Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
Di Katia
PREMESSA: la fan fiction non è
ambientata in un periodo preciso, ipoteticamente si può inserire alla fine
della quinta serie. SPOILER: nessuno. DISCLAIMER: i personaggi citati sono
proprietà di Joss Whedon, della Warner Bros e della UPN e di Mediaset per
l’Italia, eccetto Kei, Lib e Gav, che son inventati da me.
Cimitero di Sunnydale. Notte. Buffy
Inaspettatamente venne messa a tappeto
da uno dei demoni. Un paio riuscirono a bloccarla a terra. Un altro si avventò
su di lei per morderla. Stava quasi per farcela quando venne polverizzato.
In pochi secondi Buffy si ritrovò
libera anche dai due che la stavano bloccando.
Si rialzò in fretta e con suo stupore
vide una ragazza che all’incirca doveva avere la sua stessa età, con capelli
lisci castano scuro, lunghi fino a metà vita e occhi di uno strano colore che
con la luce della luna non riusciva a distinguere. La cosa più incredibile era che
in una mano teneva un paletto di legno.
“E tu chi sei?” le chiese Buffy.
“Direi di rimandare le presentazioni a
più tardi.” Disse l’altra notando il gruppo di vampiri che si stava preparando
ad attaccarle.
In pochi attimi, comunque, divennero
solo un ricordo.
Buffy, mentre lottava, aveva tenuto
d’occhio l’altra ragazza e aveva notato che combatteva più che egregiamente.
“Però… non te la cavi affatto male.”
Affermò
“Grazie. Anche tu. Per rispondere alla
tua domanda di prima, mi chiamo Karol Erika Inao ma tutti mi chiamano Kei,
dalle mie iniziali.”
“Piacere. Io sono Buffy Anne Summers.”
“Lo so. Sei
“Come conosci queste cose?” chiese con
tono confuso.
“Non so se hai saputo cosa è successo
a Faith.”
“Cosa le è successo?” chiese Buffy
allarmata.
“Non ti preoccupare. È morta, ma solo
per pochi istanti. Com’è successo a te.”
“Ora sta bene?”
“Sì. Ora sta benissimo. Tranquilla.”
“Così adesso ci sono in giro tre
Cacciatrici.”
“Già, per la gioia di tutti i vampiri
e demoni.”
Si sorrisero.
“Giusto una curiosità. Da quando tu…”
“Da quando sono diventata una
Cacciatrice?”
“Sì.”
“Circa un mese.”
“Da dove vieni? Il tuo nome non mi
sembra molto americano.”
“Infatti, non sono totalmente
americana. Mia madre lo è, ma mio padre è italiano e io ho vissuto fino a ieri
in Italia.”
“Quindi, appena arrivata, sei venuta a
fare un giretto al cimitero. Se fossi stata in te, mi sarei presa un giorno di
vacanza.”
“Ammetto che l’idea mi abbia sfiorato,
ma a vedere tutti quei pacchi da sballare nella mia camera, mi è venuta voglia
di uscire a smaltire il nervosismo del trasferimento.”
Rimasero a parlare ancora per qualche
minuto al cimitero, poi, notando che non c’era nessun altro vampiro in cerca
del riposo eterno, decisero di andare al Bronze, il locale (il poiché l’unico)
di Sunnydale.
Quando arrivarono, Buffy vide i suoi
amici e li presentò a Kei.
La nuova Cacciatrice trovò tutti molti
simpatici. Forse Anya era un po’ strana, ma tutto sommato le piacevano tutti.
La cosa era alquanto reciproca.
Verso le tre e mezza, Kei iniziò a
sentire la stanchezza del viaggio e salutando i suoi nuovi amici tornò a casa.
Per arrivare a casa sua si trovò a
passare ancora per il cimitero.
Forse a causa della stanchezza non si
accorse del pericolo imminente.
Quattro vampiri la attaccarono. Era
riuscita ad impalettarne due ma iniziava a fare molta fatica a combattere.
Solo l’intervento di un ragazzo la
salvò. Finito il combattimento. I due si guardarono.
“Non ti ho mai vista da queste parti.”
Disse il ragazzo.
“Infatti, sono arrivata oggi. Mi
chiamo Kei.”
“Hai avuto un bel party di benvenuto.”
“Già. Grazie per l’aiuto. Non so se ce
l’avrei fatta altrimenti.”
“Figurati, ormai è il mio mestiere.”
“…Ora è il caso che io vada. Ci vediamo…
Ehi, ma come ti chiami?”
“Spike.” Rispose il ragazzo
sorridendo.
Kei ricambiò il sorriso.
“Allora, ci vediamo Spike.”
“A presto Kei.”
Dopodiché Kei tornò a casa.
La ragazza, conscia dell’ora tarda,
entrò cercando di fare il più piano possibile.
Inutile. Lib e Gav, le amiche con le
quali era venuta in America, si erano svegliate. O meglio, l’avevano aspettata
sveglie.
Kei arrivò in cima alle scale che
portavano alle stanze da letto. Improvvisamente sentì una voce provenire da
dietro l’angolo.
“Com’è andata la tua prima ronda in
America?”
“Mi hai spaventato Lib! Che ci fai
ancora sveglia? E poi non parlare a voce altra. Rischi di svegliare anche Gav.”
“Troppo tardi.” Disse Gav.
“Non avrai davvero pensato che saremmo
andate a dormire, vero? Ci devi raccontare tutto.” Fu il commento di Lib.
“E poi se hai fatto così tardi, vuol
dire che hai dovuto lottare contro molti demoni, giusto?” chiese Gav.
“E va bene. Avete vinto. Ma andiamo in
camera mia così mi preparo per la notte, intanto.”
Andarono quindi in camera di Kei. Lib
e Gav si sedettero sul letto mentre Kei iniziò a cambiarsi rimanendo
volutamente in silenzio.
Gav prese un cuscino e lo lanciò
addosso a Kei. “Insomma, ti vuoi decidere a parlare?”
Kei scoppiò a ridere: “O.K., O.K. Sono
andata al cimitero e combattendo contro alcuni vampiri ho conosciuto Buffy,
l’altra Cacciatrice. Abbiamo fatto amicizia e mi ha invitata ad andare in un
locale dove doveva incontrarsi con i suoi amici. Ci sono andata e me li ha presentati.
Devo dire che sono tutti molto simpatici. Poi, ho iniziato a sentire la
stanchezza e sono tornata a casa.”
“Tutto qui?” chiese Lib.
“Beh…”
“Cos’è quel beh?” indagò Gav.
“Ecco… mentre passavo dal cimitero,
tornando a casa, mi sono imbattuta in un altro gruppo di vampiri. Ero stanca e
stavano per avere la meglio. Ma…”
“Ma?” domandarono in coro le amiche.
“E’ arrivato un ragazzo.”
Gav diede una leggera gomitata a Lib:
“Oh, oh la cosa si fa interessante.”
“Come si chiama? Quanti anni ha? Di dov’è?
È figo?” chiese l’altra ragazza.
“Non gli ho fatto il terzo grado. So
solo che si chiama Spike ed è veramente molto, molto, molto, molto e se non
avete capito dico ancora molto figo.”
“Descrivilo!” Ordinò Gav.
“E' più alto di me di almeno una
decina o forse una quindicina di centimetri, ha i capelli biondi e una piccola
cicatrice sul sopracciglio sinistro. Deve essere molto forte perché è riuscito
ad aiutarmi con i vampiri.”
“Conosco quello sguardo.” Disse Lib.
“Quale sguardo?”
“Lo sguardo di una che si sta facendo
già un viaggio mentale.”
“Vi sbagliate. È solo che… non lo so.
Quando l’ho visto ho avuto una strana sensazione.”
“Che sensazione?” domandò Gav.
“Potrà sembrare assurdo, ma credo di
poterla definire come nostalgia.”
“Nostalgia? E di cosa?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
Kei posò distrattamente lo sguardo
sulla sveglia. Si erano fatte le quattro e mezza.
“Ragazze, vi voglio bene, ma ora
andate di là. Fra tre ore mi devo svegliare e so già che sarò totalmente
rincoglionita.” Disse
Lib si alzò dal letto e si diresse
alla porta con Gav. “Ha ragione tua madre.”
Kei, infilandosi sotto le coperte,
chiese: “Riguardo a cosa?”
“La notte leoni e la mattina…” iniziò
Lib.
“Coglioni!” dissero tutte e tre in
coro.
Scoppiarono a ridere, si augurarono la
buonanotte ed ognuna andò nella propria stanza a dormire.
Tre ore dopo la sveglia di Kei iniziò
a suonare.
Di malavoglia la ragazza la spense e
si mise a sedere.
“Accidenti alle notti di baldoria, il
giorno prima di un appuntamento!”
Ancora mezza addormentata si alzò e si
diresse in bagno. Sbattendo almeno una decina di volte contro gli scatoloni, i
muri e i mobili.
“Devo imparare in fretta com’è fatta
questa casa o inizierò a sembrare un camaleonte che diventa solo viola.”
Un quarto d’ora dopo era in cucina a
bere di corsa un caffè. Finito ciò corse alla porta di casa e, uscendo, urlò:
“Io esco. Ci vediamo dopo.”
Lib e Gav si affacciarono alle porte
delle loro camere.
“Ma perché deve fare tutto questo
casino?” chiese Lib.
“Non lo so e non lo voglio sapere. Io
non ho programmi per oggi e me ne torno a letto.” Rispose Gav.
“Sai che ti dico? Che seguo il tuo
esempio. Buonanotte.”
Entrambe si rimisero a letto e
ripresero a dormire.
Alle otto precise, Kei entrò nel
negozio di magia della città.
Si stupì di vedere Anya.
“Ciao Anya.”
“Kei! Che ci fai qui? Vuoi comprare
qualcosa?”
“No, grazie. Ho appuntamento qui con
il mio nuovo osservatore.”
“Qui?”
“Sì, mi è stato detto che questo
negozio è suo.”
“Veramente è mio.”
“Come?” chiese confusa Kei. “Ma…”
“Questo negozio è in comproprietà mia
e di Anya. Tu devi essere Karol Erika Inao.” Disse un uomo interrompendola.
“Sì, sono io, ma preferirei essere
chiamata Kei. Lei è Rupert Giles?”
“Precisamente. Benvenuta a Sunnydale.”
“Grazie.”
In quel momento entrò nel negozio
Buffy.
“Buongiorno a tutti.” Poi notando Kei.
“Ciao Kei. Non pensavo di incontrarti qui.”
“Ciao Buffy.”
“Vi conoscete già?” chiese Giles.
“Ci siamo conosciute ieri al
cimitero.” Rispose Buffy.
“Allora è tutto più semplice. Giusto
per la cronaca. Ho ricevuto notizie dal consiglio riguardo all’arrivo di una
nuova Cacciatrice e mi è stato affidato l’incarico di occuparmene.”
Buffy, tra l’offeso e il preoccupato,
domandò: “E di me chi si occuperà?”
“Sempre io. Sarò l’osservatore di entrambe.”
Buffy, allora, speranzosa provò a
dire: “Immagino che per oggi, viste le circostanze, l’allenamento salterà.”
“Non credo. Anzi. Sarà un buon modo
per verificare le capacità di Kei.”
La nuova Cacciatrice fu portata nella palestra
sul retro dove iniziò il suo nuovo allenamento. Si scontrò con Buffy e, dopo
circa un paio d'ore, le due ragazze dovettero ammettere la bravura della
propria contendente.
“Non mi divertivo così tanto a
combattere da un bel po’ di tempo.” Disse Kei.
“Già anch’io. Con gli altri sono
sempre costretta a trattenere la mia forza. Ora invece ho potuto battermi più
liberamente.”
Verso l’ora di pranzo.
“Si è fatto tardi per me. Devo tornare
a casa.” Disse Kei.
“I tuoi genitori si arrabbiano se fai
tardi?” s’informò Buffy.
“Non i miei genitori. Le mie amiche.
Sono venuta in America con loro.”
“Che ne dici, allora, di farle venire
qua e pranzare tutti insieme? Prometto che eviteremo di parlare di demoni.”
“Non sarebbe, in ogni caso, un
problema. Loro sanno tutto di me e un paio di volte mi hanno anche aiutato.”
“Motivo in più per farle venire.”
Disse Buffy sorridendo.
Anche Kei sorrise e chiamò con il
cellulare le sue amiche.
Dopo circa un quarto d’ora Lib e Gav
arrivarono al negozio di magia. Nel frattempo erano arrivate anche Tara,
Willow, Xander e Dawn che fu presentata a Kei.
“Ragazzi, vi presento Lib e Gav. Le
mie migliori amiche.” Disse Kei.
A turno gli altri si presentarono.
Si sedettero intorno al tavolo del
negozio e ordinarono da mangiare al ristorante cinese.
Tutti insieme si trovarono bene.
Parlarono di scuola, lavoro, demoni e altro.
Mentre parlavano saltò fuori il fatto
che Tara e Willow fossero streghe.
“Anche voi?” domandò Lib.
“Perché? Anche tu lo sei?” chiese a
sua volta Willow.
“Sì. Ma anche Kei lo è.”
“Davvero? Una Cacciatrice che è anche
strega?” disse stupito Xander.
“Già. L’ho ereditato da mia madre.”
Tara, interessata, s’informò. “Anche
tua madre lo è?”
“Sì. E non solo lei. Anche sua madre,
e la madre di sua madre e così via. Insomma è una cosa che eredita una delle
figlie femmine della mia famiglia per ogni generazione.”
“In che senso: una delle figlie
femmine?” chiese Dawn.
“Per quanti figli una donna della mia
famiglia faccia, soltanto una tra le figlie femmine eredita i poteri. Infatti
mia sorella non li ha.”
“Quindi immagino che tu sia la
primogenita.” Disse Giles.
“No. Sono la secondogenita. Mia madre
è l’ottava d’otto figli. Mia nonna la quinta d’undici. Nella mia famiglia si
dice che è il potere stesso a scegliere la persona che lo erediterà.”
“E se una donna con i poteri non
facesse figli? Il potere sparirebbe?” domandò Willow.
“Non si è mai verificato un caso del
genere. Nella mia famiglia, per le donne con i poteri, c’è, in pratica
l’obbligo di fare figli finché non nasce un bambino che li abbia.”
“Ma fintanto che i bambini sono
piccoli, come fanno a sapere se li hanno?” fu la domanda di Giles.
“Dagli occhi.”
“Dagli occhi?” chiese stupita Buffy.
“Sì. Se guardate i miei, noterete che
non hanno un colore molto comune.”
Tutti le fissarono gli occhi.
“E’ vero! Hai gli occhi viola!” Esordì
Anya.
“Infatti. È così per tutte le donne
della mia famiglia che hanno ereditato i poteri.”
Rimasero a parlare ancora a lungo.
Verso le due Kei, Lib e Gav decisero di tornare a casa per finire di sistemare
gli scatoloni.
Alle otto di sera, le tre ragazze
tornarono al negozio di magia dove avevano appuntamento con gli altri.
Mentre stavano parlando e nonostante
il negozio fosse chiuso, la porta si aprì. Tutti si voltarono a vedere chi
fosse. Era Spike.
“Buonasera a tutti.” Salutò il
vampiro.
Il ragazzo notò che c’erano tre
persone in più del solito.
Kei sorridendo lo salutò. “Ciao.”
Spike, ricambiò il sorriso e il
saluto. “Ciao.”
Per alcuni istanti parvero non
accorgersi di altro. Ci pensò Gav a riportarli alla realtà.
“Tu sei Spike, vero?” gli chiese Gav.
“Sì. Tu, invece, saresti?”
“Gav.”
“E come sai chi sono?”
“Dalla descrizione che ho ricevuto da
Kei.”
“Ah sì? E come mi ha descritto?”
“Alto, biondo, cicatrice sul
sopracciglio sinistro, e figo.”
Come finì di parlare Kei le tirò una
gomitata tra le costole arrossendo.
“Mi hai fatto male!” si lamentò Gav.
“Non abbastanza. Fidati!” le rispose
Kei.
“Che significa figo?” s’interessò
Dawn.
“Significa…” iniziò Gav.
“Simpatico.” L’interruppe Kei.
“Beh, allora la cosa è reciproca.
Anche io penso che tu sia… figo.” Fu il commento di Spike.
Lib e Gav stavano facendo una fatica
immane per non scoppiare a ridere mentre Kei arrossiva ancora di più e le
fulminava con lo sguardo.
Nel frattempo Buffy si era alzata.
“Direi che è arrivata l’ora di andare a caccia.”
“Credo sia meglio.” Disse la seconda
Cacciatrice.
Tutti si alzarono ed uscirono dal
negozio.
Kei prese per un braccio Gav e
sottovoce le parlò. “Lo sai che dopo me la paghi, vero?”
“Di che ti lamenti? Ha pure detto che
sei… figo.” Rispose Gav anche lei sottovoce. Poi non ce la fece più e scoppiò a
ridere, subito seguita da Lib che aveva sentito il loro discorso.
“Tutto bene?” chiese Willow.
Kei annuì e proseguirono verso il
cimitero.
Durante il tragitto Kei e Spike si
guardarono cercando di non farsi beccare l’una dall’altro e viceversa.
Arrivati al cimitero decisero di
dividersi in tre gruppi. Il primo gruppo composto da Buffy, Dawn, Tara e
Willow. Il secondo da Kei, Lib, Gav e Giles. Infine il terzo dai rimanenti,
Spike, Xander e Anya.
Il gruppo di Kei stava girovagando da
un po’ quando notarono dei vampiri che stavano prendendo qualcosa da un
mausoleo.
Li attaccarono. Riuscirono a
polverizzarne la maggior parte, ma uno scappò con il malloppo.
“Io lo inseguo. Voi rimanete qui.”
Disse Kei.
Lo rincorse per un po’ allontanandosi
dal gruppo. Lo aveva quasi raggiunto quando da dietro un albero spuntò Spike.
Senza che il fuggitivo ebbe tempo di capire cosa gli stesse succedendo, diventò
polvere.
“Grazie per l’aiuto. E due.” Gli disse
“Figurati. E due.”
Scoppiarono a ridere.
“Il tuo seguito dove lo hai lasciato?”
gli chiese la ragazza.
“Abbiamo incontrato Buffy e le altre e
sono rimasti con loro.”
“E tu? Come mai non sei rimasto?”
“Per la verità non sopportavo più il
moccioso e la sua tipa. Così ho pensato di venire a vedere come ve la cavavate
voi. E tu? Come mai lontana dagli altri?”
“Stavo inseguendo il vampiro che hai
polverizzato.”
Rimasero in silenzio. Ad un certo
punto sbucò dal nulla un demone che lanciò contro di loro un’ascia. Spike,
istintivamente, si gettò su Kei per proteggerla. Finirono entrambi a terra. In
quel momento si sentirono le voci di Buffy e degli altri e il demone decise,
perciò, di andarsene.
Kei e Spike quasi non se n’accorsero.
Erano presi a fissarsi negli occhi.
Anche Spike, la prima volta che
l’aveva vista aveva avuto una strana sensazione di nostalgia. Ora che la
guardava negli occhi, nei suoi occhi viola, e la teneva tra le braccia dopo
quel gesto di difesa, si ricordò tutto. Ed anche Kei ricordò.
-----FLASHBACK-----
Quindici anni prima. Italia. In un
cimitero di un paesino sperduto tra la campagna della Puglia.
Una bambina stava camminando tra le
lapidi, attraversando l’intero cimitero, per vincere una prova di coraggio
fatta con i suoi amici.
Quando aveva accettato si sentiva
sicura di sé. Ma ora, a metà percorso, non lo era più tanto.
Ad un certo punto si ritrovò
accerchiata da un branco di vampiri. Era spaventata. Iniziò a correre cercando
di scappare. Presto, però, fu catturata.
Due vampiri si fecero avanti per
esaminare la preda. Uno era alto e biondo con una cicatrice sul sopracciglio
sinistro. L’altra era una femmina con lunghi capelli neri lisci e un vestito,
che pareva una camicia da notte, totalmente bianco.
La vampira iniziò ad avvicinare una
mano al viso della bimba, che stranamente non si mise a piangere. Anzi il suo
sguardo divenne duro. Lo sguardo di una persona coraggiosa pronta a lottare.
Proprio il suo sguardo attirò il
vampiro biondo. La osservò attentamente negli occhi e vide che erano di uno
strano colore viola.
La bambina prese un profondo respiro e
lo rilasciò urlando.
Quello che stupì tutti, fu che il suo
urlo scatenò una specie di piccolo tornado.
La maggior parte dei vampiri scappò
impaurita.
Il vampiro biondo ordinò ad altri due
demoni di portare via la donna al suo fianco.
La bambina ebbe la sensazione che la
vampira la guardasse con odio, mentre veniva trascinata via.
Alla fine rimasero in tre. La bambina,
il vampiro biondo ed un altro vampiro con un cappellino da baseball.
Quando il fiato della bambina si
esaurì, il piccolo tornado si calmò. Tutto tornò come prima, come se non fosse
successo nulla.
Il vampiro con il cappellino si
avventò sulla bambina. Stava quasi per raggiungerla quando il biondo si mise
tra loro. Con un braccio prese la bambina e con l’altro diede un pugno al
secondo vampiro. Questi finì contro un albero e centrò un ramo spezzato
polverizzandosi.
Il vampiro biondo osservò la bambina
che teneva in braccio. I loro visi erano alla stessa altezza.
La bambina lo osservò negli occhi e
affermò: “Tu non sei cattivo come gli altri.”
Il vampiro la rimise giù, scosso da
quelle parole e da ciò che aveva appena fatto. Lui che veniva chiamato il
sanguinario, lui che aveva ucciso due Cacciatrici, aveva appena salvato una
bambina. Frustrato per il suo gesto le diede le spalle ed iniziò ad
allontanarsi.
La voce della bambina lo richiamò.
“Come ti chiami?”
Lui si volse a guardarla. Voleva ignorarla
ma fu più forte di lui. Per un attimo si concesse di dire quel nome. “William.”
“Io mi chiamo Karol Erika. Grazie di
avermi aiutato William.”
Lui si girò alzando un braccio in
segno di saluto e se n’andò.
La notte seguente, partì per andare in
Francia.
Qualche volta gli era capitato di
ripensare a quella bambina dagli occhi viola ed ogni volta non poteva impedirsi
di pensare che avesse fatto bene a salvarla.
Dal canto suo, anche la bambina,
crescendo, continuò a pensare a quella notte. Quando, alcuni anni dopo, le
dissero che esistevano demoni e vampiri, non n’era rimasta affatto sorpresa.
Diventando Cacciatrice, in cuor suo, aveva sempre sperato di riuscire a
rivedere il suo salvatore.
-----FINE
FLASHBACK-----
“William.”
Disse Kei sussurrando.
“Karol Erika.” Fu il sussurro di
Spike.
Sentirono dei passi avvicinarsi e si
alzarono, senza smettere di fissarsi.
Pochi secondi dopo arrivarono sia il
gruppo di Buffy, con l’aggiunta di Xander e Anya, sia il gruppo di Kei.
Lib e Gav, che conoscevano troppo bene
la loro amica, notarono subito che c’era qualcosa di strano.
“Kei sei riuscita a fermare il
vampiro?” chiese Giles.
“Eh? Ah non proprio, ci ha pensato Wi…
Spike.”
“Quindi siete riusciti a recuperare
ciò che aveva preso.” Domandò l’osservatore.
“Vediamo, dovrebbe essere caduto…” si
guardò in giro. Poi lo vide. “Eccolo è lì.”
Era un’urna. Giles la prese in mano.
“Sa cos’è?” gli chiese Buffy.
“Ad occhio e croce direi che è un’urna
molto antica, probabilmente risalente al XII secolo. Gli intarsi mi sembrano
familiari, ma dovrei controllare sui miei libri.”
