Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

 

 

UN INCONTRO... PER SEMPRE

di Pegy72

 

 

parte prima:

 

Aveva accettato quell'invito di suo padre di trascorrere un paio di giorni a Los Angeles solo perchè era stufa di dover sempre inventarsi una scusa per rifiutare ogni volta che chiamava.E così aveva preso il pulman per Los Angeles ed ora si trovava nella sua stanza a casa di suo padre, he come al solito non c'era.Le aveva lasciato un biglietto in cui diceva che si sarebbero incontrati per cena al ristorante e le aveva lasciato posato sul letto un enorme pacco.

Dopo aver letto il breve messaggio,aveva aperto il pacco ed era rimasta sbalordita nel vedere lo splendido abito di satin blu ghiaccio.Appena aveva visto il colore del vestito una tristezza immensa l'aveva sommersa e si era sentita come se le forze le mancassero all'improvviso e venisse trasportata all'indietro per rivivere gli ultimi eventi di quell'ultimo giorno di quasi 2 anni prima passato con lui.

Ora,mentre era immersa in una vasca con la schiuma profumata,ripensò a quella sera che avevano passato insieme abbracciati senza fare l'amore,ma solo a tenersi uniti.Era stato in quel momento che lei aveva capito quanto fosse importante lui per lei.

Ripensò alla meravigliosa sensazione delle sue forti braccia attorno al suo corpo;alla dolcezza che le trasmetteva quel piccolo contatto ;all'amore che si sentiva scorrere fra loro.Si,perchè,anche se ancora non era stata pronta ad ammetterlo,lei lo amava già.Amava tutto di lui:le sue mani,i suoi gesti.il suo comportamento,ma soprattutto amava i suoi occhi così espressivi che bastava guardarli e fissarli attentamente per capire cosa stesse pensando o provando in un determinato momento.

Uscì dalla vasca,e avvolta in un asciugamano si diresse in camera.Fissò l'abito disteso sul letto e come in un flash rivide l'ultima volta che aveva visto quei meravigliosi ed espressivi occhi.

Mentre tutto attorno a loro crollava creando un'enorme nube di polvere,lei gli aveva stretto la mano,gli aveva confessato di amarlo,ma lui guardandola l'aveva ringraziata anche se sapeva che non era vero.Poi c'era stata un'altra scossa e lui aveva lasciato andare la sua mano dicendole di andarsene e di vivere.

Come accidenti poteva vivere senza di lui?,pensò asciugandosi gli occhi ripensando ai 2 anni quasi trascorsi da allora.all'inizio era stato duro perchè aveva sempre davanti ai suoi occhi il volto sereno e consapevole di ciò che aveva deciso di fare.Poi era andata avanti con la forza della sopravvivenza e si era fatta coraggio ed aveva deciso di provare a vivere,ma la sua non era vita.Era solo un'illusione;si sentiva vuota ed a volte le pareva anche di non riuscire a respirare tanto si sentiva soffocare.Era stato per questo che aveva accettato l'invito del padre;forse cambiare aria le avrebbe fatto bene.Dopotutto lì a Los Angeles aveva degli amici che forse le potevano essere d'aiuto.

Sospirando,guardò l'orologio e si rese conto che doveva sbrigarsi,visto che mancava poco più di un'ora all'appuntamento al ristorante.Si truccò e pettinò,stranamente si sentiva in vena di tenere i capelli sciolti e poi indossò l'abito.quando di guardò allo specchio si rese conto che quei 2 anni non l'avevano poi cambiata tanto da com'era.

S'infilò la mantella di seta nera che suo padre le aveva fatto trovare assieme all'abito e poi,dopo aver preso la borsetta,uscì e si diresse a piedi verso il ristorante.

Los Angeles era una bella città,ma lei si sentiva come un pesce fuor d'acqua.Arrivò al ristorante e dopo aver dato il suo nome fu accompagnata a un tavolo d'angolo vicino a una grande vetrata.Ordinò un aperitivo mentre aspettava suo padre.

 

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Maledetto Angel,pensò lui entrando nel ristorante.Perchè doveva mandare proprio lui per l'incontro con quell'informatore?Non poteva mandare Wesley o Gunn,no,aveva chiesto esplicitamente a lui di andare.

Si guardò intorno e non vedendo ancora l'uomo che cercava,si diresse alla zona bar.

Mentre aspettava la sua birra,cercò di calmarsi e di rilassarsi.Si portò la mano al colo massaggiandoselo e fu allora che si accorse di un profumo nell'aria che erano 2 anni che non sentiva più.

Il suo senso dell'olfatto lo riconobbe subito:era il profumo di lei;era il profumo del suo bagno schiuma:vaniglia e fragola.

Si girò di scatto per osservare meglio le persone presenti in quel luogo,domandandosi come mai lei fosse lì.Poi,cercando di tornare a ragionare con la testa e non con il cuore,si disse che era impossibile che lei fosse lì.Si,suo padre abitava a Los Angeles ma non era detto che lei fosse proprio in quel locale.

Doveva essere solo una coincidenza.forse una qualche signora presente in sala aveva usato un profumo simile.

Si portò il bicchiere della birra alle labbra e tornò a voltarsi verso il bar,dando le spalle alla zona ristorante,e cercando di togliersi dalla mente questa sensazione di sentire la presenza di lei.

 

PARTE PRIMA:SECONDO PEZZO:

 

Lei guardò l'orologio per l'ennesima volta e poi fece cenno al maitre.

"Mi dica signorina?"

"Il signor Summers,mio padre ha avvertito di un eventuale ritardo?",chiese lei.

"No signorina."

"Va bene,grazie.Aspetterò ancora un po'",e senza badare se il maitre se ne fosse andato tornò ad immergersi nei suoi pensieri.

Anche se era agitata per l'incontro con suo padre,non riusciva a liberarsi la mente dai ricordi che l'avevano invasa.Come era possibile che dopo 2 anni aveva ancora dentro di se così vivide immagini di Spike?Cosa era stato a scatenare tutto ciò?Già,è vero,pensò ,il vestito o meglio il colore di esso le aveva riportato alla mente il colore dei suoi occhi e tutto era iniziato da lì.

