TEACHER’S PET

 

 

Autore: Buffy09

 

Rating: NC17

 

Timeline: AU.

 

Sommario: Il più grande cliché di tutti i tempi. Angel è un professore alla Hemery High e Buffy ovviamente è una sua studentessa.

 

Coppia: Buffy/Angel

 

Disclamer: I personaggi e i luoghi descritti non sono di mia proprietà, ma di JW, della WB e della UPN.

 

 

 

 

Capitolo 1

 

 

 

Angel O’Connor, come ogni mattina, fece il suo ingresso nella propria aula di storia portando con sé vari libri e fascicoli necessari alla lezione del giorno. Lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro sopra alla grande lavagna nera e vide che mancavano solo 10 munti prima dell’inizio delle lezioni. Aveva appena il tempo necessario per prepararsi, avrebbe voluto farlo la sera prima, ma aveva chiamato sua madre e lo aveva tenuto al telefono più a lungo del solito per sgridarlo del fatto che non chiamava mai per far sapere come stava. Era comprensibile, ma da quando aveva accettato quel lavoro due mesi prima aveva scoperto a sue spese che fare il docente al liceo non era cosa facile. Tra cheerleader, giocatori di football, studenti problematici e gli altri docenti competitivi, di certo non era quello che si era aspettato. Aveva concluso i suoi studi in storia all’università di Dublino, dove ancora si trovava la sua famiglia, specializzandosi in storia americana per poter coronare il suo sogno. Nel profondo, infatti, sapeva che voleva andare a vivere negli Stati Uniti e non appena ne aveva avuto la possibilità lo aveva fatto. Dopo aver insegnato per più di un anno in una scuola media a Dublino e poi per sei mesi in un liceo di Galway, aveva fatto le valige ed era partito alla volta di Los Angeles. Qui, dopo aver fatto gli esami per ottenere l’abilitazione per insegnare sul territorio americano, era rimasto senza lavoro a lungo e aveva iniziato a dubitare che il suo sogno potesse avverarsi. Poi era giunta la chiamata da parte del Preside Flutie della Hemery High School, la scuola pubblica che si trovava a Sud della città di Los Angeles. Non ci aveva pensato due volte e aveva accettato il posto per insegnare lì proprio due mesi prima. Ormai aveva iniziato ad abituarsi al ritmo di quella scuola: preparava le lezioni la sera precedente e tutto filava liscio al mattino. Quella, però, non sembrava essere la sua giornata fortunata e, quando gli studenti entrarono in aula per la prima ora salutandolo uno dopo l’altro con una serie di “Buongiorno” e “Salve Signor O’Connor”, lui non aveva finito di prepararsi come avrebbe voluto.

 

“Buongiorno, Signor O’Connor” lo salutò il capitano delle cheerleader Buffy Summers entrando in aula con il suo gruppo di amiche. Quella ragazza era la sua morte, il suo punto debole, il suo…non sapeva quali altre metafore usare, ma lei era tutto quello e molto di più. Lunghi capelli biondi, occhi verdi luminosi e profondi, un corpo pieno e sodo e un sorriso che illuminava le sue giornate più di ogni altra cosa al mondo. Era ben consapevole del fatto che fosse minorenne e molto, molto più giovane di lui, ma com’era quel detto? Al cuore non si comanda. Purtroppo, secondo le leggi degli Stati Uniti, era illegale non solo per la loro differenza di età, ma anche per la situazione in cui si trovavano. Lui era il suo insegnante e lei era la sua studentessa. Se lo ripeteva ogni mattina, ogni volta che la vedeva in classe, per il corridoio o in mensa, ma nonostante questo non riusciva a non rivolgerle particolari attenzioni. Così rispose al suo saluto, nonostante non lo avesse fatto con gli altri suoi studenti “Buongiorno, Summers” La vide sedersi al suo solito posto, mentre le sue amiche si sedevano tutte intorno a lei, la vide tirar fuori il suo blocco e la penna per prepararsi alla lezione. Quella mattina indossava una gonna beige con una cannottierina rosa chiaro, gli stivali dello stesso colore si potevano vedere da sotto il banchetto dove aveva accavallato le gambe, le sue stupende gambe abbronzate. “Professore, oggi cosa ci spiega?” chiese una delle sue amiche, Harmony Kendall, che ovviamente non era interessata davvero alla lezione, stava solo flirtando apertamente con lui come ogni giorno. “La guerra civile” si limitò a rispondere Angel, senza prestarle molta attenzione, alzandosi in piedi per poi poggiarsi contro la scrivania e iniziare la sua prima lezione della giornata.

 

 

 

La campanella suonò un’ora dopo e Angel vide tutti gli studenti che si affrettavano a mettere a posto le loro cose “Ah, ragazzi! Mi raccomando, ricordate che abbiamo il test lunedì.” Tutti si lasciarono sfuggire dei lamenti, ma lui non se la prese, in fondo faceva parte del suo lavoro. Raccolse i suoi fascicoli e li rimise nella cartella, intanto che i suoi studenti uscivano dall’aula. Mentre tirava fuori i suoi appunti sulla seconda guerra mondiale per la lezione con gli studenti dell’ultimo anno che stavano per arrivare, sentì un lieve odore di vaniglia e alzò gli occhi sapendo che lei gli stava passando accanto. Ormai riconosceva anche il suo profumo e questa cosa lo preoccupava sempre di più. Cercò in tutti i modi di evitarlo, ma alla fine sollevò lo sguardo e incrociò il suo “A domani, Signor O’Connor” disse quella voce che aveva imparato ad amare “A domani, Summers” Non riuscì nemmeno a trattenersi dal posare lo sguardo sulla curva del suo sedere, che si muoveva al ritmo di una musica che solo lei sentiva. Era un pervertito, si sentiva tale e lo sapeva. Continuava a ripetersi che non era un reato apprezzare la bellezza di Buffy Summers da lontano, ma dentro di sé sapeva che prima o poi avrebbe seguito il suo istinto e avrebbe commesso un errore, probabilmente l’errore più bello della sua vita.

 

Osservò il nuovo gruppo di studenti fare il suo ingresso e si preparò alla nuova lezione, cercando di allontanare dalla mente le immagini provocanti di una Buffy nuda, sdraiata nel suo letto, sotto le lenzuola rosso sangue che lo aspettava dopo una dura giornata di lavoro. Gli bastò veder entrare in aula Riley Finn, capitano della squadra di football della scuola, per allontanare quei pensieri inappropriati. Quel ragazzo era il suo incubo, era il classico tipo palestrato che tutte le ragazze volevano ed era il tipo di ragazzo che aveva evitato come la peste durante i suoi anni di liceo a Dublino. Non gli erano mai piaciute le persone come lui e adesso aveva un motivo in più per odiarlo: era il ragazzo di Buffy Summers. Ovvio, il capitano della squadra di football che sta con il capitano delle cheerleader. Il principe e la principessa. Angel era d’accordo su colei che interpretava la principessa, ma se fosse stato lui il regista avrebbe scelto qualcun altro per la parte del principe. Magari se stesso.

 

Quando era arrivato alla Hemery si era innamorato subito di Buffy Summers, nel preciso istante in cui l’aveva vista seduta sugli scalini all’ingresso della scuola, che mangiava un lecca lecca nel modo più innocente possibile e al tempo stesso in maniera maliziosa. Con il tempo aveva imparato di più sul suo conto, per esempio che avrebbe frequentato il suo corso di storia per tutto l’anno scolastico, che aveva una buona media, che era capitano delle cheerleader non da molto e anche che Riley Finn era il suo ragazzo da un po’ di tempo. Purtroppo per il ragazzo da quel momento aveva iniziato ad avere seri problemi con la storia. Lui non riusciva a capire il perché e continuava ad impegnarsi, come avrebbe potuto fare una scimmia, senza offesa per l’animale in questione, ma le cose non miglioravano. Il poveretto non sapeva che avere la ragazza più bella della scuola aveva sempre un prezzo, nel suo caso la sua sufficienza a storia. Al pensiero Angel non riuscì a reprimere un sorriso, probabilmente avrebbe dovuto seguire i corsi estivi e non avrebbe avuto tempo per stare con Buffy. Che peccato!

 

Smise di sorridere sornione quando notò uno studente in prima fila che lo osservava confuso, schiarendosi la gola iniziò la lezione accertandosi di fare qualche domanda trabocchetto a Finn, giusto per rendere il tutto più interessante. Sapeva bene che non era un comportamento adatto, che era poco professionale, ma stava sempre molto attento a non esagerare e far diventare la cosa troppo personale. In quel modo sembrava che fosse solo un professore che sprona un suo studente a dare di più. Certo, come no!

 

 

 

Anche quella seconda ora terminò e Angel fu ben felice di lasciare liberi gli studenti. Si era divertito a stuzzicare Finn, ma la propria repulsione nei suoi confronti era più forte e quindi era una liberazione vederlo uscire. Non altrettanto piacevole fu la vista di Buffy che lo baciava fuori dalla sua classe. Probabilmente la ragazza aveva avuto un’ora libera e aveva aspettato Finn fuori dall’aula per poi incamminarsi insieme verso la classe di Informatica, lezione che i due liceali avevano insieme. Si, Angel si rendeva conto di essere un caso clinico dato che conosceva anche gli orari delle sue lezioni, ma quello non era il punto. Il punto era che non poteva sopportare la vista di lei che si sporgeva verso quel cretino di Finn per baciarlo sulle labbra, posando le mani sulle braccia muscolose di lui. C’era fin troppa intimità in quel semplice gesto e non riuscì proprio a trattenersi. “Signorina Summers” chiamò con tono autoritario prima di poterselo impedire “Può venire dentro un minuto?”. La ragazza sembrò confusa, ma fece lo stesso cenno a Riley di aspettarla fuori ed entrò in aula “C’è qualche problema, professore?” chiese con fare innocente “Credo che lei conosca bene le regole di questa scuola? Non frequenta la Hemery da ormai tre anni?” “Si” rispose lei, con voce meno sicura di prima. Probabilmente aveva capito quel era il problema “Allora?” chiese Angel sempre con tono autoritario, aspettando che fosse lei ad ammettere da sola il proprio errore “Non succederà più, professor O’Connor” disse sinceramente dispiaciuta “Cosa non succederà più, Summers?” continuò Angel imperterrito. Avrebbe tanto voluto stringerla e baciarla dappertutto, mandando al diavolo le regole della scuola, ma fintanto che lei violava quelle regole con un altro ragazzo avrebbe fatto in modo che fossero propriamente rispettate. “Non bacerò più il mio ragazzo lungo i corridoi della scuola” sentirle pronunciare quelle parole lo rese quasi contento, lo ripagò in parte dal dolore di aver assistito alla scena. “Sa bene quanto me che le effusioni non sono gradite alla Hemery” “Certo, professore. Lo so bene” “D’accordo. Può andare.” Lei fece un passo indietro continuando a guardarlo, così lui sollevò lo sguardo dal foglio che teneva in mano e notò lo strano sorriso sul volto di lei “Arrivederci, professore” disse improvvisamente Buffy, poi fuggì via.

 

 

 

Capitolo 2

 

 

 

Buffy prese Riley per mano e lo trascinò lontano dall’aula di storia del professor O’Connor. “Cosa voleva quel cretino?” chiese con astio il ragazzo “Riley, non essere cattivo” “Oh andiamo Buffy. Io cattivo?! E allora lui? Ce l’ha sempre con me!” disse risentito, mentre insieme si incamminavano verso la lezione di Informatica della professoressa Calendar. “Mi ha sgridata per via del bacio che ti ho dato” “Che cosa?” chiese lui sgomento e bloccandosi in mezzo al corridoio della scuola, attirando così l’attenzione di tutti su di loro. Buffy lo tirò per un braccio per spingerlo a proseguire “Si, lo sai che è vietato” “Certo che lo so, ma Buffy sono stupidaggini. Nessun professore fa più caso a queste cose. E poi, mica facevamo sesso contro gli armadietti!” “Vuoi abbassare la voce!” lo castigò la ragazza colpendogli un braccio con forza, lui le sorrise “Cosa c’è? Ti vergogni? Guarda che lo sanno tutti che facciamo sesso” lei lo guardò sbalordita “Che cosa? Come sarebbe lo sanno tutti?” lo spinse in un angolo leggermente appartato e lo mise spalle al muro “Piccola, siamo la coppia più popolare della scuola èe ovvio che la gente si aspetta che facciamo sesso. Tutti credevano che lo facevamo anche quando non era vero. E’ così che funziona” lei lo guardò ancora più furente “L’hai raccontato in giro?” “No…cioè solo a un paio di amici. Lo sai come funziona” Buffy gli voltò le spalle, cercando di non piangere. Certo che sapeva come funzionava. Sapeva che Riley lo avrebbe raccontato a tutta la squadra di football non appena ne avesse avuto l’occasione, ma non voleva sentirselo dire in quel modo, come se non importasse. Non era per il sesso, in fondo non le era mai importato trovare il ragazzo giusto per la sua prima volta o tutte quelle cose a cui pensavano le ragazze della sua età, si trattava più di privacy. Quelle cose riguardavano soltanto lei e il suo ragazzo, nessun altro, ma apparentemente Riley aveva sentito la necessità di spifferare tutto, anche quando lei gli aveva chiesto di non farlo “Avevi promesso che non l’avresti fatto” disse quasi senza più riuscire a trattenere le lacrime. “Buffy…” la prese per le spalle con gentilezza e la fece voltare verso di sé “Ehi, Buffy, mi dispiace. Lo sai com’è con i ragazzi. Dovevo dire qualcosa” le baciò la fronte “Comunque ho mantenuto lo stesso la promessa. Non ho dato i particolari, ho detto solo che ce la siamo spassata e che è stato bello. Ho detto la verità, no?” lei annuì. Non le piaceva il fatto che gli altri sapessero della sua vita sessuale, ma se Riley aveva detto ai suoi amici solo quello allora poteva dirsi contenta. In fondo non le era mai importato cosa pensassero di lei gli altri, perché iniziare in quel momento.

 

 

 

Quando la campanella suonò mettendo fine alla lezione di letteratura e annunciando la pausa pranzo, Buffy raccolse le sue cose e si recò in mensa. Prese la sua insalata condita e il suo budino e si diresse verso il tavolo delle cheerleader e dei giocatori di football. Prese posto accanto a Riley, che a stento la vide, troppo impegnato a parlare con i suoi amici dell’ultima partita che aveva visto in tv. Le sue amiche single, invece, parlavano di quali fossero i ragazzi più belli e i candidati per un futuro appuntamento, mentre quelle già impegnate lodavano i loro ragazzi facendo sentire delle nullità le altre. Era sempre la stessa cosa a pranzo, tutti chiacchieravano tranne lei. All’infuori di qualche “si” e “no” messo qua e là al posto giusto, Buffy passava l’ora dedicata al pranzo ad osservare il suo sogno proibito.

 

Il signor O’Connor. Non riusciva a credere che al mondo potesse esistere qualcuno così affascinante e al tempo stesso interessante e colto. Con capelli neri come il carbone e occhi color cioccolato, labbra sottili e una voce suadente che faceva apparire anche la storia degna di essere ascoltata. Ma non imparata, purtroppo la sua repulsione per la materia era ancora un grande problema per lei. O’Connor, però, non sembrava accorgersene o forse…lasciò quel pensiero in sospeso. Davvero non sapeva cosa pensare riguardo le semplici, ma costanti attenzioni che riceveva dall’insegnante. Aveva iniziato a notarlo da poco, ma più il tempo passava e più si convinceva che c’era qualcosa sotto. Come prima, di fronte alla sua aula, l’aveva ripresa per aver dato un semplice e casto bacio a quello che tutti sapevano era il suo ragazzo. Era ovvio che si baciass ero . Lui, però, l’aveva sgridata con quella sua voce stupenda, una voce che la notte immaginava accanto a sé a sussurrarle sconcezze o tenerezze a seconda dell’umore. L’aveva trattata come una bambina a cui dovevano essere insegnate le buone maniere e lui era lì per svolgere quel preciso compito. L’aveva sgridata come se, invece che in un’aula, si trovassero in una camera da letto e lui fosse l’amante che voleva dominarla.

 

L’insegnante, in quel momento si trovava al suo solito posto, in un angolo della mensa, lontano dai suoi colleghi, e leggeva un libro. Da quella distanza Buffy non poteva leggere quale fosse il titolo del libro, ma riusciva a vedere bene le sue mani. Le sue grandi mani, con dita lunghe e forti che riusciva a immaginare mentre le facevano di tutto. Buffy si sentì arrossire improvvisamente, mentre nella sua mente si faceva strada l’immagine del suo professore con le mani su per la sua gonna, che la faceva sentire come mai nessuno era riuscito a fare. Certo, fino a che la sua esperienza sessuale restava legata alle notti passate con Riley, di certo non era difficile trovare qualcuno che ci sapesse fare un po’ meglio. Ma Buffy era certa che nessuno avrebbe potuto battere il signor O’Connor nell’arte del piacere della carne.

 

Sobbalzò improvvisamente quando si rese conto che adesso anche lui la stava guardando dal lato opposto della mensa. Non sapendo bene cosa fare, se salutarlo o voltare lo sguardo altrove fingendo indifferenza, Buffy scelse un approccio più diretto. Continuò a guardarlo negli occhi, come se cercasse di capire quali fossero le sue intenzioni. Avrebbe voluto andare fino al suo tavolo e affrontarlo una volta per tutte, mettendo così fine al suo tormento. Sapeva bene, però, che non avrebbe mai avuto il coraggio di farlo. Per il momento si accontentava di incontrarlo nei suoi sogni e di pensare a lui quando faceva sesso con Riley. Doveva accontentarsi di quello che aveva.

 

 

 

Buffy si sporse verso il lato del guidatore e baciò Riley sulla guancia di sfuggita “Grazie per il passaggio” lui le prese un braccio prima che potesse scendere dalla vettura “Ehi, non mi inviti a entrare” disse facendole l’occhiolino. Buffy sapeva bene che intenzioni aveva, ma dopo la piccola discussione che avevano avuto lungo i corridoi della scuola sui loro incontri intimi, preferiva rallentare un po’ con lui, se non frenare del tutto. “Riley, senti ho bisogno di un po’ di spazio. Lo capisci?” “Spazio?” chiese il ragazzo confuso “Si. Sai, ultimamente ho alcuni problemi personali e non voglio condizionare la tua vita. Voglio dire tu hai il football e devi pensare a vincere le partite. Non puoi pensare a me.” Decise che fare leva sulla sua passione era il modo migliore per rompere con lui, senza causare una scenata o problemi. “Sei sicura? Buffy, puoi dirmi quello che vuoi, lo sai” “Si, ma ho anche bisogno di stare un po’ per conto mio in questo momento. Mi spiace dirtelo così all’improvviso.” “No, hai fatto bene. ho la partita venerdì e dirmelo oggi…probabilmente e la cosa migliore” Buffy non riusciva neanche ad essere sconvolta per il ragionamento che aveva fatto Riley, in fondo aveva saputo fin dall’inizio che tipo era. Il classico capitano della squadra di football, che mette al primo posto lo sport, poi gli amici, la famiglia e poi la ragazza, che rappresentava più uno status symbol che altro. Si lasciarono da amici, decidendo che potevano sedere ugualmente allo stesso tavolo a mensa e frequentare la stessa compagnia.

 

Mentre si avviava verso la porta della sua abitazione, Buffy si chiese come mai all’improvviso sentiva come la sensazione che nella vita ci fosse di più che il liceo, gli amici e le cheerleader. In realtà lo aveva sempre saputo, ma era da un po’ di tempo che il suo cuore era come congelato, come se stesse aspettando qualcosa in particolare. Allontanando quei pensieri macabri, aprì la porta e chiamò sua madre senza aspettarsi realmente una risposta. All’inizio dell’estate suo padre Hank era partito per un viaggio d’affari con la segretaria in Spagna e non era più tornato. Da allora sua madre Joyce non si era più ripresa, nonostante Buffy avesse cercato in tutti i modi di farle capire che non ne valeva la pena e che insieme sarebbero andate avanti. Adesso la ragazza si sentiva come se non avesse neanche più una madre, dato che questa passava la maggior parte del tempo fuori casa oppure stesa sul divano a guardare televisione con il suo bicchiere di scotch in mano e la bottiglia tra le gambe. Per fortuna prima che tutto cambiasse la donna era stata una famosa scrittrice e giornalista e i soldi accumulati fino a quel momento bastavano per una vita, altrimenti Buffy si sarebbe trovata in guai ben peggiori di quelli.

 

Svoltò l’angolo che portava in sala e la vide addormentata sul vecchio divano, mentre alla tv davano una puntata di Happy Days. Si avvicinò al televisore e lo spense, per poi andare i cucina a controllare che fosse tutto in ordine. Come aveva pensato, c’erano i piatti della colazione di quella mattina ancora nel lavello, quindi piegò le maniche della maglia e iniziò a pulire tutto. Una volta terminato quel lavoro, prese la borsa con i libri e andò a studiare in camera. Conosceva a memoria la routine della sua vita. Al mattino sua madre le preparava la colazione come se fossero ancora una bella famiglia felice, poi lei andava a scuola e quando tornava Joyce era addormentata sul divano. Dopo aver riordinato la cucina, lei faceva i compiti fino a quando non sentiva sua madre borbottare in cucina mentre cercava di preparare la cena con i postumi di una sbornia. Lei l’aiutava fino a che non riprendeva a bere e a compiangersi, a quel punto Buffy usciva a fare due passi e quando tornava Joyce era di nuovo crollata sul divano. Poi si metteva a letto e sperava che al mattino cambiasse qualcosa, ma non succedeva mai.

 

 

 

Capitolo 3

 

 

 

Accidenti a lui! Angel O’Connor era bellissimo, ma ciò non toglieva che era stato malvagio nel creare le domande per il loro test del lunedì precedente. Aveva passato l’intera ora dedicata al compito a cercare di ricordare date e nomi, mentre il pomeriggio precedente si era limitata a studiare alcuni concetti generali. Alla fine aveva messo le crocette a caso sperando che la fortuna fosse seduta accanto a lei. Ma come dice quel detto? La fortuna è cieca. O piuttosto, pensò Buffy, ignorante in storia tanto quanto lo era lei! Infatti aveva preso una C!

 

Quella mattina O’Connor era entrato in classe in tutto il suo splendore, ma con cinque minuti di ritardo, cosa che aveva portato gli studenti a iniziare a fare congetture su un possibile boicottaggio se il professore non si presentava da un momento all’altro. Tutti avevano sospirato delusi quando Angel O’Connor aveva fatto il suo ingresso non solo pronto per la lezione, ma con i loro test corretti tra le mani. “Buongiorno ragazzi” Li aveva salutati, anche se il suo sguardo si era posato solo su di lei. Probabilmente aveva sul volto l’espressione di chi va al macello, dato che già sapeva di aver fallito il test. A quel punto il professore aveva iniziato a riconsegnare i fogli, dicendo a tutti che quella parte del programma era conclusa e che da quel momento avrebbero proseguito con la seconda parte. Quando le aveva dato il suo test, Buffy lo aveva lasciato sul banchetto per alcuni secondi prima di farsi forza e girarlo, per poi sospirare alla vista di quell’enorme C scritta in rosso. Il professore si era fermato accanto a lei e le aveva sfiorato delicatamente un braccio con un dito, in un modo talmente lieve che Buffy ancora adesso si chiedeva se non se lo fosse immaginato. A quel punto aveva detto, posando lo sguardo direttamente su di lei, “In ogni caso, per chiunque avesse avuto problemi con questa parte e volesse chiedermi dei chiarimenti…io sono qui per voi.” Buffy aveva continuato a fissarlo, mentre sulla pelle aveva ancora i brividi per il suo tocco, reale o immaginario che era stato.

 

Quando O’Connor distolse lo sguardo e incominciò la lezione, Buffy iniziò a riflettere seriamente sul brutto voto che aveva appena preso. Il suo primo pensiero andò a sua madre, cosa le avrebbe detto? Poi sorrise amaramente, Joyce Summers non era più in condizione di farle una ramanzina. Le veniva naturale pensare all’unico genitore che le era rimasto, ma in realtà ormai era padrona di se stessa. Sicuramente molti le avrebbero invidiato tanta indipendenza, avrebbe potuto portare un ragazzo a casa senza problemi, sua madre non se ne sarebbe accorta o non le sarebbe importato. Poteva prendere una C e non preoccuparsi della reazione di un genitore arrabbiato, ma in realtà le mancavano quelle cose. Le mancava avere un punto di riferimento e qualcuno che le imponesse delle regole. Essere indipendenti, aveva imparato nel tempo, voleva dire anche prendersi le proprie responsabilità. Di conseguenza non poteva fare come la sua amica Harmony, che aveva preso C e non si preoccupava minimamente in pieno stile adolescenziale, quando si tende a rimandare tutto a domani. Lei doveva affrontare il suo fallimento da sola e doveva trovare in fretta una soluzione al suo problema con la storia per non rischiare la bocciatura.

 

Attese che tutti riconsegnassero il loro compito al professor O’Connor e disse alle sue amiche che le avrebbe raggiunte a lezione di Chimica più tardi. In pochi minuti l’aula si svuotò e O’Connor restò seduto dietro la sua cattedra osservandola con uno strano ghigno. Per un attimo restò interdetta, non era pronta a restare da sola con lui in aula per più di due minuti, ma il suo problema con la storia e il suo senso del dovere erano più forti. Iniziò ad avvicinarsi a lui, abbandonando la sicurezza del proprio banchetto da studentessa “Fammi indovinare” disse lui, prima che lei potesse aprire bocca “Non credi di meritartelo” Quel suo modo di fare la infastidì, cosa credeva che fosse una ragazzina viziata? La prediletta di papà? “No, professore” disse, evitando di commentare le sue insinuazioni “Sapevo benissimo come sarebbe andata a finire. Senza offesa per la sua materia, ma la storia non mi piace” Se poteva fare l’impertinente lui, allora era concesso anche a lei! Il ghigno dell’uomo si trasformò in un sorriso gentile e Buffy si rilassò visibilmente “Come posso aiutarla in questa sua avversione, signorina Summers?” lei si avvicinò di più e gli riconsegnò il compito “Non può. Alcune cose non si cambiano, professore” disse sorridendo e sistemandosi meglio la borsa sulla spalla “Adesso ho lezione di Chimica e se non mi sbrigo farò tardi. Può dirmi quando ha un’ora libera per poter parlare del compito con calma?” Buffy lo vide alzarsi e fece un passo indietro istintivamente. Non riusciva a capire per quale motivo tra di loro ci fosse tanta tensione. O’Connor aprì il cassetto della sua cattedra e tirò fuori il blocco per le giustificazioni “Non serve, davvero” disse Buffy, comprendendo già le sue intenzioni “Summers, lascia che ti faccia una giustificazione per il ritardo. Non capita spesso che sia il professore ad offrirla, no?” Già, era proprio quello il problema. Non doveva ricevere favoreggiamenti, se lo era ripromesso nel momento in cui si era resa conto di quello che stava succedendo con il suo professore di storia. Le occhiate, i sorrisi, tutto stava ad indicare una sola cosa: stavano flirtando in maniera sfacciata. Fino a che la cosa restava tra loro e non influenzava nessun altro andava bene, ma si era ripromessa che se iniziava a sentirsi favoreggiata in alcun modo avrebbe affrontato la cosa. La C del suo test le aveva fatto pensare che non fosse così, ma quella giustificazione era superflua.  “Faccio in tempo se vado adesso, non c’è bisogno…” il professore le afferrò con gentilezza il gomito “Summers…” lei si immobilizzò e lo guardò negli occhi “Perché ti piace renderti la vita difficile?” terminò la frase con un sorriso. Buffy lasciò che la sua mano restasse sulla pelle scoperta del suo braccio, le dita di lui iniziarono a tracciare una linea immaginaria sulla carne. C’era un palese doppio senso nelle sue parole, di certo le stava chiedendo per quale motivo lottava contro quello che era ovvio sarebbe accaduto da un momento all’altro. Non sapeva proprio cosa rispondere, in fondo non aveva tutti i torti. Era passato tanto tempo da quando si era comportata da adolescente e aveva lasciato che fosse l’istinto a guidarla piuttosto che la ragione. Si sentiva come se da un giorno all’altro fosse diventata adulta e non c’era stato più spazio per la spensieratezza e per le decisioni avventate. Voleva sentire di nuovo quell’ebbrezza, l’ebbrezza di essere giovani.

