Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove
in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.
ECLISSI
-Cerchi solo il fegato di arrenderti-
Di Siranna o
Sirabella
GENERE: AU NON UMANO. dark-violento-fantasy NC 17 per
sicurezza
COPPIA: Spuffy,
si chiede? Angel/Darla/Drusilla Oz/Willow
DISCLAIMER: i personaggi, tranne
alcune eccezioni, sono tutti di Joss, ME UPN WB e chi
per essi. non scrivo a scopo
di lucro ma per divertimento personale.
MUSICHE: probabilmente userò qualche
canzone, ma solo a scopo "narrativo" dato che i gruppi in teoria non
esisterebbero in questo universo..
ATTENZIONE: universo alternativo, si
cerca di richiamare i nomi del Buffy-verse ma NON è
ambientata sulla terra come la conosciamo noi.
la mia Buffy ha i capelli
NERI per necesità narrative e perché amo SMG con quel
colore.
DEDICHE: a Pandora che mi ha iniziato
al genere, a Dru666 che si sorbisce tutto in anteprima..
Prologo
La terra freme, sembra che una mandria
di cavalli impazziti stia galoppando con tutta la forza dei loro corpi. I
ciottoli stanno saltando come tante monetine, tintinnano e inscenano un
frenetico ballo. Nei campi non c’è altro che terrore, ogni
animale fugge impressionato da quello che si sta scatenando, gli uccelli volano
nel cielo nero come la pece e lanciano agghiaccianti urli di terrore, sembra
quasi che li stiano sgozzando. La terra continua a
tremate, impazzita, imbizzarrita, coinvolta in un fremito che non è naturale,
che non le appartiene. Ci sarà una nuova alba per gli uomini? È questo che i
soldati si stanno chiedendo, schierati impauriti, infreddoliti, shockati, senza
più un briciolo di forza nelle loro ossa stremate.
È la stessa frase che aleggia nella
mente di coloro che non hanno paura del sangue, di coloro che non si fanno
scrupolo di morire perché tanto ci sarà qualcun altro a rimpiazzarli. E la
risposta che viene ripetuta nelle loro menti è una sola: no. Non ci sarà tempo,
non ci sarà calore, non ci sarà più un abbraccio per gli uomini e così per i
loro alleati.
Ma ecco che non c’è più
tempo di riflettere, le trombe nere squillano con cupezza, la gravità della
morte cade sulle spalle dei soldati, troppo stanchi per capire, capire che qualcosa
in quella stessa notte sta cambiando...
Capitolo 1
+++La strada che porta all’Inferno+++
Una figura bianco
vestita incede inesorabile,
sembra quasi che non cammini, che scivoli lungo il prato. Lunghi capelli neri
fuggono dal suo cappuccio, accarezzano la notte come tante ombre morte.
Solo un elemento della sua persona è
VIVO, gli occhi. Bruciano come profondi pozzi infuocati, il loro verde
scintillante li fa due bracieri crepitanti. C’è chi teme
quegli occhi, c’è chi teme quella persona.
Una lunga mano accarezza il manico
spesso di un’ascia a doppia lama, nera. Striscia per terra
silenziosa come un serpente, lasciandosi dietro una striscia di sangue e di
morte. Molti hanno assaggiato il languido filo di quell’arma,
tutti non potranno raccontare il sottile dolore che hanno provato nel vederla
incidere la loro carne, non potranno narrare il piacere selvaggio che è
balenato negli occhi di chi ha dato loro la morte.
La figura ha trovato ciò che stava
cercando, piano si avvicina alla porta di una casa dispersa tra i campi, dove l’odore
dell’erica è pungente quanto quello dello sterco dei
cavalli.
Un leggero bussare accompagna la sua
entrata, qualcuno sa che lei è arrivata.
-Com’è
andata Eliza?- Mrs. Squirrel
le si avvicina, aiuta la giovane donna a liberarsi del lungo e candido
mantello. Lo volta, è sporco di sangue, normale routine, se non fosse per il
fatto che quel sangue NON è di un nemico.
