Fanfiction ospitata per gentile concessione del Bloodylove in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.

 

 

ILLUSIONI

Di Trinity

 

I personaggi appartengono quasi tutti a J.W e quindi alla WB.

 

Questa ff incomincia con un viaggio nel passato per finire nel futuro prossimo, ossia alla conclusione finale, e, scusate se sono cosi fissata con le vicende sentimentali della serie, trascurando l’azione, ma, a dire il vero, credo che siano le ragioni principali che mi spingono a fare tardi il martedì sera, a leggere i spoilers e a fantasticare sulle loro evoluzioni. Sono sicuramente ingiusta nel dare cosi poco importanza a certi personaggi evidenziando quegli che più mi appassionano…

 

Illusioni, saggezza e decisioni . Parte I

 

1986, notte primaverile europea, piacevole da morire, anche per un vampire annoiato, depresso. La compagna capricciosa l’aveva nuovamente mortificato. Questa volta però, aveva perso la pazienza, e, per punirla aveva seguito tre giovani suoi simili in cerca d’emozioni. Avevano viaggiato, da est a ovest, in treno, nel vagone postale in un angolo ben riparato dalla luce, facendo fuori il funzionario e due doganiere.

 

La cittadina scelta dagli “amici” era carina, lo si indovina anche se era notte fonda.

Era attraversata da un fiume largo e pacifico, le cui rive boscose nascondevano piccole lidi sabbiosi e puliti.

 

Si era lasciato tentare dalla serenità dei luoghi per fare un bagno, una nuotatina veloce ma rilassante poi si era rivestito ancora bagnato. Stava bene, anche se la compagnia non era esattamente del suo gradimento, ma doveva essere loro riconoscente per averlo tirato fuori da uno squallore di cui aveva il rigetto ultimamente.

Comodamente sistemato, la schiena appoggiata ad un albero, tirò fuori dalla tasca della giacca una busta, estraendone una lettera.

Perché aveva prelevata questa busta piuttosto che un’altra dai sacchi postali con quali aveva viaggiato per lunghe e noiose ore?

Esteriormente non presentava nessuna particolarità, ma l’aveva aperta più per fare passare il tempo che per curiosità.

Dal contenuto, avrebbe potuto essere rosa e profumata, essendo una lettera d’amore scritta da una ragazza. Leggerla era stato una ventata di freschezza. Niente a che vedere con quello che avrebbe potuto scrivergli Dru se Dru avesse mai avuto una vena introspettiva da appoggiare nero su bianco.

I termini erano leggeri e accostati in perfetta armonia e semplicità. Il testo era piuttosto corto ma diceva molto di più delle parole che esibiva. Ne fu talmente sconvolto che l’intascò, e, adesso che era perfettamente rilassato, la leggeva e rileggeva con nostalgia, per la prima volta da lunghi decenni, come un vecchio rimpiange l’irrecuperabile gioventù. Questa reazione emotiva non lo sorprendeva più di tanto, era sempre stato un inguaribile romantico.

 

Prima che spuntasse l’alba. Gli altri lo guidarono in una pensione gestita da un loro conoscente umano, accomodante per motivi commerciale. Presero due stanze doppie, e dopo poco scese su di loro un silenzio integrale, quello del assopimento dei vampiri che non è altro che immobilità , quiete assoluta della morte.

A lui, ci volle un po’ per sprofondare. Cercava nei suoi lontani ricordi, delle sensazioni dimenticate nel tentativo di portarsele nel sonno e magari riuscire a viversi qualcosa, almeno in sogno.

 

Si svegliò di buon umore, e prima di andare a cacciarsi la cena, richiuse con cura la busta e la imbucò. Poi, sempre guidato dai giovani complici, si ritrovò davanti a una discoteca. Non ne aveva gran voglia. Avrebbe preferito passeggiare ancora lungo al fiume dove, a quest’ora avrebbe senz’altro trovato qualche preda per poi bere ad oltranza e fare un tuffo nelle acque fresche e scure tanto gradite la sera prima. S’infilò comunque nella rumorosa discoteca dove i compagni si scatenarono nel ballare per poi sparire con ragazze inconsapevoli del loro destino. Nel frattempo lui esagerò un po’ con i super alcolici fino a non reggersi più sulle proprie gambe. Malgrado il suo stato traballante, ritrovò tutta la sua leggendaria aggressività che mise subito in scena, provocando un ragazzo che l’aveva spinto inavvertitamente.

Era troppo ubriaco per aver la meglio su i numerosi sostenitori dell’avversario. Furono separati dai buttafuori del locale e si ritrovò seduto in un angolo buio, umiliato e sfinito.

Rimase una mezz’oretta immobile, la testa pesante. Si riprese abbastanza per pensare ad uscire da questo inferno sonore quando vide entrare una ragazza sola. Era molto giovane, brunetta con il capelli corti e volutamente spettinati. Indossava un paio di jeans e un corto giubbotto abbinato. Si guardava intorno, non come chi cerca qualcuno in particolare, piuttosto come chi si sente un po’ perso in un luogo troppo caotico.

Fece la scommessa con se-stesso che l’innocente era a portata di canini e che avrebbe contribuito a fargli concludere quest’orrenda serata con una succhiata di qualità.

La giovane si sedette nell’angolo opposto al suo, osservando timidamente la pista da ballo dove si agitava freneticamente una massa informa nell’alternanza di luci colorata e buio quasi totale.

Egli scivolò lentamente lungo all’interminabile panchina che portava fino al lei. Approfittò dell’inizio di una serie di lenti per avvicinarla e le appoggiò la testa sulla spalla, come se se avesse inavvertitamente cambiato posizione, figgendosi addormentato.

