Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

 

TO BECAME A REALITY

Di Serena

 

 

Pairing: Dawn/Connor, OFC, OMC, Cordelia, Buffy, Spike, Angel

Fandom: BTVS/ATS

Rating:PG13

Genere: Romance, Drama, Action WIP

 

Act 1: They&Others. Part 1: She&The Vampire

 

Il cielo era tinteggiato di rosso. Il sole stava per tramontare, e presto sarebbe sparito all’orizzonte, lasciando il posto alla luna e agli astri che costellavano la volta celeste.

Presto sarebbe stata notte. La notte… magica, misteriosa e affascinante notte. Mi piaceva.

Ma lì, soprattutto, la notte era pericolosa. Pericolosa come un oscuro predatore, oscura come le creature che affollavano quel luogo. Il cimitero.

Il cimitero, un luogo di pace. Un luogo di riposo eterno. Niente dovrebbe disturbare il sacro riposo dei defunti. Eppure c’erano creature tanto irrispettose da farlo, da squarciare il velo della notte.

Persa nei miei pensieri, mi lasciai guidare dalle mie gambe. Mi portarono dove volevano loro, come al solito.

Il cimitero era vuoto, eccetto che per una giovane donna vestita di nero che conversava con una fotografia, del fratello o del fidanzato suppongo.

Mi sentii inadeguata, con i miei jeans e la maglietta azzurra. Troppo colorata?

Ero così assorta che quasi andai a sbattere con la porta della cripta. Notai che era stata rimessa in piedi alla buona: qualcuno l’aveva scardinata con violenza, e avevo anche una vaga idea di chi potesse essere stato.

Respirai profondamente, e l’aprii un poco, cercando di far entrare meno luce possibile.

- Spike? Spike – chiamai piano. – Spike, sono io, sono Dawn. Ieri mi sembravi un po’ giù, quindi sono venuta a vedere come stai. Ehi, ma ci sei? -

La cripta era vuota, tranne che per un fazzoletto intriso di sangue.

Lo infilai svelta nella borsetta.

Il fazzoletto era mio. Ed ero pronta a scommettere che il sangue fosse di Spike.

 

- Buffy, Buffy, Buffy, Buffy!! – urlai disperatamente aprendo la porta di casa. Mi precipitai come una furia in salotto, stringendo forte il fazzoletto. Le maniche della mia maglietta si erano sporcate di sangue, e non sarebbero andate più via, ma in quel momento non me ne accorsi.

- Buf…! – bloccai la mia esclamazione sul nascere quando notai mia sorella di spalle, che parlava quietamente (almeno per i suoi standard) con un uomo biondo.

Si girarono contemporaneamente verso di me. L’uomo inarcò una sopracciglia.

- Oh, Spike! – senza neanche dargli il tempo di capire cose stesse succedendo, gli gettai le braccia al collo.

Credo di averlo spiazzato completamente con quell’improvviso slancio di affetto, perché barcollò un attimo prima di trovare l’equilibrio.

- Ehi, ehi… - fece lui con voce tranquillizzante. Mi accarezzò per un attimo i capelli, impacciato.

- Briciola, che succede? -

- Io ero venuta a trovarti! – esclamai in tono lamentoso, allontanandomi di qualche passo da lui. – Ieri non eri normale, e poi ho trovato questo! – continuai mostrandogli il fazzoletto.

Lui sorrise dolcemente.

- Mi sono ferito ieri durante la caccia, e avevo il tuo fazzoletto in tasca. Ma sia io che tua sorella stiamo bene -

- Meno male! – dissi in tono lacrimoso. – Questa città è così terrorizzante, certe volte, ho avuto paura! Non voglio dire che tu non sei forte, con questo, tu sei fortissimo, ma Sunnydale non è certo la Bocca dell’Inferno per niente! Ora sono più sollevata – sospirai contenta.

Il volto di Spike si contrasse preoccupato in un punto imprecisato del mio discorso tra ‘terrorizzante’ e ‘Bocca dell’Inferno’.

Lanciò uno sguardo complice a Buffy.

Quello era un cattivo segno. Quando Spike e mia sorella si lanciavano sguardi complici invece che calci volanti, allora non c’era niente di cui stare tranquilli.

Fu Buffy a parlare per prima.

- Dawnie, io e Spike abbiamo preso una decisione per quanto ti riguarda -

Spike le lanciò uno sguardo irritato. Probabilmente lui avrebbe preferito cominciare il discorso in un’altra maniera.

- VOI avete preso una DECISIONE su di ME? – ripetei esterrefatta.

- Dolcezza, non è che non volevamo consultarti, è solo che tua sorella voleva parlarmene prima di dirti qualcosa… -

- Ah, centri anche tu, dovevo capirlo! Allora, che succede? Fatemi indovinare… qualche altro mostro o divinità infernale vuole il mio sangue? – buttai lì.

- Sunnydale è troppo pericolosa per te – disse Buffy. - Sei solo una bambina, e non sei in grado di difenderti -

- Per questo tua sorella vorrebbe che tu andassi a vivere con tuo padre. A Los Angeles -

- Come??!! – esclamai. – Dovrei andare a vivere con papà, e lasciare tutti i miei amici? E poi papà non è in Spagna?! -

Buffy cercò di avvicinarsi, ma Spike la fermò con un braccio.

- No, piccola. Se tu accetti di andare a vivere con tuo padre, io verrò con te – disse con decisione.

Buffy lo fissò. Evidentemente quello non era nei suoi piani.

- Tutto questo è semplicemente assurdo! -

 

Act 1: They&Others. Part 2: He&Dad’s Secretary

 

Camminavo nella notte buia di Los Angeles, con le mani infilate nelle tasche degli ampi pantaloni e le spalle curve.

Quando sentii il sottofondo di musica che mi aveva accompagnato per la maggior parte della mia passeggiata farsi più forte, capii che fortunatamente non mi ero perso.

La macchina (o l’accompagnatore, non mi ricordavo bene) di Cordelia non era disponibile, e mio “padre”, ovviamente e come al solito preoccupatissimo per tutto e per tutti, mi aveva gentilmente domandato di andare a prendere la sua recentemente bionda segretaria all’uscita di un locale.

La figura snella e slanciata di Cordelia Chase si delineò all’orizzonte. La donna mi venne incontro correndo e agitando un braccio. Sorrideva raggiante e aveva le guance leggermente arrossate, forse dal trucco… o forse perché era leggermente brilla?

- Connor, caro! -

Era ubriaca fradicia, ripensandoci.

Le feci un leggero cenno del capo, come saluto. Sembrava ancora più bella del solito, nonostante lo sguardo un po’ allucinato.

- Ha detto di darti questo – le porsi la giacca che mi aveva dato per lei. Non ci fu bisogno di aggiungere chi. Cordelia scosse la testa.

- Si preoccupa troppo, quell’uomo! – disse infilandosela con un sorriso.

- Vampiro – non potei trattenermi dal correggerla. Mi guardò tristemente per un secondo, poi il suo sguardo divenne imperscrutabile.

Mi prese sottobraccio sospirando, e cominciammo a camminare.

- Ascoltami, Connor – com’era che la sbornia le era passata tutta d’un tratto?

- Tu sei un bravo ragazzo, ma tuo padre… quest’odio che ti hanno inculcato, per lui… -

- Non lo odio – la corressi senza convinzione. – Almeno non troppo. Ma tutto quello che ha fatto… -

- Connor – mi disse con una nota d’impazienza nella voce. – Tu sai quello che ti hanno raccontato. Ma chi ha subito Angelus? E l’ha perdonato? E non era suo figlio, ma una persona con nessun legame di sangue con lui? -

- Esiste una persona tanto pazza? – replicai.

- In effetti sì. Più di una -

- E chi sarebbe? Tu, per caso? -

- Oh, no, Connor. Non so se ne sarei stata capace, dopo tutto quello che… oh, che brutta, brutta storia. Connor, forse un giorno tuo padre te la racconterà, ma in effetti è successo già qualche anno… oh, no, che diritto ho io? -

Cordelia sembrava essere molto dibattuta tre il raccontarmi tutto e il tacere per rispetto. Era il suo affetto per quel vampiro. Era qualcosa di molto bello.

- Cordelia, facciamo così: io non lo voglio sapere, tu non me lo dirai, se è così segreto, e quando verrò preso da irrefrenabile curiosità verrò a chiedertelo, va bene? -

Cordelia sorrise.

- Va bene – il suo sorriso dolce si trasformò d’un tratto in un sorriso molto diverso. – A proposito! Tu hai l’età giusta, vero? -

- L’età giusta per cosa? – domandai perplesso.

- Ma per venire in discoteca con me, no? Oh, ovviamente la prossima volta verrai con me, ti porterò in un bel posto, non vogliamo mica che tu ti metta a rimuginare come il caro papà, vero? Oh, sì dovrei trovarti una ragazza! -

- Una… cosa? -

- Ma sì, certo, una ragazza, una fidanzata! -

- Tutto… tutto questo è assurdo! -

Act 2: Home. A new life.

 

Sistemò meglio lo specchietto retrovisore.

Buffy e Dawn erano nell’auto di Buffy. La Cacciatrice aveva lanciato uno sguardo schifato alla sua macchina, a lui invece un grosso borsone, e aveva decretato che ‘sarebbe morta prima che la sua sorellina entrasse in quella cosa’. Così Dawn gli aveva rivolto un sorriso allegro ed era salita in macchina con la sorella.

Erano solo le quattro di pomeriggio quando arrivarono a Los Angeles.

A quanto pareva, la nuova casa che Hank Summers si era comprato dopo il divorzio dava sul mare, e un piccolo pezzo di spiaggia apparteneva all’uomo.

Parcheggiò la macchina e rimase dentro.

Dawn bussò sul finestrino.

- Noi scarichiamo le valigie. Quando cala il sole Buffy farà un giro al cimitero per uccidere qualche oscura creatura della notte… - la piccola ridacchiò. - …e trovarti una casetta nuova! Non muoverti! -

Vide Buffy afferrare una valigia mentre Dawn insisteva per passare dalla spiaggia, ed entrambe se ne andarono.

Si accese una sigaretta e chiuse gli occhi, cercando di non pensare a quanto quella situazione fosse assurda.

 

L’unica cosa buona in tutta questa faccenda era la faccia di suo padre.

Cordelia aveva detto:

- Beh Angel, non hai nulla in contrario se oggi porto il pargolo in discoteca, vero? -

L’aveva detto in un tono tutto miagolante e persuasivo, che fu sorpreso che non avesse cominciato anche a strusciarglisi addosso.

Angel aveva detto: “Eh?” e lui si era ritrovato lì, con Cordelia che si dimenava in pista davanti agli occhi e un bicchiere gelato in mano.

Poi aveva sentito un altro tipico miagolio femminile.

- È libero qui? -

 

Quel farabutto di Spike!

Che rabbia, che rabbia! Come poteva essere così insensibile?

- Mia piccola principessina, non credi che sia… - aveva detto.

Lei gli aveva sorriso angelica.

- Troppo scollato? – aveva chiesto lei innocentemente. – Non credo… -

Lui aveva corrugato la fronte, cercando l’aggettivo adatto per descriverla.

- Troppo… grande? – aveva provato.

- Vuoi dire che mi rende grassa? – aveva chiesto Dawn con una nota di panico nella voce.

- No! – Spike aveva inarcato le sopracciglia. – Voglio dire, sei ancora una ragazzina e… -

- Non sono una ragazzina! – aveva ribattuto lei offesa a morte. Si era lasciata cadere sul divano di casa incrociando braccia e gambe.

Buffy se n’era andata da poco. Suo padre aveva lasciato una splendido mazzo di fiori e un biglietto, dove le faceva sapere che si trovava ad Honk Kong. Nascosta sotto un vaso aveva trovato una carta di credito. Sua sorella aveva cominciato ad urlare che era pazzesco e che tornavano tutti a casa immediatamente, ma poi si era calmata e aveva deciso che Spike sarebbe vissuto lì, che si sarebbe preso cura di lei e che se veniva a sapere che aveva toccato o fatto toccare a Dawn anche solo un goccio d’alcool, poteva iscriversi anche subito al coro delle voci bianche. Spike aveva deglutito rumorosamente e annuito.

Così erano arrivati a quel punto: uno Spike sinceramente perplesso e una Dawn sinceramente infuriata.

- Oh… oh, piccola, non piangere dai… -

- Non sto piangendo! – ribatté Dawn girando il viso completamente asciutto verso di lui. – Sono offesa, ma non piango, perché quello lo fanno le bambine! Capito? -

Spike si sedette accanto a lei.

- Perché hai tutta questa fretta di diventare grande? – le chiese.

Dawn ci pensò un po’ su.

- Non lo so… è una cosa normale… i grandi possono dire la loro opinione senza essere presi in giro, perché sono presi sul serio da tutti… -

Spike sospirò.

- In fondo è vero. È brutto quando sei considerato niente e le tuo opinioni sono giudicate ridicole. Ma tu… - il vampiro le prese il mento tra le dita, gentilmente. - …tu non hai questi problemi. Hai una sorella per cui sei tutta la vita, uno dei vampiri più pericolosi degli ultimi secoli darebbe la vita… o la non–vita, per te, tua madre ti amava con tutto il cuore, sei giovane, intelligente e bella. Il mio era solo il commento di una stupido vampiro dell’età vittoriana abituato ad abiti lunghi fino ai piedi… -

- Ma i miei pantaloni sono lunghi fino ai piedi… -

- Uhm… hai ragione. Comunque, passiamo ad altro! Dove si va di bello? -

Dawn si alzò in piedi tutta contenta.

- Andiamo in un locale, Spike! Papà ci ha lasciato due biglietti! -

Il vampiro ridacchiò.

- E cosa ci vai a fare? Dì la verità, vuoi rimorchiare? -

Dawn andò a fuoco.

- Anche se fosse?? Potrò fare quello che mi pare, spero! -

Spike quasi cadde a terra per le risate, ma cercò di dissimularlo… purtroppo però fingere non era mai stato il suo forte.

- Scommettiamo, Spike?! -

- Cosa?! Vuoi vedere chi è più bravo a rimorchiare?! -

- No!! – Dawn scosse la testa, poi si portò una mano al fianco con aria decisa. – Una gara non sarebbe valida, tu sei più esperto! Ma scommettiamo che riuscirò a rimorchiare uno qualsiasi dei ragazzi in discoteca entro stasera?? -

Spike cadde dal divano, tenendosi la pancia.

- Va… va bene – biascicò, chiedendosi se si fosse mai divertito tanto in vita sua.

- Va bene! – ripeté Dawn. Poi gli lanciò un’occhiata indignata, e lo afferrò per lo spolverino.

- Andiamo, non fare l’idiota! Devo anche trascinarti?! -

Spike si tirò su in un attimo con un gesto atletico, dandosi un contegno. Afferrò le chiavi della macchina e passò un braccio intorno alle spalle di Dawn.

- Ci sarà da morir dal rider… - commentò trascinandola fuori.

Act 3: The first time we met.

 

È davvero grande, pensò Dawn leggermente intimidita, scrutando le persone che affollavano la discoteca. Le venne in mente di stringere il braccio di Spike per non perdersi e sentirsi più rassicurata, ma poi si ricordò che era ancora in collera con lui e decise che poteva cavarsela anche da sola.

Spike se ne accorse e sorrise leggermente.

- Allora? Già dimenticata della nostra scommessa? – la stuzzicò.

Gli occhi di Dawn si accesero di un fuoco combattivo.

- Ti farò vedere di che pasta sono fatte le Summers! – esclamò decisa. Spike rise.

- Va bene, va bene… su, piccolina, che ne dici di quello là? – il vampiro le indicò un ragazzo seduto ad un tavolino che sorseggiava una bibita. Non poteva vedere se era bello o brutto perché era di spalle.

