BUFFY SEASON SEVEN


Autrice: Tizzy

Periodo di produzione: Agosto-Settembre 2005

Disclamer: appartiene tutto a Jossaccio e co (guai a lui se non fa lo spin- off su Spike!) e il resto è tutta farina del mio sacco.

Protagonisti: Tutti i personaggi delle due serie.

Riassunto:La storia che vado a raccontarvi è diversa per alcuni particolari da come finisce la sesta serie di BTS. E un po’ diversa in una mia particolare settima serie. Quindi facciamo il punto della situazione.

Spike è partito per l’Africa, dopo aver cercato di violentare Buffy, allo scopo di riavere l’anima. Chiaramente c’è riuscito. Warren ha sparato a Buffy e Tara, entrambe le ragazze, vengono ferite gravemente, ma nessuna delle due muore. Willow credendo che la sua compagna sia morta, dà di matto e uccide come sapete Warren. Giles decide di portarla in Inghilterra, dove le streghe della congrega si prenderanno cura di lei, ma le cose non vanno tanto bene.




Prologo:



Sunnydale (California):



Buffy riappese tristemente il telefono, aveva parlato con Giles e le notizie che le aveva dato non sarebbero piaciute a nessuno, soprattutto a Tara. Willow non dava segno di riprendersi, passava da uno stato semi-vegetativo a momenti di isteria pura. Considerando l’immenso potere che ora la strega aveva, per cautela doveva essere tenuta sempre sotto psicofarmaci e pozioni tese a indebolirla.


Maledizione, quando era uscita da quella fossa con Dawn, aveva creduto che le cose si sarebbero sistemate, invece…si facevano ogni giorno più complesse.

Tara si stava riprendendo a fatica dalla ferita riportata a causa di Warren, lei non era una cacciatrice e le ci voleva più tempo per guarire, inoltre era costantemente in ansia per Willow.


Anya, che stava ricostruendo il Magic Shop, non si faceva scrupolo di usarla nei lavori pesanti, tanto lei era la cacciatrice, la forza non gli mancava, e pensare che ad Anya in fondo la forza non mancava, visto che era tornata ad essere un demone della vendetta, anche se non praticante.


Poi c’era Dawn, a breve avrebbe dovuto fare ritorno a scuola, il maledetto liceo era stato ricostruito nel solito posto, vale a dire sopra la bocca dell’inferno. Inutile dire che la cosa la preoccupava parecchio. Quel posto era troppo pericoloso per la sua piccola sorellina, beh, adesso non era più tanto piccola, ed insisteva per venire di ronda con lei.


Infine c’era Xander, il ragazzo era ancora tutto preso a piangere su sé stesso per la cazzata che aveva fatto, cioè abbandonare Anya sull’altare, non passava giorno che non venisse a piagnucolare sulla sua spalla, in cerca di conforto. Come diavolo avesse fatto poi, a diventare il direttore dei lavori di ricostruzione del liceo, era un mistero! Visto che c’era, non poteva spostarlo un po’ più in là quel maledetto edificio? Almeno si sarebbe risparmiata un po’ di preoccupazioni!


Come se non bastasse, lei doveva continuare a lavorare per mantenere sé stessa e la sorella e ripagare tutti i debiti che la piccola aveva contratto nel suo periodo cleptomane. Stava cercando un altro lavoro, non ne poteva più del Double Meat Palace. Ma per ora non c’era niente di buono in vista, dato che non aveva terminato il college.


E ora anche la situazione di Willow.


<< AAARRRGGGHHH!!!!!! >> urlò nella cucina vuota.


Per fortuna non c’era nessuno a sentirla….già….nessuno….era sola, si sentiva sola! E il suo pensiero corse a lui, l’unico che avesse sempre voglia di starla ad ascoltare, consolare….anche lui se ne era andato. Fuggito in preda al disgusto per quello che aveva cercato di farle. Ricordava bene la sua espressione quando, riuscita a scrollarselo di dosso, e gli aveva urlato in faccia

E adesso chiedimi perché non posso fidarmi di te!”.

Orrore per sé stesso e dolore per essere respinto per l’ennesima volta.


Lo aveva ferito, d'altronde lui lo aveva detto “Ferisci sempre quelli che ami!” e sì, lei lo amava, ora che lui era lontano lo poteva ammettere, almeno con sé stessa. Non come lui avrebbe voluto, non era più in grado di amare a quel modo, non dopo Angel e Riley, ma provava per lui un sentimento tutto speciale. O almeno era questa, l’unica verità che si sentiva disposta ad accettare, lui era nel suo cuore, punto!


Lui era stato per tanto tempo la sua ancora di salvezza, nel proteggere Dawn, nell’aiutarla ogni notte con le ronde, nel suo ritorno dal paradiso.

Lui era stato anche il suo inferno, fra le sue fredde braccia aveva provato sensazioni indescrivibili, mai provate con nessun altro. Come si rammaricava di avergli detto, che lui era solo conveniente, un ripiego! In realtà lui era riuscito a farla sentire di nuovo viva, le aveva regalato emozioni che non aveva mai provato prima.


Neppure con Angel, quando avevano fatto all’amore a Los Angel. Già ora ricordava ogni cosa, il ritorno dall’aldilà le aveva fatto questo bel regalino, aveva recuperato quei ricordi, che gli oracoli le avevano tolto, facendo tornare indietro il tempo. Ne avevano parlato quando si erano rivisti dopo il suo ritorno e avevano finito per litigare. Angel aveva ripreso la sua posa da macho tenebroso e tormentato, ancora una volta deciso a fare a modo suo, incurante dei suoi desideri. Dio, ma di che razza di uomo si era innamorata? Beh anche lui non era esattamente un uomo, ma un vampiro!


Non lo aveva raccontato a nessuno, faceva troppo male. Sapere poi che lui aveva avuto un figlio con la sua ex, era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Questa non poteva proprio perdonargliela. Mentre lei moriva e poi tornava in vita, lui era rimasto lontano, tutto preso a fare il papà. Beh…in fondo anche lui aveva passato i suoi guai, ma questo non lo scusava, era stata sua la decisione di lasciarla. Ed ora non si tornava indietro.


Sentiva che questo aveva messo definitivamente in chiaro, che fra loro non ci sarebbe stato più niente. Era finita! Ogni speranza in ciò, era scomparsa. Ed ora riusciva a pensarci, senza stare male. Anche per Riley era lo stesso. Non soffriva più al pensiero di lui sposato con la versione femminile del super-soldato. Incredibile, ma pensare ai due uomini che avevano rappresentato così tanto per lei, non era più doloroso.


Ora il suo dolore proveniva da un’unica fonte. Per quanto cercasse di non pensarci, lui le tornava sempre in mente, nei momenti meno impensabili, come ad esempio, se si preparava una tazza di cioccolata. A lui piaceva così tanto! Oppure se per caso in tv si imbatteva in una partita di football , per non parlare di Passioni! La sola e unica verità era che lui le mancava, in tutti i sensi. Lo aveva capito solo dopo averlo perso.


Fino a quando le aveva girato attorno, lo aveva sentito come un fastidio, qualcosa di cui vergognarsi, l’idea di stare con un essere senz’anima andava contro tutti i suoi principi, cosa che aveva cercato di dimenticare per tutto il tempo del loro rapporto. Ma la scusa del disagio del suo ritorno non aveva retto a lungo e si era vista costretta a troncare la loro relazione.


Ed ora si chiedeva se avesse fatto bene. Spike era un vampiro, un essere senz’anima, ma quando lo guardava negli occhi, quei meravigliosi occhi, non poteva fare a meno di chiedersi se veramente fosse così! C’era vita in quegli occhi, vita da cui lei si era sentita attratta, quando rifiutava la sua.


E come poteva esserci vita in qualcosa di inanimato? Ora che lui non era più qui, aveva iniziato a riflettere su tutti quegli interrogativi che si era sempre posta, ma che aveva sempre fuggito.


Ora lo capiva, Spike era diverso da qualunque altro vampiro avesse mai conosciuto. Angel compreso, o per meglio dire Angelus. In qualche modo dentro Spike era sopravvissuta una parte dell’essere umano che era una volta.


Beh, era ora della ronda, Dawn era da Janice, dove sarebbe rimasta a dormire. Tanto valeva darsi una mossa ed uscire, magari l’aria fresca della sera, avrebbe rinfrescato anche le sue idee.

Istintivamente i suoi passi la portarono nel cimitero in cui si trovava la cripta di Spike, quando fece fuori due vampiri, si giustificò dicendo che ne aveva sentito la presenza, ma la verità era un'altra. Era attratta lì, dalla luce che filtrava dai finestrini con le sbarre.


Titubante, appoggiò una mano sulla porta, come aveva fatto tante volte in precedenza, soprattutto da quando lui se ne era andato. Dall’interno si sentiva provenire il suono della televisione. Sapeva chi avrebbe trovato entrando, ma ugualmente un lieve filo di speranza si insinuò nel suo cuore.


Speranza che venne subito disillusa, vedendo l’occupante della cripta. Il caro e dolce Clem, che avendo preso sul serio la richiesta di Spike di occuparsi di casa sua, si era letteralmente trasferito lì, per meglio rispettare l’impegno.

<< Ciao Buffy! Sempre di ronda eh! Vieni, accomodati, così ti riposi un po’, vuoi qualcosa da bere? >> dolce Clem che l’accoglieva sempre con un sorriso.

<< No, grazie! Ero qui di passaggio…e mi chiedevo….>> non riusciva a chiedere apertamente di Spike, ma i suoi occhi parlavano per lei.

<< Non è tornato, se è questo che vuoi sapere! Come puoi vedere il suo spolverino è ancora lì, appeso come lui lo ha lasciato! >> rispose a precipizio il demone, che aveva intuito.


Stranamente però negli ultimi tempi quando le rispondeva su di lui, tendeva sempre a tenere lo sguardo basso. Buffy però non ci aveva fatto caso, era troppo impegnata a controllare sé stessa, per fare caso a certe cose.

Quella sera però era troppo depressa, ed udendo quelle parole che facevano a pezzi la sua speranza, si ritrovò con gli occhi pieni di lacrime che non riuscì a trattenere. Dov’era Spike, proprio quando aveva maggiore bisogno di lui?


Clem, vedendola in quello stato si affrettò a condurla a sedere e le permise di piangere sulla sua spalla.

<< Tranquilla, va tutto bene! >> diceva mentre cercava di consolarla.

<< Niente va bene! Willow sta ancora molto male e io non so come dirlo a Tara! Xander è pieno di sensi di colpa per Anya e Dawn dovrà tornare in quel liceo maledetto! Io non so più cosa fare! A che mi serve la mia forza di cacciatrice se non posso aiutare le persone che amo? >> proruppe singhiozzando la ragazza.


Il demone non sapeva più che fare, si limitava a batterle dolcemente una mano sulla schiena. Se ci fosse stato Spike lì, di sicuro sarebbe riuscito a risolvere la situazione con una delle sue battute, ma visto che era assente, il povero Clem dovette sorbirsi tutte quelle lacrime.


Lacrime che però furono in un certo senso, un sollievo versare. Buffy era ancora molto triste, quando fece ritorno verso casa, ma almeno si era un poco sfogata. Era però ancora molto presa dai suoi pensieri, tanto che non vide il demone che usciva ratto, ratto dalla cripta.


Clem infatti si stava dirigendo verso il centro, e si fermò al primo telefono pubblico che trovò. In tasca aveva una manciata di monetine che prese ad inserire, per poi formare un numero.

<< Sono io, ci sono novità!…..Sì, è venuta anche stasera…piangeva….è preoccupata per la strega……no, non sta migliorando, anzi! Dovresti tornare….ne sei certo? Va bene…..si farò quello che posso! >> parole enigmatiche, visto che si era sentita solo la sua voce.


Ora era il turno del demone di tornare verso casa (la cripta), un po’ depresso.

In un altro luogo, una figura misteriosa, richiudeva il cellulare al quale aveva parlato fino a quel momento. Chiunque fosse, stava per prendere una decisione, di scatto prese a muoversi e fermato un taxi di passaggio, chiese di essere portato all’aeroporto.

La voce aveva un accento britannico, ma era roca e bassa, quindi indistinguibile.


Capitolo uno: The Which



Westbury (Inghilterra): sede della congrega.



Rupert Giles stava rabbrividendo a causa di uno spiffero d’aria fredda che penetrava dalla finestra. Benché si fosse solo all’inizio di agosto, la temperatura si era piuttosto abbassata negli ultimi giorni, a causa di una perturbazione che aveva interessato tutta la zona. Ed ora tirava un vento gelido che faceva pensare più all’inverno che all’autunno, e pensare che erano ancora in estate.


Il fischio del vento era così acuto che per poco non udì il sommesso bussare alla porta. Chi mai poteva essere a quell’ora di notte e con quel tempo da lupi? Fu quasi con un po’ di paura che si prestò ad aprire leggermente la porta, tanto per essere certo che non si trattasse di un ramo che spezzato, era andato a sbatterci contro.


Incredibile invece fu la sua sorpresa nel riconoscere l’inconsueto visitatore.

<< Spike?!? Sei davvero tu? >> esclamò.


La sua sorpresa era ben motivata, il vampiro infatti non aveva il solito aspetto. Indossava una giacca a vento che doveva aver visto giorni migliori, oltre ai soliti jeans leggermente strappati alle ginocchia. Per non parlare dei suoi capelli, più lunghi e leggermente più scuri, che gli ricadevano sulla fronte in riccioli scomposti. Ma quello che dava da pensare era il suo sguardo.


<< Chi vuoi che sia? Fammi entrare Rupert, qui fuori si gela! >> i suoi modi non erano però cambiati.

<< Scordatelo! Non so cosa ci faccia tu qui….ma non sei il benvenuto! >> fece Giles cercando di richiudere la porta.

<< Sono qui per Willow! Sta male….lo so….io posso aiutarla! >> gridò il vampiro, leggermente frustrato.


Giles era confuso, questo proprio non se lo aspettava, prima che riuscisse a prendere una decisione, però si udì una voce femminile provenire dalle sue spalle.

<< Lo faccia entrare signor Giles! >>.

<< Ma signorina Harkness, lei non sa chi è costui, lui è…>> cercò di ribattere l’osservatore, ma venne interrotto.

<< E’ un vampiro…si lo so bene, è ormai da venti minuti che ne percepivo la presenza, mi chiedevo quando si sarebbe deciso a bussare! Prego, accomodati, come devo chiamarti? >> disse la donna rivolgendosi direttamente a Spike.


Ricevuto l’invito, il vampiro si affrettò ad entrare e scrutò attentamente la donna che lo aveva gentilmente invitato. Sembrava la versione corporea di uno dei personaggi di Harry Potter, vale a dire la professoressa McGranitt!

<< William! Il mio nome è William! >> si presentò cortesemente, cosa insolita per lui. Anche se in effetti, ora come ora, tutto era insolito in lui.

<< Bene William!… >> disse la donna prendendolo tranquillamente a braccetto << …Hai detto di essere qui per Willow, ti condurrò subito da lei. Spero che tu riesca dove noi abbiamo fallito! >>.


Così dicendo, i due si allontanarono nel dedalo di corridoi della casa, lasciando lì, fermo come un allocco, Giles, che non capiva cosa stava succedendo.

Anche Spike era sconcertato, quella donna, che Rupert aveva chiamato signorina Harkness, era veramente un tipo strano. Tanto per cominciare i suoi occhi, ben visibili dietro le grosse lenti, erano argentei e sembravano avere la capacità di penetrargli dentro.


Lei sapeva, ne era certo! Infatti, come se gli avesse letto nella mente, gli si rivolse dicendo:

<< Non preoccuparti, non rivelerò a nessuno il tuo segreto! Anche se sinceramente non capisco perché tu non desideri che gli altri sappiano! Ma forse lo comprenderò, quando ti avrò conosciuto meglio! >> gli occhi le brillavano di una strana luce, mentre formulava queste parole.


Doveva essere proprio una strega, e certamente una delle più potenti, altrimenti non vi era altra spiegazione. Stranamente però, Spike si sentì a suo agio, per la prima volta da due mesi a questa parte. Aveva trovato una persona che pur leggendo dentro di lui, non si era ritirata disgustata, ma al contrario gli stava dimostrando fiducia, proprio quello di cui aveva un dannato bisogno.

Un minuto più tardi, si arrestò davanti ad una porta.


<< Willow è qui dentro! Ti consiglio di fare attenzione, l’effetto dei calmanti dovrebbe finire fra poco e potrebbe iniziare ad agitarsi! Se avrai bisogno d’aiuto devi solo chiamare ed io arriverò! In caso contrario farò in modo che nessuno vi disturbi! >>.

C’era di che stare allegri! Non sapeva neppure lui cosa fare, quando aveva saputo delle condizioni della rossa, aveva sentito che forse lui avrebbe potuto aiutarla, ma non sapeva in che modo! Ecco perché era stato fermo per venti minuti davanti alla porta, prima di trovare il coraggio di bussare.


Forza e coraggio!” si disse, mentre abbassava titubante la maniglia della porta.

Intravide a malapena una figurina, che se ne stava in posizione fetale, rannicchiata in un angolino del letto. Era solo l’ombra della vecchia Willow, un pallore cadaverico era sul suo volto, le pupille degli occhi erano dilatate, mentre il bianco era tutto arrossato.

Lentamente senza fare mosse brusche si accostò al letto, e vi si sedette senza sfiorarla.


<< Ciao rossa….sei conciata peggio di quanto pensassi! >> sempre il solito, dritto al punto, almeno in questo non era cambiato.

<< Chi sei?….Sei venuto per portarmi all’inferno? >> disse Willow con voce soffocata.

<< No….tu sei già all’inferno! Io sono venuto per tirartene fuori! >> meglio essere sinceri.


La strega proruppe in una risata isterica.

<< Hai ragione…io sono già lì, tu non puoi aiutarmi, nessuno può farlo! Voi non capite, io ho ucciso…e…mi è piaciuto! >> dunque era questo il problema.

<< Io posso capirti meglio di chiunque altro…so quello che provi, conosco la lotta che stai vivendo, da una parte la tua coscienza e dall’altra l’oscurità che ti trascina sempre più in basso….anche io lo sto vivendo! >> parole amare, ma sincere.


<< Vorresti farmi credere che tu hai una coscienza? Tu…un vampiro? Che ne puoi sapere di cosa si prova! >> allora lo aveva riconosciuto!

<< E’ solo questo che vedi in me rossa? Ti ho sopravvalutata….pensavo che fossi più potente….che guardandomi negli occhi avresti capito! >> era una sfida la sua.


Per la prima volta, in due mesi, la strega si concentrò su qualcosa che non fosse sé stessa, e prese a scrutare attentamente il vampiro. Spike non oppose nessuna resistenza a quell’esame così accurato. Mano a mano che a Willow giungevano le sensazioni, i suoi occhi si spalancavano d’incredulità!

<< Tu…come….perché? >> chiese balbettando con uno sguardo pieno di orrore.


Orrore non per lui, ma per quello che aveva visto, era consapevole di cosa significasse, dolori e tormenti, ben più grandi dei suoi.


<< Come?…Sarebbe una lunga storia rossa…..magari più tardi te la racconterò! Quanto al perché….tu dovresti poterlo immaginare! >> le rispose Spike, facendo una smorfia.

<< Per Buffy! Lo hai fatto per lei! >> esclamò sicura la strega.

<< Già! E la vuoi sapere una cosa buffa? Volevo darle quello che si meritava….ma solo quando ho riavuto l’anima, ho capito che sono io a non meritare lei! Sono un mostro….ora lo so! >> parole intrise di dolore le sue.


Dolore che Willow percepì internamente, rimanendone turbata. Ma Spike non aveva ancora finito di parlare.

<< Ecco perché posso capire cosa ti sta succedendo…la mia anima mi sta letteralmente bruciando dentro, riempiendomi di rimorsi e maledicendomi, dicendo che il posto in cui dovrei stare è all’inferno. Proprio come succede a te, con la tua lotta, fra la coscienza e la magia oscura che ti sta consumando! >> aggiunse infatti con fare comprensivo.


Come può?” si chiese Willow “Come può paragonare le nostre due esperienze? E’ vero, io ho sulla coscienza la morte di un ragazzo….ma lui…lui dovrebbe essere dilaniato dai suoi sensi di colpa, invece è qui a parlare tranquillamente con me! Come riesce a sopportarlo?”

<< Come ci riesci, come fai ad essere tanto calmo? >> gli chiese dando voce ai suoi pensieri.


<< Calmo?…..Sì…forse ora lo sono….ma avresti dovuto vedermi subito dopo…..ero in uno stato pietoso, me ne stavo in un angolo a piangere e disperarmi, ero uscito completamente di testa…non proprio un bello spettacolo. Per la prima volta in vita mia ho compreso quel piagnone di Angel! E’ stato proprio pensando a lui, che ho trovato la forza di uscirne, non volevo agire come lui, che si è disperato inutilmente per una settantina d’anni! Disperarsi non serve a niente, non riporta in vita le persone che ho ucciso e non mi fa diventare migliore! E soprattutto non placa la mia anima! Così mi sono detto che se le cose erano cambiate, anche io dovevo cambiare con loro! In fondo era questo che avevo voluto, cambiare, essere diverso, veramente diverso! Sono partito da quel punto sono andato avanti, giorno dopo giorno. Poi ho saputo di te e ho deciso che era l’occasione giusta per fare qualcosa di buono! In fondo te lo devo, rossa! >> nella sua voce non c’era traccia del solito tono scanzonato.


Ascoltando Spike, Willow si sentì invadere da una strana pace, in quanti le avevano ripetuto quelle parole…non avrebbe saputo dirlo. Ma mai come ora ne afferrava il senso, per gli altri erano solo parole, ma per il vampiro era realtà, una realtà che per quanto dura lui aveva saputo affrontare. Per la prima volta da quando era arrivata in Inghilterra sentiva la speranza rinascere dentro di sé, forse lui poteva veramente aiutarla, insegnarle come fare per uscire da quel baratro nel quale era caduta. Ma perché lo faceva? Cosa mai lei aveva fatto, di buono per lui?


<< Perché lo fai? Tu non mi devi niente! >> gli chiese perplessa.

<< Ti sbagli! Tu mi sei stata d’aiuto nei momenti più tristi della mia vita, quando mi sentivo un vampiro a metà, perché non potevo uccidere per colpa del chip! Mi hai impedito di uccidermi! E poi…anche dopo…quando Buffy morì…se non fosse stato per te, che mi sei stata vicina, assieme a Tara….mi hai incoraggiato, a tenere fede alla promessa che le avevo fatto….io non so se sarei ancora qui a parlarti!>> la voce era roca, ancora piena di tormento al solo ricordo di quegli eventi.


Per la prima volta, da quando aveva pianto fra le braccia di Xander, Willow, sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime brucianti. Si sentiva grata, grata del fatto che lui pensasse questo di lei. Per una volta era riuscita a fare qualcosa di buono nella sua vita, senza usare la magia. Pianse, gettandosi fra quelle fredde braccia, che però le trasmettevano un calore, non letterale ma fatto di emozioni.


Mentre lei piangeva, Spike le accarezzava con un ritmo lento, quasi ipnotico i capelli, sussurrandole di essere forte, prima per sé stessa e poi per coloro che amava e l’amavano. La combinazione delle due cose insieme, piano, piano la calmò. Il pensiero di Tara, le fu di conforto. Ma Spike aveva ragione, prima doveva trovare la forza in sé stessa.


Nella sua vita si era sempre appoggiata a qualcuno, a Xander, ad Oz, ed infine a Tara. Non aveva mai affrontato la vita da sola, come invece era sempre stata costretta a fare Buffy. Doveva imparare a contare solo sulle sue forze, prima di andare avanti, doveva imparare ad essere forte, in modo da poter affrontare ciò che la vita le riservava. Ed ora sapeva che Spike le avrebbe insegnato a farlo. Questo la tranquillizzò più di qualsiasi altra cosa.


Si stava quasi addormentando, fra quelle braccia. Ed il sonno che sentiva arrivare, non era quello solito causato dai farmaci. Rendendosi conto di questo, fece un sorriso sereno a Spike dicendogli:

<< Ti prego, resta qui! Da quando sei arrivato, mi sento più tranquilla! >>.


<< Non vado da nessuna parte, rossa! Tu dormi tranquilla….hai bisogno di riposare! Se i demoni arriveranno….ci penserò io a scacciarli per te! >> disse lui in tono serio.

Rassicurata da quelle parole, Willow, si lasciò cadere in un sonno profondo.


Non sentì neppure quando la signorina Harkness, entrò nella stanza.

<< A quanto vedo William , sei già riuscito a fare molto più di noi! Questa è la prima volta, che lei dorme senza l’ausilio di sonniferi! Dimmi c’è qualcosa che posso fare per te? Forse hai bisogno di sangue per nutrirti? >> gli chiese sorridendo.


<< Posso aspettare a domani, non voglio disturbare il suo sonno! >> rispose lui, mentre fissava la strega fra le sue braccia.

La signorina Harkness, sorrise ancora di più della sua gentilezza.

<< Come desideri tu! A proposito, il mio nome è Eudora! Di qualunque cosa tu avessi bisogno, chiedi pure di me! >> disse sempre sorridendo, mentre usciva dalla camera.


Giles che nel frattempo era rimasto nel corridoio, si sentì chiamare.

<< Senti Rupert….potresti evitare di dire alla cacciatrice che io mi trovo qui? Te ne sarei grato! >> disse stancamente il vampiro.

L’osservatore era decisamente confuso, ma a seguito di un’occhiata che la signorina Harkness gli fece, comprese che era meglio aspettare a fare domande.


<< Va bene! Se è questo che desideri! >> gli disse in risposta.

Grande fu la sua sorpresa quando vide il sollievo negli occhi del vampiro, uniti a gratitudine. “Domani noi dovremo parlare, Spike!” pensò.



Capito due: Little Steps


Sunnydale (California):


<< Davvero Giles? Non mi sta mentendo? Willow sta davvero meglio? >> chiese ansiosa Buffy al telefono.

<< E’ vero Buffy! E’ venuto….un nuovo terapista….che sembra riuscire ad ottenere dei buoni risultati con lei! >> le rispose l’osservatore, cercando di mantenersi calmo.

Se solo avesse potuto vederlo, la sua cacciatrice, avrebbe capito al volo che le stava nascondendo qualcosa, tanto era rosso dall’imbarazzo.


Era passata una settimana da quando Spike si era presentato alla porta. Aveva più volte cercato di parlarci, ma non era arrivato a capo di niente. Sentiva che c’era una cosa che lui teneva segreta, ma qualunque cosa fosse, doveva aver operato sul vampiro un cambiamento impressionante.


Spike si era detto ormai persuaso, che non ci fossero più possibilità per lui, di fare parte della vita di Buffy, soprattutto dopo quello che aveva tentato di farle. Ecco perché gli aveva chiesto di non riferirle della sua presenza in quel luogo. Non voleva che lei fraintendesse il suo comportamento, come un modo per continuare a starle vicino, per continuare ad ossessionarla.


Giles seppur arrabbiato con lui, aveva convenuto che fosse più giusto così, ed aveva tirato un sospiro di sollievo, al pensiero che la loro “storia” fosse finita. Stranamente iniziava ad apprezzarlo, quel suo nuovo modo di fare, lo rendeva possibilmente più umano. Il modo in cui si prendeva cura di Willow, come riusciva a farsi accettare dalle altre streghe…..


<< Giles….mi sente? >> chiese a voce alta Buffy riscotendolo dai suoi pensieri.

<< Sì, dimmi Buffy, che c’è? >> chiese impacciato.

<< Quando pensa che Willow, potrà tornare? >> chiese lei ansiosa.

Giles si schiarì la voce.

<< Buffy….ho detto che stava migliorando….non che è guarita! Sinceramente non saprei dirti quanto tempo occorrerà ancora! >> le disse calmo.


In effetti Willow, aveva fatto molti progressi in quei pochi giorni, la presenza di Spike al suo fianco, sembrava aver sortito effetti straordinari. Ora non stava più chiusa da sola in camera sua, ma aveva iniziato a socializzare con le altre streghe. A seguire dei corsi per imparare a controllare i suoi poteri. Ma da qui, a dire che era guarita, il passo era molto lungo.


Buffy cercò di sopprimere il broncio che le era venuto istintivo sulle labbra. Dopotutto Giles le aveva dato una bella notizia. Finalmente si vedeva all’orizzonte un po’ di speranza, le cose avviavano a migliorare.


<< Capisco! E’ logico, ci vorrà del tempo! Mi raccomando però, me la saluti tanto e le dia un abbraccio da parte di tutti, e le dica che ci manca, soprattutto a Tara! Oggi esce dall’ospedale e vado a prenderla con Xander e Down. >> disse con il tono di voce più allegro che riuscì a tirar fuori.


Sì, le cose si stanno sistemando…e chissà…forse….no! Perché devo pensare a lui? Buffy, devi fartelo uscire dalla mente!” disse a sé stessa, mentre rimuginava.


Dopo aver scambiato i saluti convenzionali con Giles, Buffy riattaccò il telefono e si preparò ad affrontare la sorella, che le era rimasta alle spalle per tutto il tempo, ad ascoltare la telefonata.


<< Allora, Willow sta meglio? Bene, così almeno Tara si tranquillizzerà! >> esclamò Down con voce critica. Voleva bene a Willow, ma dopo gli ultimi avvenimenti, ne provava anche un po’ di paura e di avversione.


Ne aveva passate troppe a causa sua, l’attacco del demone e quello che ne era seguito, braccio rotto compreso. E poi quando aveva perso la testa, voleva ritrasformarla in una palla di energia, per finire aveva cercato di far uccidere lei e Buffy da quella specie di zombi nella fossa. Non era ancora riuscita del tutto a perdonarla, come invece sembravano aver fatto gli altri.


<< Si, sembra che abbiano trovato un terapista in gamba, che sta ottenendo dei buoni risultati con lei. >> le rispose Buffy. Se solo si fosse immaginata chi era il terapista….


<< Perché allora, hai quella faccia scura? A cosa stavi pensando?….O dovrei dire a chi stavi pensando? >> chiese Down con uno sguardo che la diceva lunga. La piccola, non era per niente stupida, no. Si era accorta da tempo che la sorella aveva qualcosa, o meglio qualcuno per la mente, e non approvava per niente la cosa.


Guardando la sorellina, Buffy si rese improvvisamente conto di quanto fosse cresciuta, non era più una ragazzina, ma una giovane donna e piuttosto perspicace a dire il vero. “Che fare, dirle la verità o fare come al solito e tenermi tutto dentro?”, si chiese.


Le aveva promesso di non nasconderle più niente, quando erano uscite da quella voragine ed erano tornate a casa. Ed ora era tentata di violare quella promessa e non sarebbe stata la prima volta. Lo sguardo vigile ed inquisitorio che aveva, le fece però capire che questa volta non l’avrebbe sfangata. Era giunta l’ora di dirle tutto.


<< Lo sai a chi pensavo! >> ammise, scrollando le spalle e cercando di far credere, che la cosa non fosse importante. Ma il suo intento non ebbe buon risultati, proprio come s’immaginava.


<< Pensavi a Spike. Perché Buffy? Dopo tutto quello che ti ha fatto…come puoi pensare ancora a lui? >> sbottò arrabbiata Down. La ragazza era infatti rimasta delusa del suo ex-vampiro preferito. Venire a sapere da Xander che lui aveva tentato di violentare la sorella, lo aveva fatto uscire dalle sue grazie.


Ora lo odiava per quello che aveva fatto ed era felice che se ne fosse andato, beh, magari un pochino dispiaceva anche a lei. Iniziava a chiedersi se si fosse sempre sbagliata su di lui, ad accordargli la sua fiducia e il suo affetto, forse gli altri avevano sempre avuto ragione sul suo conto, quello che diceva di provare per Buffy non era amore, come aveva sempre creduto; ma come dicevano gli altri, solo un’ossessione.


<< E’ difficile da spiegare Down…le cose sono molto più complicate di quanto non credi. >> disse Buffy in tono piatto, cercando di scusarsi.


<< Lo aveva detto anche lui….e questo scusa tutto? Solo perché le cose erano complicate…dovrei perdonarlo, per aver tentato di violentarti? >> esplose la ragazza, infuriata. Proprio non riusciva a capire certi ragionamenti.


Accidenti a Xander, e alla sua boccaccia!” pensò Buffy, per l’ennesima volta. Se adesso il ragazzo, fosse stato lì, se la sarebbe vista brutta. “Ma chi diavolo crede di essere, per giudicare gli altri! Guardasse a sé stesso, e al casino che ha combinato con Anya!” pensò ancora furente.


Che si credeva Xander, che quello che aveva fatto Spike, fosse peggiore di quello che lui aveva fatto ad Anya? Come se abbandonare la fidanzata all’altare, fosse stata una passeggiata? Forse Spike, l’aveva un po’ strapazzata fisicamente, anche se adesso capiva che non era questo, quello che voleva fare. Lo aveva compreso in ritardo, come al solito. Se ora soffriva, era solo per colpa sua, perché lui se ne era andato. Ed era stata proprio lei a cacciarlo. Non era colpa sua!


Xander, invece, aveva profondamente ferito Anya. E la ferita che le aveva inferto, non era di quelle che guariscono facilmente, perché l’aveva ferita, più che nel corpo, nell’anima. Ed il risultato di quel suo gesto infame, era stato il ritorno della ragazza, nelle file del male. Buffy non si faceva illusioni su questo. Anya, anche se era sua amica, era tornata ad essere un demone della vendetta, prima o poi, aveva paura che si sarebbero dovute scontrare.


Ma ora doveva pensare a cosa rispondere a Down, che la fissava ancora inacidita. Non le piaceva vederla così, piena di rabbia e risentimenti, verso chi non poteva difendersi. Era veramente venuto il momento di mettere in chiaro, come stavano le cose. Non le piaceva, che odiasse Spike, se sua madre fosse stata lì, non lo avrebbe permesso. A Joyce, era sempre stato simpatico Spike, nonostante il suo passato, ne aveva sempre avuto fiducia.


Per molto tempo, si era chiesta cosa ci trovasse in lui di buono, ma ora lo capiva, lo capiva fin troppo bene. Joyce, aveva compreso che il vampiro, era diverso, che poteva essere migliore. E lo era stato, fino a quando lei, non aveva rovinato tutto. Forse sarebbe stato meglio, se avesse continuato a trattarlo semplicemente come un amico, invece di coinvolgerlo nella sua girandola di emozioni.


<< Ascoltami Down…io ho perdonato Spike, perché ho compreso che non aveva veramente intenzione, di farmi del male. La prova sta proprio nel fatto, che ha deciso di andarsene, quando si è reso conto di cosa aveva fatto. Lui non voleva violentarmi, ha solo perso la testa e non appena sono riuscita a fermarlo, anche lui si è fermato inorridito. >> iniziò a spiegare Buffy.


Down, sembrò calmarsi. Forse si era resa conto che finalmente sua sorella, aveva deciso di mettere le carte in tavola. Accoccolandosi sul divano, e preso a stringere un cuscino fra le braccia, le disse:


<< A questo ci credo poco, di certo non spiega tutto! Quello che soprattutto non capisco, è come siate potuti arrivare a quel punto. Ti prego Buffy….non continuare a trattarmi come una bambina, ti prego sfogati con me! Così potrò finalmente capire…e forse dopo…anche tu starai un po’ meglio! >> le ultime parole erano state accompagnate da un sorriso incoraggiante, non per questo meno privo di una grande curiosità.


<< E va bene…ti racconterò tutto dal principio…Forse…si forse, farà bene anche a me, parlarne. >>



Capitolo tre: Revelations


Sunnydale (California):


Down, era rimasta con gli occhi sgranati, ad ascoltare tutto il racconto di Buffy, senza osare fare nemmeno un fiato. Aveva paura che, se avesse detto anche una sola parola, la sorella si sarebbe bloccata e non sarebbe andata più avanti. Doveva essere difficile per lei rivelare certe verità. Togliersi la maschera di supereroina, per mostrare il volto di una ragazza piena di debolezze e fragilità emotive.


Venire a sapere, che fin dall’inizio, Buffy si era confessata con Spike, su dove fosse stata mentre era morta, l’aveva fatta soffrire. Scoprire che la sorella aveva preferito confidarsi con lui, invece che con lei, o con i suoi amici, era stato un duro boccone da mandare giù.


Ma in un certo senso, quasi le comprendeva, le ragioni per cui l’aveva fatto; le sue erano diverse, ma quante volte, anche lei aveva confidato al vampiro, cose che non aveva mai detto a nessun’altro? C’era qualcosa in Spike che invitava a sfogarsi con lui, e che all’epoca Buffy ne fosse cosciente o meno, si era appoggiata a lui per trovare la forza di abituarsi di nuovo alla vita.


Era stato così, che avevano iniziato ad avvicinarsi, la cosa era però andata peggiorando, quando la sorella aveva iniziato ad usare in maniera diversa quello sfogo. Quando aveva scoperto che lui poteva colpirla e quindi era un suo pari, in forza. Un suo pari, con il quale poteva finalmente sfogarsi.


E sempre con la lotta fra i suoi desideri e la paura e la vergogna che gli altri venissero a sapere di quella relazione. La paura di essere mal giudicata e la vergogna, che proprio lei, la cacciatrice, trovasse degli attimi di pace, fra le braccia di quello che avrebbe dovuto essere il suo peggior nemico.


Quelle brevi ore, nelle quali era stata invisibile, e quindi libera di essere come veramente voleva, senza doversi preoccupare del giudizio altrui. Il senso di colpa, che invece aveva provato quando credeva di aver ucciso quella ragazza, anche allora Spike era stato al suo fianco, facendola sfogare, facendosi picchiare fino quasi ad essere ridotto ad un mucchietto di carne sanguinolenta, senza però osare nemmeno per un attimo restituirle ogni colpo.


I loro discorsi fatti al Bronze, con lei che gli chiedeva di fermarsi, e lui che invece le lasciava la facoltà di fermarlo. Ma lei non lo faceva, non lo faceva mai. Perché per quanto gli dicesse di andarsene, di lasciarla in pace, poi lo stringeva forte fra le braccia, e si sentiva stringere, fra quelle braccia, dove si perdeva.


Lo schifo per sé stessa che aveva provato, quando Riley l’aveva scoperta a letto con Spike. La vista del suo matrimonio perfetto, l’aveva fatta sentire ancora peggio. Erano arrivati ad un punto che non era possibile andare avanti così, vedendosi di nascosto con qualcuno, che lei sapeva i suoi amici e la sua famiglia non avrebbe accettato.


La rottura del rapporto, era stata la conseguenza. Lei che non fuggiva mai davanti ai demoni più forti, era fuggita da sé stessa, dai suoi sentimenti. Cercando di annullarli, di negarli, persino davanti all’evidenza. Il dolore che aveva provato vedendo Spike e Anya insieme, aveva cercato di buttarsi anche quello dietro le spalle.


Più Buffy parlava, più Down, iniziava a comprendere Spike. Le faceva quasi pena, si era sentito trattare per tutto il tempo, come se fosse stato un oggetto, niente di più. Aveva accettato tutte le briciole che Buffy gli aveva dato, beh qualcosa se lo era preso anche da solo, ma mai con la forza e soprattutto non aveva mai cercato di sbugiardarla, mai aveva rivelato quel loro segreto. Aveva sopportato in silenzio, le battutine di Xander, in proposito della sua ossessione. Ma quella non era un’ossessione, era vero amore, come poteva Buffy non averlo capito?


E poi l’epilogo, drammatico, crudo. Eppure al tempo stesso così inevitabile. Sì, ora capiva perché Spike se ne fosse andato, non riusciva a reggere al pensiero di aver fatto del male alla donna amata. Di sentirsi rifiutato per l’ennesima volta. E capiva perché Buffy, lo avesse perdonato, sì, le cose erano veramente complicate. Ma non lo sarebbero state, se Buffy avesse compreso prima, se fosse stata più forte, ecco quindi la ragione del suo senso di colpa e il suo desiderio di riabilitarlo.


Down non disse niente, si limitò a stringere una Buffy piangente fra le braccia, cercando di consolarla. Per una volta la sentiva veramente vicina, per una volta lei si era rivelata in tutto e per tutto, ed ora aveva la sensazione di comprenderla meglio, ora ciò che voleva, era fare in modo di aiutarla, invece di crearle problemi, come aveva fatto finora.


Westbury (Inghilterra): sede della congrega.


Spike, stava aiutando Willow a fare i suoi esercizi di respirazione, necessari per concentrarsi sul suo punto energetico. Era un po’ strano vedere un vampiro, che per natura non aveva bisogno di respirare, che inspirava ed espirava dando il tempo alla strega, che in quanto umana, ne aveva in effetti veramente bisogno.


Giles li osservava dalla porta a vetri, i due infatti, erano in una stanza illuminata solo da candele. Non finiva mai di stupirsi del cambiamento di Spike, quello che una volta, era stato un individuo insofferente e violento, sembrava essersi trasformato in un essere che ricercava solo la pace.


<< Ce la sta mettendo tutta, non è vero? >> esclamò alle sue spalle la signorina Harkness.


Giles si girò perplesso, non aveva capito se si riferiva a Willow o al vampiro, e se si fosse trattato della seconda ipotesi, cosa mai volevano significare quelle parole? Ce la stava mettendo tutta a fare cosa?


<< E’ un enigma per lei, non è vero? William intendo! La vedo che è sempre lì a scrutarlo, come se si aspettasse da un momento all’altro che facesse qualcosa di più usuale. >> disse la donna, con voce serena.


Giles, scosse la testa. Non sapeva come, ma lei riusciva sempre a sorprenderlo, arrivando a delle conclusioni, anche su sé stesso, alle quali lui non era ancora arrivato. Si era infatti appena reso conto, che era proprio questo che stava facendo. Osservava Spike, in attesa che lui facesse qualcosa che avrebbe riconfermato, l’opinione che una volta aveva su di lui.


Questa nuova versione, lo confondeva, indeboliva le sue idee in proposito e al contempo lo spaventava, perché aveva paura di lasciarsi abbindolare. Aveva paura di scoprire troppo tardi, che il suo cambiamento, fosse tutto fumo negli occhi. Perché la verità era, che iniziava veramente ad apprezzare questa sua nuova personalità, e scoprire che era solo una farsa, gli sarebbe dispiaciuto molto. Sì, Spike, iniziava veramente a piacergli, sentiva che sarebbe potuto diventare un buon amico.


<< Anche lui la apprezza! >> esclamò, di nuovo a sorpresa la signorina Harkness.


Mi ha letto nel pensiero, non c’è altra spiegazione, si disse Giles allargando però gli occhi dalla sorpresa. Spike, lo apprezzava? Non dubitava delle parole della donna, ma non poteva fare a meno di chiedersi, come poteva essere possibile, che diavolo gli era successo, per trasformarsi così?


<< Questo, dovrebbe chiederlo a lui….e se mai dovesse risponderle….lo ascolti con calma, senza giudicarlo. Quel ragazzo ha veramente bisogno di qualcuno con cui sfogarsi, qualcuno un po’ più forte di Willow, alla quale non vuole rivelare troppo per non turbarla. Lo farei io, ma lui sa bene che non ha bisogno di parlare con me, che gli ho letto dentro, e sa come la penso. >>


<< Signorina Harkness, devo forse ricordale che quel “ragazzo” come lo chiama lei, ha in realtà più anni di noi due messi assieme! >> fece Rupert scettico.


<< L’età effettiva non conta, forse come vampiro ha vissuto più a lungo, ma sono certa che dentro al suo cuore, è rimasto ancora un ragazzo, con i suoi sentimenti e le sue speranze ed angosce. C’è molto da scoprire in lui, cose che la stupirebbero. Willow ne sa qualcosa, ecco perché ha fiducia in lui. >> lo rimbeccò Eudora, avviandosi poi verso un’altra stanza.


Giles rimase confuso a guardarla andare via, mentre gli faceva un sorriso misterioso. Dunque, Spike, aveva veramente un segreto, un segreto che la signorina Harkness conosceva e anche Willow, a quanto sembrava. Di cosa mai poteva trattarsi, cosa poteva aver indotto un simile cambiamento?


Un brivido iniziò a corrergli lungo la schiena, quando un’idea sfiorò la sua mente. No, non poteva essere possibile. Tutto fuori che quello…eppure…un’anima?


Il giorno seguente, un Giles con gli occhi pesti, entrò nella stanza di ristoro per bersi una tazza di tè. Gli interrogativi, non avevano abbandonato la sua mente neppure per un secondo, tanto che non era riuscito a chiudere occhio. Con sua grande sorpresa, vide il centro di tutti i suoi pensieri, era lì da solo, che si beveva una tazza di cioccolato caldo, o almeno sperava che si trattasse di cioccolato.


<< Spike, possiamo parlare? >> gli chiese titubante, non sapendo nemmeno lui come iniziare. Non poteva certo andare lì e chiedergli di botto “senti ma tu per caso, hai un’anima?” , quello come minimo si metteva a ridergli in faccia o peggio gliela spaccava la faccia, ah già dimenticava, aveva il chip, beh almeno da quel lato era sicuro, quasi sicuro, e se lo menava lo stesso? Meglio andarci leggero và!


<< Come mi disse una volta Buffy, se possiamo emettere dei suoni, si! Parlare noi due, invece, non saprei proprio! >> gli rispose Spike sospirando. In realtà Buffy era stata più categorica, lei si era proprio rifiutata di parlare e il ricordo gli fece male. Era stato anche lui, tentato di non stare a sentire Rupert, ma l’espressione mesta che gli aveva visto sul viso, lo aveva fatto sentire in colpa, anche se non sapeva per cosa.


Beh, non è l’atteggiamento entusiasta che speravo, ma almeno non ha detto del tutto di no, pensò Giles.

<< Da quando sei venuto qui, non ho potuto fare a meno di notare, un grande cambiamento in te. Questa…cosa….mi lascia confuso, perplesso…vorrei tanto sapere che cosa ti è successo. La signorina Harkness, mi ha detto che c’è qualcosa che ti turba e che avresti bisogno di sfogarti, così…io…ecco, volevo dirti che se lo desideri…io sono qui, pronto ad ascoltarti! >> quando aveva iniziato a parlare, l’osservatore aveva visto che Spike si stava come chiudendo ancora di più in sé stesso, e così aveva tentato quella carta. Sapeva che a Spike piaceva Eudora, la rispettava, sperava quindi che tirandola in mezzo, magari ne poteva uscire qualcosa di buono.


Spike sospirò ancora, si immaginava già, prima ancora che iniziasse a parlare, cosa gli avrebbe chiesto Rupert. La stessa cosa che aveva continuato a chiedergli insistentemente da quando era arrivato. Il suo cambiamento di rotta lo aveva colto di sorpresa, lo aveva sentito partecipe, come se veramente volesse essere suo amico, l’accenno a Eudora poi, era stata la classica goccia che faceva traboccare il vaso. Quella donna gli leggeva dentro come se fosse stato un libro aperto, si fidava di lei, non aveva svelato il suo segreto. Il fatto però che avesse incitato Rupert a parlargli, gli dava da pensare. Dio solo sa quanto avesse veramente bisogno di sfogarsi, gettare su di un altro tutto l’inferno che si sentiva bruciare dentro, se lei pensava che Rupert fosse la persona giusta per farlo, chi mai era lui per negarlo?


Gettando uno sguardo in giro, per assicurarsi che fossero soli, e poi riportando la sua attenzione su Giles, disse:

<< Vuoi la verità, tutta la verità? Sei certo di riuscire a sopportarla, sei sicuro che non turberà quel tuo moralismo inglese? >> disse scrutandolo. Vedendo che Giles annuiva con la testa continuò chiedendogli << Che ne sai di quanto è successo fra me e Buffy? >>


<< Beh, so quello che mi ha raccontato lei, quando tornai a Sunnydale, all’epoca tu eri già partito per chissà dove! >> rispose l’osservatore togliendosi gli occhiali e iniziando a pulirli, come sua abitudine.


<< Oh, allora conosci solo la versione purgata! Conoscendo Buffy, non ti avrà raccontato tutti i particolari più scabrosi, e conoscendo te, sarai stato felice di non sentirli. Ma ora, se vuoi sapere che mi è successo, ho paura che dovrai mettere da parte quei tuoi dannati occhiali e cercare di fare l’uomo adulto e vaccinato, invece del pudibondo gentleman che sei di solito! >> ghignò Spike, tornando per un attimo il vecchio sé stesso, sprezzante.


Un lieve rossore imporporò le guance di Giles, era dovuto sia al fatto che Spike avesse un po’ di ragione sul suo conto, che alla rabbia per sentirselo sbattere in faccia. Stava quasi per alzarsi e mandarlo al diavolo, quando vide del dolore, dietro quelle parole sgarbate. Ed il tarlo nella sua mente continuò a rosicchiare. Sì, voleva sapere cosa gli fosse successo, anche se questo significava dover sopportare il suo caratteraccio.


Due ore più tardi, ogni traccia di rabbia o sospetto nei confronti di Spike, erano spariti. Spazzati via, annientati, dalle sue parole, parole dure, dense di passione e agonia. Sì agonia, perché solo così si poteva chiamare ciò che il vampiro stava passando, una lenta e crudele agonia, un’agonia senza la speranza di una fine.


Il suo dubbio, era diventato una certezza. Spike aveva un’anima, non come quella di Angel, ma un’anima voluta, per la quale aveva lottato e che nonostante lo strazio che gli provocava, non rimpiangeva di aver ottenuto. Si sentì cieco e meschino, vedendo con quanta forza lui affrontasse tutto ciò, senza un lamento.


Si rese conto di essersi sempre sbagliato su di lui, William il sanguinario detto Spike, si stava rivelando un vampiro diverso da ogni altro. L’eccezione che conferma la regola. Un vampiro in grado di amare davvero, capace di fare dei sacrifici per quello che credeva giusto. La sua scelta di riavere l’anima, presupponeva che egli avesse già presente dentro di sé, qualcosa di molto simile alla coscienza. Una coscienza che era rimasta sopita dentro di lui, per oltre un secolo, ma che quando se ne era presentata l’occasione, si era fatta avanti dentro di lui, spingendolo ad agire.


Cosa mai poteva aver risvegliato quel piccolo frammento di anima, che non era andata perduta nella sua trasformazione? L’amore sincero che provava per Buffy?( Del quale ora non dubitava più.) O in qualche modo era stata facilitata dal chip, che gli aveva impedito di essere un demone? Giles non avrebbe saputo dirlo, chissà, forse era destino che un giorno si risvegliasse!


Che fare? Che dirgli, per fargli comprendere che lo capiva? Come fargli sapere, che gli era vicino e lo ammirava per la sua forza? Per una volta Giles si trovò a corto di parole, lui che di solito sapeva sempre cosa dire, era come muto. Sommerso dalla forza delle sue emozioni.


Fece quindi la sola cosa che potesse essere in grado di fare, lo abbracciò. Lo abbracciò come se fosse quel figliol prodigo della parabola, che era tornato a casa, e mise in quell’abbraccio, tutto l’affetto che sentiva di provare per Spike in quel momento.


Stretto in quell’abbraccio paterno, Spike, si sentì come se veramente fosse tornato a casa. Da qualcuno che lo accettava e perdonava, e pianse. Lasciò che le lacrime lavassero via i suoi tormenti, anche solo per un attimo. Più tardi sapeva che sarebbero tornati, ma ora si sentiva finalmente libero da quella fiamma che gli ardeva dentro.


Dalla soglia della porta, Eudora Harkness vide la scena e fece un sorriso di apprezzamento. Sì, le cose si stavano muovendo.



Capitolo quattro: Beneath you


Una ragazza corre per le vie buie della città, e due figure incappucciate la inseguono. La ragazza cerca di scappare arrampicandosi su un tetto, ma una terza figura incappucciata, la sta aspettando lì e la butta di sotto. Viene catturata , una delle due figura la blocca , mentre un’altra la uccide con un coltello.


Sunnydale ( California)


Buffy si svegliò di soprassalto con un grido soffocato, aveva appena fatto un sogno orribile, c’era una ragazza che veniva uccisa e lei assisteva al fatto, senza poter far niente per impedirlo. Ancora tremante, si alzò e messasi la vestaglia, decise di scendere in cucina per prepararsi qualcosa di caldo, magari un tè, o forse era meglio una cioccolata calda?


<< Ne faresti una tazza anche a me? Visto che ci sei…>> le disse Down, alle spalle, facendole fare un salto dalla paura.


<< Accidenti a te, Down! Non venirmi più alle spalle a questo modo! >> sbottò Buffy, ancora evidentemente con i nervi scossi.


<< Scusa…la prossima volta mi metto un campanaccio al collo, come le mucche! Così almeno non ti spaventi! Piuttosto che ci fai alzata a quest’ora? Hai svegliato anche me! >> le rispose la sorella facendo il broncio.


Scuotendo la testa, per liberarsi dall’orribile scena che aveva visto, Buffy fece poi un sorriso di scusa a Down, e mentre aggiungeva altro latte e cioccolato nel pentolino, le disse: << Scusami tu, ma ho i nervi un po’ scossi! >>


Massaggiandole piano le spalle, la ragazza, le fece capire che la pace era fatta.

<< Brutti sogni? >> le chiese poi Down.


<< Gia! >> annuì Buffy, mentre si rilassava sotto il tocco delle dita della sorella. Certo che quando voleva, Down era proprio un tesoro.


Alcuni minuti più tardi, davanti a una bella tazzona di cioccolata calda, Buffy aveva finito di raccontare il suo sogno a Down, la quale dopo essere rimasta pensierosa per un paio di minuti, le disse: << Secondo me, faresti bene a chiamare Giles! Potrebbe trattarsi di uno di quei tuoi sogni premonitori! >>


Buffy soppesò quelle parole, Down la stava sorprendendo ogni giorno di più. Non solo si era dimostrata molto matura, quando gli aveva raccontato tutta la storia con Spike, comportandosi quasi come se fosse lei la sorella maggiore. Ora si dava anche di più da fare in casa, sollevandola da tanti lavoretti, che erano resi più complessi dal fatto che Tara era tornata e dovevano impedirle di continuo, di fare qualcosa che compromettesse il suo stato di salute.


Se solo avesse saputo cosa faceva, nel tempo libero. Down si era messa in testa di rintracciare Spike e tormentava continuamente il povero Clem, con domande su domande. Il povero demone non sapeva più che inventarsi, per non svelare il segreto che Spike, gli aveva fatto promettere di non dire. Lui in realtà sapeva bene dove si trovava e cosa stesse facendo, ma guai a farne parola con qualcuno.


<< Forse domani, ora è tardi sono quasi le tre di notte! E poi non vorrei svegliare anche Tara! >> rispose Buffy.


<< Se è per quello sono già sveglia! Non è che si sarebbe un po’ di cioccolato anche per me? >> disse la strega, entrando in cucina. << Allora, di cosa stavate parlando? >> aggiunse sorridendo dolcemente, quando Down si alzò e prese il resto del cioccolato nel pentolino e versandolo in un tazza per lei.


Buffy dovette raccontare di nuovo il suo sogno e rabbrividì, rivedendo mentalmente quella scena. Doveva pur significare qualcosa, lo sentiva, altrimenti perché avrebbe sognato di una perfetta sconosciuta.


In risposta ai suoi stessi pensieri, Tara disse tranquillamente:

<< Secondo me, Down ha ragione. Dovresti chiamare subito Giles, in fondo in Inghilterra sarà ormai mattina inoltrata, quindi non rischi di svegliare qualcuno. E poi….già che ci sei….potresti chiedere notizie di Willow. >> le ultime parole erano state pronunciate con un’evidente sguardo di speranza. Tara non vedeva l’ora di sentire la sua compagna.


Erano passati dieci giorni da quando era tornata a casa dall’ospedale, ed era smaniosa di risentire la voce di colei che amava, anche solo per un breve “ciao”. Buffy guardandola negli occhi, comprese perfettamente quale fosse la sua speranza e decise che valeva la pena di provare, magari in quel periodo, Willow aveva fatto ancora dei progressi e magari….avrebbe acconsentito a parlare con loro.


Si diresse quindi decisa verso il telefono, digitò il numero velocemente, lo sapeva a memoria.



Westbury (Inghilterra) Sede della congrega.


Il telefono aveva ormai fatto almeno cinque o sei squilli, ma ancora nessuno si decideva a rispondere. Spazientito, Spike, si avvicinò all’apparecchio e vedendo che non c’era nessuno in arrivo, decise di sollevare la cornetta.


<< Hello! >> disse con voce leggermente rauca.


Sentì un tramestio, dall’altra parte del filo, come se a qualcuno fosse caduta la cornetta e poi la comunicazione cadde.


Scuotendo le spalle indifferente, si girò e vide arrivare Rupert.


<< Chi era? >> gli chiese l’osservatore, indicando il telefono.


<< Non so…forse avevano sbagliato…hanno riattaccato subito! >> disse Spike stringendosi nelle spalle e sorridendo a Giles.


Sorriso che Giles ricambiò. Le cose tra loro due, erano decisamente migliorate da quando avevano parlato. Stavano veramente diventando amici, Rupert si era poi fatto raccontare nei dettagli, su come avesse fatto a riavere l’anima (dopotutto era un osservatore e certe cose dovevano essere registrate), Spike, o meglio William, come preferiva farsi chiamare adesso, non si era fatto pregare e aveva raccontato tutto del demone e delle sue prove.


Giles era rimasto veramente colpito, sia come osservatore, sia come essere umano, delle difficoltà che Spike aveva affrontato per diventare una persona migliore. Era veramente un essere eccezionale, e se da una parte non vedeva l’ora di stendere un trattato su di lui, rivelandone le particolari caratteristiche che lo rendevano unico nel suo genere, dall’altra lo ammirava per la sua forza interiore che lo aveva spinto a rinnegare ciò che era. Colui che un tempo era stato solo una macchina per uccidere gli esseri umani, si stava ora ergendo a loro difensore. Una completa mutazione della sua stessa natura.



Sunnydale (California)


Buffy stava contando i tu-tu, mentre aspettava che qualcuno rispondesse alla sua chiamata. Ne erano già passati quattro e ancora non rispondeva nessuno, eppure Tara aveva ragione, in Inghilterra doveva essere già mattina inoltrata, allora perché non rispondeva nessuno?


Cinque….sei….stava quasi per contare anche il sette, quando sentì che la comunicazione era stata attivata. Si era preparata, per chiedere subito di parlare con Giles, quando….


<< Hello! >> disse una voce.


Quella voce!


Buffy si gelò all’istante. La cornetta le sfuggì dalle mani, che si erano fatte improvvisamente scivolose come il burro.


Non era possibile! Non poteva essere lui! Era solo un’illusione dettata dal fatto, che come al solito lo aveva pensato, mentre beveva la cioccolata.


Riscotendosi, cercò di recuperare la cornetta, ma nel farlo, presa dall’agitazione, fece cadere il telefono a terra. Quando finalmente riuscì di nuovo a portarsi il ricevitore all’orecchio, la comunicazione era caduta. Si sarebbe messa a piangere, dallo sconforto.


Tara e Down, intanto che avevano assistito a tutta la scena, dalla porta della cucina, erano allibite. Che diavolo poteva essere successo a Buffy, per farla agire in quel modo? E adesso perché se ne stava lì, inebetita a fissare la cornetta del telefono?


<< Buffy…che succede? Chi ha risposto all’apparecchio? >> chiese Down, scotendola leggermente per un braccio.


<< Spike…>> bisbigliò Buffy, come se fosse in trance.


Tara e Down rimasero senza fiato, incredule a quella notizia.


<< Ha risposto Spike, al telefono? Ne sei sicura? >> esclamò eccitata Down, alla sola idea, ma che diavolo ci faceva Spike in Inghilterra?


<< Non…non lo so…io, io ho sentito la sua voce…sono certa che era la sua voce…ma, non vorrei che fosse tutta un’illusione! Non vorrei che fosse stata……solo una voce che assomigliava alla sua! Io non lo so maledizione! >> esclamò evidentemente agitata Buffy.


Tara, le posò una mano affettuosa sulla spalla, lei era stata la prima a sapere di loro due, e per quanto Buffy si fosse sempre rifiutata di ammetterlo, era sempre stata convinta che fra quei due ci fosse ben più di semplice sesso, come Buffy voleva disperatamente voler credere.


Quando era tornata a casa dall’ospedale, Down le aveva raccontato la sua chiacchierata con Buffy, chiedendole dei consigli e magari un aiutino magico, per riuscire a rintracciare Spike. Seppur a malincuore, aveva dovuto limitarsi a darle qualche consiglio, visto che per il momento era ancora troppo debole per far uso della magia.


Buffy si riprese in fretta, in fondo lei era la cacciatrice, abituata a prendere velocemente delle decisioni. Se voleva sapere con certezza chi le aveva risposto all’apparecchio, doveva richiamare immediatamente, quindi con fare deciso riprese in mano il telefono e stava per rifare il numero, quando la voce di Down la fermò.


<< Aspetta Buffy! >> esclamò la ragazza, bloccandole la mano che premeva i tasti.


<< Che cosa devo aspettare? Io voglio sapere se era veramente lui! >> esclamò Buffy innervosita.


<< Non capisci? Non conosco le ragioni per cui Spike possa essere lì! Ma pensaci, se lui è laggiù, Giles dovrebbe saperlo giusto? Eppure non ha mai detto niente. Rifletti, c’è la possibilità che se anche richiami, non ti dicano che era lui al telefono! >> cercò di esporre velocemente Down, per placare le ire della sorella.


