LA FINE DI OGNI SPERANZA

 

 

 

Autore: Buffy09

 

Rating: PG14

 

Timeline: AU.

 

Sommario: La vita di Buffy Summers

 

Coppia: Buffy/Angel

 

Disclamer: I personaggi e i luoghi descritti non sono di mia propriet`, ma di JW, della WB e della UPN.

 

Note dell'autrice: Anche in questa storia il personaggio di Buffy è molto out of character.

 

 

 

 

 

 

Capitolo 1

 

 

Un’infanzia difficile

 

 

 

 

Nella stanza immersa nella penombra si udivano tutti i rumori dell’ospedale, il passo frettoloso degli infermieri, la voce negli altoparlanti in cerca di un medico per un’emergenza, ma nella testa di Angel c’era spazio solo per il lento battere del cuore di colei che giaceva nel letto davanti a lui. Il suono non era regolare e questo non faceva altro che aumentare la sua ansia e il suo timore, non sopportava quella situazione e odiava essere l’unico a starle accanto. Era passata già una settimana da quando Buffy aveva tentato il suicidio e lui si sentiva in colpa, perché aveva creduto che le cose fossero migliorate, invece la sua ragazza si era imbottita di pillole sperando che tutto finisse. In quegli ultimi mesi era venuto a conoscenza di molte cose riguardanti la vita di Buffy, ma niente lo terrorizzava di più del pensiero di dover continuare a vivere senza di lei. Tutto era iniziato quando la ragazza aveva compiuto quattro anni, ma tutta la sua esistenza non aveva niente a che fare con l’inizio di una bella favola per bambini.

Hank Summers aveva ereditato a 25 anni l’agenzia pubblicitaria di suo padre, morto improvvisamente di infarto nel suo ufficio dove passava tutto il suo tempo; questi gli aveva sempre raccomandato di essere un capo autoritario con i suoi dipendenti, ma Hank non credeva che quello fosse il metodo giusto per creare il clima di familiarità che lui desiderava all’interno dell’agenzia. Inoltre era andato contro il desiderio paterno di sposare la figlia di un altro dirigente pubblicitario, in questo modo avrebbero potuto estendere le loro proprietà, invece lui aveva deciso di sposare Joyce Dal ton, figlia di un modesto impiegato, solo per non accontentare il padre che incolpava per avergli rovinato la vita. La donna aveva scoperto, però, dopo appena due mesi di matrimonio che il marito la tradiva, ma insieme avevano deciso di restare uniti e risolvere il problema. Dopo circa un anno era nata Buffy. Hank si era recato alla nursery ed era rimasto incantato a guardare quel piccolo corpicino avvolto nella copertina rosa, che piangeva e s dimenava, subito arrivò l’infermiera per prenderla e portarla dalla madre, lui la seguì e osservò estasiato sua moglie che allattava sua figlia, allora comprese che Buffy sarebbe stata la sua stella. Aveva grandi progetti per lei e lo avrebbe reso il padre più fiero del mondo, tutti i suoi amici e conoscenti lo avrebbero invidiato, Joyce non condivideva queste sue idee e lo aveva rimproverato dicendogli che non aveva intenzione di lasciargli prendere tutte le decisioni da solo. Furono in ogni caso mesi duri per i due genitori modello e con l’aiuto di Kendra, una domestica portoricana assunta proprio per aiutare dopo la nascita della piccola, riuscirono a farcela e passati quattro anni Hank si preparava a mettere in pratica tutti i suoi propositi.

La bambina correva per la casa e si divertiva un mondo, saliva le scale, usciva in giardino, entrava nello studio del padre; era un’abitazione enorme situata nel centro di Merlone con enormi stanze ammobiliate dai migliori arredatori, bagni eleganti e giardino con piscina, ma d’altronde a Hank piaceva vivere nel lusso e non ci avrebbe mai rinunciato per nulla la mondo. Buffy si trovava bene lì con a disposizione quella villa in cui giocare a nascondersi esasperando Kendra “Vieni piccola, è tornata tua madre” la bambina uscì da sotto un enorme tavolo e corse all’ingresso, Joyce però non sembrava di buon umore “Kendra! Quante volte ti ho detto di non metterle quel vestito?!” “Mi dispiace signora, ma ha insistito così tanto. Credo che sia il suo preferito” “Non giustificarti! Lo detesto!” prese la figlia per mano e la trascinò nella sua stanzetta, scelse un altro indumento e la vestì. Qualche ora più tardi rientrò anche Hank, posò la valigetta nera all’ingresso e, tolta la giacca, si allentò il nodo della cravatta, odiava indossarla, ma per il ruolo che occupava era necessaria. Hank era un uomo dalla corporatura robusta, con ampie spalle e due occhi castani che incutevano timore, soprattutto quando era infuriato, nessuno osava contraddirlo e anche Buffy, a soli quattro anni, cercava di evitare di farlo arrabbiare, perché aveva ormai imparato a sue spese che non era il caso di infastidirlo troppo, questo comportamento burbero, però, aveva fatto si che sua figlia si tenesse il più possibile a largo da lui e ciò gli dispiaceva. Hank chiamò la moglie salendo le scale e a donna lo raggiunse “Ciao, sei tornato prima” “Si, oggi non c’era molto da fare. Dov’è Buffy?” “In camera, Kendra le ha lasciato indossare quell’odioso vestitino azzurro, così l’ho cambiata” lui allora andò dalla figlia e quando entrò la vide rannicchiata in fondo al letto che singhiozzava tenendo tra le mani una stoffa azzurra. Hank si avvicinò all’enorme letto che stonava con la piccola figura vestita di bianco che vi stava sopra “Amore che succede?” si sedette lì accanto e le asciugò le lacrime che cadevano copiose sulle sue guance, ma la bambina si spostò e si sedette vicino alla finestra, solo nel momento in cui Buffy si fu alzata, Hank ebbe l’opportunità di notare il vestito tutto strappato che lei ancora stringeva al petto; con furia uscì dalla stanza e cominciò a cercare la moglie, la trovò al piano terra, mentre dava indicazioni a Kendra su come preparare la tavola per la cena “Joyce! Come ti sei permessa?” “Di cosa parli?” chiese la donna innocentemente “Sto parlando del vestito di Buffy che hai fatto a brandelli” “Era orrendo e mi ero stancata di ripeterle di non metterlo più” Hank dovette fare un enorme sforzo per non esplodere e colpirla sul viso, poi afferrò il portafoglio e diede la carta di credito alla domestica “Sali di sopra e tranquillizza Buffy, dille che questo pomeriggio l’accompagnerai a comprare un vestito che le piace” “Si signore” disse la giovane allontanandosi “E tu” proseguì Hank “Non fare più una cosa simile, so io cos’è meglio per mia figlia” la donna non rispose, troppo sconvolta per affermare che Buffy era anche sua figlia.

Kendra saliva le scale e rifletteva riguardo ciò che era appena accaduto, a causa di uno stupido vestito adesso una bambina di soli quattro anni, che apparentemente aveva tutto, piangeva nella sua cameretta piena di giochi e di peluche che non riuscivano a farla felice come qualcuno della sua età doveva essere. Buffy voleva molto bene a Kendra e una sola parola di conforto da parte di quella ragazza castana e minuta, con la carnagione scura e occhi dolcissimi, riuscivano a tirarla su di morale. Kendra era la figlia di due onesti lavoratori che si erano ammalati ed erano morti per la troppa dedizione al lavoro, così lei a soli 19 anni aveva abbandonato gli studi, iniziati grazie ai risparmi dei suoi genitori, e si era dovuta trovare un lavoro come domestica dato che era ciò che sapeva fare meglio avendolo imparato osservando sua madre. Buffy finalmente si calmò e si lasciò prendere in braccio per essere condotta in sala da pranzo, dove la madre ancora indignata per l’offesa subita, non le rivolse mai la parola, né uno sguardo e il padre, invece, la fece sedere sulle sue ginocchia e la fece giocare un po’.

Nel pomeriggio, poco prima di uscire, la vicina di casa dei Summers la signora Janet Weston suonò al campanello, teneva per mano suo figlio Lindsay, un bambino di sei anni con capelli scuri e occhi azzurrissimi. Janet aveva sposato Victor McDonald, un noto assistente sociale, circa tre anni prima di Joyce e mai il suo matrimonio le aveva creato alcun problema. Le due donne si conoscevano dal liceo, dove frequentavano la stessa classe, e avevano deciso di proposito di comprare le case vicine; spesso Janet era costretta a chiedere a Joyce di tenergli Lindsay a causa dei suoi impegni con il volontariato, ma in compenso i due bambini si divertivano molto insieme. Quel giorno però Lindsay fece impazzire Kendra, perché essendo costretto a girare per negozi alla ricerca di un vestito per Buffy, si stava annoiando, la domestica riuscì a calmarlo solo promettendogli di portarlo alle giostre. Alla ragazza piaceva vedere i due bambini giocare e spesso si metteva a riflettere sulle loro esistenze, sapeva infatti che crescendo Buffy avrebbe sofferto a causa della condizione familiare in cui si trovava, anche il bambino veniva trascurato, ma con il tempo, Kendra ne era sicura, avrebbe capito che i suoi genitori cercavano solo di aiutare gli altri, sua madre con il volontariato e suo padre con il suo lavoro, e alla fine sarebbe stato fiero di loro. Buffy con il tempo, invece, avrebbe solo capito che le due persone che l’avevano messa al mondo erano due egoisti, preoccupati unicamente di mostrare agli altri quanto sappiano essere dei magnifici genitori e compagni di vita. Forse, però, questo era solo ciò che pensava lei della famiglia Summers, forse i due sposi si sarebbero presto resi conto che l’apparenza non è tutto, oppure, nel peggiore dei casi, Buffy crescendo avrebbe imparato ad essere come loro, ma Kendra sperò che questo non accadesse mai.

 

 

 

Capitolo 2

 

Alla scoperta della musica

 

 

 

 

Dopo un’intensa giornata di lavoro Hank era solito chiudersi nel suo studio e ascoltare Puccini e l’atto 10 del *La Boheme* il suo brano preferito; alzava il volume, si sedeva in poltrona con il suo bicchiere serale di scotch secco e si rilassava al suono di quelle note così piene di passione. Quello era ciò che aveva sempre desiderato: la musica, ascoltarla in ogni sua forma , perdersi in lei e credere che ogni problema potesse essere risolto con delle dolci note prodotte dal violino di un professionista a teatro, quanto amava recarsi a teatro o all’opera, ma anche andare ai concerti dei grandi gruppi degli anni ’60 o ’70. Non aveva mai smesso di amare la musica e di interessarsene, neanche dopo che suo padre gli aveva duramente ordinato di smetterla di sognare ad occhi aperti e tornare alla realtà, a lui sarebbe tanto piaciuto lavorare per qualche casa discografica e di occasioni ce n’erano state diverse, ma doveva occuparsi dell’azienda di famiglia e portare avanti gli affari, era questo il guaio di essere l’unico erede.

 

Joyce entrò senza bussare dentro la stanza buia “Buffy è caduta e si è ferita un ginocchio, non è niente di grave e Kendra si sta occupando di lei. Io vado a riportare Lindsay a casa, è colpa di quella peste se lei si è fatta male, quando sta con lui non ascolta nessuno, credo che abbia una cattiva influenza su Buffy, d’altronde con dei genitori così cosa vuoi pretendere” sospirò e osservò il marito che, nel frattempo, non aveva detto una parola irritato per quella interruzione così inopportuna, Joyce, notando che le sue parole non avevano sortito alcun effetto, scosse il capo e scese al piano inferiore per controllare la situazione, Buffy aveva smesso di piangere e Lindsay, dispiaciuto per l’accaduto, le baciò innocentemente una guancia strappandole un sorriso “Andiamo Lindsay, ti riporto a casa” il bambino salutò l’amica e prendendo il giubbotto seguì in strada la donna. Pochi secondi dopo erano già giunti di fronte alla casa McDonald, ad aprire fu Victor con addosso il pigiama “Joyce, salve. Scusi per l’abbigliamento, ma sono molto stanco e stavo andando a dormire” Lindsay entrò correndo e abbracciò il padre che gli accarezzò dolcemente i capelli, Janet si avvicinò all’ingresso per vedere chi aveva suonato e salutò Joyce e suo figlio “Vieni, accomodati. Ti offro qualcosa? Una tazza di tè, ti va?” “Si, ti ringrazio” si accomodarono in cucina, mentre Victor si scusò e salì a riposare, dopo aver messo a letto Lindsay. Joyce sorseggiò il suo tè “Buffy è caduta e si è fatta male, così ho pensato fosse meglio riportare Lindsay a casa” “Oh, hai fatto bene. Comunque spero non sia stata colpa di Linds” “No, no, lei cade sempre, ha il brutto vizio di correre per casa” “Sono bambini, è normale” “Non è un comportamento da alimentare, più volte cadrà e più imparerà che non deve farlo. Spero solo che ciò accada presto” l’altra non rispose, abbassò lo sguardo sulla tazza piena del liquido caldo e cercò qualche altro argomento da trattare, non condivideva il modo in cui l’amica educava Buffy e inizialmente aveva anche provato a dirglielo, ma il matrimonio aveva cambiato entrambe e quello che le aveva accomunate da adolescenti sembrava ormai sparito con la loro innocenza e spensieratezza. Dopo un silenzio durato un’eternità, Joyce disse che era ora di andare a casa, così salutò l’amica e una volta rincasata vide Kendra che metteva in ordine la cassetta del pronto soccorso “Buffy dov’è?” “L’ho messa a letto signora” senza rispondere la donna si recò nella sua stanza e notò il marito già pronto per andare a dormire, il quale a sua volta le chiese dove fosse la bambina “Kendra l’ha messa a letto. In ogni modo devi fare qualcosa perché non sopporto il suo atteggiamento, ogni giorno ne ha una, sta diventando viziata” “A me piace viziarla, però sta tranquilla, ho già la soluzione, ma devi darmi tempo” Joyce non era affatto calma e, infatti, quella notte non dormì, curiosa di conoscere quali fossero le intenzioni del marito.

 

Il mattino successivo Hank telefonò in ufficio per avvertire la sua segretaria che non si sarebbe recato a lavorare, aspettò che Buffy si fosse alzata e poi la portò con sé nel suo posto segreto, la condusse nel suo studio e aprì l’armadio che la piccola non era mai riuscita ad aprire durante le sue frequenti spedizioni in giro per quella stanza, infatti esso necessitava della chiave. Buffy inizialmente non comprese quale tesoro quel mobile contenesse, poi suo padre prese uno dei tanti quadrati in cartone e ne estrasse un oggetto tondo e nero, poi le indicò ciò che si trovava dentro la vetrina del mobile anch’esso chiuso “Vedi questo?! Questo è un vecchio giradischi e serve per ascoltare la musica che si trova in questo disco” la bambina lo guardava estasiata, finalmente stava scoprendo i segreti celati in quella stanza in cui aveva curiosato tanto senza grandi risultati, poiché suo padre chiudeva rigorosamente tutto a chiave per paura che lei potesse rompere qualcosa. Si sedette su una poltrona e osservò con attenzione i gesti compiuti dall’uomo, vide con quanta cura lui estraeva dal contenitore il disco e lo posizionava sul giradischi, seguì i movimenti della sua mano mentre sistemava il braccio di lettura e ascoltò in silenzio la musica che cominciava a diffondersi per la stanza. L’uomo si sedette accanto a lei, che sorrideva contenta notando il piede del padre muoversi al ritmo di quelle note “Ascoltami bene Buffy, la musica è arte, è vita, è una successione di note che ha lo scopo di trasmettere un messaggio, un’emozione. Mio padre non mi permise di coltivare questa mia passione, che io ora infonderò a te. Un giorno mi ringrazierai per averti insegnato ad amare la musica e per averla fatta entrare nella tua vita”

 

E così era stato, pensò Angel, in effetti se c’era una cosa per cui in tutti questi anni Buffy avrebbe potuto ringraziare suo padre era proprio il fatto di averle trasmesso l’amore per la musica, che molte volte l’aveva salvata dagli abissi della sua solitudine. Spesso l’aveva trovata al buio nel suo letto ad ascoltare musica rock o canzoni romantiche a seconda del suo umore, con il walk-man a tutto volume, per non sentire nulla di ciò che stava accadendo fuori da quella stanza, per essere un tutt’uno con la musica e le emozioni che essa esprimeva e che le suscitava, per non pensare almeno per tutto il tempo della durata di quella canzone che aveva il potere di trascinarla in un mondo ideale dove tutte le sofferenze patite non esistevano, dove c’erano solo lei e la sua musica. In quell’ultimo atto disperato che la ragazza aveva compiuto, però, evidentemente neanche questa sua grande passione l’aveva aiutata e questo faceva riflettere Angel, che credeva che per essere giunta al punto da ritenere inutile il conforto che spesso trovava nella musica, allora la situazione doveva davvero essere grave.

 

Hank si alzò e raggiunse l’armadio dove aprì un’altra anta e scoprì CD nuovi non più in vinile, ne inserì uno nello stereo, erano le note di “Your Song”, brano di Elthon John uscito intorno agli anni ’70 quando, le raccontò Hank, lui era ancora ventenne e coltivava la sua passione nonostante le prediche di suo padre che lo spronava a fare qualcosa che secondo lui era più produttivo, cioè imparare a dirigere l’agenzia che un giorno avrebbe ereditato.

 

Passarono il resto della giornata chiusi in quella stanza, Buffy si divertì un mondo a scegliere tra la vasta collezione del padre e da allora prese l’abitudine di ascoltare tutte le sere l’atto 10 de *La Boheme* seduta sulla poltrona del genitore prima di mettersi a letto; smise di correre tutto il giorno per la casa e iniziò a passare il tempo davanti allo stereo in salotto ad ascoltare la radio e a danzare sulle note di quelle canzoni. Joyce tornava dalle sue uscite mattutine e la piccola le correva incontro felice di aver fatto nuove scoperte in campo musicale, Hank iniziò a regalarle CD di musica vecchia e nuova e quella sera l’uomo parlò alla moglie dei suoi propositi “Sai ho pensato molto alla nuova passione di Buffy” “Alla *tua* passione vorrai dire” “Piace anche a lei, l’hai visto con i tuoi occhi, perciò non cominciare” sospirò per ritrovare la calma “Comunque, ho parlato con Jillian Dixon, la signora della scuola di danza, e dice che posso iscriverla anche subito…” “Possiamo iscriverla! Parla al plurale, anch’io prendo le decisioni qui” “Non ci sei mai, sei sempre in giro con le tue amiche a spendere i miei soldi, non voglio che Buffy diventi come te!” “Tu invece devi proprio essere un esempio per tua figlia! Con le tue prediche! Non sono io che ti tradisco, cosa credi che penserà quando lo scoprirà? Perché lo scoprirà vedrai!” Hank non rispose, ma continuò a fissarla negli occhi nonostante l’imbarazzo, non credeva che sua moglie sapesse dei suoi tradimenti, comunque non gli importava più di tanto e in fondo, di questo ne era certo, neanche alla moglie interessava era solo una delle tante cose da rinfacciargli, quindi continuò il discorso “Iscrivendola a quel corso, se è abbastanza brava, tra altri due, o al massimo tre anni, sarà pronta per l’Accademia di danza che si trova in centro” la donna lo guardò furiosa “Fai come vuoi, tanto è quello che fai sempre” uscì sbattendo la porta e si diresse in cucina per versarsi un drink, per il nervoso fece cadere a terra alcuni cubetti di ghiaccio “Dannazione!” si sedette e iniziò a bere, Kendra si avvicinò cautamente, avendo sentito dei rumori era scesa a controllare, si chinò con uno straccio per raccogliere l’acqua dei cubetti che avevano già iniziato a sciogliersi “Grazie Kendra” la ragazza annuì e continuò il suo lavoro, poi lasciò sola l’altra che evidentemente aveva bisogno di riflettere. Joyce sentiva la rabbia crescere dentro di sé, suo marito si stava interessando troppo al futuro di Buffy, in fondo aveva solo quattro anni. D’altronde per uomini ricchi come lui avere figli facoltosi, esperti atleti o quant’altro era di vitale importanza. Hank non le aveva mai riservato molte attenzioni neanche durante il loro fidanzamento, sapeva che la sua decisione di sposarla era dipesa dal desiderio di contraddire il signor Summers, ma si era consolata in tutti quegli anni dal piacere della stabilità economica e dalla vita oziosa che conduceva. Ora tutte le sue certezze stavano scomparendo, suo marito si era concentrato sul futuro di Buffy e avrebbe dato tutto se stesso pur di raggiungere il suo scopo.

 

 

 

Capitolo 3

 

Cruda realtà

 

 

 

 

“Allora come andiamo?” la voce squillante della dottoressa irruppe nella stanza, accompagnata dai passi dell’infermiera che la seguiva, la quale aprì le veneziane per lasciare entrare la luce del sole che in quella mattina di Maggio splendeva luminoso sulle abitazioni di Los Angelus. Willow Rosenberg prese la cartella di Buffy e guardò i monitor che controllavano le funzioni vitali “Ci sono miglioramenti, bene” sembrava soddisfatta e sincera così Angel sorrise speranzoso “Sul serio? Si sta riprendendo?” “Si, per fortuna l’avete trovata in tempo” “E’ stato Ice a trovarla, è un pastore tedesco. Io ero in veranda con l’altro cucciolo che abbiamo e gli stavo insegnando alcune cose, quando lui è arrivato abbaiando” “I cani sanno essere molto intelligenti e questo Ice sarà di sicuro diventato un eroe in famiglia” “Il mio sicuramente” Angel pensò che invece per il resto della famiglia di Buffy, Ice era solo un cane che creava problemi in casa e niente più, ma l’importante era che aveva, in un modo o nell’altro, salvato la sua ragazza. La dottoressa lo riscosse dai suoi pensieri “Parlando di cose più serie, stiamo tenendo la paziente sotto sedativi leggeri, così il suo corpo ha il tempo di stabilizzarsi dato che con le analisi fatte risultano altri problemi di salute. Per tale motivo oltre alle cure per la disintossicazione abbiamo dovuto utilizzare metodi per migliorare le sue condizioni, comunque entro oggi o al massimo domani si sveglierà. Credo che nel frattempo dovrebbe andare a casa a riposare, non c’è molto che lei possa fare qui” sorrise calorosamente esprimendo comprensione per la situazione e uscì, allora Angel prese la giacca dalla sedia, baciò dolcemente sulla fronte la ragazza e fece quanto consigliato dalla dottoressa.

 

Entrando nella grande sala Buffy rimase sbalordita, le stanze utilizzate per le lezioni di danza alla sua scuola non erano neanche la metà di quella e ora si sentiva nervosa come non lo era mai stata. Suo padre era orgoglioso di lei, aveva passato le prime tre selezioni per entrare nel gruppo delle venti persone che avrebbero potuto frequentare l’Accademia di danza.

Si avvicinò alla cattedra dietro alla quale erano seduti quattro giudici e la direttrice dell’Accademia, quest’ultima le fece cenno di avvicinarsi “Quanti anni hai?” “Sette, quasi otto” “Allora” disse la donna dopo una breve pausa “mostraci quello che sai fare” Buffy inserì il cd nello stereo e iniziò a ballare sulle note di un pianoforte e poi su un brano di Madonna. Finita l’audizione il padre la passò a prendere e volle sapere tutto, la ragazzina odiava tutto l’entusiasmo che lui esprimeva, era come se volesse essere al suo posto “Papà! Smettila! Mi innervosisci” l’uomo fece come gli fu detto, ma si capiva che quella risposta gli aveva causato un po’ di malumore. Quella sera Buffy chiacchierò fino a tardi con Lindsay “Ero nervosissima, ma non ho sbagliato niente” “Stai tranquilla, avrai passato anche questa selezione e quando sarai un’allieva dell’Accademia a tutti gli effetti ci incontreremo nel salone durante l’ora di pausa” Lindsay era iscritto all’Accademia di musica che si trovava accanto a quello di danza, tutto l’istituto era chiamato generalmente L’Accademia ed era un luogo frequentato da figli di ricchi genitori che potevano permettersi di pagare una retta costosa per qualcosa di cui poi quei ragazzi non avrebbero fatto alcun uso, tutto ruotava intorno all’immagine che una famiglia doveva dare.

 

Quando qualche mese più tardi Buffy entrò all’Accademia, come promesso durante le ore di svago, Lindsay e la sua amica si incontravano nel salone di ricreazione, dove gli allievi si rilassavano o facevano i compiti. Non tutti però riuscivano a farsi un’istruzione e a coltivare i loro interessi allo stesso tempo, per Buffy e Lindsay era diverso, il ragazzo aveva una famiglia che lo supportava, mentre la ragazza amava troppo ballare per rinunciare, inoltre, suo padre non le avrebbe mai permesso di farlo.

 

Dopo la scuola Buffy si recava almeno tre volte a settimana all'accademia, dove, dopo il cinque, sua madre la passava a prendere per portarla a casa, ma quel giorno durante l'ora di matematica la bidella entrò dicendo che sua madre l'attendeva al telefono, si recò così in segreteria e prese la chiamata "Amore ho un impegno improvviso e non posso venire a prenderti dopo la lezione delle cinque, perciò prendi la metropolitana e va in ufficio dopo padre, ok?" "Si, va bene. Ciao" quindi nel pomeriggio fece quanto richiesto dalla madre, ma nel momento in cui arrivò in ufficio, lo trovò deserto. La signorina Rudolph, la segretaria di suo padre non era al suo posto, allora decise di sedersi in sala d'attesa, poi sentì il rumore di oggetti che cadevano provenire dall'ufficio, così aprì la porta pensando di trovare suo padre, ma vide che non era solo. Chiuse lentamente la porta e tornò a sedersi, dopo un po' però, si alzò e corse via.

 

Lungo le strade mai vuote di Los Angeles, Buffy ripensò alla scena che si era svolta di fronte ai suoi occhi, suo padre avvinghiato alla Rudolph che la baciava e la spingeva verso la scrivania, non aveva mai visto i suoi genitori in atteggiamento amoroso, ma una situazione così grave non se la sarebbe mai immaginata. Passò il resto della giornata camminando per le vie della città, sorpassando i suoi negozi preferiti senza neanche dare un'occhiata alle vetrine, oltrepassò addirittura quello di CD e infine raggiunse il parco, dove rimase seduta su una panchina di fronte ad un laghetto per tutto il tempo fino a dopo il tramonto, sapeva di dover tornare a casa, ormai era ora di cena e, inoltre, i suoi ignoravano dove fosse. Non le andava di parlare con loro, non desiderava neanche vederli in quel momento, sua madre si sarebbe sicuramente accorta che c'era qualcosa che la turbava, mentre suo padre la disgustava e il pensiero di dover fingere che nulla fosse successo era per lei insopportabile, ma d'altra parte raccontare tutto alla madre non era certa che fosse la cosa migliore da fare. Alla fine decise di incamminarsi verso casa e prima di rientrare si fermò un attimo dai McDonald, Lindsay aprì la porta trovandosela di fronte con un'espressione cupa in volto, così la fece entrare e le chiese cos'avesse che non andava, Buffy cominciò a piangere sommessamente, allora Victor la fece sedere in salotto e Janet le portò subito un po' di cioccolata calda che aveva appena finito di preparare. Buffy, però, aveva paura a parlare perché non voleva che quella famiglia di brave persone realizzasse ciò che in realtà c'era sotto la bella facciata dei Summers. Victor sfoggio tutte le sue tecniche da psicologo per riuscire a capire cosa le stesse accadendo, mentre Lindsay le infondeva coraggio e Janet la osservava comprensiva, e infine disse la verità tutto d'un fiato voltandosi a guardare il suo migliore amico per notare quale fosse la sua reazione. Subito si accorse, però, che tutti e tre i componenti della famiglia non sembravano sorpresi quindi tornò a fissare con orrore Lindsay "Lo sapevi?!” il ragazzo si affrettò a negare “Assolutamente no, ma…” “Ma che cosa?” “Tesoro” disse dolcemente Janet “Conosco la situazione della tua famiglia, perché spesso tuo madre si è confidata con me. Ogni tanto ho detto qualcosa a loro due" continuò indicando suo marito e suo figlio "Perché ho sempre pensato che questa storia un giorno potesse venire fuori e che avrebbe distrutto la tua vita, cosa che come vedi è successa” “No, non è vero. Non mi importa di quello che fanno, mi dà solo fastidio che sgridano me quando sbaglio, facendomi sentire in colpa, e loro fanno errori più gravi dei miei" "E’ così che funziona a volte, i genitori devono educare i figli, ma questi ignorano che probabilmente sua madre o suo padre, nonostante siano adulti, possono ancora sbagliare" disse Victor dolcemente, allora la ragazza replicò guardandolo fisso negli occhi, come per fargli intendere che voleva la verità "Questo però non accade tra di voi?" "No, posso dirti con sicurezza di no. Questo non vuol dire che Hank e Joyce non siano bravi genitori, sono solo persone" Lindsay era rimasto in silenzio ad ascoltare e gli sembrava strano vedere i suoi consolare Buffy, ma ciò gli donava anche una bella sensazione di familiarità, così sorrise e attese che la ragazza si fosse ripresa un po’, dopodichè la riaccompagnò a casa e durante quel breve tratto di strada la incoraggiò ad affrontare i suoi genitori.

 

Quando Joyce udì la porta aprirsi corse all’ingresso e vedendo la figlia posò il telefono e trasse un sospiro di sollievo “Dove diavolo sei stata? Non sapevo più a chi telefonare! Ti avevo detto di andare da tuo padre e tu non solo non ci sei andata, ma ti presenti a casa a quest’ora?!” Buffy continuava a guardarla impassibile di fronte a quel fiume di parole, poi dietro alla donna apparve il padre che, stranamente, non la rimproverò “Kendra ha chiesto se ora vogliamo mangiare” “Si, ma noi due” disse Joyce rivolta alla figlia “Ne riparleremo dopo” “Io veramente…” “No, non voglio sentire scuse” “E’ solo che non mi va di cenare” “Invece cenerai con noi! Prima cambiati però, odio quell’abbigliamento da sciattona” Buffy sospirò, com’era odiosa sua madre con quelle fissazioni sui vestiti. Lei andava sempre in giro con abiti eleganti all’ultima moda, ma lo stile dei giovani era completamente diverso, così, mentre per sua madre sembrava una vagabonda, per il reso dei giovani della sua età quei vestiti erano bellissimi.

