Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

NO TITLE

Di the gift

 

RAITING: mettiamo un nc-14 per stare sicuri.

DISCLAIMER: questa ff è scritta per puro piacere personale. Tutti i personaggi sono di proprietà di Joss Whedon, la Mutant Enemy, la Fox, la UPN.

NOTE: ff completamente AU.

 

 

febbraio

Eccoci qui. Appartamento nuovo, problemi vecchi. Io ed Angel ci guardiamo attorno per un po’, mentre Dawn saltella fra gli scatoloni e i mobili che sanno di antico, strusciandosi accanto alle pareti ancora profumate di tinta. Un bel fascio di sole entra dalle finestre ad arco, e quest’aria frizzante inganna il traffico e lo smog della strada sottostante. Le stanze sono grandi e il soffitto è alto. Tipico dei vecchi edifici, anche se ristrutturati. Prima abitavamo in una graziosa villetta in una cittadina chiamata Sunnydale: ingresso indipendente, veranda, pratino sul davanti, giardino di dietro e un garage tutto nostro. Niente da dover condividere. Nessuna regola condominiale a cui sottostare. Nessun vicino con cui litigare (a parte quella Cecily idiota che faceva festini fino alle quattro di notte, ovviamente!). Inoltre, la casa era dislocata su due piani e ciascuno aveva il suo spazio. Vitale, intimo, privato spazio.

Faccio un respiro profondo e mi dico che andrà bene. Mi abituerò anche a questo. Dawn mi salta in braccio e mi bacia. È eccitata. Nonostante abbia dovuto lasciare gli amichetti dell’asilo, non ha fatto particolari storie, anzi. Era tutta felice di conoscere una nuova casa. E nuovi bambini con cui giocare. Angel ci guarda e sorride.

“Mettiamoci al lavoro” mi dice sfregandosi le mani. Annuisco e mi richiudo la porta alle spalle. Ci aspettano ore estenuanti di pulizie e dislocazioni.

 

 

 

Finalmente è sera. Siamo riusciti a sistemare le camere e la cucina solo in parte. I mobili erano abbastanza puliti e ringraziando il cielo non abbiamo trovato nessun tipo di insetto *molesto*. Dawn a metà pomeriggio ha preso a mugolare e a strillare ed io sono andata nel pallone. Per fortuna Angel si è mosso a compassione e l’ha ninnata. Si è addormentata subito fra le sue grandi braccia. Non so cosa avrei fatto senza mio fratello. Quando mi accorsi di essere rimasta incinta, Xander se ne era già andato con quella sventola di Darla, ed io mi ero ritrovata sola, con il cuore spezzato e una pancia che cresceva ogni giorno di più. Mia madre all’epoca era già ammalata e necessitava di cure specialistiche, in altre parole care. Angel raddoppiò i turni di lavoro, si prese cura di noi con infinita dedizione e amore. Accompagnava nostra madre ai controlli e mi portava a camminare lungo il parco accanto a casa. Passai una brutta depressione durante la gravidanza, ma grazie a lui ne venni presto fuori. Angel mi insegnò a vivere. Ed ora che la mamma è morta, anch’io devo fare la mia parte. È per questo che siamo qui.

 

 

 

Questa prima notte è stata abbastanza movimentata. Abituati a vivere in una casa tutta nostra dove il silenzio regnava sovrano, ogni rumore qui ci ha fatto sobbalzare. Dovremo farci l’abitudine. Dawn è venuta a dormire con me dopo essersi svegliata in preda ad un incubo. Io ho perso il sonno ed ho vagato come uno spettro fino all’alba, dopodichè mi sono riappisolata dolcemente.

Angel stamattina non c’è. Ha del lavoro urgente da non poter rimandare. Fortunatamente prenderà le ferie fino alla prossima settimana. Io inizierò a lavorare fra un mese. Avrò così tutto il tempo per organizzare casa. E per cercare un asilo carino per Dawn.

Lungo il nostro pianerottolo c’è un’altra porta. Sono intimorita un po’ nel conoscere i nostri nuovi vicini. Generalmente, sono una frana nei rapporti sociali. Speriamo solo che siano vecchi, sordi e muti. Così andremo sicuramente d’accordo.

