Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
REGINA
DELLE TENEBRE
di Psike
Era una sera come tante. Lei era di
ronda, come al solito, immersa nei suoi pensieri. Ripensava alla sua vita prima
che scoprisse qual'era il suo destino. I ricordi di quel tempo le si
affacciavano alla mente confusi e indefiniti, come vecchie foto sbiadite dal
tempo. Ricordava le chiacchiere futili delle sue amiche (o quelle che credeva
tali), i pomeriggi trascorsi a vagare per il centro commerciale, la sua
popolarità a scuola e lo stuolo di ragazzi che sarebbero morti per poter uscire
con lei. La malinconia l'assalì come al solito. Continuò a perdersi nel fiume
dei suoi ricordi. Ricordò il giorno in cui la sua vita cambiò per sempre.
Quello lo ricordava bene, come se non fosse passato neppure un giorno, e con
quel ricordo diventavano nitidi tutti i successivi. Quelli che credeva essere
suoi amici che si allontanavano perchè si era sparsa la voce frequentasse
cattive compagnie, il suo isolamento forzato. La rabbia l'assalì come un fiume
in piena. Poi la sua espulsione, quella era stata la cigliegina sulla torta. I
suoi genitori non avevano neanche provato a capirla, confortarla. No, lei li
aveva delusi e loro non l'avrebbero mai perdonata. In seguito ricevette la
notizzia che si doveva trasferire. Un inviato del concilio si presentò a casa
sua come un assistente sociale e dopo un paio di incontri gli aveva convinti
che era megli se lei si fosse trasferita in un altra città. Un posto dove
nessuno conoscesse il suo passato, dove ricominciare tutto da zerosenza legami.
E loro avevano acconsentito. Era partita una settimana dopo e lei si era
davvero illusa di potre ricominciare da zero. Ma la sua fama l'aveva preceduta
pure li, in quel paesino che era il centro dell'attività demoniaca. Nella nuova
scuola nessuno aveva anche solo provato a parlarle. L'avevano evitata come la
peste fin dal primo istante e la solitudine l'aveva assalita, ma era stata
subito sostituita dal suo orgoglio. Si, perchè se era viva lo doveva
esclusivamente a quello. Non si era arresa e aveva deciso di ignorare i loro
commenti, usare a suo vantaggio la fama che loro le avevano creato per
colpirli. E questo le piaceva. Le piaceva il terrore che incuteva in quegli
sciocchi, il potere che esercitava sulle loro menti. E con il passare del tempo
pure il suo stile era cambiato. Lentamente sostituito da un look dark che
accresceva la loro paura di lei.
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Non sapeva di preciso cosa ci facesse
in quello stupido paesino. Lo detestava. Sunnyhell, la bocca dell'inferno.
Piena zeppa di vampiri di bassa lega. Tutti servi del Maestro, e da quando era
morto solo dei novellini in cerca di fama. Tutti li a cercare di uccidere
La guardò per qualche istante,
consapevole della lentezza con la cuale il suo sguardo tracciava i contorni del
suo corpo. Le sarebbe saltato addosso in quell'istante se fossreo stati soli.
Mentre ballava si era accorta della
sua presenza, il suo sguardo magnetico su di lei, la stava chiamando.
"Vampiri. Non i soliti novellini. Questa sera mi divertirò
parecchio!" Si guardò in torno. Non riusciva a vedere chi fisse, poi il suo
sguarso si soffermò su due occhi di un azzurro sorprendente, mutevole e
tempestoso come il mare che sembravano imprigionare. Quegli occhi che
percorrevano lentamente il suo corpo e che la stavano spogliando. Era sicura
che lui sapesse chi lei fosse, ma continuava a fissarla. Un idea balenò nella
sua mente. Voleva giocare. Riprese a ballare al ritmo sempre più sensuale della
musica senza distogliere lo sguardo dal suo. Voleva provocarlo.