 

Fece come le era stato detto, si cambiò e cenò con la sua *famiglia* in silenzio, dopo aver riordinato la cucina al posto di Kendra, secondo la punizione che le era stata dettata dalla madre, la raggiunse in sala, dove la donna leggeva e quando vide la figlia chiuse il libro “Hai fatto tutto?” l’altra annuì solamente “Allora siediti e dimmi dove sei stata, poi penserò alla tua punizione” così Buffy cominciò a inventare mille scuse dicendole che con tutto quello che aveva fatto non si era resa conto del tempo che passava, la madre allora, considerando che la sua bambina non si era mai comportata così, decise di essere clemente “Per questa settimana aiuterai Kendra nelle faccende. Non ti era mai successa una cosa simile e spero che non accadrà più, non mi piacciono gli atteggiamenti irresponsabili” alla fine la lasciò andare e mentre Buffy si stava preparando per andare a dormire, suo padre entrò in camera “Ciao tesoro, com’è andata con la mamma?” “Bene” rispose fingendo indifferenza nei suoi confronti. L’uomo si sedette e afferrò uno dei tanti peluche “Era molto preoccupata, anch’io lo ero” si affrettò a precisare spostando lo sguardo dall’animaletto di pezza alla figlia, la quale in piedi, poco distante, lo fissava con freddezza “Sai com’è fatta tua madre, si agita per qualsiasi cosa, solo che ti aveva detto di passare da me e io mi chiedevo per quale motivo tu non l’avessi fatto…voglio dire…non hai mai disobbedito e…” la ragazza lo interruppe vedendo che si stava agitando, evidentemente temeva che lei lo avesse scoperto “Ti ho visto” l’uomo sobbalzò, non si aspettava che la figlia glielo rivelasse così bruscamente “Mi dispiace, io…” “No, non voglio sapere nulla. Sono affari tuoi, ma lascia che ti dica cosa penso: sono disgustata per quello che hai fatto” “Questo lo immaginavo” non dissero più nulla e lui la lasciò sola sapendo che da quel momento tutta l’influenza che aveva avuto su di lei era sparita, Buffy non si sarebbe più fidata di lui e i sogni che aveva per il suo futuro difficilmente la bambina li avrebbe messi in paratica.

 

 

 

Capitolo 4

 

Arriva la cicogna

 

 

Buffy e Lindsay erano seduti a terra nella loro casa sull'albero, costruita appositamente da Victor per loro, e sembravano piuttosto abbattuti "Io non riesco ancora a crederci" disse lei "Figurati io, sono il preferito in casa e mi lasciano fare quello che vogliono. Ora passerò in secondo piano" "Tu pensi a queste sciocchezze?! La situazione per me è grave! La tradisce e lei lo sa, ma si permette anche di avere un altro figlio!" Buffy era arrabbiatissima e Lindsay capì che in effetti l'amica stava messa peggio di lui, nello stesso momento però la ragazza si accorse di essere stata egoista e sorrise all'altro "Scusa, non volevo ferirti dicendoti che i tuoi problemi sono meno gravi dei miei” “No, in fondo hai ragione. I miei mi vogliono bene, ma mi piaceva essere figlio unico e invece con l'arrivo di un fratello, o sorella che sia, non mi piace molto" "A chi lo dici?!” sospirarono e restarono lì a riflettere e a scambiarsi opinioni per tutto il pomeriggio. Joyce intanto aveva accompagnato Janet a fare la sua visita per controllare lo stato del bambino e ormai era giunto il momento di scoprire il sesso, ma la donna non era sicura di volerlo sapere "Vorrei che fosse una cosa inaspettata" "Però devi comprare vestiti e accessori, devi sapere di che colore comprarli" Janet rise, la sua amica era sempre la stessa, pragmatica nella vita come se si trattasse di un modulo da compilare "Non importa, comprerò tutto bianco" "Se ti piace così" "Tu invece immagino che vorrei saperlo in anticipo, vero?" "Certo e poi mi recherò subito il mio quel negozio in centro dove vengano tutti quei bellissimi vestiti" l'altra sorrise notando la gioia degli occhi di Joyce. Arrivarono nello studio del dottore e Janet attese il suo turno, quando uscii erano passati più di venti minuti, durante i quali la donna aveva deciso di non sapere il sesso del bambino, cosa che non ebbe l'approvazione dell'amica la quale scosse la testa.

 

Joyce posò le buste all'ingresso e diede il giaccone a Kendra ringraziandola, Hank le andò incontro "Allora, com'è andata la visita?" "Non avere voglio l'appuntamento, ho accompagnato Janet, ma non ha voluto sapere se è un maschio o una femmina. Adesso vorrei proprio sapere come farà…” lasciò la frase in sospeso e si guardò in giro “…ma dov’è Buffy?” il marito la guardò confuso "Non lo so” “Come non lo sai?! Dovevi tenerla d'occhio, cosa ti passa per la testa?!" "Calmati, non ti fa bene agitarti. Sarà qui fuori, non preoccuparti" la donna non gli diede retta e chiamò Kendra dicendole di cercarla, non finì di dare indicazioni alla giovane che Buffy, insieme a Lindsay, entrò dalla porta sul retro. La ragazzina aveva visto l'auto della madre entrare nel vialetto e aveva deciso di andare a sentire com'era andata la visita, ma appena la vide la donna gli corse incontro e la schiaffeggiò "Quante volte ti ho detto che devi dire sempre dove vai?!" Buffy si massaggiò la guancia che le bruciava, mentre Lindsay, che aveva assistito alla scena, inconsciamente le mise una mano sulla spalla; fu solo allora che Joyce notò il ragazzino e si sentì imbarazzata per la situazione, così spostò delicatamente la mano della figlia per controllare il rossore che le aveva lasciato sul viso e si scusò "Mi hai fatto preoccupare" Buffy annuì mestamente e poi si allontanò, Lindsay attese qualche secondo durante i quali rimase fermo a guardare fisso negli occhi quella donna all'apparenza dolce, che non ci aveva pensato su due volte e aveva picchiato la sua amica, infine seguì Buffy che era entrata nel bagno per sciacquarsi la guancia. Le lacrime le solcavano il viso e Lindsay non sapeva cosa fare, allora si avvicinò allo stereo, inserì il CD preferito dell'amica e si sedette sul letto della cameretta aspettando che Buffy si riprendesse e iniziasse il solito sfogo che seguiva sempre il pianto. Poco dopo, infatti, la ragazza entrò furiosa, la guancia era ancora un po' rossa, ma i segni stavano scomparendo. Buffy alzò il volume ed evitò di guardare negli occhi l'amico, il quale la fissava preoccupato "Stai bene?” disse cercando di sovrastare il suono della musica con il tono della voce, Buffy annuì continuando a guardare fuori dalla finestra il cielo si stava riempiendo di enormi nuvoloni neri e il sole, che fino a poche ore prima splendeva luminoso sulla città, ora era nascosto da una nuvola grigia, la quale non prometteva niente di buono, un po' come l'umore di Buffy pensò Lindsay. La ragazza non si confidava molto con lui, almeno per quanto riguardava i problemi che aveva in famiglia, però lui sapeva che all’ amica piaceva stare con la famiglia McDonald e odiava passare il tempo con la propria, quindi la invitava spesso a stare da loro, così ci provò anche in quella occasione "Vieni a cena da me?" "No” “Perchè? Mia madre ordina la pizza, ti piace tanto" “Non mi farà venire" disse tristemente "Glielo chiedo io” rispose il ragazzo entusiasta e corse di sotto a parlare con la donna, la quale era seduta in salotto a leggere "Salve Joyce, posso chiederti una cosa?" "Certo, come sta?” “Insomma” disse intenzionato a farla sentire in colpa, solo per raggiungere il suo scopo. Lei annuì e attese che il ragazzo cominciasse a parlare "Buffy può venire a mangiare da noi? Mia madre prende la pizza" la donna annuì nuovamente e riprese la propria lettura senza aggiungere altro. Buffy trascorse così la serata con i McDonald, ma Janet notò che c'era qualcosa che non andava e, preoccupata per lei, parlò al figlio "Cos’è successo? Sembra triste" il ragazzo allora le raccontò l'accaduto e insieme alla madre fece di tutto per far sì che la giornata di Buffy finisse bene.

 

Buffy non sapeva più come comportarsi con Joyce, ma d'altronde anche suo padre si trovava nelle stesse condizioni, infatti la donna era sempre nervosa e si lamentava sempre per i dolori causati dalla gravidanza; i suoi familiari cercavano di evitare che si arrabbiasse, ma i loro sforzi risultavano quasi sempre vani. In casa McDonald accadeva più o meno la stessa cosa anche se con minor frequenza, allora Buffy e Lindsay cominciarono inconsciamente a passare più tempo all'Accademia per tenersi lontani dalle proprie madri, in questo modo riuscirono a migliorare molto nelle loro attività e anche i voti a scuola si alzarono; questa fuga dalle loro abitazioni terminò solo qualche mese dopo, quando Joyce fu la prima delle due donne a partorire un'altra bella bambina con una settimana di anticipo.

 

Il parto durò più di tre ore a causa di alcune piccole complicazioni, ma alla fine nacque l’altra erede dei Summers, la piccola Dawn, con pochi capelli rossicci, la carnagione chiara e gli occhi vispi e castani. Buffy entrò e vide la madre tenere tra le braccia sua sorella, la prima cosa che la ragazza pensò fu che non assomigliava a nessuno dei componenti della famiglia, così lo fece presente "Perché ha i capelli rossi?” il padre sorrise "Non sono però più rossi" disse la madre "Con il tempo magari il rosso scomparirà per lasciare il posto ad un castano chiaro, non lo sappiamo" Buffy guardò la donna e poi abbassò lo sguardo sulla sua sorellina e il cuore le si riempì di gioia, ora il suo compito era proteggerla. Si sedette accanto sua madre e passò molto tempo ad osservare la nuova arrivata, la quale dormiva tranquilla nel lettino accanto la parete e non riuscì a non essere triste per lei in quanto sapeva che anche per la piccola Dawn la vita sarebbe stata difficile con la famiglia Summers.

 

Con ben due settimane di ritardo, invece, nacque Graham senza alcuna complicazione e accolto festosamente da Lindsay il quale sperava davvero che fosse un maschio. Infatti, nonostante alcune incertezze iniziali riguardo l'arrivo di un altro componente della famiglia, verso il termine della gravidanza il ragazzino aveva cominciato a desiderare un fratello più piccolo al quale insegnare il basket o a suonare la chitarra, ora Lindsay prendeva dalle braccia della madre Graham, provando a tenerlo in braccio per la prima volta, mentre Joyce con in braccio Dawn sorrideva alla sua amica e Buffy giocava con il bambino che rideva contento. Lindsay si voltò a guardare l'amica e, sorridendo, entrambi sospirarono sapendo che per i prossimi mesi per loro vita non si prospettava semplice.

 

Quando Angel entrò al Los Angeles Hospital era ormai giunta la sera e il personale alla reception lo salutò con un misto di gioia e comprensione. Ormai il ragazzo era diventato un frequentatore abituale dell'ospedale e perciò tutti lo salutavano cordialmente conoscendo il motivo per cui si trovava lì tutti i giorni, ma allo stesso tempo erano dispiaciuti per quello che stava passando e speravano di non vederlo più aggirarsi tra quei corridoi spogli pieni di dolore e speranza. Il personale lo seguì con lo sguardo mentre raggiungeva la stanza 115B dove la sua ragazza dormiva ancora profondamente, l'infermiera l'aveva controllata circa un'ora prima e i riscontri non erano positivi, la situazione era peggiorata con il passare delle ore e Angel iniziò a sentirsi in colpa per averla lasciata sola. A rincuorarlo fu però la dottoressa Rosenberg, la quale gli assicurò che erano gli effetti dei farmaci somministrati "Adesso abbiamo smesso la cura" proseguì la donna "Ma dovremo tenerla sotto controllo costante, comunque si dovrebbe svegliare tra poche ore. Da questa notizia è che sarà necessario tenerla in ospedale più del previsto" "Non mi importa" disse Angel ancora stordito per tutte quelle notizie contraddittorie su Buffy "Basta che stia bene” a quel punto la dottoressa si sedette accanto a lui "Abbiamo molti programmi per ragazzi problematici, ma sono sicura che sarà difficile convincerla. Ho in cura Buffy da quando ha riscontrato i primi sintomi, nonostante in questi ultimi anni io non l’abbia vista mi ricordo quanto sa essere testarda. Credo che il motivo per cui si ritrova così è perché non ho mai voluto prendere sul serio la cosa" disse guardando verso l'oggetto dei loro discorsi, poi si alzò "Spero che tu riesca convincerla" si incamminò verso l'uscita poi si decise a dire a quel ragazzo ciò che sperava di non dover fare "Se tenta ancora una volta il suicidio o compromette di nuovo il suo fisico, non penso che potrà riuscire a superarlo" il ragazzo annuì riflettendo su come riuscire ad aiutarla evitando in questo modo di perdere lei e di conseguenza se stesso.

 

 

 

Capitolo 5

 

Difficile odiare

 

 

Joyce attraversò di corsa il lungo corridoio dell'ospedale, si avvicinò alla reception e con il fiatone e l’apprensione negli occhi si rivolse ad una donna sulla trentina con lunghi capelli neri e un trucco eccessivo che non le si addiceva affatto, questa alzò lo sguardo dalla rivista che stava leggendo e osservò colei che la fissava in attesa di una risposta. Joyce allora credendo che non l'avesse sentita ripeté "Sto cercando Buffy Summers, mi hanno chiamato da qui dicendomi che si sentita male durante l'ora di educazione fisica" a quel punto l'altra le fece cenno di attendere nel salottino lì vicino, un medico l’avrebbe presto raggiunta. Dopo un po', infatti, una signora di mezza età con un camice bianco e la targhetta di riconoscimento appesa al taschino, si avvicinò a lei "La signora Summers?” “Si” “Sono la dottoressa Walsh, salve" "Salve, mi hanno detto che Buffy e qui…” "Si, infatti, la scuola ha chiamato l'ambulanza in seguito ad un improvviso svenimento di sua figlia durante l'attività fisica. Inizialmente i paramedici hanno pensato ad un eccessivo sforzo, ma dalle analisi del sangue si può notare una notevole mancanza di vitamine e altri elementi importanti utili all'organismo, ne ho dedotto che Buffy o mangia troppo poco, oppure non mangia in modo corretto, cosa piuttosto probabile per l'età che ha" la dottoressa lasciò qualche minuto alla donna per assimilare le informazioni ricevute, poi la condusse dalla ragazzina. Buffy riposava in un grande letto, ma non dormiva, così quando sentì la porta aprirsi, vide la dottoressa Walsh, la quale si era presentata a lei pochi minuti prima tranquillizzandola e dicendole che sua madre sarebbe arrivata presto, e Joyce la quale corse subito da lei "Stai bene? Mi hai spaventata" "Scusa mamma” “Adesso è tutto a posto" poi si rivolse alla donna "Posso portarla a casa?" "Si, certo, ma deve riposarsi" le donna annuì e dopo circa mezz'ora erano già a casa. Kendra preparò il letto a Buffy e le chiese se le serviva qualcosa, poi Joyce le portò un bel piatto di verdura costringendola a mangiarne almeno metà "Non vorrai finire di nuovo in ospedale, hai fatto preoccupare me e tuo padre, inoltre adesso tutti penseranno che non siamo bravi genitori perché non pensiamo a te, quindi mangia qualcosa per favore" Buffy sospirò e fece quanto detto dalla madre anche se controvoglia. Fu soltanto verso sera che Buffy riuscì a vedere suo padre, il quale colse l'occasione per passare un po' di tempo con lei "Sei diventate grande ora, hai le tue responsabilità. Non puoi aspettarti che facciamo sempre tutto noi" "Si, lo so" fu la laconica risposta della ragazzina. Non le piaceva quella confidenza che Hank le stava dimostrando, era sempre stato un padre piuttosto assente e il lei aveva imparato a fare a meno di lui, ma in quel momento era diverso. Forse dipendeva dal fatto che si fosse spaventato per le sue condizioni di salute, ma quelle carezze sul braccio invece di tranquillizzarla la rendevano nervosa. Finalmente dopo un po’ l’uomo la lasciò riposare e Buffy poté riflettere in pace sugli avvenimenti di quel giorno, prestando orecchio che soddisfatta.

 

Angel pensò che se inizialmente la piccola Buffy aveva smesso di mangiare come forma di protesta per ricevere un po' di attenzioni, quando questo era poi accaduto si era resa conto che in fin dei conti stava meglio prima.

 

Ogni Natale la famiglia Summers era solita organizzare una cena con invitati importanti, ma con i problemi che si erano creati negli ultimi tempi Joyce pensò che non fosse il caso, Buffy continuava a non mangiare e di conseguenza diventava pallida ad ogni piccolo sforzo, mentre Dawn aveva da pochi giorni presso la varicella e non faceva altro che piangere a causa del prurito, inoltre Hank, dovendo lavorare, non stava mai a casa per evitare la confusione che c'era. Joyce, allora, accettò di buon grado quando Janet si offrì di ospitare Buffy da loro per la cena di Natale, in questo modo la donna si sarebbe potuto occupare dell'altra figlia e Hank del lavoro arretrato. La sera della vigilia la ragazza preparò le sue cose e si recò a casa del suo amico, quando entrò notò l'albero addobbato che si trovava in sala, con tutti i regali raggruppati sotto di esso. Lindsay la portò in camera e le lasciò sistemare le sue cose "Stai bene? Mi sembri stanca” “Un po’ in effetti, ma queste vacanze mi aiuteranno" "Abbiamo lo spettacolo è un paio di settimane, sei nervosa?" "No, conosco a memoria ogni passo" si sedette sul letto e Lindsay si avvicinò a lei "Sai che puoi dirmelo se qualcosa non va, vero?" l'altra annuì senza aggiungere altro, allora il ragazzino la baciò. La mente di Buffy fu invasa dal flashback del loro primo bacio, avvenuto mesi prima su una panchina davanti al campo da basket in periferia. Lindsay aveva appena giocato una partita e aveva vinto, per questo era molto contento, forse anche un po' euforico, si era seduto accanto a lei esprimendo tutta la sua gioia per l'ultima partita e aveva terminato il suo monologo baciandola timidamente sulla guancia. Buffy aveva sorriso, gli aveva accarezzato il volto e aveva lasciato che Lindsay posasse dolcemente le labbra sulle sue per il loro primo bacio, era stato un bel momento, lui era il suo migliore amico e ora il suo ragazzo, non poteva desiderare nient'altro. La spinse sul letto le si spaventò "Dai, fammi alzare" Lindsay si spostò subito e la guardò in un modo che non aveva mai fatto "Che c’è?” chiese la ragazzina “Niente, riflettevo" "Su cosa?" "Non preoccuparti, scendiamo in cucina adesso, ok?" "Dimmi a cosa pensi! Insomma, io credo...non…è presto" "Lo so, solo... ne parliamo più tardi, ok?" lei annuì e insieme raggiunsero Janet, la quale stava preparando la cena e decisero di aiutarla visto che c'era ancora molto lavoro da fare.

 

La cena era davvero squisita, pensò Buffy, ma di mangiare tutto proprio non le andava, Janet cercò di non riempirle troppo piatto sperando che mangiasse almeno quello che le metteva, Joyce le aveva parlato di ciò che era successo a scuola e anche Lindsay, così lei cercava di fare qualcosa per migliorare la situazione, dato che la madre sembrava molto preoccupata. Dopo cena si riunirono tutti a vedere uno dei classici film natalizi proposti alla tv, ma Buffy era nervosa per ciò che il ragazzo doveva dirle, Lindsay se n'era accorto così, dicendo che il film non gli piaceva, propose all'amica di salire in camera. Fin da quando si conoscevano avevano sempre dormito nella stessa stanza delle varie occasioni e Janet e Victor non le si erano mai lamentati, di conseguenza anche quella sera a Buffy toccò dividere la camera con il suo *ormai* ragazzo, il quale era desideroso di approfondire il loro rapporto. Buffy pensava di essere ancora troppo piccola e non si sentiva pronta, ma Lindsay sotto gli effetti degli ormoni non sembrava comprendere le sue ragioni “Starò attento, non preoccuparti, "Ho solo 12 anni, quando avrò la tua età cosa farò?" "Non sono molto più grande di te” “Non insistere Lindsay, non voglio che la mia prima volta avvenga contro la mia volontà! Ti prometto che ci penserò su, ma credo sia troppo presto, almeno per me" sconsolato il ragazzo si mise a letto senza aggiungere altro. I suoi amici parlavano spesso di sesso e lui era molto curioso di sapere com'era, così visto che era uno dei pochi del suo gruppo a vedere la ragazza, aveva pensato di scoprirlo subito, ma non aveva tenuto conto dei desideri di Buffy. Si addormentò così amareggiato.

 

Erano passati cinque mesi e una notte Lindsay si svegliò udendo dei rumori e trovando la ragazza tremante in un angolo della stanza, piangeva guardando un punto fisso davanti al lei, Lindsay la raggiunse cercando di capire cosa le fosse accaduto, ma lei non rispondeva, continuava a fissare il vuoto "Dimmi qualcosa Buffy! Devo chiamare qualcuno? Chiamo mia madre?" non ricevendo risposta decise di chiamare sua madre, ma venne bloccato saldamente da Buffy, la quale scosse il capo. Lindsay la fece sedere sul letto e iniziò ad accarezzarle i capelli per tranquillizzarla, solo in quel momento notò che la ragazza indossava il pigiama, allora cominciò a preoccuparsi ancora di più. Cosa poteva essere accaduto di tanto tremendo da costringerla ad uscire senza neanche vestirsi? Stava per provare a domandarglielo quando, con voce spenta, la ragazza iniziò a parlare "Sentivo freddo” disse con lo sguardo basso, ma quelle parole non avevano senso per Lindsay, che la incitò a continuare. Ci vollero ancora un paio di minuti, però, prima che lei proseguisse "Sono andata in corridoio, all'armadio a muro a prendere una coperta… lui era lì" "Chi lui” “Mio padre… stava uscendo dalla camera per andare a guardare un po' di tv, ha detto che non riusciva a dormire" Buffy tirò su con il naso e si asciugò le lacrime, stava disperatamente cercando di riprendere il controllo senza grandi risultati, Lindsay le strinse una mano infondendole coraggio "Mi ha fatto male” riprese a singhiozzare più forte e le lacrime ormai scendevano inesorabili sul suo viso, il ragazzo continuava a non capire cosa fosse successo, ma comprese che in quel momento Buffy non sarebbe riuscita a raccontare niente, così la fece mettere sotto le coperte e si sdraiò lì accanto cercando di farla addormentare, ma ciò non avvenne. Dopo un po'le parole uscirono quasi involontariamente dalla sua bocca, tra le braccia di Lindsay e aveva smesso di tremare e di piangere, ora le sue parole esprimevano tristezza, il dolore per qualcosa che non capiva e che l'aveva sconvolta "Sono scesa a guardare la tv con lui, ma trasmettevano solo film vietati ai minori, così ho deciso di tornare in camera, ma…” parlava come se che stava raccontando non fosse successo a lei, ma a qualcun altro o come se fosse la trama di un film, invece era successo a lei e ancora ne portava i segni sulla pelle "Ma lui mi ha detto di restare. Ora sono grande, ha detto, devo parlare di certe cose, fa sempre bene chiedere chiarimenti ad un genitore" Lindsay ascoltava senza ancora comprendere dove portasse il racconto, le ultime parole pronunciate da Buffy chiarirono tutto "Mi ha toccata e mi ha fatto male" pronunciata con un misto di odio e di tristezza, riuscirono a far venire i brividi al ragazzo, il quale rimase immobile, impassibile, analizzando ogni singola sillaba ascoltata. Non riusciva a descrivere ciò che stava provando, riuscì solo a baciarle la fronte di Buffy abbracciandola stretta. Dopo qualche minuto le sussurrò parole di conforto scontate in occasioni come quelle, ma dentro di sé sapeva che era l'inizio di un incubo per la piccola Buffy.

 

Un modo orrendo dividere le prime esperienze in amore. Tutti i sogni, le prospettive, andati in fumo in un'unica notte, i spesso di dover prendere una decisione importante e difficile: fare l’amore prima che un uomo malato distrugga l'ultima speranza di avere un'esperienza indimenticabile. Questa la proposta di Lindsay, quindicenne disposto a tutto pur di ritrovare la luce negli occhi della persona più importante per lui, prenotare una stanza in un motel, accendere candele, mettere della buona musica e far si che tutto sia perfetto. Piano un po' folle secondo il parere di Buffy, ma in fin dei conti era la sua ultima spiaggia.

 

Capitolo 6

 

Indifferenza

 

 

Le urla di sua madre si sentivano dalla strada, Buffy rientrò in casa e trovò Joyce che inveiva contro il marito, la ragazza non restò lì a lungo, ma da quello che riuscì a capire Hank aveva di nuovo bloccato le carte di credito di sua madre, la quale non aveva potuto acquistare il vestito che aveva visto in vetrina quella mattina. Buffy sapeva bene che a suo padre non piaceva che Joyce consumasse i soldi tutti i giorni in giro con le sue amiche, ma sapeva anche che sua madre doveva pur trovare un modo per trascorrere il tempo e non pensare alla sua situazione; Buffy d'altronde non sopportava di vederli litigare, anzi non li sopportava proprio e l'unica soluzione era chiudersi in camera sua, cosa che fece anche in quell'occasione.

 

I suoi genitori litigavano più spesso ultimamente e Buffy sapeva che almeno in parte era per causa sua, le cose erano molto cambiate in casa Summers e anche lei era cambiata, in quegli ultimi tre anni la ragazza aveva creato non pochi problemi alla sua famiglia. Aveva abbandonato l'Accademia facendo così infuriare suo padre, aveva iniziato a passare il suo tempo in giro con i nuovi amici che si era fatta a scuola, inserendo nel gruppo anche Lindsay, il quale, nonostante non ci andasse troppo d'accordo, si era legato in particolar modo ad un ragazzo di nome Xander Harris. Quest'ultimo abitava in un piccolo quartiere ad ovest di Los Angeles e quel posto era conosciuto per le frequenti risse, così Xander avere presto dovuto imparare le regole della strada e portava spesso i segni di quegli scontri. Janet e Victor non sapevano più molto della vita del proprio figlio, perciò quando lo vedevano rientrare in casa con quel ragazzo, entrambi con lividi e ferite, non sapevano proprio cosa pensare o cosa fare, non gli restava altro se non preoccuparsi. Janet e Joyce si sentivano più spesso in quel periodo, avevano messo da parte ogni altro loro problema per parlare di due adolescenti. Si sedettero in giardino bevendo della limonata fresca, proprio ciò che ci voleva durante quel torrido pomeriggio di luglio, ed entrambe espressero il loro disappunto per il proprio figlio "Io davvero non so più cosa dirgli, non mi ascolta" disse con voce stanca Joyce riempiendo il bicchiere dell'amica "Da quando esce con quei ragazzi è come se parlasse con il muro" commentò l'altra "Io non riesco mai a parlarci, sta sempre fuori, la sera sono troppo stanca per aspettarla alzata e se ne sta in casa si chiude in camera con la musica alta e non c'è modo di parlarci" "Vorrei proprio sapere cosa combinano! Lindsay a volte torna pieno di lividi, credo che prenda parte alle risse ad ovest dove vive Xander. Quel ragazzo mi fa paura, è così aggressivo” "Anche Buffy ha una nuova amica…aspetta, Xander è quello con il pircing sul sopracciglio?!” “Si, proprio quello. Tu invece parli di quella ragazza che veste tutta di nero?” “Si, ho chiesto a Buffy chi fosse, ma mi ha fulminata con lo sguardo e non mi ha risposto" "Credo che si chiami Faith, è la figlia di Sandy Dixon, quella che vive in un hotel e ha tutti quegli amanti, la povera ragazza fa su e giù tra i due genitori, ma sembra che neanche il padre sia un brav'uomo, comunque io non lo conosco" Joyce annuì comprensiva e bevve la sua limonata.

 

Buffy era seduta sugli scalini che davano in giardino, scosse la testa e si alzò, buttò a terra la sigaretta spegnendola con la scarpa; era uscita a fumare e così aveva ascoltato la conversazione delle due donne. Quanta ipocrisia c'era nella voce di sua madre e quanta malignità nella descrizione della condizione familiare di Faith. Janet era una brava madre, ma pur sempre una donna abituata a vivere nel lusso e a considerare dei poveretti tutti coloro che non avevano ciò che lei possedeva. Con il tempo Lindsay aveva iniziato a raccontarle sempre più spesso che non sopportava i discorsi bigotti della madre, il ragazzo aveva così iniziato contestarla e Janet non poteva neanche fare affidamento su Victor, il quale, per una estensione del loro gruppo, aveva ragazzi sempre più giovani da aiutare; la donna sperava che il marito, con le sue conoscenze in campo, potesse capire cosa stesse accadendo al figlio, ma Victor non stava molto in casa e quelle poche volte che aveva provato a parlare con lui il suo cerca persone aveva suonato per una emergenza. Ora nella stanza di entrambi i ragazzi si poteva giocare alla caccia al tesoro: ovunque c'erano nascondigli per profilattici, sigaretta e a volte marijuana. Per Buffy trovare nuovi posti in cui nascondere le sue cose era diventato un divertimento, le piaceva entrare nella sua stanza piena di peluche e Cd, la classica stanza di una quindicenne, e sapere che dietro quegli oggetti si celava la sua vera natura.

 

Dawn le corse incontro non appena rientrò in casa, la piccola di appena quattro anni cercano qualcuno con cui giocare, ma Buffy le accarezzò i capelli e le accese la tv: non aveva tempo per lei, doveva chiamare Lindsay e raccontargli tutto. Prese il telefono e l'amico rispose dopo pochi squilli, sembrava assonnato "Ehi, stavi dormendo?" "Non proprio" "Sono le quattro, cosa prenderai stasera?!" "Non farmi la predica! Non ne ho preso tanta" "Ok, non ti arrabbiare… comunque non crederai a cosa ho sentito" gli raccontò tutto ciò che le due donne si erano dette, ma rimase un po' delusa perché, essendo sotto l'effetto della droga, Lindsay non reagì come lei si aspettava, allora decise di uscire per andare a cercare i suoi amici.

