TEACHER’S PET
Autore: Buffy09
Rating: NC17
Timeline: AU.
Sommario:
Il più grande cliché di tutti i tempi. Angel è un professore alla Hemery High e
Buffy ovviamente è una sua studentessa.
Coppia:
Buffy/Angel
Disclamer:
I personaggi e i luoghi descritti non sono di mia proprietà, ma di JW, della WB
e della UPN.
Capitolo
1
Angel
O’Connor, come ogni mattina, fece il suo ingresso nella propria aula di storia
portando con sé vari libri e fascicoli necessari alla lezione del giorno.
Lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro sopra alla grande lavagna nera e
vide che mancavano solo 10 munti prima dell’inizio delle lezioni. Aveva appena
il tempo necessario per prepararsi, avrebbe voluto farlo la sera prima, ma aveva
chiamato sua madre e lo aveva tenuto al telefono più a lungo del solito per
sgridarlo del fatto che non chiamava mai per far sapere come stava. Era
comprensibile, ma da quando aveva accettato quel lavoro due mesi prima aveva
scoperto a sue spese che fare il docente al liceo non era cosa facile. Tra
cheerleader, giocatori di football, studenti problematici e gli altri docenti
competitivi, di certo non era quello che si era aspettato. Aveva concluso i
suoi studi in storia all’università di Dublino, dove ancora si trovava la sua
famiglia, specializzandosi in storia americana per poter coronare il suo sogno.
Nel profondo, infatti, sapeva che voleva andare a vivere negli Stati Uniti e
non appena ne aveva avuto la possibilità lo aveva fatto. Dopo aver insegnato per
più di un anno in una scuola media a Dublino e poi per sei mesi in un liceo di
Galway, aveva fatto le valige ed era partito alla volta di Los Angeles. Qui,
dopo aver fatto gli esami per ottenere l’abilitazione per insegnare sul
territorio americano, era rimasto senza lavoro a lungo e aveva iniziato a
dubitare che il suo sogno potesse avverarsi. Poi era giunta la chiamata da
parte del Preside Flutie della Hemery High School, la scuola pubblica che si
trovava a Sud della città di Los Angeles. Non ci aveva pensato due volte e
aveva accettato il posto per insegnare lì proprio due mesi prima. Ormai aveva
iniziato ad abituarsi al ritmo di quella scuola: preparava le lezioni la sera
precedente e tutto filava liscio al mattino. Quella, però, non sembrava essere
la sua giornata fortunata e, quando gli studenti entrarono in aula per la prima
ora salutandolo uno dopo l’altro con una serie di “Buongiorno” e “Salve Signor
O’Connor”, lui non aveva finito di prepararsi come avrebbe voluto.
“Buongiorno,
Signor O’Connor” lo salutò il capitano delle cheerleader Buffy Summers entrando
in aula con il suo gruppo di amiche. Quella ragazza era la sua morte, il suo
punto debole, il suo…non sapeva quali altre metafore usare, ma lei era tutto
quello e molto di più. Lunghi capelli biondi, occhi verdi luminosi e profondi,
un corpo pieno e sodo e un sorriso che illuminava le sue giornate più di ogni
altra cosa al mondo. Era ben consapevole del fatto che fosse minorenne e molto,
molto più giovane di lui, ma com’era quel detto? Al cuore non si comanda.
Purtroppo, secondo le leggi degli Stati Uniti, era illegale non solo per la
loro differenza di età, ma anche per la situazione in cui si trovavano. Lui era
il suo insegnante e lei era la sua studentessa. Se lo ripeteva ogni mattina,
ogni volta che la vedeva in classe, per il corridoio o in mensa, ma nonostante
questo non riusciva a non rivolgerle particolari attenzioni. Così rispose al
suo saluto, nonostante non lo avesse fatto con gli altri suoi studenti
“Buongiorno, Summers” La vide sedersi al suo solito posto, mentre le sue amiche
si sedevano tutte intorno a lei, la vide tirar fuori il suo blocco e la penna
per prepararsi alla lezione. Quella mattina indossava una gonna beige con una
cannottierina rosa chiaro, gli stivali dello stesso colore si potevano vedere
da sotto il banchetto dove aveva accavallato le gambe, le sue stupende gambe
abbronzate. “Professore, oggi cosa ci spiega?” chiese una delle sue amiche,
Harmony Kendall, che ovviamente non era interessata davvero alla lezione, stava
solo flirtando apertamente con lui come ogni giorno. “La guerra civile” si
limitò a rispondere Angel, senza prestarle molta attenzione, alzandosi in piedi
per poi poggiarsi contro la scrivania e iniziare la sua prima lezione della
giornata.
La
campanella suonò un’ora dopo e Angel vide tutti gli studenti che si
affrettavano a mettere a posto le loro cose “Ah, ragazzi! Mi raccomando,
ricordate che abbiamo il test lunedì.” Tutti si lasciarono sfuggire dei
lamenti, ma lui non se la prese, in fondo faceva parte del suo lavoro. Raccolse
i suoi fascicoli e li rimise nella cartella, intanto che i suoi studenti
uscivano dall’aula. Mentre tirava fuori i suoi appunti sulla seconda guerra
mondiale per la lezione con gli studenti dell’ultimo anno che stavano per
arrivare, sentì un lieve odore di vaniglia e alzò gli occhi sapendo che lei gli
stava passando accanto. Ormai riconosceva anche il suo profumo e questa cosa lo
preoccupava sempre di più. Cercò in tutti i modi di evitarlo, ma alla fine
sollevò lo sguardo e incrociò il suo “A domani, Signor O’Connor” disse quella
voce che aveva imparato ad amare “A domani, Summers” Non riuscì nemmeno a
trattenersi dal posare lo sguardo sulla curva del suo sedere, che si muoveva al
ritmo di una musica che solo lei sentiva. Era un pervertito, si sentiva tale e
lo sapeva. Continuava a ripetersi che non era un reato apprezzare la bellezza
di Buffy Summers da lontano, ma dentro di sé sapeva che prima o poi avrebbe
seguito il suo istinto e avrebbe commesso un errore, probabilmente l’errore più
bello della sua vita.
Osservò
il nuovo gruppo di studenti fare il suo ingresso e si preparò alla nuova
lezione, cercando di allontanare dalla mente le immagini provocanti di una
Buffy nuda, sdraiata nel suo letto, sotto le lenzuola rosso sangue che lo
aspettava dopo una dura giornata di lavoro. Gli bastò veder entrare in aula
Riley Finn, capitano della squadra di football della scuola, per allontanare
quei pensieri inappropriati. Quel ragazzo era il suo incubo, era il classico
tipo palestrato che tutte le ragazze volevano ed era il tipo di ragazzo che
aveva evitato come la peste durante i suoi anni di liceo a Dublino. Non gli
erano mai piaciute le persone come lui e adesso aveva un motivo in più per
odiarlo: era il ragazzo di Buffy Summers. Ovvio, il capitano della squadra di
football che sta con il capitano delle cheerleader. Il principe e la
principessa. Angel era d’accordo su colei che interpretava la principessa, ma
se fosse stato lui il regista avrebbe scelto qualcun altro per la parte del
principe. Magari se stesso.
Quando
era arrivato alla Hemery si era innamorato subito di Buffy Summers, nel preciso
istante in cui l’aveva vista seduta sugli scalini all’ingresso della scuola,
che mangiava un lecca lecca nel modo più innocente possibile e al tempo stesso
in maniera maliziosa. Con il tempo aveva imparato di più sul suo conto, per
esempio che avrebbe frequentato il suo corso di storia per tutto l’anno
scolastico, che aveva una buona media, che era capitano delle cheerleader non
da molto e anche che Riley Finn era il suo ragazzo da un po’ di tempo.
Purtroppo per il ragazzo da quel momento aveva iniziato ad avere seri problemi
con la storia. Lui non riusciva a capire il perché e continuava ad impegnarsi,
come avrebbe potuto fare una scimmia, senza offesa per l’animale in questione,
ma le cose non miglioravano. Il poveretto non sapeva che avere la ragazza più
bella della scuola aveva sempre un prezzo, nel suo caso la sua sufficienza a
storia. Al pensiero Angel non riuscì a reprimere un sorriso, probabilmente
avrebbe dovuto seguire i corsi estivi e non avrebbe avuto tempo per stare con
Buffy. Che peccato!
Smise
di sorridere sornione quando notò uno studente in prima fila che lo osservava
confuso, schiarendosi la gola iniziò la lezione accertandosi di fare qualche
domanda trabocchetto a Finn, giusto per rendere il tutto più interessante.
Sapeva bene che non era un comportamento adatto, che era poco professionale, ma
stava sempre molto attento a non esagerare e far diventare la cosa troppo
personale. In quel modo sembrava che fosse solo un professore che sprona un suo
studente a dare di più. Certo, come no!
Anche
quella seconda ora terminò e Angel fu ben felice di lasciare liberi gli
studenti. Si era divertito a stuzzicare Finn, ma la propria repulsione nei suoi
confronti era più forte e quindi era una liberazione vederlo uscire. Non
altrettanto piacevole fu la vista di Buffy che lo baciava fuori dalla sua
classe. Probabilmente la ragazza aveva avuto un’ora libera e aveva aspettato
Finn fuori dall’aula per poi incamminarsi insieme verso la classe di
Informatica, lezione che i due liceali avevano insieme. Si, Angel si rendeva
conto di essere un caso clinico dato che conosceva anche gli orari delle sue
lezioni, ma quello non era il punto. Il punto era che non poteva sopportare la
vista di lei che si sporgeva verso quel cretino di Finn per baciarlo sulle
labbra, posando le mani sulle braccia muscolose di lui. C’era fin troppa
intimità in quel semplice gesto e non riuscì proprio a trattenersi. “Signorina
Summers” chiamò con tono autoritario prima di poterselo impedire “Può venire
dentro un minuto?”. La ragazza sembrò confusa, ma fece lo stesso cenno a Riley
di aspettarla fuori ed entrò in aula “C’è qualche problema, professore?” chiese
con fare innocente “Credo che lei conosca bene le regole di questa scuola? Non
frequenta
Capitolo
2
Buffy
prese Riley per mano e lo trascinò lontano dall’aula di storia del professor
O’Connor. “Cosa voleva quel cretino?” chiese con astio il ragazzo “Riley, non
essere cattivo” “Oh andiamo Buffy. Io cattivo?! E allora lui? Ce l’ha sempre
con me!” disse risentito, mentre insieme si incamminavano verso la lezione di Informatica
della professoressa Calendar. “Mi ha sgridata per via del bacio che ti ho dato”
“Che cosa?” chiese lui sgomento e bloccandosi in mezzo al corridoio della
scuola, attirando così l’attenzione di tutti su di loro. Buffy lo tirò per un
braccio per spingerlo a proseguire “Si, lo sai che è vietato” “Certo che lo so,
ma Buffy sono stupidaggini. Nessun professore fa più caso a queste cose. E poi,
mica facevamo sesso contro gli armadietti!” “Vuoi abbassare la voce!” lo
castigò la ragazza colpendogli un braccio con forza, lui le sorrise “Cosa c’è?
Ti vergogni? Guarda che lo sanno tutti che facciamo sesso” lei lo guardò
sbalordita “Che cosa? Come sarebbe lo sanno tutti?” lo spinse in un angolo
leggermente appartato e lo mise spalle al muro “Piccola, siamo la coppia più
popolare della scuola èe ovvio che la gente si aspetta che facciamo sesso.
Tutti credevano che lo facevamo anche quando non era vero. E’ così che
funziona” lei lo guardò ancora più furente “L’hai raccontato in giro?” “No…cioè
solo a un paio di amici. Lo sai come funziona” Buffy gli voltò le spalle,
cercando di non piangere. Certo che sapeva come funzionava. Sapeva che Riley lo
avrebbe raccontato a tutta la squadra di football non appena ne avesse avuto
l’occasione, ma non voleva sentirselo dire in quel modo, come se non
importasse. Non era per il sesso, in fondo non le era mai importato trovare il
ragazzo giusto per la sua prima volta o tutte quelle cose a cui pensavano le
ragazze della sua età, si trattava più di privacy. Quelle cose riguardavano soltanto
lei e il suo ragazzo, nessun altro, ma apparentemente Riley aveva sentito la
necessità di spifferare tutto, anche quando lei gli aveva chiesto di non farlo
“Avevi promesso che non l’avresti fatto” disse quasi senza più riuscire a
trattenere le lacrime. “Buffy…” la prese per le spalle con gentilezza e la fece
voltare verso di sé “Ehi, Buffy, mi dispiace. Lo sai com’è con i ragazzi.
Dovevo dire qualcosa” le baciò la fronte “Comunque ho mantenuto lo stesso la
promessa. Non ho dato i particolari, ho detto solo che ce la siamo spassata e
che è stato bello. Ho detto la verità, no?” lei annuì. Non le piaceva il fatto
che gli altri sapessero della sua vita sessuale, ma se Riley aveva detto ai
suoi amici solo quello allora poteva dirsi contenta. In fondo non le era mai
importato cosa pensassero di lei gli altri, perché iniziare in quel momento.
Quando
la campanella suonò mettendo fine alla lezione di letteratura e annunciando la
pausa pranzo, Buffy raccolse le sue cose e si recò in mensa. Prese la sua insalata
condita e il suo budino e si diresse verso il tavolo delle cheerleader e dei
giocatori di football. Prese posto accanto a Riley, che a stento la vide,
troppo impegnato a parlare con i suoi amici dell’ultima partita che aveva visto
in tv. Le sue amiche single, invece, parlavano di quali fossero i ragazzi più
belli e i candidati per un futuro appuntamento, mentre quelle già impegnate
lodavano i loro ragazzi facendo sentire delle nullità le altre. Era sempre la
stessa cosa a pranzo, tutti chiacchieravano tranne lei. All’infuori di qualche
“si” e “no” messo qua e là al posto giusto, Buffy passava l’ora dedicata al
pranzo ad osservare il suo sogno proibito.
Il
signor O’Connor. Non riusciva a credere che al mondo potesse esistere qualcuno
così affascinante e al tempo stesso interessante e colto. Con capelli neri come
il carbone e occhi color cioccolato, labbra sottili e una voce suadente che
faceva apparire anche la storia degna di essere ascoltata. Ma non imparata,
purtroppo la sua repulsione per la materia era ancora un grande problema per
lei. O’Connor, però, non sembrava accorgersene o forse…lasciò quel pensiero in
sospeso. Davvero non sapeva cosa pensare riguardo le semplici, ma costanti
attenzioni che riceveva dall’insegnante. Aveva iniziato a notarlo da poco, ma
più il tempo passava e più si convinceva che c’era qualcosa sotto. Come prima,
di fronte alla sua aula, l’aveva ripresa per aver dato un semplice e casto
bacio a quello che tutti sapevano era il suo ragazzo. Era ovvio che si baciass
ero . Lui, però, l’aveva sgridata con quella sua voce stupenda, una voce che la
notte immaginava accanto a sé a sussurrarle sconcezze o tenerezze a seconda
dell’umore. L’aveva trattata come una bambina a cui dovevano essere insegnate
le buone maniere e lui era lì per svolgere quel preciso compito. L’aveva
sgridata come se, invece che in un’aula, si trovassero in una camera da letto e
lui fosse l’amante che voleva dominarla.
L’insegnante,
in quel momento si trovava al suo solito posto, in un angolo della mensa, lontano
dai suoi colleghi, e leggeva un libro. Da quella distanza Buffy non poteva
leggere quale fosse il titolo del libro, ma riusciva a vedere bene le sue mani.
Le sue grandi mani, con dita lunghe e forti che riusciva a immaginare mentre le
facevano di tutto. Buffy si sentì arrossire improvvisamente, mentre nella sua
mente si faceva strada l’immagine del suo professore con le mani su per la sua
gonna, che la faceva sentire come mai nessuno era riuscito a fare. Certo, fino
a che la sua esperienza sessuale restava legata alle notti passate con Riley,
di certo non era difficile trovare qualcuno che ci sapesse fare un po’ meglio.
Ma Buffy era certa che nessuno avrebbe potuto battere il signor O’Connor
nell’arte del piacere della carne.
Sobbalzò
improvvisamente quando si rese conto che adesso anche lui la stava guardando
dal lato opposto della mensa. Non sapendo bene cosa fare, se salutarlo o
voltare lo sguardo altrove fingendo indifferenza, Buffy scelse un approccio più
diretto. Continuò a guardarlo negli occhi, come se cercasse di capire quali
fossero le sue intenzioni. Avrebbe voluto andare fino al suo tavolo e
affrontarlo una volta per tutte, mettendo così fine al suo tormento. Sapeva
bene, però, che non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. Per il momento si
accontentava di incontrarlo nei suoi sogni e di pensare a lui quando faceva
sesso con Riley. Doveva accontentarsi di quello che aveva.
Buffy
si sporse verso il lato del guidatore e baciò Riley sulla guancia di sfuggita
“Grazie per il passaggio” lui le prese un braccio prima che potesse scendere
dalla vettura “Ehi, non mi inviti a entrare” disse facendole l’occhiolino.
Buffy sapeva bene che intenzioni aveva, ma dopo la piccola discussione che
avevano avuto lungo i corridoi della scuola sui loro incontri intimi, preferiva
rallentare un po’ con lui, se non frenare del tutto. “Riley, senti ho bisogno
di un po’ di spazio. Lo capisci?” “Spazio?” chiese il ragazzo confuso “Si. Sai,
ultimamente ho alcuni problemi personali e non voglio condizionare la tua vita.
Voglio dire tu hai il football e devi pensare a vincere le partite. Non puoi
pensare a me.” Decise che fare leva sulla sua passione era il modo migliore per
rompere con lui, senza causare una scenata o problemi. “Sei sicura? Buffy, puoi
dirmi quello che vuoi, lo sai” “Si, ma ho anche bisogno di stare un po’ per
conto mio in questo momento. Mi spiace dirtelo così all’improvviso.” “No, hai
fatto bene. ho la partita venerdì e dirmelo oggi…probabilmente e la cosa
migliore” Buffy non riusciva neanche ad essere sconvolta per il ragionamento
che aveva fatto Riley, in fondo aveva saputo fin dall’inizio che tipo era. Il
classico capitano della squadra di football, che mette al primo posto lo sport,
poi gli amici, la famiglia e poi la ragazza, che rappresentava più uno status
symbol che altro. Si lasciarono da amici, decidendo che potevano sedere
ugualmente allo stesso tavolo a mensa e frequentare la stessa compagnia.
Mentre
si avviava verso la porta della sua abitazione, Buffy si chiese come mai
all’improvviso sentiva come la sensazione che nella vita ci fosse di più che il
liceo, gli amici e le cheerleader. In realtà lo aveva sempre saputo, ma era da
un po’ di tempo che il suo cuore era come congelato, come se stesse aspettando
qualcosa in particolare. Allontanando quei pensieri macabri, aprì la porta e
chiamò sua madre senza aspettarsi realmente una risposta. All’inizio
dell’estate suo padre Hank era partito per un viaggio d’affari con la
segretaria in Spagna e non era più tornato. Da allora sua madre Joyce non si
era più ripresa, nonostante Buffy avesse cercato in tutti i modi di farle
capire che non ne valeva la pena e che insieme sarebbero andate avanti. Adesso
la ragazza si sentiva come se non avesse neanche più una madre, dato che questa
passava la maggior parte del tempo fuori casa oppure stesa sul divano a
guardare televisione con il suo bicchiere di scotch in mano e la bottiglia tra
le gambe. Per fortuna prima che tutto cambiasse la donna era stata una famosa
scrittrice e giornalista e i soldi accumulati fino a quel momento bastavano per
una vita, altrimenti Buffy si sarebbe trovata in guai ben peggiori di quelli.
Svoltò
l’angolo che portava in sala e la vide addormentata sul vecchio divano, mentre
alla tv davano una puntata di Happy Days. Si avvicinò al televisore e lo
spense, per poi andare i cucina a controllare che fosse tutto in ordine. Come
aveva pensato, c’erano i piatti della colazione di quella mattina ancora nel
lavello, quindi piegò le maniche della maglia e iniziò a pulire tutto. Una
volta terminato quel lavoro, prese la borsa con i libri e andò a studiare in
camera. Conosceva a memoria la routine della sua vita. Al mattino sua madre le
preparava la colazione come se fossero ancora una bella famiglia felice, poi
lei andava a scuola e quando tornava Joyce era addormentata sul divano. Dopo
aver riordinato la cucina, lei faceva i compiti fino a quando non sentiva sua
madre borbottare in cucina mentre cercava di preparare la cena con i postumi di
una sbornia. Lei l’aiutava fino a che non riprendeva a bere e a compiangersi, a
quel punto Buffy usciva a fare due passi e quando tornava Joyce era di nuovo
crollata sul divano. Poi si metteva a letto e sperava che al mattino cambiasse
qualcosa, ma non succedeva mai.
Capitolo
3
Accidenti
a lui! Angel O’Connor era bellissimo, ma ciò non toglieva che era stato
malvagio nel creare le domande per il loro test del lunedì precedente. Aveva
passato l’intera ora dedicata al compito a cercare di ricordare date e nomi,
mentre il pomeriggio precedente si era limitata a studiare alcuni concetti
generali. Alla fine aveva messo le crocette a caso sperando che la fortuna
fosse seduta accanto a lei. Ma come dice quel detto? La fortuna è cieca. O
piuttosto, pensò Buffy, ignorante in storia tanto quanto lo era lei! Infatti
aveva preso una C!
Quella
mattina O’Connor era entrato in classe in tutto il suo splendore, ma con cinque
minuti di ritardo, cosa che aveva portato gli studenti a iniziare a fare
congetture su un possibile boicottaggio se il professore non si presentava da
un momento all’altro. Tutti avevano sospirato delusi quando Angel O’Connor
aveva fatto il suo ingresso non solo pronto per la lezione, ma con i loro test
corretti tra le mani. “Buongiorno ragazzi” Li aveva salutati, anche se il suo
sguardo si era posato solo su di lei. Probabilmente aveva sul volto
l’espressione di chi va al macello, dato che già sapeva di aver fallito il
test. A quel punto il professore aveva iniziato a riconsegnare i fogli, dicendo
a tutti che quella parte del programma era conclusa e che da quel momento
avrebbero proseguito con la seconda parte. Quando le aveva dato il suo test,
Buffy lo aveva lasciato sul banchetto per alcuni secondi prima di farsi forza e
girarlo, per poi sospirare alla vista di quell’enorme C scritta in rosso. Il
professore si era fermato accanto a lei e le aveva sfiorato delicatamente un
braccio con un dito, in un modo talmente lieve che Buffy ancora adesso si
chiedeva se non se lo fosse immaginato. A quel punto aveva detto, posando lo
sguardo direttamente su di lei, “In ogni caso, per chiunque avesse avuto
problemi con questa parte e volesse chiedermi dei chiarimenti…io sono qui per
voi.” Buffy aveva continuato a fissarlo, mentre sulla pelle aveva ancora i
brividi per il suo tocco, reale o immaginario che era stato.
Quando
O’Connor distolse lo sguardo e incominciò la lezione, Buffy iniziò a riflettere
seriamente sul brutto voto che aveva appena preso. Il suo primo pensiero andò a
sua madre, cosa le avrebbe detto? Poi sorrise amaramente, Joyce Summers non era
più in condizione di farle una ramanzina. Le veniva naturale pensare all’unico
genitore che le era rimasto, ma in realtà ormai era padrona di se stessa.
Sicuramente molti le avrebbero invidiato tanta indipendenza, avrebbe potuto
portare un ragazzo a casa senza problemi, sua madre non se ne sarebbe accorta o
non le sarebbe importato. Poteva prendere una C e non preoccuparsi della
reazione di un genitore arrabbiato, ma in realtà le mancavano quelle cose. Le
mancava avere un punto di riferimento e qualcuno che le imponesse delle regole.
Essere indipendenti, aveva imparato nel tempo, voleva dire anche prendersi le
proprie responsabilità. Di conseguenza non poteva fare come la sua amica
Harmony, che aveva preso C e non si preoccupava minimamente in pieno stile adolescenziale,
quando si tende a rimandare tutto a domani. Lei doveva affrontare il suo
fallimento da sola e doveva trovare in fretta una soluzione al suo problema con
la storia per non rischiare la bocciatura.
Attese
che tutti riconsegnassero il loro compito al professor O’Connor e disse alle
sue amiche che le avrebbe raggiunte a lezione di Chimica più tardi. In pochi
minuti l’aula si svuotò e O’Connor restò seduto dietro la sua cattedra
osservandola con uno strano ghigno. Per un attimo restò interdetta, non era
pronta a restare da sola con lui in aula per più di due minuti, ma il suo
problema con la storia e il suo senso del dovere erano più forti. Iniziò ad
avvicinarsi a lui, abbandonando la sicurezza del proprio banchetto da
studentessa “Fammi indovinare” disse lui, prima che lei potesse aprire bocca
“Non credi di meritartelo” Quel suo modo di fare la infastidì, cosa credeva che
fosse una ragazzina viziata? La prediletta di papà? “No, professore” disse,
evitando di commentare le sue insinuazioni “Sapevo benissimo come sarebbe
andata a finire. Senza offesa per la sua materia, ma la storia non mi piace” Se
poteva fare l’impertinente lui, allora era concesso anche a lei! Il ghigno
dell’uomo si trasformò in un sorriso gentile e Buffy si rilassò visibilmente “Come
posso aiutarla in questa sua avversione, signorina Summers?” lei si avvicinò di
più e gli riconsegnò il compito “Non può. Alcune cose non si cambiano,
professore” disse sorridendo e sistemandosi meglio la borsa sulla spalla
“Adesso ho lezione di Chimica e se non mi sbrigo farò tardi. Può dirmi quando
ha un’ora libera per poter parlare del compito con calma?” Buffy lo vide
alzarsi e fece un passo indietro istintivamente. Non riusciva a capire per
quale motivo tra di loro ci fosse tanta tensione. O’Connor aprì il cassetto
della sua cattedra e tirò fuori il blocco per le giustificazioni “Non serve,
davvero” disse Buffy, comprendendo già le sue intenzioni “Summers, lascia che
ti faccia una giustificazione per il ritardo. Non capita spesso che sia il
professore ad offrirla, no?” Già, era proprio quello il problema. Non doveva
ricevere favoreggiamenti, se lo era ripromesso nel momento in cui si era resa
conto di quello che stava succedendo con il suo professore di storia. Le
occhiate, i sorrisi, tutto stava ad indicare una sola cosa: stavano flirtando
in maniera sfacciata. Fino a che la cosa restava tra loro e non influenzava
nessun altro andava bene, ma si era ripromessa che se iniziava a sentirsi
favoreggiata in alcun modo avrebbe affrontato la cosa.
