LE AVVENTURE DI BABY SPIKE

 

 

 

Autrice: Tizzy

Periodo di produzione: Agosto-settembre 2005 è iniziata e poi chissà quando finisce.

Riassunto: E’ un post-chosen al limite dell’assurdo. Velato d’ironia e di comicità. La storia riparte proprio da dove era finita la settima serie, unica variante, Anya non è morta. Di più non vi dico per non sciuparvi la sorpresa.

Protagonisti: personaggi sia del Buffy-verse che di Angel-verse, con più coppie.

Disclamer: è tutto di Jossaccio ( che sia maledetto se non fa lo spin-off su Spike ) e co. La storia narrata invece è mia, scaturita dalla mia mente malata.

Rating: PG 13

Nota: Le frasi in corsivo, sono i pensieri di Spike.

 

 

 

Prologo: Sorpresa in arrivo!

 

 

Buffy era ancora davanti al cratere che una volta era stata la sua città e sorrideva, mentre Faith le chiedeva cosa volesse fare adesso.

 

Ma il suo era un sorriso strano che non le giungeva a gli occhi, che continuavano a fissare assenti l’immenso cratere.

 

La prima ad accorgersene fu Willow, vedendo che l’amica non solo non rispondeva alle domande che le erano state fatte, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dalla voragine, come se si aspettasse da un momento all’altro di vedere spuntare una testolina bionda.

 

La cosa in effetti, anche se fosse successa, dava da pensare. Infatti se Spike si fosse miracolosamente salvato, e non fosse diventato cenere, lo sarebbe diventato non appena avesse messo la testa fuori.

 

Era infatti ancora pieno giorno, e anche se velato dalla polvere del crollo della città, il sole si vedeva eccome! E Spike era un vampiro!

 

Senza pensare poi a come diavolo avrebbe fatto, a risalire da quel buco gigantesco! Ve lo immaginate, coperto appena dal suo spolverino, che affronta una salita da alpinista? No, decisamente improbabile.

 

Eppure Willow comprese che era proprio questo, che Buffy si aspettava che accadesse. Un miracolo!

 

Avvicinandosi lentamente a lei le chiese titubante << Buffy…va tutto bene? >>

 

Si aspettava di tutto, magari di vederla girarsi in lacrime, di doverla consolare, ma di certo non si aspettava quello che successe.

 

Buffy si girò incazzata nera.

 

<< Niente va bene! Io gli dico che lo amo….e lui che fa? Mi dice che non è vero, mi dice! >> sbottò furibonda la cacciatrice.

 

Tutti fecero silenzio sentendo quelle parole, avevano capito a chi si riferiva. Ed il colpo fu piuttosto forte da digerire, soprattutto per Giles.

 

Nessuno sapeva cosa dire, l’unico che si fece avanti fu Xander. Il ragazzo infatti aveva rivalutato la figura del vampiro, dopo che lo aveva salvato da Caleb. Ed ora che sentiva dire da Buffy, che lei lo amava, cercò di avvicinarsi per confortarla per la perdita, mettendole una mano sulla spalla.

 

<< Buffy…>> non riuscì ad andare più avanti di così, perché lei ancora incavolata, si scrollò la sua mano dalle spalle e riprese a sbraitare.

 

<< E dopo mi ha mandato via! A me!….Ma aspettate che ritorni e lo concio per le feste! Come…io finalmente mi dichiaro e lui non mi crede? Mi da della bugiarda e mi ringrazia pure? Questa non gliela perdono…dovrà strisciare in terra fino a quando non si sentirà più le ginocchia, prima che glielo ripeta ancora! >> esclamò battendo un piede a terra stizzita.

 

Tutti quanti, soprattutto Giles, pensarono che la cosa era più grave di quanto era apparsa in un primo momento. Buffy parlava di Spike come se lui potesse essere sopravvissuto a quell’inferno, cosa decisamente improbabile se non impossibile.

 

Era come se lei rifiutasse l’idea che lui era morto e decisamente sepolto sotto le macerie di Sunnydale.

 

Lo sguardo che Xander le diede era un misto di pena e angoscia. Pena per lei, per il dolore che la perdita di Spike le avrebbe portato, angoscia per il fatto che non accettava la cosa.

 

<< Beh! Perché mi guardi così? Non crederai mica, che sto andando fuori di cervello? Senti, so bene quello che è successo….ma qualcosa mi dice, che Spike tornerà….chiamalo sesto senso se vuoi…ma io sono sicura che è questo che accadrà! E se non dovesse succedere, farò io in modo di farlo tornare, non so ancora come…ma non si libererà di me tanto facilmente! Soprattutto ora che so quello che voglio…mi ci è voluto tanto per capirlo…ma ora lo so, io voglio lui! >>.

 

Tutti la guardarono con tanto d’occhi. Questa era la prima volta che la vedevano tanto sicura sulla sua vita privata. Come cacciatrice, aveva assunto spesso lo stesso cipiglio, ma quando si trattava della sua vita sentimentale, era un altro discorso, lì diventava una vera e propria pappamolla, sempre indecisa e confusa.

 

Era un vero peccato che avesse raggiunto una tale sicurezza, quando l’uomo o meglio il vampiro che si era resa conto di amare non c’era più.

 

<< Buffy…lungi da me, mettere in discussione il tuo sesto senso…ora mi rendo conto che avevi ragione tu su Spike….se non fosse stato per lui, saremmo morti tutti…ha salvato il mondo…>> iniziò a dire Giles, togliendosi gli occhiali e cominciando a pulirli << …ma ragiona…non può essere sopravvissuto al crollo! Se veramente vuoi farlo tornare…potremmo cercare un modo…ma non ora! Il pulmino della scuola è pieno di ragazze ferite che hanno bisogno di cure. Ed anche Wood è ridotto piuttosto male! Non possiamo restare qui, ad aspettare qualcuno che non arriverà mai! Dobbiamo andare al più vicino ospedale e poi trovare un posto dove stabilirci provvisoriamente!>> disse pratico cercando di far appello alla sua ragione.

 

“ Il solito guastafeste” pensarono tutti. Non gli era bastato ventilare l’idea di andare a Cleveland visto che lì c’era un’altra bocca dell’inferno. Ora li richiamava all’ordine come tanti soldatini.

 

<< Uffa! Presumo che lei abbia ragione.>> esclamò scocciata Buffy, esponendo l’opinione comune << E va bene andiamo…vorrà dire che se Spike torna, dovrà cercarci! Ben gli sta! >> aggiunse mogia, facendo il broncio.

 

Gli altri continuavano a guardarla perplessi. Dawn si decise ad avvicinarsi alla sorella e messole un braccio sulla spalla cercò di darle conforto.

 

<< Per me ha battuto la testa! Forse gli è caduta in testa una pietra durante il crollo!>> esclamò a voce alta Anya, spontanea come al solito, ottenendo degli sguardi di disapprovazione dagli altri.

 

<< Beh! Che c’è? Non ho ragione? Come può aspettarsi che Spike ritorni, ormai sarà solo un mucchietto di cenere! >> ribatté  quasi offesa lei. Xander la prese con forza per un braccio cercando di portarla verso il pulman.

 

<< Anya….non so se te ne sei accorta, ma io sono qui….e posso assicurarti che la mia testa sta benissimo, come le mie orecchie! >> le disse Buffy facendole uno sguardo assassino.

 

<< Ti prego di scusarla Buffy, lo sai com’è fatta!….Ma in fondo ha ragione…sai dispiace anche a me…negli ultimi tempi iniziavo ad apprezzare Spike, ma lui non può tornare, devi accettarlo. Ma, ehi! Qui abbiamo Willow, e sono certo che troverà un modo per farlo tornare!>> esclamò Xander impacciato, ma riprendendosi alla fine.

 

<< E’ vero, forse esiste un modo per riportare in vita un vampiro….farò delle ricerche! >> esclamò Willow prendendo a braccetto l’amica.

 

A dire il vero non aveva idea se una simile cosa fosse fattibile, ma era pronta a fare tutto il possibile e l’impossibile per aiutare l’amica.

 

Si stavano riavviando tutti verso il pulmino della scuola, quando all’improvviso, Buffy si girò di nuovo, come se avesse sentito qualcosa.

Gli altri la guardarono scuotendo la testa, le ci sarebbe voluto del tempo per abituarsi a quella perdita, pensarono tutti.

 

Inaspettatamente, però in lontananza si vide al centro del cratere una piccola luce che si sollevava e poi lentamente prese a muoversi verso di loro.

 

Quando giunse a poco meno di qualche metro dal gruppetto, tutti capirono di cosa si trattava.

 

Quello era il medaglione che Buffy aveva dato a Spike, e sembrava muoversi come se fosse animato.

 

<< Oddio, è diventato un fantasma! >> esclamò scioccato Andrew.

 

<< Non può essere….Spike….sei tu? >> chiese Buffy con le lacrime agli occhi.

 

Come in risposta a quella domanda, il gingillo, come lo aveva chiamato lui, prese a pulsare di una calda luce dorata e movendosi andò a posizionarsi davanti a Buffy, la quale tese le mani per prenderlo.

 

In quel momento, l’amuleto emise una luce accecante, che li costrinse tutti a chiudere gli occhi.

 

Quando li riaprirono, le braccia di Buffy non erano più vuote.

 

Ma….avvolto nel vecchio spolverino nero….c’era un bambino di circa un anno, profondamente addormentato.

 

 

Capitolo uno: Chi sei?

 

 

Se si escludeva per lo spolverino, ed il medaglione che portava al collo, il piccolo era completamente nudo e si vedeva quindi che era un maschietto.

 

Folti  e morbidi riccioli biondi facevano da cornice ad un visetto adorabile dai lineamenti perfetti.

 

Era un bambino bellissimo.

 

<< Chi…chi è questo bambino? >> chiese Dawn perplessa al pari di tutti gli altri.

 

<< No…non è possibile….non ditemi che questo è Spike! >> esclamò Xander con un sorriso che gli andava da orecchio ad orecchio, alla sola idea.

 

<< Credo di si…visto che è uscito dall’amuleto che prima indossava lui….Quello che non capisco e come tutto ciò sia possibile. Ma è umano? >> esclamò Giles, talmente sconvolto che si era rimesso gli occhiali storti.

 

Ma la più scioccata di tutti era Buffy. Sentire quel piccolo corpicino caldo fra le sue braccia, aveva mandato in tilt il suo cervello.

 

Quello non poteva essere Spike! Prima di tutto era certamente umano, visto che respirava, era caldo e gli batteva il cuoricino.

 

Mentre Spike era un vampiro, giusto?

 

E poi, se anche fosse stato lui, che diavolo ci faceva lei con un bambino di un anno? Lei rivoleva l’uomo, va beh, il vampiro che amava.

 

“ Non sono una pedofila!” pensò al colmo del panico.

 

Vedendo che l’amica fissava con sguardo allucinato il piccolo che teneva fra le braccia, e percependo i suoi pensieri, Willow le si accostò nuovamente.

 

<< Tranquilla Buffy, se questo è Spike, troveremo un modo per farlo tornare come era prima….beh però, magari, se resta umano è meglio. >> le disse cercando di tirarla su.

 

Buffy alzò lo sguardo verso l’amica, con un espressione di comica disperazione sul volto.

<< Parli bene tu. Ma fino a quando non avremo risolto questa situazione, io che ci faccio con un bambino? Non so nemmeno da che parte si comincia. Non ho mai fatto la baby sitter in vita mia. Che ne so di come bisogna trattarli? >> esclamò sconvolta.

 

In effetti lei era più avvezza ad avere a che fare, con demoni e vampiri, avere un esserino così fragile fra le braccia, la faceva stare sulle spine, “E se lo rompo?” si chiese terrorizzata. In poche parole, non aveva avuto veramente paura del Primo, come invece ne aveva alla sola idea di occuparsi di un bebè, di quel bebè.

 

<< Suvvia, Buffy! Hai affrontato l’inferno e ti preoccupi di una simile sciocchezza? Non ti riconosco più, sei sicura di essere mia sorella? >> le chiese Dawn con tono ironico, quasi leggendole nella mente e vedendo divertita, Buffy, per una volta in preda al panico, per qualcosa che non rappresentava un pericolo mortale.

 

<< E poi guardalo…è così carino. Ti fa venir voglia di strizzottarlo tutto. >> aggiunse Faith che si era avvicinata al frugoletto.

 

<< Prova solo a toccarlo con un dito e te lo mozzo. >> esclamò protettiva Buffy, che si era intanto un po’ ripresa, mentre si stringeva più forte al petto quell’angioletto. Anche se a pensarci bene Faith aveva ragione, era proprio un amore di bambino, doveva ammetterlo. La sua espressione si addolcì, osservando il suo adorabile visetto.

 

<< Ehi, tranquilla B . Scherzavo! A me piacciono un po’ più cresciuti. E’ tutto tuo. >> fece Faith alzando le mani in segno di resa.

 

Non lo avesse mai detto, sentendo quelle parole, a Buffy tornò alla mente un episodio che ancora non aveva mandato giù, e si rigirò inviperita verso la collega.

 

<< Come se non sapessi che ci hai provato con Spike. E nella mia cantina per giunta! Ti avverto… se Willow, trova un modo per farlo tornare normale, stai alla larga da lui. >> le ringhiò contro, gelosa marcia.

 

Lo sguardo di guerra che le due si scambiarono, non diceva niente di buono.

 

<< Calma ragazze, non è questo il momento di litigare, dobbiamo andare via, Faith….tu occupati di Wood e tu Buffy, occupati del bambino, ora dovremo anche trovare del cibo adatto per lui! >> esclamò Giles, cercando di fare da paciere.

 

Sbuffando, entrambe le cacciatrici, seppellirono l’ascia di guerra. Ma l’aria rimase tesa fra di loro, a ben guardare si potevano quasi vedere le scintille che ancora sprizzavano.

 

<< Mi sa che sarà il caso di comprare anche dei pannolini e dei vestiti. >> ghignò Xander, che era ancora divertito da quella situazione e non si era accorto del mancato scontro.

 

Sospirando, Buffy, si avviò mogia verso il pulmino, tenendo ancora stretto fra le braccia il frugoletto, il quale ignaro del putiferio che aveva scatenato, continuava a dormire placido e tranquillo.

 

<< Shanshu! >> esclamò improvvisamente Willow, mentre saliva sulla scaletta del pulman.

 

<< Salute! E figlie femmine, visto che il maschio ce lo abbiamo già. >> le disse Buffy mogia, guardando il piccolo, aveva capito male e aveva pensato che l’amica avesse fatto uno starnuto.

 

<< No, non hai capito. Lo Shanshu è una profezia di cui ho sentito parlare, quando sono andata ad aiutare Angel! Me ne ha parlato Wesley. >> cercò di spiegarle la strega, ridacchiando divertita dall’espressione mesta dell’amica, mentre prendeva posto in uno degli ultimi sedili del pulman.

 

Come se avesse avuto delle antenne, Giles che intanto era andato a prendere il posto di guida, lasciato vacante dal ferito Wood, che era stato sistemato nelle poltroncine vicine a quelle dove si erano sistemate Buffy e Willow,  ed era amorevolmente assistito da Faith, si rialzò e tornò verso il fondo dell’automezzo. Ne voleva sapere di più. Mi sa che la partenza era rimandata.

 

<< Di che si tratta? >> chiese infatti, con gli occhi che gli brillavano. Era proprio un osservatore fatto e finito, visto che si eccitava a sentir parlare di antiche profezie.

 

Buffy intanto, che si era seduta accanto all’amica, si limitò a farle uno sguardo leggermente interessato. Lei alle profezie non ci credeva, ne aveva sfatate così tante nella sua vita, semmai più che curiosità, provava timore, mai che ci fosse una profezia che dicesse, che tutto sarebbe andato bene e tutti sarebbero stati felici. Le profezie portavano solo iella!

 

<< Non ne so molto, Wesley mi ha accennato ad un rotolo che a quanto diceva, conteneva le profezie di Aberjian, stava cercando di tradurlo. >> rispose pensierosa Willow, alla domanda di Giles.

 

<< COSAAA!!! Wesley possiede le profezie di Aberjian? Le famose profezie perdute? >> esclamò l’osservatore stupefatto.

 

Tanto stupefatto che prese a pulirsi degli occhiali immaginari in mano, mentre quelli veri continuavano a stare sopra il suo naso. Oggi era proprio la giornata delle sorprese per lui e a quanto sembrava, accusava il colpo.

 

<< Si. >> confermò timida e titubante Willow, che non aveva mai visto l’uomo tanto agitato.

 

<< Di che parla? >> chiese più sbrigativa Buffy, che non capiva la ragione di tanto clamore.

 

<< Catastrofi, apocalissi e roba del genere. Sempre la stessa solfa di tutte le profezie. >> le rispose l’amica, con un sorrisetto, sapeva come la pensava Buffy in proposito e doveva ammettere che anche lei, non la pensava diversamente.

 

<< Allora perché l’hai nominata? Che c’entra questo Shampoo, con Spike? >> chiese quasi annoiata Buffy, visto che era interessata solo alla parte che riguardava il suo amore.

 

<< Shanshu. Non Shampoo. E’ una di quelle profezie. Parla, se non sbaglio di un vampiro con l’anima, che salverà o distruggerà il mondo, quando il suo destino si sarà compiuto, potrà tornare umano….Questo è tutto quello che so. >> aggiunse alla fine per prevenire eventuali domande supplementari.

 

Gli occhi di Buffy, che si erano accesi sentendo le prime parole, si offuscarono quando comprese che Willow non poteva dirgli niente di più, in proposito. Era comunque un inizio, se quel bambino era Spike, forse quella era la spiegazione di cosa gli fosse successo.

 

<< Ehi! Ne ho sentito parlare anch’io. >> se ne uscì fuori Faith, che stava nel seggiolino davanti. << A me ne aveva parlato Angel, a quanto ne so, è lui il proprietario di quel rotolo. Lo tiene al sicuro nella sua cassaforte a Los Angeles. >> aggiunse, felice di dare una notizia che gli altri non sapevano.

 

La mente di Buffy vorticava ad una velocità spaventosa, era Angel a possedere quella profezia che poteva spiegare la mutazione di Spike, sempre se di Spike si trattava, inoltre era sempre stato lui a darle quel maledetto amuleto, che ora brillava sul pancino del piccolo. Forse le due cose erano collegate, lei non ci credeva alle coincidenze. Urgeva saperne di più al più presto.

 

<< Giles, dobbiamo andare subito a Los Angeles. Lì troveremo le risposte che cerchiamo! >> gli disse con fare dittatoriale.

 

<< Buffy, adesso non possiamo, dobbiamo prima portare le ragazze e Wood in ospedale. >> cercò di opporsi l’osservatore che però era molto tentato di seguire tale idea. Non vedeva l’ora di mettere le mani sopra a quel rotolo.

 

<< Non ci vuole poi molto, a raggiungere Los Angeles. E lì ci sono tutti gli ospedali che desidera. Le ragazze possono resistere, ora che sono anche loro delle cacciatrici. Quando a Wood è un uomo grande e forte e dubito che morirà solo perché non va subito in ospedale. Andiamo lì, Giles, inoltre Angel potrebbe ospitarci nel suo hotel. >> gli fece Buffy insinuante, conosceva il suo osservatore e sapeva che sarebbe bastata una spintarella per portarlo dalla sua parte.

 

Giles traccheggiava, indeciso fra la voce della sua ragione e quella tentazione.

 

Wood, che seppur ferito, non era diventato per questo sordo, decise di intervenire nella conversazione.

 

<< Se è per me, non preoccupatevi, posso resistere. E poi anch’io voglio saperne di più in proposito. >> disse con un filo di voce, non per questo meno decisa.

 

<< E poi, se la situazione dovesse aggravarsi, potremmo sempre fermarci lungo la strada. Anzi dobbiamo fermarci! Al primo supermercato che troviamo, così possiamo comprare bende, disinfettanti, medicine, senza contare il cibo e il necessario per il bambino. >> aggiunse Buffy, dandogli un sorriso riconoscente, sapendo di avere Giles, ormai in pugno.

 

<< E va bene! In fondo non è una cattiva idea. >> si arrese Giles, tornando verso il posto di guida.

 

Per fortuna gli altri non fecero obbiezioni e il pulman si mise lentamente in marcia. Evvai! Si parte per Los Angeles!

 

Come il pulmino si mosse, ballonzolando, il piccolo si contorse un attimo, e tirato fuori un braccino dallo spolverino, posò la sua manina, sul seno di Buffy, in modo quasi possessivo, sempre però continuando a dormire.

 

Buffy guardò in basso verso quella manina, e poi spostò lo sguardo sul volto del bambino. Per quanto potesse essere incredibile, visto i lineamenti angelici, quella che era dipinta sul suo volto, era un’espressione di puro piacere. Proprio come quella che Spike, aveva sempre quando dormivano insieme. Vedendola Buffy, si aspettò quasi di vederlo ghignare come suo solito.

 

Si rese conto anche di un’altra cosa, la sensazione che le trasmetteva, era la stessa. Si sentiva bene, amata. Era strano, ma nonostante fosse un’esserino indifeso, riusciva ancora a farla sentire forte, e ancora, più stranamente, protetta. No, ormai nel suo cuore non aveva più dubbi, quello era Spike, era tornato, proprio come lei aveva sentito, che avrebbe fatto. Ora, non restava che farlo tornare delle sue normali dimensioni, ci sarebbe riuscita, ne era certa.

 

Cullata da questi pensieri, e dal movimento del pulman, si appisolò senza accorgersene. Era stanca, ed aveva un gran bisogno di riposo, ed ora che sentiva che tutto si sarebbe risolto, cedeva finalmente alla tensione che aveva accumulato per mesi, rilassandosi e cadendo, in un sonno profondo.

 

 

Capitolo due: Che diavolo mi è successo?

 

 

Dovevano essere passate un paio d’ore, quando Buffy si sentì scuotere leggermente su una spalla. Era Giles. Aprendo gli occhi lentamente, riprese coscienza con la realtà. L’autobus era fermo. Il piccolo Spike nelle sue braccia continuava a dormire imperterrito. Guardando Giles allarmata, si chiese cosa mai fosse successo.

 

<< Buffy…ci siamo fermati vicino ad un centro commerciale! Penso che sia proprio il caso che andiamo a comprare il necessario! >> disse l’osservatore indicando i feriti, avevano urgentemente bisogno di nuove bende e tutto il necessario per curare le loro ferite.

 

Riscotendosi dallo stato di torpore che ancora si sentiva addosso, Buffy annuì.

 

<< Giusto! Devo comprare anche il necessario per Spike! >> esclamò decisa.

 

Giles la osservò attentamente, a quanto sembrava era giunta alla conclusione che il piccolo, fosse veramente lui, in effetti chi altri avrebbe potuto essere? Non vedeva l’ora di poterlo esaminare, quello era un enigma che desiderava con tutto sé stesso svelare. Come era stato possibile tutto ciò? Era diventato ormai il suo chiodo fisso, riuscire a scoprire cosa era successo.

 

Buffy notò immediatamente lo sguardo interessato di Giles, verso baby Spike. Dentro di sé si chiese se oltre a considerarlo come un mistero da svelare, si sarebbe ricordato che era anche un piccolo indifeso, bisognoso quindi di cure e protezione. Non gli avrebbe permesso di mettere in primo piano la ricerca a discapito del suo benessere.

 

<< Dawn, Andrew, voi verrete con me! Tu Dawn ti occuperai di comprare le cibarie, e tu Andrew del necessario per curare i feriti. Io invece vedrò di comprare tutto quello che serve per un bambino di un anno. Xander, Willow, voi invece vi occuperete del piccolo. Lo lascio in mano vostra, mi raccomando! >> disse Buffy tendendo il bambino all’amico, mentre guardava la strega e silenziosamente le lanciava un messaggio.

 

Messaggio che Willow comprese bene, Buffy non voleva lasciare Spike nelle mani di Giles, per paura che potesse fargli qualcosa, ed affidava a lei la sua salvaguardia. A livello conscio, si sorprese di quella richiesta, lei si fidava dell’osservatore, ma qualcosa nell’espressione di Buffy, le disse che forse c’erano delle ragioni per il suo comportamento.

 

<< Ehi! Perché lo dai a me? Non sarebbe meglio Willow? Lei è una donna sa trattare meglio di me, i bambini! >> esclamò Xander, imbronciato. Lui non aveva ascoltato la conversazione telepatica fra le due.

 

<< Il solito maschilista! Ha fatto bene, invece! Così almeno imparerai come si trattano, ti sarà utile quando sarai padre! >> lo rimbrottò Anya, sorridendo fra sé e sé. Due notti prima, avevano fatto l’amore, ma non avevano preso precauzioni, visto che sembrava che sarebbero morti tutti. Ed ora si chiedeva se c’era la possibilità….

 

Vedendo quella specie di sorrisetto, Xander si sentì girare la testa, l’idea che lo aveva sfiorato, lo aveva letteralmente atterrito. Vedendo l’espressione unita dei due, Buffy e Willow si scambiarono uno sguardo complice e ridacchiarono divertite. Quei due non la contavano giusta, ci doveva essere qualcosa sotto.

 

<< Buffy, non per fare il solito guastafeste…>> NOOO non sia mai! << ….ma come pensi di pagare? >> la fermò Giles, mentre stava scendendo dal pulman.

 

Buffy impallidì all’istante, a quello non aveva proprio pensato. Tutto quello che possedeva, era andato distrutto con la sua città. Guardò speranzosa Giles, forse lui avrebbe risolto quel problema.

 

<< Spiacente, avevo lasciato a casa il portafoglio con tutti i documenti! Spero solo che non ci fermi la stradale, o siamo nei guai! >> le rispose l’osservatore, notando la sua espressione.

 

Guai? Peggiori di quelli in cui erano, senza il becco di un quattrino e con Spike ridotto ad un bambinetto? Potevano esserci veramente dei guai peggiori? Pensò Buffy atterrita.

 

<< Uffa! E va bene! Prendi questi! >> disse Anya frugando nel suo zainetto e tirandone fuori una mazzetta di banconote da cento dollari, e tendendoli a Buffy.

 

La quale li prese come se da essi dipendesse la sua vita, facendo alla ex-demone un sorriso che andava da orecchio ad orecchio. Almeno un problema era risolto.

 

<< Anya, scusa se te lo chiedo, ma dove hai preso tutti quei soldi? >> le fece invece Xander, con tono indagatore.

 

Anya si fece di brace, cercando di fare spallucce, mentre cercava una scusa valida per la sua improvvisa ricchezza.

 

<< Sono….sono tutti i risparmi di una vita! >> buttò lì, non avendo trovato niente di meglio da dire. << Li avevo presi con me, nel caso in cui, mi fosse venuto il panico e fossi scappata, mi sarebbero serviti in seguito. >> aggiunse, cercando di sembrare sincera.

 

Xander, però non ci era cascato, nemmeno un po’. La conosceva bene, e l’inquietudine che aveva visto nei suoi occhi gli dicevano che sotto doveva esserci qualcos’altro. << Anya…>> le fece decisamente scettico.

 

<< Uffa, è tutta colpa tua e di Spike! Se mi aveste fermata, come avete fatto con le altre, non sarebbe successo! >> sbottò lei, indicando Buffy, Willow e Dawn. Non riusciva a mentirgli, mentre la guardava così.

 

<< Ehm…Anya di che stai parlando? >> le chiese Dawn decisamente confusa, che diavolo c’entrava lei con quei soldi?

 

<< Di Ryan e del suo maledetto giubbotto! Ecco di che sto parlando! Se Xander avesse fermato anche me…non avrei finito per rapinare la banca! >> esclamò rossa come un peperone.

 

<< Ma non avevi composto un poema epico? >> le chiese Dawn confusa

 

<< Avevo mentito, va bene? In realtà ero andata a scassinare la banca. Pensavo che io e Ryan poi ce la saremmo spassata con il bottino! Dopo però non sapevo cosa fare con i soldi….e visto che la situazione si stava mettendo male….ho pensato di tenerli….per le emergenze come queste! >> rispose Anya cercando di scusarsi.

 

<< Vuoi…vuoi dire…che questi sono soldi rubati? Anya! Come hai potuto! >> esclamò Buffy sentendo quelle banconote che quasi le bruciavano le mani.

 

<< Ha parlato sua Santità! Io perlomeno non ho cercato di fare del male a nessuno…come invece volevi fare tu con Wood. Se Spike non ti avesse fermato, stavi per fargli fare una brutta fine! >> esclamò in risposta Anya, cercando di difendersi, e si sa, la miglior difesa è l’attacco.

 

Ora era la volta di Buffy di diventare di tutti i colori. Si era proprio scordata di quell’episodio increscioso e ora non sapeva come fare per guardare in faccia Wood, che sentitosi chiamato in causa, la stava scrutando.

 

Per fortuna, una volta tanto, Giles intervenne a proposito.

<< Buffy…non credo che ora come ora, ci dovremmo preoccupare della provenienza dei soldi! Ne abbiamo un disperato bisogno! Vedi piuttosto di sbrigarti, mancano ancora diverse ore per arrivare a Los Angeles! >> esclamò tranquillo. “Dio Giles, ti bacerei!” pensò Buffy.

 

Non si fermò a pensare oltre, che importava se Giles l’aveva sorpresa con la sua uscita, da uno come lui, sempre perfettino, non si aspettava certo che la incitasse a violare la legge. Non vedeva l’ora di sfuggire agli sguardi perplessi di Wood, e annuendo si affrettò dentro il megastore con Dawn e Andrew alle calcagna.

 

Nel pulman intanto la conversazione non si era conclusa, e Anya, come suo solito, dava il meglio di sé, raccontando ad uno sbigottito ex-preside, tutto quello che era successo in quella particolare occasione. Robin, sudò freddo, scoprendo che per poco era scampato alla morte, quando Spike aveva impedito a Buffy, di sparargli con un bazooka.

 

Si girò leggermente, per guardare il piccolo fra le braccia di Xander. E così adesso veniva a sapere, che il disgustoso vampiro che aveva ucciso sua madre, non solo aveva salvato la vita a tutti, mondo compreso, ma che lo aveva anche salvato in un’altra occasione. Scrutando quel fagottino, si sentì quasi in colpa, per aver tentato di ucciderlo. Lui non solo, gli aveva risparmiato la vita, ma gliela aveva anche salvata, quando ancora non sapeva chi fosse.

 

Chissà, forse il fatto che fosse ricomparso come un infante, voleva dire che i suoi peccati erano stati perdonati. Forse sua madre stessa l’aveva perdonato, altrimenti come si spiegava che mentre tutti i suoi vestiti fossero spariti, lo spolverino fosse ancora lì, come a proteggerlo?

 

Mentre si perdeva in questi pensieri, Robin, si accorse che il piccolo, come se sentisse di essere fissato, aveva preso ad agitarsi.

 

<< Ehi! Mi sbaglierò…ma credo che si stia svegliando! >> esclamò Xander sentendo quei movimenti. E lo sguardo di tutti cadde sul bambino, in trepidante attesa.

 

Sfregandosi gli occhi con i pugnetti, baby Spike emise una serie di borbottii tipici dei bambini, poi spalancò gli occhi. Due immensi occhioni azzurri, limpidi come il cristallo, si aprirono su un mondo…..che gli sembrò decisamente strano!

 

Gli altri tirarono il fiato, no, ora non c’erano più dubbi, quello era proprio Spike. Nessun’altro aveva occhi simili.

 

<< Tutto bene, piccolo? Hai fatto un bel riposino? >> gli disse Xander sorridendogli istintivamente. Non riusciva a credere ai suoi occhi, era veramente Spike, quell’adorabile e tenero batuffolo, che teneva fra le braccia e che lo stava guardando con aria sorpresa?

 

Bloody hell! Che diavolo sta succedendo? Perché sembrate tutti così grandi?No, aspetta non siete voi ad essere grandi, sono io ad essere piccolo!

 

Mentre Spike,pensava a queste cose, il labbro inferiore del piccolo, prese a tremare e un paio di secondi dopo, scoppiò in un pianto disperato. Quello non era il mondo che conosceva, che fosse finito in una realtà parallela?

 

E ora chi diavolo è che piange? Sono io? Sono io a piangere? Ma che diavolo mi è successo?

 

Come baby Spike, aveva iniziato a frignare, Xander, era stato preso dal panico, e adesso che doveva fare per calmarlo?

 

 La botta in testa che gli diede Anya, non fu d’aiuto.

 

<< Xander, brutto scemo, non vedi che è spaventato? Cerca di rassicurarlo! >> e nemmeno le parole che gli disse.

 

Non sapendo che pesci pigliare, tirò su il piccolo e se lo mise faccia a faccia.

 

<< Cucci, cucci, cu! Il piccolino di zio è spaventato? Su…tranquillo…va tutto bene…sei fra amici! >> cercò di dirgli nel suo tono più rassicurante.

 

Te lo do io lo zio! Xander, che ti sei rincretinito? Fai silenzio piuttosto che sto cercando di pensare!

 

Baby Spike, come in risposta a quei pensieri, sempre piangendo e agitando le manine, tirò una botta contro l’occhio ferito di Xander, che urlò dal dolore e per poco non lo fece cadere.

 

<< Xander, dallo a me, che tu sei un disastro! Lo hai spaventato ancora di più! >> lo rimbrottò Anya, prendendogli il bambino dalle braccia.

 

<< Ma mi ha fatto male! >> disse Xander, cercando di scusarsi, mentre stava massaggiandosi la parte colpita,.

 

<< Non lo ha fatto certo apposta! E’ un bambino, non sa controllarsi! Tranquillo piccolo, ora ci pensa Anya a te! >> disse la ex-demone con insospettabile dolcezza.

 

Bambino? Sono diventato un bambino?Porca paletta! Questa proprio non me l’aspettavo. Mi sa che sono veramente in un’altra dimensione, allora perché il bamboccio ha la ferita all’occhio anche qui?

 

Il piccolo sulle braccia di Anya, aveva smesso momentaneamente di piangere, e guardava perplesso Xander.

 

<< Bua! >> disse indicando con la manina l’occhio colpito per errore.

 

Scusa Xander, davvero, non volevo farti male.

 

<< Ehi! Ha parlato! Ma i bambini di un anno, sanno parlare? >> chiese sorpresa Anya.

 

<< Beh, qualche parola di solito la sanno dire! >> spiegò Giles, che aveva assistito interessato a tutto quello che era successo e si era erto a professore anche su questo.

 

Fantastico, sono un bambino di un anno! Ecco perché non riesco a controllarmi. Perlomeno sono riuscito a dire qualcosa, forse se mi impegno, riuscirò a dire qualcos’altro.

 

Improvvisamente il bambino, aveva preso a parlottare, parole però senza senso, che nessuno riuscì a capire, nemmeno lui che le aveva dette. Era però così adorabile, mentre faceva tutti quei versetti, che tutti scoppiarono a ridere divertiti.

 

Bloody hell! E adesso che faccio?Un attimo, ma non vedo Buffy, dov’è? Si sarà salvata?Dio ti prego, dimmi che è salva!

 

Il piccolo aveva preso a guardarsi attorno, come se cercasse qualcuno, per poi scoppiare di nuovo a piangere disperato. Vedere quei lacrimoni che scendevano a dirotto, intenerirono di nuovo Xander.

 

<< Su piccolo, non piangere…altrimenti quando Buffy torna, ci mena a tutti quanti! >> gli disse cercando di calmarlo.

 

Insospettabilmente, ci riuscì e due occhioni, ancora lucidi si posarono su di lui, mentre il piccolo tirava su con il nasino. Aveva pronunciato la parolina magica, vale a dire Buffy. Lei era salva, solo questo era importante per lui. Ma gli altri non capirono la ragione per cui aveva smesso di piangere.

 

Visto però che aveva funzionato, Xander, dopo aver ripreso il bambino in braccio, portandolo via da un’imbronciata Anya, decise che la cosa migliore da fare, fosse continuare a parlargli, forse, anche se non poteva capire tutto, magari qualcosa capiva, la prova era che si era riferito al suo occhio ferito, dicendo bua.

 

<< Sai, Buffy, è andata in quel negozio laggiù, per comprare tutto il necessario per te! E se quando torna vede che stai piangendo, si arrabbierà con tutti noi! >> cercò di spiegargli, con voce calma e dolce.

 

Si, lei  era salva e fra poco l’avrebbe rivista, adesso solo questo importava. Sentendo quelle parole, baby Spike aveva fatto un sorriso che affascinò tutti, che rimasero come in adorazione a guardarlo.

 

<< Visto? Sono riuscito a calmarlo! >> esclamò Xander tutto orgoglioso, che si godeva la dolce sensazione di quel frugoletto fra le braccia, chi se ne importava di chi fosse stato, adesso si sentiva decisamente protettivo nei suoi confronti.

 

<<  Certo! Bel lavoro! Diventerai un padre modello! >> gli fece Willow ironicamente. E Xander si rabbuiò di nuovo.

 

Spike intanto, mentre giocherellava con le dita di Xander, stava riflettendo su quanto gli era successo. Ora si stava ricordando quasi tutto. Le ultime parole di Buffy, l’averla vista andare via con gli occhi pieni di lacrime, la speranza che potesse salvarsi. E poi la fine, era da molto ormai, che sapeva che ne sarebbe stato capace, di morire per lei, per salvarla, ed era accaduto, e non aveva avuto rimpianti, aveva sentito di stare facendo la cosa giusta.

 

E poi il fuoco, che da dentro l’aveva divorato, poi più niente… o meglio…pace, un’incredibile e meravigliosa pace. Si aspettava che sarebbe finito all’inferno….ed invece….non sapeva neppure lui dove si trovava….gli tornarono alla mente le parole di Buffy, quando gli aveva raccontato di essere stata in quello che credeva essere il paradiso.

 

Si, era proprio così! Era lui, ma al tempo stesso non aveva forma…si sentiva bene, amato, completo, e provava una sensazione simile a quella che aveva provato quando aveva dormito con Buffy, solo milioni di volte amplificata. Non di meno, sentì come un vuoto dentro di sé, lei non era lì con lui.

 

E poi era giunta quella voce, se di voce si poteva parlare, visto che più che sentirla, l’aveva percepita con tutto sé stesso, non usava parole, ma riusciva ugualmente a trasmettergli un messaggio. Il suo destino avrebbe dovuto compiersi, ma le cose non erano andate come dovevano, c’era stato un imprevisto, lui non aveva salvato il mondo con le sue sole forze, l’amuleto lo aveva aiutato e purificato al tempo stesso, distruggendo il suo corpo. Per questo sarebbe tornato sulla terra, in un’altra forma, per portare a termine il compito che gli era stato assegnato.Questa era stata solo una parte, del messaggio che aveva riempito la sua mente, aveva avuto la sensazione di sapere tutto, conoscere la ragione di ogni cosa, ma ora…c’erano cose che non riusciva a ricordare. Sentiva però che al momento giusto, lo avrebbe fatto. Beh, in fondo non gli era andata poi tanto male, in fondo era ancora umano, veramente umano, si disse.

 

Avrei anche potuto che ne so, diventare un cane… Il problema ora è…come fare, visto le mie dimensioni ridotte?

 

 

Capitolo tre:  I difetti di essere un bambino.

 

 

Era passata quasi un’ora da quando Buffy era entrata dentro il negozio e ancora, sembrava non uscirne. Il gruppetto sul pulman, si era intanto ingegnato, per far divertire baby Spike, con risultati non sempre apprezzabili. Sembrava che facessero a gara a chi era più scemo, almeno così la pensava il piccolo, vedendo le smorfie e i versi che gli facevano, quegli sciroccati dei suoi, va beh, diciamo amici?

 

Anya si era esibita in smorfie varie, soprattutto con gli occhi, che spostava di qua e di là come se fosse stata un camaleonte, quasi, quasi, Spike si aspettava che tirasse fuori la lingua! Xander invece aveva preso a parlare come se fosse handicappato, tutto cucci, cucci e bubu settette! Nascondendosi il viso con le mani e giocando a nascondino con lui.

 

C’era quasi da piangere a vederli fare così, invece, baby Spike, aveva deliziato tutti con gioiose risatine. Il culmine era poi stato raggiunto, quando Giles si era esibito, cantando una canzone! Come voce non c’era da eccepire, non cantava affatto male, ma la canzone scelta era un vero strazio. Una vecchia ballata inglese, che Spike aveva odiato anche quando era stato in vita.

 

Risultato, baby Spike aveva imparato a dire due nuove paroline, “NO!” e “Butta!” inteso come brutta. Rupert ci era rimasto male, ma gli altri avevano invece segretamente applaudito il bambino, nemmeno loro erano stati entusiasti della canzone. Intanto però il tempo passava e il frugoletto iniziava a farsi agitato, smanioso.

 

<< Forse avrà fame! >> fece Willow pratica, vedendo quella frenesia.

 

Ma che fame e fame, beh in effetti un po’ di fame ce l’ho! Ma io voglio sapere che fine ha fatto Buffy, quanto ci mette a tornare?

 

Si diceva mentalmente Spike, mentre fissava in continuazione verso la porta dell’autobus, impaziente di rivedere la sua cacciatrice. Avrebbe voluto andare via di lì, cercarla e trovarla. Ma quelli continuavano a tenerlo stretto, manco fosse un bambino, ehm in effetti era un bambino.

 

La prima ad apparire dalla porta, fu Dawn, seguita a ruota da Andrew. Entrambi erano carichi di sacchetti della spesa, Andrew tese immediatamente i suoi a Giles, visto che contenevano i generi di pronto soccorso che aveva chiesto. L’osservatore si mise immediatamente a frugarvi dentro, per accertarsi che ci fosse tutto. Poi, finalmente, apparve lei, bella come un sogno.

 

<< Bu…Bu…>> (leggetelo ba) iniziò a cinguettare baby Spike, sorridendo felice, mentre le tendeva le braccina.

 

Buffy, anche lei decisamente carica di sacchi e sacchetti, rimase paralizzata per un attimo dalla sorpresa. Non solo il bambino era sveglio, ma vedere i suoi occhioni azzurri che la guardavano felici, la riportarono indietro nel passato, alla notte che lei era tornata in vita e aveva visto Spike ai piedi delle scale che la scrutava attento, il lampo di gioia selvaggia che aveva visto quella volta, era decisamente uguale a quello che stava vedendo adesso. Sì, adesso non c’erano veramente più dubbi, era proprio lui!

 

Non si rese nemmeno conto che la stava chiamando, lasciò cadere di botto i sacchetti della spesa (Uno dei quali finì sul piede di Andrew, che ululò dal dolore. Chissà che c’era dentro?) e si lanciò verso quelle bracciotte cicciotelle che la reclamavano.

 

Non appena lo prese fra le braccia, baby Spike, insinuò la sua testolina nell’angolo del suo collo e sospirò soddisfatto, percependo il suo dolce profumo di vaniglia. Quello era il paradiso, altro che quello vero! Gli occhi di Buffy, intanto si erano riempiti di lacrime.

 

L’aveva riconosciuta! Per tutto il tempo in cui era stata a fare la spesa, un dubbio angoscioso l’aveva tormentata. Era arrivato sul più bello, mentre era presa a scegliere i pannolini e si immaginava divertita, come avrebbe reagito Spike in una situazione normale, dovendone indossare uno.Come una saetta, aveva attraversato la sua mente. E se oltre che a diventare un bambino umano, Spike, avesse perduto tutti i suoi ricordi? Se non avesse memorie su di lei e “soprattutto”, su quello che provava per lei?

 

La sola idea che lui potesse non amarla più, era stato come un coltello piantato dritto nel suo cuore. Era rimasta ben dieci minuti, ferma immobile, fissando assente dei biscotti per neonati, riuscendo a malapena a respirare, oppressa sul petto da un peso enorme. Si era riscossa a fatica, era stata solo la voglia di tornare il prima possibile da lui, a darle la forza per continuare a fare le spese.

 

Ma lui, l’aveva riconosciuta! Solo questo importava, il resto si poteva risolvere in seguito, ma sentire di nuovo l’amore che provava per lei, solo questo era importante.

 

<< Ehi! E’ incredibile, ti ha riconosciuta! >> esclamò Willow vedendo quella scena e Xander gli fece il coro.

 

<< Gia! Ha persino cercato di chiamarti. >> disse infatti il ragazzo, con aria leggermente triste, si era abituato a tenere quel fagottino fra le braccia e ora ne sentiva la mancanza.

 

<< Dici davvero Xan? Io non me ne ero accorta. Su Spiky…prova a ripetere il mio nome. >> disse Buffy, tirando su con il naso e cercando di rimandare indietro le lacrime, mentre si beava di vedere quel visetto e gli posava un bacio sulla testa.

 

<< Bu..>> non c’era niente da fare, meglio di così non riusciva a pronunciarlo.

 

Ma l’accoglienza che quella parolina storpiata ebbe, fu un meraviglioso sorriso del suo amore. Un sorriso che gli riempì il cuore di gioia, così come vedere quegli smeraldi lucidi di lacrime represse. Poteva vederlo nei suoi occhi, per la prima volta riusciva a vedere che contenevano amore, amore per lui. Forse aveva detto la verità nella bocca dell’inferno, si forse lei lo amava veramente. Forse.

 

Maledizione se solo non fossi uno stupido moccioso, ti farei vedere io cosa vorrei fare, oltre che cercare di balbettare il tuo nome!

 

<< Ehi, Spike! E io chi sono? >> chiese Dawn, che non voleva essere messa da parte per l’ennesima volta.

 

<< …iciola! >> rispose baby Spike, sorridendole e mandandola in deliquio.

 

Dawn era tutta eccitata, sentire quella vocetta, e vedere quel sorriso, l’avevano resa felice. Beh, non l’aveva chiamata con il suo nome, ma faceva lo stesso. In fondo Spike si era sempre rivolto a lei chiamandola con quel buffo soprannome, briciola! “Perlomeno lo aveva detto meglio di Buffy!” Ghignò fra sé e sé.

 

<< E io come mi chiamo? >> fece Xander che non voleva rimanere fuori.

 

<< Ed io? >> idem, Willow.

 

Ehi, ragazzi, volete mettermi nei casini? Come cacchio faccio a dire, Xander e Willow? Ma non potevate avere dei nomi più normali? Già quello di Buffy, è un dramma!

 

Vedendo che baby Spike, sembrava in difficoltà, Buffy decise di intervenire.

 

<< Calma ragazzi! Non vedete che lo confondete? Piuttosto fatevi da parte, che voglio vestirlo! Non vorrei che si prendesse un raffreddore continuando a stare così, tutto nudo! >> disse in tono deciso e mettendo fine al coro che si era alzato.

 

Infatti, non ce n’era uno che non volesse sentire pronunciare il suo nome, Giles compreso. Ma perché quando c’e un bambino di mezzo, tutti gli adulti finiscono per diventare tanti bambini scemi?

 

Ehi, bionda! Che diavolo intendi per vestiti? Non quello che penso, vero?

 

Dieci minuti dopo, e tanti pianti e urla, non c’erano più dubbi, era proprio quello che aveva temuto. La scena che si parò davanti agli occhi del gruppo era indimenticabile, peccato che non avessero una macchina fotografica per immortalarla.

 

Baby Spike, era stato ripulito per bene, grazie a dei fazzolettini umidificati ed ora era tutto bello pulito e profumato. Dopo l’umiliante faccenda dei pannolini, era stato rivestito con una tutina di spugna, del tipo con i piedini, dello stesso colore dei suoi occhi, che in quel momento erano lucidi di lacrime di rabbia. Tale tutina, come se non bastasse, aveva un’applicazione sul davanti che rappresentava una paperella.

 

Era adorabile, non c’era altre parole per descriverlo, Buffy aveva proprio indovinato il colore giusto, e lui era così carino, tutto imbronciato. Da mangiarsi di baci.

 

Giuro che questa me la paghi, cacciatrice!

 

Ma non c’era mai fine alle umiliazioni che doveva subire quel giorno.

 

<< Dawn…guarda in quella borsa, ci dovrebbe essere un termos che ho comprato e mi sono fatta riempire d’acqua calda, in un bar del centro commerciale. >> esclamò Buffy dopo aver sogghignato vedendo l’espressione furiosa di baby Spike, mentre prendeva da un altro sacchetto un biberon e del latte in polvere per neonati. Era ora della pappa!

 

Scordatelo! Non berrò quella cosa schifosa, bionda! Voglio un pezzo di pizza come quella che stanno mangiando i ragazzi!

 

Pensò Spike, mentre vedeva che Buffy, stava per porgergli il biberon. E baby Spike doveva pensarla allo stesso modo, visto che storse la bocca e si rifiutò di ciucciare, mentre invece tendeva le manine alla fetta di pizza nelle mani di Xander.

 

<< Ehi, Buffy! Mi sa che preferirebbe questa, a quello! >> esclamò il ragazzo commuovendosi, vedendo lo sguardo implorante del piccolo, e fece per tendergli la fetta.

 

<< Niente da fare! Lui adesso è un bambino e deve mangiare le cose giuste per lui! >> lo fermò torva Buffy, che si era ormai immedesimata nel suo ruolo di baby sitter. Vedendo però quegli occhioni che stavano di nuovo per riempirsi di lacrime, decise di fare uno strappo alla regola. << E va bene uffa….se adesso farai il bravo e berrai tutto il tuo lattuccio, dopo ti darò un pezzettino di pizza! >> capitolò.

 

Baby Spike, comprese che questo era il massimo che poteva ottenere, e si decise a fare come richiesto. In fondo quel latte non era neanche male, Buffy ci aveva messo dentro anche dei biscotti e a lui i biscotti piacevano. E poi, almeno aveva imparato una cosa, bastava che minacciasse di piangere e il più delle volte, riusciva ad ottenere quello che voleva.

 

Interessante stratagemma, mi sa che d’ora in poi, lo userò spesso!

 

Nel frattempo, visto che le ferite erano state curate, e che tutti stavano mangiando, l’autobus ripartì. Destinazione Los Angeles.

 

 

Capitolo quattro: I pregi di essere un bambino.

 

 

Era ormai pomeriggio inoltrato, quando il pulman arrivò alle porte di Los Angeles. Dopo aver portato i feriti più gravi (fra i quali Wood), in un ospedale vicino al centro, ed aver sbrigato tutte le relative formalità, l’autobus si rimise in mancia, diretto al hotel Hyperion, luogo dove viveva Angel.

 

Riuscire a spiegare ai medici e alle infermiere di turno, cosa fosse successo a quel gruppo scalcinato di persone, aveva richiesto del tempo, per fortuna Giles se l’era saputa cavare. Tirando fuori il suo fascino britannico e raccontando a tutti, come fossero riusciti a scampare al misterioso crollo di Sunnydale, provocato quasi sicuramente da un “terremoto”. La notizia per fortuna, era stata riportata da vari Tg. Spiegò inoltre, che erano giunti fin lì, perché in città avevano degli amici e parenti, e avevano pensato che fosse l’opzione più pratica. Per fortuna non c’erano in giro giornalisti, che avrebbero altrimenti cominciato a fare domande più indiscrete. C’era da sperare solo che lo staff dell’ospedale, mantenesse il silenzio con la stampa, come era stato loro espressamente richiesto.

 

Per fortuna in ospedale, avevano creduto alla versione semplicistica di Giles e si erano adoperati per prestare subito delle cure ai feriti. Ma ormai era il tramonto, quando arrivarono davanti al hotel. Il pulman, si fermò con uno stridio, stanchi e prostrati, gli occupanti presero lentamente a scendere. Baby Spike, che aveva dormito di nuovo per buona parte del viaggio, si svegliò di soprassalto e scrutò attento attorno a sé, prima di stringersi al collo di Buffy.

 

Sulla porta del hotel si stagliava la figura inconfondibile di Angel. Non sembrò particolarmente sorpreso, di vedere arrivare quel gruppo di gente, ma con gli occhi, cercava una persona in particolare. Quando la vide, si diresse immediatamente verso di lei, verso Buffy.

 

Fece un’espressione sorpresa, quando la vide con in braccio un bambino, del quale non riusciva a vedere il volto, perché nascosto nel collo di Buffy. Spike, aveva infatti deciso di rimandare l’imbarazzante incontro il più possibile e si era abbarbicato al collo della sua cacciatrice, nascondendo il visetto fra i suoi capelli. Chissà che risate si sarebbe fatto Angel, vedendolo ridotto in quello stato.

 

Ma ride bene chi ride ultimo, dice il proverbio.

 

<< Buffy! A quanto ho saputo siete riusciti a fermare il Primo! E tutte queste ragazze? Sento in loro il potere delle cacciatrici, come è possibile? >> le chiese, avvicinandola, mentre si guardava in giro confuso.

 

<< Io sto bene, grazie per averlo chiesto! >> gli rispose piuttosto acidamente lei, e gli sembrò di sentire il piccolo ridacchiare, vicino al suo orecchio. Stringendolo ancora di più a sé, fissò negli occhi Angel e guardandolo seria gli disse: << Senti…è una lunga storia che ora non ho proprio voglia di raccontarti. Sono stanca e non so che cosa darei per un bel bagno caldo e un letto! E in ogni caso, non siamo state noi a fermare il Primo, ma Spike, grazie a quel maledetto amuleto che mi avevi dato! >>

 

Angel rimase un po’ deluso del suo atteggiamento, ma ne diede la colpa all’evidente stanchezza.

 

<< Certo, scusa, ti accompagno subito su in una delle camere! Ma chi è quel bambino che è con te? E dov’è Spike? Sento la sua presenza, ma non lo vedo!? >> le disse facendole strada dentro all’albergo, mentre un sospetto iniziava a prendere forma nella sua mente.

 

Buffy non sapeva come rispondere, che avrebbe dovuto fare? Piazzagli il piccolo davanti alla faccia e dirgli  “ Ecco! Questo è Spike! Hai visto come si è ridotto a causa del tuo maledetto gingillo?” per poi tirargli un bel papagno sul muso? Ne avrebbe avuto una gran voglia, ma la verità era, che si sentiva troppo stanca per farlo. Meglio tergiversare e lasciare ad altri l’ingrato compito.

 

Visto che erano arrivati davanti alla porta di una camera, Buffy posando la mano sulla maniglia, si girò  per affrontare Angel, avendo cura però di non guardarlo negli occhi e disse: << Te l’ho detto è una lunga storia. Se proprio vuoi saperlo, chiedilo a Xander o a Giles. Ora se non ti dispiace…mi fiondo subito in bagno e poi a letto perché sono esausta! >> e mentre lo faceva, entrò nella camera, seguita da Dawn, e gli chiuse decisamente la porta in faccia.

 

Ben fatto, love! Non avevo nessuna voglia di trovarmi faccia a faccia con quello scemo!

 

Pensò Spike ghignando, mentre baby Spike faceva invece un grande sorriso alla sua salvatrice. A Buffy però non sfuggì il lampo birichino che era passato in quegli occhioni e sogghignò, anche da bambino Spike non si smentiva mai.

 

<< Per ora l’abbiamo scampata! Domani sarà un altro discorso! Ora però…tu ed io…andiamo a farci un bel bagnetto, che ne dici? >> disse Buffy sorridendo sorniona.

 

Baby Spike sorrise deliziato.

 

Uhmmm…un bagno insieme, che vuoi che ti dica? Mi sa che in fondo in fondo essere un bambino non sia così male, se posso fare il bagno con te!

 

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Angel era rimasto fermo come un allocco davanti alla porta della camera. Possibile che la freddezza che aveva sentito in Buffy fosse solo colpa della stanchezza? E poi, maledizione….aveva sentito bene, che l’odore di Spike era ancora su di lei.

 

Xander, che aveva assistito a tutta la scena ghignò soddisfatto. Angel non gli era mai andato a genio, anima o no. Se proprio doveva scegliere, preferiva Spike. Almeno lui la sua anima se l’era conquistata, non come Angel. E poi negli ultimi tempi, iniziava pure a stargli simpatico, soprattutto ora che era un bambino. Lo doveva ammettere, quel cucciolotto, aveva già conquistato il suo cuore.

 

Ed ora aveva l’occasione che aspettava da anni, far mandar giù un bel boccone amaro ad Angel. Chissà quale notizia lo avrebbe scosso di più…sapere che Spike era tornato umano, seppur in versione infantile? O venire a sapere che Buffy aveva dichiarato che lo amava?

 

Sogghignando si avvicinò al vampiro e postogli un braccio sulle spalle, si preparò a fare un bel riassuntino. “ Grazie Buffy! Ti devo un favore, non vedo l’ora di raccontare a mister simpatia, come stanno le cose!” pensò Xander facendo una risata interiore. << Dunque Angel…devi sapere….>>

 

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Nel mentre che Xander si godeva la meritata vendetta, assieme a Giles ( entrambi non avevano mai scordato quello che Angel, aveva fatto quando era Angelus), Buffy, dopo aver riempito la vasca d’acqua calda, ma non troppo calda, per rispetto della pelle sensibile di baby Spike, vi aveva versato una buona dose di bagnoschiuma, neutro s’intende, che aveva comprato al centro commerciale.

 

Baby Spike, di nuovo tutto nudo, era tranquillamente in braccio a Dawn, e guardava attento tutti i preparativi, pregustando il momento in cui avrebbe fatto il bagno con la sua cacciatrice. Buffy iniziò lentamente a spogliarsi, rimanendo però con la biancheria intima addosso.

 

Non lo faceva tanto per pudore, in fondo Spike era un bambino e non c’era ragione di vergognarsi, ma in cuor suo, lei sapeva, che il suo lui più adulto, era lì, dentro a quel frugoletto. Ragione per cui era meglio mantenere certe distanze.

 

Non gli aveva ancora perdonato, di non averla creduta. Non appena fosse tornato delle dimensioni giuste, un bel cazzotto non glielo toglieva nessuno. Questo però non voleva dire che non avesse voglia di coccolarlo un po’, quella era la prima volta che sentiva di provare tenerezza per un bambino. Prima di allora non gliene era importato molto dei bambini, ma ora che aveva a che fare con baby Spike, riscopriva in sé stessa il lato materno.

 

Entrando nella vasca per prima, si fece passare il piccolo da Dawn, che le gettò subito le braccia al collo, e sospirò di felicità. Iniziando a lavare quel corpicino, con una spugna naturale, iniziò a canterellare, sentendosi rilassare e sentendo che tutta la stanchezza se ne andava via, scivolando nel nulla.

 

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Nemmeno dieci minuti più tardi un Angel decisamente agitato, bussava frenetico alla porta della camera di Buffy, desiderando in cuor suo di buttarla giù. Fu Dawn ad aprirgli e a togliergli quella soddisfazione.

 

<< Angel…si può sapere che diavolo vuoi? Mi pareva che Buffy fosse stata chiara, siamo stanche!>> gli disse a muso duro.

 

Ma Angel non ci fece nemmeno caso e spostatala di peso, entrò di prepotenza nella stanza, scrutando in ogni angolo.

 

<< Dov’è? >> chiese brusco.

 

<< E’ in bagno, dove vuoi che sia? Non è mica diventata invisibile….un’altra volta! >> esclamò Dawn, perplessa, da tanta foga.

 

Angel rimase confuso per un attimo “Come, un’altra volta?” e quando mai Buffy era stata invisibile? Scuotendo la testa, però si lanciò verso il bagno,  e aprì la porta urlando il suo nome, << Buffy! >>

 

Non fece nemmeno a tempo ad entrare nel bagno che venne preso direttamente in faccia da una spugna bagnata, lanciata con discreta forza.

 

<< Fuori di qui! Ignobile guardone! >> urlò Buffy, mentre continuava a gettargli addosso tutto quello che le capitava a tiro. Vistosi al perso, Angel, comprese che era meglio fare retromarcia. Non aveva mai visto Buffy così infuriata. Beh a dire il vero non l’aveva vista per niente, dato che la spugna era piena di schiuma che gli era finita sugli occhi.

 

<< E va bene, non entro, ma ti aspetto qui fuori. Tu ed io dobbiamo parlare! >> gli gridò richiudendo la porta e cercando di ripulirsi il viso.

 

All’interno della stanza, Buffy, dentro la vasca sbuffò, a quanto sembrava quel rompiscatole di Angel non voleva proprio lasciarla in pace.

 

Anche baby Spike sbuffò, anche se a modo suo. Si stava godendo il bagnetto, fino a quando non era arrivato l’eterno piagnone a rompere tutto il divertimento.

 

<< Butto! >> fece indicando la porta, << Bu, mia! >> disse serio, serio. Tanto che Buffy non potè resistere e fece una risatina, dando un bacio sulla fronte del piccolo.

 

Se solo fossi stato della taglia giusta, glielo avrei fatta vedere io a quel bischero! Comunque Honey, sei stata fantastica, non penso che peaches si sia mai sentito dire “ignobile guardone!”

 

<< Ben detto Spiky….>> disse ridacchiando Buffy, mentre prendeva ad insaponare i soffici capelli del frugoletto. Alzando leggermente la voce, disse evidentemente rivolta ad Angel. << Finisco di lavarmi ed esco! Nel frattempo…mi mandi Dawn? >>

 

Ehi! Fai marcia indietro…che hai detto?Che ho ragione? Su cosa?

 

Spike era decisamente confuso e eccitato, non poteva significare quello che lui sperava che significasse, vero? Come se Buffy, avesse percepito i suoi pensieri gli disse: << Bu è tutta tua! Mi sa che Angel, dovrà farsene una ragione! >> sorridendogli e sciacquandolo gentilmente.

 

Baby Spike era rimasto a fissarla incantato, con la boccuccia semi aperta. Spike era decisamente andato nel pallone. Poteva sentire il suo cuore di bambino che batteva più in fretta e risuonava fin nella sua anima. Certo, lei non gli aveva detto nuovamente che lo amava, ma questo valeva altrettanto.

 

L’entrata nel bagno di Dawn, lo riscosse dai suoi pensieri e baby Spike, fece alla sua briciola un sorriso felice, che venne ricambiato.

 

<< Dawn, prendi quell’asciugamano grande laggiù, che ti passo Spiky! >> disse Buffy indicandole l’oggetto posto su un mobiletto lì vicino. Mentre Dawn prendeva e asciugava teneramente il frugoletto, Buffy finì di lavarsi per poi tirarsi su ed avvolgersi un morbido accappatoio bianco, che le stava decisamente grande.

 

Avvolgendolo strettamente intorno al suo corpo, legò strettamente la cinghia alla vita, per essere sicura che non si sciogliesse, poi avvolto un altro asciugamano intorno ai suoi capelli disse decisa: << Ascolta Dawn, io vado di là a parlare con Angel, cercherò di portarlo fuori dalla camera e di sbrigarmela il prima possibile. Tu intanto occupati di Spike, ma aspetta ad andare in camera, che noi siamo usciti, dopo preparalo per la notte, in uno di quei sacchetti, ci dovrebbero essere dei pigiami per noi e per lui. >>

 

Dawn annuì, quando Buffy aveva quell’espressione era meglio fare come diceva lei, pensò sorridendo. A quanto sembrava Angel stava per scoprire un lato di sua sorella, che in pochi conoscevano. Persino baby Spike, capì che il momento dei giochi era finito.

 

Non appena Buffy uscì dal bagno, Dawn sussurrò dolcemente nell’orecchio del bambino. << Lo sai Spiky? Mi sa tanto che domani mattina, vedremo Angel con un occhio nero! >> baby Spike, rispose con una risatina.

 

Comincio a sospettarlo anch’io!

 

Era talmente euforico, che non fece nemmeno storie, mentre Dawn gli metteva il pannolino e lo rivestiva per la notte, con un pigiamino bianco con sopra stampate tante macchinine. Assomigliavano alla sua vecchia De Soto, solo che erano di vari colori, gli piaceva a dire il vero.

 

Poco meno di dieci minuti dopo, Buffy rientrò nella stanza con un’espressione ancora arrabbiata, che però si addolcì subito, vedendo baby Spike in tutto il suo splendore. Quel pigiamino gli stava una meraviglia.

 

<< Down, vai pure a fare il bagno, ora ci penso io. >> disse rivolgendo uno sguardo grato alla sorella e sedendosi sul letto, vicino al bambino. Dawn capì subito che Buffy non aveva voglia di parlare di quanto era successo, inoltre poteva vedere la stanchezza che le tirava i lineamenti, sì, era meglio aspettare per sapere cosa si fossero detti lei ed Angel.

 

<< Fantastico! Ne ho proprio bisogno! Ah…ho messo il tuo pigiama sul cuscino! >> disse la ragazza fiondandosi subito nel bagno. Buffy sospirò e dopo aver dato un bacio sulla fronte di Spike, ne annusò il dolce profumo infantile, sentendosi leggermente rinfrancata.

 

Era così stanca che gli occhi le si chiudevano, mentre si infilava il pigiama ed entrava sotto le coperte, mettendo Spike nel mezzo, in modo che fosse al sicuro fra lei e Dawn. Il piccolo si accoccolò vicino a lei e dopo pochi minuti, Buffy era già nel mondo dei sogni.

