Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
di Luvi
Buffy entrò in silenzio nella cripta
di Spike, a quell’ora stava sicuramente dormendo e non voleva svegliarlo.
Iniziò a cercare le chiavi della macchina per tutta la stanza, ma c’era un
disordine pazzesco e trovarle sarebbe stato pressochè impossibile. Bhè infondo
il disastro l’avevano fatto loro due solo poche ore prima, non doveva certo
lamentarsi.
Era sul punto di andarsene e tornare
qualche ora più tardi, quando Spike si svegliò sbadigliando “ehi amore cosa ci
fai qui?” Lanciò un’occhiata all’ingresso “e non hai neanche divelto la porta
per entrare. Stai facendo progressi”
Lei sorrise stancamente, si sedette
hai piedi del letto e si prese la testa fra le mani “che c’è Buffy? Sono ancora
gli ormoni?” La ragazza scosse la testa “Willow è tornata”
Spike annuì pensieroso “Ho quasi paura
a chiedertelo, cosa le è successo?”
“Lei è...lei è...”
Scoppiò a piangere senza ritegno:
tutte le lacrime che aveva trattenuto fino a quel momento le sgorgarono dagli
occhi come un fiume in piena.
Spike si sentì stringere il cuore: lo
distruggeva vedere Buffy in quello stato, e pereltro era sempre colpa dei suoi
amici. Si alzò dal letto e la strinse a se “non ti preoccupare Buffy, calmati,
non può essere niente a cui non si possa porre rimedio. E poi sai che io sono
sempre qui ad aiutarti”
Lei gli si strinse un pò di più, come
a non volerlo perdere “Ti amo, grazie per salvarmi e consolarmi sempre, non so
come farei senza di te”
Stettero un pò in silenzio, fino a che
Buffy non si fu calmata ed ebbe smesso di singhiozzare.
“Willow è stata morsa da un vampiro”
Spike guardò Buffy seriamente e poi scoppiò a ridere attirandosi
un’occhiataccia della cacciatrice “non mi sembra ci sia niente da ridere”
“Oh si invece, questa è una delle cose
più divertenti che io abbia mai sentito. La rossa un vampiro cattivo e
succhiasangue? Io non ci posso credere”
“Lei è rimasta buona grazie alla
magia, ma soprattutto perchè non ha perso l’anima”
Il commento colpì Spike e lo stordì,
come se qualcuno lo stesse picchiando in continuazione con una gigatesca mazza
da Baseball.
Buffy lo considerava cattivo solo
perchè non aveva un’anima? Tutto il lungo percorso di redenzione che aveva
intrapreso per lei, non significava niente?Anche se non aveva un’anima lui era
buono e sapeva amare. Credeva che lei se ne fosse accorta...
Buffy capì d averlo ferito “mi
dispiace non volevo...”
“No figurati, tanto ormai ci sono
abituato”
La cacciatrice abbassò lo sguardo “ero
venuta a chiederti se mi puoi prestare la macchina”
“Si, certo, prendila. le chiavi sono
nella tasca dei miei pantaloni” Guardò la confusione che regnava nella sua
cripta: Era la stessa Buffy che aveva appena passato con lui quella notte
indimenticabile? Stentava a crederlo.
La ragazza prese le chiavi ed uscì, in
silenzio come era entrata.
Buffy si sedette in macchina ed
inspirò profondamente: tutto li dentro sapeva di Spike, era impregnato di lui.
Stare li era come sentirsi abbracciati dal vampiro in persona.
Accese il motore e partì verso il
magic box. Aveva offeso Spike, aveva scorto nei suoi occhi una tristezza
infinita che le aveva fatto capire quanto lui avesse sofferto in passato, e
quanto lei fosse stata cieca.
Si ricordò di un discorso che aveva
fatto un giorno con Dawn.
Stavano parlando di Angel, di come era
difficile la sua vita senza di lui, e che nessuno avrebbe mai potuto amarla
come aveva fatto lui. Dawn l’aveva ascoltata in silenzio, con le braccia
incrociate sul petto e quando lei aveva finito il suo discorso, la sorella l’
aveva guardata truce e aveva cominciato a parlare in tono calmo e pacato “Posso
dirti una cosa Buffy? Hai le fette di salame sugli occhi. Angel si è ritrovato
con un anima che non ha mai realmente voluto, tu dici che possa amare più
intensamente di qualsiasi altra persona o vampiro, in base a che cosa? Solo
perchè ha un’anima? Appena ha vissuto un momento di pura felicità è tornato ad
essere un mostro. Con la stregua preferisco Spike, lui ha intrapreso un lungo
cammino di redenzione, che Angel non avrebbe avuto neanche il coraggio di
iniziare. E poi l’ha fatto solo per te Buffy, è il dono più bello che una
persona possa fare. Ma tu non riesci a capirlo, lo tratti male, e guarda che
lui, anche se non ha un’anima, soffre da morire. Dagli una possibilità, cerca
di vedergli dentro, io credo che ti piacerà quello che ci troverai.”
Buffy era rimasta in silenzio, Dawn
non sapeva che lei andava già a letto con Spike, ma quel suo discorso le aveva
aperto il cuore. E poi si era innamorata, un amore travolgente, dolce
passionale, un amore con Spike. Un amore che con Angel non aveva mai vissuto,
un amore che Angel non le aveva mai dato. Spike era la cosa più bella che
avesse, e spesso lei lo maltrattava, forse incosapevolmente, lo feriva. Ma era
una lama a doppio taglio, perchè ogni volta che lo mortificava il dolore le
tornava indietro, con il doppio dell’intensità.
Quella sera si sarebbe fatta
perdonare, sapeva già come
Buffy guardò impensierita Willow che
le sedeva silenziosa accanto.
“Sicura di volerlo fare da sola?”
L’amica annuì energicamente “io credo
di doverle diverse spiegazioni”
Buffy sorrise e la rossa uscì veloce
dalla macchina.
La cacciatrice mise in moto e scosse
la testa “povera Tara, sarà un duro colpo per lei”
Le strade di sunnydale erano vuote e
silenziose, ed il tutto era reso ancora più strano dal fatto che i vetri della
macchina erano completamente neri e ricoperti da diversi strati di materiali di
vario genere. All’improvviso vide qualcuno camminare stancamente su un
marciapiede, qualcuno dall’andatura molto familiare.
Fermò la macchina ed aprì un
finestrino “ehi Xan, che ci fai qui tutto solo? Non dovresti essere con Anya a
progettare le nozze?”
Il ragazzo scivolò in macchina come un
ombra silenziosa “Anya se ne è andata”
“Per un breve periodo o...”
“No lei mi ha lasciato”
Nella macchina cadde un silenzio
pesante, quasi insostenibile. Buffy si chiese se quello non fosse per caso
venerdì 17.
“Ma perchè, io non capisco, vi amavate
così tanto. Anya era elettrizzata all’idea di sposarsi”
“Lei ha ha detto che, che era stufa.
Era stufa che io pensassi solo a Willow e non l’aiutassi con i preparativi per
le nozze. Era stufa di essere trattata come l’aliena del gruppo. E forse aveva
ragione”
Il ragazzo scoppiò a piangere e Buffy
lo abbracciò forte: doveva essere la giornata più brutta di tutta la vita di
Xander.
“Non ti preoccupare, forse lei ha
avuto un pò di paura prematrimoniale e ha deciso di voler stare un pò da sola,
così...”
“No, quando abbiamo parlato aveva un
biglietto aereo per non so dove. E poi l’ha detto a chiare lettere “non voglio
più sposarmi con te”
Buffy annuì tristemente “vieni a casa
mia Xan, ti preparerò un pranzo coi fiocchi”
La giornata passò velocemente, Xander
si era femato da Buffy, aveva detto di non aver voglia di stare da solo; Dawn
era tornata da scuola di ottimo umore, aveva preso un otto in matematica,
materia abbastanza ostica per lei. Willow le aveva telefonato verso le 4 del
pomeriggio, dicendole che Tara aveva accettato il fatto, si erano riconciliate
ed erano tornate a stare insieme, Buffy era felicissima per la riunione delle
sue amiche, ma non potè non dire a Willow della vicenda di Xander, la rossa si
era preoccupata tantissimo, ma la cacciatrice l’aveva tranquillizzata che non
era affatto colpa sua, e che l’unica cosa che poteva fare era venire a mangiare
da lei. Aveva accettato di buon grado, ed aveva detto che lei e Tara sarebbero
arrivate verso le otto.
Buffy cercò di concentrarsi
sull’arrosto che stava preparando: non riusciva a smetter di pensare a quante
cose erano successe in quelle 24 ore, ma soprattutto non riusciva a perdonarsi
per aver fatto soffrire Spike.
“cosa si mangia di buono stasera?”
Per fortuna c’era sua sorella che
riusciva sempre a tirarla su di morale.
“Arrosto, patatine e un dolce
–sorpresa”
“wow ho una fame da lupi, quando si va
a tavola?”
“fra mezz’ora.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Dawn… andresti a chiamare Spike per
invitarlo a cena?”
La ragazzina sorrise radiosa “certo,
saremo di ritorno in un lampo”
Dawn bussò delicatamente alla porta
della cripta, ma non sentendo risposta entrò. Spike stava seduto sul sarcofago
e teneva in mano un foglio ed una penna, sembrava alquanto assorto nei suoi
pensieri.
“Spike?”
Il biondo alzò la testa e sorrise “tu
e tua sorella, a volte siete uguali, altre maledettamente diverse. Oramai sono
abituato a farmi buttar giù la porta da Buffy, e quando uno bussa non sento
niente”
Si accorse di aver parlato troppo e
guardò Dawn con aria inquisitoria “non che tua sorella venga spesso qui. Viene
solo quando a bisogno di informazioni eh…”
“non c’è bisogno che ti giustifichi
Spike. So già tutto di voi e del bambino”
Spike sorrise “sono contento che
almeno tu ne sia al corrente”
Dawn ricambiò il sorriso “Buffy vuole
che tu venga a mangiare a casa nostra”
Il vampiro rimase alquanto sorpreso
“io a casa vostra? A mangiare?”
“si più o meno è quello che ho detto.
Vieni allora?”
“E chi se la lascia sfuggire
un’occasione del genere?”
“tadam eccomi tornata”
Xander si alzò stancamente dal divano
“dove sei stata Dawn?”
“Io sono…”
“Permesso,mmh che buon profumino”
Spike si guardò intorno e vide Xander. I due furono una sola voce “che diavolo
ci fa lui qui?”
Dawn sorrise “ho invitato io Spike, è
sempre da solo nella sua cripta ed un po’ di compagnia non può fargli male”
Xander sembrava furioso “se a Buffy va
bene…”
Ci fu un attimo di silenzio, e poi
Dawn se ne andò in cucina, lasciando soli i due uomini.
“dove hai lasciato la tua fidanzata?
Di solito siete inseparabili”
Buffy ascoltò la conversazione dalla
cucina. Cosa avrebbe risposto il suo amico? Forse avrebbe dovuto aiutarlo.
“lei mi ha lasciato”
Spike rimase un attimo in silenzio, e
la cacciatrice temette che cominciasse a ridere senza ritegno.
“mi dispiace” il vampiro gli diede una
pacca sulla spalla e Buffy sospirò di sollievo “bhè meglio adesso che
all’altare”
Xander abbassò la testa, e la rialzò
con un piccolo sorriso “già forse è meglio così”
Buffy si mise a fare giravolte per la
cucina : Spike e Xander iniziavano ad andare d’accordo, presto avrebbe potuto
annunciare a tutti la loro storia.
Ringraziò silenziosamente il cielo e
ricominciò a tagliare le carote fischiettando un motivo stupido.
Il vampiro biondo entrò di soppiatto
in cucina e cinse da dietro la vita della cacciatrice.
“ciao amore, cosa cucini di buono?”
“mmh, lo scoprirai fra poco”
Buffy si girò verso Spike agitando il
coltello “mi dispiace per stamattina, a volte non mi accorgo di quello che dico
e…”
“sono disposto a perdonarti appena
posi il coltello tesoro.Una cacciatrice con un arma improprio in mano non è
esattamente la persona con cui vorrei discutere di colpe”
Lei rise ed appoggiò la testa sul
petto di lui “grazie”
“di cosa?”
“di essermi sempre vicino”
“Dovere”
Il campanello alla porta suonò e Buffy
si staccò con riluttanza dal suo amato.
“sono Willow e Tara, devo andare ad
aprire”
“vengo anch’io, non voglio perdermi la
rossa vampirizzata”
Lei sorrise e gli tirò un piccolo
schiaffo sul braccio.
La cena iniziò e, nonostante tutte le
terribili notizie condensate in un giorno solo, i commensali sembravano
abbastanza felici, o perlomeno senza pensieri.
Spike, per una volta, non venne
trattato come un diverso, e durante l’arco della serata ebbe modo di parlare
più o meno con tutti. Si offrì di aiutare Willow ad ambientarsi come vampiro,
insegnandole le cose fondamentali.
Alla fine della cena Tara chiese a
Buffy se lei e Willow potevano tornare ad abitare li, perché in università
avrebbero avuto dei problemi a nascondere la vera identità di Willow, e poi
avevano bisogno di un po’ più di privacy.
Buffy acconsentì, in tal modo anche
Spike avrebbe passato più tempo in casa sua.
“Spero che la cena vi sia piaciuta
ragazzi, ho dato il meglio di me stessa”
“era ottima Buffy”
“davvero succulenta”
“erano anni che non mangiavo così”
La cacciatrice si alzò per riportare i
piatti in cucina, ma all’improvviso iniziò a girarle la testa e svenne. I
piatti caddero a terra con un tremendo fragore, e tutti i commensali si
alzarono a soccorrerla.
oh mio dio Buffy, Buffy” Dawn gridava
in preda all’agitazione e grosse lacrime le rigarono il viso, Spike sentì il
mondo crollargli addosso, si inginocchiò di fianco alla sua amata e la prese
tra le braccia. Mille pensieri gli attraversarono la mente, impedendogli di
prendere qualsiasi tipo di decisione. Gli altri erano tutti li intorno,
raggelati, nessuno riusciva a fare niente, e a ognuno venne in mente le
terribile scena del giorno della morte di Buffy.
Spikesi riscosse dal torpore che lo
avvolgeva e si alzò in piedi con imbraccio la cacciatrice.
“dobbiamo assolutamente portarla all’ospedale”
si stupì della sua stessa voce, sembrava provenire da un altro mondo.
Dawn si lasciò cadere a terra gemendo
“la stessa cosa della mamma…”
Xander la tirò su e l’abbracciò “no,
non ti preoccupare Dawnie”
Spike strinse i denti ed uscì, poteva
sentire il lento battere del cuore di Buffy contro il suo petto, e questo lo
rinfrancò un pochino.
“resisti amore, vedrai che non è
niente di grave. Hai superato prove più dure, questo non è niente al confronto”
La posò delicatamente sul sedile
posteriore e salì al posto di guida, mise in moto ma la portiera del passeggero
si aprì. Entrò Tara, scura in volto “ti accompagno anch’io”
“e il resto della combriccola?”
“aspettano che Dawn si sia calmata e
poi ci raggiungono”
Cadde il silenzio e Tara si girò preoccupata
a guardare Buffy “spero non sia niente di grave, ma soprattutto che non
riguardi il bambino”
Spike andò quasi a sbatter contro un
palo “tu- tu lo sai?”
La ragazza annuì e lo guardò tristemente
“Buffy aveva bisogno di un’amica che non la giudicasse” fece una lunga pausa
“lei ti ama”
Spike sorrise un poco “sei diversa
dagli altri”
Il resto del viaggio proseguì in
silenzio, Spike infranse ogni limite di velocità e anche parecchi stop, infatti
arrivarono in un battibaleno all’ospedale, dove subito Buffy fu ricoverata, e
il dottore rassicurò i due che non si trattava di nulla di grave. Tara sorrise
timidamente “le posso chiedere un favore? Buffy è in cinta, la prego di fare
dei controlli per vedere se il bambino sta bene”
Il medico annuì sorridente e Spike lo
guardò aggrottando le sopracciglia.
“ah una cosa ancora, i risultati sulla
gravidanza li comunichi solo a me, non vogliamo che la cosa si sappia. Non
ancora”
Si sedettero sulle scomode poltroncine
della sala d’aspetto e pochi minuti dopo arrivarono anche Xander e Willow con
una Dawn ancora in lacrime.
Spike si alzò di scatto e l’abbracciò
con fare rassicurante “dai piccola non è niente, vedrai che si risolverà tutto
per il meglio”
La ragazzina singhiozzò più forte “lei
era finalmente felice adesso…”
“e lo sarà ancora appena uscirà di
qui” intervenne Tara. Spike la strinse un po’ più forte a sé, ed un terrore
ceco iniziò a pervadergli le membra, se Buffy si fosse ammalata seriamente lui
non avrebbe saputo cosa fare.
Le due ore successive furono
interminabili ma tranquille. Spike camminava avanti e indietro per la sala
d’aspetto, come un leone in gabbia. A confronto di quelle ultime ore la sua
vita centenaria sembrava essere trascorsa in un soffio. Un dolore sordo gli
prendeva lo stomaco e il cuore: suo figlio stava bene?Perché buffy era svenuta
così improvvisamente? Era forse colpa della gravidanza o lui la faceva
“stancare” troppo?
Si passò una mano tra i capelli e si
lasciò cadere su una scomoda poltroncina: aveva una maledetta voglia di
mettersi ad urlare e spaccare qualcosa.
Dawn aveva smesso di piangere e si era
chiusa in un ostinato mutismo. Tara e Willow si tenevano la mano scambiandosi
di tanto in tanto tenere occhiate.
Xander guardava di sottecchi Spike:
non l’aveva mai visto così agitato. Il suo viso era una maschera di dolore; non
sembrava nemmeno più lui, la sua solita ironia e le frasi pungenti sembravano
non aver mai fatto parte di lui.
Xander si guardò le mani: possibile
che il vampiro amasse veramente tanto Buffy? Il suo amore era davvero così puro
e disinteressato? La parola puro correlata ad un essere senz’anima, uno come
Spike, era come provare a mangiare nutella e acciughe. Eppure qualcosa faceva
credere a Xander che il vampiro stesse soffrendo veramente. Tornò a guardarlo e
gli posò una mano sulla spalla “tutto bene”
Spike si girò e lo guardò come se si
fosse appena svegliato da un incubo “io…..credo di si. E ….tu?”
Xander annuì debolmente “diciamo che
non è la giornata più bella della mia vita”
Spike sorrise stancamente. Pensò che
fosse davvero strano parlare così con Xander senza insultarlo o prenderlo in
giro. In fondo non gli dispiaceva troppo.
Il medico apparve all’improvviso e
tutti scattarono in piedi come se avessero appena ricevuto una scossa. Il
dottore sorrise dolcemente “la signorina Summers sta perfettamente bene. Lo
svenimento è stato causato da una serie di problemi, come le poche ore di sonno
e i continui sforzi fisici, accumulatisi da tempo.”
Gli amici tirarono un sospiro di
sollievo,come se ricominciassero a respirare solo in quel momento.
“e… possiamo vederla?” chiese
timidamente Dawn.
“certamente si è appena svegliata.
Cercate di non stancarla”
Xander, Willow e Dawn, si misero a
correre dalla gioia, non accorgendosi che Spike e Tara erano rimasti a parlare
col medico.
Quest’ultimo li guardò, visibilmente
preoccupato “purtroppo la salute di suo figlio non è altrettanto buona”
Spike si sentì morire, un’altra volta.
“è bradicardico e..”
“è Bradi che?”
“vede, suo figlio ha i battiti del
cuore troppo lenti, come del resto tutte le altre funzioni vitali, come dire è
quasi come se fosse mezzo morto” Spike sorrise e tirò un sospiro di sollievo,
attirandosi gli sguardi perplessi di Tara e del dottore “mmh… mi scusi ci può
lasciare un secondo da soli?”
Il medico annuì ed i due si
allontanarono.
Tara lo guardò con gli occhi pieni di
lacrime “oh mio dio, ma cosa è successo? E-e perché tu sorridi, io n-non…”
“è normale che abbia questi problemi,
pensaci Tara, il dottore ha detto che è quasi come se fosse mezzo morto. Per
forza, lui è figlio mio, un non-morto. Le sue funzioni vitali sono giuste così”
Tara sorrise un po’ rincuorata “io
non- non ci avevo pensato”
Buffy aprì lentamente gli occhi e
l’odore di disinfettante l’assalì, non aveva mai sopportato gli ospedali,
soprattutto negli ultimi tempi.
Il suo primo pensiero andò al bambino,
se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Grosse lacrime
iniziarono a solcarle il viso. Chiuse gli occhi e pensò a Spike.
Aveva bisogno di averlo vicino, del
suo conforto, del suo amore, di lui.
“Will…”
“si Buffy sono qui”
La regazza riaprì improvvisamente gli
occhi. La sua amica Willow le stava seduta accanto e la guadava, quasi
commossa.
Buffy sorrise debolmente. Si aspettava
di trovare William accanto a lei, come sempre pronto ad aiutarla, ed
invece….c’erano i suoi amici.
Non che le dispiacesse, gli voleva
veramente molto bene, e poi c’era sua sorella, chissà come si era spaventata
poverina.
“Dawn…”
La ragazzina scoppiò in un pianto
dirotto “oh Buffy meno male che stai bene, ci hai fatto morire di paura, non
farlo mai più”
Xander sorrise debolmente “bhè una
degna conclusione per una giornata indimenticabile”
“Dai Xander pensa che peggio di così
non può andare”
Tara entrò silenziosamente seguita dal
dottore e salutò Buffy con uno dei suoi dolci sorrisi.
“ragazzi mi dispiace, ma non vorrei
che Buffy si affaticasse troppo. Potete tornare a trovarla domani”
Dawn sorrise felice “e quando potremo
riportarla a casa?”
“se tutto procederà bene e non ci
saranno ricadute, tra una settimana sarà fuori.”
La gang salutò Buffy e uscì in
silenzio nei freddi corridoi dell’ospedale.
Il dottore guardò Buffy e si fece
serio “purtroppo ora devo darti delle cattive notizie”
La ragazza strinse gli occhi per non
scoppiare a piangere. Dov’era Spike? Si sentiva così sola senza di lui…
“vede il bambino è…”
“ehi dottore inizia lo show senza di
me?”
Il vampiro entrò col suo passo inconfondibile,
e il sorriso più sexy che Buffy avesse mai visto; si sedette sul letto accanto
a lei e il cuore le fece una capriola.
“Spike”
“amore, sei bellissima, un po’
pallidina, ma del resto neanch’io ho un’abbronzatura eccezionale. Scusi dottore
ci lascia un secondo?”
Il medico fece spallucce ed uscì
chiudendosi la porta alle spalle.
Spike le accarezzò i capelli e la
guardò con quei suoi occhi più blu del mare, con quello sguardo così unico,
così carico d’amore, che solo lui sapeva donarle, e che la riempiva di una
gioia infinita.
“Allora Buffy, prima di agitarti
inutilmente devi sapere che non hai motivo di agitarti”
Lei annuì un po’ preoccupata e gli
prese la mano nella sua.
