DESTINY

 

Di   Buffybot

 

 

Disclaimer: I personaggi della storia non mi appartengono, sono di proprietà di Joss Whedon e della Mutant Enemy.

Rating:  NC-14

SUMMARY: Intermezzo tra Dead End e il ritorno di Lindsey nella 5 stagione.

 

 

 

Volete sapere una cosa? La storia che sto per raccontarvi ha dell’incredibile… Non avrei mai pensato di innamorarmi così profondamente dopo quello che era successo con Darla… E di venire fregato nuovamente per colpa di una donna.

Eppure lei era sempre stata lì… in disparte… Lavorava alla W&H da tantissimo tempo, credo… ovviamente non l’avevo mai notata. All’epoca ero così tanto preso da Darla e tanto accecato dall’odio per Angel da non accorgermi di niente, ma un giorno mi resi conto che in qualsiasi zona della Wolfram&Hart andassi, lei era lì… come se stesse vegliando su di me…

La faccenda di Darla mi aveva distrutto, e odiavo Angel come non mai. Era tutta colpa sua se Darla se n’era andata… l’aveva portata via da me...

Poi, decisi di andarmene da Los Angeles. Ormai avevo capito che non c’era niente che mi trattenesse, anche se quel venerdì ci sarebbe stata la riunione per promuovere qualcuno nella sezione Special Projects Division. Ero comunque preoccupato, perché sapevo benissimo che se non fossi stato promosso sarei stato “liquidato” come Lee molti mesi prima.

La stessa W&H mi stava usando per i suoi scopi, e quello stronzo di Nathan Reed sapeva benissimo che la mano che mi avevano trapiantato era di un altro dipendente, ed era una mano assassina… cosa che mi fece essere sempre più convinto che andarmene era la cosa giusta da fare.

Era arrivato il giorno del giudizio, e quel giorno, il destino, o come lo volete chiamare voi, mi fece avere il primo “contatto” con quella ragazza sconosciuta. Ero nervoso per la riunione, e sinceramente ero sommerso dai miei pensieri e inavvertitamente le andai addosso, facendo cadere a terra tutti i suoi files.

“Scusami.”

“Oh, che sbadata! Non ti avevo visto. Davvero, sono un’idiota. Ero soprappensiero…”

“Ti do una mano a raccoglierli…”

La guardai negli occhi. Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto. Mentre la stavo aiutando a raccogliere i suoi documenti, mi soffermai ad osservarla, e lei se ne accorse, alzò lo sguardo incrociando per sbaglio il mio e lo distolse subito, arrossendo.

“Davvero, è colpa mia. Oggi ho una riunione importante e sono preoccupato.”

“Scusa, allora, ti lascio andare alla tua riunione. Scusami ancora per esserti venuta addosso”.

“Come ti chiami?”

“Rebecca… E tu... sei Lindsey McDonald, lo so”. Fece un mezzo sorriso. “Parlano tutti di te nel mio reparto”.

“Ah si? Spero ne parlino bene”. Si mise a ridere alla mia battuta, e mi resi conto che era davvero bella. Anche se non era la classica ragazza bella-magra-e-con-le-tette-rifatte, mi aveva in qualche modo colpito. Era un poco più bassa di me, un po’ in carne, con i capelli neri e gli occhiali.

“A dire la verità continuano a parlare del fatto che sei al primo posto nella lista dei ragazzi più hot della W&H…” Rimasi sorpreso… hanno anche il tempo di fare una lista del genere?

“Oddio, scusa! Non so nemmeno perché te l’ho detto…”

“Non ti preoccupare”, sorrisi, ” non sapevo nemmeno che ci fosse una lista!”

“Effettivamente non è nemmeno una cosa carina da dire… infondo non ci conosciamo…”

Mmhhh… qui bisogna fare qualcosa, questa ragazza arrossisce troppo… che le piaccia, forse?

“Beh… che ne dici di rimediare?” Così dovrebbe andare… non è troppo diretto…

All’improvviso suona un cercapersone.

“Scusa, mi stanno chiamando dall’ufficio... devo andare! E’ stato un piacere conoscerti, Lindsey...”

E così se ne andò, lasciandomi per un momento senza parole a fissarla mentre ritornava nel suo ufficio. Però, prima di entrarci, si girò e mi sorrise timidamente. Mah, le donne!, pensai…

E giusto a proposito ecco apparire Lilah… più nervosa che mai. E appena in tempo per la riunione.

Lilah era seduta di fianco a me nell’ufficio di Nathan Reed, e giocava nervosamente con i suoi capelli. Nathan cominciò il discorso.

“Queste rivalutazioni sono sempre un miscuglio di pensieri... Siamo tristi perchè perdiamo uno dei nostri. Ma allo stesso tempo speranzosi, perchè guardiamo al futuro e promuoviamo uno dei nostri...”

Ma quante stronzate... Ecco che riprende...

“Lilah, hai contribuito notevolmente agli obiettivi dell’azienda, e so che hai fatto del tuo meglio...”

Oh-oh... Infatti Lilah esplose improvvisamente.

“No!” Cercò di afferrare qualcosa nella borsa, ma la fermai mettendole una mano sopra la sua. Ormai era chiaro tutto quanto, e non potei non intervenire.

“Lilah, per favore.” Si fermò e mi fissò... “Hanno scelto me. Sono chiaramente il loro uomo.”  Nathan mi fissa con approvazione.

“Si, è vero.” 

Mi rivolsi di nuovo a Lilah.

“Ce l’avresti fatta. Ma non avevi quello che serviva.”

Alzai la mano. Facendo saltare Lilah dallo spavento.

Mi misi a ridacchiare...

“Una mano malvagia. Voglio dire, chi è qui che ce l’ha?”

Mi alzai e andai verso Nathan.

“Leon, no. Charlie, no.” Scompigliai i capelli di Charlie e mi rivolsi a Nathan.

“Sapeva di avermi dato una mano malvagia, vero?” Rimase impassibile, quindi continuai il mio discorso.

“Ho continuato a scrivere ‘uccidi’ dappertutto, è incredibile. Poteva succedere di tutto!”

Nathan si rivolse alla guardia.

“Allen..”

Fece per prendere la pistola, ma lo bloccai, dandogli un pugno e prendendo la pistola. Gliela puntai al petto.

“Oh-oh, oh-oh..” e gli sparai un colpo al piede, mentre fissavo Nathan.

“Farà molto male domani mattina!”

Cominciai a sparare in direzione di Nathan, rompendo degli oggetti dietro di lui.

“Fermati, mano malvagia! Fermati!” Ormai era come se avessi perso il controllo di me stesso...

“Non posso proprio controllare la mia mano!” Mi diressi verso Nathan.

“Nathan, sono così orgoglioso che hai scelto me.” Scompiglia di nuovo i capelli di Charlie. “Charlie!”

E continuai.

“Se però fossi stato al tuo posto, avrei scelto Lilah.” Lei si voltò a guardarmi, allibita.

“Vi spiego perchè. Voi lo sapete quante ore di straordinari si fa questa donna? Eh? I file che ha su tutti voi? Roba pesante. Ronnie, le tue manipolazioni in borsa, Nathan, i tuoi clienti ‘extra’... Potete immaginare se succedesse qualcosa a questa ragazza e tutti quei files finissero nelle mani dei Senior Partners? Vi mangerebbero vivi!”

Lilah mi guardò, tremando.