 

Quando Dawn rientrò nella stanza, già vestita per la notte, trovò solo Spike sveglio, seppur indubbiamente assonnato. In silenzio, cercando di non far rumore,  fece una lieve carezza sulla testa del piccolo e poi si mise anche lei a letto, spegnendo le luci.

 

Intanto Spike, mentre sentiva che il sonno lo stava per cogliere, mandò un ringraziamento a chiunque fosse stato, a farlo tornare. Sì, essere un bambino in fondo non era male, se poteva dormire accanto alle due persone che contavano di più nella sua vita. E baby Spike fece un lungo sospiro, prima cadere in dolci sogni.

 

 

Capitolo cinque: Biscotti?

 

 

Il mattino seguente, Buffy si svegliò di buon umore, soprattutto perché sentiva vicino a sé il calore del corpicino di baby Spike, ancora profondamente addormentato. Sorrise nel vedere come si era accucciato accanto a lei, ed alzando leggermente la testa, vide che anche Dawn, dormiva ancora, tendendo un braccio, come a proteggere il frugoletto.

 

Rilassandosi di nuovo contro il cuscino e guardando un raggio di sole, che penetrava dalla finestra, si costrinse a rivedere nella mente, la conversazione che aveva avuto la sera precedente, con Angel. Non gli piaceva doverci ripensare, ma c’erano cose che erano state dette, che ora che non era più stanca, ma riposata e serena, poteva analizzare. C’era qualcosa di strano in alcune frasi che Angel aveva esclamato, se ne era accorta immediatamente, ma non aveva avuto la forza di approfondirle.

 

Facendo uno sforzo mentale, richiamò a sé, ogni anche più piccola immagine, di quella spiacevole conversazione. Era cominciata subito male, fin da quando era uscita dal bagno, e aveva chiesto ad Angel, di seguirla fuori dalla camera. Seppur evidentemente contrariato, lui aveva accettato.

 

***************

 

<< Adesso mi spieghi che storia è questa! Spike è diventato un bambino umano e tu hai affermato di amarlo! >> l’aveva assalita a muso duro non appena erano usciti dalla camera.

 

<< E così non lo amavi, vero? Lui era solo nel tuo cuore!? Ed io…come uno scemo, sono rimasto lì ad ascoltare i tuoi vaneggiamenti su l’impasto per biscotti che eri….e che non eri ancora cotta! >> aveva aggiunto, quasi urlandoglielo in faccia.

 

<< Avrei dovuto capire subito, che preferivi lui a me, quando hai scelto lui per starti accanto nella lotta! Dio, come sono stato stupido! Era solo un modo per mandarmi via, illudendomi con false speranze, non è vero? >> urlò ancora, prendendola per le spalle e scotendola con forza.

 

Se Buffy all’inizio si era “quasi” sentita in colpa, vedendo la sua furiosa reazione, mano a mano che lui parlava, sentì crescere dentro di sé una rabbia cieca. Dandogli uno spintone che lo spedì violentemente contro il muro di fronte, lo affrontò con gli occhi che brillavano d’ira.

 

<< Tanto per cominciare, io non ti devo nessuna spiegazione! Dopotutto sono passati  molti anni da quando le nostre vite, hanno preso direzioni diverse! E di questo devi ringraziare solo te stesso, non fui io a decidere di troncare la nostra relazione! Resta il fatto, che è andata così…ed ora non hai nessun diritto di comportarti come un fidanzato geloso. >> gli sbatté in faccia, senza preoccuparsi se le sue parole lo avrebbero ferito o no.

 

Angel cercò di riprendere la parola, ma Buffy continuò imperterrita.

 

<< Il signorino si sente preso in giro, per delle cose che ho detto! Beh…la vuoi sapere una cosa? Erano vere…e al tempo stesso non lo erano! Ho capito come stavano le cose, solo questa mattina, nella bocca dell’inferno! Tu non hai idea di quello che ho passato nelle ultime ventiquattro ore! >> gli gridò furibonda.

 

<< E tu che ne sai, di ciò che è stata la mia vita negli ultimi anni? Di quello a cui sono stato costretto a rinunciare? A mio figlio, ai miei ideali, e tutto per cercare di fare la cosa giusta! >> gridò a sua volta Angel, non meno arrabbiato.

 

<< Ed ora vengo a sapere che anche l’ultima speranza che avevo, di avere una vita normale, se ne è volata via….è ormai chiaro che è stato Spike ad ottenere lo Shanshu, e anche te…a quanto sembra! E questa volta, sei stata tu a prendere la decisione che mi ha privato di ogni cosa! >> aggiunse frustrato, dando un pugno nel muro alle spalle di lei.

 

<< Oh, è per questo allora, che sei arrabbiato veramente! Perché non ho scelto te, come campione! La vuoi sapere una cosa? Se l’ho fatto avevo le mie buone ragioni! Hai ragione…io non so cosa tu abbia fatto in questi anni, tu non eri accanto a me…ad aiutarmi, ma Spike invece c’era, lui c’è sempre stato! >> disse Buffy con un tono più calmo.

 

Improvvisamente si era di nuovo sentita addosso tutta la stanchezza e aveva lasciato che le spalle le si afflosciassero. Angel aveva immediatamente percepito il suo cambiamento di umore, ma prima che potesse dire o fare qualcosa, lei riprese a parlare con voce stanca.

 

<< Senti, non ho voglia di litigare…sono esausta! Se mi ascolterai senza interrompere, cercherò di spiegarti come sono andate le cose, altrimenti puoi scordartelo, perché non vedo l’ora di andare a dormire! >>

 

<< Parla! >> disse Angel sospirando.

 

<< Quando ti dissi che Spike era nel mio cuore, non mentivo. E’ solo…che l’ultimo anno è stato così…stressante, che non riuscivo a leggere dentro me stessa, non avevo il tempo materiale per farlo, ed ero così confusa. La notte prima che tu arrivassi a Sunnydale io e Spike, avevamo dormito insieme….e per dormito intendo proprio “dormire”, nient’altro. Io ero depressa, senza forze, perché gli altri mi avevano voltato le spalle, è una lunga storia che ha che fare con l’occhio ferito di Xander, ed ora non starò a raccontartela. Comunque sia, ero stata allontanata dal gruppo, Spike era fuori città quando è successo e al suo ritorno, mi subito cercata. Mi ha trovato in una casa, dalla quale avevo fatto sloggiare il suo legittimo proprietario. Noi abbiamo parlato, lui mi ha detto delle cose che non scorderò mai. Stava quasi per andarsene quando io l’ho fermato, avevo bisogno di conforto, del suo conforto. Lui mi era stato sempre accanto negli ultimi anni ed è stata l’unica persona, che sia mai riuscita a comprendermi fino in fondo. Mi fidavo e mi fido di lui come di me stessa, ecco perché ho scelto lui per starmi accanto nella battaglia, sentivo di aver bisogno del suo appoggio, della forza che riusciva a trasmettermi. Ti dissi che non sapevo ancora chi ero e cosa volevo, ed era vero, non lo sapevo, ma l’ho scoperto nel momento in cui ho di nuovo visto la morte in faccia, la mia faccia, che il Primo usava per prendermi in giro. In quel momento ho capito tante cose, che quello che mi spingeva a combattere, non era solo un obbligo che mi era stato imposto dal destino. Essere la prescelta, la sola…IO volevo combattere, IO volevo distruggere con tutte le mie forze quell’essere, non la cacciatrice, ma la donna! E quando ho visto Spike, avvolto nella luce di quel maledetto gingillo, che stava distruggendo ogni cosa, ho anche capito chi era, che volevo nella mia vita. Il solo che non mi avesse mai abbandonato, il solo che fosse riuscito a capirmi meglio di me stessa, io avevo bisogno di lui, lui non era semplicemente nel mio cuore, lui “era ed è” il mio cuore, io lo amo. Quando ho preso la sua mano…quando le nostre mani unite,  e hanno preso fuoco…ho capito tutto questo. Io non ero più un impasto per biscotti, ma ero pronta per uscire dal forno. La situazione sembrava disperata, quella forza che stava distruggendo tutto, stava distruggendo anche lui, stava lasciandomi, sacrificando la sua vita per salvare me e il mondo intero. Ma io sentivo che non era così, sentivo che non poteva finire così! Sentivo che sarebbe tornato da me, e ho trovato la forza per dirgli che lo amavo. E la vuoi sapere una cosa buffa? Lui non mi ha creduta, mi ha mandato via. Ed io l’ho fatto, sono scappata, ma solo perché ero certa che sarebbe tornato da me. E lui non mi ha deluso, è tornato! Ed ora la sola cosa che voglio, è fare in modo che torni normale, ecco perché siamo venuti qui, per saperne di più su quella maledetta profezia e su come possa aver influito l’amuleto!>> Buffy aveva parlato lentamente, fissando un punto lontano.

 

Angel era stato in silenzio, ad ascoltare quella lunga spiegazione, sentendo un dolore sordo nel petto, in quel cuore che non batteva, che aumentava mano a mano che lei parlava. Quando lei finalmente rimase in silenzio, non riuscì a trattenere un gemito.

 

<< Dunque, la colpa è solo mia…ho sbagliato, ho sbagliato a lasciarti…..ho sbagliato a venire a Los Angeles. Se solo fossi rimasto al tuo fianco, ora ci sarei io al posto di Spike, invece eccomi qui, incatenato mani e piedi in una situazione in cui non vedo una via d’uscita.>> ammise a capo chino, con la voce densa di dolore.

 

<< Penso che tu sbagli a pensarla così. Non possiamo sapere cosa sarebbe successo, se avessimo fatto delle scelte diverse, è come mettere un dito nella piaga e rigirarlo per ottenere maggior dolore. Ti prego Angel, non farlo non torturarti in questo modo, piuttosto cerca di farti forza è andata così, non credo che ci sia altro da dire. >> sussurrò Buffy con un tono di voce più dolce, mentre facendogli una carezza, tornava in camera.

 

*****************

 

Ora però a mente fresca e riposata, Buffy si rendeva conto che c’erano ancora molte cose di cui parlare. Che significava che era stato costretto a rinunciare a delle cose, compresi i suoi stessi ideali?

 

E suo figlio? Perché mai aveva dovuto rinunciare a lui? Si, lei sapeva di Connor, Angel stesso le aveva dato la notizia un anno prima, quando si erano incontrati a metà strada, dopo che era tornata in vita. All’epoca non l’aveva presa tanto bene.

 

Ora però sentiva come se tutto si fosse affievolito, sì, voleva ancora bene ad Angel, ma come un amico, nulla di più. Ora il suo universo, ruotava solo su Spike, quel tenero batuffoletto che le dormiva sereno accanto.

 

E poi, che significava che era legato mani e piedi in una situazione senza speranza? Doveva scoprire cosa c’era sotto, il suo stesso istinto di cacciatrice la stava mettendo in guardia. Aveva percepito una strana emanazione provenire da Angel.

 

Quando era venuto a Sunnydale, non se ne era accorta, forse perché sovrastata dalla pressante presenza del Primo, che sembrava permeare ogni cosa, ma ora ne era certa, c’era qualcosa di strano in atto.

 

Come spiegarsi poi, che l’albergo fosse vuoto, eccettuato Angel stesso? Dove erano gli altri del suo gruppo? Avrebbero dovuto essere tutti lì, a preparare il fronte secondario, invece non aveva visto niente in giro, che facesse presupporre tali preparativi.

 

Sì, aveva molte domande da fare ad Angel, domande che esigevano una risposta. Un leggero movimento al suo fianco, la distolse però dai suoi pensieri, baby Spike si stava svegliando.

 

<< Buongiorno! >> gli disse Buffy, vedendo come si stropicciava gli occhi, per poi spalancarli e farle un grosso sorriso, riconoscendola.

 

Buongiorno a te, love! Dio sei così bella appena sveglia!

 

<< Bu! >> esclamò il piccolo, tendendo una manina per toccarle leggermente il viso.

 

Baciando leggermente le punte di quelle piccole dita, Buffy prese il piccolo e se lo mise sul grembo, stringendolo teneramente a sé. Entrambi poi fecero un lungo sospiro.

 

<< Buongiorno! Quando si mangia? >> chiese Dawn che si era svegliata a sua volta. Pur guardando intenerita, quella scenetta, il suo stomaco brontolava troppo per essere ignorato.

 

Ridendo per l’uscita della sorella, Buffy, prese ad alzarsi, sempre tenendo in braccio Spike.

 

<< Dipende…quanto ci metti a vestirti? >> le rispose ghignando.

 

Non aveva nemmeno fatto in tempo a dirlo, che sua sorella si era alzata di scatto ed era corsa di filata in bagno, prendendo di corsa i vestiti posti sulla sedia. Erano gli unici che possedevano al momento, ma i soldi di Anya, sarebbero venuti buoni per fare shopping. “Dolce suono” pensò Buffy che adorava andare a fare compere.

 

<< Ora ci vestiamo per bene, e poi andiamo a fare colazione…che ne dici Spiky? >> chiese dolcemente al bambino, mentre lo cambiava.

 

<< …cotti! >> le rispose baby Spike, con un sorrisone.

 

<< Certo! Biscotti! A te piacciono tanto i biscotti, vero Spike? >> rise lei, che aveva capito cosa intendesse dire. << Sai…un giorno ti racconterò una storia su dei biscotti, magari quando sarai un po’ più grande… >> aggiunse facendogli un sorriso malizioso.

 

 

Capitolo sei: Ho degli amici!

 

 

Quando tutti e tre, scesero giù ed entrarono nella sala ristorante dell’albergo, erano quasi tutti lì, impegnati a fare colazione. Ma bastò che Buffy mettesse piede nella sala con baby Spike in braccio, e si alzarono in massa, diretti verso di lei.

 

Beh, non esattamente verso di lei, ma più specificatamente verso Spike. Xander era in prima fila e stava già iniziando a fare i versetti al piccolo, commentando come era vestito quella mattina. Buffy, infatti gli aveva messo dei jeans e una maglietta nera. Proprio un Spike in miniatura.

 

Ce ne fosse stato uno, che non avesse fatto esclamazioni deliziate a quella vista, sarebbe stato un miracolo. Persino Giles, lasciata da parte la sua aria da inglese compassato, aveva passato una mano sulla testa del piccolo in una tenera carezza.

 

Buffy si sentì in colpa, per averlo sospettato di cattive intenzioni nei confronti di Spike, e per la prima volta, da quando aveva complottato con Wood per ucciderlo, gli fece un sorriso caldo e sincero.

 

A Giles si velarono leggermente gli occhi, alla vista di quel sorriso. Aveva creduto che non sarebbe mai più stato capace di ricucire, lo strappo che si era creato nel rapporto con colei, che amava come una figlia, ma ora le cose sembravano mettersi meglio. “Questa volta non ti deluderò, Buffy!” pensò, “No, questa volta ti aiuterò a proteggere chi ami, dovesse essere l’ultima cosa che faccio!”.

 

<< Ehi, Buffy, dai a me Spike, così almeno intanto,  tu puoi andare a prenderti un caffè! >> esclamò Xander, che non resisteva più dal desiderio, di tenere di nuovo quel cucciolotto fra le braccia.

 

Spike fissava confuso i nuovi atteggiamenti, che le persone che gli erano attorno gli stavano dimostrando, anche il giorno prima in effetti, si erano comportate in modo strano, ma non ci aveva fatto tanto caso, visto il popò di roba che era successo quel giorno. Ora però, non poteva proprio fare a meno di vedere, come tutti si dimostravano gentili con lui.

 

Sono sempre più convinto,che essere un bambino non è per niente male, se i risultati sono questi!

 

<< Ma devo preparare la colazione per Spike, prima. >> cercò di opporsi Buffy, riluttante a cedere il dolce fagottino.

 

<< Oh…non preoccuparti, ci abbiamo già pensato io e Anya. >> rispose con un sorriso a trentadue denti, Xander, indicando sul tavolo un biberon già pronto.

 

<< Ci hai messo dentro anche i biscotti? A Spike piacciono! >> ribatté Buffy tentando l’ultima carta, per non mollare il piccolo.

 

<< C’è già tutto! Abbiamo anche preparato della frutta frullata. Giles ha detto che i bambini la devono mangiare! >> rispose un po’ bruscamente Anya, che stava stufandosi di quel tira e molla.

 

Visto come stavano le cose, Buffy si dovette arrendere, e consegnò il prezioso carico nelle mani di Xander, che le sorrise di rimando tutto felice.

 

Con il piccolo fra le braccia, Xander, che sembrava stesse portando un re, o in questo caso un principino, si avviò verso il tavolo, subito seguito dalla corte di ammiratori. Il ragazzo avrebbe voluto tenerselo tutto per sé, ma si vide costretto a mettere il piccolo seduto sul tavolo, in modo che tutti potessero vederlo.

 

Come il giorno precedente, baby Spike degnò tutti di un sorriso. Vedendo quella scena, Buffy non potè fare a meno di sorridere, scuotendo la testa. Poi rivolgendosi a Giles che l’aveva seguita al banco del caffè, chiese: << Non vedo Faith, dov’è? >>

 

<< E’ andata presto all’ospedale, si è portata dietro Andrew. Ha detto che voleva accertarsi che le ragazze si stessero riprendendo bene! >> rispose Giles, sorridendo verso quello che succedeva al tavolo.

 

Willow, che nel frattempo si era avvicinata ai due, per prendersi un’altra tazza di caffè, non potè fare a meno di sentire e decise di intervenire nella discussione. << Certo che è strano, prima non ne voleva sapere di ospedali, mentre….questa mattina, sembrava avere una fretta del diavolo! >> disse con una risatina.

 

<< Che vuoi farci, è l’amore! Ti fa superare ogni ostacolo! >> le rispose ridacchiando Buffy. A quanto sembrava, fra quei due non era solo una questione di sesso. Giles come al solito storse il naso sentendo quelle parole, per un inglese come lui, certe cose, non dovevano essere argomento di conversazione, ma rientravano nella sfera privata.

 

Buffy si stava godendo tranquillamente la sua tazza di caffè, mentre osservava divertita le lotte che il gruppetto intorno al tavolo,  si stavano facendo fra loro, per attirare l’attenzione di baby Spike, quando, alzando lo sguardo lo vide. Angel, stava fermo immobile, sulla soglia della porta e guardava Spike con sguardo torvo.

 

Anche Spike lo vide e capì subito che tirava cattiva aria. Il suo sguardo s’incupì e senza che potesse impedirlo, il labbro inferiore, iniziò a tremare.

 

E adesso, questo che vuole?

 

Quando Buffy, vide che Angel si stava muovendo in direzione di Spike, mollò la tazza a Giles e preoccupata, cercò di intercettarlo, prima che potesse arrivargli vicino. Ma fallì. Per fortuna, Xander, che aveva notato il cambiamento di umore del frugoletto, si era girato in fretta in direzione del suo sguardo, e vedendo arrivare Angel, si parò davanti al bambino, come per proteggerlo.

 

Spike, per un attimo, aveva pensato al peggio. Vedere Xander che si alzava e si parava davanti a lui, lo aveva colto di sorpresa.

 

<< Spostati Xander, o giuro che non rispondo delle mie azioni. >> ringhiò Angel.

 

<< Scordatelo! Non ti permetterò di fare del male a Spike! >> gli ringhio in risposta Xander, tutto impettito.

 

Baby Spike, guardava preoccupato quella scena, non si sarebbe mai aspettato, che il bamboccio si sarebbe eretto a suo difensore. Era bello sapere che qualcuno teneva a lui, tanto da fare questo, ma al tempo stesso era preoccupato per Xander, lui non sapeva di cosa fosse capace Angel, quando era di cattivo umore, come era evidentemente adesso. Fu con un sospiro di sollievo, che vide giungere Buffy.

 

Grazie a dio, Honey! Se non arrivavi tu, avevo proprio paura che andasse a finire male per Xander.

 

<< Che intenzioni hai Angel? >> esclamò Buffy, con il tono più calmo che riuscì a trovare. La situazione era già tesa di suo, inacidirla ulteriormente, non sarebbe stata una buona idea.

 

Intanto mentre Buffy diceva questo, Giles e gli altri si erano posti anche loro, come una specie di scudo per proteggere il piccolo. Vedendo come si paravano davanti a Spike, Angel si infuriò ancora di più.

 

<< Che intenzioni ho io, mi chiedi? Piuttosto che intenzioni avete voi? Non vi rendete conto di chi state proteggendo? Oh, si, ieri sera ho ascoltato la tua bella favoletta. Ma credo che tu ti sia scordata chi lui sia veramente! Ti sei scordata di quando voleva ucciderti, uccidervi tutti? >> sbottò rabbioso.

 

<< Oh, ha parlato il signor innocentino! Come se non lo avessi fatto anche tu! >> sbottò Xander.

 

<< Xander, per favore. >> disse Buffy che cercava di mantenere una conversazione civile.

 

<< Mi spiace Buffy, ma questa volta non me ne starò zitto! E’ giunta l’ora che qualcuno dica le cose come stanno! Chi diavolo credi di essere Angel, per giudicare gli altri? Tu hai fatto peggio di lui…e stando a quanto mi ha raccontato Willow, anche piuttosto di recente. >> ringhiò in risposta Xander, lanciando uno sguardo di fuoco verso il vampiro.

 

<< A quanto ho saputo, anche Spike si è dato da fare, un po’ di tempo fa, o sbaglio? >> esclamò con voce cattiva Angel, occhieggiando il bambino dietro le spalle di Xander.

 

<< Non era colpa sua! Era sotto l’influsso ipnotico del Primo! >> rispose subito Buffy, prendendo le difese di Spike.

 

<< Giusto! Lui non era cosciente di quello che faceva. Non se ne ricordava neanche! Ma sono certo che tu ti ricordi, di tutte le vittime che hai fatto, non è vero, Angelus? >> rimarcò Xander con voce di scherno.

 

Questo era troppo per Angel, che perso ogni controllo, assunse il volto della caccia e stava per balzare sul ragazzo e lacerarne la giugulare. Per fortuna Buffy intervenne e si frappose fra i due, posando le mani sul torace di Angel.

 

Sentendo le mani di lei su di sé, il vampiro, riacquistò un po’ di lucidità e lentamente tornò al suo aspetto normale, per poi sospirare.

 

Spike aveva sentito come l’ira del suo gran-sire stava montando dentro di lui. Gli aveva fatto piacere che Xander avesse preso le sue difese, ma tutta quella agitazione era troppa per il suo fragile equilibrio di infante.

 

Ancora una volta si trovò a piangere disperato. Immediatamente, tutti si girarono verso di lui, sentendo i suoi singhiozzi infantili. Buffy, mollato Angel, si catapultò immediatamente al suo fianco e lo prese in braccio.

 

<< Su, su, calmo Spiky! Va tutto bene! Non avere paura! Ci sono io qui con te! >>  gli disse dolcemente, mentre il piccolo posava affranto la sua testolina sulla sua spalla.

 

<< Guardalo Angel, guardalo bene! E’ un bambino! E’ spaventato ed ha paura, paura di te! >> esclamò diretta al vampiro, sempre cullando il frugoletto fra le braccia.

 

Ehi bionda! Attenta a quello che dici! Io non ho paura di peaches, non per me perlomeno. Ma se solo si azzarda a toccare te o Xander…io….

 

Angel, guardava sconcertato quella scena. A livello conscio sapeva che quello era Spike, allora perché si sentiva in colpa per averlo fatto piangere? C’era qualcosa in quei fremiti, che ancora scuotevano quel corpicino, che gli provocava una stretta al cuore.

 

Gli sembrava quasi di rivedere Connor, quando era bambino, quel poco tempo che aveva potuto passarci assieme, ed ancora una volta si sentì straziare dalla sua perdita. Chissà, forse il fatto che Spike fosse tornato come bambino, era un po’ come riavere suo figlio, perché in fondo fra di loro c’era un legame di sangue.

 

<< Scusami piccolo! Non volevo! >> sussurrò piano, tendendo una mano per toccarlo. Xander, stava per fare una mossa avanti, ma una gelida occhiata di Buffy, lo fermò.

 

<< No, butto, no bua, cìo…>> balbettò baby Spike, lanciando uno sguardo ancora lacrimoso ad Angel, che rimase decisamente confuso.

 

<< Cosa? >> esclamò il vampiro che non aveva capito un accidente.

 

<< Penso che volesse dire, che non vuole che tu faccia male a Xander! >> tradusse Buffy, sorvolando sul “brutto” e sorridendo al piccolo, che le restituì il sorriso.

 

<< E tu come hai fatto a capirlo? >> chiese sbigottito l’interessato.

 

<< Beh, è chiaro che non riesce a pronunciare il tuo nome, quindi visto che tu gli dici sempre di essere lo zio Xander, cìo uguale zio, ecco qua! >> rispose Buffy sbrigativa.

 

<< Oh! >> fece Xander, mentre si illuminava tutto, Spike lo aveva chiamato zio!

 

<< Cìo! >> ripetè baby Spike indicandolo, tutto sorridente.

 

Tutti si misero a ridacchiare, persino Angel. Strano a dirsi, ma baby Spike, stava conquistando anche lui. Adesso cominciava a capire perché erano tutti pronti a difenderlo, da bambino Spike, gli stava  decisamente più simpatico.

 

<< Tranquillo piccolo, non farò del male allo zio, lo prometto! >> gli disse sorridendo Angel. Lo sguardo serio che ricevette in risposta, però gli disse, che avrebbe dovuto faticare per ottenere la fiducia, del suo ormai baby-childe.

 

Guai a te, se solo ci provi! Ora che ho degli amici li voglio tenere cari!

 

 

Capitolo sette: Che nascondi, Angel?

 

 

Per fortuna, quello che sembrava essere un inevitabile scontro, si era placato, grazie all’intervento di baby Spike. Pochi minuti dopo, Buffy, aveva consegnato il frugoletto fra le braccia, impazienti, di Xander e si era allontanata, per poter parlare da sola con Angel.

 

A Spike, la cosa non era andata molto giù, il bacetto che lei gli aveva dato sulla guancia, prima di andarsene, promettendo di tornare presto, era stato di aiuto a mandare giù quel boccone amaro. Ma continuava a non piacergli per niente l’idea di Buffy assieme ad Angel.

 

E se quella checca si fosse messa a frignare come suo solito, per far commuovere Buffy? E se lei ci fosse cascata? Quello era un rischio che proprio non voleva correre.

 

Hai fatto i conte senza l’oste, bello mio. Giuro che se hai qualcosa del genere in mente, ci penso io a fartela passare, Bu è mia! Ehi….un attimo…come sarebbe a dire Bu? Ora comincio pure a pensare come un bambino? Non bastava che chiamassi cìo quel carciofo di Xander? Buffy, lei si chiama Buffy! Tienilo bene a mente Spike!

 

Stava rimuginando tutto questo, mentre cercava un modo per svignarsela da quell’assembramento che era attorno a lui. Come fare però? Quelli, quasi facevano a botte per decidere chi doveva stargli più vicino.

 

Evidentemente doveva avere un angelo custode pure lui, o forse era la sua buona stella, fatto sta che pochi istanti dopo, vide giungere la perfetta occasione per svignarsela. Era tornata Faith dall’ospedale e tutti quanti le erano andati incontro per sapere come stavano i feriti.

 

Lo avevano lasciato da solo, seduto a terra su di un morbido tappeto, tutto circondato da giocattoli vari, chissà poi quando se li erano procurati?!? Quale occasione migliore? In silenzio e più velocemente che potè, iniziò a gattonare dietro il gruppetto e in un momento in cui nessuno guardava infilò altrettanto velocemente la porta.

 

Evviva era libero, libero di muoversi, senza dover essere scarrozzato a giro. Aggrappandosi ad un vaso con una pianta, cercò di alzarsi in piedi e ci riuscì. Le gambe avevano però poco equilibrio e fatti a malapena due passi, finì di nuovo con il sedere a terra.

 

Oh, beh, perlomeno l’atterraggio è stato morbido, grazie a questo maledetto pannolino! Però forse è meglio, se continuo ad andare a gattoni, fino a quando non avrò imparato a camminare per bene!

 

*********

 

Faith era tornata con buone notizie, le ragazze si stavano riprendendo velocemente, troppo velocemente a detta dei medici. Ma loro che ne sapevano della capacità di recupero delle cacciatrici? Anche Wood stava migliorando, seppur ad un ritmo più normale.

 

Dawn, mentre ascoltava le notizie, si girò verso il luogo dove prima si trovava Spike, più che altro per scrupolo, ma quando vide che il posto era vuoto, si guardò attorno allarmata.

 

<< Spike, dov’è Spike? Qualcuno di voi ha visto Spike? >> quasi urlò preoccupata.

 

Iniziò subito una caccia all’uomo, o per meglio dire,  al bambino. Chi guardava sotto i tavoli, chi in ogni angolo, ma di baby Spike nessuna traccia. Iniziarono a chiamarlo a voce alta. Xander arrivò persino al punto di guardare dentro gli armadietti in cucina.

 

Richiamata dalle ormai alte grida insistenti, Buffy, che era in una stanza vicina, e cercava di far sbottonare ad Angel la verità, lasciò la discussione e si diresse preoccupata verso la fonte delle voci.

 

<< Che è successo? >> chiese allarmata.

 

<< Spike è scomparso! >> le disse quasi piangendo Dawn, che dal nervosismo si stava stritolando le mani. << Lo avevamo lasciato solo per un attimo, lì seduto sul pavimento, e quando ci siamo girati non c’era più! >> aggiunse cercando di spiegarsi meglio.

 

Buffy, sbiancò di botto e tentennò, tanto che Angel, dovette sorreggerla per un braccio. No, non era possibile, Spike non poteva essere scomparso, la sola idea era inconcepibile. Stringendo gli occhi per impedire alle lacrime di riempirli, si fece forza e disse: << Deve essere da qualche parte dell’albergo, dobbiamo trovarlo! >> la sua voce però tremava.

 

<< Lo troveremo Buffy, non preoccuparti! >> gli disse Giles, stringendogli una mano sulla spalla e cercando di darle forza. << E’ solo un bambino, non può essere andato tanto lontano! >> aggiunse .

 

Le sue parole però riuscirono soltanto a farla stare peggio. “E’ solo un bambino.” Era questo il vero problema, ora Spike era solo un piccolo indifeso e un luogo enorme come quello poteva nascondere molte insidie.

 

Visto che era ormai stato appurato che Spike non era in quella stanza, tutti iniziarono a setacciare l’albergo. Angel, guardava addolorato, l’espressione ansiosa sul volto di Buffy. Poco prima stavano quasi litigando, perché non voleva rispondere alle sue domande e quello di lei era stato l’atteggiamento tipico della cacciatrice; ma ora vedendola in quello stato, si ricordò come si era sentito quando Connor era scomparso.

 

Quello che gli faceva più male, era che Buffy non si comportava così perché provava un affetto materno per Spike. No, la ragione era un’altra, e vederla così, gli fece comprendere appieno quali fossero i sentimenti di Buffy nei confronti di Spike.

 

Quel maledetto dove era andato a cacciarsi? Non si rendeva conto che la stava facendo stare male, agendo in quel modo? Per quanto lui stesso soffrisse, Angel non voleva vedere Buffy tanto addolorata. Decise quindi di unirsi alle ricerche, poi avrebbe fatto a Spike un bel discorsetto in proposito.

 

************

 

Ignaro del macello che aveva combinato, con la sua scappatella, baby Spike, continuava a muoversi veloce come un gatto, fra quei corridoi che gli sembravano immensi, chiamando “Bu” ad ogni angolo.

 

Dove diavolo sei finita, cacciatrice?

 

Ormai aveva guardato dove poteva, infatti, essendo piccolo, non riusciva a raggiungere le maniglie delle porte per aprirle. Ed era passato davanti alla porta della stanza in cui si trovava il suo amore, senza riuscire a trovarla. Ora era giunto davanti alla grande scalinata che portava al pian terreno.

 

Forse è di sotto.

 

<< Bu….>> provò a chiamare, ma non ottenne nessuna risposta.

 

Maledizione e adesso come faccio a scendere?

 

Mentre pensava così, vide il portone in fondo alle scale aprirsi. Ma non fu Buffy ad entrare, come sperava, ma una bella ragazza dai capelli lunghi e mori.

 

E questa chi è?

 

Si chiese vedendo che aveva preso a salire le scale e che vedendolo gli stava facendo un dolce sorriso.

 

Però, niente male la ragazza! Sembra un tipo simpatico.

 

<< Ciao piccolo, da dove salti fuori? Ci sono i tuoi genitori in giro? >> chiese lei dolcemente, accostandosi al frugoletto lentamente, per non spaventarlo. Era il più bel bambino che avesse mai visto, con quei riccioli biondi e gli stupendi occhi azzurri.

 

Se cerchi i miei genitori stai fresca baby, sono morti da un pezzo ormai! Ehi, piuttosto potresti aiutarmi a cercare Buffy!

 

<< Bu! >> cinguettò baby Spike, guardandosi attorno, e cercando di far capire a quella ragazza cosa volesse.

 

<< Dunque…vediamo se ho capito, stai cercando un certo “Bu”, giusto? >> chiese la ragazza, dando mostra di una certa intelligenza.

 

Bingo! Solo che è una lei, non un lui! Buffy è la mia cacciatrice!

 

<< Ci! >> rispose baby Spike, facendole un sorrisone.

 

<< Ok! Allora vediamo se riusciamo a trovarlo! >> esclamò la ragazza, rispondendo al suo sorriso e prendendolo in braccio.

 

Aveva fatto pochi passi, quando entrambi videro arrivare verso di loro, una cacciatrice decisamente agitata, che si calmò leggermente, quando vide Spike, fra le braccia di una ragazza, ma solo leggermente, chissà quella chi diavolo era.

 

<< Spike! >> gridò preoccupata. Fidarsi è bene non fidarsi è meglio.

 

<< Bu! >> la chiamò in risposta il frugoletto, tendendole le bracciotte.

 

La ragazza, che non aveva idea di chi fosse Buffy, non avendo mai avuto modo di conoscerla, capì però, che almeno aveva trovato “la misteriosa Bu” e tese il piccolo verso di lei.

 

<< L’ho trovato in cima alle scale! Penso che suo figlio la cercasse. >> disse per placare lo sguardo non certo felice che Buffy aveva.

 

Quando le mani di Buffy si strinsero a quel corpicino e finalmente lo ebbe fra le braccia, tirò un sospiro di sollievo, ricacciando le lacrime che avevano minacciato di uscire. Lo aveva ritrovato e stava bene. Spike, come al solito mise la testolina dentro al suo collo e sospirò a sua volta.

 

<< Grazie, per essersene presa cura…stavo diventando matta per cercarlo! >> disse con il fiato ancora scosso Buffy, dando un’occhiata di rimprovero a Spike. Poi le arrivarono al cervello le parole che la ragazza aveva detto. << e comunque sia chiaro, lui non è mio figlio…lui è…>> stava aggiungendo, tanto per chiarire le cose, quando da dietro le giunse la voce di Angel.

 

<< Fred! Che ci fai qui? >> chiese il vampiro con aria decisamente scocciata.

 

Allora quella era Fred, si disse Buffy, osservando con curiosità la ragazza. Willow gliene aveva parlato. Ma perché mai Angel sembrava avere del disappunto, nel fatto che si trovasse qui? Non lavorava forse più per lui?

 

<< Ora non darmi della maniaca del lavoro, lo so che mi avevi dato dei giorni di ferie. Ma quando ho visto in televisione, quello che era successo a Sunnydale, ho pensato di tornare per sentire se c’era bisogno di aiuto! >> disse velocemente Fred, che guardava anche lei confusa il vampiro, non si aspettava una simile reazione.

 

“Cosa? In piena apocalisse, Angel invece di approntare il fronte secondario, ha mandato i suoi compagni in vacanza?” Non potè fare a meno di pensare Buffy, che prese a guardare fisso Angel, cercando di sondare l’atteggiamento impassibile che Angel aveva appena adottato.

 

Qui c’era veramente qualcosa che non tornava.

 

<< Fred! >> alle loro spalle, giunse la voce di Willow.

 

Le due ragazze si abbracciarono felici.

 

<< Per fortuna stai bene! Ho avuto una tale paura, quando ho saputo quello che era successo! >> disse Fred facendo un sospiro di sollievo, vedendo che Willow era in buona salute.

 

<< Buffy! Lei è Fred, ti ricordi...te ne avevo parlato! >> disse Willow, presentando la ragazza alla sua migliore amica. << Fred lei è Buffy! Finalmente vi conoscete! >> aggiunse finendo le presentazioni. Le due si salutarono con un sorriso.

 

<< Oh e vedo che hai ritrovato Spike! Vado subito ad avvertire gli altri ! >> disse la strega, facendo un sorriso vedendo il piccolo fra le braccia di Buffy, per poi scappare via.

 

<< Scusa…sbaglio o Willow ha appena chiamato questo bambino Spike? Ora che ci penso…lo avevi fatto anche tu prima, giusto? >> chiese Fred che guardava curiosa il piccolo.

 

<< Già! A guardarlo adesso non si direbbe, viste le sue dimensioni ridotte, ma lui è sempre il mio big bad, Spike detto anche William il sanguinario! >>  fece Buffy con una risatina, presentando Spike, mentre gli dava un bacio sulla fronte. Ed il piccolo fece un sorrisone.

 

Angel strinse la mascella, e per poco non ruggì vedendo Buffy così affettuosa con baby Spike.

 

<< Ma che gli è successo? >> chiese Fred piena di confusione, non poteva credere che quel tenero fagottino che aveva tenuto fra le braccia, fosse il terribile vampiro che Angel aveva dipinto.

 

<< E’ proprio per scoprirlo che siamo qui! Willow pensa che possa avere attinenza con una certa profezia che Angel possiede! >> rispose Buffy, optando per una veloce spiegazione. Se fosse stato necessario avrebbe aggiunto i dettagli in seguito.

 

<< Parli della profezia dello Shanshu? >> chiese Fred ancora confusa, ed all’annuimento di Buffy, chiese perplessa: << Ma quella riguarda un vampiro con l’anima e Spike non…>>

 

Prima che potesse terminare la frase, Buffy la interruppe << Anche Spike ha un’anima, Angel non te lo aveva detto? >> chiese indirizzando uno sguardo glaciale verso l’incriminato, quando vide che Fred faceva di no con la testa.

 

“ E no! Qui ci sono troppi misteri, per i miei gusti!” pensò Buffy, vedendo come il vampiro cercava di evitare il suo sguardo.

 

Vedendo l’espressione seria, sul volto di Buffy, anche baby Spike si tese. La sua cacciatrice, doveva avere qualcosa in mente. Poi si ricordò dell’espressione sconvolta che le aveva visto sul volto quando era arrivata.

 

Sorry, love! Mi spiace che tu sia stata in pena per me.

 

Ed una manina gentile, corse al suo volto. Sentendo quelle piccole dita, che la accarezzavano, Buffy sorrise e improvvisamente si sentì più serena. Qualunque cosa Angel nascondesse, ormai sapeva che non sarebbe stata più da sola. Spike era lì con lei e avrebbe continuato a darle la sua forza, come aveva sempre fatto. E baciò quelle piccole dita.

 

 

Capitolo otto: M’ama o non m’ama?

 

 

Dopo una lunga spiegazione, di tutto quello che era successo a Sunnydale e a Spike in particolare. Fred, seppur ancora un po’ frastornata da tutta la storia, si era detta disposta a fare il possibile per scoprire cosa fosse successo al vampiro.

 

Ed ora lei, Buffy e baby Spike, si trovavano nel suo laboratorio, dove la ragazza aveva sottoposto il piccolo ad una serie di analisi. Stranamente baby Spike non aveva pianto quando Fred aveva dovuto togliergli un po’ di sangue per esaminarlo, era stato così ricompensato con un lecca-lecca per il suo coraggio, lecca-lecca che si era veramente goduto. Ora però esausto, si era addormentato fra le braccia della sua cacciatrice.

 

Mentre Fred si occupava del piccolo, Buffy, aveva consigliato agli altri di iniziare subito a fare delle ricerche in altri campi. Sull’amuleto, tanto per cominciare e magari sulla profezia, che Giles si era immediatamente proposto di provare a tradurre.

 

Angel, aveva accettato di dar loro tutti i documenti che possedeva in merito, seppur era chiaro, che non fosse affatto contento, di facilitare in tal modo il ritorno di Spike all’età adulta. O non era solamente quella la ragione?….

 

Fred, che stava lavorando con delle provette, gettò uno sguardo al frugoletto che dormiva pacifico fra le braccia di Buffy. << E’ adorabile! Ha un’espressione così angelica mentre dorme, non si direbbe che sia stato un feroce vampiro….cioè, volevo dire…prima dell’anima… >> le ultime parole le erano uscite quasi balbettanti.

 

L’ultima cosa che voleva era dire qualcosa, che avrebbe fatto inquietare Buffy. Le era ormai chiara una cosa, dal racconto che le era stato fatto. La cacciatrice sembrava tenere molto a Spike e ne era ricambiata.

 

<< Già! Non si direbbe, vero? Ma lui è sempre stato così, anche prima. Ha sempre avuto questa espressione mentre dormiva. >> rispose invece Buffy sognante. Poi accortasi dello sguardo curioso di Fred arrossì. << Mi è capitato a volte di doverlo svegliare, quando abitava nella sua cripta…per lavoro sai.... >> aggiunse velocemente, ma si rese conto di non essere riuscita a darla a bere a Fred, quando le vide un sorrisetto sul volto, e arrossendo ancora rispose al sorriso.

 

<< Ok, colta in fallo…non era solo per lavoro… >> borbottò, ottenendo così una risata da parte della ragazza. Poi però lo sguardo di Fred si fece serio.

 

<< Forse sarò indiscreta…se vuoi non rispondermi…ma c’è una cosa che ancora non mi è chiara. Tu hai raccontato della vostra lotta contro il primo e di cosa è successo, ma io continuo a chiedermi come ha fatto Spike a riavere la sua anima, si è trattato di una maledizione come per Angel? >> chiese.

 

Buffy sospirò, si aspettava quella domanda e non aveva problemi a rispondere, se non fosse che aveva appena avvertito la presenza di Angel fuori dal laboratorio. Erano stati i suoi sensi di cacciatrice ad avvisarla. Ed ora che fare? Sapeva che il vampiro avrebbe ascoltato perfettamente la sua risposta, e ne sarebbe rimasto ferito. Ma non c’era altro modo per fargli capire che fra di loro non c’erano più speranze. Sospirando di nuovo, si accinse a rispondere.

 

<< No….Devo ammettere di saperne poco io stessa…lui non è mai voluto entrare in particolari. Ma è stato lui a decidere di riaverla. Tutto quello che so è che si è rivolto a qualcuno, ha dovuto superare delle prove, torture, sofferenze…. Spike ha combattuto e si è guadagnato la sua anima. >> disse guardando quel dolce visetto, orgogliosa.

 

<< Ma perché mai avrebbe dovuto farlo? Lui era un vampiro, un demone…come è possibile che abbia desiderato di riavere l’anima? >> chiese perplessa Fred, che arrossì vedendo lampeggiare Buffy, alla parola “demone”.

 

Buffy ricacciò dentro di sé la rabbia che aveva provato sentendo quella parola. Rabbia, non verso Fred, ma verso sé stessa. Quante volte aveva chiamato Spike in quel modo? Solo ora si rendeva conto di come potesse averlo ferito. Chiudendo gli occhi fece un lungo sospiro, prima di riaprirli e riposarli sul volto di baby Spike.

 

<< Lui lo ha fatto per me…perché mi ama. >> disse con voce rauca, mentre mentalmente ripercorreva quei momenti nella cappella del cimitero. Lui lo aveva fatto a causa sua, perché lei gli aveva sempre detto che non avrebbe mai potuto amare un essere senz’anima.

 

E…lo aveva fatto per assicurarsi che non le avrebbe più fatto del male. Ma questa era una cosa che non poteva rivelare a Fred, non con Angel dall’altro lato della parete che ascoltava ogni cosa. No, anche se i suoi amici sapevano tutto, non voleva che Angel lo sapesse. Quella era una cosa fra lei e Spike, ed Angel non doveva entrarci di mezzo, creando sicuramente casini. Lei lo aveva perdonato, si erano perdonati a vicenda, di questo era sicura.

 

<< Oh! Io non sapevo…Angel ci aveva detto che Spike collaborava con il tuo gruppo, a causa del chip che gli era stato impiantato…>> disse Fred, che non sapeva che altro dire ed era ancora frastornata dall’affermazione di Buffy.

 

<< E’ una lunga storia, anche se sì…in effetti è cominciata così. Poi lui si è innamorato di me…e…. >> Buffy raggrinzì la fronte, mentre ripercorreva quei tempi, mentre raccontava di come Spike le fosse stato accanto durante la battaglia con Glory. Di come fosse disposto a morire pur di non rivelare chi fosse la chiave. Di come si era preso cura di sua sorella, durante il periodo in cui lei era morta. Di come le cose fossero cambiate le cose al suo ritorno.

 

Quasi sentiva i gemiti che Angel stava facendo oltre il muro, udendo del loro rapporto. Ma continuò a parlare, e al contempo faceva chiarezza nella sua mente. Non era stato soltanto il desiderio di sentirsi di nuovo viva che l’aveva spinta fra le braccia di Spike, ora se ne rendeva conto.

 

A quei tempi era stata cieca, ma lui aveva già iniziato a cambiare, a diventare l’uomo che lei ora amava. Il suo cambiamento non era dovuto all’anima, ma lei e a lei soltanto, e all’amore che provava per lei.

 

E lei si era cibata di quell’amore, era stato quello a farla sentire di nuovo viva. Più della passione sfrenata, quello che aveva cercato in lui era stato proprio quell’amore, capace di riscaldarla. Per quanto lo avesse negato ad oltranza, era del suo amore che aveva bisogno. Ma come una sciocca non lo aveva capito e aveva fatto precipitare gli eventi.

 

<< …sono stata una stupida, una maledetta imbecille! Lui mi stava dando tutto quello di cui avevo bisogno e non lo avevo capito. L’ho cacciato, dicendogli che non potevo amare qualcuno che non aveva un anima…e lui ha agito di conseguenza…se ne è andato, per cercare di darmi quello che volevo….ora lo capisco e lo amo ancora di più per questo. Lui ha affrontato di tutto per me. Era pronto a sacrificare la sua stessa vita. Ed ora la sola cosa che voglio è che lui torni com’era prima. >> concluse, mentre calde lacrime le scivolavano silenziose lungo le guance.

 

Fred aveva ascoltato in silenzio il lungo racconto di Buffy e alla fine, si era commossa, vedendo come la cacciatrice, aveva preso a piangere leggera, accarezzando la testa del piccolo. Capì che in realtà Buffy, stava vedendo davanti a sé l’uomo che amava, non il bambino che ora era diventato.

 

<< Per quanto mi riguarda, farò tutto il possibile per aiutarti. >> disse partecipe, ottenendo così un sorriso di ringraziamento da parte di Buffy. << Non appena saranno pronti i risultati delle analisi, ne saprò di più. Dovrebbe volerci poco…solo mi chiedevo…che farai se le cose non dovessero andare bene? In questo genere di situazioni…i risultati possono essere imprevedibili…lui potrebbe tornare adulto come non….potrebbe tornare ad essere un vampiro…o perdere di nuovo l’anima…. >> aggiunse a fatica, sapendo bene di prospettare qualcosa difficile da sopportare.

 

Buffy rimase in silenzio per qualche minuto, tesa e cercando di trovare le parole giuste per rispondere. << Io lo amo…non importa cosa succederà. A me basta non perderlo. Che lui torni come umano adulto…come vampiro con o senz’anima…niente cambierà i miei sentimenti. >> disse poi decisa.

 

Baby Spike, scelse proprio quel momento per svegliarsi. Alle sue orecchie giunsero solo le ultime parole di Buffy. Questa volta, aprendo gli occhi, non le fece come al solito un grosso sorriso, ma il suo sguardo era invece colmo di tristezza.

 

<< Ehi, Spiky, che c’è? Fatto brutti sogni? >> chiese subito Buffy vedendo quel musetto triste, stringendolo fra le braccia, dove baby Spike fece un sospirone, lasciandosi avvolgere dal suo calore.

 

Io ti amo Buffy, dio solo sa quanto….ma ora mi rendo conto che tu non mi amerai mai…lo hai detto tu stessa no? Non importa cosa io sia…i tuoi sentimenti per me non cambieranno. Sai per un po’ avevo sperato…E va bene…se devo accontentarmi della tua amicizia…lo farò.

 

Pensava Spike mentre gli passavano per la mente le parole che aveva sentito e frainteso.

 

Baby Spike posava intanto la fronte sulla spalla della donna che amava e sospirava di nuovo, mentre i suoi occhioni si riempivano di lacrime silenziose.

 

A Buffy si strinse il cuore a vederlo così. Cosa mai poteva essere successo? Poteva chiaramente vedere che stava soffrendo. << Shh…buono, non piangere. Ci sono io, qui con te e non ti lascerò mai. Dimmi che succede…hai fame? >> gli disse dolcemente, ma il piccolo scosse triste la testa.

 

<< Forse desidera poter tornare adulto. Questa situazione non deve essere facile nemmeno per lui. Spero solo che riusciremo a trovare un modo per aiutarlo. >> disse Fred, che si era commossa anche lei vedendo quei lacrimoni.

 

Buffy annuì e poi prendendo quel visetto con una mano gli disse: << Non preoccuparti Spike, faremo tutto il possibile e l’impossibile per farti tornare normale. E se non dovessimo riuscirci…chiederò a Willow di trasformare anche me in una bambina…così potremo crescere e stare sempre insieme. >> disse piano, mentre quell’idea le prendeva piede nella mente e ne sorrideva al pensiero.

 

Sarebbe stato bello poter essere piccola insieme a lui. Sarebbe stato come riavere indietro la sua vita. Ora che non era più la sola cacciatrice, non avrebbe più dovuto sopportare da sola il peso del destino del mondo e della lotta contro il male. Altre lo avrebbero fatto.

 

COSA? Pensò Spike, alzando di scatto la testa a quelle parole. E baby Spike aveva preso a boccheggiare come un pesciolino.

 

<< COSA? >> ruggì invece la voce di Angel, da dietro la parete, facendo fare un sobbalzo sia a Buffy che a Fred, quando poco dopo entrò come una furia dentro il laboratorio.

 

<< Angel….accidenti a te! Per un attimo mi hai spaventata! >> rispose irritata Buffy. Sapeva bene qual’era la causa della sua reazione, peggio per lui, così imparava ad origliare le altrui discussioni.

 

<< Sai che me ne frega se ti ho spaventata! Voglio che ripeti quello che hai detto poco fa. Non dicevi sul serio, vero? >> strillò Angel con un diavolo per capello, mentre la fissava con occhi di fuoco.

 

Una volta tanto sono d’accordo con peaches. Oddio, devo stare male! Io d’accordo con mister depressione perenne! Ma anch’io voglio sapere cosa intendevi honey.

 

<< Non provarti ad alzare la voce con me! >> gridò in risposta Buffy, che era veramente stufa della sua gelosia.

 

I due si guardarono in cagnesco per un po’, fino a che baby Spike decise che era ora di chiarire le cose. Voleva sapere cosa veramente Buffy provasse per lui, non avrebbe sopportato un’altra delusione.

 

<< Bu? >> chiese con la sua vocetta, mentre con la manina cercava di farle voltare lo sguardo verso di lui. La domanda che voleva porgli, chiaramente scritta in volto.

 

Vedendo quel musetto ansioso, a Buffy venne da ridacchiare. A quanto sembrava non era solo Angel che voleva saperne di più. Ok, a lui poteva anche rispondere, pensò mentre gli faceva un gran sorriso.

 

Angel strinse i denti, vedendo quelle smancerie. Avrebbe avuto voglia di andarle vicino e strapparle il bambino dalle braccia, pur di interromperle.

 

<< Si può sapere che succede qui? Vi si è sentiti urlare, perfino dallo studio. >> gli giunse da dietro le spalle, la voce di Dawn che lo prese di sorpresa.

 

<< Chiedilo a tua sorella! Credo che gli abbia dato di volta il cervello! >> disse con un sorrisetto maligno. Ora Buffy non poteva rifiutarsi di dare spiegazioni, non con sua sorella presente. Lei era parte in causa.

 

Dawn guardò curiosa verso Buffy, la quale dopo avere dato un’occhiata velenosa ad Angel, sbuffò. Tanto valeva mettere le cose in chiaro.

 

<< Ad Angel piace origliare e così ha sentito, una conversazione fra me e Fred. A quanto sembra non gli sono piaciute alcune cose che ho detto. >> disse con un sorrisetto perfido.

 

<< Sarebbe a dire? >> chiese Dawn che una mezza idea già se l’era fatta.

 

<< Ho detto che amo Spike e che ho intenzione di fare tutto il possibile, per farlo tornare adulto…>> disse per poi prendere una piccola pausa, l’ultima parte non era facile da dirsi << …e che se non dovessi riuscirci…voglio che Willow faccia un incantesimo su di me…in modo da poter diventare una bambina. >> le ultime parole le erano uscite fuori soffocate. Aveva paura di come Dawn l’avrebbe presa.

 

Lei la prese bene. << WOW! Forte! >> esclamò.

 

Chi invece era andato fuori completamente di testa, dopo le prime cinque parole, era stato Spike.

 

Ho detto che amo Spike, Ho detto che amo Spike, Ho detto che amo Spike…….

 

Questa frase continuava a girargli per la mente, come impazzita. Ogni altra cosa era sparita, solo quelle parole che si ripetevano all’infinito come in un eco. Ma soprattutto, lei le aveva dette davanti al grande pirla.

 

<< COSA? >> dissero invece sia Buffy che Angel, all’unisono, alla esclamazione di Dawn.

 

<< Dawn ti senti bene? >> le chiese guardinga Buffy che aveva temuto ben altra reazione.

 

<< Hai perso la testa anche tu? >> gli chiese invece Angel, stralunato, mentre si passava frenetico le mani fra i capelli. Non c’era altra spiegazione le sorelle Summers, avevano dato di matto entrambe.

 

E baby Spike, che si era ripreso, rideva gioioso, mentre si stringeva al collo della sua cacciatrice e le tempestava il viso di bacetti, un po’ umidi a dire il vero. Ma a Buffy piacquero comunque. L’arrabbiatura perché non le aveva creduto nella bocca dell’inferno, ormai le era passata, in effetti Spike tutti i torti non li aveva, non è che gli avesse dato tante prove del suo amore, ma d’ora in poi le cose sarebbero cambiate, pensò Buffy che sentì il suo stomaco scaldarsi, ed il calore diffondersi in tutto il corpo vedendo e sentendo la felicità di Spike. Era come se le stesse dicendo che l’amava.

 

Ridacchiando, vedendo l’assalto che baby Spike stava facendo alla sorella, Dawn scosse la testa intenerita. Chi invece stava fumando, ma non sigarette, era Angel.

 

 

Capitolo nove: Qui qualcosa puzza e non sono i miei pannolini.

 

 

Fred aveva ascoltato e visto tutta la scena senza fare una piega, così come ora vedeva Angel che stava avviandosi a perdere il controllo. Ci sarebbero stati sicuramente guai in vista, lei lo sapeva per sentito dire, Wesley le aveva raccontato dell’amore impossibile del vampiro per la cacciatrice. Amore che ora sembrava proprio essere arrivato ad un punto morto e di non ritorno. Buffy alla fine si era innamorata di colui che le era stato sempre accanto, dimenticando il vampiro che invece l’aveva lasciata.

 

Ma a quanto sembrava, Angel non aveva fatto altrettanto. Ma che diritto aveva di opporsi a questo? Istintivamente sentiva di dover dare ragione a Buffy, lei era stata lasciata e ora stava cercando di rifarsi una vita…a costo di rincominciare dall’inizio, da quanto sembrava.

 

Con cautela si avvicinò al vampiro e gli pose una mano sul braccio per provare a calmarlo, ma lui se la scosse via, e continuò a sbraitare verso le due sorelle.

 

<< Si può sapere che vi è preso a tutte e due? >> chiese ad alta voce. L’ultima cosa che voleva era far cadere il discorso.

 

< Uffa Angel…ti ha mai detto nessuno che sei un rompiscatole? >> sbottò Dawn, e ottenendo così un’occhiataccia da parte del vampiro, facendo spallucce, lei però continuò << Mi sembra che Buffy sia stata chiara, ama Spike e io non ci vedo niente di male se vuole stare con lui, anzi, l’idea di tornare piccola è veramente geniale…così poi sarò io la sorella maggiore. >> ghignò.

 

Buffy tirò un sospiro di sollievo, ecco spiegata la ragione, come diavolo non aveva fatto a pensarci prima…adolescenti! E quando mai pensano ai fatti pratici? A Dawn importava solo che non sarebbe stata più la più piccola di casa, Oh beh…in fondo non era male se la prendeva così, perché lei diceva sul serio quando aveva messo in conto quella possibilità. Sì, se Spike non poteva tornare adulto, preferiva diventare lei piccola.

 

Ti adoro briciola, non te l’ho mai detto?

 

Pensò Spike, vedendo come, colei che considerava come una sorellina, aveva saputo tener testa a quella testa dura di Angel. E non aveva neanche fatto obiezioni alla notizia che Buffy lo amava. A quanto sembrava, doveva aver dimenticato la minaccia di farlo arrosto. Chissà da cosa dipendeva, se dal fatto che aveva salvato il mondo, o perché ora era un bambino?

 

<< …iciola. >> disse baby Spike, facendole un sorrisone grato. E Dawn si ritrovò a ricambiare quel sorriso, in cuor suo lo aveva perdonato già da tempo, da quando si era resa conto delle sofferenze che aveva subito per riavere l’anima. Buffy le aveva raccontato come si era preso cura di lei, quando il gruppo l’aveva cacciata di casa e istintivamente fece una smorfia di vergogna.

 

Aveva tradito la sua stessa sorella, ed ora non poteva negare che la sola persona che invece fosse sempre stata al suo fianco, era proprio Spike. Gli era grata di questo, di questo amore incondizionato che lui provava per Buffy, e dell’affetto che aveva sempre provato per lei, ed ora che veniva di nuovo messa alla prova voleva stare dalla sua parte e da quella di Spike, cascasse il mondo, ma non avrebbe mai più fatto lo stesso errore.

 

Angel intanto guardava costernato le due sorelle. Erano impazzite, non c’era altra spiegazione. Scuotendo la testa e grugnendo, si rese però conto che era inutile discuterci. Forse era meglio andare a rivolgersi a qualcuno che avesse ancora la testa sulle spalle, istintivamente pensò a Giles.

 

Senza dire nemmeno una parola, il vampiro se ne uscì di gran carriera dal laboratorio, lasciando leggermente perplesse le tre donne, che dopo essersi guardate in volto, scoppiarono tutte e tre a ridacchiare.

 

<< Credo di aver appena scoperto un lato di Angel, che non avevo mai visto prima. >> esclamò Fred.

 

<< Oh, no…è sempre il vecchio Angel, che odia essere contraddetto. Ma questa volta le cose non andranno come vuole lui. >> le disse in risposta Buffy, che continuava a cullare baby Spike, che se ne stava tutto accucciato, con la testolina posata sulla spalla di Buffy ed un sorriso sognante sulle labbra.

 

<< Certo però…che così è proprio un amore! >> disse Dawn, accarezzando dolcemente quella testolina.

 

<< Già! E’ un bellissimo bambino…io adoro i bambini. >> le fece eco Fred, guardando anche lei intenerita quel cucciolotto.

 

Lei mi ama, ha detto che mi ama! E non è un sogno!

 

Pensava intanto Spike, che ancora stentava a credere di aver udito di nuovo quelle parole. Quando lo aveva fatto nella bocca dell’inferno aveva pensato che le dicesse per pietà, come una sorta di ringraziamento per il suo sacrificio. Ma poco prima le aveva ripetute, e questa volta non c’erano dubbi. Ora doveva darsi da fare, urgeva ricordare tutto quello che gli era stato detto in quella specie di dimensione paradisiaca. Voleva tornare in fretta ad essere adulto, per poterle dare tutto l’amore che sentiva per lei.

 

<< Allora, presumo che tu tenga molto anche a Connor. >> disse Buffy che non riusciva a ricordarsi se Fred facesse già parte del gruppo, quando il figlio di Angel era nato.

 

<< Chi? >> chiese Fred perplessa, con la faccia di chi non sa per niente di cosa Buffy stesse parlando.

 

Buffy si sentì gelare, come mai Fred non sembrava ricordarlo? Willow le aveva raccontato in breve quello che era successo quando era dovuta intervenire per ridare l’anima ad Angel, era stato solo pochi mesi prima, e Fred allora c’era sicuramente, anche se Connor non era più un’infante, a dire il vero non si ricordava bene cosa le era stato detto, in quel periodo era troppo presa a combattere il primo demone. Ma forse Willow avrebbe saputo dirle di più…e poi c’era Faith, anche lei era stata presente.

 

Decise che era meglio cambiare discorso, invece di chiedere di più a Fred. Non voleva rischiare di sentirsi rispondere “Il figlio di Angel? Da quando Angel ha un figlio?” Sì, ormai era chiaro che stava succedendo qualcosa di strano lì.

 

<< Oh, niente, credevo che conoscessi il figlio di un amico di Angel…lui me ne aveva parlato un anno fa. Senti piuttosto…dove sono finiti tutti gli altri? >> disse con il tono noncurante più vero che poteva. Inoltre aveva deciso che d’ora in poi non avrebbe fatto nomi.

 

Ehi honey! Che ti passa per la testa?

 

Pensò Spike, sentendola irrigidirsi. Lui capiva sempre se era agitata per qualcosa, anche quando cercava di fare finta di niente come ora.

 

<< Bu? >> chiese baby Spike, guardandola serio, serio.

 

Guardando quel visetto, Buffy comprese subito che come al solito Spike aveva capito che era turbata, facendogli un breve sorriso gli sussurrò in un orecchio “Ti spiego dopo”

 

<< Oh…beh…Wesley, è andato per una settimana in Inghilterra a trovare i suoi. Gunn sinceramente non so dove sia…e Lorne…credo che sia nel suo bar, come al solito. >> disse intanto Fred, che aveva ripreso ad armeggiare con le provette.

 

<< Capisco…e fra quanto dovrebbero tornare? Tanto per saperlo…voglio dire…più siamo a cercare di risolvere la situazione di Spike, meglio è. >> disse Buffy, che aveva trovato la scusa perfetta per le domande che aveva posto.

 

<< Fra tre giorni…più o meno…visto che fra quattro dobbiamo iniziare il  nuovo lavoro. Una volta che sarò nel mio nuovo laboratorio, con tutte quelle attrezzature sarà più semplice scoprire cosa è successo a Spike, e lo stesso sarà per gli altri. >> rispose blanda Fred, che aveva preso per buono l’interesse di Buffy.

 

<< Per ora dai risultati che ho qui…lui sembrerebbe un normalissimo bambino umano, forse leggermente più forte della media…ma con questi strumenti non posso dire con precisione quanto. >> aggiunse meditabonda mentre esaminava i risultati dei test, non accorgendosi dello stupore che era dipinto sul volto della cacciatrice, quando aveva parlato del nuovo lavoro.

 

Riacquistando un minimo di controllo, Buffy cercò di chiedere con indifferenza: << Quale nuovo lavoro? Un nuovo incarico? >>

 

Sempre con lo sguardo fisso su dei vetrini, Fred rispose placida: << No, abbiamo stipulato un contratto con quelli della Wolfram e Hart. Angel è diventato il nuovo presidente e presto entrerà in carica. Io mi occuperò delle ricerche scientifiche e Wesley del reparto traduzioni, Gunn invece farà il suo lavoro d’avvocato, Lorne…beh lui continuerà a fare quello che faceva prima e si occuperà dell’accoglienza dei clienti. >>

 

Dawn che era rimasta in silenzio fino ad allora, vide che lo sguardo di sua sorella s’incupiva. Qualcosa non stava andando per il verso giusto, ormai conosceva quello sguardo.

 

<< Fred se non ti dispiace e se hai finito per ora con Spike, io andrei un po’ in camera a riposarmi..sono ancora stanca….di tutto quello che è successo. >> disse Buffy con voce decisa.

 

Alzando leggermente lo sguardo, Fred rispose in modo gentile: << Ma certo puoi andare, ci vediamo dopo. >> notò però che il sorriso che Buffy le fece di ritorno era leggermente tirato, ma lì per lì pensò che fosse dovuto alla stanchezza. Non aveva idea dell’uragano che le sue parole avevano provocato.

 

Non appena Buffy, con baby Spike in braccio e Dawn al seguito uscirono dal laboratorio, la cacciatrice si rivolse alla sorella. << Riunione d’emergenza in camera, vai a chiamare Willow, Xander, Anya, Giles e Faith, ma non fartene accorgere da Angel. >> disse con fare sbrigativo.