“Allora direi di tornare al negozio di
magia e controllare.”
Tutti iniziarono a camminare.
Kei e Spike si voltarono per seguire
gli altri e si ritrovarono uno di fronte all’altra a pochi centimetri di distanza.
Si guardarono negli occhi. Entrambi non sapevano cosa dire o cosa fare.
Poi Kei abbassando lo sguardo fece un
passo indietro e raggiunse gli amici.
Spike si passò una mano sul viso e
sbuffando si decise a seguirli.
Lib e Gav non avevano perso la scena.
Arrivati al negozio, le due ragazze,
con una scusa, si fecero seguire in palestra da Kei per poter parlare
tranquillamente.
“Che succede?” domandò Lib.
“A che ti riferisci?”
“Non siamo cieche. Abbiamo notato che
tu e Spike siete strani.” Disse Gav.
Kei sentiva il bisogno di parlarne con
qualcuno, così si confidò con le sue amiche.
“Ricordate ciò che vi raccontai
riguardo al mio primo incontro con i vampiri?”
“Intendi come Cacciatrice o quello di
quando avevi sette anni?” chiese Gav.
“Quello dei sette anni.”
Lib e Gav annuirono.
“Ricordate che vi dissi che uno del
gruppo dei vampiri mi salvò?”
Le due amiche annuirono ancora.
“Stasera ho scoperto che quel ragazzo,
William, è Spike.”
“Spike è un vampiro? Com’è possibile?
Voglio dire come hai fatto a non accorgertene prima?” chiese Lib.
“Sono passati quindici anni. Ero
piccola. I miei ricordi si sono affievoliti. Ma stanotte mi sono ricordata
tutto.”
“Ma sei sicura che sia lui?” indagò
Gav.
“Sì. Ne ho avuto anche la conferma. Al
vampiro che mi salvò mi presentai come Karol Erika, ma a Spike mi sono
presentata come Kei. Mentre eravamo a terra lui mi ha chiamata Karol Erika e
quella è stata la conferma definitiva.”
“Eravate a terra?”
“Un demone ci ha attaccati lanciandoci
contro un’ascia. Spike si è buttato addosso a me per proteggermi. Le vostre
voci hanno fatto scappare il demone. Noi ci siamo guardati. Vedendo il suo viso
così vicino ho ricordato distintamente quella notte. Ma non è stato solo il suo
viso è stata soprattutto la sensazione che ho avuto. L’avevo già provata solo
quella notte di quindici anni fa. E poi subito dopo che l’ho chiamato William,
lui mi ha chiamata Karol Erika. Quindi non ci sono dubbi che sia lui.”
“Cosa pensi di fare ora? Lui è un
vampiro.” Le ricordò Lib.
“Guarda che lo so.”
“Allora sai anche che devi metterci
una pietra sopra.”
“Sopra a cosa, scusa?”
“Kei, ti conosciamo fin troppo bene.
Abbiamo visto la tua faccia, prima e sappiamo che, in fondo, hai sempre
considerato William, o Spike che dir si voglia, il tuo eroe.” Disse Gav.
“E anche se non l’hai detto abbiamo
capito che sei stata felice di diventare Cacciatrice nella speranza di poterlo
incontrare ancora.” Continuò Lib.
“Ma tra voi non ci potrà mai essere
nulla.” Concluse Gav.
“Ragazze, vi state facendo un film.
Quello che m’interessa avere con lui, caso mai, è una bell’amicizia.
Nient’altro.”
“Spero per te che sia vero.” Affermò
Gav.
“Ma certo che lo è. Tranquille. Ora
torniamo di là o si preoccuperanno.”
Kei sorrise alle sue amiche e uscì
dalla stanza.
Lib e Gav si scambiarono un’occhiata
scettica e la seguirono.
Quando Giles le vide tornare, disse:
“Siete arrivate giusto in tempo. Ho trovato qualcosa. Dunque…” iniziò a
leggere. “L’urna di Gonelb. Creata da un gruppo di streghe nel XII secolo,
l’urna è stata creata per celebrare il rito di Asdif che ha il potere di
aumentare la forza di un demone. A seconda del demone che compie il rituale si
possono verificare diverse condizioni, tra cui… o Signore…”
“Che succede? Che dice il libro?”
domandò Buffy.
“Può permettere ad alcuni demoni di
annullare ogni tipo di potere impuro, compresi tutti quelli posseduti dalla
Cacciatrice.”
“Chiunque abbia cercato di rubare
l’urna credo proprio che ci riproverà. Non si lascerà scappare un’occasione
come questa. Soprattutto se è a conoscenza del rito per togliere potere alle
Cacciatrici.”
“Però, dovremmo essere al sicuro.
Voglio dire, nessuno sa che siamo stati noi ad impedire a quei vampiri di
rubarla e che ora l’abbiamo noi.” Disse Xander.
Kei e Spike si guardarono.
“Non è esatto.” Disse la ragazza.
“Che vuoi dire?” chiese Willow.
“Io e Spike, subito dopo aver
sconfitto il vampiro che scappava con l’urna, siamo stati attaccati da un
demone.”
“Ma voi siete riusciti a sconfiggerlo,
vero?” chiese preoccupata Anya.
“No. È scappato prima che potessimo
reagire.”
“Un demone che scappa?” si stupì Dawn.
“Non appena ha sentito le vostri voci
che si avvicinavano si è dileguato.” Le spiegò il vampiro.
“Che aspetto aveva questo demone?”
s’informò Giles.
“Aveva un colorito giallo ocra, ricoperto
di squame, denti aguzzi e lunghi artigli…” rispose
“Sulla testa aveva una cresta tipo
quella dei galli di colore viola e poi aveva tre code.” Continuò Spike.
“Tre code?” domandò Anya, credendo di
aver capito male.
“Se preferisci una coda che si
divideva in tre.”
“Ah e usava un’ascia. Ora che ci
penso, se non è tornato indietro a prenderla deve essere ancora al cimitero.”
Aggiunse Kei.
“Ti riferisci a questa?” chiese Buffy
mostrando un’ascia. “Pensavo che fosse uno degli oggetti di Giles e l’ho
presa.”
“Sì, è quella.”
Giles prese l’ascia e l’osservò
attentamente. Prese in mano un libro e sfogliò alcune pagine.
“Quest’ascia viene usata dai demoni
Berlbolk.” Disse infine.
“Berlbolk? Sembra uno scioglilingua.”
Disse Buffy sorridendo.
Giles riprese il libro che parlava
dell’urna cercando il nome di quel demone. “Non ci riderei sopra. È uno dei
demoni più potenti. Uno di quelli che potrebbero rubare i poteri della
Cacciatrice.”
“Il che significa guai.” Affermò Kei.
“Che si fa ora?” domandò Xander.
Fu l’osservatore a rispondere. “E’
quasi l’alba e a quanto pare questo demone utilizza come sottoposti i vampiri.
Quindi credo che per il momento siamo al sicuro. Per ogni evenienza è meglio nascondere
l’urna e creare una barriera di protezione. Willow, Tara?”
“Ci pensiamo noi.”
Willow prese l’urna e la mise in un
baule. Tara le si mise vicino.
“Se volete, io e Lib possiamo darvi
una mano. Il potere di quattro streghe è più forte di quello di due.” Offrì
Kei.
Tara e Willow accettarono.
Le quattro streghe si misero intorno
al baule e si presero per mano.
Fu Willow a pronunciare l’incantesimo
mentre le altre tre le infondevano energia.
Intorno al baule si formò come una
bolla verde.
“Ecco fatto.”
“Rimarrà così visibile? Un cartello
con scritto: ‘ Qui c’è qualcosa di molto importante ’ avrebbe fatto meno
effetto.” Chiese Xander.
“Tranquillo, rimarrà così per poco.
Vedi. Sta già iniziando a diventare trasparente. Certo che è molto più potente
di quanto avessimo mai potuto fare io e Tara da sole. Avete un gran potere.”
Gli spiegò Tara.
Ora mancava veramente poco all’alba.
“E’ il caso che torni nella mia cripta
se non voglio finire arrosto.” Disse il vampiro.
“Nella tua cripta? Significa che vivi
al cimitero?” chiese Kei.
“Sì.”
“Non mi sembra un posto molto sicuro.”
“So badare a me stesso.”
“Sì, ma tieni conto che il demone ha
visto te e me. Se è così potente non ci metterà molto a trovarti.”
“Quindi anche tu sei in pericolo.”
“Lo so, ma essendo, oltre ad una
Cacciatrice, anche una strega e vivendo con un’altra strega e una ragazza
capace di usare la telecinesi, direi che sono un po’ più al sicuro di te. Se
scoprono che sei un vampiro, il primo posto dove verranno a cercarti è il
cimitero.”
“Telecinesi?” chiese esaltata Dawn.
“Già. So muovere gli oggetti con il
pensiero.” Spiegò Gav.
“Fantastico!” esclamò Dawn.
“Comunque sia, Kei non ha tutti i
torti.” Dichiarò Giles.
“E cosa dovrei fare secondo voi?”
chiese dubbioso Spike.
Kei guardò Lib e Gav.
“Solo finché questa storia non sarà
finita.” Fu il commento di Lib.
“E a patto che lavi i piatti per un
mese.” Continuò Gav.
“Ma che amica sei, Gav?” chiese Kei.
“Una che pensa ai suoi interessi.
Prendere o lasciare.”
“Prendo. Spike puoi venire a stare da
noi.”
“Non c’è bisogno che…” iniziò il
vampiro.
“Non fare il ritroso. Ho dovuto
accettare di lavare i piatti per un mese, quindi vedi di non farmi arrabbiare o
li faccio lavare a te.”
“O.K. non ti scaldare.”
“Devi passare da te a prendere
qualcosa?”
“Se devo rimanere da voi per qualche
giorno, avrò bisogno di qualche vestito.”
“Allora noi passiamo da te a prenderti
il cambio. Voi due venite con noi, tornate a casa da sole o rimanete qui?”
“Torniamo da sole.” Rispose Lib.
“Non approfittarne.” Le disse
sottovoce Gav.
“Simpatica.” Le rispose Kei con lo
stesso volume.
“Lo so.” Concluse Gav.
Il vampiro e
Percorsero tutto il tragitto fino alla
cripta di Spike in assoluto silenzio.
Spike raccolse qualche vestito e li
mise in un borsone, dopodiché uscirono e Kei fece strada fino a casa sua.
“Da quanto tempo sei vampiro?” chiese
di punto in bianco la ragazza.
“128 anni.”
“Però, te li porti bene.” Disse
sorridendo.
Anche Spike sorrise.
“Perché quando ti chiesi il nome mi
dicesti William?”
“Perché è il mio vero nome. Era più di
un secolo che non lo usavo, ma quella sera ho pensato che fosse giusto che tu
mi conoscessi come William.”
“Perché?”
“Perché Spike è un mostro. William,
invece, era umano. Fragile e debole, ma pur sempre umano.”
“Come ragionamento è una cavolata.”
“Cosa?”
“Ma sì. Scusa… tu dici che Spike è un
mostro. Da quello che mi hai detto, credo di non sbagliare dicendo che usi il
nome Spike da quando sei vampiro, giusto?”
Il ragazzo annuì.
“Però, tu quindici anni fa, mentre eri
vampiro, dato che non si può smettere di esserlo, mi hai salvata. In più dubito
fortemente che mentre eri William tu sia stato un santo. Penso che almeno una
volta nella tua vita tu ti sia comportato male.”
“Sì, ma…”
“Non c’è nessun ma. Spike e William
sono la stessa persona. Tu. E come ogni persona hai fatto le tue azioni buone e
le tue azioni cattive. In ogni caso, è per quello che hai fatto e che sei
stato, sia come William sia come Spike, che ora sei come sei. E per quel poco
che ti conosco e che può valere, io credo che tu vada bene così.”
Gli sorrise.
Spike, per qualche motivo che non
capiva, o che non voleva capire, si sentì come sollevato da un peso e sorrise
anche lui.
“Grazie.”
“Non ringraziarmi. Ho solo detto
quello che penso. Vivendo insieme inizierai a non sopportare più che io lo
faccia.”
“Io credo che non potrei stancarmene.”
Si guardarono negli occhi un istante,
poi presi dall’imbarazzo, tornarono a volgere lo sguardo davanti a loro.
Nel frattempo erano arrivati.
“Eccoci qui.” Aprì la porta, entrò e
si volse verso Spike. “Entra pure, Spike.”
“Grazie.”
Kei e Spike si diedero da fare a
chiudere tutte le tende in modo che i raggi del sole non potessero filtrare.
“Carina, la casa.” Disse Spike.
“Già. Piace molto anche a noi.”
In quel momento arrivarono Lib e Gav.
“Ciao ragazzi.” Disse Lib.
“Ciao.” Risposero in coro Kei e Spike.
“Buonanotte ragazzi.” Disse Lib.
Kei e Spike risero.
“E’ sempre la solita. Comunque vado a
dormire un paio d’ore anch’io. Non fate baccano.” Fu il commento di Gav.
“Ehi, ma quelle due se ne sono andate
a dormire!” disse la ragazza.
“Se hai sonno, vai pure. Rimango io a
fare la guardia.”
“Non è per quello. Dovevano aiutarmi a
fare un incantesimo di protezione. Invece, mi tocca farlo da sola.”
“Se posso ti do una mano.”
“Grazie, ma posso farlo da sola. Più
che altro volevo che Lib lo facesse con me per fare una barriera più potente.
Ma va bene anche così. Al massimo le chiederò dopo di potenziarla con i suoi
poteri.”
Kei prese gli oggetti necessari al
rito, ovvero una candela, una foto della casa fatta con una polaroid, un
cristallo e un vassoio di metallo.
Si mise al centro del salotto, seduta
per terra con, di fronte a sé, il vassoio.
Dentro vi posò il cristallo e, appoggiata
sopra di esso, mise la foto.
Prese la candela e…
“Che testa! Mi sono dimenticata i
fiammiferi.”
“Tieni. Usa il mio accendino.”
Kei lo prese, accese la candela e
glielo ridiede. Iniziò a recitare il suo incantesimo.
Si alzò una leggera brezza sia intorno
a lei, sia intorno a Spike. Mentre ripeteva la formula, avvicinò la candela
alla fotografia dandole fuoco. Ripeté per la terza volta la formula e le ceneri
della fotografia scomparirono. In compenso il cristallo, che prima era bianco,
ora era diventato verde. Finita la formula la brezza cessò.
“Ecco fatto.”
“Tutto qui?” chiese il vampiro.
“Sì. Se il cristallo dovesse cambiare
colore e diventare giallo vorrebbe dire che la casa è in pericolo. Se
diventasse rosso, invece, significherebbe che qualche demone è entrato nella
barriera.”
“Significa che se io uscissi di casa e
rientrassi. Il tuo cristallo diventerebbe rosso? Dovrò avvertire allora o
rischio di finire impalettato.” Costatò preoccupato.
“Tranquillo, tu al momento
dell’incantesimo eri dentro casa e sei stato avvolto da quella sorta di
venticello. Ciò significa che l’incantesimo ti riconosce come abitante di
questa casa.” Spiegò Kei.
“Sono più tranquillo.”
I due ragazzi si sedettero sul divano
a chiacchierare, ignari del fatto che al piano di sopra anche Lib aveva
compiuto il rito di protezione.
Un paio d’ore dopo Gav si svegliò e
scese al piano di sotto.
In fondo alle scale vide Lib.
“Che succede?” le chiese.
Lib le fece cenno di abbassare la voce
e le indicò il divano. Gav guardò nella direzione suggeritale.
Sul divano c’erano Kei e Spike
addormentati. Erano entrambi seduti. Kei aveva posato la testa sulla spalla di
Spike e una mano sul suo petto, mentre lui aveva il suo braccio intorno alle
spalle della Cacciatrice e la testa appoggiata su quella della ragazza.
Lib e Gav si diressero in cucina.
“Non so se abbiamo fatto bene ad
accettare che lui stesse qui.” Disse Lib.
“Non potevamo fare altro. La conosci
Kei. Quando si mette in testa una cosa, non c’è modo di farle cambiare idea.”
“Lo so. Stanotte ho avuto un
presentimento. Sono preoccupata.”
“Anch’io. Ma non possiamo farci
prendere dal panico ogni volta.”
“Ti assicuro che non lo faccio
apposta. È più forte di me. Ho sentito troppe volte quella storia dalla nonna e
dalla madre di Kei per far finta di niente.”
“Appunto. Era una storia. Non vuol
dire che succeda veramente.”
“Questo non mi tranquillizza. Se
potessi leggere il futuro…”
Gav, la richiamò con un tono tra
l’arrabbiato e il preoccupato. “Lib…”
“Tranquilla. Non lo farei mai. So di
non essere abbastanza potente per controllare un incantesimo del genere.”
“Non è un fatto di controllo o di
potenza. È un fatto di etica. Non puoi usare la magia per farti i fatti degli
altri. E nemmeno per modificare gli eventi.”
“Lo so. Ma rispondi sinceramente: tu
non hai mai pensato a trovare un modo che impedisse alla storia di avverarsi?
Anche se ciò dovesse modificare gli eventi o qualunque altra cosa?”
“Sì e lo sai benissimo. Ma non c’è
niente che possiamo fare.”
“E anche se ci fosse, non la fareste.”
Disse Kei spaventandole, visto che le altre due non si erano accorte della sua
presenza.
“Kei! Da quanto sei lì?” chiese Lib.
“Abbastanza per capire di cosa
parlate. Io non temo il mio futuro. Perciò non dovete farlo nemmeno voi.”
“Sì, ma…”
“Niente ma. Quella che raccontano mia
nonna e mia madre è solo una storia, una leggenda. Non è detto che si debba
avverare e nemmeno che sia vera. Io non intendo farmi condizionare la vita da
un’insicurezza. Perciò non voglio più sentirne parlare. Io so chi sono. E lo
sapete anche voi.”
Lib e Gav promisero che non ne
avrebbero più parlato.
Quando Kei si era alzata dal divano,
aveva svegliato Spike che, tuttavia, finse di continuare a dormire.
Senza che le tre ragazze lo
sospettassero, lui aveva sentito tutta la discussione, ed ora si stava
chiedendo di quale storia stessero parlando. Sapeva, però, che non poteva
andarglielo a chiedere. Doveva escogitare un modo per scoprirlo.
Il resto della mattinata passò
tranquillamente.
Dopo pranzo arrivarono a casa delle
tre amiche tutti gli altri eccetto Anya e Xander che erano al lavoro. Avevano
deciso di continuare le ricerche a casa loro.
Poco dopo il loro arrivo, Kei andò in
cucina a prendere qualcosa da bere e sgranocchiare, mentre Lib saliva in camera
sua, Willow andava in bagno e Tara scaricava dalla macchina dei libri.
Non si accorse che Spike l’aveva
seguita.
Stava prendendo un pacco di patatine
da un ripiano, quando la testa iniziò a girarle dolorosamente.
Spike si accorse che stava per cadere
e la raggiunse sorreggendola e adagiandola lentamente per terra.
“Che succede?” le domandò preoccupato.
Kei non rispose.
“Vado a chiamare gli altri!”
“Aspetta! Sto bene adesso. Deve essere
stato lo stress. Tranquillo.”
Spike non sembrò tanto convinto, ma
vedendo che si rialzava e che si comportava come al solito si calmò.
L’aiutò a radunare tutto e a portarlo
in salotto.
Però, per tutto il resto del
pomeriggio, senza farsi notare, continuò a tenerla d’occhio. Nonostante tutto
era preoccupato per ciò che era successo.
Quella sera non avevano ancora trovato
qualcosa che potesse essere utile contro quel demone.
Kei aveva bisogno di uscire, perciò si
offrì per fare la ronda. Buffy, però, non era dello stesso parere. Insieme agli
altri, praticamente, la costrinse a rimanere in casa mentre lei andava a
caccia.
Lib e Gav ebbero il compito di
controllare che rimanesse a casa.
Non potendo fare nient’altro, Kei
diede la buonanotte alle sue amiche e a Spike, e andò in camera sua a dormire.
O almeno fu ciò che disse.
Infatti, dieci minuti dopo, scavalcò
la finestra della sua camera e scese aggrappandosi all’albero vicino alla sua
finestra.
“Però! È comodo quest’albero!” disse
“Ce ne hai messo di tempo!” disse
Spike dietro di lei, spaventandola.
“Spike! Che ci fai qui? Dovresti
essere in casa!”
“Anche tu mi pare.”
Si guardarono alcuni istanti.
“Restiamo o andiamo?” chiese, infine
Spike.
“Muoviamoci, prima che se ne
accorgano.”
Si allontanarono silenziosamente.
Camminarono in silenzio per un po’,
girando la città senza una meta precisa. Poi decisero di andare al Bronze.
Iniziarono a ballare in mezzo alla
pista. Si divertirono moltissimo. Dopo alcune ore, decisero di tornare a casa.
Passarono per il cimitero.
Mentre camminavano, rimanendo
all’erta, notarono del movimento.
Si nascosero dietro ad un albero per
controllare.
Videro alcuni vampiri parlare. In
mezzo a loro c’era anche il demone della sera prima che parlava con qualcuno.
Mentre li osservavano, un paio di
vampiri si spostarono di lato permettendo loro di vedere con chi parlasse il
demone.
“Drusilla!” mormorò Spike.
“La malefica!” sussurrò Kei
contemporaneamente a Spike.
Si guardarono un attimo e poi
tornarono ad osservare il gruppo.
Poco dopo questo si allontanò.
Quando furono certi di essere soli,
uscirono dal loro nascondiglio e ripresero a camminare verso casa.
“Quindi si chiama Drusilla.” Disse
Kei.
“Già.”
“Mi ricordo anche di lei. Era con te
quella notte di quindici anni fa.”
“Sì.”
“Tu mi sembravi molto preoccupato per
lei quando ho creato il vortice d’aria.”
“Già.”
Kei stava iniziando ad innervosirsi.
“La pianti di rispondermi a monosillabi?”
“Come? Ah, scusa.”
“Che succede, Spike? Mi sembra che il
tuo umore sia drasticamente peggiorato da quando li abbiamo visti. O meglio da
quando hai visto lei.”
“E’ una mia ex.”
“Ah. Come mai è finita?”
“Ha preferito un altro.”
“Ne eri innamorato?”
“Sì.”
“Lo sei ancora?”
“Non lo so. Certo rivederla mi ha
fatto un certo effetto.”
“Figurati a me. Mi sono sempre
augurata di non ritrovarmi la malefica più davanti.”
“Perché la chiami malefica?”
“Ti ricordo che, quella bella
personcina della tua ex, ha tentato di assaggiarmi.”
“Se è per quello, anch’io.”
“Sì, ma tu alla fine mi hai aiutata.
Lei invece… Nei suoi occhi c’era solo cattiveria e odio. Nemmeno un briciolo di
cuore. Il ghiaccio era più caldo. Ho intuito le sue intenzioni e non mi sono
piaciute. Per quello invece di tentare di scappare ancora, usai il mio potere.
Volevo farla smettere di guardarmi così.”
“I suoi occhi sono così perché il suo
sire l’ha resa pazza e visionaria.”
“Visionaria?”
“Ogni tanto gli capita di avere
visioni sul passato e sul futuro.”
“Comunque, non era pazzia la sua.”
“Come puoi esserne sicura? Non la
conosci nemmeno.”
“Non so come spiegartelo. È una
sensazione molto forte la mia. Era proprio come se ce l’avesse con me. Non in
quanto possibile preda o per il fatto che io fossi umana e i vampiri si cibano
di umani. Era proprio come se ce l’avesse con me, Karol Erika Inao, solo per il
fatto di essere Karol Erika Inao.”