“Ha lavorato più del dovuto, ragazzi. Lilah è il vostro uomo. Io... beh, sono inaffidabile. Ho questa mano malvagia, e mi sono stufato di queste stronzate. E inoltre me ne vado, quindi, se volete inseguirmi, accomodatevi pure.”

Mi avviai verso la porta, e sussurrai all’orecchio di Lilah:

“Buona fortuna.” E per concludere alla grande la mia interpretazione, le palpai il sedere.

E così me ne sono andato dalla Wolfram & Hart.

Il mio appartamento era così silenzioso... ma è normale per uno che vive da solo, no? Avevo bisogno terribilmente di farmi una doccia, dopo una giornata così pesante. Ero davvero stufo di essere il loro burattino! Lindsey McDonald non si fa mettere i piedi in testa da nessuno! E Lilah ha ottenuto quello che voleva, la sua dannata promozione.

La valigia era sul letto, insieme a dei vestiti sparsi qua e là.
Poi suonò il campanello... menomale che ero appena uscito dalla doccia...

Aprì la porta e vidi lei...

“Che ci fai qui?”

“Ehm... ciao! Immagino che non ti ricordi di me...”  Eccola arrossire di nuovo... che le piaccia, forse? Ammetto di essere rimasto sorpreso...

“Certo che mi ricordo... Rebecca, giusto? Cosa ci fai qui?”

“Posso entrare?”

“Accomodati.”

“Beh... tutti non facevano altro che parlare della riunione di oggi pomeriggio e del fatto che ti eri licenziato...” Beh, sono felice di sapere che le notizie volano veloci… Maledetta W&H!

“Beh, è così… Sono arrivato ad un punto in cui non mi stava più bene la loro politica, e quindi ho detto adios

“Mi dispiace che ti abbiano reso la vita impossibile… un po’ ti capisco.”

“Come hai fatto a trovarmi?” chiesi.

“Beh…” Eccola che arrossisce di nuovo… “ho sottratto la tua scheda personale dagli archivi sotterranei”.

La mia espressione allibita la fece arrossire ancora di più…

“Lo so perfettamente che se mi trovano sono una donna morta, ma non me ne frega niente...”

“E come mai lo hai fatto?” Mi rendo conto che si è accorta della valigia sul letto...

“Stai partendo?” Il suo tono sembrava quasi dispiaciuto...

“Beh, mi sono licenziato... qui non mi rimane più nulla...”

“E dove andrai...?”

“Non lo so ancora... credo che farò una specie di ritiro spirituale... alla ricerca di me stesso... o qualcosa del genere...” 

La sua espressione sul viso mi colpì... sembrava delusa... dovevo fare qualcosa...

“Beh... sei stata molto gentile a venire a trovarmi... ma ora devo finire di preparare la valigia...vorrei riuscire a partire prima di mezzanotte...”

La accompagnai verso la porta. “E’ stato comunque un piacere conoscerti... Rebecca...”

Stavo chiudendo la porta quando lei parlò...

“Portami con te...”   Non ero sicuro di aver capito bene quello che avevo sentito...

“Come, scusa?”

“Ho detto portami con te!”

“Scordatelo! Come faccio a essere sicuro che non ti hanno mandato LORO per uccidermi?” Beh, avrebbe potuto anche essere... non credete?

“Si certo, e hanno mandato UNA DONNA... e soprattutto credi davvero che se mi avessero mandata per ucciderti avrei cercato il più possibile di parlare con te?”... Beh, il suo ragionamento non era del tutto sbagliato...

“Dammi una ragione perché io debba farlo...”

“Beh... ho sottratto la tua scheda personale... e te l’ho pure detto... E poi verranno a cercare anche me, quindi sono costretta a scappare...”  Ok, questi sono dei motivi validi...

“E’ sufficiente?” Ora mi fissava speranzosa... voleva davvero che la portassi con me...

“Si, va bene... Ma a una condizione: verrai con me fino in Texas, poi io me ne andrò per la mia strada, ok?”

“Ok!! Allora passami a prendere a questo indirizzo tra un’ora”.

E se ne andò.

Così, sistemai la valigia e mi diressi al mio furgone.

Ma ovviamente, non potevo non incontrare quel maledetto vampiro un’ultima volta, no?

“Se vuoi uccidermi, prendi il numero e mettiti in fila”

Mi piace molto questo furgone. E’ del ‘56, no? Fu l’anno delle grandi novità. Sai, negli anni cinquanta… pensavamo che la vita sarebbe stata come quella dei Jetsons. Auto volanti… robot. Mi piacerebbe avere un’auto volante. A te no?”

Vuoi uccidermi sfinendomi di chiacchiere?”

No, voglio dire che le cose non vanno sempre come uno crede. Forse la Wolfram&Hart è dispiaciuta di aver perso il suo uomo migliore.” Aveva pure il coraggio di fare lo spiritoso…

 Sì, beh, che provino a fermarmi. Mi divertirò.”

Non so se questo sia l’atteggiamento giusto. Dove sei diretto, Lindsey? Torni alle tue radici?”

Qualcosa del genere. Spero che tu non t’aspetti che dica d’aver imparato la lezione. Che abbia avuto una mega crisi morale, ed ora vedo la luce.”

No, no. Se mi dicessi questo, ti ucciderei. No, sono qui per augurarti buon viaggio. Non tornare.”

A Los Angeles? No. Questo posto te lo lascio.”

Bene. Sono contento di non aver dovuto fare qualcosa d’immaturo.”

Il segreto con la Wolfram&Hart? Non devi mai fare il loro gioco. Costringili a fare il tuo.”

Grazie. Lo terrò in mente. Non guidare troppo veloce. C’è un sacco di polizia.”

Se penso che quel dannato cartello mi ha fatto passare un sacco di guai, tornerei a L.A. solo per fargliela pagare…

Ma torniamo a noi…

Arrivai davanti a casa sua, e lei mi stava aspettando sulla veranda... rimasi colpito di nuovo dai suoi occhi... e questa volta anche dal sorriso che mi regalò appena mi vide...

“Eccomi, sono pronta!” Caricò la borsa sul retro e salì in macchina.

“Allora... Ora che siamo in viaggio puoi anche dirmi il vero motivo per cui hai voluto che ti portassi con me... non ti mollerò in mezzo a una strada, tranquilla... sotto sotto sono ancora un gentiluomo...” E sinceramente non è una cosa che avrei fatto a lei... di piantarla nel deserto...

“Sai... anche per me era giunto il momento di andarmene... Los Angeles non faceva più per me...”

“Problemi?”

“Più o meno... più che altro troppi brutti ricordi... e il fatto che tu te ne sia andato mi ha dato lo spunto per farlo...”

“Parlami di te... che ci faceva una come te alla W&H?” Almeno sarei stato completamente sicuro che non l’avevano mandata loro...

“Beh... Ci lavoro da due anni... I miei mi hanno costretto a iscrivermi alla facoltà di legge, cosa che io non volevo per niente fare... Ho sempre avuto la sensazione che i miei genitori conoscessero già la W&H... Continuo a pensare che l’incontro con Holland Manners non è stato un caso... Ma non ho mai voluto andare fino in fondo per scoprirlo...”

Bene... un’altra mente plagiata dal loro potere...

“E tu, Lindsey, che mi racconti? Che mi dici di te e la wolfram & Hart?”

“Io? Beh... è stato Holland ad assumermi. Ha sempre detto che avevo del potenziale...”

Effettivamente era vero... ma non è una cosa di cui mi va più di parlare, dato che Holland è morto...