 

 

 

Angel la guardò intensamente negli occhi, sembrava che stesse lottando con se stessa. Non avrebbe voluto metterla in una situazione come quella, ma il suo corpo si era mosso prima che potesse impedirglielo.

 

Quando aveva corretto il suo compito gli era dispiaciuto metterle quella C, ma era un test a crocette e non c’era modo di fingere che quello non fosse il voto che meritava. Aveva passato la serata a pensare a una soluzione, ma non l’aveva trovava e alla fine aveva deciso che avrebbe detto alla classe che potevano chiedere il suo aiuto. Avrebbe sopportato gli altri studenti che gli avrebbero chiesto una mano, pur di poter aiutare lei. E Buffy Summers non lo aveva deluso, con il suo caratteristico senso del dovere che trapelava in qualsiasi cosa facesse, era stata la prima a venire da lui.

 

Come erano passati da un semplice chiarimento riguardo al test, a lui che le accarezzava il braccio non lo sapeva, ma ne era contento. Si avvicinò di più a lei, per testare la sua risposta e quando vide che l’unica sua reazione fu un sospiro quasi di sconfitta, la baciò. La prese delicatamente per le spalle e la baciò, prima piano per vedere se lo respingeva, poi con più passione. Sorrise contro le sue labbra quando sentì le piccole mani calde di lei che si stringevano intorno al suo collo per poi afferrargli con forza i capelli. Spostò le braccia intorno alla sua vita per attirarla più vicina e al contatto dei loro corpi entrambi sospirarono. La sua intenzione era stata solo quella di farle capire una volta per tutte che il suo posto era tra le sue braccia, ma le cose gli stavano sfuggendo di mano. La sentì muoversi in maniera provocante contro di lui e ben presto potè sentire il proprio membro indurirsi al contatto con lo stomaco di lei. Con una sorta di ruggito, la sollevò e la fece sedere sulla scrivania, Buffy a sua volta aprì le gambe e lo attirò con forza a sé ricominciando a muoversi, sollevando i fianchi contro quelli di lui. “Summers” sospirò Angel, facendola ridere, ma quel suono cristallino lo riportò alla realtà “Summers?” chiese lei sollevando le sopracciglia e con il sorriso sulle labbra “Stiamo per farlo sulla cattedra dell’aula di storia…mi chiamo Buffy.” Ricominciò a muovere lentamente il bacino, posando le mani sui suoi fianchi per invitarlo a fare altrettanto, poi continuò “Oppure preferisce che ci chiamiamo per cognome? Devo chiamarla professor O’Connor?” sorrise maliziosa e Angel non resistette a baciare di nuovo quelle labbra. Aveva ragione, se continuavano così avrebbero finito per farlo sulla cattedra. Non poteva permettere che accadesse tutto in fretta. Se proprio doveva violare la legge voleva farlo come si deve. Decise quindi che non era il momento adatto per quelle cose e si tirò indietro sospirando. Si aspettava una sfuriata da parte di lei in pieno stile adolescenziale, ma quando la vide scendere dalla cattedra con un salto aggraziato senza protestare, restò sorpreso “Sta per dirmi che lei è il mio insegnante e non si può fare? Oppure vuole dirmi che ci vediamo dopo la scuola?” chiese lei sempre con il sorriso sulle labbra e un tono di sfida.

 

Angel restò a guardarla per un attimo, avrebbe tanto desiderato avere il coraggio di dirle che non era giusto, di dirle che era illegale. Non ce l’aveva, la voleva e non poteva farci niente. “Ci vediamo dopo la scuola” concluse abbassando leggermente il capo, come sconfitto, e tenendo il tono di voce basso. “Speravo che lo dicesse, professore” concluse lei enfatizzando l’ultima parola e baciandogli la guancia prima di avviarsi verso la porta. Prima di aprirla, però, si voltò di nuovo verso di lui “Sa, lei può anche avere un’ora libera adesso, ma io ho lezione. Non crede che questo sia il momento adatto per darmi quella giustificazione? E’ il minimo dopo che mi ha fatto fare tardi” gli fece l’occhiolino e Angel la guardò tornando a sorridere. Cosa poteva farci se era pazzo di quella ragazza?

 

 

 

Capitolo 4

 

 

 

Buffy si diresse verso la lezione di Chimica sentendosi più leggera, era come se si fosse tolta un enorme peso dallo stomaco. Frequentare il suo professore di storia poteva avere dei vantaggi e in più era il suo sogno proibito. Era perfetto! La vita non era stata generosa con lei e vivere seguendo le regole l’aveva portata ad un passo dall’insufficienza. Se il professore O’Connor voleva farsela, qual’era il problema? Lui avrebbe avuto quello che voleva; lei avrebbe probabilmente ottenuto almeno una B e anche un po’ di sano sesso. Non avrebbe dovuto affrontare le chiacchiere che i suoi coetanei si scambiavano tra di loro negli spogliatoi della palestra, anche perché O’Connor poteva finire nei guai se lo raccontava a qualcuno. E sicuramente O’Connor era mille volte meglio di Riley Finn a letto.

 

Sorridendo aprì la porta del laboratorio di Chimica e passò all’insegnante la giustificazione. Si sentiva ancora leggermente in colpa per quella, in fondo non avevano fatto ancora nulla e lui già la favoreggiava. Si sedette al suo posto e fece del suo meglio per ascoltare ciò che rimaneva della lezione. Riflettendo sul fatto che il suo futuro non era certo nel campo della chimica, Buffy rinunciò ad ascoltare le parole del professore e iniziò a fantasticare su quello che sarebbe stato il suo pomeriggio. Con O’Connor avevano deciso che si sarebbero visti dopo la scuola, ma forse non era stata una grande idea. Gli altri professori, gli altri studenti e perfino i genitori che venivano a riprendere i figli, potevano vederli andare via insieme. Avrebbero dovuto trovare un altro modo. Passò la maggior parte della lezione di Chimica e di quella di letteratura a pensare a come fare e quando arrivò l’ora dedicata al pranzo ancora non aveva trovato una soluzione. Purtroppo, Sunnydale era una piccola cittadina e le notizie viaggiavano in fretta. Lo sapeva bene lei, che ormai da mesi nascondeva la sua condizione familiare a tutti. Era diventata un’esperta nell’inventare scuse o bugie, ma per quella nuova situazione non riusciva a trovare nulla di costruttivo. Tranne forse la cosa più banale: fare tutto alla luce del sole.

 

Entrando in sala mensa lo vide seduto al suo solito posto e si diresse dritta verso di lui “Professore?” lui sollevò lo sguardo allarmato “Possiamo parlare del mio compito durante questa pausa pranzo?” gli sorrise cordiale, mentre gli altri docenti seduti nelle vicinanze li osservavano. O’Connor sembrava indeciso e continuò a guardarla come se le fossero spuntate due teste. Ad un tratto accadde quello che aveva sperato e per cui aveva pregato.

 

 

 

“O’Connor?” la voce del preside Flutie si sentì per tutta la mensa “Si, signore” rispose l’altro “La signorina Summers sembra avere dei problemi con la sua materia, giusto?” “Si, infatti” “Allora?” domandò, come se la risposta a quella domanda fosse ovvia. Angel lo guardò senza capire quale dovesse essere la sua prossima mossa e il preside lo rimproverò “La sua pausa pranzo è più importante dei problemi scolastici dei suoi studenti?” “Oh” esclamò, comprendendo dove voleva arrivare il preside “Certo che no, preside Flutie” Raccolse in fretta il suo pranzo e fece cenno a Buffy di seguirlo “Possiamo controllare il tuo test insieme. Veni, lo tengo nella mia aula” si allontanarono sotto lo sguardo d’approvazione del preside della Hemery High.

 

Angel non riusciva a smettere di sorridere, mentre si avviava con quella piccola volpe verso la sua aula. Aprì la porta e la fece entrare, poi la richiuse dietro di sé e disse “Immagino che ti senti fiera di te” In effetti, poteva esserlo. Far capire al preside che aveva problemi con la sua materia avrebbe fatto si che questi non credesse a nessuna probabile chiacchiera che si fosse sparsa sul loro conto. La ragazza posò il proprio pranzo su un banchetto e fece una piccola giravolta “Non dovrei?” chiese sorridendo, ma lui rispose scuotendo la testa. Quel gesto evidentemente la fece arrabbiare “Ho trovato la soluzione migliore e tu cosa fai? Ti lamenti?” “Non è questo” cercò di spiegare, avvicinandosi alla cattedra per posare anche lui il suo pranzo. Le si avvicinò e sorridendo le sussurrò in un orecchio “E’ solo che non riesco a credere al guaio in cui mi sono andato a cacciare” Lei sorrise, sembrava soddisfatta della risposta “Credi che io sia un guaio?” chiese allegramente sedendosi sulla cattedra con un piccolo salto. Angel prese una sedia nell’angolo della stanza e la mise accanto a quella destinata al professore, poi le diede un buffetto sulle ginocchia facendole cenno di scendere. Lei roteò gli occhi e, sempre con il solito salto, scese dalla cattedra per sedersi con disinvoltura sulla sedia accavallando le gambe. Angel prese il sacco del pranzo dal banchetto dove la ragazza lo aveva posato e glielo porse “Mangia” Lei sollevò le sopracciglia “Che fai? Cominci già a darmi ordini?” poi con un sorriso malizioso aggiunse “Se non lo faccio mi sculacci?” Angel sospirò, se non prendeva in mano le redini della situazione le cose ben presto gli sarebbero sfuggite di mano. Soprattutto se lei continuava a fare certe allusioni. Si sedette accanto a lei e aprì il cassetto della scrivania tirando fuori il suo test con la C scritta in rosso “Cosa fai?” chiese lei. Sembrava quasi sconvolta, probabilmente non se lo aspettava. “Hai detto che volevi rivedere il tuo compito” lo posò in bella vista sul mobile di fronte a loro. Lei posò una mano sul pezzo di carta e lo guardò quasi furente “Sei pazzo! Era una scusa! Non me ne frega niente del compito!” Angel si tirò indietro, come se lei lo avesse appena schiaffeggiato. Certo, sapeva benissimo che lei non aveva messo in atto quel piano per ricontrollare gli errori del compito, ma non si era aspettato neanche una cosa del genere. “Non ti importa? Allora perché dopo la lezione sei venuta da me?” La ragazza sembrò presa in contropiede “Volevo…, prima volevo sapere gli errori che avevo fatto…” “E adesso?” la sospinse lui “Voglio saperli ancora, ma non intendevo dire proprio adesso” abbassò lo sguardo. Tutta la sua spavalderia era sparita e Angel sorrise. Gli piaceva di più così. “E che cosa intendevi dire?” lei continuava ad evitare il suo sguardo “E’ solo che…non volevo…” la sentì sospirare e alla fine sollevò gli occhi su di lui e disse quasi balbettando “Hai detto che potevamo vederci dopo la scuola, ma non sapevo come fare perché all’uscita da scuola c’è tanta gente. Ci avrebbero visto sicuramente…” si bloccò quando lui le poggiò la mano sul ginocchio “Buffy, rilassati. Non succederà nulla” la vide corrugare la fronte “Se tu non vuoi” concluse. “Non vedere questa situazione come un quid pro quo. Non voglio che tu vieni a letto con me per avere una A” “No!” esclamò lei in fretta, posando la mano su quella di lui ancora posata sul suo ginocchio “Cioè…non che non ci spero” tornò a sorridere sorniona “Ma non è il mio primo pensiero”

 

Prima che potesse chiedersi cosa stesse facendo, Angel iniziò a far salire la mano lungo la gamba della ragazza. Le accarezzò la coscia avvolta nel jeans, passando prima sul lato esterno per poi avvicinarsi alla parte interna. La vide poggiarsi indietro contro lo schienale della sedia, si stava rilassando sotto il suo tocco: lo stava lasciando fare. Avendo ottenuto il suo consenso, tutti i pensieri razionali abbandonarono la mente di Angel. Si chinò a baciarle il collo scoperto, mentre con entrambe le mani le slacciava il bottone del jeans per poi passare ad abbassare la zip. “Perché non hai messo la gonna oggi?” le chiese in un sussurro, infilando le mani sotto l’elastico delle mutandine. Lei rispose con un gemito e si lasciò toccare come Angel non aveva mai sperato di fare. La baciò con passione continuando ad accarezzarla e schiacciandola contro la sedia, si sentì afferrare per le spalle con forza e poi una mano di lei si posò sul suo polso. Cercava di affrettare i suoi movimenti “Rilassati” le sussurrò contro le labbra per poi scendere a succhiarle il collo “Angel…” Il ragazzo alzò lo sguardo sul suo volto e incontrò gli occhi di lei, che lo fissavano. Era la prima volta che lo chiamava per nome, ma d’altronde aveva le mani dentro i suoi slip, dentro di lei. Come doveva chiamarlo? Professore? Dovette abbandonare quei pensieri scabrosi quando sentì di nuovo la voce della ragazza “Se…se qualcuno dovesse entrare…” riuscì a dire tra i gemiti. Angel si voltò di scatto verso la porta e capì per quale motivo la ragazza voleva affrettare le cose. In qualunque momento potevano essere scoperti, si erano lasciati trasportare e così rischiavano di essere scoperti prima ancora che potessero iniziare. Buffy si sistemò meglio sulla sedia, in modo da potergli dare maggior accesso e Angel non se lo fece ripetere due volte. Infilò un terzo dito dentro di lei e iniziò a spingere più forte, stuzzicandole anche il clitoride con il pollice. L’altra mano si posò su un seno e lo accarezzò attraverso il cotone della maglietta e del reggiseno. Sentì il suo respiro aumentare rapidamente, le pareti della sua femminilità stringersi con forza intorno alle sue dita umide e i suoi gemiti strozzati. La baciò di nuovo e l’accompagnò fino all’ultimo spasmo del suo orgasmo, poi si leccò le dita continuando a guardarla negli occhi. Le guance arrossate, gli occhi più verdi di prima e le labbra gonfie, era uno spettacolo. Poteva abituarsi a quella vista.

 

 

 

Buffy cercò di riprendere il controllo di sé, poi si riallacciò i jeans e cercò di togliersi da quella situazione imbarazzante. Stava per alzarsi quando Angel la baciò di nuovo, questa volta con delicatezza, prendendo le cose con calma, poi le sussurrò “Quando ci vediamo in privato?” Buffy sorrise sollevata, era contenta che lui non avesse cambiato idea. Era convinta che, dopo avergli messo fretta, avergli fatto notare che si trovavano ancora a scuola e dopo avergli fatto fare quello che voleva senza riserve, lui potesse decidere che quello poteva bastare e farla finita lì. “Quando vuoi” sul volto dell’uomo comparve un ghigno malizioso “Davvero? Allora che ne dici di venire a cena…” lei fece una smorfia “Ah…io…” “Ehi,” la rimproverò scherzoso lui, baciandole il collo rapidamente per poi tornare a guardarla “Hai detto che posso decidere io” “Si, solo che…” abbassò lo sguardo. Non voleva mentirgli, non riusciva a capire perché, ma sentiva che non poteva mentirgli se lo guardava negli occhi “Mia madre prepara la cena e siamo solo noi due. Mangiamo sempre insieme, ma…” “No, Buffy, va bene. Stavo scherzando e poi è ovvio che devi cenare con tua madre. Io non…ecco, non sono…” “Abituato a ragazze che vivono ancora con i genitori?” chiese cercando di sorridere. Se non cambiavano immediatamente argomento sarebbe scoppiata a piangere proprio davanti a lui. Cenare insieme a sua madre era diventata un’utopia ormai da tempo, ma doveva restare a casa e assicurarsi che crollasse sbronza sul divano e non sul pavimento; poi poteva uscire. Lui sospirò “Buffy,” si allontanò leggermente “Io ti voglio” scosse la testa “Tu non hai idea di quanto ti voglio o di quanto questo sia sbagliato” fece un gesto per indicare loro due e quello che avevano appena fatto “Ma non so cosa fare, se non seguire il mio istinto. E il mio istinto mi dice che è una buona cosa e che non posso evitarlo. Quindi,” continuò tornando ad avvicinarsi a lei, posando le braccia sui braccioli della sedia di lei “Non sminuirti. Mai. Non farlo mai. Certo, non ho una ragazza che vive con i suoi genitori da tanto tempo. La cosa più importante, però, è che non ho mai provato nulla di simile prima con nessuna di quelle ragazze. Quindi credo che posso dirmi felice.” Buffy proprio non sapeva cosa rispondere a quelle parole. Lui era più grande, molto più grande. Aveva più esperienza con le relazioni e di certo sapeva cosa voleva e come prenderselo, ma lei no. Quindi, per evitare di dire la cosa sbagliata, decise di evitare di rispondere e disse solo “Posso venire dopo cena, se vuoi” “Certo, se non è un problema. Hai il coprifuoco oppure tua madre non vuole che esci la sera se il giorno dopo hai la scuola…” “No,” lo interruppe “Mia madre va a dormire presto e io di solito esco per fare una passeggiata dopo cena. Quando torno lei dorme già da un pezzo, non se ne accorgerà” Lo vide sorridere soddisfatto per quella risposta quindi propose “Alle 9?” e lui annuì.

 

 

 

Capitolo 5

 

 

 

Seduto nel suo appartamento, Angel osservò l’orologio. Aveva passato ore a decidere cosa fosse meglio per la serata. Farsi trovare a guardare casualmente la televisione, oppure accendere la radio e qualche candela per creare un’atmosfera romantica? Alla fine aveva optato per una via di mezzo e si era seduto correggere alcuni compiti in classe, in quel modo avrebbe potuto facilmente riporre tutto quando lei fosse arrivata. Adesso erano le 9:30 e di Buffy ancora nessun segno. Durante i primi 5 minuti di ritardo aveva cercato di restare calmo e di autoconvincersi che stesse per arrivare. Quando il tempo aveva continuato a scorrere inesorabilmente e lei ancora non si era fatta viva, Angel aveva iniziato a pensare che non sarebbe venuta. Adesso, dopo 30 minuti di ritardo, ne era più che convinto. Ovviamente non gliene faceva una colpa, in fondo lei era una minorenne e lui il suo insegnante. Le cose erano troppo complicate persino per lui, figurarsi per una diciassettenne.

 

Angel non sapeva proprio cosa fare a quel punto. Quel pomeriggio, finite le lezioni alla Hemery, era tornato a casa e subito si era messo a preparare il materiale che avrebbe dovuto usare il giorno dopo a scuola. Poi aveva riordinato la casa dato che, vivendo da solo, non si preoccupava molto della pulizia. Il fatto che era passato tanto tempo da quando aveva invitato una ragazza a casa sua non aiutava. Infine, aveva telefonato a sua madre per evitare che lei lo chiamasse proprio quella sera e lo tenesse ore al telefono. Quindi, alle 9:30, constatato che Buffy non si sarebbe presentata, Angel si ritrovava con esattamente zero cose da fare.

 

Sospirò esasperato e si rassegnò a passare la serata a guardare qualche programma demenziale in tv, sapendo bene che non avrebbe ascoltato una sola parola, troppo preso a pensare alla sua principessa bionda e a quello che avrebbe potuto essere.

 

 

 

Buffy uscì dalla doccia e si avviò verso l’armadio con il sorriso sulle labbra. Sapeva già cosa avrebbe indossato per la serata: il corpetto nero con il coprispalle dello stesso colore, la gonna rossa e le scarpe nere. Al tutto avrebbe aggiunto la borsetta rossa, un trucco leggero e un piccolo fermaglio al lato della testa di colore rosso.

 

Quel pomeriggio era trascorso come tutti gli altri, con sua madre ubriaca sul divano e lei che faceva i compiti in camera sua. L’unica cosa differente sarebbe stata la cena, infatti Buffy non voleva aspettare che sua madre iniziasse a brontolare per scendere ad aiutarla in cucina. Quella sera sarebbe scesa prima che la donna si svegliasse e avrebbe preparato una semplice cena per entrambe.

 

Indossò solo il corpetto e la gonna, lasciando il resto sul letto con l’intenzione di finire a prepararsi poco prima di uscire. Scese in fretta le scale e lanciò un’occhiata veloce verso sua madre, addormentata sul divano, prima di dirigersi verso la cucina. Aprì il frigo e osservò il contenuto, non c’era molto visto che ancora non era andata a fare la spesa quella settimana, ma un po’ di tonno e di insalata potevano andare bene ugualmente. Si affrettò a preparare tutto prima che sua madre si svegliasse e iniziasse a rallentarla.

 

Quando Joyce entrò in cucina barcollando e tenendosi la testa tra le mani, Buffy aveva già sistemato la tavola e stava finendo di riempire i piatti. Si voltò verso la donna e sorridendo le fece cenno di sedersi a mangiare.

 

Era convinta di aver trovato la soluzione migliore per risparmiare un po’ di tempo, invece non aveva fatto altro che scatenare l’inferno.

 

Joyce iniziò ad urlarle contro e, nella furia del momento, gettò i piatti a terra rovesciando l’intera cena “Chi ti credi di essere?!” strepitò la donna rivolta alla figlia, che era rimasta immobile accanto al frigo con un’espressione sconvolta. “Sono io l’adulta in questa casa! Cosa ti fa credere che non sono in grado di prepararti la cena?” “Niente, io…” riuscì solo a balbettare Buffy prima che la madre tornasse a urlare “Appunto! Niente! Ecco chi sei!” le puntò un dito contro “Tu credi che io non lo sappia, ma ti sbagli” Buffy spalancò gli occhi incredula, come poteva sapere del suo appuntamento con Angel? Non lo aveva detto ad anima viva e di certo sua madre non sapeva leggere nel pensiero! “Non sei stata capace di farlo restare e adesso vuoi dare tutta la colpa a me! A me che ti ho cresciuta!” Buffy sospirò un po’ per il sollievo e un po’ per la disperazione. Come al solito sua madre si stava riferendo a suo padre, che aveva preferito la bella segretaria e una bella fuga d’amore in Spagna piuttosto che quello schifo. Poteva biasimarlo? “Mamma, non è colpa di nessuno. Papà ci ha lasciate entrambe ed è stata una sua decisione” “Smettila! Cosa vuoi saperne tu? Parli così solo per lavarti la coscienza. Sai bene che se ti fossi comportata meglio lui sarebbe ancora qui!” Buffy abbassò il capo ferita dalle sue parole, ma dentro di sé sapeva che non era la verità e che sua madre era solo sbronza “Non funziona così. Voleva andarsene e l’ha fatto! Adesso dobbiamo pensare a noi due…” cercò di avvicinarsi alla madre, ma questa la spinse via bruscamente “Me lo aveva detto…lo aveva detto chiaramente: niente figli!”

 

Era in quei momenti, quando sua madre riprendeva a raccontare dell’avversione di Hank Summers per i bambini, che Buffy saliva in camera sua per evitare di ascoltare. Solo in quel modo poteva far finta che quello che Joyce diceva non fosse la verità. Purtroppo sapeva bene che non era così. Lo sapeva dal giorno del suo decimo compleanno, quando aveva invitato alcuni amici di scuola a casa per festeggiare.

 

Si era allontanata un attimo dal gruppo di bambini che giocavano in giardino e aveva sentito suo padre e sua madre che litigavano in cucina. Hank si stava lamentando del fatto che ci fosse troppo rumore, quando Joyce gli aveva risposto che era normale dato che si trattava di bambini, l’uomo era esploso. “E’ tutta colpa tua! Te lo avevo detto che non volevo figli e ora guarda qui…Io non la volevo!” Poi era uscito sbattendo la porta e da quel momento Buffy non lo aveva più guardato allo stesso modo. Era da allora che sapeva che prima o poi sarebbe successo qualcosa e 7 anni dopo Hank non l’aveva delusa.

 

Si era alzata una mattina di luglio e aveva trovato sua madre sul divano con un biglietto tra le mani e la tazza con il caffè rovesciata a terra. Aveva capito subito che ciò che aveva temuto accadesse era successo. Da allora non aveva più visto sua madre con qualcosa in mano che non fosse un bicchiere.

 

Quella sera, però, non voleva chiudersi in camera sua e rischiare di restare bloccata lì a lungo mancando così al suo appuntamento con Angel. Si diresse verso l’ingresso, ma sua madre ormai era fuori controllo “Non osare uscire senza permesso! Non credere di poter fare come vuoi” la prese per un braccio e la spinse su per le scale “Vai in camera tua!” Buffy la guardò sconvolta. Era da tanto che la donna non faceva sentire la sua autorità, ma non riusciva a credere che dovesse succedere proprio quella sera.

 

 

Si voltò e corse in camera sua sbattendo la porta come non faceva da tanto, si gettò sul letto scaraventando a terra tutto quello che aveva voluto indossare per Angel. Sua madre stava ancora urlando al piano di sotto, ma Buffy poteva sentire la prima bottiglia di vodka che veniva aperta. Ben presto sarebbe crollata di nuovo sul divano, ma probabilmente non abbastanza in fretta da permetterle di arrivare in orario. Sarebbe potuta uscire dalla finestra, ma ci aveva già provato una volta e i vicini impiccioni erano venuti ad avvisare Joyce che sua figlia era uscita di nascosto. Sua madre non le aveva detto nulla, ma arrabbiata com’era in quel momento se fosse successa una cosa simile non sapeva come avrebbe potuto reagire. Non aveva neanche il numero di telefono di Angel e non poteva avvisarlo del ritardo, ma di certo non poteva presentarsi da lui a notte fonda. Decise che si sarebbe comunque preparata per uscire e, quando sua madre fosse crollata, se era ancora un orario decente sarebbe uscita.

 

 

 

Angel entrò in sala mensa all’ora di pranzo come tutti i giorni, ma questa volta restò con gli occhi puntati sul tavolo dei professori. Non voleva guardarla e scoprire che se ne stava avvinghiata a quello scemo di Riley Finn. Dopo la buca della sera prima di certo non faceva bene al suo ego sapere che si era fatto prendere in giro da una ragazzina del liceo. Era una bellezza, ma di certo non si sarebbe fatto fregare da Buffy Summers. Sentì il solito frastuono che proveniva dal tavolo dei più popolari della scuola, ma si trattenne dal guardare. Poteva sentire chiaramente la voce di Finn che parlava della partita che si sarebbe svolta nel fine settimana, peccato che aveva tutta l’intenzione di riempirlo di compiti di storia.

 

“Angel?” si sentì chiamare, riconoscendo subito a chi apparteneva la voce. Si guardò in giro preoccupato e lei fece subito un passo indietro “Ah, volevo dire…professore” lanciò un’occhiata verso i suoi amici e poi verso gli altri docenti “Possiamo…parlare” “No” le rispose secco, senza guardarla negli occhi e sorpassandola senza pensarci due volte. Non riusciva a credere a quella ragazza, aveva rischiato tutto proponendole di incontrarlo a casa sua e lei lo ripagava in quel modo.

 

Si sedette al suo posto sperando che lei non lo mettesse nei guai con una sfuriata adolescenziale, ma la vide allontanarsi in silenzio. In fondo era meglio così, lui non avrebbe perso il lavoro e rischiato di andare in prigione e lei avrebbe trascorso i suoi ultimi anni di liceo con i suoi coetanei. Com’era giusto che fosse.

 

Questo non voleva dire che non poteva riprendere a sognare ad occhi aperti e ad osservarla. La vide dirigersi verso il tavolo dov’erano seduti i suoi amici, ma all’ultimo minuto sembrò cambiare idea e uscì dalla mensa.

 

Forse era stato troppo duro con lei, magari aveva avuto solo un contrattempo o se anche aveva cambiato idea, in fondo era suo diritto.

 

Sospirando nuovamente, si alzò e uscì anche lui dalla mensa giusto in tempo per vederla entrare nel bagno delle ragazze. Iniziò a camminare in circolo aspettando che uscisse, ma quando l’ora per il pranzo stava per finire si decise ad entrare. Lo fece lentamente, sperando vivamente di non sentire nessuna studentessa urlare o si sarebbe trovato in una brutta situazione. “Buffy?” chiamò incerto, chiudendo la porta dietro di sé assicurandosi che nessuno potesse aprirla e trovarlo lì. “Buffy, mi dispiace…possiamo parlare, se vuoi” Sobbalzò quando la porta della toilette dietro di lui si aprì con un colpo secco “Buff…” non riuscì a dire nient’altro. La ragazza era ancora più bella di quanto avesse potuto immaginare con quell’espressione furente su volto, ma ciò che lo sconvolse furono i suoi occhi rossi. Aveva pianto. A causa sua?

