatta. E’ tutto merito tuo, piccola. Sono fiera di te.”
Buffy si chinò di nuovo ad abbracciarla.
D: “Beh…1 punto per la sorella
minore!”
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Buffy era viva, di nuovo. Era una notizia troppo bella per
tenerla nascosta.
Le ragazze si diressero subito al Magic Box, in silenzio, godendo di un’intimità propria solo
di due sorelle.
Quando la porta del negozio si aprì Buffy entrò per prima.
Erano tutti lì, tutti i suoi amici. Si
voltarono al primo cigolio dell’uscio…quasi sapessero…quasi sentissero chi
sarebbe venuto a far loro visita.
Per un lungo istante nessuno si mosse,
forse per timore di correre avanti ed abbracciare un miraggio, solo
un’allucinazione.
Ma quando Willow
fece il primo passo l’intero gruppo si precipitò su di lei, per stringerla, per
salutarla…ma senza parlare. Nessuna frase avrebbe potuto esprimere
l’incredulità, lo stupore e soprattutto la felicità di riavere inspiegabilmente
lì la loro cacciatrice.
Solo in un secondo momento i loro
sguardi si posarono su Dawn.
Piccola, grande Dawn.
Quattordicenne timida e insicura e
potente massa d’energia allo stesso tempo.
La loro amica speciale che era appena
riuscita dove loro non avevano nemmeno osato tentare.
D: “Avete visto?!
Ce l’ ho fatta! E tutto da sola!”
La voce le tremava. Stava piangendo,
anzi, forse non era mai stata così felice di piangere in tutta la sua vita.
Dopo un primo attimo di shock tutti
cominciarono a parlare con Buffy raccontandole mille
storie, quasi non si vedessero da mesi, anni interi. Tutte le piccole cose che
erano accadute in quella settimana ora avevano un’enorme importanza, perché
erano qualcosa che lei non aveva visto, che non aveva vissuto con loro. Ognuno
cercava di parlare più forte degli altri per avere la sua attenzione, fino a
riempire il negozio di un assordante chiacchiericcio.
Finché involontariamente Xander si lasciò sfuggire una
confessione che forse sarebbe dovuta rimanere segreta per qualche giorno
ancora.
Angel l’aveva detto a tutti loro, gli
aveva raccontato la scenata che Spike aveva fatto nel suo ufficio, ed ecco che ora,
per colpa di una parola di troppo, lo sapeva anche la cacciatrice.
La netta differenza tra l’alto volume
delle loro voci euforiche e quel silenzio terribilmente imbarazzante che si era
appena creato rese nervosa l’intera Scoobygang.
Non appena Giles tentò di cambiare
discorso fu subito interrotto da una Buffy decisa più
che mai a sapere ogni dettaglio dello scontro tra i due vampiri.
Improvvisamente si ricordò di una
cosa. Non disse nulla perché si vergognava ad ammetterlo persino a se stessa ma
quando Dawn le aveva detto “Coraggio, Buffy, dobbiamo dire a tutti che sei di nuovo tra noi!” una
strana molla era scattata dentro di lei: pensando a tutti i suoi amici che
avrebbero fatto salti di gioia nel riabbracciarla, Buffy
aveva immaginato anche Spike. Aveva voglia di vederlo, di dirgli che era lì,
che era tornata.
E ora il desiderio di incontrare il
vampiro si era unito a quello di conoscere la verità sul suo scontro con Angel.
Angel…ancora una volta quel nome le
aveva fatto gelare il sangue nelle vene…al solo pensiero che avrebbe potuto
perderlo per la gelosia di Spike la cacciatrice andò su tutte le furie.
Salutò in fretta il gruppo e si avviò
di malumore verso il cimitero.
***********************************
Spike camminava vacillando in su e in giù per il suo buio rifugio, la bottiglia di
liquore stretta nella sua mano. Era diventata la sua unica amica ormai. Si dice
“bere per dimenticare”…lui di certo aveva preso quel detto alla lettera…anche
se non dimenticava proprio niente.
Buffy questa volta non fece la sua solita entrata ad
effetto nella tana del vampiro, ma si limitò ad aprire lentamente la porta.
Spike non si accorse nemmeno di lei,
perso negli abissi dello stato d’ubriachezza.
La cacciatrice ne approfittò per
osservarlo..e rimase molto sorpresa da ciò che stava
accadendo di fronte i suoi occhi.
