Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

 

 

TAVERNA NOSTRA

Le fantastiche avventure di Buffy l’ammazza-scarrafoni

 

Di Rosy

 

 

 

Immaginatevi, amiche mie, musica medievale e una voce maschile che, fuori campo, accompagnata da immagini di verdi spazi sconfinati, di castelli, di villaggi e di persone di diverso ceto sociale vi narra:

 

“C’era un tempo dove i paesini erano costituiti da poche case, strade non asfaltate, mercati e taverne….

 

E c’era un tempo dove i ricchi signorotti, che vivevano in lussuosi castelli, credevano di essere i padroni di tutto quello che le loro mura riuscivano a racchiudere… ma che in realtà non sapevano nulla della vita povera e delle persone che abitavano i villaggi situati nelle loro terre.

 

In questo tempo due rappresentanti di quei mondi riuscirono, grazie al fato, ad incontrarsi…”

 

Atto 1

 

Il signorotto della regione di Sannidail (poi capirete perché è scritto così) stava conducendo la sua carrozza verso il suo castello situato in un bell’altopiano della regione. Gli mancava, da attraversare, l’ultimo villaggio che lo separava da quella meravigliosa dimora.

 

Purtroppo per lui la ruota del carro cedette e si ritrovò, suo malgrado, bloccato proprio nel centro del paese ad un ora tarda del pomeriggio. Il sole sarebbe tramontato da lì a poco.

 

Il signorotto, dallo sguardo arrogante, scese immediatamente dalla carrozza al fine di giudicare il danno. Purtroppo si rese subito conto della gravità della situazione ed iniziò a guardarsi intorno spaesato… perdendo parte dell’arroganza precedentemente mostrata… rendendosi, inoltre, conto del fatto che il sole sarebbe tramontato da lì a poco.

 

Girando lo sguardo a destra e a manca intravvide una locanda nei pressi di un fontanone (o almeno gli sembrava tale) che doveva servire come lavatoio cittadino.

 

Sospirando mormorò tra se e se che peggio di così non poteva andargli e con gli sguardi fissi, delle poche persone che si trovavano in strada, sui suoi costosi vestiti si avviò baldanzoso verso la pesante porta di legno della locanda.

 

Appena arrivatole dinnanzi alzò un poco lo sguardo per dare un’occhiata all’insegna vecchia e sudicia che pendeva stancamente dal muro. Guardò meglio e vi lesse (anche se più o meno dovette indovinare quasi tutte le lettere) “Locanda da Scooby”… Scooby?? Ma che parola era?? Probabilmente aveva decifrato la scritta in modo errato…

 

Il signorotto, deglutendo nervosamente, spinse la pesante porta e subito un misto di odori forti e sconosciuti lo investì repentinamente facendolo quasi barcollare (sapete, non vi era abituato…).

 

Guardando all’interno del locale scorse un numero indefinito di persone, non ne aveva mai viste così tante in un locale così piccolo e malconcio. Dalla sua posizione poteva intravvedere i tavoli di legno intagliati alla bell’e meglio ai quali sedevano energumeni baffuti, e alquanto ubriachi, sudici nei loro panni da lavoro che ridevano sguaiatamente o che si prendevano a botte di tanto in tanto...

 

Preoccupato come non mai il signorotto aguzzò la vista e, al di là di questo panorama non proprio fantastico, intravvide quello che sembrava essere (almeno al momento della sua creazione) un bancone.

 

Piano piano, spintonando di tanto in tanto gli uomini che gli intralciavano la strada, riuscì ad arrivare davanti al bancone ma… con suo disappunto vide che non vi era nessuno!!

 

Nell'istante in cui questo pensiero gli attraversò la mente una piccola porta semi-nascosta da uno scaffale, sul quale erano sparpagliate bottiglie di ogni sorta, si aprì e vi uscì una fanciulla.

 

L’aspetto di quest’ultima, notò il signorotto, era giovane. I suoi capelli (uno po’ sporchi, osservò) erano biondi ed erano raccolti alla bell’e meglio in un fazzolettino annodato sotto la nuca. Indosso aveva un vestito da contadina azzurro (o almeno così sembrava dagli sprazzi di tessuto dove non vi erano macchie). Sopra di esso portava un grembiule color grigio, ampio, di quelli che cingono la vita e si annodano sulla schiena.

 

Mentre era ancora assorto in questi pensieri si sentì dire.

 

“Aho’, voi ordinà quarcosa?”

 

Lui, s'irrigidì... che aveva detto quella ragazza? Non aveva capito una parola!

 

Lei lo stava ancora scrutando con i suoi (bellissimi a parer del giovine) occhi verdi nell'attesa, molto evidente, di una sua risposta.

 

Preso dal panico riuscì solo a dire.

 

“Prego?”

 

La ragazza, evidentemente seccata gli rispose.

 

“T'ho chiesto se voi ordinà quarcosa... guarda che mica c'ho tutto il giorno pe' sta' qui a dar retta a tte! Nun ce vedi? Il locale sta ppieno!”

 

Sempre più basito il signorotto decise di chiedere alla fanciulla se c'era una falegnameria nel paese e si rivolse a quest’ultima dicendole, con tono gentile ed aggraziato.

 

"Mia giovine pulzella, sapete per caso se v'è qualche gentiluomo che possa offrirmi il proprio aiuto per riparare la ruota della mia carrozza?"

 

Buffy, così si chiamava la ragazza della locanda, sgranò gli occhi... pensando che quello che aveva davanti dovesse essere un giovine giunto da paesi lontani..., infatti, parlava con modi e cadenze sconosciute alla sua mente...

 

Per tutta risposta Buffy disse al giovine.

 

“Ma che stai a di'?? Nun te capisco!! E parla come magni!!! Se voi che te respondo me devi parlà come Dio comanna!!”

 

Il signorotto tossì per darsi un tono… come in precedenza non aveva capito nulla… ma rispose in ogni modo alla ragazza.

 

"Dolce pulzella... mi dispiace molto ma non proferite verbo che io possa comprendere. Ve ne prego, seguitemi in modo che io possa farle vedere il problema che mi assilla"

 

Buffy, vedendo il giovane che le era davanti (per altro vestito in modo buffo e dall'odore nauseante... forse sapone di Marsiglia) molto preoccupata decise di dargli una possibilità. In fondo, anche se parlava con parole incomprensibili e vestiva in modo buffo era pur sempre una creatura del Signore…

 

Decise, quindi, di seguirlo (aveva capito che glielo stava chiedendo in quanto lui, mentre parlava, faceva ampi gesti indicando la porta e dal suo viso pareva che avesse dei problemi molto gravi).

 

Il signorotto, contento per essere riuscito a convincere la ragazza, girò i tacchi e si diresse verso l'uscita quando scivolò su della birra che era caduta da un tavolo troppo animoso e picchiò violentemente la testa... svenendo...

Le ultime parole che udì furono.

 

“Aho', ma questo tipo è proprio strano! Ma chi cell'ha mannato??"

 

Atto 2

 

Alcune ore più tardi...

 

La testa gli doleva in modo pungente ma subito una puzza indescrivibile s’impadronì del suo naso facendolo sedere molto rapidamente.

 

Un cencio, anch’esso abbastanza sudicio, gli cadde dalla fronte… e, guardandosi intorno alla luce dell’unica lampada ad olio che era appoggiata in mezzo alla stanza notò, con disappunto e un forte senso di nausea, che stava riposando in una stalla!!

 

Era, infatti, in compagnia di mucche e porci. Proprio mentre fissava gli animali una brutta sensazione gli fece girare il viso a destra e vide… ORRORE!! Uno dei porci, molto sporco di fango, rotolando si stava avvicinando pericolosamente al suo giaciglio.

 

Con una mossa felina il signorotto balzò in piedi… accorgendosi che i suoi meravigliosi abiti erano ormai ridotti ad una macchia uniforme… sperò che almeno fosse fango (anche se dall’odore che emanava non sembrava… cacciò via quel pensiero a forza).

Nel mentre la porta della stalla si aprì e la fanciulla della locanda fece il suo ingresso.

 

“Ben svegliato! Commo’ stai? Tutto bène? Te fa male a’ capoccia?”

 

Lui continuò ad osservare la ragazza… se non fosse stata così sporca sarebbe stata veramente carina… sorrise…

 

“Che fai? Nun me dici niente?? Me guardi, me ridi e poi? Che voi fa’?”

 

Buffy si rese conto che non avrebbe ottenuto nulla continuando così quindi si avvicinò al giovane, lo fece inginocchiare davanti a se e anche lei fece lo stesso. Occhi negli occhi Buffy iniziò a fare dei gesti con il braccio destro indicandosi e ripetendo “BUFFY, BUFFY”

“Me capisci?? Io so’ Buffy!”.

 

Il signorotto trattenne una risata. La ragazza aveva una faccia troppo seria mentre tentava di collegare il suo nome alla propria immagine… Era veramente buffa e veramente bella a guardarla da vicino…

Comunque il signorotto tentò di contraccambiare l’impegno e, con gesto elegante alzò il braccio sinistro, appoggiò la mano sul suo torace e disse “WILLIAM, WILLIAM”.

 

Buffy fece un largo sorriso, disse “BUFFY, WILLIAM” indicando prima lei e poi lui, si alzò e saltellò tutta contenta… sembrava una bambina, anche se lui le avrebbe dato almeno 20 anni… Se solo avesse avuto il viso meno sporco di fuligine e fosse stata vestita in modo più elegante… sorrise di nuovo…

 

Buffy, nello stesso momento, smise di saltellare e si rivolse di nuovo a William dicendo.

 

“Willìamm, me dispiace d’averte messo qui a dormi’ ma nun c’avemmo letti int’ la tavern’”.

 

William, dal canto suo, cercando di capire cosa avesse detto scrutando il viso di lei al fine di carpirne lo stato d’animo decise di risponderle solo.

 

“Grazie Lady Buffy, per la gentile premura con la quale mi avete soccorso” e le fece un largo sorriso.

 

Buffy, riportatolo alla locanda gli preparò un pasto caldo che lui trovò abbastanza strano… non era abituato alle zuppe caserecce ma a sontuosi banchetti dove le portate non avevano mai fine. Mangiò, però, con gusto e un’eleganza che Buffy trovò quasi divertenti… tutte quelle cerimonie non le erano proprio famigliari!!

 

Fuori era ormai buio e la nostra locandiera decise di preparare un giaciglio più comodo a William, questa volta collocandolo nel magazzino della taverna. Ormai tutti i clienti se n’erano andati… o almeno erano fuori dal locale… alcuni, troppo ubriachi si erano addormentati in strada… come d’abitudine…

 

Appena portata una coperta, anch’essa mal ridotta ma abbastanza pulita, si rivolse a William con fare rassicurante.

 

“Nun te preoccupa’ che gli scarrafoni e li topi gia’ li ho ammazzati tutti eh! Me c’è voluta na’ jurnata ma nun ne è rimast' nemmeno uno!! Mo’ riposa bbène che domattina vediamo che dobbiamo fare cu’ ttia”.

 

William, naturalmente, non capì niente di quello che Buffy gli disse ma, vedendo il giaciglio che lei gli aveva preparato, si mise comodo e gli disse nuovamente.

 

“Grazie” prima di addormentarsi profondamente. Per lui era stata veramente una giornata pesante… non era abituato a tutte quelle emozioni.

 

Buffy gli diede un’ultima occhiata e dovette ammettere che, pur se vestito in modo buffo, fosse proprio “nu bell’guaglione”. Piano si allontanò, chiuse la porta della locanda e si avviò verso una minuscola casetta che restava proprio di fianco al locale. Si riscaldò velocemente quel poco di zuppa che William non aveva mangiato e si ritirò nella sua stanza, ormai esausta… il lavoro la distruggeva sempre… d’altra parte sua madre aveva dovuto recarsi nel villaggio vicino per fare rifornimento dei beni primari e quindi era ormai una settimana che badava alla taverna da sola…

 

Prima di sprofondare nel sonno il suo ultimo pensiero fu per il giovane che dormiva nel suo locale…

 

Atto 3

 

L’indomani Buffy si alzò molto presto, rassettò la casa e preparò un’abbondante colazione da dividere con William. La mise in un cestello e, di buon umore, s’incamminò nella viuzza sorridendo e scambiando due parole con le altre donne del villaggio, uscite per fare la spesa.

 

La carrozza di William, ancora ferma al centro del piccolo borgo, destava non poco scompiglio negli abitanti del villaggio. Alcuni curiosi si erano persino messi a contemplarla in ogni sua parte… come se fosse un oggetto arcano di dubbia provenienza. Buffy notò allora qual era il vero problema di William… la ruota della carrozza era rotta, aveva ceduto sotto il peso, mal distribuito, dei bagagli sopra il tettuccio. William doveva averla condotta da solo in quanto non vi era nessuno vestito come lui o, perlomeno, meglio della gente che abitava lì…

 

Mentre aveva questi pensieri Buffy continuò a camminare di buona lena ma cambiò strada in modo di arrivare nei pressi di una casetta con accanto un piccolo magazzino. Sull’insegna di quest’ultimo vi era scritto a grandi lettere “Falegnameria Harris”. Buffy entrò nel locale sapendo che Xander, il padrone, si alzava sempre molto presto in quanto sosteneva che i lavori più duri gli riuscissero meglio se fatti nelle prime ore del giorno, quando l’energia era al massimo.

 

Buffy bussò un po’ rozzamente ed entrò, come pensava Xander era già al lavoro e stava cercando di sistemare al meglio un banchetto della chiesetta del villaggio che aveva perso un piede. Lui si accorse della presenza della ragazza e rivolse il volto verso quest’ultima, la quale lo apostrofò.

 

“Mastro Xander!! So’ qui pe’ domandarte un favo’. C’è n’a carrozza che sta co’ la rota rotta e sta ferma nel mezzo d’a piazza! Che, la poi aggiusta’ entro oggi?” e fece un largo sorriso per convincerlo.

 

Xander conosceva Buffy fin da quando era una piccola bambina vivace che correva per le stradine del villaggio insieme agli altri bambini. Di tanto in tanto amava fermarsi a salutarlo, ma soprattutto per giocare con le statuine, a forma di animali, che lui creava dai rimasugli di legno nel tempo libero. Era di buon cuore e, con crescere, era diventata anche una bella ragazza sempre pronta a dare una mano a chi ne aveva bisogno. Senza pensarci due volte lasciò il lavoro a cui si stava dedicando e disse a Buffy di fargli vedere la carrozza in modo che potesse valutare il danno.

 

Arrivati davanti al cocchio Xander valutò il danno e disse a Buffy che entro il pomeriggio sarebbe stato come nuovo. Smontò la ruota rotta adagiando alcuni barili sotto la carrozza in modo da non sbilanciarla. Si avviò, dopo aver salutato Buffy, al proprio magazzino fischiettando allegramente. Buffy si avviò alla taverna.

 

Aprì piano la pesante porta di legno e le imposte in modo da far entrare la luce del sole che sarebbe presto arrivata e la fresca arietta mattutina. Appoggiò la borsa nella quale teneva la colazione, che aveva preparato prima di uscire da casa, sul bancone. In tutti questi gesti faceva molta attenzione a non provocare nessun rumore in quanto non voleva svegliare William a quell’ora del mattino. Si mise, poi, a pulire i tavoli e per terra. Pulì bene il camino dalla cenere del giorno prima e vi mise della nuova legna. Lo accese e mise un po’ di latte a scaldare.

 

Mentre si aggirava per il locale sempre riassettando e cambiando l’olio alle lampade sentì una porta che si apriva e William le apparve davanti. Le scappò da ridere vedendolo con il viso ancora assonnato e i capelli tutti arruffati (il giorno prima erano talmente precisi da sembrare finti). I suoi abiti sontuosi erano veramente malridotti, soprattutto per le macchie, anzi non c’erano macchie, erano una macchia unica osservò Buffy con un sorrisino…

 

“Buondì Willìamm, tutto bbéne? Hai dormuto? Vièni che t’aggio preparato a’ colazione!”. Dicendo questo si era precipitata al camino per togliere il latte che si era ormai scaldato e lo mise in una tazza. Prese il pane che aveva portato da casa ed il burro che faceva un vicino di casa. Porse a William una fetta di pane imburrata e poi se ne fece una anche per lei…

 

Naturalmente finché non vide le fette imburrate e il latte caldo William non capì che Buffy volesse fare colazione con lui. Sorrise all’idea che la ragazza lo avesse aspettato per mangiare. Buffy lo guardò incuriosita e gli sorrise di rimando prima di addentare la sua fettona di pane.

 

William rimase non poco scioccato a vederla mangiare… Le donne, che di solito condividevano la tavola con lui, erano abituate a piluccare dai piatti, mentre Buffy addentava avidamente la fetta imburrata riempiendosi la bocca in modo che le guance si rigonfiassero ai lati… Non riuscì a trattenere una risata e Buffy lo guardò e, sempre a bocca piena gli farfugliò qualcosa e gli fece un sorriso. Immaginatevi, care lettrici e cari lettori, una fanciulla dalle guance piene di pane imburrato che, oltretutto cerca pure di sorridervi… William non ce la faceva più, aveva persino le lacrime agli occhi. Non gli era mai capitato di ridere così di gusto e… ahimé, così rumorosamente, con nessun altro!!

 

Finita la colazione Buffy pensò che dato che la mattina non aveva molto da fare alla taverna e vedendo gli abiti sudici di William decise che li avrebbe lavati.

 

Sapeva di avere ancora qualche capo da uomo nel magazzino della taverna in quanto, quando qualche cliente, ahimé, restava in mutande dopo aver perso al gioco e, dato che non era bello come spettacolo da vedere in un luogo pubblico, lei e sua madre si erano premunite. Così facendo si allontanò dal bancone e si rifugiò nella stanzetta che William aveva usato per dormire. William, incuriosito, la seguiva con lo sguardo.

 

Riapparve sorridente con una saloppette e una camicia molto semplici ma ben pulite e li porse a William. Lui scosse la testa dicendole.

 

“Gentile Buffy, vi ringrazio per la premura ma questi capi non si addicono alla mia persona. Riponeteli pure, appena arrivato alla mia dimora mi farò un bagno e…” Senza che potesse finire Buffy assunse un’espressione decisa ma divertita (doveva aver capito che lui non aveva nessun’intenzione di cambiarsi) e gli si avvicinò con furore strappandogli letteralmente i vestiti di dosso!! Lui, rimasto spiazzato, non potè fare nessun’obbiezione e si ritrovò suo malgrado nudo.

 

Buffy, in quel momento si accorse di quello che aveva fatto e arrossendo violentemente disse, mentre scappava, al giovane.

 

“Mado’ scusasse… mo’ vado a lavarve i vestiti e ve li rendo! E vestiteve!!!! Mado’ che vergogna!!”. Si diresse al lavatoio e iniziò a lavare la camicia di William.

 

Lui, che ancora non aveva ben capito se l’avesse colpito un ciclone o che altro, si vestì in fretta e, accingendosi a seguire Buffy, si fermò di botto sentendo un rumore di calesse fermarsi davanti alla taverna. Restò immobile in silenzio al fine di carpire ogni più piccolo rumore e, tendendo meglio l’orecchio, sentì dei passi che si avvicinavano alla porta aperta.

 

Atto 4

 

Una donna fece il suo ingresso tenendo in mano un saccone di farina.

 

Era una bella donna sui 40 anni. I capelli erano biondi e raccolti, come quelli di Buffy, con un foulard annodato sotto la nuca. L’espressione, benchè il viso fosse stanco, era molto dolce. Indosso aveva anch’essa dei vestiti semplici ma ben curati e puliti… William si ridestò dai pensieri e si precipitò ad aiutare la donna con il pesante sacco. Glielo sfilò dalle mani e lo mise nel magazzino dove ve n’erano altri accatastati.

Lei lo seguì guardandolo incuriosita e poi gli disse.

 

“Buondì messere, e voi sareste?”

 

William rimase basito, capiva quello che diceva!!! Con fare agitato ma molto educato prese le mani della donna e gli raccontò tutto quello che gli era successo (omise la parte dello strappo dei vestiti, ma informò la donna che Buffy si era recata alla lavanderia).

 

Joyce, così si chiamava la donna, era la madre di Buffy e padrona della taverna. Spiegò a William, su sua richiesta, che riusciva a capirlo perché per alcuni anni era stata al servizio delle famiglie ricche del suo villaggio d’origine. In seguito, una volta sposata, era arrivata in questo paesino ed aveva avuto Buffy. Purtroppo suo marito era morto in guerra. Egli era un mercenario e alcuni signori, di paesi confinanti, l’avevano assoldato per accaparrarsi più terre. Con rammarico disse pure a William che gli affari della taverna non andavano molto bene e che avrebbe voluto che Buffy prendesse marito in modo da sistemarsi al meglio.

 

In quell’istante Buffy rientrò e, vedendo sua madre, le saltellò allegramente al collo e la riempì di baci.

 

“Ma’, quanto me sei mancata!! Nun ce la facievo più!”

 

Joyce guardò la figlia e, con sgomento, vide com’era conciata. Alterandosi le disse.

 

“Buf’ ma come stai combinata? Nun te vedi? Si tutta zozza e lu vestit’? Cambiatilo! Va e fatte nu’ bagn’ che qui ce pienz’ io!”.

 

Buffy si rabbuiò per un attimo, le dava fastidio essere sgridata davanti a William, ma in fondo, pensò, lui non capiva quello che diceva quindi si tranquillizzò e partì verso casa.

 

William era lì impalato, in un attimo la donna che aveva parlato così aggraziatamente pochi istanti prima si era trasformata in un essere incomprensibile… proprio come Buffy. Di nuovo la donna si rivolse a lui.

 

“Messer William, mi aiutereste a scaricare il mio carro, mentre Buffy è via?” e gli sorrise dolcemente. Lui fece un sospiro di sollievo a sentir quelle parole.

 

“Con immenso piacere mia signora” rispose lui ricambiando il gesto e facendo un grande inchino.

 

Uscendo dalla taverna con Joyce vide che un uomo lavorava alla carrozza e che i suoi cavalli erano stati legati ad una staccionata poco distante. Qualcuno, probabilmente Buffy, gli aveva anche dato da mangiare.

 

Con eleganza si congedò un attimo da Joyce e si avvicinò all’uomo.

 

“Buondi’ Messere, vi ringrazio molto per il lavoro che state facendo… Ditemi quanto denaro dovrò versarvi per il disturbo”. Sorrise e fece un inchino. L’uomo, che lo guardava con la classica espressione dell’ottuso, riuscì a dire solo.

 

“Che????”. Subito William realizzò che parlare con quell’uomo era impossibile come con Buffy. Si limitò a sorridergli e si avviò verso il carro e Joyce, la quale era rimasta ad osservare la scena. Arrivato accanto alla donna gli disse solo.

 

“Lady Summers, rientrate pure alla taverna, tanto per me è impossibile instaurare un dialogo con i vostri compaesani. Proferiscono parole che proprio non riesco a comprendere” e, detto questo, il suo viso si rabbuiò un poco. Continuò dicendo.

 

“Per favore, potreste dire all’uomo che sta prestanto servizio alla mia carrozza che lo ringrazio molto? E che pagherò qualunque cifra per la sua manodopera?”. Joyce gli sorrise.

 

“Certo Messer William, glielo dirò ma non penso che Mastro Harris gradirà il vostro denaro. Credo, infatti, che stia facendo un favore a mia figlia. Sapete, la conosce sin da quando era una bambina.” E detto questo si avviò verso Xander per riferire quanto chieso da William. Quest’ultimo rimase affascinato da quelle parole… era così raro trovare delle persone unite che si aiutavano l’un l’altro in una comunità povera come quella. Pensò che forse potesse essere proprio la povertà ad avvicinarli così tanto gli uni agli altri. Una punta d’invidia lo colse… Nelle persone che conosceva non v’era questa bontà d’animo sebbene fossero circondate da ogni ben di Dio.

 

Si scrollò da quei pensieri e decise di avviarsi nuovamente verso il carro. Vi si arrampicò con una mossa aggraziata e, una volta salito, vide che era carico di sacchi di farina, botti piene di birra, formaggi e altri pacchettini dei quali non riusciva a scorgere il contenuto. Si tirò su le maniche della camicia e si mise a scaricare tutta la merce. Nel mentre rivolse a Joyce, che stava rientrando alla taverna, un sorriso di ringraziamento. Voltando la testa vide che anche sul viso di Mastro Harris si stava allargado un sorriso rivolto nella sua direzione e che annuiva… Che tipo strano pensò, con quel barbone non curato e con i vestiti tutti pieni di segatura. A lui non era permesso tenere barba e baffi, dalle sue parti erano considerati infatti segni di mancanza d’igiene personale.

 

Si rimise di buona lena a scaricare la merce quando sentì una voce, che ormai conosceva, dirgli.

 

“Aho! Vedi che mo’ t’aiuto io!! Scusa lu ritard’ ma pe’ fa lu bagn’ ho dovuto scaldà parecchia acqua”.

 

Si girò nella direzione della voce e… ma quella era Buffy!!?? Una bellissima ragazza dai capelli dorati e vaporosi, che le ricadevano a ciocche ordinate dal fazzoletto che aveva annodato sul capo, stava camminando (beh, care lettrici e cari lettori, non molto aggraziatamente a dir la verità ma non è che un solo bagno poteva sortire miracoli oltre che nell’aspetto anche sul portamento della nostra Buffy) nella sua direzione. Ora indossava un grazioso vestito color panna che le donava molto. Aveva uno splendido sorriso che le illuminava tutto il viso e gli occhi le brillavano come pietre preziose illuminate dal sole… Era sempre stata così o era lui, che sotto la fuligine di prima, non aveva colto tale bellezza? Era stato veramente cieco.

 

Nuovamente si dovette distogliere dai pensieri in quando Buffy, goffamente, gli stava facendo capire di aiutarla a salire sul carro. Sorrise e le porse la mano in modo da poterla tirare sul carro. Naturalmente Buffy scivolò e lui fu costretto a strattonarla per non farla cadere all’indietro. Finirono così con Buffy sopra di lui che lo guardava curiosa con le ciocche della frangia che le erano finite scomposte sul viso. Poi scoppiò in una sonora risata… rideva talmente di buon gusto che iniziò ad emettere anche strani suoni con il naso… William non riuscì più a trattenersi e la seguì ridendo come non mai. Si tirarono in piedi con le lacrime agli occhi…

 

Mastro Harris si era, intanto, avvicinato al carro e stava cercando di farsi notare dai due.

 

“Ahooooooooo!! Voi due!!! Me potreste guarda’ pe du’ secondi?? Ho finito de lavorà sula carozza!!!”. Buffy lo guardò ancora con un moto di riso sul viso e gli disse.

 

“Grazie assai!! Mo’ Willìamm po’ torna’ a casa!”. Ma, quando pronunciò questa frase e prendendo coscienza di questo pensiero, divenne un po’ triste. Mastro Harris fece un goffo inchino nella direzione di William e si avviò verso il suo magazzino.

 

Buffy guardò William e con un salto scese dal carro e corse verso la carrozza invitando William a seguirla. Quest’ultimo fu molto contento di notare che il lavoro del Mastro fosse di una precisione che gli artigiani altolocati non riuscivano a raggiungere. Una punta di tristezza, al pensiero di dover abbandonare quella ragazza così diversa e così piena di vita, lo coglieva di sorpresa. Un’idea si delineò velocemente nella sua mente. Decise che sarebbe partito l’indomani…

 

Sorrise diabolicamente rapito dai suoi pensieri e Buffy lo guardò con sorpresa. Chissà che cosa gli stava passando per la mente per assumere una tale espressione in volto…

 

L’ora di pranzo, nel frattempo, era abbondantemente passata ma Joyce, che era potuta rientrare nella taverna grazie all’aiuto di William, aveva preparato un buon pasto per tutti e tre. Tra non molto i primi clienti si sarebbero presentati al locale e non avrebbero potuto più stare tranquilli. William decise così di fare una domanda a Joyce.

 

Atto 5

 

Con molta serietà si rivolse alla madre di Buffy e con una solennità mai usata prima d’ora disse.

 

“Lady Summers, devo porle una domanda che sicuramente la lascerà senza parole, ma è un mio desiderio e non lo posso far tacere. Accordatemi, dunque, il permesso di parlare”. E rimase in attesa.

 

Joyce si mise a scrutare il viso di William e trovò i suoi occhi particolarmente seri ma, nello stesso tempo, sinceramente imbarazzati. Sorrise e gli disse.

 

“Vi prego Messere, mi esponga dunque il suo problema”. William tossì un poco per schiarirsi bene la voce e riformulare meglio la domanda nella sua testa.

 

“Lady Summers, dato che mi avete detto che gli affari della taverna non procedono al meglio vorrei chiederle formalmente di permettere a Buffy di prendere servizio presso la mia dimora. Avrà sufficiente denaro da mandarvi, avrà vitto e alloggio gratuiti ed un buon trattamento da parte di tutti”. Attese.

 

“Messer William, mentirei se vi dicessi che la vostra domanda mi giunge inaspettata, ma è la mia unica figlia. E’ a lei che spetta la scelta e non a me. Sarò felice di esporre alla mia Buffy la vostra gentile richiesta”. Si rivolse a Buffy.

 

“Buf’ chisso guaglione vole a ttia como cameriera int’ lo castell’. Che, ce voi anda’? Te pagherà bbène e a’ nuostra taverna potrà anda’ nu poco mejo. Te va bbène? Io potrei domannà a coma’ Calendàrr si me da n’a mano, nun c’ha mai nente da fa’ quella!”. Joyce le sorrise e William iniziò a guardarla fisso. Buffy abbassò lo sguardo ed un leggero rossore le colorò il viso. Rimasero in attesa. Dopo alcuni istanti di silenzio Buffy alzò il viso e si rivolse a Joyce parlando animatamente e con una voce leggermente squillante.

 

“Ma’ nun credo che lassarte suola sia ‘na bona cosa! La sera a tavern’ è strachiena ‘e gente. A Calendàrr nun me sembra adatta e io nun pienz’ che co’ Williàmm staria bbène. Sapite, parlamm’ e nun ce capimm’! Como facimm’??”. Sgranò gli occhi con un’espressione allarmata sul viso. William, dal canto suo, non capiva una parola, ma vedere quella faccia non gli piacque per niente.

 

Joyce spostò la sedia vicino a quella della figlia e, con molta calma e pazienza, le spiegò che gli affari andavano veramente male e che la proposta di William le avrebbe aiutate a rialzarsi dalla disastrosa situazione economica. Di lì a poco, spiegò a Buffy, non sarebbero più riuscite neanche a comprare gli alimenti necessari per mandare avanti la taverna. Le spiegò anche che, probabilmente, quello era un lavoro assai meno faticoso di lavorare lì. Non ci sarebbero stati ubriachi e risse a palazzo, di quello ne era certa. Le diede un bacio ed abbracciò la figlia stretta stretta.

 

William notò che gli occhi di Buffy, da dietro la spalla di Joyce, si erano velate di lacrime e gli si strinse il cuore. In fondo la sua sofferenza era stata provocata dalla sua voglia di averla vicino strappandola dal villaggio e dalle persone care. Ma a parte questo il desiderio più forte era quello di aiutare le due donne, erano state così cordiali e gentili con lui che non poteva semplicemente risalire sulla sua carrozza e tornare a casa. No, non era vero, lui voleva avere Buffy con se, questa era la verità! Ed in quei due giorni l’aveva come rapito… Aveva fatto vacillare il suo mondo, quello che gli avevano insegnato e che credeva giusto… Voleva saperne di più, voleva conoscerla… voleva…

 

“Messer William? Mia figlia ha preso la sua decisione, verrà con voi. Ne siete felice?” Joyce e Buffy lo stavano fissando. Buffy, con il viso ancora solcato dalle lacrime, si stava strofinando il naso con il dorso della mano e Joyce, senza scomporsi troppo, le diete un leggero schiaffo sulle dita per farla smettere e le porse un fazzoletto. Buffy lo prese un po’ sconvolta dal gesto della madre e si soffiò il naso… molto rumorosamente. William si trattenne dal ridere, era proprio buffa.

 

“Forse è megl’ che nu poco t’insegn’ e bbone manière”. Joyce sorrise divertita. Sebbene fosse triste per la partenza della sua bambina sapeva che, lavorando al castello, avrebbe avuto pasti caldi tutti i giorni e poi, non sapeva bene perché, William le dava un senso di calore e affetto. Nei suoi occhi leggeva rispetto ed intelligenza, poteva dare molto alla sua Buffy, molto più di quello che fosse riuscita a darle lei.

 

William ringraziò Joyce per tutto e si offrì di aiutarla con la taverna in modo che Buffy potesse preparare le sue cose per il viaggio che li attendeva. Joyce comunicò il tutto alla figlia e la invitò ad andare a casa… ormai era quasi sera e i primi clienti stavano entrando proprio in quel momento.

 

Buffy si avviò per la stradina polverosa borbottando parole senza senso entrò in casa ed accese la lampada ad olio. La piccola stanza nella quale era situato anche un camino che serviva, oltre che a scaldare, anche per cucinare era molto accogliente. Con poche cose Joyce, l’aveva resa tale. Un bel tavolo di legno, fabbricato ancora dal padre insieme a Mastro Harris, con quattro sedie ricavate dallo stesso legname. Joyce aveva, poi, intrecciato la paglia per fare i sedili di ognuna. Erano oggetti semplici ma erano i ricordi dei suoi primi anni di vita. Al centro del tavolo vi era una tovaglietta che Buffy stessa aveva cucito tutta da sola all’età di otto anni con grande apprezzamento di Joyce. Chiuse gli occhi… ricordava ancora la carezza ed il bacio che sua madre le diede in quell’occasione.

 

Riassettò un po’ la casa ed in seguito si scaldò la minestra che era avanzata dal mezzodì. In seguito, finito di mangiare, lavò i piatti e si recò al piano di sopra. Le scale erano vecchie, cigolavano un poco, quando si saliva e si scendeva, ma era come una musica che accompagnava ogni passo. Cercava di imprimersi nella memoria tutte queste cose in quanto non conosceva l’esatta durata dell’incarico che William le aveva assegnato. Probabilmente non sarebbe più tornata e, a quel pensiero, le lacrime iniziarono a scendere copiose. Si sfregò il viso con le mani e procedette verso la sua stanza.

 

Sullo stipite della porta vi erano le tacche che suo padre faceva ad ogni compleanno per vedere di quanto fosse cresciuta. Si fermavano all’età di sei anni, suo padre era caduto in guerra prima del suo settimo compleanno. Di nuovo, sommessamente, pianse.

 

Non si accorse dei rumori al piano di sotto. Era William che, su richiesta di Joyce, aveva portato una piccola botte d’acqua fresca per la toilette del mattino seguente. Si accorse che Buffy singhiozzava al piano di sopra e, con molta cautela, salì piano le scale. La trovò davanti alla porta della sua stanza che accarezzava lo stipite della parete. Era scossa da piccoli spasmi, non doveva essere il primo pianto che aveva fatto da quando era rientrata. Si avvicinò piano e fece per metterle una mano sulla schiena in segno di conforto, quando il pavimento cigolò e si ritrovò gli occhi lacrimosi di Buffy dritti nei suoi. Inutile parlare, non lo avrebbe capito. Buffy, invece, si asciugò in fretta gli occhi con la manica del vestito e gli disse.

 

“Io so’ forte, mica piango pe’ tia! Io ce vengo a lavorà, è che so’ stanca e la luce da’ lampada me da fastidio a l’occhi”. Cercò di sorridere, ma venne fuori solo una smorfia. William le accarezzò lievemente il viso e le disse con voce dolce in modo da trasmetterle almeno un po’ di sicurezza.

 

“Non vi preoccupate dolce fanciulla, mi prenderò io cura di voi”. Le sorrise di rimando e ritrasse la mano. Si guardarono per un po’ e poi William, come se si fosse risvegliato da un sonno profondo, fece dei gesti per spiegare che aveva portato l’acqua fresca e che ora tornava alla taverna. Si voltò e, stavolta senza tante cerimonie, le disse in un soffio.

 

“Notte Buffy”. Scese dalle scale.

 

“Notte Willìamm”.

 

Atto 6

 

L’indomani, all’alba, William stava caricando il piccolo bagaglio di Buffy sul cocchio. Aveva radunato proprio poche cose. Joyce era lì in piedi, commossa, che gentilmente accarezzava la schiena della figlia abbracciata a lei.

 

William era pronto per la partenza, si era messo di nuovo i suoi abiti (ma aveva tenuto quelli che Buffy gli aveva dato) e, mentre si girò per dire a Buffy di salire sulla sua carrozza vide che tutti gli abitanti del piccolo villaggio si erano riuniti intorno a lei per salutarla. Poteva vedere i suoi occhi velati dalle lacrime per quel gesto. A dir la verità inaspettato ai suoi occhi, non aveva mai visto una cosa del genere tra gli aristocratici. Mastro Harris gli si avvicinò, lo guardò intensamente e gli diede una pacca sulla spalla, un largo sorriso e poi lo abbracciò di slancio! William, che non era mai stato salutato da nessuno in quel modo così “fisico”, goffamente diede delle pacche sulla schiena del falegname.

 

Buffy, nel frattempo, si era avvicinata alla carrozza, era ancora abbracciata alla madre. Si guardarono ancora prendendosi le mani. Joyce le diede un bacio e di nuovo l’abbracciò più forte che poteva. Si rivolse a William e disse.

 

“Prendetevene buona cura Messer William, è la cosa più preziosa che io abbia sulla Madre Terra”. Lui si avvicinò, s’inchinò e le baciò il dorso della mano. Quando si fu rialzato Joyce lo guardò con dolcezza e lo salutò. Rapidamente, entrò nella taverna e vi uscì consegnando alla figlia un fagottino con dei panini per la colazione. Lui si diresse, poi, verso Buffy e l’aiutò a salire sulla carrozza. Di nuovo aveva gli occhi velati dalle lacrime, ma le ricacciò indietro. Sorrise a William.

 

Lui si sistemò alla guida dei cavalli e diede loro l’ordine di partire. Buffy guardò indietro dalla piccola finestrella che v’era nell’abitacolo e salutò la madre con cenni della mano. Joyce contraccambiava animatamente così come alcune persone del villaggio. Una lacrima le solcò il viso… ora una nuova esperienza l’attendeva… Si chiedeva se sarebbe stata all’altezza di quel compito.

 

Mentre viaggiava vedeva via via il paesino che s’allontanava e, davanti a lei, si aprivano grandi spazi verdeggianti mai visti prima d’ora. Fiori e piante a lei sconosciuti costeggiavano la piccola strada battuta che stavano percorrendo. Il sole risplendeva vigoroso in cielo e faceva sembrare i mille colori dei fiori più brillanti che mai in quanto la rugiada mattutina non aveva ancora abbandonato i loro petali. Buffy guardava tutto a bocca aperta, era molto eccitata e avrebbe fatto volentieri una corsa in quei prati. Dopo un paio d’ore di viaggio William fermò la carrozza e, gesticolando, chiese a Buffy se aveva fame. Lei fu contentissima di poter scendere e sgranchirsi un po’ le gambe. Prese il fagottino che le aveva lasciato la madre e, senza nessun avvertimento, prese la mano di William e, strattonandolo, si mise a correre velocemente verso un’altura sopra la quale troneggiava una grande quercia che si ergeva maestosa verso la vallata sottostante. I suoi rami offrivano un fresco riparo dai raggi del sole e l’erba sotto di essi era morbida come un tappeto pregiato. Arrivati in cima ansimanti Buffy si buttò sull’erba e trasse un lungo respiro come a voler imprigionare tutti gli odori che si sprigionavano da quel bellissimo posto. William era disteso accanto a lei, chiuse gli occhi e assaporò anche lui la fresca brezza che accarezzava il fogliame. Quando li riaprì si ritrovò il viso di Buffy vicinissimo al suo. Con un grand sorriso gli fece dondolare il fagottino davanti agli occhi e disse.

 

“Magnamo? Teng’ n’a fame!!”. Si mise a sedere e porse un panino a William, che nel frattempo si era tirato su, che lo prese e lo addentò con gusto. Vedere Buffy mangiare fu come quella volta a colazione… le guance gonfie e le bricciole tutte attorno alla bocca. Lei si voltò verso di lui e sentì il tocco delicato del suo pollice che le toglieva le bricciole dalla bocca. Lei sgranò gli occhi ed il viso avvampò. Si alzò di scatto e, senza sapere bene cosa fare e nella confusione più completa, si mise a tossicchiare. Il boccone che aveva in gola si era incastrato. William rapidamente si mise dietro di lei e fece pressione sullo sterno di Buffy liberandola da quella morsa. Ansimava affannosamente, le braccia di William ancora intorno alla vita ed il respiro di lui sui suoi capelli, sul suo collo… Di nuovo arrossì e si sciolse dall’abbraccio, corse verso la carrozza e gli disse.

 

“Annammò va’ che sinnò se fa tardo!!”. William ancora sconvolto per la scena di poco prima, anche se non gli era ben chiaro se fosse per il soffocamento o per averla stretta tra le sue braccia, la seguì e si mise nuovamente alla conduzione della carrozza. Spronò i cavalli e ripartirono.

 

Di nuovo prati e campagna incolti con fiumiciattoli che, di tanto in tanto, spezzavano il verde disegnando curve azzurre irregolari li accompagnarono per il resto del viaggio. Arrivarono al castello che era ormai pomeriggio inoltrato. Buffy, con la bocca spalancata in un’espressione di stupore, guardava l’immensa costruzione che s’innalzava poderosa dal terreno. Entrarono nel giardino del castello il quale era molto curato e con rose di tutti i colori ai lati. Nel mezzo c’era un fontanone dove gli zampilli d’acqua danzavano davanti ai suoi occhi e disegnavano splendidi giochi di luce giocando con gli ultimi raggi che il sole stava regalando prima di sparire inghiottito dalle stelle e dalla luna.

 

Atto 7

 

William la invitò ad entrare dopo aver chiesto ai domestici di sistemare i suoi bagagli. Uno di loro li seguiva trasportando quello di Buffy. Appena quest’ultima entrò nel salone principale rimase senza fiato ed estasiata. Il pavimento di legno lucido e chiaro rifletteva la luce pomeridiana che entrava dalle enormi finestre. I tendaggi erano di seta color avorio con finiture dorate in modo da farli scintillare, quando scossi dalla brezza che penetrava dalle poche finestre socchiuse. Enormi quadri tappezzavano le pareti. Vi erano raffigurati i parenti di William e, Buffy vide, che v’era pure un suo ritratto da bambino. Guardandolo notò che l’espressione del viso non era di molto mutata, benché l’età apparente fosse di cinque, massimo sei anni. L’unica cosa che l’attirò particolarmente furono gli occhi, nel quadro di un azzurro limpido, innocenti e puri e ora, si voltò furtiva per constatarlo, di un blu profondo, altezzosi e con un velo malinconico. Giurò a se stessa di avervi notato anche della dolcezza durante i pochi giorni passati al villaggio. Sul soffitto, decorato con ampi archi rifiniti in oro, s’imponeva un grandissimo lampadario pieno di gocce di diamante che una volta acceso, pensò Buffy, doveva illuminare perfettamente tutta la stanza. V’era poi una lunga scalinata che portava ai piani superiori dove vi erano le camere per gli ospiti, situate al primo livello, e quelle dei padroni, situate al secondo.

 

Buffy era ancora immersa in quei meravigliosi oggetti, quando William la prese per mano e la condusse gentilmente verso una delle grandi porte, a due ante di mogano, situata in fondo alla stanza. Una volta aperta si trovarono in un piccolo corridoio sul quale s’affacciavano altre due porte. William ne scelse una ed entrarono in quella che sembrava una cucina. Quest’ultima era quella utilizzata, principalmente, durante le feste ed i ricevimenti in quanto permetteva ai camerieri ed ai cuochi una maggiore flessibilità nel servire le pietanze. Era comunque un locale immenso, ora deserto ma molto pulito. In fondo allo stesso v’era un’altra porta che si apriva su di un altro corridoio. Molto meno appariscente in confronto alla sontuosità della sala vista in precedenza. Buffy pensò che si stessero avvicinando alle stanze della servitù, dove lei avrebbe abitato d’ora in avanti finchè William l’avesse voluto.

 

Infatti, dopo aver aperto un’infinità di porte e percorso vari corridoi si ritrovarono in un modesto salottino con varie porte alle pareti. V’era pure un piccolo caminetto, ora acceso, usato per scaldare la stanza. L’arredamento era molto semplice ma, comunque, molto più lussuoso di quello della sua piccola casa notò Buffy. Non ebbe il tempo di guardarsi ancora intorno perché William, in quell’attimo, schioccò le dita ed il domestico che li stava seguendo appoggiò il bagaglio e andò a bussare ad una delle porte. Ne uscì una ragazza giovane, sui venticinque, ventisei anni. Aveva i capelli rossi ed una pelle bianchissima, quasi nobile, fece un sorriso dolcissimo che non sfuggì a Buffy. Indossava quella che doveva essere la divisa dei domestici. Un vestitino rosso molto semplice con un ampio grembiule bianco di pizzo attorno alla vita. Sul capo un buffo berretto anch’esso rosso sotto il quale aveva raccolto ordinatamente i capelli. William chiese alla domestica, che aveva umili origini come Buffy, di accompagnarli in una delle stanze libere. Willow, così si chiamava la donna, fece strada al suo padrone e si fermò davanti ad una delle porte. L’aprì e fece segno d’entrare. William lasciò la mano di Buffy e le diede una piccola pacca sulla schiena per farla avanzare verso l’alloggio. Congedò Willow e poi la seguì.

 

La stanzetta era molto piccola ma accogliente. C’erano un armadio, un letto con dei soffici cuscini ed una bella trapunta. La finestrella era rivolta verso l’entrata del castello. Vedeva il fontanone e tutte le rose che v’erano attorno. Bellissimo. In lontananza si scorgevano gli immensi spazi verdi che avevano attraversato per arrivare fin lì. Presa da una strana eccitazione Buffy si buttò sul letto e si mise a saltellare sulle ginocchia in modo da testarne la morbidezza… Gridolini allegri le uscivano dalla bocca. Quella gioia non durò che un attimo. Un secondo dopo, infatti, Buffy era con il viso schiacciato nella trapunta ed il sedere in aria. Il letto aveva ceduto e le aveva fatto perdere l’equilibrio facendola finire in quella sconveniente posizione. William, guardandola per tutto il tempo, cercò di trattenersi il più possibile. In fondo si trovava nelle stanze della servitù e non poteva, non doveva perdere la sua autorità proprio lì. Non ce la fece… scoppiò in una sonorissima risata che fece aprire varie porte e affacciare diverse domestiche, compresa Willow. Sgranarono gli occhi all’unisono, nessuna di loro aveva mai sentito il padrone ridere in quel modo, una risata allegra e cristallina, riempiva la stanza. Intanto Buffy si era tirata su e, mortificata, si stava rimettendo in ordine l’abito ed i capelli arruffati. Poi si avvicinò con viso triste a William e disse.

 

“Me scusi Willìamm, credo che mo’ dovrò andà via, vèro?”. William la guardò con aria interrogativa ma, come al solito, non aveva capito una parola.

 

Willow si avvicinò ai due e chiese al padrone il permesso di parlare. William sorrise e glielo accordò.

 

“Signore, credo che la fanciulla vi stia chiedendo se deve andarsene dopo il danno causato”. Willow, che era di umili origini, capiva abbastanza bene Buffy e questo sollevò alquanto l’umore di William. Lui si schiarì un poco la voce e si rivolse a Buffy.

 

“Ehm… nu… nun… mmmhhh… devi… an.. an… annatene”. Disse con un’espressione gioiosa ma interrogativa sul volto. Buffy lo guardò sbalordita. William ora parlava come lei?? Ma quando?? Come??

 

“Como facite a parlà accussì?”. Disse lei. William la guardò tristemente e rispose.

 

“Mia dolce Lady, se solo sapessi pronunciare qualche parola in più ve la esporrei con gioia, ma l’insegnamento di una sera, datomi da vostra madre, non può dissolvere il buio che avvolge le nostre parole”.

 

Le accarezzò una guancia e poi, una nuova idea gli balenò nella mente. Buffy, intanto, non si ritrasse a quella carezza, d’altra parte William era l’unica persona che conosceva e si sentiva un po’ spaesata in quell’enorme casa. Lui sciolse il contatto con lei e chiamò Willow, che era la governante dalla quale tutte le domestiche della casa prendevano disposizioni.

