BONDS

 

 

 

AUTHOR:Carmilla.
SUMMARY: Alcuni legami non si possono spezzare….
RATING: NC-17  e NON  per descrizioni esplicite di sesso
TIMELINE: 5° stagione di ATS ampiamente modificata per esigenze narrative.
PAIRINGS: più che pairings dovrei parlare di couplings.
SPOILERS: un po’ di tutto, qua e là. Alcuni saranno involontari (non ho visto tutti gli episodi di ATS) altri… no.

DISCLAIMER: Appartiene tutto a Joss Whedon, alla Mutant Enemy, alla Fox.
Non scrivo a scopo di lucro e non intendo violare alcun copyright
NOTA: Questa storia si colloca come proseguimento ideale di “Masquerade”.  I personaggi sono “andati avanti”. Tutti.

Il tono è quindi molto più dark, più oscuro. Lettore avvisato….
FEEDBACK: Oh, si. A carmillaprima@yahoo.it

 

 

Per Laura e i suoi haiku-commenti.

Per Pedistalite che l’ha chiesto. Insistentemente. E per quella freccia elfica su per il **** che non voglio.

 

 

 

 

Bonds

Capitolo 1-

                                                           “Un uomo senza difetti è una montagna senza crepacci. Non m’interessa”

                                                                                              René Char, Fogli d’Ipnos

 

 

Nobody’s wife

 

 

-Angel, dove diavolo è Harmony?- Il telefono squillava incessantemente.

Uno sbuffo esasperato. -Probabilmente Wes, è a rifarsi il trucco o a spettegolare con le altre segretarie o in “pausa pranzo” anticipata con Spike.- Il vampiro bruno sollevò uno sguardo tetro verso il giovane Osservatore appena entrato nel suo ufficio.

–Ti posso sicuramente dire dove NON è.

Dietro la sua scrivania a provare a fare il lavoro per cui è stata assunta!-

All’ennesimo squillo l’altro uomo osservò con blando interesse il telefono volare contro la parete e disintegrarsi.

All’occhiata di Wesley, Angel rispose con un sorrisetto contrito ma non troppo. –Ricordami di far appendere un quadretto ricamato con su scritto IL SILENZIO E’ D’ORO.-

-Nervosetti oggi, Angel?-

-Gioia, non hai fatto il tuo riposino di bellezza?- La voce di Lorne anticipò una scintillante visione del demone verde inguainato in un completo giallo canarino, con scarpe a punta e cappello in tinta.

Ma il particolare più…più..era la lunghissima piuma  di pavone che decorava l’ampia tesa.

Angel chiuse gli occhi  a tentare di negare la realtà, l’immagine impressa indelebilmente nelle sue retine e Wes tossì discretamente. Una tosse MOLTO particolare. Più che altro simile ad un risata.

-Che ne dite?-, fece il demone piroettando su se stesso.- Siate sinceri!-

Come cavarsela con un demone empatico e suscettibile?, pensò l’Osservatore. – Ehm Lorne sei….abbagliante.-

-Pensa Wes, l’ho comprato per pochi dollari. Una tale bellezza rimasta invenduta, ci credereste?- Si lisciò amorevolmente le maniche della giacca. – Angy-baby allora? Sono o non sono più bello di Jim Carrey?-

-Non te lo direi se non lo pensassi.- Il volto impassibile e gli occhi bassi.

Lorne si gonfiò d’orgoglio.- Grazie, detto da te è un vero complim…- Poi realizzò.- Ehi, un’attimo tu NON lo hai detto!-

Il vampiro fu salvato dall’entrata di Gunn con in mano una cartellina, impeccabile in completo grigio fumo di Londra.- Angel ho bisogno che tu dia un’occhiata a questi documenti. Riguardano quella fusione con quella corporazione demoniaca di cui ti ho parlato. Il loro legale è un osso duro e preferirei che tu avessi il quadro completo della situazione prima di incontrarli oggi.- Un’occhiata al demone ed a Wesley.- Ma se sei occupato…-

-Figurati Gunn, sono a tua completa disposizione.- Un sorriso tanto smagliante quanto falso.

-Eh no. Ora tu…- Lorne non intendeva fargliela passare liscia.

Il sorrisetto divertito sulle labbra di Wesley svanì rapidamente.

Il vampiro bruno era balzato in piedi, il corpo improvvisamente in tensione, i sensi in allerta.

Ed aveva mutato volto.

L’atmosfera nella stanza si congelò improvvisamente, tutti gli sguardi puntati su quella figura immobile che aveva socchiuso gli occhi protendendosi verso qualcosa.

Un segnale.

Forte.

Fortissimo.

Che si stava avvicinando.

-Devo chiamare la sicurezza?- Gunn, ex-cacciatore di vampiri da strada, nella sua nuova veste professionale, aveva mantenuto la lucidità che gli aveva salvato la vita più di una volta.

Nessuna risposta.

-Angel cosa senti?-

Un lampo di incredulità nelle pupille dorate del vampiro.- Non è possibile, Wes, non è POSSIBILE.- Non era da lui essere così indeciso, pensò Wesley.

-Zucchero, se tu fossi un pochino più ESPANSIVO..-

-Avverto la presenza di un vampiro nell’edificio.- Lapidario.

-Solo uno? Gli affari devono andar male allora…- Il tono innocente di Lorne si meritò un’occhiataccia da parte dell’altro che con uno sforzo ritornò alle sembianze umane ed afferrò un paletto dal cassetto della scrivania incrociando gli occhi dell’Osservatore, spalancati per la sorpresa.

L’Osservatore.

L’unico ad aver colto immediatamente le ….implicazioni.

-Chi è delle due, Angel?-

La comprensione investì di colpo anche gli altri.

-Darla o Drusilla?-

-Lo scopriremo ben presto, Wesley. Si sta avvicinando.-

-Riunione di FAMIGLIA?- Gunn con passo calmo si diresse verso la pesante libreria a muro e con una lieve pressione, da uno scomparto segreto, estrasse due balestre, lanciandone una all’Osservatore.

-Lorne hai qualche preferenza in fatto di armi?-

-Carissimo Gunn ti ringrazio ma io sono un sostenitore della non-violenza. Lascerò a voi la parte degli eroi come al solito e me ne starò in un angolino.- Il demone si appoggiò indolentemente ad una delle pareti.

Il sibilo delle porte dell’ascensore interruppe il dialogo.

Tutti i presenti si irrigidirono, puntando le armi verso l’ingresso.

Un lieve ticchettio e una figura femminile apparve inquadrata nel vano della porta. E si arrestò lì.

Il primo pensiero di Wesley fu che sembrava uscita da un film degli anni 40’.E che, per i suoi gusti, ciò costituiva un notevole miglioramento rispetto allo stile delle due vampire.

Un tailleur rosso cupo con una gonna lunga fino alle caviglie con un generoso spacco che scopriva una gamba velata discretamente.

E un assurdo cappellino con veletta.

Che impediva di distinguere il volto.

Quale delle due?, si chiese di nuovo Wesley, il dito sul grilletto. E un pensiero cinico subito dopo. Ha importanza?

Lentamente, le mani bene in vista, lei sollevò la veletta e rivelò un volto del tutto sconosciuto.

Occhi scuri, un naso non molto regolare e una bocca ben disegnata curvata in un sorriso ironico.

-Ehi che calorosa accoglienza. Qual’è il motto della Wolfram & Hart? SODDISFATTI O MASSACRATI?- Una pausa e poi….-Ciao Angel.- Con noncuranza.

-V-. Videro lui annuire lentamente, quasi a se stesso, ed incatenare il suo sguardo in quello di lei.

Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio fu Lorne a spezzare l’impasse.- Allora Zucchero che facciamo? E’ snervante rimanere così, in attesa. Lo stress fa male alla pelle.-

-Precisando che TU non puoi essere stressato da momento che quella che ti rigiri tra le mani è una limetta per le unghie…-, il tono di Angel era asciutto e lui non abbandonava con gli occhi la donna neanche per un istante, -… Lorne ha ragione, ragazzi. E’ tutto a posto. Almeno CREDO.-

Voltandosi appoggiò lentamente il paletto sulla scrivania, imitato dagli altri presenti che abbassarono le armi.

-Flagello non sei cambiato per nulla a quanto vedo.- Nella voce di lei una sottile provocazione.- Anzi noto un miglioramento. Non usi più quel gel per capelli che ti piaceva tanto.-

Silenzio dall’altra parte.

-Sono io l’unico ad essermi perso o qualcun altro la pensa come me?- Esclamò Gunn scambiando uno sguardo esasperato con Wesley.

Perché devo fare sempre io la parte del ficcanaso? Sospirò intimamente l’Osservatore.

-Angel, se fossi così gentile da fare le presentazioni e spiegare in particolare..-, all’inferno le buone maniere,- come DIAVOLO hai potuto scambiare la signorina qui presente con Darla o Dru, togliendoci dieci anni di vita…-

Una lucina sarcastica danzò negli occhi di lei.- Allora è QUESTO il motivo di tanto trambusto. Maretta nell’Angel-Casa della Prateria? Ed io che pensavo che la MIA famiglia fosse problematica!-

-V chiudi quella dannata bocca. ORA.-

Shockandoli tutti. Mai sentito Angel imprecare.

Con un riflesso automatico il dito di Wesley si curvò nuovamente sul grilletto, pronto a scattare. Prima di rendersi conto di cosa stava facendo.

Quel tono di voce l’aveva riconosciuto.

Lo sentiva nei suoi incubi peggiori.

Era un’esclusiva di Angelus.

 

Un profondo sospiro ed uno sguardo per nulla benevolo.

– Vi presento V.

Vampira.

Con anima.

E Wes, lei è LEGATA a me.-  Angel sogghignò.- Dimentico qualcosa?-

-Puoi aggiungere con brutto carattere ed ottimo gusto nel vestire, io non mi offendo.- Più che un sorriso, un mostrare i denti.

Le note di “Somewhere over the Raimbow” interruppero lo scontro verbale. Tastandosi le tasche, mentre tutti gli sguardi convergevano su di lui, Lorne estrasse il cellulare e dopo un primo “Pronto” dovette allontanare l’orecchio dalla voce che lo stava assordando.

-Calma Gioia, non capisco, ti metto in viva-voce.-

-Angel..- Era Fred, con il respiro pesante.- Va tutto bene da te? Non riuscivo a mettermi in contatto con il tuo ufficio.-

Una lieve traccia di imbarazzo sul volto del vampiro.- Ehm ci sono…problemi di linea, Fred. Comunque perché mi fai questa domanda?- Nel frattempo V, seguita dagli sguardi dei presenti, si era incamminata verso una poltrona e vi si era adagiata mollemente, accavallando le gambe.

-Stavo eseguendo alcuni test su Spike quando all’improvviso ha dato di matto ed ora sta salendo da te.- La ragazza ansimava.

-Ti sento molto affannata Fred.- V si osservava distrattamente intorno, giocherellando con il bracciolo della poltrona.

- Spike aveva deciso di fare il Capitano Kirk e teletrasportarsi da te ma l’ascensore non collaborava. Troppo lento.- Una pausa per riprendere fiato.- Comunque prima di iniziare a saltellare come il Bianconiglio e fare i gradini della scale dieci alla volta, ha mugugnato qualcosa del tipo “ Se la tocca, lo AMMAZZO”. Ha senso per te?-

-Forse Fred. Forse.- Lo sguardo del vampiro dardeggiò sulla figura seduta davanti a lui. – Comunque non c’è nessuna emergenza.-

-Perfetto.- L’accento texano della ragazza era molto marcato.- Se sopravvivo a questa maratona mostrerò a quel vampiro ossigenato come trattiamo i vitelli dalle mie parti! A tra poco.-

Il clic della chiusura del cellulare si perse nel fragore della porta di sicurezza che sbattè violentemente contro il muro seguito dall’entrata di uno Spike a torso nudo e fuori di sé, che si strappava alcuni elettrodi ancora attaccati al torace.

-DOV’E’?-

-Ciao Spike.- Si era alzata in piedi e lo fissava.

In due passi fu davanti a lei. La fissò per un lungo istante.

Lo schiocco dello schiaffo risuonò come un colpo di fucile nella stanza.

-Questo è solo l’inizio, Donna. Quando avrò finito con te non ti riconoscerà neppure tua madre!- Le ringhiò contro.

V rimase immobile, barcollando lievemente e portandosi la mano alla guancia. Un sottile filo di sangue le colò dall’angolo della bocca.

Vampira o no, decise Wes, non era bello vedere una donna schiaffeggiata.

-Spike, Angel credo sia il caso di sedersi e discuterne civil…- Due sguardi identici gli intimarono di chiudere il becco mentre a completare il quadretto una scarmigliata, accaldata ed arrabbiata Fred faceva il suo ingresso nell’ufficio, puntando come una furia verso Spike.

-TU, maledetto inglese hai rovinato costosissime attrezzature e mesi di lavoro!-

Troppo alterata per accorgersi dello stato di Spike.

Quando lo strattonò per un braccio, si ritrovò spintonata a terra da un unico movimento del vampiro biondo.

-Ehi!-, esclamò Lorne, facendo un passo in avanti. Nessuno, nemmeno Spike, poteva permettersi di mettere le mani addosso a Fred, che ora lo guardava scioccata, confusa e dispiaciuta.

Ma Spike non sentiva nulla.

-Maledizione V, si può sapere dove ti eri rintanata? Ed è inutile che tu faccia la parte della martire silenziosa con me. In questi trucchetti può caderci Angel, non io!-

V lo guardò.

Gli occhi, le labbra, gli zigomi, il torace.

E poi spostò lentamente lo sguardo verso Angel.

Erano identici a come li ricordava.

Alle immagini che popolavano i suoi sogni.

Quelli più segreti.

Dio, quanto faceva male.

-Parla, Dannazione!- Spike continuava a scrollarla. -Dì qualcuna delle tue battute spiritose e completa questa patetica apparizione da Primadonna prima che ti riduca ad un mucchietto di cenere!-

-V…- Il tono di Angel era apparentemente più controllato di quello dell’altro vampiro.

Ma Wes vide qualcosa nel suo sguardo.

Che gli fece accapponare la pelle.

Sembrò improvvisamente diventare più GRANDE, più minaccioso.

-Sei nella MIA città, nel MIO ufficio e davanti ai MIEI amici.

Hai mancato di RISPETTO a me e Spike.

E questo non è TOLLERABILE.

Fai quello che devi, V. Davanti a tutti loro.

E fallo BENE.-

Improvvisamente freddo, Spike la lasciò libera.

Lentamente la ragazza scivolò in ginocchio, il capo chino e i lunghi capelli scuri a coprirle il volto.

Poi sempre con la medesima, estenuante lentezza, sollevò entrambe le braccia davanti a sé.

E quattro paia d’occhi videro i due vampiri maschi scambiarsi un cenno compiaciuto ed affondare ciascuno le zanne nei polsi della ragazza e succhiare.

A lungo.

Con una soddisfazione quasi sensuale.

GRANDE soddisfazione.

Wesley osservò il corpo di V  illanguidirsi sempre di più.

Era incredibile e rivoltante allo stesso tempo.

Non era un’atto d’amore, pensò l’Osservatore, combattuto tra il desiderio di conoscenza ed una morbosa curiosità.

Piuttosto di OBBEDIENZA.

Lui aveva visto molti vampiri in azione.

Uccidere.

Nutrirsi.

E perché no, anche fare sesso.

Ma questo, questo era…diverso.

Nel mistero dei rapporti gerarchici fra i non-morti c’era un fascino singolare che aveva attirato l’interesse, spesso sfociato in ossessione, di molti suoi colleghi. Lui, il razionale Wesley, il freddo e compito Wesley li aveva sempre segretamente disprezzati per questa “aberrazione”.

Quant’ero stupido. E supponente.

Lanciando uno sguardo agli altri incrociò le pupille lievemente dilatate di Fred.

Per lo stupore e forse per qualcos’altro.

Quello stesso “qualcosa” che la scena aveva risvegliato in lui. E, se non si ingannava, anche Gunn non ne era immune.

Angel fu il primo a staccarsi. Lasciò il polso di V che ricadde inerte lungo il fianco e ritornò alle sembianze umane.

Spike però non stava smettendo….. Angel si accigliò.

-Spike…- Nulla.

-William la stai PROSCIUGANDO.-

Si era ormai rassegnato ad intervenire quando si sentì un lieve sussurro da parte della ragazza.

-Maestro…-

E il vampiro biondo si fermò. Di colpo. Scrollando la testa, sembrò riscuotersi da una sorta di trance. Con una gentilezza insospettata, considerando la violenza di qualche momento prima, sollevò il corpo quasi abbandonato della vampira e la sistemò nella poltrona.

Per poi inginocchiarsi di fronte a lei, gli occhi allo stesso livello.

-Dolcezza, non so come fai, ma riesci a tirare fuori il peggio di me.-

Un lieve sorriso da parte di V.- Ho avuto un bel po’ di tempo per allenarmi in questo “sport” dall’ultima volta che ci siamo visti.-

-QUANTO tempo esattamente?- Gunn era incuriosito.

-Due anni….- La voce di V era ancora fievole per la perdita di sangue.

-Quattro mesi…- Spike non aveva sollevato neppure la testa impegnato ad osservare la ferita sul polso di lei.

-E dieci giorni.- Angel giocherellava con il paletto sulla scrivania.

-Undici.- lo corresse lei, dolcemente. – Ma oggi non conta, giusto?-

Sempre senza guardarsi.

Per poi sollevare gli occhi contemporaneamente nel rendersi conto di ciò che avevano detto nel silenzio piuttosto sbigottito calato nella stanza.

-Wow.-, commentò sarcastico Lorne, - Ovviamente era un’informazione IRRILEVANTE.-

-V cosa ci fa qui a L.A.?- Angel era andato subito al sodo, in bocca ancora il sapore del SUO sangue.

-Se ti dicessi: “una rimpatriata tra vecchi amici” mi crederesti?-

-No.-

-Perfetto. Allora non lo dirò.-

Spike si risollevò con un gesto fluido. –Tsk, Tsk, Dolcezza.- La spogliò con lo sguardo, irritandola ed infiammandola allo stesso tempo,- Non vuoi proprio capire. Hai giocato ed hai perso. Ed io e Flagello non concediamo RIVINCITE.-

-Tutto questo alludere a sfondo sessual-minaccioso mi ha fatto venire fame.- Lorne aveva terminato la sua manicure ed ammirava soddisfatto il lavoro.

-Che ne dite, ci facciamo un bel piatto di fettuccine?- La domanda era rivolta a tutti ma gli occhi rossi del demone non abbandonavano il profilo delicato di Fred. E la sua espressione piuttosto ferita.

-Gioia, vieni, lasciamo i due vampiri alle prese con il nuovo GIOCATTOLO.-

Veleno allo stato puro. Questa volta non c’era da sbagliarsi riguardo al tono di Lorne, riflettè Wesley meravigliato.

Ma provocato da cosa? O da chi?

V si voltò rapidamente  e squadrò il demone verde. – Pyleano, qual è il tuo problema? Non sono abbastanza MUCCA per te?-

Celando la sorpresa provocata dal fatto che lei conoscesse le sue origini, Lorne si irrigidì, abbandonando la postura indolente di qualche istante prima. –Au contraire cara. Sono sicuro che sei un ottimo animale da riproduzione. O che, quantomeno, lo eri da VIVA.-  Rincarò la dose- E’ che, quando vi incontrate,  voi vampiri siete sempre così..melodrammatici. E plateali. Dopo un po’ uno si stufa di questo lotta-sangue-sesso. E’ RIPETITIVO.-

-Plateali…mmmhm- V gli snudò le zanne contro.- Detto da uno che si veste così, lo dovrei ritenere un complimento.-

La discussione stava degenerando. E, anima o no, V non sembrava un tipo molto tollerante, considerò Wesley.

Ad interrompere lo scambio ci pensò Spike. – Bloody Hell, Donna hai battuto ogni record. Due minuti e già ti sei fatta odiare da  Mahathma-Lorne!-

-Stanne fuori Spike.- V non sembrava molto intenzionata a lasciar perdere.

-Nemmeno per sogno. Questo ufficio è stato recentemente riarredato e ripulito dopo che Flagello ha deciso di eliminare un cliente dello studio. Se accade di nuovo, l’arredatore ha minacciato di licenziarsi.-

-Ancora con questa storia?- Angel era irritato. –Ho già detto che mi dispiace. Era un demone Matwack, come potevo sapere che veniva per una consulenza?-

-Chiedendoglielo, prima di spezzargli il collo?- Obiettò Gunn, che ancora pensava alla perdita di un’ottima provvigione.

-Ad ogni modo V..- Angel fece finta di non aver udito il commento dell’avvocato di colore- Spike ha ragione. Non ho voglia di vedere il mio ufficio trasformato in un ring. D’altro canto sono le tre ed io ho un appuntamento molto importante. Quindi se vuoi scusarci….-

-Ma certo che ti scuso Angel. Visto che l’appuntamento lo hai con ME!-, concluse soddisfatta mentre nell’ufficio entravano due figure. Un uomo ed una donna.

 

-Vi siete già conosciuti a quanto vedo. Perfetto. Allora possiamo incominciare!-

 

1-continua

 

 

Bonds

 

capitolo 2                                                    

                                                                      

                                                                         “Tutti abbiamo dei difetti. Per esempio, tu respiri.”

                                                                              Carmilla, durante una partita di Vampires, rivolta ad un ragazzo

                                                                                        che non è  più tornato a giocare. Dicembre 2003

 

 

 

Nota: questo capitolo è dedicato a Franca ed alla sua Teoria dell’Addio. Ed a chi, come me, non coglie più differenze fra lasciare ed essere lasciati.

Ci sono IO dentro, stavolta.

E fa male.

Buona lettura.

 

 

 

 

Secretly

 

 

-Ci mancava solo LEI.-, sbuffò Lorne.

Eve fece il suo ingresso nella stanza, ora fin troppo affollata, seguita a breve distanza da uno sconosciuto.

-Angel organizzi un party e non inviti ME? Potrei offendermi sai.-                                    

L’incedere flessuoso, da gatta della donna si arrestò a pochi centimetri dal petto del vampiro bruno ed un’unghia perfettamente laccata scivolò sulla camicia di lui.

Indugiando un istante di troppo.

-Se hai voglia di festeggiare, sono sempre DISPONIBILE.-

 

V la odiò.

 

All’istante.

 

L’attenzione degli altri era però concentrata sull’alta figura, rimasta un po’ in disparte.

Uno sconosciuto.

E, a dispetto della prima impressione, realizzò Fred, neppure umano.

Lo tradivano le sottili creste frontali ai lati delle tempie che scendevano fino al collo e soprattutto gli occhi di un impossibile viola che scrutavano i presenti con apparente distacco.

Almeno fino a quando non si posarono su Spike.

E  sulla mano del vampiro sul polso di V.

-Lasciala. IMMEDIATAMENTE.-

Spike lo squadrò con il suo classico sorriso sghembo che avrebbe fatto perdere la pazienza anche ad un santo, considerò Wes.

E di SANTITA’ in quella stanza c’è n’era ben poca.

-Demon-boy stai parlando con ME?-

I ruoli si erano invertiti. Ora era V a trattenere il vampiro biondo. –Smettetela tutti e due. Sembra di trovarsi all’asilo.-

-E’ LUI, V?- Il nuovo arrivato si rivolse veementemente alla donna.- E’ lui il bastardo che ti ha vampirizzato e ti ha spezzato il cuore? O è quest’altro?- Con un cenno della mano verso Angel.

-In fin dei conti, Ragazzi, non ho voglia di fettuccine.-, commentò Lorne con giocosa perfidia,- Quasi, quasi mi faccio portare qualcosa qui per assistere ad “Anche i Vampiri Piangono”. Cinese per tutti?-

Angel colse  di sfuggita delle mani che si alzavano discretamente e stabilì che era ora di finirla.

Finirla davvero.

 

-BASTA!-

 

 L’esplosione ridusse tutti al silenzio come scolaretti.

-Fred, Wesley, Lorne se GENTILMENTE volete lasciarci…-

-Gioia, io..-

Uno sguardo fu sufficiente.

Uscirono precipitosamente.

Spike scambiò con V un’occhiata significativa.-Flagello sarebbe stato un’ottima maestrina d’asilo se la sua versione malvagia non avesse avuto il vizietto di fare colazione con i pargoli.-

-Spike siediti e chiudi il becco.- Secco.- E la stessa cosa vale per te, Eve.-

Con passo lento aggirò la scrivania e si piazzò di fronte al demone.

-Quanto a te…-, sorrise e V rabbrividì. Non lo ricordava così TERRIFICANTE,-….prova a rivolgerti a ME con quel tono un'altra volta e, cliente o no, ti rispedirò al mittente in una scatola di biscotti.- Posò il suo sguardo scuro sulla vampira.- E’ chiaro che vi conoscete. Chi è?-

 

Come se l’altro non esistesse.

 

Bersaglio centrato, pensò V.

Esperienza secolare batte arrogante giovinezza 1 a 0.

 

 Il demone avvampò per l’umiliazione.

-Non hai bisogno di intermediari. Io sono Korath e ho una lingua per risponderti. Ed anche un CERVELLO.-

-Allora USALO Ragazzo e non ti limitare a portarlo in giro.- lo gelò Angel.

Era il momento di provare a rasserenare l’atmosfera.

-Angel scusalo. Mio fratello ha visto il Padrino da poco ed ha deciso di sperimentare con me questi atteggiamenti da macho latino!-

-FRATELLO???!!-

-LATINO???!!!-

Due voci maschili in contemporanea, una meravigliata, l’altra….. oltraggiata.