Buffy considerò attentamente quelle parole, Down poteva aver ragione. Se Giles si era sempre dimostrato contrario alla sua relazione con Angel, che pure aveva un’anima, come avrebbe preso il suo interessamento per un altro vampiro, che ne era privo?


<< E non è per caso….che sai anche come fare, per ottenere questa informazione? >> disse Buffy, posando la cornetta al suo posto, e sperando che la brillante sorellina, avesse un’idea in merito.


<< Beh al dire il vero sì! Non so se ci hai fatto caso….ma tutte le volte che si chiede a Clem, se ha notizie di Spike, lui diventa nervoso! Io credo che nasconda qualcosa…e credo che sia l’ora di scoprire di cosa si tratta….magari con un po’ di astuzia e maniere forti, riusciamo a farlo parlare!>>

esclamò candida Down, facendo però un sorrisetto malefico, degno di Spike.


<< A dire il vero io non ci avevo fatto caso, ma se lo dici tu, che non ti sfugge niente….Lo sai che ti dico “socia”? Penso proprio che Clem, stia per ricevere una bella visitina! >> le rispose Buffy sorridendo nello stesso modo.


<< Vengo anch’io! >> esclamò Tara, che voleva sapere di prima mano come sarebbe successo.


Westbury (bla, bla, bla!)


Ignari dell’ira funesta, che presto si sarebbe abbattuta su tutti loro, la vita nella sede della congrega sembrava scorrere tranquilla. Giles era tornato alle sue letture, mentre Spike stava facendo come al solito terapia con Willow.


La stanza in cui si trovavano era oscurata da pesanti tendaggi, che impedivano al sole mattutino di penetrarvi. Questo per proteggere dal rischio d’incendio un certo vampiro, che in questo momento se ne stava a petto nudo, a fare esercizi yoga, con la sua allieva. Ignorando le risatine, gli sguardi adoranti e l’evidente sbavamento, di alcune delle ragazze che li osservavano, Spike era completamente concentrato a mostrare a Willow un esercizio.


Un po’ meno concentrata era la strega, che si sentiva bruciare addosso gli sguardi d’invidia di alcune di loro. Ridacchiò divertita, in effetti, se non fosse stata gay, e non fosse stata innamorata di Tara, un pensierino su Spike, non ci sarebbe stato male. “Vergognati Willow, lui è innamorato pazzo della tua migliore amica!” si disse per ritrovare la concentrazione. Un attimo dopo però….tutto divenne buio.


Sotto lo sguardo preoccupato di Spike, Willow si accasciò a terra, bisbigliando..


<< Dal profondo ti divora…>>



Capitolo cinque: Why?


Sunnydale


La spedizione notturna, aveva avuto buon esito. Buffy, Down e Tara, erano arrivate alla cripta e avevano beccato Clem, che dormiva il sonno del giusto, nel letto di Spike. Del giusto fino ad un certo punto, visto che il demone nascondeva veramente dei segreti.


Durante il tragitto per giungere lì, le tre avevano concordato una strategia. Prima avrebbero provato con l’astuzia a far tradire il demone, poi con la dolcezza ed infine se gli altri metodi non avessero funzionato, con la forza.


Buffy si sentiva prudere le mani, tanto era il nervosismo che provava. Se non si fosse trattato di Clem, sarebbe passata subito alle maniere forti. Cercò di calmarsi ripetendosi quello che gli aveva sempre detto sua madre. Si prendono più mosche con il miele che con l’aceto. Sperava solo che funzionasse.


Il problema più grosso, strano a dirsi, era stato proprio riuscire a svegliare il demone. Clem infatti sembrava avere un sonno molto pesante e fu necessario scuoterlo ben bene per ottenere una reazione.


<< Buffy, Down…e c’è pure quell’altra, che è successo? Un emergenza? >> bofonchiò Clem che ancora intorpidito dal sonno non riusciva a ricordarsi il nome di Tara. Lo sguardo allarmato si posò sulle tre, che se ne stavano immobili davanti a lui a braccia incrociate.


<< Niente emergenze, ma è venuta l’ora, mio caro Clem, che tu ci dica come stanno le cose! >> disse con tono duro Buffy, che voleva arrivare subito al punto. Down, vedendo che la sorella stava per perdere il controllo, decise di intervenire, parlando al demone che le guardava sconcertato.


<< Buffy poco fa a telefonato in Inghilterra, e indovina chi gli ha risposto? >> disse con voce più calma la ragazza, lasciando l’interrogativo in sospeso, per vedere l’effetto delle sue parole su Clem.


Il leggero arrossire ed il modo in cui Clem aveva rapidamente abbassato lo sguardo, fu la risposta più palese che potesse esistere. Sì, ora non c’erano più dubbi, il demone sapeva dove si trovava Spike.


Buffy tirò un lungo sospiro, e lottò per mantenere il controllo, non si era ingannata, era veramente sua la voce che aveva sentito al telefono. Per un attimo si ripassò nella mente la parolina che aveva sentito, “Hello” e si godette la sensazione di calore che la invase.


Per un attimo! Ma subito dopo mille interrogativi sfrecciarono nella sua mente. Interrogativi ai quali lei voleva subito una risposta.


<< E’ inutile che tu cerchi di fare finta di niente, Clem. Io l’ho sentito, ho riconosciuto la sua voce, era proprio Spike! Ed ora voglio sapere che diavolo sta succedendo, quindi ti avverto dimmi quello che sai o per te saranno guai! >> Esclamò furibonda Buffy, saltando a piè pari sia il piano A che quello B, e passando direttamente al piano C, vale a dire le maniere forti.


Tara e Down, la guardarono sospirando, Buffy non sapeva proprio quello che significava la parola “pazienza”. Ma lo sguardo terrificante che aveva rivolto a Clem, lo aveva fatto tremare dalla paura. Quello era lo sguardo della cacciatrice ed il demone ne era ben consapevole.


<< Da quanto sai dove si trova Spike? Mi hai sempre mentito fin dall’inizio? >> ringhiò Buffy aprendo e stringendo le mani a pugno.


<< No…no…non è come credi! Davvero, lo giuro! Io non volevo mentirti, ma è stato Spike a chiedermi di non farti sapere dove si trovava. E comunque nemmeno io, sapevo come rintracciarlo fino ad un mese fa, quando mi ha mandato la lettera! >> rispose a precipizio, Clem, terrorizzato da quei movimenti. Non c’era niente da fare, come demone, era proprio un vigliacco.


<< Lettera? Che lettera? >> chiese Buffy, leggermente confusa ma ancora seria.


<< Spike mi ha scritto, poco più di un mese fa. Fino ad allora non sapevo niente di lui, nemmeno io, ti prego credimi! >> rispose Clem che ancora temeva per la sua incolumità.


<< Hai ancora quella lettera? Fammela vedere! >> chiese con voce d’urgenza Buffy, e Clem senza nemmeno rispondere, si affrettò a rovistare in un cassetto e poi con mano tremante le tese il foglio di carta.


Anche le mani di Buffy, tremavano, mentre sfiorava con dita leggere quel foglio ripiegato in quattro, come se temesse di vederlo diventare cenere all’improvviso. Prendendo un respiro profondo, si fece forza, ed aprì lentamente la pagina. Tara e Down, si misero alle sue spalle per poter leggere anche loro.


All’inizio le parole le danzarono davanti agli occhi, non riusciva a mettere a fuoco quella scrittura in bella calligrafia, ma dall’aria un po’ antiquata. Diceva:


Ciao Clem,

scommetto che non ti saresti mai aspettato, questa mia.

Ma non sapevo in che altro modo mettermi in contatto con te.

Ci sono novità, amico, grandi novità!

Ricordi? Quando ci lasciammo, ti dissi che avevo intenzione di cambiare le cose.

Beh, ci sono riuscito!

Solo che non sono cambiate esattamente come pensavo, come speravo.

E’ stata la cosa più difficile che abbia mai dovuto fare. Ma non me ne pento.

In ogni modo sono cambiate, IO sono cambiato!

Adesso capisco cose, che prima riuscivo solo vagamente ad immaginare.

Buffy aveva ragione su di me, sai? Io sono solo un mostro.

Ed ora capisco, che non potrò mai darle quello che si merita.

Perché lei si merita di avere qualcosa di meglio, dell’essere abominevole

che sono. Ed adesso capisco perché non può amarmi. Io non ne sono degno.

Me lo aveva anche detto, e anche allora fece male sentirselo dire,

ma ora capisco, capisco tutto, lei aveva ragione.

La amo ancora, credo che l’amerò per sempre, ma adesso so, che devo

rinunciare a lei. E’ la cosa migliore che posso fare, smettere di tormentarla

ed andare avanti per la mia strada, come lei mi aveva chiesto di fare.

Se solo le avessi dato ascolto, le cose non sarebbero mai arrivate a quel punto.

Ci siamo già fatti troppo male, IO le ho fatto troppo del male.

Al tempo stesso non riesco a dare un taglio netto, le avevo fatto una promessa,

una promessa che voglio mantenere, che sento di dover mantenere.

Ed ecco che entri in gioco tu, ho bisogno del tuo aiuto Clem.

Alla fine di questa lettera, metterò un numero di cellulare.

Voglio che tu mi chiami e mi tenga informato su quanto sta accadendo lì.

Se mai dovessero esserci problemi, e visto il posto ce ne saranno,

voglio che tu mi avverta immediatamente, in modo da poter intervenire, se necessario.

Dubito fortemente che Buffy ti chiederà mie notizie, non dopo ciò che le ho fatto,

ora probabilmente mi odierà, molto di più che in passato.

In ogni caso, se mai dovesse succedere, tu non dirle niente di me.

Dille che non sai dove sono, voglio che si possa sentire libera dalla mia presenza.

Che possa stare serena, per quanto la sua missione di cacciatrice

glielo permetta. E poi, sinceramente, non me la sento di rivederla.

Farebbe solo male, e credimi, in fatto di dolore ora sono diventato un esperto.

Beh, adesso ti saluto, amico mio.

Stammi bene e stai vicino alle ragazze, anche per me.


Con affetto, William.


Quando Buffy terminò di leggere la lettera, le ultime parole, le ballavano davanti agli occhi, tanto erano pieni di lacrime. Nemmeno quelli di Down e Tara erano asciutti. Quella lettera era intrisa di dolore.


Dolore, che Buffy sentì come proprio, rendendosi conto di come aveva ferito Spike. Sapeva già di averlo fatto, ma non credeva a tal punto. Spike si stava rivelando più sensibile di quanto avesse mai pensato.


C’erano poi altre cose che le davano da pensare, che significava che era cambiato? Che ora capiva di non essere degno di lei? Il solo ricordo delle parole offensive che gli aveva sempre detto, la laceravano, ma lei voleva capire. Cosa mai aveva fatto Spike? Si era inoltre firmato William e non Spike, che significava tutto ciò?


Asciugandosi le lacrime con una mano, rivolse la sua attenzione al demone, ancora tremante davanti a lei. << Raccontami il resto! >> disse con voce soffocata.


<< Quando ricevetti la lettera, corsi subito a chiamarlo e gli raccontai tutto quello che era successo in sua assenza. Di cosa aveva fatto Willow, di Tara ferita e del resto. Lui si preoccupò molto, ma si tranquillizzò, quando gli dissi che stavate tutte bene. Gli dissi anche, che tu lo avevi cercato più volte, ma lui non ne voleva sapere. Era categorico, non voleva che ti dessi sue notizie. Diceva che era meglio così, per tutti. >> gli rispose il demone, cercando ancora di scusarsi.


<< Ma ti ha raccontato cosa ha fatto, dopo che se ne era andato? Perché dice di essere cambiato? E perché si trova in Inghilterra, maledizione! >> sbottò Buffy, che stava riacquistando la sua verve sventolando la lettera.


Tara e Down, entrambe d’accordo con i quesiti posti da Buffy, esclamarono a loro volta:

<< Giusto! Raccontaci quello che gli è successo! >>


Clem, ora si trovava proprio in difficoltà. C’era una cosa che aveva giurato a Spike di non rivelare mai, neppure sotto tortura. Non poteva tradirlo, non in questo. Ma qualcosa doveva pur dire, e sperò di riuscire a mentire senza farsi scoprire.


<< Non lo so, non so dove sia stato o cosa abbia fatto. Non me lo ha detto, non ne voleva parlare. Tutto quello che so è che la sera che tu venisti qui e parlammo, io poi andai a telefonargli per chiedergli di tornare. Ma lui disse che non lo avrebbe fatto, secondo lui, tu potevi cavartela da sola, eri forte e potevi farcela. Disse che preferiva andare dalla rossa, per aiutarla. E da quanto ne so ci sta riuscendo. >> disse Clem, impacciato, sperava che rivelando questo particolare, l’attenzione delle tre, si sarebbe spostato.


In effetti, andò proprio così.


<< Spike è andato in Inghilterra, per aiutare Willow? >> chiese immediatamente Tara, che sentendo nominare la sua compagna, si era improvvisamente illuminata come una lampadina.


<< Vuoi dire, che è Spike, il nuovo terapista di cui parlava Giles? >> chiese subito dopo Buffy, incredula.


<< Sì, da quanto ne so, si sta occupando di lei. E mi ha detto che sta migliorando, quando ci siamo sentiti tre sere fa. Siamo rimasti d’accordo, che lo chiamavo una volta alla settimana. Sempre a meno che, non ci fossero delle emergenze. >> rispose sospirando Clem, forse era riuscito a scamparla.


E a quanto sembrava c’era riuscito. Buffy infatti ora aveva la testa piena di interrogativi. Perché mai se Spike era in Inghilterra, Giles non gli aveva detto niente? E come poteva un vampiro come Spike, essere riuscito ad aiutare Willow, quando altri avevano fallito?


Questi erano solo un paio delle mille e mille domande che Buffy si stava ponendo. Solo una cosa la tranquillizzò leggermente. Lui la amava ancora, lo aveva scritto nella lettera. Lettera che strinse istintivamente contro il petto.


<< Clem, posso tenerla io? >> chiese il più gentilmente possibile, ma pronta a lottare casomai il demone avesse anche soltanto provato a togliergliela dalle mani.


<< Uhmm, si, se ti interessa. Tanto io ormai so il numero di cellulare a memoria! >> rispose Clem, che non aveva idea del pericolo che aveva corso.


L’accenno al numero di cellulare, però fece riflettere Buffy. Già, in fondo alla lettera era riportato un numero, il suo numero! Poteva chiamarlo, parlare con lui, di nuovo! Per un attimo sentì le lacrime che stavano per insorgere.


<< Grazie! >> disse con voce soffocata, mentre si avviava fuori dalla cripta. Le altre due, la seguirono in silenzio. E sempre in silenzio, tornarono a casa.



Capitolo sei: To make a choise


Sunnydale ( se non lo aveste ancora capito è in California! )


Quando Buffy, Down e Tara, rientrarono a casa, era quasi l’alba. Buffy, rimase per qualche minuto sul portico, ad osservare i primi timidi raggi di sole che illuminavano di rosa, il cielo in lontananza. Rabbrividendo nella fresca aria mattutina, si riscosse ed entrò in casa, assicurandosi di sentire lo scricchiolio della carta, nella sua tasca.


Quella lettera, gli era diventata importante come la vita delle persone che amava. Non si sarebbe mai perdonata se l’avesse persa. Entrando in cucina, vide che Down e Tara stavano preparando del caffè e avevano tirato fuori dei biscotti. Giusto quello di cui aveva bisogno.


<< Allora, che hai intenzione di fare? >> chiese sua sorella, mentre gli tendeva una tazza e il vaso dei biscotti.


<< Tanto per cominciare, mi berrò questo caffè e mangerò! >> rispose Buffy, tornado per un attimo la solita, che non si confidava mai con nessuno.


Down però decise di non starci. Incrociando le braccia sul petto e guardandola severamente, le disse in tono decisamente infuriato.

<< Siamo alle solite, Buffy? Sei tornata miss mi-tengo-tutto-dentro-tanto-voi-non-potete-capire? >>


Arrossendo leggermente, visto che era stata colta sul fatto, Buffy scosse la testa.

<< No…è solo che…non so nemmeno io che fare! Da una parte, non vedo l’ora di chiamarlo…e dall’altra…OH…ve l’ho detto, non lo so! >> esclamò guardando le ragazze come in cerca di consigli.


<< Certo che devi chiamarlo! E subito! >> sbottò Down, con un piglio più da sorella maggiore, che minore.


<< Se vuoi la mia opinione…dovresti pensarci bene prima! >> disse invece più pacata Tara, leggermente pensierosa.


<< Come sarebbe a dire, che ci deve pensare? A cosa deve pensare? >> le chiese in risposta Down, che non aveva apprezzato il discorso.


Se prima Buffy era confusa, ora lo era certamente di più. Ma qualcosa le diceva che avrebbe fatto bene ad ascoltare quello che aveva da dire Tara, prima di prendere una decisione.

<< Down, calmati! Se Tara dice così, avrà le sue buone ragioni, ed io voglio ascoltarle! >>


Tara arrossì leggermente, le parole di Buffy le avevano fatto piacere, ma al contempo, avevano tirato fuori la timidezza che da sempre aveva. Rifletté ancora un momento, prima di parlare, voleva essere certa di usare le parole giuste.


<< Vedi Buffy…..c’è una cosa che ho notato in quella lettera, non so come la pensi tu…ma io ho capito che ovunque sia stato e qualunque cosa abbia fatto, Spike ha sofferto! E sento che sta soffrendo ancora. >> iniziò a dire balbettando leggermente.


Buffy annuì, sì, anche lei lo aveva notato. Non era invece sorpresa, che Tara, lo avesse fatto. Quella ragazza, aveva sempre avuto una grande sensibilità in certe cose.


<< Appunto! E’ proprio quello che dico io! Spike sta male, Buffy sta male, quindi la cosa più logica è che si sentano al più presto, così smetteranno di soffrire entrambi! >> esclamò Down, che ancora non ne voleva sapere, di rinunciare alla sua idea.


<< Down, per favore, potresti fare silenzio per un po’? Credo che Tara non sia ancora arrivata al punto, giusto? >> disse calma Buffy, mentre guardava attentamente la strega, che le annuì in risposta.


<< Io…ecco…il punto è questo: Lui ti ama! Su questo non dovrebbero esserci più dubbi, giusto? Ma tu, tu cosa provi veramente per lui? Io…io penso che prima di chiamarlo…dovresti…dovresti guardarti dentro e trovare una risposta. Io penso…sì penso, che sarebbe crudele….chiamarlo, se non lo ricambi! >> disse impacciata Tara, stringendosi le mani, avendo paura di come Buffy, avrebbe preso la cosa.


Buffy non fece una grinza. In effetti, rimase ferma, immobile, come pietrificata. Solo gli occhi mostravano il suo turbamento interiore. Prima ancora che Tara finisse di parlare, aveva capito cosa stava per dire, ed era entrata nel panico.


Down scrutava severamente l’espressione della sorella. Non le piaceva, no, non le piaceva per niente. Aveva sperato che ormai, fosse arrivata ad accettare i suoi sentimenti per Spike, sentimenti che erano ovvi per tutti, tranne che per lei (Beh c’era anche Xander, ma lui c’era da lasciarlo perdere. Quello in fatto di sentimenti era più confusionario di Buffy.).


<< Buffy…non dici niente? >> disse Down per provare a scuoterla un po’.


<< Io…io credo che andrò a dormire. Fra poche ore devo essere al lavoro. >> disse Buffy con tono atono, mentre si alzava e si avviava su per le scale come un automa.


Down fece per correrle dietro, trattenerla, ma la ferma mano di Tara, trattenne invece lei.

<< Lasciala andare Down…io credo che le mie parole l’abbiano turbata più di quanto volessi. Ha bisogno di stare da sola e riflettere. >> le disse infatti in tono serio.


Seppur malvolentieri, Down annuì. Ma il suo sguardo continuò a seguire la figura di sua sorella fino a quando non scomparì in vetta alle scale. “E’ giunta l’ora che tu faccia una scelta Buffy, devi prendere una decisione” pensò frustrata, scuotendo poi la testa.


Buffy rimase per le successive otto ore, chiusa in camera, con le tapparelle abbassate, stesa sul letto, ferma immobile, e con gli occhi spalancati.


Tara aveva ragione, lei doveva guardarsi dentro, capire cosa veramente provasse per Spike. Non poteva chiamarlo, anche se moriva dal desiderio di farlo, senza prima aver capito. Anche Spike aveva avuto ragione nella lettera, loro si erano fatti troppo male, e la cosa non doveva ripetersi.


Cos’era veramente Spike per lei? Un amico, qualcuno su cui contare? Qualcuno…anzi l’unico che la capisse veramente? Che riuscisse a vedere l’oscurità che aveva dentro? Era solo questo per lei? Se le cose stavano così, perché allora fremeva ripensando ai suoi baci?


Perché, se ciò che desiderava da lui, era solo la sua comprensione e il suo sostegno, sentiva così forte la mancanza delle sue braccia fredde che la tenevano stretta? Lo amava? Poteva veramente asserire di amarlo, nonostante lui non avesse un’anima?


Ma soprattutto, voleva veramente, amare di nuovo? La sola idea la spaventava a morte. Aveva sofferto troppo per amore, il suo cuore si era indurito, lo aveva indurito. Non avrebbe sopportato un nuovo fallimento, non con Spike.


E i suoi amici, che avrebbero detto? Down e Tara, sembravano non essere contrarie, ma Xander si sarebbe certamente dichiarato contrario. E Willow, chissà come la pensava Willow?


Ed io, io come la penso?


**************


Il turno di lavoro al Double Meat Palace, era passato come in un incubo. Gli interrogativi non avevano lasciato per un attimo la sua mente, ed ogni secondo che passava diventava sempre più confusa. Cosa doveva fare?


Era talmente presa dai suoi pensieri, che non si accorse nemmeno di essere arrivata al cimitero, proprio davanti alla cripta…no non di Spike, ormai era chiaro che lui non ci avrebbe più messo piede…la cripta di Clem, ecco, si, le cose stavano così.


Entrò, non poteva farne a meno. Clem la salutò calorosamente come al solito, anche se continuava a tenere gli occhi bassi in sua presenza. Temeva che fosse tornata per avere altre informazioni, e sarebbe stato un bel guaio.


Buffy lo ricambiò con un sorriso stentato, riuscito a tirarlo fuori da chissà dove, e con un cenno della mano. Poi iniziò a gironzolare per la cripta, le sembrava di vedere tutto sotto una nuova luce. Fu attirata immediatamente dallo spolverino nero che era appeso in un angolo.


Per la prima volta da quando Spike se ne era andato, trovò la forza di toccarlo. Lo prese e se lo portò al volto. Odorava ancora di lui e gli occhi le si riempirono di lacrime.


<< Ehi ragazza, che ti succede? Racconta tutto al vecchio Clem! >> esclamò il demone vedendola in quel modo. Voleva aiutarla per due motivi, il primo era che lo aveva promesso a Spike, ed il secondo che lui stesso si era ormai affezionato alla cacciatrice, come un’amica però, ci tenne a precisare a sé stesso.


Buffy, ancora tenendo stretto a sé lo spolverino di Spike, si lasciò cadere sulla poltrona davanti alla televisione.


<< Oh Clem, non so che fare, ti prego dimmelo tu che fare…>> esclamò infinitamente depressa.


Clem le si avvicinò e prese a massaggiarle le spalle, chiedendole cosa fosse successo per ridursi in quello stato, e Buffy, si ritrovò a raccontare quello che aveva detto Tara e la confusione che aveva sentito e sentiva tutt’ora a riguardo.


<< Capisci, Clem? Non so che fare….io non voglio fargli del male, dio solo sa se ho già sbagliato abbastanza con lui. Ho paura…ho paura di soffrire di nuovo e far soffrire, e d’altra parte mi manca così tanto…>> singhiozzò Buffy, dando finalmente voce ai suoi sentimenti.


<< Io non vi capisco voi umani! Tendete sempre a complicare tutto, a noi demoni invece l’amore non incasina la vita come a voi. Noi sappiamo sempre se amiamo o no e non ci importa se saremo feriti o respinti, la cosa importante è amare. >> disse tranquillo Clem.


Buffy aguzzò le orecchie, questa gli giungeva nuova. Allora anche i demoni erano capaci di provare sentimenti come l’amore. “Ma certo scema! Non sei forse riuscita ad ammettere che Spike ti ama?” si disse poi contrita. Ma non di meno ne voleva sapere di più.


<< Clem, ma davvero tutti i demoni possono amare? >> chiese interessata.


<< Beh, non tutti, a dire il vero siamo in pochi. La maggior parte delle specie, sono più interessate a conquistare il mondo, distruggere, uccidere…>> si interruppe per un attimo, rendendosi conto con chi stava parlando, con la cacciatrice in persona. << In ogni caso anche fra i demoni ci sono le razze più pacifiche, alle quali non piace la violenza e preferiscono l’amore, come il sottoscritto. >> aggiunge frettolosamente per mettere in chiaro le cose.


Facendo una risatina (la prima dal giorno precedente), Buffy, si voltò per guardare come era nervoso il povero Clem, come se temesse di essere ucciso. << E come fate a sapere quando siete innamorati? >> gli chiese curiosa.


<< E’ facile, noi sappiamo che amiamo, quando ci rendiamo conto che la persona interessata, diventa più importante di ogni altra cosa. Che saremmo in grado di fare di tutto per lei. >> rispose il demone arrossendo leggermente.


Già, proprio come per Spike!” pensò Buffy. Spike aveva cambiato il suo modo di vivere per lei. Oh certo un aiutino era stato dato dal chip, ma non era stato certo quello che gli aveva impedito di dire a Glory chi fosse la chiave. Lo aveva fatto per lei. Era disposto a morire pur di non ferirla. E Down gli aveva raccontato di come si fosse preso cura di lei, durante la sua….morte, di come aveva aiutato i ragazzi. Avrebbe potuto andarsene, visto che lei non c’era più ed invece era rimasto, per lei, per fare la cosa giusta, come lei avrebbe voluto. Se non era amore quello?


La voce di Clem la riscosse dai suoi pensieri, il demone aveva detto qualcosa che non aveva capito, scusandosi gli chiese di ripetere.


<< Dicevo che se vuoi veramente sapere se ami Spike, io avrei un metodo infallibile per scoprirlo!>> ripetè il demone, con calma.


<< E cosa comporta, questo tuo metodo infallibile? >> chiese leggermente scettica, ma interessata al tempo stesso, Buffy.


<< Oh, niente di strano, si tratta solo di due domandine, alle quali se vuoi puoi anche non rispondere….ci stai? >> chiese con tono di sfida Clem.


<< Spara! >>


<< Ok! Domanda numero uno: cosa proveresti, se Spike fosse qui davanti a te e vedessi qualcuno che lo impaletta ? >> chiese serafico Clem, mentre però guardava attentamente la reazione di Buffy alle sue parole.


Dolore. Ecco quello che sentì Buffy, al solo pensiero. Dolore. Un dolore atroce, era come se una mano invisibile le artigliasse il petto, stritolandole il cuore e impedendole di respirare. Era come se si sentisse strappare via l’anima.


Vedendo come era impallidita all’istante e aveva preso ad ansimare, tenendosi una mano sul petto e con l’altra stringendo spasmodicamente lo spolverino, Clem capì di avere avuto la risposta che cercava.


<< Su, su, calma! Era solo un’ipotesi…Spike sta bene, lui sta bene! >> esclamò continuando a massaggiarle la schiena rassicurante.


<< Qua…qual è la seconda? >> chiese Buffy, non appena riuscì a riacquistare un po’ di controllo.


Dandole un occhiata, per rassicurarsi che si fosse ripresa, Clem sospirò e disse:

<< OK! Cosa proveresti invece, se Spike fosse sempre qui davanti a te, e ti dicesse che ti ama e che non ti lascerà mai? >> sospirando poi di nuovo.


E Buffy gli fece eco, perché conosceva la risposta anche a questa domanda. Gioia, felicità pura, ecco quello che provava. Una sensazione di calore che le saliva lungo tutto il corpo e la riscaldava cacciando via l’angoscia che aveva provato prima.


La risposta per Clem, fu uno splendido sorriso che le spuntò spontaneo sulle labbra.

<< Un metodo veramente infallibile il tuo, non c’è che dire. >> ammise, sempre sorridendo.


<< Si fa quel che si può! >> le disse in risposta il demone, stringendosi nelle spalle arrossendo di piacere. << Ora il resto sta a te, Buffy. Hai intenzione di permettere che la paura ti blocchi? >> aggiunse, serio.


<< Ehi! Credevo che le domande fossero solo due! Comunque sia, penso proprio di risponderti stavolta. No, non permetterò a niente e nessuno di fermarmi. Sono o non sono la cacciatrice? >> rispose Buffy, con voce più sicura di quanto non dasse a vedere.


<< Io torno a casa Clem! Senti…posso tenere anche questo? >> chiese stringendo ancora lo spolverino fra le mani.


Il breve annuimento del demone le bastò, il tempo di schioccargli un bacio sulla guancia per saluto, ed era già in marcia verso casa…..Direzione telefono.




Capitolo sette: March (Procedere)


Buffy marciò dentro casa, come se fosse stata un sergente maggiore. Tara e Down che se ne stavano accoccolate sul divano a guardare la tv, le diedero uno sguardo misto di curiosità e preoccupazione, vedendo il cipiglio che aveva.


Down, alla quale non sfuggiva niente, notò anche che nelle mani della sorella, vi era un indumento decisamente famigliare, il nero spolverino di pelle, appartenente a Spike. E dal modo in cui Buffy lo teneva, comprese che la sorella doveva aver preso una decisione, sperava solo che fosse quella giusta.


Lo era. Visto che Buffy, dopo essersi fermata un attimo per frugarsi in tasca e tirare fuori la lettera di Spike, per poi aprirla con delicatezza, quasi accarezzandola, si diresse al telefono decisa a comporre quel numero di cellulare che vi era riportato.


Non si rese nemmeno conto che le due l’avevano seguita, mentre digitava i numeri con la lingua fra i denti, concentratissima, per paura di sbagliare numero. Quando premette l’ultimo numero, fece un sospirone, come se quella che aveva compiuto fosse stata una grande impresa.


Ma tutta la sua baldanza, le ricadde sulle spalle, quando sentì la voce registrata che la informava che l’utente desiderato al momento non era irraggiungibile e che forse aveva il cellulare spento. Un gemito di delusione, le sfuggì dalle labbra.


<< Allora? >> fece Tara, che aveva ben capito chi Buffy stava chiamando.


<< Ha il cellulare spento…o non è raggiungibile! >> rispose mogia Buffy, facendo decisamente il broncio e infischiandosene se le altre vedevano la sua delusione. Ormai, non aveva più niente da nascondere.


<< Perché, allora non chiami la congrega? Magari riesci a fartelo passare! >> saltò su Down, che proprio non ci stava a lasciar passare la cosa. Aveva paura che Buffy, che prima era sembrata tanto decisa, potesse cambiare idea.


L’urletto di gioia e lo sguardo che si illuminava di Buffy, la confortarono. Forse dopotutto questa volta la sorella non sarebbe tornata sui suoi passi. Forse aveva fatto veramente una scelta.


<< Idea grandiosa! Down, sei un genio, ti bacerei ma ora devo chiamare Giles e guai a lui se non mi passa Spike! >> esclamò Buffy, facendo una giravolta e riprendendo di nuovo in mano il telefono. Le sue dita quasi volarono sui tasti, questa volta, tanto era impaziente.


Dentro di se sperava ardentemente che potesse essere lui a rispondere, come l’ultima volta, così rimase delusa quando sentì una voce femminile rispondere.


<< Pronto…si sono Buffy Summers, vorrei parlare con Rupert Giles…cioè, no…vorrei parlare con Spike…è lì?…...Capisco…e nemmeno Giles, può…..va bene aspetterò! >> quando riappese il telefono era di nuovo abbattuta.


<< Allora? >> chiesero impazienti e all’unisono Tara e Down.


<< Niente da fare, erano impegnati in una riunione….sembrava una cosa seria, la ragazza che ha risposto mi ha detto che riferirà che ho chiamato e non appena possibile mi farà richiamare. Uffa, ma perché sono così sfortunata? >> piagnucolò Buffy.


Subito Tara e Down le andarono vicino e la abbracciarono cercando di tirarla su, dopotutto doveva avere solo un po’ di pazienza.


Buffy si sentiva cadere addosso una grande stanchezza. Erano ormai due giorni che non chiudeva occhio e così, dietro le insistenze di Down e Tara, si stese sul divano, in attesa che Giles o Spike la richiamassero.


Non potè fare a meno di stendersi addosso il suo spolverino. Le dava una sensazione di serenità sentire quel misto di odori, pelle, profumo e tabacco, le sembrava di averlo vicino e quasi senza accorgersene, scivolò nel sonno.


*************


Una ragazza punk dai capelli rosa corre all’interno di un edificio perché rincorsa da due figure incappucciate. Riesce ad uscire dall’edificio, ma le due figure la raggiungono e una delle due la colpisce a morte con lo stesso pugnale che aveva visto nel sogno precedente e con cui due figure incappucciate avevano ucciso l’altra ragazza. La ragazza punk giace sul pavimento, si volta e dice : “From beneath you, it devoures- da sotto di te , divora”, come rivolta verso di lei.


<< Buffy! Buffy che ti succede svegliati! >> le giunse da lontano la voce di Down, che stava scuotendo dapprima gentilmente, ma poi con più forza la sorella.


Buffy spalancò spaventata gli occhi. Aveva avuto un altro di quei sogni terribili, una ragazza veniva uccisa e lei assisteva al fatto, senza poterla aiutare.


<< Che è successo? >> chiese allarmata, vedendo il volto preoccupato della sorellina. Dietro di lei c’era Tara, non meno preoccupata.


<< Stavi urlando nel sonno! Gridavi a qualcuno di fermarsi, chiedevi aiuto! >> le rispose Down, che già si stava immaginando cosa era successo alla sorella.


Buffy si strofinò con forza il volto prima di rispondere, dio, che diavolo significavano quei sogni? Chi erano quelle ragazze che venivano uccise? Sentiva che il suo destino ed il loro era in un certo qual modo collegato. Ma da cosa? E perché?


Sospirando con forza, Buffy prese a raccontare il sogno, rabbrividendo mentre rivedeva passare per la mente quelle scene orribili. Era abituata alla morte, c’era passata lei stessa, ma dover vedere una semplice ragazza venir uccisa, e non poter far niente per impedirlo, la scuoteva intimante.


<< Sai, non mi piacciono per niente questi sogni che fai. Sono sempre più convinta che sia una roba da cacciatrici, e di solito quando fai sogni del genere poi succede che c’è qualcosa di grosso e cattivo in agguato. >> esclamò Down, che rabbrividì al solo pensiero.


La dolce Tara si limitò invece ad annuire, mentre le strofinava un braccio, come per darle forza. Un suono improvviso, fece scattare tutte e tre. Era il telefono che aveva preso a squillare.


<< Forse è Spike! >> gridò eccitata Down, che si era in breve dimenticata la sensazione sgradevole provata poco prima.


Anche gli occhi di Buffy si illuminarono a quel pensiero e corse veloce verso il telefono per rispondere. Sentire la voce di Spike era la sola cosa capace di risollevarle l’umore.


<< Pronto, qui casa Summers! >> ansimò leggermente nel telefono.


<< Buffy? >> chiese una voce dal timbro britannico.


Ma non quella voce!


<< Giles, è lei? >> chiese con chiara delusione nella voce Buffy.


Down sentendo la frase sbuffò! Uffa! Perché non era Spike all’apparecchio? Inutile dire che la stessa cosa se la stava domandando sua sorella, che era ancora di più scocciata.


<< Sì, mi hanno riferito della tua chiamata, ci sono problemi? >> chiese teso l’osservatore. Infatti gli avevano anche riferito che la cacciatrice aveva chiesto anche di “un’altra persona”.


Senza contare quello che era venuto fuori, dopo che Willow era svenuta.


Buffy tirò un sospiro, “Se c’erano problemi? Si, c’erano! Non ultimo il sogno che aveva appena fatto! Ma ora era altro che le premeva!” pensò.

<< Perché non mi ha mai detto che Spike si trovava li? >> chiese dando voce ad uno dei mille interrogativi che le passavano per la mente.


Giles sospirò pesantemente. Si era aspettato quella domanda, ma non così, non subito. Prendendo un grosso respiro, si accinse a dirle la verità.

<< Perché lui mi aveva chiesto di non farlo. >> disse con voce stanca. << Buffy, io…ho pensato che fosse meglio…>> cercò di aggiungere, ma la voce della sua cacciatrice lo interruppe.


<< Non lo faccia Giles! Sono stufa di persone che pensano sempre di sapere, quello che è meglio per me! Io sola, so cosa è meglio per me! Ed ora mi ascolti bene…ieri l’avevo chiamata per raccontarle un sogno che ho fatto…ma con mia grande sorpresa, al telefono ha risposto Spike…Ha idea di come mi sono sentita quando ho udito la sua voce? No…non credo proprio! Ho pensato di avere le allucinazioni, ma poi Clem mi ha confermato che si trova lì, e lei non me lo aveva detto!>> esclamò Buffy con voce furente.


Giles dall’altra parte della linea si asciugò turbato il sudore dalla fronte. Ecco come si spiegava che Buffy avesse saputo della presenza di Spike, alla congrega. Un pesante dubbio gli passò per la mente, Clem si era limitato a riferire solo del fatto che il vampiro era lì…o aveva detto molto di più?


<< Ascolta Buffy…mi rendo conto che per te possa essere stato un trauma sentire Spike, ma le cose ora sono diverse…lui è diverso. Ora è un brav’uomo. Non è venuto qui per continuare a tormentarti…lui voleva veramente aiutare Willow e c’è riuscito. E’ merito suo se ora sta bene! >> azzardò Giles, cercando di placare le ire di colei che considerava come una figlia, ma al contempo sentiva che era giusto prendere le difese del vampiro, con “l’anima” rammentò a sé stesso.


Buffy, rimase per qualche secondo perplessa. Era veramente Giles quello che le stava parlando? Sembrava che stesse prendendo le parti di Spike. I casi erano due, o gli alieni avevano rapito il vero Giles e lo avevano sostituito (con una versione decisamente più tollerante, oltretutto), o era veramente successo qualcosa di grave a Spike, che aveva fatto cambiare così repentinamente l’opinione che l’osservatore aveva di lui. Il suo cuore si strinse al pensiero. Attraverso quale inferno era passato Spike, per riuscire ad avere il rispetto di Giles?


<< Ehm….Giles, si sente bene? Sbaglio o lei sta prendendo le difese di Spike? Non che mi lamenti…ma, voglio dire, io so che Spike è una brava persona, ma che sia lei a dirlo a me…non so mi suona strano! >> chiese Buffy confusa, ma al contempo sollevata dall’idea che il suo osservatore, che amava come un padre, avesse cambiato idea sull’uomo, va beh il vampiro, che si era appena resa conto di amare.


Giles fece una risatina nervosa. A prima vista, non sembrava che Buffy fosse ancora arrabbiata con il vampiro e di questo ne fu felice per lui, ma quant’altro sapeva? E a cosa era dovuto questo cambiamento?


<< Sai da quando è qui, ho avuto modo di conoscerlo meglio! >> disse sincero << Ma cosa ti ha detto Clem, precisamente? >> aggiunse, meglio andare al sodo.


<< Beh, mi ha dato una lettera che Spike gli aveva scritto, e mi ha spiegato perché Spike era venuto lì…Perché? C’e qualcosa che non so? >> chiese sospettosa Buffy, che aveva avvertito il nervosismo nella voce di Giles.


<< Uhmm…no niente! >> disse Giles nascondendo il sospiro di sollievo che aveva avuto. Bene lei non sapeva ancora. << Solo che sono preoccupato…sai, come ti ho detto…ho cambiato opinione su di lui, e …non vorrei vedere più nessuno, di voi due, soffrire! >> aggiunse, tanto per spiegare il suo comportamento, in fondo era la verità.


Buffy sorrise internamente, Giles era preoccupato anche per Spike, questo avrebbe semplificato le cose. << Nemmeno io Giles, nemmeno io voglio soffrire, o far soffrire. Dio solo sa quanto ho sbagliato con lui…ma ora ho capito, questo tempo in cui lui è stato lontano mi ha permesso di vedere le cose sotto una luce diversa, ecco perché ho bisogno di parlare con lui, ci sono delle cose che noi due dobbiamo chiarire, per poi andare avanti. >> disse a voce bassa, sentendo la coscienza che ancora le rimordeva. Dietro le sue spalle, intanto sentiva Down che sbuffava.


La ragazza era stufa di tutte quelle smancerie, quando sarebbero arrivati al sodo? Lei non vedeva l’ora di parlare con Spike, naturalmente dopo che Buffy stessa ci avesse parlato. La dolce stretta sulle spalle da parte di Tara, la calmò un po’. La cacciatrice però ridacchiò vedendo il cipiglio della sorella, fra loro due, sembrava essere lei ora la più impaziente.


<< La prego Giles, mi faccia parlare con lui, devo digli qualcosa di molto importante! >> si decise a dire con voce chiara e decisa.


L’osservatore, era un po’ confuso. Quando era partito da Sunnydale, Buffy era ancora decisamente arrabbiata e ferita, a causa del vampiro, invece adesso sembrava tutta latte e miele. Che diavolo era successo in sua assenza?


<< Ehm…Buffy, mi spiace ma ora non posso chiamartelo…Lui…uhm…si sta occupando di Willow, lei è stata male ieri mattina e anche oggi ne sta risentendo. >> disse con voce dispiaciuta.


<< Willow è stata male? Che è successo? Una ricaduta? >> chiese Buffy che si era preoccupata immediatamente per l’amica, e aveva messo da parte i suoi problemi personali.


Dietro di lei, Tara, che aveva udito quelle parole, impallidì immediatamente, sussurrando il nome della compagna e Buffy si maledisse per non aver pensato prima di parlare.


<< No! Nessuna ricaduta…non si tratta di niente del genere. Willow non è stata la sola a sentirsi male, anche se ne ha risentito più degli altri, è successo che….>> prese a spiegare Giles, raccontando cosa fosse successo il giorno precedente. << ….la riunione di questa mattina riguardava proprio questo. I segni sono chiari Buffy…qualcosa si sta risvegliando sotto la bocca dell’inferno, miss Harkness ne è sicura. Ecco perché quando ho saputo che mi avevi chiamato mi sono preoccupato, ho pensato che potesse essersi già manifestato qualcosa. >> concluse.


Buffy e Tara, che nel frattempo si era avvicinata al telefono per ascoltare, avevano dapprima tirato un sospiro di sollievo, sapendo che la salute mentale di Willow non aveva avuto ricadute. Ma le cose che Giles aveva prospettato, beh quelle erano dure da digerire.


<< Altra apocalisse in arrivo, Giles? >> chiese Buffy con voce leggermente sarcastica, come se non bastasse tutto quello che stava succedendo. Lei era preoccupata, se la cosa riguardava la bocca dell’inferno era un guaio, visto che Down avrebbe dovuto tornare a scuola proprio fra tre giorni, in quella maledetta scuola.


<<Buffy dovresti dirgli dei sogni! >> sussurrò Tara, vicino a lei e Buffy annuì. Prendendo un respiro, si accinse a raccontare a Giles i sogni che aveva fatto, forse c’entravano in qualche modo con quello che stava succedendo. Quella frase, dal profondo ti divora, l’aveva sentita anche lei, pronunciata da quella ragazza punk.


Giles rimase silenzioso per un po’, questo non gli piaceva, no, non gli piaceva per niente.

<< Ascoltami Buffy, io cercherò di saperne di più. Ho un amico, Robson, che ancora lavora al consiglio, gli chiederò se sa niente al riguardo di giovani donne uccise. Tu tieni gli occhi aperti, e se noti qualcosa di strano, fammelo subito sapere, aspetta ti do il numero del mio cellulare….>> disse con voce tesa, mentre gli forniva il numero.


Buffy prese, puntualmente nota, poi le venne in mente il cellulare di un’altra persona.

<< Giles, anche Spike ha un cellulare vero? Prima avevo provato a chiamarlo, ma forse ce lo aveva spento…io, non è che potrebbe dirgli di riaccenderlo? Ho bisogno di sentirlo…davvero…io devo dirgli che l’ho perdonato, che ho bisogno che anche lui mi perdoni…..>> chiese con voce implorante. Ora più che mai aveva bisogno di sentire la sua voce.


<< Vedrò quello che posso fare…ma non prometto niente…non so come la prenderà lui…>> disse imbarazzato, istintivamente sapeva che Spike si sarebbe rifiutato di parlarle, ma qualcosa dentro di lui, lo aveva incitato ad aiutare quei due ragazzi. L’istinto forse.


<< Proverò a parlargli, gli spiegherò che non sei più arrabbiata con lui, credo che questo lo conforterà, almeno un po’…>> aggiunse.


<< Gli dica che proverò a chiamarlo fra mezz’ora! Gli dica che è importante che gli parli, e che se non mi risponderà, giuro che prenderò il primo volo e verrò lì così non potrà sfuggirmi. >> disse decisa Buffy, al diavolo la bocca dell’Inferno, lei voleva sentirlo.


Riconoscendo in quel tono, il timbro della cacciatrice, Giles ridacchiò fra sé e sé. A quanto sembrava le cose dovevano essere veramente cambiate, ora non era più Spike a fare la posta a Buffy, le cose si erano invertite.


<< Riferirò il messaggio. In ogni caso, ti chiamerò quanto prima per farti sapere qualcosa. >> rispose, avrebbe potuto dirle che c’era la possibilità che sia Willow che Spike tornassero presto a Sunnydale, sempre se Willow avesse accettato di fare come miss Harkness aveva consigliato, ma era ancora prematuro parlarne.


Dopo brevi scambi di saluti, Buffy chiuse la comunicazione. Mezz’ora, fra mezz’ora lo avrebbe sentito, continuava a ripetersi così, per mantenere la calma. Aveva bisogno di bere qualcosa che la calmasse.


<< Chi è che vuole una cioccolata calda? >> chiese a tutti e a nessuno. Sia Tara che Down, alzarono una mano. E così tutte e tre si diressero in cucina.


Le cose stavano procedendo più lentamente di quanto ciascuna di loro volesse, ma almeno stavano andando avanti, tanto valeva godersi quella mezz’oretta che erano costrette ad aspettare.






Capitolo otto: Conversations whit friends


Westbury ( anche quello è sempre in Inghilterra) sede della congrega.


Giles entrò dopo aver prima leggermente bussato alla porta, nella camera di Willow. William era là con lei ed i due stavano evidentemente parlando prima che la sua entrata li interrompesse. Willow sembrava essere un po’ a terra, forse non si sentiva ancora pronta per far ritorno a casa.


<< Allora che voleva Buffy? >> chiese la strega, notando che solo a sentirne il nome, William si era irrigidito. Istintivamente gli prese una mano e la strinse, il sorriso che ricevette in risposta, le scaldò come al solito il cuore.


Vedendo quella scena, Giles assunse un’espressione turbata. Spike ancora non sapeva che la cacciatrice lo aveva cercato e lui si era ben guardato, di dirglielo, quando aveva ricevuto il messaggio da quella ragazza, ma ora, non poteva proprio farne a meno.


Sospirando, Rupert, resistette al desiderio di togliersi gli occhiali e pulirli. Ormai aveva capito che quel gesto, riusciva stranamente a mettere in agitazione chi gli era davanti, ed ora non era proprio questo che desiderava. Sperava piuttosto di poter dire quello che doveva, con più calma possibile.


<< Sembra che abbia fatto degli strani sogni…>> disse iniziando a raccontarli ai due, era meglio cominciare per gradi. << ….non si sa ancora cosa significhino, ma una cosa è ormai certa…quello che tu e le altre streghe avete provato e quello che lei ha sognato, sono indubbiamente collegati. Buffy è preoccupata, perché Dawn fra poco dovrà tornare al liceo…che come sapete si trova proprio sopra….>> non ci fu bisogno di aggiungere altro, dai loro sguardi preoccupati, si vedeva che avevano capito.


<< Maledizione! Ma possibile che quella ragazza, non possa mai avere un po’ di pace? >> sbottò furioso Spike. Non riusciva a pronunciare il suo nome, e si limitò a stringere i pugni con forza. Si sentiva così inutile, avrebbe voluto il meglio per lei…ed invece…ora si prospettavano nuovi problemi.


Giles guardò William, sentiva che il vampiro era molto più agitato di quanto dasse a vedere e mentalmente si diede un calcio nel didietro, se prima aveva dubitato dei suoi sentimenti per Buffy, ora si rendeva completamente conto, che erano molto profondi.


<< Ehm…c’è un’altra cosa…>> iniziò quasi bofonchiando e cercando di trovare il coraggio per dirgli altro. << …lei sa che tu ti trovi qui, William! >> buttò fuori di scatto, per poi maledirsi vedendo come era impallidito Spike.


I vampiri sono per loro natura pallidi, ma ora Spike, era veramente cinereo. “Cazzo! Avrei dovuto andarci più leggero!” pensò Rupert, che si affrettò a posare una mano sulla spalla del vampiro per infondergli comprensione.


<< William…ascoltami…va tutto bene! Prima di agitarti, ascoltami fino in fondo….>> gli disse massaggiandogli dolcemente la spalla, ad un suo cenno, continuò. << Buffy ha scoperto per caso che tu ti trovavi qui, quando ieri mattina ha telefonato e tu gli hai risposto, poi è andata da Clem il quale le ha detto anche il perché. No…non temere, ancora non sa della tua anima, a quanto sembra Clem, si è ben guardato da rivelare anche quello. >> disse velocemente vedendo come Spike aveva reagito alle sue parole e volendo tranquillizzarlo.


<< L’ha presa male? >> chiese Willow, che diede voce al vampiro che sembrava ammutolito. << Giles, gli ha spiegato che William si trova qui, solo per aiutarmi e che se non fosse stato per lui…>> le ultime parole le si bloccarono in gola, dall’emozione.


<< Tranquilli…Buffy l’ha presa bene, anzi è sembrata contenta di sapere che William si trovava qua! >> disse Rupert rivolto ad entrambi.


<< Forse avrà pensato che era meglio così…l’importante è che le stia alla larga, giusto? >> riuscì a dire con voce soffocata Spike, digrignando i denti, dal dolore che stava sentendo.


Negli ultimi giorni era riuscito a trovare una parvenza di pace, ma era bastato poco, perché la sofferenza che provava al solo pensiero di lei, si facesse risentire, ancora più forte di prima.


Fissando lo sguardo in quello del vampiro, Giles si assicurò che lui potesse vedere che quanto stava per dirgli, non era una menzogna, dettata dalla pietà, ma che era tutto vero.

<< Non è così! Lei non nutre rancore verso di te, ti ha perdonato e vuole poterti parlare! >> disse con il tono più sincero che poteva.


Spike a quelle parole chiuse istintivamente gli occhi, che sentiva si stavano per riempire di lacrime. Come poteva Buffy, come poteva essere riuscita a perdonarlo, se neppure lui era riuscito a farlo? Inghiottì quel poco di saliva che aveva ancora in bocca, era vero? Poteva essere vero? Il suo perdono sarebbe stato qualcosa che non si meritava, ma del quale aveva un dannato bisogno.


Vedendo che aveva riaperto gli occhi, Giles annuì verso Spike, confermando la muta domanda che vi vedeva riflessa. << Buffy non è arrabbiata con te…lei ha detto che fra poco proverà a chiamarti al cellulare, dice che ha assolutamente bisogno di parlarti. >> gli disse in tono tranquillizzante. << A dire il vero, ha anche detto che se tu ti rifiuti di parlarle, prenderà il primo aereo e verrà qui di persona! >> aggiunse con un leggero ghigno divertito.


<< Guai a contrastare una cacciatrice, giusto Rupert? >> cercò di ghignare in risposta Spike, ma la sua fu più che una pallida imitazione del suo vecchio ghigno.


<< Già! Quindi se non vuoi ritrovarti fra i piedi una cacciatrice, nelle prossime ventiquattro ore, sarà meglio se riaccendi quel cellulare. >> gli disse in risposta l’osservatore, dandogli una pacca amichevole sulla schiena.


Sospirando, Spike, tirò fuori dalla tasca il telefonino e lo accese. Cavolo, c’erano ben tre chiamate perse, due erano indubbiamente di Clem, mentre l’altra…gli sembrava il numero di casa di Buffy. A quanto sembrava doveva aver già provato a chiamarlo poche ore prima.


Mentalmente si diede dello stupido per aver spento il cellulare, se si fosse trattata di un’emergenza, Clem non sarebbe riuscito a rintracciarlo, evidentemente lui aveva chiamato per informarlo che Buffy aveva scoperto dove si trovava.


Rigirandosi il telefonino fra le mani, gli sembrava quasi che scottasse. Si sentiva i nervi che tendevano al massimo. Quanto tempo ancora gli rimaneva, prima che Buffy chiamasse? Lo stomaco oramai era andato, e la mente era nel caos più totale.


<< Willow…ti prego rispondi tu! >> disse tendendole il telefonino ancora muto.


La strega, prese il cellulare dalle mani tremanti del vampiro, e si scambiò un’occhiata con Giles. Era preoccupata per lui, non lo aveva mai visto così agitato. Fin da quando era arrivato, sembrava accettare abbastanza bene, i tormenti che gli dava l’anima, ma ora temeva che la situazione che si era creata, rompessero il fragile equilibrio che aveva trovato.


<< Ma lei vuole parlare con te! >> gli disse nel tono più dolce che poteva. Lui l’aveva aiutata moltissimo, ora era il suo turno di aiutare lui.


<< Lo farò…le parlerò….solo…parlaci prima tu, per favore….sempre che non ti pesi. >> esclamò Spike, guardandola preoccupato. Si era appena reso conto che anche per Willow, poteva essere difficile parlare con un’amica che aveva tentato di uccidere.


Willow, si fece forza e annuì dolcemente. Si, questo lo poteva fare. Buffy le era mancata moltissimo e desiderava sentire di nuovo la sua voce…anche quella di Tara, se fosse stato possibile. Inoltre lo sguardo di preghiera che Spike le aveva rivolto, la faceva sentire stranamente forte. Il sorriso di incoraggiamento che le diede Giles, inoltre fu anch’esso di molto aiuto.


Cinque minuti dopo, il cellulare prese a squillare.


<< Pronto? >> disse Willow.


Sunnydale ( Papuasia? no, scherzo!)


Buffy si era sentita abbastanza bene, mentre si gustava la cioccolata calda, ma ora che si stava avviando verso il telefono, con Dawn e Tara alle costole, sentiva fremere i suoi nervi. “Fra poco sentirò Spike, Fra poco sentirò Spike” questa frase continuava a danzarle nella mente e se da una parte provava una felicità immensa, dall’altra temeva che lui non volesse parlarle.


Giles, aveva rimarcato quello che lo stesso Clem, unito alla lettera, aveva detto. Spike sembrava deciso a rompere definitivamente i contatti con lei. Anche se al tempo stesso aveva messo in chiaro che voleva continuarla a proteggere.


Ancora una volta tirò fuori dalla tasca la lettera e spiegandola gentilmente, iniziò a digitare il numero che vi era riportato. Dopo una breve attesa, dovuta al fatto che si trattava di una telefonata extra-continentale, il microfono, diede il segnale di libero.


<< Pronto? >> rispose una voce femminile.


<< Willow? >> esclamò stupefatta Buffy, si era preparata per sentire la voce di Spike, ed invece ora sentiva la voce della sua migliore amica, non sapeva se esserne felice o delusa.


Sentì Tara che dietro di lei, tratteneva il respiro.


<< Ciao, Buffy. Come vanno le cose lì a Sunnydale? >> le chiese la strega.


<< Willow, ma sei davvero tu? >> chiese ancora Buffy che non si capacitava di come la voce dell’amica sembrava tranquilla, a quanto sembrava si era veramente ripresa.


Ridacchiando nel telefono Willow rispose: << Puoi scommetterci tutti i tuoi paletti cacciatrice! Eccomi qua, la vecchia Willow in carne ed ossa e con la testa rimessa a posto! >>


A Tara, che si era intanto accostata anche lei alla cornetta per sentire, si riempirono gli occhi di lacrime. Sembrava proprio la sua vecchia Willow, la dolce compagna, il suo amore.


<< Non sai quanto sono felice di sentirti….>> disse Buffy, per poi mordersi leggermente il labbro inferiore. << …ma come mai hai risposto tu? >> aggiunse maledicendosi. Le faceva veramente piacere risentirla, ma voleva sapere che fine aveva fatto Spike, era più forte di lei. Mentre lo diceva, diede inoltre un sorriso di scusa a Tara, la quale asciugandosi gli occhi, le rispose con un sorriso di comprensione.


<< Beh…ecco…William, aveva bisogno di avere ancora qualche minuto prima di parlarti…così ha chiesto a me di…iniziare. Ha pensato che mi avrebbe fatto piacere parlare con te. >> disse Willow dando uno sguardo verso il vampiro, che se ne stava lì fermo ad ascoltare la conversazione, lui grazie ai suoi sensi non aveva bisogno di avvicinarsi.


Buffy andò per un attimo in confusione. Da quando Willow chiamava Spike, William? Era stato forse lui a chiederglielo? Se le cose stavano così, confermavano le sue paure, Spike voleva dare un taglio netto a ciò che era stato prima, riprendendo il suo vero nome, e cos’altro voleva rinunciare? Gemette internamente.


<< Anche a me fa piacere sentirti…anzi qui accanto a me c’è una persona, che è ancora più felice. Solo…dopo ci posso parlare, vero? >> chiese tanto per spazzare via i dubbi.


<< Oh, sì…fra poco te lo passo…c’è Tara lì accanto a te? >> chiese Willow, ingoiando con forza al solo pensiero di parlarle.


<< Indovinato! Aspetta che te la passo…Willow? Un ultima cosa…sono felice di sapere che stai meglio, mi sei mancata tanto…ti voglio bene! >> disse Buffy salutando l’amica e passando la cornetta nelle mani di Tara.


Quelle due si amavano veramente, ed era felice per loro. Sperava solo che presto anche lei avrebbe potuto essere felice.


<< W..W..Willow? >> balbettò leggermente Tara, iper-emozionata.


<< Tara…amore, stai bene? >> chiese la strega, altrettanto emozionata. Per un attimo rivide dentro di sé la scena in cui la sua compagna era stata ferita. Lei aveva pensato che fosse morta, di averla perduta e aveva perso completamente la testa.


Per fortuna, seppur molto grave, Tara si era salvata. Era stato un vero miracolo, la pallottola aveva sfiorato di poco il cuore, causando un leggero arresto cardiaco. Quando i paramedici erano arrivati a casa Summers, avevano trovato la ragazza, e le avevano praticato immediatamente un massaggio cardiaco, che l’aveva riportata alla vita.


<< S..si sto bene. Sono ancora un po’ debole, ma…ma tu come stai? >> rispose la strega bionda, che non riusciva a credere di poter parlare con Willow dopo tanto tempo.


<< Anche io sto bene…grazie a William, se non fosse arrivato lui…>> disse Willow, gettando uno sguardo di gratitudine verso Spike, il quale sorrise e fece un cenno come a dire che non aveva fatto niente di speciale.


<< Ri…ringrazialo anche da parte mia! Di…digli che quando torna…gli farò i biscotti che gli piacciono tanto. >> disse Tara.


Spike che aveva ascoltato la frase, sorrise in risposta e disse: << Ci conto! >> con il suo solito ghigno. Evidentemente si stava leggermente calmando.


<< Ha detto che ci conta! >> riferì puntualmente Willow, ridacchiando.


La conversazione fra le due continuò per un po’, e stavano iniziando a farsi un po’ di coccole telefoniche, quando Willow da una parte, e Tara dall’altra, notarono che avevano vicino qualcuno di leggermente impaziente.


<< Qu..quando pensi di poter tornare? >> chiese Tara alla quale premeva di sapere quando avrebbe potuto finalmente riabbracciare la sua compagna.


<< Beh…vista l’attuale situazione, miss Harkness, è dell’opinione che dovrei fare ritorno quanto prima a casa.>> rispose Willow, che sentì di nuovo la preoccupazione che la pervadeva. Quello che aveva sentito provenire dalla bocca dell’inferno…era il male assoluto. << Fra due o tre giorni, dovremmo tornare…anche miss Harkness verrà con noi, vuole assincerarsi di persona di cosa stia succedendo a Sunnydale. >> aggiunse con voce tesa.


Tara se da una parte era felice di sapere che Willow sarebbe tornata, sentì chiaramente che le ragioni per cui lo faceva non erano felici. Qualcosa di grave stava per succedere. << Willow…che sta succedendo? >> chiese anche lei tesa.


<< E’ un po’ lungo da spiegarsi per telefono…preferirei parlarne di persona…e poi…qui c’è un vampiro che comincia a perdere la pazienza…>> disse in tono più leggero, dando un’occhiata divertita a Spike, che in risposta le ringhiò scherzosamente.


<< Già, lo stesso qui! Cioè…voglio dire…qui c’è una cacciatrice. >> ridacchiò in risposta Tara, dando un sorriso di scusa,verso Buffy, che in quel momento stava battendo a terra con il piede impaziente.


Dopo alcuni brevi saluti, le due passarono finalmente il telefono ai due in attesa.


Capitolo nove: Love?


Westbury ( e va bene, Inghilterra.) sede della congrega.