 

Trovò Spike al parco che litigava con un tipo basso e apparentemente fatto, si avvicinò a loro attenta a non interferire per evitare guai, l'amico la vide e sorridendole allontanò l'altro con un ultimo avviso "Se non paghi entro domani sei finito!" poi si voltò verso Buffy "Ciao, che fai qui?" "Ti cercavo, veramente cercavo solo compagnia. Lindsay è andato, Faith e Amy sono in giro per negozi senza cellulare e Warren...non lo so. Così ho pensato che ti avrei trovato qui” “Warren sta all'officina a lavorare con suo padre, credo abbia bisogno di soldi" le mise un braccio sulle spalle e iniziarono a camminare "Hai qualcosa per me?" "No tesoro, solo roba pesante. Quelli che cercano la roba a quest'ora sono professionisti, capisci?" "Posso provarla anch'io" "No e poi costa…posso farti uno sconto perché sei tu, ma...” “Quanto?” Spike esitò ancora un po', poi la prese per mano "Dai, vieni" il ragazzo sapeva che ciò che aveva era troppo forte per lei, doveva darle una dose più piccola, ma non poteva mettersi a fare quel lavoro in mezzo alla strada. Qualche isolato più in là aveva parcheggiato la sua auto, così la fece salire e si spostarono in un luogo più appartato, a quel punto Spike le mostrò le pasticche che fino qualche minuto prima stava vendendo al parco "E’ ecstacy, ma non ti conviene prenderla potrebbe farti male" "Non mi importa, dammela” lui ritirò la mano “No, no se prima non mi prometti di prenderla in compagnia. Sei ti senti male non ci sarà nessuno a chiamare i soccorsi" "Ok, lo prometto” una volta fatto lo scambio il ragazzo le fece cenno con la testa di passare sui sedili posteriori, Buffy sorrise e lo fece. Le faceva un po' paura fare sesso con Spike, in fondo era un drogato e poteva trasmetterle qualche malattia, ma la rendeva anche euforica per il rischio che stava correndo. Solo dopo il tramonto il ragazzo la riaccompagnò a casa, dove suo padre le fece una bella ramanzina della quale Buffy non sentì neanche una parola, troppo concentrata com'era su quella mano che il genitore teneva sul suo ginocchio.

 

Angel arrivò di fronte al grande edificio in centro, era una costruzione in stile moderno all'interno del quale vi erano molti uffici e studi, quello che interessava al ragazzo aveva un'insegna dorata con la scritta Jennifer Calendar. Quando entrò notò l'arredamento all'ultima moda e dietro una scrivania semplice e bella allo stesso tempo, c'era una ragazza che dimostrava circa 25 anni, la quale alzò gli occhi azzurri come il ghiaccio e lo squadrò chiedendosi probabilmente per quale motivo si trovasse lì “Desidera?” disse simulando gentilezza, ma Angel notò ugualmente la sfumatura di diffidenza nella sua voce "Ho un appuntamento" allora la ragazza sorrise più rilassata, evidentemente temeva solo che lui potesse crearle problemi non avendo un appuntamento "Il suo nome?" "Angelus Clay” quindi spinse un bottone sull’ interfono "E’ arrivato il signor Clay” “Lo faccia entrare” rispose una voce. La signorina gli fece cenno di accomodarsi e quando Angel entrò nella stanza trovò ad attenderlo una donna sulla quarantina con un elegante tailleur nero, corti capelli lisci e neri, con la mano tesa verso di lui. Il ragazzo gliela strinse lei parlò con una voce dolce e sicura “Sono Jennifer Calendar, lieto di conoscerla" Angel riuscì solo a sorridere in cambio, era rimasto sorpreso da quell'accoglienza calorosa, di solito gli psicologi sembravano prediligere rapporti freddi e formali con i clienti, al contrario colei che ora gli diceva di accomodarsi, probabilmente non apparteneva a quella categoria "Allora signor Clay, se non sbaglio lei è qui solo per un colloquio” “Si infatti, è per la mia ragazza" la donna rimase un po' perplessa "Mi scusi, ma la ragazza in questione è d'accordo ad affrontare la terapia" "Veramente ancora non ne abbiamo parlato, ma rischia molto e credo che anche se non vuole alla fine dovrà farlo per forza" "Se è sicuro di riuscire a convincerla… mi dica pure" "Non me ne ha mai parlato direttamente, tutto quello che so è che ha una difficile condizione familiare. I particolari spero glieli dirà lei” Angel non voleva raccontare alla donna ciò che sapeva, non lo trovava giusto nei confronti di Buffy, perciò senza ulteriori spiegazioni decise di passare alla parte pratica “Ultimamente ha tentato il suicidio, ora si trova in ospedale e sta bene…non mi parla” disse sottovoce come se parlasse a se stesso, poi sembrò riprendersi e notò la psicologa che lo guardava comprensiva, sorrise amaramente e riprese a parlare “La dottoressa ha chiamato un collega in psichiatria, ma lei ha detto poco. Lo psichiatria dice che sembra non aver ancora preso seriamente il suo problema, ma ha bisogno di aiuto. Suo padre è benestante e pagherà la terapia, perciò ci siamo rivolti ad una specialista come lei” “Sarò felice di occuparmi di lei, ma prima è necessario che io la incontri per capire meglio la situazione e organizzare i nostri incontri” Angel si alzò e le strinse nuovamente la mano “La ringrazio, la richiamerò non appena esce dall’ospedale” si avvicinò all’uscita e poi si voltò verso la donna ancora una volta “Ha avuto altri psicologi prima, ma non è cambiato nulla. Non credo che le renderà le cose facili” “Sono abituata a queste cose. Non si preoccupi, farò tutto quanto è in mio potere”

 

 

 

Capitolo 7

 

Brutto risveglio

 

 

L’infermiera le stava controllando i valori quando Angel aprì la porta della stanza 115B, lei si voltò a guardarlo, ma subito si rigirò dall'altra parte evitando il suo sguardo e roteando gli occhi per lasciargli intendere che era infastidita dalla sua visita. Il ragazzo sapeva che non era vero, volevo solo farglielo credere e fare la parte della *dura*. Attese che l'infermiera terminasse il suo compito, poi si sedette sulla sedia accanto al letto e posò il peluche che aveva comprato vicino a suo braccio, Buffy osservò a lungo quel cagnolino bianco poggiato sul letto e poi fissò dritto negli occhi Angel, il quale non riuscì a decifrare ciò che quello sguardo stava a significare. Passarono molti minuti durante i quali nessuno dei due disse una parola, Buffy aveva il sorriso stampato in viso e Buffy giocava con il folto pelo del peluche, mentre si domandava cosa avesse da ridere l'altro. Infine sollevò lo sguardo un po' irritata e finalmente il ragazzo poté udire nuovamente la sua voce dopo molti giorni, che gli erano sembrati anni "Cos’hai da ridere in quel modo?" il tono non era quello dolce che avrebbe desiderato ma il fatto che aveva ricominciato a rivolgergli la parola era già qualcosa, così le rispose fingendo di non aver notato quella sfumatura “Niente, riflettevo” con quell’affermazione evasiva non lasciò spazio a nient’altro, Buffy si lasciò prendere dal panico, cominciò a guardarsi intorno imbarazzata, ora che aveva ripreso a parlare con lui, sicuramente avrebbe preteso delle risposte, risposte che lei non aveva. Sicuramente Angel pensava che dovesse essere lei a raccontargli cosa gli fosse passato per la testa: prendere quelle pillole e aspettare il nulla. Comunque, nonostante tutto, era ancora ciò che voleva adesso. Lo psichiatria le aveva detto che da questo momento iniziavano le vere difficoltà, aveva toccato il fondo ed era ora di ricostruire tutta la sua esistenza. Facile a dirsi! Di fronte a lei c’era quel ragazzo innamorato pazzo che probabilmente voleva solo che lei stesse bene, ma Buffy non sapeva proprio cosa dirgli, infine parlò della prima cosa per la quale sentì il bisogno di sfogarsi “Ieri, dopo che tu sei andato via, sono venuti gli altri” Angel attese che lei proseguisse, ma era contento per il fatto che Buffy stesse comunicando con lui “Non è stato molto divertente” proseguì con una smorfia triste con cui voleva simulare un sorriso poco convincente, poi abbassò lo sguardo imbarazzata perché sapeva che Angel aveva capito dove portava quel discorso “Mia madre non smetteva di lamentarsi per…bè, lo sai” rimase ancora un po’ in silenzio per riprendere il controllo ed evitare di piangere di fronte al ragazzo, allora lui si arrischiò ad avvicinarsi e si sdraiò accanto a lei abbracciandola, ma Buffy cercò di allontanarlo “No, non voglio la tua pietà” “Non è pietà, solo…sai da quanto non ti stringevo così?! Non importa cosa ti dicono, ci sono io” “C’eri anche prima” “Si, ma forse non lo sapevi” le baciò la fronte e decise di affrontare l’argomento più spinoso “Ho trovato una brava specialista e…” “Lo so, me l’ha detto mio padre” Angel si sentì sollevato al pensiero di non doverle spiegare tutto “Bene, allora basterà che tu ci vada a parlare per…” “Scordatelo!” “Ok, sta andando proprio come me l’ero aspettata. Senti Buffy, è meglio per te e anche per me ” “E’ meglio per tutti voi!” disse furiosa “Ma di certo non per me! Voi volete solo lavarvene le mani. Se vado dallo psicologo ci pensa un altro ai miei problemi. Ok, ma a me non sta bene! Non parlo dei fatti miei con un estraneo” l’infermiera, sentendo la ragazza alzare la voce, entrò e disse a Angel che non doveva farla stancare e che era meglio se tornava un’altra volta, Angel annuì e lanciando un’ultima occhiata a Buffy, che sembrava ancora arrabbiata, uscì dalla stanza. Decise, però, di restare in sala d’attesa, pensando che presto Buffy si sarebbe calmata e lui nel frattempo poteva riflettere per cercare un’altra tecnica da utilizzare per convincere la ragazza. Buffy, nel frattempo, si era alzata dal letto pur essendo debole e si era avvicinata alla finestra. Non le piaceva com’erano andate le cose con il ragazzo, non voleva litigare anche perché c'era voluto molto coraggio da parte sua per guardarlo negli occhi per riprendere a parlargli, si vergognava per ciò che aveva fatto pur sapendo che in fin dei conti Angel non era arrabbiato con lei.

 

C'era il sole quel pomeriggio, ma nel suo animo qualcosa la turbava, come al solito aveva fatto ricorso alla sua lametta, ma ciò non aveva migliorato le cose, il sangue che usciva fuori dal taglio che si era procurata al braccio solitamente riusciva a calmarla, ma non quel giorno. Premette con forza l'asciugamano sulla ferita e poggiò la testa al muro, fu allora che vide l'armadietto dei medicinali. Non era stato un pensiero razionale a guidarla, ma l'impulso di fermare quel dolore, che non sapeva esattamente dove proveniva, in fin dei conti aveva trascorso una giornata normale nella sua casa immersa nella tranquillità pomeridiana di periferia, quella mattina era stata in giro per negozi con la sua amica Faith e una volta rientrata era riuscita a mangiare qualcosa, anche se controvoglia, poi aveva ascoltato i nuovi CD acquistati e aveva giocato un po'con i suoi tre cani. Britz, un incrocio, e Lucky, un collie, li aveva ricevuti come regalo di compleanno per i suoi 16 anni, suo padre voleva regalarle un cane, ma al canile non sapendo chi dei due scegliere li aveva presi entrambi, e poi c'era Thor un maltese che Hank le aveva regalato per comprare il suo silenzio riguardo le attenzioni che le riservava. Da quel momento le erano sempre stati accanto, anche in quell'occasione. Seduta a terra, con il sangue del braccio che ormai aveva smesso di uscire, aveva pensato che il contenuto dell'armadietto forse poteva salvarla. Il recipiente con il sonnifero, che la madre prendeva quando non riusciva a dormire, era lì con dentro circa 20 pillole, così ne aveva semplicemente preso una manciata e l'aveva mandata giù. In seguito tutto era diventato sfocato e la testa aveva cominciato a girarle fino a farla svenire, aveva sentito in modo attutito i guaiti di Thor che poi era corso via, a chiamare Angel, l'ultima cosa che ricordava erano le braccia del ragazzo che la scuotevano senza alcun risultato. Al suo risveglio in ospedale lo aveva trovato seduto accanto a lei, che sonnecchiava e le teneva una mano, nel momento in cui si era accorto che aveva aperto gli occhi, aveva sorriso calorosamente e aveva chiamato l'infermiera. Dopo i controlli iniziali, che avevano confermato le sue buone condizioni di salute, si era sentita in imbarazzo e aveva evitato di parlargli. Angel aveva tentato per tre giorni di seguito a dialogare con lei senza risultati, aveva cercato di rincuorarlo per ciò che era successo, aveva cercato di capire quel suo atteggiamento, ma lei proprio non se l'era sentita di raccontargli niente. Ora, dopo giorni di silenzio, gli aveva parlato e lui aveva subito accennato allo psicologo, proprio quello che la faceva arrabbiare di più. Angel era l'ultima persona a cui desiderava fare del male e, ironia della sorte, era colui che soffriva maggiormente. In quel momento entrò la dottoressa Rosenberg, la quale ancora non aveva avuto occasione di parlare con la ragazza, le sorrise "Ciao Buffy, ti ricorderai di me spero” “Si, come potrei dimenticarla" rispose l'altra con ironia, quella donna probabilmente la conosceva meglio dei suoi "Non dovresti stare in piedi, sei ancora debole" sospirando la ragazza tornò a sdraiarsi, mentre la dottoressa controllava i suoi valori e poi si sedeva lì accanto "Dobbiamo parlare, ma questa volta seriamente. Non fare finta di ascoltarmi per poi dimenticarti tutto, perché proprio non te lo puoi permettere" la guardò in modo minaccioso per meglio farle comprendere la situazione, però ciò non sembrò scomporre Buffy, la quale attese il seguito di quella che si prospettava essere una predica "Le tue condizioni sono buone adesso, ma se non comincerai a comportarti meglio…” non poteva dirle che rischia la morte, in fondo sembrava che fosse esattamente ciò che voleva, così cambiò argomento "Qui fuori c'è un ragazzo preoccupato per te, che non ha nessuna intenzione di andarsene" Buffy si girò verso la finestra con aria malinconica "Non mi piace che sia così legato a me, non voglio che dipenda da me" "Perché?” a quella domanda inquisitoria la ragazza si arrabbiò “Non voglio domande!” “Hai parlato tu per prima, la mia è stata una reazione involontaria. Comunque credo che parlare ti farebbe bene… oppure potresti cercare di chiarire con Angel che è seduto qui fuori e sembra davvero molto triste” Si alzò, avendo compreso che non essendo né una psicologa né una sua amica non poteva pretendere di parlare con lei di cose così personali. Poco prima che uscisse dalla stanza che sentita la debole voce della sua paziente "Gli dica di entrare" la donna sorrise e raggiunse Angel, lo toccò su una spalla "Ha chiesto di te" gli occhi del ragazzo si illuminarono e subito corse dentro la stanza, trovandola seduta a gambe incrociate sulle lenzuola bianche, con la schiena appoggiata ai due cuscini offerti dall'ospedale. Non sapeva come comportarsi, ma Buffy gli fece cenno di avvicinarsi comprendendo il suo stato d'animo "Non volevo prendermela con te, però… non mi sono mai piaciuti gli psicologi, non riesco a parlarci…" "Questa volta sarà diverso, questa donna è gentile e comunque devi soltanto incontrarla, se non ti piace andremo in un altro posto" Buffy sospirò e il ragazzo lo prese con un segno di resa, così sorridendo si piegò per darle un dolce bacio sulla fronte, l'altra lo afferrò per la T-shirt e lo attirò di più a sé poggiando le labbra su quelle di lui. Angel non se l'aspettava e ne restò piacevolmente sorpresa, ma rispose con intensità stringendo forte tra le braccia. Infine, quando entrambi ebbero bisogno di riprendere fiato, lui si abbassò a baciarle il collo, cosa che sapeva le piaceva molto, Buffy rise e poggiò la testa sulla spalla del ragazzo godendosi quegli attimi di tranquillità, subito interrotti dall'irruzione della famiglia Summers nella stanza. La piccola di casa saltò subito sul letto "Avete già ripreso ad amoreggiare, allora non stai tanto male" Buffy si allontanò dal ragazzo e cercò di far alzare Dawn senza successo, mentre Angel salutava Hank con una stretta di mano e mentre Joyce apriva le finestre "Qui dentro puzza di ospedale, come fai a resistere?!" disse rivolta alla figlia, che roteò gli occhi esasperata "Mamma… ti prego!" "Ti prego cosa?! Ecco… lo vedi Hank? Ecco che ricomincia!" "Smettila!” la rimproverò il marito, il quale si sedette vicino alla figlia sorridendole “E’ un po’ nervosa, tu penso solo a rimetterti, ok?" le sfiorò una gamba coperta da un lenzuolo e Buffy dovette controllarsi per evitare di allontanarsi di scatto da quella mano invadente, Angel osservò ogni gesto e anche lui si trattenne, evitando di spingere quell'uomo lontano dalla sua ragazza e colpirlo con un pugno. Buffy se ne accorse e gli lanciò un'occhiata scuotendo leggermente la testa come se gli avesse letto nel pensiero. Dawn cominciò ad aprire la scatola di biscotti che le avevano portato "Sono al cioccolato, ne prendo qualcuno. Tanto tu non li mangi, vero?" Hank la sgridò dicendole che non poteva saperlo se non glielo chiedeva, nel frattempo Joyce aveva cominciato a controllare la stanza parlando tra sé e sé, ma con un tono di voce abbastanza alto, in questo modo irritò il marito "La smetti, la stanza è perfetta. Forse ha preso un bicchiere di troppo delle tuo solito rum pomeridiano!" Dawn si sedette su una sedia iniziando a mangiare i biscotti incurante delle parole del padre. La situazione stava degenerando e Buffy guardò esasperata Angel come per dirgli: ok, questa è la famiglia Summers. La loro comunicazione silenziosa venne interrotta dallo rumore dello schiaffo dato a Joyce dal marito, Buffy si voltò di scatto verso i loro genitori e Angel la vide impallidire, poi la donna uscì dalla stanza indignata, mentre, riacquistata la calma, Hank si volse a guardare gli altri soffermandosi su Buffy, la quale temeva una scenata, ma l'uomo tornò accanto alla figlia e disse "Era da oggi che non la sopportavo" la figlia non disse nulla e Dawn, posò i biscotti, e uscì alla ricerca della madre, sotto lo sguardo arrabbiato del padre "Dove vai? Dawn?!” la ragazzina non lo ascoltò, allora Hank salutò Buffy "Senti tesoro, passerò un'altra volta. Riposati" strinse nuovamente la mano a Angel e seguì la figlia. Nel suo letto la ragazza trasse un respiro di sollievo poggiando la testa sul cuscino, Angel sorrise dolcemente accarezzandole i capelli "Volevo parlare con tuo padre per farti venire da me una volta uscita dall'ospedale e…" "Da te? Scordatelo, non me lo lascerà fare" "Però…” "No, ascolta, cambiamo discorso. Mia madre ha ripreso a bere?" "Io...non lo so... non sono..." “Lo prenderò per un si” sospirò nuovamente, allora Angel decise di chiarire "No, io davvero non lo so. Suppongo di si, ma in base a ciò che hai visto anche tu" passarono il resto della serata alternando momenti di silenzio a momenti di dialogo, alla fine Buffy si addormentò.

 

 

 

Capitolo 8

 

Terapie

 

 

 

 

Intorno ai 15 anni Buffy aveva iniziato a girare tra vari specialisti in ogni campo, dato che Joyce aveva trovato con sua grande gioia, il punto debole della figlia perfetta che il marito credeva di possedere. Una sera Buffy era rientrata alle quattro del mattino, cosa che in ogni caso faceva quasi tutti i weekend all'insaputa dei suoi, ma sfortunatamente in quell'occasione sua madre aveva litigato con il marito e stava bevendo il solito drink che seguiva sempre le sfuriate. Era, però, giusto solo al secondo, di conseguenza era solo un po’ brilla e capì perfettamente che Buffy non era rientrata per mezzanotte, cioè l'ora stabilita per il coprifuoco, e che inoltre era reduce da una nottata passata a trasgredire qualsiasi regola. La lasciò andare perché non era in grado di affrontarla, ma si propose di farlo a colazione.

Verso le otto la ragazzo si alzò e, ignara di ciò che l'aspettava dato che una volta rientrata a causa della stanchezza non aveva notato la madre, scese per la prima battaglia della sua giornata: la colazione. Kendra stava versando il latte a Dawn, la quale cominciò subito a mangiare con gusto, ma quando la domestica porse a Buffy la sua tazza, questa la rifiutò "Non ho fame la mattina, quante volte devo ripeterlo?!" "Siamo nervosette!” l'ammonì la madre entrambi in cucina. Le fece cenno di sedersi e poi si rivolse a Kendra “Puoi portare Dawn in salotto? Ho bisogno di parlare con Buffy” la donna lo fece subito e Buffy iniziò a sospettare che ci fosse qualcosa che non andava. Joyce si sedette e osservò a lungo la figlia prima di parlare "Ieri ero qui in cucina quando tu sei rientrata, se non sbaglio 4 h dopo mezzanotte! Il fatto che fosse venerdì non lo ti dà il permesso di fare come vuoi, inoltre mi sembrava di essere stata abbastanza chiara quanto espresso il mio disappunto nei confronti dei tuoi amici" La donna prese il suo caffé in attesa di una reazione della ragazza, la quale la guardava apparentemente senza mostrare particolare interesse a ciò che l'altra le aveva appena detto, anche se effettivamente temeva che da quel momento la sua vita notturna sarebbe presto terminata. Sua madre sorrise amaramente "E’ inutile che mi guardi così, lo so cosa stai pensando: tanto ci pensa papà. Non contarci! Farò di tutto per darti una punizione esemplare" Buffy rimase perplessa, lei non ci aveva minimamente pensato, ma in effetti poteva provarci, scelse comunque di continuare a non rispondere alle accuse della madre, in modo che non potesse poi rinfacciarle niente. Quella chiacchierata, o meglio quel monologo portato avanti da Joyce, durò per circa altri 10 minuti, poi Hank entrò nella stanza con Dawn “Allora è possibile fare colazione qui?!” la moglie chiamò Kendra, poi mandò Buffy nella sua stanza dicendo di voler parlare con il marito “Ah, Buffy, porta Dawn con te e tienila d’occhio” “Perché?! Non può stare con te? Non devi fare niente!” “Non discutere, fai come ti ho detto!" così la ragazza prese per mano la sorella e la portò nella sua stanza, dove perse più volte la calma con lei perché la piccola non capiva di non dover toccare i vari oggetti. Inoltre la quindicenne era troppo agitata per essere gentile a causa di ciò che probabilmente stava avvenendo in cucina.

 

I due coniugi parlarono per tutta la mattina, ma Hank sembrava non voler credere alle parole della donna, pensavo che questa volesse solo vendicarsi della figlia, dato che riceveva più attenzioni di lei e Dawn. Joyce sapeva fin dal principio che sarebbe stato difficile convincerlo, soprattutto perché il fatto che Buffy non mangiasse molto riceveva l'aiuto di un professionista cosa della quale Hank non era molto entusiasta "Lo fanno tutti i ragazzini per protesta, non puoi...” “Non fa colazione, né pranzo e a cena gioca con la forchetta nel piatto per tutto il tempo, poi si alza. Non sono matta, ci ha fatto caso anche Kendra, se vuoi chiediglielo” “Ti credo, ma ritengo sia meglio non rivelare certe così in giro" "Ho già pensato a questo, conosco persone che sapranno tenere segreta la cosa, basta che tu mi dia il permesso di prendere un appuntamento" l'uomo sospirò e le diede il consenso, poi Joyce fece la sua telefonata, mentre Hank salì della figlia. Dovette bussare diverse volte dato che Buffy aveva acceso la radio, che come al solito teneva ad un volume altissimo, e non riuscì a sentirlo immediatamente. Joyce in quell’ultimo anno aveva insistito moltissimo per trasferire la camera della ragazza in soffitta, così avrebbe avuto più liberta e, essendo la stanza insonorizzata, avrebbe potuto sentire la musica come voleva. Il problema era però riuscire ad entrare lì quando volevano parlarle. Buffy spalancò gli occhi quando aprì la porta e si trovò di fronte suo padre, sinceramente si aspettava sua madre. Titubante lo lasciò entrare e spense la radio “Dawn, tesoro, potresti andare giù dalla mamma? Io e tua sorella dobbiamo parlare un attimo” la piccolina fece subito come le era stato detto e Buffy temette che in realtà il padre non avesse alcuna intenzione di parlare, così si sedette distante da lui. Hank notò l’imbarazzo e la tensione della figlia, ma non fece nulla per migliorare la situazione, le spiegò semplicemente ciò che avevano deciso. Buffy finse indifferenza, ma dentro di sé sentiva la rabbia crescere, odiava trovarsi in quella casa, odiava coloro che l’avevano cresciuta e odiava la sua vita. Adesso si chiedeva per quale motivo doveva fingere di stare bene se non era così, perché doveva tenere alto il nome di una famiglia che detestava? In ogni caso accettò mestamente le decisioni dei suoi genitori e passò il resto della giornata chiusa in camera in attesa che sua madre la chiamasse quando sarebbero arrivate le sue conoscenze. Dopo essersi fumata una sigaretta, Buffy aveva iniziato a camminare avanti e indietro senza alcun motivo apparente, aveva acceso la radio e cercava di concentrarsi sulla musica pur sapendo cosa in realtà avrebbe potuto tirarla su, solo non voleva farlo di nuovo.

 

Qualche settimana prima l’istinto aveva preso il sopravvento e la lama di quel coltello aveva inevitabilmente finito per lacerarle la pelle, ma vedere il suo sangue fuoriuscire dal taglio le aveva donato tranquillità, solamente dopo si era resa conto che probabilmente farsi male non era una soluzione. Questa sua convinzione, però, non bastò ad evitare che accadesse ancora. In bagno, seduta sul bordo della vasca, prese la lametta che aveva appositamente preparato e se la passò sul braccio quel tanto che bastava per vedere il sangue scorrere e non lasciarsi alcuna cicatrice. Dopo un po’ mise il braccio sotto l’acqua e indossò un maglione per coprire il taglio, giusto in tempo perché sua madre irruppe nella stanza senza bussare: quanto lo odiava! “Mamma!! Ti ho detto mille volte che devi bussare prima!” “Non parlarmi in questo modo! Scendi di sotto, sono arrivati. Ma prima cambiati i vestiti e renditi presentabile” così fu ciò che Buffy fece, malvolentieri, prima di scendere a conoscere Ethan Rayne, il direttore del San Francisco Institute. Questi era un uomo intorno alla cinquantina con una carnagione piuttosto scura, e occhi e capelli castani. Quel pomeriggio indossava un paio di jeans scuri e una T-shirt arancione, accanto a lui era seduta una donna vestita elegantemente con un tailleur beige che stonava con l'abbigliamento di colui che doveva essere il marito. Non appena la signora la vide scendere le scale, non poté fare a meno di dire a sua madre quanto sua figlia fosse adorabile, a quel punto Joyce, la quale sapeva che a quel genere di persone importava molto la prima impressione, si voltò a guardarla. In fondo Buffy non aveva indossato nulla di particolarmente notevole e non si uscì a capire che cosa avesse colpito la donna, decise di non curarsene e di fare buon viso a cattivo gioco. Si sedette di fronte alla coppia sapendo già che uno dei due le avrebbe presto rivolto delle domande che certamente avrebbe odiato.

 

Fu il colloquio più lungo e insopportabile che avesse mai dovuto sostenere, scoprì che coloro che le stavano parlando erano i proprietari di un istituto di San Francisco per ragazzi problematici. La signora Gwendolyn Post tornava ogni fine settimana a Los Angeles per avere il resoconto di ciò che accadeva nell'ospedale privato situato in periferia, che gestivano i due coniugi, così aveva conosciuto Joyce, che a sua volta si recava lì per aiutare Janet nel volontariato. Il marito, il signor Ethan Rayne, invece, restava a San Francisco per gestire l'istituto personalmente, essendo egli stesso un dottore. Durante la loro chiacchierata l'uomo le aveva parlato dei servizi che offriva su istituto, in particolare la riservatezza. Buffy era rimasta in silenzio per tutto il tempo e Joyce ora la stava incitando a dire qualcosa, ma la ragazza non trovava nessuna parola adatta, si sentiva tradita dai suoi genitori, si chiedeva come potevano pensare di mandarla lontano da casa e poi per chissà quanto tempo, così fu ciò che chiese e fu la signora Post a rispondere “Circa un mese, non di più. Insomma, possiamo tenere segreta la cosa, ma non a lungo, potrai dire di dover andare in vacanza da qualche parente e i tuoi ti copriranno" allora Buffy iniziò a scuotere il capo e il dottore le chiese quali fossero i suoi dubbi, ma solo dopo molte insistenze ottenne la risposta, che appunto, come pensava Buffy, non gli piacque “Come può funzionare una terapia di un mese?” in effetti aveva ragione pensò Hank, ma quello era l'unico modo per evitare che altri lo sapessero. Così appena una settimana dopo, i suoi amici erano convinti che lei partisse per una vacanza, mentre Buffy sapeva che stava per fare la sua esperienza peggiore.