-Ehi abbassate i toni!- Si lamentò Spike.- Mi sembra di essere in un incubo Dolby surround!-

Angel scrollò la testa e vide il sorrisetto di Eve. Simile a quello dello Stragatto di Alice.

-Eve spiegami cosa sta succedendo. Sii breve ma ESAURIENTE.- La donna si accomodò sulla scrivania, le lunghe gambe accavallate, provocantemente evidenziate dalla gonna cortissima.

-Come ti è già stato detto Angel, Korath è il tuo appuntamento delle tre. E’ il rappresentante  legale delle Quitters Inc., una cordata formata  da numerose società appartenenti a vari gruppi demoniaci e vampirici che fanno capo al Clan Grindell, cui Korath appartiene, che ha sede a Boston.-

Nella stanza ora, si sarebbe sentita volare una mosca.

- La società in questione è in forte espansione e desidererebbe, come dire, APPOGGIARSI  alle numerose filiali  che la Wolfram & Hart possiede in questo mondo.- Un sorriso sottile.- Ed in ALTRI, naturalmente. In cambio di tale concessione i nostri Soci Anziani hanno chiesto una quota societaria e alcuni seggi nel Consiglio d’Amministrazione della Quitters. L’incontro di oggi è stato fissato per stabilire i dettagli della fusione. Gunn….-, un cenno verso l’uomo di colore,- è il legale scelto da noi per condurre queste delicate trattative. Se TU non hai nulla da obiettare, OVVIAMENTE.-

 

A ricordarmi la mia posizione di capo-fantoccio di questo circo infernale, valutò il vampiro bruno cogliendo la mordace provocazione sotto l’apparente tono distaccato di lei.

 

Se c’era una cosa che Spike non tollerava erano i colpi bassi a  Angel.

 

Solo LUI aveva l’esclusiva di tormentare  Mister-Solo Dovere Niente Piacere.

 

-E tu, Dolcezza..- , la apostrofò perfidamente,- ..che ruolo hai in questa vicenda? Ops, mi correggo, che posizione? Verticale o ORIZZONTALE?!-

 

V si trattenne a stento dall’abbracciarlo.

 

-SPIKE!!-

L’esclamazione di Angel arrivò solo con un attimo di ritardo ma in quegli occhi impassibili V avrebbe giurato di aver visto passare un lampo divertito.

Il sorriso di Eve si congelò in una smorfia.

-Io sono semplicemente un osservatore neutrale, incaricato di rendere il soggiorno dei nostri “ospiti”-, calcò sulla parola, guardando allusivamente Korath che ricambiò l’occhiata,- il più piacevole possibile.

E tu SAI Angel quanto posso essere piacevole, se voglio.-

Guarda un po’. Spike non riuscì a nascondere un ghigno malizioso.

Il Nostro Angioletto si è lasciato tentare dal Frutto Proibito. E dall’espressione della sua faccia, non ha un grande piacere che qualcuno  sveli i suoi peccatucci in pubblico.

-Eve non è il luogo, né il momento.-

Un profondo respiro per tentare di riprendere l’auto-controllo.

-V è il tuo turno. Che parte reciti?-

Lei rispose in modo assente, il cervello ancora impegnato a rielaborare l’informazione appena sbattutale in faccia dall’altra donna. -Nessuna. Io CANTO, nel caso te lo fossi dimenticato. Intrighi, fusioni, lotte di potere non fanno per me. Il mio ruolo è del tutto marginale.-

-E quale sarebbe precisamente il tuo RUOLO? L’affascinante Dalila-Dark incaricata di sedurre i due Vamp-Sansoni?- Il sarcasmo di Spike era abrasivo.

-Naaaahhh.- Un piccolo sorriso, carico di significati reconditi.-Quella “carica” è troppo impegnativa per la sottoscritta. Al massimo posso definirmi una semplice… FATTORINA.-

-V….- Korath intervenne nervosamente, –Non devo ricordarti a chi deve andare la tua fedeltà.-

-Infatti, fratellino. Non c’è proprio NULLA che tu debba o possa ricordarmi.- Gelida.

Punto, Set e Partita a V, assegnò Spike, con un improvviso senso di pietà per il cucciolo di demone. Quasi lo compativa.

Quasi.

Un sorriso provocatorio della vampira.- Quello che il mio fratellone non ha piacere che vi dica è che, come segno di buona volontà, perfetta intesa , fiducia eterna e  paroloni vari, il Principe della Camarilla bostoniana, che voi due conoscete BENE,  mi ha incaricata di portare in dono una delle Antiche Pergamene di Mordor. L’Undicesima o la Dodicesima, mi confondo sempre.-

Compiaciuta dell’effetto creato si concesse una pausa teatrale.

-Da consegnare a transazione avvenuta, naturalmente.-

Alla menzione della Pergamena persino Eve smise di fare smorfie languide al giovane demone e concentrò la sua attenzione sull’altra.

-Un dono PRINCIPESCO. Forse in accordo a questo spirito di collaborazione potresti darcene un’anteprima…..cara.-

V non si scompose.

-Lo farei molto volentieri, CARA, ma come avrai intuito un oggetto così prezioso richiede una protezione costante. La Pergamena è in un luogo sicuro. Inaccessibile, direi. Tanto che chiunque cercasse di forzarlo….-una strana espressione le attraversò il volto,- beh non vorrei proprio trovarmi nei panni di quel “qualcuno”.-

-Sei stata…previdente.- Eve quasi sputò la parola.

 

Strega, pensò V.

 

Puttana, pensò Eve.

 

Si sorrisero radiosamente l’una con l’altra.


Spike si era perso alcune pergamene prima.

Ma non era questa la sua priorità, ora.

C’era un altro PICCOLO punto da chiarire.

E una rabbia incandescente come lava da controllare.

Prima di mostrare a quella dannata testona che i vampiri NON possono volare dal trentaquattresimo piano, senza alcuna conseguenza.

E neppure le VAMPIRE, se per questo.

-Dolcezza, spiegami una cosetta. Come mai Dracula ha scelto te come custode del Tesoro di Famiglia, fra centinaia, no anzi migliaia di fottuti demoni e vampiri di Boston? E poi …non era lui il Gran Cattivone da cui stavi scappando? Cosa hai fatto? Gli sei comparsa di fronte con un bel completino da sexy-Vamp, due moine e un bacino di pace-fatta?-

Un vulcano in eruzione, pensò Angel.

Distruttivo.

Ed, una volta innescato, INCONTROLLABILE.

-Lo sai come si chiamano quelle come te?- Gli occhi chiari lampeggiarono pericolosamente mentre la voce si faceva sempre più lenta.

Di una calma mortale.

-Sai V ho una gran voglia di fare due chiacchiere con te.

In privato.

In ricordo dei VECCHI TEMPI.

Penseranno Flagello e Gunn al tuo Muppet-Brother ed a  Nostra Signora delle Sveltine.

Noi adesso ci cercheremo un posticino discreto.

MOLTO discreto.

Poi… vedremo..-

 

Non sa neanche lui se vuole ucciderla o scoparsela, realizzò Gunn, tentando di mantenere un’espressione impassibile.

Forse entrambe le cose.

E forse, visti i pensieri che faccio, avrei bisogno di un periodo di riposo.

 

Un LUNGO periodo di riposo.

 

-Scordatelo Amico. Tu devi lasciare stare mia sorella.- Korath si frappose fra le due figure con attegiamento bellicoso.

-V, se non si fa da parte lo uccido.- Il vampiro biondo non scherzava.

Lei appoggiò delicatamente il palmo sul petto del fratello fissandolo con un miscuglio di tenerezza ed esasperazione.

-Questa non è una battaglia che sei in grado di affrontare. E non è neppure una battaglia tra l’altro. Spike è il mio Sire e ci sono fra noi LEGAMI che non puoi comprendere.-

Con uno scatto si allontanò da lei.

-E’ sempre il solito ritornello da quando sei ritornata …così.- Un lampo di disprezzo che la ferì più di una coltellata. – Io non POSSO capire, la tua Famiglia non PUO’ capire, i tuoi amici non POSSONO capire.

Non sei più tu.

Non sei più NULLA.

Lui ti ha SPENTO.-

-Smettila Korath.-, sbottò lei ma quietamente. Troppo quietamente.

-Vedi..anche adesso rifiuti di parlare.

Con ME.

Con tuo fratello.

Lui…lui non ha nessun diritto.-, con un gesto di stizza furiosa della mano.

Facendo un passo indietro.

Allontanandosi.

Da lei.

-E’ qui che ti sbagli Cucciolo. Io ho TUTTI i dannati diritti.- La voce asciutta di Spike si intromise.

-V vieni con me. ADESSO. Non è una richiesta. E’ il tuo Sire ad ordinartelo.-

Era la prima volta che la rivendicava così. E non era una bella sensazione.

Si sentiva come un pacco postale.

O peggio. Un pezzo di carne conteso tra due cani.

 

Merda.

 

-Io non credo a queste stupide superstizioni. Buone solo per sciocchi e creduloni, per alimentare la leggenda di voi non-morti. Siete SUPERATI. V puoi scegliere, se vuoi.- Korath la fissava quasi a volerle trapanare il cervello.- Non avrei voluto dirtelo, sorellina, ma questa è la tua ultima chance. Il Clan pretende di sapere se sei ancora dei nostri. O dentro o fuori. In fin dei conti ti abbiamo adottata. Vogliono, no, VOGLIAMO sapere se ci si può ancora fidare di te.-

Uno sguardo da giudice, giuria e boia.

 

Come siamo arrivati a questo punto?

 

 

Una rabbia feroce montò dentro di lei.

In un istante fronteggiò il fratello.

 

-Mai stata di NESSUNO, Korath.

 

Adottare non significa possedere.

 

Ti sei laureato in legge.

 

Dovresti conoscere la DIFFERENZA.-

Gli voltò le spalle.

Con gesto consapevole.

- Spike andiamo dove vuoi ma fuori da qui. Mi sento SOFFOCARE.-

 

-Ma tu non RESPIRI, cara. Non più, giusto?- La stoccata di Eve la fece sussultare.

Le gettò un’unica, rapida occhiata. Raggelandola.

 

-Eve, tu non sai neppure cosa significa RESPIRARE.-

In un attimo non erano più lì.

 

--------

 

Uno scintillio di acciaio, cromature e specchi.

Così… impersonale.

 

V rabbrividì.

 

Spike si accese una sigaretta nervosamente.

-E’ una palestra. Non puoi fumare.-

-Denunciami.-

Messaggio ricevuto.

A toccarlo, pensò la ragazza, si poteva prendere una scossa.

-Siamo noi due, Dolcezza. Soli. Non è più necessario indorare la pillola o parlare per allusioni.-

Con un calcio V spedì le scarpe in un angolo e si sedette su uno dei tappetini massaggiandosi le piante dei piedi.

Dannate scarpe.

Non c’era ancora sofferenza in lei per quello che aveva appena fatto della sua non-vita, solo una sospesa sensazione di attesa.

E di ineluttabilità.

-Non c’è molto da dire Spike.-

-Prima bugia.-, ritorse lui, con violenza,- Ci sono due anni, quattro mesi  e non so quanti maledetti giorni da riempire!- La voce era salita fino a livelli di guardia.

Un profondo sospiro per calmarsi.- Io e Angel pensavamo che fossi tornata subito a Boston.-

-Quella era l’idea iniziale infatti.-

-Poi?-

Uno sguardo impaziente.- Spike evitiamo di girarci intorno, ok?

Ero sola.

Neo-vampira e dal futuro piuttosto nebuloso, mi ci vedevi nella demoniaca riedizione del Ritorno del Figliol Prodigo a Boston?-

Mosse lentamente il collo, irrigidito per la tensione, mentre il vampiro biondo scrutava ogni suo movimento.

-Cosa avrei dovuto dire alla mia famiglia: “Mamy, Papy vi amo ma onestamente non posso più dire che il mio cuore batte per voi dal momento che non ho più battito cardiaco?

Sarebbe stato….esilarante.

E a completare il quadretto avrei dovuto affrontare ANCHE Dracula ed il suo ehm…disappunto?

Guarda che tu e Angel mi avete reso Vampira non Wonder Woman!- Spike le si avvicinò  sfiorandole sensualmente i capelli con le punte delle dita.

Lei dilatò lievemente le narici.

Dio, il SUO odore.

Cuoio e tabacco.

-Diciamo che per ora ti concedo il beneficio del dubbio….rimane il fatto che saresti potuta ritornare a Sunnydale. Da ME.-

-E dalla Cacciatrice. Una nuova variante del “menage à trois”?- Feroce.

La mano di lui calò duramente sulla sua spalla. Stringendola fino a farle male.

-Che ne sai TU di me e Buffy?-

Si liberò dalla stretta. -Molto di più di quanto tu possa immaginare, Spike.-

-Come diav….- Ci arrivò subito.- Willy e la sua maledetta boccaccia??!-

-Willy e la sua maledetta boccaccia.-, confermò lei. E si fece forza per continuare.- Non era poi questo grande segreto sulla Bocca dell’Inferno. La tua passione per lei. Il tuo amore per lei, la tua devozione per lei, la tua anima e…la tua VITA. Per lei. SOLO PER LEI.-

Un simulacro di sorriso.- Sei la prima  che non l’ha definita la mia follia.-

 

Un pensiero  sfrecciò nel cervello della vampira per poi imprimervisi  a lettere di fuoco.

 

Probabilmente perché avrei voluto quella FOLLIA per me.

V si morse le labbra per non lasciarsi sfuggire quelle parole.

Spike notò il gesto.

 

-V….- Una richiesta. Non troppo velata.

Risprofondare di nuovo.

Su Spike.

Con Spike.

Dentro Spike.

Fino ad annullarlo ed annullarsi.

Fino alla Fine del Mondo.

-NO.-

Arretrò per paura. Di se stessa, non di lui.

-Tu rientri fra le Cose da Dover Lasciare Alle Spalle per Evitare di Fottersi La Vita.-

Una pausa.- Anzi, sei in cima alla Lista.-

Un sorriso sensuale da Vampiro che non Deve Chiedere Mai.

-Sicura, Dolcezza? Pensi di potermi liquidare così? Io ti SENTO. Ed il tuo corpo canta tutta un’altra canzone.-

-Anche se ora hai l’anima sei rimasto un arrogante figlio di buonadonna, lo sai?-

Il ghigno di lui si allargò.

-Cosa posso dire? Piaccio così, Grosso e Cattivo.-

Lei si bloccò immediatamente. Ci stava cascando. Di nuovo.

Lui stava suonando la musica.

E lei stava ballando.

Ma era così STANCA….

-Pietra sopra, Spike. Lasciamo perdere.-

E fu allora che lui commise un errore. Anzi l’ERRORE.

-Cambierebbe qualcosa se ti dicessi che LEI non mi ha mai amato?-

 

Stupido.

Idiota.

Imbecille.

Adorabile ma imbecille.

 

-Ti amava, Spike.- Il tono accuratamente neutrale.

La quieta ostinazione di lei lo fece infuriare. –Cosa ne vuoi sapere TU?-, le urlò contro,- Non c’eri, non l’hai mai conosciuta.- La volle ferire come lei stava ferendo lui, con il suo distacco, con il suo non volersi mettere in gioco.- Dubito persino che tu sappia cosa vuol dire AMARE.-

 

Era COSI’, allora.

 

Gli si rivoltò contro come una gatta  quasi soffiando.- Spikey cosa vuoi da me? Hai deciso che oggi è la giornata giusta per sfogare un po’ delle tue frustrazioni? Certo che vivere gomito a gomito con l’inarrivabile esempio di Angel non deve aiutare granché….. Ficcatelo in quella tua zucca ossigenata io non ti dirò MAI quello che tu vorresti sentire per lusingare il tuo borioso ego.-

Il sussurro divenne un sibilo.

 

-Io ho conosciuto te e Angel.

Intimamente.

Ho avuto i vostri corpi ma MAI il vostro cuore.

Su quello c’è un cartello con scritto a caretteri cubitali “GIRARE AL LARGO. PROPRIETÀ PRIVATA DELLA CACCIATRICE”.

Ed io l’ho fatto.

O quanto meno, ci ho provato.

E ho compatito, sinceramente, quelle che sono venute dopo di me.

Io sono una material-girl in fin dei conti. Una sopravvissuta.

Ma le altre?

Le avete DISTRUTTE ci scommetto. Con gentilezza, però.

Io non ti dirò MAI cosa ha significato per me stare con voi. Non ti dirò MAI del senso di vuoto che ho provato ogni dannata notte da due anni a questa parte. Non ti dirò MAI della lotta che ho combattuto ogni dannato minuto per evitare di scivolare, di lasciarmi andare. Non ti dirò MAI cosa significa trovarmi qui davanti a te e sentire le tue dita che mi sfiorano i capelli e sapere che sono le TUE dita e non quelle di un fantasma che ho evocato con la disperazione.

NON TE LO DIRO’ MAI.-

 

Lo sfogo la lasciò esausta.

Il silenzio si prolungò fino a diventare insostenibile.

 

-Questo fatalismo non è da te, V. Cosa è successo alla ragazza che è riuscita a mettere sotto non uno bensì due Maestri Vampiri?- Una scintilla, qualsiasi cosa, ma non quel vuoto nello sguardo della donna.

 

Lei chiuse gli occhi.

-E’ morta, Spike.-

Cristo, il fratello aveva detto una cosa giusta. Era veramente SPENTA.

Non la riconosceva più.

Spike rivoleva la vecchia V.

Quella con la corazza sempre alzata.

Non aveva perso comunque quella dannata capacità di leggergli dentro, la ragazza.

Lui voleva davvero RIVALERSI su qualcuno. Per ragioni che non desiderava chiarire neppure a se stesso.

E lei, con la sua apatia, gli stava negando questa possibilità.

Non voleva dargli nulla.

 

Non più.

 

Una gelida, mortale determinazione si impadronì di lui.

-Se le cose stanno così, Dolcezza, allora perché continuare?- V riaprì gli occhi e fu solo per un caso fortuito che riuscì ad evitare il calcio del vampiro biondo.

Violento.

Le avrebbe spezzato qualche costola. O altro.

 Mise tra di loro dello spazio.-Cosa ti prende Spike?-

-A me? Forse ho semplicemente realizzato che sei INUTILE.- Le si avvicinò con un’andatura agile.

Letale.

-O forse la tua patetica storiellina mi ha aperto gli occhi. Povera piccola V! Ti sto semplicemente dando quello per cui sei venuta.- Il pugno le sfiorò la guancia.-

-Spike non è divertente. Smettila. L’unico sport da me praticato è il “Sollevamento della bottiglia di Tequila” Potresti farmi VERAMENTE male.-

-Fidati Dolcezza..-, lei lo vide mutare volto,- …quando sarai polvere non sentirai più nulla.-

E la attaccò.

V non ebbe più il tempo di protestare, infuriarsi o supplicare.

Era troppo impegnata a salvarsi.

Le mostrò come combattevano i veri guerrieri.

 

Sinceramente avrebbe preferito vederlo in un film di kung-fu.

E non nella parte dell’antagonista.

 

Merda. Di nuovo.

 

V valutò freddamente  che le restavano all’incirca 30 secondi di non-vita.

Non si sarebbe fermato da solo.

Non stavolta.

 

 

Lascialo fare, Ragazza. Quella Voce che in questi ultimi tempi si era fatta sempre più forte, sempre più persuasiva le invase il cervello con un sussurro ammaliante. Lui ha capito. Sei sempre stata una vigliacca. Questa è la soluzione migliore. L’oblio. Lascialo fare.

 

Ma un qualcosa, orgoglio, ostinazione e più semplicemente testardaggine le impedì di subire passivamente.

-Forza V vieni da Paparino. BALLIAMO per l’ultima volta.- La invitò con l’indice ad avvicinarsi.

L’ho fatto per 130 anni. E sono FOTTUTAMENTE bravo.Sarà rapido ed indolore.- Negli occhi gialli del predatore nessuna pietà.

V si immobilizò. Lo fissò per un lungo istante e poi gli si fece vicino, vicinissimo, il corpo di lei che sfiorava quello di lui. –Che brava, obbediente bambina che sei diventata.- La irrise il vampiro biondo.

-Scusami.-, gli sussurrò all’orecchio, facendolo irrigidire. Con la lingua percorse il profilo duro, irregolare di quel volto demoniaco. La voce della donna si fece più morbida, velata. – So che farà male più a me che a te.-  Spike senti le labbra di lei poggiarsi delicatamente all’angolo della sua bocca e non si accorse del ginocchio di lei contro il suo bassoventre.

Dolorosamente preciso.

Il dolore lo investì come una scarica ad alto voltaggio, facendolo barcollare e mandandolo lungo, le mani sui gioielli di famiglia, nella bocca il sapore del suo stesso sangue per impedirsi di urlare.

 

Si pose a cavalcioni sopra di lui, bloccandolo con il suo corpo e gli prese la testa fra le mani.

-Spike, ascoltami.

Attentamente.

Se e quando deciderò di trasformarmi in cenere sarà una scelta solo ed esclusivamente MIA.

Né tu, né Angel, né Dracula, né mio fratello.

Io.

Soltanto IO.

Non sono una guerriera. E non sono neppure la Cacciatrice.- La stretta attorno alle tempie di lui aumentò.

-Prova nuovamente ad usarmi come un sacco da boxe o uno sfogo ormonale ed io USERO’ te  in modi che neppure puoi immaginare.

Non sarò leale, né paziente, né misericordiosa.

Userò ogni colpo basso a mia disposizione.

Sarò la Diabolica Puttana in cui tu hai cercato di trasformarmi oggi.

Sei riuscito a farmi sentire SPORCA e questo non te lo perdonerò mai.

Con uno scatto lo lasciò libero e si sistemò i vestiti.

-Ora ho bisogno di un buon caffè o di qualcosa di più forte.-

Un’ultima occhiata. – Gira al largo da me Spike. Per il bene di ENTRAMBI.-

 

Lo lasciò disteso sul pavimento a domandarsi se un paletto nel cuore avrebbe fatto meno male.

 

 

2-continua

 

 

Bonds

 

Capitolo 3

 

                                                                                                          “Caffè?

                                                                                                            Thè?

                                                                                                             Me?”

                                                                                                           Joan Cusack, Una Donna in Carriera

 

 

Nota: Io l’ho sempre ADORATA.  Questo capitolo e’ il mio personale “grazie” a quella che considero una delle migliori caratteriste viste in BTVS e ATS.

Mi ha fatto ridere come una pazza.

In ogni occasione.

Buona lettura.

 

 

In these shoes

 

-Come primo approccio non è stato del tutto insoddisfacente.-

-Dici?- Angel assunse un’espressione scettica.

-Oh si.- Gunn annuì con convinzione, dirigendosi vero il mobile-bar per versarsi una generosa dose di brandy invecchiato.

-E da cosa deriva questo tuo insolito ottimismo?-

-Bè la controparte della Quitters Inc. è ancora viva.

Ed è uscita dal tuo ufficio tutta intera.

QUESTO io lo chiamo un notevole miglioramento.-

Angel sospirò profondamente sotto lo sguardo canzonatorio dell’amico.

-Gunn, questi sono gli effetti collaterali del tuo… upgrade? Humor da AVVOCATO? Devo dire che non mi fa molto ridere.-

-Sai che novità.-, bofonchiò l’altro sottovoce.

-Cosa hai detto?-

-Nulla, nulla.- Gunn maledì silenziosamente l’udito ipersviluppato dei vampiri. E dopo aver trangugiato tutto d’un fiato il liquore, posò il bicchiere di scatto e lanciò uno sguardo scuro al vampiro.

-Angel io non posso OPERARE se tu non mi racconti tutto. TUTTO.- Angel sfuggì il suo sguardo.

-Gunn ti assicuro che io ne sapevo quanto te. Anzi, meno di te.-

-Forse è vero. Però tu SAI cosa è quella maledetta Pergamena, giusto? E se i Piani Alti vogliono una trattativa vantaggiosa, devo sapere che valore danno a quella cosa. Non mi piacciono le sorprese.

 

Mai PIACIUTE.

 

E Eve aveva l’espressione di un gatto affamato di fronte alla  più grande scodella di latte dell’Universo.-

 

Angel socchiuse gli occhi.

-Mettiamola così, Gunn. Se tu stessi giocando a poker ed avessi un full, Korath avrebbe….-

-Un poker.- Con espressione rassegnata.

-No. Una SCALA REALE.-

-Fantastico, Angel. Tu si che sai dare le buone notizie con garbo.-

Il vampiro bruno assunse un’espressione contrita. – Le pergamene di Mordor contengono delle Profezie sul futuro delle Razze. Umane e Non. Se ne conoscono tredici in tutto e sono disseminate qua e là tra spazi dimensionali, realtà parallele e  i sobborghi di Calcutta.- Pensieroso.- Trent’anni fa girava voce che Elvis ne avesse acquistata una.-

L’avvocato di colore inarcò un sopracciglio scetticamente.

-E cosa ci avrebbe mai  fatto il Re con una pergamena mistica?-

-Suppongo  volesse dare una sbirciatina al suo futuro. Era uno di NOI.-

Gunn impallidì.

-Il Re era un VAMPIRO?-

-No.-

Un sospiro di sollievo.

-Elvis e’ un  demone.-

L’altro crollò nella poltrona. –Gesù, Angel ma davvero il Re era….-

Uno sguardo di stupore assoluto.

- Tu hai detto “è”. Vuoi farmi credere che è VIVO?-

-Chiedilo a Spike. Si ubriacano sempre insieme quando lui lo va a trovare nel suo negozio di auto-usate a Tuxedo, Texas. Detto fra  noi, come venditore fa veramente PENA.-

Gunn si alzò lievemente barcollando come un pugile alla sua ultima ripresa.