 

<< E Andrew e Kennedy? >> chiese la ragazza.

 

<< Loro non possono essere d’aiuto. >> rispose secca Buffy, e Dawn non potè fare altro che annuire.

 

Marciando verso la sua camera, Buffy rimuginava a tutto spiano. Angel era il nuovo presidente della Wolfram e Hart, il nemico legalizzato. Cosa mai poteva essere successo? Cosa lo aveva portato a fare questo?

 

Gran brutto affare, love. Mi sa che peaches si sia messo nei casini. Persino io, so che razza di gente è quella e credimi, gli stavo alla larga anche prima di…insomma lo sai.

 

 

Capitolo dieci: Che nascondi Angel? Parte seconda.

 

 

Uno ad uno, alla spicciolata, tutti i vecchi appartenenti alla Scooby Gang, più Faith, bussarono alla porta della camera di Buffy per poi entrarvi velocemente, tirati da lei dentro. A tutti diceva la stessa cosa “ Parliamo quando ci sono tutti!”.

 

Quando finalmente furono tutti lì, Giles guardò interrogativamente Buffy, cercando una risposta a quella misteriosa convocazione.

 

<< E’ una lunga storia e noi non possiamo parlare qui…Angel potrebbe essere in giro e sentirci, dobbiamo ritrovarci fuori. >> disse pensierosa Buffy, mentre camminava su e giù con le braccia incrociate.

 

Baby Spike, era invece fra le braccia di Xander, che non appena era entrato in camera, era corso subito verso il pargoletto, subito seguito da Anya. Quei due sembravano avere preso una cotta per il piccolo.

 

<< A duecento metri da qui c’è un bar, ci sono passata questa mattina andando all’ospedale.>> disse Faith con il suo solito tono strascicato.

 

<< Bene! Ci incontreremo là fra mezz’ora. Trovate delle scuse per uscire…dite che so, che avete bisogno di fare compere….non che in effetti non ce ne sarebbe bisogno…sono tre giorni che porto gli stessi vestiti. >> disse Buffy annusando la maglietta e poi distogliendo il viso in una smorfia disgustata.

 

<< Ok B! Spero però che ne valga la pena…non mi piacciono i misteri! >> disse sempre Faith, che fu l’unica a parlare.

 

Così come erano entrati, poco alla volta uscirono tutti. I più duri da mandare via furono Xander ed Anya che non volevano staccarsi dal baby Spike.

 

<< Oh…quante storie! Lo rivedrete fra poco! >> disse Buffy spingendoli letteralmente fuori di camera.

 

*************

 

Mezz’ora dopo, il gruppetto si era di nuovo riunito dentro un piccolo bar, che era praticamente vuoto eccettuato loro. Faith aveva proprio scelto il posto giusto.

 

Sedendosi tutti attorno allo stesso tavolino, fecero le loro ordinazioni. Tutti loro comprendevano che era meglio che il cameriere si allontanasse prima di iniziare a parlare.

 

<< Allora, che cos’è tutta questa segretezza? >> chiese Faith, sbuffando leggermente.

 

<< Hai centrato il problema! Segreti! Mi sa che Angel ne abbia troppi e ora come ora sento di non potermi fidare di lui. >> disse Buffy meditabonda.

 

<< In che senso scusa? >> chiese Giles, guardando la sua cacciatrice preoccupato.

 

<< Tanto per cominciare…tutti voi sapete che è stato lui a darmi l’amuleto che poi ha usato Spike, vero? >> chiese Buffy, aspettandosi un tacito assenso. << Beh, quella sera, io chiesi ad Angel d’impegnarsi per creare un fronte secondario, nell’evenienza di una nostra sconfitta. >> aggiunse guardandoli in volto uno per uno.

 

<< E allora? >> chiese Xander, che non riusciva a capire il nesso, visto anche che la sua attenzione era più rivolta verso il tenero fagottino fra le sue braccia. Buffy si era infatti vista costretta a cederlo, non appena erano arrivati al bar.

 

<< E allora, quando siamo arrivati, vi siete per caso accorti che ci fosse in giro qualche preparativo in merito? No, vero? Beh la cosa non mi è piaciuta per niente e mi è piaciuto ancora meno sapere che Angel aveva dato a tutti i suoi collaboratori delle vacanze, proprio mentre si stava svolgendo un’apocalisse. Voi non lo trovate strano? >> chiese di nuovo Buffy, osservando con attenzione la loro reazione alle sue parole.

 

<< Beh, in effetti la cosa è strana…>> disse Giles che come al solito si era tolto gli occhiali per pulirli, mentre assumeva un’aria pensierosa.

 

<< Forse pensava che non ce ne sarebbe stato bisogno. Si fidava di noi e in fondo ha avuto ragione, abbiamo vinto! >> disse Anya, che si sentiva orgogliosa di aver partecipato ad una battaglia che si era rivelata un successo.

 

<< Uhmm…non saprei. Forse Anya ha ragione… dopotutto è stato lui a portare l’amuleto che si è rivelato decisivo…..ma, la cosa non mi convince lo stesso. Forse Angel ne sapeva più di quanto vuole darci ad intendere. >> disse invece pensierosa Willow.

 

<< E non vi ho ancora detto tutto! >> disse Buffy, bevendo un sorso del suo caffè. << Quando siamo arrivati qui, io e lui abbiamo un po’ bisticciato, niente di serio…ma, gli sono sfuggite alcune frasi che mi hanno fatto riflettere. >> aggiunse.

 

Vedendo che l’attenzione di tutti era su di lei, continuò. << Ha detto che aveva dovuto fare molti sacrifici, che aveva dovuto abbandonare i suoi ideali e soprattutto suo figlio. >> Buffy fece un’altra pausa ad effetto.

 

<< Credo di aver capito che vuoi dire…ti riferisci a quello che ha detto Fred, vero? >> chiese Dawn, che era stata presente durante il colloquio.

 

<< Perché, che ha detto Fred? >> chiese curiosa Willow.

 

<< Non è solo quello che ha detto, ma anche quello che non ha detto!>> disse enigmatica Buffy, causando in tutti uno sguardo perplesso. << Willow, e anche tu Faith…voi due avete conosciuto entrambe Connor il figlio di Angel, vero? >> chiese alle due ragazze.

 

La strega e la cacciatrice sentitesi messe in gioco, annuirono.

 

<< Sì, ma questo cosa c’entra? >> chiese Faith.

 

<< Beh anche Fred dovrebbe conoscerlo, giusto? Ma invece oggi, chissà come mai, quando ne ho chiesto notizie, lei è letteralmente caduta dalle nuvole. Non ha idea di chi sia! >> disse Buffy, che si era preparata questa battuta ad effetto.

 

<< Questo sì, che è strano! >> esclamò Willow subito seguita da un cenno di Faith.

 

<< E quando ho chiesto notizie degli altri, Fred, mi ha parlato di tutti tranne che di lui e di Cordelia, come se non esistessero. >> aggiunse Buffy, aumentando così l’agitazione.

 

<< Questa storia non mi piace per niente, B! Hai ragione c’è qualcosa che puzza sotto. Quando io e Willow siamo tornate a Sunnydale, sia Connor che Cordelia stavano bene…insomma, Cordelia aspettava un bambino…ma non si sapeva chi ne fosse il padre. >> disse Faith pensierosa.

 

<< Cosa? Cordelia era incinta? >> chiese Xander, che non si immaginava la sua ex come madre. La sua domanda però, si meritò una gomitata nel fianco da parte di Anya, la quale era ancora gelosa.

 

<< Hai! E che ho detto di male? >> si difese il ragazzo, attirandosi così anche un’occhiataccia.

 

<< No bua! >> disse invece baby Spike, all’indirizzo della ex-demone. La sua uscita, riuscì stranamente a placare per un attimo la confusione generale.

 

<< E va bene, non ti picchio più…ma solo perché me lo ha chiesto Spiky. >> disse Anya, sorridendo al frugoletto, e ricevendone in cambio un sorrisone, che la mandò in brodo di giuggiole.

 

<< Ehi Xan, mi sa che ti sei trovato una guardia del corpo! >> disse Willow ridacchiando. Risata alla quale si unirono tutti gli altri.

 

Quando però le risate si affievolirono, a tutti tornò un’espressione preoccupata. A quanto sembrava sia Connor che Cordelia erano scomparsi e lei aspettava anche un bambino.

 

<< Ed ecco che si aggiunge un altro mistero. Dov’è finita Cordelia? >> chiese Buffy, interpretando tutti. << Ma non è finita qui! Ora viene il pezzo da novanta! Fred mi ha anche rivelato un’informazione decisamente preoccupante. Sapete chi sarà il nuovo presidente della Wolfram e Hart? >> disse, senza aspettarsi veramente una risposta. Pensava che gli altri ci sarebbero arrivati da soli.

 

<< Chi? >> chiese invece Anya, tutta tranquilla.

 

<< Se non ho capito male, e se devo essere sincero, lo spererei tanto…si tratta di Angel. >> rispose Giles, con la fronte aggrottata. Questa situazione era veramente complicata.

 

<< Già! E a quanto sembra, anche tutti gli altri andranno a lavorare con lui!. Non so che ne pensate voi…ma a me, questo non piace, non piace per niente! >> disse mesta Buffy.

 

Subito si scatenò un putiferio, tutti avevano da dire la loro.

 

<< Mi sa che Buffy ha ragione. Se Angel andrà a lavorare alla Wolfram e Hart, vuol dire che è passato dalla parte del male. Quella è gente spietata e ve lo dice una che è stata un demone della vendetta per mille anni. >> disse Anya, che per la prima volta sembrava prendere sul serio qualcosa.

 

<< E ora che si fa? >> chiese invece Willow.

 

<< Quello che facciamo di solito in questi casi, ricerca! >> disse decisa Buffy. << Dobbiamo scoprire cosa sta nascondendo Angel. Giles lei e Willow continuerete a lavorare sulla profezia e sul medaglione. Noi altri invece, ci concentreremo per scoprire cosa è successo. Faith, posso contare su di te? >> chiese verso la vecchia nemica.

 

<< Su tutta la linea B! Anch’io voglio scoprire cosa è successo ad Angel. >> disse tendendo una mano verso Buffy la quale la prese e la strinse. Entrambe pensarono alla stessa cosa, forse magari potevano provare ad essere amiche.

 

<< Bene! Direi di incontrarci qui almeno un paio di volte al giorno, per riferire eventuali scoperte, a voi sta bene? >> chiese Buffy, ottenendo un cenno di assenso da tutti. << Per ora è tutto! Ci rivediamo dopo! >> aggiunse prendendo baby Spike dalle braccia di Xander, che prontamente fece il broncio, Xander, non il bebè.

 

<< Dove lo porti? >> chiese.

 

<< Andiamo a fare compere, ho ancora dei soldi che mi ha dato Anya. >> rispose Buffy.

 

<< Veniamo anche noi! >> dissero tutti in coro, e Buffy sospirò.

 

 

Capitolo undici: Shopping a go go!

 

 

Il centro commerciale di Sunnydale, in confronto con quello di Los Angeles, sembrava un misero negozietto. Buffy che lo conosceva bene, essendo vissuta in città fino ai quindici anni, fece da guida ad una estasiata Willow, persino Xander e gli altri ne rimasero decisamente colpiti.

 

Giles si diresse subito verso una libreria che sembrava ben fornita ed occhieggiò anche verso il negozio di articoli magici lì vicino, con una leggera nostalgia. Questo non aveva niente a che vedere con il Magic Box, infatti vendeva tutta paccottiglia per ingenui creduloni, ma gli fece ricordare i tempi passati e sospirare.

 

Persino Anya, assunse per qualche secondo un’aria triste, ma il braccio di Xander che si posava sulle sue spalle, la tirò immediatamente su di morale e fece all’ex-fidanzato, non più tanto ex, un sorriso caloroso. Forse le cose fra quei due si sarebbero veramente sistemate, pensò Buffy felice.

 

Poco dopo, ci fu una piccola discussione. Buffy avrebbe voluto andare subito a comprarsi dei vestiti nuovi, ma gli altri volevano prima andare nel negozio per l’infanzia, per comprare il necessario per baby Spike.

 

Vinsero gli altri e una mezz’oretta più tardi, il gruppetto uscì dal negozio carichi di cose necessarie per il piccolo, che ora sedeva leggermente imbronciato sopra un passeggino.

 

Preferivo stare in braccio a Buffy!

 

Pensò Spike, al quale dispiaceva non poter posare più la testa sul suo petto.

 

Quello si che era fantastico!

 

Gli altri ghignarono, non ci voleva un genio per capire il motivo di tale broncio. Xander, invece, spingeva il passeggino con aria orgogliosa, rivolgendo sorrisi a tutti, manco ne fosse stato il felice padre.

 

E finalmente arrivò il momento dei vestiti. E quello fu un momento divertente anche per baby Spike, perché tutte le ragazze si divertirono a provare vari indumenti, facendo poi la sfilata davanti a lui.

 

A turno, Buffy, Dawn, Willow, Anya e Faith, uscivano dai camerini con qualcosa di diverso addosso e chiedevano l’opinione dei maschi in attesa, ma erano soprattutto i gridolini di baby Spike, che le ragazze prendevano come sommo parere.

 

Ad un certo punto, Buffy, uscì con un vestito da sogno. Era una sorta di tubino nero, leggermente svasato sulle gambe, che le lasciava invece la schiena completamente scoperta. Baby Spike non disse nemmeno una parolina o un gridolino, la sua boccuccia era rimasta aperta, mentre gli occhioni rimiravano quella bellezza.

 

Bloody Hell, cacciatrice! Quel vestito è da infarto! Aspetta solo che cresca e poi….

 

Pensò Spike. E Buffy arrossì leggermente, mentre anche lei pensava la stessa cosa. Si tornare bambina non era un’idea da scartare, ma riavere Spike in versione adulta, ora era decisamente più impellente.

 

E diventò ancora più impellente, quando fu la volta della scelta dell’intimo. C’erano dei completini decisamente sexy, e Buffy non resistette e ne acquistò uno rosso, completo di giarrettiere abbinate.

 

Piccola, non vedo l’ora di vedertelo addosso, ma….

 

Pensò Spike che occhieggiò quelle cosette intriganti. Doveva darsi una mossa se voleva tornare adulto, si ripetè ancora.

 

Finite che furono le compere femminili, fu finalmente il turno dei maschietti di comprarsi nuovi vestiti, ma nonostante le insistenze di Anya, né Xander e né Giles accettarono di sfilare. La cosa non dispiacque a Spike, un conto era vedere delle belle ragazze e un altro…

 

Faith ne approfittò anche per comprare qualcosa per Robin, da potergli portare in ospedale. Questo ricordò a tutti che anche le ragazze ricoverate avevano bisogno di roba nuova, necessario per la toilette e via dicendo, così il gruppetto si divise per comprare le cose necessarie, in modo da ritrovarsi più tardi per portare tutto all’ospedale.

 

Seppur a malincuore, Xander dovette lasciare baby Spike a Buffy e seguire Anya, loro dovevano occuparsi di comprare qualcosa anche per Andrew e le ragazze che erano rimaste in albergo.

 

Così, Buffy con baby Spike e Giles, presero a girare il supermercato per comprare spazzole, pettini e tutto il necessario per la pulizia quotidiana. Giles doveva occuparsi di comprare schiuma da barba e rasoi.

 

La spesa fu presto fatta e dopo neanche quindici minuti, si sedettero su di una panchina del centro commerciale per aspettare gli altri. Buffy guardò verso il suo osservatore, gli sembrava strano, agitato, come se avesse qualcosa da dirle, ma non ne trovasse il coraggio.

 

<< Fuori il rospo, Giles! Che succede? >> gli chiese.

 

<< Ehmm…no, niente. E’ solo che Angel prima è venuto da me e…>> iniziò a parlare l’uomo, che non riusciva a trovare le parole per andare avanti.

 

<< Lasci che indovini. Le ha riferito la mia pazza idea di tornare bambina, nel caso non riuscissimo a far tornare normale Spike, giusto? >> disse lei, sospirando.

 

<< Uhmm….si! Voleva che ti impedissi di farlo, che ti convincessi che si tratta di una pazzia, come hai detto tu. >> disse Giles ancora sulle spine.

 

<< E lei ha intenzione di farlo? >> gli chiese Buffy, andando subito al sodo.

 

<< Sai…istintivamente avrei detto di sì…ma poi, ho capito che stavo continuando a fare lo stesso errore. Tendo a dimenticare quanto sei cresciuta, che sei in grado di prendere delle decisioni da sola. Decisioni che si sono sempre rivelate migliori, di quelle che avrei preso io. >> disse con voce triste, memore degli errori del passato.

 

Ora fu la volta di Buffy di sospirare. A quanto sembrava, Giles aveva finalmente capito che le cose erano cambiate. << Giles, non sa quanto le sue parole siano importanti per me. Ne ho passate tante e ormai so quello che voglio dalla vita. Sia ben chiaro però, questo non significa che non ho più bisogno di lei. >> disse mentre gli stringeva leggermente una mano, sorridendogli.

 

L’osservatore, cercò di non far vedere quanto fosse commosso. Ora capiva che Buffy guardava a lui come ad un padre, qualcuno con cui confidarsi, ottenere magari dei suggerimenti e dell’aiuto, ma che non decidesse al posto suo, come invece talvolta aveva fatto, sbagliando.

 

<< Comunque sia chiaro che la mia idea, è ben ponderata. Chiederò a Willow di farmi tornare bambina, solo quando non ci saranno più speranze di far tornare Spike alla normalità. >> aggiunse Buffy, tanto per far vedere che sapeva quello che diceva.

 

Giles annuì. << Si, ne hai il diritto. Ti chiedo solo di pensare bene prima di farlo. C’è Dawn da considerare, lei è ancora minorenne e sotto la tua tutela. E poi…se devo essere sincero, mi piacerebbe….dopo che avremo risolto questi misteri e fatto tornare Spike normale, tornare in Inghilterra e vorrei che venissi con me. Per aiutarmi a ricostruire il consiglio e a radunare le cacciatrici che si sono risvegliate nel mondo. >> disse pensieroso.

 

Anche Buffy rimase per un po’ pensierosa. << Ha ragione, dobbiamo trovare quelle ragazze ed aiutarle a capire chi e cosa sono. Spike potrà aiutarci, non appena sarà tornato delle dimensioni giuste, vero? >> disse rivolta verso il bambino, che aveva ascoltato tutta la conversazione in religioso silenzio.

 

<< Ci. >> rispose tranquillo con la sua vocetta, facendo scappare una risata anche a Giles, che gli sorrise e gli fece una carezza sulla testa. Anche a lui Spike piaceva di più in versione bebè, ma magari avrebbe potuto andarci d’accordo anche in versione normale, se solo ci provava.

 

<< Che ne dici Spike, facciamo pace? >> disse tendendo la mano, sperando dentro di sé che l’ex-vampiro accettasse.

 

Baby Spike, non ci pensò nemmeno un secondo e protese la sua manina in quella grande dell’osservatore. Per Buffy questo e altro.

 

Buffy guardò commossa la scena. Un uomo e un bambino, entrambi importanti per lei, che finalmente mettevano da parte le controversie e si univano. Asciugandosi una lacrima solitaria, che le era salita, vide che gli altri stavano arrivando.

 

Mentre si alzava in piedi, le giunse però un’idea. << Lo sa, Giles? Se mai dovessi tornare bambina, si potrebbe sempre chiedere a Willow di ricostruire il Buffybot, così prenderebbe il mio posto, non pensa? >> disse ridacchiando, vedendo che sia Giles che Spiky che storgevano la bocca.

 

Preferisco l’originale, grazie!

 

Pensò Spike, che ancora era sensibile su quel punto.

 

Scuotendo la testa per poi prendere a ridacchiare a sua volta, Giles la seguì mentre si riuniva agli altri. Buffy finiva sempre per sorprenderlo.

 

Vedendoli ridacchiare, gli altri ne chiesero il motivo e quando Buffy raccontò loro della sua idea di tornare bambina se non fossero riusciti ad aiutare Spike, e dell’ultima trovata che aveva avuto sul Buffybot, si unirono tutti in un allegra risata.

 

<< A me non dispiaceva il Buffybot, era simpatica! >> disse Dawn, che ci ripensò leggermente nostalgica.

 

<< Beh potrei provarci, dovrei avere ancora i file sul computer, che per fortuna era rimasto sul pulmino, domani vedrò di darci un occhiata. >> disse Willow, pensierosa. Ora che ci pensava sopra c’erano anche i documenti inerenti all’amuleto, li aveva scannerizzati e salvati. Poteva esserci qualcosa di più di quanto le aveva dato Angel, da visionare.

 

<< Già, ogni tanto se ne usciva fuori con delle frasi veramente spassose. E preparava anche dei sandwhich decisamente buoni. >> esclamò  invece, Xander, meritandosi un’occhiataccia da parte di Anya.

 

<< Ecco perché continuavi ad ingrassare in quel periodo. Ma la pacchia è finita bello mio, già sei orbo, non ti voglio anche ciccione. >> disse con la sua solita classe, mitigando però le parole con un colpetto al fondoschiena di Xander, non esattamente innocente.

 

Gli altri naturalmente risero, e Buffy pensò che era bello ritrovarsi di nuovo tutti insieme e poter ridere delle loro disgrazie e di questo doveva ringraziare soprattutto Spike, era merito suo se questo poteva succedere.

 

Chinandosi verso di lui, gli sussurrò in un orecchio << Ti amo. >> prima di posare un bacio su quella tenera guanciotta, per poi tirarsi su e godersi il suo smagliante sorriso.

 

Ti amo anch’io, Buffy.

 

Sembrava che stessero dicendo gli occhi di baby Spike, mentre la parte adulta dentro di lui lo pensava veramente.

 

<< Forza gente, è tardi e dobbiamo ancora passare dall’ospedale. >> disse Buffy rivolta agli altri, mentre si avviava fuori dal centro commerciale, spingendo il passeggino di Spike, che si era ripresa ad un calcitrante Xander. 

 

 

Capitolo dodici: E un mistero si risolve.

 

 

Fu un gruppetto, carico di pacchi e pacchetti, che entrò nell’ospedale, suscitando l’attenzione di molti. Fu chiaro fin da subito che, baby Spike, non avrebbe potuto seguire gli altri nelle varie corsie. Ai bambini infatti non è concesso entrarvi, e questo scatenò la polemica. Chi sarebbe rimasto con lui, mentre gli altri andavano a fare visita ai pazienti?

 

Manco a dirlo volevano rimanere tutti! Ma visto e considerato che, Giles per un motivo, Faith per un altro, e Buffy per responsabilità, non potevano mancare di visitare i malati, la scelta fu quasi scontata.

 

Anche perché, Anya e Xander, non volevano sentire ragioni, si sarebbero occupati loro del frugoletto. Willow e Buffy si scambiarono uno sguardo, quei due sembravano proprio conquistati da baby Spike, e quando fosse tornato normale, sarebbe stato un dramma. L’unica speranza era, che i sospetti di Anya, di aspettare un bambino, si fossero rivelati azzeccati. Solo quello li avrebbe potuti consolare in seguito, si dissero le due telepaticamente.

 

E così i due ex, non tanto ex, fidanzatini, si accomodarono in un angolo, per potersi spupazzare baby Spike in santa pace. Ma la pace non durò a lungo. Infatti chiunque passasse di lì, medici infermiere, visitatori, non potevano fare a meno di gettare uno sguardo verso il piccolo, e fargli delle moine.

 

Insomma in poco tempo, attorno ai tre si formò un capannello di persone adoranti. E fu una fortuna, perché questo fece in modo che non venissero visti, da un Angel che stava entrando con passo deciso nell’ospedale, diretto nel reparto di terapia intensiva.

 

Ma se Angel, non aveva visto i tre, Anya aveva invece visto benissimo il vampiro e si affrettò a dare una gomitata ( leggera altrimenti baby Spike si arrabbiava) a Xander per indicarglielo. Che diavolo ci stava facendo Angel là? Si chiesero entrambi. Urgeva scoprirlo.

 

Decisero alla morra cinese, chi, avrebbe dovuto seguirlo. Naturalmente perse Xander, che aveva dato carta, mentre Anya dava forbici. Così mogio, si mise sulle tracce del vampiro, mentre un’Anya al settimo cielo, continuava a far finta, di essere la felice mammina di baby Spike.

 

Occhio bamboccio! Ehm…giusto, te ne resta solo uno, quindi…fai attenzione, va! Se il carciofo ti scopre sei nei guai!

 

Pensò Spike, che sarà stato anche un infante, ma non era scemo e aveva visto come gli altri, mister depressione perenne, che incedeva con il suo passo caratteristico, fatto tutto di svolazzi del suo cappotto nero, manco fosse Neo, in Matrix, per fortuna lui non volava. (avete presente quando vola nel secondo film?)

 

Una cosa era certa, Xander come spia era una frana! Era stato solo un miracolo che Angel non lo avesse visto, dato che per seguirlo, per poco non aveva mandato gambe all’aria un vecchietto, che se ne passeggiava  tutto tranquillo, con la sua asta per la fleboclisi.

 

Per non parlare, di quando aveva rovesciato a terra, il carrello di una delle inservienti. Carta igienica, pappagalli e padelle, erano volati dappertutto, facendo un frastuono terribile. Se al suo posto ci fosse stato Andrew, forse se la cavava meglio.

 

Ma Angel, aveva continuato dritto per la sua meta, perso nei suoi pensieri. Era diretto in una stanza in fondo al corridoio, del reparto, dove venivano tenute le persone cadute in coma. Era diretto da lei.

 

Xander, non appena Angel entrò nella stanza, si rivolse immediatamente alla capo infermiera, per sapere chi fosse ricoverata in quella camera. Ci rimase male, quando scoprì che era proprio Cordelia, che a quanto gli venne detto, versava in condizioni disperate.

 

Decisamente triste, tornò sui suoi passi. Una volta aveva amato Cordelia, ed ora saperla in quello stato, lo faceva stare male. Nessuna consolazione, veniva dal sapere che almeno questo mistero, era stato in parte risolto.

 

Ritrovare Anya, che lo stava aspettando assieme a baby Spike. Vederli sorridere entrambi, alla sua vista, lo rincuorò leggermente. Soprattutto vedere il visetto di Spiky, gli fece capire che la vita continuava. In fondo Cordelia non era morta, forse era possibile fare qualcosa per aiutarla.

 

Ehi, bamboccio che hai? Ti vedo strano.

 

Pensò Spike, vedendo arrivare Xander, con quell’espressione da cane bastonato che aveva.

 

<< Cio? >> chiese invece baby Spike, tendendogli le braccia.

 

Xander, prese il bambino in braccio e se lo strinse al petto, cercando un po’ di consolazione in quel corpicino caldo e profumato.

 

<< Xander, che è successo? Ti ha scoperto? Sapevo che era meglio se andavo io! >> disse invece Anya, con il suo solito stile, ma dimostrando al tempo stesso che si era accorta anche lei del suo umore triste.

 

Passando un braccio, sulle spalle di Anya, Xander scosse la testa. << No, non mi ha scoperto…ora so cosa è venuto a fare qui. E’ venuto a trovare Cordelia, lei è qui, ricoverata….è grave. >> disse Xander, mentre stringeva la donna che amava a sé. Tenere quei due fra le braccia lo stava aiutando molto.

 

Una volta tanto, Anya, capì che non era il caso di fare commenti. Si limitò a stringersi ancora di più al suo uomo. In fondo loro erano fortunati, erano scampati tutti ad una apocalisse, stavano bene e si amavano ancora.

 

Fu così che gli altri li trovarono tornando, avvolti in un abbraccio a tre, con baby Spike che nel frattempo, si era addormentato serenamente, sul petto di Xander.

 

<< Ehi ragazzi non credevo che ci avremmo messo tanto, vi siete annoiati? >> chiese Buffy, vedendo la loro aria mogia, mentre intanto si chinava per fare una carezza a baby Spike che stava dormendo.

 

<< No…niente noia, anzi…Buffy, Angel è qua! >> rispose Xander con voce mesta.

 

<< Qua? E cosa è venuto a fare? Avete parlato con lui? >> chiese ancora Buffy, con sguardo sorpreso.

 

<< No, non ci ha neanche visti. Ma io l’ho seguito per scoprire cosa fosse venuto a fare…>> disse sempre più tetro Xander, che non sapeva come fare per trovare le parole giuste per dirglielo. << E’ Cordy…Buffy. Cordelia è ricoverata qui in questo ospedale. E l’infermiera mi ha detto che Angel viene tutte le sere a trovarla. E’ grave Buffy…Cordelia è in coma. >> aggiunse infine, evitando lo sguardo della cacciatrice.

 

Buffy e tutti gli altri, rimasero in silenzio udendo quelle notizie. Cordelia non aveva mai fatto veramente parte della Scooby Gang, ma era una loro amica, e a nessuno di loro fece piacere scoprire che fine aveva fatto.

 

<< Dove si trova? >> chiese Buffy con voce incolore. Stava infatti lottando per mantenere il controllo, sulle sue emozioni.

 

<< Te lo indico. >> rispose Xander, alzandosi lentamente per non svegliare baby Spike, per poi metterlo disteso, nel nuovo passeggino.

 

I due, si avviarono verso la corsia dove era ricoverata Cordelia, mentre gli altri rimanevano nella sala d’aspetto. Vi era un pesante silenzio, mentre Buffy e Xander camminavano, quando arrivarono davanti alla porta della camera di Cordelia, il ragazzo si limitò ad indicare con un gesto della mano.

 

Dalla finestrella sulla porta, si poteva vedere che Angel era ancora nella stanza, seduto vicino al letto, e sembrava parlare con Cordelia, che invece giaceva immobile, attaccata a vari macchinari.

 

Buffy, prese un profondo sospiro, prima di appoggiare una mano sulla porta e spingerla per aprila, cercando di prepararsi a quell’incontro. Sentiva che non sarebbe stato facile. Poi facendosi forza entrò silenziosamente.

 

Angel non la sentì, era perso nei suoi pensieri, mentre teneva la mano di Cordelia. Si sentiva responsabile per tutto quello che era accaduto. Il rapimento di suo figlio Connor, ad opera di Wesley, che lo aveva consegnato ad Holtz, era la conseguenza dei suoi atti sbagliati, compiuti nel passato.

 

E quando era tornato, era ormai un adolescente che lo odiava, così come lo odiava Holtz stesso che Connor considerava il suo vero padre. Anche quello che era successo a Cordelia era colpa sua, perché l’aveva trascinata nelle tenebre insieme a lui.

 

Era stato per questo che all’inizio, Cordelia, si era ritrovata ad avere delle visioni. Nessuna importanza aveva che fosse stato Doyle a trasmettergliele. La colpa era sua, perché le aveva permesso di stargli vicino. Avrebbe dovuto sapere che non avrebbe portato niente di buono.

 

Cordelia era diventata un “essere superiore”, ma questo l’aveva trasformata. Non era più la ragazza sciocca e un po’ ingenua che era stata un tempo. Poco a poco, quella forza dentro di lei l’aveva consumata, prendendone il posto.

 

Lei e Connor si erano uniti, creando Jasmine. Un mostro, una bestia immonda, sua nipote…quello che era succeduto, era stato un continuo rotolamento in discesa, sempre più in basso, sempre più in profondità. Connor ora almeno era al sicuro, privo di memorie tanto dolorose. Ma Cordelia…lei giaceva qui, o almeno il suo corpo giaceva qui, perché sentiva che non vi era null’altro.

 

E lui…lui dov’era? Aveva perso tutti i suoi punti di riferimento. Che ne era del sogno di essere un campione? Di poter tornare umano? Aveva perso tutto e sentiva che le tenebre lo stavano avvolgendo. Aveva accettato di lavorare proprio per coloro, che aveva sempre combattuto.

 

Era già stato tutto deciso da sempre? Lui doveva sprofondare nell’oscurità, mentre Spike…William, quel suo gran childe tanto strafottente, doveva invece ottenere la ricompensa? Amore, vita…tutto era andato a lui. Cosa aveva mai di più? Cosa lo rendeva migliore? Più degno?

 

Sobbalzò leggermente quando la mano di Buffy si posò sulla sua spalla. Voltandosi verso di lei, non si preoccupò di nascondere le lacrime che rigavano il suo volto. << Perché Buffy? Perché è successo tutto questo? In cosa ho mancato? Cosa ho sbagliato? >> chiese, ancora preso dai suoi pensieri.

 

<< Non lo so! Non so cosa sia successo…perché non provi a spiegarmelo? >> chiese confusa Buffy, che non capiva cosa Angel volesse sentirsi dire.

 

<< Spike ha avuto tutto, ecco cosa è successo! Io sono passato attraverso l’inferno ed ho perso tutto, mentre lui...lui aveva te…e la vita, mentre attorno a me c’è solo morte. >> esclamò con voce rotta, ma piena d’ira e depressione.

 

Buffy rifletté un secondo, prima di parlare.  Era giunto il momento di essere dura, consolarlo e coccolarlo come il bambino che sembrava, non sarebbe servito a niente, era giunta l’ora che si rendesse conto di come stavano le cose.

 

<< Io non so cosa tu abbia passato, visto che non ne vuoi fare parola. Ma so cosa ha passato Spike. Tu pensi che per lui sia stato facile? Che non abbia sofferto? Allora lascia che ti dica che non sai niente nemmeno tu. Lui ha sofferto per cambiare! Ha lottato per diventare migliore. La sua anima se l’è guadagnata, e ne ha pagato un caro prezzo. Il Primo lo ha sottoposto a torture fisiche e mentali che tu nemmeno immagini. Prova a pensare a quello che aveva fatto a te e moltiplicalo all’infinito. Eppure lui ce l’ha messa tutta, è riuscito a liberarsi dalla sua influenza ed è andato avanti. Era disposto a morire per salvare tutti noi, per salvare me! Ma soprattutto non si è mai pianto addosso, come ami invece fare sempre tu. Forse è per questo che è riuscito dove tu hai fallito. Lui non si è arreso, mai! E poi pensi davvero che ora stia bene, ridotto ad un bambinetto? Ma a quanto sembra ha accettato anche questo, pur di andare avanti, di continuare sulla strada che ha intrapreso. Tu, invece….sembri tornare sempre indietro, non affronti mai veramente quello che attraversa la tua strada, tendi a svicolare, a rimanere da solo. Io ti capisco, sai? Anche io ero come te, prima che Spike si facesse strada nel mio cuore. C’è una parte di me di cui nessuno sa niente, chiusa nel mio intimo, nemmeno tu la conosci Angel, quella parte di me. Ma lui si, lui è riuscito ad entrare, a farsi aprire, ed ha visto e soprattutto si è fatto vedere, si è fatto sentire. Tu invece che hai fatto? Te ne sei andato.>>

 

Quella lunga tirata, era stata dolorosa da dire, ma necessaria. Buffy aveva cercato di parlare dolcemente, tenendo la voce bassa, e cercando di captare ogni reazione alle sue parole. Angel avrebbe capito? Si sarebbe aperto? Confidato? Sperava proprio di si.

 

Angel era stato in silenzio ad ascoltarla, quando aveva accennato al Primo, si era sentito un brivido corrergli lungo la spina dorsale. Dunque anche Spike era passato attraverso le sue torture? E anche peggiori a quanto sentiva. E poi doveva ammetterlo, aveva veramente dimostrato eroismo decidendo di sacrificarsi. Il fatto che non si piangesse addosso non lo stupiva, era nel suo carattere, anche se non era sempre stato così, all’inizio non era altro che un poetucolo fallito. Ma Buffy aveva ragione era caparbio e non mollava mai la presa.

 

Venire però a sapere che Spike era riuscito a raggiungere una parte di Buffy, della quale a sentir lei nemmeno lui ne era a conoscenza, questo invece lo colpiva duro. Si era dunque avvicinato così tanto a Buffy? Poi si ricordò quello che lei gli aveva detto la sera che era arrivata in hotel, Spike era il suo cuore, si può giungere più vicino di cosi? E si era vero, era stato lui a tirarsi indietro, ad andarsene.

 

Se ne era sempre andato, aveva sempre cercato di cancellare il suo passato e questo puntualmente si ripresentava. Forse era giunta l’ora che smettesse di fuggire e si girasse invece ad affrontarlo. Forse poteva iniziare proprio con Buffy. Non credeva di poterla riconquistare, ormai sapeva che non era possibile, ma poteva appoggiarsi a lei, come un’amica, qualcuno con cui confidarsi.

 

Era stanco di essere solo, e se Buffy aveva permesso a Spike di entrare, forse anche lui poteva fare lo stesso, poteva farla entrare.

 

<< Credo di avere capito dove volevi arrivare…e va bene ti racconterò tutto. Ma non qui…andiamo a casa…>> disse piano, mentre anche se a tentoni cercava di iniziare finalmente a lottare.

 

Buffy non disse niente, si limitò ad annuire. Dopo aver posato un bacio sulla mano di Cordelia, Angel e lei uscirono dalla camera, diretti alla reception, dove gli altri li aspettavano.

 

Baby Spike era sveglio quando li vide arrivare assieme e la cosa non gli fece per niente piacere. Li guardò quindi imbronciato. Con sua grande sorpresa, Angel, sorrise e lo prese di sorpresa in braccio, portandolo via ad, un non meno imbronciato, Xander.

 

<< Tranquillo, cucciolo, la bella addormentata è tutta tua, visto che a quanto sembra sei stato tu a svegliarla, nano che non sei altro. >> gli ghignò all’orecchio, Angel.

 

Può un bambino fare un aria scettica? Baby Spike ci riuscì, ma la sua espressione fu così buffa, che tutti presero a ridere, anche chi non aveva capito cosa era stato detto.

 

Poi sospirando e godendo della sensazione di quel corpicino caldo fra le braccia, Angel si rivolse agli altri. << Che ne dite di tornare a casa? >>

 

 

Capitolo tredici: L’ora della verità!

 

 

Quando il gruppo rientrò in albergo, non ebbe esattamente una buona accoglienza. Infatti sia le cacciatrici che Andrew erano abbastanza scocciati di essere stati mollati. Soprattutto Kennedy, era veramente nera con Willow.

 

Andrew invece fu un po’ più facile addolcirlo, visto che Dawn, gli aveva porto un paio di sacchetti, con vestiti e altre cose comprate per lui. Ringalluzzito, il ragazzo, prese quei sacchetti, considerandoli una specie di regalo, per ricompensarlo di tutte le sue fatiche.

 

Beata innocenza, pensò Buffy, scuotendo il capo, quel ragazzo non avrebbe mai finito di stupirla, sia nel bene che nel male. Chi le dava invece da pensare, era Willow. L’amica, si trovava alle prese con la sua compagna infuriata, che presa dalla stizza aveva gettato a terra i sacchetti con le cose che la strega aveva comprato per lei.

 

Quella ragazza non voleva proprio piacerle, era troppo indisponente e autoritaria per i suoi gusti. L’aveva accettata come compagna dell’amica, solo perché le era sembrato, che Willow fosse colei, che aveva più bisogno di avere qualcuno accanto, in quei momenti difficili. Ma a conti fatti, dubitava che le due, potessero andare veramente d’accordo. Niente a che vedere con la dolce Tara, che era riuscita a farsi voler bene da tutti.

 

Sospirando, seguì Angel, che aveva ancora in braccio baby Spike. Era giunta l’ora di parlare. Facendo un breve cenno a Giles e a Faith, perché la seguissero, si diresse verso l’ufficio privato del vampiro. Era meglio se fossero stati presenti al colloquio anche loro, che Angel volesse o no.

 

Xander, che aveva visto quel cenno, disse due brevi paroline ad Anya e si mise subito dietro agli altri. Invitato o meno, non aveva nessuna intenzione di perdere d’occhio baby Spike. Quel taroccato di Angel, poteva di nuovo perdere le staffe, e prendersela con il suo frugoletto preferito. Se solo ci provava aveva in tasca un bel paletto appuntito, pronto per lui.

 

Angel, che si era comodamente seduto dietro la sua scrivania, mettendo Spiky seduto sopra, ci rimase decisamente male, quando vide il suo ufficio, invaso da tutte quelle persone. Avrebbe preferito parlare da solo con Buffy, beh e baby Spike, visto che c’era.

 

Per tutta la strada fino a casa, se lo era tenuto stretto, rifiutandosi di metterlo nel passeggino. Quando dentro l’ospedale lo aveva preso in braccio, aveva provato una strana sensazione, come di calore, che lo invadeva. Si era sentito bene, per la prima volta da mesi, da anni forse. Non felice, per fortuna, ma bene, si quella era la parola giusta.

 

Chissà da cosa dipendeva? Dal calore che quel corpicino emanava? Dal ricordo di quando teneva fra le braccia suo figlio? Dalla sua fragilità? O dal fatto, che in fondo, lui rimaneva sempre il suo gran childe, e quindi ne avvertiva il richiamo del sangue? Non avrebbe saputo dirlo.

 

Baby Spike, intanto fissava confuso Angel.

 

Ehi nonnino! Si può sapere che ti passa, per quella cosa, che hai al posto del cervello? Perché mi hai scorrazzato fino ad ora? Che intenzioni hai?

 

Spike era decisamente scettico. Angel non lo aveva mai sopportato, beh la cosa era ricambiata. A cosa si doveva questo cambiamento di rotta?

 

<< Allora, Angel, che ne dici di raccontarci finalmente come stanno le cose? >> chiese Buffy, che si era seduta davanti a lui, con le braccia incrociate e lo sguardo leggermente duro. Era stanca di tutti quei misteri e voleva vederci chiaro, in ospedale si era trattenuta, vedere Cordelia in quello stato era stato duro, ma ora voleva delle risposte.

 

Ben detto, love. Il baccalà qui, deve decidersi a sbottonarsi.

 

E baby Spike fece invece un grosso sorriso alla sua Buffy, sorriso che venne ricambiato e che scatenò qualche risatina ironica da parte di Faith. B ora se li andava a prendere nella culla.

 

Schiarendosi la voce con un colpo di tosse, Angel, mise a tacere tutti ed iniziò a raccontare. Il suo fu un racconto piuttosto lungo, visto che partì da quando era arrivato a Los Angeles e si era scontrato per la prima volta con quelli della Wolfram e Hart, ed aveva rinvenuto per la prima volta la profezia.

 

Parlò di come Cordelia, fosse diventata una sorta di agente dei Poteri che sono, quando Doyle era morto, trasmettendole le visioni,  e del modo in cui era cambiata, dopo che il demone Vocah, l’aveva fatta precipitare in uno stato di visione perpetua, rischiando di ucciderla, per poi distruggere l’ufficio e ferire gravemente Wesley.

 

Angel era riuscito a riprendersi la pergamena con la profezia, e Wesley aveva liberato Cordy, dal suo stato. Tornare alla normalità dopo aver vissuto tutte quelle orrende visioni di persone che stavano male, aveva fatto maturare in fretta la ragazza.

 

In seguito avevano scoperto che quelli della Wolfram e Hart avevano usato la pergamena, per riportare in vita Darla. Una Darla umana e malata che lui aveva cercato di aiutare, povero sciocco, non comprendendo che tutto ciò, era una macchinazione degli stessi che l’avevano fatta tornare.

 

Di come poi lei fosse tornata un vampiro ad opera di Drusilla e di come a causa di un incantesimo fosse rimasta incinta, e fosse nato Connor. E tutto quello che era seguito. Il rapimento, l’elevazione di Cordelia, il suo ritorno e il ritorno di Connor ormai adolescente. La bambina che era nata dalla relazione fra i due. Un essere mostruoso, che avrebbe distrutto il mondo asservendolo alla sua volontà.

 

Di come quelli della Wolfram e Hart si fossero detti grati ad Angel, per aver salvato questa dimensione e la carica di presidente che gli era stata offerta in cambio. Di come aveva fatto sì che Connor dimenticasse il suo passato e potesse finalmente vivere in un'altra famiglia, finalmente sereno, mentre Cordy giaceva in quel letto di ospedale, divorata dal demone che le era stato inoculato. Ed infine di come aveva ottenuto il medaglione che aveva portato a Buffy.

 

Quando finalmente smise di parlare, nella stanza, regnò per qualche minuto il silenzio. Infine fu Buffy a decidersi a parlare. << Non so come la vedi tu…ma io credo che quelli della Wolfram e Hart,  hanno cercato di fare di tutto per portarti dalla loro parte. Tu eri per loro il campione, il vampiro con l’anima della profezia, ed è chiaro che ti hanno spinto verso il male. E tu ci sei cascato in pieno. >> disse dopo aver riflettuto.

 

Giles, le che era accanto, si stupì, ancora una volta, di quanto fosse maturata. La sua analisi della situazione era stata breve e concisa, ma indubbiamente esatta. << Sono d’accordo con Buffy, è evidente che fin dall’inizio, sei stato usato come una pedina, in un gioco troppo grande per te. >> disse annuendo e….togliendosi gli occhiali per pulirli.

 

Angel, abbassò la testa pensieroso e turbato. Non aveva mai pensato, che le cose potessero stare così, era stato giocato e non se ne era reso conto. Una vocetta però gli fece alzare la testa di scatto.

 

<< Ci! Nonno emo! >> (sta per scemo, per chi non avesse capito) esclamò infatti a sorpresa baby Spike, guardando storto il vampiro davanti a se.

 

Xander trattenne il respiro “Ecco ora lo ammazza” pensò preoccupato, e pronto a scattare in difesa di baby Spike, vedendo il volto impietrito del Angel.

 

Con grande sorpresa di tutti, invece il vampiro, dapprima si appoggiò indietro sulla poltrona, scosso da strani tremiti, che poi si scoprì erano causati da risate silenziose, quando prese finalmente a ridere fragorosamente.

 

Questa proprio non se l’era aspettata. E non se lo aspettava nessuno. Ma in quella situazione, sentendo quella vocina che gli dava dello scemo, qualcosa era scattato dentro di lui, ed aveva visto il lato comico della situazione. Cosa decisamente assurda visto il suo carattere, ma evidentemente baby Spike stava avendo un buon effetto su di lui.

 

Dapprima gli altri rimasero allibiti, vedendo Angel che si piegava in due dalle risate, ma poi anche loro, ripensarono al tono serio che aveva usato Spiky parlando, e si trovarono a ridacchiare a loro volta.

 

Ma che c’avrà da ridere, dico io?

 

Pensava intanto Spike, che era allibito anche lui.

 

<< Oddio….lo sai nano?…hai proprio ragione…sono uno scemo coi fiocchi…ma tu li hai fregati tutti! >> esclamò Angel fra mezzo alle risate. Era stata una beffa del destino, mentre lui ne passava di tutti i colori, a causa della profezia, Spike tutto tranquillo, l’aveva messa….diciamo in saccoccia, sia a quelli della Wolfram e Hart che a lui.

 

Anche gli altri annuirono, ridendo, Giles, invece si bloccò a quelle parole. Improvvisamente era stato attraversato da un idea. E se il primo demone, avesse sempre saputo, che era Spike il vampiro con l’anima della profezia?

 

<< Forse non tutti. >> disse con tono mortalmente serio. Immediatamente anche gli altri smisero di ridere e lo guardarono confusi.

 

<<  Di che sta parlando, Giles? >> chiese per prima Buffy, guardando interrogativamente al suo osservatore.

 

<< Della profezia. Se è sempre stato Spike il vampiro a cui era destinata…questo potrebbe dare nuove interpretazioni, al perché il primo demone si sia servito di lui. Pensateci, è arrivato persino a rapirlo e a torturarlo, quando si è reso conto che eravamo a conoscenza del trigger che gli aveva immesso. >> cercò di spiegare.

 

<< Vuole dire che sapendo che era lui, ha cercato di portarlo dalla sua parte? >> chiese a sorpresa Xander, battendo sul tempo gli altri che stavano per fargli la stessa domanda.

 

<< Si, penso proprio che le cose siano andate così! E questo mi fa pensare ad un'altra cosa. Forse verso la fine, anche quelli della Wolfram e Hart, devono aver intuito qualcosa. Non sono convinto che abbiano agito in buona fede, facendo avere a Buffy quell’amuleto. >> rispose Giles, pensieroso.

 

<< Vuole dire che speravano che fossi io ad usarlo, in modo da soffiare il posto a Spike? >> chiese Angel, che iniziava a comprendere un po’ delle cose che Buffy gli aveva raccontato.

 

<< Forse si e forse no. Chissà…forse erano a conoscenza del legame che si era instaurato fra Buffy e Spike, forse l’amuleto era destinato fin dall’inizio a lui. Chi può dirlo? Fatto sta che le cose,  non sono andate come avrebbero dovuto. Spike ha sì salvato il mondo, scegliendo la parte del bene. E si, è tornato umano…ma non nella sua normale forma. Credo che Buffy avesse ragione fin dall’inizio, a pensare che l’attuale stato di Spike potrebbe essere stato causato da una concomitanza di eventi.>> cercò di spiegarsi Giles, guardando fisso Angel negli occhi.

 

A sorpresa si levò la vocina di baby Spike. << Ci! >> esclamò, come per dare ragione a Rupert.

 

<< Spike…stai…stai dicendo che le cose stanno così? >> chiese Buffy al bambino, trattenendo il fiato in attesa di una risposta.

 

<< Ci! >> rispose baby Spike, facendo un sorriso leggermente triste alla sua cacciatrice.

 

 

Capitolo quattordici: Comunicazioni telepatiche

 

 

La piccola, ma al tempo stesso grandissima rivelazione, che Spiky aveva appena fatto, aveva fatto cadere un pesante silenzio nella stanza. Improvvisamente si erano tutti resi conto di due cose. La prima era che, non vi erano più dubbi sul fatto che il piccolo, avesse mantenuto tutti i ricordi e la coscienza del grande Spike.

 

Per quanto spesso si comportasse come un vero bambino, internamente, rimaneva un uomo adulto, ben consapevole di cosa stesse accadendo attorno a lui. Già ne avevano avuto qualche sentore, ma ora vi era la certezza piena.

 

E poi vi era la seconda rivelazione. A quanto sembrava lui ne sapeva certamente più di loro, di cosa gli era successo e di quali ne fossero state le cause. Ora però si poneva un problema, come fare per farsele dire?

 

<< Spike, ti rendi conto di quello che stai dicendo, vero? >> chiese Giles, tanto per essere sicuro.

 

<< Ci! >> rispose baby Spike, facendo un musetto serio.

 

Certo che so quello che dico, Rupert. Sarò anche diventato un bambino, ma non per questo sono diventato improvvisamente demente, come il qui presente nonnino.

 

Pensava Spike, che stava cercando di mantenere alta la concentrazione e controllare al massimo le sue capacità infantili.

 

<< Allora perché non ci dici quello che ti è successo? >> chiese Faith, spontaneamente. Immediatamente gli sguardi di tutti furono su di lei. Sguardi decisamente sconcertati. Ma ci era o ci faceva?

 

<< Perché è un bambino, genio! >> le rispose scocciata Buffy. << Se per caso non te ne fossi accorta, non riesce a parlare bene. >> aggiunse, mentre si dirigeva verso Spikey e lo sollevava dalla scrivania per prenderlo in braccio. << Dico bene, Spiky? >> gli chiese sorridendogli.

 

<< Ci! >> rispose Spike, facendo un sorriso ancora leggermente triste.

 

Non sai quanto vorrei, poterti dire tante cose, Buffy. E non solo su questa faccenda, ma tutte le volte che cerco di fare un discorso va a finire che mi intruppo in frasi senza senso.

 

Pensò Spike, mentre il frugoletto faceva un sospirone.

 

Angel, che aveva ascoltato attentamente, quanto era stato detto fino ad allora, si rese conto finalmente di una cosa. Se la sua vita era un disastro, Spike non se la passava certo meglio. Se solo provava ad immaginarsi nei suoi panni, si rendeva conto di quali difficoltà stesse affrontando. Lui al suo posto, avrebbe passato tutto il tempo a piangere (sia per carattere che per la condizione di bambino). Invece Spike, sembrava accettare la cosa con più filosofia, ma soprattutto coraggio.

 

Quel suo gran childe, così strano, così diverso da ogni altro vampiro che aveva conosciuto, compreso sé stesso, aveva delle qualità che lo rendevano più umano di ogni altro. Forse era stato giusto che fosse stato lui il vampiro prescelto dalla profezia.

 

<< Così non si può andare avanti. Dobbiamo scoprire con esattezza come stanno le cose, se vogliamo aiutarlo a tornare normale. >> si sentì esclamare, con leggera sorpresa.

 

<< Giusto! >> gli rispose Buffy, facendogli un sorriso grato. Finalmente, anche Angel, si stava mettendo dalla loro parte. << Ho un’idea…>> esclamò all’improvviso. Poi si voltò verso Giles, per proporgliela.

 

<< Forse Willow, potrebbe aiutarci. Lei sa usare bene la telepatia…magari riesce a mettersi in contatto con la mente di Spike, a farsi dire quello che vogliamo sapere. >> propose.

 

<< Come idea, non mi sembra male. >> disse pensieroso l’osservatore. A questo in effetti non aveva pensato, eppure sarebbe stata la cosa più logica da fare, fin dal primo momento.

 

<< E se non funziona, io ne avrei un’altra. >> esclamò a sorpresa Xander, attirandosi tutti gli sguardi addosso.

 

<< Lui non può parlare normalmente, giusto? >> chiese, non aspettandosi una vera risposta, per fortuna gli altri lo capirono e gli fecero cenno di andare avanti. << Ma almeno riesce a dire si o no. Noi possiamo porgli delle domande, alle quali lui risponderà di conseguenza. Magari qualcosa riusciamo a chiarirla. >> disse esponendo la sua idea.

 

<< Ci! Avo cìo! >> rispose baby Spike per tutti, e facendoli finire a ridere tutti come al solito. Persino Angel non aveva resistito, ed era scoppiato a ridere come gli altri.

 

Xander, che sentendo quella vocina, si era inorgoglito e intenerito, guardando Angel ridere, cominciò a porsi una domanda. Possibile che Spike possedesse qualche strano potere, in grado di cambiare il carattere e l’umore di chi gli stava intorno? Solo così si spiegava quello strano comportamento da parte del vampiro.

 

Mai gli era successo di vedere Angel ridere tanto. Sembrava un'altra persona. Totalmente diverso e, maledizione, persino più simpatico. E poi che dire di come lui stesso si sentiva nei confronti del piccolo?  Lui e Spike non erano stati certo dei grandi amici, nemici piuttosto, forse le cose erano cambiate negli ultimi tempi, ma ora sentiva che quel frugoletto gli era entrato nel cuore. Sarebbe persino morto per lui, pur di proteggerlo. Questa era una delle domandine che avrebbe voluto fargli. Che diavolo stava combinando a tutti quanti? Li aveva messi sotto incantesimo?

 

Xander, però dovette lasciare da parte tutte le sue elucubrazioni, quando gli altri decisero che era ora di uscire da quella stanza, per avviarsi verso la sala ristorante, dove speravano di trovare Willow. Per fortuna c’era, anche se da sola (vale a dire senza Kennedy ) e decisamente triste.

 

Beh, proprio da sola, sola non era, lì vicino c’era Andrew, che era ancora tutto preso a rimirare i “regali” che gli erano stati fatti. Incredibile come anche un semplice spazzolino da denti, potesse rappresentare un tesoro per uno strambo come lui.

 

<< Willow, ci devi aiutare! >> esordì Buffy, con un coro di ammiccamenti, che le persone dietro a lei facevano. A Willow sembrò quasi di vedere una serie intera, di quei cagnolini che messi sulle auto muovono la testa ad ogni scossone. Un sorriso istintivo le giunse sulle labbra a quell’idea,

 

<< Che devo fare? >> chiese, cercando di nascondere la risatina che le era salita. Al diavolo Kennedy ed il suo caratteraccio. Erano passati solo due giorni da quando aveva temuto che il mondo stesse per finire, e di combinare un pasticcio con quell’incantesimo.

 

Invece erano tutti lì, sani e salvi, lei e i suoi migliori amici. L’incantesimo era andato bene e si era sentita al top mentre lo praticava, anche adesso riusciva a sentire una nuova energia che scorreva dentro di lei. Era una sensazione di sicurezza e calore, che la rinfrancava e la faceva sentire più sicura di sé.

 

<< E’ per Spiky, dovresti provare a leggergli nella mente. >> espose Buffy, eccitata e anche un po’ felice di vedere l’amica diventare più serena. << Crediamo che lui sappia cosa gli sia successo…ma naturalmente non può dircelo. >> aggiunse, facendo una carezza sulla testolina di baby Spike.

 

Willow, annuì e prese a fissare negli occhioni il bambino, che ricambiò il suo sguardo.

 

Ehi, rossa, riesci a sentirmi?

 

Chiese mentalmente Spike che fremeva di poter parlare, almeno in quel modo.

 

Spike, sei tu?” chiese la voce di Willow nella sua testa. Bene almeno lui riusciva a sentirla, vediamo se accadeva anche il contrario.

 

No sono Peter Pan, hai presente…quello dell’isola che non c’è. Bloody Hell! Chi diavolo vuoi che sia, rossa?!?

 

Provò a rispondergli, leggermente seccato. La risata spontanea che sorse sulle labbra di Willow, lo riempì di gioia, riusciva a sentirlo. Gli altri però vedendola scoppiare a ridere, non ne capirono la ragione e la guardarono interrogativamente.

 

<< Dice di essere Peter Pan! >> sghignazzò rivolta verso di loro.

 

<< Forte! Allora esiste veramente! >> esclamò eccitato Andrew,  che stava quasi per chiedere se volava, ma gli sguardi scocciati degli altri, gli fecero capire che non era il caso.

 

<< Bene. Chiedi a Peter, qui, che cosa gli è successo. >> disse Buffy, sorridendo al frugoletto, il sorriso che ricevette come risposta, assomigliava tanto al suo vecchio ghigno.

 

Non sono ancora diventato sordo, honey! Sentire ti sento, è parlare che è un dramma.

 

Willow, scoppiò di nuovo a ridere, cavolo, Spike era uno spasso, come mai non si era accorta prima del suo senso dell’umorismo? << Che c’è? >> chiese Buffy, leggermente scocciata da quell’ennesima risata. Come avrebbe voluto poterlo sentire lei, Spike.

 

<< Dice che ti sente e non è diventato sordo. Penso che volesse dire che non c’è bisogno che sia io a fare le domande. Il mio aiuto gli serve solo per comunicare. >> gli spiegò con calma Willow, mentre la guardava attenta. Per un attimo, Buffy, gli era sembrata quasi gelosa.

 

“Spike, vorresti poter parlare con Buffy?” gli chiese colta da un’illuminazione, forse poteva fare da tramite fra i due.

 

E me lo chiedi pure? Lo vorrei più di ogni altra cosa al mondo…no aspetta…ci sono un paio di cosette che vorrei di più!

 

Mentre Spike pensava questo, il musetto di baby Spike, si era imbronciato ed il labbro aveva preso a tremare. Willow che in un primo momento stava quasi per scoppiare di nuovo a ridere a quella battuta, vendendo quel visino così triste, si sentì intenerire.

 

“Allora fallo.” Gli disse, mentre al contempo, si metteva in contatto mentale anche con Buffy “Qui c’è qualcuno che vorrebbe dirti qualcosa.” Disse all’amica.

 

Lo sguardo di baby Spike, si era fatto lucido, mentre fissava la sua cacciatrice, mentre pensava:

 

Buffy, amore, riesci a sentirmi? Persino il suo pensiero, tremava pieno di emozione, mentre fissava nello sguardo della donna che amava, che improvvisamente si faceva lucido come il suo.

 

<<Spike? >> riuscì solo a sussurrare mentalmente Buffy, che si sentiva un nodo alla gola dall’emozione. Una manina piccola e cicciuta, si posò sulla sua guancia, facendole una goffa carezza.

 

Gli altri intanto, beh la maggior parte di loro (Andrew c’era da lasciarlo perdere lui credeva ancora alla favoletta di Peter Pan.), intuirono che stava accadendo qualcosa fra quei due. Angel, esaminando quello scambio di sguardi e di emozioni, sentì di nuovo una stretta allo stomaco, ma questa volta stranamente era meno intensa, meno dolorosa. Forse stava iniziando ad accettare il legame che c’era fra quei due.

 

<< Lasciamoli in pace…. >> sussurrò diretto verso gli altri. << Penso che in questo momento…abbiano cose più importanti da dirsi. >> aggiunse a voce leggermente più alta, ma abbassando lo sguardo, in fondo faceva ancora male, vederli.

 

Gli altri annuirono, avevano capito anche loro, che non era quello il momento per chiedere cosa fosse successo. Si allontanarono quindi, lasciando soli i tre. Buffy e baby Spike con lo sguardo incatenato l’una all’altro, mentre Willow, ad occhi chiusi, per concentrarsi meglio, continuava a fare da tramite.

 

<< Ti amo. >> stava pensando Buffy, mentre catturava quella manina fra la sua, aspettandosi quasi che le due unite prendessero fuoco, come dentro la bocca dell’inferno.

 

Ora lo so…ora ti credo…ti amo anch’io, honey.

 

 

Capitolo quindici: E ora che si fa?

 

 

<< Ti amo. >>

 

Ora lo so…ora ti credo…ti amo anch’io, honey.

 

Buffy, sentiva il cuore pulsare dolorosamente, lui le credeva, lui la amava. Gli occhi già pieni di lacrime, non ressero più ad un ulteriore pressione interna e rilasciarono che le lacrime, prendessero a scivolare lente, lungo le guance, fino ad incontrare quella manina che ancora vi era posata.

 

Sia la lingua che la mente, sembravano, che si fossero improvvisamente paralizzate, mentre guardava velata, l’immagine di quel frugoletto che aveva fra le braccia. Non riusciva a distinguerne chiaramente i lineamenti, che le apparivano sfocati, rendendole un immagine nella quale lei vedeva non il bambino, ma l’uomo, l’uomo che lei amava.

 

Certo che tu in fatto di tempismo sei proprio una frana!

 

La voce telepatica di Spike, le giunse alla mente, facendola ridere suo malgrado. Tipico. Lui faceva sempre così, riusciva sempre a farla ridere. Asciugandosi le lacrime, posò di nuovo lo sguardo su di lui, aspettandosi di vedere il suo solito ghigno. Lo aveva detto apposta, per farla smettere di piangere.

 

Ciò che vide invece, fu un visetto sorridente, ma negli occhi, in quegli immensi occhi azzurri, beh lì, lì c’era tutto un mondo di amore, di venerazione quasi, gioia, e nascosto in un angolino, dolore.

 

<< Spike, cosa c’è che non va? >> gli chiese quindi con voce dolce, attirandolo a sé, e baby Spike posò la sua testolina sulla sua spalla, sospirando.

 

C’è che sono un dannato moccioso, passerotto. Non sai quanto sia frustrante, stare qui, fra le tue braccia, quando invece vorrei essere io, a tenerti fra le mie.

 

Pensò Spike, mentre il bambino sospirava ancora.

 

<< Ti faremo tornare normale, amore.  Vedrai, presto sapremo capiremo quello che ti è successo e troveremo il modo. >> gli disse Buffy, con voce decisa, mentre lasciava un tenero bacio sulla sua fronte.

 

Non è così facile, Buffy. E poi, c’è questa intera dannata storia dell’essere un bambino. Non è per niente facile, non avere il minimo controllo sul proprio corpo. Dico, ma ti rendi conto, chiamo Xander, zio. Senza parlare poi… dell’umiliante faccenda dei pannolini.

 

Questa volta furono in due a mettersi a ridere. Infatti per quanto Willow, avesse cercato di mantenersi distaccata, non aveva potuto fare a meno di sentire la conversazione fra i due. Prontamente baby Spike, fece il broncio.

 

Ridete, ridete pure, non siete voi che ve ne dovete stare con un pannolino bagnato ed una fame tremenda.

 

Quasi ringhiò, Spike, nelle loro menti.

 

<< OK! Signor pannolino bagnato…>> riuscì a dire fra le risa Buffy, << …che ne dici se andiamo a cambiarci e poi ti faccio mangiare? >> aggiunse strizzando un occhio a Willow, che annuì.

 

Sarebbe un miglioramento. Non è per caso, che ci può rientrare un bagnetto insieme?

 

<< Quello dopo! >> gli rispose Buffy, che era ancora in comunicazione con lui, guardandolo severamente. << Prima devi rispondere a qualche domandina. >> aggiunse avviandosi verso il piano superiore, seguita dalla risata di Willow, che rimase nella sala.

 

**************

 

Un paio di minuti dopo, Xander si affacciava timidamente alla sala, solo per trovare l’amica da sola, che ancora rideva. << Ehi Willow, che fine hanno fatto Buffy e Spiky? >> le chiese, facendola scoppiare di nuovo a ridere. Il ragazzo cominciò a temere che Willow, stesse perdendo di nuovo la testa.