Dawn non gli rispose, e cominciò ad incamminarsi verso di lui. Quando era già troppo tardi si accorse che la ragazza aveva capito male, e si stava dirigendo verso il ragazzo al fianco di quello che aveva indicato.

Si strinse nelle spalle.

- In fondo, che differenza vuoi che faccia? – si disse, sedendosi ad un tavolino e preparandosi a gustarsi lo spettacolo.

Se solo avesse saputo quello che sarebbe successo di lì a qualche mese non sarebbe stato così arrendevole…

 

- È libero qui? -

Connor alzò lo sguardo dal suo bicchiere per fissare la ragazza che aveva parlato.

Subito, un sacco di pensieri incoerenti gli attraversarono il cervello tutti insieme.

È davvero bella. Chissà quanti anni ha? Conoscerà mio padre?

- È libero, allora? – chiese di nuovo la ragazza, visto che lui non accennava a risponderle.

- Oh-oh… ma-ma certo… - balbettò Connor. Lei gli sorrise, e il suo cuore per qualche strana ragione mancò un battito.

- Grazie -

Si sedette con grazia, e si voltò a guardarlo negli occhi.

- Il mio nome è Dawn. Come ti chiami? -

- Dawn… - non seppe mai perché, ma gli venne voglia di dire il suo nome, di sentire, se lo pronunciava, che suono aveva. – Io… mi chiamo Connor -

- Connor! – lei parve deliziata dal suo nome. – È di origine irlandese, vero?! -

- I-io credo di sì… -

- L’Irlanda è così affascinante… - sospirò Dawn. - Sei irlandese? -

- No. Non sono mai stato in Irlanda -

- Allora i tuoi genitori? -

Connor ci pensò un po’ su.

- C-credo che mio padre… lui sia irlandese – disse.

Dawn gli rivolse un sorriso smagliante, e gli sembrò che i suoi occhi azzurri splendessero.

- Anche il ragazzo di mia sorella era irlandese. Le aveva regalato un bellissimo anello, con un cuore e una corona… e delle mani, credo -

Connor sorrise. Era bello il modo in cui lei gesticolava mentre esponeva un argomento che la toccava particolarmente…

Dawn continuò a parlare. Era strano ma anche se quella ragazzo era un’estranea e, come avrebbe detto Cordelia, – a proposito, dov’era Cordelia? – ci stava provando spudoratamente, non gli dava fastidio. Lui non era mai stato un gran chiacchierone, ma lei riusciva a coinvolgerlo. Rispondeva sempre a tutte le sue domande, e talvolta chiedeva qualcosa a sua volta.

Mentre Dawn stava ridendo del proprio deplorevole padre e della sua carta di credito, e Connor si chiedeva fino a quanto avrebbe potuto raccontarle del suo, una cameriera si avvicinò al tavolo, poggiando un bicchiere davanti alla ragazza. Dawn alzò lo sguardo.

- Ma io non l’ho ordinato… - protestò debolmente davanti alla colorata bevanda analcolica.

Gli occhi della cameriera scintillavano di malizia.

- Quell’uomo là – disse facendo un discreto gesto con la testa. – glielo offre, e mi ha pregato di darle questo biglietto -

Connor osservò Dawn leggere il foglio, e si sorprese a provare una sensazione spiacevole alla bocca dello stomaco quando i suoi occhi scrutarono la folla e si soffermarono su un uomo dagli occhi azzurri e i capelli biondi.

Quell’uomo aveva un sorriso così ironico e insopportabile, si ritrovò a pensare Connor.

Dawn accartocciò il bigliettino e lo poggiò sul bancone.

- Per… per favore, gli dica che… - per un momento sembrò incerta sul messaggio da recapitare. – …gli dica grazie e che… uhm… gli dica solo grazie. – Dawn si girò di nuovo verso Connor come se nulla fosse successo.

- Ex–fidanzato? – si azzardò a chiedere lui.

Dawn rise.

- No, oh no! Solo un amico… il mio migliore amico in effetti. Ma non troppo al passo con i tempi. Ha delle idee terribilmente vittoriane, ma almeno lo ammette. – Dawn scoppiò ancora a ridere.

- E perché non è con te? Non è un po’ grande? – la ragazza parve sorpresa dall’improvviso attacco di loquacità di Connor, poi scosse la testa divertita, e i suoi lunghi capelli lisci ondeggiarono.

- Non è con me perché è un po’ grande. E… sai, dove vivevo prima, ero circondata da persone… diciamo persone iperprotettive. Ero e tuttora sono molto grata loro per questo, ma non mi trattavano normalmente. La mia era una città malfamata, ed era tutti preoccupati che mi succedesse qualcosa. Lui era l’unico a trattarmi normalmente… riusciva ad essere così rassicurante e protettivo, e a parlarmi come una sua pari, contemporaneamente. Purtroppo però lui fa parte di quelle cattive compagnie che mia sorella non voleva che frequentassi… e io frequentavo lo stesso! Perciò mi ha rispedita qui, da mio padre. Ma è molto peggio mio padre. -

- E tua madre? – domandò Connor con curiosità.

- L’anno scorso è morta… a causa di alcune complicanze dovute a un intervento -

Connor sgranò gli occhi e arrossì.

- Mi dispiace… - disse in fretta. – Anche… mia madre. Di… di parto – Connor cercò di fare un sorriso. – E neanche mio padre è il massimo… almeno dal mio punto di vista. Mentre tutte le altre persone sembrano adorarlo… non so perché -

- Sai – disse Dawn spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. – Succedeva anche a me, ma era con mia sorella. Era qualche anno fa… era terribile. Xander, il ragazzo per cui avevo una cotta, era il migliore amico di mia sorella. Willow, la ragazza che più ammiravo, era la sua migliore amica. E poi c’era lui… - Dawn fece un cenno verso il ragazzo di prima, che era impegnato, notò Connor, in un’animata conversazione con una morettina che era tutta una curva. - lui era e credo sia tuttora innamorato cotto di mia sorella. Ma ovviamente è troppo un ‘bullo’ per lei – la ragazza fece un verso come ad imitare una persona altezzosa. – Tutte scuse secondo me… è solo che tutti i ragazzi che ha avuto l’hanno mollata e ha paura che lo faccia anche lui! -

Risero insieme, fino a quando Dawn non si alzò di scatto.

- Oh, Connor, ti prego, vedi quell’occhiata che ci ha lanciato? Significa che fra poco ce ne andremo! Balla con me! -

- Ma io… io non so ballare – balbettò terrorizzato quello che avrebbe dovuto essere uno dei due più forti campioni della Terra.

- Non ti preoccupare! – ribatté Dawn trascinandolo con sé. – Questo è un lento! -

Dawn gli fece appoggiare le mani sulla propria vita, e gli allacciò le braccia intorno al collo.

Poi gli appoggiò la testa sul petto e Connor scorse soltanto l’amico di Dawn che li osservava con le sopracciglia così inarcate da sembrare volessero fondersi con l’attaccatura dei capelli, e Cordelia che li guardava come si fa con due marziani.

Ma presto, e il ragazzo lì per lì non capì il perché, le loro figure divennero sempre più sfocate, e concentrarsi sul mondo al di fuori di lei sempre più arduo. Per cui non ci provò più: la strinse e continuò a ballare.

Act 4: Impressions

 

Cordelia sembrava a disagio. Si stringeva le mani nervosamente, e continuava a sistemare i capelli dietro l’orecchio e la piega del vestito.

- Beh? Che c’è? – chiese Connor osservandola stupito.

- Quella ragazza… come si chiama? La ragazza con cui hai ballato, intendo -

- Dawn -

Cordelia batté un piede per terra, stizzita, come a dire “Ecco, lo sapevo!”.

- C’è qualcosa che non va? – fece Connor.

- Oh… oh, no, assolutamente, figurati, eheh – la donna prese a ridere scioccamente. In quel momento entrò Angel, di ritorno dalla sua ronda notturna.

- Allora? Avete fatto festa? Vi siete divertiti? -

Cordelia lo guardò, incerta se scoppiare a piangere o a ridere. Connor, incredibilmente in stato di grazia nei confronti del padre, sorrise.

- Sì! – dichiarò contento. – Io sto morendo di sonno. Vado a dormire! Dovreste farlo anche voi! -

Angel spostò lo sguardo dal figlio che usciva, alla segretaria che si stava mangiando le unghie. Cordelia non si era mai mangiata le unghie da quando la conosceva, e la conosceva davvero da molto.

- Cosa avete combinato? – domandò sospettoso.

- Noi? Niente. Ah-ah – Cordelia scosse le mano. – Connor si è trovato una ragazza. Ma tanto non la vede mai più. Mai più. Sì, infatti! Già, io vado. Buonanotte! Cioè, no, buongiorno. Oh, ma tu vai a dormire, quindi… buon sonno! – la donna si congedò con una risatina sciocca.

- Donne… - borbottò il vampiro.

 

- Nella scommessa non era inclusa la clausola ‘Strusciarsi addosso al primo venuto’ -

Dawn fece un passo indietro, interdetta dal tono serio del vampiro. Forse era uno scherzo? Avrebbe dovuto ridere?

- Spike? Ti senti bene? Ho accettato la scusa dell’età vittoriana che tra l’altro non reggeva neanche un po’, ma ricordati che io so tutto e vedo tutto, un po’ come il Grande Fratello, e… -

- Dawn, non fare battute penose, sembri Angelus! -

- A proposito di battute penose, senti da che pulpito viene la predica! E comunque non vorresti farmi credere che tu e Harmony o Drusilla o Buffy vi siete sempre guardati negli occhi e tenuti la mano o… -

- Dawn! – la redarguì Spike. – Questi pensieri… tu non dovresti neanche averli! -

- Ma insomma – brontolò la ragazza. – Guarda che fra un po’ compio diciassette anni e… -

- Non un po’! Molto! -

- Va bene, come vuoi. Ci rinuncio. Scusami! – Dawn gli rivolse un sorriso angelico, per poi avvicinarsi a lui e poggiargli le labbra su una guancia. – Tanto non mi piaceva nemmeno, quel tipo, Condor! O forse era Connor? Beh, è lo stesso! – Spike le rivolse un sorriso sollevato.

- A me piacciono i ragazzi che sanno prendere l’iniziativa! – dichiarò in tono provocatorio. Cominciò a correre prevedendo la reazione del vampiro, che cominciò a rincorrerla.

- Piccola peste! Dove vai! – le gridò contro lui, divertito. Dawn corse via ridendo; purtroppo era notte, e la ragazza andò a sbattere per sbaglio contro qualcuno. Per l’impatto cadde a terra.

- Scusami… - mormorò la persona che aveva urtato. Dawn alzò lo sguardo, ignorando la mano che le porgeva e massaggiandosi il sedere.

- No, si figuri, signore, è colpa mia… ah… AHHH!! – urlò la ragazza, una volta visto in faccia il suo interlocutore. – Verde!! TU SEI VERDE!! SPIKE!! SPIKE!! -

- Dawn! –

Con uno scatto il vampiro la raggiunse. Le prese una mano e la tirò in piedi, per poi portarsi davanti a lei con fare protettivo, schioccandosi le mani.

- Avevo proprio voglia di fare a botte… nasconditi piccola… -

Il demone verde indietreggiò di un passo.

- Io non faccio a botte – dichiarò. In effetti non aveva l’aria di uno che li voleva uccidere… Spike pensò che aveva più l’aria di uno scienziato davanti all’esperimento più interessante del mondo.

- Non ditemelo… William the Bloody e… la Cacciatrice? Ti immaginavo più bassa… -

- Ma veramente… - cominciò a dire lui.

Dawn sbuffò da dietro le spalle di Spike.

- Non sono Buffy… - protestò. – Sono Dawn Summers… -

- Ah… - il demone sembrò perplesso. – Una… parente? Sua cugina! -

- Scusat… - provò a dire Spike.

- Sorella, sono sua sorella! Il mondo è quasi finito per colpa mia, e nessuno si ricorda mai chi sono… -

- Piccola, aspet… -

- Mi dispiace, mai sentita – il demone scosse la testa con aria pensosa.

- Impossibile! La Chiave, sono la Chiave, e inoltre… -

- Dawn! Ti sembra il caso di metterti a fare conversazione? -

- Oh… sì, scusa… -

- Bene, se sei davvero il vampiro che credevo… perché sei tu, vero? Ti ho riconosciuto dall’abbigliamento… beh, se sei davvero tu non ho niente di che preoccuparmi… però forse dovrei dirlo ad Angel… -

- Oh, uno dei collaboratori di Barman… sei Robin, ho indovinato? – commentò Spike infilandosi le mani in tasca.

- Sì, ma tu puoi chiamarmi Lorne… gli amici di Angel sono amici miei -

- Allora dovrebbe ucciderti – commentò Dawn. I due si voltarono a guardarla. Lei alzò le mani in segno di resa.

- Fate come se non avessi detto niente. Lui e Angel sono amiconi! – si affrettò ad aggiungere dando una pacca sulla spalla di Spike.

Il vampiro inarcò un sopracciglio.

- Mi stavo chiedendo… ma perché sto qui a perdere tempo? Andiamo, dolcezza, muoviti -

Spike si incamminò, mentre Dawn faceva ciao ciao al demone verde.

- Salutami Cordelia, Wesley e Angel… uhm, anzi no, altrimenti si preoccupa come al solito! – detto questo trotterellò dietro a Spike.

Dopo un centinaio di metri, il vampiro si fermò di botto, abbassando lo sguardo per incontrare gli occhi di Dawn.

- Briciola, il tipo verde, là… -

- Lorne… - gli venne in aiuto lei.

- Esatto, Lorne… lui mi ha fatto passare di mente la nostra discussione -

- Ah! Quale discussione? Stavamo discutendo? -

- Dawn – Spike le lanciò un’occhiata severa mentre si frugava nelle tasche in cerca delle chiavi di casa. – Seriamente. Voglio sapere cosa ne pensi di quel ragazzo. La tua impressione, sincera per favore -

- Va bene, seriamente – Dawn respirò profondamente. – Sono ancora giovane, Spike. Io non lo so perché, ma tutti intorno a me hanno avuto o hanno tuttora un grande amore. Mia sorella ha incontrato il grande amore della sua vita che aveva la mia età. Io non voglio una vita normale Spike, lo so che sarebbe troppo. Tu, e mia sorella e tutti gli altri avete fatto così tanto per donarmi la vita, e io sono riconoscente, davvero. Ma non ho mai potuto comportarmi come una ragazza della mia età. E le ragazze della mia età Spike, loro sono sciocche e flirtano con il primo ragazzo carino che vedono. E nessuna si innamora a prima vista. Semplicemente le ragazze della mia età hanno delle simpatie, dicono “mi piaci” e non “ti amerò anche oltre la morte e il destino”. Capisci, Spike? Domani mi dimenticherò il nome di quel ragazzo, e lo stesso è per lui. Al massimo sono stata una piacevole compagnia, ma non tornerà a casa sprizzando gioia da tutti i pori solo per causa mia. Ovviamente anche io sogno il grande amore, quale ragazza non lo sogna? e spero un giorno di incontrare una persona per me, ma… ricordo che io ero ancora una ragazzina, e sognavo di avere una storia come quella di Buffy e Angel. Ma ora… ora mi dico: a quale scopo? Perché il grande amore non si scorda, e se dovesse finire male… io non ho tutto questo coraggio Spike. Io voglio una storia normale, non un amore da romanzo… non sogno che un giorno uno autore scriva la storia del mio amore eterno. Ma non voglio neanche l’illusione di una storia normale, così per fare, come quella di mia sorella con Riley. Capisci che intendo? -

- Capisco che intendi – borbottò Spike come risposta. – E capisco anche che non ti lascerò mai più guardare Passions con me. Ti fa male. Dico sul serio –

Act 5: Schooldays

 

- Spike! – Dawn scese velocemente giù dalle scale sentendo la porta che si chiudeva alle spalle del vampiro. Aveva uno zainetto colorato sulle spalle.

