LE
AVVENTURE DI BABY SPIKE
Periodo
di produzione: Agosto-settembre 2005
è iniziata e poi chissà quando finisce.
Riassunto: E’ un post-chosen al limite dell’assurdo. Velato d’ironia
e di comicità. La storia riparte proprio da dove era finita la settima serie,
unica variante, Anya non è morta. Di più non vi dico per non sciuparvi la
sorpresa.
Protagonisti: personaggi sia del Buffy-verse che di Angel-verse,
con più coppie.
Disclamer: è tutto di Jossaccio ( che sia maledetto se non fa
lo spin-off su Spike ) e co. La storia narrata invece è mia, scaturita dalla
mia mente malata.
Rating: PG 13
Nota:
Le frasi in corsivo, sono i pensieri
di Spike.
Prologo:
Sorpresa in arrivo!
Buffy era
ancora davanti al cratere che una volta era stata la sua città e sorrideva,
mentre Faith le chiedeva cosa volesse fare adesso.
Ma
il suo era un sorriso strano che non le giungeva a gli occhi, che continuavano
a fissare assenti l’immenso cratere.
La
prima ad accorgersene fu Willow, vedendo che l’amica non solo non rispondeva
alle domande che le erano state fatte, ma non riusciva a distogliere lo sguardo
dalla voragine, come se si aspettasse da un momento all’altro di vedere
spuntare una testolina bionda.
La
cosa in effetti, anche se fosse successa, dava da pensare. Infatti se Spike si
fosse miracolosamente salvato, e non fosse diventato cenere, lo sarebbe
diventato non appena avesse messo la testa fuori.
Era
infatti ancora pieno giorno, e anche se velato dalla polvere del crollo della
città, il sole si vedeva eccome! E Spike era un vampiro!
Senza
pensare poi a come diavolo avrebbe fatto, a risalire da quel buco gigantesco!
Ve lo immaginate, coperto appena dal suo spolverino, che affronta una salita da
alpinista? No, decisamente improbabile.
Eppure
Willow comprese che era proprio questo, che Buffy si aspettava che accadesse.
Un miracolo!
Avvicinandosi
lentamente a lei le chiese titubante << Buffy…va tutto bene? >>
Si
aspettava di tutto, magari di vederla girarsi in lacrime, di doverla consolare,
ma di certo non si aspettava quello che successe.
Buffy
si girò incazzata nera.
<<
Niente va bene! Io gli dico che lo amo….e lui che fa? Mi dice che non è vero,
mi dice! >> sbottò furibonda la cacciatrice.
Tutti
fecero silenzio sentendo quelle parole, avevano capito a chi si riferiva. Ed il
colpo fu piuttosto forte da digerire, soprattutto per Giles.
Nessuno
sapeva cosa dire, l’unico che si fece avanti fu Xander. Il ragazzo infatti
aveva rivalutato la figura del vampiro, dopo che lo aveva salvato da Caleb. Ed
ora che sentiva dire da Buffy, che lei lo amava, cercò di avvicinarsi per
confortarla per la perdita, mettendole una mano sulla spalla.
<<
Buffy…>> non riuscì ad andare più avanti di così, perché lei ancora
incavolata, si scrollò la sua mano dalle spalle e riprese a sbraitare.
<<
E dopo mi ha mandato via! A me!….Ma aspettate che ritorni e lo concio per le
feste! Come…io finalmente mi dichiaro e lui non mi crede? Mi da della bugiarda e
mi ringrazia pure? Questa non gliela perdono…dovrà strisciare in terra fino a
quando non si sentirà più le ginocchia, prima che glielo ripeta ancora!
>> esclamò battendo un piede a terra stizzita.
Tutti
quanti, soprattutto Giles, pensarono che la cosa era più grave di quanto era
apparsa in un primo momento. Buffy parlava di Spike come se lui potesse essere
sopravvissuto a quell’inferno, cosa decisamente improbabile se non impossibile.
Era
come se lei rifiutasse l’idea che lui era morto e decisamente sepolto sotto le
macerie di Sunnydale.
Lo
sguardo che Xander le diede era un misto di pena e angoscia. Pena per lei, per
il dolore che la perdita di Spike le avrebbe portato, angoscia per il fatto che
non accettava la cosa.
<<
Beh! Perché mi guardi così? Non crederai mica, che sto andando fuori di
cervello? Senti, so bene quello che è successo….ma qualcosa mi dice, che Spike
tornerà….chiamalo sesto senso se vuoi…ma io sono sicura che è questo che
accadrà! E se non dovesse succedere, farò io in modo di farlo tornare, non so
ancora come…ma non si libererà di me tanto facilmente! Soprattutto ora che so
quello che voglio…mi ci è voluto tanto per capirlo…ma ora lo so, io voglio lui!
>>.
Tutti
la guardarono con tanto d’occhi. Questa era la prima volta che la vedevano
tanto sicura sulla sua vita privata. Come cacciatrice, aveva assunto spesso lo
stesso cipiglio, ma quando si trattava della sua vita sentimentale, era un
altro discorso, lì diventava una vera e propria pappamolla, sempre indecisa e
confusa.
Era
un vero peccato che avesse raggiunto una tale sicurezza, quando l’uomo o meglio
il vampiro che si era resa conto di amare non c’era più.
<<
Buffy…lungi da me, mettere in discussione il tuo sesto senso…ora mi rendo conto
che avevi ragione tu su Spike….se non fosse stato per lui, saremmo morti
tutti…ha salvato il mondo…>> iniziò a dire Giles, togliendosi gli
occhiali e cominciando a pulirli << …ma ragiona…non può essere
sopravvissuto al crollo! Se veramente vuoi farlo tornare…potremmo cercare un
modo…ma non ora! Il pulmino della scuola è pieno di ragazze ferite che hanno
bisogno di cure. Ed anche Wood è ridotto piuttosto male! Non possiamo restare
qui, ad aspettare qualcuno che non arriverà mai! Dobbiamo andare al più vicino
ospedale e poi trovare un posto dove stabilirci provvisoriamente!>> disse
pratico cercando di far appello alla sua ragione.
“
Il solito guastafeste” pensarono tutti. Non gli era bastato ventilare l’idea di
andare a Cleveland visto che lì c’era un’altra bocca dell’inferno. Ora li
richiamava all’ordine come tanti soldatini.
<<
Uffa! Presumo che lei abbia ragione.>> esclamò scocciata Buffy, esponendo
l’opinione comune << E va bene andiamo…vorrà dire che se Spike torna,
dovrà cercarci! Ben gli sta! >> aggiunse mogia, facendo il broncio.
Gli
altri continuavano a guardarla perplessi. Dawn si decise ad avvicinarsi alla
sorella e messole un braccio sulla spalla cercò di darle conforto.
<<
Per me ha battuto la testa! Forse gli è caduta in testa una pietra durante il
crollo!>> esclamò a voce alta Anya, spontanea come al solito, ottenendo
degli sguardi di disapprovazione dagli altri.
<<
Beh! Che c’è? Non ho ragione? Come può aspettarsi che Spike ritorni, ormai sarà
solo un mucchietto di cenere! >> ribatté
quasi offesa lei. Xander la prese con forza per un braccio cercando di
portarla verso il pulman.
<<
Anya….non so se te ne sei accorta, ma io sono qui….e posso assicurarti che la
mia testa sta benissimo, come le mie orecchie! >> le disse Buffy
facendole uno sguardo assassino.
<<
Ti prego di scusarla Buffy, lo sai com’è fatta!….Ma in fondo ha ragione…sai
dispiace anche a me…negli ultimi tempi iniziavo ad apprezzare Spike, ma lui non
può tornare, devi accettarlo. Ma, ehi! Qui abbiamo Willow, e sono certo che
troverà un modo per farlo tornare!>> esclamò Xander impacciato, ma
riprendendosi alla fine.
<<
E’ vero, forse esiste un modo per riportare in vita un vampiro….farò delle
ricerche! >> esclamò Willow prendendo a braccetto l’amica.
A
dire il vero non aveva idea se una simile cosa fosse fattibile, ma era pronta a
fare tutto il possibile e l’impossibile per aiutare l’amica.
Si
stavano riavviando tutti verso il pulmino della scuola, quando all’improvviso,
Buffy si girò di nuovo, come se avesse sentito qualcosa.
Gli
altri la guardarono scuotendo la testa, le ci sarebbe voluto del tempo per
abituarsi a quella perdita, pensarono tutti.
Inaspettatamente,
però in lontananza si vide al centro del cratere una piccola luce che si
sollevava e poi lentamente prese a muoversi verso di loro.
Quando
giunse a poco meno di qualche metro dal gruppetto, tutti capirono di cosa si
trattava.
Quello
era il medaglione che Buffy aveva dato a Spike, e sembrava muoversi come se
fosse animato.
<<
Oddio, è diventato un fantasma! >> esclamò scioccato Andrew.
<<
Non può essere….Spike….sei tu? >> chiese Buffy con le lacrime agli occhi.
Come
in risposta a quella domanda, il gingillo, come lo aveva chiamato lui, prese a
pulsare di una calda luce dorata e movendosi andò a posizionarsi davanti a
Buffy, la quale tese le mani per prenderlo.
In
quel momento, l’amuleto emise una luce accecante, che li costrinse tutti a
chiudere gli occhi.
Quando
li riaprirono, le braccia di Buffy non erano più vuote.
Ma….avvolto
nel vecchio spolverino nero….c’era un bambino di circa un anno, profondamente
addormentato.
Capitolo
uno: Chi sei?
Se si
escludeva per lo spolverino, ed il medaglione che portava al collo, il piccolo
era completamente nudo e si vedeva quindi che era un maschietto.
Folti e morbidi riccioli biondi facevano da cornice
ad un visetto adorabile dai lineamenti perfetti.
Era
un bambino bellissimo.
<<
Chi…chi è questo bambino? >> chiese Dawn perplessa al pari di tutti gli
altri.
<<
No…non è possibile….non ditemi che questo è Spike! >> esclamò Xander con
un sorriso che gli andava da orecchio ad orecchio, alla sola idea.
<<
Credo di si…visto che è uscito dall’amuleto che prima indossava lui….Quello che
non capisco e come tutto ciò sia possibile. Ma è umano? >> esclamò Giles,
talmente sconvolto che si era rimesso gli occhiali storti.
Ma
la più scioccata di tutti era Buffy. Sentire quel piccolo corpicino caldo fra
le sue braccia, aveva mandato in tilt il suo cervello.
Quello
non poteva essere Spike! Prima di tutto era certamente umano, visto che
respirava, era caldo e gli batteva il cuoricino.
Mentre
Spike era un vampiro, giusto?
E
poi, se anche fosse stato lui, che diavolo ci faceva lei con un bambino di un
anno? Lei rivoleva l’uomo, va beh, il vampiro che amava.
“
Non sono una pedofila!” pensò al colmo del panico.
Vedendo
che l’amica fissava con sguardo allucinato il piccolo che teneva fra le
braccia, e percependo i suoi pensieri, Willow le si accostò nuovamente.
<<
Tranquilla Buffy, se questo è Spike, troveremo un modo per farlo tornare come
era prima….beh però, magari, se resta umano è meglio. >> le disse
cercando di tirarla su.
Buffy
alzò lo sguardo verso l’amica, con un espressione di comica disperazione sul
volto.
<<
Parli bene tu. Ma fino a quando non avremo risolto questa situazione, io che ci
faccio con un bambino? Non so nemmeno da che parte si comincia. Non ho mai
fatto la baby sitter in vita mia. Che ne so di come bisogna trattarli? >>
esclamò sconvolta.
In
effetti lei era più avvezza ad avere a che fare, con demoni e vampiri, avere un
esserino così fragile fra le braccia, la faceva stare sulle spine, “E se lo
rompo?” si chiese terrorizzata. In poche parole, non aveva avuto veramente
paura del Primo, come invece ne aveva alla sola idea di occuparsi di un bebè,
di quel bebè.
<<
Suvvia, Buffy! Hai affrontato l’inferno e ti preoccupi di una simile
sciocchezza? Non ti riconosco più, sei sicura di essere mia sorella? >>
le chiese Dawn con tono ironico, quasi leggendole nella mente e vedendo
divertita, Buffy, per una volta in preda al panico, per qualcosa che non
rappresentava un pericolo mortale.
<<
E poi guardalo…è così carino. Ti fa venir voglia di strizzottarlo tutto.
>> aggiunse Faith che si era avvicinata al frugoletto.
<<
Prova solo a toccarlo con un dito e te lo mozzo. >> esclamò protettiva
Buffy, che si era intanto un po’ ripresa, mentre si stringeva più forte al
petto quell’angioletto. Anche se a pensarci bene Faith aveva ragione, era
proprio un amore di bambino, doveva ammetterlo. La sua espressione si addolcì,
osservando il suo adorabile visetto.
<<
Ehi, tranquilla B . Scherzavo! A me piacciono un po’ più cresciuti. E’ tutto
tuo. >> fece Faith alzando le mani in segno di resa.
Non
lo avesse mai detto, sentendo quelle parole, a Buffy tornò alla mente un
episodio che ancora non aveva mandato giù, e si rigirò inviperita verso la
collega.
<<
Come se non sapessi che ci hai provato con Spike. E nella mia cantina per
giunta! Ti avverto… se Willow, trova un modo per farlo tornare normale, stai
alla larga da lui. >> le ringhiò contro, gelosa marcia.
Lo
sguardo di guerra che le due si scambiarono, non diceva niente di buono.
<<
Calma ragazze, non è questo il momento di litigare, dobbiamo andare via,
Faith….tu occupati di Wood e tu Buffy, occupati del bambino, ora dovremo anche
trovare del cibo adatto per lui! >> esclamò Giles, cercando di fare da
paciere.
Sbuffando,
entrambe le cacciatrici, seppellirono l’ascia di guerra. Ma l’aria rimase tesa
fra di loro, a ben guardare si potevano quasi vedere le scintille che ancora
sprizzavano.
<<
Mi sa che sarà il caso di comprare anche dei pannolini e dei vestiti. >>
ghignò Xander, che era ancora divertito da quella situazione e non si era
accorto del mancato scontro.
Sospirando,
Buffy, si avviò mogia verso il pulmino, tenendo ancora stretto fra le braccia
il frugoletto, il quale ignaro del putiferio che aveva scatenato, continuava a
dormire placido e tranquillo.
<<
Shanshu! >> esclamò improvvisamente Willow, mentre saliva sulla scaletta
del pulman.
<<
Salute! E figlie femmine, visto che il maschio ce lo abbiamo già. >> le
disse Buffy mogia, guardando il piccolo, aveva capito male e aveva pensato che
l’amica avesse fatto uno starnuto.
<<
No, non hai capito. Lo Shanshu è una profezia di cui ho sentito parlare, quando
sono andata ad aiutare Angel! Me ne ha parlato Wesley. >> cercò di
spiegarle la strega, ridacchiando divertita dall’espressione mesta dell’amica,
mentre prendeva posto in uno degli ultimi sedili del pulman.
Come
se avesse avuto delle antenne, Giles che intanto era andato a prendere il posto
di guida, lasciato vacante dal ferito Wood, che era stato sistemato nelle
poltroncine vicine a quelle dove si erano sistemate Buffy e Willow, ed era amorevolmente assistito da Faith, si
rialzò e tornò verso il fondo dell’automezzo. Ne voleva sapere di più. Mi sa
che la partenza era rimandata.
<<
Di che si tratta? >> chiese infatti, con gli occhi che gli brillavano.
Era proprio un osservatore fatto e finito, visto che si eccitava a sentir
parlare di antiche profezie.
Buffy
intanto, che si era seduta accanto all’amica, si limitò a farle uno sguardo
leggermente interessato. Lei alle profezie non ci credeva, ne aveva sfatate
così tante nella sua vita, semmai più che curiosità, provava timore, mai che ci
fosse una profezia che dicesse, che tutto sarebbe andato bene e tutti sarebbero
stati felici. Le profezie portavano solo iella!
<<
Non ne so molto, Wesley mi ha accennato ad un rotolo che a quanto diceva,
conteneva le profezie di Aberjian, stava cercando di tradurlo. >> rispose
pensierosa Willow, alla domanda di Giles.
<<
COSAAA!!! Wesley possiede le profezie di Aberjian? Le famose profezie perdute?
>> esclamò l’osservatore stupefatto.
Tanto
stupefatto che prese a pulirsi degli occhiali immaginari in mano, mentre quelli
veri continuavano a stare sopra il suo naso. Oggi era proprio la giornata delle
sorprese per lui e a quanto sembrava, accusava il colpo.
<<
Si. >> confermò timida e titubante Willow, che non aveva mai visto l’uomo
tanto agitato.
<<
Di che parla? >> chiese più sbrigativa Buffy, che non capiva la ragione
di tanto clamore.
<<
Catastrofi, apocalissi e roba del genere. Sempre la stessa solfa di tutte le
profezie. >> le rispose l’amica, con un sorrisetto, sapeva come la
pensava Buffy in proposito e doveva ammettere che anche lei, non la pensava
diversamente.
<<
Allora perché l’hai nominata? Che c’entra questo Shampoo, con Spike? >>
chiese quasi annoiata Buffy, visto che era interessata solo alla parte che
riguardava il suo amore.
<<
Shanshu. Non Shampoo. E’ una di quelle profezie. Parla, se non sbaglio di un
vampiro con l’anima, che salverà o distruggerà il mondo, quando il suo destino
si sarà compiuto, potrà tornare umano….Questo è tutto quello che so. >>
aggiunse alla fine per prevenire eventuali domande supplementari.
Gli
occhi di Buffy, che si erano accesi sentendo le prime parole, si offuscarono
quando comprese che Willow non poteva dirgli niente di più, in proposito. Era
comunque un inizio, se quel bambino era Spike, forse quella era la spiegazione
di cosa gli fosse successo.
<<
Ehi! Ne ho sentito parlare anch’io. >> se ne uscì fuori Faith, che stava
nel seggiolino davanti. << A me ne aveva parlato Angel, a quanto ne so, è
lui il proprietario di quel rotolo. Lo tiene al sicuro nella sua cassaforte a
Los Angeles. >> aggiunse, felice di dare una notizia che gli altri non
sapevano.
La
mente di Buffy vorticava ad una velocità spaventosa, era Angel a possedere quella
profezia che poteva spiegare la mutazione di Spike, sempre se di Spike si
trattava, inoltre era sempre stato lui a darle quel maledetto amuleto, che ora
brillava sul pancino del piccolo. Forse le due cose erano collegate, lei non ci
credeva alle coincidenze. Urgeva saperne di più al più presto.
<<
Giles, dobbiamo andare subito a Los Angeles. Lì troveremo le risposte che
cerchiamo! >> gli disse con fare dittatoriale.
<<
Buffy, adesso non possiamo, dobbiamo prima portare le ragazze e Wood in
ospedale. >> cercò di opporsi l’osservatore che però era molto tentato di
seguire tale idea. Non vedeva l’ora di mettere le mani sopra a quel rotolo.
<<
Non ci vuole poi molto, a raggiungere Los Angeles. E lì ci sono tutti gli
ospedali che desidera. Le ragazze possono resistere, ora che sono anche loro
delle cacciatrici. Quando a Wood è un uomo grande e forte e dubito che morirà
solo perché non va subito in ospedale. Andiamo lì, Giles, inoltre Angel
potrebbe ospitarci nel suo hotel. >> gli fece Buffy insinuante, conosceva
il suo osservatore e sapeva che sarebbe bastata una spintarella per portarlo
dalla sua parte.
Giles
traccheggiava, indeciso fra la voce della sua ragione e quella tentazione.
Wood,
che seppur ferito, non era diventato per questo sordo, decise di intervenire
nella conversazione.
<<
Se è per me, non preoccupatevi, posso resistere. E poi anch’io voglio saperne
di più in proposito. >> disse con un filo di voce, non per questo meno
decisa.
<<
E poi, se la situazione dovesse aggravarsi, potremmo sempre fermarci lungo la
strada. Anzi dobbiamo fermarci! Al primo supermercato che troviamo, così
possiamo comprare bende, disinfettanti, medicine, senza contare il cibo e il
necessario per il bambino. >> aggiunse Buffy, dandogli un sorriso
riconoscente, sapendo di avere Giles, ormai in pugno.
<<
E va bene! In fondo non è una cattiva idea. >> si arrese Giles, tornando
verso il posto di guida.
Per
fortuna gli altri non fecero obbiezioni e il pulman si mise lentamente in
marcia. Evvai! Si parte per Los Angeles!
Come
il pulmino si mosse, ballonzolando, il piccolo si contorse un attimo, e tirato
fuori un braccino dallo spolverino, posò la sua manina, sul seno di Buffy, in
modo quasi possessivo, sempre però continuando a dormire.
Buffy
guardò in basso verso quella manina, e poi spostò lo sguardo sul volto del
bambino. Per quanto potesse essere incredibile, visto i lineamenti angelici,
quella che era dipinta sul suo volto, era un’espressione di puro piacere.
Proprio come quella che Spike, aveva sempre quando dormivano insieme. Vedendola
Buffy, si aspettò quasi di vederlo ghignare come suo solito.
Si
rese conto anche di un’altra cosa, la sensazione che le trasmetteva, era la
stessa. Si sentiva bene, amata. Era strano, ma nonostante fosse un’esserino
indifeso, riusciva ancora a farla sentire forte, e ancora, più stranamente,
protetta. No, ormai nel suo cuore non aveva più dubbi, quello era Spike, era
tornato, proprio come lei aveva sentito, che avrebbe fatto. Ora, non restava
che farlo tornare delle sue normali dimensioni, ci sarebbe riuscita, ne era
certa.
Cullata
da questi pensieri, e dal movimento del pulman, si appisolò senza accorgersene.
Era stanca, ed aveva un gran bisogno di riposo, ed ora che sentiva che tutto si
sarebbe risolto, cedeva finalmente alla tensione che aveva accumulato per mesi,
rilassandosi e cadendo, in un sonno profondo.
Capitolo
due: Che diavolo mi è successo?
Dovevano essere passate
un paio d’ore, quando Buffy si sentì scuotere leggermente su una spalla. Era Giles.
Aprendo gli occhi lentamente, riprese coscienza con la realtà. L’autobus era
fermo. Il piccolo Spike nelle sue braccia continuava a dormire imperterrito.
Guardando Giles allarmata, si chiese cosa mai fosse successo.
<<
Buffy…ci siamo fermati vicino ad un centro commerciale! Penso che sia proprio
il caso che andiamo a comprare il necessario! >> disse l’osservatore
indicando i feriti, avevano urgentemente bisogno di nuove bende e tutto il
necessario per curare le loro ferite.
Riscotendosi
dallo stato di torpore che ancora si sentiva addosso, Buffy annuì.
<<
Giusto! Devo comprare anche il necessario per Spike! >> esclamò decisa.
Giles
la osservò attentamente, a quanto sembrava era giunta alla conclusione che il
piccolo, fosse veramente lui, in effetti chi altri avrebbe potuto essere? Non
vedeva l’ora di poterlo esaminare, quello era un enigma che desiderava con
tutto sé stesso svelare. Come era stato possibile tutto ciò? Era diventato
ormai il suo chiodo fisso, riuscire a scoprire cosa era successo.
Buffy
notò immediatamente lo sguardo interessato di Giles, verso baby Spike. Dentro
di sé si chiese se oltre a considerarlo come un mistero da svelare, si sarebbe
ricordato che era anche un piccolo indifeso, bisognoso quindi di cure e
protezione. Non gli avrebbe permesso di mettere in primo piano la ricerca a
discapito del suo benessere.
<<
Dawn, Andrew, voi verrete con me! Tu Dawn ti occuperai di comprare le cibarie,
e tu Andrew del necessario per curare i feriti. Io invece vedrò di comprare
tutto quello che serve per un bambino di un anno. Xander, Willow, voi invece vi
occuperete del piccolo. Lo lascio in mano vostra, mi raccomando! >> disse
Buffy tendendo il bambino all’amico, mentre guardava la strega e
silenziosamente le lanciava un messaggio.
Messaggio
che Willow comprese bene, Buffy non voleva lasciare Spike nelle mani di Giles,
per paura che potesse fargli qualcosa, ed affidava a lei la sua salvaguardia. A
livello conscio, si sorprese di quella richiesta, lei si fidava
dell’osservatore, ma qualcosa nell’espressione di Buffy, le disse che forse
c’erano delle ragioni per il suo comportamento.
