MY OWN DEATH
Autore: Buffy09
Rating: PG
Timeline: AU.
Sommario:
Angel Giles, figlio di Rupert Giles, lavora con lui in uno studio legale, ma
cosa succede quando il famoso avvocato Hank Summers chiede di unire le forze?
Coppia:
Buffy/Angel
Disclamer:
I personaggi e i luoghi descritti non sono di mia proprietà, ma di JW, della WB
e della UPN.
Capitolo
1
Il
party era già iniziato, dall’esterno si udiva la musica proveniente dall’enorme
villa di proprietà di Rupert Giles. Si festeggiavano i suoi 25 anni di
matrimonio con Jenny Calendar con una festa alla quale era stata invitata mezza
Los Angeles.
Angel
Giles si apprestava ad entrare con al fianco la sua accompagnatrice per la
serata, Cordelia Chase. Angel lavorava allo studio legale di suo padre Rupert
ormai da diversi anni e Cordelia era stata la sua segretaria fin dall’inizio e
da allora non aveva mai smesso di cercare di attirare la sua attenzione. Lui,
da parte sua, non le aveva mai dato troppa corda conoscendo il tipo di donna
che era, ma di tanto in tanto la portava con sé alle feste organizzate dallo
studio legale. Cordelia accettava sempre con entusiasmo, il suo sogno era,
infatti, quello di avere successo nella vita oppure sposare qualcuno di
successo e ultimamente aveva messo gli occhi su Angel. Al contrario, lui
cercava di mantenere sempre una certa freddezza nei suoi confronti, in quanto
non voleva darle false speranze. Non che Cordelia non fosse una bella donna, al
contrario, ma lui essendo giunto all’età di 24 anni era alla ricerca di una
moglie che potesse dargli in seguito anche dei figli, e Cordelia non era il
genere di donna che si occupa dei figli. Suo padre, conoscendo i gusti
difficili del figlio, aveva ormai rinunciato a presentargli giovani donne che
potevano fare al caso suo, adesso stava aspettando che fosse Angel a
presentargli la fortunata. Sua madre, Jenny, da parte sua, aveva molte
candidate per il suo unico figlio e ancora non aveva rinunciato all’idea di
vederlo sistemato, anche se lui rifiutava tutte le ragazze che gli proponeva.
Così, Angel, aveva deciso di presentarsi alle feste sempre con la stessa
accompagnatrice, Cordelia, appunto per lasciar credere ai suoi genitori e alle
sue corteggiatrici di essere impegnato. Il risvolto della medaglia, però, era
che anche Cordelia era convinta di essere impegnata con lui, e Angel non sapeva
più come fare per dimostrarle il contrario. Mentre le prendeva la mano per
aiutarla a scendere dall’auto che li aveva condotti alla festa, Angel si
ripropose di non invitarla più ad andare con lui a quei party.
Entrarono
e subito i suoi genitori gli andarono incontro “Ti sembra il caso che il figlio
dei festeggiati arrivi in ritardo?!” lo rimproverò bonariamente la madre
aggiustandogli la cravatta “Scusa mamma, ma sai come sono le donne” disse
lanciando un’occhiata alla bruna che, dopo aver posato il soprabito, lo stava
raggiungendo “Signorina Chase, che bello rivederla” Cordelia sorrise alla donna
che, con un po’ di fortuna, presto sarebbe diventata sua cognata “Anche per me
è un piacere, congratulazioni” si baciarono sulle guance e poi Jenny propose
all’altra di dirigersi verso il gruppo delle signore “Lasciamo gli uomini ai
loro affari” disse rivolta al figlio e al marito, al quale sorrise
furbescamente “Gli avevo fatto promettere che stasera non si sarebbe parlato di
affari, ma so già che alle mie spalle non ha rispettato il patto, perciò…” rise
e insieme a Cordelia li lasciò soli. Angel guardò il padre “Volevi parlare di
affari?” Rupert sorrise in direzione di sua moglie “Vedi, dopo 25 anni riesce
anche a leggermi nel pensiero” il figlio scosse la testa “Io non riesco a
credere che dopo 25 anni ancora vi scambiate smancerie” “Oh, sta tranquillo, se
riuscirai ad essere fortunato come me, anche tu dopo tanti anni ti scambierai smancerie
con tua moglie” “Lo spero, ma per far si che succeda dovete lasciare che me la
scelga da sola la moglie” “Si, si, non preoccuparti” rispose l’uomo
incamminandosi verso la scalinata che portava al piano di sopra “Ho rinunciato
all’arduo compito di trovarti una moglie” “Bene, sono felice di sentirtelo
dire. Ma dove stiamo andando?” “Nel mio ufficio” “Vuoi divorziare dopo 25
anni?” commentò il ragazzo voltandosi a cercare con lo sguardo la madre tra la
folla che si trovava nel salone “Ti ha detto che potevamo parlare di affari, ma
non credo che sarà felice di sapere che ci siamo rinchiusi nel tuo ufficio” “Lo
so, ma è una cosa importante. Faremo subito” Aprì la porta dell’ufficio e fece
entrare il figlio “Cos’è così importante da non poter aspettare?” “Un’importante
offerta” esclamò con enfasi Rupert tirando fuori una cartella gialla e
porgendola al figlio “Questi sono dei documenti che i miei avvocati hanno
scritto insieme agli avvocati di Hank Summers” “Summers?! Il famoso avvocato?!”
Giles annuì “Mi ha proposto di unire il nostro gruppo al suo. Vorrebbe
aumentare le entrate e…ci ho riflettuto e mi sembra una buona idea, soprattutto
per noi. Tu, però, sei mio socio e ho bisogno del tuo parere e del tuo
consenso” “Vuole aumentare le entrate? Come se non fosse già abbastanza ricco!”
“Lo so Angel, ma adesso pensa alla nostra posizione. Potrebbe migliorare le
cose” “Si, infatti” “Insomma, stiamo bene economicamente, ma le cose potrebbero
non andare sempre così e se possiamo…” “…migliorare le cose” “Esattamente”
Giles sperava proprio di riuscire a convincere il figlio a procedere con la
fusione dei due gruppi, ma non voleva forzarlo nel prendere una decisione
“Perché non prendi la cartella e non la leggi con calma? Puoi tornare da me
quando sarai giunto ad una conclusione” “Si, credo sia meglio” “Bene, adesso
usciamo di qui prima che tua madre ci scopra. Inoltre, ho invitato anche la
famiglia Summers questa sera e se sono arrivati vorrei parlarci per chiarire
alcuni punti. Vuoi unirti a noi?” “No, credo che andrò a casa a leggere questi”
“Adesso?!” “Si, ho fatto la mia comparsa, adesso posso andarmene, no?!” “Oh
beato te! Vorrei tanto poterlo fare anch’io” “No, tu sei il festeggiato” gli
diede una pacca sulla spalla e insieme tornarono nel salone.
Angel
si guardò intorno alla ricerca di Cordelia e alla fine la trovò accanto al
buffet insieme ad altre ragazze, si avvicinò e le sentì spettegolare “Si, me
l’ha detto Amber e lei sa sempre tutto” “Non ci credo, parlavano tutti bene di
lei” commentò Cordelia, per poi sentirsi afferrare per un braccio. Si voltò e
vide Angel “Oh sei tu, ragazze…” stava per presentarlo alle sue amiche, ma lui
la precedette “Scusateci, ma vado un po’ di fretta” loro gli sorrisero, in
fondo come potevano essere arrabbiate con Angel Giles, era così bello. Cordelia
aggrottò la fronte e si lasciò condurre in un luogo più isolato “Che succede?”
“Niente, dobbiamo andarcene” “Perché?” proprio adesso che aveva ricevuto una
notizia simile “Non possiamo andarcene! Ho appena saputo una cosa, girano pettegolezzi
sulla figlia maggiore di Hank e Joyce Summers” Angel si voltò a guardarla
stupito. Stavano parlando del suo probabile futuro datore di lavoro. La ragazza
sorrise, sicura di aver attirato la sua attenzione “C’è chi dice che fa uso di
droghe e che è stata stuprata dal suo spacciatore, invece altri dicono che è
stata stuprata ed è per questo che si è data alla droga” Angel sospirò, non gli
piacevano i pettegolezzi e cercò, quindi, per l’ennesima volta, di farlo capire
alla ragazza “Cordelia, lo sai che non sopporto i pettegolezzi. In particolare
quelli in cui si parla alle spalle di persone che si trovano nei guai. Se una
ragazza è stata stuprata o se fa uso di droghe, l’ultima cosa di cui ha bisogno
è della gente che parla di lei” “Oh andiamo Angel, è la figlia di una delle
famiglie più ricche di Los Angeles. Fammi sognare e lasciami credere che le
cose a volte vanno male anche a loro” quel commento irritò ancora di più Angel
“Farò finta di non averti sentito” “Perché? Che ho detto?” Incredibile, non si
rendeva neanche conto delle cattiverie che uscivano dalla sua bocca. “Una
ragazza forse è stata stuprata e tutto quello a cui riesci a pensare è che le
cose vanno male anche ai ricchi?!” fece un respiro profondo cercando di
calmarsi e poi si rivolse nuovamente alla ragazza, che ora lo guardava
spaventata per la sua reazione. Forse aveva proprio esagerato. “Prendi il
soprabito, ce ne andiamo. Devo leggere dei documenti” Cordelia annuì, anche se
non aveva proprio voglia di lasciare la festa, e si diresse con lui all’uscita.
NB:
Questa storia NON tratta di stupro, come invece potrebbe sembrare.
Capitolo
2
Joyce
Summers stava preparando la cena quando sentì la porta dell’ingresso principale
sbattere con forza. *E’ tornata Buffy* pensò con un sospiro, poi chiamò la
figlia “Tesoro, sono in cucina, puoi venire un attimo?” la ragazza entrò e alla
donna sfuggì un altro sospiro. Ultimamente non faceva altro che sospirare alla
vista di sua figlia, il suo abbigliamento era trasandato, gli occhi truccati
con colori scuri e cerchiati di nero, cominciava davvero a preoccuparla. Non
mangiava molto e passava sempre meno tempo in casa, ma anche se erano passati
solo pochi mesi dalla morte del suo ragazzo, Joyce pensava che per lei fosse
giunto il momento di voltare pagina In fondo aveva solo 17 anni. “Buffy, sto
preparando la cena. Mi aiuti?” “Non adesso” si voltò verso le scale e cercò di
salire in camera sua, ma la donna la bloccò “Dobbiamo parlarne prima o poi” “Io
non voglio parlare e soprattutto non con te!” corse di sopra e la donna sentì
sbattere la porta della camera. Sospirò ancora una volta e, tornando a
preparare la cena, ripensò a quella giornata di quattro mesi prima in cui la
vita della loro famiglia era stata stravolta.
Liam.
Questo
il nome del ragazzo che aveva conquistato il cuore di Buffy Summers all'età di
15 anni.
//
Liam
LaRoux era un ragazzo di 20 anni che lavorava nella videoteca del quartiere; i
suoi genitori,Gwen e Colin O’Connor, possedevano quel piccolo negozio da anni.
Liam era figlio unico e quando la situazione finanziaria familiare aveva
cominciato a creare problemi, lui aveva lasciato l'università per trovarsi un
lavoro. Aveva cominciato a lavorare come commesso in un supermarket e ogni
tanto aiutava i genitori nella videoteca. Buffy e Faith, amiche dall'età di
otto anni, avevano preso l'abitudine di passare la domenica sera in casa a
guardare un film. Buffy non aveva mai incontrato Liam al negozio, dato che il
ragazzo lavorava lì soltanto alcune sere alla settimana, ma quando Faith prese
l'influenza, la ragazza si recò alla videoteca per affittare un film e fare
compagnia all'amica. Era un giovedì sera di luglio e quando Buffy entrò nel
negozio, Liam capì che non avrebbe potuto lasciarla uscire di lì senza prima
aver ottenuto un appuntamento. La quindicenne era rimasta con lui per quasi
un'ora a flirtare fingendo di non essere interessata alle sue avances, questo
non aveva fatto altro che spingere Liam a chiedere ancora e ancora fino ad
ottenere ciò che voleva. Quel venerdì sera Buffy lo aveva incontrato davanti ad
una pizzeria e lì era iniziata la loro storia d'amore.
Dopo
quasi due anni, però, il destino le aveva strappato via il cuore.
Una
sera la coppia stava passeggiando lungo il molo, quando un ragazzo si era
avvicinato chiedendo un'informazione,Liam aveva però subito notato che l'altro
aveva in mano un coltello. A quel punto, aveva cercato di allontanarsi insieme
a Buffy senza destare sospetti, ma all'improvviso un altro ragazzo era uscito
dal nulla puntando una pistola contro di lui. All'improvviso Buffy si era
ritrovata nel bel mezzo di una rapina e, temendo per la loro incolumità, aveva
iniziato a pregare Liam di dare loro quello che volevano. Quando, però, uno dei
due rapinatori aveva iniziato a guardare con interesse Buffy, Liam non era
riuscito a contenersi e a quella sua reazione era partito un colpo che lo aveva
preso diritto al cuore. I due teppisti, spaventati per la gravità del gesto,
erano fuggiti, mentre Buffy si era gettata immediatamente sul corpo inerme di
Liam.
L'ambulanza
era arrivata troppo tardi, il ragazzo era morto tra le braccia della sua amata,
ma prima di esalare l'ultimo respiro era riuscito a dirle *ti amo*, come se
sapesse che quella era l'ultima occasione che aveva di dirglielo. In quel
momento Buffy era riuscita solo piangere e, ancora adesso, non riusciva a
smettere.
//
Buffy
si asciugò le lacrime che, al ricordo di quella sera, erano riaffiorate. Si
alzò dal letto e si recò in bagno per sciacquarsi il viso, se i suoi genitori
la vedevano in quelle condizioni avrebbero ricominciato a lamentarsi per il
fatto che non riuscisse a voltare pagina. Non avevano mai accettato Liam, forse
perché era troppo grande, forse perché era troppo perfetto. In quel periodo
aveva cercato in tutti i modi di far capire loro che lui era il ragazzo giusto
per lei, subito dopo i funerali, però, non appena suo padre le aveva detto che
era meglio che fosse finita così, Buffy aveva smesso di preoccuparsi del loro
parere. Non avevano capito quanto Liam fosse importante per lei, non avevano
capito che quella non era una cotta da adolescente e la cosa che la feriva di
più era che non le avevano offerto neanche un po' di conforto. Erano stati solo
sollevati all'idea di essersi liberati di qualcosa di scomodo nelle loro vite.
L'unica
cosa positiva, in quei mesi, era stata la presenza di Gwen e Colin, che
l'avevano supportata nonostante stessero soffrendo molto anche loro. Durante
gli anni in cui era stata con Liam era diventata per loro come una figlia, i
due coniugi sapevano bene che la sua relazione con il loro figlio era qualcosa
di molto profondo. Adesso, ogni domenica si recavano insieme al cimitero, ma
tutti e tre sapevano bene che durante la settimana ognuno di loro si recava lì
da solo per poter piangere e per potersi sfogare; in questo modo erano pronti
per mostrare forza e sicurezza nell'incontro della domenica. Dopo essere stati
al cimitero, Gwen e Colin invitavano sempre Buffy a casa loro per offrirle
qualcosa e, mentre sedevano intorno al tavolo, si raccontavano le novità della loro
vita. Ultimamente, però, anche Gwen aveva cominciato a cercare di convincere
Buffy ad andare avanti con la sua vita, infatti, la ragazza vedeva raramente i
suoi amici.
Un'altra
persona che le era stata molto vicina durante quei mesi era Faith, lei era stata
una delle poche ad accogliere con entusiasmo la relazione di Buffy con Liam.
Dopo la sua morte, la ragazza era stata l'unica a starle vicino, infatti, tutti
gli altri cosiddetti *amici* erano andati al funerale per poi sparire dalla
circolazione e riapparire alcuni giorni dopo sperando che tutto si fosse
sistemato. Buffy aveva allontanato tutti, disgustata dall'ipocrisia delle
persone, quelli che dovevano essere i suoi migliori amici si erano giustificati
dicendo che non sapevano cosa dirle al punto che avevano preferito sparire.
Buffy, a quelle parole, non aveva replicato, ma con il tempo aveva rotto i
contatti con tutti. La rabbia che provava era troppo forte per concederle di
passare sopra questa storia. Se non sapevano cosa dirle per consolarla, avrebbero
anche potuto semplicemente sedersi al suo fianco e stare in silenzio, ma non
era quello il punto, Buffy sapeva bene cosa pensavano tutti. La sua relazione
con Liam non era mai stata considerata tale, sebbene fosse durata quasi due
anni, per tutti quanti quella storia era semplicemente una cotta, che prima o
poi sarebbe finita. All'idea che fosse questo ciò che pensavano i suoi amici e
i suoi genitori, Buffy riusciva solo a piangere di più, solo Gwen e Colin
sapevano realmente cosa avesse legato la ragazza a Liam.
Ormai
le cose, inoltre, invece di migliorare, stavano peggiorando. In casa, infatti,
dopo così poco tempo l'argomento più trattato non era più la morte di Liam, ma
la fusione del gruppo Summers con un altro gruppo di avvocati della città. Buffy
non riusciva a credere che suo padre avesse preso una decisione così importante
proprio in quel periodo, adesso ci sarebbero state riunioni e cene alle quali
avrebbe dovuto partecipare, ma non aveva alcuna intenzione di farlo. Se i suoi
genitori erano insensibili alle sue sofferenze, lei sarebbe stata indifferente
alle loro esigenze.
Proprio
in quel momento, Joyce stava preparando la cena per incontrare i due soci che
dirigevano lo studio legale Giles. Seduta sul letto a fissare il vuoto, Buffy
continuava a pensare ad un modo per poter uscire da quella situazione, proprio
non le andava di sedersi e cenare con degli sconosciuti. Inoltre, sapeva già
che i suoi genitori l'avrebbero costretta a ricambiare formalità e sorrisi,
cosa per la quale proprio non era dell'umore adatto.
Sentì
bussare alla porta e subito dopo l'uscio si aprì lasciando entrare suo padre
"Tesoro, sei pronta?” non ebbe bisogno di una risposta per sapere che non
lo era “So che non ne hai voglia, ma…” “Almeno risparmiami le gentilezze!” Hank
poteva sentire l'odio e la rabbia fuoriuscire dalle parole e dalla voce di sua
figlia, non sopportava più quella situazione. Dalla morte del suo ragazzo Buffy
non faceva altro che piangersi addosso e questo comportamento influenzava anche
i suoi affari. Qualche sera prima, infatti, era stato alla festa per i 25 anni
di matrimonio di Rupert Giles, quella festa era stata molto importante in
quanto probabilmente il signor Giles avrebbe ben presto acconsentito alla
fusione dei due studi legali. A rovinare la serata, però, erano stati i brusii
che si sentivano al passaggio della sua famiglia, infatti, tutti parlavano
dell'assenza della figlia maggiore. Questa sera Hank non poteva permettersi di
avere un posto vuoto a tavola. Con le buone o le cattive sua figlia avrebbe
partecipato a quella cena. “Se non vuoi che sia gentile, allora non lo sarò.
Vestiti!” concluse in tono perentorio e uscì dalla stanza.
Buffy
si alzò e sospirando si trascinò verso l’armadio, per una sera sarebbe stata
impeccabile, ma poi suo padre poteva scordarsi che si sarebbe presentata ad
altre feste o cene.
Capitolo
3
Angel
se ne stava seduto dietro alla sua scrivania nel suo appartamento e leggeva i
documenti del contratto per la fusione. Sembrava tutto in regola, tutto sembrava
perfetto, ma quell’uomo non gli piaceva e l’idea di dover lavorare con lui non
era così allettante. Una parte del suo cervello, però, continuava a ricordargli
che
era
un’occasione d’oro per la sua famiglia e per il suo futuro. Sentì suonare il campanello
all'ingresso e, riponendo la cartella con i documenti nella sua ventiquattrore,
si alzò sapendo bene che ormai non poteva più tornare indietro. Avrebbe
acconsentito alla fusione così come aveva deciso la sera prima insieme a suo
padre, era la cosa migliore da fare.