 

La ragazza si diresse verso i lavandini evitando di guardarlo “Sai che questo è il bagno delle ragazze, vero?” chiese con il solito tono di voce, ma Angel tentennò leggermente. Non si era mai trovato in una situazione simile, non aveva mai fatto piangere una donna e di certo non un’adolescente. “Io…volevo scusarmi per il mio comportamento. Non volevo risponderti in quel modo.” “Senti” si voltò a guardarlo “A quanto pare non ti sei accorto che ti trovi nel posto sbagliato, quindi…” “Perché hai pianto? E’ a causa mia?” chiese interrompendola e osservò la sua espressione passare da furente a sconvolta e poi di nuovo furente.

 

 

 

Buffy rise amaramente “Certo che hai una bella faccia tosta! Credi che tutto ruoti intorno a te? Ho altri problemi per la testa e non posso pensare anche al tuo ego!” si incamminò verso l’uscita, ma si sentì afferrare per un braccio “Che problemi? Dimmelo” si liberò dalla sua presa e lo spinse via usando tutta la sua forza, ma non servì a molto data la sua stazza. “Che fai adesso mi dai anche gli ordini?! Non voglio dirtelo e ti conviene lasciarmi in pace se non vuoi che ti denunci” lo vide fare un passo indietro sconvolto. Adesso aveva lei il coltello dalla parte del manico, ma di certo non si sentiva meglio.

 

Fece un respiro profondo cercando di calmarsi, stava perdendo la testa e se non rallentava le cose avrebbero potuto sfuggirle di mano. Si voltò a controllare la porta per paura che potesse aprirsi da un momento all’altro “E’ chiusa dall’interno” lo sentì dire con voce fredda. Abbassò la testa e si appoggiò contro la parete “Non dicevo sul serio” rialzò il capo e lo guardò negli occhi “Non lo farei mai, davvero” lui annuì, ma restò in silenzio probabilmente ancora troppo scosso dalla sua minaccia. “E’ un periodo un po’ strano per me. Non avrei dovuto coinvolgere anche te” “Buffy…” la interruppe improvvisamente “Puoi parlare con me. Sono pur sempre il tuo insegnante” “Non ne voglio parlare” rispose lei brusca, forse anche un po’ troppo. Lo vide fare un altro passo indietro e lanciare uno sguardo verso la porta, probabilmente stava pensando a come poter uscire da quella brutta situazione senza rimetterci il posto, la reputazione e chissà cos’altro. “Mia madre mi ha messa in punizione” si decise a dire alla fine, in fondo era stata lei all’inizio a voler parlare con lui proprio per spiegargli il motivo per cui non si era presentata all’appuntamento. “Come?” chiese lui con espressione confusa “In punizione” ripeté Buffy “Sai? La cosa che fanno i genitori quando i figli fanno qualcosa che non va” gli disse con tono sarcastico “Ah, certo. Scusa” mormorò lui, abbassando la testa e passandosi una mano tra i morbidi capelli castani “Posso chiedere per quale motivo?” chiese guardandola di sottecchi “Certo, ma non credo che ti risponderò” rispose lei tornando a sorridere sorniona “Mi sembra giusto” disse lui rispondendo al sorriso. Finalmente l’atmosfera era migliorata, avevano a malapena alzato la voce ed erano riusciti a risolvere il piccolo malinteso. “Allora…” “Quindi…” dissero entrambi nello stesso momento per poi scoppiare a ridere “Prima tu” concesse Buffy, facendo un cenno con il braccio verso di lui. Angel accettò l’offerta “Cosa fai stasera?” domandò senza mezzi termini “Vengo da te” rispose lei sorridendo soddisfatta dalla piega che stavano prendendo gli eventi e del fatto che lui non sembrava più essere arrabbiato con lei. Si allontanò dalla parete dove era rimasta poggiata fino a quel momento e si avvicinò a lui. Posò le mani sul suo petto e si alzò in punta di piedi per posare le labbra sulle sue.

 

 

 

Capitolo 6

 

 

 

Questa volta non avrebbe rovinato tutto, questa volta sarebbe andato tutto per il verso giusto. Era ciò che Buffy continuava a ripetere a se stessa da più di mezzora. Sua madre si sarebbe svegliata a momenti e lei non era certa di voler aspettare che succedesse, era da quel pomeriggio che stava pensando di saltare direttamente la cena e andare da Angel. Era seduta sul bordo del letto, di tanto in tanto osservava l’orologio e nel silenzio più assoluto tendeva l’orecchio per cogliere anche il minimo spostamento di sua madre al piano di sotto. Con un sospiro si alzò in piedi, vide la propria immagine riflessa allo specchio e si fermò per un attimo a riflettere. Aveva indossato lo stesso completo che aveva scelto la sera prima, in fondo era perfetto per l’occasione, i suoi occhi erano luminosi per la gioia di ciò che l’aspettava, non riusciva a smettere di sorridere, il suo cuore batteva sempre più forte e temeva che da un momento all’altro potesse fermarsi. Meritava tutto quello. Dopo un anno passato con Riley, senza provare niente, dandogli accesso al suo corpo senza provare alcuna emozione se non un leggero affetto. Desiderava che quella serata fosse emozionante, sfrenata e fuori dal comune. Voleva un’avventura con il suo insegnante e l’avrebbe avuta. Voleva divertirsi e si sarebbe divertita. Si diresse spedita verso la porta con le scarpe in una mano per evitare che il rumore dei tacchi svegliassero sua madre. Scese le scale con cautela e prima di raggiungere l’ultimo gradino lanciò un’occhiata verso il divano. Joyce sedeva scomposta con il bicchiere ormai vuoto tra le mani e la bottiglia tra le gambe leggermente divaricate, la tv era ancora accesa e il volume troppo basso anche solo per capire cosa stesse trasmettendo. Buffy si fece coraggio per percorrere il piccolo tragitto fino alla porta d’ingresso, ma all’ultimo minuto ebbe un’idea migliore. Svoltò verso la sala da pranzo e si diresse in cucina per uscire dalla porta sul retro. Sua madre non avrebbe sentito nulla e lei sarebbe stata libera di godersi una serata di svago.

 

 

 

Angel si bloccò improvvisamente, aveva indosso solo un paio di pantaloni della tuta, tra le mani aveva una catasta di scatole di cartone, residui della sua cena congelata, quando qualcuno bussò alla porta. Lanciò un’occhiata verso l’orologio, erano solo le 8:00 quindi poteva rilassarsi. Buffy sarebbe arrivata solo verso le 9, se non più tardi dato che sua madre avrebbe sempre potuto crearle altri problemi. Aprì la porta e restò pietrificato “Sorpresa” disse la ragazza, mentre lui lasciava cadere a terra tutte le scatole che aveva ancora tra le mani. Buffy abbassò lo sguardo “La tua cena, presumo” disse sarcastica per poi tornare improvvisamente seria “Credo che dovresti lasciarmi entrare, prima che ci veda qualcuno” disse guardandosi intorno preoccupata che qualcuno potesse averla già notata davanti alla porta del suo insegnante. Angel la prese improvvisamente per un braccio e la tirò dentro casa, dando un’occhiata in giro anche lui per controllare che nessuno li avesse visti. “Sei in anticipo” le disse, infine, dopo aver chiuso la porta “Già, mi spiace. Credevo che mia madre non mi avrebbe fatto uscire se restavo ancora a casa” lo guardò sorridendo maliziosa “Vedo che ti ho colto di sorpresa” Angel si sentì improvvisamente in imbarazzo, mentre si abbassava per raccogliere i cartoni di cibo che aveva lasciato cadere. “Io…no, in effetti…” continuava a farfugliare e le scatole continuavano a cadergli dalle mani. La ragazza si chinò accanto a lui e lo aiutò a raccoglierle “Dove le butti?” chiese con un sorriso innocente. Angel ricambiò il sorriso e la condusse in cucina per gettare tutto nel secchio di metallo accanto al lavello. “Mi spiace per…” indicò l’unico capo d’abbigliamento che indossava “questi. Io ho appena finito di cenare e non ti aspettavo così presto” “A me non dispiace affatto” rispose sorridendo in maniera maliziosa. “Allora” disse facendo un giro su se stessa e osservando rapidamente la piccola abitazione “Dove mi vuoi?” chiese tornando a guardarlo. Angel restò senza fiato, quella serata non stava andando come se l’era aspettata. La guardò avviarsi lentamente verso il divano e toccarlo con la punta delle dita, poi si voltò verso il piccolo corridoio che conduceva verso il bagno, il ripostiglio e la camera da letto. “Vuoi farlo sul divano o preferisci andare in camera?” la sua voce era suadente, melodiosa, ma Angel non riusciva a pronunciare neanche una singola parola. Cosa stava facendo? Di fronte e lui c’era la donna, ok forse la ragazza, che desiderava da mesi ormai. Aveva passato notti insonni a immaginarla tra le sue lenzuola e adesso non riusciva a muoversi, non riusciva a…“Angel?” lo riportò alla realtà la voce di lei, questa volta non più suadente, ma solo leggermente confusa “Ah…io…” si schiarì la gola e finalmente riuscì a spostarsi da vicino al secchio dell’immondizia per avvicinarsi a lei “Perché non iniziamo con calma” propose “Con calma? Perché?” chiese lei corrugando la fronte “Sappiamo entrambi quello che stiamo facendo” “Lo so, solo che non vorrei affrettare le cose” Lei mise una mano sul suo petto nudo prima che di sollevare le sue iridi verdi per guardarlo negli occhi. “Non mi sembrava che ti importasse di andarci piano l’altro giorno…in aula…quando mi hai slacciato i jeans…” “Si, si, d’accordo” la interruppe prima di rischiare di perdere il controllo solo ascoltando le sue parole “Ma vorrei fare le cose con calma adesso. Non c’è nessuno, solo noi” le sorrise, contento del fatto che lentamente sembrava stesse riprendendo il controllo della situazione. Voleva essere lui a prendere l’iniziativa. Preferiva la dolce Buffy che gli lasciava fare quello che voleva, piuttosto che la Buffy aggressiva che lo lasciava senza parola, ma che al tempo stesso lo terrorizzava. “D’accordo. Come vuole lei professore” concluse lei con un sorrisetto malizioso prima di alzarsi sulle punte e baciarlo dolcemente. Lui non se lo fece ripetere due volte e l’assecondò, spingendola indietro contro lo schienale del divano per poter premere meglio il proprio corpo contro quello piccolo e morbido di lei. La sentì gemere quando infilò una gamba tra le sue per stuzzicarla e la ragazza iniziò a spingersi in avanti contro la sua coscia. Ok, forse non stava andando proprio con calma, ma averla tra le braccia era un sogno che diventava realtà. La sollevò sullo schienale del divano e lei subito avvolse le gambe intorno ai fianchi di lui, stringendolo più vicino, mentre lui scendeva a baciarle il collo. Fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi, sollevandole la gonna per scoprire le sue cosce abbronzate e toniche. Passò i palmi in su e in giù sopra la sua carne nuda prima di farle scivolare più in alto e stringere la carne del suo interno coscia. “Angel” gemette lei, quasi con un sospiro tanto che a malapena la sentì. Sorridendo soddisfatto del piacere che le procurava solo con le sue carezze, ritirò le mani lasciando ricadere la gonna sulla sua pelle e la sentì protestare debolmente. Le abbassò il corpispalle e iniziò a baciarle le spalle per poi scendere verso la curva dei seni che quasi fuoriuscivano dal corpetto che indossava. Mentre con la bocca assaporava la sua carne, le mani si incontrarono dietro la sua schiena per sbottonare l’indumento. Slacciò i primi bottoni e con forza spinse verso il basso il corpetto per scoprire i suoi seni avvolti a loro volta in un reggiseno di seta nero. Gemette frustrato e la sentì ridacchiare “Mi fa piacere che ti diverti” commentò sarcastico, mentre con una mano le afferrava un seno stringendolo con forza. “Credo che la prossima volta ti chiederò di venire senza biancheria” le sussurrò contro la pelle per poi tornare a baciarla con passione sulle labbra. Riusciva a sentire le mani di lei che gli accarezzavano la schiena, che lo afferravano per avvicinarlo di più a sé e, infine, le sentì scendere verso l’elastico dei pantaloni. Infilò le dita nello spazio tra la sua pelle e il tessuto di cotone e iniziò a farle scivolare verso il basso. Quando Angel sentì la sua mano calda avvolgere il suo membro ormai duro, si lasciò sfuggire un lungo gemito seguito da un’imprecazione. Avvolse le braccia intorno a lei e posò la testa sul suo petto, mentre godeva della stupenda sensazione di essere toccato da lei. Non riusciva a concentrarsi su nient’altro, poteva solo spingere i fianchi contro la sua mano che si stringeva intorno a lui per poi lasciare la presa, accarezzarlo e poi stringere di nuovo. Se non faceva qualcosa subito era molto probabile che le sarebbe venuto semplicemente in mano e la serata sarebbe stata rovinata. “Buffy…” riuscì a sospirare, ma dalla bocca non gli uscì altro, non era in grado di comandare al suo corpo di pronunciare una semplice parola: fermati. Voleva che continuasse, lo desiderava con tutto se stesso, era da troppo tempo che non provava quelle sensazioni e provarle con la ragazza che aveva popolato i suoi sogni in tutte quelle notti era troppo per lui. Si tirò leggermente indietro, mentre lei continuava la sua tortura, e posò le mani di nuovo tra le sue cosce. questa volta però non si preoccupò di stuzzicarla e di diresse direttamente verso il centro della sua femminilità. Spostando di lato le mutandine di seta come il reggiseno, infilò prima un dito e poi due dentro di lei sentendola gemere di piacere. “Buffy” riuscì a dire infine “Devo…ho bisogno…” sospirò incapace di finire anche quella frase, ma questa volta non ce ne fu bisogno. La ragazza ritirò la mano dai suoi pantaloni, lasciandolo interdetto, ma al tempo stesso libero di fare quello che desiderava di più in quel momento. Accompagnò le mani di lei sulle proprie spalle lasciandole intendere che doveva aggrapparsi a lui e sollevandola leggermente le abbassò le mutandine, poi la posò di nuovo sullo schienale del divano e le fece scivolare giù per le sue gambe, gettandole infine dietro di sé senza neanche curarsi di vedere dove potessero finire. La vide sistemarsi meglio e allargare di più le gambe e poi la guardò negli occhi, serio. Fino a quel momento avevano giocato, si erano stuzzicati, ma se proseguivano con quello che stavano per fare allora non ci sarebbe stato nessun ripensamento. Non sarebbero potuti tornare indietro, quello era il momento per decidere se entrambi erano pronti oppure no. Lui non aveva dubbi, ma forse lei voleva pensarci ancora un po’ su. Quando la vide sollevare i fianchi verso di lui e la sentì gemere, Angel non attese neanche un secondo. L’afferrò sotto le ginocchia e le aprì di più le gambe, poi la baciò mentre con una lentezza esasperante si spingeva dentro di lei. Entrambi restarono senza fiato e immobili per quelle che sembrarono ore, assaporandosi l’un l’altro. Poi Angel non resistette oltre e iniziò a muoversi, avvolgendo un braccio intorno alla sua vita e tenendo l’altro sotto una gamba di lei per tenerla aperta e riuscire a spingersi sempre più in profondità. Lei gemeva e si stringeva di più a lui ad ogni spinta “Angel” sospirò posando la fronte contro la sua spalla e sollevando i fianchi per incontrarlo con sempre maggior ardore. Lui non riusciva a smettere di gemere, ad ogni spinta emetteva un suono senza potersi controllare. Lo aveva sognato, immaginato, desiderato talmente tanto, ma non aveva mai pensato che potesse essere così…non aveva neanche le parole per descrivere il piacere che stava provando. Forse era il fatto che non faceva sesso da molto, troppo tempo. Forse era il fatto che ciò che stava facendo era illegale e questo rendeva tutto più eccitante. Forse era la ragazza che aveva sotto di sé, che gemeva ogni volta che entrava dentro di lei. Non sapeva con esattezza cosa fosse, ma non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Se mai fosse finito in galera per quello che stava facendo, sperò che gli concedessero delle visite coniugali o qualcosa di simile perché di certo non si sarebbe mai pentito per aver fatto sesso con Buffy Summers. “Cazzo” imprecò incapace di trattenersi quando lei iniziò a tremare tra le sue braccia abbandonandosi al proprio orgasmo. Continuando a spingersi dentro di lei sempre più violentemente, le lasciò andare la gamba per posizionare le mani sul suo sedere, strinse la carne con forza e l’attirò contro di sé lasciandosi andare a una serie di imprecazioni mentre veniva dentro di lei con spasmi incontrollabili.

 

Respirando affannosamente Angel si abbandonò contro il suo corpo caldo, continuando a spingersi dentro di lei anche dopo che entrambi avevano avuto il loro appagamento. Era una carezza intima, molto intima e lo faceva sentire bene, si sentiva più leggero, soddisfatto e compiaciuto.

 

 

 

“Sai” disse lei ad un certo punto, spezzando il silenzio accogliente che riempiva la stanza, “per essere un professore dici molte parolacce” Lo vide sorridere, mentre probabilmente ripensava alla serie di imprecazioni a cui si era lasciato andare durante il loro amplesso. Lui rise “Mi spiace,” rispose, anche se la sua espressione non sembrava affatto dispiaciuta “Non sono riuscito a evitarlo” Buffy avvolse le braccia intorno al suo collo per giocare con i capelli sulla sua nuca, mentre continuava a gustarsi la sensazione dei loro corpi ancora uniti. “Non mi ha dato fastidio, è stato solo…” sollevò gli occhi al cielo pensierosa, mentre cercava la parola più giusta da poter usare “strano” concluse tornando a guardarlo “Strano?” chiese lui, corrugando la fronte e lei subito si affrettò a spiegarsi meglio “No strano brutto. Strano bello” fece una pausa e sorrise candidamente “molto bello” “Molto bello?” ripeté lui maliziosamente, ricevendo in risposta un buffetto sulla nuca. Lo vide ridere di cuore e poi le baciò la fronte, la guancia e le labbra. Si allontanò da lei per guardarla di nuovo negli occhi e improvvisamente divenne serio e, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, le sussurrò “Anche per me” Si sorrisero a vicenda per alcuni secondi e poi lei abbassò gli occhi verso il punto in cui i loro corpi erano ancora uniti, risollevando lo sguardo disse “Dovrei andare” “Di già?” chiese lui quasi contrariato “Se qualcuno mi ha vista entrare…non vorrei che pensasse…” “Che abbiamo fatto sesso?” concluse lui al suo posto, facendole l’occhiolino. Buffy rise e lo spinse leggermente all’indietro “Esattamente” lo sentì uscire dal proprio corpo e con delicatezza l’aiutò a scendere dallo schienale del divano. Si sistemò i vestiti, mentre lui si rimetteva l’unico capo d’abbigliamento che indossava. “Dove sono le mie mutandine?” chiese guardandosi in giro, ma lui la sospinse verso la porta “Dai, non vorrai far preoccupare tua madre” sul volto aveva un’espressione maliziosa e gli occhi brillavano sotto la luce artificiale della stanza “Angel!” lo castigò lei “Rivoglio la mia biancheria. Adesso!” lui si abbassò verso di lei e le sussurrò all’orecchio “La prossima volta vieni senza mutandine e quando andrai via ti ridarò quelle di stasera” Buffy era sconvolta dalle sue parole, la sola idea di camminare fino a casa senza biancheria la eccitava e il fatto che lui le stava già proponendo un altro incontro la eccitava ancora di più. Sospirò cercando di riprendere il controllo sul proprio corpo e accettando silenziosamente l’offerta di quello che ormai poteva considerare il suo amante. Si avviò verso la porta sapendo già che lui, dietro di lei, stava sorridendo sornione per la piccola battaglia appena vinta.

 

 

 

Capitolo 7

 

 

 

La campanella suonò segnalando la fine della lezione di storia per gli studenti del 4 anno “Bene ragazzi” disse Angel, lanciando un’occhiata all’orologio per accertarsi che l’ora fossa davvero finita. Quando Buffy era nella sua aula le sue lezioni non sembravano affatto durare un’ora, ma solo pochi minuti preziosi. “Lasciate sulla cattedra la relazione che vi avevo chiesto sulla Guerra civile e ci vediamo alla lezione di giovedì” Tutti gli studenti diligentemente fecero quanto richiesto, salutando il loro professore e uscendo uno alla volta o a gruppi dall’aula. Buffy posò il suo foglio sulla cattedra e, lanciandogli un rapido sorriso, uscì anche lei dall’aula circondata dalle sue amiche che la seguivano come dei cagnolini affamati.

 

Rimasto da solo, Angel prese il pacco di fogli e decise che era meglio avvantaggiarsi il lavoro e usare la sua ora libera per leggere alcune di quelle relazioni. Prese il primo foglio e controllò di chi fosse ‘Cordelia Chase’, una dei cagnolini di Buffy. Sicuramente in quella relazione la signorina Chase aveva sottolineato quanto fosse indecente il fatto che durante la guerra civile i soldati non avessero la minima idea di cosa fosse l’igiene. Ogni volta che assegnava agli studenti il compito di scrivere una relazione, Cordelia parlava di igiene personale o di moda al posto di avvenimenti importati della storia americana. Era un supplizio leggere le sue creazioni alquanto fantasiose e particolari, quindi, come al solito, dopo aver letto alcune righe sospirò rassegnato e le diede la solita B. In fondo era l’impegno che contava. Passando ad un altro compito riconobbe subito la scrittura disordinata del suo studente peggiore, Gage Petronzi, passandosi le mani tra i capelli lo mise in fondo al mucchio. Proprio non aveva voglia di sforzarsi di leggere la pessima scrittura del ragazzo solo per scoprire che aveva copiato di pari passo il libro di testo assegnato da lui all’inizio dell’anno. Quel ragazzo proprio non sapeva cosa fosse l’impegno, se non nelle partite di football, in quelle non mancava mai di mettercela tutta insieme al capitano Riley Finn. Angel sorrise compiaciuto di sé, ormai poteva pronunciare il nome di Finn senza che gli si stringesse lo stomaco per la gelosia e senza provare una rabbia incontrollabile. Certo, non aveva smesso di rendergli la vita a scuola un piccolo inferno, ma di certo le cose andavano meglio per il ragazzo da quando si era lasciato con la sua Buffy. Continuando a sorridere come un idiota, lasciò che la sua mente divagasse per tornare alla magnifica serata che aveva passato con la sua bella studentessa. Poi tornò a posare lo sguardo sulle relazioni che doveva ancora correggere e pensò che, dato che il suo unico pensiero era lei e solo lei, tanto valeva vedere cosa aveva scritto la bella Summers nella sua relazione sulla guerra civile. Cercò tra i fogli fino a che non incontrò la scritta ‘Buffy Anne Summers’ e tirò fuori dal mucchio il foglio protocollo. Corrugò la fronte notando che sul primo foglio non c’era scritto niente, neanche il titolo, come invece avevano fatto gli altri studenti e come di solito si usava fare quando si scriveva una relazione. Girando pagina restò senza parole. Il foglio era bianco, non c’era il titolo, non c’era scritta neanche una riga sulla guerra civile. Al centro del secondo foglio, però, c’era un messaggio a matita: “Ci vediamo in biblioteca dopo le lezioni. Sarò nella sezione di storia.” In basso sulla destra c’era il suo nome e un piccolo cuoricino. Angel prese in fretta la gomma e cancellò il messaggio per evitare che qualcuno potesse trovare quel foglio e scoprirli. Ripulì tutto e ripose il foglio nel suo cassetto, chiudendolo bene a chiave, non voleva che qualcuno trovasse la relazione inesistente di Buffy, non voleva essere costretto a darle un’insufficienza. Scosse la testa ancora incredulo, cosa doveva fare con quella ragazza?

 

 

 

Aprì le porte della biblioteca con cautela, guardandosi intorno in cerca del bibliotecario “Signor Giles?” chiamò timidamente, in fondo non veniva spesso in quella parte della scuola. Quando non ottenne alcuna risposta si avviò sempre con estrema cautela su per le scale in cerca degli scaffali dedicati alla storia. Con enorme sollievo notò che era una delle sezioni che si trovava sul fondo del piano rialzato della biblioteca, almeno non rischiavano troppo. Svoltò l’angolo e la vide, poggiata contro lo scaffale a sfogliare una rivista “Sai” disse, rendendo nota la propria presenza e guardandola sollevare la testa di scatto e sorridere alla sua vista “In questa sezione dovresti leggere un libro di storia e non…” si avvicinò e sollevò leggermente la rivista che aveva tra le mani la ragazza leggendone il nome “Vanity Fair” concluse riportando lo sguardo su di lei “Mm” mormorò lei riflettendoci sopra “Capire come scoprire un’infedeltà o leggere un libro sulla guerra civile?” chiese quasi sarcastica, lui le tolse la rivista dalle mani chiudendola e posandola tra i libri che si trovavano sullo scaffale dietro di lei “Io direi che è meglio capire di cosa tratta la guerra civile. Anzi, magari avresti potuto usare uno di questi libri per scrivere la tua relazione” le disse guardandola con un’espressione seria. Lei lo abbracciò e finse di mettere il broncio “E dove avrei scritto il mio messaggio?” “In un biglietto a parte” le rispose allontanandola gentilmente da sé, ma più che determinato a farle capire che non stava scherzando. La ragazza si fece seria e sembrò capire di averlo fatto arrabbiare “Buffy non puoi approfittare di me solo per quello che c’è tra di noi” “Non era mia intenzione” rispose lei sinceramente “Solo che…” lasciò la frase a metà. Angel si rese conto che probabilmente era stato troppo brusco e con quel suo comportamento severo aveva fatto scomparire la Buffy sfrontata e adesso stava parlando con la Buffy timida, quella con cui non riusciva a essere arrabbiato neanche per un secondo. “Solo che?” la incoraggiò alla fine, desideroso di sentire cosa avesse da dire “Sono stata da te ieri sera” rispose tenendo lo sguardo abbassato, poi improvvisamente lo guardò negli occhi e iniziò a parlare rapidamente “Quando sono tornata a casa ho fatto i compiti di chimica. Poi ho dovuto leggere un capitolo di uno stupido libro per letteratura inglese. Non ho fatto in tempo a fare la relazione e ho pensato che…vista la situazione…” sospirò e Angel la lasciò libera di trovare le parole giuste o il coraggio per finire a parlare “Ho pensato che avresti potuto lasciar correre visto che tecnicamente è anche colpa tua” Scosse la testa, ancora non troppo convinto dalla sua spiegazione “Buffy, capisco che non hai fatto in tempo ieri sera dopo…” preferì lasciare la frase in sospeso e passò alla fase successiva della sua ramanzina “Cosa hai fatto nel pomeriggio? Avresti dovuta farla allora la relazione, dopo essere uscita da scuola”

 

 

 

Cosa aveva fatto dopo la scuola? Oh, vediamo, pensò Buffy sarcastica, forse ho pulito la casa, fatto un carico alla lavatrice, ho pagato le bollette, ho sistemato mia madre sbronza sul divano e poi mi sono preparata per venire da te! Ok, forse quell’ultima parte le aveva preso un po’ più tempo del necessario, ma di certo si era meritata un po’ di tempo da dedicare a se stessa. Tornata a casa, dopo essere stata da lui, non aveva neanche pensato a mangiare nonostante avesse saltato la cena. Si era messa a fare i compiti per evitare di avere problemi anche in chimica e letteratura inglese. Quando si era messa a letto era già l’una e si era addormentata sfinita ignorando i crampi alla pancia per la fame, di certo non voleva rischiare di svegliare sua madre facendo rumore in cucina, rovinandosi così la serata.

