BEHIND BLUE EYES
AUTHOR:Carmilla.
SUMMARY: Doveva solo negare.
E tutto sarebbe andato bene.
RATING: R.
TIMELINE:
Gapfiller fra 5x22 The Gift
e l’inizio sesta stagione di BTVS
PAIRINGS: Spike/Giles.
TIPOLOGIA: slash
DISCLAIMER: Appartiene tutto a Joss Whedon, alla Mutant Enemy, alla Fox.
Non scrivo a scopo di lucro e non intendo violare alcun copyright
Cosa ha chiesto: Spike e Giles. AU. L’Ultima Frontiera.
Per Elena. Perché lei non sceglie mai la via più facile.
Sapeva.
Giles non riusciva ad immaginare
il dove, il come o il quando ma sapeva che LUI sapeva.
Questo rendeva tutto più facile o
più difficile? In tutta onestà non riusciva a decifrarlo.
In realtà TUTTI sapevano. Lo vedeva nelle occhiate
nervose di Xander, in quelle dolorosamente attonite di Willow o curiosamente
comprensive di Anya.
Lo vedeva nella quieta, raggelante
domesticità dei loro incontri, nel loro fingere che tutto fosse normale. Per
amore di Dawn.
Per amore di Dawn.
Per amore di una COSA.
E Giles sperava, no pregava che fosse il suo demone interno,
quel Ripper che tentava di soffocare da vent’anni sotto strati e strati di tweed a fare queste considerazioni su Dawn
perché se solo ci rifletteva, se solo minimamente avesse iniziato a convincersi che LEI
(Cristo, non riusciva nemmeno più a
PENSARE il suo nome, figurarsi a pronunciarlo) era morta per una COSA, allora
ci sarebbero state urla e pugni e cose brutte,
davvero, DAVVERO brutte e non era quello che ci si aspettava da lui, il
buono, saggio, caro, vecchio, noioso Rupert Giles.
Buon Dio,
non era proprio il caso.
Ma, sinceramente, e due bottiglie di Glenfiddich possono far
MOLTO per la sincerità, dubitava fortemente che i pensieri che vorticavano
nella sua mente appartenessero alla sua Metà Oscura.
Era troppo vecchio per autoingannarsi con patetiche scuse o giustificazioni.
Sono un acido, freddo, stronzo, bastardo.
Mandando giù tutto d’un fiato il liquido
ambrato, Giles si ritrovò al punto di partenza.
Lui SAPEVA.
E anche se non avesse saputo, bè l’odore
non mente.
E Giles da un mese era inondato da
Eau de Desperation.
Cristo.
Le gambe lo sorressero fino al
bagno dove l’Osservatore non si prese la briga di portare l’acqua al volto ma
immerse di scatto la faccia nell’acqua gelida del lavandino sperando nel
dolore.
Il freddo congelò la sua pelle per
un’attimo, gli rubò il respiro e quando riemerse
ansimando, come dopo quelle stupide sfide che si fanno da bambini, a chi riesce
a trattenere di più il fiato, si ritrovò a fissare nello specchio il volto di
un vecchio.
Suo padre.
O come sarebbe stato suo padre, il
suo gelido, compassato, superiore padre con un enorme dopo-sbronza.
Con una salvietta si ascigò il
viso ruvidamente, la barba di tre giorni che non faceva nulla per nascondere la
sua età.
Prima sarebbe stato differente, da giovane credeva di avere il
mondo ai suoi piedi, che bastasse sussurrare poche parole in un’antica lingua
per ottenere quello che si voleva.
Fama, successo, denaro.
Potere.
Il marchio di Eghyon e un gruppo
di amici che giocavano a fare i ribelli e che erano finiti…bè erano finiti.
Tranne lui e Ethan.
E QUELLO era un altro argomento da cui tenersi alla larga per la propria
sanità mentale, riflettè rientrando in soggiorno.
C’era Dawn a cui pensare perché,
energia mistica o no, quando una ragazzina piangeva ed urlava di notte, ogni maledetta notte, non era un buon
segno e c’era la preoccupazione che non abbandonava più il viso di Tara.
Specialmente quando guardava Willow.
Willow sempre più febbrile, sempre
più impegnata a cercare di far funzionare le cose, sempre più….
Ossessionata.
Era questa la parola
impronunciabile, impensabile ma che ben definiva i suoi sguardi troppo brillanti,
e la sua insana applicazione nello studio di testi di magia molto potenti.
Troppo.
Toc.
Toc.
Toc.
Non sono pronto,ripetè a
se stesso, avviandosi ad aprire.
Non sono
pronta!!!, gli aveva urlato Buffy tre, no,
quattro anni prima con le tracce dell’infanzia ancora presenti sul volto mentre
Giles le spiegava, le spiegava,
perché avrebbe dovuto morire. -
-Osserva?- C’era stato qualcosa
di disperato nello sguardo di lei mentre lo fissava.
-Si! No! Lui-lui ti addestra, lui ti
prepara.- E Buon Dio, lui ci aveva VERAMENTE
creduto a quelle stronzate. Per molto tempo.
-Mi prepara a cosa? A farmi cacciare
dalla scuola? A perdere tutti i miei amici? A dover passare tutta la vita
rischiando la pelle e non poterlo mai dire a nessuno perché potrei metterlo in
pericolo? Forza, avanti, mi prepari!-
Oh si,
aveva fatto un’ottimo lavoro.
L’aveva PREPARATA al suicidio.