“Secondo me esageri.”
“Forse.”
“Quello che mi preoccupa adesso,
comunque, è il fatto che il demone Berlbolk e Drusilla si siano associati.
Stando a ciò che ha detto Giles, quel demone è potente. Se ha dalla sua Drusilla,
lo è ancora di più.”
“Magnifico. Non bastava un demone
arrabbiato. Ci voleva anche Madame Maléfique. Quel che è peggio, è che non mi
sento tranquilla. Ho una brutta sensazione.”
Intanto arrivarono a casa. Kei
tranquillamente aprì la porta principale ed insieme a Spike entrò.
Come richiusero la porta furono
aggrediti verbalmente da Gav e Lib.
“Si può sapere dove eravate finiti?”
chiese Gav arrabbiata.
“Ci avete fatto preoccupare.” Rincarò
la dose Lib.
“Scusate. Non volevamo. Avevamo bisogno
di uscire un po’ a prendere aria.” Disse Kei.
Detto questo Kei salì al piano di
sopra e si chiuse nella sua stanza. Dal canto suo Spike si buttò sul divano.
Lib e Gav si guardarono e decisero,
per il momento, di non fare domande. Gli altri due sembravano piuttosto
alterati.
Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio,
si recarono tutti al negozio di magia. Compreso Spike, al riparo dal sole da
una coperta.
“Avete scoperto qualcosa durante la
ronda di ieri sera?” chiese Giles.
“Nulla. Nessun vampiro che volesse
collaborare.” Disse Buffy.
“Anche al bar di Willy non c’era
nessuno di sospetto.” Aggiunse Willow.
“E voi due? Avete scoperto qualcosa
nella vostra uscita?” chiese Lib. Nella sua voce si sentiva ancora un pizzico
di rabbia.
“Ma non dovevate rimanere a casa?”
domandò Anya.
“Dovevamo. Ma rimanere con le mani in
mano non fa per me. Comunque sì. Abbiamo trovato qualcosa. O meglio qualcuno.
Abbiamo visto il demone Berlbolk parlare con un gruppo di vampiri. Una di loro
è una mia vecchia conoscenza.” Rispose Kei.
“E’ anche una loro vecchia conoscenza.
Si tratta di Drusilla.” Spiegò Spike.
“Drusilla è tornata?” chiese Buffy
allarmata.
“Già.” Rispose Spike.
“E stava parlando con il demone
Berlbolk?” indagò Giles.
“Sì.” Disse Spike.
“Ecco che riparte con i monosillabi.”
Sussurrò Kei.
Spike, che l’aveva sentita, la fulminò
con lo sguardo. Kei lo sostenne tranquilla.
“Se c’è anche Drusilla, direi di
iniziare a preoccuparci.” Disse Xander.
In quel momento entrò qualcuno in
negozio. Non si trattava di un cliente, però. Era un fattorino.
“Ho qui una busta da recapitare ad un
certo Spike the Bloody.”
“Sono io.” Disse Spike sorpreso.
“Mi metta una firma qui, prego.”
Spike eseguì e prese la busta. Il
fattorino se ne andò.
“Sono curioso di sapere chi mi
scrive.” Commentò il vampiro.
Spike aprì la busta, estrasse il
foglio e lesse il messaggio che c’era scritto.
“La calligrafia è di Drusilla. Inizio
a credere che tu avessi ragione.” Disse rivolto a Kei.
“A che riguardo?”
Spike le diede il foglio. Kei lesse a
voce alta.
“Spero vi sentiate meglio, ora che non
avete nulla da perdere.”
“Ma che significa?” chiese Tara.
“Non lo so. Ma il mio presentimento è
ancora più forte ora.” Fu il commento di Kei.
“Ehi, calmati o sverrai di nuovo.” Le
disse Spike
Stavolta fu Kei a fulminarlo con lo
sguardo. Non voleva che gli altri lo sapessero.
“Sei svenuta? Quando?” domandò Lib.
“Non sono proprio svenuta. Ieri,
mentre sono andata a prendere da bere ho avuto un capogiro. Tutto qui.”
“Che strano. Anch’io più o meno nello
stesso momento mi sono sentita male.” Disse Lib.
“Anche io ho avuto un capogiro in quel
lasso di tempo.” Intervenne Willow.
“Pure io.” Affermò Tara.
“C’è qualcosa che non mi convince.”
Disse Kei.
“Già. Tutto questo non mi piace.” Si
trovò d’accordo Willow.
“Certo che è una bella coincidenza che
tutte insieme siete state male.” Commentò Dawn.
“No… non può essere stata una
coincidenza.” Disse Kei.
“Che vuoi dire?” chiese Lib.
“Ci deve essere un nesso.Ma l’unica
cosa che abbiamo fatto tutte insieme è l’incantesimo di protezione dell’urna…”
Si guardarono un istante, poi tutti si
precipitarono ad aprire il baule in cui avevano nascosto il reperto.
Era vuoto.
“Maledizione! Ci ha fregati!” nella
voce di Kei si sentì perfettamente tutta la sua rabbia.
“Ma com’è possibile? La barriera era
così potente…” disse Tara.
“Si sta avverando.” Affermò Gav.
Kei e Lib la guardarono. Poi Lib si
girò verso Kei che scuoteva la testa.
“No. No. No. NO! Non si sta avverando
niente! Quella è solo una storia!” si impuntò Kei.
“Allora fa un incantesimo.”
“Per tua informazione, anche ieri sera
ne ho fatto uno. Ho fatto l’incantesimo di protezione per casa nostra ed è
ancora attivo.” Mostrò il cristallo verde.
“Ieri sera, quando?” si intromise Lib.
“Subito dopo che siete salite di sopra
a dormire.”
“Allora ho paura che Gav abbia
ragione.”
“Ma che stai dicendo Lib. Lo vedi
anche tu che il cristallo è perfettamente verde.”
Lib estrasse dalla tasca della sua
giacca un cristallo simile a quelle che teneva in mano Kei.
“Ieri sera, dopo essere salita, ho fatto
anch’io l’incantesimo di protezione della casa. Probabilmente l’abbiamo fatto
in contemporanea e non ce ne siamo accorte.”
Kei non voleva crederci.
“No. Vi state sbagliando.” Mormorò
Kei.
“Allora provalo. Fa un incantesimo.
Uno qualunque.” Disse Gav.
Kei la guardò con rabbia. Recitò la
formula per creare una sfera di luce, ma non successe nulla. Ne rimase
sconvolta.
Gav le si avvicinò. “Kei…”
Kei guardò la sua amica come se fosse
un’estranea. Allontanò il braccio che Gav tentò di posarle sulla spalla. Guardò
Lib, Spike, Willow, Tara e tutti gli altri.
“Mi…Mi…Mi dispiace.” Disse Kei e
subito dopo corse fuori dal negozio piangendo.
Fuori intanto si era fatto buio e
Spike senza pensarci due volte le corse dietro. Non aveva nemmeno pensato a
controllare se ci fosse luce o meno. Sapeva solo che doveva e voleva starle
vicino.
Quando arrivarono al parco Spike
riuscì a raggiungerla. Volendo l’avrebbe potuta raggiungere prima, ma l’aveva
lasciata correre un po’ per lasciarla sfogare. Quando la vide appoggiata ad un
albero le si avvicinò.
La chiamò sottovoce.
“Vattene.”
“Non lo farò.”
Le posò una mano sulla spalla e la
fece girare.
“Lasciami stare, ti prego.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Ti ho abbandonata una volta. Non
chiedermi di farlo ancora.”
Kei lo guardò negli occhi. Il suo
sguardo dolce le impedì di trattenere le lacrime. Si lasciò abbracciare e si
sfogò contro il suo petto.
Quando la sentì più calma le parlò.
“Non arrabbiarti, ma ho sentito il
discorso che hai fatto stamattina, con le tue amiche, riguardo una storia che
raccontano tua nonna e tua madre. È la stessa a cui vi riferivate anche prima,
vero?”
“Sì.”
“Vuoi raccontarmela?”
“Dice che ogni tredicesima generazione
di potere, esso rischia di scomparire. Io sono una delle tredicesime generazioni
che possiedono il potere.”
Spike, con tono pratico, disse:
“Dovrai abituarti ad essere solo una Cacciatrice.”
“Non ho finito.”
“Scusa. Continua.”
“Senza poteri la tredicesima
generazione, sì, insomma, io, diventerò vulnerabile.”
“Ma sei pur sempre una Cacciatrice.”
“Non centra. Sarò vulnerabile ad un
certo rito.”
“Che rito?”
“Un rito che può permettere a chi lo
compie di impossessarsi dei poteri della mia famiglia. Di tutti i poteri. Se
qualcuno dovesse fare quel rito e io non riuscissi ad impedirlo, non solo i
miei poteri, ma anche quelli di mia madre, di mia nonna, delle mie antenate, si
concentrerebbero tra le mani di chi ha compiuto il rito. E i nostri poteri,
tutti insieme, hanno la capacità di distruggere il mondo.”
“Ma ci sarà una soluzione!”
Kei scosse la testa.
“Io, qualunque cosa succeda, ti
proteggerò. Lo giuro.”
Lei gli sorrise tra le lacrime.
Spike non riuscì a resistere. Avvicinò
le sue labbra a quelle di lei in un dolce bacio che divenne sempre più
appassionato.
Nel frattempo, in negozio, anche Lib e
Gav avevano spiegato agli altri dell’esistenza di quella leggenda nella
famiglia di Kei.
Kei e Spike furono bruscamente
riportati alla realtà. Furono attaccati da un gruppetto di vampiri.
In pochi secondi li polverizzarono.
Quando si ritrovarono una di fronte all’altro si sentirono in un profondo
imbarazzo.
Decisero di tornare al negozio di
magia per evitare di dover parlare.
Mentre stavano per entrare, però, Kei
lo fermò.
“Grazie. Per tutto. Anche per il bacio
ne avevo bisogno.”
Senza dargli il tempo per rispondere
si alzò sulle punte dei piedi, gli diede un altro bacio a fior di labbra e
subito dopo entrò nel negozio lasciandolo per alcuni istanti interdetto. Quando
si riprese entrò anche lui.
Non appena Gav vide Kei le andò
incontro abbracciandola. “Kei scusami, io…”
“Non scusarti. Sono io che devo farlo.
Mi dispiace, per essere scappata così. Ma ho avuto paura. Però, ora sto bene.
Mi sono ripresa. Anche se non potrò più essere una strega, sarò comunque una
Cacciatrice. E posso assicurarti che non permetterò a nessuno di levarmi anche
questo.”
“E noi ti aiuteremo.” Affermò Lib.
“Lo so.” Le disse Kei sorridendo.
Poco dopo tutti stavano cercando
qualche indizio tra i libri di Giles, per contrastare il demone Berlbolk o
comunque per impedire il rito, ad eccezione di Buffy e Willow che erano uscite
di ronda.
Ad un certo punto Tara, avvertì gli
altri di aver trovato qualcosa.
Tutti si misero all’ascolto. Tara
iniziò a leggere.
“Nel XII secolo, un gruppo di streghe seguaci
di Gonelb, per vendicarsi della Cacciatrice, crearono un rituale per toglierle
ogni suo potere. Grazie al rito, denominato Asdif (dal nome del capo delle
streghe) e celebrato per mezzo dell’urna di Gonelb, dei demoni molto potenti
possono far sprigionare i poteri racchiusi nell’urna. Il testo da recitare è
andato perduto durante la caccia alle streghe, ma alcuni punti del rituale
rimangono chiari. Esso può essere celebrato soltanto in un punto medianico tra
forze negative e positive, quando la costellazione dell’Ariete è perfettamente
allineata… Non dice altro.”
“Sbaglio o il prossimo allineamento è
tra due notti?” calcolò Lib.
“Sì, è esatto.” Convenne Giles.
“Quindi ora sappiamo quando avverrà il
rituale. Ci manca di scoprire dove.” Disse Spike.
“Dice un luogo medianico tra forze
negative e positive. Esiste qui vicino un posto del genere?” si informò Kei.
“E’ difficile dirlo. Qui siamo sulla
bocca dell’inferno non ci sono molti luoghi ad energia positiva.” Rispose
Giles.
“C’è una cartina della città?” domandò
Kei.
Anya andò a prenderla dietro il
bancone e gliela porse.
Kei prese una penna. “Indicatemi tutti
posti in cui sono avvenute le varie apocalissi.”
Lo fecero, anche se non ne capivano il
senso. Alla fine fu Dawn a chiedere a cosa le servisse.
“Una volta mia madre, mi ha detto che
un punto medianico tra due energie può non essere un punto fisso. Può
spostarsi. Perché può dipendere dall’attività di una sola delle due energie
cercate. In parole povere, segnando sulla cartina i punti dove sono state affrontate
le apocalissi, che non hanno assolutamente nessuna concentrazione di energia
positiva, ma hanno unicamente quella negativa, e calcolando il punto esatto al
centro di queste concentrazioni di energia, si può trovare un punto medianico.
Certo non è molto sicuro come calcolo, ma da qualche parte dovremo cominciare.”
Calcolarono il punto. Il risultato fu
una zona della periferia nord di Sunnydale.
“Purtroppo non riesco ad essere più
precisa di così.” Concluse Kei.
Continuarono a cercare altri indizi.
Un paio d’ore dopo, Buffy e Willow
tornarono al negozio.
“Novità?” domandò Buffy.
“Sì, abbiamo una teoria. Il rituale
sarà, presumibilmente, compiuto tra due notti. E forse sappiamo anche dove.”
Rispose l’osservatore.
“Cioè?” chiese Willow.
“Dovrebbe essere alla periferia nord
di Sunnydale.”
“Direi di controllare subito.” Disse
Buffy.
Formarono così due gruppi. Il primo
formato da Buffy, Willow, Xander, Anya e Giles, e il secondo formato da Kei,
Lib, Gav, Tara, Spike e Dawn. Il primo gruppo doveva occuparsi di trovare
qualche indizio sul punto esatto per la celebrazione, mentre il secondo doveva
continuare le ricerche.
“Va sempre a finire così! Il lavoro
più interessante lo fanno loro!” Dawn mise il broncio.
Tara e Lib cercarono di calmarla.
A metà giornata non c’erano stati
sviluppi in nessuno dei due gruppi. Il gruppo di Buffy decise, però, di
interrompere momentaneamente le ricerche per tornare ognuno a casa propria per
riposarsi.
Anche i ragazzi del gruppo di ricerca
erano stanchi e chi prima, chi dopo, si addormentarono. Fortunatamente quel
giorno il negozio doveva rimase chiuso.
Arrivò poi la notte. Tutti erano
nervosi. La notte seguente si sarebbe celebrato il rito di Asdif e loro
brancolavano ancora nel buio.
Quella notte Kei e Spike rimasero a
casa di Kei da soli.
Questo creò tra loro un certo
imbarazzo. Decisero, perciò, di uscire a fare due passi, nonostante i loro
amici si fossero fatti promettere che sarebbero rimasti a casa.
Ma come ormai sembrava essere diventata
un’abitudine, vennero attaccati da alcuni vampiri. Questi erano molto
agguerriti. Uno di loro brandiva una spada. Spike, per proteggere, Kei si
ritrovò a bloccare la lama con le mani. Kei approfittò di quella situazione per
polverizzare il demone. In poco tempo ritornò la calma.
Spike, però, perdeva sangue da
entrambe le mani. Tornarono velocemente a casa. Andarono al piano superiore.
Kei lo fece sedere sul suo letto mentre lei prendeva la cassetta del pronto
soccorso.
Gli si sedette di fianco.
Iniziò a disinfettargli la mano
sinistra e dopo gliela fasciò.
Mentre stava tagliando la garza, si
ferì anche lei alla mano sinistra.
Spike, preoccupato che lei si fosse
fatta male, le prese la mano tra le sue e controllò che non fosse grave.
Tranquillizzato, alzò lo sguardo su di lei con l’intenzione di dirle che non
era nulla di grave.
Vedere però il suo viso così vicino al
proprio, gli fece scordare tutto.
Le accarezzò delicatamente il viso,
poi non riuscendo a trattenersi la baciò.
Come la volta precedente, si
scordarono di tutto il resto. Le mani ferite. Il pericolo imminente. Non c’era
spazio per altro che non fossero loro.
Spike fece sdraiare Kei sulla schiena
e le si mise al fianco. Le prese la mano sinistra, l’intrecciò alla sua destra
e la guardò negli occhi. Kei capì la sua muta domanda.
“Lo voglio.” Gli disse in un sussurro.
“Anch’io lo voglio.” Mormorò Spike.
Ripresero a baciarsi sempre con più
passione. E si amarono.
Un’oretta dopo, Kei stava riprendendo
fiato tra le braccia di Spike.
Si spostò una ciocca ribelle di
capelli e notò che la sua mano, che avrebbe dovuto essere ferita, in realtà non
lo era. Lo fece notare anche a Spike.
“Come può essere?” domandò il vampiro.
Nel frattempo prese la mano di Kei tra
le sue ed in quel momento Kei notò qualcos’altro.
“Spike?” lo chiamò con un tono tra lo
stupito e il confuso.
“Sì?”
“Anche la tua ferita è scomparsa.”
Il vampiro si guardò la mano. Colto da
un dubbio si tolse la fasciatura all’altra mano. Entrambe le ferite erano
guarite perfettamente.
“Ma che sta succedendo?” chiese il
vampiro.
“Possibile che il fatto che noi due
abbiamo fatto l’amore, abbia contribuito a guarirci?”
“Non lo so, ma sembrerebbe la
spiegazione più logica.
Attraverso la finestra aperta,
sentirono un paio di auto parcheggiare e le voci dei loro amici.
Si guardarono allarmati. Velocemente
si rivestirono.
Quando poco dopo, Lib andò in camera
di Kei, li trovò perfettamente vestiti.
“Che fate?” chiese Lib.
“Parliamo. Ci sono novità?” disse Kei.
“Noi non ne abbiamo. E voi?”
I due ragazzi si guardarono, poi
entrambi risposero in coro. “Nessuna.”
Lib non parve troppo convinta, ma
lasciò correre e seguita da Kei e Spike tornò al piano di sotto dove li
attendevano i loro amici.
Tutti stavano cercando di trovare una
soluzione contro il rito.
“Proviamo a ricapitolare tutto. Ci
dobbiamo essere persi qualche indizio importante.” Disse Giles.
“Allora… Il demone Berlbolk, con
l’aiuto di Drusilla, si è impossessato dell’urna di Gonelb per poter celebrare
il rito di Asdif…” iniziò Willow.
“Il rito di Asdif consiste nello
sfruttare i poteri dell’urna per permettere al demone Berlbolk di annullare i
poteri della Cacciatrice…” continuò Tara.
“Il rito si può celebrare soltanto
quando la costellazione dell’Ariete è in perfetto allineamento…” proseguì
Xander.
“L’allineamento avviene circa ogni 390
anni. Il prossimo inizierà questa notte a mezzanotte e…” andò avanti Gav, ma
Kei la interruppe.
“Cosa hai detto?”
“Che il prossimo allineamento è questa
notte.”
“No. Prima. Ogni quanto avviene
l’allineamento?”
“Più o meno ogni 390 anni. Perché?”
Kei non rispose. Si alzò e si diresse
verso la libreria, ma non trovò ciò che cercava.
“Lib, Gav, vi ricordate dove sono
stati messi i diari delle mie bisnonne?”
“Li ho messi insieme ai libri di
magia.” Le rispose Lib.
Kei andò davanti al mobiletto della
televisione e aprì le antine. Dentro c’erano una moltitudine di libri. Cercò
tra questi per alcuni istanti e poi ne prese cinque. Ognuno sulla copertina
riportava un nome di donna con tanto di periodo in cui questa era vissuta.
Iniziò a sfogliarli velocemente.
“Si può sapere cosa stai cercando?”
domandò Gav.
“Non so perché ma quello che hai
detto, mi sembrava familiare. Credo di averlo letto in questi diari.”
Cercò ancora. Al quarto diario si
fermò.
“Eccolo.” Iniziò a leggere. “Sono
dubbiosa, riguardo la leggenda che grava sulla nostra famiglia. Ci sono già
state molte tredicesime generazioni, e tra queste ci sono anch’io, ma nessuna
di noi ha mai perso o rischiato di perdere il proprio potere. Chissà? Forse
siamo state soltanto molto fortunate e la prossima tredicesima generazione
correrà questo rischio. Se così fosse, mi auguro che anche dopo i prossimi 390
anni i poteri siano della nostra famiglia…” finì di leggere. “Dopo di lei ci
sono state altre tredici generazioni di cui io sono la tredicesima.”
“Perché proprio 390 anni?” chiese
Dawn.
“Non lo so. Ma ho come la sensazione
che ci sia un nesso.”
“Forse hai ragione. Ricordi quando,
per la scuola, ci chiesero di costruire il nostro albero genealogico?” chiese
Lib.
“Sì.”
“Io e te abbiamo fatto la ricerca
insieme. Ti ricordi? Costatammo che nella tua famiglia l’età media in cui le
donne con i poteri facevano figli erano i 30 anni.”
“Sì, lo ricordo. Ma che c’entra?”
“Quanto fa 30 anni per 13
generazioni?”
“390 anni!”
“Il nesso deve essere questo!”
“Se hai ragione, e credo che tu
l’abbia, come può essere che il mio rischio di perdere i poteri centri con il
fatto che il rito di Asdif possa annullare i poteri della Cacciatrice?”
“Credo che la risposta te la sei data
da sola ieri notte.” Si intromise Spike.
“Che vuoi dire?” chiese Kei.
“Mi hai detto che senza poteri sei
vulnerabile ad rito che può permette a chi lo celebra di impossessarsi dei
poteri di tutta la tua famiglia, comprese tua madre, tua nonna e tutte le tue
antenate. E che tutti questi poteri riuniti hanno una potenza tale da poter
distruggere il mondo. Non credi che sono capaci di tanto, possono essere in
grado di annullare i poteri della Cacciatrice?”
Kei ci rifletté sopra.
“Credo proprio che potrebbero.”
Kei iniziò a tremare di rabbia. Tutti
se ne accorsero.
“Kei? Tutto bene?” le chiese Gav.
“Mi hanno tolto i miei poteri di
strega, se ne vogliono impossessare per sfruttarli a fini malvagi, come se non
bastasse vogliono togliermi anche i poteri di Cacciatrice. Questo non glielo
posso permettere.”
“Ma credo che sia un caso. Non credo
che facciano ciò che fanno solo per prendersela con te.” Disse in tono pratico
Willow.
Kei ebbe un’intuizione. Guardando
Spike disse: “Eh già. Non agiscono così contro Karol Erika Inao solo perché è
Karol Erika Inao. Non è vero Spike?”
“Ma dai! Non può essere.” Disse il
vampiro.
“Ah no? Io non credo, ci sono troppe
coincidenze perché tutto non sia collegato.”
“Che ne dite di fare capire qualcosa
anche a noi?” chiese Anya.
“Quindici anni fa, sono stata
attaccata da un gruppo di vampiri capitanati da Spike e la malefica.” Iniziò a
spiegare Kei.
“Chi?” domandò Xander.
“Drusilla. Già allora ebbi la
sensazione che lei ce l’avesse con me. Usai il mio potere. Lei fu costretta ad
allontanarsi sotto ordine di Spike. Poco dopo il mio potere si esaurì. Eravamo
rimasti io, Spike e un altro vampiro.”
“Però sei riuscita a scappare.”
Dedusse Buffy, visto che Kei era ancora viva.
“Solo perché Spike mi aiutò.”
“Cosa?” chiesero in coro Buffy, Giles,
Willow, Tara, Xander, Anya e Dawn
“Grazie per avermi rovinato la
reputazione.” Disse il vampiro.