Spike era stato in apprensione per tutto il tempo che aveva dovuto attendere che il telefono squillasse. Quando finalmente lo aveva fatto, per un attimo si era chiesto se il suo cuore avesse ripreso a battere, sentiva infatti degli strani tonfi nelle orecchie, ed un dolore acuto nel petto.


Udire la voce di Buffy, era stato come udire la voce di un angelo. Aveva dovuto lottare per respingere le lacrime che gli erano salite. Gli era piaciuto sentire la felicità che permeava la sua voce, quando aveva riconosciuto Willow al telefono.


Poco dopo, però il suo fine udito, aveva afferrato anche la leggera nota di delusione. Questa cosa lo aveva turbato, lei sembrava volere veramente parlargli. Il modo in cui lo aveva chiesto…teso…preoccupato, e poi il sollievo quando Willow l’aveva rassicurata…come se…


Possibile che lei lo avesse veramente perdonato? Ancora non riusciva a crederci. Cosa mai voleva dirgli di tanto importante? Forse visto che la situazione a Sunnydale si stava di nuovo complicando, voleva essere sicura di avere il suo aiuto.


E lui lo avrebbe fatto! L’avrebbe aiutata! Sarebbe persino andato all’inferno per lei. Si sarebbe accontentato di poterle stare accanto anche solo come amico. Sempre che lei lo rivolesse al suo fianco…perlomeno nella lotta.


Poco a poco, sentendo Willow parlare con Tara, e sentendo dietro di sé la tranquilla presenza di Giles, si era leggermente calmato, ora si sentiva in grado di poterle parlare, “ma quanto diavolo chiacchieravano quelle due?” Pensò, guardando leggermente irritato la strega.


Gli sembrò che passasse un’eternità, prima che la strega gli porgesse il cellulare. Facendo un grosso sospiro, lo prese fra le mani tremanti e se lo portò all’orecchio.


<< Hello. >> disse con una voce che non gli sembrò neanche la sua.


Sunnydale


Buffy aveva iniziato veramente a spazientirsi. Era stata felice di sentire Willow, ed era felice che lei e Tara potessero finalmente parlare…. “ma quanto diavolo parlavano quelle due?” Pensò guardando leggermente irritata la strega bionda.


Quando finalmente le venne di nuovo passata la cornetta, fece un grosso sospiro, mentre sentiva il cuore che gli andava in gola, sentendo la sua voce dire : << Hello. >> Di nuovo quella parolina che l’aveva fatta sciogliere la volta precedente.


<< Spike? >> chiese Buffy con voce bassa.


Universo a parte


Nell’istante in cui entrambi avevano sentito la voce dell’altro, erano precipitati in universo a parte. Tutto attorno a loro era scomparso, la sola cosa importante era quel filo che li collegava.


<< Sì, love? >> disse Spike, mordendosi subito dopo la lingua. L’aveva istintivamente chiamata con uno dei suoi soliti vezzeggiativi. Maledizione! Non poteva cominciare in modo peggiore. La sua intenzione era stata quella di mantenersi distaccato, invece…


Buffy si sentì avvolgere dal calore, sentendo che la chiamava ancora, love. Dio quanto le erano mancati quei nomignoli, solo ora se ne rendeva conto, questa era una delle ragioni per cui lo amava.


<< Stai…stai bene? >> chiese lei istintivamente, l’idea che lui avesse sofferto continuava a farle rimordere la coscienza.


Spike, si trovò improvvisamente senza fiato, cosa veramente strana visto che era un vampiro e non aveva bisogno di respirare. Lei si stava preoccupando che stesse bene, sempre se aveva sentito bene la nota apprensiva nella sua voce.


<< Sì…e…tu come stai? >> le chiese quasi balbettando.


Buffy sorrise internamente, non lo aveva mai sentito così agitato, non sembrava nemmeno lui, dov’era finito il suo tono scanzonato o le sue battute pungenti? Forse quello che aveva scritto nella lettera era vero, era cambiato. “Ma fino a che punto?” si chiese leggermente preoccupata.


<< Sto bene…ora che ti sento! Mi sei mancato! >> disse lasciando che il suo cuore parlasse per lei. Era giunta l’ora di mettere da parte l’orgoglio e le sue paure. Doveva scoprire se c’erano ancora delle speranze per loro due.


Spike si sentì la testa che si gonfiava come un palloncino pronto ad esplodere. Lei sembrava veramente felice di sentirlo, addirittura gli aveva detto che gli era mancato. Come era possibile tutto ciò, come era possibile che avesse dimenticato il suo orribile gesto?


<< Non dirlo, ti prego non dirlo! Tu dovresti solo odiarmi! Io…ho sbagliato! Ti ho fatto del male! Anche se non volevo…giuro che non volevo. Quando me ne sono reso conto io…>> disse con voce strozzata, che si spezzò.


Non riusciva ad andare avanti e lottò per trattenere le lacrime. Non si rendeva conto che Willow e Giles, gli erano accanto premurosi. Lui agognava per sentire di nuovo la sua voce, per sentire parole di perdono che sapeva di non meritarsi, ma di cui aveva un disperato bisogno.


Buffy percepì distintamente la sua sofferenza e il suo stesso cuore ne risentì. Lui le stava chiedendo scusa, in un certo senso. Scusa, per aver fatto qualcosa, al quale era stata proprio lei a portarlo, con il suo comportamento. Ancora una volta si stupì però di lui. Era veramente uno strano vampiro, capace non solo di provare veri sentimenti, ma anche rimorso per un’azione che riteneva sbagliata.


<< Shhh….va tutto bene Spike! >> disse quando sentì la sua voce spezzarsi, << Ti ho già perdonato per quello! >> aggiunse con voce decisa << Non è stata colpa tua…avevamo perso entrambi la testa. Ci stavamo facendo del male a vicenda. Forse è stato un bene che tu te ne sia andato, questo mi ha dato modo di guardarmi dentro e capire il perché di tante cose. >> concluse con tono sicuro.


Il cuore di Spike prese ad allargarsi e a restringersi come una fisarmonica. Da una parte lei gli diceva che lo aveva perdonato e questo lo riempiva di un grato calore. Dall’altro però gli diceva che aveva fatto bene ad andarsene. Cosa significava? Che non gli portava rancore, ma che preferiva non averlo fra i piedi?


<< Buffy, ascoltami, Willow dovrà tornare a Sunnydale entro un paio di giorni, a causa di quella minaccia, hai presente? Ecco lei ha ancora bisogno di me, quindi dovrò tornare anch’io. Ma ti prometto che non mi vedrai neanche! >> disse velocemente e con voce strozzata, mentre cercava di farle capire che i tempi della persecuzione erano finiti.


Buffy si maledisse mentalmente, ancora una volta c’erano dei fraintendimenti e ancora una volta era colpa sua. << Ma io voglio vederti! Sapere che tornerete presto non mi rende altro che felice. Noi due dobbiamo parlare Spike….avevo pensato di farlo per telefono…ma se tu torni, preferirei parlarti di persona.>> disse cercando le parole per dirgli che lo amava, ma non riuscendo a trovarle. Era così difficile parlargli, attraverso il telefono, rendeva tutto così freddo.


Spike, strinse forte gli occhi, mentre lasciava che le parole di lei gli fluissero dentro. Lei voleva rivederlo, voleva parlargli. Questo era più di quanto avesse mai sperato. Era stato perdonato e avrebbe potuto continuare a starle accanto.


<< Va…va bene! Giles ti chiamerà per dirvi l’orario del nostro arrivo. Io…ciao e a presto! >> disse emozionato, mentre non vedeva l’ora di essere già su quell’aereo.


Anche Buffy non vedeva l’ora che loro, lui tornasse. Senza che riuscisse ad impedirselo, le uscirono fuori delle parole, mentre stava riagganciando il telefono. << A presto Spike, ti amo! >>.


Spike rimase bloccato a metà, mentre stava per chiudere il cellulare. Aveva sognato o Buffy aveva detto quelle “due parole?”. Non era possibile, lei non poteva aver detto che lo amava, forse si era sbagliata e voleva dire che gli voleva bene, provava affetto per lui. In fondo non aveva mai negato di provare qualcosa per lui, ma amore….


<< William? Qualcosa non va? Hai una faccia da stoccafisso! >> disse ridacchiando leggermente Willow che non aveva mai visto il vampiro con un’espressione simile. Come se fosse indeciso se mettersi a fare i salti dalla gioia o al contrario scoppiare a piangere.


<< William? >> gli chiese anche Giles, scrollandolo leggermente per una spalla preoccupato.


<< Io..io non so…forse ho capito male…lei…lei ha detto…ha detto che mi ama! >> disse con voce atona, Spike, ancora perso nei suoi pensieri, che passavano velocemente dalla gioia più profonda alla più profonda angoscia.


<< Oh my Lord! >> esclamò stupefatto Giles, che anche lui non riusciva a credere a quelle parole.


<< WOW! >> esclamò invece Willow, facendo una capriola sul letto eccitata. A quanto sembrava la sua amica aveva alla fine compreso. Proprio quella mattina maledetta, Tara le aveva confidato che secondo lei, Buffy provava qualcosa di profondo per Spike, anche se ancora non se ne era accorta. Ma quanto sembrava ora lo aveva fatto.


Poi però le sorse un pensiero. << William non sarai mica preoccupato per la tua anima?…Voglio dire….hai forse paura di perderla se sei felice? >> chiese al vampiro, in tono serio.


Spike sembro ridestarsi. << Ehi per chi mi hai preso? Per peaches? Io non ho un’anima maledetta come la sua! Beh…in effetti visto il mio passato…si potrebbe dire che lo è. Ma non in quel senso!>> disse in tono che divenne deciso alla fine.


<< Oh my Lord! >> esclamò di nuovo Giles, ancora perso nei suoi pensieri, guadagnandosi due occhiate perplesse. << Un altro vampiro…ma Buffy ha proprio la fissa! >> disse sempre soprappensiero, ma poi guardando il volto mesto di Spike, << Beh, perlomeno ha migliorato i gusti! >> aggiunse, facendo un leggero sorriso verso il vampiro, e cogliendolo decisamente di sorpresa.



Capitolo dieci: Return to Home.


Giles aveva accompagnato Willow, miss Harkness e Spike all’aeroporto, lui per il momento non tornava assieme a loro, doveva indagare su i sogni di Buffy e si era già messo d’accordo con il suo amico Robson, che sarebbe passato a trovarlo.


Spike che all’inizio non vedeva l’ora di arrivare, mano a mano che passava il tempo, si era sempre più depresso. Se aveva sentito bene quello che Buffy gli aveva detto, le cose ora si complicavano. Aveva pensato di tenerle nascosto il fatto di essersi ripreso l’anima per lei, perché non voleva che ci fossero possibilità di essere frainteso. Non voleva sottoporla ad una specie di ricatto morale, del tipo, guarda che cosa ho fatto per te, e tu cosa sei disposta a fare per me?


Ecco perché, fra le altre cose, aveva deciso di starle lontano. Ma se lei lo amava, come poteva non dirle la verità? Per quanto l’idea di essere un mostro e di non meritarla, lo avesse aiutato a starle alla larga, se lei aveva veramente pronunciato quelle parole, niente nell’universo gli avrebbe impedito di starle accanto. Lui non era l’eterno piagnone, e demone o meno, se lei lo avesse voluto al suo fianco, non l’avrebbe mai lasciata. Neppure se quello che lei provava era semplice affetto.


Eudora prima della partenza lo aveva incitato ad andare da lei e spiegarle quello che gli era successo. Ma come farlo? Come spiegarle quanto l’anima lo avesse cambiato? Era terrorizzato alla sola idea di come dirlo.


Stringendo la mano di Willow, che era seduta accanto a lui sull’aereo, prese una decisione, vigliacca se vogliamo, ma visto che non vedeva altre via d’uscita, necessaria. Non sarebbe stato lui a parlare con Buffy.


<< Willow? >> chiese rivolto alla strega.


<< Sì, William? >> chiese lei che da un pezzo fissava il meditabondo vampiro, cercando di percepirne i pensieri caotici.


<< Lo so che spetterebbe a me….ma io proprio non ce la faccio. Per favore, appena arriviamo, parla tu con Buffy. Raccontale tutto quanto…so di chiederti molto, ma…>> cercò di dire, mentre la voce gli si spezzava dentro.


Rendendosi conto che Spike, era veramente turbato, Willow si sentì stranamente bene. Ora aveva la possibilità di ricambiare almeno in parte l’aiuto che lui le aveva dato. Scambiando uno sguardo con la signorina Harkness, che fece un breve cenno con la testa, picchiettò comprensiva sulla mano del vampiro con la sua.


<< Va bene! >> disse vedendo che lui si risollevava leggermente, alle sue parole. << Ci penserò io, ma di certo lei vorrà vederti dopo. >> aggiunse mettendolo davanti ad una nuova situazione.


Spike fece una smorfia con la bocca, aveva pensato solo vagamente a quello. << Una cosa alla volta rossa! Intanto parla con Buffy e scopri cosa prova veramente. Può darsi che io mi sia sbagliato, che abbia capito male…se dovesse essere così, forse sarà meglio non dire niente…ma nell’altro caso, dalle il tempo per abituarsi all’idea. Conoscendola, le ci vorrà un po’ per abituarsi alla novità. Poi si vedrà! >> disse ghignando leggermente, anche se i suoi occhi erano ancora tristi.


Eudora Harkness accennò leggermente con la testa, le cose si sarebbero sistemate, quei due ragazzi aiutandosi a vicenda, sarebbero riusciti a risolvere i loro problemi. Ora era curiosa di conoscere questa cacciatrice di cui aveva tanto sentito parlare, fra poche ore l’aereo sarebbe atterrato e allora, avrebbe avuto modo di sapere se lei era la donna giusta per William, sperava veramente di si, perché il futuro del mondo era nelle loro mani.



Sunnydale: (California)


Buffy camminava agitata su e giù per la sala d’attesa dell’aeroporto. Poco lontano, sedevano su delle scomode poltroncine, Tara, Dawn e Xander. Le prime due guardavano Buffy leggermente ansiose a causa dell’andirivieni della cacciatrice. Tara soprattutto era ansiosa quanto Buffy stessa, stava per arrivare Willow e la bionda strega non vedeva l’ora di riabbracciarla.


Chi invece se ne stava con un’espressione imbronciata sul volto era Xander. Il ragazzo non aveva preso bene la notizia che Willow sarebbe tornata con Spike. Non riusciva proprio a capire come potesse Buffy, averlo perdonato, aveva addirittura ammesso di amarlo.


Questo aveva causato una burrascosa lite fra di loro, e il ragazzo se ne era sentito dire di tutti i colori. Come se non bastasse, anche Dawn e Tara avevano dato man forte alla cacciatrice. Si era visto così, messo in minoranza, non poteva nemmeno contare sull’appoggio di Willow. Infatti se lei tornava era perché quel maledetto vampiro l’aveva aiutata. Di questo gli era grato, Willow era sempre stata per lui una vera amica, ma ora sentiva che se l’avesse messa di fronte ad una scelta fra lui o Spike, questa non avrebbe optato di certo per lui. Chissà forse Spike aveva agito così solo per guadagnarsi la fiducia della migliore amica di Buffy. Bella mossa non c’è che dire, ma a lui non lo faceva fesso, sarebbe stato sul chi vive ed avrebbe continuato a proteggere le sue amiche, anche se loro non volevano saperne.


Pochi minuti più tardi, venne annunciato l’arrivo del volo diretto da Londra. Buffy saltò su come una molla e si mise subito ad occhieggiare in direzione delle porte di accesso. Ogni minuto che passava era snervante, non vedeva l’ora di riabbracciare Willow, ma soprattutto di rivedere Spike.


Accanto a lei venne Tara, che pur essendo anche lei nervosa, riusciva a mantenere un po’ di più la calma. Finalmente le porte si aprirono e iniziarono a sciamare i passeggeri del volo.


Buffy continuava a cercare fra mezzo a quella folla la testa platinata del suo vampiro, ma non riusciva a vederlo, vide invece, fra mezzo ad un paio di persone, un lampo di rosso, Willow, doveva essere lei.


Infatti poco dopo la strega, si fiondò fra le braccia di Tara ( era comprensibile dopotutto). Buffy attese il suo turno per salutare calorosamente l’amica, ma con lo sguardo continuava a cercare ovunque dei capelli ossigenati.


I suoi occhi verdi, invece incontrarono un paio di occhi argentei, e non riuscì più a distoglierne lo sguardo. C’era qualcosa in quegli occhi che la scrutavano, sembrava che la stessero guardando al microscopio o ai raggi X.


<< Buffy, ti presento la signorina Eudora Harkness! E’ lei a capo della congrega. Mi ha aiutato molto e ha voluto accompagnarmi per investigare su quella brutta faccenda.>> disse Willow, facendo le presentazioni.


<< Piacere, io sono Buffy Summers. Benvenuta nella bocca dell’inferno! So che non è un benvenuto convenzionale, ma purtroppo le cose stanno così! >> disse Buffy, leggermente sulla difensiva, non le piacevano le persone che sembravano leggerle dentro.


<< Non preoccuparti Buffy, so bene dove sono arrivata. Sono comunque felice di conoscerti, William mi ha parlato di te. >> disse Eudora con voce chiara e tranquilla.


Sentendo nominare Spike, seppur con il suo vero nome, Buffy riprese a guardarsi attorno perplessa, ma lui dov’era?


<< William non è qui, è dovuto rimanere sull’aereo, perché per uscire dovevamo fare un pezzo a piedi sotto il sole… >> le spiegò Willow, << …non sarebbe stato salutare per lui, ci ha detto di avviarci, non appena tramonta, ci raggiungerà! >> aggiunse prendendo Buffy sotto braccio e avviandosi verso l’uscita dell’aeroporto.


Se fosse dipeso da Buffy, lei sarebbe rimasta lì ad aspettare per ore, anzi, si sarebbe catapultata sull’aereo, fregandosene altamente della sicurezza che con ogni probabilità, avrebbe cercato di fermarla. Ma si rese conto che l’amica appariva un po’ stanca. In effetti un volo di così tante ore, non doveva essere una passeggiata, quindi si lasciò sospingere verso l’uscita, seppur a malincuore.


Xander, invece, che faceva da autista, era decisamente soddisfatto che Spike non fosse con loro, ed il sorriso che gli spuntò sul volto, era decisamente palese per tutti a cosa era dovuto.


Durante il viaggio in automobile, la signorina Harkness rivelò di aver affittato una camera presso un albergo in centro, ma al tempo stesso, disse che preferiva prima accompagnare Willow a casa di Buffy. Avrebbe preso dopo un taxi per andare in città.


Buffy comprese subito che la vera ragione doveva essere un’altra, di certo la strega voleva parlare di quanto stava accadendo, sotto la bocca dell’inferno. Non poteva sbagliarsi più di così.


Una volta raggiunta Ravello Drive, il gruppo entrò in casa, dove Buffy fece il suo dovere di padrona, offrendo una tazza di te per gli ospiti, mentre Willow, invece portava su in camera le sue cose.


Quando furono tutti riuniti, in sala, Willow si schiarì la voce.


<< Ehm…Buffy….sinceramente non so come chiedertelo….ma per caso hai detto per telefono a William che lo amavi? >> disse diventando subito dopo dello stesso colore dei capelli.


Anche Buffy arrossì leggermente, quelle parole le erano sfuggite prima che riuscisse ad impedirselo. Aveva pensato di dirgliele di persona, invece…Inoltre lo sguardo penetrante di Eudora, come aveva chiesto di essere chiamata, la intimidiva, così si limitò ad annuire leggermente con la testa.


Xander non riuscì proprio a starsene zitto. << E’ impazzita, parola! Non può essere altrimenti, visto che non tiene in nessun conto quello che lui le ha fatto! >> disse con voce astiosa, nei confronti del vampiro.


Tutte quante le ragazze stavano per insorgere, quando invece si udì chiara e tranquilla la voce di Eudora Harkness. << Per essere una persona che sembra così decisa nel giudicare gli altri, lo dovrebbe essere anche nella sua vita privata! Ma le sensazione che lei mi invia, mi dicono tutt’altro! Sbaglio? >> disse, guardandolo con gli occhi luccicanti.


Xander, diventò rosso come un pomodoro maturo. Chi diavolo era questa vecchia signora, che gli stava parlando come se lo stesse studiando e giudicando? Buffy intanto iniziava a trovare simpatica quell’anziana strega, con poche parole sembrava essere riuscita a zittire quel mulo parlante di Xander. Ma a quanto sembrava non aveva ancora finito.


<< Se non sbaglio lei stava per sposare una ex-demone della vendetta, a quanto mi ha raccontato Willow. Mi dica, ha mai pensato di giudicare così severamente la sua fidanzata? Eppure Anyanka in più di mille anni di attività, ha fatto molte più vittime di William….la cosa non l’ha mai sfiorata? E le sue amiche, le hanno creato dei problemi a proposito? >> continuò a chiedere con voce pacata, senza aspettarsi veramente una risposta.


In effetti Xander stava annaspando, mai nessuno gli aveva sbattuto così duramente in faccia, quella verità, alla quale lui aveva sempre cercato di sfuggire, non ponendosi il problema.

<< Anya era umana quando mi sono innamorato di lei. >> cercò di dire in una disperata difesa.


<< Essere “umani” in fondo è solo una parola. Esistono umani che non hanno un briciolo di quella che viene definita “umanità” nel cuore, e compiono incredibili atrocità. Per quanto mi riguarda preferisco giudicare un essere per i suoi sentimenti, piuttosto che in base alla sua natura. E in ogni caso, tutti possono cambiare e migliorarsi, se lo desiderano. Evidentemente lei ha visto questo nella sua fidanzata, ha capito che era diversa da come era prima. Quindi perché non permette alla sua amica di fare lo stesso, con la persona di cui si è innamorata? >> gli venne risposto.


Buffy stava segretamente applaudendo la strega. E le altre le stavano facendo il coro, vedendo come ghignavano in direzione del ragazzo. Xander, abbassò la testa, sconfitto. Come aveva temuto, anche Willow, sembrava essere dalla parte del vampiro, e si era portata appresso qualcuno di decisamente tosto. Le cose che gli erano state dette, lo stavano facendo riflettere.


Visto che Xander era stato messo a tacere, Willow, vedendo che Buffy stava sbirciando fuori della finestra per vedere se stava tramontando, decise che era giunto il momento di passare alle cose serie.


<< Buffy….io non credo che lo vedrai stasera. >> disse con voce leggermente tremante.


Buffy riportò all’istante la sua attenzione all’amica, uno sguardo interrogativo e leggermente spaventato negli occhi. << Che significa? >> chiese << Avevi detto che ci avrebbe raggiunti. >> aggiunse preoccupata.


<< Mi spiace…ma era inutile rimanere all’aeroporto, lui voleva che prima io ti parlassi. >> disse Willow, evitando di guardare l’amica negli occhi. E fu un bene, perché altrimenti si sarebbe spaventata per lo sguardo furibondo della cacciatrice, e non sarebbe andata avanti.


<< William è cambiato Buffy…molto più cambiato, di quanto tu possa immaginare. Voleva che tu fossi preparata a questo…prima che tu lo vedessi. >> aggiunse infatti a fatica.


Buffy che per un attimo si era arrabbiata, perché si era sentita presa in giro, udendo quelle parole sentì i suoi vecchi timori tornare. Di nuovo quelle parole, Spike o William come sembrava che ora si facesse chiamare era cambiato, ma in che modo? Forse ora non l’amava più? No, non poteva trattarsi di questo. Nella lettera lui diceva che l’amava ancora, ma allora cosa?….


<< Lui stava così male, dopo che ti ha…insomma lo sai….>> disse ancora Willow, che intercettato uno sbuffo incredulo da parte di Xander, si fermò un attimo per lanciargli un’occhiataccia, prima di continuare. << Era disperato, non si sentiva più un demone e al tempo stesso non era un uomo. L’amore per te lo aveva cambiato, ma non totalmente. La cosa che desiderava di più era poterti dare quello che meritavi, sue testuali parole. Voleva poter essere qualcuno che tu potessi amare, ma soprattutto qualcuno, che non avrebbe mai più fatto del male alla donna che amava. Così ha preso la decisione di riprendersi qualcosa che l’avrebbe aiutato a tornare l’uomo che era. >> continuò con voce sofferta, ripensando all’angoscia che aveva sentito provenire dal vampiro.


Buffy aveva ascoltato in silenzio, senza fare un fiato. Aveva capito anche lei che Spike, si era immediatamente pentito di quello che le aveva fatto, era bastato guardarlo in quegli occhi sconvolti, ed era stato proprio questo che l’aveva aiutata a perdonarlo.


<< Willow, di che parli? Che ha fatto Spike? >> chiese Dawn rubando di poco, la parola a Buffy.


Prima di rispondere, Willow scambiò una piccola occhiata con Eudora Harkness, la quale le fece un breve cenno con la testa, come a dirle di continuare. E Tara, al suo fianco, intuendo che la compagna aveva bisogno di appoggio, le strinse forte la mano.


<< Si è ripreso la sua anima. >> disse la strega a voce bassa e con lo sguardo fisso sulle mani sue e di Tara intrecciate.


Il << COSA?>> fu pronunciato solo da Dawn e Xander, mentre sia Buffy che Tara rimanevano in silenzio, sconvolte. La più sconvolta era però senza dubbio la cacciatrice.


Questo è un incubo” pensò Buffy “E’ sicuramente un incubo”. La sola idea di Spike con un anima, faceva sì che la sua, si sentisse come dilaniata. “No! Non può succedere di nuovo! Non come con Angel!”


<< Sei…sei stata tu…a maledirlo? >> chiese con un filo di voce, temendo la risposta. Perché se fosse stato così, che dio la perdonasse, ma stava per uccidere la sua migliore amica.


Tutti gli occhi erano puntati su Willow, la quale scosse energicamente la testa. << NO! Non sono stata io! Aveva già l’anima, quando è venuto da me. >> quasi gridò, sentendosi come messa sotto accusa.


<< Ma allora come….>> chiese piano Tara, interpretando il pensiero di tutti. Beh di coloro che apprendevano ora la cosa.


Non fu però Willow a rispondere a quella domanda, come tutti si sarebbero aspettati, ma Eudora Harkness.


<< William, non ha riavuto la sua anima a causa di una maledizione. >> disse guadagnandosi un sorriso grato da parte di Willow, ora che non toccava più a lei parlare, poteva tirare un sospiro di sollievo.


Eudora, aveva visto che la strega, stava diventando troppo nervosa, questo non era consigliabile, non si era ancora ripresa del tutto, decise quindi che fosse giunto il momento di intervenire, in fondo lei poteva spiegare meglio di ogni altro cosa fosse accaduto a William.


A quelle parole intanto, Buffy si era leggermente ripresa dal gelo che l’aveva pervasa in precedenza, Spike aveva un anima, ma a quanto sembrava non come Angel, ma era sicuro questo?


<< E allora come? E cosa comporta ? >> fare quelle domande, era stata la cosa più dura che avesse mai fatto, persino morire e tornare in vita era uno scherzo, se comparato a questo.


<< Esiste un demone in Africa, che a quanto si dice esaudisca i desideri di coloro che considera degni. In molti hanno provato a superare le prove, alle quali sottopone chiunque si rivolga a lui. Ma mai nessuno, c’era riuscito prima, William, è stato l’unico che è riuscito a superarle tutte. Lui ha chiesto di riavere la sua anima, ha lottato e sopportato torture di ogni tipo, ma alla fine, ha ottenuto la ricompensa. La sua anima. Totalmente priva di maledizioni o costrizioni di sorta. Lui ne è adesso il solo e unico possessore, e nessuno può accamparvi diritti. Cosa comporta? Buffy tu dovresti saperlo bene, tormenti e sofferenze per il male causato.>> spiegò pacatamente Eudora, rivolgendosi direttamente verso la cacciatrice.


Nella stanza cadde un profondo silenzio, tutti, persino Xander, erano decisamente turbati da quella scoperta. Mai si sarebbe immaginato che il vampiro tanto odiato, giungesse a fare questo. Forse si era sempre sbagliato su di lui, quello che provava per Buffy non era una ossessione, ma vero amore, pensava leggermente colpevole.


Dawn invece, sembrava più preoccupata per la sorella, che era improvvisamente impallidita. Le si accostò prendendole a massaggiare una mano. Personalmente lei era felice che Spike ora avesse la sua anima, non comprendeva infatti appieno, cosa comportasse.


E per Buffy si erano aperte le porte dell’inferno. Ancora una volta si era preoccupata solo di sé stessa, ora se ne rendeva conto. Era talmente presa al pensiero che se Spike avesse avuto un anima maledetta come Angel, avrebbe finito con il perderlo di nuovo, che non aveva pensato nemmeno per un attimo a cosa invece, volesse dire questo per lui.


Per causa sua, ora l’uomo che amava, avrebbe dovuto subire in eterno, pene e dolori allucinanti. Per colpa sua, perché gli aveva sempre detto che non poteva amare un essere senz’anima. Forse era per questo che non desiderava vederla, lei era la fonte di tutti i suoi tormenti.


Gli occhi le si riempirono di lacrime, dio, che cosa aveva fatto?


<< Calma! >> le disse la voce serena di Eudora, posandole una mano sul braccio. << Lui non rimpiange la scelta che ha fatto. Anzi ne è orgoglioso. All’inizio ha avuto qualche problema di adattamento, ma ora sta relativamente bene, e da quando ha saputo che tu lo hai perdonato sta ancora meglio. Lui ti ama, Buffy! Sapere che tu lo ricambi, non può far altro che aiutarlo. >>


Buffy rivolse gli occhi pieni di lacrime incredule verso la donna. Come poteva Spike, amarla ancora? Eppure sentiva che era così. Ma cosa mai poteva dirgli, quando lo avesse rivisto? Come poteva chiedergli perdono per le sofferenze che si era autoinflitto per colpa sua? Avrebbe avuto il coraggio, di guardare in quegli occhi di cielo, per vederne il dolore che contenevano?


<< Quando quel momento arriverà, lasciati guidare dal cuore, lui saprà qual è la cosa giusta da fare.>> le disse ancora Eudora, che le aveva letto nella mente.


E Buffy, che aveva un disperato bisogno di quelle parole d’incoraggiamento, vi si aggrappò come un naufrago si aggrapperebbe ad una tavola di legno, durante una tempesta. Si, avrebbe fatto così, il resto sarebbe venuto da sé.


**************


Spike, uscì di nascosto dall’aereo, passando per il portellone delle merci. Poi in silenzio, si allontanò dalla pista, lo zaino che portava in spalla era tutto il suo bagaglio. Quando fu finalmente fuori dalla zona dell’aeroporto, si fermò un attimo per annusare l’aria attorno.


Era di nuovo a Sunnydale, o Sunnyhell come l’aveva sempre chiamata. Aveva sempre odiato quella città, ma finiva sempre per tornarci. Ora sapeva bene quale ne fosse la ragione, la stessa per la quale se ne era allontanato.


Buffy. Chissà se sapeva già la novità. Si era forse sbagliato, quando le aveva sentito dire quelle parole? Potevano essere possibili? Tutto in lui, urlava il suo desiderio di speranza. Persino la sua anima, sembrava avere smesso di maledirlo, come se anche il vecchio William, dentro di lui, desiderasse poter vivere quell’amore che aveva sempre sognato e mai realizzato e per il quale era morto.


Poteva esistere nel mondo qualcuno che potesse amarlo? Amarlo veramente? Non come Drusilla, che si era presa gioco di lui per un secolo. Se poi quella persona fosse stata Buffy, il suo raggio di sole, che lo aveva attirato verso la luce, facendogli desiderare di potervi appartenere, forse per lui esisteva veramente la possibilità di potersi redimere.


Spike pensava questo, mentre camminava lento verso la città, con il cuore denso di speranze. Ma mano a mano che si avvicinava al centro, sentiva distintamente un’aura malvagia che aleggiava attorno.


Senza pensarci due volte, decise di seguire quella sensazione. Voleva scoprire da dove provenisse, non fu sorpreso, quando i suoi passi lo portarono davanti al nuovo liceo. Buffy aveva ragione ad aver paura per Dawn. C’era qualcosa di malvagio là sotto, ma questa volta non avrebbe permesso a niente e a nessuno di fare del male alla sua briciola.


Il giorno successivo, lei sarebbe dovuta andarci, e lui sarebbe stato lì, pronto a correre in suo aiuto se fosse stato necessario. Senza fare rumore, si intrufolò nell’edificio vuoto.



Capitolo undici: Lessons


Buffy si era alzata presto da letto, era infatti inutile rimanerci, visto che non era quasi riuscita a chiudere occhio. Dopo che la signorina Harkness se ne era andata al suo motel, accompagnata da Xander, lei si era chiusa in camera sua, per riflettere su quanto aveva appreso.


Le era dispiaciuto un po’ lasciare da sola Dawn, visto che le due streghe ora riunite, volevano certamente passare del tempo insieme, ma non era riuscita a frenarsi, in certi momenti preferiva stare da sola.


Per farsi perdonare, decise di scendere presto in cucina e prepararle una sostanziosa colazione, in fondo fra poco sarebbe dovuta andare a scuola. Già, la scuola, il liceo, quel liceo maledetto che aveva avvelenato la sua adolescenza, ed ora chissà che cosa avrebbe fatto alla sua sorellina.


Come se non bastasse tutto quello che era appena successo, ora doveva preoccuparsi anche di questo. Doveva accompagnare Dawn a scuola e assincerarsi che in giro non ci fossero pericoli. Xander sarebbe arrivato fra poco portando la planimetria dell’edificio per poterla studiare e individuare dove si trovasse ora la bocca dell’inferno.


Se non fosse stato per questo, si sarebbe fiondata alla cripta, per poter parlare con Spike. Ormai era decisa, lo amava e se il suo amore poteva aiutarlo, lo avrebbe sommerso con i suoi sentimenti. Ma prima il dovere e poi il piacere.


Rigirando l’ultima frittella, chiamò a gran voce la sorella. << Dawn, sbrigati la colazione è pronta! Se non ti spicci farai tardi! >> cercò di dire allegramente, anche se al momento non si sentiva per niente allegra.


Sua sorella, scese di corsa e vedendo, tutto pronto e apparecchiato fece un sorriso riconoscente a Buffy. La sera prima aveva preferito lasciarla con i suoi pensieri, si era quindi proibita di andare a bussare alla sua porta, a quanto sembrava aveva fatto bene, Buffy sembrava più serena. << Uhm…frittelle! Grazie! >> disse schioccando un bacio alla sua guancia, in segno di ringraziamento.


<< Sbrigati a mangiare, Xander dovrebbe essere qui fra poco. >> le disse Buffy guardandola intenerita. Come se fosse stato chiamato, il ragazzo, entrò tranquillamente dalla porta sul dietro della casa. << Lupus in fabula! >> esclamò Buffy, ottenendo dal ragazzo un’occhiata confusa.


<<Eh? >> chiese, per poi scordarsene subito dopo, vedendo la pila di sandwhich sul tavolo, ed avventandosi per acchiapparne uno.


<< Ehi! Quelli sono per Dawn! >> esclamò Buffy allontanandoli da lui, ma vista la sua espressione mesta, gliene concesse uno, ottenendo così un sorriso smagliante. Prendendo ad incartare i sandwhich in un sacchetto, che poi mise accanto a Dawn, chiese. << L’hai portati? >>


<< Uh…si…eccoli qui! >> disse bofonchiando Xander che aveva la bocca piena, mostrando i disegni del nuovo liceo, che prese a svoltolare sul tavolo.


Subito Buffy vi si chinò sopra, cercando di individuare il punto in cui si trovava la bocca dell’inferno, ma per lei quei disegni erano arabo. Fece quindi un’occhiata interrogativa al ragazzo che si affrettò ad indicare un punto.


<< E’ proprio qui! E indovina cosa c’e sopra? >> chiese ingoiando l’ultimo pezzetto di pane che gli rimaneva in mano, per poi occhieggiare verso il piatto delle frittelle.


<< La biblioteca? >> chiese Dawn al posto di Buffy, << Se è così sono al sicuro, io tanto in biblioteca non ci vado! >> aggiunse la ragazzina, ghignando.


Xander che si stava per avventare anche sulle frittelle, venne però fregato da Willow, che nel frattempo era scesa insieme a Tara, attirate dall’odorino della colazione. Il ragazzo ci rimediò persino una piccola botta sulla mano. << Molla l’osso, questa è la nostra colazione! >> disse la strega, occhieggiando alle carte sul tavolo. << Che c’è in ballo? >> disse tutta pimpante.


Aver passato la notte con la sua ragazza l’aveva aiutata moltissimo, ed ora sembrava proprio tornata ad essere la vecchia Willow. Buffy, mentre le versava un bicchiere di succo di arancia, sorrise. “Beh perlomeno c’è qualcuno a cui le cose vanno meglio!” pensò vedendo le due che si imboccavano a vicenda.


Xander, cercando di fare una faccia smunta, mise il broncio. Da quando Anya non viveva più con lui, era troppo triste mangiare da solo in casa, ed il sandwhich che aveva appena mangiato, era stata la prima cosa genuina da molto tempo.


Ridendo, Buffy gli allungò una frittella che si era lasciata per sé, tanto lei non aveva fame.<< Tieni, ma ora rispondi: dov’è quel dannato posto? >>


Riprendendo subito il suo aspetto felice, Xander rispose mentre versava dello sciroppo di acero sopra la frittella.<< Rimane proprio sotto l’ufficio del nuovo preside! Chissà che direbbe se sapesse dove dovrà posare le sue chiappe, per tutto il tempo! >> disse portandosi poi alla bocca una forchettata, e facendo una faccia deliziata.


<<Urgh! Mi sa che farò meglio a fare la brava a scuola, non mi va di andare nell’ufficio del preside, per nessun motivo. >> esclamò Dawn, ottenendo così uno sguardo critico da parte di Buffy.


<< Sarà meglio! >> ci tenne a precisare la cacciatrice. Dawn le aveva già dato abbastanza problemi, e anche se ora sembrava che avesse messo la testa a posto, certe cose era meglio metterle in chiaro.

<< In ogni caso ho qui, qualcosa per te, che dovrai usare se ci saranno dei problemi! >> aggiunse tirando fuori un pacchetto da un cassetto vicino.


<< Cos’è un arma? >> chiese eccitata Dawn, che non riusciva ad immaginarsi che tipo di arma potesse essere contenuta in un pacchetto così piccolo.


<< Qualcosa del genere! >> le rispose Buffy enigmatica.


*************


Quando Buffy assieme a Xander e a Dawn, si ritrovò di nuovo davanti all’edificio che una volta era stato il suo incubo peggiore, non potè fare a meno di rabbrividire. Anche se il posto era cambiato, ed aveva un aspetto più allegro, non si illudeva, là sotto c’era il male e lei lo sapeva.


<< Non è che vuoi accompagnarmi fino in classe, vero? >> chiese Dawn, che non voleva essere trattata come una mocciosa che va all’asilo.


<< Uh…non sarebbe una cattiva idea! Ma mi limiterò a dare uno sguardo in giro! >> le rispose Buffy, che ridacchiò all’espressione spaventata della sorella.


Sollevata la ragazzina, la salutò e poi si avviò verso l’entrata, dove prese a salutare dei vecchi compagni. Vedendola allontanarsi, Buffy, stava per seguirla istintivamente, ma la mano di Xander la fermò. << Lasciala andare, lo sai anche tu come ci si sente a quell’età! >> disse dall’alto della sua saggezza, ricordando come si era sentito imbarazzato nei primi giorni di scuola.


<< Ma questo posto è troppo pericoloso! >> esclamò Buffy, mentre scrutava da lontano il nuovo preside, era decisamente più giovane di quelli che lo avevano preceduto, sperava che non facesse la stessa fine.


<< Beh, io devo andare, mi aspettano al cantiere. >> disse Xander, dandole un’affettuosa pacca sulla schiena, prima di avviarsi verso l’auto. Buffy invece, decise che era giunta l’ora di esaminare un po’ quel posto, così con fare deciso si avviò verso l’entrata, senza accorgersi che era osservata, da un paio di occhi scuri come la notte.


Buffy prese a girellare per i corridoi del nuovo liceo, provava una strana sensazione, il posto era nuovo, eppure le dava un che di familiare, forse dipendeva dal fatto che in fondo tutte le scuole si assomigliano un po’.


Una palla che ribalzava da sola, attirò la sua attenzione, facendole correre un brivido lungo la schiena. Voltando l’angolo, però vide che c’era un ragazzo che si divertiva a farla rimbalzare contro il muro opposto. Tirò un sospiro di sollievo, doveva essere qualcuno che già marinava le prime lezione, sono sempre esistiti tipi simili, e sempre esisteranno.


Bastava guardarlo, per vedere che doveva essere un ragazzo di quelli definiti “difficili”. Infatti le rivolse uno sguardo infastidito, come a dire “e questa che vuole?”. Istintivamente le sarebbe venuta voglia di provare a parlargli, ma poi si rese conto che non erano affari suoi. Preferì quindi optare per la toilette lì vicino, e vi si diresse con passo deciso, come se fin dall’inizio fosse stata quella la sua meta.


Entrata nella toilette, ne approfittò per rinfrescarsi un po’ le tempie. Era stanca e preoccupata, ed il suo cuore era diviso a metà. Da una parte avrebbe voluto andarsene da lì, da quel luogo che le aveva creato tanti problemi, per andare a cercare Spike. Ma dall’altra, sentiva ancora dentro di sé la responsabilità di proteggere Dawn, non importava che non fosse più la chiave, era pur sempre la sua sorellina, ed i sentimenti che provava per lei, seppur nati per cause mistiche, non erano per questo meno veri.


<< Dovresti smetterla di preoccuparti tanto, Buffy. >> la voce di Joyce le giunse da dietro le spalle, prendendola di sorpresa. Era proprio sua madre, o più precisamente una sorta di apparizione di sua madre, visto come la donna era illuminata da una calda luce dorata. Stava sorridendo teneramente.


<< Mamma…>> Buffy tese una mano per toccare incredula quella visione, e Joyce catturò la sua mano, fra le proprie. << Come….>> Tutto questo era irreale, non poteva essere vero. Ma la mano che sua madre le posò su una guancia per farle una dolce carezza, lo sembrava proprio.


<< Ascoltami Buffy, non ho molto tempo. Il male è vicino, molto più vicino di quanto immagini. Dovrai affrontare momenti difficili, ma non preoccuparti, tu non sei da sola. Hai vicino a te qualcuno che ti aiuterà a proteggere tutti. Abbi cura di lui, amalo e la forza che scaturirà dal vostro amore, sconfiggerà per sempre l’oscurità. >> disse ancora Joyce, mentre premeva un leggero bacio sulla fronte di sua figlia, per poi scomparire così come era apparsa, lasciando Buffy confusa.


La cacciatrice, rimase ferma per alcuni minuti, mentre cercava di riprendersi da quanto era successo. Era stato reale oppure solo un sogno? Eppure riusciva ancora a sentire il calore sulla guancia dove sua madre le aveva posato la mano. Ed era una sensazione di calore che sentiva irradiarsi in tutto il corpo, una sensazione familiare, le ricordava qualcosa, ma che cosa?


<< Spike. >> disse fra sé e sé, la mamma si riferiva di certo a Spike. Doveva andare da lui, cercarlo e trovarlo. Così pensando uscì di corsa dalla toilette, notando a malapena uno strano oggetto posato accanto al lavandino. Forse qualcuna delle ragazze lo aveva posato lì per poi dimenticarsene, non era importante.


Uscendo a passo veloce dalla toilette, si diresse verso l’uscita, la sua idea era di andare di corsa al cimitero, nella cripta. Girando l’angolo, si trovò però a sbattere contro qualcuno. Alzando lo sguardo per scusarsi, incontrò due occhi neri, che la fissavano attenti. Quello era il nuovo preside.


<< Mi scusi, ero di fretta. >> disse cercando di svicolare e riprendere la sua direzione.


<< Lei deve essere Buffy Summers! >> disse invece il preside, trattenendola. Buffy lo guardò confusa, come faceva a conoscere il suo nome?


<< Mi scusi, non mi sono presentato. Sono Robin Wood, il nuovo preside di questo liceo.>> disse tendendole una mano in segno di formale saluto.


Buffy si vide costretta a rispondere a tale saluto e a fare un sorriso di circostanza, quando invece avrebbe voluto con tutta sé stessa, sbolognare il preside e darsi alla fuga. I presidi non le erano mai piaciuti, ma ora la causa della sua urgenza era un’altra.


<< Ho sentito molto parlare di lei, signorina Summers. >> disse Wood, guardandola critico. E Buffy trattenne uno sbuffo, a quanto sembrava, non voleva mollarla.


<< Chissà perché, ma temo che non siano stati complimenti. >> disse con fare impacciato. Se quello, aveva letto le schede dei suoi predecessori, non dovevano essere stati lusinghieri con lei.


<< Al contrario. Mi hanno detto che lei è una specie di paladina della giustizia. Che per molti anni ha evitato che, nel vecchio liceo, accadessero fatti spiacevoli. >> disse invece lui, facendo un sorrisetto.


<< Uhmm…è certo che si tratti di me? >> chiese incredula Buffy. Lei il liceo lo aveva fatto saltare letteralmente in aria, con il sindaco dentro, fra l’altro.


<< Sì, so che molti ragazzi le devono la vita. Anche se per salvarli, ha dovuto far saltare il vecchio liceo. >> disse Wood, prendendola decisamente di sorpresa. Chi mai era costui, e come faceva a sapere tante cose? Stava per scoprirlo.


( Piccolo appunto dell’autrice. Per chiunque abbia visto la terza serie di Buffy, e credo che lo abbiate visto tutte, se ben ricordate, durante l’ascensione del sindaco, tutti i ragazzi della scuola lo affrontarono uniti e se non sbaglio avevano anche fatto un regalo simbolico a Buffy, per ringraziarla di essere un eroina. Ora non capisco perché Joss non ne abbia mai più fatto cenno, visto che questo significava che erano in diversi a sapere che lei era la cacciatrice. Ora, o c’è stata un’amnesia di massa, o qualcuno deve pur aver raccontato ad altri i fatti, giusto? Insomma un serpentone come il sindaco, non era facile da dimenticare, quindi sto usando la cosa per far sembrare la storia un po’ più logica. Fine dell’appunto. )


<< L’ex vicepreside, dell’epoca, fece un rapporto piuttosto descrittivo di quegli eventi, presso il provveditorato agli studi. A dire il vero, venne preso per pazzo ed inviato al manicomio, ma prima di venire qui, mi sono letto il suo rapporto e mettendolo a confronto con alcune testimonianze, mi sono convinto che non erano le fantasie di un folle. Noi dobbiamo parlare signorina Summers, avrei una proposta di lavoro da farle. >> aggiunse infatti il nuovo preside, guardandola fissa negli occhi, come per dirle, “Io lo so chi sei, tu sei la cacciatrice”. E Buffy si vide costretta alla resa, a quel punto voleva saperne di più.


******************


Dawn, intanto era in classe, che stava seguendo una lezione, quando all’improvviso, girandosi verso il suo compagno di banco, ebbe una visione spaventosa. Quello non era un normale ragazzo, ma uno zombie. Istintivamente balzò in piedi, facendo un urlo.


Immediatamente l’attenzione di tutti fu su di lei, la quale, riguardando il ragazzo, vedendolo di nuovo perfettamente normale, si disse che si era fatta suggestionare dai timori di Buffy. Si inventò quindi una scusa per gli altri, dicendo che una vespa, le si era avvicinata e stava per pungerla.


Tutto sembrò tornare alla normalità, la lezione riprese. Poco dopo, il solito ragazzo, si sporse verso Dawn, chiedendo in prestito una gomma per cancellare. Ma quando la ragazza si girò, per porgergliela, rivide la solita apparizione, e non solo….questi facendo un gesto brusco, fece come per infilzarle l’occhio con il lapis.


Dawn si gettò istintivamente a terra, portando la mano verso l’occhio che aveva sentito come ferito. Ancora una volta però, tutto sembrava essere tornato alla normalità, non c’era sangue sulla sua mano e di nuovo tutti la fissavano sbalorditi.


<< Mi scusi professore, ma credo che la vespa di prima mi abbia punto. Vorrei andare al bagno per controllare. >> disse imbarazzata. Voleva andare via da là, stava succedendo qualcosa, e non era la sua fervida immaginazione. La sensazione di dolore era stata reale, riusciva ancora a sentirla.


Massaggiandosi l’occhio, si avviò verso il bagno, ed una volta entrata si diresse verso il lavandino, dove prese a sciacquarsi. Poco dopo avvertì un pianto provenire verso uno dei cessi. Facendosi forza, cercò di capire da quale cabina provenisse. In uno di essi, aprendo leggermente la porta, trovò una ragazza che piangeva, rannicchiata sul water.


<< Ehi, che succede? Stai male? >> chiese premurosa. La ragazza la guardò spaventata.


<< C’era una ragazza, era strana, sembrava morta….ha detto che presto sarei morta anch’io! >> disse ancora piangendo. Dawn sospirò a quanto sembrava non era stata la sola ad avere delle strane visioni.


<< Non credo che rimanere qui a piangere, risolverà questa situazione. Sarà meglio andare a cercare aiuto! >> disse più sicura di quanto non si sentisse. Ma in fondo lei si era abituata a quelle situazione strane, essendo la sorella della cacciatrice, quindi riusciva a mantenere il sangue freddo, meglio di chi invece non si era mai trovato coinvolto in situazioni simili.


Le due fecero per uscire dalla toilette delle ragazze, quando all’improvviso la terra si aprì letteralmente sotto di loro, facendole sprofondare nei sotterranei. Guardandosi spaventate attorno, Dawn, ancora una volta cercò di essere forte, ma quella situazione non le piaceva per niente.


<< Dobbiamo trovare una via d’uscita. >> disse alla ragazza piangente che le si era incollata addosso. Le due presero a camminare in quel dedalo di vecchi corridoi, cercando le scale che le avrebbero riportate alla luce del sole.


Girando un angolo, Dawn per poco non urlò, scontrandosi con un ragazzo. A prima vista sembrava normale, e a quanto sembrava era stato attirato lì anche lui, e come loro cercava una via di fuga. Ora erano in tre in cerca di salvezza, ma dopo aver fatto pochi passi, i tre vennero accerchiati da tre zombi. La situazione si stava facendo difficile.


**************


Buffy stava parlando con il preside, che le aveva appena detto di avere una proposta da farle, quando all’improvviso squillò il suo telefonino. Scusandosi, si allontanò di alcuni passi per poter rispondere. Dallo schermo aveva visto che la chiamata proveniva da sua sorella. Questo poteva significare solo una cosa: guai in vista.


<< Dawn, che succede? >> esordì infatti prendendo la chiamata, preoccupata.


<< Buffy! Mi trovo nei sotterranei del liceo, io e altri due ragazzi siamo stati attaccati da degli zombi. >> rispose affannosamente Dawn, era stata una fortuna che il regalo di Buffy fosse un cellulare.


<< COSA? >> gridò Buffy attirandosi uno sguardo perplesso da parte del preside, forse era meglio abbassare la voce. << Raccontami tutto. >> quasi bisbigliò. Quel tipo la sapeva troppo lunga su di lei, ed era meglio non attirare più di tanto la sua attenzione.


Dawn, raccontò con poche parole, come si era ritrovata in quella situazione. << Ci stavano attaccando quando…>> si interruppe, ora come faceva dirle cosa era successo dopo? << …è arrivato Spike e….ci ha messo in salvo in una stanza, prima di uscire ci ha detto di non muoverci e che dovevo chiamarti. >> disse seppur con voce tremante.


Rivedere il vampiro le aveva fatto piacere, anche se aveva notato subito dei cambiamenti in lui. Avrebbe voluto salutarlo affettuosamente, ma non c’era stato tempo. Tutto si era svolto troppo rapidamente, ma sapere che anche lui era lì, l’aveva rassicurata. Spike non avrebbe permesso a nessuno di farle del male, di questo era certa.


Buffy ansimò, sentendo che Spike era nei sotterranei. Era sollevata di sapere che Dawn era al sicuro, grazie a lui, ma non appena aveva sentito il nome del vampiro, gli occhi le si velarono di lacrime. Lui in quel momento era vicino a lei, dentro di sé provava forte il desiderio di trovarlo, annullare anche quel breve spazio che li divideva. Il pavimento per lei, il soffitto per lui.


<< Fate come vi ha detto Spike, non vi muovete. Ora arrivo! >> disse precipitosamente al cellulare, prima di riagganciare. Istintivamente voleva subito correre via, ma quell’impiastro del preside era proprio lì.


<< Le spiace se rimandiamo la conversazione? >> chiese cercando di sorridere, ma senza riuscirci, ed ottenendo invece una specie di smorfia.


<< Problemi in vista? >> chiese subito attento Wood, scrutandola.


<< Uhm, qualcosa del genere…>> disse Buffy senza entrare in particolari. Vedendo e comprendendo cosa l’uomo stava per dire, aggiunse in fretta <<…niente che non possa risolvere da sola. >> con tono deciso.


Aveva capito che il preside stava per proporsi come aiuto e questo non le piaceva. Se Spike era là sotto voleva incontrarlo da sola. Senza considerare poi gli zombi. E poi, anche se quel preside non la convinceva tanto, farlo morire proprio il primo giorno di scuola, non era auspicabile.


In seguito avrebbe cercato di capirci meglio, ma ora preferiva agire senza interferenze. Wood vedendo il suo sguardo deciso, non si provò nemmeno ad insistere. << Va bene, allora io l’aspetto nel mio ufficio. Non appena avrà risolto il suo problema, mi piacerebbe continuare il discorso. >> disse allungandole una mano in segno di saluto.


Mano, che Buffy si affrettò a stringere, dandogli un breve saluto, per poi girarsi ed affrettarsi verso la toilette delle ragazze, Dawn le aveva infatti detto che erano caduti da là. Se solo si fosse girata, avrebbe visto che Wood scuoteva la mano che lei aveva stretto, senza nascondere una smorfia di dolore. Probabilmente senza volere, aveva stretto troppo.


Le bastò aprire la porta e per poco non cadeva lei stessa di sotto. La voragine era infatti vicinissima alla porta. Ancora una volta gettò uno sguardo assente allo strano oggetto posato vicino al lavandino, per poi saltare nel buco.


Cominciò a vagare per quei labirinti che erano gli scantinati, aveva due mete, raggiungere Dawn per trarla in salvo e trovare Spike. Non ebbe molta fortuna, perché pochi passi dopo, si ritrovò circondata dai tre zombi.


Questi presero a lamentarsi con lei del fatto che erano morti, perché lei non li aveva salvati (conoscete la solfa, spero), ma Buffy fece spallucce dei loro crucci. Uno di essi disse anche che gli sarebbe piaciuto che Dawn fosse la sua ragazza.


<< Hai beccato la sorella sbagliata. Sono io che esco con i ragazzi morti. E senza offesa, ma sono più caldi. Cioè, sono sicura che hai una grande personalità, ma…>> gli rispose Buffy tirandogli un bel calcione nei paesi bassi. (piccolo accenno, mi è sempre piaciuta questa battuta.)


A quel punto Buffy si rese conto che i tre sembravano fronteggiarla in modo, da non farla arrivare ad una porta lì vicino. Che lì ci fosse Dawn? Non stette a pensarci visto che loro non sembravano volerla fare passare, spiccò un salto e li superò in picchiata.


Quando riuscì finalmente ad aprire la porta e spalancarla, ci rimase di sasso. Davanti a lei c’era Spike. Uno Spike però diverso da come se lo ricordava. Indossava una semplice camicia bianca ed aveva i capelli più lunghi e scuri, ed i suoi occhi. Dio, i suoi occhi ora erano puro miele, di una dolcezza incredibile e velati da un dolore profondo.


<< Spike? >> riuscì a malapena a sussurrare, alzando una mano per toccarlo ed assincerarsi che fosse vero e non frutto di una immaginazione.


Quel piccolo inframmezzo, per poco non le sarebbe costato caro, se Spike non avesse fermato uno degli zombi dal tirarle in testa un tubo. Ancora scossa, vide il vampiro che scaraventava via l’assalitore, per poi tirarla dentro la stanza e chiudere con forza la porta, per poi appoggiarvi contro la fronte.


****************


Rimase così per qualche attimo, che a lui sembrarono lunghissimi. Lei era qui, vicino a lui. La sentiva con tutti i suoi sensi, con tutto il suo cuore, con tutta la sua anima. Lei era qui, vicino a lui. Che fare ora? Che dirle? Willow le aveva parlato? Lei sapeva?


Prima quando aveva visto Dawn, era stato felice di vedere la gioia, negli occhi della ragazzina. Beh non tanto ragazzina, era cresciuta molto in questi mesi. La sua “briciola”, ora era una giovane donna. Avrebbe voluto poterla salutare affettuosamente, ma non ce ne era stato il tempo.


Ed ora….ora aveva vicino a sé la donna che faceva palpitare ogni fibra del suo essere. Deglutendo nervosamente si girò piano per affrontarla, non sicuro di cosa dirle o cosa lei gli avrebbe detto. Tenne lo sguardo basso, timoroso di quanto stava per succedere. << Bu…>> non riuscì a dire altro.


Prima che riuscisse anche solo a finire di pronunciare il suo nome, lei gli era addosso. Le sue braccia allacciate strettamente intorno al collo, e le labbra…oddio, quelle labbra che non aveva mai scordato, ora erano sulle sue, in un bacio disperato, che sapeva di sale.


Di chi erano le lacrime che davano quel sapore al bacio? Sue? Di lei? Non avrebbe saputo dirlo. Tutto quello che riusciva a fare era rispondere a quel bacio, stringendola forte fra le braccia, perdendosi in lei, sprofondando in lei.


Persino la sua anima, in quel momento, invece di gridargli contro, di insultarlo, maledirlo…persino lei, stava sprofondando insieme a lui, in quel bacio…che sembrava restituirlo alla vita. Non era come tutti i baci che si erano scambiati fino a quel momento. Non c’era niente di erotico, di pietoso in esso. Le loro lingue che si incontravano, che si carezzavano…dolcemente, insistentemente…


Era amore, quello?


Era così, che avrebbe sempre dovuto essere?


L’incontro non solo di due corpi, ma di due anime?


Se era così, ringraziava il giorno che aveva preso la decisione di riprendersi l’anima. Non si era mai pentito di averlo fatto, ma ora tutto acquistava un senso….più profondo, quasi mistico. E si sentì di dover ringraziare qualcuno, qualcosa per questo.


Quando le loro labbra si separarono, lei rimase ancora stretta a lui, la testa sul suo petto, ansimante. Ed anche lui ansimava, mentre riprendeva contatto con la realtà.


***************


Quando Spike l’aveva tirata dentro, difendendola e chiudendo fuori dalla porta i loro nemici, per lei il tempo si era come fermato. Guardava con gli occhi pieni di lacrime la figura del vampiro che se ne stava immobile, con la fronte appoggiata alla porta.


Osservava affascinata le larghe spalle, coperte solo da una camicia. I capelli, più lunghi sul collo che si arricciavano contro il colletto. Lui era qui, vicino a lei. Lo percepiva con tutta sé stessa, ed il suo corpo, il suo cuore e la sua anima stavano cantando di gioia. Lui era qui, vicino a lei.


Che fare ora? Che dirgli? E poi, come un eco, le giunsero le parole di Eudora Harkness. “Lasciati guidare dal cuore”. E lei lo fece. Non appena lui iniziò a girarsi, lasciò che il suo cuore dettasse i suoi movimenti.


Gli gettò le braccia al collo, fremendo per quel contatto e si avventò sulle sue labbra. Dio, quelle labbra, ora sembravano ancora più piene, più morbide, più dolci. Il loro bacio sapeva di sale, ma anche di miele, di ambrosia.


In quelle labbra, ritrovava una parte di sé che credeva perduta, quando se ne era andato. Gli era familiare e sconosciuto al tempo stesso. Mai lo aveva baciato con tanta dolcezza…e mai lui l’aveva ricambiata in ugual misura.


Era amore quello?


Dipendeva forse dalla sua anima, quel cambiamento?


O forse era stata colpa sua, se non era mai accaduto prima?


Comunque stessero le cose, di una cosa era certa, ritrovarsi fra quelle braccia era come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Si sentiva di nuovo sicura, protetta, amata. Mai nessun altro, era riuscito a farla sentire così. E si sentì di dover ringraziare qualcosa, qualcuno…


Quando il bacio si interruppe, rimase lì, con la testa posata al suo petto, ansimante come dopo una lunga corsa. E poteva sentire che anche lui faceva lo stesso, pur non avendone bisogno.


******************


Lentamente i due, ripresero la loro normale respirazione. Certo se non si considera che Spike, non aveva bisogno di respirare. Ma in quel momento, non esistevano simili distinzioni di razza o specie. Erano solo due persone che si amavano e si erano ritrovate.


<< Willow ti ha…>> cercò di dire Spike, mentre ancora le lisciava i capelli dolcemente. Non riuscì ad andare avanti, e se la reazione di lei, era stata dettata dal fatto, che sapeva che lui aveva un anima? Non sapeva se essere felice o meno della cosa. Era lui che amava, o la sua anima?


<< Willow mi ha detto tutto! >> disse lei tirandosi indietro e cercando di guardarlo in quegli occhi che le erano mancati così tanto. Ma lui teneva la testa abbassata, come intimorito.


