Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di
riuscire a rintracciare l'autrice.
TAVERNA NOSTRA
Le fantastiche avventure di Buffy l’ammazza-scarrafoni
Di
Rosy
Immaginatevi,
amiche mie, musica medievale e una voce maschile che, fuori campo, accompagnata
da immagini di verdi spazi sconfinati, di castelli, di villaggi e di persone di
diverso ceto sociale vi narra:
“C’era
un tempo dove i paesini erano costituiti da poche case, strade non asfaltate,
mercati e taverne….
E
c’era un tempo dove i ricchi signorotti, che vivevano in lussuosi castelli,
credevano di essere i padroni di tutto quello che le loro mura riuscivano a
racchiudere… ma che in realtà non sapevano nulla della vita povera e delle
persone che abitavano i villaggi situati nelle loro terre.
In
questo tempo due rappresentanti di quei mondi riuscirono, grazie al fato, ad
incontrarsi…”
Atto
1
Il
signorotto della regione di Sannidail (poi capirete perché è scritto così)
stava conducendo la sua carrozza verso il suo castello situato in un
bell’altopiano della regione. Gli mancava, da attraversare, l’ultimo villaggio
che lo separava da quella meravigliosa dimora.
Purtroppo
per lui la ruota del carro cedette e si ritrovò, suo malgrado, bloccato proprio
nel centro del paese ad un ora tarda del pomeriggio. Il sole sarebbe tramontato
da lì a poco.
Il
signorotto, dallo sguardo arrogante, scese immediatamente dalla carrozza al
fine di giudicare il danno. Purtroppo si rese subito conto della gravità della
situazione ed iniziò a guardarsi intorno spaesato… perdendo parte
dell’arroganza precedentemente mostrata… rendendosi, inoltre, conto del fatto
che il sole sarebbe tramontato da lì a poco.
Girando
lo sguardo a destra e a manca intravvide una locanda nei pressi di un fontanone
(o almeno gli sembrava tale) che doveva servire come lavatoio cittadino.
Sospirando
mormorò tra se e se che peggio di così non poteva andargli e con gli sguardi
fissi, delle poche persone che si trovavano in strada, sui suoi costosi vestiti
si avviò baldanzoso verso la pesante porta di legno della locanda.
Appena
arrivatole dinnanzi alzò un poco lo sguardo per dare un’occhiata all’insegna
vecchia e sudicia che pendeva stancamente dal muro. Guardò meglio e vi lesse (anche
se più o meno dovette indovinare quasi tutte le lettere) “Locanda da Scooby”…
Scooby?? Ma che parola era?? Probabilmente aveva decifrato la scritta in modo
errato…
Il
signorotto, deglutendo nervosamente, spinse la pesante porta e subito un misto
di odori forti e sconosciuti lo investì repentinamente facendolo quasi
barcollare (sapete, non vi era abituato…).
Guardando
all’interno del locale scorse un numero indefinito di persone, non ne aveva mai
viste così tante in un locale così piccolo e malconcio. Dalla sua posizione
poteva intravvedere i tavoli di legno intagliati alla bell’e meglio ai quali
sedevano energumeni baffuti, e alquanto ubriachi, sudici nei loro panni da
lavoro che ridevano sguaiatamente o che si prendevano a botte di tanto in tanto...
Preoccupato
come non mai il signorotto aguzzò la vista e, al di là di questo panorama non
proprio fantastico, intravvide quello che sembrava essere (almeno al momento
della sua creazione) un bancone.
Piano
piano, spintonando di tanto in tanto gli uomini che gli intralciavano la
strada, riuscì ad arrivare davanti al bancone ma… con suo disappunto vide che
non vi era nessuno!!
Nell'istante
in cui questo pensiero gli attraversò la mente una piccola porta semi-nascosta
da uno scaffale, sul quale erano sparpagliate bottiglie di ogni sorta, si aprì
e vi uscì una fanciulla.
L’aspetto
di quest’ultima, notò il signorotto, era giovane. I suoi capelli (uno po’
sporchi, osservò) erano biondi ed erano raccolti alla bell’e meglio in un
fazzolettino annodato sotto la nuca. Indosso aveva un vestito da contadina
azzurro (o almeno così sembrava dagli sprazzi di tessuto dove non vi erano
macchie). Sopra di esso portava un grembiule color grigio, ampio, di quelli che
cingono la vita e si annodano sulla schiena.
Mentre
era ancora assorto in questi pensieri si sentì dire.
“Aho’,
voi ordinà quarcosa?”
Lui,
s'irrigidì... che aveva detto quella ragazza? Non aveva capito una parola!
Lei
lo stava ancora scrutando con i suoi (bellissimi a parer del giovine) occhi
verdi nell'attesa, molto evidente, di una sua risposta.
Preso
dal panico riuscì solo a dire.
“Prego?”
La
ragazza, evidentemente seccata gli rispose.
“T'ho
chiesto se voi ordinà quarcosa... guarda che mica c'ho tutto il giorno pe' sta'
qui a dar retta a tte! Nun ce vedi? Il locale sta ppieno!”
Sempre
più basito il signorotto decise di chiedere alla fanciulla se c'era una
falegnameria nel paese e si rivolse a quest’ultima dicendole, con tono gentile
ed aggraziato.
"Mia
giovine pulzella, sapete per caso se v'è qualche gentiluomo che possa offrirmi
il proprio aiuto per riparare la ruota della mia carrozza?"
Buffy,
così si chiamava la ragazza della locanda, sgranò gli occhi... pensando che
quello che aveva davanti dovesse essere un giovine giunto da paesi lontani...,
infatti, parlava con modi e cadenze sconosciute alla sua mente...
Per
tutta risposta Buffy disse al giovine.
“Ma
che stai a di'?? Nun te capisco!! E parla come magni!!! Se voi che te respondo
me devi parlà come Dio comanna!!”
Il
signorotto tossì per darsi un tono… come in precedenza non aveva capito nulla…
ma rispose in ogni modo alla ragazza.
"Dolce
pulzella... mi dispiace molto ma non proferite verbo che io possa comprendere.
Ve ne prego, seguitemi in modo che io possa farle vedere il problema che mi
assilla"
Buffy,
vedendo il giovane che le era davanti (per altro vestito in modo buffo e
dall'odore nauseante... forse sapone di Marsiglia) molto preoccupata decise di
dargli una possibilità. In fondo, anche se parlava con parole incomprensibili e
vestiva in modo buffo era pur sempre una creatura del Signore…
Decise,
quindi, di seguirlo (aveva capito che glielo stava chiedendo in quanto lui,
mentre parlava, faceva ampi gesti indicando la porta e dal suo viso pareva che
avesse dei problemi molto gravi).
Il
signorotto, contento per essere riuscito a convincere la ragazza, girò i tacchi
e si diresse verso l'uscita quando scivolò su della birra che era caduta da un
tavolo troppo animoso e picchiò violentemente la testa... svenendo...
Le
ultime parole che udì furono.
“Aho',
ma questo tipo è proprio strano! Ma chi cell'ha mannato??"
Atto
2
Alcune
ore più tardi...
La
testa gli doleva in modo pungente ma subito una puzza indescrivibile
s’impadronì del suo naso facendolo sedere molto rapidamente.
Un
cencio, anch’esso abbastanza sudicio, gli cadde dalla fronte… e, guardandosi
intorno alla luce dell’unica lampada ad olio che era appoggiata in mezzo alla stanza
notò, con disappunto e un forte senso di nausea, che stava riposando in una
stalla!!
Era,
infatti, in compagnia di mucche e porci. Proprio mentre fissava gli animali una
brutta sensazione gli fece girare il viso a destra e vide… ORRORE!! Uno dei porci,
molto sporco di fango, rotolando si stava avvicinando pericolosamente al suo
giaciglio.
Con
una mossa felina il signorotto balzò in piedi… accorgendosi che i suoi
meravigliosi abiti erano ormai ridotti ad una macchia uniforme… sperò che
almeno fosse fango (anche se dall’odore che emanava non sembrava… cacciò via
quel pensiero a forza).
Nel
mentre la porta della stalla si aprì e la fanciulla della locanda fece il suo
ingresso.
“Ben
svegliato! Commo’ stai? Tutto bène? Te fa male a’ capoccia?”
Lui
continuò ad osservare la ragazza… se non fosse stata così sporca sarebbe stata
veramente carina… sorrise…
“Che
fai? Nun me dici niente?? Me guardi, me ridi e poi? Che voi fa’?”
Buffy
si rese conto che non avrebbe ottenuto nulla continuando così quindi si avvicinò
al giovane, lo fece inginocchiare davanti a se e anche lei fece lo stesso.
Occhi negli occhi Buffy iniziò a fare dei gesti con il braccio destro
indicandosi e ripetendo “BUFFY, BUFFY”
“Me
capisci?? Io so’ Buffy!”.
Il
signorotto trattenne una risata. La ragazza aveva una faccia troppo seria
mentre tentava di collegare il suo nome alla propria immagine… Era veramente
buffa e veramente bella a guardarla da vicino…
Comunque
il signorotto tentò di contraccambiare l’impegno e, con gesto elegante alzò il
braccio sinistro, appoggiò la mano sul suo torace e disse “WILLIAM, WILLIAM”.
Buffy
fece un largo sorriso, disse “BUFFY, WILLIAM” indicando prima lei e poi lui, si
alzò e saltellò tutta contenta… sembrava una bambina, anche se lui le avrebbe
dato almeno 20 anni… Se solo avesse avuto il viso meno sporco di fuligine e
fosse stata vestita in modo più elegante… sorrise di nuovo…
Buffy,
nello stesso momento, smise di saltellare e si rivolse di nuovo a William
dicendo.
“Willìamm,
me dispiace d’averte messo qui a dormi’ ma nun c’avemmo letti int’ la tavern’”.
William,
dal canto suo, cercando di capire cosa avesse detto scrutando il viso di lei al
fine di carpirne lo stato d’animo decise di risponderle solo.
“Grazie
Lady Buffy, per la gentile premura con la quale mi avete soccorso” e le fece un
largo sorriso.
Buffy,
riportatolo alla locanda gli preparò un pasto caldo che lui trovò abbastanza
strano… non era abituato alle zuppe caserecce ma a sontuosi banchetti dove le portate
non avevano mai fine. Mangiò, però, con gusto e un’eleganza che Buffy trovò
quasi divertenti… tutte quelle cerimonie non le erano proprio famigliari!!
Fuori
era ormai buio e la nostra locandiera decise di preparare un giaciglio più
comodo a William, questa volta collocandolo nel magazzino della taverna. Ormai
tutti i clienti se n’erano andati… o almeno erano fuori dal locale… alcuni,
troppo ubriachi si erano addormentati in strada… come d’abitudine…
Appena
portata una coperta, anch’essa mal ridotta ma abbastanza pulita, si rivolse a
William con fare rassicurante.
“Nun
te preoccupa’ che gli scarrafoni e li topi gia’ li ho ammazzati tutti eh! Me
c’è voluta na’ jurnata ma nun ne è rimast' nemmeno uno!! Mo’ riposa bbène che
domattina vediamo che dobbiamo fare cu’ ttia”.
William,
naturalmente, non capì niente di quello che Buffy gli disse ma, vedendo il
giaciglio che lei gli aveva preparato, si mise comodo e gli disse nuovamente.
“Grazie”
prima di addormentarsi profondamente. Per lui era stata veramente una giornata
pesante… non era abituato a tutte quelle emozioni.
Buffy
gli diede un’ultima occhiata e dovette ammettere che, pur se vestito in modo
buffo, fosse proprio “nu bell’guaglione”. Piano si allontanò, chiuse la porta
della locanda e si avviò verso una minuscola casetta che restava proprio di
fianco al locale. Si riscaldò velocemente quel poco di zuppa che William non
aveva mangiato e si ritirò nella sua stanza, ormai esausta… il lavoro la
distruggeva sempre… d’altra parte sua madre aveva dovuto recarsi nel villaggio
vicino per fare rifornimento dei beni primari e quindi era ormai una settimana
che badava alla taverna da sola…
Prima
di sprofondare nel sonno il suo ultimo pensiero fu per il giovane che dormiva
nel suo locale…
Atto
3
L’indomani
Buffy si alzò molto presto, rassettò la casa e preparò un’abbondante colazione
da dividere con William. La mise in un cestello e, di buon umore, s’incamminò
nella viuzza sorridendo e scambiando due parole con le altre donne del
villaggio, uscite per fare la spesa.
La
carrozza di William, ancora ferma al centro del piccolo borgo, destava non poco
scompiglio negli abitanti del villaggio. Alcuni curiosi si erano persino messi
a contemplarla in ogni sua parte… come se fosse un oggetto arcano di dubbia
provenienza. Buffy notò allora qual era il vero problema di William… la ruota
della carrozza era rotta, aveva ceduto sotto il peso, mal distribuito, dei
bagagli sopra il tettuccio. William doveva averla condotta da solo in quanto
non vi era nessuno vestito come lui o, perlomeno, meglio della gente che
abitava lì…
Mentre
aveva questi pensieri Buffy continuò a camminare di buona lena ma cambiò strada
in modo di arrivare nei pressi di una casetta con accanto un piccolo magazzino.
Sull’insegna di quest’ultimo vi era scritto a grandi lettere “Falegnameria
Harris”. Buffy entrò nel locale sapendo che Xander, il padrone, si alzava
sempre molto presto in quanto sosteneva che i lavori più duri gli riuscissero
meglio se fatti nelle prime ore del giorno, quando l’energia era al massimo.
Buffy
bussò un po’ rozzamente ed entrò, come pensava Xander era già al lavoro e stava
cercando di sistemare al meglio un banchetto della chiesetta del villaggio che
aveva perso un piede. Lui si accorse della presenza della ragazza e rivolse il
volto verso quest’ultima, la quale lo apostrofò.
“Mastro
Xander!! So’ qui pe’ domandarte un favo’. C’è n’a carrozza che sta co’ la rota
rotta e sta ferma nel mezzo d’a piazza! Che, la poi aggiusta’ entro oggi?” e
fece un largo sorriso per convincerlo.
Xander
conosceva Buffy fin da quando era una piccola bambina vivace che correva per le
stradine del villaggio insieme agli altri bambini. Di tanto in tanto amava
fermarsi a salutarlo, ma soprattutto per giocare con le statuine, a forma di
animali, che lui creava dai rimasugli di legno nel tempo libero. Era di buon
cuore e, con crescere, era diventata anche una bella ragazza sempre pronta a
dare una mano a chi ne aveva bisogno. Senza pensarci due volte lasciò il lavoro
a cui si stava dedicando e disse a Buffy di fargli vedere la carrozza in modo
che potesse valutare il danno.
Arrivati
davanti al cocchio Xander valutò il danno e disse a Buffy che entro il
pomeriggio sarebbe stato come nuovo. Smontò la ruota rotta adagiando alcuni
barili sotto la carrozza in modo da non sbilanciarla. Si avviò, dopo aver
salutato Buffy, al proprio magazzino fischiettando allegramente. Buffy si avviò
alla taverna.
Aprì
piano la pesante porta di legno e le imposte in modo da far entrare la luce del
sole che sarebbe presto arrivata e la fresca arietta mattutina. Appoggiò la
borsa nella quale teneva la colazione, che aveva preparato prima di uscire da
casa, sul bancone. In tutti questi gesti faceva molta attenzione a non
provocare nessun rumore in quanto non voleva svegliare William a quell’ora del
mattino. Si mise, poi, a pulire i tavoli e per terra. Pulì bene il camino dalla
cenere del giorno prima e vi mise della nuova legna. Lo accese e mise un po’ di
latte a scaldare.
Mentre
si aggirava per il locale sempre riassettando e cambiando l’olio alle lampade
sentì una porta che si apriva e William le apparve davanti. Le scappò da ridere
vedendolo con il viso ancora assonnato e i capelli tutti arruffati (il giorno
prima erano talmente precisi da sembrare finti). I suoi abiti sontuosi erano
veramente malridotti, soprattutto per le macchie, anzi non c’erano macchie,
erano una macchia unica osservò Buffy con un sorrisino…
“Buondì
Willìamm, tutto bbéne? Hai dormuto? Vièni che t’aggio preparato a’ colazione!”.
Dicendo questo si era precipitata al camino per togliere il latte che si era
ormai scaldato e lo mise in una tazza. Prese il pane che aveva portato da casa
ed il burro che faceva un vicino di casa. Porse a William una fetta di pane
imburrata e poi se ne fece una anche per lei…
Naturalmente
finché non vide le fette imburrate e il latte caldo William non capì che Buffy
volesse fare colazione con lui. Sorrise all’idea che la ragazza lo avesse
aspettato per mangiare. Buffy lo guardò incuriosita e gli sorrise di rimando
prima di addentare la sua fettona di pane.
William
rimase non poco scioccato a vederla mangiare… Le donne, che di solito
condividevano la tavola con lui, erano abituate a piluccare dai piatti, mentre
Buffy addentava avidamente la fetta imburrata riempiendosi la bocca in modo che
le guance si rigonfiassero ai lati… Non riuscì a trattenere una risata e Buffy
lo guardò e, sempre a bocca piena gli farfugliò qualcosa e gli fece un sorriso.
Immaginatevi, care lettrici e cari lettori, una fanciulla dalle guance piene di
pane imburrato che, oltretutto cerca pure di sorridervi… William non ce la
faceva più, aveva persino le lacrime agli occhi. Non gli era mai capitato di
ridere così di gusto e… ahimé, così rumorosamente, con nessun altro!!
Finita
la colazione Buffy pensò che dato che la mattina non aveva molto da fare alla
taverna e vedendo gli abiti sudici di William decise che li avrebbe lavati.
Sapeva
di avere ancora qualche capo da uomo nel magazzino della taverna in quanto,
quando qualche cliente, ahimé, restava in mutande dopo aver perso al gioco e,
dato che non era bello come spettacolo da vedere in un luogo pubblico, lei e
sua madre si erano premunite. Così facendo si allontanò dal bancone e si
rifugiò nella stanzetta che William aveva usato per dormire. William,
incuriosito, la seguiva con lo sguardo.
Riapparve
sorridente con una saloppette e una camicia molto semplici ma ben pulite e li
porse a William. Lui scosse la testa dicendole.
“Gentile
Buffy, vi ringrazio per la premura ma questi capi non si addicono alla mia
persona. Riponeteli pure, appena arrivato alla mia dimora mi farò un bagno e…”
Senza che potesse finire Buffy assunse un’espressione decisa ma divertita
(doveva aver capito che lui non aveva nessun’intenzione di cambiarsi) e gli si
avvicinò con furore strappandogli letteralmente i vestiti di dosso!! Lui,
rimasto spiazzato, non potè fare nessun’obbiezione e si ritrovò suo malgrado
nudo.
Buffy,
in quel momento si accorse di quello che aveva fatto e arrossendo violentemente
disse, mentre scappava, al giovane.
“Mado’
scusasse… mo’ vado a lavarve i vestiti e ve li rendo! E vestiteve!!!! Mado’ che
vergogna!!”. Si diresse al lavatoio e iniziò a lavare la camicia di William.
Lui,
che ancora non aveva ben capito se l’avesse colpito un ciclone o che altro, si
vestì in fretta e, accingendosi a seguire Buffy, si fermò di botto sentendo un
rumore di calesse fermarsi davanti alla taverna. Restò immobile in silenzio al
fine di carpire ogni più piccolo rumore e, tendendo meglio l’orecchio, sentì
dei passi che si avvicinavano alla porta aperta.
Atto
4
Una
donna fece il suo ingresso tenendo in mano un saccone di farina.
Era
una bella donna sui 40 anni. I capelli erano biondi e raccolti, come quelli di
Buffy, con un foulard annodato sotto la nuca. L’espressione, benchè il viso fosse
stanco, era molto dolce. Indosso aveva anch’essa dei vestiti semplici ma ben
curati e puliti… William si ridestò dai pensieri e si precipitò ad aiutare la
donna con il pesante sacco. Glielo sfilò dalle mani e lo mise nel magazzino
dove ve n’erano altri accatastati.
Lei
lo seguì guardandolo incuriosita e poi gli disse.
“Buondì
messere, e voi sareste?”
William
rimase basito, capiva quello che diceva!!! Con fare agitato ma molto educato
prese le mani della donna e gli raccontò tutto quello che gli era successo
(omise la parte dello strappo dei vestiti, ma informò la donna che Buffy si era
recata alla lavanderia).
Joyce,
così si chiamava la donna, era la madre di Buffy e padrona della taverna.
Spiegò a William, su sua richiesta, che riusciva a capirlo perché per alcuni
anni era stata al servizio delle famiglie ricche del suo villaggio d’origine.
In seguito, una volta sposata, era arrivata in questo paesino ed aveva avuto
Buffy. Purtroppo suo marito era morto in guerra. Egli era un mercenario e
alcuni signori, di paesi confinanti, l’avevano assoldato per accaparrarsi più
terre. Con rammarico disse pure a William che gli affari della taverna non
andavano molto bene e che avrebbe voluto che Buffy prendesse marito in modo da
sistemarsi al meglio.
In
quell’istante Buffy rientrò e, vedendo sua madre, le saltellò allegramente al
collo e la riempì di baci.
“Ma’,
quanto me sei mancata!! Nun ce la facievo più!”
Joyce
guardò la figlia e, con sgomento, vide com’era conciata. Alterandosi le disse.
“Buf’
ma come stai combinata? Nun te vedi? Si tutta zozza e lu vestit’? Cambiatilo!
Va e fatte nu’ bagn’ che qui ce pienz’ io!”.
Buffy
si rabbuiò per un attimo, le dava fastidio essere sgridata davanti a William,
ma in fondo, pensò, lui non capiva quello che diceva quindi si tranquillizzò e
partì verso casa.
William
era lì impalato, in un attimo la donna che aveva parlato così aggraziatamente
pochi istanti prima si era trasformata in un essere incomprensibile… proprio
come Buffy. Di nuovo la donna si rivolse a lui.
“Messer
William, mi aiutereste a scaricare il mio carro, mentre Buffy è via?” e gli
sorrise dolcemente. Lui fece un sospiro di sollievo a sentir quelle parole.
“Con
immenso piacere mia signora” rispose lui ricambiando il gesto e facendo un
grande inchino.
Uscendo
dalla taverna con Joyce vide che un uomo lavorava alla carrozza e che i suoi
cavalli erano stati legati ad una staccionata poco distante. Qualcuno,
probabilmente Buffy, gli aveva anche dato da mangiare.
Con
eleganza si congedò un attimo da Joyce e si avvicinò all’uomo.
“Buondi’
Messere, vi ringrazio molto per il lavoro che state facendo… Ditemi quanto
denaro dovrò versarvi per il disturbo”. Sorrise e fece un inchino. L’uomo, che
lo guardava con la classica espressione dell’ottuso, riuscì a dire solo.
“Che????”.
Subito William realizzò che parlare con quell’uomo era impossibile come con
Buffy. Si limitò a sorridergli e si avviò verso il carro e Joyce, la quale era
rimasta ad osservare la scena. Arrivato accanto alla donna gli disse solo.
“Lady
Summers, rientrate pure alla taverna, tanto per me è impossibile instaurare un
dialogo con i vostri compaesani. Proferiscono parole che proprio non riesco a
comprendere” e, detto questo, il suo viso si rabbuiò un poco. Continuò dicendo.
“Per
favore, potreste dire all’uomo che sta prestanto servizio alla mia carrozza che
lo ringrazio molto? E che pagherò qualunque cifra per la sua manodopera?”.
Joyce gli sorrise.
“Certo
Messer William, glielo dirò ma non penso che Mastro Harris gradirà il vostro
denaro. Credo, infatti, che stia facendo un favore a mia figlia. Sapete, la
conosce sin da quando era una bambina.” E detto questo si avviò verso Xander
per riferire quanto chieso da William. Quest’ultimo rimase affascinato da quelle
parole… era così raro trovare delle persone unite che si aiutavano l’un l’altro
in una comunità povera come quella. Pensò che forse potesse essere proprio la
povertà ad avvicinarli così tanto gli uni agli altri. Una punta d’invidia lo
colse… Nelle persone che conosceva non v’era questa bontà d’animo sebbene
fossero circondate da ogni ben di Dio.
Si
scrollò da quei pensieri e decise di avviarsi nuovamente verso il carro. Vi si
arrampicò con una mossa aggraziata e, una volta salito, vide che era carico di
sacchi di farina, botti piene di birra, formaggi e altri pacchettini dei quali
non riusciva a scorgere il contenuto. Si tirò su le maniche della camicia e si
mise a scaricare tutta la merce. Nel mentre rivolse a Joyce, che stava
rientrando alla taverna, un sorriso di ringraziamento. Voltando la testa vide
che anche sul viso di Mastro Harris si stava allargado un sorriso rivolto nella
sua direzione e che annuiva… Che tipo strano pensò, con quel barbone non curato
e con i vestiti tutti pieni di segatura. A lui non era permesso tenere barba e
baffi, dalle sue parti erano considerati infatti segni di mancanza d’igiene
personale.
Si
rimise di buona lena a scaricare la merce quando sentì una voce, che ormai
conosceva, dirgli.
“Aho!
Vedi che mo’ t’aiuto io!! Scusa lu ritard’ ma pe’ fa lu bagn’ ho dovuto scaldà
parecchia acqua”.
Si
girò nella direzione della voce e… ma quella era Buffy!!?? Una bellissima
ragazza dai capelli dorati e vaporosi, che le ricadevano a ciocche ordinate dal
fazzoletto che aveva annodato sul capo, stava camminando (beh, care lettrici e
cari lettori, non molto aggraziatamente a dir la verità ma non è che un solo
bagno poteva sortire miracoli oltre che nell’aspetto anche sul portamento della
nostra Buffy) nella sua direzione. Ora indossava un grazioso vestito color
panna che le donava molto. Aveva uno splendido sorriso che le illuminava tutto
il viso e gli occhi le brillavano come pietre preziose illuminate dal sole… Era
sempre stata così o era lui, che sotto la fuligine di prima, non aveva colto
tale bellezza? Era stato veramente cieco.
Nuovamente
si dovette distogliere dai pensieri in quando Buffy, goffamente, gli stava
facendo capire di aiutarla a salire sul carro. Sorrise e le porse la mano in
modo da poterla tirare sul carro. Naturalmente Buffy scivolò e lui fu costretto
a strattonarla per non farla cadere all’indietro. Finirono così con Buffy sopra
di lui che lo guardava curiosa con le ciocche della frangia che le erano finite
scomposte sul viso. Poi scoppiò in una sonora risata… rideva talmente di buon
gusto che iniziò ad emettere anche strani suoni con il naso… William non riuscì
più a trattenersi e la seguì ridendo come non mai. Si tirarono in piedi con le
lacrime agli occhi…
Mastro
Harris si era, intanto, avvicinato al carro e stava cercando di farsi notare
dai due.
“Ahooooooooo!!
Voi due!!! Me potreste guarda’ pe du’ secondi?? Ho finito de lavorà sula
carozza!!!”. Buffy lo guardò ancora con un moto di riso sul viso e gli disse.
“Grazie
assai!! Mo’ Willìamm po’ torna’ a casa!”. Ma, quando pronunciò questa frase e
prendendo coscienza di questo pensiero, divenne un po’ triste. Mastro Harris
fece un goffo inchino nella direzione di William e si avviò verso il suo
magazzino.
Buffy
guardò William e con un salto scese dal carro e corse verso la carrozza
invitando William a seguirla. Quest’ultimo fu molto contento di notare che il
lavoro del Mastro fosse di una precisione che gli artigiani altolocati non
riuscivano a raggiungere. Una punta di tristezza, al pensiero di dover
abbandonare quella ragazza così diversa e così piena di vita, lo coglieva di
sorpresa. Un’idea si delineò velocemente nella sua mente. Decise che sarebbe
partito l’indomani…
Sorrise
diabolicamente rapito dai suoi pensieri e Buffy lo guardò con sorpresa. Chissà
che cosa gli stava passando per la mente per assumere una tale espressione in
volto…
L’ora
di pranzo, nel frattempo, era abbondantemente passata ma Joyce, che era potuta
rientrare nella taverna grazie all’aiuto di William, aveva preparato un buon
pasto per tutti e tre. Tra non molto i primi clienti si sarebbero presentati al
locale e non avrebbero potuto più stare tranquilli. William decise così di fare
una domanda a Joyce.
Atto
5
Con
molta serietà si rivolse alla madre di Buffy e con una solennità mai usata
prima d’ora disse.
“Lady
Summers, devo porle una domanda che sicuramente la lascerà senza parole, ma è
un mio desiderio e non lo posso far tacere. Accordatemi, dunque, il permesso di
parlare”. E rimase in attesa.
Joyce
si mise a scrutare il viso di William e trovò i suoi occhi particolarmente seri
ma, nello stesso tempo, sinceramente imbarazzati. Sorrise e gli disse.
“Vi
prego Messere, mi esponga dunque il suo problema”. William tossì un poco per
schiarirsi bene la voce e riformulare meglio la domanda nella sua testa.
“Lady
Summers, dato che mi avete detto che gli affari della taverna non procedono al
meglio vorrei chiederle formalmente di permettere a Buffy di prendere servizio
presso la mia dimora. Avrà sufficiente denaro da mandarvi, avrà vitto e
alloggio gratuiti ed un buon trattamento da parte di tutti”. Attese.
“Messer
William, mentirei se vi dicessi che la vostra domanda mi giunge inaspettata, ma
è la mia unica figlia. E’ a lei che spetta la scelta e non a me. Sarò felice di
esporre alla mia Buffy la vostra gentile richiesta”. Si rivolse a Buffy.
“Buf’
chisso guaglione vole a ttia como cameriera int’ lo castell’. Che, ce voi
anda’? Te pagherà bbène e a’ nuostra taverna potrà anda’ nu poco mejo. Te va
bbène? Io potrei domannà a coma’ Calendàrr si me da n’a mano, nun c’ha mai
nente da fa’ quella!”. Joyce le sorrise e William iniziò a guardarla fisso.
Buffy abbassò lo sguardo ed un leggero rossore le colorò il viso. Rimasero in
attesa. Dopo alcuni istanti di silenzio Buffy alzò il viso e si rivolse a Joyce
parlando animatamente e con una voce leggermente squillante.
“Ma’
nun credo che lassarte suola sia ‘na bona cosa! La sera a tavern’ è strachiena
‘e gente. A Calendàrr nun me sembra adatta e io nun pienz’ che co’ Williàmm
staria bbène. Sapite, parlamm’ e nun ce capimm’! Como facimm’??”. Sgranò gli
occhi con un’espressione allarmata sul viso. William, dal canto suo, non capiva
una parola, ma vedere quella faccia non gli piacque per niente.
Joyce
spostò la sedia vicino a quella della figlia e, con molta calma e pazienza, le
spiegò che gli affari andavano veramente male e che la proposta di William le
avrebbe aiutate a rialzarsi dalla disastrosa situazione economica. Di lì a
poco, spiegò a Buffy, non sarebbero più riuscite neanche a comprare gli
alimenti necessari per mandare avanti la taverna. Le spiegò anche che,
probabilmente, quello era un lavoro assai meno faticoso di lavorare lì. Non ci
sarebbero stati ubriachi e risse a palazzo, di quello ne era certa. Le diede un
bacio ed abbracciò la figlia stretta stretta.
William
notò che gli occhi di Buffy, da dietro la spalla di Joyce, si erano velate di
lacrime e gli si strinse il cuore. In fondo la sua sofferenza era stata
provocata dalla sua voglia di averla vicino strappandola dal villaggio e dalle
persone care. Ma a parte questo il desiderio più forte era quello di aiutare le
due donne, erano state così cordiali e gentili con lui che non poteva
semplicemente risalire sulla sua carrozza e tornare a casa. No, non era vero,
lui voleva avere Buffy con se, questa era la verità! Ed in quei due giorni
l’aveva come rapito… Aveva fatto vacillare il suo mondo, quello che gli avevano
insegnato e che credeva giusto… Voleva saperne di più, voleva conoscerla…
voleva…
“Messer
William? Mia figlia ha preso la sua decisione, verrà con voi. Ne siete felice?”
Joyce e Buffy lo stavano fissando. Buffy, con il viso ancora solcato dalle
lacrime, si stava strofinando il naso con il dorso della mano e Joyce, senza
scomporsi troppo, le diete un leggero schiaffo sulle dita per farla smettere e
le porse un fazzoletto. Buffy lo prese un po’ sconvolta dal gesto della madre e
si soffiò il naso… molto rumorosamente. William si trattenne dal ridere, era
proprio buffa.
“Forse
è megl’ che nu poco t’insegn’ e bbone manière”. Joyce sorrise divertita.
Sebbene fosse triste per la partenza della sua bambina sapeva che, lavorando al
castello, avrebbe avuto pasti caldi tutti i giorni e poi, non sapeva bene
perché, William le dava un senso di calore e affetto. Nei suoi occhi leggeva
rispetto ed intelligenza, poteva dare molto alla sua Buffy, molto più di quello
che fosse riuscita a darle lei.
William
ringraziò Joyce per tutto e si offrì di aiutarla con la taverna in modo che
Buffy potesse preparare le sue cose per il viaggio che li attendeva. Joyce
comunicò il tutto alla figlia e la invitò ad andare a casa… ormai era quasi
sera e i primi clienti stavano entrando proprio in quel momento.
Buffy
si avviò per la stradina polverosa borbottando parole senza senso entrò in casa
ed accese la lampada ad olio. La piccola stanza nella quale era situato anche
un camino che serviva, oltre che a scaldare, anche per cucinare era molto
accogliente. Con poche cose Joyce, l’aveva resa tale. Un bel tavolo di legno,
fabbricato ancora dal padre insieme a Mastro Harris, con quattro sedie ricavate
dallo stesso legname. Joyce aveva, poi, intrecciato la paglia per fare i sedili
di ognuna. Erano oggetti semplici ma erano i ricordi dei suoi primi anni di
vita. Al centro del tavolo vi era una tovaglietta che Buffy stessa aveva cucito
tutta da sola all’età di otto anni con grande apprezzamento di Joyce. Chiuse
gli occhi… ricordava ancora la carezza ed il bacio che sua madre le diede in
quell’occasione.
Riassettò
un po’ la casa ed in seguito si scaldò la minestra che era avanzata dal
mezzodì. In seguito, finito di mangiare, lavò i piatti e si recò al piano di
sopra. Le scale erano vecchie, cigolavano un poco, quando si saliva e si
scendeva, ma era come una musica che accompagnava ogni passo. Cercava di
imprimersi nella memoria tutte queste cose in quanto non conosceva l’esatta
durata dell’incarico che William le aveva assegnato. Probabilmente non sarebbe
più tornata e, a quel pensiero, le lacrime iniziarono a scendere copiose. Si
sfregò il viso con le mani e procedette verso la sua stanza.
Sullo
stipite della porta vi erano le tacche che suo padre faceva ad ogni compleanno
per vedere di quanto fosse cresciuta. Si fermavano all’età di sei anni, suo
padre era caduto in guerra prima del suo settimo compleanno. Di nuovo,
sommessamente, pianse.
Non
si accorse dei rumori al piano di sotto. Era William che, su richiesta di
Joyce, aveva portato una piccola botte d’acqua fresca per la toilette del
mattino seguente. Si accorse che Buffy singhiozzava al piano di sopra e, con
molta cautela, salì piano le scale. La trovò davanti alla porta della sua
stanza che accarezzava lo stipite della parete. Era scossa da piccoli spasmi,
non doveva essere il primo pianto che aveva fatto da quando era rientrata. Si
avvicinò piano e fece per metterle una mano sulla schiena in segno di conforto,
quando il pavimento cigolò e si ritrovò gli occhi lacrimosi di Buffy dritti nei
suoi. Inutile parlare, non lo avrebbe capito. Buffy, invece, si asciugò in fretta
gli occhi con la manica del vestito e gli disse.
“Io
so’ forte, mica piango pe’ tia! Io ce vengo a lavorà, è che so’ stanca e la
luce da’ lampada me da fastidio a l’occhi”. Cercò di sorridere, ma venne fuori
solo una smorfia. William le accarezzò lievemente il viso e le disse con voce
dolce in modo da trasmetterle almeno un po’ di sicurezza.
“Non
vi preoccupate dolce fanciulla, mi prenderò io cura di voi”. Le sorrise di
rimando e ritrasse la mano. Si guardarono per un po’ e poi William, come se si
fosse risvegliato da un sonno profondo, fece dei gesti per spiegare che aveva
portato l’acqua fresca e che ora tornava alla taverna. Si voltò e, stavolta
senza tante cerimonie, le disse in un soffio.
“Notte
Buffy”. Scese dalle scale.
“Notte
Willìamm”.
Atto
6
L’indomani,
all’alba, William stava caricando il piccolo bagaglio di Buffy sul cocchio.
Aveva radunato proprio poche cose. Joyce era lì in piedi, commossa, che
gentilmente accarezzava la schiena della figlia abbracciata a lei.
William
era pronto per la partenza, si era messo di nuovo i suoi abiti (ma aveva tenuto
quelli che Buffy gli aveva dato) e, mentre si girò per dire a Buffy di salire
sulla sua carrozza vide che tutti gli abitanti del piccolo villaggio si erano
riuniti intorno a lei per salutarla. Poteva vedere i suoi occhi velati dalle
lacrime per quel gesto. A dir la verità inaspettato ai suoi occhi, non aveva
mai visto una cosa del genere tra gli aristocratici. Mastro Harris gli si
avvicinò, lo guardò intensamente e gli diede una pacca sulla spalla, un largo
sorriso e poi lo abbracciò di slancio! William, che non era mai stato salutato
da nessuno in quel modo così “fisico”, goffamente diede delle pacche sulla
schiena del falegname.
Buffy,
nel frattempo, si era avvicinata alla carrozza, era ancora abbracciata alla
madre. Si guardarono ancora prendendosi le mani. Joyce le diede un bacio e di
nuovo l’abbracciò più forte che poteva. Si rivolse a William e disse.
“Prendetevene
buona cura Messer William, è la cosa più preziosa che io abbia sulla Madre
Terra”. Lui si avvicinò, s’inchinò e le baciò il dorso della mano. Quando si fu
rialzato Joyce lo guardò con dolcezza e lo salutò. Rapidamente, entrò nella
taverna e vi uscì consegnando alla figlia un fagottino con dei panini per la
colazione. Lui si diresse, poi, verso Buffy e l’aiutò a salire sulla carrozza.
Di nuovo aveva gli occhi velati dalle lacrime, ma le ricacciò indietro. Sorrise
a William.
Lui
si sistemò alla guida dei cavalli e diede loro l’ordine di partire. Buffy
guardò indietro dalla piccola finestrella che v’era nell’abitacolo e salutò la
madre con cenni della mano. Joyce contraccambiava animatamente così come alcune
persone del villaggio. Una lacrima le solcò il viso… ora una nuova esperienza
l’attendeva… Si chiedeva se sarebbe stata all’altezza di quel compito.
Mentre
viaggiava vedeva via via il paesino che s’allontanava e, davanti a lei, si
aprivano grandi spazi verdeggianti mai visti prima d’ora. Fiori e piante a lei
sconosciuti costeggiavano la piccola strada battuta che stavano percorrendo. Il
sole risplendeva vigoroso in cielo e faceva sembrare i mille colori dei fiori
più brillanti che mai in quanto la rugiada mattutina non aveva ancora
abbandonato i loro petali. Buffy guardava tutto a bocca aperta, era molto
eccitata e avrebbe fatto volentieri una corsa in quei prati. Dopo un paio d’ore
di viaggio William fermò la carrozza e, gesticolando, chiese a Buffy se aveva
fame. Lei fu contentissima di poter scendere e sgranchirsi un po’ le gambe.
Prese il fagottino che le aveva lasciato la madre e, senza nessun avvertimento,
prese la mano di William e, strattonandolo, si mise a correre velocemente verso
un’altura sopra la quale troneggiava una grande quercia che si ergeva maestosa
verso la vallata sottostante. I suoi rami offrivano un fresco riparo dai raggi
del sole e l’erba sotto di essi era morbida come un tappeto pregiato. Arrivati
in cima ansimanti Buffy si buttò sull’erba e trasse un lungo respiro come a
voler imprigionare tutti gli odori che si sprigionavano da quel bellissimo
posto. William era disteso accanto a lei, chiuse gli occhi e assaporò anche lui
la fresca brezza che accarezzava il fogliame. Quando li riaprì si ritrovò il
viso di Buffy vicinissimo al suo. Con un grand sorriso gli fece dondolare il
fagottino davanti agli occhi e disse.
“Magnamo?
Teng’ n’a fame!!”. Si mise a sedere e porse un panino a William, che nel
frattempo si era tirato su, che lo prese e lo addentò con gusto. Vedere Buffy
mangiare fu come quella volta a colazione… le guance gonfie e le bricciole
tutte attorno alla bocca. Lei si voltò verso di lui e sentì il tocco delicato
del suo pollice che le toglieva le bricciole dalla bocca. Lei sgranò gli occhi
ed il viso avvampò. Si alzò di scatto e, senza sapere bene cosa fare e nella
confusione più completa, si mise a tossicchiare. Il boccone che aveva in gola
si era incastrato. William rapidamente si mise dietro di lei e fece pressione
sullo sterno di Buffy liberandola da quella morsa. Ansimava affannosamente, le
braccia di William ancora intorno alla vita ed il respiro di lui sui suoi
capelli, sul suo collo… Di nuovo arrossì e si sciolse dall’abbraccio, corse
verso la carrozza e gli disse.
“Annammò
va’ che sinnò se fa tardo!!”. William ancora sconvolto per la scena di poco
prima, anche se non gli era ben chiaro se fosse per il soffocamento o per
averla stretta tra le sue braccia, la seguì e si mise nuovamente alla
conduzione della carrozza. Spronò i cavalli e ripartirono.
Di
nuovo prati e campagna incolti con fiumiciattoli che, di tanto in tanto,
spezzavano il verde disegnando curve azzurre irregolari li accompagnarono per
il resto del viaggio. Arrivarono al castello che era ormai pomeriggio
inoltrato. Buffy, con la bocca spalancata in un’espressione di stupore,
guardava l’immensa costruzione che s’innalzava poderosa dal terreno. Entrarono
nel giardino del castello il quale era molto curato e con rose di tutti i
colori ai lati. Nel mezzo c’era un fontanone dove gli zampilli d’acqua
danzavano davanti ai suoi occhi e disegnavano splendidi giochi di luce giocando
con gli ultimi raggi che il sole stava regalando prima di sparire inghiottito
dalle stelle e dalla luna.
Atto
7
William
la invitò ad entrare dopo aver chiesto ai domestici di sistemare i suoi
bagagli. Uno di loro li seguiva trasportando quello di Buffy. Appena
quest’ultima entrò nel salone principale rimase senza fiato ed estasiata. Il
pavimento di legno lucido e chiaro rifletteva la luce pomeridiana che entrava
dalle enormi finestre. I tendaggi erano di seta color avorio con finiture
dorate in modo da farli scintillare, quando scossi dalla brezza che penetrava
dalle poche finestre socchiuse. Enormi quadri tappezzavano le pareti. Vi erano
raffigurati i parenti di William e, Buffy vide, che v’era pure un suo ritratto
da bambino. Guardandolo notò che l’espressione del viso non era di molto
mutata, benché l’età apparente fosse di cinque, massimo sei anni. L’unica cosa
che l’attirò particolarmente furono gli occhi, nel quadro di un azzurro limpido,
innocenti e puri e ora, si voltò furtiva per constatarlo, di un blu profondo,
altezzosi e con un velo malinconico. Giurò a se stessa di avervi notato anche
della dolcezza durante i pochi giorni passati al villaggio. Sul soffitto,
decorato con ampi archi rifiniti in oro, s’imponeva un grandissimo lampadario
pieno di gocce di diamante che una volta acceso, pensò Buffy, doveva illuminare
perfettamente tutta la stanza. V’era poi una lunga scalinata che portava ai
piani superiori dove vi erano le camere per gli ospiti, situate al primo
livello, e quelle dei padroni, situate al secondo.
Buffy
era ancora immersa in quei meravigliosi oggetti, quando William la prese per
mano e la condusse gentilmente verso una delle grandi porte, a due ante di
mogano, situata in fondo alla stanza. Una volta aperta si trovarono in un
piccolo corridoio sul quale s’affacciavano altre due porte. William ne scelse
una ed entrarono in quella che sembrava una cucina. Quest’ultima era quella
utilizzata, principalmente, durante le feste ed i ricevimenti in quanto
permetteva ai camerieri ed ai cuochi una maggiore flessibilità nel servire le
pietanze. Era comunque un locale immenso, ora deserto ma molto pulito. In fondo
allo stesso v’era un’altra porta che si apriva su di un altro corridoio. Molto
meno appariscente in confronto alla sontuosità della sala vista in precedenza.
Buffy pensò che si stessero avvicinando alle stanze della servitù, dove lei
avrebbe abitato d’ora in avanti finchè William l’avesse voluto.
Infatti,
dopo aver aperto un’infinità di porte e percorso vari corridoi si ritrovarono
in un modesto salottino con varie porte alle pareti. V’era pure un piccolo
caminetto, ora acceso, usato per scaldare la stanza. L’arredamento era molto
semplice ma, comunque, molto più lussuoso di quello della sua piccola casa notò
Buffy. Non ebbe il tempo di guardarsi ancora intorno perché William, in
quell’attimo, schioccò le dita ed il domestico che li stava seguendo appoggiò
il bagaglio e andò a bussare ad una delle porte. Ne uscì una ragazza giovane,
sui venticinque, ventisei anni. Aveva i capelli rossi ed una pelle
bianchissima, quasi nobile, fece un sorriso dolcissimo che non sfuggì a Buffy.
Indossava quella che doveva essere la divisa dei domestici. Un vestitino rosso
molto semplice con un ampio grembiule bianco di pizzo attorno alla vita. Sul
capo un buffo berretto anch’esso rosso sotto il quale aveva raccolto
ordinatamente i capelli. William chiese alla domestica, che aveva umili origini
come Buffy, di accompagnarli in una delle stanze libere. Willow, così si
chiamava la donna, fece strada al suo padrone e si fermò davanti ad una delle
porte. L’aprì e fece segno d’entrare. William lasciò la mano di Buffy e le
diede una piccola pacca sulla schiena per farla avanzare verso l’alloggio.
Congedò Willow e poi la seguì.
La
stanzetta era molto piccola ma accogliente. C’erano un armadio, un letto con
dei soffici cuscini ed una bella trapunta. La finestrella era rivolta verso
l’entrata del castello. Vedeva il fontanone e tutte le rose che v’erano
attorno. Bellissimo. In lontananza si scorgevano gli immensi spazi verdi che
avevano attraversato per arrivare fin lì. Presa da una strana eccitazione Buffy
si buttò sul letto e si mise a saltellare sulle ginocchia in modo da testarne
la morbidezza… Gridolini allegri le uscivano dalla bocca. Quella gioia non durò
che un attimo. Un secondo dopo, infatti, Buffy era con il viso schiacciato
nella trapunta ed il sedere in aria. Il letto aveva ceduto e le aveva fatto
perdere l’equilibrio facendola finire in quella sconveniente posizione.
William, guardandola per tutto il tempo, cercò di trattenersi il più possibile.
In fondo si trovava nelle stanze della servitù e non poteva, non doveva perdere
la sua autorità proprio lì. Non ce la fece… scoppiò in una sonorissima risata che
fece aprire varie porte e affacciare diverse domestiche, compresa Willow.
Sgranarono gli occhi all’unisono, nessuna di loro aveva mai sentito il padrone
ridere in quel modo, una risata allegra e cristallina, riempiva la stanza.
Intanto Buffy si era tirata su e, mortificata, si stava rimettendo in ordine
l’abito ed i capelli arruffati. Poi si avvicinò con viso triste a William e
disse.
“Me
scusi Willìamm, credo che mo’ dovrò andà via, vèro?”. William la guardò con
aria interrogativa ma, come al solito, non aveva capito una parola.
Willow
si avvicinò ai due e chiese al padrone il permesso di parlare. William sorrise
e glielo accordò.
“Signore,
credo che la fanciulla vi stia chiedendo se deve andarsene dopo il danno
causato”. Willow, che era di umili origini, capiva abbastanza bene Buffy e
questo sollevò alquanto l’umore di William. Lui si schiarì un poco la voce e si
rivolse a Buffy.
“Ehm… nu… nun… mmmhhh… devi…
an.. an… annatene”. Disse con
un’espressione gioiosa ma interrogativa sul volto. Buffy lo guardò sbalordita.
William ora parlava come lei?? Ma quando?? Come??
“Como
facite a parlà accussì?”. Disse lei. William la guardò tristemente e rispose.
“Mia
dolce Lady, se solo sapessi pronunciare qualche parola in più ve la esporrei con
gioia, ma l’insegnamento di una sera, datomi da vostra madre, non può
dissolvere il buio che avvolge le nostre parole”.
Le
accarezzò una guancia e poi, una nuova idea gli balenò nella mente. Buffy,
intanto, non si ritrasse a quella carezza, d’altra parte William era l’unica
persona che conosceva e si sentiva un po’ spaesata in quell’enorme casa. Lui
sciolse il contatto con lei e chiamò Willow, che era la governante dalla quale
tutte le domestiche della casa prendevano disposizioni.
Le
ordinò di seguire direttamente Buffy nel suo primo periodo di lavoro e
d’insegnarle a parlare un po’ meglio o, perlomeno, in modo comprensibile. Le
disse anche che, una volta imparato tutto per bene, Buffy sarebbe stata
nominata sua domestica personale ed avrebbe alloggiato nei suoi appartamenti al
secondo piano. Willow fece un inchino rivolto al suo padrone e si portò via
Buffy iniziando ad illustrarle quello che il padrone aveva ordinato. William la
guardò allontanarsi di spalle ed una lieve malinconia lo colse… Se ne sorprese…
Era dunque così attaccato a quella ragazza conosciuta solo tre giorni prima?
