Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
UN
INCONTRO... PER SEMPRE
di Pegy72
parte prima:
Aveva accettato quell'invito di suo
padre di trascorrere un paio di giorni a Los Angeles solo perchè era stufa di
dover sempre inventarsi una scusa per rifiutare ogni volta che chiamava.E così
aveva preso il pulman per Los Angeles ed ora si trovava nella sua stanza a casa
di suo padre, he come al solito non c'era.Le aveva lasciato un biglietto in cui
diceva che si sarebbero incontrati per cena al ristorante e le aveva lasciato
posato sul letto un enorme pacco.
Dopo aver letto il breve
messaggio,aveva aperto il pacco ed era rimasta sbalordita nel vedere lo
splendido abito di satin blu ghiaccio.Appena aveva visto il colore del vestito
una tristezza immensa l'aveva sommersa e si era sentita come se le forze le
mancassero all'improvviso e venisse trasportata all'indietro per rivivere gli
ultimi eventi di quell'ultimo giorno di quasi 2 anni prima passato con lui.
Ora,mentre era immersa in una vasca
con la schiuma profumata,ripensò a quella sera che avevano passato insieme
abbracciati senza fare l'amore,ma solo a tenersi uniti.Era stato in quel
momento che lei aveva capito quanto fosse importante lui per lei.
Ripensò alla meravigliosa sensazione
delle sue forti braccia attorno al suo corpo;alla dolcezza che le trasmetteva
quel piccolo contatto ;all'amore che si sentiva scorrere fra
loro.Si,perchè,anche se ancora non era stata pronta ad ammetterlo,lei lo amava
già.Amava tutto di lui:le sue mani,i suoi gesti.il suo comportamento,ma
soprattutto amava i suoi occhi così espressivi che bastava guardarli e fissarli
attentamente per capire cosa stesse pensando o provando in un determinato
momento.
Uscì dalla vasca,e avvolta in un
asciugamano si diresse in camera.Fissò l'abito disteso sul letto e come in un
flash rivide l'ultima volta che aveva visto quei meravigliosi ed espressivi
occhi.
Mentre tutto attorno a loro crollava
creando un'enorme nube di polvere,lei gli aveva stretto la mano,gli aveva
confessato di amarlo,ma lui guardandola l'aveva ringraziata anche se sapeva che
non era vero.Poi c'era stata un'altra scossa e lui aveva lasciato andare la sua
mano dicendole di andarsene e di vivere.
Come accidenti poteva vivere senza di
lui?,pensò asciugandosi gli occhi ripensando ai 2 anni quasi trascorsi da
allora.all'inizio era stato duro perchè aveva sempre davanti ai suoi occhi il
volto sereno e consapevole di ciò che aveva deciso di fare.Poi era andata
avanti con la forza della sopravvivenza e si era fatta coraggio ed aveva deciso
di provare a vivere,ma la sua non era vita.Era solo un'illusione;si sentiva
vuota ed a volte le pareva anche di non riuscire a respirare tanto si sentiva
soffocare.Era stato per questo che aveva accettato l'invito del padre;forse
cambiare aria le avrebbe fatto bene.Dopotutto lì a Los Angeles aveva degli
amici che forse le potevano essere d'aiuto.
Sospirando,guardò l'orologio e si rese
conto che doveva sbrigarsi,visto che mancava poco più di un'ora
all'appuntamento al ristorante.Si truccò e pettinò,stranamente si sentiva in
vena di tenere i capelli sciolti e poi indossò l'abito.quando di guardò allo
specchio si rese conto che quei 2 anni non l'avevano poi cambiata tanto da
com'era.
S'infilò la mantella di seta nera che
suo padre le aveva fatto trovare assieme all'abito e poi,dopo aver preso la borsetta,uscì
e si diresse a piedi verso il ristorante.
Los Angeles era una bella città,ma lei
si sentiva come un pesce fuor d'acqua.Arrivò al ristorante e dopo aver dato il
suo nome fu accompagnata a un tavolo d'angolo vicino a una grande
vetrata.Ordinò un aperitivo mentre aspettava suo padre.
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Maledetto Angel,pensò lui entrando nel
ristorante.Perchè doveva mandare proprio lui per l'incontro con
quell'informatore?Non poteva mandare Wesley o Gunn,no,aveva chiesto esplicitamente
a lui di andare.
Si guardò intorno e non vedendo ancora
l'uomo che cercava,si diresse alla zona bar.
Mentre aspettava la sua birra,cercò di
calmarsi e di rilassarsi.Si portò la mano al colo massaggiandoselo e fu allora
che si accorse di un profumo nell'aria che erano 2 anni che non sentiva più.
Il suo senso dell'olfatto lo riconobbe
subito:era il profumo di lei;era il profumo del suo bagno schiuma:vaniglia e
fragola.
Si girò di scatto per osservare meglio
le persone presenti in quel luogo,domandandosi come mai lei fosse
lì.Poi,cercando di tornare a ragionare con la testa e non con il cuore,si disse
che era impossibile che lei fosse lì.Si,suo padre abitava a Los Angeles ma non
era detto che lei fosse proprio in quel locale.
Doveva essere solo una
coincidenza.forse una qualche signora presente in sala aveva usato un profumo
simile.
Si portò il bicchiere della birra alle
labbra e tornò a voltarsi verso il bar,dando le spalle alla zona ristorante,e
cercando di togliersi dalla mente questa sensazione di sentire la presenza di
lei.
PARTE PRIMA:SECONDO PEZZO:
Lei guardò l'orologio per l'ennesima
volta e poi fece cenno al maitre.
"Mi dica signorina?"
"Il signor Summers,mio padre ha
avvertito di un eventuale ritardo?",chiese lei.
"No signorina."
"Va bene,grazie.Aspetterò ancora
un po'",e senza badare se il maitre se ne fosse andato tornò ad immergersi
nei suoi pensieri.
Anche se era agitata per l'incontro
con suo padre,non riusciva a liberarsi la mente dai ricordi che l'avevano
invasa.Come era possibile che dopo 2 anni aveva ancora dentro di se così vivide
immagini di Spike?Cosa era stato a scatenare tutto ciò?Già,è vero,pensò ,il
vestito o meglio il colore di esso le aveva riportato alla mente il colore dei
suoi occhi e tutto era iniziato da lì.