Ormai era un’ora che guidavo, e la strada per il Texas era lunga... Pensai che magari poteva aver fame...

“Senti... ti va se ci fermiamo a mangiare qualcosa?” Cavolo, un po’ di fame ce l’avevo anche io...

“Si, certo... non ci avevo fatto caso, ma ho un po’ fame..”

“Bene, allora ci fermiamo a mangiare qui... ho visto che c’è anche un motel, così ci possiamo riposare e ripartiremo domani mattina, ok?”

“Va benissimo. Ma...”

“Cosa?”

“Non pensi che ci verranno a cercare?” Era veramente preoccupata... Chissà cosa le avevano fatto...

“Naah... Non credo, per il momento. Tieni, prendi questi soldi e vai a prendere qualcosa da mangiare... io intanto vado a vedere se ci sono due camere disponibili...

La stavo aspettando al parcheggio, appoggiato al cofano del furgone...

“Senti... è rimasta soltanto una camera matrimoniale...” Il suo viso arrossì nuovamente, e mi fece sentire un pochino in colpa, verso di lei...

“Oh...”

“Ma non preoccuparti, io dormo sul divano... te l’ho detto che sono ancora un gentiluomo...”

“Ok...”

Entrammo in camera e posai le borse e la chitarra sul letto. Presi uno dei panini che aveva comperato e cominciai a mangiare.

“Lindsey... se non ti dispiace vorrei andare a farmi una doccia...” La luce era debole, ma immaginai che Rebecca fosse arrossita d nuovo.

“D’accordo, io sarò qui a guardare la tv”.

Chiuse la porta del bagno e sentii l’acqua della doccia scorrere. Finito di mangiare, sistemai la valigia sul pavimento e fissai la chitarra.

Mi pulii le mani, la tirai fuori e cominciai a suonare.

Non so per quanto tempo rimasi a suonare, perché non mi resi conto che Rebecca era uscita dalla doccia...e aveva addosso solo un’asciugamano...

“Ooohh... Ora mi rendo conto di quello che diceva la gente a proposito del tuo talento...”

Sussultai sul letto... da quanto tempo era lì??

“Da quanto mi stavi ascoltando?”

“Beh... abbastanza da capire che quello che dice la gente è vero... sei davvero bravo...”

“Ti ringrazio. E’ una cosa che mi ha sempre appassionato, ancora da quando stavo in Texas...”

“Dev’essere un bel posto! Scusa... ero uscita per prendere i vestiti, ma non ho avuto il coraggio di interromperti... eri davvero perso nella tua musica...”

Conciata in quel modo faceva veramente effetto... insomma, non è cosa da tutti i giorni trovarsi in un motel con una semi-sconosciuta mezza nuda... nemmeno per me che vengo considerato un playboy...

Questa volta fece più in fretta, e io nel frattempo avevo rimesso a posto la chitarra.

Andai io in bagno, e quando uscìì vidi che lei era già a letto.

“Allora buonanotte, Rebecca...” Dannazione, il divano era scomodissimo, ma non mi andava di metterla in imbarazzo dormendo nello stesso letto...

“Buonanotte Lindsey”.

Provai a mettermi in una posizione per riuscire a dormire, ma fu un’impresa quasi impossibile. E poi mi resi conto che anche lei era sveglia.

“Non riesci a dormire, Rebecca?”

Lei si mise seduta sul letto, con la schiena rivolta al muro.

“No... sono un po’ agitata per la situazione... e poi anche per il fatto di dormire nella stessa stanza con te...” E arrossì ancora...

Forse era meglio che trovavo qualcosa da dire per farla stare più tranquilla...

“Vuoi che me ne vada?”

“No!... Oddio... forse l’ho detto con un po’ troppa enfasi... vero?”

“Non preoccuparti. In effetti anche io non riesco a dormire, questo divano è scomodissimo...” Quanto sono idiota!!! Menomale che dovevo evitare di imbarazzarla...

“Scusami davvero... avrei dovuto dormire io sul divano, infondo sono io che mi sono aggregata... se non ci fossi stata non avresti avuto dormire su un divano...”

“Non fa niente, davvero.”

“Ascolta... mi sento un po’ in colpa per averti costretto a dormire sul divano. Se non è un problema per te ti direi di venire a dormire con me... intendo nel letto... dormire... insomma...”

La cosa mi fece sorridere... era imbarazzata per la situazione, e anche se capivo il suo punto di vista, mi divertiva un po’.

E continuò.

“Non preoccuparti, il letto è grande e io me ne starò tutta da questa parte, così non ti darò fastidio.”

Beh, infondo avevo bisogno di dormire, quindi che male c’era?

“Ok, vada per il letto.”

Entrai a letto e lei mi fece un sorriso timido, ma allo stesso tempo imbarazzato.

“Buonanotte Lindsey.” E si girò dall’altra parte.

“Buonanotte Rebecca.” Ora si che stavo più comodo...

Anche se ero in un letto, ebbi comunque un sonno non tranquillo... Mi rivenne in mente quello che era successo ultimamente, Darla... Angel...

La mattina successe una cosa strana... mi svegliai sentendo una presenza molto vicina a me, non ricordando immediatamente che Rebecca dormiva nello stesso letto... inavvertitamente i miei movimenti la svegliarono, e senza pensarci, si girò lentamente verso di me... finendo quasi a sfiorarci le labbra...

Rimanemmo fermi entrambi, fissandoci intensamente negli occhi...

Rebecca fu la prima che ruppe il contatto degli occhi, imbarazzata da quell’attimo intenso che si era creato.

“Mi dispiace, per un momento mi ero scordata che dormivi nel letto... Scusami tanto...”

E così si alzò di scatto e si chiuse in bagno.

Ammetto che mi dispiaceva che si fosse alzata... In quel momento avevo avvertito qualcosa... Qualcosa che poi avrei scoperto molto più avanti essere molto importante...

Mi alzai dal letto e andai verso la porta del bagno per parlare con lei...

“Rebecca... tutto ok?”

“Si. Sto bene.”

“Esci dal bagno.... per favore...”

Aprì la porta e mi guardò negli occhi...

“Possiamo partire ora?” Il suo tono era quasi arrabbiato, e non riuscivo a capire cosa avessi fatto.

Viaggiammo in silenzio per molte ore... lei, imbarazzata per l’accaduto, io senza sapere cosa dire per farla parlare. Questa cosa mi stava facendo impazzire, dovevo assolutamente dire qualcosa.

“Hai intenzione di non parlarmi più per tutto il giorno?”

Silenzio.

“Per favore, dimmi qualcosa... non puoi essere arrabbiata per qualcosa che non è successo...”

“Mi dispiace, ok? Mi sono sentita in imbarazzo per la vicinanza...”

“Non devi, non è successo niente. Il viaggio che dobbiamo fare insieme è lungo, quindi non roviniamolo subito, ok?”

“...Ok...”

Così era meglio... mi dispiaceva infondo che si fosse risentita dell’accaduto. Così viaggiammo in serenità, e ci fermammo a mangiare qualcosa lungo la strada.

“Cosa vuoi da mangiare, Rebecca?”

“Oh, vedi tu! Mi basta anche un panino e un po’ d’acqua.”

“Ok, vada per il panino e l’acqua”. Ero contento che non era più imbarazzata... ora sentivo che cominciava ad essere a suo agio con la mia presenza.