 

Ovviamente non poteva dirgli tutto quello, dirglielo significava rivelare la condizione disastrosa in cui viveva. “Mi si è fatto tardi e ho avuto solo il tempo per prepararmi e venire da te” Ti si è fatto tardi in compagnia delle tue amiche” lei lo guardò confusa “No” iniziò a dire, ma in fondo lui le aveva dato una scusa perfetta da usare “Cioè, si. Io ho avuto le prove con le cheerleader e si è fatto tardi” Lui sospirò, evidentemente non era comunque soddisfatto della sua risposta “Buffy” disse ancora con tono serio “non voglio metterti un’insufficienza per quella relazione, quindi lascerò correre se mi porti qualcosa per domani” Buffy sorrise e si avvicinò di nuovo, strusciandosi contro quel corpo muscoloso che le era mancato tanto fin da quando lo aveva avuto la sera prima. “Domani? Non è un po’…” fece finta di cercare le parole adatte, nel frattempo fece scendere una mano sul suo petto per arrivare alla cinta dei pantaloni “…presto” lui la stava guardando con uno sguardo a metà tra il terrorizzato e l’eccitato. “Summers, non approfittare di me” le sfuggì una risatina, mentre iniziava a slacciargli la cintura di pelle nera “Oh, andiamo. Diciamo che te la porto nel fine settimana, magari a casa tua” propose maliziosa, mentre nella biblioteca silenziosa risuonava il rumore della zip dei pantaloni che veniva abbassata.

 

 

 

“Buffy!” esclamò a bassa voce Angel, rendendosi improvvisamente conto di quello che la ragazza stava facendo. “Non possiamo! E’ rischioso” ma Buffy aveva già una mano dentro i suoi boxer e lo stava già accarezzando con ardore “Non preoccuparti, il signor Giles non tornerà per un po’. Il pomeriggio, dopo la scuola, si vede con la professoressa Calander” “L’insegnante di computer?” chiese lui sconvolto da quella rivelazione, mentre il suo membro iniziava già a risvegliarsi sotto il tocco ormai esperto di lei. “Ah ah” rispose Buffy senza smettere di accarezzarlo “Lui la porta a prendere qualcosa, parlano e poi…beh, penso che facciano quello che stiamo facendo noi” concluse maliziosa. Angel non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a restare lucido abbastanza da reggere quella conversazione “Tu come fai a sapere queste cose?” “Le voci corrono in questo posto e poi lo sanno anche i muri che quei due escono insieme” Angel gemette quando lei toccò una parte sensibile del suo membro ormai duro ed eccitato “Io…” gemette di nuovo quando lei ripeté il gesto avendo ormai capito che era il suo punto debole “…non lo sapevo” “Questo perché non ti interessa neanche quello che fanno gli altri in questa scuola” gli sussurrò lei contro la pelle del collo. A quel punto, mentre lui le rispondeva che in effetti quello che aveva appena detto era vero, Buffy tolse la mano da dentro i suoi boxer e, prima ancora che lui potesse lamentarsi, la vide inginocchiarsi di fronte a sé e improvvisamente si ritrovò con i pantaloni e i boxer alle caviglie. “Buffy! No!” riuscì a dire, ma senza alcun effetto, infatti la ragazza non lo ascoltò neanche e lo prese in bocca, assaporando prima la punta per poi farlo scivolare dentro fino alla base. “Cazzo” esclamò, troppo incredulo per poter dire altro e troppo eccitato anche solo per provare di nuovo a fermarla. La sentì tirarsi indietro e ridere, abbassò lo sguardo per vedere cosa ci fosse di divertente tanto da fermarsi “Non sai dire altro?” chiese sorridendo, continuando ad accarezzarlo e guardando quegli occhi scuri per il desiderio. “Non stavi facendo qualcosa lì sotto?” disse con falso tono di rimprovero indicando il proprio membro e mettendosi più comodo per godersi meglio il calore della sua bocca. “Continua, continua” disse scherzoso, la sentì ridere di nuovo e poi prenderlo di nuovo tra le labbra. Iniziò a muoversi prima lentamente e Angel cercò di soffocare i propri gemiti per evitare che qualcuno potesse sentirlo, non c’era nessuno in biblioteca, ma era meglio non rischiare. Abbassò lo sguardo per osservare la ragazza che continuava a dargli piacere, non voleva metterle fretta e non voleva spingerla a fare qualcosa per cui non era pronta. Nonostante sembrasse sicura di sé, era pur sempre una diciassettenne e voleva rispettare i suoi tempi, ma non riuscì a evitare di mettere una mano sulla sua testa. Cercò di non guidarla nei movimenti, ma vederla inginocchiata di fronte a sé con il suo pene che scompariva tra le sue labbra, sentire la lingua sulla pelle sensibile, era la cosa più bella che avesse mai provato. “Buffy…” non avrebbe resistito a lungo, se la ragazza non voleva ingoiare si sarebbe dovuta tirare indietro in fretta “Buffy!” ripeté quando lei non fece alcun cenno di volersi allontanare. Tornò a guardarla per accertarsi che volesse davvero arrivare fino in fondo, quando i primi segni dell’orgasmo colpirono il suo corpo non riuscì a evitare di stringere di più la mano sui suoi capelli e di tenerle la testa ferma, mentre veniva con gemiti strozzati, sempre con il timore di essere scoperto.

 

 

 

Buffy lo ripulì con cura, poi si tirò indietro sistemandosi i capelli e si alzò in piedi. Lo osservò mentre si rivestiva continuando a sorridere, non aveva mai ingoiato prima e pensava che non le sarebbe piaciuto. Con Angel aveva voluto provare e doveva ammettere che non era stato poi tanto male. “Allora” chiese unendo le mani dietro la schiena e dondolando come una bambina “La relazione te la porto nel fine settimana” Angel sollevò di scatto la testa, le mani posate sulla cinta ancora slacciata, mentre tentava di rivestirsi. Sul volto un’espressione sconvolta e divertita allo stesso tempo. “Piccola volpe” le disse, scuotendo la testa “Non riesco a credere che mi sono lasciato fregare così” Buffy rise divertita, si poggiò contro di lui mettendo le braccia intorno al suo collo e lo baciò “Ci vediamo stasera?” chiese, cambiando discorso sapendo bene di aver vinto “Puoi scommetterci” rispose lui baciandola a sua volta. La ragazza fece un passo indietro, afferrò la borsa che si trovava a terra e riprese la rivista posata tra i libri di storia. Angel si sporse verso di lei e le tolse la rivista dalle mani, sollevandola in alto lontano dalle grinfie della cheerleader “Fai i compiti” le disse agitandole un dito davanti al volto, senza darle il tempo di reagire per la perdita della rivista “Te la ridarò nel fine settimana” disse “Quando mi avrai portato la relazione” Buffy lo guardò incredula “Stai scherzando” esclamò sconvolta “Per sabato tutto quello che c’è scritto lì sopra sarà vecchio!” “Bene” commentò Angel, contento di aver trovato un punto debole “Vorrà dire che sarà già entrato nella storia e leggendolo aumenterai le tue conoscenze in materia” rispose sarcastico “Ah ah” finse di ridere Buffy “Divertente” porse la mano con il palmo all’insù in attesa della rivista, ma l’uomo la mise nella sua ventiquattrore “Cosa stai facendo? Angel!” si sporse verso di lui cercando di riprendersela, ma lui fu più rapido e chiuse la valigetta prima che lei potesse gettarsi su di lui. “Angel!” ripeté lei, questa volta piagnucolando come una bambina “Sai” le disse lui prendendola tra le braccia, mentre lei si divincolava inutilmente fingendosi oltraggiata “Quando ho visto il foglio bianco della tua relazione…non so, ho pensato che forse ti ci voleva una punizione…magari una bella sculacciata” fece scendere le mani verso il suo sedere avvolto nei jeans a vita bassa e strinse la carne soda, spingendo il suo bacino contro il proprio. “Mm, in realtà non sembra niente male” commentò lei, tornando improvvisamente di buon umore. Una mano di lui si tirò indietro per poi ritornare con forza sul suo sedere, facendola sobbalzare e facendo risuonare per la biblioteca vuota lo schiocco della sculacciata appena ricevuta. “Non credo sia il modo migliore per convincermi a fare i compiti, professore” disse in risposta a quel trattamento, stringendosi ancora di più a lui. “Dovrebbe provare qualcos’altro” lo sfidò, ma lui si fece improvvisamente serio e allontanandola leggermente da sé disse “Che ne dici di niente compiti, niente sesso” lei spalancò gli occhi sconvolta “Non lo faresti mai” disse, non troppo convinta neanche lei delle proprie parole “Mettimi alla prova” la sfidò di rimando lui. Buffy lo osservò per alcuni secondo, socchiudendo gli occhi per cercare di capire se facesse sul serio, iniziò a dire qualcosa ma poi sembrò ripensarci e chiuse la bocca. Gli diede un rapido bacio sulle labbra, si liberò dalla sua stretta e facendo un passo indietro disse “Va bene, va bene. Ti porto la relazione nel fine settimana” si girò e corse via.

 

 

 

Capitolo 8

 

 

 

“Buffy” la voce stridula di Cordelia risuonò per il corridoio e la bionda si voltò e vide la bruna, con Harmony al seguito, che si avvicinava a lei. “Ciao ragazze” “Ciao ragazze?!” le fece eco Cordelia e Buffy la guardò confusa, senza sapere per quale motivo l’altra sembrava irritata “Che fine hai fatto?” “Oh, ecco…” “Prima lasci Riley” continuò a dire Cordelia, senza lasciare spazio alla diretta interessata di giustificarsi “E per questo avremmo già dovuto chiamare l’istituto psichiatrico” Harmony al suo fianco annuì, anche se Buffy dubitava che avesse capito quello che l’altra intendeva dire “Poi è come se fossi sparita dalla faccia della terra, non pranzi con noi, hai saltato le prove delle cheerleader due volte…” la bruna sembrò rifletterci un attimo e poi aggiunse con un sorriso “Non che mi dispiaccia il fatto che tu non sia venuta, come vice capitano sono stata più che felice di sostituirti e devo dire che stiamo facendo grandi progressi con la piramide e…” “Cordelia” la bloccò Buffy, sollevando una mano. Proprio non aveva voglia di ascoltare il monologo della sua quasi amica. “Sono stata impegnata, d’accordo” la bruna sembrò presa alla sprovvista, non abituata ad essere interrotta dato che tutti volevano sapere quello che aveva da dire, ma alla fine si riprese in fretta “Impegnata? Buffy” le disse avvicinandosi di più e abbassando la voce “Io ci tengo a te” fece una pausa significativa “ma vedi, se continuerai con questo comportamento…come dire…strano, saremo costrette a silurarti. Ti stai comportando come quel tipo strano, come si chiama…” si voltò verso Harmony, ma ovviamente non aveva idea di cosa stesse parlando l’altra “Comunque” disse Cordelia “Ci siamo capite, no? Buffy” sorridendo maligna e spostando una ciocca di capelli ribelli, fece cenno a Harmony di andare “Ci vediamo alle prove, se non hai ancora da fare” le disse senza voltarsi indietro mentre s’incamminava verso la palestra.

 

Buffy si poggiò alla parete sospirando scoraggiata. Se Cordelia decideva di allontanarla dal gruppo non avrebbe avuto scampo, ben presto tutte le sue cosiddette amiche le avrebbero voltato le spalle. Non poteva permetterselo: a casa era uno schifo, passava la maggior parte del tempo a cercare di non farsi scoprire con Angel, doveva passare ogni minuto libero che aveva a studiare per evitare di essere bocciata a chimica, biologia e, si, anche in storia. Fare la cheerleader al momento era l’ultimo dei suoi pensieri. Con una spinta si allontanò dalla parete e si diresse anche lei verso la palestra, se Cordelia aveva intenzione di rubarle la scena era ora di riprendere possesso del proprio trono e farle capire con chi aveva a che fare. Finite le prove con il gruppo si sarebbe chiusa in biblioteca a studiare e poi si sarebbe presa cura di sua madre, quella sera Angel avrebbe dovuto aspettarla, ma di certo sarebbe andata anche da lui, in fondo era la parte più piacevole della sua giornata quella trascorsa con lui e non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

 

 

 

“Buffy!” la voce di Joyce riempiva la casa silenziosa “Buffy!” quando urlava in quel modo voleva dire che l’alcol ancora non era abbastanza da farla crollare sul divano, ma era abbastanza per renderla impossibile e irritabile. “Buffy!” sbraitò per l’ennesima volta “Dannazione!” gridò la ragazza in risposta scendendo di corsa per le scale “Cosa vuoi?!” le urlò in preda alla rabbia rivolta un po’ verso la donna e un po’ verso se stessa. “Non rispondere così a tua madre e poi ti ho chiamata già…” s’interruppe per contare con le dita le volte in cui aveva urlato il suo nome, ma la mano le tremava e sembrava non riuscire a ricordare quante volte l’avesse chiamata. “Mamma” la riprese Buffy facendole abbassare le mani “Adesso non ho tempo per la tua sbronza. Mettiti sul divano e ti porterò un bicchiere d’acqua, poi…” “Non darmi ordini” la strillò la donna spingendola via “E non voglio un bicchiere d’acqua voglio qualcosa di forte” “Allora prenditelo da sola. Non ti aiuterò ad ubriacarti!” “Buffy, Buffy” la chiamò disperata Joyce gettandosi a terra, mentre la figlia si avviava di nuovo su per le scale. Vedendola sdraiata a terra con le lacrime agli occhi Buffy si fermò con il piede sul primo scalino e cercò di decidere sul da farsi. Doveva assolutamente parlare con Angel, stava per uscire quando sua madre aveva iniziato a chiamarla, ma non poteva certo lasciarla in quello stato. Tornò indietro e cercò di farla alzare “Andiamo mamma, vieni a metterti sul divano” la donna si aggrappò a lei con forza e si trascinò verso la sala “Ho bisogno di qualcosa Buffy” la prese per le spalle con una forza che sembrava sovrannaturale per una donna che ormai passava la sua vita sbronza sul divano. “Buffy per favore, prendimi qualcosa” i suoi occhi pieni di lacrime fecero capitolare la ragazza. Non voleva aiutarla a bere, ma si rendeva conto che ormai non c’era molto che potesse fare per sua madre. “Mamma, io devo fare una cosa adesso” la fece sdraiare e le mise sopra una coperta “Prendo la macchina e ti vado a comprare qualcosa” continuò a dirle e nel frattempo le accese la televisione “Ma dovrai aspettare un po’ perché devo fermarmi in un posto. Farò presto, intanto tu…” si voltò di nuovo verso la donna e la trovò addormentata. Sospirando sollevata si lasciò cadere sulla poltrona davanti a lei, abbandonandosi al vortice dei suoi pensieri. Era ancora sconvolta per la scoperta che aveva appena fatto e doveva assolutamente parlare con Angel, lui l’avrebbe aiutata, le avrebbe detto cosa fare e avrebbe trovato la soluzione a tutti i suoi problemi, ma doveva parlarci subito. Senza aspettare l’appuntamento che si erano dati per quella stessa sera, Buffy si alzò e prendendo le chiavi dell’auto uscì in fretta dall’abitazione.

 

Guidò fino al supermarket e comprò alcune bottiglie di alcolici, contenta del fatto che dietro alla cassa ci fosse una sua compagna di scuola che la venerava solo perché era popolare a scuola e le vendeva l’alcol nonostante fosse minorenne. “Dai una festa Buffy?” le chiese, come ogni volta che si presentava da lei a comprare superalcolici “Già” mentì la bionda, sentendosi sempre peggio ogni volta che lo faceva. Non solo le mentiva, ma alla ragazza di certo sembrava che lei stesse dando una festa per gente popolare e lei ovviamente non era invitata. Tara le sorrise cordiale “Divertiti” “Grazie” le rispose porgendole i soldi e uscendo in fretta dal negozio. Caricò le buste in macchina e riprese a guidare verso l’abitazione di Angel.

 

Parcheggiò a qualche isolato di distanza, nascondendo l’auto dietro una casa color crema con grandi decorazioni floreali nel giardino che aiutavano a distogliere l’attenzione dalla sua vecchia Jeep. S’incamminò a passo svelto verso la casa bianca con il portone rosso di Angel e bussò con veemenza, continuando a guardarsi intorno per paura che sotto la luce pomeridiana qualcuno potesse notarla. Non appena il suo professore e amante le aprì la porta, Buffy entrò e si diresse verso il salotto per allontanarsi dalle grandi finestre poste all’ingresso. Poco dopo l’uomo la raggiunse “Buffy, cosa ci fai qui? E’ pericoloso” “Lo so” lo interruppe cercando disperatamente di non scoppiare subito a piangere, almeno prima avrebbe dovuto dirgli quello che l’affliggeva. “Buffy è successo qualcosa?” le chiese preoccupato, posando le mani sulle sue spalle e sospingendola a guardarlo negli occhi. “Io non…” iniziò a balbettare Buffy, incapace di formulare un pensiero coerente adesso che lo aveva di fronte. Si passò una mano sugli occhi cercando di fermare le lacrime, ma senza avere grande successo “Buffy” Ripetere di continuo il suo nome non era di certo la cosa migliore, le ricordava le urla di sua madre di pochi minuti prima e tutto quello non faceva altro che peggiorare la situazione. “Smettila di ripetere il mio nome!” gli urlò esasperata alla fine, spingendolo via e lasciandolo sconvolto per quella sua reazione “D’accordo. Adesso calmati e dimmi quel è il problema” Buffy fece un altro passo indietro, il fatto che dovesse per forza dirgli qual era il problema non significava che avesse il coraggio necessario per farlo. “Sono incinta!” urlò con le lacrime che ormai scendevano apertamente sulle sue guance. Angel non si mosse, non disse nulla, corrugò solo la fronte e davanti a quella mancata reazione, Buffy si abbandonò allo sconforto e si lasciò cadere sul divano, cercando di fermare le lacrime asciugandole con le mani tremanti. “Come?” chiese alla fine lui stupidamente ricevendo un’occhiataccia da Buffy “Come?!” ripeté lei incredula “Come credi che sia successo?! Angel!” “Ok, ok, rilassati” la bloccò Angel prima che la situazione potesse precipitare, si sedette sulla poltrona accanto al divano dove si trovava lei. “Intendevo dire…” improvvisamente sembrò aver capito tutto e la guardò ancora più sconvolto “Cosa?” gli chiese Buffy desiderosa di sapere a cosa stava pensando “Non abbiamo usato niente” sussurrò lui abbassando lo sguardo ancora incredulo “Non abbiamo usato cosa?” “Buffy!” sbottò lui ormai esasperato quanto lei “Niente! Niente preservativi! Niente contraccezione! Niente!” la ragazza corrugò la fronte “Niente? Pensavo che tu…” lasciò la frase a metà, incolparlo era inutile adesso dovevano restare uniti. Evidentemente, però, lui non la pensava come lei “Cosa credevi Buffy? Che il sesso è solo divertimento? Che potevamo fare quello che volevamo senza preoccuparci minimamente delle conseguenze?” le urlò contro, alzandosi dalla poltrona e iniziando a camminare per la sala voltandosi verso di lei di tanto in tanto e agitando le braccia furente. Buffy abbassò la testa, in effetti era anche colpa sua, ma il modo in cui si stava comportando lui di certo non li avrebbe aiutati a trovare una soluzione “Senti, Angel è inutile che litighiamo per una stupidaggine…” ma lui non la lasciò neanche finire, chiaramente troppo arrabbiato persino per avere una conversazione razionale “Stupidaggine?! Una stupidaggine che adesso ci mette in guai seri!” “Credi che non lo sappia! Ma cosa ti aspetti da me?” “Un po’ di cervello! Presentarti a casa mia vestita sexy senza neanche un preservativo nella borsa!” ormai sembrava essere proprio fuori di sé, ma questo non giustificava le sue parole dure e maligne “Riley se ne ricordava sempre” disse lei per ferirlo a sua volta. “Come hai potuto dimenticatene?!” “E tu, scusa?!” rispose lui scuro in volto e con le braccia ormai immobili lungo i fianchi e le mani strette a pugno. “Io? Ho 17 anni!” replicò lei “Non è una scusa” disse mestamente lui “Ovvio che non lo è, ma tu hai 10 anni più di me. Fai sesso da molto più tempo, avresti dovuto pensarci tu!” replicò ormai in preda alla furia adolescenziale e senza neanche più riflettere su ciò che stava dicendo. “E’ vero, ho 10 anni più di te e le donne della mia età usano la pillola!” le urlò contro Angel voltandosi verso la finestra per evitare di guardarla negli occhi “Che cosa vorresti insinuare? Che avrei dovuto usare la pillola?” chiese Buffy confusa, corrugando la fronte “No,” rispose lui tornando a guardarla, mentre la rabbia in lui cresceva sempre di più “ma forse io avrei dovuto avere il buon senso di frequentare una della mia età, così lei avrebbe usato la pillola e io non mi troverei qui a parlare di contraccezione con una diciassettenne incinta!” con le lacrime agli occhi Buffy lo guardò per diversi minuti, non riusciva a credere alle sue orecchie, non avrebbe mai creduto che sarebbero arrivati a quel punto. Quando era uscita di casa spaventata, anzi terrorizzata, per il guaio in cui si trovava, aveva subito pensato a lui e alla sua calma e razionalità. Aveva creduto che potesse aiutarla, ma comportandosi in quel modo non aveva fatto altro che peggiorare la sua situazione. Con una rabbia che non aveva mai provato prima in vita sua, neanche per sua madre, neanche per suo padre, si alzò in piedi “Diciassettenne che tu hai messo incinta, stronzo!” gli urlò contro, prima di voltarsi e correre fuori dall’abitazione sbattendo la porta dietro di sé.

 

Buffy rientrò in casa lentamente, cercando di non svegliare sua madre che dormiva ancora sul divano. Andò verso la cucina per riporre le bottiglie d’alcol che aveva comprato al supermercato prima del suo incontro con Angel. Dopo aver messo via la busta di cartone della spesa, corse al piano di sopra, al riparo nella sua stanza. Ancora non riusciva a credere a come fossero andate le cose con Angel, non si sarebbe mai aspettata tanta rabbia e irrazionalità da parte sua. Era andata da lui convinta di poterne parlare e cercare insieme una soluzione, invece era uscita dalla sua abitazione arrabbiata quanto e forse più di lui e senza la minima idea di cosa fare. Si gettò sul letto e si abbandonò alle lacrime, non piangeva mai, o almeno cercava di non farlo, ma in quel momento non riusciva a evitarlo. Restò lì a lungo, non sapeva quanto tempo fosse trascorso, ma quando sentì sua madre aprire il frigo e prendere la prima bottiglia da quelle che lei aveva riportato poco prima, si rese conto che probabilmente era ora di cena. Si alzò a malincuore, non aveva voglia di fare niente se non restare in quel letto per sempre, in attesa che il suo problema si risolvesse da solo. Andò in bagno per darsi una sistemata e si affrettò a scendere in cucina per evitare che sua madre iniziasse a sbraitare “Mamma” la chiamò vedendola seduta al tavolo con lo sguardo perso nel vuoto “Hai visto, ti ho comprato da bere” le disse andando verso il frigo e cominciando a tirar fuori tutto il necessario per la cena. Pane, formaggio e insalata, non c’era altro. Buffy sospirò e si voltò verso la madre “Va bene se ordino una pizza?” la donna non le rispose, ma la ragazza non si aspettava davvero che lo facesse e si stava già avviando verso il telefono.

 

“La pizza sta arrivando” le disse prendendo posto anche lei al tavolo poco dopo “Non che ti interessi” mormorò continuando a osservare sua madre troppo interessata al bicchiere di vodka tra le mani, che si andava lentamente svuotando. Guardando fuori dalla finestra osservò il cielo che diventava sempre più scuro e la sua mente tornò a concentrarsi sulla sua gravidanza non desiderata, come se avesse una volontà propria. Buffy si alzò e uscì fuori nel patio, sedendo sugli scalini di legno rifletté sulle possibili soluzioni. Prima opzione: poteva avere il bambino e crescerlo da sola. Si, certo a 17 anni avrebbe cresciuto un figlio e avrebbe badato a sua madre alcolizzata. Non era la soluzione più adatta. Seconda opzione: poteva avere il bambino e cercare una famiglia adottiva che lo avrebbe cresciuto e amato. Quello voleva dire affrontare la pubblica umiliazione dell’essere incinta e minorenne, senza contare il fatto che tutti avrebbero pensato che il padre fosse Riley. Non poteva mettere nei guai lui fingendo che fosse suo e di certo non poteva dire di chi fosse realmente. Neanche quella opzione era delle migliori. Terza, e anche ultima, opzione: abortire. Nessuno avrebbe saputo nulla, lei non si sarebbe ritrovata con un bambino da sistemare con una famiglia o da accudire e Angel, beh, lui avrebbe potuto fare quello che voleva. Sollevando la testa, ormai convinta della decisione presa, si alzò e tornò in casa giusto in tempo per sentire suonare alla porta. Prese i soldi dal portafogli di sua madre e aprì la porta per prendere la pizza dal facchino. Posò la scatola sul tavolo di fronte a sua madre, che nel frattempo non si era mossa di un centimetro, prese alcuni pezzi di pizza e li mise in un piatto. Si diresse verso la stanza che sua madre una volta usava come ufficio e adesso era solo la stanza con il computer. Lo accese e mangiando il primo pezzo di pizza iniziò a cercare una clinica fuori città che effettuasse aborti senza che fosse necessaria l’autorizzazione di un adulto. Ce n’era una poco distante da Sunnydale, in una cittadina un po’ più a nord. Buffy scrisse l’indirizzo su un foglietto e, prendendo il cordless posizionato accanto allo schermo del computer, compose il numero e lasciò che squillasse. Ad un certo punto sentì la voce di una donna “Free Clinic, cosa posso fare per lei?” “Ah, salve…io vorrei prenotare per un aborto” rispose lei a bassa voce “Come scusi?” chiese l’altra donna “Un aborto. Io vorrei…” balbettò Buffy, senza riuscire a ripetere quello che aveva appena detto. “Capito” rispose l’altra, togliendola da quella situazione imbarazzante. “Può venire venerdì alle 15?” Buffy ci pensò un attimo. Venerdì avrebbe dovuto saltare l’ultima ora di lezione per poter arrivare in tempo all’appuntamento, ma era meglio togliersi quel peso. “Si, certo. Va benissimo” “D’accordo allora. A venerdì. Arrivederci” le disse la donna prima di riattaccare. Buffy riabbassò la cornetta e si passò le mani tra i capelli, una piccola parte era fatta, adesso avrebbe dovuto aspettare venerdì e fare il passo più grande. Poi tutto sarebbe finito e avrebbe ricominciato con la sua vita di tutti i giorni.

 

 

 

Capitolo 9

 

 

 

Con il solito mal di testa che lo accompagnava ormai da alcuni giorni, Angel si alzò a malincuore dal letto per iniziare la routine quotidiana. Bere il suo caffè mattutino, prepararsi e andare a scuola a fare il suo dovere d’insegnante. Non ricordava neanche più quando era stata l’ultima volta che si era alzato di mattina contento di poter andare a lavorare. Sopsirò, mentre accendeva la macchina del caffè. Certo che se lo ricordava, era stato esattamente cinque giorni prima, quando andare a scuola significava vedere lei, la sua Buffy. Dopo la loro lite non si erano più parlati, lui aveva cercato di avvicinarla, ma senza successo; ogni volta che ci provava lei cambiava direzione, si metteva a parlare con le sue amiche o lo guardava fisso negli occhi come per sfidarlo a fare anche solo un passo verso di lei. Da quella mattina, però, le cose sarebbero cambiate. Aveva provato a parlare con lei per giorni e non era riuscito nel suo intento, aveva passato il fine settimana a cercare di decidere come poter fare per poter risolvere quella situazione e aveva deciso che la tecnica migliore da usare era l’indifferenza. Lo diceva anche un proverbio che in quel momento non riusciva a ricordare, ma era così. Ignorandola completamente forse alla fine sarebbe stata lei ad andare da lui, altrimenti avrebbe ricominciato a perseguitarla dato che la situazione andava risolta in un modo o nell’altro.