Prese il bicchiere con l'aperitivo,e dopo averlo finito si alzò e si diresse verso il banco del maitre;era stufa di aspettare.

 

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Guardò l'orologio e sbuffò, possibile che l'informatore fosse in ritardo;di solito erano sempre puntuali,si disse finendo la sua birra che aveva davanti.

Ormai aveva già un'ora di ritardo e francamente si sentiva un po' stanco a stare lì ad aspettare.Pagò la birra,e alzandosi si sistemò la lunga giacca di pelle nera,e si diresse verso l'uscita del locale-Fù allora che il suo senso dell'odorato percepì fortissimo il profumo di vaniglia.Alzò lo sguardo e vide una giovane donna di spalle uscire dal locale.Qualcosa i indefinibile lo spinse ad affrettarsi all'uscita.

 

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L'aria della notte era fresca,ma lei stava bene.Si guardò intorno e il posteggiatore delle auto dei clienti del ristorante le si avvicinò:

"Mi scusi, signorina.Vuole che le chiami un taxi?"

Lei fece per rispondere,ma una profonda voce con uno spiccato accento britannico disse:

"Non si preoccupi.La signorina è con me",facendo dileguare in fretta il ragazzo.

Dio,non era possibile,pensò lei, quella voce era la sua,ma non poteva essere lui.forse era solo un signore che aveva una voce simile.Si, doveva essere così ma come mai ho paura a girarmi?,si rimproverò mentalmente.Ho paura di sperare.Sono rimasta troppe volte delusa,pensò ancora e si voltò adagio.

L'oscuità non le permetteva di vedere bene il volto,ma sentiva che questa volta non si era sbagliata.L'ombra si avvicinò a lei e le dette il braccio,che come un autonoma lei accettò e fù guidata all'auto.

 

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Le aprì lo sportello facendola salire,e poi salì dall'altra parte e mise in moto.

Aveva paura di guardarla;credeva di stare sognando e che presto si sarebbe svegliato nel suo letto dopo uno dei suoi tanti sogni.Eppure il calore che emanava dal corpo vicino al suo;il profumo che per tutta la sera aveva percepito chiaramente ora era presente vicino a lui.

Percepiva anche chiaramente che lei era come sotto shock;che non sapeva se credere o meno ai suoi occhi.Poteva capirla benissimo;del resto lìultima volta che si erano visti lui stava sacrificando la sua esistenza per la salvezza del mondo.

 

PARTE SECONDA:

 

Cosa le stava succedendo?Come era possibile che si sentisse come se vedesse tutto dall'esterno?; si chiese senza riuscire veramente a capire se stesse sognando.

Si, forse era solo un sogno; tra poco si sarebbe risvegliata nella sua vasca da bagno scoprendosi in un madornale ritardo. Eppure vedeva benissimo la strada attraverso il vetro dell'auto; non poteva essere solo un sogno.

Fu in quel momento che si accorse che l'auto si era fermata davanti ad una villetta e che lo sportello dell'auto si era aperto. Scese come un'automa dall'auto e seguì lui dentro la casa.

 

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Perché non reagiva? L'aveva condotta in casa e ora stava lì, in mezzo al soggiorno, ma era come se non vedesse quello che la circondava. Le si avvicinò da dietro e posandole le mani sulle spalle, le fece scivolare la mantella ed involontariamente emise un suono di apprezzamento a vedere come l'abito modellava la sua figura.

Lo sapeva che lei sarebbe stata bellissima in un abito da sera, ma non credeva così. E poi quei 2 anni avevano portato lievi cambiamenti. Forse nessuno li avrebbe notati, ma lui sentiva che lì davanti non aveva la cacciatrice giovane inesperta e anche testarda; lì davanti aveva una donna che ora sapeva vivere e apprezzare tutto ciò che poteva avere dalla vita.

 

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Forse fu il peso lieve di quelle mani sulle spalle o forse fu il suono che l'uomo aveva emesso, ma qualcosa scattò in lei che, voltandosi, reagì nel modo più ovvio alla situazione.

Un sonoro sordo rumore fu quello che seguì mentre la sua mano colpiva la guancia dell'uomo, il quale rimase immobile e sogghignò lievemente:

"Meno male. Pensavo fossi diventata una statua", e bloccò la sua mano che si era già sollevata per un altro schiaffo. "No, mia cara. Ora basta."

"Tu! Maledetto Bastardo!! Tu!" e cominciò a singhiozzare con i pugni chiusi contro il suo petto. Lui la lasciò sfogare; sapeva cosa stava provando. Lui c'era passato quando anni addietro Willow l'aveva riportata in vita.

La strinse facendole scorrere una mano tra i capelli e l'altra sulla schiena. Piano piano i singhiozzi cessarono fino a divenire dei piccoli e brevi sobbalzi.

Lei sollevò piano il volto e lo guardò; Dio non stava sognando, lui era veramente lì.

"Ah.... Spike io...."

"Vieni", disse lui, interrompendola e accompagnandola al divano e la fece sedere, sedendolesi accanto.

il tempo pareva essersi fermato, nessuno dei due non riusciva ad essere il primo a rompere quell'imbarazzante silenzio. Lui si sentiva agitato e certo non era un ragazzino alle prime armi, ma in quel momento si sentiva come se fosse ancora il vecchio William, timido, che veniva sempre preso in giro e deriso.

Lei, invece, provava la voglia di abbracciarlo, di assicurarsi che lui fosse lì, seduto accanto a lei; voleva tanto sentirsi stringere tra le sue braccia e..., ma si ammettiamolo voleva fare l'amore con lui.

All'improvviso lui si alzò, e si diresse al tavolino d'angolo per versarsi uno scotch. Sentiva di averne bisogno perchè ne era certo quella sarebbe una lunga e interminabile notte.

 

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Mentre lo vedeva di spalle, lei lo osservò per cercare eventuali cambiamenti, ma non ne trovo. Del resto lui era un vampiro e i vampiri non invecchiano...

Lo vide tornare verso di lei portandole un bicchiere riempito di qualcosa di ambrato.

"Tieni", disse lui porgendoglielo.

"Non credo che sia il caso. Rammenti non reggo molto bene l'alcool", disse lei con un lieve sorriso.