“il bambino sta bene” tirò un sospiro
di sollievo “il medico era preoccupato perché ha il battito rallentato e altre
cose che ora non ricordo esattamente, ma…”
Due lacrime silenziose solcarono il
viso di Buffy e Spike gliele asciugò.
“ehi amore non piangere. Non ti
preoccupare. È normale che nostro figlio sia diverso, infondo per metà è figlio
mio, ed io non sono esattamente vivo quindi è del tutto normale se le sue
funzioni vitali non sono regolari”
Buffy sorrise dolcemente.
“non potrà mai essere come gli altri
bambini. Lui è figlio nostro”
Spike la baciò teneramente “ti ricordo
che potrebbe anche essere una femmina”
Lei gli tirò un buffetto sul braccio
“spero sia femmina”
Si guardarono per un lungo momento,
tutta la paura delle ultime ore era passata, eppure Spike sentiva che c’era
ancora qualcosa che non andava, qualcosa che non riusciva a dargli pace.
Sorrise, non voleva preoccupare Buffy
per una sua sensazione.
Si frugò in una tasca ed estrassa un
sacchetto di sangue “me lo stavo quasi dimenticando. Ti ridarà un po’ di
colore”
Buffy lo prese e lo tenne tra le mani
come se si potesse rompere da un momento all’altro.
“Grazie William, io non…”
Il dottore entrò in quel momento, ma
la cacciatrice fu abbastanza svelta da nascondere il regalo appena ricevuto.
“mi dispiace signor…?” il medico
guardò Spike che sorrise maliziosamente “the Bloody”
Buffy fece un risolino.
“Bene signor….the Bloody, l’orario
delle visite è finito e devo chiederle di lasciar riposare Buffy. Tutti
vogliamo che si rimetta al più presto e torni in forma come prima”
“io più di tutti, mi creda” si alzò
dal letto e diede un ultimo bacio a Buffy “sai che ti sarò sempre accanto, vero
amore?”
lei annuì commossa “non ne ho mai
dubitato”
Spike uscì e si chiuse la porta alle
spalle.
Buffy guardò il dottore e sorrise, sentendosi
la donna più fortunata del mondo “dunque dottore mi dia queste atroci notizie”
Guardò fuori dal finestrino e sospirò.
Ok forse era stata una mossa un po’
avventata.
Si era lasciata alle spalle un lavoro
fisso ed un negozio di cui era praticamente proprietaria, un fidanzato, un
quasi matrimonio: e tutto questo per inseguire un sogno.
Lei, avrebbe avuto una vita comoda con
tanti soldi e invece…
Una mossa decisamente avventata.
Eppure non se ne pentiva. Più o meno.
Aveva solo lasciato il suo tutto per un improbabile qualcosa.
Cosa diavolo le era venuto in mente?
Non ne era troppo sorpresa, perché
dopo quel bacio niente aveva avuto più molto senso. Le dispiaceva un po’ per
Xander; aveva passato più di mille anni ad infliggere pene di ogni tipo a milioni
di uomini, eppure lasciare Xander era stato infinitamente più difficile. Ma del
resto la colpa non era che sua, non faceva che trattarla come una stupida,
quando lui era solo un ragazzino. Buono per la stanza da letto, ma alla lunga
stancava. Lei aveva bisogno di un uomo, uno che la capisse, avesse la pazienza
di ascoltarla e spiegarle tutte quelle cose che facevano gli esseri umani e che
le sembravano strane e infinitamente stupide. Un uomo “più vecchio” dell’età
che aveva come umana. Trovare uomini ultramillenari non era una cosa affatto
semplice. E quando ne incontrava non sempre erano maturi e responsabili.
“è solo un capriccio momentaneo, Anya.
Poi tornerai da me” le aveva detto Xander. Si sbagliava. Ed infatti ora era su
un aereo, diretta verso l’inghilterra, verso Giles.
Sempre che lui l’avesse voluta.
Buffy guarì più in fretta del
previsto, dato il suo metabolismo da cacciatrice, e tornò a casa, sommersa
dalle cure dei suoi amici. Lo facevano per lei, certo, ma se avessero
continuato così sarebbe soffocata.
I segni della gravidanza iniziavano a
farsi vedere, presto avrebbe dovuto dire a tutti cos’era successo, ma
soprattutto come, e quella era la parte decisamente più difficile.
“Willow attenta, dietro di te”
un vampiro colpì violentemente la ragazza
sulla schiena, facendola cadere a terra a faccia in giù.
“Spike, mio dio, fai qualcosa se va
avanti così la ucciderà”
Spike sbuffò ed impalettò il vampiro
“scusa amico, niente di personale”
Buffy corse a soccorrere l’amica “ehi
Will, tutto bene?”
“si certo” risposero in coro la strega
e il vampiro platinato.
Era già parecchio tempo che i tre
uscivano a fare la ronda insieme; Buffy cercava di non affaticarsi troppo ma
del resto Willow era una novellina, non molto abile nel combattimento corpo a
corpo, decisamente forte nella magia.
“Bhè direi che per stasera ne ho
abbastanza, quell’idiota mi ha fatto un male cane”
“povera rossa, così delicata”
Willow fece la linguaccia a Spike e
poi riprese “allora domani sul tardo pomeriggio vogliamo uscire a far spese Buffy?”
“si Willow, mi piacerebbe molto. Ma
ora vai a casa io e Spike staremo un altro po’ qui a controllare che tutto sia
ok. Torneremo a casa fra un’ora o due. ”
Eh sì, questa era la cosa che rendeva
Buffy più felice di ogni altra: Spike dormiva in casa sua.
D’accordo, era parecchio frustrante
vivere sotto lo stesso tetto e non potersi quasi toccare, ma d’altra parte
averlo sempre vicino la faceva sentire amata, felice, protetta. E poi era
sempre meglio che non averlo proprio.
inoltre per la parte fisica del loro
rapporto c’era tempo tutte le notti dopo che Willow se ne tornava a casa e lei
e Spike restavano soli. Potevano rimanere anche tutta la notte nella sua
comfortevole cripta; il mattino dopo avrebbero detto che un demone gli aveva
fatto perdere conoscenza.
Ma la situazione non sarebbe durata a
lungo, era una donna in cinta ora, e voleva poter fare l’amore con l’uomo che
amava in casa sua, senza dover mentire solo per poterlo baciare.
Spike le si avvicinò e la strinse a se
“come mai quello sguardo assorto amore?”
Lei sorrise “voglio dirlo ai miei
amici”
Lui la guardò incredulo e Buffy gli
diede un bacio “entro questa settimana sarai a tempo pieno impiegato in camera
mia, come si conviene ad una coppia che aspetta un figlio”
Lui rise e scosse la testa “per adesso
però dobbiamo accontentarci della mia cripta…”
Si baciarono per un lungo momento, poi
Spike la strinse a se e lei gli posò la testa sulla spalla.
“dove andrai domani con Willow?”
Lei fece spallucce “per negozi, oramai
è quasi inverno e fa buio prima, così lei può uscire quando i negozi sono
ancora a perti”
Ci fù un momento di silenzio poi Buffy
tirò su la testa e lo guardò dritto negli occhi, con quella particolare luce
che lui aveva imparato a riconoscere “sai cosa mi comprerò?”
Spike fece segno di no con la testa
“gli effetti della gravidanza sul mio corpo iniziano a farsi vedere, avrò
bisogno di alcuni vestiti “da mamma”, non credi”
Lui sorrise maliziosamente “direi
anche di reggiseni di qualche taglia in più. O se vuoi andare in giro senza per
me è solo un piacere”
Gli tirò un pugno sul braccio “Porco”
Ed iniziarono a baciarsi con quella
passione incontenibile con cui lo facevano sempre.
Non riuscirono a raggiungere la
cripta.
Spike si svegliò in piena notte sul
divano di casa Summers. Ancora quella sensazione…solo che ora più che una
sensazione era un dolore. Un dolore profondo, lo lacerava da dentro, ma non
riusciva a capire cosa lo facesse stare così male. Si alzò dal divano e si
diresse in cucina, doveva assolutamente bere un po’ di sangue, si sentiva
debole, quasi affaticato. E poi sentiva quelle voci così forti nella sua testa,
forse il chip stava avendo qualche tipo di disfunzione.
Frugò nelle tasche della giacca che
aveva buttato sul divano solo poche ore prima, ed estrasse un foglietto
ingiallito e spiegazzato insieme ad una penna.
Stava scrivendo una poesia per Buffy,
in quelle ultime settimane si era sentito molto più vicino a William, il
disastroso poeta che era stato.
Si sedette al tavolo e si passò una mano
tra i capelli: voleva scrivere qualcosa che lasciasse Buffy di stucco, qualcosa
che la facesse commuovere e restare senza fiato. Ma allo stesso tempo sapeva
che qualsiasi cosa le avesse scritto, lei l’avrebbe apprezzata, no di più
sarebbe stata felice. Perché lei lo amava. Sorrise inconsciamente ripensando al
suo sguardo quella sera al ristorante. I suoi occhi, a volte verdi e acuti come
quelli di un gatto, altre castani e così dolci. Quella sera erano stati
castani, profondi e carichi di tutto l’amore inespresso. Era così strano che un
momento gli avesse cambiato la vita, eppure era successo. Solo un’altra volta
era accaduto, il giorno in cui aveva incontrato Dru… doveva ringraziarla, senza
di lei non avrebbe mai conosciuto Buffy, e la sua vita sarebbe rimasta mediocre
e senza gioia.
La testa gli pulsò violentemente, di
nuovo quelle voci così assordanti e allo stesso tempo così deboli.
Guardò il foglio ancora vuoto e lo
mise nella tasca dei pantaloni. Forse avrebbe dovuto prendere un’ aspirina o
roba simile, o magari dormire per un paio d’ore sarebbe bastato.
Dawn si alzò di buon ora e scese a
prepararsi la colazione. Dormivano ancora tutti, compresi Spike e Willow che di
solito a quell’ora erano ancora svegli.
Si sedette al tavolo di cucina con un
bicchiere di succo in mano e sorrise. Era felice. Non si sentiva più sola ne
trascurata, e presto avrebbe avuto un nipotino a cui badare, cosa voleva di
più? Guardò le uova che sfrigolavano insieme al bacon nella padella e pensò a
suo madre.
Le mancava tantissimo. Chissà se
sarebbe stata felice a sapere della gravidanza di Buffy?
Di sicuro si, diventare nonna era
sempre stato un suo sogno, glielo diceva sempre quando lei e Buffy erano più
piccole “Quando diventerò nonna sarò la donna più felice sulla faccia della
terra. I vostri figli saranno talmente belli e speciali da fare invidia a
tutti”
Dawn tirò su col naso e una lacrima le
cadde nel succo: era felice, il tempo delle lacrime era finito.
Willow stava lavando i piatti in cucina,
con le tapparelle abbassate per non rischiare di bruciare. La sua condizione
non le dispiaceva: non essendo completamente un vampiro poteva stare al sole
nei momenti in cui non era forte, tipo all’alba o alla fine del tramonto. E
questo le bastava, infondo non aveva mai amato particolarmente il sole. Inoltre
aveva Tara che la riscaldava, l’illuminava le dava tutto l’amore che una
persona potesse desiderare. Chiuse l’acqua e si asciugò le mani. Adesso
probabilmente era al magic box a tentare di capire qualcosa sugli affari, dato
che sia Anya che Giles se ne erano andati.
Si sedette ed aprì il computer, ma non
lo usò. Si mise a guardare un punto indefinito del muro e sospirò, si stava
annoiando a morte. Spike dormiva ancora, Buffy si stava facendo la doccia, e
tutti gli altri erano fuori a far le loro cose. Si alzò dalla sedia e il suo
sguardo venne attirato da un vaso colorato, a fiori. Willow sbatté gli occhi
incredula non-non poteva essere…
Buffy uscì dalla doccia e si avvolse
un asciugamano intorno al corpo. Guardò la sua immagine riflessa nello specchio
e si trovò incredibilmente bella, come non lo era mai stata.
La porta del bagno si aprì lentamente
rivelando una testa platinata.
Buffy sorrise, non voleva che Willow
li scoprisse così “il bagno è occupato Spike”
“lo so amore è per questo che sto
entrando”
Si richiuse la porta alle spalle senza
il minimo rumore. “la rossa è giù al computer, non si accorgerà di niente”
La squadrò da capo a piedi con uno
sguardo inequivocabile, che avrebbe fatto arrossire chiunque. Ma lei non lo
fece e gli si avvicinò facendo cadere il telo a terra.
Lui la strinse a se “credo che
dovremmo fare qualcosa sai ?”
“riguardo a cosa?”
“riguardo al modo in cui le cose che
hai addosso cadono quando sei davanti a me”
Spike la baciò “potremmo pensarci
anche dopo”
Buffy annuì rapita dalla sua bocca
“non ho abbastanza sangue al cervello per riuscire a formulare una frase di
senso compiuto in questo momento.”
Lei sorrise e gli cinse i fianchi con
le gambe “e ora….”
“buffyyy vieni giù presto ho bisogno
di parlarti”
la voce di Willow arrivò più che
indesiderata.
“a-arrivo Will. Dammi un minuto sono
sotto la doccia.
Spike uscì senza far rumore.
“perché diavolo strilli rossa c’è
gente che sta dormendo”
“Ma se tu dormi sul divano, cosa ci fai
su?”
“volevo andare in bagno ma ho visto
che era occupato”
Willow annuì distrattamente, come se
in realtà non le interessasse molto.
“Buffy non sa cosa ha in casa,
qualcosa che milioni di uomini, vampiri e altre migliaia di demoni cercano, e
desiderano.”
Spike alzò un sopracciglio “eh cosa
sarebbe questa meraviglia?”
Buffy scese le scale sorridendo “sono
io ovviamente”
La rossa rimase impassibile “non credo
sia il caso di scherzarci su”
La cacciatrice tornò seria e corrugò la
fronte, era preoccupata per la serietà di willow, ma non riusciva a stare così
vicino a Spike, doveva escogitare qualcosa per stare da sola con lui, o gli
sarebbe saltata addosso davanti alla sua migliore amica.
“allora Will, dimmi tutto, che serpe
mi sto portando in seno?”
“sapevate di avere questo…”
si girò e prese il vaso dal tavolo
“si, ero a conoscenza di possedere un
pericolosissimo vaso colorato in casa”
“come ne sei venuta in possesso?”
A Spike iniziò a pulsare violentemente
la testa, quelle voci, ogni volta più assordanti…
“Spike stai bene?”
Buffy lo guardò preoccupata e gli posò
una mano sul braccio, le voci si zittirono.
“si, non ti preoccupare”
Willow li guardò accigliata “da quando
siete così gentili fra di voi?”
I due aprirono la bocca e la richiusero
senza dire niente, la rossa scosse la testa
“non importa. Questo è più importante
al momento”
rimise il vaso sul tavolo.
“voi non sapete cos’è vero? È un
Tl-ang?”
“un che?” chiese Buffy.
“buongiorno a tutti. Il genio della
matematica è tornato. Ehi che bel vaso, quando l’abbiamo comprato?”
“Ciao genio come mai a casa così
presto?”
“4 ore buche, ho deciso di non perdere
tempo in quel luogo angusto chiamato scuola”
Willow si sedette e cominciò a parlare
“Questo bel vaso, o più proriamente Tl-ang, il vaso della fertilità, ha un
potenziale che nessuno di voi può immaginare. Questo vaso può far rimanere
incinta qualsiasi donna innamorata sulla faccia della terra”
Nella casa cadde il silenzio “non si
sa esattamente quando ne dove fu costruito, si sa solo che se anche un vampiro
lo toccasse potrebbe concepire un figlio.”
“willow, non riesco a capire, se una
donna tocca il vaso ed è innamorata rimane incinta?”
“pressochè, ma ovviamente deve toccare
il vaso insieme all’uomo o alla donna che ama”
“alla donna?”
“Si se due donne si amano il vaso ha
la capacità di far concepire loro un figlio. Non c’è bisogno che ci sia un atto
sessuale tra maschio e femmina”
il silenzio si fece più spesso e buffy
e Spike si guardarono. Dawn fissò il vaso e poi Willow “quindi funzionerebbe
anche tra una donna e un vampiro o magari un vampiro e un vampiro?”
La rossa annuì “è proprio per questo
che tutti lo vogliono, il figlio di due vampiri sarebbe un’essere veramente
forte, quasi imbattibile.”
Buffy sentì un brivido percorrerle tutto
il corpo, e inspirò profondamente “co-cosa accadrebbe se il vaso si rompesse?”
“la gravidanza finirebbe
immediatamente, e nel caso il figlio fosse già nato scomparirebbe, come
risucchiato nel nulla”
Buffy strinse gli occhi per non
piangere, “io ho- ho bisogno di andare in bagno un attimo”
Salì per le scale lentamente, come se
stesse camminando in un incubo, grosse lacrime iniziarono a caderle copiose.
Dawn abbassò lo sguardo “vado su a
posare la cartella”
Spike fissò Willow che parlava, eppure
non riusciva a sentire niente di quello che stava dicendo. Era quello il motivo
per cui Buffy era rimasta incinta , e tutto sarebbe potuto finire in meno di un
secondo, solo per colpa di un vaso.
“yuhu Spike sei tra noi?”
“si certo, ero un po’ distratto, stavi
dicendo?”
“dove l’ha preso quel vaso?”
“hai presente quella sera, in cui sei
scappata?”
Willow arrossì impercettibilmente.
“sai quel pacco che era vicino alla
porta? Ecco l’abbamo trovato lì dentro. C’era anche un biglietto.”
“e cosa c’era scritto?”
“cacciatrice non ti preoccupare, di me
ti puoi fidare”
Willow annuì pensierosa “non riesco a
capire, chi avrebbe interesse a far avere questo vaso a Buffy?”
Dawn bussò delicatamente alla porta
della camera di buffy
“posso entrare?”
“si Dawn ”
La ragazzina entrò con un mezzo
sorriso.
“stai bene?”
“no, non credo”
“domanda stupida, scusami. Non devi
preoccuparti troppo, possiamo mettere il vaso in un posto in cui nessuno
riuscirà a trovarlo.”
“dawn non è solo questo il problema,
vedi io credevo che fosse frutto solo dell’amore, ed invece è a causa di una
magia.”
“continuo a non capire.”
“non mi aspetto che tu ci riesca”
Dawn abbassò lo sguardo. “hai ragione,
scusami. Non mi devo intromettere nei fatti tuoi.”
“no Dawn scusami tu, ho solo voglia di
stare da sola”
“chiederò a Willow se vuol venire con
me al magic box, così potrai parlare con Spike”
Buffy sorrise “grazie Dawnie, sei un
angelo”
“uno in famiglia ci vuole”
“scordatelo Dawn”
“dai willow, perfavoreperfavore”
“per me è pericoloso uscire in pieno
giorno”
“ma possiamo prendere la macchina di
Spike…”
La rossa sembrò rifletterci un
momento.
“no”
“Will, non posso andarci, con tutti i
mostri che ci sono”
“alle tre del pomeriggio?”
“per una ragazzina è pericolosa
Sunnydale”
“io ci sono cresciuta bene. Fatti
accompagnare da Spike”
“sta dormendo”
“allora aspettermo che Tara torni a
casa per chiederle come va”
“dai poverina, pensala è tutto sola,
circondata da clienti ostili, eh…”
Willow la guardò e sbuffò “e va bene,
ma solo per farti stare zitta”
“grazie sei la migliore. Buffy noi
usciamo”
“ok, vedi di non far bruciare Willow”
Buffy sentì la porta chiudersi e scese
le scale, Spike dormiva tranquillamente sul divano con la tv ancora accesa sul
canale dove trasmettevano “passioni”.
Gli si sedette di fronte e lo guardò:
com’era bello, e mentre dormiva sembrava quasi angelico. Quanto lo amava,
adesso lo capiva veramente, sopra ogni altra cosa, lui, solo lui e l’amore che
provavano l’una per l’altro. Un vaso non li avrebbe certo ostacolati.
Spike aprì gli occhi lentamente e
sorrise “hei amore”
“William”
“adoro quando mi chiami così.”
Si guardarono per un lungo momento.
“vieni qua Buffy, sdraiati vicino a
me”
“non credo sia né il luogo nè il
momento più adatto per…”
“voglio solo parlare”
“ah, e di cosa?”
Gli si sdraiò accanto fissandolo
dritto negli occhi “domanda retorica, scusa.”
“Buffy io ti amo, lo sai. Non credo,
anzi sono sicuro, che quel maledetto vaso non cambierà assolutamente niente”
La cacciatrice annuì e Spike
l’abbracciò “ho paura Spike, ho paura che tutto finisca, ho paura di
risvegliarmi e tornare in quell’inferno che è il mondo. E sinceramente dopo
essere stata in paradiso” lo accarezzò su una guancia e ripensò a tutti i
momenti passati insieme “due volte, io, io non ce la farei”
Iniziò a piangere e lui la baciò
dolcemente “sistemeremo tutto, troveremo un posto per il vaso. Ma soprattutto
non perderai mai questo paradiso.”
“ti amo Spike”
“eccomi a casa.”
Buffy aprì gli occhi e si ritrovò a
fissare quelli impossibilmente blu di Spike. Desiderò che quel momento non
finisse mai, l’unica cosa che voleva veramente, passare l’eternità così,
abbracciata a Spike, annegando nel suo sguardo.
Lui le accarezzò dolcemente i capelli.
Lei sorrise e si mise a sedere.
“ciao Dawn, Willow e Tara?”
“arriveranno più tardi, si fermavano a
prendere delle pizze e Xander”
Spike si alzò e si passò una mano fra
i capelli.
“e tu briciola? Niente compiti per
domani?”
la ragazza arrossì “mio dio scusatemi
vi ho-ho disturbato, io non mmh mi spiace se volete posso…”
“Stavamo solo dormendo Dawn”
“ah o-ok. Allora io vado su a fare i
compiti”
Spike guardò la ragazzina salire in
fretta le scale e si stupì di quanto fosse cresciuta in così poco tempo. Buffy
andò in cucina e cominciò ad aparecchiare la tavola, prese il vaso e lo portò
in cantina, dove lo chiuse in un armadio e nascose la chiave sotto una
mattonella che si sollevava. Tornò su ed uscì in giardino.
Spike decise di farsi una doccia
veloce, ma quando fu a metà scala gli tornò quel mal di testa lancinante.
Diventava sempre più forte, insostenibile, come qualcosa che lo lacerava
incessantemente da dentro. Solo la vicinanza di Buffy sembrava portargli un po’
di sollievo, ma appena lei si allontanava le voci tornavano, e il peggio era
che adesso riusciva perfettamente a capire cosa gli stavano dicendo.
Anya si sistemò i vestiti e il trucco
nel bel bagno della sua stanza d’albergo.
