Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

 

REGINA DELLE TENEBRE

di Psike

 

 

Era una sera come tante. Lei era di ronda, come al solito, immersa nei suoi pensieri. Ripensava alla sua vita prima che scoprisse qual'era il suo destino. I ricordi di quel tempo le si affacciavano alla mente confusi e indefiniti, come vecchie foto sbiadite dal tempo. Ricordava le chiacchiere futili delle sue amiche (o quelle che credeva tali), i pomeriggi trascorsi a vagare per il centro commerciale, la sua popolarità a scuola e lo stuolo di ragazzi che sarebbero morti per poter uscire con lei. La malinconia l'assalì come al solito. Continuò a perdersi nel fiume dei suoi ricordi. Ricordò il giorno in cui la sua vita cambiò per sempre. Quello lo ricordava bene, come se non fosse passato neppure un giorno, e con quel ricordo diventavano nitidi tutti i successivi. Quelli che credeva essere suoi amici che si allontanavano perchè si era sparsa la voce frequentasse cattive compagnie, il suo isolamento forzato. La rabbia l'assalì come un fiume in piena. Poi la sua espulsione, quella era stata la cigliegina sulla torta. I suoi genitori non avevano neanche provato a capirla, confortarla. No, lei li aveva delusi e loro non l'avrebbero mai perdonata. In seguito ricevette la notizzia che si doveva trasferire. Un inviato del concilio si presentò a casa sua come un assistente sociale e dopo un paio di incontri gli aveva convinti che era megli se lei si fosse trasferita in un altra città. Un posto dove nessuno conoscesse il suo passato, dove ricominciare tutto da zerosenza legami. E loro avevano acconsentito. Era partita una settimana dopo e lei si era davvero illusa di potre ricominciare da zero. Ma la sua fama l'aveva preceduta pure li, in quel paesino che era il centro dell'attività demoniaca. Nella nuova scuola nessuno aveva anche solo provato a parlarle. L'avevano evitata come la peste fin dal primo istante e la solitudine l'aveva assalita, ma era stata subito sostituita dal suo orgoglio. Si, perchè se era viva lo doveva esclusivamente a quello. Non si era arresa e aveva deciso di ignorare i loro commenti, usare a suo vantaggio la fama che loro le avevano creato per colpirli. E questo le piaceva. Le piaceva il terrore che incuteva in quegli sciocchi, il potere che esercitava sulle loro menti. E con il passare del tempo pure il suo stile era cambiato. Lentamente sostituito da un look dark che accresceva la loro paura di lei.

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Non sapeva di preciso cosa ci facesse in quello stupido paesino. Lo detestava. Sunnyhell, la bocca dell'inferno. Piena zeppa di vampiri di bassa lega. Tutti servi del Maestro, e da quando era morto solo dei novellini in cerca di fama. Tutti li a cercare di uccidere la Cacciatrice. Ecco cosa lo aveva spinto. Lui ne aveva gia uccise due, e questa avrebbe presto fatto parte della sua lista. Sapeva che si sarebbe divertito parecchio, in fondo era la caccitrice più longeva che si ricordasse, doveva solo trovarla. La cercò per quasi tutti i cimiteri di quella città, e non l'aveva ancora vista. Si diresse verso il Bronze, il locale dove andavano tutti i giovani di quella città. Li avrebbe potuto bersi qualcosa...o qualcuno. Appena entrato percepì la sua presenza. La sentiva, era li e non gli restava che individuarla. Si guardò in torno per un istante finchè i suoi occhi non caddero sulla ragazza che ballava in mezzo alla pista. I lunghi capelli biondi che le circondavano come un aureola il viso grazzioso illuminato da due splendidi occhi verdi, e ricadevano sulle spalle coperte da una cammicia di seta del colore del sangue, le gambe snelle fasciate in un paio di pantaloni aderenti come una seconda pelle. Ballava in modo seducente lanciando sguardi gelidi a quei mocciosi. Percepì la sua energia, la sua rabbia, il suo fuoco... e spontanea e prepotente gli si affacciò alla mente l'immagine di lei incatenata nuda al suo letto sottomessa ai suoi voleri,e subito sostituita dall'immagine di lui al posto della ragazza, incatenato e sottomesso a lei. Prepotente sentì la rispista del suo corpo a quell'immagine. In fondo lo aveva detto che si sarebbe divertito parecchi con questa cacciatrice.