 

<< Buffy lo ha portato su per cambiarlo. Dovrebbero tornare fra poco. >> riuscì a dire Willow, quando riprese un minimo di controllo. Era stata tentata di raccontare della loro conversazione, ma istintivamente si e era detta che forse non era il caso. Prima o poi, Spike sarebbe tornato normale e non gli avrebbe fatto piacere che certe cose le sapessero tutti, pensò ridacchiando.

 

<< Will? Ti senti bene? >> chiese Xander guardandola perplesso.

 

<< Mai stata meglio, Xan, mai stata meglio! Senti, che ne dici se chiamiamo gli altri e cominciamo a preparare qualcosa da mangiare? Anche Spiky ha detto di avere fame. >> disse la strega, prendendolo sotto braccio e avviandosi verso la cucina. Xander che ancora non ci capiva niente, pensò che per il momento era meglio soprassedere. E poi, se il suo frugoletto aveva fame, doveva impegnarsi a preparargli una bella cenetta.

 

***************

 

Cinque minuti dopo, quando Buffy tornò in sala da pranzo, con baby Spike fra le braccia, erano tutti di nuovo lì, che stavano apparecchiando e  preparando la cena. Andrew, invece da una parte, stava cercando di montare il nuovo seggiolone, che i ragazzi avevano comprato per il bambino.

 

<< Ecco qui! >> esclamò tutto eccitato, mostrando la sua opera. << Adesso Spike potrà sedersi con noi a tavola. >>

 

<< Grazie, Andrew! >> gli rispose Buffy sorridendo e posizionando il piccolo nel sedile.

 

In quel mentre, Xander stava arrivando con dei piatti in mano, che pose sul tavolo. << Passato di verdure e omogeneizzato di vitella, per il nostro ometto, perché cresca grande e forte. >> disse tutto orgoglioso,  mentre avvicinava il seggiolone al tavolo.

 

Oddio ma possibile che debba sempre mangiare pappette? Non c’è qualcosa da mordere?

 

Pensò Spike con un sospiro. Notò però che Willow lo stava guardando storta, forse lo aveva sentito.

 

Ehi rossa che hai capito? Intendo cibi, non colli! Con quelli ho chiuso, definitivamente.

 

Cercò di dirle, mentre il piccolo diventava serio.

 

“Ok! Vedrò quello che posso fare” gli rispose mentalmente la strega, avviandosi verso la cucina, magari riusciva a trovare qualcosa.

 

Buffy intanto, aveva preso ad imboccare baby Spike, fregando il posto ad un imbronciato Xander. Avrebbe voluto essere lui a farlo, si accontentò quindi di rimanergli seduto dall’altra parte, mentre anche gli altri commensali prendevano posto attorno alla tavola rotonda.

 

Angel, si era seduto, pur non mangiando, dalla parte opposta del tavolo, e fissava pensieroso il frugoletto davanti a sé. Gli faceva uno strano effetto, vedere Spike ridotto a quelle dimensioni, che apriva la boccuccia ogni qual volta Buffy gli tendeva il cucchiaio. Da una parte, lo invidiava per le attenzioni che gli venivano rivolte, ma dall’altra, iniziava a comprenderlo.

 

Vederlo tutto contento, quando Willow gli porse una banana, lo fece sorridere. Il suo fine udito, gli permise di capire la spiegazione di Willow a Buffy di quel gesto. E così il piccolo aveva voglia di mordicchiare. Forse stava mettendo dei dentini. Mentalmente si ripassò quanto aveva letto sui bambini. Quando Connor era nato, si era dato alla puericultura, per sapere come fare per allevarlo nel modo giusto.

 

Quando gli adulti finirono di cenare, baby Spike, stava ancora attaccando tutto soddisfatto la sua banana, che Buffy gli aveva sbucciato. Giles si schiarì la voce. << Lo so che mi direte che sono il solito guastafeste…ma io vorrei che finalmente Spike, potesse rispondere alle nostre domande. >> disse guardando dolcemente il frugoletto.

 

<< Non può aspettare che abbia finito? >> gli rispose Xander, che si divertiva un mondo a vedere con quanto gusto Spiky, si godeva la frutta.

 

<< Ci! >> esclamò il cucciolotto.

 

Tutti si girarono verso Willow,  con la stessa domanda nello sguardo. Che intendeva dire? Che potevano parlare, o voleva prima finire di mangiare?

 

“ Spike?Che intendevi?” chiese mentalmente la strega.

 

Per tua informazione rossa, sono ancora in grado di mangiare e pensare allo stesso tempo. Quindi dì a Rupert che non ho problemi a rispondere.

 

<< Dice che può rispondere. >> ripetè alla platea in ascolto.

 

Dieci minuti dopo, tramite Willow, Spike aveva finito di raccontare tutto quello che si ricordava fosse successo, dopo che era diventato cenere nella bocca dell’inferno e nella sala era sceso il silenzio. Buffy si sentiva come se qualcosa le stesse artigliando il cuore. Non aveva pensato al dolore che Spike, aveva provato indossando quel maledetto amuleto. Ed ora che se ne rendeva conto si chiedeva come lui potesse ancora amarla, visto che era stata proprio lei a darglielo.

 

Angel invece, apprendeva duramente che per anni si era illuso inutilmente. A quanto sembrava era proprio Spike, il vampiro della profezia. Era sempre stato lui. Una rabbia feroce lo invase. Non verso Spike, né verso quelle persone sedute attorno al tavolo, ma verso sé stesso. Per aver permesso a forze maligne di giocare con lui.

 

<< Beh…adesso almeno sappiamo, che quanto è accaduto è stato causato dall’amuleto. Ora dovremo impegnarci per scoprire cosa deve fare Spike, visto che a quanto sembra il suo ritorno alla normalità è legato ad esso. Per prima cosa direi di continuare a studiare sia l’amuleto che la profezia, forse potrebbe rivelarci qualche dettaglio che lo aiuterà a ricordare. >> esclamò Giles, cercando di tirare su il morale di tutti che era caduto a terra, ma senza troppi risultati.

 

Erano tutti turbati dal fatto che a quanto sembrava, una nuova minaccia si profilava all’orizzonte, e che questa volta il destino di tutti era affidato nelle mani di un bambino.

 

<< Io vado subito a chiamare gli altri della banda. Prima ci mettiamo in azione meglio è. >> esclamò Angel, alzandosi di scatto. Era stanco di dover subire, ora voleva attaccare il male, proprio là dove si annidava, la Wolfram e Hart. Voleva farla a pezzi con le sue mani.

 

Tutto impettito fece il giro del tavolo, per poi finire improvvisamente spalmato a terra…..

 

Era appena scivolato su di una buccia di banana.

 

Alzando lo sguardo, incontrò due occhioni azzurri, che pur sembrando innocenti, non riuscivano a nascondere uno sguardo decisamente birbante.

 

<< Nonno emo! >>

 

Gli altri, che stavano ridendo divertiti dalla caduta, si gelarono al suono di quella vocetta. E fu chiaro a tutti che Spike lo aveva fatto apposta. E tremarono per le eventuali conseguenze del gesto.

 

Angel si limitò ad alzare un sopracciglio all’indirizzo del suo baby childe. Era chiaro che aveva voluto fermarlo. Forse aveva intuito quale sarebbe stata la sua reazione.

 

<< Ok , sentiamo…che devo fare? >> gli chiese.

 

<< …dale! >> rispose il piccolo con uno sguardo serio.

 

 

Capitolo sedici: Risvegli

 

 

<< …dale! >> aveva risposto baby Spike, con sguardo serio.

 

<< Eh!!!! >> chiesero in coro tutti, non avendo capito cosa volesse dire.

 

<< Forse intendeva dire che dovremmo tornare a Sunnydale… >> provò a proporre Andrew, cercando di dare una spiegazione.

 

<< No…per me intende che dovremmo andare all’ospedale…>> disse invece Anya, sorprendendo tutti, che non avevano pensato a quella possibilità.

 

<< Spike? >> chiese invece Buffy, rivolgendosi al piccolo, per poi spostare lo sguardo su Willow, la quale afferrò al volo cosa doveva fare.

 

“Spike…che intendevi dire?” chiese telepaticamente al piccolo.

 

Oh beh tanto per cominciare, direi di andare all’ospedale. Non ci vedo chiaro nella situazione di Cordelia, non so perché ma sento che devo andare lì, vederla…e poi si…voglio anche tornare a Sunnydale, c’è qualcosa che devo fare laggiù, anche se ancora non ricordo cosa.

 

Rispose mentalmente  Spike, mentre cercava lui stesso di mettere ordine nei suoi pensieri. Quando Angel gli aveva chiesto che cosa dovevano fare, aveva risposto d’istinto, senza neanche rendersene conto. Solo quando gli altri avevano iniziato a lanciare ipotesi, aveva sentito dentro di sé quello che doveva fare.

 

<< Dice che per prima cosa, sente che deve andare all’ospedale da Cordy…>> stava rispondendo Willow, riportando le sue parole, ma Anya la interruppe. << Visto? Avevo ragione io! >> disse tutta gongolante. Willow sospirò e poi continuò a parlare come se non fosse stata interrotta. << …e poi vuole anche tornare a Sunnydale, dice che ha qualcosa da fare laggiù, ma che ancora non ricorda cosa. >> e fu la volta di Andrew di gongolare.

 

<<  OK, nano. Forza che si torna all’ospedale. >> disse Angel, che intanto si era rialzato da terra, ed ora si stava piegando per prendere baby Spike dal seggiolotto.

 

<< No! Butto! >> strillò invece il frugoletto, mentre con le manine batteva sui bracci del vampiro.

 

<< Ehi, ed ora che ti prende? Sei stato tu a dire che volevi andare all’ospedale. >> esclamò Angel confuso da quella reazione.

 

<< No…dale, gnetto, nanna. >> rispose baby Spike riuscendo a creare una frase che venne compresa da quasi tutti. Andrew naturalmente non aveva capito niente.

 

<< Credo che per stasera sia troppo stanco, forse intendeva dire che all’ospedale ci andremo domani. >> disse Buffy sorridendo al bambino, mentre nascondeva una risata interiore.

 

Come a convalidare le sue parole, baby Spike fece uno sbadiglione e assunse un aria tutta assonnata. Ma un veloce lampo nei suoi occhi, fece capire a Buffy che Spike non sarebbe mai cambiato, quando si metteva un idea in mente non c’era modo di togliergliela, ed in questo caso, era fare il bagno con lei.

 

Me lo hai promesso honey! Voglio fare di nuovo il bagno con te.

 

Pensava intanto Spike, mentre ripercorreva le immagini del bagno della sera prima, peccato che il grosso brutto e cattivo, li avesse interrotti.

 

Intanto baby Spike, aveva preso a strusciarsi gli occhi con i pugnetti, come a far vedere che non riusciva a tenerli aperti, se fosse esistito un oscar per gli attori neonati, lo avrebbe vinto lui. Tutti quanti infatti si intenerirono a quel musetto, che sembrava arrossato dal sonno.

 

Persino Angel, ci cascò e fece una carezza su quella testolina, scompigliando i riccioli biondi. << OK, campione! Forza su, vai pure a fare nanna. Noi intanto ci daremo da fare su quello che abbiamo, la profezia e il medaglione. >> disse tendendo il bambino a Buffy in modo che potesse portarlo in camera.

 

<< Ci! >> esclamò baby Spike, come ad approvare quella soluzione, mentre si fiondava con la testa dentro al collo di Buffy, e sospirava soddisfatto.

 

******************

 

Questa volta, durante il bagnetto non vi furono interruzioni, e Spike si godette fino in fondo la meravigliosa sensazione di pace che gli dava quella situazione. Con Buffy che lo lavava piano, con la morbida spugna, mentre canterellava a bassa voce.

 

Tutto passò come in un sogno, vi era una sensazione di totale appagamento, che si posava su entrambi, non contaminata da desideri carnali, ma solo amore, tenerezza, senso di appartenenza, di completezza.

 

E da un sogno, pian piano passò ad un altro. Buffy lo stava cambiando per la notte, quando baby Spike cadde lentamente e profondamente nel sonno. Un sorriso felice sulle sue labbra, che gli donava ancora di più un espressione angelica.

 

Buffy, vedendo che si era addormentato, lo sollevò piano e lo distese nel centro del letto come la sera precedente, per poi mettersi distesa accanto a lui, che istintivamente le si rannicchiò addosso. Lei rimase per diverso tempo sveglia a fissare quel visetto, che dormiva serenamente con la boccuccia semi-aperta.

 

Inconsciamente si carezzava la pancia, per la prima volta si rendeva conto di come doveva essere bello poter avere dei figli. Voleva un bambino, bello come Spike, dolce e birbante come lui. Ma soprattutto lo voleva con lui.

 

<< Ricorda presto amore mio…sai credo proprio di essere pronta per quella cripta con lo steccato di legno bianco. >> gli sussurrò piano, mentre gli carezzava la manina che teneva stretta al suo pigiama. Lui sembrò capire e sorrise nel sonno.

 

Poco a poco anche lei scivolò nel sonno. Non sentì nemmeno Dawn rientrare silenziosamente, che rimase un attimo a fissare quella dolce scena. I due se ne stavano rannicchiati l’uno contro l’altra.

 

******************

 

Il mattino seguente, fu proprio baby Spike, a svegliare le due, dando un bacetto un po’ molliccio sulle loro guance.

 

<< Bu! …iciola! >> trillò tutto contento, mentre cercava di mettersi ritto sul letto, ma ricadendo subito dopo.

 

<< Buon giorno Spiky! >> gli risposero entrambe, dando un bacetto ciascuna sulle sue guanciotte, mentre ridacchiavano divertite. A quanto sembrava Spike, doveva essersi svegliato proprio di buon umore.

 

<< …cotti! >> esclamò con un sorrisone e facendole ridere di gusto.

 

<< Ottima idea Spike! Forza andiamo a fare colazione. >> gli rispose Dawn, scompigliandogli i riccioli mentre si alzava. A quanto sembrava, non era la sola che si svegliava sempre affamata.

 

<< Prima però ci vestiamo! >> gli disse invece Buffy tirando fuori i vestitini che Anya e Xander avevano voluto comprare per il piccolo, e Spike fece il broncio.

 

Io quella roba non me la metto!

 

Sembrava che volesse dire, ed era chiaro che lo pensava. Buffy ridacchiò. Quei due si erano dati a spese pazze e avevano comprato per Spike, un nuovo guardaroba, teso a renderlo più teneroso.

 

Cinque minuti dopo indossava un morbido golfino di lana bianco, sopra dei pantaloni di velluto marroni a costine. Sembrava tanto un piccolo lord inglese, gli mancava solo la giacchetta ed era perfetto, persino le scarpine erano in tinta. Ma lui non sembrava vederla così, visto il broncio che ancora aveva.

 

<< Su, via, non vorrai deludere Xander ed Anya! >> gli fece Buffy, cercando di tirarlo su. Era così carino vestito a quel modo, anche se doveva ammettere che era carino in ogni modo.

 

Quando scesero in sala da pranzo, sembrò ripetersi la scena del giorno precedente. Tutti lì in adorazione del frugoletto. Solo che questa volta c’erano proprio tutti, Faith, Andrew e Angel compreso.

 

E di nuovo si radunarono attorno alla tavola, dove baby Spike, troneggiava dal suo seggiolone.

 

<< Allora campione, hai dormito bene? >> gli chiese Angel, ridacchiando sotto i baffi nel vedere il suo baby childe vestito a quel modo, con un bel bavaglino, mentre attaccava affamato il biberon.

 

<< Ci. >> gli rispose Spiky, mentre rivolgeva uno sguardo adorante verso la sua cacciatrice e la sua briciola.

 

<< Allora che ne dici se dopo mangiato andiamo subito all’ospedale? >> gli chiese speranzoso. Non era riuscito a chiudere occhio, tanta era stata la tensione. Chissà cosa poteva fare Spike per Cordelia.

 

<< Ci. >> rispose ancora il piccolo, mentre afferrava un biscotto che Xander gli porgeva e se lo portava alla bocca. Che bello era, mettere qualcosa sotto i denti.

 

<< Ok…allora io vado avanti, passando dai tunnel. Vi aspetto lì. >> disse Angel alzandosi, non ce la faceva più ad aspettare.

 

<< No! >> gli fece invece baby Spike, fermandolo.

 

<< Spike io non posso venire con voi, lo sai…allergia al sole. >> disse Angel con tono mesto.

 

<< No! >> ripetè Spiky, per poi guardare verso Willow. << …occia? >>

 

Dopo un secondo Willow comprese che la stava chiamando. “Dimmi Spike!”

 

Senti vorresti dire al musone qui, che prima di andare deve prendere l’amuleto? Vorrei che fosse lui a portarlo all’ospedale, penso che ci servirà…a cosa ancora non lo so…ma ci servirà!

 

Willow annuì e riferì il messaggio.

 

<< Oh, è ancora su in camera, vado a prenderlo. >> disse Buffy facendo segno di alzarsi, ma Angel la fece risedere, appoggiandole una mano sulla spalla.

 

<< Non preoccuparti, vado io…tu intanto finisci di mangiare. >> disse con calma, mentre si avviava su per le scale.

 

Quando scese, aveva l’amuleto fra le mani, lo teneva con cautela come se avesse paura che potesse fare qualcosa all’improvviso. Dopotutto aveva distrutto una intera città c’era da andarci cauti.

 

<< Beh, io vado se non ci sono altre obbiezioni. >> disse mettendoselo in tasca con cura.

 

********************

 

Circa venti minuti dopo, erano tutti all’ospedale. Il gruppo si divise però poco dopo, alcuni andarono a trovare le cacciatrici ricoverate, mentre Angel, Willow, Buffy e baby Spike, abilmente nascosto sotto lo spolverino di Angel, erano diretti al reparto di terapia intensiva. Willow doveva essere presente in quanto era l’unica che poteva capire cosa volesse fare Spike.

 

Durante il percorso, ogni tanto Angel scoppiava in risatine, non poteva farne a meno, quel fetente del suo baby childe gli stava facendo il solletico sotto i bracci. Il problema era che così attirava l’attenzione delle persone, che vedendolo ridacchiare in quel contesto, lo guardavano storto.

 

<< Forse era meglio se lo portavo io. >> disse Buffy, non riuscendo a nascondere lei stessa la risata che le saliva sulle labbra. Angel era troppo buffo, mentre cercava di controllarsi e si dimenava per evitare le manine, che evidentemente Spike stava agitando.

 

Povero piccolo, forse si sentiva soffocare sotto quell’indumento, ma era più probabile che lo facesse apposta, pensò Angel. Quando ci si metteva Spike era proprio una peste sia da bambino che da adulto.

 

Se dio volle, arrivarono finalmente alla camera di Cordelia, lei era ancora là, distesa, immobile, persa chissà dove. Scostando lo spolverino per tirare fuori il piccolo, Angel gli fece un occhiataccia ed in cambio ricevette un sorrisone impertinente. Lo aveva fatto apposta.

 

Angel avrebbe voluto dirgliele quattro, ma stranamente si sentì sciogliere davanti a quel musetto. Ma che diavolo gli stava prendendo? Perché non riusciva a provare niente, che non fosse tenerezza, per quel fagottino? Scosse la testa per schiarirsela.

 

<< Ok, ora che si fa? >> gli chiese cercando di assumere un tono duro.

 

Gli occhi di baby Spike, corsero alla donna nel letto. Non la conosceva bene, l’aveva vista si e no un paio di volte, e sempre in situazioni non particolarmente felici, eppure sentiva che venire qui, da lei, lo avrebbe portato più avanti nel percorso per tornare normale.

 

<< …occia? >> disse piano, cercando di contattare la strega.

 

Willow, si mise subito in sintonia. “Dimmi Spike.”

 

Senti dì al carciofo qui, che mi metta sul letto, vicino a Cordelia.

 

Detto fatto, neanche trenta secondi dopo, il piccolo era seduto sul letto a fianco dell’ammalata. Mettendosi a gattoni, si arrampicò piano su di lei, cercando di non muovere tanto tutti i fili a cui era collegata. Sentiva provenire una forte energia malefica da lei, la permeava fin nell’intimo.

 

Willow, fatti dare l’amuleto da Angel.

 

Disse Spike, telepaticamente con voce decisamente seria. E Willow annuì, riferendo la richiesta. Anche lei aveva sentito cattive emanazioni, nel momento in cui era entrata nella stanza. Lei e Cordelia non erano mai state veramente amiche, ma vederla in quello stato non le aveva fatto piacere.

 

Quando Willow prese l’amuleto dalle mani di Angel, le sue tremavano leggermente.

 

Dammelo.

 

Disse Spike, allungando la manina. Afferrandolo per la catenina, lo posò piano sul petto di Cordelia e poi vi pose sopra le sue mani. Alcuni istanti dopo, una forte luce scaturì dall’amuleto, avvolgendo sia Cordelia che il piccolo.

 

State indietro!

 

Urlò Spike, mentalmente verso gli altri. Buffy che si era istintivamente lanciata verso baby Spike, venne trattenuta da Willow, che le fece cenno con la testa di non intervenire.

 

Angel, avendo paura che quella luce potesse attirare l’attenzione di qualche infermiera o medico, si affrettò a tirare le tende attorno al letto, per cercare di nasconderla. Intanto non distoglieva un attimo gli occhi da quanto stava avvenendo sul letto.

 

Cordelia, si stava dimenando come se volesse liberarsi, ma per quanto piccolo, Spike riusciva a non cadere e continuava a premere l’amuleto sul suo petto. Se ne stava ad occhi chiusi, tutto teso. Le sue labbra sembravano mormorare qualcosa, pur non emettendo suoni, sembrava che stessero recitando una litania o un canto.

 

La luce si era fatta intanto così intensa, che nessuno riusciva a tenere gli occhi aperti, ma continuavano a percepirla anche sotto le palpebre. La sentivano addosso a sé, entrare dentro ciascuno di loro, donando una sensazione di pace divina.

 

Angel sentiva il suo demone gridare e ritrarsi sempre di più nell’angolo più oscuro del suo essere, lanciando maledizioni contro quella luce che minacciava di distruggerlo. La sua anima invece cantava, felice di sentire quel calore tanto simile a quello del sole.

 

Era questo che Spike aveva provato indossando quell’amuleto? Si chiese Buffy, non sapendo che era la stessa cosa che si stavano chiedendo anche gli altri due.

 

Poco a poco, la luce si attenuò, diventando sempre più tenue, fino a quando non si spense del tutto. Per un paio di secondi, il silenzio fu totale, ma all’improvviso, Cordelia iniziò ad ansimare e gli allarmi delle macchine attorno a lei presero a suonare con forza.

 

Con presenza di spirito, Angel, si lanciò verso il letto e prese il piccolo, che ora sembrava esausto, e se lo nascose di nuovo sotto lo spolverino, un attimo prima che la camera fosse invasa da medici e infermiere.

 

Loro vennero immediatamente allontanati, con metodi non esattamente gentili, mentre i sanitari si occupavano della malata nel letto. Costretti a lasciare il reparto, si diressero verso la vicina sala d’aspetto, dove poco dopo vennero raggiunti dagli altri.

 

Baby Spike intanto si era addormentato sfinito, fra le braccia di Angel, ancora tenendo stretta nella manina la catenina dell’amuleto. Con delicatezza, Angel gliela tolse, per poi posarlo sopra il passeggino, dove avrebbe potuto dormire più comodamente.

 

I minuti che passarono, prima che qualcuno venisse ad informarli delle condizioni della paziente, furono massacranti. Angel non riusciva a capire cosa fosse successo. Ma una cosa era certa, per un attimo aveva visto gli occhi di Cordelia aprirsi.

 

Quando finalmente videro arrivare un medico, gli si affollarono tutti attorno.

 

<< Si è svegliata! >> esclamò questi.

 

 

Capitolo diciassette: Ricordi

 

 

Il medico era appena arrivato, annunciando che Cordelia si era svegliata, Angel strinse forte gli occhi, mentre tirava un sospiro. << Posso vederla? >> chiese, riaprendoli e fissando intensamente il medico.

 

<< Mi spiace, per ora no. Dobbiamo ancora sottoporla ad alcuni esami di routine, per vedere quanto il coma possa avere influito sulle sue condizioni celebrali. Poi dovremo spostarla nel reparto di riabilitazione, dove si potranno prendere maggiore cura di lei. >> rispose il dottore, che si sentiva leggermente a disagio sotto quello sguardo. << Ma fra qualche ora, uno di voi potrà farle una visita…breve però. >> aggiunse rivolgendosi anche agli altri che si erano avvicinati, anche se istintivamente sentiva che sarebbe stato quel tizio alto e vagamente minaccioso ad andare a visitare la malata per primo.

 

Con sollievo da parte del medico, Angel non fece obbiezioni, e questi potè tornarsene tranquillamente in reparto. Il vampiro una volta che si era calmato, sapendo che Cordelia stava bene e si era svegliata, riacquistò il suo controllo e rivolse lo sguardo verso il piccolo che ancora stava dormendo nel passeggino.

 

Angel si era talmente turbato, a causa di quello che era successo, che non aveva realizzato appieno le cose. Ed ora guardando il suo baby childe che dormiva serenamente, si rese conto con sollievo che il pallore era scomparso dalle sue guanciotte.

 

Quando erano usciti in fretta e furia dalla camera, non si era preoccupato del fatto che baby Spike, aveva assunto un aspetto pallido e sudato, e che il suo sonno non era normale, ma sembrava essere caduto in una specie di trance, che lo faceva leggermente ansimare.

 

Provò un senso di colpa per non avergli prestato maggiore attenzione, tanto era preso dai suoi pensieri e dal turbamento per quello che era successo. Per fortuna, Buffy si era presa immediatamente cura del piccolo e lo aveva coperto con la giacca che si era tolta, avvolgendolo delicatamente.

 

Ed ora baby Spike, sembrava veramente dormire, con un’espressione beata sul volto, mentre la manina stringeva il colletto della giacca di Buffy, come se comprendesse chi ne fosse la sua proprietaria e fosse felice di sentire il suo profumo che lo avvolgeva.

 

Angel si chinò piano davanti a lui, e cercando di non svegliarlo, gli passò piano una mano sui morbidi riccioli della testolina. << Non so come tu ci sia riuscito…ma grazie per averlo fatto…>> sussurrò piano, mentre spostava lo sguardo da baby Spike a Buffy, che non si era mossa dal suo fianco.

 

Buffy sorrise dolcemente, guardando la commozione di Angel. Allungando una mano per afferrare quella piccola di baby Spike, la carezzò piano, ottenendo che il piccolo sorridesse nel sonno. << Ora capisci, perché lo amo tanto? >> disse rivolgendo di nuovo la sua attenzione al vampiro.

 

Angel si limitò ad annuire, a corto di parole. Si ora capiva. Spike era veramente un essere eccezionale, in quella luce che aveva avvolto Cordelia, e che aveva sentito anche su di se, aveva potuto riconoscere l’anima di Spike. L’aveva intravista per un attimo, prima di dover chiudere gli occhi, quasi accecato dalla sua luminosità. << Si. >> riuscì a sussurrare, con la gola stretta dall’emozione.

 

<< Ma si può sapere cosa è successo? >> chiese Xander, che si era trattenuto fino a quel momento dal fare domande, rendendosi conto della tensione palpabile che quella situazione aveva creato.

 

Veder tornare Buffy, Willow e Angel, che teneva fra le braccia il corpicino inerte di baby Spike, gli aveva fatto stringere il cuore in una morsa dolorosa. Vedere quel visetto pallido e sudato, i morbidi riccioli, tutti appiccicati insieme dal sudore, gli avevano fatto venire voglia di urlare e strapparlo dalle braccia del vampiro. Che avevano fatto al suo cucciolo?

 

Non sapeva nemmeno lui come aveva fatto a stare calmo fino a quel momento. Di grande aiuto era stato vedere che il piccolo si stava lentamente riprendendo. Le sue guanciotte ora erano di nuovo rosee e vellutate e non umide e malaticce come erano sembrate prima. Ma ora voleva delle risposte.

 

E a quanto sembrava, non era il solo, visto che anche gli altri si erano affollati attorno al piccolo e guardavano Buffy ed Angel, in attesa di una risposta, e naturalmente Giles era in prima linea. Con loro sorpresa, non furono né Buffy e né Angel a rispondere, ma Willow.

 

<< Penso che Spike, abbia utilizzato il potere di purificazione dell’amuleto, per eliminare un essenza malefica che si era impossessata di Cordelia. >> rispose infatti la strega, attirando tutti gli sguardi su di se. << E fossi in te Angel, me lo toglierei dalla tasca, alla svelta. >> disse indicando la tasca destra del vampiro. Alla sua espressione perplessa aggiunse ancora. << Quell’affare è indubbiamente molto potente, e dato che lo può usare solo un campione, fossi in te non me lo terrei vicino, non ha un buon effetto suoi vampiri. Se ben ricordi ha ridotto Spike in cenere. >>

 

Angel si sentì gelare. Accidenti a Spike, lo aveva fregato un'altra volta. Facendo portare a lui l’amuleto, gli aveva fatto correre un grosso pericolo. Tipico di Spike, trovare situazioni in cui metterlo nei guai.

 

<< Ma lui non è un campione! Spike è il campione! >> esclamò a sorpresa Andrew, con tono sdegnato, ormai aveva fatto dell’ex-vampiro ed ora infante il suo idolo, e non avrebbe permesso che il suo valore venisse sminuito.

 

Angel non avrebbe saputo dire se sentirsi rassicurato da quelle parole, o se invece doveva offendersi, o peggio ancora sentirsi deluso. Forse aveva ancora una volta mal giudicato il suo childe, forse se aveva affidato a lui l’amuleto, era perché sapeva che non avrebbe rischiato nulla. Ultime parole famose.

 

<< Questo non è esatto! >> fece invece Giles, sedendosi su una poltroncina poco distante. << Il fatto che Angel non fosse il vampiro della profezia, non lo squalifica per questo dall’essere lui stesso, a sua volta, un campione. >> disse rimettendo tutto in gioco.

 

Ed Angel sospirò. Ecco era punto e a capo. Ancora una volta si trovava diviso. Il sentirsi definire un campione, era decisamente piacevole, ma accidenti! Togliendosi in fretta l’amuleto dalla tasca, lo guardò leggermente spaventato. << E allora che si fa? Chi lo prende? >> chiese tendendolo davanti a se.

 

Fu Xander, sorprendentemente, a tendere la mano ed afferrare il ciondolo, attirandosi gli sguardi preoccupati degli altri, soprattutto quello di Anya al suo fianco, che trattenne un respiro. << Ehi, calma. Questo aggeggio funziona solo con i campioni, giusto? Io sono un normale essere umano, quindi non corro rischi! Una volta tanto sono utile anch’io >> esclamò, mettendoselo in tasca e battendoci sopra, manifestando una sicurezza che in effetti non aveva.

 

Per fortuna Giles, questa volta non ebbe niente da obbiettare, anzi annuì con la testa approvando la cosa, e facendo fare un sospiro di sollievo a tutti quanti, soprattutto a Xander. << Si, penso che per ora sia la cosa migliore, ma dovremo studiarlo meglio. >> disse, rimettendosi gli occhiali.

 

<< Ora che si fa? >> chiese invece Anya.

 

<< Penso che fareste meglio a tornare in albergo, almeno potreste continuare con le ricerche, e Fred potrebbe visitare di nuovo Spike. In ospedale ci resto io, visto che tanto più di una visita non è ammessa. >> disse Angel, che non aveva intenzione di muoversi da lì, fino a quando non avesse visto con i suoi occhi che Cordelia stava veramente bene.

 

Buffy annuì. << Si, penso che sia la cosa migliore. Anche se adesso Spiky sta bene, non vorrei che quello che ha fatto, fosse stato troppo gravoso per lui. E’ meglio se Fred lo visita. >> disse con voce preoccupata. Fino a quel momento si era trattenuta, ma vedere Spike così fragile, le aveva spezzato il cuore.

 

Anche gli altri si dimostrarono d’accordo e dieci minuti dopo, erano già di ritorno all’albergo e Buffy si diresse subito da Fred, prendendo Spiky in braccio, per portarlo fino alla stanza dove la ragazza aveva il laboratorio.

 

************

 

Stava sognando. Sapeva che erano sogni, ma al tempo stesso, sapeva anche che erano molto di più. Si sentiva come un fantasma, che si muoveva attraversando il tempo e lo spazio. Tutto turbinava attorno a lui, di luci, suoni e colori.

 

Quando quella girandola, iniziò a rallentare, si ritrovò in una stanza. Quella stanza. Maledizione non di nuovo, non ancora quelle immagini, no per dio no.

 

Aveva riconosciuto benissimo la sala, con il camino ed il divanetto, con sopra il ricamo che sua madre amava sempre fare, solo che adesso vi erano accanto dei ferri da calza. Si aspettava quasi di vedere sua madre entrare. Di rivedere quella scena odiosa, invece, con sua grande sorpresa, vide la porta di casa aprirsi e la serva andare incontro al nuovo arrivato, con tono affannato.

 

<< Fortuna che siete arrivato signore. Vostra moglie sta per dare alla luce il vostro erede. Il medico è già su. >> disse questa, aiutando quell’uomo a togliersi il cappotto, e lui si sentì gelare.

 

Gli sembrava quasi di vedersi in uno specchio, eccezion fatta che quell’uomo aveva gli occhi verdi e non azzurri come i suoi. Sua madre glielo aveva sempre detto, che lui era il suo ritratto. Suo padre.

 

Era morto quando ancora era piccolo e non ne conservava alcun ricordo. Ma ora vederlo là, davanti a sé,  gli fece desiderare di andargli incontro, abbracciarlo. Si rese però presto conto che non era una cosa che poteva fare, era realmente come un fantasma, non poteva toccare niente, nessuno lo vedeva o lo sentiva.

 

Dal piano di sopra, sentì arrivare alcune flebili grida e poi dopo un momento di silenzio, il pianto di un neonato. Suo padre alzò lo sguardo verso la scala, i suoi occhi erano come due tizzoni verdi incandescenti.

 

La scena si spostò, ora era di sopra, nella camera di sua madre. Lei giaceva nel letto,  ancora un po’ pallida, ma il suo sguardo, posato sull’uomo poco lontano che teneva fra le braccia il loro bambino, era di orgoglio. Era così bella, giovane, e piena di vita. Si sentì spezzare il cuore, a vederla a quel modo. L’ultimo ricordo che aveva di lei, ancora lo faceva soffrire.

 

Il suo sguardo venne invece calamitato, verso suo padre. Ora lo sapeva, aveva quasi assistito alla sua nascita, ed era lui il bimbo tenuto fra quelle braccia.

 

<< Benvenuto alla vita, William. La tua sarà dura, piccolo mio, ma sono certo che un giorno avrai tutto quello che meriti. >> sentì sussurrare dalle labbra di suo padre, che stava guardando il piccolo fra le braccia, con gli occhi velati di lacrime, mentre posava un bacio sulla sua fronte.

 

 

Capitolo diciotto: Ricordi (parte seconda)

 

 

<< Benvenuto alla vita, William. La tua sarà dura, piccolo mio, ma sono certo che un giorno avrai tutto quello che meriti. >>

 

Strane parole da dirsi ad un figlio appena nato. Spike si chiese il perché, ma velocemente la scena cambiò di nuovo, distogliendolo da quei pensieri.

 

Era di nuovo giù in sala, e doveva essere passato del tempo, visto che vedeva sé stesso giocherellare sul tappeto. Apparentemente dimostrava la stessa età, in cui si trovava ridotto adesso. Sua madre era lì accanto che come al solito ricamava e canticchiava una canzoncina allegra, senza mai distogliere lo sguardo dal figlioletto a terra.

 

Di nuovo la porta di casa si aprì, facendone entrare il padrone. Sua madre si avviò verso il marito, accogliendolo con un dolce sorriso, al quale lui rispose abbracciandola e posandole un casto bacio sulla fronte.

 

Guardare quei due abbracciati era strano. Provava una sensazione di dejà-vu, quelle due figure, perse l’una negli occhi dell’altro, gli ricordavano qualcosa. Lei bionda e minuta e lui così simile a sé stesso, se si escludevano il colore degli occhi e dei capelli, beh in realtà i capelli sarebbero stati uguali, pensò Spike.

 

Un gridolino del piccolo, fece dividere i due, e suo padre, si diresse verso la sua versione infantile, con un largo sorriso. << Ecco il mio campione! >> disse sollevandolo da terra e prendendolo fra le braccia. << Dimmi, hai fatto il bravo con tua madre? >> gli chiese, ed il sorrisone che il piccolo diede in risposta, sembrò piacergli.

 

E Spike si sentì stringere il cuore a quella domanda. Si, quella volta, si era comportato bene, così come negli anni successivi, fino a quella maledetta notte, quando aveva preso la vita di sua madre, rendendola un demone crudele e spietato, per poi ucciderla una seconda volta.

 

Stringendo la mascella, guardò la famigliola che si riuniva attorno al camino, con suo padre che si sedeva a terra per farlo giocare, mentre sua madre cominciava piano a cantare quella canzone. Ormai non aveva più nessun potere su di lui, ma non di meno provò un acuta fitta di dolore, sentendola di nuovo cantare, mentre guardava dolcemente i due accovacciati sul tappeto.

 

Se anche in passato aveva avuto dei dubbi sul suo amore materno, dopo le aspre e disgustose parole che il demone gli aveva vomitato addosso, ora scomparivano come la nebbia sotto un forte sole. Lo sguardo di lei era pieno di sentimento. Sì, sua madre lo aveva amato con tutto il suo cuore, proprio come aveva amato suo padre.

 

Questo gli procurò un sentimento dolce amaro. Avrebbe voluto essere di nuovo quel bambino innocente, che giocava con dei cubetti di legno, grezzamente lavorati, sotto lo sguardo amorevole dei suoi genitori. Maledetta la sera che Drusilla era entrata nella sua vita, separandolo per sempre da quella vita, che ora desiderava con tutto sé stesso poter riavere.

 

Era talmente preso dai suoi pensieri che non si accorse nemmeno che la scena era di nuovo cambiata. Ora la sua versione infantile, era adagiata dolcemente nel suo lettino, nella camera in cui aveva vissuto tutti gli anni della sua vita. La finestra leggermente aperta, faceva ondeggiare leggermente le tende in una dolce brezza.

 

In cielo, fra rade nuvole, si stagliava una luna che sembrava vegliare sul sonno del piccolo.

 

Riscotendosi, Spike, si rese conto che non era solo la luna, ad illuminare il volto del bambino. Poco lontano una candela, bruciava lentamente, diffondendo una calda ma fievole luce, mentre una figura indistinta, se ne stava riparata fra le ombre della notte. Cercò di aguzzare la vista, per individuare chi potesse essere.

 

Con sua sorpresa, vide suo padre avanzare verso il lettino, gli occhi fissi sulla piccola vita, avevano dei bagliori verdi accesi. Spike, pensò che dipendesse dal riflesso della candela, che muovendo la fiamma si riflettevano in quelle iridi, che gli ricordavano tanto quelli di una  certa cacciatrice.

 

Suo padre si avvicinò lentamente al letto e facendogli una leggera carezza sulla testa, coprì con cura il piccolo corpo, assicurandosi che non prendesse freddo. Quei gesti teneri e paterni, sembravano però contrastare con l’espressione del suo volto.

 

<< Il tempo corre veloce piccolo mio. Presto dovrò lasciarti,  tu crescerai senza di me e le tenebre ti avvolgeranno. Non aver paura di esse William, lascia che l’oscura signora della notte ti avvolga nel suo abbraccio, un giorno troverai uno spiraglio di luce alla fine dell’oscurità, seguilo. >> sussurrò suo padre, fissando il minuscolo volto.

 

Spike si sentì, gelare, che significavano quelle parole?

 

Vide l’uomo girarsi ed uscire piano dalla stanza, prima di soffiare sulla candela per spengerla. Avrebbe voluto corrergli dietro, urlargli le domande che gridavano nella sua mente. Ma quando oltrepassò la porta della camera, per seguirlo,  vi si ritrovò di nuovo dentro, solo che ora era giorno, ed un pallido sole, trapelava dalle tende trasparenti.

 

**************************

 

Intanto, nella realtà, Fred era china su baby Spike e gli auscultava il battito cardiaco con uno stetoscopio. Tirandosi su perplessa, fissò il placido volto del piccolo che sembrava dormire sereno.

 

<< C’è qualcosa che non va? >> chiese subito preoccupata, Buffy, che aveva notato lo strano sguardo.

 

<< Non capisco… >> mormorò Fred, pensierosa. << …apparentemente dorme sereno, ma il suo battito cardiaco è accelerato, come se stesse facendo una corsa. >> disse esprimendo le sue perplessità.

 

<< E questo che significa? >> chiese angosciata Buffy, accostandosi al corpicino e carezzandoli dolcemente la fronte, per sentirgli la temperatura. << Sta male? >> chiese ritirando la mano, che apparentemente non aveva notato niente di strano.

 

<< Non necessariamente…>> disse piano Fred, prendendo il piccolo polso fra le mani e sentendone le palpitazioni accelerate. << …forse sta solo sognando…>> aggiunse, cercando di tranquillizzare la cacciatrice, che si stava mordendo con forza le labbra agitata.

 

<< Solitamente, quando si dorme, il corpo non si muove, nonostante nel sogno, noi abbiamo la sensazione di farlo. E’ una difesa che il cervello possiede, per impedire che possiamo farci del male. Non di meno, il nostro cuore viene sottoposto a degli stimoli. Hai presente quando ti svegli dopo aver avuto un incubo? Il cuore che batte con forza e la respirazione accelerata? Beh a Spike forse sta succedendo questo.>> disse Fred, cercando di spiegare in modo semplice la situazione.

 

Buffy però non si rassicurò completamente, poteva vedere da sé, che nello sguardo della scienziata, vi erano ancora delle perplessità. << Allora cos’è che trovi strano? >> chiese andando al punto.

 

Fred, a quella richiesta diretta, non potè fare a meno che restringersi nelle spalle e rispondere, cercando di creare meno ansia possibile. << Beh, quello che mi lascia perplessa è che, anche se il battito cardiaco è accelerato, la respirazione è invece normale. Sarebbe stato più logico che anche la respirazione fosse accelerata. Invece questo non sta succedendo a Spike. D’altra parte, lui stesso non è esattamente un normale bambino umano. >> disse, allargando le mani impotente.

 

<< Ma sta bene, giusto? >> chiese Buffy, che aveva compreso cosa Fred volesse dirle, cioè che  Spike era un caso particolare. Lui in fondo lo era sempre stato. Un demone che si era innamorato del suo peggior nemico. Un demone che aveva cambiato la sua natura per amore, compiendo enormi sacrifici per riuscirci. Un caso unico, insomma.

 

Fred sorrise rassicurante, almeno di quello era sicura. << Sì, sta bene. >> confermò.

 

Buffy tirò un sospiro di sollievo, rivolgendo di nuovo lo sguardo verso baby Spike e chinandosi gli diede un bacio sulla fronte, ed istantaneamente il piccolo sorrise, come se lo avesse avvertito. Si, lui stava bene, questa era la cosa più importante. Presto si sarebbe svegliato, donandole i suoi meravigliosi sorrisi e guardandola con gli occhioni azzurri pieni di amore.

 

Lei aveva bisogno di quell’amore, più della vita stessa, più dell’aria che respirava. Perché lui era la sua vita, il suo ossigeno. 

 

*******************

 

Spike, ancora scosso dalle parole inquietanti che suo padre aveva sussurrato, se ne stava adesso a fissare di nuovo sé stesso nel lettino. Una mano sul cuore che batteva con forza, riecheggiandogli nelle orecchie e facendole ronzare. Ora la sua versione infantile era sveglia, e se ne stava seduto sul letto, mentre con le manine cercava di afferrare il bordo del cancello attorno al letto, cercando di alzarsi in piedi.

 

Pochi istanti dopo, nella camera, entrò sua madre che piangendo lo prese in braccio stringendolo, mentre era scossa dai singhiozzi. << Non può essere morto…non può essere morto…>> ripeteva continuamente, come in un mantra, mentre si cullava avanti ed indietro, tenendo stretto a sé il figlioletto.

 

Il piccolo, sentendo evidentemente il grave turbamento della madre, scoppiò a sua volta in singhiozzi laceranti, mentre Spike si chiedeva angosciato cosa potesse essere successo per ridurre sua madre così. Dentro di sé, avvertiva la terribile sensazione di sapere la risposta a quella domanda.

 

La porta della camera, venne aperta di nuovo, mentre la balia, entrava e prendeva ad accarezzare dolcemente la schiena di sua madre cercando di calmarla e farle capire che agendo così stava spaventando anche il bambino. Ma lei, incurante di tutto e di tutti, continuava ad ondeggiare avanti e indietro, stringendo il fagottino a sé.

 

Spike, guardò con gratitudine alla sua vecchia balia, era morta quando aveva venti anni, e fino all’ultimo era stata accanto a lui e a sua madre. Ancora adesso sentiva di provare per lei un forte affetto e vederla chinarsi su sua madre, per prendere dolcemente il piccolo dalle sue braccia e cullarlo per calmarlo per poi riporlo di nuovo nel lettino, gli fece provare la stessa sensazione di caldo calore che lei aveva sempre emanato.

 

Quando il piccolo fu al sicuro e tranquillo, la balia rivolse la sua attenzione alla sua padrona, prendendola fra le braccia, e cullandola come prima aveva cullato lui, pronunciando parole di conforto nella sua parlata popolana. Poco a poco, le spalle di sua madre smisero di scuotersi e si rilassarono contro il corpo massiccio della donna più anziana.

 

<< Non lo vedrò più…non vedrò più il suo dolce sorriso e i suoi occhi che risplendevano… >> mormorò, mentre le lacrime prendevano a rallentare il loro corso, in un lieve pianto.

 

E Spike, comprese che la sua paura era vera. Aveva sempre saputo che suo padre era deceduto quando aveva appena un anno, a seguito di un naufragio. Stava tornado da un viaggio in Francia, quando il brigantino su cui si trovava si era ritrovato in una tempesta ed era affondato. Il suo corpo non era mai stato trovato e lui non aveva mai avuto una vera e propria tomba su cui piangerlo, ma solo un nudo pezzo di terra, con sopra una lapide, ma senza niente sotto.

 

Sua madre gliene aveva sempre parlato con una dolce tristezza negli occhi. E dunque ora era successo. Lui li aveva lasciati.

 

Ancora gli riecheggiavano nella mente le ultime parole che aveva detto. Ora alla luce di quanto stava succedendo, acquistavano nuovi significati. Sembrava che si fosse aspettato che la sua vita sarebbe presto finita….ma che significava il resto?

 

Ancora perplesso ed angosciato, vide la balia che stava accompagnando sua madre fuori dalla camera, sorreggendola dolcemente. La seguì, sperando che questa volta potesse essere in grado di farlo, di oltrepassare quella porta e non ritrovarsi in un altro posto, in un altro momento della sua vita.

 

Con sollievo ci riuscì, e vide la balia che aiutava sua madre a mettersi a letto, dopo averle somministrato del laudano, che l’avrebbe aiutata a riposare senza sogni. Per molte ore rimase a vegliare sul suo sonno, reso artificiale, ascoltando il leggero respiro che lei emetteva, inframmezzato da piccoli singhiozzi.

 

A quando sembrava, nemmeno il laudano era riuscito a cancellare il dolore che le opprimeva il cuore. Spike, avrebbe voluto poterla toccare, anche solo un attimo, carezzarle la mano, cercando di alleviare il dolore evidente che le vedeva sul volto, mentre lente lacrime, continuavano ogni tanto a bagnarlo.

 

Senza accorgersene, dovette cadere lui stesso nel sonno. Perché quando riaprì gli occhi, si rese conto che si era ancora spostato, nel tempo e nello spazio. Ora era di nuovo in sala, e si vedeva mentre aveva cinque o sei anni, mentre stava accoccolato contro il corpo di sua madre, che gli stava parlando dolcemente. Lei stava infilando due anelli in una catenina, e mentre lo faceva gli spiegava cosa stava facendo.

 

<< Vedi piccolo mio….questo anello apparteneva a tuo padre. Lui lo lasciò a casa prima di partire, perché diceva che aveva paura che i briganti lo rapinassero e glielo portassero via. Ci teneva molto sai? Era della sua famiglia da secoli. >> stava dicendo indicando un anello in argento massiccio con sopra una pietra verde, che sembrava uno smeraldo non lavorato.

 

<< E questo invece…questo me lo aveva regalato lui…quando mi chiese di sposarlo. Ho pensato di metterli insieme in questa catena, così staranno sempre insieme. Un giorno saranno entrambi tuoi. Tu troverai una bella principessa a cui donare il tuo cuore, e allora hai il mio permesso per donarle il mio anello…ma quello di tuo padre…di quello non dovrai mai separarti…me lo prometti? >> continuò a spiegare, indicando il piccolo anello d’oro giallo, su cui brillava uno zaffiro.

 

La sua versione infantile, pur non capendo veramente il senso di quelle parole, annuì prontamente. << Si, mamma te lo prometto! >> disse come un piccolo ometto, ottenendo un sorriso felice da parte di sua madre.

 

Spike annuì, ricordandosi degli anelli, nessuna principessa aveva però mai ricevuto l’anello di sua madre. Una volta aveva avuto la tentazione di donarlo a Drusilla, ma qualcosa dentro di lui lo aveva fermato. A quel tempo aveva pensato che fosse dipeso dal fatto che non voleva passare per eccessivamente romantico, per poi essere crudelmente preso in giro da lei, ma ora si rendeva conto che in fondo al suo cuore, aveva sempre saputo che non era a lei che era destinato.

 

 Spike, si rese conto che in fondo aveva sempre mantenuto quella promessa. Aveva sempre tenuto con sé quegli anelli, portandoseli dietro ovunque andasse, nascondendoli alla vista di Drusilla e degli altri. Come un religioso segreto.

 

Questo gli rammentò cosa fosse che doveva fare.

 

Di nuovo tutto prese a turbinare attorno a lui, mentre immagini vaghe e confuse gli apparivano ogni tanto. Brevi momenti della sua vita e non vita. Si lasciò avvolgere in quella spirale di luci e di suoni, fino a quando tutto non fu di nuovo buio e fermo.

 

Poi lentamente sollevò le palpebre, ed incontrò due smeraldi.

 

******************

 

 Buffy era rimasta seduta sul letto, fissando il sonno di baby Spike, spiandone ogni mossa, ascoltandone ogni singolo respiro.

 

Quando lo vide leggermente muoversi, trattenne il respiro e guardò incantata le lunghe ciglia scure sollevarsi, mostrando i suoi occhi che piano, piano, acquistavano la luce della coscienza.

 

Quando lui li spalancò sorridendole, lei rilasciò un sospiro, mentre i suoi occhi brillavano di lacrime di sollievo.

 

<< Bu! >> esclamò Spike, salutandola, e facendole battere il cuore con forza.

 

Ciao amore. Sono tornato.

 

 

Capitolo diciannove: Risvegli ( parte seconda )

 

 

Angel, stava misurando a lunghi passi la sala d’aspetto, del reparto di riabilitazione. La mente era un subbuglio di emozioni, immagini, ricordi e speranze, che aveva creduto perdute per sempre. Si, speranze. Non quella di poter tornare umano, no quella era ormai scomparsa, ma non gli faceva più tanto male, non dopo quello a cui era stato spettatore.

 

Quella luce, che aveva avvolto Cordelia, che aveva sentito su di se, entrargli in profondità, riscaldandolo e purificandolo, quella luce ora capiva che era ben più, della semplice emanazione dell’amuleto. Lì per lì non ne era stato cosciente, non aveva compreso, tanto il tutto era stato repentino e scioccante.

 

Ma ora, dopo aver passato diverse ore a rimuginare, in attesa di poter far visita a Cordy, ora capiva. L’amuleto era stato solo il tramite, se il suo potere di purificazione aveva potuto funzionare, era perché vi era dietro una forza ben più grande, che aveva indirizzato il potere su Cordelia. Lui l’aveva intravista, anche se solo per un millesimo di secondo, prima di dover chiudere gli occhi, abbagliato dalla sua luce. L’aveva vista…l’anima…l’anima di Spike.

 

Ora ne era sicuro, non poteva essere niente altro. Quella immagine era stampata nella sua mente, quella figura eterea e luminosissima, che si era come innalzata sopra il piccolo, facendo un sorriso di una purezza infinita.

 

La vera essenza di Spike.

 

Ma come poteva essere possibile?

 

Quello che aveva visto, contrastava completamente con l’immagine che lui aveva sempre avuto del suo gran childe. Beh a dirla tutta, negli ultimi due giorni, quell’immagine era già cambiata. Baby Spike era veramente un bimbo adorabile, decisamente più in sintonia con quanto aveva visto.

 

Era dunque questa, la vera natura del campione? Il cuore di un demone e l’anima di un bambino?

 

In fondo era questo che Spike era sempre stato, un bambinone, ingenuo, semplice, e perché no, puro.

 

E se le cose stavano così, lui poteva considerarsi ancora tale?

 

No, ora se ne rendeva conto. Sia come umano e come demone, lui non aveva mai posseduto quella purezza. Spike uccideva, ma senza malignità, senza farsi complicati percorsi mentali, non come lui, come Angelus, che aveva adorato torturare le sue vittime in tutti i modi possibili e immaginabili.

 

E quel sorriso, che gli aveva visto fare…che significava? Forse che un po’ aveva purificato anche lui? In effetti ora si sentiva più libero, il demone dentro di sé, era ancora rintanato, tremante. Lo sentiva, sentiva la sua paura, e questo gli donava un piacere sottile, una volta tanto non era l’anima a temere, ma il demone.

 

Provava una immensa gratitudine per Spike, per avergli restituito almeno una parte delle sue speranze. Gli aveva restituito Cordelia, ed era certo che presto avrebbe risolto anche le altre cose. Si, ora sentiva di poter fare completamente affidamento su di lui, era lui il vero campione.

 

Un leggero tossicchiare alle sue spalle, lo distolse dai suoi pensieri, facendolo riscuotere e girarsi.

 

<< Ehmm…signore…>> la voce del medico era leggermente intimorita, quando gli si rivolse, forse per colpa di come l’aveva quasi aggredito alcune ore prima. << La signorina Chase, è stata sottoposta a tutti gli esami di routine, ed ora riposa tranquilla nel suo letto in reparto….Fra un paio di minuti potrà vederla >> aggiunse frettolosamente alla fine, tanto per essere sicuro di non essere assalito un'altra volta.

 

<< Grazie. >> gli rispose Angel, cercando di fare il suo sorriso più gentile. << Ma…mi dica…è tutto a posto? Che dicono gli esami? >> chiese con voce leggermente ansiosa, cercando però, di continuare a sorridere.

 

<< Oh….si gli esami sono andati tutti bene, anche se è un po’ strano….>> rispose il dottore pensieroso.

 

<< Cosa è strano? >> chiese subito Angel alzando leggermente la voce, preoccupato. << Scusi. >> aggiunse quando vide che il medico si ritraeva come spaventato. << La prego mi scusi…è solo che sono un po’ teso…ma la prego, mi dica di più! >>

 

<< Beh…>> iniziò il dottore, che deglutiva nervosamente, quel tizio lo rendeva alquanto inquieto. << …vede…di solito…quando un coma si protrae per qualche giorno…ci sono sempre degli effetti al risveglio…difficoltà nel parlare, nei movimenti. Il cervello è un organo complesso…ha bisogno di tempo per recuperare…invece…>> si interruppe un attimo, cercando le parole giuste per continuare. << …invece con la signorina Chase, questi problemi non si sono presentati…ma per onestà, le dico che non è detto che in futuro, non si presenti qualcosa, forse di lieve importanza…ma che comunque dovrebbe risolversi in fretta e senza problemi. La terremo sotto controllo per un po’ e vedremo. Per il momento la paziente è perfettamente cosciente ed ha il controllo di tutte le sue funzioni. Bene ora la lascio, fra poco dovrebbe venire l’infermiera ad avvisarla che può andare a farle visita. >> concluse affrettatamente, allontanandosi, non se la sentiva proprio di rimanere vicino a quello strano individuo, che lo intimoriva con il suo sguardo profondo.

 

Angel, ricadde su una poltroncina, sospirando esausto e fremente al tempo stesso. Due minuti…fra soli due minuti avrebbe potuto vederla, sentì lacrime di gioia salirgli agli occhi, li strinse per impedire che uscissero, mentre dalle labbra, esalava sospirando un << Grazie, Spike. >>

 

******************

 

Nello stesso tempo, nello studio di Fred, baby Spike riapriva gli occhi e faceva un dolce sorriso alla sua amata cacciatrice.

 

<< Bu! >> esclamò salutandola, e facendole battere il cuore con forza.

 

Vedere però quegli occhi di giada, riempirsi di lacrime, mentre le sue dolci labbra tremavano cercando di restituire il sorriso, gli strinsero il cuore. Odiava vederla piangere, sempre, indipendentemente da quale fosse la causa.

 

<< Bu? >> fece baby Spike, tirandosi su seduto e  piegando leggermente la testolina da una parte e guardandola preoccupato.

 

Honey, che succede? Perché piangi?

 

E Buffy senza volere si ritrovò a ridacchiare fra le lacrime. Il suo Spike, eccolo era lì. In quei piccoli gesti che lui faceva, sia che fosse un bimbo che un adulto. Il modo di piegare la testa per guardarla, l’espressione degli occhi, lui era tornato, ancora una volta era tornato da lei.

 

Si lanciò verso di lui e lo attirò fra le sue braccia, stringendolo con tutta la forza e la delicatezza che poteva, sentendo impellente il bisogno di poterlo toccare, di accertarsi che fosse veramente lì con lei. Di cullarlo teneramente, di sommergerlo di baci, di sentire la sua mano, anche se piccina, posarsi sulla guancia, cercando di asciugarle le lacrime che la rigavano.

 

<< Va tutto bene…non farci caso…è che sono felice…>> singhiozzò baciandogli la testolina riccioluta, mentre cercava di riprendere il controllo, ma senza ottenere grandi risultati.

 

<< Bu mia, no angere…>> farfugliò baby Spike, cercando di far fermare quel fiume di lacrime che gli faceva male al cuoricino vedere. 

 

Willow, che si era affacciata in quel momento alla porta per sapere se c’erano novità, si commosse vedendo quella scena così toccante. Se mai aveva avuto dei dubbi, sui sentimenti che quei due provavano l’uno per l’altra, ora erano scomparsi, sempre che fossero mai esistiti.

 

Chiudendo gli occhi si concentrò, forse la cosa migliore era quella di metterli in contatto. E di nuovo il pensiero le corse a Tara, “Un giorno ti ritroverò amore mio, te lo giuro!”, pensò, prima che le giungesse il pensiero di Spike che si affrettò subito ad inviare a Buffy.

 

Buffy, amore mio, che succede? Ti prego piccola dimmi cosa ti fa piangere. Lo sai che non voglio vederti così, soprattutto non per me.

 

Buffy ansimò, quando la voce chiara di Spike, la raggiunse, inondandole la mente. Voltandosi leggermente, vide con la coda dell’occhio, Willow, che si trovava appoggiata allo stipite della porta, gli occhi chiusi la fronte aggrottata. Sorridendo, si voltò di nuovo verso baby Spike, e questa volta le labbra non tremarono, ma si stesero dolcemente.

 

<< Ho avuto tanta paura Spike…tu sei stato male e poi sembrava che non ti volessi più svegliare…ed io…io non sapevo cosa fare…ed ora che sei sveglio, sono così felice che…>> cercò di spiegargli mentalmente, come si era sentita, come si sentiva anche adesso.

 

Baby Spike rimase un momento come pensieroso e leggermente imbronciato. Quello che lei aveva appena detto, gli stava scaldando il cuore, ma al contempo, gli aveva fatto ricordare il sogno che aveva avuto. Sua madre. Il pensiero che Buffy potesse soffrire per la sua perdita, come aveva appena visto sua madre fare, non era piacevole. Lui stesso conosceva bene quella sofferenza, che ti lacerava dentro, quando perdi la persona che ami con tutto tè stesso. Baby Spike fece un sospirone, mentre le dava mentalmente una risposta.

 

Io non ti lascerò mai, Buffy. Te lo prometto! Io sono qui, piccola…e sono qui per rimanere, ormai non ho più dubbi su questo, il mio destino è legato al tuo. Tu sei il mio raggio di sole, che mi ha condotto fuori dalle tenebre, tracciando per me il cammino. Sarei veramente un emerito idiota, se ti lasciassi andare, proprio ora che ti ho raggiunto. Fidati di me, passerotto…

 

<< Sai Spike? Avresti dovuto fare il poeta…non so come fai, ma riesci sempre a trovare le parole giuste per farmi stare bene. >> gli rispose sorridendo Buffy, che ormai si era ripresa completamente. Rimase però leggermente confusa dall’espressione strana sul volto del piccolo, era un misto di gioia e di vergogna. Era persino arrossito.

 

<< Che c’è? Che ho detto? >> gli chiese perplessa, pensando che quella reazione fosse dovuta alle sue parole, e non sbagliava.

 

Niente Buffy…è solo roba vecchia…vecchie ferite, che tu hai appena guarito. Ma piuttosto dimmi…ti fidi di me?

 

Baby Spike, aveva adesso sul volto un espressione tesa e ansiosa, mentre aspettava nervoso la risposta di lei. Solo una volta le aveva sentito dire quelle parole, le aveva sentite vere, sincere e gli erano state di immenso aiuto per scacciare le tenebre che ancora avvolgevano il suo cuore. Erano state quelle parole il suo raggio di sole, ed ora aveva bisogno di sentirle di nuovo.

 

<< Sempre! >>

 

La risposta gli giunse chiara e netta nella mente, riscaldandolo ancora una volta e facendo fare al piccolo un sorriso splendente, mentre si perdeva nello sguardo della sua amata cacciatrice.

 

<< Ora però, voglio sapere cosa è successo. Lì all’ospedale e anche dopo, perché non ti svegliavi? >> la voce decisa di Buffy lo raggiunse ancora, facendogli quasi fare una risatina gioiosa. La sua cacciatrice che non si smentiva mai, sempre dritta al punto, il suo diavolo di donna.

 

Uhmm…dunque…è successo che…

 

********************

 

Mentre Baby Spike, spiegava a Buffy cosa gli era successo e dei sogni che aveva fatto, ripercorrendo una piccola parte della sua vita, Angel, si stava strusciando le mani sudate sui pantaloni, prima di farsi forza ed entrare nella camera in cui era ricoverata Cordelia.

 

Spingendo emozionato la porta, deglutì con forza per cercare di mantenere il controllo. Gli occhi bassi, che seguivano un percorso sul pavimento fino al letto, per poi risalire lentamente. Le lenzuola e le coperte, che delineavano il corpo che vi era sotto. Poteva chiaramente vedere le forme delle gambe e dei piedi, e il suo sguardo continuò a risalire lentamente.

 

Le mani, intrecciate e posate sopra le coperte e il grembo, le braccia ed il busto, ed infine il volto. E sentì come se il suo cuore avesse preso a battere come impazzito. Lei era seduta con la schiena comodamente appoggiata a dei cuscini, ed i suoi occhi scuri, erano fissi su di lui, splendenti di lacrime.

 

<< Angel…>> sussurrò Cordelia, allungando un braccio per invitarlo ad avvicinarsi.

 

Questo fu troppo per lui, si lanciò verso di lei, abbracciandola con forza, carezzandole i capelli e posandole leggeri baci ovunque riuscisse a raggiungerla. La sentiva sussultare fra le sue braccia, scossa da calmi singhiozzi, mentre pronunciava parole smozzicate << Perdonami…non ero io…non ero io…>> continuava a ripetere.

 

<< Lo so, lo so. >> continuava invece a rispondergli lui, cercando di calmarla.

 

 Qualche minuto più tardi, quando Cordelia si fu un po’ calmata, schiarendosi la voce e asciugandosi le lacrime, riuscì a dire in modo più chiaro: << Era come se fossi divisa a metà…mi vedevo fare e dire cose, e non riuscivo ad impedirmelo…era come se fossi bloccata, da una forza che mi sovrastava…che mi divorava da dentro…e alla fine le tenebre mi avevano quasi completamente avvolta e…e poi ho visto una luce…qualcuno o qualcosa non so…mi ha afferrata,  ma io ero stanca…tanto stanca…ma quando ha detto che tu avevi bisogno di me io…io ho cercato con le ultime forze che mi rimanevano di afferrare quella luce…e poi mi sono svegliata e attorno a me, c’erano tante persone…ed io volevo solo vedere te…>> concluse appoggiando la testa sul torace di Angel, che la strinse, sconvolto lui stesso dalle emozioni, che le sue parole avevano suscitato.