Kei lo ignorò. “Lo so, all’epoca era
cattivo, ma mi salvò.”
“Come mai questo attacco di bontà?”
domandò Buffy a Spike.
“I suoi occhi.” Rispose il vampiro
imbarazzato e arrabbiato.
“I suoi occhi?” domandò Buffy.
“Sì. Quando li ho visti,
istintivamente ho sentito il bisogno di proteggerla. E ora basta con le
domande. E tu vai avanti.”
Kei proseguì. “Va bene. Qualche giorno
fa, poi io e Spike l’abbiamo rivista insieme al demone Berlbolk. Costui vuole
celebrare un rito che si può tenere soltanto ogni 390 anni. Guarda caso, nella
mia famiglia ogni 390 anni c’è il rischio che il nostro potere venga rubato
attraverso un rito. Sempre per puro caso, i 390 anni scadono entrambi nello
stesso periodo. Casualità su casualità, l’urna che avevamo recuperato viene
rubata e subito dopo ci arriva un messaggio di Drusilla che dice, testuali
parole: ‘ Spero che vi sentiate meglio, ora che non avete più nulla da perdere.
’ ”
“Ma se è così, significa che in
qualche modo Drusilla deve essere venuta a conoscenza della leggenda della tua
famiglia e del fatto che tu sia una Cacciatrice. Ma come?” chiese Gav.
“Spike mi ha detto che oltre ad essere
pazza è anche una visionaria. Può vedere il passato e il futuro.”
“In effetti, pensandoci meglio
potrebbe essere che lei abbia appreso tutto attraverso le sue visioni. Ma quel
che non capisco è perché accanirsi tanto su di te.” Concesse Spike.
“Davvero non lo capisci?” domandò
Buffy ironicamente.
“Dovrei?”
“Uomini!” fu il commento di Willow.
“Ehi, ma che vi prende? Perché dovrei
capirlo?”
“In effetti, anch’io non capisco il
motivo.” Disse Xander.
Fu Anya a spiegare l’arcano. “Ma è
ovvio! È chiaro come il sole che tra te e Kei sta nascendo qualcosa e sappiamo
tutti che Drusilla è innamorata di Spike e lo reputa sua esclusiva proprietà.
Perciò, per lei, Kei è un personaggio scomodo.”
“E conoscendo Drusilla, non si
limiterà a voler uccidere Kei. Prima vorrà toglierle tutto, farla soffrire
immensamente e poi, forse, ucciderla.” Disse Dawn.
Kei e Spike si guardarono imbarazzati.
“Adesso che abbiamo unito tutti
tasselli del puzzle, ci manca di sapere con esattezza dove il rito avverrà.”
Disse Giles cambiando discorso.
Mentre Giles parlava Kei andò in
cucina con la scusa di prendere da bere.
Spike la seguì.
Kei si fermò di fronte al lavandino
guardando di fronte a sé. Spike le si mise alle spalle. Lei sentiva
perfettamente la sua presenza, ma non si girò.
“Io non so cosa tu provi per Drusilla.
Non so se sei ancora innamorato di lei, ma io non posso e non voglio far altro
che impalettarla.” Disse la ragazza.
Spike l’abbracciò alla vita, e
avvicinò le labbra al suo orecchio.
“Pensi davvero che se fossi ancora
innamorato di lei, avrei fatto l’amore con te? Drusilla per me, sarà sempre un
po’ speciale.” La sentì irrigidirsi tra le sue braccia. “Ma solo perché è il
mio sire. È quello l’unico legame che ci unisce.”
“Da quello che so, è un legame molto
forte.”
“E’ vero. Ma a confronto con il legame
che ho con te, non è nulla. Lei è il mio sire. Ma tu… tu sei l’unica donna che
nella mia vita e nella mia non-vita io abbia mai amato.”
“Davvero?”
“Sì. Io ti amo Karol Erika Iano o Kei.
Credo di essermi innamorato di te già da quando ti vidi quella notte di
quindici anni fa.”
“Ma allora sei un pedofilo.”
Nonostante le parole capì che stava
sorridendo e la sentì rilassarsi contro il suo corpo.
“Non sono un pedofilo. Tu eri una
bambina, O.K., ma attraverso i tuoi occhi io ho visto il tuo spirito, o la tua
anima se preferisci, ed è stato per quello che ho sentito il bisogno di
proteggerti. Forse, inconsciamente, sentivo che ti avrei incontrata di nuovo e
che mi sarei innamorato di te. Ne è la prova che in tutti questi quindi anni
non ti ho mai dimenticata.”
“Nemmeno io mi sono dimenticata di te.
Quando mi hanno che ero una Cacciatrice, ho sperato con tutto il cuore di
poterti rivedere.”
“Davvero?”
“Sì.”
Spike la fece girare, per poterla
guardare in viso.
Quando furono faccia a faccia lui notò
che il viso della ragazza era rigato dalle lacrime. Si preoccupò.
“Perché piangi?”
Lei cercò di voltare la testa,
imbarazzata, ma lui glielo impedì, prendendogliela tra le mani.
“Sono una stupida a piangere, lo so.
Ma… quando mi hai detto di amarmi… e tutto ciò che hai detto dopo… mi hanno
fatto provare una grandissima felicità… non mi ero mai sentita così… non sono
riuscita a trattenermi. Scusa.”
“Non scusarti. Non hai niente di cui
scusarti. Ero preoccupato di aver detto qualcosa di sbagliato.”
“No. Anzi.”
Si sorrisero, poi Spike, dolcemente le
sfiorò le labbra con le sue.
Quando si allontanarono fu Kei a
parlare per prima.
“C’è una cosa che ti devo dire.”
“Cosa?”
“Spike, o William, anche io ti amo.”
Spike si sentì felice come mai nella
sua vita e nella sua non-vita. In quel momento capì il perché Kei non era
riuscita a trattenere le lacrime. Infatti anche lui, in quel momento aveva gli
occhi lucidi. Kei lo notò. Si abbracciarono. Poco dopo Spike si scostò per
guardarla in viso.
“Vorrei che il mio cuore potesse
battere per farti sentire quanto sono felice.”
Kei gli prese una mano e se la
appoggiò al petto.
“Il mio cuore batterà per entrambi.”
Con, la mano poggiata al petto della
ragazza e sentendo sotto di essa il suo cuore palpitare, Spike l’abbracciò
stretta con il braccio libero, imprigionando la sua stessa mano tra il petto
della ragazza ed il suo. Dopodiché la baciò. Sentì che il cuore della ragazza
prese a battere più veloce. Quasi gli sembrava davvero di poter sentire il suo.
Pochi minuti dopo tornarono dagli
altri. Notarono che Buffy, Willow, Tara e Gav erano usciti. Giles spiegò loro
che erano andati a fare un altro giro di perlustrazione.
Tornarono nel primo pomeriggio.
“Ci sono novità. Abbiamo scoperto dove
avverrà il rito.” Avvisò Buffy.
“Come ci siete riuscite?” chiese
Giles.
“Diciamo che una Cacciatrice, due
streghe e una ragazza che usa la telecinesi, sono molto convincenti.” Disse
Willow.
“Siamo andati al bar di Willy. Abbiamo
fatto un po’ di pressione sui pochi demoni presenti e un paio di loro ci ha
detto che sotto la fabbrica abbandonata nella periferia nord, c’era un gran
movimento ultimamente. Siamo andate a controllare e bingo, abbiamo visto il
demone Berlbolk. Abbiamo tentato di intervenire, ma lui se ne è andato e
l’abbiamo perso di vista.” Spiegò Tara.
“Avete comunque fatto un buon lavoro
ragazze.” Si congratulò Giles.
“Bene, ora sappiamo, il chi, il dove,
il quando e il perché. Ci manca soltanto il come riuscire ad impedire che
celebrino il rito.” Fece notare Xander.
“L’unica cosa che possiamo fare è
inventarci qualcosa sul momento.” Disse Kei.
Durante le poche ore che mancavano al
tramonto, tutti cercavano di riposare, naturalmente nessuno ci riusciva.
Kei nella sua stanza era sdraiata sul letto
con la testa sul cuscino dove, poche ore prima, Spike riposava. Poteva ancora
sentire il suo odore. Come chiamato dai suoi pensieri, il vampiro bussò piano
alla sua porta. Ottenuto il permesso, entrò nella stanza della ragazza e si
richiuse la porta alle spalle.
Vedendola sdraiata sul letto con i
lunghi capelli sparsi sul cuscino, le sembrò un angelo. Il più bello che
potesse immaginare. Il suo angelo.
Kei gli fece cenno di avvicinarsi e
stendersi vicino a lei. Lui eseguì e l’abbracciò.
Rimasero in silenzio a lungo. Entrambi
confortati dalla presenza dell’altro. Entrambi consci del fatto che quello
potesse essere il loro ultimo momento sereno insieme.
Era appena calata la notte.
Kei e Spike si stavano alzando per
scendere al piano inferiore.
Spike notò che Kei era strana.
“Cosa hai?”
“Per il rito, manca ancora molto.
Vorrei andare in un posto.”
“Dove?”
“So che in questa città è stata
seppellita una mia antenata. Quella del diario che ci ha fornito l’indizio sui
390 anni. Prima di trasferirmi in America, mi ero promessa di passare da lei.”
“Allora andiamo.”
Annuì.
Scesero di sotto. Videro Giles. Gli
spiegarono la situazione e rimasero d’accordo sul luogo in cui incontrarsi.
Arrivati al cimitero ci misero un po’
a trovare l’antenata di Kei.
Quando la trovarono, Kei si
inginocchiò di fronte a lei. Spike rimase in piedi qualche passo dietro di lei.
Capiva che Kei aveva bisogno di stare un po’ da sola con le sue radici.
Kei osservò attentamente la lapide.
Pensò quanto fosse strano il fatto di essere inginocchiata davanti alla lapide
appartenente ad una donna che non aveva mai conosciuto ma che comunque sentiva
di amare. Lesse l’iscrizione al di sotto del nome e del periodo in cui visse.
‘ Soltanto la purezza può vincere
l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. ’
Ricordò di aver letto la stessa frase
anche sul suo diario. In esso diceva di aver sentito quelle parole in un sogno
fatto da bambina, e di non essere più riuscita a dimenticarle perché le
parevano bellissime. Sempre sul diario aveva anche accennato al fatto che le
sarebbe piaciuto che le avessero incise sulla sua lapide. Sorrise costatando
che il suo desiderio era stato esaurito.
“Avevi ragione, sono parole
bellissime.” Disse Kei rivolta alla sua antenata.
“Come?” chiese Spike che l’aveva sentita
parlare.
“Mi riferivo alle parole sulla lapide.
Ne parlava anche in un suo diario. Diceva che le sembravano bellissime. E
anch’io la penso così.”
Spike le lesse.
“Credo che siano soprattutto vere.”
“In che senso?”
“Solo la purezza può vincere
l’impurità. È ciò che è successo a noi. La tua purezza d’animo ha vinto sul mio
cuore impuro.” Disse ripensando agli avvenimenti di quindici anni prima.
Kei sorrise.
Rimasero ancora qualche minuto a rendere
omaggio all’antenata di Kei. Poi si diressero all’appuntamento con gli altri.
Come li raggiunsero, si diressero
tutti insieme verso il luogo della celebrazione del rito.
“Tra poco, potrò avere la mia
vendetta.” Sentirono dire Drusilla.
“Ne sei davvero convinta?” le disse
Kei facendosi vedere.
“Ormai è troppo tardi. Non potete
impedirci di celebrare il rito. E io potrò riavere il mio Spiky.”
“Non mi riavrai mai.” Disse Spike.
“Non dire così, tesoro. Lo so che mi
ami.”
“Ti sbagli. Io non ti amo. E tanto per
essere precisi, non ti ho mai amata. Ora lo so. Perché ora so cosa vuol dire
amare qualcuno. Perché ora amo Kei.”
“Lo sapevo! Lo sapevo! Maledetta!
Sapevo che me lo avresti portato via! I tuoi occhi me lo dissero tanto tempo
fa!”
In quel momento una moltitudine di
vampiri e demoni li circondò. Frapponendosi tra Drusilla e Berlbolk da una
parte e Kei, Spike e gli altri dall’altra.
Iniziò una dura lotta, mentre Berlbolk
iniziò a recitare la formula per attuare il rito di Asdif.
Alcuni vampiri e demoni erano stati
già sistemati, ma ne rimanevano ancora molti.
Improvvisamente, Kei si inginocchiò al
suolo, come se fosse stata privata delle sue forze.
Spike, Lib e Gav se ne accorsero. E si
accorsero anche del gruppo di demoni e vampiri che, approfittando dell’occasione,
si stavano avventando su di lei.
Velocemente, intervennero per
proteggerla.
“Che ti succede?” le chiese Spike.
“Non lo so… mi sento… debole…”
Sembrava faticasse anche a parlare.
Stava per avvicinarsi a Kei, quando
una luce la avvolse completamente. Questa poi si ridusse ad una piccola sfera
all’altezza del petto di Kei. Spike non sapeva che fare. Cercò di raggiungerla,
ma un demone glielo impedì. La sfera di luce, si alzò sopra la testa di Kei
fino ad arrivare al soffitto. Lo percorse tutto fino ad arrivare sopra l’urna
di Gonelb. Lentamente si abbassò fino ad avvolgere l’oggetto.
“Ormai sei finita. I poteri tuoi e di
tutta la tua famiglia sono in mano nostra. Ora possiamo sbarazzarci delle
Cacciatrici.” Disse Drusilla iniziando a ridere sguaiatamente, mentre il demone
Berlbolk continuava a recitare le sue formule.
“Non… non mi hai… ancora battuto…” le
fece notare Kei.
“E cosa pensi di fare priva dei tuoi
poteri di strega e presto anche di quelli di Cacciatrice.”
“Finché avrò fiato in corpo per respirare…
io mi opporrò a te… e a qualunque forza malvagia.” Disse rialzandosi.
Si diresse verso di loro.
Un gruppo di vampiri e demoni le si
avventò contro. Spike, liberandosi del demone contro cui stava lottando, la
raggiunse e l’aiutò a sbarazzarsene.
Spike si diresse verso Drusilla, Kei
verso Berlbolk.
“Pensi davvero di riuscire ad
uccidermi, dopo tutto ciò che c’è stato tra noi?” chiese Drusilla a Spike.
“Proprio per ciò che c’è stato tra
noi, ci riuscirò. O forse è più corretto dire per ciò che non c’è stato. Come
l’amore. Come il rispetto. Come la fiducia.”
Iniziarono a lottare. Per qualche
minuto parve che si equivalessero le loro forze.
Poi Spike riuscì ad avere la meglio.
La bloccò e la infilzò con un paletto.
“Ti amo, Spike.” Mormorò Drusilla e subito
dopo divenne polvere.
“Io no.” Fu la risposta del vampiro
che, però, nessuno poté sentire.
Subito dopo si volse verso Kei.
Proprio in quel momento il demone
Berlbolk concentrò tra le sue mani l’energia dell’urna di Gonelb e la lanciò
contro la ragazza.
Spike non poté fare altro che urlare:
“Noooooo!!!”
Kei si vide arrivare addosso la sfera
di energia. Dapprima ne ebbe paura, poi, come in un flash, ricordò le parole
sulla lapide della sua ava.
“Soltanto la purezza può vincere
l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. Ora ho capito. Hai voluto
aiutarmi con quelle parole, vero?” Mentre Kei pensava ciò, aprì le braccia come
per accogliere la sfera d’energia. Scacciò ogni paura dal suo cuore e si
concentrò su ciò che di più puro c’era in lei. L’amore per Spike.
La sfera la colpì in pieno petto.
Dapprima il suo petto, e poi tutto il suo corpo, iniziarono ad illuminarsi,
come era già successo alcuni minuti prima.
In pochi secondi la luce scomparve,
inghiottita dentro di lei.
Berlbolk la guardò visibilmente
spaventato.
Kei alzò un braccio dritto di fronte a
lei. Fece un gesto secco del polso e un raggio luminoso partì dalla sua mano e
colpì Berlbolk, disintegrandolo all’istante. Girando su se stessa senza
interrompere il raggio di energia colpì tutti. Sia i suoi amici, sia i demoni e
vampiri nemici. I suoi amici ne uscirono totalmente illesi. I demoni e i
vampiri nemici, invece, scomparirono come Berlbolk.
Quando rimasero soltanto i suoi amici,
Kei chiuse la mano, fermando il raggio di energia.
Tutti la guardarono. Spike corse
immediatamente da lei.
“Come stai?” le chiese Spike
preoccupato.
“Bene. Davvero.”
“Ma cos’è successo?” domandò Giles.
Kei glielo spiegò. “La sfera magica
che mi ha lanciato contro il demone Berlbolk, avrebbe dovuto uccidermi. In quel
momento, però, mi sono ricordata una frase letta sulla lapide di una mia
antenata. Questa frase diceva: ‘ Soltanto la purezza può vincere l’impurità. Un
cuore puro, non ha paura di niente. ’ Mentre ho visto la sfera venirmi
incontro, ho capito che quella frase era la soluzione di tutto. Ho cacciato
tutte le mie paure e mi sono concentrata su qualcosa di puro. E ho fatto bene.
Quel potere incredibile, invece di uccidermi, è diventato parte di me.”
“In fondo era già tuo. Quel demone te
lo aveva rubato poco prima.” Disse Spike.
“Non è esatto. Quella sfera
racchiudeva, oltre al mio potere, anche quello di tutta la mia famiglia.”
Kei si guardò in giro e vide l’urna.
Si avvicinò e la prese in mano.
“Nessuna donna della mia famiglia
dovrà più avere paura di perdere i suoi poteri, sentendosi in colpa per il
rischio che ciò crea al mondo.”
Subito dopo aver detto ciò, si
concentrò e l’urna sparì.
“Soltanto se ci sarà veramente bisogno
di togliere i poteri ad un eventuale discendente malvagio, l’urna tornerà.”
Spiegò.
Tutti si guardarono intorno.
“Alla fine abbiamo vinto. Kei ha
ancora i suoi poteri di strega e le Cacciatrici hanno ancora i loro.” Disse
Xander..
Ognuno tornò a casa propria. Eccetto
Spike, che su richiesta di Kei, si fermò da loro.
Entrambi avevano bisogno di sentire il
proprio compagno vicino, dopo aver corso il rischio di perderlo.
Come entrarono in camera di Kei, Spike
gli chiese: “Prima hai detto che mentre la sfera di energia ti veniva addosso,
pensavi a qualcosa di puro. Cos’era?”
Kei lo guardò negli occhi.
“Ho pensato alla cosa più pura che c’è
in me. L’amore che provo per te.”
Spike sorrise, le accarezzò il viso e
la baciò, dapprima dolcemente, poi, con sempre più passione.
Un’oretta dopo erano entrambi distesi
nel letto di Kei, abbracciati.
“Spike?” lo chiamò la ragazza.
“Sì?”
“Se tu potessi esprimere un desiderio,
quale sarebbe?”
“Non so… Al momento mi sento felice
così. Però, forse, chiederei di poter tornare ad essere umano.”
“Davvero?”
“Sì. Però, non lo so. Se tornassi umano,
perderei la mia forze e non ti sarei più utile in alcun modo. Forse, allora,
chiederei di poter sentire ancora il calore del sole su di me.”
“E se potessi tornare umano
conservando la tua forza?”
“In quel caso sarebbe magnifico. Ma è
inutile parlarne. Non è possibile. Ora riposiamo. Ce lo meritiamo.”
Si misero più comodi. Pochi minuti
dopo, Spike si era addormentato. Kei, invece, era ancora sveglia. Lo guardò per
alcuni istanti, poggiò la sua mano sul petto del vampiro, all’altezza del
cuore, chiuse gli occhi e sorrise.
TU-TUM.
Circa due anni dopo.
Nonostante fossero le 19:30 il sole
era ancora alto nel cielo.
Una De Soto nera si fermò davanti a
quella che ormai da due anni era diventata la casa di Kei, Lib, Gav e Spike.
Dal lato del guidatore scese un uomo
biondo con una cicatrice sul sopracciglio sinistro che alzò gli occhi a
guardare il sole. Era Spike. Nonostante fossero passati due anni, a volte
ancora non ci credeva. Quando, il giorno dopo aver sconfitto Berlbolk e
Drusilla si era svegliato, si era accorto di uno strano movimento nel suo
petto. Kei di fianco a lui lo guardava. Vedendolo così stupito gli aveva
spiegato che dopo il loro discorso, aveva deciso di provare ad usare i suoi
poteri, rafforzati dai poteri delle sue antenate, per renderlo umano lasciando
inalterata la sua forza. Lui sembrò confuso. Lei per alcuni attimi aveva temuto
che si sarebbe arrabbiato. Invece, stupendola, le aveva buttato al collo le
braccia e baciata con tutto l’amore che aveva in corpo. Quel giorno erano
usciti dalla camera di Kei soltanto a pomeriggio inoltrato.
Spike scosse la testa, tornando al
presente. Girò intorno alla macchina ed aprì la portiera al passeggero. Ne
scese Kei. In braccio un piccolo batuffolo.
I loro amici, che li attendevano in
casa, appena sentirono la macchina parcheggiare uscirono andando loro incontro.
La prima a parlare fu Lib.
“Finalmente siete arrivati. Allora
fateci vedere la piccola Meredith.”
Già il batuffolo che Kei aveva in
braccio, altri non era che la figlia di Kei e Spike.
Entrarono tutti in casa e i neo
genitori furono accolti da cartelloni e regali.
Misero Meredith, l’idea di quel nome
era venuta a tutti e due in onore dell’antenata di Kei che l’aveva aiutata con
l’iscrizione sulla sua lapide, nella culla, mentre Kei e Spike si sedettero sul
divano. Spike teneva Kei stretta a sé.
Mentre parlavano ad un certo punto
Willow disse: “L’altro giorno ho trovato una cosa che qualche tempo fa, sarebbe
potuta esservi utile.”
“Cioè?” chiese Kei.
“Su un libro di rituali che ho acquistato
da poco c’è indicato un rito di matrimonio tra un vampiro e ad una
Cacciatrice.”
“Davvero? E per curiosità come
avverrebbe.”
“Il vampiro e
Kei e Spike si guardarono sorpresi.
“Scusa, Willow, per pronunciare le
volontà, basta che, non lo so, i due in questioni dicano lo voglio o devono
dire qualcos’altro?” chiese Spike.
“Credo che dicendo semplicemente lo
voglio il rito abbia effetto. Se il loro è amore vero, il libro diceva che
avrebbero avuto la prova del loro avvenuto matrimonio.”
“Che sarebbe?” Chiese Kei.
“Le loro ferite sarebbero scomparse.”
Kei e Spike si guardarono ancora.
“Sembra assurdo.”
Poco dopo i due si dileguarono al
piano superiore con la loro bimba. Tutti e tre avevano bisogno di riposare.
Kei era sdraiata letto con la piccola
tra le braccia. Spike era seduto vicino a lei.
“E così, siamo sposati da due anni e
non da uno.” Disse il ragazzo.
Quando avevano deciso di sposarsi,
avevano scelto come data quella dello stesso giorno in cui erano stati insieme
per la prima volta. Tra poco ci sarebbe, infatti stato il loro primo
anniversario di nozze.
“Già. Quella notte le nostre ferite
sono scomparse. Abbiamo la prova definitiva che il nostro è vero amore.”
“Perché? Avevi bisogno di una prova?”
“No. Lo so con certezza ogni volta che
tu mi sei vicino e che mi baci.”
“Allora cercherò di non farti venire
mai dubbi.” Le disse Spike subito prima di baciarla.
In quel momento, Meredith si svegliò
senza che i genitori se ne accorgessero, troppo presi dal loro bacio. La bimba
aprì gli occhi e sorrise, mostrando così due begli occhietti viola.