 

La guardò per qualche istante, consapevole della lentezza con la cuale il suo sguardo tracciava i contorni del suo corpo. Le sarebbe saltato addosso in quell'istante se fossreo stati soli.

 

Mentre ballava si era accorta della sua presenza, il suo sguardo magnetico su di lei, la stava chiamando. "Vampiri. Non i soliti novellini. Questa sera mi divertirò parecchio!" Si guardò in torno. Non riusciva a vedere chi fisse, poi il suo sguarso si soffermò su due occhi di un azzurro sorprendente, mutevole e tempestoso come il mare che sembravano imprigionare. Quegli occhi che percorrevano lentamente il suo corpo e che la stavano spogliando. Era sicura che lui sapesse chi lei fosse, ma continuava a fissarla. Un idea balenò nella sua mente. Voleva giocare. Riprese a ballare al ritmo sempre più sensuale della musica senza distogliere lo sguardo dal suo. Voleva provocarlo.

 

Lo stava fissando e continuava a ballare. Sensuale e consapevole di essrelo. Lo stava provocando e lui non si sarebbe tirato indietro. Attese un lento e si alzo dal bancone del bar. Con passo sicuro gli si avvicinò e senza una parola la strinse tra le sue braccia iniziando a muoversi lentamente al ritmo della musica. Il suo profumo lo avvolse. Una fragranza sottile e sensuale che gli stava mandando gli ormoni in cortocircuito.

 

L'aveva visto alzarsi e dirigersi verso di lei. Il gioco aveva inizio. Avevano iniziato a ballare. Stretta tra le sue braccia il fuoco gli si accese nelle vene. Il profumo di lui le stava dando alla testa. Iniziò a muoversi lentamente, sfiorando di tanto in tanto il corpo di lui. Sentiva la sua eccitazione e voleva portarlo al limite. Quando il ritmo si fece più struggente, gli si avvicinò ulteriormente e ormai pelle a pelle iniziò a strusciarglisi contro in modo provocante.

 

Lo aveva portato al limite, se non la smetteva le sarebbe saltato addosso. Lentamente accarezzò la sua schiena. Se lei voleva giocare, lui conosceva le regole. Portò la mano sui suoi fianchi accarezzandola sempre più intimamente. La sentiva fremere. Sentiva il suo respipro caldo sul suo collo accellerare.

 

Era ora di mettere fine alle danze.

_Usciamo di qui.Gli sussurrò nell'orecchio. Lui si scostò leggermente per guardarla in viso.

_Perchè?chiese e gia sapeva.

_E'ora di ballare. Gli sorrise e si diressero all'uscita.

 

Uscirono dalla porta che dava sul retro, quella che usavano le coppie per allontanarsi senza essere notate. Fuori nel vicolo buio continuarono a fissarsi con curiosità.

_Come ti chiami?chiese lei.

_Che ti importa? Un vampiro vale l'altro, no?

_Diciamo che mi piace sapere il nome del mio avversario... quando ne incontro uno degno di tale nome.

_Cosa ti fa pensare che io lo sia?

_Se non lo fossi, ora saresti gia polvere.

_Spike. E' ora di aprire le danze.

 

Gli sorrise e iniziarono a lottare. Una lotta che era una danza, in perfetta sincronia tra di loro. Quando uno avanzava, l'altro si allontanava. Lo sfiorarsi dei loro corpi nella lotta li accendeva e li consumava. Presto uno dei dua avrebbe ceduto.

 

Furono pochi istanti e lei era contro la parete, le mani alzate tenute saldamente da quelle del vampiro che la imprigionava con tutto il peso del suo corpo. Quel contatto la stava eccitando. Avrebbe dovuto essere terrorizzata, invece non gli importava di morire. In fondo era una gran bella morte.

_Che aspetti, hai vinto e non ti conviene temporeggiare. Potrei sempre liberarmi.