 

 

 

Capitolo 9

 

Sensi di colpa

 

 

Dopo quel mese trascorso all'istituto di San Francisco, Buffy tornò a casa e i suoi genitori sperarono davvero che stesse meglio, ma come aveva intuito la ragazza prima della sua partenza, quel suo soggiorno a San Francisco era stato un incubo che sembrava non finire mai. Lì non poteva fare niente, non poteva uscire, le davano medicine per tenerla tranquilla e se solo saltava un pasto glielo somministravano a forza, in un paio di settimane, infine, aveva imparato come funzionavano le cose in quel posto. Una volta casa, nonostante odiasse stare lì dentro, si sentì come libera anche se per poco, infatti sua madre non ci mise molto a ricordarle che odiava la sua famiglia. Dawn era cresciuta di alcuni centimetri e alla sua età era una cosa normale, suo padre non era cambiato affatto e non lasciò passare neanche un giorno prima di passare a darle il suo personale benvenuto. Fortunatamente le visite notturne si stavano diradando e questo tranquillizzava un po' Buffy, ma continuava lo stesso sentirsi sporca e inutile cosa che pensava anche sua madre. Joyce ignorava ciò che legava segretamente sua figlia al marito, ma ultimamente guardava Buffy con occhi diversi, aveva smesso di criticarla e si limitava ad osservarla. Passava le notti insonni cercando di non andare a farsi il solito drink, al quale poi che seguiva un altro, poi un altro ancora...fino a che non crollava sul tavolo in cucina per poi essere svegliata il mattino successivo da Kendra, che gentilmente la scortava a letto. Durante una di quelle veglie le capitò di vedere il marito alzarsi e tornare dopo un buon quarto d'ora. Quella notte pianse e così per tutto il giorno e la notte seguente, aveva paura di chiedere, aveva paura di pensare, ma alla fine si disse che non avrebbe avuto paura di agire. In fondo Buffy poteva essere perfetta, doveva solo trovare un po' di pace, che però in quella casa non c'era.

 

Buffy aveva sentito i suoi genitori litigare spesso in quelle ultime settimane, ma non era ciò che la preoccupava. Erano altri i suoi pensieri: stava per compiere 16 anni e nella sua vita non era cambiato nulla da quando ne aveva 13, l'istituto era servito solo a farle capire quanto odiasse i luoghi chiusi e pieni di regole e di sicuro non l'aveva liberata dai suoi problemi. Ogni giorno si scoraggiava di più, nel profondo voleva tornare ad essere felice e spensierata, se mai lo era realmente stata. L'opportunità le si presentò presto, anche se non come aveva sperato.

 

I frequenti litigi avvenuti tra i suoi in quell'ultimo periodo erano dovuti alla proposta di Joyce di cambiare città per il bene delle loro figlie, ma ciò che più irritava Hank era il fatto che la moglie non includesse lui nel progetto. La donna riteneva fosse giusto che lui portasse avanti l'azienda da vicino per occuparsi di loro, mentre lei avrebbe svolto il ruolo di madre; ci teneva a precisare che non era una separazione, né l'inizio di un imminente divorzio, come invece pensava il marito. Buffy finalmente vedeva la luce in fondo al tunnel, ma suo padre stava rendendo vana ogni sua possibilità, con quei pensieri tristi decise di scendere in salotto, dove i coniugi litigavano, per farli smettere dato che Dawn piangeva da più di dieci minuti e fu allora che udì ciò che faceva al caso suo. A quanto sembrava sua madre stava pensando di parlare con la dottoressa che l'aveva in cura ormai da quasi quattro anni e vedere se secondo questa fosse meglio per lei cambiare ambiente, allora Buffy tornò di buon umore e attese con ansia altre notizie.

Joyce entrò nell'edificio e trovò già molte persone in fila prima di lei, ma penso che dopotutto poteva sopportarlo; lei che odiava dover aspettare voleva solo che sua figlia stesse meglio e che non dovessero più girare tra dottori e specialisti, che ripetevano sempre la stessa cosa: *E’ lei che deve volerlo* Ora sperava davvero che la dottoressa Rosenberg potesse aiutarla.

 

Quando finalmente arrivò il suo turno era passata più di un'ora e le sfuggì un sospiro di sollievo, entrò nello studio dove era già stata altre volte, troppe per i suoi gusti, e notò per la prima volta l'acquario, la dottoressa sorrise "Le piace? A me rilassa" "E’ molto bello!" poi si sedettero e l’altra le chiese come stava Buffy "E’ proprio per questo che sono qui. Vede, non è stata meglio neanche dopo la sua vacanza dagli zii, perciò avevo pensato di farle cambiare completamente aria, vorrei portarla a vivere in una città più calma. Mio marito non crede sia la soluzione giusta, così sono venuta qui per avere un parere medico e sapere esattamente se per Buffy può essere un bene" l'altra donna sorrise, forse alla fine Joyce Summers era riuscita a capire come aiutare la figlia. “Sicuramente all'inizio potrebbero esserci dei problemi per quanto riguarda l'adattamento ad un diverso stile di vita, ma psicologicamente potrebbe cambiare molto e in seguito potrà riuscire a capire cos'è meglio per se stessa" Joyce non aveva capito molto bene ciò che la dottoressa stava dicendo, allora si limitò ad annuire sperando che questa continuasse a parlare "Prima però è necessaria una visita psicologica. Io posso dirle che il fisico di Buffy è compromesso e questo è il mio parere di medico. Credo che cambiare città sia un'ottima idea, ma questo è un mio parere personale, perciò le consiglio una visita da un specialista che saprà consigliarvi meglio" la donna rimase soddisfatto della risposta e salutò la dottoressa, ripromettendosi di chiamare subito quello psicologo, amico di Hank, per una visita.

 

Quella stessa sera, mentre attendevano l'arrivo di Rupert Giles, Joyce stava dicendo al marito come aveva intenzione di procedere una volta fuori da Los Angeles "Andremo in una città di nome Sunnydale e lì contatterò subito un medico per una consulenza…" "Non credi sia meglio aspettare un po' prima di portarla già da un nuovo medico?" "No, no, non ci vado con lei. Vado da sola, voglio riuscire a capire cosa ha di preciso. Gli porterò le cartelle mediche che abbiamo e sentirò cosa avrà da dirmi" il marito annuì, in fondo sua moglie aveva trovato una buona, probabile, soluzione. Giles giunse un po' di ritardo scusandosi e dicendo di essersi ritrovato in una lunga coda causata da un incidente, poi, senza perdere altro tempo, chiese di vedere Buffy, ma in privato. La ragazza si sedette di fronte a quell'uomo con occhiali dalla montatura dorata, giacca in tweed e l’aria da intellettuale.

 

Il loro colloquio durò poco dato che Buffy si dimostrò euforica all’idea di allontanarsi un po' da Los Angeles, nessuno sapeva che in realtà a lei dispiaceva lasciare suoi amici e la sua città preferita, ma era consapevole di aver bisogno di un po' d'aria nuova per poter guarire e tornare alla normalità. A quel punto Hank si convinse, anzi risultò essere più soddisfatto della moglie, anche se sapeva che la sua bambina gli sarebbe mancata. All'improvviso un pensiero fece sparire la gioia: e se Buffy avesse trovato dire tutto a Joyce? Subito si recò dalla figlia, che stava parlando al telefono con Lindsay; quando lo vide la ragazza salutò in fretta l'amico “C’è qualcosa che non va?" disse guardandolo negli occhi "No, volevo solo assicurarmi che tu non facessi qualche pazzia una volta lontano da me" Buffy sorrise sfidandolo, il fatto di potersi allontanare da lui le infondeva coraggio "Tranquillo, non parlerò. Comunque, mi dispiace per te, ma temo che mamma sospetti qualcosa" gli fece cenno di andarsene e l'uomo corse ad indagare. In effetti la decisione di Joyce risultava un po' avventata, così gli espresse i propri dubbi, ma la moglie riuscì a convincerlo che fosse la cosa migliore e che lei lo faceva solo per il bene di Buffy. Dentro di sé, però, Joyce provò odio per il marito, che stava evidentemente cercando di capire se lei sapesse qualcosa.

 

 

 

 

Capitolo 10

 

Ricominciare

 

ATTENZIONE: Questo cap contiene argoment che potrebbero infastidire qualcuno, non ho potuto fare altro che inserirceli per poter proseguire con la mia ff. Mi scuso, perciò, in anticipo con chiunque possa sentirsi offeso da quello che ho scritto. Non ho avuto esperienze simili e quello che ho scritto è frutto della mia fantasia e di nozioni aprrese online.

 

Sunnydale, una cittadina al confine con l’Arizona con circa 8.000 abitanti, lontanissima da Los Angeles, almeno questo era ciò che pensava Buffy dopo quelle lunghe ore di viaggio delle quali ormai aveva perso il conto. Avevano oltrepassato la città di Riverside, Pasadena sino a giungere a Palm Springs, passando per l'autostrada per poi abbandonarla e attraversare territori sconosciuti e giungere a Sunnydale. Dawn non era stata ferma un attimo facendo così impazzire Joyce alla guida, mentre Buffy si era concentrata sul paesaggio ascoltando la musica del suo walkman ad alto volume, in modo da non sentire le urla della sorella. Ora e iniziano a vedere le case di quella cittadina, ma in giro non c'era quasi nessuno essendo ormai le 11 di sera, ma in un parco c'era un gruppo di ragazzi seduti su delle panchine e, pur non sentendo le parole della madre a causa della musica, la vide scuotere la testa riferendosi a quelli che secondo lei già erano drogati e ubriachi. Quando giunsero davanti alla villetta presa in affitto per l'occasione, Buffy non riuscì a vederla bene, in quanto la strada non era ben illuminata, ma notò un bel giardino e un dondolo sulla veranda perfetto per stare un po' da sola. All'interno c'era giusto il mobilio necessario per viverci, l'ingresso era piuttosto stretto ed era occupato da uno specchio con un mobiletto per chiavi e telefono e la rampa di scale che portano al piano superiore. Dawn corse subito a scegliere la camera, mentre Buffy continuò il giro del piano inferiore. Nel salotto c'era un comodo divano, un tavolino e il televisore, una grande finestra dava sulla strada principale lungo la quale si trovavano tante ville simili alle loro, infine c'era la cucina che era colorata e anche molto spaziosa. Di sopra un lungo corridoio conduceva a tre camere e un bagno, la stanza più grande la prese Joyce, mentre le altre due, pressoché uguali, se le divisero Buffy e Dawn. Prepararono solo i letti e si misero a dormire per riposarsi dopo un viaggio tanto lungo.

Il mattino successivo Buffy poté vedere la sua nuova casa alla luce del sole e rimase soddisfatta, certo non era la sua villa a LA, ma le infondeva un senso di tranquillità. Disfare i bagagli e portare la roba in casa fu faticosa, la parte peggiore però fu dover girare la città con la mamma e la sorellina. Buffy sentiva il bisogno di una sigaretta, ma dovette subirsi la scena di sua madre che girava tra gli scaffali del supermercato comportandosi come una bambina alle giostre e sua sorella che correva di qua e di là riempiendo il carrello. Alla fine uscì fuori e se ne accese una subendosi poi la ramanzina di sua madre, la quale, appena l’aveva vista seduta a fumare, l’aveva rimproverata e aveva iniziato a farle notare che, in una cittadina piccola come Sunnydale, le voci giravano in fretta e non voleva che sua figlia venisse considerata una sbandata.

 

Il secondo giorno finalmente Buffy poté rilassarsi e farsi un giro da sola, ma poco prima di uscire ricevette la brutta notizia di dover portare con sé Dawn. Non si lamentò per niente, sapeva che sarebbe stato inutile e si rassegnò ad un pomeriggio infernale; sorprendentemente la sorellina si comportò bene, ma Buffy si rese presto conto che quella cittadina non aveva posti in cui svagarsi.

 

Joyce aveva telefonato al dottor Fordam, il migliore in quella zona, per poter parlare con lui e questi le aveva detto che l’avrebbe ricevuta nel pomeriggio. Così la donna si preparò e giunse, con difficoltà, allo studio del dottore, che si trovava isolato dal resto delle abitazioni proprio perché all'uomo piaceva la tranquillità. Fordam, vestito con il camice bianco che lo faceva apparire molto professionale, la fece accomodare nel suo studio pieno di scaffali colmi i libri di medicina e anche di letteratura inglese. Subito le chiese quale fosse il suo problema e Joyce gli parlò di Buffy e di come il tempo l'avesse cambiata, poi gli porse le varie carte che testimoniavano le condizioni fisiche di sua figlia e il dottore, una volta averle lette, spalancò gli occhi dicendo che il problema della ragazza non era uno solo "Che vuole dire?” “A quanto pare sua figlia soffre di vari disturbi. Una lieve forma di anoressia, autolesionismo e probabile dipendenza dalla droga" Joyce non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un gemito coprendosi la bocca con la mano "Oh mio Dio! Nessun medico finora ci aveva mai detto niente" "Allora evidentemente non sono presenti in forma grave" "Cos’è l'autolesionismo? Come posso convincerla a mangiare di più? E poi…Oh Dio! Fa uso di droghe!” la donna era visibilmente sconvolta e il dottore decise di parlarle di quei disturbi "L’anoressia si divide in tre fasi, inizialmente le restrizioni alimentari vengono approvate da amici e parenti, che magari le diranno frasi come: *stai molto bene* oppure *ti vedo in forma* e ciò procura gratificazione. Nella seconda fase termina lo stato di benessere e la mente viene invasa da pensieri ossessivi riguardanti il cibo e nasce la paura di ingrassare; nella terza viene intensificata l'interattività e la perdita di peso è accentuata. Da quello che ho potuto constatare sua figlia si trova ancora nella prima fase, di conseguenza è possibile intervenire" "In che modo?” “Innanzitutto bisogna capire che tipo di anoressia è” “Ce ne sono diverse?” “Vi è quella di tipo restrittivo in cui si eliminano via via più alimenti e si saltano i pasti. Poi c'è quella in cui ci si ha busta di cibo e poi lo si elimina con il vomito auto-indotto ed è detta bulimia" "Lei non credo che si abbuffi, non mangia proprio niente" "Allora siamo di fronte al primo tipo. E’ inutile ogni tentativo di riportarlo alla ragione facendole notare che è troppo magra e sta rischiando la vita, se vogliamo aiutarla c'è bisogno di capire quali sono i meccanismi psicologici che la causano, ma per questo c'è bisogno di uno specialista" quindi Joyce annuì, sapendo più precisamente qual era il problema di Buffy avrebbe potuto aiutarla insieme ad un bravo psicologo. Nel frattempo il medico proseguì "Il primo passo è quello di informarsi per comprendere meglio il disturbo, ed è ciò che sta giustamente facendo lei. Poi bisogna scegliere il curante, in quanto la malattia presenta un aspetto nutrizionale e uno psicologico, in seguito si inizia il trattamento e infine si stabilisce un contratto, cioè la durata della terapia, il numero degli incontri e quando concluderla" poi il dottore si alzò e prese un libro "Ecco signora, questo libro parla dell'autolesionismo, lo legga e poi potrà restituirmelo. Comunque se vuole le spiegherò un po' cosa comporta questo disturbo" Joyce sfogliò velocemente il libro e annuì, incapace di dire altro, troppo sconvolta per ciò che aveva udito "L’autolesionismo viene in genere definito come il tentativo di causare un danno alla proprio corpo, sulle cartelle mediche c'è scritto che sua figlia utilizza la più comune forma di questo disturbo, che di solito comprende il tagliarsi. Questi soggetti temono di non essere capiti, non riescono a manifestare intense emozioni, non si piacciono, odiano il proprio corpo e hanno continui sbalzi d'umore. E’ probabile che abbiano subito abusi sessuali o violenza psicologica nell'infanzia" il signor Fordam pronunciò quell’ultima frase casualmente, ma voleva anche vedere la reazione della donna che aveva di fronte. Quando la vide sobbalzare comprese che nel caso di Buffy Summers le cose stavano realmente così; infine riprese a parlare “E’ difficile dire perché una persona si comporta così. Ci si ferisce per scaricare lo stress osservando il sangue che esce dal taglio oppure concentrandosi sul dolore fisico, ancora è possibile che ci si senta talmente morti dentro da ricercare nella sofferenza fisica la prova che si è ancora vivi” Joyce era pallidissima, il dottore si spaventò e le offrì un bicchiere d’acqua. Forse aveva sbagliato a dirle tutte quelle cose “Signora, il fatto che vi siete trasferiti in una città meno caotica può giovare a sua figlia. Non si preoccupi, con l’aiuto di uno specialista tutto tornerà come prima” la donna sembrò calmarsi e chiese maggiori informazioni per quanto riguardava le cure “Per l’anoressia non dovrebbero esserci molti problemi, perché è ancora nella fase iniziale, deve solo parlare del suo disagio con qualcuno. La stessa cosa dovrà farla per l’autolesionismo, ma in genere in quest’ultimo caso si usano anche terapie farmacologiche per diminuire lo stress, ma questo lo deciderà lo specialista dopo dei primi colloqui. Ora non si preoccupi e stia vicino a sua figlia, ricordandosi di non eccedere nelle attenzioni, altrimenti le cose potrebbero peggiorare” il signor Fordam la salutò dicendole di farsi risentire dopo aver parlato con lo specialista. Joyce si incamminò verso casa pensando a quanto poco conoscesse sua figlia. Quella sera non potè fare a meno di osservare ogni sua mossa, la ragazza sedeva in poltrona sfogliando una rivista e si accorse che la madre la fissava “Che c’è? Che ho fatto?” “Niente, riflettevo” si sedette lì di fronte “Ti piace qui? Perché possiamo andare in un altro posto se vuoi” “Da quando ti importa?” disse tornando ad abbassare lo sguardo sul giornale, ma la madre gliela tolse dalle mani “Ascoltami per una volta! Lo so che non ti sono stata molto vicino, ma sto cercando di riparare” la ragazza rimase a fissarla e Joyce pensò che stava ottenendo già qualche risultato, ma la risposta della figlia non fu quella che si aspettava “Posso riavere la mia rivista?” la madre gliela diede e decise di andare a dormire e di aspettare che uno psicologo l’aiutasse.

 

 

 

Capitolo 11

 

Indecisione

 

 

“Un gelato con cioccolato e panna” “E lei signorina?” “Niente grazie” il cameriere se ne andò e Buffy riprese a giocare con il cellulare, Dawn era seduta lì accanto dondolando le gambe che, essendo ancora troppo corte, non arrivavano a terra. Sembrava entusiasta del bar in cui erano entrate. Stavano camminando dall’altra parte della strada quando Dawn aveva iniziato a piagnucolare, dicendo che voleva un gelato in quel posto, così Buffy, pur non avendone voglia, ci era entrata. Adesso non vedeva l’ora di uscire, perché non le piaceva lasciare Thor fuori da solo “Senti Dawn, io vado a controllare il cane. Tu resta seduta qui e aspetta il tuo gelato, capito?!” la bimba annuì e Buffy uscì ad accarezzare un po’ il cucciolo. Stava rientrando nel locale quando si scontrò con uno dei camerieri, che fortunatamente non portava niente sul vassoio “Scusa non ti avevo visto” Odiava quando i clienti gli venivano addosso, non poteva mai dar loro la colpa se nello scontro si rompeva qualcosa e tutta la responsabilità ricadeva su di lui. Poi la vide e il suo cuore si bloccò, riuscì solo a balbettare “Non è niente” e lei sorridendo tornò al suo tavolo. Aveva gli occhi più belli che avesse mai visto, il sorriso dolcissimo e i movimenti aggraziati. Di sicuro era la ragazza nuova appena arrivata in città, dato che non l’aveva mai incontrata prima per Sunnydale e lì era difficile non conoscere un po’ tutti, soprattutto se si lavorava nell’unico bar della cittadina. Poi guardò verso il tavolo e notò una bambina più piccola che doveva essere sua sorella, ma in quel momento venne riscosso dalla voce di un suo collega al bancone che lo chiamava “Porta questo al tavolo 7 ” subito si rese conto che era quello della sua misteriosa ragazza, ma quando si avvicinò rimase deluso “Per chi è il gelato al cioccolato e panna?” “Per me” aveva risposto la bimba alzando la mano. Posò l’ordinazione e si allontanò, in quei preziosi secondi lei non aveva neanche alzato lo sguardo.

 

A settembre iniziò la scuola, per Dawn era il primo anno e Joyce era più emozionata della figlia, ma Buffy era nervosa perché doveva andare in una scuola nuova e non le piaceva l’idea. Comunque quando arrivò all’edificio dovette subirsi le occhiate di tutti in quanto era *quella nuova*, ma per il resto tutto proseguì normalmente, come a Los Angeles: ore di lezioni estenuanti. L'unico momento un'interessante era stato quando una ragazza vestito alla moda, per quanto in quella cittadina isolata fosse possibile stare al passo, le si era avvicinata “Ciao, mi chiamo Harmony e tu?” “Buffy” “Ciao Buffy, da dove vieni?” “Los Angelus” era stato allora che quella ragazza dai lunghi capelli biondi aveva iniziato a raccontarle la sua vita di povera reclusa in una città ai confini con l'Arizona. Buffy si stava annoiando a morte e le cose peggiorarono quando a lei si aggiunsero le sue stupide amiche, evidentemente aveva inavvertitamente incontrato il gruppo popolare della Sunnydale High School. A salvarla fu un ragazzo dagli occhi profondi e i lineamenti perfetti “Ciao, mi chiamo Angel e spero che Harmony non ti stia annoiando" Buffy sorrise utilizzando il suo sorriso speciale, quello che ad LA faceva cadere tutti i ragazzi ai suoi piedi, ma non sapeva che non c'era bisogno di fare niente, perché Angel era già innamorato perso di Buffy Summers, dal momento in cui si era scontrato con lei al bar dove lavorava da ormai un anno. "Non la sto annoiando Angel, vero?!" disse la biondina rivolta a Buffy, la quale si alzò dalla panca dov’era seduta “Scusate, devo fare una cosa perciò ora vado" si allontanò e Angel la rincorse "Posso accompagnarti?" *ok* pensò Buffy *mi era sembrata una buona idea portarmelo a letto, ma qui, dove tutti conoscono tutti, non è il caso farsi una brutta reputazione. Ora, però, come lo convinco lasciarmi in pace?* “Senti…Angel?” disse incerta sul nome e lui annuì “Io non voglio amici e neanche ragazzi, non so quando, ma tornerò a Los Angeles con mia madre e mia sorella. Lì ho amici veri e qui, invece, desidero solo stare in pace con me stessa. Scusami" si allontanò lasciandolo perplesso.

 

Moltissime altre volte le azioni di Buffy lo avevano sorpreso da allora, ma mai Angel si era pentito di averla incontrata. Seduto in poltrona nel salotto della sua casa gli venne spontaneo sorridere al ricordo di quei mesi, si alzò per andare a sdraiarsi vicino Buffy che riposava in camera, mettendosi a pensare a quel periodo che ormai sembrava lontanissimo.

Il desiderio di Buffy di essere lasciata in pace era subito stato esaudito quando in città aveva iniziato a circolare voci sul suo conto: che era una sbandata e che per questo motivo frequentava il signor Quentin, lo psicologo. Angel non aveva, però, smesso di corteggiarla, ma niente sembrava interessarle. Sua zia Darla iniziava a preoccuparsi "Sai Angel, girano strane voci su quella ragazza" "Zia, da quando ascolti le chiacchiere della gente?” Era in questo modo che, ogni volta che la donna provava ad affrontare l'argomento, il nipote la zittiva bonariamente. La sua insistenza, infine, era stata premiata e Buffy, ormai esasperata, aveva iniziato a parlargli durante la pausa pranzo, quando solitamente preferiva restare sola. “Solo per questa volta” gli diceva e lui sorrideva sapendo che il giorno successivo sarebbero stati di nuovo lì. Fu così che Angelus Clay iniziò a raccontare a Buffy un po’ di sé: i suoi genitori erano morti entrambi in un incidente stradale, un autista ubriaco li aveva investiti e spinti fuori strada. Lui stava dormendo caso di un amico quando aveva ricevuto la notizia, aveva solo 16 anni e da allora viveva dalla zia Darla. Ora, a 19 anni compiuti, aspettava di finire il liceo per poi trasferirsi e iniziare a studiare per diventare investigatore. A Buffy piaceva la determinazione di Angel, ma entrava in crisi quando lui le chiedeva del suo futuro o del suo passato e in quegli ultimi giorni aveva anche iniziato a chiederle scherzosamente chi lei fosse in realtà.

 

Seduta su una panchina al parco Buffy giocava con Thor e attendeva l'arrivo di Angel, lui le aveva detto che l'avrebbe accompagnata al canile più vicino per riscuotere il suo regalo di compleanno. Il giorno prima aveva compiuto 16 anni e suo padre le aveva telefonato dicendo di volerle regalare un altro cane, così ora si apprestava ad andarlo a prendere. La scelta fu dura e, mentre erano ancora lì, Buffy chiamò suo padre chiedendogli se poteva prenderne due e lui le disse che avrebbe fatto di tutto per lei. Quella frase fece venire la nausea a Buffy, che comunque fece finta di niente per ottenere ciò che voleva. Così Angel la portò a casa con il piccolo Britz e il collie Lucky; lui amava i cani non riusciva a credere che quella ragazza, che già adorava, avesse così tante cose in comune con lui. Ciò che li rendeva diversi doveva ancora arrivare.

 

I problemi per Buffy iniziarono qualche mese dopo. Ormai si era abituata alla tranquillità di quella città, ma odiava il suo liceo con tutte le ragazzine di provincia che le giravano intorno in ogni momento della giornata, l'unico che riusciva a sopportare era Angel, anche se iniziato a fare troppe domande secondo Buffy. In quel pomeriggio torrido, i due ragazzi se ne stavano sdraiati all'ombra a leggere *Cime Tempestose*. La voce del ragazzo, che le leggeva quelle pagine che narravano un amore doloroso profondo, la faceva rilassare e la induceva a chiudere gli occhi. Angel scorreva le parole di Emily Bronte con lo sguardo e il cuore gli si riempiva di passione per quell'amore che andava oltre la morte. Non poté trattenersi e si voltò a guardare la ragazza suo fianco, la quale, accorgendosi della sua interruzione, aprì gli occhi verdi e tristi “Che c’è?” “Ti piace?” “Molto” si limitò a rispondergli lei, ma Angel voleva di più. Desiderava sapere se quel libro le suscitava le stesse sue emozioni “Andiamo! E’ l'unica cosa che riesci a dire?!" replicò con gli occhi accesi per l'esaltazione. Buffy sorrise dolcemente, ormai aveva capito che Angel non era come gli altri ragazzi che aveva conosciuto, lui ragionava con il cuore, per quanto fosse possibile farlo. Mentre lei si perdeva in quelle riflessioni, il ragazzo riprese la sua arringa in favore del suo libro preferito “Senti qua” disse riprendendo le ultime parole appena lette "Perché hai tradito il tuo stesso cuore, Cathy? Non ho una sola parola di conforto; tutto questo lo hai meritato. Chi sei uccisa. Sì, baciami pure e piangi, e strappami il cambio baci e lacrime […] Mi amavi… quali diritti avevi dunque di lasciarmi? […] Poiché né la sofferenza, la degradazione, la morte, nulla che Dio o Satana potessero farci ci avrebbe separato, tu, di tua volontà, lo hai fatto. Non io ho spezzato il tuo cuore, tu lo hai spezzato, e nel farlo hai spezzato il mio […] Credi che voglia vivere? Che vita sarà la mia quando tu…vivresti, tu, quando la tua anima è nella tomba?” sorrideva mentre leggeva le parole piene di dolore e amore pronunciate da Heathcliff alla sua Chaty in punto di morte. Buffy ridacchiò sorprendendo il ragazzo, poi, notando la sua delusione, si affrettò a spiegare il motivo del suo divertimento “Di solito sono le ragazze quelle romantiche in una coppia” lui si fece serio e la guardò negli occhi “Perché siamo una coppia?” a Buffy scomparve il sorriso dal volto, posò lo sguardo sulla strada deserta e si fece scostante “Non volevo dire questo” “Perché ti comporti così?” “Non capisco di cosa parli” “Ti chiudi…appena parlo di amore o di coppie tu ti richiudi nel tuo guscio come una tartaruga, si può sapere perché?” allora Buffy tornò a fissarlo in volto “So dove vuoi arrivare, ma non farlo! Sarei costretta a respingerti” Angel voleva chiederle il motivo, ma quegli occhi, quell’aria triste, da donna vissuta che lei ogni tanto impersonava, lo spinsero a fare l’unica cosa logica in quel momento. Posò le sue labbra su quelle dolci di lei, sapeva di pesca, probabilmente era per il suo lucidalabbra, ma Angel capì che da allora avrebbe associato l’odore delle pesche a quel bacio. Lei sembrava incerta sul da farsi e lui pensò che fosse il suo primo bacio, ma quando Buffy gli mise una mano tra i capelli e rese il contatto più intimo, Angel si accorse che non era così. Le accarezzò la pancia lasciata scoperta dalla maglietta e lei si concentrò sul suo petto e, cingendogli un fianco con la gamba, premette il bacino contro il suo. Lo voleva, lì, in quell'istante, voleva che la prendesse proprio come avevano fatto Lindsay e Spike, ma si rese conto che così tutto sarebbe ricominciato: la solitudine, il dolore, le ramanzine di sua madre e poi Angel non era come gli altri, non meritava di essere preso in giro. Solo quando lui si posizionò meglio sopra di lei, allora la ragazza prese una decisione. Lo scostò da sé con un gesto brusco e si allontanò correndo, il ragazzo era troppo sconvolto per correrle dietro e decise che sarebbe passato da lei verso sera.

 

Durante la cena Angel non parlò e sua zia cercò di capire cosa gli fosse successo, ma lui continuò ad ignorarla, infine si alzò e disse che usciva. La donna scosse la testa ben sapendo cosa, o meglio chi, fosse al centro di pensieri del nipote. Si mise a riordinare la cucina e decise che avrebbe parlato con il ragazzo al suo ritorno; chiacchierando con i vicini, infatti, s'aveva scoperto che su Buffy Summers non si poteva fare troppo affidamento. Sua madre era sembrata strana alla maggior parte dei residenti e la piccola Dawn aveva fatto esasperare le mamme degli altri bambini dato che con i suoi dispetti faceva piangere tutti i compagni. Su Buffy non si sapeva molto, ma il fatto che frequentassero psicologo non andava a suo vantaggio, comunque nessuno aveva mai avuto occasione di avere un contatto diretto con lei, sembrava sfuggire alla gente. In ogni caso Angel doveva stare attento e lei aveva compito di metterlo in guardia.