<<
Ehi! Perché lo dai a me? Non sarebbe meglio Willow? Lei è una donna sa trattare
meglio di me, i bambini! >> esclamò Xander, imbronciato. Lui non aveva
ascoltato la conversazione telepatica fra le due.
<<
Il solito maschilista! Ha fatto bene, invece! Così almeno imparerai come si
trattano, ti sarà utile quando sarai padre! >> lo rimbrottò Anya,
sorridendo fra sé e sé. Due notti prima, avevano fatto l’amore, ma non avevano
preso precauzioni, visto che sembrava che sarebbero morti tutti. Ed ora si
chiedeva se c’era la possibilità….
Vedendo
quella specie di sorrisetto, Xander si sentì girare la testa, l’idea che lo
aveva sfiorato, lo aveva letteralmente atterrito. Vedendo l’espressione unita
dei due, Buffy e Willow si scambiarono uno sguardo complice e ridacchiarono
divertite. Quei due non la contavano giusta, ci doveva essere qualcosa sotto.
<<
Buffy, non per fare il solito guastafeste…>> NOOO non sia mai! <<
….ma come pensi di pagare? >> la fermò Giles, mentre stava scendendo dal
pulman.
Buffy
impallidì all’istante, a quello non aveva proprio pensato. Tutto quello che
possedeva, era andato distrutto con la sua città. Guardò speranzosa Giles, forse
lui avrebbe risolto quel problema.
<<
Spiacente, avevo lasciato a casa il portafoglio con tutti i documenti! Spero
solo che non ci fermi la stradale, o siamo nei guai! >> le rispose
l’osservatore, notando la sua espressione.
Guai?
Peggiori di quelli in cui erano, senza il becco di un quattrino e con Spike
ridotto ad un bambinetto? Potevano esserci veramente dei guai peggiori? Pensò
Buffy atterrita.
<<
Uffa! E va bene! Prendi questi! >> disse Anya frugando nel suo zainetto e
tirandone fuori una mazzetta di banconote da cento dollari, e tendendoli a
Buffy.
La
quale li prese come se da essi dipendesse la sua vita, facendo alla ex-demone
un sorriso che andava da orecchio ad orecchio. Almeno un problema era risolto.
<<
Anya, scusa se te lo chiedo, ma dove hai preso tutti quei soldi? >> le
fece invece Xander, con tono indagatore.
Anya
si fece di brace, cercando di fare spallucce, mentre cercava una scusa valida
per la sua improvvisa ricchezza.
<<
Sono….sono tutti i risparmi di una vita! >> buttò lì, non avendo trovato
niente di meglio da dire. << Li avevo presi con me, nel caso in cui, mi
fosse venuto il panico e fossi scappata, mi sarebbero serviti in seguito.
>> aggiunse, cercando di sembrare sincera.
Xander,
però non ci era cascato, nemmeno un po’. La conosceva bene, e l’inquietudine
che aveva visto nei suoi occhi gli dicevano che sotto doveva esserci
qualcos’altro. << Anya…>> le fece decisamente scettico.
<<
Uffa, è tutta colpa tua e di Spike! Se mi aveste fermata, come avete fatto con
le altre, non sarebbe successo! >> sbottò lei, indicando Buffy, Willow e
Dawn. Non riusciva a mentirgli, mentre la guardava così.
<<
Ehm…Anya di che stai parlando? >> le chiese Dawn decisamente confusa, che
diavolo c’entrava lei con quei soldi?
<<
Di Ryan e del suo maledetto giubbotto! Ecco di che sto parlando! Se Xander
avesse fermato anche me…non avrei finito per rapinare la banca! >>
esclamò rossa come un peperone.
<<
Ma non avevi composto un poema epico? >> le chiese Dawn confusa
<<
Avevo mentito, va bene? In realtà ero andata a scassinare la banca. Pensavo che
io e Ryan poi ce la saremmo spassata con il bottino! Dopo però non sapevo cosa
fare con i soldi….e visto che la situazione si stava mettendo male….ho pensato
di tenerli….per le emergenze come queste! >> rispose Anya cercando di
scusarsi.
<<
Vuoi…vuoi dire…che questi sono soldi rubati? Anya! Come hai potuto! >>
esclamò Buffy sentendo quelle banconote che quasi le bruciavano le mani.
<<
Ha parlato sua Santità! Io perlomeno non ho cercato di fare del male a
nessuno…come invece volevi fare tu con Wood. Se Spike non ti avesse fermato,
stavi per fargli fare una brutta fine! >> esclamò in risposta Anya,
cercando di difendersi, e si sa, la miglior difesa è l’attacco.
Ora
era la volta di Buffy di diventare di tutti i colori. Si era proprio scordata
di quell’episodio increscioso e ora non sapeva come fare per guardare in faccia
Wood, che sentitosi chiamato in causa, la stava scrutando.
Per
fortuna, una volta tanto, Giles intervenne a proposito.
<<
Buffy…non credo che ora come ora, ci dovremmo preoccupare della provenienza dei
soldi! Ne abbiamo un disperato bisogno! Vedi piuttosto di sbrigarti, mancano
ancora diverse ore per arrivare a Los Angeles! >> esclamò tranquillo.
“Dio Giles, ti bacerei!” pensò Buffy.
Non
si fermò a pensare oltre, che importava se Giles l’aveva sorpresa con la sua
uscita, da uno come lui, sempre perfettino, non si aspettava certo che la
incitasse a violare la legge. Non vedeva l’ora di sfuggire agli sguardi
perplessi di Wood, e annuendo si affrettò dentro il megastore con Dawn e Andrew
alle calcagna.
Nel
pulman intanto la conversazione non si era conclusa, e Anya, come suo solito,
dava il meglio di sé, raccontando ad uno sbigottito ex-preside, tutto quello
che era successo in quella particolare occasione. Robin, sudò freddo, scoprendo
che per poco era scampato alla morte, quando Spike aveva impedito a Buffy, di
sparargli con un bazooka.
Si
girò leggermente, per guardare il piccolo fra le braccia di Xander. E così
adesso veniva a sapere, che il disgustoso vampiro che aveva ucciso sua madre,
non solo aveva salvato la vita a tutti, mondo compreso, ma che lo aveva anche
salvato in un’altra occasione. Scrutando quel fagottino, si sentì quasi in
colpa, per aver tentato di ucciderlo. Lui non solo, gli aveva risparmiato la
vita, ma gliela aveva anche salvata, quando ancora non sapeva chi fosse.
Chissà,
forse il fatto che fosse ricomparso come un infante, voleva dire che i suoi
peccati erano stati perdonati. Forse sua madre stessa l’aveva perdonato,
altrimenti come si spiegava che mentre tutti i suoi vestiti fossero spariti, lo
spolverino fosse ancora lì, come a proteggerlo?
Mentre
si perdeva in questi pensieri, Robin, si accorse che il piccolo, come se
sentisse di essere fissato, aveva preso ad agitarsi.
<<
Ehi! Mi sbaglierò…ma credo che si stia svegliando! >> esclamò Xander
sentendo quei movimenti. E lo sguardo di tutti cadde sul bambino, in trepidante
attesa.
Sfregandosi
gli occhi con i pugnetti, baby Spike emise una serie di borbottii tipici dei
bambini, poi spalancò gli occhi. Due immensi occhioni azzurri, limpidi come il
cristallo, si aprirono su un mondo…..che gli sembrò decisamente strano!
Gli
altri tirarono il fiato, no, ora non c’erano più dubbi, quello era proprio
Spike. Nessun’altro aveva occhi simili.
<<
Tutto bene, piccolo? Hai fatto un bel riposino? >> gli disse Xander
sorridendogli istintivamente. Non riusciva a credere ai suoi occhi, era
veramente Spike, quell’adorabile e tenero batuffolo, che teneva fra le braccia
e che lo stava guardando con aria sorpresa?
Bloody hell! Che diavolo
sta succedendo? Perché sembrate tutti così grandi?No, aspetta non siete voi ad
essere grandi, sono io ad essere piccolo!
Mentre Spike,pensava a
queste cose, il labbro inferiore del piccolo, prese a tremare e un paio di
secondi dopo, scoppiò in un pianto disperato. Quello non era il mondo che
conosceva, che fosse finito in una realtà parallela?
E
ora chi diavolo è che piange? Sono io? Sono io a piangere? Ma che diavolo mi è
successo?
Come baby Spike, aveva
iniziato a frignare, Xander, era stato preso dal panico, e adesso che doveva
fare per calmarlo?
La botta in testa che gli diede Anya, non fu d’aiuto.
<<
Xander, brutto scemo, non vedi che è spaventato? Cerca di rassicurarlo!
>> e nemmeno le parole che gli disse.
Non
sapendo che pesci pigliare, tirò su il piccolo e se lo mise faccia a faccia.
<<
Cucci, cucci, cu! Il piccolino di zio è spaventato? Su…tranquillo…va tutto
bene…sei fra amici! >> cercò di dirgli nel suo tono più rassicurante.
Te
lo do io lo zio! Xander, che ti sei rincretinito? Fai silenzio piuttosto che
sto cercando di pensare!
Baby Spike, come in
risposta a quei pensieri, sempre piangendo e agitando le manine, tirò una botta
contro l’occhio ferito di Xander, che urlò dal dolore e per poco non lo fece
cadere.
<<
Xander, dallo a me, che tu sei un disastro! Lo hai spaventato ancora di più!
>> lo rimbrottò Anya, prendendogli il bambino dalle braccia.
<<
Ma mi ha fatto male! >> disse Xander, cercando di scusarsi, mentre stava
massaggiandosi la parte colpita,.
<<
Non lo ha fatto certo apposta! E’ un bambino, non sa controllarsi! Tranquillo
piccolo, ora ci pensa Anya a te! >> disse la ex-demone con insospettabile
dolcezza.
Bambino? Sono diventato
un bambino?Porca paletta! Questa proprio non me l’aspettavo. Mi sa che sono
veramente in un’altra dimensione, allora perché il bamboccio ha la ferita
all’occhio anche qui?
Il piccolo sulle braccia
di Anya, aveva smesso momentaneamente di piangere, e guardava perplesso Xander.
<<
Bua! >> disse indicando con la manina l’occhio colpito per errore.
Scusa Xander, davvero,
non volevo farti male.
<<
Ehi! Ha parlato! Ma i bambini di un anno, sanno parlare? >> chiese
sorpresa Anya.
<<
Beh, qualche parola di solito la sanno dire! >> spiegò Giles, che aveva
assistito interessato a tutto quello che era successo e si era erto a
professore anche su questo.
Fantastico, sono un
bambino di un anno! Ecco perché non riesco a controllarmi. Perlomeno sono
riuscito a dire qualcosa, forse se mi impegno, riuscirò a dire qualcos’altro.
Improvvisamente
il bambino, aveva preso a parlottare, parole però senza senso, che nessuno
riuscì a capire, nemmeno lui che le aveva dette. Era però così adorabile,
mentre faceva tutti quei versetti, che tutti scoppiarono a ridere divertiti.
Bloody hell! E adesso che
faccio?Un attimo, ma non vedo Buffy, dov’è? Si sarà salvata?Dio ti prego, dimmi
che è salva!
Il piccolo aveva preso a
guardarsi attorno, come se cercasse qualcuno, per poi scoppiare di nuovo a
piangere disperato. Vedere quei lacrimoni che scendevano a dirotto,
intenerirono di nuovo Xander.
<<
Su piccolo, non piangere…altrimenti quando Buffy torna, ci mena a tutti quanti!
>> gli disse cercando di calmarlo.
Insospettabilmente,
ci riuscì e due occhioni, ancora lucidi si posarono su di lui, mentre il
piccolo tirava su con il nasino. Aveva pronunciato la parolina magica, vale a
dire Buffy. Lei era salva, solo questo era importante per lui. Ma gli altri non
capirono la ragione per cui aveva smesso di piangere.
Visto
però che aveva funzionato, Xander, dopo aver ripreso il bambino in braccio,
portandolo via da un’imbronciata Anya, decise che la cosa migliore da fare,
fosse continuare a parlargli, forse, anche se non poteva capire tutto, magari
qualcosa capiva, la prova era che si era riferito al suo occhio ferito, dicendo
bua.
<<
Sai, Buffy, è andata in quel negozio laggiù, per comprare tutto il necessario
per te! E se quando torna vede che stai piangendo, si arrabbierà con tutti noi!
>> cercò di spiegargli, con voce calma e dolce.
Si,
lei era salva e fra poco l’avrebbe
rivista, adesso solo questo importava. Sentendo quelle parole, baby Spike aveva
fatto un sorriso che affascinò tutti, che rimasero come in adorazione a
guardarlo.
<<
Visto? Sono riuscito a calmarlo! >> esclamò Xander tutto orgoglioso, che
si godeva la dolce sensazione di quel frugoletto fra le braccia, chi se ne
importava di chi fosse stato, adesso si sentiva decisamente protettivo nei suoi
confronti.
<< Certo! Bel lavoro! Diventerai un padre
modello! >> gli fece Willow ironicamente. E Xander si rabbuiò di nuovo.
Spike
intanto, mentre giocherellava con le dita di Xander, stava riflettendo su
quanto gli era successo. Ora si stava ricordando quasi tutto. Le ultime parole
di Buffy, l’averla vista andare via con gli occhi pieni di lacrime, la speranza
che potesse salvarsi. E poi la fine, era da molto ormai, che sapeva che ne
sarebbe stato capace, di morire per lei, per salvarla, ed era accaduto, e non
aveva avuto rimpianti, aveva sentito di stare facendo la cosa giusta.
E
poi il fuoco, che da dentro l’aveva divorato, poi più niente… o meglio…pace,
un’incredibile e meravigliosa pace. Si aspettava che sarebbe finito
all’inferno….ed invece….non sapeva neppure lui dove si trovava….gli tornarono
alla mente le parole di Buffy, quando gli aveva raccontato di essere stata in
quello che credeva essere il paradiso.
Si,
era proprio così! Era lui, ma al tempo stesso non aveva forma…si sentiva bene,
amato, completo, e provava una sensazione simile a quella che aveva provato
quando aveva dormito con Buffy, solo milioni di volte amplificata. Non di meno,
sentì come un vuoto dentro di sé, lei non era lì con lui.
E
poi era giunta quella voce, se di voce si poteva parlare, visto che più che
sentirla, l’aveva percepita con tutto sé stesso, non usava parole, ma riusciva
ugualmente a trasmettergli un messaggio. Il suo destino avrebbe dovuto
compiersi, ma le cose non erano andate come dovevano, c’era stato un
imprevisto, lui non aveva salvato il mondo con le sue sole forze, l’amuleto lo
aveva aiutato e purificato al tempo stesso, distruggendo il suo corpo. Per
questo sarebbe tornato sulla terra, in un’altra forma, per portare a termine il
compito che gli era stato assegnato.Questa era stata solo una parte, del
messaggio che aveva riempito la sua mente, aveva avuto la sensazione di sapere
tutto, conoscere la ragione di ogni cosa, ma ora…c’erano cose che non riusciva
a ricordare. Sentiva però che al momento giusto, lo avrebbe fatto. Beh, in
fondo non gli era andata poi tanto male, in fondo era ancora umano, veramente
umano, si disse.
Avrei
anche potuto che ne so, diventare un cane… Il problema ora è…come fare, visto
le mie dimensioni ridotte?
Capitolo
tre: I difetti di essere un bambino.
Era passata quasi un’ora
da quando Buffy era entrata dentro il negozio e ancora, sembrava non uscirne.
Il gruppetto sul pulman, si era intanto ingegnato, per far divertire baby
Spike, con risultati non sempre apprezzabili. Sembrava che facessero a gara a
chi era più scemo, almeno così la pensava il piccolo, vedendo le smorfie e i
versi che gli facevano, quegli sciroccati dei suoi, va beh, diciamo amici?
Anya
si era esibita in smorfie varie, soprattutto con gli occhi, che spostava di qua
e di là come se fosse stata un camaleonte, quasi, quasi, Spike si aspettava che
tirasse fuori la lingua! Xander invece aveva preso a parlare come se fosse
handicappato, tutto cucci, cucci e bubu settette! Nascondendosi il viso con le
mani e giocando a nascondino con lui.
C’era
quasi da piangere a vederli fare così, invece, baby Spike, aveva deliziato
tutti con gioiose risatine. Il culmine era poi stato raggiunto, quando Giles si
era esibito, cantando una canzone! Come voce non c’era da eccepire, non cantava
affatto male, ma la canzone scelta era un vero strazio. Una vecchia ballata
inglese, che Spike aveva odiato anche quando era stato in vita.
Risultato,
baby Spike aveva imparato a dire due nuove paroline, “NO!” e “Butta!” inteso
come brutta. Rupert ci era rimasto male, ma gli altri avevano invece
segretamente applaudito il bambino, nemmeno loro erano stati entusiasti della
canzone. Intanto però il tempo passava e il frugoletto iniziava a farsi
agitato, smanioso.
<<
Forse avrà fame! >> fece Willow pratica, vedendo quella frenesia.
Ma che fame e fame, beh
in effetti un po’ di fame ce l’ho! Ma io voglio sapere che fine ha fatto Buffy,
quanto ci mette a tornare?
Si diceva mentalmente
Spike, mentre fissava in continuazione verso la porta dell’autobus, impaziente
di rivedere la sua cacciatrice. Avrebbe voluto andare via di lì, cercarla e trovarla.
Ma quelli continuavano a tenerlo stretto, manco fosse un bambino, ehm in
effetti era un bambino.
La prima ad apparire
dalla porta, fu Dawn, seguita a ruota da Andrew. Entrambi erano carichi di
sacchetti della spesa, Andrew tese immediatamente i suoi a Giles, visto che
contenevano i generi di pronto soccorso che aveva chiesto. L’osservatore si
mise immediatamente a frugarvi dentro, per accertarsi che ci fosse tutto. Poi,
finalmente, apparve lei, bella come un sogno.
<< Bu…Bu…>>
(leggetelo ba) iniziò a cinguettare baby Spike, sorridendo felice, mentre le
tendeva le braccina.
Buffy, anche lei
decisamente carica di sacchi e sacchetti, rimase paralizzata per un attimo
dalla sorpresa. Non solo il bambino era sveglio, ma vedere i suoi occhioni
azzurri che la guardavano felici, la riportarono indietro nel passato, alla
notte che lei era tornata in vita e aveva visto Spike ai piedi delle scale che
la scrutava attento, il lampo di gioia selvaggia che aveva visto quella volta,
era decisamente uguale a quello che stava vedendo adesso. Sì, adesso non
c’erano veramente più dubbi, era proprio lui!
Non si rese nemmeno conto
che la stava chiamando, lasciò cadere di botto i sacchetti della spesa (Uno dei
quali finì sul piede di Andrew, che ululò dal dolore. Chissà che c’era dentro?)
e si lanciò verso quelle bracciotte cicciotelle che la reclamavano.
Non appena lo prese fra
le braccia, baby Spike, insinuò la sua testolina nell’angolo del suo collo e
sospirò soddisfatto, percependo il suo dolce profumo di vaniglia. Quello era il
paradiso, altro che quello vero! Gli occhi di Buffy, intanto si erano riempiti
di lacrime.
L’aveva riconosciuta! Per
tutto il tempo in cui era stata a fare la spesa, un dubbio angoscioso l’aveva
tormentata. Era arrivato sul più bello, mentre era presa a scegliere i
pannolini e si immaginava divertita, come avrebbe reagito Spike in una
situazione normale, dovendone indossare uno.Come una saetta, aveva attraversato
la sua mente. E se oltre che a diventare un bambino umano, Spike, avesse perduto
tutti i suoi ricordi? Se non avesse memorie su di lei e “soprattutto”, su
quello che provava per lei?
La sola idea che lui
potesse non amarla più, era stato come un coltello piantato dritto nel suo
cuore. Era rimasta ben dieci minuti, ferma immobile, fissando assente dei
biscotti per neonati, riuscendo a malapena a respirare, oppressa sul petto da
un peso enorme. Si era riscossa a fatica, era stata solo la voglia di tornare
il prima possibile da lui, a darle la forza per continuare a fare le spese.
Ma lui, l’aveva
riconosciuta! Solo questo importava, il resto si poteva risolvere in seguito,
ma sentire di nuovo l’amore che provava per lei, solo questo era importante.
<< Ehi! E’
incredibile, ti ha riconosciuta! >> esclamò Willow vedendo quella scena e
Xander gli fece il coro.
<< Gia! Ha persino
cercato di chiamarti. >> disse infatti il ragazzo, con aria leggermente
triste, si era abituato a tenere quel fagottino fra le braccia e ora ne sentiva
la mancanza.
<< Dici davvero
Xan? Io non me ne ero accorta. Su Spiky…prova a ripetere il mio nome. >>
disse Buffy, tirando su con il naso e cercando di rimandare indietro le
lacrime, mentre si beava di vedere quel visetto e gli posava un bacio sulla
testa.
<< Bu..>> non
c’era niente da fare, meglio di così non riusciva a pronunciarlo.
Ma l’accoglienza che
quella parolina storpiata ebbe, fu un meraviglioso sorriso del suo amore. Un
sorriso che gli riempì il cuore di gioia, così come vedere quegli smeraldi
lucidi di lacrime represse. Poteva vederlo nei suoi occhi, per la prima volta
riusciva a vedere che contenevano amore, amore per lui. Forse aveva detto la
verità nella bocca dell’inferno, si forse lei lo amava veramente. Forse.
Maledizione se solo non
fossi uno stupido moccioso, ti farei vedere io cosa vorrei fare, oltre che
cercare di balbettare il tuo nome!
<< Ehi, Spike! E io
chi sono? >> chiese Dawn, che non voleva essere messa da parte per
l’ennesima volta.
<< …iciola!
>> rispose baby Spike, sorridendole e mandandola in deliquio.
Dawn era tutta eccitata,
sentire quella vocetta, e vedere quel sorriso, l’avevano resa felice. Beh, non
l’aveva chiamata con il suo nome, ma faceva lo stesso. In fondo Spike si era
sempre rivolto a lei chiamandola con quel buffo soprannome, briciola!
“Perlomeno lo aveva detto meglio di Buffy!” Ghignò fra sé e sé.
<< E io come mi
chiamo? >> fece Xander che non voleva rimanere fuori.
<< Ed io? >>
idem, Willow.
Ehi, ragazzi, volete
mettermi nei casini? Come cacchio faccio a dire, Xander e Willow? Ma non
potevate avere dei nomi più normali? Già quello di Buffy, è un dramma!
Vedendo che baby Spike,
sembrava in difficoltà, Buffy decise di intervenire.
<< Calma ragazzi!
Non vedete che lo confondete? Piuttosto fatevi da parte, che voglio vestirlo!
Non vorrei che si prendesse un raffreddore continuando a stare così, tutto
nudo! >> disse in tono deciso e mettendo fine al coro che si era alzato.
Infatti, non ce n’era uno
che non volesse sentire pronunciare il suo nome, Giles compreso. Ma perché
quando c’e un bambino di mezzo, tutti gli adulti finiscono per diventare tanti
bambini scemi?
Ehi, bionda! Che
diavolo intendi per vestiti? Non quello che penso, vero?
Dieci minuti dopo, e
tanti pianti e urla, non c’erano più dubbi, era proprio quello che aveva
temuto. La scena che si parò davanti agli occhi del gruppo era indimenticabile,
peccato che non avessero una macchina fotografica per immortalarla.
Baby Spike, era stato
ripulito per bene, grazie a dei fazzolettini umidificati ed ora era tutto bello
pulito e profumato. Dopo l’umiliante faccenda dei pannolini, era stato
rivestito con una tutina di spugna, del tipo con i piedini, dello stesso colore
dei suoi occhi, che in quel momento erano lucidi di lacrime di rabbia. Tale tutina,
come se non bastasse, aveva un’applicazione sul davanti che rappresentava una
paperella.
Era adorabile, non c’era
altre parole per descriverlo, Buffy aveva proprio indovinato il colore giusto,
e lui era così carino, tutto imbronciato. Da mangiarsi di baci.
Giuro che questa me la
paghi, cacciatrice!
Ma non c’era mai fine
alle umiliazioni che doveva subire quel giorno.