_Non credo tu voglia farlo. In più non ho nessuna intenzione di ucciderti....per il momento. Un sussurro vicino al suo collo e un brivido lunglo la sua schiena.

_E allora cosa vuoi da me. La voce calma, indifferente. Una maschera per nascondere la sua attesa, l'ansia e soprattutto l'eccitazione.

Si allontanò da lei quel tanto da permettergli di guardarla negli occhi, poi un sussurro.

_Te.

Era sorpresa ma non voleva farglelo capire.

_Cosa ti fa pensare che mi farei anche solo sfiorare da te?

Per tutta risposta imprigionò entrambe le sue mani con una sola, mentre l'altra scendeva ad accarezzarle i fianchi. Poi giu lungo le cosce, verso l'interno. La sentì fermere e prese a baciargli il collo, mordicchiandolo e dandogli leggere leccatine di tanto in tanto.

 

Era eccitante. Tutto in lui la facefa fremere per il desiderio, ma non poteva cedere. Se lo avesse fatto avrebbe vinto. Lui stava giocando con il fuoco, si sarebbe presto bruciato. Se lui voleva giocare, lei conosceva le regole.

 

La senti rilassarsi e arrendersi a lui. Non credeva sarebbe stato così semplice e quasi gli dispiaceva. Gli liberò le mani e lei gli allacciò un braccio intorno al collo, mentre lo baciava e con l'altra mano scendeva l'ungo il petto scolpito. Poi giu lungo l'addome piatto fino all'allacciatura dei jeans. Glie li sbottonò e la sua mano prese ad accarezzare la sua virilità eccitata. Era sorpreso, non credeva si sarebbe lasciata andare fino a quel punto.

 

Lo stava accarezzando e lo sentiva tendersi sotto il suo tocco. Ma non era finita. Lo voleva portare al limite. Scese con le labbra lungo il percorso segnato dalle sue mani, per poi sostituirle. A dividerla da lui solo la sottile stoffa dei boxer che indossava. Era quasi arrivato. Solo pochi attimi e sarebbe venuto. Lo sguardo gli si fece di ghiaccio e lo colpì scaraventandolo lontano. Nei suoi occhi la sorpresa e il desiderio.

 

Lo stava portando al limite, solo pochi istanti e sarebbe venuto. Poi si sentì spingere e colpire. Tutto troppo velocemente. Troppo improvviso e si trovò lontano da lei che lo guardava. Nei suoi occhi la consapevolezza di aver vinto quella battaglia. Si girò e si allontanò sparendo nelle tenebre, lasciandolo a terra ancora stupito. Sorrise. Con questa cacciatrice si sarebbe divertito parecchio. L'avrebbe domata. Era solo questione di tempo.

 

Un altra giornata alla Buffy. Chissa perchè non se ne stupiva. Fece scorrere il suo sguardo con disprezzo su quei ragazzi che frequentavano le sue stesse lezioni. Stavano parlando di lei, ne era sicura. Li guardò e sorrise. Un sorriso crudele, carico di significati inespressi. Un sorriso da vampiro. Gia perchè in quegli anni passati a polverizzarli, aveva appreso dai più forti come terrorizzare le loro vittime con un solo sguardo. E lei era stata una brava alieva. Adorava vedere il terrore sui loro visi, la faceva sentire ancora viva. Viva come solo poche volte si era sentita, viva quasi come quando le mani di lui l'avavano accarezzata la notte precedente. Una situazione alquanto paradossale se si considera che lui è un vampiro. Scacciò quel pensiero sforzandosi di non pensarci.

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La voleva, doveva essere sua. A qualsiasi costo. Fosse anche morto lei sarebbe stata sua. Doveva pensare. Come convincerla. Come farla cedere alle tenebre, a lui. Un sorriso gli stirò le labbra. Ora sapeva come fare. Quella notte non avrebbe avuto scampo.

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Eccola stava arrivando, la sentiva.Si nascose di più nell'ombra. Non doveva vederlo. Attese. Stava combattendo. Un altro novellino. Pochi istanti, lui era gia polvere. Era il momento. La colpì alle spalle. Troppo velocemente perchè lei potesse percepire la sua presenza e difendersi. Ora giaceva svenuta tra le sua braccia. Presto, molto presto sarebbe stata molto più che sveglia.