Pranzammo e ci rimettemmo in viaggio per la cittadina successiva. Ascoltammo un po’ la radio, e lei si addormentò fino all’arrivo al motel.

“Rebecca... siamo arrivati. Svegliati.”

Mi guardò sorridendo, e scesa dal furgoncino. Io andai a prendere le due camere, e la aiutai a portare la borsa nella sua camera.

“Senti... ho visto che qui intorno c’è anche un pub... Ti va se finito di cenare ci andiamo?”

Il suo sorriso mi rese felice. Mi trovavo bene anche io, insieme a lei, e stavo bene in sua compagnia.

“Certamente, mi farebbe molto piacere andarci”

Cenammo in camera mia e chiacchierammo un altro po’.

“Allora”, mi chiese, “come pensi che stia andando questo viaggio?”

“Per il momento bene. E mi fa piacere la tua compagnia”

“Davvero?” chiese timidamente.

“Certamente! Ti ho mai raccontato bugie, fino ad ora?” E fu la prima volta che le sorrisi, e lei non arrossì.

“Allora vado a prepararmi, a tra poco!” e chiuse la porta dietro di sé.

Dopo mezz’ora bussò alla mia porta e rimasi senza parole, aprendola... Era di una bellezza mai vista, con quel trucco leggero e con quell’abbigliamento con cui cercava di coprire un po’ le sue curve...e credetemi, aveva davvero due belle tette!!

Sorrise imbarazzata perché si accorse che le avevo fatto più o meno la radiografia... e sorrisi anche io.

“Beh, ho passato l’esame, dottore?” e ridacchiò.

“ Certo, signorina, e sarei felice se mi accompagnasse al pub infondo alla strada.”

“Molto volentieri!”

Così ci avviammo verso il locale, camminando vicini ma senza avere contatti. Ordinammo da bere e continuammo a parlare.

“Dimmi, Rebecca... mi piacerebbe sapere qualcos’altro di te...” Ero deciso a conoscerla meglio, sentivo che stava cominciando a piacermi...

“Beh, che ti posso dire? Che forse è stata anche la mia passione per il computer a portarmi alla W&H. Diciamo che venivo considerata una specie di hacker... probabilmente è stato per questo che sono riuscita a fregare la tua scheda senza farmi beccare subito... Anche se presumo che ora se ne saranno accorti e avranno sicuramente mandato qualcuno a cercarci...”

“Beh, la vuoi sapere una cosa? Non me ne frega niente se mi inseguono. Che ci provino!”

“Tu invece che mi dici di altro, Lindsey?”

“Che vuoi sapere? I fatti principali li saprai già per via della mia scheda... E sai già anche che mi piace suonare...”

Ad un certo punto partì la musica... e noi avevamo bevuto 2 o 3 drink... Non so che mi prese... soltanto mi andava di farlo, e così glielo chiesi...

“Senti... Ti va di ballare...?”

Il suo sguardo si illuminò, raggiante...

“Si...”

Allora la presi per mano e la portai in pista. C’erano altre persone, per lo più anziane, e noi eravamo una delle poche coppie della nostra età. Le circondai i fianchi con le mani, e lei, esitando un poco, mi mise le braccia intorno al collo. Era abbastanza tesa, e non ne capivo il motivo...

“Rilassati, Rebecca... non ti mangio mica!”

“Scusa... è che non sono più abituata...” E si allontanò un poco.

“Vuoi tornare al motel?”

“No, davvero... Mi piace molto stare qui con te...”

La musica diventò più sensuale, e mi venne d’istinto stringerla un po’ di più e portarla più verso di me. E questa volta lei mi lasciò fare, e la cosa mi piacque parecchio.

“Era tanto che non mi portavano a ballare... sono contenta perché era un delle cose che mi piaceva fare prima...”

“Prima di che?” Si fece seria.

“Prima della Wolfram & Hart. Ma ti dispiace se ne parliamo un’altra volta? Mi sento tranquilla, ora, e non voglio rovinare l’atmosfera...”

“Non c’è problema, Rebecca. Scusa per avertelo chiesto.”

Continuammo a ballare, e per finire il ballo le feci fare una piroetta. Soltanto che la rigirai verso me un po’ troppo velocemente, e finimmo di nuovo come la mattina... così vicini...

Rimanemmo così per un momento più lungo... ma questa volta fui io che distolsi lo sguardo per primo. Non volevo metterla di nuovo a disagio... Il problema è che ora ero io a sentirmi un po’ a disagio per questa situazione con lei... e non riuscivo a comprenderne il motivo...

“Forse è il caso che ritorniamo al motel... sono un po’ stanco e domani dobbiamo affrontare un lungo viaggio.”

Arrivati alle stanze andai diretto alla mia e le rivolsi a malapena lo sguardo...

“Buonanotte.”

Non fece in tempo a replicare perchè avevo già chiuso la porta.

Rimasi sveglio per non so quanto tempo... Non riuscivo a dormire. Il mio pensiero era fisso su di lei... sui suoi occhi...quegli occhi scuri e allo stesso tempo così limpidi... da cui traspariva molta tristezza... dovevo cercare di scoprire di più su di lei... e per fortuna sapevo che questo viaggio me ne avrebbe dato modo.

L’indomani ripartimmo per la cittadina successiva, Prescott. Ci fermammo soltanto per fare benzina e rifornimento per il viaggio. Lei dormì durante il tragitto, e si svegliò per un momento quando passammo per Winslow. Presi coraggio e cercai di farla parlare.

“Come ti senti? Hai dormito parecchio...”

“Riposata...” e sorrise. “Sai... infondo si sta bene sul tuo furgone... Mi è venuto in mente che mio fratello maggiore ogni tanto mi portava a fare i giri sul suo. E a me piaceva tanto perchè mi portava a visitare un sacco di posti quand’ero più piccola...” Scorsi un velo di malinconia nella sua voce.

“Hai un fratello? E dov’è ora?”

“E’ stato ucciso.” Si fece più cupa. “Lui era l’unico che mi aveva appoggiata quando cominciai a lavorare per la W&H. E’ stata molto dura perchè gli ero molto affezionata, ed è come se avessi perso una parte di me.” Vidi che una lacrima le rigava il viso, e accostai il furgone.

“Scusa... Non volevo portare alla luce brutti ricordi...” Istintivamente mi avvicinai a lei e levai la lacrima dal suo viso. La cosa che mi sorprese fu che lei non si ritrasse... anzi, posò la sua mano sulla mia, in segno di gratitudine. E’ proprio vero che i gesti valgono più delle parole!

E a questo punto tutti penserete: “Ora si baciano!”. E invece no, non successe niente, ancora. Ve l’ho detto che stava cominciando a piacermi, e quindi volevo procedere con calma, non volevo rovinare niente. E oltretutto non ero nemmeno sicuro che lei ricambiasse i miei sentimenti, avrebbe potuto anche tirarmi uno schiaffo e andarsene.

Ma riprendiamo con la storia...

Lei fu molto gentile, e mi sorrise. “Non preoccuparti, Lindsey, non fa niente. E’ vero, parlarne mi fa ricordare cose che cerco ancora oggi di dimenticare, ma con te mi sento a mio agio, e quindi non mi dispiace raccontarti della mia vita.”

Ci fermammo a pranzare, a Winslow, e poi riprendemmo il viaggio alla volta di Santa Fe.