 

 

La sala è sistemata. Ancora ci sono tutti i libri di Angel e la mia raccolta di cd, ma il più è fatto. La cucina è in disordine e non riesco a destreggiarmi con sicurezza senza far cadere qualche oggetto. Dawn per fortuna è stata un angelo e a pranzo ha mangiato tutto. Ora dorme beata. Oggi pomeriggio sistemerò il bagno e terminerò lo studio. Poi aspetterò il ritorno di Angel. Ordinerò cinese, tanto per non rimanere digiuni. Ieri sera ho bruciacchiato tutta la pizza. Devo ancora studiare i tempi di cottura del forno e una manopola del gas non funziona. Inoltre un tubo della lavatrice perde e l’acqua della doccia si raffredda dopo pochi minuti. Dovrò chiamare un idraulico? O forse un elettricista? Aspetterò Angel, và…..

 

 

 

Dawn gioca sopra al tappeto della sala. È tranquilla e sorridente. Adoro vederla così. Ogni suo sorriso mi fa dimenticare la fatica e la sofferenza di questi ultimi quattro anni. Sento dei passi lungo il corridoio e delle voci. Riconosco Angel. Sta ridendo con qualcuno. Anzi, qualcuna. È una donna. O meglio, una ragazza, ed ha la voce stranamente familiare. La chiave gira nella toppa ed Angel entra sorridendomi. Lo fisso perplesso. Non è da lui fare amicizia così in fretta. La sua timidezza è proverbiale. Figurarsi rimorchiare una ragazza dentro Los Angeles!

“Non crederai chi ho incontrato all’ingresso!” esulta spostandosi per far passare la scoperta appena fatta.

Sgrano gli occhi e li sbatto più volte. La riconosco subito. E un grido di gioia mi esce dalla bocca. È Willow, l’amica più cara dell’adolescenza. La mia migliore amica. Stessi capelli rossi, stessi occhi vivaci. È più alta, più magra, più donna. Ma per il resto è sempre il mio piccolo, adorato genio.

“Oddio Willow! Sei uno schianto!”

Buffy! Quanto tempo!”

Ci abbracciamo e la commozione ci cattura.

Angel si gode la scena e ci guarda felice, mentre Dawn cerca protezione fra le sue braccia. Noi ci slacciamo dalla nostra ritrovata amicizia, e ci fissiamo. Poi Willow vede la mia piccolina e spalanca gli occhi.

“Questa è Dawn. Mia figlia” le dico e invito Dawn ad avvicinarsi.

“Ciao Dawn. Io mi chiamo Willow”.

“Tu sei zia Willow?” le chiede avvicinandosi circospetta senza lasciare la manina stretta sui calzoni di Angel.

“Sì, mi piacerebbe. Anche perchè vivremo attaccate. Potrai venire a mangiare i biscotti al cioccolato ogni volta che vorrai. E che mamma sarà d’accordo, ovviamente”. Dawn sorride e lancia gridolini di eccitazione. Dio solo sa quanto gli piace il cioccolato!

Io resto sbalordita.

“Non dirmi che abiti qui!” le chiedo. Angel annuisce. È raggiante. Forse anche troppo.

“La porta di fronte alla tua. Sto lì con mio fratello. Vi ricordate di lui?”. Il mio stupore aumenta ancora. La mia migliore amica che non ho più sentito da sette anni che abita dinanzi a me. Sono veramente felice.

“E come dimenticarsi quel pazzo di William? Sta bene?” domanda Angel. Non che siano mai andati troppo d’accordo i due, ma crescendo anche loro si sono persi di vista. E si sa, il tempo ci matura…

“Ha ancora i capelli alla Billy Idol?” indago ridendo. Era davvero insolito come ragazzo. Tremendamente bello, ma sfacciatamente maleducato. E presuntuoso. Ogni volta che andavo a trovare Willow lui mi prendeva in giro e mi faceva i dispetti. Una volta mi buttò perfino della vernice rossa sui capelli. Dovetti tagliarli quasi tutti e restai con una chioma ispida e orribile! Mi rinchiusi in casa per un mese intero!