Lo stava fissando e continuava a
ballare. Sensuale e consapevole di essrelo. Lo stava provocando e lui non si
sarebbe tirato indietro. Attese un lento e si alzo dal bancone del bar. Con
passo sicuro gli si avvicinò e senza una parola la strinse tra le sue braccia
iniziando a muoversi lentamente al ritmo della musica. Il suo profumo lo
avvolse. Una fragranza sottile e sensuale che gli stava mandando gli ormoni in
cortocircuito.
L'aveva visto alzarsi e dirigersi
verso di lei. Il gioco aveva inizio. Avevano iniziato a ballare. Stretta tra le
sue braccia il fuoco gli si accese nelle vene. Il profumo di lui le stava dando
alla testa. Iniziò a muoversi lentamente, sfiorando di tanto in tanto il corpo
di lui. Sentiva la sua eccitazione e voleva portarlo al limite. Quando il ritmo
si fece più struggente, gli si avvicinò ulteriormente e ormai pelle a pelle
iniziò a strusciarglisi contro in modo provocante.
Lo aveva portato al limite, se non la
smetteva le sarebbe saltato addosso. Lentamente accarezzò la sua schiena. Se
lei voleva giocare, lui conosceva le regole. Portò la mano sui suoi fianchi
accarezzandola sempre più intimamente. La sentiva fremere. Sentiva il suo
respipro caldo sul suo collo accellerare.
Era ora di mettere fine alle danze.
_Usciamo di qui.Gli sussurrò
nell'orecchio. Lui si scostò leggermente per guardarla in viso.
_Perchè?chiese e gia sapeva.
_E'ora di ballare. Gli sorrise e si
diressero all'uscita.
Uscirono dalla porta che dava sul
retro, quella che usavano le coppie per allontanarsi senza essere notate. Fuori
nel vicolo buio continuarono a fissarsi con curiosità.
_Come ti chiami?chiese lei.
_Che ti importa? Un vampiro vale
l'altro, no?
_Diciamo che mi piace sapere il nome
del mio avversario... quando ne incontro uno degno di tale nome.
_Cosa ti fa pensare che io lo sia?
_Se non lo fossi, ora saresti gia
polvere.
_Spike. E' ora di aprire le danze.
Gli sorrise e iniziarono a lottare.
Una lotta che era una danza, in perfetta sincronia tra di loro. Quando uno
avanzava, l'altro si allontanava. Lo sfiorarsi dei loro corpi nella lotta li
accendeva e li consumava. Presto uno dei dua avrebbe ceduto.
Furono pochi istanti e lei era contro
la parete, le mani alzate tenute saldamente da quelle del vampiro che la
imprigionava con tutto il peso del suo corpo. Quel contatto la stava eccitando.
Avrebbe dovuto essere terrorizzata, invece non gli importava di morire. In
fondo era una gran bella morte.
_Che aspetti, hai vinto e non ti
conviene temporeggiare. Potrei sempre liberarmi.
_Non credo tu voglia farlo. In più non
ho nessuna intenzione di ucciderti....per il momento. Un sussurro vicino al suo
collo e un brivido lunglo la sua schiena.
_E allora cosa vuoi da me. La voce
calma, indifferente. Una maschera per nascondere la sua attesa, l'ansia e
soprattutto l'eccitazione.
Si allontanò da lei quel tanto da
permettergli di guardarla negli occhi, poi un sussurro.
_Te.
Era sorpresa ma non voleva farglelo
capire.
_Cosa ti fa pensare che mi farei anche
solo sfiorare da te?
Per tutta risposta imprigionò entrambe
le sue mani con una sola, mentre l'altra scendeva ad accarezzarle i fianchi.
Poi giu lungo le cosce, verso l'interno. La sentì fermere e prese a baciargli
il collo, mordicchiandolo e dandogli leggere leccatine di tanto in tanto.
Era eccitante. Tutto in lui la facefa
fremere per il desiderio, ma non poteva cedere. Se lo avesse fatto avrebbe
vinto. Lui stava giocando con il fuoco, si sarebbe presto bruciato. Se lui
voleva giocare, lei conosceva le regole.