Lei non osò spostarsi ma si irrigidì. Temeva probabilmente di farlo cadere ritraendosi, meditò sul da farsi, poi lo scosse piano per svegliarlo. Lui finse un attimo di smarrimento e le chiese scusa con modo educato dosando il suo fascino per non strafare. Le disse che aveva bevuto un bicchiere di troppo ed era crollato. Si dimostrò cosi gentile che lei si sentì obbligata a rispondere che era successo una volta anche a lei.

Rimasero in silenzio qualche minuti prima che lui l’invitasse a ballare. Accettò .

La stinse a se come per farsi sostenere e quando la sentì fiduciosa, le chiese di accompagnarlo fuori a prendere un po’ d’aria prima di crollare nuovamente.

Lei fu ingenua al punto di aiutarlo nel suo camino titubante fino al posteggio.

Era fatta….. ed era stato proprio facile….

Ma prima di passare all’azione criminale, gli venne voglia di un po’ di romanticismo. Finse di respirare a pieni polmoni poi la baciò e siccome la notte era ancora giovane, la prese per mano e le propose una passeggiata. Ovviamente, la portò nell’unico posto che conosceva..

Era silenziosa ma la sentiva entusiasta. Quando furono sulla spiaggia, continuarono a baciarsi con passione, sdraiati sulla sabbia fresca.

Lui faceva durare il piacere godendosi il momento stesso, pensando alla dosa di sangue fresco che l’aspettava dopo queste effusioni tutt’altre che sgradevole.

Si chiamava Hélène e aveva 17 anni. Un po’ giovane per il flirt ma perfetta per il seguito.

Era carina e parlava poco, ma quando sbottonò il proprio giubbotto e gli infilò la manina sotto la maglietta per accarezzargli la pancia, gli disse che le piaceva il suo accento straniero e tutto il reste; che sarebbe stato la sua prima volta e che ne era felice, perché l’amava.

Che ragazza sorprendente! Gli dispiaceva quasi per questa piccola vita cosi bene disposta nei suoi confronti. Si divertì a spiegarle che era imprudente fidarsi di uno sconosciuto, come era impossibile amare uno qualunque, appena incontrato. Lei insistete dicendo che non sapeva cosa avrebbe provato il giorno dopo, ma che in quel momento era cotta e gli bastava questo sentimento, forse passeggero, ma cosi intenso da non lasciarselo scappare. Non le erano mancate le occasioni, questo non, ma era mancato lo slancio, adesso, in questo preciso istante c’era e c’era stato dal momento in cui avevano ballato …..

Lui non osò guardarla. Nei suoi pensieri, una letterina scritta da una manina molto simile a quella che lo stava spogliando.

E cosi divenne il primo amante di una ragazzina la cui fragilità non ostacolava una determinazione a prova di malvagi.

L’accompagnò verso casa un po’ prima dell’alba.

Rientrò alla pensione senza essersi appropriato di niente altro che di una virginità regalata, affamato ma in qualche modo appagato, e stranamente alleggerito.

 

 

2003, una notte calda oltre alle siepe che circonda il cimitero di Sunnydale. nella cripta invece, la solita umidità, la solita esistenza senza progetti, senza scopi. Era diventato utile alla comunità, aveva anche degli amici che non riuscivano sempre a capirlo e si era conquistato la fiducia della sua signora. Sua ? si fa per dire. Era forse già abbastanza potere camminarle affianco, parlarle e ascoltare le sue confidenze. Aveva condiviso con lei il peggio. Soffrirebbe forse meno se non avesse posseduto il suo corpo in passato, senza riuscire a sconvolgere la sua mente al punto di farsi accettare cosi com’era.

E adesso, dopo una notte passata a guardarla dormire, assalito da sensazioni mai provate, pronto a sperare di nuovo.…

Era ora di fuggire per dimenticare, dimenticare di averla vista teneramente abbracciato a quello che probabilmente rappresentava per lei l’amore vero, quello eterno, dimostrandogli nuovamente che si era illuso, e che accanto a lei, ci sarebbe stato l’altro. Questo dolore non aveva neanche l’attenuante della ragione. Non era una scelta dettata dalla compatibilità di specie, di razza. L’altro era vampiro anche lui, e, in quel caso, il cuore sconfiggeva la saggezza.

Angel era tornato e aveva risvegliato una passione mai morta …

 

Sparire in silenzio…. Non, il loro rapporto d’amicizia era tale che doveva salutarla. Andarsene, si, fuggire, non. Affrontarla direttamente era troppo duro, perciò decise di scriverle… Una lettera onesta, senza patetismo…

Voleva dirle tutto in un minimo di righe e di parole.

Non era facile…… gli tornò in mente una busta rubata, 15 anni prima. Una lettera perfetta. La ricordava tutta e la trascrisse per ispirarsene. Riuscì perfino ad imitare la calligrafia dell’autrice e, d’istinto, la firmò Hélène.

No, era sbagliato.

Ricordava il testo e la scrittura quasi perfettamente ma la firma non era quella. Si scervellò senza successo. Poi capì il lapsus ; Hélène era quell’altra ragazza, la cui purezza aveva sconvolto le sue intenzioni, il cui romanticismo aveva scontrato la sua sete di sangue annientandola, il cui trasporto aveva spazzato via il suo cinismo. Era stato esageratamente bello e completamente deciso da lei.

Non gli era mai successo, ne prima ne dopo, che una donna, una ragazza, offrisse tutta se-stessa. Non solo non gli era resistito, neanche per finta come fanno certe, ma gli aveva anche imposto le sue ragioni. La forza di un instante magico, per timore che non fosse ripetibile….

Ricordava il suo sguardo scuro e lucente piene di adorazione cosi convincente che l’aveva trascinato nella magia di quella notte, facendogli dimenticare chi era e cosa cercava.

Sospirò. Forse aveva ritrovato il suo ricordo più bello.

Gli venne voglia di offrirsi un viaggio all’indietro, la curiosità morbosa di sapere che fine avesse fatto quell’ angelo, quella luce fulminea e inaspettata in un esistenza tenebrosa che si era trascinato fino a quando aveva amato la cacciatrice.