Rupert
vide suo figlio andargli incontro “Allora, sei pronto?” “Non lo so, ma non
credo che ormai faccia differenza” “Andiamo, non essere pessimista, andrà bene.
Inoltre, ricordati che ogni studio legale terrà i propri clienti. Cambieremo
soltanto sede” “Già, ma non mi piace l’idea di dover lasciare i miei clienti
nelle mani di qualche avvocato di Hank Summers” “Non preoccuparti, non
succederà. Nei documenti c'è scritto chiaramente che questo accadrà soltanto se
entrambi saremo impegnati con altri casi al punto da non poterci occupare di
nient'altro. Ma siamo stati in grado di farlo per anni, perché dovrebbe
cambiare qualcosa adesso?!” “Hai ragione” concordò Angel mentre chiudeva la
porta di casa.
Parcheggiarono
l’auto lungo il vialetto della villa Summers. Era una costruzione bianca
circondata da ettari di terreno curato dai migliori giardinieri del paese.
L’interno era dotato di un arredamento all’ultima moda, con alcune stanze
decorate con uno stile retrò, ma il salone, dove la governante condusse Rupert
Giles e suo figlio, era arredato con mobili creati da qualche famoso arredatore
d’interni che la signora Summers aveva scelto personalmente. La tavola era
imbandita elegantemente e, mentre la governante prendeva i loro soprabiti,
fecero il suo ingresso i padroni di casa. Hank Summers si avvicinò a coloro che
ben presto sarebbero stati suoi soci e strinse loro la mano, mentre Joyce
spingeva la loro figlia minore, Dawn Summers, a salutare in maniera appropriata
gli ospiti “Dovete scusarla” disse sorridendo ai due uomini “E’ piuttosto
timida con gli sconosciuti, ma non appena si sarà abituata non riusciremo più a
farla stare zitta” commentò abbassando lo sguardo verso la ragazzina che fece
un ulteriore passo indietro.
Angel
la osservò con attenzione. Aveva lunghi capelli castani legati con un fermaglio
a forma di farfalla, delle gote rosee e un abito che la faceva apparire come
una piccola fata. Non gli sembrava di averla mai vista, ma sicuramente aveva
già fatto il suo ingresso in società. “Allora, Dawn, quanti anni hai?” chiese
sperando di non sembrare indiscreto, ma non riuscì a trattenere la propria
curiosità. La ragazzina lo guardò come se avesse parlato in un’altra lingua e
la madre rispose al posto suo “Ne ha
Passarono
diversi minuti, durante i quali si parlò di argomenti frivoli nell’attesa che
la figlia maggiore dei Summers li raggiungesse nel salone. Con il passare del
tempo Angel iniziò a notare il corpo teso di Hank e le occhiate di sfuggita che
sua moglie gli lanciava. Evidentemente il ritardo della primogenita stava
facendo innervosire il padrone di casa e il suo nervosismo turbava la moglie.
Alla fine il signor Summers si alzò e si scusò con i presenti “Vado a vedere
cosa succede di sopra” “Hank, lascia stare, sono sicura che tra un po’
scenderà” disse la moglie nel vano tentativo di fermare il marito, per paura
che potesse scoppiare una lite tra padre e figlia in presenza di ospiti.
“Joyce, non voglio far attendere oltre i nostri ospiti.” Rupert notò la
tensione e cercò di evitare che accadesse qualcosa “Hank, non preoccuparti per
l’attesa. Sono sicuro che tua figlia ha un ottimo motivo per essere in ritardo.
Perché non ti siedi e non cominciamo a parlare un po’ di affari nell’attesa. A
noi non dispiace, vero Angel?” chiese l’uomo sperando che la ragazza facesse
presto la sua comparsa. Poteva vedere l’ira negli occhi del signor Summers e
non voleva trovarsi in una situazione famigliare imbarazzante. “Oh Rupert, ci
sarà tempo per parlare di affari. Adesso mi preme di più iniziare la cena. Farò
in attimo” così Hank salì al piano di sopra. Quando i suoi passi non si udirono
più dal salone, la signora Summers sospirò scuotendo la testa “Dovete scusarci,
ma ultimamente le cose non vanno nel migliore dei modi” disse, ben sapendo che
se il marito la sentiva parlare di certe cose con degli estranei si sarebbe
infuriato. Lei, però, si fidava di queste persone e specialmente del signor
Giles, che conosceva ormai da una vita. “Non si preoccupi Joyce, lo sa che noi
non badiamo a queste cose. Siamo qui per parlare di affari e non per esaminare
la vostra vita famigliare” “Già, ma Hank esagera sempre. E’ solo che ci tiene a
queste cose” Rupert ormai conosceva Joyce abbastanza da sapere che era
stressata e preoccupata, ma non sapeva per quale motivo. “C’è qualcosa di cui
vuoi parlare?” la donna sorrise grata “No, ma ti ringrazio.”
Hank
salì fino alla soffitta, che ormai era diventata la camera di sua figlia. La
ragazza continuava ad isolarsi dal resto della famiglia sempre di più, tanto
che qualche mese prima aveva chiesto di spostare la sua camera in soffitta. I
suoi genitori avevano subito accettato, in quanto non sopportavano più la
musica a tutto volume e il resto. In soffitta aveva tutta la privacy di cui
aveva bisogno e loro avevano ritrovato la quiete e il silenzio in casa. Bussò
alla porta e, non ricevendo alcuna risposta, entrò. Vide subito sua figlia,
rannicchiata a terra con le mani strette al petto e le lacrime che le bagnavano
il viso. Hank sospirò e si avvicinò a lei “Stai facendo aspettare i nostri
ospiti. Avevi detto che saresti scesa!” Buffy non reagì alle urla di suo padre,
lui proprio non capiva. L’uomo si abbassò e afferrò la ragazza per un braccio
costringendola ad alzarsi “Adesso vai a darti una sistemata e poi sbrigati a
scendere” la spinse verso il bagno. Buffy continuò a singhiozzare e cercò di
non cadere a causa della spinta del padre, poggiandosi allo stipite della porta
con le mani, l’oggetto che fino a poco prima aveva stretto al petto cadde a
terra. Hank sospirò nuovamente e si abbassò per raccogliere il ciondolo
“Elizabeth la devi smettere! Non puoi rovinare la reputazione della tua
famiglia più di quanto tu non abbia già fatto. Al piano di sotto ci sono degli
uomini d’affari molto importanti con i quali è necessario che concluda un
affare altrettanto importante. Capisci quello che ti sto dicendo?” disse, come
se pensasse che Buffy non fosse in grado di capire le sue parole. Capiva anche
troppo bene. A suo padre importava più degli affari che dei sentimenti di sua
figlia, come sempre del resto. In ogni caso preferì annuire, senza mai
distogliere gli occhi dal ciondolo che l’uomo continuava a stringere tra le
mani. “Bene, allora penso che capirai anche che devo scendere di sotto e che
anche tu devi fare lo stesso?” Buffy aggrottò la fronte, arrabbiata con suo
padre, che continuava a trattarla come una bambina, ma anche con se stessa per
essersi fatta trovare da lui in quelle condizioni. Sapeva che in ogni caso non
avrebbe capito e doveva sempre essere forte in sua presenza. “Tu vai, io scendo
tra un attimo” “Bene, ma vedi di scendere sul serio questa volta” si voltò e si
avviò alla porta, ma ad un tratto sua figlia lo fermò prendendolo per un
braccio. La ragazza gli tese la mano con il palmo in su, ma l’uomo scosse la
testa “Prima scendi, comportati bene durante la cena e poi a fine serata ti
restituirò il ciondolo” “Non puoi farlo!” urlò la ragazza “E’ mio!” “Fai come
ti ho detto e lo riavrai” si diresse di nuovo verso la porta e Buffy sentì
l’impulso frenetico di urlargli dietro, ma non lo fece per timore di non
riavere il suo ciondolo. Il ciondolo di Liam.
Capitolo
4
Nella
sala da pranzo, nel frattempo, gli ospiti e la padrona di casa restavano in
religioso silenzio in attesa del ritorno di Hank. Angel non si sentiva affatto
a suo agio e, dal momento in cui quel silenzio era sceso su di loro, aveva
iniziato a pensare a cosa dire per evitare l’imbarazzo. All’improvviso si sentì
qualcuno urlare al piano di sopra e Joyce tossì per coprire il rumore, ma Angel
capì lo stesso che quella era a voce di Elizabeth Summers. A quel punto smise
di preoccuparsi del silenzio che riempiva la stanza e cercò di evitare il più
possibile di guardare Joyce, sempre più imbarazzata, e osservò Dawn che,
invece, continuava ad avere lo sguardo puntato in direzione delle scale che
portavano al piano di sopra. Sembrava quasi che stesse pregando che qualcuno
facesse il suo ingresso da lì, probabilmente la sorella.
In
quel momento Hank rientrò in sala con un enorme sorriso sul volto “Sta
arrivando, ha solo avuto un contrattempo. Donne!” disse sospirando e guardando
i suoi due ospiti. Angel non ricambiò il sorriso dell’uomo, non credeva che il
problema fosse stato quello. In ogni caso, nessuno aggiunse altro
sull’argomento e Hank chiamò la governante dicendole di cominciare a portare le
pietanze. Il primo piatto fu servito e proprio in quel momento fece il suo
ingresso Buffy, accolta dal rimprovero della madre “Ti sembra educato arrivare
adesso?!” “Mi dispiace” rispose la ragazza in tono sommesso. Angel sollevò la
testa dal piatto, che la governante gli aveva appena posato di fronte, e vide
una dea bionda. Rimase incantato a guardarla, mentre si dirigeva al suo posto
accanto alla sorella minore e…proprio di fronte a lui. Non l’aveva mai
incontrata prima, ma si aspettava una ragazzina di 17 anni con il sorriso
costante sul volto e l’aria sbarazzina. Elizabeth Summers invece aveva
l’espressione seria e gli occhi rossi probabilmente a causa di un pianto
recente. “Bene, direi che finalmente possiamo cominciare” disse Hank ancora
leggermente arrabbiato per come si stavano svolgendo le cose quella sera. Buffy
abbassò lo sguardo sul piatto e arricciò il naso, proprio non aveva fame, ma
non voleva neanche sentire i suoi genitori che la riprendevano davanti ai loro
ospiti. Quando rialzò lo sguardo, infatti, notò che sua madre la stava già
guardando in cagnesco e, sospirando, iniziò a mangiare. Angel aveva assistito a
tutta la scena e sorrise, notando il sospiro di rassegnazione della ragazza.
Buffy si sentì osservata e incontrò lo sguardo del ragazzo, ma non ricambiò il
sorriso, si limitò a studiare i suoi lineamenti. Aveva un bel volto con occhi
scuri e profondi, ma la stava guardando troppo per i suoi gusti e cos’aveva da
sorridere?! “Allora Angel” disse sua madre, interrompendo il loro dialogo
silenzioso “L’altra sera alla festa dei tuoi genitori ho visto che eri in compagnia
della signorina Chase” “Si” rispose Angel, sapendo già dove voleva arrivare la
donna e sorridendo nel vedere Elizabeth che roteava gli occhi al commento della
madre. A quanto pare avevano una cosa in comune: odiavano i pettegolezzi. “Stai
pensando di sistemarti?” continuò la signora Summers sorridendo, mentre Angel
voltò per un attimo lo sguardo verso suo padre sperando di non turbarlo con la
sua risposta. Sapeva che lui non voleva altro che il suo bene, ma allo stesso
tempo desiderava tanto che si sposasse e gli lasciasse degli eredi, cosa che
voleva anche lui, solo non con Cordelia Chase. Meglio chiarire ogni dubbio.
“No, non credo che lei sia la persona giusta per me. Sto bene insieme a
Cordelia, ma è solo un’amica” “Oh, ma parlano tutti di quanto state bene
insieme” Angel non sapeva proprio cosa rispondere a quel commento, non poteva
certo dirle che non gli importava nulla di quello che pensava di lui la gente?
“Non credo che gli importi del parere della gente, mamma” disse una voce
piuttosto indispettita. Angel si voltò e sorrise per la terza volta quella
sera, quando notò che la persona che aveva parlato era Elizabeth. Eh si,
andavano proprio d’accordo. La signora Summers non la pensava così però e
sgridò la figlia “Elizabeth, ti sembrano cose da dire?!” Buffy passò lo sguardo
da sua madre a suo padre, ma prima che potesse dire qualcos’altro Angel parlò
per lei “Non si preoccupi signora Summers, in effetti non credo che la gente
debba interessarsi a queste cose. Chiedere a volte è anche giusto, ma sparlare
a discapito degli altri è una cosa che non ho mai capito” Joyce annuì fingendo
di comprendere ciò che stava dicendo, ma Angel sapeva bene che non era così. In
fondo anche lei faceva altrettanto quando si trovava in compagnia delle altre
donne. Buffy sorrise leggermente e riprese a mangiare e Angel pensò che,
dall’inizio della serata, quella era la prima volta che la vedeva sorridere.
A
fine cena Hank si alzò e invitò i suoi ospiti nel suo ufficio per parlare,
infine, di affari. Angel e Giles lo seguirono leggermente sollevati per il
fatto che la serata stesse volgendo al termine, in fondo non era stata
un’esperienza piacevole. Tutti i membri della famiglia non avevano fatto altro
che lanciarsi frecciatine o occhiatacce, di certo quella non era l’atmosfera
migliore per una cena. Una volta entrati nello studio di Hank, i due ospiti
presero posto e l’uomo offrì loro dello scotch, prima di sedersi anche lui e
prendere i documenti necessari per la fusione dei due studi legali. “Allora
signori, avete preso una decisione riguardo la mia proposta, tra l’altro molto
generosa” disse Hank unendo le mani di fronte a sé e posandole sopra i
documenti sporgendosi in avanti. Angel guardò un attimo suo padre, che ricambiò
lo sguardo, in realtà nessuno dei due voleva legarsi in alcun modo all’uomo di
fronte a loro. Nel mondo degli affari era conosciuto come un essere senza
scrupoli, mentre loro tenevano molto ai loro clienti, che conoscevano
personalmente, al contrario di Hank Summers. Durante quella cena, inoltre, l’impressione
che entrambi avevano di lui non era affatto migliorata, anzi, specialmente
Angel non era affatto convinto di questa fusione. L’atteggiamento dell’uomo nei
confronti della sua famiglia non era affatto quello a cui Rupert e Angel erano
abituati, ma chi erano loro per giudicare? Pensò Angel, in fin dei conti ognuno
ha il diritto di comportarsi come ritiene più giusto in famiglia. Se Hank usava
il pungo di ferro con i componenti della sua famiglia doveva esserci un motivo
valido, oppure semplicemente quello era il suo carattere e le figlie e la
moglie lo avevano ormai accettato. Così si decise a rompere quel silenzio che
stava ormai iniziando a diventare imbarazzante “I nostri clienti saranno
comunque rappresentati ancora da noi?” “Certo, uniremo solo i profitti e
naturalmente i vari problemi che dovremo affrontare” “Non so” continuò Angel
scuotendo la testa “Mi sembra tutto così semplice, dov’è il trucco?” Hank rise
e si rivolse al signor Giles “Rupert, complimenti! Hai cresciuto un ragazzo
proprio intelligente!” Rupert da parte sua non rispose, ma si tolse gli
occhiali e li iniziò a pulire con un suo gesto consueto. “E’ solo che ci sembra
strano che uno studio legale rinomato come il tuo abbia bisogno dei nostri
clienti e dei nostri avvocati” “Oh, ma Rupert, noi non ne abbiamo bisogno. Solo
che stimo molto il tuo lavoro e, ovviamente, quello di tuo figlio e ritengo che
sarebbe meglio per il mio studio avere voi due come alleati, piuttosto che come
nemici in un’aula di tribunale” Le parole dell’uomo erano molto convincenti, ma
Angel ancora era restio a legarsi legalmente ad un avvoltoio come Hank. Il
signor Summers sospirò continuando in ogni caso a sorridere “Facciamo così, vi
lascio soli 5 minuti, poi mi comunicherete la vostra decisione e potremo procedere
nel firmare le carte oppure...a voi la scelta” il padrone di casa uscì
chiudendosi la porta alle spalle. Angel si voltò subito verso suo padre “Non mi
piace!” sibilò, temendo che Hank potesse essere ancora nelle vicinanze “Lo so
Angel, ma in effetti il suo discorso non fa una piega. Inoltre…” l’uomo titubò
e il figlio lo spronò “Inoltre?” “Credo che se rifiutassimo adesso non avremo
vita facile in seguito. Farà di tutto per rubarci i clienti o per metterci in
cattiva luce e alla fine potremo essere costretti ad andare comunque da lui”
“Preferirei morire di fame piuttosto che chiedere il suo aiuto!” disse fiero
Angel. “Lo so, ma se accettassimo adesso non dovremo farlo e avremo più soldi.
Ricorda tieniti stretto gli amici, ma ancor più stretti i nemici.” “Si, si, lo
dici sempre” “Perché è vero” “D’accordo, allora firmiamo queste carte, ma
stiamo attenti alle varie clausole. Inoltre voglio prendere delle precauzioni”
“Che vuoi dire?” “Intendo chiedere che firmi un documento che attesti che se
decidiamo di staccarci dal suo studio, ognuno si terrà i clienti che possiede
in quel momento. Non voglio rischiare, se la convivenza non dovesse funzionare
voglio avere una via di fuga sicura” “D’accordo possiamo provare a chiedere”
Proprio in quel momento Hank rientrò, non aveva aspettato esattamente 5 minuti,
ma non voleva dare loro troppo tempo per rifletterci. Quello che aveva detto
era la verità, al contrario di ciò che si poteva pensare, questa volta non
aveva alcun secondo fine, voleva solo che i due avvocati più bravi, dopo di
lui, entrassero a far parte del suo team. “Allora, ci avete riflettuto
abbastanza?” “Si” rispose Rupert “Ma abbiamo una richiesta non negoziabile”
“Sentiamo” disse Hank, felice che avessero accettato.
Passarono
la seguente ora a definire le varie clausole da entrambe le parti e Angel
cominciava ad essere stanco. Era mezzanotte passata, dato che la cena si era
prolungata più del necessario a causa del ritardo di Elizabeth, e Angel sentiva
proprio il bisogno di andare in bagno. “Scusate” disse, interrompendo i due
signori che continuavano a discutere su una particolare clausola “Credo di
dovermi assentare un attimo, dovrei andare in bagno” “Oh, ma certo” disse Hank
“Prego, ce n’è uno proprio qui fuori, in fondo al corridoio” disse indicando la
porta dell’ufficio “Devo chiamare qualcuno per accompagnarla?” “No, no, credo
di poter fare da solo” disse Angel avviandosi verso la porta. Una volta fuori
fece un respiro profondo, quella serata si stava rivelando più pesante di
quanto avesse immaginato, probabilmente era il senso di colpa che provava
all’idea di firmare un accordo con Hank Summers. All’improvviso sentì un rumore
e sollevò la testa, non vide nulla e fece un passo avanti, ma c’era solo la
scalinata di fronte a lui, così scrollò le spalle e si diresse verso quello che
doveva essere il bagno.
Buffy
trasse un sospiro di sollievo, quel ragazzo non l’aveva vista. Si era seduta
sulla scalinata che portava in soffitta in attesa che l’incontro terminasse e
che suo padre le riconsegnasse il ciondolo di Liam. Mentre aspettava, però, i
ricordi l’avevano sopraffatta e le lacrime le avevano riempito gli occhi in
poco tempo, ben presto si era ritrovata a singhiozzare cercando comunque di non
farsi sentire, per paura che i suoi potessero sgridarla. Cosa poteva farci se
non riusciva a voltare pagina? In fondo la morte di Liam era stata colpa sua.