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Si svegliò, non si ricordava cosa era successo. Le faceva male la testa ed era incatenata. Incatenata ad un letto. Si guardò in torno. Era una villa, almeno così le sembrava. Arredata con gusto, forse con troppo lusso, ma accogliente. Sentiva la presenza di qualcuno, ma non lo vedeva. Eppure era sicura.

_Fatti vedere. Usò un tono imperioso che la caratterizzava quando era nervosa, quando la situazione non era sotto il suo controllo.

_Siamo piuttosto nervosi, vedo. Uscì dall'ombra con uno sguardo ironico, che non prometteva nulla di buono.

_Tu?! Maledetto, avrei dovuto polverizzarti ieri!

_E perchè non l'hai fatto. Non mi sembra ti sia mancata l'occasione!

Buffy non rispose. Non sapeva perchè, o meglio, lo sapeva ma non l'avrebbe mai ammesso.

_Non rispondi?- una domanda fatta col tono di chi gia conosce la risposta- Se vuoi te lo dico io il prechè.

_Sentiamo, illuminami.

_ Tu mi vuoi. Vuoi che io ti accarezzi, che ti paci. Che ti prenda e ti faccia mia. Ecco perchè non l'hai fatto. Tu mi desideri.

_Tu sei pazzo! Perchè ti dovrei desiderare?

_ Perchè ti faccio scorrere il sangue nelle vene, perchè ti faccio sentire viva. Perchè accendo il tuo fuoco, perchè ti accendo dentro un desiderio che non hai mai provato.

_Te lo ripeto, sei pazzo!

La guardò come si guardano i bambini che vogliono avere ragione.

_Di quello che vuoi, ma sarai mia.

_Per avermi dovrai violentarmi.

_Io non credo.

Si sedette sul letto e gli si sdraiò accanto. Fece passare un braccio intorno alla sua vita e l'attirò a se. Buffy avrebbe voluto dirgli di lasciarla, di non toccarla. Ma attraverso la sottile stoffa della sua camicia sentiva il tocco delle sue dita lievi correvano su per la spina dorsale, le accarezzavano la nuca facendola fremere, mentre l'altra mano premeva contro il fondoschiena, stringendola a s, modellando il suo corpo al proprio, come se fosse gia sua. Cercò di opporre resistenza, ma era troppo tardi. Lui la stava gia baciando, e la sua lingua assaporava la dolcezza della sua bocca, così che la resistenza crollò. Sopraffatta dall'erotico potere del sapore, del tatto e dell'odore di lui, emise un grido inarticolato e si spinse di più verso di lui per aderire meeglio al suo corpo. Quando lui si staccò, lo guardò sconcertata. Sulle labbra aveva ancora il caldo umidore dei suoi baci. In un moto di rabbia strofinò le sue labbra contro la spalla.

_E' inutile passerotto- le disse- non puoi cancellare il sapore dei miei baci così facilmente.

"Dannazione, lo sapeva anche lei!"

 

Ma non poteva cedere. Non perchè fosse sbagliato, in fondo chi decideva cosa lo era e cosa no? E non era neanche perchè era contro le regole. Lei le regole non le seguiva, se ne faceva di proprie. No, non poteva cedere perchè lui avrebbe vinto. Avevano iniziato un gioco, e lei odiava perdere. Dannazione, la sua vicinanza e quella situazone erano maledettamente eccitanti. Se non fosse stata incatenata gli sarebbe saltata addosso. No, non poteva. Lo voleva vedere strisciare ai suoi piedi, supplicandola per un suo bacio. Doveva diventare il suo schiavo compiacente. Solo così lo avrebbe sconfitto, ne era sicura.Ora era seduto ai piedi del letto. Guardò i suoi piedi, non erano incatenati. Gli sorrise e con un piede prese ad accarezzargli una gamba. Nei suoi occhi la sorpresa e il desiderio. Diresse le sue attenzioni la dove la sua eccitazione era evidente. Quando si avvicinò per baciarla lo colpì con un calcio allo stomaco, facendolo cadere dal letto. Era come addestrare un cucciolo. Bisognava dargli uno zuccherino per incoraggiarlo, ma se sbagliava andava punito. E lui aveva sbagliato.

