AUTHOR:Carmilla.
SUMMARY: Ci sono legami che non posso essere sciolti. Mai.
RATING: R.
TIMELINE: Post Into the
Dark 1x03.
PAIRINGS: Spike/Angel
SPOILERS: un po’ di tutto, qua e là fino
alla V stagione. AU.
DISCLAIMER: Appartiene tutto a Joss Whedon, alla Mutant Enemy, alla Fox.
Non scrivo a scopo di lucro e non intendo violare alcun copyright.
FEEDBACK: Ceeerto
che si!! Tanti, buoni, brutti, cattivi, perfidi..insomma “In bene o
in male purchè se ne parli!”
Per Annalisa.
Perché non mi ha mai detto
COSA voleva da me.
Auguri cara.
Scritto in 35 minuti dalle 18.58 alle 19.33 Sabato 12
Novembre 2005
AU- 4° stagione BTVS/1° ATS
Doveva essere stato un
incantesimo, un fenomeno sovrannaturale perché, andiamo, tutto quello che avevano scritto gli
Osservatori, tutti
i resoconti, i commenti, i diari non potevano
essere del tutto falsi.
E Angel avrebbe negato, negato finchè polvere non ci separi, che a portarlo
in quel vicolo non fosse stato un sesto senso, il tanto decantato legame Sire-Childe ma molto più prosaicamente l’odore di sangue,
sangue antico e un gemito sommesso,
di bestia ferita a morte.
Facile nascondersi dietro una
maschera di impenetrabilità perché in fin dei conti lui era Angel e, grazie a Dio, non TUTTO doveva
essere spiegato ora che viveva a Los Angeles, lontano dagli occhi troppo acuti
di Giles, da quelli feriti di Buffy, superficialmente
comprensivi di Willow ed eternamente, gelosamente sospettosi di Xander.
Dio, come era stanco.
Il sangue era mescolato all’odore
di urina e di spazzatura ed Angel non potè evitare di
mutare volto.
L’urina era umana.
Ed impregnava Spike.
Il suo Childe
giaceva simile ad un mucchio di stracci, lo spolverino incrostato di sangue
rappreso e polvere.
Tagli, graffi, squarci profondi.
Marchiato come una bestia sulla
guancia sinistra da un tacco rinforzato, dalla punta d’acciaio probabilmente, ma
gli orrori peggiori dovevano essere pietosamente nascosti alla vista, se il
lamento rantolante di Spike era un’indicazione.
Il vampiro bruno strinse i pugni e
si avvicino rapidamente per poi fermarsi di scatto, incerto su cosa muovere,
come raddrizzare e, Gesù, cosa
raccogliere, perché le dita erano staccate dal palmo, un singolo tendine
insanguinato a mantenere insieme quella che un tempo era una mano, simile ora
ad una medusa agonizzante sulla spiaggia.
Mentre indugiava, l’occhio (l’unico ancora funzionante) di Spike si
aprì, viola per il terrore e l’odore di miseria si intensificò fino a divenire
intollerabile.
Che il suo arrogante (bellissimo) Childe
fosse ridotto così andava contro qualsiasi legge dell’universo.
Muovendosi cautamente, Angel
lasciò che la luce del lampione alle sue spalle rivelasse i suoi lineamenti e fu
ricompensato da un gemito lieve, di riconoscimento.
-Shhh. Sono io,
Will. Sono qui.-
Tanto sembrò bastare a Spike che
si abbandonò fra le braccia del suo Sire come una bambola di pezza.
Non era stato facile.
Doyle e Cordelia non avevano gradito il nuovo, riluttante acquisto,
anche se nelle settimane successive al suo arrivo Spike era stato talmente
silenzioso da poter tranquillamente essere scambiato per un pezzo del mobilio
dell’appartamento di Angel.
Non chiedeva nulla, non domandava
nulla, beveva il sangue di maiale diligentemente (perché non lo sputa, lo dovrebbe rigettare, odiava il sangue di maiale,
perché non dice nulla), indossando i vestiti che Angel gli aveva rimediato
(larghi, troppo larghi no è lui che è
magro, troppo magro) fumava le sigarette che Angel gli procurava
saltuariamente ma, se terminavano, non ne cercava altre.
Sempre senza dire una parola.
Le notti erano differenti, nelle
notti quella morsa d’acciaio che doveva essere l’autocontrollo del suo Childe si sbriciolava ed Angel doveva andare a raccoglierlo
nell’angolo più nascosto della stanza, dietro il divano, nella nicchia vicino
al montacarichi, e le parole, le mezze frasi smozzicate che pronunciava nel
dormiveglia riempivano Angel di una furia gelida.