 

Le ordinò di seguire direttamente Buffy nel suo primo periodo di lavoro e d’insegnarle a parlare un po’ meglio o, perlomeno, in modo comprensibile. Le disse anche che, una volta imparato tutto per bene, Buffy sarebbe stata nominata sua domestica personale ed avrebbe alloggiato nei suoi appartamenti al secondo piano. Willow fece un inchino rivolto al suo padrone e si portò via Buffy iniziando ad illustrarle quello che il padrone aveva ordinato. William la guardò allontanarsi di spalle ed una lieve malinconia lo colse… Se ne sorprese… Era dunque così attaccato a quella ragazza conosciuta solo tre giorni prima? No, non poteva essere… S’impose di smettere di pensare a queste cose quando incontrò il viso di Buffy, voltatasi per dargli un’ultima occhiata prima di sparire dietro una porta. Il cuore di lui gli si strinse nel petto…

 

Passarono due mesi e i colori dell’autunno si stavano sostituendo a quelli più brillanti dell’estate…

 

Atto 8

 

William era seduto nel suo studio. Questo locale, che usava prevalentemente per leggere o rilassarsi, era situato nella sua stessa camera da letto. La stanza di William era, infatti, edificata come un piccolo appartamento. Entrando ci si trovava in un grazioso salottino molto accogliente. Era ammobiliata in modo semplice ma elegante con due divanetti di velluto rosso scuro davanti ai quali era situato un grazioso caminetto. Le finestre, incorniciate da tendaggi bordeaux, davano sul parco dove, solitamente, lui cavalcava o passeggiava mentre leggeva dei libri. In questo salottino v’erano altre tre porte. Una conduceva allo studio, una alla stanza da letto di William e l’ultima in una stanza da letto più piccola, ma non meno graziosa, che lui non usava mai. Nello studio vi erano diversi scaffali di legno lavorato sui quali erano riposti con cura moltissimi libri che trattavano diversi argomenti, dalla medicina alle strategie di guerre e dai racconti più disparati ai saggi di illustri personaggi. Nella sua stanza da letto, invece v’era un grande letto matrimoniale a baldacchino. Le lenzuola, di seta, erano color grigio perla e, sopra di esse, era appoggiata una bellissima trapunta pesante color grigio scuro. Alla testa del letto v’erano quattro guanciali ripieni di morbide piume d’oca. Un enorme armadio copriva metà della parete e conteneva i suoi eleganti vestiti, cuciti apposta per lui dai sarti più famosi. V’erano poi, ai lati del letto, due comodini sui quali erano poste due bellissime e pregiate lampade ad olio che restituivano una luce soffusa in tutta la stanza una volta accese. Le finestre davano anch’esse sul parco ed i tendaggi che le attorniavano erano di azzurro chiaro che s’intonava perfettamente alle pareti color panna. V’era pure un piccolo balcone. In fondo alla stanza da letto v’era un’altra porta che conduceva al bagno. L’altra piccola stanza, invece, era arredata in modo molto semplice ma raffinato. V’erano un armadio ed un letto modesti ma intagliati magnificamente, ed un comodino situato sotto la finestra sul quale v’erano una brocca d’acqua ed una bacinella per la toilette. Le pareti ed i tendaggi erano dello stesso colore di quella di William.

 

L’ora del tè era arrivata e, puntualmente come ogni giorno, un leggero bussare distolse William dalle sue letture.

 

“Prego entrate” disse con gentilezza, sapendo già chi si trovava dietro la porta.

 

Buffy fece il suo ingresso, con una grazia un po’ stentata, portando il grande vassoio sui quali erano appoggiate le costose porcellane, le quali tintinnavano un poco toccandosi l’una con l’altra, che costituivano il servizio da tè ed un piattino con dei biscotti. Appoggiò il vassoio sul tavolino vicino al caminetto ed iniziò a versare la bevanda nella tazza. William, nel frattempo, si era spostato vicino alla finestra e, mentre guardava fuori, sorrise.

 

“Prego padro’, il tè è servito”. Buffy s’inchinò sbirciando William.

 

Dobbiamo spiegarvi, lettrici e lettori, che le lezioni di Willow avevano sortito dei buoni effetti. Buffy era diventata una discreta domestica e le sue maniere erano un pochino migliorate. Tuttavia non le riusciva ancora di parlare correttamente ma era già più comprensibile a chi le stava intorno di quanto lo fosse prima. Anche William, dobbiamo ammettere, si era impegnato molto per capirla ed in due mesi erano arrivati persino a poter parlare un poco. Come padrone e domestica, certo, ma era già un’inizio.

 

“Buffy, mi fareste compagnia? Come sapete odio prendere il tè da solo e poi ho una richiesta da farvi”. Prese posto davanti al caminetto e, con fare elegante, afferrò il piattino sul quale era poggiata la tazza di tè. Posò lo sguardo sulla ragazza, mentre iniziava a sorseggiare la bevanda e, alzando il sopracciglio, con un leggero cenno del capo fece segno a Buffy di sedersi. Lei rimase un po’ sorpresa dalla richiesta, ma accettò di buon grado. Non che a palazzo mancasse il cibo o che non ne avesse abbastanza ma di dolci non ne mangiava quasi mai e quella era l’occasione migliore. Bisogna, inoltre dire, che stare con William le faceva sempre piacere. In quei due mesi non avevano avuto modo di stare a contatto e lui le era mancato un poco. Ogni tanto lo incrociava nei corridoi o nella sala da pranzo durante i pasti e scopriva sempre di più quanto il ragazzo conosciuto mesi prima si era allontanato da lei. Ricordava ancora con gioia i giorni passati al paesino e, in questo momento, le sembrava che fossero tornati là, che fossero tornate due persone completamente “normali” non condizionate dai ceti sociali.

 

Buffy prese subito due biscotti e se li cacciò in bocca. William era divertito, notò che non era cambiata molto nei modi. Per ottenere le cose che le piacevano non aveva ancora imparato ad agire secondo il bon-ton. Mentre lei aveva la bocca piena e si versava poco elegantemente il tè, William prese a parlare con calma.

 

“Lady Summers (quando erano soli le piaceva chiamarla così) state svolgendo un buon lavoro qui e per questo vorrei chiedervi di diventare la mia domestica personale. Dovreste seguire solo me ed eseguire solo i miei ordini. Che ne pensate?”. Si sporse in avanti fissando Buffy in modo profondo e rimase in attesa della risposta.

 

Buffy, sopresa ed emozionata da quella richiesta e dalla sua voce dolce e vellutata, tossicchiò violentemente spargendo briciole su tutto il tavolino. Il viso avvampò e divenne di un rosso vivo. Con un gesto veloce prese in mano la tazzina ed ingurgitò tutto d’un fiato il tè per cercare di calmare i colpi di tosse e, finalmente, riuscì a riprendere fiato ed il colorito ridivenne normale.

 

William si distese, vedendo Buffy in quello stato s’era preparato a soccorrerla e s’era sollevato leggermente dalla poltrona. Ma ora il peggio sembrava passato. Buffy lo guardò ed un nuovo rossore le dipinse il viso, poi sorrise e, con il dito iniziò a riunire le briciole di biscotto in un punto indefinito sul tavolo. William si agitò, non gli aveva risposto!

 

“Allora Lady Summers, cosa rispondete?”.

 

Buffy si scosse, era vero, William attendeva ancora una risposta. Lo guardò dritto negli occhi, il suo cuore accellerò i battiti. Lui era lì, la fissava serio, come se potesse leggere dentro di lei ed una stranissima agitazione la colse, un’ondata di calore mai provato prima d’ora le percorse tutto il corpo facendole perdere la ragione per una frazione di secondo. Abbassò di colpo lo sguardo come se il solo fissarlo potesse far trasparire tutte quelle emozioni. Come poteva?? Come poteva quest’uomo, che serviva da mesi e che aveva conosciuto e frequentato la sua umile casa, scatenare in lei una reazione del genere? Come avrebbe potuto servirlo se quella strana malattia fosse continuata?? E se fosse stata malata?? E se rischiasse di attaccargliela? Si sentirebbe in colpa per tutta la vita… No, non doveva succedere!

 

Sempre con lo sguardo fisso sul mucchietto di briciole che aveva raccolto sul tavolino rispose alla domanda.

 

“Vi ringrazio mio signo’ ma me piace quello che faccio co’ Willow e vorrei continuare accussì”. Impercettibilmente alzò un pochino il viso per scutare la reazione.

 

Il viso di lui s’indurì solo per un attimo, stava cercando d’incassare il rifiuto come meglio poteva, tentando di mantenere eleganza e calma. Come mai quella ragazza lo rifiutava? E perché la rabbia lo stava cogliendo? Era impreparato a queste forti emozioni. La risposta lo colse come un fulmine a ciel sereno. Lui voleva Buffy per se, voleva conoscerla come da suo iniziale desiderio, l’aveva portata in casa sua ma non era riuscito mai ad averla vicino ed ora aveva l’occasione di poterla vedere. Come sua domestica personale l’avrebbe avuta a contatto tutto il giorno e poi ora si capivano, poteva sapere quello che pensava, come lo pensava ed il perché lo pensava. Si! Era quella la risposta, voleva conoscere ogni cosa di Buffy! E gli restava solo una cosa da fare.

 

“Bene Lady Summers, se questa è la vostra risposta non posso far altro che…” Sospirò pesantemente cercando di pronunciare le parole in modo che sembrassero il meno dure e autoritarie possibile.

 

“ordinarvelo… Da questo momento siete nominata mia governante personale. Prenderete esclusivamente ordini da me, eseguirete alla lettera tutto quello che io vi dirò. Vi trasferirete oggi stesso nelle mie stanze, nel locale che ho già fatto preparare per voi. Questo è tutto, potete congedarvi e andare a sistemare le vostre cose nella vostra nuova camera.”

 

Buffy non voleva credere a quello che sentiva! William prima le aveva chiesto se voleva cambiare posto di lavoro e, dopo che lei aveva rifiutato, ora glielo imponeva! Ma come si permetteva?? D’altra parte lei aveva bisogno dei soldi e dovette fare buon viso a cattivo gioco. Si alzò, prese il vassoio del tè, pulì il tavolino tutto rigorosamente in silenzio. Fece un inchino e si congedò non senza lasciarsi sfuggire un “Pfui!” indirizzato a William.

 

A William dispiacque molto aver fatto arrabbiare Buffy in quel modo ma d’altra parte quando s’impuntava era così cocciuta! E poi non riusciva a spiegarsi il motivo del rifiuto. Credeva che tra loro ci fosse una simpatia reciproca e mai si sarebbe aspettato un rifiuto del genere. Rimase pensieroso.

 

Buffy, intanto, misurava a grandi passi il corridoio che la condusse in cucina mugugnando a bassa voce. Si avviò, una volta appoggiato il vassoio che trasportava, verso la sua stanza al fine di mettere insieme le sue cose e trasferirsi nella nuova camera ma, arrivata lì, Willow le disse che gli abiti e gli accessori erano già stati spostati. Buffy, furente, si avviò di nuovo e velocemente al secondo piano. Arrivata davanti alla porta della stanza di William la spalancò senza bussare e se lo ritrovò davanti sorridente. A grandi passi Buffy cercò di raggiungerlo spalancando la bocca per iniziare ad inveire, ma purtroppo la fortuna non fu con lei. Dalla foga scivolò e, se non fosse stato per lo scatto repentino di William si sarebbe spalmata il volto sul pavimento. Purtroppo, dato che la caduta non era nei suoi piani e William non era pronto, una sua mano finì sul seno di Buffy, mentre l’altro braccio le circondava la vita. Stettero in quella posizione per pochi secondi ma William e Buffy poterono assaporare nuovamente la vicinanza dei loro corpi. Il calore delle braccia di William la confondeva molto. Di nuovo quelle vampate di calore la percorsero e subito lo allontanò. William la fissava divertito, la rabbia montò di nuovo in lei. Si stava ammalando e lui la prendeva anche in giro, era troppo. Iniziò a gridare.

 

“VOI, VOI….VOI…” ma le parole le morivano in bocca. William soddisfatto e con sicurezza le disse solo.

 

“Si, io!…” Girò i tacchi e sparì nello studio ridendo lasciando Buffy interdetta e accaldata.

 

Da quel momento, per ogni singolo secondo, minuto, ora del giorno Buffy fu obbligata a sopportare la sua presenza, mentre la malattia peggiorava ed, nello stesso tempo, il desiderio di William per lei cresceva…

 

 

Atto 9

 

L’inverno arrivò puntuale anche quell’anno. Una soffice neve copriva il manto erboso che fino a qualche mese prima aveva brillato attorno alla dimora. Come ogni anno, per la Vigilia di Natale, William stava organizzando un gran ricevimento. Sarebbero arrivati nobili da ogni parte d’Europa e ricevere uno degli ambiti inviti era simbolo di appartenenza alla cerchia ristretta delle famiglie favorite del signorotto.

 

Tutte le domestiche e i domestici, così come i cuochi ed i sarti, erano tutti impegnati nei grandi preparativi. La casa doveva risplendere come uno specchio, essere addobbata in modo sontuoso ma caloroso ed accogliente ed il cibo doveva essere scelto con cura. Buffy non partecipava a queste attività in quanto prendendo direttamente ordini da William, era obbligata a seguirlo ovunque fino all’ora in cui le era concesso di andare a coricarsi. Lui non le faceva mai fare molto a dir la verità, sembrerà strano ma amava conversare. Era un uomo brillante ed intelligente e Buffy, grazie a lui, stava imparando molte cose… anche se la finezza ed il bon-ton lasciavano ancora a desiderare…

 

Purtroppo aveva il sentore che la sua malattia stesse peggiorando in modo preoccupante da qualche settimana. Ora le vampate erano molto più frequenti e, di tanto in tanto, era scossa anche da brividi. Ogni volta che William si avvicinava o la sfiorava accidentalmente, sentiva anche delle piccole scosse correrle lungo la schiena. Come se questo non bastasse, sorprendeva spesso William a fissarla intensamente. Alle volte smetteva di parlare e la guardava, come a voler leggere chissà che in lei… come a cercare qualcosa, una risposta ad una domanda che lei non conosceva… Se fosse andata avanti ancora per molto era certa che la malattia l’avrebbe portata alla morte ma se ne avesse parlato con qualcuno sicuramente sarebbe stata allontanata dalla casa ed a lei serviva molto lavorare. Gli affari alla taverna, infatti, procedevano meglio da quando Joyce poteva contare sul suo aiuto economico. Si scrivevano spesso e la malinconia che aveva provato durante il primo periodo di servizio ora era scomparsa quasi del tutto, tranne alcuni momenti ma era naturale ed umano ripensare, di tanto in tanto, a quello che aveva lasciato. Buffy credeva che alla fine, sarebbe tornata ad abitare al paesino… il suo incarico non sarebbe di certo durato per sempre!

 

“Lady Summers! Per favore, potreste venire?” la voce, che conosceva ormai perfettamente, la stava richiamando alla realtà… e ora che voleva? Aveva rifatto il letto, pulito il bagno, rinfrescato i soprabiti, sprimacciato i cuscini, cambiato l’aria alla stanza, servito la colazione ed il pranzo, ora cosa mancava? Con preoccupazione si avviò nella direzione della voce e sapeva che i sintomi della malattia stavano per ripresentarsi puntuali come sempre.

 

Arrivata davanti allo studio chiese il permesso di entrare. William le aprì la porta e con un sorriso le fece segno di accomodarsi sul divanetto. Lei si sedette alzando di poco il vestito in modo che non le desse fastidio e, inconsciamente, prese a sgranocchiare uno dei biscotti che era rimasto dall’ora della colazione, come a voler scacciare i “sintomi” che s’avvicinavano prepotentemente. Prima che William iniziasse a parlare il suo volto s’era già colorato di un rosso acceso e lo sguardo era fisso sul pavimento. Lui si avvicinò e con un gesto delicato le prese il mento tra le dita e le sollevò il viso in modo che lei lo guardasse dritto negli occhi. Buffy capitolò, non capiva nulla ed il suo corpo non le apparteneva più, era come se fluttuasse… era persa nel blu dei suoi occhi che, avrebbe giurato, le stavano percorrendo le labbra, le guance, i capelli… le sembrava che volessero avvolgere anche la sua anima… Non ce la faceva più a sostenere la situazione così, scostò bruscamente la mano di William e scattò in piedi pronta a correr via da quella stanza. Non aveva, però, calcolato che così facendo si sarebbe trovata a pochi centimetri dal viso di lui che, piacevolmente sorpreso, la stava guardando in un modo strano… Le si fece ancora più vicino e Buffy aveva ormai il passaggio bloccato. Si trovava tra il divanetto ed il corpo di William. Le vampate erano diventate incontrollabili, il cuore le martellava nel petto e di lì a poco, ne era certa, avrebbe perso i sensi, doveva andarsene al più presto!

 

William, intanto, iniziò a muovere il viso in direzione del suo. Panico! Non riusciva a dire nulla e, tantomeno, a muoversi! Il viso di lui, sempre più vicino, si stava spostando leggermente sulla destra in modo che le labbra fossero vicinissime all’orecchio di lei. Il braccio sinistro di William le stava per cingere la vita. Poteva sentire il suo respiro sul collo. Persa in quelle emozioni sentì che con tono basso e vellutato le stava dicendo.

 

“Lady Summers, il suo vestito è rimasto sollevato, sarebbe sconveniente uscire così dalla stanza senza il mio permesso di congedarvi e senza aver ascoltato quello che ho da dirvi.”. Buffy, in un attimo di lucidità, lo scansò scusandosi ed uscì dalla stanza come una furia. Si chiuse nella sua stanza in preda ad un calore crescente, a battiti del cuore impazziti e ad un respiro affannoso… Ora ne era certa, stava peggiorando e William amava prenderla in giro, pensò.

 

Pochi minuti più tardi sentì bussare alla sua porta ma non l’aprì. La voce di William le arrivava flebile da dietro la soglia.

 

“Lady Summers, non capisco il motivo per il quale ve ne state chiusa lì, quando io v’avevo ordinato di sedervi e di prestar attenzione a quello che avevo da esporvi.”. La voce s’era indurita, era arrabbiato, ma cercava lo stesso di rimanere calmo. “Cercherò, per questa volta, di venirvi incontro, ma ora ascolterete scrupolosamente quello che ho da dirvi. Come sapete tra poco si terrà la festa per la Vigilia di Natale ed i domestici avranno bisogno d’aiuto per servire gli antipasti durante i primi balli. Pertanto ho deciso che anche voi presterete servizio durante il ricevimento come una normale domestica. Prenderete ordini da Willow.” Si stava allontanando ma poi tornò indietro.

 

“Ah! Quasi non rimembrai di notificarvelo, ma la cena dovrà essermi servita alle otto in punto nello studio.”. Sentì di nuovo i passi che si dirigevano verso lo studio poi sentì la porta che si chiudeva.

 

Con lo scorrere del tempo il senso di calore l’abbandonanava ed il respiro si stava, via via, normalizzando. Le dispiaceva aver fatto infuriare il suo padrone ma, possibile che non capisse che lei era malata? Sembrava così attento ad ogni più piccolo particolare e, come poteva non notare i segni della sua indisposizione?

 

William non conosceva il motivo della rabbia che l’aveva investito. Poteva capire che le sue provocazioni offendessero Buffy, ma non riusciva a farne a meno. Quella ragazza scatenava in lui emozioni talmente forti ed incontrollabili che il suo corpo agiva da solo, come sotto l’influsso di un incantesimo. Un dolce incantesimo che lo stava legando a lei, ogni giorno che passava, sempre piu intensamente. Buffy, invece, sembrava che facesse, ogni giorno, un passo indietro per allontanarlo maggiormente. Doveva fare qualcosa per farle fare i passi nella sua direzione, doveva spronarla affinchè la distanza tra loro diminuisse sempre di più. Decise di giocare in modo pesante ed il tutto per tutto.

 

 

 

I preparativi per la festa erano stati quasi ultimati. I cuochi, una ventina in tutto, occupavano le cucine già dall’alba per preparare tutte le pietanze necessarie per la sera. Le cameriere stavano dando gli ultimi ritocchi alle decorazioni, mentre alcune di loro passavano di nuovo con gli strofinacci per lucidare i candelieri.

 

A Buffy fu data la divisa da indossare in quella sera. Era elegante e di colore beige. Avevano anche dei guanti ed un berrettino molto graziosi di color bianco. I rapporti tra lei e William, in quelle settimane, furono abbastanza distanti. Lei era impegnata a seguire gli ordini di Willow e lui era impegnato a spedire inviti e ad accogliere importanti proprietari terrieri. La sera, troppo esausta, si ritirava subito nella sua stanza e cadeva in un sonno profondo.

 

Erano quasi le otto e mezza. Gli ospiti erano stati invitati per le nove. Lei salì le scale per andare a chiamare William. Di solito, gli invitati, non si presentavano mai puntualmente ma abbondantemente in ritardo, tuttavia era meglio non rischiare di farsi trovare impreparati.

 

Una volta al piano di sopra Buffy bussò educatamente ed attese il permesso di entrare. Le fu accordato e quando entrò nella stanza vide che William non si era ancora preparato. Aveva ancora indosso abiti normali, era a piedi nudi e aveva i capelli arruffati. Guardando verso la stanza vide che il letto era disfatto, doveva aver riposato per non rischiare che il sonno lo cogliesse durante la festa. Buffy gli disse.

 

“Padrò, dovete prepararve pe’ la festa! Siete in ritardo!” e si avviò per rifare il letto. William non perse tempo e la seguì. Buffy era già di spalle, quando lui entrò di soppiatto, ed era intenta a tirare e ad allineare le lenzuola. Lui si mise dietro di lei. Buffy, resasene conto, s’irrigidì e divenne subito color rosso vivo e lentamente si girò e di nuovo incontrò gli occhi stupendi di William che, come sempre, la fissavano ostinatamente. Stava per scappare, quando… “Ah, ah… Lady Summers, non è necessario che vi agitiate tanto sto solo…” e dicendo questo, sempre fissandola, lentamente allargò le braccia. Buffy stava per venir meno, sicuramente l’avrebbe presa tra le braccia! Piano piano, però, William iniziò anche ad abbassarsi fino a raggiungere, circa, l’altezza della vita di Buffy. Lei era in preda al panico, di nuovo con i sintomi della malattia più forti che mai, lui alzò il sopracciglio sinistro e le fece un sorriso diabolico. Guardandolo in quella posizione, inginocchiato davanti a lei e con lo sguardo fisso negli occhi verdi della ragazza, il viso di William con quell’espressione aveva un che di diabolico e perverso. Si sporse leggermente in avanti e, con un movimento aggraziato e leggero fu di nuovo in piedi davanti a lei mostrando, facendole danzare davanti al suo viso, le scarpe che aveva raccolto da sotto il letto. Buffy aprì la bocca per dire qualcosa, ma lui si era già voltato e stava aprendo l’armadio per scegliere l’abito per la festa. Lei, senza essere vista, si accasciò sul letto. Non ce la faceva più, la testa era confusa e la vicinanza di William, ultimamente, la faceva rimanere senza fiato.

 

Purtroppo per lei l’assedio del ragazzo non era ancora terminato e, con il viso sorridente e gioioso, fu nuovamente davanti a lei che, come una molla, scattò in piedi. In mano teneva un vestito lussuoso color verde-azzurro molto bello. I pantaloni erano neri e dal taglio elegante, probabilmente era stato fatto su misura per lui. La mente di Buffy era ancora scossa dalle emozioni provate prima e non riusciva a muoversi come avrebbe voluto. Nello stesso istante lui le porse il vestito in modo deciso, lei lo prese in mano, e si allontanò un poco. Con uno sguardo ammiccante allargò le braccia e disse.

 

“Mia dolce fanciulla, ora mi aiuterete a cambiarmi…” sorrise beffardamente.

 

Buffy, alla quale le parole arrivarono con alcuni secondi di ritardo, arrossì violentemente e sgranò gli occhi. Come si permetteva? Con tono deciso.

 

“Padrò, nun ce penso nemmeno! Anche se ve servo nun ve posso aiutà a cambiarve!”. Era una sfida aperta tra i due, ma lei stava per perderla miseramente. Senza scomporsi di molto lui le rispose, ancora con le braccia sollevate e l’espressione ammiccante.

 

“Lady Summers, non ve lo sto chiedendo, ve lo sto ordinando…” e con un movimento deciso spostò il braccio sinistro nella direzione di Buffy e fece segno con il dito di avvicinarsi. Buffy, ormai succube delle emozioni che le offuscavano la mente, si avvicinò e tese le braccia per iniziare a sbottonargli i vestiti. Purtroppo non sapeva da dove iniziare. Sbottonandogli i pantaloni sarebbe rimasto nudo dalla vita in giù, ma la camicia gli avrebbe coperto le parti intime fino a quando non fosse arrivato il momento di dovergli togliere anche la camicia… le mani iniziarono a tremarle ma decise, comunque, che stavolta non sarebbe fuggita. Sicuramente comportandosi in quel modo avrebbe perso il lavoro e quindi s’impose di continuare. Decise di sfilargli la camicia e, sempre con esitazione, iniziò ad aprire i bottoni. Lui abbassò le braccia in modo che la camicia, una volta che Buffy l’avrebbe fatta passare oltre le sue spalle, fosse caduta a terra da sola. Così successe e Buffy potè ammirare, per la prima volta, un uomo mezzo nudo. Il torace di William liscio e asciutto ma muscoloso era davanti a lei. Purtroppo la ragazza non era più in grado di agire secondo logica, era come posseduta e ormai eseguiva i gesti come un automa cercando di non pensare a nulla. Arrivò il momento di sbottonare i pantaloni, gli occhi le si velarono di lacrime, non aveva mai fatto una cosa del genere e se ne vergognava molto.

 

William, vedendola in quello stato, si pentì di quello che le aveva chiesto di fare. Le prese dolcemente le mani che stavano armeggiando con i bottoni dei pantaloni, le portò alle labbra e le baciò, poi le disse. “Per ora basta, potete congedarvi. Andate da Willow ed eseguite gli ordini che v’impartirà durante la serata. Desidero che tutto sia perfetto.”. Detto questo si diresse verso il bagno e chiuse la porta. Buffy scappò via dalla stanza, non vedeva l’ora di andarsene, le vampate erano ormai incontrollabili, come le lacrime che, calde, le bagnavano le guance. Non capiva nemmeno lei se queste erano scaturite per la paura o per il turbinio di emozioni che l’avevano colta stando così vicina al suo padrone. L’unica cosa che sapeva era che, di tanto in tanto, si scopriva a pensarlo, quando non era con lui e ad osservarlo mentre erano insieme e non era vista. Scacciò quei pensieri e raggiunse Willow la quale le disse che lei era stata assegnata al servizio della cucina. Avrebbe portato i vassoi con gli antipasti in mezzo agli ospiti durante i balli.

 

Lei ne fu contenta, almeno avrebbe visto un po’ di gente. Mentre il cuoco le illustrava tutte le sue creazioni culinarie, Buffy pensava a lui. Ripensava come, in quelle settimane, l’avesse portata ad avere attacchi sempre più frequenti della sua malattia. Un giorno, ricordava, era seduto nello studio con la camicia semi-aperta e le gambe incrociate sulla scrivania. Lei aveva servito il tè con le fette biscottate e la marmellata. Lui aveva immerso il dito nel barattolo e s’era messo a succhiarselo con gusto sotto i suoi occhi increduli. Lui la fissava ostinatamente e lei era incapace di muoversi come incantata da quel movimento. Dopodichè immerse di nuovo il dito nel barattolo ma, questa volta, l’aveva invitata a servirsene come aveva fatto lui. Lei, come sempre, era scappata. Ricordava altre volte in cui, vederlo mangiare in un particolare modo, era rimasta incantata a guardarlo. Sapeva portare la sua attenzione sulle sue labbra e lei non riusciva a sopportare quelle prese in giro da parte del suo padrone. Insomma, con le altre domestiche non si comportava in quel modo, anzi, era sempre molto gentile e corretto. Perché le faceva questo?

 

William, mentre si preparava, pensava a quello che aveva fatto. Ora ne era sicuro, anche lei provava una sorta d’attrazione per lui se no non si sarebbe comportata in quel modo ogni volta che tentava di provocarla. Durante la festa avrebbe messo in azione il suo perfido piano che, sicuramente, gli avrebbe fatto capire se Buffy teneva a lui.

 

I primi ospiti stavano arrivando e lui era pronto ad accoglierli. Era tempo di aprire le danze.

 

 

 

Atto 10

 

La grande sala era gremita di gente. Buffy non ne aveva mai vista così tanta in vita sua, erano almeno il doppio o il triplo di quella che viveva nel suo paesino. Si aggirava faticosamente tra gli ospiti con il vassoio pieno di tartine e altre cose di cui non sapeva il nome sorridendo e facendo inchini a tutti. William stava chiacchierando con un gruppo di gentiluomini molto garbatamente. Dopo un paio d’ore Buffy aveva i piedi in fiamme, non ce la faceva più… Aveva fatto di tutto per evitare William e, fortunatamente, c’era riuscita. In quell’istante fu annunciato un nuovo ingresso alla festa.

 

Il responsabile degli inviti gridò il nome di una certa contessina Melany della famiglia Sforza del Ducato di Milano.

 

La ragazza fece il suo ingresso, aveva all’incirca diciassette anni. Indossava un vestito lungo di seta blu come la notte con dei fili d’argento intrecciati nel tessuto che luccicavano armoniosamente ad ogni elegante movimento del corpo della ragazza. I capelli, color castano chiaro, erano raccolti e fissati con un diadema dorato molto fine e piccoli boccoli le ricadevano ordinatamente sulle spalle abbronzate, lasciate scoperte dal vestito. Negli occhi grigi della contessina scintillavano scheggie color smeraldo che giocavano con le luci della sala e le mettevano in risalto il volto grazioso. Con fare deciso William le fu accanto, le baciò la mano delicatamente e le rivolse un gran sorriso. La rabbia in Buffy crebbe a dismisura, con fare prepotente si aggirava sempre più frenetica per la sala con il suo vassoio in modo da seguire i due ragazzi che si allontanavano parlottando.

 

William conosceva perfettamente la contessina in quanto la sua casa di villeggiatura, nella quale si erano ritirati i suoi genitori, era proprio vicina a quella della fanciulla. Tutte le estati le avevano passate assieme e non si erano mai persi di vista in tutti quegli anni. Lui era felice di rivederla ogni Vigilia, lei si sarebbe fermata pochi giorni dai parenti e poi sarebbe tornata nella sua città.

 

In quel momento William, dopo i soliti convenevoli e informazioni sui suoi genitori, disse alla Contessina “Sapete? Ho conosciuto una fanciulla e vorrei chiedervi di aiutarmi per farmi notare da lei.” La Contessina era allibita, c’era una ragazza che non lo notava? Ma era forse folle?

 

“Mio signore… William, siete certo che questa ragazza merita di godere dei vostri favori? Non per intromettermi nella vostra vita privata, ma non vorrei che faceste una scelta avventata.”. Gli sorrise amabilmente. Tutto, nella ragazza, sprigionava bellezza e raffinatezza. Ogni suo movimento ed ogni sua parola denotavano grande studio ed attenzione all’educazione che la madre le aveva imposto. Molti uomini la corteggiavano, ma lei non ne aveva scelto ancora nessuno, voleva il vero amore e prima o poi l’avrebbe trovato, ne era certa. William rispose alla sua domanda.

 

“Ne sono sicuro Mel (^__________^), lei è dolce, genuina, piena di vita” sorrise pensando a Buffy “si agita per un nonnulla, ma ha un sorriso dolcissimo e sono certo di godere anche io dei suoi favori. Solo che lei non lo ammetterebbe mai, non ha esperienza con gli uomini, non sa esprimere quello che sente, ma è una persona estremamente corretta ed è… vera! Non come la maggior parte degli ospiti di questa sala che sono qui solo perché DEVONO esserlo, non mi sorride perché DEVE farlo, capite quello che voglio dire?”. William fissò Melany e lei realizzò che non lo aveva mai visto con quello sguardo perso e dolce mentre parlava di qualcuno. Doveva essere veramente importante per lui.

 

“Va bene William, vi aiuterò! Ma ditemi, la ragazza si trova in questa sala? Vorrei che me la indicaste, mi piacerebbe dare un volto alla fanciulla che riempie i vostri pensieri”. La ragazza guardava i volti delle nobili che si trovavano nella grande stanza… quale poteva essere? Buffy, nel frattempo si era fermata vicino ad una delle finestre della sala cercando di nascondersi dietro una delle tende, purtroppo per lei il grande vasoio sporgeva vistosamente e lei risultava, quindi, visibilissima a tutti apparendo strana come al solito. William rispose alla Contessina.

 

“Sono contento che mi accordiate il vostro aiuto, ma la fanciulla non posso indicarvela, ed il motivo è che lei mi appartiene. E’ solo mia.”. L’espressione di lui si era fatta molto seria, tuttavia sorrise gentilmente e spiegò in modo rapido e conciso il piano all’amica d’infanzia che fece segno di aver capito tutto. William diede un rapido sguardo alla sala per individuare Buffy. Non appena vide il vassoio che sporgeva da dietro una delle tende non ebbe dubbi che si trattasse di lei. Bene, il pesce aveva abboccato ed ora era tempo di avvolgere la lenza per attirarlo nella rete.

 

Buffy guardava nella direzione del divano dove si erano appartati William e la Contessina-di-non-so-dove, di tanto in tanto una mano spuntava dalla tenda e pescava una tartina dal vassoio. Mangiava in modo ansioso e le narici del naso si erano dilatate leggermente grazie al respiro accellerato che aveva. Una stretta allo stomaco e la rabbia crescente le impedivano di fare qualsiasi movimento ma teneva, comunque, gli occhi ben fissi sulla coppia.

 

Proprio sotto i suoi occhi, la mano di William passò sulla vita della ragazza, mentre con il dito dell’altra le disegnava piccoli cerchi proprio sopra l’attaccatura del decolletè. La mano, dalla vita, passò dietro la schiena accarezzandole la nuda pelle ambrata. Lei sorrideva e fissava William in modo molto provocatorio così come faceva lui. Le stava regalando grossi sorrisi e le chiacchierava nell’orecchio con fare suadente. Buffy non era più in se ma non riusciva a non guardarli. Ora il suo viso era attaccato al collo della ragazza, era certa che le stesse posando piccoli baci lungo il collo, almeno notando l’espressione estasiata di lei! Buffy stringeva, con la mano libera, la tenda con tutta la forza che aveva. Un velo di lacrime le offuscò la vista per un attimo. Perché si sentiva così? La ragazza si era spostata con il corpo verso William che la stava ricoprendo di carezze e baci proprio sotto i suoi occhi. Non ce la faceva più! Uscì dal suo “nascondiglio” e, senza guardare a chi lo consegnava, disse.

 

“Pigliati ‘stu coso e portalo in da’ cucina! Riempilo e rifa’ lu giro!!!”. Uno degli invitati la stava guardando in malo modo, ma lei non si girò neanche, glielo mise in mano e scappò via piangendo. William lo notò e all’istante smise di accarezzare e sbaciucchiare Melany. Con fare garbato le disse che tutto era funzionato per il meglio. Purtroppo lui non poteva abbandonare il ricevimento quindi passò ancora del tempo a parlare con la sua amica augurandosi che Buffy sbollisse la rabbia. Non vedeva l’ora che tutti gli invitati se ne andassero per ritirarsi nella sua stanza.

 

Attorno a mezzanotte ci fu il brindisi di Buon Natale e, poco più tardi, gli ospiti iniziarono ad andarsene lasciando un grande vuoto nella stanza. Il vuoto più grande era nel cuore di William, sapeva di aver esagerato e se ne dispiaceva, ma ora poteva andare a vedere come stava Buffy. William congedò anche Melany promettendole di scriverle come andavano avanti le cose. Le diede un bacio sulle labbra come ringraziamento per l’aiuto e l’abbracciò. Le voleva molto bene e, ogni volta che la vedeva andare via, si sentiva un pochino triste. Lei gli augurò buona fortuna e si avviò verso la porta d’ingresso, si voltò ancora una volta per sorridergli e poi sparì.

 

William diede disposizioni a Willow per la pulizia dell’indomani e correndo si diresse verso la sua stanza. Sapeva che Buffy si era rifugiata lì. Aprì la porta e, attraversato il salottino, accostò l’orecchio alla porta di Buffy. Con immenso dispiacere sentì che ancora sighiozzava. Mormorò un “mi dispiace” sommesso e si ritirò nella sua stanza per prepararsi per la notte. Buffy l’aveva sentito rientrare e premette ancora di più il volto sul cuscino. Si era già messa la sua camicia da notte e si era preparata per dormire, ma non riusciva a far nient’altro che piangere. Rivedeva la scena di lui con la ragazza e le lacrime scendevano copiose. William, benchè preoccupato per Buffy, si addormentò quasi subito. Le avrebbe parlato l’indomani con più calma, anche per lei sarebbe stato meglio.

 

Buffy fissava il soffitto, le lacrime si erano fermate. Per tutta la sera le sue vampate erano aumentate ed ora aveva anche quella stretta allo stomaco che non la lasciava in pace. In due secondi le venne in mente una vendetta. Con decisione si alzò dal letto, prese la brocca dell’acqua che usava per la toilette mattutina, spalancò la sua porta e, pian piano si diresse verso la stanza del suo padrone. Aprì piano, per fortuna lui lasciava sempre una delle lampade accese e quindi lo vedeva perfettamente, addormentato tranquillamente. Si girò in quell’istante, ora era supino ed ignaro della sorte che lo attendeva. Con un gesto fulmineo Buffy versò l’acqua gelata addosso a William. Lui si svegliò di colpo e vide Buffy in piedi accanto al suo letto. Le lacrime le solcavano, nuovamente, il viso. Prese ad urlargli.

 

“Ora v’mmalerete puru voi! Così nun riderete più de me! Io nun c’a facc’ chiu’!”. William, senza pensarci due volte, le prese per la mano e l’attirò nel letto, poi la fece rotolare sotto di lui con un movimento veloce in modo che non potesse scappare. Affondò il viso nei capelli profumati di Buffy e le disse all’orecchio.

 

“Lady Summ… Buffy…” il suo nome pronunciato in un soffio, come se potesse sparire da un momento all’altro “… io sono ammalato da molto tempo, siete voi che non ve ne siete resa conto…”. Poi, non riuscendosi più a trattenere, iniziò ad accarezzarla, dapprima molto sensualmente e via via sempre più profondamente. Buffy rimase scioccata da quelle parole e dai gesti che William stava “compiendo” sul suo corpo. Da vendicatrice si ritrovava, ora, vittima. Tuttavia il suo corpo reagiva alle carezze di William, le sue labbra erano scese sul suo collo, le ponevano piccoli baci fino a dove la camicia da notte gli consentiva d’arrivare. Sollevò la testa ed incontrò il viso di Buffy. Lei si era abbandonata completamente, aveva chiuso gli occhi ed respiro era accellerato. La fissò per un tempo infinito, in modo dolcissimo, ora sapeva che l’amava, incondizionatamente, profondamente. Si era innamorato di lei già al paesino, quando l’aveva vista spuntare da dietro la porta sporca di fuligine. Si era innamorato di lei quando l’aveva vista ridere, quando l’aveva vista dopo il bagno, quando le era caduta in braccio sul carro, quando avevano mangiato sotto la quercia. Ogni giorno si innamorava di lei, di ogni suo gesto e di ogni sua parola. Aveva capito che, anche se con le parole non si erano compresi, i loro cuori si erano parlati, avevano abbattuto quella barriera molto prima di loro, si erano avvicinati e si erano avvinghiati uno all’altro. Lui non sapeva quello che Buffy provava, ma era certo che erano le sue stesse emozioni. E poi il suo amore sarebbe bastato per entrambi.

 

 

L’avrebbe guardata per sempre. In quell’istante Buffy aprì piano gli occhi e, come se fosse la cosa più normale disse a William.

 

“Aho’, già finito?” Lui si sollevò un poco non credendo a quello che aveva udito. Lei ne approfittò, si divincolò e scappò nella sua stanza. William si maledisse. Ancora bagnato dall'acqua che Buffy gli aveva tirato andò in bagno e si asciugò, poi prese le lenzuola le tirò via dal letto e le sostituì con pazienza. Era una cosa che gli riusciva difficile ma, fortunatamente, mentre osservava Buffy aveva capito in parte come si faceva.

 

Finito di rifare il letto andò con calma verso la stanza di Buffy, prima di arrivarvi ravvivò le fiamme nel camino che si stavano spegnendo, aggiunse altra legna e poi, piano, bussò.

 

“Lady Summers, avrei bisogno del mio scalda-coperte, me lo potreste preparare? I carboni del camino sono pronti e le lenzuola sono fredde grazie a qualcuno che ha gettato l’acqua sul letto.”. Buffy, sentendosi in colpa, prese la sua vestaglia, si coprì ed uscì. Fissando William di sottecchi prese lo scalda-coperte ed iniziò a riempirlo di carboni ardenti. La sua presenza la rendeva nervosa, aveva le mani che tremavano e, grazie a questo, si bruciò.

 

“Aho’, che mmale!!”. Lui corse in suo soccorso. Le prese gentilmente la mano e se la portò alla bocca. La baciò e prese a succhiarle il dito che aveva bruciato. Buffy a quel contatto avvampò di nuovo. Lui le stava davanti, la osservava con ostinazione e le succhiava il dito con fare sensuale iniziando anche a muovere la lingua attorno ad esso e poi la portò pian piano anche in mezzo alle dita giocherellando e picchiettandola gentilmente in quel piccolo spazio tra un dito e l’altro. Lei, rossa come un peperone e con il cervello che le fumava, cercò di strattonarla, ma data la poca forza che aveva in quel momento, la mano restò immobile stretta tra quelle di William, quindi le riuscì solo di avvicinarsi di più a lui, mentre aveva piegato il braccio per sottrarsi. Buffy voleva scappare, ma i suoi occhi erano fissi e persi in quelli di lui che continuava beatamente il suo gioco. Le gambe non le funzionavano, per un attimo si perse in quello che lui le stava facendo, ma subito dopo s’impose di riaprirli. Spalancò la bocca per dire qualcosa e lui ne approfittò per coprirgliela con la sua cingendole la vita con entrambe le braccia. Buffy sgranò gli occhi, non poteva crederci! Quello era un bacio, un bacio vero! Un atto di venerazione che si scambiano solo marito e moglie, le aveva spiegato Joyce. William fece scorrere una mano sulla schiena di lei, mentre con l’altra continuava a tenerla stretta. Fece salire ancora di più la mano in modo da accarezzarle i capelli, poi le spostò il viso un pochino a destra in modo di farla respirare. Le gambe di Buffy non la sorreggevano più, inconsciamente, si attaccò alla camicia di William e la strinse con forza. Lui si staccò dalle sue labbra, ma senza liberarla dall’abbraccio. La fissava dolcemente e con amore, Buffy non gli aveva mai visto una tale espressione.

 

“Buffy… vi voglio, come non ho mai voluto nessuna prima di voi. Come non vorrò mai nessuna dopo di voi. Concedetevi vi prego! Io vi amo con tutto me stesso e se voi non mi amate fa lo stesso, il mio amore basterà per entrambi” nel suo viso una preghiera. Buffy no aveva capito cosa intendesse dire ma aveva capito benissimo che quell’uomo la amava e lei? Lei era malata maledizione! Un giorno non lontano sarebbe morta e cosa avrebbe fatto? Decise di rispondere a William.

 

 

“Mio signo’”

 

“William, vi prego, chiamatemi con il mio nome almeno per questa sera”.

 

“… Willìamm… “ Sussurrò piano come se pronunciandolo avesse trasgredito a qualche regola, lui l’abbracciò forte.

 

“Si Buffy, ditemi…”.

 

“Io non posso. Sto male, so’ mmalata, nun so quanto tempo avrò ancora da passà su questa Terra, nun chiedetemi più nulla.”. Poi spiegò molto seriamente e minuziosamente tutte le sensazioni di calore, le strette allo stomaco e la rabbia crescente di quella sera quali sintomi della sua malattia. Chiese a William cosa ne pensasse, guardandolo con un po’ di timore con lo sguardo.

 

Lui si sciolse dall’abbraccio, la prese per le spalle, la guardò in viso e poi scoppiò in una sonora risata, rideva davvero di gusto. Buffy non credeva ai suoi occhi, come poteva ridere dopo quello che gli aveva raccontato? Era dunque senza cuore? Stava per rimettersi a piangere, quando lui si fece di nuovo serio e, con sguardo dolce, le disse con voce calma e profonda.

 

“Buffy, queste sono sensazioni normalissime. Sono sentimenti che si provano quando ci si innamora, quando nascono l’attazione, la passione, l’amore… per un’altra persona. Mi capite? E se le provate quando siete vicina a me, vuol dire semplicemente che voi ricambiate il mio amore, siete innamorata di me come io di voi…”. Rimase in attesa di una risposta. Nella mente di Buffy, in quei pochi istanti, riecheggiavano le parole di William “siete innamorata di me”. Alzò il viso verso di lui sorridendo leggermente.

 

“Uhm… Nun fa’ n’a grinza questo discorso…” lui le catturò le labbra e l’imprigionò tra le sue braccia. Tra un bacio ed un respiro William le disse di nuovo.

 

“Vi voglio Buffy, vi desidero, siate mia…”, si staccò un attimo da lei e, con fare sensuale, le prese i lembi della cintura della vestaglia e l’aprì facendola poi scorrere giù dalle sue spalle e cadere atterra. Guardava Buffy come se volesse essere certo di avere la sua approvazione, lei non lo fermava, lo fissava. Lei era ancora ferma alla frase “siete innamorata di me” e tutto ad un tratto sbottò.

 

“E voi? E voi mi amate?” chiese con apprensione.

 

“Certo, più della mia stessa vita e continuerò a ripetervelo all’infinito se necessario”. Il volto era serio, ma gli occhi gli brillavano accesi dalla passione e dall’amore che bruciavano per lei.

 

“Ma voi nun siete rosso! Nun è vero che m’amate!” continuò Buffy. Lui mutò l’espressione che passò da seria a divertita. Alzò un sopracciglio e le rispose con fare ammiccante e voce suadente.

 

“Oooohhh, certo che lo sono… ora sta a voi scoprire dove arrossisco” il sorriso divenne un ghigno di sfida ed il sopracciglio era ancora alzato. Con un lieve cenno del capo la stava invitando a scoprire questo segreto. Lei non ci credeva.

 

“Ma davero se po’ arrossì anche da artre parti? Nun lo sapevo mica…” disse pensierosa. Il ghigno di William si allargò di più.

 

“Certo che si, provate a cercare e vedrete…” e, come nel pomeriggio, si allontanò un poco e allargò le braccia mettendosi a disposizione per un’ispezione accurata fissandola sensualmente.

 

 

Mossa da un’incredibile ed incontrollabile curiosità questa volta Buffy non si fece scupoli. Iniziò a togliergli la camicia con fare sicuro ed osservò con cura il suo petto poi gli girò intorno sfiorandogli la pelle liscia e bianca, da vero nobile, come per cercare segni tangibili di questo rossore… sulle spalle, sulla schiena e di nuovo sul petto. Lui chiuse gli occhi e si abbandonò a quel tocco leggero respirando un poco più velocemente, Buffy non trovò nulla. Gli si avvicinò di nuovo e, questa volta, iniziò a sbottonargli i pantaloni. William era già eccitato dal contatto che aveva avuto pochi attimi prima così lei trovò qualcosa che non aveva mai visto non appena i pantaloni gli scivolarono elegantemente verso terra, lasciandolo nudo davanti a lei.

 

Buffy fece un balzo indietro coprendosi gli occhi, ma lasciando un piccolo spiraglio tra le dita dal quale sbirciare, dicendo.

 

“Mado’ e che è quello?? Nun ce sta niente de rosso ma c’è… c’è…” e puntava ripetutamente il dito indicando, tra l’altro precisamente grazie allo spiraglio, la sua virilità eccitata. William scoppiò a ridere piegandosi in due… era troppo divertente! Troppo vera! Ed il suo cuore scoppiava d’amore per lei. Recuperata una certa serietà prese per mano Buffy, lasciando che con l’altra continuasse a coprirsi gli occhi e le disse gentilmente, con voce calda.

 

“Venite Buffy, questa sera ho da insegnarvi un po’ di cose…”. La trascinò, per mano dietro di se, dirigendosi nella sua stanza. Buffy si stava ancora coprendo gli occhi, non voleva fissargli il fondoschiena, anche se lo spiraglio, nel frattempo, si era allargato di parecchio. La sua curiosità si era fatta molto audace. La fece entrare e richiuse la porta dietro di se, si girò e s’avventò su di lei buttandola sul letto, imprigionandola sotto il suo corpo. Prese a baciarla e accarezzarla sempre più audacemente. I baci si facevano più profondi e le carezze più provocanti. Buffy iniziò a gemere di piacere, non aveva mai provato queste sensazioni, non sapeva cosa fare e decise di non pensare a nulla ma di lasciarsi andare, senza muoversi. Lui, con molta disinvoltura le fece scorrere le mani sulle gambe in modo da sollevarle la camicia da notte. Le accarezzò i fianchi con entrambe le mani salendo verso le spalle, le prese dolcemente le braccia portandole sopra la testa in modo da sfilarle del tutto l’ultima, sottile, barriera che separava le loro pelli. Lei lo lasciò fare senza intervenire, ma facendosi guidare da lui; non sapeva dove mettere le mani e, nello stesso tempo, voleva assaporare quelle nuove sensazioni in modo totale. Le loro pelli s’incontrarono, Buffy era così morbida sotto di lui, sentiva il profumo della sua pelle, dei suoi capelli. Incontrò, sollevandosi, gli occhi verdi della ragazza che risplendevano alla luce flebile della lampada ad olio. Era imbarazzata ma gli sorrise dolcemente e disse con voce lieve.