 

Ormai pronto per il lavoro e pieno di buone speranze per il suo nuovo piano, Angel uscì di casa e si avviò verso la macchina. Vide la postina avvicinarsi alla sua cassetta di metallo nera e, cambiando direzione, le andò incontro “Buongiorno” “Buongiorno” ricambiò la donna, capendo già che l’uomo preferiva che la posta fosse consegnata direttamente a lui dato che si trovava lì. “Ecco a lei” la postina gli porse un pacco di buste e salutandolo continuò con il suo lavoro. Angel si diresse di nuovo verso la sua auto, scorrendo tra le mani la posta “Bolletta” mormorò “Altra bolletta. Pubblicità” disse con una smorfia, non riusciva a capire come potesse essere legale mandare alle persone pubblicità per posta. Poi corrugò la fronte notando una busta da lettere bianca, non era una bolletta e neanche una pubblicità, ma girandola notò che il mittente della lettera era Buffy. Camminando più velocemente per raggiungere la sua macchina, entrò nell’abitacolo e posò il resto della posta sul sedile del passeggero, restando solo con la lettera della ragazza tra le mani. L’aprì rapidamente per la foga di scoprire cosa gli avesse scritto, ma quando si trovò davanti il foglio contenuto nella busta da lettere rimase leggermente deluso. Erano solo poche righe, quindi di certo non risolvevano la situazione. Si affrettò a leggerle:

 

“Ho risolto tutto. Non sono più incinta, quindi smettila di importunarmi a scuola. Ognuno per la sua strada credo sia la cosa migliore al momento.”

 

Angel rilesse quelle poche righe più volte, ma il risultato era sempre lo stesso. Un dolore al cuore inimmaginabile, la testa che gli esplodeva per i troppi pensieri e gli occhi fissi sul pezzo di carta bianco che teneva tra le mani tremanti. Aveva abortito. Buffy aveva abortito. Aveva preso la decisione senza di lui, era andata in una clinica senza di lui e glielo comunicava con una lettera. D’accordo, forse lui non aveva reagito nel migliore dei modi alla notizia della gravidanza, ma poi aveva cercato in tutti i modi di parlarne con lei, che non aveva fatto altro che evitarlo. Probabilmente non l’aveva detto a nessuno, quindi aveva deciso tutto da sola ed era andata alla clinica da sola. Per una diciassettenne di sicuro non era stata una decisione facile da prendere e non avrebbe dovuto affrontare la cosa da sola. Era stato uno stupido ad urlarle contro quel pomeriggio quando lei era venuto a dirle del bambino, avrebbe dovuto reagire come un adulto e fare come aveva fatto lei. Restò seduto in macchina a lungo, incapace di guidare e temendo di poter causare un incidente prima ancora di riuscire ad arrivare a scuola sano e salvo, poi mise in moto l’auto e con cautela si avviò verso il lavoro. Voleva parlare con Buffy, ma sapeva che lei non glielo avrebbe permesso, non dopo quello che gli aveva scritto. La sua tecnica dell’indifferenza di certo non avrebbe funzionato, la ragazza era furiosa con lui e non si sarebbe riavvicinata di sua spontanea volontà, avrebbe dovuto costringerla a parlare con lui. Di certo non poteva farlo a scuola, troppe persone e sguardi indiscreti, ma forse presentandosi a casa sua l’avrebbe colta di sorpresa e avrebbe avuto l’opportunità di dirle quello che voleva dirle. Sorridendo contento per la soluzione che aveva appena trovato, Angel spinse l’acceleratore per arrivare in tempo a lavoro.

 

 

 

Buffy era sommersa dai libri di storia e ormai non ne poteva più, non solo odiava studiare quella particolare materia, ma data la sua attuale situazione doveva impegnarsi il doppio per riuscire a prendere dei voti decenti ed evitare che Angel dovesse aiutarla. Non voleva niente da lui, non voleva la sua pietà, non voleva il suo aiuto e non voleva assolutamente il suo corpo. O almeno di quello stava ancora cercando di convincere se stessa senza grandi risultati. Posò la matita sul libro e si alzò dalla sedia di scatto per poi gettarsi sul letto. Si sentiva sfinita, ultimamente non aveva fatto altro che studiare, occuparsi della casa e cercare di riprendere il suo posto all’interno delle cheerleader. Quella era stata la cosa più difficile da fare, Cordelia aveva fatto proprio un bel lavoro nel metterle contro tutta la squadra, ma per sua fortuna a nessuna era mai piaciuta troppo Cordelia e alla fine era tornata ad essere la solita Buffy. Rideva, scherzava e faceva la sciocca insieme a quelle che considerava amiche, ma dentro si sentiva vuota e cercava sempre di non pensare alla brutta piega che aveva preso la sua vita. Non vedeva l’ora di andare al college e dimenticarsi di tutto, voleva lasciarsi alle spalle le cheerleader e soprattutto Angel. Si alzò a malincuore dal letto e lanciò un’occhiata esasperata verso il libro di storia, proprio non aveva voglia di studiare, così decise di scendere un po’ al piano di sotto e prepararsi uno spuntino. Sua madre probabilmente era in coma davanti alla televisione e non l’avrebbe disturbata, ma in ogni caso preferiva affrontare lei che non la storia o il pensiero di Angel. Scese in cucina e si preparò un panino al burro d’arachidi, poi sedette al tavolo in cucina e decise di controllare le bollette mentre mangiava. Aveva appena iniziato ad organizzarle in base alla data di scadenza, quando sentì bussare alla porta sul retro. Si voltò di scatto e cercò di vedere chi fosse attraverso le tendine, nessuno veniva a trovarla a casa e soprattutto chiunque veniva passava per la porta principale. Continuando a chiedersi chi potesse essere aprì la porta e desiderò con tutto il cuore non averlo fatto “Cosa ci fai a casa mia?!” chiese arrabbiata “Dobbiamo parlare” le rispose Angel posando una mano sulla porta aperta, probabilmente aveva paura che lei potesse richiudergliela in faccia. Aveva ragione. “Non ho niente da dirti e poi adesso non è il momento” lanciò un’occhiata dietro di sé iniziando a temere che sua madre avesse potuto sentire le loro voci, entrare in cucina e fare una scenata. Posò una mano sul petto di lui e cercò di spingerlo lontano dalla porta “Devi andartene” “No” rispose brusco lui, allontanando la mano di lei “Voglio parlare con te” “Abbassa la voce! Mia madre sta dormendo” lo sgridò lei, continuando a sospingerlo verso il cortile sul retro della sua abitazione “Se proprio vuoi parlare lo faremo in giardino” lo vide girarsi e scendere i pochi scalini che portavano allo spazio aperto sul retro della casa. Buffy sospirando chiuse la porta dietro di sé e lo seguì.

 

 

 

Angel incrociò le braccia al petto e la guardò furente “Una lettera? Tu credi di risolvere tutto con una lettera? Se proprio vogliamo chiamarla una lettera dato che c’erano scritte solo due righe!” Quando era uscito di casa quel pomeriggio aveva avuto tutte le intenzioni di parlare con lei con calma e razionalità, ma adesso che l’aveva di fronte non riusciva a non esprimere la propria rabbia. “Innanzitutto smettila di urlarmi contro. E poi come diavolo ti è venuto in mente di presentarti a casa mia?!” “Cosa dovevo fare? Non volevi parlarmi e di certo non potevo costringerti a scuola, ma qui non puoi scappare” le rispose lui allargando le braccia indicando la casa di lei per enfatizzare quello che stava dicendo “Di cosa vuoi parlare? Non c’è niente…” Angel la interruppe “Non dire che non dobbiamo dirci niente, perché non è vero. C’è molto da dire a cominciare dall’aborto che hai fatto senza neanche consultarmi” la vide spalancare gli occhi sconcertata e subito si corresse “Lo so che è soprattutto colpa mia, ma Buffy dovevi darmi più tempo” “Tempo?” chiese lei ancora sconvolta “Io non avevo tempo, dovevo decidere in fretta e non potevo permettermi un comportamento infantile come il tuo” “Oh, certo, la grande e matura Buffy! Che dice di avere solo 17 anni quando si tratta di preservativi, ma che prende decisioni da adulto tutti i giorni!” la vide fare un passo indietro e guardarlo con ira negli occhi. Forse aveva esagerato, certo non si era presentato a casa di lei per litigare. “Senti, io voglio solo…” “Vattene” lo interruppe lei, per poi voltarsi e riavviarsi verso la porta “No, aspetta” l’afferrò per un braccio poco prima che raggiungesse l’ultimo scalino del patio, ma proprio in quel momento la porta bianca dell’abitazione si aprì “Buffy” la chiamò una donna, probabilmente era sua madre, anche se non sembrava. Indossava abiti stropicciati e aveva i capelli in disordine, Buffy aveva detto che stava riposando, ma anche in quel caso era troppo trasandata per essere una madre che schiaccia un pisolino. Angel lasciò subito andare Buffy notando lo sguardo spaventato della ragazza, in effetti se la donna avesse scoperto quello che c'era stato tra di loro era un guaio, ma avrebbe sempre potuto dire di essere venuto a parlare con lei dei problemi in storia di Buffy. “Mamma” sentì sussurrare la ragazza “Lui è il mio professore di storia” Angel sorrise cordiale, ma ciò che disse la donna non era quello che si era aspettato “Mandalo via Buffy” vide la donna fare un passo indietro verso la cucina e la figlia le andò incontro “Si, mamma. Non preoccuparti lo mando via subito” Angel vide Buffy accompagnare la madre dentro casa e si avvicinò anche lui verso la casa “Buffy…” si fermò con un piede in casa e l’altro ancora fuori. Corrugando la fronte cercò di dare un senso a quello che aveva di fronte: c’erano le bollette sul tavolo e lo spuntino preferito di Buffy lì accanto, c’erano bottiglie di alcolici sparse dappertutto e tutte vuote e ovviamente la madre della ragazza sembrava non stare tanto bene. “Buffy” disse di nuovo Angel, ancora incredulo per quello a cui stava assistendo. La ragazza stava accompagnando la madre in sala, ma questa continuava a ripetere “Mandalo via” all’infinito e la figlia non sembrava riuscire a calmarla. Quando Angel la seguì in sala notò la televisione accesa, il divano con sopra altre bottiglie vuote e vari bicchieri posati sul tavolino al centro della stanza. Improvvisamente tornò bambino e si ricordò di una volta in cui aveva accompagnato sua madre a fare spese. Ad un certo punto la donna aveva ricevuto una telefonata e insieme si erano dovuti recare a casa di suo nonno. Si ricordava ancora il momento in cui erano entrati in sala e avevano trovato sua nonna che cercava di far sdraiare sul divano suo nonno ubriaco fradicio. La sala era sparsa di bottiglie e bicchieri e tutto puzzava di vodka e scotch. La casa di Buffy non puzzava di alcol, ma la situazione sembrava essere la stessa. “Da quanto tempo va avanti?” chiese alla fine, mentre la ragazza riusciva finalmente a calmare la madre, ma non ottenne risposta. “Buffy?” la chiamò, ma questa volta in risposta ottenne una spinta non abbastanza forte da farlo cadere, ma abbastanza da fargli fare un passo indietro “Vattene” sibilò lei ormai fuori di sé. Probabilmente restare lì ad assistere a quella scena non faceva altro che peggiorare la situazione, così Angel decise di aspettarla in cucina, non era quello che lei gli aveva chiesto, ma non se ne sarebbe andato senza prima aver parlato con lei.

 

Attese quasi un quarto d’ora prima che lei ritornasse in cucina, per tutto il tempo aveva sentito bisbigli e rumore di vetro che si scontrava con altro vetro. Quando entrò in cucina e lo vide seduto davanti alle bollette, Buffy sospirò esasperata, tra le braccia aveva le bottiglie vuote che fino a poco prima avevano riempito la sala “Sei ancora qui” gli disse con foce dura “Dobbiamo parlare” “Ancora?” “Si Buffy, ancora. Cosa sono queste?” chiese sollevando una delle bollette posate sul tavolo “Cosa credi che siano? Non hai una casa tutta tua?!” Angel sospirò “Non intendo dire cosa sono nel senso…” lasciò la frase in sospeso, sapeva benissimo che la ragazza stava solo cercando di sviare il discorso “Fai tutto da sola qui dentro?” chiese alla fine, decidendo un approccio più diretto “No, ogni mattina viene la donna delle pulizie” rispose lei sarcastica “Buffy…” la rimproverò l’uomo, ma lei gettò con rabbia le bottiglie nel secchio della spazzatura e il rumore di vetri rotti rimbombò per la casa silenziosa. “Angel, te lo dico per l’ultima volta: vattene!” “No, voglio parlare con te. Non puoi andare avanti in questo modo” “Sono fatti miei e poi mi sembra che non eri venuto per parlare della mia situazione, ma dell’altro problema che tu hai contribuito a creare” “Mi sembra che tu l’abbia risolto, no? Tutto da sola, come sei abituata a fare a quanto vedo” “Esatto. Adesso puoi dormire tranquillo la notte, senza preoccuparti della tua reputazione. Tra un mese sarò diciottenne e non dovrai neanche più preoccuparti di andare in galera. Dobbiamo solo aspettare che si concluda questo anno scolastico e poi io andrò al college e tu potrai fare quello che ti pare. Potrai persino corteggiare un’altra studentessa per quanto me ne importa, ma ricordati del preservativo questa volta” Angel la guardò sconvolto “Credi che si sia trattato di questo? Che mi piacciono le studentesse e tu sei solo una delle tante?” “Non lo so, Angel, ma a questo punto credo che non siano più affari miei. Propongo di ignorarci per il resto dell’anno” In fondo era la cosa migliore, pensò Angel, in quel modo avrebbero evitato problemi con la legge e con la scuola. Certo, il fatto che avrebbe accettato di ignorarla non significava che l’avrebbe fatto per il resto della sua vita. Aveva trovato una ragazza bella, intelligente e che lo faceva sentire vivo, non se la sarebbe fatta scappare. Non appena lei fosse stata maggiorenne e diplomata lui avrebbe fatto la sua mossa. “D’accordo” concordò, sapendo bene che non sarebbe durata a lungo quella loro tregua.

 

 

 

Buffy prese il compito in classe che Angel le porgeva senza guardarlo negli occhi, ormai funzionava così tra di loro. Evitavano di guardarsi e di parlarsi, ma la tensione era sempre presente. Un’altra costante erano i risultati dei test, Buffy aveva iniziato a notare un netto miglioramento e sapeva bene di non esserne lei la causa. Non aveva iniziato a studiare di più la sua materia, non aveva iniziato a studiarla meglio e di certo non aveva improvvisamente deciso che era la sua materia preferita. Nonostante tutto quello continuava a prendere B ad ogni compito. Angel aveva cambiato la modalità dei test, non erano più a crocette, ma a domande aperte, in quel modo probabilmente riusciva ad arrotondarle il voto e a passarlo da C a B. Non era un comportamento corretto e avrebbe voluto parlarne con lui, ma sapeva bene che una conversazione a quattrocchi non avrebbe portato a nulla di buono, perciò si era rassegnata ad essere una favoreggiata. In fondo, nella sua vita già abbastanza complicata un piccolo aiuto in una materia che era il suo tallone d’Achille non le faceva male. Alla fine dell’anno sarebbe stata in grado di passare il corso di storia con un voto decente, invece che con un’insufficienza.

 

 

 

Angel si sedette in cattedra e concesse ai suoi studenti alcuni minuti per controllare i loro compiti e poi eventualmente fargli delle domande in proposito. Tutto quello che riusciva a guardare, però, era il volto di Buffy. Cercava di capire cosa ne pensava delle frequenti B che aveva preso nel corso degli ultimi mesi, ormai la scuola stava per finire e lui non voleva che a causa di una relazione clandestina andata a finire male lei si ritrovasse con un’insufficienza. Sapeva bene che quello che stava facendo era illegale, ma di certo lo era di più quello che aveva fatto con lei in quella stessa aula, a casa sua, in biblioteca o in altri luoghi. Se metterle una B, anche se non la meritava, significava aiutarla ad alleggerire il peso delle sue responsabilità, allora si sentiva soddisfatto di sé. Nessuno avrebbe mai dovuto aver a che fare con un alcolizzato, ma soprattutto non un’adolescente che aveva ancora bisogno di una madre e che invece si ritrovava a svolgere lei quel ruolo. Dopo il loro incontro a casa di lei, dopo aver scoperto la sua precaria situazione, Angel si era informato sulla sua famiglia usando i suoi privilegi d’insegnante. In quel modo aveva scoperto che suo padre aveva lasciato lei e la madre quella stessa estate e da allora la donna aveva smesso di lavorare, almeno questo era ciò che sapeva la città di Sunnydale. Lui e Buffy sapevano bene quale fosse la verità. Probabilmente con il tempo lei era diventata troppo orgogliosa per chiedere aiuto a qualcuno, ma lui avrebbe continuato a fare il possibile per renderle la vita migliore. Per il momento si accontentava di farlo di nascosto, nell’ombra, ma ben presto avrebbe fatto tutto alla luce del sole.

 

 

 

Capitolo 10

 

 

 

Buffy si lasciò cadere sullo sgabello davanti al bancone dell’Espresso Pump “Dio, non mi sento più i piedi” si lamentò massaggiandosi le caviglie, mentre Xander Harris, il cassiere della caffetteria, prendeva posto accanto a lei “Ti avevo detto di non fare troppi turni extra. Finirà che non riuscirai ad arrivare alla fine dell’estate” La ragazza gli sorrise grata per l’interessamento che mostrava nei suoi confronti, in fondo si conoscevano solo da un mese e Xander si dimostrava già un ottimo amico. La scuola era finita da molto ormai, era riuscita a diplomarsi e a lasciarsi il liceo alle spalle. Negli ultimi mesi prima che arrivasse l’estate era andata in cerca di un lavoro estivo in modo da evitare di passare l’estate in casa con sua madre. Era riuscita a trovare un posto nella caffetteria vicino alla zona della UCLA e aveva pensato che era perfetto per lei, in quel modo poteva racimolare un po’ di soldi, poteva tenersi occupata durante l’estate e poteva anche iniziare ad informarsi sulla vita universitaria che l’aspettava in autunno. Dopo aver ricevuto diverse lettere di ammissione da vari college importanti, aveva deciso di restare dentro i confini della città di Los Angeles. Con sua madre in pessime condizioni e con una situazione finanziaria che cominciava a darle problemi, non era il caso di spendere i pochi fondi rimasti per pagare la retta di un’università che forse non sarebbe riuscita neanche a finire a causa della mancanza di soldi. La UCLA sarebbe stata perfetta e lavorando l’estate e part-time durante il periodo scolastico avrebbe avuto anche la possibilità di mettere da parte quale spicciolo. Quando aveva iniziato a lavorare si era sentita fuori posto, non aveva mai lavorato e di certo non aveva mai portato un vassoio pieno di tazze e bicchieri in giro per un locale pieno di persone in movimento e ostacoli. Per fortuna era riuscita a trovare delle persone speciali che l’avevano aiutata ad imparare i trucchi del mestiere. Willow Rosenberg, una dolce ragazza dai capelli rossi, che era stata accettata ad Harvard e Yale per i suoi ottimi voti, ma che per amore aveva deciso di restare a Los Angeles. La sua dolce metà era Daniel Osbourne, il chitarrista dei Dingoes Ate My Baby, un gruppo rock che spesso si esibiva al Bronze, unico locale notturno di Los Angeles, e anche nella loro caffetteria. Poi c’era Xander Harris, che lavorava alla caffetteria ormai da un paio d’anni, era stato lui a far avere il posto a Willow affinché potesse lavorare lì. Lui non era stato accettato in nessun college, soprattutto dato che non aveva fatto domanda da nessuna parte. Il suo progetto era quello di partire alla volta della Route66 e vedere l’America, ma aveva dovuto rinunciare per il momento dato che la sua ragazza non era stata molto d’accordo su quella sua filosofia di vita. Anya Jenkins era molto legata ai soldi e alla sua attività, l’Espresso Pump, era a capo della caffetteria da quando il vecchio proprietario, il signor Giles, aveva lasciato tutto nelle sue mani esperte e aveva fatto ritorno in Inghilterra dai suoi cari. Grazie a questo piccolo gruppo Buffy si era sentita subito come a casa, se non meglio.

 

Si alzò dallo sgabello “Coraggio, aiutiamo Willow a chiudere, altrimenti dirà di nuovo che siamo due sfaticati” “Ma è vero” commentò Xander, alzandosi anche lui per andare ad aiutare le sue amiche. Si divisero i compiti come ogni sera, Buffy si occupò di pulire i tavoli, Xander il pavimento, Willow sistemava le macchine dietro al bancone e Anya contava i soldi guadagnati facendo la sua danza quotidiana.

 

Salutò i suoi nuovi amici all’incrocio che l’avrebbe portata verso Revello Drive e riprese a camminare lungo il marciapiede a malapena illuminato. Quell’estate si stava rivelando interessante, il suo lavoro le piaceva e le occupava la mente al punto che ormai non pensava quasi più ad Angel o a tutto quello che era successo quell’inverno. Il problema si poneva quando faceva ritorno a casa, quando, dopo aver ripulito la casa e messo a letto sua madre, restava da sola nella sua stanza al buio e nel silenzio più totale. In quei momenti ripensava ai mesi passati e si chiedeva se avesse potuto agire diversamente, se avesse dovuto lottare per salvare le cose con Angel, se avesse potuto tenere il bambino, se…

 

 

 

Angel parcheggiò nella zona riservata agli ospiti della UCLA e, prendendo con sé la sua ventiquattrore, uscì dalla macchina. L’università era deserta, se non per alcuni operai che stavano ristrutturando una parte del vecchio edificio in mattoni. Incamminandosi tra le stradine d’asfalto che attraversavano le grandi distese d’erba, Angel raggiunse l’ingresso e iniziò a guardarsi intorno in cerca di un cartello che gli indicasse la via verso la presidenza. Dopo aver passato più di 10 minuti alla ricerca dell’ufficio del rettore, riuscì a trovarlo in fondo ad un lungo corridoio. Bussò e subito una voce maschile lo invitò ad entrare “Buongiorno” lo salutò un uomo di colore “Sono Robin Wood. Lei deve essere il signor O’Connor” “Si” rispose Angel avvicinandosi alla scrivania posta davanti ad una grande vetrata che dava sul giardino principale della UCLA “Prego, si accomodi” Wood gli fece cenno di prendere posto sulla sedia di pelle nera “Allora, cosa ne pensa della nostra proposta? Spero che lei ci abbia riflettuto e che alla fine sia giunto alla giusta conclusione per entrambi” con un sorriso cordiale lo guardò in attesa di una risposta “Si, io credo di aver preso una decisione a riguardo. E sarei molto felice di accettare la sua offerta di lavoro, Preside Wood” l’uomo rise contento “Grandioso, mi fa molto piacere” abbassò lo sguardo su alcuni fogli che aveva di fronte “Devo dire Signor O’Connor che speravo davvero che accettasse. Abbiamo proprio bisogno di un giovane insegnante che sappia invogliare le matricole” Angel ricambiò con un sorriso e notò che l’uomo aveva tra le mani il suo curriculum “Come mai ha dato le dimissioni alla Hemery High? So che è un’ottima scuola e probabilmente sarà stata una buona occasione per lei. Trasferirsi qui dall’Irlanda sarà stato difficile” commentò comprensivo “Si, è stata una bella esperienza che mi ha aiutato ad ambientarmi senza problemi. La Hemery High è un’ottima scuola, ma sento di aver bisogno di un cambiamento e la sua proposta lavorativa è arrivata al momento giusto” Certo non poteva raccontargli della sua relazione clandestina. “Benissimo allora” disse Wood battendo le mani compiaciuto “Sarò felice di averla nella mia università per i corsi che inizieranno a settembre” Angel prese quelle parole come un congedo e alzandosi strinse la mano all’altro uomo “Grazie per l’opportunità, Preside Wood” “Grazie a lei per averla accettata” In quel modo si salutarono e Angel lasciò l’edificio con nuove speranze per il futuro. Si avviò verso l’auto, ma all’ultimo minuto si voltò verso il grande cancello di ferro battuto che dava verso l’ampia strada. Era da tanto ormai che abitava a Los Angeles, ma non aveva mai visto quella parte della città e, dato che ormai non aveva molti impegni da quando la scuola aveva chiuso, pensò che fosse una buona idea fare un giro a piedi. Decise di lasciare l’auto dov’era, approfittando del parcheggio dell’università che in autunno sarebbe diventata il suo posto di lavoro, e prese a camminare lungo l’ampio viale che portava ai negozi della periferia di Los Angeles. Mano a mano che camminava rifletteva sulla svolta che stava per avere la sua vita. Oltre al nuovo lavoro, stava per acquistare un nuovo appartamento che si trovava più vicino all’università. Possedere una casa tutta sua era stata una buona cosa fino a quel momento, dato che la Hemery High si trovava in una zona con molte villette e ben pochi appartamenti che inoltre costavano di più appunto perché in minoranza. La UCLA, invece, si trovava più a Nord di Los Angeles e in una zona più trafficata, piena di negozi, locali e appartamenti per piccole famiglie o singoli individui. La sua vecchia abitazione era già stata acquistata da una coppia di novelli sposi e lui avrebbe traslocato quel fine settimana, giusto in tempo per la fine dell’estate e la riapertura dell’università. Doveva ammettere, però, che il motivo principale per cui aveva voluto lasciare la sua vecchia casa era che ovunque si girava riusciva a vedere solo lei: Buffy. Sdraiata sul suo letto, seduta sul divano, poggiata alla porta…la porta che non riusciva più a guardare da quando lei l’aveva sbattuta uscendo da casa sua in lacrime dopo che lui aveva reagito male alla notizia della gravidanza. Nel nuovo appartamento non avrebbe passato ore a guardare la porta e a chiedersi cosa avrebbe potuto fare di diverso o ad immaginare come sarebbero potute andare le cose. Aveva passato gli ultimi mesi di scuola a guardare da lontano quella che ormai poteva considerare la ragazza che amava, l’aveva guardata studiare in biblioteca, l’aveva guardava mentre passava il tempo con i suoi amici, l’aveva osservata durante il pranzo, a volte l’aveva persino seguita fino a casa di nascosto. Tutto questo fino alla fine quando l’aveva guardata diplomarsi senza la presenza tra il pubblico né di sua madre, né di suo padre. Aveva atteso l’inizio della cerimonia insieme alle sue false amiche, si era seduta al suo posto per tutta la durata della cerimonia, era salita sul palco per ricevere il diploma e, a fine cerimonia, si era incamminata da sola verso la Jeep di sua madre. Lui era rimasto a guardarla combattuto, non sapendo se fosse il caso di andare da lei e dirle qualcosa, ma proprio quando aveva deciso di farlo, il bibliotecario, il Signor Giles, lo aveva preceduto. L’uomo, che Angel sapeva essere un amico di famiglia della ragazza, le aveva fatto le congratulazioni e le aveva offerto di pranzare con lui e Buffy aveva accettato. Quella era stata l’ultima volta che l’aveva vista e probabilmente sarebbe stata l’ultima dato che non abitavano più nello stesso quartiere e lei probabilmente non avrebbe frequentato il college. Questo almeno era ciò che diceva a se stesso ogni volta che pensava a lei, ma in realtà sapeva che c’era una parte di sé che voleva rivederla e che sapeva che presto sarebbe accaduto. In fondo, Los Angeles era una grande città e lui aveva cambiato quartiere, ma non si trovavano molto lontano da casa Summers e lei si trovava pur sempre nelle vicinanze.

 

“Ehi, guarda dove vai!” sbottò un vecchio barbone, spingendolo via con il bastone e allontanando da Angel il suo carrello pieno di cianfrusaglie come se lui volesse rubargliele. “Mi scusi” rispose Angel, rendendosi conto che, perso nei suoi pensieri, era arrivato fino alla zona commerciale del quartiere e intorno a lui c’erano persone che correvano da una parte all’altra della strada impegnati a fare acquisti. Si guardò intorno spaesato, cercando di capire dove si trovava o almeno di trovare qualcosa d’interessante da fare. Quando era partito per la sua spedizione aveva pensato di prendere confidenza con la zona, ma adesso si rendeva conto di non aver avuto una grande idea. Intorno a sé vedeva solo negozi di abbigliamento, di elettronica, un supermercato, una libreria e un bar. Riflettendo sul da farsi si rese conto di non aver bisogno né di abiti nuovi, né di oggetti elettronici, né di fare la spesa. L’unico posto che poteva interessargli era la libreria, dove avrebbe potuto comprare un libro da leggere quella sera, e il bar, in fondo un caffè era pur sempre un caffè. Attraversando l’incrocio, decise di prendere un macchiato al bar da portare via e da bere nella libreria alla ricerca del libro perfetto.

