MY OWN DEATH

 

 

 

Autore: Buffy09

 

Rating: PG

 

Timeline: AU.

 

Sommario: Angel Giles, figlio di Rupert Giles, lavora con lui in uno studio legale, ma cosa succede quando il famoso avvocato Hank Summers chiede di unire le forze?

 

Coppia: Buffy/Angel

 

Disclamer: I personaggi e i luoghi descritti non sono di mia proprietà, ma di JW, della WB e della UPN.

 

 

 

 

Capitolo 1

 

Il party era già iniziato, dall’esterno si udiva la musica proveniente dall’enorme villa di proprietà di Rupert Giles. Si festeggiavano i suoi 25 anni di matrimonio con Jenny Calendar con una festa alla quale era stata invitata mezza Los Angeles.

Angel Giles si apprestava ad entrare con al fianco la sua accompagnatrice per la serata, Cordelia Chase. Angel lavorava allo studio legale di suo padre Rupert ormai da diversi anni e Cordelia era stata la sua segretaria fin dall’inizio e da allora non aveva mai smesso di cercare di attirare la sua attenzione. Lui, da parte sua, non le aveva mai dato troppa corda conoscendo il tipo di donna che era, ma di tanto in tanto la portava con sé alle feste organizzate dallo studio legale. Cordelia accettava sempre con entusiasmo, il suo sogno era, infatti, quello di avere successo nella vita oppure sposare qualcuno di successo e ultimamente aveva messo gli occhi su Angel. Al contrario, lui cercava di mantenere sempre una certa freddezza nei suoi confronti, in quanto non voleva darle false speranze. Non che Cordelia non fosse una bella donna, al contrario, ma lui essendo giunto all’età di 24 anni era alla ricerca di una moglie che potesse dargli in seguito anche dei figli, e Cordelia non era il genere di donna che si occupa dei figli. Suo padre, conoscendo i gusti difficili del figlio, aveva ormai rinunciato a presentargli giovani donne che potevano fare al caso suo, adesso stava aspettando che fosse Angel a presentargli la fortunata. Sua madre, Jenny, da parte sua, aveva molte candidate per il suo unico figlio e ancora non aveva rinunciato all’idea di vederlo sistemato, anche se lui rifiutava tutte le ragazze che gli proponeva. Così, Angel, aveva deciso di presentarsi alle feste sempre con la stessa accompagnatrice, Cordelia, appunto per lasciar credere ai suoi genitori e alle sue corteggiatrici di essere impegnato. Il risvolto della medaglia, però, era che anche Cordelia era convinta di essere impegnata con lui, e Angel non sapeva più come fare per dimostrarle il contrario. Mentre le prendeva la mano per aiutarla a scendere dall’auto che li aveva condotti alla festa, Angel si ripropose di non invitarla più ad andare con lui a quei party.

Entrarono e subito i suoi genitori gli andarono incontro “Ti sembra il caso che il figlio dei festeggiati arrivi in ritardo?!” lo rimproverò bonariamente la madre aggiustandogli la cravatta “Scusa mamma, ma sai come sono le donne” disse lanciando un’occhiata alla bruna che, dopo aver posato il soprabito, lo stava raggiungendo “Signorina Chase, che bello rivederla” Cordelia sorrise alla donna che, con un po’ di fortuna, presto sarebbe diventata sua cognata “Anche per me è un piacere, congratulazioni” si baciarono sulle guance e poi Jenny propose all’altra di dirigersi verso il gruppo delle signore “Lasciamo gli uomini ai loro affari” disse rivolta al figlio e al marito, al quale sorrise furbescamente “Gli avevo fatto promettere che stasera non si sarebbe parlato di affari, ma so già che alle mie spalle non ha rispettato il patto, perciò…” rise e insieme a Cordelia li lasciò soli. Angel guardò il padre “Volevi parlare di affari?” Rupert sorrise in direzione di sua moglie “Vedi, dopo 25 anni riesce anche a leggermi nel pensiero” il figlio scosse la testa “Io non riesco a credere che dopo 25 anni ancora vi scambiate smancerie” “Oh, sta tranquillo, se riuscirai ad essere fortunato come me, anche tu dopo tanti anni ti scambierai smancerie con tua moglie” “Lo spero, ma per far si che succeda dovete lasciare che me la scelga da sola la moglie” “Si, si, non preoccuparti” rispose l’uomo incamminandosi verso la scalinata che portava al piano di sopra “Ho rinunciato all’arduo compito di trovarti una moglie” “Bene, sono felice di sentirtelo dire. Ma dove stiamo andando?” “Nel mio ufficio” “Vuoi divorziare dopo 25 anni?” commentò il ragazzo voltandosi a cercare con lo sguardo la madre tra la folla che si trovava nel salone “Ti ha detto che potevamo parlare di affari, ma non credo che sarà felice di sapere che ci siamo rinchiusi nel tuo ufficio” “Lo so, ma è una cosa importante. Faremo subito” Aprì la porta dell’ufficio e fece entrare il figlio “Cos’è così importante da non poter aspettare?” “Un’importante offerta” esclamò con enfasi Rupert tirando fuori una cartella gialla e porgendola al figlio “Questi sono dei documenti che i miei avvocati hanno scritto insieme agli avvocati di Hank Summers” “Summers?! Il famoso avvocato?!” Giles annuì “Mi ha proposto di unire il nostro gruppo al suo. Vorrebbe aumentare le entrate e…ci ho riflettuto e mi sembra una buona idea, soprattutto per noi. Tu, però, sei mio socio e ho bisogno del tuo parere e del tuo consenso” “Vuole aumentare le entrate? Come se non fosse già abbastanza ricco!” “Lo so Angel, ma adesso pensa alla nostra posizione. Potrebbe migliorare le cose” “Si, infatti” “Insomma, stiamo bene economicamente, ma le cose potrebbero non andare sempre così e se possiamo…” “…migliorare le cose” “Esattamente” Giles sperava proprio di riuscire a convincere il figlio a procedere con la fusione dei due gruppi, ma non voleva forzarlo nel prendere una decisione “Perché non prendi la cartella e non la leggi con calma? Puoi tornare da me quando sarai giunto ad una conclusione” “Si, credo sia meglio” “Bene, adesso usciamo di qui prima che tua madre ci scopra. Inoltre, ho invitato anche la famiglia Summers questa sera e se sono arrivati vorrei parlarci per chiarire alcuni punti. Vuoi unirti a noi?” “No, credo che andrò a casa a leggere questi” “Adesso?!” “Si, ho fatto la mia comparsa, adesso posso andarmene, no?!” “Oh beato te! Vorrei tanto poterlo fare anch’io” “No, tu sei il festeggiato” gli diede una pacca sulla spalla e insieme tornarono nel salone.

Angel si guardò intorno alla ricerca di Cordelia e alla fine la trovò accanto al buffet insieme ad altre ragazze, si avvicinò e le sentì spettegolare “Si, me l’ha detto Amber e lei sa sempre tutto” “Non ci credo, parlavano tutti bene di lei” commentò Cordelia, per poi sentirsi afferrare per un braccio. Si voltò e vide Angel “Oh sei tu, ragazze…” stava per presentarlo alle sue amiche, ma lui la precedette “Scusateci, ma vado un po’ di fretta” loro gli sorrisero, in fondo come potevano essere arrabbiate con Angel Giles, era così bello. Cordelia aggrottò la fronte e si lasciò condurre in un luogo più isolato “Che succede?” “Niente, dobbiamo andarcene” “Perché?” proprio adesso che aveva ricevuto una notizia simile “Non possiamo andarcene! Ho appena saputo una cosa, girano pettegolezzi sulla figlia maggiore di Hank e Joyce Summers” Angel si voltò a guardarla stupito. Stavano parlando del suo probabile futuro datore di lavoro. La ragazza sorrise, sicura di aver attirato la sua attenzione “C’è chi dice che fa uso di droghe e che è stata stuprata dal suo spacciatore, invece altri dicono che è stata stuprata ed è per questo che si è data alla droga” Angel sospirò, non gli piacevano i pettegolezzi e cercò, quindi, per l’ennesima volta, di farlo capire alla ragazza “Cordelia, lo sai che non sopporto i pettegolezzi. In particolare quelli in cui si parla alle spalle di persone che si trovano nei guai. Se una ragazza è stata stuprata o se fa uso di droghe, l’ultima cosa di cui ha bisogno è della gente che parla di lei” “Oh andiamo Angel, è la figlia di una delle famiglie più ricche di Los Angeles. Fammi sognare e lasciami credere che le cose a volte vanno male anche a loro” quel commento irritò ancora di più Angel “Farò finta di non averti sentito” “Perché? Che ho detto?” Incredibile, non si rendeva neanche conto delle cattiverie che uscivano dalla sua bocca. “Una ragazza forse è stata stuprata e tutto quello a cui riesci a pensare è che le cose vanno male anche ai ricchi?!” fece un respiro profondo cercando di calmarsi e poi si rivolse nuovamente alla ragazza, che ora lo guardava spaventata per la sua reazione. Forse aveva proprio esagerato. “Prendi il soprabito, ce ne andiamo. Devo leggere dei documenti” Cordelia annuì, anche se non aveva proprio voglia di lasciare la festa, e si diresse con lui all’uscita.

 

NB: Questa storia NON tratta di stupro, come invece potrebbe sembrare.

 

 

 

Capitolo 2

 

Joyce Summers stava preparando la cena quando sentì la porta dell’ingresso principale sbattere con forza. *E’ tornata Buffy* pensò con un sospiro, poi chiamò la figlia “Tesoro, sono in cucina, puoi venire un attimo?” la ragazza entrò e alla donna sfuggì un altro sospiro. Ultimamente non faceva altro che sospirare alla vista di sua figlia, il suo abbigliamento era trasandato, gli occhi truccati con colori scuri e cerchiati di nero, cominciava davvero a preoccuparla. Non mangiava molto e passava sempre meno tempo in casa, ma anche se erano passati solo pochi mesi dalla morte del suo ragazzo, Joyce pensava che per lei fosse giunto il momento di voltare pagina In fondo aveva solo 17 anni. “Buffy, sto preparando la cena. Mi aiuti?” “Non adesso” si voltò verso le scale e cercò di salire in camera sua, ma la donna la bloccò “Dobbiamo parlarne prima o poi” “Io non voglio parlare e soprattutto non con te!” corse di sopra e la donna sentì sbattere la porta della camera. Sospirò ancora una volta e, tornando a preparare la cena, ripensò a quella giornata di quattro mesi prima in cui la vita della loro famiglia era stata stravolta.

Liam.

Questo il nome del ragazzo che aveva conquistato il cuore di Buffy Summers all'età di 15 anni.

 

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Liam LaRoux era un ragazzo di 20 anni che lavorava nella videoteca del quartiere; i suoi genitori,Gwen e Colin O’Connor, possedevano quel piccolo negozio da anni. Liam era figlio unico e quando la situazione finanziaria familiare aveva cominciato a creare problemi, lui aveva lasciato l'università per trovarsi un lavoro. Aveva cominciato a lavorare come commesso in un supermarket e ogni tanto aiutava i genitori nella videoteca. Buffy e Faith, amiche dall'età di otto anni, avevano preso l'abitudine di passare la domenica sera in casa a guardare un film. Buffy non aveva mai incontrato Liam al negozio, dato che il ragazzo lavorava lì soltanto alcune sere alla settimana, ma quando Faith prese l'influenza, la ragazza si recò alla videoteca per affittare un film e fare compagnia all'amica. Era un giovedì sera di luglio e quando Buffy entrò nel negozio, Liam capì che non avrebbe potuto lasciarla uscire di lì senza prima aver ottenuto un appuntamento. La quindicenne era rimasta con lui per quasi un'ora a flirtare fingendo di non essere interessata alle sue avances, questo non aveva fatto altro che spingere Liam a chiedere ancora e ancora fino ad ottenere ciò che voleva. Quel venerdì sera Buffy lo aveva incontrato davanti ad una pizzeria e lì era iniziata la loro storia d'amore.

Dopo quasi due anni, però, il destino le aveva strappato via il cuore.

Una sera la coppia stava passeggiando lungo il molo, quando un ragazzo si era avvicinato chiedendo un'informazione,Liam aveva però subito notato che l'altro aveva in mano un coltello. A quel punto, aveva cercato di allontanarsi insieme a Buffy senza destare sospetti, ma all'improvviso un altro ragazzo era uscito dal nulla puntando una pistola contro di lui. All'improvviso Buffy si era ritrovata nel bel mezzo di una rapina e, temendo per la loro incolumità, aveva iniziato a pregare Liam di dare loro quello che volevano. Quando, però, uno dei due rapinatori aveva iniziato a guardare con interesse Buffy, Liam non era riuscito a contenersi e a quella sua reazione era partito un colpo che lo aveva preso diritto al cuore. I due teppisti, spaventati per la gravità del gesto, erano fuggiti, mentre Buffy si era gettata immediatamente sul corpo inerme di Liam.

L'ambulanza era arrivata troppo tardi, il ragazzo era morto tra le braccia della sua amata, ma prima di esalare l'ultimo respiro era riuscito a dirle *ti amo*, come se sapesse che quella era l'ultima occasione che aveva di dirglielo. In quel momento Buffy era riuscita solo piangere e, ancora adesso, non riusciva a smettere.

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Buffy si asciugò le lacrime che, al ricordo di quella sera, erano riaffiorate. Si alzò dal letto e si recò in bagno per sciacquarsi il viso, se i suoi genitori la vedevano in quelle condizioni avrebbero ricominciato a lamentarsi per il fatto che non riuscisse a voltare pagina. Non avevano mai accettato Liam, forse perché era troppo grande, forse perché era troppo perfetto. In quel periodo aveva cercato in tutti i modi di far capire loro che lui era il ragazzo giusto per lei, subito dopo i funerali, però, non appena suo padre le aveva detto che era meglio che fosse finita così, Buffy aveva smesso di preoccuparsi del loro parere. Non avevano capito quanto Liam fosse importante per lei, non avevano capito che quella non era una cotta da adolescente e la cosa che la feriva di più era che non le avevano offerto neanche un po' di conforto. Erano stati solo sollevati all'idea di essersi liberati di qualcosa di scomodo nelle loro vite.

L'unica cosa positiva, in quei mesi, era stata la presenza di Gwen e Colin, che l'avevano supportata nonostante stessero soffrendo molto anche loro. Durante gli anni in cui era stata con Liam era diventata per loro come una figlia, i due coniugi sapevano bene che la sua relazione con il loro figlio era qualcosa di molto profondo. Adesso, ogni domenica si recavano insieme al cimitero, ma tutti e tre sapevano bene che durante la settimana ognuno di loro si recava lì da solo per poter piangere e per potersi sfogare; in questo modo erano pronti per mostrare forza e sicurezza nell'incontro della domenica. Dopo essere stati al cimitero, Gwen e Colin invitavano sempre Buffy a casa loro per offrirle qualcosa e, mentre sedevano intorno al tavolo, si raccontavano le novità della loro vita. Ultimamente, però, anche Gwen aveva cominciato a cercare di convincere Buffy ad andare avanti con la sua vita, infatti, la ragazza vedeva raramente i suoi amici.

Un'altra persona che le era stata molto vicina durante quei mesi era Faith, lei era stata una delle poche ad accogliere con entusiasmo la relazione di Buffy con Liam. Dopo la sua morte, la ragazza era stata l'unica a starle vicino, infatti, tutti gli altri cosiddetti *amici* erano andati al funerale per poi sparire dalla circolazione e riapparire alcuni giorni dopo sperando che tutto si fosse sistemato. Buffy aveva allontanato tutti, disgustata dall'ipocrisia delle persone, quelli che dovevano essere i suoi migliori amici si erano giustificati dicendo che non sapevano cosa dirle al punto che avevano preferito sparire. Buffy, a quelle parole, non aveva replicato, ma con il tempo aveva rotto i contatti con tutti. La rabbia che provava era troppo forte per concederle di passare sopra questa storia. Se non sapevano cosa dirle per consolarla, avrebbero anche potuto semplicemente sedersi al suo fianco e stare in silenzio, ma non era quello il punto, Buffy sapeva bene cosa pensavano tutti. La sua relazione con Liam non era mai stata considerata tale, sebbene fosse durata quasi due anni, per tutti quanti quella storia era semplicemente una cotta, che prima o poi sarebbe finita. All'idea che fosse questo ciò che pensavano i suoi amici e i suoi genitori, Buffy riusciva solo a piangere di più, solo Gwen e Colin sapevano realmente cosa avesse legato la ragazza a Liam.

Ormai le cose, inoltre, invece di migliorare, stavano peggiorando. In casa, infatti, dopo così poco tempo l'argomento più trattato non era più la morte di Liam, ma la fusione del gruppo Summers con un altro gruppo di avvocati della città. Buffy non riusciva a credere che suo padre avesse preso una decisione così importante proprio in quel periodo, adesso ci sarebbero state riunioni e cene alle quali avrebbe dovuto partecipare, ma non aveva alcuna intenzione di farlo. Se i suoi genitori erano insensibili alle sue sofferenze, lei sarebbe stata indifferente alle loro esigenze.

Proprio in quel momento, Joyce stava preparando la cena per incontrare i due soci che dirigevano lo studio legale Giles. Seduta sul letto a fissare il vuoto, Buffy continuava a pensare ad un modo per poter uscire da quella situazione, proprio non le andava di sedersi e cenare con degli sconosciuti. Inoltre, sapeva già che i suoi genitori l'avrebbero costretta a ricambiare formalità e sorrisi, cosa per la quale proprio non era dell'umore adatto.

Sentì bussare alla porta e subito dopo l'uscio si aprì lasciando entrare suo padre "Tesoro, sei pronta?” non ebbe bisogno di una risposta per sapere che non lo era “So che non ne hai voglia, ma…” “Almeno risparmiami le gentilezze!” Hank poteva sentire l'odio e la rabbia fuoriuscire dalle parole e dalla voce di sua figlia, non sopportava più quella situazione. Dalla morte del suo ragazzo Buffy non faceva altro che piangersi addosso e questo comportamento influenzava anche i suoi affari. Qualche sera prima, infatti, era stato alla festa per i 25 anni di matrimonio di Rupert Giles, quella festa era stata molto importante in quanto probabilmente il signor Giles avrebbe ben presto acconsentito alla fusione dei due studi legali. A rovinare la serata, però, erano stati i brusii che si sentivano al passaggio della sua famiglia, infatti, tutti parlavano dell'assenza della figlia maggiore. Questa sera Hank non poteva permettersi di avere un posto vuoto a tavola. Con le buone o le cattive sua figlia avrebbe partecipato a quella cena. “Se non vuoi che sia gentile, allora non lo sarò. Vestiti!” concluse in tono perentorio e uscì dalla stanza.

Buffy si alzò e sospirando si trascinò verso l’armadio, per una sera sarebbe stata impeccabile, ma poi suo padre poteva scordarsi che si sarebbe presentata ad altre feste o cene.

 

 

 

Capitolo 3

 

Angel se ne stava seduto dietro alla sua scrivania nel suo appartamento e leggeva i documenti del contratto per la fusione. Sembrava tutto in regola, tutto sembrava perfetto, ma quell’uomo non gli piaceva e l’idea di dover lavorare con lui non era così allettante. Una parte del suo cervello, però, continuava a ricordargli che

era un’occasione d’oro per la sua famiglia e per il suo futuro. Sentì suonare il campanello all'ingresso e, riponendo la cartella con i documenti nella sua ventiquattrore, si alzò sapendo bene che ormai non poteva più tornare indietro. Avrebbe acconsentito alla fusione così come aveva deciso la sera prima insieme a suo padre, era la cosa migliore da fare.

Rupert vide suo figlio andargli incontro “Allora, sei pronto?” “Non lo so, ma non credo che ormai faccia differenza” “Andiamo, non essere pessimista, andrà bene. Inoltre, ricordati che ogni studio legale terrà i propri clienti. Cambieremo soltanto sede” “Già, ma non mi piace l’idea di dover lasciare i miei clienti nelle mani di qualche avvocato di Hank Summers” “Non preoccuparti, non succederà. Nei documenti c'è scritto chiaramente che questo accadrà soltanto se entrambi saremo impegnati con altri casi al punto da non poterci occupare di nient'altro. Ma siamo stati in grado di farlo per anni, perché dovrebbe cambiare qualcosa adesso?!” “Hai ragione” concordò Angel mentre chiudeva la porta di casa.