Angel
la guardò intensamente negli occhi, sembrava che stesse lottando con se stessa.
Non avrebbe voluto metterla in una situazione come quella, ma il suo corpo si
era mosso prima che potesse impedirglielo.
Quando
aveva corretto il suo compito gli era dispiaciuto metterle quella C, ma era un
test a crocette e non c’era modo di fingere che quello non fosse il voto che
meritava. Aveva passato la serata a pensare a una soluzione, ma non l’aveva trovava
e alla fine aveva deciso che avrebbe detto alla classe che potevano chiedere il
suo aiuto. Avrebbe sopportato gli altri studenti che gli avrebbero chiesto una
mano, pur di poter aiutare lei. E Buffy Summers non lo aveva deluso, con il suo
caratteristico senso del dovere che trapelava in qualsiasi cosa facesse, era
stata la prima a venire da lui.
Come
erano passati da un semplice chiarimento riguardo al test, a lui che le
accarezzava il braccio non lo sapeva, ma ne era contento. Si avvicinò di più a
lei, per testare la sua risposta e quando vide che l’unica sua reazione fu un
sospiro quasi di sconfitta, la baciò. La prese delicatamente per le spalle e la
baciò, prima piano per vedere se lo respingeva, poi con più passione. Sorrise
contro le sue labbra quando sentì le piccole mani calde di lei che si
stringevano intorno al suo collo per poi afferrargli con forza i capelli.
Spostò le braccia intorno alla sua vita per attirarla più vicina e al contatto
dei loro corpi entrambi sospirarono. La sua intenzione era stata solo quella di
farle capire una volta per tutte che il suo posto era tra le sue braccia, ma le
cose gli stavano sfuggendo di mano. La sentì muoversi in maniera provocante
contro di lui e ben presto potè sentire il proprio membro indurirsi al contatto
con lo stomaco di lei. Con una sorta di ruggito, la sollevò e la fece sedere
sulla scrivania, Buffy a sua volta aprì le gambe e lo attirò con forza a sé
ricominciando a muoversi, sollevando i fianchi contro quelli di lui. “Summers”
sospirò Angel, facendola ridere, ma quel suono cristallino lo riportò alla
realtà “Summers?” chiese lei sollevando le sopracciglia e con il sorriso sulle
labbra “Stiamo per farlo sulla cattedra dell’aula di storia…mi chiamo Buffy.”
Ricominciò a muovere lentamente il bacino, posando le mani sui suoi fianchi per
invitarlo a fare altrettanto, poi continuò “Oppure preferisce che ci chiamiamo
per cognome? Devo chiamarla professor O’Connor?” sorrise maliziosa e Angel non
resistette a baciare di nuovo quelle labbra. Aveva ragione, se continuavano
così avrebbero finito per farlo sulla cattedra. Non poteva permettere che
accadesse tutto in fretta. Se proprio doveva violare la legge voleva farlo come
si deve. Decise quindi che non era il momento adatto per quelle cose e si tirò
indietro sospirando. Si aspettava una sfuriata da parte di lei in pieno stile
adolescenziale, ma quando la vide scendere dalla cattedra con un salto
aggraziato senza protestare, restò sorpreso “Sta per dirmi che lei è il mio
insegnante e non si può fare? Oppure vuole dirmi che ci vediamo dopo la
scuola?” chiese lei sempre con il sorriso sulle labbra e un tono di sfida.
Angel
restò a guardarla per un attimo, avrebbe tanto desiderato avere il coraggio di
dirle che non era giusto, di dirle che era illegale. Non ce l’aveva, la voleva
e non poteva farci niente. “Ci vediamo dopo la scuola” concluse abbassando
leggermente il capo, come sconfitto, e tenendo il tono di voce basso. “Speravo
che lo dicesse, professore” concluse lei enfatizzando l’ultima parola e
baciandogli la guancia prima di avviarsi verso la porta. Prima di aprirla,
però, si voltò di nuovo verso di lui “Sa, lei può anche avere un’ora libera
adesso, ma io ho lezione. Non crede che questo sia il momento adatto per darmi
quella giustificazione? E’ il minimo dopo che mi ha fatto fare tardi” gli fece
l’occhiolino e Angel la guardò tornando a sorridere. Cosa poteva farci se era
pazzo di quella ragazza?
Capitolo
4
Buffy
si diresse verso la lezione di Chimica sentendosi più leggera, era come se si
fosse tolta un enorme peso dallo stomaco. Frequentare il suo professore di
storia poteva avere dei vantaggi e in più era il suo sogno proibito. Era
perfetto! La vita non era stata generosa con lei e vivere seguendo le regole
l’aveva portata ad un passo dall’insufficienza. Se il professore O’Connor
voleva farsela, qual’era il problema? Lui avrebbe avuto quello che voleva; lei
avrebbe probabilmente ottenuto almeno una B e anche un po’ di sano sesso. Non
avrebbe dovuto affrontare le chiacchiere che i suoi coetanei si scambiavano tra
di loro negli spogliatoi della palestra, anche perché O’Connor poteva finire
nei guai se lo raccontava a qualcuno. E sicuramente O’Connor era mille volte
meglio di Riley Finn a letto.
Sorridendo
aprì la porta del laboratorio di Chimica e passò all’insegnante la
giustificazione. Si sentiva ancora leggermente in colpa per quella, in fondo
non avevano fatto ancora nulla e lui già la favoreggiava. Si sedette al suo
posto e fece del suo meglio per ascoltare ciò che rimaneva della lezione. Riflettendo
sul fatto che il suo futuro non era certo nel campo della chimica, Buffy
rinunciò ad ascoltare le parole del professore e iniziò a fantasticare su
quello che sarebbe stato il suo pomeriggio. Con O’Connor avevano deciso che si
sarebbero visti dopo la scuola, ma forse non era stata una grande idea. Gli
altri professori, gli altri studenti e perfino i genitori che venivano a
riprendere i figli, potevano vederli andare via insieme. Avrebbero dovuto
trovare un altro modo. Passò la maggior parte della lezione di Chimica e di
quella di letteratura a pensare a come fare e quando arrivò l’ora dedicata al
pranzo ancora non aveva trovato una soluzione. Purtroppo, Sunnydale era una
piccola cittadina e le notizie viaggiavano in fretta. Lo sapeva bene lei, che ormai
da mesi nascondeva la sua condizione familiare a tutti. Era diventata
un’esperta nell’inventare scuse o bugie, ma per quella nuova situazione non
riusciva a trovare nulla di costruttivo. Tranne forse la cosa più banale: fare
tutto alla luce del sole.
Entrando
in sala mensa lo vide seduto al suo solito posto e si diresse dritta verso di
lui “Professore?” lui sollevò lo sguardo allarmato “Possiamo parlare del mio
compito durante questa pausa pranzo?” gli sorrise cordiale, mentre gli altri
docenti seduti nelle vicinanze li osservavano. O’Connor sembrava indeciso e
continuò a guardarla come se le fossero spuntate due teste. Ad un tratto
accadde quello che aveva sperato e per cui aveva pregato.
“O’Connor?”
la voce del preside Flutie si sentì per tutta la mensa “Si, signore” rispose
l’altro “La signorina Summers sembra avere dei problemi con la sua materia,
giusto?” “Si, infatti” “Allora?” domandò, come se la risposta a quella domanda
fosse ovvia. Angel lo guardò senza capire quale dovesse essere la sua prossima
mossa e il preside lo rimproverò “La sua pausa pranzo è più importante dei
problemi scolastici dei suoi studenti?” “Oh” esclamò, comprendendo dove voleva
arrivare il preside “Certo che no, preside Flutie” Raccolse in fretta il suo
pranzo e fece cenno a Buffy di seguirlo “Possiamo controllare il tuo test
insieme. Veni, lo tengo nella mia aula” si allontanarono sotto lo sguardo
d’approvazione del preside della Hemery High.
Angel
non riusciva a smettere di sorridere, mentre si avviava con quella piccola
volpe verso la sua aula. Aprì la porta e la fece entrare, poi la richiuse
dietro di sé e disse “Immagino che ti senti fiera di te” In effetti, poteva
esserlo. Far capire al preside che aveva problemi con la sua materia avrebbe
fatto si che questi non credesse a nessuna probabile chiacchiera che si fosse
sparsa sul loro conto. La ragazza posò il proprio pranzo su un banchetto e fece
una piccola giravolta “Non dovrei?” chiese sorridendo, ma lui rispose scuotendo
la testa. Quel gesto evidentemente la fece arrabbiare “Ho trovato la soluzione
migliore e tu cosa fai? Ti lamenti?” “Non è questo” cercò di spiegare,
avvicinandosi alla cattedra per posare anche lui il suo pranzo. Le si avvicinò
e sorridendo le sussurrò in un orecchio “E’ solo che non riesco a credere al
guaio in cui mi sono andato a cacciare” Lei sorrise, sembrava soddisfatta della
risposta “Credi che io sia un guaio?” chiese allegramente sedendosi sulla
cattedra con un piccolo salto. Angel prese una sedia nell’angolo della stanza e
la mise accanto a quella destinata al professore, poi le diede un buffetto
sulle ginocchia facendole cenno di scendere. Lei roteò gli occhi e, sempre con
il solito salto, scese dalla cattedra per sedersi con disinvoltura sulla sedia
accavallando le gambe. Angel prese il sacco del pranzo dal banchetto dove la
ragazza lo aveva posato e glielo porse “Mangia” Lei sollevò le sopracciglia
“Che fai? Cominci già a darmi ordini?” poi con un sorriso malizioso aggiunse
“Se non lo faccio mi sculacci?” Angel sospirò, se non prendeva in mano le
redini della situazione le cose ben presto gli sarebbero sfuggite di mano.
Soprattutto se lei continuava a fare certe allusioni. Si sedette accanto a lei
e aprì il cassetto della scrivania tirando fuori il suo test con
Prima
che potesse chiedersi cosa stesse facendo, Angel iniziò a far salire la mano
lungo la gamba della ragazza. Le accarezzò la coscia avvolta nel jeans,
passando prima sul lato esterno per poi avvicinarsi alla parte interna. La vide
poggiarsi indietro contro lo schienale della sedia, si stava rilassando sotto
il suo tocco: lo stava lasciando fare. Avendo ottenuto il suo consenso, tutti i
pensieri razionali abbandonarono la mente di Angel. Si chinò a baciarle il
collo scoperto, mentre con entrambe le mani le slacciava il bottone del jeans
per poi passare ad abbassare la zip. “Perché non hai messo la gonna oggi?” le
chiese in un sussurro, infilando le mani sotto l’elastico delle mutandine. Lei
rispose con un gemito e si lasciò toccare come Angel non aveva mai sperato di
fare. La baciò con passione continuando ad accarezzarla e schiacciandola contro
la sedia, si sentì afferrare per le spalle con forza e poi una mano di lei si
posò sul suo polso. Cercava di affrettare i suoi movimenti “Rilassati” le
sussurrò contro le labbra per poi scendere a succhiarle il collo “Angel…” Il
ragazzo alzò lo sguardo sul suo volto e incontrò gli occhi di lei, che lo
fissavano. Era la prima volta che lo chiamava per nome, ma d’altronde aveva le
mani dentro i suoi slip, dentro di lei. Come doveva chiamarlo? Professore?
Dovette abbandonare quei pensieri scabrosi quando sentì di nuovo la voce della
ragazza “Se…se qualcuno dovesse entrare…” riuscì a dire tra i gemiti. Angel si
voltò di scatto verso la porta e capì per quale motivo la ragazza voleva
affrettare le cose. In qualunque momento potevano essere scoperti, si erano
lasciati trasportare e così rischiavano di essere scoperti prima ancora che
potessero iniziare. Buffy si sistemò meglio sulla sedia, in modo da potergli
dare maggior accesso e Angel non se lo fece ripetere due volte. Infilò un terzo
dito dentro di lei e iniziò a spingere più forte, stuzzicandole anche il
clitoride con il pollice. L’altra mano si posò su un seno e lo accarezzò
attraverso il cotone della maglietta e del reggiseno. Sentì il suo respiro
aumentare rapidamente, le pareti della sua femminilità stringersi con forza
intorno alle sue dita umide e i suoi gemiti strozzati. La baciò di nuovo e
l’accompagnò fino all’ultimo spasmo del suo orgasmo, poi si leccò le dita
continuando a guardarla negli occhi. Le guance arrossate, gli occhi più verdi
di prima e le labbra gonfie, era uno spettacolo. Poteva abituarsi a quella
vista.
Buffy
cercò di riprendere il controllo di sé, poi si riallacciò i jeans e cercò di
togliersi da quella situazione imbarazzante. Stava per alzarsi quando Angel la baciò
di nuovo, questa volta con delicatezza, prendendo le cose con calma, poi le
sussurrò “Quando ci vediamo in privato?” Buffy sorrise sollevata, era contenta
che lui non avesse cambiato idea. Era convinta che, dopo avergli messo fretta,
avergli fatto notare che si trovavano ancora a scuola e dopo avergli fatto fare
quello che voleva senza riserve, lui potesse decidere che quello poteva bastare
e farla finita lì. “Quando vuoi” sul volto dell’uomo comparve un ghigno
malizioso “Davvero? Allora che ne dici di venire a cena…” lei fece una smorfia
“Ah…io…” “Ehi,” la rimproverò scherzoso lui, baciandole il collo rapidamente
per poi tornare a guardarla “Hai detto che posso decidere io” “Si, solo che…”
abbassò lo sguardo. Non voleva mentirgli, non riusciva a capire perché, ma
sentiva che non poteva mentirgli se lo guardava negli occhi “Mia madre prepara
la cena e siamo solo noi due. Mangiamo sempre insieme, ma…” “No, Buffy, va
bene. Stavo scherzando e poi è ovvio che devi cenare con tua madre. Io
non…ecco, non sono…” “Abituato a ragazze che vivono ancora con i genitori?”
chiese cercando di sorridere. Se non cambiavano immediatamente argomento
sarebbe scoppiata a piangere proprio davanti a lui. Cenare insieme a sua madre
era diventata un’utopia ormai da tempo, ma doveva restare a casa e assicurarsi
che crollasse sbronza sul divano e non sul pavimento; poi poteva uscire. Lui
sospirò “Buffy,” si allontanò leggermente “Io ti voglio” scosse la testa “Tu
non hai idea di quanto ti voglio o di quanto questo sia sbagliato” fece un
gesto per indicare loro due e quello che avevano appena fatto “Ma non so cosa
fare, se non seguire il mio istinto. E il mio istinto mi dice che è una buona
cosa e che non posso evitarlo. Quindi,” continuò tornando ad avvicinarsi a lei,
posando le braccia sui braccioli della sedia di lei “Non sminuirti. Mai. Non
farlo mai. Certo, non ho una ragazza che vive con i suoi genitori da tanto
tempo. La cosa più importante, però, è che non ho mai provato nulla di simile
prima con nessuna di quelle ragazze. Quindi credo che posso dirmi felice.”
Buffy proprio non sapeva cosa rispondere a quelle parole. Lui era più grande,
molto più grande. Aveva più esperienza con le relazioni e di certo sapeva cosa
voleva e come prenderselo, ma lei no. Quindi, per evitare di dire la cosa
sbagliata, decise di evitare di rispondere e disse solo “Posso venire dopo
cena, se vuoi” “Certo, se non è un problema. Hai il coprifuoco oppure tua madre
non vuole che esci la sera se il giorno dopo hai la scuola…” “No,” lo
interruppe “Mia madre va a dormire presto e io di solito esco per fare una
passeggiata dopo cena. Quando torno lei dorme già da un pezzo, non se ne
accorgerà” Lo vide sorridere soddisfatto per quella risposta quindi propose
“Alle 9?” e lui annuì.
Capitolo
5
Seduto
nel suo appartamento, Angel osservò l’orologio. Aveva passato ore a decidere
cosa fosse meglio per la serata. Farsi trovare a guardare casualmente la
televisione, oppure accendere la radio e qualche candela per creare
un’atmosfera romantica? Alla fine aveva optato per una via di mezzo e si era
seduto correggere alcuni compiti in classe, in quel modo avrebbe potuto
facilmente riporre tutto quando lei fosse arrivata. Adesso erano le 9:30 e di
Buffy ancora nessun segno. Durante i primi 5 minuti di ritardo aveva cercato di
restare calmo e di autoconvincersi che stesse per arrivare. Quando il tempo
aveva continuato a scorrere inesorabilmente e lei ancora non si era fatta viva,
Angel aveva iniziato a pensare che non sarebbe venuta. Adesso, dopo 30 minuti
di ritardo, ne era più che convinto. Ovviamente non gliene faceva una colpa, in
fondo lei era una minorenne e lui il suo insegnante. Le cose erano troppo
complicate persino per lui, figurarsi per una diciassettenne.
Angel
non sapeva proprio cosa fare a quel punto. Quel pomeriggio, finite le lezioni
alla Hemery, era tornato a casa e subito si era messo a preparare il materiale
che avrebbe dovuto usare il giorno dopo a scuola. Poi aveva riordinato la casa
dato che, vivendo da solo, non si preoccupava molto della pulizia. Il fatto che
era passato tanto tempo da quando aveva invitato una ragazza a casa sua non
aiutava. Infine, aveva telefonato a sua madre per evitare che lei lo chiamasse
proprio quella sera e lo tenesse ore al telefono. Quindi, alle 9:30, constatato
che Buffy non si sarebbe presentata, Angel si ritrovava con esattamente zero
cose da fare.
Sospirò
esasperato e si rassegnò a passare la serata a guardare qualche programma
demenziale in tv, sapendo bene che non avrebbe ascoltato una sola parola,
troppo preso a pensare alla sua principessa bionda e a quello che avrebbe
potuto essere.
Buffy
uscì dalla doccia e si avviò verso l’armadio con il sorriso sulle labbra.
Sapeva già cosa avrebbe indossato per la serata: il corpetto nero con il
coprispalle dello stesso colore, la gonna rossa e le scarpe nere. Al tutto
avrebbe aggiunto la borsetta rossa, un trucco leggero e un piccolo fermaglio al
lato della testa di colore rosso.
Quel
pomeriggio era trascorso come tutti gli altri, con sua madre ubriaca sul divano
e lei che faceva i compiti in camera sua. L’unica cosa differente sarebbe stata
la cena, infatti Buffy non voleva aspettare che sua madre iniziasse a
brontolare per scendere ad aiutarla in cucina. Quella sera sarebbe scesa prima
che la donna si svegliasse e avrebbe preparato una semplice cena per entrambe.
Indossò
solo il corpetto e la gonna, lasciando il resto sul letto con l’intenzione di
finire a prepararsi poco prima di uscire. Scese in fretta le scale e lanciò
un’occhiata veloce verso sua madre, addormentata sul divano, prima di dirigersi
verso la cucina. Aprì il frigo e osservò il contenuto, non c’era molto visto
che ancora non era andata a fare la spesa quella settimana, ma un po’ di tonno
e di insalata potevano andare bene ugualmente. Si affrettò a preparare tutto
prima che sua madre si svegliasse e iniziasse a rallentarla.
Quando
Joyce entrò in cucina barcollando e tenendosi la testa tra le mani, Buffy aveva
già sistemato la tavola e stava finendo di riempire i piatti. Si voltò verso la
donna e sorridendo le fece cenno di sedersi a mangiare.
Era
convinta di aver trovato la soluzione migliore per risparmiare un po’ di tempo,
invece non aveva fatto altro che scatenare l’inferno.
Joyce
iniziò ad urlarle contro e, nella furia del momento, gettò i piatti a terra
rovesciando l’intera cena “Chi ti credi di essere?!” strepitò la donna rivolta
alla figlia, che era rimasta immobile accanto al frigo con un’espressione
sconvolta. “Sono io l’adulta in questa casa! Cosa ti fa credere che non sono in
grado di prepararti la cena?” “Niente, io…” riuscì solo a balbettare Buffy
prima che la madre tornasse a urlare “Appunto! Niente! Ecco chi sei!” le puntò
un dito contro “Tu credi che io non lo sappia, ma ti sbagli” Buffy spalancò gli
occhi incredula, come poteva sapere del suo appuntamento con Angel? Non lo
aveva detto ad anima viva e di certo sua madre non sapeva leggere nel pensiero!
“Non sei stata capace di farlo restare e adesso vuoi dare tutta la colpa a me!
A me che ti ho cresciuta!” Buffy sospirò un po’ per il sollievo e un po’ per la
disperazione. Come al solito sua madre si stava riferendo a suo padre, che
aveva preferito la bella segretaria e una bella fuga d’amore in Spagna
piuttosto che quello schifo. Poteva biasimarlo? “Mamma, non è colpa di nessuno.
Papà ci ha lasciate entrambe ed è stata una sua decisione” “Smettila! Cosa vuoi
saperne tu? Parli così solo per lavarti la coscienza. Sai bene che se ti fossi
comportata meglio lui sarebbe ancora qui!” Buffy abbassò il capo ferita dalle
sue parole, ma dentro di sé sapeva che non era la verità e che sua madre era
solo sbronza “Non funziona così. Voleva andarsene e l’ha fatto! Adesso dobbiamo
pensare a noi due…” cercò di avvicinarsi alla madre, ma questa la spinse via
bruscamente “Me lo aveva detto…lo aveva detto chiaramente: niente figli!”
Era
in quei momenti, quando sua madre riprendeva a raccontare dell’avversione di
Hank Summers per i bambini, che Buffy saliva in camera sua per evitare di
ascoltare. Solo in quel modo poteva far finta che quello che Joyce diceva non
fosse la verità. Purtroppo sapeva bene che non era così. Lo sapeva dal giorno
del suo decimo compleanno, quando aveva invitato alcuni amici di scuola a casa
per festeggiare.
Si
era allontanata un attimo dal gruppo di bambini che giocavano in giardino e
aveva sentito suo padre e sua madre che litigavano in cucina. Hank si stava
lamentando del fatto che ci fosse troppo rumore, quando Joyce gli aveva
risposto che era normale dato che si trattava di bambini, l’uomo era esploso.
“E’ tutta colpa tua! Te lo avevo detto che non volevo figli e ora guarda qui…Io
non la volevo!” Poi era uscito sbattendo la porta e da quel momento Buffy non
lo aveva più guardato allo stesso modo. Era da allora che sapeva che prima o
poi sarebbe successo qualcosa e 7 anni dopo Hank non l’aveva delusa.
Si
era alzata una mattina di luglio e aveva trovato sua madre sul divano con un
biglietto tra le mani e la tazza con il caffè rovesciata a terra. Aveva capito
subito che ciò che aveva temuto accadesse era successo. Da allora non aveva più
visto sua madre con qualcosa in mano che non fosse un bicchiere.
Quella
sera, però, non voleva chiudersi in camera sua e rischiare di restare bloccata
lì a lungo mancando così al suo appuntamento con Angel. Si diresse verso
l’ingresso, ma sua madre ormai era fuori controllo “Non osare uscire senza
permesso! Non credere di poter fare come vuoi” la prese per un braccio e la
spinse su per le scale “Vai in camera tua!” Buffy la guardò sconvolta. Era da
tanto che la donna non faceva sentire la sua autorità, ma non riusciva a
credere che dovesse succedere proprio quella sera.
Si
voltò e corse in camera sua sbattendo la porta come non faceva da tanto, si
gettò sul letto scaraventando a terra tutto quello che aveva voluto indossare
per Angel. Sua madre stava ancora urlando al piano di sotto, ma Buffy poteva
sentire la prima bottiglia di vodka che veniva aperta. Ben presto sarebbe
crollata di nuovo sul divano, ma probabilmente non abbastanza in fretta da
permetterle di arrivare in orario. Sarebbe potuta uscire dalla finestra, ma ci
aveva già provato una volta e i vicini impiccioni erano venuti ad avvisare
Joyce che sua figlia era uscita di nascosto. Sua madre non le aveva detto
nulla, ma arrabbiata com’era in quel momento se fosse successa una cosa simile
non sapeva come avrebbe potuto reagire. Non aveva neanche il numero di telefono
di Angel e non poteva avvisarlo del ritardo, ma di certo non poteva presentarsi
da lui a notte fonda. Decise che si sarebbe comunque preparata per uscire e,
quando sua madre fosse crollata, se era ancora un orario decente sarebbe
uscita.
Angel
entrò in sala mensa all’ora di pranzo come tutti i giorni, ma questa volta
restò con gli occhi puntati sul tavolo dei professori. Non voleva guardarla e
scoprire che se ne stava avvinghiata a quello scemo di Riley Finn. Dopo la buca
della sera prima di certo non faceva bene al suo ego sapere che si era fatto
prendere in giro da una ragazzina del liceo. Era una bellezza, ma di certo non
si sarebbe fatto fregare da Buffy Summers. Sentì il solito frastuono che
proveniva dal tavolo dei più popolari della scuola, ma si trattenne dal
guardare. Poteva sentire chiaramente la voce di Finn che parlava della partita
che si sarebbe svolta nel fine settimana, peccato che aveva tutta l’intenzione
di riempirlo di compiti di storia.
“Angel?”
si sentì chiamare, riconoscendo subito a chi apparteneva la voce. Si guardò in
giro preoccupato e lei fece subito un passo indietro “Ah, volevo dire…professore”
lanciò un’occhiata verso i suoi amici e poi verso gli altri docenti
“Possiamo…parlare” “No” le rispose secco, senza guardarla negli occhi e
sorpassandola senza pensarci due volte. Non riusciva a credere a quella
ragazza, aveva rischiato tutto proponendole di incontrarlo a casa sua e lei lo
ripagava in quel modo.
Si
sedette al suo posto sperando che lei non lo mettesse nei guai con una sfuriata
adolescenziale, ma la vide allontanarsi in silenzio. In fondo era meglio così,
lui non avrebbe perso il lavoro e rischiato di andare in prigione e lei avrebbe
trascorso i suoi ultimi anni di liceo con i suoi coetanei. Com’era giusto che
fosse.