Nello sguardo della mia amica si posa un velo di tristezza.

“E’ molto cambiato…. Ma ora raccontatemi. Come mai siete finiti qui da Sunnydale?”

Le racconto della malattia di mia madre, dei debiti fatti per curarla, della nascita non programmata di Dawn e dell’ipoteca sulla casa. Poi la morte di mia madre cinque mesi prima. Infine dei miei studi per diventare infermiera. Conclusi da circa sei mesi.

“Ho trovato lavoro in un ospedale qui a Los Angeles. La paga è veramente ottima. I turni un po’ meno, ma Angel mi darà una mano con la piccolina. Lui è ragioniere, e la ditta per la quale lavorava gli ha dato il trasferimento in una sede qui, in città. Come vedi, casa nuova, problemi vecchi”.

Ora è la volta di Willow. Si accomoda sul divano e le offriamo un succo di frutta con qualche pasticcino. È tutto quello che ho. Lei ci racconta di vivere a Los Angeles da sette anni, quando lei e William si trasferirono a causa del lavoro del padre, il sig. Giles.

“Papà è scomparso, circa due anni fa. Un infarto. La ditta di software è passata nelle mani di William, ma lui è stato male e tutta la burocrazia e i contatti con le altre società sono toccati a me. Sono pure un bravo tecnico, a quanto pare.”

Non ci racconta cosa abbia avuto suo fratello. Me lo ricordo fidanzato con Drusilla, una ragazza dagli occhi violetti e dai lunghi capelli corvini. Era un po’strana. Si diceva che praticasse la cartomanzia e la stregoneria. In effetti ogni volta che la incontravo a casa di Willow, lei insisteva per leggermi la mano. Io rifiutavo sempre. Quello sguardo sgranato e intenso mi metteva soggezione.

È quasi ora di cena. Dawn inizia ad essere noiosa e io non ho ancora telefonato al ristorante cinese. Angel guarda Willow in maniera dolce, come se la vedesse ora per la prima volta.

“Vi andrebbe di cenare da me? Ho più provviste di voi, a quanto pare. E potremmo parlare. A William farà piacere rivedere vecchie facce”.

Io sto per rifiutare, quando Angel accetta euforico. Mi viene il sospetto che abbia fumato dell’erba. Ci diamo appuntamento fra mezz’ora ed io mi vado a cambiare con Dawn in braccio che ride perché la zia Willow le farà mangiare i biscotti.

Speriamo bene, mi ripeto, mentre uno strano presentimento si fa strada dentro di me….

 

 

Faccio due graziosi codini a Dawn e le metto un vestitino rosa. I suoi soffici capelli biondi brillano come oro. Li ha ripresi da me. Come il colore degli occhi. Ed io ne sono molto orgogliosa. Mi infilo un paio di jeans non troppo acciaffati dal trasloco e una maglietta chiara. Mi pettino appena e vado in sala, dove trovo Angel vestito di tutto punto. Calzoni beige, camicia a righe e mocassini.

“Accidenti fratellone! Non ti sembra un po’ troppo per una cena informale?”

Lui mi sorride allusivo. Forse per lui non è un incontro così informale. Che si sia preso una cotta per Willow? Naah… sarebbe veramente strano. A lui ci vogliono anni per innamorarsi. Decenni per dichiararsi. Secoli per dare il suo primo bacio. Ecc, ecc….

Usciamo di casa, facciamo due passi e suoniamo. Ci viene ad aprire un ragazzo dal volto familiare. Ha i capelli castani che gli ricadono sulla fronte e ai lati del volto, un paio di occhialini da professore e una tuta abbondante. I suoi occhi blu nascosti dietro alle lenti sono tristi. Vuoti. La sua voce, stona con essi: è calda e profonda.

“Ciao Angel. Sei esattamente come ti ricordavo: grande, grosso e musone. Non è un piacere rivederti, comunque….” Gli porge la mano ed allora mio fratello scuote la testa come se si fosse svegliato da un lungo sonno.