<< Si può sapere, che diavolo ti è saltato in testa? >> gli disse più decisa, ottenendo proprio la reazione che si aspettava, lui aveva alzato la testa per guardarla perplesso. << Andare a riprenderti l’anima! Come se fosse importante! >> gli disse ancora lei, annegando nei suoi occhi e facendogli una tenera carezza.


Spike si sentì come un colpo al cuore, quando lei ammise di essere a conoscenza della sua anima. Non sapeva cosa aspettarsi, ma non di certo le parole che erano seguite. Piegando la testa da un lato, e guardandola confuso, chiese. << Non lo è, Buffy? >>. Ed aspettò in trepidante attesa.


<< Certo che no! Anzi si…insomma quello che voglio dire e che…questo non cambia quello che provo per te. >> disse Buffy maledicendosi perché non riusciva ad esprimersi come avrebbe voluto.


Prendendo un profondo respiro, fissò gli occhi in quelli di lui. Non era certo quello il posto e il momento giusto che avrebbe voluto, ma quando mai le era successo che tutto andasse come voleva lei?


<< Ascoltami Spike, noi due dobbiamo parlare, a fondo. Non credo che questo sia il momento adatto, non con quegli zombi là dietro, che chissà che diavolo stanno combinando. Dobbiamo fermarli e portare in salvo Dawn e gli altri. >> disse cercando di fargli capire come quella situazione fosse difficile per lei.


Spike, che istintivamente aveva trattenuto un respiro, lo rilasciò. Era più confuso e impaurito che mai, ma lei aveva ragione. Prima di parlare dovevano risolvere la situazione in cui si trovavano.


<< Non sono zombie, sono una specie di spettri, emanazioni di spiriti causate da un talismano. Solo trovandolo e distruggendolo possiamo liberarci di loro. >> disse cercando di riprendere un atteggiamento controllato.


<< Non me ne frega niente di quello che sono! Ci penserò dopo. Ora voglio che ti sia chiara una cosa. Io ti amo. Ho capito di amarti solo da poco, ma…è vero Spike, questo periodo senza di te, mi ha fatto capire cosa provavo. Venire a sapere che tu ti sei ripreso l’anima per me….io, io non so che dire al proposito. Per me la cosa più importante, è che tu sia ritornato. L’anima, l’anima è solo…è solo qualcosa, che mi fa capire una volta di più quanto tu mi ami. Non avrei mai pensato che esistesse al mondo qualcuno come te, disposto a fare di tutto per me. E l’unica cosa che mi sento di dire al momento è che…ti sono grata per amarmi così. >> disse agitata Buffy, vedendo come lui si stava quasi per chiudere a riccio.


E ancora una volta, il cuore di Spike venne inondato da una sensazione dolcissima di calore, come quando prima, lei lo aveva baciato. Agì d’impulso, la trasse ancora a sé e cercò le sue labbra, come se da esse dipendesse la sua non-vita.


E Buffy, sentendo di nuovo le sue braccia attorno e quelle labbra che sapevano di paradiso, si lasciò andare a quel bacio. Lui non le aveva ancora detto che l’amava, ma in fondo, ce n’era bisogno?

<< Hai detto un talismano? >> disse improvvisamente rompendo il bacio, ma rimanendo con le labbra contro di lui.


<< Si, perché? >> chiese divertito lui. Questa era lei, la sua Buffy, la sua cacciatrice. Un istante prima tutta latte e miele e l’istante dopo, subito presa dalla sua missione. Forse era masochista, ma gli era mancato anche questo di lei.


<< Uhm…>> disse infatti Buffy strusciando ancora le labbra contro quelle di lui << Ho visto uno strano oggetto su nel bagno…>> aggiunse senza però rompere quel contatto che le dava una sensazione di formicolio in tutto il corpo.


<< Allora uno di noi due, dovrebbe andare su, e distruggerlo. >> disse Spike, intervallando ogni parola con un piccolo bacio, o mordicchiandole piano il labbro inferiore.


<< Questa idea non mi piace! Ne ho una migliore. >> disse Buffy decidendosi di interrompere il contatto per tirarsi fuori di tasca il telefonino e digitare velocemente un numero. Mentre Spike aveva spostato la sua attenzione al suo orecchio e lo mordicchiava piano.


<< Ohh…Si, sono io. Xan devi fare una cosa per me, mmm…devi venire qui a scuola, nella toilette delle ragazze…>> cercò di spiegarsi Buffy, cosa molto difficile visto che Spike con il suo comportamento non le rendeva le cose facili. Forse voleva vendicarsi, di quella volta che lei era diventata invisibile.


In un modo o nell’altro riuscì a spiegare a Xander cosa doveva fare. Neppure per un attimo le era passato per la mente di chiedere a Spike di fermarsi. << …dimenticavo, stai attento appena entri, altrimenti caschi anche tu di sotto. Ciao Xan…>> disse ridacchiando e chiudendo la comunicazione. Chissà se aveva capito che non era da sola?


E di nuovo furono baci.


<< Oddio…rimarrei così in eterno! Ma dobbiamo andare, devo assicurarmi che Dawn stia bene. >> disse Buffy quando riuscì leggermente a connettere di nuovo.


Sospirando Spike la lasciò andare e si diresse verso la porta. << Vado avanti io, non vorrei che quelli, fossero ancora là fuori. >> disse piano, come per volersi scusare, per una mancata cavalleria. Buffy si limitò ad annuire, ma al contempo gli prese una mano e la strinse.


Apparentemente non c’era nessuno in giro, quando uscirono, così presero a dirigersi verso la stanza della caldaia, dove Spike, aveva messo in salvo i ragazzi. Camminavano affiancati, tenendosi stretti per mano, come se avessero paura a lasciarsi.


All’improvviso la ragazza zombie fu addosso a Spike, mandandolo a terra.


<< Ehi! Molla il mio ragazzo! >> le gridò Buffy, tirandole un calcio che la fece volare contro la parete.


Gli altri due però le furono addosso, prendendola da due parti opposte. Un bel gancio, tirato da Spike, mandò a gambe all’aria lo zombie più anziano, mentre Buffy si occupava del più giovane. Questi guardo stranito Spike, che aveva assunto il volto della caccia. << Ehi! Ma quello è un vampiro! >> esclamò sorpreso, prima di venire atterrato da un calcio acrobatico di Buffy.


<< Mi pareva di avertelo detto, no? Sono una cacciatrice che ama i vampiri, “Un vampiro!” E credimi lui di personalità ne ha da vendere! >> diceva Buffy mentre, scazzottava ben benino, il malcapitato zombi. Ottenendo così l’attenzione di Spike, che si ritrovò a ghignare.


La lotta finì poco dopo, quando all’improvviso, i tre, si dissolsero in una sorta di nebbia. Evidentemente Xander, aveva compiuto il suo dovere. Il talismano era stato distrutto e i tre spiriti erano scomparsi.


<< Sono il tuo ragazzo? >> le chiese Spike, con quello sguardo malandrino, che riusciva sempre a farle sentire le ginocchia di gelatina, e che le era tanto mancato. Forse l’anima in fondo non lo aveva cambiato così tanto, per fortuna.


<< Di più! >> gli rispose lei, avvicinandosi a lui.


Facendole una tenera carezza lui, le mise a posto una ciocca dietro l’orecchio. << Credo proprio che dobbiamo parlare seriamente, vorrei esplorare meglio quel “di più”. Ma non ora, love. Pensiamo alla briciola, prima. >> le disse sorprendendola.


Buffy gli sorrise, si era aspettata che la prendesse ancora fra le braccia e la baciasse, ma chissà, forse così era pure meglio. Aveva sempre saputo che teneva anche lui a Dawn, ma ora vederlo dimostrare così apertamente il suo affetto, riusciva se è possibile a farlo sentire ancora più vicino.


Annuendo, lo prese di nuovo per la mano. Le tornarono alla mente le parole che sua madre le aveva detto in quella visione. Si, ora non era più sola. Spike le era accanto e l’avrebbe aiutata a proteggere le persone che amava. “Te lo prometto mamma. Mi prenderò cura di Spike e lo amerò.” Si disse mentalmente, mentre lanciava un silenzioso messaggio a sua madre.


Insieme aprirono la porta della stanza della caldaia. Buffy si aspettava che Dawn si lanciasse immediatamente verso di lei, ma invece la ragazza non la filò nemmeno, e si fiondò invece fra le braccia di Spike.


<< Tranquilla, briciola! Ora è tutto a posto! >> disse il vampiro, credendo che quel gesto fosse dettato dalla paura. Ma Dawn scosse la testa. << Lo so, sapevo che avresti sistemato tutto. Lo avevo detto anche agli altri, di stare tranquilli. >> disse lei sorridendogli felice.


<< Ehi, pronto? E io che ci sto a fare qui? >> disse Buffy fingendo di essere contrariata. In realtà le faceva piacere vedere le due persone alle quali teneva di più, che se ne stavano abbracciati teneramente.


<< Ora possiamo tornare su? >> chiese il ragazzo che si era ritrovato intrappolato.


<< Giusto! Dovete tornare a lezione! Forza Dawn, molla Spike! >> si le faceva piacere, ma solo fino ad un certo punto.


Seppur contrariata Dawn si scollò da Spike, non senza aver prima schioccato un bacio sulla sua guancia, dicendogli: << Sono felice che sei tornato. Ora che ci sei tu, Buffy la smetterà di andarsene a giro tutta mogia. >>


Spike si sentiva al settimo cielo. Non solo Buffy gli aveva detto che lo amava, facendogli cantare persino l’anima, ma anche la sua briciola, era felice di rivederlo.


Il gruppetto si avviò verso le scale che conducevano di sopra, quando vi arrivarono, Spike decise di rimanere di sotto. Voleva rimanere, nel malaugurato caso fosse successo qualcos’altro. Buffy si decise a salire, solo quando lui le assicurò che più tardi l’avrebbe raggiunta a casa sua.


<< Devo continuare anche la terapia con Willow. Sono due giorni che non la fa. Non appena le lezioni saranno finite, verrò subito. >> le disse scoccandole un ultimo bacio. E Buffy sospirando prese a salire le scale.


In fondo le faceva piacere che Spike rimanesse là, per proteggere Dawn, ma solo in fondo. Ora aveva un altro compito da portare a termine, doveva parlare con il preside e cercare di scoprire quanto sapesse su di lei.



Capitolo dodici: Him



Erano quasi le cinque di pomeriggio, e Buffy camminava avanti e indietro per la casa, facendo la spola fra la porta principale e quella di dietro. Non vedeva l’ora che Dawn e Spike arrivassero. La sorella l’aveva infatti chiamata, facendole sapere che sarebbe tornata a casa, assieme al vampiro.


Per cercare di calmarsi, tentava di riportare alla mente quello che era successo da quando aveva lasciato i due.


L’incontro con Robin Wood, l’aveva colta di sorpresa. Si era infatti aspettata delle domande su quanto era successo nella scuola anni prima, e si era preparata a svicolare tali domande, preparandosi delle scuse apposite.


Invece lui, le aveva fatto una inaspettata proposta di lavoro. Voleva che lei andasse a lavorare lì, come consulente scolastica, per aiutare i ragazzi con problemi, tipo quelli che aveva tirato fuori dai sotterranei.


A nulla era valsa la sua protesta, di non aver nemmeno completato gli studi. Lui voleva lei, perché riteneva che una persona giovane, avrebbe potuto aiutare e comprendere meglio, quei ragazzi. Lì per lì non aveva saputo che rispondere, la sua mente era troppo confusa.


In quel momento infatti tutti i suoi pensieri volgevano su un'unica cosa, Spike. Rivederlo, stringerlo a sé, baciarlo, aveva scatenato dentro di lei un mare impetuoso di emozioni. Sentiva istintivamente, che le cose non erano ancora a posto, loro due dovevano parlare, chiarirsi una volta per tutte.


Aveva quindi deciso di aspettare a dare una risposta a Wood, e gli aveva chiesto di poterci pensare per qualche giorno. Prima voleva mettere ordine nella sua vita, per quanto la sua vita di cacciatrice glielo permettesse. Perlomeno, voleva mettere a posto, la sua vita sentimentale.


Ed ora era qui, che aspettava di poterlo fare.


Un paio di ore prima, era arrivata a casa, anche la signorina Harkness. Non si erano nemmeno parlate, lei l’aveva guardata con quegli occhi argentati, pieni di comprensione. Buffy aveva compreso che la strega, aveva già capito che lei aveva incontrato Spike.


Il leggero sorriso che le aveva dato, prima di avviarsi di sopra con Willow e Tara, era bastato a rasserenarla. Ora però che il momento dell’incontro si avvicinava, sentiva di nuovo i nervi tendersi.


Stava sbirciando, dalla tendina dell’ingresso, quando sentì la porta posteriore aprirsi e la voce allegra di sua sorella echeggiare in casa. Il suono di una voce maschile, bassa, calda, accentata, le fece piegare le ginocchia e provare una sensazione di calore allo stomaco. Era arrivato.


<< Sai Spike? Dovresti trovare qualcosa di meglio di quella coperta, una volta o l’altra finisci arrosto, che ne pensi di uno scafandro?>> stava dicendo allegra Dawn, prendendo bonariamente in giro Spike, che gettava a terra la coperta fumante.


<< Bella battuta, briciola. Peccato che con uno scafandro, avrei la stessa libertà di movimenti di un armatura. Lascia che te lo dica, non sono per niente comode. >> rispose Spike, che si godeva la sensazione di scherzare con la piccola Summers.


<< Perché? Le hai provate? Non credevo che fossi così vecchio! >> disse Dawn ridendo, e facendogli la linguaccia, mentre cercava di scappare da Spike che a sua volta, cercava di tirarle uno sculaccione.


<< Se ti prendo, lo vedi che…>> diceva Spike, ridendo a sua volta, mentre correva dietro alla ragazza che girava in tondo all’isola, ma non riuscì a finire la frase, visto che una piccola mano, si aggrappò al suo braccio facendolo girare con forza.


Un attimo dopo sembrava di vedere una scena già vista. Buffy, che buttava le braccia al collo al vampiro e lo baciava. Beh, perlomeno non per Dawn, che sorrise deliziata a quella scena. Un paio di secondi dopo, altri tre paia di occhi si unirono a sbirciare dalla porta della cucina, ed anche per loro era una scena nuova.


Erano naturalmente Willow, Tara e Eudora, che sorridevano anche loro. Ma se si fosse guardato bene, negli occhi di Eudora c’era molto più che felicità, ma piuttosto una forma di approvazione, come se quanto stesse accadendo, fosse l’inizio di un progetto più grande. Lei stava guardando non tanto alla scena attuale, ma a cosa questo avrebbe portato.


<< Ehi, piccioncini! Avete intenzione di rimanere ancora molto, a sbaciucchiarvi? >> chiese Willow, con un sorriso nella voce. Le faceva piacere vedere, due persone che contavano moltissimo per lei, finalmente unite.


Leggermente imbarazzati i due si staccarono. Su entrambi i loro volti, si poteva però leggere la felicità che provavano. Anche se gli occhi di Buffy erano leggermente adombrati.


<< Ehm, Willow, lo so che Spike doveva fare terapia con te, ma non ti dispiace se prima lui ed io, parliamo un attimo? >> chiese, tenendo gli occhi abbassati, mentre stringeva la mano di Spike. Il quale ricambiò la stretta. Si, anche lui sentiva il bisogno di parlare con Buffy.


Willow li guardò entrambi. Si, quei due avevano bisogno di parlare. << Ok! Aspetterò! E vedete di chiarirvi una volta per tutte. Se vi sorprendo a sbaciucchiarvi, invece di parlare, siete nei guai! >> disse con voce leggera, mentre li minacciava con un dito, cercando di alleviare la tensione che improvvisamente aveva riempito la stanza.


Tutti scoppiarono in una risatina nervosa, Buffy in silenzio, trascinò Spike dietro di sé, su per le scale, diretta in camera sua. E Spike la seguì, con il cuore che non batteva, ma che stranamente gli pulsava negli orecchi.


Entrando nella sua stanza, Buffy si sentì improvvisamente insicura ed impacciata, come cominciare e che dire? Senza pensarci si sedette sul letto e prese a lisciare il posto accanto a sé, alzando lo sguardo, vide che Spike era rimasto nel vano della porta, e gli rivolse uno sguardo interrogativo.


<< E’ la prima volta…che entro qui…invitato, intendevo dire! >> disse Spike, che non riusciva a catalogare la sensazione che lo aveva assalito, all’idea di varcare quella soglia, che lo divideva dalla donna che amava.


<<Uhm, gia…dovremmo parlare anche di questo. Vieni Spike, siediti accanto a me. >> disse non meno impacciata Buffy tendendo la mano al vampiro. Che avanzò intimorito e prese quella mano tesa, sedendosi accanto a lei


<< Buffy…a proposito di quello che è successo….prima che me ne andassi, io…>> cominciò a dire, interrompendosi, quando lei sembrò voler parlare. << …no ti prego, lasciamelo dire. Io ho agito malissimo, ti ho fatto del male…io…>> continuò con voce tremante, che poi si spezzò.


Buffy gli pose un dito sulle labbra, si forse era giusto parlare di quanto era successo, ma sarebbe stata lei a farlo, non lui. Fissando lo sguardo in quello di lui, sorrise con lo sguardo. << Shhh…va tutto bene, è passato. Non è solo colpa tua, abbiamo sbagliato entrambi. Ci siamo fatti del male a vicenda e quasi ringrazio che sia successo, voglio dire, che per quanto sia stata per entrambi una brutta esperienza, è servita a dare una svolta alle cose. >> gli disse con voce dolce.


Spike la guardò interrogativamente, che intendeva dire? << Intendi….a causa del fatto…che ho deciso di riprendermi l’anima?>> chiese teso. Era stupido, lo sapeva, ma ancora non riusciva ad accettare il fatto che lei lo amasse e che questo non dipendesse dalla sua anima.


<< Certo che no! Io parlo del fatto che….te lo avevo già detto, stare da sola per questi mesi, mi ha aiutato a chiarire me stessa, i miei pensieri, i miei sentimenti. E’ a questo che mi riferivo. Ho capito di amarti, Prima, che venissi a sapere quello che avevi fatto! >> esclamò immediatamente Buffy, con voce decisa.


Gli occhi di Spike si allargarono, diventando due laghi di un azzurro trasparente, nei quali sembrava come rispecchiarsi il sole. Un sole che quasi riusciva a sentirsi sulla pelle, che lo scaldava e avvolgeva, scacciando le ombre che per troppo tempo lo avevano avvolto.


Guardando la sua espressione, colma di emozioni, Buffy sospirò. Gettando le braccia intorno alla vita di lui, appoggiò la testa al suo torace, cercò di trovare dentro di sé le parole giuste da dirgli. Lui istintivamente prese a carezzarle i capelli, facendo passare quei fili d’oro fra le dita, e guardandoli incantato.


<< Credo di essere sempre stata attratta da te. Anche quando eravamo nemici e tu cercavi di uccidermi. Non so perché, ma quando lottavo contro di te, mi sentivo…come dire…più viva. Tu riuscivi a tirare fuori il meglio e il peggio di me. Se io ero la tua preda, tu eri la mia. La sola idea che qualcun altro potesse impalettarti, la odiavo. Ricordi la volta nella chiesa, quando lottavi contro Kendra? >> chiese Buffy, alzando leggermente la testa per guardarlo.


<< Come dimenticare, mi hai fatto cadere un organo in testa. >> disse Spike, con il suo solito ghigno, che le era tanto mancato.


Sorridendo in risposta a quel ghigno, Buffy riprese a parlare. << Già! Bel colpo vero? Comunque quello che volevo dire era che, non so, vederti lottare con lei, non mi piaceva per niente. Tu eri mio! Solo io, avevo il diritto di ucciderti! >> gli ghignò in risposta.


<< Chissà perché, ma la pensavo anch’io così! Cioè…volevo essere io a farti fuori! E’ una fortuna che nessuno di noi due ci sia mai riuscito, vero love? >> disse Spike facendogli un sorriso leggermente malinconico.


<< Uh uhm! E poi c’è stata la faccenda del chip. Non so perché, ma ho sempre odiato che tu ce l’avessi. Forse perché questo mi impediva di combattere con te. Ma poi abbiamo iniziato a combattere insieme, non l’uno contro l’altra, ma insieme. Questo mi è sempre piaciuto, anche se sarei morta prima di ammetterlo. >> ammise Buffy mordendosi il labbro, nervosa.


<< Sono un compagno eccezionale, vero? >> disse Spike, alzando un sopracciglio, in un modo che la fece ridere di cuore. Adorava questo suo modo di farsi grande.


<< Il migliore! >> disse, prendendolo di sorpresa. Lui si aspettava come la solito uno scappellotto o un pugno. Guardandola vide però che gli occhi di lei erano seri. << Ho iniziato ad avere fiducia in te, Spike. Anche questo non lo avrei mai ammesso, ma insomma guarda i fatti. Ti avevo affidato le persone che amavo di più, la mamma e Dawn. Sapere che tu eri lì, che le avreste protette, mi ha aiutato molto sai? >> disse Buffy, con gli occhi che le si riempivano di lacrime, al ricordo di sua madre.


Spike non riuscì a nascondere un singulto. << Ma io non l’ho fatto, non ci sono riuscito. Se ci fossi riuscito tu non avresti dovuto…>> disse con voce strozzata, mentre la sua mente si riempivano di immagini di lei che si gettava dalla torre.


Ancora una volta il dito di Buffy volò alle sue labbra. << Ti sbagli! Ora l’ho capito sai? Quello era un mio dovere. Il mio dono. Per tutti voi. Non rimpiango niente di ciò Spike, doveva succedere. Tu non hai colpe, anzi, forse se la mia anima era in pace, era proprio perché sapeva che c’eri tu a prenderti cura di Dawn. Tu lo hai fatto Spike, sei stato qui, hai protetto lei e tutti gli altri, ed io quando sono tornata ero troppo….sconvolta, per capirlo. Ma in questi mesi, ci ho riflettuto ed ho capito. Ho capito che tu eri cambiato, che se solo ti avessi detto che in verità mi fidavo più di te, che di me stessa, le cose avrebbero potuto essere diverse. Ma ora possono esserlo, vero? >> chiese speranzosa, facendogli una carezza.


Spike abbassò la testa, improvvisamente sembrava essere andato lontano, così lontano che Buffy ebbe paura, paura di stare per perderlo. << Spike? >> chiese tremante, mentre cercava di alzargli il volto con la mano.


Quello che vide nei suoi occhi, sembrava un mare, un mare immenso e profondo, pieno di tristezza e di dolore, un abisso di dolore. << Spike? >> chiese ancora con voce ansiosa, mentre afferrava le sue spalle e cercava di scuoterlo.


Lui alzò una mano e la passò tremante sulla sua guancia, seguendo gli zigomi, prima di porle una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sorridendo triste. << Non è così facile, Buffy.>> disse piano, mentre si alzava dal letto e si avvicinava alla finestra e prendeva a guardare il mondo illuminato, fuori.


<< Guardiamo i fatti, Buffy. Si, forse tu ti sei innamorata di me, dell’uomo che c’è in me, ma io sono più di questo Buffy. Per quanto io possa fare, dentro di me rimarrà sempre il demone. Un demone che tu odi…giustamente…era di questo che ti vergognavi, ricordi? Di provare qualcosa per un demone…e lui è ancora qui, dentro di me…>> disse lentamente, con voce remota, come se fosse un altro a parlare.


<< No! Non è così! Io lo so…ho capito tu sei diverso, io non mi vergogno più… tu puoi amare…puoi…>> cercò di dire Buffy, con la voce contratta, piena di lacrime che brillavano nei suoi occhi.


<< Ho sempre potuto amare Buffy! In modo sbagliato, malato…forse, ma ho sempre amato. Ora ti dirò una cosa che forse tu odierai sentire…ma il primo ad innamorarsi di te, non è stato l’uomo, ma il demone…e non ha mai smesso. >> disse sempre con lo stesso tono di voce, girandosi per guardarla. Istintivamente si preparava a vedere del disgusto sul suo volto, lo stesso disgusto che vi aveva sempre letto.


Scontrarsi invece con quel volto angosciato, vedere le lacrime che le rigavano le guance, e quegli occhi. No, non c’era disgusto in quegli occhi, ma paura, paura di cosa, però? Forse della sua stessa paura, quella di essere rifiutato?


Tornò quindi da lei, prendendo ad asciugarle le lacrime, dolcemente con le dita tremanti. << Buffy, io non te ne faccio una colpa di tutto ciò! >> cercò di dirle con voce più dolce. << E’ giusto che tu odi il mio demone, tu sei la cacciatrice. Tutto in te ti porta a pensarla così! Quello che ti chiedo forse è troppo per te….ma io vorrei che tu provassi anche solo un po’ a capire, quello che voglio dirti. >> aggiunse, accarezzandole poi i capelli.


Buffy ingoiò la saliva e cercò di riprendere il controllo << Parla, ti ascolto. >> disse piano, alzando il mento pronta per affrontare qualunque cosa, pur di non perderlo.


<< Sai…ne ho discusso un po’ con Rupert, cercando di capirci qualcosa io stesso. Sinceramente non so perché…ma in effetti ho sempre avuto la sensazione di essere…diverso. Il mio demone è un essere dell’oscurità, eppure…si è innamorato di te, di te che appartieni alla luce. Oh, lo so…ti ho sempre detto il contrario, sapendo di mentire oltretutto…ma vedi…tu eri qui…ed io ti volevo, ti volevo così tanto, volevo così tanto la luce che avevi dentro, tu…tu eri il mio raggio di sole, Buffy. >> disse , per poi prendersi una pausa per prenderla fra le braccia e stringerla a sé.


<< Sei il mio raggio di sole…lo sarai sempre. E’ solo…che mi sentivo tanto come un bambino che cerca di afferrare un palloncino che è volato via, tu eri irraggiungibile per me, e per quanto saltassi, non riuscivo a raggiungerti. Così cercavo di portarti giù, di farti venire nell’oscurità con me, perché tu potessi riscaldarla con il tuo calore, illuminarla con la tua luce. >> ammise Spike, mentre tuffava il volto nei capelli di Buffy e ne aspirava il dolce profumo.


Lei rimaneva in silenzio, sentiva che c’erano altre cose che lui voleva dire e si limitava a stringerlo, stringerlo forte, come per fargli capire che quanto le stava dicendo non la turbava, casomai la commuoveva.


<< Non pensare che avrei voluto girarti, farti diventare come me, perché sbaglieresti. In tutta la mia vita, sono stato sicuro solo di una cosa, Buffy. Tu! Io ti amavo e ti amo per quello che sei, non ti avrei mai voluto diversa da così. L’ho capito nell’istante in cui ho compreso di amarti, mi sono maledetto, perché dentro di me sapevo già che se volevo averti, ero io a dover cambiare. E devo ammettere che all’inizio, la cosa non mi piaceva, non mi piaceva per niente. E quindi vedi…se sono riuscito a farlo…a cambiare…non è merito dell’uomo…di quanto di William rimaneva in me…è stato il demone Buffy, è stato lui a prendere questa decisione. L’anima…era l’ultimo tentativo di ottenere quello che voleva…che volevo…Te! Oh…non rimpiango niente…perlomeno è servito a farmi capire tante cose, ad amare nel modo giusto, ad esempio…ma mi ha anche fatto capire che tu non potresti mai amare questo demone, forse l’uomo, forse l’anima, ma non il demone. E questo fa male Buffy. Sapere che c’è una parte di me, che tu non riuscirai mai ad accettare. Tu mi dici che vuoi rincominciare, che stavolta le cose andranno meglio, ed io posso dirti di sì, che ci proverò…a questo punto, a me basta starti accanto, in ogni modo, anche solo come amico…come alleato…ma dentro di me, non posso fare a meno di pensare, che tu non sarai mai completamente mia, perché io non posso essere completamente tuo, con ogni singola parte di me. >> concluse con voce tremante, piena di emozioni, troppo a lungo represse.


Buffy sospirò, a questo non aveva pensato. L’esperienza avuta con Angelus, l’aveva convinta che una cosa simile non fosse possibile. Aveva creduto che Spike potesse amarla, perché in lui era rimasto qualcosa della sua umanità, e forse era anche così, altrimenti non si spiegavano tante cose.


Ma poi ripensò ai discorsi di Clem, ci sono demoni che possono amare, lei stessa lo aveva ammesso, ma ora che ne aveva la prova chiara e lampante di quell’amore. Poteva vederlo nei suoi occhi, sentirlo nella sua voce, percepirlo con il cuore. Lui l’amava. Totalmente, completamente.


<< Io sono già tua Spike! Così, come ora sento, che tu sei mio! Io non odio il tuo demone. Soprattutto se mi dici, che lui mi ama. Perché vedi…anche io lo amo, amo il fatto che abbia voluto cambiare per me. Pensavo fosse l’uomo ad averlo fatto, che invece sia il demone, non cambia le cose…Io ti amo, Spike. In ogni singola parte di te, credimi ti prego. >> gli disse prendendogli il viso fra le mani e fissandolo negli occhi. Doveva crederle, doveva, o per loro non ci sarebbe stato nessun futuro.


Spike la fissò negli occhi, scettico, già era difficile credere che lei lo amasse, anche solo un pochino, ma questo…eppure in quegli occhi….era amore quello che vi leggeva? Lei poteva veramente amarlo, completamente?


Fu la sua anima a rispondere per lui, un anima che invece di inveire contro il demone, di maledirlo, gli diceva che era vero. Lei lo amava. E di colpo si sentì come in quel seminterrato, demone, uomo, anima, esultavano al calore che lo pervadeva.


Lei vide il suo sguardo cambiare, sciogliersi, come un metallo prezioso che si fonde. Lampi d’oro scaturirono dalle sue pupille, fondendosi insieme all’azzurro. Capì che era il demone che cercava di venire fuori, di assaporare quelle sensazioni.


<< Fallo. >> gli disse sorridendo.


<< Cosa?>> chiese Spike, non comprendendo.


<< Il demone, fallo uscire. >> spiegò semplicemente lei.


<< Ti prego. >> aggiunse, quando vide che scuoteva la testa.


E Spike non resistette più ed assunse il suo volto demoniaco, rimanendo fermo, senza muovere un muscolo, per paura di far qualcosa di sbagliato.


Buffy accarezzò dolcemente le creste sulla sua fronte, passandoci sopra lievi le dita. << Io ti amo.>> disse poi, avvicinando le labbra alle sue, per premervi un bacio. Non era la prima volta che baciava un vampiro con quella forma. A suo tempo lo aveva fatto anche con Angel, eppure questa volta sentì che era diverso.


Quella volta non era stata consapevole di baciare un demone, pensava a lui come a l’uomo che amava. Ora invece, era ben cosciente di quello che stava facendo, era proprio il demone che lei voleva baciare, per fargli capire cosa provava per lui.


E la cacciatrice, dentro di sé, non si rivoltò, anzi sembrava darle coraggio, spingerla ad approfondire quel bacio, come se la parte di oscurità dal quale proveniva il suo potere, cantasse a quel contatto.


Entrambi sprofondarono in quel bacio, che sapeva di vita, che sapeva di morte, che sapeva di eterno, ma che soprattutto sapeva di amore.


Solo quando si separarono, con il fiato mozzo, entrambi, si sentirono calmi, rilassati, come se fossero tornati a casa da un lungo viaggio, e potevano finalmente riposare, insieme.


Poco a poco riacquistarono il senso della realtà, pur rimanendo stretti, continuando ad assaporare quella dolce sensazione di appartenenza. Ora erano finalmente una coppia.




Capitolo tredici: Decisions


Se ne stavano ancora lì abbracciati, quando Willow, fece capolino dalla porta. << Ehi! Piccioncini...

avete finito di parlare o no? Io avrei bisogno del mio insegnante. >> disse con la risata nella voce. Infatti non si sarebbe mai permessa di disturbarli, a meno che, Eudora non le avesse detto che poteva farlo senza pensieri. Almeno per ora i due sembravano aver risolto il grosso dei problemi.


Questo si deduceva dalla loro aria sognante e dai sorrisi felici che erano stampati sulle loro facce.


<< Ok! Te lo cedo...ma solo ad una condizione! >> esclamò Buffy, facendo un aria volutamente mogia, mentre guardava Spike.


<< Basta che lo dici, honey! Non hai bisogno di dettare condizioni, non con me! >> rispose il vampiro, che già moriva dalla voglia di baciare quel broncio che lo attirava tanto.


<< Questa cosa mi piace! >> sorrise Buffy, facendo uno sguardo interessato. << E così mi basta chiedere? Devo tenerlo a mente! >> aggiunse facendo uno sguardo birichino.


Willow intanto sbuffava dalla porta, quei due insieme erano incredibili, persino peggio di lei e Tara. Doveva ammettere però, che non aveva mai visto Buffy così felice, perlomeno non da quella volta che per causa sua, e di un suo incatesimo, i due si erano ritrovati fidanzati e in procinto di sposarsi.


Chissà, forse era proprio destino, che dovessero finire insieme. Sembravano come due parti della stessa mela, si completavano a vicenda.


<< Comunque per ora, mi limiterò a chiedere, se posso assistere alla vostra seduta. Vorrei capire di che si tratta. >> stava continuando Buffy, mentre tracciava disegni sul torace di Spike, facendo la finta timida. << Sempre se non sono di disturbo, non voglio causare problemi a Willow! >> cercò di spiegare, sempre con atteggiamento dimesso.


Prima di rispondere, Spike fece alla strega uno sguardo interrogativo. Se fosse dipeso da lui non avrebbe esitato a rispondere di si, ma doveva tener conto dei desideri di Willow. Forse non si sarebbe sentita a suo agio, ad esercitarsi davanti ai suoi amici.


Strano a dirsi, a volte è più difficile lasciarsi andare, quando avevi vicino qualcuno che ti conosce bene, piuttosto che di fronte a degli estranei. Ma Willow, annuì. << Anche Tara, vuole assistere...e anche Dawn, credo. A me sta bene...ma dove lo facciamo? Nelle camere non c'è abbastanza spazio.>> chiese, leggermente preoccupata.


<< C'è la cantina, lì c'è tutto lo spazio che volete, è quasi vuota, da quando ho dovuto buttare via quasi tutto, per colpa dell'allagamento. >> esclamò Buffy, eccitata.


<< Buona idea, amore. La cantina andrà a meraviglia. >> gli rispose Spike, che conosceva bene la cantina in questione.


Fu così che tutti si trasferirono in cantina. Dawn si era seduta sugli scalini e sbirciava da dietro il corrimano, mentre Buffy e Tara, se ne stavano sedute in un angolo su dei cuscini che si erano portate dietro.


Nel centro della stanza, sopra il materassino da allenamento, vi erano invece seduti Willow, Spike ed Eudora. Questa volta era di importanza vitale che l’anziana strega partecipasse alla seduta. Infatti Willow doveva fare per la prima volta da molto tempo una magia.


Qualcosa di semplice, che non le richiedesse molto sforzo, ma che al contempo, la aiutasse a calibrare i suoi poteri. Era un semplice incantesimo di levitazione, niente di straordinario, doveva far roteare nell’aria una piccola pallina di gomma.


Nello stesso momento in cui lei lo faceva, Spike le parlava lentamente, incitandola a praticare la respirazione controllata che avevano praticato insieme. Questo serviva ad aumentare la concentrazione.


La sua voce bassa, pacata, quasi ipnotica, rendeva Willow calma e l’aiutava a focalizzare la forza dentro di sé. Poco a poco la pallina prese a volteggiare, all’inizio con scarso controllo, ma che cresceva ogni secondo che passava.


Willow, seguiva le indicazioni di Spike, su, giù, a destra, a sinistra, e sempre prendendo un profondo respiro prima di compiere ogni azione. Era talmente concentrata, che non si accorgeva nemmeno che nella stanza vi erano altre persone, per lei c’erano solo Spike e la pallina.


Eudora, accennava con la testa ad ogni gesto, approvando i miglioramenti di Willow. Che cambiamento aveva fatto da quando Giles l’aveva condotta da lei. Fino ad una quindicina di giorni prima, era impensabile quello che stava facendo adesso.


Era lei ad usare la magia, e non il contrario.


E tutto questo si doveva alla fiducia e alla forza, che Spike era riuscito a trasmetterle.


No, trasmetterle non era la parola giusta.


Lui le aveva insegnato come trovare la forza dentro sé stessa.


E Willow aveva imparato.


Tara seguiva il tutto in apprensione, aveva paura per la sua compagna, che potesse perdere il controllo, solo la voce calma di Spike, le dava un po’ di sollievo, placava le sue ansie, le sue paure. Era questo che provava Willow, quando si esercitava con lui?


Provava la sensazione che non vi era niente da temere?


Buffy seguiva quella seduta, leggermente confusa. Stava vedendo uno Spike, che non conosceva. Non vi era niente dello strafottente, sarcastico e duro vampiro che era una volta. La sua voce, così bassa, carezzevole, non sembrava nemmeno la sua, se non fosse stato per l’accento inglese che la caratterizzava.


Sentiva quella voce entrarle dentro, insinuarsi dentro ogni cellula del suo corpo. Le faceva ribollire i sensi, sia i suoi sensi di cacciatrice, che sentiva al massimo, come quella volta che aveva combattuto con Adam, che i suoi sensi di donna.


E se la donna si scioglieva, presa come da una malia, la cacciatrice si faceva invece più forte. Riusciva a sentire il minimo fruscio, il minimo spostamento d’aria che quella pallina produceva muovendosi, sentiva il respiro ansioso di Tara accanto a sé, e i sospiri invece annoiati di Dawn, sulla scala.


Sentiva la scala scricchiolare, sotto il peso della sorella che si muoveva, riusciva a sentire persino i rumori esterni, il vento che passava fra gli alberi, il canto degli uccellini, dei passi maschili che si avvicinavano.


Udì la porta principale aprirsi, e poco dopo si udì la voce di Xander che chiamava, il ragazzo infatti era entrato liberamente come al solito, ma non trovando nessuno a giro, si era messo a chiamare un po’ tutti. Buffy udì la sua voce dapprima lontana, poi sempre più vicina, era entrato in cucina e fra poco si sarebbe sicuramente affacciato alla porta della cantina.




Quando il campanello la sua voce giunse alta anche lì sotto, Willow, perse per un attimo la concentrazione e la pallina sfuggì al suo controllo, sarebbe caduta a terra, se Spike non l’avesse presa velocemente al volo, grazie ai suoi riflessi di vampiro.


<< Scusate, io vado da lui, voi continuate pure! >> disse Buffy, sospirando, mentre faceva cenno a Willow e Spike di continuare, mentre lei prendeva a salire le scale, seguita da Dawn che annoiata decise che forse era meglio trovare qualcos’altro da fare.


Vedendole apparire, Xander esclamò. << OH, allora ci siete, Che ci facevate giù in cantina? >> chiese occhieggiando nella direzione da cui erano arrivate


Buffy prima di rispondergli, chiuse la porta dietro di sé. Non aveva voglia di assistere, al sicuro scontro, che si sarebbe verificato fra il suo amico e l’uomo che amava. << Stavamo assistendo alla terapia di Willow. >> disse semplicemente, scrollando le spalle.


Più quei due stavano lontani, meglio era. Dawn, per fortuna non aggiunse altro, al contrario, cercò anche lei di essere d’aiuto, la sua sorellina stava veramente diventando grande. << Che si mangia per cena? Pizza? >> chiese infatti.


Ma il suo escamotage a quanto sembra non funzionò, visto che Xander se ne stava fermo immobile. Buffy notò come lui fissava la coperta di Spike, che era rimasta dimenticata a terra. Impacciata si affrettò a raccattarla e piegarla.


<< Lui è di sotto, vero? >> chiese il ragazzo, con una punta di acredine nella voce, girandosi a guardare Buffy negli occhi.


<< E’ il suo terapista, pensavo che lo sapessi. >> fece Buffy con voce che voleva sembrare tranquilla, mentre evitava di guardarlo e stringeva a sé la coperta.


<< Io non ci riesco, Buffy. Non riesco a capire come tu possa permettergli di rimettere piede in questa casa, dopo quello che ti ha fatto. Forse tu ci riesci, ma io no. E non capisco nemmeno come tu possa accettare che si occupi di Willow. Capisco lei, stava male, si sentiva da sola in Inghilterra, e si è aggrappata a lui…questo lo posso capire…non è sé stessa. Ma tu…tu Buffy come puoi permettere tutto questo? >> chiese con voce quasi sibilante Xander, mentre era scosso da fremiti di rabbia inespressa.


Buffy stava quasi per parlare, ma a quanto sembrava Xander non aveva ancora finito, forse era meglio lasciarlo parlare, sfogarsi, ma poi sarebbe venuto il suo turno.


<< E non venire a dirmi che adesso ha un anima…ieri sera la cosa aveva confuso anche me…tutte le chiacchere di quella fattucchiera…mi avevano messo dei dubbi. Ma dentro di me…dentro di me continuo a pensarla nello stesso modo. Lui è un mostro Buffy! Che abbia un anima o meno questo non cambia chi è e chi è stato. E non ho intenzione di accettare come stanno le cose. Farò tutto quello che posso, per farti capire che stai sbagliando ad avere fiducia in lui! >> disse il ragazzo ora decisamente arrabbiato, mentre indicava verso la porta della cantina.


Dawn che era rimasta in silenzio, ma che si era portata alle spalle di Buffy come per sostenerla, guardava Xander infuriata, ora gliene voleva cantare quattro. Intuendo la cosa Buffy posò una mano sul suo braccio e le fece cenno di non intervenire, poi si girò per affrontare Xander con occhi di fuoco.



<< Io non mi limito ad avere fiducia in lui Xander! Io lo amo. Se tu non vuoi capire questo, sono affari tuoi, ma le cose stanno così! Io amo Spike! Tu dici che lui è un mostro, una bestia, bene io amo anche la bestia. Perché c’è più umanità nel suo demone, di quanta ne stia vedendo adesso, in te. E’ vero lui ha sbagliato, ma ha deciso da solo di pagarne le conseguenze. E comunque quello che è successo fra di noi è appunto una cosa che riguarda solo noi due, siamo stati in due a sbagliare, non è stata solo colpa sua, io l’ho portato a fare quello, con il mio comportamento, di cui tu non sai niente. Ora vorrei che tu considerassi una cosa, quanti anni sono Xander che ci conosciamo? Dimmi in tutti questi anni hai mai conosciuto un demone che sapesse cosa è il rimorso? Eppure lui lo provava, prima di avere un anima. E’ stato il rimorso a spingerlo ad andare a prendersela. Non so come la vedi tu…ma per me questo è importante e se proprio vuoi che te lo dica, non mi sembra che Anya si sia mai dimostrata dispiaciuta per il male che aveva fatto nel suo passato. Eppure la cosa, non ha mai rappresentato per te, un problema. Noi l’abbiamo accettata perché tu l’amavi, ma tu sembri non essere disposto a fare lo stesso con chi ti sta accanto. La verità, è che tu Xander, sembri avere una doppia moralità, hai due pesi e due misure. Vedi solo quello che vuoi vedere e tendi a dimenticare facilmente quello che non ti aggrada. Ma non fai lo stesso con gli altri, anzi sei sempre pronto a criticare e giudicare. Beh io sono stufa di questo! Quindi se non riesci ad accettare come stanno le cose, quella è la porta. >> Buffy parlò con voce bassa, ma decisa, mentre fissava diretta negli occhi il ragazzo.


Xander, ci rimase di sale. Si era aspettato, sì, una replica, un tentativo di convincimento, ma non questo, questo era un ultimatum. O accettava che Spike fosse nella vita di Buffy o lui ne usciva, questo non era mai successo, né con Angel né con Riley. Mai, Buffy, si era schierata così nettamente. E, da come Dawn lo guardava, anche la piccola aveva deciso da che parte stare.


<< Mi concedi un po’ di tempo per pensarci? >> chiese, con voce tremante, cercando di evitare la rottura della loro amicizia. Aveva già perso Anya, se perdeva anche le sue amiche, sarebbe rimasto completamente da solo e la sola idea lo atterriva.


Buffy annuì con la testa. << Ad una condizione. Non voglio battutine cattive o sceme, dovrai cercare di trattenerti e di trattare Spike con un po’ di rispetto.>> disse, facendogli capire con lo sguardo che questa condizione non era trattabile, un solo sgarro ed era fuori.


Xander, ingoiò l’amaro boccone. Si sentiva come un equilibrista sulla fune, un solo movimento sbagliato, e sarebbe caduto, e non c’era rete di protezione. Trattenendo il respiro, annuì. E va bene, se era questo il prezzo che doveva pagare, lo avrebbe fatto, avrebbe dato una chance al vampiro.


Buffy tirò un sospiro di sollievo. Non era pentita di quello che aveva detto, ma anche a lei dispiaceva perdere un amico come Xander. Sperava solo che le cose andassero bene, perché lei era decisa, aveva già fatto la sua scelta.


La tensione era ancora nell’aria, quando si udirono dei passi, su per le scale della cantina e la risata di Willow riempì l’aria. Pochi istanti dopo la porta si aprì. Le due streghe entrarono per prime in cucina, tenendosi per mano, seguite a ruota dalla signorina Harkness e Spike.


Tutti e quattro si accorsero che l’atmosfera della stanza non era idilliaca e la risata di Willow sembrò morire. Guardando Buffy e Xander, si rese conto che doveva esserci stata una discussione fra di loro. Xan era decisamente turbato e anche Buffy non era da meno.


Anche Spike avvertì la stessa sensazione, e una fitta di dolore lo attraversò. Sapeva che il bamboccio avrebbe creato dei problemi, non si aspettava certo che avrebbe approvato la sua relazione con Buffy, come invece sembravano aver approvato gli altri, Rupert compreso. E a dire il vero, non se la sentiva nemmeno di dargli torto. Ma questo non gli avrebbe impedito di godere, di quel poco di felicità che era riuscito a raggiungere.


Ma soprattutto non voleva che Buffy fosse così turbata, vederla in quel modo, lo faceva stare ancora più male, lei non doveva soffrire, non per causa sua. Si avvicinò quindi a lei e le posò una mano sulla spalla, come per cercare di tranquillizzarla, come aveva fatto tante volte con Willow, ma decisamente con più sentimento.


Buffy si girò a guardarlo, sorridendogli dolcemente, grata per quel gesto e cercò, con lo sguardo, che stava bene, che non doveva preoccuparsi per lei. Lei era forte, era forte perché ormai sapeva di non essere più sola. Sempre sorridendo si appoggiò con le spalle al suo torace, lasciando che le braccia di lui le avvolgessero la vita.


Aveva trovato il suo paradiso sulla terra e non avrebbe permesso a nessuno di portarglielo via.


Eudora guardava la scena con aria decisamente soddisfatta. L’armonia che si era instaurata fra i due, era una buona cosa, ne avrebbero avuto bisogno presto.


Anche Xander guardava i due abbracciati. Un po’ gli rodeva, ma doveva ammettere, di non aver mai visto, una simile espressione di felicità sul volto di Buffy. Era come se risplendesse. Persino Spike, aveva sulla faccia, un’espressione decisamente per lui inconsueta, non c’era traccia del suo vecchio ghigno e il sorriso che stendeva le sue labbra era decisamente dolce. Xander scosse la testa, per la prima volta indeciso su il vampiro, chissà forse valeva veramente la pena conoscere questo nuovo Spike, chissà magari avrebbe potuto piacergli. Naww…


<< Ragazzi, io ho fame. Allora che si mangia? >> chiese Dawn, che era si, commossa, come gli altre due streghe, ma aveva anche i crampi allo stomaco.


<< Qualsiasi cosa ma non la pizza, o credo che finirà per uscirmi dalle orecchie. In questi giorni non abbiamo mangiato altro. >> disse Buffy, con aria leggermente disgustata, guadagnandosi una risatina da parte di Spike.


<< Che hai da ridere? >> gli chiese facendo il broncio.


<< Tu, love. A quanto vedo, non hai fatto progressi in cucina, se andate avanti a pizza. >> gli disse lui, continuando a ridere e posando un bacio sul suo broncio.


<< Oh, perché tu sapresti fare di meglio? >> gli chiese Buffy, guardandolo storto.


<< Chissà, potrei sorprenderti. >> ghignò leggermente Spike, mentre le carezzava teneramente le braccia.


<< Allora fallo! Sorprendimi! La cucina è tutta tua. >> disse lei con voce di sfida, mitigata però da un sorriso furbesco e brillante.


<< Come vuoi, passerotto. Accetto la sfida. >> disse lui dandole un bacio sul naso, per poi girarla e spingerla fuori dalla cucina dicendo << Ora però tutti fuori, mentre lo chef è al lavoro, fra trenta minuti sarà pronto in tavola. >> aggiunse, mentre indicava anche agli altri di uscire, dandole una piccola pacca sul sedere, e ridendo della sua aria indispettita. Se era la guerra che voleva, guerra fosse.


Pochi minuti dopo, mentre Spike spiava dentro gli armadietti della cucina per trovare degli ingredienti, udì un leggero bussare. Subito dopo dalla porta si affacciò timidamente Tara.


<< Po..posso aiutarti? >> chiese la ragazza intimorita, guardandolo con quella sua solita aria dolce e un po’ dimessa.


<< Visto che sei l’unica che se la sa cavare in cucina, accetto con piacere il tuo aiuto. Potresti preparare l’insalata tanto per cominciare. >> gli rispose Spike, mentre con un gesto della mano la invitava ad entrare. Tara era una delle poche persone di cui Buffy si contornava, che gli era sempre piaciuta.


<< Vo…volentieri. >> balbettò la ragazza, prendendo gli ingredienti dal frigo. In realtà aveva anche un'altra ragione per essere lì, voleva parlare con Spike da sola, ma come riuscire ad iniziare?


<< Ottimo! >> esclamava intanto Spike, che era riuscito a scovare un pacco di pasta, ora poteva iniziare a pensare cosa preparare.


<< Spike…io…>> disse titubante Tara, mentre guardava fissa a terra.


<< Si? Dimmi! >> le rispose gentilmente il vampiro, che sapeva bene come lei fosse timida.


<< Io…io volevo ringraziarti per quello che hai fatto a Willow. >> disse Tara parlando a bassa voce, senza osare alzare lo sguardo per guardare il suo interlocutore.


Spike si bloccò, con una pentola piena d’acqua in mano. Questa era la prima volta in vita sua, che qualcuno lo ringraziava di cuore. Era una bella sensazione, che lo riscaldava dall’interno. Improvvisamente si sentì imbarazzato.


<< Non ho fatto niente di speciale. >> borbottò, e sarebbe diventato rosso se solo fosse stato possibile.


<< Non è vero! >> esclamò Tara alzando coraggiosamente la testa e fissando lo sguardo in quello del vampiro. Quello che vide nei suoi occhi, le fece capire, che il modo burbero con cui aveva risposto, era solo dettato dall’imbarazzo. Istintivamente gli sorrise rassicurante.


<< Se non fosse stato per te, Willow ora starebbe ancora male. Ed io ci tengo a dirti grazie, per tutto quello che hai fatto. E volevo anche dirti, che se hai bisogno di qualcosa, puoi contare su di me. Nel mio piccolo vorrei poter ricambiare. >> gli disse decisa, facendogli un ampio sorriso.


Bofonchiando qualcosa, Spike, mise la pentola sul fuoco e si affrettò ad accenderlo.


<< Cosa? >> chiese Tara che non aveva capito.


<< Ho detto che lo stai già facendo. Mi aiuti a preparare la cena, giusto? >> borbottò in modo più comprensibile, Spike, che non era ancora pronto a girarsi e guardarla.


<< Si. >> disse ridacchiando Tara, che una volta tanto si sentiva la più sicura. Era strano vedere Spike in quelle vesti impacciate, forse dipendeva dalla sua anima, o forse perché mai nessuno gli aveva dato modo di farsi vedere così. Era dolce e piacevole. << Diamoci da fare altrimenti quelli si mangiano i mobili di sala. >> aggiunse facendo una battuta tesa a creare un atmosfera di cameratismo.


La risata che ne seguì, fu la prova che ci era riuscita.




Capitolo 14: To live togethere



Una trentina scarsa, di minuti dopo, Spike e Tara, ammiravano la tavola che avevano imbandito. Non trovando di meglio in casa, il vampiro aveva preparato la pasta, facendo un veloce sughetto con del tonno, ed ora troneggiava in una bella ciotola al centro della tavola.


Tara aveva preparato invece una bella insalata, con i pochi ingredienti che vi erano in casa. Doveva ricordarsi di andare a fare una ricca spesa il giorno dopo, altrimenti rimanevano senza viveri. Spike era anche riuscito a creare degli appetitosi stuzzichini, infilzando in degli stecchini dei pezzetti di salumi vari e formaggio. In definitiva non era un ricco menù, ma si fa quel che si può.


<< Che te ne pare? >> chiese studiando il desco.


<< Niente male, di certo non moriremo di fame per questa sera. Inoltre quella pasta manda un profumino, veramente invitante. Dopo mi dai la ricetta, Spike? >> sentenziò Tara, rivolgendogli un sorriso.


<< No problem, bimba. Solo per piacere…preferirei essere chiamato William. >> rispose Spike leggermente teso.


Tara lo guardò perplessa. In effetti Willow si era sempre rivolta a lui chiamandolo in quel modo. Doveva avere a che fare con la faccenda dell’anima, forse sentirsi chiamare Spike gli ricordava troppe cose brutte.


<< Ce…certo…scusami…William. >> balbettò, impacciata, non sapendo quale fosse l’atteggiamento giusto da adottare.


<< No…scusami tu…è solo…è complicato. >> borbottò Spike, massaggiandosi la nuca.


<< Non mi devi spiegazioni. >> disse Tara, cercando di assumere un tono calmo. << Per me non ci sono problemi…è solo che mi chiedevo…devo dire anche agli altri di chiamarti, William?>> aggiunse interessata.


Spike capì al volo a chi la streghetta bionda si riferisse. Buffy e Dawn. Di Xander non poteva fregargliene di meno, per quanto sarebbe stato possibile, più gli stava lontano meglio era. Ma Buffy e Dawn erano un altro discorso.


<< Non è necessario…briciola…beh, lei non ha mai pronunciato quel nome con odio o disprezzo…ma sempre con affetto, e non vedo perché dovrebbe cambiare ora. E con Buffy…sinceramente non mi importa come lei mi chiama, a me basta che lo faccia. >> ammise, mentre fissava a terra impacciato, e muoveva il piede cercando di scacciare un inesistente sassolino.


Tara, sentendo quelle parole, si sentì stringere il cuore. Conosceva Spike, da anni ormai, e solo ora capiva, quanto amasse le sorelle Summers. Non solo Buffy, ma provava anche un sincero affetto per Dawn. Come erano stati stupidi a non capirlo prima.


Si era prodigato per la piccola, quando Buffy era morta. E le sue azioni, non erano state dettate da quella promessa che aveva fatto, come tutti avevano pensato, ma dietro vi erano dei veri sentimenti, che nessuno di loro aveva saputo comprendere.


<< Va bene. >> disse avvicinandosi a lui e posandogli una mano leggera sul braccio, come ad intendere che aveva capito. << Ma adesso, mio caro William, sarà meglio che chiamiamo gli altri, prima che quella appetitosa pietanza si freddi. >> aggiunse con un sorriso leggermente birichino, indicando il ciotolone della pasta.


Nella stanza a fianco, a pochi metri di lontananza, Buffy camminava per la sala come una tigre in gabbia. Non era la fame la ragione del suo nervosismo.


<< Ma quanto ci mettono? Che avranno mai da preparare?>> borbottava a tutti e nessuno. << E poi perché Tara è potuta entrare, ed io no? >> aggiunse decidendosi a tirare fuori il boccone che proprio non riusciva ad ingollare. Una decina di minuti prima aveva provato ad entrare anche lei, con la scusa di dare una mano, invece era stata delicatamente, ma fermamente, rispedita in sala.


<< Buffy, non sarai gelosa di Tara, vero? >> chiese Dawn, con un ghigno.


<< No, io…è solo…>> cercò di rispondere a tono, ma ingarbugliandosi. Quando da dietro le giunse una voce.


<< Chi è che è gelosa, e di chi? >> chiese Spike, che aveva aperto la porta della cucina, proprio in quel momento.


<< Nessuno. >> rispose Buffy, facendo un occhiataccia alla sorella. << E’ pronto? Possiamo mangiare? Ho una fame! >> disse allegramente, cercando di cambiare discorso, e di evitare lo sguardo, troppo indagatore, di un certo vampiro.


<< Mais certain, Madame et Monsieur, si vous voulez vous réparer, le dîner est servi >> rispose Spike, che come un perfetto cameriere francese, si inchinò indicando la tavola. Non gli mancava nemmeno il tovagliolo sul braccio.


<< Eh? >> fece Buffy, che non aveva capito una parola, allargando gli occhi confusa.


<< Ha detto che la cena è pronta. >> disse, spiccia Dawn, mentre si avviava verso la cucina, con in volto un’espressione decisamente affamata, seguita a ruota dagli altri, che non aspettavano altro.


Buffy invece, era rimasta indietro e continuava a guardare, con fare leggermente interrogativo Spike.


<< Francese, love. >> le sussurrò lui vicino all’orecchio, facendole scendere un brivido lungo il corpo. << Dicono che sia la lingua migliore, per l’amore. >> aggiunse ancora, sempre sussurrando.


<< Uhmm…>> fece scettica Buffy. << Sarà…ma a me piace capire quello che mi dicono. E comunque….da quando parli francese? >> aggiunse, prendendolo a braccetto e avviandosi con lui verso la tavola imbandita. Uhm la vista non era niente male.


<< Da sempre, cioè, da quando ero un ragazzino. A quei tempi usava. Era una sorta di regola della buona società, sapere il francese, intendo. >> disse leggermente impacciato Spike, non gli piaceva parlare di quella parte della sua vita.


Vedendo che si stava leggermente chiudendo, Buffy comprese che era meglio non insistere, almeno per ora. In futuro però, voleva saperne di più su Spike, della sua vita prima di diventare un vampiro sanguinario. << Oh beh, allora fortuna per me, io sono una frana con le lingue straniere. Chi mi passa qualcosa? >> disse con fare leggero e scrollando le spalle, invitando gli altri a passarle le vivande.


Per una ventina di minuti buoni, nella stanza si era levato il silenzio. Gli unici rumori che si sentivano erano quelli delle mascelle che masticavano, ed ogni tanto qualche esclamazione deliziata. Risultato, la tavola venne letteralmente spazzolata di ogni cibo presente. Per poco non si attaccavano anche alle briciole.


<< Non lo avrei mai detto, ma non te la cavi niente male in cucina, amico. >> esclamò Xander, mentre si massaggiava lo stomaco decisamente pieno, con aria soddisfatta.


Questo gli fece guadagnare uno sorriso grato da parte di Buffy, che seduta vicino a Spike, gli strinse la mano. << E’ vero, era tutto buonissimo. >> gli disse, sorridendo, seguita dai complimenti degli altri commensali.


<< Non ho fatto niente di speciale. >> rispose a bassa voce, Spike, imbarazzato per quei complimenti, ma soprattutto da chi gli erano stati rivolti. << Non c’era molta scelta d’ingredienti. La tua dispensa piange, cacciatrice. >> disse con un leggero ghigno, cercando di riprendere il controllo, non gli piaceva sentirsi tanto debole, gli ricordava troppo quella parte di sé che era stata William, il poetucolo vile e perdente.


<< Ok! Domani faremo una bella spesa. Ma intanto stasera, mi sento tanto piena…che non so se riuscirò a fare la ronda. Tu vieni con me? >> chiese Buffy, con uno sguardo implorante. Le mancavano le loro ronde insieme.


<< Mi piacerebbe…>> rispose Spike, che si stava odiando perché stava per deluderla. << ….ma non posso. Devo ancora passare dalla cripta, a salutare Clem, e a prendere un po’ della mia roba. >> disse con fare dispiaciuto, mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.


A Buffy, per un momento, venne in mente che lei aveva ancora con se il suo vecchio spolverino, doveva restituirglielo. Ma un altro pensiero sovrastò quello precedente. << Perché? Non torni a vivere là? Dove vai a stare? >> chiese, leggermente apprensiva, rendendosi conto di una cosa, che era stata vagamente implicita nelle parole del vampiro.


<< No…quel posto non fa più per me. >> disse Spike con lo sguardo che sembrava perso nel vuoto. << E poi non avrei cuore di far sloggiare Clem. Credo che si sia affezionato al posto. >> disse con voce più leggera, cercando di focalizzare di nuovo la sua attenzione sulla donna che era accanto a lui, la donna che amava e che lo amava.


<< E allora dove hai intenzione di trasferirti? >> chiese Dawn, alla quale dispiaceva un po’, quella decisione. Aveva passato pomeriggi interi seduta sul pavimento di pietra della cripta, ad ascoltare i racconti di Spike.


<< Per ora, pensavo di prendere una stanza al motel, dove sta Eudora. >> disse rivolgendo un sorriso all’anziana strega, la quale gli sorrise in risposta.


Buffy rimase per un paio di minuti in silenzio, mentre rifletteva. Era evidente che Spike avesse deciso di cambiare completamente la sua vita. Aveva preso delle decisioni, come quella di farsi chiamare William dagli altri, anche se per ora non le aveva rivolto questa richiesta.


Durante la cena, si era accorta che anche Tara, adesso, lo chiamava così. Era evidente che doveva essere stato lui a chiederglielo, durante il periodo che avevano passato da soli in cucina. Ma allora perché a lei non diceva niente? E nemmeno a Dawn, ora che ci faceva caso. Questo era un mistero che voleva risolvere.