<< Dawn…guarda in
quella borsa, ci dovrebbe essere un termos che ho comprato e mi sono fatta riempire
d’acqua calda, in un bar del centro commerciale. >> esclamò Buffy dopo
aver sogghignato vedendo l’espressione furiosa di baby Spike, mentre prendeva
da un altro sacchetto un biberon e del latte in polvere per neonati. Era ora
della pappa!
Scordatelo! Non berrò
quella cosa schifosa, bionda! Voglio un pezzo di pizza come quella che stanno
mangiando i ragazzi!
Pensò Spike, mentre
vedeva che Buffy, stava per porgergli il biberon. E baby Spike doveva pensarla
allo stesso modo, visto che storse la bocca e si rifiutò di ciucciare, mentre
invece tendeva le manine alla fetta di pizza nelle mani di Xander.
<< Ehi, Buffy! Mi
sa che preferirebbe questa, a quello! >> esclamò il ragazzo
commuovendosi, vedendo lo sguardo implorante del piccolo, e fece per tendergli
la fetta.
<< Niente da fare!
Lui adesso è un bambino e deve mangiare le cose giuste per lui! >> lo
fermò torva Buffy, che si era ormai immedesimata nel suo ruolo di baby sitter.
Vedendo però quegli occhioni che stavano di nuovo per riempirsi di lacrime,
decise di fare uno strappo alla regola. << E va bene uffa….se adesso
farai il bravo e berrai tutto il tuo lattuccio, dopo ti darò un pezzettino di
pizza! >> capitolò.
Baby Spike, comprese che
questo era il massimo che poteva ottenere, e si decise a fare come richiesto.
In fondo quel latte non era neanche male, Buffy ci aveva messo dentro anche dei
biscotti e a lui i biscotti piacevano. E poi, almeno aveva imparato una cosa,
bastava che minacciasse di piangere e il più delle volte, riusciva ad ottenere quello
che voleva.
Interessante
stratagemma, mi sa che d’ora in poi, lo userò spesso!
Nel frattempo, visto che
le ferite erano state curate, e che tutti stavano mangiando, l’autobus ripartì.
Destinazione Los Angeles.
Capitolo quattro: I
pregi di essere un bambino.
Era ormai pomeriggio
inoltrato, quando il pulman arrivò alle porte di Los Angeles. Dopo aver portato
i feriti più gravi (fra i quali Wood), in un ospedale vicino al centro, ed aver
sbrigato tutte le relative formalità, l’autobus si rimise in mancia, diretto al
hotel Hyperion, luogo dove viveva Angel.
Riuscire a spiegare ai
medici e alle infermiere di turno, cosa fosse successo a quel gruppo scalcinato
di persone, aveva richiesto del tempo, per fortuna Giles se l’era saputa
cavare. Tirando fuori il suo fascino britannico e raccontando a tutti, come
fossero riusciti a scampare al misterioso crollo di Sunnydale, provocato quasi
sicuramente da un “terremoto”. La notizia per fortuna, era stata riportata da
vari Tg. Spiegò inoltre, che erano giunti fin lì, perché in città avevano degli
amici e parenti, e avevano pensato che fosse l’opzione più pratica. Per fortuna
non c’erano in giro giornalisti, che avrebbero altrimenti cominciato a fare
domande più indiscrete. C’era da sperare solo che lo staff dell’ospedale,
mantenesse il silenzio con la stampa, come era stato loro espressamente
richiesto.
Per fortuna in ospedale,
avevano creduto alla versione semplicistica di Giles e si erano adoperati per
prestare subito delle cure ai feriti. Ma ormai era il tramonto, quando
arrivarono davanti al hotel. Il pulman, si fermò con uno stridio, stanchi e
prostrati, gli occupanti presero lentamente a scendere. Baby Spike, che aveva
dormito di nuovo per buona parte del viaggio, si svegliò di soprassalto e
scrutò attento attorno a sé, prima di stringersi al collo di Buffy.
Sulla porta del hotel si
stagliava la figura inconfondibile di Angel. Non sembrò particolarmente
sorpreso, di vedere arrivare quel gruppo di gente, ma con gli occhi, cercava una
persona in particolare. Quando la vide, si diresse immediatamente verso di lei,
verso Buffy.
Fece un’espressione
sorpresa, quando la vide con in braccio un bambino, del quale non riusciva a
vedere il volto, perché nascosto nel collo di Buffy. Spike, aveva infatti
deciso di rimandare l’imbarazzante incontro il più possibile e si era
abbarbicato al collo della sua cacciatrice, nascondendo il visetto fra i suoi
capelli. Chissà che risate si sarebbe fatto Angel, vedendolo ridotto in quello
stato.
Ma ride bene chi ride
ultimo, dice il proverbio.
<< Buffy! A quanto
ho saputo siete riusciti a fermare il Primo! E tutte queste ragazze? Sento in
loro il potere delle cacciatrici, come è possibile? >> le chiese,
avvicinandola, mentre si guardava in giro confuso.
<< Io sto bene,
grazie per averlo chiesto! >> gli rispose piuttosto acidamente lei, e gli
sembrò di sentire il piccolo ridacchiare, vicino al suo orecchio. Stringendolo
ancora di più a sé, fissò negli occhi Angel e guardandolo seria gli disse:
<< Senti…è una lunga storia che ora non ho proprio voglia di raccontarti.
Sono stanca e non so che cosa darei per un bel bagno caldo e un letto! E in
ogni caso, non siamo state noi a fermare il Primo, ma Spike, grazie a quel
maledetto amuleto che mi avevi dato! >>
Angel rimase un po’
deluso del suo atteggiamento, ma ne diede la colpa all’evidente stanchezza.
<< Certo, scusa, ti
accompagno subito su in una delle camere! Ma chi è quel bambino che è con te? E
dov’è Spike? Sento la sua presenza, ma non lo vedo!? >> le disse
facendole strada dentro all’albergo, mentre un sospetto iniziava a prendere
forma nella sua mente.
Buffy non sapeva come
rispondere, che avrebbe dovuto fare? Piazzagli il piccolo davanti alla faccia e
dirgli “ Ecco! Questo è Spike! Hai visto
come si è ridotto a causa del tuo maledetto gingillo?” per poi tirargli un bel
papagno sul muso? Ne avrebbe avuto una gran voglia, ma la verità era, che si
sentiva troppo stanca per farlo. Meglio tergiversare e lasciare ad altri
l’ingrato compito.
Visto che erano arrivati
davanti alla porta di una camera, Buffy posando la mano sulla maniglia, si
girò per affrontare Angel, avendo cura
però di non guardarlo negli occhi e disse: << Te l’ho detto è una lunga
storia. Se proprio vuoi saperlo, chiedilo a Xander o a Giles. Ora se non ti
dispiace…mi fiondo subito in bagno e poi a letto perché sono esausta! >>
e mentre lo faceva, entrò nella camera, seguita da Dawn, e gli chiuse
decisamente la porta in faccia.
Ben fatto, love! Non
avevo nessuna voglia di trovarmi faccia a faccia con quello scemo!
Pensò Spike ghignando,
mentre baby Spike faceva invece un grande sorriso alla sua salvatrice. A Buffy
però non sfuggì il lampo birichino che era passato in quegli occhioni e
sogghignò, anche da bambino Spike non si smentiva mai.
<< Per ora
l’abbiamo scampata! Domani sarà un altro discorso! Ora però…tu ed io…andiamo a
farci un bel bagnetto, che ne dici? >> disse Buffy sorridendo sorniona.
Baby Spike sorrise
deliziato.
Uhmmm…un bagno
insieme, che vuoi che ti dica? Mi sa che in fondo in fondo essere un bambino
non sia così male, se posso fare il bagno con te!
---------------------
Angel era rimasto fermo
come un allocco davanti alla porta della camera. Possibile che la freddezza che
aveva sentito in Buffy fosse solo colpa della stanchezza? E poi,
maledizione….aveva sentito bene, che l’odore di Spike era ancora su di lei.
Xander, che aveva
assistito a tutta la scena ghignò soddisfatto. Angel non gli era mai andato a
genio, anima o no. Se proprio doveva scegliere, preferiva Spike. Almeno lui la
sua anima se l’era conquistata, non come Angel. E poi negli ultimi tempi,
iniziava pure a stargli simpatico, soprattutto ora che era un bambino. Lo
doveva ammettere, quel cucciolotto, aveva già conquistato il suo cuore.
Ed ora aveva l’occasione
che aspettava da anni, far mandar giù un bel boccone amaro ad Angel. Chissà
quale notizia lo avrebbe scosso di più…sapere che Spike era tornato umano,
seppur in versione infantile? O venire a sapere che Buffy aveva dichiarato che
lo amava?
Sogghignando si avvicinò
al vampiro e postogli un braccio sulle spalle, si preparò a fare un bel
riassuntino. “ Grazie Buffy! Ti devo un favore, non vedo l’ora di raccontare a
mister simpatia, come stanno le cose!” pensò Xander facendo una risata
interiore. << Dunque Angel…devi sapere….>>
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Nel mentre che Xander si
godeva la meritata vendetta, assieme a Giles ( entrambi non avevano mai
scordato quello che Angel, aveva fatto quando era Angelus), Buffy, dopo aver
riempito la vasca d’acqua calda, ma non troppo calda, per rispetto della pelle
sensibile di baby Spike, vi aveva versato una buona dose di bagnoschiuma,
neutro s’intende, che aveva comprato al centro commerciale.
Baby Spike, di nuovo
tutto nudo, era tranquillamente in braccio a Dawn, e guardava attento tutti i
preparativi, pregustando il momento in cui avrebbe fatto il bagno con la sua
cacciatrice. Buffy iniziò lentamente a spogliarsi, rimanendo però con la
biancheria intima addosso.
Non lo faceva tanto per
pudore, in fondo Spike era un bambino e non c’era ragione di vergognarsi, ma in
cuor suo, lei sapeva, che il suo lui più adulto, era lì, dentro a quel
frugoletto. Ragione per cui era meglio mantenere certe distanze.
Non gli aveva ancora perdonato,
di non averla creduta. Non appena fosse tornato delle dimensioni giuste, un bel
cazzotto non glielo toglieva nessuno. Questo però non voleva dire che non
avesse voglia di coccolarlo un po’, quella era la prima volta che sentiva di
provare tenerezza per un bambino. Prima di allora non gliene era importato
molto dei bambini, ma ora che aveva a che fare con baby Spike, riscopriva in sé
stessa il lato materno.
Entrando nella vasca per
prima, si fece passare il piccolo da Dawn, che le gettò subito le braccia al
collo, e sospirò di felicità. Iniziando a lavare quel corpicino, con una spugna
naturale, iniziò a canterellare, sentendosi rilassare e sentendo che tutta la
stanchezza se ne andava via, scivolando nel nulla.
-----------------------
Nemmeno dieci minuti più
tardi un Angel decisamente agitato, bussava frenetico alla porta della camera
di Buffy, desiderando in cuor suo di buttarla giù. Fu Dawn ad aprirgli e a
togliergli quella soddisfazione.
<< Angel…si può
sapere che diavolo vuoi? Mi pareva che Buffy fosse stata chiara, siamo
stanche!>> gli disse a muso duro.
Ma Angel non ci fece
nemmeno caso e spostatala di peso, entrò di prepotenza nella stanza, scrutando
in ogni angolo.
<< Dov’è? >>
chiese brusco.
<< E’ in bagno, dove
vuoi che sia? Non è mica diventata invisibile….un’altra volta! >> esclamò
Dawn, perplessa, da tanta foga.
Angel rimase confuso per
un attimo “Come, un’altra volta?” e quando
Non fece nemmeno a tempo
ad entrare nel bagno che venne preso direttamente in faccia da una spugna
bagnata, lanciata con discreta forza.
<< Fuori di qui!
Ignobile guardone! >> urlò Buffy, mentre continuava a gettargli addosso
tutto quello che le capitava a tiro. Vistosi al perso, Angel, comprese che era
meglio fare retromarcia. Non aveva mai visto Buffy così infuriata. Beh a dire
il vero non l’aveva vista per niente, dato che la spugna era piena di schiuma
che gli era finita sugli occhi.
<< E va bene, non
entro, ma ti aspetto qui fuori. Tu ed io dobbiamo parlare! >> gli gridò
richiudendo la porta e cercando di ripulirsi il viso.
All’interno della stanza,
Buffy, dentro la vasca sbuffò, a quanto sembrava quel rompiscatole di Angel non
voleva proprio lasciarla in pace.
Anche baby Spike sbuffò,
anche se a modo suo. Si stava godendo il bagnetto, fino a quando non era
arrivato l’eterno piagnone a rompere tutto il divertimento.
<< Butto! >>
fece indicando la porta, << Bu, mia! >> disse serio, serio. Tanto
che Buffy non potè resistere e fece una risatina, dando un bacio sulla fronte
del piccolo.
Se solo fossi stato
della taglia giusta, glielo avrei fatta vedere io a quel bischero! Comunque
Honey, sei stata fantastica, non penso che peaches si sia mai sentito dire
“ignobile guardone!”
<< Ben detto
Spiky….>> disse ridacchiando Buffy, mentre prendeva ad insaponare i
soffici capelli del frugoletto. Alzando leggermente la voce, disse
evidentemente rivolta ad Angel. << Finisco di lavarmi ed esco! Nel
frattempo…mi mandi Dawn? >>
Ehi! Fai marcia
indietro…che hai detto?Che ho ragione? Su cosa?
Spike era decisamente
confuso e eccitato, non poteva significare quello che lui sperava che
significasse, vero? Come se Buffy, avesse percepito i suoi pensieri gli disse:
<< Bu è tutta tua! Mi sa che Angel, dovrà farsene una ragione! >>
sorridendogli e sciacquandolo gentilmente.
Baby Spike era rimasto a
fissarla incantato, con la boccuccia semi aperta. Spike era decisamente andato
nel pallone. Poteva sentire il suo cuore di bambino che batteva più in fretta e
risuonava fin nella sua anima. Certo, lei non gli aveva detto nuovamente che lo
amava, ma questo valeva altrettanto.
L’entrata nel bagno di
Dawn, lo riscosse dai suoi pensieri e baby Spike, fece alla sua briciola un
sorriso felice, che venne ricambiato.
<< Dawn, prendi
quell’asciugamano grande laggiù, che ti passo Spiky! >> disse Buffy
indicandole l’oggetto posto su un mobiletto lì vicino. Mentre Dawn prendeva e asciugava
teneramente il frugoletto, Buffy finì di lavarsi per poi tirarsi su ed
avvolgersi un morbido accappatoio bianco, che le stava decisamente grande.
Avvolgendolo strettamente
intorno al suo corpo, legò strettamente la cinghia alla vita, per essere sicura
che non si sciogliesse, poi avvolto un altro asciugamano intorno ai suoi
capelli disse decisa: << Ascolta Dawn, io vado di là a parlare con Angel,
cercherò di portarlo fuori dalla camera e di sbrigarmela il prima possibile. Tu
intanto occupati di Spike, ma aspetta ad andare in camera, che noi siamo
usciti, dopo preparalo per la notte, in uno di quei sacchetti, ci dovrebbero
essere dei pigiami per noi e per lui. >>
Dawn annuì, quando Buffy
aveva quell’espressione era meglio fare come diceva lei, pensò sorridendo. A
quanto sembrava Angel stava per scoprire un lato di sua sorella, che in pochi
conoscevano. Persino baby Spike, capì che il momento dei giochi era finito.
Non appena Buffy uscì dal
bagno, Dawn sussurrò dolcemente nell’orecchio del bambino. << Lo sai
Spiky? Mi sa tanto che domani mattina, vedremo Angel con un occhio nero!
>> baby Spike, rispose con una risatina.
Comincio a sospettarlo
anch’io!
Era talmente euforico,
che non fece nemmeno storie, mentre Dawn gli metteva il pannolino e lo rivestiva
per la notte, con un pigiamino bianco con sopra stampate tante macchinine.
Assomigliavano alla sua vecchia De Soto, solo che erano di vari colori, gli
piaceva a dire il vero.
Poco meno di dieci minuti
dopo, Buffy rientrò nella stanza con un’espressione ancora arrabbiata, che però
si addolcì subito, vedendo baby Spike in tutto il suo splendore. Quel pigiamino
gli stava una meraviglia.
<< Down, vai pure a
fare il bagno, ora ci penso io. >> disse rivolgendo uno sguardo grato
alla sorella e sedendosi sul letto, vicino al bambino. Dawn capì subito che
Buffy non aveva voglia di parlare di quanto era successo, inoltre poteva vedere
la stanchezza che le tirava i lineamenti, sì, era meglio aspettare per sapere
cosa si fossero detti lei ed Angel.
<< Fantastico! Ne
ho proprio bisogno! Ah…ho messo il tuo pigiama sul cuscino! >> disse la
ragazza fiondandosi subito nel bagno. Buffy sospirò e dopo aver dato un bacio
sulla fronte di Spike, ne annusò il dolce profumo infantile, sentendosi
leggermente rinfrancata.
Era così stanca che gli
occhi le si chiudevano, mentre si infilava il pigiama ed entrava sotto le
coperte, mettendo Spike nel mezzo, in modo che fosse al sicuro fra lei e Dawn.
Il piccolo si accoccolò vicino a lei e dopo pochi minuti, Buffy era già nel mondo
dei sogni.
Quando Dawn rientrò nella
stanza, già vestita per la notte, trovò solo Spike sveglio, seppur
indubbiamente assonnato. In silenzio, cercando di non far rumore, fece una lieve carezza sulla testa del
piccolo e poi si mise anche lei a letto, spegnendo le luci.
Intanto Spike, mentre
sentiva che il sonno lo stava per cogliere, mandò un ringraziamento a chiunque
fosse stato, a farlo tornare. Sì, essere un bambino in fondo non era male, se
poteva dormire accanto alle due persone che contavano di più nella sua vita. E
baby Spike fece un lungo sospiro, prima cadere in dolci sogni.
Capitolo cinque:
Biscotti?
Il mattino seguente,
Buffy si svegliò di buon umore, soprattutto perché sentiva vicino a sé il calore
del corpicino di baby Spike, ancora profondamente addormentato. Sorrise nel
vedere come si era accucciato accanto a lei, ed alzando leggermente la testa,
vide che anche Dawn, dormiva ancora, tendendo un braccio, come a proteggere il
frugoletto.
Rilassandosi di nuovo
contro il cuscino e guardando un raggio di sole, che penetrava dalla finestra,
si costrinse a rivedere nella mente, la conversazione che aveva avuto la sera
precedente, con Angel. Non gli piaceva doverci ripensare, ma c’erano cose che erano
state dette, che ora che non era più stanca, ma riposata e serena, poteva
analizzare. C’era qualcosa di strano in alcune frasi che Angel aveva esclamato,
se ne era accorta immediatamente, ma non aveva avuto la forza di approfondirle.
Facendo uno sforzo
mentale, richiamò a sé, ogni anche più piccola immagine, di quella spiacevole
conversazione. Era cominciata subito male, fin da quando era uscita dal bagno,
e aveva chiesto ad Angel, di seguirla fuori dalla camera. Seppur evidentemente
contrariato, lui aveva accettato.
***************
<< Adesso mi
spieghi che storia è questa! Spike è diventato un bambino umano e tu hai
affermato di amarlo! >> l’aveva assalita a muso duro non appena erano
usciti dalla camera.
<< E così non lo
amavi, vero? Lui era solo nel tuo cuore!? Ed io…come uno scemo, sono rimasto lì
ad ascoltare i tuoi vaneggiamenti su l’impasto per biscotti che eri….e che non
eri ancora cotta! >> aveva aggiunto, quasi urlandoglielo in faccia.
<< Avrei dovuto
capire subito, che preferivi lui a me, quando hai scelto lui per starti accanto
nella lotta! Dio, come sono stato stupido! Era solo un modo per mandarmi via,
illudendomi con false speranze, non è vero? >> urlò ancora, prendendola
per le spalle e scotendola con forza.
Se Buffy all’inizio si
era “quasi” sentita in colpa, vedendo la sua furiosa reazione, mano a mano che
lui parlava, sentì crescere dentro di sé una rabbia cieca. Dandogli uno
spintone che lo spedì violentemente contro il muro di fronte, lo affrontò con
gli occhi che brillavano d’ira.
<< Tanto per
cominciare, io non ti devo nessuna spiegazione! Dopotutto sono passati molti anni da quando le nostre vite, hanno
preso direzioni diverse! E di questo devi ringraziare solo te stesso, non fui
io a decidere di troncare la nostra relazione! Resta il fatto, che è andata
così…ed ora non hai nessun diritto di comportarti come un fidanzato geloso.
>> gli sbatté in faccia, senza preoccuparsi se le sue parole lo avrebbero
ferito o no.
Angel cercò di riprendere
la parola, ma Buffy continuò imperterrita.
<< Il signorino si
sente preso in giro, per delle cose che ho detto! Beh…la vuoi sapere una cosa?
Erano vere…e al tempo stesso non lo erano! Ho capito come stavano le cose, solo
questa mattina, nella bocca dell’inferno! Tu non hai idea di quello che ho
passato nelle ultime ventiquattro ore! >> gli gridò furibonda.
<< E tu che ne sai,
di ciò che è stata la mia vita negli ultimi anni? Di quello a cui sono stato
costretto a rinunciare? A mio figlio, ai miei ideali, e tutto per cercare di
fare la cosa giusta! >> gridò a sua volta Angel, non meno arrabbiato.
<< Ed ora vengo a
sapere che anche l’ultima speranza che avevo, di avere una vita normale, se ne
è volata via….è ormai chiaro che è stato Spike ad ottenere lo Shanshu, e anche
te…a quanto sembra! E questa volta, sei stata tu a prendere la decisione che mi
ha privato di ogni cosa! >> aggiunse frustrato, dando un pugno nel muro
alle spalle di lei.
<< Oh, è per questo
allora, che sei arrabbiato veramente! Perché non ho scelto te, come campione!
La vuoi sapere una cosa? Se l’ho fatto avevo le mie buone ragioni! Hai
ragione…io non so cosa tu abbia fatto in questi anni, tu non eri accanto a
me…ad aiutarmi, ma Spike invece c’era, lui c’è sempre stato! >> disse
Buffy con un tono più calmo.
Improvvisamente si era di
nuovo sentita addosso tutta la stanchezza e aveva lasciato che le spalle le si
afflosciassero. Angel aveva immediatamente percepito il suo cambiamento di
umore, ma prima che potesse dire o fare qualcosa, lei riprese a parlare con
voce stanca.
<< Senti, non ho
voglia di litigare…sono esausta! Se mi ascolterai senza interrompere, cercherò
di spiegarti come sono andate le cose, altrimenti puoi scordartelo, perché non
vedo l’ora di andare a dormire! >>
<< Parla! >>
disse Angel sospirando.
<< Quando ti dissi
che Spike era nel mio cuore, non mentivo. E’ solo…che l’ultimo anno è stato
così…stressante, che non riuscivo a leggere dentro me stessa, non avevo il
tempo materiale per farlo, ed ero così confusa. La notte prima che tu arrivassi
a Sunnydale io e Spike, avevamo dormito insieme….e per dormito intendo proprio
“dormire”, nient’altro. Io ero depressa, senza forze, perché gli altri mi
avevano voltato le spalle, è una lunga storia che ha che fare con l’occhio
ferito di Xander, ed ora non starò a raccontartela. Comunque sia, ero stata
allontanata dal gruppo, Spike era fuori città quando è successo e al suo
ritorno, mi subito cercata. Mi ha trovato in una casa, dalla quale avevo fatto
sloggiare il suo legittimo proprietario. Noi abbiamo parlato, lui mi ha detto
delle cose che non scorderò mai. Stava quasi per andarsene quando io l’ho
fermato, avevo bisogno di conforto, del suo conforto. Lui mi era stato sempre
accanto negli ultimi anni ed è stata l’unica persona, che sia mai riuscita a
comprendermi fino in fondo. Mi fidavo e mi fido di lui come di me stessa, ecco
perché ho scelto lui per starmi accanto nella battaglia, sentivo di aver
bisogno del suo appoggio, della forza che riusciva a trasmettermi. Ti dissi che
non sapevo ancora chi ero e cosa volevo, ed era vero, non lo sapevo, ma l’ho
scoperto nel momento in cui ho di nuovo visto la morte in faccia, la mia
faccia, che il Primo usava per prendermi in giro. In quel momento ho capito
tante cose, che quello che mi spingeva a combattere, non era solo un obbligo
che mi era stato imposto dal destino. Essere la prescelta, la sola…IO volevo
combattere, IO volevo distruggere con tutte le mie forze quell’essere, non la
cacciatrice, ma la donna! E quando ho visto Spike, avvolto nella luce di quel
maledetto gingillo, che stava distruggendo ogni cosa, ho anche capito chi era,
che volevo nella mia vita. Il solo che non mi avesse mai abbandonato, il solo
che fosse riuscito a capirmi meglio di me stessa, io avevo bisogno di lui, lui
non era semplicemente nel mio cuore, lui “era ed è” il mio cuore, io lo amo.