“William! Ti trovo veramente male, a parte il fatto che ti sei finalmente sbarazzato di quei capelli assurdi!”. Accidenti, Angel! Sei una vera rivelazione stasera! Un discorso lungo così è veramente insolito! I due si stringono la mano con evidente tensione. Non ho mai capito quale fosse la ragione della loro reciproca antipatia, e come mai non sia scemata, dopo tutto questo tempo.

Ora William, che non avrei riconosciuto neppure fra mille anni, mi guarda. Ed io mi chiedo immancabilmente, dove sia finito quel ragazzo giovane e pieno di vita di sette anni fa. Insopportabile, ma sempre col sorriso stampato su quella faccia da schiaffi. Sicuro di sé e terribilmente egocentrico. Ma scherzoso e con la battuta pronta.

“Ciao William” gli dico abbozzando un sorriso.

Buffy.” Mi dice con voce piatta. La sua attenzione viene catturata da Dawn che gli sta tirando un lembo della tuta.

“Dov’è zia Willow? Dove sono i biscottini al cioccolato?”

William la guarda e resta perplesso.

“E questa chi è?” chiede ad entrambi. Angel sta per rispondere, ma io lo precedo.

“Lei è Dawn. Mia figlia”. Lui mi fissa per alcuni secondi e poi una risata amara gli esce dalla bocca.

“Quindi la ragazzina di un tempo che si depilava in casa mia è diventata una donna. Nessuno ti ha mai detto che esistono i preservativi, Buffy?”. Il suo tono è cattivo ed io non riesco a capirne il perché. Angel sta per ribattere accecato dalla rabbia, ma Willow arriva e salva la situazione in extremis.

“Ciao ragazzi! Accomodatevi! Tu William, *gentilmente* apparecchia. Vieni Dawn. Zia Willow ha un bel regalo per te!”

la cena trascorre tranquilla. Nonostante le pessime premesse, William non ha più infierito. Ha mangiato in fretta e si è rinchiuso in camera con lo stereo a tutto volume. Dawn gioca seduta sul divano con il piccolo peluche a forma di cane che gli ha regalato Willow. Angel ha sbollentito la rabbia iniziale strafogandosi di gelato. Lui e Willow si scambiano dei timidi sorrisi. Mi sa che il mio presentimento era esatto. Si piacciono.

La serata è terminata. Angel raccoglie fra le sue braccia la piccola Dawn addormentata. Io bacio la mia ritrovata amica e ci diamo appuntamento per il prossimo pomeriggio. Molte cose dobbiamo ancora raccontarci e non vedo l’ora di poter di nuovo stare con lei.

 

 

 

Nuovo giorno nella nuova casa. Angel mi ha detto di chiamare un idraulico prima di ritrovarci il bagno allagato e di stare lontana dal vicino rompiscatole. Questa mattina andrò a fare un giro: spesa, un salto in farmacia e una capatina all’asilo qui vicino. Mentre mi preparo per uscire ripenso a William e a quanto sia cambiato. Mi chiedo se anch’io gli ho fatto questa impressione. In fondo sono diventata mamma, ho sette anni in più e il mio fisico non è più quello di una volta. Lui è davvero triste. Come se un grande dolore lo avesse segnato a vita. Ed il sarcasmo di un tempo è divenuto cattiveria. Amarezza. Desolazione. Mi accorgo che mi dispiace per lui. Mi fa pena. Io almeno ho Dawn. Ed Angel. Non sono sola.

 

 

 

Willow arriva e ci accomodiamo in sala. La casa ancora è in disordine, ci sono scatoloni vuoti e libri impilati per terra, ma è pulita e confortevole, dopotutto. Mi ha portato un cestino di frutta fresca. Ci siamo sedute e ci siamo raccontate a grandi linee i nostri ultimi sette anni divise. Le ho parlato di Xander, della sua infedeltà e della sua codardia. Lei mi ha detto di essere stata per un po’ con un certo Andrew, ma tutto è finito per ragioni che ancora le sono sconosciute. Le chiedo di William, dopo ieri sera non sono riuscita a trovare un motivo per il suo comportamento cattivo e triste.

“Ti ricordi Drusilla?”

“Eccome! Era inquietante e un po’ spostata. Che cosa è successo?”