Ed ora quest’ultima decisione. Quella di non tornare a vivere nella cripta. Sinceramente le dispiaceva. Vi erano alcuni ricordi che…lasciamo perdere…Il problema, era, che non ce lo vedeva proprio a vivere in un motel.


Bene se lui aveva preso questa decisione, lei non sarebbe stata da meno. Era giunta l’ora, che anche lei prendesse delle decisioni, sulla sua vita, sia lavorativa che affettiva. Tanto valeva iniziare da quella affettiva.


<< Perché, invece, non vieni a vivere qui? >> disse in un soffio, prima di perdere il coraggio.


Dopo un paio di secondi, in cui non era volata mosca, vi fu un coro di esclamazioni. La parola “Cosa?” era stata pronunciata in varie espressioni, di cui solo una in tono disapprovatorio. A Buffy, però interessava della risposta di una sola persona.


Fissò lo sguardo in due occhi azzurri, decisamente shockati, meravigliati e ,in fondo, leggermente speranzosi.


Spike, per poco, non si strozzava con la birra che stava bevendo. Questa proprio non se l’aspettava. Buffy gli aveva chiesto di vivere insieme. Sempre se fosse questo che intendeva. Forse voleva metterlo a dormire in cantina, per quanto ne sapeva.


Fissando però lo sguardo in quei due smeraldi, vi lesse molto di più. Possibile? << Che intendi per stare qui? Dormire sul divano? >> chiese con voce leggermente affannosa, totalmente concentrato solo su di lei, e infischiandosene altamente delle reazioni altrui.


Abbassando leggermente gli occhi, imbarazzata, Buffy prese un respiro profondo prima di rispondere. Era giunto il momento di fare il grande salto ed aveva paura. C’era una parte di lei che la spingeva ancora a scappare, da quell’amore, da lui, per paura del fallimento.


Da una parte avrebbe voluto ritirare tutto, mentre dall’altra capiva che non poteva farlo, non più. Lui ormai, era diventato una parte troppo importante della sua vita. Fuggire non sarebbe servito a niente, se non a procurare nuovo dolore. Raddrizzando le spalle e fissandolo di nuovo negli occhi, vi lesse paura, di essere ferito, rifiutato, ancora una volta. No, questo non doveva accadere, mai più!


<< No, di sopra, in camera mia. >> disse semplicemente, ma decisa. Lo voleva accanto a sé, voleva poter dormire abbracciata a lui, stringerlo e dargli tutto quello, che non gli aveva mai dato prima.


Spike sentì come se il cuore stesse per scoppiargli nel petto. Quel cuore morto, improvvisamente sembrava colpirlo forte negli orecchi, come un rimbombo. Le implicazioni, di quanto Buffy gli stava chiedendo erano palesi, e ….esisteva una parola per descrivere come si sentiva al riguardo? Miracolato, forse? Non avrebbe saputo dirlo, di certo si sentiva come in paradiso.


<< Va bene. >> sussurrò a fatica, annuendo con la testa.


Buffy aveva atteso trepidante la sua risposta. Per un attimo aveva visto quegli occhi azzurri velarsi di lacrime, prima che venissero nascosti dietro le ciglia, ed il cuore le aveva fatto male. Ma poi lui aveva pronunciato quelle due paroline, che le avevano fatto come esplodere dei fuochi artificiali, dentro. E ora, mentre rivedeva di nuovo quelle pupille meravigliose, poteva leggervi una immensa felicità. La sua stessa felicità.


Xander, aveva osservato tutta la scena, lottando ogni secondo per non intervenire. Istintivamente avrebbe voluto urlare che quella era un idea folle. Decisamente sbagliata. Ma, si era morso la lingua ed era rimasto in silenzio. Capiva che non era il caso, se avesse parlato, si sarebbe rovinato con le sue stesse mani.


Ora però, che vedeva l’espressione dei loro sguardi, si chiese forse per la prima volta, se tutto questo non fosse giusto. La gioia che era presente, in quelli di Buffy, gli era sconosciuta. Non l’aveva mai vista tanto felice. E se Spike, ne era il responsabile, forse, valeva la pena di dargli veramente una chance.


Per tutta la sera si era comportato benissimo, niente battutine sarcastiche o ghigni malefici. Forse era veramente cambiato. E cavolo, se persino Giles, sembrava approvarlo adesso, chi diavolo era lui per non fare lo stesso? Chissà forse conoscendolo meglio….


Willow, Tara e Dawn, erano invece elettrizzate. Buffy, sembrava veramente fare sul serio questa volta. Tutte e tre esibivano un sorriso raggiante e soddisfatto sul volto. Soprattutto Dawn ne era entusiasta. Spike sarebbe venuto a vivere con loro. Si sarebbe messa a ballare dalla gioia.


Eudora Harkness, invece, aveva sul volto un sorriso più lieve, ma intenso e misterioso. Gli occhi che brillavano, dietro le lenti, dicevano che era anche lei soddisfatta di come si stavano mettendo le cose. Ma al contempo nascondevano molti progetti segreti.




Capitolo 15 : Period of Courting



Buffy e Spike, si stavano dirigendo verso il cimitero. Il programma era il seguente, avrebbero fatto una veloce ronda, per poi andare alla ex-cripta di Spike per prendere le sue cose. Avevano lasciato la gang a casa, intenta a riassettare e rigovernare i piatti.


La ragazza camminava lenta, a fianco del vampiro. Cercava di assaporare la fantastica sensazione di averlo di nuovo a fianco. Si rese però conto che c’era qualcosa che non andava. C’era silenzio, troppo silenzio. Spike non era mai stato così silenzioso, prima.


Lui, molte volte, era stato una spina nel fianco, fastidioso, con le sue battute sagaci, con la sua corte serrata, ma anche l’unico che riusciva a farla ridere, anche quando non ne aveva proprio voglia; mentre adesso, sembrava assente, perso nei suoi pensieri. La sensazione di lontananza che Buffy provò, le diede un fastidioso bruciore allo stomaco.


Aveva l’orribile sensazione di stare per perderlo, di vederlo pian piano sgusciare via da lei, di non riuscire a raggiungerlo, di vederlo scomparire da un istante all’altro, senza poter far niente per impedirlo.


Fu questo, che le fece scattare, una molla interiore. Si fermò di botto, gli occhi su di lui, che si era arrestato un paio di passi più in là, e la guardava confuso e leggermente preoccupato.


<< Buffy, c’è qualcosa che non va? Ci sono nemici in giro? >> chiese, mentre faceva vagare lo sguardo attorno.


Buffy si avvicinò a lui lentamente, catturando il suo sguardo nei suoi occhi, poi posandogli una mano sul volto disse, con voce ansiosa. << Dimmi che mi ami. Dimmi che mi amerai sempre e che non mi lascerai mai. >>


Gli occhi di Spike, si addolcirono sentendo quelle parole. La sua cacciatrice. La donna forte e coraggiosa, che però nascondeva in se tante insicurezze. La donna che amava anche per questo.

<< Ti amo, Buffy. Ti amerò per sempre, oltre la vita e la morte. Tu ormai sei parte di me, non potrei mai lasciarti, se fossi umano ti direi…che tu sei come l’aria che respiro. Non posso vivere senza di te. Tu sei il raggio di sole che illumina i miei passi, che mi conduce fuori dall’oscurità. Tu sei la strada che ho imboccato e che non voglio cambiare. Tu sei tutto per me, Buffy! >> le disse con voce roca, ma piena di sentimento.


Buffy si ritrovò ad avere gli occhi pieni di lacrime. << Ti amo. >> gli sussurrò a fior di labbra, mentre le posava su quelle di lui, in un bacio famelico, disperato, e lo stringeva forte a sé, cercando di annullare quella sensazione di distacco, che aveva provato prima.


Il bacio pian piano si placò, vinto dal sentimento, diventando dolce e struggente, dandole una sensazione quasi di cedimento. Buffy, si sentiva come se fosse burro, e si stesse sciogliendo su di lui, in lui. Mai aveva provato una sensazione simile.


Il bacio fu interrotto però bruscamente, quando all’improvviso, una coppia di vampiri, li assalirono.

Tempo un secondo e sia Buffy, che Spike, si misero subito in azione. Spike si scrollò di dosso la vampira che lo aveva assalito, buttandola a terra. Buffy invece, assestò un potente calcio nelle parti basse dell’altro.


<< Maledetta puttana, sei la cacciatrice. >> mugolò questi, dolorante, mentre cercava di alzarsi in piedi.


<< Ehi, stai offendendo la mia cacciatrice. >> ruggì Spike, assumendo il volto del demone e scagliandosi contro il colpevole dell’offesa.


Buffy, vistosi togliere la sua preda di mano, si voltò verso la vampira che Spike aveva gettato a terra, si era alzata e guardava con un sorrisetto beffardo verso Spike.


<< E così la cacciatrice se la fa con un vampiro, aspetta che lo racconti…>> riuscì a dire questa, prima di essere colpita in pieno volto da un pugno di Buffy.


<< Punto primo…Spike non è un semplice vampiro. Punto secondo…lui è il mio vampiro. Punto terzo…noi ci amiamo e punto quarto…per me puoi raccontarlo a chi vuoi. >> ogni frase di Buffy era punteggiata da un cazzotto o da un calcio, mentre l’ultima si concluse con un paletto nel cuore della vampira.


<< Dubito che riuscirà a dirlo a qualcuno. >> esclamò sornione Spike, dietro le sue spalle, che aveva a sua volta polverizzato il vampiro.


<< Già! >> ridacchiò Buffy mentre si scuoteva la cenere da dosso e si girava per guardarlo.

<< Dovremo trovare un altro modo, per farlo sapere, non credi? >> aggiunse avvicinandosi a lui e abbracciandolo, mentre lo guardava negli occhi. Dio ci si sarebbe persa in quegli occhi, ora sembravano oro liquido, caldi e profondi. << Voglio che lo sappiano tutti, che ti amo. >> sussurrò ancora, mentre gli posava un bacio leggero sulle labbra.


Riprendendo il suo aspetto normale, Spike rimase con le labbra contro quelle di lei, senza intensificare il bacio, ma assaporando la dolce sensazione che gli provocava. << Ci sarebbe sempre Clem…>> sussurrò su quelle labbra, che sembravano incatenarlo << …per essere un demone è un gran pettegolo. >> ridacchiò, mentre le prendeva un labbro fra i denti e lo mordicchiava leggermente.


<< Mmm…non essere ingiusto…>> mugolò Buffy, tirandosi indietro per guardarlo. << …verso di te è stato leale, non mi ha detto niente, fino a quando non l’ho costretto a farlo. E anche allora non mi ha detto niente sulla tua anima. >> lo rimproverò dolcemente, mentre tuffava di nuovo il volto sul suo torace e ne aspirava il profumo. Dio quanto gli era mancato.


Buffy sentiva di dover qualcosa a Clem, in fondo era stato per merito suo, che aveva compreso appieno, quali fossero i suoi sentimenti per Spike.


Anche Spike pensava all’amico demone. Solo poco tempo prima, era stato per lui, l’unica possibilità di avere notizie di Buffy, di sentirla in qualche modo vicina. L’’unico collegamento che credeva di potersi permettere, di avere con lei. Come erano cambiate le cose…


Ora lei era lì, fra le sue braccia. Poteva passarle le mani fra i capelli, quei capelli che aveva continuato a sognare, e il suo profumo, che non avrebbe mai potuto scordare, ora lo avvolgeva, lo confortava, gli donava la speranza.


<< Buffy…>> sospirò appoggiando il mento sulla sommità della sua testa. C’era una cosa che voleva dirle, una cosa che non sapeva come dirle. Ci pensava da quando lei gli aveva chiesto di andare a vivere insieme.


<< Dimmi. >> lo sollecitò lei, che ancora una volta provò la sensazione di distacco precedente. Questa volta era però meno dolorosa, perché lui la teneva fra le braccia. Lo afferrò ancora più strettamente per la vita, passando le braccia sotto il suo spolverino.


<< Io…io non so come cominciare…dio sono così impedito…non ci riesco…>> borbottò guardando verso il cielo, dove la luna, parzialmente nascosta da una nuvola, brillava beffarda.


<< Spike..>> gli fece Buffy, ancora incitandolo.


<< Io…ecco, è a proposito della tua idea…quella di vivere insieme…>> riuscì a dire a stento.


<< Hai cambiato idea? >> chiese nemmeno un secondo dopo Buffy, spalancando gli occhi che fino a quel momento aveva tenuto serrati, e tirandosi indietro per guardarlo.


<< No…non esattamente…è solo…non ti sembra che stiamo correndo troppo in fretta? >> disse a bassa voce, mentre i loro sguardi s’incontravano. << Ti prego, ascolta…>> aggiunse in fretta, quando vide che lei stava per replicare.


<< Lo so che tu mi ami, ed io amo te…ma le cose fra di noi non sono mai state normali…come quelle di una coppia normale, intendo. Prima siamo stati nemici, poi alleati, più o meno riluttanti, dire che siamo stati amici…non so mi sembra esagerato, ma all’improvviso siamo diventati amanti e poi…>>> cominciò Spike cercando di spiegarle, ma non riuscì ad andare avanti, quando gli giunse il ricordo, di quella maledetta notte, in cui aveva cercato di usarle violenza.


Buffy comprese la ragione della sua interruzione e facendogli una carezza, cercò di placare il dolore che gli vedeva nello sguardo. << E’ passato, Spike…basta soffrire, andiamo avanti. >> gli disse sorridendogli dolcemente.


Facendo uno sforzo su sé stesso, Spike ricambiò quel sorriso, che però gli venne fuori leggermente triste. << E’ di questo che parlo, Buffy. Noi ora stiamo insieme…ci amiamo…e non voglio che tutto, possa andare ancora una volta in malora. Questa volta non riuscirei a sopportare un fallimento…la sola idea di perderti di nuovo….ecco perché vorrei andarci più lento. >> riuscì a dire, mentre le passava una mano fra i capelli dorati.


<< E allora cosa proponi? >> gli chiese Buffy, intuendo che lui si era già fatto qualche idea.


<< Beh…a me sta bene venire a vivere con te…poterti stringere fra le braccia e dormire con te…non c’è niente che mi piacerebbe di più, ma…ecco penso che sarebbe meglio aspettare ad avere rapporti. >> Spike pronunciò l’ultima frase tutta d’un fiato, abbassando imbarazzato lo sguardo a terra.


Un sorriso spontaneo sorse sulle labbra di Buffy, era così carino, tutto imbarazzato. Gli era sempre piaciuta quella vena tenera, che raramente, era riuscita a notare in lui. A quanto sembrava, l’anima, aveva dato una bella spinta, a quella parte del suo carattere. Poi però si soffermò a pensare alle sue parole. Lui stava dicendo, che non desiderava fare sesso con lei. Un gelo lento ma inesorabile cominciò a farle tremare le ossa.


<< Vuoi dire che non vuoi, che facciamo all’amore? >> gli chiese con voce ansiosa, preferendo optare per la versione romantica del termine.


<< Certo che voglio fare all’amore con te, Buffy. Ma veramente all’amore, niente a che vedere con quello che abbiamo fatto in abbondanza, tempo fa…>> esclamò serio Spike, costringendola a guardarlo negli occhi. << Quello non era amore, Buffy, lo sai tu come lo so io…ecco perché voglio che questa volta sia diverso…che ci prendiamo del tempo…che prima facciamo, tutte quelle cose che fanno di solito gli innamorati, che ne so andare al cinema, passeggiate romantiche…roba così.>> terminò, più imbarazzato di quando aveva cominciato.


Buffy, si sarebbe messa volentieri a ridere dalla gioia, mentre il gelo che aveva provato, si scioglieva in fretta, sotto quello sguardo. << Vuoi dire che mi vuoi corteggiare? >> quasi ghignò, aspettandosi quasi di vederlo arrossire, tanto era impacciato in quel momento.


<< Uhmm…si, qualcosa del genere…e non ridere! >> sbottò lui, vedendole quel risolino soddisfatto sulle labbra.


<< Interessante…>> ghignò lei avvicinandosi di nuovo a lui, che si era allontanato. << E quanto dovrebbe durare, questo periodo di corteggiamento? >> gli chiese gettandogli le braccia al collo e attirandolo a sé, per poi prendere a lasciare una scia di baci lungo il suo collo.


Deglutendo a fatica la saliva, e cercando di mantenere un minimo di controllo, sotto quella sublime tortura, Spike riuscì a bofonchiare << Non lo so…di solito quanto durano? >> Internamente si stava dando dell’imbecille. In quello stesso momento, avrebbe avuto voglia di prenderla là, metterla a sedere su di una lapide ed entrare in lei velocemente, come un tempo. Quando poi Buffy prese a mordicchiargli l’orecchio, non resse più e la scostò bruscamente da sé. << Maledizione donna, tu bari come al solito. >> le disse a corto di fiato, cosa di per sé strana.


Facendo un falso broncio, che invece nascondeva il sorrisetto interiore, Buffy lo guardò << Scusa…

Farò la brava, promesso! Ti permetterò di portarmi al cinema, di farmi dei regalini…e mi accontenterò di qualche bacetto. Ma per tua informazione…sappi che non aspetterò a lungo. Ti do due settimane. Per due settimane, faremo gli innamoratini…ma dopo…>> se all’inizio sembrava pentita, alla fine lo stava guardando tentatrice, leccandosi lentamente le labbra.


E Spike si trovò a deglutire di nuovo. << Oddio, baby, tu mi vuoi morto. >> sussurrò sulle sue labbra, prima di assalirle con un avido bacio.


Ad entrambi, venne in mente il fatto, che in effetti, lui morto lo era già. Forse stava solo cominciando a vivere. E forse, stavano cominciando a farlo insieme.



Capitolo 16 : A new job



La mattina seguente, Buffy, se ne stava assonnata in cucina a bersi una tazza di caffè. La sera precedente, dopo essere passati dalla cripta, dove Spike, aveva recuperato alcuni oggetti personali, soprattutto vestiti e qualche libro, erano tornati presto a casa, dove avevano chiacchierato un po’, prima di addormentarsi teneramente abbracciati.


Buffy, ripensava divertita alla reazione di Clem, quando gli avevano annunciato che lei e Spike adesso stavano insieme. Il vecchio demone sembrava non sapere di cosa essere più felice, se del fatto che quei due matti (come li considerava lui ) avessero finalmente risolto i loro problemi, o del fatto che Spike gli lasciava la cripta. Si era anche detto disposto, a lasciare loro la possibilità di andarvi tutte le volte che volevano, qualora avessero sentito il bisogno di un posticino intimo.


Buffy, lo aveva ringraziato con un grosso bacio sulla guancia, facendolo arrossire tutto, sotto lo sguardo divertito di Spike. Vi era stato un momento di tensione, quando lei aveva confessato, di essersi portata il suo spolverino a casa. Buffy aveva sentito, più che vedere che Spike, si era inquietato all’accenno a quell’indumento.


Tornati a casa, aveva cercato di parlargliene, ma la sola cosa che era riuscita ad ottenere, era che lui le aveva regalato lo spolverino. Istintivamente, anche se in ritardo, lei ne comprese la ragione. Quello spolverino era appartenuto alla cacciatrice che lui aveva ucciso. Logico quindi, che in un momento così delicato per lui, a causa della sua anima, non avesse il desiderio di indossarlo di nuovo. Buffy si era data della scema, per non averci pensato prima.


Era ormai evidente, che lui desiderasse con tutte le sue forze, modificare la sua immagine, per discostarla il più possibile, dal feroce vampiro che era stato un tempo. L’atteggiamento diverso, il fatto di chiedere agli altri di chiamarlo William, la sua proposta di corteggiamento, tutto conduceva a questo.


<< Buongiorno, anche se per una che si è appena alzata, sembreresti pronta per tornare a letto. >> la squillante voce di Willow, riscosse Buffy dai suoi pensieri. << Il ben vampiro non ti ha fatto dormire? >> chiese ancora, con sguardo brillante di ironico divertimento.


<< Spike mi ha svegliato poco prima dell’alba, e non sono riuscita ad addormentarmi di nuovo….e non per la ragione che credi. >> rispose Buffy, leggermente imbronciata. Magari fosse andata in quel modo, invece si era limitato a darle un bacetto dicendo che usciva.


<< Non avrete già litigato, spero! >> chiese Dawn, che era entrata anche lei in cucina e si stava servendo una ciotola di cereali con il latte.


<< No. Abbiamo fatto i bravi…niente cose che una minorenne non dovrebbe sentire. >> le rispose Buffy, senza nemmeno cercare di nascondere la sua delusione e accentuando il broncio in direzione della sorellina.


<< Come? Niente sesso? Ecco perché non ho sentito strani rumori provenire dalla vostra stanza! Invece Tara e Willow mi sa che si sono divertite. >> chiese invece interessata Dawn.


<< DAWN! >> esclamò Buffy, subito seguita da Willow e Tara , imbarazzate.


<< E che sarà mai! Vi ricordo che ormai ho sedici anni e so perfettamente come nascono i bambini! >> rispose la ragazza, facendo spallucce.


<< Quei monaci hanno creato un mostro! >> disse Buffy, scuotendo la testa. I ragazzi non erano più quelli di una volta, ma poi ripensò a quello che lei faceva a sedici anni, con un altro vampiro…beh forse non erano cambiati poi tanto. ODDIO non era che Dawn????


<< Tranquilla! >> le rispose la sorella, che aveva capito alla perfezione la direzione che avevano preso i pensieri di Buffy.

<< Ho deciso che voglio aspettare quello giusto. >> aggiunse dandole un colpetto sulla spalla, divertita.


Buffy tirò un sospiro di sollievo.


<< Allora…raccontaci…come va tra te e William? >> chiese Willow, evidentemente curiosa.


<< Beh…lui è dolce, premuroso…e vuole aspettare….a farlo, intento. >> borbottò Buffy, a voce bassa, desiderando quasi di nascondersi sotto il tavolo.


<< Pensi che possa dipendere, da quello che è successo fra voi due l’ultima volta? >> le chiese con tono pacato Tara, facendole per la prima volta, balenare quell’idea. Come al solito la bionda strega, riusciva ad arrivare a capire cose, che per altri non erano così immediate.


A questo doveva ammettere che non aveva ancora pensato. Buffy si diede ancora una volta della scema. In effetti, la sera prima, aveva notato che si era teso leggermente, passando davanti al bagno. Possibile, che ancora non avesse superato quell’esperienza?


<< Non lo so…forse…lui dice che vuole che questa volta, le cose siano diverse. Mi vuole corteggiare…fare insomma le cose che fanno di solito gli innamorati normali. Ma ora che me lo dici…non vorrei che inconsciamente, stesse cercando di rimandare…forse non si sente pronto…..e se è così, che devo fare? >> chiese Buffy, improvvisamente preoccupata.


<< Tanto per cominciare calmati. Non è detto che le cose stiano in questo modo….potrei sbagliarmi…>> cercò di dire impacciata Tara, che si malediva per aver lanciato l’idea, non le piaceva far inquietare le persone.


<< E se non ti sbagli? >> chiese ancora Buffy, che cercava di mantenere il controllo.


<< Beh…dagli il tempo che chiede. Io credo che in questo momento, William, stia cercando di trovare un equilibrio interiore, un po’ come me…solo che per lui deve essere più dura, anche se non lo dà a vedere…sii paziente e vedrai che presto le cose si risolveranno. >> rispose invece Willow, con tono serio, mentre Tara, le accarezzava affettuosamente un braccio.


Buffy rimase pensierosa per un momento, prima di parlare. << Non lo so…è tutto così strano…io lo amo, ma sento che non è più la stessa persona di cui mi sono innamorata…non so cosa fare, come agire…prendete il fatto che ora vuole che lo chiamiate William…perché a me non lo ha chiesto? Come devo comportarmi? >> chiese infine con una nota di panico nella voce.


<< Ehi, guarda che non sei la sola, anche a me non lo ha chiesto! >> esclamò vivacemente Dawn. Lei sinceramente non si faceva tutti quei problemi. Spike con lei era sempre lo stesso, non le era sembrato che si comportasse diversamente dal solito.


<< Chi è che non lo ha chiesto? Di chi state parlando? >> chiese Xander, che era entrato in quel momento in cucina dalla porta posteriore. Era venuto a prendere Dawn per portarla a scuola.


<< Parlavamo di Spike…>> gli rispose Dawn, illuminandolo.


<< Che ha combinato stavolta? >> chiese di rimando Xander, guardando preoccupato le ragazze. Forse aveva fatto male a dare una chance a quel succhiasangue.


<< Non ha fatto niente. Mi ha solo chiesto di chiamarlo William. >> rispose a sorpresa Tara, quasi ergendosi a difensore di Spike. << Buffy…non devi preoccuparti di questo…lui mi ha spiegato che non gli importa come tu o Dawn lo chiamate, basta che lo facciate, sue testuali parole. >> aggiunse, rivolgendosi alla cacciatrice. In realtà per Dawn si era espresso diversamente, ma il succo in fondo era quello.


Buffy le rivolse un sorriso grato, magari più tardi, quando fossero state sole, avrebbe cercato di farsi spiegare meglio la cosa, ma per ora questa spiegazione gli bastava.


<< Oh…meglio così! Dov’è adesso? >> fece invece Xander, dandosi uno sguardo attorno.


<< E’ andato al liceo, questa mattina presto, prima che sorgesse il sole. Dice che ha sentito delle strane emanazioni, provenire dai sotterranei. Voleva controllare e scoprire da dove provenissero. >> gli rispose leggermente brusca, Buffy, mentre raccoglieva le tazze della colazione e le poneva nel lavello. Xander, ci rimase un po’ male, per quella freddezza, forse nei prossimi giorni, avrebbe fatto meglio pensare bene, prima di aprire bocca, si disse.


<< Dawn, sbrigati altrimenti faremo tardi. >> aggiunse Buffy, sollecitando la sorella.


<< Mi accompagni a scuola anche questa mattina? >> chiese la ragazza, con tono preoccupato. << Hai paura che possa ripetersi quello che è successo ieri? Perché se è così, io a scuola non ci vado, grazie! >> disse incrociando le braccia.


<< Tu ci vai eccome! E non ti sto accompagnando a scuola….devo venire anch’io, per parlare con il preside…a proposito del mio nuovo lavoro. >> Buffy avrebbe voluto fare la parte della sorella maggiore, decisa a far rispettare la sua volontà, solo che improvvisamente si era resa conto di non aver fatto parola con gli altri di quella proposta.


<< Quale nuovo lavoro? >> chiesero infatti tutti.


Leggermente imbarazzata, Buffy, cercando di farsi più piccola, sotto quegli sguardi inquisitori, rispose: << Ieri il preside mi ha offerto di lavorare presso il liceo, come consulente per i ragazzi….>> iniziò a spiegare, raccontando come si erano svolti i fatti.


<< Wow, è fantastico. >> proruppe Xander, tutto eccitato, al contrario di Dawn, che invece aveva un espressione scettica. << Vuoi dire che d’ora in poi…verrai anche tu a scuola con me tutte le mattine? Sarà la mia morte sociale, nessuno vorrà più starmi accanto. >> disse in tono tragico.


Buffy ridacchiò nervosamente, per un attimo aveva avuto paura che si opponesse a quel lavoro per altri motivi.


<< Io invece credo, che accadrà l’esatto contrario. Diventerai molto popolare, quando tutti sapranno di chi sei sorella. >> disse Tara, cercando di mitigare la situazione, mentre dava dei colpetti incoraggianti sulle spalle della piccola.


<< Sarà…ma io ci credo poco. Piuttosto, perché ce ne parli solo ora? >> chiese Dawn che ancora doveva digerire la cosa, guardando la sorella maggiore, con fare indignato.


<< Non l’ho fatto apposta…è solo che ieri sono successe tante cose…che mi era passato di mente…poi ieri sera ne ho parlato con Spike e…>> cercò di difendersi Buffy. << …io ero titubante, non so se sono adatta a quel ruolo…insomma non ho nemmeno finito il college…>> aggiunse, mostrando ai suoi amici quali fossero le sue perplessità.


Fermando con un gesto della mano, Xander, che stava per parlare, Willow prese invece lei, la parola. << Che ti ha detto Spike? Lui che ne pensa? >> chiese all’amica.


<< Secondo lui, io sarei la persona più adatta per rivestire quel ruolo. Le sue esatte parole sono state: “ehy baby, se sei riuscita a far rigare dritto anche uno come me, nessuno può resisterti” fine della citazione. Non so…è riuscito perlomeno a farmi desiderare di provarci…voi che ne pensate? >> chiese Buffy guardando gli amici e la sorella attorno al tavolo.


Xander, rimase un paio di secondi silenzioso prima di rispondere. Era rimasto stupito dall’appoggio morale che Spike era riuscito a dare a Buffy. Lui sapeva bene, quanto le fosse costato non finire il college e questa offerta lavorativa, cadeva proprio a fagiolo. Spike aveva ragione, Buffy era la persona adatta per aiutare tutti quei ragazzi. Ancora una volta, il succhiasangue si stava rivelando migliore, di quanto avesse mai sospettato potesse essere.


<< Io credo che Spike abbia ragione. Saresti perfetta per quel lavoro. >> disse sorridendo incoraggiante, mentre provava una strana sensazione all’idea di dare ragione al vampiro. Ma era giusto dare a Cesare quel che è di Cesare.


Tara e Willow, si unirono nel giudizio, abbracciando felici Buffy, che finalmente sembrava aver trovato un suo posto nella vita, che non fosse solo quello della cacciatrice.


<< Grazie…ora però sbrighiamoci, o arriveremo in ritardo. Dopo voglio passare al Double Meat Palace, per rassegnare le dimissioni. Non vedevo l’ora di lasciare quel posto. Addio puzzo di frittura e carne arrosto, finalmente potrò evitare di fare la doccia di continuo. >> esclamò Buffy, emozionata, cercando di buttare la cosa sul ridere.


<< E magari, non vedi l’ora di fare una scappatina negli scantinati, per vedere un certo vampiro, vero? >> le ghignò Dawn, che ormai rassegnata della cosa, era anche lei felice, che la sorella trovasse un’occupazione che le piacesse. Buffy, dal canto suo, fece una finta faccia arrabbiata e prese giocosamente a rincorrere la sorella, con la paletta delle frittelle in mano.


****************

Il colloquio andò decisamente bene, il preside Wood, si disse felice del fatto che avesse accettato la sua proposta, e le spiegò più dettagliatamente in cosa consisteva il lavoro. Le mostrò la scrivania che le sarebbe stata assegnata assieme al computer e le disse che poteva iniziare a lavorare fin dal giorno successivo. La paga era buona e cosa molto importante, anche l’assicurazione sanitaria.


Era fatta, aveva un nuovo lavoro. Eccitata Buffy, si diresse quasi saltellando, giù per le scale che portavano al seminterrato. Non vedeva l’ora di raccontare tutto a Spike.


<< Spike? >> lo chiamò, sperando che con i suoi sensi di vampiro, lui la raggiungesse subito.


Invece tutto attorno vi era silenzio, escluso il riecheggiare dei passi dei ragazzi al piano superiore. Iniziando a girare circospetta per quel labirinto buio, che odorava di muffa, Buffy cercò di tendere i suoi sensi di cacciatrice al massimo, in modo da registrare la presenza del vampiro che amava.


Cinque minuti dopo, con sgomento lo trovò. Era rannicchiato a terra, con la schiena appoggiata ad un classificatore. La testa incuneata fra le ginocchia e le braccia a coprirla, come se si stesse proteggendo da qualcosa. Udendo il suono dei passi di Buffy, che si affrettava verso di lui, alzò la testa di scatto.


Buffy si gelò vedendo l’espressione del suo volto. Era terrore quello che vi era dipinto e lacrime solcavano le sue guance.


<< Spike, che succede? Cos’hai? >> gli chiese accucciandosi davanti a lui, preoccupata a morte.


Lui sollevò piano una mano, che le passò lenta sulla guancia. << Buffy…sei tu? Sei veramente tu? >> chiese con voce roca.



Capitolo 17: Ghost



Londra, Inghilterra:


Un osservatore di nome Robson rientra in un appartamento e trova Nora, una ragazza morta sul pavimento. Viene aggredito da due figure incappucciate e pugnalato con lo stesso coltello visto nei sogni di Buffy.


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Sunnydale, sotterranei del liceo:


Buffy, stava guardando preoccupata Spike, i suoi capelli erano più scomposti del solito, lacrime lucide come argento rigavano le sue guance, e nel suo sguardo confusione e paura.


<< Spike, che succede? Cos’hai? >> gli chiese accucciandosi davanti a lui.


Lui sollevò piano una mano, che le passò lenta sulla guancia. << Buffy…sei tu? Sei veramente tu? >> chiese con voce roca di pianto.


<< Certo che sono io. Sono qui, Spike…dimmi cosa ti è successo. >> chiese lei appoggiando la mano su quella di lui, che le cingeva la guancia.


Il suo sguardo sembrò come riaccendersi, mentre posava l’altra mano sul braccio di Buffy. Lei cercò di aiutarlo a tirarsi su, e facendolo si accorse che piano, piano, lui stava riguadagnando le sue forze.


<< Ghost…fantasmi…>> bisbigliò lui piano, come parlando a sé stesso, mentre si appoggiava a lei e le posava la fronte sulla spalla,


<< Cosa? Sono tornati i fantasmi di ieri? >> chiese Buffy, guardandosi attorno e aspettandosi un attacco.


<< No…non sono loro…loro sono andati…era uno…e altri….>> cercò di spiegare Spike, mentre cercava di schiarirsi le idee.


<< Spike, non capisco…ma una cosa la so, devo portarti via da qua. C’è qualcosa in questo posto che ti ha fatto stare male. Devo riportarti a casa. >> disse Buffy, alzandogli il viso con una mano, per poter guardare nei suoi occhi.


<< Casa…anch’io adesso ho una casa, vero? Una vera casa…>> disse Spike, mentre il suo sguardo si faceva di nuovo confuso, perdendosi in quello di lei.


Sì, lui aveva una casa. Lui adesso viveva con Buffy, la donna che amava con tutto sé stesso, che lo amava a sua volta…era così, vero?


<< Tu mi ami, vero? >> chiese con voce tremante, ritornando leggermente alla realtà, e dando voce ai pensieri confusi che sembravano girargli per la mente.


Lo sguardo di Buffy era sempre più preoccupato, non aveva mai visto Spike in quello stato. Era forse colpa della sua anima? Il cuore le dolse a quel pensiero, perché se le cose stavano così, quanto stava accadendo a Spike era colpa sua. La stava guardando come un cucciolo smarrito, in attesa di un gesto gentile.


<< Certo che ti amo, ma ora andiamo via di qui. >> gli disse leggermente agitata, mentre pensava a come fare per portarlo via. Fuori era pieno giorno, ed il sole batteva con forza.


<< C’è un passaggio che porta alle fogne….poi da li si arriva vicino a casa. >> disse Spike, come se le avesse letto nel pensiero. << Sì…andiamo via…devo parlare con Eudora…>> disse ancora, indicando una direzione con la mano.


Poco a poco, le nebbie che avvolgevano la sua mente, si stavano sollevando. La presenza di Buffy al suo fianco, sentirla di nuovo dire che lo amava, gli stavano restituendo le forze. Inoltre, mano a mano che si allontanavano dal liceo, e si dirigevano attraverso le fogne, verso Ravello Drive, sentiva farsi meno pressante la forza che lo aveva soggiogato.


Buffy, continuava a sorreggerlo in silenzio, tesa e preoccupata, ancora non aveva capito cosa fosse successo. Sentiva che ad ogni passo che facevano, il braccio sopra le sue spalle era sempre meno pesante, lui stava facendo sempre meno forza e ormai camminava bene da solo, eppure continuava a tenerla stretta, come se avesse bisogno di quel contatto.


Ma perché non parlava? Perché non spiegava cosa gli era accaduto? E perché voleva parlare con Eudora? Lei forse non gli bastava? Si chiese con una punta di gelosia. Ma soprattutto, perché lei stessa non si decideva a parlargli?


<< Spike…va meglio ora? >> gli chiese tanto per cominciare.


Lui si soffermò, mettendosi di fronte a lei, per guardarla negli occhi. << Si, ora va meglio…grazie a te! Non so cosa avrei fatto, se tu non fossi arrivata. >> le disse facendole un sorriso leggermente triste, mentre appoggiava le labbra alla sua fronte, per posarvi un bacio.


Lei avvolse le braccia attorno alla sua vita, seppellendo il volto sul suo torace. << Che è successo, Spike? >> gli chiese piano, mentre lui le avvolgeva le braccia intorno alla schiena e aspirava il profumo dei suoi capelli.


<< C’è qualcosa di potente laggiù, Buffy. Ho seguito una traccia…che mi ha condotto dove mi hai trovato…non sono riuscito ad andare più avanti…è…non so nemmeno io come spiegare cosa ho visto…ecco perché voglio parlare con Eudora…lei forse riuscirà a decifrare qualcosa…non so…>> le bisbigliò vicino all’orecchio, mentre con il naso, strusciava piano verso il suo collo.


Era stato terribile, e solo ora che era lì, con lei che lo teneva, lo confortava, riusciva a richiamare quelle immagini. Se lei continuava a tenerlo così, ogni paura passava, scompariva, come neve al sole. Lei era il suo sole, la luce che lo conduceva fuori dalle tenebre, pensò mentre un brivido gli correva lungo la schiena al ricordo di un immagine in particolare.


<< Ok, allora andiamo. >> gli disse Buffy, tirandosi indietro e facendogli un sorriso, per poi prendergli la mano, unendo le dita con le sue. Spike accennò con la testa, e la segui.


*******************


Erano seduti sul divano, Buffy gli era accanto, accoccolata contro di lui. Eudora era seduta sulla poltrona di fronte, mentre le due streghe, sull’altra. Tara era seduta sul bracciolo, e teneva la mano sulla spalla di Willow. Tutti i loro sguardi erano rivolti verso di lui. Era arrivato il momento di parlare, di raccontare quello che gli era successo.


<< Ero sceso da un po’ nei sotterranei, continuavo a sentire quella forza oscura, cercando di capire da dove provenisse, penso di aver girato per un bel po’…ora non ricordo quanto…quando ho sentito che ero nella direzione giusta…ed è stato allora che mi è apparso….>>


****************


Warren:

Io trascendo la sua comprensione

Io sono più di questo

Sono più della carne..


Glory:

Più del sangue

Io sono…francamente non credo che esistano

vocaboli umani per descrivermi.

OH, il mio nome sarà sulla bocca di tutti

Ammesso che ce l’avranno ancora la bocca.

Ma bisogna aspettare

Va bene così comunque


Adam:

So essere paziente

Tutto rientra perfettamente nei parametri

Lei è esattamente dove voglio che sia

E anche tu, numero 17

Sei nel posto dove devi essere


Sindaco:

Cosa credevi che riavere la tua anima

Sarebbe stato tutto rose e fiori?

L’anima è più scivolosa di un anguilla insaponata.

Se no perché l’avrei venduta?

Forse pensavi che saresti stato padrone di te stesso,

E per questo ti ammiro.

Ma tu…


Drusilla:

Non lo sarai mai

Tu sarai mio per sempre

Resteremo per sempre nell’oscurità

A cantare le nostre canzoncine.

Ti piacciono le nostre canzoncine, vero?

Ti sono sempre piaciute, sin dall’inizio

Ed è lì che siamo diretti


Il maestro:

Stiamo tornando all’inizio

Non al Big Bang, Non al verbo

Al vero inizio

I prossimi mesi saranno una bella avventura

E credo che noi tutti avremo l’occasione di

Capire qualcosa di più su noi stessi

Tu capirai di essere un povero idiota,

casomai non lo avessi ancora chiaro.

Ma guardati…

Hai cercato di fare la cosa giusta.

Proprio come lei,

Ancora non ci sei arrivato

Non è una questione di cos’è giusto

O di cosa è sbagliato


Buffy:

E’ una questione di potere.


****************

Spike aveva parlato ad occhi chiusi, cercando di ricordare ogni singola parola che aveva sentito provenire da quell’essere. Aveva sentito Buffy stringersi di più a lui, quando aveva raccontato di Drusilla, e sentirla vicina in quel momento, gli aveva reso più facile, ripetere quelle parole.


La tensione nella stanza era aumentata considerevolmente, mano a mano che parlava, che ripeteva, e quando arrivò all’ultima parte, sentì distintamente, Buffy cercare di trattenere un gemito che gli era venuto spontaneo. Riaprendo gli occhi, incontrò quelli verdi di lei, allargati dall’angoscia.


<< E’ per questo che quando sono arrivata, mi hai chiesto se ero io…ora capisco…quella…cosa…ha preso le mie sembianze. Ma chi o cosa può essere? >> chiese lei, spostando lo sguardo da quello di Spike, per guardare verso Eudora.


L’anziana strega, se ne stava ad occhi socchiusi, come persa nei suoi pensieri, stava evidentemente esaminando quanto aveva appreso. Passò un minuto, prima che facesse anche solo un cenno, poi rilasciò andare lentamente un sospiro.


<< Si sta muovendo più velocemente, di quanto sperassi. >> disse a voce bassa.


Gli altri nella stanza rimasero perplessi, di cosa stava parlando?


<< Ora anche tu Buffy, dovresti aver capito chi è il nostro nemico…pensaci…>> aggiunse aprendo gli occhi e fissando quello sguardo argentato sulla cacciatrice.


La mente di Buffy era in subbuglio. Una voce nella sua mente le diceva che Eudora aveva ragione, ma c’era qualcosa che le sfuggiva, sentiva che in tutta la storia che Spike aveva raccontato, mancava un particolare.


<< Spike…quella cosa…ti ha mai toccato? >> chiese, volgendosi verso di lui, ma con lo sguardo perso dietro i suoi pensieri.


<< No…è per questo che ho pensato, che si trattasse di fantasmi. Si avvicinava e sembrava sfiorarmi, ma non riuscivo a sentire nessun contatto. >> rispose Spike, mentre faceva mente locale.


Buffy si irrigidì ed alzandosi in piedi, incrociò le braccia al seno. Si, Eudora aveva ragione, lei ora sapeva chi era il nemico.


<< Dobbiamo metterci subito in contatto con Giles, ora so chi dobbiamo combattere. E’ il Primo! >> disse con voce decisa.




Londra , Inghilterra :


Giles irrompe nella stanza dove trova Nora morta e Robson ferito. Quest’ultimo gli dice “Radunali, è iniziato”. Dietro a Giles spunta una figura incappucciata che si accinge a colpirlo con un ascia.


Capitolo 18 – Ghost (parte seconda)



<< Dobbiamo metterci subito in contatto con Giles, ora so chi dobbiamo combattere. E’ il Primo! >>


Dopo aver detto queste parole, Buffy si era diretta immediatamente verso il telefono, e prendendo dall’agendina il numero di cellulare che Willow le aveva fornito, quando era tornata, prese subito a digitare il numero sulla tastiera. Gli sguardi di tutti erano su di lei, aspettando ansiosi che iniziasse a parlare.


Ma c’era lo sguardo di qualcuno, che non aveva seguito la figura di Buffy. Lo sguardo di Eudora infatti, era rimasto fisso su Spike, con un intensità incredibile, come se stesse sondando ogni parte dell’anima del vampiro. Lui però non se accorse. Quando Buffy si era alzata, avviandosi verso il telefono, aveva appoggiato la testa indietro sul divano, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi e cancellare le immagini che ancora popolavano la sua mente.


Riaprì gli occhi di scatto, quando gli giunse l’esclamazione di Buffy.


<< Accidenti! >> fece infatti la cacciatrice, riposando con forza la cornetta al suo posto. << Non risponde! Possibile che quando c’è bisogno di parlare con qualcuno, c’è sempre la segreteria? >> sbottò rivolgendosi agli altri. Spike le fece un blando sorriso.


<< E’ probabile che Rupert, si sia scordato di accenderlo o metterlo in ricarica, non mi stupirebbe, con la tecnologia è una frana. Non ti resta che provare fra un po’. >> disse il vampiro scuotendo la testa, leggermente divertito.


Buffy lo guardò leggermente perplessa, da quando Giles e Spike erano diventati così…intimi…forse non era la parola giusta, forse era meglio, amici? Aveva sentito nella voce di Spike, una lieve presa in giro nei confronti di Giles, ma, niente di vagamente simile, a come si rivolgeva a lui un tempo. Si ritrovò a sorridergli dolcemente.


Stava iniziando ad accorgersi, di tutti i piccoli e grandi cambiamenti, che l’anima aveva prodotto sul vampiro che amava, e doveva ammettere che almeno questo le piaceva, le piaceva molto. Sentirlo meno contrario, a tutte le persone che lei amava, era bello. Rendeva il loro rapporto più stabile.


Tornò verso di lui e gli si sedette accanto, prendendogli la mano, mentre ascoltava i vari aneddoti che lui e Willow, raccontavano divertiti su Giles, e sul periodo che avevano passato in Inghilterra. Mentre rideva, sentendo di quella volta che Giles aveva quasi mandato in tilt il computer della sede della Congrega, Buffy, mentalmente si ricordava invece di come si era sentita sola senza di lui, e questo le faceva apprezzare ancora di più il fatto che adesso fosse accanto a lei.


Colse però lo strano sguardo di Eudora, nei confronti di Spike. L’anziana strega, infatti, non si era unita alle risate, e continuava a fissare Spike, con uno sguardo insondabile.


<< William…a che canzoncine si riferiva lo spettro di Drusilla? >> chiese poco dopo, prendendo di sorpresa quasi tutti, eccettuata Buffy, con quella sua domanda.


Lei però sentì Spike, tendersi accanto a sé, e lo guardò preoccupata.


Lui prese un profondo respiro, prima di rispondere, e si vedeva che stava cercando di deglutire a fatica, mentre il suo sguardo, si era abbassato, sembrava che stesse guardando la sua mano intrecciata con quella di Buffy, ma in realtà era perso nel vuoto.


<< Roba da vampiri…piccole torture alle quali Dru mi sottoponeva….>> la sua voce, sembrava provenire da lontano, perso di nuovo, dentro agli incubi che quel fantasma aveva risvegliato. Buffy gli strinse più forte la mano, come a cercare di trattenerlo, di riportarlo a sé. << …lei sapeva che mi faceva male, sentirle….e si divertiva a punzecchiarmi. Diceva che lo faceva per il mio bene…che dovevo trasformare il dolore in rabbia…rabbia che mi avrebbe aiutato a distruggere il mondo…>> aggiunse con un sospiro, mentre stringeva forte gli occhi chiusi.


Quante persone aveva ucciso, a causa di quelle canzoncine? La sua anima stava urlando, maledicendolo. La sentiva bruciare così tanto nel petto, che si portò l’altra mano al torace, come a stringerlo, cercando di contenere il dolore. Fu invece la mano di Buffy, che posatasi sulla sua, a placarlo. Spike riaprì gli occhi, rifiutandosi però di posarli su di lei, non era sicuro di riuscire a sopportare la sua vista. Aveva paura di vederci il disgusto di una volta.


<< Ce n’era una in particolare? >> chiese ancora Eudora. La strega vedeva bene, quanta sofferenza aleggiasse sul vampiro, ma sentiva che era necessario indagare. In William vedeva una ferita aperta e infetta, era necessario ripulirla per bene, anche se avrebbe provocato dolore farlo, altrimenti non sarebbe mai guarita.


Buffy guardò storta la strega. Possibile che non capisse che Spike era sconvolto? Oggi ne aveva passate troppe e non aveva certo bisogno di essere tormentato ancora. Stava quasi per dirglielo a parole dure, quando Spike le lasciò la mano che le stringeva e si alzò, dirigendosi verso il camino, dove prese a sfiorare con la punta delle dita una sua vecchia foto. Sembrava che cercasse di mettere della distanza fra di loro, e questo le fece male. Stava per seguirlo e abbracciarlo, ma la mano di Eudora si pose davanti a lei, come un divieto.


<< Si…>> sussurrò Spike, in un bisbiglio quasi inudibile, mentre afferrava con forza la mensola del camino. << …c’era una canzone…Early one morning…è una vecchia ballata inglese….me la cantava sempre mia madre…lei…io…>> si interruppe, non riuscendo ad andare avanti, faceva troppo male anche solo pensarci, e riuscire a dirlo, era proprio un’impresa impossibile.


<< Io…io non mi sento bene…credo che andrò di sopra a stendermi. >> aggiunse, muovendosi di scatto e iniziando a salire velocemente le scale, evitando di guardare chiunque. Sapeva quello che Eudora gli stava chiedendo, ma non poteva risponderle, non ci riusciva, non con Buffy che lo guardava.


Buffy stava per lanciarsi di nuovo al suo inseguimento, ma ancora una volta venne fermata dalla vecchia strega.


<< Aspetta. >> le disse questa << Se vuoi andare da lui, fallo. Ma per il suo stesso bene e per il bene di tutti, è meglio se riesci a tirargli fuori quello che lo tormenta. Lo sai bene anche tu come agisce il Primo, lui scava nei recessi delle anime per trovare qualcosa da utilizzare a suo favore. Chissà cosa potrebbe fare a William, se lui non riesce a tirare fuori da solo il suo problema. >> aggiunse l’anziana strega, guardandola con quegli occhi argentati.


Buffy si sentì gelare il sangue nelle vene. Si ora capiva. Ricordava bene quello che era successo ad Angel quando il Primo, aveva iniziato a tormentarlo. Mio dio, e se avesse fatto lo stesso con Spike? O anche peggio? Gli sguardi di incoraggiamento da parte di Willow e Tara, le diedero la forza di salire lentamente le scale, diretta verso camera sua, dove sperava di trovarlo.


Era disteso sul letto, un braccio a coprirsi il volto, il corpo scosso da singhiozzi silenziosi. Non appena avvertì la sua presenza si girò di scatto dall’altra parte, volgendole le spalle. Buffy si avvicinò lentamente al letto e si sedette sulla sponda, tese la mano come per toccargli una spalla, ma la fermò un istante, per poi riportarsela in grembo con l’altra.


La donna che era in lei avrebbe voluto abbracciarlo e consolarlo, ma la cacciatrice, doveva invece cercare di risolvere la situazione, anche in modo duro, spietato, se fosse stato necessario, capiva che Eudora aveva detto la verità. Doveva tirargli fuori quello che lo tormentava.


<< Parlami di quella canzone, Spike. Dimmi cosa rappresenta per te. >> gli disse con voce decisa, mentre istintivamente assumeva il tono della cacciatrice.


Lui si tese, udendo quel tono. Quando lei era entrata, dentro di sé aveva sperato che lei lo accogliesse fra le sue braccia e lo cullasse come se fosse stato un bambino. Si era comportato come un bambino, infatti, volgendole le spalle come aveva fatto. Un bambino che seppur desiderando tanto una cosa, facesse i capricci.


Aveva quasi sentito la mano di lei sulla spalla. Così come, quella volta nel cimitero, quando lei si era appoggiata contro la porta della sua cripta, lui sapeva che era là dall’altra parte, con la mano posata sullo stipite, e istintivamente aveva posato la mano nel punto corrispondente, ma quando aveva aperto la porta di lei non c’era traccia, svanita.


Così adesso, aveva sentito la sua mano allontanarsi, svanire. Non di meno era rimasto sorpreso dal suo tono di voce, e non era stato solo quello a sorprenderlo, ma aveva anche avvertito la sua energia di cacciatrice. Era con la cacciatrice che doveva vedersela adesso, e la conosceva bene, non lo avrebbe lasciato andare tanto facilmente, fino a quando non le avesse dato le risposte che voleva.


Anche questo gli ricordava qualcosa, il giorno che era venuta nella sua cripta per avere informazioni sulla morte delle due cacciatrici. Anche allora, aveva capito che non gli sarebbe stato possibile evitare le sue domande. Il denaro che lei gli aveva offerto, gli era servito come scappatoia, per il suo orgoglio da big bad. Ma tutto si era ritorto contro di lui. E anche questa volta sapeva che sarebbe successo lo stesso, stava per perderla.


Non appena avesse saputo cosa aveva fatto, lo avrebbe guardato di nuovo con disgusto e cacciato dalla sua camera, dal suo letto, dalla sua vita. Non avrebbe voluto permettere questo, ma non aveva scelta, lei non gli stava lasciando nessuna scelta. Fu con un grosso groppo alla gola che si sedette sul letto, buttando giù i piedi, e continuando a volgerle la schiena.


Avrebbe parlato, detto tutto, ma non voleva vederla, non voleva essere visto. Avrebbe tirato fuori tutta la merda che si sentiva dentro e poi se ne sarebbe andato, senza lanciarle neppure uno sguardo. In fondo era questo che si meritava davvero, lo aveva sentito dentro di sé, fin dal momento in cui, la sua dannata anima aveva preso a bruciargli dentro.


<< E va bene…ma tu non guardarmi…per favore…>> disse con voce soffocata, mentre spiava da sopra la spalla i movimenti di lei, quando la vide annuire e girarsi, voltandogli la schiena, sospirò e strinse forte gli occhi. Quella sarebbe stata l’ultima immagine di lei che si sarebbe portato dentro, fino alla fine.


Buffy si girò, quando lui glielo chiese, ma dentro aveva l’inferno. Si sentiva dilaniata, da una parte la donna innamorata che premeva per correre da lui ad abbracciarlo e dall’altra la cacciatrice che invece, voleva risolvere quella situazione, anche se per farlo avrebbe dovuto far soffrire l’uomo che amava.


<< Ti ricordi di quello che ti avevo raccontato, su come ero diventato un vampiro? >> chiese lui seguendo un suo filo mentale e non aspettandosi una risposta, che infatti non venne. << William the bloody…sai mi chiamavano così anche prima, ero un dannato sfigato. Un poetucolo da strapazzo…che torturava gli altri con le sue poesie, altro che chiodi….Non hai idea di quanti commenti offensivi ho dovuto buttare giù, mentre ero in vita. Quando diventai un vampiro decisi di vendicarmi di tutti coloro che mi avevano denigrato. E lo feci, l’ho fatto! Ma c’era qualcuno che non mi aveva mai criticato….mia madre…lei…lei se ne stava sempre lì sorridente…ad ascoltarmi declamare quegli obbrobri, sempre con il sorriso sulle labbra e lo sguardo dolce e orgoglioso. Io l’amavo Buffy…l’amavo dannatamente, lei era tutto per me. Mio padre era morto quando ero piccolo, e lei era sempre stata tutto il mio mondo…ero un dannato mammone…ecco cos’ero. Lei mi dava il calore che il mondo esterno non mi dava, mi abbracciava e cantava per me quella canzone…amavo anche quella canzone. >> iniziò a spiegare, perdendosi nei suoi ricordi, ed iniziando inconsciamente a canticchiarla.


Early one morning, just as the sun was rising

I heard a maid sing in the valley below

"Oh don't deceive me, Oh never leave me,

How could you use, a poor maiden so?"


Remember the vows that you made to me truly

Remember how tenderly you nestled close to me

Gay is the garland, fresh are the roses

I've culled from the garden to bind over thee.


Here I now wander alone as I wonder

Why did you leave me to sigh and complain

I ask of the roses, why should I be forsaken,

Why must I here in sorrow remain?


Through yonder grove, by the spring that is running

There you and I have so merrily played,

Kissing and courting and gently sporting

Oh, my innocent heart you've betrayed


How could you slight so a pretty girl who loves you

A pretty girl who loves you so dearly and warm?

Though love's folly is surely but a fancy,

Still it should prove to me sweeter than your scorn.


Soon you will meet with another pretty maiden

Some pretty maiden, you'll court her for a while;

Thus ever ranging, turning and changing

Always seeking for a girl that is new.


Thus sang the maiden, her sorrows bewailing

Thus sang the poor maid in the valley below

"Oh don't deceive me, Oh never leave me,

How could you use, a poor maiden so?"


La cantò tutta, mentre le lacrime gli solcavano le guance, mentre cercava di trattenere il demone dentro di sé, che avrebbe voluto urlare e sfasciare tutto. << Quando Drusilla mi trasformò, fui io a volerlo Buffy…accolsi quella nuova vita con gioia selvaggia e passai alcune notti a folleggiare, ebbro della nuova forza che sentivo scorrere in me…ma poi…una sera…tornai a casa…>> disse sommessamente mentre le sue parole gli rievocavano le immagini di quella maledetta sera.


Drusilla gli prese la mano e danzarono nel salotto di casa sua. Si gettano sul divano, si baciano e progettando delle carneficine. A un certo punto Spike, disse che loro tre sarebbero stati invincibili. A queste parole Dru chiese spiegazioni e Spike disse che avrebbe portato sua madre con loro e che le sarebbe piaciuta. Anne entrò nella stanza preoccupata per il figlio scomparso da qualche giorno. Lui le spiegò che ora lui era rinato e che era diventato un vampiro. Anne gli chiese se fosse ubriaco e Spike si avvicinò a lei per poterle donare la vita eterna e per guarirla dalla malattia. La abbracciò e le promise che sarebbero stati insieme per sempre, poi la morse e la vampirizzò.


<< Lei era malata Buffy…aveva la tisi…ed io pensai che se fosse diventata anche lei un vampiro, poi sarebbe stata bene, che non l’avrei mai persa…ma come si dice? Che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi? Tutto andò a rotoli…>> continuò Spike a narrare, perdendosi ancora una volta nei ricordi.


Lui stava cercando sua madre. Sentì la musica venire dall'oscurità, e la trovò, con in mano un carillon. Non era più malata ed era bellissima. Spike si sentì felice di vedere sua madre sana e bella e iniziò a fare progetti sul loro futuro. Anne, però, disse che la prima cosa che avrebbe fatto era sbarazzarsi di lui. Nominò le sue terribili poesie, e disse di disprezzarle. Diventò sempre più crudele dicendo che avrebbe dovuto rompergli la testa quando era un bambino. Spike si sentiva il cuore a pezzi ed era schifato da quello che diceva sua madre. Anne fa delle avance al figlio, cerca di baciarlo ma William non voleva quel tipo di amore da lei . La respinse e lei lo attaccò con un bastone. Spike lo spezzò e disse che gli dispiaceva…e poi impalettò sua madre, che per un momento tornò ad essere la donna dolce e familiare di sempre, facendo un sorriso prima di diventare polvere.


<< Capisci adesso Buffy? Perché adesso odio quella canzone? Io l’ho uccisa! Due volte! E continuo a chiedermi se lei mi odiasse veramente, o se era il demone dentro di lei a parlare. E ogni volta che la sento…quella stupida canzone…mi sconvolge, perché riporta a galla ricordi, che invece vorrei dimenticare per sempre…ma ora so…so che non posso farlo. Ho commesso tanti errori, Buffy, tante cose sbagliate…cattive…ma quella è la peggiore di tutte. Non esiste perdono per quello. Io ho ucciso colei che mi aveva donato la vita, e me ne porterò dietro il peso per sempre. Quindi se adesso mi dici che ti faccio schifo, ribrezzo…sappi che ti capisco…e se vuoi che me ne vada via subito, io…>> Spike si morse con forza l’interno della guancia, mentre cercava la forza per alzarsi da quel letto e andarsene via, non sopportando più quell’attesa angosciante. Era meglio darci un taglio subito. La voce di Buffy però lo fermò, mentre si stava mettendo in piedi.


<< Io credo che lei ti amasse, con tutto il cuore, così come tu amavi lei. >> disse con voce calma, ma piena di dolcezza.


Spike si bloccò, fermo, accanto al letto, non credendo alle sue stesse orecchie. Si era aspettato parole dure, piene di disprezzo, invece…. Non riuscendo ad impedirselo alzò lo sguardo, per guardarla, lei si era girata e lo stava guardando a sua volta, e aveva preso a muoversi sul letto fino ad arrivare vicino a lui, stando alta in ginocchio.


<< E credo anche che ti abbia perdonato. Tu hai detto che alla fine sorrideva, non è vero? Io penso che lo facesse per farti capire che ti perdonava. >> disse ancora Buffy, appoggiandosi ai suoi bracci, che lui teneva fermi lungo il corpo.


Un singulto gli venne alla gola, sentendo le mani di lei che lo toccavano ancora. Come poteva farlo? Come faceva sopportare di toccarlo? Abbassando la testa, la fissò negli occhi e fu come se venisse investito da una vampata di calore. Non vi era odio in quegli occhi, né disgusto, ne riprovazione….ma solo amore. Un amore caldo e avvolgente, che gli fece provare la sensazione, che il cuore iniziasse a battere con forza. << Buffy…io…>>


<< Shhh…>> gli fece lei dolcemente, mentre gli posava un dito sulle labbra. << Hai sbagliato, lo so. Hai commesso un errore…ma lo hai fatto per amore. Ti prego Spike…mostrami il volto del demone…>> gli chiese carezzandogli la guancia.


Lui non capiva dove lei volesse arrivare, ma fece come gli aveva chiesto e assunse il volto del vampiro, mentre la mano di lei ancora lo accarezzava, passando sopra le sue creste.


<< E ora dimmi…tu hai continuato a soffrire per questo, in tutti questi anni, non è vero? Anche prima di riavere l’anima? >> gli chiese ancora lei.


Lui si limitò ad annuire con la testa, non riuscendo in nessun modo a far uscire le parole, tanto si sentiva la gola stretta dall’emozione.