Lui le sorrise in risposta e disse: "Tranquilla. L'ho allungato con dell'acqua". Poi si sedette sul divano e facendo un sospiro di cui non aveva un assoluto bisogno prosegui:"Come mai qui a Los Angeles?"

"Sono venuta a trovare mio padre, ma come hai potuto notare mi ha dato una lieve buca". Poi lo fissò e disse:"Di sicuro eri l'ultima persona che mi aspettavo di incontrare. Non dovresti dirmi qualcosa?"

"Meno male che non sei cambiata poi tanto in questi 2 anni. Sempre dritta al bersaglio". Bevve un sorso di scotch e poi passandosi una mano tra i capelli continuò:"Quando te ne sei andata dalla cava la luce sprigionata dal medaglione aumentò d'intensità, mi sentivo bruciare ma non avevo paura. Sentivo che sarebbe andato tutto bene.", bevve un'altro sorso di liquore per trovare coraggio.

Lei si rese conto che raccontare quello che era accaduto lo sconvolgeva. L'aveva notato dal tremore delle mani quando aveva preso il bicchiere. Tornò a concentrarsi su quello che lui stava dicendo:

"Quando riaprii gli occhi mi trovavo in un vicolo; sentivo dolore e bruciore in tutto il corpo. Mi rendevo conto che se trovavo dolore voleva dire che ero sopravvissuto, ma non sapevo dove mi trovavo.", la guardò e poi disse:" Mi ripromisi che avrei fatto di tutto per farti sapere che ero vivo se avessi superato quel momento. Poi non ricordo nient'altro. Quando mi sono risvegliato mi sono ritrovato in un letto in una stanza che non conoscevo e accanto a me c'era Angel."

"Angel?? Ma come?" chiese lei.

Lui la guardò e poi continuò:"Quando stetti un po' meglio, Angel mi disse che era stato grazie ad una visione di Cordelia che era riuscito a trovarmi. Mi disse di essere arrivato appena in tempo perche ero al limite delle mie forze vitali.", finì il liquore e cercò di non pensare alle settimane di sofferenza che erano trascorse per guarire. Ritornò al presente percependo chiaramente le contrastanti emozioni che lei stava provando.

 

PARTE TERZA:

 

Quello che stava provando, in quel momento, lei non riusciva a spiegarselo ma era sia felice che triste. Si alzò, e si avvicinò alla finestra per cercare di recuperare una parte della sua lucidità. C'era ancora una cosa che doveva sapere, senza girarsi disse:

"Perché... voglio dire come mai non mi hai fatto sapere che eri vivo dopo che ti eri ristabilito?"

Lui sapeva che quella domanda sarebbe giunta e così sospirando disse:" Quando mi rimisi, mi resi conto che la Bocca dell'Inferno era chiusa e che ora tu... tu potevi vivere una vita normale."

"Ah!! Una vita normale?? Ma sai cosa significa vivere??" disse con le lacrime che cominciarono a cadere sulle sue guance.

Lui la raggiunse e le posò le mani sulle spalle facendola voltare e poi disse:" Buffy, io..."

"Tu cosa?! Io ho passato mesi a piangerti, a disperarmi e a chiedermi se avrei potuto..."

"Shhh!!! Buffy, va tutto bene." ed iniziò a baciarla sulla fronte, scivolando giù ad asciugare con i suoi baci le lacrime. Poi la guardò e vide nei suoi occhi la stessa luce che aveva sempre visto. "Buffy, io..."

"Zitto. Non parlare. Baciami. Ti prego, baciami", e dolcemente gli mise le braccia intorno al collo e attirò il suo volto più vicino e lo baciò con dolcezza.

Lui la strinse, ricambiando la tenerezza che vi era all'interno; poi la sollevò tra le braccia e la portò su per le scale nella sua stanza.

 

*************

 

Lei lo abbracciava, stringendosi al suo forte corpo, sapeva che lui la stava portando nella sua stanza e lei... lei voleva che ciò accadesse. Sapeva che voleva quell'attimo e che tutto ciò che provava durasse per sempre. Lui la depose con dolcezza in mezzo al letto fra le morbide lenzuole e la guardò sentendosi osservato. Infatti lei lo fissava e nei suoi occhi si leggeva solo la voglia di essere amata.

Si ritrovò nuda ed esposta al suo sguardo, ma non si sentì imbarazzata mentre lui ammirava il suo intero corpo facendo l'amore con lei con gli occhi.

Lui si liberò dei pantaloni e le si inginocchiò accanto, sempre guardandola. "Buffy sei sicura. Io...."

" Shh!!", posandogli un dito sulle labbra. Rammentava come lui fosse un uomo eccezionale con un gran bel corpo e sorrise mentre lui si abbassava un po' baciarle le labbra spingendo la lingua in bocca.

Fece correre una scia di baci lungo tutto il suo corpo, facendola fremere e trasalire, quando si rese conto di cosa voleva fare.

"No, Spike io..."

" Non temere, Buffy", e scivolò ancora più giù fino a posare le sue labbra al suo centro. Lei gemette arcuandosi dalla meravigliosa sensazione che provava in quel momento.

Lui lasciò che lei desse libero sfogo a ciò che provava mentre il suo corpo veniva scosso da ondate sempre più intense, poi con dolcezza si immerse in lei.

Le gambe di lei lo circondarono attirandolo più in profondità e spronandolo ad aumentare dolce tortura del ritmo.

Lei gli artigliò le spalle in preda a una nuova ondata di piacere e lui non si fece pregare ancora e affondò più in profondità dando libero sfogo al suo piacere subito seguito da quello di lei.

Esausto, crollò su di lei, posando la testa sul più morbido dei guanciali che avesse mai avuto: in mezzo ai suoi candito seno, mentre lei con carezze lievi passava le dita nei suoi capelli.

 

parte quarta:

 

La luce del sole era calda sulla sua pelle e la faceva stare bene, ma provava anche qualcos'altro; si sentiva piacevolmente indolenzita e l'unico era che aveva fatto sesso con qualcuno. Un momento...no, non aveva fatto sesso con qualcuno, bensì aveva fatto l'amore con l'unica persona che credeva di aver perduto per sempre, si disse aprendo gli occhi alla luce accecante del sole che entrava dalla finestra aperta.