“Si è uccisa. Pochi mesi prima la morte di nostro padre. Will ne è rimasto scioccato. È caduto in una profonda depressione e da allora non si è più ripreso.” Gli occhi di Willow sono bagnati. Le fa male persino il ricordo.

“Deve aver sofferto molto…stavano insieme quando è successo?”

“Sì, ma la cosa è molto più complicata. Le voci che giravano su di lei erano vere. Praticava l’occultismo e strani rituali sado-maso, invocando strane presenze, se non satana in persona. Quando Will se ne è accorto, ha cercato di farla rinsavire. Invece è successo il contrario. Lui era troppo innamorato, troppo preso. Drusilla lo ha invitato a seguire una messa nera. L’ultima, gli aveva a promesso. E lì è successo. Drusilla, frastornata dalla droga e dai rituali, si è accoltellata davanti ai suoi occhi. Lui venne legato e torturato. Il suo sangue, gli dicevano, doveva essere un’offerta sacrificale assieme al corpo esanime della sua dea nera. Lo hanno ritrovato lungo un fosso. Mezzo dissanguato e completamente fuori di testa. Mio padre ne ha sofferto tantissimo. Il suo cuore non ha retto più, e dopo sei mesi è esploso.”

Sono sconvolta. Mi porto una mano alla bocca per soffocare lo stupore. Lo stomaco mi si è chiuso. Tutto il dolore di quel ragazzo è giustificato.

“Mio Dio…è una cosa orribile” balbetto, senza saper più cosa dire.

“E’ così solo, Buffy. Così triste e profondamente perso… ha giurato a se stesso di non amare più nessuna donna. Ha giurato di vivere gli anni rimasti segregato in casa, a scrivere poesie e a suonare la chitarra. In suo ricordo. In memoria di Drusilla. Credo che ancora la ami. Ed è incredibilamente angosciante questa situazione. Spero solo che con voi vicino si riprenda”

“Da quello che mi è sembrato di capire ieri sera, non ci sopporta proprio!”. Ripenso alle sue occhiate torve, alle parole taglienti, all’indifferenza verso Dawn.

“Forse è quello che ha voluto farvi intendere. Ma quando gli ho detto che abitavate qui davanti, i suoi occhi si sono illuminati, per un attimo. Si ricordava persino i vostri nomi!”. Nello sguardo di Willow brilla una luce di speranza. Deve voler molto bene a suo fratello. Come io ne voglio al mio.

Dawn mi chiama dalla sua cameretta e Willow mi saluta. Io raggiungo la mia piccolina e mi stendo sul lettino accanto a lei. La abbraccio, le liscio i capelli, la bacio.

“Ti proteggerò io amore, dal male del mondo. Tu non dovrai mai conoscere tutta questa sofferenza.” Le sussurro mentre lei gioca con i bottoni della mia camicetta.

Un rumore di chiavi mi fa intendere che Angel è tornato prima. Sorrido e mi sento al sicuro.

 

 

Ecco il nostro primo sabato sera trascorso nella città degli angeli. Io e Dawn andiamo a mangiare un gelato e camminiamo lungo il parco giochi sotto casa. I lampioni illuminano il selciato e il cielo è sereno. Metto la felpina a Dawn. Si è alzato un po’ di vento e temo gli venga il raffreddore. Ci sediamo su una panchina e guardiamo le persone che ci passano davanti ignorandoci. Ci sentiamo estranee e allo stesso tempo libere.

Ad un tratto Dawn indica un uomo che cammina nella nostra direzione.

“Mamma! È l’uomo con gli occhiali!” dice ed io cerco di tapparle la bocca. Metto a fuoco fra la penombra della sera e riconosco William. Porta un lungo spolverino nero che lo rende inquietante. Subito mi torna in mente Drusilla e il sangue che si sparge…un brivido di paura mi percorre interamente. Stringo a me mia figlia che continua ad indicarlo e chiamarlo.

Lui si accorge di noi (ovviamente! Dawn fa un macello pazzesco!) e si avvicina. Non porta gli occhiali, ma il suo sguardo è sempre triste. E vuoto.

“Fra poco tornate a casa. Dopo le nove non è sicuro, qui.” Ci dice con voce piatta e se ne va. Lo guardo perplessa mentre Dawn riesce a divincolarsi dal mio abbraccio e gli corre appresso. Lo raggiunge e gli tira i calzoni.