 

Entrò nel locale e sospirò scoraggiato, c’era fin troppa gente nel locale e lui non aveva proprio voglia di fare la fila per un’ora per acquistare un semplice caffè. Stava per abbandonare il bar, quando una bionda sorridente lo fermò “Salve signore, benvenuto all’Espresso Pump” disse gioviale “Non se ne vada, lei porta soldi e i soldi sono sempre buoni” fece una pausa riflessiva e poi aggiunse “Per me” poi sollevò la brocca con il caffè che aveva in mano “Caffè?” Angel restò sconvolto dalla sfrontatezza della donna, ma non voleva risponderle male “No, io ho…devo andare…” “Oh, non sia sciocco! Non troverà nessun altra caffetteria da queste parti, solo la mia” disse, prendendolo per un braccio e trascinandolo verso uno sgabello vuoto del bancone davanti alla finestra che dava sulla strada. “E’ la migliore, non vede quanta gente c’è?” “Si, appunto…io…” la bionda lo spinse sullo sgabello rosso e sorrise cordiale “Sarò da lei in un attimo” si allontanò rapidamente lasciandolo incredulo, seduto al suo posto. Scosse la testa incapace di capire come aveva fatto quella cameriera a costringerlo a sedersi, quando tutto quello che aveva voluto fare era prendere un caffè da portare via. Si guardò intorno e vide molte persone che lo guardavano furenti, probabilmente trovavano incredibile che lui avesse trovato posto nel locale dopo pochi secondi dal suo ingresso, mentre loro lo avevano cercato a lungo senza successo. Guardò l’ora sul suo orologio da polso e vide che non era affatto tardi, dato che era stato fortunato a trovare un posto libero decise di godersi un macchiato seduto davanti alla grande vetrata, osservare le persone che facevano acquisti e poi sarebbe andato alla libreria. Con il sorriso sul volto si voltò verso il bancone del bar per cercare di chiamare la bionda che lo aveva costretto a sedersi, dopo averla cercata a lungo tra la folla la vide che urlava un’ordinazione alla sua collega. Subito dopo la vide avviarsi verso di lui a passo svelto, ma Angel si rese conto che non sarebbe riuscito ad ordinare nulla in quel momento, troppo sconvolto dalla scoperta che aveva appena fatto. Buffy, la sua Buffy, con indosso la divisa della caffetteria, stava lavorando a pieno ritmo per preparare tutto ciò che chiedeva la clientela. Ecco il momento in cui l’avrebbe rivista, ma non aveva mai pensato che potesse accadere proprio nel nuovo quartiere in cui si era appena trasferito.

 

 

 

“Un cappuccino con muffin al cioccolato” urlò Anya sopra la confusione dell’Espresso Pump pieno di persone. Quello era il momento più pesante della giornata, quello in cui tutti lasciavano il lavoro e si fermavano al bar per rilassarsi in compagnia o in solitudine, senza contare la grande presenza di turisti stranieri che si fermavano per assaggiare le specialità americane. “Subito” rispose Buffy con un cenno del capo e facendosi largo dietro al bancone evitando Xander, che si trovava alla cassa, e Willow

 

illow che stava portando un vassoio pieno di ordinazioni verso un tavolo. In momenti come quelli Anya la metteva dietro il bancone dato che sapeva che non sarebbe mai stata in grado di arrivare al tavolo con le ordinazioni intere, era già tanto se in quei mesi aveva imparato a farlo durante il resto della giornata, quando il locale era meno affollato. Dietro il bancone  era più che in grado di sopportare la pressione di quelle ore di piena, ormai era diventata un’esperta nel preparare caffè, cappuccini e tutto il resto, probabilmente era per quel motivo che Anya non l’aveva ancora licenziata, oltre che una strana amicizia che ormai era nata senza che nessuna delle sue se ne accorgesse. “Anya” la chiamò non appena la sua ordinazione era pronta, poi le passò il vassoio sul bancone e con il sorriso sulle labbra si voltò verso il suo prossimo cliente “Salve, cosa desidera?” il ragazzo ordinò un caffè da portar via e Buffy si mise subito a lavoro con un cenno del capo.

 

Così cliente dopo cliente l’ora di punta passò e il locale iniziò a svuotarsi fino a che nell’Epsresso Pump non restarono solo alcuni clienti facili da gestire. Xander si poggiò contro il bancone ormai non più assediato dalle orde di clienti “Accidenti An” disse rivolto alla sua ragazza “Dovresti davvero prendere una persona in più che venga ad aiutarci durante queste ore estenuanti” la ragazza però si voltò verso di lui e lo guardò come se avesse appena detto la cosa più stupida che avesse mai sentito “Di cosa stai parlando? Ma allora non mi ascolti mai quando ti dico come funzionano le cose in commercio?” chiese sconvolta, posando la brocca con il caffè per potersi concentrare sulla conversazione “Più persone assumi e meno denaro riuscirai a tenere per te! E’ già tanto che ho assunto lei” disse indicando Buffy “E l’ho fatto solo perché tu e la tua cara amica Willow” commentò con voce sarcastica “Mi avete costretto con i vostri continui lamenti e minacce di sciopero” Xander sospirò avvicinandosi alla sua ragazza “Lo so amore, mi lamento troppo. Mi spiace” disse abbracciandola e facendola sorridere compiaciuta per le scuse appena ricevute. Buffy fece di tutto per non scoppiare a ridere, mentre si scambiava sguardi con Willow che rischiava di fare la stessa cosa. Entrambe si divertivano troppo quando vedevano quelle scene tra i due innamorati, ogni giorno la scena di svolgeva allo stesso modo: Xander si lamentava per il troppo lavoro, Anya parlava di capitalismo e dell’importanza dei soldi, oppure tirava in ballo la sua amicizia con Willow di cui era sempre stata gelosa, e Xander lasciava cadere l’argomento pur di non litigare.

 

Fu solo quando Buffy si voltò verso Willow, però, che notò Angel seduto su uno degli sgabelli rossi vicino alla vetrata panoramica. Restò immobile ad osservarlo, mentre lui faceva lo stesso e nessuno dei sue faceva nulla per sbloccare quella situazione imbarazzante. La ragazza dai capelli rossi notò lo scambio di sguardi e si avvicinò a lei “Ehi, Buffy. Conosci quel tipo?” chiese lanciando un’occhiata verso Angel e posando una mano sulla spalla dell’amica “Io…” balbettò Buffy, allontanando lo sguardo da lui e posando lo straccio che aveva in mano “Vado un attimo a…” indicò la zona della caffetteria dove sedeva l’uomo e senza dare altre spiegazioni fece il giro del bancone e si avviò verso di lui. Sentiva gli sguardi dei suoi nuovi amici su di sé, ma in quel momento quello era l’ultimo dei suoi pensieri. “Cosa diavolo ci fai qui?!” chiese furente, ma mantenendo un tono di voce basso per evitare di turbare gli altri clienti dell’Espresso Pump, Anya non glielo avrebbe mai perdonato. “Cosa ci fai tu qui?” “Io ci lavoro!” rispose Buffy aprendo le braccia per indicare il locale e con un’espressione incredula “Che razza di domanda!” “Adesso lavori?” la ragazza aggrottò la fronte. Cosa voleva dire con quello? Che lei non avrebbe dovuto lavorare? Aveva proprio una faccia tosta, non solo era lui quello che si trovava nel suo territorio, ma adesso la stava anche giudicando. “Ti ho chiesto cosa ci fai qui, ma non mi sembra di aver ricevuto una risposta!” lo vide sospirare e fare un gesto verso la strada all’esterno del locale “Stavo facendo una passeggiata, ho visto la libreria dall’altra parte della strada e volevo prendere un caffè da bere mentre sceglievo un buon libro per la serata” tornò a guardare l’interno del bar e indicò Anya “Poi quella ragazza mi ha costretto a sedermi anche se stavo per andarmene perché c’era troppa gente per i miei gusti” Buffy si voltò per vedere a chi si stesse riferendo Angel e vide che indicava il suo capo, sospirando tornò a guardarlo, in attesa che finisse di spiegarle tutto, notando un’espressione confusa sul volto “Mi ha fatto una specie di discorso sui soldi…non ho capito molto bene” scuotendo la testa aggiunse “Comunque, dato che avevo trovato un posto libero ho deciso di ordinare il mio macchiato. Quando mi sono voltato verso il bancone ti ho vista e non riuscivo a crederci. Così alla fine ho deciso di aspettare che il locale si svuotasse per poter parlare con te” Buffy aspettò che dicesse altro, ma capì che quella era la fine del suo racconto “Parlare?” chiese più irritata di prima “Parlare di cosa?” lui abbassò il capo passandosi una mano sui capelli “Non lo so, magari volevi…” lei non lo lasciò finire “Volevo cosa, Angel? Davvero pensi che voglia parlare con te?” “Beh, anche se non vuoi, dovresti farlo. Noi dovremmo farlo, per chiarirci” fece una pausa e poi si alzò dallo sgabello per sovrastarla con la sua statura “Io ho bisogno che ci chiariamo, che parliamo di quello che è successo. Senza litigare, senza recriminazioni, solo una conversazione tra persone adulte” Buffy lo guardò incerta sul da farsi. Da una parte un confronto tra di loro poteva aiutarla a lasciarsi il passato alle spalle, ma dall’altra parte in quel periodo aveva iniziato la sua nuova vita e rivivere il passato poteva essere disastroso per lei. Abbassò il capo incapace di guardarlo ancora negli occhi adesso che tutta la rabbia era sparita per lasciare il posto alla tristezza e al rammarico “Io devo lavorare” “Aspetterò” si affrettò a dire lui “No, Angel. Non credo…” quando sollevò lo sguardo su di lui vide la delusione nel suo sguardo e decide di cambiare tattica “Davvero vuoi rivangare il passato? Non è meglio se andiamo avanti con le nostre vite?” l’osservò riflettere sulle sue parole e alla fine annuì “Se è questo quello che vuoi…” “Si, ti prego” disse interrompendolo e indietreggiando con l’intenzione di tornare al suo lavoro prima che Anya iniziasse a parlare dei soldi che stava sprecando in quei minuti preziosi.

 

La sua storia con Angel era stata breve e intensa, al tempo stesso bellissima e dolorosa. Lo aveva amato, era stata la sua prima storia seria, anche se clandestina, ma purtroppo per entrambi si era conclusa nel peggiore dei modi. Rivangare il passato adesso, significava ricadere nel buco nero in cui era stata per tutti i mesi successivi alla loro rottura e non poteva permetterselo, non in quel momento in cui aveva finalmente iniziato a vedere la luce. Per quanto le spezzasse il cuore ammetterlo, Angel ormai apparteneva al passato.

 

 

 

Capitolo 11

 

 

 

I giardini della UCLA erano pieni di studenti, c’era chi incontrava vecchi amici, chi faceva nuove amicizie, chi si iscriveva a club, chi pubblicizzava confraternite e chi, come Buffy Summers, che si sentiva un pesce fuor d’acqua. “Ehi Buffy, da questa parte” si sentì chiamare e riconobbe subito al voce di Willow, quando si voltò verso di lei vide che era in compagnia del suo ragazzo Oz, che ormai era al suo secondo anno e si sentiva completamente a suo agio. “Ciao ragazzi. Che casino vero?” “Ah ci farai l’abitudine” commentò Oz con il suo solito tono neutrale “Già, tranquilla” aggiunse Willow, come se anche lei fosse una veterana e non una matricola. Buffy sorrise vedendo la timida Willow trasformarsi in presenza della sua dolce metà “Va bene, voglio credervi” facendo un respiro profondo si guardò per l’ultima volta intorno con sguardo terrorizzato prima di cercare di riprendere il controllo di se stessa “Allora, cosa farai adesso?” le chiese Willow saltando leggermente per l’eccitazione del momento “Ah, non so” “Non vuoi andare a vedere la tua camera? Conoscere la tua coinquilina?” “No, io non ho fatto domanda per una camera. Dormirò a casa mia, non è lontana” “Oh, capito” commentò la rossa incapace di nascondere la propria delusione, probabilmente pensava che non avrebbe vissuto a pieno la sua esperienza universitaria se non avesse alloggiato in un dormitorio come tutti. Conosceva Willow e la sua passione per la vita accademica, quindi non disse altro per convincerla che in fin dei conti non si sarebbe persa molto. “Quindi tu stai andando a conoscere la tua coinquilina?” chiese invece all’amica “Si” rispose questa eccitata “Speriamo che sia simpatica. Sai, dovrò viverci per tutto l’anno e non vorrei avere problemi” Oz le strinse una spalla, incoraggiandola silenziosamente a pensare positivo, e Buffy si limitò ad annuire “Bene, allora credo che le nostre strade si separano qui” commentò la bionda sistemandosi meglio la borsa sulla spalla “Perché? Non vuoi venire a conoscere la mia coinquilina insieme a me? Oz deve andare ad incontrare il suo e a me fa piacere un po’ di compagnia” le disse Willow facendo un cenno nella direzione dei dormitori femminili “Mi piacerebbe, ma devo andare alla mia prima lezione” l’altra ragazza corrugò la fronte confusa e prese il polso del suo ragazzo per controllare l’ora sul suo orologio “Ma Buffy, manca un’ora all’inizio delle lezioni” “Lo so” rispose la bionda con un sorriso “Ma lo sai quanto ci metterò a trovare l’aula in tutto questo casino?” commentò con un cenno verso la folla che li circondava “Posso accompagnarti io dopo aver incontrato il mio compagno di stanza” si offrì Oz, ma Buffy scosse la testa “No, la sorte ha voluto che la mia prima lezione universitaria fosse Storia del mondo moderno” rispose con un sospiro “Io odio la storia con tutto il cuore. Voglio arrivare un po’ prima così da fare una buona impressione con l’insegnante. Ho avuto una brutta esperienza con la storia al liceo e non voglio che succeda di nuovo” Gli altri due annuirono comprensivi e la lasciarono andare alla ricerca dell’aula 21, dove si teneva il suo corso, dopo che Oz le aveva dato alcune indicazioni generali per facilitarle la ricerca.

 

Buffy s’incamminò lungo i corridoi affollati dell’edificio riflettendo sull’ironia del destino. Quando aveva finalmente iniziato a pensare all’università come luogo in cui poter dimenticare il suo passato con Angel, aveva scoperto che la sua prima lezione come matricola alla UCLA era Storia del mondo moderno. Adesso doveva cercare di concentrarsi già dal primo minuto come studentessa universitaria per evitare di venire bocciata anche a questo corso di storia, per fortuna era l’unico che doveva seguire. Uno studente le andò contro correndo per il corridoio e lei si poggiò alla parete appena in tempo per evitare di cadere. Sbuffando esasperata si ricompose e si avviò verso l’aula 21, che ormai era riuscita a trovare dopo molto girovagare lungo quel lungo corridoio. Vide alcuni studenti che entravano nella sua stessa aula e l’ansia di essere arrivata troppo in anticipo sparì per essere rimpiazzata da puro shock nel momento in cui le porte si aprirono e Buffy si trovò nell’aula del professor O’Connor. “Incredibile” sbottò incredula, mentre un’altra studentessa le passava accanto lanciandole un’occhiata confusa per poi correre via quando si rese conto che Buffy non si stava riferendo a lei. Restando immobile sulla porta per alcuni secondi, rifletté su quella situazione e, facendo un respiro profondo, si avviò verso la cattedra piena di rabbia repressa.

 

 

 

“Stai scherzando, vero?! Devo denunciarti per molestie?!” “Signorina Summers, che piacere rivederla” si limitò a dire Angel sorridendo e guardandosi intorno per controllare che le parole della ragazza non avessero attirato sguardi indiscreti.

 

Quando aveva ricevuto alcuni giorni prima la lista delle persone che avrebbero frequentato il suo corso, Angel era rimasto piacevolmente sorpreso di trovare il nome di Buffy nell’elenco. Da quel momento aveva iniziato a fare mille progetti su come sarebbe stato il loro primo incontro, su cosa le avrebbe detto o su come si sarebbe svolto il resto del corso in sua presenza. Adesso con un sorriso beffardo osservava l’incredulità e la rabbia suo volto di lei. “Non vorrai fare una scenata, vero?” le disse poggiandosi contro la cattedra e voltando le spalle al resto dell’aula che si stava ormai riempiendo. la vide guardarsi intorno per poi tornare a posare lo sguardo su di lui “Lo hai fatto apposta!” “No, credimi. Sono rimasto sorpreso tanto quanto te” “Non mi sembri sorpreso!” sbottò lei incrociando le braccia al petto e senza abbandonare l’atteggiamento minaccioso “L’ho saputo alcuni giorni fa, quando mi hanno comunicato il numero di studenti che avrebbe seguito il mio corso” la ragazza corrugò la fronte “Allora adesso lavori qui?” chiese con un tono leggermente meno arrabbiato “Si, ho ricevuto un’offerta e…” la guardò per un momento e poi si avvicinò leggermente a lei “Buffy, non sapevo che saresti andata all’università, avevi detto…” lei lo interruppe “Lo so, ma questa università posso permettermela e poi con il lavoro all’Espresso Pump…” questa volta fu lui a interromperla con un cenno del capo “Già, il lavoro” Restarono in silenzio a riflettere sul da farsi, poi Angel decise di sferrare il primo attacco per riuscire a convincerla che, nonostante quello che avevano passato, erano fatti per stare insieme. “Sai, potresti cogliere quest’opportunità per…” ricevette un’occhiataccia “Non provarci nemmeno!” lo minacciò lei prima di allontanarsi per prendere posto.

 

 

 

Buffy non riuscì a concentrarsi minimamente per tutta l’ora della sua prima lezione all’università. Sarebbe stato troppo bello riuscire a sopravvivere a quella giornata da matricola senza incidenti, ma lei aveva imparato da tempo che la sua vita non andava mai come avrebbe voluto. Adesso non solo doveva preoccuparsi di studiare storia per riuscire a passare quel corso, ma anche di Angel che era di nuovo il suo professore. Si trovavano nella stessa situazione imbarazzante di pochi mesi prima e sarebbe stato difficile riuscire a lasciarsi il passato alle spalle quando era costretta a vederlo tre volte a settimana per 6 mesi.

 

“Bene ragazzi, spero che questa lezione sia stata illuminante. Anche se sono convinto che molti di voi avrebbero preferito essere altrove” disse con un sorriso e posando lo sguardo direttamente su Buffy che era furente. Quando lasciò liberi i suoi studenti, si affrettò verso l’uscita e lui non riuscì a intercettarla, ma lei non aveva alcuna intenzione di dargli la possibilità di confonderla ancora di più. Era fuori di sé dalla rabbia e non era certa di poter sopportare una giornata intera di lezioni, ma sapeva bene che quella era l’unica cosa da fare dato che era il primo giorno e non poteva già iniziare a saltare le lezioni. Così si trascinò per tutto il campus cercando di abituarsi ai nuovi ritmi imposti dalla UCLA e cercando di dimenticare il suo precedente incontro con Angel. Dopo aver seguito le altre 4 lezioni in programma per la giornata, aver pranzato con Willow e Oz ed essere passata a casa per controllare come se la cavava sua madre, Buffy corse verso l’Espresso Pump per iniziare il suo turno serale. Iniziò a lavorare con rinnovato vigore per cercare di allontanare le preoccupazioni, soprattutto quelle che riguardavano sua madre. In quel periodo non riusciva più a starle dietro come prima e la donna ne risentiva, infatti era più nervosa e si sfogava durante quei pochi minuti che la figlia trascorreva a casa. Ogni mattina come al solito preparava la colazione, poi usciva per andare a lezione, pranzava fuori e tornava nel pomeriggio per controllare Joyce, che come al solito iniziava a urlare per il fatto che non era mai in casa. Buffy la calmava e, quando la donna crollava di nuovo sul divano, la ragazza usciva di nuovo per andare a lavorare. Quando tornava dopo il suo turno si sedeva con sua madre per farle un po’ di compagnia, ma la serata si concludeva sempre con Joyce che decideva di andare a letto presto a causa di un forte mal di testa, così Buffy si ritirava nella sua stanza e si rilassava oppure studiava. Il mattino seguente ricominciava tutto da capo.

 

“Buffy, era ora! Dov’eri finita?” chiese Anya su tutte le furie correndole incontro e porgendole subito la brocca con il caffè bollente “Siamo già piani e tu sei in ritardo!” “Mi spiace” riuscì solo a dire Buffy prendendo la brocca di vetro e iniziando subito a servire i clienti, dopo aver indossato in fretta la divisa.

 

 

 

 

“Dobbiamo parlare” Buffy sollevò lo sguardo dal tavolo che stava pulendo e restò scioccata nel trovare  Angel dietro di sé “Ancora tu! Ma allora non vuoi proprio capire!” sbottò mettendo le mani sui fianchi “E poi siamo chiusi, non sai leggere il cartello” aggiunse indicando di sfuggita la porta d’ingresso dell’Espresso Pump “Il tuo capo mi ha fatto entrare quando le ho detto che volevo parlare con te” disse l’uomo con il sorriso di chi sa di aver già vinto. Buffy non poté far altro che lanciare un’occhiataccia ad Anya, che annuì entusiasta lasciandole intendere che Angel era perfetto per lei e che doveva buttarsi. Se solo l’altra donna avesse saputo quanto si fosse buttata e quanto in basso era caduta. “D’accordo” disse alla fine, lasciando lo straccio sul tavolo e tirando Angel per un braccio lo condusse fuori dalla caffetteria ormai vuota, ma piena di amici impiccioni. D’altronde era stata Anya stessa a dirle di fare la sua mossa con quell’uomo, quindi lei la stava facendo e il suo capo poteva benissimo finire di pulire i tavoli al posto suo.

 

Una volta fuori smise di trascinare Angel e gli lasciò andare il braccio “Qualsiasi cosa devi dirmi fai in fretta” lo vide annuire e attese che iniziasse a parlare “Voglio portarti a cena” fu tutto quello che disse e Buffy corrugò la fronte “Tutto qui. Mi hai perseguitata solo per dirmi che vuoi andare a cena” “Si, per parlare con calma e risolvere alcune cose che abbiamo lasciato in sospeso” la ragazza scosse la testa “Non se ne parla. Non farò due volte lo stesso errore e poi sono una tua studentessa…di nuovo! Ricordi?” “Si, ma io vorrei portarti a cena dopo che il corso si è concluso. Solo che non volevo che le cose restassero tese tra di noi fino a quel momento. In fondo, Buffy, stiamo parlando di 6 mesi” “Perché vuoi chiarire le cose Angel?” chiese all’improvviso la ragazza, evitando di pensare al fatto che il ragazzo evidentemente ci aveva pensato a lungo prima di fare la sua mossa. “Voglio una seconda occasione” disse come se quella fosse la spiegazione più semplice e naturale del mondo “Non è così facile” “Lo so” la interruppe lui, prendendole una mano sperando con tutto il cuore che lei non lo respingesse per quel suo gesto forse troppo audace data la situazione “So che non è facile, soprattutto per via del bambino” a quelle parole Buffy gli lanciò un’occhiataccia e ritirò la mano con veemenza, l’ultima cosa che voleva era parlare dell’aborto. Aveva sempre pensato che tutte coloro che dopo un aborto rimpiangevano la loro decisione erano delle ipocrite, in fin dei conti ci avevano riflettuto a lungo la maggior parte delle volte e ripensarci era inutile. Se all’inizio avevano creduto che quella fosse la soluzione migliore, allora per quale motivo dopo averlo fatto iniziavano ad avere dei dubbi? Secondo lei era perché volevano far credere agli altri di provare del rimorso, potevano disperarsi quanto volevano, ma il bambino non c’era più. Lei era stata convinta di aver fatto la cosa giusta, ma in quei mesi si era ritrovata a pentirsi della sua scelta. Si occupava di sua madre da ormai un anno e lavorava per mantenersi, per quale motivo non avrebbe potuto occuparsi anche di suoi figlio? Ma ormai quelle erano cose che appartenevano al passato, aveva preso una decisione e adesso doveva conviverci. Odiava, però, il fatto che lui stesse usando quell’argomento per convincerla a dargli una seconda possibilità. Probabilmente Angel aveva notato il suo repentino cambiamento d’umore e la rabbia nei suoi occhi, infatti cercò subito di non far degenerare le cose “Mi prendo tutta la colpa per quello che è successo e spero che tu possa perdonarmi, se non subito magari un giorno, in futuro. Ma l’unico modo per far si che questo accada, Buffy, è se mi dai una seconda chance” Buffy iniziò a scuotere la testa, ma lui la conosceva troppo bene e di certo notò la sua incertezza, infatti decise di passare di nuovo all’attacco sapendo bene che alla fine lei avrebbe ceduto. Con il sorriso di chi sa di aver già vinto disse “Sai, dovresti accettare il mio invito a cena” Buffy lo guardò incuriosita “Potrei aiutarti con i tuoi problemi con la storia” si avvicinò in maniera provocante e lei lo spinse via facendolo ridere per quella sua reazione esagerata “Mi stai minacciando?” “No, non lo farei mai. Ti sto solo offrendo una scorciatoia” continuò a sorriderle e poi aggiunse “Scommetto che ti è piaciuto trascorrere gli ultimi mesi di liceo senza dover toccare un libro di storia americana. Le mie costanti B ti sono state d’aiuto, no?” Buffy abbassò la testa sentendosi colpevole e non disse niente, ma per fortuna lui preferì con infierire a riguardo. “Dovresti pensarci bene” disse cominciando ad indietreggiare sul marciapiede “Tra un mese ho in programma di farvi fare un test per il mio corso. Spero che tu sappia cos’è una defenestrazione” le fece l’occhiolino e si allontanò lungo la strada vuota per poi sparire in un vicolo buio.

 

 

 

Capitolo 12

 

 

 

Angel consegnò il pacco di fogli al suo assistente “Spero che siate pronti, perché i risultati di questi test non saranno esilaranti per alcuni di voi” disse posando di proposito lo sguardo su Buffy seduta al suo solito posto in ultima fila. Si divertiva a vederla mettere così tanto spazio tra di loro, come se il fatto che sedesse in ultima fila vicino alla parete potesse difenderla da quello che Angel sapeva che provava per lui. La vide roteare gli occhi e sorrise, evidentemente la sua piccola volpe sapeva che lei era tra quegli studenti. Si sedette alla sua cattedra e attese che il suo assistente, Parker Abrams, finisse di far passare i compiti. “Ovviamente sono disponibile per qualsiasi chiarimento, ma non venite a contestare il voto. Quello non è negoziabile” Osservò Buffy prendere il suo test e sapeva bene cosa si sarebbe trovata di fronte la ragazza, una bella D scritta in rosso e appositamente più grande del normale. Non l’aveva punita di proposito, quello era esattamente il voto che meritava, ovviamente era stato più malvagio nel preparare il test. Sapeva bene che la maggior parte dei suoi studenti non avrebbero avuto problemi, ma lui conosceva bene le lacune della sua Buffy e aveva usato le informazioni che possedeva a suo vantaggio. Notò lo sguardo furente della ragazza diretto su di sé e ricambiò con un sorriso beffardo, che probabilmente la fece solo arrabbiare di più. Fortunatamente per lui, quella era proprio la reazione che sperava di suscitare in lei, quando era arrabbiata andava sempre dritta da lui per un confronto, ma se la intimidiva allora scappava con la coda tra le gambe. Bene, entro la fine della lezione la ragazza si sarebbe presentata alla sua cattedra con lo sguardo infuocato e le mani sui fianchi.