Prese il bicchiere con l'aperitivo,e
dopo averlo finito si alzò e si diresse verso il banco del maitre;era stufa di
aspettare.
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Guardò l'orologio e sbuffò, possibile
che l'informatore fosse in ritardo;di solito erano sempre puntuali,si disse finendo
la sua birra che aveva davanti.
Ormai aveva già un'ora di ritardo e
francamente si sentiva un po' stanco a stare lì ad aspettare.Pagò la birra,e
alzandosi si sistemò la lunga giacca di pelle nera,e si diresse verso l'uscita
del locale-Fù allora che il suo senso dell'odorato percepì fortissimo il
profumo di vaniglia.Alzò lo sguardo e vide una giovane donna di spalle uscire
dal locale.Qualcosa i indefinibile lo spinse ad affrettarsi all'uscita.
§§§§§§§§§§§§§§
L'aria della notte era fresca,ma lei
stava bene.Si guardò intorno e il posteggiatore delle auto dei clienti del
ristorante le si avvicinò:
"Mi scusi, signorina.Vuole che le
chiami un taxi?"
Lei fece per rispondere,ma una
profonda voce con uno spiccato accento britannico disse:
"Non si preoccupi.La signorina è
con me",facendo dileguare in fretta il ragazzo.
Dio,non era possibile,pensò lei,
quella voce era la sua,ma non poteva essere lui.forse era solo un signore che
aveva una voce simile.Si, doveva essere così ma come mai ho paura a girarmi?,si
rimproverò mentalmente.Ho paura di sperare.Sono rimasta troppe volte
delusa,pensò ancora e si voltò adagio.
L'oscuità non le permetteva di vedere
bene il volto,ma sentiva che questa volta non si era sbagliata.L'ombra si
avvicinò a lei e le dette il braccio,che come un autonoma lei accettò e fù
guidata all'auto.
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Le aprì lo sportello facendola
salire,e poi salì dall'altra parte e mise in moto.
Aveva paura di guardarla;credeva di
stare sognando e che presto si sarebbe svegliato nel suo letto dopo uno dei
suoi tanti sogni.Eppure il calore che emanava dal corpo vicino al suo;il
profumo che per tutta la sera aveva percepito chiaramente ora era presente
vicino a lui.
Percepiva anche chiaramente che lei
era come sotto shock;che non sapeva se credere o meno ai suoi occhi.Poteva
capirla benissimo;del resto lìultima volta che si erano visti lui stava
sacrificando la sua esistenza per la salvezza del mondo.
PARTE SECONDA:
Cosa le stava succedendo?Come era
possibile che si sentisse come se vedesse tutto dall'esterno?; si chiese senza
riuscire veramente a capire se stesse sognando.
Si, forse era solo un sogno; tra poco
si sarebbe risvegliata nella sua vasca da bagno scoprendosi in un madornale
ritardo. Eppure vedeva benissimo la strada attraverso il vetro dell'auto; non
poteva essere solo un sogno.
Fu in quel momento che si accorse che
l'auto si era fermata davanti ad una villetta e che lo sportello dell'auto si
era aperto. Scese come un'automa dall'auto e seguì lui dentro la casa.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Perché non reagiva? L'aveva condotta
in casa e ora stava lì, in mezzo al soggiorno, ma era come se non vedesse
quello che la circondava. Le si avvicinò da dietro e posandole le mani sulle
spalle, le fece scivolare la mantella ed involontariamente emise un suono di
apprezzamento a vedere come l'abito modellava la sua figura.
Lo sapeva che lei sarebbe stata
bellissima in un abito da sera, ma non credeva così. E poi quei 2 anni avevano
portato lievi cambiamenti. Forse nessuno li avrebbe notati, ma lui sentiva che
lì davanti non aveva la cacciatrice giovane inesperta e anche testarda; lì
davanti aveva una donna che ora sapeva vivere e apprezzare tutto ciò che poteva
avere dalla vita.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Forse fu il peso lieve di quelle mani
sulle spalle o forse fu il suono che l'uomo aveva emesso, ma qualcosa scattò in
lei che, voltandosi, reagì nel modo più ovvio alla situazione.
Un sonoro sordo rumore fu quello che
seguì mentre la sua mano colpiva la guancia dell'uomo, il quale rimase immobile
e sogghignò lievemente:
"Meno male. Pensavo fossi
diventata una statua", e bloccò la sua mano che si era già sollevata per
un altro schiaffo. "No, mia cara. Ora basta."
"Tu! Maledetto Bastardo!!
Tu!" e cominciò a singhiozzare con i pugni chiusi contro il suo petto. Lui
la lasciò sfogare; sapeva cosa stava provando. Lui c'era passato quando anni
addietro Willow l'aveva riportata in vita.
La strinse facendole scorrere una mano
tra i capelli e l'altra sulla schiena. Piano piano i singhiozzi cessarono fino a
divenire dei piccoli e brevi sobbalzi.
Lei sollevò piano il volto e lo
guardò; Dio non stava sognando, lui era veramente lì.
"Ah.... Spike io...."
"Vieni", disse lui,
interrompendola e accompagnandola al divano e la fece sedere, sedendolesi
accanto.
il tempo pareva essersi fermato,
nessuno dei due non riusciva ad essere il primo a rompere quell'imbarazzante
silenzio. Lui si sentiva agitato e certo non era un ragazzino alle prime armi,
ma in quel momento si sentiva come se fosse ancora il vecchio William, timido,
che veniva sempre preso in giro e deriso.
Lei, invece, provava la voglia di
abbracciarlo, di assicurarsi che lui fosse lì, seduto accanto a lei; voleva
tanto sentirsi stringere tra le sue braccia e..., ma si ammettiamolo voleva
fare l'amore con lui.
All'improvviso lui si alzò, e si
diresse al tavolino d'angolo per versarsi uno scotch. Sentiva di averne bisogno
perchè ne era certo quella sarebbe una lunga e interminabile notte.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Mentre lo vedeva di spalle, lei lo
osservò per cercare eventuali cambiamenti, ma non ne trovo. Del resto lui era
un vampiro e i vampiri non invecchiano...
Lo vide tornare verso di lei
portandole un bicchiere riempito di qualcosa di ambrato.
"Tieni", disse lui
porgendoglielo.
"Non credo che sia il caso. Rammenti
non reggo molto bene l'alcool", disse lei con un lieve sorriso.