Autrice: Kgchan
Disclaimer: Tutti i personaggi sono di
proprietà di Joss Whedon
Cimitero di Sunnydale. Notte. Buffy
Inaspettatamente venne messa a tappeto
da uno dei demoni. Un paio riuscirono a bloccarla a terra. Un altro si avventò su
di lei per morderla. Stava quasi per farcela quando venne polverizzato.
In pochi secondi Buffy si ritrovò
libera anche dai due che la stavano bloccando.
Si rialzò in fretta e con suo stupore
vide una ragazza che all’incirca doveva avere la sua stessa età, con capelli
lisci castano scuro, lunghi fino a metà vita e occhi di uno strano colore che
con la luce della luna non riusciva a distinguere. La cosa più incredibile era
che in una mano teneva un paletto di legno.
“E tu chi sei?” le chiese Buffy.
“Direi di rimandare le presentazioni a
più tardi.” Disse l’altra notando il gruppo di vampiri che si stava preparando
ad attaccarle.
In pochi attimi, comunque, divennero
solo un ricordo.
Buffy, mentre lottava aveva tenuto
d’occhio l’altra ragazza e aveva notato che combatteva più che egregiamente.
“Però… non te la cavi affatto male.”
Affermò
“Grazie. Anche tu. Per rispondere alla
tua domanda di prima, mi chiamo Karol Erika Inao ma tutti mi chiamano Kei,
dalle mie iniziali.”
“Piacere. Io sono Buffy Anne Summers.”
“Lo so. Sei
“Come conosci queste cose?” chiese con
tono confuso.
“Non so se hai saputo cosa è successo
a Faith.”
“Cosa le è successo?” chiese Buffy
allarmata.
“Non ti preoccupare. È morta, ma solo per
pochi istanti. Com’è successo a te.”
“Ora sta bene?”
“Sì. Ora sta benissimo. Tranquilla.”
“Così adesso ci sono in giro tre
Cacciatrici.”
“Già, per la gioia di tutti i vampiri
e demoni.”
Si sorrisero.
“Giusto una curiosità. Da quando tu…”
“Da quando sono diventata una
Cacciatrice?”
“Sì.”
“Circa un mese.”
“Da dove vieni? Il tuo nome non mi
sembra molto americano.”
“Infatti, non sono totalmente
americana. Mia madre lo è, ma mio padre è italiano e io ho vissuto fino a ieri
in Italia.”
“Quindi, appena arrivata, sei venuta a
fare un giretto al cimitero. Se fossi stata in te, mi sarei presa un giorno di
vacanza.”
“Ammetto che l’idea mi abbia sfiorato,
ma a vedere tutti quei pacchi da sballare nella mia camera, mi è venuta voglia di
uscire a smaltire il nervosismo del trasferimento.”
Rimasero a parlare ancora per qualche
minuto al cimitero, poi, notando che non c’era nessun altro vampiro in cerca
del riposo eterno, decisero di andare al Bronze, il locale (il poiché l’unico)
di Sunnydale.
Quando arrivarono, Buffy vide i suoi
amici e li presentò a Kei.
La nuova Cacciatrice trovò tutti molti
simpatici. Forse Anya era un po’ strana, ma tutto sommato le piacevano tutti.
La cosa era alquanto reciproca.
Verso le tre e mezza, Kei iniziò a
sentire la stanchezza del viaggio e salutando i suoi nuovi amici tornò a casa.
Per arrivare a casa sua si trovò a
passare ancora per il cimitero.
Forse a causa della stanchezza non si
accorse del pericolo imminente.
Quattro vampiri la attaccarono. Era
riuscita ad impalettarne due ma iniziava a fare molta fatica a combattere.
Solo l’intervento di un ragazzo la
salvò. Finito il combattimento. I due si guardarono.
“Non ti ho mai vista da queste parti.”
Disse il ragazzo.
“Infatti, sono arrivata oggi. Mi
chiamo Kei.”
“Hai avuto un bel party di benvenuto.”
“Già. Grazie per l’aiuto. Non so se ce
l’avrei fatta altrimenti.”
“Figurati, ormai è il mio mestiere.”
“…Ora è il caso che io vada. Ci
vediamo… Ehi, ma come ti chiami?”
“Spike.” Rispose il ragazzo
sorridendo.
Kei ricambiò il sorriso.
“Allora, ci vediamo Spike.”
“A presto Kei.”
Dopodiché Kei tornò a casa.
La ragazza, conscia dell’ora tarda,
entrò cercando di fare il più piano possibile.
Inutile. Lib e Gav, le amiche con le
quali era venuta in America, si erano svegliate. O meglio, l’avevano aspettata
sveglie.
Kei arrivò in cima alle scale che
portavano alle stanze da letto. Improvvisamente sentì una voce provenire da
dietro l’angolo.
“Com’è andata la tua prima ronda in
America?”
“Mi hai spaventato Lib! Che ci fai
ancora sveglia? E poi non parlare a voce altra. Rischi di svegliare anche Gav.”
“Troppo tardi.” Disse Gav.
“Non avrai davvero pensato che saremmo
andate a dormire, vero? Ci devi raccontare tutto.” Fu il commento di Lib.
“E poi se hai fatto così tardi, vuol
dire che hai dovuto lottare contro molti demoni, giusto?” chiese Gav.
“E va bene. Avete vinto. Ma andiamo in
camera mia così mi preparo per la notte, intanto.”
Andarono quindi in camera di Kei. Lib
e Gav si sedettero sul letto mentre Kei iniziò a cambiarsi rimanendo
volutamente in silenzio.
Gav prese un cuscino e lo lanciò
addosso a Kei. “Insomma, ti vuoi decidere a parlare?”
Kei scoppiò a ridere: “O.K., O.K. Sono
andata al cimitero e combattendo contro alcuni vampiri ho conosciuto Buffy,
l’altra Cacciatrice. Abbiamo fatto amicizia e mi ha invitata ad andare in un
locale dove doveva incontrarsi con i suoi amici. Ci sono andata e me li ha presentati.
Devo dire che sono tutti molto simpatici. Poi, ho iniziato a sentire la
stanchezza e sono tornata a casa.”
“Tutto qui?” chiese Lib.
“Beh…”
“Cos’è quel beh?” indagò Gav.
“Ecco… mentre passavo dal cimitero,
tornando a casa, mi sono imbattuta in un altro gruppo di vampiri. Ero stanca e
stavano per avere la meglio. Ma…”
“Ma?” domandarono in coro le amiche.
“E’ arrivato un ragazzo.”
Gav diede una leggera gomitata a Lib:
“Oh, oh la cosa si fa interessante.”
“Come si chiama? Quanti anni ha? Di
dov’è? È figo?” chiese l’altra ragazza.
“Non gli ho fatto il terzo grado. So
solo che si chiama Spike ed è veramente molto, molto, molto, molto e se non
avete capito dico ancora molto figo.”
“Descrivilo!” Ordinò Gav.
“E' più alto di me di almeno una decina
o forse una quindicina di centimetri, ha i capelli biondi e una piccola
cicatrice sul sopracciglio sinistro. Deve essere molto forte perché è riuscito
ad aiutarmi con i vampiri.”
“Conosco quello sguardo.” Disse Lib.
“Quale sguardo?”
“Lo sguardo di una che si sta facendo
già un viaggio mentale.”
“Vi sbagliate. È solo che… non lo so.
Quando l’ho visto ho avuto una strana sensazione.”
“Che sensazione?” domandò Gav.
“Potrà sembrare assurdo, ma credo di
poterla definire come nostalgia.”
“Nostalgia? E di cosa?”
“Non ne ho la più pallida idea.”
Kei posò distrattamente lo sguardo
sulla sveglia. Si erano fatte le quattro e mezza.
“Ragazze, vi voglio bene, ma ora
andate di là. Fra tre ore mi devo svegliare e so già che sarò totalmente
rincoglionita.” Disse
Lib si alzò dal letto e si diresse
alla porta con Gav. “Ha ragione tua madre.”
Kei, infilandosi sotto le coperte,
chiese: “Riguardo a cosa?”
“La notte leoni e la mattina…” iniziò
Lib.
“Coglioni!” dissero tutte e tre in
coro.
Scoppiarono a ridere, si augurarono la
buonanotte ed ognuna andò nella propria stanza a dormire.
Tre ore dopo la sveglia di Kei iniziò
a suonare.
Di malavoglia la ragazza la spense e
si mise a sedere.
“Accidenti alle notti di baldoria, il
giorno prima di un appuntamento!”
Ancora mezza addormentata si alzò e si
diresse in bagno. Sbattendo almeno una decina di volte contro gli scatoloni, i
muri e i mobili.
“Devo imparare in fretta com’è fatta
questa casa o inizierò a sembrare un camaleonte che diventa solo viola.”
Un quarto d’ora dopo era in cucina a
bere di corsa un caffè. Finito ciò corse alla porta di casa e, uscendo, urlò:
“Io esco. Ci vediamo dopo.”
Lib e Gav si affacciarono alle porte
delle loro camere.
“Ma perché deve fare tutto questo
casino?” chiese Lib.
“Non lo so e non lo voglio sapere. Io
non ho programmi per oggi e me ne torno a letto.” Rispose Gav.
“Sai che ti dico? Che seguo il tuo
esempio. Buonanotte.”
Entrambe si rimisero a letto e
ripresero a dormire.
Alle otto precise, Kei entrò nel
negozio di magia della città.
Si stupì di vedere Anya.
“Ciao Anya.”
“Kei! Che ci fai qui? Vuoi comprare
qualcosa?”
“No, grazie. Ho appuntamento qui con
il mio nuovo osservatore.”
“Qui?”
“Sì, mi è stato detto che questo
negozio è suo.”
“Veramente è mio.”
“Come?” chiese confusa Kei. “Ma…”
“Questo negozio è in comproprietà mia
e di Anya. Tu devi essere Karol Erika Inao.” Disse un uomo interrompendola.
“Sì, sono io, ma preferirei essere
chiamata Kei. Lei è Rupert Giles?”
“Precisamente. Benvenuta a Sunnydale.”
“Grazie.”
In quel momento entrò nel negozio
Buffy.
“Buongiorno a tutti.” Poi notando Kei.
“Ciao Kei. Non pensavo di incontrarti qui.”
“Ciao Buffy.”
“Vi conoscete già?” chiese Giles.
“Ci siamo conosciute ieri al
cimitero.” Rispose Buffy.
“Allora è tutto più semplice. Giusto
per la cronaca. Ho ricevuto notizie dal consiglio riguardo all’arrivo di una
nuova Cacciatrice e mi è stato affidato l’incarico di occuparmene.”
Buffy, tra l’offeso e il preoccupato,
domandò: “E di me chi si occuperà?”
“Sempre io. Sarò l’osservatore di
entrambe.”
Buffy, allora, speranzosa provò a
dire: “Immagino che per oggi, viste le circostanze, l’allenamento salterà.”
“Non credo. Anzi. Sarà un buon modo
per verificare le capacità di Kei.”
La nuova Cacciatrice fu portata nella
palestra sul retro dove iniziò il suo nuovo allenamento. Si scontrò con Buffy
e, dopo circa un paio d'ore, le due ragazze dovettero ammettere la bravura
della propria contendente.
“Non mi divertivo così tanto a
combattere da un bel po’ di tempo.” Disse Kei.
“Già anch’io. Con gli altri sono
sempre costretta a trattenere la mia forza. Ora invece ho potuto battermi più
liberamente.”
Verso l’ora di pranzo.
“Si è fatto tardi per me. Devo tornare
a casa.” Disse Kei.
“I tuoi genitori si arrabbiano se fai
tardi?” s’informò Buffy.
“Non i miei genitori. Le mie amiche.
Sono venuta in America con loro.”
“Che ne dici, allora, di farle venire
qua e pranzare tutti insieme? Prometto che eviteremo di parlare di demoni.”
“Non sarebbe, in ogni caso, un
problema. Loro sanno tutto di me e un paio di volte mi hanno anche aiutato.”
“Motivo in più per farle venire.”
Disse Buffy sorridendo.
Anche Kei sorrise e chiamò con il
cellulare le sue amiche.
Dopo circa un quarto d’ora Lib e Gav
arrivarono al negozio di magia. Nel frattempo erano arrivate anche Tara,
Willow, Xander e Dawn che fu presentata a Kei.
“Ragazzi, vi presento Lib e Gav. Le
mie migliori amiche.” Disse Kei.
A turno gli altri si presentarono.
Si sedettero intorno al tavolo del
negozio e ordinarono da mangiare al ristorante cinese.
Tutti insieme si trovarono bene.
Parlarono di scuola, lavoro, demoni e altro.
Mentre parlavano saltò fuori il fatto
che Tara e Willow fossero streghe.
“Anche voi?” domandò Lib.
“Perché? Anche tu lo sei?” chiese a
sua volta Willow.
“Sì. Ma anche Kei lo è.”
“Davvero? Una Cacciatrice che è anche
strega?” disse stupito Xander.
“Già. L’ho ereditato da mia madre.”
Tara, interessata, s’informò. “Anche
tua madre lo è?”
“Sì. E non solo lei. Anche sua madre,
e la madre di sua madre e così via. Insomma è una cosa che eredita una delle
figlie femmine della mia famiglia per ogni generazione.”
“In che senso: una delle figlie
femmine?” chiese Dawn.
“Per quanti figli una donna della mia
famiglia faccia, soltanto una tra le figlie femmine eredita i poteri. Infatti
mia sorella non li ha.”
“Quindi immagino che tu sia la
primogenita.” Disse Giles.
“No. Sono la secondogenita. Mia madre
è l’ottava d’otto figli. Mia nonna la quinta d’undici. Nella mia famiglia si
dice che è il potere stesso a scegliere la persona che lo erediterà.”
“E se una donna con i poteri non
facesse figli? Il potere sparirebbe?” domandò Willow.
“Non si è mai verificato un caso del
genere. Nella mia famiglia, per le donne con i poteri, c’è, in pratica
l’obbligo di fare figli finché non nasce un bambino che li abbia.”
“Ma fintanto che i bambini sono
piccoli, come fanno a sapere se li hanno?” fu la domanda di Giles.
“Dagli occhi.”
“Dagli occhi?” chiese stupita Buffy.
“Sì. Se guardate i miei, noterete che
non hanno un colore molto comune.”
Tutti le fissarono gli occhi.
“E’ vero! Hai gli occhi viola!” Esordì
Anya.
“Infatti. È così per tutte le donne della
mia famiglia che hanno ereditato i poteri.”
Rimasero a parlare ancora a lungo.
Verso le due Kei, Lib e Gav decisero di tornare a casa per finire di sistemare
gli scatoloni.
Alle otto di sera, le tre ragazze
tornarono al negozio di magia dove avevano appuntamento con gli altri.
Mentre stavano parlando e nonostante
il negozio fosse chiuso, la porta si aprì. Tutti si voltarono a vedere chi
fosse. Era Spike.
“Buonasera a tutti.” Salutò il
vampiro.
Il ragazzo notò che c’erano tre
persone in più del solito.
Kei sorridendo lo salutò. “Ciao.”
Spike, ricambiò il sorriso e il
saluto. “Ciao.”
Per alcuni istanti parvero non
accorgersi di altro. Ci pensò Gav a riportarli alla realtà.
“Tu sei Spike, vero?” gli chiese Gav.
“Sì. Tu, invece, saresti?”
“Gav.”
“E come sai chi sono?”
“Dalla descrizione che ho ricevuto da
Kei.”
“Ah sì? E come mi ha descritto?”
“Alto, biondo, cicatrice sul
sopracciglio sinistro, e figo.”
Come finì di parlare Kei le tirò una
gomitata tra le costole arrossendo.
“Mi hai fatto male!” si lamentò Gav.
“Non abbastanza. Fidati!” le rispose
Kei.
“Che significa figo?” s’interessò
Dawn.
“Significa…” iniziò Gav.
“Simpatico.” L’interruppe Kei.
“Beh, allora la cosa è reciproca.
Anche io penso che tu sia… figo.” Fu il commento di Spike.
Lib e Gav stavano facendo una fatica
immane per non scoppiare a ridere mentre Kei arrossiva ancora di più e le
fulminava con lo sguardo.
Nel frattempo Buffy si era alzata.
“Direi che è arrivata l’ora di andare a caccia.”
“Credo sia meglio.” Disse la seconda
Cacciatrice.
Tutti si alzarono ed uscirono dal
negozio.
Kei prese per un braccio Gav e
sottovoce le parlò. “Lo sai che dopo me la paghi, vero?”
“Di che ti lamenti? Ha pure detto che
sei… figo.” Rispose Gav anche lei sottovoce. Poi non ce la fece più e scoppiò a
ridere, subito seguita da Lib che aveva sentito il loro discorso.
“Tutto bene?” chiese Willow.
Kei annuì e proseguirono verso il
cimitero.
Durante il tragitto Kei e Spike si
guardarono cercando di non farsi beccare l’una dall’altro e viceversa.
Arrivati al cimitero decisero di
dividersi in tre gruppi. Il primo gruppo composto da Buffy, Dawn, Tara e
Willow. Il secondo da Kei, Lib, Gav e Giles. Infine il terzo dai rimanenti,
Spike, Xander e Anya.
Il gruppo di Kei stava girovagando da
un po’ quando notarono dei vampiri che stavano prendendo qualcosa da un
mausoleo.
Li attaccarono. Riuscirono a
polverizzarne la maggior parte, ma uno scappò con il malloppo.
“Io lo inseguo. Voi rimanete qui.”
Disse Kei.
Lo rincorse per un po’ allontanandosi
dal gruppo. Lo aveva quasi raggiunto quando da dietro un albero spuntò Spike.
Senza che il fuggitivo ebbe tempo di capire cosa gli stesse succedendo, diventò
polvere.
“Grazie per l’aiuto. E due.” Gli disse
“Figurati. E due.”
Scoppiarono a ridere.
“Il tuo seguito dove lo hai lasciato?”
gli chiese la ragazza.
“Abbiamo incontrato Buffy e le altre e
sono rimasti con loro.”
“E tu? Come mai non sei rimasto?”
“Per la verità non sopportavo più il
moccioso e la sua tipa. Così ho pensato di venire a vedere come ve la cavavate
voi. E tu? Come mai lontana dagli altri?”
“Stavo inseguendo il vampiro che hai
polverizzato.”
Rimasero in silenzio. Ad un certo
punto sbucò dal nulla un demone che lanciò contro di loro un’ascia. Spike,
istintivamente, si gettò su Kei per proteggerla. Finirono entrambi a terra. In
quel momento si sentirono le voci di Buffy e degli altri e il demone decise,
perciò, di andarsene.
Kei e Spike quasi non se n’accorsero.
Erano presi a fissarsi negli occhi.
Anche Spike, la prima volta che
l’aveva vista aveva avuto una strana sensazione di nostalgia. Ora che la
guardava negli occhi, nei suoi occhi viola, e la teneva tra le braccia dopo
quel gesto di difesa, si ricordò tutto. Ed anche Kei ricordò.
(FLASHBACK)
Quindici anni prima. Italia. In un
cimitero di un paesino sperduto tra la campagna della Puglia.
Una bambina stava camminando tra le
lapidi, attraversando l’intero cimitero, per vincere una prova di coraggio
fatta con i suoi amici.
Quando aveva accettato si sentiva
sicura di sé. Ma ora, a metà percorso, non lo era più tanto.
Ad un certo punto si ritrovò
accerchiata da un branco di vampiri. Era spaventata. Iniziò a correre cercando
di scappare. Presto, però, fu catturata.
Due vampiri si fecero avanti per
esaminare la preda. Uno era alto e biondo con una cicatrice sul sopracciglio
sinistro. L’altra era una femmina con lunghi capelli neri lisci e un vestito,
che pareva una camicia da notte, totalmente bianco.
La vampira iniziò ad avvicinare una
mano al viso della bimba, che stranamente non si mise a piangere. Anzi il suo
sguardo divenne duro. Lo sguardo di una persona coraggiosa pronta a lottare.
Proprio il suo sguardo attirò il
vampiro biondo. La osservò attentamente negli occhi e vide che erano di uno
strano colore viola.
La bambina prese un profondo respiro e
lo rilasciò urlando.
Quello che stupì tutti, fu che il suo
urlo scatenò una specie di piccolo tornado.
La maggior parte dei vampiri scappò
impaurita.
Il vampiro biondo ordinò ad altri due
demoni di portare via la donna al suo fianco.
La bambina ebbe la sensazione che la
vampira la guardasse con odio, mentre veniva trascinata via.
Alla fine rimasero in tre. La bambina,
il vampiro biondo ed un altro vampiro con un cappellino da baseball.
Quando il fiato della bambina si
esaurì, il piccolo tornado si calmò. Tutto tornò come prima, come se non fosse
successo nulla.
Il vampiro con il cappellino si
avventò sulla bambina. Stava quasi per raggiungerla quando il biondo si mise
tra loro. Con un braccio prese la bambina e con l’altro diede un pugno al
secondo vampiro. Questi finì contro un albero e centrò un ramo spezzato
polverizzandosi.
Il vampiro biondo osservò la bambina
che teneva in braccio. I loro visi erano alla stessa altezza.
La bambina lo osservò negli occhi e
affermò: “Tu non sei cattivo come gli altri.”
Il vampiro la rimise giù, scosso da
quelle parole e da ciò che aveva appena fatto. Lui che veniva chiamato il sanguinario,
lui che aveva ucciso due Cacciatrici, aveva appena salvato una bambina.
Frustrato per il suo gesto le diede le spalle ed iniziò ad allontanarsi.
La voce della bambina lo richiamò.
“Come ti chiami?”
Lui si volse a guardarla. Voleva
ignorarla ma fu più forte di lui. Per un attimo si concesse di dire quel nome.
“William.”
“Io mi chiamo Karol Erika. Grazie di
avermi aiutato William.”
Lui si girò alzando un braccio in
segno di saluto e se n’andò.
La notte seguente, partì per andare in
Francia.
Qualche volta gli era capitato di
ripensare a quella bambina dagli occhi viola ed ogni volta non poteva impedirsi
di pensare che avesse fatto bene a salvarla.
Dal canto suo, anche la bambina,
crescendo, continuò a pensare a quella notte. Quando, alcuni anni dopo, le
dissero che esistevano demoni e vampiri, non n’era rimasta affatto sorpresa.
Diventando Cacciatrice, in cuor suo, aveva sempre sperato di riuscire a
rivedere il suo salvatore.
(FINE FLASHBACK)
“William.” Disse Kei sussurrando.
“Karol Erika.” Fu il sussurro di
Spike.
Sentirono dei passi avvicinarsi e si
alzarono, senza smettere di fissarsi.
Pochi secondi dopo arrivarono sia il
gruppo di Buffy, con l’aggiunta di Xander e Anya, sia il gruppo di Kei.
Lib e Gav, che conoscevano troppo bene
la loro amica, notarono subito che c’era qualcosa di strano.
“Kei sei riuscita a fermare il
vampiro?” chiese Giles.
“Eh? Ah non proprio, ci ha pensato Wi…
Spike.”
“Quindi siete riusciti a recuperare
ciò che aveva preso.” Domandò l’osservatore.
“Vediamo, dovrebbe essere caduto…” si
guardò in giro. Poi lo vide. “Eccolo è lì.”
Era un’urna. Giles la prese in mano.
“Sa cos’è?” gli chiese Buffy.
“Ad occhio e croce direi che è un’urna
molto antica, probabilmente risalente al XII secolo. Gli intarsi mi sembrano
familiari, ma dovrei controllare sui miei libri.”
“Allora direi di tornare al negozio di
magia e controllare.”
Tutti iniziarono a camminare.