 

La guardò. Lo aveva giocato un altra volta. Era convinto che quella fosse la volta buona e invece....

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Erano passati quattro giorni da quando l'aveva rapita, e lei non accennava a cedere. Quella sera la guardava dormire, Stupenda e indifesa, ranicchiata su un lato del letto. Non aveva resistito e gli si era sdraiato accanto. Almeno se lei non avesse ceduto lui avrebbe conservato l'effimero ricordo di averla stretta tra le sue braccia.

 

Lo sentiva. Era steso accanto a lei. Gli accarezzava un braccio con mano tremante. Trattenendo a stento una passione che non voleva altro che esplodere. Aveva vinto. Lui era in suo potere. Non avrebbe resistito oltre e lei non voleva farlo attendere. Si girò guardandolo dritto negli occhi e gli sorrise. Il primo sorriso sincero da un etrenità.

 

Aveva vinto. Lei si era arresa. Ora era sua.

_Buffy. Mormorò tra i suoi capelli.

_Si.

_sai una cosa?

_No, cosa?

_Non cominciare mai qualcosa che non vuoi finire.-c'era una nota di sarcasmo nella sua voce, ma sotto l'ironia il desiderio. Un attimo dopo, togliendo a lei l'iniziativa, la rovesciò sulla schiena e, prendendo con la mano uno dei suoi seni, si chinò su di lei e con le labbra afferrò il capezzolo succhiandolo attraverso la sottile stoffa della cammicia. Con gli occhi chiusi Buffy gli premeva la testa sul proprio seno, lasciando che le squisite sensazioni, che lui le procurava, si propagassero a spirale dentro di lei. Poi le mani si Spike scivolarono sotto la cammicia .

_Se cosi bella, passerotto.- Sussurrò con vose rauca- Questi tuoi capelli così lucenti...

Delicatamente le scostò le gambe raggiungendo il sensibile centro della sua femminilità, accarezzandola con estrema lentezza finchè tutto il corpo non le si infiammò per il piacere. Buffy emise un gemito soffocato, le dita aggrappate ai capelli di Spike, impotente sotto lo squisito tormento che lui le infliggeva, girando la testa da una parte all'altra del cuscino e implorando la liberazione. Poi, quando pensava che non sarebbe riuscita a sopportare oltre, i suoi muscoli si tesero, uno spasmo fece contrarre l'intero suo corpo, poi giacque immobile. Un secolo più tardi, quando trovò la forza di riaprire gli occhi, Spike, con la testa poggiata a una mano, disegnava piccoli cerchi sul suo ventre.

_Si può fare di meglio.

Si liberò dei pantaloni e le liberò le mani. Poi mentre si girava verso di lei, impaziente Buffy allungò una mano.

_No, dolcezza. Lentamente.-Le sorrise malizioso.- Così sarà più bello.

L'intensità del desiderio la faceva sentire ebbra. Spike si stese sopra di lei, poi, sollevandole il bacino, la penetrò, così lentamente che lei percepì ogni più piccola sensazione. Sentì la meravigliosa, lenta frizione che le causò un lieve dolore. Poi Spike cominciò a muoversi dentro di lei, un movimento sinuoso che la prendeva tutta. Le spinte si fecero più forti e rapide e persto entrambi vennero urlando il nome dell'altro.

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Era mattina inoltrata quando si svegliò. Lui gaceva ancora nudo al suo fianco, un braccio intorno alla sua vita come a trattenerla. Non l'aveva incatenata. Si alzò e si rivestì. Doveva andarsene. Aveva vinto eppure aveva perso. Quella notte non avevano fatto del sesso, ma l'amore, e lei non poteva permettere che qualcuno la ferisse ancora. Se ne andò silenziosamente per non faresi sentire.

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Quando si sveglò era convinto di averla affianco, ma presto si accorse che era andata via. Al suo posto un biglietto:"Ho vinto. Chiudiamo il gioco e mettiamo fine alle danze, la musica è finita. Non cercarmi, la prossima volta che ci incontreremo tu sarai polvere! Buffy." Non riusciva a crederci se ne era andata. Aveva perso. Ma non si sarebbe arreso, la voleva e sarebbe stata SUA, altrimenti non sarebbe stata di nessun altro.