-Li ho seguiti per dieci miglia, poi
li ho persi.- la donna non accenna ad un sorriso, tocca il sangue, lo annusa,
poi getta a terra l’indumento. Non le interessa
quanto sia sporco, ci sono cose più importanti da discutere ora.
-E perché è successa una cosa simile?-
negli occhi della ragazza passa un lampo di stizza, poi però tutto il suo viso
torna imperscrutabile e nemmeno la donna che le sta davanti sa dire se senta
paura, risentimento o semplice disappunto per sé stessa.
-Perché non sono più riuscita a
sentirli. I loro odori si sono confusi, c’era troppa gente.- spiega
pazientemente la ragazza. Sa che tanto non riceverà perdono, quella frase
suonava stupida già nella sua mente, ora che era stata detta sfiorava il
ridicolo.
-E cosa credi che ti abbia insegnato,
fino ad oggi?- nella voce della donna non c’è rancore,
non è cambiato il suo tono, potrebbe essere una qualunque frase detta ad una
qualunque persona. Ma Eliza sa che non è così, a
volte ha desiderato che lo fosse, infondo il destino di un popolo poteva ben
cadere sulle spalle di qualcun altro.
-A non commettere sbagli del genere,
Mrs. Squirrel.- la risposta non le vale un sorriso,
non che se lo aspettasse del resto. Sa fin troppo bene cosa le accadrà ora.
-Esattamente. Ora tu andrai fuori,
rimarrai lì finché non recupererai la traccia, poi la seguirai di nuovo. Non ti
riposerai Elizabeth, ripartirai, senza il mantello, perché ti farebbe subito
scovare. Non tornerai a casa senza avermi portato una notizia che valga le ore
che ho speso per te. Perché ricordati ragazza...-
-...la
vendetta ti ha scelto come suo emissario.- è questa la frase che si sta dicendo
la giovane, ora, nel freddo pungente della notte, non le resta che cercare un
filo invisibile che la porti da loro, impresa difficile se non impossibile. La
giornata ha cancellato la nitidezza della traccia, un groviglio informe di
odori persiste nell’aria. Sente il profumo acre del
sapone grezzo, quello che tutti i figli sentono quando le loro madri si
dedicano al bucato. Il dolce olezzo dei fiori di campo raccolti per abbellire
la tavola, come quelli che le figlie portano per far felice il padre. Il
pungente odore del cuoio dei finimenti dei cavalli, quello che annuncia ai
bambini che il padre è tornato dai campi. Il fragrante profumo delle frittelle
e del pane fatto in casa, che mani materne hanno modellato per nutrire le
tenere bocche di creature nate dal loro ventre. Ecco di cosa l’hanno
privata, ecco che cosa dovrebbe avere lei ORA. Un improvviso e pungente puzzo
le attraversa le narici, quello di corpi putrefatti e sangue, quello no che non
le manca, quello lo ha sentito per tutta la sua breve vita.
Si alza, agile come un gatto si porta
l’aria al naso, come se avesse agganciato un filo
immaginario. E comincia a tirarlo, a seguirlo, ha trovato la sua traccia e per
quella notte il difficile è finito, non le resta che tornare sui propri passi,
con la consolazione che se non altro, l’odore si distinguerà di più a Galor, ora che tutti dormono. La porterà nel luogo ameno
dove Essi dimorano, dove la loro guarnigione è stanziata, percorrerà la lenta
strada verso il suo inferno.
-La vendetta aveva un pessimo gusto in fatto di
scelte...- si dice, così comincia ad incamminarsi, rassegnata, sa che nulla le
toglierà mai quel peso sulle spalle, perché morirà prima di poter vedere la
vendetta appagata, ma ora, ora che ancora vive, non può tirarsi indietro.
Perché forse ce la potrebbe fare, perché del resto, lei è l’unica
che è rimasta.
[WIP]