Quando ho preso la sua mano…quando le nostre mani unite, e hanno preso fuoco…ho capito tutto questo.
Io non ero più un impasto per biscotti, ma ero pronta per uscire dal forno. La
situazione sembrava disperata, quella forza che stava distruggendo tutto, stava
distruggendo anche lui, stava lasciandomi, sacrificando la sua vita per salvare
me e il mondo intero. Ma io sentivo che non era così, sentivo che non poteva
finire così! Sentivo che sarebbe tornato da me, e ho trovato la forza per
dirgli che lo amavo. E la vuoi sapere una cosa buffa? Lui non mi ha creduta, mi
ha mandato via. Ed io l’ho fatto, sono scappata, ma solo perché ero certa che
sarebbe tornato da me. E lui non mi ha deluso, è tornato! Ed ora la sola cosa che
voglio, è fare in modo che torni normale, ecco perché siamo venuti qui, per
saperne di più su quella maledetta profezia e su come possa aver influito
l’amuleto!>> Buffy aveva parlato lentamente, fissando un punto lontano.
Angel era stato in
silenzio, ad ascoltare quella lunga spiegazione, sentendo un dolore sordo nel
petto, in quel cuore che non batteva, che aumentava mano a mano che lei
parlava. Quando lei finalmente rimase in silenzio, non riuscì a trattenere un
gemito.
<< Dunque, la colpa
è solo mia…ho sbagliato, ho sbagliato a lasciarti…..ho sbagliato a venire a Los
Angeles. Se solo fossi rimasto al tuo fianco, ora ci sarei io al posto di
Spike, invece eccomi qui, incatenato mani e piedi in una situazione in cui non
vedo una via d’uscita.>> ammise a capo chino, con la voce densa di
dolore.
<< Penso che tu
sbagli a pensarla così. Non possiamo sapere cosa sarebbe successo, se avessimo
fatto delle scelte diverse, è come mettere un dito nella piaga e rigirarlo per
ottenere maggior dolore. Ti prego Angel, non farlo non torturarti in questo
modo, piuttosto cerca di farti forza è andata così, non credo che ci sia altro
da dire. >> sussurrò Buffy con un tono di voce più dolce, mentre
facendogli una carezza, tornava in camera.
*****************
Ora però a mente fresca e
riposata, Buffy si rendeva conto che c’erano ancora molte cose di cui parlare.
Che significava che era stato costretto a rinunciare a delle cose, compresi i
suoi stessi ideali?
E suo figlio? Perché mai
aveva dovuto rinunciare a lui? Si, lei sapeva di Connor, Angel stesso le aveva
dato la notizia un anno prima, quando si erano incontrati a metà strada, dopo
che era tornata in vita. All’epoca non l’aveva presa tanto bene.
Ora però sentiva come se
tutto si fosse affievolito, sì, voleva ancora bene ad Angel, ma come un amico,
nulla di più. Ora il suo universo, ruotava solo su Spike, quel tenero
batuffoletto che le dormiva sereno accanto.
E poi, che significava
che era legato mani e piedi in una situazione senza speranza? Doveva scoprire
cosa c’era sotto, il suo stesso istinto di cacciatrice la stava mettendo in
guardia. Aveva percepito una strana emanazione provenire da Angel.
Quando era venuto a
Sunnydale, non se ne era accorta, forse perché sovrastata dalla pressante
presenza del Primo, che sembrava permeare ogni cosa, ma ora ne era certa, c’era
qualcosa di strano in atto.
Come spiegarsi poi, che
l’albergo fosse vuoto, eccettuato Angel stesso? Dove erano gli altri del suo
gruppo? Avrebbero dovuto essere tutti lì, a preparare il fronte secondario,
invece non aveva visto niente in giro, che facesse presupporre tali
preparativi.
Sì, aveva molte domande
da fare ad Angel, domande che esigevano una risposta. Un leggero movimento al
suo fianco, la distolse però dai suoi pensieri, baby Spike si stava svegliando.
<< Buongiorno!
>> gli disse Buffy, vedendo come si stropicciava gli occhi, per poi
spalancarli e farle un grosso sorriso, riconoscendola.
Buongiorno a te, love!
Dio sei così bella appena sveglia!
<< Bu! >> esclamò
il piccolo, tendendo una manina per toccarle leggermente il viso.
Baciando leggermente le
punte di quelle piccole dita, Buffy prese il piccolo e se lo mise sul grembo,
stringendolo teneramente a sé. Entrambi poi fecero un lungo sospiro.
<< Buongiorno!
Quando si mangia? >> chiese Dawn che si era svegliata a sua volta. Pur
guardando intenerita, quella scenetta, il suo stomaco brontolava troppo per
essere ignorato.
Ridendo per l’uscita
della sorella, Buffy, prese ad alzarsi, sempre tenendo in braccio Spike.
<< Dipende…quanto
ci metti a vestirti? >> le rispose ghignando.
Non aveva nemmeno fatto
in tempo a dirlo, che sua sorella si era alzata di scatto ed era corsa di
filata in bagno, prendendo di corsa i vestiti posti sulla sedia. Erano gli
unici che possedevano al momento, ma i soldi di Anya, sarebbero venuti buoni
per fare shopping. “Dolce suono” pensò Buffy che adorava andare a fare compere.
<< Ora ci vestiamo
per bene, e poi andiamo a fare colazione…che ne dici Spiky? >> chiese
dolcemente al bambino, mentre lo cambiava.
<< …cotti! >>
le rispose baby Spike, con un sorrisone.
<< Certo! Biscotti!
A te piacciono tanto i biscotti, vero Spike? >> rise lei, che aveva
capito cosa intendesse dire. << Sai…un giorno ti racconterò una storia su
dei biscotti, magari quando sarai un po’ più grande… >> aggiunse
facendogli un sorriso malizioso.
Capitolo sei: Ho degli
amici!
Quando tutti e tre,
scesero giù ed entrarono nella sala ristorante dell’albergo, erano quasi tutti
lì, impegnati a fare colazione. Ma bastò che Buffy mettesse piede nella sala
con baby Spike in braccio, e si alzarono in massa, diretti verso di lei.
Beh, non esattamente
verso di lei, ma più specificatamente verso Spike. Xander era in prima fila e
stava già iniziando a fare i versetti al piccolo, commentando come era vestito
quella mattina. Buffy, infatti gli aveva messo dei jeans e una maglietta nera.
Proprio un Spike in miniatura.
Ce ne fosse stato uno,
che non avesse fatto esclamazioni deliziate a quella vista, sarebbe stato un miracolo.
Persino Giles, lasciata da parte la sua aria da inglese compassato, aveva
passato una mano sulla testa del piccolo in una tenera carezza.
Buffy si sentì in colpa,
per averlo sospettato di cattive intenzioni nei confronti di Spike, e per la
prima volta, da quando aveva complottato con Wood per ucciderlo, gli fece un
sorriso caldo e sincero.
A Giles si velarono
leggermente gli occhi, alla vista di quel sorriso. Aveva creduto che non
sarebbe mai più stato capace di ricucire, lo strappo che si era creato nel
rapporto con colei, che amava come una figlia, ma ora le cose sembravano
mettersi meglio. “Questa volta non ti deluderò, Buffy!” pensò, “No, questa
volta ti aiuterò a proteggere chi ami, dovesse essere l’ultima cosa che
faccio!”.
<< Ehi, Buffy, dai
a me Spike, così almeno intanto, tu puoi
andare a prenderti un caffè! >> esclamò Xander, che non resisteva più dal
desiderio, di tenere di nuovo quel cucciolotto fra le braccia.
Spike fissava confuso i
nuovi atteggiamenti, che le persone che gli erano attorno gli stavano
dimostrando, anche il giorno prima in effetti, si erano comportate in modo
strano, ma non ci aveva fatto tanto caso, visto il popò di roba che era
successo quel giorno. Ora però, non poteva proprio fare a meno di vedere, come
tutti si dimostravano gentili con lui.
Sono sempre più
convinto,che essere un bambino non è per niente male, se i risultati sono
questi!
<< Ma devo
preparare la colazione per Spike, prima. >> cercò di opporsi Buffy,
riluttante a cedere il dolce fagottino.
<< Oh…non
preoccuparti, ci abbiamo già pensato io e Anya. >> rispose con un sorriso
a trentadue denti, Xander, indicando sul tavolo un biberon già pronto.
<< Ci hai messo
dentro anche i biscotti? A Spike piacciono! >> ribatté Buffy tentando
l’ultima carta, per non mollare il piccolo.
<< C’è già tutto!
Abbiamo anche preparato della frutta frullata. Giles ha detto che i bambini la
devono mangiare! >> rispose un po’ bruscamente Anya, che stava stufandosi
di quel tira e molla.
Visto come stavano le
cose, Buffy si dovette arrendere, e consegnò il prezioso carico nelle mani di
Xander, che le sorrise di rimando tutto felice.
Con il piccolo fra le
braccia, Xander, che sembrava stesse portando un re, o in questo caso un
principino, si avviò verso il tavolo, subito seguito dalla corte di ammiratori.
Il ragazzo avrebbe voluto tenerselo tutto per sé, ma si vide costretto a
mettere il piccolo seduto sul tavolo, in modo che tutti potessero vederlo.
Come il giorno
precedente, baby Spike degnò tutti di un sorriso. Vedendo quella scena, Buffy
non potè fare a meno di sorridere, scuotendo la testa. Poi rivolgendosi a Giles
che l’aveva seguita al banco del caffè, chiese: << Non vedo Faith, dov’è?
>>
<< E’ andata presto
all’ospedale, si è portata dietro Andrew. Ha detto che voleva accertarsi che le
ragazze si stessero riprendendo bene! >> rispose Giles, sorridendo verso
quello che succedeva al tavolo.
Willow, che nel frattempo
si era avvicinata ai due, per prendersi un’altra tazza di caffè, non potè fare a
meno di sentire e decise di intervenire nella discussione. << Certo che è
strano, prima non ne voleva sapere di ospedali, mentre….questa mattina,
sembrava avere una fretta del diavolo! >> disse con una risatina.
<< Che vuoi farci,
è l’amore! Ti fa superare ogni ostacolo! >> le rispose ridacchiando
Buffy. A quanto sembrava, fra quei due non era solo una questione di sesso.
Giles come al solito storse il naso sentendo quelle parole, per un inglese come
lui, certe cose, non dovevano essere argomento di conversazione, ma rientravano
nella sfera privata.
Buffy si stava godendo
tranquillamente la sua tazza di caffè, mentre osservava divertita le lotte che
il gruppetto intorno al tavolo, si
stavano facendo fra loro, per attirare l’attenzione di baby Spike, quando,
alzando lo sguardo lo vide. Angel, stava fermo immobile, sulla soglia della
porta e guardava Spike con sguardo torvo.
Anche Spike lo vide e
capì subito che tirava cattiva aria. Il suo sguardo s’incupì e senza che
potesse impedirlo, il labbro inferiore, iniziò a tremare.
E adesso, questo che
vuole?
Quando Buffy, vide che
Angel si stava muovendo in direzione di Spike, mollò la tazza a Giles e
preoccupata, cercò di intercettarlo, prima che potesse arrivargli vicino. Ma
fallì. Per fortuna, Xander, che aveva notato il cambiamento di umore del
frugoletto, si era girato in fretta in direzione del suo sguardo, e vedendo
arrivare Angel, si parò davanti al bambino, come per proteggerlo.
Spike, per un attimo,
aveva pensato al peggio. Vedere Xander che si alzava e si parava davanti a lui,
lo aveva colto di sorpresa.
<< Spostati Xander,
o giuro che non rispondo delle mie azioni. >> ringhiò Angel.
<< Scordatelo! Non
ti permetterò di fare del male a Spike! >> gli ringhio in risposta
Xander, tutto impettito.
Baby Spike, guardava
preoccupato quella scena, non si sarebbe mai aspettato, che il bamboccio si
sarebbe eretto a suo difensore. Era bello sapere che qualcuno teneva a lui,
tanto da fare questo, ma al tempo stesso era preoccupato per Xander, lui non
sapeva di cosa fosse capace Angel, quando era di cattivo umore, come era
evidentemente adesso. Fu con un sospiro di sollievo, che vide giungere Buffy.
Grazie a dio, Honey!
Se non arrivavi tu, avevo proprio paura che andasse a finire male per Xander.
<< Che intenzioni
hai Angel? >> esclamò Buffy, con il tono più calmo che riuscì a trovare.
La situazione era già tesa di suo, inacidirla ulteriormente, non sarebbe stata
una buona idea.
Intanto mentre Buffy
diceva questo, Giles e gli altri si erano posti anche loro, come una specie di
scudo per proteggere il piccolo. Vedendo come si paravano davanti a Spike,
Angel si infuriò ancora di più.
<< Che intenzioni
ho io, mi chiedi? Piuttosto che intenzioni avete voi? Non vi rendete conto di
chi state proteggendo? Oh, si, ieri sera ho ascoltato la tua bella favoletta.
Ma credo che tu ti sia scordata chi lui sia veramente! Ti sei scordata di
quando voleva ucciderti, uccidervi tutti? >> sbottò rabbioso.
<< Oh, ha parlato
il signor innocentino! Come se non lo avessi fatto anche tu! >> sbottò
Xander.
<< Xander, per
favore. >> disse Buffy che cercava di mantenere una conversazione civile.
<< Mi spiace Buffy,
ma questa volta non me ne starò zitto! E’ giunta l’ora che qualcuno dica le cose
come stanno! Chi diavolo credi di essere Angel, per giudicare gli altri? Tu hai
fatto peggio di lui…e stando a quanto mi ha raccontato Willow, anche piuttosto
di recente. >> ringhiò in risposta Xander, lanciando uno sguardo di fuoco
verso il vampiro.
<< A quanto ho
saputo, anche Spike si è dato da fare, un po’ di tempo fa, o sbaglio? >>
esclamò con voce cattiva Angel, occhieggiando il bambino dietro le spalle di
Xander.
<< Non era colpa
sua! Era sotto l’influsso ipnotico del Primo! >> rispose subito Buffy,
prendendo le difese di Spike.
<< Giusto! Lui non
era cosciente di quello che faceva. Non se ne ricordava neanche! Ma sono certo
che tu ti ricordi, di tutte le vittime che hai fatto, non è vero, Angelus?
>> rimarcò Xander con voce di scherno.
Questo era troppo per
Angel, che perso ogni controllo, assunse il volto della caccia e stava per
balzare sul ragazzo e lacerarne la giugulare. Per fortuna Buffy intervenne e si
frappose fra i due, posando le mani sul torace di Angel.
Sentendo le mani di lei
su di sé, il vampiro, riacquistò un po’ di lucidità e lentamente tornò al suo
aspetto normale, per poi sospirare.
Spike aveva sentito come
l’ira del suo gran-sire stava montando dentro di lui. Gli aveva fatto piacere
che Xander avesse preso le sue difese, ma tutta quella agitazione era troppa
per il suo fragile equilibrio di infante.
Ancora una volta si trovò
a piangere disperato. Immediatamente, tutti si girarono verso di lui, sentendo
i suoi singhiozzi infantili. Buffy, mollato Angel, si catapultò immediatamente
al suo fianco e lo prese in braccio.
<< Su, su, calmo
Spiky! Va tutto bene! Non avere paura! Ci sono io qui con te! >> gli disse dolcemente, mentre il piccolo
posava affranto la sua testolina sulla sua spalla.
<< Guardalo Angel,
guardalo bene! E’ un bambino! E’ spaventato ed ha paura, paura di te! >>
esclamò diretta al vampiro, sempre cullando il frugoletto fra le braccia.
Ehi bionda! Attenta a
quello che dici! Io non ho paura di peaches, non per me perlomeno. Ma se solo
si azzarda a toccare te o Xander…io….
Angel, guardava
sconcertato quella scena. A livello conscio sapeva che quello era Spike, allora
perché si sentiva in colpa per averlo fatto piangere? C’era qualcosa in quei
fremiti, che ancora scuotevano quel corpicino, che gli provocava una stretta al
cuore.
Gli sembrava quasi di
rivedere Connor, quando era bambino, quel poco tempo che aveva potuto passarci
assieme, ed ancora una volta si sentì straziare dalla sua perdita. Chissà,
forse il fatto che Spike fosse tornato come bambino, era un po’ come riavere
suo figlio, perché in fondo fra di loro c’era un legame di sangue.
<< Scusami piccolo!
Non volevo! >> sussurrò piano, tendendo una mano per toccarlo. Xander,
stava per fare una mossa avanti, ma una gelida occhiata di Buffy, lo fermò.
<< No, butto, no
bua, cìo…>> balbettò baby Spike, lanciando uno sguardo ancora lacrimoso
ad Angel, che rimase decisamente confuso.
<< Cosa? >>
esclamò il vampiro che non aveva capito un accidente.
<< Penso che
volesse dire, che non vuole che tu faccia male a Xander! >> tradusse
Buffy, sorvolando sul “brutto” e sorridendo al piccolo, che le restituì il
sorriso.
<< E tu come hai
fatto a capirlo? >> chiese sbigottito l’interessato.
<< Beh, è chiaro
che non riesce a pronunciare il tuo nome, quindi visto che tu gli dici sempre
di essere lo zio Xander, cìo uguale zio, ecco qua! >> rispose Buffy
sbrigativa.
<< Oh! >>
fece Xander, mentre si illuminava tutto, Spike lo aveva chiamato zio!
<< Cìo! >>
ripetè baby Spike indicandolo, tutto sorridente.
Tutti si misero a
ridacchiare, persino Angel. Strano a dirsi, ma baby Spike, stava conquistando
anche lui. Adesso cominciava a capire perché erano tutti pronti a difenderlo,
da bambino Spike, gli stava decisamente
più simpatico.
<< Tranquillo
piccolo, non farò del male allo zio, lo prometto! >> gli disse sorridendo
Angel. Lo sguardo serio che ricevette in risposta, però gli disse, che avrebbe
dovuto faticare per ottenere la fiducia, del suo ormai baby-childe.
Guai a te, se solo ci
provi! Ora che ho degli amici li voglio tenere cari!
Capitolo sette: Che
nascondi, Angel?
Per fortuna, quello che
sembrava essere un inevitabile scontro, si era placato, grazie all’intervento
di baby Spike. Pochi minuti dopo, Buffy, aveva consegnato il frugoletto fra le
braccia, impazienti, di Xander e si era allontanata, per poter parlare da sola
con Angel.
A Spike, la cosa non era
andata molto giù, il bacetto che lei gli aveva dato sulla guancia, prima di
andarsene, promettendo di tornare presto, era stato di aiuto a mandare giù quel
boccone amaro. Ma continuava a non piacergli per niente l’idea di Buffy assieme
ad Angel.
E se quella checca si
fosse messa a frignare come suo solito, per far commuovere Buffy? E se lei ci fosse
cascata? Quello era un rischio che proprio non voleva correre.
Hai fatto i conte
senza l’oste, bello mio. Giuro che se hai qualcosa del genere in mente, ci
penso io a fartela passare, Bu è mia! Ehi….un attimo…come sarebbe a dire Bu?
Ora comincio pure a pensare come un bambino? Non bastava che chiamassi cìo quel
carciofo di Xander? Buffy, lei si chiama Buffy! Tienilo bene a mente Spike!
Stava rimuginando tutto
questo, mentre cercava un modo per svignarsela da quell’assembramento che era
attorno a lui. Come fare però? Quelli, quasi facevano a botte per decidere chi
doveva stargli più vicino.
Evidentemente doveva
avere un angelo custode pure lui, o forse era la sua buona stella, fatto sta
che pochi istanti dopo, vide giungere la perfetta occasione per svignarsela.
Era tornata Faith dall’ospedale e tutti quanti le erano andati incontro per
sapere come stavano i feriti.
Lo avevano lasciato da
solo, seduto a terra su di un morbido tappeto, tutto circondato da giocattoli
vari, chissà poi quando se li erano procurati?!? Quale occasione migliore? In
silenzio e più velocemente che potè, iniziò a gattonare dietro il gruppetto e
in un momento in cui nessuno guardava infilò altrettanto velocemente la porta.
Evviva era libero, libero
di muoversi, senza dover essere scarrozzato a giro. Aggrappandosi ad un vaso
con una pianta, cercò di alzarsi in piedi e ci riuscì. Le gambe avevano però
poco equilibrio e fatti a malapena due passi, finì di nuovo con il sedere a
terra.
Oh, beh, perlomeno
l’atterraggio è stato morbido, grazie a questo maledetto pannolino! Però forse
è meglio, se continuo ad andare a gattoni, fino a quando non avrò imparato a
camminare per bene!
*********
Faith era tornata con
buone notizie, le ragazze si stavano riprendendo velocemente, troppo velocemente
a detta dei medici. Ma loro che ne sapevano della capacità di recupero delle
cacciatrici? Anche Wood stava migliorando, seppur ad un ritmo più normale.
Dawn, mentre ascoltava le
notizie, si girò verso il luogo dove prima si trovava Spike, più che altro per
scrupolo, ma quando vide che il posto era vuoto, si guardò attorno allarmata.
<< Spike, dov’è
Spike? Qualcuno di voi ha visto Spike? >> quasi urlò preoccupata.
Iniziò subito una caccia
all’uomo, o per meglio dire, al bambino.
Chi guardava sotto i tavoli, chi in ogni angolo, ma di baby Spike nessuna
traccia. Iniziarono a chiamarlo a voce alta. Xander arrivò persino al punto di
guardare dentro gli armadietti in cucina.
Richiamata dalle ormai
alte grida insistenti, Buffy, che era in una stanza vicina, e cercava di far
sbottonare ad Angel la verità, lasciò la discussione e si diresse preoccupata
verso la fonte delle voci.
<< Che è successo?
>> chiese allarmata.
<< Spike è
scomparso! >> le disse quasi piangendo Dawn, che dal nervosismo si stava stritolando
le mani. << Lo avevamo lasciato solo per un attimo, lì seduto sul
pavimento, e quando ci siamo girati non c’era più! >> aggiunse cercando
di spiegarsi meglio.
Buffy, sbiancò di botto e
tentennò, tanto che Angel, dovette sorreggerla per un braccio. No, non era
possibile, Spike non poteva essere scomparso, la sola idea era inconcepibile.
Stringendo gli occhi per impedire alle lacrime di riempirli, si fece forza e
disse: << Deve essere da qualche parte dell’albergo, dobbiamo trovarlo!
>> la sua voce però tremava.
<< Lo troveremo
Buffy, non preoccuparti! >> gli disse Giles, stringendogli una mano sulla
spalla e cercando di darle forza. << E’ solo un bambino, non può essere
andato tanto lontano! >> aggiunse .
Le sue parole però
riuscirono soltanto a farla stare peggio. “E’ solo un bambino.” Era questo il
vero problema, ora Spike era solo un piccolo indifeso e un luogo enorme come
quello poteva nascondere molte insidie.
Visto che era ormai stato
appurato che Spike non era in quella stanza, tutti iniziarono a setacciare
l’albergo. Angel, guardava addolorato, l’espressione ansiosa sul volto di
Buffy. Poco prima stavano quasi litigando, perché non voleva rispondere alle
sue domande e quello di lei era stato l’atteggiamento tipico della cacciatrice;
ma ora vedendola in quello stato, si ricordò come si era sentito quando Connor
era scomparso.
Quello che gli faceva più
male, era che Buffy non si comportava così perché provava un affetto materno
per Spike. No, la ragione era un’altra, e vederla così, gli fece comprendere
appieno quali fossero i sentimenti di Buffy nei confronti di Spike.
Quel maledetto dove era
andato a cacciarsi? Non si rendeva conto che la stava facendo stare male,
agendo in quel modo? Per quanto lui stesso soffrisse, Angel non voleva vedere
Buffy tanto addolorata. Decise quindi di unirsi alle ricerche, poi avrebbe
fatto a Spike un bel discorsetto in proposito.