Londra le piaceva, era così grigia, ma
allo stesso tempo così allegra, la faceva sentire proprio bene. Sarebbe potuta
andare a fare shopping, oppure in un bel ristorante a mangiare qualcosa di
tipico, ma prima doveva assolutamente cercarlo. Tirò fuori l’agenda dalla
borsetta e fissò il telefono con aria di sfida: compose il numero e aspettò
pazientemente, ma dopo tre squilli partì la segreteria telefonica “questo è il
numero telefonico di Rupert Giles, lasciate un messaggio e vi richiamerò.”
Anya riattaccò e sbuffò contrariata,
sarebbe andata a fare shopping e più tardi avrebbe richiamato, ora doveva solo
rilassarsi. Scese nella hall dell’albergo ed andò alla reception per lasciare
le chiavi, ma quando si avvicinò un uomo le si mise davanti.
“mi scusi forse non si è accorto che…”
“no mi scusi lei sono stato un vero
cafone…”
“Giles?”
“Anya”
La ragazza appoggiò la chiave sul banco
“come ha fatto a sapere che ero qui?”
“io, bhè, ho alcuni informatori che ti
hanno vista arrivare all’aereoporto, allora volevo venire a vedere cosa facevi
qua e perchè sei da sola”
“ho lasciato Xander…”
“mi dispiace”
“…perché continuavo a pensare a te”
“ah, io non so che..”
Il receptionista si avvicinò
“signorina deve uscire? Metto via le chiavi?”
Giles la guardò e sorrise “no, credo
che ne avremo bisogno”
Anya si stiracchò piacevolmente nel
letto: ora era felice, aveva di fianco un uomo maturo, che sapeva quello che
voleva, e glielo aveva appena dimostrato, disposto ad una relazione seria. O
almeno così credeva.
Lui si svegliò poco dopo e la baciò
dolcemente “Anya, forse non ci crederai, ma è da quando ci siamo baciati che
sogno questo momento. Lo so non è molto giusto nei confronti di Xander, infondo
lui è un nostro caro amico eh..”
“Xander chi? Oh Rupert, anch’io
aspettavo questo momento da molto tempo, ma ci sarà modo di parlare dopo non
credi?”
La nottata volò via.
La mattina dopo i due andarono a far
colazione: tutti li fissavano lei sembrava così poco adatta a lui, era troppo
giovane. Se solo avessero saputo che era un demone millenario.
Si sedettero ad un tavolo ed
iniziarono a mangiare in silenzio, lanciandosi di tanto in tanto occhiate
complici.
“allora Anya, a chi hai lasciato il
magic box?”
“a nessuno in particolare, l’ho
lasciato e basta, probabilmente se ne occuperà Tara, o Buffy se desidera
lasciare lo squallido fast food in cui lavora”
Giles per poco non si strozzò “lavora
in un fast food?”
“si per risollevare i suoi soldi.”
“e Willow come sta?”
“è diventata un vampiro”
Stavolta l’uomo riuscì a strozzarsi.
“ehi Rupi non stare male proprio
adesso abbiamo una vita davanti, non mi lasciare subito”
Giles sorrise ma tornò subito serio
“come è successo?”
Anya alzò gli occhi al cielo e
raccontò quello che Xander le aveva riferito.
“non ci posso credere è assurdo.”
La guardò negli occhi e vi trovò una
vena di tristezza.
“Anya cos’hai?”
“io” una lacrima le cadde nel the “che
stupida sono, non è da me piangere come una bambina. È solo che Xander amava
più Willow e Buffy di me”
“e credi che per me sia lo stesso”
“esatto”
Giles le accarezzò una guancia
“abbiamo davanti a noi un sacco di tempo, impariamo a conoscerci”.
Spike guardò soddisfatto la sua
poesia, era bella, nonostante fosse stato abbastanza difficile per lui
riprendere a scrivere, ce l’aveva fatta e il risultato lo soddisfaceva.
Sentì qualcuno scendere le scale e se
la nascose in tasca, voleva fare una sorpresa a Buffy per il suo compleanno,
che incredibilmente coincideva con l’inizio del terzo mese di gravidanza.
Era già passato così tanto tempo da
quel giorno? Da quel meraviglioso giorno che gli aveva cambiato la vita?
Buffy entrò in cucina e Spike si alzò
di scatto risvegliandosi dai suoi pensieri, ma le voci gli si ammassarono
improvvisamente tutte in testa e scoppiarono in un fragore assordante.
Il vampiro cadde a terra sulle
ginocchia e si prese la testa fra le mani.
Buffy gli si inginocchiò a fianco.
“Spike, oh mio dio Spike cos’hai,
rispondi”
La voce di Buffy gli giunse ovattata
come se lui stesse nuotando in una piscina affollatissima.
Un improvviso tremore lo scosse, ed
iniziò a ridere, senza un motivo preciso.
Lo stavano guardando, tutti, lo
odiavano. Alcuni li riconobbe li aveva uccisi poco dopo essere appena stato
vampirizzato, altri li vedeva a mala pena, ma poteva sentire benissimo quello
che gli stavano dicendo.
“basta io, non… mi dispiace, non avevo
…”
“Spike ascoltami, rialzati va tutto
bene, ci sono io”
le voci cessarono e Spike alzò lo
sguardo verso Buffy: aveva gli occhi pieni di lacrime.
Lei si sentì morire, vederlo così la
distruggeva.
“Vieni Spike, andiamo di sopra, devi
riposarti, poi mi racconterai cos’è successo, ma adesso devi solo dormire.”
Lo aiutò ad alzarsi ed iniziarono a
salire le scale.
“Buffy… non lasciarmi, se te ne vai tu
loro tornano, mi perseguitano”
“non ti preoccupare amore non ti
lascerò, mai”
Lo fece distendere sul suo letto e gli
accarezzò lentamente i capelli, cosa gli stava succedendo? Non era la prima
volta che aveva quei mal di testa, non riusciva però a capire da che cosa
potessero essere procurati. Spike si era addormentato ma Buffy non ebbe il
coraggio di lasciarlo da solo. Chiuse la porta e gli si sdraiò accanto
continuando ad accarezzargli il viso e i capelli.
“Dormi William, dormi. Ci sono qua io,
scopriremo cosa ti fa stare male e lo distruggeremo. Abbiamo sofferto
abbastanza ora è arrivato il momento di essere felici, e non saranno certo dei
mal di testa a ostacolarci.”
Buffy chiuse gli occhi e inspirò
profondamente, domani sarebbe dovuta andare a fare le prima ecografia, ma senza
Spike non se ne parlava, lo voleva accanto a se, la prima volta in cui
avrebbero visto il loro bambino, da sola non ce l’avrebbe mai fatta.
Willow e Tara si diedero la mano ed
entrarono nel bel ristorante che avevano prenotato la mattina stessa; avevano
deciso di trascorrere un po’ di tempo da sole, era tanto che non stavano un po’
per i fatti loro; volevano comprarsi una casa tutta loro, abitare da Buffy era
stato divertente, ma ora avevano bisogno dei propri spazi.
“sai Tara, pensavo ad una casetta
vicino ad un bel bosco”
“Will, dobbiamo pensare a qualcosa che
possiamo permetterci. Non fraintendermi, impazzirei per una casa vicino ad un
bosco, magari di quercie, però al momento dobbiamo orientarci su qualcosa del
tipo appartamento a poco prezzo in piena città”
“potremmo costruircela una casetta,
non dovrebbe essere troppo difficile, un po’ di legna, un incantesimo, niente
di troppo complicato”
“Will sai vero cosa penso riguardo
all’uso improprio della magia, e nonostante tu ora ne abbia bisogno, preferisco
che continui a fare attenzione”
“lo so Tara, stavo scherzando. Forse
potremmo fare un viaggio, non so in Italia o Irlanda.”
“e con quali soldi?”
“con quelli che guadagneremo lavorando
al magic Box”
“verrai a lavorare anche tu?”
“certo, così tu potrai frequentare
l’università”
“Sei un tesoro Willow”
Si guardarono e sorrisero: si
sentivano veramente felici “una sola cosa Will. Prima di fare il nostro
viaggetto vorrei che dessimo un po’ di soldi a Buffy, ne ha veramente bisogno e
odia il suo lavoro al fast food.”
“ci avevo già pensato, Tara. E poi le
dobbiamo quei soldi, infondo abbiamo vissuto a casa sua per parecchi mesi.”
“ti amo Willow”
“anch’io Tara, e sono davvero felice
che tu mi abbia perdonato.”
Spike si svegliò ed aprì lentamente
gli occhi, c’era un incredibile silenzio, anche nella sua testa, quasi irreale.
Si mise a sedere sul letto e capì di essere nella stanza di Buffy.
Gli ritornò in mente quello che era
successo e la paura che aveva visto negli occhi di Buffy, si era davvero
preoccupata che lui potesse stare male seriamente.
Guardò un orologio appeso alla parete
e notò che erano già le sei del pomeriggio, di li ad un ora Buffy avrebbe
dovuto fare la prima ecografia, e lui ci sarebbe stato, anche con il mal di
testa lancinante.
Uscì dalla stanza e si avviò verso la
cucina per far vedere a Buffy che stava bene, e che era pronto a vedere il suo
bambino.
La cacciatrice guardò l’orologio e
inspirò profondamente, ormai Spike dormiva da parecchie ore e lei aveva una
paura inimmaginabile che lui stesse male per qualcosa di serio, ma non voleva
asslutamente svegliarlo. In più era agitata per l’imminente visita, sarebbe
stato tutto a posto? E se il bambino avesse avuto qualcosa che non andava, tipo
se fosse stato senza un dito o peggio senza una mano? Doveva chiamare Willow e
dirle di cercare cosa potesse far stare Spike così male, forse qualcuno gli
aveva fatto un incantesimo o qualcosa del genere.
Chiuse l’acqua del lavandino e si
asciugò le mani: avrebbe dovuto essere uno dei momenti più belli della sua
vita, insomma stava per avere un figlio con la persona che amava più della sua
stessa vita, e invece tutto andava per il peggio. Appoggiò la testa contro una
mensola e una lacrima le rigò il volto.
“dai amore, non piangere, un mal di
testa non è certo la fine del mondo”
Buffy si girò e la voce le si bloccò
in gola, non potè fare altro che baciarlo e abbracciarlo, ringraziando
mentalmente il cielo che stesse bene.
Lui la strinse a se e le diede un
bacio sui capelli “allora sei pronta a vedere il nostro piccolo bambino?”
Lei scoppiò a piangere dalla felicità
“mai stata così pronta”
Il sole era già basso dietro le
colline quando Buffy e Spike uscirono di casa mano nella mano diretti dal
dottore.
“la mia macchina ce l’ha Willow o è
vicino al cimitero?”
“credo sia al cimitero, però mi
piacerebbe andare a piedi. Lo studio non è molto lontano da qui e il sole sta
tramontando non ti andrebbe di fare una passeggiatina e per una volta far finta
di essere una coppia qualsiasi?”
“non saremo mai una coppia qualsiasi
Buffy”
le accarezzò dolcemente i capelli e
lei sorrise, “e poi cacciatrice io sono troppo bello per passare per una persona
normale”
Lei gli tirò un pugno sul braccio
“sono io quella davvero bella qui”
Camminarono per circa due isolati
ridendo, baciandosi, scherzando, fermandosi a guardare le vetrine dei negozi
per bambini e discutendo del più e del meno. I passanti si giraravano a
guardarli, rapiti dall’incredibile energia che li circondava. Era quasi
palpabile l’amore che provavano l’un l’altro.
Buffy si tolse piano i pantaloni, alzò
la maglia e si sdraiò sul lettino.
L’infermiera le sorrise dolcemente ed
iniziò ad applicarle il gel.
“allora avete già pensato che nome
dare al bambino?”
Buffy rabbrividì per il freddo della
pomata “a dir la verità no. Ma se fosse maschio mi piacerebbe chiamarlo
William”
Spike, che era intento a guardare foto
di piccoli bambini appese al muro, si girò e le prese la mano “se è femmina
penso che la chiameremo Joice, giusto amore?”
Lei lo guardò e sorrise “mi piacerebbe
davvero molto. Alla mamma…, lei sarebbe stata felice. Di secondo nome mi
piacerebbe chiamarla Audrey, come Audrey Hepburn, è una delle mie attrici
preferite”
“ok, ok vediamo allora questo bambino.
Non vi potrò dire già il sesso, è troppo presto, però potremo vedere come sta e
se va tutto bene. Pronti?”
I due annuirono emozionati e Buffy
strinse un po’ di più la mano di Spike, che era stranamente tiepida, o forse
era solo una sua sensazione.
L’infermiera prese una specie di
scanner ed iniziò a passarlo sul ventre della cacciatrice, sul piccolo schermo
in fondo al letto iniziò ad apparire una figura confusa in bianco e nero, che
si muoveva impercettibilmente.
“ed eccolo qui. Allora questo è il
cuore, ha dei battiti un po’ lenti, ma può darsi che stia dormendo. In ogni
caso non mi preoccuperei troppo. Questa è la spina dorsale, la testa…”
Né Buffy né Spike stavano più
seguendo, erano troppo concentrati a guardare quel piccolo esserino che
rappresentava tutto quello che provavano l’uno per l’altra e molto di più.
Non gli servivano spiegazioni riguardo
a dove si trovassero le varie parti del corpo, perché inconsciamente sapevano
entrambi tutto quello che c’era da sapere. Quello era loro figlio, la loro
vita, loro stessi. Ed era vivo, lo potevano vedere, lo potevano sentire.
“…se volete vi posso dare la cassetta
per casa”
Buffy guardò Spike con gli occhi
lucidi e lui le accarezzò dolcemente una guancia, asciugandole una lacrima “si
voglio portarlo a casa, voglio farlo vedere ai miei amici”
“bene signorina Summers si rivesta
pure. La segretaria le dirà poi il giorno in cui deve tornare per il prossimo
controllo”
L’infermiera uscì dalla stanza lasciandoli
soli.
Spike chiuse gli occhi e sorrise,
voleva assaporare ogni secondo di quella meravigliosa sensazione. Buffy gli
posò la testa sul petto e lui la strinse a se. Stettero in silenzio,
abbracciati senza pensare a niente tranne che a quello che stavano vivendo.
Buffy si sentiva completa, e poi sentire così il cuore di Spike che batteva
insieme al suo…
Lui si tastò il polso “io non…era così
tanto tempo che non sentivo questo rumore e adesso…”
Buffy strinse gli occhi e grosse
lacrime iniziarono a solcarle il viso. “questo è fantastico, vuol dire che tu
sei di nuovo umano”
“io non ho l’anima e non devo esserlo
completamente, ho davvero voglia di bere del sangue e questo non credo sia un
comportamento del tutto umano.” Buffy sentì del risentimento nella sua voce.
“Spike. Non mi interessa che tu abbia
l’anima o meno. Io ti amo per quello che sei, quello che sei diventato, e per
come stiamo insieme. Ho visto migliaia di persone con l’anima che non sono
neanche lontanamente come te. Non riuscirebbero mai ad amarmi come fai tu”
Spike sorrise, sentire Buffy dire
quelle cose lo rendeva felice come poche volte lo era stato nella sua vita “non
riesco a capire come possa essere successo, voglio dire come ho fatto a tornare
vivo”
“lo scopriremo. Ma adesso” si spostò i
capelli e si accarezzò il collo “se hai sete devi nutrirti così scopriremo
subito se sei del tutto umano o no”
“Buffy, no. Ti toglierei troppe
energie”
Lei espose il collo ulteriormente ma
lui lo coprì con la sua mano.
“non pensavo che l’avrei mai detto, ma
non ho nessuna intenzione di farlo, non è il momento più adatto tesoro. Hai
bisogno di tutta la tua forza e di tutto il tuo sangue. Ma tra sei mesi sarai
accontentata.”
In compenso iniziò a baciarla fino a
che entrambi rimasero senza fiato.
Lui sorrise e la sostenne contro di
sé, sentendo che faceva fatica a stare in piedi.
“sai cosa mi piacerebbe davvero fare?”
“dimmi amore”
“Andare al mare, due o tre giorni.
Sono sicura che abbronzato sei uno schianto.”
“sono sicuro che se ti vedo in costume
da bagno non ti resta addosso per più di due minuti”
Buffy rise veramente felice, poi
guardò Spike negli occhi e vi annegò, come sempre, non riusciva a non farlo
“stasera voglio che i miei amici lo sappiano, di noi, del bambino, del fatto
che sei umano. E stanotte dormirai in camera mia”
“mi sembra un ottimo piano”
Dawn guardò agitata l’orologio,voleva
assolutamente sapere com’era andata l’ecografia, chissà se il bambino era
maschio o femmina, se stava bene, se era normale, se…
Era nervosa, sarebbe potuta uscire e
andare da Janice, e se poi Buffy fosse tornata e lei non era in casa? No meglio
aspettarla, magari alla tv davano qualcosa di interessante.
Accese la tv e fece un veloce zapping:
niente.
Salì in camera sua e prese il telefono
per chiamare Janice, ma sentì la porta aprirsi e le risate di Buffy e Spike
risuonare per le scale.
Si fiondò giù emozionatissima
“finalmente siete tornati, ma quanto ci avete messo? Il bambino sta bene? È
maschio o femmina? Quando farai il prossimo controllo? Mi piacerebbe tanto
esserci. E il video ve l’hanno dato? Nei film lo fanno sempre vedere. O forse
avete le foto. Perché van bene lo stesso e poi…”
“ehi briciola finirò di risponderti
nel 2006 se ci fai qualche altra domanda”
Dawn abbassò la testa “scusate”
“ma dai Dawn non ti preoccupare il
bambino sta benissimo, non si sa ancora se è maschio o femmina è troppo presto.
E si il video ce lo abbiamo”
La ragazzina l’abbracciò “Buffy sono
troppo curiosa, posso vederlo?”
“tra poco. Stanno arrivando gli altri,
lo vedremo tutti insieme”
Dawn rimase senza fiato “voi volete
dirlo a tutti?”
Spike e Buffy si guardarono e
sorrisero “è qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa”
Tara, Willow e Xander arrivarono tutti
insieme dal magic box. Sembravano felici e Buffy se ne rallegrò; era
emozionata, perché non sapeva come l’avrebbero presa, e non sapeva bene neanche
come introdurre il discorso, ma le bastava sapere di aver vicino Spike.
Gli amici si sedettero sul divano
insieme a Dawn, mentre Buffy rimase in piedi con Spike.
“allora Buff, come mai questa
convocazione?” incominciò Xander abbracciando Dawn che gli era seduta al
fianco.
“ho tre cose importanti da dirvi.”
Inspirò profondamente e lanciò
un’occhiata a Spike che le sorrise per incoraggiarla.
“primo Spike è tornato per metà umano”
Nella sala scese il silenzio, si
sentivano solo i gridolini di gioia di Dawn.
“come è successo?”
“non lo sappiamo ancora bene, faremo
ricerche nei prossimi giorni, al magic box c’è di sicuro qualcosa che ci
aiuterà a capire”
“in che senso per metà?” chiese Xander
Spike lo guardò “nel senso che se
voglio morderti posso farlo”
“e il chip?”
“non credo funzioni più” disse Buffy
“ma andiamo avanti. Seconda cosa io e…”
Una fortissima contrazione all’addome
le fece mancare il fiato, poi una seconda ancora più potente la fece crollare a
terra sulle ginocchia.
Gli amici si alzarono preoccupati e
Spike le si chinò accanto.
Il dolore si intensificò e Buffy
cominciò a piangere stringendosi la pancia.
Spike trattenne a stento un’
imprecazione, odiava vedere Buffy soffrire a quel modo, lo faceva sentire
impotente. La prese in braccio e si girò per portarla nel suo letto.
Buffy si raggomitolò contro al petto
di Spike che era piacevolmente caldo, e cercò di non pensare al dolore che
provava, poteva percepire gli sguardi preoccupati di suoi amici e i singhiozzi
di Dawn “spike portami su ”
Lui incominciò a salire le scale
seguito dalla gang preoccupata più che mai.
“non sarebbe meglio portarla in
ospedale, assomiglia allo stesso problema che ha avuto l’altra volta” ipotizzò
Xander.
“in ospedale non sapranno cosa farle
ha solo bisogno di riposo e di tranquillità, quindi Xander puoi anche
andartene”
“ma sentitelo capitan ossigenato
l’esperto di medicina, stai approfittando della debolezza di Buffy e basta”
Spike strinse i denti doveva
mantenersi calmo per Buffy, aveva bisogno di lui e litigare con Xander non
l’avrebbe di certo fatta stare meglio. Ma prima o poi gliele avrebbe date di
santa ragione e di certo nessuno poteva biasimarlo.
Appoggiò delicatamente Buffy sul letto
e le si sedette accanto “hai bisogno di qualcosa amore? Un bicchier d’acqua?
una coperta in più?”
“ho bisogno di te Spike, ho freddo e
ora puoi finalmente riscaldarmi”
Lui sorrise e lanciò un’occhiata agli
scooby fuori dalla porta. Tara capì e chiuse lentamente la porta sotto gli
sguardi inebetiti di Willow e Xander.
“sei pazza non possiamo lasciare Buffy
nelle mani di un mezzo vampiro,”
“Tara perché l’hai…”
E all’improvviso capirono tutti e due
e si chiesero come avessero fatto a non accorgersene, a non vedere, loro erano
i suoi migliori amici.
Willow sorrise e una lacrima le rigò
il volto; come aveva fatto ad essere così cieca, era felice che Buffy fosse
riuscita a trovare un amore speciale come il suo, anche se si rimproverava di
non essere riuscita a capirlo prima.
La reazione di Xander non fù
altrettanto positiva. Era disorientato. Come aveva fatto Buffy ad innamorarsi
di un essere come Spike?
Scese le scale non sapendo bene cosa
fare o dove andare, ma si ritrovò nella cantina. La stessa cantina dove lui e
cordelia si erano scambiati il primo bacio, strano che gli tornasse in mente
proprio adesso. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi. Sarebbe uscito da
quella casa, sarebbe andato a farsi un giro per calmarsi e riordinare le idee.
Si girò per andarsene ma inciampò in
una piastrella fuori posto e cadde rovinosamente a terra.
“dannazione”
Guardò la causa della sua caduta e
vide qualcosa che luccicava: una chiave. Si incuriosì e la tirò su cercando una
possibile serratura. Notò un armadio in fondo alla stanza si avviccinò e girò
la chiave: dentro c’era un grazioso vaso colorato lo tirò fuori e lo guardò più
attentamente.
Tara, willow e Dawn si sedettero sul
divano in silenzio.
“sarà meglio chiamare Xander ed
andarcene”
“si potremmo dormire a casa sua o per
una notte stare in albergo. Dawnie a te va bene venire con noi?”
“si non c’è problema, e poi sapete che
io adoro stare con voi.”
Buffy appoggiò la testa sul petto di
Spike e sentì il dolore andare via lentamente. Che bello era avere Spike caldo,
era una cosa meravigliosa.
“va meglio amore?”
“abbastanza ma sento ancora dolore.”
“comunque è stata una gran mossa”
“cosa?” chiese buffy perplessa
“star male in modo che i tuoi amici
capissero da soli cosa è successo”
Buffy scoppiò a ridere e Spike non
potè fare a meno di imitarla.