No, non poteva essere… S’impose di smettere di pensare a queste cose quando
incontrò il viso di Buffy, voltatasi per dargli un’ultima occhiata prima di
sparire dietro una porta. Il cuore di lui gli si strinse nel petto…
Passarono
due mesi e i colori dell’autunno si stavano sostituendo a quelli più brillanti
dell’estate…
Atto
8
William
era seduto nel suo studio. Questo locale, che usava prevalentemente per leggere
o rilassarsi, era situato nella sua stessa camera da letto. La stanza di
William era, infatti, edificata come un piccolo appartamento. Entrando ci si
trovava in un grazioso salottino molto accogliente. Era ammobiliata in modo
semplice ma elegante con due divanetti di velluto rosso scuro davanti ai quali
era situato un grazioso caminetto. Le finestre, incorniciate da tendaggi
bordeaux, davano sul parco dove, solitamente, lui cavalcava o passeggiava
mentre leggeva dei libri. In questo salottino v’erano altre tre porte. Una
conduceva allo studio, una alla stanza da letto di William e l’ultima in una
stanza da letto più piccola, ma non meno graziosa, che lui non usava mai. Nello
studio vi erano diversi scaffali di legno lavorato sui quali erano riposti con
cura moltissimi libri che trattavano diversi argomenti, dalla medicina alle
strategie di guerre e dai racconti più disparati ai saggi di illustri
personaggi. Nella sua stanza da letto, invece v’era un grande letto
matrimoniale a baldacchino. Le lenzuola, di seta, erano color grigio perla e,
sopra di esse, era appoggiata una bellissima trapunta pesante color grigio
scuro. Alla testa del letto v’erano quattro guanciali ripieni di morbide piume
d’oca. Un enorme armadio copriva metà della parete e conteneva i suoi eleganti
vestiti, cuciti apposta per lui dai sarti più famosi. V’erano poi, ai lati del
letto, due comodini sui quali erano poste due bellissime e pregiate lampade ad
olio che restituivano una luce soffusa in tutta la stanza una volta accese. Le
finestre davano anch’esse sul parco ed i tendaggi che le attorniavano erano di
azzurro chiaro che s’intonava perfettamente alle pareti color panna. V’era pure
un piccolo balcone. In fondo alla stanza da letto v’era un’altra porta che
conduceva al bagno. L’altra piccola stanza, invece, era arredata in modo molto
semplice ma raffinato. V’erano un armadio ed un letto modesti ma intagliati
magnificamente, ed un comodino situato sotto la finestra sul quale v’erano una
brocca d’acqua ed una bacinella per la toilette. Le pareti ed i tendaggi erano
dello stesso colore di quella di William.
L’ora
del tè era arrivata e, puntualmente come ogni giorno, un leggero bussare
distolse William dalle sue letture.
“Prego
entrate” disse con gentilezza, sapendo già chi si trovava dietro la porta.
Buffy
fece il suo ingresso, con una grazia un po’ stentata, portando il grande
vassoio sui quali erano appoggiate le costose porcellane, le quali tintinnavano
un poco toccandosi l’una con l’altra, che costituivano il servizio da tè ed un
piattino con dei biscotti. Appoggiò il vassoio sul tavolino vicino al caminetto
ed iniziò a versare la bevanda nella tazza. William, nel frattempo, si era
spostato vicino alla finestra e, mentre guardava fuori, sorrise.
“Prego
padro’, il tè è servito”. Buffy s’inchinò sbirciando William.
Dobbiamo
spiegarvi, lettrici e lettori, che le lezioni di Willow avevano sortito dei
buoni effetti. Buffy era diventata una discreta domestica e le sue maniere
erano un pochino migliorate. Tuttavia non le riusciva ancora di parlare correttamente
ma era già più comprensibile a chi le stava intorno di quanto lo fosse prima.
Anche William, dobbiamo ammettere, si era impegnato molto per capirla ed in due
mesi erano arrivati persino a poter parlare un poco. Come padrone e domestica,
certo, ma era già un’inizio.
“Buffy,
mi fareste compagnia? Come sapete odio prendere il tè da solo e poi ho una
richiesta da farvi”. Prese posto davanti al caminetto e, con fare elegante,
afferrò il piattino sul quale era poggiata la tazza di tè. Posò lo sguardo sulla
ragazza, mentre iniziava a sorseggiare la bevanda e, alzando il sopracciglio,
con un leggero cenno del capo fece segno a Buffy di sedersi. Lei rimase un po’
sorpresa dalla richiesta, ma accettò di buon grado. Non che a palazzo mancasse
il cibo o che non ne avesse abbastanza ma di dolci non ne mangiava quasi mai e
quella era l’occasione migliore. Bisogna, inoltre dire, che stare con William
le faceva sempre piacere. In quei due mesi non avevano avuto modo di stare a
contatto e lui le era mancato un poco. Ogni tanto lo incrociava nei corridoi o
nella sala da pranzo durante i pasti e scopriva sempre di più quanto il ragazzo
conosciuto mesi prima si era allontanato da lei. Ricordava ancora con gioia i
giorni passati al paesino e, in questo momento, le sembrava che fossero tornati
là, che fossero tornate due persone completamente “normali” non condizionate
dai ceti sociali.
Buffy
prese subito due biscotti e se li cacciò in bocca. William era divertito, notò
che non era cambiata molto nei modi. Per ottenere le cose che le piacevano non
aveva ancora imparato ad agire secondo il bon-ton. Mentre lei aveva la bocca
piena e si versava poco elegantemente il tè, William prese a parlare con calma.
“Lady
Summers (quando erano soli le piaceva chiamarla così) state svolgendo un buon
lavoro qui e per questo vorrei chiedervi di diventare la mia domestica
personale. Dovreste seguire solo me ed eseguire solo i miei ordini. Che ne
pensate?”. Si sporse in avanti fissando Buffy in modo profondo e rimase in
attesa della risposta.
Buffy,
sopresa ed emozionata da quella richiesta e dalla sua voce dolce e vellutata,
tossicchiò violentemente spargendo briciole su tutto il tavolino. Il viso
avvampò e divenne di un rosso vivo. Con un gesto veloce prese in mano la
tazzina ed ingurgitò tutto d’un fiato il tè per cercare di calmare i colpi di
tosse e, finalmente, riuscì a riprendere fiato ed il colorito ridivenne
normale.
William
si distese, vedendo Buffy in quello stato s’era preparato a soccorrerla e s’era
sollevato leggermente dalla poltrona. Ma ora il peggio sembrava passato. Buffy
lo guardò ed un nuovo rossore le dipinse il viso, poi sorrise e, con il dito
iniziò a riunire le briciole di biscotto in un punto indefinito sul tavolo.
William si agitò, non gli aveva risposto!
“Allora
Lady Summers, cosa rispondete?”.
Buffy
si scosse, era vero, William attendeva ancora una risposta. Lo guardò dritto
negli occhi, il suo cuore accellerò i battiti. Lui era lì, la fissava serio, come
se potesse leggere dentro di lei ed una stranissima agitazione la colse,
un’ondata di calore mai provato prima d’ora le percorse tutto il corpo
facendole perdere la ragione per una frazione di secondo. Abbassò di colpo lo
sguardo come se il solo fissarlo potesse far trasparire tutte quelle emozioni.
Come poteva?? Come poteva quest’uomo, che serviva da mesi e che aveva
conosciuto e frequentato la sua umile casa, scatenare in lei una reazione del
genere? Come avrebbe potuto servirlo se quella strana malattia fosse
continuata?? E se fosse stata malata?? E se rischiasse di attaccargliela? Si
sentirebbe in colpa per tutta la vita… No, non doveva succedere!
Sempre
con lo sguardo fisso sul mucchietto di briciole che aveva raccolto sul tavolino
rispose alla domanda.
“Vi
ringrazio mio signo’ ma me piace quello che faccio co’ Willow e vorrei
continuare accussì”. Impercettibilmente alzò un pochino il viso per scutare la
reazione.
Il
viso di lui s’indurì solo per un attimo, stava cercando d’incassare il rifiuto
come meglio poteva, tentando di mantenere eleganza e calma. Come mai quella
ragazza lo rifiutava? E perché la rabbia lo stava cogliendo? Era impreparato a
queste forti emozioni. La risposta lo colse come un fulmine a ciel sereno. Lui
voleva Buffy per se, voleva conoscerla come da suo iniziale desiderio, l’aveva
portata in casa sua ma non era riuscito mai ad averla vicino ed ora aveva
l’occasione di poterla vedere. Come sua domestica personale l’avrebbe avuta a
contatto tutto il giorno e poi ora si capivano, poteva sapere quello che
pensava, come lo pensava ed il perché lo pensava. Si! Era quella la risposta,
voleva conoscere ogni cosa di Buffy! E gli restava solo una cosa da fare.
“Bene
Lady Summers, se questa è la vostra risposta non posso far altro che…” Sospirò
pesantemente cercando di pronunciare le parole in modo che sembrassero il meno
dure e autoritarie possibile.
“ordinarvelo…
Da questo momento siete nominata mia governante personale. Prenderete
esclusivamente ordini da me, eseguirete alla lettera tutto quello che io vi
dirò. Vi trasferirete oggi stesso nelle mie stanze, nel locale che ho già fatto
preparare per voi. Questo è tutto, potete congedarvi e andare a sistemare le
vostre cose nella vostra nuova camera.”
Buffy
non voleva credere a quello che sentiva! William prima le aveva chiesto se
voleva cambiare posto di lavoro e, dopo che lei aveva rifiutato, ora glielo
imponeva! Ma come si permetteva?? D’altra parte lei aveva bisogno dei soldi e
dovette fare buon viso a cattivo gioco. Si alzò, prese il vassoio del tè, pulì
il tavolino tutto rigorosamente in silenzio. Fece un inchino e si congedò non
senza lasciarsi sfuggire un “Pfui!” indirizzato a William.
A
William dispiacque molto aver fatto arrabbiare Buffy in quel modo ma d’altra
parte quando s’impuntava era così cocciuta! E poi non riusciva a spiegarsi il
motivo del rifiuto. Credeva che tra loro ci fosse una simpatia reciproca e mai
si sarebbe aspettato un rifiuto del genere. Rimase pensieroso.
Buffy,
intanto, misurava a grandi passi il corridoio che la condusse in cucina
mugugnando a bassa voce. Si avviò, una volta appoggiato il vassoio che
trasportava, verso la sua stanza al fine di mettere insieme le sue cose e
trasferirsi nella nuova camera ma, arrivata lì, Willow le disse che gli abiti e
gli accessori erano già stati spostati. Buffy, furente, si avviò di nuovo e
velocemente al secondo piano. Arrivata davanti alla porta della stanza di
William la spalancò senza bussare e se lo ritrovò davanti sorridente. A grandi
passi Buffy cercò di raggiungerlo spalancando la bocca per iniziare ad inveire,
ma purtroppo la fortuna non fu con lei. Dalla foga scivolò e, se non fosse
stato per lo scatto repentino di William si sarebbe spalmata il volto sul
pavimento. Purtroppo, dato che la caduta non era nei suoi piani e William non
era pronto, una sua mano finì sul seno di Buffy, mentre l’altro braccio le
circondava la vita. Stettero in quella posizione per pochi secondi ma William e
Buffy poterono assaporare nuovamente la vicinanza dei loro corpi. Il calore
delle braccia di William la confondeva molto. Di nuovo quelle vampate di calore
la percorsero e subito lo allontanò. William la fissava divertito, la rabbia
montò di nuovo in lei. Si stava ammalando e lui la prendeva anche in giro, era
troppo. Iniziò a gridare.
“VOI,
VOI….VOI…” ma le parole le morivano in bocca. William soddisfatto e con
sicurezza le disse solo.
“Si,
io!…” Girò i tacchi e sparì nello studio ridendo lasciando Buffy interdetta e
accaldata.
Da
quel momento, per ogni singolo secondo, minuto, ora del giorno Buffy fu
obbligata a sopportare la sua presenza, mentre la malattia peggiorava ed, nello
stesso tempo, il desiderio di William per lei cresceva…
Atto
9
L’inverno
arrivò puntuale anche quell’anno. Una soffice neve copriva il manto erboso che
fino a qualche mese prima aveva brillato attorno alla dimora. Come ogni anno,
per
Tutte
le domestiche e i domestici, così come i cuochi ed i sarti, erano tutti
impegnati nei grandi preparativi. La casa doveva risplendere come uno specchio,
essere addobbata in modo sontuoso ma caloroso ed accogliente ed il cibo doveva
essere scelto con cura. Buffy non partecipava a queste attività in quanto
prendendo direttamente ordini da William, era obbligata a seguirlo ovunque fino
all’ora in cui le era concesso di andare a coricarsi. Lui non le faceva mai
fare molto a dir la verità, sembrerà strano ma amava conversare. Era un uomo
brillante ed intelligente e Buffy, grazie a lui, stava imparando molte cose…
anche se la finezza ed il bon-ton lasciavano ancora a desiderare…
Purtroppo
aveva il sentore che la sua malattia stesse peggiorando in modo preoccupante da
qualche settimana. Ora le vampate erano molto più frequenti e, di tanto in
tanto, era scossa anche da brividi. Ogni volta che William si avvicinava o la
sfiorava accidentalmente, sentiva anche delle piccole scosse correrle lungo la
schiena. Come se questo non bastasse, sorprendeva spesso William a fissarla
intensamente. Alle volte smetteva di parlare e la guardava, come a voler
leggere chissà che in lei… come a cercare qualcosa, una risposta ad una domanda
che lei non conosceva… Se fosse andata avanti ancora per molto era certa che la
malattia l’avrebbe portata alla morte ma se ne avesse parlato con qualcuno
sicuramente sarebbe stata allontanata dalla casa ed a lei serviva molto
lavorare. Gli affari alla taverna, infatti, procedevano meglio da quando Joyce
poteva contare sul suo aiuto economico. Si scrivevano spesso e la malinconia
che aveva provato durante il primo periodo di servizio ora era scomparsa quasi
del tutto, tranne alcuni momenti ma era naturale ed umano ripensare, di tanto
in tanto, a quello che aveva lasciato. Buffy credeva che alla fine, sarebbe
tornata ad abitare al paesino… il suo incarico non sarebbe di certo durato per
sempre!
“Lady
Summers! Per favore, potreste venire?” la voce, che conosceva ormai
perfettamente, la stava richiamando alla realtà… e ora che voleva? Aveva
rifatto il letto, pulito il bagno, rinfrescato i soprabiti, sprimacciato i
cuscini, cambiato l’aria alla stanza, servito la colazione ed il pranzo, ora
cosa mancava? Con preoccupazione si avviò nella direzione della voce e sapeva
che i sintomi della malattia stavano per ripresentarsi puntuali come sempre.
Arrivata
davanti allo studio chiese il permesso di entrare. William le aprì la porta e
con un sorriso le fece segno di accomodarsi sul divanetto. Lei si sedette
alzando di poco il vestito in modo che non le desse fastidio e, inconsciamente,
prese a sgranocchiare uno dei biscotti che era rimasto dall’ora della
colazione, come a voler scacciare i “sintomi” che s’avvicinavano
prepotentemente. Prima che William iniziasse a parlare il suo volto s’era già
colorato di un rosso acceso e lo sguardo era fisso sul pavimento. Lui si
avvicinò e con un gesto delicato le prese il mento tra le dita e le sollevò il
viso in modo che lei lo guardasse dritto negli occhi. Buffy capitolò, non
capiva nulla ed il suo corpo non le apparteneva più, era come se fluttuasse…
era persa nel blu dei suoi occhi che, avrebbe giurato, le stavano percorrendo
le labbra, le guance, i capelli… le sembrava che volessero avvolgere anche la
sua anima… Non ce la faceva più a sostenere la situazione così, scostò
bruscamente la mano di William e scattò in piedi pronta a correr via da quella stanza.
Non aveva, però, calcolato che così facendo si sarebbe trovata a pochi
centimetri dal viso di lui che, piacevolmente sorpreso, la stava guardando in
un modo strano… Le si fece ancora più vicino e Buffy aveva ormai il passaggio
bloccato. Si trovava tra il divanetto ed il corpo di William. Le vampate erano
diventate incontrollabili, il cuore le martellava nel petto e di lì a poco, ne
era certa, avrebbe perso i sensi, doveva andarsene al più presto!
William,
intanto, iniziò a muovere il viso in direzione del suo. Panico! Non riusciva a
dire nulla e, tantomeno, a muoversi! Il viso di lui, sempre più vicino, si
stava spostando leggermente sulla destra in modo che le labbra fossero
vicinissime all’orecchio di lei. Il braccio sinistro di William le stava per
cingere la vita. Poteva sentire il suo respiro sul collo. Persa in quelle
emozioni sentì che con tono basso e vellutato le stava dicendo.
“Lady
Summers, il suo vestito è rimasto sollevato, sarebbe sconveniente uscire così
dalla stanza senza il mio permesso di congedarvi e senza aver ascoltato quello
che ho da dirvi.”. Buffy, in un attimo di lucidità, lo scansò scusandosi ed
uscì dalla stanza come una furia. Si chiuse nella sua stanza in preda ad un
calore crescente, a battiti del cuore impazziti e ad un respiro affannoso… Ora
ne era certa, stava peggiorando e William amava prenderla in giro, pensò.
Pochi
minuti più tardi sentì bussare alla sua porta ma non l’aprì. La voce di William
le arrivava flebile da dietro la soglia.
“Lady
Summers, non capisco il motivo per il quale ve ne state chiusa lì, quando io
v’avevo ordinato di sedervi e di prestar attenzione a quello che avevo da
esporvi.”. La voce s’era indurita, era arrabbiato, ma cercava lo stesso di
rimanere calmo. “Cercherò, per questa volta, di venirvi incontro, ma ora
ascolterete scrupolosamente quello che ho da dirvi. Come sapete tra poco si
terrà la festa per
“Ah!
Quasi non rimembrai di notificarvelo, ma la cena dovrà essermi servita alle
otto in punto nello studio.”. Sentì di nuovo i passi che si dirigevano verso lo
studio poi sentì la porta che si chiudeva.
Con
lo scorrere del tempo il senso di calore l’abbandonanava ed il respiro si
stava, via via, normalizzando. Le dispiaceva aver fatto infuriare il suo
padrone ma, possibile che non capisse che lei era malata? Sembrava così attento
ad ogni più piccolo particolare e, come poteva non notare i segni della sua
indisposizione?
William
non conosceva il motivo della rabbia che l’aveva investito. Poteva capire che
le sue provocazioni offendessero Buffy, ma non riusciva a farne a meno. Quella
ragazza scatenava in lui emozioni talmente forti ed incontrollabili che il suo
corpo agiva da solo, come sotto l’influsso di un incantesimo. Un dolce
incantesimo che lo stava legando a lei, ogni giorno che passava, sempre piu
intensamente. Buffy, invece, sembrava che facesse, ogni giorno, un passo
indietro per allontanarlo maggiormente. Doveva fare qualcosa per farle fare i
passi nella sua direzione, doveva spronarla affinchè la distanza tra loro
diminuisse sempre di più. Decise di giocare in modo pesante ed il tutto per
tutto.
I
preparativi per la festa erano stati quasi ultimati. I cuochi, una ventina in
tutto, occupavano le cucine già dall’alba per preparare tutte le pietanze necessarie
per la sera. Le cameriere stavano dando gli ultimi ritocchi alle decorazioni,
mentre alcune di loro passavano di nuovo con gli strofinacci per lucidare i
candelieri.
A
Buffy fu data la divisa da indossare in quella sera. Era elegante e di colore
beige. Avevano anche dei guanti ed un berrettino molto graziosi di color
bianco. I rapporti tra lei e William, in quelle settimane, furono abbastanza
distanti. Lei era impegnata a seguire gli ordini di Willow e lui era impegnato
a spedire inviti e ad accogliere importanti proprietari terrieri. La sera,
troppo esausta, si ritirava subito nella sua stanza e cadeva in un sonno
profondo.
Erano
quasi le otto e mezza. Gli ospiti erano stati invitati per le nove. Lei salì le
scale per andare a chiamare William. Di solito, gli invitati, non si
presentavano mai puntualmente ma abbondantemente in ritardo, tuttavia era
meglio non rischiare di farsi trovare impreparati.
Una
volta al piano di sopra Buffy bussò educatamente ed attese il permesso di
entrare. Le fu accordato e quando entrò nella stanza vide che William non si
era ancora preparato. Aveva ancora indosso abiti normali, era a piedi nudi e
aveva i capelli arruffati. Guardando verso la stanza vide che il letto era
disfatto, doveva aver riposato per non rischiare che il sonno lo cogliesse
durante la festa. Buffy gli disse.
“Padrò,
dovete prepararve pe’ la festa! Siete in ritardo!” e si avviò per rifare il
letto. William non perse tempo e la seguì. Buffy era già di spalle, quando lui
entrò di soppiatto, ed era intenta a tirare e ad allineare le lenzuola. Lui si
mise dietro di lei. Buffy, resasene conto, s’irrigidì e divenne subito color
rosso vivo e lentamente si girò e di nuovo incontrò gli occhi stupendi di
William che, come sempre, la fissavano ostinatamente. Stava per scappare,
quando… “Ah, ah… Lady Summers, non è necessario che vi agitiate tanto sto
solo…” e dicendo questo, sempre fissandola, lentamente allargò le braccia.
Buffy stava per venir meno, sicuramente l’avrebbe presa tra le braccia! Piano
piano, però, William iniziò anche ad abbassarsi fino a raggiungere, circa,
l’altezza della vita di Buffy. Lei era in preda al panico, di nuovo con i
sintomi della malattia più forti che mai, lui alzò il sopracciglio sinistro e
le fece un sorriso diabolico. Guardandolo in quella posizione, inginocchiato
davanti a lei e con lo sguardo fisso negli occhi verdi della ragazza, il viso
di William con quell’espressione aveva un che di diabolico e perverso. Si
sporse leggermente in avanti e, con un movimento aggraziato e leggero fu di
nuovo in piedi davanti a lei mostrando, facendole danzare davanti al suo viso,
le scarpe che aveva raccolto da sotto il letto. Buffy aprì la bocca per dire
qualcosa, ma lui si era già voltato e stava aprendo l’armadio per scegliere
l’abito per la festa. Lei, senza essere vista, si accasciò sul letto. Non ce la
faceva più, la testa era confusa e la vicinanza di William, ultimamente, la
faceva rimanere senza fiato.
Purtroppo
per lei l’assedio del ragazzo non era ancora terminato e, con il viso sorridente
e gioioso, fu nuovamente davanti a lei che, come una molla, scattò in piedi. In
mano teneva un vestito lussuoso color verde-azzurro molto bello. I pantaloni
erano neri e dal taglio elegante, probabilmente era stato fatto su misura per
lui. La mente di Buffy era ancora scossa dalle emozioni provate prima e non
riusciva a muoversi come avrebbe voluto. Nello stesso istante lui le porse il
vestito in modo deciso, lei lo prese in mano, e si allontanò un poco. Con uno
sguardo ammiccante allargò le braccia e disse.
“Mia
dolce fanciulla, ora mi aiuterete a cambiarmi…” sorrise beffardamente.
Buffy,
alla quale le parole arrivarono con alcuni secondi di ritardo, arrossì
violentemente e sgranò gli occhi. Come si permetteva? Con tono deciso.
“Padrò,
nun ce penso nemmeno! Anche se ve servo nun ve posso aiutà a cambiarve!”. Era
una sfida aperta tra i due, ma lei stava per perderla miseramente. Senza
scomporsi di molto lui le rispose, ancora con le braccia sollevate e
l’espressione ammiccante.
“Lady
Summers, non ve lo sto chiedendo, ve lo sto ordinando…” e con un movimento
deciso spostò il braccio sinistro nella direzione di Buffy e fece segno con il
dito di avvicinarsi. Buffy, ormai succube delle emozioni che le offuscavano la
mente, si avvicinò e tese le braccia per iniziare a sbottonargli i vestiti.
Purtroppo non sapeva da dove iniziare. Sbottonandogli i pantaloni sarebbe
rimasto nudo dalla vita in giù, ma la camicia gli avrebbe coperto le parti
intime fino a quando non fosse arrivato il momento di dovergli togliere anche
la camicia… le mani iniziarono a tremarle ma decise, comunque, che stavolta non
sarebbe fuggita. Sicuramente comportandosi in quel modo avrebbe perso il lavoro
e quindi s’impose di continuare. Decise di sfilargli la camicia e, sempre con
esitazione, iniziò ad aprire i bottoni. Lui abbassò le braccia in modo che la
camicia, una volta che Buffy l’avrebbe fatta passare oltre le sue spalle, fosse
caduta a terra da sola. Così successe e Buffy potè ammirare, per la prima
volta, un uomo mezzo nudo. Il torace di William liscio e asciutto ma muscoloso
era davanti a lei. Purtroppo la ragazza non era più in grado di agire secondo
logica, era come posseduta e ormai eseguiva i gesti come un automa cercando di
non pensare a nulla. Arrivò il momento di sbottonare i pantaloni, gli occhi le
si velarono di lacrime, non aveva mai fatto una cosa del genere e se ne
vergognava molto.
William,
vedendola in quello stato, si pentì di quello che le aveva chiesto di fare. Le
prese dolcemente le mani che stavano armeggiando con i bottoni dei pantaloni,
le portò alle labbra e le baciò, poi le disse. “Per ora basta, potete
congedarvi. Andate da Willow ed eseguite gli ordini che v’impartirà durante la
serata. Desidero che tutto sia perfetto.”. Detto questo si diresse verso il bagno
e chiuse la porta. Buffy scappò via dalla stanza, non vedeva l’ora di
andarsene, le vampate erano ormai incontrollabili, come le lacrime che, calde,
le bagnavano le guance. Non capiva nemmeno lei se queste erano scaturite per la
paura o per il turbinio di emozioni che l’avevano colta stando così vicina al
suo padrone. L’unica cosa che sapeva era che, di tanto in tanto, si scopriva a
pensarlo, quando non era con lui e ad osservarlo mentre erano insieme e non era
vista. Scacciò quei pensieri e raggiunse Willow la quale le disse che lei era
stata assegnata al servizio della cucina. Avrebbe portato i vassoi con gli
antipasti in mezzo agli ospiti durante i balli.
Lei
ne fu contenta, almeno avrebbe visto un po’ di gente. Mentre il cuoco le
illustrava tutte le sue creazioni culinarie, Buffy pensava a lui. Ripensava
come, in quelle settimane, l’avesse portata ad avere attacchi sempre più
frequenti della sua malattia. Un giorno, ricordava, era seduto nello studio con
la camicia semi-aperta e le gambe incrociate sulla scrivania. Lei aveva servito
il tè con le fette biscottate e la marmellata. Lui aveva immerso il dito nel
barattolo e s’era messo a succhiarselo con gusto sotto i suoi occhi increduli.
Lui la fissava ostinatamente e lei era incapace di muoversi come incantata da
quel movimento. Dopodichè immerse di nuovo il dito nel barattolo ma, questa
volta, l’aveva invitata a servirsene come aveva fatto lui. Lei, come sempre,
era scappata. Ricordava altre volte in cui, vederlo mangiare in un particolare
modo, era rimasta incantata a guardarlo. Sapeva portare la sua attenzione sulle
sue labbra e lei non riusciva a sopportare quelle prese in giro da parte del
suo padrone. Insomma, con le altre domestiche non si comportava in quel modo,
anzi, era sempre molto gentile e corretto. Perché le faceva questo?
William,
mentre si preparava, pensava a quello che aveva fatto. Ora ne era sicuro, anche
lei provava una sorta d’attrazione per lui se no non si sarebbe comportata in
quel modo ogni volta che tentava di provocarla. Durante la festa avrebbe messo
in azione il suo perfido piano che, sicuramente, gli avrebbe fatto capire se
Buffy teneva a lui.
I
primi ospiti stavano arrivando e lui era pronto ad accoglierli. Era tempo di
aprire le danze.
Atto
10
La
grande sala era gremita di gente. Buffy non ne aveva mai vista così tanta in
vita sua, erano almeno il doppio o il triplo di quella che viveva nel suo
paesino. Si aggirava faticosamente tra gli ospiti con il vassoio pieno di
tartine e altre cose di cui non sapeva il nome sorridendo e facendo inchini a
tutti. William stava chiacchierando con un gruppo di gentiluomini molto
garbatamente. Dopo un paio d’ore Buffy aveva i piedi in fiamme, non ce la
faceva più… Aveva fatto di tutto per evitare William e, fortunatamente, c’era
riuscita. In quell’istante fu annunciato un nuovo ingresso alla festa.
Il
responsabile degli inviti gridò il nome di una certa contessina Melany della
famiglia Sforza del Ducato di Milano.
La
ragazza fece il suo ingresso, aveva all’incirca diciassette anni. Indossava un
vestito lungo di seta blu come la notte con dei fili d’argento intrecciati nel
tessuto che luccicavano armoniosamente ad ogni elegante movimento del corpo
della ragazza. I capelli, color castano chiaro, erano raccolti e fissati con un
diadema dorato molto fine e piccoli boccoli le ricadevano ordinatamente sulle
spalle abbronzate, lasciate scoperte dal vestito. Negli occhi grigi della
contessina scintillavano scheggie color smeraldo che giocavano con le luci
della sala e le mettevano in risalto il volto grazioso. Con fare deciso William
le fu accanto, le baciò la mano delicatamente e le rivolse un gran sorriso. La
rabbia in Buffy crebbe a dismisura, con fare prepotente si aggirava sempre più
frenetica per la sala con il suo vassoio in modo da seguire i due ragazzi che
si allontanavano parlottando.
William
conosceva perfettamente la contessina in quanto la sua casa di villeggiatura,
nella quale si erano ritirati i suoi genitori, era proprio vicina a quella
della fanciulla. Tutte le estati le avevano passate assieme e non si erano mai
persi di vista in tutti quegli anni. Lui era felice di rivederla ogni Vigilia,
lei si sarebbe fermata pochi giorni dai parenti e poi sarebbe tornata nella sua
città.
In
quel momento William, dopo i soliti convenevoli e informazioni sui suoi
genitori, disse alla Contessina “Sapete? Ho conosciuto una fanciulla e vorrei
chiedervi di aiutarmi per farmi notare da lei.”
“Mio
signore… William, siete certo che questa ragazza merita di godere dei vostri
favori? Non per intromettermi nella vostra vita privata, ma non vorrei che
faceste una scelta avventata.”. Gli sorrise amabilmente. Tutto, nella ragazza,
sprigionava bellezza e raffinatezza. Ogni suo movimento ed ogni sua parola
denotavano grande studio ed attenzione all’educazione che la madre le aveva
imposto. Molti uomini la corteggiavano, ma lei non ne aveva scelto ancora
nessuno, voleva il vero amore e prima o poi l’avrebbe trovato, ne era certa.
William rispose alla sua domanda.
“Ne
sono sicuro Mel (^__________^), lei è dolce, genuina, piena di vita” sorrise
pensando a Buffy “si agita per un nonnulla, ma ha un sorriso dolcissimo e sono
certo di godere anche io dei suoi favori. Solo che lei non lo ammetterebbe mai,
non ha esperienza con gli uomini, non sa esprimere quello che sente, ma è una
persona estremamente corretta ed è… vera! Non come la maggior parte degli
ospiti di questa sala che sono qui solo perché DEVONO esserlo, non mi sorride
perché DEVE farlo, capite quello che voglio dire?”. William fissò Melany e lei
realizzò che non lo aveva mai visto con quello sguardo perso e dolce mentre
parlava di qualcuno. Doveva essere veramente importante per lui.
“Va
bene William, vi aiuterò! Ma ditemi, la ragazza si trova in questa sala? Vorrei
che me la indicaste, mi piacerebbe dare un volto alla fanciulla che riempie i
vostri pensieri”. La ragazza guardava i volti delle nobili che si trovavano
nella grande stanza… quale poteva essere? Buffy, nel frattempo si era fermata
vicino ad una delle finestre della sala cercando di nascondersi dietro una
delle tende, purtroppo per lei il grande vasoio sporgeva vistosamente e lei
risultava, quindi, visibilissima a tutti apparendo strana come al solito.
William rispose alla Contessina.
“Sono
contento che mi accordiate il vostro aiuto, ma la fanciulla non posso
indicarvela, ed il motivo è che lei mi appartiene. E’ solo mia.”. L’espressione
di lui si era fatta molto seria, tuttavia sorrise gentilmente e spiegò in modo
rapido e conciso il piano all’amica d’infanzia che fece segno di aver capito
tutto. William diede un rapido sguardo alla sala per individuare Buffy. Non
appena vide il vassoio che sporgeva da dietro una delle tende non ebbe dubbi che
si trattasse di lei. Bene, il pesce aveva abboccato ed ora era tempo di
avvolgere la lenza per attirarlo nella rete.
Buffy
guardava nella direzione del divano dove si erano appartati William e
Proprio
sotto i suoi occhi, la mano di William passò sulla vita della ragazza, mentre
con il dito dell’altra le disegnava piccoli cerchi proprio sopra l’attaccatura
del decolletè. La mano, dalla vita, passò dietro la schiena accarezzandole la
nuda pelle ambrata. Lei sorrideva e fissava William in modo molto provocatorio
così come faceva lui. Le stava regalando grossi sorrisi e le chiacchierava
nell’orecchio con fare suadente. Buffy non era più in se ma non riusciva a non
guardarli. Ora il suo viso era attaccato al collo della ragazza, era certa che
le stesse posando piccoli baci lungo il collo, almeno notando l’espressione
estasiata di lei! Buffy stringeva, con la mano libera, la tenda con tutta la forza
che aveva. Un velo di lacrime le offuscò la vista per un attimo. Perché si
sentiva così? La ragazza si era spostata con il corpo verso William che la
stava ricoprendo di carezze e baci proprio sotto i suoi occhi. Non ce la faceva
più! Uscì dal suo “nascondiglio” e, senza guardare a chi lo consegnava, disse.
“Pigliati
‘stu coso e portalo in da’ cucina! Riempilo e rifa’ lu giro!!!”. Uno degli
invitati la stava guardando in malo modo, ma lei non si girò neanche, glielo
mise in mano e scappò via piangendo. William lo notò e all’istante smise di
accarezzare e sbaciucchiare Melany. Con fare garbato le disse che tutto era
funzionato per il meglio. Purtroppo lui non poteva abbandonare il ricevimento
quindi passò ancora del tempo a parlare con la sua amica augurandosi che Buffy
sbollisse la rabbia. Non vedeva l’ora che tutti gli invitati se ne andassero
per ritirarsi nella sua stanza.
Attorno
a mezzanotte ci fu il brindisi di Buon Natale e, poco più tardi, gli ospiti iniziarono
ad andarsene lasciando un grande vuoto nella stanza. Il vuoto più grande era
nel cuore di William, sapeva di aver esagerato e se ne dispiaceva, ma ora
poteva andare a vedere come stava Buffy. William congedò anche Melany
promettendole di scriverle come andavano avanti le cose. Le diede un bacio
sulle labbra come ringraziamento per l’aiuto e l’abbracciò. Le voleva molto
bene e, ogni volta che la vedeva andare via, si sentiva un pochino triste. Lei
gli augurò buona fortuna e si avviò verso la porta d’ingresso, si voltò ancora
una volta per sorridergli e poi sparì.
William
diede disposizioni a Willow per la pulizia dell’indomani e correndo si diresse
verso la sua stanza. Sapeva che Buffy si era rifugiata lì. Aprì la porta e,
attraversato il salottino, accostò l’orecchio alla porta di Buffy. Con immenso
dispiacere sentì che ancora sighiozzava. Mormorò un “mi dispiace” sommesso e si
ritirò nella sua stanza per prepararsi per la notte. Buffy l’aveva sentito
rientrare e premette ancora di più il volto sul cuscino. Si era già messa la
sua camicia da notte e si era preparata per dormire, ma non riusciva a far
nient’altro che piangere. Rivedeva la scena di lui con la ragazza e le lacrime
scendevano copiose. William, benchè preoccupato per Buffy, si addormentò quasi
subito. Le avrebbe parlato l’indomani con più calma, anche per lei sarebbe
stato meglio.
Buffy
fissava il soffitto, le lacrime si erano fermate. Per tutta la sera le sue
vampate erano aumentate ed ora aveva anche quella stretta allo stomaco che non
la lasciava in pace. In due secondi le venne in mente una vendetta. Con
decisione si alzò dal letto, prese la brocca dell’acqua che usava per la
toilette mattutina, spalancò la sua porta e, pian piano si diresse verso la
stanza del suo padrone. Aprì piano, per fortuna lui lasciava sempre una delle
lampade accese e quindi lo vedeva perfettamente, addormentato tranquillamente.
Si girò in quell’istante, ora era supino ed ignaro della sorte che lo
attendeva. Con un gesto fulmineo Buffy versò l’acqua gelata addosso a William.
Lui si svegliò di colpo e vide Buffy in piedi accanto al suo letto. Le lacrime
le solcavano, nuovamente, il viso. Prese ad urlargli.
“Ora
v’mmalerete puru voi! Così nun riderete più de me! Io nun c’a facc’ chiu’!”.
William, senza pensarci due volte, le prese per la mano e l’attirò nel letto,
poi la fece rotolare sotto di lui con un movimento veloce in modo che non
potesse scappare. Affondò il viso nei capelli profumati di Buffy e le disse
all’orecchio.
“Lady
Summ… Buffy…” il suo nome pronunciato in un soffio, come se potesse sparire da
un momento all’altro “… io sono ammalato da molto tempo, siete voi che non ve
ne siete resa conto…”. Poi, non riuscendosi più a trattenere, iniziò ad
accarezzarla, dapprima molto sensualmente e via via sempre più profondamente.
Buffy rimase scioccata da quelle parole e dai gesti che William stava
“compiendo” sul suo corpo. Da vendicatrice si ritrovava, ora, vittima. Tuttavia
il suo corpo reagiva alle carezze di William, le sue labbra erano scese sul suo
collo, le ponevano piccoli baci fino a dove la camicia da notte gli consentiva
d’arrivare. Sollevò la testa ed incontrò il viso di Buffy. Lei si era
abbandonata completamente, aveva chiuso gli occhi ed respiro era accellerato.
La fissò per un tempo infinito, in modo dolcissimo, ora sapeva che l’amava,
incondizionatamente, profondamente. Si era innamorato di lei già al paesino,
quando l’aveva vista spuntare da dietro la porta sporca di fuligine. Si era
innamorato di lei quando l’aveva vista ridere, quando l’aveva vista dopo il
bagno, quando le era caduta in braccio sul carro, quando avevano mangiato sotto
la quercia. Ogni giorno si innamorava di lei, di ogni suo gesto e di ogni sua
parola. Aveva capito che, anche se con le parole non si erano compresi, i loro
cuori si erano parlati, avevano abbattuto quella barriera molto prima di loro,
si erano avvicinati e si erano avvinghiati uno all’altro. Lui non sapeva quello
che Buffy provava, ma era certo che erano le sue stesse emozioni. E poi il suo
amore sarebbe bastato per entrambi.
L’avrebbe
guardata per sempre. In quell’istante Buffy aprì piano gli occhi e, come se
fosse la cosa più normale disse a William.
“Aho’,
già finito?” Lui si sollevò un poco non credendo a quello che aveva udito. Lei
ne approfittò, si divincolò e scappò nella sua stanza. William si maledisse.
Ancora bagnato dall'acqua che Buffy gli aveva tirato andò in bagno e si
asciugò, poi prese le lenzuola le tirò via dal letto e le sostituì con
pazienza. Era una cosa che gli riusciva difficile ma, fortunatamente, mentre
osservava Buffy aveva capito in parte come si faceva.
Finito
di rifare il letto andò con calma verso la stanza di Buffy, prima di arrivarvi
ravvivò le fiamme nel camino che si stavano spegnendo, aggiunse altra legna e
poi, piano, bussò.
“Lady
Summers, avrei bisogno del mio scalda-coperte, me lo potreste preparare? I
carboni del camino sono pronti e le lenzuola sono fredde grazie a qualcuno che
ha gettato l’acqua sul letto.”. Buffy, sentendosi in colpa, prese la sua
vestaglia, si coprì ed uscì. Fissando William di sottecchi prese lo
scalda-coperte ed iniziò a riempirlo di carboni ardenti. La sua presenza la
rendeva nervosa, aveva le mani che tremavano e, grazie a questo, si bruciò.
“Aho’,
che mmale!!”. Lui corse in suo soccorso. Le prese gentilmente la mano e se la
portò alla bocca. La baciò e prese a succhiarle il dito che aveva bruciato.
Buffy a quel contatto avvampò di nuovo. Lui le stava davanti, la osservava con
ostinazione e le succhiava il dito con fare sensuale iniziando anche a muovere
la lingua attorno ad esso e poi la portò pian piano anche in mezzo alle dita
giocherellando e picchiettandola gentilmente in quel piccolo spazio tra un dito
e l’altro. Lei, rossa come un peperone e con il cervello che le fumava, cercò
di strattonarla, ma data la poca forza che aveva in quel momento, la mano restò
immobile stretta tra quelle di William, quindi le riuscì solo di avvicinarsi di
più a lui, mentre aveva piegato il braccio per sottrarsi. Buffy voleva
scappare, ma i suoi occhi erano fissi e persi in quelli di lui che continuava
beatamente il suo gioco. Le gambe non le funzionavano, per un attimo si perse
in quello che lui le stava facendo, ma subito dopo s’impose di riaprirli.
Spalancò la bocca per dire qualcosa e lui ne approfittò per coprirgliela con la
sua cingendole la vita con entrambe le braccia. Buffy sgranò gli occhi, non
poteva crederci! Quello era un bacio, un bacio vero! Un atto di venerazione che
si scambiano solo marito e moglie, le aveva spiegato Joyce. William fece
scorrere una mano sulla schiena di lei, mentre con l’altra continuava a tenerla
stretta. Fece salire ancora di più la mano in modo da accarezzarle i capelli,
poi le spostò il viso un pochino a destra in modo di farla respirare. Le gambe
di Buffy non la sorreggevano più, inconsciamente, si attaccò alla camicia di
William e la strinse con forza. Lui si staccò dalle sue labbra, ma senza
liberarla dall’abbraccio. La fissava dolcemente e con amore, Buffy non gli
aveva mai visto una tale espressione.
“Buffy…
vi voglio, come non ho mai voluto nessuna prima di voi. Come non vorrò mai
nessuna dopo di voi. Concedetevi vi prego! Io vi amo con tutto me stesso e se
voi non mi amate fa lo stesso, il mio amore basterà per entrambi” nel suo viso
una preghiera. Buffy no aveva capito cosa intendesse dire ma aveva capito
benissimo che quell’uomo la amava e lei? Lei era malata maledizione! Un giorno
non lontano sarebbe morta e cosa avrebbe fatto? Decise di rispondere a William.
“Mio
signo’”
“William,
vi prego, chiamatemi con il mio nome almeno per questa sera”.
“…
Willìamm… “ Sussurrò piano come se pronunciandolo avesse trasgredito a qualche
regola, lui l’abbracciò forte.
“Si
Buffy, ditemi…”.
“Io
non posso. Sto male, so’ mmalata, nun so quanto tempo avrò ancora da passà su questa
Terra, nun chiedetemi più nulla.”. Poi spiegò molto seriamente e minuziosamente
tutte le sensazioni di calore, le strette allo stomaco e la rabbia crescente di
quella sera quali sintomi della sua malattia. Chiese a William cosa ne
pensasse, guardandolo con un po’ di timore con lo sguardo.
Lui
si sciolse dall’abbraccio, la prese per le spalle, la guardò in viso e poi
scoppiò in una sonora risata, rideva davvero di gusto. Buffy non credeva ai
suoi occhi, come poteva ridere dopo quello che gli aveva raccontato? Era dunque
senza cuore? Stava per rimettersi a piangere, quando lui si fece di nuovo serio
e, con sguardo dolce, le disse con voce calma e profonda.
“Buffy,
queste sono sensazioni normalissime. Sono sentimenti che si provano quando ci
si innamora, quando nascono l’attazione, la passione, l’amore… per un’altra
persona. Mi capite? E se le provate quando siete vicina a me, vuol dire
semplicemente che voi ricambiate il mio amore, siete innamorata di me come io
di voi…”. Rimase in attesa di una risposta. Nella mente di Buffy, in quei pochi
istanti, riecheggiavano le parole di William “siete innamorata di me”. Alzò il
viso verso di lui sorridendo leggermente.
“Uhm…
Nun fa’ n’a grinza questo discorso…” lui le catturò le labbra e l’imprigionò
tra le sue braccia. Tra un bacio ed un respiro William le disse di nuovo.
“Vi
voglio Buffy, vi desidero, siate mia…”, si staccò un attimo da lei e, con fare
sensuale, le prese i lembi della cintura della vestaglia e l’aprì facendola poi
scorrere giù dalle sue spalle e cadere atterra. Guardava Buffy come se volesse
essere certo di avere la sua approvazione, lei non lo fermava, lo fissava. Lei
era ancora ferma alla frase “siete innamorata di me” e tutto ad un tratto
sbottò.
“E
voi? E voi mi amate?” chiese con apprensione.
“Certo,
più della mia stessa vita e continuerò a ripetervelo all’infinito se
necessario”. Il volto era serio, ma gli occhi gli brillavano accesi dalla
passione e dall’amore che bruciavano per lei.
“Ma
voi nun siete rosso! Nun è vero che m’amate!” continuò Buffy. Lui mutò
l’espressione che passò da seria a divertita. Alzò un sopracciglio e le rispose
con fare ammiccante e voce suadente.
“Oooohhh,
certo che lo sono… ora sta a voi scoprire dove arrossisco” il sorriso divenne
un ghigno di sfida ed il sopracciglio era ancora alzato. Con un lieve cenno del
capo la stava invitando a scoprire questo segreto. Lei non ci credeva.
“Ma
davero se po’ arrossì anche da artre parti? Nun lo sapevo mica…” disse
pensierosa. Il ghigno di William si allargò di più.
“Certo
che si, provate a cercare e vedrete…” e, come nel pomeriggio, si allontanò un
poco e allargò le braccia mettendosi a disposizione per un’ispezione accurata
fissandola sensualmente.
Mossa
da un’incredibile ed incontrollabile curiosità questa volta Buffy non si fece
scupoli. Iniziò a togliergli la camicia con fare sicuro ed osservò con cura il
suo petto poi gli girò intorno sfiorandogli la pelle liscia e bianca, da vero
nobile, come per cercare segni tangibili di questo rossore… sulle spalle, sulla
schiena e di nuovo sul petto. Lui chiuse gli occhi e si abbandonò a quel tocco
leggero respirando un poco più velocemente, Buffy non trovò nulla. Gli si
avvicinò di nuovo e, questa volta, iniziò a sbottonargli i pantaloni. William
era già eccitato dal contatto che aveva avuto pochi attimi prima così lei trovò
qualcosa che non aveva mai visto non appena i pantaloni gli scivolarono
elegantemente verso terra, lasciandolo nudo davanti a lei.
Buffy
fece un balzo indietro coprendosi gli occhi, ma lasciando un piccolo spiraglio
tra le dita dal quale sbirciare, dicendo.
“Mado’
e che è quello?? Nun ce sta niente de rosso ma c’è… c’è…” e puntava
ripetutamente il dito indicando, tra l’altro precisamente grazie allo
spiraglio, la sua virilità eccitata. William scoppiò a ridere piegandosi in
due… era troppo divertente! Troppo vera! Ed il suo cuore scoppiava d’amore per
lei. Recuperata una certa serietà prese per mano Buffy, lasciando che con
l’altra continuasse a coprirsi gli occhi e le disse gentilmente, con voce
calda.
“Venite
Buffy, questa sera ho da insegnarvi un po’ di cose…”. La trascinò, per mano
dietro di se, dirigendosi nella sua stanza. Buffy si stava ancora coprendo gli
occhi, non voleva fissargli il fondoschiena, anche se lo spiraglio, nel
frattempo, si era allargato di parecchio. La sua curiosità si era fatta molto
audace. La fece entrare e richiuse la porta dietro di se, si girò e s’avventò
su di lei buttandola sul letto, imprigionandola sotto il suo corpo. Prese a
baciarla e accarezzarla sempre più audacemente. I baci si facevano più profondi
e le carezze più provocanti. Buffy iniziò a gemere di piacere, non aveva mai
provato queste sensazioni, non sapeva cosa fare e decise di non pensare a nulla
ma di lasciarsi andare, senza muoversi. Lui, con molta disinvoltura le fece
scorrere le mani sulle gambe in modo da sollevarle la camicia da notte. Le
accarezzò i fianchi con entrambe le mani salendo verso le spalle, le prese
dolcemente le braccia portandole sopra la testa in modo da sfilarle del tutto
l’ultima, sottile, barriera che separava le loro pelli. Lei lo lasciò fare
senza intervenire, ma facendosi guidare da lui; non sapeva dove mettere le mani
e, nello stesso tempo, voleva assaporare quelle nuove sensazioni in modo
totale. Le loro pelli s’incontrarono, Buffy era così morbida sotto di lui,
sentiva il profumo della sua pelle, dei suoi capelli. Incontrò, sollevandosi,
gli occhi verdi della ragazza che risplendevano alla luce flebile della lampada
ad olio. Era imbarazzata ma gli sorrise dolcemente e disse con voce lieve.
“Nun
so che fare…”. William le rispose sussurrandole nell’orecchio. “Abbracciatemi
forte, ve ne prego…” così facendo le portò le braccia sulle sue spalle. Lei si
strinse a lui con forza. “Vi amo…” Si sollevò. “Ti amo Buffy…” (lo so che il
“tu” non era usato a quei tempi tra i nobili, ma ci stava così bene
^__________^). Riprese ad accarezzarla e stavolta la sua bocca scese dalle sue
labbra, al collo, ai seni… Le stuzzicava i capezzoli con la lingua e Buffy si
strinse ancora di più alle sue spalle inarcando, naturalmente, il corpo verso
quello di lui in modo che i loro corpi potessero diventare uno solo. Gemeva
sommessamente ad ogni tocco esperto di William che, dopo aver giocato con i
capezzoli di Buffy stava scendendo, lentamente disegnandole cose astratte con
la lingua sul ventre, verso le sue parti intime. Con le mani stringeva ancora i
suoi seni e ne stuzzicava la punta con l’indice ed il pollice facendola gemere
sempre più.