************
Ignaro del macello che
aveva combinato, con la sua scappatella, baby Spike, continuava a muoversi
veloce come un gatto, fra quei corridoi che gli sembravano immensi, chiamando
“Bu” ad ogni angolo.
Dove diavolo sei
finita, cacciatrice?
Ormai aveva guardato dove
poteva, infatti, essendo piccolo, non riusciva a raggiungere le maniglie delle
porte per aprirle. Ed era passato davanti alla porta della stanza in cui si
trovava il suo amore, senza riuscire a trovarla. Ora era giunto davanti alla
grande scalinata che portava al pian terreno.
Forse è di sotto.
<< Bu….>>
provò a chiamare, ma non ottenne nessuna risposta.
Maledizione e adesso
come faccio a scendere?
Mentre pensava così, vide
il portone in fondo alle scale aprirsi. Ma non fu Buffy ad entrare, come
sperava, ma una bella ragazza dai capelli lunghi e mori.
E questa chi è?
Si chiese vedendo che aveva
preso a salire le scale e che vedendolo gli stava facendo un dolce sorriso.
Però, niente male la
ragazza! Sembra un tipo simpatico.
<< Ciao piccolo, da
dove salti fuori? Ci sono i tuoi genitori in giro? >> chiese lei
dolcemente, accostandosi al frugoletto lentamente, per non spaventarlo. Era il
più bel bambino che avesse mai visto, con quei riccioli biondi e gli stupendi
occhi azzurri.
Se cerchi i miei
genitori stai fresca baby, sono morti da un pezzo ormai! Ehi, piuttosto
potresti aiutarmi a cercare Buffy!
<< Bu! >>
cinguettò baby Spike, guardandosi attorno, e cercando di far capire a quella
ragazza cosa volesse.
<< Dunque…vediamo
se ho capito, stai cercando un certo “Bu”, giusto? >> chiese la ragazza,
dando mostra di una certa intelligenza.
Bingo! Solo che è una
lei, non un lui! Buffy è la mia cacciatrice!
<< Ci! >>
rispose baby Spike, facendole un sorrisone.
<< Ok! Allora
vediamo se riusciamo a trovarlo! >> esclamò la ragazza, rispondendo al
suo sorriso e prendendolo in braccio.
Aveva fatto pochi passi,
quando entrambi videro arrivare verso di loro, una cacciatrice decisamente
agitata, che si calmò leggermente, quando vide Spike, fra le braccia di una
ragazza, ma solo leggermente, chissà quella chi diavolo era.
<< Spike! >>
gridò preoccupata. Fidarsi è bene non fidarsi è meglio.
<< Bu! >> la
chiamò in risposta il frugoletto, tendendole le bracciotte.
La ragazza, che non aveva
idea di chi fosse Buffy, non avendo mai avuto modo di conoscerla, capì però,
che almeno aveva trovato “la misteriosa Bu” e tese il piccolo verso di lei.
<< L’ho trovato in
cima alle scale! Penso che suo figlio la cercasse. >> disse per placare
lo sguardo non certo felice che Buffy aveva.
Quando le mani di Buffy si
strinsero a quel corpicino e finalmente lo ebbe fra le braccia, tirò un sospiro
di sollievo, ricacciando le lacrime che avevano minacciato di uscire. Lo aveva
ritrovato e stava bene. Spike, come al solito mise la testolina dentro al suo
collo e sospirò a sua volta.
<< Grazie, per
essersene presa cura…stavo diventando matta per cercarlo! >> disse con il
fiato ancora scosso Buffy, dando un’occhiata di rimprovero a Spike. Poi le
arrivarono al cervello le parole che la ragazza aveva detto. << e comunque
sia chiaro, lui non è mio figlio…lui è…>> stava aggiungendo, tanto per
chiarire le cose, quando da dietro le giunse la voce di Angel.
<< Fred! Che ci fai
qui? >> chiese il vampiro con aria decisamente scocciata.
Allora quella era Fred,
si disse Buffy, osservando con curiosità la ragazza. Willow gliene aveva
parlato. Ma perché
<< Ora non darmi
della maniaca del lavoro, lo so che mi avevi dato dei giorni di ferie. Ma
quando ho visto in televisione, quello che era successo a Sunnydale, ho pensato
di tornare per sentire se c’era bisogno di aiuto! >> disse velocemente
Fred, che guardava anche lei confusa il vampiro, non si aspettava una simile
reazione.
“Cosa? In piena
apocalisse, Angel invece di approntare il fronte secondario, ha mandato i suoi
compagni in vacanza?” Non potè fare a meno di pensare Buffy, che prese a
guardare fisso Angel, cercando di sondare l’atteggiamento impassibile che Angel
aveva appena adottato.
Qui c’era veramente
qualcosa che non tornava.
<< Fred! >>
alle loro spalle, giunse la voce di Willow.
Le due ragazze si
abbracciarono felici.
<< Per fortuna stai
bene! Ho avuto una tale paura, quando ho saputo quello che era successo!
>> disse Fred facendo un sospiro di sollievo, vedendo che Willow era in
buona salute.
<< Buffy! Lei è
Fred, ti ricordi...te ne avevo parlato! >> disse Willow, presentando la
ragazza alla sua migliore amica. << Fred lei è Buffy! Finalmente vi
conoscete! >> aggiunse finendo le presentazioni. Le due si salutarono con
un sorriso.
<< Oh e vedo che
hai ritrovato Spike! Vado subito ad avvertire gli altri ! >> disse la
strega, facendo un sorriso vedendo il piccolo fra le braccia di Buffy, per poi
scappare via.
<< Scusa…sbaglio o
Willow ha appena chiamato questo bambino Spike? Ora che ci penso…lo avevi fatto
anche tu prima, giusto? >> chiese Fred che guardava curiosa il piccolo.
<< Già! A guardarlo
adesso non si direbbe, viste le sue dimensioni ridotte, ma lui è sempre il mio
big bad, Spike detto anche William il sanguinario! >> fece Buffy con una risatina, presentando
Spike, mentre gli dava un bacio sulla fronte. Ed il piccolo fece un sorrisone.
Angel strinse la mascella,
e per poco non ruggì vedendo Buffy così affettuosa con baby Spike.
<< Ma che gli è
successo? >> chiese Fred piena di confusione, non poteva credere che quel
tenero fagottino che aveva tenuto fra le braccia, fosse il terribile vampiro
che Angel aveva dipinto.
<< E’ proprio per
scoprirlo che siamo qui! Willow pensa che possa avere attinenza con una certa
profezia che Angel possiede! >> rispose Buffy, optando per una veloce
spiegazione. Se fosse stato necessario avrebbe aggiunto i dettagli in seguito.
<< Parli della
profezia dello Shanshu? >> chiese Fred ancora confusa, ed all’annuimento
di Buffy, chiese perplessa: << Ma quella riguarda un vampiro con l’anima
e Spike non…>>
Prima che potesse
terminare la frase, Buffy la interruppe << Anche Spike ha un’anima, Angel
non te lo aveva detto? >> chiese indirizzando uno sguardo glaciale verso
l’incriminato, quando vide che Fred faceva di no con la testa.
“ E no! Qui ci sono
troppi misteri, per i miei gusti!” pensò Buffy, vedendo come il vampiro cercava
di evitare il suo sguardo.
Vedendo l’espressione
seria, sul volto di Buffy, anche baby Spike si tese. La sua cacciatrice, doveva
avere qualcosa in mente. Poi si ricordò dell’espressione sconvolta che le aveva
visto sul volto quando era arrivata.
Sorry, love! Mi spiace
che tu sia stata in pena per me.
Ed una manina gentile,
corse al suo volto. Sentendo quelle piccole dita, che la accarezzavano, Buffy
sorrise e improvvisamente si sentì più serena. Qualunque cosa Angel
nascondesse, ormai sapeva che non sarebbe stata più da sola. Spike era lì con
lei e avrebbe continuato a darle la sua forza, come aveva sempre fatto. E baciò
quelle piccole dita.
Capitolo otto: M’ama o
non m’ama?
Dopo una lunga
spiegazione, di tutto quello che era successo a Sunnydale e a Spike in
particolare. Fred, seppur ancora un po’ frastornata da tutta la storia, si era
detta disposta a fare il possibile per scoprire cosa fosse successo al vampiro.
Ed ora lei, Buffy e baby
Spike, si trovavano nel suo laboratorio, dove la ragazza aveva sottoposto il
piccolo ad una serie di analisi. Stranamente baby Spike non aveva pianto quando
Fred aveva dovuto togliergli un po’ di sangue per esaminarlo, era stato così
ricompensato con un lecca-lecca per il suo coraggio, lecca-lecca che si era
veramente goduto. Ora però esausto, si era addormentato fra le braccia della
sua cacciatrice.
Mentre Fred si occupava
del piccolo, Buffy, aveva consigliato agli altri di iniziare subito a fare
delle ricerche in altri campi. Sull’amuleto, tanto per cominciare e magari
sulla profezia, che Giles si era immediatamente proposto di provare a tradurre.
Angel, aveva accettato di
dar loro tutti i documenti che possedeva in merito, seppur era chiaro, che non fosse
affatto contento, di facilitare in tal modo il ritorno di Spike all’età adulta.
O non era solamente quella la ragione?….
Fred, che stava lavorando
con delle provette, gettò uno sguardo al frugoletto che dormiva pacifico fra le
braccia di Buffy. << E’ adorabile! Ha un’espressione così angelica mentre
dorme, non si direbbe che sia stato un feroce vampiro….cioè, volevo dire…prima
dell’anima… >> le ultime parole le erano uscite quasi balbettanti.
L’ultima cosa che voleva
era dire qualcosa, che avrebbe fatto inquietare Buffy. Le era ormai chiara una
cosa, dal racconto che le era stato fatto. La cacciatrice sembrava tenere molto
a Spike e ne era ricambiata.
<< Già! Non si
direbbe, vero? Ma lui è sempre stato così, anche prima. Ha sempre avuto questa
espressione mentre dormiva. >> rispose invece Buffy sognante. Poi
accortasi dello sguardo curioso di Fred arrossì. << Mi è capitato a volte
di doverlo svegliare, quando abitava nella sua cripta…per lavoro sai....
>> aggiunse velocemente, ma si rese conto di non essere riuscita a darla
a bere a Fred, quando le vide un sorrisetto sul volto, e arrossendo ancora
rispose al sorriso.
<< Ok, colta in
fallo…non era solo per lavoro… >> borbottò, ottenendo così una risata da
parte della ragazza. Poi però lo sguardo di Fred si fece serio.
<< Forse sarò
indiscreta…se vuoi non rispondermi…ma c’è una cosa che ancora non mi è chiara.
Tu hai raccontato della vostra lotta contro il primo e di cosa è successo, ma
io continuo a chiedermi come ha fatto Spike a riavere la sua anima, si è
trattato di una maledizione come per Angel? >> chiese.
Buffy sospirò, si
aspettava quella domanda e non aveva problemi a rispondere, se non fosse che
aveva appena avvertito la presenza di Angel fuori dal laboratorio. Erano stati
i suoi sensi di cacciatrice ad avvisarla. Ed ora che fare? Sapeva che il
vampiro avrebbe ascoltato perfettamente la sua risposta, e ne sarebbe rimasto
ferito. Ma non c’era altro modo per fargli capire che fra di loro non c’erano
più speranze. Sospirando di nuovo, si accinse a rispondere.
<< No….Devo
ammettere di saperne poco io stessa…lui non è mai voluto entrare in
particolari. Ma è stato lui a decidere di riaverla. Tutto quello che so è che
si è rivolto a qualcuno, ha dovuto superare delle prove, torture, sofferenze….
Spike ha combattuto e si è guadagnato la sua anima. >> disse guardando
quel dolce visetto, orgogliosa.
<< Ma perché mai
avrebbe dovuto farlo? Lui era un vampiro, un demone…come è possibile che abbia desiderato di riavere l’anima? >>
chiese perplessa Fred, che arrossì vedendo lampeggiare Buffy, alla parola
“demone”.
Buffy ricacciò dentro di
sé la rabbia che aveva provato sentendo quella parola. Rabbia, non verso Fred,
ma verso sé stessa. Quante volte aveva chiamato Spike in quel modo? Solo ora si
rendeva conto di come potesse averlo ferito. Chiudendo gli occhi fece un lungo
sospiro, prima di riaprirli e riposarli sul volto di baby Spike.
<< Lui lo ha fatto
per me…perché mi ama. >> disse con voce rauca, mentre mentalmente
ripercorreva quei momenti nella cappella del cimitero. Lui lo aveva fatto a
causa sua, perché lei gli aveva sempre detto che non avrebbe mai potuto amare
un essere senz’anima.
E…lo aveva fatto per
assicurarsi che non le avrebbe più fatto del male. Ma questa era una cosa che
non poteva rivelare a Fred, non con Angel dall’altro lato della parete che
ascoltava ogni cosa. No, anche se i suoi amici sapevano tutto, non voleva che
Angel lo sapesse. Quella era una cosa fra lei e Spike, ed Angel non doveva
entrarci di mezzo, creando sicuramente casini. Lei lo aveva perdonato, si erano
perdonati a vicenda, di questo era sicura.
<< Oh! Io non
sapevo…Angel ci aveva detto che Spike collaborava con il tuo gruppo, a causa
del chip che gli era stato impiantato…>> disse Fred, che non sapeva che
altro dire ed era ancora frastornata dall’affermazione di Buffy.
<< E’ una lunga
storia, anche se sì…in effetti è cominciata così. Poi lui si è innamorato di
me…e…. >> Buffy raggrinzì la fronte, mentre ripercorreva quei tempi,
mentre raccontava di come Spike le fosse stato accanto durante la battaglia con
Glory. Di come fosse disposto a morire pur di non rivelare chi fosse la chiave.
Di come si era preso cura di sua sorella, durante il periodo in cui lei era
morta. Di come le cose fossero cambiate le cose al suo ritorno.
Quasi sentiva i gemiti
che Angel stava facendo oltre il muro, udendo del loro rapporto. Ma continuò a
parlare, e al contempo faceva chiarezza nella sua mente. Non era stato soltanto
il desiderio di sentirsi di nuovo viva che l’aveva spinta fra le braccia di
Spike, ora se ne rendeva conto.
A quei tempi era stata
cieca, ma lui aveva già iniziato a cambiare, a diventare l’uomo che lei ora
amava. Il suo cambiamento non era dovuto all’anima, ma lei e a lei soltanto, e
all’amore che provava per lei.
E lei si era cibata di
quell’amore, era stato quello a farla sentire di nuovo viva. Più della passione
sfrenata, quello che aveva cercato in lui era stato proprio quell’amore, capace
di riscaldarla. Per quanto lo avesse negato ad oltranza, era del suo amore che
aveva bisogno. Ma come una sciocca non lo aveva capito e aveva fatto
precipitare gli eventi.
<< …sono stata una
stupida, una maledetta imbecille! Lui mi stava dando tutto quello di cui avevo
bisogno e non lo avevo capito. L’ho cacciato, dicendogli che non potevo amare
qualcuno che non aveva un anima…e lui ha agito di conseguenza…se ne è andato,
per cercare di darmi quello che volevo….ora lo capisco e lo amo ancora di più
per questo. Lui ha affrontato di tutto per me. Era pronto a sacrificare la sua
stessa vita. Ed ora la sola cosa che voglio è che lui torni com’era prima.
>> concluse, mentre calde lacrime le scivolavano silenziose lungo le
guance.
Fred aveva ascoltato in
silenzio il lungo racconto di Buffy e alla fine, si era commossa, vedendo come
la cacciatrice, aveva preso a piangere leggera, accarezzando la testa del
piccolo. Capì che in realtà Buffy, stava vedendo davanti a sé l’uomo che amava,
non il bambino che ora era diventato.
<< Per quanto mi
riguarda, farò tutto il possibile per aiutarti. >> disse partecipe,
ottenendo così un sorriso di ringraziamento da parte di Buffy. << Non
appena saranno pronti i risultati delle analisi, ne saprò di più. Dovrebbe
volerci poco…solo mi chiedevo…che farai se le cose non dovessero andare bene?
In questo genere di situazioni…i risultati possono essere imprevedibili…lui
potrebbe tornare adulto come non….potrebbe tornare ad essere un vampiro…o
perdere di nuovo l’anima…. >> aggiunse a fatica, sapendo bene di
prospettare qualcosa difficile da sopportare.
Buffy rimase in silenzio
per qualche minuto, tesa e cercando di trovare le parole giuste per rispondere.
<< Io lo amo…non importa cosa succederà. A me basta non perderlo. Che lui
torni come umano adulto…come vampiro con o senz’anima…niente cambierà i miei
sentimenti. >> disse poi decisa.
Baby Spike, scelse
proprio quel momento per svegliarsi. Alle sue orecchie giunsero solo le ultime
parole di Buffy. Questa volta, aprendo gli occhi, non le fece come al solito un
grosso sorriso, ma il suo sguardo era invece colmo di tristezza.
<< Ehi, Spiky, che
c’è? Fatto brutti sogni? >> chiese subito Buffy vedendo quel musetto
triste, stringendolo fra le braccia, dove baby Spike fece un sospirone,
lasciandosi avvolgere dal suo calore.
Io ti amo Buffy, dio
solo sa quanto….ma ora mi rendo conto che tu non mi amerai mai…lo hai detto tu
stessa no? Non importa cosa io sia…i tuoi sentimenti per me non cambieranno.
Sai per un po’ avevo sperato…E va bene…se devo accontentarmi della tua
amicizia…lo farò.
Pensava Spike mentre gli
passavano per la mente le parole che aveva sentito e frainteso.
Baby Spike posava intanto
la fronte sulla spalla della donna che amava e sospirava di nuovo, mentre i
suoi occhioni si riempivano di lacrime silenziose.
A Buffy si strinse il
cuore a vederlo così. Cosa mai poteva essere successo? Poteva chiaramente
vedere che stava soffrendo. << Shh…buono, non piangere. Ci sono io, qui
con te e non ti lascerò mai. Dimmi che succede…hai fame? >> gli disse
dolcemente, ma il piccolo scosse triste la testa.
<< Forse desidera
poter tornare adulto. Questa situazione non deve essere facile nemmeno per lui.
Spero solo che riusciremo a trovare un modo per aiutarlo. >> disse Fred,
che si era commossa anche lei vedendo quei lacrimoni.
Buffy annuì e poi
prendendo quel visetto con una mano gli disse: << Non preoccuparti Spike,
faremo tutto il possibile e l’impossibile per farti tornare normale. E se non
dovessimo riuscirci…chiederò a Willow di trasformare anche me in una
bambina…così potremo crescere e stare sempre insieme. >> disse piano,
mentre quell’idea le prendeva piede nella mente e ne sorrideva al pensiero.
Sarebbe stato bello poter
essere piccola insieme a lui. Sarebbe stato come riavere indietro la sua vita. Ora
che non era più la sola cacciatrice, non avrebbe più dovuto sopportare da sola
il peso del destino del mondo e della lotta contro il male. Altre lo avrebbero
fatto.
COSA? Pensò Spike, alzando di scatto la testa a quelle parole.
E baby Spike aveva preso a boccheggiare come un pesciolino.
<< COSA? >>
ruggì invece la voce di Angel, da dietro la parete, facendo fare un sobbalzo
sia a Buffy che a Fred, quando poco dopo entrò come una furia dentro il
laboratorio.
<< Angel….accidenti
a te! Per un attimo mi hai spaventata! >> rispose irritata Buffy. Sapeva
bene qual’era la causa della sua reazione, peggio per lui, così imparava ad
origliare le altrui discussioni.
<< Sai che me ne
frega se ti ho spaventata! Voglio che ripeti quello che hai detto poco fa. Non
dicevi sul serio, vero? >> strillò Angel con un diavolo per capello,
mentre la fissava con occhi di fuoco.
Una volta tanto sono
d’accordo con peaches. Oddio, devo stare male! Io d’accordo con mister
depressione perenne! Ma anch’io voglio sapere cosa intendevi honey.
<< Non provarti ad
alzare la voce con me! >> gridò in risposta Buffy, che era veramente
stufa della sua gelosia.
I due si guardarono in
cagnesco per un po’, fino a che baby Spike decise che era ora di chiarire le
cose. Voleva sapere cosa veramente Buffy provasse per lui, non avrebbe
sopportato un’altra delusione.
<< Bu? >>
chiese con la sua vocetta, mentre con la manina cercava di farle voltare lo
sguardo verso di lui. La domanda che voleva porgli, chiaramente scritta in
volto.
Vedendo quel musetto
ansioso, a Buffy venne da ridacchiare. A quanto sembrava non era solo Angel che
voleva saperne di più. Ok, a lui poteva anche rispondere, pensò mentre gli
faceva un gran sorriso.
Angel strinse i denti,
vedendo quelle smancerie. Avrebbe avuto voglia di andarle vicino e strapparle
il bambino dalle braccia, pur di interromperle.
<< Si può sapere
che succede qui? Vi si è sentiti urlare, perfino dallo studio. >> gli
giunse da dietro le spalle, la voce di Dawn che lo prese di sorpresa.
<< Chiedilo a tua
sorella! Credo che gli abbia dato di volta il cervello! >> disse con un
sorrisetto maligno. Ora Buffy non poteva rifiutarsi di dare spiegazioni, non
con sua sorella presente. Lei era parte in causa.
Dawn guardò curiosa verso
Buffy, la quale dopo avere dato un’occhiata velenosa ad Angel, sbuffò. Tanto
valeva mettere le cose in chiaro.
<< Ad Angel piace
origliare e così ha sentito, una conversazione fra me e Fred. A quanto sembra
non gli sono piaciute alcune cose che ho detto. >> disse con un
sorrisetto perfido.
<< Sarebbe a dire?
>> chiese Dawn che una mezza idea già se l’era fatta.
<< Ho detto che amo
Spike e che ho intenzione di fare tutto il possibile, per farlo tornare
adulto…>> disse per poi prendere una piccola pausa, l’ultima parte non
era facile da dirsi << …e che se non dovessi riuscirci…voglio che Willow
faccia un incantesimo su di me…in modo da poter diventare una bambina. >>
le ultime parole le erano uscite fuori soffocate. Aveva paura di come Dawn
l’avrebbe presa.
Lei la prese bene.
<< WOW! Forte! >> esclamò.
Chi invece era andato
fuori completamente di testa, dopo le prime cinque parole, era stato Spike.
Ho detto che amo
Spike, Ho detto che amo Spike, Ho detto che amo Spike…….
Questa frase continuava a
girargli per la mente, come impazzita. Ogni altra cosa era sparita, solo quelle
parole che si ripetevano all’infinito come in un eco. Ma soprattutto, lei le
aveva dette davanti al grande pirla.
<< COSA? >>
dissero invece sia Buffy che Angel, all’unisono, alla esclamazione di Dawn.
<< Dawn ti senti
bene? >> le chiese guardinga Buffy che aveva temuto ben altra reazione.
<< Hai perso la
testa anche tu? >> gli chiese invece Angel, stralunato, mentre si passava
frenetico le mani fra i capelli. Non c’era altra spiegazione le sorelle
Summers, avevano dato di matto entrambe.
E baby Spike, che si era
ripreso, rideva gioioso, mentre si stringeva al collo della sua cacciatrice e
le tempestava il viso di bacetti, un po’ umidi a dire il vero. Ma a Buffy
piacquero comunque. L’arrabbiatura perché non le aveva creduto nella bocca
dell’inferno, ormai le era passata, in effetti Spike tutti i torti non li
aveva, non è che gli avesse dato tante prove del suo amore, ma d’ora in poi le
cose sarebbero cambiate, pensò Buffy che sentì il suo stomaco scaldarsi, ed il
calore diffondersi in tutto il corpo vedendo e sentendo la felicità di Spike.
Era come se le stesse dicendo che l’amava.
Ridacchiando, vedendo
l’assalto che baby Spike stava facendo alla sorella, Dawn scosse la testa
intenerita. Chi invece stava fumando, ma non sigarette, era Angel.
Capitolo nove: Qui
qualcosa puzza e non sono i miei pannolini.
Fred aveva ascoltato e
visto tutta la scena senza fare una piega, così come ora vedeva Angel che stava
avviandosi a perdere il controllo. Ci sarebbero stati sicuramente guai in
vista, lei lo sapeva per sentito dire, Wesley le aveva raccontato dell’amore
impossibile del vampiro per la cacciatrice. Amore che ora sembrava proprio
essere arrivato ad un punto morto e di non ritorno. Buffy alla fine si era
innamorata di colui che le era stato sempre accanto, dimenticando il vampiro
che invece l’aveva lasciata.