Aveva chiesto lei di restare ancora un po’ fuori, sebbene fosse tardi, e di
andare a passeggiare al molo. E Liam era stato ucciso perché l’aggressore aveva
iniziato a guardarla con interesse. Nel ripensare a quella sera gli occhi le si
riempivano sempre di lacrime, l’unica cosa che le restava di lui era il
ciondolo che adesso era nelle mani di suo padre. Doveva farselo restituire.
Così era rimasta seduta lì per ore, aspettando che suo padre uscisse per
farselo ridare, ma quando aveva sentito la porta dell’ufficio aprirsi si era
spaventata. Se suo padre la vedeva in quelle condizioni, o se, peggio ancora,
la vedevano i suoi ospiti, non le avrebbe ridato il ciondolo di Liam. Si era
fatta forza, perciò, e aveva cercato di smettere di singhiozzare, senza
riuscirci granché. A quanto pareva però, dall’ufficio non era uscito suo padre,
ma il figlio del signor Giles, e a quanto sembrava era solo andato un attimo in
bagno. Buffy si sforzò di restare immobile per non farsi notare e riprese a
respirare solo quando sentì la porta del bagno chiudersi alle spalle del
ragazzo. Cercò di darsi un certo contegno e si alzò per allontanarsi da lì
prima che Angel tornasse e la vedesse. Scendendo di fretta le scale, però, si
scontrò con qualcuno che girava l’angolo e sollevò lo sguardo spaventata
all’idea di affrontare sua madre, ma non era lei. Peggio. Era Angel che era
uscito proprio in quel momento dal bagno e che aveva in volto un’espressione
dispiaciuta, ma Buffy non riusciva a comprendere per quale motivo. Poi si rese
conto che probabilmente il suo volto era un casino, con righe di mascara che le
scendevano sulle guance. Abbassò il volto e cercò di superarlo, ma lui le prese
gentilmente un braccio “Ehi, va tutto bene?” disse con la sua voce profonda e
gentile “Si” riuscì a dire Buffy sempre con la testa bassa “A me non sembra”
rispose Angel, sempre più preoccupato “Ti serve qualcosa?” “No, devo solo…devo
andare” ma Angel non le lasciava il braccio “Sicura che non posso fare niente”
questa volta Buffy riuscì solo a scuotere la testa, mentre le lacrime
riempivano nuovamente i suoi occhi e i singhiozzi riprendevano a scuotere il
suo corpo, se quel ragazzo non la lasciava andare subito, dentro all’ufficio
avrebbero potuto sentirli e suo padre si sarebbe infuriato con lei e non le
avrebbe restituito il ciondolo. Angel non sapeva cosa fare, quella ragazzina
aveva iniziato a piangere di nuovo e lui non era abituato a consolare le
adolescenti in piena crisi ormonale. Poi si ricordò nuovamente delle parole di
Cordelia e voltò lo sguardo verso la sua mano poggiata sul suo braccio e subito
si allontanò come se lo avessero scottato. Ecco perché stava piangendo,
probabilmente aveva paura che potesse farle del male, stuprarla, come forse
aveva fatto qualcun altro. “Mi dispiace, non avrei dovuto afferrarti così, sono
proprio uno stupido” si scusò cercando di calmarla, ma senza riuscirci in alcun
modo. Quando stava per toccarla di nuovo, ma questa volta per cercare di
confortarla, la ragazza sollevò la testa e due occhi verde smeraldo
incontrarono i suoi ipnotizzandolo. Nei suoi occhi Angel poteva leggere
sicurezza e timore allo stesso tempo quando gli disse “Non dire niente a mio
padre!” Angel rimase sorpreso da quella richiesta, ma come poteva dire di no a
quella ragazzina bionda con gli occhi verdi? Annuì e fece un passo indietro
continuando a guardarla, poi rientrò nell’ufficio.
Capitolo
5
Circa
mezzora dopo, Angel e suo padre riuscirono ad uscire dall’ufficio di Hank
Summers, salutarono sua moglie e si diressero alla macchina. Entrambi erano
contenti per come erano andate le cose, i termini del contratto erano stati
stesi con molta cura e non avrebbero dovuto esserci problemi. Dalla settimana
successiva gli avvocati dello studio legale Giles avrebbe chiuso i battenti per
diventare Summers, Giles & co. Rupert mise in moto l’auto e prima di
partire lanciò un’occhiata a suo figlio, sembrava perplesso “Credi ancora che
abbiamo commesso un errore?” chiese mentre si avviava con l’auto verso casa
“Cosa?” chiese Angel non avendo sentito cosa gli aveva appena detto suo padre
“Ti ho chiesto se credi ancora che abbiamo commesso un errore” “Ah, no, alla
fine credo che questa fosse la soluzione migliore per tutti. Hank mi è sembrato
piuttosto sincero, mi sono convinto che non ha secondi fini se non quello di
unire le forze” “Mi sembri perplesso però” chiese preoccupato l’uomo “Si, bè,
ho assistito ad una cosa strana quando sono andato in bagno” “Davvero? E cosa?”
“La prima figlia di Hank, Elizabeth, era seduta sulla scalinata vicino allo
studio e piangeva” “Ah” Angel guardò suo padre “Come mai non mi sembri
sorpreso?” “Ti ha detto cos’aveva?” chiese Rupert evitando così di rispondere
al figlio “No, ma ad un certo punto mi ha pregato di non dire niente al padre.
Strano, no?” “Già” disse Rupert sebbene dal tono di voce non ne era convinto
“D’accordo, tu sai qualcosa che io non so!” esclamò irritato Angel. Il signor
Giles rise “Io so molte cose che tu non sai” “Andiamo, non fare il criptico!
Cosa c’è?” “Non voglio che diventi di dominio pubblico” “Dominio pubblico?! E a
chi potrei raccontarlo?!” “A Cordelia” “Oh, a lei non dico neanche quello che
ho mangiato a pranzo per paura che lo dica a tutti! Lo sai che non mi piacciono
i pettegolezzi, perché dovrei raccontarlo a qualcuno?!” Giles rise “Non ti
piacciono i pettegolezzi? Perché, adesso cosa stai facendo?” Angel sbuffò,
odiava quando suo padre faceva così “E va bene! Ma tu dove l’hai saputo quello
che sai?” “Da una fonte molto attendibile” “Cioè?” “Non rivelo mai le mie
fonti” “Smettila di prenderti gioco di me!” Giles continuava a ridacchiare nel
vedere suo figlio sulle spine “Perché te la prendi tanto? Lo hai appena detto
che i pettegolezzi non li sopporti” “E’ solo che non so come comportarmi vicino
a lei e, adesso che siamo suoi soci, dovremo stare molto a contatto con Hank e
la sua famiglia” “Perché dici che non sai come comportarti? Normalmente. Come
vuoi comportarti?” “Oh andiamo papà, non ti comporti normalmente con qualcuno
che ha subito quel tipo di trauma!” “Si, su questo hai ragione, ma credo sia
meglio non farglielo notare comunque. Prima se ne dimenticherà meglio sarà per
lei” “Certo, ma non credi che abbia bisogno di aiuto?” “Uno psicologo” il
figlio annuì “Certo che lo penso, ma Hank è di vecchie vedute e Buffy è forte,
se la caverà anche da sola” Angel corrugò la fronte “Di chi stiamo parlando?”
“Come scusa?” “Hai detto Buffy, io parlo di Elizabeth. Chi è Buffy?” Giles
sorrise “Oh, ma Buffy è Elizabeth. E’ un soprannome, ma in società bisogna
chiamarla Elizabeth” “Ah” esclamò Angel, continuando a ripetersi quel nome
nella mente. Buffy. Buffy. Quello era il nome che voleva usare per chiamare la
sua dea bionda, era più confidenziale. “Va bene, allora Buffy, avrebbe bisogno
di una mano, anche se tutti la considerano forte. Uno stupro non è una cosa da
niente” “COSA??!!” urlò Giles, quasi provocando un incidente con la macchina
“Papà sta attento!” urlò in risposta il figlio “Che ti prende?” “Chi ha parlato
di stupro?” chiese furente l’uomo “Io non…bè, Cordelia ne parlava con alcune
ragazze alla festa tua e di mamma” “Ah, stupide oche!” esclamò furente Rupert
“Perché non pensano agli affari loro invece di inventare stupidaggini!”
“Perché? Non è vero?” “Ma certo che non è vero! Vorrei proprio sapere come è
venuta fuori questa storia assurda!” Nel frattempo erano giunti, sani e salvi,
a casa e Giles parcheggiò la macchina, ma senza scendere. Si voltò verso il
figlio e sospirò “Angel, mi fido di te e te lo leggo negli occhi che vedere
Buffy in quelle condizioni ti ha colpito nel profondo, ma ascoltami, restane
fuori” “Che vuoi dire? Tu come sai cos’è successo veramente?” “Angel…” cominciò
Giles, ma il figlio lo interruppe “No! Io voglio sapere!” “Non è un tuo
diritto! Sono questioni private” “No, hai ragione, ma se prima non sapevo come
comportarmi intorno a lei perché credevo alla storia dello stupro, adesso non
so neanche se avrò il coraggio di guardarla in faccia dopo…” Angel respirò
profondamente “D’accordo se non vuoi dirmelo non importa. Mi è solo dispiaciuto
vederla piangere” “Lo so, so che sai essere molto sensibile” Angel abbassò la
testa, in qual momento non poteva sentirsi offeso per il commento del padre che
lo faceva apparire come una femminuccia, perché l’unica cosa a cui riusciva a
pensare era il volto rigato di lacrime di Buffy. “Aveva tutto il volto bagnato
dalle lacrime e gli occhi erano lucidi e rossi” disse a bassa voce “Le tremava
la voce quando parlava. Io non sapevo cosa fare. Le ho preso un braccio e ho
creduto che stesse piangendo perché temeva che le avrei fatto del male, ma
pensavo che fosse stata stuprata. Non piangeva perché la stavo toccando, vero?”
“No” rispose Giles scuotendo la testa “Ma papà, tu come lo sai? Come sai che
non è la verità?” Giles osservò fuori dal finestrino dell’auto, non voleva
scendere perché una parte di lui voleva dire a Angel la verità, voleva che
qualcuno lo aiutasse con Buffy, ma un’altra parte di lui non voleva tradire la
ragazza. Angel poteva davvero aiutarlo, però. “Quella casa è un inferno” si
decise a dire infine “Hank passa tutto il suo tempo in ufficio e, sebbene
nessuno lo dice apertamente, tutti sanno che spesso e volentieri tradisce sua
moglie. Joyce finge con tutti, persino con le figlie, che tutto va bene e al
riparo da occhi indiscreti affoga i dispiaceri nell’alcol. Buffy si prende cura
di Dawn, ma non po’ farlo da sola e spesso la sorella è più un impedimento che
altro. Comincia ad essere capricciosa e Buffy spesso deve lasciarla alle cure
della governante, perché non riesce a calmarla. Ha solo 17 anni non può fare da
madre” l’uomo restò in silenzio per alcuni secondi e Angel non disse nulla per
timore che il padre potesse smettere di aprirsi con lui. Evidentemente era da
molto che si portava questo peso nel cuore. “Conosco da molto tempo Hank e la
sua famiglia, ma non mi sono mai interessato a quello che accadeva all’interno
della sua casa. Sono sempre stato dell’opinione che ognuno deve pensare ai
proprio guai, perché tutti abbiamo dei problemi. Una sera io e tua madre
andammo ad una festa a casa dei Summers, mi ricordo che tu non venisti perché
eri fuori città, comunque non avevano invitato molte persone. Per questo motivo
si notò in modo particolare l’assenza della loro figlia maggiore” “Buffy”
sussurrò Angel involontariamente, ma subito se ne pentì quando vide il padre
voltarsi a guardarlo perplesso. Non aveva potuto fare a meno di pronunciare il
nome della ragazza e adesso non avrebbe saputo il seguito della storia, ma
l’uomo proseguì come se nulla fosse accaduto “Era uscita con il suo ragazzo,
Liam O’Connor, perché la sera della festa coincideva con il loro anniversario”
*Buffy ha un ragazzo* quell’immagine si forgiò nella mente di Angel, ma questa
volta si trattenne dal dire qualcosa. “Hank era visibilmente arrabbiato e Joyce
cercava in tutti i modi di calmarlo, ma quando per l’agitazione iniziò a bere,
non c’era più nessuno a mettere un freno a Hank. Lui dava una festa in casa sua
e la sua primogenita non si presentava neanche?” “Orrendo!” commentò Angel sarcastico,
ormai sicuro che suo padre avrebbe terminato il racconto nonostante le sue
interruzioni. “Già” rise Giles “Comunque, dopo un po’ la ragazza fece la sua
comparsa. Si era vestita in maniera adeguata e andò subito a salutare gli
ospiti più importanti, sperando di addolcire in quel modo il padre. Aveva anche
preparato una scusa accettabile per il ritardo, ma Hank era troppo furioso.
Ricordo che Buffy stava parlando con me quando lui è arrivato e le ha chiesto
se poteva andare un attimo con lui” Giles scosse la testa al ricordo “Da qual
momento Buffy scomparve di nuovo dalla festa. Hank rientrò poco dopo e io
aspettai che tornasse anche lei, ma non accadde. Sentivo la gente che gli
chiedeva dove fosse sua figlia e lui diceva sempre che doveva essere lì
intorno, così andai a cercarla. Conoscevo bene la casa e mi diressi al piano di
sopra, bussai alla porta della sua camera e lei mi cacciò via, senza sapere che
ero io. Allora provai ad aprire la porta perché mi era sembrato che stesse
piangendo e volevo spiegarle che in fin dei conti per Hank quella era stata
un’occasione speciale e il fatto che lei non c’era lo aveva innervosito. Volevo
dirle che spesso i genitori fanno degli errori e che qualsiasi cosa le avesse
detto per farla piangere erano solo sciocchezze dettate dalla rabbia” “Ma?”
chiese suo figlio, che sentiva che ben presto ci sarebbe stato un ma e
cominciava ad essere impaziente “Ma” disse suo padre, enfatizzando la parola
con un cenno della testa “Quando l’ho vista ho perso l’uso della parola” Giles
sospirò e Angel continuava a diventare più inquieto “Aveva un labbro gonfio dal
quale usciva il sangue, lei ci aveva posato un fazzoletto e cercava di fermare
il flusso, mentre le lacrime continuavano a scendere sulle sue guance. Non
dimenticherò mai quella scena.” “L’aveva picchiata?” chiese incredulo Angel “Le
aveva dato un solo schiaffo, ma lei era una ragazzina di 14 anni. Ho cercato di
consolarla e di fare qualcosa per il suo labbro, ma lei continuava ad
allontanarmi. Alla fine mi è crollata tra le braccia, piangendo a dirotto” “Ci
credo, poverina” esclamò Angel “Voleva solo uscire con il suo ragazzo in una
sera speciale” disse Angel incredulo per le sue stesse parole, il fatto che lei
avesse un ragazzo ancora gli bruciava. “Il punto era proprio quello. Non poteva
dire che sua figlia non c’era perché stava festeggiando con il suo ragazzo il
loro anniversario. Teneva nascosta a tutti la relazione di Buffy con Liam,
perché lui era figlio di gente normale. Lavorava in una videoteca e per Hank
questo era inammissibile, perciò quella sera si innervosì sia perché non aveva
nulla da dire riguardo l’assenza di Buffy e sia perché sua figlia era uscita
con un semplice lavoratore senza il suo consenso e in una sera così importante
per lui” Angel annuì, pur non comprendendo le ragioni di Hank. In ogni caso,
aveva notato che suo padre parlava di questo Liam al passato, quindi i due alla
fine si erano lasciati. Ad un certo punto Angel comprese tutto “Quindi Hank li
ha fatti lasciare e adesso Buffy piange per questo. E ha paura che il padre lo
sappia perché sa che non la prenderebbe bene.” “Non proprio” Angel corrugò la
fronte, se non era andata così, allora cos’era successo? “Quella sera dissi a
Buffy che se mai avesse avuto bisogno di parlare con qualcuno poteva chiamarmi.
In realtà glielo avevo detto sperando che mi chiamasse in caso Hank l’avesse
picchiata ancora, così avrei potuto fare qualcosa per lei” rise ricordando il
loro successivo incontro “Buffy, invece, si presentò da me solo per… parlare”
“Parlare in che senso?” chiese Angel notando lo sguardo del padre addolcirsi al
ricordo “Mi raccontò di quello che succedeva in casa e di come non faceva altro
che sognare di andare via di lì. Venne per avere una persona a cui raccontare
ciò che si teneva dentro da troppo tempo. Alla fine mi convinsi che
ascoltandola mentre raccontava quelle cose avrei potuto esserle d’aiuto, in
fondo mi conosceva già da tanto tempo. Quindi conosco cose che il resto della
gente non sa ed è meglio che resti così” “Si, ma allora perché piangeva questa
sera?” chiese Angel, ignorando l’ultima frase del padre. Lui non era *la
gente*. Stava morendo dalla curiosità, suo padre non poteva lasciare il
racconto a metà. Giles lo guardò “Angel, non sto facendo pettegolezzo. Non ti
sto raccontando una storiella, questa è la vita di quella ragazza e…” “Papà, lo
so, cosa credi?! Solo, non voglio fare errori con lei, non voglio rischiare di
dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato” “Ti capisco, ma Angel, se Buffy
scopre che lo sai allora non ci metterà molto a capire chi è stato a dirtelo e
non si confiderà più neanche con me. Non posso permettere che accada proprio
adesso, nel momento in cui ha più bisogno di prima di parlare con qualcuno”
Angel sospirò, sembrava proprio che suo padre non avrebbe detto altro per
quella sera. Così accettò la decisione di Rupert, ma si ripromise di scoprire
la verità su Buffy Summers.
Capitolo
6
Angel
si voltò per l’ennesima volta verso la radiosveglia con la speranza che fossero
giunte già le 7 e che poteva alzarsi dal letto. Invece erano solo le 4:15.
Cinque minuti in più rispetto all’ultima volta che aveva guardato le cifre
rosse della radiosveglia. Decise che era inutile restare sdraiato in attesa che
la sveglia suonasse e si alzò. Posò lo sguardo sul libro che aveva sul comodino
e decise di leggerne qualche pagina. Aveva acquistato quel libro in seguito al
grande successo che aveva ottenuto e in effetti, fino ad ora, ancora non si era
pentito di aver seguito il consiglio della folla. “Twilight” di Stephanie Meyer
era un misto di romance e horror e narrava, con uno stile perfetto e
scorrevole, la storia di un vampiro innamorato di un umana, quella che in
realtà doveva essere la sua preda naturale. Purtroppo, però, le 4 del mattino
non era l’ora adatta per leggere e i suoi occhi stanchi, sebbene fin troppo
testardi per chiudersi e addormentarsi, non riuscirono a reggere più di qualche
pagina. Esasperato, Angel chiuse il libro con un gesto brusco e osservò il
resto della sua stanza in cerca di un passatempo meno stancante della lettura.
Sorrise soddisfatto alla vista del suo pc portatile posato come sempre sopra la
scrivania. Quella era la soluzione migliore, avrebbe passato il resto della
notte a navigare su internet per svagarsi un po’. Collegarsi alla rete gli
faceva sempre perdere la cognizione del tempo e in quel momento era proprio ciò
di cui aveva bisogno. Prese il laptop e se lo mise sulle gambe tornando a
sdraiarsi a letto per stare più comodo. Iniziò controllando la posta elettronica
e rispose ad alcuni amici che gli chiedevano che fine avesse fatto. Poi aprì il
browser e visitò i suoi siti preferiti cercando notizie e novità sui vari
argomenti. Stava leggendo la trama di un libro, si era quasi convinto ad
acquistarlo on-line, quando notò in fondo alla pagina la pubblicità di uno
studio legale. Il messaggio scorreva e a lettere cubitali vi era scritto: ‘Hai
bisogno di aiuto? Necessiti di una consulenza legale? Quello che ti serve
veramente è un vero avvocato. Studio legale Summers. Risolviamo i vostri
problemi.’ Il messaggio lasciava poi il posto ad un’immagine di Hank Summers
vestito elegantemente con il un dito all’insù e lo sguardo rivolto vero il
banco dei testimoni dove un uomo sconosciuto sedeva con la testa bassa, ormai sconfitto.