Lui le sorrise in risposta e disse:
"Tranquilla. L'ho allungato con dell'acqua". Poi si sedette sul
divano e facendo un sospiro di cui non aveva un assoluto bisogno
prosegui:"Come mai qui a Los Angeles?"
"Sono venuta a trovare mio padre,
ma come hai potuto notare mi ha dato una lieve buca". Poi lo fissò e
disse:"Di sicuro eri l'ultima persona che mi aspettavo di incontrare. Non
dovresti dirmi qualcosa?"
"Meno male che non sei cambiata poi
tanto in questi 2 anni. Sempre dritta al bersaglio". Bevve un sorso di
scotch e poi passandosi una mano tra i capelli continuò:"Quando te ne sei
andata dalla cava la luce sprigionata dal medaglione aumentò d'intensità, mi
sentivo bruciare ma non avevo paura. Sentivo che sarebbe andato tutto
bene.", bevve un'altro sorso di liquore per trovare coraggio.
Lei si rese conto che raccontare
quello che era accaduto lo sconvolgeva. L'aveva notato dal tremore delle mani
quando aveva preso il bicchiere. Tornò a concentrarsi su quello che lui stava
dicendo:
"Quando riaprii gli occhi mi
trovavo in un vicolo; sentivo dolore e bruciore in tutto il corpo. Mi rendevo
conto che se trovavo dolore voleva dire che ero sopravvissuto, ma non sapevo
dove mi trovavo.", la guardò e poi disse:" Mi ripromisi che avrei
fatto di tutto per farti sapere che ero vivo se avessi superato quel momento.
Poi non ricordo nient'altro. Quando mi sono risvegliato mi sono ritrovato in un
letto in una stanza che non conoscevo e accanto a me c'era Angel."
"Angel?? Ma come?" chiese
lei.
Lui la guardò e poi
continuò:"Quando stetti un po' meglio, Angel mi disse che era stato grazie
ad una visione di Cordelia che era riuscito a trovarmi. Mi disse di essere
arrivato appena in tempo perche ero al limite delle mie forze vitali.",
finì il liquore e cercò di non pensare alle settimane di sofferenza che erano
trascorse per guarire. Ritornò al presente percependo chiaramente le
contrastanti emozioni che lei stava provando.
PARTE TERZA:
Quello che stava provando, in quel
momento, lei non riusciva a spiegarselo ma era sia felice che triste. Si alzò,
e si avvicinò alla finestra per cercare di recuperare una parte della sua
lucidità. C'era ancora una cosa che doveva sapere, senza girarsi disse:
"Perché... voglio dire come mai
non mi hai fatto sapere che eri vivo dopo che ti eri ristabilito?"
Lui sapeva che quella domanda sarebbe
giunta e così sospirando disse:" Quando mi rimisi, mi resi conto che
"Ah!! Una vita normale?? Ma sai
cosa significa vivere??" disse con le lacrime che cominciarono a cadere
sulle sue guance.
Lui la raggiunse e le posò le mani
sulle spalle facendola voltare e poi disse:" Buffy, io..."
"Tu cosa?! Io ho passato mesi a
piangerti, a disperarmi e a chiedermi se avrei potuto..."
"Shhh!!! Buffy, va tutto
bene." ed iniziò a baciarla sulla fronte, scivolando giù ad asciugare con
i suoi baci le lacrime. Poi la guardò e vide nei suoi occhi la stessa luce che
aveva sempre visto. "Buffy, io..."
"Zitto. Non parlare. Baciami. Ti
prego, baciami", e dolcemente gli mise le braccia intorno al collo e
attirò il suo volto più vicino e lo baciò con dolcezza.
Lui la strinse, ricambiando la
tenerezza che vi era all'interno; poi la sollevò tra le braccia e la portò su
per le scale nella sua stanza.
*************
Lei lo abbracciava, stringendosi al
suo forte corpo, sapeva che lui la stava portando nella sua stanza e lei... lei
voleva che ciò accadesse. Sapeva che voleva quell'attimo e che tutto ciò che
provava durasse per sempre. Lui la depose con dolcezza in mezzo al letto fra le
morbide lenzuole e la guardò sentendosi osservato. Infatti lei lo fissava e nei
suoi occhi si leggeva solo la voglia di essere amata.
Si ritrovò nuda ed esposta al suo
sguardo, ma non si sentì imbarazzata mentre lui ammirava il suo intero corpo
facendo l'amore con lei con gli occhi.
Lui si liberò dei pantaloni e le si
inginocchiò accanto, sempre guardandola. "Buffy sei sicura. Io...."
" Shh!!", posandogli un dito
sulle labbra. Rammentava come lui fosse un uomo eccezionale con un gran bel
corpo e sorrise mentre lui si abbassava un po' baciarle le labbra spingendo la
lingua in bocca.
Fece correre una scia di baci lungo
tutto il suo corpo, facendola fremere e trasalire, quando si rese conto di cosa
voleva fare.
"No, Spike io..."
" Non temere, Buffy", e
scivolò ancora più giù fino a posare le sue labbra al suo centro. Lei gemette
arcuandosi dalla meravigliosa sensazione che provava in quel momento.
Lui lasciò che lei desse libero sfogo
a ciò che provava mentre il suo corpo veniva scosso da ondate sempre più
intense, poi con dolcezza si immerse in lei.
Le gambe di lei lo circondarono
attirandolo più in profondità e spronandolo ad aumentare dolce tortura del
ritmo.
Lei gli artigliò le spalle in preda a
una nuova ondata di piacere e lui non si fece pregare ancora e affondò più in
profondità dando libero sfogo al suo piacere subito seguito da quello di lei.
Esausto, crollò su di lei, posando la
testa sul più morbido dei guanciali che avesse mai avuto: in mezzo ai suoi
candito seno, mentre lei con carezze lievi passava le dita nei suoi capelli.
parte quarta:
La luce del sole era calda sulla sua
pelle e la faceva stare bene, ma provava anche qualcos'altro; si sentiva
piacevolmente indolenzita e l'unico era che aveva fatto sesso con qualcuno. Un
momento...no, non aveva fatto sesso con qualcuno, bensì aveva fatto l'amore con
l'unica persona che credeva di aver perduto per sempre, si disse aprendo gli occhi
alla luce accecante del sole che entrava dalla finestra aperta.