Credo che ci fosse qualcosa come una festa del paese, perchè quando arrivammo verso sera, si sentiva la musica, e la cittadina era addobbata con festoni e luci varie. Ero felice perchè sembrava che il suo viso si fosse illuminato vedendo tutte quelle persone fare festa. Aveva bisogno di rilassarsi e cercare di dimenticare il suo passato e la W&H, e avevo intenzione di riuscirci.

Prendemmo le due camere e lei si andò a preparare. Bussai alla sua porta, e lei mi fece un sorriso bellissimo, uno dei più belli che mi avesse mai rivolto. Questa volta aveva un abbigliamento più colorato, che metteva in evidenza le sue curve. Si accorse che la guardavo e mi sorrise nuovamente.

“Non mi importa stasera. Lo so perfettamente che non sono magra, ma stasera mi voglio divertire, e sento che con te non ho bisogno di dover fingere come sono. Vogliamo andare a vedere che festa è?”

Questa sua felicità rese di buonumore anche me, e andammo a festeggiare anche noi.

C’era veramente tanta gente, per lo più messicani. Era una festa molto grande, c’erano persino delle giostre e da un’altra parte delle bancarelle con diverse varietà di cibarie, alcune invitanti, altre un po’ meno...

“Questa festa è divertente! Guarda, Lindsey, là infondo ballano pure!”

Passammo davanti a una bancarella con il tiro a segno. Il tizio alla bancarella si rivolse a me.

“Ehi, vieni al tiro a segno! Se colpisci tutti i barattoli puoi vincere uno di questi premi per la tua donna!”

Rebecca si sentì imbarazzata, e distolse lo sguardo, e io... beh... non so per quale motivo sentì il bisogno di giustificarmi.

“Non è...”

All’improvvisò lei parlò.

“Dai, Lindsey, provaci! Sarà divertente...” Lei mi guardò speranzosa e alla fine decisi.

“E va bene! Ma lo faccio solo perchè me l’hai chiesto tu.”

Credo che a questo punto uscì l’orgoglio maschile che abbiamo tutti di fare colpo su una donna, e quindi mi impegnai per colpire tutti i barattoli... e ovviamente ci riuscì...

Suonarono delle campanelle e il tizio della bancarella applaudì.

“Complimenti, ragazzo! Hai vinto il premio più grosso!!”

Mi diede un pupazzo enorme, e poi si rivolse a Rebecca.

“Se lo tenga stretto, signorina!”

E così ci allontanammo dalla bancarella. Camminammo in silenzio fino ad uno spiazzo vuoto. Così mi fermai e le regalai il pupazzo.

“Tieni... questo è per te...” Avvertivo qualcosa di strano... lei mi guardava di sfuggita e non era mai a lungo... Si era creata un’atmosfera particolare, e non mi andava assolutamente di rovinarla. Lei aveva ripreso a camminare, ma io le presi la mano e la tirai verso di me. Il pupazzo cadde a terra, e io guardai Rebecca per un lungo istante e lei fece lo stesso... Non so per quanto a lungo rimanemmo a fissarci, ricordo soltanto che l’attimo dopo le mie mani portavano il suo viso verso il mio, e la baciai... Fu un bacio dolcissimo, ma molto intenso, e lei lo ricambiò altrettanto intensamente...

Fu la prima ad interrompere quel momento magnifico, e mi guardò con aria interrogativa.

“Questo... Lindsey, io...”

Non è proprio quello che avrei voluto che accadesse, dato che lei scappò via ritornando al motel.

Ci rimasi, male. Di solito le donne non scappano via quando le bacio...

Rimasi solo per un po’, a riflettere su come fare, dato che avevo rovinato di nuovo le cose... Tornai al motel e andai alla sua stanza per parlarle... forse anche per scusarmi...

Bussai, ma non ricevetti risposta. Aspettai qualche minuto e poi bussai di nuovo. Silenzio assoluto...

“Rebecca... apri la porta...vorrei parlare con te.”

Silenzio.

“Rebecca... Ti prego...”

Allora sentìì un rumore e poi la porta si aprì. Era in lacrime...

“Cosa c’è, Lindsey?”

“Vorrei parlare con te di quello che è successo... Fammi entrare..”

Mi guardò titubante e alla fine decise di aprire completamente la porta e farmi entrare.

Cercai qualcosa da dire per allentare la tensione... E per la prima volta mi trovai in difficoltà...

Così ci pensò lei a rompere il silenzio...

“Io... lo immaginavo da tanto...”

E qui ci fu la “grande rivelazione”... L’avevo pensato, che potessi piacergli... ma non fino a quel punto...

Continuò il discorso, mentre la fissavo interessato...

“... Ma non credevo... non immaginavo... si... insomma..."

Era davvero imbarazzatissima, e mi fece tenerezza. E per la prima volta fummo in sintonia mentale, tanto che finìì la frase per lei.

"Che ti avrei baciata una volta o l'altra?"

"Beh... si..." E arrossì.

Ora stava cominciando a svelare le carte in tavola, ma avevo comunque bisogno di sapere delle cose...

“Rebecca da quanto tempo sei attratta da me?"

"Scusa?"

 "Inutile girarci intorno... non credi?"

Ci fu un momento di silenzio, lei non aveva nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi... Poi parlò.

“... dalla prima volta che ti ho visto alla W&H, ma inutile continuare con questo discorso, tanto lo so che tu non..."

Urge azione immediata!!!

Non fece in tempo a finire la frase che con uno scatto l’avevo attirata a me... E la baciai di nuovo... più intensamente... E questa volta lei non interruppe il bacio e non si tirò indietro. Anzi, si lasciò andare, e si strinse a me per rendere il bacio più appassionato.

L’indomani, mi alzai e mi vestii. Andai a pagare il conto delle camere, e a prendere qualcosa da mangiare da portarle, per fare colazione. Mi sentivo turbato... il pensiero di Darla continuava a ronzarmi in testa... Come potevo anche solo pensare di essere ancora innamorato di Darla se...  E Darla era... beh, Darla... Ma Rebecca... lei mi piaceva molto... era dolce, gentile, aveva sempre una parola carina per me, e mi sorrideva sempre... Darla invece era stata sempre distante... fin dal primo momento aveva sempre voluto Angel, e la verità è che mi aveva usato per arrivare a lui...

Era ora di partire, quindi andai a bussare alla sua porta.

“Buongiorno...” Le rivolsi un sorriso imbarazzato... Lei però non mi salutò, e si diresse direttamente al furgone.

La cosa mi dispiacque, perchè pensavo che lei fosse stata contenta... e invece non lo era.

Viaggiammo in silenzio per qualche ora, passando la cittadina di Raton. Avevo già preso da mangiare, quindi non fu necessario fermarsi. Ero davvero imbarazzato, non sapevo cosa dire, ma non fu un problema, perchè fu lei a sciogliere il gelo che si era creato, sbottando...

“Oh andiamo, sapevo che eri un dongiovanni, ma trattare le donne così non credevo fosse nel tuo stile! E poi che credi, perchè sei affascinante e sexy puoi comportarti come vuoi?”

Per un momento rimasi di sasso, per questa sua uscita, poi sorrisi... Pensava che ero sexy?!

Ma che credete, mica aveva finito...

“Oohh, ma per favore, chi ti credi di essere? Mica sei il primo! E nemmeno l'ultimo per me... Voglio dire... non vado a letto con tutti quelli che mi piacciono o che trovo sexy... ma ce ne sono...che mi piacciono...”

Un’altra risatina...sentivo che stavo per esplodere... e lei ancora non aveva finito...

“Oh avanti, che fai, cerchi di confondermi adesso?”