Ad
un certo punto lei disse.
“De’
più, de’ più Willìamm” respirando in modo molto accellerato. Lui si fermò un
secondo. “Si amore, ogni vostro ordine verrà eseguito, questa sera sono io il
vostro servo…”. Raggiunse le sue parti intime, le allargò un poco le gambe per
posizionarsi meglio ed iniziò a picchiettare velocemente con la lingua il
centro del suo piacere. Lei non era più in se, chiuse le gambe tutto ad un
tratto bloccando la testa di William che, per farsi liberare, dovette
richiamare la sua attenzione battendole dolcemente una mano sul ventre.
“Scusatemi Willìamm, davero!!”
“Non
fa nulla Buffy, a parte la mancanza d’aria, stavo bene là sotto.”. Ammiccò,
mentre si rimise nella stessa posizione ed iniziò di nuovo a giocare, questa
volta il suo corpo rispose automaticamente a quella sollecitazione ed allargò
di più le gambe. Inaspettatamente, però, lui si sentì prendere per i capelli e
strattonare verso l’alto… gli stava tirando i capelli…
“Ahi!
Ahi, Buffy, mi fate male! Lasciatemi andare i capelli!”. Buffy però, non lo
ascoltava, era in preda al piacere più assoluto, lo stava portanto verso la sua
bocca, voleva saggiarne di nuovo il sapore. Stavolta fu lei a baciarlo, molto
goffamente, ma pian piano riuscì a trasformarlo in un bacio rovente, le loro lingue
giocavano e s’intrecciavano esplorandosi, a vicenda, le bocche. Le gambe di
Buffy si erano avvolte attorno al bacino di William che, non potendo più
resistere dal desiderio si scostò da Buffy e le disse.
“Tesoro,
ora v’insegnerò qualcosa di nuovo, volete?”. Dato che quello che aveva
assaporato fino a quel momento le era piaciuto parecchio fece segno di si con
il capo. Lui rotolò via da lei e si stese supino sul letto, lasciandola libera.
Poi allungò il braccio verso di lei e l’attirò a se. Le prese una mano e se la
portò sul membro. Le chiuse le dita attorno al muscolo teso e le disse piano
“Ora muovete le mani su e giù”. Buffy, sebbene con timidezza, non si ritrasse a
quella nuova esperienza e, ricordando bene come usava l’attrezzo per fare il
burro, si mise in ginocchio, strinse meglio il membro di William e con forza ed
energia iniziò a fare movimenti in alto ed in basso velocemente. William gridò.
“MA
PORCA….!!! AHI AHI AHIIIIII… Fermatevi!! FERMATEVI!!” Buffy si fermò subito e
William si mise su un fianco tenendosi i genitali doloranti… una lacrimuccia
gli scendeva sulla guancia…
“Aggio
sbagliat’ quarcosa?” Chiese Buffy in apprensione vedendolo in quello stato.
William non aveva più fiato nei polmoni e la voce gli era morta in gola. Per
risponderle, le fece segno con la mano di aspettare un attimo in modo che
riuscisse a riprendere l’uso della parola ed una respirazione normale.
Alcuni
minuti dopo, lui si rigirò e, con voce flebile, disse a Buffy, che aveva
continuato a fissarlo e ad accarezzargli la schiena dispiaciuta per avergli
fatto male.
“Buffy,
non è questo il modo, dovete sapere che questa è una zona estremamente
delicata. Dovete essere molto gentile, veloce va bene, ma gentile, ve ne
prego.”. Buffy asserì con il capo, con dolcezza e, cercando di essere il più
delicata possibile, chiuse la mano attorno al suo membro rilassato. Che strano,
ora era così diverso da prima. William l’attirò, però, a se e la baciò con
trasporto, le fece ritrarre la mano dalle sue parti intime e se la mise a cavalcioni
sopra di lui. William guidò le mani di Buffy sopra il suo petto incitandola ad
accarezzarlo, lei prese un po’ di confidenza ed iniziò a baciarlo e a leccargli
i capezzoli come lui aveva fatto prima con i suoi. Lui gemette e si abbandonò
al tocco della sua amata portando le mani sui suoi seni iniziando a
sollecitarli con le dita così che anche la respirazione di Buffy divenne più
rapida mentre piccoli gemiti le uscivano dalla bocca. William la prese per la
vita e se la mise di nuovo sotto di lui, ora doveva essere pronta ad
accoglierlo. Per sincerarsene, sempre baciandola nei punti sensibili del collo
e dei seni, fece scivolare la mano nel basso ventre di Buffy facendola gemere
più forte. Le massaggiò un poco, con le dita, il centro del piacere e, sentendola
bagnata a dovere, infilò due dita dentro di lei facendole sentire una punta di
dolore che si mescolava al piacere. William, soddisfatto, le allargò le gambe,
si sistemò meglio sopra di lei pronto a penetrarla. Buffy, vedendolo in quella
posizione, si spaventò e gli disse.
“Ma
che stai a fa' accussì? Che è sta cosa dura che sient’? Se le mani ce l’hai
qui, che è che sta a spingere??”.
“Shht
Buffy, ora vi faccio sognare, vedrete, non vi farò del male” dicendo questo le fece
l’occhiolino maliziosamente. Con gentilezza si spinse in lei cercando di farla
abituare a poco a poco, lei, per ringraziamento gli conficcò le unghie nella
schiena urlando.
“AHIAAAAAAAAAAAAA,
me fate maleeeeee!!!!” cercò di divincolarsi ma lui non si staccò dal suo
corpo. Si spinse ancora di più con un movimento aggrazziato del bacino, c’era
quasi.
“Basta,
basta, ve pregoooohhhh”. Buffy iniziò a gemere, il dolore si era mescolato al
piacere che i movimenti di William, sempre più sinuose e rapide, le stavano
regalando. Le sue unghie, ancora ben conficcate nella pelle bianca di lui,
allentarono la presa ed iniziarono a scorrere lungo la schiena di William.
Inarcò il corpo per meglio accoglierlo e gli cinse i fianchi con le gambe
gemendo in modo chiassoso. “Aaaaah, si, WILLÌAMM… ANCORA, ANCORA!”. Chiedeva
Buffy in preda al piacere. Lui si chinò a baciarla e vennero insieme. Buffy,
scossa dal suo orgasmo, guardò William che si era rilassato su di lei. Piano
gli accarezzò la nuca e gli diede piccoli baci sulla tempia, sulla fronte.
“Vi
amo William” si sforzò di pronunciare il nome del ragazzo in modo pulito, senza
accenti. Lui, incredulo, girò il volto verso di lei e rispose.
“Finalmente
ce l’avete fatta…” sorrise con amore. Cambiarono le posizioni e si addormentarono
abbracciati, Buffy con il viso sul suo petto. Era ormai l’alba del giorno di
Natale e loro avevano avuto il regalo più bello. La consapevolezza del loro
amore reciproco.
Atto
11
Era
pomeriggio inoltrato, quando William aprì gli occhi per incontrare quelli verdi
di Buffy che lo fissavano. Aveva un sorrisino strano sul volto ed i capelli
arruffati, tuttavia William notò che non si era allontanata dal suo corpo, lo
teneva stretto a se come quando si erano addormentati. Lui le sorrise dolcemente
dandole il buongiorno, le sfiorò la fronte con un lieve bacio, poi scese sul
naso e ve ne pose un altro ed un altro ancora sulle labbra. Lei rise
sommessamente e poi, guardandolo con serietà disse.
“Amo’,
che se po’ rifà chilla robba de ieri?” Lui la guardò sbigottito, insomma,
nessuna fanciulla che conosceva glielo avrebbe chiesto con noncuranza come
stava facendo Buffy. V’era però anche un misto di innocenza e serietà in quella
domanda, come se lei avesse bisogno una conferma da parte sua. Come se avesse
bisogno di sapere che il sogno non era svanito. Si girò su un fianco in modo da
guardarla dritta negli occhi e con voce sicura ma affettuosa le disse.
“Quante
volte volete e, devo dire, con mia grande gioia madamigella”. Sorrise
beffardamente. Lei era raggiante, con una mossa felina spostò le lenzuola in
modo da scoprire i loro corpi. Restò per qualche secondo a guardare il petto
liscio di William e poi decise di riprovare quanto sperimentato la sera
precedente.
Si
mise a cavalcioni sopra di lui che, seppur colto alla sprovvista da tanta
audacia, si adagiò meglio sui cuscini in modo da poter godere al meglio il
contatto con il corpo di Buffy. Lei, intanto, faceva scorrere le sue mani sul
petto di William, mentre abbassava il capo per coprirlo di piccoli baci. Si
soffermò a giocare con il suo ombelico, risalì verso i capezzoli, raggiunse il
collo e le sue labbra asciutte. Lui era in estasi, aveva chiuso gli occhi e
assaporava ogni contatto delle labbra di Buffy sul suo corpo. Lei decise di
giocare con la lingua inumidendo le labbra di William che, dopo qualche
istante, le dischiuse per catturarla in un appassionato bacio. Le sue mani, nel
frattempo, percorsero la schiena di Buffy dall’alto in basso per poi chiudersi
sui suoi fianchi. Si staccarono ansimando, sulle labbra il sapore e l’ardore
del bacio appena scambiato, i loro sguardi s’incontrarono, erano accesi di
desiderio, la passione era viva, bruciava in loro. William la fece ricadere
sulla schiena e la coprì con il suo corpo, mentre stava per baciarla di nuovo
sentì, però, uno strano gorgoglio provenire dallo stomaco di Buffy. Alzò la
testa e vide che lei era arrossita parecchio.
“Mado’,
teng’ n’a fame! Possiamo andà a magna’ amo’?” William rise lievemente e la
liberò dalla stretta. Lei lo baciò sulla fronte e trotterellò in bagno,
completamente nuda. Accortasi di questo particolare tornò indietro e raccolse
la sua camicia da notte, fece un largo sorriso a William e si diresse di nuovo
al bagno, richiudendo la porta dietro di se. Lui si ridistese sul letto
pensieroso. Ora aveva la sua Buffy ma che cosa avrebbe fatto? Non voleva di
certo trasformarla in una dama da esibire ai ricevimenti. A lui piaceva così,
fresca ed innocente. Beh, molto meno innocente ora, considerò, e ridacchiò
soddisfatto a quel pensiero chiudendo di nuovo gli occhi. Sapeva che non
sarebbe stata accettata dai nobili e dalla sua famiglia. Era povera, non era
colta, ma sulla bellezza non avrebbero potuto dire nulla, era di un’avvenenza
che poche nobili potevano vantare. William ricordava ogni centimetro della sua
Buffy. La figura snella, i capelli lunghi color oro, gli occhi verdi brillanti,
gioiosi ed attenti. La pelle leggermente ambrata era stata, di sicuro, baciata
dal sole, mentre lavorava nel suo paesino. La bocca, soffice e carnosa che, di
tanto in tanto, s’imbronciava se il lavoro assegnato non veniva bene. Le sue
labbra che avevano tremato per la sua vicinanza ma che gli avevano donato
passione e calore. La sua voce, cristallina ma anche suadente ed infine la sua
risata, piena di vita. Con questi pensieri William scivolò di nuovo nel sonno,
mentre Buffy era ancora in bagno intenta a rinfrescarsi.
Uscì
dal bagno e vide William che dormiva. Si premette la camicia da notte alla
bell’e meglio al corpo e si diresse verso il ragazzo, lo coprì con il lenzuolo,
gli posò un lieve bacio sulla fronte e si avviò fuori della stanza. Oltrepassò
il salottino ed arrivò nella sua camera. Chiuse piano la porta e, finalmente,
si vestì. Appena messa la divisa sgattaiolò fuori e si diresse in cucina per
prendere il vassoio della colazione come faceva ogni mattina. Mentre scendeva
le scale sentì gli sguardi delle altre domestiche su di lei, alcune risatine e
commenti fatti a bassa voce. Lei non capiva bene perchè si comportassero in
quel modo, ma si sentì tuttavia a disagio. Si affrettò lungo i corridoi ed
arrivò, finalmente, alla sua meta. Willow era lì, intenta a dare disposizioni
per l’eventuale cena, quando si girò e le fece un sorriso che Buffy ricambiò.
Le indicò un vassoio coperto con una tovaglietta bianca e le fece segno di
portarlo al padrone. A Buffy sembrò, anche se probabilmente si sbagliava, di
aver visto Willow farle l’occhiolino furtivamente prima di tornare ad occuparsi
della cena.
Fece
ritorno alla stanza e, purtroppo, l’episodio di poco prima si ripetè, sguardi,
risatine e bisbiglii sommessi l’accompagnarono fino a che la porta del
salottino non fu chiusa dietro di lei. Le lacrime le pungevano, ma si fece
forza, trasse un lungo respiro e si avviò da William. Lo trovò sveglio e coperto
per metà dalle lenzuola. Lui girò il volto e le diede un’occhiata furtiva poi,
con uno strano sorrisino in volto, le disse.
“Mmmhh,
vedo che vi siete rivestita… molto, molto male…” e le fece l’occhiolino.
Scrutando meglio il viso di Buffy, che era rimasta vicino alla porta, vide che
aveva gli occhi lucidi ed un’espressione molto triste.
“Buffy,
venite qui, ponete il vassoio sul comodino e sedetevi vicino a me, raccontatemi
che cosa vi turba” c’era una strana preoccupazione nella voce di William, come se
temesse che tra di loro qualcosa si fosse già spezzato.
Buffy
ubbidì e appoggiò il vassoio sul comodino alla sinistra del letto e andò a
sedersi proprio vicino a William, sul bordo destro del letto. Erano occhi negli
occhi e lei non ce la fece più a trattenere le lacrime. Si mise a singhiozzare
sommessamente e poi sempre più forte, negli occhi di William, ora, si leggeva
una crescente preoccupazione. Guardandola provava delle fitte al cuore, doveva
cercare di calmarla in modo che gli raccontasse cosa le era successo. Prese,
così, la sua donna tra le braccia e le appoggiò dolcemente il visto sul petto
coccolandola come meglio poteva, le stava accarezzando i capelli, quando lei si
aggrappò alla sua schiena stringendolo forte e nascondendo ancora di più il viso
nel suo petto. I singhiozzi si calmarono da lì a pochi minuti, ma lei non aveva
dato segno di volersi sciogliere dall’abbraccio protettivo di William. Lui
parlò piano.
“Buffy,
ditemi che cosa vi è successo, se ho fatto qualcosa di male vi prego di scusarmi,
non era mia intenzione offendervi”. Lei spostò un poco il viso in modo da poter
parlare.
“No,
no, nun siete voi… tutte e’ cammerriere, quando so’ scesa, m’hanno guardata
male, m’hanno riso e bisbigliato dietro e nun riesco a capi’ il motivo. Per tanti
mesi ammo lavorato assieme…” si rimise a singhiozzare. William, tuttavia, fu
sollevato nel sentire che non v’era nessun problema tra loro e, dolcemente,
prese tra le mani il viso di Buffy e lo sollevò per guardarla negli occhi.
Anche così, con il volto solcato dalle lacrime, la trovava bellissima, gli
occhi erano risplendenti e la bocca imbronciata. Le asciugò con i pollici le
lacrime che scendevano e, guardandola con amore le disse.
“Sono
gelose Buffy. Sono gelose di voi che siete divenuta la signora di questa casa,
di voi che m’avete rubato il cuore, di voi che siete una persona vera e allegra
e che non conosce falsità alcuna.”. La baciò lievemente sulle labbra ed il viso
di Buffy fu illuminato da un sorriso per le belle parole di William, lo attirò a
se e lo baciò con passione. Quando si staccarono Buffy si alzò, prese il
vassoio e lo ripose sul letto. Lo scoprì e sotto la tovaglietta vi erano tè,
pane fresco, burro e marmellata. Buffy iniziò ad imburrarsi una fetta di pane,
quando William si avvicinò e, slacciandole un paio di bottoni della divisa, le
scoprì una spalla. Prese un po’ di marmellata con il dito e lo passò sulla
pelle nuda di Buffy che, stregata dai movimenti sensuali e dallo sguardo caldo
di William, era incapace di muoversi. Chiuse gli occhi mentre lui, con le
labbra e la lingua, stava succhiando e leccando la spalla dove aveva messo la
marmellata. Le sue mani, nel frattempo, erano scese per aprire gli altri
bottoni della divisa, gliela sfilò dalle braccia in modo che la parte superiore
del corpo di Buffy fu nuda davanti a lui. Ripetè l’operazione, questa volta
tracciando una riga regolare dal collo fino al suo ombelico. La stese sul
letto, mentre Buffy si abbandonava nuovamente alle sensazioni che il suo corpo
emanava, dimenticando la fame. Di nuovo William fu sopra di lei, ricominciando
ad assaporare ogni centimetro della sua pelle coperta di confettura. Quando
ebbe terminato la marmellata, prese il vasetto e lo porse a Buffy, invitandola
a fare la stessa cosa con lui. Lei, per nulla ne prese un po’ e tracciò una
linea obliqua sul petto di William e, invertendo le posizioni, iniziò a
succhiare tutto con la bocca. Lui si era adagiato sul letto ed aveva chiuso gli
occhi incrociando le mani dietro la testa, era già eccitato e Buffy provava un
po’ di vergogna a vedere il suo membro tendersi sotto i suoi baci e le sue
carezze. Colta da improvvisa passione prese altra marmellata e la spalmò sulle
labbra di William, poi si avventò sulla sua bocca chiudendola in un bacio
appassionato. Lui schiuse le labbra per poter accogliere la lingua di Buffy e
si rialzò leggermente dal letto per avere un contatto maggiore con lei. Con una
mano aveva raggiunto la chioma di Buffy ed aveva intrecciato le dita tra i suoi
capelli dorati, mentre il bacio si faceva via via più profondo. Con l’altra
mano, invece, scese ad accarezzarle la schiena e si fermò poco sopra il fianco
dove, purtroppo, c’era ancora la gonna della divisa che gli impediva
un’ulteriore esplorazione. La fece, quindi, stendere e prese a sfilarle il resto
della divisa, poi le sfilò le calze prima una e poi l’altra, infine le sfilò
anche la sottoveste in modo che rimanesse completamente nuda.
Alla
luce pomeridiana il corpo di Buffy era bellissimo, la pelle ambrata brillava
sotto gli ultimi raggi del sole che entravano dalle finestre. Piccole gocce di
sudore avevano iniziato ad imperlarle la pelle ed il respiro si era fatto più
affannoso. William riprese di nuovo la marmellata e la spalmò attorno ai seni e
ai capezzoli di Buffy, prese a leccarli e succhiarli con foga provocandole
brividi incontrollabili lungo la schiena. Lei aveva preso a gemere ed aveva
affontato le dita nei capelli biondi del suo William, stavolta stando attenta a
non fargli male. Quando ebbe finito, con voce suadente William le disse.
“Buffy,
ora tocca a voi fare qualcosa per me… qualcosa che non abbiamo mai fatto,
volete?”. Attese la risposta con trepidazione.
“Si,
si, tutto chillo che volete! Fammolo, fammolo!”. Buffy era talmente coinvolta
in quello che William le stava facendo che non aveva, probabilmente, neanche
capito la domanda. Subito lui la fece alzare un poco, le portò le dita nella
marmellata e le fece disegnare una linea lungo il suo membro. Poi, con sguardo
diabolico e lussurioso disse.
“Ora
leccatelo, fatelo per me.”. Buffy sgranò gli occhi. Quella richiesta giungeva
veramente inaspettata. Ma quando aveva accettato? E, aveva accettato?? Lui non
perse tempo, guidò con una leggera pressione della mano il capo di Buffy verso
la sua virilità ormai eccitata. Ma lei fece forza e si tirò su dicendo, con
tono accusatorio.
“Ma
chissa è na’ cosa che nun se fa’!”. William rimase interdetto.
“Come
non si fa? Io ho fatto, più o men la stessa cosa con voi ieri, solo senza
marmellata. Mi sembra che vi sia piaciuto e quindi spiegatemi perché non volete
restituirmi il favore? E’ una cosa normale, che fanno tutti.” Si fermò a
pensare per un attimo e aggiunse.
“Beh,
forse non tutti lo fanno con la marmellata…” e rise beffardamente. Poi si
rivolse seriamente verso Buffy e le disse.
“Almeno
provateci, se proprio non vi garba questa cosa, smetteremo subito con mio
grande rammarico. Sappiate, però”, aggiunse serio, “che non la farò più nemmeno
io a voi.”. Gli occhi blu di William, accesi di desiderio, la fissavano con
investigazione, voleva cogliere le emozioni che passavano sul viso di Buffy.
Lei, s’imbronciò, abbassò gli occhi ed arrossì violentemente. Non voleva
ammettere, nemmeno a se stessa, che se William avesse smesso di farle “quella
cosa” lei se ne sarebbe dispiaciuta molto; si fece, quindi, coraggio e, con un
tono leggermente alterato ed uno sguardo da sfida, disse.
“Va
bbène Willìamm, come vulite voi! Jamm’”, gli prese il membro con due dita ed
iniziò a leccare via la marmellata. Lui gemette e sospirò colto alla sprovvista
dalla decisione di Buffy, la quale sembrava che avesse dimenticato ogni pudore.
Stava soddisfando William in modo completo tanto che lui la pregò di smettere
in quanto non sarebbe riuscito a resistere per molto. Lei lo lasciò subito non
appena sentì la richiesta e lui la imprigionò, nuovamente, sotto il suo corpo
e, in modo un po’ irruento, dato che non riusciva più a controllarsi, entrò in
lei. Le sue spinte erano sinuose e dal ritmo accellerato, comunque Buffy non
ebbe il tempo di dire nulla, si era già persa nell’armonia dei movimenti di
lui. Vennero quasi all’unisono e William si rilassò, ancora dentro di lei,
poggiando il capo vicino a quello di Buffy e sussurrandole parole d’amore.
Prese a mordicchiarle dolcemente il collo provocandole nuovi brividi e facendole
stringere il suo corpo ancora di più.
“Che
facite? Me fate male… “, glielo disse ansimando fortemente.
“Vi
mordo perché siete mia e perché sapete di buono. Buffy, voi non sapete quanto vi
amo, quanto vi voglio… sempre, in ogni momento… Siete nei miei pensieri, nel
mio stomaco, nella mia gola, vorrei annegare in voi.”.
Sulle
guance di Buffy scese una lacrima, erano le più belle parole che qualcuno le
avesse mai detto. Il suo cuore si riempì d’amore per lui, la gioia che le aveva
dato era talmente grande che il suo stomaco era in subbuglio. Tutto ad un
tratto William si scostò e si alzò dal letto.
“Ah,
quasi dimenticavo!”, dicendo questo si avviò verso il suo armadio. Aprì le
grandi ante e prese una bella scatola avvolta da una carta color blu notte con
un nastro dorato attorno. Tornò a letto e la porse a Buffy dicendole.
“Buon
Natale amore, questo è il mio regalo per te.”. A Buffy s’illuminarono gli
occhi, non aveva più parole. Diede un bacio a William e gli disse, in modo
confuso.
“Ma
io nun agg’ fatto niente… che facimm’?”. William le sorrise e le accarezzò una
guancia.
“Buffy,
voi mi avete donato il vostro cuore e la vostra anima questa notte, non c’era
nulla al mondo che io volessi di più. Questo è il più bel Natale della mia
vita, ve lo assicuro.”. La baciò con passione e aggiunse.
“Ora
aprite il pacco su, sono curioso di vedere se vi piace.”. Buffy euforica e
commossa strappò la carta in modo scomposto, come facevano i bambini. Appena
aperta la scatola n’era uscito un vestito color turchese, con un’abbondante
scollatura sul davanti, evidentemente era stato scelto personalmente da
William, e pizzi sulle maniche. Nella scatola vi era anche una scatoletta
contenente un girocollo molto grazioso, d’argento lavorato che sembrava molto
antico. William le disse.
“Il
girocollo appartiene alla mia famiglia da generazioni. Viene donato alle future
spose in segno d’augurio”. Buffy, ormai scossa da singhiozzi, gli si strinse al
collo e gli sussurrò.
“Grazie,
grazie, grazie. E’ lu più bello regalo ch’agg’ ricevuto.”. William la strinse e
le disse.
“Andate
a cambiarvi, voglio vedervelo indosso e poi scenderemo per la cena.”. Lei si
staccò da lui, si pulì il viso con il dorso della mano e, con un piccolo salto,
scese dal letto e si avviò verso il bagno.
“Il
girocollo appartiene alla mia famiglia da generazioni. Viene donato alle future
spose in segno d’augurio”. Buffy, ormai scossa da singhiozzi, gli si strinse al
collo e gli sussurrò.
“Grazie,
grazie, grazie. E’ lu più bello regalo ch’agg’ ricevuto.”. William la strinse
e, sorvolando sul fatto che lei non avesse detto nulla in merito al significato
del girocollo, le disse.
“Andate
a cambiarvi, voglio vedervelo indosso e poi scenderemo per la cena.”. Lei si
staccò da lui, si pulì il viso con il dorso della mano e, con un piccolo salto,
scese dal letto e si avviò verso il bagno.
William
decise, però, di non lasciarla andare e con uno scatto scese dal letto prendendole
un braccio. Lei si voltò con aria interrogativa e lui disse.
“Buffy,
volete davvero farmi un regalo?”. Ammiccò e mise la punta della sua lingua tra
i denti… facendo allargare le labbra in un piccolo sorriso. Buffy, iniziava
ormai a preoccuparsi, quando faceva quella faccia, era però curiosa di sapere
cosa avesse in mente.
“Certo,
tutto chillo che volite.”. Rispose con una nota di preoccupazione nella voce.
“Bene,
allora vestitevi dinnanzi a me. Voglio ancora guardare il vostro corpo prima
che sia coperto dagli indumenti.”. Lentamente, mentre parlava, la condusse
vicino ad una delle grande finestre della stanza dove la luce, ormai, era molto
suffusa. Il sole stava tramontando velocemente dato che era inverno. Abbandonò
il braccio di Buffy e si fece un pochino più distante. Lo sguardo, che non
avrebbe ammesso un rifiuto, ben fisso su Buffy. Lei era coperta da un lieve
rossore, ciò nonostante raccolse la sua sottoveste e se la mise, fece lo stesso
con i mutandoni del vestito che le aveva donato William. C’era anche la
giarrettiera che ebbe non poche difficoltà ad infilarsi. Passò, poi, ad
arrotolare una delle finissime calze tra le dita e, sedendosi sul letto, la
fece scorrere lungo la gamba, poi la fissò alla giarrettiera. Lo stesso fece
con l’altra. Lo sguardo di William, vedendo quel piccolo gesto, si era acceso
di desiderio, ma cercò di reprimerlo. Seguiva, in ogni modo, tutti i movimenti
di Buffy che era ora alle perse con il corsetto. Se lo mise e poi si guardò in
giro per cercare di capire come potesse allacciarlo. William le venne in aiuto.
“Lasciate,
faccio io”, le mise una mano sulla schiena e la scorse lungo la pelle liscia di
Buffy. Sospirò profondamente poi prese ad allacciare l’indumento con mano
esperta. In un attimo Buffy fu quasi pronta. Il vestito, una volta indossato,
le cadeva perfettamente, sembrava fosse stato cucito sulla sua persona. Si
rivolse a William.
“Ma
come facite a sape’ le misure?”. Lui la guardò attentamente e poi rispose con
noncuranza.
“Vi
ho osservata bene, centimetro per centimetro, avrei potuto cucirvi l’abito io
stesso ad occhi chiusi. Ora scendiamo, la cena sarà stata servita.”. Buffy
arrossì un poco. Lui le porse la mano e la fece avvicinare all’armadio. Davanti
a quest’ultimo vi erano un paio di scarpe foderate di seta dello stesso colore
del vestito. Buffy sorrise e se le infilò, le calzavano a pennello. Sorrise e
trotterellò accanto a William. Insieme scesero nella grande sala da pranzo dove
lei, durante questi mesi, l’aveva servito. Di nuovo sentì gli sguardi delle
domestiche che si avvicinavano con i vassoi su di lei. Nella stanza l’atmosfera
si fece tesa. William la fece accomodare su una sedia e lui si mise seduto
davanti a lei. Sorridendo fece cenno alle cameriere che potevano iniziare a
servire la cena. Una di queste prese a servire William molto attentamente,
mentre quella che serviva Buffy fece apposta a farle cadere fuori dal piatto il
consommé che stava servendo facendole sporcare una manica del vestito.
“Oh
mado’! Ch’avete fatto? Lu vestito mio!”, si alzò di scatto e, così facendo, le
sfuggì il sorriso cattivo che si era disegnato sul viso della cameriera. A
William, però, non sfuggì. Guardò Buffy che, con occhi lucidi, era intenta a
tamponarsi la macchia con un tovagliolo. Si girò verso la cameriera e, con uno
sguardo scintillante di rabbia fisso su di lei, tuonò con voce alterata.
“WILLOW!
Venite qui, presto!”. Da una porta comparve Willow con il capo basso, sapeva
che, quando il padrone era in quello stato, era meglio essere umili e gentili
con lui. Buffy, intanto, si era spaventata a sentire il nome di Willow
pronunciato come un boato dalla bocca di William, non l’aveva mai visto così
arrabbiato. Lui continuò, con voce alterata, rivolto a Willow.
“Allontanate
subito dalla mia vista questa ragazza! Ha mancato di rispetto ai suoi padroni,
non merita di restare qui un minuto di più. Vi prego di accompagnarla nella sua
stanza per farle raccogliere le sue cose, poi fate in modo che lasci questa
casa entro venti minuti.”. Willow s’inchinò e prese per un braccio la ragazza
cercando di trascinarla via ma questa si voltò e si rivolse al padrone.
“Io…”,
un altro boato squarciò il silenzio della stanza.
“SILENZIO!
Non voglio sentire neanche una parola uscire dalla vostra bocca. Sparite dalla
mia vista ora o sarò io stesso ad accompagnarvi alla porta.”. Gli occhi di
William erano di ghiaccio e Buffy si spaventò. Era davvero l’uomo con il quale
aveva condiviso il letto? In quel momento stentava a riconoscerlo. La ragazza
scappò via piangendo seguita da Willow che, prima di lasciare la stanza, fece
ancora un piccolo inchino. William si rivolse all’altra cameriera e le disse di
continuare pure a servire la cena. Buffy si sistemò sulla sedia tremando
leggermente. Sentire la voce di William così alterata l’aveva messa in uno
stato d’agitazione e le aveva chiuso lo stomaco. Si augurava che con lei non
succedesse mai una cosa del genere.
Finito
di mangiare William si ritirò nello studio e Buffy decise di cambiarsi ed
andare alla lavanderia per cercare di togliere la macchia dal suo bel vestito.
Raggiunse la stanza dove vi era la fontana adibita a lavatoio, prese il sapone
ed iniziò a sfregare la macchia. Dietro alle sue spalle sentì una presenza e,
voltandosi, incontrò il viso di Anya, una domestica con la quale aveva
condiviso il piccolo salottino adiacente alle loro camere. Buffy le sorrise ma
Anya non ricambiò. Con un’espressione dura sul viso si rivolse a Buffy e con
voce sibilante le disse.
“E’
tutta colpa vostra… Tutta colpa vostra se il padrone non mi degna più di uno
sguardo e se non mi sceglie più per la notte. Se voi non foste arrivata, io
sarei ancora una delle sue amanti preferite. Ma si stancherà presto, vedrete,
si stancherà e vi abbandonerà.”. La ragazza sorrise soddisfatta, voleva ferire
la sua nuova padrona e ci era riuscita. Buffy, tuttavia, non credeva alle sue
orecchie, ma cosa stava raccontando quella ragazza? E come osava dire queste
cose sul suo William? Come osava dubitare del loro amore sincero?
“Scusate,
nun agg’ capito bbène, ch’ avete detto?”. Anya la guardò sbigottita non capendo
se Buffy la stesse prendendo in giro o se veramente non aveva capito di cosa
stesse parlando. Con aria di sfida continuò.
“Benissimo,
allora ve lo spiegherò diversamente. Avete presente le cose che fate con il
padrone? Bene, lui le ha fatte con la maggior parte delle domestiche che sono
qui. Prima del vostro arrivo, ogni notte ne sceglieva una per divertirsi e poi,
se si stancava d’averla intorno, la mandava via. Voi siete solo l’ennesimo
capriccio, siete un modello di donna che non gli si era ancora presentato
davanti, siete una nuova sfida. Vedrete, giocherà con voi fino a che non si
annoierà e poi, vi spezzerà il cuore come ha fatto con quello di Dawn questa
sera.”. Buffy fu scossa da queste ultime parole. Non poteva crederci. Non
voleva crederci. Cacciò indietro le lacrime che stavano spuntando dai suoi
occhi e, con aria di sfida, alzò lo sguardo su Anya e rispose, mettendo in
mostra il vestito.
“Ah
davero? E a quante ha dato nu vestito come chisso? E a quante ha detto che
stava innamorato? Io nun te credo! Mo’ me ne vado!”. Detto questo fece per
alzarsi, ma Anya le si parò davanti. Buffy le chiese di spostarsi, ma lei non
si ritrasse. Buffy la guardò, fece spallucce e, senza pensarci troppo, le
sferrò un pugno sul viso che la stese atterra. Poi se ne andò facendo ritorno
alla sua stanza e lasciando Anya dolorante sul pavimento freddo della
lavanderia.
Mentre
percorreva i corridoi che l’avrebbero ricondotta alla stanza di William, Buffy
ripensava alle parole di Anya. Il suo amore per Wiliam stava vacillando. Cosa
avrebbe fatto se tutto quello che la ragazza le aveva raccontato fosse stato
vero? Come avrebbe potuto guardare ancora William negli occhi senza pensare che
lui era stato con tutte quelle donne? Come poteva ancora credere alle sue
parole d’amore?
Con
questo stato d’animo Buffy si preparò ad entrare nella stanza.
Atto
12
Mentre
s’accingeva ad aprire la porta Buffy sentì Willow che la chiamava.
“Mia
signora, scusate la mia invadenza, ma potrei parlarle un attimo?”. Willow aveva
un viso preoccupato, ma cercava di sorriderle. Buffy accettò di buon grado, non
se la sentiva ancora di affrontare Willam. Le due donne si recarono nel vecchio
salottino delle domestiche, si misero comode e Willow iniziò a parlarle
sommessamente, per non farsi udire dalle altre che si erano ritirate.
“Mia
signora, Anya mi ha raccontato quello che è successo tra voi e devo dire che
questa cosa mi pesa sul cuore.”, sospirò intensamente e continuò.
“Per
tutto il bene che vi voglio devo dirvi che, purtroppo, quello che Anya vi ha
raccontato corrisponde alla verità.” Buffy fu scioccata da quella rivelazione,
dunque anche Willow sapeva!
“Il
signore ha sempre preso domestiche giovani e carine. Ogni notte ne sceglieva
una e condivideva il letto con lei. Devo dirvi che l’ha fatto quasi con tutte.
Dopo qualche mese, se le ragazze volevano di più o se si era stancato di loro,
le mandava via.”. Buffy piangeva sommessamente, poteva non credere ad Anya, ma
non poteva non credere alle parole di Willow. Sapeva che questa donna le voleva
molto bene ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per non farla soffrire. Willow,
stringendola a se, continuò.
“Con
questo non voglio dire che con voi non sia sincero, ma prego Iddio che non vi
faccia soffrire come ha fatto con tante altre. Vi confesso che il suo
comportamento con voi è molto diverso certo, ma vi chiedo di fare attenzione.”.
Buffy si fece consolare ancora un poco da Willow. Stando con lei le sembrava
che ci fosse sua madre a stringerla e confortarla in questo momento buio che
aveva offuscato, in pochi istanti, la sua felicità ed il suo amore.
Passarono
alcuni minuti e Buffy era di nuovo davanti alla porta, gli occhi erano
leggermente arrossati, ma sul viso era, in parte, tornata la solita
espressione. Si trasmise un po’ di coraggio ed entrò, pronta a chiedere
spiegazioni al suo innamorato.
Quando
fu nel salottino vide che William stava leggendo seduto accanto al caminetto
dove le fiamme danzavano animosamente. Lui, voltandosi, le fece un largo
sorriso che lei non ricambiò. Si andò a sedere poco distante da lui e gli
disse.
“Willìamm,
ve devo parlà.”, lo sguardo di lui si rabbuiò per un breve istante e poi tornò serio.
Fece segno a Buffy di proseguire. Lei sbottò dicendo, con voce alterata.
“Voi
avete dormuto co’ tutte! Poi le avete mannate via! Avete spezzato lu core de
chille povere ragazze. E’ lu vero? Ve stufferete pure de me? Me mannerete
via?”. Attese una risposta, mentre le lacrime le rigavano il viso.
William
era senza parole, quello che più aveva temuto, si era avverato. Ora Buffy
sapeva. Una persona pura e schietta come lei non avrebbe mai accettato questa
cosa. Non gli avrebbe creduto se le avesse detto che ora era cambiato, che ora
era innamorato di lei e che nessuna al mondo reggeva il confronto. Doveva
mentirle, per la salvezza del loro amore.
“Buffy,
ma che state dicendo? Chi vi ha messo in testa queste cose? Voi siete l’unica
per me, non c’è nessun’altra e non c’è mai stata. Se vi riferite alla ragazza
di questa sera, beh, vi aveva mancato di rispetto, doveva andarsene.”. Fece un
piccolo sorriso e un breve cenno con il capo per rassicurarla. Buffy però non
si fece convincere e, asciugandosi un poco gli occhi, disse.
“BASTA!
Willow, Willow m’ha detto tutte chiste cose! E le risa, le parole sottovoce mo’
le capisco! Voi me fate male! Tanto, tanto male! Voglio tornà a casa mia…”. I
forti singhiozzi le soffocarono le ultime parole in gola. William, in ogni
modo, le aveva ben comprese. Si sentì sconfitto, il suo cuore era andato in
mille pezzi. Non riusciva nemmeno a guardare Buffy, le disse solo,
sommessamente.
“Andiamo
a letto, ne riparleremo domattina”. Si avviò verso la stanza, si tolse tutto
tranne i pantaloni e si mise a letto chiudendo gli occhi e affondando il viso
nel guanciale, come per ritrovare un po’ di pace.
Buffy
restò seduta sul divanetto per un tempo che parve infinito. Pianse tutte le sue
lacrime ed alla fine si sentiva svuotata, il suo corpo era come se non le
appartenesse più, la sua anima si era congelata ed il suo cuore sanguinava. Si
alzò piano, le doleva ovunque, e si diresse verso la stanza di William. Entrò
piano, senza far rumore, ignorando che lui fosse ancora sveglio e che l’avesse
sentita. Si fermò ai piedi del letto, fissandolo. Restò lì per parecchi minuti,
in silenzio e poi, sommessamente, mormorò.
“Addio…”.
Si girò e si avviò verso la porta con passi stanchi. Il volto di William, in
quello stesso istante, era rigato di lacrime. Non aveva mai pianto in vita sua,
il cuore era lacerato da un muto dolore. Ad un tratto si riscosse dal torpore
delle lacrime e, in un soffio, disse a Buffy.
“Non
mi lasciate…”, si alzò dal letto e la raggiunse. Lei si era fermata sentendo
quella preghiera sussurrata ed era rimasta immobile, in ascolto. Lui la prese
per le spalle e la fece voltare. Aveva gli occhi gonfi per il pianto ed il viso
stanco. I suoi occhi verdi si alzarono e si posarono in quelli di William,
chiedevano di lasciarla andare. Lui si disse che non poteva perderla,
l’abbracciò forte, talmente forte che sembrava voler diventare un tutt’uno con
lei. Sempre tenendo le braccia ben salde attorno a lei, lui cadde in ginocchio
e, con il capo sul suo grembo, in lacrime le chiese di nuovo di non
abbandonarlo.
“Io
vi amo Buffy, non lasciatemi, non posso vivere senza di voi.”, singhiozzò
convulsamente e riprese.
“Ricordate
il girocollo che vi ho regalato assieme al vestito? Avete sentito per quale
occasione era donato alle fanciulle? Per le future spose in segno d’augurio…”,
altri singhiozzi.
“Voglio
sposarvi Buffy, diventate mia moglie, saprò rendervi felice… Dimenticheremo
questo brutto momento, vedrete…”. Lo sguardo di William era implorante ma Buffy
non diceva nulla, restava immobile. Poi, con un impercettibile movimento cercò
di staccarsi da lui. William non lo accettò, strinse la mascella e, con sguardo
acceso di rabbia scattò in piedi, disse in tono perentorio.
“No,
Buffy, voi non ve ne andrete, né ora né mai!”. Buffy fu scossa da quegli occhi
tempestosi che la guardavano e si rimise a piangere sommessamente.
“Lasciateme
andà, ve prego”, nascose il viso tra le mani, ma la stretta di William non
accennò a sciogliersi.
“Voglio
tornà a casa mia…”. William le strinse di più le spalle.
“E’
questa la vostra casa!”, il tono di William era salito ancora, ora si stava
alterando. Buffy continuava a pregarlo sottovoce, facendo perdere le parole tra
i singhiozzi che la scuotevano.
“Ve
prego, ve prego” seguitava a dire, sempre con il volto nascosto tra le mani. Il
tono di William, ora, era furente.
“GUARDATEMI!
Guardatemi ho detto!”, prese le mani di Buffy e le allontanò dal viso, poi le
sollevò il mento, costringendola a guardarlo fisso negli occhi. Nello sguardo
di William c’erano disperazione e rabbia.
“Ascoltate
bene quello che vi dico. Io non vi permetterò di andarvene. Mai. E volete
sapere il perché?”. Buffy iniziò a tremare, gli faceva paura. Ma lui continuò.
“Perché
voi mi appartenete! Voi siete mia e io sono vostro, questo non dovrà cambiare e
io non lascerò che succeda! Mai, mi avete capito? MAI!”. William ora stava
urlando e Buffy puntò i piedi per cercare di allentare la sua presa. Voleva
rifugiarsi nella sua vecchia stanza, lontana da quell’uomo che ormai sentiva di
non conoscere più. William, però, la strinse più forte e, dicendole “No, Buffy,
non fuggirete”, l’attirò a se e la baciò con passione. Buffy chiuse gli occhi e
cercò di rimanere immobile, ma il suo corpo reagiva, riconosceva il tocco di
William, il calore delle sue labbra, il profumo della sua pelle, l’energia
delle sue mani che percorrevano il suo corpo con passione. Fra un bacio ed un
respiro, William, le sussurrò.
“Buffy,
questa notte riaccenderò l’amore, la passione, le emozioni e tutte le altre
cose che credete di aver perduto. Vi farò dimenticare il desiderio di andarvene
da qui. La vostra casa sono le mie braccia ed il mio petto.”. Ansimando, Buffy,
si aggrappò a lui, con tutte le sue forze.
Quella
notte, Buffy e William si amarono, ma non vi era solo passione tra loro, questa
volta i loro sentimenti erano offuscati dall’amarezza e dalla disperazione.
Esausti, si addormentarono. Un senso di vuoto li colse e li accompagnò verso
l’alba del nuovo giorno.
Buffy
si svegliò e vide, guardando fuori dalla finestra che il sole sarebbe sorto di
lì a poco. Sul suo collo sentiva il respiro di William, steso accanto a lei,
calmo e regolare. Trasse un profondo respiro e la sua decisione era già presa.
Scostò le lenzuola molto lentamente in modo da non svegliare William. Una mano
si chiuse, repentinamente, attorno al suo polso e sentì gli occhi di lui fissi
sulla sua schiena. Nel buio della stanza la sua voce, ancora irritata, sembrò
un sibilo.
“Dove
credete di andare? Pensavo di essere stato chiaro, voi non uscirete da qui.”.
Le strattonò il polso e lei ricadde sul letto rimanendo rigida ed abbassando le
palpebre. Quello non era l’uomo della quale si era innamorata, era così
diverso. A tratti, quella notte, le era sembrato malvagio, gli occhi e la voce,
quasi non sembravano più appartenere al suo William ma ad un essere spregevole
che ne aveva preso le sembianze. Buffy provò a ritrarre il polso e lui lo
lasciò andare. Si girò sul fianco e le lacrime, per l’ennesima volta,
spingevano dietro gli occhi per uscire. Senza accorgersene parlò sommessamente
con voce soffocata dal pianto che non era riuscita a reprimere.
“Dove
sei?”, le lacrime ora scendevano copiose sulle guance pallide di Buffy, “dove
sei andato? M’hai lassata sula… Nun dovevi. Nun dovevi farmi soffrì accussì,
sto male, male…”. Una mano le si appoggiò sulla spalla, la sua voce, di nuovo
calda la accarezzò.
“Buffy,
io sono qui. Non volevo farvi del male, ve lo giuro. Quello che succedeva prima
in questa casa non è più accaduto dal vostro arrivo. Mi sono innamorato di voi
appena vi ho vista. Ho capito che sareste stata la donna che mi avrebbe rubato
il cuore e così è stato. Sposatemi Buffy, vi saprò rendere felice, vi prego,
guardatemi…”. Dicendo questo la invitò a voltarsi. Buffy si girò e, con
sorpresa, vide che il suo William era tornato. Lo sguardo si era addolcito e la
voce era tornata calda e suadente, il viso era pallido ma rilassato. La sua
mano le sfiorò il viso per cancellare le lacrime che erano scese fino a quel
momento. Lei raggiunse quella mano e la chiuse sotto la sua poi pronunciò,
commossa, il suo nome stando attenta a dirlo correttamente come la prima volta
che avevano fatto l’amore.
“William…”,
lui le sorrise e lo sguardo scintillò alla luce della sole che si stava
affacciando, timidamente, alla finestra. Con gli occhi lucidi lui si fece più
vicino.
“Buffy,
amore mio…” si abbracciarono in silenzio, i loro cuori parlavano per loro.
Lentamente iniziarono ad accarezzarsi sempre più profondamente, Buffy si
protese verso William che la baciò, dapprima delicatamente, come se temesse che
il sogno che stava facendo si sarebbe interrotto se avesse osato di più, poi il
bacio divenne appassionato. Buffy aveva preso ad accarezzare le parti intime di
William. Lui, intanto, le stava accarezzando la schiena mentre ansimava sotto
le carezze di Buffy. Assaporarono ogni attimo di quell’intimità riscoperta.
Buffy gli stava accarezzando e baciando il petto quando, d’impeto, lo strinse a
se facendolo salire sopra di lei. Finalmente sentì di nuovo il calore di
William sulla sua pelle ed il suo odore inebriante. Si baciarono, ancora ed
ancora. William giocava con i suoi seni stuzzicandoli con la bocca, mentre
faceva scivolare le sue mani esperte tra le cosce di Buffy. La passione ardeva
di nuova vita. Willam si spinse in lei e Buffy si abbandonò completamente
ritrovando le sensazioni provate la sera della Vigilia di Natale.
Le
nubi che avevano nascosto il cielo durante la notte si erano dissipate così come
le ombre nei loro cuori. Non sapevano se questo momento sarebbe durato, ma
avrebbero fatto di tutto per viverlo al meglio. Il sonno li colse e si
addormentarono abbracciati, mentre il sole del mattino risplendeva facendo
brillare la neve soffice che copriva il giardino.
Atto
13
Buffy
si svegliò che il sole era già alto, probabilmente era passato da poco
mezzogiorno. Il braccio di William le cingeva la vita, gli prese la mano e la
portò alle labbra, baciandola dolcemente. Capì che si stava svegliando ed,
infatti, sentì un lieve bacio sul collo ed un allegro saluto. Lui la strinse un
po’ in modo che la schiena di Buffy gli aderisse al torace. Ora poteva sentire
il calore della pelle di William che le riscaldava la sua, si rannicchiò meglio
tra le sue braccia. Dopo qualche coccola, decisero di alzarsi e di andare a
mangiare qualcosa nella sala.
William
porse a Buffy un nuovo abito da indossare per scendere nella sala da pranzo. Si
vestirono e scesero le scale mano nella mano, mentre nella mente di Buffy
scorrevano le immagini della sera precedente. Cercò di scacciarle con scarso
successo. Sentì che William le strinse la mano in segno d’incoraggiamento e
guardandolo, vide che le sorrideva. Ricambiò il sorriso ed entrarono nella
stanza. Tutto era già apparecchiato come se fosse l’ora della colazione. Gli
sguardi delle cameriere erano ancora ostili nei riguardi di Buffy, ma nessuna
di loro osava farle qualche sgarbo o mancarle di rispetto per paura della
reazione del loro padrone.
Finita
la colazione Buffy volle uscire un poco in giardino, mentre William si ritirò
nello studio per leggere dei documenti che erano arrivati da parte di alcuni
nobili che risiedevano nelle terre di proprietà della sua famiglia. Dopo
qualche istante si mise alla finestra e vide la sua Buffy che giocava felice
con la neve. Willow la stava seguendo cercando di coprirla con un grande
mantello, mentre lei raccoglieva delle piccole manciate di neve e le gettava in
aria assaporando poi i piccoli fiocchi che ricadevano sul suo viso e sui suoi
capelli. William era rapito da lei e non sentì quasi il lieve bussare che
qualcuno stava facendo alla porta. Diede, distrattamente, il permesso di
entrare e distolse lo sguardo dalla finestra. Anya fece il suo ingresso con il
vassoio del tè ed uno strano sorriso. Appoggiò il plateau sul tavolino e si
mise a versare il liquido caldo nella tazza. William si era seduto sulla sedia,
davanti alla scrivania, voltandosi di lato. Lei gli si parò davanti, appoggiò
la tazzina sul tavolo e poi, con sguardo acceso di desiderio, gli fece scorrere
le mani sul petto, scostandogli un poco la camicia. William le prese le mani e,
con freddezza, disse.