Un secondo quella non era la sua
stanza e... dio, con tutta quella luce lui sarebbe bruciato. Si voltò verso di
lui con il terrore di scoprire solo un mucchietto di cenere fumante, ma la sua
sorpresa fu grande quando vide il corpo di lui perfettamente intatto illuminato
dalla luce del sole.
Si alzò di scatto, senza dire nientesi
rivestì in fretta.Presto la sua sorpresa aveva lasciato il posto alla delusione
e alla rabbia.Non riusciva a capire perchè non glielo avesse detto.Era già
arrivata alla porta quando si sentì afferrare alla vita e voltare bruscamente.
"Cosa vuoi fare? Te ne vuoi
andare senza salutare?"
"Non vedo perchè dovrei
salutarti. Mi hai celato molte cose su di te", disse lei fulminandolo con
lo sguardo.
Lui capì subito a cosa si stava
riferendo e comprese perfettamente la sua rabbia."Buffy, ascolta. Non
volevo nasconderti niente. Volevo dirtelo, ma poi..."
"Ma poi cosa?! Hai pensato che fosse
meglio portarmi a letto per farmi accettare meglio la novità."
"Non dire così. Io ti amo. Ti ho
sempre amato"
"Tu, amarmi!! Non sai neanche
cos'è l'amore", e strattonandosi per liberarsi uscì dalla stanza e scese
di corsa le scale.
"Buffy!! Aspetta!! Dobbiamo
parlare"
"Non c'è niente di cui parlare.
Sono stata una stupida a lasciarmi abbindolare ancora da te. non voglio vederti
mai più", disse con un tono di voce che non poteva essere minimamente
frainteso. Uscì dalla casa senza guardarsi indietro e senza notare quanto lui
fosse rimasto ferito dalle parole che gli aveva rivolto.
*************
Mentre Buffy scappava via, delusa e
arrabbiata più con se stessa che con lui, da un'altra parte della grande
metropoli degli angeli, nella zona degli uffici, in uno della ex agenzia
Wolfarm & Hart, due uomini erano seduti uno di fronte all'altro e stavano
in silenzio pensando a cose che in un certo qual modo erano molto simili.
Ad un tratto l'uomo più anziano
d'aspetto, ma non il più vecchio nella stanza disse:"Sei veramente certo
che mia figlia sia andata via con lui?"
"Si", disse l'altro
osservando attentamente l'uomo di fronte a lui. Era strano trovarsi davanti al
padre della donna che si era amato così tanto."La mia socia li ha visti
salire sulla sua auto e allontanarsi dal ristorante dove li avevamo mandati con
delle scuse."
"Quindi presupponi che ora lei
stia con lui?"
"Si, quasi sicuramente. Devi
tenere presente che hanno molto da chiarire e da raccontarsi"
"Già", disse e proprio in
quel momento squillò il suo cellulare. Lui lo prese e rispose:"Pronto...ah
ciao... No, non fare sciocchezze. Aspetta vengo subito a casa e ne parliamo.
Si,lo sò.Farò ammenda anche di non essermi presentato al ristorante", e
chiuse la conversazione, poi voltandosi verso l'altro disse:"Qualcosa è
andato storto, mia figlia vuole partire. E' meglio che la raggiunga", ed
uscì dallo studio.
Rimasto da solo prese il telefono e
digitò il numero del cellulare del suo Childe, ma la voce automatica lo avvertì
che non era raggiungibile. Riattacando disse fra sè:"Si può sapere che
cavolo hai combinato??", e si girò verso la finestra coperta da pesanti
tendaggi scuri. Lui percepiva il calore del sole all'esterno e si domandò se
avesse fatto bene ad aiutare Hank Summers nel suo proposito di rendere felice
sua figlia Buffy.
Parte Quinta:
Appena aveva finito la telefonata con
il padre, Buffy si era chiusa in camera e senza togliersi il vestito si era
gettata sul letto a piangere. Piangeva non perchè fosse arrabbiata con lui, ma
con se stessa. Ed inoltre era cetta di averlo fatto soffrire con quelle dure
parole. Non sapeva bene da quanto tempo si trovasse lì distesa sul letto a
piangere e a rivivere nella mente le stupende ore d'amore trascorse con lui; fu
riscossa dai suoi dolci pensieri dal suono insistente alla porta; si sollevò
dal letto e andò alla finestra. Lì davanti al cancelletto c'era Spike.
Cosa era venuto a fare e perchè? Era
stata chiara; gli aveva urlato che non lo voleva vedere più. Si ritirò dietro
le tende e cercò di calmarsi.
^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
Perchè era andato lì? Sapeva che lei
probabilmente non gli avrebbe voluto parlare, ma doveva provare a spiegarle.
Non poteva perderla ancora. Aveva cercato di andare avanti in quei 2 anni, ma
era stata dura. Più di una volta aveva avuto la tentazione di mollare tutto e
di andare da lei; di presentarsi davanti a casa sua e dirle che l'amava ancora
come la prima volta.
Fù riscosso dai suoi pensieri dal
lieva ondeggiare di una tendina al secondo piano e capì che lei era lì, dietro
quella tenda e che lo aveva visto.
Restò lì, in attesa che lei gli
aprisse, ma nessuno venne. Sconfitto, amareggiato, deluso guardò un ultima
volta verso la finestra e risalì in auto. Si mise alla guida e nello stesso
momento in cui lui faceva manovra la tenda si scostò e lei lo vide
allontanarsi.
^^^^^^^^^^^^^^^
Parte Quinta:
Appena aveva finito la telefonata con
il padre, Buffy si era chiusa in camera e senza togliersi il vestito si era
gettata sul letto a piangere. Piangeva non perchè fosse arrabbiata con lui, ma
con se stessa. Ed inoltre era cetta di averlo fatto soffrire con quelle dure
parole. Non sapeva bene da quanto tempo si trovasse lì distesa sul letto a
piangere e a rivivere nella mente le stupende ore d'amore trascorse con lui; fu
riscossa dai suoi dolci pensieri dal suono insistente alla porta; si sollevò
dal letto e andò alla finestra. Lì davanti al cancelletto c'era Spike.
Cosa era venuto a fare e perchè? Era
stata chiara; gli aveva urlato che non lo voleva vedere più. Si ritirò dietro
le tende e cercò di calmarsi.
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Perchè era andato lì? Sapeva che lei
probabilmente non gli avrebbe voluto parlare, ma doveva provare a spiegarle.