Questo
non voleva dire che non poteva riprendere a sognare ad occhi aperti e ad
osservarla. La vide dirigersi verso il tavolo dov’erano seduti i suoi amici, ma
all’ultimo minuto sembrò cambiare idea e uscì dalla mensa.
Forse
era stato troppo duro con lei, magari aveva avuto solo un contrattempo o se
anche aveva cambiato idea, in fondo era suo diritto.
Sospirando
nuovamente, si alzò e uscì anche lui dalla mensa giusto in tempo per vederla
entrare nel bagno delle ragazze. Iniziò a camminare in circolo aspettando che
uscisse, ma quando l’ora per il pranzo stava per finire si decise ad entrare.
Lo fece lentamente, sperando vivamente di non sentire nessuna studentessa
urlare o si sarebbe trovato in una brutta situazione. “Buffy?” chiamò incerto,
chiudendo la porta dietro di sé assicurandosi che nessuno potesse aprirla e
trovarlo lì. “Buffy, mi dispiace…possiamo parlare, se vuoi” Sobbalzò quando la
porta della toilette dietro di lui si aprì con un colpo secco “Buff…” non
riuscì a dire nient’altro. La ragazza era ancora più bella di quanto avesse
potuto immaginare con quell’espressione furente su volto, ma ciò che lo
sconvolse furono i suoi occhi rossi. Aveva pianto. A causa sua?
La
ragazza si diresse verso i lavandini evitando di guardarlo “Sai che questo è il
bagno delle ragazze, vero?” chiese con il solito tono di voce, ma Angel
tentennò leggermente. Non si era mai trovato in una situazione simile, non
aveva mai fatto piangere una donna e di certo non un’adolescente. “Io…volevo
scusarmi per il mio comportamento. Non volevo risponderti in quel modo.”
“Senti” si voltò a guardarlo “A quanto pare non ti sei accorto che ti trovi nel
posto sbagliato, quindi…” “Perché hai pianto? E’ a causa mia?” chiese
interrompendola e osservò la sua espressione passare da furente a sconvolta e
poi di nuovo furente.
Buffy
rise amaramente “Certo che hai una bella faccia tosta! Credi che tutto ruoti
intorno a te? Ho altri problemi per la testa e non posso pensare anche al tuo
ego!” si incamminò verso l’uscita, ma si sentì afferrare per un braccio “Che
problemi? Dimmelo” si liberò dalla sua presa e lo spinse via usando tutta la
sua forza, ma non servì a molto data la sua stazza. “Che fai adesso mi dai
anche gli ordini?! Non voglio dirtelo e ti conviene lasciarmi in pace se non
vuoi che ti denunci” lo vide fare un passo indietro sconvolto. Adesso aveva lei
il coltello dalla parte del manico, ma di certo non si sentiva meglio.
Fece
un respiro profondo cercando di calmarsi, stava perdendo la testa e se non
rallentava le cose avrebbero potuto sfuggirle di mano. Si voltò a controllare la
porta per paura che potesse aprirsi da un momento all’altro “E’ chiusa
dall’interno” lo sentì dire con voce fredda. Abbassò la testa e si appoggiò
contro la parete “Non dicevo sul serio” rialzò il capo e lo guardò negli occhi
“Non lo farei mai, davvero” lui annuì, ma restò in silenzio probabilmente
ancora troppo scosso dalla sua minaccia. “E’ un periodo un po’ strano per me.
Non avrei dovuto coinvolgere anche te” “Buffy…” la interruppe improvvisamente
“Puoi parlare con me. Sono pur sempre il tuo insegnante” “Non ne voglio
parlare” rispose lei brusca, forse anche un po’ troppo. Lo vide fare un altro
passo indietro e lanciare uno sguardo verso la porta, probabilmente stava
pensando a come poter uscire da quella brutta situazione senza rimetterci il
posto, la reputazione e chissà cos’altro. “Mia madre mi ha messa in punizione”
si decise a dire alla fine, in fondo era stata lei all’inizio a voler parlare
con lui proprio per spiegargli il motivo per cui non si era presentata
all’appuntamento. “Come?” chiese lui con espressione confusa “In punizione”
ripeté Buffy “Sai? La cosa che fanno i genitori quando i figli fanno qualcosa
che non va” gli disse con tono sarcastico “Ah, certo. Scusa” mormorò lui,
abbassando la testa e passandosi una mano tra i morbidi capelli castani “Posso
chiedere per quale motivo?” chiese guardandola di sottecchi “Certo, ma non
credo che ti risponderò” rispose lei tornando a sorridere sorniona “Mi sembra
giusto” disse lui rispondendo al sorriso. Finalmente l’atmosfera era
migliorata, avevano a malapena alzato la voce ed erano riusciti a risolvere il
piccolo malinteso. “Allora…” “Quindi…” dissero entrambi nello stesso momento
per poi scoppiare a ridere “Prima tu” concesse Buffy, facendo un cenno con il
braccio verso di lui. Angel accettò l’offerta “Cosa fai stasera?” domandò senza
mezzi termini “Vengo da te” rispose lei sorridendo soddisfatta dalla piega che
stavano prendendo gli eventi e del fatto che lui non sembrava più essere
arrabbiato con lei. Si allontanò dalla parete dove era rimasta poggiata fino a
quel momento e si avvicinò a lui. Posò le mani sul suo petto e si alzò in punta
di piedi per posare le labbra sulle sue.
Capitolo
6
Questa
volta non avrebbe rovinato tutto, questa volta sarebbe andato tutto per il
verso giusto. Era ciò che Buffy continuava a ripetere a se stessa da più di
mezzora. Sua madre si sarebbe svegliata a momenti e lei non era certa di voler
aspettare che succedesse, era da quel pomeriggio che stava pensando di saltare
direttamente la cena e andare da Angel. Era seduta sul bordo del letto, di
tanto in tanto osservava l’orologio e nel silenzio più assoluto tendeva
l’orecchio per cogliere anche il minimo spostamento di sua madre al piano di
sotto. Con un sospiro si alzò in piedi, vide la propria immagine riflessa allo
specchio e si fermò per un attimo a riflettere. Aveva indossato lo stesso
completo che aveva scelto la sera prima, in fondo era perfetto per l’occasione,
i suoi occhi erano luminosi per la gioia di ciò che l’aspettava, non riusciva a
smettere di sorridere, il suo cuore batteva sempre più forte e temeva che da un
momento all’altro potesse fermarsi. Meritava tutto quello. Dopo un anno passato
con Riley, senza provare niente, dandogli accesso al suo corpo senza provare
alcuna emozione se non un leggero affetto. Desiderava che quella serata fosse
emozionante, sfrenata e fuori dal comune. Voleva un’avventura con il suo
insegnante e l’avrebbe avuta. Voleva divertirsi e si sarebbe divertita. Si
diresse spedita verso la porta con le scarpe in una mano per evitare che il
rumore dei tacchi svegliassero sua madre. Scese le scale con cautela e prima di
raggiungere l’ultimo gradino lanciò un’occhiata verso il divano. Joyce sedeva
scomposta con il bicchiere ormai vuoto tra le mani e la bottiglia tra le gambe
leggermente divaricate, la tv era ancora accesa e il volume troppo basso anche
solo per capire cosa stesse trasmettendo. Buffy si fece coraggio per percorrere
il piccolo tragitto fino alla porta d’ingresso, ma all’ultimo minuto ebbe
un’idea migliore. Svoltò verso la sala da pranzo e si diresse in cucina per
uscire dalla porta sul retro. Sua madre non avrebbe sentito nulla e lei sarebbe
stata libera di godersi una serata di svago.
Angel
si bloccò improvvisamente, aveva indosso solo un paio di pantaloni della tuta,
tra le mani aveva una catasta di scatole di cartone, residui della sua cena
congelata, quando qualcuno bussò alla porta. Lanciò un’occhiata verso
l’orologio, erano solo le 8:00 quindi poteva rilassarsi. Buffy sarebbe arrivata
solo verso le 9, se non più tardi dato che sua madre avrebbe sempre potuto
crearle altri problemi. Aprì la porta e restò pietrificato “Sorpresa” disse la
ragazza, mentre lui lasciava cadere a terra tutte le scatole che aveva ancora
tra le mani. Buffy abbassò lo sguardo “La tua cena, presumo” disse sarcastica
per poi tornare improvvisamente seria “Credo che dovresti lasciarmi entrare,
prima che ci veda qualcuno” disse guardandosi intorno preoccupata che qualcuno
potesse averla già notata davanti alla porta del suo insegnante. Angel la prese
improvvisamente per un braccio e la tirò dentro casa, dando un’occhiata in giro
anche lui per controllare che nessuno li avesse visti. “Sei in anticipo” le
disse, infine, dopo aver chiuso la porta “Già, mi spiace. Credevo che mia madre
non mi avrebbe fatto uscire se restavo ancora a casa” lo guardò sorridendo
maliziosa “Vedo che ti ho colto di sorpresa” Angel si sentì improvvisamente in
imbarazzo, mentre si abbassava per raccogliere i cartoni di cibo che aveva
lasciato cadere. “Io…no, in effetti…” continuava a farfugliare e le scatole
continuavano a cadergli dalle mani. La ragazza si chinò accanto a lui e lo
aiutò a raccoglierle “Dove le butti?” chiese con un sorriso innocente. Angel
ricambiò il sorriso e la condusse in cucina per gettare tutto nel secchio di
metallo accanto al lavello. “Mi spiace per…” indicò l’unico capo
d’abbigliamento che indossava “questi. Io ho appena finito di cenare e non ti
aspettavo così presto” “A me non dispiace affatto” rispose sorridendo in
maniera maliziosa. “Allora” disse facendo un giro su se stessa e osservando
rapidamente la piccola abitazione “Dove mi vuoi?” chiese tornando a guardarlo.
Angel restò senza fiato, quella serata non stava andando come se l’era
aspettata. La guardò avviarsi lentamente verso il divano e toccarlo con la
punta delle dita, poi si voltò verso il piccolo corridoio che conduceva verso
il bagno, il ripostiglio e la camera da letto. “Vuoi farlo sul divano o
preferisci andare in camera?” la sua voce era suadente, melodiosa, ma Angel non
riusciva a pronunciare neanche una singola parola. Cosa stava facendo? Di
fronte e lui c’era la donna, ok forse la ragazza, che desiderava da mesi ormai.
Aveva passato notti insonni a immaginarla tra le sue lenzuola e adesso non
riusciva a muoversi, non riusciva a…“Angel?” lo riportò alla realtà la voce di
lei, questa volta non più suadente, ma solo leggermente confusa “Ah…io…” si
schiarì la gola e finalmente riuscì a spostarsi da vicino al secchio
dell’immondizia per avvicinarsi a lei “Perché non iniziamo con calma” propose
“Con calma? Perché?” chiese lei corrugando la fronte “Sappiamo entrambi quello
che stiamo facendo” “Lo so, solo che non vorrei affrettare le cose” Lei mise
una mano sul suo petto nudo prima che di sollevare le sue iridi verdi per
guardarlo negli occhi. “Non mi sembrava che ti importasse di andarci piano
l’altro giorno…in aula…quando mi hai slacciato i jeans…” “Si, si, d’accordo” la
interruppe prima di rischiare di perdere il controllo solo ascoltando le sue
parole “Ma vorrei fare le cose con calma adesso. Non c’è nessuno, solo noi” le
sorrise, contento del fatto che lentamente sembrava stesse riprendendo il
controllo della situazione. Voleva essere lui a prendere l’iniziativa.
Preferiva la dolce Buffy che gli lasciava fare quello che voleva, piuttosto che
Respirando
affannosamente Angel si abbandonò contro il suo corpo caldo, continuando a
spingersi dentro di lei anche dopo che entrambi avevano avuto il loro
appagamento. Era una carezza intima, molto intima e lo faceva sentire bene, si
sentiva più leggero, soddisfatto e compiaciuto.
“Sai”
disse lei ad un certo punto, spezzando il silenzio accogliente che riempiva la
stanza, “per essere un professore dici molte parolacce” Lo vide sorridere,
mentre probabilmente ripensava alla serie di imprecazioni a cui si era lasciato
andare durante il loro amplesso. Lui rise “Mi spiace,” rispose, anche se la sua
espressione non sembrava affatto dispiaciuta “Non sono riuscito a evitarlo”
Buffy avvolse le braccia intorno al suo collo per giocare con i capelli sulla
sua nuca, mentre continuava a gustarsi la sensazione dei loro corpi ancora
uniti. “Non mi ha dato fastidio, è stato solo…” sollevò gli occhi al cielo
pensierosa, mentre cercava la parola più giusta da poter usare “strano”
concluse tornando a guardarlo “Strano?” chiese lui, corrugando la fronte e lei subito
si affrettò a spiegarsi meglio “No strano brutto. Strano bello” fece una pausa
e sorrise candidamente “molto bello” “Molto bello?” ripeté lui maliziosamente,
ricevendo in risposta un buffetto sulla nuca. Lo vide ridere di cuore e poi le
baciò la fronte, la guancia e le labbra. Si allontanò da lei per guardarla di
nuovo negli occhi e improvvisamente divenne serio e, spostandole una ciocca di
capelli dietro l’orecchio, le sussurrò “Anche per me” Si sorrisero a vicenda
per alcuni secondi e poi lei abbassò gli occhi verso il punto in cui i loro
corpi erano ancora uniti, risollevando lo sguardo disse “Dovrei andare” “Di
già?” chiese lui quasi contrariato “Se qualcuno mi ha vista entrare…non vorrei
che pensasse…” “Che abbiamo fatto sesso?” concluse lui al suo posto, facendole
l’occhiolino. Buffy rise e lo spinse leggermente all’indietro “Esattamente” lo
sentì uscire dal proprio corpo e con delicatezza l’aiutò a scendere dallo
schienale del divano. Si sistemò i vestiti, mentre lui si rimetteva l’unico
capo d’abbigliamento che indossava. “Dove sono le mie mutandine?” chiese
guardandosi in giro, ma lui la sospinse verso la porta “Dai, non vorrai far
preoccupare tua madre” sul volto aveva un’espressione maliziosa e gli occhi
brillavano sotto la luce artificiale della stanza “Angel!” lo castigò lei
“Rivoglio la mia biancheria. Adesso!” lui si abbassò verso di lei e le sussurrò
all’orecchio “La prossima volta vieni senza mutandine e quando andrai via ti
ridarò quelle di stasera” Buffy era sconvolta dalle sue parole, la sola idea di
camminare fino a casa senza biancheria la eccitava e il fatto che lui le stava
già proponendo un altro incontro la eccitava ancora di più. Sospirò cercando di
riprendere il controllo sul proprio corpo e accettando silenziosamente l’offerta
di quello che ormai poteva considerare il suo amante. Si avviò verso la porta
sapendo già che lui, dietro di lei, stava sorridendo sornione per la piccola
battaglia appena vinta.
Capitolo
7
La
campanella suonò segnalando la fine della lezione di storia per gli studenti
del 4 anno “Bene ragazzi” disse Angel, lanciando un’occhiata all’orologio per
accertarsi che l’ora fossa davvero finita. Quando Buffy era nella sua aula le
sue lezioni non sembravano affatto durare un’ora, ma solo pochi minuti preziosi.
“Lasciate sulla cattedra la relazione che vi avevo chiesto sulla Guerra civile
e ci vediamo alla lezione di giovedì” Tutti gli studenti diligentemente fecero
quanto richiesto, salutando il loro professore e uscendo uno alla volta o a
gruppi dall’aula. Buffy posò il suo foglio sulla cattedra e, lanciandogli un
rapido sorriso, uscì anche lei dall’aula circondata dalle sue amiche che la
seguivano come dei cagnolini affamati.
Rimasto
da solo, Angel prese il pacco di fogli e decise che era meglio avvantaggiarsi
il lavoro e usare la sua ora libera per leggere alcune di quelle relazioni.
Prese il primo foglio e controllò di chi fosse ‘Cordelia Chase’, una dei
cagnolini di Buffy. Sicuramente in quella relazione la signorina Chase aveva
sottolineato quanto fosse indecente il fatto che durante la guerra civile i
soldati non avessero la minima idea di cosa fosse l’igiene. Ogni volta che
assegnava agli studenti il compito di scrivere una relazione, Cordelia parlava
di igiene personale o di moda al posto di avvenimenti importati della storia
americana. Era un supplizio leggere le sue creazioni alquanto fantasiose e
particolari, quindi, come al solito, dopo aver letto alcune righe sospirò
rassegnato e le diede la solita B. In fondo era l’impegno che contava. Passando
ad un altro compito riconobbe subito la scrittura disordinata del suo studente
peggiore, Gage Petronzi, passandosi le mani tra i capelli lo mise in fondo al
mucchio. Proprio non aveva voglia di sforzarsi di leggere la pessima scrittura
del ragazzo solo per scoprire che aveva copiato di pari passo il libro di testo
assegnato da lui all’inizio dell’anno. Quel ragazzo proprio non sapeva cosa
fosse l’impegno, se non nelle partite di football, in quelle non mancava mai di
mettercela tutta insieme al capitano Riley Finn. Angel sorrise compiaciuto di
sé, ormai poteva pronunciare il nome di Finn senza che gli si stringesse lo
stomaco per la gelosia e senza provare una rabbia incontrollabile. Certo, non
aveva smesso di rendergli la vita a scuola un piccolo inferno, ma di certo le
cose andavano meglio per il ragazzo da quando si era lasciato con la sua Buffy.
Continuando a sorridere come un idiota, lasciò che la sua mente divagasse per
tornare alla magnifica serata che aveva passato con la sua bella studentessa.
Poi tornò a posare lo sguardo sulle relazioni che doveva ancora correggere e
pensò che, dato che il suo unico pensiero era lei e solo lei, tanto valeva
vedere cosa aveva scritto la bella Summers nella sua relazione sulla guerra
civile. Cercò tra i fogli fino a che non incontrò la scritta ‘Buffy Anne
Summers’ e tirò fuori dal mucchio il foglio protocollo. Corrugò la fronte
notando che sul primo foglio non c’era scritto niente, neanche il titolo, come
invece avevano fatto gli altri studenti e come di solito si usava fare quando
si scriveva una relazione. Girando pagina restò senza parole. Il foglio era
bianco, non c’era il titolo, non c’era scritta neanche una riga sulla guerra
civile. Al centro del secondo foglio, però, c’era un messaggio a matita: “Ci
vediamo in biblioteca dopo le lezioni. Sarò nella sezione di storia.” In basso
sulla destra c’era il suo nome e un piccolo cuoricino. Angel prese in fretta la
gomma e cancellò il messaggio per evitare che qualcuno potesse trovare quel
foglio e scoprirli. Ripulì tutto e ripose il foglio nel suo cassetto,
chiudendolo bene a chiave, non voleva che qualcuno trovasse la relazione
inesistente di Buffy, non voleva essere costretto a darle un’insufficienza.
Scosse la testa ancora incredulo, cosa doveva fare con quella ragazza?
Aprì
le porte della biblioteca con cautela, guardandosi intorno in cerca del
bibliotecario “Signor Giles?” chiamò timidamente, in fondo non veniva spesso in
quella parte della scuola. Quando non ottenne alcuna risposta si avviò sempre
con estrema cautela su per le scale in cerca degli scaffali dedicati alla
storia. Con enorme sollievo notò che era una delle sezioni che si trovava sul
fondo del piano rialzato della biblioteca, almeno non rischiavano troppo.
Svoltò l’angolo e la vide, poggiata contro lo scaffale a sfogliare una rivista
“Sai” disse, rendendo nota la propria presenza e guardandola sollevare la testa
di scatto e sorridere alla sua vista “In questa sezione dovresti leggere un
libro di storia e non…” si avvicinò e sollevò leggermente la rivista che aveva
tra le mani la ragazza leggendone il nome “Vanity Fair” concluse riportando lo
sguardo su di lei “Mm” mormorò lei riflettendoci sopra “Capire come scoprire
un’infedeltà o leggere un libro sulla guerra civile?” chiese quasi sarcastica,
lui le tolse la rivista dalle mani chiudendola e posandola tra i libri che si
trovavano sullo scaffale dietro di lei “Io direi che è meglio capire di cosa
tratta la guerra civile. Anzi, magari avresti potuto usare uno di questi libri
per scrivere la tua relazione” le disse guardandola con un’espressione seria.
Lei lo abbracciò e finse di mettere il broncio “E dove avrei scritto il mio
messaggio?” “In un biglietto a parte” le rispose allontanandola gentilmente da
sé, ma più che determinato a farle capire che non stava scherzando. La ragazza
si fece seria e sembrò capire di averlo fatto arrabbiare “Buffy non puoi
approfittare di me solo per quello che c’è tra di noi” “Non era mia intenzione”
rispose lei sinceramente “Solo che…” lasciò la frase a metà. Angel si rese
conto che probabilmente era stato troppo brusco e con quel suo comportamento
severo aveva fatto scomparire
Cosa
aveva fatto dopo la scuola? Oh, vediamo, pensò Buffy sarcastica, forse ho
pulito la casa, fatto un carico alla lavatrice, ho pagato le bollette, ho
sistemato mia madre sbronza sul divano e poi mi sono preparata per venire da
te! Ok, forse quell’ultima parte le aveva preso un po’ più tempo del
necessario, ma di certo si era meritata un po’ di tempo da dedicare a se
stessa. Tornata a casa, dopo essere stata da lui, non aveva neanche pensato a
mangiare nonostante avesse saltato la cena. Si era messa a fare i compiti per
evitare di avere problemi anche in chimica e letteratura inglese. Quando si era
messa a letto era già l’una e si era addormentata sfinita ignorando i crampi
alla pancia per la fame, di certo non voleva rischiare di svegliare sua madre
facendo rumore in cucina, rovinandosi così la serata.
Ovviamente
non poteva dirgli tutto quello, dirglielo significava rivelare la condizione
disastrosa in cui viveva. “Mi si è fatto tardi e ho avuto solo il tempo per
prepararmi e venire da te” Ti si è fatto tardi in compagnia delle tue amiche”
lei lo guardò confusa “No” iniziò a dire, ma in fondo lui le aveva dato una
scusa perfetta da usare “Cioè, si. Io ho avuto le prove con le cheerleader e si
è fatto tardi” Lui sospirò, evidentemente non era comunque soddisfatto della
sua risposta “Buffy” disse ancora con tono serio “non voglio metterti
un’insufficienza per quella relazione, quindi lascerò correre se mi porti
qualcosa per domani” Buffy sorrise e si avvicinò di nuovo, strusciandosi contro
quel corpo muscoloso che le era mancato tanto fin da quando lo aveva avuto la
sera prima. “Domani? Non è un po’…” fece finta di cercare le parole adatte, nel
frattempo fece scendere una mano sul suo petto per arrivare alla cinta dei
pantaloni “…presto” lui la stava guardando con uno sguardo a metà tra il
terrorizzato e l’eccitato. “Summers, non approfittare di me” le sfuggì una
risatina, mentre iniziava a slacciargli la cintura di pelle nera “Oh, andiamo.
Diciamo che te la porto nel fine settimana, magari a casa tua” propose
maliziosa, mentre nella biblioteca silenziosa risuonava il rumore della zip dei
pantaloni che veniva abbassata.
“Buffy!”
esclamò a bassa voce Angel, rendendosi improvvisamente conto di quello che la
ragazza stava facendo. “Non possiamo! E’ rischioso” ma Buffy aveva già una mano
dentro i suoi boxer e lo stava già accarezzando con ardore “Non preoccuparti,
il signor Giles non tornerà per un po’. Il pomeriggio, dopo la scuola, si vede
con la professoressa Calander” “L’insegnante di computer?” chiese lui sconvolto
da quella rivelazione, mentre il suo membro iniziava già a risvegliarsi sotto
il tocco ormai esperto di lei. “Ah ah” rispose Buffy senza smettere di
accarezzarlo “Lui la porta a prendere qualcosa, parlano e poi…beh, penso che
facciano quello che stiamo facendo noi” concluse maliziosa. Angel non sapeva
per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a restare lucido abbastanza da reggere
quella conversazione “Tu come fai a sapere queste cose?” “Le voci corrono in
questo posto e poi lo sanno anche i muri che quei due escono insieme” Angel
gemette quando lei toccò una parte sensibile del suo membro ormai duro ed
eccitato “Io…” gemette di nuovo quando lei ripeté il gesto avendo ormai capito
che era il suo punto debole “…non lo sapevo” “Questo perché non ti interessa
neanche quello che fanno gli altri in questa scuola” gli sussurrò lei contro la
pelle del collo. A quel punto, mentre lui le rispondeva che in effetti quello
che aveva appena detto era vero, Buffy tolse la mano da dentro i suoi boxer e,
prima ancora che lui potesse lamentarsi, la vide inginocchiarsi di fronte a sé
e improvvisamente si ritrovò con i pantaloni e i boxer alle caviglie. “Buffy!
No!” riuscì a dire, ma senza alcun effetto, infatti la ragazza non lo ascoltò
neanche e lo prese in bocca, assaporando prima la punta per poi farlo scivolare
dentro fino alla base. “Cazzo” esclamò, troppo incredulo per poter dire altro e
troppo eccitato anche solo per provare di nuovo a fermarla. La sentì tirarsi
indietro e ridere, abbassò lo sguardo per vedere cosa ci fosse di divertente
tanto da fermarsi “Non sai dire altro?” chiese sorridendo, continuando ad
accarezzarlo e guardando quegli occhi scuri per il desiderio. “Non stavi
facendo qualcosa lì sotto?” disse con falso tono di rimprovero indicando il
proprio membro e mettendosi più comodo per godersi meglio il calore della sua
bocca. “Continua, continua” disse scherzoso, la sentì ridere di nuovo e poi
prenderlo di nuovo tra le labbra. Iniziò a muoversi prima lentamente e Angel
cercò di soffocare i propri gemiti per evitare che qualcuno potesse sentirlo,
non c’era nessuno in biblioteca, ma era meglio non rischiare. Abbassò lo
sguardo per osservare la ragazza che continuava a dargli piacere, non voleva
metterle fretta e non voleva spingerla a fare qualcosa per cui non era pronta.