Kei e Spike si voltarono per seguire
gli altri e si ritrovarono uno di fronte all’altra a pochi centimetri di
distanza. Si guardarono negli occhi. Entrambi non sapevano cosa dire o cosa
fare.
Poi Kei abbassando lo sguardo fece un
passo indietro e raggiunse gli amici.
Spike si passò una mano sul viso e
sbuffando si decise a seguirli.
Lib e Gav non avevano perso la scena.
Arrivati al negozio, le due ragazze,
con una scusa, si fecero seguire in palestra da Kei per poter parlare
tranquillamente.
“Che succede?” domandò Lib.
“A che ti riferisci?”
“Non siamo cieche. Abbiamo notato che tu
e Spike siete strani.” Disse Gav.
Kei sentiva il bisogno di parlarne con
qualcuno, così si confidò con le sue amiche.
“Ricordate ciò che vi raccontai
riguardo al mio primo incontro con i vampiri?”
“Intendi come Cacciatrice o quello di
quando avevi sette anni?” chiese Gav.
“Quello dei sette anni.”
Lib e Gav annuirono.
“Ricordate che vi dissi che uno del
gruppo dei vampiri mi salvò?”
Le due amiche annuirono ancora.
“Stasera ho scoperto che quel ragazzo,
William, è Spike.”
“Spike è un vampiro? Com’è possibile?
Voglio dire come hai fatto a non accorgertene prima?” chiese Lib.
“Sono passati quindici anni. Ero
piccola. I miei ricordi si sono affievoliti. Ma stanotte mi sono ricordata
tutto.”
“Ma sei sicura che sia lui?” indagò
Gav.
“Sì. Ne ho avuto anche la conferma. Al
vampiro che mi salvò mi presentai come Karol Erika, ma a Spike mi sono
presentata come Kei. Mentre eravamo a terra lui mi ha chiamata Karol Erika e
quella è stata la conferma definitiva.”
“Eravate a terra?”
“Un demone ci ha attaccati lanciandoci
contro un’ascia. Spike si è buttato addosso a me per proteggermi. Le vostre
voci hanno fatto scappare il demone. Noi ci siamo guardati. Vedendo il suo viso
così vicino ho ricordato distintamente quella notte. Ma non è stato solo il suo
viso è stata soprattutto la sensazione che ho avuto. L’avevo già provata solo
quella notte di quindici anni fa. E poi subito dopo che l’ho chiamato William,
lui mi ha chiamata Karol Erika. Quindi non ci sono dubbi che sia lui.”
“Cosa pensi di fare ora? Lui è un
vampiro.” Le ricordò Lib.
“Guarda che lo so.”
“Allora sai anche che devi metterci
una pietra sopra.”
“Sopra a cosa, scusa?”
“Kei, ti conosciamo fin troppo bene.
Abbiamo visto la tua faccia, prima e sappiamo che, in fondo, hai sempre considerato
William, o Spike che dir si voglia, il tuo eroe.” Disse Gav.
“E anche se non l’hai detto abbiamo
capito che sei stata felice di diventare Cacciatrice nella speranza di poterlo
incontrare ancora.” Continuò Lib.
“Ma tra voi non ci potrà mai essere
nulla.” Concluse Gav.
“Ragazze, vi state facendo un film.
Quello che m’interessa avere con lui, caso mai, è una bell’amicizia.
Nient’altro.”
“Spero per te che sia vero.” Affermò
Gav.
“Ma certo che lo è. Tranquille. Ora
torniamo di là o si preoccuperanno.”
Kei sorrise alle sue amiche e uscì
dalla stanza.
Lib e Gav si scambiarono un’occhiata
scettica e la seguirono.
Quando Giles le vide tornare, disse:
“Siete arrivate giusto in tempo. Ho trovato qualcosa. Dunque…” iniziò a leggere.
“L’urna di Gonelb. Creata da un gruppo di streghe nel XII secolo, l’urna è
stata creata per celebrare il rito di Asdif che ha il potere di aumentare la
forza di un demone. A seconda del demone che compie il rituale si possono
verificare diverse condizioni, tra cui… o Signore…”
“Che succede? Che dice il libro?”
domandò Buffy.
“Può permettere ad alcuni demoni di
annullare ogni tipo di potere impuro, compresi tutti quelli posseduti dalla
Cacciatrice.”
“Chiunque abbia cercato di rubare
l’urna credo proprio che ci riproverà. Non si lascerà scappare un’occasione
come questa. Soprattutto se è a conoscenza del rito per togliere potere alle
Cacciatrici.”
“Però, dovremmo essere al sicuro.
Voglio dire, nessuno sa che siamo stati noi ad impedire a quei vampiri di
rubarla e che ora l’abbiamo noi.” Disse Xander.
Kei e Spike si guardarono.
“Non è esatto.” Disse la ragazza.
“Che vuoi dire?” chiese Willow.
“Io e Spike, subito dopo aver
sconfitto il vampiro che scappava con l’urna, siamo stati attaccati da un demone.”
“Ma voi siete riusciti a sconfiggerlo,
vero?” chiese preoccupata Anya.
“No. È scappato prima che potessimo
reagire.”
“Un demone che scappa?” si stupì Dawn.
“Non appena ha sentito le vostri voci
che si avvicinavano si è dileguato.” Le spiegò il vampiro.
“Che aspetto aveva questo demone?”
s’informò Giles.
“Aveva un colorito giallo ocra,
ricoperto di squame, denti aguzzi e lunghi artigli…” rispose
“Sulla testa aveva una cresta tipo quella
dei galli di colore viola e poi aveva tre code.” Continuò Spike.
“Tre code?” domandò Anya, credendo di
aver capito male.
“Se preferisci una coda che si
divideva in tre.”
“Ah e usava un’ascia. Ora che ci
penso, se non è tornato indietro a prenderla deve essere ancora al cimitero.”
Aggiunse Kei.
“Ti riferisci a questa?” chiese Buffy
mostrando un’ascia. “Pensavo che fosse uno degli oggetti di Giles e l’ho
presa.”
“Sì, è quella.”
Giles prese l’ascia e l’osservò
attentamente. Prese in mano un libro e sfogliò alcune pagine.
“Quest’ascia viene usata dai demoni
Berlbolk.” Disse infine.
“Berlbolk? Sembra uno scioglilingua.”
Disse Buffy sorridendo.
Giles riprese il libro che parlava
dell’urna cercando il nome di quel demone. “Non ci riderei sopra. È uno dei
demoni più potenti. Uno di quelli che potrebbero rubare i poteri della
Cacciatrice.”
“Il che significa guai.” Affermò Kei.
“Che si fa ora?” domandò Xander.
Fu l’osservatore a rispondere. “E’ quasi
l’alba e a quanto pare questo demone utilizza come sottoposti i vampiri. Quindi
credo che per il momento siamo al sicuro. Per ogni evenienza è meglio
nascondere l’urna e creare una barriera di protezione. Willow, Tara?”
“Ci pensiamo noi.”
Willow prese l’urna e la mise in un
baule. Tara le si mise vicino.
“Se volete, io e Lib possiamo darvi
una mano. Il potere di quattro streghe è più forte di quello di due.” Offrì
Kei.
Tara e Willow accettarono.
Le quattro streghe si misero intorno
al baule e si presero per mano.
Fu Willow a pronunciare l’incantesimo
mentre le altre tre le infondevano energia.
Intorno al baule si formò come una
bolla verde.
“Ecco fatto.”
“Rimarrà così visibile? Un cartello
con scritto: ‘ Qui c’è qualcosa di molto importante ’ avrebbe fatto meno
effetto.” Chiese Xander.
“Tranquillo, rimarrà così per poco.
Vedi. Sta già iniziando a diventare trasparente. Certo che è molto più potente
di quanto avessimo mai potuto fare io e Tara da sole. Avete un gran potere.”
Gli spiegò Tara.
Ora mancava veramente poco all’alba.
“E’ il caso che torni nella mia cripta
se non voglio finire arrosto.” Disse il vampiro.
“Nella tua cripta? Significa che vivi
al cimitero?” chiese Kei.
“Sì.”
“Non mi sembra un posto molto sicuro.”
“So badare a me stesso.”
“Sì, ma tieni conto che il demone ha
visto te e me. Se è così potente non ci metterà molto a trovarti.”
“Quindi anche tu sei in pericolo.”
“Lo so, ma essendo, oltre ad una
Cacciatrice, anche una strega e vivendo con un’altra strega e una ragazza
capace di usare la telecinesi, direi che sono un po’ più al sicuro di te. Se
scoprono che sei un vampiro, il primo posto dove verranno a cercarti è il
cimitero.”
“Telecinesi?” chiese esaltata Dawn.
“Già. So muovere gli oggetti con il pensiero.”
Spiegò Gav.
“Fantastico!” esclamò Dawn.
“Comunque sia, Kei non ha tutti i
torti.” Dichiarò Giles.
“E cosa dovrei fare secondo voi?”
chiese dubbioso Spike.
Kei guardò Lib e Gav.
“Solo finché questa storia non sarà
finita.” Fu il commento di Lib.
“E a patto che lavi i piatti per un
mese.” Continuò Gav.
“Ma che amica sei, Gav?” chiese Kei.
“Una che pensa ai suoi interessi.
Prendere o lasciare.”
“Prendo. Spike puoi venire a stare da
noi.”
“Non c’è bisogno che…” iniziò il
vampiro.
“Non fare il ritroso. Ho dovuto
accettare di lavare i piatti per un mese, quindi vedi di non farmi arrabbiare o
li faccio lavare a te.”
“O.K. non ti scaldare.”
“Devi passare da te a prendere
qualcosa?”
“Se devo rimanere da voi per qualche
giorno, avrò bisogno di qualche vestito.”
“Allora noi passiamo da te a prenderti
il cambio. Voi due venite con noi, tornate a casa da sole o rimanete qui?”
“Torniamo da sole.” Rispose Lib.
“Non approfittarne.” Le disse
sottovoce Gav.
“Simpatica.” Le rispose Kei con lo
stesso volume.
“Lo so.” Concluse Gav.
Il vampiro e
Percorsero tutto il tragitto fino alla
cripta di Spike in assoluto silenzio.
Spike raccolse qualche vestito e li mise
in un borsone, dopodiché uscirono e Kei fece strada fino a casa sua.
“Da quanto tempo sei vampiro?” chiese
di punto in bianco la ragazza.
“128 anni.”
“Però, te li porti bene.” Disse
sorridendo.
Anche Spike sorrise.
“Perché quando ti chiesi il nome mi
dicesti William?”
“Perché è il mio vero nome. Era più di
un secolo che non lo usavo, ma quella sera ho pensato che fosse giusto che tu
mi conoscessi come William.”
“Perché?”
“Perché Spike è un mostro. William,
invece, era umano. Fragile e debole, ma pur sempre umano.”
“Come ragionamento è una cavolata.”
“Cosa?”
“Ma sì. Scusa… tu dici che Spike è un
mostro. Da quello che mi hai detto, credo di non sbagliare dicendo che usi il
nome Spike da quando sei vampiro, giusto?”
Il ragazzo annuì.
“Però, tu quindici anni fa, mentre eri
vampiro, dato che non si può smettere di esserlo, mi hai salvata. In più dubito
fortemente che mentre eri William tu sia stato un santo. Penso che almeno una
volta nella tua vita tu ti sia comportato male.”
“Sì, ma…”
“Non c’è nessun ma. Spike e William
sono la stessa persona. Tu. E come ogni persona hai fatto le tue azioni buone e
le tue azioni cattive. In ogni caso, è per quello che hai fatto e che sei
stato, sia come William sia come Spike, che ora sei come sei. E per quel poco
che ti conosco e che può valere, io credo che tu vada bene così.”
Gli sorrise.
Spike, per qualche motivo che non
capiva, o che non voleva capire, si sentì come sollevato da un peso e sorrise
anche lui.
“Grazie.”
“Non ringraziarmi. Ho solo detto
quello che penso. Vivendo insieme inizierai a non sopportare più che io lo
faccia.”
“Io credo che non potrei stancarmene.”
Si guardarono negli occhi un istante,
poi presi dall’imbarazzo, tornarono a volgere lo sguardo davanti a loro.
Nel frattempo erano arrivati.
“Eccoci qui.” Aprì la porta, entrò e
si volse verso Spike. “Entra pure, Spike.”
“Grazie.”
Kei e Spike si diedero da fare a
chiudere tutte le tende in modo che i raggi del sole non potessero filtrare.
“Carina, la casa.” Disse Spike.
“Già. Piace molto anche a noi.”
In quel momento arrivarono Lib e Gav.
“Ciao ragazzi.” Disse Lib.
“Ciao.” Risposero in coro Kei e Spike.
“Buonanotte ragazzi.” Disse Lib.
Kei e Spike risero.
“E’ sempre la solita. Comunque vado a
dormire un paio d’ore anch’io. Non fate baccano.” Fu il commento di Gav.
“Ehi, ma quelle due se ne sono andate
a dormire!” disse la ragazza.
“Se hai sonno, vai pure. Rimango io a
fare la guardia.”
“Non è per quello. Dovevano aiutarmi a
fare un incantesimo di protezione. Invece, mi tocca farlo da sola.”
“Se posso ti do una mano.”
“Grazie, ma posso farlo da sola. Più
che altro volevo che Lib lo facesse con me per fare una barriera più potente.
Ma va bene anche così. Al massimo le chiederò dopo di potenziarla con i suoi
poteri.”
Kei prese gli oggetti necessari al
rito, ovvero una candela, una foto della casa fatta con una polaroid, un
cristallo e un vassoio di metallo.
Si mise al centro del salotto, seduta per
terra con, di fronte a sé, il vassoio.
Dentro vi posò il cristallo e,
appoggiata sopra di esso, mise la foto.
Prese la candela e…
“Che testa! Mi sono dimenticata i
fiammiferi.”
“Tieni. Usa il mio accendino.”
Kei lo prese, accese la candela e
glielo ridiede. Iniziò a recitare il suo incantesimo.
Intorno a lei si alzò una leggera
brezza sia intorno a lei, sia intorno a Spike. Mentre ripeteva la formula,
avvicinò la candela alla fotografia dandole fuoco. Ripeté per la terza volta la
formula e le ceneri della fotografia scomparirono. In compenso il cristallo,
che prima era bianco, ora era diventato verde. Finita la formula la brezza
cessò.
“Ecco fatto.”
“Tutto qui?” chiese il vampiro.
“Sì. Se il cristallo dovesse cambiare
colore e diventare giallo vorrebbe dire che la casa è in pericolo. Se
diventasse rosso, invece, significherebbe che qualche demone è entrato nella
barriera.”
“Significa che se io uscissi di casa e
rientrassi. Il tuo cristallo diventerebbe rosso? Dovrò avvertire allora o
rischio di finire impalettato.” Costatò preoccupato.
“Tranquillo, tu al momento
dell’incantesimo eri dentro casa e sei stato avvolto da quella sorta di
venticello. Ciò significa che l’incantesimo ti riconosce come abitante di questa
casa.” Spiegò Kei.
“Sono più tranquillo.”
I due ragazzi si sedettero sul divano
a chiacchierare, ignari del fatto che al piano di sopra anche Lib aveva
compiuto il rito di protezione.
Un paio d’ore dopo Gav si svegliò e
scese al piano di sotto.
In fondo alle scale vide Lib.
“Che succede?” le chiese.
Lib le fece cenno di abbassare la voce
e le indicò il divano. Gav guardò nella direzione suggeritale.
Sul divano c’erano Kei e Spike
addormentati. Erano entrambi seduti. Kei aveva posato la testa sulla spalla di
Spike e una mano sul suo petto, mentre lui aveva il suo braccio intorno alle
spalle della Cacciatrice e la testa appoggiata su quella della ragazza.
Lib e Gav si diressero in cucina.
“Non so se abbiamo fatto bene ad
accettare che lui stesse qui.” Disse Lib.
“Non potevamo fare altro. La conosci
Kei. Quando si mette in testa una cosa, non c’è modo di farle cambiare idea.”
“Lo so. Stanotte ho avuto un
presentimento. Sono preoccupata.”
“Anch’io. Ma non possiamo farci
prendere dal panico ogni volta.”
“Ti assicuro che non lo faccio
apposta. È più forte di me. Ho sentito troppe volte quella storia dalla nonna e
dalla madre di Kei per far finta di niente.”
“Appunto. Era una storia. Non vuol
dire che succeda veramente.”
“Questo non mi tranquillizza. Se
potessi leggere il futuro…”
Gav, la richiamò con un tono tra
l’arrabbiato e il preoccupato. “Lib…”
“Tranquilla. Non lo farei mai. So di
non essere abbastanza potente per controllare un incantesimo del genere.”
“Non è un fatto di controllo o di potenza.
È un fatto di etica. Non puoi usare la magia per farti i fatti degli altri. E
nemmeno per modificare gli eventi.”
“Lo so. Ma rispondi sinceramente: tu
non hai mai pensato a trovare un modo che impedisse alla storia di avverarsi?
Anche se ciò dovesse modificare gli eventi o qualunque altra cosa?”
“Sì e lo sai benissimo. Ma non c’è
niente che possiamo fare.”
“E anche se ci fosse, non la fareste.”
Disse Kei spaventandole, visto che le altre due non si erano accorte della sua
presenza.
“Kei! Da quanto sei lì?” chiese Lib.
“Abbastanza per capire di cosa
parlate. Io non temo il mio futuro. Perciò non dovete farlo nemmeno voi.”
“Sì, ma…”
“Niente ma. Quella che raccontano mia
nonna e mia madre è solo una storia, una leggenda. Non è detto che si debba
avverare e nemmeno che sia vera. Io non intendo farmi condizionare la vita da
un’insicurezza. Perciò non voglio più sentirne parlare. Io so chi sono. E lo
sapete anche voi.”
Lib e Gav promisero che non ne
avrebbero più parlato.
Quando Kei si era alzata dal divano,
aveva svegliato Spike che, tuttavia, finse di continuare a dormire.
Senza che le tre ragazze lo
sospettassero, lui aveva sentito tutta la discussione, ed ora si stava
chiedendo di quale storia stessero parlando. Sapeva, però, che non poteva andarglielo
a chiedere. Doveva escogitare un modo per scoprirlo.
Il resto della mattinata passò
tranquillamente.
Dopo pranzo arrivarono a casa delle
tre amiche tutti gli altri eccetto Anya e Xander che erano al lavoro. Avevano deciso
di continuare le ricerche a casa loro.
Poco dopo il loro arrivo, Kei andò in
cucina a prendere qualcosa da bere e sgranocchiare, mentre Lib saliva in camera
sua, Willow andava in bagno e Tara scaricava dalla macchina dei libri.
Non si accorse che Spike l’aveva
seguita.
Stava prendendo un pacco di patatine
da un ripiano, quando la testa iniziò a girarle dolorosamente.
Spike si accorse che stava per cadere
e la raggiunse sorreggendola e adagiandola lentamente per terra.
“Che succede?” le domandò preoccupato.
Kei non rispose.
“Vado a chiamare gli altri!”
“Aspetta! Sto bene adesso. Deve essere
stato lo stress. Tranquillo.”
Spike non sembrò tanto convinto, ma
vedendo che si rialzava e che si comportava come al solito si calmò.
L’aiutò a radunare tutto e a portarlo
in salotto.
Però, per tutto il resto del
pomeriggio, senza farsi notare, continuò a tenerla d’occhio. Nonostante tutto
era preoccupato per ciò che era successo.
Quella sera non avevano ancora trovato
qualcosa che potesse essere utile contro quel demone.
Kei aveva bisogno di uscire, perciò si
offrì per fare la ronda. Buffy, però, non era dello stesso parere. Insieme agli
altri, praticamente, la costrinse a rimanere in casa mentre lei andava a
caccia.
Lib e Gav ebbero il compito di controllare
che rimanesse a casa.
Non potendo fare nient’altro, Kei
diede la buonanotte alle sue amiche e a Spike, e andò in camera sua a dormire.
O almeno fu ciò che disse.
Infatti, dieci minuti dopo, scavalcò
la finestra della sua camera e scese aggrappandosi all’albero vicino alla sua
finestra.
“Però! È comodo quest’albero!” disse
“Ce ne hai messo di tempo!” disse
Spike dietro di lei, spaventandola.
“Spike! Che ci fai qui? Dovresti
essere in casa!”
“Anche tu mi pare.”
Si guardarono alcuni istanti.
“Restiamo o andiamo?” chiese, infine
Spike.
“Muoviamoci, prima che se ne
accorgano.”
Si allontanarono silenziosamente.
Camminarono in silenzio per un po’,
girando la città senza una meta precisa. Poi decisero di andare al Bronze.
Iniziarono a ballare in mezzo alla
pista. Si divertirono moltissimo. Dopo alcune ore, decisero di tornare a casa.
Passarono per il cimitero.
Mentre camminavano, rimanendo
all’erta, notarono del movimento.
Si nascosero dietro ad un albero per
controllare.
Videro alcuni vampiri parlare. In
mezzo a loro c’era anche il demone della sera prima che parlava con qualcuno.
Mentre li osservavano, un paio di
vampiri si spostarono di lato permettendo loro di vedere con chi parlasse il
demone.
“Drusilla!” mormorò Spike.
“La malefica!” sussurrò Kei
contemporaneamente a Spike.
Si guardarono un attimo e poi
tornarono ad osservare il gruppo.
Poco dopo questo si allontanò.
Quando furono certi di essere soli,
uscirono dal loro nascondiglio e ripresero a camminare verso casa.
“Quindi si chiama Drusilla.” Disse
Kei.
“Già.”
“Mi ricordo anche di lei. Era con te
quella notte di quindici anni fa.”
“Sì.”
“Tu mi sembravi molto preoccupato per lei
quando ho creato il vortice d’aria.”
“Già.”
Kei stava iniziando ad innervosirsi.
“La pianti di rispondermi a monosillabi?”
“Come? Ah, scusa.”
“Che succede, Spike? Mi sembra che il
tuo umore sia drasticamente peggiorato da quando li abbiamo visti. O meglio da
quando hai visto lei.”
“E’ una mia ex.”
“Ah. Come mai è finita?”
“Ha preferito un altro.”
“Ne eri innamorato?”
“Sì.”
“Lo sei ancora?”
“Non lo so. Certo rivederla mi ha
fatto un certo effetto.”
“Figurati a me. Mi sono sempre
augurata di non ritrovarmi la malefica più davanti.”
“Perché la chiami malefica?”
“Ti ricordo che, quella bella
personcina della tua ex, ha tentato di assaggiarmi.”
“Se è per quello, anch’io.”
“Sì, ma tu alla fine mi hai aiutata. Lei
invece… Nei suoi occhi c’era solo cattiveria e odio. Nemmeno un briciolo di
cuore. Il ghiaccio era più caldo. Ho intuito le sue intenzioni e non mi sono
piaciute. Per quello invece di tentare di scappare ancora, usai il mio potere.
Volevo farla smettere di guardarmi così.”
“I suoi occhi sono così perché il suo
sire l’ha resa pazza e visionaria.”
“Visionaria?”
“Ogni tanto gli capita di avere
visioni sul passato e sul futuro.”
“Comunque, non era pazzia la sua.”
“Come puoi esserne sicura? Non la
conosci nemmeno.”
“Non so come spiegartelo. È una
sensazione molto forte la mia. Era proprio come se ce l’avesse con me. Non in
quanto possibile preda o per il fatto che io fossi umana e i vampiri si cibano
di umani. Era proprio come se ce l’avesse con me, Karol Erika Inao, solo per il
fatto di essere Karol Erika Inao.”
“Secondo me esageri.”
“Forse.”
“Quello che mi preoccupa adesso,
comunque, è il fatto che il demone Berlbolk e Drusilla si siano associati.