-Angel ti dispiace se vado a  prendermi un’aspirina?  Ho un fortissimo MAL di TESTA adesso!-

Un sorriso comprensivo e sollecito da parte del vampiro.- Vai pure amico, ci vediamo più tardi.-

Sorriso che si allargò quando sentì l’altro bisbigliare al cellulare mentre usciva:- Servizio informazioni? Vorrei il numero delle rivendite di auto usate di Tuxedo nello stato del Texas…..no TUTTE.-

Perfetto.

Il diversivo aveva funzionato.

L’accesso alle loro schede personali, compilate dalla W & H, complete e DETTAGLIATE, poteva risultare utile dopotutto, pensò Angel, che da un cassetto trasse fuori un cellulare.

Quella particolare chiamata non doveva passare dal centralino.

Digitò una sequenza molto lontana dai normali numeri telefonici.

Un clic soffocato dall’altra parte.

-Sono IO. Dobbiamo parlare.-

 

-------

 

 

 

La incontrò nella toilette delle signore.

V non era certo nella sua forma migliore, le mani che non volevano proprio saperne di smettere di tremare.

Per l’adrenalina.

Per la paura.

Per la consapevolezza che, se era ancora tutta intera, era perché Spike, in questo periodo, doveva essere  meno lucido di lei.

E che forse in fondo, MOLTO in fondo, lui non aveva avuto intenzione di farla VERAMENTE finita.

 

Ma su questo punto non ci avrebbe scommesso la sua non-vita.

 

Non più.

 

E quella voce femminile così acuta, bamboleggiante, così NORMALE…beh, l’aveva rassicurata.

-Cara, scusa se te lo dico, ma hai una faccia da far spavento. Una donna non dovrebbe mai ridursi così. Un uomo scommetto.-

 

Fuochino, fuochino, pensò V, che sollevò lo sguardo dalle sue mani traditrici ed aprì il rubinetto per darsi un contegno.

La ragazza, probabilmente un’impiegata dello studio, la guardava con un misto di compassione e complicità, in attesa di una risposta.

 

Ok, Ragazza, hai veramente toccato il fondo se susciti pietà persino in una sconosciuta.

-Hai ragione.- Per un riflesso automatico, gettò un’occhiata allo specchio di fronte a lei e sorpresa, sorpresa, erano in due davanti al lavabo.

 

Ed erano in DUE a non riflettersi.

 

-Io sono Harmony. Harm per gli amici.-

-Io V. Per tutti.-

-Carino. Come Prince o Jay-Z.-, commentò la bionda. - Non ti ho mai visto da queste parti. Sai..- , aggiunse con aria cospiratrice, - io conosco TUTTI.- Con malcelato orgoglio, -Sono la segretaria personale del Presidente della  W & H.-

-Sei la SEGRETARIA di Angel???- Tutto si sarebbe immaginato, fuorchè quella Barbie californiana nel ruolo di assistente del suo Sire più riservato e tenebroso.

Forse lei…e LUI….

 

No, questo sarebbe TROPPO,  anche per me.

Anche se…

no, No, NO!

 

Scacciò dalla mente il pensiero e si concentrò su quello che le stava chiedendo l’altra.

-Conosci Angel?-

-Si.- Senza sbilanciarsi.

-Ehi..- Harmony scrutò sospettosa la sconosciuta, - non è per caso che ti hanno inviato dalla Sede Principale?- Sembrò osservare per la prima volta l’abbigliamento dell’altra alla ricerca di chissà quale indizio. A V sembrava  quasi di  vedere le rotelline della bionda lavorare furiosamente.

Staranno facendo gli straordinari .

Poi una qualche bislacca conclusione dovette penetrare la coltre nebbiosa del suo cervello. 

–Ho capito tutto. Non sono mica scema, sai?

LORO vogliono sostituirmi e TU saresti il mio rimpiazzo.

Bè pezzi grossi o no, demoni o no, avvocati o no, qui siamo in America ed io ho i miei DIRITTI.  Assumerò…assumerò… l’avvocato di O.J. Simpson.- Esclamò trionfalmente per poi bloccarsi.

-Merda, lavora già per la W & H!-

Si riprese subito- Bè troverò un altro avvocato e li citerò.

Il mio lavoro lo faccio bene e non ci sono MAI stati problemi.-

Investita da quel tornado, V era rimasta senza parole.

Harmony equivocò il silenzio dell’altra e le gettò un’occhiata di sbieco.

-E va bene, AMMETTO che qualche volta ci possa esere stato qualche lieve…inciampo ma può capitare a tutti, no?

 

Insomma, siamo demoni o robot?

 

E se vogliono tirare fuori quella vecchia storia della guerra scoppiata in Tizzonia, Tanzen, Tarzania… si insomma in quella città lì, cosa potevo saperne io che inviare quelle teste poteva essere considerato una PROVOCAZIONE?

Ammesso che poi fossero teste VERE.

Pfui.

Io ho le miniature dei Simpson sul davanzale del mio balcone e sono fatte molto MEGLIO!!-

 

Non è possibile.

Non è possibile che io stia ascoltando lo sfogo di una vampira isterica e incompetente nel bagno delle Signore di uno studio legale.

Non è possibile che io mi stia  ridicolmente, assurdamente…rilassando.

Sono ufficialmente fusa.

 

Los Angeles.

 

Tutti PAZZI.

 

Era ora di porre un freno allo sproloquio dell’altra.

-Piano, cara, piano.-, la calmò V, -Sono arrivata qui in compagnia di mio fratello che è avvocato. Affari.- Decidendo di omettere alcuni particolari secondari.

 

Bè, forse non tanto SECONDARI.

 

Il malumore svanì d’incanto dal viso della vampira bionda, come neve al sole.

-Se è così….benvenuta alla W & H! Di dove sei?-

-Boston.-

-Oh.-, fece Harmony con aria saputa, - ora capisco perché sei vestita così.-

V non sapeva se ridere o sentirsi offesa.  Harmony si affrettò a correggere la frase.

-Non fraintendermi, stai bene è che…- la squadrò con occhio critico,- sei un po’ demadè ecco.-

-Intendi demodè.- la corresse V, sempre più divertita.

-Insomma, hai capito cosa volevo dire.- Harmony non battè ciglio.- Mai imparato l’italiano.-

-Il francese.-

-Si quello.-, confermò la vampira bionda distrattamente,- Sai, qualche volta, quando è un po’ ALTERATO, Angel mi dice delle cose in quella lingua, ma io non capisco nulla.-

-E che fai allora?- Con l’intima certezza che non fossero esattamente COMPLIMENTI.

Harmony la guardò con aria di superiorità. – Quello che una brava, efficiente Assistente del Presidente di una potente multinazionale fa in questi casi.- Un pausa melodrammatica.

- Non faccio NULLA.

Annuisco e sorrido.

E metto in filodiffusione Barry Manilow.- Un sorrisetto di pura malizia.

-Fidati cara.

Funziona SEMPRE.-

 

Le due donne si fissarono sogghignando.

Con l’istintiva, irrazionale e singolarmente FEMMINILE sensazione di trovarsi molto simpatiche.

Harmony prese a braccetto V. – Sei impegnata ora o hai il tempo di prenderti una pausa caffè?-

 

Una vampira normale.

Vanitosa, pettegola e senz’ ANIMA.

 

Dio ti ringrazio.

 

-Harm, credo proprio di aver trovato l’unica persona di BUONSENSO in tutta la città. Dove mi porti?-

-Vedrai. Ti mostrerò il meglio di Los Angeles. Esiste un unico modo per risollevare il morale di noi Ragazze.-

Si sorrisero vicendevolmente ed esclamarono all’unisono.

-  BRUNCH e  SHOPPING SELVAGGIO!!!!-

 

 

 

---------------

 

 

Tump.

 

Tump.

 

Tump.

 

-Ti disturbo?- La testa di Wesley fece capolino.

 

Tump.

 

L’uomo si decise ad entrare. –Fred?-

 

Tump.

 

-Tutto bene?-

 

Tump.

 

La pallina gommata rimbalzava contro il muro con ritmo costante.

 

Inesorabile.

 

Wesley aggirò alcuni cavi e i resti di quella che sembrava una complessa apparecchiatura per analizzare Dio solo sapeva cosa.

 

Una costosa apparecchiatura.

Una COSTOSISSIMA apparecchiatura.

 

-Ne vuoi parlare?-

 

TUMP.

Di scatto si pose fra il muro e la sedia dove si trovava la ragazza, con il braccio già sollevato e pronto a lanciare.

Lei abbassò la mano e sollevò gli occhi solo un istante.

Un brevissimo istante.

Che bastò a Wesley per comprendere che NULLA andava bene.

Non ora.

Per nessuno di loro.

Men che mai  per Winifred Burkle, Rosa del Texas.

 

-Ti ha fatto molto male?- Inutile inserire il soggetto.

 

Lei stirò le labbra fino a renderle quasi invisibili. –Tranquillo, Wes. Di ammaccato c’è solo il mio orgoglio.-

L’ex Osservatore non sapeva cosa dirle. Era abituato alla dolce Fred, alla sensibile Fred e si, anche alla desiderabile Fred, e non a questa estranea che lo fissava con sguardo freddo, immoto.

-Ne vuoi parlare?-, ripetè di nuovo e, nuovamente, l’offerta cadde nel silenzio.

 

Parlarne? Si chiese Fred.

Non le sembrava una buona idea.

Ne aveva “parlato” con Lorne per un’ora.

O, più precisamente, il Pyleano, infuriato, aveva declamato un  monologo, senza risparmiare  nessuno, Spike, Angel e soprattutto i nuovi arrivi: “…..quella Dark Lady dei Poveri ed il Demone Pagliaccio….”, tentando di distrarla, di farla ridere, mentre lei annuiva assente, il pensiero rivolto alla scena vista poco prima nell’ufficio di Angel.

Ed allo sguardo che Spike aveva rivolto alla vampira bruna.

 

Di cosa parlare, dunque?

Se neppure riusciva  a chiarire a se stessa cosa l’aveva disturbata di più.

Cosa l’aveva umiliata di più.

Cosa l’aveva FERITA di più.

-Wes tu eri un ragazzo popolare nella tua scuola?-

L’uomo la fissò sorpreso, ma rispose ugualmente.- No, Fred. Decisamente NO.-

-Neppure io.- La ragazza si sollevò lentamente dalla sedia ed incominciò a riordinare  meccanicamente la scrivania.

Il ciclone-Spike aveva fatto danni anche lì.

-O meglio….lo sono stata per un giorno. Un giorno soltanto. Quando il professore di Fisica, Mr. Robinson, premiò il mio esperimento sui pannelli solari davanti a tutti.

Davanti all’intera scuola.

Quel giorno, Wes, mi sentii giusta per la prima volta nella mia vita.

VERA.

Visibile.-

-E poi cosa accadde?-

Un breve sorriso.- Il giorno dopo sul mio armadietto trovai una scritta con la vernice: “CONGRATULAZIONI, WINIFRANKESTEIN”.

 

I ragazzi possono essere molto CRUDELI a volte.-

 

Wes ripensò al SUO college.

Ed annuì.

 

Si.

 

MOLTO crudeli.

 

-LUI…-, e Wes seppe BENISSIMO che non si riferiva ad Angel. O a Gunn. O a Lorne.-…..mi faceva sentire VERA.- Il lungo, sottile collo da cigno incurvato, i capelli scuri a nasconderle il volto.

-LUI aveva chiesto il mio aiuto, capisci?

Aveva avuto BISOGNO di me.

Winifred Burkle.

Anonima e banale ragazzina il cui complesso d’inferiorità era esteso come lo Stato da cui provengo.

Ed io l’ho aiutato.

E, nel frattempo, mi sembrava di essere più vicina a comprendere.

A comprenderli.

Il loro passato.

Il loro futuro.

Il loro MISTERO.-

Una pausa.

-Che illusa.- Sorrise amaramente, mentre Wes la aiutava a raccogliere i fogli sparsi sul pavimento.

-Lui, lei, LORO resteranno sempre fuori portata per la piccola Winifrankestein.

E questo mi fa….arrabbiare, Wes.

Mi fa infuriare.

Mi fa DANNARE.-

 

Non era soltanto la Donna a parlare.

Ma anche, e SOPRATTUTTO, la Scienziata.

E finalmente Wesley comprese.

Non era SOLO gelosia.

O invidia.

-Fred, il Consiglio ha a che fare con i vampiri da decenni. Secoli. E ti posso assicurare che nei quattro anni da che lavoro con Angel ho accumulato una conoscenza  infinitamente superiore a qualsiasi Membro Anziano.

Anche rispetto a quelli che hanno dedicato la loro intera esistenza allo studio dell’occulto.

Esperienza sul CAMPO, per così dire.

E nonostante tutto questo…. ho solo sfiorato la punta dell’iceberg.-

 

-E non lo trovi FRUSTRANTE?-

 

Brava Fred. Domanda da 1 Milione di Dollari.

Sincerità, Wes.

Gliela DEVI.

-Molto. Moltissimo. Fino al giorno in cui ho impersonato Angel per….insomma per un caso. Fu allora che compresi una cosa.-

-Quale?-, con un aria ansiosa che la rese ancora più cara all’uomo.

A volte dimenticava quanto giovane fosse quella ragazza.

-Angel e Spike sono l’eccezione, Fred. Non la regola. Se tu, se NOI li stimiamo, li rispettiamo..- forza Wes, sputalo fuori,-..li AMIAMO è perché, anima o no, sono speciali.

Ma ciò che essi dicono, pensano, fanno, non cambia di una virgola ciò che SONO.

Vampiri.

 

Per avere quel tipo di conoscenza, di SAPERE al quale tu aspiri, devi essere disposta a pagare un prezzo.-

Una pausa per raccogliere i pensieri. Voleva, DOVEVA essere preciso.

 

-Do ut Des, Fred.

 

E’ latino e significa dare qualcosa per ricevere qualcos’altro.

Il prezzo da pagare si chiama Umanità.

Io ho deciso che non sono PRONTO. Che non lo sarò MAI.

E ti dirò un’altra cosa.

Credo che quella vampira, V,stia ancora PAGANDO.

E, fidati Fred, non mi sembrava molto SODDISFATTA dell’acquisto.-

 

E la ragazza ripensò alla sofferenza che aveva letto sul volto di Spike in alcune occasioni quando il vampiro non pensava di essere osservato. E al tormento che filtrava talvolta dallo sguardo di Angel, un buio profondo da cui non emergeva alcuna luce.

 

E una profonda, strana pace scese su di lei.

 

 

-Mai, Wesley. MAI.- E lo abbracciò forte.

 

La mia Umanità.

La mia normale, noiosa, banale, meravigliosa, benedetta UMANITA’.

 

MAI.

 

----------------

 

 

-Il solito, Pierre.-

-Come desiderano le mie belle Signore della Notte.- Il cameriere, con atteggiamento affettato, si affrettò verso il bancone.

-Con anima e resistente alla luce del sole? Noi, per venire in questo locale nella pausa pranzo, dobbiamo passare tramite sottopassaggi e fogne. Ragazza hai tutte le fortune!-, esclamò una delle ragazze sedute al tavolo con lei ed Harmony.

-Bè..-, replicò la vampira bionda, prevenendo la risposta di V,- non direi che l’ANIMA sia proprio da considerarsi una FORTUNA, Candy!- Le altre ridacchiarono alla sua uscita.

Dopo il primo, iniziale imbarazzo, V si era trovata subito a suo agio fra quelle sconosciute che l’avevano accolta con una curiosa mescolanza di indifferenza e curiosità.

Nessuna ricerca del Mistico o dell’Inconoscibile nelle loro domande.

Nessun sotterfugio per carpire vitali informazioni per la Salvezza del Mondo.

Al massimo la richiesta del nome del suo “divino” parrucchiere.

E, Perdio, era così LIBERATORIO….

-Allora V come fai a conoscere il Grande Capo?- A parlare era stata la donna sobriamente vestita con tailleur e camicetta, seduta di fronte, che rispondeva al nome di Lin Ho. L’unico particolare che STONAVA erano le sottili squame che fuoriuscivano dai polsini della sua giacca.

Il chiacchiericcio diminuì nell’attesa della sua risposta.

-Ho conosciuto Angel e Spike a Sunnydale un paio d’anni fa. Mi hanno salvato la vita. E POI mi hanno vampirizzato, su mia richiesta. Avevo dei problemi e quella mi era sembrata una buona soluzione all’epoca.- V sorprendeva se stessa talvolta per le sua capacità di OMISSIONE.

 

E dopo aver salvato la Dama, dovrei aggiungere, i due Principi hanno deciso di riscrivere la favola.

Trasformandola in un film vietato ai minori e ai deboli di cuore.

Con la mia ENTUSIASTICA collaborazione.

Ovviamente.

 

- Tipico.-, commentò annoiata la ragazza con il piercing al naso ed i capelli viola e rossi, che Harmony le aveva presentato frettolosamente come “Candy, sezione Recupero Crediti”. – Non fanno altro che quello, ormai. Oddio, forse “Blondie Bear” è ancora…ATTIVO in un certo senso. Vero, Harm?-

-Il mio Orsacchiotto Biondo è e resterà sempre il mio adorato Big Bad!!-, ribattè con foga l’altra,- Anche se devo riconoscere che qualche volta…..è un po’ ABBATTUTO. Ma è normale, no? Ho letto su Cosmovamp che passata la boa dei 120 anni, ehm, possono avere problemi nel sistema …idraulico.-

E giù risatine maliziose.

 

Cosmovamp?

Sistema idraulico??

Blondie Bear???

 

Tutti pazzi a L. A.

FURIOSI.

 

 

-Orsacchiotto biondo?- V non poteva credere che…- Cioè Harm, tu e Spike….-

-Stavamo insieme qualche anno fa…poi lui  si è messo a fare il cagnolino della Cacciatrice e ha riavuto l’anima ed è morto, cioè non del tutto, cioè non COMPLETAMENTE, e poi è venuto qui a L.A. come fantasma e poi è diventato corporeo e insomma….-, si impappinò la bionda,- voleva festeggiare e mi faceva tanta TENEREZZA e quindi…però non è che io lo AMI!-, concluse piuttosto affannata.

-Hai il dono della sintesi, Harm!-, commentò ironicamente la ragazza squamata, attirandosi delle occhiatacce da parte di tutte le presenti.

-Non starla a sentire. E’ solo invidiosa perché ha una cotta per Spike e lui non la vede nemmeno!- La rossa seduta alla destra di V esalò uno sbuffo di fumo e parlò con voce roca, profonda.

- Io una cotta per quella trash-versione di Billy Idol!-, l’altra sembrò soffocare per l’indignazione,-Ripetilo  Martha se hai il coraggio!-

-Certo che lo rip…-

-Il vostro veleno quotidiano, carissime.- Il cameriere distribuì cinque tazze fumanti e la discussione cessò all’improvviso.

-Il naso di V captò un profumo singolare, insolito era….

-DE-LI-ZIO-SO!!- Un sospiro collettivo si levò dalle altre che stavano sorseggiando la bevanda con un’espressione simile all’estasi.

-Mmmhh quanto è buono.-

-Fantastico.-

-Nessuno lo fa come Pierre.-

-E’ uno 0 positivo, sai?-

-Deve essere QUESTO che lo rende così speciale.-

 

V si rivolse a Harmony che stava leccando il cucchiaino con intensa concentrazione.

-Harm, fammi capire, questo è..-

-Un sanguiccino, V.-

-COSA?!-

-E’ un SANGUICCINO.- La bionda glielo sillabò come se fosse un bambino poco sveglio. Ed effettivamente V si sentiva un po’..INDIETRO in quel momento. – E’ un mix fra sangue di maiale e cappuccino. Da noi è l’ultima moda. Lo fanno anche in altri locali al gusto di peperoncino, cannella e fungo della Passione, ma noi Ragazze veniamo sempre qui. E’ il migliore sanguiccino della città. Sai tenere un segreto?-

V annuì, troppo stupefatta per parlare.

-Pierre ci aggiunge sempre, solo per noi, un goccetto della sua RISERVA SPECIALE, se capisci cosa intendo.-, concluse con un cenno della testa e V osservò la benda sul polso del cameriere ed il largo sorriso sulla sua faccia.

-Perché lo fa?- V non riusciva a capacitarsi della cosa.

Le rispose Candy con un bisbiglio cospiratorio.- Pierre è un aspirante attore. Spera sempre che una di noi lo vampirizzi un giorno o l’altro.

Pensa  che l’immortalità possa risolvere i suoi problemi di acne.

E in ogni caso..-, concluse, – noi gli lasciamo sempre un’OTTIMA MANCIA!-

 

V scosse il capo.

 

Los Angeles.

Pazzi.

Furiosi.

COMPLETAMENTE  furiosi.

 

-Va un po’ meglio cara?- Harm la fissava sorridendo e V si scoprì a ricambiare il sorriso.

Le piaceva quella simpatica, svitata vampira bionda.

Questione di pelle.

Ed il suo istinto femminile le diceva che la piccola Harm avrebbe potuto riservare più di una sorpresa alla Strana Coppia dei due Vampiranimati.

Ed insegnare LEI qualcosa a loro.

 

A prendere le cose con più leggerezza, tanto per dirne una.

A spassarsela un po’.

La Lotta al Male poteva risultare così…NOIOSA talvolta.

 

-Sapete Ragazze, sebbene non vi conosca bene, ho la sensazione che siate VOI la vera colonna portante della W & H!- Le altre annuirono raggianti.

-Ci vuole una donna intelligente per capire queste VERITA’….-sibilò compiaciuta Lin Ho, accarezzando la mano di V con intenzione.

-Sai attenta a Lin-, le sussurrò Candy, – E’ bisessuale, sessualmente aggressiva ed ha una lingua biforcuta. LETTERALMENTE.-

E proprio in quel momento V vide qualcosa guizzare fra le labbra della donna.

Non voglio sapere, decise.

-Hai dannatamente ragione V.- Era il turno della provocante Martha ad infervorarsi. –Ma gli uomini sono così…STUPIDI certe volte.-

-Amen, Sorella.-

In coro.

La vampira rossa continuò,- Da quando ci sono Batman e Robin non c’è più alcun DIVERTIMENTO per noi comuni vampiri e demoni impiegati nello studio.

E’ tutta una serie di Cose da NON Fare.

Hanno persino fatto girare per i reparti un Regolamento.

Un REGOLAMENTO, ti rendi conto?-

Sempre più alterata.

-Pensa V, a me è toccato Wesley, l’ex-Osservatore. Non male fisicamente, tanto che ci avevo fatto un pensierino ed invece sai cosa continua a ripetermi da quando sono la sua segretaria?-

Imitando l’accento oxfordiano dell’uomo ed abbassando la voce:- “ Martha niente fumo in ufficio.” “ Martha nessun sacrificio rituale durante la pausa-pranzo”. “ Martha non puoi succhiare il fattorino della Fed-ex. In NESSUN senso.”- Scosse la folta chioma, gettandola all’indietro.

- Ma dico, si può essere così BARBOSI?

Ho fatto richiesta di trasferimento alla sede della W & H di Cleveland.

E’ a due isolati dalla Nuova Bocca dell’Inferno.

Speriamo che almeno LI’ riesca a divertirmi un po’!-

 

-E’ tutta colpa di quel Musone di Pai…- Candy si azzittì di botto.

-Pai che?-

-Nulla, nulla.- Harmony ticchettava nervosamente il cucchiaino sul piattino.

-Andiamo Harm, diglielo.- Martha era decisamente la più diretta. –Digli come hai soprannominato il Grande Capo.- Visto che la bionda non si decideva si rivolse a V con aria quasi di sfida e scandì bene,.- E’. Tutta. Colpa. di. Paingel!-

 

Paingel.

 

PAINGEL.

 

Aspettando una reazione.

Che non si fece attendere troppo.

 

V pensò che stavano riuscendo dove Spike aveva fallito.

 

Stava morendo.

Soffocata dalle risate.

 

Paingel.

Sei MIO Ragazzo, pensò mentre un sorriso di pura malvagità le attraversava il volto.

 

-Lo trovo semplicemente PERFETTO!-

 

 

-------

 

 

 

Dopo i saluti si ritrovarono sole.

-Hai ancora voglia di fare shopping?-

La bionda spalancò gli occhi. –Ma certo!-

V pagò il conto e si incamminò verso l’uscita.- Sai, ho ripensato a quello che hai detto prima. Vorrei decisamente cambiare look durante il mio breve soggiorno. E comprare qualcosa di elegante, di carino per….un amico di famiglia che vive qui. Sai nel caso ci si incontri…..-

-V, fidati di me. Sono una SPECIALISTA nello shopping!-

 

Dopo qualche istante….

-Harm?-

-Si?-

-In realtà non è un amico di famiglia.-

Uno sguardo comprensivo.- Cara, non lo sono MAI!-

 

 

3-continua

 

 

Bonds

 

Capitolo 4-prima parte

 

Nota: Quest capitolo è dedicato a Stefy.

Piccola Grande Donna.

Come si dice…buon avatar non mente.

Buona lettura.

 

                                                                                    E ci siamo scambiati la pelle, le anime e l’ossa…”

                                                                                              L. Ligabue, L’Odore del Sesso

 

 

 

 

Freak like me

 

 

-Champagne?-

-Perché no?-

Korath si mosse con sicurezza nella suite messa a sua disposizione dallo studio legale, consapevole dello sguardo della donna che non lo abbandonava neppure per un istante.

-Soddisfatta dell’esame? Se vuoi posso sfilare per la stanza come un indossatore…-

-Ti infastidisce essere osservato?-, ribattè Eve, acciambellandosi sull’ampio, morbido divano color panna come una gatta.