 

Come un sogno diventato realtà, quando ormai l’aula si era svuotata, Buffy si presentò da lui nella stessa posa in cui Angel se l’era immaginata poco prima. “Sei un bastardo, lo sai? Lo hai fatto apposta!” lui sorrise e si preparò alla sua sfuriata, che sembrava essere già iniziata “Non è colpa mia se le tue conoscenze storiche sono carenti” l’espressione di puro shock sul bellissimo volto di lei non fece altro che aumentare il desiderio che provava per lei “Le mie carenze?! Vogliamo parlare di questo? Benissimo, allora immagino che avrai un’ottima spiegazione su come mai tutte le domande del tuo test riguardano argomenti che sai benissimo che non conosco!” “Davvero? Beh, cosa devo dire? Non ci ho proprio fatto caso” rispose strafottente alzandosi dalla sua sedia da professore universitario e prendendo un foglio dalla sua ventiquattrore che giaceva aperta sopra la cattedra e scrivendoci sopra frettolosamente “Che cos’è?” chiese la ragazza prendendo tra le dita il biglietto che Angel le stava porgendo “Il mio nuovo numero di telefono, ho dovuto cambiarlo quando ho cambiato casa” quando la vide corrugare la fronte si ricordò che in realtà lei non sapeva nulla del suo nuovo appartamento “Ah, certo. Dimenticavo di non averti detto che mi sono trasferito durante quei pochi mesi in cui non ci siamo visti. Ho lasciato la mia vecchia casa, troppi ricordi” ammise diventando improvvisamente serio, poi riprese con tono gioviale “Adesso ho un nuovo appartamento qui vicino, è più facile da tenere in ordine ed è più vicino al mio nuovo impiego. Dovresti passare a trovarmi, potrei farti provare il nuovo divano” aggiunse malizioso, ricordando ad entrambi la loro prima volta sul divano nella sua vecchia casa. Quando le cose erano finite in malo modo tra di loro, la prima cosa di cui si era liberato era stato il divano su cui non riusciva neanche più a sedersi. Adesso aveva un nuovo divano di pelle nera e non vedeva l’ora di inaugurarlo con la ragazza che amava e che, in quel preciso istante, lo stava guardando sconvolta per la sua esplicita proposta. “Tu credi davvero che dopo quello che mi hai fatto…” iniziò a dire Buffy con tono duro, ma non eccessivamente arrabbiata e Angel iniziò a sperare ad un lieto fine dopotutto “Perché ammettiamolo, io avrò fatto la mia parte, ma hai iniziato tu con le tue accuse e…” “Lo so” la interruppe, sapendo bene che il modo in cui si era comportato era riprovevole. Lei lo guardò per alcuni secondi, come per accertarsi che stesse dicendo sul serio e poi riprese a parlare “Credi davvero che ti darò un’altra occasione?” lui annuì, rispondendo a quella che in fondo era stata solo una domanda retorica “Cosa te lo fa credere” chiese lei con aria di sfida, ma Angel sapeva bene come far crollare quella facciata e far comparire la ragazzina spaventata e sola che lui aveva imparato ad amare “Perché mi ami” rispose semplicemente “Neanche la metà di quanto io amo te, ma per me è più che sufficiente” aggiunse sorridendole dolcemente e osservando il cambiamento nei suoi occhi che si addolcirono immediatamente. A quel punto si piegò verso di lei e decise di passare alla fase in cui la pregava di dargli un’altra opportunità “Vieni a cena da me” quella proposta scioccò la ragazza “Nel tuo nuovo appartamento?!” chiese sconvolta “Per inaugurare il divano?” chiese, usando le sue stesse parole e rivoltandogliele contro “No, non sto parlando di sesso. Non voglio che sia come quando abbiamo iniziato a vederci, Buffy. Voglio una cosa seria, voglio che parliamo della possibilità di stare insieme sul serio. Purtroppo non posso portarti in un ristorante, sei ancora una mia studentessa. Dovremo vederci in segreto fino a che il mio corso di storia non sarà terminato, tra 6 mesi” vedendo che la ragazza si era visibilmente rilassata nell’udire la sua spiegazione, Angel sorrise e riprese la sua opera di convincimento “Stasera. A cena. Potremo parlare dei nostri errori e poi cercheremo di risolverli” la vide lanciare un’occhiata verso la porta dell’aula, probabilmente stava pensando ad una scusa per poter uscire da quella conversazione, ma lui le posò le mani sulle spalle riportando tutta la sua attenzione su di sé “Ti prego, non te ne pentirai” Buffy sembrava ancora titubante, ma almeno adesso lo stava guardando negli occhi, lo stava studiando e probabilmente stava pensando ai pro e ai contro di un eventuale si. “Qual è il tuo indirizzo?” chiese alla fine la ragazza, tenendo lo sguardo basso in segno di sconfitta, ma Angel non la vedeva certo in quel modo “Ti passo a prendere all’Espresso Pump, dopo il tuo turno di questa sera. Non è lontano da lì” “No!” urlò Buffy “Sei pazzo!” esclamò sconvolta “Ho bisogno di tornare a casa e cambiarmi…” ma lui non la lasciò finire “Non c’è bisogno che tu faccia tutto il tragitto fino a casa tua per poi dover tornare indietro. Sarai bellissima, come sempre” la rassicurò e lei non ribatté altro. Poco dopo Angel la salutò con la promessa di vederla quella sera e la guardò abbandonare la sua aula, senza sapere che la ragazza aveva intenzione di saltare tutte le altre lezioni della giornata per andare a casa e prepararsi per la cena con lui.

 

 

 

Dopo aver salutato Angel, Buffy andò alla lezione di psicologia della Professoressa Walsh, dove scoprì con suo grande stupore che Riley si era iscritto alla sua stessa università ed era ormai l’assistente della Walsh. Aveva scambiato quattro chiacchiere di cortesia con colui che era stato il suo primo ragazzo e poi aveva preso posto per ascoltare la lezione, ma tutto quello a cui era riuscita a pensare era cosa avrebbe indossato quella sera per la cena. Il suo primo pensiero era andato alla nuova maglia bianca acquistata ai saldi di fine stagione e alla gonna nera che le metteva in risalto il fondoschiena, ma subito scosse la testa riflettendo sul fatto che la gonna avrebbe potuto lasciar intendere ad Angel che era andata da lui per qualcosa di più di una semplice cena. Pantaloni allora. Sicuramente un paio d jeans a vita bassa erano perfetti per l’occasione, non troppo formali e neanche troppo sportivi, se coordinati alla stessa maglia bianca a cui aveva pensato poco prima. Finita la lezione della Walsh, Buffy aveva già scelto le scarpe e tutti gli accessori, l’unica cosa che le restava da fare era incontrare Willow per il pranzo, come da programma, e poi andare a casa. Una volta lì, Buffy controllò che sua madre fosse impegnata davanti alla televisione e poi corse in bagno per lavarsi i capelli, farsi una doccia e depilarsi. Dopo queste pratiche igieniche di base iniziò ad occuparsi dei particolari come smalto alle unghie, pulizia del viso e maschera di bellezza. Infine, quasi due ore dopo, entrò in camera per preparare il borsone con gli abiti della serata, di certo non poteva andare a lavorare alla caffetteria con la maglia bianca da indossare per la sua serata con Angel. Indossò un paio di jeans comodi, una maglia rosa e legò i capelli con un fermaglio per tenerli lontano dal viso. Poi prese dal bagno la lacca e i trucchi e li ripose in un borsone, insieme ai jeans a vita bassa, alla maglia bianca e al resto delle cose che aveva scelto durante l’ora di psicologia. Si sarebbe presentata a lavoro con mezz’ora di anticipo e avrebbe chiesto ad Anya di farla staccare prima, in quel modo avrebbe potuto chiudersi nel bagno della caffetteria per prepararsi per la cena. Con il sorriso sulle labbra, prese il borsone e uscì in fretta dalla stanza per poi rientrare poco dopo e frugare tra i cassetti del comodino. Non aveva nessuna intenzione di fare sesso con Angel, ma portare con sé un preservativo non era una cattiva idea dati i loro trascorsi. Dopo essersi accertata che per una sua debolezza non avrebbe rischiato di restare di nuovo incinta, corse già per le scale per raggiungere la Jeep e andare a lavoro.

 

 

 

Capitolo 13

 

 

 

Angel attraversò di corsa l’incrocio che portava all’Epsresso Pump, locale che ormai aveva imparato a conoscere meglio del suo stesso appartamento. Lanciò una rapida occhiata all’interno e vide Buffy, bellissima come sempre, circondata da quelli che sembravano essere i suoi nuovi amici. Era contento che si fosse rifatta una vita, che si era lasciata alle spalle le false amiche che l’avevano accompagnata per gli anni del liceo e che aveva trovato degli amici veri. Adesso l’unica cosa che mancava per vedere la ragazza felice era aiutarla a risolvere il problema della madre alcolizzata e aiutarla a superare quello che era successo tra di loro, o almeno ad accettarlo. “Buonasera” salutò entrando nella caffetteria e attirando gli sguardi dei quattro lavoratori e dei pochi clienti presenti “Sono passato a prendere la mia principessa” disse con un leggero inchino verso Buffy, che arrossì e lo raggiunse “Smettila, mi metti solo in imbarazzo” lo prese per un braccio e lo sospinse verso la porta, facendo un rapido cenno di saluto verso i suoi amici, che risposero in coro “Ciao” La ragazza si voltò verso di lui, che nel frattempo si liberò con gentilezza dalla sua presa e le aprì la porta “Non c’è bisogno che fai il galante. Sappiamo entrambi che hai già avuto quello che volevi da me” disse sfacciata, uscendo sulla strada “Oh, ma non vedo per quale motivo non dovrei volerne ancora” rispose malizioso posando con gentilezza una mano alla base della sua schiena e invitandola ad incamminarsi lungo la via principale del quartiere.

 

Dopo aver camminato per alcuni isolati, Angel accompagnò Buffy lungo un viale che portava ad una serie di edifici tutti uguali, erano in mattoni bianchi, con grandi finestre e il portone nero. L’uomo aprì il portone e chiamò l’ascensore “Preferivo la tua casa” commentò lei guardandosi intorno e notando la mancanza di piante o di tappeti nell’atrio della palazzina “Come fai a dirlo? Non hai ancora visto l’appartamento” “Sono certa che l’appartamento sarà bello” disse lei entrando nell’ascensore fin troppo piccolo per i suoi gusti “E’ pur sempre arredato da te e ci saranno le tue cose, ma è pur sempre un appartamento” Angel corrugò la fronte confuso per le parole della ragazza “Che vuoi dire?” “Puoi arredarlo come vuoi, ma resta pur sempre un appartamento. Sono abitazioni da scapolo” disse uscendo in fretta dall’ascensore quando giunsero al 4 piano e Angel rise per quel commento e la condusse verso una porta nera come il portone d’ingresso “Beh, con un po’ di fortuna non sarà più un appartamento da scapolo da questa sera” disse con malizia e strizzandole l’occhio, mentre le faceva cenno di entrare.

 

 

 

Buffy gli lanciò un’occhiataccia e decise di non rispondere a quel commento, non voleva bisticciare ancora prima di capire cos’avesse in programma per la serata. Entrò nel piccolo salone e notò che quella zona della casa era adibita anche a sala da pranzo, dato che sul tavolo al centro della stanza c’era una tavola imbandita. Sulla destra c’era un retrocucina arredata con il minimo indispensabile dato lo spazio esiguo, sulla sinistra, invece, c’era un piccolo corridoio che di certo conduceva all’unica stanza della casa, allo stanzino e al bagno. “E’…” non riusciva a trovare altre parole e decise di dire quello che pensava “Piccolo” disse con una risatina imbarazzata “Già” disse Angel aiutandola a togliere la giacca e posandola sulla poltrona accanto alla tv “Per il momento va bene così” “Il college non paga bene?” lo stuzzicò osservando la tavola apparecchiata e iniziando a pensare a cosa avrebbero mangiato “Oh, meglio del liceo. Te l’ho detto, volevo dimenticare e la mia vecchia casa non mi aiutava” I due passarono diversi secondi a guardarsi negli occhi, entrambi persi nei propri pensieri, poi Buffy ruppe il silenzio “Allora, cosa mi hai preparato di buono?” chiese scherzosa, convinta che l’uomo avesse ordinato cibo cinese dal ristorante in centro “Pollo con patate, insalata e ho anche fatto un dolce al cioccolato” “Tu?” chiese sconvolta “Hai cucinato tu?” quando lui annuì palesemente contento per il fatto di averla stupita, Buffy lanciò un’occhiata dietro di lui verso la piccola cucina “Lì dentro?” chiese scettica indicando la zona cottura. Angel rise e si avvicinò a lei “Si, ho cucinato nella mia cucina lillipuziana. Spero che ti piaccia, dicono tutti che sono un ottimo cuoco” “Non lo sapevo” disse lei con un sorriso genuino “Vorrei poter dire che ci sono molte cose che non sai di me…sai, di solito si dice così in queste situazioni” “Ma?” “Ma non è così. Tu sai praticamente tutto di me” “Tranne che sai cucinare” replicò lei “Già, ma adesso non più” si sorrisero come se il tempo non fosse passato, come se i problemi che avevano avuto non esistessero. Solo loro.

 

Cenarono in serenità parlando del più e del meno, dei cambiamenti delle loro vite e del loro passato. Fu Angel il primo a introdurre gli argomenti più spinosi, scusandosi per la sua reazione esagerata il pomeriggio che lei era andata da lui “Angel non..” aveva iniziato a protestare lei, ma Angel l’aveva interrotta per dirle di non provare neanche a giustificarlo. Lui era pronto a prendersi la completa responsabilità per come erano andate le cose per loro in quei dolorosi mesi. “Questo non cambia…” ribatté Buffy “No, infatti. Questo non cambia quello che è successo, ma…” “No, Angel, lasciami parlare” l’uomo si rese conto che in effetti non l’aveva lasciata parlare fino a quel momento, così annuì e le fece cenno di dire la sua “Non volevo dire quello. Solo che quello che stai dicendo non cambia il fatto che io mi sono fidata di te e nel momento del bisogno tu mi hai pugnalata alle spalle” pronunciò quelle parole senza rancore o rabbia, ma Angel notò la delusione nei suoi occhi e non poté far altro che abbassare lo sguardo colpevole “Lo so, lo so” sussurrò scuotendo la testa. Era convinto che la sua reazione alla notizia della gravidanza indesiderata sarebbe stata la sua fine, per quel suo enorme errore l’avrebbe persa e quella cena era servita solo a confermare questo suo timore. “Dovrai fare molti sforzi prima che io arrivi a fidarmi nuovamente di te” fu udendo quelle parole che il cuore di Angel smise di battere e si riempì di amore per quella ragazza che aveva perso tutto a causa sua, aveva perso la fiducia negli altri e aveva perso un bambino, tutte cose che una diciottenne non avrebbe mai dovuto affrontare. Nonostante tutto, Buffy Anne Summers, la liceale che aveva fatto breccia nel suo cuore un anno prima quando ancora frequentava la Hemery High e la loro relazione era clandestina e illegale, era disposta a dargli una seconda opportunità.

 

 

 

“Vuoi sposarmi?” fu tutto quello che riuscì a dire, era l’unica cosa a cui riusciva a pensare e non riusciva a trovare una ragione per cui non avrebbe dovuto chiederlo alla donna che amava. “Cosa?!” urlò lei sconvolta e lasciando andare la forchetta con cui stava mangiando l’insalata, che cadde sul piatto facendo un rumore metallico che riempì la sala improvvisamente silenziosa. “Ti ho chiesto se vuoi sposarmi?” ripeté Angel ancora più convinto che fosse la cosa giusta, dopo aver pronunciato quelle parole ad alta voce. “Io non…” la ragazza sembrava incapace di formulare un pensiero coerente e continuava a guardarlo incredula “Angel!” esclamò alla fine sempre più sconvolta e l’uomo decise di fare qualcosa per calmare il suo evidente stato di agitazione “Non dico che dobbiamo farlo subito. Non fraintendermi, io lo farei anche subito, ma non possiamo. Tu sei ancora una mia studentessa e io sono sempre il tuo insegnante e poi tu devi finire i tuoi studi, c’è la situazione di tua madre da risolvere…” a quel punto lei cercò di dire qualcosa, ma lui sollevò una mano per fermarla “Lo so, quelli sono affari tuoi. Comunque devi ammettere, Buffy che se decideremo di sposarci allora saranno anche affari miei e io voglio aiutarti ad aiutare tua madre. Ha bisogno dell’aiuto di un esperto e questo non vuol dire che dovrai abbandonarla a se stessa, potrai stare al suo fianco, ma non puoi fare tutto da sola Buffy. Fino ad ora te la sei cavata benissimo, questo te lo concedo, ma non è questo il modo in cui dovresti vivere la tua vita” Pronunciò quelle parole in rapida successione, temendo che lei potesse alzarsi dalla tavola e lasciare l’appartamento in qualsiasi momento, ma Buffy si limitò ad abbassare lo sguardo pensierosa. Così riprese a parlare più adagio, certo che non sarebbe scappata “Quando avremo superato queste difficoltà allora potremo sposarci. Tu vuoi?” chiese timido dopo tutto quel monologo in cui era sembrato talmente sicuro di sé, forse anche troppo. “Sposarmi intendo?” disse ancora più insicuro dato il silenzio dell’altra, ma poi vide un leggero sorriso farsi strada sulle sue labbra e la speranza tornò a farsi sentire nel suo cuore.

 

Avevano molti problemi da risolvere, molte questioni irrisolte, ma Angel era certo che ce l’avrebbero fatta, in fondo se erano riusciti a superare il brutto periodo che avevano appena passato, allora il futuro poteva solo migliorare. Un futuro che lui prevedeva non essere troppo lontano data l’espressione felice sul volto della ragazza e l’anello che aveva già acquistato e che era stato perfettamente riposto nel primo cassetto del suo comodino nella sua piccola camera da letto, nel suo piccolo appartamento dove aveva intenzione di passare il resto della sua vita con lei. Beh, forse non proprio il resto della sua vita, solo fino a che non avrebbero trovato un posto più grande, con molte stanze da riempire di bambini.

 

 

 

Capitolo 14

 

 

 

Buffy chiuse la valigia nera con un sospiro, ormai aveva preso tutto quello che sarebbe servito a sua madre per potersela cavare nell’istituto dove l’avrebbe portata per disintossicarsi dall’alcol. Ci aveva pensato per settimane ed era giunta alla conclusione che Angel aveva ragione in fin dei conti. Nonostante la sua giovane età aveva gestito bene la situazione e si era presa cura di Joyce Summers, ma sua madre non stava affatto bene e aveva bisogno di aiuto. Così aveva cercato una struttura gratuita dove poterla ricoverare, si era informata sulla reputazione della clinica e li aveva contattati per sapere se e quando poteva ricoverare sua madre. Essendo una clinica gratuita la lista d’attesa era molto lunga, ma lei non si era lasciata scoraggiare e aveva messo sua madre in quella lista, prima o poi qualcuno l’avrebbe contattata. Quella stessa mattina, finalmente, la telefonata tanto agognata era arrivata. Dopo un’attesa di quasi due mesi, Buffy poteva ricoverare sua madre, sperando che in quel centro ricevesse le cure adeguate e ritrovasse la voglia di vivere.

 

Scese al piano di sotto trascinandosi dietro la valigia e la lasciò accanto alla porta prima di entrare in sala. Come al solito Joyce sedeva davanti alla tv con la sua vodka tra le mani “Mamma” la chiamò senza aspettarsi davvero che rispondesse “Coraggio dobbiamo andare…è ora” sussurrò a se stessa, sapendo bene che quella che aveva bisogno di essere convinta era lei e non sua madre. Nel profondo si rendeva conto che Angel aveva avuto ragione nel dire che aveva bisogno di aiuto, ma una parte di sé era anche convinta che avrebbe potuto continuare a cavarsela da sola, così come aveva fatto in quei due anni. Ovviamente osservando sua madre capiva che l’unica cosa che era riuscita a fare, probabilmente, era peggiorare le cose. Se l’avesse portata subito in un centro quando il suo alcolismo era iniziato, forse la donna avrebbe avuto più chance di superare quella cosa. Allora, però, era stata minorenne e ricoverare sua madre significava essere affidata a degli estranei. Adesso, invece, poteva aiutare sua madre in maniera concreta e lo avrebbe fatto.

 

“Mamma” chiamò di nuovo, questa volta avvicinandosi al divano e iniziando a toglierle il bicchiere di mano “Vieni con me” “Cosa vuoi?” si lamentò la donna allontanando la mano per non farsi togliere la vodka “Mamma devi venire con me” “Dove?” chiese scioccata Joyce alzandosi in piedi quando la figlia la tirò su per le braccia “In un bel posto, sono sicura che ti piacerà” la donna allontanò Buffy con una spinta incerta e scosse la testa “Io non voglio uscire, lo sai bene” “Si, lo so. Non preoccuparti, ho parcheggiato la macchina proprio davanti alla porta, così non ti vedrà nessuno” le spiegò Buffy con un sorriso triste “Però devi farmi questo favore mamma e venire con me” la supplicò cercando di non guardarla negli occhi per non far notare alla donna le lacrime che le offuscavano la vista. “D’accordo” sbiascicò Joyce trascinandosi verso la porta.

 

Buffy non era molto contenta di dover portare sua madre alla clinica con addosso solo l’accappatoio e sotto la vestaglia, ma sapeva che se perdeva tempo a convincerla a indossare qualche vestito avrebbe perso l’opportunità di farla uscire di casa. Così la fece salire rapidamente in macchina, le allacciò la cintura, corse dentro per prendere la valigia e, dopo averla caricata nel bagagliaio, salì al posto di guida e sfrecciò verso la clinica.

 

 

 

La Jeep si fermò nel parcheggio semivuoto, Buffy si slacciò la cintura di sicurezza e si voltò verso sua madre “Mamma…” non riuscì a dire altro che la donna iniziò a guardarsi intorno spaventata “Dove mi hai portato?” “Starai bene qui e io verrò a trovarti tutti i giorni” si voltò verso l’ingresso dell’edificio e vide due infermieri che le venivano incontro. Prima di uscire di casa, aveva chiamato per informarli del suo arrivo e li aveva avvertiti che probabilmente ci sarebbero stati dei problemi nel condurre sua madre all’interno. I due infermieri sembravano abituati ad assistere a scene di quel genere e raggiunsero l’auto con passo sicuro. Indossavano entrambi dei camici bianchi, ma uno era alto, snello con i capelli biondi e l’altro era muscoloso, dai capelli e la carnagione scura e indossava un paio di occhiali dalla montatura vecchia. Buffy aprì la portiera e si affrettò a fare il giro dell’auto prima che Joyce potesse scappare via “E’ lei Buffy Summers?” chiese l’infermiere biondo raggiungendo anche lui il lato del passeggero “Si” riuscì a rispondere poco prima che la portiera si aprisse improvvisamente colpendola ad un braccio. Senza pensare al dolore acuto che provava, Buffy afferrò sua madre che stava tentando la fuga incurante del fatto che indossava solo la camicia da notte. “Lasciatemi andare” urlò Joyce ai due uomini prima di puntare lo sguardo freddo e furente sulla figlia “Piccola ingrata, è così che ripaghi tua madre…dopo tutto quello che ho fatto per te…” la donna continuò a gridarle contro per tutto il tragitto fino alla porta d’ingresso “Cosa pensi di fare senza di me, eh? Non riuscirai a resistere neanche una settimana…” continuò a urlarle contro Joyce, mentre i due infermieri la trascinavano per il parcheggio “Cosa vuoi fare?! Aprire le gambe al primo che passa…solo per avere qualche soldo?! Puttana!” Buffy fece una smorfia, ma oltre a quello cercò di evitare di rispondere in alcun modo alla madre. Sapeva bene che più le dava retta e peggio era, la cosa da fare in quei casi era ignorarla e Buffy lo aveva imparato in quegli ultimi anni.

 

Entrando nell’edificio i due uomini trascinarono Joyce verso una stanza e chiusero la porta, Buffy restò nell’ingresso senza sapere cosa fare, quando una donna sulla cinquantina con capelli ricci e mossi le si mise davanti “Buongiorno, benvenuta alla nostra clinica e grazie per aver scelto i nostri servizi” Buffy la guardò sbalordita. Sua madre era appena stata trascinata a forza in una stanza, dopo aver detto delle cose che Buffy difficilmente avrebbe mai dimenticato e questa donna le si presentava come un dannato spot pubblicitario. “Non è che avessi molta scelta” sbottò Buffy incurante del fatto che probabilmente la donna stava solo facendo il suo lavoro e soprattutto che la condizione in cui si trovava sua madre di certo non era colpa sua. “Siete l’unica clinica gratuita in tutta Los Angeles!” “Beh, in ogni caso spero che resterà soddisfatta del servizio” rispose l’altra sempre con il sorriso sul volto, non sembrava affatto scalfita dal suo comportamento burbero. La donna si avviò verso il bancone dell’accettazione e le fece cenno di seguirla “Deve firmare alcuni documenti prima che sua madre entri a far parte della nostra clientela” disse ancora con il sorriso sul volto e parlando come se stesse lavorando in un centro benessere “Dove?” chiese irritata Buffy, non desiderando nient’altro se non poter uscire di lì al più presto. “Quando potrò venire a trovarla?” chiese, dopo aver firmato i documenti “Tra una settimana. Gli orari per le visite vanno dalle 4 alle 8” rispose la donna riprendendo la penna e le carte dalle mani di Buffy “Grazie” mormorò lei lanciando un ultimo sguardo verso la porta dietro la quale si trovava sua madre, prima di uscire in fretta da quella clinica.

 

Si avviò a passo svelto verso la macchina cercando le chiavi nella borsa e chiedendosi per la centesima volta se aveva fatto bene a lasciare Joyce in quel posto. Sapeva che aveva bisogno di aiuto, ma fin da quando sua madre era stata messa in lista d’attesa per entrare nel programma di recupero, si era chiesta più volte se non fosse stato meglio occuparsene lei personalmente. In fin dei conti lo aveva fatto fino a quel momento, avrebbe potuto benissimo togliere tutti gli alcolici da casa, chiudere porte e finestre e aspettare che sua madre tornasse in sé. Poi si era chiesta, e se lei non volesse restare sobria? E se anche dopo essere tornata sobria non avesse voluto restare tale? Lei non avrebbe avuto la forza di vederla ubriacarsi di nuovo e ricominciare tutto da capo. Così alla fine si era decisa ad aspettare una telefonata dalla clinica e adesso poteva anche riprendersi la sua vita, sperando che sua madre uscisse da quell’edificio dopo un mese come una persona rinata. Riuscendo finalmente a trovare le chiavi dentro la borsa troppo grande per contenere solo un paio di chiavi e il portafogli, Buffy sollevò lo sguardo verso la Jeep e vi trovò poggiato contro Angel, con le braccia incrociate e un sorriso triste sul volto.

 

 

 

Angel giunse alla clinica giusto in tempo per vedere due infermieri che trascinavano Joyce verso l’ingresso e Buffy che li seguiva con lo sguardo basso cercando di non ascoltare le dure parole della madre. Ne avevano parlato la sera prima, Angel aveva insistito per accompagnarla, ma la ragazza aveva preferito fare tutto da sola, come sempre. Lui non era d’accordo con quella sua scelta, ma l’aveva rispettata…fino ad un certo punto. Aveva accettato di non accompagnarla, ma non le aveva mai promesso di non farsi trovare all’uscita per portarla a svagarsi da qualche parte. La guardò incamminarsi verso la vecchia Jeep, mentre cercava qualcosa nella borsa e quando tirò fuori le chiavi Angel capì che da un momento all’altro avrebbe sollevato lo sguardo per trovarlo lì. Quando vide l’espressione incredula sul volto di lei si chiese per la prima volta se non avesse sbagliato a venire, forse lei voleva davvero gestire tutta quella faccenda da sola. Lui pensava che la ragazza parlava in quel modo perché era indipendente ormai da troppo tempo e si sentiva un’adulta, ma lui voleva farla tornare l’adolescente che non aveva potuto essere e voleva aiutarla con i suoi problemi per farla essere felice. Quando sul volto di Buffy comparve un sorriso, però, Angel si rilassò e fece un passo verso di lei “Sorpresa” annunciò aprendo le braccia in attesa che lei si avvicinasse abbastanza per abbracciarla “Cosa ci fai qui?” replicò la ragazza lasciandosi stringere e sollevando la testa per guardarlo in volto “Mi sembrava di averti detto…” “Lo so” Angel non la lasciò finire e si abbassò per posare un dolce bacio sulla punta del suo naso “E io ti ho lasciato gestire la cosa da sola” rispose con un sorriso beffardo, ripetendo le esatte parole che lei aveva usato la sera prima quando ne avevano parlato “Ma ho pensato che dopo che avevi finito di gestire…potevamo fare qualcosa insieme” propose baciandola sulle labbra. L’intenzione era stata quella di un bacio rapido, solo per mostrarle tutto il suo affetto e devozione, ma la ragazza sembrava di un altro parere. Avvolse le braccia intorno al suo collo e lo tenne stretto a sé, baciandolo con passione e spingendolo indietro contro la macchina con il proprio corpo. Angel lasciò che la ragazza sfogasse tutto ciò che provava in quel bacio pieno di rabbia, tristezza, rassegnazione e amore per lui.