Stando a ciò che ha detto Giles, quel demone è potente. Se ha dalla sua
Drusilla, lo è ancora di più.”
“Magnifico. Non bastava un demone
arrabbiato. Ci voleva anche Madame Maléfique. Quel che è peggio, è che non mi
sento tranquilla. Ho una brutta sensazione.”
Intanto arrivarono a casa. Kei
tranquillamente aprì la porta principale ed insieme a Spike entrò.
Come richiusero la porta furono
aggrediti verbalmente da Gav e Lib.
“Si può sapere dove eravate finiti?”
chiese Gav arrabbiata.
“Ci avete fatto preoccupare.” Rincarò
la dose Lib.
“Scusate. Non volevamo. Avevamo
bisogno di uscire un po’ a prendere aria.” Disse Kei.
Detto questo Kei salì al piano di
sopra e si chiuse nella sua stanza. Dal canto suo Spike si buttò sul divano.
Lib e Gav si guardarono e decisero,
per il momento, di non fare domande. Gli altri due sembravano piuttosto
alterati.
Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio,
si recarono tutti al negozio di magia. Compreso Spike, al riparo dal sole da
una coperta.
“Avete scoperto qualcosa durante la
ronda di ieri sera?” chiese Giles.
“Nulla. Nessun vampiro che volesse
collaborare.” Disse Buffy.
“Anche al bar di Willy non c’era
nessuno di sospetto.” Aggiunse Willow.
“E voi due? Avete scoperto qualcosa
nella vostra uscita?” chiese Lib. Nella sua voce si sentiva ancora un pizzico
di rabbia.
“Ma non dovevate rimanere a casa?”
domandò Anya.
“Dovevamo. Ma rimanere con le mani in
mano non fa per me. Comunque sì. Abbiamo trovato qualcosa. O meglio qualcuno.
Abbiamo visto il demone Berlbolk parlare con un gruppo di vampiri. Una di loro
è una mia vecchia conoscenza.” Rispose Kei.
“E’ anche una loro vecchia conoscenza.
Si tratta di Drusilla.” Spiegò Spike.
“Drusilla è tornata?” chiese Buffy
allarmata.
“Già.” Rispose Spike.
“E stava parlando con il demone
Berlbolk?” indagò Giles.
“Sì.” Disse Spike.
“Ecco che riparte con i monosillabi.”
Sussurrò Kei.
Spike, che l’aveva sentita, la fulminò
con lo sguardo. Kei lo sostenne tranquilla.
“Se c’è anche Drusilla, direi di
iniziare a preoccuparci.” Disse Xander.
In quel momento entrò qualcuno in
negozio. Non si trattava di un cliente, però. Era un fattorino.
“Ho qui una busta da recapitare ad un
certo Spike the Bloody.”
“Sono io.” Disse Spike sorpreso.
“Mi metta una firma qui, prego.”
Spike eseguì e prese la busta. Il
fattorino se ne andò.
“Sono curioso di sapere chi mi
scrive.” Commentò il vampiro.
Spike aprì la busta, estrasse il
foglio e lesse il messaggio che c’era scritto.
“La calligrafia è di Drusilla. Inizio
a credere che tu avessi ragione.” Disse rivolto a Kei.
“A che riguardo?”
Spike le diede il foglio. Kei lesse a
voce alta.
“Spero vi sentiate meglio, ora che non
avete nulla da perdere.”
“Ma che significa?” chiese Tara.
“Non lo so. Ma il mio presentimento è
ancora più forte ora.” Fu il commento di Kei.
“Ehi, calmati o sverrai di nuovo.” Le
disse Spike
Stavolta fu Kei a fulminarlo con lo
sguardo. Non voleva che gli altri lo sapessero.
“Sei svenuta? Quando?” domandò Lib.
“Non sono proprio svenuta. Ieri,
mentre sono andata a prendere da bere ho avuto un capogiro. Tutto qui.”
“Che strano. Anch’io più o meno nello
stesso momento mi sono sentita male.” Disse Lib.
“Anche io ho avuto un capogiro in quel
lasso di tempo.” Intervenne Willow.
“Pure io.” Affermò Tara.
“C’è qualcosa che non mi convince.”
Disse Kei.
“Già. Tutto questo non mi piace.” Si
trovò d’accordo Willow.
“Certo che è una bella coincidenza che
tutte insieme siete state male.” Commentò Dawn.
“No… non può essere stata una
coincidenza.” Disse Kei.
“Che vuoi dire?” chiese Lib.
“Ci deve essere un nesso.Ma l’unica
cosa che abbiamo fatto tutte insieme è l’incantesimo di protezione dell’urna…”
Si guardarono un istante, poi tutti si
precipitarono ad aprire il baule in cui avevano nascosto il reperto.
Era vuoto.
“Maledizione! Ci ha fregati!” nella
voce di Kei si sentì perfettamente tutta la sua rabbia.
“Ma com’è possibile? La barriera era
così potente…” disse Tara.
“Si sta avverando.” Affermò Gav.
Kei e Lib la guardarono. Poi Lib si
girò verso Kei che scuoteva la testa.
“No. No. No. NO! Non si sta avverando
niente! Quella è solo una storia!” si impuntò Kei.
“Allora fa un incantesimo.”
“Per tua informazione, anche ieri sera
ne ho fatto uno. Ho fatto l’incantesimo di protezione per casa nostra ed è
ancora attivo.” Mostrò il cristallo verde.
“Ieri sera, quando?” si intromise Lib.
“Subito dopo che siete salite di sopra
a dormire.”
“Allora ho paura che Gav abbia
ragione.”
“Ma che stai dicendo Lib. Lo vedi
anche tu che il cristallo è perfettamente verde.”
Lib estrasse dalla tasca della sua
giacca un cristallo simile a quelle che teneva in mano Kei.
“Ieri sera, dopo essere salita, ho
fatto anch’io l’incantesimo di protezione della casa. Probabilmente l’abbiamo
fatto in contemporanea e non ce ne siamo accorte.”
Kei non voleva crederci.
“No. Vi state sbagliando.” Mormorò
Kei.
“Allora provalo. Fa un incantesimo.
Uno qualunque.” Disse Gav.
Kei la guardò con rabbia. Recitò la
formula per creare una sfera di luce, ma non successe nulla. Ne rimase
sconvolta.
Gav le si avvicinò. “Kei…”
Kei guardò la sua amica come se fosse
un’estranea. Allontanò il braccio che Gav tentò di posarle sulla spalla. Guardò
Lib, Spike, Willow, Tara e tutti gli altri.
“Mi…Mi…Mi dispiace.” Disse Kei e
subito dopo corse fuori dal negozio piangendo.
Fuori intanto si era fatto buio e
Spike senza pensarci due volte le corse dietro. Non aveva nemmeno pensato a
controllare se ci fosse luce o meno. Sapeva solo che doveva e voleva starle
vicino.
Quando arrivarono al parco Spike riuscì
a raggiungerla. Volendo l’avrebbe potuta raggiungere prima, ma l’aveva lasciata
correre un po’ per lasciarla sfogare. Quando la vide appoggiata ad un albero le
si avvicinò.
La chiamò sottovoce.
“Vattene.”
“Non lo farò.”
Le posò una mano sulla spalla e la
fece girare.
“Lasciami stare, ti prego.”
“Non posso.”
“Perché?”
“Ti ho abbandonata una volta. Non
chiedermi di farlo ancora.”
Kei lo guardò negli occhi. Il suo
sguardo dolce le impedì di trattenere le lacrime. Si lasciò abbracciare e si
sfogò contro il suo petto.
Quando la sentì più calma le parlò.
“Non arrabbiarti, ma ho sentito il
discorso che hai fatto stamattina, con le tue amiche, riguardo una storia che
raccontano tua nonna e tua madre. È la stessa a cui vi riferivate anche prima,
vero?”
“Sì.”
“Vuoi raccontarmela?”
“Dice che ogni tredicesima generazione
di potere, esso rischia di scomparire. Io sono una delle tredicesime
generazioni che possiedono il potere.”
Spike, con tono pratico, disse: “Dovrai
abituarti ad essere solo una Cacciatrice.”
“Non ho finito.”
“Scusa. Continua.”
“Senza poteri la tredicesima
generazione, sì, insomma, io, diventerò vulnerabile.”
“Ma sei pur sempre una Cacciatrice.”
“Non centra. Sarò vulnerabile ad un
certo rito.”
“Che rito?”
“Un rito che può permettere a chi lo
compie di impossessarsi dei poteri della mia famiglia. Di tutti i poteri. Se
qualcuno dovesse fare quel rito e io non riuscissi ad impedirlo, non solo i
miei poteri, ma anche quelli di mia madre, di mia nonna, delle mie antenate, si
concentrerebbero tra le mani di chi ha compiuto il rito. E i nostri poteri,
tutti insieme, hanno la capacità di distruggere il mondo.”
“Ma ci sarà una soluzione!”
Kei scosse la testa.
“Io, qualunque cosa succeda, ti proteggerò.
Lo giuro.”
Lei gli sorrise tra le lacrime.
Spike non riuscì a resistere. Avvicinò
le sue labbra a quelle di lei in un dolce bacio che divenne sempre più
appassionato.
Nel frattempo, in negozio, anche Lib e
Gav avevano spiegato agli altri dell’esistenza di quella leggenda nella
famiglia di Kei.
Kei e Spike furono bruscamente
riportati alla realtà. Furono attaccati da un gruppetto di vampiri.
In pochi secondi li polverizzarono.
Quando si ritrovarono una di fronte all’altro si sentirono in un profondo
imbarazzo.
Decisero di tornare al negozio di
magia per evitare di dover parlare.
Mentre stavano per entrare, però, Kei
lo fermò.
“Grazie. Per tutto. Anche per il bacio
ne avevo bisogno.”
Senza dargli il tempo per rispondere
si alzò sulle punte dei piedi, gli diede un altro bacio a fior di labbra e
subito dopo entrò nel negozio lasciandolo per alcuni istanti interdetto. Quando
si riprese entrò anche lui.
Non appena Gav vide Kei le andò
incontro abbracciandola. “Kei scusami, io…”
“Non scusarti. Sono io che devo farlo.
Mi dispiace, per essere scappata così. Ma ho avuto paura. Però, ora sto bene.
Mi sono ripresa. Anche se non potrò più essere una strega, sarò comunque una
Cacciatrice. E posso assicurarti che non permetterò a nessuno di levarmi anche
questo.”
“E noi ti aiuteremo.” Affermò Lib.
“Lo so.” Le disse Kei sorridendo.
Poco dopo tutti stavano cercando
qualche indizio tra i libri di Giles, per contrastare il demone Berlbolk o
comunque per impedire il rito, ad eccezione di Buffy e Willow che erano uscite
di ronda.
Ad un certo punto Tara, avvertì gli
altri di aver trovato qualcosa.
Tutti si misero all’ascolto. Tara
iniziò a leggere.
“Nel XII secolo, un gruppo di streghe seguaci
di Gonelb, per vendicarsi della Cacciatrice, crearono un rituale per toglierle
ogni suo potere. Grazie al rito, denominato Asdif (dal nome del capo delle
streghe) e celebrato per mezzo dell’urna di Gonelb, dei demoni molto potenti
possono far sprigionare i poteri racchiusi nell’urna. Il testo da recitare è
andato perduto durante la caccia alle streghe, ma alcuni punti del rituale
rimangono chiari. Esso può essere celebrato soltanto in un punto medianico tra
forze negative e positive, quando la costellazione dell’Ariete è perfettamente
allineata… Non dice altro.”
“Sbaglio o il prossimo allineamento è
tra due notti?” calcolò Lib.
“Sì, è esatto.” Convenne Giles.
“Quindi ora sappiamo quando avverrà il
rituale. Ci manca di scoprire dove.” Disse Spike.
“Dice un luogo medianico tra forze
negative e positive. Esiste qui vicino un posto del genere?” si informò Kei.
“E’ difficile dirlo. Qui siamo sulla
bocca dell’inferno non ci sono molti luoghi ad energia positiva.” Rispose
Giles.
“C’è una cartina della città?” domandò
Kei.
Anya andò a prenderla dietro il
bancone e gliela porse.
Kei prese una penna. “Indicatemi tutti
posti in cui sono avvenute le varie apocalissi.”
Lo fecero, anche se non ne capivano il
senso. Alla fine fu Dawn a chiedere a cosa le servisse.
“Una volta mia madre, mi ha detto che
un punto medianico tra due energie può non essere un punto fisso. Può
spostarsi. Perché può dipendere dall’attività di una sola delle due energie
cercate. In parole povere, segnando sulla cartina i punti dove sono state
affrontate le apocalissi, che non hanno assolutamente nessuna concentrazione di
energia positiva, ma hanno unicamente quella negativa, e calcolando il punto
esatto al centro di queste concentrazioni di energia, si può trovare un punto
medianico. Certo non è molto sicuro come calcolo, ma da qualche parte dovremo
cominciare.”
Calcolarono il punto. Il risultato fu
una zona della periferia nord di Sunnydale.
“Purtroppo non riesco ad essere più
precisa di così.” Concluse Kei.
Continuarono a cercare altri indizi.
Un paio d’ore dopo, Buffy e Willow
tornarono al negozio.
“Novità?” domandò Buffy.
“Sì, abbiamo una teoria. Il rituale
sarà, presumibilmente, compiuto tra due notti. E forse sappiamo anche dove.”
Rispose l’osservatore.
“Cioè?” chiese Willow.
“Dovrebbe essere alla periferia nord
di Sunnydale.”
“Direi di controllare subito.” Disse
Buffy.
Formarono così due gruppi. Il primo
formato da Buffy, Willow, Xander, Anya e Giles, e il secondo formato da Kei,
Lib, Gav, Tara, Spike e Dawn. Il primo gruppo doveva occuparsi di trovare
qualche indizio sul punto esatto per la celebrazione, mentre il secondo doveva
continuare le ricerche.
“Va sempre a finire così! Il lavoro
più interessante lo fanno loro!” Dawn mise il broncio.
Tara e Lib cercarono di calmarla.
A metà giornata non c’erano stati
sviluppi in nessuno dei due gruppi. Il gruppo di Buffy decise, però, di
interrompere momentaneamente le ricerche per tornare ognuno a casa propria per
riposarsi.
Anche i ragazzi del gruppo di ricerca
erano stanchi e chi prima, chi dopo, si addormentarono. Fortunatamente quel
giorno il negozio doveva rimase chiuso.
Arrivò poi la notte. Tutti erano
nervosi. La notte seguente si sarebbe celebrato il rito di Asdif e loro
brancolavano ancora nel buio.
Quella notte Kei e Spike rimasero a
casa di Kei da soli.
Questo creò tra loro un certo
imbarazzo. Decisero, perciò, di uscire a fare due passi, nonostante i loro
amici si fossero fatti promettere che sarebbero rimasti a casa.
Ma come ormai sembrava essere
diventata un’abitudine, vennero attaccati da alcuni vampiri. Questi erano molto
agguerriti. Uno di loro brandiva una spada. Spike, per proteggere, Kei si
ritrovò a bloccare la lama con le mani. Kei approfittò di quella situazione per
polverizzare il demone. In poco tempo ritornò la calma.
Spike, però, perdeva sangue da
entrambe le mani. Tornarono velocemente a casa. Andarono al piano superiore.
Kei lo fece sedere sul suo letto mentre lei prendeva la cassetta del pronto
soccorso.
Gli si sedette di fianco.
Iniziò a disinfettargli la mano
sinistra e dopo gliela fasciò.
Mentre stava tagliando la garza, si
ferì anche lei alla mano sinistra.
Spike, preoccupato che lei si fosse
fatta male, le prese la mano tra le sue e controllò che non fosse grave.
Tranquillizzato, alzò lo sguardo su di lei con l’intenzione di dirle che non
era nulla di grave.
Vedere però il suo viso così vicino al
proprio, gli fece scordare tutto.
Le accarezzò delicatamente il viso,
poi non riuscendo a trattenersi la baciò.
Come la volta precedente, si
scordarono di tutto il resto. Le mani ferite. Il pericolo imminente. Non c’era
spazio per altro che non fossero loro.
Spike fece sdraiare Kei sulla schiena
e le si mise al fianco. Le prese la mano sinistra, l’intrecciò alla sua destra
e la guardò negli occhi. Kei capì la sua muta domanda.
“Lo voglio.” Gli disse in un sussurro.
“Anch’io lo voglio.” Mormorò Spike.
Ripresero a baciarsi sempre con più
passione. E si amarono.
Un’oretta dopo, Kei stava riprendendo fiato
tra le braccia di Spike.
Si spostò una ciocca ribelle di
capelli e notò che la sua mano, che avrebbe dovuto essere ferita, in realtà non
lo era. Lo fece notare anche a Spike.
“Come può essere?” domandò il vampiro.
Nel frattempo prese la mano di Kei tra
le sue ed in quel momento Kei notò qualcos’altro.
“Spike?” lo chiamò con un tono tra lo
stupito e il confuso.
“Sì?”
“Anche la tua ferita è scomparsa.”
Il vampiro si guardò la mano. Colto da
un dubbio si tolse la fasciatura all’altra mano. Entrambe le ferite erano
guarite perfettamente.
“Ma che sta succedendo?” chiese il
vampiro.
“Possibile che il fatto che noi due
abbiamo fatto l’amore, abbia contribuito a guarirci?”
“Non lo so, ma sembrerebbe la
spiegazione più logica.
Attraverso la finestra aperta,
sentirono un paio di auto parcheggiare e le voci dei loro amici.
Si guardarono allarmati. Velocemente
si rivestirono.
Quando poco dopo, Lib andò in camera
di Kei, li trovò perfettamente vestiti.
“Che fate?” chiese Lib.
“Parliamo. Ci sono novità?” disse Kei.
“Noi non ne abbiamo. E voi?”
I due ragazzi si guardarono, poi
entrambi risposero in coro. “Nessuna.”
Lib non parve troppo convinta, ma
lasciò correre e seguita da Kei e Spike tornò al piano di sotto dove li
attendevano i loro amici.
Tutti stavano cercando di trovare una
soluzione contro il rito.
“Proviamo a ricapitolare tutto. Ci
dobbiamo essere persi qualche indizio importante.” Disse Giles.
“Allora… Il demone Berlbolk, con
l’aiuto di Drusilla, si è impossessato dell’urna di Gonelb per poter celebrare
il rito di Asdif…” iniziò Willow.
“Il rito di Asdif consiste nello
sfruttare i poteri dell’urna per permettere al demone Berlbolk di annullare i
poteri della Cacciatrice…” continuò Tara.
“Il rito si può celebrare soltanto
quando la costellazione dell’Ariete è in perfetto allineamento…” proseguì
Xander.
“L’allineamento avviene circa ogni 390
anni. Il prossimo inizierà questa notte a mezzanotte e…” andò avanti Gav, ma
Kei la interruppe.
“Cosa hai detto?”
“Che il prossimo allineamento è questa
notte.”
“No. Prima. Ogni quanto avviene
l’allineamento?”
“Più o meno ogni 390 anni. Perché?”
Kei non rispose. Si alzò e si diresse
verso la libreria, ma non trovò ciò che cercava.
“Lib, Gav, vi ricordate dove sono stati
messi i diari delle mie bisnonne?”
“Li ho messi insieme ai libri di
magia.” Le rispose Lib.
Kei andò davanti al mobiletto della
televisione e aprì le antine. Dentro c’erano una moltitudine di libri. Cercò
tra questi per alcuni istanti e poi ne prese cinque. Ognuno sulla copertina
riportava un nome di donna con tanto di periodo in cui questa era vissuta.
Iniziò a sfogliarli velocemente.
“Si può sapere cosa stai cercando?”
domandò Gav.
“Non so perché ma quello che hai
detto, mi sembrava familiare. Credo di averlo letto in questi diari.”
Cercò ancora. Al quarto diario si
fermò.
“Eccolo.” Iniziò a leggere. “Sono
dubbiosa, riguardo la leggenda che grava sulla nostra famiglia. Ci sono già
state molte tredicesime generazioni, e tra queste ci sono anch’io, ma nessuna
di noi ha mai perso o rischiato di perdere il proprio potere. Chissà? Forse
siamo state soltanto molto fortunate e la prossima tredicesima generazione
correrà questo rischio. Se così fosse, mi auguro che anche dopo i prossimi 390
anni i poteri siano della nostra famiglia…” finì di leggere. “Dopo di lei ci
sono state altre tredici generazioni di cui io sono la tredicesima.”
“Perché proprio 390 anni?” chiese
Dawn.
“Non lo so. Ma ho come la sensazione
che ci sia un nesso.”
“Forse hai ragione. Ricordi quando,
per la scuola, ci chiesero di costruire il nostro albero genealogico?” chiese
Lib.
“Sì.”
“Io e te abbiamo fatto la ricerca
insieme. Ti ricordi? Costatammo che nella tua famiglia l’età media in cui le
donne con i poteri facevano figli erano i 30 anni.”
“Sì, lo ricordo. Ma che c’entra?”
“Quanto fa 30 anni per 13
generazioni?”
“390 anni!”
“Il nesso deve essere questo!”
“Se hai ragione, e credo che tu
l’abbia, come può essere che il mio rischio di perdere i poteri centri con il fatto
che il rito di Asdif possa annullare i poteri della Cacciatrice?”
“Credo che la risposta te la sei data
da sola ieri notte.” Si intromise Spike.
“Che vuoi dire?” chiese Kei.
“Mi hai detto che senza poteri sei
vulnerabile ad rito che può permette a chi lo celebra di impossessarsi dei
poteri di tutta la tua famiglia, comprese tua madre, tua nonna e tutte le tue
antenate. E che tutti questi poteri riuniti hanno una potenza tale da poter
distruggere il mondo. Non credi che sono capaci di tanto, possono essere in
grado di annullare i poteri della Cacciatrice?”
Kei ci rifletté sopra.
“Credo proprio che potrebbero.”
Kei iniziò a tremare di rabbia. Tutti
se ne accorsero.
“Kei? Tutto bene?” le chiese Gav.
“Mi hanno tolto i miei poteri di
strega, se ne vogliono impossessare per sfruttarli a fini malvagi, come se non
bastasse vogliono togliermi anche i poteri di Cacciatrice. Questo non glielo
posso permettere.”
“Ma credo che sia un caso. Non credo
che facciano ciò che fanno solo per prendersela con te.” Disse in tono pratico
Willow.
Kei ebbe un’intuizione. Guardando
Spike disse: “Eh già. Non agiscono così contro Karol Erika Inao solo perché è
Karol Erika Inao. Non è vero Spike?”
“Ma dai! Non può essere.” Disse il
vampiro.
“Ah no? Io non credo, ci sono troppe
coincidenze perché tutto non sia collegato.”
“Che ne dite di fare capire qualcosa
anche a noi?” chiese Anya.
“Quindici anni fa, sono stata
attaccata da un gruppo di vampiri capitanati da Spike e la malefica.” Iniziò a
spiegare Kei.
“Chi?” domandò Xander.
“Drusilla. Già allora ebbi la
sensazione che lei ce l’avesse con me. Usai il mio potere. Lei fu costretta ad
allontanarsi sotto ordine di Spike. Poco dopo il mio potere si esaurì. Eravamo
rimasti io, Spike e un altro vampiro.”
“Però sei riuscita a scappare.”
Dedusse Buffy, visto che Kei era ancora viva.
“Solo perché Spike mi aiutò.”
“Cosa?” chiesero in coro Buffy, Giles,
Willow, Tara, Xander, Anya e Dawn
“Grazie per avermi rovinato la
reputazione.” Disse il vampiro.
Kei lo ignorò. “Lo so, all’epoca era
cattivo, ma mi salvò.”
“Come mai questo attacco di bontà?”
domandò Buffy a Spike.