 

Buffy sedeva in veranda quando Angel giunse di fronte al vialetto della sua abitazione. Si fece coraggio e salì i gradini fino ad arrivarle alle spalle, in quel momento si accorse che aveva il walkman, così si spostò dove lei potesse vederlo. La ragazza suo balzo per lo spavento, poi restò a guardarlo sapendo bene per quale motivo era lì. Rassegnata si tolse gli auricolari e sospirò facendogli spazio sul dondolo, Angel si sedette e, con gli occhi rivolti verso il basso, parlò “Sai già perché sono qui, per ciò arriverò subito al dunque. Non volevo farti pressioni, ma tu mi piaci e ho sperato a lungo di trovare una ragazza come te, perciò…” lei alzò una mano facendogli cenno di fermarsi "Tu credi di aver capito chi sono, ma in realtà a ti sbagli. A dire il vero credo che nessuno mi conosca veramente. Adesso ascoltami bene, io non posso stare con te, perciò possiamo restare amici o smettere di vederci” “Non voglio essere tuo amico e non riesco ad immaginare di non vederti più. Cerchiamo un'altra soluzione" "Non esiste!” “Oppure sei tu che non vuoi trovarla?!” Buffy non rispose, poi pensò che l'unico modo per allontanare da sé il ragazzo era dirgli la verità, o almeno una parte, così da spaventarlo “Quante ragazze hai avuto?” la domanda stupì Angel “Non capisco dove vuoi arrivare, comunque si può dire che io non abbia mai avuto una vera e propria ragazza. Sono un uscito con qualcuna, ma nessuna mi era mai interessata tanto, quindi dopo un primo o un secondo incontro smettevo di vederle” “E tu su cosa pensi che la nostra ipotetica relazione debba abbassarsi?” “Sull’amore reciproco spero” “Bene, adesso ti racconto della vita sentimentale che ho avuto io” disse fissandolo con aria di sfida "Non comprendeva amore o passeggiate mano nella mano… passavo il tempo con loro solo per…” lasciò la frase a metà, improvvisamente pensò che non fosse giusto ferirlo con parole così dure, quindi si calmò e, con un tono di voce più pacato, proseguì “Penso che avrai sentito le voci che circolano sul mio conto qui, no?!” il ragazzo annuì, ma si affrettò a giustificarsi “Io non ci credo” “Invece dovresti” lo sguardo di Angel si rabbuiò “E’ per questo motivo che mi trovo qui, in questa cittadina di provincia. Era troppo irrequieta nella mia città, perciò mia madre mi ha portata lontano da lì” Il ragazzo non voleva crederci dato che oltre alle voci riguardanti il fatto che lei andava dallo psicologo, la gente l'aveva definita una sgualdrina e ripensando a ciò a cui si era riferita lei prima, Angel cominciò ad avere dei dubbi. Si alzò e si avvicinò alla scalinata, Buffy penso che stesse per andarsene, invece lui si voltò verso di lei "Tu quanti ragazzi hai avuto?” “Non lo so, il più delle volte era troppo ubriaca o andata per ricordarmi ciò che avevo fatto. Di sicuro tre, poi…” attese una sua reazione, ma non accadde nulla "Io ti amo lo stesso” il tono era triste, ma c'era una sottile sfumatura di determinazione che colpì Buffy, la quale preferì non rispondere. Spinse il tasto play e Angel, sentendo il suono ovattato della musica, se ne andò, mentre Buffy pensava che era proprio il suo amore ciò che le faceva paura.

 

 

 

Capitolo 12

 

Amore

 

 

Stranamente fu Hank a far cambiare idea a Buffy riguardo Angel, infatti l'uomo era giunto a Sunnydale da una settimana dicendo di aver bisogno di una vacanza, ma tutti sapevano che era solo venuto a controllarle. Così Buffy ricominciò a passare le notti in bianco nell'attesa dell'inevitabile. Fu allora, in uno di quei momenti che le laceravano l'anima, che si ritrovò a pensare a Angel, ad immaginare che ci fosse lui al posto di Hank sopra di lei. Solo in seguito si rese conto che, quando suo padre le faceva visita, lei cercava di estraniarsi da ciò che stava accadendo, ma quella volta aveva pensato a Angel, per non morire ancora, per non piangere, cosa che poi aveva fatto ugualmente. La mattina dopo alzandosi aveva notato gli sguardi che le aveva lanciato sua madre, in quel momento la odiò ancora di più. Lei sapeva, eppure fingeva di essere all'oscuro di tutto pur aspettandosi una sua reazione, un segno, che fosse successo anche quella notte. *Non deludiamola* pensò Buffy, che storse il naso di fronte alla sua colazione e disse di non aver fame “Non è cambiato molto” affermò Hank rivolto alla moglie, che si guardava intorno come disorientata. Aveva paura, le si leggeva negli occhi, ma Buffy non riusciva a capire esattamente di cosa, comunque non se ne curò molto e disse che sarebbe andata a fare un giro con i cani.

 

Al parco lasciò liberi i suoi cuccioli tenendoli sempre d’occhio e si sedette su una panchina. Le piaceva quella città la mattina, in giro non c’era ancora nessuno, quasi nessuno, infatti non finì di formulare quel pensiero che vide Angel “Che ci fai già in piedi?! E’ sabato!” Era da più di tre settimane che si evitavano accuratamente e lei, dopo tutto quel tempo, lo trattava ancora come se nulla fosse successo. La amava ancora di più per questa sua capacità di mettere tutti a loro agio. Buffy abbassò lo sguardo, sapeva che era difficile, ma il primo passo doveva farlo lei “Sai, ho pensato molto a te ultimamente” “Davvero?” chiese speranzoso Angel avvicinandosi un po’ di più “Si, ho sempre pensato che tu fossi diverso dagli altri, ma non avevo mai pensato che potessi esserlo per me. Voglio dire, io non ho mai riflettuto sui ragazzi! Non ho mai passato tanto tempo con un ragazzo senza fare niente, lo so che è brutto, ma…” “Cosa stai cercando di dirmi?” la interruppe lui cercando di toglierla dal suo evidente imbarazzo “Non lo so” rispose lei sinceramente “Non so spiegarlo e non posso neanche spiegarti come ho capito certe cose” non poteva certo dirgli di suo padre e del momento in cui aveva capito di provare qualcosa per lui, ma forse non ce n’era bisogno “Dimmi solo a quale conclusione sei arrivata” Allora Buffy fece la cosa più facile per spiegarlo: lo baciò, lo baciò come non aveva mai baciato nessuno, con amore e tenerezza. Quel bacio non li avrebbe portati ad essere nudi e avvinghiati, quel bacio era una promessa, che Buffy ancora non comprendeva bene, ma che la faceva stare bene. Si separarono, ma Angel non resistette alla tentazione di scendere a baciarle il collo e scoprì subito che era una delle sue zone sensibili “Smettila” lo ammonì lei sorridendo. Si guardarono per un po’, poi Buffy si alzò e si fece aiutare a rimettere i cani al guinzaglio “Sai cosa mi andrebbe ora?” disse allegramente “No, cosa?” “Una bella colazione, vieni con me?” “Ok, ma io pendo solo un caffè, perché l’ho già fatta. Tu no?” “No, a casa mia non c’era una bella atmosfera” così gli raccontò della visita di suo padre e lo pregò di non andare a trovarla per un po’, in modo da non fare insospettire Hank.

 

Buffy si stiracchiò e sentì il corpo di Angel contro di sé, si voltò e sorrise nel vederlo dormire profondamente, doveva aver passato quelle notti in bianco a causa sua. Si allontanò un po’ per riuscire a cambiare posizione senza svegliarlo, poi si guardò intorno. Non era stata spesso lì dentro, l'unica cosa che ricordava con precisione era il quadro che si trovava sulla parete di fronte al letto, vi era rappresentato un molo al tramonto ed era rilassante, pensò Buffy. Il resto della stanza non l'aveva vista molto, dato che la maggior parte del tempo insieme lo avevano trascorso a casa sua, comunque l'arredamento era semplice, composto da pochi mobili neri che lasciavano intendere che quella era la stanza di un ragazzo. C'erano pochi oggetti personali, ma ciò che la colpì fu una loro fotografia fatta come ricordo di una giornata trascorsa in spiaggia, s'erano seduti vicino all'acqua e lei stava tra le gambe di Angel, il quale le accarezzava i capelli; era stata fatta dalla sua amica Faith che li aveva trovati molto carini in quella posizione. Buffy si alzò, indossava il pigiama, ma si ricordava di essersi addormentata ancora vestita sulla poltrona in salotto, perciò doveva essere stato Angel a cambiarla. Si avvicinò alla fotografia e afferrò la cornice, notando che era blu, il suo colore preferito, sorrise pensando che anche in questo caso il suo ragazzo aveva pensato a lei. Angel ancora non aveva aperto gli occhi, ma muovendo le braccia sul materasso si accorse che lei non era lì accanto, spalancò le palpebre e si guardò intorno, sorrise e la raggiunse stringendola da dietro "A cosa pensi?” “Mi piace la foto” “Si, è uscita bene” la prese per mano e, anche se lei cercò debolmente di resistergli, alla fine avrebbe condotto nuovamente al letto. Lei rise guardandolo dolcemente "Per quanto tempo ancora mi costringerai a riposarmi?” “Finché non vedrò un po’ di colorito sul tuo viso” rispose sdraiandosi accanto a lei. Le piaceva stare tra le sue braccia, ma sapeva che fra poco lui le avrebbe portato a letto una colazione sostanziosa che l'avrebbe fatta star male per tutta la mattina, comunque per adesso voleva solo godersi quel momento. Il ragazzo le baciò la fronte per poi scendere fino al collo, mentre lei si stringeva di più a lui, Angel s'impossessò delle sue labbra e iniziò ad accarezzarle i fianchi, allora Buffy lo tirò verso di sé e lui si ritrovò sopra alla ragazza che gli chiedeva di proseguire, ma, nonostante lo volesse, non voleva farla stancare gli sembrava ancora troppo debole, così tornò a baciarle la fronte e si spostò per rimettersi accanto a lei “Che ti prende?” “Niente. Adesso facciamo colazione, ok?” a Buffy sospirò, odiava quando era così apprensivo “Non sono stanca, ce la faccio” “E’ meglio di no” “Ok, allora sarò costretto a chiederlo al primo che capita” disse sperando di fargli cambiare idea puntando sulla sua gelosia “Potrei chiamare Lindsay o Spike. A te non dispiace, vero?!” lui sorrise, anche se li leggeva in faccia che quelle parole avevano sortito un qualche effetto su di lui "Non riuscirai a convincermi. E ora aspetta qui che ti porto la colazione” Buffy incrociò le braccia e lo guardò offesa lasciandogli il intendere che era arrabbiata con lui, ma Angel sapeva che era solo uno scherzo. In cucina prese ogni sorta di cibo e preparò fette biscottate con burro e marmellata, spremute d'arancia, caffé, biscotti e cornetti caldi, poi soddisfatto tornò da lei che lo esasperò dicendo che non avrebbe mangiato tutto, ma alla fine lo fece. Angel, nel frattempo, si mise a leggere il giornale e ogni tanto la guardava. Non riusciva a credere di aver ancora lì, in fondo sarebbe potuto morire, e lui? Cosa avrebbe fatto lui? La sua ragazza, Buffy era la sua ragazza e questo ormai da più di tre anni, un bel traguardo per una che diceva di non volere una storia romantica, ma Angel non avrebbe mai dimenticato nessun momento trascorso con lei, la sua prima, vera ragazza, colei che gli aveva insegnato a fare l’amore. Una ragazzina di 17 anni chi insegna il sesso ad un diciannovenne; era stato strano, ma stupendo. Angel rise ripensando quel momento.

 

Buffy era sdraiata sul divano e girava il canale della tv, mentre Dawn colorava seduta in poltrona, in quel momento Joyce rientrò con la spesa "Fa un caldo insopportabile" disse posando le buste in cucina "Buffy, mi aiuti?” domanda retorica pensò la ragazza, che rassegnata si alzò. Tutti i notiziari locali avevano preannunciato un'estate rovente, ma Buffy non avrebbe mai pensato che sarebbe stata tanto calda, comunque in casa avevano l'aria condizionata e lei non sia rischiava di uscire, anche se in quelle ultime settimane aveva avuto tanta voglia di vedere Angel, il quale fino a poco tempo prima era stato sempre da loro con la scusa che c'era il fresco, ma ora, era già da un po' che non passava più da lei. Sua madre sapeva che stavano insieme e sembrava esserne contenta, ma non li lasciava mai un momento da soli quando stavano in casa. Buffy prese il telefono e provò a chiamarlo, lui non l'aveva fatto in quella settimana e lei voleva fare l'offesa e fare altrettanto, ma non ci stava riuscendo. Era la quinta volta che lo chiamava in quei giorni e lui non rispondeva, oppure le diceva che aveva da fare, così Buffy compose il numero giurando di non chiamarlo più se lui, anche questa volta, l'avesse rifiutata. Dopo due squilli il ragazzo rispose “Ehi, che fine hai fatto?” “Oh, ciao Buffy” “Dopo giorni questa è l’unica cosa che riesci a dirmi?!” “Lo so, è solo che sono impegnato” “A fare cosa?” “Non è niente di importante” “Allora puoi passare a trovarmi cinque minuti, oppure posso venire io” “No, non è il caso” Buffy sospirò “Ok, comunque spero di rivederti entro i prossimi dieci anni!” e riattaccò il telefono. Angel scosse il capo e posò il ricevitore, riprese a leggere il suo libro, ma capì che almeno per quel giorno non sarebbe riuscito ad andare oltre. Decise, allora, di andare da lei, in fin dei conti passando a trovarla non poteva succedere niente e poi a quell'ora la madre era sicuramente in casa, quando però giunse da lei, il risultato non fu quello sperato. La ragazza, infatti, aprì la porta e, quando vide che era lui, la richiuse subito “Tesoro chi era?” disse Joyce dalla sala “Nessuno” rispose Buffy alzando la voce in modo che Angel, che era certamente ancora nelle vicinanze, potesse sentirla. Il ragazzo tornò a suonare con più decisione, ma Buffy tornò a guardare la tv senza aprirgli “Buffy, insomma, chi è alla porta?” chiese nuovamente la madre “Angel” rispose la figlia con noncuranza “E perché non gli apri?”la donna ci rifletté su “Ah, ho capito, avete litigato” rise, mentre Buffy la guardò torvo per farle capire che lei non ci trovava niente di divertente. Poi Joyce si alzò e fece entrare il ragazzo “Vieni Angel, ti offro qualcosa" così lo condusse in cucina e parlò un po' con lui, aspettando che la figlia, incuriosita, arrivasse, ma non accadde nulla. A que punto Joyce accompagnò il ragazzo in sala e li lasciò soli, prese Dawn per mano e la portò via con sé. Angel si sedette sulla poltrona accanto a lei e continuò a fissarla, mentre guardava la televisione fingendo che lui non ci fosse “Mi dispiace, ok? Ma visto che orami ti ho fatto arrabbiare ti dirò per quale motivo ultimamente ti ho evitato” con quelle parole era riuscito ad attirare l’attenzione della ragazza, che ora lo guardava di sottecchi aspettando di seguire il seguito. Angel abbassò il tono di voce per non farsi sentire da Joyce e si avvicinò a lei timoroso di ciò che stava per rivelare “E che io ho paura” Buffy, a quel punto, si voltò di scatto verso di lui con un’espressione confusa in volto “Di cosa?” il ragazzo dovette mettere da parte il suo orgoglio maschile e finire il discorso “Del sesso” lei continuava a non capire, ma almeno adesso le sue assenza ingiustificate avevano un senso “Noi non facciamo sesso” “Appunto, ma ormai è da molto che stiamo insieme e prima o poi lo faremo” “Ok, e allora?” “Per te può non essere un problema, ma io…ecco tu…vedi, tu sei la prima” il cuore di Buffy smise di battere. Vergine. Angel era vergine. Lei non se la sentiva di essere la prima, non voleva esserlo, in quel modo lui sarebbe diventato davvero speciale e lei lo stesso per lui. Si alzò e, prendendolo per un braccio, lo portò fuori dove sua madre non potesse beccarli a parlare di quello “E adesso cosa vuoi che faccia? Cosa dovrei dirti? Io pensavo che avessi già…” il ragazzo sorrise innocentemente e alzò le spalle. Buffy sospirò “Va bene, non importa tanto non deve succedere adesso” “Invece è questo il problema! Io lo voglio” la ragazza impallidì e indietreggiò “Non è una cosa che succede così, io…non puoi chiedermelo” “Va bene, va bene, se non ti senti pronta aspetterò” in questo modo però sarebbe stata lei ad evitarlo per paura che potesse succedere e non voleva che accadesse. Lui meritava il meglio “No, d’accordo. Facciamo come dici tu” lui sorrise un po’ più tranquillo, la baciò e si lasciarono con la promessa di vedersi quel venerdì sera per andare al cinema.

 

Angel si alzò dal letto, mentre Buffy continuava a riposare. Doveva essere ancora sotto l’effetto dei sedativi che le avevano somministrato, in effetti dormiva spesso in quei giorni. Hank e Joyce si erano duramente opposti, come aveva giustamente predetto Buffy, al fatto che lei andasse a stare nel suo appartamento, ma Angel era stato più testardo di loro. Non voleva rischiare di ritrovarla sul pavimento del bagno ancora una volta. Si spostò in salotto e si mise in poltrona a leggere un libro cercando di rilassarsi un po’. Quella settimana non era stata delle migliori, presto però si rese conto che non riusciva a concentrarsi abbastanza, era la quinta volta che rileggeva lo stesso rigo senza capirne il significato. Il suo sguardo si posò sul televisore, un po’ di tempo prima che Buffy finisse in ospedale aveva, comprato un decoder e installato la tv satellitare, sotto insistenza della ragazza che voleva che rendesse la sua casa più moderna, così decise di guardare un film. Girando tra i vari canali si soffermò dove stavano trasmettendo un film di qualche anno prima, a Angel sembrò di averlo già visto e si accorse che era così nel momento in cui riconobbe una scena. Poi gli sfuggì un sorriso quando si rese conto che era quello che erano andati a vedere lui e Buffy la sera in cui avevano fatto l’amore per la prima volta. Il film, The Ring, era piaciuto ad entrambi, ma non li aveva appassionati molto, anche se, come quasi tutti i film di origine giapponese, metteva i brividi. Alcune scene gli erano nuove e pensò che probabilmente quelli erano i momenti che avevano passato a baciarsi nel buio della sala. Illuminati solo dalla poca luce emessa dalla proiezione del film, avevano cercato di avvicinare i loro corpi tenuti separati dai braccioli delle sedie. Terminato il film Angel aveva guidato fino ad un motel fuori città e aveva pagato una stanza per tutta la notte, sua zia e Joyce erano convinte che avrebbero partecipato ad una festa e che poi sarebbero rimasti a dormire dai rispettivi amici, in questo modo avevano a disposizione tutta la notte per loro. Buffy era nervosa, si vedeva da come si torturava le mani e Angel pensò che forse era più agitata di lui. La stanza era mal illuminata, ma a loro non serviva la luce, il letto sembrava comodo, ma alla vista di quei morbidi cuscini e del copriletto rosso Buffy ebbe un ripensamento “Forse non dovremmo” il ragazzo spalancò gli occhi spaventato “Non vuoi più farlo?” “Non è questo, solo…tu vuoi che sia così?” “Io voglio te, non importa dove o come. Per favore” quella preghiera abbatté tutte le barriere della ragazza. Buffy era stata dolce, comprensiva e lo aveva guidato nei movimento in modo che lui potesse avere il controllo della situazione e il suo ego maschile non ne aveva risentito.

 

Proprio mentre ripensava a quel momento, sentì dei passi dietro di lui e voltandosi vide la ragazza avvicinarsi “Che guardi?” “Un film. Ti sei già svegliata? Sono stato io?!” “No, credo di aver fatto il pieno. Non faccio altro che dormire ultimamente” si sedette lì accanto e si lasciò abbracciare, poi sorrise quando riconobbe il film “Lo guardi con più attenzione della prima volta?” “Veramente no, mi sono perso nel fiume dei ricordi” la baciò sulla fronte e anche Buffy, sospirando, ripensò a quella notte. La più bella della sua vita.

 

 

 

Capitolo 13

 

Fine di un sogno

 

 

Come molti sanno, però, le cose belle prima o poi finiscono e così è stato anche per il periodo a Sunnydale.

 

Dalla veranda la zia Darla poteva sentire le grida e le risate di suo nipote e di quella ragazza, che aveva ingiustamente giudicato male. Ormai era da circa un anno che i due si frequentavano e Angel sembrava più contento, era sparita in parte dai suoi occhi quell'ombra comparsa dopo la morte dei suoi genitori. Al contrario di ciò che aveva pensato, Buffy Summers era stata una medicina straordinaria per lui. Si rientrando li vide sul divano, Angel si era inginocchiato e teneva la ragazza ferma continuando a farla ridere facendole il solletico “Angel!” lo rimproverò gentilmente, scuotendo la testa "E’ così che si trattano le ragazze?!” un po’ imbarazzata, Buffy, cercò di darsi un certo contegno. Le piaceva quella donna, ma non era sicura di piacerle a sua volta e cercava sempre di compiacerla, cosa della quale Angel l'aveva spesso rimproverata “No zia, ma la sto solo stuzzicando un po’” rispose il ragazzo sorridendo innocentemente "Volete un po’ di torta? L’ho preparata questa mattina” “Io si, grazie zia” “Tu Buffy?” “No, la ringrazio” si alzarono per andare in cucina a prendere la fetta di Angel, quando a Buffy squillò il cellulare “Scusami, è mia madre. Tu vai da tua zia, io arrivo tra un attimo” Rispose e dopo un po’ si recò anche lei in cucina “Angel scusa, ma io devo andare a casa" "E’ successo qualcosa?” “No, solo… devo andare” salutò Darla velocemente e uscì.

 

“Non puoi! Non proprio adesso!” E Buffy urlava, non riusciva a trattenere la sua rabbia. Dawn osservava sua sorella da dietro la porta della cucina, sembrava davvero infuriata, ma Joyce restava calma seduta in poltrona, fingendo di comprendere le ragioni della figlia e questo comportamento irritava ancora di più Buffy "Tesoro, non possiamo fare altrimenti. Tuo padre non vuole che restiamo ancora qui” “Non mi importa! Non può continuare a rovinarmi la vita!” udendo quelle parole la donna perse la pazienza, non poteva essere così egoista, lei aveva bisogno di tornare a casa sua, voleva tornare a vivere la sua lussuosa vita nella sua bellissima città. Joyce era stanca di vedere villette e stradine buie, voleva bene ristoranti e strade piene di luci e gente “Adesso basta Buffy! Farai quello che diciamo io e tuo padre. Preparare i bagagli" e si diresse nella sua stanza a fare altrettanto. Così Buffy iniziò a fare le valigie, ma le lacrime non volevano smettere di scendere sulle sue guance, infine si sedette aspettando che il suo cuore e la sua mente si abituassero all'idea di partire e di lasciare Angel. Il suono del suo cellulare la riscossa dal suo stato catatonico, quando vide che era proprio il ragazzo cercò di calmarsi rispose “Ehi, dove sei finita? Sei scappata via. E’ successo qualcosa?” “Veramente si, ma non voglio dirtelo per telefono… possiamo incontrarci?” “Certo, al parco va bene?” “Si, allora ci vediamo lì tra un po'” Da quel momento e per tutto il tragitto fino al luogo dell'appuntamento, Buffy pensò a tutti i modi possibili per dire a Angel che sarebbe tornata a Los Angeles, senza trovarne nessuno abbastanza appropriato. Appena la vide Angel le andò incontro apprensivo “Allora, che è successo? Stai bene?” “Si, io… ci sediamo un attimo?” presero posto su una panchina e la ragazza decise di dirglielo e basta, così parlò guardandosi le scarpe “Mio padre ha telefonato a mia madre, vuole che torniamo a Los Angeles” Angel spalancò gli occhi “Vuoi dire per sempre?” “Credo di si, cioè…si… torno ad abitare lì con mio padre” “Capisco” “Mi dispiace, ma devo fare come dicono i miei” “Possiamo sentirci per telefono, inoltre Sunnydale non è molto distante da…” “Oh andiamo!” lo riprese lei “Quando sono partita da LA prima di arrivare qui ci abbiamo messo un'eternità!" Angel non disse altro, in fondo aveva ragione lei. Poi Buffy lo baciò frettolosamente e corse via, il ragazzo capì che quello era suo modo di dirgli addio, così non la rincorse.

 

La macchina entrò nel garage di casa Summers, Joyce sembrava felicissima di essere tornata alla sua villa con tutti i suoi comfort. Dawn non perse altro tempo e si precipitò dentro a salutare suo padre, il quale era soddisfatto del fatto che sua moglie si fosse infine convinta a riportare le figlie da lui. Per Buffy la strada che l'aveva ricondotta a casa era stata come un lungo tunnel al termine del quale, però, non c'era stata alcuna luce. La prima cosa che fece una volta in città fu di recarsi a casa del suo amico Lindsay, poi dopo la cena in famiglia, per la quale Hank aveva tanto insistito, era uscita con il suo gruppo di amici. Faith e Amy avevano voluto sapere tutto di Angel, ma erano rimaste sorprese per il modo in cui Buffy parlava di lui, in ogni caso non le avevano fatto domande e avevano atteso in silenzio l'arrivo dei ragazzi. Non avevano dovuto attendere troppo, infatti ben presto i quattro erano arrivati e dopo i saluti avevano deciso di andare a scampo da basket per una partita notturna sotto la luce dei lampioni. Xander e Warren avevano giocato contro Spike e Lindsay, mentre le ragazze si erano sedute sulle gradinate lì vicino continuando spettegolare.

 

In meno di un mese Buffy aveva ricominciato a comportarsi come prima, ma cercava in tutti i modi di tenersi lontano dalle droghe che le davano più problemi, infatti non riusciva a stare senza se le vedeva in mano ai suoi amici, ma non voleva ricominciare a prenderle. Pensava spesso a Angel, però non lo aveva più sentito la sua partenza e a volte le capitava di estraniarsi dalla realtà per ripensare ai momenti trascorsi con lui, più rifletteva su questo e più capiva che doveva scordarsi Angel. Ormai quella parentesi della sua vita era chiusa.

 

 

 

Capitolo 14

 

La mia famiglia

 

 

 

 

Hank era intento ad imprecare al telefono con un dipendente incompetente, che si era lasciato sfuggire un cliente, ma la sua sfuriata fu interrotta, fortunatamente per il malcapitato, dal campanello. L'uomo aspettò che Kendra andasse ad aprire, ma si ricordò che la donna aveva accompagnato Dawn a lezione di karaté e Joyce stava giocando una partita di tennis al circolo. Non faceva altro dal suo rientro in città, doveva esserle mancata parecchio la vita che conduceva lì. Su questo continuò a riflettere Hank mentre si recava ad aprire la porta, toccava a lui dato che solo Buffy si trovava in casa, ma era chiusa nella sua stanza con la musica ad alto volume e non aveva sentito niente. Colui che l'uomo si trovò di fronte, una volta aperto l'uscio, era un ragazzino moro e con un'espressione determinata in volto "Desidera?”chiese formalmente Hank comportandosi come se fosse lui il domestico incaricato di accogliere gli ospiti, il ragazzo sembrava intimorito e parlò a bassa voce "Sto cercando Buffy Summers, abita qui?" "Certo, e tu saresti?” “Angelus Clay”ma lo sguardo di Hank gli fece capire che non era il suo nome quello che voleva sapere "Sono un amico di Buffy, vengo da Sunnydale. Sono in vacanza e ho pensato di venirla a trovare” l'uomo sorrise "Io sono padre di Buffy, Hank Summers. Vieni, accomodati pure, io stavo lavorando. Lei credo sia di sopra in camera sua, ti accompagno" così gli fece cenno di seguirlo e Angel non riuscì a non impressionarsi nel vedere il lusso di quell'abitazione. Nell'atrio risaltava, tra i vari quadri, sicuramente costosi pensò Nicholas, un enorme scalinata centrale che si diramava in due direzioni, che portavano entrambe al piano superiore dove erano situate le camere da letto, almeno questo fu ciò che ragazzi immaginò dato che le porte erano tutte chiuse. L'uomo, però, non le si fermò dinanzi a nessuna di quelle, proseguì fino al termine del corridoio. Qui si trovava un'altra scalinata, meno vistosa della precedente, che portava in mansarda, Hank si fermò lì davanti "Sali le scale, troverai la porta della stanza di Buffy. Dovrei bussare molto forte, perché, come avrei già notato, leggerci sentire la musica ad alto volume" cominciò ad allontanarsi, poi si bloccò "Un’altra cosa… non restarci troppo lassù, tra dieci minuti vi voglio di sotto, intesi?" Angel annuì, poi tornò a voltare lo sguardo verso le scale, mentre sentiva il rumore dei passi di Hank che si allontanavano. Poteva sentire attutita la musica, ma del lì non riusciva a capire cosa fosse. Una volta davanti alla porta notò che non c'era niente di personale attaccato sopra, né poster, né foto, non sembrava appartenere alla camera di una ragazza. Provò a bussare per un tempo interminabile senza ottenere risposta, con la musica così alta era impossibile sentire qualsiasi cosa, però Angel riuscì a capire cosa stesse ascoltando Buffy: *Sing for the moment* di Eminem. Venne riscosso da quelle considerazioni quando si rese conto che probabilmente stava perdendo tempo e che i dieci minuti che gli erano stati concessi stavano passando. Così si decise ad aprire la porta da solo e vide che Buffy era appoggiata al davanzale della finestra e stava fumando una sigaretta, mentre il forte suono della musica, primo attutita la porta chiusa, ora colpiva le orecchie di Angel, abituato ad un volume ragionevole. Buffy, nonostante tutto, se ne stava ferma alla finestra, lo stereo non le permetteva di accorgersi di lui, così Angel si avvicinò cercando la manopola del volume, non senza difficoltà data la complessità della radio, infine riuscì ad abbassare l'audio. A quel punto Buffy si voltò di scatto e il cuore le saltò in gola. Angel in jeans e maglietta bianca, proprio come piaceva a lei, era lì in camera sua, davanti a lei, le sorrideva dolcemente. Buffy non sapeva cosa dire, l'unica cosa a cui riusciva a pensare era una domanda "Cosa ci fai qui?" "Anch’io sono contento di vederti" rispose lui avvicinandosi, la ragazzo si affrettò a spegnere la sigaretta sapendo bene che Angel odiava vederla fumare che in quel momento si vergognò di trovarsi in quella situazione. Lui però scacciò tutti i suoi pensieri baciandola, poteva sentire l'odore di fumo su di lei, anche se per ora non gli importava. L'aveva di nuovo vicino. Poi si ricordò di Hank, troppo tardi però, l'uomo aprì la porta facendoli sobbalzare "Buffy non mi piace che tu stia da sola in camera con un ragazzo, lo sai!" disse recitando la parte del padre apprensivo, nonostante Spike e Lindsay erano stati lì tante volte senza che lui dicesse mai niente. Decise in ogni caso di assecondarlo "Ora scendiamo" lui annuì e uscì, ma i due ragazzi rimasero ancora un po' lì a baciarsi. Angel, non potendo più aspettare, si separò da lei e le parlò della sua idea. Era ora per lui di cominciare l'università e sua zia era stata d'accordo quando lui aveva proposto la Los Angeles University, così dopo il diploma era partito con alcuni amici per una vacanza e aveva scelto come meta LA propria per vedere la sua futura università "Vuoi dirmi che in tutto questo io non c'entro proprio niente?" lo stuzzicò lei "No, anzi, hai avuto una parte determinante" la ragazza sorrise e si lasciò baciare, l'incubo era finito. Forse non si trovava più a Sunnydale, ma la parte più importante di quel periodo era giunta fino a lì per lei e questo era più di quello che avrebbe mai potuto sperare.