Non poteva perderla ancora. Aveva cercato di andare avanti in quei 2 anni, ma
era stata dura. Più di una volta aveva avuto la tentazione di mollare tutto e
di andare da lei; di presentarsi davanti a casa sua e dirle che l'amava ancora
come la prima volta.
Fù riscosso dai suoi pensieri dal
lieva ondeggiare di una tendina al secondo piano e capì che lei era lì, dietro
quella tenda e che lo aveva visto.
Restò lì, in attesa che lei gli
aprisse, ma nessuno venne. Sconfitto, amareggiato, deluso guardò un ultima
volta verso la finestra e risalì in auto. Si mise alla guida e nello stesso
momento in cui lui faceva manovra la tenda si scostò e lei lo vide
allontanarsi.
^^^^^^^^^^^^^^^
Parte sesta:
Mentre Angel organizzava le cose con
Cordelia, nel suo ufficio Spike si era gettato sul divano e con un bicchiere di
wishey in mano. Dio perchè doveve essere così difficile amare ualcuno? Perchè
non poteva essere felice anche lui come tutte le persone?
Si portò alle labbra il bicchiere e
dopo averlo scolato si alzò per versarsene un'altro. Mentre il liquido cadeva
nel bicchiere, la vista gli si annebbiò e portandosi la mano al volto la ritirò
bagnata.
Si stava proprio rammolendo, ma non
poteva farne a meno: lui l'amava tanto e non poteva fare a meno di lei. Lei era
tutto per lui. Dio perchè fargliela rincontrare e non poter stare con lei?
Perchè? E con uno scatto d'ira gettò il bicchiere contro il muro lasciando che
il liquore si spargesse dappertutto.
+ - + - + - + - + - + - +
Era passato del tempo dall'ultima
volta che era stata all'agenzia di Angel, e questa poteva considerarsi la prima
volta che si recava nella nuova sede. Salì i gradini e si diresse verso la
porta principale; bussò e poco dopo Cordelia comparve venendole ad aprire.
"Ciao Buffy", disse
abbracciandola.
"Ciao Cordy", e poi
tirandosi indietro disse,"Dio, ma come fai ad essere così in forma?"
"Lo sono sempre stata".
"E sei sempre modesta!, e
scoppiarono a ridere ritrovando in parte la sintonia dei vecchi tempi.Poi
riprendendosi disse:"Sono venuta per parlare con Angel.Posso?"
"Certo.E' nel suo ufficio. Vieni
ti accompagno", e si diresse verso la porta accanto e dopo aver bussato la
fece accomodare, non prima di aver scambiato un'occhiata eloquente con il suo
capo.
+ - + - + - + - + - + - +
Era veramente cambiata in quei 2 anni,
dovette ammettere Angel ed era ancora una bellezza.
"Sono contento di vederti. come
stai?", disse dopo averla stretta tra le braccia.
"Bene o meglio tiro avanti".
"C'è qualcosa che ti preoccupa.
Lo sai che puoi sempre contare su di me"
"Si, certo. Ma....", poi
facendo un profondo respiro proseguì:"Ho rivisto Spike"
"Ah! Bene sono contento che vi
siate rivisti"
"Tu lo sapevi che era vivo e non
mi hai detto niente in questi 2 anni, perchè?", e vedendo che la stava per
interrompere proseguì:"E ti prego non mi venire a dire che era per il mio
bene".
"Va bene, se vuoi non dirò
questo. Tanto già lo sai", e facendole uno dei suoi rari sorrisi
disse:"ora mi dici perchè hai voluto vedermi?"
E Buffy iniziò a raccontargli tutto;
lui l'ascoltava anche se gran parte della storia già la sapeva.
+ - + - + - + - + - + - +
Nel frattempo Cordelia aveva digitato
l'interfono dell'ufficio di Spike e dopo l'ennesimo squillo, Spike rispose:
"Cosa c'è, gattina?"
"La gattina in questione ti vuole
dire che sei desiderato nell'ufficio di Angel subito."
"Cosa è successo che il grande
capo non sa risolvere?"
"Non lo sò, mi ha detto solo che
dovevo chiamarti"
"Va bene, gattina. Ci vado",
e spense l'interfono. Poi si passò una mano tra i capelli, e si diresse verso
la porta e poi lungo il corridoio che conduceva all'ufficio del gran capo.
Passando davanti al tavolo di Cordelia le strizzò l'occhio e lei si alzò
fermandolo.
"E adesso cosa c'è?"
"C'è che sembri uno straccio. Va
bene che sei ancora un vampiro, ma cerca di tenerti in ordine", e detto
questo gli sistemò il colletto della camicia.
"Grazie gattina", e le dette
un buffetto sulla guancia.
Era strano come avesse legato con l'ex
reginetta di bellezza del liceo di Sunnydale, forse era dovuto che lui era
molto cambiato o forse al fatto che era stato grazie ad una visione di Cordy che
Angel era riuscito a salvarlo.
"Ora vai, stupido vampiro",
disse lei spingendolo verso la porta.
"Va bene, va bene", e bussò
alla porta e senza attendere risposta entrò e gelò sull'uscio.
Lì, nell'ufficio di Angel, seduta sul divano,c'era
Buffy e lo stava fissando come se fosse un fantasma.
+ - + - + - + - + - + - +
Ma che ci faceva lui qui?, si domandò
lei fissandolo e si rese conto che suo padre aveva ragione: lui pareva
sconvolto e... ma si può sapere cosa stava pensando.
"Spike!" "Buffy!",
dissero quasi contemporaneamente e prima che potessero continuare Angel disse:
"Bene io vi lascio. Credo che
abbiate qualcosa di cui parlare", e si diresse alla porta. Prima di uscire
disse:"Mi raccomando cercate solo di non distruggermi l'ufficio", ed
uscì.
Parte settima:
Erano rimasti in silenzio, senza
sapere cosa dire. Spike si sedette appogiandosi al tavolo dell'ufficio, nessuno
di loro riusciva ad essere il primo a rompere quel silenzio imbarazzante. Alla
fine Spike la guardò e disse:
"Sono contento di poterti
parlare. Io...", e venne interotto da lei che disse:
"Raccontami tutto e stavolta non
tralasciare niente."