Buffy sorrise, mentre si appoggiava con la testa al suo torace, e lo abbracciava alla vita. << Tu l’amavi Spike, l’amavi anche dopo essere diventato un vampiro, lei questo lo sapeva. E sapeva che era stato per amor suo, che avevi compiuto quel gesto, e anche lei ti amava, tanto. Ecco perché penso che ti abbia perdonato. E anche tu devi farlo…devi perdonarti e perdonare lei, per quelle parole cattive che ti disse. Lei non le pensava veramente, era il demone a parlare. Non dovrei spiegarti questo, tu dovresti saperlo meglio di me, ma ora mi rendo veramente conto, che tu sei un demone speciale. La tua capacità di amare è unica. Pensi di essere stato il solo vampiro che abbia ucciso i suoi genitori? Altri lo hanno fatto, senza piangere una lacrima in ricordo…Angel uccise tutta la sua famiglia, ma ne sentì il rimorso solo dopo che ebbe l’anima. >> disse piano Buffy, tenendolo stretto a sé e sentendolo irrigidirsi alla menzione dell’altro vampiro.


Spike dovette reprimere il desiderio di ruggire, quando Buffy pronunciò il nome del suo gran sire.

<< Io non sono come lui! >> non riuscì ad impedirsi di ringhiare.


<< Lo so! >> gli rispose Buffy, guardandolo di nuovo negli occhi, per essere certa che vedesse la sua espressione, mentre si preparava a dirgli quello che pensava. << Tu sei migliore di lui! >> gli disse con voce e sguardo deciso. << Tu hai conservato dentro di te, non solo i ricordi di William, ma anche le sue emozioni. Sei il demone più umano che io conosca, ed io ti amo anche per questo. >> aggiunse con voce seria, mentre cercava di fargli abbassare la testa per baciarlo.


Spike si sentì sciogliere come gelatina a quelle parole, mentre la gelosia verso Angel moriva lentamente. Lei gli stava dicendo di amarlo, non tanto come uomo ma proprio come demone. Glielo aveva già detto in passato, ma solo ora riusciva veramente ad accettarlo, a crederci veramente.


Con un sospiro si lasciò cadere a sedere accanto a lei e la prese fra le braccia, stringendola con forza. Pochi minuti prima, aveva creduto di doverla lasciare, che non l’avrebbe vista mai più, ed invece adesso lei era lì che lo baciava, stretta attorno al suo collo, come a non lasciarlo andare mai.


Improvvisamente si sentì come un peso addosso, una grande stanchezza, dopo tutti gli eventi che si erano succeduti quel giorno, ma era un peso piacevole, che invece di abbatterlo, lo rilassava e gli risollevava l’anima. Si, forse lei aveva ragione. Sua madre l’aveva amato e perdonato, ora toccava a lui perdonare sé stesso.


Buffy sentì le sue spalle abbassarsi, e si tirò indietro per guardarlo. Aveva un aspetto stanco e provato, ma nei suoi occhi ancora gialli, brillava una nuova luce piena di speranza. << Su, ora spogliati. >> gli disse, dolcemente.


Lui alzò un sopracciglio a quelle parole, e quel gesto la fece ridere. << Tranquillo, mister voglio prima corteggiarti. Questa non è una proposta. Voglio solo che entri nel letto per dormire un po’. Non hai dormito molto stanotte e lo vedo che sei stanco morto. Quindi ora fai il bravo bambino, ed entri sotto le coperte e fai la nanna. >> gli disse sempre ridacchiando.


E Spike da bravo bambino ubbidì, spogliandosi nudo e infilandosi sotto le coperte che sapevano di lei, con un ghigno sul volto, dato che aveva notato che lei non si era voltata, ma lo aveva guardato mentre si spogliava. << Resti un po’? >> chiese vedendo che si stava alzando.


<< Solo fino a quando non ti addormenti. >> disse lei stendendosi accanto a lui sulle coperte, e posandogli la testa sul torace, felice di quel breve momento di pace che stavano vivendo. Ma la cacciatrice che era in lei, le disse che c’era un ultima cosa da fare. << Me la canti ancora quella canzone? >> gli chiese con una punta di vergogna nella voce.


Spike capì a quale si riferiva, e si apprestò a cantarla, aspettandosi di sentire ancora il dolore invaderlo, ma invece non venne. Ora dentro di lui c’era solo pace.


Early one morning, just as the sun was rising

I heard a maid sing in the valley below

"Oh don't deceive me, Oh never leave me,

How could you use, a poor maiden so?"


Remember the vows that you made to me truly

Remember how tenderly you nestled close to me

Gay is the garland, fresh are the roses

I've culled from the garden to bind over thee.


Here I now wander alone as I wonder

Why did you leave me to sigh and complain

I ask of the roses, why should I be forsaken,

Why must I here in sorrow remain?


Through yonder grove, by the spring that is running

There you and I have so merrily played,

Kissing and courting and gently sporting

Oh, my innocent heart you've betrayed


How could you slight so a pretty girl who loves you

A pretty girl who loves you so dearly and warm?

Though love's folly is surely but a fancy,

Still it should prove to me sweeter than your scorn.


Soon you will meet with another pretty maiden

Some pretty maiden, you'll court her for a while;

Thus ever ranging, turning and changing

Always seeking for a girl that is new.


Thus sang the maiden, her sorrows bewailing

Thus sang the poor maid in the valley below

"Oh don't deceive me, Oh never leave me,

How could you use, a poor maiden so?"


Quando le ultime note della canzone finirono, lui scivolò dolcemente nel sonno, tenendo a sé la donna che amava, e Buffy sospirò felice, anche l’ultima incertezza era svanita, ora poteva essere solo una donna e godere della sensazione del suo uomo accanto a sé.



Capitolo 19 – First Date



Quando Buffy uscì dalla camera da letto, chiudendo delicatamente la porta, trovò fuori ad attenderla, Willow e Tara, che la interrogarono silenziosamente, preoccupate. Buffy fece loro cenno che era meglio scendere in soggiorno per parlare. Scendendo piano le scale, Buffy trovò Eudora sempre seduta sulla poltrona, solo che adesso aveva in mano una tazza di tè, che doveva essersi preparata durante l’attesa.


Non sembrava essere preoccupata come le altre due streghe, anzi al contrario, la sua espressione era calma e rilassata. Evidentemente doveva già sapere che le cose si erano sistemate. Eudora fece infatti a Buffy un breve cenno con la testa, come a dirle “buon lavoro”.


<< Allora? >> chiese invece Willow, non riuscendo più a trattenere la tensione, mentre si stringeva le mani con forza.


<< Va tutto bene…ora sta dormendo…>> rispose Buffy con un sospiro e chiudendo per un attimo gli occhi, mentre si accasciava sul divano. Dentro di sé sentiva che quella breve risposta non sarebbe bastata, ma era restia a raccontare le cose che Spike le aveva rivelato.


Riaprendo però gli occhi, si rese conto, che ora non doveva più tenere nascoste certe cose. Le persone che erano attorno a lei, non avrebbero potuto giudicare male Spike, come invece avrebbero fatto in passato. Beh, almeno non loro. Ringraziò mentalmente che Xander non fosse presente, l’ultima cosa che avrebbe desiderato adesso erano commenti sgradevoli e gratuiti.


<< Quella canzone, riguardava strettamente il rapporto che aveva con sua madre…e su come è morta…>> iniziò a rivelare, mentre prendeva un cuscino e lo stringeva a sé, come se quel cuscino fosse Spike. Lentamente raccontò loro cosa fosse successo, cosa aveva portato Spike ad odiare e a reagire a quella canzone.


<< Penso che ora le cose si siano risolte…lui ha cantato quella canzone per due volte…e la seconda…mi è sembrato molto più tranquillo…>> terminò di raccontare, alzando gli occhi che fino a quel momento aveva tenuto abbassati a terra, avendo ancora dentro di sé un po’ di timore che le cose non venissero comprese, come invece aveva fatto lei.


Invece, guardando negli occhi le sue amiche, si rese conto che vi era solo commozione nei loro sguardi. Non giudizio, non condanna, solo comprensione. Tara e Willow, si alzarono dalla poltrona per venirsi a sedere accanto a lei, da entrambi i lati, stringendola in un abbraccio a tre, senza dire una parola. Le parole in quel momento, in fondo erano futili.


<< Ora che pensi di fare? >> chiese Tara, mentre le carezzava leggermente le spalle, tirandosi indietro e facendole un sorriso. Dolce Tara, sempre un passo avanti agli altri, nel comprendere le cose.


<< Beh, pensavo di approfittare del fatto che adesso dorme, per andare al Double Meat Palace…>> rispose Buffy, fraintendendo volutamente la domanda. Tante, troppe cose occupavano la sua mente. Rintracciare Giles per metterlo al corrente che avevano capito chi era il loro nemico, iniziare a fare ricerche per capire come sconfiggerlo, occuparsi di Spike, e molto altro ancora.


Tara, comprese dallo sguardo di Buffy, che la sua risposta non era stata data scioccamente. << Un passo alla volta…giusto.>> approvò con un cenno della testa. Poco a poco avrebbero affrontato tutto, lasciarsi prendere dagli eventi e dal panico, non serviva a nessuno.


Anche Willow, comprese, cogliendo un breve sguardo di intesa con la compagna, e annuì più vigorosamente. << Giusto! Tu vai a sistemare quella faccenda in sospeso. Io e Tara cominceremo a fare ricerche e vedremo se ci riesce di metterci in contatto con Giles! >> propose alzandosi pimpante dal divano, pronta per la nuova missione che era stata messa sulla loro strada.


Eudora, accennò a sua volta, come a dare il beneplacito a quelle decisioni. Il che fu di molto sollievo per tutte.


***************


Spike, si svegliò stiracchiandosi sensualmente sotto le lenzuola. Aveva dormito benissimo, come non gli accadeva da tempo, niente sogni o incubi, solo pace e riposo. Benché si fosse reso conto di essere solo in camera e sul letto, riusciva a percepire attorno a sé la presenza di Buffy, che permeava tutto. Persino dalle mura sentiva emanare la sua essenza, il suo odore, che gli fece spuntare un sorriso appagato sulle labbra.


Lei lo aveva capito.


Lei lo aveva perdonato.


Lei gli aveva chiesto di perdonare sé stesso.


Ma soprattutto…


Lei lo amava.


Veramente.


Scostando le coperte, si massaggiò la nuca, mentre pensava a cosa poter fare per ringraziarla, per come aveva saputo stargli vicino. Un modo doveva pur esserci. Anche senza guardare verso la finestra, sapeva che mancavano ancora diverse ore al tramonto, dovevano essere le tre o le quattro del pomeriggio.


Colto da un idea, prese a vestirsi velocemente, prima di scendere le scale, per trovare altri occupanti della casa. Se voleva avere qualche chance, di riuscire a rendere possibile l’idea che aveva avuto, aveva bisogno di aiuto per l’organizzazione, da solo non ce la poteva fare. Sperava solo che Buffy al momento non fosse in casa, altrimenti addio sorpresa.


Ebbe fortuna, in sala, trovò solo Tara, Willow e Dawn, di Buffy nessuna traccia. Le tre erano alle prese sullo studi di alcuni libri e Willow, invece stava usando il suo portatile


Dopo averlo salutato come se niente fosse successo, tutte e tre le ragazze, si resero conto che lo sguardo di Spike frugava a giro per la casa, per poi riposarsi su di loro, ed infine verso terra.


<< Buffy non c’è, ha detto che andava a fare delle compere, voleva approfittare della liquidazione che le hanno dato al Double Meat Palace. >> spiegò sorniona Dawn, che aveva capito in parte il comportamento del vampiro. Rimase però sorpresa, quando lo vide tirare, quello che sembrava tanto, un sospiro di sollievo.


Sotto lo sguardo interrogativo delle tre, Spike, prendendo una sedia attorno al tavolo, la girò e si sedette a cavalcioni su di essa, per poi prendere a giocherellare nervosamente con le dita, mentre cercava di trovare il modo per esprimersi. << Bene…si…è meglio che Buffy non ci sia…>> bofonchiò nervoso, incuriosendo ancora di più le ragazze. << …ecco…io…io avevo avuto questa idea…ma da solo non posso farlo…fuori è ancora giorno…>> le parole gli uscivano sempre più smozzicate.


Dawn stufa di quella tiritera, sbottò. << Di che idea si tratta? >> chiese pratica, incrociando le braccia sul petto ed assumendo un espressione simile a quella di sua sorella, quando voleva arrivare al punto delle cose.


<< Summers!…Tutte uguali…>> ghignò Spike, riprendendo un pò del suo coraggio. << Beh, l’idea è quella di portare fuori a cena Buffy. E fin lì, non è un problema…posso usare il telefono per prenotare in un posto carino, no? >> aggiunse rispondendo finalmente alla domanda, visto che Dawn, faceva pure il broncio come sua sorella.


<< E’ una b..bella idea! >> balbettò Tara, sorridendogli dolcemente. << Ma do..dov’è il problema? Po..possiamo aiutarti?>> chiese partecipe. La bionda strega infatti sentiva di dovere molto al vampiro, per tutto quello che aveva fatto per Willow. Anche le altre due annuirono concordi.


Prendendo un respiro profondo, prima di rispondere, Spike, sorrise loro grato. << Il fatto è che, volevo portarla in un bel posto, elegante ecco….ma….mi ci vedete me, vestito così, in un posto elegante? Anche io dovrei uscire a fare compere, ma non posso…e poi ci sono i fiori…vorrei regalarle dei fiori…>> se dapprima era partito abbastanza sicuro, pian piano si era come afflosciato, ed adesso sembrava vergognoso.


Dawn, guardando come era vestito il vampiro, non potè dargli torto. Insomma la solita maglietta nera, su un paio di jeans che avevano più buchi che stoffa, e naturalmente i soliti anfibi ai piedi. No, così non poteva andare. << Ok, hai vestiti posso pensarci io, basta che mi dai le misure, anche quelle delle scarpe. >> disse guardando storto gli anfibi neri.


<< I..io posso pensare ai fiori. >> si propose invece Tara.


Willow, rimase un momento pensierosa, e lei che poteva fare? << Hai bisogno di soldi? >> chiese con tutto il tatto di cui era capace, facendo un sorriso come di scusa per essere così prosaica.


Spike scosse la testa, ma le sorrise in risposta. Tirandosi fuori dalla tasca posteriore dei jeans, una mazzetta di banconote, ne diede un po’ a Dawn e a Tara, per gli acquisti che avrebbero fatto per lui. In mano continuarono però, a rimanergliene ancora. << Grazie Willow, ma come vedi non è necessario. Tempo fa, avevo chiesto a Clem, di vendermi alcuni oggetti che avevo e l’altra sera lui mi ha dato, quello che ne ha ricavato. >> disse spiegando la ragione di tanta ricchezza.


Sotto lo sguardo scettico delle tre “malpensanti” si vide costretto ad aggiungere. << Erano tutti gingilli, anelli collanine, roba che avevo da sempre, da prima intendo…ma alcuni erano di oro o argento massiccio, quindi hanno reso bene. >> disse muovendo la mano che conteneva ancora una bella mazzetta di soldi.


In effetti, solo in quel momento, le tre ragazze si resero conto che Spike non indossava più né alle mani né al collo gioielli. Willow, si diede della scema per non essersene accorta prima. << Allora che posso fare io? >> chiese con tono di scusa.


<< Beh, potresti aiutarmi a fare in modo, che Buffy non scopra tutto prima del tempo. Quando torna, potresti dirle che sono uscito, mentre invece me ne starò in cantina ad aspettare che Dawn mi porti i vestiti nuovi e Tara i fiori. Voglio farle una sorpresa. E tu potresti sviare la sua attenzione. >> le propose il vampiro.


Willow, si illuminò come un albero di natale, mentre un sorriso sornione le spuntava sulle labbra. Questa idea le piaceva, fare una specie di sorpresa a Buffy, si era una bella idea. Di certo molto meglio che passare la serata a cercare in Internet delle informazioni sul primo demone. << Do..dopo che avrete cenato hai in mente qualcos’altro? >> chiese invece Tara, che si aggiudicò tre sopracciglia sollevate. Arrossendo, si riprese. << I..intendevo se vuoi portarla a ballare…>> aggiunse affrettandosi a spiegare quello che voleva dire.


A queste parole, Dawn, saltò su dalla sedia, esclamando. << Wow! Questa sì che sarebbe una bella idea…Perché non ci ritroviamo tutti al Bronze come ai vecchi tempi? >> propose eccitata. << Da quello che ho saputo tornando a casa, nei prossimi giorni avremo altro a cui pensare, quindi perché non approfittarne per divertirci un po’ tutti, prima che non sia più possibile farlo? >> aggiunse cercando l’appoggio anche delle altre.


<< Primo, ragazzina, tu al Bronze, non ci sei mai venuta prima. >> gli rispose invece Spike, ghignando, quando Dawn, fece immediatamente il broncio. << Secondo, non mi sembra una cattiva idea, sempre che tua sorella sia d’accordo. >> aggiunse mitigando la risposta precedente.


E Dawn si riprese subito, correndo a gettare le braccia attorno al collo di Spike, che per poco non cadde dalla sedia, a causa dell’impeto. << Ma niente alcolici, in ogni caso, capito? >> riuscì a dire, cercando di assumere un tono più serio, cosa non facile visto come era messo, con Dawn appesa al collo, che annuì, anche troppo velocemente per i suoi gusti.


Quando Tara e Dawn uscirono per fare le compere, Willow, che intanto aveva ripreso a fare le sue ricerche nell’attesa, si stupì di vedere William che le si sedeva accanto e prendeva ad esaminare i libri con piglio serio. Alzando un sopracciglio verso di lui in modo interrogativo, rimase sorpresa, anche dalla risposta.


<< Non sono un genio, ma qualcosa ci intendo di questa roba. Magari riesco a trovare qualcosa che ci aiuti in questa faccenda, a proposito, ci sono notizie di Rupert? >> chiese Spike, alzando per poco lo sguardo dal libro che aveva in mano.


Willow, si diede della scema per l’ennesima volta, Spike riusciva sempre a stupirla. Si era ripreso l’anima, l’aveva aiutata a superare un momento terribile, era diventato persino amico di Giles, ed ora prendeva sul serio la minaccia che pesava su tutti loro. Scuotendo la testa gli rispose. << No, il suo cellulare è sempre spento. Speriamo bene. >>. Scambiandosi uno sguardo serio e preoccupato, Willow e Spike rimisero la loro attenzione su quello che stavano facendo.


*******************


Buffy, era tornata da due ore a casa. Quando Willow, le aveva detto che Spike era uscito, da una parte ne era stata felice ed era corsa a prendere una scatola che aveva lasciato nascosta sul portico, per poi portarla in casa. Ma dall’altra si era preoccupata di dove fosse andato, visto che il sole stava tramontando, e che quindi, quando era uscito era ancora giorno. Sperava solo che quel testone non fosse tornato al liceo da solo.


Mano a mano che il tempo passava, la sua preoccupazione aumentava. Avvertiva uno strano nervosismo nell’aria. Willow, era strana, sembrava eccitata da qualcosa. L’aveva costretta a rimanere in camera, ad ascoltare il suo racconto su quello che era successo in Inghilterra.


Buffy ne era interessata, soprattutto alla parte che riguardava l’arrivo di Spike, e quello che era successo in seguito, ma una vocina nella mente, le faceva pensare che quella era tutta una scusa per sviarla da qualcosa. Tara e Dawn erano uscite insieme, a detta di Willow , per prendere dei libri dal Magic Shop, ma anche qui non ci vedeva giusto. L’amica era troppo sfuggente.


Udendo la porta principale aprirsi fece per alzarsi dal letto, dove era rimasta a chiacchierare con Willow, sperava che fosse Spike che era tornato, invece le giunse la voce di Dawn che l’avvertiva che era tornata, e poco dopo, udì anche quella di Tara.


Quando scese giù, per vedere se per caso avevano trovato qualche libro interessante, trovò solo Dawn, che se ne stava seduta sul divano con un giornaletto ed in volto una espressione finta innocente. << Dov’è Tara? Mi sembrava di averla sentita…>> chiese perplessa non vedendola da nessuna parte.


<< Oh, è scesa in cantina, mi ero ricordata che tempo fa, tu avevi nascosto lì alcuni libri di magia, sai quando Willow aveva dei problemi? >> rispose Dawn con un sorriso a trentadue denti, felice di aver trovato la scusa che credeva perfetta.


Willow, dietro le spalle di Buffy, le fece un cenno affermativo come per approvare la bugia. In effetti, vi erano veramente dei libri laggiù, nascosti in uno scatolone. Willow, ne aveva sentito la presenza quando erano scesi per gli esercizi. Ormai, riusciva a percepire all’istante, se a giro vi era qualcosa di magico.


Buffy ricordandosi che era vero, annuì pensierosa, mentre gettava uno sguardo fuori dalla finestra, nella speranza di veder tornare Spike. In realtà lui in quel momento, si stava provando i vestiti che Dawn gli aveva comprato. Non erano esattamente nel suo stile, ma doveva ammettere che la camicia blu elettrico, con il fine cravattino di pelle nera, non era male. Neanche i pantaloni neri, dal taglio classico, gli stavano male, idem per le scarpe, sempre nere ma eleganti.


Infilandosi la giacca che era abbinata ai pantaloni, ma dal taglio alla moda, si girò per avere il parere di Tara. La Strega, che era rimasta fino a quel momento con gli occhi fissi a terra, leggermente imbarazzata, alzando lo sguardo, gli fece un cenno di apprezzamento. In effetti non aveva mai visto William tanto elegante, e doveva ammettere che gli donavano quei vestiti, lo rendevano veramente affascinante, Buffy, ne sarebbe rimasta conquistata.


Ora era quasi giunta l’ora della sorpresa, Tara si alzò dai gradini su cui era seduta e fece per salire le scale, ma Spike la trattenne, per poi tenderle un paio di libri che aveva preso da uno scatolone nell’angolo. << La piccola ha detto a Buffy che eri venuta giù per questi. >> gli disse, indicandosi gli orecchi.


Tara annuì, comprendendo quello che voleva dire. Evidentemente con il suo fine udito aveva sentito quanto veniva detto al piano di sopra. Prendendo i libri, iniziò a salire le scale, mentre mentalmente cercava di ripassare il piano che avevano ingegnato.


Con una scusa, Dawn, doveva aprire la porta sul retro, permettendo così a Spike di uscire senza essere visto, per poi fare il giro della casa e suonare alla porta principale. Naturalmente sarebbe stata Buffy ad andare ad aprire, ritrovandoselo davanti tutto bello ed elegante, con tanto di fiori per lei.


*********************


Buffy non riusciva ancora a credere quello che le stava succedendo.


Era in un ristorante francese, di quelli molto chic, con i camerieri che ti aiutano a sederti sistemandoti la sedia e servendoti con i guanti bianchi. Una dolce musica si sentiva di sottofondo, ma la parte forte, era l’uomo seduto davanti a lei. Stava sfoggiando un savoir-faire, incredibile. Sembrava nato per stare in quell’ambiente, per come sapeva ordinare in perfetto francese, piatti dai nomi impronunciabili per lei.


Le sembrava di vivere in un sogno.


Quando se lo era visto in piedi, fermo sulla porta di casa, splendido in quei vestiti eleganti, che le porgeva delle rose rosse, con un sorriso da cardiopalma sulle labbra, si era sentita le gambe andare in gelatina ed il cervello in pappa. Aveva solo confusamente capito, che era appena stata invitata a cena fuori.


Aveva seguito come in trance, le altre che la sospingevano in camera per prepararsi a sua volta. Sinceramente non avrebbe neanche saputo dire che vestiti si era messa addosso, il suo pensiero era stato per tutto il tempo di sotto, su quel vampiro che la stava aspettando come un principe azzurro.


Il cavallo bianco, si era rivelato un normalissimo taxi, ma questo non aveva spezzato nemmeno per un secondo la magia che lui aveva saputo creare per lei. Solo pochi istanti prima di uscire di casa, aveva avuto un guizzo di lucidità, ed era di nuovo corsa di sopra, per prendere la misteriosa scatola.


Porgendogliela, si era persa di nuovo nei suoi occhi azzurri, colmi di felicità a quel regalo inaspettato.


Quando era tornata dal Double Meat Palace, era passata davanti ad un negozio, quando aveva visto esposto in vetrina uno spolverino di pelle nera, era rimasta lì a fissarlo per diversi minuti, prima di riuscire a trovare la forza per tornare a casa. Ma il pensiero di quell’oggetto non aveva abbandonato la sua mente, neppure per un secondo.


Rassicurata dal fatto che Spike, dormiva ancora, si era decisa di colpo. Avrebbe comprato per lui quello spolverino. Lui le aveva regalato il suo, per ragioni che conosceva bene. Ma Spike senza spolverino non era Spike. Lei voleva vederglielo indossare di nuovo, e non avrebbe fatto obiezioni ad indossare qualcosa di nuovo, regalato da lei.


E la felicità che gli aveva visto negli occhi, quando aveva aperto la scatola, l’aveva incantata di nuovo. Lui l’aveva subito indossato, per dimostrarle di aver apprezzato il pensiero e soprattutto i sentimenti che vi erano dietro. A braccetto si erano diretti verso il taxi, e poi verso il ristorante.


Ed ora, che si stava abituando ad essere ricoperta di attenzioni e riscaldata dal sorriso che lui le faceva, tendendole la mano da sopra la tavola, afferrandola e stringendogliela, si rese conto che l’idea del corteggiamento non era niente male. No, decisamente era una bella cosa.


E come al solito, Spike, faceva tutto in modo diverso da ogni altro. Né Angel, né Riley, avevano avuto per lei tante attenzioni. Volgendo lo sguardo attorno, notò che vari occhi femminili, erano fissi sul suo cavaliere, con evidente desiderio. Ma lui invece, non guardava altre che lei. Lui riusciva a farla sentire unica e insostituibile.


La cena si rivelò incredibilmente piacevole. La conversazione interessante e stimolante. Non ricordava di aver mai parlato tanto con Spike, come stavano facendo quella sera. Parlavano di film, di libri di musica, di politica, ed ogni cosa le faceva conoscere ed apprezzare sempre di più lo splendido uomo che aveva davanti.


Quando poi, lo vedeva leccarsi le labbra, come in quel momento, per raccogliere ed assaporare meglio il gusto del vino che stava bevendo, sentiva una sensazione di calore allo stomaco, che le si contraeva, lasciandola senza fiato. Aveva bisogno di lui, ma non come in passato, ora voleva disperatamente potersi perdere in quelle labbra morbide. Voleva perdersi nel suo amore e avvolgerlo con il suo.


Quando, lui si alzò dopo aver pagato il conto, e le tese una mano. Buffy si rese conto che non aveva la più pallida idea di cosa avesse mangiato. Qualunque cosa fosse, era stata deliziosa, ma non deliziosa come la sua compagnia. Sapere che avrebbe potuto goderne ancora al Bronze, la eccitò.


Ballare.


Poter ballare stretta a lui.


Tutta la notte.


Stretta a lui.


****************


Quando Spike, si era presentato davanti alla porta principale, e Buffy aveva aperto, aveva visto i suoi stupendi occhi verdi allargarsi di stupore, per poi diventare profondi e avvolgenti mentre lo esaminava con sguardo affascinato.


Era leggermente arrossita, quando lui da perfetto gentleman le aveva teso le rose, e le aveva strette a sé per annusare il loro profumo con aria sognante.


Attendere che si preparasse, era stato massacrante e delizioso al tempo stesso. Stava per andare fuori a cena, con la donna che amava con tutto sé stesso. Come dei veri innamorati.


Vederla scendere trasognata le scale, indossando gli stessi vestiti di quella volta che lo avevano fatto nel Bronze, lo aveva fatto deglutire con difficoltà. Era bellissima, forse ancora più bella di allora, perché la luce che splendeva nei suoi occhi, gli parlava di amore.


Era rimasto paralizzato, come quando l’aveva vista appena tornata in vita. Lei era qui. Era qui per lui. Questa volta.


Vederla risalire di corsa le scale, gli aveva fatto stringere il cuore. Che avesse cambiato idea? Che non volesse uscire con lui? Che tutto fosse di nuovo un sogno, che si trasformava in un incubo, come gli era successo negli ultimi mesi?


Invece lei era di nuovo scesa, con aria trafelata ed eccitata, tendendogli una grossa scatola. Un regalo, un regalo per lui.


Di nuovo si era sentito scoppiare il cuore. Come quando lei, lo aveva baciato nei sotterranei del liceo, quando si erano rivisti.


Vedere poi lo spolverino nero, era stato incredibile. Quel gesto diventava improvvisamente ed incredibilmente simbolico. Con quel regalo, lei gli stava dicendo una volta di più, che lo amava completamente, demone compreso. Indossandolo, aveva visto una grande gioia negli occhi di lei, come se vederlo indossare di nuovo uno spolverino lo rendesse più reale.


Era nuovo e sentiva la pelle che scricchiolava ad ogni gesto, ma il calore che gli trasmetteva, era molto di più che quello classico. Questo spolverino, veniva da lei, donato con il cuore, non rubato e preso con violenza. Avvolgendoselo addosso, lo sentì veramente suo.


Durante la cena, aveva cercato di comportarsi come quel gentiluomo che era un tempo. Attento ad ogni sua mossa, pronto e sollecito ai suoi bisogni. E parlarle, parlarle era stato magnifico. Sapeva già che lei era una donna di spirito, visto le battute che faceva durante le lotte, ma poter scherzare e discorrere di argomenti che non avevano niente a che fare con la sua vita da cacciatrice, era stato bellissimo.


Aveva scoperto ed amato all’istante, nuovi aspetti di lei. Certo, alcuni suoi gusti musicali, non combaciavano esattamente con i suoi, ma che importanza aveva? Se mai un giorno ci fossero arrivati, non avrebbe fatto obiezioni a mettere Wind beneath my wings come primo ballo.


Ballare.


Alzandosi dopo aver pagato il conto si rese conto che presto lo avrebbero fatto.


Ballare.


Poter ballare tenendola stretta a sé.


Tutta la notte.


Stretta a sé.


Finalmente poteva.




Capitolo 20 – To Fall in Love



Buffy e Spike, quando uscirono dal ristorante, decisero di concedersi una passeggiata romantica, invece di prendere il taxi per andare al Bronze. La serata era perfetta, non troppo fresca, ma fresca abbastanza, affinché Spike potesse avvolgere Buffy con una parte del suo nuovo spolverino, mentre camminavano abbracciati, fermandosi ogni tanto a scambiarsi qualche leggero bacio.


Era più uno sfiorarsi di labbra, che veri e propri baci, si comportavano proprio come due adolescenti al loro primo appuntamento. E in fondo, era proprio così che si sentivano, e questo era veramente il loro primo appuntamento. Buffy riscopriva stupita il piacere della prima cotta. Era assurdo, ma si sentiva timida, come non era mai stata prima, persino prima di Angel.


Provava una specie di ebbrezza, un euforia dei sensi, che la travolgeva. Il contatto dei loro corpi abbracciati, che le faceva formicolare la pelle e riscaldare lo stomaco. Il suo odore, che la inebriava, l’avvolgeva. Qualunque malia Spike, avesse messo in atto quella sera, era stupenda.


Anche lui sognava, mai si era sentito così vicino a lei, neppure negli ultimi due giorni, e ancora meno quando erano stati amanti. Sembrava quasi, che quando pensava di essere giunto al massimo che lei poteva dargli, sentisse aprirsi un'altra porta, su una stanza che ancora non aveva visitato.


Ogni istante che passavano insieme, lei gli apriva sempre di più il suo cuore. E la gioia che ne traeva, lo faceva rimanere come un bimbo, a cui viene regalato il giocattolo o la caramella a cui teneva tanto. La guardava con occhi di meraviglia, stupito da quanto potesse essere bella, quasi titubante a toccarla, per paura che fosse solo un sogno, e che sarebbe svanita con un soffio.


Quando arrivarono davanti alle porte del Bronze, entrambi lasciarono andare un sospiro. Sinceramente avrebbero fatto volentieri a meno di entrare. Il loro ballo, poteva avvenire anche là fuori, nel vicolo, dove giungeva in sottofondo la musica del locale. Ma li stavano aspettando, così Buffy e Spike, sempre abbracciati, spinsero insieme la porta ed entrarono.


L’alto rumore della musica, misto alla confusione degli avventori, e all’aria decisamente meno respirabile di quella fuori, li fece guardarsi negli occhi, con lo stesso identico sguardo. Volevano uscire da lì. Peccato che proprio quando stavano per girarsi ed andarsene, la voce di Willow, li raggiunse.


<< Ciao ragazzi! Finalmente siete arrivati, era ora, come è andata la cena? >> chiese la strega eccitata e curiosa, che voleva sapere come fosse andato il loro primo appuntamento da innamorati.


Buffy e Spike, ancora con lo sguardo agganciato insieme, sospirarono sconfitti. Ormai non potevano più scappare e dar buca ai loro amici, erano stati catturati e l’unica cosa che potevano fare era arrendersi. << Non avrebbe potuto essere meglio. >> rispose Buffy sorridendo al suo vampiro, prima di girarsi ed affrontare Willow.


La strega, sorrise felice, nel vedere quei loro sguardi innamorati. Era tanto che non aveva visto Buffy, con quell’espressione del volto, quella luce negli occhi. Forse in effetti non l’aveva mai vista così, a parte…si a parte, quando aveva combinato quel disastro e i due si erano ritrovati fidanzati. Ridacchiando istintivamente a quel ricordo, fece loro strada verso il tavolo presso cui si erano radunati gli altri.


Su un divano, c’erano sedute Dawn e Tara, mentre Xander era seduto stravaccato su una poltrona poco distante, con un espressione funerea sul volto, alla vista della coppia. Spike strinse la mascella, notando, come accanto al ragazzo, vi fossero un paio di bottiglie di birra vuote. Sperava solo che Xander, non avesse la sbronza violenta. Sarebbe stato veramente un brutto finale di serata, se fosse stato così.


Dawn invece, appena li vide arrivare, saltò su tutta eccitata e prese a tormentare Buffy con domande curiose su come fosse andata la cena. Sorridendo alla piccola, Spike, lasciò la mano di Buffy in modo che le due potessero spettegolare. In fondo sentiva, che la sua ragazza, aveva voglia di raccontare cosa avessero fatto. La sua ragazza. Si lei lo era.


Piegandosi leggermente su di lei, le chiese all’orecchio se volesse qualcosa da bere. Era un ottima scusa per allontanarsi di lì, giusto il tempo per impedire, a quello stupido bamboccio, di combinare casini. Già si sentiva il suo sguardo addosso, come tante lame, che lo avrebbero affettato volentieri. Ottenuta la risposta, si diresse lentamente verso il bancone del bar, per fare le ordinazioni.


Con l’angolo dell’occhio, notò una figuretta sottile seduta ad un tavolino lì vicino.


Anya.


Strinse ancora la mascella, al ricordo di cosa era accaduto tra di loro. La demone gli sembrava dimagrita, il volto teso, circondato da capelli ora castano scuri. Doveva esserseli tinti in sua assenza. Non le stavano male, ma accentuavano il suo pallore e il dolore evidente sul suo volto. Stava ancora soffrendo per colpa di Xander, questo era chiaro. Ed era anche chiaro il motivo per cui il bamboccio fosse tanto accigliato, doveva sapere che anche lei si trovava là.


Questo gli procurò due sentimenti contrastanti. Da una parte era sollevato dal fatto che Xander non ce l’avesse con lui, ma dall’altra, il fatto che lui ed Anya si trovassero nello stesso locale, poteva portare a guai ben peggiori. Represse quindi, il primo istinto, che era stato di andare a salutarla. Non sarebbe stato solo Xander a prendersela, ma anche Buffy avrebbe potuto equivocare, arrabbiarsi con lui. Ma dentro di sé, continuava a sentire il bisogno di parlare con la demone. Un modo doveva pur esserci. Forse se ne avesse parlato a Buffy con calma…


Tornado al tavolo con le bibite che aveva preso, si sedette accanto a lei e le tese quella che aveva ordinato. Il sorriso che ottenne come ringraziamento, lo fece sciogliere. In quel momento, la musica divenne più lenta, languida, la pista si sgombrò dai ballerini frenetici, lasciando lo spazio a delle coppiette che presero a ballare allacciate.


Senza pensarci, afferrò la mano di Buffy e la strinse leggermente, mentre con gli occhi le lanciava un invito, al quale lei rispose allo stesso modo. Il tempo di posare le bibite sul tavolo, e pochi istanti dopo, erano sulla pista, allacciati, in un lento che avevano atteso per troppo tempo, di ballare. Mentre sedute al tavolo le due streghe e Dawn sospiravano con gli occhi quasi a forma di cuoricino.


Buffy, posò la testa sul suo torace, abbandonandosi a quella dolce sensazione, mentre lo sentiva immergere il volto fra i suoi capelli e inspirare deliziato. Odorare. Aveva sempre trovato quella particolare peculiarità dei vampiri, piuttosto disgustosa. Ma ora, mentre sentiva Spike annusarle il collo, producendo con la gola dei versi simili alle fusa di un gatto, e si sentiva tremare ad ogni basso rimbombo, che le riecheggiava dentro come ad una cassa armonica, cambiò decisamente opinione. Era sublime.


Spike era come perso. L’odore di lei, lo riempiva, lo colmava. Strinse forte gli occhi, cercando di assaporare al meglio quel magnifico momento. Gli sembrava quasi di stare sollevato da terra, che quei lievi passi che facevano girando lentamente, non posassero sul terreno, ma che lui e Buffy, si stessero librando in aria, tanta era la sensazione di leggerezza che aveva dentro.


Aprendo gli occhi, quasi per accertarsene, sorrise sentendosi un po’ sciocco. No, i suoi piedi erano fermamente piantati a terra, era il suo cuore fermo, che stava galleggiando dentro di lui. Posandole un bacio leggero sulla sommità della testa, maledisse il momento in cui gli occhi, gli si posarono di nuovo su una donna, da sola, ad un tavolino.


Doveva fare qualcosa.” Gli gridò l’anima nel petto.


<< Buffy…>> sospirò lui.


Buffy, si tirò leggermente indietro un po’ allarmata, aveva sentito provenire una leggera nota stonata, da come aveva pronunciato il suo nome. << Che c’è che non va? >> gli chiese, guardandolo fisso negli occhi.


Spike sospirò ancora, e mentre le allacciava le braccia più strette intorno alla vita, fece un cenno con la testa in una direzione. << C’è Anya, là sola ad un tavolo…>> riuscì a dire con voce roca, senza mai interrompere il contatto visivo con lei, mentre la sentiva irrigidirsi leggermente fra le sue braccia, pronunciando quel nome.


Buffy fece per parlare, ma lui la bloccò. << Ti prego amore ascoltami…lasciami parlare e poi se quello che dirò non ti piacerà, sarai libera di impalettarmi se vuoi…>> Fu il modo serio in cui lui le aveva parlato, continuando a guardarla attento negli occhi, a convincerla ad ascoltarlo, più della assurda proposta di impalettarlo. Come se soltanto avesse potuto, la sola idea, le era ormai diventata orribile. Gli fece quindi un gesto con la testa per incitarlo a parlare.


Spike, prima di farlo, le posò un bacio sulla fronte, poi schiarendosi la voce, disse: << Tu lo sai che mi dispiace per quello…io sbagliai…me ne resi conto subito, già allora. Non era mia intenzione ferirti, e se non fosse stato per quei tre maledetti…nessuno ne sarebbe stato ferito… >> nel dire questo strinse la mascella, ricordando cosa avesse combinato uno di quei tre, per poco non l’aveva uccisa assieme a Tara.


Stava per perderla e lo avrebbe saputo, quando ormai era troppo tardi. A quel pensiero, strinse forte gli occhi, cercando di cacciarlo via. “Non è successo, non è successo”, si ripeteva mentalmente, come in un mantra. Fu la dolce mano di lei, che gli si posò sulla guancia, a dargli la forza di aprire di nuovo gli occhi.


Buffy, lo aveva visto contrarsi come in preda ad un forte dolore, ed aveva capito. In quel momento, lui non stava pensando a quella specifica sera. << Ehi, io sto bene, sono qui, non mi perderai, non più. >> gli disse dolce, dissipando le sue paure e perdendosi in quegli occhi, che ora erano diventati trasparenti, come sorgente di montagna.


Spike deglutì con forza, cercando si riacquistare il controllo. Si, lei era lì, non era un sogno. << Beh allora? >> lo riscosse lei, con quel suo piglio da cacciatrice, che adorava. Giusto, doveva andare avanti, si disse, cercando di trattenere il desiderio di baciala, amava appassionatamente quando faceva la dura.


<< …Ehm…ecco…noi quella sera, tu lo sai perché ero andato lì, vero?…>> borbottò, cercando di evitare i suoi occhi, vergognandosi, ma la mano di lei ancora sulla sua guancia, lo costrinse ad incrociare lo sguardo con lei. << …Lei stava male…io…beh, anche io…>> oddio, proprio non ce la faceva ad andare avanti, non se lei lo guardava a quel modo.


<< E vi siete consolati a vicenda, giusto? >> finì lei la frase per lui, non riuscendo a trattenere una nota di gelosia, nel tono della sua voce. Possibile che ancora adesso le facesse male? Quando aveva visto quella scena, sullo schermo del computer di Willow, si era sentita lo stomaco, contorcersi dolorosamente. Già da quel segnale, avrebbe dovuto capire che non era solo attrazione sessuale quella che provava per lui, ma ben altro. Lui aveva sbagliato, ma lei non era stata da meno.


<< Beh…l’idea era quella, ma non è servita a gran che, dopo stavamo pure peggio. >> il suono della voce di Spike, e le sue parole, la colpirono, riscaldandola. Assurdo, ma sapere che lui aveva continuato a stare male per lei, anche in seguito, era di consolazione. Senza riuscire ad impedirselo sorrise contenta, facendolo ghignare. << Tu sei unica lo sai, baby. Nessuna può sostituirti. >> oddio amava quel vampiro!


Vederla gongolare per le sue parole, fece ridacchiare Spike. La sua cacciatrice, complicata ed esasperante come poche, ma proprio per questo, insostituibile. Tornando serio, si concentrò su quello che voleva dire, e come dirlo. << Buffy…tu ed io ne abbiamo passate tante…ma adesso siamo qui, insieme…stiamo bene, giusto? >> le chiese, mettendole dolcemente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Lei annuì.


<< E’ un dannato miracolo…ma noi siamo felici, giusto? >> aggiunse, sorridendole e lei annuì di nuovo. << E allora, perché mi sento male, se penso che Anya e Xander non lo sono? E’ la mia anima lo so, ma prima…quando sono andato al bar…e l’ho vista lì da sola, triste…e tu stessa hai visto, come è messo il bamboccio…Questo non è giusto Buffy, quei due si amano ancora lo so, lo sento…noi dobbiamo fare qualcosa…>> Spike si interruppe, deglutendo a fatica, mentre la sua dannata anima, gli urlava dentro di fare qualcosa, qualsiasi cosa.


<< Tu mi hai perdonato…ed io ho sbagliato molto più di lui, ma tu mi hai perdonato, l’hai fatto…>> si interruppe ancora, aspettando un cenno da lei, che confermasse quanto stava dicendo, e quando gli arrivò il suo sorriso, sentì la tensione interna scomparire. Si, lei lo aveva perdonato, ancora non gli sembrava vero, ma non di meno era così.


<< E allora perché non possono perdonarsi anche loro? >> disse tutto di un fiato, facendo quella domanda come la farebbe un bambino che chiede spiegazioni ad un adulto.


Buffy, sorrise ancora, mentre gli sfiorava piano i capelli. Che strano miscuglio era lui. Un istante, forte, appassionato, deciso. Quello dopo timido e innocente, come un bimbo. << Ok, allora sentiamo, che hai in mente di fare? Ti ascolto. >> gli disse guardandolo in modo che capisse, che qualunque cosa avesse deciso, lei era dalla sua parte.


<< Potremmo andare da lei…invitarla ad unirsi a noi…almeno non starebbe da sola. Si potrebbero parlare…>> propose Spike, incrociando mentalmente le dita. Aveva sentito l’appoggio che lei gli aveva inviato, ma…


Buffy, non gli diede una risposta, si limitò a prenderlo a braccetto e a trascinarlo via dalla pista, dirigendosi verso il tavolino occupato da Anya. Vedendola si rese conto anche lei, che Spike aveva ragione, sembrava così triste, tutta sola, non ricordava per niente la vecchia Anya pimpante e alle volte, anche troppo esuberante.


<< Ciao Anya, come va? >> la salutò allegramente, cercando di farle un bel sorriso sincero. Spike si limitò a farle un saluto con la mano, sorridendo imbarazzato.


Fu proprio a lui che Anya si rivolse, invece di rispondere alla domanda di Buffy. Lo stava guardando sorpresa, con la meraviglia impressa sul volto. << Tu…tu hai…come ci sei riuscito? >> gli chiese , sbigottita, fissandolo come se gli stesse facendo una tac.


<< Di che parli Anya? >> le chiese Buffy, che improvvisamente si sentì riafferrare dalla gelosia. Non le piaceva per niente come lei stava fissando Spike, come se lo stesse spogliando.


<< La sua anima…io la vedo, come…>> rispose la demone, indicando Spike, ma facendo fare al contempo, un sospiro di sollievo a Buffy. Meno male era di quello che parlava.


<< Oh quella…questo qui, ha pensato di riprendersela per me! >> rispose Buffy, scrollando le spalle, come se non fosse una cosa importante. La risposta ottenne due espressioni diverse. Spike sollevò un sopracciglio, e le ghignò, in fondo quell’argomento lo avevano già affrontato. Anya invece boccheggiò per un paio di secondi, stupita, da come Buffy presentasse la cosa.


<< Mi piacerebbe sapere come sia successo, ma mi sembra che almeno, abbia ottenuto l’effetto desiderato. >> riuscì a dire, con voce un po’ acida, quando si riprese, guardando con invidia come i due si tenessero a braccetto. << State insieme adesso? >> aggiunse facendo una smorfia.


Buffy avvertì l’acidità nella sua voce, ma capì a cosa fosse dovuta. Si, Spike aveva ragione. Quei due divisi si stavano distruggendo. Se la cosa continuava così, presto Anya, sarebbe tornata ad essere un demone della vendetta attivo, fortuna che non fosse ancora successo. Forse erano in tempo per impedire, che la cosa degenerasse. Per il bene di tutti. Oltre che per il loro.


<< Si… >> disse lasciando il braccio di Spike e sedendosi al tavolino, accanto ad Anya. << …ma sarebbe stato lo stesso, anche se fosse tornato senza anima. Ho capito che lo amavo…anche se in ritardo. >> aggiunse stringendosi nelle spalle, mentre si sentiva ancora addosso, il rimorso per come lo aveva sempre trattato.


Spike, le prese la mano che aveva messo sul tavolo e la strinse dolcemente. << Non in ritardo, honey…tu non sarai mai in ritardo con me. >> le disse piano, sorridendole.


Anya sbuffò, vedendo quelle sviolinature. << Sono felice per voi. >> disse con voce piatta. << Godetevela, fino a quando dura…>> aggiunse un po’ sgarbatamente, facendo irrigidire un attimo i due innamorati, che la guardarono storta. << Non lo dico solo per le ragioni che pensate…beh un po’ anche per quelle…>> si riprese lei, assumendo un aspetto preoccupato. << Sta arrivando qualcosa di grosso…di cattivo…di molto cattivo. >> rivelò infine.


In fondo, non augurava del male a Buffy e Spike. Anzi se ci si concentrava, riusciva quasi, ad essere veramente felice per loro. Era per quello, che aveva detto quelle cose, voleva avvisarli, affinché si preparassero ad affrontare i momenti difficili che stavano arrivando. Tutta la comunità demoniaca non parlava di altro. Persino lei, che veniva considerata una reietta, perché non praticava, e frequentava la cacciatrice, era stata avvisata. Dal profondo ti divora. Non si sentiva parlare di altro, ultimamente.


Buffy e Spike si irrigidirono di nuovo, sentendo quelle parole, anche se ora era per un motivo diverso. Dunque ormai la cosa non era un segreto per nessuno. Buffy pose l’altra mano sul braccio di Anya, stringendoglielo dolcemente. << Lo sappiamo…sappiamo anche di chi si tratta…>> le rivelò piano, facendole un sorriso un po’ triste. << Ecco perché siamo venuti qui da te…no, non per avere informazioni…>> aggiunse velocemente, quando vide che si irrigidiva, fraintendendo. << Non che non ci servirebbero…più cose sapremo sul primo e meglio lo potremo combattere…ma ora siamo qui per te. Sono in momenti come questi che, gli amici si riuniscono…e noi siamo amiche, giusto? >> le disse dolcemente, vedendo quasi stupita, come la demone sembrasse turbata da quelle parole.


<< Io…grazie. >> borbottò Anya, con gli occhi che erano diventati leggermente lucidi. Dopo che il matrimonio con Xander era andato a monte, quella era la prima volta che sentiva veramente vicino, qualcuno dei vecchi amici. Gli amici di Xander, non suoi, lei in fondo non li aveva mai veramente considerati come propri. Ora però, era stupita che fosse proprio Buffy, a dire quelle cose. Erano amiche? Quando la cacciatrice era morta, anche a lei era dispiaciuto, e era stata felice del suo ritorno. Si, forse lo erano veramente. O potevano provare ad esserlo.


<< E allora che ne dici, invece di startene tutta sola qui, di unirti al gruppo? >> le propose Buffy, dopo un cenno di intesa con Spike.


Anya, istintivamente avrebbe voluto rispondere di sì, ma gettò uno sguardo verso l’angolo, dove sapeva bene, che si trovava Xander. Dio, lo amava ancora così tanto, quasi quanto lo odiava, per quello che le aveva fatto. Come poteva tornare nel gruppo come se niente fosse? Non poteva, non sarebbe riuscita a stargli vicino, senza desiderare di essere fra le sue braccia o di pugnalarlo a morte. Scosse quindi tristemente la testa, in risposta, facendo un sorriso di scusa.


Buffy, si sentì impotente a quella risposta, e lei odiava sentirsi impotente, maledizione. Quei due avevano la testa più dura della sua. Lei almeno aveva capito i suoi errori e li aveva ammessi. Ma quei due, grrrr, la stavano facendo infuriare, con le loro picche da bambini piccini. Stava per lanciarsi, in una ramanzina degna di quelle, che sua madre le aveva sempre fatto, quando sentì Spike stringerle la mano. Si girò verso di lui guardandolo interrogativamente.


Lui si piegò verso di lei e le sussurrò all’orecchio, << Lasciami parlare un paio di minuti, da solo con lei, per favore. >> per poi guardarla con occhi imploranti. Cavolo, quando faceva così, la spiazzava. E chi era in grado di negargli qualcosa? Ma soprattutto, come diavolo aveva fatto a negarglielo una volta? A quei tempi, doveva avere proprio gli occhi foderati di prosciutto, per non essersi sentita sciogliere in quello sguardo, talmente tenero, da mandarle in subbuglio gli ormoni. Annuendo, mentre cercava di deglutire, si alzò e salutando trasognata Anya, si avviò verso gli altri.


<< Wow…come ci sei riuscito? >> fece Anya, che era rimasta sbigottita dalla scena che aveva visto, vale a dire la cacciatrice che si piegava al volere di qualcun altro. Inconcepibile.


Spike si limitò a scuotere le spalle in risposta. A dire il vero, era rimasto sorpreso anche lui, dalla facilità con cui aveva ottenuto il suo consenso. Se continuava così, non sarebbe più riuscito a riconoscere, in quella donna dolce e amabile, la cacciatrice sgarbata e strafottente che amava tanto. Non che si lamentasse, ma…Sospirando, rivolse la sua attenzione verso Anya.


<< Dawn mi ha detto, che anche se sei tornata ad essere un demone della vendetta, non pratichi, è vero? >> le chiese scrutandola attentamente.


Questa fu la volta di Anya di sospirare, stringendo insieme le mani sul tavolo, annuì. << La vendetta, non ha più il fascino di una volta. Far soffrire gli altri non mi esalta più…chissà perché? >> chiese quasi a sé stessa, timorosa di sapere quale fosse la risposta.


<< Forse perché ora sai, cosa vuol dire soffrire veramente. Io ne so qualcosa…>> le rispose calmo Spike, storgendo la bocca.


<< Sì, penso che tu lo sappia veramente. >> ribattè Anya, che considerava solo ora, cosa volesse dire per un vampiro come Spike, avere di nuovo l’anima.


<< E’ un po’ difficile all’inizio…ma poi ci si abitua. Da un po’ di tempo poi, non fa tanto male…>> Spike scrollò di nuovo le spalle dicendo quelle parole.


<< Presumo che sia merito di Buffy. >> ghignò Anya e ridacchiò quando il vampiro annuì un po’ imbarazzato con la testa.


<< Ma come fai…voglio dire, come fai ad esimerti dall’esprimere desideri? >> chiese lui, guardandola con una strana luce nello sguardo.


<< Beh, in mille e più anni passati come demone della vendetta, ho imparato qualcosa. Si sente quando qualcuno sta per pronunciarne uno, ed io se posso lo interrompo, altrimenti, scappo via per non ascoltare. Certo, sarebbe più facile se potessi usare il teletrasporto…ma mi hanno tolto quel potere, visto che non lavoravo come si deve. >> sbuffò Anya.


Spike la guardava ancora più attento. << E se qualcuno volesse esprimere un desiderio, che non farebbe soffrire nessuno, tu in quel caso lo esaudiresti? >> piano, piano, si stava avvicinando al suo obbiettivo.


Anche Anya lo comprese e lo guardò più attenta. << Che hai in mente, Spike? >> disse scrutandolo.


<< Dunque facciamo un ipotesi. Se io desiderassi, che tu e il bamboccio, la piantaste di starvene tristi da soli, ma poteste tornare ad essere felici insieme…sarebbe fattibile? >> propose Spike leggermente ansioso, decidendo che la cosa migliore era dire la verità.


Anya si sarebbe aspettata di tutto, ma non quelle parole. Per un attimo, aveva pensato che Spike le avrebbe chiesto, di allontanare il nemico che stava arrivando. Ma evidentemente lo aveva sottovalutato. Anche Spike era un demone, strano quanto vuoi, ma lo era, e sapeva bene che certe cose non era possibile ottenerle facilmente. Prova ne era che non si era rivolto a lei per riavere la sua anima. Chissà poi come diavolo ci fosse riuscito, prima o poi voleva scoprirlo.


Ma ora, che rispondere alla sua domanda? Poteva veramente esaudire un simile desiderio? Andava contro tutte le regole non scritte, di una buona demone della vendetta. Anche se, peggio di così non poteva andare. Ormai era stata bandita da tutti…no non da tutti. Buffy le aveva appena offerto la sua sincera amicizia. Spike stesso, stava chiedendo qualcosa, dal quale non avrebbe guadagnato niente per sé stesso. Ma soprattutto, lei lo voleva? Voleva tornare a sentirsi leggera e felice come era stata quando era umana? Il suo cuore le urlò la risposta.


<< Tu provaci…>> si decise finalmente a rispondere a Spike, con la gola serrata dall’emozione. Non credendo nemmeno lei, che avrebbe potuto funzionare.


Spike le sorrise, stringendole la mano. Bene il più era fatto. << Ok, allora lo desidero. >> scandì piano, con voce emozionata.


Per un breve istante non accadde niente, poi, velocemente il volto di Anya mutò, in quello del demone, mentre pronunciava, << Desiderio esaudito. >>, per poi tornare subito dopo normale, gli occhi lucidi di lacrime. Aveva funzionato. Non ci credeva nemmeno lei, ma aveva funzionato. Sapeva di essere ancora un demone, ma ora sentiva di nuovo dentro di sé la donna. Una donna non più oppressa dal dolore, ma con una nuova speranza di poter essere presto felice. Ora c’era da vedere se avesse funzionato anche con Xander.


Afferrando la mano che Spike le porgeva, si alzò lentamente, un po’ titubante, mentre lo seguiva verso il tavolo dove era raggruppata la Scooby gang.


*********************


Xander, stava masticando amaro da un bel po’. Già quando aveva messo piede nel Bronze, aveva avuto la prima botta. Anya era là, seduta da sola ad un tavolo. Chissà forse aspettava qualcuno, forse lo aveva rimpiazzato con uno dei suoi vecchi amici demoni. Aveva continuato a gettare nella sua direzione degli sguardi, sospirando sollevato, ogni qualvolta lei mandava via, chiunque le si avvicinasse.


E poi era arrivata la coppietta felice.


Per quanto cercasse di accettare quella nuova situazione, non riusciva ad andargli proprio giù. Vedere Buffy che si strusciava a Spike, gli faceva sempre lo stesso effetto, di quella volta che aveva sorpreso il vampiro con il Buffybot. Solo che questa volta non era uno stupido robot, era proprio lei. E gliele aveva anche cantate. Lei lo amava, aveva detto. Se lo accettava bene, altrimenti poteva andarsene.


Le due birre che si era scolato, non lo avevano aiutato per niente, a calmare quell’inferno che si sentiva dentro. Mentre osservava la coppia che aveva preso a ballare allacciata sulla pista, si era sentito macerare dentro. Diviso fra il desiderio di andare lì e spaccare la faccia a Spike, e quello invece di andare da Anya e strapparla da quel tavolo e portarsela a casa.


Quando aveva visto i due, che si dirigevano verso di lei, per poco non si era soffocato con la terza birra. Che diavolo stava succedendo? Li aveva visti parlottare un po’, sperando incoerentemente dentro di sé, che trasformasse il vampiro in un grosso rospo, e al contempo invece, che lei venisse con loro lì da lui.


Vedere Buffy, tornare da sola, con un aria trasognata sul volto, lo aveva fatto infuriare. Maledizione. Non lo sapeva anche lei, cosa era successo fra quei due? Non aveva forse visto anche lei, quelle scene disgustose? Ma che diavolo stava succedendo? Il mondo si era capovolto e lui non se ne era accorto?


Dawn, aveva chiesto dove fosse Spike, e lei, Buffy, sorridendo tranquilla, aveva risposto che stava cercando di convincere Anya a raggiungerli. Ed era chiaro che credeva che quella fosse la verità. Ma lui no, lui non ci credeva. Si stava quasi alzando ringhiando, quando aveva visto quel disgustoso vampiro, prendere la mano di Anya, se non fosse stato per Buffy, che gli aveva dato uno spintone facendolo ricadere seduto, era la volta che andava lì e lo uccideva veramente.


Ma no, la sua migliore amica lo aveva minacciato con un dito (e anche un solo dito di una cacciatrice può essere pericoloso), dicendogli di smettere di fare lo stupido. STUPIDO? Non era lui lo stupido di quella situazione. Ma tutte quelle ragazze, che stavano dimostrando di avere un cervello da gallina.


E poi.


Poi aveva alzato di nuovo lo sguardo, e non l’aveva vista più.


<< Xander, ti va di ballare? >>


Xander era sussultato a quella voce alla sua sinistra. Ma quando era arrivata? E lo stava veramente invitando a ballare o era così sbronzo che aveva le allucinazioni? Muovendo piano su e giù la testa, annuì, la bocca secca come il deserto. Anya lo aveva strattonato per un braccio fino alla pista, e poi si era plasmata su di lui, allacciandogli le braccia intorno al collo.


Per un paio di minuti, avevano ballato in silenzio. Aveva timore di dire qualsiasi cosa. La sensazione di averla di nuovo fra le braccia era troppo bella. Ma alla fine non aveva resistito. << Anya…che stiamo facendo? >> le aveva chiesto con il groppo in gola.


<< Ci stiamo dando un'altra possibilità. >> aveva risposto lei, mandandolo nel pallone. << Ma niente discorsi di matrimonio…prendiamola con calma, che ne dici? >> aveva proposto, facendogli perdere completamente il senso di ogni cosa. Ancora aveva annuito, limitandosi a stringerla, mentre una felicità che non sentiva ormai da tempo invadeva tutto il suo corpo. E poi era arrivata la mazzata finale.


<< Ringrazia Spike, è stato lui a chiedermelo. >>


Spike? Doveva ringraziare Spike, se ora poteva tenere fra le braccia la donna che amava?


Si, il mondo si era proprio capovolto.


Questo o…


Lui era uno stupido.


Uno stupido felice, però.


***************


Buffy, Dawn, Willow e Tara, erano sedute sul divano di casa, e commentavano divertite, quello che era successo al Bronze. Vedere Xander, con un sorriso che andava da orecchio ad orecchio, che seguiva Anya come un cagnolino scodinzolante, era stato troppo buffo. Non si era nemmeno imbarazzato, quando Anya, con la sua solita franchezza, aveva annunciato che loro due se ne andavano, perché volevano fare sesso.


Spike le guardava ridere e si gustava la bella sensazione che provava dentro. Aveva fatto qualcosa di buono. E poi…vedere Buffy ridere così allegra, era una cosa splendida. Non si ricordava di averla mai vista, ridere così.


<< Forza gente, è ora di andare a nanna! >> esclamò Willow tirandosi in piedi e stiracchiandosi assonnata. << Domani abbiamo promesso, che andremo ad aiutare Anya a sistemare il negozio. Ci sarà da faticare a rimettere tutta la merce sugli scaffali e a pulire, visto che i muratori hanno finito. >> borbottò ancora, mentre si avviava su per le scale abbracciata a Tara che l’aveva seguita.


<< Uffa! >> borbottò Dawn, seguendole << Proprio domani che è domenica e non c’è scuola. >> brontolò ancora, mentre dava alle streghe un occhiata come a dire che le seguiva, perché voleva lasciare stare un po’ da soli i fidanzatini.