 

Scendendo in salotto, Angel ripercorse il lungo corridoio della direzione in verso e bloccò la ragazza notando il lusso che lo circondava "Vivi in una reggia e per mesi mi hai fatto credere di essere una qualsiasi?!” “Non ho mai detto di esserlo. Comunque, credimi due giorni qui dentro e preferiresti vivere in un motel" lo prese per un braccio facendolo perseguire e lui sorridendo l'accontentò, ma senza smettere di guardarsi intorno. Al piano di sotto quella casa stupì il ragazzo ancora di più, tende rosso porpora ornavano un enorme finestra che dava sul retro della casa, dove faceva bella mostra una piscina con bordi in marmo e un prato verde con zona relax. Al centro della stanza vi erano poltrone e divani di pelle marrone, più in là era situato un complesso impianto hi-fi e in fondo vi era un’enorme libreria piena di volumi. Angel si avvicinò per leggere alcuni titoli notando che erano tutte opere famose "Li hai mai letti?" "No, anzi credo che neanche i miei lo abbiano fatto, sono lì per bellezza. Tu sei vuoi poi leggerli" gli occhi del ragazzo si illuminarono, ma in quel momento non era ciò che desiderava. Le era propria mancata, aveva passato un tempo interminabile a riflettere su come poterla rivedere e andare lì all'università era l'unica soluzione che aveva trovato.

Vennero nuovamente interrotti dall'arrivo di Joyce, stanca per la partita giocata, ma felice di aver ripreso le sue vecchie abitudini. Quando vide il ragazzo non lo riconobbe inizialmente, poi sorrise "Angel, cosa fai qui? Che piacere rivederti" si fermò a parlare un po'con lui per sapere cosa aveva fatto in quei mesi, ma Buffy lanciò un'occhiataccia a sua madre, gelosa del tempo che le restava da passare con lui. Poi restò stupita nel momento in cui Joyce invitò il ragazzo a cena "Mamma, magari Angel ha altro da fare" "No, mi fa piacere" disse il ragazzo sorridendo e cercando di nascondere la sua perplessità di fronte alla reazione di Buffy, sembrava che non volesse farlo rimanere. In ogni modo quella sera Kendra cucina per cinque, Hank sembrò soddisfatto dell'amico di Buffy, ma non riteneva potesse essere un buon partito da sua figlia, d'altronde era un po' presto per parlare di matrimonio e ciò lo rincuorava. Una cena davvero perfetta, questa era la frase che continuava a martellare nella testa di Buffy. Seduti intorno al grande tavolo in salotto, tutti mangiavano l'ottima cucina di Kendra condita con i capricci di Dawn, alla quale non piacevoli piselli, e con le domande di Hank sempre più invadenti "Così tua zia ti ha lasciato venire qui da solo? Deve fidarsi molto di te" "Si, non credo di aver mai dato problemi di quel tipo a mia zia” “E’ una donna fortunata, noi…” ma la figlia, ben sapendo ciò che il padre stava per dire, lo interruppe "Dai papà, non cominciare! Sappiamo tutti quello che stai per dire, ne combino di tutti i colori e bla bla bla. Adesso cambiamo argomento, ok?!" L'uomo sorrise, nascondendo il suo disappunto per l'interruzione, poi si rivolse nuovamente alla ragazzo continuando a rivolgergli domande sul suo futuro. Si spostarono, infine, sui divani e dopo una mezz'ora, finalmente, i due coniugi decisero di lasciare un po' da soli i due ragazzi “ Buffy, non più di un’ora, capito?” lei si limitò ad annuire, poi sorrise maliziosamente ad Angel, lo prese per un braccio e lo attirò a sé baciandolo “Ehi, che intenzioni hai?” disse ridendo lui "Tu cosa credi?” ma l'altro la sorpresa scuotendo il capo "No, non ora" lei lo fissò incredula, non si vedevano da mesi e lui non voleva fare sesso con lei?! “Non vuoi? Perché?” lui le baciò la fronte “Ti amo, lo sai. Non ti permetterei mai di fare qualcosa che potrebbe metterti nei guai con i tuoi genitori. Domani sera ti porto fuori e poi andremo da me, adesso vai riposare" Buffy non credeva a quello che aveva sentito, aveva trovato un ragazzo d'oro, che pensava prima di tutto a lei. Lo baciò dolcemente e lo accompagnò alla porta, raccomandandogli di essere puntuale il domani.

 

 

 

Capitolo 15

 

Passato

 

 

Quelli erano stati tempi spensierati e felici, almeno per lui, infatti Angel ignorava i problemi di Buffy, che non erano affatto risolti, al contrario di ciò che pensavano i Summers. Il ragazzo aveva, però, notato la differenza tra il comportamento che Buffy aveva a Sunnydale e quello che aveva nella sua città natale, ma nel momento in cui tentava di farglielo notare il tutto sfociava in una discussione affatto piacevole per entrambi. Un vantaggio per Angel era quello di aver conosciuto personalmente i migliori amici della sua ragazza, dei quali aveva sentito molto parlare, così pregò che Lindsay McDonald potesse aiutarlo. Circa due settimane prima, infatti, Buffy lo aveva portato con sé a casa il suo miglior amico e qui aveva potuto notare che c'era un enorme differenza tra il rapporto di Buffy con la sua famiglia e quello che aveva con i McDonald. Questi ultimi la trattavano come se fosse figlia loro lei si comportava di conseguenza, se servivano altri piatti per il dolce si alzava per prenderli, oppure si prendeva un bicchiere d'acqua senza neanche chiederlo, si comportava come se quella fosse la sua vera casa. Anche Angel aveva avuto degli amici con i quali aveva condiviso molto, ma in casa loro era sempre stato un ospite, non si prendeva certe libertà, ma ai McDonald sembrava non importare la presenza di Buffy in casa, anzi Graham, con i suoi sette anni, si divertiva a fare la parte del fratellino minore e chiedeva consiglio a sua *sorella* su come dire ad una bambina della sua classe che gli piaceva. Quella sera, una volta tornati a casa, Buffy sospirò e Angel la sentii sussurrare “Ecco la mia vera famiglia" Hank e Joyce, infatti, stavano discutendo animatamente riguardo un party, ma il ragazzo non riuscì ad afferrare il senso del discorso, perché Buffy lo fece rimanere sulla veranda salutandolo in fretta per poi rincasare.

 

Adesso si trovava sul portico della villa dei McDonald e attendeva che qualcuno gli aprisse, dopo un po'arrivò Graham che quando lo vide sorrise facendolo a entrare e senza fare domande chiamò il fratello “Lindsay, c'è il ragazzo di Buffy!" L'altro arrivò scendendo le scale con addosso i pantaloni della tuta e a torso nudo, aveva solo un asciugamano bianco intorno al collo per asciugarsi il sudore "Scusa l'abbigliamento, mi allenavo un po'” “Con cosa?2 “Attrezzi, cerco solo di tenermi in forma” Era logico, pensò Angel, che in casa di Buffy, contro le donne, ci fosse una stanza adibita come salone di bellezza, mentre in una casa con tre maschi, come in quella dei McDonald, vi fosse una stanza per gli allenamenti. Comunque il ragazzo decise subito di arrivare al dunque e parlare a Lindsay dei suoi sospetti nei confronti degli atteggiamenti di Buffy,, l'altro non sembrò stupito “Sapevo che prima o poi sarebbe successo” “Cosa?” “Che ti saresti accorto che Buffy non è quella che ti aspettavi e che magari non fa per te, ma sai una cosa?! Se la lasci e…” “Ehi, calma! Io non ho detto niente di tutto questo, vorrei solo sapere come mai a Sunnydale mi è sembrata diversa. La amo, di questo ne sono sicuro, non voglio lasciarla. Desidero solo capire, ma per farlo ho bisogno del tuo aiuto” la risposta di Lindsay tardò ad arrivare, ma alla fine, sotto le insistenze di Angel, cedette e iniziò a parlare di come tutto era cominciato.

 

La storia densa di particolari fece desiderare a Angel di non aver chiesto nulla. L'unica ragazza che era riuscito a farlo sentire vivo, colei che gli aveva dato l'opportunità di capire la differenza tra vivere ed esistere, aveva affrontato problemi che mai una ragazzina dovrebbe affrontare. Divideva la casa con coloro che le rendevano la vita un inferno, ma dopo tutto ciò che aveva ascoltato il risentimento che dominava l'animo di Angel non era la pietà, né la comprensione, né odio per chi l'aveva ferita. Provava rabbia, risentimento e dispiacere, perché colei che doveva condividere tutto con lui gli aveva nascosto la cosa più importante: la verità. Non sempre il nostro passato ci piace, però, spesso molti cercano di dimenticarlo, affrontarlo o cambiarlo, per non vivere nella sua ombra, per non cessare di esistere. Rinascere, ecco la soluzione, lui avrebbe aiutato Buffy ha rinascere per poter superare il passato, ma non subito. Prima era necessario farle capire che poteva fidarsi di lui, che non doveva più mentire, che voleva tutto di lei anche il suo lato più oscuro. Sicuramente, però, quando Angel aveva pensato di affrontare l'argomento con la ragazza, non pensava che sarebbe andata così. "Tu non sai niente di me!" frase tipica in discussioni come quelle, ma Buffy sembrava furiosa "Calmiamoci e parliamone” “Smettila di restare calmo! Mi fai arrabbiare ancora di più! Sei andato in giro a chiedere di me e ora hai anche il coraggio di venire ad incolpare me per non avertelo detto?!” Angel propone a parlare, ma quella pausa era servita a Buffy solo per riprendere fiato “Non ti sei chiesto, mentre ascoltavi la meravigliosa storia della mia vita, se c'era un motivo per cui non volevo che tu sapessi? E poi non è neanche questo il punto, adesso sai, ok, e allora? Cosa cambia?" improvvisamente rifletté sulla sua stessa domanda "E’ di questo che si tratta allora ?! Credi che io sia diversa, vuoi lasciarmi” “No, io non ho mai detto niente di simile" Angel sembrava aver ritrovato l'uso della parola dopo lo sfogo della compagnia "Come posso fidarmi di te adesso?" "E io? Pensavo di essere importante, ma forse non è così” “Odio che venga violata la mia privacy e poi dopo tutto quello che hai scoperto l'unica cosa che sai fare è aggredirmi?” “Vuoi essere compatita?" in effetti aveva ragione, lei non voleva la sua pietà. La ragazza abbassò il capo e lui proseguì "Mi dispiace per quello che ti successo, ma non è colpa mia. Adesso devi andare avanti. Io volevo solo sapere perché eri diversa a Sunnydale e ora l’ho capito. Non voglio stressarti riguardo quello che è successo, ti sto solo dicendo che avrei preferito che fossi tu a dirmelo, comunque ora desidero solo tutto stia bene" "Non posso stare bene, non posso dimenticarlo. Ho odiato ogni momento di questi dannati 17 anni e poi sei arrivato tu… adesso non credo sia il caso che io mi illuda per poi… forse è meglio se la finiamo qui” il cuore di Angel in quel momento poteva essere paragonato all'uccello che vola libero nel cielo ignaro del fucile del cacciatore puntato su di sé, poi inaspettato arriva lo sparo e l'animale cade giù consapevole che è giunta la sua ora. Mille parole, mille preghiere, mille suppliche non servirono a far cambiare idea a quella ragazza testarda, così Angel tornò al suo albergo. Si era recato lì per chiarire, ma non si aspettava una reazione simile e ora si pentiva di aver insistito tanto per scoprire la verità.

 

Le luci e la musica del locale l'avvolsero appena varcò l’entrata, una folla di scatenati ballava sulle note del gruppo che si esibiva quella sera sul palco, di sicuro era un gruppo emergente pensò Buffy, che insieme a Lindsay si avvicinò al banco per ordinare "Dai Lorne, solo una birra, poi non ti chiedo nient'altro per il resto della serata” “Sei minorenne, non posso darti alcolici tutte le volte che vieni" “Non vengo da un bel po’” Lindsay cercò di risolvere la cosa “Andiamo Lorne, una birra per la signorina. È appena entrato nel locale il suo ex con una bella bionda al fianco, credo che una sbronza è quello che ci vuole” a quelle parole Buffy si voltò verso l'ingresso e divenne rossa per la rabbia. Come usava presentarsi con una ragazza del suo locale preferito, lo faceva apposta! Si voltò e vide Lorne porgerle una bottiglia di birra più grande del solito “Consolati con questa, ma non farci l'abitudine" Buffy la prese con rabbia e ne prese un sorso, poi si accese una sigaretta e si sedette in un angolo buio restando con gli occhi puntati su Angel e la bionda tinta. Erano tre mesi che non si parlavano, per un po' lui aveva cercato di farle cambiare idea con fiori e telefonate, poi aveva rinunciato. Ora era uno studente modello all'università, almeno questo era ciò che i suoi amici al college dicevano di lui e lei era ancora una liceale alla quale mancava da morire il ragazzo bruno che sorrideva ad un'altra proprio a pochi metri da lei. Un'occhiata fugace nella sua direzione e qualche parolina sussurrata all'orecchio dell'altra ragazza, però, fecero capire a Buffy il gioco del suo furbo ex. Sorrise e si avvicinò a lui "Ti spiace” disse rivolta al altra facendomi cenno di allontanarsi, questo lo fece senza storia confermando la teoria di Buffy "Sai, se fosse stata davvero la tua nuova ragazza si sarebbe lamentata di questa interruzione. Io credo che sia solo uno squallido tentativo di rendermi gelosa” “E ci sono riuscito?” “Secondo te? Sono qui, no?!” le sorrise e indicò la bottiglia di birra “Lo sanno qui che sei minorenne?" "Alcuni si, altri no. Questa è di un amico” disse sollevando l'oggetto della discussione "Allora, chi è la bionda?” chiese Buffy fingendo indifferenza, non era ancora sicura che quella di Angel fosse una farsa "E’ un'amica, le ho chiesto di fingere di essere la mia ragazza per farti ingelosire. Siamo venuti qui apposta, sapevo che ci saresti stata anche tu. Sono riuscitole il mio intento, comunque" esclamò soddisfatto di sé, ma prima che lei potesse replicare per quell'affermazione troppo sfacciata, lui le afferrò una mano e gliela baciò dolcemente facendola sorridere "Sarà dura ricominciare, è la terza volta che proviamo stare insieme" disse lei cercando di capire se lui era davvero convinto di ciò che stava facendo "Ci proveremo finché non ci riusciremo" rispose lui abbattendo tutte le sue incertezze e sporgendosi per baciarla.

 

Da allora erano sempre rimasti insieme tra alti e bassi e intanto Buffy era arrivata a compiere 19 anni ed era entrata alla California University, mentre Angel aveva raggiunto i 21 anni, aveva comprato un appartamento tutto suo e aveva continuato gli studi con risultati eccellenti. Passavano le pause al mattino insieme, il pomeriggio a studiare l'uno accanto all'altra e la sera uscivano, ma solo nei weekend per esplicita richiesta di Angel, che pensava che la sua ragazza passasse troppo tempo a svagarsi. Durante le vacanze di primavera, però, avendo passato troppo tempo in casa Summers, la ragazza aveva avuto un peggioramento e Thor l'aveva ritrovata in bagno stesa a terra.

 

“Coraggio Britz porta qui la palla, andiamo” Angel, in pantaloncini e T-shirt correva dietro il cane, ormai cresciuto, che non voleva saperne di riportargli la pallina rossa che teneva in bocca. Joyce e Hank erano andati a vedere l'incontro di karaté di Dawn, mentre lui e Buffy, con la scusa di dover studiare, erano rimasti in casa. Buffy era stata lì accanto a lui fino ad una mezz'ora prima, quando si era alzato a dicendo di avere caldo fuori e di voler entrare a godersi il fresco dell'aria condizionata, ma i suoi giochi con Britz e Lucky furono interrotti nel momento in cui sentì Thor, che si trovava dentro casa, abbaiare e correre verso di lui per poi tornare indietro verso la veranda. Angel capì che voleva farlo rientrare, così lo seguì fino al bagno del piano di sopra, dove dalla porta chiusa intravide il corpo esanime di Buffy. Quando la raggiunse notò che era pallidissima, ma aveva gli occhi socchiusi, la incoraggiò a restare sveglia mentre chiamava l'ambulanza, però si rese conto dell'inutilità delle sue parole nel momento in cui vide il barattolo di sonniferi riverso a terra: quello non era un incidente. A confermare i suoi presentimenti furono i dottori, i quali, dopo i primi esami, confermarono la diagnosi come abuso di farmaci. I Summers, insieme alla piccola Dawn con la addosso ancora la sua tenuta bianca con nella cintura verde, entrarono di corsa al pronto soccorso "Cos’è successo?” Fu tutto ciò che Angel percepì come segno di preoccupazione, poi tutte le parole che uscirono dalle loro bocche furono lamentele per quella figlia problematica.

 

In fin dei conti, però, tutto questo non aveva alcuna importanza, pensò Angel mentre osservava Buffy giocare con Thor sul divano dell'appartamento. Adesso c'era lui con lei e le cose sarebbero andate meglio.

 

Capitolo 16

 

Parvenza di normalità

 

 

Il caldo soffocante di quella notte non la faceva dormire, Angel russava leggermente e ciò non l'aiutava a prendere sonno, così si alzò stando attenta a non disturbare l'altro, poi si sedette sul divanetto e poggiò il capo sui cuscini sventolando un volantino pubblicitario dimenticato sul tavolino per cercare di farsi aria. Si sentiva stanca, ma non riusciva ad addormentarsi, si sentiva in ansia per qualcosa, ma non sapeva cosa. Si alzò e uscì sul balcone, ogni tanto passava un’auto e le luci illuminavano la strada deserta, in un angolo vicino al semaforo c'era un vagabondo vestito di stracci, ma aveva un'espressione soddisfatta e serena, rimase a guardarlo e poi si accese una sigaretta. Era da molto che non ne fumava una, Angel non era d'accordo, diceva sempre “Sembri una ragazza di strada con quella” Ecco, appunto, ogni volta che provava a fumare in santa pace lui arrivava puntuale per farle la predica. “E’ la prima e l’unica da settimane, lasciamela godere” il ragazzo scosse la testa "Fai come vuoi, meglio quella che altro” lo guardò ferita per le sue parole, poi si voltò nuovamente verso la strada. Angel le si mise accanto, ma si guardò bene dal provare a toccarla “Scusa, ma non sai come la penso. Comunque cambiando argomento, sbaglio o è oggi che devono venire a trovarti i tuoi amici?” lei si limitò ad annuire “Come mai sei sveglia?” “Non riuscivo a prendere sonno, a proposito da quand'è che hai iniziato a russare?” si voltò a guardarlo alzando un sopracciglio “Ti ho svegliata io?” “No, ero già sveglia e si ho sentito russare" lui girò gli occhi verso la strada in imbarazzo, non sapeva di essere uno che russava. Le sue preoccupazioni crollarono quando la sentì ridere "Mi prendi in giro?!” “No, no, russi davvero, ma dovevi vedere la tua faccia in questo momento" lui la bloccò e le morse gentilmente il collo facendola gridare, poi la sollevò di peso e la portò dentro "A letto, a fare la nanna” “Dai, mettimi giù. Ho troppo caldo in camera” lui la mise a terra “Accenderemo il ventilatore, vieni” la prese per un braccio e la condusse a letto "Non credi che sia ora di prendere l'aria condizionata" "Io sono povero amore, qui non ci sono tutti i comfort a cui sei abituata” “Mi basta un po’ di fresco, non sono mica viziata! Credi che io sia viziata?" "Dormi” rispose lui mettendosi sotto le coperte “Lo pensi sul serio” “No, sto scherzando. Non essere permalosa" "Allora credi che sia permalosa?" l’occhiataccia che lui le lanciò la fece sorridere "Va bene, adesso dormo" lui sospirò e la strinse a sé "Angel, ho caldo” allora il ragazzo le baciò una spalla e si scostò un po'.

 

Il campanello suonò e Buffy posò il libro che stava leggendo per aprire la porta, qui vi trovò tutti i suoi amici. Si abbracciarono e la ragazza di fece accomodare, Faith si sedette sul divano accanto all’amica “Allora B, come ti trovi qui? Sembra accogliente” “Si, ci sto bene” “Gà, insieme al principe azzurro" "Amy, ti prego, niente commenti” l'amica al sole mani in segno di resto, poi Spike batté le mani per attirare l'attenzione "Dov’è il tuo uomo?” “Fuori, ha preferito lasciarci soli” “Che gentiluomo" commentò l'altro mentre tirava fuori dalla tasca alcune bustine di quella che Buffy riconobbe come cocaina “No Spike, niente droghe qui” tutti la guardarono allibiti, di solito era la prima farsi avanti "Andiamo Buffy, non rovinare tutto. Credevo che ne avessi bisogno, insomma tutti pensano che non riuscire a suicidarsi ti fa riconsiderare la vita, ma tu sei tu. Ti serve per andare avanti, non ricordo neanche quante volte me l’hai detto” "Si, ma adesso è diverso, io…non posso…non voglio deluderlo" prima che Spike potesse arrabbiarsi per quella risposta, intervenne Lindsay "Ehi, se ha deciso così a noi sta benissimo, vero?" disse abbracciando con lo sguardo tutti i presenti e incrociando quello di Buffy, che lo ringraziò in silenzio. La porta si aprì, Angel aveva lasciato loro il tempo necessario per chiarire quello che era successo, ma non avendo nessun posto in cui andare, era tornato a casa. La scena che si trovò di fronte, però, non era delle migliori "Che sta succedendo?" chiese con la voce incrinata dalla paura, paura per ciò che stava vedendo. Non poteva essere vero, la lasciava per dieci minuti e quei ragazzi le allungavano bustine di droga, Buffy si alzò e gli andò incontro facendogli cenno con lo sguardo di evitare scenate "Niente, è tutto ok. Siediti, io prendo qualcosa da bere" "Ti aiuto” si diressero in cucina e qui Angel non poté trattenersi dal ferirla con una battuta maligna “Gli alcolici sono in alto nel frigo" lei si bloccò nell'aprire l'elettrodomestico e abbassò la testa "Non l’ho toccata e non puoi arrabbiarti per qualcosa che non ho fatto” “Quelli tu li chiami amici?!” lei si voltò di scatto terrorizzata "Non farlo” “Ok, non lo farò. Non ti chiederò di smettere di vederli, né di scegliere tra me e loro, so che non puoi farlo, però non è così che guarirai” “Io non posso guarire. Ci sarà sempre una parte di me che vorrà farsi, che vorrà scappare da tutto e non è una cosa dalla quale si può guarire. Forse è possibile, ma ci vuole una volontà e una determinazione che io non possiedo. Quindi smettila di pensarci e prendi tutto così com’è, perché domani potresti svegliarti e accorgerti che non è più così” Tornò dai suoi amici portando loro succo d'arancia e coca-cola, ma dopo un po’ cominciò a preoccuparsi perché Angel ancora non usciva dalla cucina, allora chiese i suoi amici di andarsene per lasciarli soli. Quando entrò in cucina lo vide seduto al tavolo con il capo tra le mani, si avvicinò a lui e prendendogli le mani si sedette sulle sue gambe avvolgendosi le braccia del ragazzo attorno alla vita, poi lo baciò sulla fronte "Perché fai così adesso?" "Sono preoccupato, non so come risolvere le cose" "Non puoi farlo, almeno non da solo. Io ce la metterò tutta, ma tu ora devi fare una cosa per me… anzi, due." "Cosa?" "Per prima cosa farmi un bel sorriso" lui, inizialmente rimase perplesso per quella proposta, poi l'accontentò e viene premiato con un bacio "E poi diedi là e fai l’amore con me” il cuore di Angel si sciolse, come dirle di no. La sollevò e la portò in camera gettandola sul letto e facendola ridere, se poi si sdraiò su di lei e iniziò a spogliarla con movimenti lenti, ma lei ad un tratto la bloccò “Aspetta, aspetta… spegni la luce” “Oh, siamo timide, eh?!” lei sorrise e lui l'accontentò, avrebbe fatto questo e altro pur di possederla di nuovo, era passato troppo tempo. Le baciò il collo, alle spalle e le bloccò i polsi ai lati della testa, ma Buffy cercò di liberarsi "Dai, lasciami” “Non ti piace così?” disse lui stringendo di più la testa, allora la ragazza sorrise "Fai come vuoi, basta che ti sbrighi" la baciò con passione e scese ad accarezzarle le gambe morbide, posso le labbra sul tatuaggio di una farfalla si tuo tu sull'anca e poi si spogliò suo volto. A quel punto fu il turno di Buffy per esplorare il corpo del compagno, lo fece stendere sotto di lei e il membro di Angel reagì subito al contatto tra di loro, lei iniziò ad accarezzargli il petto e a baciare i pettorali perfetti, ma lui non resistette più. Sentiva le gambe della ragazza attorno ai suoi fianchi, il calore della sua femminilità, che chiedeva disperatamente di concludere quella tortura.

 

La teneva stretta a sé, ormai dormiva profondamente, nella foga si era dimenticato della sua convalescenza e l'aveva stancata un po' troppo, comunque lei non si era lamentata. Accese il ventilatore e lo puntò verso il letto, quella camera sembrava un forno nonostante la finestra fosse aperta, quella notte toccava a lui non chiudere occhio per il caldo. Quell'estate era stata molto calda, ma per fortuna stava per terminare, certo lì il California anche d'inverno il sole non dava tregua, però non c'era la fa estiva e si respirava aria più fresca. Con l'arrivo dell'autunno, oltre agli aspetti positivi del cambio di stagione, arrivavano le controindicazioni, infatti non sapeva se Buffy sarebbe tornata subito all'università e sapeva che la ragazza odiava restare indietro rispetto ai suoi amici, inoltre lui non avrebbe potuto aiutarla molto a causa di un paio di esami difficili e importanti che doveva proprio passare. Venne distratto dalle sue riflessioni da un movimento di Buffy al suo fianco, evidentemente apprezzava il fresco del ventilatore, poi il suo sguardo si posò sul braccio bianco della ragazza, sul quale si intravedevano le piccole cicatrici che si era causata tagliandosi con la lametta, la sua mente si svuotò di qualsiasi altro pensiero che non fosse il ricordo di quando, in preda alla paura nei confronti di qualcosa che non capiva, aveva provato a fare la stessa cosa. Gli occhi gli si erano riempiti di lacrime per il forte dolore, il sangue era fuoriuscito senza sosta per circa cinque minuti e la ferita aveva impiegato molte settimane per guarire. Una cicatrice faceva ora bella vista sul suo braccio e anche se gli doleva ammetterlo, in un certo senso ne andava fiero; aveva avuto il coraggio di compiere quel gesto solo per capire cosa provasse Buffy per farlo, ma non ne aveva capito il senso. Per lui si era trattato solo di dolore. L'importante, in ogni caso, era che sul candido braccio di Buffy non vi fossero cicatrici nuove a testimonianza del fatto che, probabilmente, si stava riprendendo.

 

 

 

Capitolo 17

 

Un peso sull’anima

 

 

E fu proprio in autunno che Buffy si ritrovò davanti all’insegna dorata che recava la scritta Jennifer Calendar. Angel le teneva la mano e quando pensò che fosse pronta ad affrontare anche quella prova la condusse dentro. Qui trovò nuovamente la segretaria dissidente, che lo squadrò con i suoi occhi azzurri e poi riconoscendolo gli sorrise "LA sta aspettando, prego si accomodi” disse gentilmente indicandogli la porta dello studio della psicologa. Buffy era piuttosto agitata, ma si consolava al pensiero che sarebbe stata sola con la sua carnefice e avrebbe potuto gestirsi le cose senza subire i rimproveri di nessuno, non che Angel potesse sgridarla, ma non era decisa a collaborare da subito, preferiva testare un po' il terreno. Buffy non fece in tempo ad abituarsi alle quattro mura che la circondavano, che subito la donna, ben vestita e all'apparenza molto professionale, chiese a Angel di lasciarle sole, il ragazzo sorrise e le disse che l'avrebbe attesa a casa. "Ok Buffy, ceniamo subito una cosa, puoi chiamarmi Jenny e riempirmi di parole se credi che sia troppo rompiscatole” sorrise e ciò mi se Buffy a suo agio. Si sedette sulla poltrona dei pazienti e la psicologa prese il suo blocco, la penna e gli occhiali per cominciare la prima seduta. Avevano avuto il loro colloquio preliminare circa una settimana prima, la donna era stata molto gentile e disponibile e le aveva spiegato come prevedeva di procedere “Faremo tre sedute settimanali" aveva detto “Ti darò spunti su cui riflettere e la volta successiva che ci vedremo potrai dirmi le conclusioni alle quali sei giunta. Io non voglio essere la sola a capire cos'ha e per poi aiutarti a superarlo, vorrei che tu lo capissi insieme a me. Se con il tempo ci saranno miglioramenti allora diminuiremo il numero degli incontri, ma per il momento tre andrà benissimo. Quando non vorrai parlare di qualcosa basta che tu me lo dica, però ricordati che prima o poi dovrai farlo…” così era trascorsa una settimana e insieme all'autunno era iniziata una nuova fase della vita di Buffy.