“Ehi, uomo con gli occhiali?” lo chiama e lui non può fare a meno di girarsi e prestarle attenzione. Mia figlia è un vero mastino quando ci si mette!

“Che vuoi?” domanda scorbutico. È un vero orso, penso.

“Lo sai che la mamma mi ha comprato il gelato?”

“Non vorrei essere scortese, ma lo sarò comunque. Non me ne frega niente del tuo gelato, ok? Quindi molla la presa e lasciami andare!” dice strattonando i calzoni con un gesto irruento. Dawn viene sbilanciata dal contraccolpo e cade all’indietro. Inizia a piangere ed io la prendo prontamente fra le braccia, fissando l’uomo davanti a me con rabbia. E odio.

“Accidenti, William! È solo una bambina!” gli urlo contro.

“Sì, ma è rompiscatole come te!” ribatte lui e si allontana con ampie falcate. Cerco di far calmare Dawn che ancora non ha capito bene cosa è accaduto. La fa male il sederino, ma per il resto è ok.

“Perché l’uomo con gli occhiali non mi vuole bene?” mi chiede dopo, mentre saliamo le scale di casa.

“Non credo che non ti voglia bene. Credo solo che si sia scordato come si fa”. Le rispondo. Meglio essere comprensive. In fondo lei ha solo quattro anni. Non può capire la cattiveria umana.

“Allora glielo insegnerò io!” dice seria e convinta. Io sorrido dentro di me. È caparbia e decisa. Proprio come me. Anch’io ho deciso una cosa: d’ora innanzi sarà guerra aperta con William.

 

 

È domenica mattina e fuori è una bellissima giornata. Tutti e tre usciamo di casa con i nostri vestiti più belli e camminiamo per la città. Incontriamo un centro commerciale enorme e ci fiondiamo dentro, incantati dalle luci e dalla musica. Qui è tutto così eclatante e speciale. È tutto al massimo. E ti coinvolge.

Dopo innumerevoli suppliche e conti fatti a spanna, Angel compra a Dawn una scatola di mattoncini e a me una gonna a fiorellini lilla. Sono così felice! Lungo l’ingresso del cinema che si trova all’interno del centro commerciale, incontriamo Willow e William. Dawn, memore del recente incontro, si tuffa fra le braccia di Angel, che la innalza e lascia che lei nasconda il suo visino sulla sua spalla. Lui e Willow si sorridono. Con imbarazzo, ma senza nascondere una crescente simpatia. Io invece evito di guardare in faccia quell’essere spregevole. Anche se ha sofferto da morire, non può permettersi di trattare male la mia piccolina. Sarei capace di infilargli un paletto nel cuore se solo ci riprovasse!

“Stiamo andando a vedere un film. Batman begins. Vi unite?” ci domanda Willow.

“Non credo che sia un’ottima idea. Dawn è ancora piccola” dico, ma non posso fare a meno di notare il dispiacere nel volto di mio fratello.

“Vai Angel! Io tornerò a casa. Fra poco Dawn deve mangiare e farò da sola. Vai!” lo esorto. Lui mi guarda grato e mi bacia su una guancia passandomi la piccolina. Se lo merita. Per tutto il bene che mi ha dato e che ha fatto per noi.

I tre si allontanano, poi improvvisamente William li lascia e torna indietro. Verso di me. Mi si affianca e mi fa gesto di seguirlo. Resto un attimo indecisa sul da farsi, poi mi convinco ad andargli dietro. A dir la verità, ho pura di perdermi.

 

William entra dentro un bar e noi lo aspettiamo fuori. Dawn non alza gli occhi dalla mia spalla ed io mi chiedo cosa diavolo ci faccio qui fuori ad attandere l’uomo più screanzato di tutta Los Angeles. Anzi del mondo intero. Che dico? Dell’universo stesso!.

Lui ritorna ed ha in mano un gelato immenso. Io sgrano gli occhi e lo stomaco mi si alleggerisce.