Scrisse comunque a Buffy,

 

Parto, e lo faccio per me. Ho finito di illudermi, ma con Angel al tuo fianco, la situazione diventa insopportabile. Sono certo che capirai.

William

 

Parte II

 

L’imbarco clandestino su una nave mercantile non era cosa nuova; la situazione, le motivazione, si. Il desiderio di cambiamento si fondeva con quella di guarire o morire, definitivamente.

Non era più il mostro braccato anzi, non si sentiva molto diverso dallo studente capelluto che scoprì nascosto nella stiva, se non che nel proprio bagaglio oltre a qualche indumenti, c’era una borsa del ghiaccio contenente bottiglie di sangue fresco invece dei panini e biscotti che si era preparato il compagno di viaggio. L’altro clandestino non correva dietro a niente e non fuggiva da niente. Almeno cosi diceva. Era pratico di grandi spostamenti a poco costo e andava a raggiungere altri come lui. Parlava molto perché aveva interessi e opinioni. Niente a che vedere con la compagnia di Sunnydale ! Era tutto sommato piacevole vedere il monde a traverso i suoi commenti. Ebbero da cambiare nascondigli più volte. Se Spike fosse stato quello di una volta, avrebbe sistemato i pericoli in altro modo, ma aveva ormai una morale ed era felice di essersi umanizzato.

Non poté sbarcare insieme al amico, perché dovete aspettare il calare del giorno.

La cittadina oggetto del suo pellegrinaggio era lontana, e dovete viaggiare di notte, in autostop e in treno.

Quattro giorni dopo, alle 3 del mattino, prendeva una camera nella piccola pensione. Dovete svegliare il gestore e farsi riconoscere. Aveva passato solo due giorni in quel luogo, quindici anni prima, ma l’osto non fece fatica a ricordare, ricollegandolo ad un episodio che aveva segnato la sua tranquilla esistenza, spedendolo in prigione dove marcirebbe ancora si non fosse stata dimostrata la sua estraneità all’accaduto.

Tenne a raccontare i fatti a Spike in quanto lo riguardavano da vicino, anche se avvenuti dopo la sua partenza.

Una ragazza era venuta da lui a chiedere se un Inglese, un certo William, la cui descrizione calzava perfettamente a Spike, soggiornava da lui. Aveva probabilmente girato tutti gli alberghi e le pensioni della cittadina, con la stessa richiesta.

I tre suoi ex compari erano intervenuti, disposti a portala da lui, poi erano usciti. La mattina dopo i maledetti se ne erano andati, lasciando la ragazza morta dissanguata nella loro stanza. Lui fu arrestato, la pensione fu chiusa per mesi e rimase anni prima di rivedere qualche cliente.

La terribile rivelazione lo fulminò ; Hélène, pensò ” neanche il tempo di posare la borsa che mi si presenta già il conto delle mie malefatte, sono riuscito ad ucciderla lo stesso…

Poi reagì con forza, per non piangere per lei, per se-stesso.

Ma perché aver lasciato l’innocente ragazza seguire tre vampiri? La compiacenza dell’osto verso i demoni non aveva nemmeno il limite di proteggere una sua simile della loro malvagità ?

L’interlocutore giudicò queste considerazioni sorprendenti da parte di uno come lui, ma dette una spiegazione accettabile.

La fanciulla si era presentata di sera e cercava un vampiro con intenzioni…. diciamo pacifiche. Per lui, lei era ovviamente della stessa… categoria. Da quando i vampiri facevano i galanti con le mortale ?

Oltre all’orrore provato nella scoperta del giorno dopo, e lo sdegno per il tradimento da parte degli irrispettosi clienti con chi c’era sempre stato un accordo sulla neutralità del posto, dove potevano ripararsi a buon prezzo, ma niente altro, non si era ancora sbarazzato del peso della colpa, un’imperdonabile negligenza che era costato la vita a una ragazza dolce e carina.

Ma non era finita lì, dopo la sua morte, la piccola era tornata diverse volte chiedendo ancora di lui, con la stessa cortesia.

Si erano incrociati diverse volte, nella città vicina, anche ultimamente, e lei lo aveva sempre salutato gentilmente. Strana creatura !

Spike ammutolito e frastornato, andò a riposare, ma non pervenne a darsi pace.

Verso sera, l’uomo li portò il sangue di manzo che aveva chiesto. Era nata tra di loro un strano rapporto, dettato probabilmente dai rispettivi sensi di colpevolezza.

Spike chiese se si poteva rintracciare Hèlène in qualche modo.

Si poteva provare.

 

A Sunnydale, parecchie cose erano cambiate. L’assenza di Spike non aveva apparentemente cambiato niente all’andamento della vita, e sarebbe senz’altro rimasto atterrito dalla facilità con quale era stato dimenticato.

Buffy aveva ricevuto il suo biglietto, aveva avvisato gli altri e non si era più pronunciato il suo nome.

Angel era rimasto lì, sostituendolo perfettamente nel suo ruolo di aiuto cacciatrice, con altri privilegi però, come quello di essere ricambiato nei sentimenti dalla donna contesa. Inoltre, un suo amico zingaro di nome Zenos, giudicando il suo comportamento meritevole, si adoperava ad eliminare i terribili effetti dell’ incantesimo che lo imprigionava nell’infelicità, affinché la sua anima gli appartenesse senza condizioni. Non osava sperare tanto, ma era anche possibile la riconquista di un’umanità completa dei suoi ritmi biologici. Cioè la Vita!

 

Quando Dawn ricevette la cartolina di Spike, che salutava dall’Europa a più di un mese dalla sua partenza, Buffy la lesse con un’ indifferenza che fece imbestialire la sorellina. Ok, le cose si presentavano al meglio, ma da lì a cancellare il ricordo di un amico vero !!!