 

<< Cos’è stato Angel? >> chiese Cordelia, tirandosi leggermente indietro per guardarlo negli occhi. << Sei stato tu a risvegliarmi? >> chiese ancora, spiegando la sua domanda precedente.

 

Angel scosse la testa, mentre cercava di riprendere il controllo. << Avrei voluto…avrei voluto poter essere io a salvarti…ma non sono stato io…è stato Spike. >> le rivelò, mentre le posava un bacio sulla fronte, per poi guardare come lei allargava gli occhi sorpresa.

 

<< Spike? Ma…come? >>

 

<< E’ lungo e difficile da spiegare Cordelia, ma il succo della faccenda è che, lui, lui solo è il vero campione…non sono io. Lui è il vampiro con l’anima della profezia, è Spike. Ci eravamo sbagliati…non sono io. >> le disse calmo, aspettandosi una pronta risposta, e quando vide che stava per arrivare, le posò un dito sulle labbra per fermarla. << Non mi importa Cordy…non più. Lui ti ha riportata da me e questo mi basta. >> le sussurrò sulle labbra prima di posarvi quel bacio che troppe volte avevano rimandato di darsi.

 

“Ora perderò di certo l’anima” pensò Angel, con un brivido di paura, che però scomparve subito, non appena il respiro caldo di lei, entrò nella sua bocca. In quel momento il mondo smise di girare, ed il tempo sembrò fermarsi, mentre entrambi si perdevano in quel dolce bacio. Felicità, un immensa felicità lo stava sommergendo incatenando a quelle labbra che sapevano di paradiso.

 

Tirandosi indietro qualche istante dopo ( ma per loro era sembrata un eternità ), si ritrovò a ridere come non gli accadeva di fare più da tempo, una risata completamente gioiosa. Si interruppe solo quando vide che Cordelia lo guardava perplessa.

 

<< Ho appena avuto un istante di felicità, no che dico, sono ancora immensamente felice…e la mia anima è ancora qui… >> le disse eccitato, prendendole una mano e posandosela sul petto. << …e sai…non so come…ma sento che ci rimarrà! >> aggiunse, sorridendo ai grandi occhi spalancati di lei.

 

Un infermiera, un paio di minuti dopo, si affacciò alla porta, per invitare il visitatore ad uscire, il tempo della visita era scaduto. Vedendo però quei due teneramente abbracciati, che si baciavano, non ebbe la forza di disturbarli e si ritirò silenziosamente. Camminando poi per il corridoio, si sorprese a sorridere trasognata. Quello che aveva appena visto era così romantico. La bella addormentata, che si svegliava dal suo sonno e trovava il suo bel principe, che la baciava. Era proprio come una favola.

 

Sempre sorridendo, si avviò a svolgere le sue funzioni. Una volta tanto, avrebbe violato le regole e lasciato a quei due il tempo di cui avevano bisogno. In fondo che male poteva fare un bacio? Nessuno.

 

E infatti nessun male, venne da quel bacio.

 

 

Capitolo venti: Fuga dall’ospedale.

 

 

La visita che doveva durare solo cinque minuti, in realtà durò molto, ma molto di più.

 

Erano ormai passate alcune ore, ma nessuno era venuto a disturbare i due, che se ne stavano teneramente abbracciati sul lettino dell’ospedale. Angel aveva avuto tutto il tempo necessario, per informare Cordy di quanto era successo, a loro, a Buffy e Spike, a Sunnydale e poi ancora in ospedale. Naturalmente fra un bacio e l’altro.

 

Cordelia, era rimasta scioccata nell’apprendere tutte quelle cose, non ultima di come fosse avvenuto il suo risveglio, ad opera di quello sciroccato vampiro, che ora a quanto sembrava, era diventato un bebè. Ghignò internamente, al pensiero che Buffy si ritrovasse adesso con un innamorato infante. Già, venire a sapere anche della loro storia d’amore, era stato sconcertante.

 

<< E ora, cosa vi proponete di fare, per far tornare Spike normale? >>  chiese con voce ancora divertita, mentre giocherellava con le dita di Angel, allacciate alle sue.

 

Prima di rispondere, Angel le posò un altro bacio sulla tempia, non si sarebbe mai stancato di farlo. << Beh, presumo che sarà Spike stesso a dirci come agire. Tramite Willow, è chiaro…oddio dovresti sentirlo…è così carino quando borbotta cercando di parlare…>> le labbra di Angel si stirarono in un sorriso tenero, al ricordo. << Spero che ora stia bene, quando l’hanno portato via non aveva una bella cera. >> aggiunse assumendo un espressione preoccupata.

 

Cordelia, lo studiò per un minuto prima di parlare. Aveva già visto quelle espressioni sul volto di Angel, era stato quando Connor era nato. Connor…a quel pensiero il cuore le si strinse. Dio, cosa aveva fatto a quel ragazzo che amava come un figlio? << Angel…e Connor? >> sussurrò, abbassando lo sguardo, in preda ad una chiara vergogna.

 

<< Lui sta bene…ora sta bene…non ricorda niente…è meglio così! >> rispose a fatica Angel, stringendo gli occhi chiusi. Quel suo povero figlio, ora stava in pace, con una nuova famiglia, una famiglia normale, che egli credeva sua.  << E’ meglio così! >> ripetè con voce più sicura, aprendo gli occhi e cercando di allontanare il dolore. Con sua stessa sorpresa, l’immagine di un bel bimbo biondo gli si presentò alla mente, placando il suo tormento. Senza rendersene conto, le sue labbra si arcuarono in un sorriso dolce.

 

Cordelia, che aveva osservato attentamente ogni sfumatura delle sue espressioni, si sentì sollevata, quando lo vide passare, da un dolore profondo dipinto sul volto, a qualcosa che somigliava tanto alla serenità.  Una serenità che sentì discendere anche su di sé. A cosa mai però, poteva essere dovuta? Un lampo attraversò la sua mente mentre ricordava…la luce, la luce che l’aveva guidata fuori dall’oscurità…Spike…

 

<< Angel, devi aiutarmi ad uscire di qui! >> saltò su eccitata, facendo fare un salto anche ad Angel, che la guardò stralunato.

 

<< Cordy…sei appena uscita dal coma…non è consigliabile…i medici…>> cercò di dire per calmarla e ricondurla alla ragione. Era troppo pericoloso farla uscire adesso dall’ospedale, e se ci fossero state delle ricadute?

 

<< Al diavolo i medici…io sto benissimo! >> esclamò Cordelia, con piglio deciso. << Capirei se il mio fosse stato un coma naturale, ma invece era dovuto a…beh non so a cosa…ma di sicuro non era niente di normale. Niente di quanto mi è successo è stato normale, spero che sarai d’accordo con me! >> aggiunse sicura, mentre pungolava con il dito indice il torace di Angel, scandendo così ogni sua parola.

 

Ed Angel rimase senza parole, né idee.

 

Lei in fondo aveva ragione, tutto quello che era successo, non poteva certo ritenersi dovuto a cause naturali. Forze mistiche malvagie, avevano sconvolto le vite di tutti loro, facendoli precipitare in un precipizio senza fondo, fino a quando la mano di Spike li aveva afferrati, frenando la loro caduta e ritirandoli su.

 

Spike.

 

Doveva sentire il suo parere.

 

Istintivamente sentiva, che questa era la cosa giusta da fare. Agendo da solo aveva sbagliato fin troppe volte, era giunta l’ora di smetterla. Spike aveva saputo che la cosa migliore da fare, era quella di andare da Cordelia, di aiutarla ad uscire dalla sua prigione oscura. Lo aveva fatto. Ed ora, ora spettava ancora a lui decidere cosa fare, come agire. Angel, prese a frugarsi frenetico nella tasca del suo cappotto, alla ricerca del cellulare, sotto lo sguardo leggermente confuso di Cordy.

 

<< Chi chiami? >> chiese infatti, vedendolo digitare frenetico i tasti del telefonino, prima di portarselo all’orecchio.

 

<< Fred. >> rispose a sorpresa Angel. Mentre attendeva che la ragazza rispondesse alla chiamata.

 

<< Uh? >> chiese ancora Cordelia, non comprendendone la ragione.

 

<< Fred è all’albergo…mi farò dire da lei, quello che Spike ne pensa della tua idea di lasciare l’ospedale. >> le spiegò velocemente Angel, sentendo la voce di Fred che rispondeva al telefono.

 

<< Fred?…Si….Cordelia sta bene…Come sta Spike? >> chiese Angel, che ancora una volta si era sentito preoccupato per il frugoletto. Sentendo la risposta positiva, tirò un sospiro di sollievo. Velocemente spiegò a Fred la ragione della sua chiamata e la pregò di riferire a Spike la cosa e chiedergli il suo parere in merito. << Si, attendo…>> disse, quando Fred, lo pregò di aspettare, dato che lei era in quel momento in cucina e doveva salire al piano superiore per andare nel laboratorio, dove Spike si era da poco svegliato ed ora Buffy, a quanto pareva lo stava cambiando.

 

Willow, era infatti scesa poco prima, portando la lieta novella del suo risveglio. L’atmosfera si era velocemente risollevata, infatti, fino a quel momento, erano stati tutti piuttosto preoccupati, per la sorte del piccolo. Ed ora lo stavano attendendo nella sala ristorante, dove facevano a gara per preparargli delle prelibatezze, che potesse mangiare, per riprendersi ancora di più.

 

Fred ridacchiò pensandoci. Era pazzesco. Una branca di adulti che si perdevano completamente dietro a quel bambino. Persino Angel, ora sembrava non voler fare più niente, senza avere prima la sua approvazione. Sempre ridacchiando, spinse la porta del laboratorio per aprirla, per rimanere poi incantata dalla scena che le si era presentata davanti.

 

Buffy stava cercando di pettinare i folti riccioli ribelli di Spike, che se ne stava a sorridere beato. Ed era così adorabile. Fred non lo sapeva, ma Buffy gli aveva rimesso la tutina azzurra con la paperella, che gli stava d’incanto. Chiunque a guardarlo, si sarebbe sciolto in un mare di tenerezza. Era da mangiarsi di baci quel frugoletto.

 

Fu solo sentire la voce affievolita di Angel, che proveniva dal cellulare, a riscuoterla dal mondo di fantasia dove era caduta. << Scusate, ho Angel al cellulare…vorrebbe un parere da Spike. >> disse rivolgendosi ai due e sorridendo ancora un po’ trasognata al bambino.

 

Buffy le rivolse la sua attenzione, mettendo via la spazzolina a setole morbide che stava usando, per poi prendere baby Spike in braccio. << Di che si tratta? >> chiese leggermente preoccupata. << Cordelia sta bene? >> chiese infatti subito dopo.

 

Uffa, ma peaches deve sempre fare il guastafeste? E ora che vuole?

 

Pensò invece Spike, mentre la sua versione infantile sorrideva felice a Fred, che ricambiando il sorriso rispose: << Si, Cordy sta bene…è proprio di questo che si tratta, a quanto sembra, sta talmente bene che vuole uscire subito dall’ospedale. Ma Angel è preoccupato, vuole essere sicuro di fare la cosa giusta. Non vuole portarla via, senza avere prima l’approvazione di Spike. >> rivelò ai due.

 

Buffy, tirato un momentaneo sospiro di sollievo, nel sapere che Cordelia, a quanto sembrava, si era ripresa perfettamente, rimase un po’ stupita dal fatto che Angel, dimostrasse improvvisamente tanta fiducia nei confronti di Spike. Questa proprio non se l’aspettava, e neanche baby Spike, visto che rimase sbigottito con la boccuccia semi aperta.

 

Era un totale cambiamento di ruoli.

 

Angel, suo gran sire, sempre pronto a comandare e decidere anche per gli altri, si stava ora affidando alle sue opinioni. Come se ora, fosse Spike il maestro, ed Angel un suo sottoposto, un allievo pronto ad apprendere. Una bella sferzata di fiducia e di orgoglio.

 

A Buffy, bastò guardare gli occhi spalancati di meraviglia del piccolo, per comprendere come l’uomo che amava, si sentisse dentro. E fu felice per lui. Per lui, troppo a lungo disprezzato, troppo a lungo ignorato, non amato. Senza che riuscisse ad impedirselo, gli occhi le si illuminarono di lacrime di commozione. Si, lui meritava tutto questo, di essere apprezzato, riconosciuto, amato.

 

<< Passamelo. >> chiese tendendo la mano verso il telefonino, mentre ricacciava in gola le lacrime e riacquistava il controllo. Ora doveva essere forte, per lui adesso così fragile, così indifeso, ma soprattutto così maledettamente importante.

 

<< Angel?…Si, Fred mi ha detto…puoi aspettare un paio di minuti? Scendo di sotto e faccio parlare Spiky con Willow…>> disse calma al microfono, ridacchiando quasi, quando sentì Angel sospirare dall’impazienza.

 

Ed in effetti Angel, era su le spine. Temeva che da un momento all’altro arrivasse qualcuno a buttarlo fuori dalla stanza. Si rendeva conto solo in quel momento che nessuno si era ancora fatto vivo, e temeva che tale fortuna non fosse destinata a durare. Facendo un sorriso di scusa a Cordelia, che lo stava guardando un po’ imbronciata, sentendosi trascurata, si mise in attesa che arrivasse finalmente, la risposta che attendeva. Ma quanto ci mettevano?

 

Intanto nella sala ristorante dell’albergo, si era creata una vera e propria riunione. Quando Spike, aveva dato il suo parere favorevole al ritorno di Cordelia dall’ospedale, comunicando la cosa tramite Willow, si era sollevata un'altra questione. Faith aveva infatti informato il gruppo, che anche diverse cacciatrici, avevano espresso il desiderio di svignarsela.

 

Le loro ferite erano ormai quasi completamente guarite, merito delle capacità rigeneratrici delle cacciatrici. E rimanere ancora di più in ospedale, non solo non era necessario, ma anche sconsigliabile, dato che i medici sembravano intenzionati a scoprire, come mai si fossero riprese tanto in fretta. Non che ci fosse il pericolo che scoprissero qualcosa, ma il loro interesse e le loro insistenze nel sottoporle ad esami vari, stava diventando snervante.

 

<< Dobbiamo portarle fuori di lì. >> disse Giles, esprimendo il suo parere, ed in molti annuirono concordi.

 

<< Ma non c’è pericolo che se scappano, tormentino di domande Robin? >> chiese preoccupata Faith, cogliendo il nocciolo del problema.

 

<< Quali sono le sue condizioni, adesso? >> chiese Buffy, pensierosa, mentre rifletteva su un idea che le era venuta.

 

<< Sta molto meglio. >> rispose Faith, che aveva riconosciuto lo sguardo della collega. << Che hai in mente, B? >> le chiese infatti.

 

<< Beh pensavo, che se non ci sono rischi per la sua salute, potremmo far scappare anche lui. >> rivelò placida Buffy, con un sorriso malandrino sul volto.

 

Sorriso che Faith ricambiò << Quando? >> chiese soltanto, eccitata dall’idea dell’avventura che si prospettava.

 

<< Stanotte! >> rispose sicura Buffy. << Di notte c’è meno sorveglianza e meno gente a giro…ce la dovremmo fare a portare via tutti. >> aggiunse spiegando le sue ragioni.

 

Giles annuì con la testa, dando il suo assenso. << Ci vuole un piano. >> disse con tono serio. << Dovremo dividerci e studiare le vie di fuga. >> aggiunse entrando in modo osservatore e iniziando a pianificare la cosa, mentre Buffy si decideva a dare l’agognata risposta ad Angel, che ormai stava camminando avanti ed indietro per la camera, ansioso.

 

Girandosi per affrontare Cordelia, le riferì la cosa, spiegandole che non sarebbe stata la sola ad abbandonare il suo letto di ospedale. Lei non fu particolarmente felice, di sapere che avrebbe dovuto attendere ancora qualche ora prima di essere libera, ma comprese che in effetti quello era il piano migliore.

 

<< Io adesso vado. >> la salutò Angel, dandole un veloce bacio sulle labbra. << Voglio sapere come hanno intenzione di agire, tu intanto riposati un po’, ci vediamo fra poco. >> aggiunse, stringendole dolcemente la mano, prima di avviarsi verso la porta. Cordy, annuì e gli sorrise dolcemente. << A fra poco…>> lo salutò a sua volta.

 

**********************

 

Il vecchio pulmino scassato della scuola, si fermò con un leggero stridore, sul retro dell’ospedale. Sembrava quasi che anche lui sapesse che quella notte non era il caso di fare i suoi soliti rumori. Era infatti l’unico automezzo abbastanza grande, che avrebbe potuto accogliere tutti.

 

Baby Spike, era saldamente allacciato sulla schiena di Buffy, grazie ad un porta bebè. Questo si era reso necessario, visto non era stato possibile lasciarlo da solo in hotel, dato che tutti, Fred ed Andrew compresi, erano stati arruolati per la fuga di massa.

 

Inutile dire che Spike, non ne era stato molto felice. Se da una parte, aveva piacere di partecipare all’azione, da un'altra, odiava essere trattato come un infante.

 

Questa faccenda di essere un bambino,  sta diventando veramente scocciante! 

 

Angel ridacchiò, vedendo l’espressione corrucciata del piccolo. Spike non sarebbe mai cambiato, aveva sempre odiato doversene stare con le mani in mano, e dover stare ad osservare gli altri che si davano da fare, senza non poter far niente, doveva essere una tortura per lui. Sorridendogli, gli fece una carezza sulla testolina riccioluta, attirandosi uno sguardo non esattamente al settimo cielo.

 

<< Nonno emo! >> esclamò baby Spike, facendo il broncio.

 

Continuando a ridacchiare, Angel, seguì velocemente gli altri, che si stavano infiltrando da una porta posteriore, dopo che Faith, ne aveva scassinato la serratura. Quella era un diavolo di ragazza, certo che ne doveva aver imparato di trucchetti nella sua vita scapestrata.

 

Il luogo in cui si erano introdotti, era il magazzino. Lo sapevano di già anche prima di entrarvi, e la cosa faceva parte del piano. Infatti per poter girare indisturbati, avevano ben pensato di trafugare un po’ di camici, che avrebbero fornito loro la copertura necessaria. Mentre gli altri si preparavano indossando camici vari, Angel scelse invece un camice verde da sala operatoria, indossando anche la mascherina. Non voleva infatti correre il rischio che qualcuno lo riconoscesse.

 

Silenziosamente, Xander si affacciò alla porta, per controllare che non vi fosse nessuno in giro. Lui si era vestito da inserviente, di conseguenza la sua presenza in quel posto sarebbe risultata normale. Suo compito infatti, era quello di stare di guardia e far entrare gli altri poco alla volta, assicurandosi che nessuno arrivasse nel frattempo.

 

Alla spicciolata, i gruppetti uscirono due a due. Angel e Buffy furono gli ultimi, dato che era stato deciso che avrebbero liberato insieme Cordelia. Buffy si era mascherata da malata, e questa volta, aveva nascosto lei baby Spike, sotto la camicia dell’ospedale, sistemando il porta bebè, in modo da sembrare incinta.

 

Le dava una strana sensazione, sentire quel rigonfio caldo sul ventre. Il calore, che il corpicino accoccolato di baby Spike le trasmetteva. Poteva sentire le sue manine che si posavano sulla sua pancia, lievi e tenere. Si chiese se era così che si sentisse una donna, quando aspettava un bambino. La profonda sensazione di tenerezza, di gioia interiore.

 

Ma vi era molto altro in lei.

 

Il suo io cosciente, infatti, sapeva bene chi fosse adagiato sul suo ventre. E nonostante la sua attuale forma infantile, non dimenticava che lui era l’uomo, che ora capiva di amare con tutta sé stessa. Il fatto di averlo lì, con lei, le stava donando forza ed una carica che ormai le era diventata familiare. Non avrebbe più potuto farne a meno.

 

Lungo il percorso verso il reparto di Cordelia, Angel prese una sedia a rotelle e  Buffy, vi si sedette. Era un ottimo camuffamento. Fingere di essere una donna vicino al parto, che veniva portata a fare l’ecografia, nella sala adiacente al reparto in questione. Se qualcuno avesse fatto domande, potevano sempre dire che quella della sala parto era impegnata.

 

Se Cordelia, rimase sorpresa nel vedere entrare in camera una Buffy che sembrava incinta, non ne fece cenno. Piuttosto, alzandosi anche troppo agilmente dal letto, per una che vi era rimasta per vari giorni, si gettò fra le braccia del medico che aveva riconosciuto essere Angel. Buffy ridacchiò, mentre ammirava la coppia abbracciata. Vedere Angel con Cordelia, fu un sollievo per lei. Era felice per loro, per lui. Non una sola fitta di gelosia la colpì, e questo le fece capire una volta di più, se ce ne fosse stato bisogno, che la sua storia con lui era definitivamente finita.

 

Togliendosi velocemente la camicia dell’ospedale, rimase incantata a guardare baby Spike, che nel frattempo sembrava essersi addormentato. Evidentemente, si era sentito così a suo agio, in quella situazione, che si era completamente rilassato ed ora riposava con la boccuccia semi aperta.

 

<< Oddio…ma è un amore. >> esclamò Cordelia, vedendo per la prima volta il bambino. Non riusciva nemmeno lei a credere che l’odioso vampiro che aveva conosciuto anni prima, potesse essere diventato un cucciolotto tanto adorabile.

 

Buffy si alzò, lentamente dalla sedia a rotelle, slacciandosi anche il porta bebè, per poi tendere piano il bimbo a Cordy. << Trattamelo bene! >>  le disse con tono serio, e l’amica annuì. Ora era il suo turno di fingersi incita. Questo era infatti il piano che avevano escogitato.

 

Nell’istante in cui, Cordelia, prese fra le sue braccia baby Spike, si sentì attraversare da un ondata di calore. Era un calore conosciuto, lo aveva sentito mentre era avvolta dall’oscurità, era stato quel calore a darle la forza di uscirne fuori. << Contaci. >> riuscì a bisbigliare, ancora presa da quel momento, mentre si sedeva sulla sedia a rotelle, che Angel prese a spingere.

 

Tornata ai suoi abiti normali, Buffy, seguì con una leggera apprensione i due, che uscivano dalla stanza. Ora veniva la parte più difficile, sperava solo che tutto andasse bene.

 

Solo quando si riunirono tutti nel magazzino, e riprese fra le braccia baby Spike, rilasciò il respiro che senza rendersene conto, doveva aver trattenuto per tutto il tempo. Guardandosi attorno, vide le facce allegre ed eccitate delle potenziali ferite, no, non potenziali, ormai non lo erano più. Notò anche lo sguardo attento di Robin Wood verso Spiky, che ancora dormiva placidamente. Istintivamente, lo strinse un po’ più a sé. << Forza gente, usciamo di qui! >> disse con più forza di quanto avrebbe voluto, ma nessuno se ne lamentò.

 

Velocemente, raggiunsero il vecchio pulmino, che ancora una volta, si mise in moto senza scoppiettare. Così, silenziosamente come erano arrivati, il gruppo ora aumentato, ripartì alla volta del hotel  Hyperion.

 

 

 

Capitolo ventuno: Scooby gang e Fang gang riunite.

 

 

Quella mattina, la sala ristorante del hotel Hyperion, era decisamente affollata. Oltre ai nostri soliti eroi, vi erano più di una ventina di cacciatrici, l’ex-preside Wood che se ne stava seduto su di una comoda poltrona, amorevolmente accudito da Faith; idem per Cordelia, che stava però facendo colazione in braccio ad uno stra-felice Angel, e Fred che chiacchierava animatamente con Willow, sotto lo sguardo crucciato di Kennedy.

 

Mancavano però ancora tre persone affinché il gruppo fosse completo.

 

Dawn, Buffy e naturalmente baby Spike.

 

Quando si affacciarono finalmente sulla soglia della sala, si alzò un ovazione. Tutti volevano congratularsi con baby Spike e naturalmente ricoprirlo di coccole. In prima fila c’era Xander, che come suo solito, si avventò sul piccolo, rubandolo ad una imbronciata Buffy, per portarlo al posto d’onore che gli avevano preparato. Il seggiolone era stato infatti messo in modo, che tutti potessero gustarsi la vista del piccolo.

 

Adesso sembrava proprio che baby Spike, fosse veramente un principino, e che la sua corte si fosse riunita attorno a lui. Ed i suoi urletti di gioia, alla vista di un bel piatto di biscotti, ed i sorrisi radiosi che rilasciò, intenerirono come al solito il cuore di tutti.

 

Persino Robin Wood, non resistette a fare un mezzo sorriso, vedendo come il piccolo si avventava sui biscotti ed apriva ubbidiente la bocca, quando Xander lo imboccava con il frullato di frutta (stavolta Xander non aveva voluto intendere ragioni, voleva essere lui a farlo). Poco dopo essere arrivati in hotel, Faith gli aveva raccontato tutto per sommi capi, rendendolo decisamente perplesso.

 

Già aveva iniziato ad avere dei dubbi su Spike, fin da quando era  riapparso come bambino. Il fatto che fosse avvolto nel vecchio spolverino nero di sua madre, lo aveva portato a riflettere a fondo sulla cosa. Cercando di superare l’istintivo disprezzo ed odio che aveva provato per lui in passato, si costrinse a esaminare bene i fatti. Indipendentemente dal fatto che adesso fosse un frugoletto, Robin, rifletteva soprattutto sui cambiamenti che erano avvenuti nel vampiro.

 

Si era sempre rifiutato di ammettere, che non fosse più la bestia immonda che aveva ucciso sua madre. Adesso ripercorrendo però gli eventi, si rese invece conto che le cose stavano proprio così. Spike era cambiato. Gli faceva un po’ male ammetterlo ma, tutte le informazioni che aveva lo facevano arrivare a questa conclusione, senza contare la mole di dati che Faith gli aveva rivelato.

 

Il venire a sapere che Spike era una sorta di predestinato, il cui compito era salvare il mondo, era stato un vero shock. Si chiese inquieto, che sarebbe adesso di tutti loro, se quella volta, lo avesse veramente ucciso. Avrebbe eliminato la loro unica speranza di salvezza, condannando il mondo. Il peso di quella consapevolezza, gli cadde addosso come un macigno. Senza volere, aveva fatto il gioco del primo demone. Fortuna che le cose erano andate diversamente.

 

Ed ora venire a sapere che quella bella ragazza mora, seduta sulle gambe di quell’altro vampiro, doveva il suo ritorno al frugoletto, era altrettanto scioccante. Chissà quante altre cose sarebbero successe. Una cosa era certa, presto ci sarebbe stato di nuovo da combattere. Ed ancora una volta il destino di tutti sarebbe stato nelle mani, ora minuscole, dell’ex-vampiro, ora delizioso infante.

 

Tutti sembravano avere la massima fiducia nelle sue capacità. Poteva forse essere lui da meno?

 

Lanciando un altro sguardo verso baby Spike, si disse che questa volta, non avrebbe agito spinto dai suoi sentimenti negativi. Voleva valutare bene le cose, trovare quella obbiettività che fino a quel momento gli era mancata. Dentro di sé, Robin, pregò sua madre di indicargli il giusto cammino. Se lo spolverino era più di una semplice coincidenza, lei in fondo gli aveva già dato il segno che chiedeva, forse valeva veramente la pena di seguirlo.

 

*******************

 

Angel si stava godendo la dolce sensazione del peso di Cordelia sulle gambe. Il calore di lei che si trasmetteva a lui, colando fra di loro e riscaldandolo fin nel profondo. Tutti attorno a lui avevano espressioni felici sul volto ( beh a parte quell’uomo di colore, prima era un po’ accigliato ma negli ultimi minuti lo aveva visto rilassarsi.). Lui stesso si sentiva pervadere da una gioia profonda. E ne era turbato.

 

Erano ormai passate diciotto ore, da quando questa felicità gli aveva invaso il cuore morto da secoli, e non sembrava avesse intenzione di smettere.

 

E la sua anima era ancora lì.

 

Al suo posto.

 

Mentre il demone ringhiava impotente.

 

Che gli stava succedendo?

 

O meglio?

 

Che gli era successo?

 

Era qualcosa destinata a svanire, quando l’energia che Spike aveva riversato su di lui non volendo, si fosse esaurita?

 

O questa sensazione sarebbe continuata?

 

Possibile, che la maledizione sulla sua anima che ormai si portava dietro da anni, fosse stata in qualche modo cambiata?

 

Doveva parlare quanto prima con Spike. Doveva sapere, se c’erano dei rischi che il maledetto Angelus, potesse fare di nuovo la sua comparsa, sconvolgendo ancora la vita a tutti coloro che amava.

 

Angel, stava riflettendo su tutte queste cose, quando alla porta, notò un volto noto. Wesley.

 

************************

 

Wesley Wyndham-Price, entrò stanco e prostrato nell’hotel Hyperion. Mentre si trovava per qualche giorno nella natia Inghilterra, in visita ai suoi genitori, era giunta la notizia del crollo di Sunnydale. Dopo che aveva saputo da suo padre (che si era miracolosamente salvato dall’esplosione nella sede del Consiglio), cosa la cacciatrice stesse affrontando, aveva deciso in fretta e furia di prendere il primo aereo per Los Angeles.

 

Non era stato solo il desiderio di rendersi utile a dargli la molla per tornare, ma anche la tensione che sempre si creava fra lui e suo padre. Questa volta poi, quando aveva saputo che sarebbe andato a lavorare alla Wolfram e Hart con Angel, era scoppiata una tremenda discussione. Se ne era sentito dire di tutti i colori, e anche se ormai era abituato alle pressanti critiche, questa volta era stato peggio del solito. Aveva avuto la forte sensazione che suo padre lo stesse per buttare fuori di casa, indignato, deluso e disgustato che suo figlio avesse deciso di lavorare per il nemico.

 

Stava cercando di fargli capire le sue ragioni, anche se stranamente, lui stesso non se ne sentiva sicuro, quando era giunta la notizia di Sunnydale e tutto era passato in secondo piano. Durante il massacrante volo in classe turistica (l’unico che era riuscito a trovare), aveva avuto modo però di riflettere. Perché lui la Fang gang andavano a lavorare alla Wolfram e Hart? Era stato Angel a deciderlo…almeno così gli sembrava, ma se ci rifletteva bene comprendeva che vi erano delle lacune, non riusciva a ricordare con esattezza, come si fosse arrivati a quella decisione.

 

L’unica cosa che si ricordava bene, era che Cordelia era in ospedale in condizioni disperate. E questo lo confondeva ancora di più. Si era ritrovato su un aereo diretto in Inghilterra, invece di starle accanto, come sarebbe stato giusto. E poi, la certezza del nuovo lavoro. Gli sembrava vagamente, che fosse stata quella la molla che aveva spinto Angel ad accettare la proposta, ma non ne era certo. Si rendeva quindi conto che vi era qualcosa di strano, anche se non sapeva cosa.

 

Per questo si era diretto subito all’hotel, invece di passare prima da casa e magari farsi una doccia, voleva capire. Lasciando cadere la valigia a terra, poco oltre l’ingresso, sospirò, prima di avvertire il suono di molte voci che provenivano dalla sala ristorante. Sembrava quasi che ci fosse una festa.

 

Affacciandosi piano alla porta, rimase paralizzato dallo shock. Ragazze. Ovunque volgesse lo sguardo vedeva delle ragazze. Dovevano essere almeno una trentina. E non solo. Guardando meglio, riconobbe Fred, Fred? Buffy, Faith, Giles, Xander e Willow, c’era persino Dawn, più un paio di uomini che non conosceva. E per la miseria….quella in braccio ad Angel, era Cordelia!

 

Ma che diavolo stava succedendo??????

 

E c’era pure un bambino!

 

Wes, si tolse gli occhiali per strusciarsi gli occhi, decisamente insicuro se tutto quello fosse reale o il frutto di un allucinazione.

 

******************

 

<< Wesley! >> esclamò felice Fred, correndo verso di lui, per abbracciarlo.

 

<< Fred? Che sta succedendo? >> chiese Wes, leggermente imbarazzato per quella dimostrazione d’affetto improvvisa. Il dubbio di star avendo delle allucinazioni era aumentato, ma quest’ultima parte non era niente male, forse valeva la pena approfittarne finché durava, si disse.

 

Prendendo Wesley sotto braccio, tranquillamente, Fred lo tirò verso la tavolata. << Oh è una lunga storia…e se te la racconto, dubito mi crederai, ma è tutto vero! >> rispose Fred, eccitata, confondendo ancora di più il giovane accanto a sé.

 

<< Angel? >> chiese Wes, rivolgendosi al vampiro, facendo prima un sorriso verso Cordelia. << Che succede? Perché non mi hai avvertito che Cordelia si era ripresa? >> aggiunse, pensando che quella fosse la questione primaria da affrontare, per poi chiedere cosa diavolo ci facevano lì tutte quelle ragazze con gli scoobies. Che diavolo era successo a Sunnydale?

 

Ed Angel, si ritrovò a non sapere che dire. Come raccontare tutto quello che era successo negli ultimi tre giorni, considerando poi il fatto che a causa della sua richiesta di cancellare la memoria ai suoi amici, la faccenda si complicava sempre di più? Annaspando come se gli mancasse l’aria, si rivolse verso la sua sinistra, dove baby Spike si stava tranquillamente mordicchiando un biscotto.

 

Sentendosi guardato, il piccolo sembrò quasi scuotere la testa verso il vampiro. << Nonno emo! >> disse con la sua vocetta dal tono chiaramente scocciato.

 

E che diavolo! Adesso ti devo sempre risolvere tutto io?

 

Era chiaro che Spike non voleva collaborare, per fortuna intervenne Giles, che pensò bene di risolvere la questione una volta per tutte. << Ehm… Wesley, come ha detto Fred è una lunga storia, e non so se sia il caso di raccontarla adesso… Intendo dire, che a quanto mi risulta, Angel, tu hai altri due collaboratori… >> disse rivolgendosi prima all’ex-osservatore e poi al padrone di casa che annui, perplesso non comprendendo dove volesse andare a parare.

 

<< Si, Charles Gunn e Lorne. Charles è un avvocato, mentre Lorne è un demone…tranquille però, è innocuo! >> rispose guardando verso l’osservatore, per poi rivolgersi verso le ragazze che si erano irrigidite sentendo la parola demone.

 

Giles, annuì, concordante. << Penso che sarebbe il caso che tu li chiamassi, così potremmo dire a tutti quello che è successo ed almeno ci eviteremo di ripetere la stessa spiegazione più volte. >> propose. Già sarebbe stata dura per Angel, raccontare tutto ai suoi amici, tanto valeva che ci fossero tutti quando lo avrebbe fatto. Era un risparmio di tempo e di sofferenza.

 

Angel, sorrise grato a Giles, comprendendo cosa intendesse dire. In effetti, quando aveva raccontato a Buffy e agli altri quanto gli era successo, era stranamente stato più facile farlo davanti a tutte quelle persone, molto meglio che se si fosse trovato solo davanti a lei. Forse anche questa volta, avrebbe avuto lo stesso effetto. Anche se dentro di sé ne dubitava. Aveva mentito ed ingannato i suoi migliori amici e alleati, doverlo confessare non sarebbe stato indolore.

 

**********************

 

Come dio volle, un ora dopo, anche Gunn e Lorne, erano arrivati. Con soddisfazione di Wesley, che non ce la faceva più ad aspettare.

 

Charles, aveva sbarrato gli occhi, quando si era ritrovato davanti a tutte quelle ragazze. Una gli aveva pure fatto l’occhiolino, mentre scambiava risatine e apprezzamenti su di lui con un'altra. Oddio, teenager , ed i loro ormoni. Avrebbe preferito affrontare un esercito di demoni, piuttosto che starsene chiuso in una stanza con loro, che gli fissavano il culo.

 

Lorne invece, era andato in brodo di giuggiole. Continuava a chiamare caramellina, tortina di mela, eccetera, eccetera. Stava trovando un nomignolo per tutte e volteggiava fra di loro come una farfalla in un prato fiorito. E queste lo avevano preso subito in simpatia. D’altronde si era mai visto, un demone verde, con le corna viola, ed un vestito di velluto rosso Valentino, con tanto di cravatta a pallini?  Era troppo assurdo e divertente.

 

Per dieci minuti regnò la confusione, ma… Un'altra ora dopo, però, sul viso dei suoi amici, Angel poteva vedere tutto il loro sconcerto e persino riprovazione. Lo sguardo di Wesley e Lorne, erano posati frastornati su baby Spike, che in quel momento si stava godendo il suo sonnellino dopo colazione, fra le braccia di Buffy. Invece quello di Gunn era fisso su di lui. E non ci leggeva niente di buono.

 

<< E adesso che vorresti che ti dicessi? >> chiese infatti sprezzante. << Per anni ci hai trascinato in situazioni pazzesche, sventolandoci sotto il naso la tua dannata profezia e ora viene fuori che hai combinato solo dei casini? >> aggiunse agitandosi ed alzandosi in piedi con fare minaccioso. << Hai giocato con noi e con le nostre menti. Ci stavi trascinando in bocca al nemico e noi ti seguivamo come tanti pupazzi senza coscienza. MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO? >> urlò alla fine, buttando fuori tutta la sua rabbia.

 

Angel abbassò la testa, remissivo, sentendosi maledettamente colpevole. Le urla di Gunn, avevano però svegliato improvvisamente baby Spike, che si guardò attorno con gli occhioni azzurri, leggermente spaventato e confuso, che stava succedendo?

 

<< Ed ora viene fuori che non sei tu il Campione! >> aveva intanto ripreso Charles, con tono disgustato. << Eccolo qui, il vero campione…un moccioso che non sa nemmeno camminare. E tu mi dici che dovremmo seguirlo in un'altra impresa? Ma tu hai perso completamente il senno! >> sparò indicando baby Spike, che adesso lo guardava storto.

 

Moccioso sarai tu! Cioccolatino dei miei stivali! Sarò anche un bambino ma ho più di cento anni di non vita alle spalle. Dio vorrei avere di nuovo i miei denti solo per affondarli nel tuo collo.

 

Spike dentro di sé, stava ruggendo, ma l’unica espressione che venne fuori sul viso del frugoletto fu un bel broncio. Per fortuna, ci pensarono gli altri a rimettere al suo posto il gaglioffo. Infatti anche tutte le cacciatrici, non che Anya, Xander, Willow, Giles e Andrew, si erano alzati a loro volta, guardandolo male.

 

<< Per tua informazione. >> gli disse gelida Buffy, mentre un pericoloso fuoco bruciava nei suoi occhi verdi. << Se non fosse stato per Spike, tutti noi saremmo morti. E Cordelia sarebbe ancora in un letto di ospedale attaccata a dei macchinari. Quindi vedi di portare rispetto, o te lo insegniamo noi cosa significa! >> aggiunse con il suo fare battagliero. Le altre cacciatrici annuirono all’unisono.

 

Ben detto, love. Cantagliene quattro a questo piscia sotto.

 

<< Ehmm… >> bisbigliò piano Lorne all’orecchio di Gunn. << Fossi in te amico doserei le parole. Queste qui sono tutte cacciatrici e credimi, se non conviene litigare con una cacciatrice, pensa con trenta. >> gli consigliò con un sorriso sornione.

 

E Charles, recepì il messaggio.

 

Trenta cacciatrici incazzate erano di certo peggio, di trenta cacciatrici arrapate. Dov’è un bell’esercito di demoni, quando lo cerchi? Si chiese.

 

Rimettendosi mogio a sedere, guardò di striscio il frugoletto. Cavolo, stava ridendo di lui.

 

<< Ok! >> disse rassegnato. << E allora adesso che si fa? >> chiese comprendendo che non vi era altra scelta, se non cooperare.

 

<< …dale. >> rispose seria, la vocetta di baby Spike.

 

<< Eh?!? >> chiesero in coro Lorne, Wesley e Gunn.

 

<< Vuole tornare a Sunnydale. >> rispose tutto pimpante Andrew, certo che questa volta ci aveva preso.

 

 

 

Capitolo ventidue : Sunnydale arriviamo!

 

 

La partenza per Sunnydale si era rivelata un vero problema. Il gruppo di Buffy, accresciuto con quello di Angel, non c’entrava tutto sul pulmino, senza contare il serio problema del vampiro di diventare cenere, sotto i raggi del sole che penetravano alla perfezione attraverso i larghi finestrini ( o forse sarebbe meglio dire finestroni ) del pulmino.

 

L’idea di compiere quel viaggio, non certo breve, tutte barricate all’interno del vetusto automezzo, non era andata giù per niente alle nuove cacciatrici, che volevano godersi almeno un po’ il paesaggio. Senza contare che con i suoi sballonzolii l’autobus non era il mezzo più adeguato per trasportare persone che ancora non stavano bene del tutto.

 

Angel era preoccupato per Cordelia e Faith per Wood. Mettere d’accordo quel marasma umano, si rivelò un impresa difficile, quasi quanto affrontare il primo demone, per Buffy. Alla fine giunsero ad un compromesso che sembrò più o meno, accontentare tutti.

 

Angel, sarebbe venuto con la sua auto, ben corazzata dai raggi del sole, con lui naturalmente Cordelia, oltre a Buffy e Spike. Era stato proprio il posizionamento del frugoletto a dare maggiori problemi. Xander aveva brontolato a più non posso, scontento di quella sistemazione e si era arreso soltanto quando Angel, aveva accettato a montare sulla sua auto, un seggiolino per bebè. Il ragazzo, voleva infatti assicurarsi che il suo cucciolotto, fosse sicuro. Il fatto che anche Buffy andasse con lui, non lo tranquillizzava affatto.

 

Angel non ne poteva più di tutte le raccomandazioni che si era sentito rivolgere e non solo da Xander, ci si erano messi tutti. Roba del tipo, vai piano, attento alle buche, fermati se Spiky sta male, un altro po’ e si sarebbe messo ad urlare lasciando il volante al suo baby childe che intanto ghignava a tutto spiano, come naturalmente può ghignare un bambino.

 

Gunn e Lorne avrebbero viaggiato su un’altra auto, con Faith e Robin, che era stato accomodato nel sedile posteriore con contorno di cuscini per evitargli ogni strapazzo. Fred e Wesley , invece avevano preferito andare sul pulmino con gli altri, in modo che se Giles si stancava di guidare, Wesley gli avrebbe dato il cambio.

 

Se dio volle, alla fine erano tutti sistemati e nelle prime ore del pomeriggio, con il sole ben alto nel cielo, partirono alla volta dell’ex città di Sunnydale. Contavano di arrivare di notte, in modo che qualunque fosse la ragione per cui Spike aveva chiesto di tornarci, ci sarebbero stati meno problemi. Primo naturalmente quello di incenerirsi di Angel, e successivamente sfuggire alla stampa e alla televisione, che era accorsa sul luogo per mostrare cosa era successo.

 

Con buona fortuna,  data la totale assenza di luci, sarebbe stato più facile evitare curiosi.

 

Il viaggiò filò tranquillo e quasi noioso. Baby Spike sonnecchiò per buona parte del tempo, risvegliandosi solo per un veloce spuntino a base di latte e biscotti e naturalmente il solito cambio di pannolini. Sta faccenda dei pannolini stava iniziando veramente a rompere. Per Spike non era piacevole essere cambiato, sotto lo sguardo divertito del suo sire.

 

Finalmente, gli automezzi, con i fari spenti per sicurezza, si arrestarono a pochi metri dall’enorme cratere che adesso era Sunnydale. Tutto attorno il buio faceva da padrone, solo in lontananza si notavano delle luci. Erano i vari automezzi delle tv e dei giornalisti, che si erano accampati nelle vicinanze della strada. Loro invece avevano fatto il giro in modo da ritrovarsi in un luogo isolato.

 

A dire il vero, era stato proprio baby Spike ad indicare con il ditino in una direzione. Non essendoci Willow in macchina come interprete, Angel si era dovuto accontentare di quel piccolo segnale, ed aveva guidato gli altri attraverso la vegetazione. Fra sobbalzi e scossoni, il gruppo si era fermato a meno di venti metri dalla profonda voragine.

 

Poco alla volta, tutti scesero e presero a fissare ancora, quella che una volta era stata la città maledetta, Sunnyhell. Sembrava quasi impossibile che tutto fosse scomparso, ingoiato nelle profondità della terra, chiudendo definitivamente la bocca dell’inferno.

 

<< Ok, ci siamo…e adesso che si fa? >> chiese Gunn, massaggiandosi il fondoschiena.

 

<< Forse vuole che ci inoltriamo nella voragine. >> propose Wesley, che stava aiutando Fred a scendere dal pulmino. Per tutto il viaggio, erano rimasti seduti vicino, e la cosa gli era piaciuta molto. Fred infatti si era appisolata durante il tragitto, appoggiandosi morbidamente a lui e posandogli la testa sulla spalla. Ancora poteva sentirne il dolce calore ed il profumo che vi aveva lasciato.

 

<< No! >> rispose chiara la vocetta di baby Spike.

 

<< Allora cosa, Spike? >> chiese Angel, girandosi a guardare il pupetto che adesso sembrava bello arzillo.

 

Bella domanda…se solo sapessi la risposta sarebbe meglio!

 

Pensò Spike, mentre la sua versione infantile, in braccio ad uno Xander che si era affrettato a reclamarlo non appena scesi, si guardava agitato attorno, senza però riuscire ad orizzontarsi.

 

Deve esserci…bloody hell…deve esserci!

 

<< Occia? >> chiese Spike, facendo leggermente il broncio.

 

<< Sì, Spiky? >> gli rispose Willow, accorrendo immediatamente al suo fianco ed apprestandosi ad ascoltarlo telepaticamente, sotto lo sguardo interessato di tutti.

 

Ho paura che la vista di un bambino non valga quella di un vampiro…non riesco a vedere bene in lontananza…devi dire ad Angel, di guardarsi attorno e vedere se trova i resti di un cimitero.

 

<< Ma se accendessimo le torce, non sarebbe meglio? >> chiese in risposta Willow. << E poi che ci devi fare in un cimitero? >> aggiunse riflettendo sulla richiesta di Spike.

 

<< Cimitero? >> chiesero quasi tutti in coro.

 

<< Ci. >> rispose placido baby Spike, annuendo con la testolina.

 

No le torce potrebbero essere viste da lontano. Non voglio impiccioni.

 

Rispose invece Spike, alla mente di Willow, che annuì comprensiva.

 

<< Beh allora? >> fremette Buffy, che era stufa di quella conversazione silenziosa, alla quale non stava partecipando.

 

<< Vuole che Angel, cerchi se nei dintorni ci sono dei resti di un cimitero. Con questo buio è l’unico che può guidarci, dato che per sicurezza non possiamo accendere delle pile. >> rispose Willow, con le labbra leggermente stirate in un sorriso sornione. Per un secondo aveva sentito della gelosia nella voce di Buffy.

 

Angel, invece, sorridendo annuì e si mise subito a scrutare a giro, per poi avviarsi in una direzione, con Cordy ben allacciata al suo braccio. Subito, Xander con baby Spike, Buffy a destra ed Anya a sinistra, lo seguirono. Poco dietro rimasero Giles , Willow e Dawn.

 

<< Fantastico! Cimiteri! Come se a Los Angeles non ci fossero. >> borbottò frustrato Gunn,  mentre si accodava anche lui, ma irrigidendosi subito dopo quando gli giunse da dietro le spalle un mormorio scontento da parte delle cacciatrici. << Ok, Ok, e andiamo a cercare stò cimitero! >> esclamò arrendendosi di nuovo.

 

La risatina divertita di Lorne che era al suo fianco, non gli fu molto di aiuto. << Diplomazia ci vuole nella vita amico, diplomazia! >> esclamò il demone sorridendo, mentre si girava e fissava incantato il gruppo compatto delle ragazze. << Allora, dolcezze mie, chi vuole appoggiarsi al mio braccio, mentre andiamo all’avventura? >> chiese tutto pimpante, come se stessero per fare una scampagnata. Subito dopo venne attorniato da un gruppetto di belle figliole.

 

Passando come un gallo nel pollaio, tutto impettito, davanti a Gunn,  Lorne, gli strizzò l’occhio. Charles sospirò, beh alcune di quelle ragazze in fondo non erano affatto male, forse valeva la pena di seguire i consigli di quel matto scatenato, pensò riprendendo la marcia.

 

Ridacchiando nell’assistere a quella scenetta, Fred, afferrò il braccio di Wesley e lo strattonò piano sorridendogli, come ad indicargli che desiderava fare la strada con lui. Wes, passato il primo istante di incredulità, le sorrise in risposta ed iniziò a seguire gli altri.

 

Faith e Robin, chiudevano quella strana carovana.

 

Dopo un paio di minuti di cammino, si iniziarono a vedere le prime lapidi che spuntavano dal terreno. Alcune tombe erano sprofondate nella voragine, mentre altre mostravano evidenti spaccature dovute alla catastrofe avvenuta, mostrando in alcuni punti, le bare venute alla luce. Era un vero sfacelo, per fortuna man mano che andavano avanti, la situazione migliorava un po’ e pian piano, la scooby gang, iniziò a riconoscere il posto.

 

<< Ehi, ma questo è il cimitero dove c’era la cripta di Spike. >> esclamò infatti Xander riconoscendo un paio di lapidi.

 

<< Ci. >> rispose infatti baby Spike, guardandosi attorno con fare mesto.

 

<< Dato che era il più esterno, fra i cimiteri di Sunnydale, si è in parte salvato. >> spiegò compito Giles, come se stesse per salire in cattedra.

 

<< Questo vuol dire che forse la tomba della mamma c’è ancora! >> esclamò invece Dawn, con voce emozionata, cercando a giro dei punti di riferimento. Individuata una tomba con una statua d’angelo, che riconosceva, prese a correre in quella direzione, subito seguita da Buffy. Gli altri si videro quindi costretti a rincorrere le due.

 

Quando le raggiunsero, le trovarono inginocchiate di fronte alla tomba di Joyce. La terra che vi era sopra, era spaccata in un paio di punti, e la lapide pendeva a sinistra, ma tutto sommato, non era in pessime condizioni. Tutti rimasero in silenzio, comprendendo come importante fosse quel momento. Le due ragazze pensavano di aver perduto tutto, con il crollo di Sunnydale, ritrovare la tomba della loro madre, era stata una sorpresa lieta e triste al tempo stesso.

 

<< Bu…iciola…>> balbettò baby Spike, rompendo quel silenzio che si era formato. Le due ragazze al suono di quella vocetta, si girarono asciugandosi le lacrime e si avvicinarono al bambino, in cerca di quella dolcezza che le avrebbe confortate. Xander, sospirando si vide costretto a lasciare il pupo, che venne avvolto in un abbraccio a tre, sotto lo sguardo commosso degli altri.

 

Incrociando lo sguardo di Willow, baby Spike, aggrottò un attimo le sopracciglia.

 

Rossa, se la tomba di Joyce si è salvata, forse anche quella di Tara……

 

Willow, udendo quel messaggio telepatico, si guardò attorno freneticamente, si, se la tomba di Joyce c’era ancora, forse esisteva anche quella di Tara, che era sepolta nello stesso cimitero. Fatti pochi passi la individuò e vi si inginocchiò davanti. Una parte della lapide si era spezzata, ma ancora si leggeva bene l’iscrizione. Sfiorandola lieve con le dita, represse un singhiozzo. La sua Tara, il suo amore.

 

La mano gentile di Xander che le si posò sulla spalla, per confortarla, la riscosse. Non era qui per questo, in seguito sarebbe tornata per farla aggiustare, ma ora doveva impegnarsi.

 

<< Spike, che dobbiamo fare adesso? >> chiese asciugandosi la lacrima solitaria che aveva preso a scenderle sulla guancia e sorridendo al tenero batuffolo, in quel momento in braccio a Buffy. Il mormorio che si levò, fece capire che anche gli altri aspettavano ansiosi la risposta.

 

Per prima cosa dobbiamo trovare la tomba di Buffy.

 

Rispose telepaticamente Spike, indicando con gli occhi verso gli alberi che si stagliavano sullo sfondo.

 

<< La tomba di Buffy? >> chiese stupita Willow, non comprendendone la ragione. Stesso sguardo stupito apparve sul volto degli altri. Baby Spike, però annuì serio, serio con la testa.

 

<< La mia tomba? >> chiese Buffy guardando attentamente baby Spike, per quale motivo voleva trovare la sua tomba?

 

Tempo fa ho messo una cosa sotto la tua lapide, devo riprenderla.

 

Spike, avendo colto la domanda dipinta in quegli occhi verdi, aveva spiegato telepaticamente a Willow, che si premurò di fare da tramite. Buffy però continuò a domandarsi cosa mai ci fosse di tanto importante da recuperare.

 

Abbi fiducia in me, honey. Quando vedrai capirai.

 

Questa volta non ci fu bisogno di interpreti, l’espressione di baby Spike, era inequivocabile, di conseguenza, Buffy si limitò ad annuire per poi dare un bacio sulla fronte del piccolo.

 

<< Angel, forse tu che ci vedi meglio, dovresti riuscire a trovarla, quando Buffy morì, l’avevamo seppellita di nascosto in un punto riparato fra gli alberi. Adesso con questo buio è difficile distinguere bene, ma dovrebbe essere da quella parte. >> disse Giles, cercando di sbloccare la situazione e indicando con la mano, la stessa direzione in cui erano puntati gli occhi del piccolo.

 

Un centinaio di metri più avanti, il gruppo si fermò di nuovo di fronte ad una lapide. Per Buffy fu strano rivederla, da quando era stata resuscitata non era mai più tornata in quella zona del cimitero e le tornò alla mente il ricordo di quella notte, quando scavando con le mani ne era uscita fuori, per poi rimanerne scioccata alla vista. Il caldo tepore del bracciotte di baby Spike che le si avvolgeva attorno al collo, per poi insinuarle il volto fra i capelli la riscossero. Forse non era per niente piacevole neanche per lui rivederla. Massaggiandogli piano la schiena, cercò di fargli sentire che andava tutto bene, lei ora era lì, ed era felice di esserci.

 

<< Spike? Ed ora? >> chiese Angel, guardando sorridente quella dimostrazione di affetto, ma pensando bene che era meglio sbrigarsi non mancavano tante ore al sorgere del sole.

 

Baby Spike, alzò la testolina al suono della voce e focalizzò la sua attenzione un'altra volta su Willow.

 

Rossa, devi dire ad Angel di spostare la lapide e scavare dove era posata, deve cercare una scatolina, non è in profondità dovrebbe trovarla con facilità.

 

Willow si apprestò subito a riferire il messaggio e così poco dopo, Angel tendeva a Buffy, una scatolina di metallo laccata, con una rosa rossa dipinta sul coperchio. Istintivamente avrebbe desiderato poterla aprire, ma lo sguardo imbronciato che aveva visto sul volto del suo childe, lo aveva frenato e di conseguenza, ripulendo al meglio la scatolina l’aveva tesa verso di Buffy, era infatti chiaro che Spike desiderava che fosse lei a tenerla, senza per questo doverne rendere conto, telepaticamente.

 

Ma non tutti erano dello stesso parere.

 

<< Non ditemi che siamo venuti tutti fin qui, solo per prendere quella cosa! >> aveva infatti esclamato Gunn scocciato. << Che diavolo c’è dentro di tanto importante? Si può sapere? >> chiese piuttosto sgarbatamente.

 

A cuccia, cioccolatino! Quello che c’è dentro sono cazzi miei! A te non te ne deve fregare, dannazione…E comunque non siamo qui solo per questo!

 

<< Butto! >> esclamò invece imbronciato baby Spike, indirizzandogli un occhiataccia, che sollevò una marea di risatine divertite. Buffy intanto si mise la scatolina in tasca, rendendosi conto che qualunque cosa vi fosse dentro, Spike era felice se la teneva lei.

 

<< Che altro dobbiamo fare, Spike? >> chiese ridendo Willow, che aveva sentito anche la versione telepatica.

 

Facendo uno smagliante sorriso alla strega, baby Spike indicò con il ditino in una direzione.

 

Ora dobbiamo trovare la mia vecchia cripta, se non sbaglio dovrebbe essere da quella parte.

 

Rispose telepaticamente Spike.

 

Così il gruppetto si ritrovò di nuovo in marcia. Nelle file in fondo si sentivano delle risatine, erano le cacciatrici che chiacchieravano con Lorne, e che si dichiaravano felici di poter vedere la famosa cripta di Spike. Nel raggiungerla rimasero però deluse. La porta era divelta e lunghe crepe l’attraversavano, dando l’impressione che stesse per crollare da un momento all’altro.

 

<< Siete certi che sia il caso di entrare? >> chiese Cordy titubante. Quel posto le dava poca fiducia. Sospirando quando tutti presero ad entrare cautamente, si aggrappò di nuovo ad Angel, cercando di allontanare la sensazione di disagio che provava. Però, era piuttosto grande, come cripta.

 

Buffy si guardò attorno con circospezione e rimpianto. I suoi vecchi mobili, che Spike aveva preso dalla cantina di casa sua, erano spariti in gran parte o ridotti in pezzi, la televisione su cui lui seguiva la sua soap preferita giaceva sfasciata in un angolo, così pure il frigorifero, rovesciato e mancante della porta. Ovunque solo sporcizia e vandalismo. Le faceva male vederla in quello stato, in fondo questo posto era stato importante per lei.

 

Stringendo a sé baby Spike, si disse che dopo tutto, la cosa più importante c’era ancora, lui. << Che dobbiamo cercare, Spike? >> gli chiese dolcemente, desiderando dentro di sé di sbrigare quella faccenda il prima possibile. Stare lì, l’angosciava ancora di più che essersi ritrovata di nuovo davanti alla sua stessa tomba.

 

La tomba in fondo a sinistra, nel piedistallo, c’è una pietra che dovrebbe venire via. All’interno dovrebbe esserci un'altra scatola.

 

Rispose telepaticamente Spike, mentre la sua versione infantile guardava Willow per essere certo che fosse in ascolto. Lei annuì e si premurò di informare gli altri. Angel, rimosse la pietra indicata e cercò di infilare la mano nel pertugio, ma riuscì solo a sfiorare leggermente l’oggetto richiesto. << Non ci arrivo, le mie mani sono troppo grosse. >>  disse, tirandosi su e spolverandosi i vestiti impolverati.

 

<< Provo io. >> propose Anya, acquattandosi a terra e infilando la mano nella fenditura. << Eccola! >> esclamò eccitata, tirando fuori una semplice scatolina nera.

 

Baby Spike, sospirò sollevato. Per fortuna era ancora qui.

 

Willow, puoi dire ad Anya di aprirla e porgermela?

 

Chiese Spike, mentre le sue manine di bambino si tendevano verso l’oggetto, cosa che prima non aveva fatto. Tutta eccitata, Anya, si affrettò ad obbedire alle indicazioni datele da Willow. Almeno si sarebbe saputo cosa conteneva questa di scatola, dato che moriva dalla voglia di sapere che conteneva anche l’altra.

 

Aprendola con attenzione, rimase quasi delusa, quando vide che conteneva una catenina d’oro ed un anello, anche se di foggia molto antica. Tendendo la scatolina verso baby Spike, cambiò però subito espressione. La pietra verde, sopra l’anello, aveva preso a illuminarsi e lampeggiare, fino ad emettere un violento lampo verde, quando le mani del bambino, si posarono sopra l’oggetto.

 

Rimasti tutti abbagliati, da quell’improvviso lampo di luce, quando iniziarono di nuovo a vedere, si resero conto che baby Spike, si era afflosciato fra le braccia di Buffy, come addormentato, stringendo ancora nel pugnetto, l’anello che continuava ad emettere una lieve luminescenza.

 

<< Spike! >> gridò preoccupata Buffy, sentendo il suo corpicino ciondolarle fra le braccia ed il suo respiro farsi ansimante.

 

<< Che è successo? >> gridarono insieme Xander ed Angel, accorrendole vicino.

 

Un forte ringhio però, li costrinse a girarsi. Nel vano della porta era apparsa una forma inquietante.

 

<< Un Umbervamp! >> gridarono spaventate le ragazze, dimentiche di averne uccise a centinaia nella bocca dell’inferno.

 

**********************

 

Ancora una volta Spike, si trovò a turbinare freneticamente, mentre le luci ed i suoni gli penetravano il cervello. Stava tornando indietro.

 

Ancora.

 

Ancora sogni.

 

 

 

Capitolo ventitre: Il  male.

 

 

Nella cripta diroccata, si erano levate varie grida.

 

Urla, confusione, spavento.

 

Rumori frenetici di piedi che calpestavano il pavimento coperto di calcinacci.

 

Buffy si sentiva il cuore in gola e stringeva spasmodicamente a sé il corpicino inanimato di baby Spike.

 

Tutta la sua sicurezza di cacciatrice era scomparsa.

 

Non era più una guerriera, ma solo una donna.

 

Una donna sola e spaventata.

 

<< Non possiamo combattere qui! Questo posto potrebbe crollarci addosso da un momento all’altro! >>

 

Buffy si riscosse udendo il grido imperioso. Chi era stato a parlare? Non riusciva più a capire niente. La sola cosa che sentiva e che riusciva ancora a farle mantenere un minimo di controllo, era il respiro affannoso di Spiky sul collo. Appoggiando le labbra alla sua fronte, ne avvertì la gelidità e il sudore che la permeava.

 

Un braccio che le si posava sulle spalle, le fece fare un balzo di spavento, per poi calmarla un istante dopo con il suo calore. Xander.

 

La stava tirando indietro verso l’interno della cripta. Una mano si posò sul suo braccio, anche questa umana. Giles. Le si erano messi ai lati come a proteggerla, come a proteggere anche la piccola vita che lei teneva fra le braccia. Un singulto le salì alla gola, che le si restrinse dolorosamente. Dietro di sé percepiva la presenza di sua sorella , di Cordelia e di Anya, che sembravano guardarle le spalle.

 

Rumori di lotta e calcinacci che cadevano dal soffitto, ricoprendo tutto con una fine pioggia di polvere. Che stava succedendo? Spike?

 

<< Spike? >> sussurrò, come se pronunciare quel nome fosse un grido di aiuto, una flebile speranza, che lui l’avrebbe aiutata ancora una volta. Ma come poteva? Era solo un bambino e stava pure male. Era lei la più forte adesso, a lei spettava il compito di proteggere, non di essere protetta. Eppure quella speranza non voleva morire.

 

Il corpo di baby Spike si tese, come in risposta a quel grido d’aiuto. La manina che ancora teneva stretta la catenina con l’anello si contrasse.

 

E l’anello brillò di nuovo.

 

Un lampo abbagliante di luce verde si propagò nella buia cripta, mostrando cosa stava accadendo.

 

Fu solo un istante e tutto sembrò bloccarsi.

 

Una delle ragazze era a terra ferita e Lorne stava cercando di soccorrerla. Le altre avevano circondato l’umbervamp e cercavano di tenerlo a bada, girandogli intorno. In un angolo vicino alla porta divelta, vi erano Fred, Wesley, Gunn,  e Robin Wood. Faith ed Angel  si davano man forte contro il vampiro preistorico, mentre Willow si era parata davanti a Buffy e gli altri erigendo una specie di barriera magica.

 

Buffy si guardò attorno confusa. Il tempo sembrava essersi come fermato. Persino la polvere aveva smesso di cadere e rimaneva sospesa in aria. Quasi le venne da ridere, vedendo la buffa posa in cui era rimasto Angel, con una gamba alzata mentre stava cercando di colpire il vampiro, sembrava un cane intento a fare i suoi bisogni.

 

L’istante dopo, fu di nuovo tutto buio e Buffy si accasciò a terra con un leggero lamento.

 

********************

 

Nausea.

 

Tutto le turbinava attorno, come in una giostra impazzita, facendole rivoltare lo stomaco.

 

Dove era?

 

Cosa le stava accadendo?

 

Aveva la sensazione di precipitare in un abisso senza fondo.

 

<< Spike. >> gridò con tutte le sue forze, ma non un suono le uscì dalle labbra, mentre il grido le allagava la mente.

 

Stava precipitando.

 

Stava precipitando, in una fossa senza fondo, senza luce, senza tempo.

 

E poi la sentì.

 

Una mano, grande, forte, che afferrava la sua, frenando la caduta.

 

La mano di un uomo.

 

Del suo uomo.

 

Lottando per tenere gli occhi aperti, che le lacrimavano a causa del vento, girò la testa e cercò di fissare quella mano che la tratteneva.

 

No, non si era sbagliata. Era la sua mano.

 

Risalendo con lo sguardo dalla mano, osservò il polso, l’avambraccio ed il braccio e la spalla forte e muscolosa, che sapeva essere nascosta sotto lo spolverino nero. Il collo, il mento, le labbra, ed infine risalì per vedere i suoi occhi. La gola le si serrò ancora in un doloroso groppo, incontrando quei due pezzi di cielo. Con un singulto si gettò fra le sue braccia, che l’accolsero frementi.

 

E tutto riprese a girare.

 

Solo che adesso non c’era più paura, né dolore, solo pace.