Scoppiai a riderle in faccia, e dovetti accostare, per evitare di farci andare fuori strada.

“Scusa... davvero... non volevo uscirmene così...”

“Ah, davvero?” Era ancora un po’ arrabbiata...

“Si, certo. Non ti ho interrotto prima perchè eri davvero buffa... in senso buono, ovviamente. E sei carina...”

Con questa frase attirai la sua attenzione...

“Lo pensi sul serio? O è un’altra tattica?”

“Certo, lo penso davvero.” E le sorrisi.

E lei si confidò...

“Sai, stamattina quando mi sono svegliata e non c’eri ci sono rimasta male davvero. Pensavo di essere stata tanto stupida da cascare nella tua rete... tutti quegli sguardi e persino il regalo...”

No, no, no... era proprio fuoristrada...

“Rebecca, no... non è come pensi... Vuoi sapere davvero perchè me ne sono andato?”

Lei annuì.

“Beh, ieri sera è stato intenso... ma stamattina quando mi sono svegliato mi sentivo turbato... per via di Darla... fino a prima di incontrarti ero convinto di essere innamorato di lei, ma ora...”

“Ma ora...” Vidi un’espressione sorpresa sul suo volto.

“Ma ora comincia ad esserci un’altra donna, nei miei pensieri...”

“E non è una bella cosa...?”

“Si!... E’ una bella cosa... Solo non pensavo che dopo Darla avrei provato di nuovo queste sensazioni...”

Lei non sapeva cosa dire, e allora parlai io.

“Davvero, Rebecca... L’ultima cosa che voglio è ferirti, e non voglio che pensi che tutto quello che è successo sia stata solo una scusa per portarti a letto, perchè non lo è affatto...”

“ Perchè, allora?”

“Perchè mi piaci, Rebecca... Davvero...” Lei mi guardò sorpresa dalla “rivelazione” e fu come se fosse sul punto di dire qualcosa, ma non parlò.

Ci fu un momento di silenzio... e poi mi rivolse la parola.

“... Davvero...?”

Le presi la mano e la guardai negli occhi.

“Davvero.” Le posai una mano sulla guancia. “Credo di non essere mai stato sincero in vita mia come ora, nemmeno con me stesso...”

Lei mi sorrise e poi disse: “Sarà meglio ripartire, ora, altrimenti non faremo in tempo.”

Riprendemmo il viaggio, e poi ci fermammo a dormire a Dalhart. Quella sera ci fu un cielo bellissimo peino di stelle, e Rebecca volle fermarsi a guardarlo. Presi quindi una coperta e la posai sul retro del furgone.

Rimanemmo a guardare le stelle, raccontandoci altri particolari della nostra vita. Scoprì che aveva anche una sorella, e mi fece vedere anche una foto. Era una ragazza non tanto alta, con i capelli rossi lisci. Effettivamente non si somigliavano molto, e mi disse che era la sua sorellastra, perchè era stata adottata. Mi disse che anche sua sorella non approvava che fosse stata assunta lì, e da allora non la aveva più sentita. Sapeva soltanto che viveva anche lei a Dallas. Io le raccontai della mia infanzia, che era stato un periodo molto difficile e che avevo perso alcuni dei miei fratelli, e poi ci addormentammo all’aria aperta e sotto le stelle.

L’indomani ripartimmo per Plainview, pranzammo li e ci rimettemmo in viaggio per le Wichita Falls, dove ci saremmo fermati a dormire.

Più il tempo passava e più mi sentivo legato a lei, e sapevo che per lei era la stessa cosa. La portai a vedere le cascate. Rimase meravigliata da tanta bellezza, mentre io rimanevo sempre più meravigliato da lei..

Passammo attraverso un bosco, e arrivammo ad una specie di radura, dove c’era un laghetto.

“E’ bellissimo, qui” mi disse. “Lindsey, che ne dici se rimaniamo qui un giorno in più?”

“Sarebbe meglio affrettarsi a partire per andare il più lontano possibile da Los Angeles e da Loro, ma se vuoi rimanere non c’è problema. Facciamo così, domani mattina quando ci svegliamo, mi dici che ti senti di fare, ok?”

“Si! Grazie!” Mi diede un bacio sulla guancia. Poi, all’improvviso, mi rivolse un sorrisino e si gettò nel lago completamente vestita.

“Ma che fai!”

“Woooooooooooooooooooow!!!! L’acqua è fredda, ma è bellissimo qui dentro! Dovresti venire, Lindsey...” E scomparve sott’acqua.

Risi di cuore, cosa che non facevo più da tantissimi anni, ma poi smisi immediatamente. Non era ancora riapparsa.

“Rebecca, non è divertente...”

Un minuto dopo e ancora nulla, mi ero preoccupato davvero.

“Rebecca!” Senza esitare, mi tolsi le scarpe e la camicia e mi tuffai in acqua per salvarla.

Non riuscivo a trovarla... Riemersi da sotto e mi girai intorno, ma non vidi nulla. Poi mi senti stringere da qualcuno, e lei riemerse dall’acqua...

“Alla fine sei arrivato!” E mi abbracciò.

Stavo cercando di fare il serio, mi aveva fatto preoccupare. Ma lei continuava a ridere e non riuscìì a trattenermi.

“Non farlo mai più! Non è stata una cosa divertente...”

“Ah si?” Si fece seria all’improvviso. “Tì sei preoccupato davvero per me?” Sembrò quasi sorpresa della cosa...

“Certo. Non riuscivo a trovarti, e pensavo di...”

Ci guardammo negli occhi, e questa volta fu lei ad avvicinarsi... Mi cinse il collo con le braccia e mi baciò dolcemente. Io allora le misi le braccia intorno alla vita e la strinsi a me. La situazione si stava facendo intensa, e lo avvertì anche lei. Quindi si staccò lentamente da me e mi guardò sorridendo.

“Che c’è, ora?” Le chiesi

“Niente...” Aveva uno sguardo vago, e continuava a ridere...

“Cosa c’è, Rebecca?”

“Nien-te...” Fischiettò indifferente, e poi mi spruzzò l’acqua addosso.

“Ah! ecco! Vuoi la guerra, allora...” E feci lo stesso.

“No! Non vorrai scatenare una guerra con una donna, vero McDonald?”

Cominciammo a tirarci l’acqua addosso, ridendo e scherzando. Ci avvicinavamo sempre di più, e ad un certo punto riuscìì a bloccarla e la tirai verso di me. Rimanemmo a guardarci negli occhi per qualche minuto, in silenzio... Poi di scatto, la presi e la baciai con passione.

Era bellissimo baciarla… le sue labbra erano così delicate… morbide… non potevo resisterle…

Presi a baciarla sempre con più passione, mentre la portavo verso la riva,  e poi… il mio viso si scostò un po’ dal suo e lo poggiai sul suo collo… lei continuava a tenere gli occhi chiusi e prese a sospirare sentendo la mia lingua sfiorarle il collo…

Le mie mani la stringevano sempre più e le sue cominciavano a spingere la mia schiena verso il suo corpo… volevo farla mia a tutti i costi e sentivo che voleva lo stesso anche lei, così senza starci a pensare troppo decisi di osare… Mi tolsi i pantaloni, e poi mi dedicai completamente a lei...