La risposta della cacciatrice fu secca. Spike aveva deciso, e la vita proseguiva ugualmente. Dawn ribadì che se non ci fosse stato Angel, ci si sarebbe preoccupato di più per la solitudine di un caro. L’egoismo dimostrato non aveva attenuante, nemmeno quella dell’ eccesso di felicità.

Angel, che chiacchierava con gli altri, nella stanza accanto, si manifestò a difesa dell’amata spiegando a Dawn che Spike, con la sua partenza, aveva dimostrato che la sua collaborazione era sempre stata interessata. Era semplicemente rimasto in attesa di ottenere quale che voleva, l’amore della cacciatrice.

Dawn rispose prontamente che chi non aveva vissuto certe esperienze insieme a loro non poteva giudicare diversamente che con superficialità.

Stranamente, Xander si introdusse nella discussione dicendo che in fondo un vampiro diventato buono per amore non era peggiore di uno che lo era diventato per magia!

Buffy mise fine alle schermaglie sottolineando che la discussione era tra lei e Dawn .

Quest’ultima battuta raggelò i presenti e si ripartì da zero, eliminando l’argomento Spike nuovamente.

 

 

Spike e il suo nuovo alleato avevano girato in vano per due intere settimana, visitando i luoghi e quartieri dove l’uomo aveva incontrata la ragazza, interrogando vagabondi e ambulanti.

Ma finalmente, un giovedì sera furono indirizzato alla stazione della metropolitana.

Spike la riconobbe immediatamente e chiese all’amico di lasciarlo solo.

Era seduta su una panchina, in compagnia di un’altra ragazza, intenta a fumare, leggendo. Era un po’ più magra, ma portava i capelli come allora, cosi come i jeans. Le sue mani erano pulite e curata e questo dettaglio la contraddistingueva dalla sua compagna, che alzò la testa per prima scoprendo l’intruso e dedicandogli uno sguardo azzurro carico di sorpresa e di stanco fastidio.

Con voce fiacca si rivolse a lui :

- eh biondo, cerchi compagnia ?

Lui puntò il dito verso l’altra .

La ragazza desse una gomitata all’amica che si decise ad alzare il volto. Rimase in silenzio fino a quando Spike pronunciò il suo nome. Sorrise semplicemente e, alzandosi disse :

- è William, Syl, è proprio lui…

Niente di più.

- Ti va se accompagniamo la mia amica ?

Finalmente soli, si sedettero sulla scalinata di un piccolo anfiteatro all’interno di un parco.

Spike le disse che sapeva, e che non si sarebbe mai perdonato di averla esposta all’orribile esperienza, che anche lui era come lei e che lo era già quindici anni prima. Le raccontò delle sue reali intenzioni la sera del loro incontro e del perché aveva rinunciato al suo intento, anche se allora era tremendamente vampiro, per poi fuggire perché non si fidava di se-stesso. Non poteva immaginare che…. E ora, soffriva di saperla parte della grande famiglia dei predatori notturni. Le disse anche che non uccideva più, che aveva recuperata la sua anima e che questi cambiamenti avevano complicato ma migliorato la sua esistenza. Se aveva deciso di rivederla, era solo per nostalgia verso la persona cosi speciale da riuscire a soffocare l’istinto di un criminale.

Lei cercò di tranquillizzarlo. Era stata cosi avventata, cosi facilona, buttandosi su di lui come un’ invasata, ma lo avrebbe rifatto mille volte, il resto, era destino. Il suo non era esploso liberamente; suo padre aveva scontrato l’orrenda metamorfosi, e grazie a questo amore sconfinato, non era caduta in fondo. Gli era successo di ammazzare all’inizio, e ne aveva sofferto ogni volta. Ma suo padre aveva coltivato la sua coscienza controllando la sua volontà con grande coraggio e tenacia, l’aveva per cosi dire risanata, disintossicata. Si nutriva di sangue animale e usciva solo di notte, niente altro. Qui era facile. Altri vampiri, non c’è n’erano. Frequentava barboni e tossici come Syl., che costituivano il popolo della notte, e li aiutava perché si considerava una privilegiata in mezzo a tanta solitudine. Gli disse che i suoi assassini, la notte fatale l’ avevano informato che il suo corteggiatore aveva più di cento anni e che era come loro, un succhia-sangue.

Quando chiese a Spike il perché del suo cambiamento, alluse anche lui all’amore sconfinato ma senz’altre precisazione. Le disse solo che era ancora ferito.

Lo portò a casa sua dove avrebbe potuto soggiornare quanto voleva.

 

Zenos era arrivato ai suoi fini ed aveva compiuto il miracolo. La sua scienza nel campo della magia era correlata ad una grande conoscenza delle maledizioni zigane. Angel aveva recuperata la libertà e non solo, aveva ripreso il suo camino umano dopo avere subito un rituale lungo e doloroso. Ormai, respirava, passeggiava liberamente sotto il sole. Constatò, con piacere, che provava più dolore di prima quando veniva ferito.

Festeggiò con gli amici di Sunnydale e di Los Angeles. Il cambiamento di umore era stato radicale e notato da tutti. L’Angel sofferente e taciturno non esisteva più. Rideva forte ed era di temperamento giocoso. Buffy lo guardava con meraviglia. L’insieme della situazione era monumentale. Le sempre attuali pendenze minacciose di Sunnydale vennero dimenticate per una sera di folia.

Quando la coppia si ritrovò finalmente sola, lui si buttò con passione tra le braccia di lei; erano finalmente liberi.

 

 

Spike era affettuoso con Hélène, ma non riusciva a darle di più che comprensione e amicizia. Buffy era ormai lontana, ma la sua presenza dentro di lui non accennava a sfumare. Hélène lo capiva, e cercava solo di essere di buona compagnia. Ci riusciva… Malgrado la persistenza del suo vano sentimento, Spike stava bene, sicuramente meglio di come lo sarebbe stato a Sunnydale, e non immaginava quanto. Per lui, la maledizione di Angel era accessoria e l’amore intramontabile che legava reciprocamente i due sarebbe sopravissuto anche se platonico.