Un secondo quella non era la sua stanza e... dio, con tutta quella luce lui sarebbe bruciato. Si voltò verso di lui con il terrore di scoprire solo un mucchietto di cenere fumante, ma la sua sorpresa fu grande quando vide il corpo di lui perfettamente intatto illuminato dalla luce del sole.

Si alzò di scatto, senza dire nientesi rivestì in fretta.Presto la sua sorpresa aveva lasciato il posto alla delusione e alla rabbia.Non riusciva a capire perchè non glielo avesse detto.Era già arrivata alla porta quando si sentì afferrare alla vita e voltare bruscamente.

"Cosa vuoi fare? Te ne vuoi andare senza salutare?"

"Non vedo perchè dovrei salutarti. Mi hai celato molte cose su di te", disse lei fulminandolo con lo sguardo.

Lui capì subito a cosa si stava riferendo e comprese perfettamente la sua rabbia."Buffy, ascolta. Non volevo nasconderti niente. Volevo dirtelo, ma poi..."

"Ma poi cosa?! Hai pensato che fosse meglio portarmi a letto per farmi accettare meglio la novità."

"Non dire così. Io ti amo. Ti ho sempre amato"

"Tu, amarmi!! Non sai neanche cos'è l'amore", e strattonandosi per liberarsi uscì dalla stanza e scese di corsa le scale.

"Buffy!! Aspetta!! Dobbiamo parlare"

"Non c'è niente di cui parlare. Sono stata una stupida a lasciarmi abbindolare ancora da te. non voglio vederti mai più", disse con un tono di voce che non poteva essere minimamente frainteso. Uscì dalla casa senza guardarsi indietro e senza notare quanto lui fosse rimasto ferito dalle parole che gli aveva rivolto.

 

*************

 

Mentre Buffy scappava via, delusa e arrabbiata più con se stessa che con lui, da un'altra parte della grande metropoli degli angeli, nella zona degli uffici, in uno della ex agenzia Wolfarm & Hart, due uomini erano seduti uno di fronte all'altro e stavano in silenzio pensando a cose che in un certo qual modo erano molto simili.

Ad un tratto l'uomo più anziano d'aspetto, ma non il più vecchio nella stanza disse:"Sei veramente certo che mia figlia sia andata via con lui?"

"Si", disse l'altro osservando attentamente l'uomo di fronte a lui. Era strano trovarsi davanti al padre della donna che si era amato così tanto."La mia socia li ha visti salire sulla sua auto e allontanarsi dal ristorante dove li avevamo mandati con delle scuse."

"Quindi presupponi che ora lei stia con lui?"

"Si, quasi sicuramente. Devi tenere presente che hanno molto da chiarire e da raccontarsi"

"Già", disse e proprio in quel momento squillò il suo cellulare. Lui lo prese e rispose:"Pronto...ah ciao... No, non fare sciocchezze. Aspetta vengo subito a casa e ne parliamo. Si,lo sò.Farò ammenda anche di non essermi presentato al ristorante", e chiuse la conversazione, poi voltandosi verso l'altro disse:"Qualcosa è andato storto, mia figlia vuole partire. E' meglio che la raggiunga", ed uscì dallo studio.

Rimasto da solo prese il telefono e digitò il numero del cellulare del suo Childe, ma la voce automatica lo avvertì che non era raggiungibile. Riattacando disse fra sè:"Si può sapere che cavolo hai combinato??", e si girò verso la finestra coperta da pesanti tendaggi scuri. Lui percepiva il calore del sole all'esterno e si domandò se avesse fatto bene ad aiutare Hank Summers nel suo proposito di rendere felice sua figlia Buffy.

 

 

Parte Quinta:

 

Appena aveva finito la telefonata con il padre, Buffy si era chiusa in camera e senza togliersi il vestito si era gettata sul letto a piangere. Piangeva non perchè fosse arrabbiata con lui, ma con se stessa. Ed inoltre era cetta di averlo fatto soffrire con quelle dure parole. Non sapeva bene da quanto tempo si trovasse lì distesa sul letto a piangere e a rivivere nella mente le stupende ore d'amore trascorse con lui; fu riscossa dai suoi dolci pensieri dal suono insistente alla porta; si sollevò dal letto e andò alla finestra. Lì davanti al cancelletto c'era Spike.

Cosa era venuto a fare e perchè? Era stata chiara; gli aveva urlato che non lo voleva vedere più. Si ritirò dietro le tende e cercò di calmarsi.

 

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Perchè era andato lì? Sapeva che lei probabilmente non gli avrebbe voluto parlare, ma doveva provare a spiegarle. Non poteva perderla ancora. Aveva cercato di andare avanti in quei 2 anni, ma era stata dura. Più di una volta aveva avuto la tentazione di mollare tutto e di andare da lei; di presentarsi davanti a casa sua e dirle che l'amava ancora come la prima volta.

Fù riscosso dai suoi pensieri dal lieva ondeggiare di una tendina al secondo piano e capì che lei era lì, dietro quella tenda e che lo aveva visto.

Restò lì, in attesa che lei gli aprisse, ma nessuno venne. Sconfitto, amareggiato, deluso guardò un ultima volta verso la finestra e risalì in auto. Si mise alla guida e nello stesso momento in cui lui faceva manovra la tenda si scostò e lei lo vide allontanarsi.

 

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Parte Quinta:

 

Appena aveva finito la telefonata con il padre, Buffy si era chiusa in camera e senza togliersi il vestito si era gettata sul letto a piangere. Piangeva non perchè fosse arrabbiata con lui, ma con se stessa. Ed inoltre era cetta di averlo fatto soffrire con quelle dure parole. Non sapeva bene da quanto tempo si trovasse lì distesa sul letto a piangere e a rivivere nella mente le stupende ore d'amore trascorse con lui; fu riscossa dai suoi dolci pensieri dal suono insistente alla porta; si sollevò dal letto e andò alla finestra. Lì davanti al cancelletto c'era Spike.

Cosa era venuto a fare e perchè? Era stata chiara; gli aveva urlato che non lo voleva vedere più. Si ritirò dietro le tende e cercò di calmarsi.