 

Aveva dovuto faticare molto per riconquistare la sua fiducia, ma dopo aver passato mesi a ricoprirla di attenzioni per farle capire che non c’era niente di più importante al mondo per lui, ci era riuscito. Essendo ancora il suo professore, non poteva ancora portarla in un bel ristorante, al cinema o semplicemente in giro per la città a passeggio, ma alla ragazza sembrava non importare. Avevano trascorso quei due mesi a casa sua e a volte Angel era andato da lei per accertarsi che andasse tutto bene con sua madre, le bollette e tutto il resto. Passare così tanto tempo insieme, da soli, in casa era stato un tormento per Angel, dato che Buffy aveva accettato a frequentarlo di nuovo chiarendo subito che non aveva intenzione di andare a letto con lui fino a che non sarebbe stata certa che la loro relazione potesse avere un futuro. Lui aveva accettato quella condizione, sapendo bene che era il minimo dopo quello che le aveva fatto passare e che la ragazza doveva prima tornare a fidarsi di lui, ma quei pensieri razionali non lo avevano aiutato molto quando la maggior parte del tempo erano costretti a starsene chiusi in casa, tra quattro mura. Spesso avevano finito per ritrovarsi sul divano con i pantaloni sbottonati e le maglie gettate a terra chissà dove, ma Buffy lo aveva sempre respinto arrivati ad un certo punto e lui non aveva mai opposto resistenza…beh, tranne la volta in cui si era presentata da lui completamente bagnata. Fuori pioveva a dirotto e lei non aveva un ombrello con sé, quindi era riuscita a inzupparsi semplicemente facendo il tragitto dall’Espresso Pump alla Jeep e dalla Jeep al suo appartamento. Lui l’aveva sospinta verso la camera da letto dicendole di togliersi gli abiti bagnati prima di ammalarsi, poi l’aveva lasciata sola e quando la ragazza era uscita dalla stanza Angel non aveva voluto far altro che riportarla dentro la camera e gettarla sul letto. Vederla con indosso la sua maglia che le arrivava alle ginocchia, dove si intravedevano i suoi nuovi boxer neri, era troppo persino per lui. Ma nonostante tutto si era trattenuto e si erano limitati ad ordinare una pizza, a mangiare davanti alla tv e avevano concluso la serata di nuovo sul divano. Ma quella sera, si era spinto troppo in là e aveva infilato le mani dentro ai boxer della ragazza e quando lei lo aveva respinto, era arrivato a pregarla e supplicarla di fare l’amore con lui. Buffy era stata irremovibile, secondo lei era troppo presto e non avevano ancora risolto i loro problemi, ma guardandolo negli occhi probabilmente si era resa conto che le cose erano andate troppo oltre quella sera. Così gli aveva accarezzato il corpo partendo dalle spalle fino ad arrivare ai fianchi e, a quel punto, era stata lei ad infilare le mani dentro i suoi boxer. Lui si era posizionato meglio per permettere alla ragazza di muoversi più liberamente e si era goduto le sue carezze, spingendosi contro la piccola mano e gemendo il suo nome. Quella era stata l’unica volta che uno dei due aveva avuto un orgasmo in quei due mesi e ancora adesso si sentiva in colpa per essere stato lui a beneficiare di un momento di debolezza per entrambi.

 

“Andiamo a casa” sussurrò la ragazza contro le sue labbra, passando le mani sul suo petto fino a poggiarle suo suoi fianchi accarezzando la cinta di pelle nera. Angel deglutì e posò le mani su quelle di lei “Buffy…” “Lo so cosa stai per dire” lo interruppe lei “Ho appena lasciato mia madre in una clinica e per questo voglio usare il sesso come via di fuga o qualcosa del genere” continuò a sussurrare arrivando a posare le mani sul suo membro coperto dal jeans “Ho seguito anch’io il corso di psicologia della Professoressa Walsh” disse con un sorriso “Ma non pensi che abbiamo aspettato abbastanza?” chiese di nuovo in un sussurro “Proprio perché abbiamo aspettato tanto a lungo, credo che dovremmo aspettare ancora” lei si tirò indietro guardandolo quasi sconvolta “Voglio solo dire…” si affrettò a spigarle Angel “Perché oggi? Tra tanti giorni, perché proprio oggi? Proprio dopo aver lasciato qui tua madre” Buffy abbassò la testa sospirando “Capisci cosa voglio dire?” “Si, certo” rispose la ragazza tornando a guardarlo con un sorriso triste “Neanche io voglio che succeda così, solo…” “Lo so” le disse Angel, capendo bene cosa voleva dire. Il desiderio era forte per entrambi e lui non era riuscito a resistere quella sera sul divano, ma avrebbe resistito adesso…per lei, perché anche se lo volevano entrambi in quel momento, non doveva succedere in quel modo. “Ti va un gelato?” chiese prendendole la mano e sospingendola a seguirlo fuori da quel parcheggio. Buffy lo seguì sorridendo, senza sapere che nonostante tutti i loro buoni propositi quella sera stessa si sarebbero ritrovati a letto l’uno tra le braccia dell’altro.

 

 

 

CAPITOLO 15

 

 

 

- 1 anno dopo -

 

 

 

“Dannazione!” esclamò Joyce tirandosi indietro istintivamente per evitare che i pezzi di vetro la tagliassero “Mamma? Va tutto bene?” “Si tesoro, mi è caduto un vaso. Tutto bene” urlò di rimando la donna, inginocchiandosi con cautela per ripulire quel disastro. Tutto ciò che aveva voluto fare era mettere dei fiori raccolti in giardino in quel vecchio vaso, invece aveva sbattuto contro il bordo del lavello facendolo cadere a terra. Nonostante tutto poteva dirsi comunque contenta di come stava gestendo le cose in casa e nella sua vita. Dopo aver trascorso un mese in clinica, lontano da sua figlia e sobria, aveva scoperto una nuova Joyce Summers. Una donna a cui non importava del suo ex marito fuggito chissà dove con chissà chi, ma a cui interessava il benessere di sua figlia, una casa serena e il suo lavoro. Ormai aveva ripreso a scrivere e a lavorare saltuariamente come giornalista, anche se al momento la cosa che le stava più a cuore era finire di scrivere il suo libro. Due cuori raccontava la vita di Lisa, una donna che aveva visto la sua vita distrutta dopo l’abbandono del marito, e di Hope, sua figlia, che aveva perso un padre e che stava lentamente perdendo una madre. Sapeva bene che quel libro avrebbe potuto chiamarsi semplicemente Autobiografia di Joyce Summers, ma così la gente di certo non lo avrebbe comprato. “Buffy?” chiamò sporgendosi verso le scale che portavano al piano di sopra. Era molto contenta di come sua figlia aveva gestito le cose durante il suo “periodo buio”, come ad entrambe le donne Summers piaceva chiamare quella parte della loro vita. La giovane non solo era riuscita a tenere a bada creditori, bollette, pulizia e cura della casa, ma era anche riuscita a diplomarsi, lavorare, iscriversi all’università e mettere da parte qualche soldo per un futuro che allora era ancora incerto. Adesso c’era lei ad occuparsi della casa e aveva promesso a Buffy che non sarebbe mai ricaduta in quel buco nero lasciandola di nuovo da sola ad affrontare il mondo. “Cosa c’è?” rispose la ragazza iniziando a scendere le scale con indosso una maglia verde, pantaloni di pelle rossi e i bigodini in testa. La madre corrugò la fronte “E’ una nuova moda assurda di cui io non so niente come al solito?” ma la ragazza non sembrò divertita dalle sue parole “No! Stasera viene Angel a prendermi e non so cosa mettermi!” Joyce scosse la testa, dopo quasi un anno di relazione sua figlia ancora non aveva capito che anche se fosse uscita di casa con i bigodini, i pantaloni di pelle rossi e quell’orribile maglia verde, Angel non ci avrebbe fatto caso per quanto era innamorato. Quando era uscita dalla clinica era stato difficile per entrambe riprendere il rapporto, Joyce aveva fatto e detto troppe cose durante il suo “periodo buio” e, anche se Buffy fingeva che non fosse successo nulla dando la colpa all’alcol, lei sapeva che quello era un ostacolo tra di loro. Angel O’Connor era stato un aiuto prezioso nei primi mesi e continuava ad esserlo tutt’ora. L’aveva aiutata a comprendere sua figlia quando questa si era rifiutata di parlarle, l’aveva aiutata ad affrontare la vita quando tutto sembrava impossibile da gestire e aveva aiutato Buffy a tornare da lei. Era contenta di sapere che sua figlia aveva trovato qualcuno da amare e che l’amava al punto da aiutare sua madre ex alcolizzata in via di recupero. All’inizio era stata scettica, dopo la sua storia finita male con Hank e il suo successivo ricovero in clinica, voleva solo passare del tempo con sua figlia e non voleva assolutamente che la sua bambina restasse ferita come lei. Iniziando di nuovo a conoscere Buffy, però, si era resa conto che se anche quell’uomo le avesse spezzato il cuore, non si sarebbe mai buttata giù come era successo a lei. Buffy Summers era diventata una donna forte che non aveva bisogno di un uomo nella sua vita, ma che amava Angel O’Connor e desiderava stare con lui. Joyce rispettava quella sua scelta e con il tempo aveva iniziato ad innamorarsi anche lei di quel professore che apriva la porta alla sua bambina, che le faceva regali anche se non c’era nessuna occasione particolare e che la chiamava amore. “Buffy” riprese a dire Joyce “Sono sicura che ad Angel non…” “…importa quello che indosso” concluse al suo posto la ragazza roteando gli occhi “Dici sempre così, mamma” “Perché è vero!” ribatté la donna “E poi non c’è bisogno che ti metti in ghingheri” continuò tornando verso la cucina “Ha chiamato Angel poco fa dicendo che avrebbe fatto tardi per il vostro appuntamento e che la prenotazione al ristorante è saltata” “Oh” “Quindi…” continuò Joyce “gli ho proposto di cenare qui, con noi” si preparò allo sfogo di Buffy. Sapeva che la ragazza era contenta di averla a casa sobria e in salute, ma sapeva anche che l’anno in cui aveva dovuto cavarsela da sola era stato anche l’anno in cui Buffy Anne Summers aveva imparato com’è vivere senza la supervisione materna. Adesso era abituata a fare tutto da sola e a prendere le sue decisioni da sola, era come se durante il suo periodo di perdizione, sua figlia fosse diventata improvvisamente una trentenne che si lamenta quando sua madre interferisce nella sua vita. “A cena?! Qui?!” urlò Buffy, “Perché?!” “Buffy…” disse esasperata “Ormai Angel è di casa, lo sai che non ci sono problemi se viene a cena da noi” “Lo so” rispose con un sospiro la ragazza “E’ solo che volevo approfittare di questa serata per parlare con lui di una cosa” Joyce la guardò in attesa che si spiegasse meglio o che almeno le dicesse di cosa si trattasse questa cosa importante di cui apparentemente doveva parlare con Angel, ma Buffy non aggiunse altro e restò ferma in un angolo della cucina con lo sguardo basso e l’aria pensierosa. Joyce ricordò di nuovo a se stessa che ormai non aveva più a che fare con un’adolescente, ma con una donna adulta, quindi si convinse che qualsiasi cosa fosse non la riguardava personalmente “Beh, non preoccuparti per questo. Dopo cena vi lascerò da soli, va bene?” propose comprensiva “Oppure potete comunque uscire per una passeggiata?” le consigliò tornando ad occuparsi delle sue faccende domestiche “Si, certo” sentì mormorare sua figlia mentre risaliva le scale al piano di sopra.

 

 

 

Angel salì i gradini che portavano a casa Summers e sorrise nel sentire le voci provenire dall’interno, come al solito le due donne stavano discutendo di qualcosa animatamente. Da quando Joyce era tornata ad essere sobria, l’atmosfera in quella casa era cambiata completamente. Prima dall’abitazione proveniva solo silenzio, ma adesso ogni volta che andava a trovare la sua ragazza, poteva sentire provenire dall’interno i tipici suoni e rumori di una casa vissuta e non all’apparenza disabitata. Suonò il campanello e poco dopo comparve Buffy sull’uscio con un’espressione esasperata “Mi sta facendo impazzire” esordì la ragazza con un sospiro e sospingendolo ad entrare tirandolo per un braccio “Ciao” le sorrise Angel prima di darle un rapido bacio sulle labbra “Che succede?” chiese poi avviandosi verso la cucina da dove proveniva un buon profumo e dove si trovava sicuramente Joyce alle prese con i fornelli “Oh, ciao Angel” lo salutò la donna indaffarata con una teglia piena di patate “E’ quasi pronto…manca solo…” “Tutto!” esclamò Buffy indicando la tavola piena di alimenti ancora da cucinare “Le avevo detto che questa roba doveva essere cucinata prima, ma lei ha iniziato solo mezzora fa e ancora non è pronto niente” spiegò Buffy sempre più esasperata “Non importa…” cercò di calmarla Angel posando una mano sulla sua schiena e spingendola di nuovo verso la porta “Perché non ce ne andiamo in sala mentre tua madre prepara la cena con calma” “Si, si, andate” li incoraggiò Joyce, nonostante avesse davvero bisogno di un aiuto in cucina, probabilmente preferiva evitare di litigare con sua figlia e preparare la cena da sola. “Vi chiamo quando è pronto” “Ah bene, allora stiamo messi bene!” sbottò Buffy prima di uscire furente dalla cucina. Angel lanciò un’occhiata verso Joyce “Che succede stasera?” chiese, rendendosi conto che la ragazza era più nervosa del solito. Capitava spesso che le due donne discutessero sulla gestione della casa, Buffy si era abituata troppo a fare tutto da sola e adesso le era difficile lasciare tutto nelle mani della madre, ma quella sera in particolare sembrava essere persino più scontrosa. “Non lo so” rispose Joyce scrollando le spalle “Devo ammettere di non aver calcolato bene i tempi e di essere rimasta un po’ indietro con il lavoro qui in cucina” confessò la donna con un sorriso di scusa “Ma penso che Buffy sia arrabbiata anche per qualcos’altro…” fece una pausa e poi allontanò lo sguardo dalle patate che stava preparando per guardarlo negli occhi un po’ imbarazzata “Non so…” iniziò a dire per poi bloccarsi di nuovo e riportare lo sguardo sulla teglia “Non so se ho fatto qualcosa per farla arrabbiare…” “Joyce” la interruppe Angel “Non si dia la colpa ogni volta che Buffy è un po’ arrabbiata, per quello che ne sappiamo potrei anche essere io la causa del suo malumore” “Angel!” sentirono la voce di Buffy che riecheggiava per la casa “Arrivo subito” le rispose l’uomo iniziando già ad indietreggiare verso la porta “Meglio che la raggiunga prima che inizi a pensare che stiamo complottando qualcosa contro di lei” disse Angel con un sorriso, facendo ridere Joyce “Ah…Angel” lo richiamò la donna poco prima che scomparisse dalla cucina “Potresti per favore cercare di capire se sono io la causa di questo suo comportamento?” chiese speranzosa posando il coltello con cui stava lavorando e iniziando a mettere la teglia nel forno “Certamente, ma sono sicuro che lei non ha fatto niente di male” la rassicurò l’uomo per poi affrettarsi a raggiungere la sua ragazza.

 

 

 

Buffy sedeva sulla poltrona in sala e sfogliava a malavoglia una rivista, quando Angel fece il suo ingresso “Bene, mi fa piacere vedere che preferisci parlare con mia madre che con me” sospirando l’uomo si sedette sul bracciolo accanto a lei “Adesso non essere ingiusta. Lo sai che mi piace parlare con tutte e due” le disse facendole l’occhiolino, ma la ragazza non apprezzò il suo scherzo e lo guardò ancora più furente “Allora puoi benissimo tornartene in cucina!” esclamò alzandosi in piedi e avviandosi verso la scala che portava al piano di sopra “Buffy, Buffy…” la rincorse Angel “Dai, lo sai che stavo scherzando. Cos’hai stasera?” la vide abbassare lo sguardo e poi si liberò dalla sua stretta “Niente” disse cambiando direzione e dirigendosi verso la porta d’ingresso “Ho bisogno di un po’ d’aria” sussurrò uscendo in veranda. Angel la seguì restando in silenzio, davvero non sapeva cosa fare con lei in quel momento. Sicuramente c’era qualcosa che l’affliggeva, ma non sapeva cosa fosse e l’unica cosa da fare era aspettare e sperare che Buffy gli raccontasse tutto. La ragazza si sedette sugli scalini e lui fece altrettanto, restando in silenzio e aspettando che succedesse qualcosa. Passarono diversi minuti, però, in cui la coppia restò in silenzio ad osservare la strada deserta, se non per qualche gatto randagio che girava tra i cespugli di Revello Drive e un ragazzino che portava a spasso il suo cane. “Buffy…” titubante Angel spezzò il silenzio sperando di non farla arrabbiare ancora di più “Tua madre sta facendo del suo meglio…” “Lo so” sbottò lei sospirando e passandosi una mano tra i capelli “Non è quello, solo…” “Cosa?” la sospinse Angel, allontanandole una ciocca bionda dal viso “Non volevo restare a casa questa sera” “Perché?” chiese lui confuso, in fondo non era la prima volta che cenavano a casa di lei e non si era mai lamentata “C’è…c’è una cosa che dovrei dirti e non volevo farlo di fronte a mia madre” “Oh” Angel restò sorpreso, proprio non sapeva cosa potesse essere questa cosa che doveva dirgli. Ormai uscivano insieme da molto tempo, adesso potevano anche frequentarsi senza preoccuparsi che gli altri lo venissero a sapere dato che lui non era più il suo insegnante da mesi. Joyce era stata scontrosa nei suoi confronti all’inizio, ma quell’ostacolo lo avevano superato da tempo e la donna non poteva essere più felice per loro. Quindi cosa poteva esserci di tanto importante da doverne parlare in segreto e che la rendeva tanto nervosa al punto da trattare male chiunque? “Vuoi…” iniziò a dire Angel, ma un nodo alla gola non gli permise di aggiungere altro. Respirò profondamente e fissò lo sguardo in strada sul bambino che cercava inutilmente di tirare il cane verso casa “Stai pensando di rompere con me?” chiese tutto d’un fiato rifiutandosi di guardarla negli occhi fino a che non avesse sentito la sua risposta. In fondo Buffy era giovane, molto più giovane di lui e probabilmente si sentiva in trappola in quella relazione troppo seria. “Non te ne farei una colpa, voglio dire io sono più grande di te e…” “Cosa diavolo stai dicendo?” lo interruppe Buffy “Vuoi rompere con me?” chiese ripetendo le sue stesse parole “NO! Io no!” esclamò Angel trovando finalmente il coraggio di voltarsi a guardarla “E tu?” chiese sottovoce, ancora spaventato da ciò che avrebbe potuto dire lei “Neanch’io” rispose Buffy sempre più confusa “Perché stiamo parlando di questo se nessuno dei due vuole rompere con l’altro?” chiese corrugando la fronte “Non lo so” ridacchiò Angel lasciando che la tensione che si era creata dentro di lui in quei pochi minuti scivolasse via. “Allora di cosa vuoi parlarmi?” chiese infine, quando si rese conto che se anche Buffy non voleva rompere con lui, apparentemente c’era comunque qualcosa di importante che voleva dirgli. “Non è facile per me dirti…questa cosa” balbettò giocando con le maniche del suo maglione nero “Quindi sii paziente, ok?” Angel annuì  e la ragazza iniziò a parlare senza sosta “Ricordi quando hai detto…” s’interruppe e sospirò scuotendo la testa “Quando ho detto cosa?” chiese Angel, voleva davvero lasciarle il tempo per trovare le parole giuste, ma stava anche iniziando a preoccuparsi per quello che la ragazza stava cercando di dirgli “Niente, lascia stare” per un momento Angel pensò che Buffy avesse cambiato idea e non avesse intenzione di dirgli più niente, ma lei riprese a parlare voltandosi verso di lui questa volta con uno sguardo sicuro e determinato “Sono incinta” esclamò tutto d’un fiato e continuando a guardarlo in attesa di una sua reazione. Angel non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, ma cercò subito di trattenersi quando vide l’espressione confusa e sconvolta sul volto di lei “Mi dispiace…non avrei dovuto ridere, solo…” si lasciò sfuggire un’altra risata, ma questa volta la ragazza lo rimproverò verbalmente “Angel! Smettila di ridere, non è affatto divertente!” Buffy aveva sicuramente ragione, la prima volta che gli aveva detto di essere incinta le aveva urlato contro e adesso le rideva in faccia, sicuramente nessuna delle due erano reazioni adatte a quel tipo di situazione, quindi cercò di restare serio per lei. “Mi dispiace davvero tanto” disse con un sorriso “Ma davvero sei incinta?” “Si!” esclamò oltraggiata Buffy “Cosa credi? Pensi davvero che potrei scherzare su una cosa simile dopo quello che abbiamo passato?” “No, certo che no. Però devi ammettere che è strano…voglio dire, siamo sempre stati attenti” la vide abbassare lo sguardo colpevole “Non lo siamo stati?” chiese titubante cercando di convincerla a guardarlo negli occhi “Buffy…ehi, Buffy” la chiamò facendole sollevare lo sguardo “Non sono arrabbiato, non sto cercando un motivo per darti la colpa di questa gravidanza. So bene di non aver reagito bene la prima volta che ci siamo trovati in questa situazione, ma è proprio a questo che servono gli errori…ad imparare per poter fare meglio la volta dopo. Non farò lo stesso errore, prenderemo insieme qualsiasi decisione ci sarà da prendere e affronteremo tutto insieme, d’accordo?” lei annuì con gli occhi lucidi per le lacrime “Solo che non capisco davvero come possa essere successo…vorrei solo capire” chiese Angel ancora confuso “Quando è successo?” la ragazza si asciugò gli occhi e si tolse i capelli dal viso prima di iniziare a parlare con voce sommessa “Ricordi la sera che siamo andati al cinema a vedere quel film francese…” “Me lo ricordo” le sorrise Angel malizioso. Ricordava molto bene quella serata trascorsa insieme a Buffy. Erano passate delle settimane da quando lui aveva smesso ufficialmente di essere il suo insegnante e aveva voluto portarla fuori per un vero appuntamento. Così aveva scelto un bel ristorante, aveva scelto un bel film romantico al cinema e si era presentato davanti a casa sua quella stessa sera alle 7 con un mazzo di fiori. La serata era stata stupenda, ma durante il film si era venuta a creare un’atmosfera imbarazzante quando entrambi si erano resi conto che il film non apparteneva propriamente al genere romantico. Erano usciti dalla sala tesi, eccitati e desiderosi di trovare un luogo appartato solo per loro due. “Beh, allora ti ricordi anche cos’è successo dopo?” riprese a dire Buffy distogliendolo dai suoi ricordi “Certo” rispose accarezzandole una mano “Credo che sia successo allora” spiegò la ragazza “Perché la mattina dopo sono andata a prendere la scatola con tutte le mie pillole contraccettive e ho visto che era vuota. Mi sono fatta prendere dal panico, ma poi mi sono ricordata di aver lasciato la scatola nuova a casa mia e ho pensato che avrei potuto prenderla una volta rientrata. Il problema è che devo essermene scordata, perché ricordo che il giorno dopo quando sono andata a prendere la pillola all’orario stabilito mi sono accorta che ce n’era una in più. Ho pensato che non ci fossero problemi, che se continuavo a prenderla regolarmente non sarebbe successo niente…” scosse la testa e lo guardò negli occhi con le lacrime che le scorrevano sulle guance “Mi dispiace” Angel l’abbracciò “Oh Buffy, non c’è niente di cui dispiacersi. Non ti preoccupare, te l’ho detto, questa volta l’affronteremo insieme” si scostò per poterla guardare di nuovo negli occhi e le asciugò le lacrime “Probabilmente se lo avessimo fatto una volta sola non sarebbe successo niente” le disse sorridendo “Ma se non ricordo male, in quel periodo eravamo piuttosto…come posso dire…focosi” lei si lasciò scappare una risatina “Quel giorno soltanto lo abbiamo fatto…” sollevò lo sguardo pensieroso e iniziò ad elencare le varie occasioni usando le dita “quella mattina nella doccia, nel vicolo dietro l’Espresso Pump quando sono venuto a prenderti dopo il tuo turno, addirittura nei bagni del dormitorio di Willow…ricordi?” Buffy sorrise imbarazzata al pensiero. Erano andati ad aiutare la sua amica a spostare le sue cose dal dormitorio dell’università in un piccolo appartamento che lei e Oz avevano affittato insieme. Durante il trasloco, però, Angel non aveva fatto altro che lanciarle sguardi maliziosi e toccarla non appena ne aveva l’occasione. Così quando si erano incontrati lungo il corridoio ognuno con una scatola piena da caricare sul furgone di Oz, avevano fatto una scappatella in bagno sperando che nessuno notasse la loro assenza. “Si, me lo ricordo” ammise alla fine la ragazza “Senza contare che non ricordo neanche quante volte lo abbiamo fatto quella stessa notte, quando sei rimasta di nuovo nel mio appartamento nonostante tua madre ti avesse detto che ti voleva a casa” concluse Angel “Già, era furiosa quando sono tornata” esclamò Buffy con una smorfia, ripensando alla sfuriata che la donna le aveva fatto il mattino seguente. Ricordava molto bene quel litigio con sua madre, perché era stata la prima volta dopo tanto tempo che si era sentita una figlia e non un genitore. “Mi dispiace tanto, avrei dovuto pensare che una cosa simile potesse succedere” ammise alla fine, tornando a concentrarsi sul problema del momento. “Buffy, non scusarti. Non credi che sia un’ottima occasione per noi?” la ragazza non rispose “Tu vuoi tenerlo, no?” chiese Angel titubante e Buffy lo guardò negli occhi spaventata “Perché? Tu no?” “Certo che si, ma forse tu non ti senti pronta…io, farò tutto quello che vuoi” “Io voglio tenerlo” affermò Buffy, ormai sempre più sicura di sé. La prima volta aveva commesso un errore, avrebbe potuto benissimo tenere quel bambino e crescerlo da sola oppure insieme ad Angel visto come erano andate le cose tra di loro. Adesso stavano insieme e quella era una ragione in più per tenere questo bambino, inoltre non avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore. Quando aveva scoperto di essere incinta aveva promesso a se stessa e a suo figlio che lo avrebbe tenuto, amato e che si sarebbe presa cura di lui con o senza l’aiuto di Angel. L’uomo però sembrava intenzionato a fare la stessa cosa e quello rendeva tutto più semplice. “Allora avremo questo bambino, lo aiuteremo a crescere e  lo vedremo rivoltarsi contro di noi quando diventerà un adolescente” concluse con un sorriso e Buffy non poté far altro se non baciarlo con tutto l’amore che provava per lui. “Allora…” disse Angel allontanandosi dalle sue labbra “visto che siamo in vena di discorsi seri…” si avvicinò per baciarla di nuovo “Vuoi sposarmi?” Buffy rise, mentre altre lacrime le solcavano il volto “Ehi…” le disse Angel passando un pollice sulla sua guancia fredda “Se non vuoi non importa, possiamo sempre aspettare e…” ma Buffy scosse la testa “No, lo voglio…davvero, lo voglio” rispose con un sorriso e gli occhi ancora pieni di lacrime, ma questa volta erano lacrime di gioia. Restarono seduti sui gradini di casa Summers a baciarsi e a stringersi l’uno all’altra in attesa che Joyce li chiamasse per la cena. Avevano due belle notizie da festeggiare quella sera.

 

 

 

THE END