Spike stava piangendo. Pensieri
sconnessi gli uscivano dalla bocca, parole senza senso, ma tutte rivolte alla
stessa persona: la sua cacciatrice. Era così che la stava chiamando.
Ad un tratto Buffy
parlò. Non un saluto, non un gesto, solo quella fredda domanda.
B: “Perché l’ hai fatto?”
Spike non rispose, nemmeno si mosse.
La bottiglia gli scivolò dalle dita
finendo in mille pezzi sul pavimento di pietra, ma entrambi rimasero
impassibili, lasciando che un intenso odore d’alcool impregnasse la stanza….
Spike si voltò lentamente,
ritrovandosi a pochi passi dalla cacciatrice.
S: “Tu…tu non puoi
essere qui…tu sei morta! Non
pensavo di essere ubriaco a tal punto, ho addirittura le visioni!”
Fece per avvicinarsi a lei, forse per
abbracciarla, ma Buffy prontamente indietreggiò.
B: “Lascia stare i
convenevoli, Spike, e rispondi alla mia domanda. Perché hai attaccato Angel?”
No…non voleva dire quelle cose…avrebbe
voluto salutarlo, ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lei e Dawn ma le parole le uscivano dalla bocca senza che potesse
controllarle.
S: “Io non lo so
perché l’ ho fatto, ero furioso, dovevo sfogarmi e…ma che sto facendo? Io non ti devo dare nessuna spiegazione! Sei venuta a farmi la predica?”
B: “Sei un
bastardo…non ti bastava un cadavere nel gruppo? Volevi aggiungerci anche il suo?”
S: “Te l’ ho già detto, forse non è
stata una mossa molto intelligente ma tu non hai il diritto di venire qui e giudicare su due piedi. Tu non sai cosa stavo
passando.
Buffy non riusciva a fermarsi. Era come osservare il suo
lato più cattivo torturare il vampiro senza che lei potesse minimamente
intervenire.
B: “Mi fai schifo
Spike. Volevo
tu lo sapessi.”
S: “Bene, ho capito tutto, la
cacciatrice è tornata alla vecchia maniera, giusto?!
Dovevo immaginarlo, eri stata fin troppo gentile con me negli ultimi giorni.”
B: “Ti avverto, prova ancora a mettere
le mani addosso a Angel e in pochi secondi di te non rimarrà che polvere.”
S: “Vattene. -Era da molto tempo che non le si
rivolgeva così- Non ho intenzione di ascoltarti un minuto di più!”
B: “Oh, che paura! Vuoi fare a botte? Bel modo di
ricordare i vecchi tempi!”
S. “FUORI DI
QUI!!!”
Questa volta Buffy
si spaventò. Spike non aveva assunto le sue fattezze da vampiro, non l’aveva
attaccata, eppure solo gridandole in quel modo l’aveva terrorizzata.
Cercando di non fargli notare la sua
razione all’urlo che aveva appena lanciato, la cacciatrice voltò le spalle e se
ne andò.
L’impatto con l’aria fredda della
notte la fece fortunatamente tornare in sé.
Certo non era così che aveva
immaginato il loro incontro.
Aveva avuto paura, paura di potergli
rivelare quello che si era accorta di provare per lui, e così aveva indossato
la sua solita maschera di cacciatrice insolente e sfrontata.
Ormai era comunque inutile piangere
sul latte versato. Scrollando la testa come per far uscire tutti quei pensieri
che le ronzavano in mente, Buffy si avviò verso casa
sua, dove Dawn aveva attirato Angel con una scusa, in
modo da farli incontrare.
*********************************
Buffy bussò alla porta, curiosa di vedere la reazione di
Angel, e poté chiaramente sentire la sua voce e quella di Dawn
all’interno.
A: “Ma chi può essere a quest’ora…Dawn, aspetti qualcuno?”
D: “Si…è ..una
persona speciale!”
Il vampiro la guardò con aria
interrogativa e andò ugualmente ad aprire.
Per un istante rimase pietrificato.
A: “Molto speciale…”. Fu tutto quello che
riuscì a dire prima di abbracciare Buffy con tutte le
sue forze. Cominciò a piangere come un bambino. Non chiese perché era lì, o chi
l’aveva fatta tornare in vita, gli bastava averla di nuovo tra le sue braccia,
come una volta.
Buffy aveva visto poche volte Angel in quello stato ma in
fondo era felice che si fosse commosso a tal punto, significava che l’amava
ancora come il primo giorno, e forse non aveva mai smesso.
B: “Dawn mi ha detto che sei venuto ad abitare qui…grazie,
almeno lei non è rimasta sola.