 

 

Dopo mezz'ora, fin dalla prima seduta, Buffy aveva già parlato a Jenny della sua passione per la musica e del suo peregrinare da uno specialista all'altro, da un istituto ad un ospedale e del suo rapporto con Angel. Jenny le aveva consigliato di aggrapparsi al pensiero del ragazzo nei momenti difficili, in quel modo forse le cose sarebbero andate meglio. Al termine del loro primo colloquio, la psicologa pose a Buffy la domanda “Come ti senti nei confronti dei tuoi genitori?” dicendole di rifletterci su per poi esprimere voce le sue riflessioni del loro prossimo incontro. Buffy pensò che la donna non avrebbe potuto trovare domanda peggiore da porle, quella era la cosa alla quale voleva pensare di meno, ma in fondo non c'era bisogno che ci pensasse tanto, sapeva già cosa dire. Rabbia, ecco ciò che sentiva verso i suoi genitori. Potevano avere tutto, soldi, fortuna, due figlie di cui andare fieri e una vita tranquilla, ma per loro tutto questo era impossibile. Litigavano, Hank tradiva la moglie senza nasconderlo, Dawn veniva ignorata proprio livello momento in cui i bambini chiedevano l'astensione dei loro genitori e lei…ok, forse lei non era di grande aiuto nel migliorare le cose, ma ormai era stanca di essere l'unica in famiglia a cercare di fare qualcosa. Jenny comprese subito quale fosse il problema, così si ripropose di tornare a trattare quell'argomento scottante il più presto possibile, ora però voleva parlare un po' dei suoi amici, nei confronti dei quali scoprì che Buffy aveva solo parole gentili. Li lodava e ringraziava il cielo ogni giorno per averle concesso il privilegio di conoscere quelle persone così uniche e speciali che l'avevano aiutata nei momenti difficili "Quindi per te aiutare qualcuno vuol dire passargli bustine di droga?!” chiese Jenny con tono pacato per ottenere una reazione da Buffy, che da come parlava sembrava essere convinta che i suoi amici fossero prospetti, quando, invece, si trovavano più o meno nelle sua stessa situazione "Certo che no!” rispose adirata la ragazza "Loro sanno quando è ora di smettere e poi io non le faccio più certe cose e loro lo sanno” “Per via di Angel?” l’altra annuì “Non voglio dirti che è sbagliato, però ritengo che dovresti farlo per te, non per qualcun altro" fece una pausa per osservare l'espressione di Buffy nell'udire quelle parole, poi proseguì "Ok, allora rifletti su questo e venerdì mi dirai cosa ne pensi” facile a dirsi… pensò lei. Si era convinta che doveva mettercela tutta per Angel, per evitare che soffrisse e ora quella donna le diceva che era meglio se lo faceva per se stessa. Non poteva farlo, lei viveva solo perché era ciò che voleva Angel, per quanto la riguardava voleva smettere di subire le recriminazioni della madre, di vedere Dawn cercare disperatamente di ricevere qualche complimento per gli sforzi che faceva per apparire brava.

Alla seduta successiva parlarono di questo, perché Buffy ci aveva riflettuto e ora più che mai aveva il bruciante desiderio di evitare che la sua sorellina prendesse brutte strade. Jenny chiese ai Summers di poter parlare con Dawn insieme alla sorella, ma questi rifiutarono asserendo che era già abbastanza imbarazzante avere bisogno dello psicologo per una delle loro figlie. "Loro sono fatti così" disse Buffy come se quella frase potesse spiegare tutto "Non devi giustificarli, dovrebbero sapere che per Dawn non è facile vivere in una famiglia con tanti problemi, ma allora non importa. Se stanno aspettando il peggio, allora questo presto arriverà e tua sorella comincia ad avere l'età per comprendere certe cose" "Le parlerò io per quanto la cosa potrebbe risultare difficile, credo che mi odi" "Non pensarla così o non servirà a niente, pensa al suo futuro” Allora sarebbe stato facile, Dawn parlava sempre di ciò che avrebbe fatto da grande, purtroppo non sapeva che suo padre aveva già deciso che se Buffy non si sposava, cosa molto probabile in quanto lei non desiderava una famiglia da rovinare con i suoi problemi, sarebbe toccato a Dawn rilevare l'agenzia di Hank insieme al suo futuro marito. Questo pensiero rattristò Buffy, se il suo presente era doloroso forse il futuro le riservava qualche sorpresa, ma per Dawn il discorso era diverso. Anche se a tempo debito avrebbe accettato il suo dovere di figlia, con il tempo sicuramente se ne sarebbe pentita e lei desiderava il meglio per la sua sorellina.

 

Dawn guuardava il vecchio cartone animato in tivù e sembrava annoiarsi, Buffy si sedette lì accanto al lei “Non trasmettono nient'altro?” l’altra sbuffò “Non posso stare davanti alla tv neanche cinque minuti che subito arrivi tu! Coraggio, cosa vuoi vedere stavolta?” Buffy rimase un po' perplessa, poi rispose sorridendo " No piccola, lo dicevo per te. Sembri annoiata” Dawn si rilassò e per una frazione di secondo il pensiero di chiedere scusa a sua sorella le sfiorò la mente, ma fu solo un momento. Buffy sospirò e si fece coraggio, Dawn assomigliava molto a Joyce di carattere e non l'avrebbe aiutata in ciò che stava per dirle “Senti, io ho bisogno di parlarti seriamente, perciò ascoltami senza fare storie” l'altra annuì tu sapendo che ciò che stava per sentire non le sarebbe piaciuto "La mia psicologa crede che sia meglio che anche tu parli con lei, ma so già che mamma non te l’ha detto. Lei ha deciso tutto da sola e ha detto di no, comunque ci ho pensato a lungo e per questa volta voglio fare la cosa giusta. Lo so che non siamo mai andate troppo d'accordo, io non ti ho mai preso molto in considerazione perché ho sempre pensato che dopo il tuo arrivo io non sono più stata considerata come la piccola di casa e hanno iniziato a trattarmi come un'adulta a soli 11 anni. Adesso capisco però che sarebbe accaduto lo stesso e che non è colpa tua, perciò voglio spiegarti come funzionano quelle cose, dato che tu probabilmente passando tutto il tuo tempo con mamma hai imparato a pensare come lei e ad odiarmi” “Io non ti odio, ti detesto a volte quando vuoi tutta l'attenzione su di te e…” “Ecco, questo immagino che te lo abbia detto la mamma. Sai, all'inizio era perché volevo che si accorgessero di me, che capissero che ero una persona e non un mezzo da usare per vantarsi con gli altri, poi tutto è peggiorato e mi sono ritrovata in una strada a senso unico. Sarei potuta tornare indietro, ma accadeva sempre qualcos'altro che mi convinceva che era l'unica soluzione. Mi capisci?" "Credo di si, ma io cosa c'entro?” “Non voglio che tu ti ritrovi con me, ma quello che devo dirti è duro da sentire, inoltre non posso spiegartelo dovrai solo fidarti delle mie parole” la piccola annuì fiduciosa “Bene, allora innanzitutto non crede a tutto quello che dice la mamma e se la trovi strana vattene e lasciala sola…” “Beve vero?” “A volte” “Dice che lo fa solo quando la farai arrabbiare" "Tesoro, questa è una delle cose che non devi credere. Quella donna direbbe di tutto pur di non prendersi la colpa per qualcosa. Per quanto riguarda papà cerca di tenerti lontano da lui e se succede qualcosa di strano vieni da me non andare da mamma, mi raccomando" Dawn annuì nonostante non comprendesse ciò che la sorella stava cercando di dirgli, comunque era contenta del fatto che almeno si stavano parlando, così colse l'occasione “Ehi, ti va di vedere un film con me?” Buffy sorrise capendo che l'altra voleva passare un po' di tempo con lei “Va bene, che c’è in tv?” “No, andiamo ad affittarlo. Guidi tu e paghi tu” ridendo si alzò e si diresse alla macchina, Buffy scuotendo la testa divertita la seguì. In macchina, però, decise di affrontare ancora un ultimo argomento "Senti Dawn, vorrei dirti solo un'altra cosa. Dovresti trovarti degli amici, evita di farti venire a riprendere a scuola mamma, torna a piedi con qualche tua compagna, non stare sempre da sola” “Devo farmi degli amici con i tuoi?” “Dipende da cosa intendi” “Drogati, sbandati…” “Te lo dice la mamma questo?” “Non è vero?” “Non proprio, comunque non è di questo che dobbiamo parlare, hai capito quello che ti ho detto?” “Si, tranquilla. Noleggiamo una commedia, ne vorrei vedere una con qualche animale” Ok, sua sorella era sempre la solita, ma Buffy pensò che probabilmente Dawn aveva capito ciò che si erano dette.

 

 

 

Capitolo 18

 

Malori

 

 

Dio, quanto odiava le sveglie! Non era un bel pensiero di prima mattina, di questo Buffy se ne rendeva conto. Si lasciò al contatto con il corpo di Angel al suo fianco, era già sveglio e controllava le varie bollette “Vedo che neanche la tua giornata è iniziata bene" l'altro subito la guardò preoccupato “Perché cos’hai?” “Niente, odio sentire la sveglia che suona. Significa che devo svegliarmi, invece ho ancora sonno” “Abbiamo fatto tardi di ieri, è comprensibile. Io controllavo solo di averle pagate tutte" disse mettendo via le buste e avvicinandosi di più alla compagna, che sorrise e si accoccolò tra le sue braccia. Un imprevisto, però, la costrinse ad alzarsi e correre in bagno, quando ne uscì era pallida in viso "Che è successo? Stai bene? Vieni a sederti” “Sto bene, ho mal di stomaco. Sembrava dovessi rimettere, invece…” “Però sei pallida. Che medicine devi prendere?” “Antistress, niente di serio. Forse è stata la pizza di ieri, in effetti non mi andava molto" “A te non va mai niente, comunque per oggi è meglio che ti riposi. Non ti conviene sforzarti…” “Già, proprio oggi me lo dici?! Non ricordi cosa devo fare oggi?" lui parve rifletterci, poi sbuffò “Accidenti! Allora rimanderemo” “Non me lo lascerà mai fare . Starò bene e poi per tutto il giorno mi farai compagnia, no?” si alzò per vestirsi, decisa ad affrontare la sua prova. Se superava quella settimana a casa dei suoi senza aver bisogno di tagliarsi, bere o altro, allora poteva considerarsi guarita. Comunque Dawn aveva iniziato a renderle le cose meno difficili, Hank non le riservava più molte attenzioni e Joyce bastava ignorarla, così prese i due borsoni con i vestiti e alcuni oggetti personali e li caricò nella Lexus di Angel.

 

La villa dei Summers era sempre uguale e la prima cosa che si vedeva dalla strada era il grande albero in cima al quale vi era la vecchia casetta di legno sua e di Lindsay. Dawn le corse incontro “Vieni, mamma è in giardino con Janet e Graham” dietro la casa era stato fatto qualche cambiamento in quelle settimane, c'era un nuovo dondolo e qualche nuova pianta. Janet stava sorseggiando la sua bevanda calda, mentre Graham giocava a basket e con il canestro nuovo, attaccato alla parete della casa, richiesto dalla sua sorellina che si era appassionata a questo gioco insieme al ragazzino. Entrambi avevano la stessa età e Lindsay e lei sapevano che sarebbero diventati amici. Dawn lei si avvicinò e le sussurrò all'orecchio “Credo di aver trovato il mio migliore amico" Buffy sorrise "Ottima scelta” “Allora Buffy, ho sentito che tornerai qui per un po'” l’accolse Janet “Si, ma solo per una settimana" "Già, è così che succede, cresci una figlia e poi viene qui soltanto per un po'. Giusto il tempo per prendere dei soldi e farti credere di essere importante, poi spariscono" "Mamma, non cominciare" rispose Buffy indicando Janet con gli occhi, sapeva su cosa puntare per far tacere la madre: l'orgoglio. Sapeva che voleva sempre apparire al meglio e se rischiava di fare una brutta figura stava immediatamente zitta e così fu anche questa volta.

 

Prima notte in casa Summers, prima notte sola senza Angel al fianco dopo settimane, non chiuse occhio e la mattina era inquadrabile. Poco male, si disse, un po' di trucco e tutto sarebbe tornato a posto, ma non accadde. Stava facendo colazione quando un nuovo malore la colse, corse al bagno e questa volta vomitò anche l'anima, sua madre corse alla porta del bagno “Tesoro, stai bene?” quando uscì la figlia Joyce si portò la mano alla bocca per la paura. Buffy era pallida e smunta in viso, il trucco non l'aveva aiutata molto, evidentemente. "Ecco, lo sapevo! Due settimane da sola ed ecco che ricominci" "Mamma di che stai parlando?" "Di droga, ecco di cosa parlo e di chissà cos'altro!" la ragazza scosse la testa esasperata "Non delirare, non ho preso niente. È solo che da ieri non mi sento molto bene" "Continui anche a mentirmi, mi costringi a dirlo a tuo padre" così Joyce uscì di scena recandosi nello studio di Hank, a quel punto Dawn si avvicinò alla sorella “Immagino che questa sia una di quelle volte in cui non devo credere a quello che dice mamma” “Già, vedo che hai capito” “Stai bene? Ti serva qualcosa?” “No, mi vado a sdraiare. Se mi cercano sono in camera” così Dawn la guardò allontanarsi pensando che sicuramente c'era sotto qualcos'altro.

 

Non dovette attendere molto che sentì bussare alla porta "Aventi” rimase però scioccata nel vedere Angel “Oh, mi aspettavo mio padre. Tu che fai qui?" "Mi ha chiamato lui, dice che è meglio che ti parli io" si sedette distante da lei e questo bastò a Buffy per capire che credeva alle parole di suoi genitori "Bene, credo che presto litigheremo. Ti bevi ogni cosa che dicono?” “Sei stata male anche ieri” “E l’altro ieri se è per questo, solo che dormivi e non te ne sei accorto!” “Allora dimmi che cos'hai” “Niente, sto benissimo” “Perché sei a letto se sai benissimo?" "Ho sonno, non ho dormito molto" Angel sapeva che probabilmente per lei era stato difficile passare di nuovo la notte in quella casa da sola “L’hai voluto tu, ricordi?! Hai detto che ti serviva per andare avanti" "Certo, questo non toglie che per me è dura” “Dimmi che hai, cosa hai preso?” “Niente dannazione!E’ la prima volta in vita mia che non sto male per quello, ma nessuno mi crede” “Prepara la tua roba, ti riporto a casa” “Cosa?! Perché?” “Ti voglio in salute e non è passato neanche un giorno da quando ti ho lasciata qui che già stai male” “Non capisci che mi serva, ho bisogno…” “Lo so!” senza accorgersene aveva urlato, certo così di calmarsi prima di ricominciare "Anch’io ho bisogno di te, non voglio trovarmi di nuovo accanto ad un letto d'ospedale. Anzi, se che facciamo? Tu vai di sotto, ti stendi sul divano e riposi un po’, io ti preparo i borsoni. Su, vai!” lei sorrise, in fin dei conti aveva passato una notte orrenda e tornare da Angel non era una cattiva idea, così lo accontentò lasciando che fosse lui ad occuparsi di tutto.

 

Angel impazzì a ritrovare tutti i vestiti di Buffy, in sole 24 ore quella ragazza era riuscita a buttare i vestiti ovunque. Infine si occupò degli oggetti personali, prese i trucchi e i prodotti per il corpo e rimase sorpreso della vedere una scatola di preservativi quasi piena nel cestino. Si chinò a raccoglierla e in un attimo capito, sotto di essa, infatti, vi era anche una scatola di un test di gravidanza. Subito Angel si affrettò a vedere il risultato sul bastoncino e a controllare sulla scatola cosa volesse dire quando era di colore blu: incinta. Il cuore gli uscì fuori dal petto per la gioia, poi gli si frantumò al pensiero di averla accusata di aver preso nuovamente delle droghe, quando invece i malori che Buffy aveva erano i sintomi della gravidanza. D'un tratto divenne pensieroso, perché non gli aveva detto niente? Non era felice quanto lui?

Rientrarono nel modesto appartamento di Angel e per tutto il tempo lui non disse una parola "Mi dici che cos’hai?” “Dopo, adesso metti a posto la tua roba. Io ti preparo il pranzo” Buffy fece come gli era stato detto, poi si sedette in cucina aspettando la risposta alla sua domanda. Il piatto pieno di cibo che gli mise davanti stranamente non la disgustò, aveva davvero fame; Angel si sedette di fronte a lei e si decise a raccontarle ciò che sapeva “Ho trovato il test” lei alzò gli occhi “Quale…oh” “Già” “Io…” “Non dire niente di stupido, non scusarti o altro se non ne senti il bisogno. Dimmi solo la verità" "Non volevo dirtelo, non credo di essere pronta e inoltre non mai desiderato un figlio” “Bene, l'esatto contrario di quello che penso io" "Comunque niente è sicuro, quei test non sono infallibili" "Io desidero tanto un figlio e… averlo da te sarebbe… non riesco nemmeno a trovare le parole giuste” “ Angel, non so badare a me stessa, mi dici come pensi che farò con lui?!” “Ci sarò anch’io” “Si, ma…non lo so” Angel credendo che le sue difese stessero crollando, cominciò a descriverle quello che avrebbero potuto fare con il loro bambino. Quello che le disse la fece ridere e Angel l'abbracciò convinto di aver vinto.

 

 

 

Capitolo 19

 

La storia si ripete

 

 

Nausee mattutine, sonnolenza, dolore alla schiena, piedi gonfi, ecco e dolori causati dalla gravidanza con l'aumentare di mesi, ma non erano quelle le notizie che Buffy stava cercando su Internet, puntò la freccia del mouse sulla voce *aborto* e lesse ciò che vi era riportato. Era meglio farlo in cliniche specializzate o comunque con l'attrezzatura adatta, doveva essere fatto entro breve tempo dal concepimento, in genere entro 90 giorni, ed era previsto per legge un colloquio con un dottore, il quale avrebbe poi rilasciato alla paziente una attestato che testimoniava l’ avvenuto incontro e in seguito a questo dovevano passare sette giorni durante i quali la paziente doveva riflettere sulla decisione da prendere. Lei sapeva già cosa fare, ma il problema era Angel che desiderava molto questo figlio, però la scelta aspettava soltanto a lei.

 

Stava rileggendo per l'ennesima volta la procedura dell'operazione chirurgica, quando sentì la porta d'ingresso aprirsi "Buffy, dove sei?" "In camera" "Ti ho comprato la torta che ti piace" Ecco il suo ragazzo, che la viziava con dolci e tenerezze, cercava sicuramente di rendergli le cose più facili, non capiva che lei proprio non se la sentiva di avere quel bambino e questo la serviva, perché era abituata ad essere sempre compresa dal suo compagno. Questa volta non era stato così.

 

Durante tutto il pranzo Angel non fece altro che parlare dei vari ginecologi dei quali sarebbero potuti andare per l'ecografia "Mi sono informato e sembra che ce ne siano un paio veramente in gamba in centro" stava andando troppo in fretta, così decise che era quello il momento di spiegargli come stavano le cose "D’accordo Angel, ascolta, adesso è meglio se parliamo un attimo" il ragazzo divenne serio e posò la forchetta per prendere il bicchiere e bere un sorso d'acqua, stava aspettando che lei parlasse, ma allora perché la voce non le usciva? “Coraggio, cosa devi dirmi? Oh, ho capito. Sono troppo invadente, vero? Insomma, dovessi scegliere tutto quali ginecologo andare, sono cose da donne queste” “No, non è questo, solo credo che tu stia correndo troppo” “Che intendi?” “Io capisco che probabilmente perché il fatto che avremo un bambino è stupendo, ma devi metterti anche nei miei panni" fece una pausa, riprese fiato e cercò di spiegargli il tutto in maniera da non turbarlo "Io non credo di essere in grado di…” “ Buffy ne abbiamo già parlato, vedrai che…” “Ascoltami accidenti! Pensaci un attimo, pensaci su seriamente. Davvero credi che potrei farcela? Non riesco a badare a me stessa e appena un mese fa ho tentato il suicidio Angel!” era la prima volta che trattavano quell'argomento, era la prima volta che lei ametteva quello che era successo, non l'aveva fatto neanche con Jenny e questa constatazione la colpì. Si alzò e cominciò a camminare per la stanza, mentre Angel restava in religioso silenzio ancora scosso per le parole ascoltate, infine si sedette sul divano e il ragazzo la raggiunse “Dove vuoi arrivare con questo?" "Lo sai, perciò stai giocando con il tuo anello" disse indicando le sue mani "Giochi sempre con quell'anello quando sei arrabbiato" Angel non fece caso alle sue parole e perseguì “Possiamo darci una mano a vicenda” “Tu proprio non capisci, vero?” “in effetti no. Buffy, dimmi cosa diavolo sta succedendo” soffiò tra le labbra tremanti per l'ira, mentre la prendeva per le spalle scuotendola. Lei però lo guardò con tristezza, lo stava pregando di non farglielo dire, ma lui senza pietà continuò “Ci hai pensato, no? Immagino tu ti sia preparata una discorsetto da farmi, avanti allora, parla" disse allontanandosi da lei e allargando le braccia con un gesto teatrale, lo stava sfidando le cose quell'occasione, la rabbia l’aveva invasa così la usò per liberarsi di quel peso "Non lo voglio questo bambino e tu lo sapevi. Hai cercato di convincermi, ma sapevi benissimo di non esserci riuscito. Hai fatto finta di niente per poter incolpare me nel momento in cui ti avrei parlato di aborto. È questo che volevi sentirti dire? Che ho deciso di uccidere tuo figlio? Sì, ci sto pensando e credimi non è una scelta facile" “Immagino quanto possa essere stato difficile per da prendere questa decisione del cavolo! Ma sai che ti dico?! Quello è anche mio figlio e se ha avuto la sfortuna di avere una madre che vuole buttarlo via, suo padre cercherà di evitarlo in ogni modo. Hai capito bene?" Si, aveva capito, ma quel discorso non gli era piaciuto affatto. Adesso lo guardava fisso negli occhi e non riusciva a trovare niente che le ricordasse il ragazzo gentile e premuroso del quale si era innamorata, nei suoi occhi leggeva solo l'odio verso qualcosa che non capiva o forse verso di lei. Angel rimase immobile senza pretendere che lei rispondesse alla sua domanda, la vedeva un po' scossa, ma al momento non gli importava, ciò che Buffy voleva fare era per lui impensabile e non riusciva neanche a guardarla per quanto era furioso, così uscì dall'appartamento sbattendo la porta. Come poteva fare una cosa simile, dopo tutto quello che aveva passato? Come poteva non desiderare un figlio al quale donare ciò che lei non aveva avuto? A questo pensava Angel mentre se ne stava seduto al bancone di un bar, ancora non aveva ordinato niente, era sicuro che se l'avesse fatto si sarebbe preso una bella sbornia e, anche se ne sentiva il bisogno, cercava di resistere alla tentazione. Era una cosa difficile da fare seduto in un bar pieno di alcolici, così alla fine ordinò un primo bicchiere, 1 secondo e un terzo, fino ad arrivare al punto da non ricordare quanti mi aveva presi, ma in questo lo aiutò il barista “Forza amico, te ne sei scolati abbastanza. Ora prendi un taxi e va casa” così quell'uomo smise di versargli da bere e quando Angel uscì dal locale notò che si era già fatto buio e s'incamminò verso l'appartamento.

 

Buffy aveva buttato il pranzo ormai freddo, messo a posto piatti e stoviglie e poi li aveva chiamato Lindsay per parlare, ma questi non aveva saputo proprio cosa dirle, perché, se da una parte credeva che un figlio potesse renderle la vita migliore, dall'altra poteva rovinargli la ancora di più, ma secondo il ragazzo tutto dipendeva da cosa provava lei. Quindi, in un certo senso, la telefonata Lindsay non si era rilevata molto illuminante e per il resto del pomeriggio era rimasta a fissare il vuoto riflettendo sul perché la sua vita dovesse essere così difficoltosa. A concludere quella stupenda giornata fu l'ingresso fatto da Angel completamente ubriaco. La vista del ragazzo in quelle condizioni la spaventò, lui sapeva quanto lei fosse sensibile nei confronti di una sbornia, eppure il suo ragazzo ora era lì con un alito ed una cera pessima. Riuscì solo ad ordinarle di mettersi in a letto prima di sedersi goffamente sul divano “E’ presto per dormire, sono le nove” cercò di ribellarsi Buffy, ma capì che era stato un errore “Tu terrai il bambino, perciò ora vai di là, ti sdrai e dormi, perché dovete riposare” lo disse lentamente, per farle capire che la rabbia lo dominava ancora, ma mentre lei rifletteva su questo, Angel scambiò la sua immobilità per ribellione e afferrandola violentemente per un braccio la spinse in camera sbattendo la porta. Buffy, scioccata per quel comportamento, non aprì la porta neanche quando lo sentì rimettere, non andò ad aiutarlo e si preparò per la notte versando copiose lacrime.

 

Quando Angel entrò in camera per dormire la vide girata di spalle alla parte dove dormiva lui, così fece altrettanto, ma durante la notte non chiuse occhio dandosi dell’idiota per il modo in cui l'aveva trattata. Non solo le aveva impartito ordini per tutto il tempo, ma si era anche ubriacato non pensando che tutto quello potesse ricordarle la madre alcolizzata e inoltre l'aveva maltrattata fisicamente. Ora non sapeva proprio come farsi perdonare.

Buffy non gli parlò per settimane e, quando ormai Angel iniziò a pensare che quel silenzio stesse per finire, lei ricominciò ad ignorarlo ancora più di prima e lui capì che era scaduto il tempo adatto per abortire. Quando lo dissero ai Summers, lei non aprì bocca e Joyce e Hank, senza rendersi conto di quello che stava succedendo, espressero il loro parere a tratti gentile, a tratti aspro. Il quarto mese di gravidanza era giunto e se le cose continuarono così, quel bambino non sarebbe nato nell'atmosfera che Angel desiderava per lui.

 

 

 

Capitolo 20

 

 

 

Maturità

 

 

Odiava quello specchio posizionato proprio all'ingresso, appena vi passava davanti notava i cambiamenti del suo corpo dovuti alla gravidanza, il pancione cominciava a formarsi e i pantaloni non le entravano se non erano elasticizzati, le sue forme cominciavano ad arrotondarsi e il quarto mese di gestazione era ormai giunto al termine. Era, quindi, passato un mese da quando Angel le aveva imposto la sua decisione ed era da allora che aveva perso la fiducia in lui e, ormai disperata, aveva deciso di tornare a casa sua. Il ragazzo passava da lei una volta a settimana per portarla alle visite con la ginecologa, la dottoressa Walsh, che aveva scelto il ragazzo sotto la guida di Joyce. Buffy si recava come un’automa a quelle visite e Angel le parlava solo per dire cose strettamente necessarie come farle mettere la cintura in auto, oppure dirle di aspettare mentre lui diceva all'aiutante della Walsh che erano lì per l'appuntamento.

 

Il campanello suonò e Kendra le disse che Angel era lì, così Buffy finì di mettersi il lucidalabbra e controllando ancora una volta che la maglia larga coprisse le sue curve, si diresse all'uscita. Angel non riusciva a credere che in quei quattro mesi la persona con la quale aveva condiviso così tanti bei momenti e che possedeva il suo cuore e la sua anima, non avesse cambiato idea riguardo il loro bambino. Jenny ci aveva parlato e non ne aveva ricavato niente, ma lui lo sapeva che la sua ragazza era testarda. Ora la guardava scendere le scale e in un attimo il cuore gli si sciolse, le sue forme arrotondate gli fecero venir voglia di stringerla, le labbra messe in risalto dal trucco e l'espressione imbronciata erano in contrasto tra loro, la prima esprimeva sensualità e la seconda fanciullezza. Lei sorrise e questo mise Buffy in difficoltà, non lo faceva ormai da molto tempo, però in un certo senso la rese più tranquilla. In macchina Angel decise che era giunto il momento di cambiare le cose, non voleva che suo figlio si trovasse in mezzo alle discussioni dei suoi genitori o peggio ancora che avesse una madre che non desiderava vederlo “Credo che sia giunto il momento di parlare" lei non rispose, anzi si voltò verso il finestrino dell'auto e attese di vedere come si evolvevano le cose "Oggi possiamo sapere il sesso del bambino, tu che vuoi fare? Perché tua madre vorrebbe comprare il corredo e…” “Come ti pare” riuscì a dire lei, non perché le andasse di rispondere, ma non le andava di sentire quelle cose "Ok, allora oggi sapremo se è maschio o femmina, così…” “Puoi tenerle per te queste considerazioni?! Io sono solo l'incubatrice, ricordi?" "Smettila Buffy, ormai non può farci più niente" "Ecco bravo, ricordamelo pure” lui, ormai al limite della sopportazione, frenò e accostò "Tutte quelle che non vogliono figli prima o poi cambiano idea, perché tu no? Che diavolo c’è che non va?" Buffy era ancora sconcertata per la brusca manovra "C’è che stavi per ammazzarci tutti! Sei impazzito!" le sorrise "Adesso ti che occupi anche per lui?" disse indicandole la pancia, lei gli schiaffeggiò la mano “Smettila e continua a guidare, faremo tardi” stava facendo dei miglioramenti, anche se inconsapevolmente si era preoccupata per il bambino, era già qualcosa. La clinica non era molto affollata e il turno di Buffy giunse presto “Ehi, ehi, dove credi di andare?” disse la ragazza bloccando Angel che le stava seguendo per entrare nella stanza delle visite "Vengo con te” “No, tu resti qui e aspetti” “Voglio vedere l’ecografia” “Bene, quando sarà ora ti manderò a chiamare. Ora siediti lì e non muoverti” così il ragazzo tornò a sedersi un po' imbronciato. La dottoressa Walsh confermò che andava tutto bene, poi chiamò Angel, che entrando vide Buffy sdraiata con la pancia scoperta e la ginecologa iniziò a spalmare il gel sulla pelle facendola rabbrividire, la macchina mostrò le immagini del loro bambino e la Walsh iniziò a spiegargli cosa stavano vedendo, infine stampò una foto e gliela diede, mentre Buffy si rivestiva.