Aveva mandata un’altra cartolina a Dawn senza menzionare il minimo indirizzo, per paura di non essere rintracciato comunque. Scegliere l’isolamento era meglio che essere abbandonato.

Passava le sue giornate insieme a Hélène, nella cantina del piccolo negozio di ferramenta del padre dove spacchettavano e ordinavano bulloni viti e attrezzi di vario genere, chiacchierando. Era rassicurato sul destino della sua conquista passata, vedendola tutto sommato felice, con o senza di lui, grazie al padre, ai qualche vecchi amici che erano cresciuti intorno a lei, e alla forza delle sue convinzioni. Hèlène seguiva la strada buona anche per caparbietà. Come avrebbe voluto amarla, come avrebbe voluto tornare a quella sera di quindici anni prima, fermarsi lì con lei, accettando di cambiare per amore, come era successo molti anni dopo con un’altra, che, di certo, non lo meritava di più.

 

Parte III

 

Angel cominciava a dimostrarsi impaziente. Buffy continuava a negarsi. L’uomo capiva che la loro prima esperienza, la prima volta assoluta per lei, l’aveva traumatizzata, ma non sapeva più come garantirle che non esisteva più il pericolo d’allora.

Buffy esitava, era giusto fidarsi ormai, ma certi ricordi la ossessionavano, e poi c’era dell’altro, e questo se lo teneva stretto dentro di se.

Combattevano insieme e non era mai stata cosi sicura della squadra come adesso, ma il nuovo Angel era diverso, in particolare quando erano in compagnia degli altri al Bronze o altrove. Era diventato molto festoso, quasi burlone. I suoi atteggiamenti erano leggeri. Forse travisava, ma, se si soffermava ad analizzare le sue sensazioni, incominciava a pensare che il suo grande amore non le sarebbe piaciuto cosi tanto se l’avesse conosciuto cosi com’era adesso. L’Angel resuscitato era l’Angel vero, quello che doveva essere prima di morire e di diventare il terribile criminale poi il sofferente e dolce Angel che aveva conosciuto. Allontanava questi pensieri, accusandosi intimamente di essere un’eterna insoddisfatta, ma non riusciva ancora a sentire lo sconvolgimento necessario a concedersi in modo più impegnativo.

 

Fu Dawn ha rompere gli indugi, chiedendole se aveva notato i modi un po’ sfacciati del quasi cognato. Buffy non accettò l’osservazione e si arrabbiò con la sorella, la discussione finì nelle lacrime. Avere tanto sofferto, addizionando delusioni i sacrifici, e dovere sentire critiche cosi ingiuste verso l’amato, con chi poteva finalmente e al di sopra di ogni speranze, congiungersi senza più ostacoli, era insopportabile. Dawn capì che la sorella era particolarmente sensibile e suscettibile, e la consolò scusandosi per la sua indelicatezza.

Ma, come succede spesso quando si ha la testardaggine degli adolescenti, Dawn riprese a parlare dell’altro, quello quasi dimenticato. C’entrava si, con il discorso, perché nelle stesse condizioni, se fosse tornato il pre mortem William, sarebbe stato un ragazzo gentile e timido, e queste sue vecchie caratteristiche, le aveva lui stesso descritte come debolezze di cui vergognarsi, per di più, nemmeno da vampiro si era mai dimostrato cafone. Ok, non si poteva amarlo per forza, neanche se fosse stato un angelo, ma non era del tutto giusto averlo squalificato per tanto tempo, poi averlo addirittura cancellato dal momento in cui si era volatilizzato per ragioni sue personali, ma assolutamente comprensibili. Che un uomo troppo innamorato sia un fardello per la donne che non lo corrisponde, era capibile, ma c’erano state anche altre cose tra di loro, ed era ingiusto scordarsi di tutto con tanta facilità.

Buffy aveva ascoltato senza fiatare e la sua risposta fu breve e inaspettata.

- ok, ritrovalo.

 

Dawn aveva già pensato a come cercare un vampiro disperso su un altro continente, senza avere ne indirizzo, ne conoscente sul posto. La città rappresentata sull’ultima cartolina ricevuto era anche piuttosto grande. Inoltre, stava cercando una persona diversa , perciò non frequentatrice di posti dove gira l’informazione. Due soluzioni gli erano sembrate ragionevoli:

. la prima era di fare un annuncio sul giornale principale della città in questione, sperando che fosse ancora lì e che leggesse i quotidiani.

. la seconda era di chiedere un aiuto a Giles che poteva avere qualche conoscenti di quelli che, come lui, bazzicano gli ambienti “alternativi”.

Compose, tramite internet. un breve annuncio per limitare la spesa, un semplice:

Spike, ti cercano disperatamente i tuoi…

 

Poi andò a confrontarsi con Giles, che avrebbe preferito lasciare le cose come erano ma che, come lei, si sentiva colpevole d’indifferenza nei confronto di un essere per il quale nutriva un certo affetto. Aveva dei conoscenti da quelle parti e promise di mettersi in contatto telefonico con un investigatore molto preparato.

 

La vita sentimentale di Héléne non era proprio desertica. Aveva un corteggiatore, un ragazzo, carino come lei. Lo incontravano ovunque andavano di sera. Spike aveva dovuto rassicurarlo sulle sue intenzioni, capendo troppo bene la sua gelosia. Ma Hélène non lo voleva, aveva anche dovuto metterlo al corrente della situazione per allontanarlo, ma il ragazzo, testardo quanto a lei, non demordeva. Avevano avuto una breve relazione che lei aveva troncato per ragionevolezza, e Spike non poteva impedirsi di pensare che aveva più giudizio di loro due.