Dawn. Mi dispiace per ieri sera, ma sai alcune volte sono un po’….un po’..” non trova le parole ed io lo aiuto. Con vero piacere.

“Ignorante, insensibile, maleducato e bruto?” propongo con aria da santarellina. Lui mi fissa per un secondo.

“Sì….direi che può andare”. E poi inizia a ridere. Accidenti, ride di gusto! Proprio come ai bei vecchi tempi. Dawn alza gli occhioni dapprima impauriti, ma alla visuale di quel ben di Dio le sue iridi verdi si spalancano e senza troppi convenevoli salta in braccio a William e gli ruba il gelato dalle mani. Lui ancora ride e la stringe forte per non farla cadere. Resto meravigliata. Quasi stupita. È tutto accaduto così in fretta…ed è così strano….bah, prendiamo il bene quando capita…

Ci incamminiamo verso casa senza parlare. O meglio: io e lui non parliamo, ma lui e Dawn fanno altro che chiacchierare. Lei gli è restata in braccio e gli ha sporcato la camicia con il gelato. Lui non se l’è presa e non l’ha lasciata mai. Sembra un altro uomo, oggi. Che sia la luce del sole a farlo rinsavire?

Ora Dawn gli sta raccontando del pugno che ha dato a Jesse il primo giorno d’asilo. Mi è costata una ramanzina dalla direttrice così umiliante che non l’ho accompagnata per una settimana intera.

“Quindi sei pericolosa, eh briciola?”

“Sono forte come la mamma” dice orgogliosa la mia piccolina innalzando il pugno in questione.

“Lo puoi ben dire! Una volta la tua cara mammina mi ha accecato un occhio mentre ballava, o meglio cercava di muoversi decentemente, dentro la stanza di Willow”. Mi guarda ed io ricordo. Stavo spesso a casa di Willow durante il college. E lui qualche volta si univa a noi, commentando malignamente i nostri discorsi che definiva da < poppanti >. Non ho mai capito perchè volesse stare lì. Una volta glielo chiesi e lui mi rispose:

“Perché mi piace guardarti”. Da allora smisi di considerarlo come un fratello e mantenni le distanze. Capì che forse poteva essere un ragazzo dalle voglie strane. Come la sua Drusilla.

Finalmente siamo arrivati davanti alla soglia di casa. Dawn scende dalle sua braccia controvoglia.

“Lo rifacciamo zio Will? Lo rifacciamo?” gli chiede saltando sotto di lui e guardandolo con i suoi profondi e innocenti occhioni speranzosi.

“Che cosa? Gelato e coccole?” le chiede onorato di aver ricevuto anche lui la nomina a zio.

“Sì! Sì! Gelato e coccole. Più una passeggiatona come oggi!”

“Ok. Ci sto. Ovviamente, se la tua mamma vuole” le spiega e mi guarda.

“Ne riparleremo. Ora dobbiamo andare a pranzo”. Cerco di sembrare una mamma autoritaria. Ma fallisco miseramente ogni volta.

“Ma mamma, io non ho fame!” piagnucola lei. William ride. E tenta la fortuna.

“Potrebbe stare di là con me, un po’…. Se vuoi” e gli occhi di Dawn si illuminano di splendore.

“Tu ti rilassi e noi due giochiamo a nascondino.” Propone e non posso rifiutare. Dawn è già davanti alla porta di casa sua che salta e urla come un grillo.

“Ti prego, mammina…ti prego” e sporge in avanti il labbro inferiore inumidendo gli occhi. Lei sa che cedo sempre, quando fa così….

“Va bene. Ma solo mezz’ora.” William si allontana soddisfatto quando io lo richiamo. C’è una cosa che devo sapere.

“Perché non sei rimasto con loro a vedere il film?”

“Perché quei due avevano bisogno di restare da soli. Se ne accorgerebbe anche un bambino che si piacciono. Sono un insensibile, maleducato e bruto, come dici tu, ma non sono cieco” ribatte prontamente ed entra in casa seguito da mia figlia. Il mio sospetto quindi era giusto. Angel e Willow si stanno innamorando. E per mio fratello tutto sta accadendo alla velocità della luce. Spero sia buon segno.

 

[WIP – forse seguito su ForumFree]