Una nuova fitta fece trattenere il
fiato a Buffy.
Xander salì lentamente le scale con il
vaso in mano e lo posò sul lavandino per riempirlo d’acqua, la rabbia gli era
un po’ sbollita e voleva far capire a Buffy che non ce l’aveva con lei. Voleva
comprarle dei fiori ma a quell’ora non sapeva proprio dove cercarli.
Spike strinse a se Buffy e la cullò
dolcemente, piano piano la ragazza si addormentò e lui si convinse che non era
un male passeggero, un male da donna incinta.
Chiuse gli occhi per riposare un po’
ma le voci si popolarono nella sua testa, però questa volta erano più gentili,
questa volta lo capivano e lo rassicuravano.
Un dolore improvviso gli prese il
petto: la sua anima. Era tornata e bruciava e gli faceva ricordare di ogni
nefandezza commessa, di ogni crimine di ogni vittima. Abbracciò un po’ più
forte Buffy, solo lei sembrava avere il potere di zittire le voci. Si sentiva
troppo stordito per fare qualsiasi cosa, come era successo?. Certo, lui aveva
desiderato riavere l’anima per Buffy, e in fondo anche per se stesso. Ma questo
era stato così improvviso. Eppure avrebbe dovuto capirlo, dalle voci che ogni
tanto gli riempivano la testa e gli urlavano di andare all’inferno, augurandogli
la più sofferente delle morti, definitiva.
Tara si alzò dal divano e si avviò
alla porta con Dawn “noi iniziamo ad andare Will, stai un po’ con Xander, forse
ha bisogno d’aiuto”
La rossa annuì impensierita e si
diresse verso la cucina. L’amico stava fissando il t- lang nel lavandino.
“ehi Xan, tutto bene?”
“non saprei. Tu credi che Buffy sia
felice?”
“Io sono sicura che lo è. Anzi ti dirò
di più è veramente innamorata”
“e come fai a saperlo?”
“ho visto come si guardavano e ho
capito che si amavano”
Xander sorrise amareggiato “non sono
stato altrettanto perspicace” Tirò fuori il vaso ricolmo d’acqua e lo guardò
come se potesse dare una risposta ai suoi problemi.
“sai quanto è potente quel vaso?”
Xander fece segno di no con la testa
“molto più di quanto tu possa
immaginare”
E all’improvviso Willow capì, capì che
Buffy portava in se un segno vivente del suo amore per Spike. Buffy era
incinta!
“Xander posa subito quel vaso non
dovevi neanche toccarlo…”
Ma fu inutile, il vaso era bagnato e
lui l’aveva preso male. Il contenitore scivolò a terra e si frantumò in piccoli
pezzi, nel medesimo istante Buffy lanciò un urlo che lacerò l’aria e poi cadde
il silenzio.
Willow si prese la testa tra le mani.
Se l’avesse saputo prima, se l’avesse capito, se avesse ascoltato Buffy… Troppi
se, ora non c’era più niente da fare. Guardò tristemente Xander che non aveva
capito quale nesso ci fosse tra il vaso e Buffy.
“che c’è Will?”
“a-andiamo via Xander non possiamo
fare niente”
“e i cocci?”
Guardò i resti colorati e li fece sparire
con una magia.
Spike strinse più forte a se Buffy che
piangeva a dirotto. Aveva sentito il rumore di qualcosa rompersi, ma aveva
sentito ancora più chiaramente l’urlo di Buffy che gli aveva distrutto il
cuore. Il loro bambino era…
Sospirò, cercando di trattenere le
lacrime, ma non ci riuscì, il dolore era troppo forte, troppo insopportabile.
Il viso di Buffy era una maschera di sofferenza, stava dicendo frasi sconnesse,
senza senso, sembrava non avere più il controllo del suo corpo.
“Buffy, calmati, calmati noi lo
affronteremo insieme, io ti sarò sempre vicino”
“no lui è è morto è volato via il
nostro piccolo angelo, lui non tornerà mai più, , e tu non mi sarai sempre
vicino. Anch’io morirò o forse lo farai prima tu dissolvendoti in polvere che
volerà via e mi entrerà negli occhi e io piangerò….”
Spike strinse la mascella e la
costrinse a guardarlo negli occhi “ora calmati”
Lei stette zitta per un minuto a
fissarlo “hai il ghiaccio…gli occhi, a te non interessava, non interessa, tu
non puoi capire il dolore, non hai un’anima”
Spike stette male, non voleva dirle la
verità, non ora, lei non era in sé e nemmeno lui era tanto lucido. Si alzò dal
letto e guardò la cacciatrice raggomitolarsi su se stessa, in pochi secondi era
diventata l’ombra della ragazza forte che era sempre stata.
“ho freddo, voglio stare sola vai via”
Buffy ricominciò a piangere stringendosi la pancia come per abbracciare il suo
bambino. Spike si tolse lo spolverino e glielo posò sopra, la ragazza sembrò
calmarsi e si addormentò. Lui le accarezzò una guancia inzuppata di lacrime e
poi tirò un pugno al muro. Avrebbe voluto stare li con Buffy a cullarla, a
baciarla, tenerla stretta a se, ma sentiva che non le sarebbe stato d’aiuto,
non sarebbe stato d’aiuto neanche a se stesso, soprattutto ora che la sua anima
cominciava a farsi sentire, lui era debole e non avrebbe potuto fare niente. Le
depose un lieve bacio sulle labbra, poi scese lentamente le scale. Non era
sicuro di fare la cosa giusta, ne quella migliore, ma era l’unica cosa sensata per
entrambe. Prese il telefono e chiamò Tara dicendole di tornare da Buffy perchè
aveva bisogno di loro. Non poteva lasciarla sola in un momento simile, e stare
con lei l’avrebbe solo fatta sentire più debole. Uscì da casa Summers e si
chiuse la porta alle spalle, cercando di non pensare a niente, ma sentendosi
lacerare il cuore da un dolore mai provato.
Buffy si svegliò lentamente, gli occhi
le bruciavano, il ventre le faceva un male tremendo e la testa le stava per
esplodere. Ma il dolore più forte era quello che le veniva dal cuore. Il suo
bambino, scomparso. Non riusciva a smettere di piangere. E poi come aveva
trattato Spike dicendogli quelle cose orribili.
Sentì che era entrato qualcuno nella
stanza e sperò che fosse lui.
“ciao Buffy come va?”
Dawn. Non ce la faceva a parlarle, non
voleva parlarle
“Buffy sei sveglia?”
“dov’è Spike?”
“io … ti ha lasciato lo spolverino”
Buffy si girò impercettibilmente, lo
poteva sentire, aveva il suo profumo intorno, addosso.
“Buff….Spike se ne è andato”
Il suo cuore smise di battere, e
credette che non potesse più riprendere a farlo.
“mi-mi dispiace”
Dawn uscì dalla stanza in silenzio e
Buffy si prese la testa fra le mani e riprese a piangere, spostò la coperta ed
indossò lo spolverino, perché se ne era andato? Perché l’aveva lasciata proprio
ora che aveva più bisogno di lui? Mise le mani in tasca e vi trovò un foglietto
spiegazzato con sopra scritto “Per Buffy”
Lo aprì lentamente cercando di
smettere di piangere e cominciò a leggere.
Ti guardo, ti sento, ti respiro.
Non riesco a capacitarmi di avere
vissuto senza di te fino ad oggi
Guardo al nostro futuro
E lo vedo carico di dolci promesse
Ma soprattutto vedo noi due, insieme,
e solo questo importa.
Non posso immaginare un avvenire senza
di te, senza noi,
così come non posso immaginare un
cielo senza stelle, un mare senza acqua.
Ti guardo e vedo tutto quello che ho
sempre cercato
E non sono mai riuscito a trovare
Ti guardo e mi basta per riempirmi il
cuore di una felicità mai raggiunta
E so che il nostro amore non finirà
mai.
William
La carrucola salì lentamente, con un
cigolio sinistro, ed un secchio arrivò alla luce del sole in modo che la
superficie liquida si fondesse col cielo.
Spike la guardò e vide il viso
sorridente di Buffy quando erano andati a far la prima ecografia, quello
sguardo che solo lei aveva, e che era reso mille volte più luminoso per il
bambino. Un nodo gli strinse il petto e sentì che il sole bruciava quasi
penosamente sulla sua pelle. Avvicinò la mano come per accarezzare Buffy, ma il
secchio scivolò in fondo al pozzo con un rumore sordo.
“tutto bene William?”
L’uomo chiuse gli occhi ed inspirò
profondamente, l’aria gli entrò prepotentemente nei polmoni, che erano fuori
esercizio da più di un centinaio d’anni.
“no, direi di no Dru”
Lei avanzò con quella grazia che aveva
sempre avuto e gli posò una mano sulla spalla.
“credo sia arrivato il momento di
tornare da lei.”
Lui si girò e sorrise “non so cosa
avrei fatto senza di te, mi hai cambiato la vita, ti devo molto”
La donna chiuse gli occhi e rivolse la
testa verso il cielo di un azzurro accecante.
“volevo che fossi felice come lo sono
io William. E ho sempre saputo cosa sarebbe successo tra voi. Io l’ho visto, e
ho visto anche che per voi le difficoltà non sono ancora finite”
“ma perché il vaso?”
“era l’unico modo per farti tornare
umano”
“umano….” Si passò una mano fra i
capelli “e l’anima?”
Drusilla sorrise e gli appoggiò una
mano sul petto “è tornata, perché tu l’hai rivoluta.”
“io .…”
“non l’hai chiesta esplicitamente, ma
loro hanno sentito, loro hanno visto.”
Fece una risatina “Jack sta uscendo
per andare nella vigna”
Spike alzò lo sguardo ancora un po’
stordito da quelle affermazioni e vide un uomo alto, dai capelli color paglia
che gli si avvicinava affiancato da un grosso cane nero e un bambino di tre
anni con corti capelli neri e grandi occhi blu, tali e quali a quelli di sua
madre.
“tuo figlio è bellissimo Dru.”
Lei sorrise compiaciuta e si toccò il
ventre “ed è solo il primo”
Lui aprì la bocca stupito l’abbracciò
“ è meraviglioso, sono davvero felice per te e Jack. Lui lo sa?”
“no, non ancora. Pensavo di dirglielo
oggi”
I due si guardarono per un lungo
istante: era incredibile quante cose fossero successe, erano stati due vampiri
amanti che avevano fatto stragi in tutta europa, ed ora erano umani, innamorati
di altre persone. Gli era stata concessa un’altra possibilità.
“ehi Will, vuoi venire con me e Phil a
raccogliere l’uva?”
Il bambino lo guardò speranzoso e
William si ritrovò a pensare che avrebbe potuto aver un figlio come quello , se
non fosse successo… se quel vaso non si fosse rotto…
“mi spiace Jack, oggi torno a casa.”
Si chinò e guardò dolcemete Phil “ma
presto tornerò a trovarvi”
Si rialzò e sorrise ai due
coniugi.”vado, non ho valigie.” Strinse la mano a Jack e baciò Drusilla su una
guancia.
iniziò ad incamminarsi lentamente e
dopo una decina di metri si girò a guardare la famiglia
“ehi Dru vedi di dare un bel nome a
quel bambino”
Jack si girò verso la moglie e aprì la
bocca come per parlare, ma non emise alcun suono.
Drusilla sorrise “sarà una bambina
William”
Lui scosse la testa e riprese a
camminare, questa volta più velocemente e con quel suo passo inconfondibile.
Buffy guardò tristemente fuori dalla finestra
del suo ufficio: sei mesi, 13 giorni ed esattamente 5 ore che non vedeva più
Spike e questa cosa la uccideva ogni giorno un pochino di più. Sarebbe stata
sul punto di partorire il loro bambino, sarebbero stati una famiglia. Iniziò a
piangere, e non cercò neanche di fermare le lacrime. Si prese la testa fra le
mani. Doveva essere forte, se non per lei almeno per Dawn. Avrebbe ucciso
Xander, forse l’avrebbe fatta sentire meglio.
Si immaginò il viso di Spike a quella
rivelazione e sorrise un po’, i suoi occhi blu che la guardavano maliziosi e il
suo sorriso divertito…
Si alzò di scatto dalla sedia
facendola cadere. Doveva cercare di pensare a qualcos’altro, tipo al suo nuovo
lavoro. Incredibile che in quei sei mesi fosse riuscita anche a combinare qualcosa
di decente. Ma più che altro era stato un colpo di fortuna, avevano riaperto il
liceo di Sunnydale e gli serviva qualcuno che aiutasse psicologicamente gli
studenti, e che non fosse un demone della vendetta. Aveva fatto un colloquio
col nuovo preside ed era stata assunta.
Si lasciò cadere pesantemente sulla
sedia, si odiava profondamente, come aveva fatto a dire quelle cose orribili a
Spike? Lui l’amava, e lei era stata un mostro. Forse non lo meritava, e lui
aveva fatto bene ad andarsene, solo per il modo in cui lo aveva trattato
durante quegli anni avrebbe fatto bene a non tornare mai più. Questo pensiero
le fece un male inimmaginabile, non aveva mai amato nessuno così tanto e
perderlo definitivamente sarebbe stato impossibile.
Perché infondo non aveva perso la
speranza, sentiva che lui sarebbe tornato a Sunnydale, e sarebbero stati di
nuovo insieme e felici. Si prese la testa fra le mani.
“sta funzionando amore?”
La voce di Spike rimbombò intorno a
lei, così vera, così reale da farla illudere che lui fosse davvero lì. Si
ricordò il giorno in cui le aveva rivolto quelle parole, lei l’aveva insultato
e poi picchiato e poi…
“no, non sta funzionando, non sono mai
stata molto brava ad autoconvincermi”
Dawn si picchietto la fronte con la
matita: aveva appena finito un’ottima verifica di matematica, ed era davvero
felice di essere finalmente al liceo, era cresciuta e ora le si apriva un nuovo
mondo davanti agli occhi. Un nuovo mondo chiamato Thomas. Ok si era presa una
bella cotta per un ragazzo più grande, bellissimo ed irraggiungibile. Però era
felice, non voleva avere una storia, solo sentirsi innamorata. Abbassò lo
sguardo sul foglio di brutta su cui aveva pasticciato diversi numeri, Buffy
stava male e lei non riusciva a farla stare meglio.
Avevano sofferto davvero molto dopo la
perdita del bambino e la partenza di Spike, ma sua sorella continuava a star
male allo stesso modo di sei mesi prima, se non di più. Si sforzava di ridere
con i suoi amici per non farli preoccupare, ma di notte piangeva, la sentiva
chiamare Spike anche nel sonno.
E in fondo un po’ lo odiava perché se
ne era andato; con lui al suo fianco Buffy avrebbe superato tutto più
facilmente, sarebbe tornata ad essere contenta e sarebbero stati una famiglia
quasi normale, sicuramente felice. Ma invece non era successo, chissà perché a
Sunnydale nessuno era mai felice, tutti arrivavano ad un passo dall’ esserlo,
ma poi succedeva qualcosa che faceva cambiare tutto. Forse il problema era il
fatto che si trovavano sulla bocca dell’inferno, di sicuro questo portava una
certa aria di negatività.
Tara aprì la porta del negozio con le
braccia cariche di pacchi di nuove erbe magiche da sistemare sugli scaffali del
magic box. Non credeva le sarebbe mai piaciuto lavorare così tanto, e invece li
aveva trovato il suo ambiente. Si, a volte entravano clienti qualsiasi in cerca
di un regalo particolare, ma spesso arrivavano persone che avevano i suoi
stessi interessi e con cui scambiava volentieri quattro chiacchiere: era
davvero incredibile quante streghe vivessero a Sunnydale.
E poi Willow la aiutava spesso, così
riuscivano a passare un sacco di tempo insieme. Entrambe seguivano i corsi
serali, un po’ per necessità un po’ per mancanza di tempo, e si divertivano
davvero molto. Posò le scatole sul bancone e si guardò attorno: eppure sentiva
che qualcosa non andava, percepiva una strana sensazione che però non riusciva
bene ad identificare, qualcosa di spiacevole e negativo stava per succedere. O
forse lei era solo troppo paranoica. Per una volta stavano tutti bene e lei
doveva crearsi problemi inesistenti.
Bhè, tutti tranne Buffy.
Sembrava fosse in un continuo stato di
semincoscienza, quando c’era Xander si sforzava di ridere, ma era evidente che
non convinceva nessuno. Passava le giornate in casa, e al suo nuovo lavoro, non
usciva mai. Era il fantasma della donna che era stata, eppure ogni tanto
riusciva ancora a vederle brillare una certa luce in fondo agli occhi, quella
luce da guerriera immortale che le si accendeva ogni volta che andava a caccia,
la preoccupava il fatto che quella luce spuntava quando guardava intensamente
Xander, e non era difficile indovinare cosa stesse pensando.
Buffy tornò a casa e si lasciò cadere
sul divano accendendo la tv senza però guardarla.
Si tolse lo spolverino di Spike e lo
posò sull’attaccapanni, lo indossava sempre, la faceva sentire un po’ meno
sola. Lo fissò per un paio di secondi e poi chiuse gli occhi per rivedere Spike
che lo indossava e le veniva incontro con quel suo passo da predatore e un
sorriso che avrebbe fatto svenire chiunque. E poi i suoi occhi che le
accarezzavano il corpo in un modo così sensuale da farle tremare le ginocchia,
quegli occhi così blu e caldi quando le diceva che l’amava sopra ogni altra
cosa al mondo, così azzurri quasi color del ghiaccio quando era arrabbiato e
contraeva la mascella, come volesse evitare di mordere qualcuno. Riaprì
stancamente le palpebre e sentì che gli occhi le pungevano in modo fastidioso.
Riprese lo spolverino e lo strinse a se: non riusciva a separarsene. Salì
lentamente le scale e si buttò sul letto inspirando a fondo il profumo di
Spike, e poi si addormentò profondamente, sognando di un meraviglioso vampiro
platinato che la stringeva su un bel prato verde baciato dal sole, ridevano ed
erano felici, Buffy si sentiva completa, come solo riusciva ad esserlo quando
stava insieme a lui.
Dawn tornò a casa fischiettando e con
una fame tremenda. Si preparò un panino e si sedette davanti alla tv già
accesa.
“Buffy sei in casa?”
Non ricevette risposta e fece
spallucce continuando a mangiare con foga.
Quella sera sarebbe andata al Bronze
con Janice e altri suoi nuovi compagni di classe, avrebbe lasciato un biglietto
sul frigo, perché già sapeva che sua sorella avrebbe passato il resto del
giorno a letto.
Il telefono squillò per la quinta
volta e Buffy allungò pigramente la mano.
“pronto?”
“ehi Buffy, ti ho svegliato?”
La ragazza sprofondò la testa nel
cuscino.
“no figurati, stavo solo riposando.
Dimmi Will, perché hai chiamato?”
“volevo chiederti se stasera ti va di
venire al Bronze, così per divertirci un po’”
Buffy stette zitta per un paio di
secondi: aveva solo voglia di stare a casa e strafogarsi di gelato davanti ad
un film strappalacrime, per poi addormentarsi senza troppi pensieri.
“io non…”
“dai Buff, non risolverai i tuoi
problemi standotene chiusa in casa a piangerti addosso”
“tu non puoi capire cosa ho passato,
cosa STO passando”
“certo, è come al solito, nessuno ti
può capire perché tu hai dei sentimenti unici che nessun altro può provare. E
dai piantala e vieni a divertirti”
Buffy si sentì indispettita, ora
neanche la sua amica la capiva, perfetto. Però infondo sapeva che aveva
ragione, si era chiusa in se stessa e non permetteva a nessuno di avvicinarsi.
“ok, a che ora?”
“verso le nove, va bene?”
“si perfetto. Ciao Will e… grazie”
Posò il ricevitore e si prese la testa
fra le mani: doveva cercare di divertirsi, almeno provarci.
Il bronze era come al solito
affollatissimo, pieno di persone felici che ridevano e ballavano, si baciavano,
bevevano, insomma stavano vivendo. Buffy si sentì molto fuori posto, si
aggiustò la maglietta azzurra e si strinse lo splverino addosso.
“ehi Buff finalmente sei tra noi”
Xander le andò incontro con un grande
sorriso stampato in faccia e lei desiderò più che mai fargli passare la voglia
di ridere.
“Xan, come va? Willow e Tara?”
“arriveranno fra poco, stanno
chiudendo il magic box”
L’amico diventò serio e Buffy si pentì
un po’ di essere così fredda e distaccata con lui, infondo aveva sofferto molto
dopo che Anya se ne era andata.
“andiamo a prenderci da bere, farà
bene ad entrambe”
Xander annuì ritrovando il sorriso.
“ho visto tua sorella con le sue
amiche prima, avevano l’aria di divertirsi un sacco”
Buffy sorrise, almeno Dawn era felice.
Willow e Tara arrivarono allegre, mano
nella mano.
“stasera offriamo noi, oggi abbiamo
fatto degli incassi stratosferici”
“si siamo riuscite a vendere cose che
erano in negozio da anni.”
I quattro si avvicinarono al bar
cercando di non essere urtati dall’incredibile quantità di gente che ballava in
pista.
Tara guardò Buffy di sottecchi e vide
che scrutava la folla come se fosse in cerca di qualcuno, sapeva benissimo chi,
e le faceva male il cuore a pensare quanto stesse soffrendo.
Abbracciò un po’ più forte Willow,
come se avesse avuto paura di perderla: riusciva perfettamente a capire cosa
stesse provando Buffy, perché se lei avesse perso Will si sarebbe ridotta allo
stesso modo.
Scosse la testa, era inutile pensarci
non sarebbe mai successo, niente le avrebbe divise.
Ma mentre diceva questo si ricordò che
molto meno di un anno prima la magia era riuscita a separarle, davvero
profondamente, e un improvviso senso di solitudine la invase, facendole venire
uno strano dolore alla bocca dello stomaco.
Buffy si sedette su uno sgabello e si
ritrovò a fissare sua sorella che ballava: era così giovane e già così bella,
molto più di lei alla sua età. Vide che lanciava continue occhiate ad un
ragazzo di qualche anno più grande, il quale non sembrava rivolgerle molta attenzione.
Sembrava dell’ultimo anno ed era forse un po’ troppo grande per Dawn. Scosse la
testa e sorrise pensando che il suo primo amore aveva avuto circa 220 anni più
di lei.
Tornò a fissare la folla che si
agitava sulle note di una canzone degli anni sessanta e all’improvviso vide
infondo alla sala una testa platinata che avrebbe riconosciuto dovunque.
Il suo cuore mancò un battito. Si alzò
di scatto facendo cadere lo sgabello. Non poteva credere che Spike fosse li. Si
buttò tra la folla non esitando a spintonare e a far cadere chi le intralciava
la strada, ma quando arrivò nel punto in cui credeva di averlo visto non trovò
nessuno. Uscì dal locale ed iniziò a correre, senza preoccuparsi di avvisare i
suoi amici; doveva trovarlo, doveva essere li vicino, non poteva scomparire e
basta. Si diresse verso la cripta che conosceva tanto bene, perlustrò il
cimitero, cercò in ogni luogo possibile in cui Spike potesse essere andato, ma
non lo trovò. Verso le 4 del mattino tornò a casa, si sedette esausta su una poltrona
e si prese la testa fra le mani: forse si era semplicemente sbagliata, e quella
testa bionda apparteneva ad uno stupido ragazzino con la mania di protagonismo.