 

“Nun so che fare…”. William le rispose sussurrandole nell’orecchio. “Abbracciatemi forte, ve ne prego…” così facendo le portò le braccia sulle sue spalle. Lei si strinse a lui con forza. “Vi amo…” Si sollevò. “Ti amo Buffy…” (lo so che il “tu” non era usato a quei tempi tra i nobili, ma ci stava così bene ^__________^). Riprese ad accarezzarla e stavolta la sua bocca scese dalle sue labbra, al collo, ai seni… Le stuzzicava i capezzoli con la lingua e Buffy si strinse ancora di più alle sue spalle inarcando, naturalmente, il corpo verso quello di lui in modo che i loro corpi potessero diventare uno solo. Gemeva sommessamente ad ogni tocco esperto di William che, dopo aver giocato con i capezzoli di Buffy stava scendendo, lentamente disegnandole cose astratte con la lingua sul ventre, verso le sue parti intime. Con le mani stringeva ancora i suoi seni e ne stuzzicava la punta con l’indice ed il pollice facendola gemere sempre più.

 

 

Ad un certo punto lei disse.

 

“De’ più, de’ più Willìamm” respirando in modo molto accellerato. Lui si fermò un secondo. “Si amore, ogni vostro ordine verrà eseguito, questa sera sono io il vostro servo…”. Raggiunse le sue parti intime, le allargò un poco le gambe per posizionarsi meglio ed iniziò a picchiettare velocemente con la lingua il centro del suo piacere. Lei non era più in se, chiuse le gambe tutto ad un tratto bloccando la testa di William che, per farsi liberare, dovette richiamare la sua attenzione battendole dolcemente una mano sul ventre. “Scusatemi Willìamm, davero!!”

 

“Non fa nulla Buffy, a parte la mancanza d’aria, stavo bene là sotto.”. Ammiccò, mentre si rimise nella stessa posizione ed iniziò di nuovo a giocare, questa volta il suo corpo rispose automaticamente a quella sollecitazione ed allargò di più le gambe. Inaspettatamente, però, lui si sentì prendere per i capelli e strattonare verso l’alto… gli stava tirando i capelli…

 

“Ahi! Ahi, Buffy, mi fate male! Lasciatemi andare i capelli!”. Buffy però, non lo ascoltava, era in preda al piacere più assoluto, lo stava portanto verso la sua bocca, voleva saggiarne di nuovo il sapore. Stavolta fu lei a baciarlo, molto goffamente, ma pian piano riuscì a trasformarlo in un bacio rovente, le loro lingue giocavano e s’intrecciavano esplorandosi, a vicenda, le bocche. Le gambe di Buffy si erano avvolte attorno al bacino di William che, non potendo più resistere dal desiderio si scostò da Buffy e le disse.

 

“Tesoro, ora v’insegnerò qualcosa di nuovo, volete?”. Dato che quello che aveva assaporato fino a quel momento le era piaciuto parecchio fece segno di si con il capo. Lui rotolò via da lei e si stese supino sul letto, lasciandola libera. Poi allungò il braccio verso di lei e l’attirò a se. Le prese una mano e se la portò sul membro. Le chiuse le dita attorno al muscolo teso e le disse piano “Ora muovete le mani su e giù”. Buffy, sebbene con timidezza, non si ritrasse a quella nuova esperienza e, ricordando bene come usava l’attrezzo per fare il burro, si mise in ginocchio, strinse meglio il membro di William e con forza ed energia iniziò a fare movimenti in alto ed in basso velocemente. William gridò.

 

“MA PORCA….!!! AHI AHI AHIIIIII… Fermatevi!! FERMATEVI!!” Buffy si fermò subito e William si mise su un fianco tenendosi i genitali doloranti… una lacrimuccia gli scendeva sulla guancia…

 

“Aggio sbagliat’ quarcosa?” Chiese Buffy in apprensione vedendolo in quello stato. William non aveva più fiato nei polmoni e la voce gli era morta in gola. Per risponderle, le fece segno con la mano di aspettare un attimo in modo che riuscisse a riprendere l’uso della parola ed una respirazione normale.

 

Alcuni minuti dopo, lui si rigirò e, con voce flebile, disse a Buffy, che aveva continuato a fissarlo e ad accarezzargli la schiena dispiaciuta per avergli fatto male.

 

“Buffy, non è questo il modo, dovete sapere che questa è una zona estremamente delicata. Dovete essere molto gentile, veloce va bene, ma gentile, ve ne prego.”. Buffy asserì con il capo, con dolcezza e, cercando di essere il più delicata possibile, chiuse la mano attorno al suo membro rilassato. Che strano, ora era così diverso da prima. William l’attirò, però, a se e la baciò con trasporto, le fece ritrarre la mano dalle sue parti intime e se la mise a cavalcioni sopra di lui. William guidò le mani di Buffy sopra il suo petto incitandola ad accarezzarlo, lei prese un po’ di confidenza ed iniziò a baciarlo e a leccargli i capezzoli come lui aveva fatto prima con i suoi. Lui gemette e si abbandonò al tocco della sua amata portando le mani sui suoi seni iniziando a sollecitarli con le dita così che anche la respirazione di Buffy divenne più rapida mentre piccoli gemiti le uscivano dalla bocca. William la prese per la vita e se la mise di nuovo sotto di lui, ora doveva essere pronta ad accoglierlo. Per sincerarsene, sempre baciandola nei punti sensibili del collo e dei seni, fece scivolare la mano nel basso ventre di Buffy facendola gemere più forte. Le massaggiò un poco, con le dita, il centro del piacere e, sentendola bagnata a dovere, infilò due dita dentro di lei facendole sentire una punta di dolore che si mescolava al piacere. William, soddisfatto, le allargò le gambe, si sistemò meglio sopra di lei pronto a penetrarla. Buffy, vedendolo in quella posizione, si spaventò e gli disse.

 

“Ma che stai a fa' accussì? Che è sta cosa dura che sient’? Se le mani ce l’hai qui, che è che sta a spingere??”.

 

“Shht Buffy, ora vi faccio sognare, vedrete, non vi farò del male” dicendo questo le fece l’occhiolino maliziosamente. Con gentilezza si spinse in lei cercando di farla abituare a poco a poco, lei, per ringraziamento gli conficcò le unghie nella schiena urlando.

 

“AHIAAAAAAAAAAAAA, me fate maleeeeee!!!!” cercò di divincolarsi ma lui non si staccò dal suo corpo. Si spinse ancora di più con un movimento aggrazziato del bacino, c’era quasi.

 

“Basta, basta, ve pregoooohhhh”. Buffy iniziò a gemere, il dolore si era mescolato al piacere che i movimenti di William, sempre più sinuose e rapide, le stavano regalando. Le sue unghie, ancora ben conficcate nella pelle bianca di lui, allentarono la presa ed iniziarono a scorrere lungo la schiena di William. Inarcò il corpo per meglio accoglierlo e gli cinse i fianchi con le gambe gemendo in modo chiassoso. “Aaaaah, si, WILLÌAMM… ANCORA, ANCORA!”. Chiedeva Buffy in preda al piacere. Lui si chinò a baciarla e vennero insieme. Buffy, scossa dal suo orgasmo, guardò William che si era rilassato su di lei. Piano gli accarezzò la nuca e gli diede piccoli baci sulla tempia, sulla fronte.

 

“Vi amo William” si sforzò di pronunciare il nome del ragazzo in modo pulito, senza accenti. Lui, incredulo, girò il volto verso di lei e rispose.

 

“Finalmente ce l’avete fatta…” sorrise con amore. Cambiarono le posizioni e si addormentarono abbracciati, Buffy con il viso sul suo petto. Era ormai l’alba del giorno di Natale e loro avevano avuto il regalo più bello. La consapevolezza del loro amore reciproco.

 

 

Atto 11

 

Era pomeriggio inoltrato, quando William aprì gli occhi per incontrare quelli verdi di Buffy che lo fissavano. Aveva un sorrisino strano sul volto ed i capelli arruffati, tuttavia William notò che non si era allontanata dal suo corpo, lo teneva stretto a se come quando si erano addormentati. Lui le sorrise dolcemente dandole il buongiorno, le sfiorò la fronte con un lieve bacio, poi scese sul naso e ve ne pose un altro ed un altro ancora sulle labbra. Lei rise sommessamente e poi, guardandolo con serietà disse.

 

“Amo’, che se po’ rifà chilla robba de ieri?” Lui la guardò sbigottito, insomma, nessuna fanciulla che conosceva glielo avrebbe chiesto con noncuranza come stava facendo Buffy. V’era però anche un misto di innocenza e serietà in quella domanda, come se lei avesse bisogno una conferma da parte sua. Come se avesse bisogno di sapere che il sogno non era svanito. Si girò su un fianco in modo da guardarla dritta negli occhi e con voce sicura ma affettuosa le disse.

 

“Quante volte volete e, devo dire, con mia grande gioia madamigella”. Sorrise beffardamente. Lei era raggiante, con una mossa felina spostò le lenzuola in modo da scoprire i loro corpi. Restò per qualche secondo a guardare il petto liscio di William e poi decise di riprovare quanto sperimentato la sera precedente.

 

Si mise a cavalcioni sopra di lui che, seppur colto alla sprovvista da tanta audacia, si adagiò meglio sui cuscini in modo da poter godere al meglio il contatto con il corpo di Buffy. Lei, intanto, faceva scorrere le sue mani sul petto di William, mentre abbassava il capo per coprirlo di piccoli baci. Si soffermò a giocare con il suo ombelico, risalì verso i capezzoli, raggiunse il collo e le sue labbra asciutte. Lui era in estasi, aveva chiuso gli occhi e assaporava ogni contatto delle labbra di Buffy sul suo corpo. Lei decise di giocare con la lingua inumidendo le labbra di William che, dopo qualche istante, le dischiuse per catturarla in un appassionato bacio. Le sue mani, nel frattempo, percorsero la schiena di Buffy dall’alto in basso per poi chiudersi sui suoi fianchi. Si staccarono ansimando, sulle labbra il sapore e l’ardore del bacio appena scambiato, i loro sguardi s’incontrarono, erano accesi di desiderio, la passione era viva, bruciava in loro. William la fece ricadere sulla schiena e la coprì con il suo corpo, mentre stava per baciarla di nuovo sentì, però, uno strano gorgoglio provenire dallo stomaco di Buffy. Alzò la testa e vide che lei era arrossita parecchio.

 

“Mado’, teng’ n’a fame! Possiamo andà a magna’ amo’?” William rise lievemente e la liberò dalla stretta. Lei lo baciò sulla fronte e trotterellò in bagno, completamente nuda. Accortasi di questo particolare tornò indietro e raccolse la sua camicia da notte, fece un largo sorriso a William e si diresse di nuovo al bagno, richiudendo la porta dietro di se. Lui si ridistese sul letto pensieroso. Ora aveva la sua Buffy ma che cosa avrebbe fatto? Non voleva di certo trasformarla in una dama da esibire ai ricevimenti. A lui piaceva così, fresca ed innocente. Beh, molto meno innocente ora, considerò, e ridacchiò soddisfatto a quel pensiero chiudendo di nuovo gli occhi. Sapeva che non sarebbe stata accettata dai nobili e dalla sua famiglia. Era povera, non era colta, ma sulla bellezza non avrebbero potuto dire nulla, era di un’avvenenza che poche nobili potevano vantare. William ricordava ogni centimetro della sua Buffy. La figura snella, i capelli lunghi color oro, gli occhi verdi brillanti, gioiosi ed attenti. La pelle leggermente ambrata era stata, di sicuro, baciata dal sole, mentre lavorava nel suo paesino. La bocca, soffice e carnosa che, di tanto in tanto, s’imbronciava se il lavoro assegnato non veniva bene. Le sue labbra che avevano tremato per la sua vicinanza ma che gli avevano donato passione e calore. La sua voce, cristallina ma anche suadente ed infine la sua risata, piena di vita. Con questi pensieri William scivolò di nuovo nel sonno, mentre Buffy era ancora in bagno intenta a rinfrescarsi.

 

Uscì dal bagno e vide William che dormiva. Si premette la camicia da notte alla bell’e meglio al corpo e si diresse verso il ragazzo, lo coprì con il lenzuolo, gli posò un lieve bacio sulla fronte e si avviò fuori della stanza. Oltrepassò il salottino ed arrivò nella sua camera. Chiuse piano la porta e, finalmente, si vestì. Appena messa la divisa sgattaiolò fuori e si diresse in cucina per prendere il vassoio della colazione come faceva ogni mattina. Mentre scendeva le scale sentì gli sguardi delle altre domestiche su di lei, alcune risatine e commenti fatti a bassa voce. Lei non capiva bene perchè si comportassero in quel modo, ma si sentì tuttavia a disagio. Si affrettò lungo i corridoi ed arrivò, finalmente, alla sua meta. Willow era lì, intenta a dare disposizioni per l’eventuale cena, quando si girò e le fece un sorriso che Buffy ricambiò. Le indicò un vassoio coperto con una tovaglietta bianca e le fece segno di portarlo al padrone. A Buffy sembrò, anche se probabilmente si sbagliava, di aver visto Willow farle l’occhiolino furtivamente prima di tornare ad occuparsi della cena.

 

 

Fece ritorno alla stanza e, purtroppo, l’episodio di poco prima si ripetè, sguardi, risatine e bisbiglii sommessi l’accompagnarono fino a che la porta del salottino non fu chiusa dietro di lei. Le lacrime le pungevano, ma si fece forza, trasse un lungo respiro e si avviò da William. Lo trovò sveglio e coperto per metà dalle lenzuola. Lui girò il volto e le diede un’occhiata furtiva poi, con uno strano sorrisino in volto, le disse.

 

“Mmmhh, vedo che vi siete rivestita… molto, molto male…” e le fece l’occhiolino. Scrutando meglio il viso di Buffy, che era rimasta vicino alla porta, vide che aveva gli occhi lucidi ed un’espressione molto triste.

 

“Buffy, venite qui, ponete il vassoio sul comodino e sedetevi vicino a me, raccontatemi che cosa vi turba” c’era una strana preoccupazione nella voce di William, come se temesse che tra di loro qualcosa si fosse già spezzato.

 

Buffy ubbidì e appoggiò il vassoio sul comodino alla sinistra del letto e andò a sedersi proprio vicino a William, sul bordo destro del letto. Erano occhi negli occhi e lei non ce la fece più a trattenere le lacrime. Si mise a singhiozzare sommessamente e poi sempre più forte, negli occhi di William, ora, si leggeva una crescente preoccupazione. Guardandola provava delle fitte al cuore, doveva cercare di calmarla in modo che gli raccontasse cosa le era successo. Prese, così, la sua donna tra le braccia e le appoggiò dolcemente il visto sul petto coccolandola come meglio poteva, le stava accarezzando i capelli, quando lei si aggrappò alla sua schiena stringendolo forte e nascondendo ancora di più il viso nel suo petto. I singhiozzi si calmarono da lì a pochi minuti, ma lei non aveva dato segno di volersi sciogliere dall’abbraccio protettivo di William. Lui parlò piano.

 

“Buffy, ditemi che cosa vi è successo, se ho fatto qualcosa di male vi prego di scusarmi, non era mia intenzione offendervi”. Lei spostò un poco il viso in modo da poter parlare.

 

“No, no, nun siete voi… tutte e’ cammerriere, quando so’ scesa, m’hanno guardata male, m’hanno riso e bisbigliato dietro e nun riesco a capi’ il motivo. Per tanti mesi ammo lavorato assieme…” si rimise a singhiozzare. William, tuttavia, fu sollevato nel sentire che non v’era nessun problema tra loro e, dolcemente, prese tra le mani il viso di Buffy e lo sollevò per guardarla negli occhi. Anche così, con il volto solcato dalle lacrime, la trovava bellissima, gli occhi erano risplendenti e la bocca imbronciata. Le asciugò con i pollici le lacrime che scendevano e, guardandola con amore le disse.

 

“Sono gelose Buffy. Sono gelose di voi che siete divenuta la signora di questa casa, di voi che m’avete rubato il cuore, di voi che siete una persona vera e allegra e che non conosce falsità alcuna.”. La baciò lievemente sulle labbra ed il viso di Buffy fu illuminato da un sorriso per le belle parole di William, lo attirò a se e lo baciò con passione. Quando si staccarono Buffy si alzò, prese il vassoio e lo ripose sul letto. Lo scoprì e sotto la tovaglietta vi erano tè, pane fresco, burro e marmellata. Buffy iniziò ad imburrarsi una fetta di pane, quando William si avvicinò e, slacciandole un paio di bottoni della divisa, le scoprì una spalla. Prese un po’ di marmellata con il dito e lo passò sulla pelle nuda di Buffy che, stregata dai movimenti sensuali e dallo sguardo caldo di William, era incapace di muoversi. Chiuse gli occhi mentre lui, con le labbra e la lingua, stava succhiando e leccando la spalla dove aveva messo la marmellata. Le sue mani, nel frattempo, erano scese per aprire gli altri bottoni della divisa, gliela sfilò dalle braccia in modo che la parte superiore del corpo di Buffy fu nuda davanti a lui. Ripetè l’operazione, questa volta tracciando una riga regolare dal collo fino al suo ombelico. La stese sul letto, mentre Buffy si abbandonava nuovamente alle sensazioni che il suo corpo emanava, dimenticando la fame. Di nuovo William fu sopra di lei, ricominciando ad assaporare ogni centimetro della sua pelle coperta di confettura. Quando ebbe terminato la marmellata, prese il vasetto e lo porse a Buffy, invitandola a fare la stessa cosa con lui. Lei, per nulla ne prese un po’ e tracciò una linea obliqua sul petto di William e, invertendo le posizioni, iniziò a succhiare tutto con la bocca. Lui si era adagiato sul letto ed aveva chiuso gli occhi incrociando le mani dietro la testa, era già eccitato e Buffy provava un po’ di vergogna a vedere il suo membro tendersi sotto i suoi baci e le sue carezze. Colta da improvvisa passione prese altra marmellata e la spalmò sulle labbra di William, poi si avventò sulla sua bocca chiudendola in un bacio appassionato. Lui schiuse le labbra per poter accogliere la lingua di Buffy e si rialzò leggermente dal letto per avere un contatto maggiore con lei. Con una mano aveva raggiunto la chioma di Buffy ed aveva intrecciato le dita tra i suoi capelli dorati, mentre il bacio si faceva via via più profondo. Con l’altra mano, invece, scese ad accarezzarle la schiena e si fermò poco sopra il fianco dove, purtroppo, c’era ancora la gonna della divisa che gli impediva un’ulteriore esplorazione. La fece, quindi, stendere e prese a sfilarle il resto della divisa, poi le sfilò le calze prima una e poi l’altra, infine le sfilò anche la sottoveste in modo che rimanesse completamente nuda.

 

Alla luce pomeridiana il corpo di Buffy era bellissimo, la pelle ambrata brillava sotto gli ultimi raggi del sole che entravano dalle finestre. Piccole gocce di sudore avevano iniziato ad imperlarle la pelle ed il respiro si era fatto più affannoso. William riprese di nuovo la marmellata e la spalmò attorno ai seni e ai capezzoli di Buffy, prese a leccarli e succhiarli con foga provocandole brividi incontrollabili lungo la schiena. Lei aveva preso a gemere ed aveva affontato le dita nei capelli biondi del suo William, stavolta stando attenta a non fargli male. Quando ebbe finito, con voce suadente William le disse.

 

“Buffy, ora tocca a voi fare qualcosa per me… qualcosa che non abbiamo mai fatto, volete?”. Attese la risposta con trepidazione.

 

“Si, si, tutto chillo che volete! Fammolo, fammolo!”. Buffy era talmente coinvolta in quello che William le stava facendo che non aveva, probabilmente, neanche capito la domanda. Subito lui la fece alzare un poco, le portò le dita nella marmellata e le fece disegnare una linea lungo il suo membro. Poi, con sguardo diabolico e lussurioso disse.

 

“Ora leccatelo, fatelo per me.”. Buffy sgranò gli occhi. Quella richiesta giungeva veramente inaspettata. Ma quando aveva accettato? E, aveva accettato?? Lui non perse tempo, guidò con una leggera pressione della mano il capo di Buffy verso la sua virilità ormai eccitata. Ma lei fece forza e si tirò su dicendo, con tono accusatorio.

 

“Ma chissa è na’ cosa che nun se fa’!”. William rimase interdetto.

 

“Come non si fa? Io ho fatto, più o men la stessa cosa con voi ieri, solo senza marmellata. Mi sembra che vi sia piaciuto e quindi spiegatemi perché non volete restituirmi il favore? E’ una cosa normale, che fanno tutti.” Si fermò a pensare per un attimo e aggiunse.

 

“Beh, forse non tutti lo fanno con la marmellata…” e rise beffardamente. Poi si rivolse seriamente verso Buffy e le disse.

 

“Almeno provateci, se proprio non vi garba questa cosa, smetteremo subito con mio grande rammarico. Sappiate, però”, aggiunse serio, “che non la farò più nemmeno io a voi.”. Gli occhi blu di William, accesi di desiderio, la fissavano con investigazione, voleva cogliere le emozioni che passavano sul viso di Buffy. Lei, s’imbronciò, abbassò gli occhi ed arrossì violentemente. Non voleva ammettere, nemmeno a se stessa, che se William avesse smesso di farle “quella cosa” lei se ne sarebbe dispiaciuta molto; si fece, quindi, coraggio e, con un tono leggermente alterato ed uno sguardo da sfida, disse.

 

“Va bbène Willìamm, come vulite voi! Jamm’”, gli prese il membro con due dita ed iniziò a leccare via la marmellata. Lui gemette e sospirò colto alla sprovvista dalla decisione di Buffy, la quale sembrava che avesse dimenticato ogni pudore. Stava soddisfando William in modo completo tanto che lui la pregò di smettere in quanto non sarebbe riuscito a resistere per molto. Lei lo lasciò subito non appena sentì la richiesta e lui la imprigionò, nuovamente, sotto il suo corpo e, in modo un po’ irruento, dato che non riusciva più a controllarsi, entrò in lei. Le sue spinte erano sinuose e dal ritmo accellerato, comunque Buffy non ebbe il tempo di dire nulla, si era già persa nell’armonia dei movimenti di lui. Vennero quasi all’unisono e William si rilassò, ancora dentro di lei, poggiando il capo vicino a quello di Buffy e sussurrandole parole d’amore. Prese a mordicchiarle dolcemente il collo provocandole nuovi brividi e facendole stringere il suo corpo ancora di più.

 

“Che facite? Me fate male… “, glielo disse ansimando fortemente.

 

“Vi mordo perché siete mia e perché sapete di buono. Buffy, voi non sapete quanto vi amo, quanto vi voglio… sempre, in ogni momento… Siete nei miei pensieri, nel mio stomaco, nella mia gola, vorrei annegare in voi.”.

 

Sulle guance di Buffy scese una lacrima, erano le più belle parole che qualcuno le avesse mai detto. Il suo cuore si riempì d’amore per lui, la gioia che le aveva dato era talmente grande che il suo stomaco era in subbuglio. Tutto ad un tratto William si scostò e si alzò dal letto.

 

“Ah, quasi dimenticavo!”, dicendo questo si avviò verso il suo armadio. Aprì le grandi ante e prese una bella scatola avvolta da una carta color blu notte con un nastro dorato attorno. Tornò a letto e la porse a Buffy dicendole.

 

“Buon Natale amore, questo è il mio regalo per te.”. A Buffy s’illuminarono gli occhi, non aveva più parole. Diede un bacio a William e gli disse, in modo confuso.

 

“Ma io nun agg’ fatto niente… che facimm’?”. William le sorrise e le accarezzò una guancia.

 

“Buffy, voi mi avete donato il vostro cuore e la vostra anima questa notte, non c’era nulla al mondo che io volessi di più. Questo è il più bel Natale della mia vita, ve lo assicuro.”. La baciò con passione e aggiunse.

 

“Ora aprite il pacco su, sono curioso di vedere se vi piace.”. Buffy euforica e commossa strappò la carta in modo scomposto, come facevano i bambini. Appena aperta la scatola n’era uscito un vestito color turchese, con un’abbondante scollatura sul davanti, evidentemente era stato scelto personalmente da William, e pizzi sulle maniche. Nella scatola vi era anche una scatoletta contenente un girocollo molto grazioso, d’argento lavorato che sembrava molto antico. William le disse.

 

“Il girocollo appartiene alla mia famiglia da generazioni. Viene donato alle future spose in segno d’augurio”. Buffy, ormai scossa da singhiozzi, gli si strinse al collo e gli sussurrò.

 

“Grazie, grazie, grazie. E’ lu più bello regalo ch’agg’ ricevuto.”. William la strinse e le disse.

 

“Andate a cambiarvi, voglio vedervelo indosso e poi scenderemo per la cena.”. Lei si staccò da lui, si pulì il viso con il dorso della mano e, con un piccolo salto, scese dal letto e si avviò verso il bagno.

 

 

 

“Il girocollo appartiene alla mia famiglia da generazioni. Viene donato alle future spose in segno d’augurio”. Buffy, ormai scossa da singhiozzi, gli si strinse al collo e gli sussurrò.

 

“Grazie, grazie, grazie. E’ lu più bello regalo ch’agg’ ricevuto.”. William la strinse e, sorvolando sul fatto che lei non avesse detto nulla in merito al significato del girocollo, le disse.

 

“Andate a cambiarvi, voglio vedervelo indosso e poi scenderemo per la cena.”. Lei si staccò da lui, si pulì il viso con il dorso della mano e, con un piccolo salto, scese dal letto e si avviò verso il bagno.

 

William decise, però, di non lasciarla andare e con uno scatto scese dal letto prendendole un braccio. Lei si voltò con aria interrogativa e lui disse.

 

“Buffy, volete davvero farmi un regalo?”. Ammiccò e mise la punta della sua lingua tra i denti… facendo allargare le labbra in un piccolo sorriso. Buffy, iniziava ormai a preoccuparsi, quando faceva quella faccia, era però curiosa di sapere cosa avesse in mente.

 

“Certo, tutto chillo che volite.”. Rispose con una nota di preoccupazione nella voce.

 

“Bene, allora vestitevi dinnanzi a me. Voglio ancora guardare il vostro corpo prima che sia coperto dagli indumenti.”. Lentamente, mentre parlava, la condusse vicino ad una delle grande finestre della stanza dove la luce, ormai, era molto suffusa. Il sole stava tramontando velocemente dato che era inverno. Abbandonò il braccio di Buffy e si fece un pochino più distante. Lo sguardo, che non avrebbe ammesso un rifiuto, ben fisso su Buffy. Lei era coperta da un lieve rossore, ciò nonostante raccolse la sua sottoveste e se la mise, fece lo stesso con i mutandoni del vestito che le aveva donato William. C’era anche la giarrettiera che ebbe non poche difficoltà ad infilarsi. Passò, poi, ad arrotolare una delle finissime calze tra le dita e, sedendosi sul letto, la fece scorrere lungo la gamba, poi la fissò alla giarrettiera. Lo stesso fece con l’altra. Lo sguardo di William, vedendo quel piccolo gesto, si era acceso di desiderio, ma cercò di reprimerlo. Seguiva, in ogni modo, tutti i movimenti di Buffy che era ora alle perse con il corsetto. Se lo mise e poi si guardò in giro per cercare di capire come potesse allacciarlo. William le venne in aiuto.

 

“Lasciate, faccio io”, le mise una mano sulla schiena e la scorse lungo la pelle liscia di Buffy. Sospirò profondamente poi prese ad allacciare l’indumento con mano esperta. In un attimo Buffy fu quasi pronta. Il vestito, una volta indossato, le cadeva perfettamente, sembrava fosse stato cucito sulla sua persona. Si rivolse a William.

 

“Ma come facite a sape’ le misure?”. Lui la guardò attentamente e poi rispose con noncuranza.

 

“Vi ho osservata bene, centimetro per centimetro, avrei potuto cucirvi l’abito io stesso ad occhi chiusi. Ora scendiamo, la cena sarà stata servita.”. Buffy arrossì un poco. Lui le porse la mano e la fece avvicinare all’armadio. Davanti a quest’ultimo vi erano un paio di scarpe foderate di seta dello stesso colore del vestito. Buffy sorrise e se le infilò, le calzavano a pennello. Sorrise e trotterellò accanto a William. Insieme scesero nella grande sala da pranzo dove lei, durante questi mesi, l’aveva servito. Di nuovo sentì gli sguardi delle domestiche che si avvicinavano con i vassoi su di lei. Nella stanza l’atmosfera si fece tesa. William la fece accomodare su una sedia e lui si mise seduto davanti a lei. Sorridendo fece cenno alle cameriere che potevano iniziare a servire la cena. Una di queste prese a servire William molto attentamente, mentre quella che serviva Buffy fece apposta a farle cadere fuori dal piatto il consommé che stava servendo facendole sporcare una manica del vestito.

 

“Oh mado’! Ch’avete fatto? Lu vestito mio!”, si alzò di scatto e, così facendo, le sfuggì il sorriso cattivo che si era disegnato sul viso della cameriera. A William, però, non sfuggì. Guardò Buffy che, con occhi lucidi, era intenta a tamponarsi la macchia con un tovagliolo. Si girò verso la cameriera e, con uno sguardo scintillante di rabbia fisso su di lei, tuonò con voce alterata.

 

“WILLOW! Venite qui, presto!”. Da una porta comparve Willow con il capo basso, sapeva che, quando il padrone era in quello stato, era meglio essere umili e gentili con lui. Buffy, intanto, si era spaventata a sentire il nome di Willow pronunciato come un boato dalla bocca di William, non l’aveva mai visto così arrabbiato. Lui continuò, con voce alterata, rivolto a Willow.

 

“Allontanate subito dalla mia vista questa ragazza! Ha mancato di rispetto ai suoi padroni, non merita di restare qui un minuto di più. Vi prego di accompagnarla nella sua stanza per farle raccogliere le sue cose, poi fate in modo che lasci questa casa entro venti minuti.”. Willow s’inchinò e prese per un braccio la ragazza cercando di trascinarla via ma questa si voltò e si rivolse al padrone.

 

“Io…”, un altro boato squarciò il silenzio della stanza.

 

“SILENZIO! Non voglio sentire neanche una parola uscire dalla vostra bocca. Sparite dalla mia vista ora o sarò io stesso ad accompagnarvi alla porta.”. Gli occhi di William erano di ghiaccio e Buffy si spaventò. Era davvero l’uomo con il quale aveva condiviso il letto? In quel momento stentava a riconoscerlo. La ragazza scappò via piangendo seguita da Willow che, prima di lasciare la stanza, fece ancora un piccolo inchino. William si rivolse all’altra cameriera e le disse di continuare pure a servire la cena. Buffy si sistemò sulla sedia tremando leggermente. Sentire la voce di William così alterata l’aveva messa in uno stato d’agitazione e le aveva chiuso lo stomaco. Si augurava che con lei non succedesse mai una cosa del genere.

 

Finito di mangiare William si ritirò nello studio e Buffy decise di cambiarsi ed andare alla lavanderia per cercare di togliere la macchia dal suo bel vestito. Raggiunse la stanza dove vi era la fontana adibita a lavatoio, prese il sapone ed iniziò a sfregare la macchia. Dietro alle sue spalle sentì una presenza e, voltandosi, incontrò il viso di Anya, una domestica con la quale aveva condiviso il piccolo salottino adiacente alle loro camere. Buffy le sorrise ma Anya non ricambiò. Con un’espressione dura sul viso si rivolse a Buffy e con voce sibilante le disse.

 

“E’ tutta colpa vostra… Tutta colpa vostra se il padrone non mi degna più di uno sguardo e se non mi sceglie più per la notte. Se voi non foste arrivata, io sarei ancora una delle sue amanti preferite. Ma si stancherà presto, vedrete, si stancherà e vi abbandonerà.”. La ragazza sorrise soddisfatta, voleva ferire la sua nuova padrona e ci era riuscita. Buffy, tuttavia, non credeva alle sue orecchie, ma cosa stava raccontando quella ragazza? E come osava dire queste cose sul suo William? Come osava dubitare del loro amore sincero?

 

“Scusate, nun agg’ capito bbène, ch’ avete detto?”. Anya la guardò sbigottita non capendo se Buffy la stesse prendendo in giro o se veramente non aveva capito di cosa stesse parlando. Con aria di sfida continuò.

 

“Benissimo, allora ve lo spiegherò diversamente. Avete presente le cose che fate con il padrone? Bene, lui le ha fatte con la maggior parte delle domestiche che sono qui. Prima del vostro arrivo, ogni notte ne sceglieva una per divertirsi e poi, se si stancava d’averla intorno, la mandava via. Voi siete solo l’ennesimo capriccio, siete un modello di donna che non gli si era ancora presentato davanti, siete una nuova sfida. Vedrete, giocherà con voi fino a che non si annoierà e poi, vi spezzerà il cuore come ha fatto con quello di Dawn questa sera.”. Buffy fu scossa da queste ultime parole. Non poteva crederci. Non voleva crederci. Cacciò indietro le lacrime che stavano spuntando dai suoi occhi e, con aria di sfida, alzò lo sguardo su Anya e rispose, mettendo in mostra il vestito.

 

“Ah davero? E a quante ha dato nu vestito come chisso? E a quante ha detto che stava innamorato? Io nun te credo! Mo’ me ne vado!”. Detto questo fece per alzarsi, ma Anya le si parò davanti. Buffy le chiese di spostarsi, ma lei non si ritrasse. Buffy la guardò, fece spallucce e, senza pensarci troppo, le sferrò un pugno sul viso che la stese atterra. Poi se ne andò facendo ritorno alla sua stanza e lasciando Anya dolorante sul pavimento freddo della lavanderia.

 

Mentre percorreva i corridoi che l’avrebbero ricondotta alla stanza di William, Buffy ripensava alle parole di Anya. Il suo amore per Wiliam stava vacillando. Cosa avrebbe fatto se tutto quello che la ragazza le aveva raccontato fosse stato vero? Come avrebbe potuto guardare ancora William negli occhi senza pensare che lui era stato con tutte quelle donne? Come poteva ancora credere alle sue parole d’amore?

 

Con questo stato d’animo Buffy si preparò ad entrare nella stanza.

 

 

 

Atto 12

 

Mentre s’accingeva ad aprire la porta Buffy sentì Willow che la chiamava.

 

“Mia signora, scusate la mia invadenza, ma potrei parlarle un attimo?”. Willow aveva un viso preoccupato, ma cercava di sorriderle. Buffy accettò di buon grado, non se la sentiva ancora di affrontare Willam. Le due donne si recarono nel vecchio salottino delle domestiche, si misero comode e Willow iniziò a parlarle sommessamente, per non farsi udire dalle altre che si erano ritirate.

 

“Mia signora, Anya mi ha raccontato quello che è successo tra voi e devo dire che questa cosa mi pesa sul cuore.”, sospirò intensamente e continuò.

 

“Per tutto il bene che vi voglio devo dirvi che, purtroppo, quello che Anya vi ha raccontato corrisponde alla verità.” Buffy fu scioccata da quella rivelazione, dunque anche Willow sapeva!

 

“Il signore ha sempre preso domestiche giovani e carine. Ogni notte ne sceglieva una e condivideva il letto con lei. Devo dirvi che l’ha fatto quasi con tutte. Dopo qualche mese, se le ragazze volevano di più o se si era stancato di loro, le mandava via.”. Buffy piangeva sommessamente, poteva non credere ad Anya, ma non poteva non credere alle parole di Willow. Sapeva che questa donna le voleva molto bene ed avrebbe fatto qualsiasi cosa per non farla soffrire. Willow, stringendola a se, continuò.

 

“Con questo non voglio dire che con voi non sia sincero, ma prego Iddio che non vi faccia soffrire come ha fatto con tante altre. Vi confesso che il suo comportamento con voi è molto diverso certo, ma vi chiedo di fare attenzione.”. Buffy si fece consolare ancora un poco da Willow. Stando con lei le sembrava che ci fosse sua madre a stringerla e confortarla in questo momento buio che aveva offuscato, in pochi istanti, la sua felicità ed il suo amore.

 

Passarono alcuni minuti e Buffy era di nuovo davanti alla porta, gli occhi erano leggermente arrossati, ma sul viso era, in parte, tornata la solita espressione. Si trasmise un po’ di coraggio ed entrò, pronta a chiedere spiegazioni al suo innamorato.

 

Quando fu nel salottino vide che William stava leggendo seduto accanto al caminetto dove le fiamme danzavano animosamente. Lui, voltandosi, le fece un largo sorriso che lei non ricambiò. Si andò a sedere poco distante da lui e gli disse.

 

“Willìamm, ve devo parlà.”, lo sguardo di lui si rabbuiò per un breve istante e poi tornò serio. Fece segno a Buffy di proseguire. Lei sbottò dicendo, con voce alterata.

 

“Voi avete dormuto co’ tutte! Poi le avete mannate via! Avete spezzato lu core de chille povere ragazze. E’ lu vero? Ve stufferete pure de me? Me mannerete via?”. Attese una risposta, mentre le lacrime le rigavano il viso.

 

William era senza parole, quello che più aveva temuto, si era avverato. Ora Buffy sapeva. Una persona pura e schietta come lei non avrebbe mai accettato questa cosa. Non gli avrebbe creduto se le avesse detto che ora era cambiato, che ora era innamorato di lei e che nessuna al mondo reggeva il confronto. Doveva mentirle, per la salvezza del loro amore.

 

“Buffy, ma che state dicendo? Chi vi ha messo in testa queste cose? Voi siete l’unica per me, non c’è nessun’altra e non c’è mai stata. Se vi riferite alla ragazza di questa sera, beh, vi aveva mancato di rispetto, doveva andarsene.”. Fece un piccolo sorriso e un breve cenno con il capo per rassicurarla. Buffy però non si fece convincere e, asciugandosi un poco gli occhi, disse.

 

“BASTA! Willow, Willow m’ha detto tutte chiste cose! E le risa, le parole sottovoce mo’ le capisco! Voi me fate male! Tanto, tanto male! Voglio tornà a casa mia…”. I forti singhiozzi le soffocarono le ultime parole in gola. William, in ogni modo, le aveva ben comprese. Si sentì sconfitto, il suo cuore era andato in mille pezzi. Non riusciva nemmeno a guardare Buffy, le disse solo, sommessamente.

 

“Andiamo a letto, ne riparleremo domattina”. Si avviò verso la stanza, si tolse tutto tranne i pantaloni e si mise a letto chiudendo gli occhi e affondando il viso nel guanciale, come per ritrovare un po’ di pace.

 

Buffy restò seduta sul divanetto per un tempo che parve infinito. Pianse tutte le sue lacrime ed alla fine si sentiva svuotata, il suo corpo era come se non le appartenesse più, la sua anima si era congelata ed il suo cuore sanguinava. Si alzò piano, le doleva ovunque, e si diresse verso la stanza di William. Entrò piano, senza far rumore, ignorando che lui fosse ancora sveglio e che l’avesse sentita. Si fermò ai piedi del letto, fissandolo. Restò lì per parecchi minuti, in silenzio e poi, sommessamente, mormorò.

 

“Addio…”. Si girò e si avviò verso la porta con passi stanchi. Il volto di William, in quello stesso istante, era rigato di lacrime. Non aveva mai pianto in vita sua, il cuore era lacerato da un muto dolore. Ad un tratto si riscosse dal torpore delle lacrime e, in un soffio, disse a Buffy.

 

“Non mi lasciate…”, si alzò dal letto e la raggiunse. Lei si era fermata sentendo quella preghiera sussurrata ed era rimasta immobile, in ascolto. Lui la prese per le spalle e la fece voltare. Aveva gli occhi gonfi per il pianto ed il viso stanco. I suoi occhi verdi si alzarono e si posarono in quelli di William, chiedevano di lasciarla andare. Lui si disse che non poteva perderla, l’abbracciò forte, talmente forte che sembrava voler diventare un tutt’uno con lei. Sempre tenendo le braccia ben salde attorno a lei, lui cadde in ginocchio e, con il capo sul suo grembo, in lacrime le chiese di nuovo di non abbandonarlo.

 

“Io vi amo Buffy, non lasciatemi, non posso vivere senza di voi.”, singhiozzò convulsamente e riprese.

 

“Ricordate il girocollo che vi ho regalato assieme al vestito? Avete sentito per quale occasione era donato alle fanciulle? Per le future spose in segno d’augurio…”, altri singhiozzi.

 

“Voglio sposarvi Buffy, diventate mia moglie, saprò rendervi felice… Dimenticheremo questo brutto momento, vedrete…”. Lo sguardo di William era implorante ma Buffy non diceva nulla, restava immobile. Poi, con un impercettibile movimento cercò di staccarsi da lui. William non lo accettò, strinse la mascella e, con sguardo acceso di rabbia scattò in piedi, disse in tono perentorio.

 

“No, Buffy, voi non ve ne andrete, né ora né mai!”. Buffy fu scossa da quegli occhi tempestosi che la guardavano e si rimise a piangere sommessamente.

 

“Lasciateme andà, ve prego”, nascose il viso tra le mani, ma la stretta di William non accennò a sciogliersi.

 

“Voglio tornà a casa mia…”. William le strinse di più le spalle.

 

“E’ questa la vostra casa!”, il tono di William era salito ancora, ora si stava alterando. Buffy continuava a pregarlo sottovoce, facendo perdere le parole tra i singhiozzi che la scuotevano.

 

“Ve prego, ve prego” seguitava a dire, sempre con il volto nascosto tra le mani. Il tono di William, ora, era furente.

 

“GUARDATEMI! Guardatemi ho detto!”, prese le mani di Buffy e le allontanò dal viso, poi le sollevò il mento, costringendola a guardarlo fisso negli occhi. Nello sguardo di William c’erano disperazione e rabbia.

 

“Ascoltate bene quello che vi dico. Io non vi permetterò di andarvene. Mai. E volete sapere il perché?”. Buffy iniziò a tremare, gli faceva paura. Ma lui continuò.

 

“Perché voi mi appartenete! Voi siete mia e io sono vostro, questo non dovrà cambiare e io non lascerò che succeda! Mai, mi avete capito? MAI!”. William ora stava urlando e Buffy puntò i piedi per cercare di allentare la sua presa. Voleva rifugiarsi nella sua vecchia stanza, lontana da quell’uomo che ormai sentiva di non conoscere più. William, però, la strinse più forte e, dicendole “No, Buffy, non fuggirete”, l’attirò a se e la baciò con passione. Buffy chiuse gli occhi e cercò di rimanere immobile, ma il suo corpo reagiva, riconosceva il tocco di William, il calore delle sue labbra, il profumo della sua pelle, l’energia delle sue mani che percorrevano il suo corpo con passione. Fra un bacio ed un respiro, William, le sussurrò.

 

“Buffy, questa notte riaccenderò l’amore, la passione, le emozioni e tutte le altre cose che credete di aver perduto. Vi farò dimenticare il desiderio di andarvene da qui. La vostra casa sono le mie braccia ed il mio petto.”. Ansimando, Buffy, si aggrappò a lui, con tutte le sue forze.

 

Quella notte, Buffy e William si amarono, ma non vi era solo passione tra loro, questa volta i loro sentimenti erano offuscati dall’amarezza e dalla disperazione. Esausti, si addormentarono. Un senso di vuoto li colse e li accompagnò verso l’alba del nuovo giorno.

 

 

 

Buffy si svegliò e vide, guardando fuori dalla finestra che il sole sarebbe sorto di lì a poco. Sul suo collo sentiva il respiro di William, steso accanto a lei, calmo e regolare. Trasse un profondo respiro e la sua decisione era già presa. Scostò le lenzuola molto lentamente in modo da non svegliare William. Una mano si chiuse, repentinamente, attorno al suo polso e sentì gli occhi di lui fissi sulla sua schiena. Nel buio della stanza la sua voce, ancora irritata, sembrò un sibilo.

 

“Dove credete di andare? Pensavo di essere stato chiaro, voi non uscirete da qui.”. Le strattonò il polso e lei ricadde sul letto rimanendo rigida ed abbassando le palpebre. Quello non era l’uomo della quale si era innamorata, era così diverso. A tratti, quella notte, le era sembrato malvagio, gli occhi e la voce, quasi non sembravano più appartenere al suo William ma ad un essere spregevole che ne aveva preso le sembianze. Buffy provò a ritrarre il polso e lui lo lasciò andare. Si girò sul fianco e le lacrime, per l’ennesima volta, spingevano dietro gli occhi per uscire. Senza accorgersene parlò sommessamente con voce soffocata dal pianto che non era riuscita a reprimere.

 

“Dove sei?”, le lacrime ora scendevano copiose sulle guance pallide di Buffy, “dove sei andato? M’hai lassata sula… Nun dovevi. Nun dovevi farmi soffrì accussì, sto male, male…”. Una mano le si appoggiò sulla spalla, la sua voce, di nuovo calda la accarezzò.

 

“Buffy, io sono qui. Non volevo farvi del male, ve lo giuro. Quello che succedeva prima in questa casa non è più accaduto dal vostro arrivo. Mi sono innamorato di voi appena vi ho vista. Ho capito che sareste stata la donna che mi avrebbe rubato il cuore e così è stato. Sposatemi Buffy, vi saprò rendere felice, vi prego, guardatemi…”. Dicendo questo la invitò a voltarsi. Buffy si girò e, con sorpresa, vide che il suo William era tornato. Lo sguardo si era addolcito e la voce era tornata calda e suadente, il viso era pallido ma rilassato. La sua mano le sfiorò il viso per cancellare le lacrime che erano scese fino a quel momento. Lei raggiunse quella mano e la chiuse sotto la sua poi pronunciò, commossa, il suo nome stando attenta a dirlo correttamente come la prima volta che avevano fatto l’amore.

 

“William…”, lui le sorrise e lo sguardo scintillò alla luce della sole che si stava affacciando, timidamente, alla finestra. Con gli occhi lucidi lui si fece più vicino.

 

“Buffy, amore mio…” si abbracciarono in silenzio, i loro cuori parlavano per loro. Lentamente iniziarono ad accarezzarsi sempre più profondamente, Buffy si protese verso William che la baciò, dapprima delicatamente, come se temesse che il sogno che stava facendo si sarebbe interrotto se avesse osato di più, poi il bacio divenne appassionato. Buffy aveva preso ad accarezzare le parti intime di William. Lui, intanto, le stava accarezzando la schiena mentre ansimava sotto le carezze di Buffy. Assaporarono ogni attimo di quell’intimità riscoperta. Buffy gli stava accarezzando e baciando il petto quando, d’impeto, lo strinse a se facendolo salire sopra di lei. Finalmente sentì di nuovo il calore di William sulla sua pelle ed il suo odore inebriante. Si baciarono, ancora ed ancora. William giocava con i suoi seni stuzzicandoli con la bocca, mentre faceva scivolare le sue mani esperte tra le cosce di Buffy. La passione ardeva di nuova vita. Willam si spinse in lei e Buffy si abbandonò completamente ritrovando le sensazioni provate la sera della Vigilia di Natale.

 

Le nubi che avevano nascosto il cielo durante la notte si erano dissipate così come le ombre nei loro cuori. Non sapevano se questo momento sarebbe durato, ma avrebbero fatto di tutto per viverlo al meglio. Il sonno li colse e si addormentarono abbracciati, mentre il sole del mattino risplendeva facendo brillare la neve soffice che copriva il giardino.

 

 

 

Atto 13

 

Buffy si svegliò che il sole era già alto, probabilmente era passato da poco mezzogiorno. Il braccio di William le cingeva la vita, gli prese la mano e la portò alle labbra, baciandola dolcemente. Capì che si stava svegliando ed, infatti, sentì un lieve bacio sul collo ed un allegro saluto. Lui la strinse un po’ in modo che la schiena di Buffy gli aderisse al torace. Ora poteva sentire il calore della pelle di William che le riscaldava la sua, si rannicchiò meglio tra le sue braccia. Dopo qualche coccola, decisero di alzarsi e di andare a mangiare qualcosa nella sala.

 

William porse a Buffy un nuovo abito da indossare per scendere nella sala da pranzo. Si vestirono e scesero le scale mano nella mano, mentre nella mente di Buffy scorrevano le immagini della sera precedente. Cercò di scacciarle con scarso successo. Sentì che William le strinse la mano in segno d’incoraggiamento e guardandolo, vide che le sorrideva. Ricambiò il sorriso ed entrarono nella stanza. Tutto era già apparecchiato come se fosse l’ora della colazione. Gli sguardi delle cameriere erano ancora ostili nei riguardi di Buffy, ma nessuna di loro osava farle qualche sgarbo o mancarle di rispetto per paura della reazione del loro padrone.

 

Finita la colazione Buffy volle uscire un poco in giardino, mentre William si ritirò nello studio per leggere dei documenti che erano arrivati da parte di alcuni nobili che risiedevano nelle terre di proprietà della sua famiglia. Dopo qualche istante si mise alla finestra e vide la sua Buffy che giocava felice con la neve. Willow la stava seguendo cercando di coprirla con un grande mantello, mentre lei raccoglieva delle piccole manciate di neve e le gettava in aria assaporando poi i piccoli fiocchi che ricadevano sul suo viso e sui suoi capelli. William era rapito da lei e non sentì quasi il lieve bussare che qualcuno stava facendo alla porta. Diede, distrattamente, il permesso di entrare e distolse lo sguardo dalla finestra. Anya fece il suo ingresso con il vassoio del tè ed uno strano sorriso. Appoggiò il plateau sul tavolino e si mise a versare il liquido caldo nella tazza. William si era seduto sulla sedia, davanti alla scrivania, voltandosi di lato. Lei gli si parò davanti, appoggiò la tazzina sul tavolo e poi, con sguardo acceso di desiderio, gli fece scorrere le mani sul petto, scostandogli un poco la camicia. William le prese le mani e, con freddezza, disse.