La senti rilassarsi e arrendersi a
lui. Non credeva sarebbe stato così semplice e quasi gli dispiaceva. Gli liberò
le mani e lei gli allacciò un braccio intorno al collo, mentre lo baciava e con
l'altra mano scendeva l'ungo il petto scolpito. Poi giu lungo l'addome piatto
fino all'allacciatura dei jeans. Glie li sbottonò e la sua mano prese ad
accarezzare la sua virilità eccitata. Era sorpreso, non credeva si sarebbe
lasciata andare fino a quel punto.
Lo stava accarezzando e lo sentiva
tendersi sotto il suo tocco. Ma non era finita. Lo voleva portare al limite.
Scese con le labbra lungo il percorso segnato dalle sue mani, per poi
sostituirle. A dividerla da lui solo la sottile stoffa dei boxer che indossava.
Era quasi arrivato. Solo pochi attimi e sarebbe venuto. Lo sguardo gli si fece
di ghiaccio e lo colpì scaraventandolo lontano. Nei suoi occhi la sorpresa e il
desiderio.
Lo stava portando al limite, solo
pochi istanti e sarebbe venuto. Poi si sentì spingere e colpire. Tutto troppo
velocemente. Troppo improvviso e si trovò lontano da lei che lo guardava. Nei
suoi occhi la consapevolezza di aver vinto quella battaglia. Si girò e si
allontanò sparendo nelle tenebre, lasciandolo a terra ancora stupito. Sorrise.
Con questa cacciatrice si sarebbe divertito parecchio. L'avrebbe domata. Era
solo questione di tempo.
Un altra giornata alla Buffy. Chissa
perchè non se ne stupiva. Fece scorrere il suo sguardo con disprezzo su quei
ragazzi che frequentavano le sue stesse lezioni. Stavano parlando di lei, ne
era sicura. Li guardò e sorrise. Un sorriso crudele, carico di significati
inespressi. Un sorriso da vampiro. Gia perchè in quegli anni passati a
polverizzarli, aveva appreso dai più forti come terrorizzare le loro vittime
con un solo sguardo. E lei era stata una brava alieva. Adorava vedere il
terrore sui loro visi, la faceva sentire ancora viva. Viva come solo poche
volte si era sentita, viva quasi come quando le mani di lui l'avavano
accarezzata la notte precedente. Una situazione alquanto paradossale se si
considera che lui è un vampiro. Scacciò quel pensiero sforzandosi di non
pensarci.
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La voleva, doveva essere sua. A
qualsiasi costo. Fosse anche morto lei sarebbe stata sua. Doveva pensare. Come
convincerla. Come farla cedere alle tenebre, a lui. Un sorriso gli stirò le
labbra. Ora sapeva come fare. Quella notte non avrebbe avuto scampo.
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Eccola stava arrivando, la sentiva.Si
nascose di più nell'ombra. Non doveva vederlo. Attese. Stava combattendo. Un
altro novellino. Pochi istanti, lui era gia polvere. Era il momento. La colpì
alle spalle. Troppo velocemente perchè lei potesse percepire la sua presenza e
difendersi. Ora giaceva svenuta tra le sua braccia. Presto, molto presto sarebbe
stata molto più che sveglia.
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Si svegliò, non si ricordava cosa era
successo. Le faceva male la testa ed era incatenata. Incatenata ad un letto. Si
guardò in torno. Era una villa, almeno così le sembrava. Arredata con gusto,
forse con troppo lusso, ma accogliente. Sentiva la presenza di qualcuno, ma non
lo vedeva. Eppure era sicura.
_Fatti vedere. Usò un tono imperioso
che la caratterizzava quando era nervosa, quando la situazione non era sotto il
suo controllo.
_Siamo piuttosto nervosi, vedo. Uscì
dall'ombra con uno sguardo ironico, che non prometteva nulla di buono.
_Tu?! Maledetto, avrei dovuto
polverizzarti ieri!
_E perchè non l'hai fatto. Non mi
sembra ti sia mancata l'occasione!
Buffy non rispose. Non sapeva perchè,
o meglio, lo sapeva ma non l'avrebbe mai ammesso.