O forse era lui, ma era così disgustato e stufo di lei che non voleva neanche
vederla.
Entrò nella sua stanza, distrutta e
con la testa che le ronzava insistentemente, provò a dormire ma non ci riuscì,
si alzò dal letto e prese a fare le valigie: se ne sarebbe andata, cambiare
aria non le avrebbe fatto altro che bene. Scese in cucina e scrisse un breve
biglietto a Dawn in cui le diceva di non preoccuparsi e che le voleva molto
bene. Uscì di casa e si diresse alla stazione degli autobus per comprare un
biglietto andata e ritorno per Los Angeles.
Il pulmann partì poco dopo le sei,
probabilmente da qualche parte stava sorgendo il sole, ma il tempo era talmente
brutto che da lì a cinque minuti sarebbe scoppiato un temporale tremendo.
Meglio così, non avrebbe sopportato vedere il sole e il cielo azzurro come gli
occhi di Spike. Era incredibile come ogni cosa riuscisse a ricordarle lui,
perfino la pubblicità del gelato le faceva venire in mente certi momenti
passati insieme. Abbandonò la testa sul sedile e grosse gocce iniziarono a
bagnare il vetro, l’autista accese la radio per riscaldare l’atmosfera del
pulmann, che sembrava essere di una tristezza infinita: tutti i passeggeri
parevano in una specie di trance. Ma la radio non aiutò nessuno, c’era una
canzone tristissima che stranamente si adattava a lei e a Spike:
“I promised i would never leave you,
but now all I am taking with me are
bitter sweet memories”
Perchè se ne era andato? Continuava a
chiederselo, ma infondo lo sapeva benissimo, era stata solo colpa sua e del suo
comportamento, nessun uomo sarebbe riuscito a sopportare così tanto, ma lui si:
l’aveva amata così tanto e lei se n’era accorta così tardi…
“But you should always know, that I’ll
think of you every step of the way
and I will always love you, no matter
where you will be”
Buffy chiuse gli occhi e sorrise,
infondo al cuore sperava ancora, sentiva che Spike non aveva smesso di amarla,
e non l’avrebbe lasciata sola, sarebbe tornato e loro sarebbero stati felici.
Avrebero costruito una storia più
forte grazie a delle solide fondamenta che già esistevano, e tutto sarebbe
stato bello e niente avrebbe più avuto importanza tranne loro due e il loro
amore. La cacciatrice si addormentò di un sonno profondo e senza sogni,
risvegliandosi solo pochi minuti prima dell’arrivo a Los Angeles.
Spike camminava lentamente, fermandosi
ogni tanto ad osservare le persone o i negozi: era così strano per lui
passeggiare in pieno giorno a Sunnydale. Tutto sembrava diverso, ma soprattutto
la gente, di notte avevano paura, temevano qualsiasi cosa, si spaventavano per
un non nulla. E si poteva sentire l’aura di tensione che li circondava, i
vampiri ci riuscivano, lui ci riusciva. Ma alla luce del sole era differente,
esibivano tutti dei gran sorrisi, come se le paure delle ore buie fossero solo
stupidi incubi.
Mise le mani nelle tasche dei pantaloni
e si sedette su una panchina: era stato uno stupido. Perché era scappato da
Buffy? Vederla in quello stato l’aveva distrutto, non sarebbe riuscito ad
affrontare un faccia a faccia, ne a spiegarle niente. E poi doveva ammetterlo.
Aveva avuto paura. Per la prima volta nella sua vita e non, aveva avuto una
paura del diavolo. L’aveva vista, triste, con lo sguardo perso nel vuoto ed il
suo spolverino addosso, troppo grande per lei, sembrava quasi non sopportare la
presenza dei suoi amici. E si era maledetto per averla lasciata sola, di non
essere rimasto ad aiutarla con i suoi problemi, anzi con i loro problemi. Era
andato via. Non era stato più facile ma gli era sembrata la cosa migliore da
fare. E a vederla così distrutta aveva paura di non riuscire a starle di fronte
senza piangere, aveva paura che non sarebbe riuscita a capire, che fosse
tornata ad odiarlo perché l’aveva abbandonata nel momento del bisogno. E non
avrebbe sopportato di ferirla. Chiuse gli occhi e sentì un timido raggio di
sole riscaldargli il viso per pochi secondi, per poi sparire dietro minacciose
nuvole nere. Doveva andare da Buffy, forse tutto si sarebbe risolto, forse
avevano un’altra possibilità. Si alzò deciso e con una strana emozione che gli
stringeva la bocca dello stomaco ma qualcosa in lontananza sulla strada attirò
la sua attenzione: una ragazza, abbastanza alta, bionda e con degli enormi
libri di magia in mano. Era Tara, gli pareva molto cambiata dall’ultima volta
che l’aveva vista, sembrava parecchio più sicura di se, lo poteva capire dal
passo deciso con cui camminava, e lo sguardo risoluto che aveva. Anche lei
doveva essersi accorta di lui, perché gli stava andando incontro, ma la sua
espressione non era delle più amichevoli.
“Spike, vedo che sei tornato”
“così sembra”
Tara sembrò pensare a qualcosa e
cercare di mantenere l’atteggiamento da dura, ma subito sorrise dolcemente
“ieri sera Buffy ti ha visto”
Spike annuì “io non… come sta?”
“male. Non l’ho mai vista sorridere in
questi sei mesi. Perché te ne sei andato?”
“credevo fosse la cosa migliore da
fare, non sarei stato d’aiuto.”
Si sedette accanto a lui, appoggiando
i libri per terra.
“saresti stato più d’aiuto se fossi
rimasto. Ma non devi certo spiegazioni a me.”
Lui sorrise stancamente “ cosa è
successo qui a Sunnyhell?”
“niente di particolare, tutto normale.
Se si può parlare di normalità sulla bocca dell’inferno”
Tara guardò Spike e notò che aveva
evidenti segni di stanchezza sul viso, sembrava diverso, più umano.
“Buffy è a casa sua?”
La ragazza si riscosse dai suoi pensieri
e si morse un labbro “lei… è, è…come posso dire…Dopo averti visto ieri sera lei
è andata via”
Spike la guardò come se avesse appena
finito di dire cose senza senso e, nonostante sapesse già la risposta le chiese
dove fosse andata.
Tara arrossì un po’ “a Los Angeles”
Lui la fissò dritta negli occhi “Los
Angeles”
La ragazza si sentì improvvisamente di
troppo e si alzò per andarsene.
“Spike… Buffy ti ama, non ha mai
smesso di farlo. Non aver paura delle ombre del passato. Lei non è più sua da
tanto tempo.”
Tara se ne andò lasciando Spike a
riflettere da solo.
Buffy scese dal pullman con passo
veloce, decisa ad andare a casa di suo padre per trascorrere li la notte: aveva
intenzione di tornare a Sunnydale l’indomani, non voleva lasciare troppo tempo
Dawn da sola.
Prese con facilità il suo bagaglio e
si avviò per chiamare un taxi.
“Buffy, il pullman è arrivato un po’
in ritardo vero?”
La cacciatrice si girò sorpresa
trovandosi davanti colui che era stato l’osservatore di Faith.
“Wesley, come hai fatto a sapere che
sarei arrivata, sono…” guardò un orologio appeso su un muro della stazione “
sono già le dieci, il pullman è andato più lento del solito”
“Willow ha chiamato Angel che mi ha
chiesto di venirti a prendere e portarti al suo albergo”
“e come sta?”
“non saprei, diciamo che è un periodo
in cui non ci vediamo spesso”
Buffy salì in macchina e Wesley mise
in moto. Il tragitto fu abbastanza breve e i due non parlarono molto se non per
scambiarsi qualche domanda di cortesia.
“siamo arrivati. Vuoi una mano con i
bagagli?”
“no, non ti preoccupare. E grazie per
il passaggio”
Buffy entrò cautamente nell’hotel.
Salì lentamentele scale, in apparenza
non c’era nessuno nell’albergo e lei non sapeva che stanza dovesse prendere.
Posò le valigie e si guardò intorno.
“c’è nessuno?”
non ricevette risposta ed iniziò a
sentirsi infastidita. “fantastico”
Se non c’era nessuno ad indicarle la
sua stanza ne avrebbe presa una a caso, la prima vuota che avesse trovato.
“sei Buffy?”
La cacciatrice si girò trovandosi
davanti un demone verde con delle corna rosse e dei vestiti un po’ troppo
colorati e che contrastavano quasi fastidiosamente con il colore della sua
pelle; mentre di fianco a lui c’era una ragazza acqua e sapone un po’ più alta
di lei e con dei lunghi capelli castani. Erano decisamente una strana coppia.
“io sono Lorne e lei è Fred. Angel ci
ha chiesto di prenderci cura di te finchè lui è via a parlare con Cordelia per
cercare di farle recuperare la memoria”
“Cordelia ha perso la memoria?”
“si” rispose Fred “ma è una storia un
po’ lunga da spiegare; vieni ti facciamo vedere camera tua”
Salirono un’altra rampa di scale e
Buffy entrò in una stanza enorme con le pareti rosa chiaro ed un grande letto
giallo: iniziò a chiedersi se l’arredatore non fosse Lorne.
“bhè sarai stanca fai come se fossi a
casa tua”
“grazie mille siete davvero gentili.”
I due uscirono chiudendo la porta e la
cacciatrice si lasciò cadere pesantemente sul letto.
Stare lontano da Sunnydale la faceva
sentire un pochino meglio, perlomeno non aveva ricordi di Spike legati a quei
luoghi e non avrebbe pensato a lui tutto il giorno. Forse sarbbe riuscita a non
pensargli per almeno 20 minuti o addirittura mezz’ora.
Non tirò fuori i vestiti dalla borsa,
aveva intenzione di fermarsi poco e non aveva nessuna voglia di disfare la
valigia. Avrebbe potuto dormire un po’ oppure poteva fare colazione, ma non
aveva voglia di fare nessuna delle due cose. Anzi le era venuta un’ idea
migliore, qualcosa che l’avrebbe aiutata a distrarsi.
Spike trovò la sua macchina davanti al
cimitero ancora ricoperta da tutti i cartoni e i pannelli neri: si grattò la
fronte e poi si mise a levarli il più in fretta possibile ammucchiandoli di
fianco all’auto. Saltò dentro, mise in moto, accese la radio e improvvisamente
sentì che tutto stava per risolversi al meglio.
Buffy uscì quasi furtivamente
dall’albergo per paura che Fred e Lorne glielo impedissero sotto ordine di
Angel. Iniziò a camminare con passo spedito lanciando occhiate distratte alle vetrine
dei negozi che erano addobbate con ombrelloni, secchielli e palette.
Angel era sempre stato così:
misterioso e per certi versi impenetrabile, non si spiegava perché continuasse
a trattarla come una sedicenne bisognosa di protezione e cure. Forse non era
ancora riuscito ad accettare il fatto che fosse cresciuta e fosse cambiata.
L’aveva amato davvero tanto e aveva creduto che non sarebbe più riuscita a
provare quel tipo di affetto per nessun altro. Ed in parte era vero. Ma l’
amore che aveva vissuto era un tipo di sentimento che provano le sedicenni. Lei
era cresciuta e l’amore che la legava ora a Spike era qualcosa di totalmente
diverso: più profondo, meno drammatico, molto più maturo e più soddisfacente,
perché finalmente lei era stata felice come non le era mai successo di essere,
si sentiva completa, non più sola. Ok, forse all’inizio non erano state tutte
rose e fiori, ma il legame che infondo li aveva sempre uniti, prima come nemici
mortali e poi come amanti, si era modificato nel tempo ed era cambiato fino a
diventare qualcosa che Buffy non avrebbe potuto definire diversamente da Amore,
un tipo d’amore molto diverso da quello che aveva provato a suo tempo per
Angel, ma non per questo meno forte. Entrò in un palazzetto del ghiaccio.
“quanto costa pattinare qui?”
Un ragazzo lentigginoso la guardò come
se fosse scesa da un altro pianeta.
“sono solo le 11 è ancora chiuso.”
“e quando apre?”
“tra un’ora”
Buffy lo guardò e prese in seria
considerazione l’idea di tirargli un pugno e prendere i pattini da ghiaccio
senza aspettare l’orario d’apertura.
“non è che si può fare uno strappo
alla regola? Tanto tu sei qui a far niente almeno inizi bene la giornata, sono
disposta a pagarti il doppio.”
Il ragazzo sembrò rifletterci un
attimo.
“no, la pista apre fra un’ora.”
“credo che se una ragazza ti chiede
gentilmente un favore tu dovresti farglielo, o forse bisogna passare alle
maniere forti?”
Buffy sorrise.
“ok. Prego signorina, che misura porta
di piede?”
“38”
Il ragazzo le portò i pattini e poi si
sedette imbronciato su una panchina.
“Angel”
“Buffy”
Si baciarono delicatamente sulla
guancia per salutarsi.
“è giorno, non è un po’ pericoloso per
te stare fuori?”
“no, il tempo è pessimo e non credo
cambierà”
La cacciatrice si mise i pattini.
“come mai qui a Los Angeles?”
“A Sunnydale mi sentivo troppo triste,
troppi ricordi.”
“di cosa?”
Buffy guardò Angel da sotto in su e
notò che doveva aver messo su qualche kiletto: era possibile che un vampiro
ingrassasse? Forse era l’anima a far la differenza…
“Buffy?”
La ragazza si riscosse dai suoi
pensieri e sorrise tristemente: sarebbe stato un duro colpo per Angel.
“Spike è andato via”
Il vampiro aggrottò la fronte “bene,
non vedo il problema”
“ io lo amavo….. lo amo”
Se Angel avesse avuto un sistema circolatorio
normale sarebbe sbiancato e probabilmente svenuto.
“tu…lui, Spike…non…”
“è una storia davvero troppo lunga da
spiegare e non ho nessuna intenzione di farlo, in nessun caso.”
Lui abbassò il capo e si guardò i
piedi “tu ami Spike”
“si, e lui ama me”
“e perché se ne è andato? Non si
dovrebbe mai lasciare la donna che si ama, soprattutto se quella donna sei tu.”
Buffy sentì chiaramente del risentimento nella sua voce.
“senti da che pulpito viene la
predica. Penso che tu sia proprio l’ultimo a poter parlare.”
“non è una predica, ma voglio solo
ricordarti che non ha un’anima, è un assassino e…”
“e mi ama come nessun altra persona ha
mai fatto, nemmeno tu Angel. So benissimo che non è un santo, ma lui è cambiato
per me, per l’amore che provava per me e nessuno mi aveva mai donato qualcosa
di così bello”
“perché se ne è andato allora?”
“non lo so, ma so che tornerà. Oppure
andrò io a cercarlo fino in capo al mondo.”
“non ti capisco”
“non desidero che tu lo faccia. Senti
Angel non ho nessuna voglia di litigare con te, ma è evidente che è l’unica
cosa che riusciamo a fare quando ci incontriamo. È brutto, ma io non faccio più
parte della tua vita, né tu della mia. Cosa sai di quello che mi è accaduto
negli ultimi tre anni?”
“sei morta”
“apparte quello, sapevi che Xander ha
invocato un demone che faceva ballare e cantare tutti? O che Willow era
diventata dipendente dalla magia ed ora è un mezzo vampiro? E potrei andare
avanti a lungo, sono sicura che anche a te sono successe mille cose, di cui io
non so assolutamente nulla. E sinceramente mi va bene così”
“hai ragione, ma vedi, vieni qui e mi
sbatti questa cosa in faccia, insomma stiamo parlando di Spike! Non credo che
riuscirò mai ad accettarlo. Fa niente, e so che hai perfettamente ragione, ma
mi piacerebbe se oggi pomeriggio venissi nel locale di Lorne giusto per
distrarti un po’”
“verrò, grazie”
Buffy lo guardò negli occhi e vide
l’amarezza che lo schiacciava. Di solito le piaceva passare del tempo con
Angel, ma per la prima volta desiderò che lui se ne andasse e la lasciasse da
sola.
Quasi ad esprimere il suo desiderio il
sole fece capolino da dietro le nuvole costringendo il vampiro e spostarsi
all’ombra di alcuni alberi.
“bhè ora è meglio che io vada, vorrei
arrivare intero a stasera”
“va bene ci vediamo.”
Buffy entrò nella pista ed iniziò a
pattinare liberando la testa da qualsiasi pensiero che non fosse Spike e i suoi
occhi più blu del mare.
Buffy mangiucchiò un hamburger,
guardando distrattamente le vetrine dei negozi più in di tutta L.A.; era pieno di
gente che parlava, urlava, cantava, tutti carichi di pacchetti e scatoloni,
bambini che correvano ridendo e trascinando le loro bambole per tutta la
strada.
Un rumore infernale veniva dal
traffico, c’era stato un incidente e tutte le macchine suonavano il clacson
ripetutamente, come se avessero potuto cambiare qualcosa.
Entrò nella hall chiudendosi il
chiasso alle spalle. I muri dovevano essere insonorizzati, poiché il silenzio
adesso era assoluto. Eppure il suo cuore gridava di dolore, un grido che nessuno
sembrava sentire. Salì le scale ed entrò nella sua stanza, addormentandosi
quasi subito.
Bussarono pesantemente alla porta e
Buffy si alzò di scatto mettendosi a sedere sul letto.
“posso entrare?”
“certo Lorne”
Il demone verde entrò e la cacciatrice
notò che era riuscito ad accostare dei colori ancora più assurdi rispetto a
quando l’aveva visto la prima volta.
“volevo chiederti se volevi venire al
locale per…”
Buffy guardò fuori dalla finestra:
aveva dormito così a lungo? Eppure il sole era ancora alto…
“no, è presto sono le 5 e 30. Ma se
vieni tra una mezzoretta ti offriamo l’aperitivo”
“grazie, allora mi preparo. Devo
vestirmi in modo particolare?”
“no, non preoccuparti. Però mi sono
permesso di portarti una cosa.”
E tirò fuori da dietro la schiena un
vestito rosso fuoco con una scollatura che definire profonda sarebbe stato un
eufemismo, era chiaramente di seta, doveva essere costato parecchio.
“io non… non…”
“non c’è bisogno che mi ringrazi, però
mi piacerebbe se dopo cantassi”
Buffy guardò il vestito con odio
profondo “non sono molto brava a cantare”
“oh non importa tesoro sarai talmente
bella che nessuno ascolterà la tua voce”
Lorne posò il vestito sul letto e uscì
facendole l’occhiolino.
“magari se fosse di un altro colore
sarebbe un po’ più… mettibile”
Buffy se lo provò e constatò che
infondo le stava bene, a Spike sarebbe sicuramente piaciuto.
Si riscosse da quel pensiero e uscì
dalla stanza cercando di non pensare a come i suoi occhi blu si sarebbero
velati di desiderio e a come le sue mani l’avrebbero saputa accarezzare facendo
vibrare ogni corda del suo essere.
Appoggiò la testa contro la porta e
sospirò stancamente: non poteva andare avanti così, sarebbe partita lei stessa
a cercarlo l’indomani, non fare niente la faceva sentire frustrata, e stare
lontano da Sunnydale la incoraggiava ad essere un po’ più intraprendente. Si
preoccupava per Dawn, ma sapeva che era una ragazza sveglia, e poi lei stessa
l’aveva allenata per tutta l’estate.
Rincuorata da questo pensiero si voltò
per scendere le scale ma inciampò in una scatola lasciata davanti alla sua
stanza si chinò e notò con piacere che Lorne aveva provveduto a farle avere
delle scarpe che andassero bene col vestito: rosse e con il tacco a spillo. Le
calzò, ma il vestito era talmente lungo che le copriva interamente.
Decise di andare a piedi, insieme alle
scarpe Lorne le aveva lasciato un indirizzo e una cartina per arrivare al
locale; il sole era tenue ma non scaldava abbastanza, Buffy indossò lo
spolverino e lo strinse a se.
“Buffy, ehi Buffy”
La cacciatrice si girò e vide Fred
andarle incontro insieme ad un ragazzo di colore, con un grande sorriso
stampato in faccia.
“vedo che Lorne ti ha portato un
vestito”
“già e…” guardò i pantaloni di un
arancione acceso che indossava “anche a te ha portato qualcosa”
Fred rise “si, oggi si sentiva
particolarmente estroso. Ma il peggio è la maglietta”
Scostò leggermente il cappotto
scoprendo una maglia verde con larghe maniche a scacchi blu e gialli.
“allora sono stata ancora fortunata”
“scusa Buffy, mi sono dimenticata
completamente di fare le presentazioni. Lui è Gunn”
il ragazzo tese la mano e lei la
strinse un po’ più forte del dovuto.
“wow sei davvero forte”
Buffy fece spallucce “sono la
cacciatrice”
“ehi siamo arrivati”
“Lorne ha detto che dovrò cantare”
“ah”
la ragazza guardò Fred insospettita
“in che senso ah?”
“no, no niente così ah, sai quando non
si sa cosa dire,giusto per non stare in silenzio”
Buffy annuì in silenzio nutrendo dei
forti sospetti.
Nel locale non c’era molta gente, ma
sembravano divertirsi tutti molto. Una giovane donna stava cantando una famosa
canzone degli anni settanta, e non era per niente intonata. Lorne stava ad un
lato del palco e sorrideva tenendo il ritmo con il piede.
“sediamoci la, fra poco arriverà anche
Angel”
Si sedettero ad un tavolino poco
distante dal palco e stettero per un po’ in silenzio facendo finta di ascoltare
la ragazza, pensando in realtà ognuno ai fatti suoi.
La canzone finì e ci fu un grande
applauso, più per solidarietà che per reale bravura, Lorne scese dal palco ed
andò a sedersi con loro, mentre prendeva il microfono un uomo sulla cinquantina
decisamente sovrappeso.
“Ciao ragazzi, Fred quei colori fanno
risaltare i tuoi occhi. Buffy, sei veramente splendida.” Si girò a guardare per
un secondo l’uomo che prendeva un acuto particolarmente male. “dunque, che
canzone vuoi cantare?”
La cacciatrice fece finta di pensarci,
mentre in realtà si guardava intorno per cercare una possibile via di fuga.
“non saprei”
“oh avanti ci deve essere una canzone
che ti piace particolarmente…”
“Come what may”
“bhè è una bella canzone, ma va
cantata a due voci”
“lo so, le farò tutte e due io. Adoro
quella canzone e il film mi ha fatto piangere per ore intere”
“moulin rouge, vero?”
“si”
“anch’io ho pianto come una fontana”
“bene allora inizia a prepararti la
prossima sei tu”
Il demone verde tornò sul palco
osservando con evidente interesse l’uomo che si stava esibendo.