Ma a quanto sembrava, Angel
non aveva fatto altrettanto. Ma che diritto aveva di opporsi a questo?
Istintivamente sentiva di dover dare ragione a Buffy, lei era stata lasciata e
ora stava cercando di rifarsi una vita…a costo di rincominciare dall’inizio, da
quanto sembrava.
Con cautela si avvicinò
al vampiro e gli pose una mano sul braccio per provare a calmarlo, ma lui se la
scosse via, e continuò a sbraitare verso le due sorelle.
<< Si può sapere
che vi è preso a tutte e due? >> chiese ad alta voce. L’ultima cosa che
voleva era far cadere il discorso.
< Uffa Angel…ti ha mai
detto nessuno che sei un rompiscatole? >> sbottò Dawn, e ottenendo così
un’occhiataccia da parte del vampiro, facendo spallucce, lei però continuò
<< Mi sembra che Buffy sia stata chiara, ama Spike e io non ci vedo
niente di male se vuole stare con lui, anzi, l’idea di tornare piccola è
veramente geniale…così poi sarò io la sorella maggiore. >> ghignò.
Buffy tirò un sospiro di
sollievo, ecco spiegata la ragione, come diavolo non aveva fatto a pensarci prima…adolescenti!
E quando mai pensano ai fatti pratici? A Dawn importava solo che non sarebbe
stata più la più piccola di casa, Oh beh…in fondo non era male se la prendeva
così, perché lei diceva sul serio quando aveva messo in conto quella
possibilità. Sì, se Spike non poteva tornare adulto, preferiva diventare lei
piccola.
Ti adoro briciola, non
te l’ho mai detto?
Pensò Spike, vedendo
come, colei che considerava come una sorellina, aveva saputo tener testa a
quella testa dura di Angel. E non aveva neanche fatto obiezioni alla notizia
che Buffy lo amava. A quanto sembrava, doveva aver dimenticato la minaccia di
farlo arrosto. Chissà da cosa dipendeva, se dal fatto che aveva salvato il
mondo, o perché ora era un bambino?
<< …iciola.
>> disse baby Spike, facendole un sorrisone grato. E Dawn si ritrovò a
ricambiare quel sorriso, in cuor suo lo aveva perdonato già da tempo, da quando
si era resa conto delle sofferenze che aveva subito per riavere l’anima. Buffy
le aveva raccontato come si era preso cura di lei, quando il gruppo l’aveva
cacciata di casa e istintivamente fece una smorfia di vergogna.
Aveva tradito la sua
stessa sorella, ed ora non poteva negare che la sola persona che invece fosse
sempre stata al suo fianco, era proprio Spike. Gli era grata di questo, di
questo amore incondizionato che lui provava per Buffy, e dell’affetto che aveva
sempre provato per lei, ed ora che veniva di nuovo messa alla prova voleva
stare dalla sua parte e da quella di Spike, cascasse il mondo, ma non avrebbe
mai più fatto lo stesso errore.
Angel intanto guardava
costernato le due sorelle. Erano impazzite, non c’era altra spiegazione.
Scuotendo la testa e grugnendo, si rese però conto che era inutile discuterci.
Forse era meglio andare a rivolgersi a qualcuno che avesse ancora la testa
sulle spalle, istintivamente pensò a Giles.
Senza dire nemmeno una
parola, il vampiro se ne uscì di gran carriera dal laboratorio, lasciando
leggermente perplesse le tre donne, che dopo essersi guardate in volto,
scoppiarono tutte e tre a ridacchiare.
<< Credo di aver
appena scoperto un lato di Angel, che non avevo mai visto prima. >>
esclamò Fred.
<< Oh, no…è sempre
il vecchio Angel, che odia essere contraddetto. Ma questa volta le cose non
andranno come vuole lui. >> le disse in risposta Buffy, che continuava a
cullare baby Spike, che se ne stava tutto accucciato, con la testolina posata
sulla spalla di Buffy ed un sorriso sognante sulle labbra.
<< Certo però…che
così è proprio un amore! >> disse Dawn, accarezzando dolcemente quella
testolina.
<< Già! E’ un
bellissimo bambino…io adoro i bambini. >> le fece eco Fred, guardando
anche lei intenerita quel cucciolotto.
Lei mi ama, ha detto
che mi ama! E non è un sogno!
Pensava intanto Spike, che
ancora stentava a credere di aver udito di nuovo quelle parole. Quando lo aveva
fatto nella bocca dell’inferno aveva pensato che le dicesse per pietà, come una
sorta di ringraziamento per il suo sacrificio. Ma poco prima le aveva ripetute,
e questa volta non c’erano dubbi. Ora doveva darsi da fare, urgeva ricordare
tutto quello che gli era stato detto in quella specie di dimensione
paradisiaca. Voleva tornare in fretta ad essere adulto, per poterle dare tutto
l’amore che sentiva per lei.
<< Allora, presumo
che tu tenga molto anche a Connor. >> disse Buffy che non riusciva a
ricordarsi se Fred facesse già parte del gruppo, quando il figlio di Angel era
nato.
<< Chi? >>
chiese Fred perplessa, con la faccia di chi non sa per niente di cosa Buffy
stesse parlando.
Buffy si sentì gelare,
come
Decise che era meglio
cambiare discorso, invece di chiedere di più a Fred. Non voleva rischiare di
sentirsi rispondere “Il figlio di Angel? Da quando Angel ha un figlio?” Sì,
ormai era chiaro che stava succedendo qualcosa di strano lì.
<< Oh, niente, credevo
che conoscessi il figlio di un amico di Angel…lui me ne aveva parlato un anno
fa. Senti piuttosto…dove sono finiti tutti gli altri? >> disse con il
tono noncurante più vero che poteva. Inoltre aveva deciso che d’ora in poi non
avrebbe fatto nomi.
Ehi honey! Che ti
passa per la testa?
Pensò Spike, sentendola
irrigidirsi. Lui capiva sempre se era agitata per qualcosa, anche quando
cercava di fare finta di niente come ora.
<< Bu? >>
chiese baby Spike, guardandola serio, serio.
Guardando quel visetto,
Buffy comprese subito che come al solito Spike aveva capito che era turbata,
facendogli un breve sorriso gli sussurrò in un orecchio “Ti spiego dopo”
<< Oh…beh…Wesley, è
andato per una settimana in Inghilterra a trovare i suoi. Gunn sinceramente non
so dove sia…e Lorne…credo che sia nel suo bar, come al solito. >> disse
intanto Fred, che aveva ripreso ad armeggiare con le provette.
<< Capisco…e fra
quanto dovrebbero tornare? Tanto per saperlo…voglio dire…più siamo a cercare di
risolvere la situazione di Spike, meglio è. >> disse Buffy, che aveva
trovato la scusa perfetta per le domande che aveva posto.
<< Fra tre
giorni…più o meno…visto che fra quattro dobbiamo iniziare il nuovo lavoro. Una volta che sarò nel mio
nuovo laboratorio, con tutte quelle attrezzature sarà più semplice scoprire
cosa è successo a Spike, e lo stesso sarà per gli altri. >> rispose
blanda Fred, che aveva preso per buono l’interesse di Buffy.
<< Per ora dai risultati
che ho qui…lui sembrerebbe un normalissimo bambino umano, forse leggermente più
forte della media…ma con questi strumenti non posso dire con precisione quanto.
>> aggiunse meditabonda mentre esaminava i risultati dei test, non
accorgendosi dello stupore che era dipinto sul volto della cacciatrice, quando
aveva parlato del nuovo lavoro.
Riacquistando un minimo
di controllo, Buffy cercò di chiedere con indifferenza: << Quale nuovo
lavoro? Un nuovo incarico? >>
Sempre con lo sguardo
fisso su dei vetrini, Fred rispose placida: << No, abbiamo stipulato un
contratto con quelli della Wolfram e Hart. Angel è diventato il nuovo
presidente e presto entrerà in carica. Io mi occuperò delle ricerche
scientifiche e Wesley del reparto traduzioni, Gunn invece farà il suo lavoro
d’avvocato, Lorne…beh lui continuerà a fare quello che faceva prima e si
occuperà dell’accoglienza dei clienti. >>
Dawn che era rimasta in
silenzio fino ad allora, vide che lo sguardo di sua sorella s’incupiva.
Qualcosa non stava andando per il verso giusto, ormai conosceva quello sguardo.
<< Fred se non ti
dispiace e se hai finito per ora con Spike, io andrei un po’ in camera a
riposarmi..sono ancora stanca….di tutto quello che è successo. >> disse
Buffy con voce decisa.
Alzando leggermente lo
sguardo, Fred rispose in modo gentile: << Ma certo puoi andare, ci
vediamo dopo. >> notò però che il sorriso che Buffy le fece di ritorno
era leggermente tirato, ma lì per lì pensò che fosse dovuto alla stanchezza.
Non aveva idea dell’uragano che le sue parole avevano provocato.
Non appena Buffy, con
baby Spike in braccio e Dawn al seguito uscirono dal laboratorio, la
cacciatrice si rivolse alla sorella. << Riunione d’emergenza in camera,
vai a chiamare Willow, Xander, Anya, Giles e Faith, ma non fartene accorgere da
Angel. >> disse con fare sbrigativo.
<< E Andrew e
Kennedy? >> chiese la ragazza.
<< Loro non possono
essere d’aiuto. >> rispose secca Buffy, e Dawn non potè fare altro che
annuire.
Marciando verso la sua
camera, Buffy rimuginava a tutto spiano. Angel era il nuovo presidente della
Wolfram e Hart, il nemico legalizzato. Cosa mai poteva essere successo? Cosa lo
aveva portato a fare questo?
Gran brutto affare,
love. Mi sa che peaches si sia messo nei casini. Persino io, so che razza di
gente è quella e credimi, gli stavo alla larga anche prima di…insomma lo sai.
Capitolo dieci: Che
nascondi Angel? Parte seconda.
Uno ad uno, alla
spicciolata, tutti i vecchi appartenenti alla Scooby Gang, più Faith, bussarono
alla porta della camera di Buffy per poi entrarvi velocemente, tirati da lei
dentro. A tutti diceva la stessa cosa “ Parliamo quando ci sono tutti!”.
Quando finalmente furono
tutti lì, Giles guardò interrogativamente Buffy, cercando una risposta a quella
misteriosa convocazione.
<< E’ una lunga
storia e noi non possiamo parlare qui…Angel potrebbe essere in giro e sentirci,
dobbiamo ritrovarci fuori. >> disse pensierosa Buffy, mentre camminava su
e giù con le braccia incrociate.
Baby Spike, era invece fra
le braccia di Xander, che non appena era entrato in camera, era corso subito
verso il pargoletto, subito seguito da Anya. Quei due sembravano avere preso
una cotta per il piccolo.
<< A duecento metri
da qui c’è un bar, ci sono passata questa mattina andando all’ospedale.>>
disse Faith con il suo solito tono strascicato.
<< Bene! Ci
incontreremo là fra mezz’ora. Trovate delle scuse per uscire…dite che so, che
avete bisogno di fare compere….non che in effetti non ce ne sarebbe
bisogno…sono tre giorni che porto gli stessi vestiti. >> disse Buffy
annusando la maglietta e poi distogliendo il viso in una smorfia disgustata.
<< Ok B! Spero però
che ne valga la pena…non mi piacciono i misteri! >> disse sempre Faith,
che fu l’unica a parlare.
Così come erano entrati,
poco alla volta uscirono tutti. I più duri da mandare via furono Xander ed Anya
che non volevano staccarsi dal baby Spike.
<< Oh…quante
storie! Lo rivedrete fra poco! >> disse Buffy spingendoli letteralmente
fuori di camera.
*************
Mezz’ora dopo, il
gruppetto si era di nuovo riunito dentro un piccolo bar, che era praticamente
vuoto eccettuato loro. Faith aveva proprio scelto il posto giusto.
Sedendosi tutti attorno
allo stesso tavolino, fecero le loro ordinazioni. Tutti loro comprendevano che
era meglio che il cameriere si allontanasse prima di iniziare a parlare.
<< Allora, che
cos’è tutta questa segretezza? >> chiese Faith, sbuffando leggermente.
<< Hai centrato il
problema! Segreti! Mi sa che Angel ne abbia troppi e ora come ora sento di non
potermi fidare di lui. >> disse Buffy meditabonda.
<< In che senso
scusa? >> chiese Giles, guardando la sua cacciatrice preoccupato.
<< Tanto per
cominciare…tutti voi sapete che è stato lui a darmi l’amuleto che poi ha usato
Spike, vero? >> chiese Buffy, aspettandosi un tacito assenso. <<
Beh, quella sera, io chiesi ad Angel d’impegnarsi per creare un fronte
secondario, nell’evenienza di una nostra sconfitta. >> aggiunse
guardandoli in volto uno per uno.
<< E allora?
>> chiese Xander, che non riusciva a capire il nesso, visto anche che la
sua attenzione era più rivolta verso il tenero fagottino fra le sue braccia.
Buffy si era infatti vista costretta a cederlo, non appena erano arrivati al
bar.
<< E allora, quando
siamo arrivati, vi siete per caso accorti che ci fosse in giro qualche
preparativo in merito? No, vero? Beh la cosa non mi è piaciuta per niente e mi
è piaciuto ancora meno sapere che Angel aveva dato a tutti i suoi collaboratori
delle vacanze, proprio mentre si stava svolgendo un’apocalisse. Voi non lo
trovate strano? >> chiese di nuovo Buffy, osservando con attenzione la
loro reazione alle sue parole.
<< Beh, in effetti
la cosa è strana…>> disse Giles che come al solito si era tolto gli
occhiali per pulirli, mentre assumeva un’aria pensierosa.
<< Forse pensava
che non ce ne sarebbe stato bisogno. Si fidava di noi e in fondo ha avuto
ragione, abbiamo vinto! >> disse Anya, che si sentiva orgogliosa di aver
partecipato ad una battaglia che si era rivelata un successo.
<< Uhmm…non saprei.
Forse Anya ha ragione… dopotutto è stato lui a portare l’amuleto che si è
rivelato decisivo…..ma, la cosa non mi convince lo stesso. Forse Angel ne
sapeva più di quanto vuole darci ad intendere. >> disse invece pensierosa
Willow.
<< E non vi ho
ancora detto tutto! >> disse Buffy, bevendo un sorso del suo caffè.
<< Quando siamo arrivati qui, io e lui abbiamo un po’ bisticciato, niente
di serio…ma, gli sono sfuggite alcune frasi che mi hanno fatto riflettere. >>
aggiunse.
Vedendo che l’attenzione
di tutti era su di lei, continuò. << Ha detto che aveva dovuto fare molti
sacrifici, che aveva dovuto abbandonare i suoi ideali e soprattutto suo figlio.
>> Buffy fece un’altra pausa ad effetto.
<< Credo di aver
capito che vuoi dire…ti riferisci a quello che ha detto Fred, vero? >>
chiese Dawn, che era stata presente durante il colloquio.
<< Perché, che ha
detto Fred? >> chiese curiosa Willow.
<< Non è solo
quello che ha detto, ma anche quello che non ha detto!>> disse enigmatica
Buffy, causando in tutti uno sguardo perplesso. << Willow, e anche tu
Faith…voi due avete conosciuto entrambe Connor il figlio di Angel, vero?
>> chiese alle due ragazze.
La strega e la
cacciatrice sentitesi messe in gioco, annuirono.
<< Sì, ma questo
cosa c’entra? >> chiese Faith.
<< Beh anche Fred
dovrebbe conoscerlo, giusto? Ma invece oggi, chissà come mai, quando ne ho
chiesto notizie, lei è letteralmente caduta dalle nuvole. Non ha idea di chi
sia! >> disse Buffy, che si era preparata questa battuta ad effetto.
<< Questo sì, che è
strano! >> esclamò Willow subito seguita da un cenno di Faith.
<< E quando ho
chiesto notizie degli altri, Fred, mi ha parlato di tutti tranne che di lui e
di Cordelia, come se non esistessero. >> aggiunse Buffy, aumentando così
l’agitazione.
<< Questa storia
non mi piace per niente, B! Hai ragione c’è qualcosa che puzza sotto. Quando io
e Willow siamo tornate a Sunnydale, sia Connor che Cordelia stavano bene…insomma,
Cordelia aspettava un bambino…ma non si sapeva chi ne fosse il padre. >>
disse Faith pensierosa.
<< Cosa? Cordelia
era incinta? >> chiese Xander, che non si immaginava la sua ex come
madre. La sua domanda però, si meritò una gomitata nel fianco da parte di Anya,
la quale era ancora gelosa.
<< Hai! E che ho
detto di male? >> si difese il ragazzo, attirandosi così anche
un’occhiataccia.
<< No bua! >>
disse invece baby Spike, all’indirizzo della ex-demone. La sua uscita, riuscì
stranamente a placare per un attimo la confusione generale.
<< E va bene, non
ti picchio più…ma solo perché me lo ha chiesto Spiky. >> disse Anya,
sorridendo al frugoletto, e ricevendone in cambio un sorrisone, che la mandò in
brodo di giuggiole.
<< Ehi Xan, mi sa
che ti sei trovato una guardia del corpo! >> disse Willow ridacchiando.
Risata alla quale si unirono tutti gli altri.
Quando però le risate si
affievolirono, a tutti tornò un’espressione preoccupata. A quanto sembrava sia
Connor che Cordelia erano scomparsi e lei aspettava anche un bambino.
<< Ed ecco che si
aggiunge un altro mistero. Dov’è finita Cordelia? >> chiese Buffy,
interpretando tutti. << Ma non è finita qui! Ora viene il pezzo da
novanta! Fred mi ha anche rivelato un’informazione decisamente preoccupante.
Sapete chi sarà il nuovo presidente della Wolfram e Hart? >> disse, senza
aspettarsi veramente una risposta. Pensava che gli altri ci sarebbero arrivati
da soli.
<< Chi? >>
chiese invece Anya, tutta tranquilla.
<< Se non ho capito
male, e se devo essere sincero, lo spererei tanto…si tratta di Angel. >>
rispose Giles, con la fronte aggrottata. Questa situazione era veramente
complicata.
<< Già! E a quanto
sembra, anche tutti gli altri andranno a lavorare con lui!. Non so che ne
pensate voi…ma a me, questo non piace, non piace per niente! >> disse
mesta Buffy.
Subito si scatenò un
putiferio, tutti avevano da dire la loro.
<< Mi sa che Buffy
ha ragione. Se Angel andrà a lavorare alla Wolfram e Hart, vuol dire che è
passato dalla parte del male. Quella è gente spietata e ve lo dice una che è
stata un demone della vendetta per mille anni. >> disse Anya, che per la
prima volta sembrava prendere sul serio qualcosa.
<< E ora che si fa?
>> chiese invece Willow.
<< Quello che facciamo
di solito in questi casi, ricerca! >> disse decisa Buffy. <<
Dobbiamo scoprire cosa sta nascondendo Angel. Giles lei e Willow continuerete a
lavorare sulla profezia e sul medaglione. Noi altri invece, ci concentreremo
per scoprire cosa è successo. Faith, posso contare su di te? >> chiese
verso la vecchia nemica.
<< Su tutta la
linea B! Anch’io voglio scoprire cosa è successo ad Angel. >> disse
tendendo una mano verso Buffy la quale la prese e la strinse. Entrambe
pensarono alla stessa cosa, forse magari potevano provare ad essere amiche.
<< Bene! Direi di
incontrarci qui almeno un paio di volte al giorno, per riferire eventuali
scoperte, a voi sta bene? >> chiese Buffy, ottenendo un cenno di assenso
da tutti. << Per ora è tutto! Ci rivediamo dopo! >> aggiunse
prendendo baby Spike dalle braccia di Xander, che prontamente fece il broncio,
Xander, non il bebè.
<< Dove lo porti?
>> chiese.
<< Andiamo a fare
compere, ho ancora dei soldi che mi ha dato Anya. >> rispose Buffy.
<< Veniamo anche
noi! >> dissero tutti in coro, e Buffy sospirò.
Capitolo undici: Shopping a go go!
Il centro commerciale di
Sunnydale, in confronto con quello di Los Angeles, sembrava un misero
negozietto. Buffy che lo conosceva bene, essendo vissuta in città fino ai
quindici anni, fece da guida ad una estasiata Willow, persino Xander e gli
altri ne rimasero decisamente colpiti.
Giles si diresse subito
verso una libreria che sembrava ben fornita ed occhieggiò anche verso il
negozio di articoli magici lì vicino, con una leggera nostalgia. Questo non
aveva niente a che vedere con il Magic Box, infatti vendeva tutta paccottiglia
per ingenui creduloni, ma gli fece ricordare i tempi passati e sospirare.
Persino Anya, assunse per
qualche secondo un’aria triste, ma il braccio di Xander che si posava sulle sue
spalle, la tirò immediatamente su di morale e fece all’ex-fidanzato, non più
tanto ex, un sorriso caloroso. Forse le cose fra quei due si sarebbero
veramente sistemate, pensò Buffy felice.
Poco dopo, ci fu una
piccola discussione. Buffy avrebbe voluto andare subito a comprarsi dei vestiti
nuovi, ma gli altri volevano prima andare nel negozio per l’infanzia, per
comprare il necessario per baby Spike.
Vinsero gli altri e una
mezz’oretta più tardi, il gruppetto uscì dal negozio carichi di cose necessarie
per il piccolo, che ora sedeva leggermente imbronciato sopra un passeggino.
Preferivo stare in
braccio a Buffy!
Pensò Spike, al quale
dispiaceva non poter posare più la testa sul suo petto.
Quello si che era
fantastico!
Gli altri ghignarono, non
ci voleva un genio per capire il motivo di tale broncio. Xander, invece,
spingeva il passeggino con aria orgogliosa, rivolgendo sorrisi a tutti, manco
ne fosse stato il felice padre.
E finalmente arrivò il
momento dei vestiti. E quello fu un momento divertente anche per baby Spike,
perché tutte le ragazze si divertirono a provare vari indumenti, facendo poi la
sfilata davanti a lui.
A turno, Buffy, Dawn,
Willow, Anya e Faith, uscivano dai camerini con qualcosa di diverso addosso e
chiedevano l’opinione dei maschi in attesa, ma erano soprattutto i gridolini di
baby Spike, che le ragazze prendevano come sommo parere.
Ad un certo punto, Buffy,
uscì con un vestito da sogno. Era una sorta di tubino nero, leggermente svasato
sulle gambe, che le lasciava invece la schiena completamente scoperta. Baby
Spike non disse nemmeno una parolina o un gridolino, la sua boccuccia era
rimasta aperta, mentre gli occhioni rimiravano quella bellezza.
Bloody Hell,
cacciatrice! Quel vestito è da infarto! Aspetta solo che cresca e poi….
Pensò Spike. E Buffy
arrossì leggermente, mentre anche lei pensava la stessa cosa. Si tornare
bambina non era un’idea da scartare, ma riavere Spike in versione adulta, ora
era decisamente più impellente.
E diventò ancora più
impellente, quando fu la volta della scelta dell’intimo. C’erano dei completini
decisamente sexy, e Buffy non resistette e ne acquistò uno rosso, completo di
giarrettiere abbinate.
Piccola, non vedo
l’ora di vedertelo addosso, ma….
Pensò Spike che occhieggiò
quelle cosette intriganti. Doveva darsi una mossa se voleva tornare adulto, si
ripetè ancora.
Finite che furono le
compere femminili, fu finalmente il turno dei maschietti di comprarsi nuovi
vestiti, ma nonostante le insistenze di Anya, né Xander e né Giles accettarono
di sfilare. La cosa non dispiacque a Spike, un conto era vedere delle belle
ragazze e un altro…
Faith ne approfittò anche
per comprare qualcosa per Robin, da potergli portare in ospedale. Questo
ricordò a tutti che anche le ragazze ricoverate avevano bisogno di roba nuova,
necessario per la toilette e via dicendo, così il gruppetto si divise per
comprare le cose necessarie, in modo da ritrovarsi più tardi per portare tutto
all’ospedale.
Seppur a malincuore,
Xander dovette lasciare baby Spike a Buffy e seguire Anya, loro dovevano
occuparsi di comprare qualcosa anche per Andrew e le ragazze che erano rimaste
in albergo.