_Non rispondi?- una domanda fatta col
tono di chi gia conosce la risposta- Se vuoi te lo dico io il prechè.
_Sentiamo, illuminami.
_ Tu mi vuoi. Vuoi che io ti accarezzi,
che ti paci. Che ti prenda e ti faccia mia. Ecco perchè non l'hai fatto. Tu mi
desideri.
_Tu sei pazzo! Perchè ti dovrei
desiderare?
_ Perchè ti faccio scorrere il sangue
nelle vene, perchè ti faccio sentire viva. Perchè accendo il tuo fuoco, perchè ti
accendo dentro un desiderio che non hai mai provato.
_Te lo ripeto, sei pazzo!
La guardò come si guardano i bambini
che vogliono avere ragione.
_Di quello che vuoi, ma sarai mia.
_Per avermi dovrai violentarmi.
_Io non credo.
Si sedette sul letto e gli si sdraiò
accanto. Fece passare un braccio intorno alla sua vita e l'attirò a se. Buffy
avrebbe voluto dirgli di lasciarla, di non toccarla. Ma attraverso la sottile
stoffa della sua camicia sentiva il tocco delle sue dita lievi correvano su per
la spina dorsale, le accarezzavano la nuca facendola fremere, mentre l'altra
mano premeva contro il fondoschiena, stringendola a s, modellando il suo corpo
al proprio, come se fosse gia sua. Cercò di opporre resistenza, ma era troppo
tardi. Lui la stava gia baciando, e la sua lingua assaporava la dolcezza della
sua bocca, così che la resistenza crollò. Sopraffatta dall'erotico potere del
sapore, del tatto e dell'odore di lui, emise un grido inarticolato e si spinse
di più verso di lui per aderire meeglio al suo corpo. Quando lui si staccò, lo
guardò sconcertata. Sulle labbra aveva ancora il caldo umidore dei suoi baci.
In un moto di rabbia strofinò le sue labbra contro la spalla.
_E' inutile passerotto- le disse- non
puoi cancellare il sapore dei miei baci così facilmente.
"Dannazione, lo sapeva anche
lei!"
Ma non poteva cedere. Non perchè fosse
sbagliato, in fondo chi decideva cosa lo era e cosa no? E non era neanche
perchè era contro le regole. Lei le regole non le seguiva, se ne faceva di proprie.
No, non poteva cedere perchè lui avrebbe vinto. Avevano iniziato un gioco, e
lei odiava perdere. Dannazione, la sua vicinanza e quella situazone erano
maledettamente eccitanti. Se non fosse stata incatenata gli sarebbe saltata
addosso. No, non poteva. Lo voleva vedere strisciare ai suoi piedi,
supplicandola per un suo bacio. Doveva diventare il suo schiavo compiacente.
Solo così lo avrebbe sconfitto, ne era sicura.Ora era seduto ai piedi del
letto. Guardò i suoi piedi, non erano incatenati. Gli sorrise e con un piede
prese ad accarezzargli una gamba. Nei suoi occhi la sorpresa e il desiderio.
Diresse le sue attenzioni la dove la sua eccitazione era evidente. Quando si
avvicinò per baciarla lo colpì con un calcio allo stomaco, facendolo cadere dal
letto. Era come addestrare un cucciolo. Bisognava dargli uno zuccherino per
incoraggiarlo, ma se sbagliava andava punito. E lui aveva sbagliato.
La guardò. Lo aveva giocato un altra
volta. Era convinto che quella fosse la volta buona e invece....
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Erano passati quattro giorni da quando
l'aveva rapita, e lei non accennava a cedere. Quella sera la guardava dormire,
Stupenda e indifesa, ranicchiata su un lato del letto. Non aveva resistito e
gli si era sdraiato accanto. Almeno se lei non avesse ceduto lui avrebbe
conservato l'effimero ricordo di averla stretta tra le sue braccia.
Lo sentiva. Era steso accanto a lei.
Gli accarezzava un braccio con mano tremante. Trattenendo a stento una passione
che non voleva altro che esplodere. Aveva vinto. Lui era in suo potere. Non
avrebbe resistito oltre e lei non voleva farlo attendere. Si girò guardandolo
dritto negli occhi e gli sorrise. Il primo sorriso sincero da un etrenità.