- Io vado a scuola! – gli gettò le braccia al collo e gli schioccò un bacio su una guancia. – Ci vediamo stasera! -

Il vampiro, leggermente assonnato, la fermò stringendole leggermente un polso.

- Scuola? Dov’è? Vuoi che ti venga a prendere? -

- Oh, no! – Dawn era girata di spalle e stava trafficando con qualcosa nel frigorifero. – Ti voglio vivo! Sarò qui per l’ora di pranzo… - la ragazza versò del latte in un bicchiere e lo bevve tutto d’un fiato.

- Ti fa male berlo così velocemente… - l’ammonì Spike.

Dawn annuì, leccandosi i baffi di latte e riponendo il contenitore nel frigo.

- Il sangue è nel frigo, sopra ai sottaceti – spiegò. – Ma è quasi finito, quindi dopo la scuola passerò dalla macelleria a prenderne altro… -

La ragazzo si chinò per aprire un cassetto in basso, da cui estrasse un portafogli. Lo mise in cartella, poi prese da questa una penna e aprì la rubrica rilegata in cuoio che stava su un ripiano vicino a una lampada antica.

- Guarda, questo è il numero della mia scuola, questo invece è il mio cellulare… chiamami se qualche dio infernale vuole il mio sangue -

- Non sei affatto divertente… - borbottò il vampiro passandosi una mano tra i capelli.

- No, ma sono terribilmente in ritardo… - ribatté Dawn spalancando gli occhi. – Okay, ci vediamo dopo… Ciao! – Dawn gli soffiò un bacio e corse fuori.

- Quanta energia di primo mattino… - Spike salì pigramente le scale per dirigersi verso la sua camera. Dawn fortunatamente aveva chiuso le tende e abbassato le imposte. – Mi chiedo se sia io, che mi devo occupare di lei, oppure tutto il contrario… -

Il vampiro sbadigliò sonoramente e si lasciò cadere sul letto, esausto.

 

- Lezioni? – chiese Cordelia spalancando gli occhi.

- Nel tempo libero – precisò Connor. – Quando non c’è qualcuno che vuole ucciderci, mi piacerebbe imparare qualcosa… tipo la storia, la geografia… -

- Ah! – Cordelia batté le mani, entusiasta. – Potrei insegnarti a battere al computer, a schedare i casi e… - propose con entusiasmo.

Connor fece una smorfia. In quel momento entrò Wesley.

- Non ho potuto fare a meno – disse con un sorriso. – Di ascoltare la vostra conversazione, e credo che… ti aiuterò volentieri, Connor, se vuoi qualche lezione -

Connor sorrise soddisfatto.

- Grazie mille! – gli rispose.

Cordelia parve contrariata.

- Avrei potuto aiutarlo anche io… - fece un po’ offesa.

Wesley inarcò le sopracciglia.

- Certo, gli avresti potuto dare interessantissime lezioni di trucco… -

 

- Bene ragazzi, tutti al vostro posto, svelti… non abbiamo tempo da perdere, siamo indietrissimo col programma capito? Ma dov’era quel foglio… eppure mi ero appuntata tutte le cose da fare… Ah sì! Presentazione nuova compagna! Dawn Summers, viene da Sunnydale e si è trasferita qui da poco. Siate gentili con lei! -

“Sembra un manga di terza categoria” pensò Dawn guardandosi intorno e chiedendosi se ora avrebbe dovuto fare l’inchino e esclamare ‘Spero di trovarmi bene con voi!’

- Summers, hai tutti i libri? – chiese la professoressa di francese.

“Odio quando mi chiamano ‘Summers’”

- Sì, tutti – rispose Dawn in tono sommesso.

- Bene, allora tirate fuori il volume di civiltà… su, svelti, che siamo in ritardo con il programma! -

 

Quando la campanella dell’intervallo suonò, le si fecero vicino tre ragazze dall’aria simpatica.

- Il mio nome è Katerine – si presentò una dai capelli biondi e gli occhi azzurri.

Le altre due si presentarono come Jen e Rebecca. Jen indossava una tuta da ginnastica e le aveva subito chiesto qual era il suo sport preferito, mentre Rebecca sembrava molto timida, aveva i capelli rossi e le ricordava un po’ Willow, soprattutto da come guardava Jen.

“Scoobie Doo 2, L’Impero Fantasma, quell’agghiacciante telefilm che dovrebbe raccontare di Superman da giovane, con quell’attore cerebro-leso, la morettina lagnosa e il capellone bastardo… questi sono i segni che le copie – o, come preferisce chiamarli la TV, sequel – non sono mai a livello degli originali” citò mentalmente una frase di Spike. Si guardò un attimo intorno, e gli parve di aver individuato una morettina riccioluta circondata da ragazzi che avrebbe potuto essere la copia di Cordelia.

- Allora, come mai ti sei trasferita qui, Dawn? – le chiese la rossa.

- Mah, mia sorella non poteva più occuparsi di me, e allora mi ha mandato a vivere qui con mio padre, Wil… Rebecca -

- Puoi chiamarmi Becca – aggiunse lei affettuosamente. Dawn roteò discretamente gli occhi.

“Ecco, questa ci mancava, sarò una sfigata come mia sorella… ma mia sorella almeno salvava il mondo ed era fidanzata con un’affascinante creatura della notte… NO, non voglio essere Buffy”

Un ragazzo biondo passò di lì, e Katerine lanciò un piccolo urletto.

“Oh Dio…”

- William mi è passato di fianco! – sussurrò con aria sognante. Dawn era sicura che quel ragazzo non fosse della loro classe, non l’aveva visto prima.

- William è il fratellastro di Tess – spiegò Jen con un sorriso. – Non ti fidare di lei, cerca solo di approfittarsi degli altri… è la reginetta della scuola e per questo credo di avere il diritto di fare quel che vuole… - Dawn ipotizzò che Tess dovesse essere la ragazza mora circondata da ragazzi, i quali peraltro si erano volatilizzati non appena avevano visto William.

- Ha ragione Jen! William invece è adorabile. È dell’ultimo anno – sospirò Katerine. – Ha degli occhi azzurri bellissimi… -

Dawn seguì il percorso del ragazzo, incuriosita. Era biondo, aveva gli occhi azzurri, si chiamava William… davvero bizzarra come coincidenza.

Senza nemmeno lontanamente pensare quanto il suo gesto avrebbe scandalizzato le tre ragazze, Dawn si alzò… le era venuta voglia di vedere i suoi occhi, per controllare se fossero come quelli di Spike.

Si avvicinò al banco in cui era seduta Tess, a cui William stava parlando e che evidentemente non stava ascoltando.

- Salve – esordì con uno smagliante sorriso. – Il mio nome è Dawn, sono nuova. Posso sapere i vostri nomi? -

I due ragazzi, probabilmente le star del liceo, furono molto sorpresi, e si girarono verso di lei insieme.

- E tu chi diavolo sei? – esclamarono contemporaneamente.

- Dawn Summers, vengo da una sperduta cittadina di nome Sunnydale – rispose lei ostentando un sorriso smagliante.

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata. Tess si strinse nelle spalle. William esibì il suo sorriso più affascinante, passandole un braccio intorno alle spalle.

La ragazza alzò gli occhi ad incontrare i suoi. Assomigliava a Spike terribilmente, se si escludeva il calore che le trasmetteva il suo braccio e la cicatrice che Spike aveva sul sopracciglio.

- Dawn, lasciati dire la tua presenza è come un’auror… -

- Niente doppi sensi scontati – lo ammonì Tess. William sbuffò.

- Perché devi sempre smontarmi in questo modo… - borbottò contrariato. – Comunque il mio nome è William, ma tu puoi chiamarmi Will -

- Preferisco chiamarti William – gli rispose Dawn. – C’è una mia amica che si chiama Will, Willow per l’esattezza, e mi sentirei strana… -

Il ragazzo fece un’espressione buffa.

- Se tu vorrai, io potrò anche cambiare nome… - proclamò in tono pomposo. La sorellastra sbuffò.

- Il mio nome è Tess – le disse con un sorriso. – Ti prego, ignoralo, solo perché un branco di oche qui gli fa credere che è bellissimo… -

- Ehi! – ribatté offeso il ragazzo. – Ignorala, vuole fare la dura. In realtà dentro di sé sta esultando, perché era disperata per il fatto di essere l’unica ragazza in casa al party che ho organizzato con i miei amici a causa di un veto di papà per colpa di un mio innocente scherzetto… -

Tess parve voler aprire la bocca per dire la sua, ma William le fece gesto di stare zitta.

- …ma ora, visto che naturalmente tu le farai compagnia, non sarà più sola… - concluse con nonchalance.

- Io? – chiese Dawn stupita.

- Sì, tu… - Tess le sorrise. – Tutte le ragazze della mia classe mi detestano, chissà perché… – disse nel tono di chi non crede a quel che dice.

“Perché sei troppo bella, facile” si rispose mentalmente Dawn, osservando i riccioli scuri della ragazza, i suoi occhi azzurri e il suo corpo sinuoso. “E scommetto anche che sei ricca e forse un po’ snob… ma almeno non sparli degli altri, quindi credo che accetterò”

 

Il telefono in casa Summers suonò tre volte.

- Ehi, ma chi cavolo a quest’ora del giorno… - borbottò Spike insonnolito, afferrando la cornetta.

- Come sta Dawn? – chiese la voce all’altro capo del filo.

- Cacciatrice! E chi altri se no? Buongiorno anche a te! -

- Spike, Dawn è andata a scuola? – chiese Buffy ignorandolo.

- Certo che c’è andata – rispose il vampiro sbadigliando sonoramente.

- Ma tu non lo puoi sapere, perché non puoi accompagnarla! Maledizione! Questo è un casino, un grosso casino… -

- Cacciatrice, stamattina è uscita per andarci, e visto che io a differenza di qualcuno, ma non facciamo nomi, mi fido di lei, sono sicuro che c’è andata. Ora dimmi perché mi hai telefonato -

- … -

- Io sto aspettando -

- Devo vederti -

Spike, dall’altro capo, sbuffò.

- Vuoi dire devo scop… -

- SPIKE! – il vampiro allontanò la cornetta dall’orecchio cercando di non sentire le urla di Buffy.

- Okay, okay Cacciatrice ti chiamo io, appena ho un attimo libero okay? Ma non sono una maledetta pu… -

CLICK

Un rumore sordo gli fece capire che lei gli aveva attaccato il telefono in faccia.

 

- Ci vediamo domani noi ragazzi, ricordatevi di portare grammatica! – esclamò la professoressa di inglese.

Dawn infilò velocemente tutte le sue cose nello zaino, per poi controllare l’orologio.

- Chissà se il macellaio a quest’ora è aperto… - mormorò. – E chissà se mi ricordo dov’è il macellaio… -

Uscì a grandi passi dalla stanza, finché non andò a sbattere contro qualcuno.

William fermò la sua caduta afferrandola per la vita.

- Dawn! Proprio la ragazza che cercavo! – esclamò con un sorriso smagliante, non accennando a spostare il braccio.

- William, che piacere vederti… scusami ma sono in ritardo… devo andare in macelleria… - mormorò Dawn a disagio.

- Perfetto! Ti accompagno, ti devo parlare! -

- Ma… Tess… - provò a protestare Dawn.

- Tess l’accompagna il suo ragazzo! – concluse William con un sorriso soddisfatto, prendendole lo zaino dalle spalle.

La ragazza rise.

- Ve bene, va bene, andiamo… - acconsentì cominciando ad incamminarsi. – Sai dov’è la macelleria più vicina? -

- Oh sì certo! Dobbiamo passare dal parco! – rispose William facendole segno di seguirlo.

- Fai così con tutte le ragazze? – chiese Dawn dopo qualche minuto.

- No, solo con quelle carine… - rispose William sorridendo.

Dawn alzò lo sguardo ad incontrare gli occhi azzurri del ragazzo.

“Quelli di Spike sono diversi… sono pieni di… sentimenti, un vortice di sentimenti, i suoi sono quelli di un… ragazzo”

- Era una battuta scontata, lo so… - William si passò una mano in mezzo ai capelli. – Devo aggiornare il mio repertorio… -

Dawn scoppiò a ridere, e la sua risata coinvolse anche il ragazzo, che le passò un braccio intorno alle spalle.

- Corri scricciolo, altrimenti chiude… - esclamò cominciando a trascinarla.

 

- Ti ringrazio per tutto! – esclamò Cordelia, lasciando a Connor un altro sacchetto della spesa. Il ragazzo scosse la testa, divertito.

- Se non venivo io, chi? Le ceneri del tuo capo? Wesley? Fred? Op… - Connor si fermò improvvisamente.

- Che succede? – domandò Cordelia allarmata.

- Dawn… - mormorò Connor. Cordelia seguì il suo sguardo, e quando vide quello che vedeva il ragazzo il sangue le ribollì nelle vene.

Dawn Summers, che rideva con un ragazzo che le stava galantemente portando lo zaino di scuola.

Le sorelle Summers… più che quella degli zingari, erano loro la maledizione di Angel e dalla sua famiglia.

“Loro” pensò Cordelia con tristezza e cinismo. “Loro e nessun altra…”

 

- Sono a casa… - sussurrò Dawn per il puro gusto di farlo, sapendo che Spike probabilmente dormiva. Posò il sacchetto del sangue sul tavolo, che aveva preso non appena William se n’era andato, e posò lo zaino a terra.

- Briciola, sei in ritardo – Dawn alzò lo sguardo per incontrare quello di Spike. Era a torso nudo, le braccia incrociate e lo sguardo serio. Sembrava una statua greca tanto appariva meraviglioso ai suoi occhi.

- Sono passata a prendere il sangue, te l’avevo detto! – gli sorrise radiosa lei. – Aspetta, chiudo tutto! -

Dawn corse a chiudere le finestre velocemente. Spike si sedette su una sedia, osservandola mentre si preparava il pranzo.

- Vuoi una mano? -

- No, grazie! Vuoi del sangue? -

- No, grazie. Vuoi dirmi quello che hai fatto a scuola? – ribatté Spike sullo stesso tono.

- Certo! – Dawn posò un piatto in tavola. – Ho incontrato tre ragazze, di cui ora non mi ricordo il nome, che mi hanno raccomandato di stare lontana dalla Cordelia della situazione… -

Spike sbuffò.

- E tu naturalmente non l’hai fatto, o sbaglio? -

- Indovinato! – esclamò Dawn con un sorriso. – Lei si chiama Tess, e ho conosciuto anche suo fratello William, che ti somiglia sai? È molto simpatico -

Spike finse di mettere il broncio.

- Mi hai già trovato un rimpiazzo? -

Dawn si alzò e gli buttò le braccia al collo, scoccandogli un affettuoso bacio sulla guancia.

“Non mi abituerò mai alle sue dimostrazioni d’affetto” pensò Spike sorridendo dolcemente quando lei non poteva vederlo.

- Certo che no! Nessuno sarà mai come te, tu sei il mio eroe! Sei specialissimo, nessuno potrà mai sostituirti! – dichiarò solennemente.

- Sarà meglio… - rispose Spike con un sorriso furbo.

Act 6: Pre–party

 

Dawn si girò non appena sentì un colpo sulla spalla. Tess le rivolse un sorriso smagliante.

- All’intervallo parliamo della festa, ti va? – le propose.

Dawn annuì, ricambiando il sorriso.

- Perfetto! -

 

Connor osservò fuori dalla finestra il tempo, che prometteva pioggia.

- Non sembra neanche che siamo in California… - mormorò sconsolato.

Fred entrò nella stanza nella quale si trovava il ragazzo, sedendosi al suo fianco.