“Si
può sapere cosa state facendo? Toglietemi le mani di dosso e ritiratevi subito
se non volete perdere il lavoro”. Purtroppo Buffy, come una furia, entrò
spalancando la porta.
“Amo’,
vieni a vede’ quanta…” le ultime parole le morirono in gola, nel momento in cui
vide il suo William e l’odiosa cameriera in quella posizione equivoca.
Velocemente i due cercarono di ricomporsi. Buffy si avviò, con passo deciso e
le labbra strette, verso Anya che, mentre cercava di scusarsi, vide il buio
dinnanzi a lei. Un dolore lancinante le trapassò il setto nasale. Buffy, senza
tanti convenevoli, l’aveva colpita di nuovo mandandola al tappeto. Poi si
rivolse verso William e tirò un forte pugno anche a lui che, coprendosi il naso
con entrambe le mani, disse solo.
“Auch…”.
Poi fu Buffy a parlare, in modo molto calmo, rivolgendosi a lui.
“Aho’,
mo’ basta, però co’ chisse cose eh! Tu si mio e de nessun’altra, chiaro?”.
Sul
volto di William si dipinsero sorpresa e felicità nello stesso momento e
sussurrò.
“Avete
ragione, basta con queste cose…”. Sorrise benché il naso gli facesse ancora
male.
Buffy
si lasciò scappare una risatina sommessa e si voltò di nuovo, prese il braccio
di Anya, che stava cercando di alzarsi e, per niente gentilmente, la trascinò
strattonandola fuori dallo studio. Prima di buttarla fuori le disse.
“Io
me n’andrei… Capisc’ ammé”. Chiuse la porta e si rivolse a William.
“Voi
site nu guaglione proprio cattivo, lu sapite?…”, si stava avvicinando,
lentamente, a lui con un sorrisetto diabolico dipinto sul volto ed uno sguardo
ammiccante e sensuale.
Lui
inarcò un sopracciglio, tra le labbra aveva la punta della lingua stretta nei
denti.
“Si,
proprio cattivo, credo di aver bisogno di una bella lezione…”. Buffy si mise a
cavalcioni sopra di lui e si scambiarono un appassionato bacio. Di nuovo la
passione ed il desiderio li travolse.
Uscirono
dallo studio, accaldati ed ansimanti. Si ricomposero come meglio potevano e poi
William le disse.
-
Tesoro, che ne direste di dare una bella festa per annunciare il nostro
fidanzamento? Sempre che voi voliate fidanzarvi con me. -. Disse con
apprensione ed una nota di preoccupazione nella voce.
Buffy
gli saltò al collo continuando ad agitarsi allegramente. Lui rise e l’abbracciò
forte, dicendole sommessamente.
-
Così non andrete da nessuna parte, resterete per sempre con me… -.
Buffy
era raggiante, in un attimo le brutte cose di quei giorni furono sostituite da
una felicità talmente grande da lasciarla quasi stordita. La festa fu fissata
per il mese di marzo, nel frattempo, all’insaputa di William, Buffy chiese a Willow
d’insegnarle le regole base dei nobili. Apprese, quindi, a conversare
fluidamente controllando l’accento, a danzare, a stare a tavola e a camminare
elegantemente. In quei tre mesi Buffy fece dei grossi miglioramenti. Fu attenta
a non farsi scoprire da William che, nel pomeriggio, era sempre più occupato a
leggere carte che arrivavano dai paesi vicini. A quanto aveva capito c’erano
dei problemi con i contadini che non volevano più prestare servizio alla
famiglia di William. Dopo cena, avevano preso l’abitudine di stare nel loro
salottino. William le leggeva dei bellissimi racconti, mentre le accarezzava i
capelli. Lei adorava stare accoccolata tra le sue braccia, si lasciava cullare
dal suo calore e dal battito del suo cuore. Una volta in stanza il dolce
cullarsi si trasformava in pura passione che consumavano fino a tarda notte,
per poi addormentarsi esausti.
I
mesi passarono velocemente e la festa di fidanzamento si stava avvicinando.
Buffy era intenta a farsi prendere le misure dal sarto che era giunto da Milano
per lei, così come aveva disposto William. Erano già quaranta minuti che l’uomo
di mezza età le stava girando attorno con il suo metro, non ne poteva più.
Prese a sbuffare e a muoversi sul posto per allentare la tensione alle gambe.
L’uomo la pregò di stare ferma, doveva ancora prenderle le misure delle spalle
e delle braccia. Per tutta risposta Buffy gli sbadigliò davanti spalancando la
bocca, mentre due grosse lacrime tediate le ricadevano sulle guance. Ora sapeva
cosa voleva dire annoiarsi a morte.
William
uscì in quel momento dallo studio, il viso era stanco e gli occhi cerchiati, in
quelle ultime settimane stava sempre più spesso alzato. A Buffy mancavano molto
le sue braccia forti che la viziavano prima di addormentarsi e le dispiaceva
molto vederlo così stanco. Lui non le diceva mai di che cosa si stava occupando
e lei, per non fare l’invadente, non gli chiedeva nulla, anche se la curiosità
si faceva sentire di tanto in tanto.
William
raggiunse la sua donna e disse al sarto che il vestito avrebbe dovuto essere
pronto per l’inizio della primavera. Il sarto s’inchinò e si congedò appena
finito di prendere le misure a Buffy. Lei si lasciò cadere su una poltrona, era
ancora in sottoveste, ma aveva bisogno di riposarsi un attimo. William si sedette
accanto a lei e appoggiò il capo sulla sua spalla. Lei spostò il braccio in
modo da farlo accomodare meglio, gli baciò la fronte, intanto che gli
accarezzava i capelli. Lui si assopì e Buffy rimase a fissarlo, adorava vedere
il suo respiro regolare che accompagnava i movimenti del torace. Lo trovava
bellissimo. La pelle liscia e chiara, i capelli biondi corti e pettinati con
cura, le spalle larghe, il corpo snello e le sue mani, dalle dita lunghe ed
affusolate che, nei momenti di passione, sapevano portarla all’estasi.
Alcune
settimane dopo arrivò il vestito. Era color lilla con delle rifiniture blu
scure sulle maniche e sui bordi. Le scarpe, ricoperte da seta, erano dello
stesso colore delle rifiniture. Buffy saltellò per la stanza dopo aver aperto,
raggiante, il pacco che William le aveva consegnato. Si mise a fissarla, con
uno sguardo pieno d’amore, ma che nascondeva un velo di tristezza.
-
Buffy, ci sarebbe anche questo, è un mio personale dono, spero che vi piaccia -
Le
porse una scatoletta di velluto blu. Con gli occhi che le brillavano e dita
tremanti aprì la scatoletta che conteneva una catenina d’oro, dalle maglie
strette, molto fine. C’era un ciondolo a forma di mezzo cuore infilato sulla
collanina. Buffy alzò gli occhi per incontrare quelli blu di William, che non
avevano smesso di fissarla.
-
Ce ne sta solo metà… - Willam le sorrise calorosamente, mentre il viso di Buffy
si faceva scuro ed imbronciato. Le sollevò il mento, con gentilezza, e scostò
il colletto della camicia. Così facendo rivelò l’altra collanina con l’altra
metà del cuore.
-
Con questo voglio dirvi che i nostri esseri e le nostre anime, una volta
incompleti, ora si sono finalmente ritrovati. Non vi lascerò
Buffy
sorrideva e piangeva nello stesso momento, con le dita accarezzò la catenina di
William e poi si mise la sua.
-
Ve lo giuro, che potessi schiattà qui, adesso! –
William
rise. – Siete stata chiarissima! Bene, ora è meglio che mi rimetta al lavoro. A
più tardi tesoro. – Le diede un lieve bacio sulla fronte e si avviò verso lo
studio portandosi dietro la tazza di caffé che non aveva ancora terminato di
bere. Buffy gli corse dietro e gli cinse la vita con le braccia, mentre affondava
il viso nella sua schiena. William rimase sorpreso, Buffy raramente aveva
questi slanci, certo, tranne quando facevano l’amore. Sorrise beffardamente a
quel pensiero. Le accarezzò le mani e lei lo strinse ancora di più. Lui
appoggiò la tazza.
-
Che cosa avete tesoro? Qualcosa non va? – chiese con dolcezza.
-
Me mancate, tanto, tanto, lavorà sempre nun va bbène. State cu’ mia oggi! –
Lui
si sciolse dall’abbraccio e si voltò verso Buffy pronto a dirle che non poteva
stare con lei, ma quando vide la tristezza infinita nei suoi occhi, non ne fu
capace.
-
D’accordo Buffy, oggi staremo insieme – Non fece in tempo a terminare la frase
che lei gli saltò al collo e si mise a baciargli il volto. Lui, lentamente, le
cinse la vita e l’avvicinò al suo corpo.
Notò
uno strano luccichio lussurioso negli occhi della ragazza, ormai la conosceva
bene e sapeva che cosa significava quello sguardo.
-
Buffy, mi volete? – le sussurrò all’orecchio con la voce già rotta
dall’eccitazione.
-
Per sempre Willìamm – e lo baciò con foga, portando una delle sue mani
all’inguine di William sfregandogli, attraverso i pantaloni, la virilità già
tesa. Lui si perse in quel movimento altalenante e chiuse i glutei di Buffy
nelle sue mani. Buffy si lasciò scappare un gemito mentre William le stringeva
e le accarezzava il sedere, raggiungendo i punti sensibili della sua
femminilità e stuzzicandoli attraverso la sottile stoffa della camicia da
notte, ancora indosso a Buffy.
Un
attimo dopo erano nudi ed appagati, distesi sul tappeto davanti al camino del
salottino. Buffy, avvinghiata a lui, gli accarezzava la catenina e si divertiva
a ricomporre il cuore, mentre lui le sorrideva divertito. Un lampo si accese
negli occhi di William, con voce bassa e sensuale chiese.
-
Vi andrebbe di provare qualcosa di nuovo? – ridacchiò mentre Buffy lo fissava
con curiosità, non sapendo cosa rispondergli. La metteva sempre in difficoltà
con quelle domande fatte in quei momenti particolari dove lei si sentiva
totalmente indifesa.
Nascondendo
il viso arrossato nel suo petto, annuì debolmente. Con un moto d’orgoglio
William si alzò e si diresse nella camera da letto, lasciandola ancora più
confusa. Pochi minuti dopo fece ritorno, in mano teneva una candela ed un
foulard color oro. Si avvicinò a Buffy con passo deciso ed una smorfia di un
piacere pregustato. Si abbassò e si sistemò sul tappeto.
-
Vi fidate di me? – chiese alzando un sopracciglio e passandosi il foulard tra
le dita.
-
Veramente nun saprei – rispose Buffy non molto convinta. Decisamente, quando
lui aveva quell’espressione sul viso, non c’era da fidarsi. Tuttavia era
catturata dal movimento delicato del foulard che scivolava, leggero, tra le
dita di lui.
-
Oh, avanti tesoro, vedrete che vi piacerà, ve lo prometto. –
Con
movimenti sensuali si mise dietro Buffy e, gentilmente, le bendò gli occhi.
-
Ma Willìamm… - cercò di protestare.
-
Shhht – le sussurrò all’orecchio, mentre la faceva stendere sulla schiena. Le
passò una mano lungo il corpo, dal collo, giù, tra i seni e poi sul suo ventre
strappandole un lungo gemito di piacere. Soddisfatto della sua resa, prese la
candela e l’accese con i fiammiferi del camino. Sempre con la mano che
accarezzava Buffy, ormai persa nel piacere del suo tocco, attese che un po’ di
cera si fosse sciolta e poi portò la candela sopra il corpo di Buffy.
Fece
scivolare alcune gocce di cera sullo stomaco di Buffy e… vide le stelle. Fece
cadere la candela a terra, questa si spense, e si portò le mani al naso. Buffy,
sentendo il calore della cera, si era alzata di scatto e gli aveva dato una
capocciata, con la fronte, sul naso.
-
Ouch! Bloody Hell!! – gridò, il sangue iniziava a scorrere copiosamente sulle
sue labbra e sul suo collo. Buffy, che si teneva la fronte con una mano
sfregandosela, si tolse il foulard dagli occhi ed un ‘ops’ le sfuggì dalla
bocca. William la guardava torvo, con le mani sempre premute sul naso, cercando
di fermare il sangue. Con voce nasale si rivolse a Buffy.
-
Mi chiedo come mai, ogni volta che voglio fare dei nuovi giochi, voi dovete
sfigurarmi o lasciarmi dei lividi… - il sangue smise, lentamente, di cadere.
Buffy
arrossì notevolmente e, con gli occhi velati dalle lacrime, riuscì solo a
balbettare un confuso ‘mi dispiace’ all’indirizzo di William.
Proprio
nel momento in cui lui era riuscito ad alzarsi in piedi e ad incamminarsi verso
il bagno, la porta si spalancò e lo prese in pieno viso. Il naso ricominciò a
sanguinargli. Willow era entrata per sparecchiare il tavolino dai piatti e
dalle tazze della colazione, dimenticandosi di bussare. Vedendo il suo padrone
nudo e sanguinante gridò lanciando in aria il vassoio per coprirsi gli occhi
con le mani. Buffy seguì il movimento del vassoio che, nel frattempo, aveva
iniziato la sua discesa. Con un tonfo andò a colpire, con l’angolo, le parti
intime del, già dolorante, William. Questo si accasciò a terra, non sapendo più
dove tenere le mani. Tutto il corpo era dolorante… poi, il buio…, svenne.
Quando
si risvegliò era disteso sul suo letto, il naso era stato medicato e, qualcuno,
gli aveva infilato una camicia ed un paio di pantaloni. Spostando leggermente
il capo, scorse Buffy che, impacciata, gli sorrideva.
-
Como ve sentite? – chiese portando la mano sinistra nei capelli di William ed
iniziando ad accarezzarli dolcemente.
-
Me dovete scusà, io nun volevo fare… - la frase venne interrotta dal dito di
lui premuto sulle sue labbra.
-
Non ci pensate, passerà – le disse con fatica. Parlare gli provocava un sottile
dolore lungo il setto nasale.
Buffy
si chinò e gli diede un piccolo bacio sul naso gonfio ed uno, più appassionato,
sulle labbra. Con fare sensuale portò la mano destra al suo inguine
sussurrandogli nell’orecchio.
-
Come sta il vostro… ehm… generale? –
William
cercò di trattenere le risate, ridere faceva troppo male, infatti, due grosse
lacrime erano apparse alle estremità dei suoi occhi.
-
Buffy, capisco di essere molto sexy ricoperto di lividi, ma non credo che sia
una buona idea usare il… generale subito dopo l’incidente. Sapete, fa male… -
Buffy
gli lanciò uno sguardo contrariato e ritirò la mano.
Comprendendo
il problema principale, William l’attirò a se e le chiese se voleva stendersi
nel letto assieme a lui. Così facendo avrebbe mantenuto la promessa e sarebbero
potuti stare insieme.
Buffy,
raggiante, si tolse il vestito. Solo ora aveva notato che l’aveva indossato, la
ricordava, poco prima, nuda sul tappeto. Si mise accanto a lui, che la prese
tra le braccia. Lei si raggomitolò contro il suo corpo e lui prese a lisciarle
i capelli con una mano, mentre con l’altra teneva quella di lei poggiata sul
suo petto. Buffy dovette ammettere che, anche con il naso tumefatto, era di una
bellezza esasperante. Le toglieva il fiato. Lui la fissò con curiosità,
inclinando leggermente il capo.
-
A che cosa state pensando? – una lieve fitta al naso…
Buffy
lo fissava senza dire nulla, persa in quegli occhi blu profondi, che parevano
scrutarla fino in fondo all’anima.
-
Vi amo Willìamm, tanto, tanto… - gli occhi verdi di Buffy, lucenti come due
stelle che foravano il velo scuro della notte, erano rivolti verso di lui,
persi in lui. La strinse di più e le diede, cautamente per via del naso, un
dolce bacio sulla fronte.
-
Anche io Buffy, moltissimo, il mio cuore perde colpi ogni volta che poso lo
sguardo su di voi… mia dea… -
Con
uno slancio improvviso lei gli buttò le braccia al collo, trovò William con gli
occhi sgranati, ansimante e spaventato. Il braccio destro di Buffy si era
spostato, pericolosamente, sopra il suo viso, quasi colpendogli il naso. La sua
mente, in quel momento, aveva già elaborato la sensazione di dolore che
l’avrebbe colto se lei lo avesse preso. Anche Buffy sgranò gli occhi quando
comprese quello che avrebbe potuto fare se la sorte, almeno questa volta, non
l’avesse aiutata. Si tranquillizzarono e si risistemarono stretti l’una nelle
braccia dell’altro. Riposarono facendosi qualche coccola.
Passarono
due settimane, era ormai la metà di marzo ed i preparativi per la festa di
fidanzamento erano già iniziati. Di lì ad una settimana ci sarebbe stata la festa
e tutti gli invitati sarebbero accorsi, senza esitazione, per conoscere la
fidanzata di William. In quelle due settimane il naso di William si era
sgonfiato dopo aver passato i vari toni di colori, era passato dal blu-viola
iniziale ad un verde-giallo che si era schiarito, fino poi a sparire del tutto.
Aveva quasi subito ricominciato a lavorare agli stessi ritmi di prima. Questo,
però, sebbene dispiacendole, permetteva a Buffy di seguire le lezioni di Willow
sul bon-ton e sulla dialettica. Non vedeva l’ora di far vedere a William quello
che era riuscita ad imparare, l’avrebbe sbalordito.
Due
giorni prima della festa, William le chiese di fare una cavalcata insieme a
lui, nella foresta poco distante dal palazzo. Lei accettò di buon grado. Si
prepararono e, quella mattina, decisero di partire portando alcuni panini
preparati da Willow, che si era ripresa solo ultimamente dalla visione avuta
quel giorno, nel salottino. Non era riuscita a guardare il suo padrone negli
occhi fino a qualche giorno prima.
William
aiutò Buffy a sistemarsi sul suo cavallo, uno stupendo stallone, tutto bianco
dalla criniera e dalla coda lunghissimi, sembravano fatti d’avorio, quando i
raggi del sole vi giocavano attraverso. Il cavallo di William era della stessa
razza, ma era tutto nero, nero come le tenebre dove i raggi del sole non
riuscivano a scalfirne la compattezza.
-
Si chiama Spike, non è stupendo? – chiese lui con orgoglio.
-
Si, ma me fa un po’ de paura… - disse lei con un tremito nella voce.
-
Su Buffy, non dovete temere nulla, ci sono io con voi. –
Detto
questo lui salì su Spike. Partirono, una leggera brezza, quella mattina di
marzo, accarezzava l’erba e faceva fremere le foglie degli alberi. Il canto
degli uccelli dava loro il buongiorno, mentre si addentravano nella foresta.
Buffy e William cavalcavano vicini, ogni tanto si scambiavano delle occhiate
fugaci, piene di affetto.
Un
leggero scroscio d’acqua li fece cambiare strada, erano ormai un paio d’ore che
cavalcavano e, tra gli alberi, scoprirono che il rumore era provocato da un
piccolo ruscello che sfociava in un brillante laghetto. La superficie, baciata
dal sole che filtrava tra gli alberi, risplendeva come l’oro.
Buffy,
raggiante, scese da cavallo e si avvicinò alla riva. William fece lo stesso,
stando in piedi a pochi passi di distanza da lei. Lei raccolse, con le mani, un
po’ d’acqua e se la portò alle labbra saggiandone la purezza e la freschezza.
William, intanto, si era tolto i vestiti e si preparava a tuffarsi. Buffy non
fece in tempo a dire nulla che lui era già immerso nel laghetto, il quale,
considerò, era abbastanza profondo.
-
Buffy, su, non fate la timida, venite anche voi, è stupendo! – disse con tono
allegro.
-
No Willìamm, preferisco restà qua – rispose lei, mentre si sedeva sul bordo del
laghetto.
-
Buffy, Buffy, così non va bene… ora v’insegno io come si fa a divertirsi – si
avvicinò a lei con fare scherzoso e le prese una mano.
-
Oh, tanto lo so che nun me buttate in… -
*SPLASH*
Buffy
si ritrovò in acqua all’improvviso, con William che rideva come un matto.
-
Voi… guardate lu vestito mio… mo’ è tutto… -
Le
labbra di lui, scese sulle sue, l’avevano fatta tacere. Un bacio appassionato
che suggellò quel momento romantico, incorniciato dal verde della vegetazione e
dall’azzurro brillante del cielo e dell’acqua. William la spogliò velocemente e
sistemò i vestiti al sole, Buffy era ancora in acqua. Una strana eccitazione la
stava assalendo. Lo voleva lì ed in quel momento.
-
Willìamm, me fa male la gamba… - sparì sott’acqua.
William,
allarmato, si tuffò in fretta ed in poche bracciate raggiunse il luogo dove lei
era sparita. La sua espressione cambiò di colpo, da preoccupata passò a stupita
e poi eccitata. Riuscì solo a mormorare un ‘Buffy’ confuso, prima di abbandonarsi
completamente al tocco di lei. Fecero l’amore selvaggiamente, come se la natura
che li circondava aveva risvegliato degli istinti primordiali. Dopo l’amore si
stesero sull’erba, era ormai pomeriggio ed il sole, con i suoi raggi caldi,
stava asciugando la loro pelle ed i vestiti di Buffy, stesi poco distante.
Cullati
dalla brezza, dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie, si
addormentarono. Fecero ritorno verso il tramonto, erano affamati. Infatti, tra
il gioco ed il sonno, si erano dimenticati di mangiare. Willow li accolse, la
cena era già pronta. Quella sera si addormentarono, stanchi e felici, l’uno
nelle braccia dell’altro.
Atto
14
La
festa si sarebbe tenuta quella sera. Buffy era eccitata e felice all’idea del
suo fidanzamento ufficiale con William.
La
maggior parte delle decorazioni erano state fatte quando loro erano partiti ed
erano stati via tutto il giorno. Oggi, c’erano solo i fiori da sistemare. La
festa era sì per il fidanzamento del padrone di casa, ma anche per festeggiare
l’inizio della primavera.
Willow
l’avrebbe aiutata con il vestito e con i capelli, mentre William finiva di
lavorare. Da dopo la cavalcata non l’aveva quasi più visto, lavorava
incessantemente tanto che Buffy stava iniziando a preoccuparsi. Temeva che ci
fossero dei problemi veramente gravi per tenere il suo William così occupato.
Aveva promesso, tuttavia, che sarebbe stato pronto per accogliere gli ospiti.
Buffy sapeva che aveva invitato anche una contessa, una sua amica d’infanzia,
ma che questa non avrebbe potuto essere presente quella sera, per problemi
familiari.
La
mattina ed il primo pomeriggio passarono rapidamente. L’ora della festa era
quasi arrivata. Buffy aveva passato la maggior parte della giornata con Willow,
in modo che, oltre ad aiutarla a prepararsi, le stava facendo ripassare tutte
le cose che le aveva insegnato. Ora si trovavano in bagno, Willow le stava
acconciando i capelli. Un lieve bussare le fece sobbalzare, era William che
avvertiva Buffy che alcuni ospiti erano già arrivati e che scendeva per
accoglierli. Lui era già pronto. Buffy era sbalordita. Indossava uno smoking
scuro. La camicia bianca, attillata, e la giacca, disegnata su misura,
mettevano in evidenza il suo fisico asciutto e le spalle larghe. Le gambe
snelle, fasciate nei lunghi pantaloni, slanciavano tutta la sua figura. Aveva
ancora il papillon slacciato, Buffy si alzò e prese ad annodarglielo. I loro
occhi si incontrarono e si scambiarono un sorriso.
-
Come fate a saperlo annodare? –
-
Mio padre, nei giorni di festa, era solito indossarlo. –
-
Ah… raggiungetemi presto amore, non lasciatemi troppo a lungo da solo… -
Le
diede un rapido bacio ed uscì dal bagno. ‘Mmhh, ho come l’impressione che ci
fosse qualcosa di strano in Buffy, ma non riesco a comprendere cosa…’. Si avviò
verso l’atrio, cercando di capire che cosa l’avesse colpito in lei, poco prima.
-
Mia signora, per fortuna il padrone non si è accorto di nulla, se no la vostra
sorpresa si sarebbe rovinata. –
-
Già – rispose Buffy allegramente.
La
preparazione di Buffy fu più lunga del previsto. William si stava stancando
delle chiacchiere della gente e da tutte le domande che gli facevano su Buffy,
l’unica ragazza che era riuscita a rubargli il cuore. William era pure agitato
per il comportamento che la sua donna avrebbe potuto tenere in quell’occasione.
Sebbene a lui non dispiacesse l’esuberanza di Buffy, infatti era uno dei motivi
principali per i quali si era follemente innamorato di lei, non era molto
consona a quell’ambiente. Inoltre, come se la sua agitazione non fosse già
abbastanza, sua madre aveva mandato il signor Liam, il suo maggiordomo di
fiducia, per farle un resoconto completo sulla fidanzata.
Finalmente
vide Willow affacciarsi sulle scale e fargli un cenno per segnalargli che Buffy
stava scendendo. Agitatissimo, William richiamò l’attenzione degli invitati.
-
Bene gentili signore e signori, vi presento la mia fidanzata Buffy – tese la
mano in attesa che quella di lei la raggiungesse.
Dalla
cima dell’ultima rampa di scale, che portavano al salone, era apparsa una
stupenda fanciulla. Snella, dalla pelle ambrata, fasciata in un bellissimo
vestito lilla dal corsetto attillato e dalla gonna ampia e lunga che facevano
risaltare, oltre le forme perfette, anche i capelli biondi raccolti in uno
chignon con dei boccoli lasciati liberi, che le ricadevano sulla fronte e sulle
spalle, lasciate scoperte dall’abito. Gli occhi, di un verde brillante,
emanavano calore ed emozione. Un lieve rossore le colorava le guance e le
rendeva il viso luminoso. I guanti bianchi nascondevano le piccole mani dalle
dita lunghe ed affusolate. Al collo portava la catenina che le aveva regalato
William, mentre tra i capelli raccolti aveva intrecciati dei piccoli diamanti.
William
era rapito da quella visione, ogni volta riusciva a farlo innamorare di lei,
riusciva a trasmettergli nuove emozioni, era una sorpresa continua. La sua dea
cominciò a scendere, quello era il momento che William temeva di più, Buffy non
era esattamente la personificazione dell’eleganza. Inaspettatamente la vide
scendere, sicura di se, elegante e raggiante. Il vestito fluttuava seguendo i
suo passi aggraziati ed i suoi movimenti suadenti. La sua mano scivolò in
quella di William, il quale, ancora sotto shock, la prese e la strinse. Lei gli
sorrise con amore, mentre faceva un inchino verso gli invitati che avevano
cominciato a mormorare dopo lo stupore iniziale. Alcune famiglie iniziarono ad
avvicinarsi alla coppia. William, ancora senza parole, non riusciva a
riconoscerla. I modi, i gesti e l’eleganza non appartenevano per niente alla
sua Buffy. Rimase ancora più sorpreso quando cominciò a parlare con una coppia
che si era avvicinata a loro per fare gli auguri.
-
Congratulazioni William, la vostra fidanzata è incantevole. Come vi chiamate?
Non ho capito il vostro nome poco fa… - Buffy sorrise e fece un inchino.
-
Mi chiamo Buffy Summers, mio signore. Sono onorata di fare la vostra
conoscenza. –
-
Piacere mio dolce fanciulla, spero che rendiate felice il nostro William.
Ragazzo mio, siete proprio fortunato, è veramente una ragazza educata, non
trovate? –
William
parve ridestarsi solo in quel momento.
-
Come? –
-
Ah, ah, ah, vi capisco William, guardandola rimango anche io senza parole,
ancora auguri! Cara, andiamo al buffet – La coppia si allontanò.
Dopo
un paio d’ore, William riuscì a stare solo con Buffy, prima di dover aprire le
danze.
-
Tesoro, ma come avete fatto a… - non trovava le parole.
-
Willow. È stata lei ad insegnarmi tutto. Voi lavoravate ed io imparavo. – Gli accarezzò
una guancia. William la fissava in modo strano.
-
Che c’è tesoro? Non vi sentite bene? – chiese Buffy con apprensione.
-
Dite il mio nome – Buffy fu sorpresa ma ubbidì.
-
William – disse sorridendo.
-
NO, dite il mio nome Buffy… ve ne prego… - le strinse un braccio.
-
Ma… - Buffy non riusciva a capire.
-
Ditelo, ve ne prego… -
-
William – Buffy, con stupore, vide gli occhi di William riempirsi di lacrime.
-
Rivoglio la mia Buffy, vi prego, dite il mio nome… dite il mio nome… - Buffy,
preoccupata, perse il controllo sul suo modo di parlare.
-
Willìamm, che… - non riuscì a terminare la frase che si ritrovò tra le braccia
di lui, con il viso poggiato sul suo torace.
-
Non usate le buone maniere con me, MAI, io voglio
-
Va bbuò, se te piaccio accussì… - si strinse di più a lui.
Felicissimo
la prese per mano e fece segno all’orchestra d’iniziare a suonare. Aprirono le
danze ed avere Buffy, che volteggiava tra le sue braccia, era una bellissima
sensazione. Evidentemente Willow le aveva insegnato anche a danzare. A lui non
dispiaceva affatto che Buffy, davanti agli altri, apparisse elegante e ben
educata, anche se non gliene importava veramente.
In
quel breve attimo, di poco prima, era stato però assalito dalla paura di
perdere la ragazza che lui conosceva ed amava. Non che così non gli piacesse,
ma amava essere assalito dalla vitalità e dall’esuberanza di Buffy. Una donna
dell’alta società non si sarebbe mai comportata così. Forse l’avrebbe fatto se
le fosse stato ordinato, ma non avrebbe mai avuto la spontaneità della sua
Buffy.
-
Vi ho già detto che siete stupenda questa sera? Invidio l’uomo che vi ha rubato
il cuore. – le sussurrò all’orecchio, dopo averle mordicchiato il lobo.
-
Ah, ah, ah. Aho’, grazie assai! Nun me l’avevate detto, me stavo a preoccupà.
Nun lo invidierei assai l’omo che m’ha fatta innamorà, porello, a letto lo
distruggo! Nun me ce vole n’omo a me, me ce vole n’a machina. – William si
trattenne dal ridere, non sarebbe stato elegante scoppiare in una risata
fragorosa nel bel mezzo della sala.
-
Oh, davvero? E ditemi, se non sono indiscreto, il vostro fidanzato è
all’altezza? –
-
Mmhh, sa a cava… -
-
Cos…? Buffy, come sarebbe che me la cavo? – disse William, cercando di tenere
basso il tono della voce.
-
Già, io so troppo n’a grande, voi me state appresso apena, apena… - William la
serrò di più tra le braccia e fissò i suoi occhi blu, fiammeggianti, in quelli
verdi, tranquilli di lei. Era in discussione la sua virilità, doveva
difendersi.
Si
trovavano vicino ad una finestra i cui tendaggi erano chiusi. Stando attento a
non farsi notare, la spinse dietro la tenda e poi, dando ancora un’occhiata, la
raggiunse.
Buffy
ridacchiava, non si aspettava che avrebbe preso il suo scherzo sul serio.
Si
avvicinò e la spinse contro la finestra, premendole il corpo contro il suo. La
chiuse in una morsa stretta ed iniziò a strofinare il bacino contro quello di
lei. Con occhi accesi dal desiderio e da una punta di rabbia, scaturita
dall’orgoglio ferito, la fissò.
-
Allora Buffy, vediamo se, veramente, non sono all’altezza, ma ricordatevi che
qui non potete urlare… - le fece l’occhiolino e, con un sorriso diabolico
dipinto sul viso, le slacciò il vestito ed, abbassandolo, le liberò i seni. Ne
chiuse uno con la mano mentre con la bocca scendeva sull’altro. Le mani di
Buffy, che aveva buttato la testa all’indietro al contatto delle labbra di
William sulla sua pelle, si erano intrecciate ai suoi capelli. Buffy ansimava
pesantemente e lui ne era felice. Sapeva di riuscire a farle perdere il
controllo. Con la mano libera, facendola scorrere sulla sua gamba sinistra, le
alzò la gonna e raggiunse la biancheria intima. Vi introdusse la mano e le
infilò due dita nella femminilità già bagnata, iniziando a muoverle
aritmicamente. Allontanò il viso dal seno e prese a baciarle il collo, era contento
di vedere che Buffy era completamente in suo potere. Quando si accorse che era
sul punto di venire, tolse le dita, le alzò il corsetto, lo allacciò e le mise
a posto la gonna.
Ancora
ansimante Buffy non aveva capito il motivo per il quale lui aveva smesso di
farle provare piacere… proprio prima che lei venisse.
-
Allora Buffy, chi è il grande? – Le disse nell’orecchio, con voce suadente. Si
allontanò da lei ridacchiando sommessamente.
-
Apposta l’avete fatto! Maledetto! Ve odio! –
-
Ahi, ahi Buffy, l’insoddisfazione è proprio una brutta cosa. Peccato che io non
sia all’altezza per soddisfarvi… - rise ancora e scostò un poco la tenda. Dopo
essersi accertato che nessuno guardasse, fece segno a Buffy di uscire e poi la
seguì. Se ne andò dalla parte opposta alla sua, ancora ridendo.
Buffy,
arrabbiatissima, si spostò velocemente ed andò a sbattere contro Willow, che
stava portando un vassoio pieno di stuzzichini. Buffy perse il controllo di se
stessa.
-
Oh, Madonna mia! Scusame Willow! Nun l’agg fatto apposta… mo’ t’aiuto – disse
ad alta voce, abbassandosi per aiutare Willow a raccogliere il cibo che si era
sparso per terra. Willow era impallidita e cercava di salvare la situazione
mormorando frasi incomprensibili. La festa si era congelata, nessuno ballava,
l’orchestra aveva smesso di suonare e tutti gli sguardi erano fissi su di lei.
Liam era in un angolo che scriveva su delle piccole pergamene tutto quello che
stava accadendo.
Buffy,
solo in quel momento, si accorse dell’enorme errore commesso. Cercò William con
lo sguardo, era già lì, accanto a lei che le porgeva la mano per aiutarla ad
alzarsi, sorrideva.
In
quell'istante, alle orecchie, gli arrivò il commento di una donna che stava
parlando, probabilmente con il marito, e diceva, bisbigliando.
-
Ma fa parte della plebe? Oh, mio Dio, che cosa offensiva. Pensa che abbiamo
mangiato alla sua stessa tavola e l’abbiamo chiamata ‘signora’ questa
sgualdrina. –
La
rabbia lo accecò, si voltò di scatto verso gli ospiti con un’espressione
glaciale sul volto. Gli occhi erano due fessure dalle quali scaturivano lampi
d’ira.
-
Allora? La festa è finita, toglietevi dai piedi! – Nessuno si mosse.
-
TOGLIETEVI DAI PIEDI HO DETTO! FUORI DA CASA MIA! – Urlò William, la sua voce
echeggiò in tutta la sala.
Il
gruppo di persone, rigorosamente in silenzio, si diradò. Uscirono tutti in
fretta, con la paura di dire anche solo una frase. Nessuno aveva mai visto
William in quello stato. Ancora in piedi, con la mascella ed i pugni serrati,
tanto stretti da essersi ferito il palmo delle mani con le unghie, sentì Buffy
che singhiozzava alle sue spalle.
-
Io… io… scusa… - subito la sua espressione cambiò, divenne dolce mentre
raggiungeva Buffy, inginocchiandosi sul pavimento. Le prese il viso tra le mani
e le asciugò le lacrime con i pollici.
-
No, no tesoro, sshht, non avete fatto nulla, è tutto a posto. Willow,
accompagna la signorina nella nostra stanza. –
Aiutò
Buffy ad alzarsi e porse il suo braccio a Willow. Poi si rivolse a Liam, che
era ancora appoggiato ad una delle colonne in marmo della sala. Stava ancora
prendendo appunti.
-
Liam! – Tuonò, nuovamente, la voce del padrone di casa.
-
Nello studio, ADESSO! – fece segno di seguirlo su per le scale.
Quando
entrò nella stanza, vide Buffy che in lacrime, sedeva sul divanetto. Willow
stava cercando di consolarla. Gli si strinse il cuore, ma entrò, comunque,
nello studio insieme a Liam, che fissava Buffy, curioso. William, accortosi di
questo, sentì il sangue ribollirgli nelle vene.
-
DENTRO! – Urlò, strattonandolo per un braccio e sbattendo la porta dello studio
dietro le sue spalle.
Buffy
si calmò un poco e chiese a Willow chi fosse quel signore. Questa le disse di non
saperlo e che se si era calmata le avrebbe portato una tazza di tè. Buffy le
disse che la gradiva e Willow andò verso le cucine, promettendole che sarebbe
tornata di lì a poco. Dalla porta dello studio arrivava la voce ovattata di
William. Le parole non si capivano, ma il tono era ancora adirato. Dopo pochi
minuti Willow ricomparve con le tazze e la brocchetta di porcellana, con dentro
il tè rosso, che piaceva tanto a Buffy. L’appoggiò sul tavolo e versò il
contenuto della brocca nella tazza di Buffy. Poi si alzò e le disse che doveva
andare ad organizzare il lavoro per le altre ragazze. Buffy la congedò e si
mise a sorseggiare la sua bevanda.
Venti
minuti dopo la porta dello studio si aprì e Liam fece per uscire dalla porta,
riuscì a sentire le ultime parole di William, che dall’interno della stanza,
stava ancora parlando.
-
E ditele che io sarò qui ad aspettare! Che non ho paura né di lei, né del suo
maggiordomo! –
-
Signore, le riferirò anche queste parole e tutto quello che ho visto questa
sera – William si appoggiò allo stipite della porta, mentre Liam lo precedeva
di pochi passi. Allungò un braccio e diede dei colpetti con la mano sulla
guancia di Liam e, con tono freddo, gli disse.
-
Fate il bravo servetto, andate e ditele che la saluto tanto e che la ringrazio
per aver mandato uno dei suoi sottoposti per osservare la mia fidanzata. Ditele
anche che, se non ha superato il test, io me ne infischio, me la sposerò
ugualmente –
-
Riceverete senz’altro notizie dalla mia padrona, ora devo andare, con permesso,
signore –
William,
con tono canzonatorio e voce in falsetto, gli fece il verso.
-
Ora devo andare, con permesso, signore… Ma sì, andatevene e ditele che la
prossima volta dovrà venire qui di persona, perché non vi farò nemmeno entrare
–
-
Come le dicevo, signore, riceverà notizie dalla mia padrona – Liam lo fissava.
-
Mi avete stufato! Ora andatevene più in fretta che potete! –
Avanzando
di alcuni passi, Liam fissò lo sguardo su Buffy, le sorrise un poco e le fece
un segno di saluto. Sbiancò sentendo l’alito caldo ed accelerato di William sul
suo collo.
-
Azzardatevi ancora a guardarla in quel modo o a parlarle e siete un uomo morto,
ve lo giuro – Fu un sibilo, le parole gli arrivarono dritte nell’orecchio,
facendolo rabbrividire. Sapeva che il padrone ne sarebbe stato capace. Senza
ritegno scappò via dalla stanza lasciando un irritato William ed un’attonita
Buffy, a fissare la porta spalancata della loro stanza.
-
Aveva fretta il poverino, eh! – Disse William, rilassando il viso.
-
Come sta la mia donna? Meglio? Ancora preoccupata? – Si sedette vicino a lei e
le cinse le spalle con un braccio, attirandola a se.
-
Chi n’era chiddu? –
-
Nessuno –
Buffy
aveva percepito la rigidezza del corpo di William alla sua domanda,
l’espressione, per un istante, era diventata dura, per poi ridiventare dolce.
Prese a giocare con una ciocca dei suoi capelli, poi si chinò e prese a
mordicchiarle un lobo. Lei lo allontanò, pensierosa.
-
Chi n’era? Voglio saperlo! – Disse con curiosità.
-
Nessuno Buffy, non era nessuno d’importante… - la voce tremò un poco all’ultima
affermazione. Fece per avvicinarsi, ma lei lo fermò di nuovo.
-
Come si chiama? – ora il tono era di sfida.
-
Oh, Dio, Buffy, dovete proprio farmi un interrogatorio? – Esasperato, già dal
malumore di prima, si alzò e si diresse verso lo studio.
-
Willìamm… - Buffy fece per alzarsi, ma il tono perentorio di William la
schiacciò al divano.
-
Lasciatemi solo – si avviò alla porta dello studio e la chiuse dietro di se.
Mille
pensieri si affollavano nella testa di Buffy. Mille domande assillavano la sua
mente. ‘Che succede? Perché nun me lo vole dire? Voglio saperlo!’.
Buffy
arrivò alla porta dello studio e bussò piano. Nessuna risposta. Bussò di nuovo.
Niente. Entrò nella stanza e trovò William con i gomiti poggiati sul tavolino
da tè ed il viso tra le mani. Alzò lo sguardo su di lei, era infinitamente
triste. Lei gli andò incontro, si sedette vicino a lui, e prese ad
accarezzargli i capelli, poi dolcemente gli chiese – Chi n’era? Ve prego
Willìamm, sfogateve… - In un gesto lento, che parve costargli una fatica
immensa, William alzò il volto, prese Buffy per mano ed entrambi si alzarono.
Senza fretta l’accompagnò alla porta e la spinse, con un gesto gentile, fuori.
-
Lasciatemi in pace, per favore – e richiuse, questa volta a chiave, la porta.
Buffy
piombò nel panico più completo. Una brutta sensazione stava avanzando nella sua
mente. ‘È finita. Nun me vole più…’, le lacrime avevano cominciato a rigarle il
volto, scendendo silenziose, mentre si lasciava cadere sul divano. Ora il corpo
era scosso da violenti spasmi, i suoi singhiozzi disperati riempivano la
stanza.
****
‘Devo
riuscire a staccarmi da lei. Mia madre sarebbe capace di farle del male. Sarà dura,
ma devo cercare di proteggerla, quel Liam non mi piace, sento che farebbe
qualunque cosa per soddisfare mia madre. So che arriverà la convocazione,
calcolando il tempo necessario a Liam per tornare a casa e per farmi recapitare
la lettera, presumo che ci vorranno circa due settimane. Per quel momento spero
di essere riuscito ad allontanarla da me, così non soffrirà troppo quando dovrò
lasciarla improvvisamente. La lascerò tornare al suo paesino… sarà più felice
lì… anche perché non so se, al mio ritorno, sempre se tornerò, avrò ancora una
casa dove stare…’ Con questi pensieri nella mente, William, in piedi davanti
alla finestra, guardava fuori. I suoi occhi, però, non vedevano nulla se non
l’immagine sorridente di Buffy, il primo giorno che l’aveva vista. Ricordava la
visione che aveva avuto il giorno dopo, quando Buffy era tornata dal suo bagno…
era magnifica… si era innamorato subito di lei, questo lo ricordava bene.
Pensava che sarebbe stata felice con lui ed invece doveva spezzarle il cuore…
sapeva di cosa era capace sua madre, era una donna fredda e calcolatrice. Amava
più i titoli nobiliari che le persone ed era pronta a calpestare qualsiasi
sentimento umano per la sua soddisfazione. Certo, lui si sentiva forte davanti
a lei, tuttavia temeva per Buffy. Non avrebbe sopportato che soffrisse a causa
di sua madre. Per quanto riguardava i suoi sentimenti e quelli di lei, si
sarebbero affievoliti, sperava, col tempo. Buffy avrebbe senz’altro trovato un
altro uomo e lui… lui…
-
NO! Maledizione! Non voglio! – diede un pugno alla finestra, si sentiva
impotente, schiacciato dalla responsabilità e dal dovere di allontanare la
donna che amava. Se quella maledetta convocazione non arrivava, allora poteva
sperare di nuovo. Forse sua madre, vivendo all’estero, era riuscita a cambiare.
Non lo sapeva, doveva attendere e sapeva che l’attesa l’avrebbe ucciso.
Uscì
dallo studio che era molto tardi, l’oscurità aveva già avvolto tutto, non vi
era nemmeno la luna a rischiarare quella notte. Il cielo sembrava rispecchiare perfettamente
il suo stato d’animo. Si mosse in silenzio, pensava che Buffy fosse già andata
a dormire, invece la trovò lì, nel salottino, seduta al buio, con gli occhi
gonfi e rossi dalle lacrime versate. Accese una lampada e lei, piano, si voltò
a guardarlo, gli occhi erano ancora lucidi, gli rivolse un debole sorriso, ma
questo sembrò più la smorfia di un dolore mal celato. Lottò contro la voglia di
stringerla a se, di baciarla, di accarezzare la sua pelle, di amarla, di farle
sentire che era la persona che stava al centro del suo universo, della sua
esistenza. Lei, quella ragazza che lui aveva trasformato in donna, era la
persona che il destino gli aveva donato e lui doveva separarsene. Il dolore era
talmente grande da essere paragonabile alle torture inflitte ai prigionieri,
gli sembrava di avere le carni infilzate da decine di spuntoni roventi, si
sentiva mutilato, squartato, scuoiato. Sicuramente la prima cosa ad essergli
stata strappata era il cuore.
Non
si accorse che Buffy gli si era avvicinata, tendendo la mano verso la sua
guancia. Le prese la mano e la discostò dal volto.
-
Vado a dormire Buffy, cercate di fare lo stesso, è molto tardi – fece per
allontanarsi ma Buffy gli prese un braccio, obbligandolo a voltarsi.
-
Perché fate accussì? Perché nun me parlate? Che c’è? Diteme… nun posso anda’
avanti accussì – di nuovo le lacrime si erano formate nei suoi occhi, ma lottò
per non farle scendere.
-
Buffy, sono molto stanco, parliamone domani – Lei lasciò la presa e lui si
avviò verso la camera da letto. Lo seguì. Era determinata a stare con lui
quella notte ed era sicura che lui non l’avrebbe rifiutata, sarebbe riuscita ad
aggiustare tutto, come nei mesi passati, quando era successa quella brutta cosa
con Anya e le altre.
Entrò
nella camera, lui si stava già spogliando, lei si diresse verso il bagno, aveva
deciso di rinfrescarsi un po’ prima di attuare il suo piano. Ci mise pochi
minuti, ma quando uscì, vide che lui era già a letto, addormentato. Non si fece
scoraggiare da questo, entrò nel letto, completamente nuda e, scivolando sotto
le coperte, allungò una mano verso il corpo di William. Iniziò ad accarezzargli
il torace, con fare sensuale, scendendo verso la sua virilità. La mano di lui
si chiuse sul suo polso, lo strinse facendole quasi male.
-
No Buffy – la voce era ferma ed il tono deciso, non ammetteva repliche.
Tuttavia, lei cercò ancora di convincerlo.
-
Willìamm, fate l’amo’ co’ mmia – si avvicinò, per baciarlo, ma lui scostò il
viso.
-
No, Buffy. Non sono una macchina, sono una persona e questa notte desidero
dormire – Dio, quanto gli costava allontanarla da lui, quanto lo ferivano le
sue stesse parole. La voleva, disperatamente, il pensiero di buttare al vento
il suo piano lo colse. Nella mente si disegnò, però, il volto disperato di Buffy
che lo guardava partire, senza capirne il motivo. Sapeva che anche così le
stava facendo del male ma pensava, che poco alla volta, se ne sarebbe fatta una
ragione. Almeno lui era ancora lì, non era come lasciarla tutto ad un tratto,
non sapendo nemmeno se avrebbe fatto ritorno. Non si accorse nemmeno che lei
gli aveva risposto.
-
Va bbene – Si voltò dall’altra parte. Stava di nuovo piangendo e lui se ne era
accorto. Inconsciamente stava per appoggiare una mano sulla sua schiena, per
fortuna se ne accorse e la ritirò rapidamente. S’impose di chiudere gli occhi
per non guardarla, per non vedere il dolore che le stava causando, che si stava
causando. Si ripeté, all’infinito fino a che il sonno non lo colse, che era per
il suo bene e che avrebbe continuato a fare così finché lei non l’avesse più
cercato.
Atto
15
Passarono
due mesi e William era riuscito nel suo intento. Buffy, era passata dalla
passione e dall’amore, all’indifferenza e all’odio, o almeno a lui sembrava
così. I pasti venivano consumati in silenzio e, nelle poche volte che
s’incrociavano, durante il giorno, non si scambiavano molte parole. Dividevano
ancora il letto, ma le notti erano fredde e solitarie. Facevano di tutto per
non toccarsi, non guardarsi. Durante la notte, quando lei dormiva, lui stava
delle ore a fissarla, il suo respiro regolare lo aiutava a rilassarsi e a poter
fingere che le cose, tra loro, fossero ancora come prima. Si chiedeva,
comunque, se tutto questo era servito a qualcosa dato che non aveva ricevuto
notizie da sua madre. Liam non si era più visto e sua madre non si era mai
presentata alla porta. Questo lo rendeva felice e triste allo stesso tempo.
Felice che sua madre non si fosse fatta viva, questo poteva significare che
aveva accettato, anche dopo il racconto di Liam, il fatto che lui si fosse
fidanzato con Buffy. Triste per il fatto che Buffy, dopo il suo trattamento
freddo, forse non lo amava più e forse non l’avrebbe perdonato. Avrebbe fatto
fatica a riconquistare la sua fiducia? Il suo cuore? Solo il tempo poteva
rispondere alle sue domande. Certo le cose, ora, non erano affatto facili.
Recuperare un rapporto, in questo momento, inesistente, era un’impresa non
facile. Forse, un giorno non lontano, ci avrebbe riprovato.