La mia mano scorreva lungo i suoi fianchi… molto lentamente…mentre le toglievo i vestiti... lei sorrideva compiaciuta… era così bella… così sensuale…

Ad un tratto le strinsi il fondoschiena e le feci adagiare le gambe intorno alla mia vita… mentre le sue gambe mi stringevano forte i nostri sguardi si erano incrociati… le nostre labbra si sfiorarono delicatamente finchè ci fu il contatto con le nostre lingue… prendemmo a baciarci con sempre più passione mentre i suoi fianchi si muovevano su e giù… non ne potevo più, doveva esser mia, così… entrai dentro di lei provocandole un gemito profondo… la mia mano le sfiorò il viso…

”Tutto ok?” le chiesi, e lei non disse nulla, fece solo un piccolo cenno con la testa, sorridemmo maliziosamente e riprendemmo a baciarci…

Dio, avrei voluto che quei gemiti, quegli ansimi, quelle spinte non avessero avuto mai fine… ma troppa era la voglia di entrambi di possederci completamente e quindi ecco accellerare i ritmi… le mie spinte diventavano più violente e i suoi ansimi sempre più insistenti… le sue mani mi stringevano la schiena e le mie le spingevano i fianchi verso il mio corpo, bramoso del suo… ecco che le spinte di entrambi divennero più frenetiche, gli ansimi si fecero più profondi, i gemiti uscirono dalle nostre labbra senza controllo finchè, tra le urla di piacere in mezzo a quel posto solitario e paradisiaco… venimmo…

Dormimmo insieme sul retro del furgone. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii a mio agio, abbracciato a una donna che non era Darla...

La mattina Rebecca andò a vedere dei mercatini, mentre io mi misi a pulire il furgone. Ero rimasto solo con i miei pensieri, e mi venne voglia di suonare. Rebecca tornò proprio in quel momento.

“Stavi suonando? Continua pure, non volevo interromperti...” e mi sorrise.

“No... non avevo nemmeno cominciato.”

“Lindsey...?”

“Si, dimmi...”

“Suoneresti per me...?” Mi guardò dritta negli occhi, aspettando...forse sperando che le dicessi di si...

Presi in mano la chitarra, e lei mi rivolse un sorriso dolcissimo, e si sedette su una roccia lì vicino ad ascoltare.

Così iniziai...

“I guess, I ought to tell you,
What's been going on,
Well I've been chasing dreams,
For everyone but me,
When your heart,
Is filled with misery,
It's hard to find the energy,
Remember just how much she means to me

Well I keep everything inside,
So long 'til it burns,
And everybody stokes the fire,
And the walls get a little higher,
I lit the candle at both ends,
And I hit the gas,
The wheels start to spin,
But she's always there,
To catch me when I fall

Cause I been hell on wheels,
For days now,
There ain't a shade of red I can't paint,
When the lights go down,
She always help me see,
Yeah in the darkness a day will come,
Another light for you to lean upon,
But until then maybe your heart,
Could rest in mine

Well I just can't get the hang of hanging on,
Every time I try to grab it the will is gone,
The way she looks into my eyes,
She sees a man she used to recognize,
And not the stranger trying to go it all alone

Maybe someday I'll see exactly what she sees in me,
Maybe someday I'll be exactly, who she wants me to be,
Maybe someday I'll have the strength to run into the man that I once was,
But right now I think I'll walk into a crawl

Cause I been hell on wheels for days now,
There ain't a shade of red I can't paint,
When the lights go down she always help me see,
Yeah in the darkness a day will come,
Another light for you to lean upon,
But until then maybe your heart,
Could rest in mine”

 

Rimase a fissarmi senza parole…

“Beh...?” Le chiesi.

“Non so che dire.... Sei stato... Mio Dio... woow...”

Le sue parole mi resero felice. Posai la chitarra sul retro del furgone, le presi la mano e la tirai a me. Le accarezzai la guancia con la mano, portando il suo viso al mio, e la baciai dolcemente. Lei si strinse a me e rispose al mio bacio altrettanto dolcemente.

Poi, ruppe lentamente il contatto, mi guardò negli occhi e mi disse:

“Non sarà meglio ripartire?” Mi diede un lungo bacio sulle labbra, e poi andò a sedersi in macchina.

Sistemai i bagagli e ci rimettemmo in viaggio.

Passammo attraverso le cittadine di Sweetwater e Cisco, e ogni minuto che passava diventavamo sempre più intimi... Era una cosa strana, ma sentivo che avrei potuto innamorarmi di lei... Era divertente, e mi sembrava di percepire che anche lei provasse le stesse cose che provavo io...

Ci fermammo a Fortworth. Mentre eravamo a pranzo lei improvvisamente disse:

"Mi piaci molto... Lindsey..."

Certo non mi aspettavo un'uscita del genere... anche se avevo sospettato di piacerle... ma la cosa che più mi sorprese fu la mia risposta...

"Credo che mi sto innamorando di te..."

Cavolo, ero io a parlare? Insomma, potevo aver detto davvero una cosa così ad alta voce?...

"Tu... ti stai innamorando di me?" Rimase di sasso a quello che le avevo appena detto.

E adesso che le dico...?

"Si..."

Bravo, continua ad incastrarti McDonald...

Lei rimase un momento in silenzio, imbarazzata per la situazione. Poi disse:

"Sai... non credevo mi avresti mai detto una cosa così... bella... in genere nei miei sogni sono io a dirtelo..."

"E che effetto fa da svegli sentirselo dire?"

"Quando te lo dice l'uomo che ami non c'è nulla di più bello..."

Aveva appena detto quello che credevo di aver sentito?!

"Mi ami Rebecca?"

Esitò un’istante.

"Si... e credo da sempre..." Arrossì.

Oh mio Dio, questa splendida ragazza mi ama ed io sento di provare qualcosa di altrettanto grande per lei... che vuoi fare McDonald? Te la vuoi far scappare?

"Vieni a Dallas con me." Ero serio. Anzi, non credo di essere stato mai così serio in vita mia. Volevo che rimanesse con me.

"Venire vi... E la tua riflessione?..."

"Riflettiamo su di noi... sul nostro futuro, se il destino ne vuole uno per noi due insieme..."

Rimase a fissarmi senza parole... Poi le lacrime riempirono i suoi occhi e scesero lungo il suo viso...

“Lindsey...io...” Non riusciva quasi a parlare.

Così la guardai intensamente negli occhi e le dissi:

“Rebecca, ti prego... vieni via con me. Io ti amo, te l’ho detto... E l’unica cosa che voglio in questo momento sei tu...”

Lei continuava a guardarmi senza parlare, mentre le lacrime rigavano il suo bellissimo viso.

Lentamente, si avvicinò a me e mi baciò, con una passione indescrivibile, cosa che mi fece stringerla forte a me e ricambiare quel suo bacio.

“SI... Lindsey... verrò con te in qualunque posto tu voglia andare!” Me lo disse piangendo, e poi mi abbracciò forte.

Ci rimettemmo in viaggio per Dallas, e durante il tragitto decidemmo sul da farsi. Sarebbe rimasta per qualche tempo a Dallas con me, e poi saremmo andati in qualche posto sperduto, in modo che nessuno ci avrebbe trovato.

Arrivati a casa mia, mi aiutò a sistemare i bagagli nell’atrio.

“Wow... Questa è casa tua?” mi disse.

La mia casa in Texas era un mini-ranch. Non avevo animali, ma avevo un bel pezzo di terreno su cui, grazie ai soldi della W&H avevo fatto costruire una casetta modesta.