 

Ed il suono di un cuore che batteva, il cuore di lui.

 

Poi tutto sembrò sbiadirsi, come avvolto da una nebbia, ma non ebbe paura.

 

Non era più da sola.

 

*********************

 

Nella cripta intanto la tensione si era fatta ancora più forte.

 

Giles e Xander, sentendo Buffy che si stava afflosciando sul pavimento, cercarono di sorreggerla. Che diavolo stava succedendo? Un istante prima vi era stato un nuovo lampo di luce verde, ed un secondo dopo anche Buffy si era accasciata senza forze come era accaduto prima con baby Spike.

 

<< Dobbiamo portarli fuori di qui! Hanno bisogno di respirare! >> gridò frustrato Giles, tastando il polso di Buffy e tirando un momentaneo sospiro di sollievo sentendo che se pur accelerato, era chiaro e forte.

 

Xander, annuì e cercò di prendere dalle braccia di Buffy, baby Spike. Sarebbe stato più facile portarli fuori separatamente. Solo che non gli riuscì. Le braccia di Buffy erano come artigliate al piccolo, che stringeva sul seno. Comprese che se avesse cercato di liberarlo a forza, avrebbe potuto fargli del male. Sospirando disperato, si decise a prendere in braccio sia la cacciatrice che il piccolo in un unico blocco.

 

<< Qua c’è una crepa, è abbastanza larga da passarci. >> gridò Anya, indicando frenetica l’angolo destro della cripta, accorgendosi del fortunato passaggio che aveva trovato, mentre perlustrava spaventata i dintorni.

 

<< Presto usciamo di qua! Le ragazze ed Angel possono cavarsela da soli. >> esclamò velocemente Giles, sospingendo Cordelia e Dawn, che era scoppiata a piangere vedendo la sorella priva di conoscenza.

 

Messe in salvo le ragazze, Giles lanciò un richiamo verso Willow, che fatto cadere la barriera, corse anche lei verso quella inaspettata salvezza. Poi fu il turno di Giles di passare, ed una volta all’esterno si girò per prendere il corpo svenuto di Buffy dalle braccia di Xander, dato che i tre insieme non riuscivano a passare.

 

Una volta messi al sicuro Buffy e Spike, anche Xander si lasciò scivolare nella spaccatura del muro, girandosi un attimo, per dare uno sguardo alla lotta ancora in corso. Angel, sembrò avvertire quello sguardo e si girò un istante, facendo un cenno con la mano come per dire che andava tutto bene e di andare via.

 

Vedendo Xander lasciare la cripta, Angel, tirò un sospiro di sollievo. Almeno loro adesso erano al sicuro. Maledizione, quel coso che aveva davanti era forte come cento vampiri. Come diavolo avevano fatto Buffy e i suoi amici a decimarne un esercito?

 

Quando aveva visto Spike accasciarsi fra le braccia di Buffy, aveva avvertito una stretta dolorosa al petto. Era corso verso di lei, per accertarsi di cosa stava succedendo, quando quel forte ringhio gli aveva gelato il sangue nelle vene.

 

Sospingendo Xander, verso Buffy si era girato per affrontare quel essere infernale. Gli erano bastati un paio di colpi per capire che non sarebbe stata una lotta facile. La preoccupazione si era elevata a livelli altissimi, quando aveva visto anche Buffy accasciarsi a terra.

 

Adesso però per fortuna erano al sicuro. << Ok, amico. Vediamo quanto sei duro! >> esclamò riportando tutta la sua concentrazione sul nemico, ed assumendo il volto del demone. Sentì le ragazze attorno a sé fremere, come se avessero avvertito il cambiamento. In fondo non c’era da stupirsene, erano cacciatrici, inesperte forse, ma cacciatrici.

 

Un paio di ordini secchi, bastarono per farle scattare in posizione di attacco. Bene, le ragazze si erano riprese dallo shock iniziale ed ora stavano velocemente recuperando le nozioni imparate.  Con la coda dell’occhio, Angel vide con sollievo che anche gli altri si erano messi in salvo, riuscendo a raggiungere la porta scardinata.

 

Ora iniziavano le danze.

 

********************

 

Buffy sbatté lentamente le palpebre, aprendo gli occhi.

 

Dove si trovava?

 

La luce era fioca e strane ombre sembravano muoversi inquietanti attorno a lei. L’aria era pregna di odori rivoltanti, fumo, letame, che le irritavano la gola. Un gemito strozzato le uscì dalle labbra, sentendosi di nuovo spaventata.

 

Poi lo udì.

 

Il suono lento, ma solido, di un battito cardiaco. E non era il suo.

 

Ed un odore conosciuto le raggiunse i sensi.

 

Spike.

 

Muovendosi con cautela, si rese conto di essere ancora avvolta nel suo abbraccio e di posare la testa sul suo torace.

 

Alzandola lentamente, cercò di focalizzare la sua immagine, che per il momento gli era ancora annebbiata. Lentamente, i suoi lineamenti gli apparvero con maggiore nitidezza. Sentì il groppo alla gola scenderle nello stomaco e gli occhi riempirsi di lacrime.

 

Quello che aveva davanti non era il bambino che aveva cullato negli ultimi giorni, ma proprio l’uomo che aveva imparato ad amare. Ed era vivo.

 

<< Spike? >> bisbigliò piano, alzando una mano per sfiorargli quelle labbra che da troppo tempo non toccava. Dio, era così bello immerso nel sonno, si, sembrava proprio un angelo.

 

Spike sospirò lentamente, e mosse le labbra in un sorriso spontaneo, sentendosele toccare. Era inebriato. Il profumo di lei gli era tutto attorno e lo avvolgeva in un caldo abbraccio. Neppure la puzza che regnava in quel posto poteva annullare il dolcissimo profumo che sentiva. Buffy.

 

<< Buffy? >> sussurrò aprendo lentamente gli occhi, per rispecchiarsi in quelli di lei. Dio, era così bella, la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua.

 

<< Sei vero? >> chiese Buffy, guardandolo con fare sognante.

 

<< Uh…spero di si. Tu lo sei? >> rispose Spike, fissando quelle labbra rosee e leccandosi senza rendersene conto le sue.

 

<< Che ne dici di scoprirlo? >> bisbigliò Buffy, mentre un caldo languore le si irradiava per il corpo, vedendo la sua lingua muoversi lenta.

 

<< Hai sempre delle ottime idee, cacciatrice. >> disse con voce roca, Spike, prima di stringerla più forte a sé e darle un bacio mozzafiato.

 

Finalmente.

 

Nessuno dei due seppe quanto durò il loro bacio, ma quando si ritrassero entrambi ansanti, sembrò passato un secolo.

 

<< Ti amo. >> disse piano Buffy, forgiandogli a coppa la guancia con la mano.

 

<< Anch’io ti amo. >> sussurrò Spike, prendendo e portandosi il palmo della sua mano sulla bocca, per baciarlo.

 

<< Hai idea di dove ci troviamo? >> chiese Buffy, riscuotendosi dalla malia in cui era caduta e facendo fare una risatina a Spike, che riconosceva il tono della cacciatrice. Adorava quando faceva così, un istante prima miele puro e un istante dopo, freddo acciaio. L’amava anche per questo.

 

Guardandosi attorno, Spike cercò di rispondere alla sua domanda. << Si direbbe una stalla. >> disse, rendendosi conto delle balle di fieno su cui erano coricati, sopra a un soppalco. Quel posto gli era stranamente familiare. Un istante dopo si tese, mentre un brivido di gelo gli correva lungo la schiena.

 

<< Una stalla? E che ci facciamo in una stalla? >> stava chiedendo Buffy che si stava guardando a sua volta attorno, mentre si alzava in piedi e si scuoteva la paglia di dosso. Rialzando la testa e fissando di nuovo Spike, si rese però conto che c’era qualcosa che non andava. << Spike? >> gli chiese preoccupata.

 

Lui rimase in silenzio per qualche istante, la fronte aggrottata e gli occhi che saettavano attorno.

 

<< E’ qui che sono morto. >> disse poi con voce grave.

 

<< Cosa? >> esclamò confusa Buffy. Stava per chiedergli cosa intendesse dire, quando, in basso, la porta della stalla venne spalancata.

 

Sotto i suoi occhi allargati dallo stupore, vide entrare un uomo, vestito in una foggia antica. Sembrò non accorgersi di loro, sembrava sconvolto. Non riusciva a vederlo chiaramente nella poca luce, lui singhiozzando si sedette su di una balla del piano inferiore, per poi prendere a strappare con rabbia dei fogli di carta.

 

Buffy non capiva, istintivamente fece per scendere e avvicinarsi al nuovo arrivato, quando udì giungere dalla porta una voce, una voce di donna.

 

Una voce di donna che conosceva.

 

Solo che non era una donna.

 

Era un vampiro.

 

Drusilla.

 

 

Capitolo ventiquattro: Il bene.

 

 

Drusilla era entrata silenziosa nella stalla e solo la sua voce, ne aveva rivelato la presenza.

 

<< Quale catastrofe può essersi abbattuta dal cielo per ridurre in lacrime questo vigoroso sconosciuto? >> sembrò quasi declamare, facendo venire i brividi tutto addosso a Buffy.

 

Anche l’uomo seduto sulla balla alzò lo sguardo, quasi spaventato. << Nessuna. Lasciatemi in pace. >>

 

Buffy si portò una mano alla bocca, soffocando un grido, quando alla flebile luce ne riconobbe i lineamenti. Spike.

 

No, non Spike.

 

William.

 

Istintivamente rivolse lo sguardo verso la versione ancora distesa sul fieno accanto a sé. Così simili eppure così diversi. Che stava succedendo? << Spike? >> chiese riportando la sua attenzione a quella strana versione dell’uomo che amava.

 

Spike storse la bocca in una smorfia. Non era piacevole rivedersi in quel modo, rendersi conto di come fosse stato debole e sciocco. << A quanto sembra, stiamo facendo un altro dei miei viaggetti nel passato. >> borbottò con voce cupa, non voleva che Buffy lo vedesse così, maledizione.

 

Buffy fissava stralunata William. I capelli riccioluti di un caldo castano chiaro, gli occhiali che non nascondevano gli occhi ancora pieni di lacrime. Il suo volto, appariva meno duro di come era adesso, vi era una dolcezza e una fragilità che raramente era riuscita a vedere negli anni passati. Eppure vi riconobbe dei gesti che ancora gli erano propri.

 

Vi era qualcosa di inquietante nell’essere presenti in quel momento. Spike una volta le aveva raccontato di come era stato vampirizzato ed ora vi stava assistendo in prima persona. Come era possibile questo? Erano forse lì per una ragione? Forse…

 

<< Spike dobbiamo fermarla, lei sta…sta… >> balbettò frastornata, non riuscendo più a capirci niente.

 

<< Non possiamo fare niente, love. In questo momento noi due siamo come due fantasmi. >> le disse piano Spike, alzandosi da dove era disteso per mettersi dietro di lei ed abbracciarla.

 

<< Ma… >> tentò di obbiettare Buffy. Era sicura che se si trovavano in quel preciso momento fosse per una ragione, ma quale?

 

Baciandole dolcemente la sommità della testa, Spike sospirò. << Ti ho parlato dei miei sogni…non so perché ci troviamo qui, ma credimi…non c’è niente che possiamo fare…loro non ci vedono, non ci sentono, noi…noi possiamo solo guardare… >> disse con voce sommessa. Avrebbe anche lui voluto poter far qualcosa. Impedire quel momento che aveva cambiato la sua esistenza per sempre, che l’aveva trasformato in un mostro. Deglutendo un fiotto di amara bile, che gli era salita in bocca, riportò la sua attenzione a quanto stava avvenendo.

 

Fremendo, Buffy si arrese suo malgrado a quella logica. Spike aveva ragione, loro non li sentivano, altrimenti, al suono delle loro voci, i due al piano inferiore avrebbero capito di non essere soli. Tremando, per un altro brivido di freddo che l’aveva scossa, si rifugiò fra le braccia di Spike, in cerca di quel calore che solo lui, riusciva a darle, che fosse vivo o non morto. Lui era lì, con lei, solo questo la rassicurava.

 

Di sotto, nel frattempo, il dialogo fra i due, stava andando avanti.

 

<< Io vi capisco. >> stava dicendo Drusilla, avvicinandosi lentamente a William con il suo strano incedere e gli occhi spiritati. << Un uomo circondato da sciocchi che non vedono la sua forza, la sua lungimiranza, il suo splendore. >> aggiunse come se stesse recitando e muovendosi come un attrice in un teatro.

 

<< Vedo anche un pesciolino in fiamme che vi nuota attorno alla testa. >> disse concludendo e facendo alzare di scatto William, mentre Spike al piano di sopra, emetteva una  silenziosa risata di gola.

 

<< Non vedo cosa ci sia da ridere! >> sbottò Buffy, sentendo dietro la schiena, il suo torace sussultare e comprendendone la ragione.

 

Stavolta, Spike rise apertamente. << Oddio, ero proprio un cretino per non essermi accorto subito che Dru era matta come un cavallo! >> Sghignazzò, aggiudicandosi uno sguardo severo da parte di Buffy. << La parte del pesciolino non me la ricordavo. >> aggiunse facendo uno dei suoi soliti ghigni.

 

Suo malgrado, Buffy sentì le labbra arricciasi in un sorriso. << Si…beh…eri sconvolto, si vede. >> disse con voce dolce, appoggiando la testa al suo torace, mentre fissava attenta gli occhi ancora pieni di lacrime di William, che stava retrocedendo verso il fondo della stalla.

 

<< Non avanzate oltre. Ho sentito parlare dei borseggiatori di Londra. Non avrete i miei soldi. >> stava dicendo, assumendo un espressione spaventata che non aveva mai visto sul volto dello Spike che conosceva.

 

<< Non mi servono i vostri soldi. La vostra ricchezza si trova qui e qui. Nello spirito e nella fantasia. >> stava intanto dicendo Drusilla, mentre si avvicinava pericolosamente a William e gli toccava il torace e la fronte.

 

Buffy si tese, rendendosi di nuovo conto, di stare per assistere ad una tragedia. Ora lo sguardo di William non era più spaventato, ma quasi intrigato. Maledizione, se solo vi fosse stato un modo per intervenire. Le braccia di Spike la cinsero più stretta, avvertendo la sua tensione, e lei vi si abbandonò con un gemito.

 

<< Voi attraversate mondi che altri non possono nemmeno immaginare. >> disse ancora Dru.

 

<< Si…Volevo dire, no. Mia madre mi sta aspettando. >> disse William, scuotendo la testa come per schiarirsela.

 

E Buffy capì.

 

Drusilla stava utilizzando le sue capacità ipnotiche per sottomettere il giovane uomo davanti a lei.

 

Un uomo semplice e buono, ingenuo e fragile.

 

Un uomo che aveva imparato a conoscere lentamente,  soprattutto da quando Spike aveva ripreso la sua anima per lei. Si, adesso Buffy riusciva a riconoscere quanto di William fosse rimasto dentro Spike.

 

La capacità di amare era rimasta sempre la stessa, ormai lo aveva ammesso con sé stessa da tanto tempo. Così come la sua fragilità, che era stata però spesso nascosta dal suo lato demoniaco e dalla sua ironia.

 

La sua ironia.

 

Quel suo modo di sbeffeggiare sempre tutto e tutti, che spesso le aveva strappato suo malgrado una risata. Ora comprendeva che era stato soltanto un muro dietro cui lui aveva nascosto la sua profonda sensibilità.

 

Sensibilità, che si era rivelata maggiormente da quando aveva ripreso l’anima.

 

L’anima non gli aveva donato niente che lui già non avesse. Ora Buffy se ne rendeva pienamente conto. Aveva soltanto agito come catalizzatore dei suoi sentimenti. Sentimenti che Spike aveva sempre posseduto, al contrario di Angel, che privo dell’anima ne era assolutamente privo.

 

Questo la fece sentire una volta di più in colpa e al tempo stesso grata per quell’amore che lui le aveva rivolto. Fu quindi con un groppo di pianto nella gola, che  Buffy, si accinse a continuare a seguire quella scena grottesca e dolorosa.

 

<< Io so cosa volete. Qualcosa di brillante e scintillante. Qualcosa di…fulgente. >> stava continuando a dire Drusilla, mentre lo sguardo di William si accendeva a quelle parole.

 

<< Rifulgente. >> disse infatti, con voce quasi sognante.

 

Buffy soppresse un singhiozzo, mentre alla mente le tornava vivido un ricordo. Spike, quasi impazzito per colpa della sua anima, che nella cantina del liceo pronunciava quella parola, per poi mettersi a parlare da solo. Che significato aveva? Perché nel sentirla provava come una stretta alla bocca dello stomaco? Non poteva essere una coincidenza, lei alle coincidenze non ci credeva.

 

<< Lo volete? >> stava sussurrando invogliante Drusilla, fissando attentamente William davanti a sé.

 

<< Sì. Sì, lo voglio. >> rispose lui, quasi fremente.

 

Un istante dopo, Dru, assunse il volto della caccia e si allungò verso di lui, mordendolo quasi dolcemente sul collo, facendogli emettere delle leggere grida di dolore.

 

Ma William, non si ritrasse, anzi, abbracciò il vampiro davanti a sé, lasciandosi andare e chiudendo gli occhi.

 

Buffy non resistette più a quella vista, che andava contro tutto quello che aveva dentro, la cacciatrice, la donna. Girandosi di scatto, seppellì il volto nello spolverino nero di Spike, cercando di annullare i gemiti che sentiva provenire dal piano inferiore e cercando di concentrarsi solamente sul battito che adesso sentiva provenire dal suo torace.

 

Spike sospirò, e l’avvolse più stretta fra le braccia, prendendo ad accarezzarle dolcemente la schiena. Non era piacevole neanche per lui assistere alla sua stessa morte. Il pensiero del male che avrebbe compiuto da quel momento in poi, fece ardere di nuovo la sua anima nel petto. Le leggere lacrime che sentì però posarvisi, placarono lievemente quell’incendio.

 

Di una cosa era certo adesso. Se questo non fosse mai avvenuto, non avrebbe mai conosciuto Buffy, non l’avrebbe amata e non sarebbe adesso riamato da lei. Così, mentre William si perdeva fra le braccia dell’oscura signora, Spike, ritrovava sé stesso fra quelle di Buffy.

 

*******************

 

All’esterno della cripta, il gruppetto si era fermato in un largo spazio erboso. Gli occhi di tutti erano fissi su Buffy e Spiky distesi per terra e ancora incoscienti. Che diavolo era successo? Non bastava che fosse stato il piccolo a sentirsi male, ma adesso persino Buffy sembrava averlo seguito.

 

<< Niente da fare, non riesco a raggiungere le loro menti. E’ come se adesso entrambi si trovassero in una realtà parallela. >> esclamò Willow, sconsolata, scuotendo la testa e allargando le braccia in un gesto di impotenza, per poi restringersele sul torace.

 

<< Non angustiarti, Willow. Tu hai fatto quello che potevi. >> disse Giles, stringendole con fare consolatorio un braccio. Nella sua voce, si poteva però avvertire una nota preoccupata. << Forse sono partiti per uno di quei sogni di cui Spike aveva parlato. Se le cose stanno così possiamo solo aspettare…anche se non comprendo perché questa volta vi sia rimasta coinvolta anche Buffy… >>

 

<< Beh perlomeno sono insieme no? >> sentenziò Anya, con suo tipico modo di sdrammatizzare tutto.

 

<< Già…perlomeno sono insieme… >> borbottò Xander, cercando di apparire più ottimista di quanto non si sentisse in realtà. Stringendo le spalle di Dawn, che ancora era tremante e impaurita da quanto era accaduto, cercò di farle forza. << Su, forza! Non dobbiamo preoccuparci. Questi due insieme sono una forza! >> le disse, e lei smettendo di singhiozzare si asciugò le lacrime con una mano.

 

<< Si, andrà tutto bene, Deve andare tutto bene… >> bisbigliò Dawn, cercando di fare un sorriso stiracchiato. << …ma gli altri dove sono? >> aggiunse, dando voce ad una domanda che riportò l’attenzione di tutti su quanto stava avvenendo nella cripta. Inevitabilmente gli sguardi si spostarono in quella direzione.

 

<< Sta arrivando qualcuno…. >> esclamò Giles con voce decisamente preoccupata. Sperava solo che non fossero nemici, dato il fatto che il quel momento erano indifesi. << …se solo avessimo delle armi… >> borbottò a voce bassa, per non allarmare gli altri.

 

<< E’ Fred! E ci sono anche Wesley, Gunn e Lorne… >> esclamò Willow, riconoscendo la ragazza.

 

<< Bene, almeno potrà dare un occhiata a Buffy e Spike. >> disse tirando un sospiro di sollievo Giles, per poi rilasciare i muscoli, che si erano tesi in attesa di un possibile attacco.

 

Non vi furono bisogno di spiegazioni, Fred, non appena raggiunto il gruppetto, si mise subito all’opera, auscultando il battito cardiaco ed il respiro dei due ancora incoscienti, distesi a terra. << A prima vista sembra che stiano dormendo…il battito è regolare, solo leggermente accelerato ed anche la respirazione è buona. >> decretò, osservando i due ancora stretti l’una con l’altro.

 

Un mormorio di sollievo si sollevò dal gruppo. Ora c’era solo da aspettare.

 

Cinque minuti dopo, anche Angel e gli altri li raggiunsero. << Uff…dio, odio quei cosi. Quello poi era più forte del solito. Chissà, forse si era pappato qualcuno dei giornalisti, era decisamente in forma. >> sbottò Faith,  con il suo solito tono ironico, lasciandosi cadere a terra senza fiato accanto a Wood e posando la testa sulla sua spalla.

 

<< Ora che si fa? >> chiese Robin, abbracciandola e posandogli un bacio sulla tempia, mentre con gli occhi non lasciava un secondo la donna ed il bambino, distesi a terra vicino a lui.

 

<< E’ evidente che rimanere qui è troppo pericoloso. Chissà quanti di questi vampiri primitivi sono riusciti a fuggire prima del crollo di Sunnydale. Personalmente proporrei di tornarcene a Los Angeles. >> rispose Angel, stringendo fra le braccia Cordelia, che pochi istanti prima gli era corsa incontro.

 

<< Ehi! Un momento, aspettate! >> disse stizzosamente Gunn << Siamo venuti fin qui, perché il moccioso lo voleva. E a cosa è servito? Qualcuno di voi lo ha capito? E tu ora dici di tornarcene a casa…come fai a sapere se tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto? Vogliamo tornare a casa? Bene! Mi va benissimo, ma chiariamoci, se per qualche motivo poi si deve tornare in questo maledetto posto, io non ci sto, non contate su di me, chiaro? >> quasi gridò.

 

Gli altri lo ignorarono tranquillamente.

 

<< Sì, penso anche io che tornare a Los Angeles sia la cosa migliore. >> dichiarò infatti Giles, guardando Angel, facendo al contempo finta di non aver udito lo sfogo dell’uomo di colore.

 

Annuendo con la testa Angel, lasciata Cordelia, si piegò su Buffy e Spike e prendendoli insieme in braccio, iniziò a dirigersi dove avevano lasciato gli automezzi. Così come all’andata, il gruppo si mise in fila indiana, lasciando per ultimo, un arrabbiato e decisamente demoralizzato, Gunn.

 

<<  Ma io che parlo a fare? >> si chiese, abbassando scoraggiato le spalle, mettendosi in marcia.

 

La risatina di Lorne che gli giunse agli orecchi, non lo aiutò per niente.

 

*******************

 

William ora era riverso a terra, mentre Drusilla alzava dal suo collo la bocca ed i denti affilati ancora macchiati dal suo sangue. Era giunto il momento dello scambio. Tracciandosi con le unghie una linea rossa sul polso, lo mise quasi a forza fra le labbra di William, che prese a succhiare con forza, per poi lasciarsi ricadere privo di forze a terra, serrando gli occhi ed esalando un lungo respiro.

 

Come in risposta a quel suono, Drusilla si rialzò canticchiando una strana nenia e si avviò verso la porta della stalla, per scomparire subito dopo.

 

Riscuotendosi dalla tristezza, che l’aveva invasa, Buffy si scostò da Spike, tirando su con il naso e cercando di recuperare il controllo. Sotto di sé, vedeva disteso a terra solo il corpo ormai privo di vita di William. << Dov’è finita Drusilla? >> chiese guardandosi attorno e non trovandola.

 

<< Oh, beh…qui vado ad intuito…Penso che sia andata a cercare una pala. >> le rispose Spike, scrollando le spalle.

 

<< Una pala? >> chiese allibita Buffy.

 

<< Uhm…si…credo…Tutto quello che ricordo è che mi sono risvegliato sotto terra. Dru ha sempre avuto la strana convinzione, che un vampiro debba uscire dalla terra, scavando con le mani. Come se questa cosa lo rendesse più forte, più vero…D’altronde è sempre stata decisamente pazza! >> quasi ghignò Spike.

 

Buffy fletté le dita delle mani, mentre un altro ricordo l’assaliva. Il suo stesso ritorno alla vita, quando era dovuta uscire con le sue sole forze dalla tomba. In effetti, Spike all’epoca le aveva rivelato di aver dovuto fare lo stesso.

 

Adesso, però, si sentiva come stranamente attratta dal corpo senza vita, disteso a terra. Senza pensarci, si sedette sul soppalco e fece ciondolare nel vuoto le gambe.

 

<< Che vuoi fare? >> chiese Spike, vedendola saltare al piano terra ed avvicinarsi a William.

 

<< Mi si è appena presentata l’opportunità per vedere come eri, per così dire “nature”,  e vuoi che me la lasci scappare? >> gli rispose lei, vivacemente, facendo roteare gli occhi e scuotere la testa  a Spike. Nonostante la sua battuta arguta, Buffy aveva però un espressione seria, ed i suoi occhi erano fissi su William.

 

Vi si avvicinò con circospezione, dando un veloce sguardo dietro le spalle per assicurarsi che Drusilla non stesse già tornando, per poi riportare tutta la sua attenzione al corpo. Era tale la sua concentrazione, che sobbalzò al tonfo che fece Spike, scendendo anche lui al piano inferiore.

 

Sopprimendo il grido di spavento che aveva sentito sorgerle sulle labbra, si girò per guardarlo con espressione cupa e accusatoria. << Scusa… >> si sentì quasi in dovere di dire lui. << …Ok…forza, fatti due risate… >> aggiunse indicando sé stesso steso a terra, con sguardo mogio.

 

Reprimendo un sorriso che gli era giunto spontaneo, Buffy si avvicinò cautamente, esaminando ogni dettaglio, dagli abiti che indossava al volto. << Portavi gli occhiali…non lo avrei mai detto…sembri quasi un intellettuale…carino però! >> esclamò, quasi ridacchiando, quando sentì uno sbuffo dietro le sue spalle. << Bei riccioli! >> aggiunse implacabile, per trattenere il fiato un secondo dopo.

 

William, aveva spalancato improvvisamente gli occhi.

 

<< E’ ancora vivo! >> sussurrò a corto di fiato Buffy, facendolo trattenere anche a Spike.

 

<< Rifulgente! >> esclamò a voce bassa William, mentre guardava con occhi appannati verso Buffy.

 

<< Oddio, mi sta vedendo! >> quasi gridò Buffy, sentendo su di sé il suo sguardo.

 

<< Non è possibile >> rispose Spike, mentre aggrottava la fronte confuso. Questa parte proprio non se la ricordava.

 

<< Ti dico di sì! >> ribattè decisa Buffy, senza distogliere un attimo gli occhi da quelli dell’uomo disteso a terra, che parlò confermando la sua tesi.

 

<< Chi siete o splendida creatura? Mai ho veduto qualcuno di tanto splendente. >> disse infatti William, con voce flebile, mentre rimirava il volto di Buffy, illuminato dalla calda luce delle lampade ad olio. << La luce che emanate, mi permea e riscalda, mentre  al contempo sento le tenebre che mi avvolgono. Se avete un minimo di pietà, vi supplico…ditemi chi siete. >> aggiunse quasi rantolando verso la fine.

 

Buffy deglutì dolorosamente. Che significava questo? Come era possibile che lui la stesse vedendo? Osservando però una lacrima che aveva preso a scorrergli sulla guancia incavata, ruppe gli indugi. Stava morendo, lo sentiva. Il minimo che poteva fare era esaudire quell’ultimo desiderio.

 

Forse stava già sovvertendo la storia, non poteva dirgli il suo nome, ma almeno poteva dirgli una parte della verità. << Sono la Cacciatrice. >> disse scandendo lentamente le parole, per essere certa che lui udisse.

 

Il leggero annuimento della testa di William, ed un lieve sorriso che gli distese le labbra, ancora macchiate dal sangue di Drusilla, le fece capire di aver fatto la cosa giusta, almeno sarebbe morto in pace, per quanto poteva valere, dato che si sarebbe risvegliato come vampiro.

 

<< La Cacciatrice. >> esalò William, reclinando indietro la testa e chiudendo gli occhi, mentre l’ultimo singulto di vita lasciava il suo corpo.

 

Ora era veramente morto.

 

Spike che aveva trattenuto tutto il tempo il respiro, nel vedere quella scena di cui non aveva mai avuto memoria, si sentì girare la testa. Il loro tempo in quel luogo stava per terminare, lo sentiva. Così come sentiva dei passi che si avvicinavano.

 

<< Presto, honey…prendi la mia mano. Il viaggio sta per riprendere, ed è meglio affrettarci, sento che sta arrivando qualcuno e sinceramente preferirei non ritrovarmi faccia a faccia con Dru. >> disse con voce rauca, tendendo la mano verso Buffy.

 

Sentendo lei stessa, che Spike aveva ragione, Buffy, si asciugò furtivamente la lacrima che le era scesa mentre parlava con William e girandosi si aggrappò alla mano di Spike. Mentre lui l’avvolgeva in un abbraccio e tutto iniziava di nuovo a turbinare attorno a loro, gettò un ultimo sguardo verso il corpo disteso, chiedendosi di nuovo le conseguenze che avrebbe avuto quanto era appena successo.

 

L’istante dopo che Buffy e Spike, si erano volatilizzati, Drusilla rientrò ancora canterellando nella stalla, ghermendo nella mano destra la pala e prendendo a scavare una fossa, accanto al corpo senza vita.

 

 

 

Capitolo venticinque: L’equilibrio.

 

 

Il pulmino della scuola, avanzava a scossoni sulla pista per immettersi nella strada.

 

Adesso aveva due nuovi occupanti.

 

Infatti, dato che si era reso impossibile staccare Buffy da Spike e viceversa, il gruppo era giunto alla conclusione che fosse meglio distenderli nel corridoio fra i sedili dell’autobus, oppurtunatamente reso più comodo da un paio di cuscini e da delle coperte. Sistemarli sui sedili posteriori dell’auto di Angel avrebbe potuto difatti rivelarsi pericoloso, dato che la cintura di sicurezza non riusciva a cingerli entrambi e quindi a sostenerli.

 

Xander, seduto su una poltroncina di lato ai due, fissava con occhio di falco il piccolo, che adesso sembrava dormire serenamente avvolto nell’abbraccio di Buffy, con la testolina posata sul suo petto ed un braccino che le cingeva il collo. Poco dietro, Fred, stava medicando la cacciatrice che si era ferita. Per fortuna era stato un colpo di striscio, che non aveva arrecato molti danni a Rona, solo il braccio destro presentava un paio di lacerazioni degli artigli dell’umbervamp che l’aveva ghermita.

 

Arrivati sulla strada, e incontrato la lineare carreggiata, Wesley, che aveva preso il posto di guida al posto di Giles che aveva preferito rimanere vicino alla sua cacciatrice, tirò un sospiro di sollievo e accese i fanali, tenuti fino a quel momento spenti. Finalmente vedeva bene dove stava andando, se non fosse stato per la figura dell’auto di Gunn, davanti a sé, che seguiva quella di Angel, si sarebbe perso in quel buio pesto. Un cartello poco più avanti indicò le miglia che mancavano a Los Angeles, a casa.

 

Lentamente, all’interno dell’automezzo i rumori diminuirono. Le voci ed i fruscii si affievolirono. Wesley guardando nello specchietto, si rese conto che alcune cacciatrici si erano rilasciate contro le poltroncine ed avevano preso a dormire. Gli sembrava quasi di essere tornato a quando era studente ed era andato in gita scolastica. La sensazione che provava era la stessa del ritorno dalla gita, solo che adesso era lui a guidare, ed era meglio che si mantenesse sveglio.

 

La testa di Fred, che venne a posarsi sulla sua gamba destra, per poco non gli fece perdere il controllo e riattivare tutti i sensi.

 

<< Ti dispiace se mi appoggio? >>  chiese lei, che si era seduta sulla pedana dell’autista dandogli le spalle e tirando la testa indietro per guardarlo dal basso.

 

<< No. >> il suono di quella minuscola parola di due lettere, gli uscì quasi strangolato. Averla lì accanto a sé era meglio che bere ettolitri di caffè forte. << Ma non staresti più comoda seduta sui sedili? Il posto non manca… >> si sentì però di dover dire a causa della sua gentilezza innata, mentre sperava disperatamente che la sua risposta fosse negativa.

 

<< Uhm…no…mi piace di più qui! >> rispose Fred, strusciando leggermente la guancia sulla sua gamba.

 

“Sì, sì,sì!” pensò Wesley, decisamente su di giri, mentre si sentiva invadere da meravigliosi pizzicorii per tutto il corpo. Improvvisamente tutta la voglia di tornare presto a casa era sparita, adesso desiderava soltanto che quel viaggio durasse in eterno.

 

********************

 

Il vortice stava rallentando, per poi fermarsi del tutto.

 

Buffy, barcollò per un istante e si aggrappò alle forti braccia di Spike per mantenere l’equilibrio. Questi viaggi erano veramente allucinanti, un altro po’ e avrebbe rimesso il cuore e gli occhi.

 

E adesso dove erano finiti?

 

L’aria attorno a loro era ancora densa dei fumi che uscivano dai comignoli delle case.

 

Carbone.

 

Sembrava che la fuliggine coprisse ogni cosa, le strade ed i marciapiedi, persino le carrozze che passavano sui lastroni di pietra, avevano la vernice opaca e sporca.

 

Il pallido sole che filtrava dalle nubi, non aiutava, dando una luce grigiastra ad ogni cosa.

 

Beh perlomeno adesso era giorno, e non notte. Le dieci o l’undici di mattina all’incirca, a vedere dalla posizione del minuscolo disco pallido nel cielo.

 

<< Ancora Londra…ma vai a sapere in che periodo… >> borbottò Spike, guardandosi attorno e riconoscendo i paraggi. << … Vieni, è meglio spostarsi di qui, questa zona è sempre stata considerata malfamata. >> aggiunse prendendo Buffy per un braccio e tirandola verso un vicolo.

 

Seguendolo docilmente, Buffy, si chiese il perché avesse un espressione tanto chiusa e irritata. << E’ perché ti ho visto quando eri umano? >> gli chiese, arricciando il naso all’odore pungente di escrementi di cane che impregnava l’aria.

 

Spike scosse la testa senza dire niente, ma un secondo dopo, la trasse all’interno di una nicchia. << Shh…sta arrivando qualcuno. >> le bisbigliò piano, ma deciso.

 

Buffy rimase in silenzio, addossata a lui che cercava di coprirla alla vista con il corpo. Vedendo passare due tipi loschi, che non li degnarono di uno sguardo, tirò un sospiro di pensiero, per poi, pensare e dire improvvisamente: << Ehi! Ma perché ci nascondiamo? Non avevi detto che eravamo come fantasmi? >> mantenendo però il tono basso, tanto per sicurezza.

 

<< Considerando quello che è appena successo…non so più cosa pensare…forse questa volta possono farlo…e tu non sei esattamente vestita per l’epoca >> le rispose cupo Spike, guardando i jeans che lei indossava, per poi affacciarsi per vedere se la strada era libera, ed incominciare di nuovo a camminare.

 

<< Beh, scusami tanto se ai tuoi tempi le donne non portavano i pantaloni…io appartengo ad un altro secolo, ricordi? >> gli rinfacciò acidamente Buffy, a cui non era piaciuto il tono precedente. Vedendo Spike irritato, si arrabbiava anche lei di conseguenza. Il fatto che anche questa volta lui si limitasse a scuotere le spalle, senza dire niente la fece infuriare. Qui c’era qualcosa che non andava. Cosa?

 

Afferrandolo per un braccio e tirandolo con forza verso di sé per girarlo ed affrontarlo, decise che era giunta l’ora di mettere in chiaro le cose. << Si può sapere che diavolo ti prende? >> quasi gli urlò in faccia, per poi sbatterlo contro il muro. << E’ da quando siamo arrivati qui che ti comporti in modo strano, ed io non ho voglia di giocare agli indovinelli! >> aggiunse fissandolo arcigna negli occhi.

 

Sorprendentemente quell’atteggiamento violento, destò una reazione diversa da quella che si era aspettata.

 

Spike sorrise.

 

Era un sorriso però venato di tristezza, con una mano le mise a posto una ciocca di capelli dietro l’orecchio, per poi prenderle la guancia.

 

<< Sei sempre la stessa, Cacciatrice. >> disse piano, con sguardo quasi trasognato.

 

Buffy notò qualcosa di strano nel modo in cui aveva pronunciato la parola “Cacciatrice”, ma non gli fece altre domande, si limitò a fissarlo ed a incrociare le braccia sul petto in attesa.

 

Spike toltole la mano dal volto, se la passò incerto fra i capelli, mentre cercava di parlare, ma per un paio di volte le labbra si mossero ma non ne uscì un suono.

 

<< Non me lo ricordavo… >> esalò finalmente, per poi addossarsi contro l’umido muro alle sue spalle, e serrare gli occhi.

 

<< Non ricordavi cosa? >> gli chiese più dolcemente Buffy, posandogli una mano sul petto.

 

<< Di averti vista lì…nella stalla…prima di morire…non lo ricordavo. >> rispose lui con voce tesa, afferrando quella mano.

 

<< Beh…è appena successo…come facevi a ricordartelo? Anzi mi chiedo se il fatto che sia successo adesso, possa aver portato dei cambiamenti nel nostro futuro. >> cercò di consolarlo lei, pur non comprendendo a fondo quale fosse il problema.

 

Spike scosse la testa. << No. Non capisci? Non cambierà niente, non è cambiato nulla. Non doveva cambiare nulla. >> le disse quasi agitato.

 

Buffy adesso era decisamente confusa. << Che intendi? >>

 

<< Era destino, capisci? Era destino che prima o poi  Tu arrivassi in quel momento. Io dovevo vederti. >> cercò di spiegarle lui.

 

<< Da cosa ti viene questa convinzione? >> chiese quasi intrigata Buffy, rendendosi conto delle implicazioni intrinseche che esistevano, se lui aveva ragione. Perché se era così, significava… Buffy, si rese conto che non era ancora pronta per dare voce a quell’idea, che le era passata per la mente. Prima voleva capire.

 

<< Allora? >> lo incitò, vedendo che non rispondeva.

 

Spike prese un profondo respiro, cercando di trovare le parole giuste per spiegarsi. << Ti ricordi di quella volta, che ti raccontai di come avevo saputo delle cacciatrici? >> le chiese, invece di rispondere direttamente.

 

<< Te lo aveva detto Angel, se non sbaglio…ma che c’entra? >> adesso Buffy era di nuovo confusa, non capiva cosa c’entrasse quella storia.

 

<< Già, Angel… >> rispose Spike, guardando oltre lei, come se tornasse a quel periodo e rivedesse la scena. << …Quando Angel me ne parlò, ricordo che fui preso come da una frenesia. Volevo trovare la cacciatrice a tutti i costi, non ne sapevo nemmeno io la ragione…sapevo solo che volevo e dovevo trovarla. Dru poi mi parlò del vostro sangue, di come sia forte e ci doni incredibile energia, così mi dissi che era per quello che la cercavo, perché era il mio nemico naturale ed il pasto migliore per un vampiro. >> concluse amaramente.

 

Buffy ebbe la tentazione di ricordargli che si era fatto due spuntini con due cacciatrici, ma comprese che non era il momento adatto per battutine di spirito, adesso non le avrebbe prese come tali. << E allora? >> si limitò a chiedergli, riportando la mente sull’argomento in corso.

 

<< Allora…non era per quello! >> quasi ringhiò Spike, prendendo a camminare avanti ed indietro, con lo spolverino che si sollevava ad ogni passo. << La verità era, che stavo cercando te! >> sbottò, fermandosi di scatto davanti a lei.

 

<< Me? >> chiese Buffy, con gli occhi allargati dallo sconcerto.

 

<< Già! Non ricordavo niente di quello che era successo nella stalla…quello che è appena successo…ma nel mio intimo, doveva esserci rimasto qualcosa…e quando Angel mi parlò della cacciatrice, scattò come una molla dentro di me, che mi diceva che dovevo trovarti…che tu eri lo spiraglio di luce, il raggio di sole che desideravo. Là…in quella stalla lo avevo capito…mi era bastato guardarti un attimo per capire che eri Tu…ma poi lo avevo dimenticato… >> disse Spike gesticolando e cercando di farle capire come stessero le cose.

 

Buffy ansimò a quella rivelazione, che la colpiva nel profondo. Allora la sua idea, che in qualche modo lei e Spike fossero destinati da sempre ad incontrarsi, per non dire altro, non era sbagliata né folle. Al contrario, adesso appariva perfettamente logica, tutto quadrava. << Ti riferisci alle parole di tuo padre, quelle che hai sentito nel sogno? >> gli chiese ricollegando le sue parole ai sogni precedenti.

 

Spike annuì. << Sì, tutto torna non vedi? L’oscura signora della notte che doveva prendermi nel suo abbraccio, era Drusilla. E tu…tu eri lo spiraglio di luce che mi avrebbe portato fuori dalle tenebre. Era destino…ti avevo persino vista…ma non me ne sono ricordato. Se poi penso che Dru fin dall’inizio mi aveva detto che io ero stato conquistato da te…MALEDIZIONE! Se solo non lo avessi scordato, non avrei fatto tutto quel male… >> il suo tono era un misto di frustrazione e rabbia, tanto che Buffy si aspettava quasi di vederlo assumere il volto della caccia, ma non avvenne.

 

<< E’ passato, Spike. >> gli disse con voce calma, afferrandolo per la vita e abbracciandolo forte. << E’ inutile stare a rinvangarlo…non serve. Se questa esperienza mi ha insegnato qualcosa, è che tutto questo doveva succedere, sia nel male che nel bene. E’ finita, mi hai trovato ed io ho trovato te, ora pensiamo piuttosto a come andare avanti. >> gli sussurrò piano con le labbra sul suo torace.

 

Spike, resistette qualche istante, prima di abbassare le braccia ed avvolgerla a sua volta in un abbraccio, tuffando il volto fra i suoi capelli ed aspirandone il dolce profumo.

 

<< Ti ho trovata. >>

 

Buffy, alzò la testa e sorrise al tono misto di incredulità e eccitazione presente nella sua voce. Sempre sorridendo, alzò il volto per baciarlo dolcemente.

 

Il bacio venne però interrotto pochi momenti dopo, senza avere il tempo di diventare appassionato, nel vicolo stavano infatti entrando tre persone.

 

Spike sospinse Buffy all’interno di una porticina e sbuffò quando vide i tre che vi si fermavano proprio davanti, sperò soltanto che non dovessero entrare.

 

Sbirciando da una fessura, diede uno sguardo verso l’esterno.

 

Che strano, due di quei tizi erano decisamente assurdi.

 

Il respiro gli si mozzò in gola, quando si rese conto di chi era il terzo.

 

Suo padre.

 

Sembrava leggermente più giovane di quando lo aveva visto nei sogni precedenti.

 

Alla sua destra gli arrivò una piccola esclamazione da parte di Buffy, anche lei si era messa a sbirciare da un'altra fessura. << Sei tu? >> gli chiese incerta. Con la poca luce non riusciva a distinguere bene, ma le sembrava che gli occhi dell’uomo brillassero di una strana luce verdognola.

 

<< No, è mio padre. >>

 

<< E’ identico a te…a parte gli occhi… >> bisbigliò ancora lei, incredula.

 

<< Shh…voglio sentire quello che dicono. >> le intimò Spike e lei pur avendo mille domande, si rese conto che aveva ragione, era meglio ascoltare.

 

<< Hai capito tutto? >> stava chiedendo uno di quei tizi strani.

 

<< Sì, tutto chiaro. Ho a disposizione quattro anni per trovare la donna giusta ed avere un figlio. Poi devo andarmene lasciando l’anello. Ma di lei, che ne sarà? >> rispose suo padre, rialzando la testa che aveva tenuto china mentre parlava, per poi porre quella domanda.

 

<< Sarà la madre del campione…quindi alla sua morte, otterrà il riconoscimento che le spetta . >> gli rispose l’altro tizio, rivelando di essere una donna, anche se era la più strana fra quelle che Spike avesse mai visto.

 

Le sue parole però lo impietrirono. Stava parlando di sua madre! Che riconoscimento? Si chiese preoccupato, avendo la forte tentazione di uscire dallo sgabuzzino angusto in cui si trovava e chiederlo direttamente. Per fortuna non si rese necessario.

 

<< Per lei è già stata scelta, una adeguata sistemazione in una dimensione paradisiaca, comunque vadano le cose. >> rivelò infatti l’uomo.

 

E mentre il padre di Spike, tirava un sospiro di sollievo a quelle parole, Spike stesso si sentì avvolgere da una vampata di calore.

 

Sua madre era salva.

 

Non un demone condannato all’inferno, a causa sua.

 

Ma in pace.

 

Gli occhi gli si riempirono di lacrime di sollievo e felicità. Quel “comunque” la diceva lunga, ma soprattutto gli toglieva un peso, che si era portato dietro per secoli, dal cuore. Buffy sembrò intuire il suo stato d’animo e senza dire niente, gli sorrise e gli strinse la mano.

 

<< Vedo però, che c’è ancora qualcosa che ti turba, di che si tratta? >> stava intanto chiedendo la donna al padre di Spike.

 

<< E’ per via dell’anello…non sono sicuro…e se me lo rubassero? Di questi tempi ci si può aspettare di tutto…ed io in questa forma non sono in grado di difendermi adeguatamente. >> rispose lui, palesando le sue preoccupazioni.

 

<< Non temere…nessuno conosce il valore di questo anello, neppure i Senior Partners. Nemmeno loro sanno che è la chiave. Per quanto riguarda poi gli altri, non lo noteranno nemmeno…penseranno che è un oggetto senza valore e quindi le possibilità che te lo possano rubare sono minime. Certo un rischio esiste, ma dobbiamo correrlo se vogliamo fare in modo che l’equilibrio delle forze non venga compromesso. L’importante è che il campione ne venga in possesso e sappia cosa farne. >> lo rassicurò la donna.

 

<< Spike? >> bisbigliò Buffy, riconoscendo l’anello fra le mani del padre di Spike come quello che Anya aveva tirato fuori dalla cripta. Quell’anello era una chiave? Come Dawn o qualcosa di diverso? E che c’entravano i Senior Partners?

 

Lo sguardo di Spike invece si era accesso ulteriormente udendo quelle parole, ora capiva, pian piano i ricordi gli tornavano alla mente e adesso sapeva esattamente cosa fare. Prima però, che potesse rispondere a Buffy, si sentì di nuovo tirare, tutto attorno a lui stava svanendo ed afferrò con forza la mano di Buffy per condurla con sé, ovunque fossero ora diretti.

 

******************

 

Il pulmino della scuola, era appena passato oltre un cartello che indicava che a Los Angels mancavano 23 miglia. Casa era vicina.

 

Xander, aveva cercato di sonnecchiare con un occhio aperto e uno chiuso, per poter continuare a studiare i due che ancora dormivano placidamente nel corridoio. Peccato che avendo un occhio solo, la cosa si era rivelata abbastanza difficile.

 

Un lieve movimento da parte di Buffy lo risvegliò all’istante dalla sonnolenza che lo aveva colto.

 

Un altro movimento, ma questa volta da parte del piccolo.

 

<< Ehi! >> esclamò a voce bassa. << Credo che si stiano svegliando. >> annunciò a tutti i presenti che si riscossero dalle loro posizioni.

 

Buffy sbatté gli occhi, aprendoli e tornando alla realtà. Per un istante ebbe un sussulto, non comprendendo dove si trovasse, ma poi il sentire il caldo corpicino di baby Spike adagiato su di sé, la confortò. Ovunque fossero, erano ancora insieme.

 

<< Bu! >> la chiamò il piccolo, facendola sorridere.

 

Maledizione, sono tornato ad essere un moccioso. Beh almeno nel sogno ho potuto abbracciarti e baciarti, love.

 

Pensava Spike, che ritrovandosi di nuovo nei panni dell’infante, li sentiva stretti.

 

<< Tutto bene? >> chiese Dawn alla sorella.

 

Buffy annuì, cercando di tirarsi su piano, aiutata anche da Xander e Giles che le erano accorsi accanto. << Il viaggio è stato uno schifo, ma abbiamo capito tante cose interessanti. Dove siamo? >> chiese guardandosi attorno.

 

<< Che cose? >> chiese subito Giles interessato.

 

<< Vicino a Los Angeles, dopo che tu e Spiky vi siete addormentati, abbiamo pensato che era meglio farvi ritorno. >> le rispose invece Willow, che si era fatta da parte per permettere a Buffy di sedersi sul sedile accanto a lei.

 

<< Ottima pensata! Non vedo l’ora di farmi una doccia. >> approvò Buffy.

 

<< …gnetto. >> la riprese baby Spike, facendo ridere tutti.

 

<< …cotti, gnetto! >> rimarcò il piccolo, rendendosi conto di essere affamato.

 

<< Questo vuol dire che a Sunnydale abbiamo finito, Spike? >> chiese Giles, togliendosi gli occhiali e pulendoli come al solito.

 

<< Ci. >> rispose il frugoletto tranquillo, mostrando con la manina la catena con l’anello. << …ave. >> balbettò.

 

Gli sguardi di tutti si spostarono su Willow, a quella parolina storpiata, con la speranza di sapere cosa significasse. Ma non fu lei a rispondere.

                                             

<< Quell’anello è una chiave. >> rivelò a sorpresa Buffy. << Di cosa sinceramente non saprei…ma una cosa è certa, si tratta di qualcosa di molto importante. >> aggiunse, scambiandosi uno sguardo d’intesa con baby Spike che le sorrise.

 

 

Capitolo ventisei: Rivelazioni

 

 

Quando tutti gli automezzi si arrestarono davanti al hotel Hyperion, Angel uscì di corsa dall’auto, dirigendosi preoccupato verso il pulmino. Per tutto il viaggio era stato in ansia per Buffy e baby Spike, di conseguenza tirò un non letterale respiro di sollievo, vedendoli scendere tranquillamente dall’autobus.

 

<< Va tutto bene? Cosa è successo stavolta? >> chiese per assicurarsi.

 

<< E’ una lunga storia e credo che Spiky abbia qualcosa da raccontare a tutti…penso che la cosa migliore sia che entriamo e rifocilliamo, poi potremo parlare. >> gli rispose Buffy, non nascondendo una smorfia di stanchezza. Dormire sul pavimento del pulmino con tutti i sobbalzi, non era stato certo salutare per la sua schiena.

 

<< Ma… >> provò ad obbiettare il vampiro.

 

<< Lasciala andare Angel, non ha voluto dire nulla neanche a noi, durante il viaggio. >> lo trattenne Wesley, stirandosi i muscoli irrigiditi dalla guida. << Siamo tutti stanchi…penso davvero che prima sia meglio riposarci un po’. >> aggiunse, sorridendo in risposta ad un sorriso di Fred, che gli si era fermata vicina.

 

Angel, seppur non convinto annuì, per poi guardare con occhio attento i due che stavano entrando a braccetto nell’albergo. Ebbe la sensazione che stesse accadendo qualcosa sotto il suo stesso naso, ed era qualcosa di piacevole a dire il vero. Sperava solo di non sbagliarsi, doveva ammettere, che in certe materie, non era certo un genio.

 

Posando un braccio sulle spalle di Cordelia, che l’aveva raggiunto, si piegò per darle un veloce bacio sulle labbra. Aveva più di duecento anni, e soltanto adesso iniziava veramente a capire cosa fosse l’amore. Sperava solo che la strana scomparsa della sua maledizione, non si trattasse di una cosa momentanea, ma definitiva.

 

******************

 

Baby Spike, era al settimo cielo e lanciava gridolini di gioia uniti a sorrisi ampi, che facevano ridere il cuore di Buffy, mentre lo cambiava per scendere a cena. Con un maglioncino blu scuro, su cui risaltava l’incarnato roseo e brillavano gli occhi azzurri, ed un paio di pantaloni di velluto, dello stesso colore, sembrava un vero principino. I biondi riccioli risplendevano d’oro dopo il lungo e piacevole bagnetto.

 

Mentre lo lavava, Buffy si era sorpresa a ripensare ai sogni che avevano condiviso. Sentirlo accanto a sé come adulto, era stato fantastico, ma le aveva lasciato un languore interno, che non trovava risposta nell’ammirare il bambino che era adesso. “Mi manchi, Spike” pensava.

 

Come se avesse avvertito il suo pensiero anche lo sguardo del frugoletto si fece più serio e incatenò gli occhi con i suoi.

 

Manca poco, love. Manca poco…

 

Pensava infatti Spike, che aveva compreso l’espressione di Buffy, quella di una donna innamorata che desiderava accanto a sé l’uomo che amava. Il solo pensiero di essere lui, quell’uomo, ancora una volta lo travolse, regalandogli una felicità tale da far battere forte il suo cuore di bambino.

 

<< …cotti? >> chiese con vocina lieve, cercando di portare i pensieri su qualcosa di meno frustrante dell’essere un uomo in un corpo da bambino.

 

Buffy ridacchiò, aveva compreso cosa Spike stesse cercando di fare. Evidentemente, non era la sola a iniziare a vivere in modo difficile quella situazione, era quindi meglio darsi una mossa. Gli altri li aspettavano di certo giù, Dawn era già scesa da una decina di minuti.

 

<< Giusto, è ora della pappa. >> ridacchiò ancora, prendendolo in braccio. Baby Spike, insinuò subito la testa nel suo collo, inspirando deliziato.

 

<< Ci. >> approvò, mentre la stessa Buffy si inebriava dal profumo innocente che proveniva dai suoi capelli riccioluti. “Questa faccenda dell’annusare sta iniziando a piacermi” pensò sorpresa.

 

**********************

 

All’incirca un oretta più tardi, nella sala ristorante la tensione si tagliava con il coltello.

 

Angel, era un fascio di nervi. Non si sapeva se stava per avere una crisi isterica o il problema fosse invece che la sua sedia avesse preso a bruciare come una croce od il sole, da come non riusciva a stare fermo un secondo.

 

Incredibile a dirsi, baby Spike si era goduto la cena con calma serafica, lanciando gridolini di piacere alla vista di tante cose buone.

 

Buffy invece, sembrava incerta se mettersi a ridere a quelle scene incredibili o essere lei stessa nervosa. Ancora non aveva capito bene cosa fosse avvenuto nei sogni e come questo potesse aiutare Spike, ma bastava che desse uno sguardo a quegli occhioni blu, per capire che per le lui ormai le cose erano completamente chiare.

 

<< Maledizione Spike! Devi cincischiare ancora con quella banana del cavolo??? Ti avverto che se mi ritroverò a terra a causa della buccia, questa volta te la faccio pagare. Voglio sapere che diavolo sta succedendo! >> Tuonò a voce alta Angel, non resistendo più a quello stillicidio. La sua intenzione di sembrare però burbero e deciso, fece a botte con le sue stesse parole. All’accenno della banana, furono in diversi a mettersi a ridere al ricordo.

 

Gli altri che invece non erano stati presenti alla scena incriminata, fecero un espressione confusa.  Inutile dire che vollero delle spiegazioni. Risultato, passarono almeno altri dieci minuti, prima che l’ilarità generale si placasse, lasciando un Angel che fumava dalle orecchie e un baby Spike che invece se la rideva sotto i baffi.

 

Quando però l’espressione del vampiro raggiunse i livelli di guardia, baby Spike si fece serio, serio e incrociato il suo sguardo si rese conto di averla tirata anche troppo per le lunghe. Era arrivato il momento delle spiegazioni.

 

Difficili spiegazioni.

 

Rossa mi senti? Provò a chiedere mentalmente alla strega, cercando di attirare la sua attenzione.

 

“Ti sento Spike, dimmi.” Gli rispose quasi subito lei, come se fino a quel momento fosse rimasta in trepida attesa proprio di quel collegamento mentale.

 

Ho da raccontare una lunga storia…sinceramente non so nemmeno da dove iniziare…Tu, dì a tutti di fare silenzio e non interrompere altrimenti perdo il filo e fammi da interprete, ripetendo parola per parola quello che ti dirò, ok? Se ci sono domande dovranno aspettare che finisca, sono stato chiaro? Disse Spike con un fare deciso che raramente aveva usato.

 

Willow, annuì rendendosi conto che era arrivato il momento di fare sul serio, ed alzando la voce, chiese silenzio, spiegandone la ragione.

 

In breve i mormorii e le risatine terminarono e lo sguardo di tutti si volse verso il frugoletto, che nel seggiolone, si era messo fermo, fermo e con gli occhi chiusi come in concentrazione.

 

E Spike cominciò!

 

Esistono tre tipi di dimensioni…

 

Non appena Willow ebbe ripetuto queste parole, sul volto di tutti apparve la confusione. Cosa c’entrava questo con quanto stava accadendo loro? In molti desiderarono di poter porre subito questa domanda, ma memori dell’avvertimento che Willow aveva trasmesso, si resero conto che forse la cosa migliore era aspettare e sentirne di più.

 

E Spike continuò!

 

Molti di voi ne conoscono almeno una, ma qualcuno ne sa qualcosa anche delle altre…

 

Esclusa la voce della strega, nella stanza era caduto un silenzio di piombo.

 

Comunque…sono tre. Dimensioni infernali, paradisiache e…come quella in cui ci troviamo adesso tutti noi.

 

Nessuno riusciva ancora a capire dove volesse andare a parare Spike, ma attesero fiduciosi nuovi sviluppi e la sorpresa quando giunsero, li travolse.

 

Mentre le prime due dimensioni sono dominate da una specifica energia, malvagia o benevola… le dimensioni come la nostra…sono invece basate sull’equilibrio di queste due forze.

 

L’equilibrio è ciò che ci consente di esistere! Senza non saremmo niente!

 

Se mai l’equilibrio dovesse spezzarsi, se una delle due forze dovesse prevalere sull’altra, non ci sarebbe una nuova dimensione infernale o paradisiaca, ma solo distruzione! L’annientamento totale! La dimensione in questione collasserebbe, implodendo. 

 

Willow sentì le parole stringersi in gola mentre le pronunciava, mentre lei stessa elaborava quanto le veniva detto. Tutto ciò che sentiva, contrastava con quanto aveva sempre creduto. Guardandosi attorno, si rese conto di non essere la sola ad stare male per quelle parole. Poteva essere vero?

 

Spike intanto, apparentemente incurante delle reazioni alle sue parole, continuava lentamente a parlare, cercando di scegliere le parole più giuste e al contempo più semplici per spiegare un concetto tanto difficile e importante.

 

Le dimensioni come la nostra non sono infinite e quando ne muore una, non ne rinasce subito dopo un'altra come i funghi. E’ necessario una infinità di tempo e di energia per ricrearne un'altra. Ecco perché i Poteri che Sono, devono vigilare affinché nessuno spezzi quel fragile equilibrio.

 

<< Ma se le cose stanno così, perché non lo sa nessuno? >> chiese Xander placidamente, guadagnandosi un occhiataccia da baby Spike, che aperto gli occhi lo fulminò. << Scusa… >> aggiunse mogio, rendendosi conto di aver interrotto il silenzio richiesto. Non sapeva però che gli altri al momento lo stavano mentalmente applaudendo. Tutti quanti infatti si erano chiesti la stessa cosa.

 

Solo in pochi sono al corrente di questo segreto…e per delle buone ragioni. Di pazzi nel mondo ce ne sono a bizzeffe, maniaci che non desiderano altro che la distruzione e se sapessero…beh potete immaginare da soli quello che farebbero. No, in meno lo sanno meglio è. Fino ad ora si potevano contare sulle dita di una mano…ma arrivati a questo punto, sono stato autorizzato ad informarvi.

 

Una luce di comprensione si accese negli occhi di tutti, che si resero finalmente conto della portata di quella rivelazione. “Grandi poteri, grandi responsabilità” pensò Andrew, ripensando ad una delle frasi più famose dell’uomo ragno, per fortuna si limitò a pensarlo, altrimenti avrebbe potuto beccarsi ben più di una occhiata storta.

 

Io stesso ne sono venuto a conoscenza solo da poco, per quanto riguarda gli altri…non conosco l’identità di tutti, so soltanto per certo che oltre ai Poteri che Sono, anche il Primo demone ne è a conoscenza…e…i Senior Partners.  

 

Nella stanza si udì chiaramente che il respiro degli astanti si era accelerato improvvisamente. Decidendo di rischiare, Angel  si rese conto di non poter trattenere la domanda che gli era sorta sulle labbra. << E’ a causa dei Senior Partners tutto questo? >> chiese, mentre mentalmente stava già elaborando una ipotesi in merito. Prima ancora che Willow riprendesse a parlare in vece di Spike, al vampiro bastò guardare il piccolo, che aveva accennato piano con la testa guardandolo serio, per capire di aver fatto centro.

 

Si…In effetti è così! Ma per capire meglio, ci sono altre cose che dovete sapere. Come ho detto…il Primo demone è sempre stato al corrente di questo segreto, lui come sapete è la fonte stessa del male, per lui distruggere è un istinto naturale e molto spesso non si è fatto scrupolo di aggirare le regole che i Poteri che Sono avevano decretato. Molte dimensioni sono state annientate per colpa sua, è come una bomba innescata che non sai mai quando colpirà, ragion per cui millenni fa furono prese delle precauzioni per bloccarlo, qualora fosse stato necessario. Una di queste la conoscete tutti…La Cacciatrice.

 

Buffy, che fino a quel momento aveva ascoltato tutto con aria meditabonda, sembrò riscuotersi sentendo quell’ultima parola. Dunque il suo ruolo era molto più importante di quanto avesse mai immaginato. Già un idea simile l’aveva sfiorata, quando era venuta a sapere che l’attacco del Primo era stato causato dal suo ritorno alla vita. << Quindi l’occhio di Beljoxa aveva ragione, quando ha detto che a causa mia l’equilibrio si era spezzato… >> mormorò piano fra sé e sé. Nel silenzio della stanza però, le sue parole non potevano non venir sentite.

 

Non è colpa tua, honey. Era una cosa che doveva succedere ed era stata prevista a suo tempo…In ogni caso la ragione non era tanto il tuo ritorno, quanto il fatto che alla tua morte non si fosse risvegliata nessuna cacciatrice a sostituirti. Poiché tu eri già morta una prima volta, la tua capacità di trasmettere il potere si era esaurita.

 

<< Mio dio, è vero! Come abbiamo fatto a non rendercene conto prima? >> esclamò Giles dandosi una manata in fronte, rendendosi conto solo in quel momento della verità, che Spike stava rivelando loro. Non ci aveva mai pensato, ma in effetti era strano che quando Buffy era morta, non si era presentata a Sunnydale nessun altra cacciatrice. A parte che c’era sempre Faith… Era come se tutti fossero giunti alla conclusione, che alla prima morte di Buffy si erano create due linee di successione del potere, mentre in realtà ve ne era sempre una soltanto. La causa dell’azione del Primo non era da imputare al fatto che vi fossero due cacciatrici vive, ma piuttosto che una di loro, non fosse più in grado di trasmettere il potere. Ecco perché il Primo demone si era manifestato solo dopo la seconda morte di Buffy, perché solo in quel momento si era manifestata l’anomalia. Che Buffy tornasse in vita o no, Giles sentiva che cose non sarebbero cambiate. Doveva esserci voluto un po’ di tempo, prima che il Primigenio potesse mettere su quell’esercito di umbervamp, senza contare il tempo necessario per cercare di uccidere tutte le potenziali che avrebbero potuto succedere a Faith, unica rimasta a poter tramandare il potere. Ora tutto iniziava ad avere più senso.

 

Intanto Willow, aveva ripreso a parlare, sempre ripetendo le parole mentali che le arrivavano da Spike.

 

In ogni caso…i Poteri che Sono, dopo aver contribuito a creare la prima cacciatrice… Stava dicendo, quando venne bruscamente interrotta.

 

<< Ehi, aspetta un attimo! Pensavo che la prima cacciatrice fosse stata creata da quella specie di maghi da strapazzo! >> aveva sbottato Buffy, memore delle sue esperienze non certo felici con quei tre stregoni africani.