"Va bene", e le si avvicinò
sedendolesi accanto sul divano."E' stato durante la convalescenza, mentre
mi riprendevo dalle ferite. Una mattina Cordy è entrata nella stanza portando
delle bende per la medicazione e inavertitamente scostò la tenda e la luce del
sole illuminò la stanza. Per riflesso urlai e le dissi di chiuderla, ma Angel,
che era rimasto nel vano della porta, mi disse che non stavo bruciando."
"Ma come? Cioè come è possibile
ciò?", chiese curiosa lei mentre sfiorava con la mano quella di lui per
avere un contantto.
"All'inizio nessuno, nemmeno
Wesley riusciva a darsi una spiegazione a ciò, poi attraverso delle ricerche e
tramite le conoscenze dell'ex agenzia Wolfman & Hart abbiamo scoperto che
era una conseguenza, per me piacevole, dell'energia che era scaturita
dall'amuleto.", e poi la fissò.
Lei aveva ascoltato ciò che lui aveva
detto; si alzò e guardò fuori dalla finestra, la luce del sole era accecante,
ma era la vita stessa. Trasalì lievemente quando sentì le sue mani sulle spalle
e la sua voce sussurarle nell'orecchio:
"Ti amo, Buffy. Sei tutto per me,
ma non voglio che tu sia costretta a fare delle scelte che non ti senti di
fare. Sei libera di vivere la tua vita liberamente. Mi ha fatto piacere
rivederti", e si allontanò girandosi verso la porta. Stava per uscire
quando la voce di lei lo fermò:
"Posso scegliere di passare del
tempo con te senza nessun obbligo?" Lui si voltò e la vide avvicinarsi,
poi prendendolo per mano disse:"Ho fame. Invitami a pranzo e poi forse ti
dirò cosa voglio fare", e gli sorrise sfiorandogli con le labbra la
guancia.
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All'esterno, nel frattempo, Cordy era
agitata; aveva visto Angel uscire dall'ufficio e raggiungerla, mettendosi
seduto accanto a lei sul divano.
"Calmati. Non si stanno
scannando", disse lui accarezzandole il braccio.
"Si può sapere come fai a stare
tranquillo? Lì dentro ci sono due tra le persone a cui tieni di più e stai qui
calmo, come ci riesci?"
"Sono qui perchè sò che loro due
devono sistemare le cose in sospeso tra loro da soli. E stai tranquilla, anche
se non lo ammetteranno mai, si amano e se riusciranno a far parlare i loro
cuori lo scopriranno molto presto", e poi scostandole una ciocca di
capelli aggiunse:"Invece di essere in pensiero per loro, non potresti
occuparti di una persona che ha un necessario bisogno di te?"
Lei gli sorrise e poi gli si avvicinò
e gli sfiorò le labbra; e poi appoggiò la sua testa sulla spalla, mentre con la
mano si infiltrava tra i bottoni aperti della camicia sfiorandogli il petto.
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Nel frattempo, nell'ufficio Spike era rimasto
immobile; non era sicuro di aver capito bene. Gli stava dando un opportunità o
qualcosa del genere?
"Va bene", disse
riprendendosi." E sia, ti porto fuori a pranzo, ma come la mettiamo con
quelli lì fuori?"
"Vuoi dire che sono lì
fuori?"
"Se conosco anche 1/10 il mio
capo credo proprio di sì e credo che il nostro incontro qui l'abbia organizzato
con la complicità di Cordy".
"Va bene, allora usciamo
tranquillamente e se è il caso ci fermiamo anche a scambiare qualche frase, ma
ricordati mi devi portare a pranzo. A parte gli scherzi oggi non ho fatto
colazione e sto letteralmente morendo di fame", disse ricordando pure
perchè non aveva fatto colazione.
Lui parve accorgersi che qualcosa la
turbava e disse:"Non pensare a stamattina. Quello che è accaduto doveva
avvenire.", e poi prendendola per mano disse:" Sei pronta ad
affrontarli?"
Lei gli strinse la mano e fece un
cenno con la testa.
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"E' meglio che ti fermi,
Cordy", disse Angel baciandole il collo.
"Perchè?" mugolò lei in
preda a una dolce estasi.
"Perchè stanno per uscire
dall'ufficio", disse e rapidamente Cordy si staccò risistemandosi i
capelli. "Sei bellissima", disse lui dopo che lei si era rimessa a
posto.
"Invece di farmi i complimenti,
chiuditi la camicia", e si sedette più composta sul divano, mentre lui
allacciava i bottoni della propria camicia.
Poco dopo la porta dell'ufficio si
aprì facendo comparire Spike e Buffy che si tenevano per mano. Si diressero
verso i loro amici.
"Noi usciamo. Se succede qualcosa
sono rintracciabile sul cellulare", disse Spike.
"Tranquillo, William. Oggi sei in
ferie quindi fila via prima che cambi idea", disse Angel spingendo
letteralmente fuori i due giovani e chiudendo la porta.
"Non ti pare di avere
esagerato", disse Cordy.
"Per niente. Ed ora vieni qui.
Dove eravamo rimasti?" disse avvicinandolesi per abbracciarla forte.
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Fuori il sole era alto e splendente e
Buffy sentiva il suo calore sulla pelle, ma tutta la sua attenzione era tutta
concentrata su di lui. Lo vide indossare occhiali da sole scuri, lo guardò
curiosamente e lui notandolo disse:" E' per gli occhi"
"Vuoi dire che...?"
"Sì, non riescono a sopportare la
luce troppo forte", poi guardandosi attorno disse:" Allora dove ti
piacerebbe andare a mangiare?"
"Non lo sò. Basta che sia un
posto carino."
"Allora sò dove portarti, ma è un
po' lontano. Vieni", e la condusse all'auto.
Parte nove
Circa 20 minuti dopo giunsero al
ristorante e Buffy restò stupita dall'eleganza del locale. Come se le leggesse
nella mente Spike disse:"Sai com'è; quando hai a che fare con gli
informatori di Angel bisogna anche dare una buona immagine di se stessi."
"Ah davvero!!E non è solo per far
colpo su qualche povera indifesa fanciulla?". disse ironicamente lei.
Spike la guardò e poi
disse:"Gelosa per caso?"
"Chi? Io? No, perchè
dovrei?", chiese con finta innocenza, anche se dentro bolliva dalla voglia
di sapere quante donne in questi 2 anni lui aveva conosciuto.
"Sai, mi avevi dato questa
impressione, ma forse sto sbagliando", e detto ciò la guidò al tavolo che
era prenotato sempre per lui o qualcun'altro dell'agenzia.