Buffy guardò di sottecchi Fred: le
ricordava un po’ Willow, intelligente, dolce e disponibile. Le era davvero
grata di averla aiutata a distrarsi, le sarebbe piaciuto che fosse venuta a
Sunnydale, avrebbero potuto conoscersi un po’ meglio e diventare amiche.
“e ora signore e signori una persona
speciale è venuta a cantare per noi stasera, Buffy Summers!”
La ragazza salì timidamente sul palco
e sentì molte persone sussurrare le parole cacciatrice, Sunnydale, vampiri. Non
erano quindi tutti umani in quel locale, anche se le loro facce dicevano il
contrario.
La musica iniziò e Buffy strinse il
microfono “ma cosa diavolo sto facendo?” pensò fra se e se “dovrei essere a
casa con il mio bambino e Spike, e invece sono sul palco di un locale per
demoni a fare il karaoke, vestita come una diva di film porno da quattro soldi”
E poi iniziò a cantare:
Never knew i could feel like this
Like I’ve never seen the sky before
Want to vanish inside your kiss
Every day I’m loving you more and more
“allora Lorne” iniziò Fred un pò
preoccupata “cosa senti?”
“bhè di sicuro è più intonata di molti
altri”
“intendevo nel…”
“so cosa intendevi Fred”
Angel arrivò in quel momento e si
sedette con loro
“Ha già iniziato a cantare?”
“si. Come sta Cordy?”
“meglio, un po’ stordita e preoccupata
ma generalmente meglio.”
Buffy si mosse a disagio sul palco
cercando di evitare lo sguardo di Angel o degli altri e concentrandosi sulla
canzone, che tuttavia riusciva solo a farle pensare a Spike.
“…Come what may, come what may
I will love you until my dying day”
“Qualsiasi cosa succeda io ti sarò
sempre accanto” le sembrava fossero passati interi secoli da quando Spike
glielo aveva detto, e anche se lui se ne era andato lei continuava ad amarlo
con uguale intensità e credeva che lui facesse lo stesso.
“suddenly my life doesn’t seem such a
waste
it all revolves around you…”
Com’era vero, senza di lui non avrebbe
mai trovato la forza di vivere di nuovo, ed era strano come prima la sua vita
fosse stata così frenetica e vuota, ed era bastato il suo arrivo a renderla
piena, il suo amore a farle aprire gli occhi.
Fred si mordeva il labbro inferiore
mentre guardava verso il palco, Lorne era concentratissimo e Angel sembrava
alquanto impaziente.
“allora Lorne?”
“credo Angel…” disse il demone
asciugandosi una lacrima “che ti basti guardarla per capire”
Grosse lacrime iniziarono a rotolare
sul viso di Buffy spezzandole la voce.
“Storm clouds may gather
and stars may collide
But I love you until the end of time”
Buffy non resistette un secondo di
più: scese dal palco cercando di fermare le lacrime e corse in strada.
Il pubblico rimase in silenzio, non
riuscendo a capire cosa fosse successo, ma Lorne si alzò e chiamò un altro
cantante che subito intonò le note di un allegra canzone, il piccolo incidente
sembrava esser stato dimenticato in un battibaleno.
Buffy arrivò all’albergo, decisa a
smettere di soffrire. Era stata una stupida a non averlo fatto prima, avrebbe
risolto tutti i suoi problemi: doveva andarlo a cercare, trovarlo e…
Si lasciò cadere sul letto e un
terribile presentimento la colse all’ improvviso torcendole il cuore: forse lui
non voleva essere ritrovato, forse lui non l’amava più.
Si mise a fare le valigie, non era da
lei arrendersi doveva sapere la verità, anche se non avesse dovuto essere la
verità che lei voleva.
Tirò su la borsa e si apprestò ad
uscire ma trovò Angel sulle scale.
“Buffy dove….”
“via, io non ce la faccio più ho
bisogno di sapere”
Il vampiro frugò nella tasca della
giacca e ne tirò fuori un fogliettino.
“me lo ha dato Fred, ha detto che
avrebbe potuto interessarti.”
La cacciatrice iniziò a leggere: si trattava
di un albergo non molto distante da Los Angels, immerso nel verde, diceva la
locandina, le sarebbe stato d’aiuto per riordinare le sue idee.
“Fred è davvero speciale.”
“si”
Ci fu un attimo di silenzio, rotto solo
da il rumore del traffico in strada.
“mi dispiace Buffy”
“risolverò tutto, in bene o in male ma
lo farò”
“ti chiamo un taxi?”
“Si te ne sarei grata. Grazie Angel, è
bello sapere che sarai sempre qui.”
“soprattutto per te.”
Si abbracciarono per un lungo istante.
“voglio che tu sia felice Angel, anche
senza di me”
“ci proverò, ma essere davvero felice
per me è un po’ rischioso”
Buffy sorrise e notò che c’era
qualcuno che era appena entrato.
“Cordelia?” la ragazza che si
ricordava era notevolmente cambiata, diventando una donna bellissima, alta,
bruna ed elegante come sempre, però.
“Buffy sono contenta che tu sia qui”
“sto per andare via; mi dispiace di
non poter star qui a chiacchierare, ma c’è qualcosa che devo fare.”
“non ti preoccupare è stato comunque
bello vederti, anche se per solo per pochi minuti”
Le due ragazze si abbracciarono e poi
Buffy uscì a prendere il taxi, ma prima d entrarvi si girò a osservare Angel e
Cordelia che si guardavano con una gran dolcezza.
“Angel ho bisogno di parlarti”
Buffy non sentì mai cosa si fossero
detti, ma potè benissimo immaginarlo e si sentì davvero felice per loro.
Appoggiò stancamente la testa sul sedile e sorrise: ancora una volta era
stupita da come le cose fossero cambiate in soli cinque anni, se qualcuno le avesse
detto anche solo due anni prima che Angel e Cordelia si sarebbero amati, lei
sarebbe impazzita dal dolore e probabilmente non ci avrebbe creduto, mentre ora
riusciva solo ad esserne felice.
Girò la testa verso il finestrino e
notò che grosse nuvole di pioggia avevano ricoperto il sole.
Tirò fuori dalla tasca dello
spolverino la poesia e la guardò come se avesse potuto rivelarle da un momento
all’altro dove si trovasse Spike.
“non importa quanto tempo ci vorrà, ti
ritroverò. Qualsiasi cosa succeda William, non smetterò mai di amarti e questo
mi darà la forza di andare avanti”
Spike guardò la sua vecchia De Soto
malamente parcheggiata su un lato della strada: doveva trovare un meccanico che
la aggiustasse al più presto, si era spenta così, all’improvviso in mezzo
all’autostrada. Ma lui non l’aveva lasciata li, e dato che mancavano pochi
kilometri a Los Angeles, aveva deciso di portarcela piano piano. Ma il tempo
era trascorso velocemente e ora erano già le cinque passate. Chissà perché
tutti i suoi viaggi verso Los Angeles dovevano essere un inferno. Chiuse gli
occhi ed inspirò profondamente cercando di ignorare la morsa che gli
attanagliava lo stomaco: non aveva la più pallida idea di dove fosse finita
Buffy e si rimproverava per non aver chiesto a Tara dove stesse Angel.
Si guardò un po’ intorno e decise di
seguire il suo sesto senso, che di solito non sbagliava mai riguardo a Buffy.
Iniziò a camminare cercando di non
pensare: c’era ancora luce, ma uno spesso strato di nuvole stava ricoprendo il
sole rendendo la città quasi vuota e misteriosa, come avvolta da una nebbia
irreale. Aveva il cuore distrutto, e il peso della sua anima diventava quasi
insopportabile, ma c’era qualcosa che gli dava la forza di andare avanti.
Viveva per il momento in cui avrebbe rivisto Buffy, il momento in cui avrebbe
guardato nei suoi occhi e nient’altro sarebbe importato, solo loro due e tutto
l’amore che li univa. E già vedeva la felicità nel suo sguardo, sentiva il
corpo di Buffy cercare il suo nella notte, le sue labbra dolci che sembravano
state create apposta per baciare le sue; e tutto sarebbe andato bene, la sua
anima non avrebbe più fatto tanto male. Loro sarebbero stati insieme.
Spike alzò lo sguardo e vide Angel su
un lato della strada: parlava con una ragazza, che quando si girò, riconobbe
come Cordelia. Gli sembrava quasi impossibile ma l’altro vampiro con l’anima
pareva più triste e depresso del solito. Cordelia attraversò la strada
andandosene dalla parte opposta in cui lui si trovava, ma potè notare che
piangeva disperatamente, incredibile non credeva fosse possibile far piangere
Cordelia così tanto solo parlandole. Guardò ancora Angel che sembrava aver
perso la capacità di muoversi o di fare qualsiasi altra cosa.
Il vampiro si girò all’improvviso e i due
si guardarono per qualche secondo senza fare niente.
Il primo a muoversi fu Spike, col suo
solito passo disinvolto, cercando di nascondere che era tornato umano, ma in
fondo sapeva già che Angel avrebbe capito lo stesso.
“Buffy se ne è andata”
“ciao anche a te, io sto bene e tu?
Non molto a quanto vedo”
Il vampiro si girò per entrare in
albergo.
“ti ho detto quello che volevi sapere,
ora vattene”
“e poi dicono che i ragazzi con la
fronte bassa non sono perspicaci…”
“Spike non ho nessuna voglia di picchiarti
e in questo momento tu sei l’ultima persona che voglio tra i piedi”
Lui rise “ti sei sempre sopravvalutao”
Angel si girò e gli sferrò un pugno,
ma Spike fu più rapido e lo evitò.
“Senti bel tenebroso non ho tempo da
perdere, dov’è andata Buffy?”
“non lo so”
“io invece credo che tu lo sappia
benissimo. Io la amo Angel e ho bisogno di ritrovarla”
“anche lei ti ama, più di quanto abbia
amato me”
Spike rimase sbalordito al sentir
quelle parole così schiette uscire dalla bocca di Angel e la sua distrazione gli
procurò un pugno dritto sul naso.
“E non sai quanto ti odio per questo”
William indietreggiò di qualche passo ma non provò molto dolore, meno di quanto
se ne fosse aspettato.
Scosse la testa per chiarirsi le idee
e vide che Angel era rimasto fermo immobile a fissarlo.
“Tu hai…. Tu sei un…. Come….?”
“è una lunga storia, troppo lunga e
adesso è il momento meno adatto per raccontartela.”
Il vampiro sembrava davvero
esterefatto come se avesse appena sentito la cosa più assurda e terrificante
del mondo allo stesso tempo.
“ti odio Spike, dal profondo del mio
cuore. Perché sei riuscito ad avere tutto ciò che io ho sempre desiderato,
perché tu e non io?”
“non lo so” rispose sinceramente
Spike, provando infondo pena per Angel. Lui? Pena? Per Angel? Oddio cosa gli
era successo… “probabilmente perché sono più bello ed intelligente di te, non
vedo altre spiegazioni plausibili” tornò serio “forse perché io l’ho desiderato
davvero”
Rimasero in silenzio per alcuni attimi
ed Angel capì che le parole di Spike avevano un senso, ed anche se gli faceva
male ammetterlo infondo c’era un po’ di verità. Guardò il suo antico compagno e
sospirò.
“Buffy è andata in un albergo a circa
50 kilometri da qua”
“Grazie”
Spike fece per andarsene, ma poi si
girò e sorrise “sono davvero stupito”
“da cosa?”
“dal fatto che tu sia riuscito a far
piangere Cordelia, è un osso duro”
Angel alzò gli occhi al cielo che
minacciava pioggia e Spike continuò.
“vi vedo bene insieme: Angel il cucciolone
e Cordelia la dura” suo malgrado il vampiro bruno sorrise. “apparte gli scherzi
credo che se inizi a correre ora, tu la possa raggiungere”
“Dici?”
“si”
Angel cominciò a camminare ma Spike lo
fermò “un’ ultima cosa.”
Caricò il braccio e gli tirò un pugno
colpendolo in mezzo alla faccia “ti dovevo questo, amico”
Spike si avviò verso la sua macchina
sorridendo: era tornato umano ma non aveva perso la sua forza.
Tara entrò nel magic box accendendo le
luci e chiedendosi dove fossero Willow e Xander, per poi ricordarsi che erano
andati a prendere alcune merci in posta.
Si mise a risistemare il negozio molto
lentamente: non aveva niente da fare e non sembrava essere una giornata piena
di clienti.
Si sedette al tavolino, cercando di
ricordarsi com’era quando stavano tutti insieme li e il signor Giles li
obbligava a fare lunghissime ricerche su demoni spesso inesistenti o estinti.
Era strano come tutto sembrasse
lontanissimo. Le cose erano state più facili, nonostante affrontassero quasi
due apocalissi all’anno, loro erano uniti e insieme sembrava più semplice
affrontare il mondo o la fine di esso. Iniziò a sfogliare un libro
sovrappensiero guardando le immagini di orribili demoni di altre dimensioni,
non accorgendosi che Willow e Xander erano arrivati.
“ciao tesoro. Ma quanta roba avevi
ordinato? Se non fossi stata così forte non ce l’avremmo mai fatta”
“ancora una volta super Willow ha
salvato il mondo grazie alla sua straordinaria forza e la sua incredibile
intelligenza”
I due risero ma Tara non rispose,
ancora assorta nei suoi pensieri: avrebbe dovuto dire di aver incontrato Spike
o no?
“Tara?”
“ragazzi, finalmente siete arrivati ma
quanto ci avete messo?”
Will e Xander si guardarono perplessi.
“Buffy si è fatta sentire?”
“non so, sono appena arrivata al
negozio”
“non capisco perché se ne sia andata a
quel modo, avrebbe potuto parlarcene” disse Xander masticando una caramella “ e
poi lasciare Dawn da sola”
Willow si sedette vicino a Tara “Buffy
era stanca, aveva bisogno di un po’ di tempo per lei.”
“già forse è così. Quel che invece non
riesco proprio a capire è perché Spike se ne sia andato all’improvviso, se
amava così tanto Buffy…” la frase non fu completata e rimase a lungo sospesa in
aria, Willow guardò Tara che dal canto suo era ben decisa a non alzare la testa
dal libro: odiava mentire, la faceva sentire tremendamente in colpa.
“Che ne dite se andiamo a mangiare
fuori, portiamo anche Dawn”
Le due ragazze annuirono, ben contente
di cambiare discorso. Tara si offrì di andare a prendere la ragazzina a scuola.
“ma Willow tu puoi?”
“il cielo è coperto, non credo che ci
saranno problemi”
“allora va bene, ma prima dovreste
farmi un piacere e sistemare quei vasi sulle mensole, io non ce la faccio, sono
troppo pesanti”
“non c’è problema capo”
Tara baciò Willow e poi sorrise.
“ok allora vado a prendere Dawn ci
vediamo fra una mezzoretta al bar qua vicino”
La ragazza uscì facendo suonare la
campanella che si trovava sopra la porta.
“sai Will, a volte desidererei tornare
indietro nel tempo, quando andavamo al liceo, la vita sembrava così bella e
semplice, c’erano così pochi problemi e tu non eri più forte di me”
“io no, e poi sono sempre stata più
forte di te”
Risero ed iniziarono a sistemare la
merce nella cantina, fuori diventava sempre più buio e presto iniziò a piovere
incessantemente, i due furono costretti ad accendere la luce.
“mio dio non finiremo mai qui, queste
casse sono senza fine”
“Tara mi ha chiesto se le ultimi tre
le possiamo aprire e mettere sul bancone”
“quando arriveremo agli ultimi tre?”
Tara sorrise a Dawn, che le stava
accanto con la faccia di una che aveva appena vinto la lotteria.
“questo ombrello è fantastico vero?
Dove andiamo a mangiare? Non importa, scommetto che ci divertiremo tantissimo.
Mi dispiace solo che Buffy non sia qui”
“lei non-non sarebbe stata molto
felice, e tu saresti stata in pensiero per lei cercando di farla divertire ma
non ci saresti riuscita e saresti diventata triste.”
“detto così è terrificante”
“già forse hai ragione, e magari non
sarebbe andata così, chi lo sa”
“spero solo che adesso stia un po’
meglio”
“di sicuro Dawnie, di sicuro”
“e questo è l’ultimo”
“credevo che non sarebbe mai finita,
ad un certo punto ho davvero pensato che lo stesso momento si stesse ripetendo,
una specie di loop”
“già ho avuto la stessa sensazione”
Appoggiarono l’ultima piccola scatola
sul bancone, che nonostante le dimensioni era la più pesante.
Willow e Xander stettero un po’ in
silenzio e la ragazza capì a cosa lui stesse pensando.
“fa ancora male Xan?”
“si, ma ogni giorno va un pochino
meglio”
Willow gli accarezzò il viso.
“e poi forse…” continuò il ragazzo “è
stata la cosa migliore. Forse lei aveva davvero ragione e-e, forse è tutta
colpa mia, non so” iniziò a piangere sommessamente e lei lo abbracciò.
“non è colpa tua, e neanche sua. È
successo e basta. Lo so non è giusto ma a volte la vita non va come uno
vorrebbe.”
“a noi capita un po’ troppo spesso
però”
“andrà meglio Xander, riuscirai a
dimenticare Anya”
Di nuovo calò il silenzio, quel
silenzio confortevole che gli amici sanno condividere.
“Dawn non mangiare troppi antipasti,
altrimenti dopo non ti entrerà più niente”
“ma oramai ho sedici anni Tara, so
dosare quello che devo mangiare”
La ragazzina si infilò in bocca una
manciata di patatine.
“mi piace stare con te Tara, mi sembra
di essere con mia mamma, e questo è bello. Ti voglio bene.”
“oh Dawnie, anch’io ti voglio bene,
non sai quanto”
Le due si abbracciarono e Tara si
commosse: povera piccola, la sua vita doveva essere stata terribile, una sorella
in continuo pericolo, un padre praticamente inesistente e sua madre… Non
incolpava Buffy, non l’avrebbe mai fatto, la sua vita era una delle più
difficili che si potesse immaginare doveva cacciare di notte, lavorare di
giorno, curarsi di sua sorella. E l’unica persona che le dava la forza di
andare avanti se ne era improvvisamente andata.
Eppure si sentì improvvisamente
ottimista: le cose sarebbero andate meglio per la famiglia Summers.
“avevano paura che scappasse questo
vaso?”
Willow sorrise e fu contenta che
Xander si fosse liberato, riusciva di nuovo a vedergli la felicità negli occhi.
“potrei provare un incantesimo”
La luce andò via mentre la ragazza
finiva di pronunciare la formula e calò il buio più completo.
“perfetto”
“Will, aiutami a spostare il vaso”
“non lo vedo”
“è qui, lo senti?”
“si, si l’ho trovato”
“è pesantissimo. Dove lo mettiamo?”
“spostiamolo un pò più a destra,
domani li sistemeremo meglio ”
la luce tornò all’improvviso e i due
persero quasi la presa sul vaso.
Willow fu la prima a riabituarsi e
quando vide cosa teneva in mano desiderò averlo lasciato cadere.
“toh” disse Xander “è uguale a quello
che aveva Buffy in cantina e che io le ho rotto, solo che questo pesa
decisamente di più, potrei regalarglielo per sostituire l’altro”
Il taxi si fermò davanti ad un grande
cancello in ferro, pieno di arzigogolii.
“mi spiace signorina, dovrà camminare
un po’”
“non c’è problema, sono una
camminatrice nata”
Le sembrava strano che ci fosse un
posto così bello tanto vicino a Los Angeles, all’improvviso le sembrava di
essere tornata indietro nel tempo, nell’ europa del 1800. Il citofono
ultramoderno la riportò bruscamente alla realtà.
Suonò il campanello più volte, finchè
il cancello si aprì con un secco rumore metallico.
Buffy iniziò a camminare guardandosi
intorno: il sentiero si allungava per diversi metri in mezzo a due file di alti
alberi nel pieno della loro bellezza, verdi rigogliosi. Piccole gocce d’acqua
cadevano dalle foglie, una leggera nebbiolina circondava tutto facendole
sembrare di essere in uno strano sogno. Arrivò davanti all’albergo, che,
constatò essere una specie di castello ottocentesco, compreso di torri,
torrette e merli. Un portone gigantesco le si presentò, e buffy iniziò già ad
immaginarsi gli interni: lugubri, pieni di storie raccapriccianti riguardo a
fantasmi di gente morta in orribili modi. Perché Fred le aveva consigliato un
posto del genere?
Aprì con facilità l’enorme portone e
si ritrovò in una minuscola stanzetta che doveva fungere da reception, un
piccolo omino pelato e con grandi baffi stava seduto dietro ad una scrivania
quasi troppo grande per lui. Per terra c’era un grande tappeto rosso pieno di
disegni orientaleggianti. Buffy diede un colpo di tosse per farsi notare e
l’ometto alzò la testa sorridendole “finisco di scrivere e poi arrivo
signorina”
La ragazza ne approfittò per guardarsi
ancora un po’ intorno, i muri erano ricoperti da mattonelle abbastanza scure,
ma tutto l’insieme trasmetteva una sensazione di calda accoglienza. Un
corridoio a volta congiungeva la salettta d’ingresso con un ampia stanza di cui
non si vedeva molto a parte il fatto che era inondata di luce.
“bene bene” l’omino chiuse il librone
“ io sono Antoine Legoff. Lei?”
Aveva un forte accento francese di cui
prima non si era accorta. “Buffy Summers. Una mia amica mi ha consigliato…”
“un’ottima amica, ottima. È solo che
al momento non ho nessuna camera disponibile”
Sospirò con fare drammatico e poi
sorrise “ma non si preoccupi perché fra venti minuti, mezz’ora se ne libererà
una. Tenga, gli attuali clienti mi hanno già consegnato le chiavi, mi
serviranno dieci minuti per far ripulire tutto.” Le diede le chiavi e la
osservò per un po’
“il bagaglio lo può lasciare qui.
Nell’attesa può riposarsi di la nel salotto, oppure fare un giretto nel parco.
Prenda il nostro depliant, le farà vedere i diversi percorsi tematici che può
visitare.”
Nonostante facesse abbastanza caldo si
strinse lo spolverino addosso e prese il fogliettino che le veniva offerto.
“grazie io… penso che andrò a vedere il parco”
Ma l’uomo non l’ascoltava neanche più,
già immerso nei suoi compiti.
Buffy uscì di nuovo e una ventata
calda per poco non la soffocò: nonostante tutto galleggiasse in una nebbiolina
surrreale erano in pieno maggio e il caldo era quasi torrido.
Desistette dal togliersi la giacca
solo perché si vergognava del vestito che portava sotto.
Guardò il depliant che aveva cinque
bei percorsi colorati in diversi modi. Optò per il blu: giardino inglese, che
poi si incrociava col rosso: giardino giapponese.
Spike arrivò davanti ad un cancello e
fermò la de Soto, che improvvisamente aveva ripreso a funzionare come e meglio
di prima. Forse le cose stavano incominciando ad andar davvero per il verso
giusto. Si avvicinò per esaminare meglio la recinzione: se era tipo vecchio modello
avrebbe forzato la serratura.