 

Parcheggiarono l’auto lungo il vialetto della villa Summers. Era una costruzione bianca circondata da ettari di terreno curato dai migliori giardinieri del paese. L’interno era dotato di un arredamento all’ultima moda, con alcune stanze decorate con uno stile retrò, ma il salone, dove la governante condusse Rupert Giles e suo figlio, era arredato con mobili creati da qualche famoso arredatore d’interni che la signora Summers aveva scelto personalmente. La tavola era imbandita elegantemente e, mentre la governante prendeva i loro soprabiti, fecero il suo ingresso i padroni di casa. Hank Summers si avvicinò a coloro che ben presto sarebbero stati suoi soci e strinse loro la mano, mentre Joyce spingeva la loro figlia minore, Dawn Summers, a salutare in maniera appropriata gli ospiti “Dovete scusarla” disse sorridendo ai due uomini “E’ piuttosto timida con gli sconosciuti, ma non appena si sarà abituata non riusciremo più a farla stare zitta” commentò abbassando lo sguardo verso la ragazzina che fece un ulteriore passo indietro.

Angel la osservò con attenzione. Aveva lunghi capelli castani legati con un fermaglio a forma di farfalla, delle gote rosee e un abito che la faceva apparire come una piccola fata. Non gli sembrava di averla mai vista, ma sicuramente aveva già fatto il suo ingresso in società. “Allora, Dawn, quanti anni hai?” chiese sperando di non sembrare indiscreto, ma non riuscì a trattenere la propria curiosità. La ragazzina lo guardò come se avesse parlato in un’altra lingua e la madre rispose al posto suo “Ne ha 12” “Sta crescendo in fretta” commentò Rupert, sorridendo dolcemente alla più piccola di casa. Ricordava quando aveva all’incirca 5 anni e faceva i dispetti alla sorella maggiore, che sopportava pazientemente. Ripensando ad Elizabeth, Rupert si guardò intorno chiedendosi dove potesse essere e se si sarebbe presentata per la cena. Notando il signor Giles che si guardava intorno, Hank invitò tutti a prendere posto a tavola e chiamò la governante. La donna entrò e si avvicinò al padrone “Vai a chiamare Buffy. Dille che deve scendere immediatamente e che non voglio chiamarla di nuovo” disse a bassa voce, ma Angel seduto accanto a suo padre sentì le parole del padrone di casa e si chiese se fosse davvero il caso di far partecipare la ragazza alla cena. Se i pettegolezzi su di lei erano fondati, anche se Angel non ci credeva molto, non era il caso di sottoporla ad un tale stress facendola stare in presenza di estranei. Alla fine, però, Angel si diede dello stupido per aver pensato, anche solo per un secondo, che ciò che si erano dette un branco di ragazze viziate fosse la verità. Probabilmente volevano solo parlar male di qualcuno che se la passava meglio di loro.

 

Passarono diversi minuti, durante i quali si parlò di argomenti frivoli nell’attesa che la figlia maggiore dei Summers li raggiungesse nel salone. Con il passare del tempo Angel iniziò a notare il corpo teso di Hank e le occhiate di sfuggita che sua moglie gli lanciava. Evidentemente il ritardo della primogenita stava facendo innervosire il padrone di casa e il suo nervosismo turbava la moglie. Alla fine il signor Summers si alzò e si scusò con i presenti “Vado a vedere cosa succede di sopra” “Hank, lascia stare, sono sicura che tra un po’ scenderà” disse la moglie nel vano tentativo di fermare il marito, per paura che potesse scoppiare una lite tra padre e figlia in presenza di ospiti. “Joyce, non voglio far attendere oltre i nostri ospiti.” Rupert notò la tensione e cercò di evitare che accadesse qualcosa “Hank, non preoccuparti per l’attesa. Sono sicuro che tua figlia ha un ottimo motivo per essere in ritardo. Perché non ti siedi e non cominciamo a parlare un po’ di affari nell’attesa. A noi non dispiace, vero Angel?” chiese l’uomo sperando che la ragazza facesse presto la sua comparsa. Poteva vedere l’ira negli occhi del signor Summers e non voleva trovarsi in una situazione famigliare imbarazzante. “Oh Rupert, ci sarà tempo per parlare di affari. Adesso mi preme di più iniziare la cena. Farò in attimo” così Hank salì al piano di sopra. Quando i suoi passi non si udirono più dal salone, la signora Summers sospirò scuotendo la testa “Dovete scusarci, ma ultimamente le cose non vanno nel migliore dei modi” disse, ben sapendo che se il marito la sentiva parlare di certe cose con degli estranei si sarebbe infuriato. Lei, però, si fidava di queste persone e specialmente del signor Giles, che conosceva ormai da una vita. “Non si preoccupi Joyce, lo sa che noi non badiamo a queste cose. Siamo qui per parlare di affari e non per esaminare la vostra vita famigliare” “Già, ma Hank esagera sempre. E’ solo che ci tiene a queste cose” Rupert ormai conosceva Joyce abbastanza da sapere che era stressata e preoccupata, ma non sapeva per quale motivo. “C’è qualcosa di cui vuoi parlare?” la donna sorrise grata “No, ma ti ringrazio.”

Hank salì fino alla soffitta, che ormai era diventata la camera di sua figlia. La ragazza continuava ad isolarsi dal resto della famiglia sempre di più, tanto che qualche mese prima aveva chiesto di spostare la sua camera in soffitta. I suoi genitori avevano subito accettato, in quanto non sopportavano più la musica a tutto volume e il resto. In soffitta aveva tutta la privacy di cui aveva bisogno e loro avevano ritrovato la quiete e il silenzio in casa. Bussò alla porta e, non ricevendo alcuna risposta, entrò. Vide subito sua figlia, rannicchiata a terra con le mani strette al petto e le lacrime che le bagnavano il viso. Hank sospirò e si avvicinò a lei “Stai facendo aspettare i nostri ospiti. Avevi detto che saresti scesa!” Buffy non reagì alle urla di suo padre, lui proprio non capiva. L’uomo si abbassò e afferrò la ragazza per un braccio costringendola ad alzarsi “Adesso vai a darti una sistemata e poi sbrigati a scendere” la spinse verso il bagno. Buffy continuò a singhiozzare e cercò di non cadere a causa della spinta del padre, poggiandosi allo stipite della porta con le mani, l’oggetto che fino a poco prima aveva stretto al petto cadde a terra. Hank sospirò nuovamente e si abbassò per raccogliere il ciondolo “Elizabeth la devi smettere! Non puoi rovinare la reputazione della tua famiglia più di quanto tu non abbia già fatto. Al piano di sotto ci sono degli uomini d’affari molto importanti con i quali è necessario che concluda un affare altrettanto importante. Capisci quello che ti sto dicendo?” disse, come se pensasse che Buffy non fosse in grado di capire le sue parole. Capiva anche troppo bene. A suo padre importava più degli affari che dei sentimenti di sua figlia, come sempre del resto. In ogni caso preferì annuire, senza mai distogliere gli occhi dal ciondolo che l’uomo continuava a stringere tra le mani. “Bene, allora penso che capirai anche che devo scendere di sotto e che anche tu devi fare lo stesso?” Buffy aggrottò la fronte, arrabbiata con suo padre, che continuava a trattarla come una bambina, ma anche con se stessa per essersi fatta trovare da lui in quelle condizioni. Sapeva che in ogni caso non avrebbe capito e doveva sempre essere forte in sua presenza. “Tu vai, io scendo tra un attimo” “Bene, ma vedi di scendere sul serio questa volta” si voltò e si avviò alla porta, ma ad un tratto sua figlia lo fermò prendendolo per un braccio. La ragazza gli tese la mano con il palmo in su, ma l’uomo scosse la testa “Prima scendi, comportati bene durante la cena e poi a fine serata ti restituirò il ciondolo” “Non puoi farlo!” urlò la ragazza “E’ mio!” “Fai come ti ho detto e lo riavrai” si diresse di nuovo verso la porta e Buffy sentì l’impulso frenetico di urlargli dietro, ma non lo fece per timore di non riavere il suo ciondolo. Il ciondolo di Liam.

 

 

 

Capitolo 4

 

Nella sala da pranzo, nel frattempo, gli ospiti e la padrona di casa restavano in religioso silenzio in attesa del ritorno di Hank. Angel non si sentiva affatto a suo agio e, dal momento in cui quel silenzio era sceso su di loro, aveva iniziato a pensare a cosa dire per evitare l’imbarazzo. All’improvviso si sentì qualcuno urlare al piano di sopra e Joyce tossì per coprire il rumore, ma Angel capì lo stesso che quella era a voce di Elizabeth Summers. A quel punto smise di preoccuparsi del silenzio che riempiva la stanza e cercò di evitare il più possibile di guardare Joyce, sempre più imbarazzata, e osservò Dawn che, invece, continuava ad avere lo sguardo puntato in direzione delle scale che portavano al piano di sopra. Sembrava quasi che stesse pregando che qualcuno facesse il suo ingresso da lì, probabilmente la sorella.

In quel momento Hank rientrò in sala con un enorme sorriso sul volto “Sta arrivando, ha solo avuto un contrattempo. Donne!” disse sospirando e guardando i suoi due ospiti. Angel non ricambiò il sorriso dell’uomo, non credeva che il problema fosse stato quello. In ogni caso, nessuno aggiunse altro sull’argomento e Hank chiamò la governante dicendole di cominciare a portare le pietanze. Il primo piatto fu servito e proprio in quel momento fece il suo ingresso Buffy, accolta dal rimprovero della madre “Ti sembra educato arrivare adesso?!” “Mi dispiace” rispose la ragazza in tono sommesso. Angel sollevò la testa dal piatto, che la governante gli aveva appena posato di fronte, e vide una dea bionda. Rimase incantato a guardarla, mentre si dirigeva al suo posto accanto alla sorella minore e…proprio di fronte a lui. Non l’aveva mai incontrata prima, ma si aspettava una ragazzina di 17 anni con il sorriso costante sul volto e l’aria sbarazzina. Elizabeth Summers invece aveva l’espressione seria e gli occhi rossi probabilmente a causa di un pianto recente. “Bene, direi che finalmente possiamo cominciare” disse Hank ancora leggermente arrabbiato per come si stavano svolgendo le cose quella sera. Buffy abbassò lo sguardo sul piatto e arricciò il naso, proprio non aveva fame, ma non voleva neanche sentire i suoi genitori che la riprendevano davanti ai loro ospiti. Quando rialzò lo sguardo, infatti, notò che sua madre la stava già guardando in cagnesco e, sospirando, iniziò a mangiare. Angel aveva assistito a tutta la scena e sorrise, notando il sospiro di rassegnazione della ragazza. Buffy si sentì osservata e incontrò lo sguardo del ragazzo, ma non ricambiò il sorriso, si limitò a studiare i suoi lineamenti. Aveva un bel volto con occhi scuri e profondi, ma la stava guardando troppo per i suoi gusti e cos’aveva da sorridere?! “Allora Angel” disse sua madre, interrompendo il loro dialogo silenzioso “L’altra sera alla festa dei tuoi genitori ho visto che eri in compagnia della signorina Chase” “Si” rispose Angel, sapendo già dove voleva arrivare la donna e sorridendo nel vedere Elizabeth che roteava gli occhi al commento della madre. A quanto pare avevano una cosa in comune: odiavano i pettegolezzi. “Stai pensando di sistemarti?” continuò la signora Summers sorridendo, mentre Angel voltò per un attimo lo sguardo verso suo padre sperando di non turbarlo con la sua risposta. Sapeva che lui non voleva altro che il suo bene, ma allo stesso tempo desiderava tanto che si sposasse e gli lasciasse degli eredi, cosa che voleva anche lui, solo non con Cordelia Chase. Meglio chiarire ogni dubbio. “No, non credo che lei sia la persona giusta per me. Sto bene insieme a Cordelia, ma è solo un’amica” “Oh, ma parlano tutti di quanto state bene insieme” Angel non sapeva proprio cosa rispondere a quel commento, non poteva certo dirle che non gli importava nulla di quello che pensava di lui la gente? “Non credo che gli importi del parere della gente, mamma” disse una voce piuttosto indispettita. Angel si voltò e sorrise per la terza volta quella sera, quando notò che la persona che aveva parlato era Elizabeth. Eh si, andavano proprio d’accordo. La signora Summers non la pensava così però e sgridò la figlia “Elizabeth, ti sembrano cose da dire?!” Buffy passò lo sguardo da sua madre a suo padre, ma prima che potesse dire qualcos’altro Angel parlò per lei “Non si preoccupi signora Summers, in effetti non credo che la gente debba interessarsi a queste cose. Chiedere a volte è anche giusto, ma sparlare a discapito degli altri è una cosa che non ho mai capito” Joyce annuì fingendo di comprendere ciò che stava dicendo, ma Angel sapeva bene che non era così. In fondo anche lei faceva altrettanto quando si trovava in compagnia delle altre donne. Buffy sorrise leggermente e riprese a mangiare e Angel pensò che, dall’inizio della serata, quella era la prima volta che la vedeva sorridere.

A fine cena Hank si alzò e invitò i suoi ospiti nel suo ufficio per parlare, infine, di affari. Angel e Giles lo seguirono leggermente sollevati per il fatto che la serata stesse volgendo al termine, in fondo non era stata un’esperienza piacevole. Tutti i membri della famiglia non avevano fatto altro che lanciarsi frecciatine o occhiatacce, di certo quella non era l’atmosfera migliore per una cena. Una volta entrati nello studio di Hank, i due ospiti presero posto e l’uomo offrì loro dello scotch, prima di sedersi anche lui e prendere i documenti necessari per la fusione dei due studi legali. “Allora signori, avete preso una decisione riguardo la mia proposta, tra l’altro molto generosa” disse Hank unendo le mani di fronte a sé e posandole sopra i documenti sporgendosi in avanti. Angel guardò un attimo suo padre, che ricambiò lo sguardo, in realtà nessuno dei due voleva legarsi in alcun modo all’uomo di fronte a loro. Nel mondo degli affari era conosciuto come un essere senza scrupoli, mentre loro tenevano molto ai loro clienti, che conoscevano personalmente, al contrario di Hank Summers. Durante quella cena, inoltre, l’impressione che entrambi avevano di lui non era affatto migliorata, anzi, specialmente Angel non era affatto convinto di questa fusione. L’atteggiamento dell’uomo nei confronti della sua famiglia non era affatto quello a cui Rupert e Angel erano abituati, ma chi erano loro per giudicare? Pensò Angel, in fin dei conti ognuno ha il diritto di comportarsi come ritiene più giusto in famiglia. Se Hank usava il pungo di ferro con i componenti della sua famiglia doveva esserci un motivo valido, oppure semplicemente quello era il suo carattere e le figlie e la moglie lo avevano ormai accettato. Così si decise a rompere quel silenzio che stava ormai iniziando a diventare imbarazzante “I nostri clienti saranno comunque rappresentati ancora da noi?” “Certo, uniremo solo i profitti e naturalmente i vari problemi che dovremo affrontare” “Non so” continuò Angel scuotendo la testa “Mi sembra tutto così semplice, dov’è il trucco?” Hank rise e si rivolse al signor Giles “Rupert, complimenti! Hai cresciuto un ragazzo proprio intelligente!” Rupert da parte sua non rispose, ma si tolse gli occhiali e li iniziò a pulire con un suo gesto consueto. “E’ solo che ci sembra strano che uno studio legale rinomato come il tuo abbia bisogno dei nostri clienti e dei nostri avvocati” “Oh, ma Rupert, noi non ne abbiamo bisogno. Solo che stimo molto il tuo lavoro e, ovviamente, quello di tuo figlio e ritengo che sarebbe meglio per il mio studio avere voi due come alleati, piuttosto che come nemici in un’aula di tribunale” Le parole dell’uomo erano molto convincenti, ma Angel ancora era restio a legarsi legalmente ad un avvoltoio come Hank. Il signor Summers sospirò continuando in ogni caso a sorridere “Facciamo così, vi lascio soli 5 minuti, poi mi comunicherete la vostra decisione e potremo procedere nel firmare le carte oppure...a voi la scelta” il padrone di casa uscì chiudendosi la porta alle spalle. Angel si voltò subito verso suo padre “Non mi piace!” sibilò, temendo che Hank potesse essere ancora nelle vicinanze “Lo so Angel, ma in effetti il suo discorso non fa una piega. Inoltre…” l’uomo titubò e il figlio lo spronò “Inoltre?” “Credo che se rifiutassimo adesso non avremo vita facile in seguito. Farà di tutto per rubarci i clienti o per metterci in cattiva luce e alla fine potremo essere costretti ad andare comunque da lui” “Preferirei morire di fame piuttosto che chiedere il suo aiuto!” disse fiero Angel. “Lo so, ma se accettassimo adesso non dovremo farlo e avremo più soldi. Ricorda tieniti stretto gli amici, ma ancor più stretti i nemici.” “Si, si, lo dici sempre” “Perché è vero” “D’accordo, allora firmiamo queste carte, ma stiamo attenti alle varie clausole. Inoltre voglio prendere delle precauzioni” “Che vuoi dire?” “Intendo chiedere che firmi un documento che attesti che se decidiamo di staccarci dal suo studio, ognuno si terrà i clienti che possiede in quel momento. Non voglio rischiare, se la convivenza non dovesse funzionare voglio avere una via di fuga sicura” “D’accordo possiamo provare a chiedere” Proprio in quel momento Hank rientrò, non aveva aspettato esattamente 5 minuti, ma non voleva dare loro troppo tempo per rifletterci. Quello che aveva detto era la verità, al contrario di ciò che si poteva pensare, questa volta non aveva alcun secondo fine, voleva solo che i due avvocati più bravi, dopo di lui, entrassero a far parte del suo team. “Allora, ci avete riflettuto abbastanza?” “Si” rispose Rupert “Ma abbiamo una richiesta non negoziabile” “Sentiamo” disse Hank, felice che avessero accettato.

Passarono la seguente ora a definire le varie clausole da entrambe le parti e Angel cominciava ad essere stanco. Era mezzanotte passata, dato che la cena si era prolungata più del necessario a causa del ritardo di Elizabeth, e Angel sentiva proprio il bisogno di andare in bagno. “Scusate” disse, interrompendo i due signori che continuavano a discutere su una particolare clausola “Credo di dovermi assentare un attimo, dovrei andare in bagno” “Oh, ma certo” disse Hank “Prego, ce n’è uno proprio qui fuori, in fondo al corridoio” disse indicando la porta dell’ufficio “Devo chiamare qualcuno per accompagnarla?” “No, no, credo di poter fare da solo” disse Angel avviandosi verso la porta. Una volta fuori fece un respiro profondo, quella serata si stava rivelando più pesante di quanto avesse immaginato, probabilmente era il senso di colpa che provava all’idea di firmare un accordo con Hank Summers. All’improvviso sentì un rumore e sollevò la testa, non vide nulla e fece un passo avanti, ma c’era solo la scalinata di fronte a lui, così scrollò le spalle e si diresse verso quello che doveva essere il bagno.