Buffy guardò le tre scomparire in vetta alle scale e poi fece cenno al suo bel vampiro platinato, di raggiungerla sul divano. Lui non si fece pregare, per fortuna. Non appena le si sedette accanto, lei iniziò a cospargergli il viso di baci di amore e gratitudine. Era stata una serata magnifica e tutto merito suo. Doveva ancora capire come fosse riuscito a convincere Anya, ma non importava. L’importante era che adesso erano lì da soli, e se lo poteva godere finalmente.


<< Passerotto, non hai sonno anche tu? >> le chiese lui, quando terminato l’assalto di baci, Buffy si lasciò ricadere con la testa sulle sue gambe, sospirando soddisfatta.


<< Uhmmm…un po’…ma ora voglio stare un altro pochino qui… >> rispose lei, afferrando la mano con cui lui le accarezzava i capelli e baciandola. Era così bello quel momento, che avrebbe voluto durasse in eterno. Domani avrebbe pensato di nuovo alla nuova minaccia in arrivo, ma questa notte, questa notte voleva godere quel senso di pace, che lui le stava trasmettendo.


Rimasero quindi così, abbracciati per qualche minuto, prima che Spike, vedendo come lei sbadigliava, non la prendesse in braccio per portarla a nanna. << Su, è ora che le brave cacciatrici vadano a dormire. >> le ghignò quando lei si lamentò.


Portandola in braccio su per le scale, si avviò per il corridoio, verso la “loro” camera da letto. Era così bello quel suono. “Loro”. Passando però davanti alla porta del bagno, però, sentì una piccola fitta dentro di sé. La porta era stata lasciata aperta, evidentemente da una delle ragazze. Vedere quella stanza, gli riportò alla mente brutti ricordi. Si affrettò quindi ad oltrepassarla.


Buffy però, lo sentì tendersi. Improvvisamente tutto il sonno le era passato. Era successo di nuovo, lui si era irrigidito passando davanti al bagno. Le tornarono in mente le parole che le aveva detto Willow, ma anche quelle dette da Eudora. Il primo faceva leva su quello che tormentava l’animo umano. Era ormai evidente, che Spike non avesse superato quell’episodio. Non poteva permettere che da questo nascesse un problema. Bene era ora di farla finita di fare i fidanzatini. Ora si faceva sul serio.


<< Mettimi giu. >> gli disse, sorridendo maliziosa.


<< Uh…>> rispose un po’ confuso Spike, affrettandosi però ad obbedire al comando.


Una volta a terra, lei lo prese per la mano e lo trascinò all’interno del bagno, chiudendosi poi la porta a chiave dietro di sé. Girandosi, capì subito che lui si sentiva a disagio, non sapeva dove guardare. Sembrava un animale in trappola, ovunque posasse il suo sguardo, su qualunque oggetto, sulla vasca sul tappeto, sul pavimento, gli faceva stringere i denti e contorcere il viso.


<< Buffy perché siamo qui, che vuoi fare? >> le chiese cercando di evitare di guardarla, chiudendo gli occhi e stringendo forti le mani a pugno. Quel posto, quell’odore, l’anima dentro di lui aveva di nuovo preso a gridare e graffiargli dentro. Non voleva stare lì, ovunque ma non lì. Cercò di aggirarla e di riaprire la porta, ma lei lo fermò e lo spinse contro di essa.


Gli si strinse addosso, lo sentiva fremere, ma non di passione, di paura, di orrore. Prendendogli il volto fra le mani, prese a baciarlo. Non baci teneri, ma forti. Gli spinse quasi a forza la lingua in bocca, costringendolo a ricambiare quel bacio. Lui non cooperava, anzi, cercava di sgusciare via, non voleva farle del male, non più. La toccava appena, cercando di staccarla da se, mentre scuoteva la testa per sfuggire ai suoi baci. Improvvisamente Buffy si gelò.


Stava sbagliando, stava sbagliando tutto.


In quel modo gli riportava ancora di più alla mente quello che era successo, e rendeva quello che c’era tra di loro di nuovo squallido, violento, come violenti erano stati tutti i loro amplessi. No, se veramente voleva risolvere quel problema, doveva agire in modo diverso. Smise di stringersi a lui e si allontanò di qualche passo, ansimando.


Lui scosso da tremiti, e se ne stava appoggiato alla porta come se senza il suo sostegno non riuscisse a rimanere in piedi. Mio dio che aveva fatto? Si maledì mentalmente, mentre lo guardava girarsi sempre appoggiato contro la parete di legno, e cercava spasmodicamente di girare la chiave nella toppa per aprirla, ma senza riuscirci, visto il tremore delle mani.


<< Spike…ti prego aspetta…>> riuscì a dirgli con la gola strozzata. Lui si fermò, continuando a darle le spalle, scosse da silenziosi singhiozzi. Buffy si morse con forza il labbro, mentre cercava le parole giuste per fargli capire, per farsi perdonare. << …Ti prego ascoltami…>> disse avvicinandosi lentamente, cercando di non fare movimenti bruschi.


Bastò che sfiorasse con una mano le sue spalle, per sentirlo sussultare. << Spike…ricordi…quella volta tu volevi che io sentissi…>> gli disse piano, e lo sentì gemere, mentre la sua mano stringeva più forte la chiave. << Io avevo paura Spike…la verità era questa, io avevo paura di quello che tu mi facevi sentire. Perché io sentivo cose…che non ero pronta ad accettare. E così negavo, negavo tutto, anche a me stessa, soprattutto a me stessa….>> sospirò Buffy.


Questa volta non era lui a doversi aprire. Ora lo aveva capito. Era lei, era lei che doveva dire, come si era sentita quella maledetta notte. Liberando sé stessa, avrebbe liberato anche lui. << Stavo lottando, Spike, non contro di te, ma contro me stessa. Quella…violenza…quella violenza io l’avevo dentro…Ti odiavo, per quello che mi facevi provare…ti mi facevi sentire viva, ed io non lo volevo…perché vivere, significava tornare a soffrire…tornare ad amare, per me era questo…dolore…e così, cercavo di allontanarti, di cacciarti, prima che tu entrassi troppo in profondità nel mio cuore…quando invece, avrei solo voluto abbandonarmi ai tuoi baci, alle tue carezze…ti prego, dimmi che capisci, dimmi che mi perdoni. >> gemette Buffy, mentre le lacrime prendevano a scenderle sul volto.


Spike si girò piano. Che stava dicendo? Voleva che fosse lui a perdonare lei?


Vedere il suo volto rigato dalle lacrime, gli strinse il cuore.


<< Il vero mostro, quella sera ero io…non tu. Tu stavi solo seguendo il tuo cuore….mentre io…io lo respingevo. >> pianse ancora Buffy, seppellendo il volto sul suo torace, aggrappandosi alla sua camicia, scossa da singhiozzi. << Possiamo tornare indietro, Spike? Possiamo? >>


<< Buffy…che intendi? >> chiese Spike, con voce rauca, non sicuro di cosa lei volesse dire.


<< Vuoi fare all’amore con me, Spike? Veramente all’amore. Qui, in questa stanza. Per cancellare quello che è successo e rincominciare? Ti prego, possiamo rincominciare? >> singhiozzò ancora lei, ricordando tutti gli errori commessi, tutte le volte che lo aveva respinto, picchiato, offeso, mentre avrebbe voluto solo amarlo.


Rincominciare, si. Cancellare tutto, ripartendo da zero.


<< Mi ami? >>


<< Ti amo. >>


<< Mi vuoi? >>


<< Sempre. >>


Vecchie parole, che ora venivano pronunciate da bocche diverse.


Bocche, che questa volta si incontrarono appassionate, lingue che saettavano come serpenti. Gemiti e carezze, mentre i vestiti cadevano a terra, in mucchi disordinati, mentre i corpi si adagiavano sul tappeto, persi in una danza antica come il mondo. Ma quello non era sesso, era amore.


Spike, prese a scendere piano, lasciandole una scia di baci umidi sul collo, prendendo dolcemente in bocca il suo capezzolo e succhiandolo, facendo dei cerchi con la lingua attorno alla rosea carne. Buffy, ansimava, passando le mani frenetica fra i suoi capelli, mentre lui si spingeva più in basso, tracciando un solco sul suo stomaco, che si contrasse al contatto della sua lingua fresca.


E ancora più giù, fino al pube, allargandogli dolcemente le gambe, prese a leccare ai lati, facendole correre brividi in tutto il corpo, mentre annusava il profumo della sua eccitazione, prima di giungere al centro e stuzzicare dolcemente il clitoride, mordicchiandolo piano con i denti, immergendo il volto nella sua peluria. Profumava di divino.


Buffy si contorse, mordendosi le labbra. Mai era stato così fra di loro. Per quanto appassionati, i loro rapporti erano sempre stati consumati velocemente, senza tanti preliminari. Oh l’amplesso in sè, a volte era durato per parecchio, visto che entrambi avevano buone scorte di energia, ma tutto era stato solo teso a raggiungere l’orgasmo.


Invece adesso, le sue languide carezze, la coccolavano, le parlavano di amore. Il modo lieve con cui la sfiorava, stava mandando in ebollizione ogni nervo del suo corpo, procurandole un piacere inimmaginabile, che mai aveva provato prima. Se prima pensava che Spike fosse stato il miglior amante che avesse mai avuto, ora ne aveva la certezza assoluta.


Sentire la sua lingua, che si immergeva nella sua vagina, lenta ma implacabile, le stava già facendo girare la testa, in preda al più potente orgasmo che avesse mai avuto. E i suoi occhi, mentre le faceva tutto questo, i suoi meravigliosi occhi, erano fissi su di lei, in un espressione di pura adorazione. Gemendo piano, per paura di essere sentita da le altre occupanti della casa, mandò indietro la testa, mentre si lasciava avvolgere dal calore che aveva preso a dilagarsi dal suo centro, verso tutto il corpo, facendolo scuotere come una foglia al vento.


Spike, lasciò che i suoi spasmi si placassero leggermente, mentre assaporava con la lingua il sapore dei suoi fluidi. Avrebbe voluto, poterle dare questo sempre. Anche quando non aveva un anima, aveva desiderato avvolgerla con il suo amore, la sua cacciatrice, la sua dea lucente. Vedere quegli smeraldi brillare non solo di piacere, ma di sentimento. Ed ora finalmente li vedeva, opacizzati leggermente dalla piccola morte.


Riprese lentamente a salire, baciando piano la sua morbida pelle, così ardente che sentiva il calore che si trasmetteva anche a lui riscaldandolo nel profondo. Buffy sorrise trasognata, e cercò di muoversi per cambiare le posizioni, desiderava poter ricambiare quanto le era stato dato, ma lui non lo permise. Giungendo finalmente alle sue labbra, la inchiodò con un bacio intenso, mentre si posizionava su di lei.


Entrò piano, quasi timidamente, penetrandola con una lentezza inusuale. Godendo di ogni singolo istante, in cui si immergeva in lei, di ogni piccolo contatto delle sue calde pareti interne, che si contraevano contro di lui, fino a quando non raggiunse l’apice. Rimase così, fermo, gustando la sensazione divina di essere di nuovo in lei, di sentirla sua, ma soprattutto, di sentirsi suo.


Rimasero con gli occhi fissi, allacciati fra di loro, abbracciandosi e facendosi piccole carezze, persi in un universo, che nessuno di loro due aveva mai conosciuto prima. Parole come ti amo, erano superflue, i loro occhi parlavano per loro, esternando ogni più piccola sensazione o emozione. Poi lentamente, insieme, come se si fossero sincronizzati, presero a muoversi, con spinte lente, quasi impercettibili, dapprima.


Buffy, si stava perdendo, in quel mare azzurro dei suoi occhi, che un istante erano scuri e profondi e l’istante dopo chiari e lucenti. Ma era soprattutto, l’espressione del volto che la incantava, le labbra erano tese in piccolo sorriso, gli zigomi sembravano meno duri, ammorbiditi dall’emozione che vi era dipinta. << Ti amo, William. >> gli sussurrò piano, sorridendo, quando lo vide alzare un sopracciglio al sentirsi chiamare con il suo vero nome. << Ti amo, Spike. >>


<< Anche io ti amo, Buffy. >> riuscì a dire Spike, abbassandosi per baciarla, mentre si spingeva ancora in lei. << Ti amo, cacciatrice. >> le disse sulle labbra. Aveva capito cosa stava cercando di dirgli lei, che amava tutto di lui, William l’uomo, Spike il demone. Il desiderio di lei, aumentò precipitosamente, mentre il suono delle sue parole, gli scatenava dentro un fuoco selvaggio.


Le spinte presero a diventare più veloci, potenti, mentre entrambi ansimavano per ritmo accelerato. Buffy sentiva il cuore batterle come impazzito, mentre le sue vene pompavano più velocemente il sangue. Ad ogni spinta, stringeva il membro di lui dentro di sé, cercando di trattenerlo per un istante, per poi rilasciarlo ed attendere la spinta successiva.


Quando finalmente vennero entrambi, lo fecero assieme, gemendo mentre continuavano a baciarsi. Alla fine erano entrambi distrutti e si lasciarono andare contro le fredde mattonelle del bagno, privi di forza. Non era stato il rapporto più lungo che avessero avuto, ma di certo era stato il più completo ed intenso. Li aveva scossi fin nelle fondamenta, sia fisiche che spirituali.


<< E adesso?…>> ridacchiò piano, dolcemente, Buffy, mentre guardava il suo compagno steso accanto a lei.


<< E adesso a nanna, altrimenti domattina non riusciamo ad alzarci. >> ghignò Spike, girandosi verso di lei e togliendole una ciocca di capelli dal viso.


<< Io non so se riuscirò mai più a camminare. >> borbottò Buffy, facendo il finto broncio.


Catturando fra le sue, quelle labbra dal broncio impertinente, Spike ridacchiò. << E va bene…cacciatrice viziatela, ti porterò io in camera. >> le disse tirandosi indietro e cominciando a raccattare i loro vestiti e metterglieli in grembo, per poi sollevarla ed avviarsi verso la porta.


<< Siamo nudi, e se ci vedono? >> chiese un po’ allarmata Buffy, che però girò per lui la chiave nella serratura per aprirla.


<< Tranquilla, dormono tutte, lo sento dai loro respiri. >> la tranquillizzò Spike, che però diede prima un occhiata al corridoio buio per accertarsi che tutte le porte delle camere fossero chiuse. Poi velocemente, si infilò nella loro, sospirando di sollievo e facendo ridere Buffy, quando la chiuse.


Prima di deporla sul letto, scostò le coperte, poi mise i vestiti che lei ancora teneva su una sedia, ed infine entrò nel letto accanto a lei, coprendo entrambi e abbracciandola da dietro.


Buffy, si rese conto che quella sarebbe stata la seconda notte, che avrebbero passato a dormire insieme. E la prima in assoluto in cui anche lei era nuda, ma quella sensazione le piaceva, quindi decise di non tirare fuori la camicia da notte da sotto il cuscino. Il loro corteggiamento era durato poco, molto meno delle due settimane che gli aveva concesso, ma ne era valsa la pena.


<< E’ stato bello, vero? >> sospirò, per poi sbadigliare dal sonno che l’aveva catturata di nuovo.


<< E’ stato più che bello, è stato stupendo. >> le rispose Spike, rilassandosi, baciandole una spalla.


Era nel suo letto, con il vampiro che amava, avevano appena fatto all’amore… << Si, è stato stupendo. >> borbottò Buffy, e subito dopo cadde addormentata.




Capitolo 21 - Remembering



Quella mattina, Buffy ebbe un risveglio decisamente piacevole. Durante la notte, lei e Spike si erano spostati e riaprendo gli occhi, si ritrovò con la testa sul suo torace muscoloso, mentre il suo braccio le cingeva la vita. I loro corpi nudi, che si plasmavano a vicenda. Era una sensazione inusuale, svegliarsi accanto a lui, che ancora stava dormendo. La mattina precedente, quando l’aveva svegliata, lui era già vestito e pronto per uscire.


Adesso invece, aveva l’opportunità di riflettere su quanto provava. Chiudendo gli occhi si lasciò avvolgere da quella sensazione di calore e forza che lui le trasmetteva. In questo momento, il suo corpo era quasi caldo, a causa del prolungato contatto fra di loro. Ma non era dovuta a questo, la percezione che la permeava.


Era come se, dopo tanto tempo, ritrovasse un po’ di quel paradiso che aveva perduto. La sensazione di completezza che l’avvolgeva, era incredibilmente simile. Si sentiva bene, a posto con sé stessa, amata, serena e sicura.


Un lampo di comprensione, le attraversò la mente.


Questa non era la prima volta che dormiva con qualcuno. Anche quando stava con Riley, era capitato qualche volta, di passare l’intera notte insieme e di risvegliarsi sempre insieme al mattino. Ma mai, si era sentita così. Era stato bello, sì, ma non così coinvolgente. In questo momento invece, aveva la sensazione di essere una cosa sola con Spike.


Riley aveva avuto ragione.


Lei non gli era mai veramente appartenuta.


La donna o la cacciatrice che erano in lei, non si erano mai donate completamente.


Non come adesso.


Non come con Spike.


Lei era sua.


Completamente.


Totalmente.


Irrimediabilmente sua.


Poco alla volta, lui era riuscito ad entrare nel suo cuore, nella sua anima, fino a raggiungere anche i più segreti recessi.


Era diventato parte di lei.


Riaprendo gli occhi di scatto, alzò piano la testa e sorrise, vedendogli sul volto un espressione di uguale appagamento. Sembrava un bimbo, che nel sonno si stringe soddisfatto alla madre, o un angelo, estasiato di fronte al suo creatore. Ma questo non le bastava, voleva poter vedere riflessi nei suoi occhi, limpidi come il mare, le stesse emozioni che stavano adesso ballando nei suoi.


Stendendo piano una mano, prese a delineargli piano il profilo, la sua pelle sotto la punta delle dita, sembrava di seta, setole morbidissime erano le sue sopracciglia, forti ed accentuati i suoi zigomi, soffici e succose le sue labbra. E languida e veloce, fu la sua lingua che scattò avanti, per leccarle il dito con cui lei si era soffermata sulle sue labbra, e risucchiarlo in bocca.


<< Giorno, love. >> sussurrò piano Spike, rilasciando l’impudente dito che l’aveva svegliato. Stava facendo un fantastico sogno, ma sollevando lentamente le palpebre, si rese conto che la realtà era persino meglio. Lei era bellissima quella mattina, i capelli dorati tutti arruffati ed un segno rosso sulla guancia, un identico segno doveva esserci sul suo torace, dove lei vi aveva riposato. Spalancando gli occhi, le fece un lento sorriso, mentre con la mano già correva, ad aggiustarle i capelli.


Buffy provò una sensazione di vuoto allo stomaco, quando osservò le folte ciglia sollevarsi lentamente, rivelando quello sguardo di cielo. Ed il vuoto nel suo stomaco, diventò in un istante un incendio, quando vide le sue labbra stendersi lente, in un sorriso che la irradiò di un calore forte e pungente.


Era pietrificata.


Ipnotizzata.


Era la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua.


Spike, osservava le sue gemme verdi, allargarsi sempre di più, piene di meraviglia, piene di amore.


Amore per lui.


Se ancora non fosse stato convinto di questo, ora ne aveva la certezza assoluta.


Lei era sua.


Come lui era suo.


Piegando in avanti il collo, si protese verso di lei e ne catturò le labbra, assaporandone il gusto, il profumo, la passione.


<< Ehi ragazzi, basta dormire, è ora di alzarsi, dobbiamo andare da Anya, ve lo siete scordato? >> la voce squillante di Dawn, li fece sussultare entrambi, strappandoli dall’incantesimo in cui erano caduti. Un istante dopo la porta si spalancò, lasciando entrare la ragazzina saltellante.


<< Dawn! >> esclamò irritata Buffy, cercando di coprirsi, in modo che la sorella non capisse che sotto le coperte era nuda. << Non ti ha insegnato nessuno a bussare prima di entrare? >> la rimproverò imbronciata, mentre dava un sorriso di scusa a Spike.


<< No, te lo sei scordato! >> le rispose a tono la sorella, ridacchiando. << Stavate pomiciando? >> chiese ancora con un sorrisetto impertinente.


<< Dawn! >> quasi urlò Buffy, scandalizzata.


<< Siete nudi? >> continuò imperterrita la ragazzina, con uno sguardo malandrino.


Buffy stava per recriminare ancora, ma la particolare risata di Spike, le fece morire sulle labbra le parole. Visto che erano ancora abbracciati, aveva sentito il suo torace vibrare sotto quella risata, e il suo corpo aveva vibrato di gioia in risposta. Questa era la prima volta che lo sentiva ridere da quando era tornato, e la sensazione sia fisica che interiore, che quel suono le aveva provocato, le aveva tolto ogni voglia di discutere con la sorella.


<< Colpito ed affondato briciola, quindi perché non vai in cucina, mentre noi ci vestiamo? >> rispose sempre ridendo Spike.


Quella situazione così paradossale, di essere sorpreso a letto nudo con la sua donna, dalla sorellina di lei, che non aveva fatto una piega; incredibilmente, gli aveva dato ancora di più la sensazione, che tutto questo non era frutto di un sogno, ma una bellissima realtà. E poi la cosa in sé, era decisamente comica.


Strizzandogli un occhio in risposta, Dawn se ne andò allegramente, salutando con la mano e richiudendo la porta dietro di sé.


Buffy si sentì improvvisamente timida e vergognosa, mentre guardava Spike ridacchiare ancora. Sorridendogli timidamente gli chiese scusa per l’interruzione. Dopo averle posato un bacio sulla fronte, Spike, le lasciò libera la vita. << Non preoccuparti, adoro tua sorella, lo sai. >> le disse, mentre iniziava ad allontanarsi da lei.


<< Ed io adoro te. >> gli disse, trattenendolo piano per un braccio, mentre si riprendeva quel bacio che la sorellina pestifera aveva interrotto. Si lo adorava anche per questo, per l’affetto che aveva sempre avuto per lei.


<< Idem, cacciatrice. Ma ora muovi quel delizioso culetto, o fra poco potremmo ricevere altre visite. >> la rimbeccò ghignando Spike, dandole una leggera pacca sulla parte in questione, che ora era in bella mostra, mentre si leccava le labbra che avevano ancora il sapore di lei.


Allarmata dalla prospettiva che Willow o Tara, potessero venire a loro volta, Buffy arrossì di piacere e imbarazzo, quando lui la colpì piano. La parte in questione, sembrava formicolarle, e si affrettò a ricercare nei cassetti, un paio di mutandine pulite da indossare, mentre sentiva ancora sul suo corpo nudo, il calore del suo sguardo. Non che lei, non sbirciasse di nascosto lui, che si vestiva a sua volta, dall’altra parte del letto. Dio era così….


Arrossendo ancora, nell’essere sorpresa ad ammirarlo, gli fece la linguaccia, quando lui le ghignò ancora, con un lampo di malizia nello sguardo.


******************


Al Magic Box , ferveva l’attività. A capo di tutte le operazioni c’era Anya, che comandava la Scooby gang, ora riunita nel negozio, come un caporal maggiore. Xander la seguiva come un cagnolino scodinzolante. Di tanto in tanto, nei pochi momenti in cui Anya non gli affibbiava qualche lavoretto, improvvisava alcuni passi della sua famosa danza di Snoopy, da quanto era felice ed elettrizzato.


Evidentemente anche lui doveva aver passato una bella nottata, pensavano tutti sogghignando. Non che Buffy e Spike fossero da meno, si lanciavano ogni tanto occhiatine languide, che riscaldavano decisamente l’ambiente. Di buono c’era che Xander, era talmente preso dalla sua dea della vendetta, da non fare come suo solito battutine sceme.


Spike era dovuto uscire dal tombino vicino all’uscita posteriore per poter entrare nel negozio. Infatti i muratori a quanto sembrava, avevano chiuso il passaggio nel seminterrato, che lui usava di solito, per penetrare dentro. Per fortuna che Buffy, era rimasta ad aspettarlo con la porta aperta, in modo da risparmiargli una fine scottante.


Inoltre, i lavori di ristrutturazione, avevano ricoperto di un paio di dita di polvere, la maggior parte degli oggetti, che non erano stati più o meno accuratamente, riposti dentro delle scatole nel seminterrato. Tutti, erano quindi intenti a pulire quel macello, prima di impegnarsi nel riporre di nuovo la merce sugli scaffali. Ed era un gran brutto lavoraccio. In meno di cinque minuti infatti, vi era più polvere addosso alla squadra di pulizia, di quanta non fossero riusciti a toglierne dal locale. Li starnuti si sprecavano, ed il gruppetto era costretto a girare con dei fazzoletti legati intorno al viso, per riuscire vagamente a respirare.


Come dio volle, finalmente dopo un paio d’ore si iniziò a notare qualche progresso. La vetrina era bella splendente e così la campanella che Tara aveva sapientemente lucidato. Anche gli scaffali ed il bancone erano stati ripuliti, ed ora, mentre Willow e Anya, passavano il cencio bagnato in terra, per la decima volta, gli altri stavano lentamente riportando la merce al loro posto.


Approfittando che la sua ragazza era occupata, Xander, gettò uno sguardo di sfuggita verso la stanza posteriore, pochi momenti prima, vi aveva visto infatti entrare Spike, che trasportava senza apparente sforzo, il cavallo che Buffy usava per gli allenamenti. Chiudendo per un attimo gli occhi, e prendendo un profondo respiro, si fece coraggio, prima di seguirlo. C’era qualcosa che doveva fare e prima la faceva, prima si toglieva il pensiero.


Affacciandosi cautamente alla porta, vide che il vampiro era impegnato a regolare l’altezza delle zampe dello strumento, per assicurarsi che fosse ben bilanciato, prima di fissarle al suolo. Tossicchiando nervosamente, annunciò la sua presenza, entrando con le mani ficcate a forza nelle tasche, ed un atteggiamento impacciato.


<< Hai bisogno di aiuto? >> chiese con uno strano tono di voce che sembrava lo squittire di un topolino. Schiarendosi di nuovo la voce, ripetè a foce più alta e chiara, la stessa domanda. << Hai bisogno di aiuto? >> ecco sì, così suonava meglio, si disse per farsi coraggio.


Spike, che aveva sentito benissimo anche la prima volta, fece finta di non averlo fatto, ed alzò lo sguardo, solo quando la domanda venne ripetuta. Lui stesso si sentiva nervoso in quella situazione, chissà che diavolo voleva il bamboccio, la domanda che gli aveva posto non faceva presumere che avesse cattive intenzioni, ma non di meno si tese. << Uhm..sì…guarda se riesci a tenerlo fermo da quella parte. >> borbottò, maledicendosi subito dopo per il tono, così per rimediare fece un mezzo sorriso, mentre gli indicava a gesti la direzione.


Xander sospirò e si affrettò ad andare dove richiesto. Beh non stava andando tanto male, perlomeno non aveva rifiutato il suo aiuto, e quel leggero stiramento delle labbra che gli aveva visto fare, non assomigliava al solito ghigno odioso. Ora veniva però la parte più difficile.


Facendo forza con il peso del corpo sul cavallo, assestò di qualche centimetro l’allineamento dello strumento, guadagnandosi in cambio un brontolio che sembrava decisamente di approvazione. Era giusto quello che gli ci voleva. << Anya mi ha chiesto di ringraziarti. >> sparò fuori, prendendo subito dopo un bel respiro, per riprendersi dalla forza con cui aveva detto quelle parole. Intanto però c’era riuscito, si disse felicitandosi con sé stesso.


<< Uh..cosa? >> chiese Spike, alzando la testa e fissandolo confuso.


Oddio non mi dire che non ha capito” pensò demoralizzato Xander, sentendosi ricadere nella depressione. << Anya, mi ha detto, che…>> prese a ripetere lentamente, quasi facesse lo spelling.


<< Quella parte l’avevo capita…>> lo interruppe Spike, rialzandosi da dove era piegato e guardandolo diretto in faccia. Xander, deglutì con difficoltà, era più facile parlarci se non lo guardava. << …solo che è strano sentirti dire certe cose…perché? >> continuò Spike, che guardava incredulo il ragazzo. Questa era decisamente la prima volta che veniva ringraziato da lui, ed era una sensazione strana. Alcune volte, dopo che gli aveva salvato il culo in situazioni difficili, si era quasi aspettato un grazie, lo aveva anche chiesto se ben ricordava, ma mai era venuto spontaneo. Fino ad ora.


Xander, si strinse nelle spalle, ed ora come continuare? Anya gli aveva raccontato durante la notte, mentre erano teneramente abbracciati, a cosa e soprattutto a chi, era dovuta quella felicità che provavano di nuovo. Venire a sapere che Spike, aveva espresso il desiderio che loro due tornassero insieme, lo aveva portato a riflettere sulle cose che Buffy e gli altri, gli avevano detto sul vampiro.


Insomma, quando mai si era sentito di un vampiro che senza anima, sentiva rimorso per qualcosa che aveva fatto? E che per rimediare, avesse volutamene sopportato prove e torture, per riprendersi qualcosa che ben sapeva, lo avrebbe fatto soffrire? Un anima. Spike doveva conoscere cosa avrebbe comportato, dato che Angel era il suo gran sire. Doveva pur aver visto, come gli aveva stravolto l’esistenza. Poteva essere stato tanto stupido da non prendere in considerazione la cosa? Beh da lui c’era da aspettarsi anche questo, in fondo non era mai stato un genio nel progettare le sue imprese, ma ottuso fino a questo punto? In ogni caso, lo aveva fatto e a quanto sembrava, funzionava bene. E con lui, non c’era nemmeno il rischio che si era invece presentato con Angel.


<< Ha importanza, il perché? >> chiese Xander, strusciando imbarazzato un piede a terra, fissando la punta delle sue scarpe da ginnastica.


<< No….direi di no…ma grazie per averlo detto. >> rispose Spike piano, anche lui affascinato dalla zampa del cavallo.


Xander rialzò la testa di scatto, si era aspettato una delle sue solite risposte sarcastiche, invece, era rimasto sorpreso da quelle parole, pronunciate in tono imbarazzato. << Amici? >> chiese d’istinto, porgendo la mano, per poi quasi ritirarla un istante dopo, timoroso di aver esagerato. Con sua sorpresa, se la sentì invece afferrare in una presa ferrea. Il contatto durò solo 30 secondi, e quando venne rilasciata, era leggermene indolenzita, ma non ci fece nemmeno caso.


Spike aveva fissato per un paio di secondi quella mano tesa, prima che qualcosa dentro di lui lo spingesse a stringerla. Non era stato in grado di rispondere alla domanda, si sentiva le corde vocali come paralizzate, di conseguenza, senza volere aveva stretto un pochettino troppo forte la mano di Xander, per poi ritirarla terribilmente impacciato. << Sistemiamo quello trabiccolo. >> riuscì ad emettere con voce roca, chinandosi di nuovo per avvitare un altro bullone.


Xander, annuì, senza commentare e riprese a premere con tutta la forza che aveva. In fondo era meglio così, senza tanti discorsi, magari quelli sarebbero venuti un giorno, per ora poteva bastare il fatto che stavano lavorando insieme. Sì, per ora poteva bastare.


***************************


Anya e Dawn si stavano asciugando il sudore dalla fronte, mentre ammiravano il risultato delle loro fatiche. Ora il pavimento era bello lucido e nell’aria si percepiva un delizioso profumo di fiori e di pulito. Willow e Tara, erano occupate a sistemare sugli scaffali dietro il bancone, vasi e vasetti contenenti occhi di lucertola, radici di mandragora e quant’altro, mentre Eudora si occupava di risistemare i libri, quando dalla porta dello scantinato, arrivò Buffy che sorreggeva un grosso martello.


<< Ehi, guardate cosa ho ritrovato. >> esclamò mostrandolo a tutti i presenti. << Non sapevo che fosse ancora qui. >> aggiunse con un sorrisetto, ricordando come si era divertita a tirarlo in faccia a Glory. Poi si ricordò di essere morta e l’allegria le sparì leggermente.


<< Oh…si…me ne ero dimenticata…>> le rispose Anya, assumendo un aspetto pensieroso, cosa strana per lei. << E’ stato Spike a riportarlo…dopo…>> aggiunse leggermente a disagio.


Buffy trasecolò, da quando Anya dimostrava di avere un po’ di sensibilità? Prima non si era mai fatta problemi a parlare tranquillamente della sua morte, che fosse presente o meno. A meno che…. << Spike? >> chiese con fare inquisitorio. Qui c’era qualcosa di strano e voleva sapere di cosa si trattava.


<< Sì…ma non chiedermi altro…ho promesso. >> rispose ancora più a disagio la demone.


Inevitabilmente lo sguardo di tutte si posò su di lei. << Anya? >> fece leggermente intimidatoria Buffy, avvicinandosi a lei, soppesando volutamente il martello nelle mani. << Cos’è che hai promesso? >> chiese ancora più decisa e minacciosa.


<< Oh maledizione…c’è Spike di là, perché non lo chiedi a lui? >> rispose Anya, cercando di sfuggire a quell’interrogatorio, ma le bastò uno sguardo all’espressione di Buffy, per capire che non c’era via d’uscita. Non che avesse paura della cacciatrice, ora era di nuovo una demone della vendetta e quindi in grado di difendersi, ma proprio non se la sentiva di mettersi a discutere o peggio. Non oggi che si sentiva così felice. << Ok, uffa…te ve lo dico…ma poi se Spike si arrabbia con me, dovete dirglielo che mi avete costretta. >> capitolò.


<< Allora? >> chiese ancora Buffy, che cominciava a perdere la pazienza.


<< Dunque…dopo che tu…>> iniziò la demone, imitando il gesto di tuffarsi. <<…insomma, dopo…Giles e Tara, portarono Dawn all’ospedale, per farle mettere i punti…mentre io, Xander e Willow, ci occupavamo del tuo corpo.>> mano a mano che parlava, Anya riprendeva il suo solito atteggiamento. << Spike sembrava essere sparito. Sinceramente nessuno di noi se ne preoccupò, avevamo ben altro per la testa. >>


Buffy, all’inizio, si era sentita quasi infastidita da quel racconto, lei voleva sapere cosa c’entrasse Spike con il martello e con la presunta promessa. Ascoltando le parole di Anya si rese però conto che non aveva mai saputo, cosa fosse veramente successo, dopo che si era gettata da quella torre. Era un po’ inquietante ascoltare come le cose fossero continuate, dopo la sua morte, ma al tempo stesso interessante. Posando il martello sul bancone, si sedette su uno sgabello e si apprestò ad ascoltare il resto, mentre Willow, Tara e Dawn si sedevano vicine attorno al tavolo, stringendosi le mani, per sostenersi ed affrontare quei ricordi per loro dolorosi.


Anya invece, rendendosi conto di avere forse per la prima volta la piena attenzione di tutti, riprese a parlare felice della cosa in sé. << Insomma stava facendo giorno, e lui è un vampiro, quindi nessuno di noi ci fece caso del fatto che fosse sparito. Beh, dopo aver sistemato il tuo corpo, provvisoriamente, a casa di Giles, ci medicammo le ferite e ci cambiammo, per poi raggiungere gli altri in ospedale. Xander era preoccupato per Dawn e Willow, per Tara. Per fortuna la piccola ladra qui, non era grave, ma i medici decisero di tenerla per un giorno in osservazione. A quel punto, io mi ricordai che non avevamo spento le luci del negozio, e decisi di tornare a spengerle…sai non volevo che attirassero qualche malintenzionato. >>


Il pensiero di tutti, fu che in realtà Anya, fosse venuta a controllare che la cassa con i soldi ci fosse ancora. Buffy fece quindi un gesto verso di lei, suggerendole di proseguire.


<< Quando arrivai invece le luci erano tutte spente…e stavo quasi per andarmene, quando sentii un gemito provenire dallo scantinato. Ero spaventata, ma dovevo controllare che non ci fosse qualche ladro, quindi presi una spada che era rimasta in negozio e scesi giù, brandendola…aspettandomi di dover combattere ancora…invece, ci trovai Spike. >> Anya decise che era arrivato il momento di fare una pausa ad effetto, insomma era la prima volta che aveva tanta attenzione e ne voleva approfittare.


<< Che stava facendo? >> chiese Dawn, battendo in velocità la sorella. Il racconto di Anya stava iniziando veramente ad incuriosirla.


<< Beh era accucciato a terra, stringendo quel martello…e piangeva. >> rivelò la demone, sentendo un lieve senso di colpa nello svelare il segreto che aveva giurato di mantenere.


Buffy, sentendo quelle parole, provò una stretta al cuore. Non aveva bisogno che Anya, le dicesse la ragione per cui Spike stava piangendo, a quello ci arrivava da sola. Il pensiero di lui, qui tutto solo e disperato per la sua perdita, la colpì profondamente. Dio, come era stata cretina.


147 giorni ieri, 148 oggi. Solo che oggi non conta, vero?


Questo aveva risposto, quando gli aveva chiesto quanto tempo fosse mancata. Non un po’ più di quattro mesi, ma aveva contato ogni singolo giorno. Ed ogni notte, aveva sognato di salvarla. Come aveva potuto non capire quanto amore ci fosse dietro a quelle parole?


<< Quando mi ha vista, ha cercato di far finta di niente, ma non gli riusciva molto bene, lì accucciato a terra, ancora con il volto sporco di sangue e lacrime. Io l’ho preso e portato su e cercato di ripulirlo un po’, lui sembrava come perso, non so mi ha fatto pena. Gli ho offerto un bicchiere di whisky da bere ma lui l’ha rifiutato. Ha chiesto invece di Dawn…di dove fosse…pensavo avrebbe chiesto di te, dove ti avevamo portata, invece…>>


Briciola sta bene?


E’ all’ospedale, domani la dovrebbero rimettere. Ma a te che importa?


Importa! Ho promesso di proteggerla…ho fallito…non succederà ancora.


Fino alla fine del mondo, love”


Ho promesso…


Che fai ora torni alla cripta?


No, vado all’ospedale…


Non dire…agli altri, che mi hai trovato qui, ok? Per favore…


<< Era la prima volta, che chiedeva qualcosa per favore…quindi decisi che avrei rispettato il suo desiderio. >> concluse Anya, stringendosi nelle spalle, come a chiedere scusa, anche se non si capiva se chiedeva scusa a loro per non aver rivelato quel fatto, o a Spike per averlo fatto adesso.


<< Quando mi sono svegliata in ospedale, era accanto a me…>> rivelò Dawn, ricordando come fosse stato difficile quel momento. In ospedale, poco dopo essere ricoverata, le avevano somministrato un sedativo, ed aveva accolto con gioia, la sensazione di oscurità che era calata su di lei. Ma al risveglio, tutti i ricordi di quanto era appena successo, le erano tornati prepotenti alla mente, facendola scoppiare in un pianto sommesso, lacrime che aveva versato sulla forte spalla di Spike, che continuava a dirle che non era sola, che lui le sarebbe stato sempre accanto, che si sarebbe preso cura di lei.


Era stato solo grazie alla forza che lui le aveva trasmesso quella notte, che era riuscita a sopportare il ritorno a casa. Il funerale segreto che avevano fatto. Il rivedere nel Buffy bot, la sorella che aveva perso. E tutti i giorni che si erano succeduti. Lui era rimasto, sempre accanto a lei. Non aveva mai raccontato a nessuno, di averlo trovato seduto accanto al suo letto, era una cosa che aveva preferito tenere per sé, ma ora lo stava facendo.


<< Tutte le sere, dopo la ronda, lui veniva sulla tua tomba a parlare con te, ti raccontava cosa avevamo fatto tutti noi, e portava sempre dei fiori. >> Rivelò invece a sorpresa Tara. Le era capitato una volta, di sorprendere una delle sue chiacchierate. Non si era fatta vedere, per rispettare quel momento così delicato. Ma ogni mattina, quando tornava nel luogo in cui avevano seppellito Buffy, e ci trovava i fiori freschi e bagnati di rugiada, sapeva bene chi li avesse portati. Anche lei, aveva tenuto nascosto quel piccolo segreto del vampiro.


Buffy, ascoltava con il cuore pieno di tormento, tutte quelle piccole rivelazioni. Se solo le avesse sapute prima, forse si sarebbero potuti risparmiare tanto dolore. E chissà quanti altre piccole cose, ciascuno dei suoi amici si era tenuto per sé, forse, se le avessero condivise con gli altri, l’opinione che si erano formati su Spike, sarebbe cambiata prima.


Alzandosi di scatto, si diresse velocemente sul retro. Adesso aveva bisogno di sentirlo vicino, di toccarlo, di abbracciarlo, di cercare di cancellare tutte le lacrime che doveva aver versato per lei.


Non fece nemmeno caso al fatto, che in quel momento sembrava stesse scherzando con Xander. Si fiondò su di lui, allacciandogli le braccia al collo e premendo un bacio appassionato sulle labbra. Non si accorse nemmeno, che Xander si defilava in silenzio. La sola cosa che contava era che stavano insieme. E che lui meritava tutto questo.


Quando si separarono piano, lesse nei suoi occhi una domanda.


<< Perché sei come sei. >> gli rispose, intuendo quale fosse.



Capitolo 22 – Hellmouth



Xander, tornando all’interno del negozio, trovò tutte le occupanti con una strana espressione sul viso. Era pensierose, ma avevano anche un che di sognante, nello sguardo. << Che succede? >> chiese, guardando attentamente soprattutto la sua donna, con sguardo critico. Di solito aveva quella espressione solo quando pensava ai soldi, o al sesso, o tutti e due insieme.


<< Niente. >> rispose sospirando Dawn, subito seguita da un coro di sospiri.


<< Eh no! Qui succede qualcosa, altro che! >> esclamò Xander, mettendosi le mani sui fianchi. << Prima, Buffy si precipita in palestra e salta addosso a Spike manco fosse una piovra con le ventose. Poi torno di qua e siete tutte sospiri e sguardi languidi. Esigo di sapere che succede. >> ci mancava solo che battesse il piede a terra e sarebbe stato la copia sputata della cacciatrice, da come le guardava feroce.


<< Ci siamo solo ritrovare a parlare, del periodo in cui Buffy era morta. >> gli rispose Anya, ridacchiando della sua espressione fiera.


Con calma tutte presero a spiegargli cosa era stato detto, con il risultato che alla fine, persino Xander, si ritrovò pensieroso. Cavoli. Non si era reso conto di tante cose che riguardavano Spike. E pensare che allora, era ancora un demone senz’anima. Il modo con cui si era preso sempre cura di Dawn, e li aveva aiutati nelle ronde, quando avrebbe potuto benissimo andarsene, infischiandosene di tutti loro. Ora tutto acquistava più senso, persino le parole, che gli aveva detto quando lo aveva ringraziato per sé e per Anya.


Se ci pensava bene, quella era la prima volta che aveva ringraziato sinceramente Spike, per qualcosa. Un paio di volte lo aveva fatto, ma sempre in modo da schernirlo. Eppure, quante volte gli aveva salvato il culo in quei quattro mesi? Beh, dopo si era fatto la sua donna…ma a quel tempo, lui ed Anya non stavano più insieme. Per colpa mia, ammise a sé stesso. Aveva combinato un bel casino mandando a monte il matrimonio, anche se doveva ammettere che era stata la decisione più giusta, non era ancora pronto per un simile impegno. Aveva avuto paura, ne aveva ancora, ma questa volta avrebbe preso le cose con più calma, come aveva proposto Anya.


Il ritorno nel negozio dei due innamorati, lo riscosse dalle sue elucubrazioni. Istintivamente, rivolse un sorriso verso Spike, e quasi ridacchiò quando lo vide girarsi per guardarsi dietro le spalle, come se non avesse creduto nemmeno per un secondo, che quel sorriso era proprio per lui. Questo pensiero però, gli fece anche rimordere la coscienza, ma fu il sorriso grato, che invece ricevette da Buffy, a fargli più male.


Abbassando la testa imbarazzato, la rialzò di scatto un momento dopo. << Il negozio è a posto, ora che si fa? >> chiese a tutti e a nessuno.


Fu Buffy a rispondergli. << Spike, voleva tornare al liceo per dare di nuovo un occhiata ai sotterranei, è sicuro che ci sia qualcosa là sotto. Io vado con lui. >> disse decisa, non voleva che affrontasse di nuovo quel posto da solo. Sentendo Spike sbuffare accanto a lei, lo guardò severamente. Pochi minuti prima avevano discusso della cosa e lei si era dimostrata inamovibile su questo punto.


<< Oh! >> rispose Xander, che aveva sperato magari in una specie di festa, per la conclusione dei lavori. << Sì, giusto prima il dovere. Ma che ne dite se stasera, festeggiamo la prossima riapertura del Magic Box? Offro io! >> propose speranzoso.


<< Bella idea! >> risposero in coro sia Dawn che Anya, sorridendo eccitate.


Xander però vide dall’espressione di Willow, Tara, Buffy e quella anziana strega fecero, che forse le sue speranze non erano destinate a concludersi bene.


<< Dovremmo continuare le ricerche…>> disse timidamente Tara.


<< Già…e ancora non siamo riuscite a rintracciare Giles. >> aggiunse un po’ mogia Willow.


L’umore nella stanza peggiorò sensibilmente, mentre la dura realtà si riprendeva il posto che le spettava. Tutti loro erano consapevoli che le cose presto sarebbero peggiorate, un nemico potente era in agguato.


<< Beh, si potrebbe fare qualcosa in casa. >> propose a sorpresa Spike, attirandosi gli sguardi di tutti.


<< Una cena…o qualcosa di simile e poi ci rimetteremmo tutti al lavoro. >> aggiunse un po’ impacciato, sfregandosi con una mano la nuca.


<< Se cucini tu, amico, io ci metto la firma! >> esclamò entusiasta Xander, sentendosi dopo riscaldato dentro dai sorrisi che tutte le presenti gli fecero grate.


<< Ok, va bene allora ci vediamo stasera a casa nostra, noi intanto andiamo. >> approvò Buffy con un cenno della testa ed un sorriso, mentre prendeva a braccetto Spike, che intanto si era riappropriato della sua coperta. Fuori c’era ancora il sole, ed anche se dalla porta sul retro al tombino c’erano pochi metri, non era il caso di rischiare.


Spike, stava cercando di mandare giù, il nodo alla gola che gli si era formato, sentendo Buffy dire “casa nostra”. Cavolo quest’anima lo stava rendendo peggio di una femminuccia. Prima il bamboccio che improvvisamente gli sorrideva e ora lo chiamava amico, e poi questo. Se continuava così, del vecchio Big Bad non sarebbe rimasto più niente e sarebbe tornato ad essere, solo il vecchio e fallito William. Ma bloody hell, ne valeva la pena.


<< Vengo anch’io! >> disse Xander, rivolgendo poi, un sorriso di scusa verso Anya. << Qui tanto non c’è più niente da fare e magari potrei rendermi utile. >> aggiunse per spiegare. Fortuna che Anya per una volta capì al volo e non ci fu bisogno di spiegazioni ulteriori. Il sorriso di approvazione che gli fece, era inconfutabile.


E così, mentre Anya, Tara, Willow, Dawn ed Eudora, prendevano a spulciare sui libri, appena rimessi sugli scaffali, e che adesso tornavano sul tavolo, qualunque notizia possibile sul primo demone. Buffy, Spike e Xander, si avviavano per le fogne verso il liceo.


**********************


Sotterranei del liceo:



Il silenzio, tipico di una scuola, chiusa di domenica, era rotto da suoni di pale che scavavano nel terreno, uniti a sbuffi e ansimi di fatica.


Proprio al di sotto dell’ufficio del preside, in una stanza dei sotterranei, qualcuno stava lavorando.


Mano a mano che la terra veniva rimossa dalle pale, appariva sul terreno uno strano pavimento. Era circolare e di metallo, e le pale toccandolo facevano un rumore sordo e inquietante. Quando finalmente tutta la terra venne tolta, agli occhi dei lavoratori, apparve un simbolo orribile, nel cerchio vi erano una stella a cinque punte ed al suo interno un volto malefico e terrificante. Il simbolo di Danzalthar.


Uno dei due scavatori si chinò sopra per togliere con le mani, l’ultime manciate di terra, fermandosi poco dopo, alzando la testa quando la mano dell’amico gli si pose sulla spalla.


Si alzò lentamente, non comprendendo lo strano sguardo che leggeva negli occhi dell’amico. Occhi cechi, bianchi e assenti.


Un attimo dopo, tutto divenne chiaro, era stato tradito.


Dal suo migliore amico.


**********************


Periferia di Sunnydale (approssimativamente 18 ore prima)


Una macchina viaggia silenziosa per le strade di Sunnydale, senza una precisa direzione.


<< Continui a girare in tondo. Vai dritto e basta. >> esclamò Andrew, che era seduto sul lato del passeggero.


<< Vuoi stare zitto? Non dobbiamo dare nell’occhio. >> gli rispose scocciato Jonathan, che stava guidando.


<< Hai paura. >> quella di Andrew non era una domanda, ma Jonathan rispose lo stesso.


<< Certo che ho paura. L’ultima volta che siamo stati qui, il 33,3 % di noi è stato spellato vivo. >>


<< Datti una calmata, nessuno verrà spellato vivo. Abbiamo un piano. Sistemeremo tutto. >> ribattè Andrew, anche se nemmeno lui sembrava convinto delle sue stesse parole.


<< Saremmo dovuti rimanere in Messico. >> borbottò Jonathan.


<< Non mi piaceva l’ambiente, parlavano tutti messicanese. >> esclamò frignando leggermente Andrew.


<< Potevi impararlo. Hai imparato il dizionario Klingon* in 2 settimane e mezzo. >> lo sgridò l’altro.


<< Lì le regole sui verbi transitivi e intransitivi erano molto più chiare. >> si difese il ragazzo.


<< E comunque non posso continuare ad avere quegli incubi. >> aggiunse con voce tremante.


<< Neanche io. “Arriva dal sottosuolo e ti divora”** >>


<< “Ti mangia, cominciando dal fondoschiena.” >> continuò Andrew, finendo la frase dell’amico.


<< Aggiusteremo tutto. >> esclamò Jonathan con più fiducia di quanto non sentisse.


<< Siamo fuorilegge dal cuore d’oro. >> ribattè Andrew, cercando di farsi forza.


L’auto scomparve nel buio della notte, scivolando fra le ombre e nascondendosi alla vista di chiunque. Nessuno fece caso a loro, come se fossero invisibili.


*********************

Liceo di Sunnydale (qualche ora più tardi)


Dal soffitto scese una corda ed un uomo si calò fin verso il terreno. Jonathan si guardò circospetto attorno, per assicurarsi che nessuno avesse assistito al loro arrivo. Un grido dall’alto e poi un botto, lo fecero sospirare esasperato. Quello scemo di Andrew non era riuscito a calarsi e si era letteralmente spalmato al suolo.


<< Alzati pappamolla. >> sbottò irritato.


<< Ho problemi ai menischi. >> si lamentò Andrew, cercando di tirarsi su.


I due presero a guardarsi attorno nel locale buio. Jonathan tirò fuori una pila e cercò di fare almeno un poco di luce.


<< Dovremmo accendere la luce. >> propose.


<< La vedrebbero dall’esterno. >> lo sconsigliò Andrew, che una volta tanto sembrava stesse usando il cervello.


<< Giusto! Dovremmo andare a cercare Buffy… >> cercò ancora di proporre Jonathan.


<< Non esiste. >> provò a interromperlo l’amico, ma questi andò avanti.


<< Dirle cosa sappiamo del sigillo di Danzalthar. >> continuò infatti Jonathan.


<< Pensaci McFly. *** Perché dovrebbe crederci se non le portiamo una prova? >> provò ancora a dire Andrew.


<< Se andiamo da lei a mani vuote, finiamo “in gatta buia” in un micro-secondo. >> aggiunse per dare forza alle sue asserzioni.


<< Io non ci torno dietro le sbarre. Quel posto ti cambia la vita. >> ammise Jonathan, mentre si faceva strada con la pila per i corridoi del liceo.


<< E’ per questo che ci serve una prova. >> esultò Andrew, felice di star riuscendo a convincerlo.


<< Fai finta che sia una prova del fuoco. Una missione. >> aggiunse con fare eccitato.


<< L’ultimo tentativo. >> concordò altisonante Jonathan.


<< Lo troviamo, avvertiamo la cacciatrice, l’aiutiamo a distruggerlo, salviamo la città…Poi ci uniamo alla sua banda e passiamo le serate a casa sua. >> continuò a progettare Andrew, esponendo i suoi sogni ad occhi aperti.


<< Giusto! Cosa facciamo? >> approvò Jonathan, leggermente stupito dall’intraprendenza dell’amico.


<< Troviamo l’ufficio del preside e ci apriamo la strada da lì. >> rispose Andrew, che sembrava ripetere una battuta imparata a memoria.


<< Ok! Allora, tu controlla il corridoio, io vado da qui. >> rispose tranquillo Jonathan scrutando una mappa dell’edificio.


<< Proviamo le ricetrasmittenti? >> chiese timidamente Andrew, che sembrava aver perso la baldanza precedente.


Prova – Prova


Prova – Prova


Prova, Prova, Prova, Prova (eccetera, eccetera), sembravano non finire più di fare gli scemi con le ricetrasmittenti. Smettendo finalmente quella tiritera, i due presero a dirigersi in due direzioni opposte, ma fatti pochi passi, Jonathan si girò con la ricetrasmittente in mano e vi parlò dentro.


Eco due a Eco uno.”


Distavano fra di loro solo di pochi passi, ma anche Andrew, girandosi rispose nella ricetrasmittente.


Qui Eco due, parla.”


Credi davvero che ci permetteranno di unirci alla banda?” chiese sempre nello strumento Jonathan, con voce speranzosa. Andrew non rispose, abbassò invece la testa imbarazzato, facendo così capire che in fondo, quella speranza forse non si sarebbe avverata e che non ci credeva veramente. Abbassando le spalle deluso e amareggiato, Jonathan, si girò e riprese la sua perlustrazione.


Andrew, invece, si girò di scatto, quando alle sue spalle suonò una voce conosciuta. Un istante dopo da dietro un angolo gli apparve Worren.


Bel lavoro. Si complimentò questi.


<< Eccoti. Me la faccio sotto dalla paura. >> gli si rivolse tremante Andrew, che però non sembrava essere colpito dalla visione dell’amico morto, ma piuttosto rassicurato di vederlo.


Stai calmo.


<< Sai com’è difficile fingere di essere forti? >> piagnucolò il ragazzo.


Rilassati. Stai andando bene. Tutti i dati rientrano nei parametri.****


<< Mi abbandoni sempre. Non sopporto quando te ne vai. Prima muori, poi mi ritrovo messicano. >> piagnucolò ancora Andrew.


Ne abbiamo già parlato. Rispose scocciato Warren. La mia morte faceva parte del piano. Avanti. “Se mi abbatti…” ***** aggiunse facendo un cenno di intesa al biondino.


<< “…Io diventerò più potente di quanto tu possa immaginare”. Ma certo! >> rispose a tono Andrew, finendo la frase dell’amico.


<< Willow potrebbe uccidere anche me? >> chiese però subito dopo preoccupato.


Non preoccuparti.

Se il bassotto fa bene la sua parte, diventeremo tutti degli dei. Rispose Warren, con fare esaltato.


<< “Il ragazzo è la nostra unica speranza.” >> declamò ancora Andrew, girandosi a guardare verso la parte dove era scomparso Jonathan.


No. Ce n’è un'altra. Rispose Warren, assumendo per un attimo un espressione ispirata.


<< Ah, si? Allora chi è? >> chiese subito interessato Andrew, ed anche leggermente stizzito per non sapere quella informazione.


Era solo una citazione. E’ la nostra ultima speranza. Gli rispose scocciato Warren, scuotendo le spalle e guardando ancora nella direzione in cui era scomparso Jonathan.


**********************


Sotterranei del liceo (alcune ore più tardi )


Andrew e Jonathan si erano riuniti per la ricerca, ed ora stavano vagando per i sotterranei.


<< A vedere di nuovo la scuola, una parte di me vorrebbe tornare indietro. >> rivelò Jonathan, spegnendo la pila. Ormai era giorno e una luce soffuso illuminava i bui scantinati, creando giochi di luce ed ombre inquietanti.


<< Sembra che tutto si sposti, come in ‘Hellraiser’ >> esclamò spaventato Andrew, guardandosi attorno. << Io odio Pinhead ****** >> aggiunse scuotendo le braccia come per allontanare qualcosa che sembrava ghermirlo.


<< Fammi vedere. >> esclamò Jonathan, prendendo dalle mani dell’amico la mappa. << Abbiamo fatto il giro completo? Dovremmo rincominciare. >> esclamò studiandola e non si accorse che lo sguardo del biondino si era invece spostato verso una porta sullo sfondo.


Warren era fermo proprio lì davanti e sembrava indicare che quello fosse il posto giusto. Deglutendo dolorosamente, Andrew, lo fisso. << E’ là. >> disse a gola serrata.


<< Cosa? >> chiese Jonathan girandosi di scatto e guardando nella direzione indicata. Lui non vedeva Warren ma solo la porta. << Sei sicuro? >> chiese titubante.


Vedendo ancora Warren annuire, Andrew fece un cenno con la testa, riuscendo ad esalare un nervoso. << Si. >>


Entrando per primo nella stanza, Jonathan si guardò attorno, studiando l’ambiente e la mappa. << Ma sai che forse hai ragione? Se tutto quadra, quello che cerchiamo dovrebbe essere proprio qui sotto. >> mentre pronunciava queste parole, Andrew aveva già afferrato un piccone e dato un primo colpo sul terreno, sollevando una zolla di terra.


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Sotterranei del liceo (Adesso. )


Buffy e Xander, seguivano Spike, che a sua volta sembrava stesse seguendo una pista. Qualcosa dentro di lui lo stava indirizzando dove le emanazioni malefiche si stavano facendo sempre più forti. Rabbrividì percependone il forte potere. Istintivamente si fermò, il corpo leggermente scosso da tremiti.


Buffy lo guardò preoccupata. Da quando erano entrati nel liceo, Spike aveva assunto il volto della caccia per meglio seguire la pista, come diceva lui. Stranamente Xander aveva evitato di fare battutine in merito o dimostrato disgusto alla vista, li aveva seguiti in silenzio. Questo aveva tranquillizzato un po’ Buffy, già la situazione era difficile, se poi fossero nate delle discussioni sarebbe stato peggio. Ma adesso, Spike si era fermato e ripreso il volto umano. Guardandosi attorno, riconobbe il posto. Era dove lo aveva trovato la volta precedente, accucciato a terra. << Tutto bene? >> gli chiese sollecita appoggiandogli confortante una mano sul braccio.


Spike abbassò lo sguardo su quella piccola mano, percependone sia il calore fisico che quello spirituale. Le ombre che per un attimo avevano invaso la sua mente scomparvero all’istante. Facendo un esile sorriso, le sorrise guardandola negli occhi. << Sto bene. >> rispose sentendo che era vero. Si sentiva bene, grazie a lei. Riassumendo il volto della caccia, si rimise in marcia, erano vicini, molto vicini.


Pochi istanti dopo, un odore lo raggiunse. Umani, lì sotto vi erano degli umani, ne percepiva la presenza, il loro odore era recente e stranamente familiare, come se appartenesse a qualcuno che conosceva ma che adesso non riusciva ad identificare. Subito dopo gli giunsero alle sue orecchie potenziate anche dei suoni. Voci. Rumori. Chiunque fosse, era ancora lì.


Facendo cenno di fare silenzio e seguirli, Spike si avviò nella direzione da cui provenivano i suoni e gli odori. Era anche la direzione da cui arrivava l’essenza malvagia.


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<< L’abbiamo quasi dissotterrato. >> esclamò ansimando Jonathan, mentre tirava via un'altra badilata di terra.


<< Yep. >> rispose Andrew, che aveva preso a girare attorno alla fossa che avevano scavato.


<< Spero che Buffy sappia come distruggerlo. >> continuò il piccoletto, asciugandosi il sudore dalla fronte, per poi fermarsi di botto un istante dopo. << 36 – 19 – 27 . Ecco com’era! >> esclamò eccitato, aggiudicandosi uno sguardo perplesso da parte del biondino. << Era la combinazione del mio armadietto. Era tutta la notte che mi scervellavo. >> spiegò, riprendendo a scavare.


<< Sono anni che cerco di dimenticarmi della scuola. Perché tu cerchi di ricordartela? >> chiese scocciato Andrew.


<< Forse perché mi manca. A te no? >> gli rispose l’amico guardandolo serio.


<< Non sai quanto. >> rispose sarcasticamente il biondino, mentre lanciava sguardi dietro le spalle di Jonathan. Warren era lì.


<< Sul serio. A me manca davvero. >> esclamò Jonathan, mentre toglieva le ultime palate di terra, una palata una frase. << Il tempo passa e tutto si dissolve. >> una palata una frase. << Tutte le crudeltà, il dolore, le umiliazioni.>>


<< Scompare tutto. >>


<< Mi mancano i miei amici. Mi mancano i miei nemici. Mi mancano quelli con cui parlavo sempre e quelli che ignoravano la mia esistenza. >> disse appoggiandosi alla pala e guardando verso Andrew, che continuava invece a guardare dietro le sue spalle.


<< Mi mancano tutti. >>


<< Voglio parlare con loro. >>


<< Voglio sapere come stanno, come gli vanno le cose. >> finì con un sorriso, mentre ai suoi piedi appariva per intero la sagoma del simbolo di Danzalthar.