- Allora, qualche problema? Mi sembri un po’ giù -

Connor pensò se dirle qualcosa, quindi decise per un approccio alla lontana.

- Beh, ho incontrato una ragazza in discoteca… -

- Una ragazza che ti piace… - aggiunse Fred. – Come si chiama? -

- Dawn -

- Beh, bel nome… dimmi, qual è il problema? Non le piaci? È già impegnata? -

- In realtà è stata lei ad avvicinarmi, quindi suppongo di piacerle… solo che ieri, quando sono andato con Cordelia a fare la spesa, l’ho vista con un altro ragazzo… -

- Ma… vi eravate messi d’accordo di rivedervi? -

- Beh, lei mi ha detto ‘Ci vediamo’ – disse Connor speranzoso. Fred scosse la testa, sconsolata.

- Secondo me, l’ha detto per dire -

- Sì, è quello che dice Cordelia – sospirò Connor. – Dice che lei non si ricorda neanche il mio nome -

Fred decise di non infierire ancora, e si alzò, dandogli una pacca sulla spalla.

- Su, coraggio! Non dovresti deprimerti per le donne, quella è prerogativa di Angel! -

- Come se lui avesse mai avuto una donna…! Eccetto mia madre, ma ancora non capisco come ha fatto. -

Fred rise, per poi uscire dalla stanza.

 

Cordelia gli batté la mano sulla spalla, sorridendogli incoraggiante.

- Allora, ho deciso che la dimentico…! – esclamò Connor con espressione sicura.

- Dimentichi chi…? – fece Cordelia stando al gioco.

- Non me lo ricordo…! – i due si scambiarono uno sguardo complice e poi scoppiarono a ridere.

- Ma sì, il mare è pieno di pesci e poi l’amore a prima vista non esiste! – decretò Cordelia incrociando le braccia al petto con aria decisa.

- No, non è vero – la contraddisse una voce dalla porta. Cordelia si girò a guardare chi aveva parlato. Una volta riconosciuto il suo capo si affrettò a chiudere tutte le finestre, per evitare che si facesse male.

- Cosa dicevi? – domandò curioso Connor all’indirizzo del padre.

- L’amore a prima vista esiste – affermò il vampiro sedendosi su una sedia accostata al tavolo. – Non è sempre così, ma esiste. Come mai parlate di argomenti così filosofici? -

- Così – Cordelia si strinse nelle spalle.

- Allora mi perdonerete se vi riporto più terra-terra… ho bisogno del vostro aiuto per il prossimo caso -

Cordelia batté le mani, entusiasta.

- Dicci tutto! -

- Ho ricevuto delle notizie da fonti quasi certe… pare che sia successo a un vampiro quello che successe, a suo tempo, a Darla -

- Tornato in vita? -

- Possibile – Angel posò dei fogli su un tavolino. – Ma Darla non voleva rimanere umana, se ben ricordate… -

- Solo perché era malata terminale! – esclamò Connor incrociando le braccia al petto. Abbassò istantaneamente lo sguardo, come se si fosse accorto di aver detto qualcosa di sbagliato.

Cordelia gli posò la mano su una spalla con fare comprensivo, facendo cenno ad Angel di continuare.

- Bene, in ogni modo non possiamo permettere che qualcuno vampirizzi questo… ex-non morto, o qualunque cosa sia. Quindi tu Connor ti introdurrai in casa sua… o meglio, ad una festa… Cordelia, aiutami, come si dice in questi casi…? -

- Imbucato? – suggerì la segretaria.

- Sì, imbuca–quella cosa, mentre io andrò a fare una visitina alla W&H, a vedere se Lilah e soci sanno qualcosa… -

 

Wesley si allontanò dalla porta, stringendo al petto il voluminoso libro che aveva preso dalla biblioteca.

- Lilah… -

 

Dawn si guardò intorno.

“Ma dove si è cacciata Tess?”

La ragazza sporse la testa fuori dalla classe, per accertarsi che lei non fosse lì fuori.

Dawn scosse il capo sconsolata, per poi dirigersi verso la cartella per prendere la merenda. Dalla tasca estrasse un vasetto contenente un inconfondibile liquido rosso.

- Maledizione! – borbottò. – Ho fregato la cena a Spike! -

Rimise con molta attenzione il vasetto in cartella, per poi chiuderla velocemente.

Cercando di ignorare lo stomaco che brontolava, si diresse fuori alla ricerca di Tess.

Non aveva fatto neanche cinque metri, quando incappò malauguratamente in una banda di ragazzi dall’aria tutt’altro che amichevole.

- Ehi, bellezza, dove scappi così di corsa? -

Dawn alzò gli occhi al cielo. Erano quelli i momenti in cui avrebbe barattato volentieri la sua parvenza di vita normale per la forza di sua sorella…

Una leggera pressione calda sui capelli le fece alzare gli occhi, per incontrarne un paio azzurri, familiari e rassicuranti.

- Ragazzi, questa signorina è con me, off-limits okay? – disse William in tono conciliante, scoccando un’occhiata al gruppo davanti a loro. Scompigliò un po’ i capelli alla ragazza, mentre il più grosso di quelli annuiva cautamente.

- Andiamo briciola, ti porto da Tess – le disse cominciando ad incamminarsi. Dawn rimase per un po’ immobile, basita, osservando la sua schiena allontanarsi. Si portò una mano alla testa, dove la sua mano si era posata.

“Briciola…? Briciola! Oh mio Dio!”

- Andiamo Dawn, ti sei addormentata? – la chiamò William, sventolando una mano.

- A-arrivo – balbettò la ragazza raggiungendolo. – Grazie… per quello che hai fatto per me -

- Non ringraziarmi – disse William a disagio, guardandosi intorno. – Non so neanche perché l’ho fatto, ma io… mi ha irritato il fatto che loro potessero farti male… sono fatto così… puoi chiederlo a Tess, sono iperprotettivo! -

 

Non permetterò che ti facciano del male… non di nuovo…

 

- Dawn… Dawn, mi ascolti? Non abbiamo tutto il tempo del mondo! – esclamò Tess seccata, sventolandole una mano davanti alla faccia.

- Oh… oh, sì, scusami tanto… - mormorò la ragazza abbassando lo sguardo.

- Allora, visto che dobbiamo prepararci per la festa, che ne dici se sabato vieni direttamente a casa mia, dopo la scuola? Possiamo ordinare una pizza o andare in un fast food, e poi io ti truccherò… - Tess le alzò il mento, studiando il suo viso. – E io mi chiedo, perché non ti trucchi mai? -

“Perché un vampiro di mia conoscenza al costo di impedirmelo si farebbe venire un bel mal di testa…”

- Oh beh, tra genitori iperprotettivi e cose così… - rispose con un sorriso. Tess si girò e lanciò una pallina di carta in testa a William.

- Genitori iperprotettivi dici, eh? – continuò la ragazza tranquillamente come se non avesse fatto niente. William si girò verso di loro.

- La carta della tua merenda fa a meno di rifilarla a me, arpia! – le rispose rilanciandole la pallina, che però Dawn afferrò al volo.

Tess gli fece la linguaccia, e lui scosse la testa, fingendosi contrariato.

- Le donne… saranno la mia rovina… -

Act 7: Festive air

 

- Spi-keee… - cantilenò Dawn dal piano di sotto.

Spike scese lentamente le scale, passandosi una mano tra i capelli arruffati.

- Dimmi ciambellina – alla parola “ciambellina” sbadigliò sonoramente.

Dawn lo osservò inarcando le sopracciglia, per poi scuotere la testa e ricominciare a parlare.

- Oggi c’è la festa a casa di Tess… -

- A casa di chi? -

- Tess, andiamo! Te ne avevo parlato – fece Dawn con impazienza.

- Ah, sì, può darsi… - tergiversò Spike. – A che ora torni? Se è tardi, ti passo a prendere io, non mi piace che tu vada in giro da sola di notte – disse Spike con faccia diffidente.

- Oh… non ti preoccupare! Al massimo, William mi accompagnerà -

L’espressione di Spike non cambiò neanche un po’.

- Chi è che ti accompagna? – chiese stringendo gli occhi in due fessure sottili.

- Non ti preoccupare, non ti preoccupare!! – Dawn ridacchiò, prese lo zaino e corse fuori.

- Ehi signorina! Non pensi di dovermelo presentare?? Che fa, va a scuola, lavora? Ha la macchina?? Ehi, ma ce l’ha la patente??? -

Ma le urla del povero vampiro rimasero inascoltate.

- Ne uscirò pazzo un giorno di questi… -

 

Era davvero indecisa. Lei non era mai stata brava a prendere le decisioni difficili, di solito quelle le delegava a suo fratello William, ma quel giorno William non c’era.

Tess decise di rigirare la fatidica domanda a Dawn:

- Pizza o cinese? -

Dawn alzò lo sguardo da Vogue, l’unica rivista che aveva trovato nella camera dell’amica, per osservare Tess con in mano un cordless e un espressione indecisa.

- Pizza – decise dopo un attimo di riflessione.

- Andata! – Tess le sorrise e compose il numero.

Dawn ricambiò il sorriso e si sedette sulla poltrona blu al fianco del letto. La casa di Tess e William era esattamente come se l’era immaginata: bellissima e lussuosa. Era incredibile come ogni cosa luccicasse e fosse perfettamente al suo posto.

La sua casa non era affatto così: certo, era grande, bella e lussuosa, ma lei non era certo l’ordine fatto persona e Spike non collaborava di certo. Non sapeva se era perché veniva da un secolo in cui gli uomini non pulivano, perché era un vampiro o semplicemente perché non gliene importava niente, fatto stava che casa loro pareva peggio di un campo di battaglia.

 

Spike fu svegliato per la seconda volta dal suono del campanello, al piano di sotto.

- Io glielo dico a Dawn di ricordarsi le chiavi, ma quella ragazzina figurati se mi ascolta… - borbottò contrariato il vampiro.

Scese le scale velocemente, facendo gli scalini due a due, e andò ad aprire la porta.

- Dawn, le chiav- Buffy?! -

La bionda Cacciatrice di vampiri ricambiò il suo sguardo.

- Posso entrare? -

 

Connor afferrò bruscamente il pugnale che Wesley gli porgeva, nascondendolo tra i vestiti.

- Se torno mutilato, sapete di chi è la colpa! – esclamò il ragazzo, quel giorno decisamente di cattivo umore. Cordelia ridacchiò, ricevendo un’occhiataccia da parte sua.

- Scusa… - sussurrò la donna con un filo di voce, cercando di trattenere un risolino.

- Posso sapere almeno sapere che aspetto ha, questo vampiro? -

- Beh, è molto carino… - cominciò Cordelia.

- Lo conosci?! – le chiese Connor stupito.

- Non è che siamo amici intimi – rispose lei in tono spiccio. – Però sì, ha cercato di ammazzarmi un paio di volte… ah, e non andava molto d’accordo con tuo padre! -

Connor fece una smorfia.

- Qualcuno ha una foto, un ritratto, qualcosa?? – chiese ancora il ragazzo, impaziente.

Wesley annuì, pensieroso.

- Sì, credo di avere il diario dell’Osservatore di una Cacciatrice che ha ucciso… -

Wesley scomparve al di là della porta per un paio di minuti, per poi tornare con un grosso manoscritto polveroso.

Lo appoggiò sul tavolo, mentre Connor e Cordelia gli si facevano intorno.

Wesley l’aprì verso la fine. Le ultime pagine erano vuote, ingiallite dal tempo.

L’Osservatore cominciò a sfogliarlo al contrario, finché non arrivò ad una pagina completamente occupata da due ritratti.

- È questo? – chiese l’uomo, rivolgendosi a Cordelia.

La donna osservò i ritratti: il primo raffigurava un giovane uomo dai capelli biondi. Gli occhi dell’uomo erano azzurri, il sopracciglio sinistro era spaccato, e sorrideva beffardo. Il ritratto affianco era di una giovane donna, dai lunghi capelli corvini e la carnagione pallida.

Sotto al primo ritratto c’era scritto William the Bloody, mentre sotto alla donna c’era il nome Drusilla.

Cordelia seguì il profilo dello zigomo dell’uomo con un dito, con una lieve nostalgia negli occhi.

- Senza dubbio, è lui. È Spike… -

- Nikki è stata attaccata da William the Bloody – lesse Wesley. – La mia Cacciatrice è fiduciosa sull’esito dello scontro, tuttavia io non posso evitare di stare in ansia, e con me anche il Consiglio, che si è premunito di mandarmi tutto lo scibile a disposizione su di lui. Nikki sostiene che è accompagnato da una donna, che dovrebbe essere Drusilla. La favorita del maestro, che fa parte della loro famiglia, attualmente è con il suo protettore presso la Bocca dell’Inferno. Di Angelus, come da un secolo a questa parte, nessuna notizia, cosa che mi rincuora molto, ma non abbastanza per farmi dormire sonni tranquilli. Confido in Nikki e nel potere della sua stirpe, ma ho comunque il timore che presto il piccolo Robin si ritroverà orfano. -

- Caspita, che roba allegra! – commentò Cordelia.

- Ha ucciso lui questa donna? – chiese Connor a Wesley.

- Sì – confermò lui. – Per questo non va sottovalutato. Comunque non sappiamo se sia lui… sappiamo soltanto che gli somiglia in modo impressionante, e visto che è già successo che un vampiro tornasse in vita, con tua madre, andrai lì e controllerai -

- So cosa devo fare – sbuffò lui. – Me l’avete ripetuto fin troppe volte -

- È nervoso in questi giorni – sussurrò Cordelia a Wesley.

- Sì, me n’ero accorto – ribatté lui inarcando un sopracciglio.

 

La festa era cominciata da un paio d’ore, e Dawn stava seduta su un sedia sorseggiando una bibita analcolica con un ombrellino. C’era davvero molta gente, e lei e Tess erano le uniche ragazze.

- Dawn! – William si sedette al suo fianco, sorridendole apertamente. – Ti diverti? -

Dawn gli sorrise di rimando, imbarazzata.

- È una bella festa, ma veramente non conosco molta gente… -

William rise, passandole un braccio intorno alle spalle e abbracciando con un gesto le persone che popolavano la spiaggia.

- Tesoro, neanch’io conosco metà di queste persone, e questo vuol dire che la festa è riuscita… - le confidò sorridendo.

Dawn annuì, a disagio, mentre faceva scorrere lo sguardo attraverso la folla, e i suoi occhi si posavano su un viso vagamente familiare.

La ragazza scattò in piedi, liberandosi dall’abbraccio di William e pensando contemporaneamente a quanto fosse scemo il suo bikini con le farfalline corolate.

- Scusami, devo andare – disse in fretta al padrone di casa, cominciando a farsi largo tra la folla.

 

Connor incrociò le braccia al petto, appoggiando la schiena al muretto ed aspettando che arrivasse qualche mostro da uccidere. Santo cielo, quanto era noiosa quella festa! Certo, lui non era mai stato ad una festa, se si escludeva quella volta che era andato di discoteca con Cordelia – ma lì c’era Dawn, e con lei… - ma era sicuro di non essersi perso niente, se erano tutte come quella.

Un leggera pressione sul braccio lo fece voltare.

- Cos- Dawn?! -

La ragazza sospirò di sollievo.

- Meno male che sei tu, avevo paura di essermi sbagliata – gli disse sorridendo.

Il ragazzo la osservò per qualche secondo incredulo, per poi rispondere a questo sorriso.

- Ma che ci fai qui? Sei probabilmente l’unica ragazza della festa – le chiese Connor, cercando di fissare lo sguardo sul suo viso. Okay, lui era vissuto in un’altra dimensione, era stato educato fin da piccolo all’arte della guerra e nient’altro, era figlio di un vampiro, eccetera eccetera, però perché le ragazze di quella dimensione dovevano vestire in modo tanto imbarazzante?!!