Durante quelle notti, i demoni di
Los Angeles urlavano.
La notte in cui Doyle era morto, Angel aveva distrutto il suo appartamento,
sfogando il suo dolore nell’unico modo che sapeva (poteva).
Fra le macerie del soggiorno si
era fermato, conficcando le unghie nei palmi fino a farle sanguinare e,
chiudendo gli occhi e rovesciando la testa, aveva ululato.
Li aveva riaperti quando aveva
sentito una mano fresca ed ancora un po’rigida insinuarsi nella sua.
Rimasero così per lungo tempo.
Poi Angel fece quello che non
aveva fatto da quasi un secolo.
Pianse.
Le telefonate da Sunnydale arrivavano con sempre maggiore frequenza.
Angel non biasimava la decisione di
Wesley di informare Giles, né il cauto distacco di Cordelia
e neppure la malcelata ostilità di Gunn.
Ma, nonostante le rassicurazioni
dell’Osservatore che l’Iniziativa era morta e defunta (
Per cosa poi?
Per diventare la punching-bag di Buffy?
Il pocellino
d’India di Giles?
O il baby-sitter della sorellina
di Buffy, Dawn?
Loro non hanno bisogno di lui.
Io sì.
-Tu cosa vuoi fare?-
Spike, seduto sul divano a
guardare una replica di un talk-show,
si strinse nelle spalle senza neppure voltarsi.
-Non conta quello che voglio, giusto? Qui o lì è la stessa
cosa. Il pezzo di ferraglia che ho nel cervello non distingue tra losangelini e abitanti della Bocca dell’Inferno.-
Ma le mani lo tradivano, guizzando
nervosamente e tormentando la stoffa del cuscino.
Non avrebbe dovuto, ma essere dismesso così, faceva male.
Tanto.
-Inoltre….- la schiena di Spike era
tesa al punto di spezzarsi.- La cheerleader
e Wussley,
per non parlare di quell’Hulk di colore non fanno
parte del mio fan-club. E tu…tu devi
fare quello che devi fare, anche se si riduce a far ondeggiare il cappotto e
lampeggiare il tuo sguardo da cucciolo abbandonato alla vittima di turno.-
Stringi, torci, rilascia.
-Io…è tempo che mi rimetta in
carreggiata. Anche se stavo pensando a climi più caldi. Sunnyhell
ha perso molto del suo fascino.-
Stringi, torci, rilascia.
-Forse farò una sorpresina a Dru.-
Stringi, torci, rilascia.
-Dammi un paio di giorni e poi….-
-Resta.-
Le mani si immobilizzarono.
-Resta, Will.-
Quella notte.
-Mi hanno spezzato.- La voce di Spike era fioca ma Angel sentiva benissimo,il volto appoggiato alla nuca del suo Childe
che sembrava rassicurato dall’avvolgente abbraccio del suo Sire.
Era un compromesso doloroso per
Angel dover ascoltare la voce senza poter fissare nello sguardo Spike.
Ma era l’unico modo che l’altro
avrebbe accettato.
L’orgoglio era tutto quello che
gli rimaneva.
-Le ferite si sono rimarginare, la
forza e i riflessi ci sono ancora ma….qualcosa si è rotto.-
Angel non disse nulla ma la sua
stretta si intensificò.
Il tono si fece più esitante. –Le
cose che..mi hanno fatto. Bè,
nulla di nuovo sotto il sole. Tu eri
molto più inventivo. E quanto al resto….- Angel deglutì.- Anche QUELLO non è
stato nulla di nuovo. Ma quando eri tu..quando eravamo
noi…io sapevo che tu lo stavi facendo a ME. Perché era me che avevi scelto. Con loro…ero nulla. Mi hanno
fatto sentire di essere nulla. E quando gemevo,- Angel
rafforzò la stretta perché il corpo di William ricordava e reagiva,-…. perché non ho mai urlato, Sire, non ho mai dato loro la
soddisfazione di sentire urlare, me, William The Bloody
ma talvolta il dolore era accecante, lame bianche nel cervello, quando gemevo e
mi mordevo la lingua per non gridare, allora mi dicevano che ero un numero. Ostile 17. Che non ero più nessuno. Ed alla fine ci ho creduto, Sire. Ci
ho creduto davvero.-
La luce era distorta.
Funo, incenso
e un odore penetrante che Angel non riusciva ad identificare.
Il lampo seguito da un piccolo
vortice scintillate.
Lo stregone che continuava a
pronunciare la formula.
L’aria pesante, piena di
incantesimi.
E finalmente il chip nella sua mano e il sorriso di
Spike, ancora all’interno del circolo mistico.