Così, Buffy con baby
Spike e Giles, presero a girare il supermercato per comprare spazzole, pettini
e tutto il necessario per la pulizia quotidiana. Giles doveva occuparsi di
comprare schiuma da barba e rasoi.
La spesa fu presto fatta
e dopo neanche quindici minuti, si sedettero su di una panchina del centro commerciale
per aspettare gli altri. Buffy guardò verso il suo osservatore, gli sembrava
strano, agitato, come se avesse qualcosa da dirle, ma non ne trovasse il
coraggio.
<< Fuori il rospo,
Giles! Che succede? >> gli chiese.
<< Ehmm…no, niente.
E’ solo che Angel prima è venuto da me e…>> iniziò a parlare l’uomo, che
non riusciva a trovare le parole per andare avanti.
<< Lasci che
indovini. Le ha riferito la mia pazza idea di tornare bambina, nel caso non
riuscissimo a far tornare normale Spike, giusto? >> disse lei,
sospirando.
<< Uhmm….si! Voleva
che ti impedissi di farlo, che ti convincessi che si tratta di una pazzia, come
hai detto tu. >> disse Giles ancora sulle spine.
<< E lei ha
intenzione di farlo? >> gli chiese Buffy, andando subito al sodo.
<<
Sai…istintivamente avrei detto di sì…ma poi, ho capito che stavo continuando a
fare lo stesso errore. Tendo a dimenticare quanto sei cresciuta, che sei in
grado di prendere delle decisioni da sola. Decisioni che si sono sempre
rivelate migliori, di quelle che avrei preso io. >> disse con voce
triste, memore degli errori del passato.
Ora fu la volta di Buffy
di sospirare. A quanto sembrava, Giles aveva finalmente capito che le cose
erano cambiate. << Giles, non sa quanto le sue parole siano importanti per
me. Ne ho passate tante e ormai so quello che voglio dalla vita. Sia ben chiaro
però, questo non significa che non ho più bisogno di lei. >> disse mentre
gli stringeva leggermente una mano, sorridendogli.
L’osservatore, cercò di
non far vedere quanto fosse commosso. Ora capiva che Buffy guardava a lui come
ad un padre, qualcuno con cui confidarsi, ottenere magari dei suggerimenti e
dell’aiuto, ma che non decidesse al posto suo, come invece talvolta aveva
fatto, sbagliando.
<< Comunque sia
chiaro che la mia idea, è ben ponderata. Chiederò a Willow di farmi tornare
bambina, solo quando non ci saranno più speranze di far tornare Spike alla
normalità. >> aggiunse Buffy, tanto per far vedere che sapeva quello che
diceva.
Giles annuì. << Si,
ne hai il diritto. Ti chiedo solo di pensare bene prima di farlo. C’è Dawn da
considerare, lei è ancora minorenne e sotto la tua tutela. E poi…se devo essere
sincero, mi piacerebbe….dopo che avremo risolto questi misteri e fatto tornare
Spike normale, tornare in Inghilterra e vorrei che venissi con me. Per aiutarmi
a ricostruire il consiglio e a radunare le cacciatrici che si sono risvegliate
nel mondo. >> disse pensieroso.
Anche Buffy rimase per un
po’ pensierosa. << Ha ragione, dobbiamo trovare quelle ragazze ed
aiutarle a capire chi e cosa sono. Spike potrà aiutarci, non appena sarà
tornato delle dimensioni giuste, vero? >> disse rivolta verso il bambino,
che aveva ascoltato tutta la conversazione in religioso silenzio.
<< Ci. >>
rispose tranquillo con la sua vocetta, facendo scappare una risata anche a
Giles, che gli sorrise e gli fece una carezza sulla testa. Anche a lui Spike
piaceva di più in versione bebè, ma magari avrebbe potuto andarci d’accordo
anche in versione normale, se solo ci provava.
<< Che ne dici
Spike, facciamo pace? >> disse tendendo la mano, sperando dentro di sé
che l’ex-vampiro accettasse.
Baby Spike, non ci pensò
nemmeno un secondo e protese la sua manina in quella grande dell’osservatore.
Per Buffy questo e altro.
Buffy guardò commossa la scena.
Un uomo e un bambino, entrambi importanti per lei, che finalmente mettevano da
parte le controversie e si univano. Asciugandosi una lacrima solitaria, che le
era salita, vide che gli altri stavano arrivando.
Mentre si alzava in
piedi, le giunse però un’idea. << Lo sa, Giles? Se mai dovessi tornare
bambina, si potrebbe sempre chiedere a Willow di ricostruire il Buffybot, così
prenderebbe il mio posto, non pensa? >> disse ridacchiando, vedendo che
sia Giles che Spiky che storgevano la bocca.
Preferisco
l’originale, grazie!
Pensò Spike, che ancora
era sensibile su quel punto.
Scuotendo la testa per
poi prendere a ridacchiare a sua volta, Giles la seguì mentre si riuniva agli
altri. Buffy finiva sempre per sorprenderlo.
Vedendoli ridacchiare,
gli altri ne chiesero il motivo e quando Buffy raccontò loro della sua idea di
tornare bambina se non fossero riusciti ad aiutare Spike, e dell’ultima trovata
che aveva avuto sul Buffybot, si unirono tutti in un allegra risata.
<< A me non
dispiaceva il Buffybot, era simpatica! >> disse Dawn, che ci ripensò
leggermente nostalgica.
<< Beh potrei
provarci, dovrei avere ancora i file sul computer, che per fortuna era rimasto
sul pulmino, domani vedrò di darci un occhiata. >> disse Willow,
pensierosa. Ora che ci pensava sopra c’erano anche i documenti inerenti
all’amuleto, li aveva scannerizzati e salvati. Poteva esserci qualcosa di più
di quanto le aveva dato Angel, da visionare.
<< Già, ogni tanto
se ne usciva fuori con delle frasi veramente spassose. E preparava anche dei
sandwhich decisamente buoni. >> esclamò
invece, Xander, meritandosi un’occhiataccia da parte di Anya.
<< Ecco perché
continuavi ad ingrassare in quel periodo. Ma la pacchia è finita bello mio, già
sei orbo, non ti voglio anche ciccione. >> disse con la sua solita
classe, mitigando però le parole con un colpetto al fondoschiena di Xander, non
esattamente innocente.
Gli altri naturalmente
risero, e Buffy pensò che era bello ritrovarsi di nuovo tutti insieme e poter
ridere delle loro disgrazie e di questo doveva ringraziare soprattutto Spike,
era merito suo se questo poteva succedere.
Chinandosi verso di lui,
gli sussurrò in un orecchio << Ti amo. >> prima di posare un bacio
su quella tenera guanciotta, per poi tirarsi su e godersi il suo smagliante
sorriso.
Ti amo anch’io, Buffy.
Sembrava che stessero
dicendo gli occhi di baby Spike, mentre la parte adulta dentro di lui lo
pensava veramente.
<< Forza gente, è
tardi e dobbiamo ancora passare dall’ospedale. >> disse Buffy rivolta agli
altri, mentre si avviava fuori dal centro commerciale, spingendo il passeggino
di Spike, che si era ripresa ad un calcitrante Xander.
Capitolo dodici: E un
mistero si risolve.
Fu un gruppetto, carico
di pacchi e pacchetti, che entrò nell’ospedale, suscitando l’attenzione di
molti. Fu chiaro fin da subito che, baby Spike, non avrebbe potuto seguire gli
altri nelle varie corsie. Ai bambini infatti non è concesso entrarvi, e questo
scatenò la polemica. Chi sarebbe rimasto con lui, mentre gli altri andavano a
fare visita ai pazienti?
Manco a dirlo volevano
rimanere tutti! Ma visto e considerato che, Giles per un motivo, Faith per un
altro, e Buffy per responsabilità, non potevano mancare di visitare i malati,
la scelta fu quasi scontata.
Anche perché, Anya e
Xander, non volevano sentire ragioni, si sarebbero occupati loro del
frugoletto. Willow e Buffy si scambiarono uno sguardo, quei due sembravano
proprio conquistati da baby Spike, e quando fosse tornato normale, sarebbe
stato un dramma. L’unica speranza era, che i sospetti di Anya, di aspettare un
bambino, si fossero rivelati azzeccati. Solo quello li avrebbe potuti consolare
in seguito, si dissero le due telepaticamente.
E così i due ex, non
tanto ex, fidanzatini, si accomodarono in un angolo, per potersi spupazzare
baby Spike in santa pace. Ma la pace non durò a lungo. Infatti chiunque
passasse di lì, medici infermiere, visitatori, non potevano fare a meno di
gettare uno sguardo verso il piccolo, e fargli delle moine.
Insomma in poco tempo,
attorno ai tre si formò un capannello di persone adoranti. E fu una fortuna,
perché questo fece in modo che non venissero visti, da un Angel che stava
entrando con passo deciso nell’ospedale, diretto nel reparto di terapia
intensiva.
Ma se Angel, non aveva visto
i tre, Anya aveva invece visto benissimo il vampiro e si affrettò a dare una
gomitata ( leggera altrimenti baby Spike si arrabbiava) a Xander per
indicarglielo. Che diavolo ci stava facendo Angel là? Si chiesero entrambi.
Urgeva scoprirlo.
Decisero alla morra
cinese, chi, avrebbe dovuto seguirlo. Naturalmente perse Xander, che aveva dato
carta, mentre Anya dava forbici. Così mogio, si mise sulle tracce del vampiro,
mentre un’Anya al settimo cielo, continuava a far finta, di essere la felice
mammina di baby Spike.
Occhio bamboccio!
Ehm…giusto, te ne resta solo uno, quindi…fai attenzione, va! Se il carciofo ti
scopre sei nei guai!
Pensò Spike, che sarà
stato anche un infante, ma non era scemo e aveva visto come gli altri, mister
depressione perenne, che incedeva con il suo passo caratteristico, fatto tutto
di svolazzi del suo cappotto nero, manco fosse Neo, in Matrix, per fortuna lui
non volava. (avete presente quando vola nel secondo film?)
Una cosa era certa,
Xander come spia era una frana! Era stato solo un miracolo che Angel non lo
avesse visto, dato che per seguirlo, per poco non aveva mandato gambe all’aria
un vecchietto, che se ne passeggiava
tutto tranquillo, con la sua asta per la fleboclisi.
Per non parlare, di
quando aveva rovesciato a terra, il carrello di una delle inservienti. Carta
igienica, pappagalli e padelle, erano volati dappertutto, facendo un frastuono
terribile. Se al suo posto ci fosse stato Andrew, forse se la cavava meglio.
Ma Angel, aveva
continuato dritto per la sua meta, perso nei suoi pensieri. Era diretto in una
stanza in fondo al corridoio, del reparto, dove venivano tenute le persone
cadute in coma. Era diretto da lei.
Xander, non appena Angel entrò
nella stanza, si rivolse immediatamente alla capo infermiera, per sapere chi
fosse ricoverata in quella camera. Ci rimase male, quando scoprì che era
proprio Cordelia, che a quanto gli venne detto, versava in condizioni
disperate.
Decisamente triste, tornò
sui suoi passi. Una volta aveva amato Cordelia, ed ora saperla in quello stato,
lo faceva stare male. Nessuna consolazione, veniva dal sapere che almeno questo
mistero, era stato in parte risolto.
Ritrovare Anya, che lo
stava aspettando assieme a baby Spike. Vederli sorridere entrambi, alla sua
vista, lo rincuorò leggermente. Soprattutto vedere il visetto di Spiky, gli
fece capire che la vita continuava. In fondo Cordelia non era morta, forse era
possibile fare qualcosa per aiutarla.
Ehi, bamboccio che
hai? Ti vedo strano.
Pensò Spike, vedendo
arrivare Xander, con quell’espressione da cane bastonato che aveva.
<< Cio? >>
chiese invece baby Spike, tendendogli le braccia.
Xander, prese il bambino
in braccio e se lo strinse al petto, cercando un po’ di consolazione in quel
corpicino caldo e profumato.
<< Xander, che è
successo? Ti ha scoperto? Sapevo che era meglio se andavo io! >> disse
invece Anya, con il suo solito stile, ma dimostrando al tempo stesso che si era
accorta anche lei del suo umore triste.
Passando un braccio,
sulle spalle di Anya, Xander scosse la testa. << No, non mi ha
scoperto…ora so cosa è venuto a fare qui. E’ venuto a trovare Cordelia, lei è
qui, ricoverata….è grave. >> disse Xander, mentre stringeva la donna che
amava a sé. Tenere quei due fra le braccia lo stava aiutando molto.
Una volta tanto, Anya,
capì che non era il caso di fare commenti. Si limitò a stringersi ancora di più
al suo uomo. In fondo loro erano fortunati, erano scampati tutti ad una
apocalisse, stavano bene e si amavano ancora.
Fu così che gli altri li
trovarono tornando, avvolti in un abbraccio a tre, con baby Spike che nel
frattempo, si era addormentato serenamente, sul petto di Xander.
<< Ehi ragazzi non
credevo che ci avremmo messo tanto, vi siete annoiati? >> chiese Buffy,
vedendo la loro aria mogia, mentre intanto si chinava per fare una carezza a
baby Spike che stava dormendo.
<< No…niente noia,
anzi…Buffy, Angel è qua! >> rispose Xander con voce mesta.
<< Qua? E cosa è
venuto a fare? Avete parlato con lui? >> chiese ancora Buffy, con sguardo
sorpreso.
<< No, non ci ha
neanche visti. Ma io l’ho seguito per scoprire cosa fosse venuto a
fare…>> disse sempre più tetro Xander, che non sapeva come fare per
trovare le parole giuste per dirglielo. << E’ Cordy…Buffy. Cordelia è
ricoverata qui in questo ospedale. E l’infermiera mi ha detto che Angel viene
tutte le sere a trovarla. E’ grave Buffy…Cordelia è in coma. >> aggiunse
infine, evitando lo sguardo della cacciatrice.
Buffy e tutti gli altri,
rimasero in silenzio udendo quelle notizie. Cordelia non aveva mai fatto
veramente parte della Scooby Gang, ma era una loro amica, e a nessuno di loro
fece piacere scoprire che fine aveva fatto.
<< Dove si trova?
>> chiese Buffy con voce incolore. Stava infatti lottando per mantenere
il controllo, sulle sue emozioni.
<< Te lo indico.
>> rispose Xander, alzandosi lentamente per non svegliare baby Spike, per
poi metterlo disteso, nel nuovo passeggino.
I due, si avviarono verso
la corsia dove era ricoverata Cordelia, mentre gli altri rimanevano nella sala
d’aspetto. Vi era un pesante silenzio, mentre Buffy e Xander camminavano,
quando arrivarono davanti alla porta della camera di Cordelia, il ragazzo si
limitò ad indicare con un gesto della mano.
Dalla finestrella sulla
porta, si poteva vedere che Angel era ancora nella stanza, seduto vicino al
letto, e sembrava parlare con Cordelia, che invece giaceva immobile, attaccata
a vari macchinari.
Buffy, prese un profondo
sospiro, prima di appoggiare una mano sulla porta e spingerla per aprila,
cercando di prepararsi a quell’incontro. Sentiva che non sarebbe stato facile.
Poi facendosi forza entrò silenziosamente.
Angel non la sentì, era
perso nei suoi pensieri, mentre teneva la mano di Cordelia. Si sentiva
responsabile per tutto quello che era accaduto. Il rapimento di suo figlio
Connor, ad opera di Wesley, che lo aveva consegnato ad Holtz, era la
conseguenza dei suoi atti sbagliati, compiuti nel passato.
E quando era tornato, era
ormai un adolescente che lo odiava, così come lo odiava Holtz stesso che Connor
considerava il suo vero padre. Anche quello che era successo a Cordelia era
colpa sua, perché l’aveva trascinata nelle tenebre insieme a lui.
Era stato per questo che
all’inizio, Cordelia, si era ritrovata ad avere delle visioni. Nessuna
importanza aveva che fosse stato Doyle a trasmettergliele. La colpa era sua,
perché le aveva permesso di stargli vicino. Avrebbe dovuto sapere che non
avrebbe portato niente di buono.
Cordelia era diventata un
“essere superiore”, ma questo l’aveva trasformata. Non era più la ragazza
sciocca e un po’ ingenua che era stata un tempo. Poco a poco, quella forza
dentro di lei l’aveva consumata, prendendone il posto.
Lei e Connor si erano
uniti, creando Jasmine. Un mostro, una bestia immonda, sua nipote…quello che
era succeduto, era stato un continuo rotolamento in discesa, sempre più in
basso, sempre più in profondità. Connor ora almeno era al sicuro, privo di
memorie tanto dolorose. Ma Cordelia…lei giaceva qui, o almeno il suo corpo giaceva
qui, perché sentiva che non vi era null’altro.
E lui…lui dov’era? Aveva
perso tutti i suoi punti di riferimento. Che ne era del sogno di essere un
campione? Di poter tornare umano? Aveva perso tutto e sentiva che le tenebre lo
stavano avvolgendo. Aveva accettato di lavorare proprio per coloro, che aveva
sempre combattuto.
Era già stato tutto
deciso da sempre? Lui doveva sprofondare nell’oscurità, mentre Spike…William,
quel suo gran childe tanto strafottente, doveva invece ottenere la ricompensa?
Amore, vita…tutto era andato a lui. Cosa aveva mai di più? Cosa lo rendeva
migliore? Più degno?
Sobbalzò leggermente
quando la mano di Buffy si posò sulla sua spalla. Voltandosi verso di lei, non
si preoccupò di nascondere le lacrime che rigavano il suo volto. <<
Perché Buffy? Perché è successo tutto questo? In cosa ho mancato? Cosa ho
sbagliato? >> chiese, ancora preso dai suoi pensieri.
<< Non lo so! Non
so cosa sia successo…perché non provi a spiegarmelo? >> chiese confusa Buffy,
che non capiva cosa Angel volesse sentirsi dire.
<< Spike ha avuto
tutto, ecco cosa è successo! Io sono passato attraverso l’inferno ed ho perso
tutto, mentre lui...lui aveva te…e la vita, mentre attorno a me c’è solo morte.
>> esclamò con voce rotta, ma piena d’ira e depressione.
Buffy rifletté un
secondo, prima di parlare. Era giunto il
momento di essere dura, consolarlo e coccolarlo come il bambino che sembrava,
non sarebbe servito a niente, era giunta l’ora che si rendesse conto di come stavano
le cose.
<< Io non so cosa
tu abbia passato, visto che non ne vuoi fare parola. Ma so cosa ha passato
Spike. Tu pensi che per lui sia stato facile? Che non abbia sofferto? Allora
lascia che ti dica che non sai niente nemmeno tu. Lui ha sofferto per cambiare!
Ha lottato per diventare migliore. La sua anima se l’è guadagnata, e ne ha
pagato un caro prezzo. Il Primo lo ha sottoposto a torture fisiche e mentali
che tu nemmeno immagini. Prova a pensare a quello che aveva fatto a te e
moltiplicalo all’infinito. Eppure lui ce l’ha messa tutta, è riuscito a
liberarsi dalla sua influenza ed è andato avanti. Era disposto a morire per
salvare tutti noi, per salvare me! Ma soprattutto non si è mai pianto addosso,
come ami invece fare sempre tu. Forse è per questo che è riuscito dove tu hai
fallito. Lui non si è arreso, mai! E poi pensi davvero che ora stia bene,
ridotto ad un bambinetto? Ma a quanto sembra ha accettato anche questo, pur di
andare avanti, di continuare sulla strada che ha intrapreso. Tu, invece….sembri
tornare sempre indietro, non affronti mai veramente quello che attraversa la
tua strada, tendi a svicolare, a rimanere da solo. Io ti capisco, sai? Anche io
ero come te, prima che Spike si facesse strada nel mio cuore. C’è una parte di
me di cui nessuno sa niente, chiusa nel mio intimo, nemmeno tu la conosci
Angel, quella parte di me. Ma lui si, lui è riuscito ad entrare, a farsi
aprire, ed ha visto e soprattutto si è fatto vedere, si è fatto sentire. Tu
invece che hai fatto? Te ne sei andato.>>
Quella lunga tirata, era
stata dolorosa da dire, ma necessaria. Buffy aveva cercato di parlare
dolcemente, tenendo la voce bassa, e cercando di captare ogni reazione alle sue
parole. Angel avrebbe capito? Si sarebbe aperto? Confidato? Sperava proprio di
si.
Angel era stato in
silenzio ad ascoltarla, quando aveva accennato al Primo, si era sentito un
brivido corrergli lungo la spina dorsale. Dunque anche Spike era passato
attraverso le sue torture? E anche peggiori a quanto sentiva. E poi doveva
ammetterlo, aveva veramente dimostrato eroismo decidendo di sacrificarsi. Il
fatto che non si piangesse addosso non lo stupiva, era nel suo carattere, anche
se non era sempre stato così, all’inizio non era altro che un poetucolo
fallito. Ma Buffy aveva ragione era caparbio e non mollava mai la presa.
Venire però a sapere che
Spike era riuscito a raggiungere una parte di Buffy, della quale a sentir lei
nemmeno lui ne era a conoscenza, questo invece lo colpiva duro. Si era dunque
avvicinato così tanto a Buffy? Poi si ricordò quello che lei gli aveva detto la
sera che era arrivata in hotel, Spike era il suo cuore, si può giungere più
vicino di cosi? E si era vero, era stato lui a tirarsi indietro, ad andarsene.
Se ne era sempre andato,
aveva sempre cercato di cancellare il suo passato e questo puntualmente si
ripresentava. Forse era giunta l’ora che smettesse di fuggire e si girasse
invece ad affrontarlo. Forse poteva iniziare proprio con Buffy. Non credeva di
poterla riconquistare, ormai sapeva che non era possibile, ma poteva
appoggiarsi a lei, come un’amica, qualcuno con cui confidarsi.
Era stanco di essere
solo, e se Buffy aveva permesso a Spike di entrare, forse anche lui poteva fare
lo stesso, poteva farla entrare.
<< Credo di avere
capito dove volevi arrivare…e va bene ti racconterò tutto. Ma non qui…andiamo a
casa…>> disse piano, mentre anche se a tentoni cercava di iniziare
finalmente a lottare.
Buffy non disse niente,
si limitò ad annuire. Dopo aver posato un bacio sulla mano di Cordelia, Angel e
lei uscirono dalla camera, diretti alla reception, dove gli altri li
aspettavano.
Baby Spike era sveglio
quando li vide arrivare assieme e la cosa non gli fece per niente piacere. Li
guardò quindi imbronciato. Con sua grande sorpresa, Angel, sorrise e lo prese
di sorpresa in braccio, portandolo via ad, un non meno imbronciato, Xander.
<< Tranquillo,
cucciolo, la bella addormentata è tutta tua, visto che a quanto sembra sei
stato tu a svegliarla, nano che non sei altro. >> gli ghignò
all’orecchio, Angel.
Può un bambino fare un
aria scettica? Baby Spike ci riuscì, ma la sua espressione fu così buffa, che
tutti presero a ridere, anche chi non aveva capito cosa era stato detto.
Poi sospirando e godendo della
sensazione di quel corpicino caldo fra le braccia, Angel si rivolse agli altri.
<< Che ne dite di tornare a casa? >>
Capitolo tredici:
L’ora della verità!
Quando il gruppo rientrò
in albergo, non ebbe esattamente una buona accoglienza. Infatti sia le
cacciatrici che Andrew erano abbastanza scocciati di essere stati mollati.
Soprattutto Kennedy, era veramente nera con Willow.
Andrew invece fu un po’
più facile addolcirlo, visto che Dawn, gli aveva porto un paio di sacchetti,
con vestiti e altre cose comprate per lui. Ringalluzzito, il ragazzo, prese
quei sacchetti, considerandoli una specie di regalo, per ricompensarlo di tutte
le sue fatiche.
Beata innocenza, pensò
Buffy, scuotendo il capo, quel ragazzo non avrebbe mai finito di stupirla, sia
nel bene che nel male. Chi le dava invece da pensare, era Willow. L’amica, si
trovava alle prese con la sua compagna infuriata, che presa dalla stizza aveva
gettato a terra i sacchetti con le cose che la strega aveva comprato per lei.
Quella ragazza non voleva
proprio piacerle, era troppo indisponente e autoritaria per i suoi gusti.