 

Buffy trasse un sospiro di sollievo, quel ragazzo non l’aveva vista. Si era seduta sulla scalinata che portava in soffitta in attesa che l’incontro terminasse e che suo padre le riconsegnasse il ciondolo di Liam. Mentre aspettava, però, i ricordi l’avevano sopraffatta e le lacrime le avevano riempito gli occhi in poco tempo, ben presto si era ritrovata a singhiozzare cercando comunque di non farsi sentire, per paura che i suoi potessero sgridarla. Cosa poteva farci se non riusciva a voltare pagina? In fondo la morte di Liam era stata colpa sua. Aveva chiesto lei di restare ancora un po’ fuori, sebbene fosse tardi, e di andare a passeggiare al molo. E Liam era stato ucciso perché l’aggressore aveva iniziato a guardarla con interesse. Nel ripensare a quella sera gli occhi le si riempivano sempre di lacrime, l’unica cosa che le restava di lui era il ciondolo che adesso era nelle mani di suo padre. Doveva farselo restituire. Così era rimasta seduta lì per ore, aspettando che suo padre uscisse per farselo ridare, ma quando aveva sentito la porta dell’ufficio aprirsi si era spaventata. Se suo padre la vedeva in quelle condizioni, o se, peggio ancora, la vedevano i suoi ospiti, non le avrebbe ridato il ciondolo di Liam. Si era fatta forza, perciò, e aveva cercato di smettere di singhiozzare, senza riuscirci granché. A quanto pareva però, dall’ufficio non era uscito suo padre, ma il figlio del signor Giles, e a quanto sembrava era solo andato un attimo in bagno. Buffy si sforzò di restare immobile per non farsi notare e riprese a respirare solo quando sentì la porta del bagno chiudersi alle spalle del ragazzo. Cercò di darsi un certo contegno e si alzò per allontanarsi da lì prima che Angel tornasse e la vedesse. Scendendo di fretta le scale, però, si scontrò con qualcuno che girava l’angolo e sollevò lo sguardo spaventata all’idea di affrontare sua madre, ma non era lei. Peggio. Era Angel che era uscito proprio in quel momento dal bagno e che aveva in volto un’espressione dispiaciuta, ma Buffy non riusciva a comprendere per quale motivo. Poi si rese conto che probabilmente il suo volto era un casino, con righe di mascara che le scendevano sulle guance. Abbassò il volto e cercò di superarlo, ma lui le prese gentilmente un braccio “Ehi, va tutto bene?” disse con la sua voce profonda e gentile “Si” riuscì a dire Buffy sempre con la testa bassa “A me non sembra” rispose Angel, sempre più preoccupato “Ti serve qualcosa?” “No, devo solo…devo andare” ma Angel non le lasciava il braccio “Sicura che non posso fare niente” questa volta Buffy riuscì solo a scuotere la testa, mentre le lacrime riempivano nuovamente i suoi occhi e i singhiozzi riprendevano a scuotere il suo corpo, se quel ragazzo non la lasciava andare subito, dentro all’ufficio avrebbero potuto sentirli e suo padre si sarebbe infuriato con lei e non le avrebbe restituito il ciondolo. Angel non sapeva cosa fare, quella ragazzina aveva iniziato a piangere di nuovo e lui non era abituato a consolare le adolescenti in piena crisi ormonale. Poi si ricordò nuovamente delle parole di Cordelia e voltò lo sguardo verso la sua mano poggiata sul suo braccio e subito si allontanò come se lo avessero scottato. Ecco perché stava piangendo, probabilmente aveva paura che potesse farle del male, stuprarla, come forse aveva fatto qualcun altro. “Mi dispiace, non avrei dovuto afferrarti così, sono proprio uno stupido” si scusò cercando di calmarla, ma senza riuscirci in alcun modo. Quando stava per toccarla di nuovo, ma questa volta per cercare di confortarla, la ragazza sollevò la testa e due occhi verde smeraldo incontrarono i suoi ipnotizzandolo. Nei suoi occhi Angel poteva leggere sicurezza e timore allo stesso tempo quando gli disse “Non dire niente a mio padre!” Angel rimase sorpreso da quella richiesta, ma come poteva dire di no a quella ragazzina bionda con gli occhi verdi? Annuì e fece un passo indietro continuando a guardarla, poi rientrò nell’ufficio.

 

 

 

Capitolo 5

 

Circa mezzora dopo, Angel e suo padre riuscirono ad uscire dall’ufficio di Hank Summers, salutarono sua moglie e si diressero alla macchina. Entrambi erano contenti per come erano andate le cose, i termini del contratto erano stati stesi con molta cura e non avrebbero dovuto esserci problemi. Dalla settimana successiva gli avvocati dello studio legale Giles avrebbe chiuso i battenti per diventare Summers, Giles & co. Rupert mise in moto l’auto e prima di partire lanciò un’occhiata a suo figlio, sembrava perplesso “Credi ancora che abbiamo commesso un errore?” chiese mentre si avviava con l’auto verso casa “Cosa?” chiese Angel non avendo sentito cosa gli aveva appena detto suo padre “Ti ho chiesto se credi ancora che abbiamo commesso un errore” “Ah, no, alla fine credo che questa fosse la soluzione migliore per tutti. Hank mi è sembrato piuttosto sincero, mi sono convinto che non ha secondi fini se non quello di unire le forze” “Mi sembri perplesso però” chiese preoccupato l’uomo “Si, bè, ho assistito ad una cosa strana quando sono andato in bagno” “Davvero? E cosa?” “La prima figlia di Hank, Elizabeth, era seduta sulla scalinata vicino allo studio e piangeva” “Ah” Angel guardò suo padre “Come mai non mi sembri sorpreso?” “Ti ha detto cos’aveva?” chiese Rupert evitando così di rispondere al figlio “No, ma ad un certo punto mi ha pregato di non dire niente al padre. Strano, no?” “Già” disse Rupert sebbene dal tono di voce non ne era convinto “D’accordo, tu sai qualcosa che io non so!” esclamò irritato Angel. Il signor Giles rise “Io so molte cose che tu non sai” “Andiamo, non fare il criptico! Cosa c’è?” “Non voglio che diventi di dominio pubblico” “Dominio pubblico?! E a chi potrei raccontarlo?!” “A Cordelia” “Oh, a lei non dico neanche quello che ho mangiato a pranzo per paura che lo dica a tutti! Lo sai che non mi piacciono i pettegolezzi, perché dovrei raccontarlo a qualcuno?!” Giles rise “Non ti piacciono i pettegolezzi? Perché, adesso cosa stai facendo?” Angel sbuffò, odiava quando suo padre faceva così “E va bene! Ma tu dove l’hai saputo quello che sai?” “Da una fonte molto attendibile” “Cioè?” “Non rivelo mai le mie fonti” “Smettila di prenderti gioco di me!” Giles continuava a ridacchiare nel vedere suo figlio sulle spine “Perché te la prendi tanto? Lo hai appena detto che i pettegolezzi non li sopporti” “E’ solo che non so come comportarmi vicino a lei e, adesso che siamo suoi soci, dovremo stare molto a contatto con Hank e la sua famiglia” “Perché dici che non sai come comportarti? Normalmente. Come vuoi comportarti?” “Oh andiamo papà, non ti comporti normalmente con qualcuno che ha subito quel tipo di trauma!” “Si, su questo hai ragione, ma credo sia meglio non farglielo notare comunque. Prima se ne dimenticherà meglio sarà per lei” “Certo, ma non credi che abbia bisogno di aiuto?” “Uno psicologo” il figlio annuì “Certo che lo penso, ma Hank è di vecchie vedute e Buffy è forte, se la caverà anche da sola” Angel corrugò la fronte “Di chi stiamo parlando?” “Come scusa?” “Hai detto Buffy, io parlo di Elizabeth. Chi è Buffy?” Giles sorrise “Oh, ma Buffy è Elizabeth. E’ un soprannome, ma in società bisogna chiamarla Elizabeth” “Ah” esclamò Angel, continuando a ripetersi quel nome nella mente. Buffy. Buffy. Quello era il nome che voleva usare per chiamare la sua dea bionda, era più confidenziale. “Va bene, allora Buffy, avrebbe bisogno di una mano, anche se tutti la considerano forte. Uno stupro non è una cosa da niente” “COSA??!!” urlò Giles, quasi provocando un incidente con la macchina “Papà sta attento!” urlò in risposta il figlio “Che ti prende?” “Chi ha parlato di stupro?” chiese furente l’uomo “Io non…bè, Cordelia ne parlava con alcune ragazze alla festa tua e di mamma” “Ah, stupide oche!” esclamò furente Rupert “Perché non pensano agli affari loro invece di inventare stupidaggini!” “Perché? Non è vero?” “Ma certo che non è vero! Vorrei proprio sapere come è venuta fuori questa storia assurda!” Nel frattempo erano giunti, sani e salvi, a casa e Giles parcheggiò la macchina, ma senza scendere. Si voltò verso il figlio e sospirò “Angel, mi fido di te e te lo leggo negli occhi che vedere Buffy in quelle condizioni ti ha colpito nel profondo, ma ascoltami, restane fuori” “Che vuoi dire? Tu come sai cos’è successo veramente?” “Angel…” cominciò Giles, ma il figlio lo interruppe “No! Io voglio sapere!” “Non è un tuo diritto! Sono questioni private” “No, hai ragione, ma se prima non sapevo come comportarmi intorno a lei perché credevo alla storia dello stupro, adesso non so neanche se avrò il coraggio di guardarla in faccia dopo…” Angel respirò profondamente “D’accordo se non vuoi dirmelo non importa. Mi è solo dispiaciuto vederla piangere” “Lo so, so che sai essere molto sensibile” Angel abbassò la testa, in qual momento non poteva sentirsi offeso per il commento del padre che lo faceva apparire come una femminuccia, perché l’unica cosa a cui riusciva a pensare era il volto rigato di lacrime di Buffy. “Aveva tutto il volto bagnato dalle lacrime e gli occhi erano lucidi e rossi” disse a bassa voce “Le tremava la voce quando parlava. Io non sapevo cosa fare. Le ho preso un braccio e ho creduto che stesse piangendo perché temeva che le avrei fatto del male, ma pensavo che fosse stata stuprata. Non piangeva perché la stavo toccando, vero?” “No” rispose Giles scuotendo la testa “Ma papà, tu come lo sai? Come sai che non è la verità?” Giles osservò fuori dal finestrino dell’auto, non voleva scendere perché una parte di lui voleva dire a Angel la verità, voleva che qualcuno lo aiutasse con Buffy, ma un’altra parte di lui non voleva tradire la ragazza. Angel poteva davvero aiutarlo, però. “Quella casa è un inferno” si decise a dire infine “Hank passa tutto il suo tempo in ufficio e, sebbene nessuno lo dice apertamente, tutti sanno che spesso e volentieri tradisce sua moglie. Joyce finge con tutti, persino con le figlie, che tutto va bene e al riparo da occhi indiscreti affoga i dispiaceri nell’alcol. Buffy si prende cura di Dawn, ma non po’ farlo da sola e spesso la sorella è più un impedimento che altro. Comincia ad essere capricciosa e Buffy spesso deve lasciarla alle cure della governante, perché non riesce a calmarla. Ha solo 17 anni non può fare da madre” l’uomo restò in silenzio per alcuni secondi e Angel non disse nulla per timore che il padre potesse smettere di aprirsi con lui. Evidentemente era da molto che si portava questo peso nel cuore. “Conosco da molto tempo Hank e la sua famiglia, ma non mi sono mai interessato a quello che accadeva all’interno della sua casa. Sono sempre stato dell’opinione che ognuno deve pensare ai proprio guai, perché tutti abbiamo dei problemi. Una sera io e tua madre andammo ad una festa a casa dei Summers, mi ricordo che tu non venisti perché eri fuori città, comunque non avevano invitato molte persone. Per questo motivo si notò in modo particolare l’assenza della loro figlia maggiore” “Buffy” sussurrò Angel involontariamente, ma subito se ne pentì quando vide il padre voltarsi a guardarlo perplesso. Non aveva potuto fare a meno di pronunciare il nome della ragazza e adesso non avrebbe saputo il seguito della storia, ma l’uomo proseguì come se nulla fosse accaduto “Era uscita con il suo ragazzo, Liam O’Connor, perché la sera della festa coincideva con il loro anniversario” *Buffy ha un ragazzo* quell’immagine si forgiò nella mente di Angel, ma questa volta si trattenne dal dire qualcosa. “Hank era visibilmente arrabbiato e Joyce cercava in tutti i modi di calmarlo, ma quando per l’agitazione iniziò a bere, non c’era più nessuno a mettere un freno a Hank. Lui dava una festa in casa sua e la sua primogenita non si presentava neanche?” “Orrendo!” commentò Angel sarcastico, ormai sicuro che suo padre avrebbe terminato il racconto nonostante le sue interruzioni. “Già” rise Giles “Comunque, dopo un po’ la ragazza fece la sua comparsa. Si era vestita in maniera adeguata e andò subito a salutare gli ospiti più importanti, sperando di addolcire in quel modo il padre. Aveva anche preparato una scusa accettabile per il ritardo, ma Hank era troppo furioso. Ricordo che Buffy stava parlando con me quando lui è arrivato e le ha chiesto se poteva andare un attimo con lui” Giles scosse la testa al ricordo “Da qual momento Buffy scomparve di nuovo dalla festa. Hank rientrò poco dopo e io aspettai che tornasse anche lei, ma non accadde. Sentivo la gente che gli chiedeva dove fosse sua figlia e lui diceva sempre che doveva essere lì intorno, così andai a cercarla. Conoscevo bene la casa e mi diressi al piano di sopra, bussai alla porta della sua camera e lei mi cacciò via, senza sapere che ero io. Allora provai ad aprire la porta perché mi era sembrato che stesse piangendo e volevo spiegarle che in fin dei conti per Hank quella era stata un’occasione speciale e il fatto che lei non c’era lo aveva innervosito. Volevo dirle che spesso i genitori fanno degli errori e che qualsiasi cosa le avesse detto per farla piangere erano solo sciocchezze dettate dalla rabbia” “Ma?” chiese suo figlio, che sentiva che ben presto ci sarebbe stato un ma e cominciava ad essere impaziente “Ma” disse suo padre, enfatizzando la parola con un cenno della testa “Quando l’ho vista ho perso l’uso della parola” Giles sospirò e Angel continuava a diventare più inquieto “Aveva un labbro gonfio dal quale usciva il sangue, lei ci aveva posato un fazzoletto e cercava di fermare il flusso, mentre le lacrime continuavano a scendere sulle sue guance. Non dimenticherò mai quella scena.” “L’aveva picchiata?” chiese incredulo Angel “Le aveva dato un solo schiaffo, ma lei era una ragazzina di 14 anni. Ho cercato di consolarla e di fare qualcosa per il suo labbro, ma lei continuava ad allontanarmi. Alla fine mi è crollata tra le braccia, piangendo a dirotto” “Ci credo, poverina” esclamò Angel “Voleva solo uscire con il suo ragazzo in una sera speciale” disse Angel incredulo per le sue stesse parole, il fatto che lei avesse un ragazzo ancora gli bruciava. “Il punto era proprio quello. Non poteva dire che sua figlia non c’era perché stava festeggiando con il suo ragazzo il loro anniversario. Teneva nascosta a tutti la relazione di Buffy con Liam, perché lui era figlio di gente normale. Lavorava in una videoteca e per Hank questo era inammissibile, perciò quella sera si innervosì sia perché non aveva nulla da dire riguardo l’assenza di Buffy e sia perché sua figlia era uscita con un semplice lavoratore senza il suo consenso e in una sera così importante per lui” Angel annuì, pur non comprendendo le ragioni di Hank. In ogni caso, aveva notato che suo padre parlava di questo Liam al passato, quindi i due alla fine si erano lasciati. Ad un certo punto Angel comprese tutto “Quindi Hank li ha fatti lasciare e adesso Buffy piange per questo. E ha paura che il padre lo sappia perché sa che non la prenderebbe bene.” “Non proprio” Angel corrugò la fronte, se non era andata così, allora cos’era successo? “Quella sera dissi a Buffy che se mai avesse avuto bisogno di parlare con qualcuno poteva chiamarmi. In realtà glielo avevo detto sperando che mi chiamasse in caso Hank l’avesse picchiata ancora, così avrei potuto fare qualcosa per lei” rise ricordando il loro successivo incontro “Buffy, invece, si presentò da me solo per… parlare” “Parlare in che senso?” chiese Angel notando lo sguardo del padre addolcirsi al ricordo “Mi raccontò di quello che succedeva in casa e di come non faceva altro che sognare di andare via di lì. Venne per avere una persona a cui raccontare ciò che si teneva dentro da troppo tempo. Alla fine mi convinsi che ascoltandola mentre raccontava quelle cose avrei potuto esserle d’aiuto, in fondo mi conosceva già da tanto tempo. Quindi conosco cose che il resto della gente non sa ed è meglio che resti così” “Si, ma allora perché piangeva questa sera?” chiese Angel, ignorando l’ultima frase del padre. Lui non era *la gente*. Stava morendo dalla curiosità, suo padre non poteva lasciare il racconto a metà. Giles lo guardò “Angel, non sto facendo pettegolezzo. Non ti sto raccontando una storiella, questa è la vita di quella ragazza e…” “Papà, lo so, cosa credi?! Solo, non voglio fare errori con lei, non voglio rischiare di dire la cosa sbagliata nel momento sbagliato” “Ti capisco, ma Angel, se Buffy scopre che lo sai allora non ci metterà molto a capire chi è stato a dirtelo e non si confiderà più neanche con me. Non posso permettere che accada proprio adesso, nel momento in cui ha più bisogno di prima di parlare con qualcuno” Angel sospirò, sembrava proprio che suo padre non avrebbe detto altro per quella sera. Così accettò la decisione di Rupert, ma si ripromise di scoprire la verità su Buffy Summers.

 

 

 

Capitolo 6

 

Angel si voltò per l’ennesima volta verso la radiosveglia con la speranza che fossero giunte già le 7 e che poteva alzarsi dal letto. Invece erano solo le 4:15. Cinque minuti in più rispetto all’ultima volta che aveva guardato le cifre rosse della radiosveglia. Decise che era inutile restare sdraiato in attesa che la sveglia suonasse e si alzò. Posò lo sguardo sul libro che aveva sul comodino e decise di leggerne qualche pagina. Aveva acquistato quel libro in seguito al grande successo che aveva ottenuto e in effetti, fino ad ora, ancora non si era pentito di aver seguito il consiglio della folla. “Twilight” di Stephanie Meyer era un misto di romance e horror e narrava, con uno stile perfetto e scorrevole, la storia di un vampiro innamorato di un umana, quella che in realtà doveva essere la sua preda naturale. Purtroppo, però, le 4 del mattino non era l’ora adatta per leggere e i suoi occhi stanchi, sebbene fin troppo testardi per chiudersi e addormentarsi, non riuscirono a reggere più di qualche pagina. Esasperato, Angel chiuse il libro con un gesto brusco e osservò il resto della sua stanza in cerca di un passatempo meno stancante della lettura. Sorrise soddisfatto alla vista del suo pc portatile posato come sempre sopra la scrivania. Quella era la soluzione migliore, avrebbe passato il resto della notte a navigare su internet per svagarsi un po’. Collegarsi alla rete gli faceva sempre perdere la cognizione del tempo e in quel momento era proprio ciò di cui aveva bisogno. Prese il laptop e se lo mise sulle gambe tornando a sdraiarsi a letto per stare più comodo. Iniziò controllando la posta elettronica e rispose ad alcuni amici che gli chiedevano che fine avesse fatto. Poi aprì il browser e visitò i suoi siti preferiti cercando notizie e novità sui vari argomenti. Stava leggendo la trama di un libro, si era quasi convinto ad acquistarlo on-line, quando notò in fondo alla pagina la pubblicità di uno studio legale. Il messaggio scorreva e a lettere cubitali vi era scritto: ‘Hai bisogno di aiuto? Necessiti di una consulenza legale? Quello che ti serve veramente è un vero avvocato. Studio legale Summers. Risolviamo i vostri problemi.’ Il messaggio lasciava poi il posto ad un’immagine di Hank Summers vestito elegantemente con il un dito all’insù e lo sguardo rivolto vero il banco dei testimoni dove un uomo sconosciuto sedeva con la testa bassa, ormai sconfitto. Il tutto si concludeva con un’altra foto di Hank Summers, questa volta sorridente e rivolto verso lo spettatore, con accanto il logo dello studio legale Summers. Incuriosito, Angel cliccò con il mouse sul banner pubblicitario e si trovò davanti agli occhi il sito ufficiale dello studio. Il giovane avvocato aveva ormai dimenticato il libro che stava quasi per comprare un attimo prima, adesso voleva solo trovare più informazioni possibili sull’uomo che stava per diventare il socio suo e di suo padre. C’era la sua biografia che lodava la capacità di Hank che lo avevano portato ad essere un personaggio d successo senza l’aiuto di nessuno. Vi erano elencate tutte le tappe che l’avevano fatto diventare un ottimo avvocato, ma anche le sue vicende personali come il matrimonio con Joyce e la nascita delle sue due figlie. Non soddisfatto, Angel decise di fare un giro nella sezione Gallery divisa a sua volta nella sezione vita pubblica e vita privata. Nella prima c’erano le foto delle varie apparizioni in pubblico nei grandi processi e anche dei vari riconoscimenti che aveva ricevuto nel tempo. Nella seconda sezione c’erano le foto del suo matrimonio e le foto di famiglia con le figlie e i vari parenti. Angel si lasciò sfuggire un sospiro nel constatare quanto fosse megalomane quell’uomo per arrivare a mettere on-line le sue foto personali con moglie e figlie. D’un tratto si ritrovò a scorrere tutte le foto in cerca del volto di Buffy, la vide piccolissima tra le braccia della madre, la vide all’età di circa 5 anni con un orsetto di peluche e anche a 12 anni con i capelli ormai biondissimi e il sorriso sulle labbra. Un sorriso che non era riuscito a vedere la sera prima durante la cena per la fusione. Rimase immobile ad osservare la foto più recente, la didascalia diceva che in quella foto aveva 16 anni, e Angel riuscì a vedere tutto il suo splendore. Era la stessa ragazza che aveva visto a casa Summers, ma aveva una luce negli occhi che ormai sembrava essere sparita. Continuava a pensare a come poter convincere il padre a farsi dire cosa le fosse successo, cosa le era capitato di tanto brutto da farle perdere il sorriso e quella luce? Sospirò rassegnato, aveva passato anni a criticare l’altra gente perché non faceva altro che fare pettegolezzo e ora lui si ritrovava nella stessa situazione. Era come una droga, sentiva che c’era qualcosa in quella ragazza che lo attirava e non sapeva per quale motivo. Voleva sapere cos’era successo con il suo ragazzo. Cercò di ricordare il suo nome, ma non ci volle poi molto. Nel momento in cui suo padre lo aveva pronunciato aveva sentito sorgere in lui una gelosia mai provata prima e gli era rimasto impresso nella mente. Liam O’Connor, quello era il nome del ragazzo di Buffy Summers, che ormai aveva conquistato il suo cuore senza neanche provarci.