Aprì la porta.
Lui era lì.
-Osservatore, dobbiamo parlare.-
-Entra Spike.-
Il vampiro si diresse rapidamente verso il mobile-bar e dopo
aver rovistato per qualche momento tirò fuori un’altra bottiglia, ancora chiusa
la svitò e….
-Non ci pensare neppure.-
Il solito broncio e Giles pensò che non
era giusto che un demone, un mostro, potesse apparire ancora così umano nei gesti, negli sguardi. –I
bicchieri sono in cucina. Con i sottobicchieri.- Ed anche le spalle di Spike
sembravano imbronciate.
Il mal di testa stava peggiorando.
Nel frattempo il vampiro era ritornato e con accurata noncuranza,
dopo aver appoggiato bicchieri e sottobicchieri sulla scrivania, aveva
ingollato un sorso.
Direttamente dalla bottiglia.
Che
stronzo.
-Spike cosa vuoi?- Il tono ruvido, quasi abrasivo, ma gli
altri non c’erano e quindi Giles non sentiva il bisogno di doversi controllare.
L’altro gli gettò un’occhiata obliqua e sembrò per un breve
istante indeciso se parlare o no.
E questo era così anti-Spike che Giles iniziò a
preoccuparsi.
-E’ successo qualcosa? Dawn?-
-Briciola sta bene. E’ dalle streghe, con il Bamboccio e la
sua dannata ragazza.- Ancora quello sguardo.
-Allora?-
-Dacci un taglio, Osservatore.- Il tono piatto.
-Non capisco cosa vuoi dire.- Ora era Giles a distogliere lo
sguardo.
-Te lo ripeto. Dacci. Un. Taglio.-
-Spike sono stanco e non ho voglia di giocare agli
indovinelli. Se hai qualcosa da dire, sputala fuori e poi vattene.-
-Hai fatto quello che dovevi fare. Ora mettici un pietra sopra e ritorna a fare il Papà Gambalunga per gli
altri. Briciola ne sta risentendo. E a me non piace che Dawn soffra.-
Il tremore si era propagato alle
mani ma Giles sapeva di essere ancora in salvo. Lo si poteva attribuire allo stress, all’alcool a tante altre cose….
Doveva solo negare.
E tutto sarebbe andato bene.
-Spike, forse hai preso troppi
colpi in testa. Tornatene alla cripta e…-
-Bloody Hell!!!-
La bottiglia si schiantò contro il muro e il liquido colò lungo la parete.
Spike aveva invaso il suo spazio vitale, il volto della caccia ed un bagliore
omicida negli occhi.- Se credi che io sia qui per quelle stronzate da talk-show
sullo sfogarsi hai scelto il demone
sbagliato, Ripper. Tu hai fatto fuori
quel tizio, Ben. E il dannato senso di colpa ti sta mangiando vivo. Lo so io,
lo sa Harris, lo sanno
-Ma tu sei il Big Bad e quindi ti
senti il diritto di fare il Grillo Parlante? Oh Spikey, com’è premuroso da parte tua. E dimmi, hai consolato anche
Joyce nel frattempo? Hai sorseggiato con lei una tazza di cioccolata mentre le
spiegavi che un Grande e Potente Maestro Vampiro come te non è riuscito a fare
nulla per salvare la sua prima figlia? Ti sei scusato?- Non c’era più nulla di piacevole nel volto di Giles ma
solo odio e fiele.
Verso il demone che non era stato abbastanza, nonostante tutto.
E verso se stesso, ovviamente.
-Se non fosse per questo maledetto
chip, i tuoi intestini starebbero
decorando questa stanza.- Ruggì l’altro, aprendo e chiudendo i pugni.
Qualcosa galleggiò negli occhi
dell’uomo più anziano. Qualcosa di freddo. Di alieno.
Il vampiro si ritrovò per terra con la mascella dolorante.
-Credimi, Spike, ne
sono ben consapevole.-
Il sorriso che accompagnò le
parole non fu per nulla piacevole.
Erano due i demoni a fronteggiarsi
ora nella stanza.
-Ripensandoci Spike, sono contento
che tu sia passato a trovarmi. Ho deciso di lavorare un po’ sulle mie frustrazioni. E chissà, con il tuo aiuto riuscirò più velocemente
a….sfogarmi.-
Spike si rialzò lentalmente con un
sogghigno.
-Fai del tuo meglio, Ripper.-
L’altro annuì.
-Oh farò
del mio meglio William. Puoi
contarci.-
Spike raccolse lo spolverino da
terra e lo indossò mascherando una smorfia di dolore.
-C’è del sangue nel frigo.- Giles
era nella poltrona, gli occhiali abbandonati sul tavolino.
-Sarebbe la mia tariffa?- Il sarcasmo era ancora
presente ma affievolito dalla voce roca e dalla posizione innaturale della
spalla.
-Cristo, Spike…-
-Non è qui. Osservatore. Questo lo
sappiamo di sicuro.-
Si avviò lentamente verso l’ingresso.
-Non mi piaci, Spike.-, esclamò
bruscamente Giles.
-Il
sentimento è reciproco, Rupert.- Con
uno strano sorriso sul volto.
Rimasto solo Giles fece un profondo
respiro e accarezzò lentamente la custodia in pelle.
Il peso della chitarra gli parve
estraneo come i suoni che iniziò a trarre dalle corde.
Strano.
Aveva di nuovo voglia di suonare.
Fine.