 

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Perchè era andato lì? Sapeva che lei probabilmente non gli avrebbe voluto parlare, ma doveva provare a spiegarle. Non poteva perderla ancora. Aveva cercato di andare avanti in quei 2 anni, ma era stata dura. Più di una volta aveva avuto la tentazione di mollare tutto e di andare da lei; di presentarsi davanti a casa sua e dirle che l'amava ancora come la prima volta.

Fù riscosso dai suoi pensieri dal lieva ondeggiare di una tendina al secondo piano e capì che lei era lì, dietro quella tenda e che lo aveva visto.

Restò lì, in attesa che lei gli aprisse, ma nessuno venne. Sconfitto, amareggiato, deluso guardò un ultima volta verso la finestra e risalì in auto. Si mise alla guida e nello stesso momento in cui lui faceva manovra la tenda si scostò e lei lo vide allontanarsi.

 

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Parte sesta:

 

Mentre Angel organizzava le cose con Cordelia, nel suo ufficio Spike si era gettato sul divano e con un bicchiere di wishey in mano. Dio perchè doveve essere così difficile amare ualcuno? Perchè non poteva essere felice anche lui come tutte le persone?

Si portò alle labbra il bicchiere e dopo averlo scolato si alzò per versarsene un'altro. Mentre il liquido cadeva nel bicchiere, la vista gli si annebbiò e portandosi la mano al volto la ritirò bagnata.

Si stava proprio rammolendo, ma non poteva farne a meno: lui l'amava tanto e non poteva fare a meno di lei. Lei era tutto per lui. Dio perchè fargliela rincontrare e non poter stare con lei? Perchè? E con uno scatto d'ira gettò il bicchiere contro il muro lasciando che il liquore si spargesse dappertutto.

 

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Era passato del tempo dall'ultima volta che era stata all'agenzia di Angel, e questa poteva considerarsi la prima volta che si recava nella nuova sede. Salì i gradini e si diresse verso la porta principale; bussò e poco dopo Cordelia comparve venendole ad aprire.

"Ciao Buffy", disse abbracciandola.

"Ciao Cordy", e poi tirandosi indietro disse,"Dio, ma come fai ad essere così in forma?"

"Lo sono sempre stata".

"E sei sempre modesta!, e scoppiarono a ridere ritrovando in parte la sintonia dei vecchi tempi.Poi riprendendosi disse:"Sono venuta per parlare con Angel.Posso?"

"Certo.E' nel suo ufficio. Vieni ti accompagno", e si diresse verso la porta accanto e dopo aver bussato la fece accomodare, non prima di aver scambiato un'occhiata eloquente con il suo capo.

 

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Era veramente cambiata in quei 2 anni, dovette ammettere Angel ed era ancora una bellezza.

"Sono contento di vederti. come stai?", disse dopo averla stretta tra le braccia.

"Bene o meglio tiro avanti".

"C'è qualcosa che ti preoccupa. Lo sai che puoi sempre contare su di me"

"Si, certo. Ma....", poi facendo un profondo respiro proseguì:"Ho rivisto Spike"

"Ah! Bene sono contento che vi siate rivisti"

"Tu lo sapevi che era vivo e non mi hai detto niente in questi 2 anni, perchè?", e vedendo che la stava per interrompere proseguì:"E ti prego non mi venire a dire che era per il mio bene".

"Va bene, se vuoi non dirò questo. Tanto già lo sai", e facendole uno dei suoi rari sorrisi disse:"ora mi dici perchè hai voluto vedermi?"

E Buffy iniziò a raccontargli tutto; lui l'ascoltava anche se gran parte della storia già la sapeva.

 

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Nel frattempo Cordelia aveva digitato l'interfono dell'ufficio di Spike e dopo l'ennesimo squillo, Spike rispose:

"Cosa c'è, gattina?"

"La gattina in questione ti vuole dire che sei desiderato nell'ufficio di Angel subito."

"Cosa è successo che il grande capo non sa risolvere?"

"Non lo sò, mi ha detto solo che dovevo chiamarti"

"Va bene, gattina. Ci vado", e spense l'interfono. Poi si passò una mano tra i capelli, e si diresse verso la porta e poi lungo il corridoio che conduceva all'ufficio del gran capo. Passando davanti al tavolo di Cordelia le strizzò l'occhio e lei si alzò fermandolo.

"E adesso cosa c'è?"

"C'è che sembri uno straccio. Va bene che sei ancora un vampiro, ma cerca di tenerti in ordine", e detto questo gli sistemò il colletto della camicia.

"Grazie gattina", e le dette un buffetto sulla guancia.

Era strano come avesse legato con l'ex reginetta di bellezza del liceo di Sunnydale, forse era dovuto che lui era molto cambiato o forse al fatto che era stato grazie ad una visione di Cordy che Angel era riuscito a salvarlo.

"Ora vai, stupido vampiro", disse lei spingendolo verso la porta.

"Va bene, va bene", e bussò alla porta e senza attendere risposta entrò e gelò sull'uscio.

Lì, nell'ufficio di Angel, seduta sul divano,c'era Buffy e lo stava fissando come se fosse un fantasma.

 

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Ma che ci faceva lui qui?, si domandò lei fissandolo e si rese conto che suo padre aveva ragione: lui pareva sconvolto e... ma si può sapere cosa stava pensando.

"Spike!" "Buffy!", dissero quasi contemporaneamente e prima che potessero continuare Angel disse:

"Bene io vi lascio. Credo che abbiate qualcosa di cui parlare", e si diresse alla porta. Prima di uscire disse:"Mi raccomando cercate solo di non distruggermi l'ufficio", ed uscì.

 

Parte settima:

 

Erano rimasti in silenzio, senza sapere cosa dire. Spike si sedette appogiandosi al tavolo dell'ufficio, nessuno di loro riusciva ad essere il primo a rompere quel silenzio imbarazzante. Alla fine Spike la guardò e disse:

"Sono contento di poterti parlare. Io...", e venne interotto da lei che disse:

"Raccontami tutto e stavolta non tralasciare niente."