 

“Si può sapere cosa state facendo? Toglietemi le mani di dosso e ritiratevi subito se non volete perdere il lavoro”. Purtroppo Buffy, come una furia, entrò spalancando la porta.

 

“Amo’, vieni a vede’ quanta…” le ultime parole le morirono in gola, nel momento in cui vide il suo William e l’odiosa cameriera in quella posizione equivoca. Velocemente i due cercarono di ricomporsi. Buffy si avviò, con passo deciso e le labbra strette, verso Anya che, mentre cercava di scusarsi, vide il buio dinnanzi a lei. Un dolore lancinante le trapassò il setto nasale. Buffy, senza tanti convenevoli, l’aveva colpita di nuovo mandandola al tappeto. Poi si rivolse verso William e tirò un forte pugno anche a lui che, coprendosi il naso con entrambe le mani, disse solo.

 

“Auch…”. Poi fu Buffy a parlare, in modo molto calmo, rivolgendosi a lui.

 

“Aho’, mo’ basta, però co’ chisse cose eh! Tu si mio e de nessun’altra, chiaro?”.

 

Sul volto di William si dipinsero sorpresa e felicità nello stesso momento e sussurrò.

 

“Avete ragione, basta con queste cose…”. Sorrise benché il naso gli facesse ancora male.

 

Buffy si lasciò scappare una risatina sommessa e si voltò di nuovo, prese il braccio di Anya, che stava cercando di alzarsi e, per niente gentilmente, la trascinò strattonandola fuori dallo studio. Prima di buttarla fuori le disse.

 

“Io me n’andrei… Capisc’ ammé”. Chiuse la porta e si rivolse a William.

 

“Voi site nu guaglione proprio cattivo, lu sapite?…”, si stava avvicinando, lentamente, a lui con un sorrisetto diabolico dipinto sul volto ed uno sguardo ammiccante e sensuale.

 

Lui inarcò un sopracciglio, tra le labbra aveva la punta della lingua stretta nei denti.

 

“Si, proprio cattivo, credo di aver bisogno di una bella lezione…”. Buffy si mise a cavalcioni sopra di lui e si scambiarono un appassionato bacio. Di nuovo la passione ed il desiderio li travolse.

 

 

 

Uscirono dallo studio, accaldati ed ansimanti. Si ricomposero come meglio potevano e poi William le disse.

 

- Tesoro, che ne direste di dare una bella festa per annunciare il nostro fidanzamento? Sempre che voi voliate fidanzarvi con me. -. Disse con apprensione ed una nota di preoccupazione nella voce.

 

Buffy gli saltò al collo continuando ad agitarsi allegramente. Lui rise e l’abbracciò forte, dicendole sommessamente.

 

- Così non andrete da nessuna parte, resterete per sempre con me… -.

 

Buffy era raggiante, in un attimo le brutte cose di quei giorni furono sostituite da una felicità talmente grande da lasciarla quasi stordita. La festa fu fissata per il mese di marzo, nel frattempo, all’insaputa di William, Buffy chiese a Willow d’insegnarle le regole base dei nobili. Apprese, quindi, a conversare fluidamente controllando l’accento, a danzare, a stare a tavola e a camminare elegantemente. In quei tre mesi Buffy fece dei grossi miglioramenti. Fu attenta a non farsi scoprire da William che, nel pomeriggio, era sempre più occupato a leggere carte che arrivavano dai paesi vicini. A quanto aveva capito c’erano dei problemi con i contadini che non volevano più prestare servizio alla famiglia di William. Dopo cena, avevano preso l’abitudine di stare nel loro salottino. William le leggeva dei bellissimi racconti, mentre le accarezzava i capelli. Lei adorava stare accoccolata tra le sue braccia, si lasciava cullare dal suo calore e dal battito del suo cuore. Una volta in stanza il dolce cullarsi si trasformava in pura passione che consumavano fino a tarda notte, per poi addormentarsi esausti.

 

I mesi passarono velocemente e la festa di fidanzamento si stava avvicinando. Buffy era intenta a farsi prendere le misure dal sarto che era giunto da Milano per lei, così come aveva disposto William. Erano già quaranta minuti che l’uomo di mezza età le stava girando attorno con il suo metro, non ne poteva più. Prese a sbuffare e a muoversi sul posto per allentare la tensione alle gambe. L’uomo la pregò di stare ferma, doveva ancora prenderle le misure delle spalle e delle braccia. Per tutta risposta Buffy gli sbadigliò davanti spalancando la bocca, mentre due grosse lacrime tediate le ricadevano sulle guance. Ora sapeva cosa voleva dire annoiarsi a morte.

 

William uscì in quel momento dallo studio, il viso era stanco e gli occhi cerchiati, in quelle ultime settimane stava sempre più spesso alzato. A Buffy mancavano molto le sue braccia forti che la viziavano prima di addormentarsi e le dispiaceva molto vederlo così stanco. Lui non le diceva mai di che cosa si stava occupando e lei, per non fare l’invadente, non gli chiedeva nulla, anche se la curiosità si faceva sentire di tanto in tanto.

 

William raggiunse la sua donna e disse al sarto che il vestito avrebbe dovuto essere pronto per l’inizio della primavera. Il sarto s’inchinò e si congedò appena finito di prendere le misure a Buffy. Lei si lasciò cadere su una poltrona, era ancora in sottoveste, ma aveva bisogno di riposarsi un attimo. William si sedette accanto a lei e appoggiò il capo sulla sua spalla. Lei spostò il braccio in modo da farlo accomodare meglio, gli baciò la fronte, intanto che gli accarezzava i capelli. Lui si assopì e Buffy rimase a fissarlo, adorava vedere il suo respiro regolare che accompagnava i movimenti del torace. Lo trovava bellissimo. La pelle liscia e chiara, i capelli biondi corti e pettinati con cura, le spalle larghe, il corpo snello e le sue mani, dalle dita lunghe ed affusolate che, nei momenti di passione, sapevano portarla all’estasi.

 

 

 

Alcune settimane dopo arrivò il vestito. Era color lilla con delle rifiniture blu scure sulle maniche e sui bordi. Le scarpe, ricoperte da seta, erano dello stesso colore delle rifiniture. Buffy saltellò per la stanza dopo aver aperto, raggiante, il pacco che William le aveva consegnato. Si mise a fissarla, con uno sguardo pieno d’amore, ma che nascondeva un velo di tristezza.

 

- Buffy, ci sarebbe anche questo, è un mio personale dono, spero che vi piaccia -

 

Le porse una scatoletta di velluto blu. Con gli occhi che le brillavano e dita tremanti aprì la scatoletta che conteneva una catenina d’oro, dalle maglie strette, molto fine. C’era un ciondolo a forma di mezzo cuore infilato sulla collanina. Buffy alzò gli occhi per incontrare quelli blu di William, che non avevano smesso di fissarla.

 

- Ce ne sta solo metà… - Willam le sorrise calorosamente, mentre il viso di Buffy si faceva scuro ed imbronciato. Le sollevò il mento, con gentilezza, e scostò il colletto della camicia. Così facendo rivelò l’altra collanina con l’altra metà del cuore.

 

- Con questo voglio dirvi che i nostri esseri e le nostre anime, una volta incompleti, ora si sono finalmente ritrovati. Non vi lascerò mai Buffy, ve ne prego, ditemi che anche voi non mi lascerete mai. –

 

Buffy sorrideva e piangeva nello stesso momento, con le dita accarezzò la catenina di William e poi si mise la sua.

 

- Ve lo giuro, che potessi schiattà qui, adesso! –

 

William rise. – Siete stata chiarissima! Bene, ora è meglio che mi rimetta al lavoro. A più tardi tesoro. – Le diede un lieve bacio sulla fronte e si avviò verso lo studio portandosi dietro la tazza di caffé che non aveva ancora terminato di bere. Buffy gli corse dietro e gli cinse la vita con le braccia, mentre affondava il viso nella sua schiena. William rimase sorpreso, Buffy raramente aveva questi slanci, certo, tranne quando facevano l’amore. Sorrise beffardamente a quel pensiero. Le accarezzò le mani e lei lo strinse ancora di più. Lui appoggiò la tazza.

 

- Che cosa avete tesoro? Qualcosa non va? – chiese con dolcezza.

 

- Me mancate, tanto, tanto, lavorà sempre nun va bbène. State cu’ mia oggi! –

 

Lui si sciolse dall’abbraccio e si voltò verso Buffy pronto a dirle che non poteva stare con lei, ma quando vide la tristezza infinita nei suoi occhi, non ne fu capace.

 

- D’accordo Buffy, oggi staremo insieme – Non fece in tempo a terminare la frase che lei gli saltò al collo e si mise a baciargli il volto. Lui, lentamente, le cinse la vita e l’avvicinò al suo corpo.

 

Notò uno strano luccichio lussurioso negli occhi della ragazza, ormai la conosceva bene e sapeva che cosa significava quello sguardo.

 

- Buffy, mi volete? – le sussurrò all’orecchio con la voce già rotta dall’eccitazione.

 

- Per sempre Willìamm – e lo baciò con foga, portando una delle sue mani all’inguine di William sfregandogli, attraverso i pantaloni, la virilità già tesa. Lui si perse in quel movimento altalenante e chiuse i glutei di Buffy nelle sue mani. Buffy si lasciò scappare un gemito mentre William le stringeva e le accarezzava il sedere, raggiungendo i punti sensibili della sua femminilità e stuzzicandoli attraverso la sottile stoffa della camicia da notte, ancora indosso a Buffy.

 

Un attimo dopo erano nudi ed appagati, distesi sul tappeto davanti al camino del salottino. Buffy, avvinghiata a lui, gli accarezzava la catenina e si divertiva a ricomporre il cuore, mentre lui le sorrideva divertito. Un lampo si accese negli occhi di William, con voce bassa e sensuale chiese.

 

- Vi andrebbe di provare qualcosa di nuovo? – ridacchiò mentre Buffy lo fissava con curiosità, non sapendo cosa rispondergli. La metteva sempre in difficoltà con quelle domande fatte in quei momenti particolari dove lei si sentiva totalmente indifesa.

 

Nascondendo il viso arrossato nel suo petto, annuì debolmente. Con un moto d’orgoglio William si alzò e si diresse nella camera da letto, lasciandola ancora più confusa. Pochi minuti dopo fece ritorno, in mano teneva una candela ed un foulard color oro. Si avvicinò a Buffy con passo deciso ed una smorfia di un piacere pregustato. Si abbassò e si sistemò sul tappeto.

 

- Vi fidate di me? – chiese alzando un sopracciglio e passandosi il foulard tra le dita.

 

- Veramente nun saprei – rispose Buffy non molto convinta. Decisamente, quando lui aveva quell’espressione sul viso, non c’era da fidarsi. Tuttavia era catturata dal movimento delicato del foulard che scivolava, leggero, tra le dita di lui.

 

- Oh, avanti tesoro, vedrete che vi piacerà, ve lo prometto. –

 

Con movimenti sensuali si mise dietro Buffy e, gentilmente, le bendò gli occhi.

 

- Ma Willìamm… - cercò di protestare.

 

- Shhht – le sussurrò all’orecchio, mentre la faceva stendere sulla schiena. Le passò una mano lungo il corpo, dal collo, giù, tra i seni e poi sul suo ventre strappandole un lungo gemito di piacere. Soddisfatto della sua resa, prese la candela e l’accese con i fiammiferi del camino. Sempre con la mano che accarezzava Buffy, ormai persa nel piacere del suo tocco, attese che un po’ di cera si fosse sciolta e poi portò la candela sopra il corpo di Buffy.

 

Fece scivolare alcune gocce di cera sullo stomaco di Buffy e… vide le stelle. Fece cadere la candela a terra, questa si spense, e si portò le mani al naso. Buffy, sentendo il calore della cera, si era alzata di scatto e gli aveva dato una capocciata, con la fronte, sul naso.

 

- Ouch! Bloody Hell!! – gridò, il sangue iniziava a scorrere copiosamente sulle sue labbra e sul suo collo. Buffy, che si teneva la fronte con una mano sfregandosela, si tolse il foulard dagli occhi ed un ‘ops’ le sfuggì dalla bocca. William la guardava torvo, con le mani sempre premute sul naso, cercando di fermare il sangue. Con voce nasale si rivolse a Buffy.

 

- Mi chiedo come mai, ogni volta che voglio fare dei nuovi giochi, voi dovete sfigurarmi o lasciarmi dei lividi… - il sangue smise, lentamente, di cadere.

 

Buffy arrossì notevolmente e, con gli occhi velati dalle lacrime, riuscì solo a balbettare un confuso ‘mi dispiace’ all’indirizzo di William.

 

Proprio nel momento in cui lui era riuscito ad alzarsi in piedi e ad incamminarsi verso il bagno, la porta si spalancò e lo prese in pieno viso. Il naso ricominciò a sanguinargli. Willow era entrata per sparecchiare il tavolino dai piatti e dalle tazze della colazione, dimenticandosi di bussare. Vedendo il suo padrone nudo e sanguinante gridò lanciando in aria il vassoio per coprirsi gli occhi con le mani. Buffy seguì il movimento del vassoio che, nel frattempo, aveva iniziato la sua discesa. Con un tonfo andò a colpire, con l’angolo, le parti intime del, già dolorante, William. Questo si accasciò a terra, non sapendo più dove tenere le mani. Tutto il corpo era dolorante… poi, il buio…, svenne.

 

Quando si risvegliò era disteso sul suo letto, il naso era stato medicato e, qualcuno, gli aveva infilato una camicia ed un paio di pantaloni. Spostando leggermente il capo, scorse Buffy che, impacciata, gli sorrideva.

 

- Como ve sentite? – chiese portando la mano sinistra nei capelli di William ed iniziando ad accarezzarli dolcemente.

 

- Me dovete scusà, io nun volevo fare… - la frase venne interrotta dal dito di lui premuto sulle sue labbra.

 

- Non ci pensate, passerà – le disse con fatica. Parlare gli provocava un sottile dolore lungo il setto nasale.

 

Buffy si chinò e gli diede un piccolo bacio sul naso gonfio ed uno, più appassionato, sulle labbra. Con fare sensuale portò la mano destra al suo inguine sussurrandogli nell’orecchio.

 

- Come sta il vostro… ehm… generale? –

 

William cercò di trattenere le risate, ridere faceva troppo male, infatti, due grosse lacrime erano apparse alle estremità dei suoi occhi.

 

- Buffy, capisco di essere molto sexy ricoperto di lividi, ma non credo che sia una buona idea usare il… generale subito dopo l’incidente. Sapete, fa male… -

 

Buffy gli lanciò uno sguardo contrariato e ritirò la mano.

 

Comprendendo il problema principale, William l’attirò a se e le chiese se voleva stendersi nel letto assieme a lui. Così facendo avrebbe mantenuto la promessa e sarebbero potuti stare insieme.

 

Buffy, raggiante, si tolse il vestito. Solo ora aveva notato che l’aveva indossato, la ricordava, poco prima, nuda sul tappeto. Si mise accanto a lui, che la prese tra le braccia. Lei si raggomitolò contro il suo corpo e lui prese a lisciarle i capelli con una mano, mentre con l’altra teneva quella di lei poggiata sul suo petto. Buffy dovette ammettere che, anche con il naso tumefatto, era di una bellezza esasperante. Le toglieva il fiato. Lui la fissò con curiosità, inclinando leggermente il capo.

 

- A che cosa state pensando? – una lieve fitta al naso…

 

Buffy lo fissava senza dire nulla, persa in quegli occhi blu profondi, che parevano scrutarla fino in fondo all’anima.

 

- Vi amo Willìamm, tanto, tanto… - gli occhi verdi di Buffy, lucenti come due stelle che foravano il velo scuro della notte, erano rivolti verso di lui, persi in lui. La strinse di più e le diede, cautamente per via del naso, un dolce bacio sulla fronte.

 

- Anche io Buffy, moltissimo, il mio cuore perde colpi ogni volta che poso lo sguardo su di voi… mia dea… -

 

Con uno slancio improvviso lei gli buttò le braccia al collo, trovò William con gli occhi sgranati, ansimante e spaventato. Il braccio destro di Buffy si era spostato, pericolosamente, sopra il suo viso, quasi colpendogli il naso. La sua mente, in quel momento, aveva già elaborato la sensazione di dolore che l’avrebbe colto se lei lo avesse preso. Anche Buffy sgranò gli occhi quando comprese quello che avrebbe potuto fare se la sorte, almeno questa volta, non l’avesse aiutata. Si tranquillizzarono e si risistemarono stretti l’una nelle braccia dell’altro. Riposarono facendosi qualche coccola.

 

Passarono due settimane, era ormai la metà di marzo ed i preparativi per la festa di fidanzamento erano già iniziati. Di lì ad una settimana ci sarebbe stata la festa e tutti gli invitati sarebbero accorsi, senza esitazione, per conoscere la fidanzata di William. In quelle due settimane il naso di William si era sgonfiato dopo aver passato i vari toni di colori, era passato dal blu-viola iniziale ad un verde-giallo che si era schiarito, fino poi a sparire del tutto. Aveva quasi subito ricominciato a lavorare agli stessi ritmi di prima. Questo, però, sebbene dispiacendole, permetteva a Buffy di seguire le lezioni di Willow sul bon-ton e sulla dialettica. Non vedeva l’ora di far vedere a William quello che era riuscita ad imparare, l’avrebbe sbalordito.

 

Due giorni prima della festa, William le chiese di fare una cavalcata insieme a lui, nella foresta poco distante dal palazzo. Lei accettò di buon grado. Si prepararono e, quella mattina, decisero di partire portando alcuni panini preparati da Willow, che si era ripresa solo ultimamente dalla visione avuta quel giorno, nel salottino. Non era riuscita a guardare il suo padrone negli occhi fino a qualche giorno prima.

 

William aiutò Buffy a sistemarsi sul suo cavallo, uno stupendo stallone, tutto bianco dalla criniera e dalla coda lunghissimi, sembravano fatti d’avorio, quando i raggi del sole vi giocavano attraverso. Il cavallo di William era della stessa razza, ma era tutto nero, nero come le tenebre dove i raggi del sole non riuscivano a scalfirne la compattezza.

 

- Si chiama Spike, non è stupendo? – chiese lui con orgoglio.

 

- Si, ma me fa un po’ de paura… - disse lei con un tremito nella voce.

 

- Su Buffy, non dovete temere nulla, ci sono io con voi. –

 

Detto questo lui salì su Spike. Partirono, una leggera brezza, quella mattina di marzo, accarezzava l’erba e faceva fremere le foglie degli alberi. Il canto degli uccelli dava loro il buongiorno, mentre si addentravano nella foresta. Buffy e William cavalcavano vicini, ogni tanto si scambiavano delle occhiate fugaci, piene di affetto.

 

Un leggero scroscio d’acqua li fece cambiare strada, erano ormai un paio d’ore che cavalcavano e, tra gli alberi, scoprirono che il rumore era provocato da un piccolo ruscello che sfociava in un brillante laghetto. La superficie, baciata dal sole che filtrava tra gli alberi, risplendeva come l’oro.

 

Buffy, raggiante, scese da cavallo e si avvicinò alla riva. William fece lo stesso, stando in piedi a pochi passi di distanza da lei. Lei raccolse, con le mani, un po’ d’acqua e se la portò alle labbra saggiandone la purezza e la freschezza. William, intanto, si era tolto i vestiti e si preparava a tuffarsi. Buffy non fece in tempo a dire nulla che lui era già immerso nel laghetto, il quale, considerò, era abbastanza profondo.

 

- Buffy, su, non fate la timida, venite anche voi, è stupendo! – disse con tono allegro.

 

- No Willìamm, preferisco restà qua – rispose lei, mentre si sedeva sul bordo del laghetto.

 

- Buffy, Buffy, così non va bene… ora v’insegno io come si fa a divertirsi – si avvicinò a lei con fare scherzoso e le prese una mano.

 

- Oh, tanto lo so che nun me buttate in… -

 

*SPLASH*

 

Buffy si ritrovò in acqua all’improvviso, con William che rideva come un matto.

 

- Voi… guardate lu vestito mio… mo’ è tutto… -

 

Le labbra di lui, scese sulle sue, l’avevano fatta tacere. Un bacio appassionato che suggellò quel momento romantico, incorniciato dal verde della vegetazione e dall’azzurro brillante del cielo e dell’acqua. William la spogliò velocemente e sistemò i vestiti al sole, Buffy era ancora in acqua. Una strana eccitazione la stava assalendo. Lo voleva lì ed in quel momento.

 

- Willìamm, me fa male la gamba… - sparì sott’acqua.

 

William, allarmato, si tuffò in fretta ed in poche bracciate raggiunse il luogo dove lei era sparita. La sua espressione cambiò di colpo, da preoccupata passò a stupita e poi eccitata. Riuscì solo a mormorare un ‘Buffy’ confuso, prima di abbandonarsi completamente al tocco di lei. Fecero l’amore selvaggiamente, come se la natura che li circondava aveva risvegliato degli istinti primordiali. Dopo l’amore si stesero sull’erba, era ormai pomeriggio ed il sole, con i suoi raggi caldi, stava asciugando la loro pelle ed i vestiti di Buffy, stesi poco distante.

 

Cullati dalla brezza, dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie, si addormentarono. Fecero ritorno verso il tramonto, erano affamati. Infatti, tra il gioco ed il sonno, si erano dimenticati di mangiare. Willow li accolse, la cena era già pronta. Quella sera si addormentarono, stanchi e felici, l’uno nelle braccia dell’altro.

 

 

Atto 14

 

La festa si sarebbe tenuta quella sera. Buffy era eccitata e felice all’idea del suo fidanzamento ufficiale con William.

La maggior parte delle decorazioni erano state fatte quando loro erano partiti ed erano stati via tutto il giorno. Oggi, c’erano solo i fiori da sistemare. La festa era sì per il fidanzamento del padrone di casa, ma anche per festeggiare l’inizio della primavera.

 

Willow l’avrebbe aiutata con il vestito e con i capelli, mentre William finiva di lavorare. Da dopo la cavalcata non l’aveva quasi più visto, lavorava incessantemente tanto che Buffy stava iniziando a preoccuparsi. Temeva che ci fossero dei problemi veramente gravi per tenere il suo William così occupato. Aveva promesso, tuttavia, che sarebbe stato pronto per accogliere gli ospiti. Buffy sapeva che aveva invitato anche una contessa, una sua amica d’infanzia, ma che questa non avrebbe potuto essere presente quella sera, per problemi familiari.

 

La mattina ed il primo pomeriggio passarono rapidamente. L’ora della festa era quasi arrivata. Buffy aveva passato la maggior parte della giornata con Willow, in modo che, oltre ad aiutarla a prepararsi, le stava facendo ripassare tutte le cose che le aveva insegnato. Ora si trovavano in bagno, Willow le stava acconciando i capelli. Un lieve bussare le fece sobbalzare, era William che avvertiva Buffy che alcuni ospiti erano già arrivati e che scendeva per accoglierli. Lui era già pronto. Buffy era sbalordita. Indossava uno smoking scuro. La camicia bianca, attillata, e la giacca, disegnata su misura, mettevano in evidenza il suo fisico asciutto e le spalle larghe. Le gambe snelle, fasciate nei lunghi pantaloni, slanciavano tutta la sua figura. Aveva ancora il papillon slacciato, Buffy si alzò e prese ad annodarglielo. I loro occhi si incontrarono e si scambiarono un sorriso.

 

- Come fate a saperlo annodare? –

 

- Mio padre, nei giorni di festa, era solito indossarlo. –

 

- Ah… raggiungetemi presto amore, non lasciatemi troppo a lungo da solo… -

 

Le diede un rapido bacio ed uscì dal bagno. ‘Mmhh, ho come l’impressione che ci fosse qualcosa di strano in Buffy, ma non riesco a comprendere cosa…’. Si avviò verso l’atrio, cercando di capire che cosa l’avesse colpito in lei, poco prima.

 

- Mia signora, per fortuna il padrone non si è accorto di nulla, se no la vostra sorpresa si sarebbe rovinata. –

 

- Già – rispose Buffy allegramente.

 

La preparazione di Buffy fu più lunga del previsto. William si stava stancando delle chiacchiere della gente e da tutte le domande che gli facevano su Buffy, l’unica ragazza che era riuscita a rubargli il cuore. William era pure agitato per il comportamento che la sua donna avrebbe potuto tenere in quell’occasione. Sebbene a lui non dispiacesse l’esuberanza di Buffy, infatti era uno dei motivi principali per i quali si era follemente innamorato di lei, non era molto consona a quell’ambiente. Inoltre, come se la sua agitazione non fosse già abbastanza, sua madre aveva mandato il signor Liam, il suo maggiordomo di fiducia, per farle un resoconto completo sulla fidanzata.

 

Finalmente vide Willow affacciarsi sulle scale e fargli un cenno per segnalargli che Buffy stava scendendo. Agitatissimo, William richiamò l’attenzione degli invitati.

 

- Bene gentili signore e signori, vi presento la mia fidanzata Buffy – tese la mano in attesa che quella di lei la raggiungesse.

 

Dalla cima dell’ultima rampa di scale, che portavano al salone, era apparsa una stupenda fanciulla. Snella, dalla pelle ambrata, fasciata in un bellissimo vestito lilla dal corsetto attillato e dalla gonna ampia e lunga che facevano risaltare, oltre le forme perfette, anche i capelli biondi raccolti in uno chignon con dei boccoli lasciati liberi, che le ricadevano sulla fronte e sulle spalle, lasciate scoperte dall’abito. Gli occhi, di un verde brillante, emanavano calore ed emozione. Un lieve rossore le colorava le guance e le rendeva il viso luminoso. I guanti bianchi nascondevano le piccole mani dalle dita lunghe ed affusolate. Al collo portava la catenina che le aveva regalato William, mentre tra i capelli raccolti aveva intrecciati dei piccoli diamanti.

 

William era rapito da quella visione, ogni volta riusciva a farlo innamorare di lei, riusciva a trasmettergli nuove emozioni, era una sorpresa continua. La sua dea cominciò a scendere, quello era il momento che William temeva di più, Buffy non era esattamente la personificazione dell’eleganza. Inaspettatamente la vide scendere, sicura di se, elegante e raggiante. Il vestito fluttuava seguendo i suo passi aggraziati ed i suoi movimenti suadenti. La sua mano scivolò in quella di William, il quale, ancora sotto shock, la prese e la strinse. Lei gli sorrise con amore, mentre faceva un inchino verso gli invitati che avevano cominciato a mormorare dopo lo stupore iniziale. Alcune famiglie iniziarono ad avvicinarsi alla coppia. William, ancora senza parole, non riusciva a riconoscerla. I modi, i gesti e l’eleganza non appartenevano per niente alla sua Buffy. Rimase ancora più sorpreso quando cominciò a parlare con una coppia che si era avvicinata a loro per fare gli auguri.

 

- Congratulazioni William, la vostra fidanzata è incantevole. Come vi chiamate? Non ho capito il vostro nome poco fa… - Buffy sorrise e fece un inchino.

 

- Mi chiamo Buffy Summers, mio signore. Sono onorata di fare la vostra conoscenza. –

 

- Piacere mio dolce fanciulla, spero che rendiate felice il nostro William. Ragazzo mio, siete proprio fortunato, è veramente una ragazza educata, non trovate? –

 

William parve ridestarsi solo in quel momento.

 

- Come? –

 

- Ah, ah, ah, vi capisco William, guardandola rimango anche io senza parole, ancora auguri! Cara, andiamo al buffet – La coppia si allontanò.

 

Dopo un paio d’ore, William riuscì a stare solo con Buffy, prima di dover aprire le danze.

 

- Tesoro, ma come avete fatto a… - non trovava le parole.

 

- Willow. È stata lei ad insegnarmi tutto. Voi lavoravate ed io imparavo. – Gli accarezzò una guancia. William la fissava in modo strano.

 

- Che c’è tesoro? Non vi sentite bene? – chiese Buffy con apprensione.

 

- Dite il mio nome – Buffy fu sorpresa ma ubbidì.

 

- William – disse sorridendo.

 

- NO, dite il mio nome Buffy… ve ne prego… - le strinse un braccio.

 

- Ma… - Buffy non riusciva a capire.

 

- Ditelo, ve ne prego… -

 

- William – Buffy, con stupore, vide gli occhi di William riempirsi di lacrime.

 

- Rivoglio la mia Buffy, vi prego, dite il mio nome… dite il mio nome… - Buffy, preoccupata, perse il controllo sul suo modo di parlare.

 

- Willìamm, che… - non riuscì a terminare la frase che si ritrovò tra le braccia di lui, con il viso poggiato sul suo torace.

 

- Non usate le buone maniere con me, MAI, io voglio la Buffy che ho conosciuto, non dovete cambiare con me, dovete sempre essere voi stessa… me lo promettete? – gli occhi di William attendevano una risposta.

 

- Va bbuò, se te piaccio accussì… - si strinse di più a lui.

 

Felicissimo la prese per mano e fece segno all’orchestra d’iniziare a suonare. Aprirono le danze ed avere Buffy, che volteggiava tra le sue braccia, era una bellissima sensazione. Evidentemente Willow le aveva insegnato anche a danzare. A lui non dispiaceva affatto che Buffy, davanti agli altri, apparisse elegante e ben educata, anche se non gliene importava veramente.

 

In quel breve attimo, di poco prima, era stato però assalito dalla paura di perdere la ragazza che lui conosceva ed amava. Non che così non gli piacesse, ma amava essere assalito dalla vitalità e dall’esuberanza di Buffy. Una donna dell’alta società non si sarebbe mai comportata così. Forse l’avrebbe fatto se le fosse stato ordinato, ma non avrebbe mai avuto la spontaneità della sua Buffy.

 

- Vi ho già detto che siete stupenda questa sera? Invidio l’uomo che vi ha rubato il cuore. – le sussurrò all’orecchio, dopo averle mordicchiato il lobo.

 

- Ah, ah, ah. Aho’, grazie assai! Nun me l’avevate detto, me stavo a preoccupà. Nun lo invidierei assai l’omo che m’ha fatta innamorà, porello, a letto lo distruggo! Nun me ce vole n’omo a me, me ce vole n’a machina. – William si trattenne dal ridere, non sarebbe stato elegante scoppiare in una risata fragorosa nel bel mezzo della sala.

 

- Oh, davvero? E ditemi, se non sono indiscreto, il vostro fidanzato è all’altezza? –

 

- Mmhh, sa a cava… -

 

- Cos…? Buffy, come sarebbe che me la cavo? – disse William, cercando di tenere basso il tono della voce.

 

- Già, io so troppo n’a grande, voi me state appresso apena, apena… - William la serrò di più tra le braccia e fissò i suoi occhi blu, fiammeggianti, in quelli verdi, tranquilli di lei. Era in discussione la sua virilità, doveva difendersi.

 

Si trovavano vicino ad una finestra i cui tendaggi erano chiusi. Stando attento a non farsi notare, la spinse dietro la tenda e poi, dando ancora un’occhiata, la raggiunse.

 

Buffy ridacchiava, non si aspettava che avrebbe preso il suo scherzo sul serio.

 

Si avvicinò e la spinse contro la finestra, premendole il corpo contro il suo. La chiuse in una morsa stretta ed iniziò a strofinare il bacino contro quello di lei. Con occhi accesi dal desiderio e da una punta di rabbia, scaturita dall’orgoglio ferito, la fissò.

 

- Allora Buffy, vediamo se, veramente, non sono all’altezza, ma ricordatevi che qui non potete urlare… - le fece l’occhiolino e, con un sorriso diabolico dipinto sul viso, le slacciò il vestito ed, abbassandolo, le liberò i seni. Ne chiuse uno con la mano mentre con la bocca scendeva sull’altro. Le mani di Buffy, che aveva buttato la testa all’indietro al contatto delle labbra di William sulla sua pelle, si erano intrecciate ai suoi capelli. Buffy ansimava pesantemente e lui ne era felice. Sapeva di riuscire a farle perdere il controllo. Con la mano libera, facendola scorrere sulla sua gamba sinistra, le alzò la gonna e raggiunse la biancheria intima. Vi introdusse la mano e le infilò due dita nella femminilità già bagnata, iniziando a muoverle aritmicamente. Allontanò il viso dal seno e prese a baciarle il collo, era contento di vedere che Buffy era completamente in suo potere. Quando si accorse che era sul punto di venire, tolse le dita, le alzò il corsetto, lo allacciò e le mise a posto la gonna.

 

Ancora ansimante Buffy non aveva capito il motivo per il quale lui aveva smesso di farle provare piacere… proprio prima che lei venisse.

 

- Allora Buffy, chi è il grande? – Le disse nell’orecchio, con voce suadente. Si allontanò da lei ridacchiando sommessamente.

 

- Apposta l’avete fatto! Maledetto! Ve odio! –

 

- Ahi, ahi Buffy, l’insoddisfazione è proprio una brutta cosa. Peccato che io non sia all’altezza per soddisfarvi… - rise ancora e scostò un poco la tenda. Dopo essersi accertato che nessuno guardasse, fece segno a Buffy di uscire e poi la seguì. Se ne andò dalla parte opposta alla sua, ancora ridendo.

 

 

Buffy, arrabbiatissima, si spostò velocemente ed andò a sbattere contro Willow, che stava portando un vassoio pieno di stuzzichini. Buffy perse il controllo di se stessa.

 

- Oh, Madonna mia! Scusame Willow! Nun l’agg fatto apposta… mo’ t’aiuto – disse ad alta voce, abbassandosi per aiutare Willow a raccogliere il cibo che si era sparso per terra. Willow era impallidita e cercava di salvare la situazione mormorando frasi incomprensibili. La festa si era congelata, nessuno ballava, l’orchestra aveva smesso di suonare e tutti gli sguardi erano fissi su di lei. Liam era in un angolo che scriveva su delle piccole pergamene tutto quello che stava accadendo.

 

Buffy, solo in quel momento, si accorse dell’enorme errore commesso. Cercò William con lo sguardo, era già lì, accanto a lei che le porgeva la mano per aiutarla ad alzarsi, sorrideva.

 

In quell'istante, alle orecchie, gli arrivò il commento di una donna che stava parlando, probabilmente con il marito, e diceva, bisbigliando.

 

- Ma fa parte della plebe? Oh, mio Dio, che cosa offensiva. Pensa che abbiamo mangiato alla sua stessa tavola e l’abbiamo chiamata ‘signora’ questa sgualdrina. –

 

La rabbia lo accecò, si voltò di scatto verso gli ospiti con un’espressione glaciale sul volto. Gli occhi erano due fessure dalle quali scaturivano lampi d’ira.

 

- Allora? La festa è finita, toglietevi dai piedi! – Nessuno si mosse.

 

- TOGLIETEVI DAI PIEDI HO DETTO! FUORI DA CASA MIA! – Urlò William, la sua voce echeggiò in tutta la sala.

 

Il gruppo di persone, rigorosamente in silenzio, si diradò. Uscirono tutti in fretta, con la paura di dire anche solo una frase. Nessuno aveva mai visto William in quello stato. Ancora in piedi, con la mascella ed i pugni serrati, tanto stretti da essersi ferito il palmo delle mani con le unghie, sentì Buffy che singhiozzava alle sue spalle.

 

- Io… io… scusa… - subito la sua espressione cambiò, divenne dolce mentre raggiungeva Buffy, inginocchiandosi sul pavimento. Le prese il viso tra le mani e le asciugò le lacrime con i pollici.

 

- No, no tesoro, sshht, non avete fatto nulla, è tutto a posto. Willow, accompagna la signorina nella nostra stanza. –

 

Aiutò Buffy ad alzarsi e porse il suo braccio a Willow. Poi si rivolse a Liam, che era ancora appoggiato ad una delle colonne in marmo della sala. Stava ancora prendendo appunti.

 

- Liam! – Tuonò, nuovamente, la voce del padrone di casa.

 

- Nello studio, ADESSO! – fece segno di seguirlo su per le scale.

 

Quando entrò nella stanza, vide Buffy che in lacrime, sedeva sul divanetto. Willow stava cercando di consolarla. Gli si strinse il cuore, ma entrò, comunque, nello studio insieme a Liam, che fissava Buffy, curioso. William, accortosi di questo, sentì il sangue ribollirgli nelle vene.

 

- DENTRO! – Urlò, strattonandolo per un braccio e sbattendo la porta dello studio dietro le sue spalle.

 

Buffy si calmò un poco e chiese a Willow chi fosse quel signore. Questa le disse di non saperlo e che se si era calmata le avrebbe portato una tazza di tè. Buffy le disse che la gradiva e Willow andò verso le cucine, promettendole che sarebbe tornata di lì a poco. Dalla porta dello studio arrivava la voce ovattata di William. Le parole non si capivano, ma il tono era ancora adirato. Dopo pochi minuti Willow ricomparve con le tazze e la brocchetta di porcellana, con dentro il tè rosso, che piaceva tanto a Buffy. L’appoggiò sul tavolo e versò il contenuto della brocca nella tazza di Buffy. Poi si alzò e le disse che doveva andare ad organizzare il lavoro per le altre ragazze. Buffy la congedò e si mise a sorseggiare la sua bevanda.

 

Venti minuti dopo la porta dello studio si aprì e Liam fece per uscire dalla porta, riuscì a sentire le ultime parole di William, che dall’interno della stanza, stava ancora parlando.

 

- E ditele che io sarò qui ad aspettare! Che non ho paura né di lei, né del suo maggiordomo! –

 

- Signore, le riferirò anche queste parole e tutto quello che ho visto questa sera – William si appoggiò allo stipite della porta, mentre Liam lo precedeva di pochi passi. Allungò un braccio e diede dei colpetti con la mano sulla guancia di Liam e, con tono freddo, gli disse.

 

- Fate il bravo servetto, andate e ditele che la saluto tanto e che la ringrazio per aver mandato uno dei suoi sottoposti per osservare la mia fidanzata. Ditele anche che, se non ha superato il test, io me ne infischio, me la sposerò ugualmente –

 

- Riceverete senz’altro notizie dalla mia padrona, ora devo andare, con permesso, signore –

 

William, con tono canzonatorio e voce in falsetto, gli fece il verso.

 

- Ora devo andare, con permesso, signore… Ma sì, andatevene e ditele che la prossima volta dovrà venire qui di persona, perché non vi farò nemmeno entrare –

 

- Come le dicevo, signore, riceverà notizie dalla mia padrona – Liam lo fissava.

 

- Mi avete stufato! Ora andatevene più in fretta che potete! –

 

Avanzando di alcuni passi, Liam fissò lo sguardo su Buffy, le sorrise un poco e le fece un segno di saluto. Sbiancò sentendo l’alito caldo ed accelerato di William sul suo collo.

 

- Azzardatevi ancora a guardarla in quel modo o a parlarle e siete un uomo morto, ve lo giuro – Fu un sibilo, le parole gli arrivarono dritte nell’orecchio, facendolo rabbrividire. Sapeva che il padrone ne sarebbe stato capace. Senza ritegno scappò via dalla stanza lasciando un irritato William ed un’attonita Buffy, a fissare la porta spalancata della loro stanza.

 

- Aveva fretta il poverino, eh! – Disse William, rilassando il viso.

 

- Come sta la mia donna? Meglio? Ancora preoccupata? – Si sedette vicino a lei e le cinse le spalle con un braccio, attirandola a se.

 

- Chi n’era chiddu? –

 

- Nessuno –

 

Buffy aveva percepito la rigidezza del corpo di William alla sua domanda, l’espressione, per un istante, era diventata dura, per poi ridiventare dolce. Prese a giocare con una ciocca dei suoi capelli, poi si chinò e prese a mordicchiarle un lobo. Lei lo allontanò, pensierosa.

 

- Chi n’era? Voglio saperlo! – Disse con curiosità.

 

- Nessuno Buffy, non era nessuno d’importante… - la voce tremò un poco all’ultima affermazione. Fece per avvicinarsi, ma lei lo fermò di nuovo.

 

- Come si chiama? – ora il tono era di sfida.

 

- Oh, Dio, Buffy, dovete proprio farmi un interrogatorio? – Esasperato, già dal malumore di prima, si alzò e si diresse verso lo studio.

 

- Willìamm… - Buffy fece per alzarsi, ma il tono perentorio di William la schiacciò al divano.

 

- Lasciatemi solo – si avviò alla porta dello studio e la chiuse dietro di se.

 

Mille pensieri si affollavano nella testa di Buffy. Mille domande assillavano la sua mente. ‘Che succede? Perché nun me lo vole dire? Voglio saperlo!’.

Buffy arrivò alla porta dello studio e bussò piano. Nessuna risposta. Bussò di nuovo. Niente. Entrò nella stanza e trovò William con i gomiti poggiati sul tavolino da tè ed il viso tra le mani. Alzò lo sguardo su di lei, era infinitamente triste. Lei gli andò incontro, si sedette vicino a lui, e prese ad accarezzargli i capelli, poi dolcemente gli chiese – Chi n’era? Ve prego Willìamm, sfogateve… - In un gesto lento, che parve costargli una fatica immensa, William alzò il volto, prese Buffy per mano ed entrambi si alzarono. Senza fretta l’accompagnò alla porta e la spinse, con un gesto gentile, fuori.

 

- Lasciatemi in pace, per favore – e richiuse, questa volta a chiave, la porta.

 

Buffy piombò nel panico più completo. Una brutta sensazione stava avanzando nella sua mente. ‘È finita. Nun me vole più…’, le lacrime avevano cominciato a rigarle il volto, scendendo silenziose, mentre si lasciava cadere sul divano. Ora il corpo era scosso da violenti spasmi, i suoi singhiozzi disperati riempivano la stanza.

 

****

 

‘Devo riuscire a staccarmi da lei. Mia madre sarebbe capace di farle del male. Sarà dura, ma devo cercare di proteggerla, quel Liam non mi piace, sento che farebbe qualunque cosa per soddisfare mia madre. So che arriverà la convocazione, calcolando il tempo necessario a Liam per tornare a casa e per farmi recapitare la lettera, presumo che ci vorranno circa due settimane. Per quel momento spero di essere riuscito ad allontanarla da me, così non soffrirà troppo quando dovrò lasciarla improvvisamente. La lascerò tornare al suo paesino… sarà più felice lì… anche perché non so se, al mio ritorno, sempre se tornerò, avrò ancora una casa dove stare…’ Con questi pensieri nella mente, William, in piedi davanti alla finestra, guardava fuori. I suoi occhi, però, non vedevano nulla se non l’immagine sorridente di Buffy, il primo giorno che l’aveva vista. Ricordava la visione che aveva avuto il giorno dopo, quando Buffy era tornata dal suo bagno… era magnifica… si era innamorato subito di lei, questo lo ricordava bene. Pensava che sarebbe stata felice con lui ed invece doveva spezzarle il cuore… sapeva di cosa era capace sua madre, era una donna fredda e calcolatrice. Amava più i titoli nobiliari che le persone ed era pronta a calpestare qualsiasi sentimento umano per la sua soddisfazione. Certo, lui si sentiva forte davanti a lei, tuttavia temeva per Buffy. Non avrebbe sopportato che soffrisse a causa di sua madre. Per quanto riguardava i suoi sentimenti e quelli di lei, si sarebbero affievoliti, sperava, col tempo. Buffy avrebbe senz’altro trovato un altro uomo e lui… lui…

 

- NO! Maledizione! Non voglio! – diede un pugno alla finestra, si sentiva impotente, schiacciato dalla responsabilità e dal dovere di allontanare la donna che amava. Se quella maledetta convocazione non arrivava, allora poteva sperare di nuovo. Forse sua madre, vivendo all’estero, era riuscita a cambiare. Non lo sapeva, doveva attendere e sapeva che l’attesa l’avrebbe ucciso.

 

Uscì dallo studio che era molto tardi, l’oscurità aveva già avvolto tutto, non vi era nemmeno la luna a rischiarare quella notte. Il cielo sembrava rispecchiare perfettamente il suo stato d’animo. Si mosse in silenzio, pensava che Buffy fosse già andata a dormire, invece la trovò lì, nel salottino, seduta al buio, con gli occhi gonfi e rossi dalle lacrime versate. Accese una lampada e lei, piano, si voltò a guardarlo, gli occhi erano ancora lucidi, gli rivolse un debole sorriso, ma questo sembrò più la smorfia di un dolore mal celato. Lottò contro la voglia di stringerla a se, di baciarla, di accarezzare la sua pelle, di amarla, di farle sentire che era la persona che stava al centro del suo universo, della sua esistenza. Lei, quella ragazza che lui aveva trasformato in donna, era la persona che il destino gli aveva donato e lui doveva separarsene. Il dolore era talmente grande da essere paragonabile alle torture inflitte ai prigionieri, gli sembrava di avere le carni infilzate da decine di spuntoni roventi, si sentiva mutilato, squartato, scuoiato. Sicuramente la prima cosa ad essergli stata strappata era il cuore.

 

Non si accorse che Buffy gli si era avvicinata, tendendo la mano verso la sua guancia. Le prese la mano e la discostò dal volto.

 

- Vado a dormire Buffy, cercate di fare lo stesso, è molto tardi – fece per allontanarsi ma Buffy gli prese un braccio, obbligandolo a voltarsi.

 

- Perché fate accussì? Perché nun me parlate? Che c’è? Diteme… nun posso anda’ avanti accussì – di nuovo le lacrime si erano formate nei suoi occhi, ma lottò per non farle scendere.

 

- Buffy, sono molto stanco, parliamone domani – Lei lasciò la presa e lui si avviò verso la camera da letto. Lo seguì. Era determinata a stare con lui quella notte ed era sicura che lui non l’avrebbe rifiutata, sarebbe riuscita ad aggiustare tutto, come nei mesi passati, quando era successa quella brutta cosa con Anya e le altre.

 

Entrò nella camera, lui si stava già spogliando, lei si diresse verso il bagno, aveva deciso di rinfrescarsi un po’ prima di attuare il suo piano. Ci mise pochi minuti, ma quando uscì, vide che lui era già a letto, addormentato. Non si fece scoraggiare da questo, entrò nel letto, completamente nuda e, scivolando sotto le coperte, allungò una mano verso il corpo di William. Iniziò ad accarezzargli il torace, con fare sensuale, scendendo verso la sua virilità. La mano di lui si chiuse sul suo polso, lo strinse facendole quasi male.

 

- No Buffy – la voce era ferma ed il tono deciso, non ammetteva repliche. Tuttavia, lei cercò ancora di convincerlo.

 

- Willìamm, fate l’amo’ co’ mmia – si avvicinò, per baciarlo, ma lui scostò il viso.

 

- No, Buffy. Non sono una macchina, sono una persona e questa notte desidero dormire – Dio, quanto gli costava allontanarla da lui, quanto lo ferivano le sue stesse parole. La voleva, disperatamente, il pensiero di buttare al vento il suo piano lo colse. Nella mente si disegnò, però, il volto disperato di Buffy che lo guardava partire, senza capirne il motivo. Sapeva che anche così le stava facendo del male ma pensava, che poco alla volta, se ne sarebbe fatta una ragione. Almeno lui era ancora lì, non era come lasciarla tutto ad un tratto, non sapendo nemmeno se avrebbe fatto ritorno. Non si accorse nemmeno che lei gli aveva risposto.

 

- Va bbene – Si voltò dall’altra parte. Stava di nuovo piangendo e lui se ne era accorto. Inconsciamente stava per appoggiare una mano sulla sua schiena, per fortuna se ne accorse e la ritirò rapidamente. S’impose di chiudere gli occhi per non guardarla, per non vedere il dolore che le stava causando, che si stava causando. Si ripeté, all’infinito fino a che il sonno non lo colse, che era per il suo bene e che avrebbe continuato a fare così finché lei non l’avesse più cercato.

 

 

Atto 15

 

Passarono due mesi e William era riuscito nel suo intento. Buffy, era passata dalla passione e dall’amore, all’indifferenza e all’odio, o almeno a lui sembrava così. I pasti venivano consumati in silenzio e, nelle poche volte che s’incrociavano, durante il giorno, non si scambiavano molte parole. Dividevano ancora il letto, ma le notti erano fredde e solitarie. Facevano di tutto per non toccarsi, non guardarsi. Durante la notte, quando lei dormiva, lui stava delle ore a fissarla, il suo respiro regolare lo aiutava a rilassarsi e a poter fingere che le cose, tra loro, fossero ancora come prima. Si chiedeva, comunque, se tutto questo era servito a qualcosa dato che non aveva ricevuto notizie da sua madre. Liam non si era più visto e sua madre non si era mai presentata alla porta. Questo lo rendeva felice e triste allo stesso tempo. Felice che sua madre non si fosse fatta viva, questo poteva significare che aveva accettato, anche dopo il racconto di Liam, il fatto che lui si fosse fidanzato con Buffy. Triste per il fatto che Buffy, dopo il suo trattamento freddo, forse non lo amava più e forse non l’avrebbe perdonato. Avrebbe fatto fatica a riconquistare la sua fiducia? Il suo cuore? Solo il tempo poteva rispondere alle sue domande. Certo le cose, ora, non erano affatto facili. Recuperare un rapporto, in questo momento, inesistente, era un’impresa non facile. Forse, un giorno non lontano, ci avrebbe riprovato.