 

Maledizione, quella ragazzina lo aveva fatto impazzire. Aveva giocato con lui e ora era andata via un altra volta. E lui che si era svegliato con in mente un paio di giochini interessanti. Si passò una mano tra i capelli. Ma che diavolo aveva lei per ridurlo in quello stato. Erano ore che camminava nervosamente per la stanza con in mente solo lei. Neanche quando l'aveva lasciato Drusilla si era sentito così. Certo ci era stato male, con lei aveva una buona intesa fisica, una passione che poteva somigliare all'amore, ma non esserlo. Per questo era stato furioso quando lei aveva scelto Angelus, ma era il suo demone che gridava la sua voglia di possesso. Neppure con Cecily era caduto così in basso. E per lei aveva ceduto la sua anima. Ma Buffy, senza di lei non valeva vivere neanche un altro giorno. Doveva ritrovarla. A qualsiasi costo.

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Un altra giornata come tante. Nessuno si era accorto della sua assenza in quei giorni. Li odiava. Odiava il sole, odiava il giorno e odiava lui! Si lo odiava perchè l'aveva fatta sentire viva. Prima non provava niente. Neppure quando era furiosa riusciva a trattenere la rabbia. Per alimentarla doveva pensare senza sosta, senza distrarsi a ciò che l'aveva causata, ma bastava che si distraesse per una frazzione di secondo e questa svaniva. Non restava nulla, solo il vuoto. Prima lei non odiava, non completamente almeno, non amava. Era completamente arida. Una corazza che si era costruita negli anni per difendersi e ora veniva lui e la spazzava via come gniente fosse. Lo odiava, perchè aveva voluto che fosse lento, mentre lei non voleva sentire, le aveva fatto provare ogni più piccola sensazione, emozione e ora era perduta. Si odiava per averglelo permesso, per non essere stata capace di negargli tutto quello che lui gli aveva chiesto. Si odiava perchè si era innamorata di lui.

"Eih bellezza che ne dici se ci divertiamo un po?"

Un altro dei soliti idioti che ci provano, ma questa volta sente la rabbia crescere. Gli serviva solo l'occasione per sfogarsi e quest'idiota gli e la sta offrendo su un piatto d'argento.

"Non credo sia il caso!" Voce fredda glaciale, un altra provocazione e lo stende.

"Ah si, staremo a vedere!" Le salta addosso e in un secondo è a terra che geme mentre lei lo colpisce senza sosta nello stomaco. Con rabbia, frustrazione, sete di vendetta. Sfoga su di lui tutta l'amarezza che in questi anni non ha sentito e che ora prepotente viene a risquotere il suo tributo. Se non si ferma lo ucciderà.

"Ti avviso! Conto fino a 3, poi se non sei sparito, non ti riconoscerà neanche Dio in persona!"

E lui non se lo fa ripetere, ed è già lontano, mentre la rabbia in lei non si è ancora placata.

 

Si diresse al cimitero, finalmente il sole era calato e lei si sarebbe potuta sfogare. L'aria della notte la avvolse con il suo carico di odori. Una pozione fatta con fiori, vento e mare. Odori sensuali e al tempo stesso terrificanti. Ma la facevano sentire viva e a casa. Quella sera sembrava che nessun dannato vampiro volesse farsi vedere, che si fosse sparsa la voce che era di cattivo umore?

Poi eccoli, tutti insieme pronti a ucciderla. Bene ora si sarebbe divertita. Iniziò una lotta furiosa in cui era chiaro che ad avere la peggio sarebbero stati i vampiri. Quelli più furbi cercarono di scappare, ma non fecero in tempo. Pochi colpi e le loro ceneri si aggiungevano a quelle dei loro compagni.

 

_Se non ti calmi entro questa notte sarai disoccupata!

 

Eccolo era lui. Non ebbe bisogno di girarsi. Percepiva la sua presenza e avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille.

 

_Vorra dire che quando finiranno i vampiri cercerò qualche altra cosa da polverizzare.