La loro storia presentava incontestabili similitudine con la sua, anche nei ruoli, se non che in questo caso, lei era il mostro che rifiutava l’insistente umano, ed era lei che con grande coerenza, non voleva ostacolare una vita nel suo svolgimento normale e naturale, cosa che lui non era stato in grado di maturare.

 

Buffy sentiva che era arrivata ad un punto crucciale e si sforzava di fare chiarezza nella confusione dei suoi sentimenti per Angel.

Dawn aveva ragione, e lei lo sapeva ancora prima che la sorellina l’avesse colpita con le sue considerazioni, ma Angel era quello che doveva essere, e i piccoli difetti che dimostrava adesso, non erano cosi tragici, erano di quelli che si accettano quando si ama come ci si aspetta da l’altro che accetti i propri. La perfezione non esiste.

Non sapeva nemmeno come avrebbe considerato un Spike, gentile e timido poeta fallito. Questo pensiero la portò finalmente a sorridere. Il pungente e spiritoso individuo, sincero ad oltranza, intelligente e attento, qualità di cui faceva prova anche prima di essersi sottomesso a lei per amore. Sottomesso ? non, se mai accondiscendente ai proprio sentimenti, con o senza chip, con o senza anima! Immaginarselo fragile, introverso, un po’ ridicolo? non ridicolo, mai, Non ci sarebbe mai arrivato. Comunque Spike era perfetto cosi com’era, e c’era da combattere perché nessun incantesimo lo cambiasse !

 

Si sentì infelice. Aveva l’uomo desiderato da una vita…. E le offriva adesso un amore possibile, nella normalità, la sua normalità, e lei si chiedeva ancora cosa fare, condizionata dalla paura di un felicità da sempre irraggiungibile.

 

 

L’investigatore raggiunto telefonicamente da Giles, si sarebbe occupato del caso affidatogli dall’America, appena sistemate le faccende che lo impegnavano a tempo pieno. Ma non ce ne fu bisogno, perché fu il misero annuncio di Dawn a rintracciare l’amico smarrito. Il giornale scelte per la sua pubblicazione era in effetto il più importante della regione di cui era capoluogo la città dove Spike soggiornava. Ne lui, ne Hélène, l’avrebbero letto. Ma il gestore della pensione situata nella cittadina poco distante, se lo studiava nelle minime parte, ogni giorno, comodamente seduto nel suo bureau. Un rituale quotidiano, accompagnato da caffè lungo e biscotti. Dalla politica, allo sport, dalla cronaca allo spettacolo e dalla pubblicità agli annunci, non tralasciava niente, il tempo a disposizione era fin troppo.

Spike non era un nome comune, e l’articolo proveniva dall’America. Poteva essere una semplice coincidenza, ma l’uomo aveva finito di essere negligente. Sapeva dove trovare l’amico, ma non aveva un numero di telefono da contattare, perciò chiuse bottega e percorse i 30 km d’autostrada velocemente, il giornale aperto alla pagina giusta sul sedile accanto. Dovete fare passare la giornata in attesa del buio davanti alla sala da bigliardo dove raggiungeva spesso la coppia. Spike aveva insegnato a Hélène a giocare e la ragazza si era appassionato al punto di nutrire l’intenzione di superare il suo maestro. Vedendoli arrivare, uscì dalla macchina brandendo il giornale, ed esibì l’annuncio cerchiato di rosso con entusiasma.

Spike lesse e rilesse la riga. Non poteva essere. Non aveva dato nessun’indicazione del suo rifugio. Aveva mandato due cartoline ma senz’ alcuna precisazione. L’amico obiettò che se avesse dato informazioni più precise, i suoi amici americani non avrebbero avuto bisogno di accontentarsi del nome di una città su una cartolina per fare pubblicare un annuncio. Perciò era giusto rassicurarli telefonando al più presto. A quest’ora, le comunicazioni costavano meno ed era il caso di approfittarne.

Non era sicuro di trovare qualcuno a casa, ma provò e capitò proprio su Dawn, appena tornata dal collegio che gli urlò nell’orecchio di darle un recapito prima che cadesse la linea. Le desse quello della pensione, poi le disse di avere letto l’annuncio, che era felice di costatare che non era stato dimenticato, che stava bene e che non era cambiato niente. La ragazza stava per salutare quando Buffy entrò con Angel. Dall’agitazione della sorella, capì e le strappò il telefono dalle mani. Spike fece in tempo a sentire pronunciato il suo nome con forza, poi…più niente, la scheda si arrese.

Sentendo la sua ragazza chiedere e chiedere ancora i dettagli della conversazione alla sorella , Angel si sentì a disagio e quando furono soli, dopo l’ennesima reticenza da parte di Buffy nel concedergli qualche gesto d’affetto, le chiese cosa rappresentava realmente per lei, il vecchio nemico. Ella parlò d’amicizia, lui non si accontentò.

Buffy riconobbe che Spike le mancava, che la sua partenza l’aveva privata di un rapporto particolare, fatto di complicità e di comprensione. Le raccontò come certi suoi stati d’animo erano stato intuito solo da lui a cui non era riuscito a nascondere niente delle sue gioie o disperazioni, e che se questo era amore, non era come lo intendeva lui. Non c’era da provare gelosie per Spike, ma la vita senza di lui era una scalinata con un gradino mancante nel mezzo.

 

Ultima parte

 

Spike aveva dato il numero di telefono e l’indirizzo della pensione. Era assurdo e complicato, ma non era sicuro di voler sentire troppo spesso quelli da chi si era allontanato per dimenticare.

Non aveva mai parlato di Buffy con Hélène, ma quando fu lei a chiederlo, lo fece incominciando dalla fine ossia da quando l’amata che rincorreva da troppo tempo aveva spazzate le sue poche speranze, ricongiungendosi con il primo e indistruttibile amore.