Aveva vinto. Lei si era arresa. Ora
era sua.
_Buffy. Mormorò tra i suoi capelli.
_Si.
_sai una cosa?
_No, cosa?
_Non cominciare mai qualcosa che non
vuoi finire.-c'era una nota di sarcasmo nella sua voce, ma sotto l'ironia il
desiderio. Un attimo dopo, togliendo a lei l'iniziativa, la rovesciò sulla
schiena e, prendendo con la mano uno dei suoi seni, si chinò su di lei e con le
labbra afferrò il capezzolo succhiandolo attraverso la sottile stoffa della
cammicia. Con gli occhi chiusi Buffy gli premeva la testa sul proprio seno, lasciando
che le squisite sensazioni, che lui le procurava, si propagassero a spirale
dentro di lei. Poi le mani si Spike scivolarono sotto la cammicia .
_Se cosi bella, passerotto.- Sussurrò
con vose rauca- Questi tuoi capelli così lucenti...
Delicatamente le scostò le gambe
raggiungendo il sensibile centro della sua femminilità, accarezzandola con
estrema lentezza finchè tutto il corpo non le si infiammò per il piacere. Buffy
emise un gemito soffocato, le dita aggrappate ai capelli di Spike, impotente sotto
lo squisito tormento che lui le infliggeva, girando la testa da una parte
all'altra del cuscino e implorando la liberazione. Poi, quando pensava che non
sarebbe riuscita a sopportare oltre, i suoi muscoli si tesero, uno spasmo fece
contrarre l'intero suo corpo, poi giacque immobile. Un secolo più tardi, quando
trovò la forza di riaprire gli occhi, Spike, con la testa poggiata a una mano,
disegnava piccoli cerchi sul suo ventre.
_Si può fare di meglio.
Si liberò dei pantaloni e le liberò le
mani. Poi mentre si girava verso di lei, impaziente Buffy allungò una mano.
_No, dolcezza. Lentamente.-Le sorrise
malizioso.- Così sarà più bello.
L'intensità del desiderio la faceva
sentire ebbra. Spike si stese sopra di lei, poi, sollevandole il bacino, la
penetrò, così lentamente che lei percepì ogni più piccola sensazione. Sentì la
meravigliosa, lenta frizione che le causò un lieve dolore. Poi Spike cominciò a
muoversi dentro di lei, un movimento sinuoso che la prendeva tutta. Le spinte
si fecero più forti e rapide e persto entrambi vennero urlando il nome
dell'altro.
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Era mattina inoltrata quando si
svegliò. Lui gaceva ancora nudo al suo fianco, un braccio intorno alla sua vita
come a trattenerla. Non l'aveva incatenata. Si alzò e si rivestì. Doveva
andarsene. Aveva vinto eppure aveva perso. Quella notte non avevano fatto del
sesso, ma l'amore, e lei non poteva permettere che qualcuno la ferisse ancora.
Se ne andò silenziosamente per non faresi sentire.
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Quando si sveglò era convinto di
averla affianco, ma presto si accorse che era andata via. Al suo posto un
biglietto:"Ho vinto. Chiudiamo il gioco e mettiamo fine alle danze, la musica
è finita. Non cercarmi, la prossima volta che ci incontreremo tu sarai polvere!
Buffy." Non riusciva a crederci se ne era andata. Aveva perso. Ma non si
sarebbe arreso, la voleva e sarebbe stata SUA, altrimenti non sarebbe stata di
nessun altro.
Maledizione, quella ragazzina lo aveva
fatto impazzire. Aveva giocato con lui e ora era andata via un altra volta. E
lui che si era svegliato con in mente un paio di giochini interessanti. Si
passò una mano tra i capelli. Ma che diavolo aveva lei per ridurlo in quello
stato. Erano ore che camminava nervosamente per la stanza con in mente solo
lei. Neanche quando l'aveva lasciato Drusilla si era sentito così. Certo ci era
stato male, con lei aveva una buona intesa fisica, una passione che poteva
somigliare all'amore, ma non esserlo. Per questo era stato furioso quando lei
aveva scelto Angelus, ma era il suo demone che gridava la sua voglia di
possesso. Neppure con Cecily era caduto così in basso. E per lei aveva ceduto
la sua anima. Ma Buffy, senza di lei non valeva vivere neanche un altro giorno.