“dannazione” era un cancello
elettrico, uno dell’ultima generazione, ci avrebbe messo minimo un’ora. Chiuse
gli occhi e scrocchiò il collo: e se Buffy non fosse stata li? No, lui lo
sapeva, lui ne era sicuro. Si guardò intorno : non era poi così alto, l’avrebbe
scavalcato.
Buffy si ritrovò all’improvviso nel
giardino giapponese. Si voltò indietro: aveva attraversato quello inglese senza
neanche accorgersene, aveva camminato e basta. Si mise la chiave della camera in
tesca e si tolse lo spolverino. Faceva un caldo soffocante.
Alzò lo sguardo e rimase incantata
dalla bellezza del posto in cui si trovava.
C’erano molti aceri rossi, con le
foglie dello stesso colore del suo vestito, erano bassi e i rami si allungavano
a toccarsi gli uni con gli altri nascondendo completamente il cielo; la
nebbiolina si era diradata, ma tutto rimaneva avvolto da un aria magica, come
quella dei sogni. Ma la cosa che la colpiva di più era il ponte a triplo arco
di un bianco candido, quasi accecante. In mezzo a tutto quel rosso era davvero
strano. Sotto scorreva un piccolo fiume su cui galleggiavano diverse foglie.
Buffy attraversò il ponte come se tutto fosse solo frutto della sua
immaginazione. Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente. L’aria era carica di
profumi dolci e nuovi. E lei si sentiva più sola che mai avvolta da quel
silenzio così spesso, interrotto solo dal lento scorrere dell’acqua. Si fermò:
il percorso continuava tortuoso davanti a lei, ma era troppo stanca per
camminare ancora.
Un rumore dietro di lei mise i suoi
sensi in all’erta. Si girò lentamente, in caso di bisogno era pieno di legnetti
per terra. Alzò piano lo sguardo e quando vide chi le stava davanti il cuore
smise di batterle per diversi secondi. Lasciò cadere lo spolverino a terra e
sbattè gli occhi, avendo paura che si trattasse solo di un sogno. Cercò di
respirare ma era come se l’aria intorno fosse improvvisamente sparita. Tutto
sembrava essere scomparso, svanito, lasciando solo loro due, lei e Spike.
Il suo corpo si mosse autonomamente
verso di lui come se non avesse mai fatto altro, gli occhi le si riempirono di
lacrime di gioia: iniziò a correre perché ogni secondo che li separava era
un’eternità, una sofferenza senza fine. Lui fece lo stesso non riuscendo a trattenere
la commozione per averla ritrovata. Si baciarono come se avessero trattenuto il
fiato per quei lunghi sei mesi e solo ora ricominciassero realmente a
respirare.
Finalmente l’una nelle braccia
dell’altro come sempre avrebbe dovuto essere, nel solo modo in cui si sentivano
entrambi realmente vivi e completi.
Si guardarono a lungo negli occhi,
senza dire niente, accarezzandosi e basta; le parole erano superflue. Buffy si
chiese come avesse fatto a vivere senza quegli occhi che le riempivano l’anima,
com’era riuscita a stare senza di lui, senza la sua bocca, senza il suo profumo
e i suoi abbracci. Il sole era tornato a splendere, cacciando via la solitudine
e la disperazione, lasciando soltanto il futuro, chiaro e limpido. Lei allungò
una mano e gli accarezzò il viso sorridendo dolcemente, quasi tremando per la
felicità. Lui sorrise di rimando e grosse lacrime iniziarono a sgorgare dagli
occhi di Buffy. Non era mai stata così felice nella sua vita.
Spike le sfiorò i capelli con le dita,
com’era solito fare, e poi si baciarono, dimenticandosi di tutto, scambiandosi
l’amore che per lungo tempo era rimasto chiuso nei loro cuori, condividendo la
gioia che provavano e sentendosi finalmente completi.
Buffy si accorse di essere entrata in
stanza solo per il brusco cambio di temperatura; non aveva intenzione di
staccarsi da Spike mai più, fino a morire senza fiato.
Gli si strinse di più per sentire
meglio il suo corpo, per ricordare come erano stati fatti apposta per
appartenersi. Lui fece scorrere una mano per tutta la lunghezza della schiena
nuda di lei, facendola rabbrividire. Buffy gli si dovette aggrappare alle
spalle per non cadere, improvvisamente le gambe le erano diventate troppo molli
per reggere qualsiasi peso. Spike raggiunse il laccio del vestito ed iniziò a
scioglierlo, scendendo a baciarle il collo. La cacciatrice gemette, e si rese
conto che era il primo suono che emetteva: non avevano parlato perchè tutto
quello che c’era da dire riuscivano a comunicarselo solo guardandosi negli
occhi.
Il vestito le scivolò morbidamente
fino ad ammucchiarsi ai suoi piedi, Spike la prese per la vita e lei allungò le
mani sbottonandogli lentamente la camicia, senza mai smettere di sprofondare
nel blu dei suoi occhi. La fece scivolare per le ampie spalle, soffermandosi ad
accarezzare le forti braccia e poi le mani. Lui la sollevò un pochino da terra
sempre tenendola stretta a se, per poi distenderla dolcemente sul letto.
Si fermò un attimo per guardarla, per
riempirsi gli occhi della sua bellezza; Buffy rabbrividì,
desiderò che non smettesse mai di
guardarla in quel modo speciale, con quello sguardo che solo lui aveva, come se
lei fosse stata la cosa più bella che avesse mai visto.
Iniziò ad accarezzarla delicatamente,
come se avesse paura di poterle far male, le baciò il collo scendendo con
lentezza, senza fretta, assaporando ogni istante, ogni suono di piacere che
Buffy lasciava uscire dalla bocca, ogni movimento che faceva con il corpo.
Lei inarcò leggermente la schiena per
il piacere, e Spike smise di baciarle la pancia, risalendo per guardarla negli
occhi, oramai offuscati dal desiderio, ma ancora abbastanza limpidi da poterci
leggere dentro tutto l’amore che provava per lui.
La baciò, e lei lo accolse dentro di
se, sentendosi finalmente perfettamente completa dopo sei lunghi mesi.
Spike iniziò a muoversi lentamente,
affondando un pochino di più ad ogni spinta, senza mai cessare di guardarla
negli occhi; lei si sentiva rinascere ogni secondo di più, non avrebbe saputo
dire dove iniziasse il corpo dell’uno e finisse quello dell’altra, erano oramai
una cosa sola, nella carne e …. nell’anima. Buffy appoggiò le mani dietro al
collo di Spike perdendosi nei suoi occhi un’ultra volta, poi reclinò il capo
all’indietro e smise di pensare a qualsiasi cosa, tutto quello che voleva era
lui, e il piacere che ad ogni minuto si faceva più denso più forte; lui si
chinò a baciarle il collo, senza smettere di muoversi su di lei, aumentando il
ritmo dei suoi affondi sentendo che sia il suo corpo che quello di Buffy erano
vicini al limite estremo. No, non si trattava solo di corpi, era la sensazione
più intensa che avesse mai provato, la sua anima era indissolubilmente legata a
quella di lei, per l’eternità.
Il piacere li travolse come un’onda
potentissima, lasciandoli completamente appagati, ebbri di un sentimento
assoluto, inspiegabile a parole.
Spike guardò Buffy che si era
addormentata abbracciata a lui, stringendogli delicatamente la mano, come se
avesse paura che potessse scomparire improvvisamente. Le accarezzò dolcemente i
lunghi capelli e le depose un piccolo bacio sulla testa: dio, quanto l’amava,
solo guardarla dormire lo riempiva di una felicità immensa. Lei sorrise nel
sonno e gli si raggomitolò un po’ più vicino, cercando il contatto con il suo
corpo.
Non avrebbe mai smesso di guardarla di
riempirsi gli occhi di lei, era solo grazie al suo amore che lui viveva, che
era cambiato. Niente li avrebbe mai divisi, si appartenevano come non erano mai
appartenuti a nessun altro.
Chiuse gli occhi, le palpebre
improvvisamente troppo pesanti: per la prima volta dopo tanto tempo sentiva
davvero cosa volesse dire essere felice, completo. La sua anima non bruciava
più e tutto taceva nella dolce notte estiva: l’unico suono era quello dei due
cuori che battevano all’unisono, uniti, per sempre.
Buffy si svegliò stiracchiandosi
piacevolmente nel letto, arrotolando ulteriormente le lenzuola intorno al suo
corpo. Sorrise sorniona e aprì lentamente i grandi occhi verdi, girandosi per
guardare Spike.
“Buongiorno amore”
La sua voce, calda, profonda, avvolgente:
Dio quanto le era mancato.
Gli sorrise dolcemente
“Buongiorno” Buffy sentì che il cuore
le sarebbe presto esploso dalla felicità. Continuò a fissarlo, bello come un
dio, no di più, con quello sguardo che le faceva venire un caldo assurdo, soprattutto
nel basso ventre; rilassato, vestito solo con il suo sorriso maledettamente
sexy. Buffy non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e notò che era
leggermente abbronzato, si doveva essere bruciato le spalle. Si alzò per andare
in bagno, ma lui la prese per un braccio e la tirò a se.
“dove credi di andare?”
“in bagno a farmi una doccia”
“perché?”
già perché?
Si districò dal lenzuolo che aveva
ancora addosso e gli salì sopra a cavalcioni.
“abbiamo sei lunghi mesi da
recuperare. E questa volta non te la caverai con solo otto ore”
“oh no tesoro, è diverso. Tu non
sopravviverai a questa giornata”
ribaltò la situazione bloccandole
delicatamente le braccia sui cuscini. Buffy aprì la bocca ed emise un gemito
soffocato, sarebbe morta molto volentieri così.
Diverse ore dopo la cacciatrice aveva
praticamente strappato le leggere tende del letto a baldacchino e divelto la
testiera. Buffy appoggiò la testa sul petto di Spike, chiuse gli occhi e
sorrise. Lui le accarezzò i capelli un po’ sudati e le depose un lieve bacio
sulla fronte.
“ti amo Spike”
“ti amo Buffy”
Si addormentarono così, abbracciati e
felici come non lo erano mai stati.
Spike si svegliò il mattino dopo, un
timido raggio di sole illuminava i capelli di Buffy facendoli risplendere e
sembrare d’oro. Respirava lentamente e continuava a sorridere nel sonno,
mormorando ogni tanto frasi sconnesse. La sua anima non faceva più male, anzi,
gli procurava una sensazione di pace e tranquillità a lui solitamente estranea.
Non l’avrebbe mai più lasciata, il vuoto era stato troppo incolmabile senza di
lei, e il dolore per entrambe troppo profondo.
Rimase ancora un po’ a guardarla
dormire, sapendo che non si sarebbe mai stancato di farlo, cercando di
imprimersi nella memoria ogni sua piccola parte, ma ritrovandosi a conoscere
già tutto perfettamente di lei. Non era mai stato unito così profondamente con
qualcuno.
Si alzò dal letto cercando di non
svegliarla, e andò a farsi una doccia.
Buffy aprì gli occhi strizzandoli per
la troppa luce che entrava dalla finestra di fronte al letto.
Sentì il rumore dell’acqua che
scrosciava nel bagno e sorrise stiracchiandosi: una nottata di pura felicità, e
ora la giornata era appena ricominciata sotto i migliori auspici. No era
diverso. La sua vita era appena ricominciata.
Si alzò dal letto avviandosi verso il
bagno, ma mentre stava per aprire la porta Spike uscì.
I capelli bagnati erano diventati
riccioli ribelli e formavano sensuali onde disorordinate sulla sua testa, i
pensieri coerenti di Buffy finirono ai capelli: era un tale concentrato di
sensualità da farle venire le gambe molli solo a guardarlo.
Lui la attirò dolcemente a sé, facendo
aderire perfettamente i loro corpi.
Lei fece scorrere le mani lungo il
petto di Spike, congiungendole poi dietro il suo collo.
“adoro i tuoi capelli.” Prese un corto
riccio platinato e se lo arrotolò intorno al dito.
“dovresti tenerli sempre così”
Sorrise enigmaticamente guardandola
con i suoi occhi blu velati di desiderio e Buffy smise definitivamente di
pensare: aprì leggermente le gambe e lui la prese in braccio, entrando in lei e
facendole emettere un sospiro soffocato. Entrarono nella doccia e riaprirono
l’acqua, che iniziò a scorrere piacevolmente fresca sui loro corpi bollenti. Le
mani di Buffy scivolarono sulla schiena di lui, poi reclinò il capo
all’indietro permettendogli un più facile accesso al suo seno. Ma Spike si
allontanò da lei per guardarla, lasciandola tremante e con le gambe che a mala
pena reggevano. L’acqua nella vasca si alzava sempre di più raggiungendo quasi
il limite massimo e lambendo le ginocchia di Buffy.
“Spike, io credo che morirò se non…”
lui si riavvicinò facendo scivolare la
sua mano sulla femminilità di lei.
“se non cosa?”
Gli occhi di Buffy lo supplicarono di
donarle il piacere tanto agoniato, ma lui continuò imperterrito la sua dolce
tortura facendola sdraiare nell’ampia vasca. Chiuse l’acqua e rimase un attimo
a guardare quanto fosse bella con gli occhi socchiusi e il corpo che reagiva ad
ogni sua più tenera carezza. La baciò sulla bocca e poi scese al collo, al seno
ed infine si immerse nell’acqua . Buffy inarcò la schiena ormai al limite, ma
Spike tornò rapidamente in superficie lasciandola ancora una volta agonizzante
per il piacere non del tutto raggiunto. Stava iniziando a perdere davvero qualsiasi
facoltà mentale.
Riiniziarono a baciarsi con più amore,
con più passione, incuranti dell’acqua che usciva dalla vasca ad ogni loro
movimento. Lui entrò in lei delicatamente e dolcemente, aumentando di intensità
ad ogni spinta. Il sangue di Buffy iniziò a scorrer più veloce, bruciandole le
vene come se fosse diventato lava liquida, le sue unghie si piantarono nella
forte schiena di Spike facendogli aprire la bocca per il piacevole dolore. Un
lampo di lucidità passò negli occhi di lei, che rafforzò la presa e fece
passare l’altra mano tra i capelli platinati attirandolo più vicino a sé. Si
baciarono, divorandosi, le lingue si incontrarono, si unirono; l’acqua saliva e
scendeva come mossa da una marea invisibile.
Sprofondare, ancora un po’, sentirsi
completamente persa in lui, più vicina che mai a quella che dafiniva felicità
assoluta. Buffy guardò Spike nel profondo blu dei suoi occhi e vi trovò
qualcosa che aveva già visto la sera prima, una luce diversa dal solito,
dolorosamente viva. Lui affondò un’altra volta in lei, lentamente, con forza
come solo lui sapeva fare. Buffy venne catturata dalla luce e vi si immerse, il
piacere, il piacere infinito che li avvolgeva, univa ancora una volta e per
sempre.
Le finestre del bagno erano appannate
da diverso tempo, e piccole goccie le rigavano come tante stelle cadenti. Buffy
uscì dalla vasca con le gambe ancora malferme e fu prontamente sorretta da
Spike che le sorrise sensualmente e la baciò.
“appena torniamo a Sunnydale dobbiamo
mettere una vasca come questa in casa. Spaziosa, con l’idromassaggio, comoda…”
“e quando abbiamo intenzione di
tornare?” chiese lui alzando un sopracciglio.
“non so. Presto perché non voglio
lasciare Dawn troppo tempo da sola”
“presto ma non adesso”
Buffy lo guardò incuriosita “cos’hai
in mente?”
“è una sorpresa. Però dobbiamo prima
uscire da questa camera con dei vestiti addosso”
“la vedo complicata.”
Rientrarono in camera ridendo e
cercando di trattenersi dal continuare a baciarsi, ma l’impresa era ardua e i
due non resistettero più di cinque minuti con la biancheria intima addosso.
“è quasi mezzogiorno”
Buffy posò la testa sul petto di lui,
esausta ma felice.
“ho un’idea geniale. Se rimanessimo
qua per sempre? Infondo non dobbiamo tornare subito a Sunnydale. Non ti pare un
bel programma? Fare l’amore, dormire, mangiare, fare l’amore ancora e ancora
e…”
“e tua sorella?”
La cacciatrice si imbronciò e lo
guardò contrariata.
Spike le depose un veloce bacio sulla
bocca e le accarezzò i capelli, facendola tornare a sorridere.
“Amore, non sai quanto desidererei
stare qui per sempre, con te e basta, lasciando il mondo fuori da quella
porta…”
“ma non possiamo.” Concluse lei un po’
rattristata
stettero in silenzio per qualche
secondo, abbracciati, senza pensare a nulla di particolare, se non a vivere il
presente.
Si alzarono svogliatamente dal letto e
Buffy andò verso la sua borsa per cercare qualcosa da mettersi, raccolse il
vestito rosso da terra e lo piegò ordinatamente, aprì la valigia e vi trovò un
enorme pacco fucsia e blu con un nastro giallo tutto arricciato. Appoggiato
sopra c’era un biglietto con scritto per Buffy. Incuriosita iniziò a scartarlo
e dentro vi trovò un bellissimo vestito nero. Sbattè le palpebre un paio di
volte per essere sicura di quello che vedeva e poi lo indossò. Si guardò allo
specchio e rimase impressionata: sembrava essere stato cucito apposta per lei,
era elegante ma non troppo, lungo fino al ginocchio e molto sbracciato, era
legato con un laccio dietro il collo. Raccolse il biglietto e lo girò trovandovi
una firma in verde piena di arzigogolii: Lorne.
Sorrise e piegò il foglietto, avrebbe
dovuto andare più spesso a Los Angeles, l’avevano ricoperta di regali.
Si guardò ancora un po’ allo specchio,
chiedendosi dove fosse finito Spike, era strano che quel vestito le fosse
rimasto addosso così a lungo. Iniziò a legarsi i capelli in una larga treccia,
da cui scappavano mille ciuffi ribelli, donandole quell’aspetto elegantemente
disordinato che le piaceva tanto. Andò a vedere se Spike fosse in bagno, e si chiese
come diavolo avesse fatto ad andarsene senza che lei si accorgesse di niente.
Ritornò nella stanza e nello stesso istante la porta d’ entrata si aprì.
Spike entrò con disinvoltura e Buffy
per poco non svenne tanto era bello.
Indossava una camicia bianca con le
maniche arrotolate sopra i gomiti, non molto aperta sul petto, faceva risaltare
incredibilmente la leggera abbronzatura e il blu dei suoi occhi; anche i Jeans
erano bianchi, retti da una bella cintura di pelle scura, i capelli erano
tornati pettinati. Non l’aveva mai visto vestito di bianco, ma decise che gli
donava tanto quanto il nero.
“tu co…io non, da dove…il…”
La zittì con un bacio e prese uno dei
tanti ciuffi ribelli arrotolandolo su un dito.
“Stavi dicendo?”
“Perché hai pettinato i capelli?”
“avrai modo e tempo per spettinarli
tesoro.”
“potrebbe essere anche adesso”
“Si, sono già stufo di vederti così
vestita.”
Si allontanò per guardarla meglio, il
fisico minuto avvolto in un bel vestito nero, le guance delicatamente
arrossate, i lunghi capelli biondi disordinatamente legati che le
incorniciavano il viso, così bella…
Le catturò le labbra, non riuscendo a
resistere un minuto di più.
“sei bellissima con questo vestito”
“scommettiamo che senza sto meglio?”
“non c’è bisogno di scommettere”
la sua mano scese, calda, invitante
sulla sua gamba. Alzò lentamente la gonna, scrutando nei suoi occhi, nutrendosi
del desiderio che vi aleggiava. Buffy schiuse la bocca piano, sensualmente e
qualcuno bussò alla porta.
“Dannazione”
“mi scusi signorina, posso entrare?”
La cacciatrice andò ad aprire la porta
leggermente innervosita.
“signor Legoff, cosa diav…come mai
qua?”
“ho visto un uomo dall’aspetto dubbio
uscire dalla sua finestra. Sta bene?”
Spike sbucò dietro Buffy salutando
l’omino baffuto.
“sono io l’uomo sospetto”
“oh mi-mi dispiace di avervi
disturbato. Vi fermate qui anche oggi?”
“no”
“si”
I due risero.
“no” continuò Spike “dobbiamo andare
in un altro posto”
“va bene, allora inizio a preparare il
conto. Non vi fermate neanche per pranzo?”
“no grazie, mangeremo da qualche parte
per strada”
Disse dubbiosa Buffy.
“ok, e scusatemi ancora per il
disturbo”
L’ometto uscì chiudendosi la porta
alle spalle.
“sono curiosa” disse Buffy
raccogliendo la sua valigia “dove hai intenzione di portarmi?”
“te l’ho già detto, è una sorpresa” Le
prese la borsa ed aprì la porta.
Si diedero la mano teneramente, le
dita che si incrociavano perfettamente, un dolce brivido li percosse: sarebbe
stato sempre così.
Prima di richiudersi la porta alle
spalle, Buffy si girò e prese lo spolverino sul braccio, sorridendo raggiante
all’uomo che amava.
Anya si guardò allo specchio della
deliziosa casa di campagna di Rupert Giles. Si sistemò i capelli e lisciò il
bel vestito giallo a fiori che indossava, si spostò sul lavandino per lavarsi
le mani sudate. Era agitata, molto agitata. Troppo per i suoi gusti. L’ultima
volta che si era sentita così era quando stavano per affrontare l’apocalisse
scatenato da Glory.
Ma questa volta tutto era molto
peggio.
Fissò il suo sguardo in quello dello
specchio e cercò di respirare profondamente.
Infondo non era sicuro, forse avrebbe
dovuto accertarsene bene prima di andarlo a dire ai quattro venti.
Giles entrò in bagno salutandola con
un bacio e lei si sentì morire, non riusciva a trattenersi, doveva dirlo
assolutamente.
“Rupi, forse sono in cinta”
l’uomo sputò violentemente l’acqua che
aveva appena bevuto e la guardò stralunato.
Anya si maledì per il suo non riuscire
a mentire.
“tu co-cosa? In che senso forse?”
“questo mese mi è saltato il ciclo e,
lo so, abbiamo sempre fatto sesso sicuro, bhè tranne quella volta sull’altalena
o quell’altra su quella piccola casa sull’albero che usavi da bambino, ma li
non era sicuro per motivi diversi, quindi io non so…”
lui sorrise per la sua agitazione.
“hai già fatto il test di gravidanza?”
“no”
“allora facciamolo e poi
discutiamone.”
Lei lo abbracciò un po’ sollevata,
adorava come lui riusciva a farla tornare calma e quei sei mesi erano stati i
più belli della sua vita; avevano imparato ad amarsi, anche se lei non era
sicura di essere pronta per un bambino.
Scesero a Shrewsbury, il delizioso
paesino vicino alla villa di Giles, e si incamminarono verso la farmacia,
incontrando di tanto in tanto qualche viso conosciuto.
L’inghilterra era diversa
dall’america, tutto era impregnato di un silenzio secolare, spezzato solo dai
cori delle chiese che si alzavano limpidi nell’aria mattutina.