Nonostante sembrasse sicura di sé, era pur sempre una diciassettenne e voleva
rispettare i suoi tempi, ma non riuscì a evitare di mettere una mano sulla sua
testa. Cercò di non guidarla nei movimenti, ma vederla inginocchiata di fronte
a sé con il suo pene che scompariva tra le sue labbra, sentire la lingua sulla
pelle sensibile, era la cosa più bella che avesse mai provato. “Buffy…” non
avrebbe resistito a lungo, se la ragazza non voleva ingoiare si sarebbe dovuta
tirare indietro in fretta “Buffy!” ripeté quando lei non fece alcun cenno di
volersi allontanare. Tornò a guardarla per accertarsi che volesse davvero
arrivare fino in fondo, quando i primi segni dell’orgasmo colpirono il suo
corpo non riuscì a evitare di stringere di più la mano sui suoi capelli e di tenerle
la testa ferma, mentre veniva con gemiti strozzati, sempre con il timore di
essere scoperto.
Buffy
lo ripulì con cura, poi si tirò indietro sistemandosi i capelli e si alzò in
piedi. Lo osservò mentre si rivestiva continuando a sorridere, non aveva mai
ingoiato prima e pensava che non le sarebbe piaciuto. Con Angel aveva voluto
provare e doveva ammettere che non era stato poi tanto male. “Allora” chiese
unendo le mani dietro la schiena e dondolando come una bambina “La relazione te
la porto nel fine settimana” Angel sollevò di scatto la testa, le mani posate
sulla cinta ancora slacciata, mentre tentava di rivestirsi. Sul volto
un’espressione sconvolta e divertita allo stesso tempo. “Piccola volpe” le
disse, scuotendo la testa “Non riesco a credere che mi sono lasciato fregare
così” Buffy rise divertita, si poggiò contro di lui mettendo le braccia intorno
al suo collo e lo baciò “Ci vediamo stasera?” chiese, cambiando discorso
sapendo bene di aver vinto “Puoi scommetterci” rispose lui baciandola a sua
volta. La ragazza fece un passo indietro, afferrò la borsa che si trovava a
terra e riprese la rivista posata tra i libri di storia. Angel si sporse verso
di lei e le tolse la rivista dalle mani, sollevandola in alto lontano dalle
grinfie della cheerleader “Fai i compiti” le disse agitandole un dito davanti
al volto, senza darle il tempo di reagire per la perdita della rivista “Te la
ridarò nel fine settimana” disse “Quando mi avrai portato la relazione” Buffy
lo guardò incredula “Stai scherzando” esclamò sconvolta “Per sabato tutto
quello che c’è scritto lì sopra sarà vecchio!” “Bene” commentò Angel, contento
di aver trovato un punto debole “Vorrà dire che sarà già entrato nella storia e
leggendolo aumenterai le tue conoscenze in materia” rispose sarcastico “Ah ah”
finse di ridere Buffy “Divertente” porse la mano con il palmo all’insù in
attesa della rivista, ma l’uomo la mise nella sua ventiquattrore “Cosa stai
facendo? Angel!” si sporse verso di lui cercando di riprendersela, ma lui fu
più rapido e chiuse la valigetta prima che lei potesse gettarsi su di lui.
“Angel!” ripeté lei, questa volta piagnucolando come una bambina “Sai” le disse
lui prendendola tra le braccia, mentre lei si divincolava inutilmente
fingendosi oltraggiata “Quando ho visto il foglio bianco della tua
relazione…non so, ho pensato che forse ti ci voleva una punizione…magari una
bella sculacciata” fece scendere le mani verso il suo sedere avvolto nei jeans
a vita bassa e strinse la carne soda, spingendo il suo bacino contro il proprio.
“Mm, in realtà non sembra niente male” commentò lei, tornando improvvisamente
di buon umore. Una mano di lui si tirò indietro per poi ritornare con forza sul
suo sedere, facendola sobbalzare e facendo risuonare per la biblioteca vuota lo
schiocco della sculacciata appena ricevuta. “Non credo sia il modo migliore per
convincermi a fare i compiti, professore” disse in risposta a quel trattamento,
stringendosi ancora di più a lui. “Dovrebbe provare qualcos’altro” lo sfidò, ma
lui si fece improvvisamente serio e allontanandola leggermente da sé disse “Che
ne dici di niente compiti, niente sesso” lei spalancò gli occhi sconvolta “Non
lo faresti mai” disse, non troppo convinta neanche lei delle proprie parole
“Mettimi alla prova” la sfidò di rimando lui. Buffy lo osservò per alcuni
secondo, socchiudendo gli occhi per cercare di capire se facesse sul serio,
iniziò a dire qualcosa ma poi sembrò ripensarci e chiuse la bocca. Gli diede un
rapido bacio sulle labbra, si liberò dalla sua stretta e facendo un passo indietro
disse “Va bene, va bene. Ti porto la relazione nel fine settimana” si girò e
corse via.
Capitolo
8
“Buffy”
la voce stridula di Cordelia risuonò per il corridoio e la bionda si voltò e
vide la bruna, con Harmony al seguito, che si avvicinava a lei. “Ciao ragazze”
“Ciao ragazze?!” le fece eco Cordelia e Buffy la guardò confusa, senza sapere
per quale motivo l’altra sembrava irritata “Che fine hai fatto?” “Oh, ecco…”
“Prima lasci Riley” continuò a dire Cordelia, senza lasciare spazio alla
diretta interessata di giustificarsi “E per questo avremmo già dovuto chiamare
l’istituto psichiatrico” Harmony al suo fianco annuì, anche se Buffy dubitava
che avesse capito quello che l’altra intendeva dire “Poi è come se fossi
sparita dalla faccia della terra, non pranzi con noi, hai saltato le prove
delle cheerleader due volte…” la bruna sembrò rifletterci un attimo e poi
aggiunse con un sorriso “Non che mi dispiaccia il fatto che tu non sia venuta,
come vice capitano sono stata più che felice di sostituirti e devo dire che
stiamo facendo grandi progressi con la piramide e…” “Cordelia” la bloccò Buffy,
sollevando una mano. Proprio non aveva voglia di ascoltare il monologo della
sua quasi amica. “Sono stata impegnata, d’accordo” la bruna sembrò presa alla
sprovvista, non abituata ad essere interrotta dato che tutti volevano sapere
quello che aveva da dire, ma alla fine si riprese in fretta “Impegnata? Buffy”
le disse avvicinandosi di più e abbassando la voce “Io ci tengo a te” fece una
pausa significativa “ma vedi, se continuerai con questo comportamento…come
dire…strano, saremo costrette a silurarti. Ti stai comportando come quel tipo
strano, come si chiama…” si voltò verso Harmony, ma ovviamente non aveva idea
di cosa stesse parlando l’altra “Comunque” disse Cordelia “Ci siamo capite, no?
Buffy” sorridendo maligna e spostando una ciocca di capelli ribelli, fece cenno
a Harmony di andare “Ci vediamo alle prove, se non hai ancora da fare” le disse
senza voltarsi indietro mentre s’incamminava verso la palestra.
Buffy
si poggiò alla parete sospirando scoraggiata. Se Cordelia decideva di
allontanarla dal gruppo non avrebbe avuto scampo, ben presto tutte le sue
cosiddette amiche le avrebbero voltato le spalle. Non poteva permetterselo: a
casa era uno schifo, passava la maggior parte del tempo a cercare di non farsi
scoprire con Angel, doveva passare ogni minuto libero che aveva a studiare per
evitare di essere bocciata a chimica, biologia e, si, anche in storia. Fare la
cheerleader al momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Con una spinta si
allontanò dalla parete e si diresse anche lei verso la palestra, se Cordelia
aveva intenzione di rubarle la scena era ora di riprendere possesso del proprio
trono e farle capire con chi aveva a che fare. Finite le prove con il gruppo si
sarebbe chiusa in biblioteca a studiare e poi si sarebbe presa cura di sua
madre, quella sera Angel avrebbe dovuto aspettarla, ma di certo sarebbe andata
anche da lui, in fondo era la parte più piacevole della sua giornata quella
trascorsa con lui e non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
“Buffy!”
la voce di Joyce riempiva la casa silenziosa “Buffy!” quando urlava in quel
modo voleva dire che l’alcol ancora non era abbastanza da farla crollare sul divano,
ma era abbastanza per renderla impossibile e irritabile. “Buffy!” sbraitò per
l’ennesima volta “Dannazione!” gridò la ragazza in risposta scendendo di corsa
per le scale “Cosa vuoi?!” le urlò in preda alla rabbia rivolta un po’ verso la
donna e un po’ verso se stessa. “Non rispondere così a tua madre e poi ti ho
chiamata già…” s’interruppe per contare con le dita le volte in cui aveva
urlato il suo nome, ma la mano le tremava e sembrava non riuscire a ricordare
quante volte l’avesse chiamata. “Mamma” la riprese Buffy facendole abbassare le
mani “Adesso non ho tempo per la tua sbronza. Mettiti sul divano e ti porterò
un bicchiere d’acqua, poi…” “Non darmi ordini” la strillò la donna spingendola
via “E non voglio un bicchiere d’acqua voglio qualcosa di forte” “Allora
prenditelo da sola. Non ti aiuterò ad ubriacarti!” “Buffy, Buffy” la chiamò
disperata Joyce gettandosi a terra, mentre la figlia si avviava di nuovo su per
le scale. Vedendola sdraiata a terra con le lacrime agli occhi Buffy si fermò
con il piede sul primo scalino e cercò di decidere sul da farsi. Doveva
assolutamente parlare con Angel, stava per uscire quando sua madre aveva
iniziato a chiamarla, ma non poteva certo lasciarla in quello stato. Tornò
indietro e cercò di farla alzare “Andiamo mamma, vieni a metterti sul divano”
la donna si aggrappò a lei con forza e si trascinò verso la sala “Ho bisogno di
qualcosa Buffy” la prese per le spalle con una forza che sembrava
sovrannaturale per una donna che ormai passava la sua vita sbronza sul divano.
“Buffy per favore, prendimi qualcosa” i suoi occhi pieni di lacrime fecero
capitolare la ragazza. Non voleva aiutarla a bere, ma si rendeva conto che
ormai non c’era molto che potesse fare per sua madre. “Mamma, io devo fare una
cosa adesso” la fece sdraiare e le mise sopra una coperta “Prendo la macchina e
ti vado a comprare qualcosa” continuò a dirle e nel frattempo le accese la
televisione “Ma dovrai aspettare un po’ perché devo fermarmi in un posto. Farò
presto, intanto tu…” si voltò di nuovo verso la donna e la trovò addormentata.
Sospirando sollevata si lasciò cadere sulla poltrona davanti a lei,
abbandonandosi al vortice dei suoi pensieri. Era ancora sconvolta per la
scoperta che aveva appena fatto e doveva assolutamente parlare con Angel, lui l’avrebbe
aiutata, le avrebbe detto cosa fare e avrebbe trovato la soluzione a tutti i
suoi problemi, ma doveva parlarci subito. Senza aspettare l’appuntamento che si
erano dati per quella stessa sera, Buffy si alzò e prendendo le chiavi
dell’auto uscì in fretta dall’abitazione.
Guidò
fino al supermarket e comprò alcune bottiglie di alcolici, contenta del fatto
che dietro alla cassa ci fosse una sua compagna di scuola che la venerava solo
perché era popolare a scuola e le vendeva l’alcol nonostante fosse minorenne.
“Dai una festa Buffy?” le chiese, come ogni volta che si presentava da lei a
comprare superalcolici “Già” mentì la bionda, sentendosi sempre peggio ogni
volta che lo faceva. Non solo le mentiva, ma alla ragazza di certo sembrava che
lei stesse dando una festa per gente popolare e lei ovviamente non era
invitata. Tara le sorrise cordiale “Divertiti” “Grazie” le rispose porgendole i
soldi e uscendo in fretta dal negozio. Caricò le buste in macchina e riprese a
guidare verso l’abitazione di Angel.
Parcheggiò
a qualche isolato di distanza, nascondendo l’auto dietro una casa color crema
con grandi decorazioni floreali nel giardino che aiutavano a distogliere
l’attenzione dalla sua vecchia Jeep. S’incamminò a passo svelto verso la casa
bianca con il portone rosso di Angel e bussò con veemenza, continuando a
guardarsi intorno per paura che sotto la luce pomeridiana qualcuno potesse
notarla. Non appena il suo professore e amante le aprì la porta, Buffy entrò e
si diresse verso il salotto per allontanarsi dalle grandi finestre poste
all’ingresso. Poco dopo l’uomo la raggiunse “Buffy, cosa ci fai qui? E’
pericoloso” “Lo so” lo interruppe cercando disperatamente di non scoppiare
subito a piangere, almeno prima avrebbe dovuto dirgli quello che l’affliggeva.
“Buffy è successo qualcosa?” le chiese preoccupato, posando le mani sulle sue
spalle e sospingendola a guardarlo negli occhi. “Io non…” iniziò a balbettare
Buffy, incapace di formulare un pensiero coerente adesso che lo aveva di
fronte. Si passò una mano sugli occhi cercando di fermare le lacrime, ma senza
avere grande successo “Buffy” Ripetere di continuo il suo nome non era di certo
la cosa migliore, le ricordava le urla di sua madre di pochi minuti prima e
tutto quello non faceva altro che peggiorare la situazione. “Smettila di
ripetere il mio nome!” gli urlò esasperata alla fine, spingendolo via e
lasciandolo sconvolto per quella sua reazione “D’accordo. Adesso calmati e
dimmi quel è il problema” Buffy fece un altro passo indietro, il fatto che
dovesse per forza dirgli qual era il problema non significava che avesse il
coraggio necessario per farlo. “Sono incinta!” urlò con le lacrime che ormai
scendevano apertamente sulle sue guance. Angel non si mosse, non disse nulla,
corrugò solo la fronte e davanti a quella mancata reazione, Buffy si abbandonò
allo sconforto e si lasciò cadere sul divano, cercando di fermare le lacrime
asciugandole con le mani tremanti. “Come?” chiese alla fine lui stupidamente
ricevendo un’occhiataccia da Buffy “Come?!” ripeté lei incredula “Come credi
che sia successo?! Angel!” “Ok, ok, rilassati” la bloccò Angel prima che la
situazione potesse precipitare, si sedette sulla poltrona accanto al divano
dove si trovava lei. “Intendevo dire…” improvvisamente sembrò aver capito tutto
e la guardò ancora più sconvolto “Cosa?” gli chiese Buffy desiderosa di sapere
a cosa stava pensando “Non abbiamo usato niente” sussurrò lui abbassando lo
sguardo ancora incredulo “Non abbiamo usato cosa?” “Buffy!” sbottò lui ormai
esasperato quanto lei “Niente! Niente preservativi! Niente contraccezione!
Niente!” la ragazza corrugò la fronte “Niente? Pensavo che tu…” lasciò la frase
a metà, incolparlo era inutile adesso dovevano restare uniti. Evidentemente,
però, lui non la pensava come lei “Cosa credevi Buffy? Che il sesso è solo
divertimento? Che potevamo fare quello che volevamo senza preoccuparci
minimamente delle conseguenze?” le urlò contro, alzandosi dalla poltrona e
iniziando a camminare per la sala voltandosi verso di lei di tanto in tanto e
agitando le braccia furente. Buffy abbassò la testa, in effetti era anche colpa
sua, ma il modo in cui si stava comportando lui di certo non li avrebbe aiutati
a trovare una soluzione “Senti, Angel è inutile che litighiamo per una
stupidaggine…” ma lui non la lasciò neanche finire, chiaramente troppo
arrabbiato persino per avere una conversazione razionale “Stupidaggine?! Una
stupidaggine che adesso ci mette in guai seri!” “Credi che non lo sappia! Ma
cosa ti aspetti da me?” “Un po’ di cervello! Presentarti a casa mia vestita
sexy senza neanche un preservativo nella borsa!” ormai sembrava essere proprio
fuori di sé, ma questo non giustificava le sue parole dure e maligne “Riley se
ne ricordava sempre” disse lei per ferirlo a sua volta. “Come hai potuto
dimenticatene?!” “E tu, scusa?!” rispose lui scuro in volto e con le braccia
ormai immobili lungo i fianchi e le mani strette a pugno. “Io? Ho 17 anni!”
replicò lei “Non è una scusa” disse mestamente lui “Ovvio che non lo è, ma tu
hai 10 anni più di me. Fai sesso da molto più tempo, avresti dovuto pensarci
tu!” replicò ormai in preda alla furia adolescenziale e senza neanche più
riflettere su ciò che stava dicendo. “E’ vero, ho 10 anni più di te e le donne
della mia età usano la pillola!” le urlò contro Angel voltandosi verso la
finestra per evitare di guardarla negli occhi “Che cosa vorresti insinuare? Che
avrei dovuto usare la pillola?” chiese Buffy confusa, corrugando la fronte
“No,” rispose lui tornando a guardarla, mentre la rabbia in lui cresceva sempre
di più “ma forse io avrei dovuto avere il buon senso di frequentare una della
mia età, così lei avrebbe usato la pillola e io non mi troverei qui a parlare
di contraccezione con una diciassettenne incinta!” con le lacrime agli occhi
Buffy lo guardò per diversi minuti, non riusciva a credere alle sue orecchie,
non avrebbe mai creduto che sarebbero arrivati a quel punto. Quando era uscita
di casa spaventata, anzi terrorizzata, per il guaio in cui si trovava, aveva
subito pensato a lui e alla sua calma e razionalità. Aveva creduto che potesse
aiutarla, ma comportandosi in quel modo non aveva fatto altro che peggiorare la
sua situazione. Con una rabbia che non aveva mai provato prima in vita sua,
neanche per sua madre, neanche per suo padre, si alzò in piedi “Diciassettenne
che tu hai messo incinta, stronzo!” gli urlò contro, prima di voltarsi e
correre fuori dall’abitazione sbattendo la porta dietro di sé.
Buffy
rientrò in casa lentamente, cercando di non svegliare sua madre che dormiva
ancora sul divano. Andò verso la cucina per riporre le bottiglie d’alcol che
aveva comprato al supermercato prima del suo incontro con Angel. Dopo aver
messo via la busta di cartone della spesa, corse al piano di sopra, al riparo
nella sua stanza. Ancora non riusciva a credere a come fossero andate le cose
con Angel, non si sarebbe mai aspettata tanta rabbia e irrazionalità da parte
sua. Era andata da lui convinta di poterne parlare e cercare insieme una
soluzione, invece era uscita dalla sua abitazione arrabbiata quanto e forse più
di lui e senza la minima idea di cosa fare. Si gettò sul letto e si abbandonò
alle lacrime, non piangeva mai, o almeno cercava di non farlo, ma in quel
momento non riusciva a evitarlo. Restò lì a lungo, non sapeva quanto tempo
fosse trascorso, ma quando sentì sua madre aprire il frigo e prendere la prima
bottiglia da quelle che lei aveva riportato poco prima, si rese conto che
probabilmente era ora di cena. Si alzò a malincuore, non aveva voglia di fare
niente se non restare in quel letto per sempre, in attesa che il suo problema
si risolvesse da solo. Andò in bagno per darsi una sistemata e si affrettò a
scendere in cucina per evitare che sua madre iniziasse a sbraitare “Mamma” la
chiamò vedendola seduta al tavolo con lo sguardo perso nel vuoto “Hai visto, ti
ho comprato da bere” le disse andando verso il frigo e cominciando a tirar
fuori tutto il necessario per la cena. Pane, formaggio e insalata, non c’era
altro. Buffy sospirò e si voltò verso la madre “Va bene se ordino una pizza?”
la donna non le rispose, ma la ragazza non si aspettava davvero che lo facesse
e si stava già avviando verso il telefono.
“La
pizza sta arrivando” le disse prendendo posto anche lei al tavolo poco dopo
“Non che ti interessi” mormorò continuando a osservare sua madre troppo
interessata al bicchiere di vodka tra le mani, che si andava lentamente
svuotando. Guardando fuori dalla finestra osservò il cielo che diventava sempre
più scuro e la sua mente tornò a concentrarsi sulla sua gravidanza non
desiderata, come se avesse una volontà propria. Buffy si alzò e uscì fuori nel
patio, sedendo sugli scalini di legno rifletté sulle possibili soluzioni. Prima
opzione: poteva avere il bambino e crescerlo da sola. Si, certo a 17 anni
avrebbe cresciuto un figlio e avrebbe badato a sua madre alcolizzata. Non era
la soluzione più adatta. Seconda opzione: poteva avere il bambino e cercare una
famiglia adottiva che lo avrebbe cresciuto e amato. Quello voleva dire
affrontare la pubblica umiliazione dell’essere incinta e minorenne, senza
contare il fatto che tutti avrebbero pensato che il padre fosse Riley. Non
poteva mettere nei guai lui fingendo che fosse suo e di certo non poteva dire
di chi fosse realmente. Neanche quella opzione era delle migliori. Terza, e
anche ultima, opzione: abortire. Nessuno avrebbe saputo nulla, lei non si
sarebbe ritrovata con un bambino da sistemare con una famiglia o da accudire e
Angel, beh, lui avrebbe potuto fare quello che voleva. Sollevando la testa,
ormai convinta della decisione presa, si alzò e tornò in casa giusto in tempo per
sentire suonare alla porta. Prese i soldi dal portafogli di sua madre e aprì la
porta per prendere la pizza dal facchino. Posò la scatola sul tavolo di fronte
a sua madre, che nel frattempo non si era mossa di un centimetro, prese alcuni
pezzi di pizza e li mise in un piatto. Si diresse verso la stanza che sua madre
una volta usava come ufficio e adesso era solo la stanza con il computer. Lo
accese e mangiando il primo pezzo di pizza iniziò a cercare una clinica fuori
città che effettuasse aborti senza che fosse necessaria l’autorizzazione di un
adulto. Ce n’era una poco distante da Sunnydale, in una cittadina un po’ più a
nord. Buffy scrisse l’indirizzo su un foglietto e, prendendo il cordless
posizionato accanto allo schermo del computer, compose il numero e lasciò che
squillasse. Ad un certo punto sentì la voce di una donna “Free Clinic, cosa
posso fare per lei?” “Ah, salve…io vorrei prenotare per un aborto” rispose lei
a bassa voce “Come scusi?” chiese l’altra donna “Un aborto. Io vorrei…”
balbettò Buffy, senza riuscire a ripetere quello che aveva appena detto.
“Capito” rispose l’altra, togliendola da quella situazione imbarazzante. “Può
venire venerdì alle 15?” Buffy ci pensò un attimo. Venerdì avrebbe dovuto
saltare l’ultima ora di lezione per poter arrivare in tempo all’appuntamento,
ma era meglio togliersi quel peso. “Si, certo. Va benissimo” “D’accordo allora.
A venerdì. Arrivederci” le disse la donna prima di riattaccare. Buffy riabbassò
la cornetta e si passò le mani tra i capelli, una piccola parte era fatta,
adesso avrebbe dovuto aspettare venerdì e fare il passo più grande. Poi tutto
sarebbe finito e avrebbe ricominciato con la sua vita di tutti i giorni.
Capitolo
9
Con
il solito mal di testa che lo accompagnava ormai da alcuni giorni, Angel si
alzò a malincuore dal letto per iniziare la routine quotidiana. Bere il suo
caffè mattutino, prepararsi e andare a scuola a fare il suo dovere
d’insegnante. Non ricordava neanche più quando era stata l’ultima volta che si
era alzato di mattina contento di poter andare a lavorare. Sopsirò, mentre
accendeva la macchina del caffè. Certo che se lo ricordava, era stato
esattamente cinque giorni prima, quando andare a scuola significava vedere lei,
la sua Buffy. Dopo la loro lite non si erano più parlati, lui aveva cercato di
avvicinarla, ma senza successo; ogni volta che ci provava lei cambiava
direzione, si metteva a parlare con le sue amiche o lo guardava fisso negli
occhi come per sfidarlo a fare anche solo un passo verso di lei. Da quella
mattina, però, le cose sarebbero cambiate. Aveva provato a parlare con lei per
giorni e non era riuscito nel suo intento, aveva passato il fine settimana a
cercare di decidere come poter fare per poter risolvere quella situazione e
aveva deciso che la tecnica migliore da usare era l’indifferenza. Lo diceva
anche un proverbio che in quel momento non riusciva a ricordare, ma era così.
Ignorandola completamente forse alla fine sarebbe stata lei ad andare da lui,
altrimenti avrebbe ricominciato a perseguitarla dato che la situazione andava
risolta in un modo o nell’altro.
Ormai
pronto per il lavoro e pieno di buone speranze per il suo nuovo piano, Angel
uscì di casa e si avviò verso la macchina. Vide la postina avvicinarsi alla sua
cassetta di metallo nera e, cambiando direzione, le andò incontro “Buongiorno”
“Buongiorno” ricambiò la donna, capendo già che l’uomo preferiva che la posta
fosse consegnata direttamente a lui dato che si trovava lì. “Ecco a lei” la
postina gli porse un pacco di buste e salutandolo continuò con il suo lavoro.
Angel si diresse di nuovo verso la sua auto, scorrendo tra le mani la posta
“Bolletta” mormorò “Altra bolletta. Pubblicità” disse con una smorfia, non
riusciva a capire come potesse essere legale mandare alle persone pubblicità
per posta. Poi corrugò la fronte notando una busta da lettere bianca, non era
una bolletta e neanche una pubblicità, ma girandola notò che il mittente della
lettera era Buffy. Camminando più velocemente per raggiungere la sua macchina,
entrò nell’abitacolo e posò il resto della posta sul sedile del passeggero,
restando solo con la lettera della ragazza tra le mani. L’aprì rapidamente per
la foga di scoprire cosa gli avesse scritto, ma quando si trovò davanti il
foglio contenuto nella busta da lettere rimase leggermente deluso. Erano solo
poche righe, quindi di certo non risolvevano la situazione. Si affrettò a
leggerle:
“Ho
risolto tutto. Non sono più incinta, quindi smettila di importunarmi a scuola.
Ognuno per la sua strada credo sia la cosa migliore al momento.”
Angel
rilesse quelle poche righe più volte, ma il risultato era sempre lo stesso. Un
dolore al cuore inimmaginabile, la testa che gli esplodeva per i troppi
pensieri e gli occhi fissi sul pezzo di carta bianco che teneva tra le mani
tremanti. Aveva abortito. Buffy aveva abortito. Aveva preso la decisione senza
di lui, era andata in una clinica senza di lui e glielo comunicava con una
lettera. D’accordo, forse lui non aveva reagito nel migliore dei modi alla
notizia della gravidanza, ma poi aveva cercato in tutti i modi di parlarne con
lei, che non aveva fatto altro che evitarlo. Probabilmente non l’aveva detto a
nessuno, quindi aveva deciso tutto da sola ed era andata alla clinica da sola.