 

Quella mattina si alzò presto, Buffy stava ancora dormendo rannicchiata sul suo lato del letto. Gli faceva una tenerezza infinita. Quei mesi di lontananza, invece di far spegnere il fuoco del suo amore, l’aveva alimentato a dismisura, facendolo crescere di giorno in giorno, assieme al desiderio di toccarla di nuovo. Il respiro regolare che accompagnava il movimento del suo torace, lo faceva sentire bene. Lei si mosse e lui, spaventato dal fatto che lo avrebbe colto mentre la fissava rapito, si chiuse in fretta nel bagno. Lei aprì gli occhi proprio mentre la porta si chiudeva. Piano rotolò dalla parte di William, dove il calore e l’odore del suo corpo erano ancora intrisi nelle lenzuola. Si accoccolò meglio tra le coperte mentre premeva il viso sul guanciale, ubriacandosi col profumo di lui. Quanto le mancava. Le mancavano le sue braccia forti che la stringevano tutte le notti con ardore, le sue labbra roventi che le percorrevano ogni punto recondito del corpo, saggiando ogni centimetro della sua pelle. Le mani e le dita affusolate che esploravano a fondo la sua femminilità, facendole provare un piacere indescrivibile. Restò immobile in quella posizione per un tempo lunghissimo, respirando a fondo, sul cuscino, l’odore dell’uomo che considerava ancora suo. In quei mesi aveva cercato di celargli il suo amore, in fondo era una donna fiera, non sarebbe mai stata una di quelle che strisciano ai piedi degli uomini elemosinando anche poche attenzioni. Lei voleva il pacchetto completo. Se non avrebbe più potuto averlo, se ne sarebbe fatta una ragione, anzi, se la stava facendo. Il suo amore, tuttavia, non si era spento, era impossibile farlo. Le sue fiamme alte e vive bruciavano nel suo petto, consumandole lentamente l’anima. Aveva pensato anche di andarsene, ma la sua testardaggine ed il suo orgoglio, glielo avevano impedito. Andarsene significava dargliela vinta, arrendersi. Significava prendere la spugna, cancellare tutto l’amore che avevano condiviso, e gettarla.

 

La porta del bagno si aprì in quel momento e lei, non facendo in tempo a spostarsi, di nuovo, nella sua posizione precedente, si finse addormentata. Lui la fissò, lo sguardo era tenero e dolce, purtroppo lei non poteva vederlo. Benché avesse deciso di alzarsi, vedere il posto di Buffy libero era davvero invitante, quindi decise di ristendersi, per cercare di sentire il suo calore attraverso le coperte.

 

Sentirlo stendersi, di fianco a lei, quando era ormai convinta che sarebbe uscito dalla stanza, le aveva provocato un’emozione indescrivibile. Un’ondata di piacere le aveva pervaso il corpo minuto mentre la respirazione si era bloccata, aveva paura che lui scoprisse che fingeva di dormire.

 

Lui, dopo essersi infilato nel letto, trovò i capelli di Buffy sparsi sul cuscino. Ne assaporò, per quanto la distanza glielo permettesse, la fragranza delicata, profumavano di vaniglia. Strategicamente si avvicinò, in modo impercettibile, alla nuca di Buffy. Quando arrivò vicino alla sua chioma color del grano baciato dal sole, vi immerse il naso e inspirò profondamente fino a che i suoi polmoni non si furono riempiti di quell’essenza eccitante. Buffy se ne accorse, era confusa. Erano due mesi che la teneva lontana ed ora che faceva? Le annusava i capelli? A che gioco giocava? Aprì gli occhi e si girò di scatto, pronta a fronteggiarlo. Trovò i suoi occhi spalancati.

 

‘Maledizione, è sveglia! Mi avrà sentito mentre le annusavo i capelli?’. Un’espressione intensa, ma indecifrabile, gli si era dipinta sul volto. Buffy, invece, aveva uno sguardo di sfida ed un’espressione dura sul viso. Si fissarono per alcuni minuti, che parvero delle ore, in silenzio. L’espressione risoluta di Buffy stava crollando miseramente, ormai era persa negli occhi di lui, ed era diventata tranquilla e rilassata. Quella di William rimase intensa, ma ora Buffy riusciva a scorgervi, almeno per quello che lo conosceva, solo la tristezza.

 

Restarono faccia a faccia, scrutandosi dopo due interi mesi nei quali non avevano condiviso più nulla, se non il letto. I respiri profondi di William le facevano danzare le ciocche scomposte che aveva sul viso. Lui allungò una mano e, con delicatezza, fece per scostarle dal viso, lei cercò di spostarlo all’indietro, ma rimase bloccata, incatenata agli occhi tempestosi di William. In fondo desiderava che le dita eleganti di lui la toccassero ancora. Lo voleva. Lo voleva disperatamente, al diavolo l’orgoglio!

 

Mentre stava pensando a questo, si fece più vicina e, finalmente, ci fu il contatto tanto desiderato. La punta delle dita di William le stuzzicavano le guance e la fronte, provocandole dei brividi lungo la schiena, chiuse gli occhi per assaporarne la vicinanza.

 

‘Ma cosa sto facendo? Sto accarezzando le guance e la fronte della mia Buffy, ma questo non va contro il piano che avevo fatto? Maledizione, non ce la faccio più…’ William, d’impeto le si avvicinò ancora di più e, con le dita, prese a tracciarle il contorno delle labbra. Buffy aveva ancora gli occhi chiusi e lui non riusciva a capire se fosse un buono o un cattivo segno. Tuttavia, finché non li apriva, era di nuovo sua, voleva concedersi quel breve momento. Le labbra di Buffy, inaspettatamente, si socchiusero e, mentre l’indice di William le stava percorrendo il labbro inferiore, lei lo catturò con la lingua, succhiandolo avidamente in modo passionale.

 

Dio, il tocco della sua Buffy… da troppo tempo non lo sentiva più, da troppo la voleva. Si fece ancora più vicino, i loro corpi si sfioravano ed ora si stavano fissando con gli occhi accesi di desiderio. Ci sarebbe voluta solo una scintilla e l’incendio sarebbe divampato in loro, senza più controllo e inibizioni. Protrassero le labbra, stavano quasi per toccarsi ed unirsi in un bacio appassionato, che attendevano da molto tempo.

 

 

- Buongiorno signori! La co-la-zio-ne è ser… - le ultime parole morirono sulla bocca di Willow che rimase impalata a guardarli, davanti alla porta spalancata della loro stanza. Era arrivata decisamente nel momento meno opportuno. Ma perché capitava sempre a lei?

 

Buffy ne approfittò per sottrarsi a quelle fiamme che la stavano divorando e che chiedevano o meglio, URLAVANO, di essere alimentate.

 

- Grazie assai Willow, io faccio colazio’ de lla in salotto – prese il vassoio dalle mani della ragazza e se lo portò via, sparendo dietro la porta.

 

- Voi, signore, volete qualcosa? La signorina si è portata via tutto –

 

Ancora scosso dalla vampata di emozioni che l’aveva colto, riuscì a rispondere solo un confuso “No, grazie” e a congedare Willow. Si alzò e si vestì in fretta, poi si diresse verso il salotto, intenzionato a fare colazione con la sua ragazza… ex ragazza, si ripeté. Quando entrò si divertì a guardarla imburrare, con un’energia inusuale, una fetta di pane. C’erano almeno due centimetri di burro e questo gli fece capire che, probabilmente, la sua mente stava vagando altrove o che, forse, era agitata e confusa quanto lui.

 

‘Mado’, ma che stavo facienno? Lo stavo a bacià, ma pure lui me stava a bacià, ma che vole? Tutta la colpa n’è ra sua, nun m’ha voluta chiu’. Mo’ se fa avanti de novo… ma io nun cedo! Nun lo vojo chiu’!!’. Addentò avidamente la fetta di pane, che aveva ormai raggiunto un livello di burro alto quasi quattro centimetri e, appena l’ebbe in bocca, la sputò tossendo.

 

- Ma che schifezza! – tossiva ancora. Un po’ per il disgusto per tutto quel burro, un po’ per le briciole che le si erano attaccate in gola. Fu in quel momento che sentì una mano darle leggeri colpetti sulla schiena, accompagnata da una risata divertita, che arrivava da dietro le sue spalle. Conosceva bene quella voce. Il nervosismo salì ancora di più, ma questo servì soltanto ad aumentare i colpi di tosse. Lui le si mise di fianco, sempre sfregandole la schiena con movimenti circolari, e le versò una tazza di tè.

 

- Bevete, vi farà bene – il tono era molto dolce, come non lo era da mesi. Rossa in volto, con gli occhi pieni di lacrimoni ed il respiro affannoso, mandò giù il liquido tutto d’un fiato. Quando aveva preso la tazza dalle mani di William, aveva avuto la sensazione che lui le avesse sfiorato, intenzionalmente, le dita con le sue. Finalmente riuscì a calmarsi e si accorse che le carezze del ragazzo si erano fatte lente ed erotiche. La sua mano, ora, saliva e scendeva sulla sua schiena, carezzandole la pelle, già accaldata, sotto la camicia da notte. Volse lo sguardo verso di lui, i suoi occhi blu erano enigmatici, ma vi scorse ugualmente la scintilla della passione. Era certa di non sbagliarsi, lui la voleva ancora, allora perché, in quei mesi le aveva fatto così male?

 

‘Devo fermarmi prima che sia troppo tardi, anche se non voglio farlo… Oh, Buffy, se voi sapeste quanto vi desidero…’. Con uno sforzo enorme ritrasse la mano e poi, garbatamente le chiese.

 

- Meglio? – lei, come rapita dai pensieri si lasciò sfuggire dalle labbra

 

- Era mejo prima… -

 

Lui, sorpreso dalla sua sincerità, le sorrise. Lei, rendendosi conto di avergli risposto in quella maniera, scoppiò a ridere spargendogli le briciole sul viso. Lui la seguì cercando di toglierle. Dovette ammettere, che ora che non cercava più di comportarsi come una signora (William pensava che lei avesse voluto ‘buttare al vento’ di proposito gli insegnamenti di Willow, per ripicca), era davvero bellissima e desiderabile. Era tornata quella che lui aveva conosciuto. L’amava. Con tutto se stesso.

 

Si alzò, facendosi un po’ più serio.

 

- Bene Buffy, ci vediamo a pranzo – si versò una tazza di tè, prese qualche biscotto e sparì nello studio. Lei lo seguì con lo sguardo, triste del fatto che le sue carezze si fossero fermate, ancora più triste per il fatto di non averle ricambiate. Se si fossero scambiati quel bacio, nel letto, tutto sarebbe ricominciato e lui l’avrebbe fatta soffrire di nuovo. Non se lo poteva permettere.

 

‘William, cosa stai facendo? Prima la vuoi allontanare e poi, quando ci sei riuscito, la vuoi di nuovo con te. Mi manca come l’aria che respiro, come l’acqua che bevo, come il cibo che mangio… BASTA! Mi sembra di impazzire. Devo uscire da qui.’ Si alzò dalla sedia e con un balzo felino raggiunse la porta, aprendola. Trovò Buffy ancora seduta mentre leggeva un libro… già, da quando non si parlavano aveva preso a leggere, chiudendosi nel suo dolore. Avrebbe preferito mille volte essere insultato, ma non ignorato per due interi mesi. Quello che faceva più male era che la causa di tutto era proprio lui. Lei alzò lo sguardo dalle pagine, lo guardò e poi ricominciò a leggere, tranquillamente. Mille pugnalate, in quello stesso istante, gli trafissero il cuore… beh, le poche parti che gli erano rimaste… ormai era a pezzi... Lo ignorava, di nuovo. La breve vicinanza di poco prima era sparita. Nel giro di pochi minuti erano ripiombati nel silenzio.

 

‘NO! Non voglio più stare così!’ e si rivolse a Buffy.

 

- Vado a cavalcare nella foresta, - sperò con tutto se stesso di attirare la sua attenzione e di strapparle un “si” – volete accompagnarmi Buffy? Mi farebbe piacere… - Vide un impercettibile sorriso far capolino sulle sue labbra e gli occhi illuminarsi per un secondo, poi assunse la solita espressione assente.

 

- Annate pure, bona gita – girò una pagina del libro, seguendo con gli occhi, le parole.

 

Lui ritentò, dopo aver incassato il primo colpo.

 

- Mi farebbe piacere godere della vostra compagnia, vi prego, fate una cavalcata con me, è da molto che non andiamo a cavallo, precisamente da quella volta dove noi… - lasciò la frase in sospeso, un sorriso beffardo gli si era dipinto sul volto.

 

- No, grazie assai – rispose Buffy con noncuranza, ma con un leggero tremito nella voce che a lui non sfuggì, non distolse, tuttavia, lo sguardo dal libro.

 

Rapidamente la mente di William pianificò uno stratagemma che gli avrebbe rivelato se almeno Buffy sentisse ancora attrazione per lui. Aveva una camicia pulita nello studio, corse a prenderla. Buffy cercava di rimanere impassibile, sforzandosi faticosamente. Perché le stava facendo questo? Voleva farla impazzire?

 

Quando tornò, lei era ancora immersa nella lettura, o almeno cercava di farglielo credere.

 

- Va bene Buffy, se non volete venire con me, allora andrò da solo. Mi devo solo cambiare –

 

Buffy teneva lo sguardo fisso sul libro, ma aveva la salivazione azzerata. Lui cominciò, disinvolto, a slacciarsi lentamente i bottoni della camicia, uno ad uno… carezzandosi il torace con le dita, facendole scendere in modo sensuale ed elegante. Finalmente venne premiato. Le guance di Buffy avevano assunto un lieve rossore che mano a mano diventava sempre più vivo, tuttavia si ostinava ancora a tenere lo sguardo sulle pagine. Si sfilò la camicia e vide Buffy che lo spiava di sottecchi, dimenticandosi di fingere di leggere. La vide deglutire a fatica, le mani iniziavano a tremarle. Lasciò cadere la camicia a terra, fissandola intensamente negli occhi. Lei non resistette più, si alzò di scatto, come se il divano avesse preso fuoco.

 

- Vado a vestirme… ce vediamo Willìamm… - fece per allontanarsi, ma la mano di William si serrò sulla sua spalla, costringendola a voltarsi. La prima cosa che vide girandosi furono i muscoli del torace, poi, risalendo, le braccia possenti, le spalle larghe, il collo, dritto e signorile. Risalendo ancora c’era il viso, dalla pelle pallida, che solo i nobili potevano vantare, le guance sexy, gli zigomi ben disegnati e virili, gli occhi… Dio, i suoi occhi. Blu come l’oceano calmo, tempestosi come i mari mossi dal vento, roventi come quando la volevano… come ora…

 

I loro respiri si sincronizzarono, stavano accelerando. Le cinse la vita con le braccia. Di nuovo i loro visi, le loro labbra, erano pericolosamente vicini. Come prima, sarebbe bastata una scintilla per dare vita alle fiamme che erano sopite nei loro cuori.

 

- Buffy… - fu un sussurro. I visi si avvicinarono di più.

 

- Buffy… - il suo alito caldo le accarezzò le labbra, facendole perdere il controllo.

 

- Willìamm… - le mani di Buffy gli percorsero la schiena, facendolo rabbrividire, era eccitante. Gli prese il viso tra le mani, attirandolo di più a se.

 

- I signori hanno finito di far colazione? Ho bussato ma non ha risp… - Willow fece capolino nella stanza, dopo aver aperto, piano, la porta. Divenne rossa in viso quasi raggiungendo la stessa tonalità dei suoi capelli. ‘Ma perché capita sempre a me? Questa non è proprio giornata…’.

 

William liberò Buffy dall’abbraccio. Si allontanarono, ancora ansimanti. Buffy scappò nella camera da letto. William, guardò Willow con severità, poi raccolse la sua camicia e la indossò di nuovo.

 

- Willow, servite il pranzo alla stessa ora per favore. Potete andare adesso –

 

- Come desiderate mio signore, con permesso… e scusatemi… - prese il vassoio della colazione e lo portò via.

 

Lui raggiunse la stanza da letto. Buffy si era vestita velocemente ed ora si stava apprestando a scendere al piano di sotto.

 

- Ho deciso d’annare a cavalcà nu poco. Torno per magnà. A dopo Willìamm – lo superò e sparì oltre la porta.

 

- A presto Buffy, prima di quanto credete – bisbigliò tra i denti con un ghigno che si allargava sulle sue labbra ed il sopracciglio alzato. Ormai era eccitato e nessuno l’avrebbe fermato. La voleva e l’avrebbe avuta, a tutti i costi. Con velocità, mentre la camicia aperta gli solleticava i fianchi, la raggiunse nel salotto. La prese per la vita e la fece girare, bloccandole le braccia dietro la schiena.

 

- Basta Buffy, questa volta non mi direte di no – ormai era incatenata nei suoi occhi vogliosi e magnetici, che la stavano già spogliando.

 

- De no? – balbettò, senza più un goccio di saliva in gola. Aveva paura. Quando William aveva quello sguardo, non ammetteva repliche. In un attimo di lucidità riprese il controllo di se.

 

- Ma se si tu che nun me voi? – l’espressione era diventata imbronciata e triste. – Me hai gettata come n’a scarpa vecchia. Nun poi venire qui e… e… -

 

Lui le aveva raggiunto le natiche ed aveva preso ad accarezzarle, vogliosamente, soffermandosi tra le cosce.

 

- E…? E’ molto interessante quello che mi state dicendo… andate avanti, vi ascolto – aveva avvicinato il suo viso a quello di Buffy, ed ogni parola le veniva sussurrata all’orecchio, il lobo iniziava ad essere tormentato dalle labbra e dai denti di William. Il ritmo era incalzante, non le lasciava il tempo di pensare ad una via d’uscita, stava per essere intrappolata nel vortice della passione. L’ultimo briciolo di lucidità se ne andò quando sentì il vestito allentarsi sulla schiena. Le scivolò via, come le sue ultime difese.

 

- Uhm… avevate così fretta di andarvene che avete dimenticato di vestirvi per bene vedo… bambina cattiva… - la voce era roca e rotta dall’eccitazione.

 

- Willìamm… - cedette e gli cinse il collo con le braccia.

 

Di nuovo i visi e le labbra vicine. Occhi negli occhi. Le labbra si stavano per sfiorare. La scintilla si accese ed il fuoco avvampò. Le labbra si unirono e le lingue s’incatenarono in un bacio appassionato, rovente, un bacio nel quale erano racchiusi due lunghi mesi di astinenza.

 

Le mani di William spogliarono Buffy dell’ultimo indumento, la camicia da notte, che la separava dalla nudità. Lui si tolse velocemente la camicia, già aperta, ed i pantaloni, cercando subito il contatto con il corpo di Buffy. Le percorse tutto il corpo con le mani, riappropriandosene. Lo stesso fece lei, ormai in preda alla più sfrenata lussuria. La prese in braccio e la portò in camera. L’appoggiò sul letto e si affrettò a chiudere la porta della stanza a chiave.

 

- Non si sa mai… - rise e Buffy fece lo stesso. Lui le fu addosso, iniziando a carezzarla eroticamente sui seni, tra le cosce e poi nelle parti intime, facendola gemere di piacere. Lei gli percorse la schiena, graffiandolo con le unghie. Dolore e piacere si mischiarono mentre lui le mordeva un capezzolo e giocava con l’altro. Dolore e piacere. Buffy lo costrinse a girarsi e gli fu sopra, si adagiò sul suo membro già duro. Lo fece entrare, selvaggiamente, dentro di se e prese a muoversi velocemente su di lui. Le prese i fianchi, guidando i movimenti, al fine di prolungare il piacere ad entrambi, ma Buffy non sembrava più la stessa. Era presa da una frenesia che non le conosceva. ‘Dunque l’astinenza le provoca questi effetti…’ pensò William prima di perdersi nei movimenti veloci e ritmici di Buffy. Prese a graffiargli il torace, gli morse un capezzolo tirandolo con i denti e tormentandolo con la lingua, senza però perdere il ritmo. A William non era mai capitato di godere tanto. Gemeva ad ogni tocco della sua Buffy ‘assatanata’. Ogni parte del suo corpo veniva soddisfatta, senza lasciargli tregua. Faceva persino fatica a respirare.

 

- Buffy… Buffy… fermatevi, vi prego… - le preghiere, naturalmente, non venivano ascoltate dalla ragazza bionda che si agitava sopra di lui, troppo presa dal ritmo incalzante che doveva sostenere. Tutto ad un tratto prese a schiaffeggiarlo, urlandogli.

 

- De chi sei? – il tono era molto deciso e gli occhi erano diabolici, pareva posseduta dal demone del sesso. La paura si stava dipingendo negli occhi di William. ‘Mai più astinenza per Buffy, mai più’ si ripeteva.

 

- Rispondime!!! De chi sei?? – Buffy gli strinse i capezzoli, facendogli lacrimare gli occhi. Le urlò.

 

- VOSTRO… VOSTRO, vi prego, basta!! – non avrebbe mai creduto di doverlo dire in vita sua. Gli occhi di Buffy scintillarono di una luce sinistra, un ghigno le si disegnò sul volto. Lui venne dentro di lei. Lei lo seguì. Finalmente ci fu un attimo di calma. Lui riuscì a prenderla tra le braccia e ad adagiarla sul suo petto, le carezzava i capelli mentre stavano riprendendo fiato. Ora capiva quello che intendeva Buffy dicendo che le serviva una macchina. Che donna! Ed era tutta sua.

 

- Che avite detto prima, basta? Ho apena iniziato… Willìamm caro… ora ve pentirete de tutto! UAHUAHUAH – la risata echeggiò per tutta la stanza, mentre scattava, di nuovo, in ginocchio sopra di lui. La risata gli rimbombava nelle orecchie. ‘Ma chi è questa?’ Buffy si spostò di lato gli prese il membro, rilassato, tra le labbra. Iniziò a giocare con la sua lingua intorno al glande, ai testicoli, all’interno coscia di William. Sentì il muscolo indurirsi nella sua mano. Era di nuovo eccitato… era soddisfatta di avere quel potere su di lui. Ora ci avrebbe pensato due volte prima di ignorarla.

 

- Bene, e ora Willìamm… - allungò un braccio ed aprì il cassetto del comodino, vicino al letto. Tirò fuori una candela, dei fiammiferi ed il foulard dorato che aveva usato lui “quella volta”. ‘Oh Dio, aiutami tu’, pensò preoccupato, mentre le gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Buffy, dopo il breve attimo di respiro che gli aveva concesso, stava riprendendo l’assedio.

 

 

Appoggiò la candela ed i fiammiferi sul letto, poi si mise nuovamente a cavalcioni sopra di lui e prese a giocare con il foulard. Lo fece passare attraverso le dita, carezzando la seta lussuriosamente con la punta delle dita. Se lo passò dietro al collo, muovendosi come se il contatto della stoffa con la sua pelle le stesse provocando un piacere indescrivibile. Gemette sommessamente mentre ne percorreva, con le mani, le due estremità. Passò poi a solleticare le braccia di William. Si porse in avanti strusciando il bacino in avanti, sopra il suo, e gli accarezzò le braccia portandogliele sopra la testa. Si tolse il foulard dal collo, con un gesto rapido e annodò uno dei due capi al polso, poi passò all’altro, fissando poi il capo rimanente alla spalliera del letto. William era di nuovo eccitatissimo… questo nuovo lato di Buffy gli faceva girare la testa.

 

Legato al letto, ora, era in suo completo potere, fece scivolare il suo membro duro dentro di lei e ricominciò a muoversi, questa volta lentamente, ansimando e facendogli scorrere le dita sul torace, giocando con i suo capezzoli. William aveva il respiro affannoso, lo sguardo lucido e avido. Lei, improvvisamente, gli mise le mani sul collo… mentre lui gemeva, lei gli chiudeva lentamente la gola… poi la lasciava e di nuovo lo stesso gioco. Lui era in suo completo potere. Questa nuova esperienza lo spaventava un po’, ma gli faceva scorrere brividi freddi lungo la schiena che si mescolavano al fuoco della passione e del piacere.

 

Voleva toccarla, accarezzarla; accarezzarle i seni, il collo, ogni centimetro della sua pelle, ma non poteva. Doveva accontentarsi di guardarla, guardarla mentre lo portava all’orgasmo più sconvolgente della sua vita. ‘Va bene, il secondo’ pensò mentre lei lo stava appagando. Buffy si chinò per baciarlo ma quando fu a due centimetri dalle sue labbra, vogliose di lei, si ritrasse. Lui, che aveva mosso il capo, per incontrarle, rimase deluso. Buffy giocava e lui faceva finta di volerla divorare, aprendo la bocca e imprigionando la punta della lingua tra i denti. Buffy lo guardava, lo sguardo era intenso e profondo. Finalmente riuscì, con uno scatto, ad imprigionarle le labbra. Lei gli mordicchiò la lingua e poi il labbro inferiore, portandolo all’estasi. Si chinò su di lui e gli premette i seni sodi, con le punte inturgidite, sul torace. La pelle di Buffy sapeva di buono e sentirla su di lui, che non poteva toccarla, era una sensazione inebriante.

 

- Buffy… slegatemi… vi prego… voglio toccarvi – nella voce c’era una preghiera, la voglia di lei era troppa, non riusciva a controllarsi e voleva essere liberato.

 

- No Willìamm, ve ne starete accussì finché io lo vorrò… - Di nuovo la risata sadica di Buffy echeggiò nella stanza, facendolo fremere. Buffy prese a muoversi più velocemente, tuttavia presto desiderò sentire le mani esperte di William sul suo corpo, così sciolse il lembo del foulard e lo liberò. Lui, soddisfatto da questo, la fece scivolare sotto di lui, le catturò le labbra e le diede un profondo bacio, poi scese sul suo collo, giù lungo i seni, succhiandole un capezzolo e giocherellando con l’altro, tenendolo tra l’indice ed il pollice. Buffy gemeva sotto le sue carezze ‘E’ molto mejo averlo libbero’ pensò mentre le ondate di calore invadevano il suo corpo. Non si accorse che William, ancora dentro di lei, aveva preso a darle spinte sempre più veloci, spingendosi a fondo in lei. Il ritmo era crescente e Buffy sentiva che la sua mente non avrebbe più potuto elaborare nulla che avesse un senso, si abbandonò completamente a William. Buffy venne urlando, l’orgasmo fu intenso e scosse tutto il suo corpo. William, contento di vederla ‘soccombere’ sotto di lui, si abbandonò al piacere, raggiungendolo appieno. Si abbandonò sul corpo di Buffy, cercando di ritrovare il respiro. Buffy prese ad accarezzargli la nuca e lui le passò una mano dietro al collo, sollevandole il capo. Prese, sensualmente, a leccarglielo ed a succhiarle un lembo di pelle, come a voler rimarcare il suo possesso su di lei.

 

- Ve amo Willìamm… un me lassate chiù – gli bisbigliò all’orecchio.

 

- No, mai più Buffy, mai più… - le rispose.

 

Non sapeva ancora che la promessa appena fatta non avrebbe potuto essere rispettata.

 

 

 

 

Atto 16

 

Passò un mese e William si dimenticò quasi della folle idea che aveva avuto e di sua madre. Purtroppo quell’infausto giorno gli portò una brutta notizia. Willow entrò nella sala da pranzo dove lui e Buffy si stavano scambiando effusioni invece di mangiare, ormai si era abituata ad arrivare sempre nei momenti meno opportuni, ma doveva annunciare al padrone la persona che era arrivata.

 

- Mio signore, perdonate l’intrusione ma ai cancelli c’è il signor Liam che chiede udienza –

 

Lo sguardo di William divenne di ghiaccio nella frazione di un secondo, serrò la mascella e scattò in piedi. Scusandosi con Buffy si diresse, con passo veloce, alla porta principale, poi uscì nel cortile ed arrivò ai cancelli.

 

- ANDATEVENE SUBITO – urlò con tutta la voce che aveva nei polmoni.

 

- Mio signore, ho ricevuto un ordine da vostra madre, devo scortarvi da lei, in Italia, leggete la lettera e seguitemi, prego – la voce di Liam era piatta, ma vi si scorgeva una sottile soddisfazione.

 

- Date qua – e gli strappò il biglietto dalle mani. Lesse due o tre volte la missiva, cercando di contenere la rabbia folle che lo stava cogliendo.

 

‘Ti ordino di rientrare immediatamente in Italia al fine di discutere il tuo folle gesto. Hai una settimana di tempo per raggiungere la villa insieme a Liam. Lui ti scorterà per tutto il viaggio.

Ti proibisco di portare anche quella plebea con te e ti proibisco anche di farla rimanere a palazzo. Allontanala da lì prima della tua partenza o manderò degli uomini fidati a farlo.

A presto figlio mio,

Darla’

 

‘È diventata pazza, mia madre è impazzita… mi vuole togliere persino la casa. Devo partire subito, voglio mettere a posto questa faccenda il prima possibile.’ Alzò lo sguardo alle enormi finestre e vide Buffy, che sorridendo lo guardava con dolcezza, preoccupata che lui fosse di nuovo arrabbiato. Con un ringhio si rivolse a Liam.

 

- D’accordo, vi seguirò ma mi darete il tempo di allontanare Buffy a modo mio, senza interruzioni – si voltò e fece per dirigersi alle enormi porte d’entrata.

 

- Signore, non mi fate entrare? – disse Liam tranquillamente.

 

- Mi pare di essere stato chiaro l’ultima volta, no? Suvvia, non stupitevi, sarete abituato a stare fuori, non penso che mia madre tenga il suo cane in casa – il tono di William era serio e deciso, tuttavia gli si dipinse un sorriso beffardo sul volto, mentre pronunciava l’ultima frase. Poi si allontanò senza voltarsi, soddisfatto di aver lasciato Liam senza parole ed arrabbiato. ‘Peccato che non faccia freddo’ pensò mentre rientrava in casa.

 

Raggiunse Buffy, che era salita nella loro stanza a leggere. Entrò e la trovò sul divano, seduta, con le gambe, leggermente lasciate scoperte dal vestito sollevato, di fianco al corpo. ‘Come faccio a dirglielo?’ si avvicinò piano. Buffy, sentendolo arrivare ebbe un sussulto, si mise il libro in grembo ed alzò lo sguardo su di lui.

 

- È ancora il tizio dell’atra volta – la paura si stava specchiando negli occhi di Buffy, già velati dalle lacrime. Sembrava che avesse già compreso tutto, non era stato difficile associare la figura del tizio dagli abiti scuri all’allontanamento di William, ora si ripeteva la stessa cosa ed in cuor suo sapeva già che sarebbe stato molto peggio di prima.

 

- Si, Buffy, lui è il maggiordomo fidato di mia madre. Diciamo che fa tutti i lavori sporchi che lei non vuole fare. Esegue i suoi ordini alla lettera e ora… - lasciò la frase in sospeso cercando le parole meno dure per non ferirla. Non ne trovava nessuna, era inevitabile. Lei, però, lo interruppe.

 

 

- Me dovete lassà n’artra vota? – una lacrima solitaria le solcò il viso, mentre pronunciava quelle parole, con la morte nel cuore.

 

- Si Buffy, devo, anche se non voglio è inevitabile. Devo partire per l’Italia, immediatamente –

 

- Chinn’è che li taglia? – Fece finta di non aver capito, il suono della parola dava già l’idea di essere lontanissima da lì.

 

- No, non taglia, l’Italia, il paese dove vive mia madre – lo sguardo si fece triste in entrambi. Buffy aveva sperato di aver capito male, ma non era così. Lui se ne doveva andare, lontano da lei, cosa avrebbe fatto ora?

 

- E quanno tornate? Presto? Tra n’a setimana? – lo stava implorando di non lasciarla, questo era il muto messaggio racchiuso nelle sue parole. Parole di un amore ferito per la seconda volta.

 

- No, Buffy, probabilmente starò via di più. Ma non vi sto lasciando, tornerò da voi, lo prometto! Fosse l’ultima cosa che faccio! Ve ne prego, non… - Buffy piangeva.

 

- … non fate così ve ne prego… mi si strazia il cuore vedendovi così… - William piangeva. Buffy si alzò e gli corse tra le braccia, nascondendo il viso rigato dalle lacrime nel suo petto. Lui le accarezzò i capelli, mentre con l’altro braccio la stringeva a se, come a voler formare un corpo solo. Piansero insieme. Disperati per la separazione, si erano appena ritrovati ed il destino li stava separando di nuovo.

 

- Avevate detto che nun m’avreste lassata chiù… bugiardo! – la voce di Buffy era rotta dai singhiozzi, anche dicendogli questo non voleva abbandonare il suo abbraccio. Gli si aggrappò alle spalle come un uomo, in balia delle acque agitate dalla tempesta, ad un pezzo di legno galleggiante, mandatogli dal fato.

 

- Lo so Buffy, lo so… ma questo va contro la mia volontà, non posso oppormi. Ve ne prego, cercate di capire – la speranza di William era che Buffy credesse alle sue parole. Non l’avrebbe lasciata se non fosse stato necessario, voleva che lei lo comprendesse.

 

- Si, agg’ capito Willìamm… lu sacc… - Buffy scostò il viso dal suo torace ed alzò la testa, in modo da guardarlo negli occhi. Cercò di sorridergli come meglio poteva, asciugandogli le lacrime con i pollici.

 

- Lu sapite che vi amo? Tantissimo… - si alzò sulle punte dei piedi e prese a baciargli il collo, le guance, gli occhi…

 

- Anche io vi amo Buffy, più della mia stessa vita – le loro labbra s’incontrarono, era un bacio d’addio, lo sapevano entrambi ma rimaneva la lieve speranza che, un giorno o l’altro, si sarebbero rivisti, amati di nuovo e che non sarebbero più stati divisi. Quando si staccarono, la disperazione era ancora viva in loro, ma sapevano che il momento del distacco era arrivato.

 

- Buffy, mi duole dovervelo dire ma dovete abbandonare questa casa, mia madre l’ha ordinato. Darò disposizioni ai miei uomini perché vi scortino al paese, potrete rivedere vostra madre e stare con i vostri amici fino al mio ritorno. Io tornerò a prendervi… di questo non dovete avere paura, non dovete dubitarne, MAI – Buffy, sentì il terreno mancarle sotto i piedi. Non poteva aspettare il suo William nella loro casa? Nella loro stanza? Nel loro letto? Si sentì mancare, tutto quello che avevano costruito in quei mesi le stava crollando addosso come una torre di guardia presa d’assalto durante una guerra, si sentiva devastata e svuotata di ogni sentimento e sensazione.

 

- NO, NO, non è giusto! Nun vojo! Nun me ne vado… ve prego, fateme resta’ – Le gambe di Buffy non la ressero più e, se non fosse stato per le braccia forti di William che la sostenevano saldamente, sarebbe caduta.

 

- Buffy, non è una mia decisione, io non vi allontanerei mai da qui… ma questa casa appartiene a mia madre e lei può disporne come meglio crede. Purtroppo ora crede che sia meglio buttarci fuori da qui, cercherò di convincerla e poi tornerò a prendervi, ci sposeremo Buffy, come vi ho promesso. Io vi amo, vi amo, capite? Non vivo senza di voi, voi siete la mia metà, avete metà del mio cuore – le disse indicando la collana - ve l’ho donato e tornerò per ricomporlo. Vi prego, tornate a casa, inoltre vostra madre sarà felice di riavervi con lei per questo periodo. Rivedrete i vostri amici e tutta la gente di Sunnydale, non siete contenta almeno di questo? – le baciò la fronte diverse volte, cercando di rassicurarla.

 

- Si… de questo si… - finalmente si calmò un poco. In fondo non sarebbe stato per molto tempo, lei poteva aspettarlo e lui sarebbe tornato a prenderla.

 

- Bene, Buffy, ora devo dare disposizioni a Willow per farci preparare i bagagli. Torno subito – la sciolse dall’abbraccio, le posò un bacio sulle labbra ed uscì dalla stanza. Buffy si accasciò sul divano, sentendosi spossata per tutto quello che le stava succedendo. In pochi minuti aveva saputo di doversi allontanare dal suo amato e dalla loro casa.

 

William, dopo aver chiamato Willow, diede le disposizioni necessarie per preparare i due viaggi. Willow si congedò per dar ordine a tutte la squadra di domestici ed ai due cocchieri, sul da farsi.

 

William camminò, attraversando il salone, osservando tutte le cose che non avrebbe più potuto vedere. In cuor suo sapeva che, forse, non sarebbe più tornato in quella casa. Un brutto presentimento, che si era fatto strada nella sua mente, gli ripeteva incessantemente ‘non tornerai nemmeno da Buffy, e lo sai’. Lo scacciò scuotendo la testa. ‘No, io tornerò da lei, non posso vivere senza di lei… non posso…’. Salì di sopra, voleva passare tutto il tempo restante con lei.

 

Entrò nella stanza e le si mise accanto, lei aveva gli occhi rossi e gonfi, probabilmente aveva pianto di nuovo. Senza parlare, si guardarono e lui l’attirò a se, abbracciandola e sfregandole la mano sulla schiena. Passarono molto tempo così, mentre le domestiche, nella loro stanza, stavano radunando le loro cose.

 

 

 

- Signori, le carrozze sono pronte, i bagagli sono stati caricati – disse Willow, commossa. Buffy e William si alzarono, faticosamente, dal divano. William, allo sguardo implorante di Buffy, fece segno di si con il capo e lei volò tra le braccia di Willow.

 

- Signorina, ci potrebbero vedere – William sorrise a Willow e fece spallucce, per dirle di infischiarsene, poi uscì dalla stanza. Sapeva che, per Buffy, Willow era stata come una della famiglia. Non era mai stata una domestica per lei ma, forse, una sorella.

 

- Nun me ne frega niente… Willow, ve vojo bbene, venite a trovarmi al villaggio, nun me lassate sola pure voi –

 

- D’accordo signorina, verrò a trovarla – si sorrisero. Poi Willow si staccò da Buffy e scesero entrambe al piano di sotto.

 

Tutto era pronto, c’erano due carrozze che aspettavano dinnanzi ai cancelli. Liam era ancora dall’altra parte, accaldato ed alterato come non mai. Del fumo gli usciva dalle narici dalla rabbia, avrebbe incenerito chiunque con quello sguardo. William, comunque, sembrava non preoccuparsene troppo. Lui era già fuori, stava parlando con i cocchieri, quando Buffy lo raggiunse. L’aria calda di quella giornata le accarezzò il viso ed i capelli, facendoglieli danzare sulle spalle. Il sole vi giocava attraverso creando dei giochi di luce sui fili dorati. William, guardandola, immaginava le distese di grano mosse dal sole. La sua Buffy, la donna che amava, era stupenda. Purtroppo, per loro, era arrivato il momento della separazione.

 

- Grazie di tutto Willow – disse William rivolto alla ragazza dai capelli rossi che, con le lacrime agli occhi, li stava salutando. Poi si avvicinò a Buffy, la prese per mano e l’accompagnò verso la sua carrozza. Una volta raggiunto il cocchio, William l’abbracciò forte.

 

- Ci rivedremo presto, vedrete. Abbiate cura di voi, mi raccomando e non mi dimenticate. Fate la brava – le sorrise, mentre veniva rapito dagli occhi color smeraldo di lei.

 

- Si, farò la brava… Ve amo. Nun me dimenticate neppure voi – Buffy ricambiò il sorriso e si strinse di più a lui.

 

- Vi amo anche io, lo sapete – le accarezzò i capelli e la tenne stretta tra le braccia ancora un po’. Dopo qualche minuto si separarono e William aiutò Buffy a salire sulla carrozza. Le lacrime rigavano il volto della ragazza, non era riuscita a trattenerle. Il ragazzo disse al cocchiere di partire e questo, dopo che i cancelli si furono aperti, frustò i cavalli che, con passo trotterellante, partirono trainando la carrozza.

 

- Arrivederci Buffy – le gridò, guardandola allontanarsi.

 

‘Willìamm…’ pensò Buffy, sempre piangendo. La sua vita cambiava di nuovo.

 

William salì sulla sua carrozza e disse al cocchiere di partire. Liam si stava avvicinando, ma la carrozza partì senza aspettare che lui salisse.

 

- Padrone, aspettatemi! – urlò a William.

 

- Correte, correte che vi farà solo bene – rispose William con cattiveria, mentre pensava che quell’uomo l’aveva costretto a separarsi da Buffy. L’avrebbe fatto correre per un po’, finché sarebbe stato soddisfatto.

 

Le vite di Buffy e William, da quel momento, presero strade diverse. La speranza di rivedersi avrebbe tenuto vivo il loro amore? Solo il tempo avrebbe potuto rispondere a questa domanda.

 

 

Atto 17

 

Buffy, verso sera, arrivò alle soglie del paesino, dormiva, il suo corpo era avvolto dal torpore e dalla spossatezza che le lacrime ed i singhiozzi le avevano lasciato. La carrozza si fermò davanti a casa sua. Il cocchiere scese dal suo posto ed aprì la porta della fanciulla, la chiamò gentilmente dicendole che erano arrivati a destinazione. Buffy si svegliò di soprassalto spaventata, non sapeva più dove si trovava poi, purtroppo, i ricordi l’assalirono. Era tornata.

 

Scese piano dalla carrozza, mentre il cocchiere stava scaricando i suoi bagagli. La sua casa era buia, a quell’ora Joyce stava sicuramente lavorando nella taverna. Decise che si sarebbe cambiata e sarebbe andata a dormire, avrebbe visto la madre l’indomani mattina. Aprì la porta, sapeva dove si trovava la chiave di riserva, ed entrò seguita dal tizio che le trascinava il baule. Accese la lampada al centro della stanza, che la illuminò debolmente.

 

L’uomo portò il baule nella stanza di Buffy, dopo che lei gliel’aveva indicata, poi lo ringraziò e gli offrì un bicchiere d’acqua ed un posto a sedere. Questo accettò con piacere, dopo aver finito l’acqua si congedò in quanto aveva l’ordine di rientrare il prima possibile. Buffy rimase sola, nella sua vecchia casa, con i suoi ricordi. Erano ore che non sentiva il suono della voce di William e già gli mancava. Sentì le lacrime far capolino dietro agli occhi. Le lasciò uscire, copiose. Si chiedeva se avrebbe mai smesso di piangere per lui, gli mancava come l’aria, aveva un dolore al petto, v’era un’assenza che non riusciva a colmare. Diede sfogo a tutto il dolore che aveva in corpo e, senza accorgersene, scivolò nel sonno, poggiata al tavolo della cucina. Ebbe un incubo nel quale vide William che, lentamente, si allontanava da lei dicendole ‘Mi spiace Buffy, devo andare, loro mi chiamano’. Si svegliò si soprassalto, in un bagno di sudore, trovando Joyce che le carezzava i capelli e che la fissava con sguardo interrogativo, ma preoccupato. Con voce estremamente dolce le chiese.

 

- Che fai qui? Nun dovevi sta da Willìamm? Sei in vacanza? – si aggrappò al grembo di sua madre e pianse ancora. Gli occhi le dolevano come non mai ed il corpo era stanco, ma non trovava pace. Il dolore era soffocante, si chiese se anche William si sentiva così, lacerato dentro l’anima.

 

- No, me hanno cacciata… - Buffy, come un fiume in piena, raccontò tutto a Joyce che la ascoltava attentamente. Tutti quei mesi, con la figlia lontana, era stata inquieta ed ora le sue paure si erano avverate. Nelle lettere di Buffy riusciva a percepire la felicità e la gioia, l’amore e la devozione che aveva per William, tuttavia aveva avuto il sospetto che, prima o poi, qualcosa avrebbe rotto l’idillio. Ed ora se la ritrovava, in lacrime, tra le braccia. Era stata ferita, la sua unica figlia soffriva in modo indescrivibile e lei non aveva il potere di calmarla, di darle il conforto di cui aveva bisogno. La strinse di più tra le braccia e le sussurrava parole dolci, era la sua bambina ed aveva bisogno di lei come mai prima d’ora, avrebbe fatto di tutto per farla stare bene.

 

****

 

Erano passati cinque dei sette giorni concessigli per arrivare in Italia. Il primo giorno, quello della partenza, aveva fatto correre Liam per diverse ore, cercando di allontanare, almeno un poco, il senso di vuoto che l’aveva colto abbandonando la sua casa e la sua amata. Sebbene vedere quell’uomo esausto ed al limite del collasso, l’avesse fatto sentire bene, la mancanza della sua donna si faceva sentire sempre più prepotentemente. Alla fine, soddisfatto, fece salire Liam… davanti, insieme al cocchiere. Mai nella vita avrebbe condiviso con lui il cocchio della carrozza, in fondo era un suo subordinato. Aveva pensato, facendo questo, che tanto sua madre era già molto adirata e che aggiungendo anche questo fatto, non avrebbe peggiorato di molto la situazione.

 

Il pensiero corse di nuovo alla ragazza bionda. Chissà cosa stava facendo, se lo stava pensando e se sì, lo faceva con la sua stessa intensità? Lo stava, forse, piangendo? Si augurava che si fosse ripresa almeno un po’ e che la vicinanza di sua madre e dei suoi amici l’avessero aiutata un poco a tranquillizzarsi. Erano lontani da così pochi giorni e già gli sembravano mesi, anni, secoli. Gli mancava moltissimo, gli mancavano la sua allegria, la sua spontaneità, le sue braccia che gli circondavano il collo all’improvviso e le sue labbra che raggiungevano le sue, appropriandosene ogni volta con intensità. Desiderò concludere, in quell’istante, quell’inutile viaggio e tornare da lei. Sorrise al pensiero del suo passerotto che gli volava tra le braccia, con le lacrime agli occhi, che si sarebbero mischiate alle sue. Avrebbero fatto l’amore, per tutta la notte, se necessario, sotto le stelle che, timidamente, si sarebbero affacciate nella notte per testimoniare, con la loro flebile luce, il loro amore ritrovato… sarebbe stato bello, ma sapeva che, per ora, questo non sarebbe stato possibile. Questi pensieri, anche se gli rendevano meno doloroso il viaggio, gli facevano sentire, più fortemente, la mancanza di Buffy. Sul suo corpo sentiva ancora il suo odore, o forse erano i suoi sensi, il suo corpo che ne ricordava ogni particolare rendendolo vivo. Gli faceva male al cuore. Molto male. Tuttavia non riusciva ad impedire alla sua mente d’immaginarla continuamente, d’immaginare i suoi occhi verdi che, repentinamente, sapevano cambiare dall’allegria alla tristezza, facendolo sentire impotente. Non riusciva ad impedire alle sue orecchie di sentire il suono della sua voce, della sua risata cristallina, del battito del suo cuore quando poggiava la testa tra i suoi seni, alle sue dita di sentire ancora la sua pelle vellutata sotto i polpastrelli, al suo naso di sentirne il profumo inebriante che sapeva tranquillizzarlo in ogni momento. ‘Se continuo così non riuscirò a dormire nemmeno questa notte…’ pensò William. Ricordare Buffy, così dettagliatamente, lo faceva fremere e, subito, la mente vagava nei ricordi delle loro notti infuocate. ‘Basta William, se continui a pensare a lei finirai per far cambiare direzione alla carrozza… quando avrai finito con tua madre potrai stare con lei, per sempre’ continuò a ripetersi quest’ultima frase all’infinito, cercando di non pensare più a lei o, almeno, di non pensarla più ‘in quel senso’. Finalmente si addormentò e la sognò. La sognò mentre correva verso la ‘loro’ quercia, quella sotto la quale avevano mangiato il giorno della partenza, ed il venticello le scompigliava i capelli solleticandole il naso e facendola starnutire e ridere allo stesso tempo. Lui la rincorreva, gridandole di aspettarlo… lei si allontanava sempre di più… sempre di più… fino a scomparire oltre l’orizzonte a lui visibile. Si svegliò di soprassalto, non era stato un sogno, era stato un incubo. Quando aprì gli occhi, inoltre, trovò il brutto muso di Liam, addormentato, di fronte al suo.

 

- Che cos… - cercò di scuotersi dal torpore del sonno che aveva ancora addosso.

 

- Che… COSA STATE FACENDO QUI? – Liam aprì gli occhi spaventato. Non appena si era accorto che il padrone si era addormentato era sgattaiolato dentro, dopo aver fatto fermare la carrozza, e si era addormentato cullato dal movimento del cocchio. Non aveva previsto, purtroppo, di dormire così tanto.

 

- Io… scusate padrone, ma di fuori era così freddo… - William sgranò gli occhi.

 

- E ALLORA? – non riusciva a smettere di urlare. Liam si strinse ancora di più nell’angolo, come a voler sparire.

 

- Allora ho pensato di riposare un pochino… ma vi giuro padrone che non era mia intenzione offendervi – disse tutto d’un fiato con voce umile.

 

- Oh, davvero? – una smorfia disgustata si era dipinta sul viso di William, non riusciva a concepire di aver diviso, per tutta la notte, la carrozza con quell’essere.

 

- Fermate la carrozza! – gridò al cocchiere. Questi ubbidì immediatamente e fermò i cavalli.

 

- Bene Liam, ora scendete ed allontanatevi di circa due o tre metri – disse William con malignità.

 

- No, signore, vi prego… so quello che state pensando, ma abbiate pietà – Liam era sul punto di svenire, era sbiancato e stava iniziando a sudare freddo.

 

- Oh, invece si. Ora, per favore, SCENDETE SUBITO! – La rabbia era montata di nuovo nel padrone. Il tono non permetteva repliche così Liam si apprestò a scendere in fretta dalla carrozza e si allontanò, come gli era stato ordinato.