-Sono solo MERAVIGLIATO di suscitare tanto interesse. Conoscendo la reputazione della W&H, pensavo che mi avessero radiografato nel momento esatto in cui ho messo piede in questo edificio!- Le porse la flute con gesto gentile che contrastava con la durezza dello sguardo.

Un piccolissimo sorriso da parte di lei.

-Se è per questo, l’abbiamo fatto.

Ed abbiamo scoperto che la tua razza è, come dire, IMPERMEABILE ai raggi X.-

-Che disdetta per voi.- La voce del giovane demone trasudava sarcasmo.

-Io ho suggerito di eviscerarti e di inviare i tuoi organi nei nostri laboratori di ricerca, ma la mia proposta non è sembrata COMPATIBILE con lo spirito di collaborazione e di fiducia che vogliamo instaurare con la Quitters Inc.-

Silenzio.

-Scherzavo ovviamente.- Con un’espressione indecifrabile.

-Ovviamente.-, rimarcò lui.

 

Korath socchiuse gli occhi allontanandosi di qualche passo dal divano e si slacciò la cravatta, passandosi una mano tra i folti capelli bruni.

La stanchezza e la tensione della giornata trapelavano solo dalle sottili rughe intorno agli occhi e dalla linea rigida delle spalle.

 

Un combattente.

 

Eve lo apprezzò segretamente per questo.

 

Forse in altre circostanze…

 

-Allora…-la donna mosse le dita dei piedi, concentrando  l’attenzione del demone su quelle delicate estremità,- quali sono le tue impressioni sul nostro Nuovo Presidente?-

Una smorfia.- Un personaggio singolare….UNICO direi.-

-Unico? Non direi proprio. Ora il Club Vampiri con Anima conta nuovi membri come Spike e tua sorella, se non sbaglio.-

-V non è e non sarà MAI argomento di discussione durante il mio soggiorno qui. Intesi, Eve?-

La fissò con uno sguardo scuro e lei avvertì per la prima volta le profondità nascoste di quel giovane avvocato.

-Sono questioni di FAMIGLIA. E verranno trattate come tali. La W & H ne deve stare alla larga.-

 

Cos’era quella brevissima fitta, si chiese Eve?.

Rimpianto?

Gelosia?

Invidia?

Si, era  INVIDIA.

 

Una famiglia.

Legami.

Ed un certo rispetto  per questo demone impulsivo e riservato al tempo stesso.

 

Mi piacerebbe essere amata così…

 

Un pensiero disturbante che si affrettò a scacciare. Era stanca anche lei, tutto qui.

E i suoi superiori non ammettevano incertezze. E tanto meno il FALLIMENTO.

Ripensò alle informazioni che le avevano comunicato gli analisti dello studio.

 

Ambizioso.

Intelligente.

MANOVRABILE.

 

Bè, su quest’ultimo aggettivo, a suo parere, gli “esperti” avevano preso una cantonata.

Una GROSSA cantonata.

Ma lei era lì per questo. Per rimediare agli errori, no?

Si stiracchiò leggermente, evidenziando la linea sottile del busto e, portandosi la mano alla nuca, sciolse lo chignon, liberando i capelli.

-Korath…-, un basso, sensuale mormorio, - non intendevo invadere la tua privacy. I Soci Anziani sono solo leggermente preoccupati. Comprensibilmente preoccupati, se me lo consenti.- Con gesti lenti si allungò sul divano per appoggiare il calice sul basso tavolino di cristallo di fronte a lei.

-Per cosa esattamente?- Il demone non riusciva a staccare lo sguardo dalla donna, intrigato più che dall’evidente e prevedibile tentativo di seduzione, da qualcosa che era passato prima nello sguardo di lei.

Un qualcosa che non si accordava al suo ruolo di Mata Hari di lusso.

Per nulla.

Nel rispondere lei scelse di mantenere un tono leggero, neutrale. – Il legame tra Colei che detiene la Pergamena  e Angel potrebbe…COMPLICARE la trattativa. O peggio, turbarla.-

-Non vedo come, Eve.- Impassibile.- Anzi la cosa dovrebbe andare tutta a vostro vantaggio, dal momento che Angel è il Presidente della Società per cui lavori. O no?-

Quando il gioco si fa duro….., pensò lei.

Lo ammirò per come le teneva testa.

Nessuna concessione.

Allora fece la sua offerta. Quella VERA.

-Non si sa mai, Korath. A breve ci potrebbe essere un CAMBIAMENTO nei vertici direzionali.-

Lasciò che le parole e i sottintesi si depositassero nel cervello di lui. Lo vide socchiudere gli occhi mentre valutava il nuovo scenario che lei gli stava prospettando.

-Non ho la facoltà di prendere autonomamente questa decisione.- Asciutto.- Devo prima consultarmi con i miei clienti.-

Il muro vacilla, riflettè lei, ma, stranamente, questa volta il trionfo aveva un retrogusto amaro…

Mi aspettavo di più da te Cucciolo, si disse mentre il suo sorriso si induriva e si faceva più sensuale al tempo stesso.

- Che guarda caso hanno molta fiducia in TE. Naturale che l’ultima parola spetti a loro, ma vorrei sottolineare che la W & H ricompensa bene chi sa scegliere i propri…AMICI. E posso assicurarti che LORO puntano solo su  cavalli vincenti.-

Lui annuì lentamente sempre con un’espressione indecifrabile sul volto.

-Posso solo dirti che presenterò la tua proposta, Eve. Nel frattempo…-, le si fece più vicino e la ghermì con il braccio sollevandola dal divano e schiacciandosela contro,- …che ne dici di illustrarmi i “benefit”?-

Si modellò contro di lui.- Sono sicura che li troverai molto interessanti.-

 

Stavolta non sarà solo dovere.

 

Mentre Korath si chinava, gli pose una mano sul petto e surrurrò,- E’ la prima volta che lo faccio.-

Una smorfia di comico stupore da parte del demone.

Una risata cristallina e maliziosa.- Sciocco. Intendevo con un Grindell. Circolano voci sul vostro conto…-

-Ah si?- Un brontolio basso, profondo. Aveva trovato un punto sensibile dietro quel collo serico e lo stava leggermente mordicchiando, inviando una serie di scariche lungo le terminazioni nervose della donna.- E quali?-

Eve gli sussurrò qualcosa all’orecchio e poi lo fisso negli occhi in attesa della risposta.

-E’ falso.-, disse quietamente lui.

Un lampo di delusione nello sguardo di lei.

Korath stirò le labbra malignamente.- Noi ci riusciamo anche SENZA le mani!- e ridendo, mentre Eve lo tempestava di pugni, la trascinò in camera da letto.

 

 

---------

 

-C’è nessuno?- 

 

Il posto sembrava deserto. Però le luci erano accese e nell’aria aleggiava quel tipico miscuglio di odori, vernice fresca, segatura, trementina che lei associava alle cose nuove.

 

Pulite.

 

V annuì a se stessa con approvazione. Il locale era ampio, i tavolini disposti in ordine solo apparentemente casuale, alcuni separè discretamente illuminati, il bancone rilucente di specchi (peccato non poterne più usufruire) e…..

Un attimo.

La vampira si accigliò lievemente.

Il palco dov’era?

Si guardò intorno con maggiore attenzione fino a quando non comprese.

 

Ma guarda.

 

Il palco era…. LEI.

 

Posta su una pedana rialzata troneggiava una splendida Cadillac rosa decapottabile del 57’.

Sembrava direttamente uscita da Grease, riflettè V, dove uno sbarazzino John Travolta invitava una delicata Olivia Newton-John ad iniziare un ballo che non sarebbe finito mai.

 

Dio, quanto eravamo giovani.

 

Con un dito percorse sensualmente la fiancata notando la cura, no l’AMORE, con cui era stata restaurata fin nei minimi particolari.

 

Sei una vera Signora, pensò. Una Signora con  Pinne e Tette.

Le erano sempre piaciute le macchine.

Mike, il suo primo quasi-ragazzo (quasi, fino a quando Korath non aveva voluto fargli un “discorsetto”) era un drogato dei motori.

E le aveva trasmesso questa passione.

A riconoscere la voluttà della linea di una carrozzeria d’epoca.

L’affascinante simmetria del design di un cruscotto.

E questa macchina era semplicemente perfetta.

Le uniche parti modificate erano il sedile del guidatore, piuttosto rialzato per permettere al pubblico di vedere chi cantava, e la strumentazione che regolava il microfono, l’amplificazione e le luci.

 

PERFETTA.

 

Davanti al cofano si arrestò.

Due lunghe gambe maschili fasciate da un paio di jeans  stinti sporgevano da sotto la macchina.

V le osservò agitarsi lievemente mentre l’uomo, presumibilmente, era impegnato ad aggiustare qualche cosa  sotto il telaio.

Dopo qualche istante si riscosse bruscamente.

Qualche ora in compagnia di Spike ed Angel e già incominciava a pensare come una ninfomane.

Sorrise a sé stessa.

Su una cosa Spike ha ragione. L’astinenza non fa per me.

 

Un respiro profondo per calmarsi. –Mi scusi, sa dov’è il proprietario del locale?-

Un grugnito.

Lentamente la vampira vide fuoriuscire il  bacino, il torace coperto da  un maglione blu sformato e pieno di macchie d’olio ed una mano verde.

 

Verde.

 

Quando il volto di Lorne fece capolino, V aveva riacquistato la consueta padronanza.

-Gioia, quale onore! Benvenuta nel mio umile locale.- la apostrofò sardonico ma intimamente stupito nel vederla ora in  pantaloni  e t-shirt.

 

Cambio di scena, pensò lui.

 

Stupore che si trasformò in sconcerto quando focalizzò il disegno e la scritta sulla maglietta.

Due orsetti che si tenevano per mano.

Uno con un lungo cappotto nero, l’altro con un’improbabile capigliatura platinata.

 

E sotto: “HO FATTO SESSO CON DUE VAMPIRI E SONO SOPRAVVISSUTA. O QUASI.”

 

Lei indovinò il suo pensiero.- Regalo di un’amica. Ti piace? E il tuo completino che fine ha fatto?-

La squadrò indignato. – Ehi, mica potevo rovinare un abito del genere con grasso e lubrificante. Quanto al tuo nuovo look.….-, lasciò morire la frase. La faccia parlava da sola.

V si infuriò.

-Bacchettone.-

Voleva la guerra, pensò Lorne.

-Esibizionista.-

-Scemo.-

-Oca.-

-Omino verde.-

-MUCCA!-

 

Basta ora, pensò V.

Erano un demone e una vampira, maledizione.

O piuttosto due bambini bizzosi?

 

L. A.

La follia è contagiosa.

 

-Non sono venuta qui per litig….-, finalmente realizzò,- il TUO locale?!-

Il demone ghignò.- Sorpresa, sorpresa.-, concluse rialzandosi, afferrando uno straccio per pulirsi le mani e squadrandola dall’alto in basso.- Quale cattivo vento ti porta da queste parti? E soprattutto come ci sei arrivata dal momento che fuori è giorno?-

Fu il turno di V di sogghignare.- Cosa posso dire? Sono un tipetto resistente. –

Il demone raccolse la cassetta degli attrezzi  e si avviò verso il bancone del bar.

-Allora visto che non sei INFIAMMABILE, perché non dimeni il tuo culetto fuori di qui? Ho un locale da re-inaugurare ed un milione di cose da fare.- 

 

Okay. Il tempo delle facezie è finito.

 

-In realtà Lorne sono qui in veste professionale. Ho un ingaggio per cantare nel tuo locale stasera. Ho con me lettera e fax di conferma.-

-Starai scherzando.-

-Sul lavoro io non scherzo mai.- Lapidaria.

-Fammi vedere.-

V gli tese i documenti. Il Pyleano diede loro una rapida scorsa e, se possibile, divenne ancora più verde in viso. –Adesso bellezza, prima che tu inizi a gongolare, mi ci vorrebbe un bicchiere di roba buona.

E forte.-

La vampira ne ebbe compassione.- In questo forse posso esserti d’aiuto.- Da un sacchettino accanto al bancone  tirò fuori una bottiglia di tequila e la appoggiò sul ripiano.

-E QUESTA a cosa doveva servire?-, le chiese Lorne incuriosito. E sospettoso.

-Procedura standard. Incontro i proprietari dei locali dove mi esibisco, li faccio ubriacare e poi fuggo con la cassa.- Sarcastica.

Il demone svitò il tappo e prese due bicchieri.- Comincio a credere che tu sia una VERA professionista.-

-E’ una battuta a doppio senso, Pyleano?-

-No carina. Sono troppo abbattuto per continuare la nostra piccola schermaglia verbale. Alla salute!-, e svuotò in un solo colpo il contenuto del bicchiere. –Mi ci voleva proprio, maledizione.-

Quasi controvoglia lei si trovò a chiedergli, -Ne vuoi parlare?-

Le gettò uno sguardo ironico. –Anche questo fa parte del servizio?-

-Consideralo un extra.-, gli sorrise in risposta.

-Ma si, tanto peggio di così..- Sospirò.- Quando sono arrivato qui, Zucchero, bè è stato come entrare a Fantasilandia. Cioè, ho trovato la musica, i teatri e Hollywood, Barbra Streisand ed il buon vecchio Frank, e le spiagge, e il surf, e i cocktails con l’ombrellino…- Con gesto assente riempì nuovamente il suo bicchiere e quello di lei.

-Ma non è il paradiso.

Questo no.

Da dove vengo io di cose brutte ce n’erano a bizzeffe ma qui…qui ho visto per la prima volta il Male Incarnato.

Allo stato puro.-

-La Wolfram & Hart.- Comprensiva.

-No. Peggio. Gli agenti del Fisco Americano.

Non ridere-, la minacciò drammaticamente con un dito mentre lei si mordeva le guance in modo sospetto, -Sebbene il Caritas sia sempre andato discretamente, non ho mai, come dire, SFONDATO.-

Si interruppe e trangugiò il bicchiere ancora più rapidamente del primo.- Circa sei mesi fa ho assunto un tizio come commercialista. Un tipo con il pelo sullo stomaco che non faceva troppe domande. Mi sarei dovuto insospettire  dal momento che non aveva mosso neppure un muscolo quando mi vide per la prima volta ma, che diamine, aveva sulla scrivania del suo ufficio una foto con dedica di Michael Jackson SENZA MASCHERINA e ho pensato, “ se ha visto in faccia lui ed è sopravvissuto….” Il bastardo sembrava competente ed aveva agganci un po’ ovunque. Per farla breve, gli proposi di diventare vice-direttore del Caritas e lui mi rispose “perché no?”.-

Un sorriso amaro.- Fu un sollievo poter delegare alcune cose,  anche perché in quel periodo Angy-Baby era nella fase “I want it all and I want it NOW”, ed io e gli altri dovevamo stargli dietro. Ed io, come un stupido, mi fidai di questo bastardo e gli diedi carta bianca per il locale.-

-E lui ti ha fregato.-

-Oh si, bambina. Puoi dirlo forte. E’ fuggito LUI con la cassa e mi ha lasciato solo debiti.- La fissò.- Il tuo ingaggio ed il contratto li ha firmati lui. MaledettoEthan Rayne, che possa marcire all’inferno!-, concluse sbriciolando il bicchiere tra le mani e disiderando che fosse il collo del truffatore.

-Calmati.- Impassibile.

-Ora puoi anche infierire. Conosci tutta la patetica storia.- Rassegnato.

-Non è il mio stile, Pyleano. I miei antagonisti li voglio ben reattivi e non con un piede nella fossa.-

-Allora che vuoi fare? Il contratto è valido ma non ho i soldi per pagarti, ho speso l’ultimo centesimo per ristrutturare  ed ampliare il Caritas ed i creditori mi inseguono come lupi mannari. Mi correggo, qualcuno di loro è VERAMENTE un lupo mannaro. Mi gioco tutto con questa inaugurazione.-

-Potresti provare a chiedere un prestito ad una banca.- Nessuna traccia di scherno nella voce della donna.

 

Non lo stava deridendo, constatò meravigliato.

 

Strana ragazza.

 

 

Una smorfia amara. –  Dimmi, Zucchero, TU daresti dei soldi ad uno con la faccia verde, gli occhi rossi e due piccole corna in fronte?-

-Ovviamente no.- V era spazientita.- Ma QUESTO non è un problema insuperabile. Basterebbe che tu….-

 

Si bloccò. Qualcosa nella postura di lui.

 

-Oh mio Dio tu non….- Stupefatta.

-IO NON.-, confermò lui stizzito.

-Ma come… no, mi correggo, perché??-

-Ragioni personali.-, commentò lugubramente lui.

V lo scrutò a fondo. –Lorne, sinceramente  non capisco. Non mi sembra che tu sia un TIMIDO, gestisci un karaoke-bar e ti vesti come un Pappa degli anni 30’ e quindi non vedo dove sia il problema.-

Mentiva.

Una piccolissima parte di lei capiva benissimo perché il demone…

Eppure sarebbe stato così FACILE.

Ed un altro pensiero giunse immediato a far compagnia al primo.

-Non lo sa NESSUNO? Degli altri intendo. Eppure Angel o, ancor meglio, l’Osservatore si sarebbero dovuti domandare…-

-Io sono un semplice comprimario, cara. Canto, leggo le persone, faccio un ottimo daiquiri e occasionalmente sono un’ottima spalla su cui sfogarsi per Fr..,-il volto si addolcì per un attimo poi ritornò ermetico,- ..per alcuni, ma non giro armato come Rambo a spezzare, distruggere, polverizzare come fanno i nostri Vamp-Scout.- Asciutto.- Non era NECESSARIO che loro si chiedessero più di quanto IO ero disposto a dire loro.- Inclinò la testa per studiarla.- A questo proposito…come fai a saperlo TU? Non è una notizia di dominio pubblico.-

-Ti dice nulla il nome Merle?-

-Merle? Il cugino Merle? Merle “Io odio le mucche” MERLE??!- Lorne era decisamente disgustato.

-Il cugino Merle ora vive a Boston. Ha aperto anche lui un “locale” se così si può definire.-

Uno sguardo ironico nel vedere l’espressione oltraggiata del demone.

-No, non come il tuo, è una vera bettola, a metà strada fra una taverna per galeotti e uno strip-club. Dopo avermi scritturato per un paio di serate ha provato ad essere “espansivo” con me e, quando, per togliermelo dai piedi l’ho fatto ubriacare, bè si è ESPANSO a modo suo, se capisci cosa intendo.

E, a differenza di te, non si è fatto nessun problema. NESSUNO.-

-Quella piccola cimice!-, eruttò velenosamente il pyleano. Dal ripiano prese un altro bicchiere per sostituire quello rotto.- Sempre a prendermi in giro per il mio desiderio di evadere, di vedere altri posti e poi finisce a Boston a gestire un….un….-,la rabbia lo soffocava quasi, - un….Cow-Show!!-

-Se ti può essere di consolazione-, precisò lei, - è costretto a portare un parrucchino.- Impassibile, ma con uno scintillio malizioso negli occhi.

-Un PARRUCCHINO.- Deliziato.- Varrebbe la pena di farsi un viaggetto a Boston solo per….- I due si fissarono e scoppiarono a ridere in modo convulso. L’immagine del basso, grassoccio e sempre sudato Merle con un parrucchino era irresistibile.

Quando  le risate si affievolirono, Lorne le si rivolse con tono deluso- E tu ti sei esibita lì?-

V alzò le mani in segno di resa. – Mister, io sono una mercenaria. Vado dove mi pagano.-

 

Silenzio.

 

-E così Merle te lo ha detto.- Rassegnato.

 

-Di più.-

La guardò interrogativo.

-Me lo ha fatto VEDERE. Sono rimasta molto colpita.- Sincera. Lo si leggeva nei suoi occhi.-E credimi Lorne, per colpire ME….- Lasciò morire la frase mentre il suo cervello ritornava come una puntina su un disco rotto sempre allo stesso punto.

Incessantemente.

Inesorabilmente.

 

Scosse la testa.

 

Altro giro di tequila, in un silenzio che ora aveva una qualità differente. Più confortevole.

 

V non ricordava che fosse così piacevole quel calore che le scendeva lungo la gola e le si annidava nello stomaco. Calore falso, certo, artificiale, ma le sembrava di riuscire a sopportare meglio il ricordo di ciò che era successo con Spike.

Di quella che era stata la sua non-vita negli ultimi due anni.

La pena, la sofferenza si allontanavano, anche se solo per breve tempo.

E poi tutto ritornava come prima.

O peggio.

 

Finirò con il diventare una vampira alcolizzata.

Sorrise amaramente a se stessa e colse il riflesso di quel sorriso nella smorfia che le ricambiò il demone.

 

Anche lui è uno Straniero in questo mondo. E non sembra che se la stia cavando meglio di me.

 

E sentì per la prima volta un’AFFINITA’ con il singolare personaggio che le sedeva accanto.

E prima di ricollegare il cervello alla bocca si sentì dire: - Lorne, come mai ti sono così antipatica?-

L’altro inarcò un sopracciglio e lei si affrettò a spiegare: -Cioè, capisco che il mio meraviglioso fascino possa, una volta su un miliardo, non funzionare ma ho avuto l’impressione che tu ce l’avessi con me per un motivo SPECIFICO. Che qualcosa non ti fosse andato giù. Per niente.-

Il demone evitò di guardarla e si concentrò sul bicchere. – Ero solo di pessimo umore per questa storia del locale. E…-, una lieve esitazione,- non mi è andato giù il comportamento di Spike nei confronti di Fred. L’ha trattata come uno straccio. E Fred non se lo merita perché LEI è una brava ragazza.- Con inconscia tenerezza.

Lei gli scoccò un’occhiata. –Sicuro.- disse.- Ce l’ha scritto sulla faccia che è una brava ragazza. Sulla MIA, invece, si vede che non c’è scritto.- Un tremolio metallico nella voce. Fortissimo.

Dalla linea della sua bocca, dal lento sbattere delle palpebre, il demone si rese conto di averla offesa, molto di più di quanto non fosse riuscito prima con gli insulti voluti.

Lorne non rispose. Cosa poteva dirle? Lui sapeva che cosa voleva dire portare un’etichetta sulla fronte; ben chiara ed indelebile, anche se talvolta immeritata o del tutto falsa.

Prima a Pylea.

Poi anche qui a L.A.

E sebbene sapesse di essere benvoluto, DAVVERO, neppure i suoi attuali amici erano mai andati al di là delle sue freddure, dei suoi atteggiamenti ostentatamente affettati, della sua eccentricità.

 

Neppure Fred.

 

Nonostante l’abitudine, certe volte si diventa cattivi.

 

- Allora ti chiedo scusa per prima.- E le tese la mano.

V sollevò un sopracciglio.- Davvero?- Scrollò la testa. Il tremolio metallico s’era attutito; gli occhi erano ancora guardinghi, però.

Fu solo quando le loro mani si toccarono che un clic nel cervello di lei scattò. Tanti piccoli indizi si sommarono, più INDOVINATI che effettivamente visti.

L’ostilità improvvisa ed IMMOTIVATA di Lorne nei suoi confronti, il suo essere protettivo e quella voce scontrosa e tenera quando aveva detto “Fred è una brava ragazza”. La faccia del pyleano era impassibile ma ora lei sapeva cosa c’era dietro.

 

-Tu l’ami. Ami quella ragazza, Fred. E NON di amore fraterno.-

 

Lorne si tirò indietro di scatto, guardandola quasi con odio.

-Sei piena di fantasia. La tua PARTE lo richiede del resto.-, con un sibilo.

V sostene l’occhiata di lui senza battere ciglio.

Era sicura di avere ragione.

-Perché non glielo dici?-

Lorne, furioso, equivocò.- Sei SORDA per caso??!! Ti ho detto che non lo sa nessuno…-

Lo interruppe.

-Non mi riferivo a QUELLO.

Ma ai tuoi sentimenti.-

-Idem come sopra, lady. Vorrei evitare di aggiungere fallimento personale a professionale.- Agro.

-Non puoi sapere come reagirebbe.-

Come  erano arrivati a parlare di quello? Si chiese Lorne.

-So BENISSIMO come reagirebbe, carina. Già immagino la scena: “Ciao Fred, scusa, oltre a dirti che a dispetto di tutto non sono gay, potresti staccarti per  un attimo dalla tua ossessione per i vampiri biondi, magri e muscolosi ed innammorarti di me, grazie? E lei, novella Rossella, risponderebbe: “ Perdirindina Lorne come mai non ho notato prima la tua splendida, verde, bellezza? Ma certo che mi innammorerò di te!- A degna conclusione della nostra storia, una bella prima pagina del National Enquirer dove la mia Fred sorride orgogliosa sotto il titolo “HO SPOSATO UN PICCOLO UOMO VERDE”!-

-Bè..-, suggerì V serafica, - potrebbe sempre poi pubblicare una smentita del tipo: “non c’è nulla di PICCOLO in mio marito!”

 

E Lorne, a dispetto di tutto, si trovò a sorridere.

 

La ragazza ha fegato ed un bel senso dell’umorismo.

Puro.

Una rarità al giorno d’oggi.

 

-Touchè. Mai pensato di fare concorrenza a Jerry Springer?-

-A ciascuno il suo mestiere.- Si avvicinò lentamente al demone.- Potresti stupirti della sua reazione, Lorne. Ti sottovaluti a mio parere. Sai come si dice “tentar non nuoce”.-

La fissò con feroce ironia. – Da che pulpito viene la predica. Dalla Regina delle Negazioni.-

Allo sguardo improvvisamente freddo di V, rispose con una scrollata di spalle.- Guarda che non ho bisogno di “leggerti” per capire quando uno è una pentola in procinto di esplodere, zucchero. Basta guardarti in faccia.-

Era di nuovo cupo.

E stanco.

E stufo.