Per una diciassettenne di sicuro non era stata una decisione facile da prendere
e non avrebbe dovuto affrontare la cosa da sola. Era stato uno stupido ad
urlarle contro quel pomeriggio quando lei era venuto a dirle del bambino,
avrebbe dovuto reagire come un adulto e fare come aveva fatto lei. Restò seduto
in macchina a lungo, incapace di guidare e temendo di poter causare un
incidente prima ancora di riuscire ad arrivare a scuola sano e salvo, poi mise
in moto l’auto e con cautela si avviò verso il lavoro. Voleva parlare con
Buffy, ma sapeva che lei non glielo avrebbe permesso, non dopo quello che gli
aveva scritto. La sua tecnica dell’indifferenza di certo non avrebbe
funzionato, la ragazza era furiosa con lui e non si sarebbe riavvicinata di sua
spontanea volontà, avrebbe dovuto costringerla a parlare con lui. Di certo non
poteva farlo a scuola, troppe persone e sguardi indiscreti, ma forse
presentandosi a casa sua l’avrebbe colta di sorpresa e avrebbe avuto
l’opportunità di dirle quello che voleva dirle. Sorridendo contento per la
soluzione che aveva appena trovato, Angel spinse l’acceleratore per arrivare in
tempo a lavoro.
Buffy
era sommersa dai libri di storia e ormai non ne poteva più, non solo odiava
studiare quella particolare materia, ma data la sua attuale situazione doveva impegnarsi
il doppio per riuscire a prendere dei voti decenti ed evitare che Angel dovesse
aiutarla. Non voleva niente da lui, non voleva la sua pietà, non voleva il suo
aiuto e non voleva assolutamente il suo corpo. O almeno di quello stava ancora
cercando di convincere se stessa senza grandi risultati. Posò la matita sul
libro e si alzò dalla sedia di scatto per poi gettarsi sul letto. Si sentiva
sfinita, ultimamente non aveva fatto altro che studiare, occuparsi della casa e
cercare di riprendere il suo posto all’interno delle cheerleader. Quella era
stata la cosa più difficile da fare, Cordelia aveva fatto proprio un bel lavoro
nel metterle contro tutta la squadra, ma per sua fortuna a nessuna era mai
piaciuta troppo Cordelia e alla fine era tornata ad essere la solita Buffy.
Rideva, scherzava e faceva la sciocca insieme a quelle che considerava amiche,
ma dentro si sentiva vuota e cercava sempre di non pensare alla brutta piega
che aveva preso la sua vita. Non vedeva l’ora di andare al college e dimenticarsi
di tutto, voleva lasciarsi alle spalle le cheerleader e soprattutto Angel. Si
alzò a malincuore dal letto e lanciò un’occhiata esasperata verso il libro di
storia, proprio non aveva voglia di studiare, così decise di scendere un po’ al
piano di sotto e prepararsi uno spuntino. Sua madre probabilmente era in coma
davanti alla televisione e non l’avrebbe disturbata, ma in ogni caso preferiva
affrontare lei che non la storia o il pensiero di Angel. Scese in cucina e si
preparò un panino al burro d’arachidi, poi sedette al tavolo in cucina e decise
di controllare le bollette mentre mangiava. Aveva appena iniziato ad
organizzarle in base alla data di scadenza, quando sentì bussare alla porta sul
retro. Si voltò di scatto e cercò di vedere chi fosse attraverso le tendine,
nessuno veniva a trovarla a casa e soprattutto chiunque veniva passava per la
porta principale. Continuando a chiedersi chi potesse essere aprì la porta e
desiderò con tutto il cuore non averlo fatto “Cosa ci fai a casa mia?!” chiese
arrabbiata “Dobbiamo parlare” le rispose Angel posando una mano sulla porta
aperta, probabilmente aveva paura che lei potesse richiudergliela in faccia.
Aveva ragione. “Non ho niente da dirti e poi adesso non è il momento” lanciò
un’occhiata dietro di sé iniziando a temere che sua madre avesse potuto sentire
le loro voci, entrare in cucina e fare una scenata. Posò una mano sul petto di
lui e cercò di spingerlo lontano dalla porta “Devi andartene” “No” rispose
brusco lui, allontanando la mano di lei “Voglio parlare con te” “Abbassa la
voce! Mia madre sta dormendo” lo sgridò lei, continuando a sospingerlo verso il
cortile sul retro della sua abitazione “Se proprio vuoi parlare lo faremo in
giardino” lo vide girarsi e scendere i pochi scalini che portavano allo spazio
aperto sul retro della casa. Buffy sospirando chiuse la porta dietro di sé e lo
seguì.
Angel
incrociò le braccia al petto e la guardò furente “Una lettera? Tu credi di
risolvere tutto con una lettera? Se proprio vogliamo chiamarla una lettera dato
che c’erano scritte solo due righe!” Quando era uscito di casa quel pomeriggio
aveva avuto tutte le intenzioni di parlare con lei con calma e razionalità, ma
adesso che l’aveva di fronte non riusciva a non esprimere la propria rabbia.
“Innanzitutto smettila di urlarmi contro. E poi come diavolo ti è venuto in
mente di presentarti a casa mia?!” “Cosa dovevo fare? Non volevi parlarmi e di
certo non potevo costringerti a scuola, ma qui non puoi scappare” le rispose
lui allargando le braccia indicando la casa di lei per enfatizzare quello che
stava dicendo “Di cosa vuoi parlare? Non c’è niente…” Angel la interruppe “Non
dire che non dobbiamo dirci niente, perché non è vero. C’è molto da dire a
cominciare dall’aborto che hai fatto senza neanche consultarmi” la vide spalancare
gli occhi sconcertata e subito si corresse “Lo so che è soprattutto colpa mia,
ma Buffy dovevi darmi più tempo” “Tempo?” chiese lei ancora sconvolta “Io non
avevo tempo, dovevo decidere in fretta e non potevo permettermi un
comportamento infantile come il tuo” “Oh, certo, la grande e matura Buffy! Che
dice di avere solo 17 anni quando si tratta di preservativi, ma che prende
decisioni da adulto tutti i giorni!” la vide fare un passo indietro e guardarlo
con ira negli occhi. Forse aveva esagerato, certo non si era presentato a casa
di lei per litigare. “Senti, io voglio solo…” “Vattene” lo interruppe lei, per
poi voltarsi e riavviarsi verso la porta “No, aspetta” l’afferrò per un braccio
poco prima che raggiungesse l’ultimo scalino del patio, ma proprio in quel
momento la porta bianca dell’abitazione si aprì “Buffy” la chiamò una donna,
probabilmente era sua madre, anche se non sembrava. Indossava abiti
stropicciati e aveva i capelli in disordine, Buffy aveva detto che stava
riposando, ma anche in quel caso era troppo trasandata per essere una madre che
schiaccia un pisolino. Angel lasciò subito andare Buffy notando lo sguardo
spaventato della ragazza, in effetti se la donna avesse scoperto quello che
c'era stato tra di loro era un guaio, ma avrebbe sempre potuto dire di essere
venuto a parlare con lei dei problemi in storia di Buffy. “Mamma” sentì
sussurrare la ragazza “Lui è il mio professore di storia” Angel sorrise
cordiale, ma ciò che disse la donna non era quello che si era aspettato
“Mandalo via Buffy” vide la donna fare un passo indietro verso la cucina e la
figlia le andò incontro “Si, mamma. Non preoccuparti lo mando via subito” Angel
vide Buffy accompagnare la madre dentro casa e si avvicinò anche lui verso la
casa “Buffy…” si fermò con un piede in casa e l’altro ancora fuori. Corrugando
la fronte cercò di dare un senso a quello che aveva di fronte: c’erano le
bollette sul tavolo e lo spuntino preferito di Buffy lì accanto, c’erano
bottiglie di alcolici sparse dappertutto e tutte vuote e ovviamente la madre
della ragazza sembrava non stare tanto bene. “Buffy” disse di nuovo Angel,
ancora incredulo per quello a cui stava assistendo. La ragazza stava
accompagnando la madre in sala, ma questa continuava a ripetere “Mandalo via”
all’infinito e la figlia non sembrava riuscire a calmarla. Quando Angel la
seguì in sala notò la televisione accesa, il divano con sopra altre bottiglie
vuote e vari bicchieri posati sul tavolino al centro della stanza.
Improvvisamente tornò bambino e si ricordò di una volta in cui aveva
accompagnato sua madre a fare spese. Ad un certo punto la donna aveva ricevuto
una telefonata e insieme si erano dovuti recare a casa di suo nonno. Si
ricordava ancora il momento in cui erano entrati in sala e avevano trovato sua
nonna che cercava di far sdraiare sul divano suo nonno ubriaco fradicio. La
sala era sparsa di bottiglie e bicchieri e tutto puzzava di vodka e scotch. La
casa di Buffy non puzzava di alcol, ma la situazione sembrava essere la stessa.
“Da quanto tempo va avanti?” chiese alla fine, mentre la ragazza riusciva
finalmente a calmare la madre, ma non ottenne risposta. “Buffy?” la chiamò, ma
questa volta in risposta ottenne una spinta non abbastanza forte da farlo
cadere, ma abbastanza da fargli fare un passo indietro “Vattene” sibilò lei
ormai fuori di sé. Probabilmente restare lì ad assistere a quella scena non
faceva altro che peggiorare la situazione, così Angel decise di aspettarla in
cucina, non era quello che lei gli aveva chiesto, ma non se ne sarebbe andato
senza prima aver parlato con lei.
Attese
quasi un quarto d’ora prima che lei ritornasse in cucina, per tutto il tempo
aveva sentito bisbigli e rumore di vetro che si scontrava con altro vetro.
Quando entrò in cucina e lo vide seduto davanti alle bollette, Buffy sospirò
esasperata, tra le braccia aveva le bottiglie vuote che fino a poco prima
avevano riempito la sala “Sei ancora qui” gli disse con foce dura “Dobbiamo
parlare” “Ancora?” “Si Buffy, ancora. Cosa sono queste?” chiese sollevando una
delle bollette posate sul tavolo “Cosa credi che siano? Non hai una casa tutta
tua?!” Angel sospirò “Non intendo dire cosa sono nel senso…” lasciò la frase in
sospeso, sapeva benissimo che la ragazza stava solo cercando di sviare il
discorso “Fai tutto da sola qui dentro?” chiese alla fine, decidendo un
approccio più diretto “No, ogni mattina viene la donna delle pulizie” rispose
lei sarcastica “Buffy…” la rimproverò l’uomo, ma lei gettò con rabbia le
bottiglie nel secchio della spazzatura e il rumore di vetri rotti rimbombò per la
casa silenziosa. “Angel, te lo dico per l’ultima volta: vattene!” “No, voglio
parlare con te. Non puoi andare avanti in questo modo” “Sono fatti miei e poi
mi sembra che non eri venuto per parlare della mia situazione, ma dell’altro
problema che tu hai contribuito a creare” “Mi sembra che tu l’abbia risolto,
no? Tutto da sola, come sei abituata a fare a quanto vedo” “Esatto. Adesso puoi
dormire tranquillo la notte, senza preoccuparti della tua reputazione. Tra un
mese sarò diciottenne e non dovrai neanche più preoccuparti di andare in
galera. Dobbiamo solo aspettare che si concluda questo anno scolastico e poi io
andrò al college e tu potrai fare quello che ti pare. Potrai persino
corteggiare un’altra studentessa per quanto me ne importa, ma ricordati del
preservativo questa volta” Angel la guardò sconvolto “Credi che si sia trattato
di questo? Che mi piacciono le studentesse e tu sei solo una delle tante?” “Non
lo so, Angel, ma a questo punto credo che non siano più affari miei. Propongo
di ignorarci per il resto dell’anno” In fondo era la cosa migliore, pensò
Angel, in quel modo avrebbero evitato problemi con la legge e con la scuola.
Certo, il fatto che avrebbe accettato di ignorarla non significava che
l’avrebbe fatto per il resto della sua vita. Aveva trovato una ragazza bella,
intelligente e che lo faceva sentire vivo, non se la sarebbe fatta scappare.
Non appena lei fosse stata maggiorenne e diplomata lui avrebbe fatto la sua
mossa. “D’accordo” concordò, sapendo bene che non sarebbe durata a lungo quella
loro tregua.
Buffy
prese il compito in classe che Angel le porgeva senza guardarlo negli occhi,
ormai funzionava così tra di loro. Evitavano di guardarsi e di parlarsi, ma la
tensione era sempre presente. Un’altra costante erano i risultati dei test,
Buffy aveva iniziato a notare un netto miglioramento e sapeva bene di non
esserne lei la causa. Non aveva iniziato a studiare di più la sua materia, non
aveva iniziato a studiarla meglio e di certo non aveva improvvisamente deciso
che era la sua materia preferita. Nonostante tutto quello continuava a prendere
B ad ogni compito. Angel aveva cambiato la modalità dei test, non erano più a
crocette, ma a domande aperte, in quel modo probabilmente riusciva ad
arrotondarle il voto e a passarlo da C a B. Non era un comportamento corretto e
avrebbe voluto parlarne con lui, ma sapeva bene che una conversazione a
quattrocchi non avrebbe portato a nulla di buono, perciò si era rassegnata ad
essere una favoreggiata. In fondo, nella sua vita già abbastanza complicata un
piccolo aiuto in una materia che era il suo tallone d’Achille non le faceva
male. Alla fine dell’anno sarebbe stata in grado di passare il corso di storia
con un voto decente, invece che con un’insufficienza.
Angel
si sedette in cattedra e concesse ai suoi studenti alcuni minuti per
controllare i loro compiti e poi eventualmente fargli delle domande in
proposito. Tutto quello che riusciva a guardare, però, era il volto di Buffy.
Cercava di capire cosa ne pensava delle frequenti B che aveva preso nel corso
degli ultimi mesi, ormai la scuola stava per finire e lui non voleva che a
causa di una relazione clandestina andata a finire male lei si ritrovasse con
un’insufficienza. Sapeva bene che quello che stava facendo era illegale, ma di
certo lo era di più quello che aveva fatto con lei in quella stessa aula, a
casa sua, in biblioteca o in altri luoghi. Se metterle una B, anche se non la
meritava, significava aiutarla ad alleggerire il peso delle sue responsabilità,
allora si sentiva soddisfatto di sé. Nessuno avrebbe mai dovuto aver a che fare
con un alcolizzato, ma soprattutto non un’adolescente che aveva ancora bisogno
di una madre e che invece si ritrovava a svolgere lei quel ruolo. Dopo il loro
incontro a casa di lei, dopo aver scoperto la sua precaria situazione, Angel si
era informato sulla sua famiglia usando i suoi privilegi d’insegnante. In quel
modo aveva scoperto che suo padre aveva lasciato lei e la madre quella stessa
estate e da allora la donna aveva smesso di lavorare, almeno questo era ciò che
sapeva la città di Sunnydale. Lui e Buffy sapevano bene quale fosse la verità.
Probabilmente con il tempo lei era diventata troppo orgogliosa per chiedere
aiuto a qualcuno, ma lui avrebbe continuato a fare il possibile per renderle la
vita migliore. Per il momento si accontentava di farlo di nascosto, nell’ombra,
ma ben presto avrebbe fatto tutto alla luce del sole.
Capitolo
10
Buffy
si lasciò cadere sullo sgabello davanti al bancone dell’Espresso Pump “Dio, non
mi sento più i piedi” si lamentò massaggiandosi le caviglie, mentre Xander
Harris, il cassiere della caffetteria, prendeva posto accanto a lei “Ti avevo
detto di non fare troppi turni extra. Finirà che non riuscirai ad arrivare alla
fine dell’estate” La ragazza gli sorrise grata per l’interessamento che
mostrava nei suoi confronti, in fondo si conoscevano solo da un mese e Xander
si dimostrava già un ottimo amico. La scuola era finita da molto ormai, era
riuscita a diplomarsi e a lasciarsi il liceo alle spalle. Negli ultimi mesi
prima che arrivasse l’estate era andata in cerca di un lavoro estivo in modo da
evitare di passare l’estate in casa con sua madre. Era riuscita a trovare un
posto nella caffetteria vicino alla zona della UCLA e aveva pensato che era
perfetto per lei, in quel modo poteva racimolare un po’ di soldi, poteva
tenersi occupata durante l’estate e poteva anche iniziare ad informarsi sulla
vita universitaria che l’aspettava in autunno. Dopo aver ricevuto diverse
lettere di ammissione da vari college importanti, aveva deciso di restare
dentro i confini della città di Los Angeles. Con sua madre in pessime
condizioni e con una situazione finanziaria che cominciava a darle problemi,
non era il caso di spendere i pochi fondi rimasti per pagare la retta di
un’università che forse non sarebbe riuscita neanche a finire a causa della
mancanza di soldi.
Si
alzò dallo sgabello “Coraggio, aiutiamo Willow a chiudere, altrimenti dirà di
nuovo che siamo due sfaticati” “Ma è vero” commentò Xander, alzandosi anche lui
per andare ad aiutare le sue amiche. Si divisero i compiti come ogni sera,
Buffy si occupò di pulire i tavoli, Xander il pavimento, Willow sistemava le
macchine dietro al bancone e Anya contava i soldi guadagnati facendo la sua
danza quotidiana.
Salutò
i suoi nuovi amici all’incrocio che l’avrebbe portata verso Revello Drive e
riprese a camminare lungo il marciapiede a malapena illuminato. Quell’estate si
stava rivelando interessante, il suo lavoro le piaceva e le occupava la mente
al punto che ormai non pensava quasi più ad Angel o a tutto quello che era
successo quell’inverno. Il problema si poneva quando faceva ritorno a casa,
quando, dopo aver ripulito la casa e messo a letto sua madre, restava da sola
nella sua stanza al buio e nel silenzio più totale. In quei momenti ripensava
ai mesi passati e si chiedeva se avesse potuto agire diversamente, se avesse
dovuto lottare per salvare le cose con Angel, se avesse potuto tenere il
bambino, se…
Angel
parcheggiò nella zona riservata agli ospiti della UCLA e, prendendo con sé la
sua ventiquattrore, uscì dalla macchina. L’università era deserta, se non per alcuni
operai che stavano ristrutturando una parte del vecchio edificio in mattoni.
Incamminandosi tra le stradine d’asfalto che attraversavano le grandi distese
d’erba, Angel raggiunse l’ingresso e iniziò a guardarsi intorno in cerca di un
cartello che gli indicasse la via verso la presidenza. Dopo aver passato più di
10 minuti alla ricerca dell’ufficio del rettore, riuscì a trovarlo in fondo ad
un lungo corridoio. Bussò e subito una voce maschile lo invitò ad entrare
“Buongiorno” lo salutò un uomo di colore “Sono Robin Wood. Lei deve essere il
signor O’Connor” “Si” rispose Angel avvicinandosi alla scrivania posta davanti
ad una grande vetrata che dava sul giardino principale della UCLA “Prego, si
accomodi” Wood gli fece cenno di prendere posto sulla sedia di pelle nera
“Allora, cosa ne pensa della nostra proposta? Spero che lei ci abbia riflettuto
e che alla fine sia giunto alla giusta conclusione per entrambi” con un sorriso
cordiale lo guardò in attesa di una risposta “Si, io credo di aver preso una
decisione a riguardo. E sarei molto felice di accettare la sua offerta di
lavoro, Preside Wood” l’uomo rise contento “Grandioso, mi fa molto piacere”
abbassò lo sguardo su alcuni fogli che aveva di fronte “Devo dire Signor
O’Connor che speravo davvero che accettasse. Abbiamo proprio bisogno di un
giovane insegnante che sappia invogliare le matricole” Angel ricambiò con un
sorriso e notò che l’uomo aveva tra le mani il suo curriculum “Come mai ha dato
le dimissioni alla Hemery High? So che è un’ottima scuola e probabilmente sarà
stata una buona occasione per lei. Trasferirsi qui dall’Irlanda sarà stato
difficile” commentò comprensivo “Si, è stata una bella esperienza che mi ha
aiutato ad ambientarmi senza problemi.
“Ehi,
guarda dove vai!” sbottò un vecchio barbone, spingendolo via con il bastone e
allontanando da Angel il suo carrello pieno di cianfrusaglie come se lui
volesse rubargliele. “Mi scusi” rispose Angel, rendendosi conto che, perso nei
suoi pensieri, era arrivato fino alla zona commerciale del quartiere e intorno
a lui c’erano persone che correvano da una parte all’altra della strada
impegnati a fare acquisti. Si guardò intorno spaesato, cercando di capire dove
si trovava o almeno di trovare qualcosa d’interessante da fare. Quando era
partito per la sua spedizione aveva pensato di prendere confidenza con la zona,
ma adesso si rendeva conto di non aver avuto una grande idea. Intorno a sé
vedeva solo negozi di abbigliamento, di elettronica, un supermercato, una
libreria e un bar. Riflettendo sul da farsi si rese conto di non aver bisogno
né di abiti nuovi, né di oggetti elettronici, né di fare la spesa. L’unico
posto che poteva interessargli era la libreria, dove avrebbe potuto comprare un
libro da leggere quella sera, e il bar, in fondo un caffè era pur sempre un
caffè. Attraversando l’incrocio, decise di prendere un macchiato al bar da
portare via e da bere nella libreria alla ricerca del libro perfetto.
Entrò
nel locale e sospirò scoraggiato, c’era fin troppa gente nel locale e lui non
aveva proprio voglia di fare la fila per un’ora per acquistare un semplice
caffè. Stava per abbandonare il bar, quando una bionda sorridente lo fermò
“Salve signore, benvenuto all’Espresso Pump” disse gioviale “Non se ne vada,
lei porta soldi e i soldi sono sempre buoni” fece una pausa riflessiva e poi
aggiunse “Per me” poi sollevò la brocca con il caffè che aveva in mano “Caffè?”
Angel restò sconvolto dalla sfrontatezza della donna, ma non voleva risponderle
male “No, io ho…devo andare…” “Oh, non sia sciocco! Non troverà nessun altra
caffetteria da queste parti, solo la mia” disse, prendendolo per un braccio e
trascinandolo verso uno sgabello vuoto del bancone davanti alla finestra che
dava sulla strada. “E’ la migliore, non vede quanta gente c’è?” “Si,
appunto…io…” la bionda lo spinse sullo sgabello rosso e sorrise cordiale “Sarò
da lei in un attimo” si allontanò rapidamente lasciandolo incredulo, seduto al
suo posto. Scosse la testa incapace di capire come aveva fatto quella cameriera
a costringerlo a sedersi, quando tutto quello che aveva voluto fare era
prendere un caffè da portare via. Si guardò intorno e vide molte persone che lo
guardavano furenti, probabilmente trovavano incredibile che lui avesse trovato
posto nel locale dopo pochi secondi dal suo ingresso, mentre loro lo avevano
cercato a lungo senza successo. Guardò l’ora sul suo orologio da polso e vide
che non era affatto tardi, dato che era stato fortunato a trovare un posto
libero decise di godersi un macchiato seduto davanti alla grande vetrata,
osservare le persone che facevano acquisti e poi sarebbe andato alla libreria.
Con il sorriso sul volto si voltò verso il bancone del bar per cercare di
chiamare la bionda che lo aveva costretto a sedersi, dopo averla cercata a
lungo tra la folla la vide che urlava un’ordinazione alla sua collega. Subito
dopo la vide avviarsi verso di lui a passo svelto, ma Angel si rese conto che
non sarebbe riuscito ad ordinare nulla in quel momento, troppo sconvolto dalla
scoperta che aveva appena fatto. Buffy, la sua Buffy, con indosso la divisa
della caffetteria, stava lavorando a pieno ritmo per preparare tutto ciò che
chiedeva la clientela. Ecco il momento in cui l’avrebbe rivista, ma non aveva
mai pensato che potesse accadere proprio nel nuovo quartiere in cui si era
appena trasferito.
“Un
cappuccino con muffin al cioccolato” urlò Anya sopra la confusione
dell’Espresso Pump pieno di persone. Quello era il momento più pesante della
giornata, quello in cui tutti lasciavano il lavoro e si fermavano al bar per
rilassarsi in compagnia o in solitudine, senza contare la grande presenza di
turisti stranieri che si fermavano per assaggiare le specialità americane.
“Subito” rispose Buffy con un cenno del capo e facendosi largo dietro al
bancone evitando Xander, che si trovava alla cassa, e Willow
illow
che stava portando un vassoio pieno di ordinazioni verso un tavolo. In momenti
come quelli Anya la metteva dietro il bancone dato che sapeva che non sarebbe
mai stata in grado di arrivare al tavolo con le ordinazioni intere, era già
tanto se in quei mesi aveva imparato a farlo durante il resto della giornata,
quando il locale era meno affollato. Dietro il bancone era più che in grado di sopportare la
pressione di quelle ore di piena, ormai era diventata un’esperta nel preparare
caffè, cappuccini e tutto il resto, probabilmente era per quel motivo che Anya
non l’aveva ancora licenziata, oltre che una strana amicizia che ormai era nata
senza che nessuna delle sue se ne accorgesse. “Anya” la chiamò non appena la sua
ordinazione era pronta, poi le passò il vassoio sul bancone e con il sorriso
sulle labbra si voltò verso il suo prossimo cliente “Salve, cosa desidera?” il
ragazzo ordinò un caffè da portar via e Buffy si mise subito a lavoro con un
cenno del capo.
Così
cliente dopo cliente l’ora di punta passò e il locale iniziò a svuotarsi fino a
che nell’Epsresso Pump non restarono solo alcuni clienti facili da gestire.
Xander si poggiò contro il bancone ormai non più assediato dalle orde di
clienti “Accidenti An” disse rivolto alla sua ragazza “Dovresti davvero
prendere una persona in più che venga ad aiutarci durante queste ore
estenuanti” la ragazza però si voltò verso di lui e lo guardò come se avesse
appena detto la cosa più stupida che avesse mai sentito “Di cosa stai parlando?