Andrew, abbassò un attimo la testa fissandolo, per poi guardare di nuovo verso Jonathan e Warren alle sue spalle, che sembrava sorridere perfido. Quando parlò la sua voce era sicura e gelida. << Tutti quelli che hai nominato non vogliono parlare con te. Nessuno di loro se ne va in giro a dire “Chissà cosa sta facendo Jonathan adesso?” A nessuno importa di te. >> ed il suo tono sembrava quello di un giudice che emana una sentenza.


Jonathan però non interruppe il sorriso, seppur divenne più malinconico. << Beh, a me importa comunque di loro. E’ per questo che sono qui. >> disse chinandosi poi sul sigillo e prendendo a spolverarlo con le mani.



Capitolo 23: Hellmouth (seconda parte)



Jonathan, si era chinato sopra il sigillo di Danzalthar, per spolverarlo con le dita dalle ultime manciate di terra, che ancora nascondevano quel volto satanico che vi era impresso. Quando si sentì posare sulla spalla, la mano di Andrew alzò tranquillo la testa, ignaro di quanto stava per avvenire. Rialzandosi, si rese conto che l’espressione dell’amico era allucinante, gli occhi erano diventati completamente bianchi.


Prima che avesse il tempo di dire qualcosa, anche soltanto gridare, una fitta improvvisa sotto il costato, gli fece allargare gli occhi di stupore. La lama che ancora sentiva dentro di sé non era frutto di un incubo, ma reale. Tutto quanto lo era. Lui era stato tradito dal suo miglior amico. Gli parve di vedere Warren ghignare, dietro le spalle di Andrew, mentre lentamente il coltello veniva sfilato e lui cadeva a terra, privo di forze, sul quel sigillo maledetto.


Tutto era sembrato muoversi come al rallentamento, privo di suoni.


Ma solo pochi istanti erano passati.


Un istante prima, Jonathan stava cadendo indietro, ed un istante dopo nella stanza irrompevano Spike, Buffy e Xander.


Jonathan, a terra, ancora cosciente, vide come in un film le scene apparirgli davanti agli occhi. Buffy che si lanciava su Andrew e con un calcio gli faceva volare via di mano il coltello ancora macchiato del suo sangue. Un pugno ben assestato, mise poi KO il ragazzo che si schiantò contro la parete e ricadde a terra privo di conoscenza.


Warren era ancora lì, e questo contribuiva a dargli la sensazione che tutto fosse irreale, ma il dolore che sentiva dilagargli dentro, quello, quello lo era. Perlomeno Warren non ghignava più, anzi il suo volto aveva assunto un espressione decisamente infuriata. Gli altri però non sembravano vederlo, anzi Xander gli passò persino attraverso. Un fantasma?


Poi il volto del vampiro che si chinava su di lui, scostando la maglietta per mettere a nudo la ferita. Lo vide chinarsi su di sé, con quegli occhi ambrati ed i lunghi canini affilati. << Sto morendo? >> chiese, mentre sentiva il sapore del suo stesso sangue riempirgli la bocca. Il vampiro rialzò la testa, la bocca macchiata di sangue, il suo sangue. Le sue labbra si mossero, ma Jonathan non udì parole lasciarle, subito dopo il vampiro si abbassò di nuovo.


Irragionevolmente, si rese conto di conoscere quel vampiro, era Spike, prima non lo aveva riconosciuto a causa del colore più scuro dei capelli ora portati più lunghi. Ma che ci faceva lì, e soprattutto cosa gli stava facendo? Poi tutto prese a sbiadirsi attorno a lui, fino a quando accolse con sollievo l’oscurità che prese ad avvolgerlo come una calda coperta.


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Xander, seguiva perplesso Spike.


Per qualche minuto si era fermato, ed era sembrato come in preda a brutti ricordi. Xander non aveva idea di cosa fosse accaduto nei sotterranei del liceo, dato che nessuno lo aveva informato, ma si tese comprendendo che stava accadendo qualcosa di strano. Per fortuna, Buffy era intervenuta e adesso, Spike stava quasi correndo fra quel dedalo, come un cane che avesse fiutato una pista.


Poi le udì.


Le voci.


C’era qualcun altro là sotto.


Arrivati davanti ad una porta, Xander si rese conto che le voci provenivano dall’interno e risuonavano in quegli spogli corridoi come una sorta di eco. Il tutto era decisamente inquietante e una volta di più si rese conto di dove si trovassero, sopra la bocca dell’inferno. Non di meno non fu preparato a quello che vide, quando Spike spalancò quella porta.


Lì, al centro della stanza, sopra una strana piattaforma di metallo dai disegni ributtanti, vi erano i due sfigati. E almeno uno di loro, non si stava certo divertendo. Lo vide cadere all’indietro, la maglietta nera nascondeva la macchia di sangue che si stava ampliando nel suo ventre. Xander però vide bene il coltello insanguinato che il biondino teneva in mano.


Che diavolo stava succedendo?


Tutto sembrò muoversi a velocità raddoppiata. Buffy si avventò su Andrew disarmandolo, mentre lui si aggirava attorno a quello strano simbolo di metallo che gli incuteva timore, per un istante provò un brivido corrergli lungo la spina dorsale. Notando lo sguardo fisso di Jonathan, indirizzato dietro le sue spalle, si girò di scatto, con la paura che un nemico fosse annidato nelle ombre della stanza. Nulla, per fortuna.


Poi notò come Spike si era chinato sopra Jonathan, scostando la maglietta e mettendo a nudo la ferita. Solo allora lo vide, il sangue che sgorgava copioso e si riversava a terra.


<< Che stai facendo? >> chiese allarmato a Spike, quando lo vide chinarsi sopra la ferita con il volto della caccia. Non poteva voler approfittare di quel momento, per farsi una bevuta gratis, pensò Xander con disgusto.


<< Lascialo fare! >> esclamò Buffy, che dopo aver messo KO Andrew, lo aveva fermato dall’intervenire, trattenendolo per una spalla.


<< Ma….>> cercò di obbiettare Xander, non comprendendo perché Buffy non fosse disgustata come lui da quella vista orripilante. Spike che lappava incessantemente il sangue che già con il suo odore imputridiva l’aria.


<< Sta cercando di ridurre l’emorragia. La sua saliva funge da emostatico. >> gli spiegò brevemente Buffy.


Xander trasecolò. Questa non la sapeva. In tutti gli anni che era stato accanto alla cacciatrice, non aveva mai saputo che la saliva dei vampiri avesse quella funzione. Era proprio vero che non si finisce mai di imparare.


<< Sto morendo? >> chiese ansimante la voce di Jonathan.


Spike rialzando la testa, lo fisso con sguardo deciso. << No, se posso impedirlo. >> rispose, per poi chinarsi ancora sulla ferita, che già sanguinava meno.


Xander sospirò di sollievo, ed al contempo provò un po’ di vergogna per aver pensato di nuovo male del vampiro. Un istante dopo, però si allarmò vedendo che Jonathan, mandando gli occhi indietro, li chiudeva perdendo conoscenza.


<< Presto, Buffy, chiama il pronto soccorso. Io sto facendo quello che posso, ma ho paura che ci siano delle emorragie interne. >> ruggì Spike, senza smettere un attimo di leccare, il sangue che gli colava agli angoli della bocca ed una strana espressione disgustata sul volto.


Buffy si affrettò a tirare fuori il cellulare e digitate il 911.


<< Fate presto! >> quasi gridò, richiudendo la telefonata dopo aver spiegato l’emergenza.


E Xander, sperò che avrebbero ubbidito.


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Buffy stava seguendo Spike, i sensi ed i nervi tesi al massimo.


Per un attimo aveva tirato un sospiro di sollievo, quando si era resa conto che Spike era perfettamente cosciente di sé e di cosa stesse facendo. La paura che le aveva agganciato lo stomaco in una morsa, vedendolo per un attimo incerto, titubante, le aveva fatto temere in una ricaduta nello stato pietoso in cui l’aveva trovato il giorno prima. Per fortuna era durato solo pochi secondi e si era perfettamente ripreso.


Adesso però, era tesa per altri motivi. Aveva riconosciuto l’espressione decisa sul suo volto, quella di un predatore che ha scovato la sua preda. Non dubitava di questo, là sotto c’era qualcosa e Spike era sulle sue tracce. Considerando chi era il loro nemico, era meglio stare all’erta, poteva accadere di tutto.


Poi le sentì.


Le voci.


Erano voci umane. Chi mai poteva esserci là sotto?


Quando arrivarono davanti ad una porta si rese conto che le voci provenivano dall’interno. Istintivamente posò una mano sul braccio di Spike, come a dirgli di fare attenzione. Chiunque fosse stato all’interno, se era umano, Spike non avrebbe potuto né difendersi né attaccare a causa del chip. Lui sembrò capire e le posò leggermente l’altra mano sulla sua, per rassicurarla, prima di spalancare la porta.


Riconobbe immediatamente gli occupanti della stanza. Jonathan ed Andrew, come temeva, umani.


Nel vedere però, Jonathan, che ricadeva indietro, Buffy comprese che stava accadendo qualcosa di poco chiaro. Uno sguardo agli occhi ciechi di Andrew, ed al pugnale macchiato di sangue che teneva in mano, le fece capire cosa. Istintivamente entrò subito in modalità cacciatrice e si avventò verso il biondino, chiaramente sotto il controllo di una forza oscura, cercando di metterlo in condizioni di non nuocere a nessuno.


Non si preoccupò di Jonathan steso a terra, sapeva che Spike se ne sarebbe preso cura. Tirò invece un calcio alla mano di Andrew, facendogli volare via il coltello. Poi, bastò un bel gancio destro, per mandarlo nel mondo dei sogni. Bene, ed una cosa era fatta.


Girandosi, si rese conto per la prima volta di dove Jonathan era steso. Quella sorta di strano tombino non le piacque per niente e le tornarono alla mente le parole che quelle ragazze dicevano nei suoi sogni. “Dal profondo ti divora.” Qualcosa le diceva che aveva appena trovato la bocca. E non era per niente affascinante o stuzzicante come quella di Spike, persino adesso, con i suoi lunghi canini sporgenti, mentre si chinava su Jonathan.


Sapeva cosa stava cercando di fare. Una volta Angel glielo aveva spiegato. La saliva dei vampiri ha una proprietà emostatica, che serve per sigillare le ferite dei loro morsi e mantenere le loro vittime, vive più a lungo. A quel tempo, quella rivelazione l’aveva disgustata, ma adesso ringraziava il cielo che Spike possedesse quella capacità. << Lascialo fare. >> disse quindi a Xander, quando vide che il ragazzo stava per intervenire.


<< Ma… >> obbiettò l’amico guardandola stranito e facendo saettare gli occhi da lei a Spike e viceversa.


Sospirando Buffy, pensò che fosse il caso di aggiungere una breve spiegazione. << Sta cercando di ridurre l’emorragia. La sua saliva funge da emostatico. >> disse senza allontanare un attimo lo sguardo da quello che Spike stava facendo. Era strano, un tempo anche quella scena l’avrebbe disgustata, adesso invece si sentiva quasi illanguidita, vedendo la lingua di Spike saettare per raccogliere il sangue che usciva. Le ricordava un'altra situazione in cui l’aveva usata in modo simile. “Maledizione Buffy! Questo non è il momento di pensare a certe cose!” si disse riscuotendosi con un grosso sospiro.


<< Sto morendo? >> stava chiedendo la voce ansimante di Jonathan.


Buffy, provò una fitta allo stomaco, quando Spike rialzata la testa a quelle parole, disse con voce decisa. << No, se posso impedirlo. >> Per poi chinarsi di nuovo sulla ferita che già iniziava a sigillarsi.


Per un attimo fra mezzo a quei globi dorati, aveva visto un lampo di azzurro che le aveva fatto salire agli occhi, lacrime di rimorso. Aveva ancora per la mente le parole che le ragazze avevano detto al Magic Box. Si, lui ce l’avrebbe fatta, avrebbe salvato quel ragazzo.


<< Presto, Buffy, chiama il pronto soccorso. Io sto facendo quello che posso, ma ho paura che ci siano delle emorragie interne. >> Il ruggito di Spike la riscosse dai suoi pensieri e si affrettò a tirare fuori il cellulare e comporre il 911. Velocemente diede una spiegazione sommaria dei fatti, richiedendo un intervento immediato al liceo. Dopo si sarebbe inventata qualcosa, ma adesso premeva risolvere prima quella situazione. << Fate presto! >> quasi gridò per far comprender la gravità della situazione.


Jonathan aveva perso i sensi a causa dell’emorragia. Benché la ferita ormai non sanguinasse quasi più per niente, forse Spike aveva ragione e vi erano delle emorragie interne che lui non poteva sigillare.


Pregò silenziosamente che i soccorsi arrivassero presto, istintivamente sentiva che se il ragazzo non ce l’avesse fatta, Spike se ne sarebbe sentito responsabile, anche se aveva fatto tutto il possibile per salvarlo. Come per lei.


Vorrei farti sapere che ti ho salvata.


Non quando contava purtroppo, ma…dopo la tua morte.


Ogni notte dopo quel giorno.


Rivivo tutto… e faccio sempre qualcosa di diverso


Più veloce o più intelligente, lo sai?


Dozzine di volte, in tanti modi diversi…


Ogni notte


Io ti salvo.


Ricordava ancora le sue parole, ed ora ne comprendeva anche il senso. Se aveva potuto provare quelle emozioni quando ancora non aveva un anima, adesso, si sarebbe di certo sentito male, per non essere riuscito a salvare Jonathan, di questo era sicura.


************************


Il suono lacerante della sirena dell’ambulanza, che stava arrivando alle porte del liceo, riscosse tutti dai loro pensieri, mescolando il sollievo con l’agitazione.


<< Non possiamo farlo trovare qui! >> esclamò Buffy, rendendosi conto per la prima volta che non era il caso che gli infermieri vedessero quella strana cosa sul pavimento. Xander e Spike annuirono. Buffy si affrettò ad afferrare con forza ma delicatamente le caviglie di Jonathan, mentre Spike lo sollevava invece per le spalle.


<< Di lui che ne facciamo? >> chiese Xander, indicandolo e chinandosi su Andrew per esaminarlo. Sembrava nel mondo dei sogni.


Sbuffando, mentre cercava di passare dalla porta, Buffy si girò un attimo, per rispondere. << Portatelo a casa! Dobbiamo interrogarlo…sapere cosa stavano facendo qui e cosa diavolo è quella cosa…>> disse indicando il sigillo con il mento. << …non penso che questo qui sarà in grado di rispondere per un bel pezzo! >> concluse riportando lo sguardo sul ragazzo ferito.


Superata la porta e fatti alcuni metri verso le scale che riportavano al piano di sopra, Buffy, fece cenno a Spike di posare il corpo incosciente di Jonathan a terra. << Io penso che andrò con quelli dell’ambulanza. Vorranno delle risposte e vedrò di inventarmi qualcosa. Tu torna a casa con Xander, appena ci sono notizie ti chiamo. >> gli disse velocemente, sentendo dei passi correre al piano superiore. Dandogli un fuggevole bacio, lo sospinse di nuovo verso la stanza.


In silenzio, Spike ubbidì.


Solo qualche minuto dopo, mentre gli infermieri caricavano Jonathan sulla lettiga, Buffy si rese conto che c’era stato qualcosa di strano in quel bacio. Lui non l’aveva ricambiato, ed il suo sguardo non era stato esattamente felice. Poi, il dover seguire il ferito sull’ambulanza, dando al contempo strampalate spiegazioni, portò via quel pensiero.


Buffy però rimase stranamente nervosa, come se avesse la sensazione di essersi persa qualcosa, ma di non sapere cosa.


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<< Ehi, amico…tutto bene? >> chiese Xander, vedendo Spike rientrare nella stanza. Sembrava più pallido del solito, il che, dato il fatto che era un morto vivente, era decisamente strano.


<< Hu huh…>> rispose semplicemente Spike, cercando di evitare con gli occhi lo sguardo di Xander.


No, non andava tutto bene.


Improvvisamente tutto quello che gli era successo negli ultimi quindici minuti, era tornato a sommergerlo.


Non andava affatto bene.


<< Che ne dici se allora portiamo via il bello addormentato? >> chiese ancora Xander, chinandosi per sventolare una mano davanti al volto incosciente di Andrew. << Wow…certo che Buffy ci ha dato giù di brutto. Questo è capace che dormirà ancora per un bel pezzo. >> ghignò, sollevandolo per un braccio, mentre Spike in silenzio lo sollevava per l’altro.


Mettendosi i bracci di Andrew sulle spalle, e tirandolo su, i due si avviarono verso l’uscita ed il passaggio per i tunnel. Nella stanza rimase solo il sigillo, macchiato ancora dal sangue di Jonathan, che ora sembrava penetrare dentro ogni fessura, ed, in un angolo….Warren!


E la sua espressione non prometteva niente di buono.


************************


Spike procedeva silenziosamente lungo i tunnel che conosceva come le sue tasche. Le labbra erano strette dallo sforzo, in una linea sottile. Ma non era il peso di Andrew a sfiancarlo. Avrebbe potuto benissimo portare almeno altri tre uomini pesanti come lui e non risentirne affatto.


No.


Era il ricordo.


L’odore.


Il sapore.


Quando erano entrati in quella maledetta stanza, era stato grato che ci fosse Buffy. Per due motivi. Il primo, era dovuto al fatto che i suoi occupanti erano umani e quindi lui non avrebbe potuto combatterli. Il secondo, perché si era reso conto di essere finalmente giunto alla fonte di quella manifestazione maligna, che imperniava tutto il liceo. Non aveva avuto dubbi su cosa fosse quello strano cerchio metallico sul terreno, quella era la bocca dell’inferno e sotto poteva sentire benissimo i suoi denti affilati graffiare, lacerare.


E poi gli era giunto l’odore.


L’odore di sangue umano che ammorbava l’aria.


Aveva capito subito, prima ancora di vedere il coltello insanguinato nelle mani del biondino, che il tappetto era ferito, gravemente ferito. Volgendo le spalle a Buffy che si era gettata sul ragazzo, per disarmarlo, si era invece affrettato a soccorrere l’altro. Era bastato che sollevasse appena la maglietta nera, per vedere il suo sangue zampillare come da una fontanella.


Istintivamente aveva saputo subito cosa fare. Ma saperlo era un conto, un altro farlo. Aveva dovuto inghiottire dolorosamente e prendere un profondo respiro, prima di assumere di nuovo il volto della caccia, e chinarsi sulla ferita.


Il primo pizzico metallico, che aveva sentito sulla lingua, per un istante gli aveva fatto ringhiare lo stomaco dalla fame, dal desiderio, e fatto al contempo, quasi tirare un sospiro di sollievo. Forse non sarebbe stata così difficile la cosa. Questa volta era diverso, non beveva per il bisogno di nutrirsi, ma per salvare una vita, si disse. Si era quindi affrettato ad ingollarne una lunga sorsata, leccando e assicurandosi di bagnare la ferita con la sua saliva.


Il secondo dopo, però, nello stesso istante in cui quella bevanda corroborante gli giungeva nello stomaco, la sentì bruciare intensamente, assieme alla sua anima. Grida lancinanti gli si conficcarono nel cervello come pugnali. Sapeva cos’erano. Erano le grida delle sue vittime, che lo maledivano.


Ma non si era fermato, non poteva, non questa volta. Aveva continuato a lappare e a pulire la ferita di Jonathan con più frenesia.


Si era fermato solo pochi istanti, quando aveva sentito la voce del ragazzo. << Sto morendo? >> aveva chiesto ansimante.


<< No, se posso impedirlo. >> aveva risposto più deciso di quanto non si sentisse.


Ignorando la forte nausea che provava, si era di nuovo chinato e continuato la sua operazione di pulizia. Le grida si erano leggermente attenuate, quando aveva risposto, ma non il suo malessere interiore. “Maledizione, state zitte!” gridò lui nella sua mente. “Non voglio ucciderlo, voglio salvarlo!” ripetè con forza come in un mantra, cercando di mandare giù goccia dopo goccia di quel sangue che per lui adesso, era come acido o metallo incandescente, da come gli bruciava.


Riuscendo a riprendere un minimo di controllo, si concentrò sui segnali vitali di Jonathan. Il battito cardiaco e la respirazione erano sempre più lenti e affannosi. Maledizione, forse non sarebbe riuscito a farlo, il ragazzo aveva perso troppo sangue e stava collassando. << Presto, Buffy, chiama il pronto soccorso. Io sto facendo quello che posso, ma ho paura che ci siano delle emorragie interne. >> si era quindi affrettato a ringhiare, sentendosi improvvisamente impotente.


La nausea che saliva e gli toglieva il respiro, mentre cercava di ributtare giù il nodo che sentiva in gola. Non poteva lasciarsi andare, non in quel momento, non con Buffy che lo guardava. L’unica cosa che poteva fare era starsene fermo, con la bocca serrata, smettendo persino di respirare, nell’attesa che arrivassero i soccorsi.


Quando le sirene avevano annunciato l’arrivo dell’ambulanza, aveva tirato un breve sospiro di sollievo, presto quella tortura sarebbe finita. Si era affrettato ad aiutarla a portare via Jonathan da quella stanza, osservando attentamente i suoi segni vitali. Per adesso il cuore reggeva, forse ce l’avrebbe fatta. Solo questo, gli diede la forza per controllarsi ancora.


Sentire sulle sue, le labbra di Buffy, una volta tanto non era stato confortante. Il sapore nauseabondo che aveva ancora in bocca, gli aveva impedito di ricambiare quel bacio. Era stato quasi lieto di sentire dei passi affrettati sopra la sua testa. Quando lei l’aveva sospinto per allontanarlo, all’arrivo degli infermieri, aveva desiderato potersi trovare un angolino dove potesse finalmente liberarsi.


Si era invece fatto forza ed era rientrato in quella stanza maledetta, ancora densa dell’odore del sangue e di energia maligna. “Un ultimo sforzo.” Si era detto, sollevando il corpo incosciente del biondino. Perlomeno sarebbero usciti da lì.


Ma era dura.


Un passo.


Poi un altro.


Poi un altro ancora.


Ce la poteva fare.


Ce la doveva fare.




Capitolo 24: Questions and Answers



Xander, aveva appena finito di legare come un salame, Andrew ad una sedia, dopo avergli ben scocciato la bocca, in attesa che Buffy tornasse, per poterlo interrogare. Mentre si dirigeva verso casa, con quel peso morto sulle spalle, si era preoccupato dell’eventuale reazione di Willow. L’amica infatti solo ora iniziava a recuperare il trauma che aveva riportato, e metterla davanti ad uno dei responsabili del suo attacco di pazzia, poteva non rivelarsi salutare.


Invece, le cose erano andate bene. Oh, beh, se per bene si intende che Willow si limitava a guardare con sguardo truce, al biondino ancora svenuto. Insomma non aveva dato in escandescenze, o meglio ancora non era diventata la dark Willow. La presenza tranquillizzante di Tara al suo fianco, si era certamente dimostrata decisiva.


Della vecchia strega in casa non c’era traccia, forse era tornata al residence per farsi una doccia. Insomma tutto sommato la casa era tranquilla. Ma allora perché, Xander si sentiva come una vocina dentro, che gli diceva che invece non era così? C’era qualcosa di storto, che non tornava, di strano insomma.


Poi, all’improvviso l’illuminazione.


Spike. Dove era Spike?


Xander si diede dell’imbecille. Come aveva potuto non notare, che per tutto il viaggio di ritorno, il vampiro non aveva spiccicato neanche una parola? Nemmeno per uno dei suoi abituali commenti sarcastici? Quando erano entrati in casa, aveva mollato Andrew come se fosse stato un fagotto, per poi uscirsene dalla porta posteriore, in tutta fretta.


E fuori si stava facendo scuro.


Xander fu preso dall’agitazione, dalla paura. E se per Spike, riassaporare del sangue umano, fosse stato come una specie di aperitivo? Un qualcosa che lo avesse spinto a cercarne dell’altro? Certo aveva sempre il chip, si disse per tranquillizzarsi. Con quello non poteva andare certo a mordere la gente in giro. E…l’anima, già ora aveva pure quella…E poi sembrava davvero cambiato, pure lui ci era cascato…


Insomma, l’ansia era troppa. Qui non c’erano di mezzo solo vite innocenti, qui c’era di mezzo Buffy. Se Spike, avesse deluso l’amica, come già altri in passato avevano fatto, aveva la forte sensazione che stavolta il colpo sarebbe stato più duro del solito. Perché di una cosa era sicuro, Buffy, questa volta si era lasciata completamente andare, si era fidata più di quanto avesse mai fatto, persino con Angel.


Mentre si dirigeva a passo di marcia verso il portico posteriore, dopo aver dato ordine a Tara e Willow di tenere d’occhio il prigioniero, provò una sensazione di amaro in bocca. Se solo Spike, avesse fatto quello che pensava, lo avrebbe impalettato di persona. Maledizione.


Gli occhi, uscendo dalla casa illuminata, per qualche secondo faticarono a mettere a fuoco il giardino. Tutto pareva soltanto scuro e silenzioso, non si muoveva una foglia. Poi lo sentì, un suono provenire dall’estrema destra, da dietro un albero. Gli occhi riuscirono a mettere a fuoco un lembo del nuovo spolverino di Spike, che vi spuntava da dietro. Allora era ancora lì, pensò sospirando di sollievo. Ma che diavolo stava facendo?


Più silenzioso che poteva, si avvicinò per scoprirlo.


Quanto vide, lo fece buttare fuori il respiro tutto di un fiato.


Spike era piegato contro l’albero, ansimando e deglutendo rumorosamente. Il volto più pallido del solito, ed una scia rossa che scendeva dalle sue labbra, gocciolando ai suoi piedi, e lì…proprio sotto il tronco dell’albero…una pozza…di sangue.


<< Spike! >> quasi gridò, per poi pentirsene, vedendolo girarsi di scatto e perdere quasi l’equilibrio. Istintivamente scattò in avanti per sostenerlo, perché una cosa ormai gli era chiara, il vampiro stava male. << Spike, che hai, ti senti male? >> gli chiese, pur non avendo bisogno di una risposta.


Spike non rispose subito, continuava a deglutire e a respirare pesantemente, cosa, che lo fece preoccupare ancora di più. Beh, che Spike aveva mantenuto l’abitudine a respirare pur non avendone bisogno, era una cosa risaputa, ma mai gli era capitato di vederlo ansimare a quel modo. Prendendolo per un braccio, così come aveva portato Andrew, lo condusse verso la panchina del giardino e ve lo mise a sedere, la preoccupazione aumentò, quando lo vide afflosciarsi contro lo schienale, completamente privo di forze. << Vado a chiamare Willow. >> disse, pensando bene che forse l’amica avrebbe saputo che fare.


<< No. >> il sussurro gli giunse a malapena agli orecchi, solo il fatto che Spike si fosse aggrappato alla sua giacca per trattenerlo, lo fece desistere da quell’intento. << Fra poco mi riprendo…non dire…non dire nulla a nessuno. >> riuscì a bisbigliare il vampiro, gettando la testa indietro, mentre si piegava contro la panchina.


Xander non sapeva che fare, ma chissà, forse l’istinto, gli disse di aspettare. Si sedette quindi in silenzio al fianco di Spike, in attesa. I secondi passavano lenti, uno, dopo un altro, un altro ancora. Erano passati a malapena cinque minuti, che a Xander erano sembrati secoli, quando Spike, cominciò lentamente a rallentare il ritmo respiratorio. E Xander si ritrovò a ringraziare il cielo che Spike, fosse uno di quelli che avevano mantenuto seppur incoerentemente, tale abitudine.


<< Che sta succedendo Spike? >> gli chiese gentilmente, quando gli sembrò che persino il suo colorito, fosse migliorato, il che è tutto dire.


<< Niente. >> rispose il vampiro, cercando di prendere un atteggiamento noncurante.


<< E tu ti aspetti che ci creda? >> Xander non ci era caduto nemmeno per un secondo. << Ti ho visto…tutto quel sangue…e tu che stavi quasi per svenire. Ora non venirmi a raccontare storielle, voglio delle risposte, subito, altrimenti vado in casa e racconto tutto. >>


Fu proprio l’ultima minaccia, a convincere Spike a parlare, non certo l’atteggiamento aggressivo che il bamboccio aveva assunto. Anzi, per un secondo l’aveva fatto sogghignare, nel vederlo in una posa tanto simile a quella di Buffy. La sua cacciatrice, a quanto sembrava, aveva altri emulatori, oltre alla sorellina.


<< Ok, ma abbassa la voce. Non voglio che le altre lo sappiano, soprattutto Buffy. >> rispose, mettendo un accento su quel “soprattutto” e condendo il tutto con un deciso cipiglio.


Cipiglio del quale Xander non si curò affatto. << Perché Buffy non deve saperlo? >> era quello per lui il vero punto.


<< Perché…si…preoccuperebbe! >> scandì lentamente ma decisamente Spike. << Non voglio angustiarla con altri problemi, dato che ne ha già tanti. Persino tu dovresti arrivarci a capirlo. >> aggiunse quasi ringhiando. << E poi, il mio non è un vero problema, ma le conosci le donne si squietano per un nonnulla… >> concluse cercando ancora una volta di alleggerire la situazione.


<< Non penso che fosse un nonnulla…ti ho visto e… >> non demordeva Xander.


<< Mi hai visto, ed allora? Cosa pensi di aver visto? E’ tutto a posto ti dico… >> lo interruppe Spike, innervosendosi leggermente. Poi, quando notò l’espressione preoccupata del ragazzo, comprese che non lo avrebbe convinto facilmente, a meno che, non gli avesse rivelato la verità.


Facendo una smorfia, cercò le parole per spiegare. << E’ una cosa che mi succede, da quando mi sono ripreso l’anima. >> sbottò più aggressivamente di quanto avesse voluto, stirando le labbra in una imitazione di sorriso, cercò di rimediare. << Il mio organismo sembra non essere più in grado di accettare sangue umano. >> rivelò, osservando gli occhi di Xander che si allargavano scioccati.


Il ragazzo, aveva preso a muovere le labbra, sillabando “ma” continuamente, senza però emettere un fiato. Quello che Spike gli aveva rivelato, si fondeva nella sua mente con il ricordo degli ultimi avvenimenti. Improvvisa giunse l’illuminazione. Non era il sangue di Spike, quello nella pozza sotto l’albero, ma di Jonathan.


<< Già! >> esclamò Spike, come se gli avesse letto nella mente, mentre invece si era limitato a leggergli i pensieri sul volto. << Dovevo liberarmene, e non è esattamente piacevole. >> aggiunse stordendo la bocca.


<< Oh. >> Xander non sapeva cosa altro dire. Troppi i pensieri che si rincorrevano nel suo cervello, fino a quando uno uscì di prepotenza. << Come? Intendo, come te ne sei accorto? >> chiese leggermente diffidente. Il solo modo che riusciva ad immaginare, era che Spike avesse provato a mordere qualcuno, ma…scosse la testa a quel pensiero.


Spike, seppur si era accorto, dell’irrigidimento di Xander, non ci diede peso. << E’ stato poco dopo che l’avevo ottenuta. L’anima intendo. Mi trovavo nella giungla, ero ferito, affamato…ho trovato una donna, che per sua sfortuna, era appena stata aggredita da un leone…o comunque da una bestia feroce. Era già morta, per lei non c’era più niente da fare… >> aveva preso a dire quasi in modo assente, perso nei suoi ricordi.


Anche solo ripensarci, gli riportava alla mente le sensazioni. Dolore, turbamento, disgusto. Vedere quella giovane vita spezzata, ed in un modo tanto barbaro, aveva fatto fare i salti mortali alla sua anima. In quella scena, aveva rivisto tutte le sue vittime, anche loro erano state uccise spietatamente, dall’animale che lui era stato, che in fondo sapeva, essere ancora.


Xander ora l’osservava attentamente, notando passare veloci le emozioni sul suo volto. Non si era mai reso conto prima, di quanto il viso di Spike potesse essere espressivo. Ora poteva riconoscerle con precisione, mentre si alternavano. Ma una in particolare, lo colpì. Dolore. A qualunque cosa Spike stesse pensando, doveva procurargli un dolore atroce. Per la prima volta in vita sua, Xander sentì un moto di compassione e pietà verso un vampiro, quel vampiro. Senza riflettere, allungò una mano per posarla sulla sua spalla, in un gesto che voleva essere di conforto.


Spike si riscosse, sentendo quella calda mano maschile che immediatamente aveva preso a riscaldargli la spalla. Era piacevole, anche se ne avrebbe preferito una più piccola e decisamente più femminile. Non di meno fece a Xander un breve sorriso di ringraziamento. << Era conciata veramente male… >> riprese a narrare, inghiottendo il dolore che ancora gli mordeva nello stomaco. << … è stato…orribile? Non so se sia la parola giusta, ma è così che mi sono sentito vedendola…ma la fame era tanta, troppa. Il suo corpo privo di vita era ancora caldo e sanguinante…non ho resistito e mi ci sono gettato sopra….come un avvoltoio. >> ora nella sua voce era ben chiaro il disprezzo che provava per sé stesso.


Xander, si sentì le parole uscirgli di bocca, senza che potesse fermarle. << Ehi…va tutto bene. Non sei il primo che preso dalla fame, mangia un suo simile. >> rendendosi conto di quello che aveva detto, fece un sorrisetto di scusa, cercando poi di rimediare. << Disastro aereo? Passeggeri che si mangiano fra di loro? Ti dice nulla? >> ma non ci riuscì molto bene.


Spike, comprendendo però il buon intento, fece una bassa risata. << Uh si, ho sentito qualcosa in proposito…ci avevano fatto anche un film, o sbaglio? >> disse ghignando, per risollevare Xander dall’imbarazzo in cui era caduto.


<< Ecco! Appunto! Mi riferivo proprio a quello. >> esalò Xander, tirando un grosso sospiro di sollievo subito dopo. Accidenti a lui e alla sua boccaccia. Perlomeno però era riuscito a tirare un po’ su di morale il vampiro. La cosa gli apparve un po’ strana. << Penso di immaginare cosa ti sia successo dopo, qualcosa del tipo che è successo prima, giusto? >> disse indicando l’albero, mentre cercava di riprendere il vecchio discorso.


Spike annuì. << Già. >> disse continuando a scuotere la testa pensieroso. << Ancora non sappiamo perché succeda, Giles è propenso a credere che si tratti di una reazione psicosomatica, più che ad una vera e propria reazione fisica. >> rivelò.


Xander allargò ancora gli occhi. << Giles lo sa? >> chiese stupito.


<< Uh huh! Glielo dissi mentre eravamo in Inghilterra. Mi ha sottoposto a dei test…niente di che. Secondo lui, tutto dipende dal mio inconscio…è come se, adesso che ho un anima, la sola idea di nutrirmi di sangue umano mi risulti intollerabile, di conseguenza il mio corpo reagisce espellendo quella sostanza che ritiene nociva. E’ qualcosa che non posso controllare, e se devo essere sincero, in fondo non mi disturba più di tanto, anzi lo trovo giusto. >>


Xander, si sentì rabbrividire, udendo Spike proclamare una simile verità con tanta semplicità. Con orrore, si rese conto che solo una decina di minuti prima, aveva pensato di nuovo male di lui. Ora questo cambiava tutto totalmente. Ogni dubbio, che Spike stesse solo recitando una commedia, sparì. Buffy aveva ragione, lui era veramente cambiato. Il rimorso per non avergli creduto prima, lo assalì prepotentemente.


Spike intanto, che perso nei suoi pensieri non si era accorto, di quanto stava succedendo a Xander, aveva ripreso a parlare. << Come vedi, in realtà il mio non è un vero e proprio problema, basta che stia lontano dal sangue umano. Ma se Buffy o Willow venissero a saperlo, so che si preoccuperebbero e non voglio. Terrai la bocca chiusa, vero? >> chiese rialzando la testa che fino a quel momento aveva tenuto abbassata, per scrutare attentamente il ragazzo.


Xander, annuì vigorosamente e basta. Non era sicuro di come gli sarebbe uscita fuori la voce se avesse provato a parlare. Sì, Spike aveva ragione, era meglio non dire nulla alle ragazze. Ma per quanto lo riguardava…ora sapeva che non sarebbe mai più riuscito a guardare il vampiro, nel modo in cui lo aveva sempre visto prima. La sua figura ai suoi occhi era irrimediabilmente cambiata. Ne fu felice.


<< Che ne dici se rientriamo e andiamo a vedere se il bell’addormentato, si è svegliato dal pisolino? >> chiese Spike con uno dei suoi soliti ghigni, accontentandosi di quel cenno della testa. Qualcosa gli diceva che adesso Xander non avrebbe mai più rappresentato un problema, ma che forse…forse…aveva appena trovato in lui un nuovo amico. Lo sperava.


<< Uh, si… >> bofonchiò Xander con una strana vocetta che gli uscì dalle labbra. << Meglio assicurarsi che Willow, non sia troppo turbata. >> aggiunse, cercando di schiarirsela, ottenendo a sua volta un cenno da parte di Spike.


Insieme rientrarono in casa Summers.


Le loro paure per fortuna si rivelarono infondate. Willow era placida e tranquilla, comodamente seduta sul divano con un libro dell’università in mano. Chi li preoccupò leggermente, era Tara, in piedi, dietro la sedia dove Andrew era ancora perso nei suoi sogni, che brandiva un matterello.


Mai sottovalutare quello che può fare una persona timida e dolce.


*****************


Buffy, stava tornando piuttosto affaticata a piedi verso casa. A dire il vero, avrebbe potuto accettare un passaggio che le era stato offerto, ma aveva preferito rifiutare. Aveva bisogno di rimanere sola e raccogliere i pensieri, prima di rientrare in casa e affrontare quello che l’aspettava. La cosa non era però per niente facile, in quel momento, i pensieri sembravano vorticarle nella mente, senza posa o ordine.


Alla fine, si rese conto, che se voleva arrivare a capo di qualcosa, la cosa migliore da fare era partire dall’inizio e vagliare ogni fatto, mano a mano che si era succeduto. Una cosa era dirlo, un'altra farlo.


Con un sospiro, si concentrò sul primo avvenimento.


Scacciò l’immagine che le giunse alla mente. Quella di Andrew che accoltellava Jonathan. Non che non fosse importante, ma il suo istinto di cacciatrice gli diceva che c’era qualcosa di più rilevante. E sempre istintivamente sapeva cosa era. Quel dannato tombino di metallo.


Ecco, adesso più che mai sentiva la mancanza di Giles al suo fianco. Lui, di certo le avrebbe saputo dire cosa diavolo era quel coso. Perché di una cosa era sicura, qualunque cosa fosse, era vitale saperlo. Non vi era dubbio infatti, che quell’orribile tombino, fosse legato a doppio nodo con il nemico che stava arrivando. Il Primo.


Se non fosse stato perché Willow non si era ancora ripresa, le avrebbe chiesto di andare a esaminarlo. Ma ora su di lei non poteva contare, era ancora un po’ instabile, ci mancava solo che quel dannato coso la mandasse in crisi. Di una cosa era certa, se Spike aveva ragione, e era da lì che provenivano le emanazioni malefiche, avrebbero potuto influenzarla, così come avevano fatto con il biondino.


Non le era sfuggita infatti l’espressione vacua sul suo volto. In quel momento, lui non era se stesso, ma veniva comandato come una marionetta da un burattinaio decisamente più forte. Non giungeva a questa considerazione, in virtù del fatto che sapeva che quei due erano amiconi. Lei stessa in passato si era rivoltata contro i suoi amici, sapeva che poteva succedere, non ultimo l’episodio di Willow, ma sempre il suo istinto le diceva che le cose erano più complicate di quanto apparivano a prima vista.


Mentre si trovava in ospedale, non aveva avuto modo di pensarci. Era stata troppo presa a rispondere alle domande della polizia, senza contare, che quando pensava di essere riuscita a infinocchiarli ben benino, era arrivato il suo nuovo datore di lavoro, il preside Robin Wood. Ed aveva dovuto rincominciare da capo.


No, non sapeva chi era stato a colpire quel ragazzo. Lei era arrivata dopo. Perché si trovava la? Curiosità! Aveva voluto dare uno sguardo al suo nuovo ambiente lavorativo, prima del suo effettivo insediamento. Aveva udito dei gemiti provenire dalle scale che portavano nel sottosuolo e si era affacciata. Quando aveva trovato il povero Jonathan ferito, aveva chiamato immediatamente i soccorsi.


Oh, si lo conosceva. Avevano frequentato il vecchio liceo insieme, ma poi non ne aveva saputo più niente, fino a quando non l’aveva trovato riverso a terra. No, lui non le aveva detto nulla prima dell’arrivo dei soccorsi. Il poveretto era già svenuto. E via di questo passo.


Una cosa però le era stata chiara, se era riuscita a fregare quelli della polizia, non aveva avuto la stessa fortuna con il preside Wood. Per tutto il tempo, che era rimasta in ospedale, aspettando notizie sull’operazione in corso di Jonathan, non le aveva tolto gli occhi di dosso, guardandola con espressione scettica e inquisitoria al tempo stesso.


Aveva ringraziato il cielo che l’operazione fosse stata breve. Non vedeva l’ora di uscire da lì. Ma ancora una volta, era stata trattenuta, questa volta dal chirurgo. Jonathan se la sarebbe cavata, aveva detto. Beh buona notizia. Ma poi aveva iniziato a chiederle se per caso avesse fatto qualcosa nell’attesa dei soccorsi.


La ferita, piuttosto profonda, infatti non sanguinava come avrebbe dovuto. Si, era stata trovata un emorragia interna, immediatamente fermata durante l’operazione, ma non si spiegava però, perché la ferita fosse tanto pulita. Aveva forse usato qualche emostatico?


Ora, chi glielo andava a spiegare che era tutto merito della saliva di un vampiro?


No, non era proprio il caso.


Così si era ristretta nelle spalle ed aveva continuato a fare la gnorri. No, lei non aveva fatto niente (beh in fondo era vero), non conosceva le risposte a quelle domande, non ci capiva un tubo in certe cose (mostruosamente falso e vero almeno in parte. Aveva sempre odiato biologia. Era biologia vero? Quella materia dove ti fanno sezionare le rane?). Insomma, fra pensieri stupidi che le spuntavano in mente a piè sospinto e trovarsi davanti a quella sequela di domande, era letteralmente entrata nel caos più totale.


Così, quando il preside Wood le aveva offerto un passaggio verso casa, lo aveva rifiutato. Sentiva il cervello che le stava per scoppiare e non era proprio il caso di rimanere da sola, dentro uno spazio ristretto come un automobile, con qualcuno di tanto pespicace. Senza contare che ancora aveva seri dubbi su quell’uomo. Chi diavolo era veramente? Un nemico o un amico? O soltanto qualcuno che non aveva la più pallida idea, di cosa si era andato a cacciare?


E poi c’era Andrew.


Lui non era in ospedale con una ventina di punti sulla pancia, come il suo amico. Come e quando lui e Jonathan erano tornati in città? E cosa ci erano venuti a fare? Quanto prima voleva interrogarlo e capire che diavolo stessero facendo negli scantinati. Quante più cose sarebbe riuscita a farsi dire, meglio era, si disse stringendo a pugno le mani, desiderando poterlo avere subito sottomano. Con le buone o le cattive, il biondino avrebbe cantato.


Ormai aveva raggiunto Ravello Drive, ancora un centinaio di metri e sarebbe stata a casa. Fu in quel momento, che la raggiunse un ultimo pensiero.


Spike.


Ora che ci ripensava, aveva notato uno strano comportamento da parte sua. Quando lo aveva baciato, lui non aveva risposto al bacio. Era rimasto silenzioso e quasi scostante. Che gli era successo? Dipendeva forse dalla sua anima?


Accidenti a quell’anima.


Lo stava facendo soffrire orribilmente e lei sentiva su di sé tutta la colpa.


Forse, assistere ad una scena come quella che avevano visto negli scantinati del liceo, lo aveva turbato.


Questo le mise le ali ai piedi.


Doveva correre da lui.



Capitolo venticinque: Abduction (Rapimento)



Spalancando la porta di casa, quasi con violenza, Buffy si guardò attorno agitata. << Dov’è Spike? >> chiese a Willow, che aveva alzato il naso dal libro, sentendola entrare. La strega si limitò a indicargli con un dito, verso la cucina.


Buffy non fece nemmeno caso al fatto che Tara, se ne stava ferma dietro Andrew, con sguardo severo sul volto, braccia incrociate sul petto e un matterello in una mano. Tutto quello che voleva, era trovare lui.


Come un razzo, si sparò in cucina.


Pochi istanti dopo, tirò un sospiro di sollievo. Spike era chino sul forno e stava ridendo, apparentemente tranquillo, forse per una battuta di Xander. I due sembravano intenti a preparare la cena e dall’odorino che si sentiva in giro, non doveva mancare molto. Quella visione così familiare, ma atipica al tempo stesso la fece sorridere.


Mai, si sarebbe immaginata che quei due potessero andare tanto d’accordo. Xander aveva un espressione aperta e divertita sul volto, mentre parlava con Spike, come se fossero stati amici da sempre. Spike dal canto suo, anche se non poteva vederlo in volto, gli sembrò altrettanto a suo agio, mentre stava evidentemente girando il contenuto di una casseruola.


Xander fu il primo a vederla. << Ehi Buffy…stasera pollo arrosto per cena! >> disse con un espressione di giubilo sul viso. Ci mancava che si mettesse a sbavare e si capiva perfettamente che il menù era decisamente di suo gusto.


<< Uh buono…>> gli rispose Buffy, avvicinandosi al forno e cercando di rubare una patatina dalla teglia, aveva un aspetto decisamente invitante. Tutti i pensieri che fino a poco prima l’avevano tormentata erano spariti come neve al sole. Ricevendo però una mestolata sulla mano, da parte di Spike, fece il broncio. << Ehi! >>


<< Ehi a te! Non si spilucca prima del pasto, non te lo hanno insegnato? >> la riprese Spike, mentre metteva la teglia al sicuro dentro il forno, per poi tirarsi su e guardarla storto. In verità aveva una voglia matta di mordicchiare quel broncio impertinente, ma si trattenne.


Il broncio, si distese in un sorriso, che però svanì qualche secondo dopo. << Stai bene? >> chiese Buffy, scrutando attentamente il vampiro. L’istinto le diceva che qualcosa era successo, senza contare che gli sembrava più pallido del solito,


Spike scrollò le spalle e cercò di rispondere tranquillamente. << Certo…mai stato meglio. >> Si vedeva però, che istintivamente aveva evitato lo sguardo di Buffy. Persino Xander, che osservava la scena, si rese conto dell’imbarazzo di Spike


<< Ehi Buff…la cena sarà pronta fra una decina di minuti. Perché, intanto che aspettiamo che anche Down e Anya arrivino, non andiamo di là a vedere se il bell’addormentato si è svegliato? >> disse all’inizio precipitosamente, per poi rallentare il ritmo prima di insospettire ulteriormente Buffy. Vedendo che lei si girava verso di lui e lo guardava interessata, Xander tirò un sospiro di sollievo, era riuscito nel suo intento di sviarla.


<< Perché? >> stava infatti chiedendo Buffy. << Dove sono andate Dawn e Anya? >> avendo notato quel particolare.


<< Uh…ah si, sono andate ad accompagnare quella vecchia strega all’aeroporto. >> rivelò Xander, mentre si sentiva piacevolmente gratificato, dal sorriso grato ricevuto da Spike. << Mentre noi eravamo nel liceo, la signorina Harkness ha ricevuto una telefonata dall’Inghilterra, che la richiamava urgentemente alla congrega. Così ha fatto velocemente le valige ed è partita. Dato che Anya era la sola che potesse accompagnarla, ha preso la mia macchina. Dawn ha pensato di andare anche lei. Ci hanno chiamato poco fa, dicendo che erano sulla strada per tornare. >> spiegò ulteriormente il ragazzo, mentre osservava come si stava formando il cipiglio di Buffy.


<< Non mi piace. >> stava infatti dicendo quasi fra sé e sé. << Tutto quello che sta succedendo qui…Giles che non si trova…ed ora, anche questo. Quella strega avrebbe potuto aiutarci. >>


Spike, le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante. << Tranquilla passerotto, Eudora ha lasciato detto che sarebbe tornata appena possibile. Supereremo anche questo. >> le disse sorridendole, quando lei si girò per guardarlo. << Piuttosto…perché non vai a dare un occhiata di la? Tara mi sembrava un po’ su di giri. Non vorrei che facesse qualcosa con quel matterello. >> ghignò maliziosamente.


<< Uh? >> gli occhi di Buffy si allargarono confusi. Guardando entrambi i ghigni sia di Spike che di Xander, si rese conto di essersi persa qualcosa. << Che matterello? >> chiese, non riuscendo ad arrivarci da sola.


<< Hai presente quell’oggetto di legno…che si usa per stendere la pasta…piuttosto duro e resistente? Quel matterello! >> ridacchiò Xander. << Vai a vedere con i tuoi occhi. Noi non ci credevamo quando l’abbiamo vista in stile terminator. >> rise apertamente.


Buffy, decisamente incuriosita ed incredula, si affacciò verso il soggiorno. Oddio, come era possibile che le fosse sfuggito? Era decisamente strano vedere la dolce Tara con una simile espressione bellicosa sul volto. << Ok… >> disse rivolgendosi di nuovo verso i due in cucina. << Voi sbrigatevi con la cena che ho fame, io vedrò di disarmarla. >> ghignò.


E così, mentre Buffy, si occupava di un'altra strega che dava segni di improvvisa violenza, Xander in cucina tirò un sospiro di sollievo. Aveva preso sul serio la promessa fatta a Spike, soprattutto perché anche lui credeva fermamente che fosse meglio non far preoccupare ulteriormente Buffy. Lei aveva ragione, le cose non si stavano mettendo bene.


Dando uno sguardo verso il vampiro, sospirò ancora. Non aveva una bella cera, anche se sembrava essersi ripreso, si capiva che non filava tutto liscio.

<< Spike? Ti va un'altra tazza di sangue di maiale? Mentre tu ti occupi dell’arrosto posso riscaldartela. >> gli chiese, pensando che se si nutriva un altro po’, si sarebbe ripreso del tutto.


Ricevuto un cenno di assenso, dal vampiro, si affrettò verso il frigo, dove prese una bottiglia nascosta nel ripiano inferiore. Versandone il contenuto in una tazza che poi mise nel microonde, si sorprese a pensare a quanto stava facendo. Lui, che aveva sempre odiato questo genere di cose, o per meglio dire ne era stato disgustato, ora era qui, a comportarsi come un cameriere per Spike. Strana la vita.


Porgendo la tazza che aveva raggiunto la giusta temperatura, si sentì riscaldare da un altro sorriso grato di Spike. << Grazie. >> Si sentì persino dire.


Entrambi, si guardarono, riflettendo i propri pensieri nello sguardo altrui. Si, la vita era strana, portava a strane amicizie e ancor più strani eventi. Ma era bello sapere, che per quanto le cose potessero cambiare, molte volte cambiavano in meglio.


*************


Mentre Andrew, continuava il suo viaggio nella terra dei sogni, la scooby gang si era riunita ancora una volta attorno ad un tavolo, anche se stavolta non era per fare ricerche ma solo per gustarsi la gustosa cenetta che Spike aveva preparato.


Infatti, Buffy stava per risvegliare il biondino, quando la porta anteriore si era aperta, facendo entrare Dawn e Anya di ritorno dall’aeroporto. Stuzzicate dall’appetitoso odorino che proveniva dalla cucina, avevano entrambe proclamato di essere decisamente affamate. Non si erano minimamente sorprese nel vedere un ragazzo legato ed imbavagliato su una sedia in soggiorno.


Simili cose non erano nulla di che in casa Summers, in sei e passa anni passati sulla bocca dell’inferno ne avevano visto di peggio. Un biondino legato come un salame non era esattamente qualcosa che accendesse la loro curiosità. Tanto se c’era qualcosa da sapere in merito, era certo che prima o poi ne sarebbero venute a conoscenza, si dissero con una scrollata di spalle.


Udendo Spike che annunciava che la cena era pronta, anche Buffy fece spallucce. Andrew poteva aspettare, la cena no.


Fu solo dopo che i loro stomaci furono ben satolli, e le loro bocche smisero di masticare, che finalmente venne spiegato a tutti cosa era successo. Ed il silenzio che prima era stato causato dall’apprezzamento del cibo, venne sostituito da un silenzio di preoccupazione.


<< Forza gente. E’ ora di farsi raccontare una bella storiella. >> disse Buffy a malincuore, preferendo di gran lunga rimanere seduta, con la testa appoggiata alla spalla di Spike, piuttosto che occuparsi di interrogare il biondino.


Quando fece per alzarsi, Xander però la fermò. << Io avrei un idea. >>


<< Uh? >> chiese Buffy, guardandolo interrogativamente.


<< Quello lì ci conosce, giusto? >> iniziò, Xander sporgendosi in avanti e appoggiando i gomiti sul tavolo, assumendo un aria pensierosa.


<< Si, ed allora? >> chiese Buffy che non capiva il punto.


<< Lui ed i suoi amici sciroccati ci hanno spiato per mesi, conoscono come agiamo, come pensiamo. Lui lo sa che tu non potresti mai fargli del male… >> disse rivolgendosi a Buffy, e correggendosi al suo sguardo storto. <<…beh insomma, non troppo male. Sa che non uccidi gli umani. Potrebbe essere difficile strappargli una confessione se non ci teme. >> aggiunse precipitosamente.


Buffy lo studiò per un attimo guardandolo pensierosa. In effetti il ragionamento di Xander filava.


<< Ha ragione Xander, love… >> disse Spike, stringendole dolcemente la spalla. << …quello di là sarà anche un pivello, magari anche un po’ scemo…molto scemo…ma non esattamente stupido. >> disse, mentre i suoi occhi si incontravano con quelli di Buffy.


<< Che hai in mente, Xander? >> chiese Willow, guardandolo guardinga. Per quanto ne sapeva, solo lei era stata in grado di spaventare Andrew e compagni, non molto tempo prima. Sperava solo…


Xander le rivolse un sorriso tranquillizzante. << Anya. >> disse ghignando, mentre Willow tirava un sospiro di sollievo.


<< Uh? Si, che c’è? >> chiese l’interessata confusa, sentendo pronunciare il suo nome. Si guardò attorno chiedendosi come mai la stessero fissando tutti con quello strano ghigno sul volto. << Mi sono persa qualcosa? >> chiese, guardandosi dietro le spalle, con la speranza che i loro sguardi non fossero diretti a lei.


Xander, ghignò ancora, prima di piegarsi verso di lei e posarle un bacio sulla fronte. << Sarai tu ad interrogare il pivello, tesoro.>> le spiegò con calma, in modo che lei capisse. << Chi, meglio della mia fantastica demone della vendetta, può spaventarlo a morte? >> le chiese con un ampio sorriso.


<< Oh! Ohhhh! >> esclamò Anya, comprendendo finalmente il piano, mentre arrossiva leggermente per quel “fantastica” che Xander aveva pronunciato. << Potrò fare la cattiva? Sarà meraviglioso, spaventerò quel pusillanime così tanto che avrà incubi per mesi…ma che dico…anni. Anche se non credo che questo mi farà tornare nelle grazie di D’Hoffrin…ma è bello sentirsi di nuovo utili. >> proruppe subito dopo eccitata, assumendo poi un espressione decisa mentre si alzava e si avviava a passo di marcia verso il soggiorno.


<< Quando fa così, devo ammettere che mi spaventa un po’. >> disse Xander seguendola con lo sguardo leggermente preoccupato. << Non lo ucciderà, vero? >> chiese girandosi a guardare gli altri.


<< No, non penso. In fondo Anya è un buon diavolo. >> gli ghignò Spike, mentre gli altri annuivano ma non tanto convinti.


Accidenti a me e alle mie idee bislacche!” pensò Xander, mentre si alzava a precipizio per correre dietro alla sua donna, o meglio demonessa. << Anyaaa! >> gridò, con la voce che conteneva una punta di panico.


*******************


Anya non aveva ucciso Andrew, in compenso lo stava spaventando per benino, descrivendogli come l’avrebbe fatto, se non parlava.


<< Oh…e tirerò fuori i tuoi intestini e mi ci farò un foulard, mi hanno sempre detto che il rosa carne è il colore che mi sta meglio… >> stava dicendo tutta pimpante, come se la cosa la divertisse, e forse era proprio così, mentre gli girava intorno indossando il suo volto demoniaco.


Andrew, stava iniziando a sudare, oltre che a perdere altri fluidi corporei non meglio identificati, se non dalla puzza. Gli occhi sbarrati seguivano la demone con il terrore impresso sopra. “Dov’è una cacciatrice quando te ne serve una?” pensava disperato.


Persino Xander che era rimasto a seguire l’interrogatorio, si era decisamente spaventato. “Va a finire che sarò io ad avere gli incubi per anni!” pensò, ma poi, Anya voltando le spalle al biondino, riprese il suo aspetto normale e gli lanciò il classico sguardo che voleva dire “Stasera facciamo sesso!” e lui si perse. Inutile, che Anya fosse un demone o un umana, quando lo guardava così, si sentiva il padrone del mondo.


<< Va bene, basta…parlo, parlo! >> aveva intanto preso a gemere Andrew, che stava piangendo come un pupo.


Buffy che si era tenuta in disparte, vedendo che Anya se la stava cavando alla grande, drizzò gli orecchi. “Finalmente” si disse.


Dietro di sé, sentiva il rumore di stoviglie che cozzavano fra di loro. Erano Willow, Tara e Spike che stavano lavando i piatti. Una leggera musica proveniva dal piano di sopra, dove Dawn stava studiando con lo stereo acceso. Come diavolo riuscisse a studiare con Britney Spears che cantava con voce stridula, proprio non riusciva a capirlo. In quel momento però non le importava, tutta la sua attenzione era concentrata su quanto le avveniva a pochi metri di distanza.


Forse…se soltanto fosse stata meno concentrata…avrebbe potuto accorgersene in tempo…Xander stava facendo bere un bicchiere d’acqua ad Andrew, quando la casa piombò nel buio più fitto.


Rumori di vetri infranti.


Grida che si sollevavano.


Violenza.


Nell’arco di un secondo, Buffy comprese cosa stava succedendo, erano sotto attacco.


Con i sensi tesi a massimo, si lanciò contro una forma indistinta che si stava avventando su Andrew, il debole lampo di luce riflessa dal coltello ricurvo dell’assalitore, le fece capire che di certo non era un amico. E la lotta iniziò.


Buffy colpiva alla cieca, un pugno, un calcio…seguito da uno sgambetto. Non riusciva a vedere contro chi combatteva, ma ne percepiva le mosse ed agiva di conseguenza. Un grido proveniente dal piano di sopra, le fece gelare il sangue. << Dawn! >> gridò spaventata per la sorella.


<< Vado io! >> sentì rispondersi dalla voce di Xander proveniente alla sua sinistra. Un corpo le sfrecciò vicino per schiantarsi contro il muro. Dopo un secondo in cui aveva trattenuto il fiato, avendo paura che si trattasse dell’amico, tirò un sospiro di sollievo, comprendendo che non era così. “Anya” pensò Buffy, ringraziando il cielo che l’amica non fosse più umana. Infatti stava combattendo con tutte le sue forze di demone della vendetta, spedendo a suon di calci gli aggressori.


Nuovi rumori di oggetti infranti e grida, ma stavolta provenienti dalla cucina. Forse anche Spike, stava dando il meglio di sé, pensò stirando leggermente le labbra in un sorriso.


Quando improvvisamente, la luce riprese vita, ne rimase per qualche istante abbagliata. Guardandosi attorno, vide il macello presente nel soggiorno. La grande vetrata che dava sulla via principale, era a pezzi, così come alcuni mobili, senza contare i vari soprammobili. E corpi, stesi a terra.


Si abbassò per esaminarne uno. Occhi accecati e privi di vita, teste rasate e lunghe tuniche. Lei conosceva quella gente. Erano gli stessi che aveva visto nei suoi sogni, attaccare le ragazze ed ucciderle. Persino i loro coltelli erano identici. Ma adesso non era il momento di pensarci, prima doveva assicurarsi che Dawn stesse bene. << Dawn. >> gridò lanciandosi verso la scala.


Sospirando di sollievo, vide la sorella che scendeva piangendo, appoggiandosi a Xander che impugnava un ascia. La lama era coperta di sangue, segno evidente che il ragazzo doveva aver sistemato l’assalitore. Improvvisamente, la sorte di un'altra persona a lei cara le venne in mente.


<< Spike. >> chiamò, mentre accoglieva fra le braccia la sorella tremante.


Ma lui non rispose.


Sentendosi il cuore diventare improvvisamente pesante, lasciata la sorella, si affrettò verso la cucina.


La porta posteriore spalancata, dondolava sbilenca.


A terra, Willow stava cercando di alzarsi. Una evidente ecchimosi sul suo zigomo destro e gli occhi pieni di lacrime.


Dalla cantina, qualcuno stava salendo a fatica. Buffy strinse con forza il coltello che aveva requisito ad uno degli assalitori.


Tara.


Riconoscendo l’amica, si rilassò leggermente. Per fortuna era lei, evidentemente era stata proprio Tara ad andare al contatore per ripristinare la luce.


Il groppo doloroso alla gola però non si rilassava.


<< Dov’è Spike? >> chiese a fatica, mentre cercava di rilassare i muscoli della gola.


In risposta, Willow prese ancora di più a singhiozzare, gettandosi fra le braccia della compagna.


Fu proprio Tara a risponderle, fissando gli occhi nei suoi, pieni di dolore.


<< Lo hanno preso. >>


(WIP)