-Abbiamo finito con il gioco delle 20 domande?-

 

Tie break concluso, pensò lei che annuì.

Tutto come prima.

 

-Allora canta.- Impassibile.

-Cosa?!-

-Gioia, sul lavoro non scherzo neppure io. Il contratto è valido ed io ho solo la tua parola che tu sappia quello che fai. Quindi V …CANTA.-

 

Lo pronuncia bene il mio nome, riflettè incongruamente lei.

Ma non bene come “Fred”.

 

-Ok.-, accondiscese lei, -Ma dopo verrà il tuo turno.-

-Di cantare?- Stupito.

-No.-

Lui comprese. – E dimmi, perché diavolo dovrei farlo?-

-Perché ne hai bisogno, Lorne.- Una pacata asserzione.

E, sorprendentemente il demone realizzò che era vero.

Ne sentiva veramente il BISOGNO.

Ed il fatto che lui la conoscesse a malapena, bè forse avrebbe aiutato.

Annuì lentamente. -Prima le Signore.-

V si diresse verso il pianoforte collocato in un angolo ed esitò per un istante.

Sapevano entrambi che non era per tastare la sua professionalità.

Lei lo aveva spinto fino ad un limite.

E lui gliene voleva, in un certo senso.

Era come denudarsi di fronte ad un estraneo. Inspirò profondamente.

Non avrebbe potuto nascondere nulla di sé a quel demone empatico e dunque…perché tentare?

 

Vuoi leggermi, Lorne?

Avere delle risposte?

Potrebbero non piacerti.

 

Lorne la vide sedersi lentamente e sfiorare i tasti.

Si voltò verso di lui con un sorriso che non le arrivava fino agli occhi.

-Allacciati le cinture Pyleano. Stai per farti un giretto nel V-world.- E senza indugio iniziò a cantare.

 

Lying in my bed I hear the clock tick

And think of you

Caught up in circles confusion

Is nothing new

Flashback warm nights

Almost left behind

 

Le prime note esitanti, quasi timide, poi….

 

Quella voce.

Così stanca.

Così disperata.

Sapeva di neve e solitudine.

 

Suitcases of memories,

 

V si sentiva fluire, scivolare, e le immagini presero forma nella sua mente, si rivestirono della sua voce e del suo respiro e penetrarono come una lama affilata nel cervello di Lorne.

 

Sometimes you picture me

I'm walking too far ahead

 

Un giovane bancario a San Diego con strane cicatrici ed occhi malati “ Puoi farmi tutto quello che vuoi”.

 

You're calling to me, I can't hear

 

Un barbone a New York senza una gamba e molte medaglie sul petto “Hai qualche spicciolo, Bellezza?”

 

What you've said

 

Una bambina bionda  in un centro commerciale a El Paso con un orsacchiotto di pezza nero “ Ho perso la mia mamma. Signora, puoi aiutarmi?”

 

Then you say go slow

 

Una giovane prostituta a Las Vegas con un cerchietto d’oro sul sopracciglio. “Sono già morta. Vuoi darmi una mano?”

 

I fall behind

The second hand unwinds

 

 

E su tutti  quei volti, belli, brutti, giovani, vecchi, amichevoli od ostili, il profumo del loro sangue.

Sangue vivo.

Sangue UMANO. Da assaggiare, assaporare, gustare…

Una sete eterna.

Inestinguibile.

 

If you're lost you can look and you will find me

 

Ed ogni volta tirarsi indietro era sempre più difficile.

 

Time after time

 

Ed il continuo pensiero che accompagnava ogni incontro, ogni contatto.

 

If you fall I will catch you I'll be waiting

 

Non sarebbe poi una gran perdita.

 

Lei scappava.

Fuggiva.

Era l’unica cosa che poteva fare.

Che voleva fare.

Ma l’oscurità l’accarezzava come un’amante paziente da troppo tempo ormai.

Le sussurrava di chiudere i suoi occhi neri e stanchi.

E di aprire i suoi occhi d’oro.

E tutto sarebbe andato bene….

 

Time after time

 

Time after time

 

Time after time

 

Lorne singhiozzò.

Era troppo.

Solo in Angel aveva intravisto qualcosa di simile. Ma lui aveva avuto due secoli per esercitarsi nell’autocontrollo.

Lei no.

Il dolore troppo vivo per poterlo controllare e il Pyleano si trovò dilaniato a condividere il buco nero dell’anima della vampira.

Ne ebbe quasi paura.

Per il suo equilibrio e la sua sanità mentale innalzò una barriera per proteggersi.

 

 

Le ultime note si spensero in un silenzio di cristallo.

V riaprì gli occhi e li posò sul demone.

-Tutto bene?-

-Credo di si.- Parlavano a bassa voce e neppure sapevano il perché.

-Io non immaginavo…- Lorne avrebbe voluto rimangiarsi ogni sua infelice battuta. Ma non poteva. – V posso fare qualcosa per te?-

La donna chiuse con delicatezza il piano e si voltò.

-Si.

Fammi VEDERE.-

 

 

 4-(prima parte) continua

 

 

Bonds

 

Capitolo 4- seconda parte

 

 

                                                                                              “Chi è il vero mostro qui?”

                                                                                              Dracula, Van Helsing-The Movie

 

 

Taste it

 

 

 

 

Una sigaretta.

 

Una maledetta  SIGARETTA.

 

Eve si aggirava nel soggiorno della suite, sottile fantasma in accappatoio bianco, le dita che si muovevano nervose, frementi.

 

Chi è quello che disse “Il mio Regno per un cavallo”? Cesare, Napoleone o semplicemente un Tizio che aveva finito il suo pacchetto e doveva correre allo spaccio più vicino?

 

La donna sorrise.

Lavorava in uno studio legale DEMONIACO che proibiva il fumo perché poteva DANNEGGIARE la salute dei suoi dipendenti.

UCCIDERLI.

 

Nonsense.

 

Un basso brontolio dalla camera da letto.

Il sorriso diventò un ghigno.

 

Nota a sé stessa: ricordare di aggiornare il dossier sui Grindell con le nuove VITALI informazioni acquisite.

I Grindell RUSSANO. Almeno quello nel mio letto lo fa.

I Grindell sono molto sensibili se qualcuno tocca le loro creste frontali.

I Grindell sono molto, MOLTO sensibili se qualcuno tocca il loro…bè ..QUALCOS’ ALTRO.

 

Ripensò al grido basso, involontario di Korath che l’aveva colmata di orgoglio.

 

Ed infine, i Grindell non credono nella circoncisione.

 

Mazel Tov, Eve, mugugnò fra sé, indurendo la mascella ed assumendo una curiosa, insolita espressione da cucciolo di boxer.

Fantastico, pensò.

L’agente 00-Eve ha compiuto la missione ed ora può finalmente rilassarsi e fumarsi una DANNATISSIMA SIGARETTA!

 

Se solo trovasse un pacchetto,  si disse, frugando sotto il divano.

 

Dove diavolo sono?

 

Forse Ragazza, se mettessi lo stesso impegno nel cercare quella Pergamena…, la pungolò una vocina interna.

 

Un brivido.

 

Non voglio pensarci.

 

Un bagliore freddo attirò la sua attenzione.

Si ripetè una seconda volta.

 

Cosa…

 

Con circospezione entrò nella piccola ma accessoriatissima cucina della suite, richiudendo la porta alle sue spalle.

Un presentimento.

O piuttosto la consapevolezza di ciò che la attendeva.

Nessuna illusione a tal proposito.

I Soci Anziani ODIAVANO gli ostacoli.

 

Ostacoli.

 

V.

 

La Detentrice.

 

L’unica che si frapponeva tra la Pergamena e la W&H.

I suoi superiori avrebbero giocato correttamente questa partita?

Eve ne dubitava fortemente.

Non che QUELLA le fosse simpatica, anzi…ma suo fratello non era male. E LUI teneva a LEI.

 

-Resta.-, le aveva chiesto prima e, dannazione, lo aveva detto proprio come se….

 

Dio che patetica puttanella che sei diventata, Eve.

Al primo gesto gentile di uno che neanche conosci  ti intenerisci come una mammoletta.

Patetico è proprio l’aggettivo adatto a te.

 

Il bagliore si ripetè improvviso e l’accecò per un breve istante.

Una luce fredda, ALIENA.

 

Quando i suoi occhi finalmente individuarono la fonte della luminosità…..

 

Ma dico, stiamo SCHERZANDO??!! Per poco, davvero poco, non scoppiò a ridere.

Ora anche i microonde sono POSSEDUTI?

 

Eppure non c’era da sbagliarsi.

Ragazza incominci a vedere lucine verdi. Brutto segno.

La luminosità proveniva dall’apparentemente innocuo elettrodomestico appoggiato sul bancone.

Eve mosse un passo in avanti, quasi contro la sua volontà e la luce divenne, se possibile, ancora più abbagliante riflettendosi sul volto della donna e come INSERENDOSI nei suoi occhi.

-Ed ora?-, si chiese lei.

In risposta, la manopola del timer girò lentamente da sola, (è tutto un sogno?), ed una voce soffice, morbida e fredda ( oh quanto FREDDA) incominciò a parlare.

Eve rimase in piedi, immobile, senza sbattere le palpebre per un tempo impossibilmente lungo e completamente inespressiva in volto.

 

Le istruzioni furono chiare.

 

Quando la Voce cessò di parlare, la donna annuì una volta soltanto, lentamente.

Il clic dello sportello del microonde sembrò riscuoterla dalla sorta di trance in cui era caduta, e rivelò all’interno qualcosa che prima, Eve ne era sicura, non c’era.

Due oggetti.

Si strinse l’accappatoio intorno al corpo.

Sentiva freddo.

Stacco il telefono a muro e digitò un numero.

Un interno. –Sono Eve. Ho un compito per te.-

Ripetè le istruzioni che la Voce le aveva impartito con tono monocorde. Una breve risposta e la comunicazione di interruppe.

 

Sfiorò distrattamente i due oggetti.

Il primo lo ripose all’interno della profonda tasca dell’accappatoio.

Con l’altro in mano si sedette compostamente al tavolo della cucina

 

Il suo PREMIO.

La sua RICOMPENSA.

 

Stracciò il cellophane ed aprì il pacchetto.

Ora poteva fumare.

 

-Te lo sei meritato.-, le aveva detto la Voce.

 

La mano che avvicinò la sigaretta alle labbra tremò impercettibilmente.

 

 

 

-------

 

 

-Lorne.-

Silenzio.

-Lorne?-

 

Sono troppo MORTA per aspettare ancora.

 

-Lorne è mezz’ora che sei chiuso in quel ripostiglio. Esci fuori.-

-Non sono sicuro che sia tutto a posto.-, la raggiunse la voce attuttita del demone.

-Esci e giudicherò io. Altrimenti ti vengo a prendere.-, lo minacciò scherzosamente lei.

Bè non TROPPO scherzosamente, la sua pazienza si era esaurita.

E tanto per ingannare l’attesa….

V adocchiò il bancone, pensierosa. Una in più, una in meno, che differenza poteva fare?

Si chinò per prendere la bottiglia.

-Ora puoi anche ridere.-

Al suono della voce vicinissima di Lorne si risollevò di scatto, colpevole, e….

 

Oh. Mio. Dio.

 

La vampira deglutì a vuoto.

Con NESSUNA voglia di ridere.

 

Wow!

 

Gli girò lentamente attorno, innervosendolo.

 

-Zanna Bianca, dì qualcosa. Il tuo silenzio non mi piace.-, esclamò nervosamente lui, strusciando i piedi per terra.

 

Il primo coerente e NON monosillabico pensiero di lei fu  piuttosto..incongruo.

 

Cristo, Merle al suo confronto era DAVVERO  un dilettante.

 

Si fermò. Di fronte a sé aveva un uomo molto alto.

Snello.

Capelli ed occhi scuri

Un essere umano normale.

Solo che non era normale.

E neppure umano.

Ma la cosa più straordinaria era che anche i suoi sensi vampirici lo percepivano come tale.

 

Lo sconosciuto-non sconosciuto dinanzi a lei schioccò le dita impazientemente.

-Allora?- Con nervosismo e…era insicurezza quella che avvertiva?

A fatica articolò la risposta.-Niente male, Lorne. Proprio niente male.-

Lo sguardo di gratitudine che le rivolse fu quasi commovente.

-Erano quattro anni che non mi trasformavo e non avevo mai assunto sembianze umane.-

 

Hai fatto un gran bel lavoro, amico.

 

-Empatici E camaleontidi.-, esclamò asciutta lei.- Tutte le fortune.-

-Il mio è un popolo prevalentemente di agricoltori, Gioia, con una piccola percentuale di guerrieri. Dobbiamo pur avere qualche freccia al nostro arco, giusto?- Con una traccia di indecisione nella voce.

 

L’alcool le annebbiava leggermente i sensi.

Lo guardò.

 

Bene.

 

Come se fosse la prima volta.

Ed, in un certo senso, lo ERA.

 

Un volto….interessante.

Improprio definirlo bello, ma di una imperfezione accattivante.

Piacevole a guardarsi questo sì, e soffuso di una certa ironica bonomia di chi ha visto e sentito molto.

Quasi TUTTO.

Ed ha deciso di prendere la vita con leggerezza.

 

Un naso importante, “di carattere”.

Una bocca ben disegnata, con il labbro inferiore pieno, leggermente tumido.

 

E gli occhi….

 

Scuri.

Ridenti e compiaciuti per l’effetto provocato, nei quali però lei poteva scorgere ancora una scaglia rossa.

La sua anima demoniaca, pensò lei.

 

Nel complesso, la faccia di un cherubino malizioso.

 

Gaudente.

 

Sensuale.

 

L’aggettivo le si presentò improvviso e il suo sguardo indugiò un istante di troppo sulle labbra di lui.

 

Ed una curiosa espressione, un misto di rammarico e di imbarazzo, si disegnò sul volto del Pyleano.

-E’ del tutto normale, V.-

-Cosa.- Non capiva.

Un profondo sospiro. – Che tu  ti senta attratta da me.-

-COSA???!!!- Un urlo soffocato.

Altro sospiro. Lorne ODIAVA questa parte della storia. –V, la mia gente ha sviluppato queste capacità per auto-difesa. Non ci limitiamo ad assumere le sembianze di…qualcuno. Noi..-, si interruppe frustrato per cercare le parole giuste, -..facciamo in modo di essere, ehm GRADITI.-

-E quindi?- Con tono freddo, inquisitivo.

-Feromoni.- La parola cadde fra di loro.

Una pausa piuttosto lunga mentre Lorne incominciava a sentirsi non solo a disagio ma, in un certo senso, IRRITATO. Era tanto difficile da credere? – Tutte le specie rispondono a questo..STIMOLO.-

Ma andiam.., e mentre il cervello di V elaborava il pensiero uno strano istinto, una pulsione incontrollabile a toccare l’altro, la sovrastò.

COMPLETAMENTE.

La vampira allungò una mano e Lorne si  scostò velocemente, evitandola.

 

Si bloccò, pietrificata. –Cosa DIAVOLO mi stai facendo Lorne?- Arrabbiata certo, infuriata persino, ma qualcosa in fondo ai suoi occhi….

 

Ora Lorne era VERAMENTE irritato.

Cosa voleva? Non capiva che non dipendeva da lui?

-Non sto facendo NULLA, Zucchero. Funziona così e basta. Tramite contatto fisico. Niente di personale.-

-Io non ti ho toccato!-, esclamò orgogliosamente lei.

 

ancora…,le sussurrò una vocina che V si affrettò a censurare.

-Ma sei una vampira. Sensi ipersviluppati e tutto il resto.-

-E QUESTO significherebbe che puoi accendermi o spegnermi a tuo piacimento? Nei tuoi sogni, Pyleano!-, esclamò agra.

 

Ora capiva la furia di Spike. L’avrebbe strozzata volentieri.

 

Testona.

 

Si erse in tutta la sua statura e le si rivolse con un sibilo velenoso.-V se avessi voluto approfittare di..di… di questo, a quest’ora tu staresti gemendo sopra il bancone.

Chiedendomi, anzi no, SUPPLICANDOMI, di andare più forte.

E veloce.-

 

Silenzio.

 

Sono un genio, si disse il demone, dandosi mentalmente un calcio.

Ora le immagini avevano preso forma nel cervello di entrambi.

Errore.

Grosso errore.

La rabbia per un istante sovrastò la libido della vampira. –Parla per te, Sfruttamucche. Feromoni o no, io sono una che si sa controllare. Sono la Dannata Regina  dell’autocontrollo, IO!-

Entrambi ora si fulminavano con lo sguardo, un tavolo a dividerli.

-V lo sai cos’è una provocazione?- Il ghigno sul volto di Lorne non prometteva nulla di buono. –Ne hai appena fatta una bella grossa.- Socchiuse gli occhi e lasciò che le sue percezioni si focalizzassero sulla figura di fronte.

Dita invisibili si avventurarono sulla tempia di lei e scesero leggere, tentatrici lungo il volto pallido per indugiare sulle labbra della vampira. Dischiuse e si, oh si, invitanti.

La voce di lui la invase, sussurrandole cose cattive.

Cose MOLTO cattive.

Si sentiva POSSEDUTA fin nelle midolla.

E senza che l’avesse sfiorata.

Con suo interno orrore V si ritrovò ad emettere un suono strano, morbido come se fossero….

 

Fusa?

Fusa???

Oh cazzo, sto facendo le fusa anzi no sto “prrrrrando” come una gatta in calore.

 

Calore.

Mmmhh…

 

Questa linea di pensiero non ti condurrà a nulla, Ragazza, le rammentò la sua vocina.

 

Sarà, ma io sto ancora prrrrrando come una matta.

Grandioso.

Con  uno sforzo titanico, V provò a schiarirsi la voce che le  uscì  ugualmente roca, strangolata.

-Lorne ora puoi anche smettere di…fare quello che stai facendo.- Non riusciva neppure a guardarlo negli occhi.- Ha perfettamente chiarito il punto. Con le tue CAPACITA’ potresti ottenere una risposta anche da una pietra!-

Lorne ne era consapevole.

Si sentiva un po’ sciocco.

Non ci poteva essere competizione. Le sue “capacità” trascendevano le simpatie personali, le preferenze sessuali,  il giusto e sbagliato.

Facevano leva sull’istinto primario comune ad ogni specie, umana e non.

Sicurezza.

Conforto.

La spinta all’accoppiamento.

In nessun modo V poteva sfidarlo su questo campo.

Né resistergli.

Quindi…  sapeva benissimo di poter smettere.

 

Il problema (perché diverrà un problema, Amico, e tu lo sai), il piccolo, piccolissimo, minuscolo problema era che….. lui non VOLEVA smettere.

AFFATTO.

 

Perché adesso la tensione fra di loro aveva assunto le sfumature di un antagonismo squisitamente sessuale.

Perché LEI lo aveva provocato (davvero Lorne?), costringendolo a rivelare una parte di sé, il suo amore per Fred, la sua amarezza, la sua gelosia verso Spike, il suo sentirsi talvolta inadeguato che aveva sempre seppellito nel suo io più profondo.

Sentimenti negativi, SBAGLIATI, meschini che Lorne aveva consapevolmente incatenato nei recessi della sua anima.

Sopiti.

Ma non cancellati.

E non per la prima volta il demone pensò ad Angel.

E ad Angelus.

Lui ed il vampiro avevano in comune molto  di più di quanto il pyleano fosse disposto ad ammettere.

 

Un cuore cattivo.

O forse solo…umano?

 

C’erano molti  “perché” per quello che stava facendo.

Ma forse il più importante, il più VERO, era che voleva vedere cosa si nascondeva sotto la facciata insolente di LEI.

Della Straniera.

 

All’improvviso V si ritrovò libera.

Quel senso di costrizione..di urgenza si era dissolto.

Respirando più liberamente, gli si fece vicino.

-Scusami Lorne, la mia boccaccia talvolta…- Non terminò la frase, scuotendo la testa.

Si mise a ridere.

Il pyleano la fissò.

La sapeva bella ma per la prima volta gli parve di vederla così da vicino.

Vide la grana della pelle translucida del colore della porcellana, la sottile cicatrice, quasi invisibile vicino alle labbra,  la morbidezza delle labbra.

Percepì il profumo di lei ad un gesto che V fece per allontanare dalla tempia una ciocca di capelli scuri.

A dispetto del suo  status di vampira sprigionava un’impressione di vita calorosa.

Di colpo tese le mani verso quell’oggetto attraente e lo afferrò.

Lo trovò stupendamente pieghevole.

Si chinò verso quella bocca che sorrideva.

Era saporosa e fresca come si poteva desiderare, la dischiuse, trovò i denti, lisci e duri come piccole perle…

Lo stupore di V fu così grande che la vampira rimase senza reagire, la testa rovesciata sotto la pressione del bacio fino a che il calore di quella bocca la penetrò e la fece trasalire con violenza.

Allora le sue mani si contrassero sulle spalle di Lorne.

Ansimando lo fissò e….

L’improvvisa frustata di un desiderio animale la percorse.

E questa volta bruciava da DENTRO.

Vi si univa una certa perversa curiosità di conoscere di persona i talenti di questo demone così singolare.

Ma il sentimento principale era la meraviglia.

-Lorne…-

Ma il pyleano era andato ormai oltre.

Con un gesto spazzò via bottiglie e bicchieri e la adagiò sul bancone.

-Qui?-, domandò lei, gli occhi già socchiusi dal piacere.

-Demone sono e demone resto, Gioia.- Le sfilò la maglietta  ed i pantaloni ed indugiò, osservandola.

 

Non era però il momento giusto per le attese.

 

-Dentro.-, gli sussurrò lei.

-ORA.-

 

-Come la Mia Signora comanda.-, rispose lui.

 

 

E spinse.

 

---------

 

Era dura.

E morbida.

E decisamente più esplicita di lui.

Pareva che questo a L.A. fosse permesso.

Lorne sentiva un ritmo salire lungo la sua spina dorsale.

Sinuoso come un serpente.

Sinuoso come lei che lo stringeva tra le gambe per non lasciarlo andare

Il demone non lo riconobbe, non avrebbe potuto, ma V sì, ricordava i musicisti cubani che aveva conosciuto, i loro strumenti, il rullare costante del tamburo alto, le oscillazioni orizzontali delle conchiglie di zucca, il passo più rapido del tamburo a clessidra e la spinta scendente dello iya, il più grosso di tutti, quello con il tono più basso e con un tondo di resina rossa al centro che più si scaldava più si allargava, finché V stessa non si sentì tesa al punto di spezzarsi, senza fiato, mentre lui continuava, con il cuore che pulsava come una macchina rimasta ferma per secoli.

 

E mentre nel resto della Città degli Angeli si combatteva, si gridava, si fotteva, si moriva, Lorne pensò:

 

Questa è l’onda che porterà via la sabbia, rovescerà le case e inonderà le strade.

 

 

Questa è l’onda.

 

 

Questa è l’onda.

 

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-Ci dovremmo spostare.- Il bancone era davvero scomodo.

Un grugnito non compromettente.

-Potresti tradurre gentilmente il tuo bofonchiare, Pyleano?- V si inarcò leggermente dando un colpetto, gentile ma non troppo, al fianco del demone che le gravava sopra.

-Ugrrrfrrrrn.- La testa di lui era seppellita fra i suoi seni, i capelli le solleticavano la pelle ancora sensibile.

Un altro colpo al fianco, più deciso stavolta.

-Lorne se hai paura che io inizi con la solfa  “oh mio dio cosa abbiamo fatto andiamo a cospargerci il capo di cenere” fidati non sono quel tipo di vampira, IO.- Un occhi scuro la fissò da sotto una massa di capelli arruffati. –E che tipo saresti allora V?-

Un sorriso demoniaco le apparve sul volto.- Se continui a gravarmi addosso a peso morto non lo scoprirai mai.- Gli sussurrò maliziosa.

Un attimo e il mondo per V si capovolse completamente e lei si ritrovò a cavalcioni di un demone molto ATTIVO che le restituiva il sogghigno.

 Con gli interessi.

 

Hip Hip Hurrà per la superagilità vampirica unita alla superforza demoniaca.

Se fossimo stati due mortali a quest’ora io avrei le costole spezzate e lui la schiena rotta.

 

-Allora Zucchero? Tutto questo gran parlare da Cattiva Bambina e poi?-, la motteggiò lui, inarcando il sopracciglio in modo beffardo.

E Lorne Junior sotto di lei a sottolineare, anzi PUNTEGGIARE le sue parole.

 

Sfida accettata.

 

V iniziò a scivolare dolcemente all’indietro con lo sguardo incatenato in quello di lui depositando una serie di piccoli morsi lungo le spalle, il petto gli addominali, l’ombelico. –Lorne ti ho già- morsetto-illustrato- morsetto- i vantaggi del fare sesso- morsetto- con qualcuno che non ha bisogno di respirare?-

Ah, ah. Lorne Junior sembra MOLTO interessato all’argomento.

Il respiro del demone divenne irregolare.

Anche il Senior, se è per questo, Ragazza.

 

-V- Quasi un gemito.

-Siiii?-

Il viaggio di lei era terminato.

-Mi stai uccidendo.-

-Oh no. Non morirai per QUESTO.-

Lorne la sentì ridere e questo acuì dolorosamente le sue sensazioni.

-Non ridere, V-, le disse selvaggiamente, il corpo che tremava incontrollabilmente, piccole scintille dietro le palpebre semichiuse, - non sorridere, non parlare, non fare altro che quello che stai facendo.

 

All’INFINITO.-

 

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Era un’idea stupida.

Puerile.

 

Ed allora perché diavolo ho acconsentito?, si chiese il demone.