Abbandonò il sito di Hank Summers, disgustato dalla vanità di quell’uomo, e aprì Google per fare una ricerca sul ragazzo che, invece, possedeva il cuore della diciassettenne. Ci volle parecchio prima che potesse restringere il campo, ma non appena ci riuscì una voce in particolare colse la sua attenzione. Aprì il link e venne indirizzato sul sito del Sunnydale Journal. Il 12/02/1998 era stato pubblicato un articolo che raccontava di una rapina avvenuta sul molo di Sunnydale. Scorrendo tra le righe riuscì a leggere il nome di Liam O’Connor, figlio di Colin e Gwen proprietari di una videoteca locale. Secondo l’articolo il ragazzo si trovava sul molo a passeggiare con la sua ragazza Elizabeth Summers, figlia di Hank e Joyce Summers, quando erano stati improvvisamente avvicinati da uno sconosciuto che chiedeva indicazioni. Tutto si era poi trasformato in una rapina durante la quale il ragazzo era stato ferito mortalmente da uno degli aggressori. L’articolo si concludeva raccontando il futile arrivo dell’ambulanza dopo la morte del giovane Liam tra le braccia della sua amata.

Angel rilesse l’articolo per l’ennesima volta, ancora non riusciva a credere a quello che aveva appena scoperto. Erano passati solo 3 mesi dall’accaduto e Hank si era lanciato in quella campagna per la fusione con il loro studio legale, incurante dei sentimenti della figlia. Suo padre aveva avuto ragione a dire che quella casa era un inferno e non poteva neanche lontanamente immaginare come potessero fare Dawn e Buffy a viverci ogni giorno.

Chiuse il laptop, incapace di guardare oltre quell’articolo di giornale che recava nel mezzo la foto del ragazzo che aveva conquistato il giovane cuore di Buffy Summers. Colei che ora possedeva il suo.

 

 

 

Capitolo 7

 

Buffy si tolse gli auricolari e si concentrò sui rumori della casa, le era sembrato di sentire un tonfo, ma adesso non sentiva più niente. Poi vide la porta aprirsi piano piano e si mise seduta sul letto in attesa di vedere chi ci fosse dall’altra parte. La testa castana di Dawn comparve titubante “Buff?” la ragazza sospirò e spense il suo I-pod “Cosa vuoi?” la secondogenita entrò nella stanza e si sedette accanto a Buffy con un balzo “La mamma parla da sola in cucina” la bionda si ritrovò a sospirare per la seconda volta e fece più spazio alla sorella “Dawn, lo sai che fa così quasi tutte le sere. Perché ti sorprende?” “Non è quello, è solo che…” sospirò anche lei e si sistemò i capelli dietro l’orecchio “Ha rotto un bicchiere e il ghiaccio del suo scotch si è rovesciato tutto a terra. La colpa, ovviamente, non era la sua. Era la mia!” Buffy tornò a sdraiarsi sul letto a due piazze, sistemando i cuscini sulla spalliera di pelle nera per sé e per sua sorella “Mettiti qui e smettila di lamentarti.” Dawn fece come le era stato detto e poi fissò gli occhi sull’altra ragazza, la vide rimettersi gli auricolari, accendere l’I-pod e chiudere gli occhi rilassandosi al suono della musica. Quando capì che non ci sarebbe stata alcuna conversazione, volse lo sguardo verso il resto della camera. Buffy l’aveva arredata personalmente, i loro genitori le avevano dato via libera e due carte di credito nella speranza che fare spese potesse aiutarla a superare la morte del suo ragazzo, Liam. La ragazza aveva acquistato mobili neri con rifiniture viola, la testata del letto di pelle nera con il copriletto viola, completavano l’arredamento le tende viola e una poltroncina dello stesso colore. Di certo non era la classica camera di una diciassettenne, tutta colorata con fiori e farfalle. Circa tre mesi prima Buffy era stata così, una ragazza come le altre a cui piacevano i film romantici, le uscite con gli amici e i colori pastello. Adesso usciva solo per evitare i genitori, guardava i film dell’orrore e amava il nero e il viola, ovviamente.

“Buffy” la chiamò cercando ancora una volta di iniziare una conversazione, ma l’altra non la sentì, così riprovò dandole un colpo sul braccio “Buffy” “Cosa?!”urlò la ragazza indispettita, evidentemente cominciava a pentirsi di aver fatto entrare la sorella “Cosa farai quando ti sarai stancata di tutto questo nero?” la voce dell’innocenza, pensò Buffy sorridendo nonostante tutto “Cosa ti fa pensare che mi stancherò?” “Voglio dire che prima o poi vorrai rivedere altri colori e vorrai…” “Dawn, smettila di girarci intorno. Quando mi sentirò meglio forse vorrò altri colori per la mia stanza, ma non ora” fece una breve pausa e poi sorridendo riprese “E poi mi è sempre piaciuto il viola e il nero è un classico” “Anche il bianco” ribattè la sorella e Buffy la colpì giocosamente.

Ogni volta che la madre ci andava giù pesante con l’alcol, il che accadeva spesso, le due sorelle si ritrovavano nella stanza della più grande e parlavano del più e del meno o giocavano ai videogiochi. Dopo la morte di Liam, Dawn era stata costretta a passare quelle serate da sola dato che Buffy non era proprio di compagnia, ma da qualche settimana avevano ricominciato a stare insieme di più e questo non dispiaceva a nessuna delle due. “Allora che facciamo questa sera?” chiese Dawn saltando in ginocchio sul letto e togliendo l’I-pod dalle mani della sorella “Che vuoi dire? Non facciamo niente, io ascolto la musica e tu…non so, trovati qualcosa da fare” cercò di riprendersi il lettore mp3, ma l’altra lo allontanò ancora di più. “Dai, facciamo qualcosa! Vuoi giocare a Final Fantasy?! Dai, vediamo chi vince” “No, Dawn non…” Buffy non riuscì a completare la frase, infatti la sorella si alzò dal letto iniziò ad urlare “Perché fai così? Perché non vuoi stare neanche più con me?” “Dawn calmati” la ragazza si avvicinò alla più piccola e cercò di toccarle un braccio, ma questa si scansò “No! Non puoi continuare a fare così! Io non posso sopportare mamma e papà tutta da sola!” iniziò a piangere, ma non smise di urlare “Rivoglio mia sorella!! Ridammi mia sorella!!” crollò sul pavimento con la moquette viola e si mise le mani sul viso nel disperato tentativo di fermare le lacrime che scendevano copiose. Buffy era senza parole, in ginocchio sul letto osservava sbalordita sua sorella rannicchiata a terra che piangeva per lei, anzi no…a causa sua. Si sedette accanto a lei a terra e le posò un braccio sulle spalle “Dawn, mi dispiace, è solo che…” “No, Buffy” la interruppe l’altra “A me dispiace, non avrei dovuto dirti quelle cose. Mi spiace davvero. Lo so che stai passando un brutto periodo e io non ti sto aiutando, anzi…” “Ehi, non dire così. Hai fatto bene a dirmi quelle cose.” Si mise in piedi e cominciò a camminare per la stanza “Mi spiace di non essere stata me stessa ultimamente, ma è davvero un periodo difficile per me” “Lo so, Buffy, non devi scusarti con me” “Ma voglio farlo, Dawnie. Lo so che mamma e papà sono terribili e che ti ho lasciata da sola in questo schifo, ma ho bisogno di tempo. Tempo per stare da sola e tempo per abituarmi al fatto che…” abbassò lo sguardo e ricacciò indietro le lacrime “che Liam non c’è più” sorrise tristemente con gli occhi pieni di lacrime e Dawn l’abbracciò forte e la lasciò sfogare. Come al solito, nel momento in cui sua sorella aveva bisogno di lei, non sapeva cosa dire. Era successa la stessa cosa al funerale di Liam e in tutti i giorni a seguire, lei si era limitata a sedersi accanto alla ragazza e a stare in silenzio. Bella sorella. Sospirò e cercò di trovare le parole adatte “Sai, io…a me…piaceva davvero Liam” Buffy la guardò strano e poi sorrise in maniera più convincente rispetto a poco prima “Grazie Dawn” in fondo era l’unica persona in famiglia a pensarla in quella maniera ed era stato carino da parte sua dirlo, anche se in ritardo di tre mesi.

Passarono il resto della serata a giocare a Final Fantasy, così come aveva proposto Dawn all’inizio e poi si misero nel grande letto a due piazze. Dawn fu la prima ad addormentarsi e Buffy la osservò a lungo, prima di alzarsi e andare verso la finestra che dava sulla strada. Prese in mano il ciondolo di Liam, che il padre si era deciso a ridargli dopo la cena di quella sera. Era d’argento con inciso sopra il tao simbolo della pace interiore, proprio ciò che Buffy aveva cercato di raggiungere in tutti quei mesi senza riuscirci. Facendo in quel modo, però, non si era resa conto di aver reso la vita della sua sorellina un inferno, più di quanto non lo fosse già per una dodicenne, soprattutto in quella casa. Si voltò verso il letto e guardò ancora una volta Dawn che dormiva tranquilla e promise che da quel momento avrebbe fatto il possibile, non per se stessa, né per i suoi genitori, ma per la sua sorellina. Certo, il dolore sarebbe stato ancora lì, l’avrebbe accompagnata ancora a lungo, ma non per questo era costretta a vedere ogni nuova alba con un peso nel cuore. In fondo Liam sarebbe stato sempre con lei, sempre nel suo cuore.

 

 

 

Capitolo 8

 

Giles prese l’ultimo scatolone e lo posò sul camion dei traslochi, poi si voltò per l’ultima volta verso l’edificio che per più di 25 anni era stato il suo luogo di lavoro, ma anche il suo rifugio e dove aveva avuto la fortuna di incontrare la sua adorata moglie. Angel gli posò una mano sulla spalla “Allora, sei pronto per questa nuova avventura?” il padre si tolse gli occhiali con un gesto indispettito e iniziò a pulirli “Non scherzare Angel. Questa è una cosa seria, se dovessero esserci dei problemi…” “Papà” lo interruppe il giovane ridendo “abbiamo firmato un miliardo di documenti per evitare qualche trucco da parte di Hank. Non accadrà nulla” lo sospinse verso la macchina “E poi, ti sembra questo il momento di ripensarci” salirono a bordo e il loro autista li accompagnò verso la nuova sede: la Summers, Giles & Co.

 

Buffy scese dal suo new beetle verde decappottabile, che suo padre le aveva regalato per i suoi 16 anni, prese le buste dai sedili posteriori e si diresse verso l’ingresso dello studio legale di suo padre. Proprio in quel momento una limousine le passò accanto e si fermò in mezzo alla strada per lasciar scendere Angel e Rupert Giles. La ragazza si fermò e sorrise per salutare i due uomini “Salve Buffy” le disse colui che ormai considerava come un padre, più del proprio “Come va?” “Bene” rispose l’altra con un sorriso che Rupert non vedeva ormai da tempo “Ho portato queste a mia madre” continuò la ragazza sollevando le buste del negozio di decorazioni “Voi siete pronti per la grande fusione” chiese con tono ironico e Giles le sorrise complice. “Oh, Buffy, ti ricordi di mio figlio Angel?” “Ah, si. Ciao” rispose timidamente e il ragazzo nel sentir fare il suo nome si riscosse dallo shock nel quale ancora si trovava dopo averla vista scendere dalla sua auto. Bellissima. Aveva i capelli biondi sciolti sulle spalle con una fascia rosa a pois, gli occhiali da sole con la montatura rosa, un paio di jeans a vita bassa con la cinta in tinta con la fascia e una maglietta sempre rosa.

Alla fine riuscì solo a sorriderle in risposta e riprese a camminare al fianco di suo padre che si stava avviando verso l’ingresso insieme alla ragazza. “Oggi mi sembri…come dire…” Rupert sembrava non riuscire a trovare le parole adatte, non voleva ferirla o riportarle alla mente brutti ricordi, ma allo stesso tempo ci teneva a farle notare che c’era stato un notevole cambiamento nel suo comportamento nel giro di poche settimane. Buffy decise di toglierlo dal suo imbarazzo “Sto meglio. Certo, ci sono momenti e momenti, ma posso dire che me la cavo” sorrise e Giles ricambiò con sincero sollievo. Era la seconda volta che la vedeva sorridere in meno di dieci minuti, mentre prima non sorrideva neanche una volta in una giornata intera. “Mamma?” urlò la ragazza non appena entrarono nell’edificio e la donna apparve subito davanti a loro “Oh, brava! Hai preso tutto?” “Credo di si” rispose esasperata Buffy, togliendosi gli occhiali da sole “Joyce” disse Ruper come segno di saluto “Oh Rupert, Angel, siete arrivati! Bene, Hank farà un po’ tardi e noi siamo venute ad aprire lo studio così che potevate scaricare le vostre cose. Inoltre, sto preparando una festa per la fusione, Hank vuole che tutto sia perfetto” La donna sembrava contenta e soprattutto indaffarata, infatti subito dopo i saluti si allontanò di fretta per continuare ad organizzare i preparativi. Buffy scosse la testa e tornò a rivolgersi ai due uomini “Fa sempre così quando si tratta di feste. Comunque, dov’è la vostra roba?” “Oh, il camion dovrebbe arrivare a momenti. C’era traffico, è già una fortuna che siamo arrivati noi in tempo” rispose Giles “Ok, allora vi mostro i vostri uffici nel frattempo” Buffy fece cenno loro di seguirla “Papà ha detto di fare come se foste a casa vostra, dato che…bè, ormai questa è casa vostra” si fermò davanti ad una porta di legno massiccio e l’aprì “Questo sarà il tuo studio Rupert” si avvicinò alla scrivania in mogano e prese in mano la targhetta con il suo nome “Papà ha preparato anche queste” “Vedo cha ha sistemato proprio tutto” “Già” posò la targhetta e si avviò verso la porta per poi rivolgersi con più timidezza ad Angel “Se vieni con me ti mostro il tuo ufficio” “Certo” riuscì a balbettare il ragazzo. Fino a quel momento era rimasto in silenzio, non riusciva a parlare in sua presenza, soprattutto adesso che sapeva tutta la sua storia. Quel giorno, però, sembrava più contenta o forse era tutta una messa in scena “Allora, vieni?” la voce della ragazza lo riportò nuovamente alla realtà “Si, certo” “Ah, Buffy” la chiamò Rupert prima che i due potessero lasciare la stanza “Potresti darci un minuto da soli?” “Ma certo Giles. Ti aspetto fuori” disse rivolta a Angel prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle. “Cosa c’è papà?” chiese Angel preoccupato per quell’improvvisa richiesta del padre “Dovrei chiedertelo io questo” “Che vuoi dire?” “Non hai detto una parola da quando siamo arrivati” Angel abbassò la testa sconfitto, forse era stato troppo palese “Allora?” lo esortò l’uomo “Non lo so, io sono un po’ distratto e…” “Io so cosa ti distare. Sei diventato curioso, sei diventato come tutte quelle persone che hai criticato perché facevano pettegolezzo” “No, io…” il padre lo rimproverò con uno sguardo che diceva più di mille parole e Angel sospirò “D’accordo, sono curioso. Non riesco a capire perché non mi hai detto quel è il problema. Comunque sai una cosa?! Non importa. Non importa, perché sembra stare meglio, no?! Gliel’hai detto anche tu” Giles sorrise compiaciuto “Si, è così. Quindi cerca di essere meno distratto e vai a vedere il tuo nuovo ufficio” Angel annuì e fece per uscire, ma il padre aggiunse “Lo sai che adesso non è il momento migliore per queste negligenze. Dobbiamo tenere gli occhi aperti, non sappiamo ancora cosa ci aspetta in questo studio” “Lo so papà, non preoccuparti” con questo lasciò l’ufficio. Non voleva dire a suo padre di aver fatto ricerche su Liam, non l’avrebbe presa bene. prima o poi gliel’avrebbe detto, doveva solo trovare il momento più adatto.

 

Buffy si voltò non appena sentì la porta aprirsi, non sapeva per quale motivo ma quel ragazzo la metteva in imbarazzo. “Sei pronto?” gli chiese cercando di evitare di guardarlo negli occhi, quegli occhi castani simili a quelli di Liam. No, non poteva mettersi a pensare a quelle cose adesso, altrimenti…Sentì le lacrime pungerle gli occhi e volse lo sguardo altrove, ma non fu abbastanza veloce “Ehi, tutto ok?” chiese Angel preoccupato avvicinandosi fino a sfiorarle un braccio “Si” rispose in fretta l’altra ritirandosi e passandosi velocemente il dorso della mano sugli occhi “Vieni, ti faccio vedere il tuo ufficio” concluse tornando a sorridere e incamminandosi lungo il corridoio. Evidentemente ancora non era passato del tutto il dolore per la sua perdita, d’altronde era successo solo pochi mesi prima, ma in ogni caso pareva fare grandi progressi.

“Sai” disse cercando di spezzare il silenzio che si era creato, era meglio non lasciarla per troppo tempo sola con i suoi pensieri. “Mi piace il tuo ciondolo…” Tra tante cose che avrebbe potuto dire, ovviamente, aveva scelto quella sbagliata. La ragazza, infatti, smise di camminare e si voltò di scatto posando automaticamente una mano sul pendente che portava al collo. Nei suoi occhi poteva leggere tristezza, ma anche timore come se avesse paura che potesse portarglielo via. “Mi spiace se ho detto qualcosa di sbagliato, volevo solo…” la vide scuotere la testa e sorridere “No, scusami tu. Io non so cosa mi è preso…cioè lo so, è solo che…” “Ehi, non devi spiegarmi niente. Dicevo solo che è bello” le sorrise e poi fece un gesto verso il corridoio “Vogliamo andare” così ripresero a camminare.