Ma allora non mi ascolti mai quando ti dico come funzionano le cose in
commercio?” chiese sconvolta, posando la brocca con il caffè per potersi
concentrare sulla conversazione “Più persone assumi e meno denaro riuscirai a
tenere per te! E’ già tanto che ho assunto lei” disse indicando Buffy “E l’ho
fatto solo perché tu e la tua cara amica Willow” commentò con voce sarcastica
“Mi avete costretto con i vostri continui lamenti e minacce di sciopero” Xander
sospirò avvicinandosi alla sua ragazza “Lo so amore, mi lamento troppo. Mi
spiace” disse abbracciandola e facendola sorridere compiaciuta per le scuse
appena ricevute. Buffy fece di tutto per non scoppiare a ridere, mentre si
scambiava sguardi con Willow che rischiava di fare la stessa cosa. Entrambe si
divertivano troppo quando vedevano quelle scene tra i due innamorati, ogni
giorno la scena di svolgeva allo stesso modo: Xander si lamentava per il troppo
lavoro, Anya parlava di capitalismo e dell’importanza dei soldi, oppure tirava
in ballo la sua amicizia con Willow di cui era sempre stata gelosa, e Xander
lasciava cadere l’argomento pur di non litigare.
Fu
solo quando Buffy si voltò verso Willow, però, che notò Angel seduto su uno
degli sgabelli rossi vicino alla vetrata panoramica. Restò immobile ad
osservarlo, mentre lui faceva lo stesso e nessuno dei sue faceva nulla per
sbloccare quella situazione imbarazzante. La ragazza dai capelli rossi notò lo
scambio di sguardi e si avvicinò a lei “Ehi, Buffy. Conosci quel tipo?” chiese
lanciando un’occhiata verso Angel e posando una mano sulla spalla dell’amica
“Io…” balbettò Buffy, allontanando lo sguardo da lui e posando lo straccio che
aveva in mano “Vado un attimo a…” indicò la zona della caffetteria dove sedeva
l’uomo e senza dare altre spiegazioni fece il giro del bancone e si avviò verso
di lui. Sentiva gli sguardi dei suoi nuovi amici su di sé, ma in quel momento
quello era l’ultimo dei suoi pensieri. “Cosa diavolo ci fai qui?!” chiese
furente, ma mantenendo un tono di voce basso per evitare di turbare gli altri
clienti dell’Espresso Pump, Anya non glielo avrebbe mai perdonato. “Cosa ci fai
tu qui?” “Io ci lavoro!” rispose Buffy aprendo le braccia per indicare il
locale e con un’espressione incredula “Che razza di domanda!” “Adesso lavori?”
la ragazza aggrottò la fronte. Cosa voleva dire con quello? Che lei non avrebbe
dovuto lavorare? Aveva proprio una faccia tosta, non solo era lui quello che si
trovava nel suo territorio, ma adesso la stava anche giudicando. “Ti ho chiesto
cosa ci fai qui, ma non mi sembra di aver ricevuto una risposta!” lo vide
sospirare e fare un gesto verso la strada all’esterno del locale “Stavo facendo
una passeggiata, ho visto la libreria dall’altra parte della strada e volevo
prendere un caffè da bere mentre sceglievo un buon libro per la serata” tornò a
guardare l’interno del bar e indicò Anya “Poi quella ragazza mi ha costretto a
sedermi anche se stavo per andarmene perché c’era troppa gente per i miei
gusti” Buffy si voltò per vedere a chi si stesse riferendo Angel e vide che
indicava il suo capo, sospirando tornò a guardarlo, in attesa che finisse di
spiegarle tutto, notando un’espressione confusa sul volto “Mi ha fatto una
specie di discorso sui soldi…non ho capito molto bene” scuotendo la testa
aggiunse “Comunque, dato che avevo trovato un posto libero ho deciso di
ordinare il mio macchiato. Quando mi sono voltato verso il bancone ti ho vista
e non riuscivo a crederci. Così alla fine ho deciso di aspettare che il locale
si svuotasse per poter parlare con te” Buffy aspettò che dicesse altro, ma capì
che quella era la fine del suo racconto “Parlare?” chiese più irritata di prima
“Parlare di cosa?” lui abbassò il capo passandosi una mano sui capelli “Non lo
so, magari volevi…” lei non lo lasciò finire “Volevo cosa, Angel? Davvero pensi
che voglia parlare con te?” “Beh, anche se non vuoi, dovresti farlo. Noi
dovremmo farlo, per chiarirci” fece una pausa e poi si alzò dallo sgabello per
sovrastarla con la sua statura “Io ho bisogno che ci chiariamo, che parliamo di
quello che è successo. Senza litigare, senza recriminazioni, solo una
conversazione tra persone adulte” Buffy lo guardò incerta sul da farsi. Da una
parte un confronto tra di loro poteva aiutarla a lasciarsi il passato alle
spalle, ma dall’altra parte in quel periodo aveva iniziato la sua nuova vita e
rivivere il passato poteva essere disastroso per lei. Abbassò il capo incapace
di guardarlo ancora negli occhi adesso che tutta la rabbia era sparita per
lasciare il posto alla tristezza e al rammarico “Io devo lavorare” “Aspetterò”
si affrettò a dire lui “No, Angel. Non credo…” quando sollevò lo sguardo su di
lui vide la delusione nel suo sguardo e decide di cambiare tattica “Davvero
vuoi rivangare il passato? Non è meglio se andiamo avanti con le nostre vite?”
l’osservò riflettere sulle sue parole e alla fine annuì “Se è questo quello che
vuoi…” “Si, ti prego” disse interrompendolo e indietreggiando con l’intenzione
di tornare al suo lavoro prima che Anya iniziasse a parlare dei soldi che stava
sprecando in quei minuti preziosi.
La
sua storia con Angel era stata breve e intensa, al tempo stesso bellissima e
dolorosa. Lo aveva amato, era stata la sua prima storia seria, anche se
clandestina, ma purtroppo per entrambi si era conclusa nel peggiore dei modi.
Rivangare il passato adesso, significava ricadere nel buco nero in cui era
stata per tutti i mesi successivi alla loro rottura e non poteva permetterselo,
non in quel momento in cui aveva finalmente iniziato a vedere la luce. Per
quanto le spezzasse il cuore ammetterlo, Angel ormai apparteneva al passato.
Capitolo
11
I
giardini della UCLA erano pieni di studenti, c’era chi incontrava vecchi amici,
chi faceva nuove amicizie, chi si iscriveva a club, chi pubblicizzava
confraternite e chi, come Buffy Summers, che si sentiva un pesce fuor d’acqua.
“Ehi Buffy, da questa parte” si sentì chiamare e riconobbe subito al voce di
Willow, quando si voltò verso di lei vide che era in compagnia del suo ragazzo
Oz, che ormai era al suo secondo anno e si sentiva completamente a suo agio.
“Ciao ragazzi. Che casino vero?” “Ah ci farai l’abitudine” commentò Oz con il
suo solito tono neutrale “Già, tranquilla” aggiunse Willow, come se anche lei
fosse una veterana e non una matricola. Buffy sorrise vedendo la timida Willow
trasformarsi in presenza della sua dolce metà “Va bene, voglio credervi”
facendo un respiro profondo si guardò per l’ultima volta intorno con sguardo
terrorizzato prima di cercare di riprendere il controllo di se stessa “Allora,
cosa farai adesso?” le chiese Willow saltando leggermente per l’eccitazione del
momento “Ah, non so” “Non vuoi andare a vedere la tua camera? Conoscere la tua
coinquilina?” “No, io non ho fatto domanda per una camera. Dormirò a casa mia,
non è lontana” “Oh, capito” commentò la rossa incapace di nascondere la propria
delusione, probabilmente pensava che non avrebbe vissuto a pieno la sua
esperienza universitaria se non avesse alloggiato in un dormitorio come tutti.
Conosceva Willow e la sua passione per la vita accademica, quindi non disse altro
per convincerla che in fin dei conti non si sarebbe persa molto. “Quindi tu
stai andando a conoscere la tua coinquilina?” chiese invece all’amica “Si”
rispose questa eccitata “Speriamo che sia simpatica. Sai, dovrò viverci per
tutto l’anno e non vorrei avere problemi” Oz le strinse una spalla,
incoraggiandola silenziosamente a pensare positivo, e Buffy si limitò ad
annuire “Bene, allora credo che le nostre strade si separano qui” commentò la
bionda sistemandosi meglio la borsa sulla spalla “Perché? Non vuoi venire a
conoscere la mia coinquilina insieme a me? Oz deve andare ad incontrare il suo
e a me fa piacere un po’ di compagnia” le disse Willow facendo un cenno nella
direzione dei dormitori femminili “Mi piacerebbe, ma devo andare alla mia prima
lezione” l’altra ragazza corrugò la fronte confusa e prese il polso del suo
ragazzo per controllare l’ora sul suo orologio “Ma Buffy, manca un’ora
all’inizio delle lezioni” “Lo so” rispose la bionda con un sorriso “Ma lo sai
quanto ci metterò a trovare l’aula in tutto questo casino?” commentò con un
cenno verso la folla che li circondava “Posso accompagnarti io dopo aver
incontrato il mio compagno di stanza” si offrì Oz, ma Buffy scosse la testa
“No, la sorte ha voluto che la mia prima lezione universitaria fosse Storia del
mondo moderno” rispose con un sospiro “Io odio la storia con tutto il cuore.
Voglio arrivare un po’ prima così da fare una buona impressione con
l’insegnante. Ho avuto una brutta esperienza con la storia al liceo e non
voglio che succeda di nuovo” Gli altri due annuirono comprensivi e la
lasciarono andare alla ricerca dell’aula 21, dove si teneva il suo corso, dopo
che Oz le aveva dato alcune indicazioni generali per facilitarle la ricerca.
Buffy
s’incamminò lungo i corridoi affollati dell’edificio riflettendo sull’ironia
del destino. Quando aveva finalmente iniziato a pensare all’università come
luogo in cui poter dimenticare il suo passato con Angel, aveva scoperto che la
sua prima lezione come matricola alla UCLA era Storia del mondo moderno. Adesso
doveva cercare di concentrarsi già dal primo minuto come studentessa
universitaria per evitare di venire bocciata anche a questo corso di storia,
per fortuna era l’unico che doveva seguire. Uno studente le andò contro
correndo per il corridoio e lei si poggiò alla parete appena in tempo per
evitare di cadere. Sbuffando esasperata si ricompose e si avviò verso l’aula
21, che ormai era riuscita a trovare dopo molto girovagare lungo quel lungo
corridoio. Vide alcuni studenti che entravano nella sua stessa aula e l’ansia
di essere arrivata troppo in anticipo sparì per essere rimpiazzata da puro
shock nel momento in cui le porte si aprirono e Buffy si trovò nell’aula del
professor O’Connor. “Incredibile” sbottò incredula, mentre un’altra studentessa
le passava accanto lanciandole un’occhiata confusa per poi correre via quando
si rese conto che Buffy non si stava riferendo a lei. Restando immobile sulla
porta per alcuni secondi, rifletté su quella situazione e, facendo un respiro
profondo, si avviò verso la cattedra piena di rabbia repressa.
“Stai
scherzando, vero?! Devo denunciarti per molestie?!” “Signorina Summers, che
piacere rivederla” si limitò a dire Angel sorridendo e guardandosi intorno per controllare
che le parole della ragazza non avessero attirato sguardi indiscreti.
Quando
aveva ricevuto alcuni giorni prima la lista delle persone che avrebbero
frequentato il suo corso, Angel era rimasto piacevolmente sorpreso di trovare
il nome di Buffy nell’elenco. Da quel momento aveva iniziato a fare mille
progetti su come sarebbe stato il loro primo incontro, su cosa le avrebbe detto
o su come si sarebbe svolto il resto del corso in sua presenza. Adesso con un
sorriso beffardo osservava l’incredulità e la rabbia suo volto di lei. “Non
vorrai fare una scenata, vero?” le disse poggiandosi contro la cattedra e
voltando le spalle al resto dell’aula che si stava ormai riempiendo. la vide
guardarsi intorno per poi tornare a posare lo sguardo su di lui “Lo hai fatto
apposta!” “No, credimi. Sono rimasto sorpreso tanto quanto te” “Non mi sembri
sorpreso!” sbottò lei incrociando le braccia al petto e senza abbandonare
l’atteggiamento minaccioso “L’ho saputo alcuni giorni fa, quando mi hanno
comunicato il numero di studenti che avrebbe seguito il mio corso” la ragazza
corrugò la fronte “Allora adesso lavori qui?” chiese con un tono leggermente
meno arrabbiato “Si, ho ricevuto un’offerta e…” la guardò per un momento e poi
si avvicinò leggermente a lei “Buffy, non sapevo che saresti andata
all’università, avevi detto…” lei lo interruppe “Lo so, ma questa università
posso permettermela e poi con il lavoro all’Espresso Pump…” questa volta fu lui
a interromperla con un cenno del capo “Già, il lavoro” Restarono in silenzio a
riflettere sul da farsi, poi Angel decise di sferrare il primo attacco per
riuscire a convincerla che, nonostante quello che avevano passato, erano fatti
per stare insieme. “Sai, potresti cogliere quest’opportunità per…” ricevette
un’occhiataccia “Non provarci nemmeno!” lo minacciò lei prima di allontanarsi
per prendere posto.
Buffy
non riuscì a concentrarsi minimamente per tutta l’ora della sua prima lezione
all’università. Sarebbe stato troppo bello riuscire a sopravvivere a quella
giornata da matricola senza incidenti, ma lei aveva imparato da tempo che la
sua vita non andava mai come avrebbe voluto. Adesso non solo doveva
preoccuparsi di studiare storia per riuscire a passare quel corso, ma anche di
Angel che era di nuovo il suo professore. Si trovavano nella stessa situazione
imbarazzante di pochi mesi prima e sarebbe stato difficile riuscire a lasciarsi
il passato alle spalle quando era costretta a vederlo tre volte a settimana per
6 mesi.
“Bene
ragazzi, spero che questa lezione sia stata illuminante. Anche se sono convinto
che molti di voi avrebbero preferito essere altrove” disse con un sorriso e
posando lo sguardo direttamente su Buffy che era furente. Quando lasciò liberi
i suoi studenti, si affrettò verso l’uscita e lui non riuscì a intercettarla,
ma lei non aveva alcuna intenzione di dargli la possibilità di confonderla
ancora di più. Era fuori di sé dalla rabbia e non era certa di poter sopportare
una giornata intera di lezioni, ma sapeva bene che quella era l’unica cosa da
fare dato che era il primo giorno e non poteva già iniziare a saltare le
lezioni. Così si trascinò per tutto il campus cercando di abituarsi ai nuovi
ritmi imposti dalla UCLA e cercando di dimenticare il suo precedente incontro
con Angel. Dopo aver seguito le altre 4 lezioni in programma per la giornata,
aver pranzato con Willow e Oz ed essere passata a casa per controllare come se
la cavava sua madre, Buffy corse verso l’Espresso Pump per iniziare il suo
turno serale. Iniziò a lavorare con rinnovato vigore per cercare di allontanare
le preoccupazioni, soprattutto quelle che riguardavano sua madre. In quel
periodo non riusciva più a starle dietro come prima e la donna ne risentiva,
infatti era più nervosa e si sfogava durante quei pochi minuti che la figlia
trascorreva a casa. Ogni mattina come al solito preparava la colazione, poi
usciva per andare a lezione, pranzava fuori e tornava nel pomeriggio per
controllare Joyce, che come al solito iniziava a urlare per il fatto che non
era mai in casa. Buffy la calmava e, quando la donna crollava di nuovo sul
divano, la ragazza usciva di nuovo per andare a lavorare. Quando tornava dopo
il suo turno si sedeva con sua madre per farle un po’ di compagnia, ma la
serata si concludeva sempre con Joyce che decideva di andare a letto presto a
causa di un forte mal di testa, così Buffy si ritirava nella sua stanza e si
rilassava oppure studiava. Il mattino seguente ricominciava tutto da capo.
“Buffy,
era ora! Dov’eri finita?” chiese Anya su tutte le furie correndole incontro e
porgendole subito la brocca con il caffè bollente “Siamo già piani e tu sei in
ritardo!” “Mi spiace” riuscì solo a dire Buffy prendendo la brocca di vetro e
iniziando subito a servire i clienti, dopo aver indossato in fretta la divisa.
“Dobbiamo
parlare” Buffy sollevò lo sguardo dal tavolo che stava pulendo e restò
scioccata nel trovare Angel dietro di sé
“Ancora tu! Ma allora non vuoi proprio capire!” sbottò mettendo le mani sui
fianchi “E poi siamo chiusi, non sai leggere il cartello” aggiunse indicando di
sfuggita la porta d’ingresso dell’Espresso Pump “Il tuo capo mi ha fatto
entrare quando le ho detto che volevo parlare con te” disse l’uomo con il
sorriso di chi sa di aver già vinto. Buffy non poté far altro che lanciare
un’occhiataccia ad Anya, che annuì entusiasta lasciandole intendere che Angel
era perfetto per lei e che doveva buttarsi. Se solo l’altra donna avesse saputo
quanto si fosse buttata e quanto in basso era caduta. “D’accordo” disse alla
fine, lasciando lo straccio sul tavolo e tirando Angel per un braccio lo
condusse fuori dalla caffetteria ormai vuota, ma piena di amici impiccioni.
D’altronde era stata Anya stessa a dirle di fare la sua mossa con quell’uomo,
quindi lei la stava facendo e il suo capo poteva benissimo finire di pulire i
tavoli al posto suo.
Una
volta fuori smise di trascinare Angel e gli lasciò andare il braccio “Qualsiasi
cosa devi dirmi fai in fretta” lo vide annuire e attese che iniziasse a parlare
“Voglio portarti a cena” fu tutto quello che disse e Buffy corrugò la fronte
“Tutto qui. Mi hai perseguitata solo per dirmi che vuoi andare a cena” “Si, per
parlare con calma e risolvere alcune cose che abbiamo lasciato in sospeso” la
ragazza scosse la testa “Non se ne parla. Non farò due volte lo stesso errore e
poi sono una tua studentessa…di nuovo! Ricordi?” “Si, ma io vorrei portarti a
cena dopo che il corso si è concluso. Solo che non volevo che le cose
restassero tese tra di noi fino a quel momento. In fondo, Buffy, stiamo
parlando di 6 mesi” “Perché vuoi chiarire le cose Angel?” chiese all’improvviso
la ragazza, evitando di pensare al fatto che il ragazzo evidentemente ci aveva
pensato a lungo prima di fare la sua mossa. “Voglio una seconda occasione”
disse come se quella fosse la spiegazione più semplice e naturale del mondo
“Non è così facile” “Lo so” la interruppe lui, prendendole una mano sperando
con tutto il cuore che lei non lo respingesse per quel suo gesto forse troppo
audace data la situazione “So che non è facile, soprattutto per via del
bambino” a quelle parole Buffy gli lanciò un’occhiataccia e ritirò la mano con
veemenza, l’ultima cosa che voleva era parlare dell’aborto. Aveva sempre
pensato che tutte coloro che dopo un aborto rimpiangevano la loro decisione
erano delle ipocrite, in fin dei conti ci avevano riflettuto a lungo la maggior
parte delle volte e ripensarci era inutile. Se all’inizio avevano creduto che
quella fosse la soluzione migliore, allora per quale motivo dopo averlo fatto
iniziavano ad avere dei dubbi? Secondo lei era perché volevano far credere agli
altri di provare del rimorso, potevano disperarsi quanto volevano, ma il
bambino non c’era più. Lei era stata convinta di aver fatto la cosa giusta, ma
in quei mesi si era ritrovata a pentirsi della sua scelta. Si occupava di sua
madre da ormai un anno e lavorava per mantenersi, per quale motivo non avrebbe
potuto occuparsi anche di suoi figlio? Ma ormai quelle erano cose che
appartenevano al passato, aveva preso una decisione e adesso doveva conviverci.
Odiava, però, il fatto che lui stesse usando quell’argomento per convincerla a
dargli una seconda possibilità. Probabilmente Angel aveva notato il suo
repentino cambiamento d’umore e la rabbia nei suoi occhi, infatti cercò subito
di non far degenerare le cose “Mi prendo tutta la colpa per quello che è successo
e spero che tu possa perdonarmi, se non subito magari un giorno, in futuro. Ma
l’unico modo per far si che questo accada, Buffy, è se mi dai una seconda
chance” Buffy iniziò a scuotere la testa, ma lui la conosceva troppo bene e di
certo notò la sua incertezza, infatti decise di passare di nuovo all’attacco
sapendo bene che alla fine lei avrebbe ceduto. Con il sorriso di chi sa di aver
già vinto disse “Sai, dovresti accettare il mio invito a cena” Buffy lo guardò
incuriosita “Potrei aiutarti con i tuoi problemi con la storia” si avvicinò in
maniera provocante e lei lo spinse via facendolo ridere per quella sua reazione
esagerata “Mi stai minacciando?” “No, non lo farei mai. Ti sto solo offrendo
una scorciatoia” continuò a sorriderle e poi aggiunse “Scommetto che ti è
piaciuto trascorrere gli ultimi mesi di liceo senza dover toccare un libro di
storia americana. Le mie costanti B ti sono state d’aiuto, no?” Buffy abbassò
la testa sentendosi colpevole e non disse niente, ma per fortuna lui preferì
con infierire a riguardo. “Dovresti pensarci bene” disse cominciando ad
indietreggiare sul marciapiede “Tra un mese ho in programma di farvi fare un
test per il mio corso. Spero che tu sappia cos’è una defenestrazione” le fece
l’occhiolino e si allontanò lungo la strada vuota per poi sparire in un vicolo
buio.
Capitolo
12
Angel
consegnò il pacco di fogli al suo assistente “Spero che siate pronti, perché i
risultati di questi test non saranno esilaranti per alcuni di voi” disse
posando di proposito lo sguardo su Buffy seduta al suo solito posto in ultima
fila. Si divertiva a vederla mettere così tanto spazio tra di loro, come se il
fatto che sedesse in ultima fila vicino alla parete potesse difenderla da
quello che Angel sapeva che provava per lui. La vide roteare gli occhi e
sorrise, evidentemente la sua piccola volpe sapeva che lei era tra quegli
studenti. Si sedette alla sua cattedra e attese che il suo assistente, Parker
Abrams, finisse di far passare i compiti. “Ovviamente sono disponibile per
qualsiasi chiarimento, ma non venite a contestare il voto. Quello non è
negoziabile” Osservò Buffy prendere il suo test e sapeva bene cosa si sarebbe
trovata di fronte la ragazza, una bella D scritta in rosso e appositamente più
grande del normale. Non l’aveva punita di proposito, quello era esattamente il
voto che meritava, ovviamente era stato più malvagio nel preparare il test.
Sapeva bene che la maggior parte dei suoi studenti non avrebbero avuto
problemi, ma lui conosceva bene le lacune della sua Buffy e aveva usato le
informazioni che possedeva a suo vantaggio. Notò lo sguardo furente della
ragazza diretto su di sé e ricambiò con un sorriso beffardo, che probabilmente
la fece solo arrabbiare di più. Fortunatamente per lui, quella era proprio la
reazione che sperava di suscitare in lei, quando era arrabbiata andava sempre
dritta da lui per un confronto, ma se la intimidiva allora scappava con la coda
tra le gambe. Bene, entro la fine della lezione la ragazza si sarebbe
presentata alla sua cattedra con lo sguardo infuocato e le mani sui fianchi.
Come
un sogno diventato realtà, quando ormai l’aula si era svuotata, Buffy si
presentò da lui nella stessa posa in cui Angel se l’era immaginata poco prima. “Sei
un bastardo, lo sai? Lo hai fatto apposta!” lui sorrise e si preparò alla sua
sfuriata, che sembrava essere già iniziata “Non è colpa mia se le tue
conoscenze storiche sono carenti” l’espressione di puro shock sul bellissimo
volto di lei non fece altro che aumentare il desiderio che provava per lei “Le
mie carenze?! Vogliamo parlare di questo? Benissimo, allora immagino che avrai
un’ottima spiegazione su come mai tutte le domande del tuo test riguardano
argomenti che sai benissimo che non conosco!” “Davvero? Beh, cosa devo dire?