Il tutto si concludeva con un’altra foto di Hank Summers, questa volta
sorridente e rivolto verso lo spettatore, con accanto il logo dello studio
legale Summers. Incuriosito, Angel cliccò con il mouse sul banner pubblicitario
e si trovò davanti agli occhi il sito ufficiale dello studio. Il giovane
avvocato aveva ormai dimenticato il libro che stava quasi per comprare un
attimo prima, adesso voleva solo trovare più informazioni possibili sull’uomo
che stava per diventare il socio suo e di suo padre. C’era la sua biografia che
lodava la capacità di Hank che lo avevano portato ad essere un personaggio d
successo senza l’aiuto di nessuno. Vi erano elencate tutte le tappe che
l’avevano fatto diventare un ottimo avvocato, ma anche le sue vicende personali
come il matrimonio con Joyce e la nascita delle sue due figlie. Non
soddisfatto, Angel decise di fare un giro nella sezione Gallery divisa a sua
volta nella sezione vita pubblica e vita privata. Nella prima c’erano le foto
delle varie apparizioni in pubblico nei grandi processi e anche dei vari
riconoscimenti che aveva ricevuto nel tempo. Nella seconda sezione c’erano le
foto del suo matrimonio e le foto di famiglia con le figlie e i vari parenti.
Angel si lasciò sfuggire un sospiro nel constatare quanto fosse megalomane
quell’uomo per arrivare a mettere on-line le sue foto personali con moglie e
figlie. D’un tratto si ritrovò a scorrere tutte le foto in cerca del volto di
Buffy, la vide piccolissima tra le braccia della madre, la vide all’età di
circa 5 anni con un orsetto di peluche e anche a 12 anni con i capelli ormai
biondissimi e il sorriso sulle labbra. Un sorriso che non era riuscito a vedere
la sera prima durante la cena per la fusione. Rimase immobile ad osservare la
foto più recente, la didascalia diceva che in quella foto aveva 16 anni, e
Angel riuscì a vedere tutto il suo splendore. Era la stessa ragazza che aveva
visto a casa Summers, ma aveva una luce negli occhi che ormai sembrava essere
sparita. Continuava a pensare a come poter convincere il padre a farsi dire
cosa le fosse successo, cosa le era capitato di tanto brutto da farle perdere
il sorriso e quella luce? Sospirò rassegnato, aveva passato anni a criticare
l’altra gente perché non faceva altro che fare pettegolezzo e ora lui si ritrovava
nella stessa situazione. Era come una droga, sentiva che c’era qualcosa in
quella ragazza che lo attirava e non sapeva per quale motivo. Voleva sapere
cos’era successo con il suo ragazzo. Cercò di ricordare il suo nome, ma non ci
volle poi molto. Nel momento in cui suo padre lo aveva pronunciato aveva
sentito sorgere in lui una gelosia mai provata prima e gli era rimasto impresso
nella mente. Liam O’Connor, quello era il nome del ragazzo di Buffy Summers,
che ormai aveva conquistato il suo cuore senza neanche provarci.
Abbandonò
il sito di Hank Summers, disgustato dalla vanità di quell’uomo, e aprì Google
per fare una ricerca sul ragazzo che, invece, possedeva il cuore della
diciassettenne. Ci volle parecchio prima che potesse restringere il campo, ma non
appena ci riuscì una voce in particolare colse la sua attenzione. Aprì il link
e venne indirizzato sul sito del Sunnydale Journal. Il 12/02/1998 era stato
pubblicato un articolo che raccontava di una rapina avvenuta sul molo di
Sunnydale. Scorrendo tra le righe riuscì a leggere il nome di Liam O’Connor,
figlio di Colin e Gwen proprietari di una videoteca locale. Secondo l’articolo
il ragazzo si trovava sul molo a passeggiare con la sua ragazza Elizabeth
Summers, figlia di Hank e Joyce Summers, quando erano stati improvvisamente
avvicinati da uno sconosciuto che chiedeva indicazioni. Tutto si era poi
trasformato in una rapina durante la quale il ragazzo era stato ferito
mortalmente da uno degli aggressori. L’articolo si concludeva raccontando il
futile arrivo dell’ambulanza dopo la morte del giovane Liam tra le braccia
della sua amata.
Angel
rilesse l’articolo per l’ennesima volta, ancora non riusciva a credere a quello
che aveva appena scoperto. Erano passati solo 3 mesi dall’accaduto e Hank si
era lanciato in quella campagna per la fusione con il loro studio legale,
incurante dei sentimenti della figlia. Suo padre aveva avuto ragione a dire che
quella casa era un inferno e non poteva neanche lontanamente immaginare come
potessero fare Dawn e Buffy a viverci ogni giorno.
Chiuse
il laptop, incapace di guardare oltre quell’articolo di giornale che recava nel
mezzo la foto del ragazzo che aveva conquistato il giovane cuore di Buffy
Summers. Colei che ora possedeva il suo.
Capitolo
7
Buffy
si tolse gli auricolari e si concentrò sui rumori della casa, le era sembrato
di sentire un tonfo, ma adesso non sentiva più niente. Poi vide la porta
aprirsi piano piano e si mise seduta sul letto in attesa di vedere chi ci fosse
dall’altra parte. La testa castana di Dawn comparve titubante “Buff?” la
ragazza sospirò e spense il suo I-pod “Cosa vuoi?” la secondogenita entrò nella
stanza e si sedette accanto a Buffy con un balzo “La mamma parla da sola in
cucina” la bionda si ritrovò a sospirare per la seconda volta e fece più spazio
alla sorella “Dawn, lo sai che fa così quasi tutte le sere. Perché ti
sorprende?” “Non è quello, è solo che…” sospirò anche lei e si sistemò i
capelli dietro l’orecchio “Ha rotto un bicchiere e il ghiaccio del suo scotch
si è rovesciato tutto a terra. La colpa, ovviamente, non era la sua. Era la
mia!” Buffy tornò a sdraiarsi sul letto a due piazze, sistemando i cuscini
sulla spalliera di pelle nera per sé e per sua sorella “Mettiti qui e smettila
di lamentarti.” Dawn fece come le era stato detto e poi fissò gli occhi
sull’altra ragazza, la vide rimettersi gli auricolari, accendere l’I-pod e
chiudere gli occhi rilassandosi al suono della musica. Quando capì che non ci
sarebbe stata alcuna conversazione, volse lo sguardo verso il resto della camera.
Buffy l’aveva arredata personalmente, i loro genitori le avevano dato via
libera e due carte di credito nella speranza che fare spese potesse aiutarla a
superare la morte del suo ragazzo, Liam. La ragazza aveva acquistato mobili
neri con rifiniture viola, la testata del letto di pelle nera con il copriletto
viola, completavano l’arredamento le tende viola e una poltroncina dello stesso
colore. Di certo non era la classica camera di una diciassettenne, tutta
colorata con fiori e farfalle. Circa tre mesi prima Buffy era stata così, una
ragazza come le altre a cui piacevano i film romantici, le uscite con gli amici
e i colori pastello. Adesso usciva solo per evitare i genitori, guardava i film
dell’orrore e amava il nero e il viola, ovviamente.
“Buffy”
la chiamò cercando ancora una volta di iniziare una conversazione, ma l’altra
non la sentì, così riprovò dandole un colpo sul braccio “Buffy” “Cosa?!”urlò la
ragazza indispettita, evidentemente cominciava a pentirsi di aver fatto entrare
la sorella “Cosa farai quando ti sarai stancata di tutto questo nero?” la voce
dell’innocenza, pensò Buffy sorridendo nonostante tutto “Cosa ti fa pensare che
mi stancherò?” “Voglio dire che prima o poi vorrai rivedere altri colori e
vorrai…” “Dawn, smettila di girarci intorno. Quando mi sentirò meglio forse
vorrò altri colori per la mia stanza, ma non ora” fece una breve pausa e poi
sorridendo riprese “E poi mi è sempre piaciuto il viola e il nero è un
classico” “Anche il bianco” ribattè la sorella e Buffy la colpì giocosamente.
Ogni
volta che la madre ci andava giù pesante con l’alcol, il che accadeva spesso,
le due sorelle si ritrovavano nella stanza della più grande e parlavano del più
e del meno o giocavano ai videogiochi. Dopo la morte di Liam, Dawn era stata
costretta a passare quelle serate da sola dato che Buffy non era proprio di
compagnia, ma da qualche settimana avevano ricominciato a stare insieme di più
e questo non dispiaceva a nessuna delle due. “Allora che facciamo questa sera?”
chiese Dawn saltando in ginocchio sul letto e togliendo l’I-pod dalle mani
della sorella “Che vuoi dire? Non facciamo niente, io ascolto la musica e
tu…non so, trovati qualcosa da fare” cercò di riprendersi il lettore mp3, ma
l’altra lo allontanò ancora di più. “Dai, facciamo qualcosa! Vuoi giocare a
Final Fantasy?! Dai, vediamo chi vince” “No, Dawn non…” Buffy non riuscì a
completare la frase, infatti la sorella si alzò dal letto iniziò ad urlare
“Perché fai così? Perché non vuoi stare neanche più con me?” “Dawn calmati” la
ragazza si avvicinò alla più piccola e cercò di toccarle un braccio, ma questa
si scansò “No! Non puoi continuare a fare così! Io non posso sopportare mamma e
papà tutta da sola!” iniziò a piangere, ma non smise di urlare “Rivoglio mia
sorella!! Ridammi mia sorella!!” crollò sul pavimento con la moquette viola e
si mise le mani sul viso nel disperato tentativo di fermare le lacrime che
scendevano copiose. Buffy era senza parole, in ginocchio sul letto osservava
sbalordita sua sorella rannicchiata a terra che piangeva per lei, anzi no…a
causa sua. Si sedette accanto a lei a terra e le posò un braccio sulle spalle
“Dawn, mi dispiace, è solo che…” “No, Buffy” la interruppe l’altra “A me
dispiace, non avrei dovuto dirti quelle cose. Mi spiace davvero. Lo so che stai
passando un brutto periodo e io non ti sto aiutando, anzi…” “Ehi, non dire
così. Hai fatto bene a dirmi quelle cose.” Si mise in piedi e cominciò a
camminare per la stanza “Mi spiace di non essere stata me stessa ultimamente,
ma è davvero un periodo difficile per me” “Lo so, Buffy, non devi scusarti con
me” “Ma voglio farlo, Dawnie. Lo so che mamma e papà sono terribili e che ti ho
lasciata da sola in questo schifo, ma ho bisogno di tempo. Tempo per stare da
sola e tempo per abituarmi al fatto che…” abbassò lo sguardo e ricacciò
indietro le lacrime “che Liam non c’è più” sorrise tristemente con gli occhi
pieni di lacrime e Dawn l’abbracciò forte e la lasciò sfogare. Come al solito,
nel momento in cui sua sorella aveva bisogno di lei, non sapeva cosa dire. Era
successa la stessa cosa al funerale di Liam e in tutti i giorni a seguire, lei
si era limitata a sedersi accanto alla ragazza e a stare in silenzio. Bella
sorella. Sospirò e cercò di trovare le parole adatte “Sai, io…a me…piaceva
davvero Liam” Buffy la guardò strano e poi sorrise in maniera più convincente
rispetto a poco prima “Grazie Dawn” in fondo era l’unica persona in famiglia a
pensarla in quella maniera ed era stato carino da parte sua dirlo, anche se in
ritardo di tre mesi.
Passarono
il resto della serata a giocare a Final Fantasy, così come aveva proposto Dawn
all’inizio e poi si misero nel grande letto a due piazze. Dawn fu la prima ad
addormentarsi e Buffy la osservò a lungo, prima di alzarsi e andare verso la
finestra che dava sulla strada. Prese in mano il ciondolo di Liam, che il padre
si era deciso a ridargli dopo la cena di quella sera. Era d’argento con inciso
sopra il tao simbolo della pace interiore, proprio ciò che Buffy aveva cercato
di raggiungere in tutti quei mesi senza riuscirci. Facendo in quel modo, però,
non si era resa conto di aver reso la vita della sua sorellina un inferno, più
di quanto non lo fosse già per una dodicenne, soprattutto in quella casa. Si
voltò verso il letto e guardò ancora una volta Dawn che dormiva tranquilla e
promise che da quel momento avrebbe fatto il possibile, non per se stessa, né
per i suoi genitori, ma per la sua sorellina. Certo, il dolore sarebbe stato
ancora lì, l’avrebbe accompagnata ancora a lungo, ma non per questo era
costretta a vedere ogni nuova alba con un peso nel cuore. In fondo Liam sarebbe
stato sempre con lei, sempre nel suo cuore.
Capitolo
8
Giles
prese l’ultimo scatolone e lo posò sul camion dei traslochi, poi si voltò per
l’ultima volta verso l’edificio che per più di 25 anni era stato il suo luogo
di lavoro, ma anche il suo rifugio e dove aveva avuto la fortuna di incontrare
la sua adorata moglie. Angel gli posò una mano sulla spalla “Allora, sei pronto
per questa nuova avventura?” il padre si tolse gli occhiali con un gesto
indispettito e iniziò a pulirli “Non scherzare Angel. Questa è una cosa seria,
se dovessero esserci dei problemi…” “Papà” lo interruppe il giovane ridendo
“abbiamo firmato un miliardo di documenti per evitare qualche trucco da parte
di Hank. Non accadrà nulla” lo sospinse verso la macchina “E poi, ti sembra
questo il momento di ripensarci” salirono a bordo e il loro autista li
accompagnò verso la nuova sede:
Buffy
scese dal suo new beetle verde decappottabile, che suo padre le aveva regalato
per i suoi 16 anni, prese le buste dai sedili posteriori e si diresse verso
l’ingresso dello studio legale di suo padre. Proprio in quel momento una
limousine le passò accanto e si fermò in mezzo alla strada per lasciar scendere
Angel e Rupert Giles. La ragazza si fermò e sorrise per salutare i due uomini
“Salve Buffy” le disse colui che ormai considerava come un padre, più del
proprio “Come va?” “Bene” rispose l’altra con un sorriso che Rupert non vedeva
ormai da tempo “Ho portato queste a mia madre” continuò la ragazza sollevando
le buste del negozio di decorazioni “Voi siete pronti per la grande fusione”
chiese con tono ironico e Giles le sorrise complice. “Oh, Buffy, ti ricordi di
mio figlio Angel?” “Ah, si. Ciao” rispose timidamente e il ragazzo nel sentir fare
il suo nome si riscosse dallo shock nel quale ancora si trovava dopo averla
vista scendere dalla sua auto. Bellissima. Aveva i capelli biondi sciolti sulle
spalle con una fascia rosa a pois, gli occhiali da sole con la montatura rosa,
un paio di jeans a vita bassa con la cinta in tinta con la fascia e una
maglietta sempre rosa.
Alla
fine riuscì solo a sorriderle in risposta e riprese a camminare al fianco di
suo padre che si stava avviando verso l’ingresso insieme alla ragazza. “Oggi mi
sembri…come dire…” Rupert sembrava non riuscire a trovare le parole adatte, non
voleva ferirla o riportarle alla mente brutti ricordi, ma allo stesso tempo ci
teneva a farle notare che c’era stato un notevole cambiamento nel suo
comportamento nel giro di poche settimane. Buffy decise di toglierlo dal suo
imbarazzo “Sto meglio. Certo, ci sono momenti e momenti, ma posso dire che me
la cavo” sorrise e Giles ricambiò con sincero sollievo. Era la seconda volta
che la vedeva sorridere in meno di dieci minuti, mentre prima non sorrideva
neanche una volta in una giornata intera. “Mamma?” urlò la ragazza non appena
entrarono nell’edificio e la donna apparve subito davanti a loro “Oh, brava!
Hai preso tutto?” “Credo di si” rispose esasperata Buffy, togliendosi gli
occhiali da sole “Joyce” disse Ruper come segno di saluto “Oh Rupert, Angel,
siete arrivati! Bene, Hank farà un po’ tardi e noi siamo venute ad aprire lo
studio così che potevate scaricare le vostre cose. Inoltre, sto preparando una
festa per la fusione, Hank vuole che tutto sia perfetto” La donna sembrava
contenta e soprattutto indaffarata, infatti subito dopo i saluti si allontanò
di fretta per continuare ad organizzare i preparativi. Buffy scosse la testa e
tornò a rivolgersi ai due uomini “Fa sempre così quando si tratta di feste.
Comunque, dov’è la vostra roba?” “Oh, il camion dovrebbe arrivare a momenti.
C’era traffico, è già una fortuna che siamo arrivati noi in tempo” rispose
Giles “Ok, allora vi mostro i vostri uffici nel frattempo” Buffy fece cenno
loro di seguirla “Papà ha detto di fare come se foste a casa vostra, dato
che…bè, ormai questa è casa vostra” si fermò davanti ad una porta di legno
massiccio e l’aprì “Questo sarà il tuo studio Rupert” si avvicinò alla
scrivania in mogano e prese in mano la targhetta con il suo nome “Papà ha
preparato anche queste” “Vedo cha ha sistemato proprio tutto” “Già” posò la
targhetta e si avviò verso la porta per poi rivolgersi con più timidezza ad
Angel “Se vieni con me ti mostro il tuo ufficio” “Certo” riuscì a balbettare il
ragazzo. Fino a quel momento era rimasto in silenzio, non riusciva a parlare in
sua presenza, soprattutto adesso che sapeva tutta la sua storia. Quel giorno,
però, sembrava più contenta o forse era tutta una messa in scena “Allora,
vieni?” la voce della ragazza lo riportò nuovamente alla realtà “Si, certo”
“Ah, Buffy” la chiamò Rupert prima che i due potessero lasciare la stanza
“Potresti darci un minuto da soli?” “Ma certo Giles. Ti aspetto fuori” disse
rivolta a Angel prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle. “Cosa c’è
papà?” chiese Angel preoccupato per quell’improvvisa richiesta del padre
“Dovrei chiedertelo io questo” “Che vuoi dire?” “Non hai detto una parola da
quando siamo arrivati” Angel abbassò la testa sconfitto, forse era stato troppo
palese “Allora?” lo esortò l’uomo “Non lo so, io sono un po’ distratto e…” “Io
so cosa ti distare. Sei diventato curioso, sei diventato come tutte quelle
persone che hai criticato perché facevano pettegolezzo” “No, io…” il padre lo
rimproverò con uno sguardo che diceva più di mille parole e Angel sospirò
“D’accordo, sono curioso. Non riesco a capire perché non mi hai detto quel è il
problema. Comunque sai una cosa?! Non importa. Non importa, perché sembra stare
meglio, no?! Gliel’hai detto anche tu” Giles sorrise compiaciuto “Si, è così.
Quindi cerca di essere meno distratto e vai a vedere il tuo nuovo ufficio”
Angel annuì e fece per uscire, ma il padre aggiunse “Lo sai che adesso non è il
momento migliore per queste negligenze. Dobbiamo tenere gli occhi aperti, non
sappiamo ancora cosa ci aspetta in questo studio” “Lo so papà, non
preoccuparti” con questo lasciò l’ufficio. Non voleva dire a suo padre di aver
fatto ricerche su Liam, non l’avrebbe presa bene. prima o poi gliel’avrebbe
detto, doveva solo trovare il momento più adatto.