La ragazza aprì la porta dell’ufficio che gli era stato assegnato e Angel rimase a bocca aperta. Era stupendo “Mio padre ha voluto trattarti con i guanti e ti ha dato il suo vecchio ufficio. Ha detto che si aspetta molto da te: la nuova generazione” sorrise sprezzante e Angel la guardò offeso “Cosa c’è? Non credi che possa essere all’altezza?” subito Buffy cercò di riparare all’incomprensione “No, non volevo dire questo. Credo solo che mio padre non avrebbe dovuto fare delle discriminazioni tra te e tuo padre. Insomma, tu sarai anche la nuova generazione, ma questo è un lavoro che richiede esperienza e di certo ne ha più tuo padre che tu e…” Buffy sollevò lo sguardo e vide che il ragazzo le sorrideva compiaciuto. Si ritrovò nuovamente a scusarsi con questo estraneo con il quale non faceva altro che dire o fare le cose sbagliate “Mi spiace, non volevo essere invadente. Non sono cose che mi riguardano” “No, anzi, mi piace chi dice quello che pensa” le fece l’occhiolino “E poi non hai tutti i torti, ma non preoccuparti questo non dividerà me e mio padre. Lui capirà” “Si, lo so. Lui è Giles” rispose la ragazza con affetto nella voce, doveva proprio essere legata al suo vecchio.

Per tutto quel tempo suo padre era stato amico con questa famiglia dove viveva questa creatura stupenda e lui non ne aveva saputo niente fino a quel momento. Doveva recuperare il tempo perso.

 

 

 

Capitolo 9

 

La musica di certo non era delle migliori, ma il cibo poteva andare. Buffy era rimasta per tutto il tempo vicino al buffet cercando di evitare tutti i clienti del padre che provavano a parlare con lei. Non facevano altro che parlare di università e del mondo del lavoro, ben sapendo che l’anno successivo sarebbe entrata al college.

Dawn, d’altro canto, era rimasta sempre attaccata alla madre nel tentativo di conoscere più gente possibile ed entrare nel mondo dell’alta società. Joyce ovviamente era entusiasta dell’interesse della figlia e non faceva altro che rimarcare le differenze tra lei e la secondogenita, mettendo in risalto il disinteresse di Buffy per la vita mondana.

Hank, invece, aveva passato la serata a presentare i suoi clienti a Rupert e Angel, che avevano fatto altrettanto presentando a suo padre i loro. Buffy non riusciva a credere che una festa potesse essere organizzata con il solo scopo di fare affari, tutto quello andava contro il concetto vero e proprio di ‘festa’. Si voltò per allontanarsi da quella pazzia e si diresse verso le toilette. La zona antistante l’ingresso ai bagni degli uomini era sempre tranquilla durante quei party, erano tutti troppo occupati anche solo per andare in bagno. Cosa che non si poteva dire per quello delle donne, sempre affollato da signore con cipria e rossetto. Voltò l’angolo e si appoggiò al muro tirando un sospiro di sollievo, lì nessuno l’avrebbe trovata. “Vedo che non sono l’unico ad aver bisogno di una pausa” Buffy si girò di scatto e sorrise nel vedere Angel seduto su una delle poltrone che si trovavano nella zona relax antistante i bagni “Evidentemente” si sedette su una delle poltrone libere “Immagino che per te sia cento volte peggio” “Forse” Angel la guardò con attenzione, come al solito era perfetta “Spero di non dire qualcosa di sbagliato anche questa volta, ma mi piace il tuo vestito” Buffy rise “Complimenti, non hai sbagliato niente. E grazie” restarono in silenzio mentre un uomo faceva il suo ingresso in bagno. Poi Buffy tornò a guardarlo “Senti, volevo scusarmi per la sera in cui siete venuti a cena, io…” “No, non farlo. Non hai fatto niente di male” “Invece si. Sono scesa in ritardo e vi ho fatto aspettare per la cena. Inoltre, ti ho fatto credere chissà cosa quando mi hai vista sulle scale.” Fece un pausa e attese che lo stesso uomo che era entrato poco prima uscisse e si allontanasse. “In realtà mio padre aveva preso il mio ciondolo” si toccò il pendente con le dita “e mi aveva detto che me lo avrebbe restituito dopo la cena. Ero lì solo per riprendermelo” tirò su le spalle, cercando di minimizzare l’accaduto, ma a quel punto a Angel venne spontaneo chiederle per quale motivo suo padre le avesse tolto il ciondolo. La ragazza sembrò presa alla sprovvista “A lui non piace” Angel annuì, ma aveva capito che quella non era la vera ragione.

In quel momento fece il suo ingresso Dawn “Lo sapevo che ti eri nascosta qui” disse rivolta alla sorella, ma poi notò anche Angel “Oh, ci sei anche tu. Buffy si nasconde sempre qui alle feste in ufficio, vedo che hai seguito il suo esempio” Angel sorrise imbarazzato e la ragazzina tornò a parlare con la sorella “Mamma ti cerca” Buffy roteò gli occhi e si alzò “Cosa vorrà adesso?” “Non hai ancora conosciuto la signora MacDonald, ha un figlio che va a Stanford e mamma vuole…” “Mamma vuole troppe cose” sospirò Buffy, ma la sorella non le diede retta e si rivolse all’altro “In realtà ho un messaggio anche per te. Tuo padre ha detto che la signorina Cordelia Chase ti stava cercando.” Angel spalancò gli occhi, non poteva essere vero, non le aveva detto di questa festa proprio perché non la voleva tra i piedi. “Sei sicura?” Dawn annuì e Buffy lo guardò incuriosita. Era forse gelosa? Non poteva essere vero, di certo era un’allucinazione, uno scherzo della sua mente. E poi a cosa stava pensando? Tutto quello era comunque illegale dato che lei aveva solo 17 anni e lui ben 24! Anche se, in effetti, tra alcuni mesi lei sarebbe diventata diciottenne e tutto si sarebbe sistemato. Angel scosse la testa, non riusciva neanche a capire come avesse potuto pensare una cosa simile. Lei non era interessata e tutto questo era pura follia, neanche la conosceva. Invece si, gli disse una voce nella sua mente, la conosci dal momento in cui l’hai vista fare il suo ingresso nella sala da pranzo a casa Summers.

Tornarono tutti e tre nel salone dove si stava svolgendo la festa e si separarono per fare ognuno il proprio dovere. Angel venne subito intercettato da Cordelia “Dov’eri finito? Ti ho cercato dappertutto” “Cordelia che cosa ci fai qui?” “Come? Non sei contento di vedermi?” l’ultima cosa che voleva era una scenata in perfetto stile Cordelia Chase di fronte a tutti i suoi clienti vecchi e nuovi, quindi si limitò a dire “Non è per questo. Solo che…” non sapeva più cosa dire, ma per fortuna lei con la sua parlantina lo interruppe “So che non mi hai invitata, forse perché la situazione era nuova e non sapevi come comportarti. Comunque ci ho pensato io, amore, è tutto risolto.” “Che vuoi dire?” “Con tutta questa storia della fusione nessuno ha pensato a che fine avrei fatto io, eccetto me. Quindi ho deciso di prendere in mano le redini della situazione e sono venuta a parlare con il nuovo capo” “Hank non è il nuovo capo, siamo soci alla pari” “Come preferisci. Comunque alla fine lui mi ha offerto il posto della sua segretaria” “Ma come? Non ne aveva già una?” “Si, ma ha detto che era tempo di cambiamenti. Non è stupendo” notando l’espressione confusa di Angel si affettò ad aggiungere “Certo, mi dispiace di non poter più essere la tua di segretaria, ma ci vedremo spesso lo stesso. Non sei contento?” Angel sorrise sebbene ancora non riusciva a decidere se quella fosse una bella notizia o una brutta. Perché Hank aveva preso la sua segretaria, tra l’altro quasi completamente incapace nello svolgere il suo lavoro? Forse era per ricevere delle informazioni che solo la ragazza poteva conoscere riguardo i due nuovi soci. In quel caso avrebbe avuto una bella delusione, infatti proprio per il suo vizio di parlare troppo Cordelia non sapeva proprio nulla delle questioni che riguardavano la sede legale Giles & Son. Risolto quel problema un dubbio gli sorse “Ma allora io dovrò cercarmi una nuova segretaria” “Oh tesoro, credo proprio di si” rispose Cordelia attaccandosi ancora di più al suo braccio come una grande piovra. “Scusami un momento” riuscì a liberarsi dalla stretta mortale della ragazza e si diresse dritto verso Hank Summers “Hank, posso parlarti un momento?” “Certo, giovanotto. Ah Rayne” disse rivolto all’uomo con cui stava parlando prima che Angel lo interrompesse “Questo è il mio nuovo socio Angel Giles, il figlio di Rupert” “Ma certo, Rupert. Sai, io e tuo padre eravamo molto amici da giovani. Sai, lo chiamavano Lo Squartatore per come gestiva i suoi processi” “Si, mi sembra di aver sentito una storia simile” rispose Angel, per poi tornare a rivolgersi a Hank “Possiamo parlare, in privato” “Ma certo, scusaci Ethan” l’altro annuì e si allontanò. “Allora ragazzo, cosa c’è di così importante da dovermi parlare subito e in privato?” “Niente di così importante, è solo che…ho appena incontrato la mia segretaria, cioè ex-segretaria, Cordelia Chase e…” “Ah, ma certo. Mi sono scordato di dirtelo. Sai l’altra sera, quando mia moglie ha accennato alla signorina Chase a cena e tu hai detto che era solo un’amica, ho pensato che ti stessi facendo un favore liberandoti di lei e dandoti la possibilità di cambiare aria. Sai cosa intendo?” “Non proprio” Angel davvero non riusciva a capirlo e corrugò la fronte “Adesso sei libero di sceglierti un’altra segretaria, una che non pensi al matrimonio come la signorina Chase.” Gli fece l’occhiolino e Angel comprese dove voleva arrivare l’uomo. Hank credeva che lui usasse le sue segretarie per ‘piacere personale’ e che Cordelia si fosse attaccata troppo emotivamente e quindi credeva di averlo liberato. In effetti era così, ma non per la stessa ragione che credeva lui. “Capisco, certo. Grazie” rispose decidendo che era meglio non contraddirlo, in fondo gli aveva fatto davvero un favore liberandolo da Cordelia “Bene, adesso hai il campo libero per trovare la segretaria che faccia al caso tuo. Nel frattempo per l’estate mia figlia Buffy ti aiuterà” “Buffy?!” quasi urlò Angel “Si, ma non preoccuparti se la sa cavare bene. Aiuta sempre me quando qualche segretaria si licenzia o viene licenziata, andrà bene anche per te per un po’ di tempo. Per settembre quando la scuola ricomincerà, però, dovrai trovarti un’altra assistente, perché Buffy non può perdere la scuola. Deve andare a Stanford l’anno prossimo” “Ovviamente” riuscì a dire Angel sebbene non avesse più fiato in gola. Buffy sarebbe stata la sua assistente per 3 lunghi mesi. Questa esperienza si stava rivelando più promettente del previsto.

 

 

 

Capitolo 10

 

Buffy chiuse la porta d’ingresso di casa Summers senza fare troppo rumore nella speranza che i suoi genitori non la sentissero. Si avviò verso la scalinata che portava in soffitta, ma venne fermata da suo padre “Buffy? Sei tornata finalmente” gli fece cenno di spostarsi in salotto “Vieni, dobbiamo parlare” “Di cosa?” chiese esasperata la ragazza, cominciando comunque a seguire il padre “Stavo pensando che forse non è il caso che quest’estate tu frequenti quei corsi estivi avanzati in vista dell’università” si sedettero sulle poltrone di pelle del suntuoso salotto “Sei già a buon punto con i crediti per l’ingresso a Stanford, sebbene i tuoi voti siano scesi in quest ultimo periodo.” Buffy tirò un sospiro di sollievo, almeno non avrebbe dovuto passare quell’estate a sgobbare sui libri come aveva fatto l’anno precedente. I suoi genitori con questa storia di Stanford la stavano stressando troppo, certo anche a lei piaceva quella università, ma non voleva passare tutto il tempo che le rimaneva fino alla laurea a studiare. “Allora, cos’hai in programma per me quest’estate?” chiese ormai rassegnata al fatto che suo padre le avrebbe programmato la vita fino a che avesse abitato sotto il suo stesso tetto. L’uomo si sedette di fronte alla figlia e con un sorriso luminoso sul volto le disse “Verrai a lavorare al mio studio. Cosa ne pensi?” “Perché dovrei venire a lavorare proprio da te? Perché non in qualche altro posto, se proprio devo lavorare” “Non manderò mia figlia a fare l’elemosina da qualcun altro. Possiamo gestirci i soldi in famiglia e poi preferiresti lavorare per un estraneo che per tuo padre?!” un estraneo, pensò Buffy. Aveva lavorato altre volte con lui, ma solo per brevi periodi e non per 3 mesi di seguito, non si prospettava una bella avventura. “Comunque” continuò il padre “Questa volta non sarai la mia assistente, ne ho già trovata un’altra” “Hai licenziato quella vecchia? Di già?” la brutta abitudine di suo padre di licenziare una segretaria al mese l’aveva sempre costretta a prendere il loro posto fino a che lui non trovava una sostituta. “Non criticarmi sempre” “Va bene, allora vuoi dirmi a cosa ti servo?” “Angel ha bisogno di un’assistente. Gli ho dato tre mesi per cercane un’altra e nel frattempo lo aiuterai tu” Angel, perché ultimamente tutto girava intorno a quel ragazzo? Ovunque andava se lo trovava intorno e ora doveva anche fargli da segretaria. Sospirò, in fondo sapeva bene che qualunque cosa avrebbe detto, suo padre non avrebbe cambiato idea “Non pensare anche che mi metterò uno di quei completi che porta la mamma. Io indosso quello che mi pare” “Puoi venire vestita come vuoi, sei la figlia del capo” le sorrise e la lasciò sola. Buffy sospirò di nuovo e si diresse verso la sua camera. Guardiamo il lato positivo, disse a se stessa, almeno non dovrò passare il mio tempo a studiare. Salì in camera sua e si diresse dritta in bagno per farsi una doccia, era già in ritardo prima di tornare a casa e ora, dopo la chiacchierata con suo padre, era in tremendo ritardo. Doveva incontrare Gwen e Colin all’Espresso Pump, li aveva chiamati quella mattina perché sentiva il bisogno di parlare con loro. Dopo tutta quella storia con Dawn aveva cercato di fare del suo meglio per tornare ad essere quella che era, almeno in parte, ma era difficile e ogni giorno il senso di colpa si faceva sentire un po’ di più. Liam era morto da troppo poco tempo perché lei potesse ricominciare a vivere la sua vita come se niente fosse successo.

Mentre era sotto la doccia la porta si aprì “Buffy, sono io” “Accidenti Dawn, mi ha fatto prendere un colpo!” le urlò l’altra da sotto il getto dell’acqua. La sorella rise “Chi pensavi che fosse?” “Non lo so, ma come ti viene in mente. Almeno bussa prima” “Hai parlato con papà? Ti cercava” “Si” “Cosa voleva?” “Il solito, devo lavorare da lui quest’estate fino a che il figlio di Giles non troverà una segretaria” “Vuoi dire Angel?! Oh, quel ragazzo è proprio carino non trovi?” disse sghignazzando, ma l’altra non le rispose. Non appena pensava una cosa come quella, il suo cuore smetteva di battere e la sua mente ritornava al momento in cui Liam le aveva detto di amarla prima di morire tra le sue braccia. Non poteva farlo. Dawn si rese conto di aver detto una cosa sbagliata e cercò di riparare “Mi spiace, non volevo” “No, non fa niente” rispose cercando di minimizzare l’accaduto. Poi uscì dalla doccia avvolta nell’asciugamano “In fondo, non hai tutti i torti. E’ carino” Dawn si spostò per fare spazio alla sorella e cercò di cambiare argomento “Adesso cosa devi fare? Ti va di uscire e affittare un film? Possiamo vederlo questa sera” Anche questa volta il volto di Buffy si rabbuiò. “Ecco, ci risiamo” disse esasperata la ragazzina “Non si può più parlare con te. Cosa ho detto questa volta?” “Niente Dawn” disse Buffy con un sorriso “E’ solo che è proprio andando ad affittare un film che ho conosciuto Liam. Ma non preoccuparti, questa volta stavo solo ricordando i bei tempi.” Le sistemò i capelli e iniziò a vestirsi “Comunque non posso adesso. Ho un appuntamento all’Espresso Pump con Colin e Gwen, ma se vuoi dopo torno con loro al negozio e prendo qualcosa. Cosa vuoi vedere?” “Che negozio?” “Il loro negozio, la videoteca. Dove ho conosciuto Liam. Ma che hai?” “Scusa, ma non sapevo che lo avevi conosciuto in videoteca e neanche che i suoi genitori ne possedevano una. Non mi raccontavi mai queste cose” “Bè, Liam non piaceva a nessuno. Era meglio non girare il coltello nella piaga” “A me piaceva, te l’ho detto” rispose Dawn abbassando il capo, ancora imbarazzata per aver fatto quella confessione più di tre mesi dopo l’accaduto. “D’accordo, comunque vuoi un film oppure no?” “Ma lo vediamo insieme?” “Si, questa sera lo vediamo insieme” Buffy scosse la testa sorridendo, sua sorella sembrava proprio bisognosa di compagnia “Allora prendi quello che vuoi, ma niente film dell’orrore” l’ammonì “Ok, ma niente film per ragazzine o commedie romantiche” “Un thriller?” dissero in coro e scoppiarono a ridere. Buffy finì di vestirsi, si legò i capelli e uscì dal bagno “Ok, allora questa sera torno con un film e la pizza. Ci vediamo più tardi” dopo essere uscita dalla camera sembrò ripensarci e tornò dentro “Non fare danni nella mia stanza e quando esci chiudi la porta” poi sparì.