"Whoa!!", disse lei, dopo
che il maitre si era allontanato con l'ordinazione,"Addirittura un tavolo
personale. C'è qualcosa che devo sapere?"
"Ebbevne hai scoperto il trucco",
disse lui guardandola e vide che lei non sarebbe stata contenta fino a che non
avesse saputo tutto."E' stato circa 5 mesi fà, il proprietario del locale
aveva alcuni problemi diciamo di usura inusuale", e vedendo lo sguardo
stupito e attento di lei proseguì:"In breve Angel ed io lo abbiamo aiutato
a risolvere questi problemi e da allora abbiamo una prenotazione permanente di
un tavolo qui al ristorante."
"Però, non è allora male lavorare
con Angel?"
"Dipende. Lo sai anche tu come è
testardo a volte."
"Già hai ragione", disse lei
scostandosi per permette al cameriere di posare il piatto.
Dopo che il cameriere andò
via,iniziarono a mangiare ognuno di loro perso nei propri pensieri. Lei si
sentiva felice e serena come non le succedeva da tempo; il trovarsi lì con lui,
con l'uomo che amava e di cui aveva pianto la sua "morte",le faceva
credere che tutto era possibile.
Lui, non riusciva a staccarle gli
occhi da dosso ed era nervoso, come se all'improvviso fosse tornato ad essere
il William maldestro e timido che era stato nella sua vita precedente.Fu
riportato alla realtà da una domanda di lei:
"Scusa, cosa hai detto?"
"Sai è strano trovarti
distratto", disse lei sorridendogli con dolcezza."Ti ho chiesto se
c'è qualcosa tra Angel e Cordelia? Mi ha dato quest'impressione".
"In effetti è così. Non sò di
preciso quando tutto ha avuto inizio, ma deve essere già da qualche
tempo", poi maliziosamente chiese:"Sei per caso gelosa?",
pregando in cuor suo che lei rispondesse di no.
"Gelosa?" Di chi? Di Angel?
No, non lo sono. Lui diciamo è stato il primo per cui il mio cuore da
adolescente ha battuto, ma ora non c'è assolutamente nulla tra noi due tranne
forse una profonda e sincera amicizia"
"Bene", disse lui versandole
del vino nel bicchiere."Come stanno gli altri?"
"Basta", mettendola la mano
sul bicchiere,"Lo sai che non sopporto bene l'alcool. Comunque gli altri
stanno bene. Due settimane fà ho ricevuto una lettera da Dawn."
"Dawn? La mia piccola
Briciola", disse lui sorridendo.
"La tua piccola Briciola fa il
secondo anno di college a Eton ed è molto in gamba. Detto fra noi la invidio un
poco: è un genietto in confronto a me nello studio."
"Forse, ma tu avevi altri compiti
da svolgere".
"Eh già. Il mio sacro dovere. Comunque
Dawn è molto intelligente e rende molto orgoglioso Giles."
"Come sta il buon vecchio
Rupert?",disse lui sedendosi comodamente e facendo un cenno al cameriere
di portare il conto.
"So da una lettera di Dawn che ha
avuto alcuni problemi di salute e che il cuore gli ha fatto qualche brutto
scherzo, ma niente che un po' di riposo e tranquillità non possa sistemare. Ora
però sta molto meglio.", disse mentre il cameriere portava il conto.
Lui pagò tranquillamente e poi dopo
essersi alzato le scostò la sedia e le prese la mano.
"E gli altri come stanno?",
chiese mentre uscivano dal locale e si avvicinavano all'auto.
"Bè, Xander si è ripreso dopo la
sua depressione per la morte di Anja ed ha aperto un'impresa edile; Willow si
trova in Inghilterra con mia sorella e Giles e lo aiuta nella conduzione del
nuovo Consiglio degli Osservatori. In definitiva stanno tutti bene", disse
mentre salivano in auto.
Lui la raggiunse subito e mise in
moto."Dove vuoi andare?", chiese immettendosi nel traffico.
"Non lo so; non devi tornare in
agenzia?"
"No", e aggiunse."Sono
tutto tuo per oggi"
Lei fece finta di niente, ma senti
come se un'improvviso calore la invadesse. Poi cercando di riprendersi
disse:"Com'è che hai iniziato a lavorare con Angel? Da quello che mi
ricordo voi due non siete mai andati molto d'accordo"
"Be, il fatto è che una volta che
stetti meglio; non avevo le idee molto chiare sul mio futuro e così lui mi
chiese se mi andava di dargli una mano. Sai Los Angeles farebbe concorrenza
alla vecchia Sunnydale. E così sono rimasto. All'inizio è stata dura, ma poi
quando abbiamo iniziato a collaborare andata meglio".
Lei sorrise e lui accorgendosene
disse:"Che c'è ora?"
"Niente; è che sapere che tu e
Angel lavorate insieme è alquanto sconcertante", poi guardando fuori dal
finestrino disse:"Dove stiamo andando?"
"Bè visto che non avevi idee
chiare su dove andare; ho pensato che la spiaggia sarebbe stata un'ottima
scelta, sempre se ti và".
"Si, mi piace l'idea", e gli
accarezzò la mano.
Capitolo 10
Mezz'ora dopo lei vide la scogliera e
l'oceano e poco dopo Spike fermò l'auto davanti a un cancello; scese dall'auto
e le aprì la portiera dicendo:"siamo arrivati", e prendendola per
mano la condusse lungo i rapidi scalini di pietra.
Scese l'ultimo gradino e poi la
sollevò prendendola per la vita e facendola scivolare lentamente lungo il
corpo.
Buffy chiuse gli occhi mentre brividi
percorrevano il suo corpo; l'incanto si spezzò nel momento in cui i suoi piedi
toccarono la sabbia.
Si guardarono negli occhi e lei vide
che quel lieve contatto, quel lieve sfiorarsi dei loro corpi non aveva lasciato
immune Spike.
Poi lui, sempre tenendola per mano
disse:"Vieni", e fece per incamminarsi, ma lei lo fermò:
"Aspetta", e vedendo che lui
la fissava, si appoggiò alla sua spalla e si tolse le scarpe."Ora possiamo
andare"
Camminarono mano nella mano in
silenzio assaporando la sensazione di avere vicino la persona che si ama. Si
sedettero sulla sabbia e restarono muti per non spezzare la magia del momento.