Si, era umana. No, non aveva avuto il timore di farle del male.

. Primo, perché era sicuro di non volerne più fare a nessuno e meno ancora a lei.

. Secondo, e sorriso al pensiero, perché era un’umana si, ma di un genere unico, e che, di regola, i vampiri non le resistevano a lungo in quanto ne faceva fuori in media una decina a notte. Una predisposizione naturale …. Se non era conosciuta da queste parti, era semplicemente perché di vampiri, lì, non ce n’erano.

Perché amare, lei ? masochismo ? sfida ? no, oltre alla banale attrazione per un aspetto completamento del suo gradimento, un carattere, uno spirito e quello che non si riesce a spiegare mai, quando si parla d’amore.

Perché era stato respinto ? razionalità

L’altro ? un altro vampiro, provvisto anche lui di anima.

Perché non aveva respinto anche quello? perché l’amore è irrazionale.

Il quadro era completo. Ma se non era niente per lei, perché cercarlo adesso ?

Perché non era esattamente un “niente per lei”, esistono altri tipi di sentimenti….

Legami forti e indissolubili che capiva e provava anche lui, ma che non riusciva a dissociare dalla passione. Lei si.

Hélène non dimostrava nessuna gelosia, anzi, la storia l’incuriosiva e le piaceva. Era una sentimentale che si nutriva d’amore universale. Spike aveva creduto fino a poco prima, che gli unici vampiri al mondo con buoni propositi , erano Angel e lui. Si dovete ricredere e accettare una realtà incoraggiante.

 

Durante un violento scontro con cinque vampiri particolarmente accaniti, Angel riportò una brutta ferita alla spalla e Buffy si comportò da perfetta infermiera, ma le accurate attenzioni portate al fidanzato presero un giro diverso e la notte proseguì nel modo tanto aspettato da lui e temuto da lei.

Buffy si svegliò sola e balzò dal letto in preda ad un soffocante panico. Ma Angel era in bagno, intento a sostituire la fasciatura con un cerotto. Buffy rise nervosamente, era andata… nella normalità.

Quello che era successo quella notte, non assomigliava in niente alla loro prima volta, ne nel suo esito drammatico, ma neanche nel suo svolgimento. Questa constatazione non era sfuggita a Angel. Era ora di bilancio e di sincerità. Malgrado il suo coinvolgimento estremo, l’uomo aveva percepito l’assenza di passione da parte della sua compagna. Le lo disse, e lei non riuscì a negare. Le conclusioni erano terribile: questo atto dovuto all’amore della sua vita non aveva rafforzato il legame. La ragazza scoppiò in lacrime e lui la consolò.

Questa amore era finito, non si sapeva da quando, ma la sua forza iniziale l’aveva mantenuto in vita nei ricordi e nei ricordi doveva restare.

 

Angel avrebbe lasciato Sunnydale. Aspettare sarebbe stato una perdita di tempo, e il tempo contava ormai, voleva vivere e non lasciarsi sfuggire niente.” La vita è bella ma ha una scadenza!”

La nuova cacciatrice era quasi pronta ad assistere Buffy e forse anche a sostituirla. Potevano fare a meno di lui.

Buffy lo lasciò andare. Questa volta, però, i motivi erano terribilmente umani. Avrebbero potuto essere finalmente felici, ma mancava una componente indispensabile.

 

 

Hélène capiva le ragioni di Spike, ma insistete ugualmente per che mantenesse i contatti con i suoi amici di oltre oceano, e il numero della pensione costituiva un ostacolo agli scambi diretti.

Quando Dawn chiamò, l’uomo le trasmise il numero di Hélène, come inteso. Dawn ricompone e la simpatica interlocutrice, dopo un breve saluto, le passò Spike.

Si salutarono con gioia reciproca poi Buffy prese il telefono.

- Stai bene ?

- Meglio di bene, e tu?

- Sto da…. Buffy !

- Posso ridere ?

- Fai pure.

- Ciao Buffy

- Ci manchi

- Ci manchi anche voi !

- Eccoti !

- Con chi volevi parlare?

- Vorrei pestarti

- Non puoi, peccato, ma puoi riattaccare!

- Non ancora….

- Angel ?

- Vuoi il suo numero a Los Angeles ?

- …. ?

- Torni ?

- Perché dovrei ?

- Perché vorrei vederti

- E io, toccarti, vedi non si può sempre ottenere quello che si vuole.

- Te ne darò l’occasione, quando ti pesterò.

- allettante, ma sto meglio qua. Sunnydale mi sta stretta.

- A Sunnydale ci sono i tuoi amici, ci sono io.

- E tu, sei forse un monumento, una montagna, un albero ?

- Perché, ma io…ma ……..

- Ciao ….

 

 

- Ma perché sei stato cosi asciutto, non hai detto che c’era un legame speciale tra di voi?

- C’è, ma non tornerò là per soffrire ancora, ed è questo che le ho detto.

- ho sentito tutto, tu non le hai detto niente.

- questo lo pensi tu, ma lei ha capito.

- richiamerà ?

- non credo.

- e tu?

- non.

- allora, è la fine ?

- oppure l’inizio, ma tutto è nelle sue mani, e credimi, è meglio cosi

 

 

- Giles, sono stanca. Ho bisogno di svago, è quasi ora di pensione, per me. La testa non c’è più. La ragazza è pronta, ha solo bisogno di un po’ di autonomia e io di una vacanza.

 

- non puoi lasciare Sunnydale, ….

- non sono ne un monumento, ne una montagna, nemmeno un albero. E poi si tratta solo di una vacanza, qualche giorno di ossigeno. Qualunque lavoratore ne ha il diritto.

Giles, la vita ha una scadenza, ci pensa ogni tanto ?

- ?…..

- si può sapere dove andrai.

- non lo so ancora, ma non sarà ne il deserto, ne il paradiso o l’inferno

.