 

Gwen e Colin erano seduti ad un tavolo posto vicino alla finestra che dava sulla strada “Eccola” disse sorridendo la donna “E’ arrivata” “Ciao, scusatemi tanto per il ritardo” “Oh non preoccuparti piccola” disse l’uomo alzandosi da gentiluomo e aiutandola a prendere posto “Ero già in leggero ritardo quando sono arrivata a casa per cambiarmi, ma poi mio padre mia ha bloccata per parlare e…scusate” “Davvero, non fa niente. Abbiamo preso già un caffè, tu vuoi qualcosa?” “Un gelato?!” disse guardandosi intorno in cerca della cameriere, ma Colin le posò una mano sul braccio “Lascia, ci penso io” si alzò e lasciò sole le due donne. “Allora Buffy, come vanno le cose?” “Oh, dritti al punto” disse sorridendo “Scusa, solo che ci hai fatto stare in pensiero. Non è da te chiamare per vederci all’improvviso” “Già, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi. Volevo solo parlare con voi” Colin tornò con il suo gelato “Ecco qui, vaniglia e cioccolato. Come piace a te” “Grazie” “Allora di cosa volevi parlaci?” Gwen rise “Vedi, anche lui vuole andare dritto al sodo. Eravamo preoccupati” Buffy sorrise e Colin le guardò confuso, ma decise di lasciar stare. Buffy mangiò un po’ del suo gelato e poi iniziò a raccontare tutto quello che gli era successo dalla fusione con la Giles & Son fino alla sua chiacchierata con Dawn. “Bè ha avuto coraggio ha dirti quelle cose “ disse Colin bevendo un sorso dalla tazza di caffè che la cameriera era venuta a riempirgli “Mi ha fatto sentire uno straccio, peggio di come mi sentivo” “Però l’hai ascoltata e questo è un bene” “Si, comincio a capire che forse mi stavo lasciando troppo andare” “Buffy” iniziò con voce comprensiva Gwen “è passato pochissimo tempo, ma Liam non avrebbe voluto che ci struggessimo troppo per lui. E’ giusto essere tristi, è più che giusto piangere la sua perdita, ma dobbiamo anche guardare al futuro” “Lo so, ma è difficile” “Nessuno ha detto il contrario” disse Colin “Ma non per questo non bisogna provarci” Era da un po’ che i coniugi O’Connor le ripetevano quelle cose, ma in quella giornata di sole sembravano più veritiere. E poi c’era un altro problema: Angel. Perché non riusciva a guardarlo negli occhi? Perché si sentiva sempre in imbarazzo quando era con lui? Non le era mai capitato con i ragazzi, neanche con Liam. Colin e Gwen notarono la sua espressione pensierosa e le chiesero cos’avesse “Niente, stavo solo pensando a quante cose sono cambiate nel giro di pochi mesi. Liam è morto. Io sono cambiata tantissimo e adesso c’è anche questo…” si interruppe. Non voleva parlare di un altro ragazzo con quelli che erano i genitori del suo primo amore. “Niente, forse dovrei andare e anche voi. Dovreste aprire il negozio” “Buffy” Colin le posò una mano sulla spalla prima che potesse alzarsi e andare via “Lo sai che puoi dirci tutto quello che vuoi” “No, non posso e poi non è niente davvero” iniziava ad essere agitata, non le succedeva mai in presenza degli O’Connor. “Buffy, quando Liam è morto ci siamo ripromessi di mantenere i contatti” disse Gwen “Per quale motivo, secondo te?” Buffy abbassò il capo e provò ad indovinare “Per starci vicino nel momento del bisogno” “Certamente, ma anche per sapere come sarebbero cambiate le nostre vite nel tempo. Io e Colin abbiamo passato un periodo orribile, che nessuno dovrebbe sperimentare. Nonostante tutto adesso le cose vanno meglio e, come ho detto prima, Liam non avrebbe voluto vederci a piangere sulla sua tomba per il resto dei nostri giorni, e neanche a te.” “Lo so” sussurrò Buffy e facendo un respiro profondo provò a dir loro cosa la preoccupava “Ecco, c’è questo ragazzo, Angel” “Oh” esclamò entusiasta la signora O’Connor “E com’è?” “Lasciala parlare Gwen!” la rimproverò Colin per poi tornare a rivolgersi alla ragazza “Allora, com’è?” Buffy rise “Non è come credete. Non sono interessata a lui, cioè lui è bello, ma io non…” respirò profondamente “E’ solo che mi sento strana quando c’è lui. E adesso dovrò lavorare per lui e non so come fare. Mio padre mi ha trovato un lavoro estivo, sarò la sua segretaria per tre mesi. Capite, tre mesi! Come farò? Non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi e…” sollevò lo sguardo e vide i due coniugi che la osservavano divertiti “Cosa c’è?” chiese confusa per quel loro comportamento. Entrambi continuarono a sghignazzare e Buffy capì a cosa stavano pensando “No! Non è come credete io…” “Si, certo” dissero accondiscendenti sempre continuando a sorridere “No, dico sul serio…” cercò nuovamente di dire Buffy, ma ci rinunciò “Oh sapete una cosa?! Ci rinuncio, voi due siete impossibili!” Scoppiarono tutti e tre a ridere, finirono le loro consumazioni, arrivarono fino alla videoteca dove Buffy prese il suo film e poi si salutarono con la promessa di rivedersi quella domenica di fronte al Restfield Cemetery.

 

 

 

Capitolo 11

 

L’ufficio era troppo affollato per i suoi gusti, nel loro vecchio ufficio non erano abituati a così tante persone che si aggiravano per l’edificio. Angel posò il capo contro il legno duro della scrivania, erano solo le 9 del mattino e già aveva mal di testa. “Sono i condizionatori” disse una voce dalla porta d’ingresso. Alzò subito il capo e vide la ragazza che aveva occupato i suoi pensieri tutti i giorni fin da quando l’aveva incontrata. Si raddrizzò sulla sedia, imbarazzato per lo stato in cui lei lo aveva trovato entrando “Scusami, cos’hai detto?” “Che è colpa dei condizionatori se hai già mal di testa” “Che fai? Leggi nel pensiero?” “No, lo so perché qui a quasi tutti viene il mal di testa. I condizionatori sono regolati ad una temperatura troppo alta, è colpa di mio padre che soffre il caldo come un pinguino nella savana” si avvicinò alla finestra e salì su una sedia “Cosa fai? Stai attenta!” si affrettò a raggiungerla pronto a riprenderla nel caso in cui fosse caduta “Stai tranquillo. Vedi,” disse aprendo una piccola finestra in alto “basta che lasci aperta questa e avrai un cambio d’aria senza perdere il fresco del condizionatore” scese dalla sedia con un balzo e gli sorrise “Allora, capo” disse enfatizzando le sue parole “quale compito vuoi affidarmi?” “Ah, oggi cominci a lavorare qui?” “Si, non lo sapevi?” “Si, solo che…ho perso la cognizione del tempo da quando abbiamo cambiato sede. Qui è tutto…” “Pazzesco” offrì Buffy “Già, non ci sono abituato” “Lo farai presto. Di mio padre puoi dire quello che vuoi, ma è un bravo avvocato. Questo è il posto migliore dove imparare” poi si accorse di quello che aveva appena detto e cerò di riparare “Non che pensi che tu abbia bisogno di imparare, insomma, non so come lavori, ma…” Angel scoppiò a ridere improvvisamente e Buffy non riusciva a capire cosa ci fosse di divertente “Sai una cosa” cercò di dire il ragazzo dopo essersi ripreso “Da quando ci siamo conosciuti non facciamo altro che scusarci per qualsiasi cosa diciamo. Facciamo un patto” “Che patto?” “Ognuno può dire quello che vuole all’altro. Senza preoccuparsi di offenderci a vicenda. Certo, questo non vale per gli insulti” le fece l’occhiolino e Buffy gli fece un sorriso porgendogli la mano “Affare fatto” suggellarono il patto e decisero di mettersi al lavoro. Non sarebbe stato facile concentrarsi con quella ragazza in giro per il suo ufficio, pensò Angel, ma era comunque la cosa più bella che gli fosse mai capitata.

La giornata passò in fretta, anche troppo secondo il parere di Angel. Erano già le 5 di pomeriggio e tutte le faccende più importanti erano state sistemate, Buffy era stata perfetta, sebbene quello non fosse il suo campo e non avesse pezzi di carta che testimoniassero le sue capacità. Adesso erano seduti entrambi alla sua scrivania e sistemavano i documenti della giornata che dovevano essere posti sulla scrivania di Hank entro le 6. Essendo il primo giorno l’uomo aveva deciso di controllare il loro operato, dopotutto non voleva rischiare di perdere tutto ciò per cui aveva lavorato una vita solo perché loro non si erano ancora abituati alla nuova routine. “Io ho finito” annunciò la ragazza stirandosi i muscoli intorpiditi e sistemandosi i capelli. Angel spalancò gli occhi “Hai finito? Tutto?” lei annuì e lo guardò cercando di capire quale fosse il problema, poi lo vide abbassare gli occhi sulla sua pila di fogli. Buffy non riuscì a trattenersi e rise “Oh, mi fa piacere che la mia condizione ti diverte” esclamò Angel incrociando le braccia e fingendo di essere furente “Solo perché sei stata più veloce di me nel fare quello che dovrebbe essere il mio lavoro, non significa che puoi prenderti gioco di me” “Bè devi ammettere che è divertente” riuscì a dire Buffy dopo essersi ripresa. Sospirò con il sorriso sulle labbra “Dai, dividiamoci i fogli che ti restano” allungò una mano per prendere la pila di documenti, ma lui la spostò “No, vai a casa. Finisco io” lei si alzò e si avvicinò alla sua parte di scrivania “Si, così domani mattina quando tornerò ti troverò di ancora qui” lui rise e si rilassò contro lo schienale della propria sedia, mentre Buffy sistemava i fogli. Era così vicina che poteva sentire l’odore di vaniglia provenire dai suoi capelli biondi, se continuava così non sapeva se sarebbe stato in grado di trattenersi oltre. Riprese a lavorare non appena lei gli passò la sua pila dimezzata di fogli e cercò di concentrarsi, anche se riusciva a farlo a malapena. Lei si era rimessa al suo posto dal lato opposto al suo, ma il suo odore era ancora nell’aria.

Questa volta finirono insieme e Buffy si offrì di portare i figli da suo padre “Tanto devo chiedergli a che ora pensa di tornare per la cena” “D’accordo, allora ci vediamo domani?” chiese titubante “Per forza, ormai lavoro qui” sorrise più rilassata rispetto a quella mattina. Alla fine passare una giornata intera a stretto contatto con lui non era stato poi tanto male ed erano riusciti a conoscersi meglio. Angel la guardò lasciare l’ufficio e tirò un sospiro di sollievo, non sapeva per quanto ancora sarebbe potuto andare avanti senza toccarla o peggio ancora. Doveva stare attento, ma nonostante tutto quella era stata una giornata stupenda e, se tutto andava bene, lo sarebbe stata anche domani e dopodomani e così fino alla fine delle vacanze estive. Cioè fino a che Buffy Summers avrebbe lavorato con lui come sua assistente.



Angel se ne stava poggiato alla macchina in attesa che suo padre uscisse dall’edificio e lo raggiungesse, era sempre l’ultimo ad uscire quando era ora di tornare a casa. Sua madre era sempre stata paziente a questo proposito e sapeva che se il lavoro finiva alle 6, lei doveva aspettarli a casa per le 8. Quella sera non era diversa dalle altre. Nel frattempo lui restava sotto la luce flebile di un lampione nel parcheggio dello studio legale, solo con i suoi pensieri. Non gli dispiaceva restare solo a riflettere di tanto in tanto, anzi c’era chi diceva che lo faceva fin troppo spesso, ma questa volta tutto ciò che desiderava era vedere la figura di suo padre che lo raggiungeva alla macchina. Infatti, era da quando aveva lasciato l’ufficio che non faceva altro che pensare alla sua segretaria bionda. Che clichè, una ragazzina bionda con gli occhi verdi, la tipica ragazza californiana, era riuscita a catturare la sua attenzione e da quel momento non c’era stato spazio per altro. Cordelia continuava a chiamare, anche nel cuore della notte, ma niente era più come prima e la semplice compagnia di una donna non gli bastava più. Non voleva ripiegare su Cordelia solo per non sentirsi solo, voleva avere lei tra le braccia, solo lei: Buffy. Scosse la testa, non riusciva a credere che dopo tanto tempo era riuscito a trovare la ragazza per lui e si trattava di una diciassettenne. Non solo era illegale, ma era anche la figlia del suo nuovo socio. Potevano sorgere molti problemi non appena faceva un passo falso e in quella situazione particolare, con un ragazzo morto nel bel mezzo di tutto, il rischio di commettere un errore era altissimo. Gli esplodeva la testa, non poteva più pensarci. Per fortuna, a salvarlo dalla pazzia, comparve suo padre con la sua giacca di tweed e la ventiquattrore. “Era ora” sbottò senza neanche farlo arrivare alla vettura “Ehi, brutta giornata figliolo?” chiese comprensivo aprendo la portiera “No, mi spiace. Non è per il lavoro. Sono solo stressato” Salirono in macchina e si avviarono verso casa “Allora, se non è il lavoro, cosa ti stressa?” “Niente di importante” cercò di minimizzare il ragazzo, ma Rupert lo conosceva troppo bene “E’ per la ragazza” “”Quale ragazza?” finse Angel, ma sapeva bene di essere stato scoperto “Oh, andiamo Angel. Sappiamo entrambi di cosa stiamo parlando qui. Sei interessato a lei più di quanto credi e credi che questo possa creare dei problemi” “Devo essere pazzo. Voglio dire, senza contare che è minorenne, ci siamo appena legati a suo padre con un contratto multimilionario!” “E qual è il problema?” “Come sarebbe qual è il problema?!” chiese shockato il ragazzo “Mi ammazzerà e ci farà abbandonare la nostra professione” “Se ti dovesse uccidere, Angel, l’ultimo dei tuoi problemi sarebbe il lavoro” “Smettila di prenderti gioco di me! Io sto parlando sul serio!” il padre rise, divertito da quella situazione “Angel, qualsiasi cosa provi per lei, forse dovresti provare a dirglielo” “Stai scherzando, vero?! Lo farei volentieri se solo non ci fosse un piccolo problema: è illegale!!” quasi urlò al limite della pazienza “E poi…” sussurrò, ma si fermò prima di tradire se stesso con una rivelazione non adatta a quel particolare momento “Poi cosa?” lo sollecitò il padre “Niente, è solo illegale” “Angel, è illegale solo se i genitori non danno il consenso e sono convinto che i coniugi Summers saranno più che felici di vedere la loro primogenita al tuo fianco” “Ne dubito” “E poi neanche quello è un problema insormontabile. Buffy a gennaio diventerà maggiorenne” Angel si voltò verso suo padre e lo osservò a lungo prima di parlare “Perché mi stai dicendo queste cose? Perché vuoi tanto che ci provi con lei?” “Credo che potrebbe funzionare, tu no?” “Vuoi soltanto farmi fare da cavia” “Che vuoi dire?” “Sai benissimo di cosa sto parlando!” gridò ormai arrabbiato con il proprio padre per tutti quei trucchi che stava usando su di lui “Vuoi vedere se Buffy è pronta. Vuoi vedere se accetterà o meno il mio invito a uscire. Se lo farà allora ti sentirai più tranquillo, saprai che le è passata; se invece rifiuterà potrai tornare a preoccuparti per lei. Non tieni conto dei miei sentimenti, però” “Oh Angel, certo che tengo conto dei tuoi sentimenti. Se non le dici niente finirai per esplodere, inoltre devi imparare a buttarti nelle situazioni figliolo.” “Sappiamo bene entrambi che rifiuterà. Non è pronta” “Tu come fai a saperlo?” “Oh credimi lo so” “Che vuoi dire?” chiese Giles sempre più insospettito “Ho scoperto tutto, nonostante il tuo rifiuto di condividere le informazioni con me” “Di cosa stai parlando?” “Di Liam, papà. Sto parlando di lui” Giles accostò la macchina improvvisamente e si sentì il clacson di un’altra automobile che sfrecciò accanto alla loro “Chi te l’ha detto?” chiese scandalizzato “Nessuno, stavo facendo un giro su internet e ho visto il sito di Hank” “Oh disgustoso” esclamò Giles, incapace di trattenersi dal commentare, ma poi fece proseguire il figlio “C’erano foto di Buffy da piccola e anche recenti. Mi sono messo a pensare a quello che mi avevi detto dopo la cena a casa Summers e mi è venuto spontaneo cercare notizie su questo Liam O’Connor. Sono un avvocato, è quello che faccio, cerco notizie sulle persone” “Per poterle incastrare, non per un proprio tornaconto personale” “Volevo vedere se era un tipo a posto, se andava bene per Buffy. Come potevo sapere che era morto?” restarono in silenzio a lungo. Giles ripensava a quel ragazzo che aveva incontrato spesso insieme a Buffy, mentre Angel cercava ancora di capacitarsi del fatto che qualcosa di così terribile fosse capitato ad una ragazzina. “Lei lo sa?” chiese all’improvviso Giles, mentre rimetteva la macchina in moto e si riavviava verso casa “No, ancora non siamo così, come dire, intimi” “Dovresti dirglielo, prima che ti possa sfuggire qualcosa senza volerlo. A quel punto sarà troppo tardi e l’avrai ferita” “Già, cercherò di trovare il momento più adatto” il problema era trovare l’occasione giusta. Proprio ora che stavano iniziando ad andare d’accordo avrebbe dovuto rovinare tutto, ma in fondo era necessario. Non voleva ferirla, ma forse se trovava le parole giuste si sarebbe sistemato tutto. E forse avrebbe anche trovato il coraggio di dirle quello che provava.

 

 

 

Capitolo 12

 

“Accidenti” imprecò Angel correndo a ripararsi dalla fitta pioggia che stava scendendo su Sunnydale. Non pioveva mai nel Sud della California e doveva piovere proprio quella sera, la sera in cui lui aveva scelto di essere un idiota e di lasciare la sua ventiquattrore in ufficio con tutti i documenti da rileggere per la riunione della mattina successiva. “Maledizione” imprecò entrando nella hall dello studio legale “Non avevi un ombrello?”chiese una voce che avrebbe potuto riconoscere ovunque “Buffy? Cosa ci fai qui?”“Potrei chiederti la stessa cosa”gli fece notare la ragazza alzandosi dalla poltrona dove era seduta e avvicinandosi a lui. Gli passò una mano sui capelli gocciolanti e fece una smorfia “Sei tutto bagnato”“Si, beh,in caso non l’hai notato, fuori diluvia” lei rise “Io l’ho notato e tu?” “Spiritosa, davvero” cercò di darsi una sistemata poi si guardò intorno “Sei sola?” lei abbassò lo sguardo “Ah, no. C’è mio padre di là. Devo aspettare lui per tornare a casa. Mi ha accompagnata un’amica questa mattina, volevo tornare a casa a piedi, ma come puoi ben vedere sta piovendo”“Capito” “E tu?” “Oh, io ho dimenticato dei documenti in ufficio. Devo leggerli per domani mattina...” si bloccò quando sentì un rumore provenire dagli uffici “Forse tuo padre ha finito di lavorare”la sentì ridere amaramente “Sta facendo di tutto là dentro tranne che lavorare, credimi” Angel la guardò incuriosito “Che vuoi dire?”ma lei cambiò subito argomento “Niente, lascia stare. Prendi i tuoi documenti prima che te li scordi di nuovo qui”lui le cacciò la lingua scherzosamente e si diresse al suo ufficio. Pensava di trovare Buffy dietro di sé, ma quando si voltò vide che si era fermata vicino alla finestra nella hall e guardava fuori. Si affrettò a prendere la valigetta nera dalla sua scrivania per tornare da Buffy, ma un altro rumore lo fece fermare. Forse era il caso di salutare Hank, probabilmente poteva anche suggerirgli scherzosamente di tornare a casa e lasciar stare il lavoro, in fondo Buffy era là ad aspettare da chissà  quanto. Stava per bussare quando sentì gemiti e rumori inconfondibili provenire dall’interno. Non riusciva a credere che quell’uomo aveva lasciato la figlia ad aspettare mentre lui se la faceva con qualcuno nel suo ufficio. Oppure l’uomo non sapeva che la figlia lo stava aspettando, anche se questo non giustificava il suo comportamento, era pur sempre un uomo sposato. Si affrettò a raggiungere Buffy “Ehi, tuo padre lo sa che lo stai aspettando?”lei annuì continuando a guardare fuori dalla finestra pensierosa, poi si voltò e sorridendo amaramente aggiunse “E’ solo che la tua ex-segretaria sembra tenerlo talmente occupato che si è scordato di me”Angel spalancò gli occhi “Vuoi dire Cordelia?!” era scandalizzato, anche se non riusciva a capire per quale motivo. In fondo stavano parlando di Cordelia Chase, la donna che avrebbe fatto di tutto pur di ottenere una posizione di successo. “Senti, non preoccuparti. Non è la prima volta e non sarà  l’ultima. La tua amica è solo stata abbastanza stupida da cadere nella sua trappola. Quando si sarà  stancato di lei la licenzierà e toccherà a me prendere il suo posto fino alla prossima vittima”“Non sembri sconvolta”chiese confuso “Non lo sono, te l’ho detto non è la prima volta. E poi non mi interessa” “E tua madre?” “Penso che lo sappia, ma non fa niente per evitarlo. Sono sicura che starà  già finendo la sua prima bottiglia di vodka della serata”La vide passarsi le mani sulle braccia scoperte, evidentemente quella mattina quando si era vestita lo aveva fatto secondo il tipico clima della California, non si era aspettata vento e pioggia. E neanche di dover aspettare che suo padre finisse di giocare con la segretaria nel suo ufficio. “Hai mangiato qualcosa?” “No, ancora no. Comunque sto bene, davvero. Tu vai, ci vediamo domani” “No, non ti lascio qui. Vieni, ti do un passaggio. Ho anch’io una macchina cosa credi?!” “Davvero?! Credevo venissi con il monopattino” lo prese in giro lei, mentre si avviavano verso la sua vettura.