_Come quell'idiota che hai quasi ammazzato questo pomeriggio?

_E tu che ne sai?

_Io so tutto di te. Ti conosco.

_Comunque non sono affari che ti riguardano.

_Io dico di si.

_Percè?!

_Se non lo avessi picchiato tu, l'avrei ucciso io.

_Perchè?- Mentre parlavano si erano fatti più vicini, i loro corpi quasi si sfioravano.

_Sei MIA.

_Cosa te lo fa credere?- Sapeva che aveva ragione, ma non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura.

Le cinse la vita con un braccio e l'attirò a se ora erano vicinissimi. Le mani di lei poggiate sul suo petto in un vano tentativo di allontanarlo, ma che non facevano altro che accentuare quel contatto, i loro respiri che si univano e confondevano. Sarebbe bastato così poco per eliminare la tenue distanza che li separava. E lui quella distanza voleva eliminarla. Un istante dopo e le sue labbra erano premute contro quelle di lei, chiedendo silenziosamente di entrare. Non ci volle molto perchè lei rispondesse al bacio con la stessa passione, la stessa urgenza. Lo voleva, voleva appartenergli. Era tutto il giorno che si sognava le sue carezza, i suoi baci.

_A quanto pare ti sono mancato.-un sussurro a fior di labbra.

_Zitto e baciami.

Non gli era mai piaciuto ricevere ordini, ma se quelli che quella biondina aveva intenzione di dargli erano altrettanto piacevoli avrebbe anche potuto chiudere un occhio.

Quando si staccarono entrambi ansimanti, continuarono a guardarsi negli occhi.

_Vieni nel mio mondo, con me.

_Perchè doveri, lo sai che sono la cacciatrice?

_Non sei una studentessa, non sei una cacciatrice. Sei una creatura delle tenebre. Come me. Sei la 'regina delle tenebre'. La mia Regina!

Lo guardò negli occhi, quegli occhi di un colore indefinito di cui conosceva ogni sfumatura e desiderò perdersi in quegli occhi. Restare con lui tutta l'etrenità. E lui gliela stava offrendo. Lo baciò, lentamente.

_Portami nel tuo mondo.-un sussurro a fior di labbra.

_Non te ne pentirai.

Riprese a baciarla, scendendo lentamente verso il suo collo. Il suo odore lo stava facendo impazzire. Un profumo intenso, invadente e sensuale. Quando arrivò al suo collo la sentì rilassarsi e lasciargli libero accesso. Ecco perchè gli piaceva. Bella e senza paura. Si fidava di lui e gli si affidava senza paura. E mentre i suoi canini scendevano nella sua tenera carne lei gli accarezzava i capelli. La sntiva gemere quasi in estasi mentre la prosciugava della linfa vitale. Quando la sentì indebolirsi le porse il polso dove aveva praticato un piccolo taglio. Dopo che ebbe assaggliato poche gocce vi si stacco e prese a fissare il suo colollo. Possibile che volesse una cosa del genere. Ma i suoi occhi avevano gia risposto alla sua muta domanda. Si praticò un taglio sul collo e ve l'accostò. Lentamente la sentì leccare via il savgue che iniziava a fluire sempre più copioso. C'era un che di sensuale in quello che stava facendo e lei ne era consapevole. Per questo lo aveva voluto. Per marcare il suo territorio. Lui le apparteneva e così di sicuro non se lo sarebbe scordato. Mentre sentiva fluire una nuova energi dentro di se era sicura che lui stesse gemendo di piacere. Poi esausta cadde addormentata tra le due braccia.

 

Era sua, doveva avere ancora un po di pazienza e lei gli sarebbe appartenuta per l'eternità. Erano passati cinque giorni da quella notte. Cinque interminabili giorni in cui lei aveva cintinuato a dormire, mentre dentro di lei la trasformazione si completava. Mentre la osservava non poteva non notare come, nonostante il pallore etereo che avesse assunto la sua pelle, lei non sembrava per nulla morta, solo in preda a un sonno profondo. Era assurdo, ma gli sembrò che si fosse portata dietro, nell'oscurità che presto sarebbe stata la sua esistenza, la luce del sole. Si, lei sarebbe stata il suo sole. Continuò a guardarla, era meravigliosa, si, non esisteva un altro modo per definirla. Semplicemente meravigliosa, nel suo abito di seta nero che gli aveva messo addosso mentre dormiva. Per il suo risveglio voleva che tutto fosse perfetto. Ecco, si stava muovendo prossima al risveglio. Si sedette sul letto.