Quella
mattina si alzò presto, Buffy stava ancora dormendo rannicchiata sul suo lato
del letto. Gli faceva una tenerezza infinita. Quei mesi di lontananza, invece
di far spegnere il fuoco del suo amore, l’aveva alimentato a dismisura,
facendolo crescere di giorno in giorno, assieme al desiderio di toccarla di
nuovo. Il respiro regolare che accompagnava il movimento del suo torace, lo
faceva sentire bene. Lei si mosse e lui, spaventato dal fatto che lo avrebbe
colto mentre la fissava rapito, si chiuse in fretta nel bagno. Lei aprì gli
occhi proprio mentre la porta si chiudeva. Piano rotolò dalla parte di William,
dove il calore e l’odore del suo corpo erano ancora intrisi nelle lenzuola. Si
accoccolò meglio tra le coperte mentre premeva il viso sul guanciale, ubriacandosi
col profumo di lui. Quanto le mancava. Le mancavano le sue braccia forti che la
stringevano tutte le notti con ardore, le sue labbra roventi che le
percorrevano ogni punto recondito del corpo, saggiando ogni centimetro della
sua pelle. Le mani e le dita affusolate che esploravano a fondo la sua
femminilità, facendole provare un piacere indescrivibile. Restò immobile in
quella posizione per un tempo lunghissimo, respirando a fondo, sul cuscino,
l’odore dell’uomo che considerava ancora suo. In quei mesi aveva cercato di
celargli il suo amore, in fondo era una donna fiera, non sarebbe mai stata una
di quelle che strisciano ai piedi degli uomini elemosinando anche poche
attenzioni. Lei voleva il pacchetto completo. Se non avrebbe più potuto averlo,
se ne sarebbe fatta una ragione, anzi, se la stava facendo. Il suo amore,
tuttavia, non si era spento, era impossibile farlo. Le sue fiamme alte e vive
bruciavano nel suo petto, consumandole lentamente l’anima. Aveva pensato anche
di andarsene, ma la sua testardaggine ed il suo orgoglio, glielo avevano
impedito. Andarsene significava dargliela vinta, arrendersi. Significava
prendere la spugna, cancellare tutto l’amore che avevano condiviso, e gettarla.
La
porta del bagno si aprì in quel momento e lei, non facendo in tempo a
spostarsi, di nuovo, nella sua posizione precedente, si finse addormentata. Lui
la fissò, lo sguardo era tenero e dolce, purtroppo lei non poteva vederlo.
Benché avesse deciso di alzarsi, vedere il posto di Buffy libero era davvero
invitante, quindi decise di ristendersi, per cercare di sentire il suo calore
attraverso le coperte.
Sentirlo
stendersi, di fianco a lei, quando era ormai convinta che sarebbe uscito dalla
stanza, le aveva provocato un’emozione indescrivibile. Un’ondata di piacere le
aveva pervaso il corpo minuto mentre la respirazione si era bloccata, aveva
paura che lui scoprisse che fingeva di dormire.
Lui,
dopo essersi infilato nel letto, trovò i capelli di Buffy sparsi sul cuscino.
Ne assaporò, per quanto la distanza glielo permettesse, la fragranza delicata,
profumavano di vaniglia. Strategicamente si avvicinò, in modo impercettibile,
alla nuca di Buffy. Quando arrivò vicino alla sua chioma color del grano
baciato dal sole, vi immerse il naso e inspirò profondamente fino a che i suoi
polmoni non si furono riempiti di quell’essenza eccitante. Buffy se ne accorse,
era confusa. Erano due mesi che la teneva lontana ed ora che faceva? Le
annusava i capelli? A che gioco giocava? Aprì gli occhi e si girò di scatto,
pronta a fronteggiarlo. Trovò i suoi occhi spalancati.
‘Maledizione,
è sveglia! Mi avrà sentito mentre le annusavo i capelli?’. Un’espressione
intensa, ma indecifrabile, gli si era dipinta sul volto. Buffy, invece, aveva
uno sguardo di sfida ed un’espressione dura sul viso. Si fissarono per alcuni
minuti, che parvero delle ore, in silenzio. L’espressione risoluta di Buffy
stava crollando miseramente, ormai era persa negli occhi di lui, ed era
diventata tranquilla e rilassata. Quella di William rimase intensa, ma ora
Buffy riusciva a scorgervi, almeno per quello che lo conosceva, solo la
tristezza.
Restarono
faccia a faccia, scrutandosi dopo due interi mesi nei quali non avevano
condiviso più nulla, se non il letto. I respiri profondi di William le facevano
danzare le ciocche scomposte che aveva sul viso. Lui allungò una mano e, con
delicatezza, fece per scostarle dal viso, lei cercò di spostarlo all’indietro,
ma rimase bloccata, incatenata agli occhi tempestosi di William. In fondo
desiderava che le dita eleganti di lui la toccassero ancora. Lo voleva. Lo
voleva disperatamente, al diavolo l’orgoglio!
Mentre
stava pensando a questo, si fece più vicina e, finalmente, ci fu il contatto
tanto desiderato. La punta delle dita di William le stuzzicavano le guance e la
fronte, provocandole dei brividi lungo la schiena, chiuse gli occhi per
assaporarne la vicinanza.
‘Ma
cosa sto facendo? Sto accarezzando le guance e la fronte della mia Buffy, ma
questo non va contro il piano che avevo fatto? Maledizione, non ce la faccio
più…’ William, d’impeto le si avvicinò ancora di più e, con le dita, prese a
tracciarle il contorno delle labbra. Buffy aveva ancora gli occhi chiusi e lui
non riusciva a capire se fosse un buono o un cattivo segno. Tuttavia, finché
non li apriva, era di nuovo sua, voleva concedersi quel breve momento. Le
labbra di Buffy, inaspettatamente, si socchiusero e, mentre l’indice di William
le stava percorrendo il labbro inferiore, lei lo catturò con la lingua,
succhiandolo avidamente in modo passionale.
Dio,
il tocco della sua Buffy… da troppo tempo non lo sentiva più, da troppo la
voleva. Si fece ancora più vicino, i loro corpi si sfioravano ed ora si stavano
fissando con gli occhi accesi di desiderio. Ci sarebbe voluta solo una
scintilla e l’incendio sarebbe divampato in loro, senza più controllo e
inibizioni. Protrassero le labbra, stavano quasi per toccarsi ed unirsi in un
bacio appassionato, che attendevano da molto tempo.
-
Buongiorno signori! La co-la-zio-ne è ser… - le ultime parole morirono sulla
bocca di Willow che rimase impalata a guardarli, davanti alla porta spalancata
della loro stanza. Era arrivata decisamente nel momento meno opportuno. Ma
perché capitava sempre a lei?
Buffy
ne approfittò per sottrarsi a quelle fiamme che la stavano divorando e che
chiedevano o meglio, URLAVANO, di essere alimentate.
-
Grazie assai Willow, io faccio colazio’ de lla in salotto – prese il vassoio
dalle mani della ragazza e se lo portò via, sparendo dietro la porta.
-
Voi, signore, volete qualcosa? La signorina si è portata via tutto –
Ancora
scosso dalla vampata di emozioni che l’aveva colto, riuscì a rispondere solo un
confuso “No, grazie” e a congedare Willow. Si alzò e si vestì in fretta, poi si
diresse verso il salotto, intenzionato a fare colazione con la sua ragazza… ex ragazza,
si ripeté. Quando entrò si divertì a guardarla imburrare, con un’energia
inusuale, una fetta di pane. C’erano almeno due centimetri di burro e questo
gli fece capire che, probabilmente, la sua mente stava vagando altrove o che,
forse, era agitata e confusa quanto lui.
‘Mado’,
ma che stavo facienno? Lo stavo a bacià, ma pure lui me stava a bacià, ma che
vole? Tutta la colpa n’è ra sua, nun m’ha voluta chiu’. Mo’ se fa avanti de novo…
ma io nun cedo! Nun lo vojo chiu’!!’. Addentò avidamente la fetta di pane, che
aveva ormai raggiunto un livello di burro alto quasi quattro centimetri e,
appena l’ebbe in bocca, la sputò tossendo.
-
Ma che schifezza! – tossiva ancora. Un po’ per il disgusto per tutto quel
burro, un po’ per le briciole che le si erano attaccate in gola. Fu in quel
momento che sentì una mano darle leggeri colpetti sulla schiena, accompagnata
da una risata divertita, che arrivava da dietro le sue spalle. Conosceva bene quella
voce. Il nervosismo salì ancora di più, ma questo servì soltanto ad aumentare i
colpi di tosse. Lui le si mise di fianco, sempre sfregandole la schiena con
movimenti circolari, e le versò una tazza di tè.
-
Bevete, vi farà bene – il tono era molto dolce, come non lo era da mesi. Rossa
in volto, con gli occhi pieni di lacrimoni ed il respiro affannoso, mandò giù
il liquido tutto d’un fiato. Quando aveva preso la tazza dalle mani di William,
aveva avuto la sensazione che lui le avesse sfiorato, intenzionalmente, le dita
con le sue. Finalmente riuscì a calmarsi e si accorse che le carezze del
ragazzo si erano fatte lente ed erotiche. La sua mano, ora, saliva e scendeva
sulla sua schiena, carezzandole la pelle, già accaldata, sotto la camicia da
notte. Volse lo sguardo verso di lui, i suoi occhi blu erano enigmatici, ma vi
scorse ugualmente la scintilla della passione. Era certa di non sbagliarsi, lui
la voleva ancora, allora perché, in quei mesi le aveva fatto così male?
‘Devo
fermarmi prima che sia troppo tardi, anche se non voglio farlo… Oh, Buffy, se
voi sapeste quanto vi desidero…’. Con uno sforzo enorme ritrasse la mano e poi,
garbatamente le chiese.
-
Meglio? – lei, come rapita dai pensieri si lasciò sfuggire dalle labbra
-
Era mejo prima… -
Lui,
sorpreso dalla sua sincerità, le sorrise. Lei, rendendosi conto di avergli
risposto in quella maniera, scoppiò a ridere spargendogli le briciole sul viso.
Lui la seguì cercando di toglierle. Dovette ammettere, che ora che non cercava
più di comportarsi come una signora (William pensava che lei avesse voluto
‘buttare al vento’ di proposito gli insegnamenti di Willow, per ripicca), era
davvero bellissima e desiderabile. Era tornata quella che lui aveva conosciuto.
L’amava. Con tutto se stesso.
Si
alzò, facendosi un po’ più serio.
-
Bene Buffy, ci vediamo a pranzo – si versò una tazza di tè, prese qualche
biscotto e sparì nello studio. Lei lo seguì con lo sguardo, triste del fatto
che le sue carezze si fossero fermate, ancora più triste per il fatto di non averle
ricambiate. Se si fossero scambiati quel bacio, nel letto, tutto sarebbe
ricominciato e lui l’avrebbe fatta soffrire di nuovo. Non se lo poteva
permettere.
‘William,
cosa stai facendo? Prima la vuoi allontanare e poi, quando ci sei riuscito, la
vuoi di nuovo con te. Mi manca come l’aria che respiro, come l’acqua che bevo,
come il cibo che mangio… BASTA! Mi sembra di impazzire. Devo uscire da qui.’ Si
alzò dalla sedia e con un balzo felino raggiunse la porta, aprendola. Trovò
Buffy ancora seduta mentre leggeva un libro… già, da quando non si parlavano
aveva preso a leggere, chiudendosi nel suo dolore. Avrebbe preferito mille
volte essere insultato, ma non ignorato per due interi mesi. Quello che faceva
più male era che la causa di tutto era proprio lui. Lei alzò lo sguardo dalle
pagine, lo guardò e poi ricominciò a leggere, tranquillamente. Mille pugnalate,
in quello stesso istante, gli trafissero il cuore… beh, le poche parti che gli
erano rimaste… ormai era a pezzi... Lo ignorava, di nuovo. La breve vicinanza
di poco prima era sparita. Nel giro di pochi minuti erano ripiombati nel
silenzio.
‘NO!
Non voglio più stare così!’ e si rivolse a Buffy.
-
Vado a cavalcare nella foresta, - sperò con tutto se stesso di attirare la sua
attenzione e di strapparle un “si” – volete accompagnarmi Buffy? Mi farebbe
piacere… - Vide un impercettibile sorriso far capolino sulle sue labbra e gli
occhi illuminarsi per un secondo, poi assunse la solita espressione assente.
-
Annate pure, bona gita – girò una pagina del libro, seguendo con gli occhi, le
parole.
Lui
ritentò, dopo aver incassato il primo colpo.
-
Mi farebbe piacere godere della vostra compagnia, vi prego, fate una cavalcata
con me, è da molto che non andiamo a cavallo, precisamente da quella volta dove
noi… - lasciò la frase in sospeso, un sorriso beffardo gli si era dipinto sul
volto.
-
No, grazie assai – rispose Buffy con noncuranza, ma con un leggero tremito
nella voce che a lui non sfuggì, non distolse, tuttavia, lo sguardo dal libro.
Rapidamente
la mente di William pianificò uno stratagemma che gli avrebbe rivelato se
almeno Buffy sentisse ancora attrazione per lui. Aveva una camicia pulita nello
studio, corse a prenderla. Buffy cercava di rimanere impassibile, sforzandosi
faticosamente. Perché le stava facendo questo? Voleva farla impazzire?
Quando
tornò, lei era ancora immersa nella lettura, o almeno cercava di farglielo
credere.
-
Va bene Buffy, se non volete venire con me, allora andrò da solo. Mi devo solo
cambiare –
Buffy
teneva lo sguardo fisso sul libro, ma aveva la salivazione azzerata. Lui
cominciò, disinvolto, a slacciarsi lentamente i bottoni della camicia, uno ad
uno… carezzandosi il torace con le dita, facendole scendere in modo sensuale ed
elegante. Finalmente venne premiato. Le guance di Buffy avevano assunto un
lieve rossore che mano a mano diventava sempre più vivo, tuttavia si ostinava
ancora a tenere lo sguardo sulle pagine. Si sfilò la camicia e vide Buffy che
lo spiava di sottecchi, dimenticandosi di fingere di leggere. La vide deglutire
a fatica, le mani iniziavano a tremarle. Lasciò cadere la camicia a terra,
fissandola intensamente negli occhi. Lei non resistette più, si alzò di scatto,
come se il divano avesse preso fuoco.
-
Vado a vestirme… ce vediamo Willìamm… - fece per allontanarsi, ma la mano di
William si serrò sulla sua spalla, costringendola a voltarsi. La prima cosa che
vide girandosi furono i muscoli del torace, poi, risalendo, le braccia
possenti, le spalle larghe, il collo, dritto e signorile. Risalendo ancora c’era
il viso, dalla pelle pallida, che solo i nobili potevano vantare, le guance
sexy, gli zigomi ben disegnati e virili, gli occhi… Dio, i suoi occhi. Blu come
l’oceano calmo, tempestosi come i mari mossi dal vento, roventi come quando la
volevano… come ora…
I
loro respiri si sincronizzarono, stavano accelerando. Le cinse la vita con le
braccia. Di nuovo i loro visi, le loro labbra, erano pericolosamente vicini.
Come prima, sarebbe bastata una scintilla per dare vita alle fiamme che erano
sopite nei loro cuori.
-
Buffy… - fu un sussurro. I visi si avvicinarono di più.
-
Buffy… - il suo alito caldo le accarezzò le labbra, facendole perdere il
controllo.
-
Willìamm… - le mani di Buffy gli percorsero la schiena, facendolo rabbrividire,
era eccitante. Gli prese il viso tra le mani, attirandolo di più a se.
-
I signori hanno finito di far colazione? Ho bussato ma non ha risp… - Willow
fece capolino nella stanza, dopo aver aperto, piano, la porta. Divenne rossa in
viso quasi raggiungendo la stessa tonalità dei suoi capelli. ‘Ma perché capita
sempre a me? Questa non è proprio giornata…’.
William
liberò Buffy dall’abbraccio. Si allontanarono, ancora ansimanti. Buffy scappò
nella camera da letto. William, guardò Willow con severità, poi raccolse la sua
camicia e la indossò di nuovo.
-
Willow, servite il pranzo alla stessa ora per favore. Potete andare adesso –
-
Come desiderate mio signore, con permesso… e scusatemi… - prese il vassoio
della colazione e lo portò via.
Lui
raggiunse la stanza da letto. Buffy si era vestita velocemente ed ora si stava
apprestando a scendere al piano di sotto.
-
Ho deciso d’annare a cavalcà nu poco. Torno per magnà. A dopo Willìamm – lo
superò e sparì oltre la porta.
-
A presto Buffy, prima di quanto credete – bisbigliò tra i denti con un ghigno
che si allargava sulle sue labbra ed il sopracciglio alzato. Ormai era eccitato
e nessuno l’avrebbe fermato. La voleva e l’avrebbe avuta, a tutti i costi. Con
velocità, mentre la camicia aperta gli solleticava i fianchi, la raggiunse nel
salotto. La prese per la vita e la fece girare, bloccandole le braccia dietro
la schiena.
-
Basta Buffy, questa volta non mi direte di no – ormai era incatenata nei suoi
occhi vogliosi e magnetici, che la stavano già spogliando.
-
De no? – balbettò, senza più un goccio di saliva in gola. Aveva paura. Quando
William aveva quello sguardo, non ammetteva repliche. In un attimo di lucidità
riprese il controllo di se.
-
Ma se si tu che nun me voi? – l’espressione era diventata imbronciata e triste.
– Me hai gettata come n’a scarpa vecchia. Nun poi venire qui e… e… -
Lui
le aveva raggiunto le natiche ed aveva preso ad accarezzarle, vogliosamente,
soffermandosi tra le cosce.
-
E…? E’ molto interessante quello che mi state dicendo… andate avanti, vi
ascolto – aveva avvicinato il suo viso a quello di Buffy, ed ogni parola le
veniva sussurrata all’orecchio, il lobo iniziava ad essere tormentato dalle
labbra e dai denti di William. Il ritmo era incalzante, non le lasciava il tempo
di pensare ad una via d’uscita, stava per essere intrappolata nel vortice della
passione. L’ultimo briciolo di lucidità se ne andò quando sentì il vestito
allentarsi sulla schiena. Le scivolò via, come le sue ultime difese.
-
Uhm… avevate così fretta di andarvene che avete dimenticato di vestirvi per
bene vedo… bambina cattiva… - la voce era roca e rotta dall’eccitazione.
-
Willìamm… - cedette e gli cinse il collo con le braccia.
Di
nuovo i visi e le labbra vicine. Occhi negli occhi. Le labbra si stavano per
sfiorare. La scintilla si accese ed il fuoco avvampò. Le labbra si unirono e le
lingue s’incatenarono in un bacio appassionato, rovente, un bacio nel quale
erano racchiusi due lunghi mesi di astinenza.
Le
mani di William spogliarono Buffy dell’ultimo indumento, la camicia da notte,
che la separava dalla nudità. Lui si tolse velocemente la camicia, già aperta,
ed i pantaloni, cercando subito il contatto con il corpo di Buffy. Le percorse
tutto il corpo con le mani, riappropriandosene. Lo stesso fece lei, ormai in
preda alla più sfrenata lussuria. La prese in braccio e la portò in camera.
L’appoggiò sul letto e si affrettò a chiudere la porta della stanza a chiave.
-
Non si sa mai… - rise e Buffy fece lo stesso. Lui le fu addosso, iniziando a
carezzarla eroticamente sui seni, tra le cosce e poi nelle parti intime,
facendola gemere di piacere. Lei gli percorse la schiena, graffiandolo con le
unghie. Dolore e piacere si mischiarono mentre lui le mordeva un capezzolo e
giocava con l’altro. Dolore e piacere. Buffy lo costrinse a girarsi e gli fu
sopra, si adagiò sul suo membro già duro. Lo fece entrare, selvaggiamente,
dentro di se e prese a muoversi velocemente su di lui. Le prese i fianchi,
guidando i movimenti, al fine di prolungare il piacere ad entrambi, ma Buffy
non sembrava più la stessa. Era presa da una frenesia che non le conosceva.
‘Dunque l’astinenza le provoca questi effetti…’ pensò William prima di perdersi
nei movimenti veloci e ritmici di Buffy. Prese a graffiargli il torace, gli
morse un capezzolo tirandolo con i denti e tormentandolo con la lingua, senza
però perdere il ritmo. A William non era mai capitato di godere tanto. Gemeva
ad ogni tocco della sua Buffy ‘assatanata’. Ogni parte del suo corpo veniva
soddisfatta, senza lasciargli tregua. Faceva persino fatica a respirare.
-
Buffy… Buffy… fermatevi, vi prego… - le preghiere, naturalmente, non venivano
ascoltate dalla ragazza bionda che si agitava sopra di lui, troppo presa dal
ritmo incalzante che doveva sostenere. Tutto ad un tratto prese a
schiaffeggiarlo, urlandogli.
-
De chi sei? – il tono era molto deciso e gli occhi erano diabolici, pareva
posseduta dal demone del sesso. La paura si stava dipingendo negli occhi di
William. ‘Mai più astinenza per Buffy, mai più’ si ripeteva.
-
Rispondime!!! De chi sei?? – Buffy gli strinse i capezzoli, facendogli
lacrimare gli occhi. Le urlò.
-
VOSTRO… VOSTRO, vi prego, basta!! – non avrebbe mai creduto di doverlo dire in
vita sua. Gli occhi di Buffy scintillarono di una luce sinistra, un ghigno le
si disegnò sul volto. Lui venne dentro di lei. Lei lo seguì. Finalmente ci fu
un attimo di calma. Lui riuscì a prenderla tra le braccia e ad adagiarla sul
suo petto, le carezzava i capelli mentre stavano riprendendo fiato. Ora capiva
quello che intendeva Buffy dicendo che le serviva una macchina. Che donna! Ed
era tutta sua.
-
Che avite detto prima, basta? Ho apena iniziato… Willìamm caro… ora ve
pentirete de tutto! UAHUAHUAH – la risata echeggiò per tutta la stanza, mentre
scattava, di nuovo, in ginocchio sopra di lui. La risata gli rimbombava nelle
orecchie. ‘Ma chi è questa?’ Buffy si spostò di lato gli prese il membro,
rilassato, tra le labbra. Iniziò a giocare con la sua lingua intorno al glande,
ai testicoli, all’interno coscia di William. Sentì il muscolo indurirsi nella
sua mano. Era di nuovo eccitato… era soddisfatta di avere quel potere su di
lui. Ora ci avrebbe pensato due volte prima di ignorarla.
-
Bene, e ora Willìamm… - allungò un braccio ed aprì il cassetto del comodino,
vicino al letto. Tirò fuori una candela, dei fiammiferi ed il foulard dorato
che aveva usato lui “quella volta”. ‘Oh Dio, aiutami tu’, pensò preoccupato,
mentre le gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Buffy, dopo il breve
attimo di respiro che gli aveva concesso, stava riprendendo l’assedio.
Appoggiò
la candela ed i fiammiferi sul letto, poi si mise nuovamente a cavalcioni sopra
di lui e prese a giocare con il foulard. Lo fece passare attraverso le dita,
carezzando la seta lussuriosamente con la punta delle dita. Se lo passò dietro
al collo, muovendosi come se il contatto della stoffa con la sua pelle le
stesse provocando un piacere indescrivibile. Gemette sommessamente mentre ne
percorreva, con le mani, le due estremità. Passò poi a solleticare le braccia
di William. Si porse in avanti strusciando il bacino in avanti, sopra il suo, e
gli accarezzò le braccia portandogliele sopra la testa. Si tolse il foulard dal
collo, con un gesto rapido e annodò uno dei due capi al polso, poi passò
all’altro, fissando poi il capo rimanente alla spalliera del letto. William era
di nuovo eccitatissimo… questo nuovo lato di Buffy gli faceva girare la testa.
Legato
al letto, ora, era in suo completo potere, fece scivolare il suo membro duro
dentro di lei e ricominciò a muoversi, questa volta lentamente, ansimando e
facendogli scorrere le dita sul torace, giocando con i suo capezzoli. William
aveva il respiro affannoso, lo sguardo lucido e avido. Lei, improvvisamente,
gli mise le mani sul collo… mentre lui gemeva, lei gli chiudeva lentamente la
gola… poi la lasciava e di nuovo lo stesso gioco. Lui era in suo completo
potere. Questa nuova esperienza lo spaventava un po’, ma gli faceva scorrere
brividi freddi lungo la schiena che si mescolavano al fuoco della passione e
del piacere.
Voleva
toccarla, accarezzarla; accarezzarle i seni, il collo, ogni centimetro della
sua pelle, ma non poteva. Doveva accontentarsi di guardarla, guardarla mentre
lo portava all’orgasmo più sconvolgente della sua vita. ‘Va bene, il secondo’
pensò mentre lei lo stava appagando. Buffy si chinò per baciarlo ma quando fu a
due centimetri dalle sue labbra, vogliose di lei, si ritrasse. Lui, che aveva
mosso il capo, per incontrarle, rimase deluso. Buffy giocava e lui faceva finta
di volerla divorare, aprendo la bocca e imprigionando la punta della lingua tra
i denti. Buffy lo guardava, lo sguardo era intenso e profondo. Finalmente
riuscì, con uno scatto, ad imprigionarle le labbra. Lei gli mordicchiò la
lingua e poi il labbro inferiore, portandolo all’estasi. Si chinò su di lui e
gli premette i seni sodi, con le punte inturgidite, sul torace. La pelle di
Buffy sapeva di buono e sentirla su di lui, che non poteva toccarla, era una
sensazione inebriante.
-
Buffy… slegatemi… vi prego… voglio toccarvi – nella voce c’era una preghiera,
la voglia di lei era troppa, non riusciva a controllarsi e voleva essere
liberato.
-
No Willìamm, ve ne starete accussì finché io lo vorrò… - Di nuovo la risata
sadica di Buffy echeggiò nella stanza, facendolo fremere. Buffy prese a
muoversi più velocemente, tuttavia presto desiderò sentire le mani esperte di
William sul suo corpo, così sciolse il lembo del foulard e lo liberò. Lui,
soddisfatto da questo, la fece scivolare sotto di lui, le catturò le labbra e
le diede un profondo bacio, poi scese sul suo collo, giù lungo i seni,
succhiandole un capezzolo e giocherellando con l’altro, tenendolo tra l’indice
ed il pollice. Buffy gemeva sotto le sue carezze ‘E’ molto mejo averlo libbero’
pensò mentre le ondate di calore invadevano il suo corpo. Non si accorse che
William, ancora dentro di lei, aveva preso a darle spinte sempre più veloci,
spingendosi a fondo in lei. Il ritmo era crescente e Buffy sentiva che la sua
mente non avrebbe più potuto elaborare nulla che avesse un senso, si abbandonò
completamente a William. Buffy venne urlando, l’orgasmo fu intenso e scosse
tutto il suo corpo. William, contento di vederla ‘soccombere’ sotto di lui, si
abbandonò al piacere, raggiungendolo appieno. Si abbandonò sul corpo di Buffy,
cercando di ritrovare il respiro. Buffy prese ad accarezzargli la nuca e lui le
passò una mano dietro al collo, sollevandole il capo. Prese, sensualmente, a
leccarglielo ed a succhiarle un lembo di pelle, come a voler rimarcare il suo
possesso su di lei.
-
Ve amo Willìamm… un me lassate chiù – gli bisbigliò all’orecchio.
-
No, mai più Buffy, mai più… - le rispose.
Non
sapeva ancora che la promessa appena fatta non avrebbe potuto essere
rispettata.
Atto
16
Passò
un mese e William si dimenticò quasi della folle idea che aveva avuto e di sua
madre. Purtroppo quell’infausto giorno gli portò una brutta notizia. Willow
entrò nella sala da pranzo dove lui e Buffy si stavano scambiando effusioni
invece di mangiare, ormai si era abituata ad arrivare sempre nei momenti meno
opportuni, ma doveva annunciare al padrone la persona che era arrivata.
-
Mio signore, perdonate l’intrusione ma ai cancelli c’è il signor Liam che
chiede udienza –
Lo
sguardo di William divenne di ghiaccio nella frazione di un secondo, serrò la
mascella e scattò in piedi. Scusandosi con Buffy si diresse, con passo veloce,
alla porta principale, poi uscì nel cortile ed arrivò ai cancelli.
-
ANDATEVENE SUBITO – urlò con tutta la voce che aveva nei polmoni.
-
Mio signore, ho ricevuto un ordine da vostra madre, devo scortarvi da lei, in
Italia, leggete la lettera e seguitemi, prego – la voce di Liam era piatta, ma
vi si scorgeva una sottile soddisfazione.
-
Date qua – e gli strappò il biglietto dalle mani. Lesse due o tre volte la
missiva, cercando di contenere la rabbia folle che lo stava cogliendo.
‘Ti
ordino di rientrare immediatamente in Italia al fine di discutere il tuo folle
gesto. Hai una settimana di tempo per raggiungere la villa insieme a Liam. Lui
ti scorterà per tutto il viaggio.
Ti
proibisco di portare anche quella plebea con te e ti proibisco anche di farla
rimanere a palazzo. Allontanala da lì prima della tua partenza o manderò degli
uomini fidati a farlo.
A
presto figlio mio,
Darla’
‘È
diventata pazza, mia madre è impazzita… mi vuole togliere persino la casa. Devo
partire subito, voglio mettere a posto questa faccenda il prima possibile.’
Alzò lo sguardo alle enormi finestre e vide Buffy, che sorridendo lo guardava
con dolcezza, preoccupata che lui fosse di nuovo arrabbiato. Con un ringhio si
rivolse a Liam.
-
D’accordo, vi seguirò ma mi darete il tempo di allontanare Buffy a modo mio,
senza interruzioni – si voltò e fece per dirigersi alle enormi porte d’entrata.
-
Signore, non mi fate entrare? – disse Liam tranquillamente.
-
Mi pare di essere stato chiaro l’ultima volta, no? Suvvia, non stupitevi,
sarete abituato a stare fuori, non penso che mia madre tenga il suo cane in
casa – il tono di William era serio e deciso, tuttavia gli si dipinse un
sorriso beffardo sul volto, mentre pronunciava l’ultima frase. Poi si allontanò
senza voltarsi, soddisfatto di aver lasciato Liam senza parole ed arrabbiato.
‘Peccato che non faccia freddo’ pensò mentre rientrava in casa.
Raggiunse
Buffy, che era salita nella loro stanza a leggere. Entrò e la trovò sul divano,
seduta, con le gambe, leggermente lasciate scoperte dal vestito sollevato, di
fianco al corpo. ‘Come faccio a dirglielo?’ si avvicinò piano. Buffy,
sentendolo arrivare ebbe un sussulto, si mise il libro in grembo ed alzò lo
sguardo su di lui.
-
È ancora il tizio dell’atra volta – la paura si stava specchiando negli occhi
di Buffy, già velati dalle lacrime. Sembrava che avesse già compreso tutto, non
era stato difficile associare la figura del tizio dagli abiti scuri
all’allontanamento di William, ora si ripeteva la stessa cosa ed in cuor suo
sapeva già che sarebbe stato molto peggio di prima.
-
Si, Buffy, lui è il maggiordomo fidato di mia madre. Diciamo che fa tutti i
lavori sporchi che lei non vuole fare. Esegue i suoi ordini alla lettera e ora…
- lasciò la frase in sospeso cercando le parole meno dure per non ferirla. Non
ne trovava nessuna, era inevitabile. Lei, però, lo interruppe.
-
Me dovete lassà n’artra vota? – una lacrima solitaria le solcò il viso, mentre
pronunciava quelle parole, con la morte nel cuore.
-
Si Buffy, devo, anche se non voglio è inevitabile. Devo partire per l’Italia,
immediatamente –
-
Chinn’è che li taglia? – Fece finta di non aver capito, il suono della parola
dava già l’idea di essere lontanissima da lì.
-
No, non taglia, l’Italia, il paese dove vive mia madre – lo sguardo si fece
triste in entrambi. Buffy aveva sperato di aver capito male, ma non era così.
Lui se ne doveva andare, lontano da lei, cosa avrebbe fatto ora?
-
E quanno tornate? Presto? Tra n’a setimana? – lo stava implorando di non
lasciarla, questo era il muto messaggio racchiuso nelle sue parole. Parole di
un amore ferito per la seconda volta.
-
No, Buffy, probabilmente starò via di più. Ma non vi sto lasciando, tornerò da
voi, lo prometto! Fosse l’ultima cosa che faccio! Ve ne prego, non… - Buffy
piangeva.
-
… non fate così ve ne prego… mi si strazia il cuore vedendovi così… - William
piangeva. Buffy si alzò e gli corse tra le braccia, nascondendo il viso rigato
dalle lacrime nel suo petto. Lui le accarezzò i capelli, mentre con l’altro
braccio la stringeva a se, come a voler formare un corpo solo. Piansero
insieme. Disperati per la separazione, si erano appena ritrovati ed il destino
li stava separando di nuovo.
-
Avevate detto che nun m’avreste lassata chiù… bugiardo! – la voce di Buffy era
rotta dai singhiozzi, anche dicendogli questo non voleva abbandonare il suo
abbraccio. Gli si aggrappò alle spalle come un uomo, in balia delle acque
agitate dalla tempesta, ad un pezzo di legno galleggiante, mandatogli dal fato.
-
Lo so Buffy, lo so… ma questo va contro la mia volontà, non posso oppormi. Ve
ne prego, cercate di capire – la speranza di William era che Buffy credesse
alle sue parole. Non l’avrebbe lasciata se non fosse stato necessario, voleva
che lei lo comprendesse.
-
Si, agg’ capito Willìamm… lu sacc… - Buffy scostò il viso dal suo torace ed
alzò la testa, in modo da guardarlo negli occhi. Cercò di sorridergli come
meglio poteva, asciugandogli le lacrime con i pollici.
-
Lu sapite che vi amo? Tantissimo… - si alzò sulle punte dei piedi e prese a
baciargli il collo, le guance, gli occhi…
-
Anche io vi amo Buffy, più della mia stessa vita – le loro labbra
s’incontrarono, era un bacio d’addio, lo sapevano entrambi ma rimaneva la lieve
speranza che, un giorno o l’altro, si sarebbero rivisti, amati di nuovo e che
non sarebbero più stati divisi. Quando si staccarono, la disperazione era
ancora viva in loro, ma sapevano che il momento del distacco era arrivato.
-
Buffy, mi duole dovervelo dire ma dovete abbandonare questa casa, mia madre
l’ha ordinato. Darò disposizioni ai miei uomini perché vi scortino al paese, potrete
rivedere vostra madre e stare con i vostri amici fino al mio ritorno. Io
tornerò a prendervi… di questo non dovete avere paura, non dovete dubitarne,
MAI – Buffy, sentì il terreno mancarle sotto i piedi. Non poteva aspettare il
suo William nella loro casa? Nella loro stanza? Nel loro letto? Si sentì
mancare, tutto quello che avevano costruito in quei mesi le stava crollando
addosso come una torre di guardia presa d’assalto durante una guerra, si
sentiva devastata e svuotata di ogni sentimento e sensazione.
-
NO, NO, non è giusto! Nun vojo! Nun me ne vado… ve prego, fateme resta’ – Le
gambe di Buffy non la ressero più e, se non fosse stato per le braccia forti di
William che la sostenevano saldamente, sarebbe caduta.
-
Buffy, non è una mia decisione, io non vi allontanerei mai da qui… ma questa
casa appartiene a mia madre e lei può disporne come meglio crede. Purtroppo ora
crede che sia meglio buttarci fuori da qui, cercherò di convincerla e poi
tornerò a prendervi, ci sposeremo Buffy, come vi ho promesso. Io vi amo, vi
amo, capite? Non vivo senza di voi, voi siete la mia metà, avete metà del mio
cuore – le disse indicando la collana - ve l’ho donato e tornerò per
ricomporlo. Vi prego, tornate a casa, inoltre vostra madre sarà felice di
riavervi con lei per questo periodo. Rivedrete i vostri amici e tutta la gente
di Sunnydale, non siete contenta almeno di questo? – le baciò la fronte diverse
volte, cercando di rassicurarla.
-
Si… de questo si… - finalmente si calmò un poco. In fondo non sarebbe stato per
molto tempo, lei poteva aspettarlo e lui sarebbe tornato a prenderla.
-
Bene, Buffy, ora devo dare disposizioni a Willow per farci preparare i bagagli.
Torno subito – la sciolse dall’abbraccio, le posò un bacio sulle labbra ed uscì
dalla stanza. Buffy si accasciò sul divano, sentendosi spossata per tutto
quello che le stava succedendo. In pochi minuti aveva saputo di doversi
allontanare dal suo amato e dalla loro casa.
William,
dopo aver chiamato Willow, diede le disposizioni necessarie per preparare i due
viaggi. Willow si congedò per dar ordine a tutte la squadra di domestici ed ai
due cocchieri, sul da farsi.
William
camminò, attraversando il salone, osservando tutte le cose che non avrebbe più
potuto vedere. In cuor suo sapeva che, forse, non sarebbe più tornato in quella
casa. Un brutto presentimento, che si era fatto strada nella sua mente, gli
ripeteva incessantemente ‘non tornerai nemmeno da Buffy, e lo sai’. Lo scacciò
scuotendo la testa. ‘No, io tornerò da lei, non posso vivere senza di lei… non
posso…’. Salì di sopra, voleva passare tutto il tempo restante con lei.
Entrò
nella stanza e le si mise accanto, lei aveva gli occhi rossi e gonfi,
probabilmente aveva pianto di nuovo. Senza parlare, si guardarono e lui
l’attirò a se, abbracciandola e sfregandole la mano sulla schiena. Passarono
molto tempo così, mentre le domestiche, nella loro stanza, stavano radunando le
loro cose.
-
Signori, le carrozze sono pronte, i bagagli sono stati caricati – disse Willow,
commossa. Buffy e William si alzarono, faticosamente, dal divano. William, allo
sguardo implorante di Buffy, fece segno di si con il capo e lei volò tra le
braccia di Willow.
-
Signorina, ci potrebbero vedere – William sorrise a Willow e fece spallucce,
per dirle di infischiarsene, poi uscì dalla stanza. Sapeva che, per Buffy,
Willow era stata come una della famiglia. Non era mai stata una domestica per
lei ma, forse, una sorella.
-
Nun me ne frega niente… Willow, ve vojo bbene, venite a trovarmi al villaggio,
nun me lassate sola pure voi –
-
D’accordo signorina, verrò a trovarla – si sorrisero. Poi Willow si staccò da
Buffy e scesero entrambe al piano di sotto.
Tutto
era pronto, c’erano due carrozze che aspettavano dinnanzi ai cancelli. Liam era
ancora dall’altra parte, accaldato ed alterato come non mai. Del fumo gli
usciva dalle narici dalla rabbia, avrebbe incenerito chiunque con quello
sguardo. William, comunque, sembrava non preoccuparsene troppo. Lui era già
fuori, stava parlando con i cocchieri, quando Buffy lo raggiunse. L’aria calda
di quella giornata le accarezzò il viso ed i capelli, facendoglieli danzare
sulle spalle. Il sole vi giocava attraverso creando dei giochi di luce sui fili
dorati. William, guardandola, immaginava le distese di grano mosse dal sole. La
sua Buffy, la donna che amava, era stupenda. Purtroppo, per loro, era arrivato
il momento della separazione.
-
Grazie di tutto Willow – disse William rivolto alla ragazza dai capelli rossi
che, con le lacrime agli occhi, li stava salutando. Poi si avvicinò a Buffy, la
prese per mano e l’accompagnò verso la sua carrozza. Una volta raggiunto il
cocchio, William l’abbracciò forte.
-
Ci rivedremo presto, vedrete. Abbiate cura di voi, mi raccomando e non mi dimenticate.
Fate la brava – le sorrise, mentre veniva rapito dagli occhi color smeraldo di
lei.
-
Si, farò la brava… Ve amo. Nun me dimenticate neppure voi – Buffy ricambiò il
sorriso e si strinse di più a lui.
-
Vi amo anche io, lo sapete – le accarezzò i capelli e la tenne stretta tra le
braccia ancora un po’. Dopo qualche minuto si separarono e William aiutò Buffy
a salire sulla carrozza. Le lacrime rigavano il volto della ragazza, non era
riuscita a trattenerle. Il ragazzo disse al cocchiere di partire e questo, dopo
che i cancelli si furono aperti, frustò i cavalli che, con passo
trotterellante, partirono trainando la carrozza.
-
Arrivederci Buffy – le gridò, guardandola allontanarsi.
‘Willìamm…’
pensò Buffy, sempre piangendo. La sua vita cambiava di nuovo.
William
salì sulla sua carrozza e disse al cocchiere di partire. Liam si stava
avvicinando, ma la carrozza partì senza aspettare che lui salisse.
-
Padrone, aspettatemi! – urlò a William.
-
Correte, correte che vi farà solo bene – rispose William con cattiveria, mentre
pensava che quell’uomo l’aveva costretto a separarsi da Buffy. L’avrebbe fatto
correre per un po’, finché sarebbe stato soddisfatto.
Le
vite di Buffy e William, da quel momento, presero strade diverse. La speranza
di rivedersi avrebbe tenuto vivo il loro amore? Solo il tempo avrebbe potuto
rispondere a questa domanda.
Atto
17
Buffy,
verso sera, arrivò alle soglie del paesino, dormiva, il suo corpo era avvolto
dal torpore e dalla spossatezza che le lacrime ed i singhiozzi le avevano
lasciato. La carrozza si fermò davanti a casa sua. Il cocchiere scese dal suo
posto ed aprì la porta della fanciulla, la chiamò gentilmente dicendole che
erano arrivati a destinazione. Buffy si svegliò di soprassalto spaventata, non
sapeva più dove si trovava poi, purtroppo, i ricordi l’assalirono. Era tornata.
Scese
piano dalla carrozza, mentre il cocchiere stava scaricando i suoi bagagli. La
sua casa era buia, a quell’ora Joyce stava sicuramente lavorando nella taverna.
Decise che si sarebbe cambiata e sarebbe andata a dormire, avrebbe visto la
madre l’indomani mattina. Aprì la porta, sapeva dove si trovava la chiave di
riserva, ed entrò seguita dal tizio che le trascinava il baule. Accese la
lampada al centro della stanza, che la illuminò debolmente.
L’uomo
portò il baule nella stanza di Buffy, dopo che lei gliel’aveva indicata, poi lo
ringraziò e gli offrì un bicchiere d’acqua ed un posto a sedere. Questo accettò
con piacere, dopo aver finito l’acqua si congedò in quanto aveva l’ordine di
rientrare il prima possibile. Buffy rimase sola, nella sua vecchia casa, con i
suoi ricordi. Erano ore che non sentiva il suono della voce di William e già
gli mancava. Sentì le lacrime far capolino dietro agli occhi. Le lasciò uscire,
copiose. Si chiedeva se avrebbe mai smesso di piangere per lui, gli mancava
come l’aria, aveva un dolore al petto, v’era un’assenza che non riusciva a
colmare. Diede sfogo a tutto il dolore che aveva in corpo e, senza
accorgersene, scivolò nel sonno, poggiata al tavolo della cucina. Ebbe un
incubo nel quale vide William che, lentamente, si allontanava da lei dicendole
‘Mi spiace Buffy, devo andare, loro mi chiamano’. Si svegliò si soprassalto, in
un bagno di sudore, trovando Joyce che le carezzava i capelli e che la fissava
con sguardo interrogativo, ma preoccupato. Con voce estremamente dolce le
chiese.
-
Che fai qui? Nun dovevi sta da Willìamm? Sei in vacanza? – si aggrappò al
grembo di sua madre e pianse ancora. Gli occhi le dolevano come non mai ed il
corpo era stanco, ma non trovava pace. Il dolore era soffocante, si chiese se
anche William si sentiva così, lacerato dentro l’anima.
-
No, me hanno cacciata… - Buffy, come un fiume in piena, raccontò tutto a Joyce che
la ascoltava attentamente. Tutti quei mesi, con la figlia lontana, era stata
inquieta ed ora le sue paure si erano avverate. Nelle lettere di Buffy riusciva
a percepire la felicità e la gioia, l’amore e la devozione che aveva per
William, tuttavia aveva avuto il sospetto che, prima o poi, qualcosa avrebbe
rotto l’idillio. Ed ora se la ritrovava, in lacrime, tra le braccia. Era stata
ferita, la sua unica figlia soffriva in modo indescrivibile e lei non aveva il
potere di calmarla, di darle il conforto di cui aveva bisogno. La strinse di
più tra le braccia e le sussurrava parole dolci, era la sua bambina ed aveva
bisogno di lei come mai prima d’ora, avrebbe fatto di tutto per farla stare
bene.
****
Erano
passati cinque dei sette giorni concessigli per arrivare in Italia. Il primo
giorno, quello della partenza, aveva fatto correre Liam per diverse ore,
cercando di allontanare, almeno un poco, il senso di vuoto che l’aveva colto
abbandonando la sua casa e la sua amata. Sebbene vedere quell’uomo esausto ed al
limite del collasso, l’avesse fatto sentire bene, la mancanza della sua donna
si faceva sentire sempre più prepotentemente. Alla fine, soddisfatto, fece
salire Liam… davanti, insieme al cocchiere. Mai nella vita avrebbe condiviso
con lui il cocchio della carrozza, in fondo era un suo subordinato. Aveva
pensato, facendo questo, che tanto sua madre era già molto adirata e che
aggiungendo anche questo fatto, non avrebbe peggiorato di molto la situazione.
Il
pensiero corse di nuovo alla ragazza bionda. Chissà cosa stava facendo, se lo
stava pensando e se sì, lo faceva con la sua stessa intensità? Lo stava, forse,
piangendo? Si augurava che si fosse ripresa almeno un po’ e che la vicinanza di
sua madre e dei suoi amici l’avessero aiutata un poco a tranquillizzarsi. Erano
lontani da così pochi giorni e già gli sembravano mesi, anni, secoli. Gli
mancava moltissimo, gli mancavano la sua allegria, la sua spontaneità, le sue
braccia che gli circondavano il collo all’improvviso e le sue labbra che
raggiungevano le sue, appropriandosene ogni volta con intensità. Desiderò
concludere, in quell’istante, quell’inutile viaggio e tornare da lei. Sorrise
al pensiero del suo passerotto che gli volava tra le braccia, con le lacrime
agli occhi, che si sarebbero mischiate alle sue. Avrebbero fatto l’amore, per
tutta la notte, se necessario, sotto le stelle che, timidamente, si sarebbero
affacciate nella notte per testimoniare, con la loro flebile luce, il loro
amore ritrovato… sarebbe stato bello, ma sapeva che, per ora, questo non
sarebbe stato possibile. Questi pensieri, anche se gli rendevano meno doloroso
il viaggio, gli facevano sentire, più fortemente, la mancanza di Buffy. Sul suo
corpo sentiva ancora il suo odore, o forse erano i suoi sensi, il suo corpo che
ne ricordava ogni particolare rendendolo vivo. Gli faceva male al cuore. Molto
male. Tuttavia non riusciva ad impedire alla sua mente d’immaginarla
continuamente, d’immaginare i suoi occhi verdi che, repentinamente, sapevano
cambiare dall’allegria alla tristezza, facendolo sentire impotente. Non
riusciva ad impedire alle sue orecchie di sentire il suono della sua voce,
della sua risata cristallina, del battito del suo cuore quando poggiava la
testa tra i suoi seni, alle sue dita di sentire ancora la sua pelle vellutata sotto
i polpastrelli, al suo naso di sentirne il profumo inebriante che sapeva
tranquillizzarlo in ogni momento. ‘Se continuo così non riuscirò a dormire
nemmeno questa notte…’ pensò William. Ricordare Buffy, così dettagliatamente,
lo faceva fremere e, subito, la mente vagava nei ricordi delle loro notti
infuocate. ‘Basta William, se continui a pensare a lei finirai per far cambiare
direzione alla carrozza… quando avrai finito con tua madre potrai stare con
lei, per sempre’ continuò a ripetersi quest’ultima frase all’infinito, cercando
di non pensare più a lei o, almeno, di non pensarla più ‘in quel senso’.
Finalmente si addormentò e la sognò. La sognò mentre correva verso la ‘loro’
quercia, quella sotto la quale avevano mangiato il giorno della partenza, ed il
venticello le scompigliava i capelli solleticandole il naso e facendola
starnutire e ridere allo stesso tempo. Lui la rincorreva, gridandole di
aspettarlo… lei si allontanava sempre di più… sempre di più… fino a scomparire
oltre l’orizzonte a lui visibile. Si svegliò di soprassalto, non era stato un
sogno, era stato un incubo. Quando aprì gli occhi, inoltre, trovò il brutto
muso di Liam, addormentato, di fronte al suo.
-
Che cos… - cercò di scuotersi dal torpore del sonno che aveva ancora addosso.
-
Che… COSA STATE FACENDO QUI? – Liam aprì gli occhi spaventato. Non appena si
era accorto che il padrone si era addormentato era sgattaiolato dentro, dopo
aver fatto fermare la carrozza, e si era addormentato cullato dal movimento del
cocchio. Non aveva previsto, purtroppo, di dormire così tanto.
-
Io… scusate padrone, ma di fuori era così freddo… - William sgranò gli occhi.
-
E ALLORA? – non riusciva a smettere di urlare. Liam si strinse ancora di più
nell’angolo, come a voler sparire.
-
Allora ho pensato di riposare un pochino… ma vi giuro padrone che non era mia
intenzione offendervi – disse tutto d’un fiato con voce umile.
-
Oh, davvero? – una smorfia disgustata si era dipinta sul viso di William, non
riusciva a concepire di aver diviso, per tutta la notte, la carrozza con
quell’essere.
-
Fermate la carrozza! – gridò al cocchiere. Questi ubbidì immediatamente e fermò
i cavalli.
-
Bene Liam, ora scendete ed allontanatevi di circa due o tre metri – disse
William con malignità.
-
No, signore, vi prego… so quello che state pensando, ma abbiate pietà – Liam
era sul punto di svenire, era sbiancato e stava iniziando a sudare freddo.