Sai, è tutto merito suo se sono qui, è stata davvero grande!”
I due si voltarono a guardare la
piccola, sorridente e soddisfatta di ricevere tutti quei complimenti in un solo
giorno.
La coppia si trasferì a parlare in
camera di Buffy. Angel la prese di nuovo tra le
braccia, posandole un bacio sulle labbra che però lei interruppe subito dopo.
B: “Mi hanno detto quello che è
successo con Spike…prima o poi uno di noi due doveva pur nominare
quell’episodio.”
Il vampiro la guardò stupito.
A: “Sei venuta
qui per parlare di Spike? Non preoccuparti di lui! Che ti devo
dire…fortunatamente non ha completato il suo piano! Ormai è solo un fallito,
non fa che bere, fumare e starsene chiuso in quel buco. Ora che ci penso mi
meraviglio che abbia preso una simile iniziativa!Mi fa quasi pena… Figurati che
credeva di essersi innamorato di te!”
B: “Perché…è così
strano? Potrebbe essere vero…
Appena sentì il nome di Spike Dawn avvicinò l’orecchio alla porta della stanza per
ascoltare cosa stessero dicendo su di lui. “La discussione si fa interessante…”
pensò fra sé e sé.
Intanto all’interno della stanza i due
continuavano a parlare, alzando sempre di più il tono della voce.
A: “Andiamo…stiamo
parlando di Spike! Sai che la sua
è solo un’ossessione! Lo conosco da duecento anni e la cacciatrice è sempre
stata il suo chiodo fisso. Le altre le ha uccise, ma sa che con te non potrà
mai vincere ed è confuso…tutto qui! Crede di amarti ma si
sbaglia di grosso…”
B: “E invece qui
l’unico a sbagliarsi sei tu!
Spike è cambiato. Ha avuto più volte l’occasione di farmi fuori ma non l’ ha
fatto. Inoltre mi ha aiutato molto con Glory, ha
rischiato la sua vita per proteggere Dawn…”
A: “Già, e guarda che bel risultato,
ti sei dovuta sacrificare tu!”
B: “Non m’importa. Quello che conta è che era lì, al mio fianco, a
combattere con me. E poi Dawn gli vuole bene e…..anch’io.”
A: “Questa è bella! Ora ho sentito proprio tutto! Ma
sei impazzita?”
Angel capì che continuare a parlare
era inutile e decise di troncare lì quell’assurda discussione.
A: “Va bene, se è
così me ne torno a Los Angeles. Dawn non è più
sola, ci sei tu adesso.”
B: “Aspetta…io non volevo…”
A: “Un ultima
cosa, lasciatelo dire, morire ti ha cambiata, Buffy…e
non in meglio, credimi”
Detta da Angel quella frase ebbe
l’effetto di uno schiaffo in pieno viso per lei. C’era cattiveria in fondo alle
sue parole.
Non sapendo più cosa rispondere la
cacciatrice uscì come una furia dalla sua stanza, non facendo nemmeno caso a Dawn che era ancora accucciata accanto alla porta per
ascoltarli.
***********************************
Mentre camminava velocemente per le
strade di Sunnydale Buffy
cominciò ad essere tormentata di nuovo dai suoi pensieri. Il primo giorno che
era tornata in vita ed era già così tremendamente confusa. Stava scoprendo lati
della su personalità che non conosceva affatto!
Era riuscita persino a litigare con
Angel!
Forse però poteva ancora fare
qualcosa…ad esempio scusarsi con Spike per la scenata che gli aveva fato poco prima.
Quando arrivò al cimitero vide una
strana ombra aggirarsi tra le lapidi. Convinta che fosse un vampiro e contenta
di potersi sfogare picchiandolo un bel po’ prima di ucciderlo, Buffy gli fu subito addosso, pronta a sferrare un potente
destro.
W: “Buffy
che fai, sono io!!!”
B: “Willow,
che ci fai tu qui?”
W: “Io…ero venuta a parlare con
Spike.”
B: “Bene! A quanto pare mi devo mettere in fila! Ma perché
gli devi parlare, è forse successo qualcosa?”
W: “No, no, non è
successo niente. Veramente volevo
chiedergli scusa a nome del gruppo…”
B: “Oggi non ci capisco più niente,
sto impazzendo!! Perché dovresti
chiedergli scusa?”