Il cuore di Angel si fermò per una
seconda volta.
-Cosa cazzo vuol dire che devo
andare via?-
Poche ore e già il cambiamento era
visibile. La postura, il modo di muoversi, di camminare gridavano predatore.
-Lo sai,
Spike.-
Questo lo fece fermare. –Forse sì,
Flagello. Ma voglio sentirtelo dire.-
-Non può funzionare. Tu rimani un
demone. Senza anima. Ed io ho una missione. Uno scopo. Combattere il Male.
Combattere te.-
Spike sbuffò e in un attimo Angel
fu su di lui, una mano alla gola l’altra all’inguine che strinse.
Dolorosamente.
E lo sentì diventare duro.
-Gli istinti
sono quelli che ti governano, William.
Fra poche ore sarà il tramonto e la prima cosa che farai sarà cercare un happy-meal su due
gambe. E poi un altro. E poi un altro. Per poi ritornare qui, su di giri ed
allora cosa pensi che faremmo io e te, boyo? Cosa dovrei fare io? Darti una pacca sulla spalla, un
buffetto e un “non si fa, Spike”?-
Il vampiro biondo lo spinse
violentemente ma senza provare a colpirlo.- Sa mi
conosci così bene, perché diavolo l’hai fatto allora? Non molto eroico da parte
tua rimettere un mostro in libertà. Senza museruola
e guinzaglio.- Il sorriso di Spike ora era pieno di zanne. –E se per
ringraziarti decidessi di fare una visitina alla Cacciatrice? O alle streghe?
Dal momento che sono un
mostro governato dagli
istinti?-
La collera di Angel evaporò.
Era tipico di Spike tagliare tutte le cazzate ed
andare diritto al nocciolo del problema.
-Non farmi scegliere William. Non
farmi scegliere.-
Il bacio, duro e violento, gli
ferì le labbra.
-Raccontatela, Angel. La
tua scelta l’hai fatto molto tempo fa.-
In una Favola a questo punto della
storia, pensò Angel, sarebbe dovuta intervenire una fatina. Peccato che quelle
buone che conosceva fossero morte tutte.
E, in fin dei conti ,era giusto così.
Non era tagliato per la parte del
Principe Azzurro.
E Spike come Biancaneve….. meglio non pensarci. Il suo vestito sarebbe stato
rosso-sangue.
I colpi rimbombavano per tutto
l’Hyperion.
-Chi diavolo è?-
-Angel-cake tu sai
che il mio riposino di bellezza…-
-Potrebbe essere un innocente…-
Non era poi così cambiato.
Al posto dello spolverino un
giubbotto scuro, i capelli liberi dalla prigione del gel che si arricciavano e
uno sguardo……
Angel lo riconobbe subito, senza
crederci veramente.
Perché l’ultima volta che lo aveva
visto era stato in uno specchio. A Pylea.
Nel silenzio dei presenti Spike si
avvicinò lentamente.
Angel gli toccò il braccio.
-Dove sei stato?-
-Ho cercato
di trovarla, ovvio.-
-Trovare cosa?-
- La scintilla. Il pezzo mancante.
Quello che mi avrebbe fatto funzionare ai tuoi occhi. Perché tu non volevi.
Avresti dovuto avvertirmi. Fa un buon effetto, ma lascia stare... E' qui,
dentro di me, tutto il tempo. La scintilla. Volevo darti quello che meriti. Ora
ce l'ho. Loro hanno messo la scintilla in me e non fa altro che bruciare.-
- La tua anima...- I sussulti soffocati degli altri non riuscivano a
penetrare qull’atmosfera ovattata, lievemente onirica
nella quale Spike sembrava averlo trascinato. Con i suoi occhi.
Dio, i
suoi occhi.
Spike tentò di sorridere.
- Un po' arruginita
per scarso utilizzo.-
-Perché?
-
-Mi meraviglio di te. Perché un uomo
fa quello che non deve? Per lui. Per essere suo. Per essere quel tipo di uomo
che non farebbe... per essere quel tipo di uomo. Così lui lo guarderà con
perdono, e tutti perdoneranno e ameranno. E lui sarà amato. E tutto si
risolverà, giusto? Possiamo riposarci ora? Angel... possiamo riposarci?-
Angel lo abbracciò, facendogli appoggiare la fronte sulla
sua spalla.
Ed inalando il suo odore.
Indimenticabile.
-Si ,William. Possiamo riposare, ora.-
Fine.
Nota: alcune parti sono citate da
BTVS 7x05 Sleeper (conversazione tra Buffy e Spike) e riadattate dalla sottoscritta