- Oh, lo so, ma sono amica della sorella del padrone di casa, e quindi… non conosco nessuno, e mi annoiavo terribilmente! Meno male che ci sei tu! Passeggiamo? -

Connor rimase un attimo interdetto da quel fiume di parole, ma quando riuscì ad afferrarne il senso le sorrise calorosamente, dimentico dei motivi che l’avevano portato a quella festa.

Dawn si tolse le scarpe e bagnò i piedi nell’acqua del mare.

- Questa spiaggia è davvero grande. Anche la casa di mio padre ce l’ha, ma è più piccola. Allora, come stai? -

- Come?! – fece Connor, preso alla sprovvista da quella domanda improvvisa. – Io sto bene -

- E come mai ti trovi a questa festa? Ho visto che non ti divertivi molto -

- Sono stato costretto -

Dawn si sedette sulla sabbia, stringendo le ginocchia al petto e osservando davanti a sé il mare. Connor si sedette al suo fianco, seguendo il suo sguardo.

- Ti piace il mare? – le chiese gentilmente. Dawn annuì lentamente.

- Di notte è così bello… quando non c’è nessuno, ed è così, piatto, e le luci della città si riflettono nell’acqua… mi intimidisce un po’, sembra che voglia inghiottirti per non lasciarti andare mai più… e a te piace? -

Connor si morse il labbro, a disagio. Lui non lo sapeva se gli piaceva il mare, maledizione! Lui non era mai stato al mare, come non era mai stato ad una festa, come non sapeva tutte le cose che invece i ragazzi della sua età davano per scontato.

Per un attimo pensò di mentirle, di dirle che sì, lui adorava il mare, ma poi…

- Non lo so. Non sono mai stato al mare, prima d’ora -

Dawn si voltò verso di lui, rivolgendogli uno sguardo curioso.

- Allora vieni da fuori. È un bel posto da dove vieni? -

- No – Connor scosse la testa. – Era terribile -

Dawn abbassò gli occhi, chiedendosi perché il suo sguardo triste le facesse quell’effetto. Non le piaceva, doveva fare qualcosa…

- Connor… - Dawn gli poggiò una mano sulla spalla, sorridendogli dolcemente. – Vorresti venire al mare con me? -

- Al mare? – il ragazzo aggrottò la fronte, non sicuro di aver capito bene.

- Sì, al mare, così saprai se ti piace, e la prima volta che andrai al mare… ci sarò anch’io. Ti va? -

Connor annuì.

- Va bene -

Dawn gli porse il mignolo.

- Allora è una promessa? -

- È una promessa -

 

- Buffy – Spike afferrò la maglietta da terra, mettendosela e mostrando palesemente la sua irritazione. – Mi piacerebbe sapere perché sei venuta qui -

- Piacerebbe anche a me – sussurrò la Cacciatrice.

- Hai detto qualcosa? – domandò Spike.

- No, niente… -

Spike prese i pantaloni della ragazza da terra e glieli lanciò.

- Ehi, quanta delicatezza! – protestò Buffy, vestendosi.

- Senti chi parla – borbottò il vampiro. – Aspetta, non senti qualcosa? -

Buffy aggrottò le sopracciglia.

- Sì, è… -

I due si scambiarono uno sguardo terrorizzato.

- Dawn! -

Spike corse alla finestra, e abbassò lo sguardo per guardare dov’era la ragazza.

- No, un attimo, chi è quello? – fece Spike con un tono a metà fra l’indignato e il disgustato.

Buffy si affacciò al suo fianco.

- Però, la sorellina è cresciuta! Che gran… -

- Buffy!! -

La Cacciatrice scoppiò a ridere.

- Gelosetti, eh?! – insinuò tra le risate.

- Sì, gelosi, proprio… ma non lo bacerà mica?! -

Buffy, che si era lasciata cadere sul letto per cercare di calmare le risate, subito corse alla finestra.

- Dove, dove? – chiese, curiosa. Spike le mollò una scappellotto affettuoso.

- Sei una pettegola! -

- E tu sei geloso! – ribatté la ragazza mollandogli una gomitata.

Poi però ritornarono ad osservare fuori dalla finestra.

 

- Grazie per avermi accompagnato! – esclamò Dawn, sorridendo a Connor.

- Non potevo lasciarti andare a casa da sola, non credi? Anche se non capisco perché tu l’abbia chiesto a me – Connor le sorrise dolcemente. – Non ti saresti sentita meglio se fosse stata una persona che conoscevi da più tempo, ad accompagnarti? -

- No, io… -

Io mi sento al sicuro con te…

Dawn scosse la testa, turbata da quella frase che le tornava in mente, direttamente dal suo passato.

- Sono stata molto bene stasera con te. Mi hai salvato la serata! -

- Contento di esserle stato utile… - mormorò Connor simulando un inchino scherzoso.

- Ci vediamo domani? – propose Dawn. – Ti ricordi il bar che abbiamo passato venendo qui? Sei libero? -

Chissà da dove le veniva tutto questo coraggio… forse era perché sapeva che, se non glielo avesse chiesto, sarebbe stato difficile che si incontrassero ancora.

Connor rimase spiazzato.

- V-va bene – balbettò, intimidito. – A che ora? -

- Ti va bene verso le dieci? – chiese lei. – Così se fa bel tempo potremmo andare al mare… -

- Certo. In fondo, l’avevamo promesso, no? -

- Sicuro! – Dawn si illuminò di gioia. – Allora ci vediamo domani… -

- Ciao… -

La ragazza si girò, dirigendosi verso il portone di casa. Poi però cambiò idea improvvisamente e corse verso di lui. Si alzò in punta di piedi e gli sfiorò la guancia con le labbra.

- Grazie di tutto -

Dopodiché si girò e corse in casa.

 

- L’ha baciato! – esclamò Spike, scandalizzato.

- Gli ha solo dato un bacio sulla guancia – sottolineò Buffy, dandogli una pacca incoraggiante sulle spalle. – Su con la vita! -

Spike si riscosse.

- Sta arrivando! Se ti trova qui sono morto! -

- Morto? Non è tua madre! Non ti metterà in castigo! – protestò la Cacciatrice.

- Mi odierà! Crederà che sono un maniaco sessuale, un ninfomane… Buffy devi andartene subito! -

- Ma se è già entrata in casa, come faccio?! – esclamò lei sbalordita. Spike si guardò intorno.

- La finestra! -

- La finestra?! -

- Ma sì, certo! Salta dalla finestra! -

- L’ultima volta che sono saltata giù da qualcosa… -

- Sei la Cacciatrice, non sono neanche due metri! E poi, guarda, c’è quell’albero… se allunghi una mano puoi toccarlo… fai un salto e voilà! Ti aggrappi all’albero e poi scendi! Su, svelta! -

- Ma mi hai presa per un koala? Sei uscito di zucca? -

- Buffy, muoviti, non fare la bambina! Dawn sta arrivando! -

Buffy gli lanciò un occhiataccia, ma fece come voleva lui.

Tre secondi dopo Dawn spalancò la porta della sua camera.

- Spikey, sono tornata! – annunciò felice.

- Ah… ah, davvero? -

Dawn ignorò la sua risposta assolutamente stupida, e gli gettò le braccia al collo.

- Ti voglio tanto bene! E voglio bene anche a Buffy! Forse dovrei telefonarle e dirle che le voglio bene! – esclamò contentissima stringendosi a lui.

- NO! – esclamò Spike. Dawn gli lanciò un’occhiata perplessa. – Cioè, no, è tardi, la sveglierai… -

- Ma se Buffy esce a quest’ora di casa per la ronda… -

- Sveglierai Willow! – fece Spike, ben conscio di starsi arrampicando clamorosamente sugli specchi.

- Sì, forse hai ragione… va bene! Vado a dormire! Buonanotte! – ridacchiò la ragazza.

- ‘notte… - rispose il vampiro tirando un sospiro di sollievo.

Quella, decisamente, era stata una giornata movimentata.

Act 8: Only three things

 

Connor si voltò, con ancora un leggero sorriso stampato sulle labbra. Cominciò a camminare, lentamente, senza avere particolare fretta di raggiungere l’Hyperion. Non aveva fatto neanche un centinaio di metri che Cordelia gli si parò davanti.

- Ma bene! – esclamò, fingendosi arrabbiata. – È così che si esegue una missione? -

Connor arrossì leggermente.

- Cordelia… -

- Sei il degno figlio di tuo padre! – continuò con tono indignato. – Tutte ai vostri piedi cadono! -

- CORDELIA! – ripeté Connor alzando la voce.

La donna scoppiò a ridere.

- Cordelia, Cordelia… - lo scimmiottò. – Anche in questo sei come lui, quando parlo con voi non fate che dire ‘Cordelia!’ con quel tono come a dire ‘Vergognati!’ e anche se io cerco… Cordelia! – la donna di interruppe per esclamare insieme a lui.

Il ragazzo scosse la testa e riprese a camminare. Lei gli si fece affiancò, e il grosso sorriso nel suo volto si mutò in un’espressione seria.

- Non… non ti sei mai interessato alle ragazze – disse, come riflettendo ad alta voce.

- C’è sempre una prima volta in tutto… per le ragazze, per andare al mare… - sorrise Connor.

- Ma perché proprio lei? Voglio dire… - Cordelia prese a tormentarsi il lobo dell’orecchio, a disagio. – non ho niente contro di lei, ma vorrei sapere perché lei… e non un’altra. -

- Non lo so – Connor assunse un’espressione pensierosa. – Credo… credo perché mi fa sentire bene… perché è sempre sorridente. Guardandola sorridere pensi che la vita è meravigliosa, perché solo una persona con la vita meravigliosa può sorridere così. E anche perché non conosce mio padre. E perché è normale -

- Tuo padre?… Normale? – ripeté Cordelia esterrefatta. – Non pensavo aspirassi alla normalità. -

- Infatti io non aspiro affatto alla normalità. Però il fatto che lei lo sia, mi fa essere sicuro che… che un giorno non scoprirò che si è avvicinata a me solo perché sono il Figlio del Miracolo, o quel diavolo che sono. E il fatto che non conosca mia padre, mi fa essere sicuro che non se ne uscirà un giorno con la frase “Tuo padre mi ha salvato la vita” o “Tuo padre mi ha distrutto la vita”. Sono cose che non fanno mai piacere, sai. Ecco, credo… sono per questi motivi, e poi per altri motivi che non mi spiego… che non cerco di spiegarmi. E il fatto che io mi senta tanto bene con lei mi spaventa, perché questa è stata la serata più bella della mia vita, mentre per lei è stata solo una serata noiosa con una conclusione più piacevole. Il fatto di sapere che non vedremo mai le cose nello stesso modo perché… penso che sia perché io sono uno scherzo della natura, e lei no. Perché lei è sempre sorridente, e io sono sempre imbronciato… come mio padre, lo so -

Cordelia sospirò.

- Capisco. E cosa mi dici di Spike? – domandò, cercando di cambiare argomento.

- Quel ragazzo si è comportato in modo assolutamente normale per tutta la serata, non ha cercato di mordere nessuno, è sicuramente vivo ed ha anche una faccia mediamente simpatica da tipico adolescente medio americano che gioca a rugby e mangia al fast food. Ciò non esclude che possa essere la reincarnazione di William il Sanguinario, ma non da certo l’impressione di essere pericoloso. Credo che, mm, lo stenderei in mezzo minuto -

- E penso che questa sia una buona notizia -

- Questo sta ai cervelloni deciderlo -

 

 

***

 

 

- Mamma! Mamma! – urlò Dawn in direzione di sua madre, correndo forte per sfuggire alla ragazza bionda che l’inseguiva. Si nascose dietro la schiena della madre, facendo la linguaccia alla ragazza che rispose incrociando le braccia al petto e alzando lo sguardo al cielo.

La madre alzò lo sguardo dai fogli posati sul tavolo della cucina, aspettando di ascoltare il motivo dell’ennesimo litigio tra sorelle.

- Dawn, giuro, io giuro che se solo tu provi a dire qualcos-… -

- Buffy ha il fidanzato! – strillò la bambina, continuando a nascondersi dietro alla madre. – Ed è anche più grande! Buffy ha il fidanzato! -

- Mamma! – si lamentò la maggiore, lanciando occhiate assassine alla sorellina. – Dì qualcosa tu! -

- Di quanto è più grande, precisamente? – domandò la donna posando lo sguardo sulla ragazza bionda. Buffy sbuffò.

- Non è il mio fidanzato! – esclamò in tono lamentoso. – Lui è… un ragazzo dell’università, che mi aiuta in storia. Lo hai conosciuto mamma, non è il mio fidanzato! -

- Ma vorrebbe che lo fosse! – asserì Dawn convinta, muovendo lo testa e facendo ondeggiare le lunghe trecce. – Lo so perché l’ha scritto nel diario… Buffy e Angel, Buffy+Angel, Buffy&Angel 4ever… -

- Menti! – urlò Buffy per interromperla.

- No, dico la verità! E il tuo fidanzato non mi piace neanche, se vuoi saperlo! Ha… ha la faccia di uno sfigato! -

- Dawn! Chi ti ha insegnato quella parola? – la interruppe la madre, sconvolta.

- Lui non è uno sfigato! E la sua faccia è bellissima! – esclamò Buffy, punta sul vivo.

- Vis-to??! Se l’è presa, vuol dire che ho ragioneeee… -

- Dawn Summers, smettila di provocare tua sorella. Buffy Summers, lo sai che Dawn è solo una bambina, perché te la prendi tanto? Impara ad essere più paziente. E ora andate, su, non dovete fare i compiti? -

- Io li ho già finiti! – annunciò orgogliosa la bimba.

- Buffy? -

- Uff, vado, vado… -

 

 

***

 

 

Dawn stava seduta sul bancone della cucina, osservando con un leggero sorriso sulle labbra sua madre, che prendeva il the con un ragazzo.

- Posso avere anch’io un biscotto? – chiese sorridendo. Il ragazzo glielo passò.

- Tieni, cucciolo – Dawn lo prese entusiasta, sia per il dolcetto che per il bel soprannome.

- Me ne andavo per il parco a cercare una vittima, quando la vedo su una panchina che se la faceva con un demone del Caos, così le ho detto “Io non sono tenuto a sopportare questo” e lei dice “Va bene” e io dico “Va bene, fa come ti pare!” Capisce, io intendevo fare pace! – esclamò il ragazzo rivolgendosi a Joyce.

- Oh, poverino – fece Dawn, sinceramente dispiaciuta.

- Beh, non era certo una donna posata -

- Posata? Come una forchetta? – ridacchiò Dawn.

- Oh, no, cucciolo, nel senso che era del tutto scoppiata! Pazza, capisci? Ed era quello che più mi piaceva in lei – le spiegò il ragazzo.

- Vedi Spike, anche quando credi di stare bene con una persona non è detto che sia per sempre. Ad esempio, quando il padre di Dawn… - cercò di confortarlo Joyce.

- No, questo è diverso, il nostro doveva essere un amore eterno! – la interruppe Spike. – Non ha altri di questi dolcetti? -

Dawn saltò giù dal bancone.

- Vado io, li prendo io i dolcetti! – esclamò aprendo un cassetto.

 

 

***

 

 

Dawn posò la testa tra le mani, appoggiando i gomiti sulle ginocchia. Il rumore del campanello la fece sobbalzare, e si alzò in piedi di scatto.

Sua madre non era in casa, e sua sorella dormiva. Non voleva andare a svegliarla, anche se le aveva sempre raccomandato di non aprire la porta agli sconosciuti… tra poco sarebbe andata a caccia, meritava un po’ di riposo!

Corse a guardare dallo spioncino chi era: perfetto, non era uno sconosciuto. Dawn aprì la porta, piantando un paio di occhi azzurri decisamente infuriati nelle iridi scure dell’uomo di fronte a lei.