 

- Partiamo pure – la voce di William era di nuovo calma. Il cocchiere eseguì prontamente l’ordine e fece avviare i cavalli.

 

Liam iniziò a correre a perdifiato dietro la carrozza.

 

 

 

****

 

Buffy si svegliò che era ancora buio, erano passati sette giorni da quando si erano separati e lei non riusciva ancora a dormire bene. Ogni volta lo sognava e, nel sogno, vedeva che lui non tornava da lei, ma che si allontanava sempre di più. In sette giorni lui doveva riuscire ad arrivare in Italia e si chiese se fosse già arrivato. Dato che il sonno non le sarebbe più tornato, decise di alzarsi. Ormai aveva ripreso anche il lavoro, accanto a sua madre, alla taverna. Joyce cercava di starle vicino in ogni modo, facendole sentire il suo calore ed il suo affetto, ma questo non era sempre sufficiente.

 

Durante il giorno riusciva a mascherare bene il suo stato d’animo, tentava anche di sorridere un poco, ma le notti erano malinconiche. Era talmente abituata a dormire con lui, stretta tra le sue braccia forti, che non riusciva a riposare se non per due o tre ore, quando era fortunata, addormentandosi più per la stanchezza che per il bisogno di dormire. Scese al piano di sotto, tutto intorno a lei era calmo e tranquillo, avvolto dal manto della notte e dal silenzio che questa portava. Sembrava di essere in un'altra dimensione ‘n’a dimensione d’inferno’ si disse tra se e se. Scacciò via quei pensieri tristi o, almeno, ci provò. Riempì una brocca d’acqua e la mise a bollire. Sua madre scese dopo pochi minuti.

 

- Buffy, nun riesci a dormì? – si era avvicinata alla figlia con apprensione.

 

- Te senti male? –

 

- No ma’, sto bbene, che, voi un po’ de tè? – le chiese cercando di sembrare allegra. Joyce la guardò attentamente, il velo d’immensa tristezza nei suoi begli occhi color smeraldo, tradiva la sua recita. Decise, comunque, di non far pressioni a Buffy e si limitò a rispondere un garbato “si grazie”.

 

Fecero colazione mentre i primi raggi del sole filtravano, intensamente, attraverso le persiane ancora chiuse. Si sarebbe prospettata una bellissima giornata, soleggiata e calda. Joyce disse a Buffy che, facendo un rapido controllo nel magazzino, aveva notato che mancavano diverse cose al locale e si sarebbe dovuta, quindi, assentare per fare le scorte. Buffy, per distrarsi, decise di partire lei stessa per il paese limitrofo in modo da permettere alla madre di non stancarsi troppo. Joyce accettò di buon grado comprendendo la voglia di distrazione che aveva sua figlia. Insieme prepararono il denaro necessario e la lista delle cose da comprare, dopo un’ora circa Buffy partì. Joyce si augurò che, almeno in quel viaggio, non pensasse troppo a William.

 

Il sole si stava alzando e l’aria frizzante del mattino le accarezzava il volto. La inspirò profondamente riempiendosene i polmoni. Come se si trattasse di un incantesimo le sembrò che il peso opprimente che aveva nel petto, si fosse sciolto un poco. Per la prima volta, dopo quei sette lunghi giorni, si sentì bene, come rinata e questo lo doveva alla natura che la circondava e che la stava riportando rapidamente alla vita. Per la prima volta sorrise, chiuse gli occhi ed assaporò l’odore dell’erba che la circondava, dei fiori odorosi che crescevano ai lati della strada che stava percorrendo e degli alberi da frutta, che da lontano, la salutavano agitando i rami con movimenti aggraziati provocati dal venticello tiepido che si era levato. ‘Oh, Willamm, dovreste vedé ‘sta bellezza de stagione qui a lu paese… ve piacerebbe de sicuro! Appena tornate v’o fazzo vedé. Tornate prest’!’ Sorrise pensando al suo William, vestito con abiti semplici, che le sedeva accanto, sul carro, mentre lei lo abbracciava contenta. Decise di procedere a ritmo lento, non voleva smettere di sognare, si sentiva bene ed era sicura che quando avrebbe fatto ritorno a Sannidail il malumore e la tristezza l’avrebbero colta nuovamente.

 

****

 

Finalmente la carrozza varcò il cancello enorme della villa. Questa s’imponeva maestosa in mezzo al verde degli alberi della foresta che v’era attorno. Sullo sfondo v’erano le montagne, colline brillanti dei colori che la stagione offriva. Non lontano dalla villa, come William ricordava, vi era una piccola cascata con un laghetto, anch’esso di proprietà della sua famiglia. Il viale era lungo, tuttavia le piante e l’erba erano curate ovunque. Il roseto, poco distante, era tutto fiorito ed emanava un profumo soave che gli ricordò la sua infanzia, le estati passate in quella casa, i bagni fatti nel laghetto insieme alla sua amica di sempre, Melany. Il viso gli si illuminò grazie ai ricordi piacevoli che lo stavano cogliendo come fossero una valanga che voleva spazzare via tutta la tristezza di quei giorni. Decise che avrebbe fatto convocare Melany per farle sapere che era tornato, almeno avrebbe avuto qualcuno dalla sua parte. Sua madre e gli altri sarebbero stati ostili nei suoi confronti e nei confronti di Buffy, aveva bisogno anzi, sentiva il bisogno di avere appoggio e Melany gliel’aveva sempre dato. Poteva contare su di lei per qualsiasi cosa, lo sapeva.

 

La carrozza, dopo aver percorso il lungo viale, arrivò nei pressi della villa e si fermò davanti all’enorme portone. Liam ed il cocchiere scesero e quest’ultimo gli aprì lo sportello e lo invitò a scendere.

 

- Prego signore, siamo giunti a destinazione. Scaricherò i bagagli e li farò sistemare subito nella sua stanza. E’ al secondo piano, come al solito –

 

- Grazie di tutto – William sorrise all’uomo e si congedò educatamente.

 

La porta si aprì e gli venne incontro proprio la persona che meno si aspettava. Si trattava di James, suo fratello gemello. Anche se il loro aspetto era praticamente lo stesso, salvo per il colore dei capelli che, inspiegabilmente era diverso, lui biondo e James castano, il loro carattere era l’opposto. Tanto William era vivace ed espansivo, tanto James era posato e riservato. Era però una persona molto dolce e sensibile e, per questo motivo, non era mai riuscito a sottrarsi alle responsabilità che sua madre gli aveva attribuito. Dopo che William si era allontanato dalla famiglia anni prima, a James era toccato sostituirlo ed essere educato duramente per poter svolgere al meglio le varie attività della loro famiglia. James era, tuttavia, riuscito a non farsi imporre nessuna fanciulla per il matrimonio. Non si era mai innamorato, almeno per quello che William ne sapeva, e probabilmente soffriva molto anche per questo. Si erano allontanati molto dopo che se n’era andato. James, sicuramente, si era sentito abbandonato ed, alla fine, non si erano più tenuti in contatto. Ora se lo ritrovava davanti con indosso un abito scuro, che faceva risaltare i suoi dolci occhi azzurri, ed un portamento che non sembrava nemmeno più quello che ricordava. Era proprio un uomo. Sorrise un poco avvicinandosi a William.

 

- Salve, come state? – gli porse la mano. William lo fissò intensamente, cercando di captare il suo stato d’animo.

 

- Bene grazie, e voi? – gliela strinse e sorrise.

 

- Non c’è male. Quando ho saputo che sareste tornato ho fatto sistemare la vostra stanza, spero che la troverete come quando l’avete lasciata. Mi occupo io di tutto, sapete? – abbassò lo sguardo, arrossendo un poco, fissandolo al pavimento di marmo.

 

- È per questo motivo che funziona tutto perfettamente allora, sono molto orgoglioso di voi – gli mise la mano libera sulla spalla e gliela strinse, in segno d’incoraggiamento. La timidezza di James gli faceva sempre tenerezza.

 

- Davvero lo pensate? – chiese James alzando lo sguardo, con il viso illuminato dalla gioia.

 

- Si, davvero! – In quel momento William lo abbracciò di slancio. In fondo gli era mancato moltissimo in tutti quegli anni. Si dice che i gemelli siano legati da un rapporto particolare, beh, per loro era proprio così. James lo abbracciò a sua volta e William gli diede delle pacche sulla schiena.

 

- Mi sei mancato James, lasciamo stare i convenevoli, almeno tra noi – sentì il corpo di James scuotersi, capì che si era commosso e che stava piangendo.

 

- Va… bene… - disse tra i singhiozzi. Stettero così per qualche minuto, poi si staccarono e James si risistemò al meglio.

 

- Nostra madre dov’è? Credi che debba vederla subito? – William era in apprensione. Da un lato voleva affrontarla subito e mettere a posto il tutto, dall’altra l’avrebbe evitata volentieri.

 

- No, non puoi vederla perché rientrerà solo domani. Si trova dalla baronessa Sullivan. Liam andrà a prenderla, probabilmente è già partito. Vieni di là, ti faccio preparare qualcosa da mangiare, sarai affamato – gli fece segno di seguirlo e William eseguì. Dunque la madre si era fermata da una conoscente. Era felicissimo di poter stare con suo fratello, si chiese come mai il loro rapporto si fosse logorato così tanto dopo la sua partenza, anche se ora sembrava che le cose si potessero sistemare. Entrò nella grande sala dove uno stuolo di cameriere lo stavano aspettando con diverse pietanze già pronte sulla tavola. Si sedette e James si sistemò davanti a lui. Questo prese solo un tè con dei biscotti, mentre a William venne servito l’antipasto. Un’insalata di mare, erano anni che non ne mangiava una. L’Italia era proprio il paese della buona forchetta, adorava il cibo di quella terra, soprattutto adorava il vino. Mentre mangiavano il discorso cadde su Melany.

 

- Hai visto Mel? Come sta? È passata a casa mia, per la festa della Vigilia di Natale, poi non l’ho più vista – colse sul volto del fratello un lieve rossore, ma non ci fece troppo caso.

 

- Sta bene… credo… è da un po’ che non la vedo, se vuoi mando qualcuno per farle sapere che sei arrivato –

 

- Si, volentieri, grazie, ho molta voglia di rivederla – James chiamò uno dei servitori e gli diede il compito di recarsi a casa dei conti Sforza per consegnare il messaggio alla contessina Melany. Questo si congedò ed eseguì l’ordine. James ritornò a guardare il fratello e gli pose la domanda che da mesi gli ruotava in testa.

 

- Si può sapere cosa hai combinato Will? Nostra madre è veramente arrabbiata con te… ma non ha voluto dirmi nulla se non di preparare tutto il necessario per farti tornare a casa, del resto se ne è occupato Liam. Mi sta proprio antipatico quel leccapiedi lo sai? Sono stufo di averlo intorno – James sbuffò e fissò William negli occhi. Si trattennero dal ridere.

 

- Conosco la sensazione. È davvero un viscido. Comunque non ho fatto nulla di male. Mi sono innamorato James… tutto qui… innamorato, capisci? – la voce di William era diventata allegra.

 

- Davvero? Incredibile… e di chi? Contessa? Baronessa? Dai, non tenermi sulle spine –

 

- No, niente di tutto questo… - James iniziò a scuotere il capo.

 

- Non dirmi che è una delle tue solite servette… ti prego, mi hai fatto organizzare tutto questo e hai fatto arrabbiare nostra madre solo per una sciacquetta da quattro soldi –

 

- No, James, non è una servetta… e anche se lo fosse l’amerei lo stesso! Io l’amo da morire ed ho dovuto lasciarla sola, capisci? – James era confuso, non aveva mai visto il fratello in quello stato, espressione felice, occhi sognanti, non credeva ai suoi occhi.

 

- Aspetta William, non sto capendo nulla… allora chi è questa ragazza? –

 

- Già Will, chi è questa ragazza? È proprio giunta l’ora che tu me lo dica! – la voce di Melany riempì la stanza. I fratelli si girarono e la trovarono sulla soglia, sorridente e con le mani, chiuse a pugno, sui fianchi. Entrambi si alzarono e le andarono incontro. William la raggiunse per primo e l’abbracciò, facendola poi volteggiare tra le sue braccia, poi le posò un bacio sulla guancia.

 

- Non pensare di cavartela così Will… voglio sapere cosa stai combinando – poi, rivolgendosi a James – Ciao James, come stai? – lui le baciò la mano, con gesto elegante.

 

- Magnificamente Melany, grazie – poi fissò lo sguardo a terra. William percepì uno strano imbarazzo tra i due, ma non volle approfondire oltre.

 

- Allora Will, vuoi finalmente dirci cosa succede? – Melany si mise seduta alla tavola ed i due ragazzi fecero lo stesso. Iniziò subito a raccontare tutto quello che era successo in quei mesi, compreso quello che lui e Melany avevano fatto durante la festa della Vigilia di Natale e quello che era successo, alla festa di fidanzamento, in presenza di Liam. Passò in rassegna tutti gli episodi accaduti tra lui e Buffy fino al giorno della loro separazione. La contessina e James erano rimasti senza parole, ora capivano perfettamente il motivo per il quale Darla era furiosa. Nel loro ambiente era inconcepibile sposarsi con qualcuno di ceto sociale inferiore, specialmente se la persona da convincere era Darla. La donna era talmente attaccata ai titoli ed alle gerarchie che si sarebbe opposta fino alla sua morte a quel rapporto.

 

Melany decise di offrire il suo aiuto a William se le cose con Darla fossero precipitate, poi entrambi fissarono James, come a voler sentire le stesse parole della contessa uscire dalle sue labbra. Il ragazzo sgranò gli occhi e scosse la testa, i riccioli castani si scomposero, danzandogli sulla fronte.

 

- Noooo, non potete chiedermi questo… io non andrò contro nostra madre, William scordatelo. Non voglio entrare nei tuoi loschi affari –

 

- Loschi affari? James, sono innamorato, cosa c’è di losco in questo? – William sbuffò e si girò da un lato sulla sedia, incrociando le braccia sul petto con il viso contratto in una buffa smorfia irritata. I due ragazzi lo fissarono e scoppiarono a ridere, William li seguì, fu una risata liberatoria che lo fece rilassare. In quel preciso istante ognuno di loro si rivide bambino, mentre giocava con gli altri due. Il tempo trascorso insieme, nella gioia della loro infanzia, i ricordi di quei tempi felici non sarebbero mai stati dimenticati. Era il loro tesoro prezioso, quando la vita e le persone erano tutte sullo stesso piano, quando non sapevano nulla di nobiltà e di gerarchie, quando i loro animi di bambini erano ancora innocenti e puri. Erano di nuovo insieme dopo tutti quegli anni, William era sicuro che avrebbe trovato appoggio dalle due persone a cui teneva di più al mondo, dopo Buffy.

 

- Va bene Will, ti aiuterò, ma solo fino al punto dove lo riterrò più opportuno. Ti avverto però che non andrò contro nostra madre – William capì benissimo lo stato d’animo del fratello che, anche dopo la sua partenza, avrebbe dovuto vivere ancora in quella casa.

 

- Ok fratello, ti ringrazio –

 

 

 

Atto 18

 

Il portone di casa Archer si spalancò, il rumore dei passi che avanzavano prepotentemente echeggiava in tutto il grande atrio fatto di archi e di colonne di marmo. Due file di servitù erano allineate, in modo composto, lungo l’ampio corridoio ed, alla fine di questo Liam attendeva, piegato in un solenne inchino.

 

La donna arrivò in mezzo all’androne e si guardò intorno. I lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle in modo omogeneo. Il lungo vestito, tinta unita, le fasciava il corpo perfetto ed il corsetto metteva in evidenza il busto sottile ed il seno abbondante. Il bel viso, dal quale non traspariva la vera età della donna, era reso cupo dallo sguardo gelido ed indagatore. Le labbra erano contratte dal nervosismo, ciò nonostante la bella figura della donna si muoveva aggraziatamente verso Liam.

 

- Liam, mio figlio dove si trova? – la voce era sicura ed il tono leggermente alterato.

 

Il maggiordomo si volse verso una delle serve e domandò dove si trovasse William in quel momento. Come la padrona, anche lui, era rientrato proprio quella mattina. Si era recato subito alla tenuta dei Sullivan per andarla a prendere, come gli era stato ordinato.

 

- Dove si trova il signorino William? – chiese con apprensione alla giovane.

 

- Nelle sue stanze, al secondo piano, sta ancora riposando – rispose la ragazza inchinandosi con riverenza.

 

- Bene, Liam, fate preparare la colazione e fate scendere mio figlio. Chiamatemi anche James, voglio che mangiamo tutti assieme – la donna si avviò, con passo deciso, verso la propria stanza.

 

- Come desidera, mia signora – ma la donna era già sparita dalla sua vista.

 

William venne svegliato di soprassalto da una delle cameriere. Questa lo mise al corrente dell’arrivo della padrona e del fatto che la colazione sarebbe stata servita tra qualche minuto. William sentì un brivido lungo la schiena, non poteva evitarla ulteriormente, dopo quei dieci, lunghi anni, avrebbe dovuto di nuovo confrontarsi con lei.

 

- Dove si trova mio fratello? – chiese distrattamente, mentre cominciava a vestirsi.

 

- È uscito, si è alzato molto presto, ma non so dove sia andato. Con permesso –

 

- No, aspettate un attimo. Mio fratello, per caso, si è fidanzato? – era una domanda che avrebbe voluto porre direttamente a James, ma che la sera prima non aveva ritenuto opportuno.

 

- No, non ha accettato nessuna proposta fin’ora, posso andare? – William, non riuscì a spiegarsene il motivo, rimase sorpreso da quell’affermazione.

 

- Si, andate pure, dite che scenderò tra qualche minuto – ‘Buffy, cosa stai facendo? Lo sai, tesoro, che fra poco lotterò per noi?’ chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro ‘Aiutami tu’. Aprì la porta e scese nella grande sala. Trovò James e sua madre già seduti, che sorseggiavano del tè. La madre alzò lo sguardo, fissandolo insistentemente, con occhi accesi di rabbia. William deglutì a fatica e si diresse al tavolo, sistemandosi accanto a James, che non si scompose.

 

- Buongiorno William, avete riposato bene? – la frase pronunciata da sua madre suonava stentata e la voce, che voleva essere calma e dolce, suonava nevrotica e sgradevole, nonché incredibilmente falsa. L’espressione tirata e le labbra forzate in un sorriso stentato facevano, inoltre, risaltare perfettamente il vero stato d’animo di Darla. William decise, comunque, di non prestare attenzione a questo, se lei stava tentando di rendere confortevole l’ambiente per il pasto, non sarebbe stato lui a guastarlo.

 

- Buongiorno madre. Si, grazie, ho riposato magnificamente. Vi trovo splendidamente in forma – azzardò un sorriso che Darla, però, non ricambiò.

 

- James, hai già contattato l’avvocato Wilson per la compilazione del contratto di cui ti ho parlato la settimana scorsa? – James sembrò a disagio dopo quella domanda.

 

- Si… ehm… è tutto a posto, mancano solo le firme. Con permesso – posò la tazza che teneva in mano e si alzò, quasi scappando dalla sala.

 

- Bene William, ora che siamo soli… - Il sangue nelle vene gli si gelò quasi, era arrivato il momento, lo sentiva.

 

- … vorrei parlarvi della vostra… come si chiama? – William sentì la rabbia montargli intensamente dentro il corpo.

 

- Buffy! –

 

- Si, Buffy, un nome veramente adatto ad una bracciante, non trovi? – la voce di Darla era alterata ed in ogni frase, cresceva sempre di più.

 

- Adoro il suo nome madre ed anche se è una bracciante, è prima di tutto una persona ed io l’amo e la sposerò. Con o senza il vostro consenso –

 

- William, non credo che farete ritorno a Sunnydale e volete saperne il motivo? – William era furioso.

 

- Si, gradirei conoscerlo –

 

- Ho venduto la tenuta nella quale abitavate ai baroni Sullivan, James si è occupato di contattare l’avvocato Wilson per la stipulazione dei documenti necessari per il trapasso di proprietà. Mancano solo le nostre firme e poi tutto sarà a posto –

 

- James non lo farà! Lui non mi farà mai una cosa del genere! – William era scattato in piedi ed aveva battuto i pugni sul tavolo, il viso era arrossato e, con gli occhi, stava lanciando una sfida a Darla, che la colse appieno.

 

- Vedremo figliolo, vedremo… - Darla, tranquillamente, sorseggiò il suo tè, mentre William abbandonava la stanza, infuriato.

 

Appena uscito dalla sala incontrò una ragazza della servitù e le chiese dove poteva trovare James. La ragazza gli disse che, solitamente, quando voleva isolarsi si recava nel giardino, dietro alla villa. William la ringraziò e si avviò verso il cortile, in cerca del fratello, dal quale voleva avere delle risposte.

 

Lo trovò seduto su una panca di marmo lavorato mentre fissava i cespugli in fiore. Il giardino non era molto grande, ma accogliente e ben curato. Il profumo dei fiori si espandeva nell’aria, creando un’atmosfera paradisiaca, fatta di colori e fragranze diversi tra loro.

 

- James… - lo chiamò, facendo attenzione a non spaventarlo. Il ragazzo si voltò piano, sul viso aveva dipinta un’espressione addolorata.

 

- William, mi dispiace… io non sapevo a cosa servissero quelle carte… ho parlato solo con l’avvocato e… - William gli si avvicinò e si sedette vicino a lui, scuotendo la testa lo zittì dicendo.

 

- Non è colpa tua, lascia stare, dobbiamo solo trovare il modo per bloccare tutta la procedura, mi aiuterai? – James si nascose il volto tra le mani.

 

- Non posso, non posso… lo sai… - William lo obbligò a voltarsi, prendendogli le mani e guardandolo dritto negli occhi.

 

- Ma ieri sera hai promesso! Mi hai detto che lo avresti fatto! Non puoi ritirare la tua parola! –

 

- Will, ti ho detto che ti avrei aiutato, è vero, ma ti ho anche detto che non sarei mai andato contro nostra madre, ricordi? Io non voglio problemi, le voglio bene ed anche se non si comporta bene nei tuoi confronti, beh è sempre nostra madre! – James si divincolò e si liberò dalla presa di William. Alzandosi gli sussurrò solo che gli dispiaceva molto e si allontanò.

 

William rimase seduto per un tempo infinito, sentendosi sconfitto su tutta la linea e con nessuna difesa. In quell’istante sentì la voce cristallina di Mel che lo distoglieva dai suoi pensieri cupi.

 

- Ehi Will, che ci fai qui tutto solo? Mi hanno fatta entrare ma non ho trovato nessuno, mi hanno detto che tua madre si è ritirata nelle sue stanze, ma di James non hanno saputo dirmi nulla – poi, lo osservò meglio in volto.

 

- C’è qualcosa che non va? Com’è andata con Darla? – Melany era in apprensione, non sopportava di vedere i fratelli Archer soffrire, non le piaceva sentirsi impotente di fronte al dolore. Il ragazzo aveva il viso più triste che avesse mai visto in vita sua, lui la guardò dritta negli occhi e, rapidamente, le raccontò gli avvenimenti di quella mattina fino ad arrivare all’atteggiamento di James. Melany lo ascoltò attentamente, cercando di non esprimere giudizi su James, il quale, secondo lei, agiva in quel modo unicamente perché si trovava in mezzo ai due fronti.

 

Lei, comunque, si schierava dalla parte di William, in tutto e per tutto. Lo conosceva bene e sapeva che, questa volta, era innamorato sul serio e lei lo avrebbe aiutato a coronare il suo sogno d’amore con Buffy.

 

- Will, andrò io a parlare con Darla, vuoi? – Melany gli sorrise e gli poggiò una mano sopra la sua, gliela strinse.

 

- Lo faresti Mel? Davvero? –

 

- Naturalmente, te l’ho promesso mi pare. Purtroppo, conoscendo James, sarà irremovibile –

 

- Già, credo anche io. Da un lato lo capisco, ma dall’altro ci sono rimasto male lo stesso – un sorriso amaro apparve sulle sue labbra.

 

- Sai Will, da quando te ne sei andato ha sofferto moltissimo, Darla ha scaricato tutta la rabbia che provava nei tuoi confronti su di lui, eppure lui riesce ad amarla ugualmente. Certo, ama anche te, ma non può gestire questa difficile situazione in modo adeguato. Darla ha continuato pure a proporgli centinaia di pretendenti, cercando in tutti i modi di far crescere il patrimonio di famiglia. Fortunatamente lui non si è mai lasciato condizionare, almeno da quel lato. Tutta questa tensione, moltiplicata da tutti questi anni, si è fatta insostenibile per lui. Sulle spalle porta il peso di tutti gli affari di famiglia, in fondo tu ti sei occupato solo di quelli che riguardano l’estero che, in confronto, sono molto pochi – William asserì con il capo. Capiva perfettamente quello che Melany stava cercando di spiegargli, però la ferita che James gli aveva appena fatto era troppo fresca per riuscire a chiuderla così facilmente.

 

- Capisco Mel, però… -

 

- Dai Will, ora chiederò di parlare con tua madre, vediamo cosa mi dice… - Melany si alzò e William fece altrettanto, il viso rimaneva, comunque, preoccupato. La ragazza gli accarezzò il viso e poi si diresse in casa, seguita da lui.

 

- Will, ritirati nelle tue stanze, io vado a chiedere udienza a tua madre, va bene? Ti farò sapere non appena finisco –

 

- Va bene Mel – le fece un debole sorriso. In quell’istante apparve James che, improvvisamente, arrossì di colpo. Melany e William si voltarono nella sua direzione e la ragazza lo salutò.

 

- Ciao James, come stai? – fece finta di non sapere quello che era appena successo tra i due fratelli, certo che James doveva vergognarsene molto, dato il rossore sul suo volto.

 

- Be… be… bene grazie, con permesso – li oltrepassò e si chiuse nella biblioteca. Il viso di William, d’un tratto, s’illuminò. Ora sapeva cosa fare se il piano di Mel non fosse funzionato. William fece come concordato con Melany e si ritirò nella sua stanza, mentre lei annunciava a Liam di voler parlare con Darla.

 

Melany venne condotta in un piccolo salottino appositamente arredato per i colloqui privati con Darla, si sedette su una poltrona imbottita, di velluto blu scuro, ed appoggiò le spalle allo schienale, tentando di rilassarsi un poco. La posizione che aveva assunto, lasciandosi cadere all’indietro, non era propriamente quella di una lady, ma non se ne preoccupò molto dato che era da sola nella stanza. Appena sentì la maniglia della porta abbassarsi, mutò immediatamente la posizione, assumendo quella più adatta al suo rango, schiena dritta, collo eretto e sguardo fiero. Decise di aggiungervi anche un sorriso smagliante, pensò che in quella situazione avrebbe potuto aiutare.

 

Darla fece il suo ingresso nella stanza, leggiadra come una farfalla, racchiusa nel suo bel vestito di seta color salmone, si mise seduta davanti a Melany, la quale sentì svanire parte del suo coraggio. Si fece forza ripensando allo sguardo malinconico di William, Darla le rivolse un grande sorriso e lei si alzò e s’inchinò in segno di saluto.

 

- Contessina Sforza, quanto tempo, siete qui per l’arrivo di William, vero? – la voce di Darla era mielosa ed aveva sottolineato un po’ troppo “per l’arrivo di William”. Ma cosa voleva insinuare quella donna? Sapeva benissimo che William era uno dei suoi più cari amici.

 

- Baronessa Archer, sono venuta a rendervi visita per parlarvi di una questione molto importante – decise di ignorare, volutamente, la domanda di Darla.

 

- Oh, davvero? Bene, allora parlate, vi ascolto… intanto faccio portare un po’ di tè, lo gradite? – Melany si stava innervosendo, Darla sembrava essere stata creata dal Signore per far salire la rabbia e la frustrazione nelle persone che avevano a che fare con lei.

 

- No, vi ringrazio, l’ho già preso. Scusate, ma la questione è importante e riguarda… -

 

- William per caso? – Disse Darla con tranquillità ed un sorriso che si allargava sul suo viso angelico, Melany rimase spiazzata per un secondo, ma si riprese subito.

 

- Esattamente. Immaginate, quindi, anche il motivo della questione – Melany si stava spazientendo, le sembrava di scontrarsi con un muro. Darla era veramente un osso duro.

 

- Certamente e vi dico subito, ragazza mia, che perdete il vostro tempo. William è uno dei miei eredi e non permetterò che sposi una serva, una contadina o quello di cui si tratti, sposerà una lady, dell’alta società –

 

- e sarà infelice per il resto della sua vita, ma di questo è possibile che non ve ne importi nulla? – Melany non si accorse che il tono della sua voce era adirato.

 

- Contessa, sta forse cercando di mettere in dubbio la mia capacità di giudizio? Se tenete tanto a William, perché non lo sposate? Io acconsentirei al vostro matrimonio senza oppormi. Le nostre famiglie unite sarebbero le più ricche della regione, ci pensate? I vostri genitori darebbero la loro benedizione – le ultime parole di darla giunsero confuse, la donna stava continuando ad elencare i benefici di un matrimonio tra le famiglie Archer e Sforza, mentre la rabbia di Melany ribolliva nelle vene.

 

- ORA BASTA! Baronessa, ma si rende conto di quello che sta dicendo? – la ragazza si era alzata ed aveva battuto il palmo delle mani sul tavolo, con forza, facendo sobbalzare Darla, che ancora stava parlando.

 

- Contessa, mi state mancando di rispetto in casa mia! Vi rendete conto della gravità della cosa? Comunque William, se non volete sposarlo voi, si sposerà con una delle fanciulle che gli presenterò da domani in avanti. Fino a quando non si fidanzerà, non gli darò pace. Dimenticherà forzatamente quell’arrampicatrice sociale e lo ricondurrò alla ragione –

 

- Ma dome potete parlare di vostro figlio come se si trattasse di un oggetto, ma come riuscite a specchiarvi alla mattina? – Darla si mise a ridere, piuttosto sguaiatamente per una nobildonna, mentre si alzava a si dirigeva verso la porta.

 

- Credo che la nostra conversazione sia terminata, vi ricordo solo che William sarebbe felice di convolare a nozze con voi, siete amici intimi, sarebbe la cosa migliore per tutti – poi sparì oltre la soglia. Melany si lasciò cadere sulla poltrona, ancora scossa dalla discussione e dall’atteggiamento, freddo e calcolatore, di Darla.

 

Dopo qualche minuto sentì un debole bussare alla porta, si alzò a fatica ed aprì. William sgattaiolò all’interno della stanza, guardandosi attorno con circospezione, poi si rivolse a Melany, parlando sottovoce.

 

- Allora? Com’è andata? – Melany, nonostante provasse una fitta al cuore, gli raccontò tutto l’accaduto. William rimase con un’espressione indecifrabile sul viso e poi disse.

 

- Mmhh, mi vuole presentare delle donne? Mi va bene, le incontrerò se questo è il suo desiderio… ma a modo mio – poi strizzò l’occhio alla ragazza, le disse di non preoccuparsi, e l’accompagnò a casa.

 

Durante la cena Darla comunicò la sua decisione a William, tralasciando di proposito il suggerimento che aveva dato alla contessina in merito ad un possibile matrimonio tra lei e William. Il ragazzo non batté ciglio, ma si limitò ad annuire con grande soddisfazione della madre. James non disse nulla, ma dentro di lui si sentì sollevato, almeno sua madre avrebbe smesso di presentargli tutte quelle donne di cui a lui non importava nulla. Erano tutte vuote, educate solo a curarsi e a trovar marito, lui cercava una donna interessante e colta nonché eccitante. Le fanciulle che le erano state presentate potevano paragonarsi a dei soprammobili e lui non ne aveva nessun bisogno. Gli dispiacque molto per William, ma non avrebbe saputo, nonostante lo volesse, come aiutarlo a fuggire da quella situazione.

 

William si era preparato per la notte, il primo incontro era fissato per il mercoledì di quella stessa settimana, aveva due giorni per prepararsi al grande appuntamento, sorrise beffardamente, se sua madre desiderava sfidarlo, lui non si sarebbe di certo tirato indietro.

 

 

Atto 19

 

Il giorno del primo incontro era, finalmente, giunto. William si era preparato con grande cura, indossava un completo scuro con camicia bianca sotto la giacca, i capelli erano tirati all’indietro in modo composto ed aveva indossato persino una cravatta. Si diede un’occhiata allo specchio e sorrise soddisfatto, vestito così avrebbe fatto svenire chiunque ai suoi piedi, anche la nobildonna più reticente. Una donna della servitù gli disse che la dama era arrivata e che lei e Darla lo stavano attendendo nel salottino dei colloqui. La ringraziò e la congedò, ancora un ultimo sguardo alla sua immagine, perfetta, riflessa nello specchio e poi uscì dalla stanza.

 

Arrivò dinnanzi alla porta del salotto, sentiva deboli parole attraversare il mogano, ma non riuscì a captarne nessuna. Tirò un sospiro e bussò, aprendo con calma la porta. Quando entrò vide sua madre di spalle ed una fanciulla, dai lunghi capelli corvini, seduta di fronte a lei. Per un attimo rimase incantato, indubbiamente la ragazza aveva un gran fascino. Le donne si alzarono e la fanciulla fece un inchino presentandosi.

 

- Sono Drusilla Lancaster, mio signore, sono onorata di potervi conoscere – la voce era dolce e vellutata, esile quanto la ragazza che, nel frattempo, gli aveva porto la mano pallida e magra per il baciamano. Darla lo fissò, con un sorriso forzato.

 

- William, non fate il timido, avvicinatevi, salutate la signorina – sua madre lo prese per un braccio e lo condusse dolcemente verso la fanciulla, in realtà la sua mano era chiusa come una morsa sul suo braccio, gli faceva quasi male. Si ritrovò dinnanzi alla ragazza, aveva degli occhi enigmatici ed un bel corpo, il viso era bello e poco truccato, tuttavia non scalfiva nemmeno un po’ l’immagine della sua Buffy. Con estrema raffinatezza William le prese la mano, stava per baciarla…

 

- Oh, mio Dio, che cosa sconveniente, sono appena andato in bagno e ho dimenticato di lavarmi le mani, mi spiace molto, la vergogna che provo in questo momento non mi permetterà più di fare la vostra conoscenza. Grazie per esservi presentata al mio cospetto, siete stata gentile, con permesso – William girò i tacchi ed incontrò lo sguardo glaciale della madre, l’espressione era contratta in una smorfia tra lo sdegno e l’infuriato. William le rivolte un sorriso trionfante e si allontanò dalla stanza, lasciando le due donne senza parole.

 

Nel pomeriggio aveva dato appuntamento a Melany nel giardino, dietro la villa, per raccontarle dell’incontro. Dopo essersi fatta una sonora risata la ragazza gli fece i complimenti per la sua idea. William le espose anche gli altri piani che aveva in mente e la contessa si ritrovò d’accordo con lui, su tutto. Avevano abbandonato l’idea di far partecipare James al loro gruppo “anti-fidanzate” in quanto non sembrava interessato a dare una mano. Dopo qualche ora, purtroppo, non poté più evitare la madre in quanto si era fatta ora di cena e la regola era l’obbligo di consumarla tutti insieme. Si avviò con malavoglia verso la sala da pranzo quando udì le urla di Darla che inveiva contro suo fratello. Si appiattì contro il muro e rimase ad ascoltare.

 

- FIGLIO DEGENERE CHE NON SEI ALTRO! Pensavo fossi migliore di tuo fratello, ma vedo che non sei altro che un essere inferiore! Sono sicura che tuo fratello di abbia parlato dei suoi piani per boicottare Lady Lancaster e tu… TU non mi hai detto NULLA! Meriteresti di essere diseredato… razza di… razza di… - James era con il capo chino, incapace di reagire agli insulti della madre.

 

- BASTA COSI’! – la voce di William tuonò inaspettatamente nella stanza, facendo sobbalzare i due.

 

- Come osate parlare a mio fratello in questo modo? Lui non sapeva assolutamente nulla dei miei piani e, comunque, non è colpa mia se le mie buone maniere sono venute meno… come dite voi sono stato con una contadina, potevo dunque migliorarle? – piccole fiamme ardevano negli sguardi di William e Darla che, a pochi passi di distanza l’uno dall’altra, si stavano dichiarando guerra.

 

- Molto bene William, osate dunque mettervi contro le decisioni di vostra madre – Darla cercò di mostrarsi impassibile alla minaccia che aveva letto negli occhi del figlio, tuttavia la voce le tremò notevolmente. Cercando di non scomporsi, si avvicinò a James e gli disse, fermamente.

 

- James, domani contatta l’avvocato Wilson e prendi appuntamento per sabato. Firmerò le carte, assieme ai baroni Sullivan, per il trapasso di proprietà della villa di Sunnydale – fece per allontanarsi, poi si fermò e, da sopra una spalla, si rivolse a William.

 

- Oh, dimenticavo, non dimenticatevi l’incontro di domani con le prossime pretendente, ne incontrerete due, Lady Harmony Pryce e Lady Amanda Medici – detto questo sparì dalla stanza.

 

William era furente, dunque non era riuscito a dissuadere Darla dall’idea del fidanzamento. Bene, avrebbe trovato pane per i suoi denti. Si voltò verso James che, con fare furtivo, stava cercando di lasciare la stanza.

 

- Eh no, caro mio! – William gli si avvicinò e gli afferrò un braccio obbligandolo a voltarsi. Due paia di occhi azzurri si fissarono l’uno nell’altro. Gli occhi di James erano azzurri, chiari come il mare d’estate, in quel momento avevano un che di malinconico, mentre quelli di William erano blu, di un blu intenso, come il mare dopo la tempesta. Nei suoi occhi, in quel momento, veniva rispecchiata la profonda amarezza che provava per l’atteggiamento di suo fratello. Ora comprese che cosa li aveva tenuti lontani in tutti quegli anni, la loro profonda diversità.

 

- James, ti prego, non prendere quell’appuntamento. Non puoi togliermi la mia casa – la voce dell’uomo rimase sospesa, aveva davanti l’unica salvezza, l’unica persona che gli avrebbe permesso di non perdere tutto.

 

- Mi dispiace… William… - James si liberò dalla presa del fratello e lasciò la stanza, con lo sguardo basso. William si lasciò cadere pesantemente su una delle sedie imbottite della sala da pranzo. A quanto sembrava anche suo fratello l’aveva abbandonato… beh, avrebbe messo in atto l’ultimo piano se fosse stato necessario e l’avrebbe obbligato a collaborare. Lasciò la sala e si ritirò in camera per recuperare le forze in modo da poter affrontare al meglio le due Lady che l’avrebbero raggiunto l’indomani.

 

 

William, appena sveglio, si preparò al meglio come il giorno prima. Harmony sarebbe arrivata per il tè delle dieci e, dato che a lui piaceva molto dormire, erano già le nove e mezza passate. Si lustrò allo specchio ed, impeccabile come sempre, scese nel salottino dei colloqui. Quando entrò, questa volta trovò una ragazza dai lunghi capelli biondi, il viso truccato volgarmente e fasciata in un abito tutto pizzi e fiocchetti, di un rosa accecante, fuori dal comune. La voce assordante della ragazza gli perforò i timpani.

 

- Mio signore, sono Harmony Pryce, sono felice di potervi incontrare, vostra madre mi ha parlato molto di voi e devo dire che sono molto soddisfatta del vostro aspetto. Inoltre avete una villa stupenda, con tutti quei maggiordomi e tutte quelle cameriere – ‘ma quando parla?’ si chiese William. Sospirò e, facendosi coraggio, si avvicinò alla ragazza e, da perfetto gentiluomo qual era, le baciò la mano sfiorandola appena con le labbra. Darla rimase sbalordita dal comportamento a modo del figlio, per questo motivo sospettò che stesse escogitando un altro piano per boicottare anche quella ragazza. Restò in allarme. Dopo essersi rialzato, William prese un lembo del vestito della fanciulla tra le mani ed iniziò ad osservarlo con attenzione. Harmony non ci fece troppo caso, era ancora incantata dallo sguardo magnetico del ragazzo e dal tocco leggero delle sue labbra, sul dorso della sua mano, per poter comprendere qualsiasi cosa. Dopo un paio di minuti William alzò lo sguardo e si rivolse ad Harmony e le sorrise amabilmente, Darla non fece in tempo a compiacersi del comportamento del figlio che questo, con voce suadente si rivolge alla ragazza dicendole.

 

- Grazie per averci mostrato questi splendidi tendaggi... – iniziò a tirarle l’abito - …oh, scusate, non avevo notato che fosse il vestito... pardon… Mi vergogno troppo ora, non credo che riuscirò a frequentarvi, mi dispiace molto – poi, simulando uno starnuto, si mise la mano davanti al naso, l’allontanò, la guardò disgustato e la pulì sul vestito della giovane donna.

 

- Beh, non è che fosse un gran vestito… - girò i tacchi e, come il giorno prima, sorrise a Darla che, rossa in volto dalla rabbia, stava stritolando una delle estremità della tovaglia. Si allontanò rapidamente e, dopo aver chiuso la porta dietro di se, sentì l’urlo di Harmony che inveiva contro di lui per averle sporcato il “prezioso” abito. Ora ne rimaneva solo una, quella del pomeriggio e poi si augurò che sua madre la smettesse di chiamare ragazze da presentargli.

 

Come il giorno prima William riuscì ad evitare la madre, fino a che l’ora dell’altro incontro non si fece vicina. Melany non si fece vedere, William ci rimase male, ma non ebbe il tempo di pensarci, si stava accingendo ad abbassare la maniglia della porta che apparteneva alla “fatidica” stanza. Darla ed Amanda, la pretendente, erano giunte pochi secondi prima di William e non avevano ancora fatto in tempo ad accomodarsi. Amanda era una ragazza dal fisico secco ed acerbo, non aveva nessuna curva e, parte del viso, era coperta dai suoi lunghi capelli castani, lasciati sciolti, che le arrivavano fino al sedere. Era fasciata in un kimono, come a voler mettere in risalto la ricchezza della sua famiglia, dato che si trattava di un capo veramente costoso. Quando entrò nella stanza trovò ancora le due donne in piedi. Darla aveva già un’espressione adirata sul viso, nascosta dietro ad uno dei suoi sfavillanti sorrisi, tuttavia negli occhi scintillavano i riflessi dell’odio che provava, in realtà, per suo figlio. Amanda non fece nemmeno in tempo a chinarsi, per il saluto, che William si rivolse a Darla.

 

- Madre, dove si trova la gentile fanciulla che dovrei incontrare? – Darla aprì la bocca, ma non riuscì ad emettere nessun suono. Poi, dopo alcuni secondi, si schiarì la voce e, voltandosi verso la fanciulla, che non aveva afferrato quello che stava succedendo, la indicò a William.

 

- E’ qui William, non la vedete? Non vedete quanto è elegante? – William strizzò gli occhi, come a voler mettere a fuoco quello che stava osservando.

 

- Oh, perdonatemi, ma mi sembravate un lume, così secca e fasciata in quell’orrido kimono non vi avevo notata – poi, rivolgendosi a Darla – Madre, una ragazza senza seno non è nemmeno da considerare come potenziale moglie – e, come le altre volte, girò i tacchi, soddisfatto del suo operato, lasciando Darla sbigottita ed Amanda sull’orlo di una crisi di nervi. Nemmeno quel pomeriggio, Melany si fece vedere. William non volle disturbarla, se non l’avrebbe vista l’indomani, si sarebbe recato a farle visita per raccontarle le novità. La cena, quella sera, si svolse in uno strano silenzio. William ne rimase colpito, aveva trattato male ben due fanciulle, ma Darla non dava i soliti segni di rabbia tipici che le appartenevano. James, seduto composto, consumava il cibo con solenne serietà, Darla non faceva saltare lo sguardo dappertutto come faceva di solito e lui si sentiva molto a disagio. Le discussioni lo facevano sentire meno peggio del silenzio totale. Era un brutto segno, Darla stava sicuramente escogitando qualcosa alle sue spalle. Parlarne con James, convenne, non sarebbe servito a nulla se non a renderlo più nervoso. Finita la cena si ritirarono tutti nelle proprie stanze.

 

William, arrivato nella sua, si lasciò cadere sul letto, con le gambe ancora appoggiate alla sponda dello stesso. S’immaginò il viso della sua Buffy, sorridente, che lo guardava con amore.

- Buffy… - sussurrò mentre il sonno lo coglieva ed una lacrima solitaria si faceva strada sulla sua guancia, rotolandogli sul collo e morendo sul colletto della sua camicia, lasciandovi un punto umido indefinito.

 

 

Atto 20

 

Un temporale estivo, quella mattina, si era abbattuto violentemente sulla regione. La pioggia battente picchiettava sui vetri delle finestre e sul tetto della villa, componendo una triste melodia che accompagnò il risveglio di William. Aprì gli occhi a fatica, gli doleva dappertutto, aveva dormito in una posizione veramente scomoda. Tutta la notte aveva avuto degli incubi in cui vedeva Buffy, in lacrime, che gli chiedeva “Perché?” anche se lui non riusciva a capire il senso della domanda. Si impose di non pensarci e si avvicinò alla finestra, accarezzandone il vetro con la punta delle dita e percorrendo con l’indice la linea irregolare di un rivolo d’acqua, disegnato dalla pioggia. Un senso di profondo vuoto lo colse vedendo il cielo plumbeo ed il silenzio inusuale, nel quale era immersa la villa, che solo il rumore della pioggia riusciva a spezzare. Non riuscì spiegarsene il motivo, ma quella mattina sentì che qualcosa di spiacevole sarebbe accaduto. Lo percepì chiaramente, come se una presenza invisibile, glielo avesse sussurrato, lievemente, all’orecchio.

 

Scese a fare colazione, dopo essersi fatto un bagno e vestito in modo accurato, ma semplice. Arrivato a metà scala incontrò Liam che gli disse che la sua colazione era stata servita nella sala dei colloqui e che Darla lo stava attendendo. William fu contento della notizia pensando che, probabilmente, sua madre si era convinta a lasciargli casa, dopo il trattamento che aveva riservato alle sue pretendenti. Entrò nella stanza, con sicurezza, la quale vacillò non appena vide i conti Sforza con la loro figlia alzarsi in piedi per il saluto. Darla gli venne incontro, con un sorrisetto maligno, e, stando attenta a non farsi sentire, gli sussurrò – Sono sicura che questa fanciulla non verrà né offesa né trattata male, non è vero William? – poi lo prese per un braccio e lo scortò fino al divano. Una volta sedutosi guardò Melany, aveva gli occhi arrossati ed il viso pallido e stanco, doveva aver pianto un bel po’. Il padre della ragazza prese la parola.

 

- William, ragazzo mio, vostra madre ed io abbiamo parlato a lungo ed abbiamo convenuto che voi e Melany vi sposerete, che cosa ne pensate? Non è fantastico? Mia figlia, naturalmente è d’accordo – il conte sorrise sotto gli enormi baffi, scambiandosi uno sguardo d’intesa con Darla. William posò lo sguardo, stupito, su Melany, ma il viso della ragazza non emanava nessun sentore di gioia e felicità, era cupo, stanco ed immensamente triste. Se ne stava con gli occhi bassi, guardandosi le mani, raccolte nel suo grembo. William smise di osservare Melany e guardò dritto suo padre negli occhi, l’uomo aveva ancora l’espressione ebete di poco prima.

 

- Non credo sia una buona idea, non mi sembra che Melany sia contenta di questo e nemmeno io lo sono. Siamo amici dall’infanzia e tra noi non è mai nato un rapporto amoroso, come pensate che riusciremo a vivere felici insieme? – il viso del conte e quello di Darla mutarono, mentre quello di Melany si alzò, illuminato e quasi sorridente. Potevano lottare insieme.

 

- William, vi assicuro che mia figlia è molto innamorata di voi e… - la voce di Melany spezzò l’atmosfera tesa.

 

- NO, non è vero! Io non sono innamorata di William! Siete voi che avete cercato di convincermi, io ho sempre voluto studiare, avrei dovuto partire per Parigi, ma dopo che la signora Darla ha parlato con voi, avete cancellato tutto… - la ragazza cercò di cacciare indietro le lacrime che premevano sui suoi occhi. I genitori della ragazza rimasero a bocca aperta, Melany era in piedi e tremava dalla rabbia, aveva urlato con tutto il fiato che aveva in corpo, poi era scappata dalla stanza. William stava per raggiungerla, quando la mano di sua madre gli si serrò attorno al polso, impedendogli di alzarsi.

 

- Scusatela William, nostra figlia è un po’ nervosa per tutti i preparativi per il fidanzamento, ma state tranquillo… -

 

- Mi avete sentito prima, quando ho parlato? Vi ho detto che non sono interessato checché ne dica mia madre conte, non sposerò vostra figlia, amo un’altra donna e desidero sposarmi con lei – l’uomo si mise a ridere, facendo aumentare il disappunto di William.

 

- Oh, ma andiamo… l’amore è una sciocchezza, quello che conta è avere una buona posizione sociale e molte conoscenze. Sposando mia figlia non avrete nessun problema a raggiungere entrambe le cose – William osservò attentamente l’uomo davanti a se, poi posò lo sguardo sulla consorte, che se ne stava a testa bassa, raccolta in un ostentato silenzio. Si rivolse, nuovamente, all’uomo.