 

 

- Capisce la mia lingua ?

mi chiamo Buffy Summers, lei ha già conosciuto mia sorella Dawn al telefono. ho fatto un lungo viaggio, mi serve una camera poco ammobiliata per favore, un litro di latte e una cortesia. Se non sbaglio, abbiamo un amico comune a chi desidero fare una sorpresa. Lei ha già capito di chi si tratta. Bene, lei dovrebbe farmi il piacere di attirarlo qua con un pretesto qualunque, non deve sapere di me. L’effetto sorpresa è indispensabile.

- Verrà con Hélène !

- c’è già una Hélène ?….. non importa, non sono venuto qua per sposarlo, e non si preoccupi, sono una vecchia amica. Ecco tutto. Vado a riposare, aspetto notizie da parte sua. Ah, un’altra cosa, sarebbe meglio se non ci fosse …Hèlène.

Spike sarebbe arrivato solo, con il treno delle 22.12. L’idea dell’ osto non era stata per niente stupida. Mancava il quarto per un amichevole partita a carta ed era un’ occasione per passare una nottata insieme. Buffy non chiese a l’uomo come aveva conosciuto Spike e perché frequentare un vampiro sembrasse cosi naturale. Andò a fare una passeggiata nei dintorni offrendosi un panino poi rincasò il più tardi possibile. Perché rifarsi il trucco? non era lì per civettare e comunque le tremava la mano.

Come accordato, si fece chiudere a chiave nella sua stanza. L’albergo era vuoto, ed era una fortuna.

Spike arrivò prima degli altri giocatori, cosi gli disse l’osto, dandogli la chiave della camera per andare a prenderci una lampada da tavolo. Ma l’unica cosa che riuscì a prendere, apprendo la porta, fu un calcio magistrale nello stomaco, balzò in avanti trascinandosi l’avversario sul letto. Buffy riconobbe i riflessi del ex nemico, poi riconobbe quelli dell’ex-amante quando la fissò con desiderio avvicinandosi per baciarla, tenendole le spalle strettamente. Ma si fermò e si sdraiò vicino commentando.

- Ok, cacciatrice, sei qua, sono qua. Posso lasciarmi andare o le tue esigenze si limitano a una spalla per piangere. Non mi va bene tutto, ma sei venuta fino a qui e non voglio deluderti.

Dimmi, ti manda la tua meta oscura a prendere il suo scaccia pensieri preferito? non puoi fare a meno di me e mi vuoi ancora intorno in attesa di meglio?

Buffy, sei stupida e crudele. Ti ho dato l’occasione di sbarazzarti di me, non continuare ad appiccicarti per comodi tuoi.

Se invece sei qua perché hai realizzato che il vampiro che ti attizzava non era quello che credevi….

-Angel non è più un vampiro, è stato graziato. Via la maledizione e tutto il reste. Abbiamo fatto l’amore. Potevamo darci tutto…credevo di amarlo ancora.

Non sono quella di prima, Spike, sono crollate le mie convinzioni. Ho accartocciato un sogno. Un sogno è solo un sogno, quando diventa raggiungibile, non è più niente. Pensaci.

- non avrai mica attraversato l’oceano per arruolarmi nell’esercito degli indecisi ? puoi parlare solo per te, baby, e forse neanche. Oggi può essere come ieri o diversi da ieri e nemmeno la cacciatrice può cambiarci niente. Ho ricevuto il messaggio, ma non devi pensare per me. Tu, cosa vuoi ? e, in particolare, cosa vuoi da me ?

Io non sono mai stato un tuo sogno, che io sappia, e comunque questo non mi preoccuperebbe.

- Ho paura della delusione, e soprattutto di deluderti.

- sei proprio sicura di non amarmi?

- …..

- …… il problema è che sono … quello che sono ?

- non ha importanza.

- allora di cosa stiamo parlando. Dimmi a che punto siamo : prima, mentre o dopo?

Il momento magico, cosa ne stiamo facendo ?

Sono stato uno stupido; ho incominciato io a parlare, tu volevi ballare, no è cosi ? Senti, la storia del quarto a poker mi ha insospettito, e non sai quanto ho sperato di venire colpito aprendo questa porta. Non mi sono accontentato, ho voluto sproloquiare. Avremmo potuto pestarsi a piacere fino a ritrovarsi uno sull’altra o vice-versa , poi ci saremmo strappati i vestiti di dosso e avremmo ululato fino ad esaurimento totale. È quello che avevi previsto tu, ne sono certo. Ma guarda questa stanza! Era pronta. Solo un letto. Dove sono il tavolini, le lampade, lo specchio? scommetto che hai fatto un po’ di stretching aspettandomi. Ti ho scoperto, cacciatrice! Prova a dirmi che non è cosi!

Spike fu catapultato dal letto. Buffy lo lasciò rimettersi in piedi per colpirlo nuovamente. Si scambiarono calci e pugni liberatori fino ad una conclusione in perfetta coincidenza con le previsioni, ululati compresi.

……………………… …………………… …………………….. ……………………..

 

- Spike, grazie

- ?….

- grazie per aver rimesso ogni cosa al suo posto. Perdonami per il male che…

- stop, baby, vuoi una sigaretta ? non ridere, se vuoi, mi poi dire che mi ami, ma non sviscerarti, non adesso.

- quanto sto bene !

- è già qualcosa.

- ti amo, Spike. Lo sai che la vita ha una scadenza ?

- parli con me ?

- sono morta più spesso di te.

- sono stato più concreto

- sai in che cosa ci assomigliamo di più ?

- nelle differenze, baby, sessualmente parlando, tu sei una donna e io un uomo, ci amiamo e questo fa di noi le componenti di una coppia. Indipendentemente dalla nostra natura.

- esatto, per il reste si vedrà.

- vuoi l’ultima parola? Dovrai lottare .

- ci sto.

 

………….

Fine