“Ti piace?” E mi avvicinai a lei da dietro, circondandole la vita con le braccia, e dandole un dolce bacio sulla guancia.

Lei sorrise e fece un cenno di approvazione con la testa.

“Vieni”, le dissi, “ti aiuto a portare i bagagli di sopra e ti faccio vedere la casa.”

Non era molto grande, ma 2 persone ci sarebbero state comode. Era una casa a due piani. Aveva due camere da letto (ma ovviamente Rebecca avrebbe dormito con me...), due bagni (uno sopra e uno sotto), uno studio, la cucina e un ampio salotto. E poi aveva anche un giardino sul retro.

Rebecca si cambiò i vestiti, mettendosi qualcosa di più comodo, mentre io preparai da mangiare. Cenammo a lume di candela, poi guardammo un po’ la tv, abbracciati sul divano e poi andammo a dormire.

Dormimmo l’uno stretto all’altra, e per la prima volta, dormii tranquillo. L’indomani, ci svegliò la radio. Aprì gli occhi e constatai felicemente che Rebecca era li, non era stato soltanto un sogno...

La svegliai con un bacio, sentendo di sottofondo una canzone alla radio...

…Rain falls angry on the tin roof
As we lie awake in my bed
You're my survival, you're my living proof
My love is alive and not dead…

“Buongiorno, Rebecca, dormito bene?”

Lei si strinse a me e mi baciò una spalla.

“Certo... Come avrei potuto non dormire bene tra le tue braccia?” e si mise a ridere.

Poi si accorse della canzone alla radio...

“Mmhh... adoro questa canzone...” E si mise a canticchiare, facendo da coro alla radio.

…I've dropped out, burned up, fought my way back from the dead
Tuned in, turned on, remembered the things you said…

Io le accarezzai il braccio e le diedi un’invitante bacio sul collo, e in tutta risposta, lei si alzò per andare a preparare la colazione.

Con addosso la mia camicia era davvero sexy...

I giorni passarono, e Rebecca e io eravamo sempre più innamorati, tanto che ora si era trasferita definitivamente a casa mia. Andavamo a fare le gite nei campi intorno al ranch, la portavo a visitare la città, e la sera andavamo a divertirci nei locali, e poi tornavamo a casa a fare l’amore.

Una mattina, mentre Rebecca era andata a fare l’ennesimo giro nei campi, mi misi a sistemare la casa. Mentre mettevo in ordine la camera da letto, inavvertitamente feci cadere la sua borsa che si trovava sul comodino, rovesciando a terra tutto il contenuto.

Rimettendo tutto nella borsa, trovai un’agendina. Mi sembravo stupido, non avevo motivo di guardare le sue cose, mi fidavo di lei. Ma qualcosa mi spinse comunque ad aprire quell’agendina.

C’erano delle date, i luoghi che avevo visitato con lei, degli strani appunti, e una busta. Che apparentemente segnava la data del giorno prima. La aprì, e dentro c’era un biglietto da visita della Wolfram&Hart.

Beh, la cosa poteva essere normale, dato che ci aveva lavorato anche lei, ma se dall’altro lato trovai scritto ‘Fin qui sei stata brava, I SP ti osservano.Ricorda, se ti chiede di sposarlo, ACCETTA’, la cosa non mi sembrò più tanto normale...

Non riuscivo a credere ai miei occhi... Rebecca... la Wolfram&Hart... Quei bastardi erano riusciti a fottermi di nuovo. La donna che amavo era un’infiltrata... Aveva finto per tutto questo tempo... Tutte le cose che mi aveva detto, persino le cose intime... erano tutte balle! Mi sentì per un momento mancare il respiro, poi lentamente, sentì la rabbia aumentare sempre di più, fino a che esplosi. Cominciai ad urlare e a lanciare oggetti per tutta la stanza, mettendola completamente sotto sopra. Poi, accecato dall’ira, afferrai la mia borsa e ci infilai tutti i vestiti che mi capitavano a tiro. Presi la chitarra, sistemai tutto sul retro del furgone e andai all’aeroporto.

Non riuscivo a pensare, ero accecato da un misto di rabbia e delusione, perchè mi ero innamorato per l’ennesima volta della donna sbagliata.

Presi il primo volo che mi capitò a tiro, destinazione Nepal. Beh, non male. Finalmente riuscirò a fare chiarezza su tutto. Sulla mia vita, su me stesso...

Presi il mio biglietto e mi avviai al cancello d’imbarco, e dopo mezz’ora salìì sull’aereo. Mi apprestai a cercare il mio posto e sistemai la chitarra nello scompartimento sopra il mio posto.

Ero vicino ad una ragazza con i capelli rossi lisci.

“Buonasera.” Beh, mi aveva guardato, non potevo non salutarla.

“Buonasera.” Mi rispose.

Mi sedetti al mio posto, e cominciai a sfogliare una rivista.

L’aereo decollò, e dopo una ventina di minuti ordinai alla hostess del whisky.

Mi resi conto che la ragazza al mio fianco era un po’ agitata e provai a dirle qualcosa per farla stare tranquilla.

“Prima volta in aereo?” Le chiesi.

Lei mi guardò un po’ sorpresa, forse perchè le avevo rivolto la parola.

“Beh, si...”

Provai a parlarle ancora un po’, per vedere che reazione avesse.

“Come mai va in Nepal? Si fa una bella vacanza?”

Rimasi a fissarla indiscretamente, e mi accorsi che questa ragazza aveva un viso familiare. Non riuscivo a ricordare dove potessi averla vista... Di sicuro non alla W&H, le belle ragazze non passano inosservate...

Lei esitò un momento, poi mi rispose:

“Beh... più o meno... A dire la verità ero venuta per riconciliarmi con mia sorella, ma non sono riuscita a trovarla.”

“Beh, mi dispiace. Spero riuscirà a riconciliarti con lei.”

Ci fu un momento di silenzio, poi dissi:

“Scusi, se mi intrometto... Avevate litigato?... Voglio dire, lei e sua sorella...”

“Non proprio... è che molto tempo fa mia sorella ha cominciato a lavorare in un posto che non era adatto a lei. Purtroppo ero l’unica della famiglia ad essere contraria. Mio padre... beh, è stato lui a farla assumere. Anche mio fratello era favorevole, ma poi...”

Rimase in silenzio e io la guardai, invitandola a continuare.

“Poi è morto. Non ho più visto mia sorella da allora.”

Si mise a ridacchiare nervosamente.

“Ma infondo non siamo mai state molto legate. Anche perchè io sono stata adottata, quindi non mi sono mai inserita completamente nella famiglia.”

La guardai allibito. Non ero sicuro di aver sentito bene quello che aveva detto. Questa ragazza aveva una sorella, ed era stata adottata... e aveva un fratello, che poi è morto... proprio come...

La sua esclamazione mi distolse dai miei pensieri.

 “Accidenti!” Esclamò lei.

“Oddio, mi scusi davvero, non l’ho fatto apposta..”

L’aereo si era mosso un po’, e il bicchiere che stava sul mio tavolino si era rovesciato addosso a lei.

“Non fa niente, sono cose che capitano...” mi rispose un po’ scocciata.

Lei mi guardò con un’espressione indispettita, perché si era resa conto che la stavo fissando... Le feci di nuovo le mie scuse.

“Davvero, mi dispiace tanto. Se vuole, quando atterreremo, posso pagarle la lavanderia in albergo... Come si chiama?”

Lei mi fissò per un momento, sorrise e poi disse:

“Eve.”

 

FINE