 

- Non pensate ai sentimenti di Melany? Al fatto che lei voglia studiare e che, forse, voglia innamorarsi anche lei di un uomo che la ricambi? Come fate a calpestare i sentimenti ed i desideri di vostra figlia in questo modo? Torno a ripetervi che io non sposerò vostra figlia, perché non è questo quello che NOI desideriamo… ed ora, scusatemi, ho da fare – si alzò, strattonando la mano di Darla ed abbandonò la stanza, alla ricerca della sua cara amica.

 

Darla, mi avevate detto che vostro figlio era d’accordo, cosa è successo? – Darla fece una risatina isterica e si limitò a rispondere – Nulla, nulla, era solo emozionato… -

 

- Mi prendete per uno sciocco? Non ha nessuna intenzione di sposare mia figlia! Cerchi di riparare subito alla faccenda, ho cancellato il viaggio e l’iscrizione di mia figlia all’Università parigina per permetterle di convolare a nozze con William. Non vorrei dovervi chiedere il risarcimento! Vieni cara, ce ne andiamo – detto questo i conti si alzarono ed uscirono. Liam li accompagnò alla porta.

 

- William, me la pagherai! JAMES!! JAMES, DOVE SEI! – Darla abbandonò la stanza urlando a squarciagola.

 

Nel frattempo William raggiunse il giardino, situato dietro la villa, era sicuro che Melany si fosse rifugiata lì. La trovò, in lacrime, mentre veniva consolata da suo fratello che, con lievi ed impacciate pacche sulla spalla, cercava di darle conforto. Si avvicinò piano. I due, percependo la sua presenza, si voltarono e Melany, alla vista del ragazzo, scattò in piedi e gli volò tra le braccia, aggrappandosi alla camicia e singhiozzando disperatamente. William le circondò la vita con un braccio, mentre con la mano le lisciava i capelli.

 

- Shht… shht.. va tutto bene Mel, non ti preoccupare – gli occhi di William si posarono sul fratello, che, alzatosi in piedi, aveva serrato la mascella e stretto i pugni, abbandonati lungo i fianchi. Gli occhi azzurri di James erano accesi dalla pura gelosia, William poteva scorgere perfettamente le espressioni del fratello da sopra la spalla dell’amica. Si accertò che James guardasse nella sua direzione e, con sguardo sensuale, strinse di più l’amica a se, sfiorandole una guancia con le labbra. Poi guardò di nuovo il suo gemello. James era furioso, a grandi passi percorse la distanza che lo separava dai due e si parò davanti al fratello, occhi negli occhi. Stava per dire qualcosa, quando Melany si voltò, fissandolo con i suoi occhi grigi, dallo sguardo ferito, resi lucidi dalle lacrime. Vedendo la strana smorfia sul viso di James, Melany, ancora stretta a William, alzò una mano e gli accarezzò una guancia, rivolgendogli un timido sorriso.

 

- Stai bene James? – gli domandò con voce sottile, resa tremante dal pianto.

 

- Tu… tutto bene… grazie – il ragazzo cambiò espressione, arrossì e si allontanò, decidendo di rimandare lo scontro con William a più tardi.

 

- Ma che ha James? Io proprio non lo capisco… è cambiato così tanto, alle volte lo sorprendo a fissarmi, ma appena lo guardo, distoglie lo sguardo e se ne va. Mi parla a malapena ed è scostante con me… sembrerebbe quasi innamorato se non fosse così scostante… -

 

- E tu vorresti che lo fosse? Innamorato intendo… - il ragazzo ammiccò ed alzò un sopracciglio, sorridendole. Il cuore della ragazza iniziò a martellarle nel petto, mentre un ondata di calore le colorò il viso, poco prima pallido, di un rosso leggero. Dato che si trovava ancora stretta nelle braccia di William, il ragazzo sentì il martellare incessante nel petto della ragazza.

 

- … - Melany socchiuse le labbra, per dire qualcosa, ma nessun suono le uscì dalla bocca, una forte emozione la stava attraversando, stringendole persino lo stomaco e rendendole le gambe instabili.

 

- Non c’è bisogno che tu mi risponda Mel, ho già capito… - William la sciolse, lentamente, dall’abbraccio e l’allontanò un poco da se.

 

- Pensaci seriamente… ti accompagno a casa? Con i nostri genitori metteremo tutto a posto, vedrai… tu comportati come se nulla fosse. Sistemerò tutto, vedrai… - Detto questo accompagnò la ragazza nella villa e fece preparare la carrozza, la scortò fino a casa.

 

Nel frattempo, James, si era chiuso nella biblioteca. Stringeva in una mano un bicchiere di bourbon e nell’altra la bottiglia, appena iniziata. Decise di provare ad affogare il suo amore per Melany nell’alcool prima che i sentimenti lo soffocassero del tutto.

 

- Ti… odio… William… - svuotò il bicchiere tutto d’un fiato e se ne versò un altro.

 

 

Atto 21

 

Alcune ore dopo William trovò suo fratello riverso sul tavolo della biblioteca, con accanto un paio di bottiglie di bourbon vuote ed una, ancora con un terzo del liquido ambrato, accanto alla mano libera; nell’altra, invece, aveva ancora stretto il bicchiere. Gli si avvicinò piano e lo scosse per svegliarlo. Il ragazzo si mosse, biascicando qualcosa di incomprensibile e portandosi una mano alla testa.

 

- Ouch, credo che mi stia passando la sbornia… - William lo guardò piegando la testa da un lato e rise.

 

- Non sei proprio un gran bevitore eh! Che ti è successo? – gli chiese sedendoglisi di fronte.

 

- Niente… e tu? Che ne pensi della proposta di matrimonio? Accetterai? – William soffocò il sorriso che gli stava nascendo sulle labbra, corrugò la fronte e si sforzò di assumere un’aria seria.

 

- A te piace Mel? – James, che nel frattempo aveva riempito due bicchieri di bourbon ed aveva iniziato a trarre un sorso dal suo, si strozzò quasi. Tossicchiò diventando di un rosso acceso mentre William, svuotando il bicchiere offertogli, lo scrutava attentamente. Una volta calmatosi gli rispose, tentando di sembrare tranquillo.

 

- No, non direi… è una cara amica, nulla di più – William notò come James avesse sottolineato il ‘cara’, forse inconsciamente. Con fare allegro batté le mani.

 

- Benissimo! Allora è tutto a posto! Sai James, ho pensato che sposare Mel sia la cosa migliore per tutti. In fondo Buffy non appartiene al nostro ceto sociale e la cosa, a lungo andare, non funzionerebbe. Sono felice di annunciarti che presto mi fidanzerò ufficialmente con Melany, il prima possibile! – guardò James per coglierne la reazione, che non tardò ad arrivare.

 

CRACK, il bicchiere che teneva in mano si sbriciolò sotto la pressione delle sue dita che, con forza inaudita, si erano chiuse possentemente attorno al vetro, finemente lavorato, del calice. Il ragazzo aveva uno sguardo infuocato e la mascella serrata, un’espressione che, sul suo volto, non appariva quasi mai. William tentò di tormentarlo ancora.

 

- Beh? Che c’è? – gli domandò con tranquillità. James, sebbene dolorante, cercò di darsi un contegno e, come se niente fosse successo, gli rispose con tranquillità.

 

- Nulla, perché? – i due fratelli si guardarono e William finì il bourbon che era rimasto nel suo bicchiere, James decise di continuare non notando il ghigno che si era disegnato sul volto dell’altro ragazzo.

 

- Credevo solo che tu amassi Buffy con tutto te stesso, non ti avevo mai visto così ed ora… beh, ora sei disposto a buttare tutto in aria solo per compiacere nostra madre… nostra madre, CAPISCI Will? Lei è la persona più detestabile della Terra, ci ha trattati sempre come merce di scambio per i suoi scopi e per la sua ricchezza, a me ha presentato tutte le fanciulle della regione al fine di aumentare il nostro potere politico e finanziario. Ho sempre cercato di resistere a queste richieste come hai fatto tu, ma dopo la tua partenza ho tentato di soddisfala, tranne che per la faccenda del matrimonio. Ora non mi puoi deludere, sei sempre stato il ribelle della famiglia, non credo che tu abbia smesso di amare Buffy e, se è solo per i documenti della vendita della casa che non vuoi tornare da lei, beh, io ti aiuterò a recuperarli – James si era alzato ed aveva raggiunto il fratello, attendeva una risposta. William si congratulò con se stesso per aver colpito ed affondato il nemico, il piano aveva funzionato perfettamente.

 

- Hai ragione James, non posso rinunciare a Buffy, come ho potuto pensarlo… -

 

- Chiediamo aiuto anche a Melany! – esclamò James lasciandosi sfuggire un po’ troppo entusiasmo.

 

- Sai fratellino? Dovresti proprio dire a Mel quello che provi per lei o, prima o poi, potrebbe fidanzarsi con qualcun altro e tu ti tormenteresti per il resto della tua vita per non averle detto nulla, quando ne avevi avuta l’occasione – William appoggiò una mano sulla spalla del fratello e gli lanciò uno sguardo d’intesa.

 

- Non so di cosa stai parlando – fece James con tono sostenuto.

 

- È inutile parlare con te… non cambierai mai… io ti consiglio solo di non perdere tempo – William abbandonò la stanza, si sarebbe recato subito dalla contessina per chiederle aiuto. L’appuntamento con l’avvocato era fissato per il giorno dopo, nel pomeriggio. Non avevano tempo da perdere.

 

Dopo aver contattato Melany, i tre ragazzi attesero che il buio calasse sulla casa. Melany indossava, purtroppo, uno degli ampi abiti del suo guardaroba. William, dopo averle dato un’occhiata, si rivolse al fratello.

 

- Ehi, James, falla cambiare, dalle un paio di pantaloni comodi ed una camicia scuri, con quel vestito s’impiglierebbe dappertutto –

 

- Ma che dici! Cos’hai contro il mio vestito? – la contessina prese a guardarsi, sistemandosi la gonna e cercando di togliere tutte le pieghette causate dal movimento delle gambe. – E’ perfetta, non vedi? Mi sta a pennello -

 

- Si, perfetta per farsi scoprire subito, ma guarda che colore! Si può andare a rubare dei documenti vestiti di rosa? Vai con James, da brava… su andate senza fare tante storie che non abbiamo tempo… -

 

La contessa, pur di malavoglia ed offesa per aver ricevuto delle critiche sul suo prezioso vestito, andò e si cambiò d’abito, era la prima volta che indossava dei pantaloni e, doveva ammetterlo, erano molto comodi sebbene a lei andassero molto grandi, la camicia le arrivava quasi alle ginocchia ed i pantaloni le stavano molto larghi in vita, tanto che James dovette aiutarla a fissarli con una cordina. Appena terminata l’operazione, i due raggiunsero nuovamente William. Ora tutti e tre indossavano capi d'abbigliamento scuri in modo da poter aggirarsi liberamente nella villa, alla ricerca dalla cassaforte che conteneva i documenti della vendita della casa di Sunnydale. Una volta assicuratisi che tutti si fossero ritirati nelle loro stanze, compresa la servitù, misero in atto il loro piano. William sarebbe entrato nell'ufficio di Darla per sottrarre documenti, mentre James e Melany avrebbero fatto la guardia fuori dalla porta. Le teste dei tre ragazzi fecero capolino da dietro una delle colonne di marmo posta accanto alla scala, che portava secondo piano. Con fare furtivo salirono piano di scalini e raggiunsero la porta dell'ufficio di Darla. William prese la maniglia in mano e cercò di aprirla: chiusa.

 

- Ma porc… è chiusa a chiave! – scoccò a James un’occhiataccia.

 

- Ma io che ne sapevo, scusa? – rispose seccato. Decisero di andare a recuperare la chiave nella stanza di Darla. Così si mossero fino ad arrivare davanti alla sua stanza. James era stato nominato responsabile dell’operazione di ‘recupero chiavi’. Sbuffando si mise dinnanzi alla porta e, piano, l’aprì e scivolò all’interno della camera. Fortunatamente sapeva che tutte le cose preziose per Darla, soprattutto chiavi e gioielli, venivano tenuti nel cassetto del suo comodino, proprio vicino al letto. Guardò Darla con attenzione, era profondamente addormentata. Lasciò andare il sospiro che, fino a quel punto, non si era accorto di aver trattenuto, e si avvicinò al letto. Tirò fuori il cassettino ed cominciò a tastare tutte le cose che vi erano all’interno. Dato il buio, doveva cercare di usare il tatto al fine di trovare le chiavi. In quel momento Darla si mosse. James s’irrigidì e rimase immobile, trattenendo il respiro. Darla appoggiò una mano sul comodino ed il ragazzo, di sbieco, la fissò, stava ancora dormendo. Si fece coraggio e riprese l’operazione. Finalmente trovò quello che stava cercando, fece per avviarsi alla porta quando…

 

- CHE FAI! – James sbiancò di colpo ed il sudore, gelato, gli imperlò la fronte. Si voltò verso la madre, cercando rapidamente una scusa per il suo operato. Guardandola la trovò ancora addormentata, si stava rigirando nel letto e, nel sonno, stava parlando.

 

- … mmhh… soldi… potere… no, no, sposati! – James contrasse il volto in un’espressione indecifrabile, fra lo stupito e l’indignato.

 

- Incredibile… ma pensa sempre alle stesse cose… - disse, scuotendo il capo ed uscendo dalla stanza. I suoi due complici lo stavano attendendo con impazienza.

 

- Finalmente! Ci hai messo una vita! – fece William spazientito.

 

- Oh, scusa, vuoi che vada a rimetterla a posto? – James stava abbassando di nuovo la maniglia della stanza di Darla.

 

- E non fare il cretino! – William gli strappò di mano la chiave e la guardò.

 

- Il mio tesoro –

 

- Sai, stai iniziando a dare segni di squilibrio, fratello – William sbuffò e, finalmente, tornarono all’ufficio. Melany, mentre James stava recuperando la chiave, aveva recuperato una candela da una delle altre stanze in modo da poter avere una piccola fonte di luce, per cercare la cassaforte.

 

- Ma la sappiamo la combinazione? – Melany aveva un tono preoccupato. James le venne in soccorso.

 

- Mamma mette sempre la sua data di nascita come combinazione, non si ricorda nient’altro… stai tranquilla – l’ultima frase venne pronunciata con calore e sicurezza. Fortunatamente le tenebre coprirono il lieve rossore che era apparso sul volto di Melany.

 

- Smettetela! Aiutatemi piuttosto! – William era spazientito, tirò fuori la chiave ed aprì la porta entrando nell’ufficio e venendo inghiottito dalle tenebre. Sparì dalla vista degli altri due ragazzi che, rimasti soli, si misero davanti alla porta per fare la guardia. Melany si guardava freneticamente attorno, non sapeva spiegarsene il motivo, ma uno strano nervosismo ed una brutta sensazione l’avevano colta. Sentì, in quel momento, scivolare una mano nella sua, una mano calda e dalla stretta sicura ed incoraggiante. Era quella di James, che nel buio della villa, le sorrideva e cercava di confortarla. Non si era mai resa conto di quanto fosse forte e di quando la sua stretta fosse rassicurante. Il cuore prese a batterle più velocemente del solito, dei nuovi sentimenti stavano nascendo in lei, ma non era quello il momento per pensarci.

 

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All’interno dell’ufficio danzò la debole luce della candela, accesa da William. Il ragazzo si avvicinò al muro, dietro la scrivania di sua madre, sopra il quale era appeso un grande quadro. La cassaforte, sicuramente si trovava lì dietro. Tolto il dipinto, infatti, la trovò. Purtroppo per lui, non vi era nessuna combinazione, ma una serratura, di nuovo serviva una chiave.

 

- Ecco, la mia solita fortuna… - sussurrò a se stesso. Borbottando e lanciando maledizioni iniziò a cercare la chiave nei cassetti della scrivania, ma non trovò nulla. Cominciò a setacciare i libri di Darla, erano veramente tantissimi. Avrebbe avuto bisogno di aiuto.

 

****

 

Dei passi echeggiarono nel corridoio. James e Melany sobbalzarono, se li avessero scoperti, sarebbero stati in guai seri. I passi si avvicinavano sempre di più e la ragazza, senza accorgersene, si era aggrappata al braccio di James che, con forza, la strinse tra le braccia. Ebbe una fantastica idea. I passi, ora, erano vicini ed una debole luce di candela dipingeva ombre sul muro. James, senza pensarci due volte, strinse Melany di più e si voltò, in modo da chiudere la ragazza tra lui ed il muro. La contessa, troppo agitata per reagire, si strinse a lui. Ora la persona era perfettamente visibile, era una delle cameriere. Melany, non fece in tempo a vederla e a dire nulla, che, all’improvviso, sulle sue labbra calarono quelle di James, calde e umide. Il cuore quasi le esplose nel petto, era la prima volta che riceveva un bacio ‘vero’ e, volendolo assaporare, socchiuse le labbra. Il ragazzo rimase sorpreso da quell’invito, tuttavia, l’aveva fatto solo per deviare la cameriera che stava giungendo. Le avrebbe ordinato di tornarsene in camera e di non dire nulla, pena la perdita del suo posto di lavoro. Decise di non approfondire oltre il bacio, ma di restare semplicemente con le labbra appoggiate a quelle della ragazza che, nel frattempo, si era fatta più vicina a lui. Stava per impazzire, la passione che aveva sempre cercato di reprimere, stava per dilagare. Finalmente la donna, arrivò vicino a loro, lui si staccò dalla ragazza e le rivolse uno sguardo freddo, con un sibilo glaciale le disse.

 

- Voi non avete visto nulla… una sola parola e vi allontanerò da questa casa e vi giuro che non trovereste nessun altro lavoro in questa regione – Melany nascose il viso nel suo petto, in modo da non essere riconosciuta. La donna tremò visibilmente, s’inchinò al padrone.

 

- Naturalmente, mio signore… con permesso, mi ritiro nelle mie stanze – e velocemente si allontanò.

 

James abbassò lo sguardo per incontrare gli occhi di Melany, lucidi e brillanti, come perle.

 

- Scusami… era per proteggere William… - cercò di scusarsi, le mani della ragazza però gli strinsero il colletto della camicia, attirandolo verso il basso. Non capivo quello che Melany voleva fare, possibile che volesse baciarlo di nuovo?

 

- Solo per quello? L’hai fatto solo per quello? – la voce della ragazza, nel suo orecchio, era rotta dalla commozione. ‘No, non può essere… è solo la mia immaginazione, però…’.

 

- Melany… io… io… ti… - chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro, era giunto il momento e non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Si schiarì la voce e riprese.

 

- Melany, io ti a… - la ragazza lo fissava con confusione, il sangue le ribolliva nelle vene ed il cuore batteva all’impazzata.

 

- Ma porca! Cosa state facendo? Venite ad aiutarmi piuttosto! – La voce adirata di William spezzò l’atmosfera ed i due si allontanarono di scatto. Si fissarono per un attimo e poi raggiunsero il ragazzo, entrarono nell’ufficio e William spiegò, velocemente, il problema. Dopo poco, erano tutti e tre intenti a cercare tra i libri la chiave della cassaforte.

 

- Non si trova! Merda! Sono ore che cerchiamo – William si accasciò sulla sedia della scrivania e si prese il viso tra le mani, massaggiandosi le tempie. Melany e James gli si avvicinarono.

 

- Mi dispiace Will… - una lacrima le scese lungo la guancia, mentre massaggiava la schiena dell’amico.

 

- Dai, non dobbiamo arrenderci! – James aveva continuato a cercare ed ora fissava i due ragazzi – dobbiamo continuare! –

 

In quell’istante la porta si spalancò. I tre raggelarono.

 

- Stavate forse cercando questa? – la chiave risplendeva alla luce della candela ed il ghigno, stesosi sul viso di Darla, era più diabolico che mai.

 

 

- Madre, datemi quei documenti! Quella casa è mia! – urlò William. Darla camminò piano, con estrema eleganza e tranquillità e si parò dinnanzi al figlio.

 

- Quella casa non è più vostra, è dei Sullivan. Intuendo il vostro piano… tra l’altro mi meraviglio di voi contessa, vestita come un uomo vi aggirate nella MIA casa insieme ai miei figli, i vostri genitori non ne saranno felici.

 

- Io non vi permetto… - cominciò la ragazza, con poca convinzione.

 

- Madre, lasciate Melany fuori da questa storia, o ve ne PENTIRETE! – James si era avvicinato alla ragazza e si era posizionato tra lei e la madre, come a volerla proteggere dagli insulti e dalle allusioni che le stava lanciando Darla. La donna, comunque, non si scompose, sorrise amabilmente e si rivolse, nuovamente, a William.

 

- Dicevo… intuendo il vostro piano, ho anticipato a vostra insaputa l’appuntamento con l’avvocato, quindi il trapasso di proprietà è già stato registrato e voi non avete più una casa, mio caro figliolo, siete costretto a rimanere qui. Oltretutto tutta la servitù ha già ricevuto l’ordine di abbandonare la villa, non c’è più nulla che vi appartiene laggiù – Negli occhi di Darla risplendeva la certezza della vittoria.

 

- Vi sbagliate madre, ho ancora qualcosa che mi appartiene laggiù, più importante di una stupida casa! Partirò al più presto possibile per raggiungere la mia fidanzata e mi unirò in matrimonio con lei, non ho più nulla che mi obbliga a restare qui, NULLA! – William, a grandi passi, abbandonò la stanza, chiudendo violentemente la porta dietro di se.

 

- Ma come hai osato fare questo a William? È mio fratello, tuo figlio… se hai un minimo di buon senso, dovresti vergognarti! – detto questo, James schiaffeggiò sua madre, guardandola con disprezzo, e prendendo la mano di Melany, la portò via con se, accompagnandola nella sua stanza per permetterle di cambiarsi. Darla, furiosa per aver perso la battaglia, divenne rossa in volto e giurò a se stessa di ostacolare in tutti i modi suo figlio, non gli avrebbe permesso di partire. Si massaggiò la guancia dolorante con una mano, come aveva osato James mancarle di rispetto in quel modo? Anche lui se ne sarebbe dovuto pentire.

 

- James, ti rendi conto di aver schiaffeggiato tua madre? Non te lo perdonerà mai – Melany era ancora scossa, non sospettava che James, così gentile e dolce, potesse tirar fuori un carattere forte e deciso. Il ragazzo le sorrise amabilmente, le porse il suo vestito e si voltò in modo che lei potesse cambiarsi.

 

Melany sentì, nuovamente, il cuore batterle all’impazzata, ripensò al bacio di poco prima ed arrossì violentemente ‘per fortuna non può vedermi’, pensò. James, sentendo il fruscio dei vestiti dietro di se, si obbligò a non voltarsi, la passione, racchiusa in lui per tutto quel tempo, stava per esplodere violentemente e non voleva permetterglielo. Avrebbe conquistato Melany poco a poco, con eleganza.

 

- James… prima cosa… stavi dicendo? – la voce della ragazza, alle sue spalle era lieve e vibrante d’emozione. Combatté contro di se per non dirle ancora quello che provava, non sarebbe stato giusto confessarlo mentre era così fragile.

 

- Nulla Melany… nulla, non pensarci. Se sei pronta ti accompagno a casa – la ragazza gli si avvicinò, racchiusa nel suo splendido abito rosa, ancora rossa in viso. Lui le prese la mano, in silenzio, e l’accompagnò a casa, assaporando appieno l’emozione che la pelle liscia della ragazza ed il suo dolce profumo gli trasmettevano.

 

****

 

Quella mattina Buffy stava riassettando la taverna, come al solito, quando sentì bussare all’uscio. Borbottando contro gli ubriaconi delle nove del mattino, aprì la pesante porta di legno e si trovò faccia a faccia con Willow. Raggiante Buffy l’abbracciò, convinta che la ragazza portasse notizie di William. La invitò ad accomodarsi e le preparò un buon tè.

 

- Alora, commo stai? Tutto bbéne? E Willìamm è già tornato? – non riusciva a contenere la gioia. Solo scrutando meglio il viso di Willow, vide che era cupo, senza sorriso e senza allegria negli occhi. Buffy si spaventò, il cuore mancò un battito e l’aria non riusciva più a raggiungere i suoi polmoni.

 

- Che è successo? Willow, parla! Te prego! – aveva afferrato la ragazza dai capelli rossi per le spalle ed aveva iniziato a scuoterla, le lacrime avevano iniziato a bagnarle il volto. Willow alzò lentamente il capo verso Buffy e, mentre cominciava a piangere anche lei, le raccontò tutto.

 

- La villa è stata venduta Buffy… tutti noi siamo stati cacciati. Le cose di William sono state chiuse nei bauli e spedite in Italia. Oh, Buffy, mi dispiace così tanto… - cercò di abbracciare la bionda, ma questa la scostò.

 

- E Willìamm? Se sa quarcosa? – Negli occhi di Buffy vi era l’ultimo barlume di speranza, che Willow, suo malgrado, dovette spegnere.

 

- Abbiamo saputo che rimarrà in Italia, con sua madre. Sappiamo, dai servi che sono venuti a prendere la sua roba, che gli sono state presentate diverse fanciulle nobili e, pare, che si sposerà con quella contessa che è venuta alla festa della Vigilia, te la ricordi? - Buffy, ormai, non stava più ascoltando le parole di Willow, le sue orecchie non percepivano più nessun suono, i suoi occhi non vedevano altro che il buio attorno a lei, perse i sensi.

 

Quando si riprese vide sua madre, accanto al letto, che le faceva degli impacchi freddi sulla fronte.

 

- Buffy, hai n’a brutta febbre… sei svenuta – la ragazza cercò di alzarsi, ma cadde nuovamente sulla schiena, era molto debole. In un angolo scorse Willow, intenta a cambiare l’acqua per le sue spugnature.

 

- Willow… - sussurrò. La rossa si avvicinò al letto, sorridendole timidamente.

 

- Mo’ ho deciso, me lo vado a riprennere! Appena me cala la febbre, ‘namo! – e con fiero cipiglio batté una mano sulla coperta. Joyce e Willow sorrisero, in fondo era sempre la loro Buffy ed il suo atteggiamento orgoglioso e battagliero, era segnale di guarigione.

 

****

 

Passarono due mesi nei quali William cercò in tutti i modi di recuperare la villa, purtroppo i Sullivan non avevano nessuna intenzione di rivendergliela se non ad un prezzo esorbitante. Il ragazzo la rivoleva a tutti i costi, certo, ma non era un folle. Ormai non mangiava più con la madre e non si rivolgevano più la parola nei rari casi in cui s’incontravano. Con James, il rapporto, si era saldato e sembrava in perfetta sintonia, tuttavia anche lui, con Darla non andava più molto d’accordo tanto che aveva acquistato una villa tutta sua nei pressi della città vicina. Con Melany, dal giorno della loro intrusione nell’ufficio di Darla, da quanto gli aveva raccontato il fratello, non era successo più nulla. Il comportamento del ragazzo era, certamente, diventato più attento nei riguardi della fanciulla, che in quel periodo era stata occupata a studiare per il suo esame per l’entrata all’università parigina, precedentemente cancellato a causa di suo padre. A William, in quelle rare volte che erano riusciti a vedersi, era sembrata infastidita da qualcosa, probabilmente dal comportamento di James che, appunto, non aveva più cercato di dichiararsi a lei.

 

Quel giorno Melany mandò un messaggio ai due fratelli, dando loro appuntamento al laghetto, vicino alle loro due abitazioni. La trovarono seduta sulla riva, intenta a raccogliere i fiori di campo con i quali si era adornata anche i capelli, che le facevano risplendere il già grazioso viso. Appena li vide si alzò e andò loro incontro. Abbracciò e baciò William come faceva di solito e rimase a fissare James, con sguardo ostile. Il ragazzo le porse una mano nella quale lei fece scivolare la sua, ricevette un bacio a fior di labbra sul dorso e la ritrasse stizzita. ‘È arrabbiata… solo con me a quanto pare’ pensò James. La ragazza si rivolse a William con un sorriso raggiante.

 

 

- Indovina? Hanno accettato la mia iscrizione all’università di Parigi!! Ti rendi conto? – William si congratulò con lei mentre il fratello emanava onde ostili. ‘Se se ne va, cosa farò io?’ al ragazzo vennero in mente anche le parole del fratello “dovresti proprio dire a Mel quello che provi per lei o, prima o poi, potrebbe fidanzarsi con qualcun altro e tu ti tormenteresti per il resto della tua vita per non averle detto nulla, quando ne avevi avuta l’occasione”. William aveva ragione, ma non aveva più trovato né il coraggio né l’occasione per confessarle i suoi sentimenti.

 

- Sai, credo che sia meglio per me allontanarmi un po’ da qui – scoccò un’occhiataccia a James, che con la bocca mimò un “che c’è?”, poi distolse lo sguardo dalla ragazza, gli faceva troppo male.

 

- Quando parti Mel? – chiese William in apprensione, gli dispiaceva enormemente separarsi da Melany per così tanto tempo dopo averla ritrovata in quei mesi.

 

- Questa sera stessa, devo far trasferire tutte le mie cose là e vorrei prima vedere i miei alloggi e farmi un’idea della struttura scolastica – In quell’istante, sorprendendo gli altri due, James girò i tacchi e si diresse verso casa ripetendosi infinitamente, tra se e se ‘devo dirglielo, devo dirglielo, devo dirglielo’.

 

- Ma che diavolo ha James? – sbuffò la contessa. William la guardò incuriosito, poi le sorrise.

 

- Non so di cosa stai parlando Mel, è normale no? È sempre stato strano… - La ragazza lo guardò di sbieco.

 

- Sai una cosa Will? Tu e lui non siete poi così diversi come credi… - girò i tacchi e se ne andò. ‘Ma che cavolo hanno tutti?’ s’interrogò il ragazzo.

 

****

 

Entrata in casa, Melany convocò suo padre e sua madre ed espose loro le sue intenzioni riguardo allo studio.

 

- Mi è arrivata la conferma dell’iscrizione all’università di Parigi. Ho già predisposto tutto per partire oggi stesso in modo da farmi un’idea della scuola e del residence. Questo mi servirà anche per cambiare un po’ ambiente, dopo tutto lo studio di questi ultimi mesi, ne sento molto il bisogno e ne approfitterò per fare un giretto anche in Inghilterra – il padre della ragazza fece per interromperla, ma lei fu veloce nel continuare.

 

- quando farò ritorno a casa mi sposerò con l’uomo che amo e mi sistemerò come avete sempre desiderato, spero siate d’accordo anche perché questo è quello che farò, che lo siate o meno – attese la reazione di suo padre. L’uomo, con al fronte corrugata ed una mano sotto il mento, era concentrato su quello che la figlia gli aveva appena detto. Guardò la moglie, che annuì con il capo, poi si rivolse alla figlia.

 

- Va bene Melany, sono d’accordo, vai pure e, quando tornerai, ti sposerai. Questo lo dovrai fare entro sei mesi. Questo è il mio volere, l’unica cosa che t’impongo, d’accordo? – la ragazza vaglio, rapidamente, l’offerta del padre. Non le sarebbe dispiaciuto sistemarsi entro i sei mesi, anche se avrebbe dovuto rinunciare agli studi che, ora come ora, non le sembravano più così importanti. La cosa che le interessava era conoscere Buffy e, con la scusa del viaggio, ce l’avrebbe fatta. Voleva conoscere la donna che aveva fatto breccia nel cuore di William, tanto da indurlo a smettere di volare di fiore in fiore.

 

- D’accordo, allora vado a preparare i bagagli, con permesso – si avviò verso la sua stanza, chiamando a se due ragazze della servitù per farsi aiutare nei preparativi. Allontanandosi da James sarebbe riuscita, forse, a calmare la rabbia che le ribolliva nel sangue per il fatto che lui non ritenesse così importanti i suoi sentimenti verso di lei.

 

****

 

Il campanello suonò e Liam andò ad aprire la porta, trovandosi di fronte i Conti Sforza, genitori di Melany. Li fece accomodare nella stanza dei colloqui e Darla non si fece attendere. Li raggiunse, meno raggiante delle altre volte, ma sempre con leggiadria ed eleganza.

 

- Parlate, dunque, cosa vi porta nella mia casa? – chiese loro, con un largo sorriso. James stava passando, in quel momento, nel corridoio e, sentendo la voce del padre di Melany, si fermò di scatto e si mise ad origliare.

 

- Volevamo dirvi che nostra figlia ha accettato di sposare il vostro William. Poco fa ci ha detto che, dopo che farà ritorno dal suo viaggio a Parigi, entro sei mesi sposerà vostro figlio. Non è meraviglioso? Fortunatamente sembra che i nostri ragazzi abbiano messo la testa a posto. Nostra figlia sta partendo proprio ora ed il matrimonio si terrà tra sei mesi, le ho dato questo termine di tempo, che ve ne sembra? –

 

Le risate di Darla e dei Conti arrivarono smorzate alle orecchie di James che, furioso e ferito, decise di affrontare Melany prima che partisse per Parigi. Corse lungo il corridoio e scese le scale, snobbando le domande di William, che aveva incontrato nell’atrio. Raggiunse rapidamente le scuderie e salì su uno dei cavalli spronandolo a correre verso la villa di Melany. Arrivato sulla collina che separava le due ville, si accorse che i bagagli della ragazza erano già tutti sistemati sulla carrozza e che lei si stava accingendo a salirvi. Fece correre il cavallo rapidamente, mentre la carrozza cominciò ad allontanarsi. Finalmente riuscì a raggiungerla e le si parò davanti, obbligando il cocchiere a fermare i cavalli. Scese dal suo stallone bianco, raggiunse il cocchio e spalancò lo sportello. Melany posò lo sguardo sul ragazzo. Aveva i capelli scarmigliati, la camicia mezza aperta sul petto ed un’espressione furente sul viso. I suoi occhi azzurri emanavano lampi e brillavano di una strana luce. Vederlo in quello stato le provocò un’emozione violenta, il cuore prese a batterle all’impazzata, uscendole quasi dal petto. James le serrò una mano attorno al polso e la obbligò, senza molte cerimonie, a scendere dal mezzo. La prese per le spalle e la baciò con ardore, togliendole il fiato. La strinse a se, facendole scendere una mano lungo la schiena, accarezzandola con trasporto e chiudendola attorno alla sua vita. Il bacio era soffocante ed appassionante, l’aveva colta alla sprovvista ed ora era scossa da brividi caldi che le correvano lungo la schiena, non aveva mai provato nulla del genere prima. Non si era mai resa conto di quanto potesse essere caldo e passionale quel ragazzo che aveva sempre reputato timido ed introverso. I sentimenti, racchiusi nel suo cuore si fecero ancora più confusi.

 

Il ragazzo scostò il viso da quello della contessa che, rossa ed affannata, lo fissava. Inarcò il sopracciglio sul quale aveva la cicatrice, provocata anni prima da una brutta caduta nei pressi del laghetto, che ora lei trovava terribilmente sexy.

 

- Ti amo Melany, da sempre, non andartene, non sposare mio fratello, stai con me, ti renderò felice… te lo prometto – prima che potesse rispondere le labbra di lui si serrarono, nuovamente sulle sue, che risposero ai suoi baci mentre gli passava le braccia attorno al collo, attirandolo più vicino a se. James cominciò a scendere dalle labbra al suo collo quando la ragazza si ricordò di dove fossero e ripensò alla frase di James. Lo scostò.

 

- Sposare tuo fratello? Ancora con questa storia? – Melany era indispettita e furiosa, tuttavia aspettava ancora una spiegazione, che James non tardò a darle. Appena il ragazzo ebbe finito il racconto, fu il turno della ragazza di raccontare la verità sul viaggio e sul matrimonio. Una volta chiaritisi, si fissarono a lungo, James attendeva una risposta, evidentemente, alla sua dichiarazione d’amore. Melany s’interrogò e trovò una risposta che non la soddisfò assolutamente. Certo, lui l’aveva raggiunta, ma l’aveva fatto solo per non permetterle di sposare suo fratello, era dunque questo il suo sconfinato amore? Era uscito solamente grazie alla gelosia? Non poteva accettarlo così, con sguardo di sfida, la ragazza fissò negli occhi James.

 

- Mi dispiace, ma ora devo proprio andare, discuteremo dei tuoi sentimenti quando tornerò, per ora addio James. Stammi bene – la contessa si sciolse dall’abbraccio e salì nuovamente sulla carrozza, diede l’ordine di partire ed il cocchiere eseguì.

 

- Hai paura eh Melany? Paura di quello che provi? – gli urlò dietro il ragazzo, ancora scosso per il fare brusco della ragazza. Si rimise in sella al suo cavallo e si diresse verso casa. ‘Ma che cosa sto facendo? La lascio andare via così? Eh no, cara mia, non sarà così facile mettermi alla porta!’ spronò il cavallo che, in pochi minuti, raggiunse la carrozza. Di nuovo James scese dal suo destriero ed aprì lo sportello, strattonando Melany per un braccio la obbligò a scendere dal cocchio.

 

- Che vuoi ancora? – la ragazza voleva sembrare arrabbiata, ma un lieve sorriso aveva fatto capolino sulle sue labbra.

 

- Un po’ di zucchero amore – fece lui, con un sorriso disarmante dipinto sul volto, poi l’attirò a se e la baciò con passione, facendole piegare le ginocchia dall’emozione. Se lui non l’avesse stretta in quell’abbraccio soffocante sarebbe, di certo, caduta a terra.

 

Ora sui suoi sentimenti le nubi della confusione si stavano diradando, lasciando il posto alla verità. Lei amava James. Non avrebbe saputo spiegare né quando né perché, ma poco a poco, era riuscita a conquistarla ed ora non poteva fare a meno di lui, dei suoi baci, delle sue carezze e del profumo che emanava la sua pelle. Finalmente le aveva detto che l’amava, e lei? Lei gli doveva ancora una risposta che, tra un bacio e l’altro non tardò ad arrivare, si alzò in punta di piedi e gli sussurrò all’orecchio.

 

- Ti amo James Archer, con tutto il cuore – si guardarono e nei loro occhi, finalmente, si leggeva la felicità. Si baciarono appassionatamente, dando inizio alla loro storia d’amore.

 

 

Atto 22

 

Una volta separatisi, James prese in braccio Melany e la posizionò sul suo cavallo, poi si mise dietro di lei, afferrando le briglie e spronandolo a correre verso la villa della ragazza.

 

- Hey, ma che fai? Guarda che devo partire comunque… -

 

- Lo so tesoro, ma c’è tempo… ora ho qualcosa di più importante che voglio fare ed è una vita che aspetto di farla – La ragazza, preoccupata si voltò per guardarlo e lo trovò con il sopracciglio inarcato e lo sguardo acceso di desiderio, sembrava un’altra persona… sembrava… William, anzi, William in una versione agguerrita. Arrossì violentemente e si voltò di scatto, dunque non si sbagliava quando, poco prima, aveva detto al ragazzo che lui ed il fratello non erano poi così diversi.

 

- Ma… ma… i miei genitori… -

 

- Sono a casa mia –

 

- I miei servitori… -

 

- Taceranno –

 

- E… -

 

- Stai forse cercando una scusa? Guarda che non riuscirai a scapparmi, mettiti il cuore in pace… - fece correre ancora più forte lo stallone che, in poco tempo, percorse la distanza che li separava dall’entrata di villa Sforza. Con un balzo aggraziato scese da cavallo ed aiutò Melany a fare lo stesso, la ragazza cercò di allontanarsi, senza dare troppo nell’occhio.

 

- Eh no, tesoro, non credere di scapparmi – recuperò la ragazza e se la mise su una spalla, dandole una pacca sul sedere.

 

- Ma sei sicuro di essere James?? AIUTOOOO – tuttavia la contessa, pur lamentandosi, non dava nessun segnale di volersi divincolare dalla presa sicura del ragazzo. Questi entrò ed attraversò, senza dire una parola ai servitori che assistevano alla strana scena, il grande atrio e si avviò lungo le scale.

 

- Se ricordo bene, secondo piano, prima porta a sinistra, esatto? –

 

- NO – sbuffò Melany

 

- Allora è esatto… - con sicurezza, aprì la porta della stanza di Melany e la depose, delicatamente, sul letto. La ragazza si mise a sedere ed incontrò gli occhi infinitamente azzurri del ragazzo, che la fissavano con passione. Aveva posizionato le braccia vicino ai suoi fianchi e si era abbassato in modo che i loro visi fossero vicini. Melany stava perdendo la ragione, non l’aveva mai visto così… ma quello che vedeva gli piaceva sempre di più. Era questo, dunque, il vero carattere del mite James?

 

- Voltati tesoro, ti aiuto a sciogliere il vestito – la voce era calda e rotta dall’eccitazione.

 

- Ma… ma… - le chiuse le labbra con un dito.

 

- Niente ‘ma’, se non ti potrò vedere per sei mesi, voglio che mi lasci un bel ricordo, devi convincermi ad aspettarti… – sorrise diabolicamente.

 

- Impertinente! – la ragazza incrociò le braccia sul petto in modo da proteggersi dal ragazzo, che continuava a guardarla curioso e a sorridere. Questo tirò un lungo sospiro.

 

- Vedo che non vuoi collaborare, non ti preoccupare, il tuo James penserà a tutto… - detto questo si spostò ed si posizionò dietro la contessina che, incapace di muoversi ammagliata da quel fare strafottente e sicuro di se, non riusciva a trasmettere l’ordine di muoversi alle proprie gambe.

 

Sentì il respiro del ragazzo raggiungerle le scapole, sgranò gli occhi, le stava slacciando il vestito con i denti, tirando sensualmente ogni fiocco e accarezzandole, con il naso la pelle, che mano a mano rimaneva nuda, della schiena.

 

- Ti piace quello che ti sto facendo Mel? – il suono della sua voce era vellutato e caldo. Melany sentì un brivido attraversarle tutta la schiena.

 

- Tu… tu… hai bisogno di un esorcismo credo… sei posseduto… - sentì la risata del ragazzo che, nel mentre, prese a posarle piccoli baci lungo la spina dorsale.

 

- Si, tesoro, posseduto da te… ho aspettato tanto… ti desidero – la parte superiore del vestito ricadde in avanti lasciando liberi i seni della ragazza che, scioccata, cercò di coprirsi come meglio poteva. Il colorito della contessa era, ormai, sul rosso acceso. James si era spostato e si era riposizionato dinnanzi a lei con le braccia poggiate sul letto.

 

- Non coprirti… sei così bella… - le prese, con dolcezza, le mani e le scostò dal petto. Melany sentiva lo sguardo del ragazzo bruciarle la pelle. Mai, nella sua vita, aveva provato qualcosa di simile. La fece alzare, ma le gambe della ragazza vacillarono lui, tuttavia, fu pronto a sorreggerla.

 

- Tesoro, tutto bene? – chiese fissandola. Purtroppo non riuscì ad ottenere una risposta alla sua domanda in quanto la contessa mugugnò parole sconclusionate, lo interpretò come un ‘si’.

 

Rapidamente, con un paio di mosse, la liberò anche del resto dei vestiti, le prese le mani e se le posò sul petto, invitandola a togliergli la camicia, già mezza aperta sul petto.

 

- No… no… io… - James la guardò con tenerezza e la baciò, dolcemente e poi, via via, appassionatamente. Melany, a quel contatto, cercò di vincere il senso di vergogna che provava e lasciò cadere le sue difese, si abbandonò completamente socchiudendo le labbra. Il bacio divenne profondo ed intimo. Il ragazzo cominciò ad accarezzarle, vogliosamente, la schiena e scese lungo le natiche, stringendogliele e sfiorandole con la punta delle dita. Riuscì così a strappare i primi gemiti alla ragazza che, finalmente abbandonatasi, cominciava a rispondere agli stimoli di James.

 

Senza quasi rendersene conto, Melany cominciò ad accarezzare il petto del ragazzo, strappandogli quasi la camicia di dosso, desiderava sentire ancora il profumo inebriante della sua pelle e voleva sentire il suo calore scaldarle il corpo. James emise dei suoni gutturali di piacere al contatto delle mani vellutate di Melany, questa cominciò a posargli baci lungo il petto, sui capezzoli risalendo fino al collo ed alle labbra. Lui fu pronto a catturare quelle della ragazza ed a spingerla sul letto, non riusciva più a reprimere il bisogno di sentirla vibrare sotto di lui. Melany lo guardò, gli occhi erano accesi di passione e, finalmente, era pronta a lasciarsi andare completamente.

 

- I pantaloni… toglili… - Melany, prendendo sempre più sicurezza, gli sorrise e protese le braccia in avanti arrivando alla chiusura dei calzoni di James, l’aprì e li fece scendere, accompagnandoli con le mani, fino a terra, senza staccare mai lo sguardo dal ragazzo che, compiaciuto, aveva chiuso gli occhi abbandonandosi alle sue carezze. Finalmente libero da ogni abito, fece alzare Melany e l’accompagnò sul letto facendola stendere sul letto.

 

- Sei stupenda… mi fai impazzire… - si sistemò sulla ragazza e prese a disegnare, con la punta della lingua, percorsi astratti sulla sua pelle, sul collo, sui seni, sui capezzoli e giù, lungo l’addome fino a raggiungere l’ombelico della contessa. Questa intrecciò le sue dita tra i capelli castani del ragazzo, accompagnando i movimenti del capo, lungo il suo corpo. Melany gemeva ed aveva il respiro accelerato, gemette ancora di più quando James arrivò, con la lingua, a torturarle il clitoride e a succhiarlo avidamente. La ragazza inarcò la schiena in modo da ottenere un miglior contatto con il suo amante.

 

- James… ah… James… non… anf… ti… anf… fermare – quando Melany urlò dal piacere, James la vide tremare, dopo il suo primo orgasmo. Non le diede tregua e cominciò a tormentarle, nuovamente, i capezzoli con la bocca, con la lingua, mordicchiandoli e stuzzicandoli con i denti e con le dita, portandola rapidamente, all’estasi. Si posizionò meglio tra le gambe della ragazza ed appoggiò la punta del suo membro alla sua femminilità, sollecitandola in modo da farla bagnare ancora di più.

 

- Stai bene? – le chiese, con respiro affannoso e voce rotta.

 

- … - La ragazza era completamente in balia delle attenzioni di James, tanto da essere incapace di articolare anche una sola parola. Il ragazzo ne fu soddisfatto e, continuando a stuzzicarle i capezzoli, cominciò a far entrare il suo membro nella femminilità della ragazza, stando attento a farla abituare e modellare attorno al suo pene. Quando sentì che tutto andava bene, con un’unica spinta, entrò in lei.

 

Melany sentì un dolce dolore mischiarsi al piacere intenso che James le stava facendo provare, emise un grido, e si aggrappò alle spalle del ragazzo, che continuava a muoversi prendendo un ritmo sempre più veloce. Le urla della figlia dei padroni di casa si diffondevano lungo il corridoio, tanto che le cameriere, passando di lì, cercavano di tapparsi le orecchie.

 

Melany raggiunse, di nuovo, l’apice del piacere e, quando James sentì il corpo della ragazza scuotersi sotto il suo, si lasciò andare all’orgasmo, abbandonandosi poi sul corpo di Melany. La ragazza gli baciò una guancia e gli accarezzò i capelli. Sudati e soddisfatti stettero avvinghiati ancora un po’, James era ancora dentro di lei, ma Melany non dava segno di volerlo scacciare. La sensazione di tranquillità e di appagamento era fantastica e ne voleva assaporare ogni minuto.

 

- James… è stato… è stato… - era emozionata e felice, il suo uomo era lì con lei e sentiva l’amore scoppiarle nel petto. Non aveva mai compreso James in modo profondo e completo ma, ora che l’aveva scoperto, non l’avrebbe più lasciato andare.

 

- È stato meraviglioso amore, meraviglioso… ti amo – i loro occhi s’incontrarono e si sorrisero. James si protese e la baciò, un bacio leggero e dolce.

 

- Ti amo anch’io – Melany si accoccolò meglio tra le braccia del ragazzo e gli chiese di rimanere ancora un po’ così, per sei mesi non avrebbe potuto più sentire il calore del corpo di lui sopra il suo, il profumo della sua pelle e l’ardore delle sue labbra e delle sue dita. Come ad averle letto nella mente, James le disse, sussurrandole nell’orecchio.

 

- Vengo con te, non ti lascio più tesoro… sempre che tu mi voglia – inclinò il capo da un lato ed osservò la sua ragazza che passò dall’espressione stupita a quella della gioia. Gli regalò il suo sorriso più luminoso e prese a baciarlo su tutto il viso gridando.

 

- SI, SI SI, SIIIIIIIIIIIIII – James, felice come un bambino al suo primo Natale, si alzò e prese i suoi vestiti, lasciando Melany un poco addolorata, avrebbe voluto restare tra le sue braccia per sempre.

 

- Vado a prepararmi ed in un attimo sarò da te – dopo che ebbe terminato di vestirsi, si gettò sul letto e prese a baciare ancora Melany.

 

- Ti amo, ti amo, ti amo… - La ragazza rise e fece finta di cacciarlo via.

 

- Vai, dai, se no faremo tardi… - James rise, si alzò e, prima di uscire dalla porta della stanza, le mandò un bacio facendole l’occhiolino. Quando fu uscito, Melany si girò annusando il cuscino, cercando di ritrovare il profumo ed il calore del suo amore, già le mancava. Controvoglia si rivestì e sistemò il letto come meglio poteva in modo da coprire le tracce di quello che era appena accaduto. Si ravvivò i capelli ed uscì dalla stanza, scese le scale e, con fare raffinato passò davanti alle cameriere che, con sguardi stupiti, la fissavano. Uscì dalla villa e si posizionò, nuovamente, sulla carrozza che, nel frattempo, era tornata indietro ed aveva atteso. Si sistemò nel cocchio ed attese l’arrivo del suo principe.