 

Si trovavano di nuovo in macchina, nessuno dei due parlava, erano persi nei loro pensieri, poi lei si voltò a guardarlo "Portami a casa” “E’ quello che sto facendo” “No, non lì. Voglio andare a casa tua” lui si arrischiò a togliere gli occhi dalla strada per guardare la sua ragazza, lo stava facendo impazzire, ma gli si scaldò il cuore pensando anche a come poteva sentirsi lei. Non appena aveva un periodo tranquillo subito succedeva qualcosa che la ributtava giù moralmente e fisicamente. Si decise a sorriderle, poi cambiò direzione con l'animo più leggero "Dovremo parlarne prima o poi, non credi?” “Di cosa? Di questo nostro periodo buio? Lo faremo, ma solo se stasera mi fai mangiare qualcosa di buono per cena” “Ok, allora dovremo passare a fare la spesa. Non ho niente in frigo, mi serve qualcosa da cucinare” “No, non serve. Una pizza e un letto è tutto quello di cui ho bisogno” “Sei stanca?” “Ho un po’ sonno. E’ uno strazio, tu non ne hai idea. Mangio per due, dormo per due, sono sempre stanca" sospirò e Angel colse l'occasione per capire se quelle erano lamentele o commenti"Una volta nato ci ripagherà di tutto" "Tu non hai fatto niente,mi hai solo messa in questa condizione. Io porto il bambino e poi t’immagini come sarò al nono mese?! Una balena! E il parto?! Farà malissimo! Goditelo, questo bambino sarà il primo e l'ultimo che ti darò” il tono era scherzoso, così Angel si tranquillizzò. Era solo agitata per tutte quelle cose che preoccupano le donne incinta.

 

“Così adesso che vi siete chiariti ti senti più tranquilla?” “Certo, adesso non dico che se potessi tornare indietro non eviterei di restare incinta, ma non possiamo dire che non voglio” “E’ una buona cosa” in effetti Jenny stava notando che Buffy era ottimista da qualche mese, la gravidanza l'aveva fatta arrabbiare, ma non si era affidata alla droga o alla lametta per superare quel momento, aveva scelto di affrontarlo e ora ne era venuta fuori “Complimenti Buffy, con questa seduta posso dire che abbiamo concluso" l'espressione confusa della ragazza la fece sorridere "Si, non te l’ho detto prima perché non volevo che che rilassarsi al idea di finire i colloqui. In ogni caso mi sembra che tu ora sia perfettamente in grado di gestire la tua vita e prendere le tue decisioni, ma ricordati che se mai dovessi avere bisogno puoi venire da me" Buffy era fuori di sé dalla gioia, ma allo stesso tempo aveva paura di non farcela. La felicità per aver concluso quell'incubo, però, prevalse e quando tornò a casa abbracciò forte Angel, che sospirò al contatto con il corpo della ragazza e sussurrò “Sai da quanto non riuscivo a stringerti così?" ma le sue parole furono percepita solo inconsciamente da Buffy, la quale gli raccontò ciò che Jenny le aveva detto “E’ grandioso, bisogna festeggiare. Stasera la porto fuori signorina Summers” “Davvero?! E dove andiamo?” “Sarà una sorpresa, tu vestiti casual” “Come se potessi scegliere cosa mettere con questo pancione” disse scherzosamente avviandosi in camera.

 

 

 

Capitolo 21

 

Nervosismo

 

 

Il locale appariva molto accogliente, era specializzato in cucina messicana e il cameriere con il sombrero indicò loro il tavolo dove avrebbero cenato. Buffy continuava a guardarsi intorno, 19 anni e non era mai stata in un ristorante messicano, l'arredamento era fatto con colori caldi, rosso e arancione soprattutto, i camerieri erano vestiti da messicani e in giro c'erano tutti gli oggetti che ricordavano la tradizione di quel popolo. Angel ordinò per entrambi su richiesta della ragazza, la quale non aveva proprio idea di cosa fossero quelle pietanze "Quando sei venuto qui?" "Indovina? A Sunnydale non c'erano ristoranti messicani, qui sono stato sempre con te, a parte gli ultimi due mesi se non sbaglio" Buffy gli lanciò un'occhiataccia "Ok, ho capito. Comunque è carino" "Speravo ti piacesse, sai c'è una cosa che vorrei dirti e non volevo portarti in qualche posto elegante per farlo" "Perché?” “Andiamo, non ti saresti sentita a tuo agio e neanche io" "Vero” nel frattempo tornò il cameriere con le loro ordinazioni e i due gustarono la cena parlando seriamente di quello che avrebbero fatto dopo la nascita del bambino "Resteremo nel tuo appartamento, tanto non ci servirà molto spazio all'inizio e non voglio chiedere soldi miei” “Andrà bene, mi procurerò il necessario e comincerò a farle la cameretta nella stanza dove tengo le cose inutili, le butterò tutte e poi pitturerò le pareti di rosa e poi dobbiamo trovarle un nome” “Non cominciare, facciamo una cosa alla volta" "Sarà una bambina speciale e bellissima, ma le mancherà una cosa” “Che cosa?” chiese Buffy preoccupata “Un vero padre e una vera madre” “Che vuoi dire?” lui sospirò e facendosi coraggio le mostrò la fedina d’oro che aveva tenuto in mano negli ultimi dieci minuti “Ecco cosa intendo?” la ragazza impallidì “Coraggio Buffy devi solo dire si o no. Ne abbiamo passate tante e…” lei gli afferrò le mani stringendole tra le sue “Conosci già la risposta” poi proseguì fingendo indignazione “Però manca qualcosa non credi?” lui non capì e corrugò la fronte mostrando la sua perplessità “Io non ho ancora sentito la domanda” lui rise “Oh si, mi scusi signorina, ho dimenticato buone maniere" così s’inginocchiò facendo sì che tutta l'attenzione degli ospiti del ristorante e del personale si concentrasse su di loro, poi ricevette come risposta alla sua proposta un dolce bacio.

 

Hank e Joyce furono felici della notizia, finalmente la loro primogenita si sposava e stava per dare al mondo un erede, inoltre in questo modo la gente avrebbe smesso di mormorare per il fatto che fosse incinta senza essere sposata. Dawn diede a Buffy il suo braccialetto e la sorella la fissò non comprendendo il gesto "Per sposarti devi avere qualcosa di blu, qualcosa di nuovo e qualcosa in prestito, ecco il mio braccialetto preferito. Te lo presto per il matrimonio, ma poi dovrei restituirlo, capito?" Buffy e sorrise e la strinse a sé.

 

Una volta deciso di sposarsi anche quando a Buffy fosse cresciuto il pancione, Joyce iniziò ad occuparsi dell'organizzazione, ma tra lei che era agitata e perfezionista e la diretta interessata che era nervosa a causa degli ormoni, quello prima del matrimonio non fu un mese tranquillo. "Le ho detto che volevo pochi invitati le cosa fa? In vita mezza Los Angeles!" erano ore che Buffy si lamentava di quella giornata trascorsa con la Joyce "Ok amore, adesso calmati e sdraiati un po'" "Non sono stanca" “Magari non te ne rendi conto, comunque è ora di andare a dormire quindi vieni qui accanto a me" le fece cenno di mettersi sotto le coperte e la strinse a sé, mentre lei commentava un’ultima volta quella giornata infernale.

 

Dopo aver sistemato tutto con Joyce e il matrimonio, Buffy, Dawn e angel si recarono a comprare vestitini e accessori "Qui è molto carino, ci è venuta la madre di una mia amica per prendere abiti per il nuovo fratellino" disse Dawn entusiasta, mentre cominciava a rovistare tra le tutine. Angel si rivolse alla commessa per avere dei consigli e infine uscirono di lì con tre completino, due pigiamini, orsacchiotti e cappellini. Buffy pensava fosse troppa roba per qualcuno che ancora non era nato e che, almeno inizialmente, avrebbe indossato solo pannolini, d'altra parte, però, stavano usando la carta di credito di Hank ed era da molto che non ne spendeva un po' di soldi del padre, perciò si rilassò.

 

Non si poteva dire che la loro casa era in ordine, pensò Buffy rientrando nell'appartamento, posò le buste e si voltò verso il ragazzo "Angel quanto ti manca per finire la cameretta di Anne?” “Devo dipingere i muri e finire di montare la culla, lo so che qui dentro è sporco e in disordine, però vedrai che quando avrò finito ti piacerà" le baciò la guancia e cominciò a mettere in frigo la spesa, mentre Buffy controllava gli acquisti per la piccola e li riponeva nel suo armadio. Dopo la cena a base di pesce, cucinata minuziosamente da Angel, il ragazzo raggiunse la fidanzata sul divano dove stava sfogliando una rivista per acquisti tramite ordine "Quando Anne sarà nata voglio comprare dei nuovi jeans, che finalmente riuscirò ad indossare di nuovo, si spera" "Starai benissimo, inoltre sei un amore anche così" disse baciandole il collo e poggiando una mano sulla loro bambina, la quale, come se avesse sentito i loro discorsi e volesse dire la sua, scalciò facendo sobbalzare la madre per il dolore e facendo comparire un radioso sorriso sul volto del padre "Ha scalciato, l’hai sentita?” “Anche troppo” rispose la ragazza con ancora in volto un'espressione dolorante "Fa male?” chiese curioso l'altro "Si che fa male, ci mancava anche questa” “Ma non ti è piaciuto? E’ nostra figlia che si muove” “Si lo so e si, mi è piaciuto, ma non posso pensare alla parte bella di questa cosa se prima non passa il dolore. Ora che è passato posso dirti con sicurezza che mi ha fatto piacere sentirla muoversi" gli sorrise e Angel capì che tutti i dubbi che Buffy aveva su quella gravidanza e erano ormai spariti.

 

 

 

Capitolo 22

 

Come nelle favole

 

 

“D’accordo, come sto?” disse Buffy voltandosi verso le sue amiche, Amy e Faith sorrisero soddisfatte "Abbiamo fatto un ottimo lavoro, si stupenda" la sposa si voltò nuovamente verso lo specchio ammirando la propria immagine. L'abito era semplice con qualche pizzo nei punti giusti, una scollatura non troppo audace e le spalle scoperte, le ragazze si alzarono dalla poltrona dove si erano accomodate per andare ad aggiustare gli ultimi particolari, come capelli e trucco “Chi l'avrebbe mai detto che ti saresti sposata e avresti avuto un figlio?" "È una bambina" "Ah è vero, com’è che la chiamerete?” “Anne” “Che carino!” ma Faith le ricordò subito gli aspetti negativi della maternità "Se diventa come noi ti farà proprio impazzire B" "Io farò in modo che non diventi come noi, cara F” “Già, dovrai mettercela tutta” “Le starò vicina e cercherò di parlare con lei, inoltre anche Angel sarà un ottimo papà e se tutto andrà bene crescerà senza problemi e felice” aveva parlato continuando ad accarezzarsi il pancione "E se nasce durante la cerimonia?" chiese genuinamente preoccupata Amy “Allora oggi sarà il giorno più bello della mia vita doppiamente" rispose l'altra con voce allegra. La porta si aprì e Joyce entrò "Sei pronta tesoro" vedendola si portò il fazzolettino che aveva in mano alla bocca “Oh, la mia bambina” “Mamma, non cominciare" si lamentò Buffy scendendo dalla pedana sulla quale si trovava sollevando lo strascico del vestito “Piuttosto, a che punto sono di là?” “Siamo pronti, tuo padre ti aspetta qui fuori” la ragazza annuì. L'unico lato negativo di quella giornata sarebbe stato sicuramente il comportamento dei suoi genitori, ma per il resto, se lo sentiva, sarebbe stato tutto perfetto.

 

Suo padre le porse il braccio e Buffy lo afferrò senza guardarlo in faccia "Fingi almeno di essere contenta non far vedere ad Angel che non vuoi sposarlo” “Io sono felice di sposarlo, non sono entusiasta di percorrere la navata con te, perciò evita di fare commenti" la musica e iniziò e Graham e Dawn, nonostante fossero un po' grandi per quel compito, iniziarono a spargere fiori sul tappeto, poi cominciò la marcia nuziale e Buffy entrò in chiesa incontrando subito gli occhi di Angel, che indossava lo smoking e la guardava adorante, una volta giunta accanto al ragazzo lui le prese la mano e insieme si voltarono verso il prete.

 

La cerimonia terminò senza problemi, così Buffy, quando giunsero al ristorante, si avvicinò a Amy e disse “Ehi, per ora tutto ok, ancora non è nata” le fece l'occhiolino e l'amica rise portandola con sé in mezzo alla folla, finché il marito non venne a reclamare sua moglie "Vuole concedermi questo ballo?" Bossi sorrise afferrando la mano che lui di stava porgendo e, voltandosi verso il gruppo dei suoi migliori amici, alzò le spalle come per dire che ora apparteneva ad Angel. La musica lenta li avvolgeva e Buffy si strinse a colui che ormai da un paio di ore era suo marito "Stai bene? Non sei stanca?” “No, sto benissimo” rispose sorridendo, poi si affrettò ad aggiungere "Non ti rilassare troppo però, tra un po' potrei cominciare a lamentarmi per il dolore ai piedi o alla schiena…” lui la baciò “E io sarò felicissimo di portati a riposare in qualche angolo della sala poco affollato" "Dovrai trovarlo” disse lei guardandosi intorno "Mia madre ha invitato tutti quelli che incontrava per strada, la metà di questa gente neanche la conosco" lui le parlò all'orecchio facendola rabbrividire di piacere con il calore del suo respiro sulla pelle "Tanto pagano loro, no?” lei gli posò un bacio sul collo, poi Angel la condusse ad un tavolo e le versò da bere “Solo acqua per te” “Si lo so, tranquillo” Joyce si avvicinò a loro seguita da Hank e Dawn “Possiamo parlare con gli sposi?” chiese la donna nel suo vestito beige comprato appositamente per quell’occasione con l’ennesima carta di credito del marito, Dawn porse loro una lettera “Che cos’è?” domandò Buffy prendendola “Contanti per la vostra luna di miele. Viste le tue condizioni non potete viaggiare, ma una settimana in un albergo di lusso con riservata per voi la suite matrimoniale, potete proprio godervela” disse contenta Joyce “Grazie” rispose Buffy sincera, per una volta i suoi l’avevano stupita e guardò la madre che le sorrise, poi attese che Hank si fosse allontanato e le si avvicinò di più “Sono fiera di te, ma ricordati che poche persone hanno quello che possiedi tu: un bravo marito pazzo di te e una vita felice. Goditeli” la ragazza non seppe se interpretare quelle parole come un consiglio o un avvertimento, in fondo sua madre era sempre stata un po’gelosa di lei. Probabilmente, però, in quel giorno di festeggiamenti poteva essere stata contagiata dall’atmosfera gioiosa per dirle quelle cose, comunque Buffy decise di non pensarci.

 

 

 

Capitolo 23

 

La fine di ogni speranza

 

 

Era da più di due ore che si trovavano dentro quell’ospedale, Buffy aveva iniziato ad avere le doglie mentre erano sul divano a guardare la tv, così Angel aveva preso il borsone delle cose da portare con loro e l’aveva accompagnata all’ospedale. Qui i dottori l’avevano preparata per il parto e fino ad una mezzora prima lui era potuto rimanere dentro la stanza con sua moglie, poi un’infermiera gli aveva detto che era meglio se usciva e lasciava lavorare il personale. Ora era agitato perché nessuno voleva dirgli niente, se ne stava poggiato al muro e alzava la testa solo quando sentiva i passi di qualcuno avvicinarsi e sperava sempre che fosse qualcuno che portava notizie per lui. La famiglia Summers sedeva lì accanto e non diceva niente, ma Joyce era la più preoccupata essendo reduce da due parti “Non è normale che non ci dicano niente, è solo un parto” disse alla fine esasperata per aver formulato quella frase nella sua mente almeno un milione di volte, poi vide Angrel impallidire per la sua affermazione e si pentì di averla fatta.

 

Una donna con il camice bianco si avvicinò a loro, portava i capelli biondi raccolti in una coda e teneva in mano una cartella medica, Angel la tempestò subito di domande, ma quando vide che la dottoressa stava cominciando a tergiversare allora si chiese cosa stesse succedendo “La bambina si presentava nella cosiddetta posizione cefalica anomala, la testa esce per prima ma non nella posizione adatta. Siamo dovuti ricorrere al parto cesareo per riuscire a farla nascere, però con questa operazione abbiamo dovuto estrarre il feto con un’incisione chirurgica…” cosa stava dicendo quella donna? Era quella la domanda che martellava nella testa di Angel “…l’intervento solitamente dura al massimo 50 minuti, ma poi sono sorte delle complicazioni. La paziente ha perso molto sangue in seguito all’incisione e non c’è stato modo di fermare l’emorragia, mi dispiace darle questa notizia, ma sua moglie è morta” Angel sentì solo le urla di Dawn, poi cominciò a tremare e la dottoressa chiese all’infermiera di portare dell’acqua, intanto lo fece sedere. Hank e Joyce cercavano in tutti i modi di consolare la loro figlia, mentre Angel ritrovava la voce “La piccola…è nata? Sta bebe?” “Si, la bambina sta benissimo. La stanno preparando, poi potrà vederla” “Buffy l’ha vista?” “Si, l’ha anche tenuta tra le braccia per un po’, le complicazioni sono avvenute in seguito alla nascita della piccola” “Voglio vedere mia moglie” così la dottoressa annuendo l’accompagnò nella stanzetta e poi lo lasciò solo. Angel la vide stesa sul lettino con il volto pallido e i capelli bagnati per il sudore causato dallo sforzo fatto per partorire la loro bambina, che ora non avrebbe visto fare i primi passi, crescere e renderli genitori orgogliosi. In quel momento il ricordo di parole pronunciate in una calda giornata d’estate sotto un sole rovente di diversi anni anni gli tornò alla mente “Che vita sarà la mia quando tu…vivresti tu quando la tua anima è nella tomba?” questo il suo passo preferito di *Cime tempestose*, questa la parte che aveva riletto tante volte da impararla a memoria, ora era perfetta tranne che per un piccolo particolare: Heathcliff non aveva nulla senza Chaty, lui avrebbe avuto Anne da crescere e a cui insegnare che persona stupenda fosse sua madre. Con quei pensieri s’inginocchiò e stringendo il corpo senza vita della donna che aveva amato si lasciò andare ad un pianto disperato che gli lacerò il cuore, quel cuore che ci avrebbe messo secoli a guarire da quel colpo o forse non l’avrebbe mai fatto. Non riusciva più a stare in quella stanza dove la cruda verità gli veniva duramente sbattuta in faccia, posò un bacio sulle labbra fredde di sua moglie, l’ultimo bacio che le avrebbe dato e voltò verso l’uscita abbandonando definitivamente il suo cuore in quella stanza. Dawn era seduta su una delle sedie del lungo corridoio dell’ospedale con la testa tra le mani, Angel le poggiò una mano sulla spalla e la piccola si abbandonò nuovamente ad un pianto dirotto. La dottoressa si avvicinò di nuovo a lui “Vuole vedere la bambina? O preferisce aspettare?” “No, voglio vederla adesso” la donna annuì e gli fece cenno di seguirlo verso la nursery “Tu vuoi venire?” chiese Angel a Dawn prima di seguire la dottoressa e l’altra fece altrettanto. Alla nursery molti bambini piangevano, ma la piccola che l’infermiera gli porse era tranquilla e guardava curiosamente intorno con i grandi occhini profondi della madre, Angel sorrise con occhi lucidi per la gioia di aver ricevuto un dono simile dalla donna che amava, ma anche per la tristezza e il dolore che provava. Si voltò verso Dawn che finalmente sorrideva, anche se era un sorriso triste il suo, mentre stringeva le manine rosee della nipotina, poi alzò lo sguardo verso Angel “Quando potrai portarla a casa?” Casa, dov’era casa sua se non c’era Buffy, sarebbe stata vuota, però non voleva preoccupare Dawn con quelle considerazioni “Non lo so, tra qualche giorno credo” Joyce e Hank, che fino a quel momento erano rimasti in disparte, si avvicinarono per dare il benvenuto ad Anne “Se vuoi puoi stare da noi per i primi tempi” disse gentilmente la signora Summers “potremo aiutarti con lei” “No, ti ringrazio Joyce, ma devo imparare a farcela da solo subito, altrimenti non ci riuscirò più” poi con voce più bassa spiegò loro quali erano le sue intenzioni per il futuro “Adesso prima di tutto voglio organizzare il funerale di Buffy, poi mi concentrerò su Anne” a quel punto restituì la bambina alle cure dell’infermiera e tornò al suo appartamento dove ricominciò a piangere stringendo i vestiti della moglie e toccando tutte le sue cose sparse per la casa.

 

Il pensiero che più faceva rabbia ad Angel durante tutto il funerale di Buffy Summers era che la vita della ragazza era stata a lungo basata sulla ricerca della morte e, per scherzo del destino, quando aveva iniziato a desiderare la vita questa aveva donato il sonno eterno a lei e l’oblio a lui. Dawn gli strinse la mano, anche nei suoi confronti la vita era stata ingiusta, aveva appena ritrovato la sorella e subito l’aveva persa. Il suo modo di dirle addio era stato quello di mettere al polso della defunta il suo braccialetto preferito, che aveva prestato a Buffy per il matrimonio e che in seguito la sorella le aveva restituito. Anne era l’unica a non capire il motivo per il quale si trovavano lì, ma sembrava come se avesse capito che era un momento da non rovinare, così se ne stava in silenzio, buona buona, tra le braccia del papà.

 

 

 

Capitolo 24

 

Verità

 

 

- 5 anni dopo –

 

 

*E’ dura essere adolescenti*, questo pensava Dawn a 13 anni e ogni volta che le capitava qualcosa di brutto, magari a scuola con le sue amiche, ti pensava all'adolescenza di sua sorella e le tornava la forza e il coraggio di lottare. Hank era invecchiato precocemente dopo la perdita di Buffy stesse prima qualcuno aveva sperato che Joyce smettesse di essere alcolizzata, adesso non ci credeva più nessuno. In fondo le avevano voluto bene.

 

Dawn non sopportava di passare il tempo nella sua casa dove i coniugi Summers litigavano in continuazione, ora era cresciuta e comprendeva più cose, inoltre non c'era più Buffy a proteggerla da quegli scontri, infatti sua sorella la portava sempre in soffitta quando i loro genitori litigavano, perché da lì non si sentiva quasi niente. Ora Dawn doveva cavarsela da sola, così aveva iniziato a fare la zia con la piccola Anne. Andava da lei dopo la scuola e giocavano insieme mentre Angel riordinava i fascicoli dei suoi casi. Finita l’università, infatti, aveva deciso di specializzarsi in legge e diventare così un giudice, voleva essere affidato alla sezione minori e quando Dawn gli aveva domandato il motivo lui l'aveva guardata a lungo prima di sorriderle "Per aiutare i bambini che potrebbero non avere vita facile con i loro genitori" la tredicenne aveva capito subito a cosa si stava riferendo il ragazzo e gli aveva sorriso a sua volta.

 

Angel era un padre molto premuroso con la sua bambina, quando lavorava la lasciava con Kendra, specificando che non voleva che Anne stesse da sola con i nonni, poi il pomeriggio portava la figlia a giocare nel parco vicino casa e la sera, quando la metteva a letto, le leggeva la favola della buona notte. Dawn non ricordava che i suoi genitori avessero mai fatto tanto per lei o per Buffy, inoltre si rendeva conto che se da una parte vedere Anne crescere era una gioia per il cuore di Angel, dall'altra la piccola ricordava sempre di più la madre, con quegli occhi verdi e il sorriso dolce. Il neo-papà, esattamente cinque anni prima, aveva deciso di battezzare sua figlia con il nome della moglie morta, ma poi si era reso conto che era stata lei a scegliere il nome per la loro piccola, così aveva deciso di chiamarla Anne Elizabeth Clay e aveva promesso a se stesso che un giorno, quando sarebbe stata abbastanza grande, le avrebbe parlato di sua madre.

 

Dawn si domandava spesso per quale motivo il destino aveva voluto giocare con la vita di Angel e Buffy così duramente, non capiva perché sua sorella fosse morta proprio nel momento in cui tutto stava per aggiustarsi. Inoltre lei all'età di otto anni non sapeva neanche che si potesse morire di parto, l'aveva scoperto a proprie spese. La nascita di un bambino doveva essere solo un bene, doveva portare gioia e serenità, non la tristezza, dolore e l'amaro in bocca in quanto non si poteva godere liberamente della nascita di un figlio. Per Angel il giorno del compleanno di Anne ed era anche il giorno in cui doveva ricordare gli attimi tremendi in cui la dottoressa gli aveva spiegato come era avvenuta la morte della donna che amava. Anche se, soprattutto nei primi anni, si era spesso chiesto se le cose fossero andate diversamente se lui avesse accettato la decisione di Buffy di abortire, in fondo avevano tempo e in quel modo lei si sarebbe ristabilita fisicamente per poi vivere una lunga vita insieme lui. Alla fine si era convinto che avere Anne era stata in ogni caso una fortuna, così aveva iniziato a ricordare le cose belle che aveva fatto insieme a Buffy e si era dedicato alla figlia tanto desiderata.

 

Per Dawn, però, non era stata la stessa cosa. Dopo otto anni in cui erano state lontane l'una dall'altra aveva perso sua sorella. Molte volte si era soffermata a pensare a quello che avrebbero potuto far insieme, a quello che Buffy le avrebbe potuto insegnare. Aveva sempre desiderato che sua sorella la degnasse di più attenzioni e quando questo era accaduto il destino glielo aveva portato via. Cercava sempre di parlare con i suoi di quello che era successo il giorno della nascita di Anne, ma questi evitavano accuratamente l'argomento dicendole che doveva rassegnarsi all'idea che sua sorella non c'era più. Aveva cercato notizie su Internet trovando, però, solo termini medici o comunque poco comprensibili, così la sera in cui Joyce e Hank si recarono all'annuale serata di beneficenza per i malati di AIDS, Dawn infranse la sua prima regola. Entrò nella stanza dei suoi genitori e iniziò a frugare tra i cassetti in cerca delle carte mediche di Buffy. Continuò a cercare e aveva il sorriso stampato in faccia, trovava divertente il fatto che adesso fosse lei a non rispettare le regole, dato che fino a quel momento quella era stata una prerogativa di sua sorella. Dopo aver rovistato a lungo tra diversi documenti, Dawn trovò la cartella medica che riportava tutti i problemi di Buffy che attestava la natura della sua morte la ragazzina non riusciva a credere che i suoi genitori avessero chiuso gli occhi davanti a tutto quello che stava accadendo alla loro primogenita, evidentemente qualcosa era andato storto e Buffy si era ritrovata invischiata in una cosa più grande di lei.

 

Il giorno successivo quando Angel aprì la porta del suo appartamento, sapeva già di trovare una Dawn pronta ad occuparsi della sua nipotina, ma la ragazza aveva un'espressione arrabbiata e triste in volto “Cos’è successo?” chiese lui premuroso invitandola ad entrare con un gesto della mano "Io voglio solo capire” “Capire cosa?” le domandò Angel facendola sedere "Capire cos'è successo a mia sorella, capire perché… perché doveva andare dallo psicologo. Mia madre mi ha sempre detto che era malata e io non facevo domande, solo…” iniziò a singhiozzare e Angel decise di raccontarle tutto, in fondo era matura già alla sua età. In questo modo Dawn comprese il discorso che Buffy le aveva fatto, capì gli avvertimenti riguardanti Hank e anche per quale motivo non doveva fidarsi sempre delle parole di una madre dedita all'alcolismo. Buffy le aveva parlato proprio per far sì che lei avesse un'esistenza migliore della sua. Sua sorella desiderava vederla vivere una vita felice e Dawn, in quel momento, decise che il suo futuro sarebbe stato splendido. Lo doveva a Buffy. Anche se un po' tardi, la piccola di casa Summers si era resa conto che la sorella, che aveva a lungo odiato e invidiato, le aveva donato il bene più prezioso: la capacità di comprendere la verità sulla sua famiglia.

 

 

 

Capitolo 25

 

La vita continua

 

Caro diario,

oggi ho compiuto otto anni e mio padre mi ha portata a trovare la mamma, che è morta alla mia nascita. A lui non piace parlarne, ma se gli domando qualcosa mi ricorda sempre che devo essere fiera di aver avuto una madre come Buffy Summers. Questa mattina siamo stati a trovare i miei nonni, che sono dei tipi strani, però ci siamo stati poco perché al mio papà loro non piacciono. Siamo andati a fare colazione nel mio bar preferito, quello dove con le frittelle ti regalano un lecca lecca. Nel pomeriggio mio padre mi ha portato al parco a giocare con mia zia Dawn e poi ha comprare il mio regalo di compleanno. Avevo chiesto il cd di Alanis Morisette inplugged e quando questa sera siamo tornati a casa ho trovato sul letto anche quello in edizione limitata autografato dei New Radicals. Ho iniziato a correre per tutta la casa e l'ho abbracciato forte, lui rideva contento e mi ha detto che ho presto da mamma la passione per la musica e di questo sono orgogliosa.

 

Il momento della giornata che mi è piaciuto di più, però, è stato quando siamo andati al cimitero. Dopo essere entrati per l'enorme cancello di ferro, abbiamo oltrepassato molte lapidi fino ad arrivare ad un prato verde dove, quasi in fondo, c'era la tomba di mia madre. Il mio papà sorrideva, ma allo stesso tempo sembrava stesse per piangere. Io ho osservato bene la lapide di marmo, non l’avevo mai vista dato che nessuno mi aveva mai portato lì. Ora sono cresciuta e mio padre ha pensato fosse giunto il momento di andarla a trovare insieme. L'incisione diceva Buffy Summers 1981-2001 amica e moglie devota. Mio padre ha detto che ha deciso lui cosa scriverci e io gli ho detto che mi piacevano quelle parole. Lui si è inginocchiato accanto a me e insieme le abbiamo parlato in silenzio, poi ho posato i fiori accanto alla lapide e mio padre si è allontanato, mentre io sono rimasta a fissare la terra ricoperta d'erba, ma ho sentito che papà mi diceva di andare, così ho toccato il marmo e l'ho raggiunto.

 

Prima di mettermi a letto gli ho chiesto se potevamo andare a trovare la mamma ogni domenica e lui sorridendo ha detto di sì. Adesso smetto di scrivere sul mio diario altrimenti se papà si accorge che sono ancora sveglia mi sgrida. Penserò soltanto un'ultima volta a mia madre, ma adesso sono più tranquilla perché quando le ho parlato davanti alla tomba le ho detto che sarà sempre nel mio cuore e sono sicura che adesso lei lo sa.

 

Anne

 

 

 

THE END