- Ciao, Angel – salutò freddamente.

- Ciao, piccola -

- Non sono piccola – lo interruppe immediatamente lei.

- Dawn… posso entrare? -

- Non lo so. Hai l’invito? Se ce l’hai, bene, altrimenti scompari -

Angel sospirò ed entrò in casa.

- C’è Buffy? -

- Non credo che saresti venuto se lei non ci fosse stata – Dawn si lasciò cadere pesantemente sul divano incrociando braccia e gambe. Angel mise le mani in tasca, fissando quella bambina dallo sguardo troppo severo e arrabbiato per la sua età.

- Cosa c’è? – chiese dolcemente.

Dawn per un secondo fu tentata di sorridergli. Era stata terribile con lui. Si sarebbe presa a schiaffi da sola… ma Angel no, Angel non l’avrebbe mai fatto. Come faceva ad essere sempre così paziente?

Questo però non cambiava il fatto che fosse arrabbiata con lui.

- Tu hai fatto piangere mia sorella – gli disse in tono duro, fissandole negli occhi con cipiglio arrabbiato.

Per un attimo pensò che Angel fosse scioccato dalla notizia, tale era il suo sguardo dispiaciuto. Ma lo sapeva, no? Buffy piangeva sempre per lui.

- Io… non volevo. Dawn, davvero, se dipendesse da me, non farei mai piangere Buffy -

- Questo non cambia il fatto che tu l’abbia fatta soffrire – alla bambina sfuggì un singhiozzo.

- Lei è quella forte. Lei è la Cacciatrice. Quando piange io… io non riesco… non ci riesco, non… - Dawn cercò stoicamente di trattenere le lacrime, mordendosi le labbra. – Perché la fai soffrire? Se la ami così tanto… se ti ama così tanto… perché non potete semplicemente essere felici… senza piangere? -

Angel si sedette vicino a lei, sul divano, poggiandole una mano sulla spalla. Dawn si alzò di scatto, asciugandosi violentemente le lacrime con le maniche della maglietta e fissandolo in modo duro.

- Per questo… per aver fatto piangere mia sorella… io non ti perdonerò mai. -

 

 

***

 

 

Dawn si sedette al fianco di Spike, cercando di decifrare insieme a lui la sottile calligrafia dell’Osservatore di sua sorella.

- Aspetta, qui c’è qualcosa. “Tarnis, dodicesimo secolo. Uno dei frati fondatori dell’Ordine di Dagon. Essi sono apparsi al solo scopo di essere i protettori della Chiave.” – lesse.

- I tipi che indossano lunghe vesti marroni sono sempre protettori di qualcosa. È il solo modo in cui possono giustificare il prendere con sé delle ragazze – la interruppe Spike.

- “La Chiave non è descritta esattamente nella letteratura conosciuta” – continuò la ragazza. - “ma tutti gli studi suggeriscono che sia una fonte di energia vibrante in una frequenza dimensionale oltre le normali percezioni umane. Solo coloro che sono fuori dalla realtà possono vedere la vera natura della Chiave.” Fuori dalla realtà? Cosa significa? – domandò al vampiro.

- Un preveggente, probabilmente. Oppure un semplice pazzo. Cos’altro dice a proposito di questa Chiave? È fatta d’oro? Se ci paga, corriamo a prenderla. – rispose Spike.

- “La Chiave è anche sensibile a rivelarsi davanti agli animali, soprattutto quelli con struttura canina o serpenti” – lesse ancora Dawn.

- “I Monaci posseggono l’abilità di trasformare l’energia, piegare la realtà” Bla bla bla. – Spike face qualche commento sarcastico su quanto Giles fosse noioso. – “Loro dovevano essere sicuri che la Cacciatrice proteggerà la Chiave con la sua vita. Così loro mandarono la Chiave da lei in forma umana... in forma di sorella.” Huh. Io credo che sia tu, briciola. -

 

 

***

 

 

Dawn illuminò con la torcia la caverna buia.

- Nessuno ti farà del male – sentì la voce di Spike che cercava di rassicurarla.

- Davvero? Lo stesso nessuno che ti ha fatto questo? – replicò lei.

- Cosa, questo? Solo pochi lividi -

Dawn alzò lo sguardo, fissando il volto pesto del vampiro e i vari lividi che spiccavano nel suo corpo.

- Niente di speciale – Spike si voltò verso di lei e notò la sua espressione nervosa. – Ehi, forza, piastrina. Non devi avere paura. Forse Glory non vuole ucciderti, forse vuole qualcosa di… -

- Peggiore? – gli venne in aiuto Dawn. Spike non rispose e continuò ad avanzare. Dawn si sedette su una pietra per terra, sconsolata.

Spike, alle sue spalle, si voltò e la vide.

- Ehi -

Si avvicinò a lei e tese una mano, facendo per accarezzarle i capelli, ma quando lei alzò la testa verso di lui dissimulò il gesto passandosi una mano fra i capelli.

- Vuoi sapere di cosa ho paura, Spike? Di me stessa – calde lacrime le solcarono le guance. – Adesso Glory crede che la Chiave sia Tara, ma sono io la Chiave, Spike. Sono io. E se succede qualcosa a Tara… sarà per colpa mia. Le tue ferite, la tua gamba… anche questo è colpa mia. Sono come un parafulmine per il dolore e la sofferenza. E tutti quelli che mi sono accanto soffrono e muoiono. Io… devo essere qualcosa di orribile… per causare tanto sofferenza… e male -

- Cavolate – la liquidò Spike in tono deciso.

- Cosa ne sai, tu? – gli chiese Dawn piangendo.

- Sono un vampiro. Ne saprò qualcosa del male. Tu non sei malvagia -

- Forse… non sono malvagia. Ma non credo di poter essere buona – alzò gli occhi verso Spike, come sperando che lui la smentisse.

- Beh, io non sono buono, e sono okay –

Act 9: Presents

 

Dawn accostò la porta della propria stanza piano, cercando di fare meno rumore possibile. Scese le scale in punta di piedi, e prese la propria cartella che si trovava nell’atrio. La portò in cucina e si lasciò cadere sgraziatamente su una delle sedie, cominciando ad estrarre il diario su cui aveva appuntato i compiti da fare. L’orologio a pendolo, nell’ingresso, segnò le otto di mattina.

 

Connor sbadigliò sonoramente.

- Cos’è, non hai dormito stanotte? – domandò Fred. Cordelia fece per aprire bocca e risponderle, ma un’occhiataccia del ragazzo la fermò.

Fred, incurante, cominciò a servire la colazione.

- Dove sono Gunn e Wes? – chiese. I due entrarono in cucina proprio in quel momento, prendendo posto al tavolo.

- Angel dorme? – domandò Cordelia. Fred annuì, finendo di apparecchiare e accomodandosi al tavolo.

- Sì, ieri sera la ronda è stata più dura del solito… - spiegò Gunn. – A voi invece com’è andata? -

- Connor… - cominciò Cordelia illuminandosi tutta, pronta a fare una grande rivelazione.

- Connor pensa che sia meglio che si spieghi lui – la interruppe il ragazzo, appoggiandosi allo schienale. – Allora, quel ragazzo, William, non è un vampiro, non sembra affatto forte… o almeno credo, non ci ho combattuto… e si è comportato normalmente. Non ha niente che potremmo definire sospetto. Potrebbe essere un buon segno? -

- Niente impedisce che sia lui. Ricordo che quando tua madre… - Wesley si interruppe, notando lo sguardo scuro di Connor. – Quando Darla è tornata in vita aveva la sua anima, ed era un normale essere umano. È stata poi Drusilla a vampirizzarla di nuovo -

- Darla si è lasciata vampirizzare perché era malata. Lo stesso motivo che l’ha indotta a farlo la prima volta. Ma Spike? È stato solo una vittima del caso? Oppure era malato anche lui? – lo contraddisse Cordelia.

- Dovremo chiederlo ad Angel, forse lo sa – propose Fred alzandosi.

- No – Gunn le mise una mano sul braccio, facendole segno di sedersi. – Ora Angel dorme, è molto stanco. Glielo chiederemo stasera. Nessun vampiro può vampirizzare William finché è giorno -

- Va bene – Fred si risedette. – Okay ragazzi, progetti per la giornata? -

Cordelia a quel punto non ce la fece più a trattenersi, ed esclamò:

- Connor ha un appuntamento! -

Tre paia d’occhi increduli si puntarono sul malcapitato, che non poté evitare di arrossire come un peperone.

- N-non è proprio un appuntamento… - balbettò. Cordelia scosse la testa.

- Ragazzo mio, non ci siamo proprio. Se arrossisci ora, cosa farai davanti a lei? -

In quel momento, l’orologio della cucina batté le nove.

 

- Ma perché sto prendendo questa brutta abitudine di stare sveglio di giorno? – si chiese Spike scendendo le scale.

- Spike!! – la voce gioiosa di Dawn gli fece passare gli ultimi residui di sonno. – Buon giorno!! Aspetta, vado a riscaldarti la colazione! -

Spike seguì con lo sguardo la ragazza.

- Ma come ti sei vestita? – le chiese, sapendo bene quando adorasse restare in pigiama in giorni in cui non doveva andare a scuola.

- Spike, hai notato che stai cominciando a dire questa frase più di quanto tu non dica “Bloody Hell!” o “Buffy!”? – ribatté lei posandogli una tazza di sangue davanti. Spike la prese storcendo il naso, punto nel vivo.

- Che c’entra… - cominciò a ribattere. Dawn quella mattina indossava un vestitino azzurro a fiori bianchi, con due spalline sottilissime, che lasciava scoperta la schiena ed arrivava un po’ più su del ginocchi. Sotto di esso poteva scorgere la spallina del costume da bagno da bagno azzurro.

- Vai qui fuori a fare il bagno? – domandò portandosi la tazza alle labbra.

- No – Dawn scosse la testa e fece un giro intorno a se stessa, gioiosa. – Esco, ho un appuntamento al bar, e poi forse andremo alla spiaggia… -

- Ah, vai con Tess? -

- No – Dawn tolse della polvere inesistente dal vestito. – Con Connor, il ragazzo che ho incontrato in discoteca -

- C-cosa? – tossì Spike, a cui era andato di traverso il sangue. Dawn gli batté una pacca sulla schiena, per cercare di farlo stare meglio.

- Non verremo qui comunque, non ti porto il nemico in casa… - gli comunicò con un sorrise. Spike tossì un paio di volta, cercando di recuperare una dignità, e si pulì la bocca con il tovagliolo che Dawn gli porgeva.

- Ehm, beh, allora… - incespicò con le parole. – Avrei una cosa per te… -

- Per me? – ripeté Dawn stupita. Spike scomparve dietro la porta, per poi ricomparire poco dopo con un pacchetto in mano, che le porse gentilmente.

Dawn strappò la carta, entusiasta, e trovò una borsa bianca, a tracolla, con tante tasche e un portachiavi a forma di sole.

- È bellissima! – esclamò, voltandosi verso di lui. – Sei fantastico, ti ringrazio tanto! È davvero meravigliosa! -

Spike sorrise.

- Sembra che più tasche ci siano più sia alla moda… mi sono fatto consigliare… -

Dawn rimase un attimo a rimirare la sua borsa, al culmine della contentezza, quando la voce di Spike la distrasse dalla sua contemplazione.

- Allora dolcezza, fatti abbracciare… - Dawn si girò verso di lui e gli gettò le braccia al collo, stringendolo con foga.

Dawn le posò un bacio sulla fronte e uno sul naso. Dawn ridacchiò contenta.

- Ora vai, su… e se hai bisogno di qualcosa chiamami, hai il cellulare con te no? -

- Certo! – Dawn si strinse la borsa al petto, per poi gettare un’occhiata all’orologio, che segnava le dieci meno dieci.

- Oddio! Sono in ritardassimo! Devo correre! Ci vediamo stasera! – esclamò, cominciando ad infilare lo stretta necessario nella borsa.

 

Connor era appoggiato con la schiena al muretto, con le braccia conserte, e aspettava. Quando sentì una serie di passi leggeri alzò lo sguardo, per vedere Dawn che gli correva incontro con un gran sorriso sul volto. Si mise dritto e le sorrise dolcemente.

 

- Ciao, Dawn -

Dawn ricambiò il sorriso con calore, e gli afferrò il braccio.

- Ciao! Hai visto che venticello fresco? Forse oggi non è una giornata ideale per fare il bagno -

Connor si strinse nelle spalle.

- Non è niente di grave. Dove vuoi andare? -

- Andiamo al mare lo stesso, dai! Facciamo una passeggiata sulla spiaggia – propose lei. – Ti va? -

Connor annuì.

- Certo che mi va -

Così, senza lasciare il braccio del ragazzo, Dawn gli indicò la strada per la spiaggia.

 

- William, mi spieghi cosa stiamo facendo? – domandò la ragazzina mora sbuffando irritata.

- Taci Elizabeth. Stiamo passeggiando, non vedi? -

- Gne gne gne – gli fece il verso lei. – Pensare che potrei essere a leggere un bel libro ora e invece sono qui a perdere tempo con te -

William alzò gli occhi al cielo.

- Ma quanto sei noiosa Elizabeth! – rispose lui, guardandosi intorno.

- No, io sarei noiosa? Tu non hai un briciolo di responsabilità! Se non sbaglio Di ti aveva detto di farmi compagnia, e invece siamo qui, in questo posto… che puzza! -

William sospirò, facendo una breve carezza sulla testa della ragazzina. Elizabeth Arley aveva solo quattordici anni, lunghi capelli neri come le ali di un corvo e una paio di occhi azzurri chiarissimi, che lo facevano rabbrividire ogni volta che li fissava intensamente. Possedeva un’intelligenza fuori dal comune e sin da quando era piccola gli era sempre stata tra i piedi. La maggior parte delle volte si comportava come una bambina petulante, e sapeva esattamente come farsi obbedire da lui e da chiunque la conoscesse in tutto e per tutto. Era la figliastra della sorella della madre di Tess, e tutti gli adulti che conosceva l’adoravano. Era anche la creatura più falsa e opportunista che conoscesse, ma lui non poteva fare a meno di farle da angelo custode ed accontentarla in tutto e per tutto… l’adorava, anche se non sapeva perché.

- Questo posto non puzza. Siamo al mare, Lizzie – disse con tono paziente.

- C’è puzza di pesce! – protestò la ragazzina.

- Quando sentirai puzza di hamburger vorrà dire che c’è qualcosa di strano, ora vieni dal tuo Will che facciamo un bel giochino… -

- Definisci “bel giochino”, sono una piccola bambina innocente – fece Elizabeth, alzando il nasino per aria, diffidente.

William si passò una mano tra i capelli, sconsolato. Come poteva una semplice quattordicenne essere così irritante?

- Noi seguiremo quei due ragazzi, in silenzio e senza farci vedere. Chi si fa beccare perde. Ti va Lizzie? -

La bambina fissò per un istante la coppia, per poi posare gli occhi sul ragazzo al suo fianco.

- Va bene! – esclamò con un sorriso. William la fissò incredula.

- Va bene? – ripeté, non credendo alle proprie orecchie.

- Sì, certo… sembra un gioco divertente! Che aspetti? Li stiamo perdendo! -

William osservò la ragazzine fare qualche passo avanti, saltellando più vicina all’acqua. Non una lamentele, una protesta, una battuta maliziosa… decisamente, l’aria di mare faceva bene a Lizzie.

 

Buffy si strinse nella giacca leggera che aveva addosso, guardando fuori dal finestrino. Da quando Spike l’aveva praticamente cacciata facendola passare per la finestra era rimasta in macchina, e lì aveva dormito. Ora era indecisa… era ancora lì, tanto valeva entrare in casa e mangiare qualcosa. Ma…

Buffy aprì la portiera con uno scatto deciso, mise le chiavi in tasca e cominciò ad incamminarsi con passo sicuro.