W: “Vedi…non te
l’abbiamo detto solo perché pensavamo non fosse importante ma…ecco…diciamo che
non siamo stati molto gentili con lui dopo la tua morte. Lo abbiamo allontanato e…”
B: “E..?”
W: “Non gli abbiamo permesso di venire
al funerale.”
B: “Voi cosa?!
Ma perché?”
W: “Pensavamo che Angel si sarebbe
infuriato vedendolo lì, lo abbiamo fatto per lui…stava soffrendo così tanto…”
B: “E Spike non stava soffrendo??? Ma che vi è saltato in mente?”
W: “Buffy, non ti arrabbiare…è per questo che sono qui! Ci siamo resi conto di aver sbagliato! E tu invece,
perché devi parlare con lui?”
B: “Non ci crederai
ma anch’io gli devo chiedere scusa.
Prima sono entrata come una furia e senza dargli spiegazioni gli ho fatto una
bella ramanzina per il suo scontro con Angel. Vedessi che
faccia che aveva…”
W: “Non so perché ma qualcosa mi dice
che è meglio che gli parli tu…ho l’impressione che riuscirai a farti perdonare
anche da parte nostra…”
B: “Will, aspetta!”
La chiamò ancora, ma la sua amica era
già scomparsa dietro gli alberi del cimitero
“Fantastico! -pensò Buffy- già era difficile trovare le parole per scusarmi da
parte mia, ora lo devo fare anche per gli altri!”
Restò fuori ancora qualche minuto per
riflettere, finché non si decise a entrare.
Questa volta Spike non era ubriaco,
anzi, perfettamente lucido e pronto a risponderle con il suo solito sarcasmo.
S: “Salve
cacciatrice, sei venuta per il secondo round?”
B: “Mi dispiace. Prima non ero in me…”
Spike capì al volo che non era lì per
la loro consueta lotta di insulti e cambiò tono di voce.
S. “E a me dispiace
per quella faccenda con Angel, non volevo ucciderlo, non so cosa mi sia
preso…siamo pari!
B: “No, in un certo
senso, capisco perché l’ hai fatto…ho incontrato Willow
qui fuori, stava venendo a scusarsi per come ti hanno trattato. Non avevano il diritto di proibirti di venire al
funerale.”
S: “Ci ho pensato
tanto e sono giunto alla conclusione che in fondo avevano ragione ad odiarmi. E’ colpa mia se eri morta. Mi avevi chiesto di
proteggere Dawn ma io non ne sono stato capace. E tu hai dovuto…rimediare.”
B: “Ma che stai
dicendo? Non è affatto colpa tua!
Sono saltata nel portale di mia spontanea volontà, era mio dovere! E comunque
non cambia il fatto che il loro comportamento è stato intollerabile!”
S: "Non preoccuparti di loro…in
fondo non ci sono stato male più di tanto….”
B: “Ma allora…”
S: “….perché averti persa era già la
punizione più dolorosa che avessi dovuto subire.”
Buffy non rispose a quell’ultima frase.
Abbassò lo sguardo sul pavimento di
pietra, fissandolo tanto a lungo da impararne ogni piccola scalfittura a
memoria.
Quando sollevò di nuovo il volto i
suoi occhi erano gonfi di lacrime.
B: “Stringimi”
Quella parola detta a bassa voce
suonava come una richiesta d’aiuto.
Spike le si avvicinò, prendendola fra
le braccia e nascondendo il viso nei suoi bei capelli biondi.
Le prese una mano e intrecciò le dita
con le sue.
All’improvviso si staccò dal loro
abbraccio.
Qualcosa aveva attirato la sua
attenzione: l’anello Claddagh.
B: “Io non so perché è lì, quando mi
sono svegliata l’avevo già al dito…con tutto quello che è successo me ne ero
completamente dimenticata.”
S: “Forse è un segno che ti indica con
chi devi stare….”
Buffy si sfilò l’anello, che scivolò via con facilità dal
suo dito. Lo tenne stretto per un momento nella mano per poi riporlo nella
tasca della giacca.
Si avvicinò di nuovo a Spike.
B: “Decido io con chi voglio stare…”,
gli sussurrò a fior di labbra poco prima di baciarlo con tutta la dolcezza che
nascondeva dentro di sé.
Il vampiro non esitò a ricambiare il
bacio, mentre le passava una mano tra i capelli in un gesto quasi protettivo.
Buffy era cambiata, era vero.
Ma quella che era tornata era una Buffy migliore, più forte.
Una Buffy
che aveva finalmente fatto i conti con se stessa e con il suo cuore.
FINE