 

Eccoli lì, a fare una passeggiata per Rodeo Drive, guardando le vetrine, commentando i prezzi, stuzzicandosi a vicenda come due normalissimi… bè, qualsiasi cosa fossero, sembravano NORMALI.

E parlando.

Tanto.

Tantissimo.

V si era opposta strenuamente al fatto che lui si cambiasse. –Ti preferisco versione meccanico. Mmhh..-, inarcando maliziosamente un sopracciglio e fissandolo con aria allusiva.- tutto questo olio per motori e macchie di grasso, è così…macho.- E mentre lui bofonchiava lamentosamente con rimpianto,-ma non hai visto il mio BELLISSIMO completo rosa salmone…-, l’aveva baciato con tale passione da mandargli in cortocircuito cervello, ormoni e tutto il resto.

 

E quindi ora passeggiavano.

Insieme.

Tenendosi per mano.

 

Lorne era decisamente terrorizzato.

 

-Cosa c’è?-, esclamò la vampira, osservando il suo compagno osservare furtivamente gli altri passanti alla ricerca di …qualcosa.

-V non ti senti osservata?- Il pyleano era sulle spine. Forse stava mutando di nuovo, forse la sua pelle stava riassumendo il colore verde, forse….

-Lorne, datti un calmata ok?-, V si era finalmente resa conto del motivo della sua agitazione.- Stai andando alla grande.-

-Allora perché mi sento OSSERVATO da tutti quelli che incrociamo? Ho chiazze verdi in faccia? Un tatuaggio con su scritto: Sono un demone, provengo da un’altra dimensione, ho appena spezzato un celibato durato quattro anni e amo ARETHA FRANKLIN?-

-No sciocco.-

-V….- Lei gli strinse la mano per rassicurarlo.

-Lorne siamo perfettamente integrati con la fauna locale e se ci fissano…,- una lieve scrollata di spalle,- forse è perché sembriamo, che so..FELICI.-

 

 

Felici.

 

 

Felici.

 

Lorne si fermò e la fissò negli occhi.

E vi trovò dentro una serenità che non ricordava da…non ricordava.

-Grazie, V.-

-Per cosa?- Un timido sorriso in risposta.

-Per avermi regalato un momento di felicità, Zucchero.-

-Prego, Pyleano. Sempre a tua disposizione.-

 

Riprendendo a camminare V pensò: Chiunque Tu sia ai Piani Alti, grazie. Ho trovato un amico, finalmente.

 

--------------

 

 

Più tardi, di fronte al locale.

-Allora…-

-Allora…-

Risata.

-E’ stato un pomeriggio molto INTERESSANTE.-

Le baciò la punta del naso, delicatamente, stringendola in un morbido, confortevole abbraccio che parlava di COMPLICITA’più che di passione.

Di amicizia.

E, con orrore, lei sentì  lacrime inaspettate pungerle gli occhi.

Lorne se ne accorse e rafforzò la stretta.- Sarà il nostro piccolo segreto. Sfogati.-

-Una brava vampira..-, tirò su con il naso, - non piange mai.-

-Dove hai trovato questa perla di saggezza, Zucchero?- la sbeffeggiò lui,- In un biscotto della fortuna? O nel manuale dei Giovani Vampiri?- Le sollevò delicatamente il viso.- V, gioia, tutta questa sofferenza che hai la devi tirare fuori in qualche modo altrimenti andrai a fondo.

Devi, dico DEVI venire a patti con la tua natura, con quello che sei diventata. E per farlo hai bisogno di aiuto. Angel e Spike…-

-No grazie. Preferisco non-vivere.-, lo interruppe la vampira.- Ti ho raccontato cosa è successo con Spike. Non credo che riuscirei a sopravvivere ad un round con Angel.-, concluse sarcastica.

Lui annuì. – Capisco. Però non è qualcosa che puoi affrontare da sola. L’oscurità che hai dentro bè…dal profondo ti DIVORA.- La fissò intensamente per assicurarsi che lei capisse perfettamente ciò che stava dicendo,- E Zio Lorne non ci sarà sempre a tirarti indietro e riportarti sul lato sicuro della strada. Anche se l’idea di fare Lancillotto con te mi attira. MOLTISSIMO.-

 E V lesse nei suoi occhi la confessione che quel demone buono non le avrebbe mai fatto.

Sarebbe bastato tendere una mano. Lo sapeva.

Ma non sarebbe stato giusto per Lorne.

E neppure per la ragazza, Fred.

 

E’ lunga la via per il Paradiso…

 

-Non QUESTA Ragazza, Lorne. E non oggi.-

Un attimo solo e poi…

Lorne scrollò le spalle. – Ok, ma ricordarti di portare i fiori sulla mia lapide, domani.-

-Uh?-

Senza rispondere direttamente il demone si toccò significativamente il naso guardandola in maniera espressiva.

 

Oh, merda.

 

-Avevo dimenticato. E se facessi loro annusare dell’acido per bruciare i recettori?-, esclamò speranzosa.

Lorne agitò il ditino,- Cattiva V, cattiva, non si parla così del proprio Sire. E poi non credo che funzionerebbe. Rassegnati, nell’attimo esatto in cui entrerai alla W & H, Spike ed Angel sapranno subito COSA hai fatto.

E con CHI.-

La vampira rialzò il capo orgogliosamente. – Non devo rendere conto loro dei miei amici.-

-Per LORO noi non siamo amici, siamo due che hanno…-

Gli poggiò l’indice sulle labbra.- Non dirlo. PER FAVORE.-

 

Dov’era il cinismo?

Dov’era l’insolenza?

Questa era solo vergogna.

–Va bene.-, accondiscese lui.- Non lo dico.-

Il sorriso di lei, se possibile, divenne ancora più ABBAGLIANTE…..

 

La freccia si conficcò a pochi centimetri dal cuore.

Lorne vide quel sorriso congelarsi, gli occhi di lei dilatati in un’espressione di dolorosa sorpresa ma,  la cosa più TERRIBILE, fu che il sorriso di V rimase mentre la vampira si accasciava fra le sue braccia.

 

Simile ad un’angelo caduto.

 

 

Quando Lorne urlò, i finestrini delle auto vicine esplosero in mille pezzi.

 

------------

 

 

 

Sul tetto dell’edificio antistante una figura in nero smontò rapidamente la balestra ad alta precisione modificata per lavori “speciali” come quello appena compiuto.

Sempre con la stessa misurata calma che denotava una lunga consuetudine, l’uomo cancellò le impronte ed ogni segno della sua presenza e ridiscese per le scale antincendio. Giunto nel vicolo, abbandonò gli abiti ed i guanti in un bidone dei rifiuti e si avviò con passo calmo, noncurante, verso una macchina. Dalla giacca di buona fattura ripiegata sul sedile posteriore trasse un cellulare e fece due telefonate.

La prima  fu brevissima.- Incarico eseguito.-

La seconda…- Tamy, piccolina, mi passi la mamma? Si tesoro, ti voglio bene anche io.-, una pausa ed un rumore di passetti in sottofondo, - Marge? Scusami, lo so, ma questi dannati avvocati giapponesi lavorano con il LORO fuso orario.- Un breve borbottio dall’altro capo del telefono.- Prometto che mi farò perdonare. Sarò a casa fra dieci minuti. Scaldami un po’ del tuo fantastico arrosto, d’accordo tesoro? Ti amo.-

Entrò in macchina, agganciò la cintura, UN BUON PADRE E’ UN GUIDATORE PRUDENTE, recitava l’adesivo vicino al cruscotto della station-wagon e quando girò la chiavetta dell’accensione l’esplosivo innescato da un detonatore mistico tramite forza del pensiero si attivò e la palla di fuoco si levò fino al cielo.

 

Gavin Trucker.

 

Responsabile dell’ Ufficio Relazioni Pubbliche della Wolfram & Hart.

In forza alla Sezione Progetti Speciali.

 

 

 

Non fu una gran perdita.

 

 

 

 

 4- (seconda parte) continua

 

 

Bonds

 

Capitolo 5

 

                                                                                                          “Mi chiamo Ford. Faccio film.”

Il regista John Ford davanti alla Commissione McCarthy.

 

 

Il capitolo è dedicato ad Arianna.

La sua Stella ora è più grande e lucente che mai.

Auguri Cara.

 

 

 

 

Paid my dues

 

-A che ora devo passare a prenderti, Fred?-

-Penso che vada bene per le 7. E, Gunn, ricordati di vestirti in modo, cito le parole di chi tu sai, “appetibile”.-

-Dimmi di nuovo perché lo devo fare.-

-Perché Lorne è tuo amico, perché te lo ha chiesto gentilmente e, cosa ancora più importante, perché se non lo farai, ha promesso di far cantare a me,te, Wes e Harmony “Mama Mia” degli Abba.

A CAPPELLA.-

-Ehi, ma quelli erano tutti bianchi!-

-Appunto.-, ammiccò lei.

-Vada per l’eleganza.-, capitolò Gunn, disturbato dall’immagine di pantaloni a zampa d’elefante collanine e fiori nei capelli che si era formata nel suo cervello.

-E gli altri?-

-Wes ed Angel arriveranno più tardi, dopo il tramonto. Quanto a Spike….-

-E’ qui alle tue spalle e si sente un grosso idiota.-

Fred si voltò e si trovò a pochi centimetri dalla faccia del vampiro biondo.

-Ah sei TU.-, commentò fredda. – Vuoi passarmi sopra come uno schiacciasassi o farmi volare dall’altra parte del corridoio?-

Lui si dondolò leggermente sui talloni ma non sfuggì lo sguardo della ragazza.- Sfogati, Fred. Me lo merito. Mi sono comportato come un vero bastardo con te, mi dispiace.- Nel dirlo le rivolse quell’espressione irresistibile, un misto fra spavalderia e timidezza, totalmente “made in Spikonia”.

La dovrebbe brevettare, pensò lei, incapace di restare ancora in collera. Non era nella sua natura e poi le parole di Wes le risuonavano ancora nel cervello. Gli rivolse un timido sorriso che ne provocò uno aperto sul quello di lui, e le fece saltare più di un battito.

 

Che affascinante bastardo che sai essere, amico.

 

Un pensiero POCO amichevole da farsi ma, ehi, si era ripromessa di essere più comprensiva mica di darsi alla santità.

 

Un improvviso trambusto e videro sfrecciare gli agenti della sorveglianza verso l’atrio. Più voci, tra le quali riconobbero quella di Lorne. –Lasciatemi passare, maledizione. Non vedete che è un’EMERGENZA??!! Devo vedere Angel, teste di rapa!!-

Gunn, seguito da Fred e Spike si inserì con decisione  nella piccola folla che si era creata e con indubbia utorità si fece largo alla ricerca del Pyleano. Non capiva il problema. La figura di Lorne era familiare a tutti gli addetti dello studio.- Cosa succede, ragazzi? Non sapete più riconoscere…- Si bloccò, confuso. Si era sbagliato. Lorne non c’era. Attorniato dagli addetti alla sicurezza c’era un uomo alto, bruno con  gli abiti sporchi di sangue e fra le braccia una donna.

L’avvocato di colore la riconobbe a stento,  così bianca, IMMOBILE.

E tutto quel sangue….

L’uomo si girò con un’espressione di furia a malapena contenuta. –Branco di idioti, ma non vedete? E’ ferita!! Dovete chiamare Angel. SUBITO!!!-

E Gunn, Fred e Spike provarono un’insolita sensazione ascoltando la voce del loro amico demone uscire dalle labbra di quell’uomo. Un’effetto straniante, quasi di playback.

Ma prima che potessero fare domande, lo sconosciuto li vide.- Gunn, Fred, grazie al cielo. Dite agli scimmioni di spostarsi. V è stata colpita da un dardo. L’ho estratto ma credo che fosse avvelenato. Sta peggiorando.-

-Lorne..-, sussurrò timidamente Fred, ad occhi spalancati.

-Bambina, per le spiegazioni ci sarà tempo dopo. Ora…-

-Dalla a me.- Spike era davanti a lui. L’odore differente, ma era Lorne. E vi era qualcos’altro. L’odore di V.

Intorno a lui.

SU di lui.

Il vampiro indurì la mascella e per un attimo i suoi occhi virarono al giallo. L’altro vide e comprese.

Rafforzò la presa sul corpo femminile tra le  sue braccia e ricambiò con uno sguardo gelido.

-No.

A .

TE.

NO.-

Il demone dentro Spike urlò inferocito e il vampiro si trattenne a fatica dall’afferrare l’altro e lacerargli la gola.

Un movimento alla sua sinistra. Angel e Wesley erano lì. Per un breve istante tutti rimasero fermi, quasi congelati.

Come una dannata bolla temporale, pensò Spike. Poi…

-Me ne occuperò io. E’ al sicuro ora.- E con estrema delicatezza, Angel accolse il peso della donna fra le braccia e iniziò a camminare velocemente verso l’ascensore.

-Gunn, allerta i medici dello studio e i maghi. Wes, voglio sapere di quale sostanza si tratta e qual è l’antidoto. Fred, te la senti di dare una mano in laboratorio?- Senza rispondere, la ragazza annuì.

In ascensore V riprese conoscenza. Spike se ne rese conto per primo.

-Tranquilla, Dolcezza andrà tutto bene.- Nel dirlo incrociò lo sguardo di Angel.

Era una pietosa bugia ed entrambi ne erano consapevoli.

La vampira tentò di sorridergli, sorridergli e di articolare qualche parola. –Shhhh, non sforzarti.-, ma QUELLO doveva essere davvero importante perché lei, a dispetto della debolezza, riprovò ed allora lui si avvicinò al suo volto, occhi negli occhi e lei pronunciò due parole e poi perse conoscenza.

Quando  l’ascensore raggiunse il piano le porte si spalancarono e gli occupanti uscirono tutti in fretta.

Tutti, ad eccezione del vampiro biondo.

Allo sguardo interrogativo di Fred rispose piattamente, - ci vediamo più tardi.-,  e la ragazza si ritrovò di fronte ad una porta chiusa.

 

 

---------

 

 

L’attesa era interminabile.

Snervante.

 

 

Angel non aveva detto più una parola dacché avevano sistemato V nella sua camera.

Si era limitato a  sedere là, davanti al letto.

 

Impassibile.

 

Gunn e Wesley si scambiarono un’occhiata.

 

-Angel, vedrai che riusciremo a salvarla.-

-Fred è al lavoro, Uomo, e tu sai quello che significa. La ragazza è un cervellone e, in men che non si dica, puff e ti servirà la soluzione su di un piatto d’argento.-

 

Nessuna reazione.

 

Male. Molto, molto, MOLTO Male., pensò l’Osservatore.

 

-Maledizione Angel non puoi sentirti responsabile. CHI poteva prevedere…-

-Io, Wes.

IO potevo.- Le parole precise, nitide.

-Io conosco V. Io conoscevo i pericoli che comporta questa città. Credi che quello che è avvenuto sia stata una  semplice casualità? Casualità è finire impalettati da una scheggia di una cassetta di legno durante una rissa da bar.- Il tono sempre calmo, immoto, spedì un brivido gelido lungo la schiena degli altri due uomini.

-E’ stato un agguato, Wes. Un FOTTUTO agguato rivolto a colpire ME. Tramite LEI.-

-Non crederai che…- Gli occhi dell’Osservatore erano spalancati per la sorpresa.

Un suono secco.

Angel rideva.

 Se quella poteva chiamarsi una risata. – Ma è OVVIO Wes. Come è ovvio che non riuscirò mai a  sapere CHI ha dato l’ordine. LORO si saranno già affrettati a coprire le tracce.- Lo sguardo del vampiro si fissò infine sui volti dei suoi amici.

Amici.

Wes sentì la pelle della base del collo raggrinzirsi.

 

-Solo che LORO questa volta hanno commesso un piccolo errore  di valutazione.- Angel si era alzato con un unico, fluido movimento e si stava dirigendo verso la porta.

 

Una pausa e Gunn si dimenticò di respirare.

 

-Nessuno, NESSUNO può far del male alla mia FAMIGLIA.-

 

Gunn deglutì a vuoto.

-Angel, amico, non credo che rimanere solo adesso. Dovresti sfogarti, aprirti…-

Il vampiro si fermò sulla soglia e si voltò lentamente.

E l’avvocato desiderò di non aver parlato.

-Gunn, non voglio esternare i miei sentimenti, non voglio aprirmi. Voglio solo trovare il responsabile.  E voglio guardarlo negli occhi.-

-E  dopo?- A suo credito, la voce di Wesley non mostrava traccia di debolezza.

- Allora ESTERNERO’ i miei sentimenti.-

 

Clic.

 

Quando la porta si richiuse Gunn si sedette su una sedia. O per meglio dire ci si AFFLOSCIO’.

-Wes?-

-Si?-

-ORA posso iniziare a tremare?-

-Si, ora puoi.- L’Osservatore fissò il giovane avvocato di colore .

Che, per quanto era possibile, era  livido. – Uomo, è in questi momenti che ringrazio il Cielo di avere Angel dalla nostra parte. Ti giuro che è riuscito quasi a farmela fare nei pantaloni anche più di quando era Angelus.-

-E non hai ancora visto nulla, Gunn.- Wes si massaggiò delicatamente la nuca irrigidita per la tensione.

L’altro inclinò la testa in una posa interrogativa.- Mi stai dicendo che esiste qualcosa di più spaventoso di Angel sul piede di guerra?-

-Oh si.- Wes annuì con convinzione.- Non hai ancora visto Angel E Spike sul piede di guerra.-

 

 

-------

 

-Hai trovato qualcosa?-

-Negli ultimi quindici secondi dall’ultima volta che me lo hai chiesto, Lorne?-, esclamò Fred esasperata,- la risposta è ancora NO.-

-Ci deve essere qualcosa che possiamo, che posso fare…-

-Certo che c’è. Siediti e lasciami fare il mio maledetto lavoro!-

Il demone inspirò profondamente tentando di calmarsi. –E’ solo che…mi sento così IMPOTENTE.-

-Ci vuole tempo, Lorne. Ho buttato giù dal letto tutti i tecnici e gli addetti di laboratorio. Scopriremo ben presto di quale veleno si tratta.- La ragazza non ricordava di averlo MAI visto così preoccupato, così SCONVOLTO.

Mai.

-Era lì, Fred mi sorrideva e poi mi è caduta fra le braccia e tutto quel rosso, tutto quel ROSSO…- Si passò un mano sul volto quasi a tentare di cancellare l’immagine.

 

Distrailo, Fred.

 

-Uhm Lorne….cosa ti è successo, cioè come tu…-

 

Brava Fred, stordiscilo con la tua eloquenza e poi dagli il colpo di grazia con il tuo balbettare.

Sei di GRANDE aiuto.

 

-Nessun incantesimo, bambina. E’ una capacità che il mio popolo possiede ma  non andiamo in giro a pubblicizzarla.-

-Ma tu sei..VERO?- Lei allungò timidamente la mano per poi ritirarla all’ultimo momento.

Non era il SUO Lorne, questo sconosciuto così serio, così concentrato, così..attraente?

 

Ed ora Winifred Burkle…, la voce che sentiva assomigliava terribilmente a quella di sua zia Mildred quando da bambina la rimproverava per qualche marachella,  questo pensiero assolutamente SCONVENIENTE da dove ti è uscito?

Per mascherare la confusione disse la prima cosa che le venne in mente. – Non è per caso che sto parlando con una cosa disgustosa che indossa un..LORNE-ABITO?-

Il pyleano sbattè le palpebre e si ritrovò a sorridere.

Nonostante tutto.

-Credo di  averti fatto vedere troppe volte Men In Black, bambina. Mi dispiace illuderti ma qui non c’è nessun scarafaggio gigante, nessun disco volante e neppure Will  Smith che canta.-

-Allora perché non lo hai fatto prima?-

L’altro sorrise ironicamente a sè stesso. – Fino ad un’ora fa Fred ti avrei risposto adducendo mille ragioni tutte completamente FALSE ma una mia amica…-, deglutì, -una buona AMICA mi ha detto che tutto si riduce ad un unico, squallido, stupido motivo.-

Fissò la ragazza di fronte a sé. E risentì le parole di V.

 

Dalle una possibilità, Lorne.

E dalla anche a te.

 

-Avevo paura, Fred.-

-Di cosa?-

-Di me? Del vostro giudizio? Di te, forse. Sinceramente Fred ora non so più dirti il perché. Mi sembra tutto così irrilevante. L’unica cosa che conta adesso è che V stia bene.- Una morsa di terrore gli strinse il petto.

–Ho già perso una persona cara.

 Non ne voglio perdere altre.

Non più.-

 Con l’immagine di Cordelia nei loro cuori, Fred lo guardò con rinnovata fiducia e gli strinse leggermente la spalla.

 

---------

 

 

 

-FUORI, Wes.-

-Non sono Wes.- Korath si avvicinò alla scrivania dove il vampiro sedeva al buio per tentare di incrociarne lo sguardo.  –Come sta V?-

-Sta morendo.- Angel non aveva mosso neppure un muscolo.

Ed, in un certo senso, la sua completa mancanza di reazione era più terrificante di qualsiasi urlo o atto di violenza.

Korath ripensò ai files che la W&H gli aveva GENTILMENTE dato in visione su Angelus.

 

Solo uno stupido non avrebbe paura di questo vampiro, Korath, e sebbene tu fino a questo momento non lo abbia dimostrato, sei tutto fuorchè stupido, si disse facendo un altro passo avanti cautamente.

Il silenzio si prolungò.

 

E, con  sorpresa del Grindell,  fu il vampiro bruno a parlare per primo in tono discorsivo, quasi a se stesso.

-Sai, la cosa terribile di quando riacquisti l’anima è l’orrore che ti invade al pensiero di tutto ciò che hai detto e fatto.

Come Angelus ero una vera pestilenza, Ragazzo. Il mondo era il mio campo-giochi e tutti voi i miei GIOCATTOLI.

Spike mi chiama Flagello. E’ solo un soprannome per gli altri che spesso sorridono divertiti, sapendo quanto mi dia fastidio. Lo vedono come un’innocuo scherzetto fra me ed il mio irritante Childe. Dio, talvolta sono così INGENUI.- Angel rigirava fra le mani un’oggetto delicatamente inciso. Korath riconobbe il Lothac di V. - Ma dubito che Spike scenderebbe nei particolare se qualcuno, Gunn o Fred gli chiedesse di  ricordare COME ho acquisito quel titolo.

Oh si, loro hanno conosciuto Angelus.

Ma, fidati Ragazzo, ti posso assicurare che non mi hanno visto al mio meglio.

O al mio PEGGIO, dipende dai punti di vista.- Un sorriso sottile.

-Dovrebbero ringraziare ogni giorno le Forze del Bene che quella terribile belva non circoli più a piede libero su questa Terra.

Eppure….- E Korath fu sicuro di non voler SENTIRE quello che l’altro stava per dire.- Quando ero,  quando SONO Angelus c’è qualcosa di così PURO nel mio agire.

Il demone è completamente libero.

Nessun rimorso.

Nessun senso di colpa.

Nessun dubbio o indecisione.

Solo una..completa CHIAREZZA.

Qualche volta, oggi ad esempio,…mi MANCA quella chiarezza.-

 

Korath voleva uscire da quella stanza. Lontano da quella figura seduta. Lontano da quell’anima. Lontano da tutto.

Perché quello che stava dicendo Angel si rifletteva nel suo sguardo.

E nessuno avrebbe potuto sostenere quello sguardo.

Senza desiderare di nascondersi nel buco più profondo dell’Alaska.

O in un’altra dimensione.

 

Un’altra dimensione è decisamente preferibile.

 

Lo sguardo del vampiro si fece meno sfocato e i suoi occhi di ossidiana si focalizzarono sul suo riluttante interlocutore. –Cosa ci fai qui ad ogni modo, Korath?-

-Nonostante tutto lei è la mia famiglia, Angel.-

-Pensavo avessi rinunciato a questo diritto quando l’hai ripudiata.- Calma piatta nella voce.

Korath  represse il desiderio di urlare e di sbattere i pugni come un bambino. Lo sforzo per mantenere un tono basso si riverberò nella voce.

-Non sono perfetto, Vampiro. Tu non mi piaci. E non mi piace neppure quell’altro. E non mi piace il fatto che V sia legata a voi. E non mi piace il fatto che, per quanto io possa negarlo, so che voi due siete il SUO problema. Ed al tempo stesso la sua CURA.-

 Appoggiò lentamente le mani sul tavolo e si chinò leggermente in avanti. Flagello d’Europa o no, qui si stava parlando della sua sorellina.

V.

Quella che gli aveva insegnato a cantare.

Che lo aveva consolato la prima volta che si era sbucciato il ginocchio.

Che gli aveva fatto scoprire quei semplici gesti d’amore così comuni fra gli esseri umani e così rari fra i demoni.

Quindi… al DIAVOLO la cautela.

-In questi due anni V non ha fatto altro che sopravvivere. Non vivere. Sopravvivere. Sempre  alla ricerca di..qualcosa. Una ragione, credo. O semplicemente qualcuno con cui sfogarsi. E’ una condizione solitaria la sua.

Sempre stata ,anche prima di diventare vampira.

Quando ha saputo che dovevo venire qui è diventata una statua di sale. E dopo è venuta a cercarmi. E per la prima volta in vita sua mi ha chiesto un favore. A me. Al suo fratellino minore. Di portarla con me. Perché non si fidava di venire da sola, mi ha detto. “Troppi ricordi.”

E poi arriviamo qui e lei è di nuovo VIVA. Perché ci siete voi due.

Ed adesso è in quel letto.

Ed io sono spaventato, Angel. Terrorizzato di perderla. Di nuovo.

Si FOTTA la W & H.

Si fotta Dracula e si fotta anche la Quitters Inc.