-
Oh, invece si. Ora, per favore, SCENDETE SUBITO! – La rabbia era montata di
nuovo nel padrone. Il tono non permetteva repliche così Liam si apprestò a
scendere in fretta dalla carrozza e si allontanò, come gli era stato ordinato.
-
Partiamo pure – la voce di William era di nuovo calma. Il cocchiere eseguì
prontamente l’ordine e fece avviare i cavalli.
Liam
iniziò a correre a perdifiato dietro la carrozza.
****
Buffy
si svegliò che era ancora buio, erano passati sette giorni da quando si erano
separati e lei non riusciva ancora a dormire bene. Ogni volta lo sognava e, nel
sogno, vedeva che lui non tornava da lei, ma che si allontanava sempre di più.
In sette giorni lui doveva riuscire ad arrivare in Italia e si chiese se fosse
già arrivato. Dato che il sonno non le sarebbe più tornato, decise di alzarsi.
Ormai aveva ripreso anche il lavoro, accanto a sua madre, alla taverna. Joyce
cercava di starle vicino in ogni modo, facendole sentire il suo calore ed il
suo affetto, ma questo non era sempre sufficiente.
Durante
il giorno riusciva a mascherare bene il suo stato d’animo, tentava anche di
sorridere un poco, ma le notti erano malinconiche. Era talmente abituata a
dormire con lui, stretta tra le sue braccia forti, che non riusciva a riposare
se non per due o tre ore, quando era fortunata, addormentandosi più per la
stanchezza che per il bisogno di dormire. Scese al piano di sotto, tutto
intorno a lei era calmo e tranquillo, avvolto dal manto della notte e dal
silenzio che questa portava. Sembrava di essere in un'altra dimensione ‘n’a
dimensione d’inferno’ si disse tra se e se. Scacciò via quei pensieri tristi o,
almeno, ci provò. Riempì una brocca d’acqua e la mise a bollire. Sua madre
scese dopo pochi minuti.
-
Buffy, nun riesci a dormì? – si era avvicinata alla figlia con apprensione.
-
Te senti male? –
-
No ma’, sto bbene, che, voi un po’ de tè? – le chiese cercando di sembrare
allegra. Joyce la guardò attentamente, il velo d’immensa tristezza nei suoi
begli occhi color smeraldo, tradiva la sua recita. Decise, comunque, di non far
pressioni a Buffy e si limitò a rispondere un garbato “si grazie”.
Fecero
colazione mentre i primi raggi del sole filtravano, intensamente, attraverso le
persiane ancora chiuse. Si sarebbe prospettata una bellissima giornata,
soleggiata e calda. Joyce disse a Buffy che, facendo un rapido controllo nel
magazzino, aveva notato che mancavano diverse cose al locale e si sarebbe
dovuta, quindi, assentare per fare le scorte. Buffy, per distrarsi, decise di
partire lei stessa per il paese limitrofo in modo da permettere alla madre di
non stancarsi troppo. Joyce accettò di buon grado comprendendo la voglia di
distrazione che aveva sua figlia. Insieme prepararono il denaro necessario e la
lista delle cose da comprare, dopo un’ora circa Buffy partì. Joyce si augurò
che, almeno in quel viaggio, non pensasse troppo a William.
Il
sole si stava alzando e l’aria frizzante del mattino le accarezzava il volto.
La inspirò profondamente riempiendosene i polmoni. Come se si trattasse di un
incantesimo le sembrò che il peso opprimente che aveva nel petto, si fosse
sciolto un poco. Per la prima volta, dopo quei sette lunghi giorni, si sentì
bene, come rinata e questo lo doveva alla natura che la circondava e che la
stava riportando rapidamente alla vita. Per la prima volta sorrise, chiuse gli
occhi ed assaporò l’odore dell’erba che la circondava, dei fiori odorosi che
crescevano ai lati della strada che stava percorrendo e degli alberi da frutta,
che da lontano, la salutavano agitando i rami con movimenti aggraziati
provocati dal venticello tiepido che si era levato. ‘Oh, Willamm, dovreste vedé
‘sta bellezza de stagione qui a lu paese… ve piacerebbe de sicuro! Appena
tornate v’o fazzo vedé. Tornate prest’!’ Sorrise pensando al suo William,
vestito con abiti semplici, che le sedeva accanto, sul carro, mentre lei lo
abbracciava contenta. Decise di procedere a ritmo lento, non voleva smettere di
sognare, si sentiva bene ed era sicura che quando avrebbe fatto ritorno a
Sannidail il malumore e la tristezza l’avrebbero colta nuovamente.
****
Finalmente
la carrozza varcò il cancello enorme della villa. Questa s’imponeva maestosa in
mezzo al verde degli alberi della foresta che v’era attorno. Sullo sfondo
v’erano le montagne, colline brillanti dei colori che la stagione offriva. Non
lontano dalla villa, come William ricordava, vi era una piccola cascata con un
laghetto, anch’esso di proprietà della sua famiglia. Il viale era lungo,
tuttavia le piante e l’erba erano curate ovunque. Il roseto, poco distante, era
tutto fiorito ed emanava un profumo soave che gli ricordò la sua infanzia, le
estati passate in quella casa, i bagni fatti nel laghetto insieme alla sua
amica di sempre, Melany. Il viso gli si illuminò grazie ai ricordi piacevoli
che lo stavano cogliendo come fossero una valanga che voleva spazzare via tutta
la tristezza di quei giorni. Decise che avrebbe fatto convocare Melany per
farle sapere che era tornato, almeno avrebbe avuto qualcuno dalla sua parte.
Sua madre e gli altri sarebbero stati ostili nei suoi confronti e nei confronti
di Buffy, aveva bisogno anzi, sentiva il bisogno di avere appoggio e Melany gliel’aveva
sempre dato. Poteva contare su di lei per qualsiasi cosa, lo sapeva.
La
carrozza, dopo aver percorso il lungo viale, arrivò nei pressi della villa e si
fermò davanti all’enorme portone. Liam ed il cocchiere scesero e quest’ultimo
gli aprì lo sportello e lo invitò a scendere.
-
Prego signore, siamo giunti a destinazione. Scaricherò i bagagli e li farò
sistemare subito nella sua stanza. E’ al secondo piano, come al solito –
-
Grazie di tutto – William sorrise all’uomo e si congedò educatamente.
La
porta si aprì e gli venne incontro proprio la persona che meno si aspettava. Si
trattava di James, suo fratello gemello. Anche se il loro aspetto era
praticamente lo stesso, salvo per il colore dei capelli che, inspiegabilmente
era diverso, lui biondo e James castano, il loro carattere era l’opposto. Tanto
William era vivace ed espansivo, tanto James era posato e riservato. Era però
una persona molto dolce e sensibile e, per questo motivo, non era mai riuscito
a sottrarsi alle responsabilità che sua madre gli aveva attribuito. Dopo che
William si era allontanato dalla famiglia anni prima, a James era toccato
sostituirlo ed essere educato duramente per poter svolgere al meglio le varie
attività della loro famiglia. James era, tuttavia, riuscito a non farsi imporre
nessuna fanciulla per il matrimonio. Non si era mai innamorato, almeno per
quello che William ne sapeva, e probabilmente soffriva molto anche per questo.
Si erano allontanati molto dopo che se n’era andato. James, sicuramente, si era
sentito abbandonato ed, alla fine, non si erano più tenuti in contatto. Ora se
lo ritrovava davanti con indosso un abito scuro, che faceva risaltare i suoi
dolci occhi azzurri, ed un portamento che non sembrava nemmeno più quello che
ricordava. Era proprio un uomo. Sorrise un poco avvicinandosi a William.
-
Salve, come state? – gli porse la mano. William lo fissò intensamente, cercando
di captare il suo stato d’animo.
-
Bene grazie, e voi? – gliela strinse e sorrise.
-
Non c’è male. Quando ho saputo che sareste tornato ho fatto sistemare la vostra
stanza, spero che la troverete come quando l’avete lasciata. Mi occupo io di
tutto, sapete? – abbassò lo sguardo, arrossendo un poco, fissandolo al
pavimento di marmo.
-
È per questo motivo che funziona tutto perfettamente allora, sono molto
orgoglioso di voi – gli mise la mano libera sulla spalla e gliela strinse, in
segno d’incoraggiamento. La timidezza di James gli faceva sempre tenerezza.
-
Davvero lo pensate? – chiese James alzando lo sguardo, con il viso illuminato dalla
gioia.
-
Si, davvero! – In quel momento William lo abbracciò di slancio. In fondo gli
era mancato moltissimo in tutti quegli anni. Si dice che i gemelli siano legati
da un rapporto particolare, beh, per loro era proprio così. James lo abbracciò
a sua volta e William gli diede delle pacche sulla schiena.
-
Mi sei mancato James, lasciamo stare i convenevoli, almeno tra noi – sentì il
corpo di James scuotersi, capì che si era commosso e che stava piangendo.
-
Va… bene… - disse tra i singhiozzi. Stettero così per qualche minuto, poi si
staccarono e James si risistemò al meglio.
-
Nostra madre dov’è? Credi che debba vederla subito? – William era in
apprensione. Da un lato voleva affrontarla subito e mettere a posto il tutto,
dall’altra l’avrebbe evitata volentieri.
-
No, non puoi vederla perché rientrerà solo domani. Si trova dalla baronessa
Sullivan. Liam andrà a prenderla, probabilmente è già partito. Vieni di là, ti
faccio preparare qualcosa da mangiare, sarai affamato – gli fece segno di
seguirlo e William eseguì. Dunque la madre si era fermata da una conoscente.
Era felicissimo di poter stare con suo fratello, si chiese come mai il loro
rapporto si fosse logorato così tanto dopo la sua partenza, anche se ora
sembrava che le cose si potessero sistemare. Entrò nella grande sala dove uno
stuolo di cameriere lo stavano aspettando con diverse pietanze già pronte sulla
tavola. Si sedette e James si sistemò davanti a lui. Questo prese solo un tè
con dei biscotti, mentre a William venne servito l’antipasto. Un’insalata di
mare, erano anni che non ne mangiava una. L’Italia era proprio il paese della
buona forchetta, adorava il cibo di quella terra, soprattutto adorava il vino.
Mentre mangiavano il discorso cadde su Melany.
-
Hai visto Mel? Come sta? È passata a casa mia, per la festa della Vigilia di
Natale, poi non l’ho più vista – colse sul volto del fratello un lieve rossore,
ma non ci fece troppo caso.
-
Sta bene… credo… è da un po’ che non la vedo, se vuoi mando qualcuno per farle
sapere che sei arrivato –
-
Si, volentieri, grazie, ho molta voglia di rivederla – James chiamò uno dei
servitori e gli diede il compito di recarsi a casa dei conti Sforza per
consegnare il messaggio alla contessina Melany. Questo si congedò ed eseguì l’ordine.
James ritornò a guardare il fratello e gli pose la domanda che da mesi gli
ruotava in testa.
-
Si può sapere cosa hai combinato Will? Nostra madre è veramente arrabbiata con
te… ma non ha voluto dirmi nulla se non di preparare tutto il necessario per
farti tornare a casa, del resto se ne è occupato Liam. Mi sta proprio
antipatico quel leccapiedi lo sai? Sono stufo di averlo intorno – James sbuffò
e fissò William negli occhi. Si trattennero dal ridere.
-
Conosco la sensazione. È davvero un viscido. Comunque non ho fatto nulla di
male. Mi sono innamorato James… tutto qui… innamorato, capisci? – la voce di
William era diventata allegra.
-
Davvero? Incredibile… e di chi? Contessa? Baronessa? Dai, non tenermi sulle
spine –
-
No, niente di tutto questo… - James iniziò a scuotere il capo.
-
Non dirmi che è una delle tue solite servette… ti prego, mi hai fatto
organizzare tutto questo e hai fatto arrabbiare nostra madre solo per una
sciacquetta da quattro soldi –
-
No, James, non è una servetta… e anche se lo fosse l’amerei lo stesso! Io l’amo
da morire ed ho dovuto lasciarla sola, capisci? – James era confuso, non aveva
mai visto il fratello in quello stato, espressione felice, occhi sognanti, non
credeva ai suoi occhi.
-
Aspetta William, non sto capendo nulla… allora chi è questa ragazza? –
-
Già Will, chi è questa ragazza? È proprio giunta l’ora che tu me lo dica! – la
voce di Melany riempì la stanza. I fratelli si girarono e la trovarono sulla
soglia, sorridente e con le mani, chiuse a pugno, sui fianchi. Entrambi si
alzarono e le andarono incontro. William la raggiunse per primo e l’abbracciò,
facendola poi volteggiare tra le sue braccia, poi le posò un bacio sulla
guancia.
-
Non pensare di cavartela così Will… voglio sapere cosa stai combinando – poi,
rivolgendosi a James – Ciao James, come stai? – lui le baciò la mano, con gesto
elegante.
-
Magnificamente Melany, grazie – poi fissò lo sguardo a terra. William percepì
uno strano imbarazzo tra i due, ma non volle approfondire oltre.
-
Allora Will, vuoi finalmente dirci cosa succede? – Melany si mise seduta alla
tavola ed i due ragazzi fecero lo stesso. Iniziò subito a raccontare tutto
quello che era successo in quei mesi, compreso quello che lui e Melany avevano
fatto durante la festa della Vigilia di Natale e quello che era successo, alla
festa di fidanzamento, in presenza di Liam. Passò in rassegna tutti gli episodi
accaduti tra lui e Buffy fino al giorno della loro separazione. La contessina e
James erano rimasti senza parole, ora capivano perfettamente il motivo per il
quale Darla era furiosa. Nel loro ambiente era inconcepibile sposarsi con
qualcuno di ceto sociale inferiore, specialmente se la persona da convincere
era Darla. La donna era talmente attaccata ai titoli ed alle gerarchie che si sarebbe
opposta fino alla sua morte a quel rapporto.
Melany
decise di offrire il suo aiuto a William se le cose con Darla fossero
precipitate, poi entrambi fissarono James, come a voler sentire le stesse
parole della contessa uscire dalle sue labbra. Il ragazzo sgranò gli occhi e
scosse la testa, i riccioli castani si scomposero, danzandogli sulla fronte.
-
Noooo, non potete chiedermi questo… io non andrò contro nostra madre, William
scordatelo. Non voglio entrare nei tuoi loschi affari –
-
Loschi affari? James, sono innamorato, cosa c’è di losco in questo? – William
sbuffò e si girò da un lato sulla sedia, incrociando le braccia sul petto con
il viso contratto in una buffa smorfia irritata. I due ragazzi lo fissarono e
scoppiarono a ridere, William li seguì, fu una risata liberatoria che lo fece
rilassare. In quel preciso istante ognuno di loro si rivide bambino, mentre
giocava con gli altri due. Il tempo trascorso insieme, nella gioia della loro
infanzia, i ricordi di quei tempi felici non sarebbero mai stati dimenticati.
Era il loro tesoro prezioso, quando la vita e le persone erano tutte sullo
stesso piano, quando non sapevano nulla di nobiltà e di gerarchie, quando i
loro animi di bambini erano ancora innocenti e puri. Erano di nuovo insieme
dopo tutti quegli anni, William era sicuro che avrebbe trovato appoggio dalle
due persone a cui teneva di più al mondo, dopo Buffy.
-
Va bene Will, ti aiuterò, ma solo fino al punto dove lo riterrò più opportuno. Ti
avverto però che non andrò contro nostra madre – William capì benissimo lo
stato d’animo del fratello che, anche dopo la sua partenza, avrebbe dovuto
vivere ancora in quella casa.
-
Ok fratello, ti ringrazio –
Atto
18
Il
portone di casa Archer si spalancò, il rumore dei passi che avanzavano
prepotentemente echeggiava in tutto il grande atrio fatto di archi e di colonne
di marmo. Due file di servitù erano allineate, in modo composto, lungo l’ampio
corridoio ed, alla fine di questo Liam attendeva, piegato in un solenne
inchino.
La
donna arrivò in mezzo all’androne e si guardò intorno. I lunghi capelli biondi
le ricadevano sulle spalle in modo omogeneo. Il lungo vestito, tinta unita, le
fasciava il corpo perfetto ed il corsetto metteva in evidenza il busto sottile
ed il seno abbondante. Il bel viso, dal quale non traspariva la vera età della
donna, era reso cupo dallo sguardo gelido ed indagatore. Le labbra erano
contratte dal nervosismo, ciò nonostante la bella figura della donna si muoveva
aggraziatamente verso Liam.
-
Liam, mio figlio dove si trova? – la voce era sicura ed il tono leggermente
alterato.
Il
maggiordomo si volse verso una delle serve e domandò dove si trovasse William
in quel momento. Come la padrona, anche lui, era rientrato proprio quella
mattina. Si era recato subito alla tenuta dei Sullivan per andarla a prendere,
come gli era stato ordinato.
-
Dove si trova il signorino William? – chiese con apprensione alla giovane.
-
Nelle sue stanze, al secondo piano, sta ancora riposando – rispose la ragazza
inchinandosi con riverenza.
-
Bene, Liam, fate preparare la colazione e fate scendere mio figlio. Chiamatemi
anche James, voglio che mangiamo tutti assieme – la donna si avviò, con passo
deciso, verso la propria stanza.
-
Come desidera, mia signora – ma la donna era già sparita dalla sua vista.
William
venne svegliato di soprassalto da una delle cameriere. Questa lo mise al
corrente dell’arrivo della padrona e del fatto che la colazione sarebbe stata
servita tra qualche minuto. William sentì un brivido lungo la schiena, non
poteva evitarla ulteriormente, dopo quei dieci, lunghi anni, avrebbe dovuto di
nuovo confrontarsi con lei.
-
Dove si trova mio fratello? – chiese distrattamente, mentre cominciava a
vestirsi.
-
È uscito, si è alzato molto presto, ma non so dove sia andato. Con permesso –
-
No, aspettate un attimo. Mio fratello, per caso, si è fidanzato? – era una
domanda che avrebbe voluto porre direttamente a James, ma che la sera prima non
aveva ritenuto opportuno.
-
No, non ha accettato nessuna proposta fin’ora, posso andare? – William, non
riuscì a spiegarsene il motivo, rimase sorpreso da quell’affermazione.
-
Si, andate pure, dite che scenderò tra qualche minuto – ‘Buffy, cosa stai
facendo? Lo sai, tesoro, che fra poco lotterò per noi?’ chiuse gli occhi e
trasse un profondo respiro ‘Aiutami tu’. Aprì la porta e scese nella grande
sala. Trovò James e sua madre già seduti, che sorseggiavano del tè. La madre
alzò lo sguardo, fissandolo insistentemente, con occhi accesi di rabbia.
William deglutì a fatica e si diresse al tavolo, sistemandosi accanto a James,
che non si scompose.
-
Buongiorno William, avete riposato bene? – la frase pronunciata da sua madre
suonava stentata e la voce, che voleva essere calma e dolce, suonava nevrotica
e sgradevole, nonché incredibilmente falsa. L’espressione tirata e le labbra
forzate in un sorriso stentato facevano, inoltre, risaltare perfettamente il
vero stato d’animo di Darla. William decise, comunque, di non prestare attenzione
a questo, se lei stava tentando di rendere confortevole l’ambiente per il
pasto, non sarebbe stato lui a guastarlo.
-
Buongiorno madre. Si, grazie, ho riposato magnificamente. Vi trovo
splendidamente in forma – azzardò un sorriso che Darla, però, non ricambiò.
-
James, hai già contattato l’avvocato Wilson per la compilazione del contratto
di cui ti ho parlato la settimana scorsa? – James sembrò a disagio dopo quella
domanda.
-
Si… ehm… è tutto a posto, mancano solo le firme. Con permesso – posò la tazza
che teneva in mano e si alzò, quasi scappando dalla sala.
-
Bene William, ora che siamo soli… - Il sangue nelle vene gli si gelò quasi, era
arrivato il momento, lo sentiva.
-
… vorrei parlarvi della vostra… come si chiama? – William sentì la rabbia montargli
intensamente dentro il corpo.
-
Buffy! –
-
Si, Buffy, un nome veramente adatto ad una bracciante, non trovi? – la voce di
Darla era alterata ed in ogni frase, cresceva sempre di più.
-
Adoro il suo nome madre ed anche se è una bracciante, è prima di tutto una
persona ed io l’amo e la sposerò. Con o senza il vostro consenso –
-
William, non credo che farete ritorno a Sunnydale e volete saperne il motivo? –
William era furioso.
-
Si, gradirei conoscerlo –
-
Ho venduto la tenuta nella quale abitavate ai baroni Sullivan, James si è
occupato di contattare l’avvocato Wilson per la stipulazione dei documenti
necessari per il trapasso di proprietà. Mancano solo le nostre firme e poi
tutto sarà a posto –
-
James non lo farà! Lui non mi farà mai una cosa del genere! – William era
scattato in piedi ed aveva battuto i pugni sul tavolo, il viso era arrossato e,
con gli occhi, stava lanciando una sfida a Darla, che la colse appieno.
-
Vedremo figliolo, vedremo… - Darla, tranquillamente, sorseggiò il suo tè,
mentre William abbandonava la stanza, infuriato.
Appena
uscito dalla sala incontrò una ragazza della servitù e le chiese dove poteva
trovare James. La ragazza gli disse che, solitamente, quando voleva isolarsi si
recava nel giardino, dietro alla villa. William la ringraziò e si avviò verso
il cortile, in cerca del fratello, dal quale voleva avere delle risposte.
Lo
trovò seduto su una panca di marmo lavorato mentre fissava i cespugli in fiore.
Il giardino non era molto grande, ma accogliente e ben curato. Il profumo dei
fiori si espandeva nell’aria, creando un’atmosfera paradisiaca, fatta di colori
e fragranze diversi tra loro.
-
James… - lo chiamò, facendo attenzione a non spaventarlo. Il ragazzo si voltò
piano, sul viso aveva dipinta un’espressione addolorata.
-
William, mi dispiace… io non sapevo a cosa servissero quelle carte… ho parlato
solo con l’avvocato e… - William gli si avvicinò e si sedette vicino a lui,
scuotendo la testa lo zittì dicendo.
-
Non è colpa tua, lascia stare, dobbiamo solo trovare il modo per bloccare tutta
la procedura, mi aiuterai? – James si nascose il volto tra le mani.
-
Non posso, non posso… lo sai… - William lo obbligò a voltarsi, prendendogli le
mani e guardandolo dritto negli occhi.
-
Ma ieri sera hai promesso! Mi hai detto che lo avresti fatto! Non puoi ritirare
la tua parola! –
-
Will, ti ho detto che ti avrei aiutato, è vero, ma ti ho anche detto che non
sarei mai andato contro nostra madre, ricordi? Io non voglio problemi, le voglio
bene ed anche se non si comporta bene nei tuoi confronti, beh è sempre nostra
madre! – James si divincolò e si liberò dalla presa di William. Alzandosi gli
sussurrò solo che gli dispiaceva molto e si allontanò.
William
rimase seduto per un tempo infinito, sentendosi sconfitto su tutta la linea e
con nessuna difesa. In quell’istante sentì la voce cristallina di Mel che lo
distoglieva dai suoi pensieri cupi.
-
Ehi Will, che ci fai qui tutto solo? Mi hanno fatta entrare ma non ho trovato
nessuno, mi hanno detto che tua madre si è ritirata nelle sue stanze, ma di
James non hanno saputo dirmi nulla – poi, lo osservò meglio in volto.
-
C’è qualcosa che non va? Com’è andata con Darla? – Melany era in apprensione,
non sopportava di vedere i fratelli Archer soffrire, non le piaceva sentirsi
impotente di fronte al dolore. Il ragazzo aveva il viso più triste che avesse
mai visto in vita sua, lui la guardò dritta negli occhi e, rapidamente, le
raccontò gli avvenimenti di quella mattina fino ad arrivare all’atteggiamento
di James. Melany lo ascoltò attentamente, cercando di non esprimere giudizi su
James, il quale, secondo lei, agiva in quel modo unicamente perché si trovava
in mezzo ai due fronti.
Lei,
comunque, si schierava dalla parte di William, in tutto e per tutto. Lo
conosceva bene e sapeva che, questa volta, era innamorato sul serio e lei lo
avrebbe aiutato a coronare il suo sogno d’amore con Buffy.
-
Will, andrò io a parlare con Darla, vuoi? – Melany gli sorrise e gli poggiò una
mano sopra la sua, gliela strinse.
-
Lo faresti Mel? Davvero? –
-
Naturalmente, te l’ho promesso mi pare. Purtroppo, conoscendo James, sarà
irremovibile –
-
Già, credo anche io. Da un lato lo capisco, ma dall’altro ci sono rimasto male
lo stesso – un sorriso amaro apparve sulle sue labbra.
-
Sai Will, da quando te ne sei andato ha sofferto moltissimo, Darla ha scaricato
tutta la rabbia che provava nei tuoi confronti su di lui, eppure lui riesce ad
amarla ugualmente. Certo, ama anche te, ma non può gestire questa difficile
situazione in modo adeguato. Darla ha continuato pure a proporgli centinaia di
pretendenti, cercando in tutti i modi di far crescere il patrimonio di
famiglia. Fortunatamente lui non si è mai lasciato condizionare, almeno da quel
lato. Tutta questa tensione, moltiplicata da tutti questi anni, si è fatta
insostenibile per lui. Sulle spalle porta il peso di tutti gli affari di
famiglia, in fondo tu ti sei occupato solo di quelli che riguardano l’estero che,
in confronto, sono molto pochi – William asserì con il capo. Capiva
perfettamente quello che Melany stava cercando di spiegargli, però la ferita
che James gli aveva appena fatto era troppo fresca per riuscire a chiuderla
così facilmente.
-
Capisco Mel, però… -
-
Dai Will, ora chiederò di parlare con tua madre, vediamo cosa mi dice… - Melany
si alzò e William fece altrettanto, il viso rimaneva, comunque, preoccupato. La
ragazza gli accarezzò il viso e poi si diresse in casa, seguita da lui.
-
Will, ritirati nelle tue stanze, io vado a chiedere udienza a tua madre, va
bene? Ti farò sapere non appena finisco –
-
Va bene Mel – le fece un debole sorriso. In quell’istante apparve James che,
improvvisamente, arrossì di colpo. Melany e William si voltarono nella sua
direzione e la ragazza lo salutò.
-
Ciao James, come stai? – fece finta di non sapere quello che era appena
successo tra i due fratelli, certo che James doveva vergognarsene molto, dato
il rossore sul suo volto.
-
Be… be… bene grazie, con permesso – li oltrepassò e si chiuse nella biblioteca.
Il viso di William, d’un tratto, s’illuminò. Ora sapeva cosa fare se il piano
di Mel non fosse funzionato. William fece come concordato con Melany e si
ritirò nella sua stanza, mentre lei annunciava a Liam di voler parlare con
Darla.
Melany
venne condotta in un piccolo salottino appositamente arredato per i colloqui
privati con Darla, si sedette su una poltrona imbottita, di velluto blu scuro,
ed appoggiò le spalle allo schienale, tentando di rilassarsi un poco. La
posizione che aveva assunto, lasciandosi cadere all’indietro, non era
propriamente quella di una lady, ma non se ne preoccupò molto dato che era da
sola nella stanza. Appena sentì la maniglia della porta abbassarsi, mutò
immediatamente la posizione, assumendo quella più adatta al suo rango, schiena
dritta, collo eretto e sguardo fiero. Decise di aggiungervi anche un sorriso
smagliante, pensò che in quella situazione avrebbe potuto aiutare.
Darla
fece il suo ingresso nella stanza, leggiadra come una farfalla, racchiusa nel
suo bel vestito di seta color salmone, si mise seduta davanti a Melany, la
quale sentì svanire parte del suo coraggio. Si fece forza ripensando allo
sguardo malinconico di William, Darla le rivolse un grande sorriso e lei si
alzò e s’inchinò in segno di saluto.
-
Contessina Sforza, quanto tempo, siete qui per l’arrivo di William, vero? – la
voce di Darla era mielosa ed aveva sottolineato un po’ troppo “per l’arrivo di
William”. Ma cosa voleva insinuare quella donna? Sapeva benissimo che William
era uno dei suoi più cari amici.
-
Baronessa Archer, sono venuta a rendervi visita per parlarvi di una questione
molto importante – decise di ignorare, volutamente, la domanda di Darla.
-
Oh, davvero? Bene, allora parlate, vi ascolto… intanto faccio portare un po’ di
tè, lo gradite? – Melany si stava innervosendo, Darla sembrava essere stata
creata dal Signore per far salire la rabbia e la frustrazione nelle persone che
avevano a che fare con lei.
-
No, vi ringrazio, l’ho già preso. Scusate, ma la questione è importante e
riguarda… -
-
William per caso? – Disse Darla con tranquillità ed un sorriso che si allargava
sul suo viso angelico, Melany rimase spiazzata per un secondo, ma si riprese
subito.
-
Esattamente. Immaginate, quindi, anche il motivo della questione – Melany si
stava spazientendo, le sembrava di scontrarsi con un muro. Darla era veramente
un osso duro.
-
Certamente e vi dico subito, ragazza mia, che perdete il vostro tempo. William
è uno dei miei eredi e non permetterò che sposi una serva, una contadina o
quello di cui si tratti, sposerà una lady, dell’alta società –
-
e sarà infelice per il resto della sua vita, ma di questo è possibile che non
ve ne importi nulla? – Melany non si accorse che il tono della sua voce era
adirato.
-
Contessa, sta forse cercando di mettere in dubbio la mia capacità di giudizio?
Se tenete tanto a William, perché non lo sposate? Io acconsentirei al vostro
matrimonio senza oppormi. Le nostre famiglie unite sarebbero le più ricche
della regione, ci pensate? I vostri genitori darebbero la loro benedizione – le
ultime parole di darla giunsero confuse, la donna stava continuando ad elencare
i benefici di un matrimonio tra le famiglie Archer e Sforza, mentre la rabbia
di Melany ribolliva nelle vene.
-
ORA BASTA! Baronessa, ma si rende conto di quello che sta dicendo? – la ragazza
si era alzata ed aveva battuto il palmo delle mani sul tavolo, con forza,
facendo sobbalzare Darla, che ancora stava parlando.
-
Contessa, mi state mancando di rispetto in casa mia! Vi rendete conto della
gravità della cosa? Comunque William, se non volete sposarlo voi, si sposerà
con una delle fanciulle che gli presenterò da domani in avanti. Fino a quando
non si fidanzerà, non gli darò pace. Dimenticherà forzatamente
quell’arrampicatrice sociale e lo ricondurrò alla ragione –
-
Ma dome potete parlare di vostro figlio come se si trattasse di un oggetto, ma
come riuscite a specchiarvi alla mattina? – Darla si mise a ridere, piuttosto
sguaiatamente per una nobildonna, mentre si alzava a si dirigeva verso la
porta.
-
Credo che la nostra conversazione sia terminata, vi ricordo solo che William
sarebbe felice di convolare a nozze con voi, siete amici intimi, sarebbe la
cosa migliore per tutti – poi sparì oltre la soglia. Melany si lasciò cadere
sulla poltrona, ancora scossa dalla discussione e dall’atteggiamento, freddo e
calcolatore, di Darla.
Dopo
qualche minuto sentì un debole bussare alla porta, si alzò a fatica ed aprì.
William sgattaiolò all’interno della stanza, guardandosi attorno con
circospezione, poi si rivolse a Melany, parlando sottovoce.
-
Allora? Com’è andata? – Melany, nonostante provasse una fitta al cuore, gli
raccontò tutto l’accaduto. William rimase con un’espressione indecifrabile sul
viso e poi disse.
-
Mmhh, mi vuole presentare delle donne? Mi va bene, le incontrerò se questo è il
suo desiderio… ma a modo mio – poi strizzò l’occhio alla ragazza, le disse di
non preoccuparsi, e l’accompagnò a casa.
Durante
la cena Darla comunicò la sua decisione a William, tralasciando di proposito il
suggerimento che aveva dato alla contessina in merito ad un possibile
matrimonio tra lei e William. Il ragazzo non batté ciglio, ma si limitò ad
annuire con grande soddisfazione della madre. James non disse nulla, ma dentro
di lui si sentì sollevato, almeno sua madre avrebbe smesso di presentargli
tutte quelle donne di cui a lui non importava nulla. Erano tutte vuote, educate
solo a curarsi e a trovar marito, lui cercava una donna interessante e colta
nonché eccitante. Le fanciulle che le erano state presentate potevano
paragonarsi a dei soprammobili e lui non ne aveva nessun bisogno. Gli
dispiacque molto per William, ma non avrebbe saputo, nonostante lo volesse,
come aiutarlo a fuggire da quella situazione.
William
si era preparato per la notte, il primo incontro era fissato per il mercoledì
di quella stessa settimana, aveva due giorni per prepararsi al grande
appuntamento, sorrise beffardamente, se sua madre desiderava sfidarlo, lui non
si sarebbe di certo tirato indietro.
Atto
19
Il
giorno del primo incontro era, finalmente, giunto. William si era preparato con
grande cura, indossava un completo scuro con camicia bianca sotto la giacca, i
capelli erano tirati all’indietro in modo composto ed aveva indossato persino
una cravatta. Si diede un’occhiata allo specchio e sorrise soddisfatto, vestito
così avrebbe fatto svenire chiunque ai suoi piedi, anche la nobildonna più
reticente. Una donna della servitù gli disse che la dama era arrivata e che lei
e Darla lo stavano attendendo nel salottino dei colloqui. La ringraziò e la
congedò, ancora un ultimo sguardo alla sua immagine, perfetta, riflessa nello
specchio e poi uscì dalla stanza.
Arrivò
dinnanzi alla porta del salotto, sentiva deboli parole attraversare il mogano,
ma non riuscì a captarne nessuna. Tirò un sospiro e bussò, aprendo con calma la
porta. Quando entrò vide sua madre di spalle ed una fanciulla, dai lunghi
capelli corvini, seduta di fronte a lei. Per un attimo rimase incantato,
indubbiamente la ragazza aveva un gran fascino. Le donne si alzarono e la
fanciulla fece un inchino presentandosi.
-
Sono Drusilla Lancaster, mio signore, sono onorata di potervi conoscere – la
voce era dolce e vellutata, esile quanto la ragazza che, nel frattempo, gli
aveva porto la mano pallida e magra per il baciamano. Darla lo fissò, con un
sorriso forzato.
-
William, non fate il timido, avvicinatevi, salutate la signorina – sua madre lo
prese per un braccio e lo condusse dolcemente verso la fanciulla, in realtà la
sua mano era chiusa come una morsa sul suo braccio, gli faceva quasi male. Si
ritrovò dinnanzi alla ragazza, aveva degli occhi enigmatici ed un bel corpo, il
viso era bello e poco truccato, tuttavia non scalfiva nemmeno un po’ l’immagine
della sua Buffy. Con estrema raffinatezza William le prese la mano, stava per
baciarla…
-
Oh, mio Dio, che cosa sconveniente, sono appena andato in bagno e ho
dimenticato di lavarmi le mani, mi spiace molto, la vergogna che provo in
questo momento non mi permetterà più di fare la vostra conoscenza. Grazie per
esservi presentata al mio cospetto, siete stata gentile, con permesso – William
girò i tacchi ed incontrò lo sguardo glaciale della madre, l’espressione era
contratta in una smorfia tra lo sdegno e l’infuriato. William le rivolte un
sorriso trionfante e si allontanò dalla stanza, lasciando le due donne senza
parole.
Nel
pomeriggio aveva dato appuntamento a Melany nel giardino, dietro la villa, per
raccontarle dell’incontro. Dopo essersi fatta una sonora risata la ragazza gli
fece i complimenti per la sua idea. William le espose anche gli altri piani che
aveva in mente e la contessa si ritrovò d’accordo con lui, su tutto. Avevano
abbandonato l’idea di far partecipare James al loro gruppo “anti-fidanzate” in
quanto non sembrava interessato a dare una mano. Dopo qualche ora, purtroppo,
non poté più evitare la madre in quanto si era fatta ora di cena e la regola
era l’obbligo di consumarla tutti insieme. Si avviò con malavoglia verso la
sala da pranzo quando udì le urla di Darla che inveiva contro suo fratello. Si
appiattì contro il muro e rimase ad ascoltare.
-
FIGLIO DEGENERE CHE NON SEI ALTRO! Pensavo fossi migliore di tuo fratello, ma
vedo che non sei altro che un essere inferiore! Sono sicura che tuo fratello di
abbia parlato dei suoi piani per boicottare Lady Lancaster e tu… TU non mi hai
detto NULLA! Meriteresti di essere diseredato… razza di… razza di… - James era
con il capo chino, incapace di reagire agli insulti della madre.
-
BASTA COSI’! – la voce di William tuonò inaspettatamente nella stanza, facendo
sobbalzare i due.
-
Come osate parlare a mio fratello in questo modo? Lui non sapeva assolutamente
nulla dei miei piani e, comunque, non è colpa mia se le mie buone maniere sono
venute meno… come dite voi sono stato con una contadina, potevo dunque
migliorarle? – piccole fiamme ardevano negli sguardi di William e Darla che, a
pochi passi di distanza l’uno dall’altra, si stavano dichiarando guerra.
-
Molto bene William, osate dunque mettervi contro le decisioni di vostra madre –
Darla cercò di mostrarsi impassibile alla minaccia che aveva letto negli occhi
del figlio, tuttavia la voce le tremò notevolmente. Cercando di non scomporsi,
si avvicinò a James e gli disse, fermamente.
-
James, domani contatta l’avvocato Wilson e prendi appuntamento per sabato.
Firmerò le carte, assieme ai baroni Sullivan, per il trapasso di proprietà
della villa di Sunnydale – fece per allontanarsi, poi si fermò e, da sopra una
spalla, si rivolse a William.
-
Oh, dimenticavo, non dimenticatevi l’incontro di domani con le prossime
pretendente, ne incontrerete due, Lady Harmony Pryce e Lady Amanda Medici –
detto questo sparì dalla stanza.
William
era furente, dunque non era riuscito a dissuadere Darla dall’idea del
fidanzamento. Bene, avrebbe trovato pane per i suoi denti. Si voltò verso James
che, con fare furtivo, stava cercando di lasciare la stanza.
-
Eh no, caro mio! – William gli si avvicinò e gli afferrò un braccio
obbligandolo a voltarsi. Due paia di occhi azzurri si fissarono l’uno
nell’altro. Gli occhi di James erano azzurri, chiari come il mare d’estate, in
quel momento avevano un che di malinconico, mentre quelli di William erano blu,
di un blu intenso, come il mare dopo la tempesta. Nei suoi occhi, in quel
momento, veniva rispecchiata la profonda amarezza che provava per
l’atteggiamento di suo fratello. Ora comprese che cosa li aveva tenuti lontani
in tutti quegli anni, la loro profonda diversità.
-
James, ti prego, non prendere quell’appuntamento. Non puoi togliermi la mia
casa – la voce dell’uomo rimase sospesa, aveva davanti l’unica salvezza,
l’unica persona che gli avrebbe permesso di non perdere tutto.
-
Mi dispiace… William… - James si liberò dalla presa del fratello e lasciò la
stanza, con lo sguardo basso. William si lasciò cadere pesantemente su una
delle sedie imbottite della sala da pranzo. A quanto sembrava anche suo
fratello l’aveva abbandonato… beh, avrebbe messo in atto l’ultimo piano se
fosse stato necessario e l’avrebbe obbligato a collaborare. Lasciò la sala e si
ritirò in camera per recuperare le forze in modo da poter affrontare al meglio
le due Lady che l’avrebbero raggiunto l’indomani.
William,
appena sveglio, si preparò al meglio come il giorno prima. Harmony sarebbe arrivata
per il tè delle dieci e, dato che a lui piaceva molto dormire, erano già le
nove e mezza passate. Si lustrò allo specchio ed, impeccabile come sempre,
scese nel salottino dei colloqui. Quando entrò, questa volta trovò una ragazza
dai lunghi capelli biondi, il viso truccato volgarmente e fasciata in un abito
tutto pizzi e fiocchetti, di un rosa accecante, fuori dal comune. La voce
assordante della ragazza gli perforò i timpani.
-
Mio signore, sono Harmony Pryce, sono felice di potervi incontrare, vostra
madre mi ha parlato molto di voi e devo dire che sono molto soddisfatta del
vostro aspetto. Inoltre avete una villa stupenda, con tutti quei maggiordomi e
tutte quelle cameriere – ‘ma quando parla?’ si chiese William. Sospirò e,
facendosi coraggio, si avvicinò alla ragazza e, da perfetto gentiluomo qual
era, le baciò la mano sfiorandola appena con le labbra. Darla rimase sbalordita
dal comportamento a modo del figlio, per questo motivo sospettò che stesse
escogitando un altro piano per boicottare anche quella ragazza. Restò in
allarme. Dopo essersi rialzato, William prese un lembo del vestito della
fanciulla tra le mani ed iniziò ad osservarlo con attenzione. Harmony non ci
fece troppo caso, era ancora incantata dallo sguardo magnetico del ragazzo e
dal tocco leggero delle sue labbra, sul dorso della sua mano, per poter
comprendere qualsiasi cosa. Dopo un paio di minuti William alzò lo sguardo e si
rivolse ad Harmony e le sorrise amabilmente, Darla non fece in tempo a
compiacersi del comportamento del figlio che questo, con voce suadente si
rivolge alla ragazza dicendole.
-
Grazie per averci mostrato questi splendidi tendaggi... – iniziò a tirarle
l’abito - …oh, scusate, non avevo notato che fosse il vestito... pardon… Mi
vergogno troppo ora, non credo che riuscirò a frequentarvi, mi dispiace molto –
poi, simulando uno starnuto, si mise la mano davanti al naso, l’allontanò, la
guardò disgustato e la pulì sul vestito della giovane donna.
-
Beh, non è che fosse un gran vestito… - girò i tacchi e, come il giorno prima,
sorrise a Darla che, rossa in volto dalla rabbia, stava stritolando una delle
estremità della tovaglia. Si allontanò rapidamente e, dopo aver chiuso la porta
dietro di se, sentì l’urlo di Harmony che inveiva contro di lui per averle
sporcato il “prezioso” abito. Ora ne rimaneva solo una, quella del pomeriggio e
poi si augurò che sua madre la smettesse di chiamare ragazze da presentargli.
Come
il giorno prima William riuscì ad evitare la madre, fino a che l’ora dell’altro
incontro non si fece vicina. Melany non si fece vedere, William ci rimase male,
ma non ebbe il tempo di pensarci, si stava accingendo ad abbassare la maniglia
della porta che apparteneva alla “fatidica” stanza. Darla ed Amanda, la
pretendente, erano giunte pochi secondi prima di William e non avevano ancora
fatto in tempo ad accomodarsi. Amanda era una ragazza dal fisico secco ed
acerbo, non aveva nessuna curva e, parte del viso, era coperta dai suoi lunghi
capelli castani, lasciati sciolti, che le arrivavano fino al sedere. Era fasciata
in un kimono, come a voler mettere in risalto la ricchezza della sua famiglia,
dato che si trattava di un capo veramente costoso. Quando entrò nella stanza
trovò ancora le due donne in piedi. Darla aveva già un’espressione adirata sul
viso, nascosta dietro ad uno dei suoi sfavillanti sorrisi, tuttavia negli occhi
scintillavano i riflessi dell’odio che provava, in realtà, per suo figlio.
Amanda non fece nemmeno in tempo a chinarsi, per il saluto, che William si
rivolse a Darla.
-
Madre, dove si trova la gentile fanciulla che dovrei incontrare? – Darla aprì
la bocca, ma non riuscì ad emettere nessun suono. Poi, dopo alcuni secondi, si
schiarì la voce e, voltandosi verso la fanciulla, che non aveva afferrato
quello che stava succedendo, la indicò a William.
-
E’ qui William, non la vedete? Non vedete quanto è elegante? – William strizzò
gli occhi, come a voler mettere a fuoco quello che stava osservando.
-
Oh, perdonatemi, ma mi sembravate un lume, così secca e fasciata in
quell’orrido kimono non vi avevo notata – poi, rivolgendosi a Darla – Madre,
una ragazza senza seno non è nemmeno da considerare come potenziale moglie – e,
come le altre volte, girò i tacchi, soddisfatto del suo operato, lasciando
Darla sbigottita ed Amanda sull’orlo di una crisi di nervi. Nemmeno quel
pomeriggio, Melany si fece vedere. William non volle disturbarla, se non
l’avrebbe vista l’indomani, si sarebbe recato a farle visita per raccontarle le
novità. La cena, quella sera, si svolse in uno strano silenzio. William ne
rimase colpito, aveva trattato male ben due fanciulle, ma Darla non dava i
soliti segni di rabbia tipici che le appartenevano. James, seduto composto,
consumava il cibo con solenne serietà, Darla non faceva saltare lo sguardo
dappertutto come faceva di solito e lui si sentiva molto a disagio. Le
discussioni lo facevano sentire meno peggio del silenzio totale. Era un brutto
segno, Darla stava sicuramente escogitando qualcosa alle sue spalle. Parlarne
con James, convenne, non sarebbe servito a nulla se non a renderlo più nervoso.
Finita la cena si ritirarono tutti nelle proprie stanze.
William,
arrivato nella sua, si lasciò cadere sul letto, con le gambe ancora appoggiate
alla sponda dello stesso. S’immaginò il viso della sua Buffy, sorridente, che lo
guardava con amore.
-
Buffy… - sussurrò mentre il sonno lo coglieva ed una lacrima solitaria si
faceva strada sulla sua guancia, rotolandogli sul collo e morendo sul colletto
della sua camicia, lasciandovi un punto umido indefinito.
Atto
20
Un
temporale estivo, quella mattina, si era abbattuto violentemente sulla regione.
La pioggia battente picchiettava sui vetri delle finestre e sul tetto della
villa, componendo una triste melodia che accompagnò il risveglio di William.
Aprì gli occhi a fatica, gli doleva dappertutto, aveva dormito in una posizione
veramente scomoda. Tutta la notte aveva avuto degli incubi in cui vedeva Buffy,
in lacrime, che gli chiedeva “Perché?” anche se lui non riusciva a capire il
senso della domanda. Si impose di non pensarci e si avvicinò alla finestra,
accarezzandone il vetro con la punta delle dita e percorrendo con l’indice la
linea irregolare di un rivolo d’acqua, disegnato dalla pioggia. Un senso di
profondo vuoto lo colse vedendo il cielo plumbeo ed il silenzio inusuale, nel
quale era immersa la villa, che solo il rumore della pioggia riusciva a
spezzare. Non riuscì spiegarsene il motivo, ma quella mattina sentì che
qualcosa di spiacevole sarebbe accaduto. Lo percepì chiaramente, come se una
presenza invisibile, glielo avesse sussurrato, lievemente, all’orecchio.
Scese
a fare colazione, dopo essersi fatto un bagno e vestito in modo accurato, ma
semplice. Arrivato a metà scala incontrò Liam che gli disse che la sua
colazione era stata servita nella sala dei colloqui e che Darla lo stava
attendendo. William fu contento della notizia pensando che, probabilmente, sua
madre si era convinta a lasciargli casa, dopo il trattamento che aveva
riservato alle sue pretendenti. Entrò nella stanza, con sicurezza, la quale
vacillò non appena vide i conti Sforza con la loro figlia alzarsi in piedi per
il saluto. Darla gli venne incontro, con un sorrisetto maligno, e, stando
attenta a non farsi sentire, gli sussurrò – Sono sicura che questa fanciulla
non verrà né offesa né trattata male, non è vero William? – poi lo prese per un
braccio e lo scortò fino al divano. Una volta sedutosi guardò Melany, aveva gli
occhi arrossati ed il viso pallido e stanco, doveva aver pianto un bel po’. Il
padre della ragazza prese la parola.
-
William, ragazzo mio, vostra madre ed io abbiamo parlato a lungo ed abbiamo
convenuto che voi e Melany vi sposerete, che cosa ne pensate? Non è fantastico?
Mia figlia, naturalmente è d’accordo – il conte sorrise sotto gli enormi baffi,
scambiandosi uno sguardo d’intesa con Darla. William posò lo sguardo, stupito,
su Melany, ma il viso della ragazza non emanava nessun sentore di gioia e
felicità, era cupo, stanco ed immensamente triste. Se ne stava con gli occhi
bassi, guardandosi le mani, raccolte nel suo grembo. William smise di osservare
Melany e guardò dritto suo padre negli occhi, l’uomo aveva ancora l’espressione
ebete di poco prima.
-
Non credo sia una buona idea, non mi sembra che Melany sia contenta di questo e
nemmeno io lo sono. Siamo amici dall’infanzia e tra noi non è mai nato un
rapporto amoroso, come pensate che riusciremo a vivere felici insieme? – il
viso del conte e quello di Darla mutarono, mentre quello di Melany si alzò,
illuminato e quasi sorridente. Potevano lottare insieme.
-
William, vi assicuro che mia figlia è molto innamorata di voi e… - la voce di
Melany spezzò l’atmosfera tesa.
-
NO, non è vero! Io non sono innamorata di William! Siete voi che avete cercato
di convincermi, io ho sempre voluto studiare, avrei dovuto partire per Parigi,
ma dopo che la signora Darla ha parlato con voi, avete cancellato tutto… - la
ragazza cercò di cacciare indietro le lacrime che premevano sui suoi occhi. I
genitori della ragazza rimasero a bocca aperta, Melany era in piedi e tremava
dalla rabbia, aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo, poi era
scappata dalla stanza. William stava per raggiungerla, quando la mano di sua
madre gli si serrò attorno al polso, impedendogli di alzarsi.
-
Scusatela William, nostra figlia è un po’ nervosa per tutti i preparativi per
il fidanzamento, ma state tranquillo… -
-
Mi avete sentito prima, quando ho parlato? Vi ho detto che non sono interessato
checché ne dica mia madre conte, non sposerò vostra figlia, amo un’altra donna
e desidero sposarmi con lei – l’uomo si mise a ridere, facendo aumentare il
disappunto di William.