 

“Io prendo un cheeseburger con patatine e coca cola”disse Buffy alla cameriera, che era venuta a prendere la loro ordinazione non appena avevano preso posto in uno dei tavoli del locale. “Per me solo un caffè. Grazie”disse l’altro, la donna annuì e si allontanò “Hai intenzione di mangiare tutto?”chiese Angel una volta soli “Certo, perché no?”lui scosse la testa e lei lo guardò quasi furente “Non dirmi che sei uno di quei tipi a cui piacciono le ragazze che ordinano solo insalata e che poi, per i crampi alla pancia, si abbuffano a casa?!”Angel rise divertito “No, non sono così. Tu mi sembravi una di quelle ragazze, tutto qui”“No”disse con espressione fiera guardando verso la cucina in attesa della sua portata, cosa che divertì Angel ancora di più e lo fece innamorare ancora di più. “Avevi proprio fame, eh?”“Tu che dici?! Sono le 10 di sera! Non mangio da mezzogiorno”Proprio in quel momento la cameriera portò il caffè e il cibo, poi li lasciò di nuovo soli mentre Buffy faceva già il primo morso al suo panino “Scusa, ma tu non dovevi dare un’occhiata a quei documenti per domani?”chiese con la bocca mezza piena “Si, ma lo farò più tardi” “Quando? E’ già tardi” “Non preoccuparti, mangia. Piuttosto, non dovresti far sapere a tuo padre che sei venuta via con me. Potrebbe preoccuparsi” lei sollevò un sopracciglio scettica “Lo so, non si è dimostrato molto interessato prima, ma è pur sempre tuo padre” lei sospirò e tirò fuori il cellulare dalla borsetta “Gli mando un sms, contento?!” “Si, grazie. Non vorrei ricevere una ramanzina domani o scoprire che sono stato denunciato per rapimento”lei rise mentre riponeva il cellulare “Hai già fatto?!”chiese lui sconvolto “Si, ho solo scritto che sto bene e torno dopo. Non preoccuparti, basterà ”bevve un sorso di coca cola poi aggiunse “Allora, leggi” “Come scusa?” “I documenti leggili. Li rivediamo insieme”lui rise “No, ti annoierei soltanto” “No, dico sul serio, leggili. Lo facevo sempre con mio padre quando ero più piccola. Coraggio”

Così passarono il tempo a rivedere documenti bevendo caffè e mangiando gelato. Angel non pensava di essere mai stato cos’ felice in tutta la sua vita, passare quella sera con Buffy aveva reso il suo lavoro più piacevole. Quando, finalmente, riuscirono a completare la lettura e il loro dessert, Angel pagò il conto e insieme si avviarono alla macchina. Buffy aveva provato a convincere il ragazzo a lasciarla tornare a piedi dato che aveva smesso di piovere, ma lui non aveva voluto sentire ragioni “Stai scherzando?!”aveva esclamato “Lo sai che ore sono?! Non puoi girare da sola a quest’ora! Sali!” le aveva fatto l’occhiolino aprendole la portiera. Adesso si stavano avviando verso casa Summers e un piacevole silenzio riempiva l’abitacolo, Angel poteva vedere con la coda dell’occhio la ragazza che guardava fuori dal finestrino. La serata era andata bene e anche se non poteva essere considerato un vero e proprio appuntamento, gli aveva aperto gli occhi. Doveva provare a fare qualcosa. Prima, però, doveva togliersi una spina dal fianco: Liam. “Sai, non sapevo che tu e mio padre vi conosceste tanto bene” meglio cominciare con le cose semplici “Si, mio padre lo conobbe ad una festa, c’erano tutti avvocati e loro fecero amicizia più o meno. Voglio dire, amici come possono esserlo due avvocati rivali” “Io ho scoperto che vi conoscevate solo la sera che siamo venuti a cena. Mio padre era piuttosto preoccupato per te...” lasciò la frase in sospeso in attesa di vedere quale sarebbe stata la sua reazione. Buffy sospirò “Lo so, non stavo molto bene quella sera. Adesso va meglio” “Sono contento”le cose non stavano andando come aveva sperato, lei non sembrava interessata a condividere qualcosa di personale, si manteneva sul vago e adesso toccava di nuovo a lui fare un altro passo avanti. “La tua famiglia era stata invitata alla festa dei 25 anni di matrimonio dei miei genitori” “Si, io non sono venuta, però” “Lo so, hai creato grande scompiglio”disse cercando di sorridere sebbene fosse molto agitato e inquieto “Davvero? Immagino che mio padre non abbia fatto altro che lamentarsi per il fatto che non fossi presente” “No, lui ha detto a tutti che non ti sentivi bene”la vide sorridere amaramente, ma non disse nulla e lui riprese a parlare fiducioso di aver intrapreso la strada giusta questa volta “Le altre ragazze invece, loro erano impossibili” “Cosa c’è di diverso dal solito?” chiese ironica “Niente. Sono le solite stupide ragazzine ricche che non hanno altro da fare che parlar male degli altri”lei non disse niente in risposta e lui cominciò a preoccuparsi, forse stava sbagliando anche questa volta, ma non poteva fermarsi proprio adesso, così riprese a parlare cercando di coinvolgerla “Non vuoi sapere cosa dicevano di te?”“Non proprio, no”ok, adesso poteva affermare senza ombra di dubbio che anche il piano B stava fallendo “So bene che quello che dicono è sempre inventato, ma non vorresti...”fu interrotto dalla ragazza che cominciava ad apparire arrabbiata e infastidita da quei discorsi “Credevo che tu non fossi un tipo da pettegolezzi” “Non lo sono” “Allora perché stiamo parlando di un gruppo di stupide oche senza cervello?!”ora era furiosa, quindi Angel decise di passare al piano C. Aveva sperato di poterlo evitare, non voleva arrivare a quel punto, ma era meglio che farla arrabbiare più di quanto non avesse già fatto. “Senti, Buffy, mi spiace. Non volevo farti arrabbiare, ma...” “No, scusami tu. Stavi solo cercando di fare conversazione e io ti ho trattato malissimo. Il fatto è che non è un argomento facile per me”“In realtà non volevo solo fare conversazione, avevo un secondo fine”lei lo guardò confusa “Che vuoi dire?”“Non volevo ferirti arrivando dritto al punto, volevo farlo passo passo...” “Angel, arriva adesso al punto. Cosa vuoi dirmi?”erano quasi arrivati a casa Summers e il ragazzo preferì evitare scenate proprio davanti alla sua abitazione, così si fermò qualche isolato prima “Cosa stai facendo?”chiese lei, notando che si erano fermati “Ho bisogno di parlarti, ma so che ti infurierai e non voglio rischiare un incidente d’auto” “Come fai a sapere che mi arrabbierò?” “Una cosa alla volta, ok?” cercò di rilassarsi contro lo schienale del sedile e riprese a parlare “La sera della festa dei miei genitori ho sentito quelle ragazze” le rivolse uno sguardo scherzoso “O oche, come le hai definite tu”lei ricambiò lo sguardo, ma era ancora inquieta per la situazione che era venuta a crearsi. Angel riprese a parlare “parlavano di te e del fatto che non fossi presente alla festa. Hanno iniziato a dire delle cattiverie e a fare congetture sul perché non eri lì” “Tipo?” “Hai detto che non volevi saperlo”le fece l’occhiolino e la vide roteare gli occhi, alla fine si decise a dirglielo “Parlavano di spacciatori e stupro, dicevano che ti eri data alla droga dopo uno stupro” lei rise “Quelle ragazze dovrebbero rifarsi una vita”“Comunque, lì per lì non gli diedi troppa importanza, ma dopo tutte le stranezze che sono successe a casa tua durante la cena ho cominciato a pensare che avessero detto la verità” “Pazzesco!Come hai potuto?!” “Lo so, ma dopo che ti eri comportata in quel modo talmente strano” “Non era certo perché ero stata violentata!” disse ancora incredula, come poteva la gente inventare bugie tanto assurde. “Lo so...voglio dire adesso lo so” si fermò, adesso arrivava la parte più difficile e non sapeva proprio come continuare “Tutto qui? Volevi sapere se quelle stupide avevano ragione?!” lo sguardo negli occhi del ragazzo le fece capire che non era così “Cos’altro c’è?” “Dopo la cena io e mio padre abbiamo parlato un po’. Lui non mi ha detto niente, ma io ho capito che qualcosa non andava. Quella notte non riuscivo a dormire, ho acceso il computer e...” “Angel” lo interruppe cercando di capire dove voleva arrivare raccontandogli tutti quei particolari, ma lui sollevò una mano per fermarla “No, lasciami finire, per favore”lei annuì “Ho iniziato a navigare su internet, come al solito, ma poi ho visto la pubblicità dello studio legale di tuo padre e mi sono ritrovato nel suo sito”Buffy roteò gli occhi, evidentemente anche lei era disgustata dalle manie megalomane del padre, ma lui si limitò a continuare “Ho visto le tue foto da bambina e la curiosità ha avuto la meglio. Mio padre non aveva detto molto riguardo la tua situazione o del perché ti fossi comportata in quel modo, ma aveva fatto un nome...”all’improvviso la vide impallidire, stringere i pugni e la sentì sussurrare “Liam” Angel abbassò lo sguardo, aveva fatto il possibile per non ferirla, ma non ci era riuscito. “Non ci posso credere!”disse la ragazza con un tono che non prometteva nulla di buono “E io che per un attimo ho pensato che fossi una brava persona! Chi ti ha dato il diritto di impicciarti dei fatti miei?! Non ti riguardano!”“Lo so, io...” “No, non voglio sentire un’altra parola hai detto anche troppo” “No, ascoltami, per favore. Non volevo ferirti, mi è venuto spontaneo cercare notizie su Liam...” “Non devi neanche pronunciarlo il suo nome! Non ne hai il diritto!”era proprio furente, pensò Angel, forse era il caso di lasciarla calmare. Proprio in quel momento la vide aprire la portiera e allontanarsi a piedi. La lasciò stare, di certo non era la persona più adatta per starle accanto in quel momento e poi, fortunatamente, la casa della ragazza non era poi così lontana. Restò seduto lì fino a che non la vide raggiungere la sua abitazione. Un’altra stupenda serata insieme a Buffy Summers si era trasformata in quella che probabilmente era la serata più brutta della sua vita.

 

 

 

Capitolo 13

 

Buffy gettò un’ultima occhiata alla propria immagine allo specchio, aveva indossato la sua gonna a righe grigia e nera con gli stivali neri e una maglietta dello stesso colore. Improvvisamente si fermò ad osservare il disegno sulla maglia, era un puttino sopra una nuvola grigia e sopra recava la scritta angel. Angel. Con rabbia si tolse l’indumento e lo gettò sul letto, aprì l’armadio e indossò la maglietta dell’Hard Rock Cafè. Quello non era il momento adatto per pensare a Angel, era sabato e quella giornata era dedicata a Liam. Doveva incontrare Gwen e Colin al Restfield Cemetery e non voleva farlo indossando una maglietta con la scritta Angel. Dopo quello che era successo la sera precedente non voleva pensare a Angel Giles per tutto il resto del weekend. Lo squillo del suo cellulare interruppe il corso dei suoi pensieri, si diresse verso la propria borsa Playboy e guardò il display: Angel. Parli del diavolo, pensò Buffy roteando gli occhi e rifiutando la chiamata. Era dalla sera precedente che provava a chiamarla, la ragazza non aveva mai rimpianto così tanto di aver dato il suo numero a qualcuno come in quel preciso istante. Ripose il cellulare nella borsa e si diresse verso la macchina, non poteva proprio pensare a lui. Sospirò, sedendosi sul sedile di pelle beige del suo new beetle, non poteva mentire a se stessa aveva pensato a lui e anche a lungo. Non era riuscita a prendere sonno la sera prima, era rimasta sveglia a riflettere sul modo in cui aveva reagito e sul modo in cui l’aveva trattato. Non era stata giusta con lui, in fondo aveva solo provato ad essere sincero e lei avrebbe dovuto apprezzare questa sua qualità. Aveva ripensato alla serata che avevano trascorso insieme, le risate, la lettura dei documenti, era stato tutto perfetto ed era riuscita a non pensare a Liam per più di 30 minuti di seguito. Si sentiva in colpa per questo, ma le aveva fatto bene svagarsi un po’ e lui era stato magnifico fino al momento in cui le aveva rivelato di essersi informato sul suo ragazzo morto. Si passò le mani sul volto e sospirando mise in moto la macchina. Basta pensare a Angel, il sabato era dedicato a Liam. Doveva andare a trovarlo al Restfield Cemetery come faceva ogni sabato mattina dalla sua morte.

 

“Grazie per essere venuta con noi, Buffy” disse Gwen abbracciando la ragazza “Ma stai scherzando?!” chiese scandalizzata “Si tratta di Liam! Perché mi stai ringraziando?” Colin sospirò “Buffy, io e Gwen non vogliamo che tu resti troppo legata a noi. Se senti il bisogno di diminuire le visite al cimitero a noi non dispiace. Può solo significare che stai superando il lutto” “Ma io non voglio diminuire le visite. Cosa ve lo fa pensare?” “Oggi sembri, come dire, distratta?” disse Colin “E’ per colpa di quel ragazzo? Come si chiama? Angel?” chiese compiaciuta Gwen “Si” sospirò Buffy “Ma non nel senso che intendi tu. Abbiamo litigato, lui ha fatto delle ricerche su Liam” “Che ricerche?” domandò subito allarmato l’uomo “Niente di particolare, credo che volesse solo sapere chi fosse. Non sapeva che fosse morto e io…non lo so, non sono rimasta ad ascoltare la sua spiegazione. Mi sono infuriata e sono uscita dalla macchina” “Forse avresti dovuto ascoltarlo” “Già, ma avevo bisogno di razionalizzare il tutto. Magari più tardi lo chiamo per chiarire” continuarono a camminare lungo il vialetto che conduceva verso l’uscita del cimitero e a Buffy si fermò il cuore nel petto. “Tesoro, cos’hai?” le chiese preoccupata Gwen quando la vide immobile in mezzo al sentiero “Quella è l’auto di Angel” sussurrò la ragazza indicando una mercedes nera accostata lungo la strada fuori dai cancelli del cimitero “Oh perfetto! Cosa stai aspettando? Noi ci vedremo presto” le sistemò una ciocca di capelli come avrebbe fatto una madre e la sospinse verso l’auto. La portiera si aprì e un bel ragazzo, alto e con i capelli castani, uscì dalla vettura. Gwen e Colin si sorrisero prima di incamminarsi verso la loro auto “Speriamo che le cose si sistemino presto” disse la donna “Lo spero anch’io, cara. Buffy se lo merita” rispose l’uomo mettendo un braccio sulle spalle della moglie, mentre si allontanavano.

 

“Angel? Cosa ci fai qui?” lui sorrise felice di constatare che la ragazza ancora non gli aveva urlato contro per questa sua visita improvvisa. “Sono passato a casa tua e Dawn mi ha detto che potevo trovarti qui. Io volevo parlarti” “Lo so, anch’io. Volevo scusarmi per la mia reazione di ieri” “Buffy no. Sono io che devo scusarmi” lei rise e Angel la guardò confuso “Ok,” riprese a dire lei “Non ricominciamo a fare come quando ci siamo conosciuti. Siamo entrambi dispiaciuti, adesso basta con le scuse” “Va bene” rispose lui con un sorriso “Allora che ne dici se ti offro un caffè e nel frattempo parliamo un po’” “Mi sembra una buona idea”

Si incamminarono verso il bar che si trovava nelle vicinanze, ordinarono due caffè da portare via e iniziarono a passeggiare nel parco, cercando di sistemare quella strana situazione. “Stavo pensando” iniziò la ragazza spezzando il silenzio “Che forse è il caso che cominci a raccontare tutto dall’inizio, che ne dici?” “Buffy, io non voglio renderti le cose più difficili” “Ma a questo punto credo sia meglio essere sinceri. Togliamoci il pensiero, no?” “Come vuoi tu, in fondo spetta a te la parte difficile” “Va tutto bene, davvero” fece un sorriso amaro e cominciò a raccontare di come aveva conosciuto Liam all’età di 15 anni e di come, fin dall’inizio della loro storia, i suoi genitori erano stati contrari. Tutto era sempre stato perfetto con lui, ovviamente avevano avuto i loro litigi come ogni altra coppia, ma erano riusciti a trovare un compromesso ogni volta. Gwen e Colin li avevano sempre supportati, amavano il loro figlio e con il tempo avevano imparato ad amare anche lei. Una sera come tante altre, però, tutto era finito. Gli raccontò di come un ragazzo si era avvicinato a loro fingendo di voler chiedere un’informazione per poi minacciarli. Era successo tutto talmente in fretta che ancora adesso non riusciva a capire come fosse potuto accadere. Sapeva solo che Liam era sempre stato un tipo molto geloso e anche in quella occasione, a discapito del fatto che le loro vite fossero in pericolo, aveva messo in mostra questo lato del suo carattere. In un attimo si erano ritrovati circondati da tre ragazzi armati di coltello e pistola, non appena uno di loro si era avvicinato troppo a lei, Liam aveva fatto un passo in avanti minaccioso e ciò aveva scatenato il caos. Ricordava di aver visto uno di quei criminali sollevare la mano che reggeva l’arma da fuoco e poi un colpo secco. Liam si era accasciato al suolo e lei si era inginocchiata accanto a lui, mentre i tre rapinatori fuggivano via. Le orecchie le fischiavano per il rumore sordo che aveva sentito da troppo vicino, le mani erano piene del sangue di Liam, che fuoriusciva dalla ferita al petto. Sorridendo, il ragazzo aveva sollevato con fatica una mano e le aveva sfiorato il mento, era troppo debole per riuscire ad arrivare alla guancia, e le aveva detto di amarla. Qualcuno che passava di lì stava chiamando l’ambulanza con il cellulare e cercava di capire se lei fosse ferita, ma Buffy non aveva più la forza di fare niente. La vista era annebbiata dalle lacrime che scendevano copiose sul suo volto, l’unica cosa di cui era consapevole era il peso del corpo di Liam sulle sue ginocchia e il fatto che gli occhi del ragazzo fossero chiusi e che nel suo petto il cuore aveva smesso di battere. Il suo adorato Liam non c’era più.

Angel la sentì ridere amaramente “Tutto per una stupida rapina e per il suo stupido orgoglio maschile. Avrebbe dovuto lasciar stare e dare loro quello che volevano” disse con amarezza Buffy, concludendo in quel modo il suo racconto “Ma a quanto pare uno di loro voleva te” “E che importava?! Almeno lui sarebbe ancora vivo” “Io non la vedo in questo modo. Secondo me ti ha salvato la vita” “A quale prezzo?” “Un prezzo molto alto” sussurrò Angel, chiedendo scusa mentalmente a quel ragazzo, che non aveva mai conosciuto, per averlo giudicato male non appena aveva sentito fare il suo nome la prima volta. Era stato solo geloso di sentire che la ragazza del suo cuore aveva già un fidanzato, così aveva sperato che fosse un poco di buono, invece era stato un eroe. Gli aveva permesso di incontrare Buffy, se non ci fosse stato lui chissà cosa sarebbe potuto accadere.