Doveva ritrovarla. A qualsiasi costo.
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Un altra giornata come tante. Nessuno si
era accorto della sua assenza in quei giorni. Li odiava. Odiava il sole, odiava
il giorno e odiava lui! Si lo odiava perchè l'aveva fatta sentire viva. Prima
non provava niente. Neppure quando era furiosa riusciva a trattenere la rabbia.
Per alimentarla doveva pensare senza sosta, senza distrarsi a ciò che l'aveva
causata, ma bastava che si distraesse per una frazzione di secondo e questa
svaniva. Non restava nulla, solo il vuoto. Prima lei non odiava, non
completamente almeno, non amava. Era completamente arida. Una corazza che si
era costruita negli anni per difendersi e ora veniva lui e la spazzava via come
gniente fosse. Lo odiava, perchè aveva voluto che fosse lento, mentre lei non
voleva sentire, le aveva fatto provare ogni più piccola sensazione, emozione e
ora era perduta. Si odiava per averglelo permesso, per non essere stata capace
di negargli tutto quello che lui gli aveva chiesto. Si odiava perchè si era
innamorata di lui.
"Eih bellezza che ne dici se ci
divertiamo un po?"
Un altro dei soliti idioti che ci
provano, ma questa volta sente la rabbia crescere. Gli serviva solo l'occasione
per sfogarsi e quest'idiota gli e la sta offrendo su un piatto d'argento.
"Non credo sia il caso!"
Voce fredda glaciale, un altra provocazione e lo stende.
"Ah si, staremo a vedere!"
Le salta addosso e in un secondo è a terra che geme mentre lei lo colpisce
senza sosta nello stomaco. Con rabbia, frustrazione, sete di vendetta. Sfoga su
di lui tutta l'amarezza che in questi anni non ha sentito e che ora prepotente
viene a risquotere il suo tributo. Se non si ferma lo ucciderà.
"Ti avviso! Conto fino a 3, poi
se non sei sparito, non ti riconoscerà neanche Dio in persona!"
E lui non se lo fa ripetere, ed è già
lontano, mentre la rabbia in lei non si è ancora placata.
Si diresse al cimitero, finalmente il
sole era calato e lei si sarebbe potuta sfogare. L'aria della notte la avvolse
con il suo carico di odori. Una pozione fatta con fiori, vento e mare. Odori
sensuali e al tempo stesso terrificanti. Ma la facevano sentire viva e a casa.
Quella sera sembrava che nessun dannato vampiro volesse farsi vedere, che si
fosse sparsa la voce che era di cattivo umore?
Poi eccoli, tutti insieme pronti a
ucciderla. Bene ora si sarebbe divertita. Iniziò una lotta furiosa in cui era
chiaro che ad avere la peggio sarebbero stati i vampiri. Quelli più furbi
cercarono di scappare, ma non fecero in tempo. Pochi colpi e le loro ceneri si
aggiungevano a quelle dei loro compagni.
_Se non ti calmi entro questa notte
sarai disoccupata!
Eccolo era lui. Non ebbe bisogno di
girarsi. Percepiva la sua presenza e avrebbe riconosciuto la sua voce tra
mille.
_Vorra dire che quando finiranno i
vampiri cercerò qualche altra cosa da polverizzare.
_Come quell'idiota che hai quasi
ammazzato questo pomeriggio?
_E tu che ne sai?
_Io so tutto di te. Ti conosco.
_Comunque non sono affari che ti
riguardano.
_Io dico di si.
_Percè?!
_Se non lo avessi picchiato tu,
l'avrei ucciso io.
_Perchè?- Mentre parlavano si erano
fatti più vicini, i loro corpi quasi si sfioravano.