 

Beh…loro… diciamo che hanno svolto il compito che gli era stato assegnato, ma…l’idea gli è stata data dai Poteri che Sono. Senza contare il fatto che senza il loro appoggio, come diavolo avrebbero fatto degli stregoni ad ottenere il potere di un demone? Quel potere non è stato sottratto, ma donato. Uno dei primi demoni creati dal Primo, aveva più sale in zucca del suo creatore e presto ha capito, che era nel suo stesso interesse evitare la distruzione anche di questa dimensione. Senza contare che poi  in cambio della sua collaborazione, ha ottenuto vari benefici. Mica scemo! Non come peaches qui, che voleva far inghiottire la nostra dimensione dal demone Acathla…

 

Buffy si trovò senza volere a ridacchiare sotto i baffi, mentre Angel diventava invece più bianco di quanto non fosse, masticando amaro. Benché non fosse un bel ricordo, quello di avere ucciso Angel per impedire la distruzione del mondo, Buffy non poteva fare a meno di ricordare il discorso che Spike le aveva fatto per proporle la loro alleanza. << A noi vampiri piace spararle grosse. "Distruggerò il mondo". Sono solo parole. Per fare lo spaccone con gli amici davanti ad un boccale di sangue... la verità è che mi piace questo mondo. Ci sono le gare tra i cani, il Manchester United. E ci sono le persone. Bilioni di persone che camminano come Happy Meals con le gambe. Mi piace. Angel potrebbe porvi fine. Addio Picadilly, Farewell Leicester Bloody Square. Capisci cosa intendo? >> le aveva detto con il suo solito fare sarcastico e lei gli aveva creduto. Ora si rendeva conto che quelle parole, a quanto sembrava, si potevano applicare anche a qualche altro demone. Un demone che come Spike sembrava amare il loro mondo tanto da andare contro il suo stesso creatore per impedirne la distruzione. Era una sensazione confortante.

 

Comunque…come stavo dicendo prima…i Poteri che sono, si resero conto , che una sola combattente non era sufficiente. Troppi erano i nemici da affrontare per riuscire a mantenere l’equilibrio, quindi fecero un altro accordo…con i Senior Partners.

 

<< Mi stavo giusto chiedendo, quando saremmo tornati su quel punto! >> esclamò Angel, ancora stizzito per il commento precedente.

 

Buono buby, a cuccia! Con calma capirai tutto.

 

Mentre ripeteva questa esclamazione, Willow, non potè fare a meno di ridacchiare, guadagnandosi un occhiata torva da parte di Angel che ringhiò minaccioso. Cordelia, ridacchiando pure lei, lo blandì con un bacio sulla tempia per calmarlo. Dopo aver emesso un ultimo grugnito, Angel le sorrise più sereno.

 

Allora…considerando che i Senior Partners non appartengono alla nostra dimensione, i Poteri che Sono, pensarono bene di offrire loro un accordo. Avrebbero potuto visitare quando desideravano questa dimensione, a patto di agire in modo da aiutare a mantenere l’equilibrio, occupandosi di mediare fra i vari gruppi di demoni che la infestano, impedendo qualora fosse stato necessario le loro azioni. Fu così che nacque la Wolfram and Hart.

 

Inutile dire che a questa ennesima rivelazione, tutti gli astanti trattennero il respiro. Nessuno di loro però disse nulla, la sola cosa che desideravano era che Spike continuasse a spiegare, per capire a cosa gli avrebbe portati tutto ciò. E lui lo fece.

 

Ben presto però, i Poteri che sono si resero conto di aver commesso un errore. I Senior Partners erano motivati da una sfrenata ambizione. Non tanto di distruggere il nostro mondo, quanto piuttosto di conquistarlo letteralmente. Per fare questo agivano sempre nei limiti che gli erano stati imposti, corrompendo gli animi dei suoi abitanti, brigando per accrescere il loro potere. Insomma, invece della distruzione assoluta che il primo desidera, loro tendono a voler istaurare una specie di dittatura demoniaca, dove gli umani esistono ancora ma sono schiavi, delle loro stesse ambizioni e quindi del male.

 

<< Ma questo non porterebbe ugualmente all’annientamento? >> chiese Wesley, parlando per la prima volta.

 

No. Perché continuerebbero anche ad esistere essere puri, non corrotti, non di meno però in minoranza e quindi non pericolosi per i loro fini. In fondo, loro sanno bene di non poter ottenere il completo controllo, ma per i loro fini basta ed avanza. Ecco perché ti hanno aiutato a sconfiggere la bestia, Angel. Senza contare il fatto, che ti hanno dato l’amuleto che ha permesso la vittoria sul Primo. Lui ostacolava i loro piani di conquista e quindi era da fermare.

 

Angel annuì pensieroso a quelle parole, ora capiva molte cose che prima gli erano oscure. << Ma cosa c’entra in tutto questo la profezia del vampiro con l’anima? >> chiese seguendo il filo dei suoi pensieri.

 

Oh beh…direi che è il pernio della faccenda. A parte che la traduzione che ne avete fatto fa letteralmente schifo, lì vengono spiegate molte delle cose che ho detto. Rendendosi conto della minaccia che i Senior Partners costituivano, i Poteri che Sono decisero di compiere un azione decisiva. Qualcosa che avrebbe risolto anche l’incongruenza causata dalla cacciatrice. Perché vedete, loro…loro possono vedere molto più avanti di noi nel futuro, sapevano cosa sarebbe successo con la morte di Buffy e già da tempo, avevano trovato il giusto rimedio.

 

Ora nella stanza non si sentiva neanche aleggiare una mosca. La tensione si tagliava con il coltello. Tutti sentivano che stava per arrivare la rivelazione finale, quella che avrebbe sciolto tutti i misteri.

 

Decisero di creare un essere speciale.

 

Qualcuno che possedesse in sé stesso l’equilibrio.

 

Bene e male, uniti per un unico scopo.

 

Stessi desideri.

 

Stessi sentimenti.

 

Un vampiro con l’anima!

 

 

 

Capitolo ventisette: La Battaglia

 

 

Un vampiro con l’anima!

 

Il fremito che scosse un po’ tutti nella stanza, nell’udire quelle parole, trasformò quello che era un silenzio di attesa, in un silenzio di shock. L’opinione comune era sempre stata, che il vampiro con l’anima della profezia, pur essendo una sorta di predestinato a compiere una mossa decisiva quale salvare o distruggere il mondo, fosse, proprio per questo, anche padrone delle sue scelte.

 

Il fatto che Spike, avesse tempo prima rivelato di essere sempre stato lui tale predestinato, non aveva intaccato questa convinzione. Mai nessuno sarebbe arrivato ad immaginare che in realtà, oltre ad avere un destino precostituito, il vampiro con l’anima fosse stato letteralmente “creato” per tale scopo. Non il frutto di una casualità, di una volontà intima e personale, come era stato per Spike;  o di una conseguenza delle azioni intraprese, come nel caso di Angel. No, tutto era stato invece studiato e messo in atto da esseri superiori, che avevano saputo abilmente giocare la loro carta vincente. Spike.

 

Angel, si sentì salire in gola una risatina quasi isterica. Il peso di quella verità lo colpì duramente. Non era che avesse ancora speranze di essere lui stesso, tale predestinato, quelle erano scomparse da tempo; ma fu piuttosto la tremenda ironia della cosa a scuoterlo. Si era reso conto infatti che i Poteri che Sono, l’avevano abilmente messa in saccoccia a tutti, a lui più che a tutti. (classica reazione di un depresso con manie di persecuzione *_*)

 

Per anni aveva fatto i conti con i Senior Partners, con i loro intrighi per tirarlo dalla loro parte. E mentre lui si dannava per combatterli, soffrendo le pene dell’inferno, sputando sangue, perdendo strada facendo amici e affetti, mentre altrove…altri guidavano per la manina Spike. Una fitta causata dalla sua coscienza, gli rammentò però, che nemmeno il suo gran childe se l’era passata bene. Maledizione!

 

Buffy,  era forse quella che era rimasta più scioccata. Le mani avevano preso a tremarle senza controllo; provò a stringersele sul grembo, ma servì a ben poco, infine, rispondendo ad un istintivo desiderio, si allungò verso baby Spike e lo prese fra le braccia, bisognosa di sentirlo fisicamente vicino a sé. Lui, come se avesse compreso, le gettò le braccia attorno al collo ed insinuò la testolina fra i suoi capelli, rilasciando un sospirone.

 

Il più lo aveva detto, era stato meno difficile di quanto avesse pensato e temuto. Ora rimanevano da dire solo poche cose, non meno importanti, ma meno difficili da pronunciare. Quando i ricordi gli erano tornati con prepotenza alla mente, tutta la sua vita aveva acquisito un senso che prima non aveva. Aveva al contempo maledetto e benedetto quel destino che era stato creato per lui, con lui.

 

E sincerità per sincerità, la parte che preferiva, era quella alla quale era abbracciato in quel momento.

 

Buffy.

 

La donna che amava.

 

La donna che gli era stata destinata per riportarlo verso la luce.

 

Anche Buffy, stringendo a sé quel corpicino caldo, stava arrivando alle stesse conclusioni. Spike aveva avuto ragione, quando le aveva detto che loro erano destinati ad incontrarsi, innamorarsi. Ora non era più soltanto un ipotesi logica, ma una certezza.

 

Lei gli era stata destinata.

 

Si chiese se anche il suo secondo ritorno alla vita, fosse stato orchestrato per lo stesso fine. Le ultime rivelazioni, indicavano di sì. Ricordò, che l’incantesimo per farla resuscitare compiuto da parte di Willow, era stato interrotto, non di meno lei era tornata lo stesso. E si chiese anche, se la sua diversità, che aveva permesso a Spike di colpirla, non fosse stato altrettanto premeditata. Un modo per costringerli a stare più vicini.

 

Tutto adesso sembrava assumere un senso diverso, più profondo.

 

Improvvisamente si rese conto, che  dietro, vi erano fini ben più grandi.

 

<< Spike? Ma cos’è che devi fare? So che c’entra l’anello di tuo padre…intendo…quei due hanno detto che era una chiave, ma di cosa? E come devi usarla? >> chiese, dando voce agli interrogativi che improvvisamente avevano invaso la sua mente.

 

<< Chiave? Che chiave? >> chiese invece confuso Angel, riscuotendosi dai suoi pensieri, sentendone parlare per la prima volta.

 

Accarezzando i morbidi riccioli biondi di baby Spike, Buffy si ritrovò a raccontare per filo e per segno, i sogni che aveva condiviso con Spike, mentre entrambi erano privi di conoscenza. Uniti anche al racconto dei sogni che il piccolo aveva fatto in precedenza, il risultato che si ottenne, fu di chiarire decisamente molte cose.

 

Una soprattutto.

 

Descrivendo infatti, l’aspetto dei due strani tipi che erano stati visti con il padre di Spike, Angel sembrò accendersi come una lampadina, quando realizzò chi potessero essere.

 

<< Gli Oracoli! >> quasi gridò, il vampiro.

 

<< Gli, che??? >> chiese confusa Buffy, che non aveva nessun ricordo di quanto quei due esseri superiori avessero giocato con la sua storia con Angel e la sua stessa vita.

 

<< Gli Oracoli, sono…o meglio erano, i portavoce dei Poteri che Sono. Mi è capitato di incontrarli qualche volta…ora che ci penso…l’ultima volta fu proprio in relazione alla profezia, l’avevo appena trovata, proprio nella sede della Wolfram and Hart e la trafugai. Le alte vette della società però inviarono un demone che li uccise e si riprese la pergamena. Fu proprio con quella che fece resuscitare Darla e poi…beh poi sapete come è andata… >> spiegò Angel, mentre la voce gli si spegneva verso la fine.

 

Il ricordo improvviso del figlio l’aveva colpito a tradimento. Ed al dolore della sua perdita, si aggiunse l’amarezza di rendersi conto di essere sempre stato usato come specchietto per le allodole. Gli Oracoli stessi, in più occasioni, si erano riferiti a lui come il vampiro con l’anima, il campione, anche se, ora che ci pensava, non avevano mai detto con sicurezza che la profezia gli fosse destinata.

 

Era arrivato a quella conclusione, anche grazie al fatto che per quanto ne sapeva, lui era l’unico vampiro con l’anima che esisteva. Fino al momento in cui era apparso sulla scena, Spike…

 

<< Ok! Va bene, almeno adesso sappiamo anche chi erano quei tizi… >> tagliò corto Buffy, anche per cercare di risollevare l’umore nero in cui era evidente Angel era caduto; meglio concentrarsi sui problemi attuali, pensò. << …quello che vorrei invece, è avere una risposta alla domanda che avevo fatto prima. Cos’è quella chiave e come va usata? >> chiese tirando leggermente indietro baby Spike e guardandolo negli occhi.

 

Lui dopo averla guardata brevemente, con fare serioso, rivolse di nuovo la sua attenzione a Willow, trovandola subito pronta ad accogliere le sue comunicazioni telepatiche.

 

Dovete sapere, che nella sede della Wolfram and Hart  si nasconde un nodo di comunicazione. Questo nodo, è una sorta di connessione fra la nostra dimensione e quella dei Senior Partners, è grazie a quello se loro riescono a operare qui. Fu creato dai Poteri che Sono, quando fecero quel patto. Adesso però, deve essere chiuso, per impedire che loro continuino a fare i loro sporchi comodi.

 

Quando il nodo venne creato, vi fu messa una serratura di cui i Senior Partners non sono a conoscenza. Diciamo che fu una piccola polizza di assicurazione da parte dei Poteri che sono. A me  è affidato il compito di chiudere quella serratura, interrompendo così per sempre la comunicazione fra le dimensioni. L’anello che mio padre mi aveva lasciato, serve a questo, è la chiave di quella serratura!

 

Nella stanza si levò un mormorio di comprensione collettivo. Finalmente ora le cose erano completamente chiare, ma soprattutto era chiaro l’obbiettivo che dovevano raggiungere. Penetrare nella Wolfram and Hart e mettere a segno il colpo decisivo.

 

Ma una cosa era dirlo ed un'altra farlo.

 

Buffy, rendendosi conto della pericolosità dell’operazione, sentì dei brividi scenderle lungo la schiena. Un conto sarebbe stato fare una cosa simile con Spike al massimo delle sue potenzialità; un altro, affrontare la battaglia con lui ridotto ad un bambinetto.

 

<< Ma devi farla proprio tu questa cosa? >> chiese, pur sapendo in cuor suo che era così.

 

Quella era la sua missione!

 

La ragione per cui era stato creato.

 

Senza considerare il fatto, che se non l’avesse portata a termine, non sarebbe potuto tornare adulto.

 

<< Ci. >> rispose infatti baby Spike, con fare deciso.

 

Buffy tirò un sospiro e cercò di mettere da parte tutti i suoi pensieri, eccetto uno. << Quando attacchiamo? >> chiese guardandosi attorno con espressione battagliera, la sua voce però tremava leggermente.

 

<< Dobbiamo preparare un piano. >> disse Giles, entrando in modalità osservatore. Un'altra battaglia era in vista e lui si sentì riempire da una scarica di adrenalina. Lo doveva ammettere suo malgrado, gli piaceva il suo lavoro.

 

<< Da qualche parte dovrei avere le planimetrie del palazzo, ci saranno utili… >> stava dicendo Angel, dirigendosi verso il suo ufficio. Era eccitato, finalmente l’avrebbe fatta pagare a quei dannati.

 

Anche gli altri, alzandosi da tavola, iniziarono a darsi da fare, chi a cercare informazioni, chi a elaborare strategie…solo Buffy rimase seduta, con baby Spike in grembo, in silenzio lo stringeva e accarezzava piano la sua schiena, cercando con quei movimenti lenti di calmarsi.

 

Supereremo anche questa, love.

 

Sembrò dirle il piccolo con lo sguardo, mentre Spike lo pensava veramente.

 

***********

 

Era di nuovo notte, la giornata era passata in preparazioni della battaglia ormai imminente, intervallata da brevi momenti di riposo. Nessuno infatti era riuscito a dormire più di un paio d’ore. Giusto il tempo per recuperare un po’ di energie.

 

L’agitazione iniziale, che era seguita alle rivelazioni di Spike, si era infatti trasformata presto in nervosismo pre-battaglia. Il flusso di adrenalina si stava facendo già sentire. Tutti erano pronti e armati fino ai denti. Vi era infatti un incognita al piano che era stato elaborato, sapevano come entrare, dove dirigersi, ma non avevano idea di cosa avrebbero trovato ad attenderli.

 

Il piano era il seguente: Angel, forte delle sua nuova carica di presidente della Wolfram and Hart, avrebbe fatto il suo ingresso dalla porta principale, portando con sé, i suoi collaboratori, in quella che sarebbe dovuta sembrare una visita di preparazione al loro insediamento. Avrebbero visitato i locali a loro destinati, con la scusa di accertarsi che non mancasse niente.

 

In realtà, Fred e Wesley da una parte, e Gunn e Lorne da un'altra, si sarebbero dovuti occupare di far entrare di nascosto l’altro gruppo; mentre Angel, distoglieva l’attenzione di chi fosse stato presente, facendo quello che in fondo gli riusciva meglio, la parte del dispotico capo. Insomma, mentre lui metteva in riga i dipendenti della Wolfram and Hart, gli altri avrebbero agito alle loro spalle.

 

La prima parte del piano, sembrò filare liscia.

 

La fan gang entrò unita e in pompa magna all’interno dell’edificio.

 

Sbrigate le prime presentazioni, come d’accordo il gruppetto si divise, pronti a mandare avanti il piano. Nello studiare le perimetrie del palazzo, si erano accorti infatti che vi erano ben due uscite di emergenza, era da lì che avrebbero dovuto far entrare gli altri.

 

Gunn e Lorne, non ebbero problemi a disattivare il sistema d’allarme, posto vicino alla porta. Pochi minuti dopo, Giles, Faith ed un piccolo numero di cacciatrici entrava nella tana del lupo.

 

Anche Wesley e Fred, credevano di aver disattivato l’allarme….almeno così sembrava!

 

Invece….

 

Un paio di secondi dopo che l’uscita d’emergenza era stata aperta, facendo entrare l’altro gruppo, con baby Spike al sicuro nel porta bebé, allacciato alla vita di Buffy….si scatenò il finimondo!

 

L’allarme di una sirena aveva preso a lacerare l’aria con un suono acuto e forte.

 

<< Maledizione, eppure era disattivato! >>  gridò Wesley, cercando di superare con la voce quel suono minaccioso, mentre armeggiava freneticamente con la pulsantiera dell’allarme, cercando di fermare quel frastuono.

 

Non è colpa tua quattrocchi, l’allarme sta reagendo a me!

 

Pensò Spike, e pregò mentalmente che Willow, fosse in ascolto. Per fortuna lo era e riferì il messaggio.

 

<< Allora adesso che si fa? >> chiese Fred, cercando di proteggersi gli orecchi da quel suono stridente con le mani.

 

<< Ormai sanno che siamo qui, quindi conviene muoversi in fretta, se vogliamo arrivare alla stanza bianca, descritta da Spike. >> rispose decisa Buffy, stringendo con forza la falce con una mano, mentre con l’altra si assicurava che baby Spike, fosse premuto contro il suo corpo.

 

Intanto Angel, che si trovava ai piani superiori in compagnia di alcuni dipendenti, a visitare quello che avrebbe potuto essere il suo nuovo ufficio, udendo l’allarme, capì che qualcosa era andato storto. Agì d’istinto, afferrato di spalle uno dei dipendenti, che non era certo umano viste le lunghe corna, gli torse la testa di scatto spezzandogli l’osso del collo. Un istante dopo un diretto al mento, ne mandava a terra un altro.

 

Anche il gruppo di Giles, arrivando nell’atrio del palazzo si ritrovò ad affrontare un nutrito gruppetto di nemici, intenzionati ad impedire loro di proseguire. Le cacciatrici, si gettarono nella battaglia e ben presto, il lindo pavimento, si ricoprì di sangue di tutti i colori.

 

Pochi minuti dopo, anche il gruppo di Buffy arrivò sul posto, lungo il percorso si erano imbattuti in qualche demone, ma se ne erano liberati facilmente. Ora però le cose si stavano mettendo al peggio. Il numero dei nemici che sembrava accorrere da ogni parte, non diminuiva, nonostante molti corpi fossero ormai a terra.

 

<< L’ascensore…vai all’ascensore! >> gridò Giles a Buffy, indicandolo, mentre abbatteva l’ascia che aveva in mano sul cranio di un viscido demone. << Vi copriremo le spalle…Andate! >> aggiunse sempre gridando.

 

Buffy non se lo fece dire due volte. Premuto affannosamente il pulsante per chiamare l’ascensore, vi si catapultò dentro non appena le porte si aprirono. Xander, Willow e Anya, la seguirono precipitosamente. Willow indirizzò una sfera di energia verso un demone che stava per raggiungerli, poco prima che le porte si richiudessero.

 

E l’ascensore prese a salire.

 

Tirato un sospiro di sollievo, Buffy approfittò di quei brevi momenti che la lenta salita le donava per riprendere fiato e consolidare i nervi, mentre si assicurava che baby Spike non avesse riportato danni. Lui alzando la testolina, le fece un piccolo sorriso d’incoraggiamento. Quel breve sorriso, la ricaricò completamente. Qualunque cosa l’attendesse quando le porte si sarebbero riaperte, se la sarebbe vista brutta.

 

Un sorrisetto le si formò sulle labbra, quando pensò ancora che per quanto piccolo, Spike aveva ancora la capacità di tirare fuori il meglio ed il peggio di lei. Sentirlo vicino le era di immenso aiuto, sempre!

 

Con un leggero tintinnio, la porta dell’ascensore si aprì.

 

Xander, si arrischiò a mettere fuori la testa per assicurarsi non vi fossero nemici nei paraggi. Il corridoio era vuoto da entrambi i lati, ed il ragazzo, si affrettò a fare cenno agli altri di uscire. Erano arrivati al piano giusto, adesso dovevano soltanto dirigersi verso la stanza indicata da Spike.

 

Arrivati ad un bivio, si fermarono di botto, udendo dei passi affrettati che correvano nella loro direzione. Arretrando di alcuni passi, si misero in posizione di difesa, pronti ad aggredire chiunque stesse arrivando.

 

<< Sono io! >> gridò con voce strozzata Angel, che girato l’angolo, si ritrovò la spada di Xander ad un centimetro dal naso.

 

<< Per la miseria, Angel, stavo per farti una bella plastica facciale! >> borbottò Xander, riprendendosi dallo spavento.

 

Non gli avrebbe fatto male! Anzi…lo avrebbe migliorato direi!

 

Sentendo sia baby Spike, che Willow ridacchiare, Angel comprese che il suo baby childe ne aveva detta un'altra delle sue. Non ci fu però il tempo di indagare cosa, perché dall’altro lato del corridoio, arrivarono correndo un gruppetto di demoni. << Alla stanza…correte! >> gridò, fregando la spada a Xander e ponendosi come barriera per gli altri.

 

Buffy e gli altri non discussero e presero a correre verso la loro destinazione. Una quindicina di metri dopo però, Buffy si bloccò.

 

<<Xander, prendi tu Spike! >> disse frettolosamente, mentre si slacciava il porta bebé e tendeva il piccolo fra le braccia del ragazzo. Al suo sguardo confuso, comprese di dovergli dare una spiegazione. << La porta della stanza bianca, è quella! Porta tu Spike dentro. Io sarò più utile qui fuori di guardia! >> aggiunse sbrigativamente, vedendo che un altro gruppetto di nemici arrivavano dalla parte opposta a quella da cui erano arrivati. Dopo poco combatteva con tutte le sue forze.

 

Xander dopo aver annuito e stretto a sé il frugoletto, si era diretto a passi veloci verso la porta indicata. Sembrava una porta come tante altre, non di meno, quando posò la mano sul pomello per aprirla, sentì degli strani brividi attraversargli il corpo. Quando la porta si aprì, comprese perché la chiamavano la stanza bianca.

 

Tutto era di un bianco abbagliante, e lo spazio sembrava perdersi all’infinito.

 

Titubante, rimase sulla soglia, incapace di fare un primo passo. Quel posto non gli piaceva per niente.

 

<< Cio, giù! >> cinguettò baby Spike, tirando il colletto della camicia di Xander.

 

<< Eh? Cosa? >> chiese il ragazzo, guardando quel volto paffutello.

 

<< Penso ti stia chiedendo di metterlo a terra! >> gli disse Willow, che a sua volta si era affacciata alla porta.

 

Per fortuna ci sei tu, Rossa! Dì a Xander di mettermi giù, da qui posso andare avanti da solo. Voi non potete seguirmi, anzi appena sarò entrato sarà meglio che chiudiate la porta alle mie spalle.

 

Cercò di far sapere alla strega, Spike. Per alcuni istanti sembrò che non lo avesse sentito, tanto era presa ad osservare lo strano scenario davanti a lei, ma poi ripeté puntualmente le sue istruzioni.

 

Xander, tremò leggermente nel posare a terra il piccolo. Dentro di sé non voleva farlo, aveva paura per lui, ma si rese conto che non c’era modo di evitare la cosa. Gli occhi gli si velarono leggermente di lacrime, mentre richiudeva piano la porta, forse quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto baby Spike, che sarebbe tornato ad essere il solito sarcastico rompiscatole.

 

******************

 

Baby Spike, che aveva gattonato leggermente in avanti nella stanza, si girò appena in tempo per fare un ultimo sorriso a Willow e Xander, prima che la porta venisse chiusa. I suoi giorni da bambino stavano per finire finalmente, pensava Spike, ma …dentro di sé sentì anche di essere grato per esserlo stato. Se non altro era servito per istaurare un diverso rapporto con gli amici di Buffy. Forse…questo avrebbe cambiato anche i loro rapporti futuri, sperò.

 

Riscuotendosi dai suoi pensieri, si girò e prese di nuovo ad andare avanti. Ora doveva portare a termine la sua missione!

 

Tutto sembrava calmo e tranquillo, ma Spike sentiva nell’aria un energia malefica potentissima. Ogni movimento in avanti che faceva, era sempre più duro. Era come cercare di avanzare in un mare di fango, più volte si ritrovò a scivolare, mentre l’aria stessa sembrava sferzarlo e farlo retrocedere. Stringendo i denti, ignorando il dolore, proseguì.

 

***************

 

Intanto, fuori, Buffy e gli altri lottavano tenacemente per sconfiggere gli assalitori.

 

Buffy aveva il cuore che le pulsava dolorosamente dentro le orecchie. Una parte di lei era terrorizzata da quanto potesse star affrontando Spike. Il pensiero che quel piccolo frugoletto fosse in quel momento indifeso, le stringeva lo stomaco in una morsa dolorosa, che trasformava in rabbia da riversare sui nemici.

 

Guardandosi attorno, vide che anche i suoi amici non avevano una bella espressione dipinta sui visi. Capì che anche loro erano preoccupati per Spike e intimamente fu grata di questo. Sapere di non essere la sola a tenere a lui, la faceva sentire meno isolata, le scaldava il cuore, le donava forza.

 

Vedere arrivare Angel, coperto di alcuni graffi, ma tutto sommato incolume, accrebbe ulteriormente la sua energia, che sfogò decapitando ferocemente un demone.

 

Lei era forte.

 

Lei era la cacciatrice.

 

Avrebbe vinto.

 

E Spike sarebbe tornato da lei.

 

Si diceva come in un mantra interiore, mentre affondava colpi su colpi.

 

Poi lo sentì.

 

Un tremore.

 

Il pavimento sotto di lei aveva preso a tremare.

 

Il tremito si accentuò, calcinacci presero a cadere dal soffitto.

 

<< Il palazzo sta crollando! >> gridò Angel, cercando di togliersi la polvere bianca che gli offuscava la vista. << Dobbiamo scappare! Dov’è Spike? >> aggiunse.

 

<< E’ ancora all’interno della stanza bianca! >> gli rispose gridando Xander, indicandola e facendo per dirigersi, ma Buffy lo batté sul tempo.

 

***************

 

Baby Spike c’era riuscito, arrancando, strisciando, era giunto al centro di quello spazio immenso; o almeno quello che lui sapeva essere il centro, dato che era difficile ad occhio nudo calcolare le distanze. Se si voltava verso la porta, la vedeva in lontananza, pur sapendo che invece era solo a pochi metri da lui.

 

Capiva di essere giunto al termine del suo difficoltoso viaggio, perché a terra vi era una piccola fessura, giusto delle dimensioni della pietra verde, posta sull’anello di suo padre. Suo padre.

 

Sapeva che in realtà quell’anello non gli era mai appartenuto, ma in cuor suo, sentiva quell’oggetto come venire da lui. Un segno della sua esistenza. Un ricordo lontano e perso nel tempo. Un pegno di affetto paterno. Staccarsene gli era difficile, ma necessario.

 

Lavorando con difficoltà con le piccole dita, si tolse la catenina che conteneva l’anello dal collo. Girandoselo nelle mani, lo osservò attentamente e teneramente, prima di portarselo alle labbra in un umido bacio. Poi lo fece.

 

Inserì l’anello capovolto nella fessura, combaciava perfettamente.

 

Gli parve di udire grida mostruose levarsi nell’aria. Grida di rabbia, di odio, di furore.

 

L’aria prese a turbinare ancora più forte, cercando di spazzarlo via, di allontanarlo da quel punto. Ma lui resistette.

 

Aggrappato all’anello, prese lentamente e faticosamente a girarlo, fino a quando si sentì come uno schiocco. La serratura era stata chiusa.

 

Poi vi fu il silenzio e la pace.

 

La connessione era stata chiusa per sempre. I Senior Partners non vi avrebbero mai più rimesso piede. L’aria stessa ora non era più densa della loro energia malefica.

 

Sfibrato ed esausto, baby Spike si accasciò a terra, perdendo i sensi.

 

Il suo destino era compiuto.

 

Non si accorse nemmeno che tutto aveva preso a tremare.

 

*********************

 

Buffy entrò come una furia nella stanza bianca. I suoi occhi cercarono e trovarono immediatamente la piccola figura distesa a terra priva di sensi. Non udì nemmeno l’esclamazione di meraviglia da parte di Xander, nel notare che adesso quella stanza era diventata come una stanza normale, beh se non si faceva caso alla crepa che si stava formando sulla parete destra.

 

Lei si gettò con forza verso baby Spike, raccogliendolo più delicatamente che poteva. Gli occhi le riempirono di lacrime quando vide dei brutti segni rossi, marcare il suo dolce visetto e le braccia. Sembrava aver combattuto contro qualcosa, uno sguardo verso l’anello piantato a terra, le fece comprendere contro cosa.

 

Stringendolo con forza a sé, accolse l’invito di Angel, che era entrato a sua volta nella stanza, di fuggire via.

 

Il tragitto che fece per uscire dal palazzo in rovina, le passò davanti senza lasciarne tracce nella mente. Seppe solo di essere al sicuro, quando fuori riunita agli altri, osservò quasi assente, l’edificio che collassava su sé stesso. L’incubo era finito. Avevano vinto.

 

Ma allora perché Spike non era tornato adulto?

 

Questo fu l’ultimo pensiero cosciente che ebbe, prima di accasciarsi lei stessa a terra, sfinita.

 

Non udì le grida spaventate dei suoi amici, non sentì forti braccia raccoglierla, accolse invece l’oscurità che scendeva su di lei con gratitudine.

 

Un'altra battaglia era stata vinta, e lei e Spike erano insieme, solo questo contava.

 

 

 

Capitolo ventottesimo: Tornare bambini

 

 

 

Se addormentarsi fu una specie di sollievo, il risveglio di Buffy, non lo fu altrettanto.

 

Rumori, grida, gemiti.

 

Cercando di aprire cautamente gli occhi, cercò di controllare il respiro e respingere il senso di nausea che le era salito in gola. La testa le martellava come dopo una sbronza. Poi giunsero i ricordi.

 

Nitidi.

 

Fulminanti.

 

Dolorosi.

 

Alzandosi di scatto dal divanetto su cui era stata stesa, barcollò leggermente, mentre si guardava attorno con occhi spipati.

 

<< Ehi, calma…>> le sussurrò a fianco Angel, facendola riaccomodare gentilmente a sedere. Lei lo guardò ancora in preda alla confusione; solo una cosa le era perfettamente chiara.

 

<< Spike! Dov’è Spike? >> chiese con voce agitata, mentre si afferrava al braccio di Angel. << Io devo… >> un giramento di testa, le impedì di continuare.

 

<< Tu devi startene qui buona e tranquilla… >> le giunse la voce calma e tesa a rilassare del vampiro.

 

<< Ma Spike, io… >> lo interruppe flebilmente Buffy.

 

<< Spike sta bene, è con Fred. >> disse Angel, decidendo che la cosa migliore da fare, era rassicurarla proprio su quel punto. << Lo ha visitato e curato ed adesso sta dormendo tranquillamente in infermeria. Tu invece ci hai fatto prendere uno bello spavento. Non ci eravamo accorti che uno dei calcinacci ti aveva colpita…comunque Fred ci ha assicurato che si tratta soltanto di una lieve commozione celebrale. Come ti senti? >>

 

Buffy, tirando un sospiro di sollievo nel sapere che Spike era al sicuro, prese a tastarsi la testa, trovando un bel bozzo. Ecco spiegato il mal di testa, la nausea e il resto. << Come se un edificio mi fosse crollato addosso… >> rispose, facendo un sorrisetto autoironico, che non trovò risposta nello sguardo preoccupato che Angel le rivolse, se al suo posto ci fosse stato Spike la reazione sarebbe stata diversa, ne era sicura. Ne avrebbero riso insieme.

 

<< Sto scherzando! Starò bene…nulla che non mi sia già capitato…beh a dire il vero mi è capitato di peggio. Morta due volte, ricordi? >> inutile non riusciva a fare a meno di scherzarci su, era come se la sua bocca fosse impostata sul pilota automatico. Angel però proprio non riusciva a prendere le battute di spirito e continuava a guardarla serio.

 

Sospirando Buffy, scrollò le spalle, ora c’erano cose più importanti. << Che diavolo sta succedendo qui? >> chiese guardandosi attorno e notando solo allora, la confusione presente nel salone. Domanda stupida. Bastava guardare per capire. Quello era semplicemente il risultato di un dopo battaglia. Gente ferita da una parte, persone che chiacchieravano e ridevano da un'altra, nulla di strano insomma. << Lascia perdere… >> disse bloccando Angel a bocca aperta. << …Ci sono state perdite? >> aggiunse, sentendosi rimordere la coscienza. Fino a quel momento non aveva pensato per niente alle ragazze.

 

Aveva notato che i suoi amici erano tutti presenti e non si era posta il problema, ora però sentiva tornare su di sé tutte le responsabilità.

 

<< No, qualche ferito…ma roba di poco conto. Ce la siamo cavati tutti. >> le rispose Angel, facendole fare un sospiro di sollievo.

 

Appoggiandosi indietro contro lo schienale del divano, Buffy si prese un momento per recuperare energia. Fu solo per pochi istanti, chiuse gli occhi e li riaprì di scatto. Spike. Il pensiero di lui era tornato preponderante. << Portami da Spike… >> disse decisa, alzandosi. Il pavimento le ballò leggermente sotto i piedi, ma poi rimase fermo immobile al suo posto.

 

Scuotendo la testa, Angel si affrettò a sorreggerla. Avrebbe preferito che rimanesse ancora un po’ seduta a riposare, ma bastava guardare la sua aria decisa per capire che non sarebbe mai riuscito a farle cambiare idea. Testarda come un mulo, proprio come Spike. Quei due sembravano fatti con lo stampino.

 

Con cautela, i due presero a salire le scale che portavano al primo piano, scambiando qualche parola di tanto in tanto, con chiunque incrociassero. A Buffy girava ancora un po’ la testa, ma stava riacquistando sempre più lucidità. Nel corridoio, s’incontravano con Fred, che stava venendo verso di loro.

 

<< Stavo giusto per venire a darti un occhiata. >> disse, osservando con occhio clinico il vistoso bernoccolo che Buffy aveva sopra la tempia sinistra.

 

<< Io sto bene. Spike? >> chiese Buffy,  sbrigativa e preoccupata, mentre Fred le chiedeva di seguire le sue dita con gli occhi.

 

<<  Sta riposando, qualunque cosa abbia fatto deve averlo stancato molto. >> le rispose Fred, smettendo di visitare Buffy ad un suo gesto stizzito. Scrollando le spalle, si disse che in fondo lei era una cacciatrice, quindi si poteva contare sulle sue proprietà di recupero. Questo però la fece pensare ad un'altra cosa.

 

<< Quando lo abbiamo portato qui, aveva vistose ecchimosi su varie parti del corpo. Ma sembra che stiano guarendo velocemente. Quasi come se le sue proprietà di guarigione di vampiro fossero ancora attive. >> disse pensierosamente. << Molto strano… >> borbottò.

 

<< In Spike non c’è mai stato niente che non fosse strano. >> bofonchiò Angel, ritraendosi quando Buffy lo colpì con una gomitata nello stomaco. << In senso buono intendo… >> cercò di rimediare, alzando le mani in segno di resa. Buffy non resistette a fargli un sorrisino storto, in fondo anche lui aveva il senso dell’umorismo.

 

Risollevata nel sapere che Spike stava recuperando velocemente, Buffy fece gli ultimi passi verso l’infermeria quasi a tempo di danza, impaziente di rivederlo. Angel stesso si rese conto del cambiamento operato in lei, avanzava in modo leggiadro spingendo il torace in avanti ad ogni passo. Tanto che giunti davanti alla porta, gli venne istintivo aprirgliela per poi tirarsi indietro con un inchino, reminescenza del passato.

 

Buffy ridacchiò divertita a quel gesto di altri tempi, scuotendo la testa avanzò nella stanza, gelandosi un istante dopo, quando prese visione della scena che aveva davanti.

 

Paura.

 

Terrore.

 

Panico.

 

Se ne sentì sommersa, quando vide un gigantesco demone, accostato al lettino su cui era disteso baby Spike, la mano…o quel che sembrava una mano, protesa su di lui.

 

<< NOOO!!! >> gridò con tutto il fiato che aveva in gola, facendo per scagliarsi addosso a lui, nel tentativo disperato di proteggere Spike.

 

Il demone, si limitò a girarsi con calma ed tendere un braccio ed aprire quella mano, che pochi secondi prima stava per toccare i riccioli biondi del piccolo. Bastò!

 

Improvvisamente Buffy, venne immobilizzata.

 

Gelata sul posto come una statua di marmo.

 

Incapace di muovere anche soltanto un muscolo, a parte gli occhi.

 

Impotente, si ritrovò a poter soltanto guardare.

 

Con sgomento, gettando uno sguardo oltre la spalla, si rese conto che davanti alla porta si era creata una barriera. Poteva vedere Angel picchiarvi contro insistentemente con i pugni o le spalle, ma senza risultato. Non riusciva a passare. Neppure le grida che certamente stava facendo, superavano quel muro impenetrabile.

 

Era da sola.

 

Con il cuore in gola, rivolse di nuovo lo sguardo al frugoletto disteso sul letto, incosciente di quanto gli stava accadendo intorno,  mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. “Chi sei? Cosa vuoi?” gridava la sua mente, parole che non le giungevano sulle labbra.

 

Il demone intanto la stava osservando con calma. Gli strani occhi fosforescenti che sembravano penetrarla fin nell’anima.

 

<< E così tu saresti la cacciatrice… >> disse con voce roca e profonda, facendole guizzare brividi su tutto il corpo. << …colei per cui lui si è ripreso l’anima…sono onorato di conoscerti finalmente. Ti immaginavo più alta… >> aggiunse tranquillo, muovendo leggermente un dito verso di lei.

 

Buffy sentì i muscoli del collo e la mascella rilassarsi, ne comprese il significato. Poteva parlare.

 

<< Chi sei? Cosa vuoi da Spike? >> chiese con voce tremante, mentre il cuore le sobbalzava vedendo il demone girarsi di nuovo verso il piccolo. << Lascialo stare! >> gridò, spaventata.

 

Il demone non si riscosse per niente. Dato uno sguardo al bambino, riportò sempre con estrema calma la sua attenzione alla ragazza di fronte a sé.

 

<< Chi sono?....Io sono molte cose, alcune ti stupirebbero, altre forse spaventerebbero…Cosa voglio? Semplicemente portare a termine il mio incarico… >> le rispose lui sibillino, ghignando leggermente.

 

Buffy fremette d’impotenza.

 

Alle sue spalle poteva notare che Angel, non era più da solo a cercare di penetrare nella stanza. Con sollievo notò che erano giunti anche Giles, Xander e Willow, soprattutto Willow. Se c’era qualcuno che poteva fare qualcosa in quella situazione, poteva essere solo lei. Si rese conto che doveva guadagnare tempo, per darle il tempo di agire.

 

<< Che incarico? >> chiese, sperando in una spiegazione che ne regalasse un bel po’. La risposta che ottenne però, catturò completamente la sua attenzione.

 

<< Ho un regalino per questo bel pupetto. I Poteri che Sono, mi hanno incaricato di consegnargli la ricompensa pattuita per le sue azioni. >> disse infatti il demone, facendola boccheggiare sbigottita e confusa.

 

<< Ma…ma…tu sei un demone! >> balbettò, completamente dimentica degli altri. A quel punto la sola cosa che la interessava era saperne di più.

 

<< Oh, ma non mi dire! >> ghignò ancora più apertamente il demone. << Ed io che speravo di passare per un innocuo viandante. >> aggiunse arcuando un sopracciglio, come se fosse sorpreso.

 

“Accidenti ai demoni con lo spiccato senso dell’ironia!” pensò Buffy, recuperando però un po’ di buonumore. Se quanto lui stava dicendo era vero, non costituiva una minaccia per Spike. O si?

 

<< Intendevo, non sapevo che i Poteri che sono si servissero di demoni per le loro faccende… >> Buffy si bloccò, rendendosi conto che proprio la recente storia di Spike, stava confutando quello che diceva. << …come non detto… >> si riprese con una smorfia.

 

Il demone però, sembrò non aver udito l’ultima parte del suo discorso o perlomeno non ci fece caso. << Lavoro per i Poteri che sono, fin quasi dalla mia stessa creazione… >> disse, guardandola con un intensità tale da farle tornare i brividi addosso. << …sono l’unico che non li ha mai traditi, beh eccettuato il qui presente…ha svolto bene il suo lavoro, devo ammettere. >> aggiunse indicando baby Spike che ancora dormiva serenamente nel letto.

 

Anche gli occhi di Buffy si spostarono sul piccolo. I brutti segni che avevano rigato il suo volto, erano quasi completamente scomparsi, notò con un moto di tenerezza. Improvvisamente però, alcune delle parole che il demone aveva detto, le saettarono nella mente. Le ricordavano qualcosa, ma cosa?

 

<< Tu…tu servi i Poteri che sono da tanto? >> chiese mentre la mente le vorticava a velocità incredibile, c’era vicina lo sentiva. Poi un flash. Gli occhi le si allargarono di comprensione. Ora sapeva cosa. Attese con ansia la risposta, aveva un disperato bisogno di sapere se la sua intuizione era esatta.

 

<< Lo è. >> disse brevemente il demone, lasciandola per un secondo confusa. Poi comprese cosa fosse successo, lui poteva leggerle nella mente. Le pupille le si dilatarono dallo shock, quando capì anche il significato delle sue parole.

 

<< Tu…sei il demone che… >> cercò di chiedere, ma non riuscì proprio a pronunciare le parole che le vorticavano in mente.

 

Per alcuni brevi, ma lunghissimi secondi, nella stanza non si mosse una foglia. Poi il demone calò la testa annuendo, e Buffy si sentì a corto di aria.

 

<< Sono il demone a cui tu…e tante altre prima e dopo di te, devono i loro poteri. >>

 

Mai sentenza tanto eclatante, fu pronunciata in modo tanto semplice.

 

Buffy ne fu annientata.

 

Si ritrovava di fronte a colui che l’aveva resa ciò che era. La cacciatrice.

 

Era grazie al potere di quel demone che le scorreva nelle vene, se aveva potuto salvare il mondo tante volte.

 

Era grazie a lui, se la sua vita era stata tanto complicata.

 

Dentro di lei era nato un conflitto.

 

Gratitudine e rabbia.

 

Se non fosse stato per quell’essere, ora sarebbe stata soltanto una ragazza normale. Magari sarebbe stata già sposata e con dei figli. Non sarebbe morta per ben due volte. Non avrebbe dovuto passare tutte le notti a fare la ronda. Non avrebbe dovuto combattere contro il maestro, il sindaco, Glory…Non avrebbe mai incontrato né Angel, né…

 

Spike!

 

Il pensiero di lui, la invase dolcemente, riscaldandola dall’interno.

 

Tutto sommato ne era valsa la pena, pensò, mentre un sorriso tenero le saliva sulle labbra, mentre gli occhi le si colmavano della sua immagine. Vedere quel visetto dolce ed innocente, immerso nel sonno…

 

<< E’ carino quando dorme, vero? >> le giunse la voce del demone con dentro un insolita tenerezza, riscuotendola dai suoi pensieri.

 

<< Si… >> sussurrò lei, ancora sorridendo verso di lui, prima di rivolgere la sua piena attenzione al demone. Avrebbe voluto porgli delle domande su sé stessa, sapere perché proprio lei era stata scelta, ma qualcosa di più forte le premeva dentro. << Allora tu sei qui, per farlo tornare normale? >> chiese anteponendo i bisogni di Spike ai propri. Anche se, doveva ammettere che quello era anche un suo interesse. Decisamente.

 

<< Tranquilla, fra poco riavrai il tuo bel campione, anche se penso che la parola “normale”  non si possa applicare a lui. >> le rispose il demone, chiaramente leggendole anche nella mente.

 

<< Huh? >> fece Buffy confusa, chiedendosi se questo tizio ragionava come Angel, ricordando la sua battuta su Spike.

 

<< Pensavo sapessi che lui è stato creato appositamente per una ragione. Non è mai stato normale, non lo sarà mai. Come ti ho detto prima, lui è un campione. Tutto quello che io posso fare, è restituirgli il suo corpo da adulto. >> cercò di spiegarle il demone.

 

<< Ma la profezia diceva che il vampiro con l’anima, una volta compiuta la sua missione sarebbe tornato umano, vuoi dire che invece tornerà ad essere un vampiro? >>  chiese ancora Buffy, sporgendosi in avanti e rendendosi conto solo in quel momento di essere capace di muoversi. Evidentemente la sua presenza sul posto non veniva più avvertita come un impedimento.

 

<< Ho paura che tu abbia letto la profezia sbagliata. >> ghignò l’essere, facendola andare in confusione. << La profezia dello Shanshu, parla di ritorno alla vita, non all’umanità. Vita, che gli è già stata donata permettendogli di tornare. Un piccolo anticipo, per permettergli di compiere il suo fato. In fondo, anche se non era stato tutto merito suo, aveva appena salvato il mondo. >> continuò, chiarendole leggermente le cose.

 

Ma a Buffy non bastava.

 

<< Sarà lui stesso a spiegarti cosa è e cosa non è. >> la fece corta il demone, stufo di continuare a dare spiegazioni, e Buffy comprese che non era il caso di insistere.

 

<< Piuttosto…lo sai che mi hai fatto un bello scherzetto, attivando tutte le potenziali assieme? >> borbottò il demone, rivolgendosi di nuovo a baby Spike e osservandolo attentamente. << Per un paio di giorni mi sono trovato completamente a secco di energia, prima di riuscire a recuperare. Anche se devo ammettere che è stata una brillante idea. Per un bel po’, quella testa matta del Primo se ne dovrà stare buono. >> aggiunse ghignando.

 

Ghigno a cui Buffy si unì, facendogli un cenno come di scusa per averlo spremuto come un limone, si immaginò. Era confortante avere la sua approvazione, in fondo.

 

<< Ok, allora che ne dici se mi rimetto all’opera? Tu intanto puoi dire a quelli scalmanati là fuori che va tutto bene. >> propose il demone, non desiderando nient’altro che tornare alla sua bella caverna per fare un ulteriore riposino.

 

Buffy annuì, girandosi verso la porta, pronta a fare come richiesto. Una risata le sorse in gola, quando vide i suoi amici ancora intenti a cercare di entrare. Definirli scalmanati era stato un eufemismo. Sembravano stravolti. Angel con un bernoccolo in fronte, causato certamente da un tentativo di colpire con la testa la barriera. Xander che la colpiva incessantemente con un batticarne (un batticarne?). Willow che aveva tutti i capelli ritti come se avesse preso la scossa. Ed infine, Giles, che con gli occhiali tutti storti cercava di pronunciare degli incantesimi presi dal libro che aveva in mano.

 

Si sentì in colpa per non aver più pensato a loro, ma quella scena era troppo comica e surreale. Un pensiero improvviso però, la fece rivolgere di nuovo verso l’interno della stanza. << Aspetta! >> quasi gridò, mentre l’idea che l’aveva colta si consolidava nella sua mente.

 

<< E adesso che c’è? >> chiese il demone con fare stanco.

 

<< Potresti aspettare a farlo tornare adulto? >> quasi lo pregò Buffy, avvicinandosi a lui. << Prima c’è una cosa che vorrei tanto poter fare. >> concluse con un sorrisetto.

 

<< Aspettare quanto? >> chiese il demone che aveva ben intuito a cosa lei mirasse.

 

<< 24 ore non di più. Si può fare? >> supplicò Buffy.

 

<< Vada per 24 ore. In fondo, penso che la cosa gli piacerà. >> ghignò il demone << A domani. >> disse poco prima di scomparire improvvisamente nel nulla.

 

Buffy rimbalzò felice sui piedi, solo per girarsi un attimo dopo, quando i suoi amici caddero letteralmente dentro la stanza. Evidentemente la barriera era sparita nel momento in cui era sparito il demone. Risultato, ora a terra vi era un insieme di corpi tutti annodati fra di loro.

 

<< Willow…devi fare una cosa per me! >> esclamò eccitata Buffy, cercando di districare  l’amica dal gruppo, infischiandosene completamente degli altri, che la stavano sommergendo di domande.

 

<< Huh? >> fece Willow, con i capelli ancora tutti ritti ed un aria allucinata.

 

<< Ora ti spiego… >> continuò imperterrita Buffy prendendo l’amica sottobraccio e cominciando a spiegare.

 

Gli altri capirono che l’unico modo per sapere che diavolo era successo, era stare ad ascoltarla senza interromperla.

 

Forse prima o poi sarebbe venuto fuori.

 

*****************

 

Un paio d’ore più tardi, il mistero era risolto.

 

Willow stava già preparando in necessario per l’incantesimo richiesto, mentre il resto del gruppo stava commentando le nuove informazioni ricevute.

 

Giles, era deluso di non aver potuto parlare con il demone a cui in fondo doveva il suo lavoro di osservatore.

 

Xander aveva ripreso a battere la carne con il batticarne (accuratamente lavato) per preparare il pranzo (ecco perché ce l’aveva prima).

 

Angel si godeva la borsa del ghiaccio sulla fronte, tenuta premurosamente da Cordelia seduta sul suo grembo.

 

L’unico che se ne stava tutto tranquillo era baby Spike, che ancora dormiva serenamente, ignaro di tutto il macello che era successo.

 

<< Io sono pronta! >> annunciò Willow, arrestando così l’andirivieni nervoso di Buffy.

 

<< Sei sicura di volerlo? >> chiese ancora la strega, avendo fatto quella domanda più volte.

 

<< Più che sicura. >> esclamò Buffy decisa, mettendosi nella posizione indicata, accompagnata da un sottofondo di vari commenti a cui lei non diede peso.

 

Baby Spike stava per avere una bella sorpresa….

 

*******************

 

Spike, si risvegliò lentamente, aspettando ad aprire gli occhi.

 

Mano a mano che la coscienza gli tornava, la sua mente ripercorreva i momenti precedenti al suo svenimento.

 

Ricordava di essere riuscito ad inserire quella dannata chiave e girarla, ma poi più nulla, vuoto assoluto.

 

A quel pensiero, aprì gli occhi di scatto.

 

Era andato tutto bene?

 

Ma soprattutto, Buffy stava bene?

 

Gli bastarono un paio di secondi per capire di essere ancora un dannato bambino.

 

Maledizione, qualcosa doveva essere andato storto, ma cosa?

 

Un leggero sbuffo, proveniente dalla sua destra, lo fece volgere di scatto in quella direzione.

 

Oh Cristo!

 

I suoi grandi occhioni azzurri si erano allargati scioccati.

 

Si trovava  nella camera che aveva condiviso con Buffy e Dawn durante le notti precedenti, comodamente disteso sul letto. E non era solo.

 

Disteso addormentato accanto a lui, vi era un altro bambino…bambino???

 

Alzandosi a sedere, si piegò sul nuovo arrivato per scrutarne i lineamenti. C’era qualcosa di maledettamente familiare in essi.

 

Riccioli biondi, solo un po’ più scuri dei suoi, un nasino impertinente, ed una boccuccia leggermente socchiusa nel sonno….Oh mio dio!

 

No, no, non è possibile, no.

 

Pensava frenetico Spike, mentre con la mente rivedeva quel visetto, che aveva visto di nascosto anni prima, in delle foto a casa di Buffy.

 

Buffy?

 

<< Bu? >> chiese con la sua vocetta incerta e tremante, mentre allungava la manina per toccarle delicatamente una guancia.

 

Quando, a quel breve contatto, due immensi occhioni verdi si spalancarono ridenti, comprese definitivamente che non era un bambino che aveva a fianco, ma decisamente una bambina. La sua baby, come l’aveva tante volte chiamata. Evidentemente fino a quel momento aveva finto di dormire, per vedere la sua reazione quando si fosse svegliato.

 

Per qualche momento, rimase come ipnotizzato ad osservarla.

 

Era la bimba più carina che avesse mai visto.

 

La scooby gang, doveva aver fatto altri acquisti, perché lei indossava una versione ridotta, dell’abbigliamento che di solito metteva quando si allenava.

 

I pantaloni della tuta grigio chiaro, abbinati ad un top bianco, da cui si intravedeva la ciccetta del pancino, e naturalmente un paio di scarpine da ginnastica.

 

Era adorabile, non mancava nemmeno un minuscolo palettino, infilato nella cintura dei pantaloni, chiaramente di morbida plastica.

 

Una piccola cacciatrice in miniatura.

 

La sua cacciatrice!

 

Una sua risatina divertita, lo riscosse dai suoi pensieri  riportandolo alla realtà.

 

Bloody hell! Che diavolo sta succedendo?

 

Chiese in preda al panico, mentre baby Buffy, gli gettava felice le bracciotte attorno al collo.

 

<< Tranquillo Spike! >> gli giunse la voce di Willow, che se ne stava appoggiata contro la cornice della porta, con uno sguardo intenerito sul volto.

 

Tranquillo un accidente! Ero io a dover tornare adulto, non lei a tornare bambina. Che diavolo è andato storto?

 

Le disse Spike telepaticamente, inviandole uno sguardo truce, mentre al contempo, notava che il profumo della sua Buffy non era cambiato.

 

Dolce.

 

Intenso.

 

Sublime.

 

<< Niente è andato storto. >> gli stava rispondendo Willow, riscuotendolo dai suoi pensieri. << Diciamo che il tuo ritorno all’età adulta è stato ritardato di qualche ora…e Buffy ha deciso di approfittarne per togliersi un piccolo sfizio. La sua attuale condizione è temporanea, fra qualche ora potrà tornare perfettamente come prima. >>

 

Spike rimase senza parole a quella rivelazione e mentre la sua boccuccia rimaneva aperta a formare un “Oh!”, i suoi occhi notarono il guizzo di malizia che saettava in quelli di baby Buffy. Non era cambiata per niente. Aveva qualcosa in mente, ne era certo.

 

Ok, baby…e adesso che si fa?

 

Le chiese, pur non aspettandosi veramente una risposta, quando gli giunse, ne rimase decisamente sorpreso.

 

<< Ci divertiamo, cos’altro? >>

 

Le sue parole, accompagnate ancora da quello scintillio negli occhi, lo raggiunsero colpendolo con forza. Potevano comunicare. Come ciò fosse possibile, non gli sfiorò neppure la mente, l’unica cosa che importava era di fronte a lui in quel momento. Sogghignò.

 

Contaci!

 

********************

 

Ed il divertimento non mancò.

 

Per tutto il giorno, i due frugoletti, se la spassarono decisamente.

 

Non per un solo istante, furono raggiunti da pensieri adulti. Era come se fossero veramente tornati bambini, non solo nel corpo ma anche nello spirito. Domande del tipo: cosa sarebbe successo a Spike quando fosse tornato normale, non li sfiorarono minimamente.

 

Ulteriori spiegazioni non furono richieste o furono date.

 

Spike non si chiese affatto, quanto dovesse ancora rimanere in quello stato.

 

La sola cosa importante era godersi ogni ora, ogni minuto, ogni istante, di quella straordinaria e meravigliosa situazione.

 

Soltanto saltuariamente rinasceva in sè il suo vecchio io, soprattutto quando c’era da combinare qualche birichinata ai danni dei loro amici.

 

Aveva trovato in baby Buffy una complice perfetta per combinare guai, non lo avrebbe mai detto. Ne avevano fatte di tutti i colori.

 

Con la scusa di giocare ai cubi sotto la scrivania di Angel, i due complici, avevano legato anche se in modo arruffato, le stringhe delle scarpe del vampiro. Così che, quando erano velocemente sgattaiolati fuori dall’ufficio, Angel cercando di seguirli si era esibito in una caduta da manuale, finendo spalmato a terra, mentre loro se la ghignavano a tutto spiano.

 

Nessuno era rimasto indenne al loro passaggio.

 

Colpivano a tradimento e scappavano, facendo letteralmente impazzire tutti. Se accudire baby Spike si era rivelata una passeggiata, star dietro a quei due uniti, aveva richiesto un controllo continuo.

 

La Fan gang e la scooby gang, si erano dovuti organizzare per fare dei turni di guardia. Puntualmente però, non si sa come, quei due bricconcelli riuscivano ad eludere la sorveglianza. Preziosi documenti, ora recavano vistosi segni fatti con le matite colorate, con grande disperazione di Giles, Wesley ed Angel stesso.

 

I ripiani più bassi della cucina erano stati saccheggiati, ovunque si potevano vedere le tracce del loro passaggio, anche sui loro volti birichini ricoperti di marmellata. Avevano tentato di imboccarsi a vicenda senza molto successo. Più volte, si erano dovuti cambiare i vestiti, perché imbrattati di questa o quella sostanza, con loro sommo gaudio.

 

Infatti ogni volta era necessario ricorrere ad un bel bagnetto, ed i due si erano ritrovati insieme nella vasca, divertendosi come matti a schizzarsi a vicenda e a schizzare il malcapitato che doveva farglielo. Risultato, il gruppo ora era costretto ad andare a giro con abiti perennemente bagnati. Già si sentiva qualche starnuto a giro.

 

In poche parole, al termine della giornata, mentre i due frugoletti erano ancora nel pieno dell’energia, i loro tutori erano distrutti. Soltanto quando i piccoli iniziarono a dimostrare sonnolenza, tirarono un sospiro di sollievo. Ed erano già le quattro di notte.

 

Riportati in camera, e rivestiti con morbidi pigiamini di spugna, baby Spike e baby Buffy, vennero lasciati soli soletti nel lettone, con la speranza che non combinassero ulteriori guai.

 

Per sicurezza, Dawn rimase nascosta ad osservarli dalla porta lasciata socchiusa. Quella notte, o quel che rimaneva della notte, avrebbe dormito in camera con Willow, che ormai aveva chiuso definitivamente con Kennedy. Prima però voleva assicurarsi che sua sorella e Spike, si erano addormentati.

 

Aveva cambiato drasticamente parere sul fatto di diventare la sorella maggiore. Un'altra giornata come quella e si sentiva pronta per l’ospizio.

 

Il suo sguardo però si intenerì, vedendo baby Buffy accoccolarsi stretta a baby Spike, chiudendo gli occhi, dopo che si erano dati un dolce e innocente bacetto sulle labbra.

 

Sembravano la riproduzione vivente, di alcune famose vignette.

 

In silenzio Dawn arretrò dalla porta, comprendendo che il pericolo era passato. Meglio lasciali in pace, si disse, mentre si dirigeva sbadigliando verso la camera di Willow.

 

*******************

 

Spike se ne stava disteso e rilassato nel lettone, perfettamente conscio della presenza di baby Buffy accoccolata contro di sé.

 

Era così bello, stringerla nelle sue seppur minute braccia. La sensazione di quel corpicino caldo che lo avvolgeva. Sentire il suo respiro, che lentamente rallentava a causa del sonno.

 

Immergere il volto fra i suoi morbidi riccioli e aspirarne tutto il dolce profumo.

 

Era stata una giornata incredibile. Mai si era immaginato di poter passarne una simile.

 

Insieme avevano riso, giocato, combinato malestri.

 

Perfetto.

 

Solo così si poteva considerare quel giorno.

 

Si chiese intimamente, se mai sarebbe stato uguale, quando entrambi fossero tornati adulti.

 

Sarebbe rimasto qualcosa della complicità che avevano condiviso? O tutto sarebbe svanito alle prime luci dell’alba? A cui per altro mancava poco.

 

Ormai aveva la completa certezza del suo amore, del fatto che erano destinati a stare insieme, ma, sarebbero riusciti a raggiungere ancora la perfetta armonia che aveva caratterizzato le ultime ore?

 

Nel suo cuore sperava ardentemente di si.

 

In fondo, che fossero bambini o adulti, nulla era cambiato dentro di loro.

 

Sentiva distintamente il sonno farsi avanti, e lottava per non arrendersi ad esso. Non voleva perdere neppure un secondo di quella situazione. Guardare rapito il volto di baby Buffy, fattosi roseo nel sonno. La minuscola boccuccia che poco prima aveva sfiorato la sua, ammorbidirsi e socchiudersi.

 

La piccola bavetta che ne usciva non contribuiva a spezzare quel momento magico.

 

Era bellissima.

 

Era il suo angelo.

 

La sua cacciatrice.

 

Lentamente, le palpebre si fecero più pesanti, mentre il suono di una canzone, giungeva in lontananza.

 

Era strano, le parole di quella canzone sembravano quasi scritte per lui, per quel momento che stava vivendo.

 

Rilassandosi ulteriormente, se ne lasciò avvolgere.

 

Aerosmith

 

I Don't Want To Miss A Thing

 

 

I could stay awake just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure.

 

Potevo stare sveglio solo per sentire il tuo respiro

Guardarti sorridere mentre stai dormendo

Mentre sei lontano e stai sognando

Potevo trascorrere la mia vita in questo dolce abbandono

Potevo perdermi in questo momento per sempre

Ogni momento trascorso con te è un momento che conservo.

 

Ogni momento amore mio, ogni singolo istante…

 

Don't wanna close my eyes
Don't wanna fall asleep
'Coz I'd miss you baby
And I don't wanna miss a thing
'Coz even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you baby
And I don't wanna miss a thing

 

Non voglio chiudere i miei occhi

Non voglio addormentarmi

Non vorrei rimpiangerti piccola

E non voglio rimpiangere qualcosa

Anche quando ti sogno

I sogni più dolci che potei mai fare

Non vorrei ancora rimpiangerti piccola

E non voglio rimpiangerti qualcosa

 

Non voglio addormentarmi, non voglio perdere questo momento.

 

Laying close to you
Feeling your heart beating
And I'm wondering what you're dreaming
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes
And thank God we're together
I just want to stay with you in this moment forever
Forever and ever

 

Stendermi vicino a te

Sentendo il tuo cuore battere

E mi sto chiedendo cosa stai sognando

Chiedendo se mi stavi vedendo,

Poi bacio i tuoi occhi

E ringrazio Dio che stiamo insieme

Io voglio solo stare con te in questo momento per sempre

Per sempre e sempre

 

Non lasciarti mai, per l’eternità.

 

Don't wanna close my eyes
Don't wanna fall asleep
'Coz I'd miss you baby
And I don't wanna miss a thing
'Coz even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you baby
And I don't wanna miss a thing

 

Non voglio chiudere i miei occhi

Non voglio addormentarmi

Non vorrei rimpiangerti piccola

E non voglio rimpiangere qualcosa

Anche quando ti sogno

I più dolci sogni che potei mai fare

Non vorrei ancora rimpiangerti piccola

E non voglio rimpiangerti qualcosa

 

Perderti sarebbe come morire.

 

I don't wanna miss one smile
I don't wanna miss one kiss
I just wanna be with you
Right here with you just like this
I just wanna hold you close
Feel your heart so close to mine
And just stay here in this moment for all the rest of time
Baby, baby

 

Non voglio rimpiangere un sorriso

Non voglio rimpiangere un bacio

Voglio solo essere con te

Esattamente qui con te, come adesso

Voglio solo abbracciarti

Sentire il tuo cuore vicino al mio

E stare solo qui in questo momento per tutto il resto del tempo

Piccola, Piccola.