 

Angel si svegliò di soprassalto. Si alzò in fretta dal letto, infilandosi la prima camicia a portata di mano. Aveva una strana sensazione.

Senza neanche perdere tempo ad abbottonarsi la camicia scese di sotto.

La Angel Investigation era impegnata in un’attività quantomeno insolita per la routine quotidiana dell’Hyperion: il dolce far nulla.

Wesley leggeva un libro seduto in poltrona, Cordelia aveva appoggiato sul tavolo tutto il suo repertorio di cosmetici e stava cercando di convincere Fred che il color muschio le stava un amore, e Gunn le osservava ridacchiando.

All’apparire del loro capo con l’aria stravolta tutti e quattro si girarono e lo osservarono incuriositi.

- Angel, cosa su… - cominciò ad informarsi Wesley, ma Cordelia lo interruppe.

- Angel! Proprio il vampiro di cui avevamo bisogno! Dillo tu a Fred, che il color muschio è l’ultima modo in fatto di cosmetica! – Cordelia sembrava essere pronta alla battaglia.

- …muschio…? – ripeté disorientato. Il quel momento suonò il campanello.

- Vado io! – esclamò Fred, felice di avere una scusa per scappare dal muschio.

I quattro rimasti seguirono con lo sguardo la corsa della ragazza, e la sentirono parlottare un po’ con qualcuno.

- A proposito, dov’è Connor? – domandò Angel voltandosi verso Cordelia. La donna non rispose, osservando scioccata qualcosa alle spalle di Angel. Il vampiro si voltò di scatto.

Fred si tormentava le maniche del maglione, a disagio.

- A insistito per entrare, non so chi sia… - mormorò.

Cordelia si alzò in piedi.

- Buffy…? – sussurrò Angel. La cacciatrice annuì piano, con gli occhi lucidi.

- Sono tanto contenta di vederti, Angel… -

- Ehm… - Cordelia tossì, per richiamare l’attenzione. – Buffy, ehilà! Quanto tempo, eh? Qual buon vento ti porta qui? -

- Volevo parlare con Angel… - rispose la Cacciatrice, imbarazzata. – Angel, possiamo…? -

- Certo – Angel si riscosse, e annuì, avvicinandosi a lei e posandole una mano sulla spalla. – Andiamo. Ragazzi, io sono nel mio appartamento, se avete bisogno di qualcosa… -

 

Era stata una passeggiata tranquilla. Dawn continuava a tenere il braccio di Connor, ma lui non sembrava infastidito. Avevano parlato un poco, di come lei avesse imparato a nuotare, della sua fobia per le meduse e di altre sciocchezze.

Dawn si sentiva bene. Non doveva per forza parlare di mostri o dimostrare di conoscere a memoria la stirpe delle Cacciatrici per parlare con Connor. Potevano anche chiacchierare di cose semplici, comuni. Questo la faceva sentire bene, di buon umore. Come… come con Spike. In un certo senso Connor glielo ricordava. Le dava un senso di protezione, di casa… come con Spike… come con la mamma.

Dawn rise a quel pensiero. Paragonare un ragazzo che le piaceva, paragonare Spike, a sua madre!

- Vuoi andare da qualche altra parte? – le chiese Connor distogliendola dai suoi pensieri.

- Sì… in realtà… io dovrei fare una spesa… ti scoccia accompagnarmi? -

- Ma certo che no! Cosa devi comprare? – domandò il ragazzo.

- Oh, beh… questo ancora non lo so… -

 

- Buffy, è grave? – domandò Angel, preoccupato. Buffy scosse la testa, accomodandosi su una sedia vicino al tavolo. Poggiò la mano sul legno del tavolo, e sussultò.

Quel legno… una sensazione di dejà vu così intensa, come se non fosse la prima volta che ci si appoggiava… come se quel tavolo fosse stato testimone di un attimo di felicità…

Scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri assurdi.

- Ero nei paraggi, e avevo voglia di vederti. Come amici… secondo te è grave, dovrei farmi curare? – ribatté lei acidamente.

- No, affatto… - sorrise dolcemente lui. Buffy si morse le labbra, a disagio.

- Ehi… - Angel allungò la mano verso di lei, e la strinse. – Lo sai che puoi dire tutto al tuo vecchio Angel… -

- Non parlare come un nonno, mi fai venire i brividi! – esclamò Buffy ridendo.

- Nonno Angel… suona bene, no? -

- I vampiri non possono avere figli! Ricordi, me lo dicesti tu! -

- Ah… - Angel smise di sorridere, colto in fallo. – Io… avrei una cosa veramente molto, molto importante da dirti… -

- Avanti, sputa il rospo. Sai che puoi dire tutto a nonna Buffy, no? -

- Certo, tutto come… ho avuto un figlio. – disse Angel in fretta, con il tono di chi si aspetta una condanna. Buffy rimase muta per qualche secondo.

- Tu… hai avuto… un cosa?!!? -

- Un figlio. Con Darla. Non chiedermi come può essere possibile. -

- Con Darla… Darla è morta! -

- Lei è tornata in vita -

- Ah, bene, me l’avessi detto sarei morta e risorta prima, così almeno a questo punto il figlio sarebbe mio e mi sentirei meno da schifo!! -

- Buffy… non volevo farti soffrire… - Angel si avvicinò a lei, chinandosi per guardarla negli occhi. – Forse non è il momento migliore per ribadirlo, ma lo sai che amo te e non Darla. Lo dimostra il fatto che davanti a te hai nonno Angel e non Angelus, il patrigno brutto e cattivo. Sai anche, Buffy, che non smetterò mai di amarti, ma io ora ho questo figlio, e niente è per caso. Se è nato, se è il figlio del miracolo, c’è qualche ragione. E devo occuparmi di lui, perché è un adolescente leggermente problematico e… -

- Un adolescente? Ma quando l’hai avuto? -

- Un anno fa – sospirò Angel. – Ma è stato rapito, e fatto crescere in una dimensione dove il tempo scorre più velocemente. Quindi ora è un diciottenne cocciuto e ce l’ha abbastanza con me, dato che l’uomo che l’ha cresciuto gli ha inculcato questo odio nei miei confronti… comunque ora va meglio, ha fatto amicizia con la banda e Cordelia ha già cominciato ad usarlo come portapacchi, il che vuol dire che si è integrato… -

Buffy sorrise.

- E qual è il suo nome? -

- Connor. È un nome irlandese -

Alla parola “irlandese” lo sguardo di Buffy scattò discretamente verso la mano di Angel. Ancora il Claddagh. Ancora in quella posizione.

- Allora, hai così tante novità, e anch’io ne ho qualcuna. Dawn è qui, vive a Los Angeles -

- La piccola Dawnie. A proposito di adolescenti ostili con il sottoscritto… -

- Sì, magari sarebbero anche una bella coppia, non credi? – esclamò Buffy scoppiando a ridere.

Angel sorrise a sua volta.

- Beh, magari se ha voglia di insultarmi, di tanto in tanto… potrebbe passare a trovarmi. -

- Glielo dirò sicuramente! -

- C’è qualcos’altro che vorresti dirmi, Buffy? Non hai l’aria tranquilla -

Sono andata a letto con Spike. Non lo amo ma gli voglio bene. È maledettamente simile a te. Se Dawn sapesse che l’ho usato di odierebbe. Tu mi odieresti, Angel? Ti prego, non odiarmi!

- No, niente. Anzi sì, è da ieri a mezzogiorno che non mangio, hai qualcosa? – domandò.

Angel diede un’occhiata all’orologio.

L’orologio… ancora quel senso di dejà vu…

- Fra mezz’ora è mezzogiorno. Ti inviterei fuori a pranzo, ma il tempo non mi è congeniale. Comunque i ragazzi staranno preparando il pranzo a quest’ora, vuoi fermarti? Non te li ho ancora presentati -

Buffy annuì sorridente. Magari sarebbe stato bello… stare con Angel e con degli amici, senza accuse, senza pensare al loro amore impossibile… divertendosi anche, magari. Senza sentire quella sottile avversione nei loro confronti… perché loro non l’avevano strappata dal Paradiso. Per questo, forse, con loro poteva sentirsi bene. Come una volta… come quando era al liceo, e poteva bisticciare con Cordelia, poteva amare Angel, poteva sorridere sinceramente a Willow e Xander, poteva vedere Giles, poteva scorgere ancora la dolcezza dell’inconsapevolezza negli occhi di Dawn. Come quando era felice.

- Cordy! – la segretaria si girò quando sentì il suo capo, sulla soglia della cucina, che la chiamava. – Si può aggiungere un posto a tavola? -

- Certo che si può! – esclamò la donna battendo le mani, entusiasta. – Buffy, vieni, ti presento la Angel Investigation! -

Buffy si girò verso Angel, per sorridergli riconoscente. Quando il vampiro ricambiò il suo sorriso Buffy si voltò, e corse verso Cordelia.

- Buffy, ti ricordi di Wesley? Lui invece è Gunn… e lei è Fred -

- Ciao Buffy! – la salutò allegra Fred. – Oggi ha promesso di cucinare Wesley, sapessi che manicaretti! Ci sarà un pranzo squisito -

- Piacere di rivederti, Buffy – disse Wesley alzando lo sguardo verso di lei, per poi posare il libro che ancora teneva in mano su un tavolino e dirigersi ai fornelli.

- Piacere, Buffy! – la salutò anche Gunn.

Angel li raggiunse, osservandoli da dietro a Buffy, con le braccia incrociate al petto e un lieve sorriso che gli increspava le labbra.

- Cercate di non spaventarla, ragazzi – sorrise.

- Ma sentitelo! – esclamò Cordelia, mentre Fred prendeva lo strofinaccio dalle mani di Wesley e lo lanciava in testa al vampiro, che lo afferrò al volo.

- Ottima mira – si complimentò lui rilanciandoglielo. Gunn si alzò dalla sedia in quel momento e intercettò lo strofinaccio, che gli finì in testa.

- Ehi! – esclamò contrariato, prendendo a sua volta la mira e rilanciandolo verso Angel. Purtroppo mirò troppo in basso, centrando Buffy, che lo afferrò al volo scoppiando a ridere.

- Okay, okay ragazzi, time out… - li calmò Angel alzando le braccia. – Su, fra un po’ sarà pronto, e abbiamo un’ospite, ricordate? – chiese con un sorriso bonario.

Fred scattò in piedi, seguita da Cordelia, che cominciò a togliere dal tavolo tutti i vari cosmetici.

- Vado a prendere una sedia… - disse Angel, ma Gunn lo fermò con un cenno della mano.

- Non ce n’è bisogno. Connor mangia fuori. -

- Cos’è che fa Connor? – chiese Angel aggrottando la fronte. – Non lo sapevo -

- Si sarà dimenticato di dirtelo -

- Secondo me non ha proprio voluto dir-… - Angel si interruppe al suono della risata cristallina di Buffy.

- Scu-scusami… - fece lei ridendo ancora. – È che è strano vederti comportare da genitore severo… -

- Glielo dico sempre anch’io, è grottesco! -

- Grottesco? Cordelia, TU che lavori, è grottesco! – ribatté Angel scuotendo la testa.

Buffy li fissò, incantata. Quell’atmosfera come di famiglia, di casa… le piaceva. Le piaceva immensamente.

 

Dawn sorrise guardandosi intorno.

- Esattamente cosa stiamo cercando? – domandò Connor osservandola.

- Un regalo per un mio amico – rispose Dawn. – Oggi mi ha regalato questa borsa – batté una mano sull’oggetto in questione. – e io volevo ricambiare -

- Capisco. Mmm… - mormorò Connor aggrottando la fronte. – Ha qualche hobby? Qualche indumento preferito? -

Dawn scosse la testa, sconsolata.

- Non che io sappia -

 

La mattinata era passata velocemente, e così anche l’ora di pranzo. Buffy e la Angel Investigation avevano cenato piacevolmente, e dopo pranzo Cordelia aveva convinto Buffy e Fred ad accompagnarla a fare shopping.

Spike aveva finalmente potuto comportarsi come un vero vampiro e dormire tutto il giorno.

Connor e Dawn avevano guardato moltissimi negozi. Alla fine, sconfitti, si erano fermati in un bar per pranzare.

- Connor, guarda, il mercatino! – esclamò Dawn, afferrando un bigliettino dal bancone del bar, felice come una bambina. – È qui vicino! Andiamoci, dai! -

Dawn lo afferrò per mano e lo trascinò fuori. Passeggiarono per un po’, non accennando a lasciarsi la mano.

Dawn si fermò di colpo.

- Guarda, Connor! Non ti sembra un bel regalo? – esclamò sogghignado trionfante indicando una bancarella.

 

- Grazie a tutti per la splendida giornata! – esclamò Buffy, radiosa.

- Grazie a te Buffy! -

- Torna a trovarci! – fece Cordelia.

- Cordy, non le hai venduto niente, possibile che la tua personalità da sfruttatrice arrivi a questi lapsus?? – la prese in giro Wes. Cordelia gli fece la linguaccia.

- Ci vediamo Cordy, Wes, Fred, Gunn… Angel. Tornerò a trovarvi la prossima volta che verrò da Dawn! -

Angel sorrise.

- Ti sto già aspettando -

 

- Spike!! Sono tornata! – Dawn entrò in casa correndo felice, e gli si buttò tra le braccia.

Spike ricambiò l’abbraccio, ridendo.

- Bentornata a casa, principessa! - esclamò colto alla sprovvista da tanto affetto.

Dawn fece un salto all’indietro, dedicandogli uno sguardo furbo.

- Ho una cosetta per te! È una cosa necessaria, ora che siamo una famiglia! -

Spike sorrise, e sentì qualcosa riscaldargli il cuore a quella parola, famiglia. Dawn gli porse un pacchetto.

- Accidenti, grazie briciola – esclamò, cominciando a scartarlo. Quando vide il contenuto del pacchetto, l’accolse con una gran risata, scompigliando i capelli della ragazza.

Un grazioso grembiule da cucina con la scritta “Home sweet home” sarebbe stato per sempre il loro simbolo.

Ora, per la prima volta da anni, anche lui poteva dire di avere una famiglia.

Act 10: Double Dawn

 

Caro diario,

ci ho pensato tanto, e ho deciso che non mi serve più avere un diario. Quindi questa è l’ultima pagina che scriverò.

In un certo senso mi sembra di tradirti, sai? Perché tu mi hai aiutato in tanti momenti difficili, accogliendo i miei timori, le mie angosce in queste pagine.

Ma ora non voglio più avere timori od angosce, e se le avrò, potrò dirle a Spike.

Spike è qui con me sempre. Noi due ci prendiamo cura l’uno dell’altra… certo, anch’io faccio la mia piccola parte, sai? Perché se lui è triste, alle volte riesco a farlo sorridere. È tanto bello quanto raro il sorriso di Spike… alle volte mi chiedo cosa sarebbe successo se Buffy non avesse deciso di mandarci qui, a LA.

Magari sarebbe stato un futuro migliore… ma non credo, no. Può esserci qualcuno più felice di me, ora?

Ho anche conosciuto un ragazzo. È molto carino, mi piace tanto… anche se è un po’ strano in realtà. Ma non importa, a me piace così com’è. Si chiama Connor.

Buffy mi ha chiamato e mi ha dato l’indirizzo di Angel. Non credo che andrò a trovarlo… a Spike non penso farebbe piacere. Però Buffy… se lei ha l’indirizzo di Angel, allora forse si stanno riavvicinando. E se lui la facesse soffrire ancora? Forse in fondo dovrei farci una chiacchierata…

Credo che sia pronta la cena. Oggi cucina Spike, povera me!

Addio,

 

Dawn

 

 

- Willy! Willy! -

Lizzie gli corse incontro, saltellando allegra. Il ragazzo le lanciò uno sguardo diffidente.