_Sei MIA.
_Cosa te lo fa credere?- Sapeva che
aveva ragione, ma non lo avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura.
Le cinse la vita con un braccio e
l'attirò a se ora erano vicinissimi. Le mani di lei poggiate sul suo petto in
un vano tentativo di allontanarlo, ma che non facevano altro che accentuare
quel contatto, i loro respiri che si univano e confondevano. Sarebbe bastato
così poco per eliminare la tenue distanza che li separava. E lui quella
distanza voleva eliminarla. Un istante dopo e le sue labbra erano premute
contro quelle di lei, chiedendo silenziosamente di entrare. Non ci volle molto
perchè lei rispondesse al bacio con la stessa passione, la stessa urgenza. Lo
voleva, voleva appartenergli. Era tutto il giorno che si sognava le sue carezza,
i suoi baci.
_A quanto pare ti sono mancato.-un
sussurro a fior di labbra.
_Zitto e baciami.
Non gli era mai piaciuto ricevere
ordini, ma se quelli che quella biondina aveva intenzione di dargli erano altrettanto
piacevoli avrebbe anche potuto chiudere un occhio.
Quando si staccarono entrambi
ansimanti, continuarono a guardarsi negli occhi.
_Vieni nel mio mondo, con me.
_Perchè doveri, lo sai che sono la
cacciatrice?
_Non sei una studentessa, non sei una
cacciatrice. Sei una creatura delle tenebre. Come me. Sei la 'regina delle
tenebre'. La mia Regina!
Lo guardò negli occhi, quegli occhi di
un colore indefinito di cui conosceva ogni sfumatura e desiderò perdersi in
quegli occhi. Restare con lui tutta l'etrenità. E lui gliela stava offrendo. Lo
baciò, lentamente.
_Portami nel tuo mondo.-un sussurro a
fior di labbra.
_Non te ne pentirai.
Riprese a baciarla, scendendo
lentamente verso il suo collo. Il suo odore lo stava facendo impazzire. Un
profumo intenso, invadente e sensuale. Quando arrivò al suo collo la sentì
rilassarsi e lasciargli libero accesso. Ecco perchè gli piaceva. Bella e senza
paura. Si fidava di lui e gli si affidava senza paura. E mentre i suoi canini
scendevano nella sua tenera carne lei gli accarezzava i capelli. La sntiva
gemere quasi in estasi mentre la prosciugava della linfa vitale. Quando la
sentì indebolirsi le porse il polso dove aveva praticato un piccolo taglio.
Dopo che ebbe assaggliato poche gocce vi si stacco e prese a fissare il suo
colollo. Possibile che volesse una cosa del genere. Ma i suoi occhi avevano gia
risposto alla sua muta domanda. Si praticò un taglio sul collo e ve l'accostò.
Lentamente la sentì leccare via il savgue che iniziava a fluire sempre più
copioso. C'era un che di sensuale in quello che stava facendo e lei ne era
consapevole. Per questo lo aveva voluto. Per marcare il suo territorio. Lui le
apparteneva e così di sicuro non se lo sarebbe scordato. Mentre sentiva fluire
una nuova energi dentro di se era sicura che lui stesse gemendo di piacere. Poi
esausta cadde addormentata tra le due braccia.
Era sua, doveva avere ancora un po di
pazienza e lei gli sarebbe appartenuta per l'eternità. Erano passati cinque
giorni da quella notte. Cinque interminabili giorni in cui lei aveva cintinuato
a dormire, mentre dentro di lei la trasformazione si completava. Mentre la
osservava non poteva non notare come, nonostante il pallore etereo che avesse
assunto la sua pelle, lei non sembrava per nulla morta, solo in preda a un sonno
profondo. Era assurdo, ma gli sembrò che si fosse portata dietro, nell'oscurità
che presto sarebbe stata la sua esistenza, la luce del sole. Si, lei sarebbe
stata il suo sole. Continuò a guardarla, era meravigliosa, si, non esisteva un
altro modo per definirla. Semplicemente meravigliosa, nel suo abito di seta
nero che gli aveva messo addosso mentre dormiva. Per il suo risveglio voleva
che tutto fosse perfetto. Ecco, si stava muovendo prossima al risveglio. Si
sedette sul letto.