Tu hai nemici potenti, vampiro. Ma V ha scelto di stare dalla tua parte. Di fidarsi di te. Ed io farò altrettanto.

Per lei.

D’accordo?-

 

Bel discorso Korath. Forse sarebbe stato più efficace se fossi riuscito a controllare la sudorazione e la tachicardia che OVVIAMENTE questo vampiro ha avvertito, ma, come dire, nessuno è perfetto.

 

-Vampiri con anima.-, brontolò.- Non poteva fare scelta peggiore.-

-Questo significa che ci stai dando la tua benedizione?- Sempre impassibile, ma con una scintilla in fondo agli occhi…

-MAI in questa vita!-, esclamò l’altro.- Ma per ora…tregua.- Si sorrisero lievemente. Angel si alzò dalla potrona ed aggirò la scrivania.

-Andiamo a vedere se hanno fatto qualche progresso.-

Sulla porta.

- Angel…-

-Si?. Korath appoggiò la mano sulla spalla e strinse fino a sentire lo scricchiolio delle ossa. L’altro non si mosse.

-SALVALA.

E se per riuscirci devi rimandare la tua anima all’inferno..FALLO. Intesi?-

-Intesi, Korath, e….-, un fuoco freddo brillò negli occhi del vampiro, -BENVENUTO IN FAMIGLIA.-

 

-------

 

 

-Allora?- Lei aveva le gambe accavallate, un atteggiamento indolente che contrastava con quello indaffarato degli altri e fumava.

In continuazione.

-Eve, risparmiami le tue ipocrite parole di conforto. Solo perché siamo stati a letto assieme non significa che adesso V sia tua COGNATA.- Tutti si fermarono. E Wesley, nonostante tutto, ammirò la compostezza dell’altra.

-Nessuma parola ipocrita. Volevo solo sapere qual’è la situazione.-

-Sta male e il vostro laboratorio e i vostri esperti non sono riusciti ad indentificate un maledetto NULLA!-

-Ci vuole tempo.- L’Osservatore inglese era chino su un grosso libro e stava sfogliando lentamente le pagine, osservò  Korath, come se tentasse di concentrarsi.

Ma le pagine erano bianche.

O forse no?

La sua attenzione fu distratta dall’ingresso di Fred seguita da Lorne. La giovane ragazza aveva un’aria stanca e profondi cerchi sotto gli occhi. – Abbiamo ristretto il campo a 15 differenti tipi di veleni. Naturali e mistici. I sintomi sono troppo generici: si potrebbero applicare a varie sostanze. E creare un antidoto richiede…-

-TEMPO.- Lorne sbuffò, - Odio questa parola.-

Nel silenzio si udì lo scatto dell’accendino.

-Eve-, scattò esasperata Fred,- potresti evitare ALMENO di fumare? Non vorrai far scattare l'allarme anti-incendio.-

-Oh, come siamo virtuosi, Dorothy. Veniamo scaricati da Spike, il nostro migliore amico ha qualche segretuccio che preferisce confidare ad altri, anzi ad ALTRE e noi proviamo anche a salvarle la vita?

Ma come siamo buone, giuste e corrette.-

-Eve..-, Fred strinse i denti e quasi sputò le parole,- Vattene. ORA.-

Si sollevò lentamente, gli occhi di tutti puntati su di lei con una gamma di espressioni che andavano dal semplice disprezzo al disgusto. Solo in quelli di Korath vi era qualcos'altro.

-Korath vogliamo andare a definire gli ultimi accordi prima del briefing di stasera?-

-No.-

 La donna si bloccò, per poi voltarsi lentamente. -No?-

Il giovane demone scandì le parole attentamente. –Ho deciso che non c’è nulla da perfezionare, Eve. NULLA.-

E la donna recepì perfettamente il messaggio sottinteso.

 

Offerta respinta al mittente.

In blocco.

 

Nessuno comprese  la risata di lei in cui si mescolavano amarezza, rabbia, paura e…sollievo.

 

Mi hai fottuta, Cucciolo.

In tutti i sensi.

 

-Come credi, Korath.-

Una puttana si, ma con orgoglio.

 

Alla fine mi toglieranno tutto all’infuori di questo.

Ma prima…

 

Risollevò il volto, la consueta maschera di malizioso cinismo al suo posto. Attraversò la stanza e dopo aver aspirato un’ultima boccata schiacciò la sigaretta nel posacenere. E poi soffiò il fumo direttamente in faccia all’Osservatore che inizò a tossire e lacrimare.

-Vi lascio allora. Frequentare dei FALLITI mi deprime alquanto. Ci vediamo, gente.-

Il suo profumo sensuale e costoso aleggiò nell’aria anche dopo che se ne fu andata.

-Che STRONZA.- Fred era sicura che non esistesse donna più odiosa di quella.

-Effettivamente non la eleggerei mai Miss Simpatia.-, commentò Wesley distrattamente. Non era quella la sua priorità,ora. Si concentrò nuovamente sulle pagine del Pancompendium e….

Un attimo.

Quel passo… l’Osservatore cominciò a tremare per l’eccitazione.

-L’ho trovato.- La voce era bassa ma si fece silenzio come se avesse urlato.

-Ne sei sicuro, Wes?-, chiese quietamente Gunn.

-Era così SEMPLICE, mi domando a cosa diavolo stessi pensando..-

-Wes? Wes???WES??!- L’uomo si riscosse. –Cosa?-

-Ci vuoi dire cosa diavolo è o te lo devo estrarre dal cervello?-

E Wes realizzò che Lorne l’avrebbe fatto. Sul serio.

-Scusate.- Profondo respiro.- E’ comunemente chiamato L’Assassino dei Morti.-

-Bene, Uomo ora Fred troverà il rimedio giusto e..-

-Lo conosciamo già, Gunn.- Korath si tese. L’Osservatore non sembrava sollevato. Anzi.

-Esiste un unico antidoto a questo veleno.-

-Quale?- Battè il piede impazientemente Fred.- Wes, non è il tempo per i giochi.-

-Il sangue di una Cacciatrice.- Stupore, schock e l’improvvisa comprensione sui volti dei presenti.

-E Buffy è irrintracciabile.- Wes non riusciva a guardare Angel.- In Europa. E a noi non rimane più molto tempo prima che il processo diventi IRREVERSIBILE.-

-Oh, CAZZO!- E sentirlo dire da Fred li fece sobbalzare tutti. Korath chiuse gli occhi.

 

Era finita.

 

Quando li riaprì, Angel era in piedi. –Wes. C’è un altro modo. Concentrati e trova un’incantesimo di localizzazione. E’ semplice, non dovresti avere problemi.-

Wes scosse la testa.- Angel non hai capito. E’ INUTILE provare a cercare Buffy. E’ troppo lontana e …-

-Non devi cercare LEI.- Wes ci arrivò subito. O quasi.

-Faith.-

-E’ negli Stati Uniti. Trovala.-

-E poi, Angel?-

Il vampiro troncò la domanda con un gesto della mano. – Dov’è Spike?-

-Mi ha detto che aveva qualcosa da fare.-, rispose Fred.

-Vado a cercarlo. Avremo bisogno anche di lui.-

-Ti accompagno.- La voce di Lorne tagliò l’aria della stanza. Senza neppure voltarsi il vampiro annuì.

-Trovala, Wes. E poi chiamami.-

Rapidamente anche gli altri uscirono. L’Osservatore inglese rimase qualche istante da solo prima di chiudere il libro, con un’espressione pensierosa sul volto.

 

Era stanco.

E affaticato.

Ma era sicuro di una cosa.

 

Il passo prima non c’era.

 

-------

 

In ascensore.

-Sai dove trovarlo?-

-Conosco Spike.-, fu l’asciutta risposta.

 

Tutto fuorchè il silenzio.

TUTTO.

 

-Non mi chiedi nulla, Angel?-

-Ho già ANNUSATO la novità, Lorne.- Senza espressione.

Il pyleano si agitò nervosamente.

 

Cosa ti aspettavi Lorne? E’ Angel, il Signore del Rimugino. Non ti puoi aspettare salti di gioia.

 

Ed un altro pensiero a fare compagnia al primo.

 

Come cazzo fa a rimanere così calmo quando io vorrei urlare e sfasciare tutto. E’ solo un bastardo senza cuore.

E V che si preoccupava per lui.

Fatica sprecata.

 

La rabbia era un’emozione inutile lo sapeva. Ma era troppo.

E in Lorne qualcosa scattò.

Con pesante sarcasmo provocò volontariamente l’altro. –Angy-baby se non vuoi uccidermi dovresti CONGRATULARTI allora!-

Si ritrovò schiacciato da Angel contro la paratia dell’ascensore, una morsa di ferro alla gola, proprio nell’attimo in cui le porte si aprirono sul parcheggio sotterraneo della Wolfram & Hart.

-Cosa ti ha dato l’impressione che io non voglia ucciderti, Lorne?- A dispetto del tono quasi bonario la stretta alla gola non accennava ad allentarsi. Anzi.

-Il primo errore che hai commesso, PASTICCINO, è stato quello di presumere che Spike sarebbe stato il tuo GRANDE problema.- La morsa si intensificò.

E così il dolore.

Angel avvicinò il viso fino a sussurrargli nell’orecchio.- Questi ERRORI costano cari, amico mio.-

Con gesto noncurante lo fece volare oltre una macchina.

Il pyleano sbattè violentemente su una fiancata accasciandosi come una marionetta senza fili, tossendo violentemente, la vista appannata ed un sinistro scricchiolio nel petto. Senza poter fare nulla vide Angel camminare indolentemente verso di lui, un’espressione rilassata sul volto perfetto ma i suoi occhi…

Gli occhi del vampiro viravano dal nero al giallo paglierino in modo affascinante e terrorizzante al tempo stesso.

 

Sarà questa l’ultima cosa che vedo?, si chiese Lorne , immerso in una sorta di doloroso stupore.

 

E Fred che si domandava sempre cosa ci fosse dietro la sua calma impenetrabile.

Bambina, ti auguro di non saperlo mai.

 

Con grazia felina Angel si inginocchiò fino a trovarsi faccia a faccia con l’altro. –Il tuo secondo errore-, riprese, come se nulla fosse,- e mi stupisco che proprio TU lo abbia commesso è quello di aver toccato qualcosa di MIO. Pensavo che dopo avermi letto e dopo aver fatto conoscenza, seppur breve, con Angelus, avessi imparato qualcosina su di  me.-

Lorne ebbe appena il tempo di dire: -V non è t..-, che venne nuovamente sollevato e sbattuto sul cofano della macchina.

Altro scricchiolio ed un fiotto di sangue dalle labbra.

 

Bye, bye Cassa Toracica. Di questo passo diventerò Lorne “Il Demone Gomma”.

A meno che Angel non decida di usare la mia pelle come scendiletto.

 

-SBAGLIATO, Pyleano.- Un ruggito.- V è MIA. Se mai esiste qualcosa in questo sudicio mondo che è mio, lo è LEI. Il sangue crea. Il sangue distrugge. E se pensavi che fosse Spike il vampiro possessivo ed instabile nella mia simpatica ma disfunzionale famigliola, bè dovevi domandarti DA CHI avesse preso queste caratteristiche. E V…..- Lorne chiuse gli occhi aspettandosi un colpo. Che non arrivò. Li riaprì cautamente e fissò il demone davanti a lui.

Non Angel.

Non Angelus.

Qualcosa di peggio. Che aveva visto solo una volta, in tutta la sua terrificante gloria a Pylea.

Ed era lì, nello sguardo nel vampiro.

-V è più mia degli altri. Più di Penn, più di Dru, più di Spike.

E’ la MIA childe.

Non di Angelus.

Mia, di Angel.

Il suo sangue mi chiama in modo che nessuno può neppure lontanamente comprendere.

E’ mio il suo corpo.

Ma soprattutto è mia la sua anima torturata e smarrita.

Mia.

SOLO MIA.-

Lorne comprese.

Qualcosa si era definitivamente spezzato fra lui ed Angel.

E ne soffrì. Perché Angel era stato DAVVERO un amico per lui. E, a dispetto del suo lavoro, di amici non ne aveva poi molti.

Conoscenti, questi sì.

Ma amici….

 

Forse se mi scusassi…

 

Ma in Lorne esisteva un nervo d’acciaio. Molti avevano commesso l’errore di ignorarne l’esistenza o di sottovalutare questo lato del carattere del demone.

La sua famiglia.

Il suo popolo.

E fu questo filo d’acciaio sottile invisibile ma presente che consentì al pyleano di sostenere lo sguardo insostenibile dell’altro e rispondere con calma irreale.

Come se non stesse per morire soffocato dalla stretta di un vampiro dieci volte più forte si lui.

-Se tenevi tanto a lei, Angel come mai l’hai lasciata alla deriva? Come mai non l’hai accolta nel tuo grande Hotel prima e poi qui alla W&H? Mancanza di camere disponibili? Come mai per gli altri sei stato un padre, fratello, mentore, Sire, amico, guardia del corpo e per lei il nulla?- Un breve strozzato colpo di tosse  e dell’altro sangue ma né lui  né il vampiro sembrarono farci caso.- Dov’eri, Grande e Potente Guerriero delle Forze del Bene durante le notti in cui lei, come un drogato in crisi d’astinenza si feriva o si stordiva con l’alcool per annullare il desiderio di bere sangue umano? Dov’eri, Misterioso ed Oscuro Giustiziere della Notte quando la sua sete si trasformava in un fuoco ardente nelle viscere così doloroso da farla contorcere ed urlare? Dov’eri, o Sommo Campione dei Poteri che Sono quando il demone dentro di lei urlava e la dilaniava per uscire e seguire la propria natura? O quando legava un paletto ad una porta e pensava che sarebbe stata solo questione di un secondo per…- Scrollò il capo. Gli occhi del vampiro non abbandonavano il suo volto.- Perché sai, ZUCCHERO, io l’ho visto. L’ho sentito. E prego Iddio o i Poteri che Sono di non sentire mai più una cosa del genere.

Un’altra cosa.

Lei è sola quanto me, Angel.

E puoi picchiarmi fino a ridurmi come uno spezzatino ma non mi farai rimpiangere nulla. E neppure rinegarlo.

Quanto al tuo atteggiamento da maschio dominante..bè te lo puoi FICCARE NEL CULO per quanto mi riguarda.-

Detto questo Lorne deglutì e chiuse gli occhi.

Il coraggio ( la follia?) che lo avevano sostenuto fino ad ora lo abbandonarono all’improvviso, così come le poche forze residue, lasciandolo esausto.

Ad attendere il colpo di grazia.

Che non arrivò.

Riaprì stancamente gli occhi ed incrociò lo sguardo di Angel, nuovamente impenetrabile.

Scomparso il fuoco.

Scomparso l’odio.

Scomparso..tutto.

-Hai chiarito il tuo punto, Lorne.-

-Ed ora?-

-Ora io andrò alla ricerca di Spike e tu in infermeria. Dal rumore che ho sentito devi avere  un paio di costole incrinate.-

Nessuna scusa.

Senza rispondere il pyleano si sollevò lentamente da solo per poi avviarsi verso al porta d’uscita.

-Lorne.-

-Si?-

-Mi sei debitore. Un giorno ti chiederò un favore. Un GROSSO favore.-

Il pyleano annuì. – E probabilmente dopo averlo fatto non ci vedremo più.-

Il silenzio fu l’unica risposta.

Sulla porta.

-E Spike?-

-Quello che farete non è affar mio. Se fossi in te però Lorne eviterei di scendere nei dettagli. Lui potrebbe non essere COMPRENSIVO come me.-

Un attimo e non era più lì.

 

 

Capitolo 5-continua

 

 

Bonds

capitolo 6

 

Questo capitolo è per Francesca.

.

Grazie.

Nessuno dovrebbe sopravvivere ai propri figli.

                                                                                                                 Antico proverbio romano

 

 

 

 

Reptilia

 

Spike non era andato troppo lontano.

Il rumore e i gemiti nel vicolo parlavano di sangue. Di violenza.

 

E soprattutto di disperazione.

 

Angel ne sentiva l’odore.

La paura del povero bastardo dal quale il suo Childe stava cercando di spremere informazioni.

E un’odore differente, che Angel non percepiva da secoli.

 

La paura di Spike.

La associava a pochi momenti.

 

Quando Dru stava  particolarmente male.

 

Quando lui era ridiventato Angelus.

 

MAI paura per sé, riflette il vampiro bruno.

 

Solo per le persone a cui teneva.

 

Povero, povero William.

 

Entrando nel vicolo lo vide buttar giù con un pugno un demone di razza indefinibile, tre volte più grande di lui e con un movimento fluido voltarsi a fronteggiare gli altri due che decisero di darsi alla fuga.

Contrariato, Spike riprese a scrollare violentemente il demone ferito.

-Dimmi. Quello.che. sai.- L’altro non riusciva a parlare, il terrore riduceva le parole ad un incoerente balbettio.

-Lascialo, Spike.-

-Stanne fuori, Angel. Qui non ci sono innocenti da salvare. Questa è FECCIA.-

-E tu non sei un giustiziere. D’altro canto, non può sapere nulla di questa faccenda. E’ stato un lavoro dall’interno.-

Spike si voltò ed il demone ne approfittò per strisciare via. –Chi te lo ha detto?- Con gli occhi brillanti come cristalli.

-Nessuno.- Angel si incamminò verso la macchina, tallonato dal vampiro biondo. –Non troverai risposte qui. E neppure una cura. Hanno usato l’Assassino dei Morti.-

I passi accanto a lui si interruppero e, dopo un lungo istante, ripresero più lenti. Come la voce.

-Bastardi. Volevano essere SICURI.- Una breve pausa. Il suo Childe era sempre stato rapido nell’assimilare i colpi.- Ok. Cosa possiamo fare?-

Angel si accomodò nel sedile del guidatore mentre Spike gli saltò accanto senza abbandonare il contatto visivo con il volto del  vampiro bruno.

Scandagliandolo accuratamente alla ricerca di ….qualcosa.

-Ho detto a Wesley di cercare Faith e di portarla qui.- Angel avviò la macchina.

-Faith…- Spike stava riflettendo. –L’idea è buona, Flagello, ma lei potrebbe non voler COLLABORARE. In fin dei conti, non conosce V e non mi ha mai dato l’impressione della Buona Samaritana.- Vi era un tono interrogativo nella voce del biondo.

Interrogativo e PRESSANTE.

 

 

Era incredibile come lui e Spike riuscissero ancora, dopo secoli di colpi bassi ed ostilità, a comprendersi senza neppure sfiorare l’argomento principale.

Spike gli stava domandando fino a che punto lui sarebbe stato disposto a spingersi per salvare V.

E  la cosa più INCREDIBILE era che gli stava lasciando l’opportunità di scegliere.

 

-In fin dei conti..-, stava continuando l’altro, gli occhi fissi sulla strada,- IO non ho mai avuto molti problemi quando si tratta di fare casino.-

 

Il sottinteso era: “ Ho già recitato la parte del Big Bad per un secolo. Non ho i tuoi stessi scrupoli e remore. E, anche se li avessi, per me la salvezza di V passa sopra a tutto. E TUTTI. Lascia che me la veda io.”

 

Spike era disposto ad attirarsi il risentimento ed il biasimo per quanto dovevano fare. E lasciare Angel pulito.

Perché quelli erano i suoi amici.

La sua FAMIGLIA.

 

E non avrebbero capito.

 

Per un breve, brevissimo istante, la mano di Angel lasciò il volante e si posò sulla spalla dell’altro.

Un contatto così lieve e casuale che Spike pensò di averlo sognato.

 

Quando si girò verso il vampiro bruno, lo vide impassibile  come sempre.

-Farai quello che devi fare, Spike.

E così anch’io.

Lo faremo ENTRAMBI.- Una lieve torsione delle labbra e un guizzo negli occhi. E Spike rivide Angelus.- Quanto a Faithy..sono sicuro che insieme riusciremo a renderla COLLABORATIVA.-

 

I due vampiri si scambiarono un’occhiata e scoppiarono a ridere. Una risata senza gioia.

 

-Sai Flagello, con anima o no, certe cose non cambiano mai!-

 

 

 

 

-------------

 

-Hai cinque minuti, Wes?-

-Per te sempre, Fred.- Le sorrise, assente. –Una tazza di thè?-

-Volentieri.- Certe cose non cambiano mai, pensò lei. Togli ad un Inglese la sua dose quotidiana di Earl Grey e lo vedrai trasformarsi in Jack lo Squartatore.

-Ho bisogno di sapere come funzione l’Assassino dei Morti. Voglio essere sicura che io e la mia equìpe saremo preparati a qualsiasi evenienza. O quanto meno a provarci.-, finì dubbiosa.

L’Inglese le dava le spalle ed era rimasto in contemplazione, od almeno così sembrava, dell’acqua del bollitore.- Sulla sua natura, Fred, sappiamo molto poco. E’ un veleno potente. LETALE per i vampiri e l’unica cura che si conosca è il sangue di una Cacciatrice. Anni fa Angel fu colpito da un dardo avvelenato e salvato da Buffy. Per i dettagli dovresti chiedere a lui.-

C’era una strana espressione sul volto dell’Osservatore ora che le era di fronte e le porgeva una tazza fumante.

 

Chiusa.

Ermetica.

FREDDA.

-Perché ho la netta sensazione che ci sia una storia dietro questa storia?-, domandò brusca Fred.

Sulle prime  la giovane scienziata pensò che non avrebbe mai ricevuto risposta poi…

-A quanto mi raccontò Giles..-, continuò l’altro con evidente riluttanza, - Angel fu COSTRETTO da Buffy a bere da lei e quando lo fece….-

-Allora?- La tensione si era comunicata anche a lei.

-La perdita di sangue fu notevole. MOLTO notevole. Buffy fu ricoverata all’ospedale e Giles aggiunse che erano stati ad un tanto così,- avvicinò il pollice e l’indice,-.. dal perderla.

DEFINITIVAMENTE.-

 

La tazza tintinnò.

 

-Wes?- L’Osservatore focalizzò il suo sguardo sul viso della ragazza. –Cosa temi ESATTAMENTE?-

L’uomo sospirò pesantemente. Non sapeva cosa dire.

Bugiardo, lo motteggiò la sua coscienza. E’ solo che non sai COME dirlo.

-Fred, Angel amava Buffy. Sospetto fortemente che la ami ancora. Hai visto quanto è leale e protettivo nei nostri confronti. Immagina cosa  doveva provare, SENTIRE per lei.

Lei lo spinse a morderla e lui…quasi la UCCISE.

Il suo Grande Amore.

Ma Buffy era anche la Cacciatrice. Ed il suo sangue per i Vampiri è l’Elisir Perfetto.-

 

La ragazza lo guardava ad occhi spalancati, sorpresa dalle sue parole passionali e veementi.

Così poco..britanniche.

 

-Ti rendi conto..-, si fermò per concentrarsi, - ti rendi  veramente CONTO di quale titanico sforzo ha dovuto compiere Angel su se stesso, ferito e con il demone pericolosamente vicino a perdere il controllo, per non approfittare dell’offerta? Per non prosciugarla completamente? Non penso che nessun altro vampiro avrebbe mai rinunciato al Sangue di una Cacciatrice.

 

NESSUN vampiro.-

 

Fred trattenne il respiro. Ora aveva capito.

 

-Io e Faith non abbiamo una bella…-, un sorriso amaro,- STORIA alle spalle.-

La voce si fece più sicura e decisa.- Ma dopotutto lei ha scelto di Combattere per le forze del Bene, ha pagato il suo debito con la giustizia ed è stata di fondamentale aiuto durante il periodo con Angelus.-

 

La conclusione aleggiava inespressa.

 

-Tu non ti fidi di V. Di cosa potrebbe fare a Faith per salvarsi.- Una constatazione.

 

-Non la conosco abbastanza per potermi fidare di lei. E quello che ho visto e sentito non mi ha aiutato. Affatto.-

-Spiegati.- Gunn era entrato silenziosamente ed era appoggiato alla porta con le braccia conserte.

L’ex osservatore si passò una mano frai capelli e sospirò. –Non è per quello che ha FATTO, Gunn. Ma  mi inquieta, anzi no, francamente mi SPAVENTA l’intensità del suo legame con Angel. E con Spike non dimentichiamolo. Non conosciamo nulla del suo passato. Solo quello che ci ha riferito Angel. E ho avuto l’impressione che anche lui non ne sappia molto di più.

Sappiamo che era umana. Ma Korath la chiama sorella. E credetemi, se esiste un clan demoniaco elitario e riservato fino alla paranoia questi sono i Grindell. Sappiamo che, ed è la prima volta che accade a quanto ne so, è stata vampirizzata da Angel e Spike. INSIEME. Sappiamo che ha un’anima. Come l’ha conservata? E’ stata maledetta come Angel? Una svendita per corrispondenza?- Wes si stava scaldando.-Un’altra cosa. La più  singolare. Lo status di V rimane quello di un childe, seppur con tutte le particolarità del caso. Cosa l’ha spinta ad allontanarsi dai suoi Sire? E la risposta a tutte queste domande è: NON SAPPIAMO NULLA DI LEI!-

Fred lo fissava, la preoccupazione  accentuava le linee di stanchezza sul bel viso.

-Ma lei è importante per Angel. E per Spike. Ed in tutta onestà non mi ha dato l’impressione di essere un tipo ostile.-

 

Troppo concentrata a far sbavare il vampiro a cui tieni, giusto Winifred?

Zitta!!

-Io non farei mai nulla contro Angel-, ribattè pacatamente l’Osservatore. Ma mentre lo diceva provò una singolare sensazione. C’era qualcosa di SBAGLIATO. Ma non appena provò a focalizzare il disagio, quel breve barlume di comprensione svanì.