-
Oh, ma andiamo… l’amore è una sciocchezza, quello che conta è avere una buona
posizione sociale e molte conoscenze. Sposando mia figlia non avrete nessun
problema a raggiungere entrambe le cose – William osservò attentamente l’uomo
davanti a se, poi posò lo sguardo sulla consorte, che se ne stava a testa
bassa, raccolta in un ostentato silenzio. Si rivolse, nuovamente, all’uomo.
-
Non pensate ai sentimenti di Melany? Al fatto che lei voglia studiare e che,
forse, voglia innamorarsi anche lei di un uomo che la ricambi? Come fate a
calpestare i sentimenti ed i desideri di vostra figlia in questo modo? Torno a
ripetervi che io non sposerò vostra figlia, perché non è questo quello che NOI
desideriamo… ed ora, scusatemi, ho da fare – si alzò, strattonando la mano di
Darla ed abbandonò la stanza, alla ricerca della sua cara amica.
Darla,
mi avevate detto che vostro figlio era d’accordo, cosa è successo? – Darla fece
una risatina isterica e si limitò a rispondere – Nulla, nulla, era solo
emozionato… -
-
Mi prendete per uno sciocco? Non ha nessuna intenzione di sposare mia figlia!
Cerchi di riparare subito alla faccenda, ho cancellato il viaggio e
l’iscrizione di mia figlia all’Università parigina per permetterle di convolare
a nozze con William. Non vorrei dovervi chiedere il risarcimento! Vieni cara,
ce ne andiamo – detto questo i conti si alzarono ed uscirono. Liam li
accompagnò alla porta.
-
William, me la pagherai! JAMES!! JAMES, DOVE SEI! – Darla abbandonò la stanza
urlando a squarciagola.
Nel
frattempo William raggiunse il giardino, situato dietro la villa, era sicuro
che Melany si fosse rifugiata lì. La trovò, in lacrime, mentre veniva consolata
da suo fratello che, con lievi ed impacciate pacche sulla spalla, cercava di
darle conforto. Si avvicinò piano. I due, percependo la sua presenza, si
voltarono e Melany, alla vista del ragazzo, scattò in piedi e gli volò tra le
braccia, aggrappandosi alla camicia e singhiozzando disperatamente. William le
circondò la vita con un braccio, mentre con la mano le lisciava i capelli.
-
Shht… shht.. va tutto bene Mel, non ti preoccupare – gli occhi di William si
posarono sul fratello, che, alzatosi in piedi, aveva serrato la mascella e
stretto i pugni, abbandonati lungo i fianchi. Gli occhi azzurri di James erano
accesi dalla pura gelosia, William poteva scorgere perfettamente le espressioni
del fratello da sopra la spalla dell’amica. Si accertò che James guardasse
nella sua direzione e, con sguardo sensuale, strinse di più l’amica a se,
sfiorandole una guancia con le labbra. Poi guardò di nuovo il suo gemello.
James era furioso, a grandi passi percorse la distanza che lo separava dai due
e si parò davanti al fratello, occhi negli occhi. Stava per dire qualcosa,
quando Melany si voltò, fissandolo con i suoi occhi grigi, dallo sguardo
ferito, resi lucidi dalle lacrime. Vedendo la strana smorfia sul viso di James,
Melany, ancora stretta a William, alzò una mano e gli accarezzò una guancia,
rivolgendogli un timido sorriso.
-
Stai bene James? – gli domandò con voce sottile, resa tremante dal pianto.
-
Tu… tutto bene… grazie – il ragazzo cambiò espressione, arrossì e si allontanò,
decidendo di rimandare lo scontro con William a più tardi.
-
Ma che ha James? Io proprio non lo capisco… è cambiato così tanto, alle volte
lo sorprendo a fissarmi, ma appena lo guardo, distoglie lo sguardo e se ne va.
Mi parla a malapena ed è scostante con me… sembrerebbe quasi innamorato se non
fosse così scostante… -
-
E tu vorresti che lo fosse? Innamorato intendo… - il ragazzo ammiccò ed alzò un
sopracciglio, sorridendole. Il cuore della ragazza iniziò a martellarle nel
petto, mentre un ondata di calore le colorò il viso, poco prima pallido, di un
rosso leggero. Dato che si trovava ancora stretta nelle braccia di William, il
ragazzo sentì il martellare incessante nel petto della ragazza.
-
… - Melany socchiuse le labbra, per dire qualcosa, ma nessun suono le uscì
dalla bocca, una forte emozione la stava attraversando, stringendole persino lo
stomaco e rendendole le gambe instabili.
-
Non c’è bisogno che tu mi risponda Mel, ho già capito… - William la sciolse,
lentamente, dall’abbraccio e l’allontanò un poco da se.
-
Pensaci seriamente… ti accompagno a casa? Con i nostri genitori metteremo tutto
a posto, vedrai… tu comportati come se nulla fosse. Sistemerò tutto, vedrai… -
Detto questo accompagnò la ragazza nella villa e fece preparare la carrozza, la
scortò fino a casa.
Nel
frattempo, James, si era chiuso nella biblioteca. Stringeva in una mano un
bicchiere di bourbon e nell’altra la bottiglia, appena iniziata. Decise di
provare ad affogare il suo amore per Melany nell’alcool prima che i sentimenti
lo soffocassero del tutto.
-
Ti… odio… William… - svuotò il bicchiere tutto d’un fiato e se ne versò un
altro.
Atto
21
Alcune
ore dopo William trovò suo fratello riverso sul tavolo della biblioteca, con
accanto un paio di bottiglie di bourbon vuote ed una, ancora con un terzo del
liquido ambrato, accanto alla mano libera; nell’altra, invece, aveva ancora
stretto il bicchiere. Gli si avvicinò piano e lo scosse per svegliarlo. Il
ragazzo si mosse, biascicando qualcosa di incomprensibile e portandosi una mano
alla testa.
-
Ouch, credo che mi stia passando la sbornia… - William lo guardò piegando la
testa da un lato e rise.
-
Non sei proprio un gran bevitore eh! Che ti è successo? – gli chiese
sedendoglisi di fronte.
-
Niente… e tu? Che ne pensi della proposta di matrimonio? Accetterai? – William
soffocò il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra, corrugò la fronte e si
sforzò di assumere un’aria seria.
-
A te piace Mel? – James, che nel frattempo aveva riempito due bicchieri di
bourbon ed aveva iniziato a trarre un sorso dal suo, si strozzò quasi.
Tossicchiò diventando di un rosso acceso mentre William, svuotando il bicchiere
offertogli, lo scrutava attentamente. Una volta calmatosi gli rispose, tentando
di sembrare tranquillo.
-
No, non direi… è una cara amica, nulla di più – William notò come James avesse
sottolineato il ‘cara’, forse inconsciamente. Con fare allegro batté le mani.
-
Benissimo! Allora è tutto a posto! Sai James, ho pensato che sposare Mel sia la
cosa migliore per tutti. In fondo Buffy non appartiene al nostro ceto sociale e
la cosa, a lungo andare, non funzionerebbe. Sono felice di annunciarti che
presto mi fidanzerò ufficialmente con Melany, il prima possibile! – guardò
James per coglierne la reazione, che non tardò ad arrivare.
CRACK,
il bicchiere che teneva in mano si sbriciolò sotto la pressione delle sue dita
che, con forza inaudita, si erano chiuse possentemente attorno al vetro,
finemente lavorato, del calice. Il ragazzo aveva uno sguardo infuocato e la
mascella serrata, un’espressione che, sul suo volto, non appariva quasi mai.
William tentò di tormentarlo ancora.
-
Beh? Che c’è? – gli domandò con tranquillità. James, sebbene dolorante, cercò
di darsi un contegno e, come se niente fosse successo, gli rispose con
tranquillità.
-
Nulla, perché? – i due fratelli si guardarono e William finì il bourbon che era
rimasto nel suo bicchiere, James decise di continuare non notando il ghigno che
si era disegnato sul volto dell’altro ragazzo.
-
Credevo solo che tu amassi Buffy con tutto te stesso, non ti avevo mai visto
così ed ora… beh, ora sei disposto a buttare tutto in aria solo per compiacere
nostra madre… nostra madre, CAPISCI Will? Lei è la persona più detestabile
della Terra, ci ha trattati sempre come merce di scambio per i suoi scopi e per
la sua ricchezza, a me ha presentato tutte le fanciulle della regione al fine
di aumentare il nostro potere politico e finanziario. Ho sempre cercato di
resistere a queste richieste come hai fatto tu, ma dopo la tua partenza ho
tentato di soddisfala, tranne che per la faccenda del matrimonio. Ora non mi
puoi deludere, sei sempre stato il ribelle della famiglia, non credo che tu
abbia smesso di amare Buffy e, se è solo per i documenti della vendita della
casa che non vuoi tornare da lei, beh, io ti aiuterò a recuperarli – James si
era alzato ed aveva raggiunto il fratello, attendeva una risposta. William si
congratulò con se stesso per aver colpito ed affondato il nemico, il piano
aveva funzionato perfettamente.
-
Hai ragione James, non posso rinunciare a Buffy, come ho potuto pensarlo… -
-
Chiediamo aiuto anche a Melany! – esclamò James lasciandosi sfuggire un po’
troppo entusiasmo.
-
Sai fratellino? Dovresti proprio dire a Mel quello che provi per lei o, prima o
poi, potrebbe fidanzarsi con qualcun altro e tu ti tormenteresti per il resto
della tua vita per non averle detto nulla, quando ne avevi avuta l’occasione –
William appoggiò una mano sulla spalla del fratello e gli lanciò uno sguardo
d’intesa.
-
Non so di cosa stai parlando – fece James con tono sostenuto.
-
È inutile parlare con te… non cambierai mai… io ti consiglio solo di non
perdere tempo – William abbandonò la stanza, si sarebbe recato subito dalla
contessina per chiederle aiuto. L’appuntamento con l’avvocato era fissato per il
giorno dopo, nel pomeriggio. Non avevano tempo da perdere.
Dopo
aver contattato Melany, i tre ragazzi attesero che il buio calasse sulla casa.
Melany indossava, purtroppo, uno degli ampi abiti del suo guardaroba. William,
dopo averle dato un’occhiata, si rivolse al fratello.
-
Ehi, James, falla cambiare, dalle un paio di pantaloni comodi ed una camicia
scuri, con quel vestito s’impiglierebbe dappertutto –
-
Ma che dici! Cos’hai contro il mio vestito? – la contessina prese a guardarsi,
sistemandosi la gonna e cercando di togliere tutte le pieghette causate dal
movimento delle gambe. – E’ perfetta, non vedi? Mi sta a pennello -
-
Si, perfetta per farsi scoprire subito, ma guarda che colore! Si può andare a
rubare dei documenti vestiti di rosa? Vai con James, da brava… su andate senza
fare tante storie che non abbiamo tempo… -
La
contessa, pur di malavoglia ed offesa per aver ricevuto delle critiche sul suo
prezioso vestito, andò e si cambiò d’abito, era la prima volta che indossava
dei pantaloni e, doveva ammetterlo, erano molto comodi sebbene a lei andassero
molto grandi, la camicia le arrivava quasi alle ginocchia ed i pantaloni le
stavano molto larghi in vita, tanto che James dovette aiutarla a fissarli con
una cordina. Appena terminata l’operazione, i due raggiunsero nuovamente
William. Ora tutti e tre indossavano capi d'abbigliamento scuri in modo da
poter aggirarsi liberamente nella villa, alla ricerca dalla cassaforte che
conteneva i documenti della vendita della casa di Sunnydale. Una volta assicuratisi
che tutti si fossero ritirati nelle loro stanze, compresa la servitù, misero in
atto il loro piano. William sarebbe entrato nell'ufficio di Darla per sottrarre
documenti, mentre James e Melany avrebbero fatto la guardia fuori dalla porta.
Le teste dei tre ragazzi fecero capolino da dietro una delle colonne di marmo
posta accanto alla scala, che portava secondo piano. Con fare furtivo salirono
piano di scalini e raggiunsero la porta dell'ufficio di Darla. William prese la
maniglia in mano e cercò di aprirla: chiusa.
-
Ma porc… è chiusa a chiave! – scoccò a James un’occhiataccia.
-
Ma io che ne sapevo, scusa? – rispose seccato. Decisero di andare a recuperare
la chiave nella stanza di Darla. Così si mossero fino ad arrivare davanti alla
sua stanza. James era stato nominato responsabile dell’operazione di ‘recupero
chiavi’. Sbuffando si mise dinnanzi alla porta e, piano, l’aprì e scivolò
all’interno della camera. Fortunatamente sapeva che tutte le cose preziose per
Darla, soprattutto chiavi e gioielli, venivano tenuti nel cassetto del suo
comodino, proprio vicino al letto. Guardò Darla con attenzione, era
profondamente addormentata. Lasciò andare il sospiro che, fino a quel punto,
non si era accorto di aver trattenuto, e si avvicinò al letto. Tirò fuori il
cassettino ed cominciò a tastare tutte le cose che vi erano all’interno. Dato
il buio, doveva cercare di usare il tatto al fine di trovare le chiavi. In quel
momento Darla si mosse. James s’irrigidì e rimase immobile, trattenendo il
respiro. Darla appoggiò una mano sul comodino ed il ragazzo, di sbieco, la
fissò, stava ancora dormendo. Si fece coraggio e riprese l’operazione.
Finalmente trovò quello che stava cercando, fece per avviarsi alla porta
quando…
-
CHE FAI! – James sbiancò di colpo ed il sudore, gelato, gli imperlò la fronte.
Si voltò verso la madre, cercando rapidamente una scusa per il suo operato.
Guardandola la trovò ancora addormentata, si stava rigirando nel letto e, nel
sonno, stava parlando.
-
… mmhh… soldi… potere… no, no, sposati! – James contrasse il volto in
un’espressione indecifrabile, fra lo stupito e l’indignato.
-
Incredibile… ma pensa sempre alle stesse cose… - disse, scuotendo il capo ed
uscendo dalla stanza. I suoi due complici lo stavano attendendo con impazienza.
-
Finalmente! Ci hai messo una vita! – fece William spazientito.
-
Oh, scusa, vuoi che vada a rimetterla a posto? – James stava abbassando di
nuovo la maniglia della stanza di Darla.
-
E non fare il cretino! – William gli strappò di mano la chiave e la guardò.
-
Il mio tesoro –
-
Sai, stai iniziando a dare segni di squilibrio, fratello – William sbuffò e,
finalmente, tornarono all’ufficio. Melany, mentre James stava recuperando la
chiave, aveva recuperato una candela da una delle altre stanze in modo da poter
avere una piccola fonte di luce, per cercare la cassaforte.
-
Ma la sappiamo la combinazione? – Melany aveva un tono preoccupato. James le
venne in soccorso.
-
Mamma mette sempre la sua data di nascita come combinazione, non si ricorda
nient’altro… stai tranquilla – l’ultima frase venne pronunciata con calore e
sicurezza. Fortunatamente le tenebre coprirono il lieve rossore che era apparso
sul volto di Melany.
-
Smettetela! Aiutatemi piuttosto! – William era spazientito, tirò fuori la
chiave ed aprì la porta entrando nell’ufficio e venendo inghiottito dalle
tenebre. Sparì dalla vista degli altri due ragazzi che, rimasti soli, si misero
davanti alla porta per fare la guardia. Melany si guardava freneticamente
attorno, non sapeva spiegarsene il motivo, ma uno strano nervosismo ed una
brutta sensazione l’avevano colta. Sentì, in quel momento, scivolare una mano
nella sua, una mano calda e dalla stretta sicura ed incoraggiante. Era quella
di James, che nel buio della villa, le sorrideva e cercava di confortarla. Non
si era mai resa conto di quanto fosse forte e di quando la sua stretta fosse
rassicurante. Il cuore prese a batterle più velocemente del solito, dei nuovi
sentimenti stavano nascendo in lei, ma non era quello il momento per pensarci.
****
All’interno
dell’ufficio danzò la debole luce della candela, accesa da William. Il ragazzo
si avvicinò al muro, dietro la scrivania di sua madre, sopra il quale era
appeso un grande quadro. La cassaforte, sicuramente si trovava lì dietro. Tolto
il dipinto, infatti, la trovò. Purtroppo per lui, non vi era nessuna
combinazione, ma una serratura, di nuovo serviva una chiave.
-
Ecco, la mia solita fortuna… - sussurrò a se stesso. Borbottando e lanciando
maledizioni iniziò a cercare la chiave nei cassetti della scrivania, ma non
trovò nulla. Cominciò a setacciare i libri di Darla, erano veramente
tantissimi. Avrebbe avuto bisogno di aiuto.
****
Dei
passi echeggiarono nel corridoio. James e Melany sobbalzarono, se li avessero
scoperti, sarebbero stati in guai seri. I passi si avvicinavano sempre di più e
la ragazza, senza accorgersene, si era aggrappata al braccio di James che, con
forza, la strinse tra le braccia. Ebbe una fantastica idea. I passi, ora, erano
vicini ed una debole luce di candela dipingeva ombre sul muro. James, senza
pensarci due volte, strinse Melany di più e si voltò, in modo da chiudere la
ragazza tra lui ed il muro. La contessa, troppo agitata per reagire, si strinse
a lui. Ora la persona era perfettamente visibile, era una delle cameriere.
Melany, non fece in tempo a vederla e a dire nulla, che, all’improvviso, sulle
sue labbra calarono quelle di James, calde e umide. Il cuore quasi le esplose
nel petto, era la prima volta che riceveva un bacio ‘vero’ e, volendolo
assaporare, socchiuse le labbra. Il ragazzo rimase sorpreso da quell’invito,
tuttavia, l’aveva fatto solo per deviare la cameriera che stava giungendo. Le
avrebbe ordinato di tornarsene in camera e di non dire nulla, pena la perdita
del suo posto di lavoro. Decise di non approfondire oltre il bacio, ma di
restare semplicemente con le labbra appoggiate a quelle della ragazza che, nel
frattempo, si era fatta più vicina a lui. Stava per impazzire, la passione che
aveva sempre cercato di reprimere, stava per dilagare. Finalmente la donna,
arrivò vicino a loro, lui si staccò dalla ragazza e le rivolse uno sguardo
freddo, con un sibilo glaciale le disse.
-
Voi non avete visto nulla… una sola parola e vi allontanerò da questa casa e vi
giuro che non trovereste nessun altro lavoro in questa regione – Melany nascose
il viso nel suo petto, in modo da non essere riconosciuta. La donna tremò
visibilmente, s’inchinò al padrone.
-
Naturalmente, mio signore… con permesso, mi ritiro nelle mie stanze – e
velocemente si allontanò.
James
abbassò lo sguardo per incontrare gli occhi di Melany, lucidi e brillanti, come
perle.
-
Scusami… era per proteggere William… - cercò di scusarsi, le mani della ragazza
però gli strinsero il colletto della camicia, attirandolo verso il basso. Non
capivo quello che Melany voleva fare, possibile che volesse baciarlo di nuovo?
-
Solo per quello? L’hai fatto solo per quello? – la voce della ragazza, nel suo
orecchio, era rotta dalla commozione. ‘No, non può essere… è solo la mia
immaginazione, però…’.
-
Melany… io… io… ti… - chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro, era giunto
il momento e non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Si schiarì la voce e riprese.
-
Melany, io ti a… - la ragazza lo fissava con confusione, il sangue le ribolliva
nelle vene ed il cuore batteva all’impazzata.
-
Ma porca! Cosa state facendo? Venite ad aiutarmi piuttosto! – La voce adirata
di William spezzò l’atmosfera ed i due si allontanarono di scatto. Si fissarono
per un attimo e poi raggiunsero il ragazzo, entrarono nell’ufficio e William
spiegò, velocemente, il problema. Dopo poco, erano tutti e tre intenti a
cercare tra i libri la chiave della cassaforte.
-
Non si trova! Merda! Sono ore che cerchiamo – William si accasciò sulla sedia
della scrivania e si prese il viso tra le mani, massaggiandosi le tempie.
Melany e James gli si avvicinarono.
-
Mi dispiace Will… - una lacrima le scese lungo la guancia, mentre massaggiava
la schiena dell’amico.
-
Dai, non dobbiamo arrenderci! – James aveva continuato a cercare ed ora fissava
i due ragazzi – dobbiamo continuare! –
In
quell’istante la porta si spalancò. I tre raggelarono.
-
Stavate forse cercando questa? – la chiave risplendeva alla luce della candela
ed il ghigno, stesosi sul viso di Darla, era più diabolico che mai.
-
Madre, datemi quei documenti! Quella casa è mia! – urlò William. Darla camminò
piano, con estrema eleganza e tranquillità e si parò dinnanzi al figlio.
-
Quella casa non è più vostra, è dei Sullivan. Intuendo il vostro piano… tra
l’altro mi meraviglio di voi contessa, vestita come un uomo vi aggirate nella
MIA casa insieme ai miei figli, i vostri genitori non ne saranno felici.
-
Io non vi permetto… - cominciò la ragazza, con poca convinzione.
-
Madre, lasciate Melany fuori da questa storia, o ve ne PENTIRETE! – James si
era avvicinato alla ragazza e si era posizionato tra lei e la madre, come a
volerla proteggere dagli insulti e dalle allusioni che le stava lanciando
Darla. La donna, comunque, non si scompose, sorrise amabilmente e si rivolse,
nuovamente, a William.
-
Dicevo… intuendo il vostro piano, ho anticipato a vostra insaputa
l’appuntamento con l’avvocato, quindi il trapasso di proprietà è già stato
registrato e voi non avete più una casa, mio caro figliolo, siete costretto a
rimanere qui. Oltretutto tutta la servitù ha già ricevuto l’ordine di
abbandonare la villa, non c’è più nulla che vi appartiene laggiù – Negli occhi
di Darla risplendeva la certezza della vittoria.
-
Vi sbagliate madre, ho ancora qualcosa che mi appartiene laggiù, più importante
di una stupida casa! Partirò al più presto possibile per raggiungere la mia
fidanzata e mi unirò in matrimonio con lei, non ho più nulla che mi obbliga a
restare qui, NULLA! – William, a grandi passi, abbandonò la stanza, chiudendo
violentemente la porta dietro di se.
-
Ma come hai osato fare questo a William? È mio fratello, tuo figlio… se hai un
minimo di buon senso, dovresti vergognarti! – detto questo, James schiaffeggiò sua
madre, guardandola con disprezzo, e prendendo la mano di Melany, la portò via
con se, accompagnandola nella sua stanza per permetterle di cambiarsi. Darla,
furiosa per aver perso la battaglia, divenne rossa in volto e giurò a se stessa
di ostacolare in tutti i modi suo figlio, non gli avrebbe permesso di partire.
Si massaggiò la guancia dolorante con una mano, come aveva osato James mancarle
di rispetto in quel modo? Anche lui se ne sarebbe dovuto pentire.
-
James, ti rendi conto di aver schiaffeggiato tua madre? Non te lo perdonerà mai
– Melany era ancora scossa, non sospettava che James, così gentile e dolce,
potesse tirar fuori un carattere forte e deciso. Il ragazzo le sorrise
amabilmente, le porse il suo vestito e si voltò in modo che lei potesse cambiarsi.
Melany
sentì, nuovamente, il cuore batterle all’impazzata, ripensò al bacio di poco
prima ed arrossì violentemente ‘per fortuna non può vedermi’, pensò. James,
sentendo il fruscio dei vestiti dietro di se, si obbligò a non voltarsi, la
passione, racchiusa in lui per tutto quel tempo, stava per esplodere
violentemente e non voleva permetterglielo. Avrebbe conquistato Melany poco a
poco, con eleganza.
-
James… prima cosa… stavi dicendo? – la voce della ragazza, alle sue spalle era
lieve e vibrante d’emozione. Combatté contro di se per non dirle ancora quello
che provava, non sarebbe stato giusto confessarlo mentre era così fragile.
-
Nulla Melany… nulla, non pensarci. Se sei pronta ti accompagno a casa – la
ragazza gli si avvicinò, racchiusa nel suo splendido abito rosa, ancora rossa
in viso. Lui le prese la mano, in silenzio, e l’accompagnò a casa, assaporando
appieno l’emozione che la pelle liscia della ragazza ed il suo dolce profumo
gli trasmettevano.
****
Quella
mattina Buffy stava riassettando la taverna, come al solito, quando sentì
bussare all’uscio. Borbottando contro gli ubriaconi delle nove del mattino,
aprì la pesante porta di legno e si trovò faccia a faccia con Willow. Raggiante
Buffy l’abbracciò, convinta che la ragazza portasse notizie di William. La
invitò ad accomodarsi e le preparò un buon tè.
-
Alora, commo stai? Tutto bbéne? E Willìamm è già tornato? – non riusciva a
contenere la gioia. Solo scrutando meglio il viso di Willow, vide che era cupo,
senza sorriso e senza allegria negli occhi. Buffy si spaventò, il cuore mancò
un battito e l’aria non riusciva più a raggiungere i suoi polmoni.
-
Che è successo? Willow, parla! Te prego! – aveva afferrato la ragazza dai
capelli rossi per le spalle ed aveva iniziato a scuoterla, le lacrime avevano
iniziato a bagnarle il volto. Willow alzò lentamente il capo verso Buffy e,
mentre cominciava a piangere anche lei, le raccontò tutto.
-
La villa è stata venduta Buffy… tutti noi siamo stati cacciati. Le cose di
William sono state chiuse nei bauli e spedite in Italia. Oh, Buffy, mi dispiace
così tanto… - cercò di abbracciare la bionda, ma questa la scostò.
-
E Willìamm? Se sa quarcosa? – Negli occhi di Buffy vi era l’ultimo barlume di
speranza, che Willow, suo malgrado, dovette spegnere.
-
Abbiamo saputo che rimarrà in Italia, con sua madre. Sappiamo, dai servi che
sono venuti a prendere la sua roba, che gli sono state presentate diverse
fanciulle nobili e, pare, che si sposerà con quella contessa che è venuta alla
festa della Vigilia, te la ricordi? - Buffy, ormai, non stava più ascoltando le
parole di Willow, le sue orecchie non percepivano più nessun suono, i suoi
occhi non vedevano altro che il buio attorno a lei, perse i sensi.
Quando
si riprese vide sua madre, accanto al letto, che le faceva degli impacchi
freddi sulla fronte.
-
Buffy, hai n’a brutta febbre… sei svenuta – la ragazza cercò di alzarsi, ma
cadde nuovamente sulla schiena, era molto debole. In un angolo scorse Willow,
intenta a cambiare l’acqua per le sue spugnature.
-
Willow… - sussurrò. La rossa si avvicinò al letto, sorridendole timidamente.
-
Mo’ ho deciso, me lo vado a riprennere! Appena me cala la febbre, ‘namo! – e
con fiero cipiglio batté una mano sulla coperta. Joyce e Willow sorrisero, in fondo
era sempre la loro Buffy ed il suo atteggiamento orgoglioso e battagliero, era
segnale di guarigione.
****
Passarono
due mesi nei quali William cercò in tutti i modi di recuperare la villa,
purtroppo i Sullivan non avevano nessuna intenzione di rivendergliela se non ad
un prezzo esorbitante. Il ragazzo la rivoleva a tutti i costi, certo, ma non
era un folle. Ormai non mangiava più con la madre e non si rivolgevano più la
parola nei rari casi in cui s’incontravano. Con James, il rapporto, si era saldato
e sembrava in perfetta sintonia, tuttavia anche lui, con Darla non andava più
molto d’accordo tanto che aveva acquistato una villa tutta sua nei pressi della
città vicina. Con Melany, dal giorno della loro intrusione nell’ufficio di
Darla, da quanto gli aveva raccontato il fratello, non era successo più nulla.
Il comportamento del ragazzo era, certamente, diventato più attento nei
riguardi della fanciulla, che in quel periodo era stata occupata a studiare per
il suo esame per l’entrata all’università parigina, precedentemente cancellato
a causa di suo padre. A William, in quelle rare volte che erano riusciti a
vedersi, era sembrata infastidita da qualcosa, probabilmente dal comportamento
di James che, appunto, non aveva più cercato di dichiararsi a lei.
Quel
giorno Melany mandò un messaggio ai due fratelli, dando loro appuntamento al
laghetto, vicino alle loro due abitazioni. La trovarono seduta sulla riva,
intenta a raccogliere i fiori di campo con i quali si era adornata anche i
capelli, che le facevano risplendere il già grazioso viso. Appena li vide si
alzò e andò loro incontro. Abbracciò e baciò William come faceva di solito e
rimase a fissare James, con sguardo ostile. Il ragazzo le porse una mano nella
quale lei fece scivolare la sua, ricevette un bacio a fior di labbra sul dorso
e la ritrasse stizzita. ‘È arrabbiata… solo con me a quanto pare’ pensò James.
La ragazza si rivolse a William con un sorriso raggiante.
-
Indovina? Hanno accettato la mia iscrizione all’università di Parigi!! Ti rendi
conto? – William si congratulò con lei mentre il fratello emanava onde ostili.
‘Se se ne va, cosa farò io?’ al ragazzo vennero in mente anche le parole del
fratello “dovresti proprio dire a Mel quello che provi per lei o, prima o poi,
potrebbe fidanzarsi con qualcun altro e tu ti tormenteresti per il resto della
tua vita per non averle detto nulla, quando ne avevi avuta l’occasione”.
William aveva ragione, ma non aveva più trovato né il coraggio né l’occasione
per confessarle i suoi sentimenti.
-
Sai, credo che sia meglio per me allontanarmi un po’ da qui – scoccò
un’occhiataccia a James, che con la bocca mimò un “che c’è?”, poi distolse lo
sguardo dalla ragazza, gli faceva troppo male.
-
Quando parti Mel? – chiese William in apprensione, gli dispiaceva enormemente
separarsi da Melany per così tanto tempo dopo averla ritrovata in quei mesi.
-
Questa sera stessa, devo far trasferire tutte le mie cose là e vorrei prima
vedere i miei alloggi e farmi un’idea della struttura scolastica – In
quell’istante, sorprendendo gli altri due, James girò i tacchi e si diresse
verso casa ripetendosi infinitamente, tra se e se ‘devo dirglielo, devo
dirglielo, devo dirglielo’.
-
Ma che diavolo ha James? – sbuffò la contessa. William la guardò incuriosito,
poi le sorrise.
-
Non so di cosa stai parlando Mel, è normale no? È sempre stato strano… - La
ragazza lo guardò di sbieco.
-
Sai una cosa Will? Tu e lui non siete poi così diversi come credi… - girò i
tacchi e se ne andò. ‘Ma che cavolo hanno tutti?’ s’interrogò il ragazzo.
****
Entrata
in casa, Melany convocò suo padre e sua madre ed espose loro le sue intenzioni
riguardo allo studio.
-
Mi è arrivata la conferma dell’iscrizione all’università di Parigi. Ho già
predisposto tutto per partire oggi stesso in modo da farmi un’idea della scuola
e del residence. Questo mi servirà anche per cambiare un po’ ambiente, dopo
tutto lo studio di questi ultimi mesi, ne sento molto il bisogno e ne
approfitterò per fare un giretto anche in Inghilterra – il padre della ragazza
fece per interromperla, ma lei fu veloce nel continuare.
-
quando farò ritorno a casa mi sposerò con l’uomo che amo e mi sistemerò come
avete sempre desiderato, spero siate d’accordo anche perché questo è quello che
farò, che lo siate o meno – attese la reazione di suo padre. L’uomo, con al
fronte corrugata ed una mano sotto il mento, era concentrato su quello che la
figlia gli aveva appena detto. Guardò la moglie, che annuì con il capo, poi si
rivolse alla figlia.
-
Va bene Melany, sono d’accordo, vai pure e, quando tornerai, ti sposerai.
Questo lo dovrai fare entro sei mesi. Questo è il mio volere, l’unica cosa che
t’impongo, d’accordo? – la ragazza vaglio, rapidamente, l’offerta del padre.
Non le sarebbe dispiaciuto sistemarsi entro i sei mesi, anche se avrebbe dovuto
rinunciare agli studi che, ora come ora, non le sembravano più così importanti.
La cosa che le interessava era conoscere Buffy e, con la scusa del viaggio, ce
l’avrebbe fatta. Voleva conoscere la donna che aveva fatto breccia nel cuore di
William, tanto da indurlo a smettere di volare di fiore in fiore.
-
D’accordo, allora vado a preparare i bagagli, con permesso – si avviò verso la
sua stanza, chiamando a se due ragazze della servitù per farsi aiutare nei
preparativi. Allontanandosi da James sarebbe riuscita, forse, a calmare la
rabbia che le ribolliva nel sangue per il fatto che lui non ritenesse così
importanti i suoi sentimenti verso di lei.
****
Il
campanello suonò e Liam andò ad aprire la porta, trovandosi di fronte i Conti
Sforza, genitori di Melany. Li fece accomodare nella stanza dei colloqui e
Darla non si fece attendere. Li raggiunse, meno raggiante delle altre volte, ma
sempre con leggiadria ed eleganza.
-
Parlate, dunque, cosa vi porta nella mia casa? – chiese loro, con un largo
sorriso. James stava passando, in quel momento, nel corridoio e, sentendo la
voce del padre di Melany, si fermò di scatto e si mise ad origliare.
-
Volevamo dirvi che nostra figlia ha accettato di sposare il vostro William.
Poco fa ci ha detto che, dopo che farà ritorno dal suo viaggio a Parigi, entro
sei mesi sposerà vostro figlio. Non è meraviglioso? Fortunatamente sembra che i
nostri ragazzi abbiano messo la testa a posto. Nostra figlia sta partendo
proprio ora ed il matrimonio si terrà tra sei mesi, le ho dato questo termine
di tempo, che ve ne sembra? –
Le
risate di Darla e dei Conti arrivarono smorzate alle orecchie di James che,
furioso e ferito, decise di affrontare Melany prima che partisse per Parigi.
Corse lungo il corridoio e scese le scale, snobbando le domande di William, che
aveva incontrato nell’atrio. Raggiunse rapidamente le scuderie e salì su uno
dei cavalli spronandolo a correre verso la villa di Melany. Arrivato sulla
collina che separava le due ville, si accorse che i bagagli della ragazza erano
già tutti sistemati sulla carrozza e che lei si stava accingendo a salirvi.
Fece correre il cavallo rapidamente, mentre la carrozza cominciò ad
allontanarsi. Finalmente riuscì a raggiungerla e le si parò davanti, obbligando
il cocchiere a fermare i cavalli. Scese dal suo stallone bianco, raggiunse il
cocchio e spalancò lo sportello. Melany posò lo sguardo sul ragazzo. Aveva i
capelli scarmigliati, la camicia mezza aperta sul petto ed un’espressione furente
sul viso. I suoi occhi azzurri emanavano lampi e brillavano di una strana luce.
Vederlo in quello stato le provocò un’emozione violenta, il cuore prese a
batterle all’impazzata, uscendole quasi dal petto. James le serrò una mano
attorno al polso e la obbligò, senza molte cerimonie, a scendere dal mezzo. La
prese per le spalle e la baciò con ardore, togliendole il fiato. La strinse a
se, facendole scendere una mano lungo la schiena, accarezzandola con trasporto
e chiudendola attorno alla sua vita. Il bacio era soffocante ed appassionante,
l’aveva colta alla sprovvista ed ora era scossa da brividi caldi che le
correvano lungo la schiena, non aveva mai provato nulla del genere prima. Non
si era mai resa conto di quanto potesse essere caldo e passionale quel ragazzo
che aveva sempre reputato timido ed introverso. I sentimenti, racchiusi nel suo
cuore si fecero ancora più confusi.
Il
ragazzo scostò il viso da quello della contessa che, rossa ed affannata, lo
fissava. Inarcò il sopracciglio sul quale aveva la cicatrice, provocata anni
prima da una brutta caduta nei pressi del laghetto, che ora lei trovava
terribilmente sexy.
-
Ti amo Melany, da sempre, non andartene, non sposare mio fratello, stai con me,
ti renderò felice… te lo prometto – prima che potesse rispondere le labbra di
lui si serrarono, nuovamente sulle sue, che risposero ai suoi baci mentre gli
passava le braccia attorno al collo, attirandolo più vicino a se. James
cominciò a scendere dalle labbra al suo collo quando la ragazza si ricordò di
dove fossero e ripensò alla frase di James. Lo scostò.
-
Sposare tuo fratello? Ancora con questa storia? – Melany era indispettita e
furiosa, tuttavia aspettava ancora una spiegazione, che James non tardò a
darle. Appena il ragazzo ebbe finito il racconto, fu il turno della ragazza di
raccontare la verità sul viaggio e sul matrimonio. Una volta chiaritisi, si
fissarono a lungo, James attendeva una risposta, evidentemente, alla sua
dichiarazione d’amore. Melany s’interrogò e trovò una risposta che non la
soddisfò assolutamente. Certo, lui l’aveva raggiunta, ma l’aveva fatto solo per
non permetterle di sposare suo fratello, era dunque questo il suo sconfinato
amore? Era uscito solamente grazie alla gelosia? Non poteva accettarlo così,
con sguardo di sfida, la ragazza fissò negli occhi James.
-
Mi dispiace, ma ora devo proprio andare, discuteremo dei tuoi sentimenti quando
tornerò, per ora addio James. Stammi bene – la contessa si sciolse
dall’abbraccio e salì nuovamente sulla carrozza, diede l’ordine di partire ed il
cocchiere eseguì.
-
Hai paura eh Melany? Paura di quello che provi? – gli urlò dietro il ragazzo,
ancora scosso per il fare brusco della ragazza. Si rimise in sella al suo
cavallo e si diresse verso casa. ‘Ma che cosa sto facendo? La lascio andare via
così? Eh no, cara mia, non sarà così facile mettermi alla porta!’ spronò il
cavallo che, in pochi minuti, raggiunse la carrozza. Di nuovo James scese dal
suo destriero ed aprì lo sportello, strattonando Melany per un braccio la
obbligò a scendere dal cocchio.
-
Che vuoi ancora? – la ragazza voleva sembrare arrabbiata, ma un lieve sorriso
aveva fatto capolino sulle sue labbra.
-
Un po’ di zucchero amore – fece lui, con un sorriso disarmante dipinto sul volto,
poi l’attirò a se e la baciò con passione, facendole piegare le ginocchia
dall’emozione. Se lui non l’avesse stretta in quell’abbraccio soffocante
sarebbe, di certo, caduta a terra.
Ora
sui suoi sentimenti le nubi della confusione si stavano diradando, lasciando il
posto alla verità. Lei amava James. Non avrebbe saputo spiegare né quando né
perché, ma poco a poco, era riuscita a conquistarla ed ora non poteva fare a
meno di lui, dei suoi baci, delle sue carezze e del profumo che emanava la sua
pelle. Finalmente le aveva detto che l’amava, e lei? Lei gli doveva ancora una
risposta che, tra un bacio e l’altro non tardò ad arrivare, si alzò in punta di
piedi e gli sussurrò all’orecchio.
-
Ti amo James Archer, con tutto il cuore – si guardarono e nei loro occhi,
finalmente, si leggeva la felicità. Si baciarono appassionatamente, dando
inizio alla loro storia d’amore.
Atto
22
Una
volta separatisi, James prese in braccio Melany e la posizionò sul suo cavallo,
poi si mise dietro di lei, afferrando le briglie e spronandolo a correre verso
la villa della ragazza.
-
Hey, ma che fai? Guarda che devo partire comunque… -
-
Lo so tesoro, ma c’è tempo… ora ho qualcosa di più importante che voglio fare
ed è una vita che aspetto di farla – La ragazza, preoccupata si voltò per
guardarlo e lo trovò con il sopracciglio inarcato e lo sguardo acceso di
desiderio, sembrava un’altra persona… sembrava… William, anzi, William in una
versione agguerrita. Arrossì violentemente e si voltò di scatto, dunque non si
sbagliava quando, poco prima, aveva detto al ragazzo che lui ed il fratello non
erano poi così diversi.
-
Ma… ma… i miei genitori… -
-
Sono a casa mia –
-
I miei servitori… -
-
Taceranno –
-
E… -
-
Stai forse cercando una scusa? Guarda che non riuscirai a scapparmi, mettiti il
cuore in pace… - fece correre ancora più forte lo stallone che, in poco tempo,
percorse la distanza che li separava dall’entrata di villa Sforza. Con un balzo
aggraziato scese da cavallo ed aiutò Melany a fare lo stesso, la ragazza cercò di
allontanarsi, senza dare troppo nell’occhio.
-
Eh no, tesoro, non credere di scapparmi – recuperò la ragazza e se la mise su
una spalla, dandole una pacca sul sedere.
-
Ma sei sicuro di essere James?? AIUTOOOO – tuttavia la contessa, pur lamentandosi,
non dava nessun segnale di volersi divincolare dalla presa sicura del ragazzo.
Questi entrò ed attraversò, senza dire una parola ai servitori che assistevano
alla strana scena, il grande atrio e si avviò lungo le scale.
-
Se ricordo bene, secondo piano, prima porta a sinistra, esatto? –
-
NO – sbuffò Melany
-
Allora è esatto… - con sicurezza, aprì la porta della stanza di Melany e la
depose, delicatamente, sul letto. La ragazza si mise a sedere ed incontrò gli
occhi infinitamente azzurri del ragazzo, che la fissavano con passione. Aveva
posizionato le braccia vicino ai suoi fianchi e si era abbassato in modo che i
loro visi fossero vicini. Melany stava perdendo la ragione, non l’aveva mai
visto così… ma quello che vedeva gli piaceva sempre di più. Era questo, dunque,
il vero carattere del mite James?
-
Voltati tesoro, ti aiuto a sciogliere il vestito – la voce era calda e rotta
dall’eccitazione.
-
Ma… ma… - le chiuse le labbra con un dito.
-
Niente ‘ma’, se non ti potrò vedere per sei mesi, voglio che mi lasci un bel
ricordo, devi convincermi ad aspettarti… – sorrise diabolicamente.
-
Impertinente! – la ragazza incrociò le braccia sul petto in modo da proteggersi
dal ragazzo, che continuava a guardarla curioso e a sorridere. Questo tirò un
lungo sospiro.
-
Vedo che non vuoi collaborare, non ti preoccupare, il tuo James penserà a
tutto… - detto questo si spostò ed si posizionò dietro la contessina che,
incapace di muoversi ammagliata da quel fare strafottente e sicuro di se, non
riusciva a trasmettere l’ordine di muoversi alle proprie gambe.
Sentì
il respiro del ragazzo raggiungerle le scapole, sgranò gli occhi, le stava
slacciando il vestito con i denti, tirando sensualmente ogni fiocco e
accarezzandole, con il naso la pelle, che mano a mano rimaneva nuda, della
schiena.
-
Ti piace quello che ti sto facendo Mel? – il suono della sua voce era vellutato
e caldo. Melany sentì un brivido attraversarle tutta la schiena.
-
Tu… tu… hai bisogno di un esorcismo credo… sei posseduto… - sentì la risata del
ragazzo che, nel mentre, prese a posarle piccoli baci lungo la spina dorsale.
-
Si, tesoro, posseduto da te… ho aspettato tanto… ti desidero – la parte
superiore del vestito ricadde in avanti lasciando liberi i seni della ragazza
che, scioccata, cercò di coprirsi come meglio poteva. Il colorito della
contessa era, ormai, sul rosso acceso. James si era spostato e si era
riposizionato dinnanzi a lei con le braccia poggiate sul letto.
-
Non coprirti… sei così bella… - le prese, con dolcezza, le mani e le scostò dal
petto. Melany sentiva lo sguardo del ragazzo bruciarle la pelle. Mai, nella sua
vita, aveva provato qualcosa di simile. La fece alzare, ma le gambe della
ragazza vacillarono lui, tuttavia, fu pronto a sorreggerla.
-
Tesoro, tutto bene? – chiese fissandola. Purtroppo non riuscì ad ottenere una
risposta alla sua domanda in quanto la contessa mugugnò parole sconclusionate,
lo interpretò come un ‘si’.
Rapidamente,
con un paio di mosse, la liberò anche del resto dei vestiti, le prese le mani e
se le posò sul petto, invitandola a togliergli la camicia, già mezza aperta sul
petto.
-
No… no… io… - James la guardò con tenerezza e la baciò, dolcemente e poi, via
via, appassionatamente. Melany, a quel contatto, cercò di vincere il senso di
vergogna che provava e lasciò cadere le sue difese, si abbandonò completamente
socchiudendo le labbra. Il bacio divenne profondo ed intimo. Il ragazzo
cominciò ad accarezzarle, vogliosamente, la schiena e scese lungo le natiche,
stringendogliele e sfiorandole con la punta delle dita. Riuscì così a strappare
i primi gemiti alla ragazza che, finalmente abbandonatasi, cominciava a
rispondere agli stimoli di James.
Senza
quasi rendersene conto, Melany cominciò ad accarezzare il petto del ragazzo,
strappandogli quasi la camicia di dosso, desiderava sentire ancora il profumo
inebriante della sua pelle e voleva sentire il suo calore scaldarle il corpo.
James emise dei suoni gutturali di piacere al contatto delle mani vellutate di
Melany, questa cominciò a posargli baci lungo il petto, sui capezzoli risalendo
fino al collo ed alle labbra. Lui fu pronto a catturare quelle della ragazza ed
a spingerla sul letto, non riusciva più a reprimere il bisogno di sentirla
vibrare sotto di lui. Melany lo guardò, gli occhi erano accesi di passione e,
finalmente, era pronta a lasciarsi andare completamente.
-
I pantaloni… toglili… - Melany, prendendo sempre più sicurezza, gli sorrise e
protese le braccia in avanti arrivando alla chiusura dei calzoni di James,
l’aprì e li fece scendere, accompagnandoli con le mani, fino a terra, senza
staccare mai lo sguardo dal ragazzo che, compiaciuto, aveva chiuso gli occhi
abbandonandosi alle sue carezze. Finalmente libero da ogni abito, fece alzare
Melany e l’accompagnò sul letto facendola stendere sul letto.
-
Sei stupenda… mi fai impazzire… - si sistemò sulla ragazza e prese a disegnare,
con la punta della lingua, percorsi astratti sulla sua pelle, sul collo, sui
seni, sui capezzoli e giù, lungo l’addome fino a raggiungere l’ombelico della
contessa. Questa intrecciò le sue dita tra i capelli castani del ragazzo,
accompagnando i movimenti del capo, lungo il suo corpo. Melany gemeva ed aveva
il respiro accelerato, gemette ancora di più quando James arrivò, con la
lingua, a torturarle il clitoride e a succhiarlo avidamente. La ragazza inarcò
la schiena in modo da ottenere un miglior contatto con il suo amante.
-
James… ah… James… non… anf… ti… anf… fermare – quando Melany urlò dal piacere,
James la vide tremare, dopo il suo primo orgasmo. Non le diede tregua e
cominciò a tormentarle, nuovamente, i capezzoli con la bocca, con la lingua,
mordicchiandoli e stuzzicandoli con i denti e con le dita, portandola
rapidamente, all’estasi. Si posizionò meglio tra le gambe della ragazza ed
appoggiò la punta del suo membro alla sua femminilità, sollecitandola in modo
da farla bagnare ancora di più.
-
Stai bene? – le chiese, con respiro affannoso e voce rotta.
-
… - La ragazza era completamente in balia delle attenzioni di James, tanto da
essere incapace di articolare anche una sola parola. Il ragazzo ne fu
soddisfatto e, continuando a stuzzicarle i capezzoli, cominciò a far entrare il
suo membro nella femminilità della ragazza, stando attento a farla abituare e
modellare attorno al suo pene. Quando sentì che tutto andava bene, con un’unica
spinta, entrò in lei.
Melany
sentì un dolce dolore mischiarsi al piacere intenso che James le stava facendo
provare, emise un grido, e si aggrappò alle spalle del ragazzo, che continuava
a muoversi prendendo un ritmo sempre più veloce. Le urla della figlia dei
padroni di casa si diffondevano lungo il corridoio, tanto che le cameriere,
passando di lì, cercavano di tapparsi le orecchie.
Melany
raggiunse, di nuovo, l’apice del piacere e, quando James sentì il corpo della
ragazza scuotersi sotto il suo, si lasciò andare all’orgasmo, abbandonandosi
poi sul corpo di Melany. La ragazza gli baciò una guancia e gli accarezzò i
capelli. Sudati e soddisfatti stettero avvinghiati ancora un po’, James era
ancora dentro di lei, ma Melany non dava segno di volerlo scacciare. La
sensazione di tranquillità e di appagamento era fantastica e ne voleva
assaporare ogni minuto.
-
James… è stato… è stato… - era emozionata e felice, il suo uomo era lì con lei
e sentiva l’amore scoppiarle nel petto. Non aveva mai compreso James in modo
profondo e completo ma, ora che l’aveva scoperto, non l’avrebbe più lasciato
andare.
-
È stato meraviglioso amore, meraviglioso… ti amo – i loro occhi s’incontrarono
e si sorrisero. James si protese e la baciò, un bacio leggero e dolce.
-
Ti amo anch’io – Melany si accoccolò meglio tra le braccia del ragazzo e gli
chiese di rimanere ancora un po’ così, per sei mesi non avrebbe potuto più
sentire il calore del corpo di lui sopra il suo, il profumo della sua pelle e
l’ardore delle sue labbra e delle sue dita. Come ad averle letto nella mente,
James le disse, sussurrandole nell’orecchio.
-
Vengo con te, non ti lascio più tesoro… sempre che tu mi voglia – inclinò il
capo da un lato ed osservò la sua ragazza che passò dall’espressione stupita a
quella della gioia. Gli regalò il suo sorriso più luminoso e prese a baciarlo
su tutto il viso gridando.
-
SI, SI SI, SIIIIIIIIIIIIII – James, felice come un bambino al suo primo Natale,
si alzò e prese i suoi vestiti, lasciando Melany un poco addolorata, avrebbe
voluto restare tra le sue braccia per sempre.
-
Vado a prepararmi ed in un attimo sarò da te – dopo che ebbe terminato di
vestirsi, si gettò sul letto e prese a baciare ancora Melany.