"Va bene", e le si avvicinò sedendolesi accanto sul divano."E' stato durante la convalescenza, mentre mi riprendevo dalle ferite. Una mattina Cordy è entrata nella stanza portando delle bende per la medicazione e inavertitamente scostò la tenda e la luce del sole illuminò la stanza. Per riflesso urlai e le dissi di chiuderla, ma Angel, che era rimasto nel vano della porta, mi disse che non stavo bruciando."

"Ma come? Cioè come è possibile ciò?", chiese curiosa lei mentre sfiorava con la mano quella di lui per avere un contantto.

"All'inizio nessuno, nemmeno Wesley riusciva a darsi una spiegazione a ciò, poi attraverso delle ricerche e tramite le conoscenze dell'ex agenzia Wolfman & Hart abbiamo scoperto che era una conseguenza, per me piacevole, dell'energia che era scaturita dall'amuleto.", e poi la fissò.

Lei aveva ascoltato ciò che lui aveva detto; si alzò e guardò fuori dalla finestra, la luce del sole era accecante, ma era la vita stessa. Trasalì lievemente quando sentì le sue mani sulle spalle e la sua voce sussurarle nell'orecchio:

"Ti amo, Buffy. Sei tutto per me, ma non voglio che tu sia costretta a fare delle scelte che non ti senti di fare. Sei libera di vivere la tua vita liberamente. Mi ha fatto piacere rivederti", e si allontanò girandosi verso la porta. Stava per uscire quando la voce di lei lo fermò:

"Posso scegliere di passare del tempo con te senza nessun obbligo?" Lui si voltò e la vide avvicinarsi, poi prendendolo per mano disse:"Ho fame. Invitami a pranzo e poi forse ti dirò cosa voglio fare", e gli sorrise sfiorandogli con le labbra la guancia.

 

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All'esterno, nel frattempo, Cordy era agitata; aveva visto Angel uscire dall'ufficio e raggiungerla, mettendosi seduto accanto a lei sul divano.

"Calmati. Non si stanno scannando", disse lui accarezzandole il braccio.

"Si può sapere come fai a stare tranquillo? Lì dentro ci sono due tra le persone a cui tieni di più e stai qui calmo, come ci riesci?"

"Sono qui perchè sò che loro due devono sistemare le cose in sospeso tra loro da soli. E stai tranquilla, anche se non lo ammetteranno mai, si amano e se riusciranno a far parlare i loro cuori lo scopriranno molto presto", e poi scostandole una ciocca di capelli aggiunse:"Invece di essere in pensiero per loro, non potresti occuparti di una persona che ha un necessario bisogno di te?"

Lei gli sorrise e poi gli si avvicinò e gli sfiorò le labbra; e poi appoggiò la sua testa sulla spalla, mentre con la mano si infiltrava tra i bottoni aperti della camicia sfiorandogli il petto.

 

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Nel frattempo, nell'ufficio Spike era rimasto immobile; non era sicuro di aver capito bene. Gli stava dando un opportunità o qualcosa del genere?

"Va bene", disse riprendendosi." E sia, ti porto fuori a pranzo, ma come la mettiamo con quelli lì fuori?"

"Vuoi dire che sono lì fuori?"

"Se conosco anche 1/10 il mio capo credo proprio di sì e credo che il nostro incontro qui l'abbia organizzato con la complicità di Cordy".

"Va bene, allora usciamo tranquillamente e se è il caso ci fermiamo anche a scambiare qualche frase, ma ricordati mi devi portare a pranzo. A parte gli scherzi oggi non ho fatto colazione e sto letteralmente morendo di fame", disse ricordando pure perchè non aveva fatto colazione.

Lui parve accorgersi che qualcosa la turbava e disse:"Non pensare a stamattina. Quello che è accaduto doveva avvenire.", e poi prendendola per mano disse:" Sei pronta ad affrontarli?"

Lei gli strinse la mano e fece un cenno con la testa.

 

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"E' meglio che ti fermi, Cordy", disse Angel baciandole il collo.

"Perchè?" mugolò lei in preda a una dolce estasi.

"Perchè stanno per uscire dall'ufficio", disse e rapidamente Cordy si staccò risistemandosi i capelli. "Sei bellissima", disse lui dopo che lei si era rimessa a posto.

"Invece di farmi i complimenti, chiuditi la camicia", e si sedette più composta sul divano, mentre lui allacciava i bottoni della propria camicia.

Poco dopo la porta dell'ufficio si aprì facendo comparire Spike e Buffy che si tenevano per mano. Si diressero verso i loro amici.

"Noi usciamo. Se succede qualcosa sono rintracciabile sul cellulare", disse Spike.

"Tranquillo, William. Oggi sei in ferie quindi fila via prima che cambi idea", disse Angel spingendo letteralmente fuori i due giovani e chiudendo la porta.

"Non ti pare di avere esagerato", disse Cordy.

"Per niente. Ed ora vieni qui. Dove eravamo rimasti?" disse avvicinandolesi per abbracciarla forte.

 

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Fuori il sole era alto e splendente e Buffy sentiva il suo calore sulla pelle, ma tutta la sua attenzione era tutta concentrata su di lui. Lo vide indossare occhiali da sole scuri, lo guardò curiosamente e lui notandolo disse:" E' per gli occhi"

"Vuoi dire che...?"

"Sì, non riescono a sopportare la luce troppo forte", poi guardandosi attorno disse:" Allora dove ti piacerebbe andare a mangiare?"

"Non lo sò. Basta che sia un posto carino."

"Allora sò dove portarti, ma è un po' lontano. Vieni", e la condusse all'auto.

 

 

Parte nove

 

Circa 20 minuti dopo giunsero al ristorante e Buffy restò stupita dall'eleganza del locale. Come se le leggesse nella mente Spike disse:"Sai com'è; quando hai a che fare con gli informatori di Angel bisogna anche dare una buona immagine di se stessi."

"Ah davvero!!E non è solo per far colpo su qualche povera indifesa fanciulla?". disse ironicamente lei.

Spike la guardò e poi disse:"Gelosa per caso?"

"Chi? Io? No, perchè dovrei?", chiese con finta innocenza, anche se dentro bolliva dalla voglia di sapere quante donne in questi 2 anni lui aveva conosciuto.

"Sai, mi avevi dato questa impressione, ma forse sto sbagliando", e detto ciò la guidò al tavolo che era prenotato sempre per lui o qualcun'altro dell'agenzia.

