Fanfiction
ospitata per gentile concessione del Bloodylove
in attesa di riuscire a rintracciare l'autrice.
Di Zenas
NOTA: Vi avevo parlato di una mia
stagione alternativa. Questo è il prologo. Spero vi piaccia. Le cose saranno
MOLTO diverse dalla serie ufficiale...
Cecily non era poi tanto turbata per l'improvvisa morte di
William.
Era una stagione mortifera, quella.
Per carità, le dispiaceva, non era
senza cuore, ma non era troppo sorpresa.
Non era andata ai funerali. Non era
stata invitata.
Questo l'aveva fatta soffrire.
William non era un cattivo ragazzo.La giovane nobildonna aveva addirittura una certa
stima di lui.
Era pieno di iniziativa e coraggio.
Ma le sue poesie...orrende.
Peccato non avergli suggerito di darsi
al teatro, o alla prosa.
Peccato averlo rifiutato in un modo
tanto brusco, lasciandolo sconvolto, e facile preda di assassini.
Poteva anche rivelarsi un buon marito,
a ben pensarci.
Maledette classi sociali.
Inspiegabilmente, Cecily
rabbrividì. Gli occhi le si riempirono di lacrime.
Forse la morte di William l'aveva
sconvolta più di quanto non osasse ammettere.
Sentì un rumore, e si voltò di scatto.
William era seduto su una poltrona.
E la guardava.
Fisso.
Era sporco di terra.
Sogghignava. Non indossava i suoi
occhiali. Sembrava non averne bisogno.
Cecily scattò in piedi.
"William...siete davvero
voi..."
Il sorriso di William si allargò
"E' una domanda?"
"William...voi siete vivo?"
"Dire che non sono morto è più
esatto. O meglio...ERO morto...e sono giunto a nuova vita."
"Voi siete pazzo..."
"Non sono io che sto parlando con
un morto, mia cara."
***
Cecily tremava violentemente.
Due giorni dopo avrebbero detto ai
suoi genitori che quel tremito non l'avrebbe mai più abbandonata, perché era di
origine nervosa.
William, o ciò che era diventato,
sembrava divertito.
"Morire ha cambiato il mio modo
di vedere le cose, mia cara Cecily.
Non vi offendete, ma adesso la vostra
presenza all'interno della mia vita è un fatto del tutto irrilevante. Se vi
sono inferiore...beh, pazienza. Sopravviverò."
La creatura tacque. Si alzò in piedi.
Cecily scoppiò in un pianto sommesso.
" L'eternità...è una prospettiva
interessante. Avere piena coscienza del fatto che vivrò in eterno rende ciò che
inseguivo durante la mia vita del tutto privo d'importanza. Voi compresa. Ed
anche le mie poesie, naturalmente."
La creatura le si avvicinò.
"Chissà come vi saranno sembrati
ridicoli i miei scritti. Adesso anche a me sembrano patatici
balbettii. Davvero, non vi serbo rancore, Cecily. Voi
non avete idea di come cambino le cose dopo la morte."
La accarezzò, ed i tremori si
accentuarono.
"Non me ne vorrete se vi dico che
non siete la mia prima visita. Leggete i giornali, domani mattina. Parleranno
di me. Anche se non faranno il mio nome.
Visto? Sono diventato celebre. Molti
pettegolezzi verranno fatti sul mio conto. Ma non dai vostri amici, purtroppo. Loro
non sono più in grado di proferir parola."
Cecily lo guardò con aria supplice. La creatura, che aveva
l'aspetto di William senza esserlo, sorrise con dolcezza.
"Non dite niente, mia cara?"
La giovane scosse la testa con
violenza e si rannicchiò su se stessa.
"Voi non siete William!"
L'essere tornò a sedersi in poltrona.
"Non siete mai stata una grande
conversatrice. Le vostre osservazioni sono talmente banali! Ed i vostri amici
non sono da meno. Continuavano a ripetermi che ero morto e che non potevo essere
lì con loro"
Lui sembrava trovare tutto ciò molto
buffo.
"Non lo trovate sciocco?"
Vedendo che la giovane non rispondeva,
il mostro (perché lo era, lei era certa che lo fosse) fu costretto ad alzarsi
di nuovo in piedi per avvicinarlesi ancora.
"William...cosa vi è
successo?"
"Sono morto, mia cara. Per causa
vostra. Mi spiace che non abbiate potuto assistere alla cerimonia funebre. Però
in quattro giorni non siete venuta nemmeno una volta a far visita alla mia
tomba. Così ho pensato che forse era più cavalleresco che fossi io a far visita
a voi."
La donna era allo stremo.
"Cosa...siete...diventato?"
***
La mattina dopo i genitori di Cecily trovarono la loro unica figlia riversa a terra,
esangue, anche se illesa. Era sconvolta da un tremito continuo, e pensarono ad
una febbre.
Non parlava.
Il giorno dopo Cecily
stava nettamente peggio. Ai tremori si aggiunsero crisi autolesive
e convulsioni. La fecero visitare dai migliori medici, che diagnosticarono una
crisi nervosa.
Aveva anche cominciato a farfugliare
frasi senza senso.
La povera ragazza fu ricoverata in una
casa di cura, e su di lei furono fatti studi.
Per un certo periodo di tempo la buona
società londinese parlò di lei accomunando il suo caso a quello di giovani
signori a lei amici che erano stati trovati barbaramente massacrati all'interno
delle loro case.
La relazione tra i due casi era
sottolineata dal nome che la giovane ripeteva di continuo, lo stesso nome che
l'assassino aveva inciso sui corpi delle sue vittime.
SPIKE.