Anya entrò in farmacia guardandosi
nervosamente intorno, c’era tantissima gente per essere domenica mattina e lei
no ne poteva più di aspettare. Un ragazzino davanti a lei guardò la commessa
con aria contrita e diventò rosso senza aver detto ancora niente.
L’ex demone lo fissò con compatimento:
chissà perché gli umani dovevano vergognarsi così tanto per comprare qualcosa
che serviva al loro bene.
Sbuffò annoiata, il ragazzino non
accennava a parlare e la commessa lo guardava interrogativa.
Alzò gli occhi al cielo, ora si era
davvero stufata.
“il ragazzo vuole dei preservativi”
I due la guardarono spalancando gli
occhi dalla sorpresa e il resto della clientela si zittì. Subito dopo sentì
vari commenti ma non se ne preoccupò troppo, il ragazzino scappò verso la
porta, con la faccia simile ad un pomodoro ed Anya si avvicinò al bancone
soddisfatta.
“un test di gravidanza grazie”
Giles si versò un bicchierino di
brandy e lo buttò giù in un colpo solo: doveva mantenersi calmo. Non aveva mai
minimamente pensato all’eventualità di avere un figlio, ma adesso che poteva
succedere non era terrorizzato. Leggermente su di giri era la parola migliore.
Anya uscì a testa bassa dal bagno e
Giles scattò in piedi.
“è..è..?”
“no, sarà pronto tra poco”
si risedettero sul divano in silenzio
non sapendo bene cosa dire.
Anya fu la prima a rompere il
silenzio. “Rupert, io non credo di essere pronta ad affrontare tutto quello che
questa gravidanza comporterà. Ho davvero paura”
“non devi averne” la tranquillizzò lui
accarzzandole i lunghi capelli biondi “saremo comunque noi due giusto? E poi
io…”
Era davvero arrivato il momento di dirlo
“…io ti amo”
L’ex demone lo guardò con gli occhi
spalancati.
“davvero? Io non…wow. Anch’io ti amo
Rupi”
lo baciò piano.
“è ora di vedere cosa ci riserva il
nostro futuro”
“già”
si alzarono e si avviarono verso il
bagno tenendosi per mano. Anya sollevò la stecca con mani tremanti e inspirò
profondamente prima di guardare.
“Negativo” stranamente si era
aspettata di essere più felice e lo stesso Giles, invece si guardarono
sorridendo tristemente.
Il sole brillava nel cielo di un
azzurro accecante, e i due salirono in macchina sorridendo. La cacciatrice fu
tentata di chiedere come mai lui non avesse preso fuoco, ma decise di non
farlo: quella domanda implicava troppe spiegazioni a problemi irrisolti, troppi
dubbi e difficoltà. Ora lei voleva solo essere felice, ci sarebbe stato un
tempo per i chiarimenti.
Accese la radio cercando una stazione
che trasmettesse canzoni decenti, e dopo diversi minuti di ricerca sentì la
voce di Christina Aguilera uscire chiara dalle casse.
Spike aprì il finestrino e fece
partire la cassetta dei Ramones. Lei lo guardò con aria di sfida e rimise la
radio.
“tesoro, per quanto io ti possa amare
non riesco a sopportare questa spazzatura”
“vuoi chiamare musica quel baccano che
ascolti tu?”
Entrambi avvicinarono le dita al tasto
per spegnere la radio e poi si fissarono.
“continua a guardare la strada, ”
“mi distrai amore”
“piantala” sorrise felice lei.
Un silenzio piacevole invase la
macchina accompagnato da una brezza estiva, il mare luccicava in lontananza
attirando lo sguardo stanco di Buffy che presto si addormentò fissando il
rilassante sfavillio della superficie liquida che si muoveva lenta ed
instancabile.
Un forte odore di salsedine fece
svegliare Buffy respirando pigramente. Si voltò a guardare la strada che
correva vicinissima al mare, tanto che gli spruzzi delle bianche onde
arrivavano a bagnare la macchina. Dovevano aver passato Sunnydale da un bel
po’, Spike aveva seguito la strada costiera che andava verso Long Beach e che
non passava vicino alla bocca dell’inferno anche se per molti versi ci
assomigliava.
“è strano” cominciò lui “di solito non
faccio questo effetto soporifero alle ragazze, soprattutto se sono in macchina
con me”
“abbiamo avuto una lunga nottata e
anche una lunga mattinata a dire il vero. E poi dovresti saperlo che non sono
una ragazza come le altre”
Buffy lo guardò un po’ mentre lui
teneva gli occhi fissi sulla strada, le piaceva quando iniziavano a
punzecchiarsi, e sapeva che le schermaglie erano appena cominciate.
“lo so benissimo, miss unicità, che
sei diversa, la prescelta, unica e sola, insostituibile”
“oh oh il signor sono talmente sexy
che riesco a scioglier il ghiaccio con un’occhiata e a far gelare l’inferno con
un sorriso è ferito nell’orgoglio. E poi io Sono davvero insostituibile”
“la direzione desidera ricordare alla
signorina Buffy Summers che non è più l’unica cacciatrice nè quella in carica”
“e la signorina Buffy Summers replica
gentilmente che rimane comunque la migliore sul campo, o perlomeno l’unica a non
essere in prigione.”
“per adesso”
“cosa?”
“ho deciso che ci faremo arrestare per
atti osceni in luogo pubblico”
Lei rise divertita “ti amo Spike”
Lui frenò bruscamente e si girò a
guardarla con quegli occhi disperatamente vivi che aveva in quei giorni e che
seducevano Buffy in uno strano modo.
“sarai sempre l’unica per me”
Sorrise dolcemente e Buffy arrossì
stupidamente: lo amava e adorava le sue dichiarazioni improvvise e così
sincere.
“ok tesoro siamo arrivati”
Scesero dalla macchina, il sole non
era più alto nel cielo, il mezzogiorno era passato da 3 ore abbondanti. La
cacciatrice si guardò intorno: una lunghissima spiaggia bianca si estendeva per
kilometri sia alla sua destra che alla sua sinistra, una piccola collinetta
nascondeva parte dell’entroterra, ma per il resto era un deserto assoluto.
“credevo che questo posto fosse
talmente pieno di gente da non poterci camminare, qualcosa tipo dieci persone a
metro quadro quando si è fortunati”
“anch’io lo pensavo, ma a quanto pare
non tutto quello che si vede in Baywatch è vero. A partire da Pamela Anderson”
risero brevemente.
“ok, è indubbiamente molto romantico,
anche dormire sotto le stelle non è una cattiva idea, ma perché mi hai portato
proprio qua?”
“ti fidi di me?”
“si”
“bene, allora chiudi gli occhi e dammi
la mano”
Buffy obbedì e si fece guidare da
Spike per alcuni metri.
“aprili pure”
La ragazza sbattè le ciglia un paio di
volte per abituarsi all’accecante luce del sole resa ancora più brillante da
un’ enorme casa bianca che rifletteva i caldi raggi pomeridiani in parte
assorbendoli. Era una villa enorme, ricordava una reggia araba con alti archi
che si estendevano per tutta l’altezza dell’ edificio e che creavano un lungo
porticato, in cima c’era un ampio terrazzo anch’esso inondato dal sole. Un
balcone si fondeva con la collina retrostante, completamente ricoperta da
piante tropicali di ogni genere, dalle felci ad altri strani alberi di un verde
intenso.
“ti piace?”
“è incredibile, come… di chi è?”
“di un amico”
lei lo guardò aggrottando la fronte.
“vieni rientriamo in macchina, c’è una
strada che arriva diritta al cancello posteriore.”
Buffy saltellò emozionata sul sedile.
“è bellissimo, potremo fare il bagno
di notte. A qualsiasi ora ne abbiamo voglia. Chissà come sarà dentro, già me la
immagino. Ci sarà il telefono? Devo assolutamente chiamare Dawn”
Tornò a guardare distrattamente la
strada.
“mi sento un po’ in colpa ad averla lasciata
da sola, ormai sono già due giorni che non la sento”
“non ti preoccupare, briciola è forte,
scommetto che non sente neanche la tua mancanza”
“Grazie!” esclamò lei fintamente
offesa per poi tornare seria. Abbassò gli occhi sulle sue mani che si contorcevano.
“sicuramente ha sentito la tua di
mancanza in questi sei mesi”
Spike si irrigidì al volante e
continuò a guidare semplicemente non rispondendo.
Buffy lo guardò di sottecchi
chiedendosi cosa fosse realmente successo, mille domande le giravano per la
testa ma non aveva il coraggio di rivolgergliene neanche una.
Tara diede l’ultimo morso al suo
panino e tornò a lavorare: l’aspettavano una serie infinita di calcoli di spese
arretrate da sistemare.
Dawn stava seduta al tavolo infondo al
negozio insieme a Xander, tentando di fare i compiti tra una risata e l’altra;
Willow dormiva a casa, sarebbe arrivata solo nel tardo pomeriggio.
“Xan, se arriva un cliente per favore
servilo tu, questi stupidi numeri richiedono tutta la mia concentrazione.”
“sarà fatto”
Dawn guardò il ragazzo e notò che
aveva qualcosa di diverso dal solito, sembrava più felice, come se
all’improvviso avesse dimenticato Anya e avesse ricominciato a vivere
serenamente.
“perché mi stai fissando?”
“è vietato?”
“no ma è fastidioso”
“Cosa ti è successo Xan? Sembri
contento”
“ed è così strano?”
“bhè in questo periodo si”
Lui alzò gli occhi al cielo e sospirò
in modo melodrammatico.
“ho conosciuto una ragazza”
“wow è fantastico” esclamò Tara da
dietro al bancone.
Dawn lo guardò invece con sospetto.
“ti sembra impossibile piccola Dawnie?
E invece no, big Xan è ancora capace di attirare sciami di ragazze.”
“Sciami è la parola giusta. Sicuro che
sia umana e non abbia spiacevoli risvolti tipo donna-insetto o ragazza-mummia?
magari è qualcosa tipo mezza donna mezzo camaleonte ”
“perché ogni volta me lo dovete
ricordare? no comunque è perfettamente normale e non ha nessuna caratteristica
non umana e poi perché proprio un camaleonte?”
“In ogni caso dovresti iniziare a fare
della palestra, negli ultimi mesi hai messo su un po’ di chili, vero big Xan?
Magari potresti riprendere a nuotare” disse Dawn con finta noncuranza.
“signorina si dà il caso che il mio
peso-forma sia perfetto. Ma soprattutto da chi hai preso la brutta abitudine di
dire certe cose in faccia alla gente?”
La ragazzina alzò i grandi occhi
azzurri su Xander e non rispose, pensando silenziosamente a Spike.
Il suono dei tacchi di Buffy si
diffuse leggero per il porticato e si confuse col ritmico rumore del mare. Guardò
l’acqua che avanzava e indietreggiava, inesorabilmente, per sempre. Tranquilla
e potente capace di una forza sconosciuta.
Si tolse le scarpe e scese sulla
spiaggia magicamente attirata dall’oceano; la sabbia bollente le bruciò un po’
i piedi, ma dopo pochi passi riuscì ad abituarcisi. Si girò a guardare la casa
strizzando gli occhi per il sole, un vento leggero soffiava dal mare
scompigliandole i ciuffi di capelli che scappavano dalla treccia e muovendole
piano l’orlo della gonna. Spike uscì in quel momento dalla villa, camminando
sulla spiaggia con il suo sorriso più sexy che metteva in risalto i suoi zigomi
infinitamente sensuali, i capelli platinati riflettevano il sole sembrando
quasi bianchi: una divinità, troppo bello per essere vero, e l’amava,
nonostante tutto quello che era successo lui l’amava ancora.
Buffy si mise a ridere dalla felicità
ed iniziò a fare giravolte guardando il cielo.
Spike la raggiunse e l’afferrò per la
vita stringendola a se e ridendo con lei. Buffy lo guardò negli occhi di un
azzurro disarmante, non l’aveva mai visto sotto la luce del sole, non così
bene, mai così bello e vivo.
Lo baciò dolcemente e poi corse verso
l’acqua come una bambina che vede il mare per la prima volta, camminò sulla
spuma bianca affondando un po' nella sabbia bagnata, piccoli spruzzi la
bagnarono lievemente mentre continuava a ridere.
Si ricordò di una volta dopo che era
tornata dalla caccia con Riley. Lui le aveva chiesto se lo sentiva, il sapore
della felicità. L’aveva guardata con quei suoi occhi un po’ stupidi
aspettandosi un risposta affermativa, ma lei non aveva sentito assolutamente
nulla, gli voleva bene, era un caro ragazzo, ma non era mai stata realmente
felice, né innamorata.
Ma ora lo era, immersa in una
contentezza senza fine, adesso capiva, sentiva il cuore scoppiarle dalla
felicità mentre guardava Spike sorriderle, seduto su una collinetta di sabbia,
i piedi nudi leggermente insabbiati. Tirò un calcio ad un onda contro vento e
le gocce d’aqua le ricaddero addosso, asciugandosi subito per il forte sole.
Spike si riempì gli occhi di Buffy che
rideva e giocava con l’acqua, sembrava un’altra persona da quando l’aveva
rivista al bronze, pareva impossibile, ma in quei due giorni era diventata una
donna, una splendida e potente donna.
Avanzò verso di lui lentamente e gli
si sedette in braccio, facendo salire il vestito all’altezza delle coscie, lui
l’attirò a se prendendola per la vita sottile e guardandole prima gli occhi e
poi le labbra, con quel suo viso così sensuale e concentrato da far perdere la
testa a qualsiasi donna. Buffy sorrise e attirò il suo viso più vicino, posando
le mani sul collo di lui.
Spike alzò lo sguardo, gli occhi che
brillavano di un sorriso malizioso e la baciò.
Rimasero sulla spiaggia tutto il
pomeriggio, a guardarsi, a giocare, a baciarsi, a ridere. Il tempo non era
importante, tutto sembrava semplicemente dissolversi e lasciar solo loro due,
uniti come non lo erano mai stati.
Una settimana più tardi i due erano di
ritorno per Sunnydale. Erano davvero felici ma sapevano che tornare sulla bocca
dell’inferno voleva dire riaprire le vecchie ferite e far sorgere nuovi dubbi.
Il viaggio fu veloce e silenzioso e quando il cartello di benvenuto di
Sunnydale spuntò entrambi sentirono una stretta allo stomaco che li avvisava
che i guai erano appena cominciati.
“andiamo al magic box, saranno di
sicuro tutti la.”
“sicura di non voler passare prima da
casa?”
“mi stai facendo una proposta
indecente?”
Ma Spike non sorrise, si girò a
guardarla seriamente gli occhi di un blu dolorosamente impenetrabile.
“Stai bene Spike? C’è qualcosa che non
va?”
“no, va tutto bene”
Riprese a guidare stringendo
eccessivamente il volante fino a far diventare le nocche bianche.
L’aveva saputo, tornare li dove ogni
male aveva origine l’avrebbe fatto soffrire come mai prima. Era umano,
totalmente, eppure la sua anima era più dolorosa che mai, credeva che quei mesi
l’avessero aiutato a riprendere il controllo, ma ora che era lì tutti i suoi
castelli in aria erano crollati miseramente.
Parcheggiò in Revello Drive, tutto era
come l’aveva lasciato né più né meno : potevano essere stati sventati mille
apocalissi, morte molte persone, ma tutto sembrava tranquillo come al solito.
Buffy tirò fuori le chiavi ed aprì la
porta di casa che era immersa nell’oscurità.
“Will sei qui?”
La rossa si precipitò giù dalle scale
e strinse l’amica a sè.
“come stai Buff? ci hai spaventato un
sacco.”
“sto bene grazie.” Sorrise felice e
Willow notò Spike dietro di lei.
Adesso che era entrato in casa tutto
sembrava essersi calmato dentro di lui.
“Rossa, ti sono cresciuti i capelli.”
Si abbracciarono brevemente.
“Come va?”
“si tira avanti”
Lo guardò confusa: non sembrava più la
stessa persona, i suoi occhi erano diventati opachi e lo sguardo era assente.
“Gli altri sono al magic box, Dawn
sarà felicissima di rivedervi.”
“tu non vieni?”
La rossa afferrò un bicchiere pieno di
un denso liquido rosso “purtroppo devo aspettare, il sole è ancora troppo
caldo”
Spike fissò il sangue e stranamente ne
sentì un desiderio crescente.
“Bene, andiamo a piedi, non l’avrei
mai creduto, ma un po’ mi mancava Sunnydale”
Camminarono in silenzio, un po’
emozionati, non si fermarono a guardare nessuna vetrina: il solo ricordo di
quel che era successo era straziante, era come avere un enorme buco che
trapassava il cuore da parte a parte. Spike si sentì ancora una volta un
vigliacco, se ne era andato per paura di far del male ulteriore a Buffy, quando
in realtà avrebbe solo potuto aiutarla, si odiava per essere scappato in quel
modo, lei non l’avrebbe mai fatto. Ma lui si era ritrovato improvvisamente
debole e disorientato…
Sorrise amaramente, era inutile, non
c’erano scuse per ciò che aveva fatto, non aveva scuse per aver lasciato Buffy
da sola.
Ma del resto vederlo come era stato
nelle prime settimane dopo che l’anima era tornata l’avrebbe solo fatta
soffrire, aveva passato due mesi e farneticare cose senza senso chiuso in un
granaio. La notte dormiva poco e quando lo faceva si svegliava urlando come
posseduto.
Buffy fece scivolare la sua mano in
quella di Spike e la strinse delicatamente.
Lui si girò e le sorrise dolcemente:
presto avrebbe dovuto dirle dell’anima.
In pochi minuti arrivarono davanti al
magic box, si sentivano chiaramente le voci di Dawn e Xander che stavano
ridendo.
Si guardarono un attimo indecisi.
“è l’ultima possibilità che abbiamo di
scappare, lo sai amore?”
Lei abbozzò un sorriso “non posso
avere il jolly-apocalisse per rendere la situazione più normale?”
Inspirò ed aprì lentamente la porta,
facendo suonare la familiare campanella.
I tre nel negozio si girarono a
guardarli, distinguendo a malapena due sagome stagliate contro la luce. Dawn si
alzò di scatto “Buffy e….Spike?” disse titubante.
“in carne ed ossa briciola”
Corse loro incontro e li abbracciò,
trattenendo a stento le lacrime: stava davvero succedendo, Spike era tornato e
sua sorella era di nuovo felice. Andò a cercar la sua polaroid decisa ad
immortalare il momento.
Tara sorrise dolcemente e li salutò,
sembravano contenti, eppure sentì che c’era qualcosa che non andava, qualcosa
che tormentava gli occhi di Spike.
Xander rimase un po’ indeciso seduto
vicino al tavolo: era difficile per lui accettare che la sua migliore amica
stesse insieme ad un mezzo vampiro ultracentenario, ed era ancora più difficile
vedere che si amavano sul serio. Si alzò contro voglia mentre Dawn scattava
foto a tradimento, ridendo come una bambina davanti ad un enorme pacco regalo.
Spike guardò Xander avvicinarsi:
avrebbe fatto davvero fatica dal trattenersi a non picchiarlo a sangue. Il
ragazzo abbracciò delicatamente Buffy e poi si fermò a guardarlo.
“capitan ossigenato è tornato a quanto
pare… meglio tardi che mai”
“sai una cosa Harris, sarebbe davvero
tempo per te di andartene, se cambi un po’ aria farà bene… soprattutto a noi”
Spike serrò la mascella per non
spaccargli la faccia e Buffy sembrò fare lo stesso.
Come al solito Tara intervenne per
allentare la situazione.
“potremmo uscire tutti insieme al
bronze stasera”
Nella testa di ognuno risuonò forte e
chiaro un no, eppure l’urletto di felicità di Dawn fece cambiare opinione a
tutti. “Tara è un’idea fantastica, ragazzi non potete dire di no”
“Dacci solo il tempo di cambiarci e
mangiare, ok Dawnie?”
Chiacchierarono stancamente fino a che
Willow non arrivò trafelata e coperta da un lungo impermeabile viola.
“ecco la nostra ragazza infiammabile”
esclamò Xander improvvisamente rasserenato dalla presenza dell’amica.
“Di nuovo ciao a tutti” disse baciando
leggermente Tara “fuori si sta rannuvolando a velocità supersonica, fra poco
scoppierà un temporale coi fiocchi”
“stasera andiamo al Bronze, vuoi
venire?” La rossa guardò sorridente Dawn che saltellava allegra implorandola
con lo sguardo “certo, non mi perdo mai il divertimento. Ma forse Buffy e Spike
sono un po’ stanchi”
“sono sicura che una doccia ci
rimetterà in sesto e magari prima di sera riusciremo a dormire anche un po’”
“iniziate pure ad andare a casa
allora. Ci racconterete stasera”
I due annuirono contenti di poter
finalmente rilassarsi un po’, anche se dallo sguardo di Spike Buffy dubitò
seriamente che si sarebbe riposata.
“come fai?” chiese Spike accarezzando
i capelli di Buffy.
“a fare cosa?”
“a non picchiare Xander, a non
prendergli la testa e sbattergliela contro un muro, anche solo per farlo
tacere”
“mi ricordo che è mio amico e che non
l’ha fatto apposta. Infondo è solo colpa mia se è successo”
“no!” esclamò un po’ più volentemente
del dovuto “non è colpa tua, amore. Non…” ma le parole gli morirono in gola,
cosa poteva dire?
La cacciatrice gli si raggomitolò
contro, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare da lui.
Sei lunghi mesi erano passati da
quell’orribile giorno, quel giorno in cui tutto le era crollato addosso con un
peso insopportabile, ed ora erano di nuovo li, abbracciati in quel letto un po’
troppo stretto cercando di non pensare al passato e neanche al futuro, perché
sarebbe stata dura, lo sapevano, le vere difficoltà dovevano ancora cominciare.
Si addormentarono pesantemente, troppo stanchi per parlare.
Spike si stiracchiò come un gatto al
sole, allungando pigramente la mano per rispondere al telefono che squillava
insistentemente.
“chi è?”
“sono Dawn, stavate dormendo?”
“si briciola, dimmi tutto”
Buffy gli si strofinò addosso
sorridendo e morsicandogli un orecchio, facendolo gemere leggermente.
“va tutto bene?” chiese la ragazzina.
“S-si”
“volevo solo dirvi che vado
direttamente al bronze con Willow e Tara. Vi aspettiamo qui”
“va bene, il t-tempo di mangiare e
siamo lì”
Chiuse la comunicazione e con un
movimento repentino bloccò i polsi di Buffy contro il cuscino facendole
inarcare la schiena contro il suo corpo.
“chissà perché ho idea che ci
metteremo più del tempo richiesto per mangiare”
Lei sorrise contenta “ho voglia di
divertirmi stasera”
“anch’io e devo andare a prendere
nella mia cripta alcuni vestiti”
Si alzò di scatto dal letto “ci
troviamo al Bronze tra mezz’ora?”
“ma…non…”
Ma lui era già sceso e Buffy sentì la
porta sbattere violentemente. Si sedette pensierosa sul bordo del letto.
“cosa diavolo gli sta succedendo?”
[WIP]