Buffy
si voltò non appena sentì la porta aprirsi, non sapeva per quale motivo ma quel
ragazzo la metteva in imbarazzo. “Sei pronto?” gli chiese cercando di evitare
di guardarlo negli occhi, quegli occhi castani simili a quelli di Liam. No, non
poteva mettersi a pensare a quelle cose adesso, altrimenti…Sentì le lacrime
pungerle gli occhi e volse lo sguardo altrove, ma non fu abbastanza veloce
“Ehi, tutto ok?” chiese Angel preoccupato avvicinandosi fino a sfiorarle un
braccio “Si” rispose in fretta l’altra ritirandosi e passandosi velocemente il
dorso della mano sugli occhi “Vieni, ti faccio vedere il tuo ufficio” concluse
tornando a sorridere e incamminandosi lungo il corridoio. Evidentemente ancora
non era passato del tutto il dolore per la sua perdita, d’altronde era successo
solo pochi mesi prima, ma in ogni caso pareva fare grandi progressi.
“Sai”
disse cercando di spezzare il silenzio che si era creato, era meglio non lasciarla
per troppo tempo sola con i suoi pensieri. “Mi piace il tuo ciondolo…” Tra
tante cose che avrebbe potuto dire, ovviamente, aveva scelto quella sbagliata.
La ragazza, infatti, smise di camminare e si voltò di scatto posando
automaticamente una mano sul pendente che portava al collo. Nei suoi occhi
poteva leggere tristezza, ma anche timore come se avesse paura che potesse
portarglielo via. “Mi spiace se ho detto qualcosa di sbagliato, volevo solo…”
la vide scuotere la testa e sorridere “No, scusami tu. Io non so cosa mi è
preso…cioè lo so, è solo che…” “Ehi, non devi spiegarmi niente. Dicevo solo che
è bello” le sorrise e poi fece un gesto verso il corridoio “Vogliamo andare”
così ripresero a camminare.
La
ragazza aprì la porta dell’ufficio che gli era stato assegnato e Angel rimase a
bocca aperta. Era stupendo “Mio padre ha voluto trattarti con i guanti e ti ha
dato il suo vecchio ufficio. Ha detto che si aspetta molto da te: la nuova
generazione” sorrise sprezzante e Angel la guardò offeso “Cosa c’è? Non credi
che possa essere all’altezza?” subito Buffy cercò di riparare
all’incomprensione “No, non volevo dire questo. Credo solo che mio padre non
avrebbe dovuto fare delle discriminazioni tra te e tuo padre. Insomma, tu sarai
anche la nuova generazione, ma questo è un lavoro che richiede esperienza e di
certo ne ha più tuo padre che tu e…” Buffy sollevò lo sguardo e vide che il
ragazzo le sorrideva compiaciuto. Si ritrovò nuovamente a scusarsi con questo
estraneo con il quale non faceva altro che dire o fare le cose sbagliate “Mi
spiace, non volevo essere invadente. Non sono cose che mi riguardano” “No,
anzi, mi piace chi dice quello che pensa” le fece l’occhiolino “E poi non hai
tutti i torti, ma non preoccuparti questo non dividerà me e mio padre. Lui
capirà” “Si, lo so. Lui è Giles” rispose la ragazza con affetto nella voce,
doveva proprio essere legata al suo vecchio.
Per
tutto quel tempo suo padre era stato amico con questa famiglia dove viveva
questa creatura stupenda e lui non ne aveva saputo niente fino a quel momento.
Doveva recuperare il tempo perso.
Capitolo
9
La
musica di certo non era delle migliori, ma il cibo poteva andare. Buffy era
rimasta per tutto il tempo vicino al buffet cercando di evitare tutti i clienti
del padre che provavano a parlare con lei. Non facevano altro che parlare di
università e del mondo del lavoro, ben sapendo che l’anno successivo sarebbe
entrata al college.
Dawn,
d’altro canto, era rimasta sempre attaccata alla madre nel tentativo di
conoscere più gente possibile ed entrare nel mondo dell’alta società. Joyce
ovviamente era entusiasta dell’interesse della figlia e non faceva altro che
rimarcare le differenze tra lei e la secondogenita, mettendo in risalto il
disinteresse di Buffy per la vita mondana.
Hank,
invece, aveva passato la serata a presentare i suoi clienti a Rupert e Angel,
che avevano fatto altrettanto presentando a suo padre i loro. Buffy non
riusciva a credere che una festa potesse essere organizzata con il solo scopo
di fare affari, tutto quello andava contro il concetto vero e proprio di
‘festa’. Si voltò per allontanarsi da quella pazzia e si diresse verso le
toilette. La zona antistante l’ingresso ai bagni degli uomini era sempre
tranquilla durante quei party, erano tutti troppo occupati anche solo per
andare in bagno. Cosa che non si poteva dire per quello delle donne, sempre
affollato da signore con cipria e rossetto. Voltò l’angolo e si appoggiò al
muro tirando un sospiro di sollievo, lì nessuno l’avrebbe trovata. “Vedo che
non sono l’unico ad aver bisogno di una pausa” Buffy si girò di scatto e
sorrise nel vedere Angel seduto su una delle poltrone che si trovavano nella
zona relax antistante i bagni “Evidentemente” si sedette su una delle poltrone
libere “Immagino che per te sia cento volte peggio” “Forse” Angel la guardò con
attenzione, come al solito era perfetta “Spero di non dire qualcosa di
sbagliato anche questa volta, ma mi piace il tuo vestito” Buffy rise
“Complimenti, non hai sbagliato niente. E grazie” restarono in silenzio mentre
un uomo faceva il suo ingresso in bagno. Poi Buffy tornò a guardarlo “Senti,
volevo scusarmi per la sera in cui siete venuti a cena, io…” “No, non farlo.
Non hai fatto niente di male” “Invece si. Sono scesa in ritardo e vi ho fatto
aspettare per la cena. Inoltre, ti ho fatto credere chissà cosa quando mi hai
vista sulle scale.” Fece un pausa e attese che lo stesso uomo che era entrato
poco prima uscisse e si allontanasse. “In realtà mio padre aveva preso il mio
ciondolo” si toccò il pendente con le dita “e mi aveva detto che me lo avrebbe
restituito dopo la cena. Ero lì solo per riprendermelo” tirò su le spalle,
cercando di minimizzare l’accaduto, ma a quel punto a Angel venne spontaneo
chiederle per quale motivo suo padre le avesse tolto il ciondolo. La ragazza
sembrò presa alla sprovvista “A lui non piace” Angel annuì, ma aveva capito che
quella non era la vera ragione.
In
quel momento fece il suo ingresso Dawn “Lo sapevo che ti eri nascosta qui”
disse rivolta alla sorella, ma poi notò anche Angel “Oh, ci sei anche tu. Buffy
si nasconde sempre qui alle feste in ufficio, vedo che hai seguito il suo
esempio” Angel sorrise imbarazzato e la ragazzina tornò a parlare con la
sorella “Mamma ti cerca” Buffy roteò gli occhi e si alzò “Cosa vorrà adesso?”
“Non hai ancora conosciuto la signora MacDonald, ha un figlio che va a Stanford
e mamma vuole…” “Mamma vuole troppe cose” sospirò Buffy, ma la sorella non le
diede retta e si rivolse all’altro “In realtà ho un messaggio anche per te. Tuo
padre ha detto che la signorina Cordelia Chase ti stava cercando.” Angel
spalancò gli occhi, non poteva essere vero, non le aveva detto di questa festa
proprio perché non la voleva tra i piedi. “Sei sicura?” Dawn annuì e Buffy lo
guardò incuriosita. Era forse gelosa? Non poteva essere vero, di certo era
un’allucinazione, uno scherzo della sua mente. E poi a cosa stava pensando?
Tutto quello era comunque illegale dato che lei aveva solo 17 anni e lui ben
24! Anche se, in effetti, tra alcuni mesi lei sarebbe diventata diciottenne e
tutto si sarebbe sistemato. Angel scosse la testa, non riusciva neanche a
capire come avesse potuto pensare una cosa simile. Lei non era interessata e
tutto questo era pura follia, neanche la conosceva. Invece si, gli disse una
voce nella sua mente, la conosci dal momento in cui l’hai vista fare il suo
ingresso nella sala da pranzo a casa Summers.
Tornarono
tutti e tre nel salone dove si stava svolgendo la festa e si separarono per
fare ognuno il proprio dovere. Angel venne subito intercettato da Cordelia
“Dov’eri finito? Ti ho cercato dappertutto” “Cordelia che cosa ci fai qui?”
“Come? Non sei contento di vedermi?” l’ultima cosa che voleva era una scenata
in perfetto stile Cordelia Chase di fronte a tutti i suoi clienti vecchi e
nuovi, quindi si limitò a dire “Non è per questo. Solo che…” non sapeva più
cosa dire, ma per fortuna lei con la sua parlantina lo interruppe “So che non
mi hai invitata, forse perché la situazione era nuova e non sapevi come
comportarti. Comunque ci ho pensato io, amore, è tutto risolto.” “Che vuoi
dire?” “Con tutta questa storia della fusione nessuno ha pensato a che fine
avrei fatto io, eccetto me. Quindi ho deciso di prendere in mano le redini
della situazione e sono venuta a parlare con il nuovo capo” “Hank non è il
nuovo capo, siamo soci alla pari” “Come preferisci. Comunque alla fine lui mi
ha offerto il posto della sua segretaria” “Ma come? Non ne aveva già una?” “Si,
ma ha detto che era tempo di cambiamenti. Non è stupendo” notando l’espressione
confusa di Angel si affettò ad aggiungere “Certo, mi dispiace di non poter più
essere la tua di segretaria, ma ci vedremo spesso lo stesso. Non sei contento?”
Angel sorrise sebbene ancora non riusciva a decidere se quella fosse una bella
notizia o una brutta. Perché Hank aveva preso la sua segretaria, tra l’altro
quasi completamente incapace nello svolgere il suo lavoro? Forse era per
ricevere delle informazioni che solo la ragazza poteva conoscere riguardo i due
nuovi soci. In quel caso avrebbe avuto una bella delusione, infatti proprio per
il suo vizio di parlare troppo Cordelia non sapeva proprio nulla delle
questioni che riguardavano la sede legale Giles & Son. Risolto quel
problema un dubbio gli sorse “Ma allora io dovrò cercarmi una nuova segretaria”
“Oh tesoro, credo proprio di si” rispose Cordelia attaccandosi ancora di più al
suo braccio come una grande piovra. “Scusami un momento” riuscì a liberarsi
dalla stretta mortale della ragazza e si diresse dritto verso Hank Summers
“Hank, posso parlarti un momento?” “Certo, giovanotto. Ah Rayne” disse rivolto
all’uomo con cui stava parlando prima che Angel lo interrompesse “Questo è il
mio nuovo socio Angel Giles, il figlio di Rupert” “Ma certo, Rupert. Sai, io e
tuo padre eravamo molto amici da giovani. Sai, lo chiamavano Lo Squartatore per
come gestiva i suoi processi” “Si, mi sembra di aver sentito una storia simile”
rispose Angel, per poi tornare a rivolgersi a Hank “Possiamo parlare, in
privato” “Ma certo, scusaci Ethan” l’altro annuì e si allontanò. “Allora
ragazzo, cosa c’è di così importante da dovermi parlare subito e in privato?”
“Niente di così importante, è solo che…ho appena incontrato la mia segretaria,
cioè ex-segretaria, Cordelia Chase e…” “Ah, ma certo. Mi sono scordato di
dirtelo. Sai l’altra sera, quando mia moglie ha accennato alla signorina Chase
a cena e tu hai detto che era solo un’amica, ho pensato che ti stessi facendo
un favore liberandoti di lei e dandoti la possibilità di cambiare aria. Sai
cosa intendo?” “Non proprio” Angel davvero non riusciva a capirlo e corrugò la
fronte “Adesso sei libero di sceglierti un’altra segretaria, una che non pensi
al matrimonio come la signorina Chase.” Gli fece l’occhiolino e Angel comprese
dove voleva arrivare l’uomo. Hank credeva che lui usasse le sue segretarie per
‘piacere personale’ e che Cordelia si fosse attaccata troppo emotivamente e
quindi credeva di averlo liberato. In effetti era così, ma non per la stessa
ragione che credeva lui. “Capisco, certo. Grazie” rispose decidendo che era
meglio non contraddirlo, in fondo gli aveva fatto davvero un favore liberandolo
da Cordelia “Bene, adesso hai il campo libero per trovare la segretaria che
faccia al caso tuo. Nel frattempo per l’estate mia figlia Buffy ti aiuterà”
“Buffy?!” quasi urlò Angel “Si, ma non preoccuparti se la sa cavare bene. Aiuta
sempre me quando qualche segretaria si licenzia o viene licenziata, andrà bene
anche per te per un po’ di tempo. Per settembre quando la scuola ricomincerà,
però, dovrai trovarti un’altra assistente, perché Buffy non può perdere la
scuola. Deve andare a Stanford l’anno prossimo” “Ovviamente” riuscì a dire
Angel sebbene non avesse più fiato in gola. Buffy sarebbe stata la sua
assistente per 3 lunghi mesi. Questa esperienza si stava rivelando più
promettente del previsto.
Capitolo
10
Buffy
chiuse la porta d’ingresso di casa Summers senza fare troppo rumore nella
speranza che i suoi genitori non la sentissero. Si avviò verso la scalinata che
portava in soffitta, ma venne fermata da suo padre “Buffy? Sei tornata
finalmente” gli fece cenno di spostarsi in salotto “Vieni, dobbiamo parlare”
“Di cosa?” chiese esasperata la ragazza, cominciando comunque a seguire il
padre “Stavo pensando che forse non è il caso che quest’estate tu frequenti
quei corsi estivi avanzati in vista dell’università” si sedettero sulle
poltrone di pelle del suntuoso salotto “Sei già a buon punto con i crediti per
l’ingresso a Stanford, sebbene i tuoi voti siano scesi in quest ultimo
periodo.” Buffy tirò un sospiro di sollievo, almeno non avrebbe dovuto passare
quell’estate a sgobbare sui libri come aveva fatto l’anno precedente. I suoi
genitori con questa storia di Stanford la stavano stressando troppo, certo
anche a lei piaceva quella università, ma non voleva passare tutto il tempo che
le rimaneva fino alla laurea a studiare. “Allora, cos’hai in programma per me
quest’estate?” chiese ormai rassegnata al fatto che suo padre le avrebbe
programmato la vita fino a che avesse abitato sotto il suo stesso tetto. L’uomo
si sedette di fronte alla figlia e con un sorriso luminoso sul volto le disse
“Verrai a lavorare al mio studio. Cosa ne pensi?” “Perché dovrei venire a
lavorare proprio da te? Perché non in qualche altro posto, se proprio devo
lavorare” “Non manderò mia figlia a fare l’elemosina da qualcun altro. Possiamo
gestirci i soldi in famiglia e poi preferiresti lavorare per un estraneo che
per tuo padre?!” un estraneo, pensò Buffy. Aveva lavorato altre volte con lui,
ma solo per brevi periodi e non per 3 mesi di seguito, non si prospettava una
bella avventura. “Comunque” continuò il padre “Questa volta non sarai la mia
assistente, ne ho già trovata un’altra” “Hai licenziato quella vecchia? Di
già?” la brutta abitudine di suo padre di licenziare una segretaria al mese
l’aveva sempre costretta a prendere il loro posto fino a che lui non trovava
una sostituta. “Non criticarmi sempre” “Va bene, allora vuoi dirmi a cosa ti
servo?” “Angel ha bisogno di un’assistente. Gli ho dato tre mesi per cercane
un’altra e nel frattempo lo aiuterai tu” Angel, perché ultimamente tutto girava
intorno a quel ragazzo? Ovunque andava se lo trovava intorno e ora doveva anche
fargli da segretaria. Sospirò, in fondo sapeva bene che qualunque cosa avrebbe
detto, suo padre non avrebbe cambiato idea “Non pensare anche che mi metterò
uno di quei completi che porta la mamma. Io indosso quello che mi pare” “Puoi
venire vestita come vuoi, sei la figlia del capo” le sorrise e la lasciò sola.
Buffy sospirò di nuovo e si diresse verso la sua camera. Guardiamo il lato
positivo, disse a se stessa, almeno non dovrò passare il mio tempo a studiare.
Salì in camera sua e si diresse dritta in bagno per farsi una doccia, era già
in ritardo prima di tornare a casa e ora, dopo la chiacchierata con suo padre,
era in tremendo ritardo. Doveva incontrare Gwen e Colin all’Espresso Pump, li aveva
chiamati quella mattina perché sentiva il bisogno di parlare con loro. Dopo
tutta quella storia con Dawn aveva cercato di fare del suo meglio per tornare
ad essere quella che era, almeno in parte, ma era difficile e ogni giorno il
senso di colpa si faceva sentire un po’ di più. Liam era morto da troppo poco
tempo perché lei potesse ricominciare a vivere la sua vita come se niente fosse
successo.
Mentre
era sotto la doccia la porta si aprì “Buffy, sono io” “Accidenti Dawn, mi ha
fatto prendere un colpo!” le urlò l’altra da sotto il getto dell’acqua. La
sorella rise “Chi pensavi che fosse?” “Non lo so, ma come ti viene in mente.
Almeno bussa prima” “Hai parlato con papà? Ti cercava” “Si” “Cosa voleva?” “Il
solito, devo lavorare da lui quest’estate fino a che il figlio di Giles non
troverà una segretaria” “Vuoi dire Angel?! Oh, quel ragazzo è proprio carino
non trovi?” disse sghignazzando, ma l’altra non le rispose. Non appena pensava
una cosa come quella, il suo cuore smetteva di battere e la sua mente ritornava
al momento in cui Liam le aveva detto di amarla prima di morire tra le sue
braccia. Non poteva farlo. Dawn si rese conto di aver detto una cosa sbagliata
e cercò di riparare “Mi spiace, non volevo” “No, non fa niente” rispose
cercando di minimizzare l’accaduto. Poi uscì dalla doccia avvolta
nell’asciugamano “In fondo, non hai tutti i torti. E’ carino” Dawn si spostò
per fare spazio alla sorella e cercò di cambiare argomento “Adesso cosa devi
fare? Ti va di uscire e affittare un film? Possiamo vederlo questa sera” Anche
questa volta il volto di Buffy si rabbuiò. “Ecco, ci risiamo” disse esasperata
la ragazzina “Non si può più parlare con te. Cosa ho detto questa volta?”
“Niente Dawn” disse Buffy con un sorriso “E’ solo che è proprio andando ad
affittare un film che ho conosciuto Liam. Ma non preoccuparti, questa volta
stavo solo ricordando i bei tempi.” Le sistemò i capelli e iniziò a vestirsi
“Comunque non posso adesso. Ho un appuntamento all’Espresso Pump con Colin e
Gwen, ma se vuoi dopo torno con loro al negozio e prendo qualcosa. Cosa vuoi
vedere?” “Che negozio?” “Il loro negozio, la videoteca. Dove ho conosciuto
Liam. Ma che hai?” “Scusa, ma non sapevo che lo avevi conosciuto in videoteca e
neanche che i suoi genitori ne possedevano una. Non mi raccontavi mai queste
cose” “Bè, Liam non piaceva a nessuno. Era meglio non girare il coltello nella
piaga” “A me piaceva, te l’ho detto” rispose Dawn abbassando il capo, ancora
imbarazzata per aver fatto quella confessione più di tre mesi dopo l’accaduto. “D’accordo,
comunque vuoi un film oppure no?” “Ma lo vediamo insieme?” “Si, questa sera lo
vediamo insieme” Buffy scosse la testa sorridendo, sua sorella sembrava proprio
bisognosa di compagnia “Allora prendi quello che vuoi, ma niente film
dell’orrore” l’ammonì “Ok, ma niente film per ragazzine o commedie romantiche”
“Un thriller?” dissero in coro e scoppiarono a ridere. Buffy finì di vestirsi,
si legò i capelli e uscì dal bagno “Ok, allora questa sera torno con un film e
la pizza. Ci vediamo più tardi” dopo essere uscita dalla camera sembrò
ripensarci e tornò dentro “Non fare danni nella mia stanza e quando esci chiudi
la porta” poi sparì.