“I suoi occhi.” Rispose il vampiro
imbarazzato e arrabbiato.
“I suoi occhi?” domandò Buffy.
“Sì. Quando li ho visti, istintivamente
ho sentito il bisogno di proteggerla. E ora basta con le domande. E tu vai
avanti.”
Kei proseguì. “Va bene. Qualche giorno
fa, poi io e Spike l’abbiamo rivista insieme al demone Berlbolk. Costui vuole
celebrare un rito che si può tenere soltanto ogni 390 anni. Guarda caso, nella
mia famiglia ogni 390 anni c’è il rischio che il nostro potere venga rubato
attraverso un rito. Sempre per puro caso, i 390 anni scadono entrambi nello
stesso periodo. Casualità su casualità, l’urna che avevamo recuperato viene
rubata e subito dopo ci arriva un messaggio di Drusilla che dice, testuali
parole: ‘ Spero che vi sentiate meglio, ora che non avete più nulla da perdere.
’ ”
“Ma se è così, significa che in
qualche modo Drusilla deve essere venuta a conoscenza della leggenda della tua
famiglia e del fatto che tu sia una Cacciatrice. Ma come?” chiese Gav.
“Spike mi ha detto che oltre ad essere
pazza è anche una visionaria. Può vedere il passato e il futuro.”
“In effetti, pensandoci meglio
potrebbe essere che lei abbia appreso tutto attraverso le sue visioni. Ma quel
che non capisco è perché accanirsi tanto su di te.” Concesse Spike.
“Davvero non lo capisci?” domandò
Buffy ironicamente.
“Dovrei?”
“Uomini!” fu il commento di Willow.
“Ehi, ma che vi prende? Perché dovrei
capirlo?”
“In effetti, anch’io non capisco il
motivo.” Disse Xander.
Fu Anya a spiegare l’arcano. “Ma è
ovvio! È chiaro come il sole che tra te e Kei sta nascendo qualcosa e sappiamo
tutti che Drusilla è innamorata di Spike e lo reputa sua esclusiva proprietà.
Perciò, per lei, Kei è un personaggio scomodo.”
“E conoscendo Drusilla, non si
limiterà a voler uccidere Kei. Prima vorrà toglierle tutto, farla soffrire
immensamente e poi, forse, ucciderla.” Disse Dawn.
Kei e Spike si guardarono imbarazzati.
“Adesso che abbiamo unito tutti
tasselli del puzzle, ci manca di sapere con esattezza dove il rito avverrà.”
Disse Giles cambiando discorso.
Mentre Giles parlava Kei andò in
cucina con la scusa di prendere da bere.
Spike la seguì.
Kei si fermò di fronte al lavandino
guardando di fronte a sé. Spike le si mise alle spalle. Lei sentiva
perfettamente la sua presenza, ma non si girò.
“Io non so cosa tu provi per Drusilla.
Non so se sei ancora innamorato di lei, ma io non posso e non voglio far altro
che impalettarla.” Disse la ragazza.
Spike l’abbracciò alla vita, e
avvicinò le labbra al suo orecchio.
“Pensi davvero che se fossi ancora
innamorato di lei, avrei fatto l’amore con te? Drusilla per me, sarà sempre un
po’ speciale.” La sentì irrigidirsi tra le sue braccia. “Ma solo perché è il
mio sire. È quello l’unico legame che ci unisce.”
“Da quello che so, è un legame molto
forte.”
“E’ vero. Ma a confronto con il legame
che ho con te, non è nulla. Lei è il mio sire. Ma tu… tu sei l’unica donna che
nella mia vita e nella mia non-vita io abbia mai amato.”
“Davvero?”
“Sì. Io ti amo Karol Erika Iano o Kei.
Credo di essermi innamorato di te già da quando ti vidi quella notte di
quindici anni fa.”
“Ma allora sei un pedofilo.”
Nonostante le parole capì che stava
sorridendo e la sentì rilassarsi contro il suo corpo.
“Non sono un pedofilo. Tu eri una
bambina, O.K., ma attraverso i tuoi occhi io ho visto il tuo spirito, o la tua
anima se preferisci, ed è stato per quello che ho sentito il bisogno di
proteggerti. Forse, inconsciamente, sentivo che ti avrei incontrata di nuovo e
che mi sarei innamorato di te. Ne è la prova che in tutti questi quindi anni
non ti ho mai dimenticata.”
“Nemmeno io mi sono dimenticata di te.
Quando mi hanno che ero una Cacciatrice, ho sperato con tutto il cuore di
poterti rivedere.”
“Davvero?”
“Sì.”
Spike la fece girare, per poterla
guardare in viso.
Quando furono faccia a faccia lui notò
che il viso della ragazza era rigato dalle lacrime. Si preoccupò.
“Perché piangi?”
Lei cercò di voltare la testa,
imbarazzata, ma lui glielo impedì, prendendogliela tra le mani.
“Sono una stupida a piangere, lo so.
Ma… quando mi hai detto di amarmi… e tutto ciò che hai detto dopo… mi hanno
fatto provare una grandissima felicità… non mi ero mai sentita così… non sono
riuscita a trattenermi. Scusa.”
“Non scusarti. Non hai niente di cui
scusarti. Ero preoccupato di aver detto qualcosa di sbagliato.”
“No. Anzi.”
Si sorrisero, poi Spike, dolcemente le
sfiorò le labbra con le sue.
Quando si allontanarono fu Kei a
parlare per prima.
“C’è una cosa che ti devo dire.”
“Cosa?”
“Spike, o William, anche io ti amo.”
Spike si sentì felice come mai nella
sua vita e nella sua non-vita. In quel momento capì il perché Kei non era riuscita
a trattenere le lacrime. Infatti anche lui, in quel momento aveva gli occhi
lucidi. Kei lo notò. Si abbracciarono. Poco dopo Spike si scostò per guardarla
in viso.
“Vorrei che il mio cuore potesse
battere per farti sentire quanto sono felice.”
Kei gli prese una mano e se la
appoggiò al petto.
“Il mio cuore batterà per entrambi.”
Con, la mano poggiata al petto della
ragazza e sentendo sotto di essa il suo cuore palpitare, Spike l’abbracciò
stretta con il braccio libero, imprigionando la sua stessa mano tra il petto
della ragazza ed il suo. Dopodiché la baciò. Sentì che il cuore della ragazza
prese a battere più veloce. Quasi gli sembrava davvero di poter sentire il suo.
Pochi minuti dopo tornarono dagli
altri. Notarono che Buffy, Willow, Tara e Gav erano usciti. Giles spiegò loro
che erano andati a fare un altro giro di perlustrazione.
Tornarono nel primo pomeriggio.
“Ci sono novità. Abbiamo scoperto dove
avverrà il rito.” Avvisò Buffy.
“Come ci siete riuscite?” chiese
Giles.
“Diciamo che una Cacciatrice, due
streghe e una ragazza che usa la telecinesi, sono molto convincenti.” Disse
Willow.
“Siamo andati al bar di Willy. Abbiamo
fatto un po’ di pressione sui pochi demoni presenti e un paio di loro ci ha
detto che sotto la fabbrica abbandonata nella periferia nord, c’era un gran
movimento ultimamente. Siamo andate a controllare e bingo, abbiamo visto il
demone Berlbolk. Abbiamo tentato di intervenire, ma lui se ne è andato e
l’abbiamo perso di vista.” Spiegò Tara.
“Avete comunque fatto un buon lavoro
ragazze.” Si congratulò Giles.
“Bene, ora sappiamo, il chi, il dove,
il quando e il perché. Ci manca soltanto il come riuscire ad impedire che
celebrino il rito.” Fece notare Xander.
“L’unica cosa che possiamo fare è
inventarci qualcosa sul momento.” Disse Kei.
Durante le poche ore che mancavano al
tramonto, tutti cercavano di riposare, naturalmente nessuno ci riusciva.
Kei nella sua stanza era sdraiata sul
letto con la testa sul cuscino dove, poche ore prima, Spike riposava. Poteva ancora
sentire il suo odore. Come chiamato dai suoi pensieri, il vampiro bussò piano
alla sua porta. Ottenuto il permesso, entrò nella stanza della ragazza e si
richiuse la porta alle spalle.
Vedendola sdraiata sul letto con i
lunghi capelli sparsi sul cuscino, le sembrò un angelo. Il più bello che
potesse immaginare. Il suo angelo.
Kei gli fece cenno di avvicinarsi e
stendersi vicino a lei. Lui eseguì e l’abbracciò.
Rimasero in silenzio a lungo. Entrambi
confortati dalla presenza dell’altro. Entrambi consci del fatto che quello
potesse essere il loro ultimo momento sereno insieme.
Era appena calata la notte.
Kei e Spike si stavano alzando per
scendere al piano inferiore.
Spike notò che Kei era strana.
“Cosa hai?”
“Per il rito, manca ancora molto. Vorrei
andare in un posto.”
“Dove?”
“So che in questa città è stata
seppellita una mia antenata. Quella del diario che ci ha fornito l’indizio sui
390 anni. Prima di trasferirmi in America, mi ero promessa di passare da lei.”
“Allora andiamo.”
Annuì.
Scesero di sotto. Videro Giles. Gli
spiegarono la situazione e rimasero d’accordo sul luogo in cui incontrarsi.
Arrivati al cimitero ci misero un po’
a trovare l’antenata di Kei.
Quando la trovarono, Kei si
inginocchiò di fronte a lei. Spike rimase in piedi qualche passo dietro di lei.
Capiva che Kei aveva bisogno di stare un po’ da sola con le sue radici.
Kei osservò attentamente la lapide.
Pensò quanto fosse strano il fatto di essere inginocchiata davanti alla lapide
appartenente ad una donna che non aveva mai conosciuto ma che comunque sentiva
di amare. Lesse l’iscrizione al di sotto del nome e del periodo in cui visse.
‘ Soltanto la purezza può vincere
l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. ’
Ricordò di aver letto la stessa frase
anche sul suo diario. In esso diceva di aver sentito quelle parole in un sogno
fatto da bambina, e di non essere più riuscita a dimenticarle perché le
parevano bellissime. Sempre sul diario aveva anche accennato al fatto che le
sarebbe piaciuto che le avessero incise sulla sua lapide. Sorrise costatando
che il suo desiderio era stato esaurito.
“Avevi ragione, sono parole
bellissime.” Disse Kei rivolta alla sua antenata.
“Come?” chiese Spike che l’aveva
sentita parlare.
“Mi riferivo alle parole sulla lapide.
Ne parlava anche in un suo diario. Diceva che le sembravano bellissime. E
anch’io la penso così.”
Spike le lesse.
“Credo che siano soprattutto vere.”
“In che senso?”
“Solo la purezza può vincere
l’impurità. È ciò che è successo a noi. La tua purezza d’animo ha vinto sul mio
cuore impuro.” Disse ripensando agli avvenimenti di quindici anni prima.
Kei sorrise.
Rimasero ancora qualche minuto a
rendere omaggio all’antenata di Kei. Poi si diressero all’appuntamento con gli
altri.
Come li raggiunsero, si diressero
tutti insieme verso il luogo della celebrazione del rito.
“Tra poco, potrò avere la mia
vendetta.” Sentirono dire Drusilla.
“Ne sei davvero convinta?” le disse
Kei facendosi vedere.
“Ormai è troppo tardi. Non potete impedirci
di celebrare il rito. E io potrò riavere il mio Spiky.”
“Non mi riavrai mai.” Disse Spike.
“Non dire così, tesoro. Lo so che mi
ami.”
“Ti sbagli. Io non ti amo. E tanto per
essere precisi, non ti ho mai amata. Ora lo so. Perché ora so cosa vuol dire
amare qualcuno. Perché ora amo Kei.”
“Lo sapevo! Lo sapevo! Maledetta!
Sapevo che me lo avresti portato via! I tuoi occhi me lo dissero tanto tempo
fa!”
In quel momento una moltitudine di
vampiri e demoni li circondò. Frapponendosi tra Drusilla e Berlbolk da una
parte e Kei, Spike e gli altri dall’altra.
Iniziò una dura lotta, mentre Berlbolk
iniziò a recitare la formula per attuare il rito di Asdif.
Alcuni vampiri e demoni erano stati
già sistemati, ma ne rimanevano ancora molti.
Improvvisamente, Kei si inginocchiò al
suolo, come se fosse stata privata delle sue forze.
Spike, Lib e Gav se ne accorsero. E si
accorsero anche del gruppo di demoni e vampiri che, approfittando
dell’occasione, si stavano avventando su di lei.
Velocemente, intervennero per
proteggerla.
“Che ti succede?” le chiese Spike.
“Non lo so… mi sento… debole…”
Sembrava faticasse anche a parlare.
Stava per avvicinarsi a Kei, quando
una luce la avvolse completamente. Questa poi si ridusse ad una piccola sfera
all’altezza del petto di Kei. Spike non sapeva che fare. Cercò di raggiungerla,
ma un demone glielo impedì. La sfera di luce, si alzò sopra la testa di Kei
fino ad arrivare al soffitto. Lo percorse tutto fino ad arrivare sopra l’urna
di Gonelb. Lentamente si abbassò fino ad avvolgere l’oggetto.
“Ormai sei finita. I poteri tuoi e di
tutta la tua famiglia sono in mano nostra. Ora possiamo sbarazzarci delle
Cacciatrici.” Disse Drusilla iniziando a ridere sguaiatamente, mentre il demone
Berlbolk continuava a recitare le sue formule.
“Non… non mi hai… ancora battuto…” le
fece notare Kei.
“E cosa pensi di fare priva dei tuoi
poteri di strega e presto anche di quelli di Cacciatrice.”
“Finché avrò fiato in corpo per
respirare… io mi opporrò a te… e a qualunque forza malvagia.” Disse
rialzandosi.
Si diresse verso di loro.
Un gruppo di vampiri e demoni le si
avventò contro. Spike, liberandosi del demone contro cui stava lottando, la
raggiunse e l’aiutò a sbarazzarsene.
Spike si diresse verso Drusilla, Kei
verso Berlbolk.
“Pensi davvero di riuscire ad
uccidermi, dopo tutto ciò che c’è stato tra noi?” chiese Drusilla a Spike.
“Proprio per ciò che c’è stato tra
noi, ci riuscirò. O forse è più corretto dire per ciò che non c’è stato. Come
l’amore. Come il rispetto. Come la fiducia.”
Iniziarono a lottare. Per qualche
minuto parve che si equivalessero le loro forze.
Poi Spike riuscì ad avere la meglio.
La bloccò e la infilzò con un paletto.
“Ti amo, Spike.” Mormorò Drusilla e
subito dopo divenne polvere.
“Io no.” Fu la risposta del vampiro
che, però, nessuno poté sentire.
Subito dopo si volse verso Kei.
Proprio in quel momento il demone
Berlbolk concentrò tra le sue mani l’energia dell’urna di Gonelb e la lanciò
contro la ragazza.
Spike non poté fare altro che urlare:
“Noooooo!!!”
Kei si vide arrivare addosso la sfera
di energia. Dapprima ne ebbe paura, poi, come in un flash, ricordò le parole
sulla lapide della sua ava.
“Soltanto la purezza può vincere
l’impurità. Un cuore puro, non ha paura di niente. Ora ho capito. Hai voluto
aiutarmi con quelle parole, vero?” Mentre Kei pensava ciò, aprì le braccia come
per accogliere la sfera d’energia. Scacciò ogni paura dal suo cuore e si
concentrò su ciò che di più puro c’era in lei. L’amore per Spike.
La sfera la colpì in pieno petto.
Dapprima il suo petto, e poi tutto il suo corpo, iniziarono ad illuminarsi,
come era già successo alcuni minuti prima.
In pochi secondi la luce scomparve,
inghiottita dentro di lei.
Berlbolk la guardò visibilmente
spaventato.
Kei alzò un braccio dritto di fronte a
lei. Fece un gesto secco del polso e un raggio luminoso partì dalla sua mano e
colpì Berlbolk, disintegrandolo all’istante. Girando su se stessa senza
interrompere il raggio di energia colpì tutti. Sia i suoi amici, sia i demoni e
vampiri nemici. I suoi amici ne uscirono totalmente illesi. I demoni e i
vampiri nemici, invece, scomparirono come Berlbolk.
Quando rimasero soltanto i suoi amici,
Kei chiuse la mano, fermando il raggio di energia.
Tutti la guardarono. Spike corse
immediatamente da lei.
“Come stai?” le chiese Spike
preoccupato.
“Bene. Davvero.”
“Ma cos’è successo?” domandò Giles.
Kei glielo spiegò. “La sfera magica
che mi ha lanciato contro il demone Berlbolk, avrebbe dovuto uccidermi. In quel
momento, però, mi sono ricordata una frase letta sulla lapide di una mia
antenata. Questa frase diceva: ‘ Soltanto la purezza può vincere l’impurità. Un
cuore puro, non ha paura di niente. ’ Mentre ho visto la sfera venirmi
incontro, ho capito che quella frase era la soluzione di tutto. Ho cacciato
tutte le mie paure e mi sono concentrata su qualcosa di puro. E ho fatto bene.
Quel potere incredibile, invece di uccidermi, è diventato parte di me.”
“In fondo era già tuo. Quel demone te
lo aveva rubato poco prima.” Disse Spike.
“Non è esatto. Quella sfera
racchiudeva, oltre al mio potere, anche quello di tutta la mia famiglia.”
Kei si guardò in giro e vide l’urna.
Si avvicinò e la prese in mano.
“Nessuna donna della mia famiglia
dovrà più avere paura di perdere i suoi poteri, sentendosi in colpa per il
rischio che ciò crea al mondo.”
Subito dopo aver detto ciò, si
concentrò e l’urna sparì.
“Soltanto se ci sarà veramente bisogno
di togliere i poteri ad un eventuale discendente malvagio, l’urna tornerà.”
Spiegò.
Tutti si guardarono intorno.
“Alla fine abbiamo vinto. Kei ha
ancora i suoi poteri di strega e le Cacciatrici hanno ancora i loro.” Disse
Xander..
Ognuno tornò a casa propria. Eccetto
Spike, che su richiesta di Kei, si fermò da loro.
Entrambi avevano bisogno di sentire il
proprio compagno vicino, dopo aver corso il rischio di perderlo.
Come entrarono in camera di Kei, Spike
gli chiese: “Prima hai detto che mentre la sfera di energia ti veniva addosso, pensavi
a qualcosa di puro. Cos’era?”
Kei lo guardò negli occhi.
“Ho pensato alla cosa più pura che c’è
in me. L’amore che provo per te.”
Spike sorrise, le accarezzò il viso e
la baciò, dapprima dolcemente, poi, con sempre più passione.
Un’oretta dopo erano entrambi distesi
nel letto di Kei, abbracciati.
“Spike?” lo chiamò la ragazza.
“Sì?”
“Se tu potessi esprimere un desiderio,
quale sarebbe?”
“Non so… Al momento mi sento felice
così. Però, forse, chiederei di poter tornare ad essere umano.”
“Davvero?”
“Sì. Però, non lo so. Se tornassi
umano, perderei la mia forze e non ti sarei più utile in alcun modo. Forse,
allora, chiederei di poter sentire ancora il calore del sole su di me.”
“E se potessi tornare umano
conservando la tua forza?”
“In quel caso sarebbe magnifico. Ma è
inutile parlarne. Non è possibile. Ora riposiamo. Ce lo meritiamo.”
Si misero più comodi. Pochi minuti
dopo, Spike si era addormentato. Kei, invece, era ancora sveglia. Lo guardò per
alcuni istanti, poggiò la sua mano sul petto del vampiro, all’altezza del
cuore, chiuse gli occhi e sorrise.
TU-TUM.
Circa due anni dopo.
Nonostante fossero le 19:30 il sole
era ancora alto nel cielo.
Una De Soto nera si fermò davanti a
quella che ormai da due anni era diventata la casa di Kei, Lib, Gav e Spike.
Dal lato del guidatore scese un uomo
biondo con una cicatrice sul sopracciglio sinistro che alzò gli occhi a
guardare il sole. Era Spike. Nonostante fossero passati due anni, a volte
ancora non ci credeva. Quando, il giorno dopo aver sconfitto Berlbolk e
Drusilla si era svegliato, si era accorto di uno strano movimento nel suo
petto. Kei di fianco a lui lo guardava. Vedendolo così stupito gli aveva
spiegato che dopo il loro discorso, aveva deciso di provare ad usare i suoi
poteri, rafforzati dai poteri delle sue antenate, per renderlo umano lasciando
inalterata la sua forza. Lui sembrò confuso. Lei per alcuni attimi aveva temuto
che si sarebbe arrabbiato. Invece, stupendola, le aveva buttato al collo le
braccia e baciata con tutto l’amore che aveva in corpo. Quel giorno erano
usciti dalla camera di Kei soltanto a pomeriggio inoltrato.
Spike scosse la testa, tornando al
presente. Girò intorno alla macchina ed aprì la portiera al passeggero. Ne scese
Kei. In braccio un piccolo batuffolo.
I loro amici, che li attendevano in
casa, appena sentirono la macchina parcheggiare uscirono andando loro incontro.
La prima a parlare fu Lib.
“Finalmente siete arrivati. Allora
fateci vedere la piccola Meredith.”
Già il batuffolo che Kei aveva in
braccio, altri non era che la figlia di Kei e Spike.
Entrarono tutti in casa e i neo
genitori furono accolti da cartelloni e regali.
Misero Meredith, l’idea di quel nome
era venuta a tutti e due in onore dell’antenata di Kei che l’aveva aiutata con
l’iscrizione sulla sua lapide, nella culla, mentre Kei e Spike si sedettero sul
divano. Spike teneva Kei stretta a sé.
Mentre parlavano ad un certo punto
Willow disse: “L’altro giorno ho trovato una cosa che qualche tempo fa, sarebbe
potuta esservi utile.”
“Cioè?” chiese Kei.
“Su un libro di rituali che ho
acquistato da poco c’è indicato un rito di matrimonio tra un vampiro e ad una
Cacciatrice.”
“Davvero? E per curiosità come
avverrebbe.”
“Il vampiro e
Kei e Spike si guardarono sorpresi.
“Scusa, Willow, per pronunciare le
volontà, basta che, non lo so, i due in questioni dicano lo voglio o devono
dire qualcos’altro?” chiese Spike.
“Credo che dicendo semplicemente lo
voglio il rito abbia effetto. Se il loro è amore vero, il libro diceva che
avrebbero avuto la prova del loro avvenuto matrimonio.”
“Che sarebbe?” Chiese Kei.
“Le loro ferite sarebbero scomparse.”
Kei e Spike si guardarono ancora.
“Sembra assurdo.”
Poco dopo i due si dileguarono al
piano superiore con la loro bimba. Tutti e tre avevano bisogno di riposare.
Kei era sdraiata letto con la piccola
tra le braccia. Spike era seduto vicino a lei.
“E così, siamo sposati da due anni e
non da uno.” Disse il ragazzo.
Quando avevano deciso di sposarsi,
avevano scelto come data quella dello stesso giorno in cui erano stati insieme per
la prima volta. Tra poco ci sarebbe, infatti stato il loro primo anniversario
di nozze.
“Già. Quella notte le nostre ferite
sono scomparse. Abbiamo la prova definitiva che il nostro è vero amore.”
“Perché? Avevi bisogno di una prova?”
“No. Lo so con certezza ogni volta che
tu mi sei vicino e che mi baci.”
“Allora cercherò di non farti venire
mai dubbi.” Le disse Spike subito prima di baciarla.
In quel momento, Meredith si svegliò
senza che i genitori se ne accorgessero, troppo presi dal loro bacio. La bimba
aprì gli occhi e sorrise, mostrando così due begli occhietti viola.
FINE