 

****

 

James entrò di volata in casa e salì gli scalini a due a due, fino a raggiungere la sua stanza. Buttò in una borsa alcuni capi di vestiario alla rinfusa e, di nuovo, corse giù per le scale. Si fermò di scatto quando incontrò il fratello che, con sguardo indagatore, gli chiese.

 

- Dove vai? – Senza scomporsi James gli rispose, cercando di sembrare calmo.

 

- In viaggio d’affari… non vedi? Ho la borsa – William lo squadrò dalla testa ai piedi e cercò di trattenere una risata.

 

- Ma hai visto come sei conciato? – James si diede un’occhiata veloce.

 

- Che c’è che non va? – il fratello scosse la testa ed indicò i pantaloni.

 

- Hai i calzoni aperti, la camicia al contrario ed i capelli tutti arruffati… che hai fatto? – William stava già sorridendo, aveva già una mezza idea di cosa avesse fatto il fratello, ma gli piaceva stuzzicarlo.

 

- Ma porca miseria… maledetto precisino! - corse in camera per mettersi a posto, seguito da William che iniziava, sinceramente, a divertirsi.

 

Mentre James cercava di sistemarsi i capelli ribelli ed i vestiti, William gli pose una serie di domande alle quali il ragazzo cercava di rispondere a monosillabi.

 

- Stai con Melany? –

 

- … mh… -

 

- Hai fatto l’amore con lei? –

 

- … bof… -

 

- Dove vai? –

 

- In giro… -

 

- Per quanto? –

 

- Sei mesi, credo… forse meno, forse più… -

 

- E lasci il tuo amato fratello tutto solo? – James, finalmente pronto, gli prese il viso tra le mani e gli baciò le guance.

 

- CIAO! – scappò via, correndo, dalla stanza ed era a metà scala quando sentì William gridargli.

 

- Parto anche io, torno da Buffy! –

 

- Buon viaggio! – Quando aprì la porta della villa, per riprendere il suo cavallo, si trovò davanti i genitori di Melany.

 

- Partite? – chiese il conte Sforza, con curiosità.

 

- Già… ho molta fretta, con permesso – salì, rapidamente, sul cavallo e lo fece correre, doveva raggiungere la villa prima dei genitori della ragazza.

 

- Strano ragazzo… parte unicamente con un cavallo ed il bagaglio in mano? Certo che gli Archer sono proprio una famiglia fuori dal comune… spero che Melany, sposandosi con William, non diventi uguale a loro – la moglie annuì e s’incamminarono verso casa. Ai conti piaceva passeggiare nel verde e, raramente, prendevano la carrozza.

 

James raggiunse la carrozza di Melany, scese da cavallo e mise le briglie in mano ad uno dei servitori chiedendogli di riportarlo alle sue scuderie. Poi, con foga, aprì lo sportello e guardò la sua donna, splendida ed innamorata che l’aveva atteso.

 

- Ti farò fare un viaggio indimenticabile… - inarcò il sopracciglio e sorrise beffardamente.

 

- Devo avere paura? – la ragazza ricambiò il sorriso.

 

- Moltissima – e saltò dentro la carrozza, che partì velocemente portandoli verso Sunnydale ed, in seguito, a Parigi. Entrambi desideravano conoscere Buffy, prima che William la raggiungesse. In quel momento il cocchiere sentì dei gemiti e dei cigolii provenire dal cocchio, cercò di non prestarvi attenzione ma si augurò di non sentirli per tutto il viaggio...

 

 

Atto 23

 

William si era trattenuto ancora un mese dopo la partenza di James, quel giorno però aveva deciso di partire per raggiungere la sua Buffy. Terminò di preparare il suo baule che venne, in seguito, caricato sulla carrozza, già pronta nel cortile davanti alla villa. Mentre scese le scale incontrò Darla che, con sguardo stranamente accigliato, lo apostrofò con voce sommessa.

 

- Ve ne andate anche voi, lasciandomi sola? L’ultima volta, siete scappato voi ed è rimasto James, ora voglio che restiate al suo posto dato che lui mi ha abbandonata – in quel mese la donna fiera di un tempo era divenuta l’ombra di se stessa, sembrava svuotata di ogni sentimento combattivo. Probabilmente essere abbandonata dal figlio con il quale aveva vissuto così a lungo era stato scioccante ed ora, li stava perdendo entrambi, questa era una cosa che non aveva mai sospettato potesse accadere ed ora si trovava persa, smarrita nel vuoto che le avrebbe lasciato la loro mancanza. Con tranquillità William le si avvicinò e l’abbracciò.

 

- Madre, questo è quello che voi ci avete obbligato a fare ed ora, posso solo augurarvi che tutto il male che avete fatto non vi si ritorca contro. Vi auguro ogni bene – si staccò dall’abbraccio e continuò a scendere i gradini, impassibile.

 

- Vi toglierò tutti i vostri soldi! Se proverete ad uscire da quella porta, sappiate che lo farete da uomo povero! – era l’ultimo barlume di fierezza che lampeggiava nei suoi occhi, come a voler dimostrare il fatto che non si sentisse sconfitta.

 

- Teneteveli madre… posseggo qualcosa di più prezioso e raro di soldi e potere, ma voi non lo potete comprendere –

 

- Non riuscirete mai a vivere da povero! – ora Darla stava urlando ed era sull’orlo di una crisi di nervi. Da sopra le spalle, William, che le aveva sempre risposto senza voltarsi, le diede una breve occhiata.

 

- Sarò più ricco di voi, chiusa in queste mura, da sola… Buffy mi insegnerà a vivere da povero come io le ho insegnato a vivere da ricca… - sorrise al ricordo della ragazza mentre cercava di essere una Lady - Se un giorno riuscirete a comprendere tutto il male che avete fatto a me e a James, saprete dove trovarmi e proveremo a costruire l’affetto e la famiglia che non abbiamo mai avuto, fino ad allora prendetevi cura di voi – aprì la porta e, prima di uscire, si voltò verso Darla che ora le pareva piccola ed impaurita.

 

- Vi manderò un invito per le nozze… Se vorrete presenziare, mi farete contento – La donna si alterò più di quanto non lo fosse già.

 

- INGRATO! – William le sorrise.

 

- Se lo sono, ne vado fiero –

 

Scorse Liam, appartato in un angolo vicino all’uscita.

 

- Tu non sei invitato! –

 

- Tanto non sarei venuto… - rispose con superbia il maggiordomo.

 

- Paura? Suvvia, non ti farei nulla… comunque non sei invitato e, di conseguenza, non corri nessun pericolo - ed uscì ridendo lasciando Liam arrabbiato e deluso per non aver potuto rispondere alla provocazione del ragazzo. Salendo sulla carrozza ebbe quasi la sensazione che avrebbe rivisto, prima o poi, sua madre. Ora, la sua meta, era la soleggiata Sunnydale, dove lo aspettava il suo amore che, finalmente, avrebbe potuto nuovamente riabbracciare. Sorrise lasciandosi cullare dal dolce movimento della carrozza, chiuse gli occhi e si rilassò.

 

****

 

Il sole splendeva rigoglioso nel cielo senza nubi. Quella domenica il paese era in festa, tutto addobbato di fiori odorosi e decorazioni. La gente di Sunnydale era radunata davanti alla chiesa del paese nella quale si stava celebrando il matrimonio tanto atteso. Il prete stava per finire la formula.

 

- E con questo vi dichiaro marito e… -

 

Un rumore assordante ed uno scroscio di risate scoppiò, inaspettatamente, nella piccola cappella, uno dei banchi, in fondo alla navata, aveva ceduto… si trattava di quello riparato da Mastro Harris o, almeno, avrebbe dovuto esserlo, riparato… Il piedino aveva ceduto ed aveva così sbilanciato la panchetta, le persone ivi sedute, avevano perso l’equilibrio ed erano cadute tutte all’indietro, facendo un baccano assordante e provocando l’ilarità dei presenti. Le persone, dopo essersi alzate e rimesse un poco a posto ed arrossite lievemente, fecero un cenno al prete, comunicandogli che tutto era a posto. Questo sorrise amabilmente e si rivolse, nuovamente, agli sposi.

 

- E con questo vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa – lo sposo posò le labbra sulla sposa poi si presero per mano e, correndo allegramente, raggiunsero i concittadini che aspettavano fuori della chiesa. Avvolta nel suo abito bianco, cucito assieme alle amiche, Willow era stupenda, i suoi capelli rossi spiccavano su tutto quel candore. Le gote, leggermente diventate scarlatte dall’emozione e dalla breve corsa, donavano alla sua pelle un colore nuovo, il colore della felicità. Teneva ancora stretta la mano in quella del suo sposo, Xander Harris che, raggiante la fissava con amore. In quei pochi mesi passati assieme, tra uno sguardo e l’altro, Willow e Xander avevano capito che, tra loro, era nato un forte sentimento e, anche se il fidanzamento era durato poco, avevano deciso di sposarsi in modo che Willow si potesse trasferire da Xander a tutti gli effetti liberando la stanza di Buffy, la quale in quei mesi aveva dormito con la madre. Buffy era felicissima per i suoi due cari amici, lei, Willow e Joyce avevano cucito con amore ogni parte dell’abito nuziale, chiacchierando e scambiandosi tutti i loro segreti. Erano state notti e pomeriggi all’insegna del divertimento e del cameratismo tra donne ed ora, vederlo indosso alla ragazza dai capelli rossi, era un onore ed un orgoglio per lei e Joyce.

 

Buffy, vestita da damigella in un semplice abito azzurro pallido, si era messa vicino alle altre persone, davanti alla chiesa. Era giunto, infatti, il tanto atteso lancio del bouquet. Willow, si staccò un attimo dal suo neomarito e si voltò, si preparò e con un lancio perfetto fece cadere il bouquet proprio in mano a Buffy che, rossa in viso ma soddisfatta, aveva le lacrime agli occhi. Pregò che quello fosse un segno del destino che le annunciava l’arrivo di William, anche se era passato tanto tempo, nel quale non aveva più avuto sue notizie, non aveva mai smesso di sperare tanto che, dopo aver cucito l’abito di Willow, si era messa di nascosto a cucirne uno tutto per lei. Anelava il giorno nel quale l’avrebbe usato. Quel giorno in paese ci fu una grande festa, i festeggiamenti terminarono a notte fonda e Willow, come previsto, si trasferì a casa Harris, lasciando nuovamente Joyce e Buffy da sole.

 

 

Dopo quattro giorni dalle nozze, Joyce dovette partire per i soliti rifornimenti al paese vicino così Buffy dovette, già dal mattino presto, fare ordine al locale. Mentre stava pulendo i boccali utilizzati la sera precedente dai soliti clienti, sentì una carrozza fermarsi davanti alla taverna. Non se ne preoccupò molto e continuò a fare il suo lavoro, ora stava pulendo un mestolo con energia, al fine di togliere i rimasugli della zuppa della sera prima. Sentì aprirsi la porta e, senza voltarsi, informò che il locale era chiuso e che avrebbe aperto solo a mezzogiorno. I passi continuarono e lei cominciò a spazientirsi quando una voce basse e calda le arrivò alle orecchie.

 

- Buffy? Siete Buffy? – si voltò ed incontrò gli occhi azzurri del ragazzo che amava. Gli corse incontro e lo abbracciò cominciandolo a baciare sul viso.

 

- Willìamm, Willìamm… si tornat’… - lo strinse forte, ma il ragazzo la prese per le spalle e l’allontanò con dolcezza, lasciandola smarrita.

 

- Ma…? – Buffy c’era rimasta malissimo, serrò le dita attorno al mestolo, che ancora teneva in mano, fino a far diventare bianca la pelle. Scorse solo in quel momento, l’esile figura della ragazza vista alla festa a casa di William, spuntare da dietro il ragazzo. In un attimo comprese che, le parole dette da Willow, corrispondevano a verità. Prima che i due potessero parlare, Buffy si gettò sulla ragazza e riuscì a graffiarle una guancia prima che il polso della mano, nella quale teneva il mestolo, venisse fermato a mezz’aria dalla presa sicura di William, serrataglisi attorno. Dunque teneva così tanto a quella ragazza? Tanto da non averla voluta abbracciare, baciare… tanto da non aver avuto la cortesia di informarla prima del suo fidanzamento, in modo che avesse potuto piangere tutte le sue lacrime…

 

L’energia di Buffy, scemò così come era cresciuta, rapidamente, facendola afflosciare al suolo, scossa dal pianto.

 

- Perché si venuto? – disse tra i singhiozzi.

 

- Signorina, - il ragazzo si inginocchiò vicino a lei – non sono William. Osservatemi bene – Buffy alzò piano lo sguardo, sentendosi presa in giro da quell’affermazione. Avrebbe riconosciuto il suo William tra mille… però, guardandolo meglio, si accorse che il colore dei suoi occhi era di un blu meno intenso, ma non meno bello, di quello di William e, solo ora, notò che il colore dei capelli era più scuro, decisamente più scuro. Fissandolo meglio, vide pure che aveva una cicatrice sul suo sopracciglio, ma ricordava perfettamente che William non ne aveva nessuna, chi era dunque?

 

- Ma chinne sei? – Il ragazzo aiutò Buffy a rimettersi in piedi e l’aiutò a sedersi.

 

- Sono James, fratello gemello di William, sono felice di poter incontrare la fanciulla che ha rubato il cuore a mio fratello. Questa è la contessa Melany, la mia fidanzata – La ragazza, ancora dolorante per il graffio sulla sua guancia, le porse la mano, in segno di saluto. Buffy la prese e si scusò per l’incidente di poco prima, sentendosi veramente stupida. I due la tranquillizzarono e le diedero la notizia che tanto aspettava.

 

- Vedrete Buffy, William verrà a prendervi prima o poi, posso dirvi che vi ama moltissimo e che ha dovuto combattere molto con nostra madre che, per non farlo tornare, è arrivata persino a vendere la villa –

 

- Me ama ancora? – Buffy, prima di esultare, aveva bisogno di sentire la conferma delle parole appena pronunciate da James.

 

- Si, con tutta la sua anima, ve lo garantisco – le sorrise. Gli occhi di Buffy brillarono dalla gioia, finalmente aveva una conferma veritiera di quello che era accaduto realmente in Italia. Quelle due persone, stupende, erano venute apposta per conoscerla e per confortarla. Buffy le abbracciò entrambe, chiedendo ancora scusa alla contessina per il graffio di poco prima. Offrì loro una colazione abbondante per poter affrontare meglio il viaggio di ritorno verso la Francia, infatti dovevano partire rapidamente in quanto l’università sarebbe iniziata di lì a qualche giorno. Avevano trovato una bella casa e vi sarebbero rimasti fino a che Melany non avesse finito gli studi, in seguito avrebbero fatto ritorno in Italia ed avrebbero vissuto nella casa che James aveva acquistato. Entro i sei mesi si sarebbero, comunque, sposati come promesso ai genitori della contessa.

 

Buffy si sentì sollevata dopo aver ricevuto la visita dei ragazzi. Erano persone dolci e simpatiche e sentiva già che sarebbero diventati una grande famiglia una volta che si fosse riunita a William. Li salutò, mentre la carrozza spariva all’orizzonte, facendole sentire nuovamente il calore attorno a lei. Rientrò e ricominciò a pulire le stoviglie, questa volta con il cuore leggero, finalmente libero da ogni dubbio. Avrebbe atteso William fino alla fine dei suoi giorni, se necessario. Lui sarebbe andato a prenderla e l’avrebbe trovata pronta.

 

****

 

Il viaggio sembrava infinitamente lungo. Il paesaggio che osservava dal finestrino non gli era ancora familiare, quindi non era ancora arrivato nei pressi della sua vecchia dimora. Non aveva riposato molto bene negli ultimi giorni in quanto il pensiero di Buffy lo teneva sveglio. Le sue braccia volevano stringerla, il suo naso voleva sentirne il profumo, le sue labbra volevano saggiare le sue, tutto il suo corpo sentiva il bisogno del calore della sua pelle. Gli sembravano fossero passati secoli dall’ultima volta che l’aveva vista, chissà se era ancora come la ricordava, magari era cambiata, magari i suoi sentimenti erano cambiati. No, quelli era certo che fossero ancora gli stessi, come il suo amore s’era alimentato, in quei mesi, dei ricordi anche quello di Buffy avrebbe fatto lo stesso. Pensò al loro imminente incontro, pensò al viso sorpreso di Buffy, a come l’avrebbe accolto, probabilmente irruente ed affettuosa come sempre. Gli avrebbe detto che lo amava? Gli avrebbe detto che gli era mancato come l’aria? Gli avrebbe detto che lo voleva? Sì, perché lui la voleva, disperatamente. Tutto ad un tratto si accorse che la sua vecchia casa si vedeva in lontananza, ancora poche ore e sarebbe stato da Buffy, tra le sue braccia con il capo poggiato sul suo seno, ad ascoltare il battito del suo cuore. Ormai era notte, ma avrebbe raggiunto Sunnydale prima di mezzogiorno, ne era certo. Ordinò al cocchiere di fermare la carrozza all’entrata del paesino al fine di non rivelare la sua presenza. Voleva farle una sorpresa.

 

****

 

Buffy lavorava di gran lena, quella sera la taverna era piena di gente. Non aveva trovato nemmeno due minuti per riposarsi. Fortunatamente Willow venne a darle una mano, poco dopo. Quando arrivò l’orario di chiusura erano distrutte, ma soddisfatte. I guadagni della taverna si erano ripresi ed ora le cose andavano meglio per lei e Joyce. Dato che era gestita esclusivamente da donne, le voci si erano sparse, ed ora anche alcuni uomini dei paesi adiacenti, si recavano nel loro locale. Non si poteva dire che fossero ricche, ma stavano bene. Aiutavano persino le famiglie in difficoltà, consolidando il clima armonioso e di comunità forte che v’era sempre stato tra gli abitanti di Sunnydale. Appena scortato fuori l’ultimo cliente ancora barcollante, chiusero la porta e decisero di rimandare le pulizie al loro risveglio così si ritirarono a casa dove si addormentarono come sassi.

 

Il cinguettio degli uccelli che volavano liberi nell’aria svegliarono Buffy che, ancora assonnata, si decise ad alzarsi subito per paura di riaddormentarsi, aveva ancora tutto il locale da riassettare e non se la sentiva di andare a chiamare Willow che già le aveva dato un aiuto prezioso la sera precedente. Si vestì, si lavò il viso e raccolse i capelli, che ormai le arrivavano fino quasi al fondoschiena, in uno chignon fissandolo con un fazzolettino colorato. Si diede l’ultima occhiata nello specchio e scese al piano di sotto. Fece un’abbondante colazione e si avviò, dopo aver messo in ordine, alla taverna. Percorse la viuzza camminando lentamente, anche quella si prospettava una bellissima giornata. Non particolarmente calda, ma tiepida al punto giusto. Arrivò al locale e, non seppe spiegarsi il motivo, ma sentì che quella sarebbe stata una giornata speciale. Entrò nella taverna ed accostò la porta in modo da permettere all’aria di circolare nel locale togliendo il forte odore di alcool che era impregnato nei mobili di legno e nelle stoviglie non ancora lavate. Aprì tutte le finestre e cominciò a pulire i tavoli radunando tutti i boccali ed i piatti vicino al lavello, dove l’acqua era già pronta per la pulizia.

 

****

 

- Signore, siamo arrivati all’ingresso del villaggio – il cocchiere cercò di svegliare, in modo garbato il suo padrone, che dormiva profondamente.

 

- Mh…? – William apri gli occhi e se li stropicciò cominciando a stirarsi. Realizzò solo in quel momento quello che il cocchiere gli aveva annunciato. Sobbalzò battendo la testa contro il tettuccio del cocchio.

 

- Ahio! – massaggiandosi il capo disse al cocchiere che si sarebbe cambiato. Scese in seguito dalla carrozza e disse al cocchiere di stare lì perché avrebbe poi dovuto scaricare i bagagli. L’uomo asserì con il capo e s’inchinò.

 

William s’incamminò lungo il viale, fece un tuffo nel passato, quando assaporò l’odore dell’aria e rivide le case modeste del paese. Incontrò alcune persone che dopo avergli augurato il buongiorno, non prestarono troppa attenzione a lui. Non tardò ad arrivare davanti alla Taverna e, fortunatamente, nessuno che aveva conosciuto la volta precedente si aggirava ancora per le strade. Ora non gli restava che raggiungere il suo amore, gli ci sarebbero voluti solo pochi passi.

 

****

 

Buffy era ora intenta a strofinare con energia inaudita il bancone, cercando di pulirlo come meglio poteva dalle macchie di birra imprecando anche un poco. Non prestò attenzione, quindi, ai passi che lentamente si stavano avvicinando a lei. Percepì la presenza davanti a lei grazie alla sua ombra che le oscurò la luce. Sospirò e, senza alzare lo sguardo, gli disse non molto gentilmente.

 

- Simmo chiusi! Torna più tardo! S’apre a mezzodì! – aggiungendo sottovoce.

 

- … Sti ubriacò, pure la matina vojono bere… - e cominciò a grattare il bancone ancora più energicamente, scaricando su di esso il nervosismo.

 

L’individuo davanti a lei sospirò pesantemente e cominciò ad armeggiare con qualcosa, Buffy non vi prestò attenzione, ma rimase con lo sguardo basso, concentrata su quello che stava facendo. Dopo un momento Buffy vide una mano, dalla pelle chiara e dalle dita affusolate, chiusa in un pugno, apparirle davanti agli occhi. Questa, dopo aver catturato la sua attenzione si aprì lasciando cadere qualcosa sul bancone. Una catenina… un mezzo cuore d’oro le faceva da ciondolo. Il cuore prese a martellarle prepotentemente nel petto, quasi squarciandoglielo dalla forza con cui batteva. Mille emozioni le attraversarono il corpo minuto. Con un'espressione incredula sul viso, alzò lo sguardo già velato dalle lacrime e finalmente li incontrò, incontrò quegli occhi blu, che le fecero comprendere che quello che aveva davanti a se non era la proiezione della sua mente, del suo sogno... si tuffò in quel mare blu, limpido lasciandosi accarezzare da quello sguardo passionale che tante e tante volte aveva sognato di rivedere. Quelli erano gli occhi dell’uomo che amava come e più di prima, erano gli occhi dell’uomo che ora sapeva, non l’avrebbe mai abbandonata. Con un balzo scavalcò il bancone, per raggiungere le braccia del ragazzo che, ora, si erano allargate per accoglierla. Purtroppo Buffy, atterrando dall’altra parte del bancone, inciampò in uno sgabello e finì con la faccia a terra provocando l’ilarità del giovane che le stava davanti. Questo era scoppiato in una risata talmente fragorosa da quasi assordarla, mentre cercava di rialzarsi. Alzando di poco lo sguardo vide la mano che le era stata porta per aiutarla, tuttavia il giovane non accennava a voler smettere di ridere, tanto che Buffy sentì la rabbia salirle in corpo.

 

- Piantala de ridere... mannaggia a tte mannaggia… -

 

- Vedo che non siete cambiata Buffy, mi fa piacere – Buffy prese la mano portale e si sentì tirare con forza, ritrovandosi presto tra le braccia del ragazzo. Lo guardò e lui la fissò.

 

- Willìamm… - gli regalò uno stupendo sorriso. Il ragazzo indossava gli abiti che lei gli aveva donato la prima volta, abiti semplici i quali sembravano essere stati fatti apposta per William. Era incantata, le sembrava di essere tornata al loro primo incontro, l’unica differenza era che, adesso, sapevano di essere innamorati profondamente l’uno dell’altra.

 

- Ditemi Buffy, come fate ad essere stupenda anche ricoperta di terra e con i capelli scomposti? Sapete? Mi ricordate la Buffy che incontrai la prima volta… e di cui mi innamorai follemente - le tolse il fazzoletto dai capelli e, piano, senza toglierle gli occhi di dosso, le sciolse i capelli, seguendone il movimento con la mano. Buffy gli buttò le braccia al collo, lasciando che lui l’attirasse ancora di più a se, fino a che i loro corpi non aderirono perfettamente.

 

- Te sembra l’ora de arrivà? Sei in ritardo… -

 

- Lo so amore, lo so… ma ora sono tornato, sono tornato da voi, per sempre –

 

Si staccarono un poco e si baciarono con passione, Buffy lo portò vicino alla porta strattonandolo per il colletto della camicia, senza mai staccarsi dalle sue labbra e, dandogli un calcio, chiuse la porta del locale. I baci si fecero più roventi ed i respiri si affannarono. La passione avvampò in loro, si riaccese violentemente reclamando attenzione, attenzione alla quale i due non volevano certo sottrarsi.

 

- Magazzino… - fu l’unica cosa che Buffy riuscì a pronunciare. William lanciò un’occhiata veloce allo stanzino.

 

- Ai suoi ordini… - sorrise inarcando il sopracciglio, Buffy glielo restituì, diabolica. William sapeva quello che lo aspettava, la sua donna l’avrebbe punito per tutti quei mesi di lontananza e lui non desiderava altro che perdersi in lei.

 

Quella mattina, dalla taverna, giunsero gemiti ed urla che tennero lontani tutti i clienti e che attirarono l’attenzione dei curiosi.

 

Si racconta, nel villaggio, che rimase chiusa per ben due giorni.

 

FINE

 

 

Epilogo

 

Di nuovo venne la primavera, portando con se colori e profumi dei boccioli in fiore. Quella domenica, la chiesetta del villaggio, era decorata con festoni e fiori d’ogni tipo. La gente, che non era riuscita ad entrare in chiesa, si era radunata dinnanzi all’ingresso aperto per consentire loro di assistere alla cerimonia. Era già passata un’ora dall’orario fissato per la cerimonia ed il prete stava iniziando a spazientirsi. Joyce ed i testimoni regalavano a tutti sorrisi di circostanza, ben immaginando dove fossero gli sposi. In quell’istante, alcune persone, fuori dalla chiesa, si girarono di scatto e cominciarono a bisbigliare e ad indicare il granaio non molto lontano dall’edificio sacro.

 

Uscendo in fretta e tendendo l’orecchio, Joyce capì che quello che aveva sospettato corrispondeva a verità, ‘anche il giorno del matrimonio… benedetti ragazzi…’ pensò tra se e se, mentre la sua espressione diventava imbarazzata. I forti gemiti e le urla che provenivano dal granaio avevano ormai l’attenzione di tutti i cittadini, ora immaginavano, dato che erano gli unici a mancare, chi ci fosse rinchiuso.

 

- Buffy… Buffy, siamo in ritardo... ci attendono – disse William ansimando fortemente. Erano, infatti, nel bel mezzo di un amplesso passionale e violento guidato da Buffy.

 

- Ma che me frega? – ansimò - in fondo magnano gratis! –

 

- Si, lo so... ma… OH MIO DIO… Buffy, dobbiamo andare, è… tardi… - William si abbandonò al movimento ritmico di Buffy, posizionata sopra di lui.

 

- No, Willìamm, dovimmo venire! –

 

Lo stava facendo impazzire, urlava e ansimava pesantemente sopra di lui, era un diavolo di donna, lo sapeva bene, e non l’avrebbe scambiata con nulla al mondo, era sua e lui era suo. Finché la morte non li avesse separati… ammesso che riuscissero a presentarsi in chiesa. Buffy accelerò il ritmo facendolo urlare di piacere, vennero all’unisono e, finalmente, dopo alcuni minuti di pausa, al fine di riprendere fiato, si infilarono i rispettivi abiti. William uscì dal granaio dalla porta secondaria senza guardarla, lo sposo in fondo, non deve mai vedere la sposa, per via della sfortuna… per buona sorte nessun detto accennava al sesso. Si diresse verso la chiesa, dove la gente, scorgendolo, fece finta di non aver sentito nulla e si trattenne dal ridere vedendo la paglia nei capelli dello sposo. Joyce tirò un sospiro di sollievo e rientrò riguadagnando il suo posto nel primo banchetto, accanto a James e Melany, tornati da Parigi per l’occasione. William prese il suo posto davanti al prete che lo guardava con severità, abbassò lo sguardo sentendosi lievemente in colpa. Le persone fuori annunciarono l’arrivo della sposa e William si voltò velocemente per vedere l’ingresso di Buffy.

 

Salì le scale, con delicatezza, scortata da Mastro Xander fasciato in un abito scuro teso come non mai. William rimase incantato vedendo Buffy nel suo candido abito bianco. La luce primaverile che entrava dal portone della chiesa, illuminava Buffy da dietro, rendendola quasi una visione mistica. I fiori intrecciati nei lunghi capelli, lasciati sciolti come piacevano a William, le ornavano il viso grazioso, illuminato dalla felicità e dalla commozione. Giochi di luce le accarezzavano i fili dorati che le danzavano lungo i fianchi ad ogni passo. Il largo sorriso, dipinto sul volto, rendeva la sua espressione sognante ed i suoi occhi vibranti d’amore, erano posati sul suo sposo che, eretto ed elegante l’attendeva, restituendole uno sguardo adorante. William pensò che Buffy fosse bellissima, finalmente la sua Dea lo stava raggiungendo per unirsi a lui davanti a Dio, era il loro sogno che s’avverava dopo tante disavventure e sofferenza. Willow, testimone di William, le fece un sorriso che lei ricambiò.

 

Arrivarono accanto allo sposo, Xander baciò Buffy sulla guancia e le augurò ogni bene, poi si mise da parte, al suo posto. Buffy era raggiante, una sposa bellissima e felice, non riusciva a distogliere lo sguardo da lei, tutto di lei era magnetico. Lei gli porse la mano e, mentre lui gliela prese, le sussurrò all’orecchio.

 

- Siete stupenda anche quando siete tranquilla… - Buffy socchiuse gli occhi, con fare sexy e gli sussurrò di rimando.

 

- Nun me invoglià Willìamm… -

 

Il prete decise, prima che gli sposi si saltassero addosso e peccare, di sposarli senza più perdere tempo così catturò la loro attenzione schiarendosi la gola. Cominciò così il sermone seguito dalla formula nuziale.

 

- Se qualcuno è contrario, parli ora o taccia per sempre -

 

Una voce si levò prepotentemente dal fondo della navata.

 

- Io ho qualcosa da dire! –

 

Tutti i presenti si voltarono, mentre William, James e Melany sbiancarono di colpo alla vista della donna elegantissima che, orgogliosa e con passo sicuro, stava guadagnando rapidamente strada. Raggiunse gli sposi e vedendo William accingersi a dire qualcosa, lo zittì subito. La donna si rivolse al prete che, preoccupatissimo, la fissava con occhi sgranati. La donna dal viso angelico fece un solenne inchino all’indirizzo dell’uomo di chiesa e gli sorrise amabilmente.

 

- Mio figlio non si può sposare senza che sua madre assista alla cerimonia, scusate il ritardo ma sono stata trattenuta – sorrise agli sposi e, scorgendo un po’ di posto accanto ad alcune signore s’insidiò tra loro dicendo ad alta voce.

 

- Spostatevi, fatemi posto! – aggiungendo sottovoce – zoticone… -

 

Il prete guardò gli sposi.

 

- Posso proseguire? – Buffy, per niente scossa dall’accaduto rispose un allegro ‘si’, facendo distendere il clima teso che si era creato, così il prete terminò la formula.

 

- Vi dichiaro marito e moglie, può baciare la sposa – William avvicinò le labbra a quelle di Buffy ed il bacio casto che aveva pensato di donarle, si trasformò in appassionato tanto che sentirono subito l’impulso di restare, nuovamente, da soli.

 

William le prese la mano e corsero lungo la navata, la risata cristallina di Buffy riempì la cappella e gli applausi di tutti scrosciarono attorno a loro. Usciti dalla chiesa, vennero accolti da una pioggia di riso e dagli auguri delle persone. Stavanno per correre attorno alla folla, quando Buffy lo bloccò, non poteva non lanciare il bouquet. Lui capì e la lasciò fare.

 

- Ragazze! Su, metetevi in posiziò – tutte le ragazze, a gomitate, si misero davanti a Buffy, compresa Melany incitata da James. Buffy si voltò e, mentre William di nascosto le dava le coordinate della contessa, tirò il mazzo di fiori che, come da calcolo, finì in mano alla ragazza. Melany si commosse quasi, i suoi studi le avevano portato via più di sei mesi e non si era ancora potuta sposare con James, tuttavia quello era il più bell’augurio che avesse mai ricevuto. James corse ad abbracciarla e la baciò contento, mentre Darla e Joyce li osservavano felici.

 

Buffy e William, visto che l’attenzione non era più concentrata su di loro, corsero verso casa, attraversando la folla, ormai abituata ai loro folli gesti. Joyce, Xander e Willow, scossero la testa all’unisono sorridendo. Darla si sentiva un po’ sperduta tra quelle persone, ma Joyce si affiancò a lei infondendole un po’ di sicurezza.

 

- Sono contenta che i nostri figli si siano sposati… - le disse con commozione.

 

- Sì, ora lo sono anche io… sapete, ho sbagliato con loro, ma farò del mio meglio per recuperare il tempo perduto – per la prima volta, Darla ebbe gli occhi lucidi ed un sorriso sincero dipinto sul viso.

 

- Gli sposi prima o poi torneranno, noi intanto DIAMO INIZIO ALLA FESTA! – Joyce scese gli salini della chiesetta, mentre la musica attaccava ed il banchetto veniva servito. Era stato il regalo di James per il matrimonio e, la gente del villaggio, pareva apprezzarlo molto. Mastro Harris raggiunse sua moglie e l’aiutò a scendere i gradini.

 

- Dai, non sono invalida, sono solo ingombrantemente incinta – tuttavia si aggrappò al braccio sicuro del marito che la condusse verso il tavolo del cibo. Darla chiacchierava gentilmente con le donne del villaggio, compresa Joyce. Ora si sentiva bene e forse, un giorno non lontano, i suoi figli avrebbero imparato ad amarla come lei, ora, sentiva di amare loro. Era profondamente cambiata e l’avrebbe dimostrato loro in tutti i modi.

 

James prese Melany per mano e l’attirò a se, per danzare.

 

- Vedo che ora non abbiamo più scuse per non sposarci – le disse indicando il bouquet che ancora stringeva in mano.

 

- Ah, perché? Prima ne avevi? – James fece finta di pensarci, mentre la ragazza cominciava a ridere. Poi, la fissò con serietà e glielo chiese di nuovo.

 

- Mel, mi vuoi sposare? – la ragazza gli cinse il collo con le braccia fissandolo con infinito amore.

 

- Sì, James, io ti sposo! – Il ragazzo la fece volteggiare e, posandola a terra, le catturò le labbra in un dolce bacio.

 

- Festeggeremo più tardi questa tua decisione… - le sussurrò all’orecchio –

 

- James… sei davvero incorreggibile… ma ci sto – ripresero a ballare.

 

Nel loro grande letto, nella loro nuova casa, stretti l’uno all’altro dopo l’amore, Buffy e William si fissavano intensamente. William le posò un bacio sulla fronte, mentre le accarezzava i lunghi capelli.

 

- Vi… no, scusa… ti amo Buffy, io ti amo… - strofinò il suo naso contro quello di sua moglie che rise e ne baciò la punta.

 

- E te credo! So troppo na bella guagliona! –

 

William scoppiò a ridere e, di nuovo, la passione li colse.

 

FINE

 

 

Taverna Nostra – Tre anni dopo…

 

Erano passati esattamente tre anni dallo sposalizio tra Buffy e William ed ora si ritrovavano tutti riuniti, in Italia alla villa di Darla per assistere, il giorno seguente, al matrimonio tra James e Melany che, finalmente diplomata, era tornata in Italia. I preparativi erano in fase d’esecuzione e tutti i servitori trotterellavano da una parte all’altra del giardino. Infatti, Melany, aveva chiesto a James di utilizzare il loro giardino come luogo della cerimonia, benché piccolo era la cornice perfetta per il coronamento del loro sogno. Lui, naturalmente, aveva accettato subito, l’avrebbe sposata anche in una caverna, al buio, tanto l’amava. Melany, raggiante, seguiva i preparativi con minuziosità indicando dove dovessero essere messi i fiori e posizionate le sedie. Il banco del prete era già stato collocato in fondo al giardino, il vialetto avrebbe sostituito la navata della chiesa e gli invitati sarebbero stati messi, naturalmente, ai lati di quest’ultimo.

 

Aveva scelto, come decorazioni floreali, rose e margherite di tutti i colori, che avrebbero richiamato il colore del suo bouquet, rosso e bianco, passione e purezza. L’abito da sposa era stato, come d’usanza da parte della famiglia Summers, cucito dalle donne. Lei, Willow, Joyce, Darla e Buffy si erano date da fare per rifinirlo in tempo per la cerimonia. Persino Darla, dopo le prime difficoltà, era riuscita a cucire il pizzo sulle maniche, ricevendo i complimenti di tutte. Il rapporto con i suoi figli era migliorato parecchio, non era ancora perfetto, ma il lavoro che stavano facendo sulla loro famiglia era già ad un buon punto, ed aveva sortito buoni risultati, tanto che, di tanto in tanto, i gemelli con le rispettive compagne, si recavano spesso a farle visita. William, inoltre, aveva recuperato i suoi soldi, ma si era categoricamente rifiutato di ricomprare casa e di vivere come un ricco. Aveva scoperto, infatti, che la ricchezza interiore delle persone che lo circondavano gli bastava già, così aveva donato parte dei suoi averi agli abitanti di Sunnydale, rendendo la vita del villaggio meno faticosa e più prospera, diventandone persino la persona più importante. Per quanto concerne Liam, era stato licenziato due anni prima da Darla. Pare infatti che, quell’individuo, avesse raccontato a Darla cose false sul comportamento di Buffy, aggiungendo al racconto della famosa festa, anche fatti che non erano realmente accaduti. Fu così che Darla, dopo aver deciso di ricostruire il suo rapporto con i figli, gli aveva fatto trovare la valigia fuori dalla porta della villa, come chiaro invito all’allontanamento immediato.

 

Prima di sera, finalmente, i preparativi giunsero al termine e Melany si sedette, stanca ma soddisfatta, su una delle sedie sistemate nel giardino. Venne raggiunta dal suo sposo, che le si mise accanto circondandole le spalle con un braccio, per attirarla a se. La ragazza poggiò la testa sul suo petto e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal battito regolare dell’uomo.

 

- Sei felice? Domani è il gran giorno… io sono un po’ agitato – confessò James, baciandole la fronte.

 

- Anche io sono agitata, ma andrà tutto bene, vedrai… - Melany si accoccolò meglio sul petto di James, tirando un sospiro profondo. Vennero interrotti dall’arrivo di una bambina dai capelli castani, di circa tre anni che, con fare incerto, si stava avvicinando loro.

 

- Tata, che cosa stai facendo con James? – chiese con curiosità. James le rivolse un sorriso, mentre Melany la prendeva in braccio.

 

- Niente tesoro, stavamo riposando un po’. Tara, dove sono mamma e papà? – la bambina indicò la porta aperta alle loro spalle, dove Willow era in piedi, alla ricerca della sua bambina. Quando la vide rilassò il viso e corse nella loro direzione, aggrottò le sopracciglia con fare buffo, e si rivolse alla figlia.

 

- Tara Harris, come hai osato scappare via? Lo sai che ti ho cercata dappertutto? Sei veloce a fuggire, ma il bagno lo dovrai fare comunque! – La bambina, ridacchiando, nascose il viso nel petto di Melany, aggrappandosi con le manine alle spalle della ragazza. Willow non sapeva che fare, la bambina si era attaccata talmente tanto alla giovane coppia che non dava retta né a suo padre né, tantomeno, a lei. Melany, sospirando, si staccò da James e decise di portare la bambina di sopra, per aiutare Willow a lavarla. Il ragazzo le fece un segno di approvazione e rimase in contemplazione dello stupendo lavoro fatto al giardino, il suo cuore era colmo di felicità.

 

Buffy entrò nella stanza che avevano assegnato a lei e a William, dopo che ebbe finito di aggiustare le ultime cose al vestito, ormai era tardissimo. Trovò infatti William, addormentato, con in braccio la copertina azzurra nella quale era avvolto il loro bambino, di due mesi. Era una visione magnifica agli occhi di Buffy, i due uomini più importanti della sua vita erano lì, dinnanzi a lei, in tutta la loro bellezza. Stando attenta a non svegliarli, si mise accanto a William e baciò sulla fronte il loro pargoletto. Suo marito aprì piano gli occhi e le sorrise.

 

- Finalmente sei tornata, mi sei mancata oggi… - disse sottovoce. Buffy gli carezzò il viso e gli posò un leggero bacio sulle labbra.

 

- Sei mancato pure a mme, ha fatto lu bravo senza ra sua mamma? –

 

- Si, il nostro piccolo Spike è stato bravo… vero piccolo? Lui è sempre buono con il suo papà – William si rivolse al piccolo che, nel frattempo, si era svegliato e si stiracchiava tra le sue braccia, facendo smorfie con la bocca e arricciando il naso.

 

- Ah, Willìamm, t’ho dett di nun chiamarlo Spike, nun è mica nu cavallo! – il tono di Buffy, non ammetteva repliche. Suo marito, però, non colse la sfumatura.

 

- Dai, tesoro, io adoravo il mio cavallo! E poi sempre meglio di Rupert o Randy, come lo volevi chiamare tu! – protestò William.

 

- Me dai su i nervi quando fai accussì. Avimmo deciso de chiamarlo Chris perché pure Angel nun te piaceva e resterà Chris! – Buffy si alzò dal letto e si chiuse in bagno. Il ragazzo tornò a chiacchierare con il pargoletto.

 

- Vero che sei lo Spikuccio del tuo papà, eh piccolino? Le facciamo un baffo alla tua mamma… il tuo papà rimane il tuo preferito, vero? – gli fece solletico sulla pancia ed il piccolo emise un suono allegro che a William sembrò una risata. Il piccolo aveva gli occhi blu intenso come i suoi ed i capelli biondi, come il colore del grano baciato dal sole, di Buffy. Questa tornò nella stanza.

 

- Mo’ la pianti de dire stupidate a lu bambino? T’ho sentito sai? Lo sanno tutti che li maschi preferiscono le mamme… - William si girò e la squadrò, avvolta nella sua camicia da notte di seta rosa era davvero sensuale, inoltre, il seno le era diventato enorme e lui non riusciva a distogliere lo sguardo.

 

- Già, hai ragione, tutti i maschi preferiscono le mamme… allora vieni un po’ qui mammina, che papino ha bisogno di tante coccole – batté una mano sul letto facendole segno di sedersi.

 

- Si scemo? Chris deve ancora magnà. Passammilo va… - William, con attenzione le passò il piccolo e restò incantato a guardare Buffy, mentre lo allattava.

 

- Ti amo Buffy… - le baciò il collo, facendola sussultare. Si voltò e lo guardò con amore.

 

- Pure io Willìamm – e s’inclinò all’indietro, poggiando il capo sul petto di William, girò il volto e lo porse verso quello di William, che la baciò senza esitazione, cingendo lei ed il loro bambino con le braccia.

 

Arrivò la mattina e l’ora del matrimonio. Tutti gli invitati erano già ai loro posti, i conti Sforza, Darla, Willow con in braccio Tara, Xander e Joyce, che teneva in braccio Chris, erano tutti in prima fila. William e Buffy erano i testimoni degli sposi ed avevano già raggiunto le loro postazioni. Lo sposo teso, attendeva con impazienza la sua Melany, continuava ad alzarsi sulle punte dei piedi e ad abbassarsi, giocherellando con le dita, intrecciate dietro la schiena, e scrutando l’interno della villa alla ricerca della sposa.

 

- Ma te voj calmà nu poco? Me stai a fà girà la testa! – protestò Buffy, che gli era accanto.

 

- Perché non arriva? Non è che ha cambiato idea… - James prese a sbuffare, era talmente agitato che era quasi irriconoscibile, non riusciva a stare fermo, tanto che William gli si avvicinò.

 

- Hey, cerca di calmarti, vuoi far venire il mal di mare a tutti gli invitati? – James gli diede un’occhiataccia.

 

- Ma non vedi che la sposa non arri… - non riuscì a finire la frase perché la bellezza di Melany, nel suo abito bianco, gli mozzò il fiato. William, velocemente, riprese la sua posizione. L’orchestra da cerimonia cominciò a suonare la marcia nuziale e Melany, con passi aggraziati, si avvicinava pian piano allo sposo. La gonna, soffice come una nuvola danzava intorno a lei seguendo il movimento delle gambe. Il corsetto dell’abito, merlettato, metteva in risalto le forme perfette della ragazza. Le maniche, con pizzi, le arrivavano appena sotto il gomito lasciando scoperta la pelle ambrata degli avambracci. I lunghi capelli castani chiari erano raccolti in uno chignon al quale era fissato un diadema che le ornava la fronte, coperta per ora, dal velo. Le ciocche, lasciate libere dalla pettinatura, formavano una cornice di boccoli intorno al suo viso. James riuscì persino a scorgere perfettamente le schegge lucenti color smeraldo che brillavano nei suoi occhi grigi. Sulle labbra della ragazza, offuscate dal velo, era dipinto un grandissimo sorriso, la felicità traspariva da tutto il suo corpo.

 

Finalmente la sposa gli arrivò accanto e James rilasciò il sospiro che gli si era fermato in gola un attimo prima.

 

- Sei stupenda… ogni giorno mi chiedo come tu abbia fatto ad innamorarti di me… sono un uomo fortunato… - La ragazza lo fissò intensamente.

 

- Perché sei un uomo fantastico James, buono ed onesto… e… per altri motivi che ti dirò in privato, se ancora non li sai… – non riuscì a trattenere la risata che le scappò dalle labbra. Portò una mano alla bocca, con eleganza, per cercare di nasconderla. Il prete li fissava spazientito, per i due sembrava che tutta la gente presente, non esistesse, William corse in suo soccorso.

 

- Mel, è ora che lo sposi il tuo uomo fantastico… noi stiamo aspettando… - e le fece l’occhiolino. Melany e James assunsero un’aria seria e fecero cenno al prete di cominciare.

 

- Ed ora i voti della sposa, prego Melany – la ragazza, carezzò le mani di James, tremando nei gesti e nella voce.

 

- Amore mio… da bambina mi sono sempre chiesta se avrei mai trovato il mio principe, la mia anima gemella. Poi, una notte, hai appoggiato le tue labbra sulle mie ed, in un momento, ho trovato tutto quello che desideravo, tutto quello che ho cercato in tutta la mia vita. Ed ora, eccomi qui… con questo bellissimo futuro che mi attende… che ci attende… non avrei voluto passarlo con nessun altro se non con te, mio principe, mia anima gemella, mio amore… - gli occhi di James erano velati dalle lacrime.

 

- Ed ora i voti dello sposo, prego James – emozionato, il ragazzo si rivolse a Melany e, con mani tremanti, prese quelle della ragazza e le strinse nelle le sue.

 

Melany… mi sono innamorato di te, la prima volta che ti ho vista, giocare nel laghetto. Eravamo bambini, ma già sentivo che mi eri entrata dentro al cuore, il forte sentimento che provavo mi ha impedito di esprimermi al meglio con te. Poi è arrivata l’adolescenza e quel sentimento, nato improvvisamente, mi bruciava dentro violento e vibrante, talmente selvaggio che ho dovuto cercare di starti lontano per non sommergerti con la mia passione. Ora, a distanza di pochi anni sono qui, davanti a Dio, per rivelarti tutto l’amore che è cresciuto dentro di me, alimentato dalla tua dolcezza e dalla tua generosità. Sei sempre stata comprensiva e buona con me, anche se ti mostravo il mio lato freddo, trattenendo i miei sentimenti. Quella notte, dove per la prima volta ti ho baciata, ho capito che, se avessi continuato così, avrei potuto perderti. Per questo, ti ho confessato i miei sentimenti e liberato il mio cuore imprigionato. Ti giuro che ti renderò felice e che ti amerò fino alla fine dei miei giorni – Melany, incantata dalle parole di James, aveva il viso rigato di lacrime, gli sorrise. Il prete, commosso anch’egli, si rivolse ai testimoni.

 

- Gli anelli, prego – Buffy e William li consegnarono agli sposi, che se li scambiarono, fissandosi intensamente. Recitata la formula degli anelli, il prete, finalmente, concluse recitando la frase tanto attesa.

 

- E con i poteri conferitimi dalla Chiesa, io vi dichiaro marito e moglie, puoi baciare la sposa –

 

Con emozione, James alzò il velo dal viso di Melany, trovandola con il volto gioioso e con gli occhi lucidi. Si abbassò e la baciò, poi la prese in braccio e si rivolse agli invitati.

 

- Torniamo subito! Mia moglie ha un discorso da terminare in privato con me – fuggirono, attraversando il vialetto, mentre l’allegria degli invitati si faceva sentire.

 

- Certo che i suoi figli sono proprio simili eh… nessuno dei due è riuscito a trattenersi alla festa – sussurrò Joyce nell’orecchio di Darla, questa le fece un sorriso di circostanza e si poggiò una mano sugli occhi, sorridendo… ed annuendo…

 

FINE

 

(stavolta è finita davvero ^^!)

 

Rosy