Gwen
e Colin erano seduti ad un tavolo posto vicino alla finestra che dava sulla
strada “Eccola” disse sorridendo la donna “E’ arrivata” “Ciao, scusatemi tanto
per il ritardo” “Oh non preoccuparti piccola” disse l’uomo alzandosi da
gentiluomo e aiutandola a prendere posto “Ero già in leggero ritardo quando
sono arrivata a casa per cambiarmi, ma poi mio padre mia ha bloccata per
parlare e…scusate” “Davvero, non fa niente. Abbiamo preso già un caffè, tu vuoi
qualcosa?” “Un gelato?!” disse guardandosi intorno in cerca della cameriere, ma
Colin le posò una mano sul braccio “Lascia, ci penso io” si alzò e lasciò sole
le due donne. “Allora Buffy, come vanno le cose?” “Oh, dritti al punto” disse
sorridendo “Scusa, solo che ci hai fatto stare in pensiero. Non è da te
chiamare per vederci all’improvviso” “Già, ma non c’è nulla di cui
preoccuparsi. Volevo solo parlare con voi” Colin tornò con il suo gelato “Ecco
qui, vaniglia e cioccolato. Come piace a te” “Grazie” “Allora di cosa volevi
parlaci?” Gwen rise “Vedi, anche lui vuole andare dritto al sodo. Eravamo
preoccupati” Buffy sorrise e Colin le guardò confuso, ma decise di lasciar stare.
Buffy mangiò un po’ del suo gelato e poi iniziò a raccontare tutto quello che
gli era successo dalla fusione con
Capitolo
11
L’ufficio
era troppo affollato per i suoi gusti, nel loro vecchio ufficio non erano
abituati a così tante persone che si aggiravano per l’edificio. Angel posò il
capo contro il legno duro della scrivania, erano solo le 9 del mattino e già
aveva mal di testa. “Sono i condizionatori” disse una voce dalla porta
d’ingresso. Alzò subito il capo e vide la ragazza che aveva occupato i suoi
pensieri tutti i giorni fin da quando l’aveva incontrata. Si raddrizzò sulla
sedia, imbarazzato per lo stato in cui lei lo aveva trovato entrando “Scusami,
cos’hai detto?” “Che è colpa dei condizionatori se hai già mal di testa” “Che
fai? Leggi nel pensiero?” “No, lo so perché qui a quasi tutti viene il mal di
testa. I condizionatori sono regolati ad una temperatura troppo alta, è colpa
di mio padre che soffre il caldo come un pinguino nella savana” si avvicinò
alla finestra e salì su una sedia “Cosa fai? Stai attenta!” si affrettò a
raggiungerla pronto a riprenderla nel caso in cui fosse caduta “Stai
tranquillo. Vedi,” disse aprendo una piccola finestra in alto “basta che lasci
aperta questa e avrai un cambio d’aria senza perdere il fresco del
condizionatore” scese dalla sedia con un balzo e gli sorrise “Allora, capo”
disse enfatizzando le sue parole “quale compito vuoi affidarmi?” “Ah, oggi
cominci a lavorare qui?” “Si, non lo sapevi?” “Si, solo che…ho perso la
cognizione del tempo da quando abbiamo cambiato sede. Qui è tutto…” “Pazzesco”
offrì Buffy “Già, non ci sono abituato” “Lo farai presto. Di mio padre puoi
dire quello che vuoi, ma è un bravo avvocato. Questo è il posto migliore dove
imparare” poi si accorse di quello che aveva appena detto e cerò di riparare
“Non che pensi che tu abbia bisogno di imparare, insomma, non so come lavori,
ma…” Angel scoppiò a ridere improvvisamente e Buffy non riusciva a capire cosa
ci fosse di divertente “Sai una cosa” cercò di dire il ragazzo dopo essersi
ripreso “Da quando ci siamo conosciuti non facciamo altro che scusarci per
qualsiasi cosa diciamo. Facciamo un patto” “Che patto?” “Ognuno può dire quello
che vuole all’altro. Senza preoccuparsi di offenderci a vicenda. Certo, questo
non vale per gli insulti” le fece l’occhiolino e Buffy gli fece un sorriso
porgendogli la mano “Affare fatto” suggellarono il patto e decisero di mettersi
al lavoro. Non sarebbe stato facile concentrarsi con quella ragazza in giro per
il suo ufficio, pensò Angel, ma era comunque la cosa più bella che gli fosse
mai capitata.
La
giornata passò in fretta, anche troppo secondo il parere di Angel. Erano già le
5 di pomeriggio e tutte le faccende più importanti erano state sistemate, Buffy
era stata perfetta, sebbene quello non fosse il suo campo e non avesse pezzi di
carta che testimoniassero le sue capacità. Adesso erano seduti entrambi alla
sua scrivania e sistemavano i documenti della giornata che dovevano essere
posti sulla scrivania di Hank entro le 6. Essendo il primo giorno l’uomo aveva
deciso di controllare il loro operato, dopotutto non voleva rischiare di
perdere tutto ciò per cui aveva lavorato una vita solo perché loro non si erano
ancora abituati alla nuova routine. “Io ho finito” annunciò la ragazza
stirandosi i muscoli intorpiditi e sistemandosi i capelli. Angel spalancò gli
occhi “Hai finito? Tutto?” lei annuì e lo guardò cercando di capire quale fosse
il problema, poi lo vide abbassare gli occhi sulla sua pila di fogli. Buffy non
riuscì a trattenersi e rise “Oh, mi fa piacere che la mia condizione ti
diverte” esclamò Angel incrociando le braccia e fingendo di essere furente
“Solo perché sei stata più veloce di me nel fare quello che dovrebbe essere il
mio lavoro, non significa che puoi prenderti gioco di me” “Bè devi ammettere
che è divertente” riuscì a dire Buffy dopo essersi ripresa. Sospirò con il
sorriso sulle labbra “Dai, dividiamoci i fogli che ti restano” allungò una mano
per prendere la pila di documenti, ma lui la spostò “No, vai a casa. Finisco
io” lei si alzò e si avvicinò alla sua parte di scrivania “Si, così domani mattina
quando tornerò ti troverò di ancora qui” lui rise e si rilassò contro lo
schienale della propria sedia, mentre Buffy sistemava i fogli. Era così vicina
che poteva sentire l’odore di vaniglia provenire dai suoi capelli biondi, se
continuava così non sapeva se sarebbe stato in grado di trattenersi oltre.
Riprese a lavorare non appena lei gli passò la sua pila dimezzata di fogli e
cercò di concentrarsi, anche se riusciva a farlo a malapena. Lei si era rimessa
al suo posto dal lato opposto al suo, ma il suo odore era ancora nell’aria.
Questa
volta finirono insieme e Buffy si offrì di portare i figli da suo padre “Tanto
devo chiedergli a che ora pensa di tornare per la cena” “D’accordo, allora ci vediamo
domani?” chiese titubante “Per forza, ormai lavoro qui” sorrise più rilassata
rispetto a quella mattina. Alla fine passare una giornata intera a stretto
contatto con lui non era stato poi tanto male ed erano riusciti a conoscersi
meglio. Angel la guardò lasciare l’ufficio e tirò un sospiro di sollievo, non
sapeva per quanto ancora sarebbe potuto andare avanti senza toccarla o peggio
ancora. Doveva stare attento, ma nonostante tutto quella era stata una giornata
stupenda e, se tutto andava bene, lo sarebbe stata anche domani e dopodomani e
così fino alla fine delle vacanze estive. Cioè fino a che Buffy Summers avrebbe
lavorato con lui come sua assistente.

Angel
se ne stava poggiato alla macchina in attesa che suo padre uscisse dall’edificio
e lo raggiungesse, era sempre l’ultimo ad uscire quando era ora di tornare a
casa. Sua madre era sempre stata paziente a questo proposito e sapeva che se il
lavoro finiva alle 6, lei doveva aspettarli a casa per le 8. Quella sera non
era diversa dalle altre. Nel frattempo lui restava sotto la luce flebile di un
lampione nel parcheggio dello studio legale, solo con i suoi pensieri. Non gli
dispiaceva restare solo a riflettere di tanto in tanto, anzi c’era chi diceva
che lo faceva fin troppo spesso, ma questa volta tutto ciò che desiderava era
vedere la figura di suo padre che lo raggiungeva alla macchina. Infatti, era da
quando aveva lasciato l’ufficio che non faceva altro che pensare alla sua
segretaria bionda. Che clichè, una ragazzina bionda con gli occhi verdi, la
tipica ragazza californiana, era riuscita a catturare la sua attenzione e da
quel momento non c’era stato spazio per altro. Cordelia continuava a chiamare,
anche nel cuore della notte, ma niente era più come prima e la semplice
compagnia di una donna non gli bastava più. Non voleva ripiegare su Cordelia
solo per non sentirsi solo, voleva avere lei tra le braccia, solo lei: Buffy.
Scosse la testa, non riusciva a credere che dopo tanto tempo era riuscito a
trovare la ragazza per lui e si trattava di una diciassettenne. Non solo era
illegale, ma era anche la figlia del suo nuovo socio. Potevano sorgere molti
problemi non appena faceva un passo falso e in quella situazione particolare,
con un ragazzo morto nel bel mezzo di tutto, il rischio di commettere un errore
era altissimo. Gli esplodeva la testa, non poteva più pensarci. Per fortuna, a
salvarlo dalla pazzia, comparve suo padre con la sua giacca di tweed e la
ventiquattrore. “Era ora” sbottò senza neanche farlo arrivare alla vettura
“Ehi, brutta giornata figliolo?” chiese comprensivo aprendo la portiera “No, mi
spiace. Non è per il lavoro. Sono solo stressato” Salirono in macchina e si
avviarono verso casa “Allora, se non è il lavoro, cosa ti stressa?” “Niente di
importante” cercò di minimizzare il ragazzo, ma Rupert lo conosceva troppo bene
“E’ per la ragazza” “”Quale ragazza?” finse Angel, ma sapeva bene di essere
stato scoperto “Oh, andiamo Angel. Sappiamo entrambi di cosa stiamo parlando
qui. Sei interessato a lei più di quanto credi e credi che questo possa creare
dei problemi” “Devo essere pazzo. Voglio dire, senza contare che è minorenne,
ci siamo appena legati a suo padre con un contratto multimilionario!” “E qual è
il problema?” “Come sarebbe qual è il problema?!” chiese shockato il ragazzo
“Mi ammazzerà e ci farà abbandonare la nostra professione” “Se ti dovesse
uccidere, Angel, l’ultimo dei tuoi problemi sarebbe il lavoro” “Smettila di
prenderti gioco di me! Io sto parlando sul serio!” il padre rise, divertito da
quella situazione “Angel, qualsiasi cosa provi per lei, forse dovresti provare
a dirglielo” “Stai scherzando, vero?! Lo farei volentieri se solo non ci fosse
un piccolo problema: è illegale!!” quasi urlò al limite della pazienza “E poi…”
sussurrò, ma si fermò prima di tradire se stesso con una rivelazione non adatta
a quel particolare momento “Poi cosa?” lo sollecitò il padre “Niente, è solo
illegale” “Angel, è illegale solo se i genitori non danno il consenso e sono
convinto che i coniugi Summers saranno più che felici di vedere la loro
primogenita al tuo fianco” “Ne dubito” “E poi neanche quello è un problema
insormontabile. Buffy a gennaio diventerà maggiorenne” Angel si voltò verso suo
padre e lo osservò a lungo prima di parlare “Perché mi stai dicendo queste
cose? Perché vuoi tanto che ci provi con lei?” “Credo che potrebbe funzionare,
tu no?” “Vuoi soltanto farmi fare da cavia” “Che vuoi dire?” “Sai benissimo di
cosa sto parlando!” gridò ormai arrabbiato con il proprio padre per tutti quei
trucchi che stava usando su di lui “Vuoi vedere se Buffy è pronta. Vuoi vedere
se accetterà o meno il mio invito a uscire. Se lo farà allora ti sentirai più
tranquillo, saprai che le è passata; se invece rifiuterà potrai tornare a
preoccuparti per lei. Non tieni conto dei miei sentimenti, però” “Oh Angel,
certo che tengo conto dei tuoi sentimenti. Se non le dici niente finirai per
esplodere, inoltre devi imparare a buttarti nelle situazioni figliolo.”
“Sappiamo bene entrambi che rifiuterà. Non è pronta” “Tu come fai a saperlo?”
“Oh credimi lo so” “Che vuoi dire?” chiese Giles sempre più insospettito “Ho
scoperto tutto, nonostante il tuo rifiuto di condividere le informazioni con
me” “Di cosa stai parlando?” “Di Liam, papà. Sto parlando di lui” Giles accostò
la macchina improvvisamente e si sentì il clacson di un’altra automobile che
sfrecciò accanto alla loro “Chi te l’ha detto?” chiese scandalizzato “Nessuno,
stavo facendo un giro su internet e ho visto il sito di Hank” “Oh disgustoso”
esclamò Giles, incapace di trattenersi dal commentare, ma poi fece proseguire
il figlio “C’erano foto di Buffy da piccola e anche recenti. Mi sono messo a
pensare a quello che mi avevi detto dopo la cena a casa Summers e mi è venuto
spontaneo cercare notizie su questo Liam O’Connor. Sono un avvocato, è quello che
faccio, cerco notizie sulle persone” “Per poterle incastrare, non per un
proprio tornaconto personale” “Volevo vedere se era un tipo a posto, se andava
bene per Buffy. Come potevo sapere che era morto?” restarono in silenzio a
lungo. Giles ripensava a quel ragazzo che aveva incontrato spesso insieme a
Buffy, mentre Angel cercava ancora di capacitarsi del fatto che qualcosa di
così terribile fosse capitato ad una ragazzina. “Lei lo sa?” chiese
all’improvviso Giles, mentre rimetteva la macchina in moto e si riavviava verso
casa “No, ancora non siamo così, come dire, intimi” “Dovresti dirglielo, prima
che ti possa sfuggire qualcosa senza volerlo. A quel punto sarà troppo tardi e
l’avrai ferita” “Già, cercherò di trovare il momento più adatto” il problema era
trovare l’occasione giusta. Proprio ora che stavano iniziando ad andare
d’accordo avrebbe dovuto rovinare tutto, ma in fondo era necessario. Non voleva
ferirla, ma forse se trovava le parole giuste si sarebbe sistemato tutto. E
forse avrebbe anche trovato il coraggio di dirle quello che provava.
Capitolo
12
“Accidenti”
imprecò Angel correndo a ripararsi dalla fitta pioggia che stava scendendo su
Sunnydale. Non pioveva mai nel Sud della California e doveva piovere proprio
quella sera, la sera in cui lui aveva scelto di essere un idiota e di lasciare
la sua ventiquattrore in ufficio con tutti i documenti da rileggere per la
riunione della mattina successiva. “Maledizione” imprecò entrando nella hall
dello studio legale “Non avevi un ombrello?”chiese una voce che avrebbe potuto
riconoscere ovunque “Buffy? Cosa ci fai qui?”“Potrei chiederti la stessa
cosa”gli fece notare la ragazza alzandosi dalla poltrona dove era seduta e
avvicinandosi a lui. Gli passò una mano sui capelli gocciolanti e fece una
smorfia “Sei tutto bagnato”“Si, beh,in caso non l’hai notato, fuori diluvia”
lei rise “Io l’ho notato e tu?” “Spiritosa, davvero” cercò di darsi una
sistemata poi si guardò intorno “Sei sola?” lei abbassò lo sguardo “Ah, no. C’è
mio padre di là. Devo aspettare lui per tornare a casa. Mi ha accompagnata
un’amica questa mattina, volevo tornare a casa a piedi, ma come puoi ben vedere
sta piovendo”“Capito” “E tu?” “Oh, io ho dimenticato dei documenti in ufficio.
Devo leggerli per domani mattina...” si bloccò quando sentì un rumore provenire
dagli uffici “Forse tuo padre ha finito di lavorare”la sentì ridere amaramente
“Sta facendo di tutto là dentro tranne che lavorare, credimi” Angel la guardò
incuriosito “Che vuoi dire?”ma lei cambiò subito argomento “Niente, lascia stare.
Prendi i tuoi documenti prima che te li scordi di nuovo qui”lui le cacciò la
lingua scherzosamente e si diresse al suo ufficio. Pensava di trovare Buffy
dietro di sé, ma quando si voltò vide che si era fermata vicino alla finestra
nella hall e guardava fuori. Si affrettò a prendere la valigetta nera dalla sua
scrivania per tornare da Buffy, ma un altro rumore lo fece fermare. Forse era
il caso di salutare Hank, probabilmente poteva anche suggerirgli scherzosamente
di tornare a casa e lasciar stare il lavoro, in fondo Buffy era là ad aspettare
da chissà quanto. Stava per bussare
quando sentì gemiti e rumori inconfondibili provenire dall’interno. Non
riusciva a credere che quell’uomo aveva lasciato la figlia ad aspettare mentre
lui se la faceva con qualcuno nel suo ufficio. Oppure l’uomo non sapeva che la
figlia lo stava aspettando, anche se questo non giustificava il suo
comportamento, era pur sempre un uomo sposato. Si affrettò a raggiungere Buffy
“Ehi, tuo padre lo sa che lo stai aspettando?”lei annuì continuando a guardare
fuori dalla finestra pensierosa, poi si voltò e sorridendo amaramente aggiunse
“E’ solo che la tua ex-segretaria sembra tenerlo talmente occupato che si è
scordato di me”Angel spalancò gli occhi “Vuoi dire Cordelia?!” era scandalizzato,
anche se non riusciva a capire per quale motivo. In fondo stavano parlando di
Cordelia Chase, la donna che avrebbe fatto di tutto pur di ottenere una
posizione di successo. “Senti, non preoccuparti. Non è la prima volta e non
sarà l’ultima. La tua amica è solo stata
abbastanza stupida da cadere nella sua trappola. Quando si sarà stancato di lei la licenzierà e toccherà a me
prendere il suo posto fino alla prossima vittima”“Non sembri sconvolta”chiese
confuso “Non lo sono, te l’ho detto non è la prima volta. E poi non mi
interessa” “E tua madre?” “Penso che lo sappia, ma non fa niente per evitarlo.
Sono sicura che starà già finendo la sua
prima bottiglia di vodka della serata”La vide passarsi le mani sulle braccia
scoperte, evidentemente quella mattina quando si era vestita lo aveva fatto
secondo il tipico clima della California, non si era aspettata vento e pioggia.
E neanche di dover aspettare che suo padre finisse di giocare con la segretaria
nel suo ufficio. “Hai mangiato qualcosa?” “No, ancora no. Comunque sto bene,
davvero. Tu vai, ci vediamo domani” “No, non ti lascio qui. Vieni, ti do un
passaggio. Ho anch’io una macchina cosa credi?!” “Davvero?! Credevo venissi con
il monopattino” lo prese in giro lei, mentre si avviavano verso la sua vettura.