Non ci ho proprio fatto caso” rispose strafottente alzandosi dalla sua sedia da
professore universitario e prendendo un foglio dalla sua ventiquattrore che
giaceva aperta sopra la cattedra e scrivendoci sopra frettolosamente “Che
cos’è?” chiese la ragazza prendendo tra le dita il biglietto che Angel le stava
porgendo “Il mio nuovo numero di telefono, ho dovuto cambiarlo quando ho
cambiato casa” quando la vide corrugare la fronte si ricordò che in realtà lei
non sapeva nulla del suo nuovo appartamento “Ah, certo. Dimenticavo di non
averti detto che mi sono trasferito durante quei pochi mesi in cui non ci siamo
visti. Ho lasciato la mia vecchia casa, troppi ricordi” ammise diventando
improvvisamente serio, poi riprese con tono gioviale “Adesso ho un nuovo
appartamento qui vicino, è più facile da tenere in ordine ed è più vicino al
mio nuovo impiego. Dovresti passare a trovarmi, potrei farti provare il nuovo
divano” aggiunse malizioso, ricordando ad entrambi la loro prima volta sul divano
nella sua vecchia casa. Quando le cose erano finite in malo modo tra di loro,
la prima cosa di cui si era liberato era stato il divano su cui non riusciva
neanche più a sedersi. Adesso aveva un nuovo divano di pelle nera e non vedeva
l’ora di inaugurarlo con la ragazza che amava e che, in quel preciso istante,
lo stava guardando sconvolta per la sua esplicita proposta. “Tu credi davvero
che dopo quello che mi hai fatto…” iniziò a dire Buffy con tono duro, ma non
eccessivamente arrabbiata e Angel iniziò a sperare ad un lieto fine dopotutto
“Perché ammettiamolo, io avrò fatto la mia parte, ma hai iniziato tu con le tue
accuse e…” “Lo so” la interruppe, sapendo bene che il modo in cui si era
comportato era riprovevole. Lei lo guardò per alcuni secondi, come per
accertarsi che stesse dicendo sul serio e poi riprese a parlare “Credi davvero
che ti darò un’altra occasione?” lui annuì, rispondendo a quella che in fondo
era stata solo una domanda retorica “Cosa te lo fa credere” chiese lei con aria
di sfida, ma Angel sapeva bene come far crollare quella facciata e far
comparire la ragazzina spaventata e sola che lui aveva imparato ad amare
“Perché mi ami” rispose semplicemente “Neanche la metà di quanto io amo te, ma
per me è più che sufficiente” aggiunse sorridendole dolcemente e osservando il
cambiamento nei suoi occhi che si addolcirono immediatamente. A quel punto si
piegò verso di lei e decise di passare alla fase in cui la pregava di dargli
un’altra opportunità “Vieni a cena da me” quella proposta scioccò la ragazza
“Nel tuo nuovo appartamento?!” chiese sconvolta “Per inaugurare il divano?”
chiese, usando le sue stesse parole e rivoltandogliele contro “No, non sto
parlando di sesso. Non voglio che sia come quando abbiamo iniziato a vederci,
Buffy. Voglio una cosa seria, voglio che parliamo della possibilità di stare
insieme sul serio. Purtroppo non posso portarti in un ristorante, sei ancora
una mia studentessa. Dovremo vederci in segreto fino a che il mio corso di
storia non sarà terminato, tra 6 mesi” vedendo che la ragazza si era
visibilmente rilassata nell’udire la sua spiegazione, Angel sorrise e riprese
la sua opera di convincimento “Stasera. A cena. Potremo parlare dei nostri
errori e poi cercheremo di risolverli” la vide lanciare un’occhiata verso la porta
dell’aula, probabilmente stava pensando ad una scusa per poter uscire da quella
conversazione, ma lui le posò le mani sulle spalle riportando tutta la sua
attenzione su di sé “Ti prego, non te ne pentirai” Buffy sembrava ancora
titubante, ma almeno adesso lo stava guardando negli occhi, lo stava studiando
e probabilmente stava pensando ai pro e ai contro di un eventuale si. “Qual è
il tuo indirizzo?” chiese alla fine la ragazza, tenendo lo sguardo basso in
segno di sconfitta, ma Angel non la vedeva certo in quel modo “Ti passo a
prendere all’Espresso Pump, dopo il tuo turno di questa sera. Non è lontano da
lì” “No!” urlò Buffy “Sei pazzo!” esclamò sconvolta “Ho bisogno di tornare a
casa e cambiarmi…” ma lui non la lasciò finire “Non c’è bisogno che tu faccia
tutto il tragitto fino a casa tua per poi dover tornare indietro. Sarai
bellissima, come sempre” la rassicurò e lei non ribatté altro. Poco dopo Angel
la salutò con la promessa di vederla quella sera e la guardò abbandonare la sua
aula, senza sapere che la ragazza aveva intenzione di saltare tutte le altre
lezioni della giornata per andare a casa e prepararsi per la cena con lui.
Dopo
aver salutato Angel, Buffy andò alla lezione di psicologia della Professoressa
Walsh, dove scoprì con suo grande stupore che Riley si era iscritto alla sua
stessa università ed era ormai l’assistente della Walsh. Aveva scambiato
quattro chiacchiere di cortesia con colui che era stato il suo primo ragazzo e
poi aveva preso posto per ascoltare la lezione, ma tutto quello a cui era
riuscita a pensare era cosa avrebbe indossato quella sera per la cena. Il suo
primo pensiero era andato alla nuova maglia bianca acquistata ai saldi di fine
stagione e alla gonna nera che le metteva in risalto il fondoschiena, ma subito
scosse la testa riflettendo sul fatto che la gonna avrebbe potuto lasciar
intendere ad Angel che era andata da lui per qualcosa di più di una semplice
cena. Pantaloni allora. Sicuramente un paio d jeans a vita bassa erano perfetti
per l’occasione, non troppo formali e neanche troppo sportivi, se coordinati
alla stessa maglia bianca a cui aveva pensato poco prima. Finita la lezione
della Walsh, Buffy aveva già scelto le scarpe e tutti gli accessori, l’unica
cosa che le restava da fare era incontrare Willow per il pranzo, come da
programma, e poi andare a casa. Una volta lì, Buffy controllò che sua madre
fosse impegnata davanti alla televisione e poi corse in bagno per lavarsi i
capelli, farsi una doccia e depilarsi. Dopo queste pratiche igieniche di base
iniziò ad occuparsi dei particolari come smalto alle unghie, pulizia del viso e
maschera di bellezza. Infine, quasi due ore dopo, entrò in camera per preparare
il borsone con gli abiti della serata, di certo non poteva andare a lavorare
alla caffetteria con la maglia bianca da indossare per la sua serata con Angel.
Indossò un paio di jeans comodi, una maglia rosa e legò i capelli con un
fermaglio per tenerli lontano dal viso. Poi prese dal bagno la lacca e i
trucchi e li ripose in un borsone, insieme ai jeans a vita bassa, alla maglia
bianca e al resto delle cose che aveva scelto durante l’ora di psicologia. Si
sarebbe presentata a lavoro con mezz’ora di anticipo e avrebbe chiesto ad Anya
di farla staccare prima, in quel modo avrebbe potuto chiudersi nel bagno della caffetteria
per prepararsi per la cena. Con il sorriso sulle labbra, prese il borsone e
uscì in fretta dalla stanza per poi rientrare poco dopo e frugare tra i
cassetti del comodino. Non aveva nessuna intenzione di fare sesso con Angel, ma
portare con sé un preservativo non era una cattiva idea dati i loro trascorsi.
Dopo essersi accertata che per una sua debolezza non avrebbe rischiato di
restare di nuovo incinta, corse già per le scale per raggiungere
Capitolo
13
Angel
attraversò di corsa l’incrocio che portava all’Epsresso Pump, locale che ormai
aveva imparato a conoscere meglio del suo stesso appartamento. Lanciò una
rapida occhiata all’interno e vide Buffy, bellissima come sempre, circondata da
quelli che sembravano essere i suoi nuovi amici. Era contento che si fosse
rifatta una vita, che si era lasciata alle spalle le false amiche che l’avevano
accompagnata per gli anni del liceo e che aveva trovato degli amici veri.
Adesso l’unica cosa che mancava per vedere la ragazza felice era aiutarla a
risolvere il problema della madre alcolizzata e aiutarla a superare quello che
era successo tra di loro, o almeno ad accettarlo. “Buonasera” salutò entrando
nella caffetteria e attirando gli sguardi dei quattro lavoratori e dei pochi
clienti presenti “Sono passato a prendere la mia principessa” disse con un
leggero inchino verso Buffy, che arrossì e lo raggiunse “Smettila, mi metti
solo in imbarazzo” lo prese per un braccio e lo sospinse verso la porta,
facendo un rapido cenno di saluto verso i suoi amici, che risposero in coro
“Ciao” La ragazza si voltò verso di lui, che nel frattempo si liberò con
gentilezza dalla sua presa e le aprì la porta “Non c’è bisogno che fai il
galante. Sappiamo entrambi che hai già avuto quello che volevi da me” disse
sfacciata, uscendo sulla strada “Oh, ma non vedo per quale motivo non dovrei
volerne ancora” rispose malizioso posando con gentilezza una mano alla base
della sua schiena e invitandola ad incamminarsi lungo la via principale del
quartiere.
Dopo
aver camminato per alcuni isolati, Angel accompagnò Buffy lungo un viale che
portava ad una serie di edifici tutti uguali, erano in mattoni bianchi, con
grandi finestre e il portone nero. L’uomo aprì il portone e chiamò l’ascensore
“Preferivo la tua casa” commentò lei guardandosi intorno e notando la mancanza
di piante o di tappeti nell’atrio della palazzina “Come fai a dirlo? Non hai
ancora visto l’appartamento” “Sono certa che l’appartamento sarà bello” disse
lei entrando nell’ascensore fin troppo piccolo per i suoi gusti “E’ pur sempre
arredato da te e ci saranno le tue cose, ma è pur sempre un appartamento” Angel
corrugò la fronte confuso per le parole della ragazza “Che vuoi dire?” “Puoi
arredarlo come vuoi, ma resta pur sempre un appartamento. Sono abitazioni da
scapolo” disse uscendo in fretta dall’ascensore quando giunsero al 4 piano e
Angel rise per quel commento e la condusse verso una porta nera come il portone
d’ingresso “Beh, con un po’ di fortuna non sarà più un appartamento da scapolo
da questa sera” disse con malizia e strizzandole l’occhio, mentre le faceva
cenno di entrare.
Buffy
gli lanciò un’occhiataccia e decise di non rispondere a quel commento, non
voleva bisticciare ancora prima di capire cos’avesse in programma per la
serata. Entrò nel piccolo salone e notò che quella zona della casa era adibita
anche a sala da pranzo, dato che sul tavolo al centro della stanza c’era una
tavola imbandita. Sulla destra c’era un retrocucina arredata con il minimo
indispensabile dato lo spazio esiguo, sulla sinistra, invece, c’era un piccolo
corridoio che di certo conduceva all’unica stanza della casa, allo stanzino e
al bagno. “E’…” non riusciva a trovare altre parole e decise di dire quello che
pensava “Piccolo” disse con una risatina imbarazzata “Già” disse Angel
aiutandola a togliere la giacca e posandola sulla poltrona accanto alla tv “Per
il momento va bene così” “Il college non paga bene?” lo stuzzicò osservando la
tavola apparecchiata e iniziando a pensare a cosa avrebbero mangiato “Oh, meglio
del liceo. Te l’ho detto, volevo dimenticare e la mia vecchia casa non mi
aiutava” I due passarono diversi secondi a guardarsi negli occhi, entrambi
persi nei propri pensieri, poi Buffy ruppe il silenzio “Allora, cosa mi hai
preparato di buono?” chiese scherzosa, convinta che l’uomo avesse ordinato cibo
cinese dal ristorante in centro “Pollo con patate, insalata e ho anche fatto un
dolce al cioccolato” “Tu?” chiese sconvolta “Hai cucinato tu?” quando lui annuì
palesemente contento per il fatto di averla stupita, Buffy lanciò un’occhiata
dietro di lui verso la piccola cucina “Lì dentro?” chiese scettica indicando la
zona cottura. Angel rise e si avvicinò a lei “Si, ho cucinato nella mia cucina
lillipuziana. Spero che ti piaccia, dicono tutti che sono un ottimo cuoco” “Non
lo sapevo” disse lei con un sorriso genuino “Vorrei poter dire che ci sono
molte cose che non sai di me…sai, di solito si dice così in queste situazioni”
“Ma?” “Ma non è così. Tu sai praticamente tutto di me” “Tranne che sai
cucinare” replicò lei “Già, ma adesso non più” si sorrisero come se il tempo
non fosse passato, come se i problemi che avevano avuto non esistessero. Solo
loro.
Cenarono
in serenità parlando del più e del meno, dei cambiamenti delle loro vite e del
loro passato. Fu Angel il primo a introdurre gli argomenti più spinosi,
scusandosi per la sua reazione esagerata il pomeriggio che lei era andata da
lui “Angel non..” aveva iniziato a protestare lei, ma Angel l’aveva interrotta
per dirle di non provare neanche a giustificarlo. Lui era pronto a prendersi la
completa responsabilità per come erano andate le cose per loro in quei dolorosi
mesi. “Questo non cambia…” ribatté Buffy “No, infatti. Questo non cambia quello
che è successo, ma…” “No, Angel, lasciami parlare” l’uomo si rese conto che in
effetti non l’aveva lasciata parlare fino a quel momento, così annuì e le fece
cenno di dire la sua “Non volevo dire quello. Solo che quello che stai dicendo
non cambia il fatto che io mi sono fidata di te e nel momento del bisogno tu mi
hai pugnalata alle spalle” pronunciò quelle parole senza rancore o rabbia, ma
Angel notò la delusione nei suoi occhi e non poté far altro che abbassare lo
sguardo colpevole “Lo so, lo so” sussurrò scuotendo la testa. Era convinto che
la sua reazione alla notizia della gravidanza indesiderata sarebbe stata la sua
fine, per quel suo enorme errore l’avrebbe persa e quella cena era servita solo
a confermare questo suo timore. “Dovrai fare molti sforzi prima che io arrivi a
fidarmi nuovamente di te” fu udendo quelle parole che il cuore di Angel smise
di battere e si riempì di amore per quella ragazza che aveva perso tutto a
causa sua, aveva perso la fiducia negli altri e aveva perso un bambino, tutte
cose che una diciottenne non avrebbe mai dovuto affrontare. Nonostante tutto,
Buffy Anne Summers, la liceale che aveva fatto breccia nel suo cuore un anno
prima quando ancora frequentava
“Vuoi
sposarmi?” fu tutto quello che riuscì a dire, era l’unica cosa a cui riusciva a
pensare e non riusciva a trovare una ragione per cui non avrebbe dovuto
chiederlo alla donna che amava. “Cosa?!” urlò lei sconvolta e lasciando andare
la forchetta con cui stava mangiando l’insalata, che cadde sul piatto facendo
un rumore metallico che riempì la sala improvvisamente silenziosa. “Ti ho
chiesto se vuoi sposarmi?” ripeté Angel ancora più convinto che fosse la cosa
giusta, dopo aver pronunciato quelle parole ad alta voce. “Io non…” la ragazza
sembrava incapace di formulare un pensiero coerente e continuava a guardarlo
incredula “Angel!” esclamò alla fine sempre più sconvolta e l’uomo decise di
fare qualcosa per calmare il suo evidente stato di agitazione “Non dico che
dobbiamo farlo subito. Non fraintendermi, io lo farei anche subito, ma non
possiamo. Tu sei ancora una mia studentessa e io sono sempre il tuo insegnante
e poi tu devi finire i tuoi studi, c’è la situazione di tua madre da
risolvere…” a quel punto lei cercò di dire qualcosa, ma lui sollevò una mano
per fermarla “Lo so, quelli sono affari tuoi. Comunque devi ammettere, Buffy
che se decideremo di sposarci allora saranno anche affari miei e io voglio
aiutarti ad aiutare tua madre. Ha bisogno dell’aiuto di un esperto e questo non
vuol dire che dovrai abbandonarla a se stessa, potrai stare al suo fianco, ma
non puoi fare tutto da sola Buffy. Fino ad ora te la sei cavata benissimo,
questo te lo concedo, ma non è questo il modo in cui dovresti vivere la tua
vita” Pronunciò quelle parole in rapida successione, temendo che lei potesse
alzarsi dalla tavola e lasciare l’appartamento in qualsiasi momento, ma Buffy
si limitò ad abbassare lo sguardo pensierosa. Così riprese a parlare più
adagio, certo che non sarebbe scappata “Quando avremo superato queste
difficoltà allora potremo sposarci. Tu vuoi?” chiese timido dopo tutto quel
monologo in cui era sembrato talmente sicuro di sé, forse anche troppo.
“Sposarmi intendo?” disse ancora più insicuro dato il silenzio dell’altra, ma
poi vide un leggero sorriso farsi strada sulle sue labbra e la speranza tornò a
farsi sentire nel suo cuore.
Avevano
molti problemi da risolvere, molte questioni irrisolte, ma Angel era certo che
ce l’avrebbero fatta, in fondo se erano riusciti a superare il brutto periodo
che avevano appena passato, allora il futuro poteva solo migliorare. Un futuro
che lui prevedeva non essere troppo lontano data l’espressione felice sul volto
della ragazza e l’anello che aveva già acquistato e che era stato perfettamente
riposto nel primo cassetto del suo comodino nella sua piccola camera da letto,
nel suo piccolo appartamento dove aveva intenzione di passare il resto della
sua vita con lei. Beh, forse non proprio il resto della sua vita, solo fino a
che non avrebbero trovato un posto più grande, con molte stanze da riempire di
bambini.
Capitolo
14
Buffy
chiuse la valigia nera con un sospiro, ormai aveva preso tutto quello che
sarebbe servito a sua madre per potersela cavare nell’istituto dove l’avrebbe portata
per disintossicarsi dall’alcol. Ci aveva pensato per settimane ed era giunta
alla conclusione che Angel aveva ragione in fin dei conti. Nonostante la sua
giovane età aveva gestito bene la situazione e si era presa cura di Joyce
Summers, ma sua madre non stava affatto bene e aveva bisogno di aiuto. Così
aveva cercato una struttura gratuita dove poterla ricoverare, si era informata
sulla reputazione della clinica e li aveva contattati per sapere se e quando
poteva ricoverare sua madre. Essendo una clinica gratuita la lista d’attesa era
molto lunga, ma lei non si era lasciata scoraggiare e aveva messo sua madre in
quella lista, prima o poi qualcuno l’avrebbe contattata. Quella stessa mattina,
finalmente, la telefonata tanto agognata era arrivata. Dopo un’attesa di quasi
due mesi, Buffy poteva ricoverare sua madre, sperando che in quel centro
ricevesse le cure adeguate e ritrovasse la voglia di vivere.
Scese
al piano di sotto trascinandosi dietro la valigia e la lasciò accanto alla
porta prima di entrare in sala. Come al solito Joyce sedeva davanti alla tv con
la sua vodka tra le mani “Mamma” la chiamò senza aspettarsi davvero che
rispondesse “Coraggio dobbiamo andare…è ora” sussurrò a se stessa, sapendo bene
che quella che aveva bisogno di essere convinta era lei e non sua madre. Nel
profondo si rendeva conto che Angel aveva avuto ragione nel dire che aveva
bisogno di aiuto, ma una parte di sé era anche convinta che avrebbe potuto
continuare a cavarsela da sola, così come aveva fatto in quei due anni. Ovviamente
osservando sua madre capiva che l’unica cosa che era riuscita a fare,
probabilmente, era peggiorare le cose. Se l’avesse portata subito in un centro
quando il suo alcolismo era iniziato, forse la donna avrebbe avuto più chance
di superare quella cosa. Allora, però, era stata minorenne e ricoverare sua
madre significava essere affidata a degli estranei. Adesso, invece, poteva
aiutare sua madre in maniera concreta e lo avrebbe fatto.
“Mamma”
chiamò di nuovo, questa volta avvicinandosi al divano e iniziando a toglierle
il bicchiere di mano “Vieni con me” “Cosa vuoi?” si lamentò la donna
allontanando la mano per non farsi togliere la vodka “Mamma devi venire con me”
“Dove?” chiese scioccata Joyce alzandosi in piedi quando la figlia la tirò su
per le braccia “In un bel posto, sono sicura che ti piacerà” la donna allontanò
Buffy con una spinta incerta e scosse la testa “Io non voglio uscire, lo sai
bene” “Si, lo so. Non preoccuparti, ho parcheggiato la macchina proprio davanti
alla porta, così non ti vedrà nessuno” le spiegò Buffy con un sorriso triste
“Però devi farmi questo favore mamma e venire con me” la supplicò cercando di
non guardarla negli occhi per non far notare alla donna le lacrime che le
offuscavano la vista. “D’accordo” sbiascicò Joyce trascinandosi verso la porta.
Buffy
non era molto contenta di dover portare sua madre alla clinica con addosso solo
l’accappatoio e sotto la vestaglia, ma sapeva che se perdeva tempo a
convincerla a indossare qualche vestito avrebbe perso l’opportunità di farla
uscire di casa. Così la fece salire rapidamente in macchina, le allacciò la
cintura, corse dentro per prendere la valigia e, dopo averla caricata nel
bagagliaio, salì al posto di guida e sfrecciò verso la clinica.
Entrando
nell’edificio i due uomini trascinarono Joyce verso una stanza e chiusero la
porta, Buffy restò nell’ingresso senza sapere cosa fare, quando una donna sulla
cinquantina con capelli ricci e mossi le si mise davanti “Buongiorno, benvenuta
alla nostra clinica e grazie per aver scelto i nostri servizi” Buffy la guardò
sbalordita. Sua madre era appena stata trascinata a forza in una stanza, dopo
aver detto delle cose che Buffy difficilmente avrebbe mai dimenticato e questa
donna le si presentava come un dannato spot pubblicitario. “Non è che avessi
molta scelta” sbottò Buffy incurante del fatto che probabilmente la donna stava
solo facendo il suo lavoro e soprattutto che la condizione in cui si trovava
sua madre di certo non era colpa sua. “Siete l’unica clinica gratuita in tutta
Los Angeles!” “Beh, in ogni caso spero che resterà soddisfatta del servizio”
rispose l’altra sempre con il sorriso sul volto, non sembrava affatto scalfita
dal suo comportamento burbero. La donna si avviò verso il bancone
dell’accettazione e le fece cenno di seguirla “Deve firmare alcuni documenti
prima che sua madre entri a far parte della nostra clientela” disse ancora con
il sorriso sul volto e parlando come se stesse lavorando in un centro benessere
“Dove?” chiese irritata Buffy, non desiderando nient’altro se non poter uscire
di lì al più presto. “Quando potrò venire a trovarla?” chiese, dopo aver
firmato i documenti “Tra una settimana. Gli orari per le visite vanno dalle 4
alle
Si
avviò a passo svelto verso la macchina cercando le chiavi nella borsa e
chiedendosi per la centesima volta se aveva fatto bene a lasciare Joyce in quel
posto. Sapeva che aveva bisogno di aiuto, ma fin da quando sua madre era stata
messa in lista d’attesa per entrare nel programma di recupero, si era chiesta
più volte se non fosse stato meglio occuparsene lei personalmente. In fin dei
conti lo aveva fatto fino a quel momento, avrebbe potuto benissimo togliere
tutti gli alcolici da casa, chiudere porte e finestre e aspettare che sua madre
tornasse in sé. Poi si era chiesta, e se lei non volesse restare sobria? E se
anche dopo essere tornata sobria non avesse voluto restare tale? Lei non
avrebbe avuto la forza di vederla ubriacarsi di nuovo e ricominciare tutto da
capo. Così alla fine si era decisa ad aspettare una telefonata dalla clinica e
adesso poteva anche riprendersi la sua vita, sperando che sua madre uscisse da
quell’edificio dopo un mese come una persona rinata. Riuscendo finalmente a
trovare le chiavi dentro la borsa troppo grande per contenere solo un paio di
chiavi e il portafogli, Buffy sollevò lo sguardo verso
Angel
giunse alla clinica giusto in tempo per vedere due infermieri che trascinavano
Joyce verso l’ingresso e Buffy che li seguiva con lo sguardo basso cercando di
non ascoltare le dure parole della madre. Ne avevano parlato la sera prima,
Angel aveva insistito per accompagnarla, ma la ragazza aveva preferito fare
tutto da sola, come sempre. Lui non era d’accordo con quella sua scelta, ma
l’aveva rispettata…fino ad un certo punto. Aveva accettato di non
accompagnarla, ma non le aveva mai promesso di non farsi trovare all’uscita per
portarla a svagarsi da qualche parte. La guardò incamminarsi verso la vecchia Jeep,
mentre cercava qualcosa nella borsa e quando tirò fuori le chiavi Angel capì
che da un momento all’altro avrebbe sollevato lo sguardo per trovarlo lì.
Quando vide l’espressione incredula sul volto di lei si chiese per la prima
volta se non avesse sbagliato a venire, forse lei voleva davvero gestire tutta
quella faccenda da sola. Lui pensava che la ragazza parlava in quel modo perché
era indipendente ormai da troppo tempo e si sentiva un’adulta, ma lui voleva
farla tornare l’adolescente che non aveva potuto essere e voleva aiutarla con i
suoi problemi per farla essere felice. Quando sul volto di Buffy comparve un
sorriso, però, Angel si rilassò e fece un passo verso di lei “Sorpresa”
annunciò aprendo le braccia in attesa che lei si avvicinasse abbastanza per
abbracciarla “Cosa ci fai qui?” replicò la ragazza lasciandosi stringere e
sollevando la testa per guardarlo in volto “Mi sembrava di averti detto…” “Lo
so” Angel non la lasciò finire e si abbassò per posare un dolce bacio sulla
punta del suo naso “E io ti ho lasciato gestire la cosa da sola” rispose con un
sorriso beffardo, ripetendo le esatte parole che lei aveva usato la sera prima
quando ne avevano parlato “Ma ho pensato che dopo che avevi finito di
gestire…potevamo fare qualcosa insieme” propose baciandola sulle labbra.
L’intenzione era stata quella di un bacio rapido, solo per mostrarle tutto il
suo affetto e devozione, ma la ragazza sembrava di un altro parere. Avvolse le
braccia intorno al suo collo e lo tenne stretto a sé, baciandolo con passione e
spingendolo indietro contro la macchina con il proprio corpo. Angel lasciò che
la ragazza sfogasse tutto ciò che provava in quel bacio pieno di rabbia,
tristezza, rassegnazione e amore per lui.
Aveva
dovuto faticare molto per riconquistare la sua fiducia, ma dopo aver passato
mesi a ricoprirla di attenzioni per farle capire che non c’era niente di più
importante al mondo per lui, ci era riuscito. Essendo ancora il suo professore,
non poteva ancora portarla in un bel ristorante, al cinema o semplicemente in
giro per la città a passeggio, ma alla ragazza sembrava non importare. Avevano
trascorso quei due mesi a casa sua e a volte Angel era andato da lei per
accertarsi che andasse tutto bene con sua madre, le bollette e tutto il resto.
Passare così tanto tempo insieme, da soli, in casa era stato un tormento per
Angel, dato che Buffy aveva accettato a frequentarlo di nuovo chiarendo subito
che non aveva intenzione di andare a letto con lui fino a che non sarebbe stata
certa che la loro relazione potesse avere un futuro. Lui aveva accettato quella
condizione, sapendo bene che era il minimo dopo quello che le aveva fatto
passare e che la ragazza doveva prima tornare a fidarsi di lui, ma quei
pensieri razionali non lo avevano aiutato molto quando la maggior parte del
tempo erano costretti a starsene chiusi in casa, tra quattro mura. Spesso
avevano finito per ritrovarsi sul divano con i pantaloni sbottonati e le maglie
gettate a terra chissà dove, ma Buffy lo aveva sempre respinto arrivati ad un
certo punto e lui non aveva mai opposto resistenza…beh, tranne la volta in cui
si era presentata da lui completamente bagnata. Fuori pioveva a dirotto e lei
non aveva un ombrello con sé, quindi era riuscita a inzupparsi semplicemente
facendo il tragitto dall’Espresso Pump alla Jeep e dalla Jeep al suo
appartamento. Lui l’aveva sospinta verso la camera da letto dicendole di
togliersi gli abiti bagnati prima di ammalarsi, poi l’aveva lasciata sola e
quando la ragazza era uscita dalla stanza Angel non aveva voluto far altro che
riportarla dentro la camera e gettarla sul letto. Vederla con indosso la sua
maglia che le arrivava alle ginocchia, dove si intravedevano i suoi nuovi boxer
neri, era troppo persino per lui. Ma nonostante tutto si era trattenuto e si
erano limitati ad ordinare una pizza, a mangiare davanti alla tv e avevano
concluso la serata di nuovo sul divano. Ma quella sera, si era spinto troppo in
là e aveva infilato le mani dentro ai boxer della ragazza e quando lei lo aveva
respinto, era arrivato a pregarla e supplicarla di fare l’amore con lui. Buffy
era stata irremovibile, secondo lei era troppo presto e non avevano ancora
risolto i loro problemi, ma guardandolo negli occhi probabilmente si era resa
conto che le cose erano andate troppo oltre quella sera. Così gli aveva
accarezzato il corpo partendo dalle spalle fino ad arrivare ai fianchi e, a
quel punto, era stata lei ad infilare le mani dentro i suoi boxer. Lui si era
posizionato meglio per permettere alla ragazza di muoversi più liberamente e si
era goduto le sue carezze, spingendosi contro la piccola mano e gemendo il suo
nome. Quella era stata l’unica volta che uno dei due aveva avuto un orgasmo in
quei due mesi e ancora adesso si sentiva in colpa per essere stato lui a
beneficiare di un momento di debolezza per entrambi.