Ancora prima di aprire gli occhi,
sapeva che lui le era accanto. Una strana fragranza le stuzzicò l'olfatto, un
misto di cera, rose e il 'suo' profumo, ma c'era qualcosa che non riusciva
ancora a riconoscere. Aprì gli occhi, lentamente, quasi temendo di non riuscire
a vedere ciò che la circondava. Gradualmente la vista le si snebbiò e i suoi
occhi si tuffarono nell'azzurro inmenso di quelli di Spike che la oservava e
gli sorrideva come solo lui sapeva fare. Un sorriso infinitamente dolce e
innamorato, ma con un vago retrogusto di ironia, che altro non faceva che
aumentare il suo fascino.
_Ben svegliata raggio di sole. Fatto
bei sogni?
_Si, i migliori della mia vita.
Si guardò in torno, e rimase sorpresa.
Non si trovavano nel luogo dove era stata sua prigioniera, ma in un altra stanza,
arredata se possibile con ancora più lusso di quella del suo precedente
soggiorno, ma a differenza di quest'ultima, era meno opprimente. Il letto su
cui era sdraiata era coperto da un enorme baldacchino fatto di veli e tulle
bordeoux e neri. L'arredamento era un misto tra l'orientale e l'inglese. Le
poche candele che illuminavano la stanza, rivelavano la presenza di un manto
omogeeneo di petali di rose fersche, petali che avevano lo stesso colore del
sangue. Mentre i suoi occhi scoprivano questa meraviglia lei non potè fare a
meno di pensare che senza dubbio quella era stata la scelta migliore della sua
vita.
_Ti piace dolcezza?
_E' meravigliosa, Spike.
_E non è ancora seguita, seguimi. Ho
un regalo per te.
La condusse in una stanza adiacente,
piccola e spoglia. Decisamente non aveva niente a che fare con le due dove
aveva soggiornato lei. Spike spostò una tenda enorme di pesante velluto che
copriva meta della stanza.
_ Ecco passerotto, è tutta tua!L'ho
catturata due giorni fa, una vera principiante, non sapeva neanche tenetre in
mano il picchetto.
Incatenata a una parete c'era una
ragazza di non più di 16anni, non una ragazza qualsiasi. Una cacciatrice.
_Noto che la tua è un abitudine.-disse
riferendosi al suo primo soggiorno sorzato con il vampiro.
_No dolcezza. Ma per il tuo primo
pasto ho pensato che servisse una portata speciale.
Lentamente Buffy si avvicinò alla
ragazza. Ora l'odore che non era riuscita a distinguere durante il suo
risveglio era chiaro. Era la paura di quella ragazzina, e l'odore del suo
sangue.
_N non farmi del male.- la supplicò
con gli occhi lucidi.
_Tranquilla piccola. Vedi, io ora ti
sto per fare un enorme favore. Ti spedisco in un posto che in confronto al
mondo di una cacciatrice è il paradiso!
Si chinò su di lei, lentamente i suoi
canini lacerarono la tenera carne, succhiando dal piccolo corpo il suo
nutrimento. Spike aveva ragine, il sangue di quella ragazzina era inebriante
come il più pregiato dei vini. Si staccò un attimo dal collo della ragazza e
chiamò Spike.
_No dolcezza, è tutta tua.
_Ti ho detto di venire Spike.-Gli si
avvicinò e lo bacò affondo lasciando che il gusto del sangue che aveva bevuto
arrrivasse fino a lui.- Voglio dividerla con te.
Emntrambi si chinarono nuovamente sul
corpo della ragazza, che presto fu prosciugato. Quando si staccarono erano
pervasi da una strana eccitazione che non chiedeva altro che essere sazziata, e
nessuno dei due voleva impedirlo. Fecero l'amore tutta la notte per poi
addormentarsi esausti alle prime luci dell'alba. Quella notte era iniziato il
loro regno.
FINE