“Io
prendo un cheeseburger con patatine e coca cola”disse Buffy alla cameriera, che
era venuta a prendere la loro ordinazione non appena avevano preso posto in uno
dei tavoli del locale. “Per me solo un caffè. Grazie”disse l’altro, la donna
annuì e si allontanò “Hai intenzione di mangiare tutto?”chiese Angel una volta
soli “Certo, perché no?”lui scosse la testa e lei lo guardò quasi furente “Non
dirmi che sei uno di quei tipi a cui piacciono le ragazze che ordinano solo
insalata e che poi, per i crampi alla pancia, si abbuffano a casa?!”Angel rise
divertito “No, non sono così. Tu mi sembravi una di quelle ragazze, tutto
qui”“No”disse con espressione fiera guardando verso la cucina in attesa della
sua portata, cosa che divertì Angel ancora di più e lo fece innamorare ancora
di più. “Avevi proprio fame, eh?”“Tu che dici?! Sono le 10 di sera! Non mangio
da mezzogiorno”Proprio in quel momento la cameriera portò il caffè e il cibo,
poi li lasciò di nuovo soli mentre Buffy faceva già il primo morso al suo
panino “Scusa, ma tu non dovevi dare un’occhiata a quei documenti per
domani?”chiese con la bocca mezza piena “Si, ma lo farò più tardi” “Quando? E’
già tardi” “Non preoccuparti, mangia. Piuttosto, non dovresti far sapere a tuo
padre che sei venuta via con me. Potrebbe preoccuparsi” lei sollevò un
sopracciglio scettica “Lo so, non si è dimostrato molto interessato prima, ma è
pur sempre tuo padre” lei sospirò e tirò fuori il cellulare dalla borsetta “Gli
mando un sms, contento?!” “Si, grazie. Non vorrei ricevere una ramanzina domani
o scoprire che sono stato denunciato per rapimento”lei rise mentre riponeva il
cellulare “Hai già fatto?!”chiese lui sconvolto “Si, ho solo scritto che sto
bene e torno dopo. Non preoccuparti, basterà ”bevve un sorso di coca cola poi
aggiunse “Allora, leggi” “Come scusa?” “I documenti leggili. Li rivediamo
insieme”lui rise “No, ti annoierei soltanto” “No, dico sul serio, leggili. Lo
facevo sempre con mio padre quando ero più piccola. Coraggio”
Così
passarono il tempo a rivedere documenti bevendo caffè e mangiando gelato. Angel
non pensava di essere mai stato cos’ felice in tutta la sua vita, passare
quella sera con Buffy aveva reso il suo lavoro più piacevole. Quando,
finalmente, riuscirono a completare la lettura e il loro dessert, Angel pagò il
conto e insieme si avviarono alla macchina. Buffy aveva provato a convincere il
ragazzo a lasciarla tornare a piedi dato che aveva smesso di piovere, ma lui
non aveva voluto sentire ragioni “Stai scherzando?!”aveva esclamato “Lo sai che
ore sono?! Non puoi girare da sola a quest’ora! Sali!” le aveva fatto
l’occhiolino aprendole la portiera. Adesso si stavano avviando verso casa
Summers e un piacevole silenzio riempiva l’abitacolo, Angel poteva vedere con
la coda dell’occhio la ragazza che guardava fuori dal finestrino. La serata era
andata bene e anche se non poteva essere considerato un vero e proprio
appuntamento, gli aveva aperto gli occhi. Doveva provare a fare qualcosa.
Prima, però, doveva togliersi una spina dal fianco: Liam. “Sai, non sapevo che
tu e mio padre vi conosceste tanto bene” meglio cominciare con le cose semplici
“Si, mio padre lo conobbe ad una festa, c’erano tutti avvocati e loro fecero
amicizia più o meno. Voglio dire, amici come possono esserlo due avvocati
rivali” “Io ho scoperto che vi conoscevate solo la sera che siamo venuti a
cena. Mio padre era piuttosto preoccupato per te...” lasciò la frase in sospeso
in attesa di vedere quale sarebbe stata la sua reazione. Buffy sospirò “Lo so,
non stavo molto bene quella sera. Adesso va meglio” “Sono contento”le cose non
stavano andando come aveva sperato, lei non sembrava interessata a condividere
qualcosa di personale, si manteneva sul vago e adesso toccava di nuovo a lui
fare un altro passo avanti. “La tua famiglia era stata invitata alla festa dei
25 anni di matrimonio dei miei genitori” “Si, io non sono venuta, però” “Lo so,
hai creato grande scompiglio”disse cercando di sorridere sebbene fosse molto
agitato e inquieto “Davvero? Immagino che mio padre non abbia fatto altro che
lamentarsi per il fatto che non fossi presente” “No, lui ha detto a tutti che
non ti sentivi bene”la vide sorridere amaramente, ma non disse nulla e lui
riprese a parlare fiducioso di aver intrapreso la strada giusta questa volta
“Le altre ragazze invece, loro erano impossibili” “Cosa c’è di diverso dal
solito?” chiese ironica “Niente. Sono le solite stupide ragazzine ricche che
non hanno altro da fare che parlar male degli altri”lei non disse niente in
risposta e lui cominciò a preoccuparsi, forse stava sbagliando anche questa
volta, ma non poteva fermarsi proprio adesso, così riprese a parlare cercando
di coinvolgerla “Non vuoi sapere cosa dicevano di te?”“Non proprio, no”ok,
adesso poteva affermare senza ombra di dubbio che anche il piano B stava
fallendo “So bene che quello che dicono è sempre inventato, ma non
vorresti...”fu interrotto dalla ragazza che cominciava ad apparire arrabbiata e
infastidita da quei discorsi “Credevo che tu non fossi un tipo da pettegolezzi”
“Non lo sono” “Allora perché stiamo parlando di un gruppo di stupide oche senza
cervello?!”ora era furiosa, quindi Angel decise di passare al piano C. Aveva
sperato di poterlo evitare, non voleva arrivare a quel punto, ma era meglio che
farla arrabbiare più di quanto non avesse già fatto. “Senti, Buffy, mi spiace.
Non volevo farti arrabbiare, ma...” “No, scusami tu. Stavi solo cercando di
fare conversazione e io ti ho trattato malissimo. Il fatto è che non è un
argomento facile per me”“In realtà non volevo solo fare conversazione, avevo un
secondo fine”lei lo guardò confusa “Che vuoi dire?”“Non volevo ferirti
arrivando dritto al punto, volevo farlo passo passo...” “Angel, arriva adesso
al punto. Cosa vuoi dirmi?”erano quasi arrivati a casa Summers e il ragazzo
preferì evitare scenate proprio davanti alla sua abitazione, così si fermò
qualche isolato prima “Cosa stai facendo?”chiese lei, notando che si erano
fermati “Ho bisogno di parlarti, ma so che ti infurierai e non voglio rischiare
un incidente d’auto” “Come fai a sapere che mi arrabbierò?” “Una cosa alla
volta, ok?” cercò di rilassarsi contro lo schienale del sedile e riprese a
parlare “La sera della festa dei miei genitori ho sentito quelle ragazze” le
rivolse uno sguardo scherzoso “O oche, come le hai definite tu”lei ricambiò lo
sguardo, ma era ancora inquieta per la situazione che era venuta a crearsi.
Angel riprese a parlare “parlavano di te e del fatto che non fossi presente
alla festa. Hanno iniziato a dire delle cattiverie e a fare congetture sul
perché non eri lì” “Tipo?” “Hai detto che non volevi saperlo”le fece
l’occhiolino e la vide roteare gli occhi, alla fine si decise a dirglielo
“Parlavano di spacciatori e stupro, dicevano che ti eri data alla droga dopo
uno stupro” lei rise “Quelle ragazze dovrebbero rifarsi una vita”“Comunque, lì
per lì non gli diedi troppa importanza, ma dopo tutte le stranezze che sono
successe a casa tua durante la cena ho cominciato a pensare che avessero detto
la verità” “Pazzesco!Come hai potuto?!” “Lo so, ma dopo che ti eri comportata
in quel modo talmente strano” “Non era certo perché ero stata violentata!”
disse ancora incredula, come poteva la gente inventare bugie tanto assurde. “Lo
so...voglio dire adesso lo so” si fermò, adesso arrivava la parte più difficile
e non sapeva proprio come continuare “Tutto qui? Volevi sapere se quelle
stupide avevano ragione?!” lo sguardo negli occhi del ragazzo le fece capire
che non era così “Cos’altro c’è?” “Dopo la cena io e mio padre abbiamo parlato
un po’. Lui non mi ha detto niente, ma io ho capito che qualcosa non andava.
Quella notte non riuscivo a dormire, ho acceso il computer e...” “Angel” lo
interruppe cercando di capire dove voleva arrivare raccontandogli tutti quei
particolari, ma lui sollevò una mano per fermarla “No, lasciami finire, per
favore”lei annuì “Ho iniziato a navigare su internet, come al solito, ma poi ho
visto la pubblicità dello studio legale di tuo padre e mi sono ritrovato nel
suo sito”Buffy roteò gli occhi, evidentemente anche lei era disgustata dalle
manie megalomane del padre, ma lui si limitò a continuare “Ho visto le tue foto
da bambina e la curiosità ha avuto la meglio. Mio padre non aveva detto molto
riguardo la tua situazione o del perché ti fossi comportata in quel modo, ma
aveva fatto un nome...”all’improvviso la vide impallidire, stringere i pugni e
la sentì sussurrare “Liam” Angel abbassò lo sguardo, aveva fatto il possibile
per non ferirla, ma non ci era riuscito. “Non ci posso credere!”disse la
ragazza con un tono che non prometteva nulla di buono “E io che per un attimo
ho pensato che fossi una brava persona! Chi ti ha dato il diritto di
impicciarti dei fatti miei?! Non ti riguardano!”“Lo so, io...” “No, non voglio
sentire un’altra parola hai detto anche troppo” “No, ascoltami, per favore. Non
volevo ferirti, mi è venuto spontaneo cercare notizie su Liam...” “Non devi
neanche pronunciarlo il suo nome! Non ne hai il diritto!”era proprio furente,
pensò Angel, forse era il caso di lasciarla calmare. Proprio in quel momento la
vide aprire la portiera e allontanarsi a piedi. La lasciò stare, di certo non
era la persona più adatta per starle accanto in quel momento e poi,
fortunatamente, la casa della ragazza non era poi così lontana. Restò seduto lì
fino a che non la vide raggiungere la sua abitazione. Un’altra stupenda serata
insieme a Buffy Summers si era trasformata in quella che probabilmente era la
serata più brutta della sua vita.
Capitolo
13
Buffy
gettò un’ultima occhiata alla propria immagine allo specchio, aveva indossato
la sua gonna a righe grigia e nera con gli stivali neri e una maglietta dello
stesso colore. Improvvisamente si fermò ad osservare il disegno sulla maglia,
era un puttino sopra una nuvola grigia e sopra recava la scritta angel. Angel.
Con rabbia si tolse l’indumento e lo gettò sul letto, aprì l’armadio e indossò la
maglietta dell’Hard Rock Cafè. Quello non era il momento adatto per pensare a
Angel, era sabato e quella giornata era dedicata a Liam. Doveva incontrare Gwen
e Colin al Restfield Cemetery e non voleva farlo indossando una maglietta con
la scritta Angel. Dopo quello che era successo la sera precedente non voleva
pensare a Angel Giles per tutto il resto del weekend. Lo squillo del suo
cellulare interruppe il corso dei suoi pensieri, si diresse verso la propria
borsa Playboy e guardò il display: Angel. Parli del diavolo, pensò Buffy
roteando gli occhi e rifiutando la chiamata. Era dalla sera precedente che
provava a chiamarla, la ragazza non aveva mai rimpianto così tanto di aver dato
il suo numero a qualcuno come in quel preciso istante. Ripose il cellulare nella
borsa e si diresse verso la macchina, non poteva proprio pensare a lui.
Sospirò, sedendosi sul sedile di pelle beige del suo new beetle, non poteva
mentire a se stessa aveva pensato a lui e anche a lungo. Non era riuscita a
prendere sonno la sera prima, era rimasta sveglia a riflettere sul modo in cui
aveva reagito e sul modo in cui l’aveva trattato. Non era stata giusta con lui,
in fondo aveva solo provato ad essere sincero e lei avrebbe dovuto apprezzare
questa sua qualità. Aveva ripensato alla serata che avevano trascorso insieme,
le risate, la lettura dei documenti, era stato tutto perfetto ed era riuscita a
non pensare a Liam per più di 30 minuti di seguito. Si sentiva in colpa per
questo, ma le aveva fatto bene svagarsi un po’ e lui era stato magnifico fino
al momento in cui le aveva rivelato di essersi informato sul suo ragazzo morto.
Si passò le mani sul volto e sospirando mise in moto la macchina. Basta pensare
a Angel, il sabato era dedicato a Liam. Doveva andare a trovarlo al Restfield
Cemetery come faceva ogni sabato mattina dalla sua morte.
“Grazie
per essere venuta con noi, Buffy” disse Gwen abbracciando la ragazza “Ma stai
scherzando?!” chiese scandalizzata “Si tratta di Liam! Perché mi stai
ringraziando?” Colin sospirò “Buffy, io e Gwen non vogliamo che tu resti troppo
legata a noi. Se senti il bisogno di diminuire le visite al cimitero a noi non
dispiace. Può solo significare che stai superando il lutto” “Ma io non voglio
diminuire le visite. Cosa ve lo fa pensare?” “Oggi sembri, come dire,
distratta?” disse Colin “E’ per colpa di quel ragazzo? Come si chiama? Angel?”
chiese compiaciuta Gwen “Si” sospirò Buffy “Ma non nel senso che intendi tu.
Abbiamo litigato, lui ha fatto delle ricerche su Liam” “Che ricerche?” domandò
subito allarmato l’uomo “Niente di particolare, credo che volesse solo sapere
chi fosse. Non sapeva che fosse morto e io…non lo so, non sono rimasta ad
ascoltare la sua spiegazione. Mi sono infuriata e sono uscita dalla macchina”
“Forse avresti dovuto ascoltarlo” “Già, ma avevo bisogno di razionalizzare il
tutto. Magari più tardi lo chiamo per chiarire” continuarono a camminare lungo
il vialetto che conduceva verso l’uscita del cimitero e a Buffy si fermò il
cuore nel petto. “Tesoro, cos’hai?” le chiese preoccupata Gwen quando la vide
immobile in mezzo al sentiero “Quella è l’auto di Angel” sussurrò la ragazza
indicando una mercedes nera accostata lungo la strada fuori dai cancelli del
cimitero “Oh perfetto! Cosa stai aspettando? Noi ci vedremo presto” le sistemò
una ciocca di capelli come avrebbe fatto una madre e la sospinse verso l’auto.
La portiera si aprì e un bel ragazzo, alto e con i capelli castani, uscì dalla
vettura. Gwen e Colin si sorrisero prima di incamminarsi verso la loro auto
“Speriamo che le cose si sistemino presto” disse la donna “Lo spero anch’io,
cara. Buffy se lo merita” rispose l’uomo mettendo un braccio sulle spalle della
moglie, mentre si allontanavano.
“Angel?
Cosa ci fai qui?” lui sorrise felice di constatare che la ragazza ancora non
gli aveva urlato contro per questa sua visita improvvisa. “Sono passato a casa
tua e Dawn mi ha detto che potevo trovarti qui. Io volevo parlarti” “Lo so,
anch’io. Volevo scusarmi per la mia reazione di ieri” “Buffy no. Sono io che
devo scusarmi” lei rise e Angel la guardò confuso “Ok,” riprese a dire lei “Non
ricominciamo a fare come quando ci siamo conosciuti. Siamo entrambi
dispiaciuti, adesso basta con le scuse” “Va bene” rispose lui con un sorriso
“Allora che ne dici se ti offro un caffè e nel frattempo parliamo un po’” “Mi
sembra una buona idea”
Si
incamminarono verso il bar che si trovava nelle vicinanze, ordinarono due caffè
da portare via e iniziarono a passeggiare nel parco, cercando di sistemare
quella strana situazione. “Stavo pensando” iniziò la ragazza spezzando il
silenzio “Che forse è il caso che cominci a raccontare tutto dall’inizio, che
ne dici?” “Buffy, io non voglio renderti le cose più difficili” “Ma a questo
punto credo sia meglio essere sinceri. Togliamoci il pensiero, no?” “Come vuoi
tu, in fondo spetta a te la parte difficile” “Va tutto bene, davvero” fece un
sorriso amaro e cominciò a raccontare di come aveva conosciuto Liam all’età di
15 anni e di come, fin dall’inizio della loro storia, i suoi genitori erano
stati contrari. Tutto era sempre stato perfetto con lui, ovviamente avevano
avuto i loro litigi come ogni altra coppia, ma erano riusciti a trovare un
compromesso ogni volta. Gwen e Colin li avevano sempre supportati, amavano il
loro figlio e con il tempo avevano imparato ad amare anche lei. Una sera come
tante altre, però, tutto era finito. Gli raccontò di come un ragazzo si era
avvicinato a loro fingendo di voler chiedere un’informazione per poi
minacciarli. Era successo tutto talmente in fretta che ancora adesso non
riusciva a capire come fosse potuto accadere. Sapeva solo che Liam era sempre
stato un tipo molto geloso e anche in quella occasione, a discapito del fatto
che le loro vite fossero in pericolo, aveva messo in mostra questo lato del suo
carattere. In un attimo si erano ritrovati circondati da tre ragazzi armati di
coltello e pistola, non appena uno di loro si era avvicinato troppo a lei, Liam
aveva fatto un passo in avanti minaccioso e ciò aveva scatenato il caos.
Ricordava di aver visto uno di quei criminali sollevare la mano che reggeva
l’arma da fuoco e poi un colpo secco. Liam si era accasciato al suolo e lei si
era inginocchiata accanto a lui, mentre i tre rapinatori fuggivano via. Le
orecchie le fischiavano per il rumore sordo che aveva sentito da troppo vicino,
le mani erano piene del sangue di Liam, che fuoriusciva dalla ferita al petto.
Sorridendo, il ragazzo aveva sollevato con fatica una mano e le aveva sfiorato
il mento, era troppo debole per riuscire ad arrivare alla guancia, e le aveva
detto di amarla. Qualcuno che passava di lì stava chiamando l’ambulanza con il
cellulare e cercava di capire se lei fosse ferita, ma Buffy non aveva più la
forza di fare niente. La vista era annebbiata dalle lacrime che scendevano
copiose sul suo volto, l’unica cosa di cui era consapevole era il peso del
corpo di Liam sulle sue ginocchia e il fatto che gli occhi del ragazzo fossero
chiusi e che nel suo petto il cuore aveva smesso di battere. Il suo adorato
Liam non c’era più.
Angel
la sentì ridere amaramente “Tutto per una stupida rapina e per il suo stupido
orgoglio maschile. Avrebbe dovuto lasciar stare e dare loro quello che
volevano” disse con amarezza Buffy, concludendo in quel modo il suo racconto
“Ma a quanto pare uno di loro voleva te” “E che importava?! Almeno lui sarebbe
ancora vivo” “Io non la vedo in questo modo. Secondo me ti ha salvato la vita”
“A quale prezzo?” “Un prezzo molto alto” sussurrò Angel, chiedendo scusa
mentalmente a quel ragazzo, che non aveva mai conosciuto, per averlo giudicato
male non appena aveva sentito fare il suo nome la prima volta. Era stato solo
geloso di sentire che la ragazza del suo cuore aveva già un fidanzato, così
aveva sperato che fosse un poco di buono, invece era stato un eroe. Gli aveva
permesso di incontrare Buffy, se non ci fosse stato lui chissà cosa sarebbe
potuto accadere.