"Whoa!!", disse lei, dopo che il maitre si era allontanato con l'ordinazione,"Addirittura un tavolo personale. C'è qualcosa che devo sapere?"

"Ebbevne hai scoperto il trucco", disse lui guardandola e vide che lei non sarebbe stata contenta fino a che non avesse saputo tutto."E' stato circa 5 mesi fà, il proprietario del locale aveva alcuni problemi diciamo di usura inusuale", e vedendo lo sguardo stupito e attento di lei proseguì:"In breve Angel ed io lo abbiamo aiutato a risolvere questi problemi e da allora abbiamo una prenotazione permanente di un tavolo qui al ristorante."

"Però, non è allora male lavorare con Angel?"

"Dipende. Lo sai anche tu come è testardo a volte."

"Già hai ragione", disse lei scostandosi per permette al cameriere di posare il piatto.

 

Dopo che il cameriere andò via,iniziarono a mangiare ognuno di loro perso nei propri pensieri. Lei si sentiva felice e serena come non le succedeva da tempo; il trovarsi lì con lui, con l'uomo che amava e di cui aveva pianto la sua "morte",le faceva credere che tutto era possibile.

Lui, non riusciva a staccarle gli occhi da dosso ed era nervoso, come se all'improvviso fosse tornato ad essere il William maldestro e timido che era stato nella sua vita precedente.Fu riportato alla realtà da una domanda di lei:

"Scusa, cosa hai detto?"

"Sai è strano trovarti distratto", disse lei sorridendogli con dolcezza."Ti ho chiesto se c'è qualcosa tra Angel e Cordelia? Mi ha dato quest'impressione".

"In effetti è così. Non sò di preciso quando tutto ha avuto inizio, ma deve essere già da qualche tempo", poi maliziosamente chiese:"Sei per caso gelosa?", pregando in cuor suo che lei rispondesse di no.

"Gelosa?" Di chi? Di Angel? No, non lo sono. Lui diciamo è stato il primo per cui il mio cuore da adolescente ha battuto, ma ora non c'è assolutamente nulla tra noi due tranne forse una profonda e sincera amicizia"

"Bene", disse lui versandole del vino nel bicchiere."Come stanno gli altri?"

"Basta", mettendola la mano sul bicchiere,"Lo sai che non sopporto bene l'alcool. Comunque gli altri stanno bene. Due settimane fà ho ricevuto una lettera da Dawn."

"Dawn? La mia piccola Briciola", disse lui sorridendo.

"La tua piccola Briciola fa il secondo anno di college a Eton ed è molto in gamba. Detto fra noi la invidio un poco: è un genietto in confronto a me nello studio."

"Forse, ma tu avevi altri compiti da svolgere".

"Eh già. Il mio sacro dovere. Comunque Dawn è molto intelligente e rende molto orgoglioso Giles."

"Come sta il buon vecchio Rupert?",disse lui sedendosi comodamente e facendo un cenno al cameriere di portare il conto.

"So da una lettera di Dawn che ha avuto alcuni problemi di salute e che il cuore gli ha fatto qualche brutto scherzo, ma niente che un po' di riposo e tranquillità non possa sistemare. Ora però sta molto meglio.", disse mentre il cameriere portava il conto.

Lui pagò tranquillamente e poi dopo essersi alzato le scostò la sedia e le prese la mano.

"E gli altri come stanno?", chiese mentre uscivano dal locale e si avvicinavano all'auto.

"Bè, Xander si è ripreso dopo la sua depressione per la morte di Anja ed ha aperto un'impresa edile; Willow si trova in Inghilterra con mia sorella e Giles e lo aiuta nella conduzione del nuovo Consiglio degli Osservatori. In definitiva stanno tutti bene", disse mentre salivano in auto.

Lui la raggiunse subito e mise in moto."Dove vuoi andare?", chiese immettendosi nel traffico.

"Non lo so; non devi tornare in agenzia?"

"No", e aggiunse."Sono tutto tuo per oggi"

Lei fece finta di niente, ma senti come se un'improvviso calore la invadesse. Poi cercando di riprendersi disse:"Com'è che hai iniziato a lavorare con Angel? Da quello che mi ricordo voi due non siete mai andati molto d'accordo"

"Be, il fatto è che una volta che stetti meglio; non avevo le idee molto chiare sul mio futuro e così lui mi chiese se mi andava di dargli una mano. Sai Los Angeles farebbe concorrenza alla vecchia Sunnydale. E così sono rimasto. All'inizio è stata dura, ma poi quando abbiamo iniziato a collaborare andata meglio".

Lei sorrise e lui accorgendosene disse:"Che c'è ora?"

"Niente; è che sapere che tu e Angel lavorate insieme è alquanto sconcertante", poi guardando fuori dal finestrino disse:"Dove stiamo andando?"

"Bè visto che non avevi idee chiare su dove andare; ho pensato che la spiaggia sarebbe stata un'ottima scelta, sempre se ti và".

"Si, mi piace l'idea", e gli accarezzò la mano.

 

Capitolo 10

 

Mezz'ora dopo lei vide la scogliera e l'oceano e poco dopo Spike fermò l'auto davanti a un cancello; scese dall'auto e le aprì la portiera dicendo:"siamo arrivati", e prendendola per mano la condusse lungo i rapidi scalini di pietra.

Scese l'ultimo gradino e poi la sollevò prendendola per la vita e facendola scivolare lentamente lungo il corpo.

Buffy chiuse gli occhi mentre brividi percorrevano il suo corpo; l'incanto si spezzò nel momento in cui i suoi piedi toccarono la sabbia.

Si guardarono negli occhi e lei vide che quel lieve contatto, quel lieve sfiorarsi dei loro corpi non aveva lasciato immune Spike.

Poi lui, sempre tenendola per mano disse:"Vieni", e fece per incamminarsi, ma lei lo fermò:

"Aspetta", e vedendo che lui la fissava, si appoggiò alla sua spalla e si tolse le scarpe."Ora possiamo andare"

Camminarono mano nella mano in silenzio assaporando la sensazione di avere vicino la persona che si ama. Si sedettero sulla sabbia e restarono muti per non spezzare la magia del momento. Lui non riusciva a credere di avere lì vicino la donna che amava e che aveva creduto di non poter mai vedere di nuovo; dal canto suo buffy sentiva che doveva in un certo qual modo scusarsi per il suo attegiamento della mattina, ma non voleva rovinare con inutili chiacchere quel momento di intimità.