Come un sogno che si dissolve  negli attimi che precedono il risveglio.

-Devi credermi Fred. Non farei mai NULLA contro Angel.- Ripetè, come per autoconvincersi.

-Ma questa tua lealtà non si estende a V.- Gunn si era raddrizzato. E sebbene quanto detto da Wes non gli piacesse per nulla, non era così sciocco da non  riconoscere un fondo di verità nelle sue parole. Specialmente con lo sguardo e le parole del vampiro bruno impresse a lettere di fuoco nella sua memoria.

Nella sezione “Incubi da NON voler mai rivedere”

L’altro sbuffò frustrato.- Non è così semplice. Se per aiutare V devo mettere in pericolo Faith, bè vorrei prima provare ad esplorare TUTTE le possibilità. E sento che la preoccupazione di Angel e di Spike non mi ha permesso di fare del mio meglio in questo caso. E’ avvenuto tutto troppo rapidamente.-

Il telefono squillò e Fred si affrettò a rispondere.

Gunn fissò l’amico negli occhi.

-Se è tempo che chiedi, Amico, scommetto che sarebbe più semplice costruire una  macchina del tempo in un’ora che tentare di arrestare Angel o Spike. Penso che ti SCHIACCEREBBERO se pensassero che tu, io o Fred  ci stiamo frapponendo tra  quella vampira e la sua cura.-

-Me ne rendo conto Gunn.-

-La squadra è rientrata.- Fred li interruppe.-Li stanno portando nella sala riunioni.-

-LI?-

-Sono in due. Faith ed un uomo di colore. Dai documenti che aveva indosso sembra si chiami Robin Wood. Li hanno ehm…presi INSIEME.-

- Cosa facciamo adessoWes?-

-Non posso decidere per voi due, ma io voglio impedire che si commetta un’errore irreparabile. Sono sicuro che alla fine anche Angel si renderà conto che anteporre i suoi interessi personali al benessere di un’essere umano comprometterebbe  la sua missione ed il suo Shanshu. Siete con me?-

La domanda aleggiò nell’aria per un lungo istante poi….

-Amico, questo significa andare in cerca di guai. GROSSI. Ma… sono con te.- Gunn tentò di sorridere senza riuscirvi molto bene. Con la sensazione, fortissima, di stare TRADENDO un’amico per un altro.

L’attenzione dei due uomini si concentrò sulla terza figura.

 -Io…. Bè io non sono del tutto convinta, ma non mi è piaciuto il modo in cui Angel ci ha tagliati fuori. E dopo quanto mi hai detto, non voglio che nessuno si faccia del male.- La ragazza sollevò orgogliosamente il mento.

-Sai che non la prenderanno bene, Fred. Nessuno dei due.-  Se lei voleva salire sulla barca, doveva rendersi conto di tutte le implicazioni del caso, stabilì l’inglese.

-Capisco Wes ma in questa guerra di testosterone che si sta per scatenare un tocco femminile potrebbe impedire ulteriori disastri, non credi?- Con un mezzo sorriso.

-Amen, Sorella.- Sospirò Gunn. – Allora Wes, cosa possiamo fare? Ci vorrebbe un maledetto esercito per fermare Angel e Zanna Ossigenata e noi siamo solo in tre.-

-Non è esatto, Gunn-, lo corresse Wesley sollevando la cornetta del telefono, gli occhi azzurro chiaro sfocati e remoti.

In quel momento una parte del cervello di Gunn, la parte “stimolata” dal trattamento della Wolfram & Hart, quella analitica, lucida, impersonale  inviò un unico, gelido pensiero.

Quest’uomo, questo tuo AMICO può essere pericoloso.

Molto PERICOLOSO.

Nel frattempo Wes stava concludendo,- In questi casi sai come si dice: “Il nemico del tuo nemico è….”  Martha? Mettimi in comunicazione con la Direzione Generale. URGENTE.-

 

 

Fred impallidì.

 

------

 

 

La luce rossa si spense.

La comunicazione nell’altro ufficio era terminata.

La figura seduta alla scrivania giocherellò nervosamente con una ciocca di capelli rossi.

 

AL DIAVOLO.

 

Le dita lunghe digitarono rapidamente il numero.

 Un interno.

-Harm? Sono Martha. C’è qualcosa che devi sapere.-

 

 

-----------

 

 

-Angel?-

-Si?-

-.Sono nel tuo ufficio.- La disapprovazione era palese nel tono della ragazza.

-Arrivo subito, Fred.-

-E farai bene. Lei non mi è sembrata molto PAZIENTE. E ne ha tutte le dannate ragioni.-, mormorò sottovoce uscendo dalla stanza.

Non ABBASTANZA sottovoce, però.

-Il topolino ha gli artigli, allora.-, commentò Spike sollevandosi dalla poltrona.

.

Il vampiro biondo era rimasto seduto per più di un’ora mentre Angel si era fatto una doccia e cambiato gli abiti ancora sporchi del sangue di V. I suoi pensieri, sempre più cupi e vorticosi, erano stati interrotti solo dallo squillo del telefono, ma il suo Sire aveva preso la comunicazione nell’altra stanza e quando era ritornato si era semplicemente seduto di fronte a lui.

Ed erano rimasti entrambi così.

Al buio.

In silenzio.

Cazzo, mi sto Angelizzando, considerò con orrore Spike.

 -Fred è molto di più di quello che sembra.-, aggiunse quietamente Angel incamminandosi lungo il corridoio. Erano le prime parole che gli aveva rivolto da quando erano rientrati nell’edificio.

-Me ne sono accorto.- Al cipiglio dell’altro oppose un’espressione di assoluta, totale innocenza.

-Ehi!!!! NON in quel senso. Volevo dire che la ragazza mi piace.. E non fare quella “cosa” con il sopracciglio. E’ una mia esclusiva!-

-Quale “cosa” Spike?- Motteggiò Angel, inarcando ancora di più il sopracciglio.

-Lo sai BENISSIMO. Quella cosa lì, che significa “Non crederai di poterla fare a ME, Grande Guru del Male, Flagello delle Vecchiette e dei Barboncini, Signore  del Rimugino…”-

-Sei impossibile.- Esasperato.

-Oh, ma questo è il tratto più caratteristico della mia affascinante personalità, vero?-, concluse il vampiro biondo, allisciandosi con un gesto affettato i capelli ingellati.

-Stupido.- Ma con affetto.

-Scimmione.-

Si scambiarono un’occhiata complice.

Davanti alla porta Angel si bloccò.

Irrigidì le spalle.

 

E Spike desiderò INTENSAMENTE di poter staccare qualche testa.

Questa “cosa” avrebbe ferito il suo Sire.

Profondamente.

Ed era così fottutamente…. INGIUSTO.

 

 

Stupidi umani.

E quanto sono STUPIDI due Vampiri con anima e con il Complesso del Buon Samaritano?

 

Grrr.

 

Raddrizzò le spalle e si stampò un ghigno in faccia.

Iniziano le danze.

-Allora Flagello…giochiamo a Vampiro Buono-Vampiro Cattivo?-

-No, Spike. Il tempo dei giochi è finito.-

 

Ed entrò da solo, chiudendosi la porta alle spalle.

 

---------

 

Faith era incazzata.

 

Bè, non era poi una grande NOVITA’ per lei, ma la sua incazzatura stava raggiungendo i livelli di guardia.

 

Era incazzata con  i bastardi della W &H che l’avevano trascinata a Los Angeles.

 

Era incazzata con Robin perché era stato così idiota da tentare di disarmare uno degli uomini del commando beccandosi un bel colpo in testa e una probabile commozione cerebrale.

 

Ma soprattutto era incazzata con sè stessa per essersi lasciata  prendere come una principiante.

Cristo, erano UMANI!

 

E LEI che aveva aiutato a sconfiggere il First…..

 

B le avrebbe riso in faccia per un mese.

Ma in fondo cosa ci si può aspettare da te Faith? Sei sempre stata la Seconda Scelta, no?

 

Non ho bisogno di questa psicanalisi del cazzo, ora. Scrollò la testa e tentò di focalizzare la sua attenzione su dove li avevano portati.

E sul PERCHE’.

RAGIONA, Faith.

Ok, questo lo so fare.

Vogliono me. Non hanno esitato a colpire Robin una volta e lo rifaranno.

Sono io la Star di questo B-movie.

Per cosa?

Probabilmente qualche altro piano imbecille per iniziare un’Apocalisse e al contempo per colpire Angel, per fargli del male, per farlo ritornare Angelus…..

 

Inizialmente pensò semplicemente di aver proiettato i suoi desideri.

 

Perché dalla porta stava entrando LUI.

E Fred, Wes e Gunn.

 

Poi la realtà la colpì come una mazzata.

 

Angel non parlava.

E neppure gli altri.

Qualcosa dentro Faith morì, quando incrociò il suo sguardo.

 

-Angel…- un sussurro ed una preghiera disperata negli occhi di lei.

 

Non tu, ti prego, TI PREGO, non tu….

 

-Faith.- Rammarico nella voce ma..nulla più.

Lo sguardo della Cacciatrice si spostò lentamente sulle altre figure, il suo cervello che automaticamente rilevava la singolare DISTANZA fra Angel e gli altri.

Non solo fisica.

Accantonò l’informazione e  si concentrò sulla sua rabbia.

Incandescente.

-Cosa CAZZO succede?!-

 

Wesley, Gunn e Fred sembrarono prendere vita come pupazzi a molla.

-In realtà…-

-Ecco noi volevamo….-

-E’ accaduto questo….-

 

-Sono stato io ad ordinare che ti portassero qui, Faith.- La voce di Angel tagliò i balbettii degli altri.

Alla faccia della diplomazia, pensò Gunn con involontaria ammirazione.

-Mi scuso per il metodo ma non avevo il tempo di spiegarti.- Sembrò volersi interrompere ma poi proseguì.- E neppure di  convincerti, se è per questo.-

 

Wesley era stupefatto. Angel si stava rendendo veramente odioso. E le sue parole non facevano che alimentare il risentimento che covava in Faith.

Perché?

Gli occhi della Cacciatrice mandavano lampi assassini.

-Perché tu sai quanto ami l’AUTORITA’, vero Angel? Ed il fatto che i tuoi fantocci-, indicò gli uomini del commando che erano rimasti impassibili in attesa di ulteriori istruzioni,-siano ancora interi è solo a causa di Robin e del suo desiderio di emulare Superman. Senza tutina.-, concluse con un’occhiata d’affetto misto ad esasperazione per l’uomo di colore che si stava lentamente riprendendo dal colpo, una glock puntata alla sua tempia sinistra.

-Un colpo di fortuna.-, commentò piattamente Angel.

-Precisamente. FORTUNA.-, rimarcò la ragazza. –Ed ora, prima che inzi a prendere a calci il tuo culo vampirico per tutta la stanza, te lo chiedo per l’ultima volta: COSA. CAZZO. VUOI. DA. ME.-

Angel indurì la mascella. Non poteva dire di non esserselo aspettato.

Conosceva Faith.

Il suo orgoglio.

La sua vulnerabilità.

 

Sapeva che uno scontro diretto non avrebbe portato a nulla.

 

Sapeva che Faith, dinanzi a qualsiasi minaccia o forma di coercizione, avrebbe reagito entrando nello slayer-mode.

“Prima massacra POI fai le domande”.

 

SAPEVA tutte queste cose ma il pensiero di V, la sua sofferenza stavano risvegliando in lui sentimenti….primari.

Possessività.

Furia animalesca.

 

 Il legame sire-childe, una sorta di filo elettrico psichico, rendeva sia lui che Spike testimoni  partecipi della lotta tra la non-vita e la morte della vampira.

Sentiva il dolore di lei.

Sentiva che V stava combattendo.

Sentiva che….stava perdendo.

 

Proteggi ciò che è tuo! Ruggiva Angelus, dall’angolo più buio della sua anima.

 

E per la prima volta da più di un secolo Angel, il Campione del Bene, il Protettore del Genere Umano non riusciva a trovare SBAGLIATO il ragionamento della sua Arcinemesi.

 

Della sua Metà Oscura.

 

V è Famiglia.

Proteggi la Famiglia.

Ad ogni costo.

 

Demone E anima si trovavano d’accordo.

Le implicazioni di questo fatto erano TERRIFICANTI.

 

Ma, nonostante tutto, Angel tentò.

Perché prima di PRENDERE, voleva CHIEDERE.

 

-Faith…è molto difficile che io chieda qualcosa a qualcuno. –

 

Nella stanza c’era ora un silenzio assoluto. Lo sguardo della Cacciatrice seguiva con un’intensità quasi famelica il gioco di espressioni che apparivano a scomparivano sul volto del vampiro il cui autocontrollo era leggendario.

Così tante e così tutte assieme.

Faith non aveva mai visto Angel così……..

-Nella mia stanza c’è una donna.

Una vampira.

Sta male. E’ stata colpita dall’assassino dei Morti.- Un lampo nello sguardo della Cacciatrice bruna.- Questa persona è molto importante per me, Faith.

Ti chiedo di aiutarla.

Ti PREGO di aiutarla.-, finì con semplicità, allargando le mani davanti a sé quasi in un gesto di supplica.

 

Ed aspettò.

E sperò.

 

Il cervello di Faith era pieno di immagini.

La prima volta che aveva visto Angel.

Il loro bacio, quando lui si era finto Angelus per riuscire ad ingannare il Sindaco Wilkins.

Il rumore della freccia scoccata dalla balestra.

Ed ancora Angel, accanto a lei, che le parlava e le ripateva che c’è SEMPRE una seconda possibilità.

La lotta nel vicolo.

Il modo in cui l’aveva difesa mettandosi anche contro B, contro Buffy, Cristo.

I colloqui in prigione.

E i suoi rari, rarissimi sorrisi.

Ed il modo in cui inclinava leggermente la testa, le mani in tasca e l’impressione di volersi quasi annullare nelle ombre.

E i suoi abbracci, per me, per lo SCARTO, per quella sbagliata, per l’assassina, per la putt..

E le sembrò, incongruamente, di essere in uno di quei cartoni animati di Tom e Jerry quando Tom ha quelle conversazioni del tipo “un angelo sulla mia spalla destra, un diavolo sulla sinistra”.

Ti sta chiedendo di aiutarlo, asseriva l’Angelo.

No, mi sta chiedendo di rischiare la pelle. Il Diavoletto era più brutale.

E cosa c’è di differente dalle altre volte?

Cosa c’è di differente? Cosa c’è di DIFFERENTE?!

Si. L’altra Voce insisteva, pacata. Per salvarlo sei fuggita dalla prigione. Hai aiutato B nella lotta contro il First. Hai combattuto contro la Bestia E contro Angelus. Hai messo in gioco la tua pelle per motivi anche più futili. Quinndi,  mi domando, cosa c’è di diverso questa volta?

NIENTE. Oh, guarda, il Diavoletto è sulla difensiva.

Bugiarda. Se ci fosse B in quel letto probabilmente ti saresti già aperta una vena. Ed anche per gli altri amici di Angel.

La cosa DIFFERENTE è per CHI te lo ha chiesto.

Per una vampira.

Che non conosci.

Che non è Darla o Drusilla.

Perché, diciamocelo francamente, saresti stata più comprensiva se si fosse trattato di quelle due, giusto? Grande amore, Grande ossessione, Grande follia….ma la cosa che ti BRUCIA, Faithy è che lui ti sta pregando. PER UNA SCONOSCIUTA.

Sei gelosa. L’Angelo aveva assunto i toni da Voce del Giudizio.

Stronzate. Non è vero. Il Diavoletto si era fatto piccolo piccolo.

Oh si che lo è. La Voce era più insinuante ora.  Sei gelosa, FURIOSA che questa donna sia così importante per Angel da farti trasportare come un sacco postale da Boston a Los Angeles.

Ok, sono meschina e gelosa. Ma rimane il fatto che io non le devo nulla.

La Voce dell’Angelo tacque.

Poi….

Ma conosci Angel. Lo faresti per lui. Non vuoi farlo per lui Faith?

 

Non vuoi?

 

 

Non VUOI?

 

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Entro.

Non entro.

Se entro, Flagello mi polverizza.

Se NON entro e qualcosa va storto………

 

Le lunghe falcate nervose non riuscivano a calmare la sua preoccupazione.

 

Non che fosse PREOCCUPATO per Angel,  stiamo SCHERZANDO, io preoccuparmi per lui, per quello stupido Sire dagli stupidi ideali, dagli stupidi capelli, dallo stupido…..

 

Ma  a chi voglio darla a bere.

Spike sospirò frustrato, dilaniato fra l’impulso di entrare  e quello di obbedire alla richiesta inespressa di Angel.

Sono un tenero, morbido cucciolotto di vampiro.

Mi preoccupo per tutti.

Per V.

Per Angel.

E, accidenti a questa stupida anima, anche per Fred e gli altri.

 

Cristo,un espressione di comico sgomento sul volto mentre si impietriva, sono un tipo SENSIBILE come predicano le riviste che legge quell’oca di Harmony!

 

Ok, era ufficialmente preoccupato.

SOPRATTUTTO per Angel.

Il suo Sire era stato sempre un tipo complicato in tutte e tre le versioni, puttaniere, Biggest Baddest o Grande Babbo Natale con Zanna.

Persino lui, William non era mai riuscito a scorgerne che brevi lampi.

Bagliori oscuri o scintille fiammeggianti.

Angel era……com’era  quella frase che aveva letto recentemente in un libro rubato dalla biblioteca del suo Sire?

Ah, si.

 

Angel era Fuoco Nero.

 

Una definizione fottutamente perfetta, pensò con una smorfia, riprendendo a camminare avanti ed indietro come una tigre in gabbia.

 

In quel momento, nonostante la pesante porta di mogano chiusa, sentì chiaramente le parole di Angel.

E rischiò di slogarsi la mascella per la sorpresa.

In duecento e passa anni non aveva mai sentito Angel pregare qualcuno.

Angelus pretendeva per sé.

Angel, bè lui pretendeva . Però per gli altri.

Ma questo, QUESTO era qualcosa di inaudito.

 

Il suo Sire stava SUPPLICANDO.

 

E trattenne il fiato, di cui non aveva bisogno, consapevole che si era arrivati al punto di non-ritorno.

 

Prego Iddio che la Cacciatrice faccia la scelta giusta.

Perché, anima o no, non so se sarò in grado di fermarmi STAVOLTA.

 

 

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E così QUESTO era Angel.

 

Se lo era immaginato più alto.

 

E più muscoloso.

 

E più bello.

 

E più……….

 

Robin Wood lo squadrò freddamente. Il vampiro aveva un’aria piuttosto dimessa.

 

Tuto il contrario di quell’ALTRO, considerò, per poi scacciare subito il ricordo indigesto.

La testa gli faceva un male d’inferno ma il colpo non era stato COSI’ forte da impedirgli si seguire il breve scambio fra Faith e il vampiro bruno.

E non era neppure così confuso da non avvertire la tensione che aleggiava fra le due figure.

Simile alla corrente elettrica a basso voltaggio.

Tanto forte quanto invisibile.

 

Peggio di quanto si aspettava, cazzo.

Perché, e gli costava ammetterlo, il rapporto Faith-Angel era diventato il centro di un’insana, inesplicabile, assurda gelosia.

Immotivata, era OVVIO.

 

Forse.

 

Nei mesi successivi alla Distruzione di Sunnydale lui e Faith avevano faticosamente cementato la loro storia.

Non era stato facile, per Dio, proprio no.

Lentamente, quasi timidamente, avevano cominciato a lasciarsi andare.

Lui che ancora combatteva ogni giorno con il ricordo di sua madre. E con le parole del First.

Lei con i demoni del suo passato.

E nessuna ricompensa era stata più bella per lui di quella dell’iniziare a scorgere la VERA Faith.

Quella nascosta sotto attillati e provocanti pantaloni di pelle, un linguaggio sboccato ed un trucco pesante.

I frenetici accoppiamenti  che seguivano le loro ronde avevavo ceduto al passo a rapporti più intensi.

Meno “scopare” e più…… bè la Parola di cinque lettere ancora non era stata pronunciata ma Wood sentiva di esserci vicino.

MOLTO vicino.

In fin dei conti Faith non aveva avuto nessuno di IMPORTANTE, di speciale prima di lui.

C’era un’unica ombra fra loro, a parere di Robin.

Un’unico argomento di cui Faith non parlava.

 

MAI.

 

E l’ARGOMENTO ora era davanti a lui, in un completo scuro da 2000 dollari simile ad un impresario delle pompe funebri, con uno sguardo da cane bastonato.

 

Hai fatto un GROSSO passo falso, amico, sogghignò internamente con una selvaggia, maschia soddisfazione.

Conoscendo bene il carattere della Cacciatrice bruna sapeva, SAPEVA che Faith non dava mai una seconda chance a chi la deludeva.

In particolare se era una persona a cui teneva.

E se questa patetica scusa di vampiro voleva giocare duro con lei, con LORO, sarebbe diventato STORIA.

 

Quasi lo sperava.

 

Con espressione impassibile si voltò verso la sua compagna.

E si irrigidì.

Lei non lo aveva mandato al diavolo.

LEI non li avevo riso in faccia con quella risata sarcastica ed insultante che, durante i loro frequenti litigi, gli faceva quasi perdere il lume della ragione e desiderare di urlarle cose cattive, DAVVERO cattive o scrollarla o …..

 

 

LEI CI STAVA PENSANDO.

 

 

Una furia fredda, come QUELLA sera, si impadronì di lui.

 

Questa volta NO, amico.

 

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-Faith non ti aiuterà, vampiro.- A parlare, realizzò Fred, era stato l’uomo di colore ed il disprezzo con cui aveva calcato l’ultima parola era stato raggelante. – La mia donna,- enfasi sulla parola MIA-, non può sprecarsi per una qualsiasi succhiasangue. E non ti permetterò di far leva sui suoi sensi di colpa per ottenere quello che ti serve. Ti sei rivelato per quello che sei. Un freddo, egocentrico, bastardo, ANIMALE.-

 

Fratello, porterò dei fiori sulla tua tomba, riflettè Gunn, una rabbia improvvisa nel cuore.

O forse ci ballerò sopra.

Cosa cazzo sapeva di quello che stava passando Angel?

Con che diritto si permetteva di usare quel tono?

Forse con lo STESSO diritto con cui tu, Wes e Fred avevte deciso di fare gli Ammutinati del Bounty?

 

Oh, merda.

 

Angel ignorò le parole taglienti. La sua attenzione era concentrata su Faith.

Lentamente lei sollevò lo sguardo e lo incatenò a quello del vampiro.

 

-Mi fidavo di te.- Piatta. Senza emozione.

 

Ed appoggio la mano sulla spalla di Wood.

 

Angel fece un profondo e non necessario sospiro.- Fred, allerta i medici. Che si tengano pronti nel caso di complicazioni dopo che avranno scortato Faith nel laboratorio.- E si voltò per uscire.

 

-No.-

 

Il vampiro si fermò. E scandì con pericolosa lentezza le parole, sempre senza voltarsi.- Che vuol dire “no” Wes?-

L’ex-osservatore fece un passo avanti, ed istintivamente Gunn e Fred lo imitarono. – Angel capisco la tua premura. Ma in questo caso i tuoi sentimenti stanno sopraffacendo la tua lucidità e la tua capacità di giudizio. Tutti noi abbiamo perso qualcuno che ci era caro.- L’inglese scelse di ignorare l’improvviso irrigidirsi della postura dell’altro.- Ma quello che stai facendo è SBAGLIATO. Anteporre il benessere di V a quello di Faith è ingiusto. Ed io-,si corresse, - NOI non ti possiamo permettere di compiere un’azione che rimpiangeresti. Non sei stato SCELTO per questo.-

-VOI non potete permettermi, Wes?- Lo sguardo imperscrutabile si spostò sulla scienziata. –Quoque tu, Fred?- sibilò e la ragazza avvampò sotto quegli occhi così freddi.

-Gunn?- Sempre con quella calma innaturale nella voce.

–Per me stai facendo una cazzata, fratello.- Con più sicurezza di quanta ne provava effettivamente.

-Vuol dire che farò da solo, allora-, concluse Angel. –Mr Martin la porti giù. Il Signor Preside rimane qui.-

Il capo del commando si schiarì nervosamente la voce. –Mi dispiace Sir, ma la nostra unità ha ricevuto ordini differenti.-

-Da chi?-

-Da me.-, disse Wes. – Con l’approvazione di Senior Partners.-

-Capisco.- La parola risuonò come piombo.

Così FREDDO, così IMMOTO…., Fred non riusciva a rilassarsi.

-A quanto pare Angel sei rimasto fregato.- Faith si rilassò visibilmente quando, ad un cenno di Wesley, gli uomini della sicurezza allontanarono le armi da lei e tolsero le manette a Robin.

Ma il dolore per quello che riteneva un tradimento da parte di una delle poche persone di cui si fidava la rendeva furiosa

Cattiva.

-Non te la prendere troppo, Ragazzone. Ne troverai un’altra. Probabilmente è la cosa migliore per lei. Chissà, tra qualche mese l’avresti sacrificata  per un altro “caso non-umano”.-

Voleva il sangue.

La furia, il dolore.

Voleva che soffrisse.

 

Buffy.

Darla.

Cordelia.

 

Connor.

 

Perché non riusciva più a sentire il dolore?

 

Nel silenzio seguito alle parole di Faith, i presenti si tesero improvvisamente.

In attesa della reazione di Angel.

E lui li accontentò.

Facendo l’ultima cosa che si sarebbero aspettati.

Angel sollevò la testa e SORRISE.

 

Capitolo 6 prima parte continua (?)

Nota dell’Autrice: questa storia è in hiatus ma credo che la finirò. Prima o poi. Abbiate fede, Gente.