Buffy
sollevò gli occhi e notò che, camminando, erano arrivati di nuovo davanti
all’ingresso del cimitero, guardò il ragazzo accanto a sé e sospirò “Vuoi
venire dentro?” lui seguì il suo sguardo e vide il sentiero che portava ai
mausolei e alle tombe in pietra “Se non ti spiace. Non vorrei essere di troppo”
“No, questa settimana sono già venuta da sola” si avviarono per il sentiero e
Angel non potè evitare di chiedere “Quante volte vieni di solito?” “Due. Una
volta da sola e l’altra con Gwen e Colin. Come questa mattina, il sabato
veniamo sempre qui” lui non disse nulla e lei lo guardò sospettosa “Pensi che
sia troppo spesso?” “Non sono la persona più adatta per rispondere. Non mi sono
mia trovato in una situazione simile. Comunque, penso che con il tempo ti verrà
spontaneo diminuire le visite. E’ normale” “Lo penso anch’io” indicò un punto
non molto distante “Siamo arrivati”
Di
fronte a loro si trovava una semplice tomba in pietra con sopra una croce in
ferro battuto. La lapide recava la scritta Liam O’Connor 1977 – 1998 RIP “Gwen
e Colin hanno deciso di non scrivere niente sulla lapide” disse Buffy con un
sorriso “Dicevano che tutto quello che c’era da dire su Liam non sarebbe
entrato sulla lapide” Angel vide i fiori freschi appena depositati sulla
pietra, poi spostò lo sguardo sulla ragazza. Stringeva i pugni e il ragazzo si
ritrovò d’istinto ad allungare le dita verso le sue. Buffy non si mosse, ma le
venne spontaneo aprire la mano e intrecciare le dita con quelle di Angel. Dopo
pochi secondi, però, si allontanò come se si fosse scottata e con un sorriso di
circostanza disse “Allora, ti ho offerto il caffè e raccontato metà della mia
vita. Il minimo che puoi fare per ricambiare è comprarmi un gelato” Angel
ridacchiò, mentre insieme a lei si dirigeva verso l’uscita del cimitero “Ma tu
mangi sempre?” lei spalancò la bocca indignata “Cos’è un modo subdolo per dirmi
che sono grassa?!” “Assolutamente no! Solo che mangi sempre” Buffy lo colpì
scherzosamente al braccio. Continuarono il battibecco durante tutto il viaggio
in auto fino alla migliore gelateria della città. Buffy prese il gelato più
grande per fare un dispetto a Angel “Tanto paghi tu” gli aveva detto con un
sorriso beffardo, mentre si incamminava verso i tavoli all’aperto. “Allora,
cosa pensi del tuo nuovo lavoro?” chiese la ragazza assaggiando il suo gelato
“Per ora va tutto bene” “Bene, perché, davvero, come tua assistente non avrei
potuto sopportare le tue lamentele” “Oh scusa, allora come mia assistente
prendi nota che non dovrò mai lamentarmi con te” “Ah, ok. Lo farò” risero e
ripresero a mangiare il gelato in silenzio.
Angel
si era svegliato quella mattina ancora più esausto di quando si era messo a
letto la sera prima, aveva cercato di chiamare Buffy almeno 20 volte e lei
aveva sempre rifiutato la sua chiamata. Se qualcuno gli avesse detto che, a
metà mattina del giorno successivo, si sarebbe ritrovato a ridere e scherzare
con lei davanti ad un buon gelato, non gli avrebbe creduto. Ma era la verità.
Guidava
lentamente sulla strada principale di Sunnydale per rimandare il più a lungo
possibile il momento in cui avrebbe dovuto salutare la ragazza seduta accanto a
lui. Purtroppo, però, Sunnydale era conosciuta per essere una piccola città e
in poco tempo giunsero a casa Summers. “Ok, eccoci qui” disse improvvisamente
in imbarazzo “Già, grazie per il passaggio” disse la ragazza aprendo la
portiera “Ci vediamo lunedì a lavoro” lo salutò con un sorriso cordiale e scese
dalla macchina, ma Angel fece altrettanto “Buffy, aspetta, io…” Nel momento in
cui si trovò di fronte a lei, però, le parole gli morirono in gola e ciò che
suo padre gli aveva detto in macchina qualche sera prima, gli tornò in mente
“Devi imparare a buttarti nelle situazioni, figliolo” Così, fece un respiro
profondo e si chinò sulla ragazza per posare le labbra sulle sue. Durò un
attimo o forse più, ma quando si separarono sembrava non essere durato
abbastanza. Angel fece un passo indietro e sorridendo come un ragazzino che
aveva appena ricevuto il primo bacio, la salutò “Allora, a lunedì” salì in
fretta sulla sua mercedes e sparì. Buffy era rimasta ferma sempre nello stesso
punto, non riusciva a credere a quello che era appena successo. Angel l’aveva
baciata e lei l’aveva lasciato fare. E adesso? Si sarebbero rivisti quel lunedì
e cosa avrebbe dovuto fare? Come si sarebbe comportata?
Ma
perché succedeva sempre tutto a lei?!
Capitolo
14
“Smettila
di toccare le mie cose!” urlò Buffy dal bagno “Non sto facendo niente” protestò
Angel dalla sua postazione vicino all’armadio con l’anta aperta “Ti vedo dallo
specchio, stai frugando tra i miei vestiti” “Non sto frugando, cercavo quel
vestitino nero che hai messo all’ultima festa di tuo padre, era…” venne
interrotto dal rumore secco dell’anta che si chiudeva “Smettila!” disse Buffy
dopo aver chiuso l’armadio “O non usciremo più di qui” “Questo non è colpa mia”
borbottò Angel “Ehi, nessuno ti ha detto che non è buona educazione far notare
ad una signora che ci sta mettendo troppo tempo a prepararsi?!” “No, anche
perché tu non sei una signora” Buffy fece una faccia sconvolta, ma Angel si
spiegò meglio “Sei una magnifica giovane donna e…” lanciò un’occhiata
all’orologio “noi stiamo facendo tardi per l’incontro con i miei genitori.
Buffy quanto ti manca?” lei sospirò “Sono pronta brontolone” lo baciò di
sfuggita e prese la borsetta “Andiamo”.
Erano
passati sei mesi ormai da quel fatidico bacio sul ciglio della strada davanti a
casa Summers. Buffy aveva accettato di uscire con Angel, ma gli aveva chiesto
di essere paziente, poiché non sapeva ancora se era pronta per frequentare
qualcun altro. Angel lo era stato ed era ormai da un po’ che cominciava a
pensare che la sua pazienza sarebbe stata ripagata. Da un po’ di tempo,
infatti, Buffy aveva smesso di esprimere il proprio senso di colpa riguardo la
loro storia e quella mattina, quando si erano sentiti per mettersi d’accordo
per la serata a casa sua, la ragazza aveva detto che doveva parlargli. Sperava
che non fosse nulla di brutto, ma le cose andavano troppo bene per pensare in
modo negativo.
Si
recarono alla villa della famiglia Giles per la cena organizzata proprio per
loro, quando Jenny aveva scoperto che i due ragazzi si stavano frequentando
ormai da un po’ di tempo, aveva deciso di conoscere meglio la ragazza che era
riuscita a conquistare il cuore del suo unico figlio. “Allora, qual è il
programma per la serata?” chiese Buffy “Perché è venerdì sera e io non posso
fare tardi” “Buffy, lo so che domani mattina ti vedi con Gwen e Colin. Me lo ricordi
ogni venerdì sera che preferisci non fare tardi” “Lo sai che mi piace dormire.
Non voglio svegliarmi una mattina e accorgermi di non aver sentito la sveglia e
aver così saltato l’appuntamento. E poi domani…lascia stare” Angel le gettò
un’occhiata di sfuggita per poi tornare a guardare la strada “Domani cosa?”
“Niente, ne parliamo dopo, no? Avevi detto che avremo potuto parlare dopo cena”
“Certo, dopo cena parleremo” entrò nel lungo viale della casa dei suoi genitori
e, giunti davanti all’ingresso, entrambi si avviarono alla porta. Ad aprire fu
la signora Giles con un enorme sorriso in volto “Angel, Buffy, sono così
contenta che siete qui. Entrate, la cena è già pronta” Jenny li fece accomodare
nella sala da pranzo “Rupert, per l’amor del cielo, lascia perdere il lavoro e
vieni a cena. C’è nostro figlio con Buffy” sospirò scuotendo la testa
“Quell’uomo vivrebbe per il suo lavoro se non fosse per me”
La
cena era andata benissimo, come al solito Rupert e Jenny erano stati di ottima
compagnia e vederli riuniti con il loro figlio era stata una bella esperienza.
Era da tempo che Buffy non vedeva una famiglia felice riunita a cena. “Mi piace
proprio la tua famiglia” “Ci scommetto, voglio dire la tua non è proprio un
esempio di normalità” “No, infatti. Allora, dove mi stai portando” “In un bel
posto, vedrai. E’ perfetto per parlare” Buffy guardò fuori dal finestrino
dell’auto e corrugò la fronte “Angel?” lo sentì rispondere con un mormorio
“Siamo…” si prese un momento per guardarsi meglio intorno “al molo di
Sunnydale?” “Si, ti piace qui?” “Ferma la macchina!” “Come?” “Ferma la
macchina!” Angel accostò e spense il motore “Buffy, che succede?” ma prima che
potesse finire la frase, vide la ragazza uscire dal veicolo “Dove vai?” scese
anche lui e la vide avvicinarsi alla ringhiera di legno che dava sull’oceano.
La raggiunse e prima che potesse chiedergli cosa stesse facendo, lei iniziò a
parlare “E’ qui che è morto Liam” Angel si guardò intorno e poi abbassò il capo
“Mi spiace Buffy, non avrei dovuto…” “No” disse lei voltandosi verso di lui “E’
perfetto, è il posto più adatto per dire quello che volevo dire” si prese un
momento per guardarsi in giro, poi riprese a parlare “Ho deciso che domani sarà
l’ultima volta che andrò a trovare Liam” “Buffy, non…” “No, aspetta, lasciami
finire” lui annuì “Non voglio dire che non andrò a trovarlo più, solo che lo
farò quando ne sentirò il bisogno e non ogni sabato mattina o un altro giorno
predefinito” “Mi sembra più che giusto” “Liam resterà sempre una parte
importante della mia vita e non credo che sarò mai in grado di lasciarmelo
completamente alle spalle. Vorrei che tu questo lo capissi” “Certo che lo
capisco” “Bene” Buffy sembrava un po’ nervosa adesso, ma Angel non riusciva a
spiegarsene il motivo. La vide incamminarsi lungo il molo e la seguì senza dire
niente, forse aveva bisogno di stare un po’ sola con i suoi pensieri. Poi la
vide fermarsi a guardare un piccolo negozio “Eravamo fermi proprio qui” la
sentì sussurrare “Vuoi che andiamo via?” le chiese Angel preoccupato che magari
non si sentisse al sicuro, che avesse paura di un'altra aggressione “No, sto
bene. Sto solo ripensando…” non finì la frase, ma sollevò le braccia e si
slacciò il ciondolo che Angel le aveva visto sempre indossare “Cosa fai?” “Era
di Liam” disse osservandolo il pendente argentato con il tao disegnato sopra
“Mi piaceva e un giorno me lo diede, mi disse che così lo avrei portato sempre
con me” gli occhi le si riempirono di lacrime e Buffy sollevò una mano per
asciugarseli “E’ lo stesso che tuo padre aveva preso la sera della cena?” “Si”
“Per questo sei scesa con gli occhi rossi di pianto? Perché te lo aveva preso?”
lei sospirò “No, piangevo per Liam e non mi sono accorta dell’ora. Non mi sono
resa conto che era arrivato il momento di scendere per la cena, e quando mio
padre è entrato in camera mi ha trovato che lo tenevo in mano. Me lo ha preso,
minacciando di non restituirmelo in caso mi fossi comportata male” la osservò
mentre se lo rigirava tra le mani “Credo di poterlo anche mettere in un
cassetto adesso. Non devo più portarlo sempre con me, ma…” “Sarà lì quando
avrai bisogno di lui” concluse Angel per lei sorridendo e abbracciando, colei
che ormai poteva anche considerare ufficialmente la sua ragazza.
“Sai,
tra qualche settimana sarà il mio compleanno. Faccio 18 anni” disse la ragazza
mentre risalivano in auto “Lo so” si limitò a dire Angel “Possiamo anche dirlo
ai miei se vuoi” concluse la ragazza. Fino a quel momento avevano preferito
mantenere la loro relazione nascosta alla famiglia di lei, innanzitutto perché
non sapevano ancora come sarebbe andata a finire e poi, anche perché, non
sapevano come avrebbero potuto reagire i coniugi Summers data la differenza di
età. “Quando tu sarai pronta lo faremo” “Lo sono, ma voglio aspettare di avere
18 anni” “Allora lo faremo tra qualche settimana” guidò fino a casa della
ragazza e si fermò proprio davanti al grande cancello nero “Non mi hai ancora
detto cosa vuoi per il tuo compleanno” “Sorprendimi” rispose lei in un sussurrò
baciandolo.
Epilogo
“Questo
è il regalo per te…per il tuo compleanno” disse Angel titubante, tirando fuori
dalla tasca della sua giacca un anello d’argento con incisa una corona, un
cuore e delle mani congiunte “Volevo dartelo prima, ma…” non finì la frase e
lei lo guardò sorridendo “E’ meraviglioso” “In Irlanda,” iniziò a spiegarle
Angel “dove sono nato, la gente se lo scambiava come segno di devozione. E’ un
anello Claddagh. Le mani significano amicizia, la corona rappresenta la lealtà
e il cuore…bè…lo sai” disse imbarazzato, poi prese fiato e continuò “Metti la
punta del cuore rivolta verso di te. Significa che appartieni a qualcuno”
sollevò la propria mano per mostrale un anello identico posto sul suo anulare
“Guarda, così” notò gli occhi della ragazza riempirsi di lacrime e sussurrò “Ti
prego, mettilo” lei lo indossò e osservò l’oggetto a lungo prima di sollevare
lo sguardo sul ragazzo, che la guardava a sua volta in attesa di una reazione.
“Ti piace?” non era certo di aver fatto la cosa giusta a comprarle un anello,
ma gli era sembrato il regalo perfetto. Adesso cominciava a pensare che forse
era stato eccessivo “E’ stupendo, Angel. Grazie” il ragazzo stava per
esprimerle i suoi dubbi a proposito della scelta del regalo, ma lei lo
abbracciò e lo baciò come non aveva mai fatto prima di allora. Forse le era
piaciuto davvero quell’anello Claddagh. L’aveva sorpresa, così come aveva
chiesto lei.
Buffy
e Angel erano rimasti seduti in auto per più di 10 minuti in attesa di trovare
il coraggio di presentarsi dentro casa Summers e fare il loro annuncio. “Non
può andare poi tanto male” cercò di essere positivo il ragazzo “Cosa vuoi che
succeda?” “Si arrabbieranno come matti e ci proibiranno di vederci, il che
renderà ancora più difficile questa nostro periodo di transizione” rispose
pessimista l’altra “Io non credo che…” corrugò la fronte “Che intendi con
‘periodo di transizione?’” “Bè…” la vide arrossire “il fatto che non ci
troviamo più nella fase del ‘proviamo a vedere come va’, ma siamo passati alla
fase del ‘siamo ragazza e ragazzo’” “Ovviamente” Angel cercò di darsi un
contegno, ma sentire quelle parole dette da lei era la cosa più incredibile che
avesse mai sentito: ragazzo e ragazza. Era quello che erano, dopo essersi messi
l’anello. “Va bene, questo è ridicolo Buffy. Andiamo” “Ok, va bene. Ma se va
male è colpa tua e della tua impazienza”.
Buffy
aprì la porta di casa e chiamò i genitori “Mamma? Papà? Sono a casa” “Buffy,
perché ci hai fatto tornare a casa prima?” chiese sua madre uscendo dal salone
per raggiungerli nell’ingresso, poi vide Angel “Oh, Angel. Come mai qui?”
“Ecco, noi volevamo parlare con te e papà” “Si, tuo padre è già in sala.
Venite. Angel gradisci qualcosa da bere?” “No, grazie signora Summers” si
sedettero tutti sui divani e le poltrone di pelle nera e un attimo di silenzio
riempì la stanza. “Ecco, noi…” iniziò titubante Buffy, il ragazzo la osservava,
ma decise di non dire niente. Quella era una cosa che Buffy doveva fare da
sola, sia per se stessa che per lui. Voleva vedere se era pronta ad andare fino
in fondo. “Noi volevamo annunciare che…” Joyce sollevò una mano al petto “Oh
mio Dio” Angel pregò con tutto il cuore che quell’esclamazione non fosse di
orrore “Vi siete fidanzati?!” urlò la donna e Buffy spalancò gli occhi “No! No!
Noi…” “Buffy, smettila di girarci intorno e dicci cosa succede” la rimproverò
Hank, sempre conciso come lo era anche negli affari “Va bene, allora diciamo
che io e Angel stiamo insieme da un po’” “Insieme?” chiese corrugando la fronte
l’uomo “Ma certo Hank!” esclamò Joyce “Non vedi l’anello!” si avvicinò alla
figlia e prese la mano della figlia tra le sue “Che bello. Un po’ semplice, ma
per ora può andare” “Per ora?!” chiese confusa Buffy, ritirando la mano “Mamma,
non è un anello di fidanzamento, è solo la tradizione irlandese. Angel è nato lì”
“Ah, si ricordo che i tuoi genitori erano in viaggio in Irlanda, quando sei
nato tu” disse Hank rivolgendosi a Angel, che ancora non aveva detto una parola
“Si, signore” L’uomo a quel punto si alzò e iniziò a camminare per la stanza
“Bene, allora possiamo cominciare a pensare al futuro dello studio legale”
disse tra sé e sé “Dovrò parlare con tuo padre. Diventerai parte della
famiglia” “Papà…” “Buffy, non interrompermi” la ragazza sospirò “Hank, lascia
perdere il lavoro, Angel è già socio. Dobbiamo pensare ad avvisare la gente,
invece. Organizzare una festa per annunciarlo a tutti” “Annunciare cosa?!”
chiese Buffy ormai al limite della pazienza, poi si voltò esasperata verso
Angel e lo vide sorridere “Perché sorridi?! Non c’è niente di divertente! Cosa
facciamo?!” “Niente, li lasciamo fare” “No, non siamo fidanzati! Era solo un
regalo” Angel era sempre più divertito da quella situazione, Hank e Joyce
continuavano a parlare tra di loro organizzando vari eventi per fare il grande
annuncio “Guarda il lato positivo, almeno l’hanno presa bene” Buffy spalancò
gli occhi “Tu sei pazzo! Come loro!” si alzò e si diresse fuori in veranda,
aveva proprio bisogno di aria fresca. Angel la seguì “Buffy, andiamo. Lasciali
fare, non succederà nulla se noi non lo vorremo” “No, tu non li conosci” “Stai
dicendo che ci forzeranno a sposarci?” “Possibile, anzi lo faranno certamente”
“E qual è il problema?” lei lo guardò incredula “Stai scherzando, vero?! Ho
compiuto 18 anni solo un paio di giorni fa! Non voglio sposarmi!” “Non vuoi
sposare me?” “Non è questo, noi ci frequentiamo da troppo poco tempo e poi, te
l’ho detto, ho solo 18 anni!” “Buffy, so quanti anni hai! Smettila di
ripeterlo!” la ragazza respirò profondamente e si appoggiò alla ringhiera che
dava sul giardino della casa “Possiamo sempre stare al gioco” propose Angel
“Che vuoi dire?” “Fingeremo di avere davvero intenzione di sposarci prima o
poi. Aspetteremo e vedremo come va a finire, non si può mai dire” lei lo guardò
scettica “Davvero?! Credi che finiremo per sposarci?” “Tu che ne pensi?” chiese
lui avvicinandosi alla ragazza “Penso che sei pazzo, come quei due dentro casa”
nonostante tutto però non poteva fare a meno di sorridere, ma non riusciva a
spiegarsene il motivo. Con Angel anche la situazione più brutta non sembrava
tanto male. “Incredibile” esclamò ormai sconfitta “Com’è possibile che mi
ritrovo sempre nelle situazioni più assurde?!” “L’idea di sposarmi un giorno ti
sembra tanto assurda?” chiese Angel, che iniziava ad essere un po’ preoccupato.
Buffy aveva da poco detto addio al suo primo amore e adesso doveva affrontare
il precipitare degli eventi che lui aveva scatenato regalandole l’anello. “Se
vuoi puoi togliere il Claddagh, così i tuoi si metteranno l’anima in pace” non
gli piaceva l’idea, ma voleva che fosse tranquilla e serena, non voleva vederla
farsi indietro solo per una stupidaggine fatta dai suoi genitori. “No, non
voglio toglierlo. Mi piace” rispose sottovoce la ragazza “Parleremo con i miei
genitori, gli spiegheremo che non ci sposeremo adesso…forse…un giorno” “Già,”
concordò Angel con lo sguardo rivolto al futuro “Un giorno” si sorrisero.
Sapevano entrambi che sarebbe successo, forse anche prima di quanto pensassero.
Angel
Giles & Buffy Summers
sono
lieti di invitarvi al loro matrimonio
che
si terrà il 01/01/2001
THE
END