- Cosa c’è? -

La ragazzine mise le mani dietro la schiena, assumendo un’espressione innocente e indifesa.

- Andiamo al mare? -

- Al mare? – ripeté lui. – Lizzie, lo sai che io adoro il mare, ma tu non lo detestavi? L’altro giorno dicevi che c’era puzza di pesce! -

- Sì, però a te piace il mare, a non è giusto che tu non debba andarci solo per colpa mia – Lizzie assunse un’espressione sofferente. – Lo sai che ti voglio bene… -

- Certo, ma riconosco anche quando hai combinato qualcosa e non lo vuoi far capire… - ribatté William.

Lizzie gli lanciò uno sguardo offeso.

- Va bene! Fai come vuoi! – esclamò voltandosi di scatto, adirata. Corse in camera sua buttandosi sul letto, mentre qualche lacrima le bagnava il volto.

- William non mi vuole più bene… - si lagnò. – Ha una nuova bambina da portare al mare, quella dell’altro giorno… brutta cattiva! La preferisce perché lei è una leccapiedi, ma non vuole veramente bene al mio William! Lei non gli vuole veramente bene, ne sono sicura! -

 

- …e se credi che… -

Una luce l’avvolse prima che potesse completare la frase. Urlò, terrorizzata, schermendosi il volto con le mani.

La sua caduta fu attutita da qualcosa di morbido. Incredula, si rese conto di trovarsi seduta su un letto.

Si alzò a sedere, guardandosi intorno. Sembrava una normalissima camera da letto, peccato che lei non l’avesse mai vista.

Si diresse verso la finestra, guardandovi fuori. Quello era il panorama di Los Angeles.

- …i compiti di storia per lunedì, e… - si voltò di scatto al suono di una voce conosciuta.

Davanti a lei, una ragazza dai lunghi capelli castani e un uomo biondo la fissavano increduli.

 

Dawn afferrò il braccio di Spike, stringendolo forte. Spike aprì la bocca, fece per dire qualcosa, ma si fermò, spostando lo sguardo dalla nuova arrivata a Dawn, e poi ancora alla nuova arrivata.

- Dawn… e Dawn? – mormorò incredulo.

 

- La situazione è una delle più assurde con cui abbia mai avuto a che fare. Come possono essercene due? – domandò Angel. L’agenzia, di fronte a lui, si lanciò una serie di sguardi perplessi.

- Sei sicuro che Spike sia vivo? -

- Ovvio che sono sicuro! – ribatté Angel. – Spike è… è sangue del mio sangue. Se fosse morto lo avrei sentito. No, Spike è vivo. E quel William gli somiglia in modo impressionante… -

- Ma Connor dice che non gli è sembrato forte -

- Questo lo fa sembrare ancora più pericoloso. Ragioniamo… per quale motivo I Poteri Che Sono, o chi per loro, avrebbero voluto avere due Spike? -

- Amanti del bello? – suggerì Cordelia. Angel le lanciò un’occhiataccia.

- Spike ora dov’è? L’ultima volta che l’ho visto, era venuto qui per la Gemma di Amara. Drusilla l’ha lasciato, ma sembrava essersi già ripreso… e messo con quella Harmony, vero? -

Wesley inarcò un sopracciglio.

- Stiamo cercano di capire come mai ce ne sono due o analizzando le sue situazioni sentimentali dal Novecento ad oggi? – domandò con ironia.

- Ma si è lasciato anche con Harmony – aggiunse Cordelia, assolutamente partecipe nella conversazione. Wes sbuffò.

- Fate come se non avessi detto niente… -

- Ma un motivo deve esserci… non può comparire una copia di una persona, un vampiro o chi volete voi, così, senza un motivo -

Connor si lasciò sfuggire un sospiro esasperato, alzandosi in piedi.

- Se credi siano stati i PTB, perché non vai a chiederglielo? – domandò irritato.

La Angel Investigation si scambiò uno sguardo imbarazzato.

- Sentiamo! Perché nessuno ci ha pensato prima?! -

 

Spike si prese la testa fra le mani, cercando di placare il martellante mal di testa che gli era venuto.

La Dawn che viveva con lui era in piedi, con uno sguardo spaesato e fissava i suoi compagni di stanza, sbattendo le palpebre ancora non ben conscia della situazione.

L’altra Dawn aveva le braccia incrociate e uno sguardo seccato.

- Allora, qualcuno mi può spiegare cosa diavolo è successo?? Perché ci sono due me? -

Spike alzò lo sguardo.

- Non credo ci siano due te. Credo… quanti anni hai, Dawn? -

- Quasi diciotto -

- Lei ne compirà fra poco diciassette – disse Spike indicando l’altra Dawn.

- Allora è possibile che tu venga dal futuro! – esclamò allegramente Dawn.

- Ma io questo posto non l’ho mai visto – ribatté l’altra guardandosi intorno. – Cioè, so che siamo a LA, ma perché, si può sapere? -

- Perché io vivo qua – rispose la più piccola. – Con Spike. -

- Qua?! Con lui?! – ripeté Dawn esterrefatta. – Ma quando mai! -

- Okay, okay ragazze – Spike si alzò in piedi e si mise in mezzo alle due. – Credo venga da una specie di realtà parallela. Una realtà in cui noi non viviamo insieme -

La più grande si premette un dito sul labbro inferiore, pensierosa.

- Ora che mi ci fate pensare, Buffy aveva proposto che mi trasferissi a LA da papà. Ma poi aveva saputo che lui era ad Honk Kong e che sarei stata sola, quindi ha lasciato stare -

- Nella nostra realtà – spiegò Dawn allegramente. – Buffy ha deciso che ci sarebbe stato Spike a farmi compagnia! -

L’altra incrociò le braccia lanciandogli un’occhiata.

- Ah. Bene. -

- Signorina, a me invece non va affatto bene. Quello sguardo impertinente non mi piace. Ora mi dici subito cos’hai, altrimenti… in realtà non c’è un’altra opzione. Dimmelo. -

- Spike… - mormorò la più piccola, avvicinandosi a lui. Spike le posò una mano sulla testa.

- Non ti preoccupare, Dawnie. Io so trattare con le donne Summers – le disse facendole un occhiolino.

- Vuoi la verità? Forse non ti conviene -

- Forse invece conviene a te dirmi tutto – ribatté Spike duramente. Dawn li fissò, con un peso nel cuore. Vedere se stessa litigare in quel modo con Spike… la faceva stare male.

- Lei non lo sa, vero? Dawnie – scimmiottò l’altra. – Non sa cosa hai fatto, cosa avresti fatto se non… -

- Io lo so! – intervenne Dawn. – Conosco il suo passato, so che… -

- Sai che ha cercato di violentare Buffy?! – strillò l’altra.

Un silenzio carico di tensione calò nella stanza.

- L’hai fatto davvero? – domandò Dawn volgendo gli occhi lucidi verso Spike. – Non ci credo che l’hai fatto! -

- Non l’ho fatto – disse Spike lentamente. – Non lo farei mai, credimi briciola -

- No?! No?! E io? Perché nessuno mi spiega… mi dice… perché lo Spike della mia dimensione invece l’ha fatto! -

Dawn alzò gli occhi verso Spike, mordendosi il labbro, a disagio.

- Io… - la ragazza indietreggiò di un passo. – io me ne vado… io devo andare… da Connor. Dobbiamo vederci al parco. – li guardò attentamente. – Voi due… chiaritevi. -

Dawn si girò e corse via, giù dalle scale.

- Aspetta! – esclamò Spike cercando di raggiungerla. Dawn gli bloccò la strada.

- Ora tu parli con me. – gli ordinò seccamente. Spike alzò gli occhi al cielo, incrociando le braccia al petto.

- Non cercherei mai di fare del male a Buffy, come non farei neanche del male a te! -

- Non parlo di questo! Lei non ha detto niente, vero? – l’espressione confusa del vampiro confermò i suoi dubbi. – Immaginavo… - mormorò leggermente. - …ma tu non sei più come prima, Spike. Da quando Buffy è tornata in vita… in un certo senso, ti sei sforzato così tanto di essere buono, per farti amare da lei, che le hai dato la parte migliore di te. Io… io avevo creduto davvero che tu fossi cambiato – la ragazza si scostò una ciocca di capelli dagli occhi. – Ma mi sbagliavo… perché tu… tu amavi così tanto Buffy, che vivevi in funzione di lei. Avresti fatto tutto per lei… come Buffy con Angel. E entrambe le storie sono finite male, molto male. Quindi Spike… per questo, tu non sei più lo Spike a cui volevo bene. -

Spike l’aveva ascoltata attentamente, incredulo.

- Non è vero… - mormorò cercando di contraddirla.

Lo sguardo di Dawn si fece infuocato.

- Certo che è vero. E fra poco se ne accorgerà anche lei. Ora ascoltami! Sai cosa è successo allo Spike della mia dimensione, alla fine? -

- Cosa è successo? – domandò Spike inarcando un sopracciglio.

- È MORTO! E lo sai qual è stata l’ultima cosa che ci siamo detti di davvero significativo?!?! -

- … -

- Gli ho detto che se si fosse ancora avvicinato a Buffy, gli avrei dato fuoco! -

Spike si lasciò cadere sul letto, sfinito.

- Dawn… -

- No, aspetta, aspetta la parte più bella… lo sai cosa hai risposto tu alla mia minaccia?! -

- Cosa ho risposto, Dawnie? – mormorò Spike alzando lo sguardo ad incrociare i suoi occhi.

- Hai risposto: “Buffy, da quando tua sorella è diventata così terrorizzante?!”! -

- E… a cosa vuoi arrivare con questo?! -

- Niente! Solo che al mio Spike non l’ho mai detto, ed è troppo che lo tengo dentro! Perché… perché non è possibile… lo Spike che conosco io avrebbe trovato un altro modo… lo Spike che conosco io non si sarebbe buttato nella Bocca dell’Inferno… lo Spike che conosco io non sarebbe morto, perché lui è indistruttibile, e… -

Il vampiro si avvicinò a lei, ma Dawn indietreggiò al suo tocco, come se si fosse scottata.

- Ora voglio tornare a casa – gli comunicò gelida. – Nel mio mondo in cui tu sei morto, Amanda è morta, Tara è morta… -

- Tara?! – esclamò Spike saltando in piedi, sorpreso. – Quando?! Come?! -

- Vuoi dire che qui non è morta?! Non è ancora morta?! – sussurrò Dawn.

- Non lo è, dannazione! -

La ragazza uscì dalla camera di corsa, con il vampiro alle calcagna.

- Lei e Willow si sono già rimesse insieme?! -

- Dawnie, non seguo tutti i dannati gossip di Sunnyhell! -

- Lei è morta poco dopo che si sono messe insieme! Ma se glielo diciamo… se le avvertiamo… -

Dawn alzò la cornetta, componendo febbrilmente il numero do telefono di casa Summers.

- Pronto? – rispose la voce di Buffy.

- Buffy! Sono Dawn! Willow è lì?? -

- Oh… sì, è qui… Willow, c’è Dawn al telefono! - mormorò la Cacciatrice. – Comunque è buona usanza salutare! -

In sottofondo sentì la voce di Tara che diceva a sua sorella di aspettare che salisse al piano superiore per poter parlare con lei.

- Sì, sì ciao… Ma allora, anche Tara è lì?! -

Spike tamburellò nervosamente le dita sul tavolino di legno.

- Allora? – chiese con impazienza.

- Sta zitto Spike… ah, che bello… -

La ragazza coprì la cornetta.

- Si sono appena rimesse insieme… - sussurrò con voce terrorizzata.

Sospirò profondamente e riprese a parlare.

- Ascoltami, Buffy… so che ti sembrerà assurdo, ma… -

 

William bussò delicatamente alla porta della sua camera.

- Lizzy? Lizzy, tesoro, posso entrare? – domandò dolcemente.

- N-no – borbottò lei. – Sei cattivo, non ti voglio più vedere! -

William sospirò, entrando ugualmente e avvicinandosi a lei. Era seduta sul letto, e pareva esausta all’apparenza.

- Io posso essere buona… - mormorò lanciandogli uno sguardo da cucciolo ferito. – Lo posso essere, posso fare delle cose belle… posso anche salvare delle vite! – disse con enfasi crescente.

William ridacchiò.

- Lo so che puoi essere buona, Liz. Ne sono sicuro. Solo che… beh, di solito noi siamo delle pesti, vero?! – disse scompigliandole le lunghe chiome corvine. La ragazzina singhiozzò.

- Però, Elizabeth… sai che non ti vorrei diversa. Tu sei una peste, la mia adorabile peste, quindi non cercare di essere come non sei, va bene? Io ti voglio bene per quello che sei… non c’è bisogno che tu rinneghi la tua natura. Sei ancora una ragazza giovane, se non puoi essere così a questa età quando lo potrai essere?! -

Lizzy annuì, abbracciandolo stretto e sorridendo.

- Però posso davvero essere buona… -

 

Io devo andare… da Connor. Dobbiamo vederci al parco.

Il ragazzo si svegliò di soprassalto, guardandosi intorno spaesato.

- Mah… forse me lo sono sognato… - disse cercando di convincersi. Lanciò uno sguardo a Cordelia appisolata sul divano, per alzarsi di scatto dalla sedia e recuperare la sua giacca.

- Io esco… -

Dal cercare di convincersi di averlo sognato al correre al parco per cercarla il passo fu breve.

- Ma com’è possibile…? – si domandò Connor incredulo alla vista di un’esile figura seduta sull’altalena con lo sguardo perso nel vuoto.

Si avvicinò lentamente a lei, che ancora non l’aveva visto. Dio, che sguardo affranto che aveva… e come faceva male vederla così… così male che avrebbe voluto stringerla tra le braccia e cercare di cancellarlo per sempre dal suo viso…

- Dawn… -

La ragazza sussultò voltandosi nella sua direzione.

È qua… io avevo bisogno di lui, e lui è qua…

Si alzò dall’altalena, e in un gesto istintivo, naturale, gli si lanciò tra le braccia singhiozzando.

- Oh, Connor! – esclamò stringendo fra le dita la stoffa della sua camicia. – È… è stato terribile… litigare con Spike e poi… la violenza e quegli sguardi cattivi… -

Connor la strinse, cercando di confortala, quando un nome, quel nome gli sfiorò la mente, come una pugnalata…

È… è stato terribile… litigare con Spike e poi… la violenza…

Litigare con Spike e… la violenza…

Spike… violenza…

 

- Va–va bene – balbettò Buffy. – Allora noi… io e Tara, ce ne andiamo subito da questa cas… Willow! -

Dawn sbarrò gli occhi.

- Cos–cos’è successo? -

- Warren… una pallottola… Willow… -

- Ha colpito qualuno?! – esclamò la ragazza.

Dall’altra parte della cornetta non sentì la risposta della ragazza. Si girò verso Spike, scioccata.

- Warren… è arrivato con la pallottola… non ha colpito Buffy, perché lei era al telefono con me… non ha colpito neanche Tara perché era salita per poter parlare con me… a colpito Wi- AHH! Cosa mi sta succedendo?! -

Dawn si osservò diventare lentamente eterea, poi impalpabile, e stava per scomparire quando l’urlo di Spike la raggiunse.

- Dawn… quando tornerai di là… perdonami! Ti prego perdonami! – esclamò cercando di afferrarle la mano.

- Scusami tu, Spike! Scusa… e salvala! Ti prego salvala! - rispose mentre un velo di lacrime le offuscava la vista. Le punte delle loro dita di sfiorarono appena prima che la ragazza scomparisse del tutto.

 

Elizabeth chiuse la copertina del suo diario, appoggiandosi allo schienale e sorridendo soddisfatta.

- Così è davvero perfetto –

 

TBC….