Si guardò in giro e vide una casa; aveva un che di famigliare, ma non riusciva a capire perchè, così disse:"Di chi è quella casa laggiù?"

Lui la guardò sorridendo e poi disse:"ci sei stata ieri sera,Buffy."

"vuoi dire che è tua?", domandò stupita lei.

"Si. quella è la parte del retro con la veranda. Ieri non te l'ho fatta vedre perchè ero troppo emozionato di averti rivista e di averti lì con me", e si alzò dandole la mano.

Lei la prese stringendo le sue dita fredde; meno male che non era cambiato poi tanto, pensò, le dava ancora i brividi sentire la fredda pelle di lui.

Entrarono in casa e lui la condusse per le varie stanze, poi lei si fermò davanti a quella dove aveva passato la notte prima. Si girò verso di lui e vide riflessa nei suoi occhi una domanda che forse aveva paura di fare. Senza farlo stare troppo in ansia; lei lo prese per mano e varcò la soglia della stanza chiudendo la porta dietro di loro.

 

 

appena la porta si chiuse alle loro spalle; lui l'attirò contro di se e scostandole i capelli dal volto le baciò la fronte e poi scese lungo il naso fino ad arrivare alle labbra.Poi passò a baciarle le guance e il collo mentre con la mano le sbottonava la camicetta.Ad ogni millimetro di pelle che scopriva vi posava sopra un bacio.

La sollevò tra le braccia e la posò sul letto per poi unirsi a lei.Posò un lieve bacio nell'incavo dei seni che spedì un brivido lungo tutto il corpo di lei.

Mentre lui la torturava baciandola e facendola tremare con carezze sempre più intime, lei gli sollevò la maglietta e gliela fece passare sopra la testa. Voleva avere un contatto con la sua bella pelle; fece scorrere le mani sopra la sua schiena.

Mentre lei continuava a sfiorarlo; lui circondò i seni accarezzandoli e stringendo piano tra il pollice e l'indice i capezzoli rosei.Alle mani unì le labbra e cominciò a leccarglieli facendo tremare il corpo della sua donna.Le mani continuarono a scorrere sul corpo fino ad arrivare al fianco e giù sulla coscia,coperta ancora dal tessuto di raso dei pantaloni beige.Fece scivolare lentamente la mano verso su e Buffy si arcuò mentre le dita di lui sfioravano il suo centro attraverso la stoffa.Lui la guardò e vide sul volto di lei la voglia di essere amata completamente.

"Ti amo", mormorò mentre lei gli accarezzava le spalle.

Lei lo attirò a se portando le labbra a sfiorare quelle di lui mentre le sue mani s'infilavano all'interno dei pantaloni tirandoli piano giù. Lei arcuò la schiena per facilitargli il compito.

I pantaloni scivolarono giù sopra i suoi fianchi, giù per le coscs, oltre le ginocchia, le caviglie e finalmente ai piedi. Lui si fermò a guardarla bevendola con gli occhi ed iniziò a sbottonarsi i pantaloni per poi farseli scivolare lungo le anche.Poi si liberò dell'indumento senza smettere mai di guardarla e notando che lei non staccava lo sguardo dal suo corpo.

si piegò di nuovo verso di lei, iniziando questa volta a baciarla dalla caviglia e scivolando lungo il polpaccio e poi su finalmente a dove lei voleva essere baciata.

"Si, ti prego", mormorò lei aggrovigliando le dita nel lenzuolo mentre lui la accarezzava con dolcezza e con lievi colpetti di lingua.

Lei si sentiva bruciare, ma voleva di più, voleva lui, voleva sentirlo su dise,dentro di se.lo attirò su verso la sua bocca e con le gambe gli circondò i fianchi, mentre lui entrava dentro di lei riempiendola e facendola sentire come se fosse la cosa più preziosa per lui.

"Ti amo, Buffy", gemette lui nel suo orecchio, mentre cercava di mantenere il controllo."Ti amo".

La voce resa roca dal desiderio, dall'amore riuscì a spedirla oltre il bordo e urlando il suo nome mentre anche lui raggiungeva l'apice.

Mentre il respiro tornava normale,lo abbracciò stretto cullandolo fino a che emtrambi furono circondati dalle braccia di morfeo.

 

 

Epilogo

 

Il sole entrava dalle finestre aperte e un raggio dispettoso che giocava con la tenda svolazzante colpì il volto di una donna addormentata. Lei aprì piano gli occhi e si guardò attorno, un po' spaesata, poi rammentò tutti i particolari dolcisimi della stupenda notte appena trascorsa.

Si girò per guardare l'uomo che amava, ma scoprì che il posto accanto al proprio era vuoto. Dove poteva essere andato? E poi era ancora presto, si disse mentre si alzava dal letto e indossava la vestaglia. Uscì in veranda e fu allora che lo vide in lontananza che stava nuotando verso la riva.

Scese le scale della veranda che conducevano alla spiaggia e gli andò incontro. Mentre si avvicinava lo vide uscire dall'acqua e pensò che era veramente fortunata ad essere amata da un uomo così stupendo. Dio, quanto lo amo, e lo guardò mentre prendeva l'asciugamano e si accorgeva della sua presenza.

"Ciao", disse lui con voce serena anche se temeva che lei avesse deciso di non restare; di non dare una possibilità al loro futuro.

"Ciao", e lo guardò e senza pensarci troppo su disse:"Devo abituarmi al fatto che tu la mattina vada a fare il bagno nell'oceano?"

Lui la guardò e poi sorrise, un sorriso che arrivava ai suoi meravigliosi occhi. "No", disse sollevandola in braccio. "Ti dovrai abituare a farlo con me", e s'immerse nell'acqua con lei ridendo felice mentre lei, non curandosene della vestaglia che si bagnava, lo baciava e rideva felice forse per la prima volta nella sua vita e sicuramente non sarebbe stata l'ultima.

 

Fine