 

Non voglio perdere niente di te, mai lo vorrò.

 

Don't wanna close my eyes
Don't wanna fall asleep
'Coz I'd miss you baby
And I don't wanna miss a thing
'Coz even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you baby
And I don't wanna miss a thing

 

Non voglio chiudere i miei occhi

Non voglio addormentarmi

Non vorrei rimpiangerti piccola

E non voglio rimpiangere qualcosa

Anche quando ti sogno

I più dolci sogni che potei mai fare

Non vorrei ancora rimpiangerti piccola

E non voglio rimpiangerti qualcosa

 

***************

 

E mentre le ultime note della canzone sfumavano nell’aria, baby Spike chiuse completamente gli occhi, cadendo addormentato.

 

Sulle labbra un sorriso felice che si capiva, proveniva dal cuore.

 

 

 

Capitolo ventinove: La fine dei giochi.

 

 

 

Stava bene.

 

Anzi, benissimo.

 

Calda.

 

Protetta.

 

Amata.

 

Seppur profondamente addormentata, Buffy, era al contempo perfettamente consapevole di dove si trovava.

 

In paradiso.

 

Sì, quello non poteva essere altro che il suo paradiso, che credeva perduto.

 

In quel caldo bozzolo che l’avvolgeva, si sentiva di nuovo completa, risolta.

 

Era nel luogo che le era stato destinato, la ricompensa per tutte le sue fatiche, le sue angosce, i suoi patimenti. Lì poteva essere finalmente soltanto sé stessa. Non la cacciatrice, non la protettrice del mondo, non la guerriera che non lasciava avvicinare nessuno.

 

Era solo Buffy.

 

Nient’altro che questo.

 

Con un mugolio di gola, manifestò tutta il suo appagamento. Una mano molesta, però la raggiunse sulla spalla, scuotendola dolcemente da quella dolce dimensione. Chi mai poteva essere? Chi ancora una volta veniva a strapparla dal suo paradiso?

 

No, non voleva andare, questa volta si sarebbe opposta con tutte le sue forze, si disse cercando di rimanere aggrappata al sonno con le unghie ed i denti.

 

<< Buffy?...Svegliati…E’ tardi, fra poco arriverà il demone e tu devi ancora tornare normale. >> la voce di Willow, squarciò prepotentemente le mura dorate che l’avvolgevano.

 

Demone?

 

Tornare normale?

 

Di che diavolo parlava Willow?

 

Possibile che ancora una volta fosse l’amica, a strapparla dalla dimensione paradisiaca in cui si trovava?

 

<< Su, Buffy svegliati…dobbiamo fare in fretta…non vuoi vedere Spike tornare adulto? >> le risuonò ancora vicino all’orecchio la voce di Willow.

 

Spike?

 

Ancora ad occhi chiusi, baby Buffy, aggrottò le sopracciglia a quel nome, mentre un fiume in piena di ricordi le affollavano la mente.

 

Spike!

 

Sollevando le palpebre di scatto, Buffy tornò prepotentemente alla realtà.

 

Era stato tutto un sogno, dunque? La sensazione di essere tornata in paradiso, quella meravigliosa beatitudine che aveva provato?

 

No!

 

Era ancora lì.

 

Poteva sentirla, percepirla.

 

Guardandosi attorno con i grandi occhioni verdi allargati, ne cercò la fonte.

 

Un istante dopo, lo sguardo gli cadde su baby Spike, ancora addormentato e strettamente abbracciato a lei. E capì.

 

Nei giorni passati ci era arrivata così vicina, poco a poco aveva compreso quanto Spike avesse importanza nella sua vita, ma soltanto adesso capiva cosa realmente era. Capiva cosa aveva rappresentato la notte passata insieme a dormire, tutte le notti.

 

Perché si sentisse sempre invadere da tanta forza, avendolo vicino.

 

Lui, era il suo paradiso.

 

Il suo paradiso in terra.

 

Il luogo dove tutto il resto scompariva e rimaneva solo una gioia profonda.

 

Ancora scossa da quella consapevolezza, si districò con dolcezza dalle sue minute braccia, sbuffando a Willow che le metteva premura. Ora non c’era tempo per profonde riflessioni, ma, non appena fosse stato possibile voleva farlo partecipe di quella meravigliosa scoperta e discuterne con lui.

 

Discutere.

 

Parlare.

 

Presto lo avrebbero finalmente potuto fare di nuovo. Questo le diede una spinta di energia notevole, adesso non vedeva l’ora che il demone arrivasse.

 

Non vedeva l’ora che Spike tornasse adulto.

 

Con un guizzo tipico dei bambini, saltò felice al collo di Willow, pronta per tornare lei stessa adulta.

 

****************

 

Tutto si era svolto anche troppo velocemente.

 

Buffy in pochi secondi era tornata normale e nemmeno un paio di minuti dopo, era arrivato il demone. Questa volta non c’erano stati malintesi. Beh a parte quando Giles aveva cercato di attaccarci bottone, ma era stato bellamente ignorato, con suo grande disappunto.

 

Questa volta il demone sembrava avere poca voglia di chiacchierare. Si era fatto accompagnare nella camera dove baby Spike ancora ronfava serenamente ed aveva iniziato il suo trattamento.

 

Quando Buffy si era offerta di svegliare il piccolo, aveva risposto che era meglio lasciarlo dormire. Vai a sapere perché. Buffy aveva solo sperato che qualunque cosa il demone stesse per fare, non fosse doloroso. Era convinta che Spike avesse sofferto a sufficienza.

 

Tutti erano rimasti a guardare meravigliati quel prodigio.

 

La camera era zeppa di gente, ed avevano lasciato ben poco spazio al demone per operare, cosa che l’aveva chiaramente infastidito. Ragion per cui, i più timorosi, vedendo il suo cipiglio, se ne erano rimasti accatastati uno sull’altro sulla soglia, con Angel che li riprendeva continuamente per la confusione che facevano.

 

Era incredibile.

 

Per Buffy non era stato così, né diventare piccola, né tornare adulta. In un puff, le sue dimensioni erano cambiate. Un istante prima era una donna, un istante dopo una bambina e viceversa.

 

Ma con Spike…

 

Davanti ai loro occhi increduli, vedevano le membra tendersi, allungarsi. I lineamenti del volto farsi sempre più marcati. I capelli da biondo, tornare castano chiaro e poi di nuovo platinati. Persino i vestiti si modificavano, via il pigiamino di spugna, sostituito dalla classica maglietta nera e dai jeans che Spike indossava sempre.

 

Ed il tutto avvolto da una strana luce iridescente che lo avvolgeva.

 

Buffy, per un istante non represse un sorriso che le era sorto sulle labbra, vedendo Xander asciugarsi di nascosto una lacrima. Ne conosceva la ragione, a lui più che a tutti sarebbe mancato baby Spike, sperava soltanto che i sospetti che lei e Willow avevano avuto su Anya, si rivelassero esatti. Presto l’amico avrebbe avuto un frugoletto tutto suo da coccolare.

 

Per quanto la riguardava invece, ad ogni secondo che passava, sentiva crescere dentro di sé un eccitazione senza pari. Le mani le prudevano dal desiderio di poter di nuovo toccare il volto adulto di Spike, e non solo quello…

 

La consapevolezza che aveva acquisito poco prima, ancora le riecheggiava dentro, ed aveva un immenso desiderio di condividerla con lui.

 

Quando vide il demone, ritrarre le mani protese su Spike, e la luce svanire, si sarebbe quasi messa a saltellare dalla gioia.

 

<< Beh qui ho fatto! >> disse piuttosto bruscamente il demone, mentre con gli occhi sembrava non voler lasciare il corpo steso e ormai adulto di Spike.

 

Come fosse riuscito a continuare a dormire con tutto quel casino era un mistero. Eppure, i suoi lineamenti distesi, facevano capire che era ancora completamente immerso nel sonno. Forse il demone c’entrava qualcosa.

 

<< Quando si sveglia… >> iniziò a dire, con voce stranamente impacciata. << …ditegli che se ha ancora bisogno di me, sa dove trovarmi. >> concluse affrettatamente, mentre staccava rapidamente gli strani occhi fosforescenti dall’uomo disteso per fissarli su Buffy.

 

<< Abbi cura di lui. >> le borbottò, un istante prima di sparire nel nulla, proprio come aveva fatto la volta precedente, accompagnato però questa volta da una ovazione di “ohhhh”.

 

Buffy rimase qualche momento pensierosa. Aveva notato, in quegli strani occhi puntati su di sé, qualcosa che l’aveva colpita. Vi aveva riconosciuto del dolore, strano….poi il pensiero di Spike tornò predominante. << Su forza belli, tutti fuori! >> esclamò vigorosamente, agitando anche le mani, per far sloggiare gli ospiti che ora le risultavano indesiderati.

 

Voleva essere da sola con Spike, quando questi si sarebbe svegliato.

 

Per fortuna, Angel, sembrò comprenderla e le diede una mano a far uscire anche gli ultimi restii.

 

*******************

 

Chiudendo la porta della camera, Buffy, vi si appoggiò contro con la schiena per qualche minuto. Intenta solo a fissare la figura distesa sul letto.

 

Spike.

 

Mille pensieri e mille emozioni le vorticavano dentro.

 

Prendendo un profondo respiro, si distaccò lentamente dalla porta, avanzando verso il letto.

 

Sempre con lentezza, quasi esasperante, si sedette sulla sponda. Gli occhi che non avevano lasciato per un secondo quel volto.

 

Alzando una mano, ve la passò sopra senza toccarlo. Disegnando con le dita, prima il mento e le morbide labbra, poi gli zigomi e gli occhi, fino a giungere alle sopracciglia. Lì si arrestò.

 

Il suo sopracciglio sinistro era tornato esattamente come prima. La cicatrice che lo solcava, che nella versione infantile era scomparsa, ora spiccava nettamente. Un sorriso le si dipinse sulle labbra. Strano, ne era felice. Di lui le era mancato anche quello. Il suo modo particolare di alzarlo, che gli dava tanto l’aria da big bad…

 

Poi la mano riprese a correre, ora verso il basso, delineando il collo, le spalle  ed il torace coperto dalla maglietta.

 

Lui era la sotto.

 

Lo sentiva, lo percepiva con tutta sé stessa. Il suo Spike, il suo angolo di paradiso su questa terra.

 

Stranamente, le venne in mente una canzone che aveva sentito tempo prima. Ora quelle parole sembravano essere state scritte per lei.

 

Senza rendersene conto, prese a canticchiarla.

 

 

Artista: Shakera


Titolo: Underneath Your Clothes


Titolo Tradotto: Sotto I Tuoi Vestiti

 

 

You're a song
Written by the hands of god
Don't get me wrong cause
This might sound to you a bit odd
But you own the place
Where all my thoughts go hiding
And right under your clothes
Is where I find them

 

Sei una canzone
scritta dalle mani di Dio
non fraintendermi
perchè potrebbe sembrarti un pò strano
ma tu sei il posto
Dove tutti i miei pensieri vanno a nascondersi
è proprio lì sotto i tuoi vestiti
che io li trovo

 

<< Sei stato creato apposta, apposta per me. >>

 

Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey

 

Sotto i tuoi vestiti
C'è una storia infinita
C'è l'uomo che ho scelto
C'è il mio territorio
E tutte le cose che merito
Per essere una così brava ragazza, tesoro

 

<< Quante cose ho appreso in questi pochi giorni su di te, e quante ancora ne dovrò apprenderne… >>

 

Because of you
I forgot the smart ways to lie
Because of you
I'm running out of reasons to cry
When the friends are gone
When the party's over
We will still belong to each other

 

A causa tua
Ho dimenticato come si fa a mentire
a causa tua
sto esaurendo i motivi per piangere
Quando gli amici non ci sono
Quando la festa è finita
Noi continuiamo ad appartenere l'uno all'altra

 

<< Mi sei rimasto vicino quando gli altri se ne erano andati…sei sempre rimasto al mio fianco… >>

 

Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey

 

Sotto i tuoi vestiti
C'è una storia infinita
C'è l'uomo che ho scelto
C'è il mio territorio
E tutte le cose che merito
Per essere una così brava ragazza, tesoro

 

(ripetuto per due volte)

 

<< Ma io ti merito veramente? >>

 

I love you more than all that's on the planet
Movin' talkin' walkin' breathing
You know it's true
Oh baby it's so funny
You almost don't believe it
As every voice is hanging from the silence
Lamps are hanging from the celing
Like a lady to her good manners
I'm tied up to this feeling

 

Ti amo più di qualunque cosa su questo pianeta
Più del muovermi, parlare, camminare, respirare
Sai che è vero
Oh è così strano tesoro
E' da non credere
Così come le parole restano legate al silenzio
Così come i lampadari sono legati al soffitto
Così come una signora resta legata alle sue buone maniere
Io sono legata a questo sentimento

 

<< Mai avrei creduto di poterti amare così…eppure è vero. >>

 

Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey

 

Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good

For being such a good

 

Sotto i tuoi vestiti
C'è una storia infinita
C'è l'uomo che ho scelto
C'è il mio territorio
E tutte le cose che merito
Per essere una così brava ragazza, tesoro

Sotto i tuoi vestiti
C'è una storia infinita
C'è l'uomo che ho scelto
C'è il mio territorio
E tutte le cose che merito
Per essere una così brava ragazza,

Per essere una così brava ragazza,

 

<< Sei tu il mio paradiso ora lo so, prego solo di poter essere io il tuo… >>

 

***********************

 

Spike si svegliò lentamente, allietato da una voce che canticchiava.

 

La voce di Buffy.

 

A parte quella volta del demone canterino, non gli era mai capitato di sentirla cantare. Aveva una bella voce, un po’ esile forse, ma che trasmetteva emozioni. Non comprendeva le parole che lei sussurrava canticchiando, ma sentiva che per lei avevano un senso dal modo in cui le pronunciava.

 

Sembrava felice, poteva sentirla tale, sempre senza aprire gli occhi, alzò una mano per passarsela sugli occhi. Bastò questo gesto, perché lei smettesse di cantare e la cosa gli dispiacque.

 

Alzando lentamente le palpebre, cercò di mettere a fuoco le immagini. Vide un palmo.

 

Il palmo della sua mano.

 

La mano di un uomo e non quella di un bambino.

 

Si alzò di scatto a sedere sul letto, tastandosi addosso, mentre si sentiva invadere dal sollievo. Era tornato.

 

La mano gli rimase ferma sul petto, incredula di sentire ancora il cuore battere. Il cuore di un uomo, il suo.

 

Lentamente sollevò gli occhi allargati di meraviglia, fino ad incontrare quelli verdi di Buffy. Lei stava sorridendo.

 

<< Sono tornato. >> disse annegando in quegli occhi che ora sembravano ridere.

 

<< Sì. >> rispose ridacchiando Buffy, commossa nel vederlo tanto emozionato.

 

<< Come? >> chiese Spike, alzando un sopracciglio.

 

<< Come, cosa? >> chiese Buffy guardandolo leggermente confusa.

 

<< Come? >> ripeté Spike, gesticolando stavolta per indicare il suo corpo. << Ieri la Rossa mi ha detto che la cosa era stata rimandata, ma io non ho chiesto di più e non mi è stato detto altro, quindi ora chiedo…Come? >>

 

Buffy ridacchiò divertita per la sua agitazione, in effetti il giorno prima non avevano perso tempo in chiacchere, avevano semplicemente goduto del momento. << Oh…il grosso demone verde è tornato e ti ha fatto tornare adulto. >>

 

<< Tornato? Demone? Che demone? >> chiese Spike che non ci aveva capito nulla.

 

<< Il demone. >> ripeté Buffy. << Grosso, occhi fosforescenti, strani tentacoli sulla schiena, simpatico  devo dire. Quello che aveva donato il potere per creare la cacciatrice…ieri era venuto, ma io gli avevo chiesto di aspettare…lo sai perché. Beh oggi è tornato ed ha fatto quello che doveva. >> iniziò a spiegare Buffy, non accorgendosi di come Spike si era irrigidito. << Ah, dimenticavo, oggi ha detto che se avevi ancora bisogno di lui sapevi dove trovarlo. Lo conoscevi gia? >> chiese.

 

<< E’ stato qui? >> chiese Spike con voce alterata, alzandosi di scatto dal letto e prendendo a camminare su e giù per la stanza, con Buffy che lo guardava allibita e preoccupata.

 

<< Spike, che c’è? Che succede? >> chiese quasi spaventata, le sembrava quasi di osservare una pantera in gabbia. << Sei stato tu, a dirci che la prima cacciatrice era stata creata grazie a quel demone e che lui serviva i Poteri che Sono. Perché sapere che è stato qui ti turba tanto? >> gli chiese ancora, quando non ebbe risposta alla prima domanda.

 

<< Spike! >> lo riprese, quando non ebbe risposta neanche alla seconda. << Ora mi fai il piacere di metterti seduto qui e mi dici che cosa c’è che non và. >> disse, afferrandolo  di forza per un braccio e riportandolo verso il letto. << Allora? >> incalzò, quando lui rimase seduto ma in silenzio e con lo sguardo fisso a terra.

 

Spike rimase in silenzio ancora per qualche momento, continuando a fissarsi i piedi. Poi avvertendo l’impazienza di Buffy, che si era posta davanti a lui, con le braccia incrociate sul petto, comprese che qualcosa la doveva pur dire. << E’ stato lui a restituirmi l’anima. >> biascicò lentamente.

 

<< Uh? >> fece Buffy, lasciando cadere le braccia stupita. Questo non se lo sarebbe mai immaginato. << Vuoi dire che è lui, quello di cui mi parlasti? La leggenda di cui avevi sentito parlare? >> chiese memore di quanto Spike le aveva raccontato a suo tempo, in risposta ottenne solo un cenno della testa, mentre lui continuava ostinatamente a tenere la testa bassa. << E dove sta il problema? >> chiese andando al sodo.

 

<< Il problema è che tutta la mia vita è stata solo un inganno! >> sbottò veemente Spike, rialzandosi dal letto e riprendendo a camminare con lunghi passi nervosi. << Tutto è stato deciso per me. >> continuò alzando il tono della voce. Buffy questa volta non cercò di fermalo, ma si sedette prestandogli tutta la sua attenzione.

 

<< Tutto quello che pensavo di aver deciso da solo…le scelte che pensavo di aver fatto…erano solo bugie. Sono stato manovrato come un burattino, senza volontà né sentimenti…forse hanno guidato pure quelli. >> ringhiava intanto Spike, tirando pugni nell’aria.

 

<< Spike, calmati. >> provò a dirgli dolcemente Buffy, cercando di placarlo. << Perché pensi questo? Ti prego dimmelo. >> aggiunse afferrando al volo una delle sue mani che le passava vicino e tirandolo a sé.

 

<< Ma non capisci? >> rispose Spike, fissandole la cima della testa e rifiutandosi di incontrare il suo sguardo. << Quella notte…la notte in cui io ti…quella notte… >> le parole non volevano proprio uscirgli fuori.

 

Buffy però comprese a quale notte si riferiva. << Shhh…va tutto bene…è passata, l’ho dimenticata. >> disse cercando di dargli conforto. << Tu sei cambiato dopo di allora, lo so. >> aggiunse prendendo la sua mano e portandosela alla guancia.

 

<< No, non lo sai. Credi di saperlo, ma non lo sai. >> disse piano e con amarezza Spike, pur non interrompendo quel contatto che leniva il suo dolore. Quando Buffy tirò ancora più indietro la testa, per poterlo guardare negli occhi, si sentì perduto. Ora che li aveva incontrati non sarebbe più riuscito a fuggire. << Io sono un demone, Buffy. E non importa che tu dica che sono un uomo. Io so cosa sono. >> disse sentendosi la gola stringersi in un groppo doloroso.

 

Quando vide che lei scuoteva la testa e cercava di parlare, spostò la mano dalla sua guancia per premerla dolcemente sulle sue labbra. << Ti prego, ascoltami. Tu una volta mi hai detto di avermi visto cambiare. Che avevi visto l’uomo vincere sulla bestia. Che per questo ti fidavi di me…Non hai idea di quanta forza mi hanno dato quelle parole, anche se sapevo che non erano vere…Oh, non sto dicendo che tu mentivi, era per questo che erano tanto belle, perché tu eri sincera quando le dicevi, le sentivi…solo che non avevi capito come stavano le cose, ancora oggi non lo capisci. >>

 

Buffy lo guardò turbata, con i grandi occhi verdi pieni di confusione. Che stava dicendo? Perché faceva così? Aveva sperato che al suo risveglio tutto sarebbe stato meraviglioso e perfetto, ed invece…ora questo. << Allora spiegamelo. >> disse piano, spostando la sua mano che ancora gli rimaneva calda sulle labbra.

 

<< Non sono un uomo, Buffy… >> disse stancamente Spike, afflosciandosi seduto accanto a lei, ma continuando a tenerle la mano. << L’uomo, se mai è esistito, è morto più di un centinaio di anni fa, hai visto tu stessa come. >> le disse stringendo quella piccola mano. Buffy non disse niente, si limitò solo a mettere anche l’altra mano, sopra le due unite.

 

Tirando un sospiro, Spike cercò le parole adatte per continuare. << Io sono un demone. Oh certo, adesso ho di nuovo la mia anima e mi è stata donata la vita, ma questo non cambia le cose…bene e male uniti in equilibrio, ricordi? Il giocattolo perfetto che i Poteri che Sono hanno creato per risolvere qualche problemuccio, ecco quello che sono… >>

 

<< Ma… >> disse velocemente, sentendo che Buffy stava per parlare. << …Non avevo una dannata anima quella notte…quella maledetta notte! >> aggiunse guardandola fissa negli occhi e pregandola con lo sguardo di farlo finire di parlare. << Io stavo male Buffy…quando mi sono reso conto di cosa stavo per farti…dio, mi sarei impalettato da solo. Ero un demone e stavo male per qualcosa che avevo fatto…non capisci il controsenso? >> le chiese cercando di farle capire quale fosse il nocciolo del problema. Gli occhi di Buffy si allargarono stupiti, segno che aveva compreso.

 

<< Io stesso ne rimasi allibito, mi dicevo…perché l’ho fatto…ma soprattutto, perché non l’ho fatto? Dopotutto ero un demone, da me ci si aspettava che facessi del male e che non ne provassi rimorso, invece lo provavo. Fu allora che capii quanto profondamente ero cambiato. Non mi comportavo da umano e neanche da demone, non ero più nell’uno e né l’altro. Non è stato l’uomo a capire Buffy…ma il demone. Ho compreso che in quel modo non potevo continuare, che se proprio dovevo cambiare dovevo farlo fino in fondo. Non è stato l’uomo a vincere sulla bestia, ma la bestia su sé stessa…e quella è ancora qui, sono io. >> concluse chiudendo gli occhi, e deglutendo dolorosamente per quella verità che gli premeva dentro, sperava solo che lei comprendesse ed accettasse.

 

Buffy lo guardò con tenerezza, ora capiva il suo tormento interiore, capiva perché non le aveva creduto là nella bocca dell’inferno. << Sinceramente non so cosa sei, lo devo ammettere… >> iniziò a dirgli con calma, stringendo la sua mano. <<…non penso che tu sia più un vampiro, ma anche se lo fossi…non cambierebbe nulla. >> a queste parole, Spike aprì gli occhi e la guardò piegando la testa da una parte. << Perché la cosa importante che so…è che non importa cosa tu sia qui dentro… >> gli disse ancora Buffy, toccandogli il torace. <<…che sia stato l’uomo o la bestia a vincere…non importa chi è il vincitore…quello che importa è che ha vinto, e che amo quello che ha saputo diventare. >> concluse, sorridendogli sicura.

 

Spike, si sentì perdere, annegare, in quello sguardo pieno di sentimenti e di calore, peccato che durò solo per poco. Pochi istanti dopo, infatti il suo sguardo si rabbuiò di nuovo, mentre un pensiero molesto gli ricompariva nella mente. << Ma sono stato veramente io a vincere? >> chiese, mentre Buffy assumeva un espressione confusa.

 

<< Che intendi? >> gli chiese infatti disorientata.

 

<< Quella notte…mi venne in mente lui…mi ricordai di aver sentito parlare di un demone che esaudiva i desideri di chi considerava degno, decisi di andarci, per chiedergli di riavere la mia anima. Ora mi chiedo, fu veramente una mia scelta? O invece sono stato in qualche modo influenzato a prenderla? Il fatto che fosse proprio lui quel demone…lo stesso che lavorava per i Poteri che Sono…oh, non che all’epoca lo sapessi…il problema però è proprio questo…e se le mie stesse decisioni, fossero state prese in realtà da qualcun altro? >> si decise a spiegare Spike, dopo un lungo silenzio.

 

Buffy aggrottò le sopracciglia, concentrandosi sul problema. Capiva, perché Spike si sentisse come se tutta la sua vita fosse stata orchestrata fin nei minimi particolari, ma era veramente importante? << E’ veramente importante saperlo? >> chiese ancora pensierosa, alzando poi una mano per chiederle di ascoltarla. << Tu stesso, mi hai detto che riuscire ad ottenere la tua anima è stato difficile e doloroso. Che importanza ha perché lo hai deciso di fare, l’importante è che tu non ti sia mai pentito di averlo fatto e che hai messo tutto te stesso per farlo, l’importante è che tu hai guadagnato la tua anima. >>

 

Spike rimase in silenzio, riflettendo su quanto Buffy aveva detto. << Hai ragione…riprendermi l’anima è stata la cosa più difficile che io abbia mai fatto, un paio di volte ho pensato proprio di essere spacciato, ma poi pensavo a te…al fatto che volevo darti quello che meritavi, ed andavo avanti. >> ammise.

 

Buffy gli sorrise radiosa, felice di sapere che aveva pensato sempre a lei, durante quei momenti difficili. << Visto? >> gli disse eccitata << E poi il fatto stesso, che tu abbia dovuto penare tanto, ti dovrebbe far capire che ci sei riuscito da solo. Non c’erano i Poteri che Sono lì a combattere accanto a te, altrimenti sarebbe stato più facile. >> aggiunse guardandolo come se fosse un eroe.

 

Spike per la prima volta in più di cento anni, si sentì le guance arrossare. Imbarazzato, borbottò: << Tutte le cose importanti, sono difficili da ottenere. Ma poi, vale la pena il prezzo che si è dovuto pagare. >> pensando che lei era valsa tutte le pene di questo mondo.

 

Buffy però fraintese. << Beh, si…penso di si…un anima è molto importante…certo che tu hai dovuto pagare un prezzo molto alto.  Non come Angel che non ha dovuto fare nulla per averla…beh a parte fare fuori un sacco di persone… >> disse pensierosa.

 

A Spike venne da ridere, sia perché lei era adorabile con quel nasino arricciato e l’espressione un po’ sdegnata, ma soprattutto perché, la sentiva parlare male di Angel. << Anche lui ha pagato, baby. >> le disse, provando un impulso di sincerità. Maledetta anima.

 

<< Uh? >> chiese Buffy riscuotendosi dai suoi pensieri. << Oh, parli del fatto che da quando ce l’ha prova dei rimorsi? Beh, ma quelli ce li hai anche tu, no? >> disse , mordendosi subito dopo la lingua, ricordando quanto fosse stato male i primi tempi, senza contare che dentro di sé, sapeva bene che lui ne soffriva ancora.

 

Facendo una smorfia, Spike scosse la testa. << Quella è normale amministrazione. Non puoi spassartela facendo fuori mezza Europa e poi aspettarti che l’anima se ne stia buona, buona. Anche se ammetto che non ero preparato al fatto che fosse così difficile averla. No, io mi riferivo al fatto della maledizione…anche se Angel ha ignorato tranquillamente per una settantina di anni, che non poteva essere felice. D’altra parte, se non fosse stato per te, mi sa che non lo avrebbe scoperto mai, quello è un depresso cronico. >> ghignò.

 

<< Ohh! >> esclamò Buffy, rendendosi conto che Spike aveva ragione. Essere condannati all’infelicità eterna era senza dubbio un grosso prezzo da pagare. Certo però, che negli ultimi tempi, Angel le era sembrato piuttosto allegro, molto di più del suo solito doveva ammettere. Questo pensiero le gelò il sangue nelle vene.

 

<< Spike, dobbiamo correre subito da Angel. >> disse alzandosi di scatto dal letto, cercando di far alzare anche lui. << E’ troppo allegro da qualche giorno ed io ho paura che se lui e Cordelia restano soli… >> si interruppe, quando Spike, invece di alzarsi a sua volta, la tirò per un braccio facendola tornare a sedere.

 

<< Non succederà nulla, tranquilla. >> le disse, afferrandola per entrambi gli avambracci, cercando di calmarla.

 

<< Spike? >> chiese Buffy con fare inquisitorio, alzandogli un sopracciglio nel vederlo così calmo e rilassato. C’era di sicuro qualcosa sotto. << Tu come fai a sapere che non succederà nulla? >>

 

E Spike diventò ancora una volta tutto rosso. << Non l’ho fatto apposta. >> disse precipitosamente, come se volesse difendersi. << Era la prima volta che usavo la mia energia spirituale, consapevolmente intendo, insomma non come nella bocca dell’inferno…lì ha cominciato a funzionare tutto da solo… >> bofonchiò come spiegazione, mentre vedeva il sopracciglio di Buffy arcuarsi sempre di più.

 

<< Non ho saputo dosarla bene…tirare fuori Cordelia dall’oscurità dove era finita era difficile, così ce l’ho messa tutta…beh non proprio tutta, altrimenti adesso anche Los Angeles sarebbe un mucchio di macerie…comunque Angel era lì…e un po’ dell’energia è finita anche su di lui…diciamo che ho lavato un po’  anche la sua anima… >> disse imbarazzato, guardandola di sottecchi.

 

<< La maledizione…vuoi dire che la maledizione… >> boccheggiò Buffy, rendendosi conto della forza della natura che aveva accanto.

 

<< Puff! >> fece Spike alzando le mani con le palme in alto e restringendosi nelle spalle. << La maledizione è sparita. >>

 

<< Oddio! >> Buffy scosse la testa, ancora incredula. << Dovremo informarlo. >> disse piattamente, mentre un ghigno le si formava sulle labbra.

 

<< Ora? >> chiese Spike, che non aveva proprio voglia di andare dal suo ex gran sire.

 

<< No. >> rispose Buffy, mentre il ghigno si allargava. Aveva in mente qualcosa di meglio. << Dunque…allora, tanto per saperlo…tu cosa sei? >> gli chiese scrutandolo attentamente.

 

<< Uhm… >> rispose Spike, sentendosi in imbarazzo sotto quello sguardo che sembrava volerlo spogliare. La sola idea gli fece venire una vampa di calore sul volto. << Beh…sono un demone come ho detto…ma particolare, dato che sono stato purificato, il che ha fatto di me un essere non più inferiore. Mi è stata concessa la vita, e con essa tutte le opzioni che comporta. Stare al sole, niente problemi con oggetti religiosi, non dover più nutrirmi di sangue ma poter mangiare normalmente, invecchiare anche se lentamente… >>

 

<< Ed avere bambini? >> chiese Buffy interrompendo la sua lista. Lei si era già fatta un idea ben precisa, di come i Poteri che sono, avevano risolto il suo problema di cacciatrice. Un bambino, figlio suo e di Spike, sarebbe stato certamente un essere speciale. Attese la risposta con ansia.

 

<< Avere bambini… EH? >> rispose tranquillo Spike, continuando il suo elenco, solo per rendersi conto un secondo dopo di quanto lei aveva detto. Diventando di brace, bofonchiò nervosissimo. << Si…beh ecco…il fatto è che… >> le sue parole smozzicate, caddero nel nulla, Buffy era tutta concentrata per fatti suoi.

 

<< Bene, perché ho scoperto che mi piacerebbe avere dei figli. L’esperienza con te è stata illuminante. Certo però che se vogliamo avere dei bambini, sarebbe meglio se prima ci sposassimo… sai sono un tipo all’antica su certe cose. Prima il matrimonio, poi i bambini eccetera eccetera.  >> stava dicendo, rivelando a voce alta le sue riflessioni, senza accorgersi che Spike stava letteralmente annaspando. Già gli sembrava un sogno che lei lo amasse, il solo pensiero di sposarla ed avere dei figli, anche se sapeva che era stato messo in conto era troppo. La sua espressione divenne sognante, mentre già si immaginava all’altare.

 

<< Spike mi vuoi sposare? >> stava intanto chiedendo Buffy, che lo scrollò per farlo tornare sulla terra e poi gli ripeté la domanda. << Mi vuoi sposare? >>

 

Spike deglutì a vuoto per un paio di volte, salivazione a zero, cuore che sembrava impazzito e lo stava assordando con il suo battere, respirazione assente, stile apnea. << E tu saresti un tipo all’antica? >> riuscì a emettere con un filo di voce. << Ai miei tempi erano gli uomini a chiedere alle donne di sposarsi, e per quanto ne so lo fanno ancora… >> aggiunse, cercando rifugio nel suo vecchio modo di fare ironico.

 

<< Tu non sei un uomo, lo hai appena detto, e neanche io sono una donna normale, sono la cacciatrice, ricordi? Allora? >> lo rimbeccò Buffy, sogghignando. Le erano sempre piaciute le loro schermaglie verbali, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

 

Assumendo un aspetto serio, Spike le prese il volto fra le mani. << Buffy sei sicura di volerlo? Non ha importanza quello che vogliono i Poteri che Sono, che si fottano. Ma tu…sei sicura? >> le chiese, guardandola fissa negli occhi e sentendosi morire ogni istante, prima che le sue labbra si aprissero di nuovo.

 

<< Guarda che qui, chi aspetta una risposta sono io!  E lo sai che non ho molta pazienza. >> gli disse lei con un ghigno, che lo riempì di una gioia immensa.

 

<< Non saprei…Tutta l’eternità legato ad una donna bisbetica, che mi prende sempre a calci, impaziente e dispotica…ci devo pensare. >> le rispose, ghignando a sua volta, forte ormai della situazione.

 

<< Io non sono bisbetica. >> abboccò all’amo Buffy, facendo il broncio, distendendolo rendendosi conto solo pochi secondi dopo di un particolare importante. << Tutta l’eternità ? >> chiese allargando gli occhi stupefatta.

 

<< Uhm già…regalino aggiuntivo…i Poteri che sono hanno deciso che se mi sposo potrò stare con la mia lei per tutta l’eternità, persino in paradiso pensa te! >> disse placido Spike, sbolognando con semplicità una bomba del genere.

 

Un secondo dopo, si trovava ribaltato sul letto, con Buffy che gli saltava addosso, tenendolo per la maglietta ed uno sguardo feroce dipinto in viso. << E quando pensavi di dirmelo? Tu…tu sei impossibile! Dio solo sa come faccio ad amarti tanto. Ora vedi di rispondere in due secondi, altrimenti giuro che ti impaletto…Mi vuoi sposare o no? >> gli gridò quasi, incenerendolo con lo sguardo.

 

<< Sì, Sì! Va bene ti spos… >> Spike non riuscì nemmeno a finire la risposta, un secondo dopo la bocca di Buffy era sulla sua. Ed il resto del mondo scomparve.

 

Diversi minuti dopo, Buffy e Spike erano distesi sul letto, facendosi le coccole, quando Buffy, aggrottò le sopracciglia pensierosa.

 

<< Spike? >> chiese, dandogli un bacio sotto la gola. << Perché ti aveva turbato tanto il fatto che quel demone fosse venuto qui? Non era solo per la faccenda delle decisioni, vero? >>

 

Spike sospirò, non c’era niente da fare, alla sua cacciatrice non riusciva a nascondere nulla. Anche lei ormai aveva imparato a conoscerlo bene, anche troppo bene. << E’ una lunga storia…ti dispiace se te la racconto in un altro momento? >> le chiese, sperando che lei capisse che non si sentiva ancora pronto ad affrontare quel discorso.

 

Lei capì.

 

<< Va bene…aspetterò! Tanto abbiamo tutta l’eternità per stare insieme, no? >> rispose Buffy, dopo aver riflettuto un attimo.

 

<< Si. Tutta l’eternità! >> sussurrò piano Spike.

 

 

Fine.

 

 

 

Epilogo

 

 

Tre anni erano passati, da quando baby Spike era riuscito a chiudere per sempre la connessione fra la nostra dimensione e quella dei Senior Partners. Molte cose erano cambiate, mentre altre erano rimaste le stesse.

 

Xander ed Anya erano i felici genitori di un bel bebé, nato neanche otto mesi dopo gli eventi precedentemente narrati. Le previsioni di Buffy e Willow si erano infatti rivelate esatte, Anya aspettava un bambino. Il frugoletto, che adesso aveva più di due anni e a cui era stato dato, udite udite, il nome di William, era una vera peste, ma al contempo, la gioia infinita dei loro genitori.

 

Xander, si era ripreso velocemente dalla scomparsa di baby Spike, mentre invece era letteralmente svenuto cadendo a terra, quando Anya gli aveva rivelato di essere incinta. Non si erano ancora sposati, ma convivevano felicemente. Anya infatti era ancora titubante nel tornare davanti all’altare, nonostante Xander giurasse e spergiurasse che questa volta non l’avrebbe piantata, erano tutti consapevole che prima o poi però ci sarebbero arrivati.

 

Lui e Spike inoltre erano riusciti a diventare amici, e talvolta Xander quando voleva prendere in giro Spike, non si riferiva più ai suoi trascorsi di non morto, ma proprio al periodo in cui era stato un bambino. Ora che Spike era in grado di arrossire, Xander non si perdeva un occasione per rinfacciargli quando lo chiamava cio, anche se il più delle volte finiva con Xander che scappava e Spike che lo rincorreva, alla fine tutto si risolveva tutto in una bella risata collettiva.

 

Willow adesso aveva un'altra relazione con una ragazza. Questa volta però la sua nuova compagna sembrava ottenere l’approvazione di tutti. Era un tecnico informatico che lavorava assieme a lei, presso la nuova sede del consiglio degli osservatori. Era un tipo minuto, ma deciso, assomigliava un po’ a Buffy a dire il vero, se non che, Allie, questo era il suo nome, oltre ad avere i capelli neri, sembrava avere anche la dolcezza della povera Tara.

 

Tara. Willow non aveva mai smesso di cercarla. Forte dei suoi poteri che adesso stava imparando a gestire al meglio, setacciava dimensioni, nella speranza di trovarvi traccia della donna tanto amata. Ormai non lo faceva più con la speranza di riportarla a sé, aveva accettato la cosa. Piuttosto sentiva il bisogno di scusarsi con lei, per gli errori che aveva commesso. Negli ultimi tempi aveva infatti raggiunto la stabilità non solo dei suoi poteri, ma anche emotiva.

 

Giles, forte delle nuove informazioni sulla prima cacciatrice ed il demone che l’aveva creata, era tornato in pompa magna in madre patria. Qui si era dato parecchio da fare per ricostituire il Consiglio degli Osservatori, diventandone il capoccia. Ultimamente frequentava una cacciatrice, attivata dall’incantesimo di Willow, che aveva quasi la sua età.

 

Amely, così si chiamava, era un tipetto allegro e sbarazzino (francese se non si fosse capito), che non si era turbata poi tanto, nel venire a sapere di essere diventata una cacciatrice alla soglia dei 45 anni. Anzi, era stata felice di avere strappato la palma di più anziana a Buffy. Giles, suo malgrado si era visto costretto a stare con lei, dato che la prima volta che si erano conosciuti, invece della solita e classica stretta di mano, si era invece sentito pizzicare il sedere, con successivo commento entusiasta per la solidità. In poche parole era diventato la barzelletta vivente della scooby gang, che imperversava nello spettegolare e scherzare sulla felice e stranamente assortita coppietta.

 

Down, adesso frequentava un prestigioso college inglese, dove erano andati a studiare tutti gli osservatori del consiglio. Infatti la ragazza, aveva ormai deciso che era quello il suo futuro. Si era inoltre fatta un bel gruppetto di amiche, sia fra la nuova selva di cacciatrici, che fra i suoi compagni di studi. Era molto richiesta alle feste e diversi giovanotti le correvano dietro, suscitando la preoccupazione sia di Buffy che di Spike.

 

Angel, viveva ancora a Los Angeles ed aveva riaperto ufficialmente la sua agenzia di investigazioni. Cordelia ormai era il suo braccio destro, non che la sua compagna. Gli affari andavano bene, inoltre si occupava di gestire anche un gruppetto di cacciatrici del posto. Quando aveva avuto la conferma che la sua anima non era più gravata dalla maledizione, si era lanciato in un ululato di gioia sfrenata, abbracciando Cordy e facendola volteggiare per la stanza. Per poco non aveva persino baciato Spike sulla bocca da come era impazzito, per fortuna (di Spike), si era limitato a stritolarlo in un abbraccio stile piovra.

 

Le cose fra lui e Cordelia andavano alla grande, e lui stava iniziando a considerare la possibilità di sposarla, in modo da poter adottare un bambino. Sapeva infatti che Cordelia aveva questo piccolo desiderio nel cuore. L’idea di poter di nuovo fare il padre, lo intimoriva e entusiasmava allo stesso tempo. Connor era infatti ancora nei suoi pensieri, sapeva che stava bene ed era felice con la sua nuova famiglia. In alcune occasioni aveva persino avuto la possibilità di parlare con lui. Era stato strano parlarci, vedendo che suo figlio non lo ricordava, ma la sua speranza era che quell’esile amicizia potesse perdurare e permettergli di continuare a stargli accanto, almeno a quel modo.

 

Charles Gunn, era rimasto al suo fianco a lavorare con lui, mentre Lorne, aveva deciso di emigrare nella vecchia Inghilterra, dove si occupava di reclutare e informare le nuove cacciatrici delle loro capacità. Era infatti un po’ difficile non credere che i mostri, i vampiri e quant’altro, esistevano davvero, se chi te lo diceva era un demone verde con le corna viola, risparmiava un sacco di spiegazioni. A dire il vero, Lorne aveva accettato quell’incarico per la possibilità di stare vicino a così tante belle caramelline, come diceva lui.

 

Anche Fred e Wesley si erano trasferiti a Londra. Lei lavorava nei laboratori del consiglio, mentre lui aveva ripreso la sua vecchia professione di osservatore, dato che adesso ve ne erano rimasti pochi. Con suo sommo orgoglio e soddisfazione, si era visto mettere a capo della sezione, diventando così il superiore di suo padre, che adesso non poteva più denigrarlo.

 

Lui e Fred avevano già pronte le carte per sposarsi. Entro pochi giorni sarebbero diventati marito e moglie, con quello che ne consegue. Grande festa, riunione di tutti gli amici e parenti, scherzi, balli e roba varia. Avevano infatti deciso di fare le cose in grande, erano così felici insieme che desideravano condividere quella felicità con gli altri.

 

Andrew, aveva seguito colui che considerava il suo guru e mentore, Giles, deciso a diventare a sua volta un grande osservatore. Il poveretto (Giles) per toglierselo di fra i piedi, lo aveva sbolognato a Lorne, con il quale sembrava andare d’accordo. I due insieme formavano una coppia ben strana, ma a dire il vero, facevano benissimo il loro lavoro di reclutatori.

 

Faith, sempre pungente e incline a non rispettare le regole, aveva deciso di accettare la proposta di andare a Cleveland, in qualità di capo cacciatrice di un gruppetto di ragazze. Stranamente svolgeva il suo ruolo con grande attenzione e maturità. Forse anche lei alla fine, aveva trovato il suo posto nel mondo. La relazione con Robin Wood, continuava infatti ad andare avanti, seppur fra occasionali litigi o baruffe. Di sposarsi non ne parlavano, Robin infatti aveva capito che Faith non era ancora pronta ad assumersi un impegno tanto importante, nonostante fosse riuscito a debellare molte delle sue paure, sentiva che lei aveva ancora molti timori in proposito e l’accettava.

 

Lui inoltre aveva completamente rivalutato la figura di Spike, rendendosi conto che il mostro che aveva ucciso sua madre non esisteva più. Adesso ne provava stima, ma da qui a dire che erano amici fraterni ce ne correva. Vi era infatti un leggero filo di tensione quando si incontravano, legato ai ricordi del passato. In ogni caso, aveva molto apprezzato il gesto di Spike, che una volta tornato adulto, aveva cercato di restituirgli lo spolverino che una volta era appartenuto a sua madre. Per brevi momenti, era stato sul punto di accettare, salvo poi rifiutare, rammentando che Spike era tornato alla vita, proprio indossando quell’indumento. Era sempre più convinto infatti che in qualche modo sua madre avesse voluto proteggere quel piccolo infante, latore di un così grande compito. La cosa perlomeno era servita per mettere la parola fine sul loro antagonismo.

 

Un mondo senza Senior Partners, senza sedi della Wolfram and Hart, era diventato un mondo più sereno. Certo i demoni, il male esisteva ancora, ma non faceva più così tanta paura. Finalmente l’equilibrio delle forze era stabile e lo sarebbe rimasto.

 

Penserete che mi sia dimenticata dei nostri eroi, ma vi sbagliate.

 

Ricordate quella scatolina, che Angel aveva recuperato da sotto la lapide di Buffy, per poi consegnargliela? Poco prima di lasciare il loro nido d’amore (vale a dire la stanza che occupavano) , Spike aveva chiesto a Buffy di restituirgliela. Poi, con esasperante lentezza l’aveva aperta, prelevandone il contenuto che aveva tenuto stretto per un momento nella mano, prima di aprirla e mostrarlo.

 

Sul palmo aperto, era spiccato un anello d’oro con uno zaffiro incastonato. L’anello di sua madre. Buffy lo aveva guardato emozionata, rendendosi conto dell’importanza di quel gesto, memore del racconto che Spike aveva fatto sui suoi sogni.

 

<< Questo anello è sempre stato destinato a te, Buffy. >> aveva detto lui, con voce piuttosto roca dall’emozione. << Avevo promesso a mia madre, che avrei donato questo anello alla principessa che avrebbe conquistato il mio cuore. Quando tu moristi… >> la voce gli si spezzò, deglutendo cercò la forza per continuare. << …in quel momento…capii che perdendo te, avevo perso anche la possibilità di rispettare quella promessa, perché soltanto a te avrei potuto darlo. >> guardandola con gli occhi luci d’emozione, continuò. << Così…lo seppellii sotto la tua lapide, volevo che in un modo o in un altro fossi tu ad averlo… >> concluse, scrollando le spalle . Poi, il suo amor proprio, lo costrinse ad assumere quell’atteggiamento sardonico che gli era più consueto. << Lo so che è vecchio e non certo un diamante come va di moda adesso…ma se lo vuoi, beh eccolo. >> disse, come se la cosa fosse priva d’importanza.

 

Buffy non si fece fregare dal suo tono quasi menefreghista, ormai aveva capito che Spike assumeva quell’atteggiamento quando qualcosa lo colpiva profondamente. Allungando decisa la mano per prendere l’anello ancora sul suo palmo, se lo infilò al dito. << Ci puoi scommettere le chiappe che lo voglio! Di certo è sempre meglio di quell’anello con il teschio, che mi avevi dato la prima volta che ci siamo fidanzati. >> aveva detto con voce fintamente sbarazzina, sbugiardata dalla sua espressione infinitamente commossa.

 

Spike, ricordando l’episodio da lei citato, decise di non commentare, ma, rimanendo sul quel tono scherzoso, mentre invece era al settimo cielo, alzò un sopracciglio. << E’ questo che siamo? Fidanzati? >> aveva chiesto con un ghigno, sapendo bene la risposta.

 

<< Uh huh… >> aveva infatti risposto Buffy, ghignando a sua volta. << Ti avverto però, che non credo nei fidanzamenti lunghi. >>

 

<< Sai che ti dico? Nemmeno io. >> le aveva risposto Spike, decidendosi a baciarla.

 

E dato che nessuno dei due, credeva nei fidanzamenti lunghi, meno di due mesi dopo (anche troppo tempo per gli interessati), si erano uniti in matrimonio. La cerimonia si era svolta in una cattedrale inglese (anche loro due avevano seguito Giles), dato che questa volta il futuro sposo non correva rischi con croci e roba varia. La cerimonia era stata semplice ma commovente, si erano uniti in presenza di tutti i loro amici, dopo di che avevano passato una breve luna di miele in Italia.

 

Infatti, Buffy e Spike si erano ritrovati molto impicciati nell’aiutare Giles a ricostruire il Consiglio degli osservatori. Ora Buffy, che aveva smesso di andare personalmente a fare la ronda (eccettuate alcune occasioni in cui si divertiva ad andarci con Spike), si occupava invece della gestione delle cacciatrici. Era lei infatti che decideva quando e dove, una cacciatrice era pronta per insediarsi in una zona, dopo un opportuno stage preparatorio. Un grande aiuto, nello svolgere questo importante lavoro, le veniva proprio da Spike, che l’aiutava nell’accogliere e impartire le prime lezioni, a tutte le nuove arrivate.

 

Ma non è finita qui….

 

Torniamo al presente…

 

Botswana ( al confine con la Namibia):  Deserto del Kalahari (Africa)

 

Il disco rosso del sole, sembrava sciogliersi mano a mano che tramontava, gettando lunghe e inquietanti ombre a terra.

 

Spike camminava deciso, gli stivali che affondavano nella sabbia, attraversando l’accampamento, diretto verso le creste rocciose davanti a sé. Più di quattro anni erano passati, da quando aveva compiuto quello stesso tragitto, ma all’apparenza nulla sembrava essere cambiato, nemmeno lui. Niente di più falso.

 

Eppure il suo passo era rimasto elastico e al tempo stesso strascicato come allora; i jeans, la maglietta e gli anfibi neri, contribuivano a dare alla scena quel non so che, di già vissuto, già visto. Solo lo strano zainetto che portava sulle spalle, faceva comprendere che il tempo era trascorso. Il solito indigeno cercò di bloccarlo, quando si avvicinò all’apertura delle grotte. La sua risposta fu identica alla prima volta. << Non ho bisogno di appuntamenti. >>

 

E fu davanti alla spaccatura nella roccia, che si apriva nella montagna come un ghigno malefico. Era arrivato.

 

Si prese un momento per prepararsi e poi facendo un profondo respiro, vi penetrò.

 

Questa volta, non usò l’accendino per illuminare il posto. Si affidò ai suoi sensi. Ormai conosceva bene la strada. Non di meno trattenne il respiro, quando una potente voce riecheggiò fra quelle gallerie.

 

<< Ce ne hai messo di tempo. >> due occhi verdi fosforescenti, saettarono nel buio.

 

<< Mi verrebbe da dire…chi non muore si rivede, ma sappiamo bene entrambi che tu non puoi morire, ed io…beh penso di averlo fatto qualche volta di troppo. >> rispose Spike, con il solito fare ironico, scrollando le spalle.

 

<< E’ per questo che sei qui? Perché vuoi vendetta? >> la voce del demone questa volta non aveva nulla di imperioso, anzi sembrava quella di un vecchio, stanco e addolorato.

 

<< Non lo sai? La volta scorsa sembravi leggere dentro di me, sapevi senza bisogno di dirtelo cosa volevo. >> rispose piattamente, Spike arcuando un sopracciglio perplesso.

 

<< Non sono più in grado di leggerti dentro. Tu ora mi sei diventato superiore. >> il dolore nella voce sembrava star aumentando.

 

Spike, si rese conto che non era più il caso di continuare a fingere, era giunta l’ora di mettere le carte in tavola. << No, non sono venuto in cerca di vendetta. Sono venuto per lei… >> così dicendo, prese a togliersi delicatamente lo zaino dalle spalle. << …ho pensato che fosse giunto il momento che tu la conoscessi. >> disse, mostrandone il contenuto.

 

Lo zaino si rivelò non essere veramente tale, ma un porta bebé per neonati, simile a quelli che usavano i nativi americani.  Al suo interno, una bambina di circa sei mesi, un ciuffetto di capelli biondi sulla cima della testa, due occhioni azzurri ed una rosea boccuccia che si dischiuse in un sorriso, quando Spike ne solleticò il mento dolcemente.

 

<< Questa è Annie, mia figlia. >> disse semplicemente Spike, ma con la voce piena di orgoglio, presentandola al demone che nel frattempo si era fatto avanti.

 

<< Le hai dato il nome di tua madre. >>

 

<< E’ stata una decisione di Buffy, lo ha fatto per me, sapeva che ci tenevo. >> rispose Spike, pur comprendendo che quella non era stata una domanda. << Se vuoi puoi prenderla in braccio. >> aggiunse porgendola. Si era infatti reso perfettamente conto, dell’emozione che stava scuotendo il grosso demone.

 

Gli occhi fosforescenti, sembrarono illuminarsi ancora di più. << Allora non mi odi? >>

 

Era impossibile valutare la portata dell’ansia, della sofferenza, ma soprattutto della speranza, presenti in quella voce.

 

<< No. >>

 

L’atmosfera nella grotta, sembrò mutare all’improvviso, al suono di quella breve risposta. L’aria diventò più dolce e meno opprimente, una pallida luce, prese ad illuminare e riscaldare le fredde pareti.

 

Facendo un passo in avanti, Spike, depose il tenero fagottino fra le braccia possenti del demone, che sembrarono tremare al contatto con quell’esserino indifeso. La piccola sembrò non essere per niente spaventata di ritrovarsi con qualcuno che non conosceva, qualcuno di tanto strano. Rivolse invece un sorriso sdentato al nuovo amico, facendo al contempo un versetto gioioso.

 

*****************

 

<< Bel posticino. >> commentò Spike, guardandosi attorno. Si erano spostati negli “alloggi privati” del demone, ed ora Spike guardava un po’ sorpreso il nuovo ambiente, assomigliava vagamente alla sua vecchia cripta.

 

Grosse torce illuminavano l’ambiente, un comodo divano ed una poltrona erano posti davanti ad un televisore a cristalli liquidi. In una grossa alcova, un gigantesco letto troneggiava ed, in lontananza, si poteva anche vedere una vasca idromassaggio in cui avrebbe potuto fare il bagno un elefante (beh dopotutto erano in Africa).

 

<< Vedo che ti tratti bene, niente a che vedere con le robe che ci sono fuori. >> continuò Spike, indicando verso la direzione da cui erano arrivati, mentre al contempo sorrideva nel vedere il demone, sedersi con estrema delicatezza per non svegliare la piccola, che si era nel frattempo addormentata fra le sue braccia.

 

<< Rappresentanza… >> bisbigliò quasi il demone, cercando di mantenere il tono di voce, più basso possibile. All’occhiata confusa di Spike, si vide costretto ad una ulteriore spiegazione. << Devo mantenere almeno una facciata da duro, altrimenti, sarei continuamente sotto il mirino di qualche pazzo demone, maniaco della purezza del male. >> spiegò facendo una smorfia.

 

<< Oh. >> esclamò Spike, comprendendo quella sorta di filosofia, in effetti non gli era nuova, l’aveva adottata spesso anche lui. << Rappresentanza, eh? >> aggiunse poco dopo accigliandosi un pochino. << Non avevo avuto questa sensazione, quando mi hai sottoposto a tutte quelle prove…la cosa sembrava maledettamente vera. >> disse, facendo una smorfia.

 

<< Non potevo fare altrimenti, non è stato divertente, ma era necessario…un anima ha… >>

 

<< Il suo prezzo, lo so. >> lo interruppe Spike, accennando con la testa, comprendendo il punto.

 

Cenno al cui il demone ripose, per poi dirigere il suo sguardo su Annie, la piccola nel sonno aveva fatto un lieve vagito. << Le assomiglia. >> disse intenerito, vedendo che si stava portando una mano alla bocca e prendeva a succhiarla.

 

Spike si avvicinò a sua figlia, guardandola con infinito amore e orgoglio. << Fra un oretta dovrebbe mangiare di nuovo. Buffy la sta ancora allattando. >> disse facendole una leggera carezza sulla fronte, ed ottenendo in risposta un sorriso. << Ha preso gli occhi da me, ma il nasino è quello di sua madre. >> aggiunse, commentando l’affermazione fatta precedentemente dal demone.

 

Questi, sempre guardandola, scosse la testa. << Non mi riferivo a tua moglie…ma a tua madre. La linea del mento e la bocca sono identiche. >> disse passando piano, un dito lungo i lineamenti. Poi, però prese coscienza di quello che Spike aveva detto. << Ma se la sta ancora allattando, allora…lei sa? >>

 

Spike annuì. << Fra me e Buffy non ci sono segreti, le dissi tutto molto tempo fa. Adesso mi sta aspettando nel vicino villaggio. E’ stata lei a convincermi a venire…e a volere che il nostro primo incontro fosse da soli. Io…non riuscivo mai a decidermi…era difficile… >> riuscì a dire, piuttosto impacciato.

 

Quel discorso sconclusionato, sembrò però avere un senso per il demone. << Ti capisco…neanche per me è stato facile stare qui, ad aspettare…Hai trovato una buona compagna, William. >>

 

I due si guardarono in silenzio per un po’, occhi negli occhi, entrambi pieni di parole non dette, ma che adesso potevano leggere.

 

<< Hai sue notizie? >> chiese Spike, spezzando quel silenzio. << Della mamma, intendo. >> aggiunse per essere più chiaro.

 

Il demone sospirò, prima di rispondere. << Sta bene…la vado a trovare tutte le volte che posso. E’ uno dei privilegi che mi sono stati concessi. Quello che preferisco a dire il vero. >> disse, con voce emozionata. Poi notando, l’espressione mista di sollievo, ma anche dolore sul volto di Spike, continuò. << Devi smetterla di sentirti in colpa per quello. Lei ha ti ha capito e perdonato tanto tempo fa. Sa che il tuo era un gesto di amore, sbagliato forse, ma amore. >>

 

<< Ma io… >> Spike non riuscì ad andare avanti, le emozioni che gli stringevano la gola erano troppo forti.

 

<< Lei è un angelo, William, un vero angelo. >> disse ancora il demone. << E’ sempre stata un angelo…lo era prima di diventare umana e alla sua morte è tornata ad esserlo. Io l’ho scoperto solo dopo, ma la verità è questa. Entrambi eravamo stati scelti, proprio per te. Solo, che mentre io sapevo bene cosa stavo per fare, lei ne era all’oscuro. Diventando umana, tutti i suoi ricordi sulla sua vera natura erano stati cancellati. Ma quando tu l’hai liberata, dalla prigionia del demone, è tornata ciò che era prima. Ha cercato di dirtelo, sorridendoti alla fine, per farti capire che non era stata lei a dirti tutte quelle cose che ti hanno tormentato, ed ha sofferto quando ha compreso di non esserci riuscita. Lei ti ama, William, ti ha sempre amato, ed adesso, sapere che sei finalmente felice, è il regalo più bello che abbia ricevuto. >>

 

Spike, deglutì dolorosamente, mentre le parole di suo padre, gli toglievano un peso infinito dal cuore. Aveva compreso molto tempo prima che sua madre lo aveva amato sempre, che non era stata lei a parlare, ma il ricordo di quello che le aveva fatto era rimasto come un macigno dentro di lui. Sapere di essere invece riuscito a liberarla, a restituirla alla sua vera natura era invece una vera scoperta. Lentamente ne prese coscienza.

 

Ora comprendeva meglio la sua stessa natura. Ormai erano tre anni che sapeva che suo padre era un demone, reso umano appositamente per crearlo, ma venire a sapere che sua madre, era un angelo, quello proprio non se lo aspettava. Eppure ora tutto appariva perfettamente logico, in che altro modo poteva essere creato un essere che avesse in sé l’equilibrio? Bene e male uniti? Ora ne aveva la risposta.

 

Vi era però un'altra domanda, che lo tormentava ormai da diverso tempo. << L’hai amata? >> chiese, dandogli finalmente voce.

 

Suo padre, all’inizio si limitò ad annuire. << Sempre. >> disse con voce roca. << Pazzesco non è vero? Un demone che si innamora di un angelo. Eppure è così. Mi bastò vederla un secondo, e fui perso. Non sapevo se lei fosse la donna giusta, quella che mi era stata indicata. Maledissi il destino che me l’aveva fatta vedere quando non ero libero di fare quello che volevo. Mi era stata affidata una missione importante, creare te. C’è mancato poco che mandassi a monte tutto, ero pronto a tradire i Poteri che Sono pur di non perderla. Quando seppi che si trattava di lei, fu persino peggio. L’idea d’ingannarla, lasciarla, era insopportabile. Ogni secondo passato con lei, è stato il momento più prezioso della mia esistenza. Ed avere te…che eri parte di entrambi…la notte venivo a vegliarti, perché sapevo che presto avrei dovuto lasciarti. Solo quando ho potuto rincontrare tua madre il tormento che avevo dentro si è leggermente placato. Ma entrambi eravamo preoccupati per te…il giorno che tu venisti da me, è stato il più duro in assoluto. Vederti e non poterti dire nulla, sottoporti a tutte quelle prove…e poi la paura, che tu potessi odiarmi. Tua madre in questi anni ha cercato di rassicurarmi, ma…solo oggi, quando mi hai portato tua figlia…>> il lungo monologo, terminò in un sussurro.

 

<< Tua nipote, papà. >> lo riprese Spike, utilizzando quella parola per la prima volta, mentre si sentiva allagare da una gioia infinita. Sapere che almeno era nato da un atto di amore, e non solo per “ragioni superiori”, era decisamente confortante. Senza contare che sapere di avere due genitori che lo amavano a tal punto, era bellissimo.

 

<< Tua madre adesso sarà felicissima e di sicuro, appena ci rivedremo, mi riempirà di “te lo avevo detto”. >> ghignò suo padre, in tono fintamente scocciato.

 

Spike rispose a quel ghigno con un altro, aveva capito che era tutta una finta per nascondere l’emozione. Tale padre tale figlio. In quel mentre, la piccola Annie, si svegliò, facendo un sonoro sbadiglio, facendo ridere di cuore entrambi.

 

<< Devo riportarla a Buffy, altrimenti fra poco inizia a strillare a tutto spiano. >> disse Spike, riprendendola dalle braccia del nonno, che la restituì malvolentieri. << Domani te la riporto, vuole venire anche Buffy ed allora potrai godertela di più. E poi, anche quando torneremo in Inghilterra, potrai venire a trovarla tutte le volte che vuoi. >> disse sorridendo, cercando di consolarlo.

 

Insieme, padre e figlio, presero a percorre la strada verso l’uscita.

 

<< Senti, me la togli una curiosità? >> chiese Spike, alzando un sopracciglio interrogativamente, mentre camminavano. << Ma tu come ti chiami? >>

 

Questa domanda, fece fare a suo padre una sonora risata. << A dire il vero, non ho mai avuto un nome, a parte quando ero umano. Il primo non ha mai pensato di darmene uno ed a me non importava. Sono stato la sua prima creazione, ed insuccesso direi, per mia fortuna. Quello è sempre stato un maniaco del potere, temeva di creare qualcosa che potesse cercare di esautorarlo, così, pur dandomi una discreta dose di energia, non abbondò con la malvagità. E’ stato quello il suo errore, pensava di aver creato una pecorella che l’avrebbe seguito ed appoggiato senza fare tanti problemi…invece è stato proprio questo a rendermi diverso, meno incline a fare del male e quindi a desiderare di ostacolarlo. >> rispose poi, facendosi più serio man mano che parlava.

 

Spike annuì, ora capiva anche un'altra cosa. Comprese inoltre, che lui e suo padre erano più simili di quanto pensasse. Entrambi, avevano scelto di salvare questo mondo, invece di distruggerlo. Era confortante.

 

<< Allora, per tornare alla faccenda del nome…si potrebbe dire che tu ti chiami come me, non è vero? >> chiese Spike, che sapeva bene che suo padre nel periodo in cui era stato umano si faceva chiamare William.

 

<< No, sei tu che ti chiami come me. Mi piaceva il nome che mi ero scelto, volevo che anche tu lo portassi. >> gli rispose suo padre, con fare leggermente orgoglioso. << Invece ti fai chiamare Spike…e che è il nome di un cane? >> sbottò sdegnato.

 

<< Ehi! A me piace! >> esclamò Spike.

 

<< E tua moglie? Buffy. Insomma, che razza di nome è per una cacciatrice? Meno male che almeno mia nipote porta un nome normale… >> stava invece continuando a dire suo padre, mentre insieme si dirigevano verso l’uscita.

 

Se non fosse stato per il loro aspetto, per quel posto così strano, a tutti sarebbe stato chiaro cosa stava succedendo….La prima discussione padre-figlio.

 

In fondo, nonostante palesi diversità, era questo che erano.

 

Un padre, ed un figlio, che discutevano.

 

Niente di nuovo.

 

Niente di non visto.

 

Niente che non fosse destinato a ripetersi.

 

La normalità insomma.

 

Ed Annie, prese a piangere….come da copione.

 

 

 

The End