 

Ancora prima di aprire gli occhi, sapeva che lui le era accanto. Una strana fragranza le stuzzicò l'olfatto, un misto di cera, rose e il 'suo' profumo, ma c'era qualcosa che non riusciva ancora a riconoscere. Aprì gli occhi, lentamente, quasi temendo di non riuscire a vedere ciò che la circondava. Gradualmente la vista le si snebbiò e i suoi occhi si tuffarono nell'azzurro inmenso di quelli di Spike che la oservava e gli sorrideva come solo lui sapeva fare. Un sorriso infinitamente dolce e innamorato, ma con un vago retrogusto di ironia, che altro non faceva che aumentare il suo fascino.

_Ben svegliata raggio di sole. Fatto bei sogni?

_Si, i migliori della mia vita.

Si guardò in torno, e rimase sorpresa. Non si trovavano nel luogo dove era stata sua prigioniera, ma in un altra stanza, arredata se possibile con ancora più lusso di quella del suo precedente soggiorno, ma a differenza di quest'ultima, era meno opprimente. Il letto su cui era sdraiata era coperto da un enorme baldacchino fatto di veli e tulle bordeoux e neri. L'arredamento era un misto tra l'orientale e l'inglese. Le poche candele che illuminavano la stanza, rivelavano la presenza di un manto omogeeneo di petali di rose fersche, petali che avevano lo stesso colore del sangue. Mentre i suoi occhi scoprivano questa meraviglia lei non potè fare a meno di pensare che senza dubbio quella era stata la scelta migliore della sua vita.

_Ti piace dolcezza?

_E' meravigliosa, Spike.

_E non è ancora seguita, seguimi. Ho un regalo per te.

La condusse in una stanza adiacente, piccola e spoglia. Decisamente non aveva niente a che fare con le due dove aveva soggiornato lei. Spike spostò una tenda enorme di pesante velluto che copriva meta della stanza.

_ Ecco passerotto, è tutta tua!L'ho catturata due giorni fa, una vera principiante, non sapeva neanche tenetre in mano il picchetto.

Incatenata a una parete c'era una ragazza di non più di 16anni, non una ragazza qualsiasi. Una cacciatrice.

_Noto che la tua è un abitudine.-disse riferendosi al suo primo soggiorno sorzato con il vampiro.

_No dolcezza. Ma per il tuo primo pasto ho pensato che servisse una portata speciale.

Lentamente Buffy si avvicinò alla ragazza. Ora l'odore che non era riuscita a distinguere durante il suo risveglio era chiaro. Era la paura di quella ragazzina, e l'odore del suo sangue.

_N non farmi del male.- la supplicò con gli occhi lucidi.

_Tranquilla piccola. Vedi, io ora ti sto per fare un enorme favore. Ti spedisco in un posto che in confronto al mondo di una cacciatrice è il paradiso!

Si chinò su di lei, lentamente i suoi canini lacerarono la tenera carne, succhiando dal piccolo corpo il suo nutrimento. Spike aveva ragine, il sangue di quella ragazzina era inebriante come il più pregiato dei vini. Si staccò un attimo dal collo della ragazza e chiamò Spike.

_No dolcezza, è tutta tua.

_Ti ho detto di venire Spike.-Gli si avvicinò e lo bacò affondo lasciando che il gusto del sangue che aveva bevuto arrrivasse fino a lui.- Voglio dividerla con te.

Emntrambi si chinarono nuovamente sul corpo della ragazza, che presto fu prosciugato. Quando si staccarono erano pervasi da una strana eccitazione che non chiedeva altro che essere sazziata, e nessuno dei due voleva impedirlo. Fecero l'amore tutta la notte per poi addormentarsi esausti alle prime luci dell'alba. Quella notte era iniziato il loro regno.

 

FINE