-
Ti amo, ti amo, ti amo… - La ragazza rise e fece finta di cacciarlo via.
-
Vai, dai, se no faremo tardi… - James rise, si alzò e, prima di uscire dalla
porta della stanza, le mandò un bacio facendole l’occhiolino. Quando fu uscito,
Melany si girò annusando il cuscino, cercando di ritrovare il profumo ed il
calore del suo amore, già le mancava. Controvoglia si rivestì e sistemò il
letto come meglio poteva in modo da coprire le tracce di quello che era appena
accaduto. Si ravvivò i capelli ed uscì dalla stanza, scese le scale e, con fare
raffinato passò davanti alle cameriere che, con sguardi stupiti, la fissavano.
Uscì dalla villa e si posizionò, nuovamente, sulla carrozza che, nel frattempo,
era tornata indietro ed aveva atteso. Si sistemò nel cocchio ed attese l’arrivo
del suo principe.
****
James
entrò di volata in casa e salì gli scalini a due a due, fino a raggiungere la
sua stanza. Buttò in una borsa alcuni capi di vestiario alla rinfusa e, di
nuovo, corse giù per le scale. Si fermò di scatto quando incontrò il fratello
che, con sguardo indagatore, gli chiese.
-
Dove vai? – Senza scomporsi James gli rispose, cercando di sembrare calmo.
-
In viaggio d’affari… non vedi? Ho la borsa – William lo squadrò dalla testa ai
piedi e cercò di trattenere una risata.
-
Ma hai visto come sei conciato? – James si diede un’occhiata veloce.
-
Che c’è che non va? – il fratello scosse la testa ed indicò i pantaloni.
-
Hai i calzoni aperti, la camicia al contrario ed i capelli tutti arruffati… che
hai fatto? – William stava già sorridendo, aveva già una mezza idea di cosa
avesse fatto il fratello, ma gli piaceva stuzzicarlo.
-
Ma porca miseria… maledetto precisino! - corse in camera per mettersi a posto,
seguito da William che iniziava, sinceramente, a divertirsi.
Mentre
James cercava di sistemarsi i capelli ribelli ed i vestiti, William gli pose
una serie di domande alle quali il ragazzo cercava di rispondere a monosillabi.
-
Stai con Melany? –
-
… mh… -
-
Hai fatto l’amore con lei? –
-
… bof… -
-
Dove vai? –
-
In giro… -
-
Per quanto? –
-
Sei mesi, credo… forse meno, forse più… -
-
E lasci il tuo amato fratello tutto solo? – James, finalmente pronto, gli prese
il viso tra le mani e gli baciò le guance.
-
CIAO! – scappò via, correndo, dalla stanza ed era a metà scala quando sentì
William gridargli.
-
Parto anche io, torno da Buffy! –
-
Buon viaggio! – Quando aprì la porta della villa, per riprendere il suo
cavallo, si trovò davanti i genitori di Melany.
-
Partite? – chiese il conte Sforza, con curiosità.
-
Già… ho molta fretta, con permesso – salì, rapidamente, sul cavallo e lo fece
correre, doveva raggiungere la villa prima dei genitori della ragazza.
-
Strano ragazzo… parte unicamente con un cavallo ed il bagaglio in mano? Certo
che gli Archer sono proprio una famiglia fuori dal comune… spero che Melany,
sposandosi con William, non diventi uguale a loro – la moglie annuì e
s’incamminarono verso casa. Ai conti piaceva passeggiare nel verde e,
raramente, prendevano la carrozza.
James
raggiunse la carrozza di Melany, scese da cavallo e mise le briglie in mano ad
uno dei servitori chiedendogli di riportarlo alle sue scuderie. Poi, con foga,
aprì lo sportello e guardò la sua donna, splendida ed innamorata che l’aveva
atteso.
-
Ti farò fare un viaggio indimenticabile… - inarcò il sopracciglio e sorrise
beffardamente.
-
Devo avere paura? – la ragazza ricambiò il sorriso.
-
Moltissima – e saltò dentro la carrozza, che partì velocemente portandoli verso
Sunnydale ed, in seguito, a Parigi. Entrambi desideravano conoscere Buffy,
prima che William la raggiungesse. In quel momento il cocchiere sentì dei
gemiti e dei cigolii provenire dal cocchio, cercò di non prestarvi attenzione
ma si augurò di non sentirli per tutto il viaggio...
Atto
23
William
si era trattenuto ancora un mese dopo la partenza di James, quel giorno però
aveva deciso di partire per raggiungere la sua Buffy. Terminò di preparare il
suo baule che venne, in seguito, caricato sulla carrozza, già pronta nel
cortile davanti alla villa. Mentre scese le scale incontrò Darla che, con
sguardo stranamente accigliato, lo apostrofò con voce sommessa.
-
Ve ne andate anche voi, lasciandomi sola? L’ultima volta, siete scappato voi ed
è rimasto James, ora voglio che restiate al suo posto dato che lui mi ha
abbandonata – in quel mese la donna fiera di un tempo era divenuta l’ombra di
se stessa, sembrava svuotata di ogni sentimento combattivo. Probabilmente
essere abbandonata dal figlio con il quale aveva vissuto così a lungo era stato
scioccante ed ora, li stava perdendo entrambi, questa era una cosa che non
aveva mai sospettato potesse accadere ed ora si trovava persa, smarrita nel
vuoto che le avrebbe lasciato la loro mancanza. Con tranquillità William le si
avvicinò e l’abbracciò.
-
Madre, questo è quello che voi ci avete obbligato a fare ed ora, posso solo
augurarvi che tutto il male che avete fatto non vi si ritorca contro. Vi auguro
ogni bene – si staccò dall’abbraccio e continuò a scendere i gradini,
impassibile.
-
Vi toglierò tutti i vostri soldi! Se proverete ad uscire da quella porta,
sappiate che lo farete da uomo povero! – era l’ultimo barlume di fierezza che
lampeggiava nei suoi occhi, come a voler dimostrare il fatto che non si
sentisse sconfitta.
-
Teneteveli madre… posseggo qualcosa di più prezioso e raro di soldi e potere,
ma voi non lo potete comprendere –
-
Non riuscirete mai a vivere da povero! – ora Darla stava urlando ed era
sull’orlo di una crisi di nervi. Da sopra le spalle, William, che le aveva
sempre risposto senza voltarsi, le diede una breve occhiata.
-
Sarò più ricco di voi, chiusa in queste mura, da sola… Buffy mi insegnerà a
vivere da povero come io le ho insegnato a vivere da ricca… - sorrise al
ricordo della ragazza mentre cercava di essere una Lady - Se un giorno
riuscirete a comprendere tutto il male che avete fatto a me e a James, saprete
dove trovarmi e proveremo a costruire l’affetto e la famiglia che non abbiamo
mai avuto, fino ad allora prendetevi cura di voi – aprì la porta e, prima di
uscire, si voltò verso Darla che ora le pareva piccola ed impaurita.
-
Vi manderò un invito per le nozze… Se vorrete presenziare, mi farete contento –
La donna si alterò più di quanto non lo fosse già.
-
INGRATO! – William le sorrise.
-
Se lo sono, ne vado fiero –
Scorse
Liam, appartato in un angolo vicino all’uscita.
-
Tu non sei invitato! –
-
Tanto non sarei venuto… - rispose con superbia il maggiordomo.
-
Paura? Suvvia, non ti farei nulla… comunque non sei invitato e, di conseguenza,
non corri nessun pericolo - ed uscì ridendo lasciando Liam arrabbiato e deluso
per non aver potuto rispondere alla provocazione del ragazzo. Salendo sulla
carrozza ebbe quasi la sensazione che avrebbe rivisto, prima o poi, sua madre.
Ora, la sua meta, era la soleggiata Sunnydale, dove lo aspettava il suo amore
che, finalmente, avrebbe potuto nuovamente riabbracciare. Sorrise lasciandosi
cullare dal dolce movimento della carrozza, chiuse gli occhi e si rilassò.
****
Il
sole splendeva rigoglioso nel cielo senza nubi. Quella domenica il paese era in
festa, tutto addobbato di fiori odorosi e decorazioni. La gente di Sunnydale
era radunata davanti alla chiesa del paese nella quale si stava celebrando il
matrimonio tanto atteso. Il prete stava per finire la formula.
-
E con questo vi dichiaro marito e… -
Un
rumore assordante ed uno scroscio di risate scoppiò, inaspettatamente, nella
piccola cappella, uno dei banchi, in fondo alla navata, aveva ceduto… si
trattava di quello riparato da Mastro Harris o, almeno, avrebbe dovuto esserlo,
riparato… Il piedino aveva ceduto ed aveva così sbilanciato la panchetta, le
persone ivi sedute, avevano perso l’equilibrio ed erano cadute tutte
all’indietro, facendo un baccano assordante e provocando l’ilarità dei
presenti. Le persone, dopo essersi alzate e rimesse un poco a posto ed
arrossite lievemente, fecero un cenno al prete, comunicandogli che tutto era a
posto. Questo sorrise amabilmente e si rivolse, nuovamente, agli sposi.
-
E con questo vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa – lo sposo posò
le labbra sulla sposa poi si presero per mano e, correndo allegramente,
raggiunsero i concittadini che aspettavano fuori della chiesa. Avvolta nel suo
abito bianco, cucito assieme alle amiche, Willow era stupenda, i suoi capelli
rossi spiccavano su tutto quel candore. Le gote, leggermente diventate
scarlatte dall’emozione e dalla breve corsa, donavano alla sua pelle un colore
nuovo, il colore della felicità. Teneva ancora stretta la mano in quella del
suo sposo, Xander Harris che, raggiante la fissava con amore. In quei pochi
mesi passati assieme, tra uno sguardo e l’altro, Willow e Xander avevano capito
che, tra loro, era nato un forte sentimento e, anche se il fidanzamento era
durato poco, avevano deciso di sposarsi in modo che Willow si potesse
trasferire da Xander a tutti gli effetti liberando la stanza di Buffy, la quale
in quei mesi aveva dormito con la madre. Buffy era felicissima per i suoi due
cari amici, lei, Willow e Joyce avevano cucito con amore ogni parte dell’abito
nuziale, chiacchierando e scambiandosi tutti i loro segreti. Erano state notti
e pomeriggi all’insegna del divertimento e del cameratismo tra donne ed ora,
vederlo indosso alla ragazza dai capelli rossi, era un onore ed un orgoglio per
lei e Joyce.
Buffy,
vestita da damigella in un semplice abito azzurro pallido, si era messa vicino
alle altre persone, davanti alla chiesa. Era giunto, infatti, il tanto atteso
lancio del bouquet. Willow, si staccò un attimo dal suo neomarito e si voltò,
si preparò e con un lancio perfetto fece cadere il bouquet proprio in mano a
Buffy che, rossa in viso ma soddisfatta, aveva le lacrime agli occhi. Pregò che
quello fosse un segno del destino che le annunciava l’arrivo di William, anche
se era passato tanto tempo, nel quale non aveva più avuto sue notizie, non
aveva mai smesso di sperare tanto che, dopo aver cucito l’abito di Willow, si
era messa di nascosto a cucirne uno tutto per lei. Anelava il giorno nel quale
l’avrebbe usato. Quel giorno in paese ci fu una grande festa, i festeggiamenti
terminarono a notte fonda e Willow, come previsto, si trasferì a casa Harris,
lasciando nuovamente Joyce e Buffy da sole.
Dopo
quattro giorni dalle nozze, Joyce dovette partire per i soliti rifornimenti al
paese vicino così Buffy dovette, già dal mattino presto, fare ordine al locale.
Mentre stava pulendo i boccali utilizzati la sera precedente dai soliti
clienti, sentì una carrozza fermarsi davanti alla taverna. Non se ne preoccupò
molto e continuò a fare il suo lavoro, ora stava pulendo un mestolo con
energia, al fine di togliere i rimasugli della zuppa della sera prima. Sentì
aprirsi la porta e, senza voltarsi, informò che il locale era chiuso e che
avrebbe aperto solo a mezzogiorno. I passi continuarono e lei cominciò a
spazientirsi quando una voce basse e calda le arrivò alle orecchie.
-
Buffy? Siete Buffy? – si voltò ed incontrò gli occhi azzurri del ragazzo che
amava. Gli corse incontro e lo abbracciò cominciandolo a baciare sul viso.
-
Willìamm, Willìamm… si tornat’… - lo strinse forte, ma il ragazzo la prese per
le spalle e l’allontanò con dolcezza, lasciandola smarrita.
-
Ma…? – Buffy c’era rimasta malissimo, serrò le dita attorno al mestolo, che
ancora teneva in mano, fino a far diventare bianca la pelle. Scorse solo in
quel momento, l’esile figura della ragazza vista alla festa a casa di William,
spuntare da dietro il ragazzo. In un attimo comprese che, le parole dette da
Willow, corrispondevano a verità. Prima che i due potessero parlare, Buffy si
gettò sulla ragazza e riuscì a graffiarle una guancia prima che il polso della
mano, nella quale teneva il mestolo, venisse fermato a mezz’aria dalla presa
sicura di William, serrataglisi attorno. Dunque teneva così tanto a quella
ragazza? Tanto da non averla voluta abbracciare, baciare… tanto da non aver
avuto la cortesia di informarla prima del suo fidanzamento, in modo che avesse
potuto piangere tutte le sue lacrime…
L’energia
di Buffy, scemò così come era cresciuta, rapidamente, facendola afflosciare al
suolo, scossa dal pianto.
-
Perché si venuto? – disse tra i singhiozzi.
-
Signorina, - il ragazzo si inginocchiò vicino a lei – non sono William.
Osservatemi bene – Buffy alzò piano lo sguardo, sentendosi presa in giro da
quell’affermazione. Avrebbe riconosciuto il suo William tra mille… però,
guardandolo meglio, si accorse che il colore dei suoi occhi era di un blu meno
intenso, ma non meno bello, di quello di William e, solo ora, notò che il
colore dei capelli era più scuro, decisamente più scuro. Fissandolo meglio,
vide pure che aveva una cicatrice sul suo sopracciglio, ma ricordava
perfettamente che William non ne aveva nessuna, chi era dunque?
-
Ma chinne sei? – Il ragazzo aiutò Buffy a rimettersi in piedi e l’aiutò a
sedersi.
-
Sono James, fratello gemello di William, sono felice di poter incontrare la
fanciulla che ha rubato il cuore a mio fratello. Questa è la contessa Melany,
la mia fidanzata – La ragazza, ancora dolorante per il graffio sulla sua
guancia, le porse la mano, in segno di saluto. Buffy la prese e si scusò per
l’incidente di poco prima, sentendosi veramente stupida. I due la
tranquillizzarono e le diedero la notizia che tanto aspettava.
-
Vedrete Buffy, William verrà a prendervi prima o poi, posso dirvi che vi ama
moltissimo e che ha dovuto combattere molto con nostra madre che, per non farlo
tornare, è arrivata persino a vendere la villa –
-
Me ama ancora? – Buffy, prima di esultare, aveva bisogno di sentire la conferma
delle parole appena pronunciate da James.
-
Si, con tutta la sua anima, ve lo garantisco – le sorrise. Gli occhi di Buffy
brillarono dalla gioia, finalmente aveva una conferma veritiera di quello che
era accaduto realmente in Italia. Quelle due persone, stupende, erano venute
apposta per conoscerla e per confortarla. Buffy le abbracciò entrambe,
chiedendo ancora scusa alla contessina per il graffio di poco prima. Offrì loro
una colazione abbondante per poter affrontare meglio il viaggio di ritorno
verso
Buffy
si sentì sollevata dopo aver ricevuto la visita dei ragazzi. Erano persone
dolci e simpatiche e sentiva già che sarebbero diventati una grande famiglia
una volta che si fosse riunita a William. Li salutò, mentre la carrozza spariva
all’orizzonte, facendole sentire nuovamente il calore attorno a lei. Rientrò e
ricominciò a pulire le stoviglie, questa volta con il cuore leggero, finalmente
libero da ogni dubbio. Avrebbe atteso William fino alla fine dei suoi giorni,
se necessario. Lui sarebbe andato a prenderla e l’avrebbe trovata pronta.
****
Il
viaggio sembrava infinitamente lungo. Il paesaggio che osservava dal finestrino
non gli era ancora familiare, quindi non era ancora arrivato nei pressi della
sua vecchia dimora. Non aveva riposato molto bene negli ultimi giorni in quanto
il pensiero di Buffy lo teneva sveglio. Le sue braccia volevano stringerla, il
suo naso voleva sentirne il profumo, le sue labbra volevano saggiare le sue,
tutto il suo corpo sentiva il bisogno del calore della sua pelle. Gli
sembravano fossero passati secoli dall’ultima volta che l’aveva vista, chissà
se era ancora come la ricordava, magari era cambiata, magari i suoi sentimenti
erano cambiati. No, quelli era certo che fossero ancora gli stessi, come il suo
amore s’era alimentato, in quei mesi, dei ricordi anche quello di Buffy avrebbe
fatto lo stesso. Pensò al loro imminente incontro, pensò al viso sorpreso di
Buffy, a come l’avrebbe accolto, probabilmente irruente ed affettuosa come
sempre. Gli avrebbe detto che lo amava? Gli avrebbe detto che gli era mancato
come l’aria? Gli avrebbe detto che lo voleva? Sì, perché lui la voleva,
disperatamente. Tutto ad un tratto si accorse che la sua vecchia casa si vedeva
in lontananza, ancora poche ore e sarebbe stato da Buffy, tra le sue braccia
con il capo poggiato sul suo seno, ad ascoltare il battito del suo cuore. Ormai
era notte, ma avrebbe raggiunto Sunnydale prima di mezzogiorno, ne era certo.
Ordinò al cocchiere di fermare la carrozza all’entrata del paesino al fine di
non rivelare la sua presenza. Voleva farle una sorpresa.
****
Buffy
lavorava di gran lena, quella sera la taverna era piena di gente. Non aveva
trovato nemmeno due minuti per riposarsi. Fortunatamente Willow venne a darle
una mano, poco dopo. Quando arrivò l’orario di chiusura erano distrutte, ma
soddisfatte. I guadagni della taverna si erano ripresi ed ora le cose andavano
meglio per lei e Joyce. Dato che era gestita esclusivamente da donne, le voci
si erano sparse, ed ora anche alcuni uomini dei paesi adiacenti, si recavano
nel loro locale. Non si poteva dire che fossero ricche, ma stavano bene.
Aiutavano persino le famiglie in difficoltà, consolidando il clima armonioso e
di comunità forte che v’era sempre stato tra gli abitanti di Sunnydale. Appena
scortato fuori l’ultimo cliente ancora barcollante, chiusero la porta e
decisero di rimandare le pulizie al loro risveglio così si ritirarono a casa
dove si addormentarono come sassi.
Il
cinguettio degli uccelli che volavano liberi nell’aria svegliarono Buffy che,
ancora assonnata, si decise ad alzarsi subito per paura di riaddormentarsi,
aveva ancora tutto il locale da riassettare e non se la sentiva di andare a
chiamare Willow che già le aveva dato un aiuto prezioso la sera precedente. Si
vestì, si lavò il viso e raccolse i capelli, che ormai le arrivavano fino quasi
al fondoschiena, in uno chignon fissandolo con un fazzolettino colorato. Si
diede l’ultima occhiata nello specchio e scese al piano di sotto. Fece
un’abbondante colazione e si avviò, dopo aver messo in ordine, alla taverna.
Percorse la viuzza camminando lentamente, anche quella si prospettava una
bellissima giornata. Non particolarmente calda, ma tiepida al punto giusto.
Arrivò al locale e, non seppe spiegarsi il motivo, ma sentì che quella sarebbe
stata una giornata speciale. Entrò nella taverna ed accostò la porta in modo da
permettere all’aria di circolare nel locale togliendo il forte odore di alcool
che era impregnato nei mobili di legno e nelle stoviglie non ancora lavate.
Aprì tutte le finestre e cominciò a pulire i tavoli radunando tutti i boccali
ed i piatti vicino al lavello, dove l’acqua era già pronta per la pulizia.
****
-
Signore, siamo arrivati all’ingresso del villaggio – il cocchiere cercò di
svegliare, in modo garbato il suo padrone, che dormiva profondamente.
-
Mh…? – William apri gli occhi e se li stropicciò cominciando a stirarsi.
Realizzò solo in quel momento quello che il cocchiere gli aveva annunciato.
Sobbalzò battendo la testa contro il tettuccio del cocchio.
-
Ahio! – massaggiandosi il capo disse al cocchiere che si sarebbe cambiato.
Scese in seguito dalla carrozza e disse al cocchiere di stare lì perché avrebbe
poi dovuto scaricare i bagagli. L’uomo asserì con il capo e s’inchinò.
William
s’incamminò lungo il viale, fece un tuffo nel passato, quando assaporò l’odore
dell’aria e rivide le case modeste del paese. Incontrò alcune persone che dopo
avergli augurato il buongiorno, non prestarono troppa attenzione a lui. Non
tardò ad arrivare davanti alla Taverna e, fortunatamente, nessuno che aveva
conosciuto la volta precedente si aggirava ancora per le strade. Ora non gli
restava che raggiungere il suo amore, gli ci sarebbero voluti solo pochi passi.
****
Buffy
era ora intenta a strofinare con energia inaudita il bancone, cercando di
pulirlo come meglio poteva dalle macchie di birra imprecando anche un poco. Non
prestò attenzione, quindi, ai passi che lentamente si stavano avvicinando a
lei. Percepì la presenza davanti a lei grazie alla sua ombra che le oscurò la
luce. Sospirò e, senza alzare lo sguardo, gli disse non molto gentilmente.
-
Simmo chiusi! Torna più tardo! S’apre a mezzodì! – aggiungendo sottovoce.
-
… Sti ubriacò, pure la matina vojono bere… - e cominciò a grattare il bancone
ancora più energicamente, scaricando su di esso il nervosismo.
L’individuo
davanti a lei sospirò pesantemente e cominciò ad armeggiare con qualcosa, Buffy
non vi prestò attenzione, ma rimase con lo sguardo basso, concentrata su quello
che stava facendo. Dopo un momento Buffy vide una mano, dalla pelle chiara e
dalle dita affusolate, chiusa in un pugno, apparirle davanti agli occhi.
Questa, dopo aver catturato la sua attenzione si aprì lasciando cadere qualcosa
sul bancone. Una catenina… un mezzo cuore d’oro le faceva da ciondolo. Il cuore
prese a martellarle prepotentemente nel petto, quasi squarciandoglielo dalla
forza con cui batteva. Mille emozioni le attraversarono il corpo minuto. Con
un'espressione incredula sul viso, alzò lo sguardo già velato dalle lacrime e
finalmente li incontrò, incontrò quegli occhi blu, che le fecero comprendere
che quello che aveva davanti a se non era la proiezione della sua mente, del
suo sogno... si tuffò in quel mare blu, limpido lasciandosi accarezzare da
quello sguardo passionale che tante e tante volte aveva sognato di rivedere.
Quelli erano gli occhi dell’uomo che amava come e più di prima, erano gli occhi
dell’uomo che ora sapeva, non l’avrebbe mai abbandonata. Con un balzo scavalcò
il bancone, per raggiungere le braccia del ragazzo che, ora, si erano allargate
per accoglierla. Purtroppo Buffy, atterrando dall’altra parte del bancone,
inciampò in uno sgabello e finì con la faccia a terra provocando l’ilarità del
giovane che le stava davanti. Questo era scoppiato in una risata talmente
fragorosa da quasi assordarla, mentre cercava di rialzarsi. Alzando di poco lo
sguardo vide la mano che le era stata porta per aiutarla, tuttavia il giovane
non accennava a voler smettere di ridere, tanto che Buffy sentì la rabbia
salirle in corpo.
-
Piantala de ridere... mannaggia a tte mannaggia… -
-
Vedo che non siete cambiata Buffy, mi fa piacere – Buffy prese la mano portale
e si sentì tirare con forza, ritrovandosi presto tra le braccia del ragazzo. Lo
guardò e lui la fissò.
-
Willìamm… - gli regalò uno stupendo sorriso. Il ragazzo indossava gli abiti che
lei gli aveva donato la prima volta, abiti semplici i quali sembravano essere
stati fatti apposta per William. Era incantata, le sembrava di essere tornata
al loro primo incontro, l’unica differenza era che, adesso, sapevano di essere
innamorati profondamente l’uno dell’altra.
-
Ditemi Buffy, come fate ad essere stupenda anche ricoperta di terra e con i capelli
scomposti? Sapete? Mi ricordate
-
Te sembra l’ora de arrivà? Sei in ritardo… -
-
Lo so amore, lo so… ma ora sono tornato, sono tornato da voi, per sempre –
Si
staccarono un poco e si baciarono con passione, Buffy lo portò vicino alla
porta strattonandolo per il colletto della camicia, senza mai staccarsi dalle
sue labbra e, dandogli un calcio, chiuse la porta del locale. I baci si fecero
più roventi ed i respiri si affannarono. La passione avvampò in loro, si
riaccese violentemente reclamando attenzione, attenzione alla quale i due non
volevano certo sottrarsi.
-
Magazzino… - fu l’unica cosa che Buffy riuscì a pronunciare. William lanciò
un’occhiata veloce allo stanzino.
-
Ai suoi ordini… - sorrise inarcando il sopracciglio, Buffy glielo restituì,
diabolica. William sapeva quello che lo aspettava, la sua donna l’avrebbe
punito per tutti quei mesi di lontananza e lui non desiderava altro che
perdersi in lei.
Quella
mattina, dalla taverna, giunsero gemiti ed urla che tennero lontani tutti i
clienti e che attirarono l’attenzione dei curiosi.
Si
racconta, nel villaggio, che rimase chiusa per ben due giorni.
FINE
Epilogo
Di
nuovo venne la primavera, portando con se colori e profumi dei boccioli in
fiore. Quella domenica, la chiesetta del villaggio, era decorata con festoni e
fiori d’ogni tipo. La gente, che non era riuscita ad entrare in chiesa, si era
radunata dinnanzi all’ingresso aperto per consentire loro di assistere alla
cerimonia. Era già passata un’ora dall’orario fissato per la cerimonia ed il
prete stava iniziando a spazientirsi. Joyce ed i testimoni regalavano a tutti
sorrisi di circostanza, ben immaginando dove fossero gli sposi. In
quell’istante, alcune persone, fuori dalla chiesa, si girarono di scatto e
cominciarono a bisbigliare e ad indicare il granaio non molto lontano
dall’edificio sacro.
Uscendo
in fretta e tendendo l’orecchio, Joyce capì che quello che aveva sospettato
corrispondeva a verità, ‘anche il giorno del matrimonio… benedetti ragazzi…’
pensò tra se e se, mentre la sua espressione diventava imbarazzata. I forti
gemiti e le urla che provenivano dal granaio avevano ormai l’attenzione di
tutti i cittadini, ora immaginavano, dato che erano gli unici a mancare, chi ci
fosse rinchiuso.
-
Buffy… Buffy, siamo in ritardo... ci attendono – disse William ansimando
fortemente. Erano, infatti, nel bel mezzo di un amplesso passionale e violento
guidato da Buffy.
-
Ma che me frega? – ansimò - in fondo magnano gratis! –
-
Si, lo so... ma… OH MIO DIO… Buffy, dobbiamo andare, è… tardi… - William si
abbandonò al movimento ritmico di Buffy, posizionata sopra di lui.
-
No, Willìamm, dovimmo venire! –
Lo
stava facendo impazzire, urlava e ansimava pesantemente sopra di lui, era un
diavolo di donna, lo sapeva bene, e non l’avrebbe scambiata con nulla al mondo,
era sua e lui era suo. Finché la morte non li avesse separati… ammesso che
riuscissero a presentarsi in chiesa. Buffy accelerò il ritmo facendolo urlare
di piacere, vennero all’unisono e, finalmente, dopo alcuni minuti di pausa, al
fine di riprendere fiato, si infilarono i rispettivi abiti. William uscì dal
granaio dalla porta secondaria senza guardarla, lo sposo in fondo, non deve mai
vedere la sposa, per via della sfortuna… per buona sorte nessun detto accennava
al sesso. Si diresse verso la chiesa, dove la gente, scorgendolo, fece finta di
non aver sentito nulla e si trattenne dal ridere vedendo la paglia nei capelli
dello sposo. Joyce tirò un sospiro di sollievo e rientrò riguadagnando il suo
posto nel primo banchetto, accanto a James e Melany, tornati da Parigi per
l’occasione. William prese il suo posto davanti al prete che lo guardava con
severità, abbassò lo sguardo sentendosi lievemente in colpa. Le persone fuori
annunciarono l’arrivo della sposa e William si voltò velocemente per vedere
l’ingresso di Buffy.
Salì
le scale, con delicatezza, scortata da Mastro Xander fasciato in un abito scuro
teso come non mai. William rimase incantato vedendo Buffy nel suo candido abito
bianco. La luce primaverile che entrava dal portone della chiesa, illuminava
Buffy da dietro, rendendola quasi una visione mistica. I fiori intrecciati nei
lunghi capelli, lasciati sciolti come piacevano a William, le ornavano il viso
grazioso, illuminato dalla felicità e dalla commozione. Giochi di luce le
accarezzavano i fili dorati che le danzavano lungo i fianchi ad ogni passo. Il
largo sorriso, dipinto sul volto, rendeva la sua espressione sognante ed i suoi
occhi vibranti d’amore, erano posati sul suo sposo che, eretto ed elegante
l’attendeva, restituendole uno sguardo adorante. William pensò che Buffy fosse
bellissima, finalmente la sua Dea lo stava raggiungendo per unirsi a lui
davanti a Dio, era il loro sogno che s’avverava dopo tante disavventure e
sofferenza. Willow, testimone di William, le fece un sorriso che lei ricambiò.
Arrivarono
accanto allo sposo, Xander baciò Buffy sulla guancia e le augurò ogni bene, poi
si mise da parte, al suo posto. Buffy era raggiante, una sposa bellissima e
felice, non riusciva a distogliere lo sguardo da lei, tutto di lei era
magnetico. Lei gli porse la mano e, mentre lui gliela prese, le sussurrò
all’orecchio.
-
Siete stupenda anche quando siete tranquilla… - Buffy socchiuse gli occhi, con
fare sexy e gli sussurrò di rimando.
-
Nun me invoglià Willìamm… -
Il
prete decise, prima che gli sposi si saltassero addosso e peccare, di sposarli
senza più perdere tempo così catturò la loro attenzione schiarendosi la gola.
Cominciò così il sermone seguito dalla formula nuziale.
-
Se qualcuno è contrario, parli ora o taccia per sempre -
Una
voce si levò prepotentemente dal fondo della navata.
-
Io ho qualcosa da dire! –
Tutti
i presenti si voltarono, mentre William, James e Melany sbiancarono di colpo
alla vista della donna elegantissima che, orgogliosa e con passo sicuro, stava
guadagnando rapidamente strada. Raggiunse gli sposi e vedendo William
accingersi a dire qualcosa, lo zittì subito. La donna si rivolse al prete che,
preoccupatissimo, la fissava con occhi sgranati. La donna dal viso angelico
fece un solenne inchino all’indirizzo dell’uomo di chiesa e gli sorrise
amabilmente.
-
Mio figlio non si può sposare senza che sua madre assista alla cerimonia,
scusate il ritardo ma sono stata trattenuta – sorrise agli sposi e, scorgendo
un po’ di posto accanto ad alcune signore s’insidiò tra loro dicendo ad alta
voce.
-
Spostatevi, fatemi posto! – aggiungendo sottovoce – zoticone… -
Il
prete guardò gli sposi.
-
Posso proseguire? – Buffy, per niente scossa dall’accaduto rispose un allegro
‘si’, facendo distendere il clima teso che si era creato, così il prete terminò
la formula.
-
Vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa – William avvicinò le labbra
a quelle di Buffy ed il bacio casto che aveva pensato di donarle, si trasformò
in appassionato tanto che sentirono subito l’impulso di restare, nuovamente, da
soli.
William
le prese la mano e corsero lungo la navata, la risata cristallina di Buffy
riempì la cappella e gli applausi di tutti scrosciarono attorno a loro. Usciti
dalla chiesa, vennero accolti da una pioggia di riso e dagli auguri delle
persone. Stavanno per correre attorno alla folla, quando Buffy lo bloccò, non
poteva non lanciare il bouquet. Lui capì e la lasciò fare.
-
Ragazze! Su, metetevi in posiziò – tutte le ragazze, a gomitate, si misero
davanti a Buffy, compresa Melany incitata da James. Buffy si voltò e, mentre
William di nascosto le dava le coordinate della contessa, tirò il mazzo di
fiori che, come da calcolo, finì in mano alla ragazza. Melany si commosse
quasi, i suoi studi le avevano portato via più di sei mesi e non si era ancora
potuta sposare con James, tuttavia quello era il più bell’augurio che avesse
mai ricevuto. James corse ad abbracciarla e la baciò contento, mentre Darla e
Joyce li osservavano felici.
Buffy
e William, visto che l’attenzione non era più concentrata su di loro, corsero
verso casa, attraversando la folla, ormai abituata ai loro folli gesti. Joyce,
Xander e Willow, scossero la testa all’unisono sorridendo. Darla si sentiva un
po’ sperduta tra quelle persone, ma Joyce si affiancò a lei infondendole un po’
di sicurezza.
-
Sono contenta che i nostri figli si siano sposati… - le disse con commozione.
-
Sì, ora lo sono anche io… sapete, ho sbagliato con loro, ma farò del mio meglio
per recuperare il tempo perduto – per la prima volta, Darla ebbe gli occhi
lucidi ed un sorriso sincero dipinto sul viso.
-
Gli sposi prima o poi torneranno, noi intanto DIAMO INIZIO ALLA FESTA! – Joyce
scese gli salini della chiesetta, mentre la musica attaccava ed il banchetto
veniva servito. Era stato il regalo di James per il matrimonio e, la gente del
villaggio, pareva apprezzarlo molto. Mastro Harris raggiunse sua moglie e
l’aiutò a scendere i gradini.
-
Dai, non sono invalida, sono solo ingombrantemente incinta – tuttavia si
aggrappò al braccio sicuro del marito che la condusse verso il tavolo del cibo.
Darla chiacchierava gentilmente con le donne del villaggio, compresa Joyce. Ora
si sentiva bene e forse, un giorno non lontano, i suoi figli avrebbero imparato
ad amarla come lei, ora, sentiva di amare loro. Era profondamente cambiata e
l’avrebbe dimostrato loro in tutti i modi.
James
prese Melany per mano e l’attirò a se, per danzare.
-
Vedo che ora non abbiamo più scuse per non sposarci – le disse indicando il
bouquet che ancora stringeva in mano.
-
Ah, perché? Prima ne avevi? – James fece finta di pensarci, mentre la ragazza
cominciava a ridere. Poi, la fissò con serietà e glielo chiese di nuovo.
-
Mel, mi vuoi sposare? – la ragazza gli cinse il collo con le braccia fissandolo
con infinito amore.
-
Sì, James, io ti sposo! – Il ragazzo la fece volteggiare e, posandola a terra,
le catturò le labbra in un dolce bacio.
-
Festeggeremo più tardi questa tua decisione… - le sussurrò all’orecchio –
-
James… sei davvero incorreggibile… ma ci sto – ripresero a ballare.
Nel
loro grande letto, nella loro nuova casa, stretti l’uno all’altro dopo l’amore,
Buffy e William si fissavano intensamente. William le posò un bacio sulla
fronte, mentre le accarezzava i lunghi capelli.
-
Vi… no, scusa… ti amo Buffy, io ti amo… - strofinò il suo naso contro quello di
sua moglie che rise e ne baciò la punta.
-
E te credo! So troppo na bella guagliona! –
William
scoppiò a ridere e, di nuovo, la passione li colse.
FINE
Taverna
Nostra – Tre anni dopo…
Erano
passati esattamente tre anni dallo sposalizio tra Buffy e William ed ora si
ritrovavano tutti riuniti, in Italia alla villa di Darla per assistere, il
giorno seguente, al matrimonio tra James e Melany che, finalmente diplomata,
era tornata in Italia. I preparativi erano in fase d’esecuzione e tutti i
servitori trotterellavano da una parte all’altra del giardino. Infatti, Melany,
aveva chiesto a James di utilizzare il loro giardino come luogo della
cerimonia, benché piccolo era la cornice perfetta per il coronamento del loro
sogno. Lui, naturalmente, aveva accettato subito, l’avrebbe sposata anche in
una caverna, al buio, tanto l’amava. Melany, raggiante, seguiva i preparativi
con minuziosità indicando dove dovessero essere messi i fiori e posizionate le
sedie. Il banco del prete era già stato collocato in fondo al giardino, il
vialetto avrebbe sostituito la navata della chiesa e gli invitati sarebbero
stati messi, naturalmente, ai lati di quest’ultimo.
Aveva
scelto, come decorazioni floreali, rose e margherite di tutti i colori, che
avrebbero richiamato il colore del suo bouquet, rosso e bianco, passione e
purezza. L’abito da sposa era stato, come d’usanza da parte della famiglia
Summers, cucito dalle donne. Lei, Willow, Joyce, Darla e Buffy si erano date da
fare per rifinirlo in tempo per la cerimonia. Persino Darla, dopo le prime
difficoltà, era riuscita a cucire il pizzo sulle maniche, ricevendo i
complimenti di tutte. Il rapporto con i suoi figli era migliorato parecchio,
non era ancora perfetto, ma il lavoro che stavano facendo sulla loro famiglia
era già ad un buon punto, ed aveva sortito buoni risultati, tanto che, di tanto
in tanto, i gemelli con le rispettive compagne, si recavano spesso a farle
visita. William, inoltre, aveva recuperato i suoi soldi, ma si era
categoricamente rifiutato di ricomprare casa e di vivere come un ricco. Aveva
scoperto, infatti, che la ricchezza interiore delle persone che lo circondavano
gli bastava già, così aveva donato parte dei suoi averi agli abitanti di
Sunnydale, rendendo la vita del villaggio meno faticosa e più prospera,
diventandone persino la persona più importante. Per quanto concerne Liam, era
stato licenziato due anni prima da Darla. Pare infatti che, quell’individuo,
avesse raccontato a Darla cose false sul comportamento di Buffy, aggiungendo al
racconto della famosa festa, anche fatti che non erano realmente accaduti. Fu
così che Darla, dopo aver deciso di ricostruire il suo rapporto con i figli,
gli aveva fatto trovare la valigia fuori dalla porta della villa, come chiaro
invito all’allontanamento immediato.
Prima
di sera, finalmente, i preparativi giunsero al termine e Melany si sedette,
stanca ma soddisfatta, su una delle sedie sistemate nel giardino. Venne
raggiunta dal suo sposo, che le si mise accanto circondandole le spalle con un
braccio, per attirarla a se. La ragazza poggiò la testa sul suo petto e chiuse
gli occhi, lasciandosi cullare dal battito regolare dell’uomo.
-
Sei felice? Domani è il gran giorno… io sono un po’ agitato – confessò James,
baciandole la fronte.
-
Anche io sono agitata, ma andrà tutto bene, vedrai… - Melany si accoccolò
meglio sul petto di James, tirando un sospiro profondo. Vennero interrotti
dall’arrivo di una bambina dai capelli castani, di circa tre anni che, con fare
incerto, si stava avvicinando loro.
-
Tata, che cosa stai facendo con James? – chiese con curiosità. James le rivolse
un sorriso, mentre Melany la prendeva in braccio.
-
Niente tesoro, stavamo riposando un po’. Tara, dove sono mamma e papà? – la
bambina indicò la porta aperta alle loro spalle, dove Willow era in piedi, alla
ricerca della sua bambina. Quando la vide rilassò il viso e corse nella loro
direzione, aggrottò le sopracciglia con fare buffo, e si rivolse alla figlia.
-
Tara Harris, come hai osato scappare via? Lo sai che ti ho cercata dappertutto?
Sei veloce a fuggire, ma il bagno lo dovrai fare comunque! – La bambina,
ridacchiando, nascose il viso nel petto di Melany, aggrappandosi con le manine
alle spalle della ragazza. Willow non sapeva che fare, la bambina si era
attaccata talmente tanto alla giovane coppia che non dava retta né a suo padre
né, tantomeno, a lei. Melany, sospirando, si staccò da James e decise di
portare la bambina di sopra, per aiutare Willow a lavarla. Il ragazzo le fece
un segno di approvazione e rimase in contemplazione dello stupendo lavoro fatto
al giardino, il suo cuore era colmo di felicità.
Buffy
entrò nella stanza che avevano assegnato a lei e a William, dopo che ebbe
finito di aggiustare le ultime cose al vestito, ormai era tardissimo. Trovò
infatti William, addormentato, con in braccio la copertina azzurra nella quale
era avvolto il loro bambino, di due mesi. Era una visione magnifica agli occhi
di Buffy, i due uomini più importanti della sua vita erano lì, dinnanzi a lei,
in tutta la loro bellezza. Stando attenta a non svegliarli, si mise accanto a
William e baciò sulla fronte il loro pargoletto. Suo marito aprì piano gli
occhi e le sorrise.
-
Finalmente sei tornata, mi sei mancata oggi… - disse sottovoce. Buffy gli
carezzò il viso e gli posò un leggero bacio sulle labbra.
-
Sei mancato pure a mme, ha fatto lu bravo senza ra sua mamma? –
-
Si, il nostro piccolo Spike è stato bravo… vero piccolo? Lui è sempre buono con
il suo papà – William si rivolse al piccolo che, nel frattempo, si era
svegliato e si stiracchiava tra le sue braccia, facendo smorfie con la bocca e
arricciando il naso.
-
Ah, Willìamm, t’ho dett di nun chiamarlo Spike, nun è mica nu cavallo! – il
tono di Buffy, non ammetteva repliche. Suo marito, però, non colse la
sfumatura.
-
Dai, tesoro, io adoravo il mio cavallo! E poi sempre meglio di Rupert o Randy,
come lo volevi chiamare tu! – protestò William.
-
Me dai su i nervi quando fai accussì. Avimmo deciso de chiamarlo Chris perché
pure Angel nun te piaceva e resterà Chris! – Buffy si alzò dal letto e si
chiuse in bagno. Il ragazzo tornò a chiacchierare con il pargoletto.
-
Vero che sei lo Spikuccio del tuo papà, eh piccolino? Le facciamo un baffo alla
tua mamma… il tuo papà rimane il tuo preferito, vero? – gli fece solletico
sulla pancia ed il piccolo emise un suono allegro che a William sembrò una
risata. Il piccolo aveva gli occhi blu intenso come i suoi ed i capelli biondi,
come il colore del grano baciato dal sole, di Buffy. Questa tornò nella stanza.
-
Mo’ la pianti de dire stupidate a lu bambino? T’ho sentito sai? Lo sanno tutti
che li maschi preferiscono le mamme… - William si girò e la squadrò, avvolta
nella sua camicia da notte di seta rosa era davvero sensuale, inoltre, il seno
le era diventato enorme e lui non riusciva a distogliere lo sguardo.
-
Già, hai ragione, tutti i maschi preferiscono le mamme… allora vieni un po’ qui
mammina, che papino ha bisogno di tante coccole – batté una mano sul letto
facendole segno di sedersi.
-
Si scemo? Chris deve ancora magnà. Passammilo va… - William, con attenzione le
passò il piccolo e restò incantato a guardare Buffy, mentre lo allattava.
-
Ti amo Buffy… - le baciò il collo, facendola sussultare. Si voltò e lo guardò
con amore.
-
Pure io Willìamm – e s’inclinò all’indietro, poggiando il capo sul petto di
William, girò il volto e lo porse verso quello di William, che la baciò senza
esitazione, cingendo lei ed il loro bambino con le braccia.
Arrivò
la mattina e l’ora del matrimonio. Tutti gli invitati erano già ai loro posti,
i conti Sforza, Darla, Willow con in braccio Tara, Xander e Joyce, che teneva
in braccio Chris, erano tutti in prima fila. William e Buffy erano i testimoni
degli sposi ed avevano già raggiunto le loro postazioni. Lo sposo teso,
attendeva con impazienza la sua Melany, continuava ad alzarsi sulle punte dei
piedi e ad abbassarsi, giocherellando con le dita, intrecciate dietro la
schiena, e scrutando l’interno della villa alla ricerca della sposa.
-
Ma te voj calmà nu poco? Me stai a fà girà la testa! – protestò Buffy, che gli
era accanto.
-
Perché non arriva? Non è che ha cambiato idea… - James prese a sbuffare, era
talmente agitato che era quasi irriconoscibile, non riusciva a stare fermo,
tanto che William gli si avvicinò.
-
Hey, cerca di calmarti, vuoi far venire il mal di mare a tutti gli invitati? –
James gli diede un’occhiataccia.
-
Ma non vedi che la sposa non arri… - non riuscì a finire la frase perché la
bellezza di Melany, nel suo abito bianco, gli mozzò il fiato. William,
velocemente, riprese la sua posizione. L’orchestra da cerimonia cominciò a
suonare la marcia nuziale e Melany, con passi aggraziati, si avvicinava pian
piano allo sposo. La gonna, soffice come una nuvola danzava intorno a lei
seguendo il movimento delle gambe. Il corsetto dell’abito, merlettato, metteva
in risalto le forme perfette della ragazza. Le maniche, con pizzi, le
arrivavano appena sotto il gomito lasciando scoperta la pelle ambrata degli
avambracci. I lunghi capelli castani chiari erano raccolti in uno chignon al
quale era fissato un diadema che le ornava la fronte, coperta per ora, dal
velo. Le ciocche, lasciate libere dalla pettinatura, formavano una cornice di
boccoli intorno al suo viso. James riuscì persino a scorgere perfettamente le schegge
lucenti color smeraldo che brillavano nei suoi occhi grigi. Sulle labbra della
ragazza, offuscate dal velo, era dipinto un grandissimo sorriso, la felicità
traspariva da tutto il suo corpo.
Finalmente
la sposa gli arrivò accanto e James rilasciò il sospiro che gli si era fermato
in gola un attimo prima.
-
Sei stupenda… ogni giorno mi chiedo come tu abbia fatto ad innamorarti di me…
sono un uomo fortunato… - La ragazza lo fissò intensamente.
-
Perché sei un uomo fantastico James, buono ed onesto… e… per altri motivi che
ti dirò in privato, se ancora non li sai… – non riuscì a trattenere la risata
che le scappò dalle labbra. Portò una mano alla bocca, con eleganza, per
cercare di nasconderla. Il prete li fissava spazientito, per i due sembrava che
tutta la gente presente, non esistesse, William corse in suo soccorso.
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Mel, è ora che lo sposi il tuo uomo fantastico… noi stiamo aspettando… - e le
fece l’occhiolino. Melany e James assunsero un’aria seria e fecero cenno al
prete di cominciare.
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Ed ora i voti della sposa, prego Melany – la ragazza, carezzò le mani di James,
tremando nei gesti e nella voce.
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Amore mio… da bambina mi sono sempre chiesta se avrei mai trovato il mio
principe, la mia anima gemella. Poi, una notte, hai appoggiato le tue labbra
sulle mie ed, in un momento, ho trovato tutto quello che desideravo, tutto
quello che ho cercato in tutta la mia vita. Ed ora, eccomi qui… con questo
bellissimo futuro che mi attende… che ci attende… non avrei voluto passarlo con
nessun altro se non con te, mio principe, mia anima gemella, mio amore… - gli
occhi di James erano velati dalle lacrime.
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Ed ora i voti dello sposo, prego James – emozionato, il ragazzo si rivolse a
Melany e, con mani tremanti, prese quelle della ragazza e le strinse nelle le sue.
Melany…
mi sono innamorato di te, la prima volta che ti ho vista, giocare nel laghetto.
Eravamo bambini, ma già sentivo che mi eri entrata dentro al cuore, il forte
sentimento che provavo mi ha impedito di esprimermi al meglio con te. Poi è
arrivata l’adolescenza e quel sentimento, nato improvvisamente, mi bruciava
dentro violento e vibrante, talmente selvaggio che ho dovuto cercare di starti
lontano per non sommergerti con la mia passione. Ora, a distanza di pochi anni
sono qui, davanti a Dio, per rivelarti tutto l’amore che è cresciuto dentro di
me, alimentato dalla tua dolcezza e dalla tua generosità. Sei sempre stata
comprensiva e buona con me, anche se ti mostravo il mio lato freddo,
trattenendo i miei sentimenti. Quella notte, dove per la prima volta ti ho
baciata, ho capito che, se avessi continuato così, avrei potuto perderti. Per
questo, ti ho confessato i miei sentimenti e liberato il mio cuore
imprigionato. Ti giuro che ti renderò felice e che ti amerò fino alla fine dei
miei giorni – Melany, incantata dalle parole di James, aveva il viso rigato di
lacrime, gli sorrise. Il prete, commosso anch’egli, si rivolse ai testimoni.
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Gli anelli, prego – Buffy e William li consegnarono agli sposi, che se li
scambiarono, fissandosi intensamente. Recitata la formula degli anelli, il
prete, finalmente, concluse recitando la frase tanto attesa.
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E con i poteri conferitimi dalla Chiesa, io vi dichiaro marito e moglie, puoi
baciare la sposa –
Con
emozione, James alzò il velo dal viso di Melany, trovandola con il volto
gioioso e con gli occhi lucidi. Si abbassò e la baciò, poi la prese in braccio
e si rivolse agli invitati.
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Torniamo subito! Mia moglie ha un discorso da terminare in privato con me – fuggirono,
attraversando il vialetto, mentre l’allegria degli invitati si faceva sentire.
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Certo che i suoi figli sono proprio simili eh… nessuno dei due è riuscito a
trattenersi alla festa – sussurrò Joyce nell’orecchio di Darla, questa le fece
un sorriso di circostanza e si poggiò una mano sugli occhi, sorridendo… ed
annuendo…
FINE
(stavolta
è finita davvero ^^!)
Rosy