Buffy sollevò gli occhi e notò che, camminando, erano arrivati di nuovo davanti all’ingresso del cimitero, guardò il ragazzo accanto a sé e sospirò “Vuoi venire dentro?” lui seguì il suo sguardo e vide il sentiero che portava ai mausolei e alle tombe in pietra “Se non ti spiace. Non vorrei essere di troppo” “No, questa settimana sono già venuta da sola” si avviarono per il sentiero e Angel non potè evitare di chiedere “Quante volte vieni di solito?” “Due. Una volta da sola e l’altra con Gwen e Colin. Come questa mattina, il sabato veniamo sempre qui” lui non disse nulla e lei lo guardò sospettosa “Pensi che sia troppo spesso?” “Non sono la persona più adatta per rispondere. Non mi sono mia trovato in una situazione simile. Comunque, penso che con il tempo ti verrà spontaneo diminuire le visite. E’ normale” “Lo penso anch’io” indicò un punto non molto distante “Siamo arrivati”

Di fronte a loro si trovava una semplice tomba in pietra con sopra una croce in ferro battuto. La lapide recava la scritta Liam O’Connor 1977 – 1998 RIP “Gwen e Colin hanno deciso di non scrivere niente sulla lapide” disse Buffy con un sorriso “Dicevano che tutto quello che c’era da dire su Liam non sarebbe entrato sulla lapide” Angel vide i fiori freschi appena depositati sulla pietra, poi spostò lo sguardo sulla ragazza. Stringeva i pugni e il ragazzo si ritrovò d’istinto ad allungare le dita verso le sue. Buffy non si mosse, ma le venne spontaneo aprire la mano e intrecciare le dita con quelle di Angel. Dopo pochi secondi, però, si allontanò come se si fosse scottata e con un sorriso di circostanza disse “Allora, ti ho offerto il caffè e raccontato metà della mia vita. Il minimo che puoi fare per ricambiare è comprarmi un gelato” Angel ridacchiò, mentre insieme a lei si dirigeva verso l’uscita del cimitero “Ma tu mangi sempre?” lei spalancò la bocca indignata “Cos’è un modo subdolo per dirmi che sono grassa?!” “Assolutamente no! Solo che mangi sempre” Buffy lo colpì scherzosamente al braccio. Continuarono il battibecco durante tutto il viaggio in auto fino alla migliore gelateria della città. Buffy prese il gelato più grande per fare un dispetto a Angel “Tanto paghi tu” gli aveva detto con un sorriso beffardo, mentre si incamminava verso i tavoli all’aperto. “Allora, cosa pensi del tuo nuovo lavoro?” chiese la ragazza assaggiando il suo gelato “Per ora va tutto bene” “Bene, perché, davvero, come tua assistente non avrei potuto sopportare le tue lamentele” “Oh scusa, allora come mia assistente prendi nota che non dovrò mai lamentarmi con te” “Ah, ok. Lo farò” risero e ripresero a mangiare il gelato in silenzio.

Angel si era svegliato quella mattina ancora più esausto di quando si era messo a letto la sera prima, aveva cercato di chiamare Buffy almeno 20 volte e lei aveva sempre rifiutato la sua chiamata. Se qualcuno gli avesse detto che, a metà mattina del giorno successivo, si sarebbe ritrovato a ridere e scherzare con lei davanti ad un buon gelato, non gli avrebbe creduto. Ma era la verità.

 

Guidava lentamente sulla strada principale di Sunnydale per rimandare il più a lungo possibile il momento in cui avrebbe dovuto salutare la ragazza seduta accanto a lui. Purtroppo, però, Sunnydale era conosciuta per essere una piccola città e in poco tempo giunsero a casa Summers. “Ok, eccoci qui” disse improvvisamente in imbarazzo “Già, grazie per il passaggio” disse la ragazza aprendo la portiera “Ci vediamo lunedì a lavoro” lo salutò con un sorriso cordiale e scese dalla macchina, ma Angel fece altrettanto “Buffy, aspetta, io…” Nel momento in cui si trovò di fronte a lei, però, le parole gli morirono in gola e ciò che suo padre gli aveva detto in macchina qualche sera prima, gli tornò in mente “Devi imparare a buttarti nelle situazioni, figliolo” Così, fece un respiro profondo e si chinò sulla ragazza per posare le labbra sulle sue. Durò un attimo o forse più, ma quando si separarono sembrava non essere durato abbastanza. Angel fece un passo indietro e sorridendo come un ragazzino che aveva appena ricevuto il primo bacio, la salutò “Allora, a lunedì” salì in fretta sulla sua mercedes e sparì. Buffy era rimasta ferma sempre nello stesso punto, non riusciva a credere a quello che era appena successo. Angel l’aveva baciata e lei l’aveva lasciato fare. E adesso? Si sarebbero rivisti quel lunedì e cosa avrebbe dovuto fare? Come si sarebbe comportata?

Ma perché succedeva sempre tutto a lei?!

 

 

 

Capitolo 14

 

“Smettila di toccare le mie cose!” urlò Buffy dal bagno “Non sto facendo niente” protestò Angel dalla sua postazione vicino all’armadio con l’anta aperta “Ti vedo dallo specchio, stai frugando tra i miei vestiti” “Non sto frugando, cercavo quel vestitino nero che hai messo all’ultima festa di tuo padre, era…” venne interrotto dal rumore secco dell’anta che si chiudeva “Smettila!” disse Buffy dopo aver chiuso l’armadio “O non usciremo più di qui” “Questo non è colpa mia” borbottò Angel “Ehi, nessuno ti ha detto che non è buona educazione far notare ad una signora che ci sta mettendo troppo tempo a prepararsi?!” “No, anche perché tu non sei una signora” Buffy fece una faccia sconvolta, ma Angel si spiegò meglio “Sei una magnifica giovane donna e…” lanciò un’occhiata all’orologio “noi stiamo facendo tardi per l’incontro con i miei genitori. Buffy quanto ti manca?” lei sospirò “Sono pronta brontolone” lo baciò di sfuggita e prese la borsetta “Andiamo”.

Erano passati sei mesi ormai da quel fatidico bacio sul ciglio della strada davanti a casa Summers. Buffy aveva accettato di uscire con Angel, ma gli aveva chiesto di essere paziente, poiché non sapeva ancora se era pronta per frequentare qualcun altro. Angel lo era stato ed era ormai da un po’ che cominciava a pensare che la sua pazienza sarebbe stata ripagata. Da un po’ di tempo, infatti, Buffy aveva smesso di esprimere il proprio senso di colpa riguardo la loro storia e quella mattina, quando si erano sentiti per mettersi d’accordo per la serata a casa sua, la ragazza aveva detto che doveva parlargli. Sperava che non fosse nulla di brutto, ma le cose andavano troppo bene per pensare in modo negativo.

Si recarono alla villa della famiglia Giles per la cena organizzata proprio per loro, quando Jenny aveva scoperto che i due ragazzi si stavano frequentando ormai da un po’ di tempo, aveva deciso di conoscere meglio la ragazza che era riuscita a conquistare il cuore del suo unico figlio. “Allora, qual è il programma per la serata?” chiese Buffy “Perché è venerdì sera e io non posso fare tardi” “Buffy, lo so che domani mattina ti vedi con Gwen e Colin. Me lo ricordi ogni venerdì sera che preferisci non fare tardi” “Lo sai che mi piace dormire. Non voglio svegliarmi una mattina e accorgermi di non aver sentito la sveglia e aver così saltato l’appuntamento. E poi domani…lascia stare” Angel le gettò un’occhiata di sfuggita per poi tornare a guardare la strada “Domani cosa?” “Niente, ne parliamo dopo, no? Avevi detto che avremo potuto parlare dopo cena” “Certo, dopo cena parleremo” entrò nel lungo viale della casa dei suoi genitori e, giunti davanti all’ingresso, entrambi si avviarono alla porta. Ad aprire fu la signora Giles con un enorme sorriso in volto “Angel, Buffy, sono così contenta che siete qui. Entrate, la cena è già pronta” Jenny li fece accomodare nella sala da pranzo “Rupert, per l’amor del cielo, lascia perdere il lavoro e vieni a cena. C’è nostro figlio con Buffy” sospirò scuotendo la testa “Quell’uomo vivrebbe per il suo lavoro se non fosse per me”

 

 

La cena era andata benissimo, come al solito Rupert e Jenny erano stati di ottima compagnia e vederli riuniti con il loro figlio era stata una bella esperienza. Era da tempo che Buffy non vedeva una famiglia felice riunita a cena. “Mi piace proprio la tua famiglia” “Ci scommetto, voglio dire la tua non è proprio un esempio di normalità” “No, infatti. Allora, dove mi stai portando” “In un bel posto, vedrai. E’ perfetto per parlare” Buffy guardò fuori dal finestrino dell’auto e corrugò la fronte “Angel?” lo sentì rispondere con un mormorio “Siamo…” si prese un momento per guardarsi meglio intorno “al molo di Sunnydale?” “Si, ti piace qui?” “Ferma la macchina!” “Come?” “Ferma la macchina!” Angel accostò e spense il motore “Buffy, che succede?” ma prima che potesse finire la frase, vide la ragazza uscire dal veicolo “Dove vai?” scese anche lui e la vide avvicinarsi alla ringhiera di legno che dava sull’oceano. La raggiunse e prima che potesse chiedergli cosa stesse facendo, lei iniziò a parlare “E’ qui che è morto Liam” Angel si guardò intorno e poi abbassò il capo “Mi spiace Buffy, non avrei dovuto…” “No” disse lei voltandosi verso di lui “E’ perfetto, è il posto più adatto per dire quello che volevo dire” si prese un momento per guardarsi in giro, poi riprese a parlare “Ho deciso che domani sarà l’ultima volta che andrò a trovare Liam” “Buffy, non…” “No, aspetta, lasciami finire” lui annuì “Non voglio dire che non andrò a trovarlo più, solo che lo farò quando ne sentirò il bisogno e non ogni sabato mattina o un altro giorno predefinito” “Mi sembra più che giusto” “Liam resterà sempre una parte importante della mia vita e non credo che sarò mai in grado di lasciarmelo completamente alle spalle. Vorrei che tu questo lo capissi” “Certo che lo capisco” “Bene” Buffy sembrava un po’ nervosa adesso, ma Angel non riusciva a spiegarsene il motivo. La vide incamminarsi lungo il molo e la seguì senza dire niente, forse aveva bisogno di stare un po’ sola con i suoi pensieri. Poi la vide fermarsi a guardare un piccolo negozio “Eravamo fermi proprio qui” la sentì sussurrare “Vuoi che andiamo via?” le chiese Angel preoccupato che magari non si sentisse al sicuro, che avesse paura di un'altra aggressione “No, sto bene. Sto solo ripensando…” non finì la frase, ma sollevò le braccia e si slacciò il ciondolo che Angel le aveva visto sempre indossare “Cosa fai?” “Era di Liam” disse osservandolo il pendente argentato con il tao disegnato sopra “Mi piaceva e un giorno me lo diede, mi disse che così lo avrei portato sempre con me” gli occhi le si riempirono di lacrime e Buffy sollevò una mano per asciugarseli “E’ lo stesso che tuo padre aveva preso la sera della cena?” “Si” “Per questo sei scesa con gli occhi rossi di pianto? Perché te lo aveva preso?” lei sospirò “No, piangevo per Liam e non mi sono accorta dell’ora. Non mi sono resa conto che era arrivato il momento di scendere per la cena, e quando mio padre è entrato in camera mi ha trovato che lo tenevo in mano. Me lo ha preso, minacciando di non restituirmelo in caso mi fossi comportata male” la osservò mentre se lo rigirava tra le mani “Credo di poterlo anche mettere in un cassetto adesso. Non devo più portarlo sempre con me, ma…” “Sarà lì quando avrai bisogno di lui” concluse Angel per lei sorridendo e abbracciando, colei che ormai poteva anche considerare ufficialmente la sua ragazza.

“Sai, tra qualche settimana sarà il mio compleanno. Faccio 18 anni” disse la ragazza mentre risalivano in auto “Lo so” si limitò a dire Angel “Possiamo anche dirlo ai miei se vuoi” concluse la ragazza. Fino a quel momento avevano preferito mantenere la loro relazione nascosta alla famiglia di lei, innanzitutto perché non sapevano ancora come sarebbe andata a finire e poi, anche perché, non sapevano come avrebbero potuto reagire i coniugi Summers data la differenza di età. “Quando tu sarai pronta lo faremo” “Lo sono, ma voglio aspettare di avere 18 anni” “Allora lo faremo tra qualche settimana” guidò fino a casa della ragazza e si fermò proprio davanti al grande cancello nero “Non mi hai ancora detto cosa vuoi per il tuo compleanno” “Sorprendimi” rispose lei in un sussurrò baciandolo.

 

 

 

Epilogo

 

“Questo è il regalo per te…per il tuo compleanno” disse Angel titubante, tirando fuori dalla tasca della sua giacca un anello d’argento con incisa una corona, un cuore e delle mani congiunte “Volevo dartelo prima, ma…” non finì la frase e lei lo guardò sorridendo “E’ meraviglioso” “In Irlanda,” iniziò a spiegarle Angel “dove sono nato, la gente se lo scambiava come segno di devozione. E’ un anello Claddagh. Le mani significano amicizia, la corona rappresenta la lealtà e il cuore…bè…lo sai” disse imbarazzato, poi prese fiato e continuò “Metti la punta del cuore rivolta verso di te. Significa che appartieni a qualcuno” sollevò la propria mano per mostrale un anello identico posto sul suo anulare “Guarda, così” notò gli occhi della ragazza riempirsi di lacrime e sussurrò “Ti prego, mettilo” lei lo indossò e osservò l’oggetto a lungo prima di sollevare lo sguardo sul ragazzo, che la guardava a sua volta in attesa di una reazione. “Ti piace?” non era certo di aver fatto la cosa giusta a comprarle un anello, ma gli era sembrato il regalo perfetto. Adesso cominciava a pensare che forse era stato eccessivo “E’ stupendo, Angel. Grazie” il ragazzo stava per esprimerle i suoi dubbi a proposito della scelta del regalo, ma lei lo abbracciò e lo baciò come non aveva mai fatto prima di allora. Forse le era piaciuto davvero quell’anello Claddagh. L’aveva sorpresa, così come aveva chiesto lei.

 

Buffy e Angel erano rimasti seduti in auto per più di 10 minuti in attesa di trovare il coraggio di presentarsi dentro casa Summers e fare il loro annuncio. “Non può andare poi tanto male” cercò di essere positivo il ragazzo “Cosa vuoi che succeda?” “Si arrabbieranno come matti e ci proibiranno di vederci, il che renderà ancora più difficile questa nostro periodo di transizione” rispose pessimista l’altra “Io non credo che…” corrugò la fronte “Che intendi con ‘periodo di transizione?’” “Bè…” la vide arrossire “il fatto che non ci troviamo più nella fase del ‘proviamo a vedere come va’, ma siamo passati alla fase del ‘siamo ragazza e ragazzo’” “Ovviamente” Angel cercò di darsi un contegno, ma sentire quelle parole dette da lei era la cosa più incredibile che avesse mai sentito: ragazzo e ragazza. Era quello che erano, dopo essersi messi l’anello. “Va bene, questo è ridicolo Buffy. Andiamo” “Ok, va bene. Ma se va male è colpa tua e della tua impazienza”.

Buffy aprì la porta di casa e chiamò i genitori “Mamma? Papà? Sono a casa” “Buffy, perché ci hai fatto tornare a casa prima?” chiese sua madre uscendo dal salone per raggiungerli nell’ingresso, poi vide Angel “Oh, Angel. Come mai qui?” “Ecco, noi volevamo parlare con te e papà” “Si, tuo padre è già in sala. Venite. Angel gradisci qualcosa da bere?” “No, grazie signora Summers” si sedettero tutti sui divani e le poltrone di pelle nera e un attimo di silenzio riempì la stanza. “Ecco, noi…” iniziò titubante Buffy, il ragazzo la osservava, ma decise di non dire niente. Quella era una cosa che Buffy doveva fare da sola, sia per se stessa che per lui. Voleva vedere se era pronta ad andare fino in fondo. “Noi volevamo annunciare che…” Joyce sollevò una mano al petto “Oh mio Dio” Angel pregò con tutto il cuore che quell’esclamazione non fosse di orrore “Vi siete fidanzati?!” urlò la donna e Buffy spalancò gli occhi “No! No! Noi…” “Buffy, smettila di girarci intorno e dicci cosa succede” la rimproverò Hank, sempre conciso come lo era anche negli affari “Va bene, allora diciamo che io e Angel stiamo insieme da un po’” “Insieme?” chiese corrugando la fronte l’uomo “Ma certo Hank!” esclamò Joyce “Non vedi l’anello!” si avvicinò alla figlia e prese la mano della figlia tra le sue “Che bello. Un po’ semplice, ma per ora può andare” “Per ora?!” chiese confusa Buffy, ritirando la mano “Mamma, non è un anello di fidanzamento, è solo la tradizione irlandese. Angel è nato lì” “Ah, si ricordo che i tuoi genitori erano in viaggio in Irlanda, quando sei nato tu” disse Hank rivolgendosi a Angel, che ancora non aveva detto una parola “Si, signore” L’uomo a quel punto si alzò e iniziò a camminare per la stanza “Bene, allora possiamo cominciare a pensare al futuro dello studio legale” disse tra sé e sé “Dovrò parlare con tuo padre. Diventerai parte della famiglia” “Papà…” “Buffy, non interrompermi” la ragazza sospirò “Hank, lascia perdere il lavoro, Angel è già socio. Dobbiamo pensare ad avvisare la gente, invece. Organizzare una festa per annunciarlo a tutti” “Annunciare cosa?!” chiese Buffy ormai al limite della pazienza, poi si voltò esasperata verso Angel e lo vide sorridere “Perché sorridi?! Non c’è niente di divertente! Cosa facciamo?!” “Niente, li lasciamo fare” “No, non siamo fidanzati! Era solo un regalo” Angel era sempre più divertito da quella situazione, Hank e Joyce continuavano a parlare tra di loro organizzando vari eventi per fare il grande annuncio “Guarda il lato positivo, almeno l’hanno presa bene” Buffy spalancò gli occhi “Tu sei pazzo! Come loro!” si alzò e si diresse fuori in veranda, aveva proprio bisogno di aria fresca. Angel la seguì “Buffy, andiamo. Lasciali fare, non succederà nulla se noi non lo vorremo” “No, tu non li conosci” “Stai dicendo che ci forzeranno a sposarci?” “Possibile, anzi lo faranno certamente” “E qual è il problema?” lei lo guardò incredula “Stai scherzando, vero?! Ho compiuto 18 anni solo un paio di giorni fa! Non voglio sposarmi!” “Non vuoi sposare me?” “Non è questo, noi ci frequentiamo da troppo poco tempo e poi, te l’ho detto, ho solo 18 anni!” “Buffy, so quanti anni hai! Smettila di ripeterlo!” la ragazza respirò profondamente e si appoggiò alla ringhiera che dava sul giardino della casa “Possiamo sempre stare al gioco” propose Angel “Che vuoi dire?” “Fingeremo di avere davvero intenzione di sposarci prima o poi. Aspetteremo e vedremo come va a finire, non si può mai dire” lei lo guardò scettica “Davvero?! Credi che finiremo per sposarci?” “Tu che ne pensi?” chiese lui avvicinandosi alla ragazza “Penso che sei pazzo, come quei due dentro casa” nonostante tutto però non poteva fare a meno di sorridere, ma non riusciva a spiegarsene il motivo. Con Angel anche la situazione più brutta non sembrava tanto male. “Incredibile” esclamò ormai sconfitta “Com’è possibile che mi ritrovo sempre nelle situazioni più assurde?!” “L’idea di sposarmi un giorno ti sembra tanto assurda?” chiese Angel, che iniziava ad essere un po’ preoccupato. Buffy aveva da poco detto addio al suo primo amore e adesso doveva affrontare il precipitare degli eventi che lui aveva scatenato regalandole l’anello. “Se vuoi puoi togliere il Claddagh, così i tuoi si metteranno l’anima in pace” non gli piaceva l’idea, ma voleva che fosse tranquilla e serena, non voleva vederla farsi indietro solo per una stupidaggine fatta dai suoi genitori. “No, non voglio toglierlo. Mi piace” rispose sottovoce la ragazza “Parleremo con i miei genitori, gli spiegheremo che non ci sposeremo adesso…forse…un giorno” “Già,” concordò Angel con lo sguardo rivolto al futuro “Un giorno” si sorrisero. Sapevano entrambi che sarebbe successo, forse anche prima di quanto pensassero.

 

 

Angel Giles & Buffy Summers

sono lieti di invitarvi al loro matrimonio

che si terrà il 01/01/2001

 

 

 

 

THE END