“Andiamo
a casa” sussurrò la ragazza contro le sue labbra, passando le mani sul suo
petto fino a poggiarle suo suoi fianchi accarezzando la cinta di pelle nera.
Angel deglutì e posò le mani su quelle di lei “Buffy…” “Lo so cosa stai per dire”
lo interruppe lei “Ho appena lasciato mia madre in una clinica e per questo
voglio usare il sesso come via di fuga o qualcosa del genere” continuò a
sussurrare arrivando a posare le mani sul suo membro coperto dal jeans “Ho
seguito anch’io il corso di psicologia della Professoressa Walsh” disse con un
sorriso “Ma non pensi che abbiamo aspettato abbastanza?” chiese di nuovo in un
sussurro “Proprio perché abbiamo aspettato tanto a lungo, credo che dovremmo
aspettare ancora” lei si tirò indietro guardandolo quasi sconvolta “Voglio solo
dire…” si affrettò a spigarle Angel “Perché oggi? Tra tanti giorni, perché
proprio oggi? Proprio dopo aver lasciato qui tua madre” Buffy abbassò la testa
sospirando “Capisci cosa voglio dire?” “Si, certo” rispose la ragazza tornando
a guardarlo con un sorriso triste “Neanche io voglio che succeda così, solo…”
“Lo so” le disse Angel, capendo bene cosa voleva dire. Il desiderio era forte
per entrambi e lui non era riuscito a resistere quella sera sul divano, ma
avrebbe resistito adesso…per lei, perché anche se lo volevano entrambi in quel
momento, non doveva succedere in quel modo. “Ti va un gelato?” chiese
prendendole la mano e sospingendola a seguirlo fuori da quel parcheggio. Buffy
lo seguì sorridendo, senza sapere che nonostante tutti i loro buoni propositi
quella sera stessa si sarebbero ritrovati a letto l’uno tra le braccia
dell’altro.
CAPITOLO
15
-
1 anno dopo -
“Dannazione!”
esclamò Joyce tirandosi indietro istintivamente per evitare che i pezzi di vetro
la tagliassero “Mamma? Va tutto bene?” “Si tesoro, mi è caduto un vaso. Tutto
bene” urlò di rimando la donna, inginocchiandosi con cautela per ripulire quel
disastro. Tutto ciò che aveva voluto fare era mettere dei fiori raccolti in
giardino in quel vecchio vaso, invece aveva sbattuto contro il bordo del
lavello facendolo cadere a terra. Nonostante tutto poteva dirsi comunque
contenta di come stava gestendo le cose in casa e nella sua vita. Dopo aver
trascorso un mese in clinica, lontano da sua figlia e sobria, aveva scoperto
una nuova Joyce Summers. Una donna a cui non importava del suo ex marito
fuggito chissà dove con chissà chi, ma a cui interessava il benessere di sua
figlia, una casa serena e il suo lavoro. Ormai aveva ripreso a scrivere e a lavorare
saltuariamente come giornalista, anche se al momento la cosa che le stava più a
cuore era finire di scrivere il suo libro. Due cuori raccontava la vita di
Lisa, una donna che aveva visto la sua vita distrutta dopo l’abbandono del
marito, e di Hope, sua figlia, che aveva perso un padre e che stava lentamente
perdendo una madre. Sapeva bene che quel libro avrebbe potuto chiamarsi
semplicemente Autobiografia di Joyce Summers, ma così la gente di certo non lo
avrebbe comprato. “Buffy?” chiamò sporgendosi verso le scale che portavano al
piano di sopra. Era molto contenta di come sua figlia aveva gestito le cose
durante il suo “periodo buio”, come ad entrambe le donne Summers piaceva
chiamare quella parte della loro vita. La giovane non solo era riuscita a tenere
a bada creditori, bollette, pulizia e cura della casa, ma era anche riuscita a
diplomarsi, lavorare, iscriversi all’università e mettere da parte qualche
soldo per un futuro che allora era ancora incerto. Adesso c’era lei ad
occuparsi della casa e aveva promesso a Buffy che non sarebbe mai ricaduta in
quel buco nero lasciandola di nuovo da sola ad affrontare il mondo. “Cosa c’è?”
rispose la ragazza iniziando a scendere le scale con indosso una maglia verde,
pantaloni di pelle rossi e i bigodini in testa. La madre corrugò la fronte “E’
una nuova moda assurda di cui io non so niente come al solito?” ma la ragazza
non sembrò divertita dalle sue parole “No! Stasera viene Angel a prendermi e
non so cosa mettermi!” Joyce scosse la testa, dopo quasi un anno di relazione
sua figlia ancora non aveva capito che anche se fosse uscita di casa con i
bigodini, i pantaloni di pelle rossi e quell’orribile maglia verde, Angel non
ci avrebbe fatto caso per quanto era innamorato. Quando era uscita dalla
clinica era stato difficile per entrambe riprendere il rapporto, Joyce aveva
fatto e detto troppe cose durante il suo “periodo buio” e, anche se Buffy
fingeva che non fosse successo nulla dando la colpa all’alcol, lei sapeva che
quello era un ostacolo tra di loro. Angel O’Connor era stato un aiuto prezioso
nei primi mesi e continuava ad esserlo tutt’ora. L’aveva aiutata a comprendere
sua figlia quando questa si era rifiutata di parlarle, l’aveva aiutata ad
affrontare la vita quando tutto sembrava impossibile da gestire e aveva aiutato
Buffy a tornare da lei. Era contenta di sapere che sua figlia aveva trovato
qualcuno da amare e che l’amava al punto da aiutare sua madre ex alcolizzata in
via di recupero. All’inizio era stata scettica, dopo la sua storia finita male
con Hank e il suo successivo ricovero in clinica, voleva solo passare del tempo
con sua figlia e non voleva assolutamente che la sua bambina restasse ferita
come lei. Iniziando di nuovo a conoscere Buffy, però, si era resa conto che se
anche quell’uomo le avesse spezzato il cuore, non si sarebbe mai buttata giù
come era successo a lei. Buffy Summers era diventata una donna forte che non
aveva bisogno di un uomo nella sua vita, ma che amava Angel O’Connor e
desiderava stare con lui. Joyce rispettava quella sua scelta e con il tempo
aveva iniziato ad innamorarsi anche lei di quel professore che apriva la porta
alla sua bambina, che le faceva regali anche se non c’era nessuna occasione
particolare e che la chiamava amore. “Buffy” riprese a dire Joyce “Sono sicura
che ad Angel non…” “…importa quello che indosso” concluse al suo posto la
ragazza roteando gli occhi “Dici sempre così, mamma” “Perché è vero!” ribatté
la donna “E poi non c’è bisogno che ti metti in ghingheri” continuò tornando
verso la cucina “Ha chiamato Angel poco fa dicendo che avrebbe fatto tardi per
il vostro appuntamento e che la prenotazione al ristorante è saltata” “Oh”
“Quindi…” continuò Joyce “gli ho proposto di cenare qui, con noi” si preparò
allo sfogo di Buffy. Sapeva che la ragazza era contenta di averla a casa sobria
e in salute, ma sapeva anche che l’anno in cui aveva dovuto cavarsela da sola
era stato anche l’anno in cui Buffy Anne Summers aveva imparato com’è vivere
senza la supervisione materna. Adesso era abituata a fare tutto da sola e a prendere
le sue decisioni da sola, era come se durante il suo periodo di perdizione, sua
figlia fosse diventata improvvisamente una trentenne che si lamenta quando sua
madre interferisce nella sua vita. “A cena?! Qui?!” urlò Buffy, “Perché?!”
“Buffy…” disse esasperata “Ormai Angel è di casa, lo sai che non ci sono
problemi se viene a cena da noi” “Lo so” rispose con un sospiro la ragazza “E’
solo che volevo approfittare di questa serata per parlare con lui di una cosa”
Joyce la guardò in attesa che si spiegasse meglio o che almeno le dicesse di
cosa si trattasse questa cosa importante di cui apparentemente doveva parlare
con Angel, ma Buffy non aggiunse altro e restò ferma in un angolo della cucina
con lo sguardo basso e l’aria pensierosa. Joyce ricordò di nuovo a se stessa
che ormai non aveva più a che fare con un’adolescente, ma con una donna adulta,
quindi si convinse che qualsiasi cosa fosse non la riguardava personalmente
“Beh, non preoccuparti per questo. Dopo cena vi lascerò da soli, va bene?”
propose comprensiva “Oppure potete comunque uscire per una passeggiata?” le
consigliò tornando ad occuparsi delle sue faccende domestiche “Si, certo” sentì
mormorare sua figlia mentre risaliva le scale al piano di sopra.
Angel
salì i gradini che portavano a casa Summers e sorrise nel sentire le voci
provenire dall’interno, come al solito le due donne stavano discutendo di
qualcosa animatamente. Da quando Joyce era tornata ad essere sobria,
l’atmosfera in quella casa era cambiata completamente. Prima dall’abitazione
proveniva solo silenzio, ma adesso ogni volta che andava a trovare la sua
ragazza, poteva sentire provenire dall’interno i tipici suoni e rumori di una
casa vissuta e non all’apparenza disabitata. Suonò il campanello e poco dopo
comparve Buffy sull’uscio con un’espressione esasperata “Mi sta facendo
impazzire” esordì la ragazza con un sospiro e sospingendolo ad entrare
tirandolo per un braccio “Ciao” le sorrise Angel prima di darle un rapido bacio
sulle labbra “Che succede?” chiese poi avviandosi verso la cucina da dove
proveniva un buon profumo e dove si trovava sicuramente Joyce alle prese con i
fornelli “Oh, ciao Angel” lo salutò la donna indaffarata con una teglia piena
di patate “E’ quasi pronto…manca solo…” “Tutto!” esclamò Buffy indicando la
tavola piena di alimenti ancora da cucinare “Le avevo detto che questa roba
doveva essere cucinata prima, ma lei ha iniziato solo mezzora fa e ancora non è
pronto niente” spiegò Buffy sempre più esasperata “Non importa…” cercò di
calmarla Angel posando una mano sulla sua schiena e spingendola di nuovo verso
la porta “Perché non ce ne andiamo in sala mentre tua madre prepara la cena con
calma” “Si, si, andate” li incoraggiò Joyce, nonostante avesse davvero bisogno
di un aiuto in cucina, probabilmente preferiva evitare di litigare con sua
figlia e preparare la cena da sola. “Vi chiamo quando è pronto” “Ah bene,
allora stiamo messi bene!” sbottò Buffy prima di uscire furente dalla cucina.
Angel lanciò un’occhiata verso Joyce “Che succede stasera?” chiese, rendendosi conto
che la ragazza era più nervosa del solito. Capitava spesso che le due donne
discutessero sulla gestione della casa, Buffy si era abituata troppo a fare
tutto da sola e adesso le era difficile lasciare tutto nelle mani della madre,
ma quella sera in particolare sembrava essere persino più scontrosa. “Non lo
so” rispose Joyce scrollando le spalle “Devo ammettere di non aver calcolato
bene i tempi e di essere rimasta un po’ indietro con il lavoro qui in cucina”
confessò la donna con un sorriso di scusa “Ma penso che Buffy sia arrabbiata
anche per qualcos’altro…” fece una pausa e poi allontanò lo sguardo dalle
patate che stava preparando per guardarlo negli occhi un po’ imbarazzata “Non
so…” iniziò a dire per poi bloccarsi di nuovo e riportare lo sguardo sulla
teglia “Non so se ho fatto qualcosa per farla arrabbiare…” “Joyce” la
interruppe Angel “Non si dia la colpa ogni volta che Buffy è un po’ arrabbiata,
per quello che ne sappiamo potrei anche essere io la causa del suo malumore”
“Angel!” sentirono la voce di Buffy che riecheggiava per la casa “Arrivo
subito” le rispose l’uomo iniziando già ad indietreggiare verso la porta
“Meglio che la raggiunga prima che inizi a pensare che stiamo complottando
qualcosa contro di lei” disse Angel con un sorriso, facendo ridere Joyce
“Ah…Angel” lo richiamò la donna poco prima che scomparisse dalla cucina
“Potresti per favore cercare di capire se sono io la causa di questo suo
comportamento?” chiese speranzosa posando il coltello con cui stava lavorando e
iniziando a mettere la teglia nel forno “Certamente, ma sono sicuro che lei non
ha fatto niente di male” la rassicurò l’uomo per poi affrettarsi a raggiungere
la sua ragazza.
Buffy
sedeva sulla poltrona in sala e sfogliava a malavoglia una rivista, quando
Angel fece il suo ingresso “Bene, mi fa piacere vedere che preferisci parlare
con mia madre che con me” sospirando l’uomo si sedette sul bracciolo accanto a
lei “Adesso non essere ingiusta. Lo sai che mi piace parlare con tutte e due”
le disse facendole l’occhiolino, ma la ragazza non apprezzò il suo scherzo e lo
guardò ancora più furente “Allora puoi benissimo tornartene in cucina!” esclamò
alzandosi in piedi e avviandosi verso la scala che portava al piano di sopra
“Buffy, Buffy…” la rincorse Angel “Dai, lo sai che stavo scherzando. Cos’hai
stasera?” la vide abbassare lo sguardo e poi si liberò dalla sua stretta
“Niente” disse cambiando direzione e dirigendosi verso la porta d’ingresso “Ho
bisogno di un po’ d’aria” sussurrò uscendo in veranda. Angel la seguì restando in
silenzio, davvero non sapeva cosa fare con lei in quel momento. Sicuramente
c’era qualcosa che l’affliggeva, ma non sapeva cosa fosse e l’unica cosa da
fare era aspettare e sperare che Buffy gli raccontasse tutto. La ragazza si
sedette sugli scalini e lui fece altrettanto, restando in silenzio e aspettando
che succedesse qualcosa. Passarono diversi minuti, però, in cui la coppia restò
in silenzio ad osservare la strada deserta, se non per qualche gatto randagio
che girava tra i cespugli di Revello Drive e un ragazzino che portava a spasso
il suo cane. “Buffy…” titubante Angel spezzò il silenzio sperando di non farla
arrabbiare ancora di più “Tua madre sta facendo del suo meglio…” “Lo so” sbottò
lei sospirando e passandosi una mano tra i capelli “Non è quello, solo…”
“Cosa?” la sospinse Angel, allontanandole una ciocca bionda dal viso “Non
volevo restare a casa questa sera” “Perché?” chiese lui confuso, in fondo non
era la prima volta che cenavano a casa di lei e non si era mai lamentata
“C’è…c’è una cosa che dovrei dirti e non volevo farlo di fronte a mia madre”
“Oh” Angel restò sorpreso, proprio non sapeva cosa potesse essere questa cosa
che doveva dirgli. Ormai uscivano insieme da molto tempo, adesso potevano anche
frequentarsi senza preoccuparsi che gli altri lo venissero a sapere dato che
lui non era più il suo insegnante da mesi. Joyce era stata scontrosa nei suoi
confronti all’inizio, ma quell’ostacolo lo avevano superato da tempo e la donna
non poteva essere più felice per loro. Quindi cosa poteva esserci di tanto
importante da doverne parlare in segreto e che la rendeva tanto nervosa al
punto da trattare male chiunque? “Vuoi…” iniziò a dire Angel, ma un nodo alla
gola non gli permise di aggiungere altro. Respirò profondamente e fissò lo
sguardo in strada sul bambino che cercava inutilmente di tirare il cane verso
casa “Stai pensando di rompere con me?” chiese tutto d’un fiato rifiutandosi di
guardarla negli occhi fino a che non avesse sentito la sua risposta. In fondo
Buffy era giovane, molto più giovane di lui e probabilmente si sentiva in
trappola in quella relazione troppo seria. “Non te ne farei una colpa, voglio
dire io sono più grande di te e…” “Cosa diavolo stai dicendo?” lo interruppe
Buffy “Vuoi rompere con me?” chiese ripetendo le sue stesse parole “NO! Io no!”
esclamò Angel trovando finalmente il coraggio di voltarsi a guardarla “E tu?”
chiese sottovoce, ancora spaventato da ciò che avrebbe potuto dire lei
“Neanch’io” rispose Buffy sempre più confusa “Perché stiamo parlando di questo
se nessuno dei due vuole rompere con l’altro?” chiese corrugando la fronte “Non
lo so” ridacchiò Angel lasciando che la tensione che si era creata dentro di
lui in quei pochi minuti scivolasse via. “Allora di cosa vuoi parlarmi?” chiese
infine, quando si rese conto che se anche Buffy non voleva rompere con lui,
apparentemente c’era comunque qualcosa di importante che voleva dirgli. “Non è
facile per me dirti…questa cosa” balbettò giocando con le maniche del suo
maglione nero “Quindi sii paziente, ok?” Angel annuì e la ragazza iniziò a parlare senza sosta
“Ricordi quando hai detto…” s’interruppe e sospirò scuotendo la testa “Quando
ho detto cosa?” chiese Angel, voleva davvero lasciarle il tempo per trovare le
parole giuste, ma stava anche iniziando a preoccuparsi per quello che la
ragazza stava cercando di dirgli “Niente, lascia stare” per un momento Angel
pensò che Buffy avesse cambiato idea e non avesse intenzione di dirgli più
niente, ma lei riprese a parlare voltandosi verso di lui questa volta con uno
sguardo sicuro e determinato “Sono incinta” esclamò tutto d’un fiato e
continuando a guardarlo in attesa di una sua reazione. Angel non riuscì a
trattenersi e scoppiò a ridere, ma cercò subito di trattenersi quando vide
l’espressione confusa e sconvolta sul volto di lei “Mi dispiace…non avrei
dovuto ridere, solo…” si lasciò sfuggire un’altra risata, ma questa volta la
ragazza lo rimproverò verbalmente “Angel! Smettila di ridere, non è affatto
divertente!” Buffy aveva sicuramente ragione, la prima volta che gli aveva detto
di essere incinta le aveva urlato contro e adesso le rideva in faccia,
sicuramente nessuna delle due erano reazioni adatte a quel tipo di situazione,
quindi cercò di restare serio per lei. “Mi dispiace davvero tanto” disse con un
sorriso “Ma davvero sei incinta?” “Si!” esclamò oltraggiata Buffy “Cosa credi?
Pensi davvero che potrei scherzare su una cosa simile dopo quello che abbiamo
passato?” “No, certo che no. Però devi ammettere che è strano…voglio dire,
siamo sempre stati attenti” la vide abbassare lo sguardo colpevole “Non lo
siamo stati?” chiese titubante cercando di convincerla a guardarlo negli occhi
“Buffy…ehi, Buffy” la chiamò facendole sollevare lo sguardo “Non sono
arrabbiato, non sto cercando un motivo per darti la colpa di questa gravidanza.
So bene di non aver reagito bene la prima volta che ci siamo trovati in questa
situazione, ma è proprio a questo che servono gli errori…ad imparare per poter
fare meglio la volta dopo. Non farò lo stesso errore, prenderemo insieme
qualsiasi decisione ci sarà da prendere e affronteremo tutto insieme,
d’accordo?” lei annuì con gli occhi lucidi per le lacrime “Solo che non capisco
davvero come possa essere successo…vorrei solo capire” chiese Angel ancora
confuso “Quando è successo?” la ragazza si asciugò gli occhi e si tolse i
capelli dal viso prima di iniziare a parlare con voce sommessa “Ricordi la sera
che siamo andati al cinema a vedere quel film francese…” “Me lo ricordo” le
sorrise Angel malizioso. Ricordava molto bene quella serata trascorsa insieme a
Buffy. Erano passate delle settimane da quando lui aveva smesso ufficialmente
di essere il suo insegnante e aveva voluto portarla fuori per un vero
appuntamento. Così aveva scelto un bel ristorante, aveva scelto un bel film
romantico al cinema e si era presentato davanti a casa sua quella stessa sera
alle 7 con un mazzo di fiori. La serata era stata stupenda, ma durante il film
si era venuta a creare un’atmosfera imbarazzante quando entrambi si erano resi
conto che il film non apparteneva propriamente al genere romantico. Erano
usciti dalla sala tesi, eccitati e desiderosi di trovare un luogo appartato
solo per loro due. “Beh, allora ti ricordi anche cos’è successo dopo?” riprese
a dire Buffy distogliendolo dai suoi ricordi “Certo” rispose accarezzandole una
mano “Credo che sia successo allora” spiegò la ragazza “Perché la mattina dopo
sono andata a prendere la scatola con tutte le mie pillole contraccettive e ho
visto che era vuota. Mi sono fatta prendere dal panico, ma poi mi sono
ricordata di aver lasciato la scatola nuova a casa mia e ho pensato che avrei
potuto prenderla una volta rientrata. Il problema è che devo essermene
scordata, perché ricordo che il giorno dopo quando sono andata a prendere la
pillola all’orario stabilito mi sono accorta che ce n’era una in più. Ho
pensato che non ci fossero problemi, che se continuavo a prenderla regolarmente
non sarebbe successo niente…” scosse la testa e lo guardò negli occhi con le
lacrime che le scorrevano sulle guance “Mi dispiace” Angel l’abbracciò “Oh
Buffy, non c’è niente di cui dispiacersi. Non ti preoccupare, te l’ho detto,
questa volta l’affronteremo insieme” si scostò per poterla guardare di nuovo
negli occhi e le asciugò le lacrime “Probabilmente se lo avessimo fatto una
volta sola non sarebbe successo niente” le disse sorridendo “Ma se non ricordo
male, in quel periodo eravamo piuttosto…come posso dire…focosi” lei si lasciò
scappare una risatina “Quel giorno soltanto lo abbiamo fatto…” sollevò lo
sguardo pensieroso e iniziò ad elencare le varie occasioni usando le dita
“quella mattina nella doccia, nel vicolo dietro l’Espresso Pump quando sono
venuto a prenderti dopo il tuo turno, addirittura nei bagni del dormitorio di
Willow…ricordi?” Buffy sorrise imbarazzata al pensiero. Erano andati ad aiutare
la sua amica a spostare le sue cose dal dormitorio dell’università in un
piccolo appartamento che lei e Oz avevano affittato insieme. Durante il
trasloco, però, Angel non aveva fatto altro che lanciarle sguardi maliziosi e
toccarla non appena ne aveva l’occasione. Così quando si erano incontrati lungo
il corridoio ognuno con una scatola piena da caricare sul furgone di Oz,
avevano fatto una scappatella in bagno sperando che nessuno notasse la loro
assenza. “Si, me lo ricordo” ammise alla fine la ragazza “Senza contare che non
ricordo neanche quante volte lo abbiamo fatto quella stessa notte, quando sei
rimasta di nuovo nel mio appartamento nonostante tua madre ti avesse detto che
ti voleva a casa” concluse Angel “Già, era furiosa quando sono tornata” esclamò
Buffy con una smorfia, ripensando alla sfuriata che la donna le aveva fatto il
mattino seguente. Ricordava molto bene quel litigio con sua madre, perché era
stata la prima volta dopo tanto tempo che si era sentita una figlia e non un
genitore. “Mi dispiace tanto, avrei dovuto pensare che una cosa simile potesse
succedere” ammise alla fine, tornando a concentrarsi sul problema del momento.
“Buffy, non scusarti. Non credi che sia un’ottima occasione per noi?” la
ragazza non rispose “Tu vuoi tenerlo, no?” chiese Angel titubante e Buffy lo
guardò negli occhi spaventata “Perché? Tu no?” “Certo che si, ma forse tu non
ti senti pronta…io, farò tutto quello che vuoi” “Io voglio tenerlo” affermò
Buffy, ormai sempre più sicura di sé. La prima volta aveva commesso un errore,
avrebbe potuto benissimo tenere quel bambino e crescerlo da sola oppure insieme
ad Angel visto come erano andate le cose tra di loro. Adesso stavano insieme e
quella era una ragione in più per tenere questo bambino, inoltre non avrebbe
commesso di nuovo lo stesso errore. Quando aveva scoperto di essere incinta
aveva promesso a se stessa e a suo figlio che lo avrebbe tenuto, amato e che si
sarebbe presa cura di lui con o senza l’aiuto di Angel. L’uomo però sembrava
intenzionato a fare la stessa cosa e quello rendeva tutto più semplice. “Allora
avremo questo bambino, lo aiuteremo a crescere e lo vedremo rivoltarsi contro di noi quando
diventerà un adolescente” concluse con un sorriso e Buffy non poté far altro se
non baciarlo con tutto l’amore che provava per lui. “Allora…” disse Angel
allontanandosi dalle sue labbra “visto che siamo in vena di discorsi seri…” si
avvicinò per baciarla di nuovo “Vuoi sposarmi?” Buffy rise, mentre altre
lacrime le solcavano il volto “Ehi…” le disse Angel passando un pollice sulla
sua guancia fredda “Se non vuoi non importa, possiamo sempre aspettare e…” ma
Buffy scosse la testa “No, lo voglio…davvero, lo voglio” rispose con un sorriso
e gli occhi ancora pieni di lacrime, ma questa volta erano lacrime di gioia.
Restarono seduti sui gradini di casa Summers a baciarsi e a stringersi l’uno
all’altra in attesa che Joyce li chiamasse per la cena. Avevano due belle
notizie da festeggiare quella sera.
THE
END