Lui non riusciva a credere di avere lì vicino la donna che amava e che aveva
creduto di non poter mai vedere di nuovo; dal canto suo buffy sentiva che
doveva in un certo qual modo scusarsi per il suo attegiamento della mattina, ma
non voleva rovinare con inutili chiacchere quel momento di intimità.
Si guardò in giro e vide una casa;
aveva un che di famigliare, ma non riusciva a capire perchè, così
disse:"Di chi è quella casa laggiù?"
Lui la guardò sorridendo e poi
disse:"ci sei stata ieri sera,Buffy."
"vuoi dire che è tua?",
domandò stupita lei.
"Si. quella è la parte del retro
con la veranda. Ieri non te l'ho fatta vedre perchè ero troppo emozionato di
averti rivista e di averti lì con me", e si alzò dandole la mano.
Lei la prese stringendo le sue dita fredde;
meno male che non era cambiato poi tanto, pensò, le dava ancora i brividi
sentire la fredda pelle di lui.
Entrarono in casa e lui la condusse
per le varie stanze, poi lei si fermò davanti a quella dove aveva passato la
notte prima. Si girò verso di lui e vide riflessa nei suoi occhi una domanda
che forse aveva paura di fare. Senza farlo stare troppo in ansia; lei lo prese
per mano e varcò la soglia della stanza chiudendo la porta dietro di loro.
appena la porta si chiuse alle loro
spalle; lui l'attirò contro di se e scostandole i capelli dal volto le baciò la
fronte e poi scese lungo il naso fino ad arrivare alle labbra.Poi passò a
baciarle le guance e il collo mentre con la mano le sbottonava la camicetta.Ad
ogni millimetro di pelle che scopriva vi posava sopra un bacio.
La sollevò tra le braccia e la posò
sul letto per poi unirsi a lei.Posò un lieve bacio nell'incavo dei seni che
spedì un brivido lungo tutto il corpo di lei.
Mentre lui la torturava baciandola e
facendola tremare con carezze sempre più intime, lei gli sollevò la maglietta e
gliela fece passare sopra la testa. Voleva avere un contatto con la sua bella
pelle; fece scorrere le mani sopra la sua schiena.
Mentre lei continuava a sfiorarlo; lui
circondò i seni accarezzandoli e stringendo piano tra il pollice e l'indice i
capezzoli rosei.Alle mani unì le labbra e cominciò a leccarglieli facendo
tremare il corpo della sua donna.Le mani continuarono a scorrere sul corpo fino
ad arrivare al fianco e giù sulla coscia,coperta ancora dal tessuto di raso dei
pantaloni beige.Fece scivolare lentamente la mano verso su e Buffy si arcuò
mentre le dita di lui sfioravano il suo centro attraverso la stoffa.Lui la
guardò e vide sul volto di lei la voglia di essere amata completamente.
"Ti amo", mormorò mentre lei
gli accarezzava le spalle.
Lei lo attirò a se portando le labbra
a sfiorare quelle di lui mentre le sue mani s'infilavano all'interno dei
pantaloni tirandoli piano giù. Lei arcuò la schiena per facilitargli il
compito.
I pantaloni scivolarono giù sopra i
suoi fianchi, giù per le coscs, oltre le ginocchia, le caviglie e finalmente ai
piedi. Lui si fermò a guardarla bevendola con gli occhi ed iniziò a sbottonarsi
i pantaloni per poi farseli scivolare lungo le anche.Poi si liberò
dell'indumento senza smettere mai di guardarla e notando che lei non staccava
lo sguardo dal suo corpo.
si piegò di nuovo verso di lei,
iniziando questa volta a baciarla dalla caviglia e scivolando lungo il
polpaccio e poi su finalmente a dove lei voleva essere baciata.
"Si, ti prego", mormorò lei
aggrovigliando le dita nel lenzuolo mentre lui la accarezzava con dolcezza e
con lievi colpetti di lingua.
Lei si sentiva bruciare, ma voleva di
più, voleva lui, voleva sentirlo su dise,dentro di se.lo attirò su verso la sua
bocca e con le gambe gli circondò i fianchi, mentre lui entrava dentro di lei
riempiendola e facendola sentire come se fosse la cosa più preziosa per lui.
"Ti amo, Buffy", gemette lui
nel suo orecchio, mentre cercava di mantenere il controllo."Ti amo".
La voce resa roca dal desiderio,
dall'amore riuscì a spedirla oltre il bordo e urlando il suo nome mentre anche
lui raggiungeva l'apice.
Mentre il respiro tornava normale,lo
abbracciò stretto cullandolo fino a che emtrambi furono circondati dalle
braccia di morfeo.
Epilogo
Il sole entrava dalle finestre aperte
e un raggio dispettoso che giocava con la tenda svolazzante colpì il volto di
una donna addormentata. Lei aprì piano gli occhi e si guardò attorno, un po'
spaesata, poi rammentò tutti i particolari dolcisimi della stupenda notte
appena trascorsa.
Si girò per guardare l'uomo che amava,
ma scoprì che il posto accanto al proprio era vuoto. Dove poteva essere andato?
E poi era ancora presto, si disse mentre si alzava dal letto e indossava la
vestaglia. Uscì in veranda e fu allora che lo vide in lontananza che stava
nuotando verso la riva.
Scese le scale della veranda che
conducevano alla spiaggia e gli andò incontro. Mentre si avvicinava lo vide
uscire dall'acqua e pensò che era veramente fortunata ad essere amata da un
uomo così stupendo. Dio, quanto lo amo, e lo guardò mentre prendeva
l'asciugamano e si accorgeva della sua presenza.
"Ciao", disse lui con voce
serena anche se temeva che lei avesse deciso di non restare; di non dare una
possibilità al loro futuro.
"Ciao", e lo guardò e senza
pensarci troppo su disse:"Devo abituarmi al fatto che tu la mattina vada a
fare il bagno nell'oceano?"
Lui la guardò e poi sorrise, un
sorriso che arrivava ai suoi meravigliosi occhi. "No", disse
sollevandola in braccio. "Ti dovrai abituare a farlo con me", e
s'immerse nell'acqua con lei ridendo felice mentre lei, non curandosene della
vestaglia che si bagnava, lo baciava e rideva felice forse per la prima volta
nella sua vita e sicuramente non sarebbe stata l'ultima.
Fine