L’aveva accettata come compagna dell’amica, solo perché le era sembrato, che
Willow fosse colei, che aveva più bisogno di avere qualcuno accanto, in quei
momenti difficili. Ma a conti fatti, dubitava che le due, potessero andare
veramente d’accordo. Niente a che vedere con la dolce Tara, che era riuscita a
farsi voler bene da tutti.
Sospirando, seguì Angel,
che aveva ancora in braccio baby Spike. Era giunta l’ora di parlare. Facendo un
breve cenno a Giles e a Faith, perché la seguissero, si diresse verso l’ufficio
privato del vampiro. Era meglio se fossero stati presenti al colloquio anche
loro, che Angel volesse o no.
Xander, che aveva visto
quel cenno, disse due brevi paroline ad Anya e si mise subito dietro agli
altri. Invitato o meno, non aveva nessuna intenzione di perdere d’occhio baby
Spike. Quel taroccato di Angel, poteva di nuovo perdere le staffe, e
prendersela con il suo frugoletto preferito. Se solo ci provava aveva in tasca
un bel paletto appuntito, pronto per lui.
Angel, che si era
comodamente seduto dietro la sua scrivania, mettendo Spiky seduto sopra, ci
rimase decisamente male, quando vide il suo ufficio, invaso da tutte quelle
persone. Avrebbe preferito parlare da solo con Buffy, beh e baby Spike, visto
che c’era.
Per tutta la strada fino
a casa, se lo era tenuto stretto, rifiutandosi di metterlo nel passeggino.
Quando dentro l’ospedale lo aveva preso in braccio, aveva provato una strana
sensazione, come di calore, che lo invadeva. Si era sentito bene, per la prima
volta da mesi, da anni forse. Non felice, per fortuna, ma bene, si quella era
la parola giusta.
Chissà da cosa dipendeva?
Dal calore che quel corpicino emanava? Dal ricordo di quando teneva fra le braccia
suo figlio? Dalla sua fragilità? O dal fatto, che in fondo, lui rimaneva sempre
il suo gran childe, e quindi ne avvertiva il richiamo del sangue? Non avrebbe
saputo dirlo.
Baby Spike, intanto
fissava confuso Angel.
Ehi nonnino! Si può
sapere che ti passa, per quella cosa, che hai al posto del cervello? Perché mi
hai scorrazzato fino ad ora? Che
intenzioni hai?
Spike era decisamente
scettico. Angel non lo aveva mai sopportato, beh la cosa era ricambiata. A cosa
si doveva questo cambiamento di rotta?
<< Allora, Angel,
che ne dici di raccontarci finalmente come stanno le cose? >> chiese
Buffy, che si era seduta davanti a lui, con le braccia incrociate e lo sguardo
leggermente duro. Era stanca di tutti quei misteri e voleva vederci chiaro, in ospedale
si era trattenuta, vedere Cordelia in quello stato era stato duro, ma ora
voleva delle risposte.
Ben detto, love. Il
baccalà qui, deve decidersi a sbottonarsi.
E baby Spike fece invece
un grosso sorriso alla sua Buffy, sorriso che venne ricambiato e che scatenò
qualche risatina ironica da parte di Faith. B ora se li andava a prendere nella
culla.
Schiarendosi la voce con
un colpo di tosse, Angel, mise a tacere tutti ed iniziò a raccontare. Il suo fu
un racconto piuttosto lungo, visto che partì da quando era arrivato a Los
Angeles e si era scontrato per la prima volta con quelli della Wolfram e Hart,
ed aveva rinvenuto per la prima volta la profezia.
Parlò di come Cordelia,
fosse diventata una sorta di agente dei Poteri che sono, quando Doyle era
morto, trasmettendole le visioni, e del
modo in cui era cambiata, dopo che il demone Vocah, l’aveva fatta precipitare
in uno stato di visione perpetua, rischiando di ucciderla, per poi distruggere
l’ufficio e ferire gravemente Wesley.
Angel era riuscito a
riprendersi la pergamena con la profezia, e Wesley aveva liberato Cordy, dal
suo stato. Tornare alla normalità dopo aver vissuto tutte quelle orrende
visioni di persone che stavano male, aveva fatto maturare in fretta la ragazza.
In seguito avevano scoperto
che quelli della Wolfram e Hart avevano usato la pergamena, per riportare in
vita Darla. Una Darla umana e malata che lui aveva cercato di aiutare, povero
sciocco, non comprendendo che tutto ciò, era una macchinazione degli stessi che
l’avevano fatta tornare.
Di come poi lei fosse
tornata un vampiro ad opera di Drusilla e di come a causa di un incantesimo
fosse rimasta incinta, e fosse nato Connor. E tutto quello che era seguito. Il
rapimento, l’elevazione di Cordelia, il suo ritorno e il ritorno di Connor
ormai adolescente. La bambina che era nata dalla relazione fra i due. Un essere
mostruoso, che avrebbe distrutto il mondo asservendolo alla sua volontà.
Di come quelli della
Wolfram e Hart si fossero detti grati ad Angel, per aver salvato questa dimensione
e la carica di presidente che gli era stata offerta in cambio. Di come aveva
fatto sì che Connor dimenticasse il suo passato e potesse finalmente vivere in
un'altra famiglia, finalmente sereno, mentre Cordy giaceva in quel letto di
ospedale, divorata dal demone che le era stato inoculato. Ed infine di come
aveva ottenuto il medaglione che aveva portato a Buffy.
Quando finalmente smise
di parlare, nella stanza, regnò per qualche minuto il silenzio. Infine fu Buffy
a decidersi a parlare. << Non so come la vedi tu…ma io credo che quelli
della Wolfram e Hart, hanno cercato di
fare di tutto per portarti dalla loro parte. Tu eri per loro il campione, il
vampiro con l’anima della profezia, ed è chiaro che ti hanno spinto verso il
male. E tu ci sei cascato in pieno. >> disse dopo aver riflettuto.
Giles, le che era
accanto, si stupì, ancora una volta, di quanto fosse maturata. La sua analisi
della situazione era stata breve e concisa, ma indubbiamente esatta. <<
Sono d’accordo con Buffy, è evidente che fin dall’inizio, sei stato usato come
una pedina, in un gioco troppo grande per te. >> disse annuendo
e….togliendosi gli occhiali per pulirli.
Angel, abbassò la testa
pensieroso e turbato. Non aveva mai pensato, che le cose potessero stare così,
era stato giocato e non se ne era reso conto. Una vocetta però gli fece alzare
la testa di scatto.
<< Ci! Nonno emo!
>> (sta per scemo, per chi non avesse capito) esclamò infatti a sorpresa
baby Spike, guardando storto il vampiro davanti a se.
Xander trattenne il respiro
“Ecco ora lo ammazza” pensò preoccupato, e pronto a scattare in difesa di baby
Spike, vedendo il volto impietrito del Angel.
Con grande sorpresa di
tutti, invece il vampiro, dapprima si appoggiò indietro sulla poltrona, scosso da
strani tremiti, che poi si scoprì erano causati da risate silenziose, quando
prese finalmente a ridere fragorosamente.
Questa proprio non se
l’era aspettata. E non se lo aspettava nessuno. Ma in quella situazione,
sentendo quella vocina che gli dava dello scemo, qualcosa era scattato dentro
di lui, ed aveva visto il lato comico della situazione. Cosa decisamente
assurda visto il suo carattere, ma evidentemente baby Spike stava avendo un
buon effetto su di lui.
Dapprima gli altri
rimasero allibiti, vedendo Angel che si piegava in due dalle risate, ma poi
anche loro, ripensarono al tono serio che aveva usato Spiky parlando, e si
trovarono a ridacchiare a loro volta.
Ma che c’avrà da
ridere, dico io?
Pensava intanto Spike,
che era allibito anche lui.
<< Oddio….lo sai
nano?…hai proprio ragione…sono uno scemo coi fiocchi…ma tu li hai fregati
tutti! >> esclamò Angel fra mezzo alle risate. Era stata una beffa del
destino, mentre lui ne passava di tutti i colori, a causa della profezia, Spike
tutto tranquillo, l’aveva messa….diciamo in saccoccia, sia a quelli della
Wolfram e Hart che a lui.
Anche gli altri
annuirono, ridendo, Giles, invece si bloccò a quelle parole. Improvvisamente
era stato attraversato da un idea. E se il primo demone, avesse sempre saputo,
che era Spike il vampiro con l’anima della profezia?
<< Forse non tutti.
>> disse con tono mortalmente serio. Immediatamente anche gli altri
smisero di ridere e lo guardarono confusi.
<< Di che sta parlando, Giles? >> chiese
per prima Buffy, guardando interrogativamente al suo osservatore.
<< Della profezia.
Se è sempre stato Spike il vampiro a cui era destinata…questo potrebbe dare
nuove interpretazioni, al perché il primo demone si sia servito di lui.
Pensateci, è arrivato persino a rapirlo e a torturarlo, quando si è reso conto
che eravamo a conoscenza del trigger che gli aveva immesso. >> cercò di
spiegare.
<< Vuole dire che
sapendo che era lui, ha cercato di portarlo dalla sua parte? >> chiese a
sorpresa Xander, battendo sul tempo gli altri che stavano per fargli la stessa
domanda.
<< Si, penso
proprio che le cose siano andate così! E questo mi fa pensare ad un'altra cosa.
Forse verso la fine, anche quelli della Wolfram e Hart, devono aver intuito
qualcosa. Non sono convinto che abbiano agito in buona fede, facendo avere a
Buffy quell’amuleto. >> rispose Giles, pensieroso.
<< Vuole dire che
speravano che fossi io ad usarlo, in modo da soffiare il posto a Spike?
>> chiese Angel, che iniziava a comprendere un po’ delle cose che Buffy
gli aveva raccontato.
<< Forse si e forse
no. Chissà…forse erano a conoscenza del legame che si era instaurato fra Buffy
e Spike, forse l’amuleto era destinato fin dall’inizio a lui. Chi può dirlo?
Fatto sta che le cose, non sono andate
come avrebbero dovuto. Spike ha sì salvato il mondo, scegliendo la parte del
bene. E si, è tornato umano…ma non nella sua normale forma. Credo che Buffy
avesse ragione fin dall’inizio, a pensare che l’attuale stato di Spike potrebbe
essere stato causato da una concomitanza di eventi.>> cercò di spiegarsi
Giles, guardando fisso Angel negli occhi.
A sorpresa si levò la
vocina di baby Spike. << Ci! >> esclamò, come per dare ragione a
Rupert.
<< Spike…stai…stai
dicendo che le cose stanno così? >> chiese Buffy al bambino, trattenendo il
fiato in attesa di una risposta.
<< Ci! >>
rispose baby Spike, facendo un sorriso leggermente triste alla sua cacciatrice.
Capitolo quattordici:
Comunicazioni telepatiche
La piccola, ma al tempo
stesso grandissima rivelazione, che Spiky aveva appena fatto, aveva fatto
cadere un pesante silenzio nella stanza. Improvvisamente si erano tutti resi
conto di due cose. La prima era che, non vi erano più dubbi sul fatto che il
piccolo, avesse mantenuto tutti i ricordi e la coscienza del grande Spike.
Per quanto spesso si
comportasse come un vero bambino, internamente, rimaneva un uomo adulto, ben
consapevole di cosa stesse accadendo attorno a lui. Già ne avevano avuto
qualche sentore, ma ora vi era la certezza piena.
E poi vi era la seconda
rivelazione. A quanto sembrava lui ne sapeva certamente più di loro, di cosa
gli era successo e di quali ne fossero state le cause. Ora però si poneva un
problema, come fare per farsele dire?
<< Spike, ti rendi
conto di quello che stai dicendo, vero? >> chiese Giles, tanto per essere
sicuro.
<< Ci! >>
rispose baby Spike, facendo un musetto serio.
Certo che so quello
che dico, Rupert. Sarò anche diventato un bambino, ma non per questo sono
diventato improvvisamente demente, come il qui presente nonnino.
Pensava Spike, che stava
cercando di mantenere alta la concentrazione e controllare al massimo le sue
capacità infantili.
<< Allora perché
non ci dici quello che ti è successo? >> chiese Faith, spontaneamente.
Immediatamente gli sguardi di tutti furono su di lei. Sguardi decisamente
sconcertati. Ma ci era o ci faceva?
<< Perché è un
bambino, genio! >> le rispose scocciata Buffy. << Se per caso non
te ne fossi accorta, non riesce a parlare bene. >> aggiunse, mentre si
dirigeva verso Spikey e lo sollevava dalla scrivania per prenderlo in braccio.
<< Dico bene, Spiky? >> gli chiese sorridendogli.
<< Ci! >>
rispose Spike, facendo un sorriso ancora leggermente triste.
Non sai quanto vorrei,
poterti dire tante cose, Buffy. E non solo su questa faccenda, ma tutte le volte
che cerco di fare un discorso va a finire che mi intruppo in frasi senza senso.
Pensò Spike, mentre il
frugoletto faceva un sospirone.
Angel, che aveva
ascoltato attentamente, quanto era stato detto fino ad allora, si rese conto
finalmente di una cosa. Se la sua vita era un disastro, Spike non se la passava
certo meglio. Se solo provava ad immaginarsi nei suoi panni, si rendeva conto
di quali difficoltà stesse affrontando. Lui al suo posto, avrebbe passato tutto
il tempo a piangere (sia per carattere che per la condizione di bambino).
Invece Spike, sembrava accettare la cosa con più filosofia, ma soprattutto
coraggio.
Quel suo gran childe,
così strano, così diverso da ogni altro vampiro che aveva conosciuto, compreso
sé stesso, aveva delle qualità che lo rendevano più umano di ogni altro. Forse
era stato giusto che fosse stato lui il vampiro prescelto dalla profezia.
<< Così non si può
andare avanti. Dobbiamo scoprire con esattezza come stanno le cose, se vogliamo
aiutarlo a tornare normale. >> si sentì esclamare, con leggera sorpresa.
<< Giusto! >>
gli rispose Buffy, facendogli un sorriso grato. Finalmente, anche Angel, si
stava mettendo dalla loro parte. << Ho un’idea…>> esclamò
all’improvviso. Poi si voltò verso Giles, per proporgliela.
<< Forse Willow,
potrebbe aiutarci. Lei sa usare bene la telepatia…magari riesce a mettersi in
contatto con la mente di Spike, a farsi dire quello che vogliamo sapere.
>> propose.
<< Come idea, non
mi sembra male. >> disse pensieroso l’osservatore. A questo in effetti
non aveva pensato, eppure sarebbe stata la cosa più logica da fare, fin dal
primo momento.
<< E se non
funziona, io ne avrei un’altra. >> esclamò a sorpresa Xander, attirandosi
tutti gli sguardi addosso.
<< Lui non può
parlare normalmente, giusto? >> chiese, non aspettandosi una vera
risposta, per fortuna gli altri lo capirono e gli fecero cenno di andare
avanti. << Ma almeno riesce a dire si o no. Noi possiamo porgli delle
domande, alle quali lui risponderà di conseguenza. Magari qualcosa riusciamo a
chiarirla. >> disse esponendo la sua idea.
<< Ci! Avo cìo!
>> rispose baby Spike per tutti, e facendoli finire a ridere tutti come
al solito. Persino Angel non aveva resistito, ed era scoppiato a ridere come
gli altri.
Xander, che sentendo
quella vocina, si era inorgoglito e intenerito, guardando Angel ridere,
cominciò a porsi una domanda. Possibile che Spike possedesse qualche strano
potere, in grado di cambiare il carattere e l’umore di chi gli stava intorno?
Solo così si spiegava quello strano comportamento da parte del vampiro.
Mai gli era successo di
vedere Angel ridere tanto. Sembrava un'altra persona. Totalmente diverso e,
maledizione, persino più simpatico. E poi che dire di come lui stesso si
sentiva nei confronti del piccolo? Lui e
Spike non erano stati certo dei grandi amici, nemici piuttosto, forse le cose
erano cambiate negli ultimi tempi, ma ora sentiva che quel frugoletto gli era
entrato nel cuore. Sarebbe persino morto per lui, pur di proteggerlo. Questa
era una delle domandine che avrebbe voluto fargli. Che diavolo stava combinando
a tutti quanti? Li aveva messi sotto incantesimo?
Xander, però dovette
lasciare da parte tutte le sue elucubrazioni, quando gli altri decisero che era
ora di uscire da quella stanza, per avviarsi verso la sala ristorante, dove
speravano di trovare Willow. Per fortuna c’era, anche se da sola (vale a dire
senza Kennedy ) e decisamente triste.
Beh, proprio da sola,
sola non era, lì vicino c’era Andrew, che era ancora tutto preso a rimirare i
“regali” che gli erano stati fatti. Incredibile come anche un semplice
spazzolino da denti, potesse rappresentare un tesoro per uno strambo come lui.
<< Willow, ci devi
aiutare! >> esordì Buffy, con un coro di ammiccamenti, che le persone dietro
a lei facevano. A Willow sembrò quasi di vedere una serie intera, di quei
cagnolini che messi sulle auto muovono la testa ad ogni scossone. Un sorriso
istintivo le giunse sulle labbra a quell’idea,
<< Che devo fare?
>> chiese, cercando di nascondere la risatina che le era salita. Al
diavolo Kennedy ed il suo caratteraccio. Erano passati solo due giorni da
quando aveva temuto che il mondo stesse per finire, e di combinare un pasticcio
con quell’incantesimo.
Invece erano tutti lì,
sani e salvi, lei e i suoi migliori amici. L’incantesimo era andato bene e si
era sentita al top mentre lo praticava, anche adesso riusciva a sentire una
nuova energia che scorreva dentro di lei. Era una sensazione di sicurezza e
calore, che la rinfrancava e la faceva sentire più sicura di sé.
<< E’ per Spiky,
dovresti provare a leggergli nella mente. >> espose Buffy, eccitata e
anche un po’ felice di vedere l’amica diventare più serena. << Crediamo
che lui sappia cosa gli sia successo…ma naturalmente non può dircelo. >>
aggiunse, facendo una carezza sulla testolina di baby Spike.
Willow, annuì e prese a
fissare negli occhioni il bambino, che ricambiò il suo sguardo.
Ehi, rossa, riesci a
sentirmi?
Chiese mentalmente Spike
che fremeva di poter parlare, almeno in quel modo.
“Spike, sei tu?”
chiese la voce di Willow nella sua testa. Bene almeno lui riusciva a sentirla,
vediamo se accadeva anche il contrario.
No sono Peter Pan, hai
presente…quello dell’isola che non c’è. Bloody Hell! Chi diavolo vuoi che sia,
rossa?!?
Provò a rispondergli,
leggermente seccato. La risata spontanea che sorse sulle labbra di Willow, lo
riempì di gioia, riusciva a sentirlo. Gli altri però vedendola scoppiare a
ridere, non ne capirono la ragione e la guardarono interrogativamente.
<< Dice di essere
Peter Pan! >> sghignazzò rivolta verso di loro.
<< Forte! Allora
esiste veramente! >> esclamò eccitato Andrew, che stava quasi per chiedere se volava, ma
gli sguardi scocciati degli altri, gli fecero capire che non era il caso.
<< Bene. Chiedi a Peter,
qui, che cosa gli è successo. >> disse Buffy, sorridendo al frugoletto,
il sorriso che ricevette come risposta, assomigliava tanto al suo vecchio
ghigno.
Non sono ancora
diventato sordo, honey! Sentire ti sento, è parlare che è un dramma.
Willow, scoppiò di nuovo
a ridere, cavolo, Spike era uno spasso, come mai non si era accorta prima del
suo senso dell’umorismo? << Che c’è? >> chiese Buffy, leggermente
scocciata da quell’ennesima risata. Come avrebbe voluto poterlo sentire lei,
Spike.
<< Dice che ti
sente e non è diventato sordo. Penso che volesse dire che non c’è bisogno che
sia io a fare le domande. Il mio aiuto gli serve solo per comunicare. >>
gli spiegò con calma Willow, mentre la guardava attenta. Per un attimo, Buffy,
gli era sembrata quasi gelosa.
“Spike, vorresti poter
parlare con Buffy?” gli chiese colta
da un’illuminazione, forse poteva fare da tramite fra i due.
E me lo chiedi pure?
Lo vorrei più di ogni altra cosa al mondo…no aspetta…ci sono un paio di cosette
che vorrei di più!
Mentre Spike pensava
questo, il musetto di baby Spike, si era imbronciato ed il labbro aveva preso a
tremare. Willow che in un primo momento stava quasi per scoppiare di nuovo a
ridere a quella battuta, vendendo quel visino così triste, si sentì intenerire.
“Allora fallo.” Gli disse, mentre al contempo, si metteva in contatto
mentale anche con Buffy “Qui c’è qualcuno che vorrebbe dirti qualcosa.” Disse
all’amica.
Lo sguardo di baby Spike,
si era fatto lucido, mentre fissava la sua cacciatrice, mentre pensava:
Buffy, amore, riesci a
sentirmi? Persino il suo pensiero,
tremava pieno di emozione, mentre fissava nello sguardo della donna che amava,
che improvvisamente si faceva lucido come il suo.
<<Spike?
>> riuscì solo a sussurrare
mentalmente Buffy, che si sentiva un nodo alla gola dall’emozione. Una manina
piccola e cicciuta, si posò sulla sua guancia, facendole una goffa carezza.
Gli altri intanto, beh la
maggior parte di loro (Andrew c’era da lasciarlo perdere lui credeva ancora
alla favoletta di Peter Pan.), intuirono che stava accadendo qualcosa fra quei
due. Angel, esaminando quello scambio di sguardi e di emozioni, sentì di nuovo
una stretta allo stomaco, ma questa volta stranamente era meno intensa, meno
dolorosa. Forse stava iniziando ad accettare il legame che c’era fra quei due.
<< Lasciamoli in
pace…. >> sussurrò diretto verso gli altri. << Penso che in questo
momento…abbiano cose più importanti da dirsi. >> aggiunse a voce
leggermente più alta, ma abbassando lo sguardo, in fondo faceva ancora male,
vederli.
Gli altri annuirono,
avevano capito anche loro, che non era quello il momento per chiedere cosa
fosse successo. Si allontanarono quindi, lasciando soli i tre. Buffy e baby
Spike con lo sguardo incatenato l’una all’altro, mentre Willow, ad occhi
chiusi, per concentrarsi meglio, continuava a fare da tramite.
<< Ti amo.
>> stava pensando Buffy,
mentre catturava quella manina fra la sua, aspettandosi quasi che le due unite
prendessero fuoco, come dentro la bocca dell’inferno.
Ora lo so…ora ti
credo…ti amo anch’io, honey.
Capitolo quindici: E
ora che si fa?
<< Ti amo. >>
Ora lo so…ora ti
credo…ti amo anch’io, honey.
Buffy, sentiva il cuore
pulsare dolorosamente, lui le credeva, lui la amava. Gli occhi già pieni di lacrime,
non ressero più ad un ulteriore pressione interna e rilasciarono che le
lacrime, prendessero a scivolare lente, lungo le guance, fino ad incontrare
quella manina che ancora vi era posata.
Sia la lingua che la
mente, sembravano, che si fossero improvvisamente paralizzate, mentre guardava
velata, l’immagine di quel frugoletto che aveva fra le braccia. Non riusciva a
distinguerne chiaramente i lineamenti, che le apparivano sfocati, rendendole un
immagine nella quale lei vedeva non il bambino, ma l’uomo, l’uomo che lei
amava.
Certo che tu in fatto
di tempismo sei proprio una frana!
La voce telepatica di
Spike, le giunse alla mente, facendola ridere suo malgrado. Tipico. Lui faceva
sempre così, riusciva sempre a farla ridere. Asciugandosi le lacrime, posò di
nuovo lo sguardo su di lui, aspettandosi di vedere il suo solito ghigno. Lo
aveva detto apposta, per farla smettere di piangere.
Ciò che vide invece, fu
un visetto sorridente, ma negli occhi, in quegli immensi occhi azzurri, beh lì,
lì c’era tutto un mondo di amore, di venerazione quasi, gioia, e nascosto in un
angolino, dolore.
<< Spike, cosa
c’è che non va? >> gli chiese
quindi con voce dolce, attirandolo a sé, e baby Spike posò la sua testolina
sulla sua spalla, sospirando.
C’è che sono un dannato
moccioso, passerotto. Non sai quanto sia frustrante, stare qui, fra le tue
braccia, quando invece vorrei essere io, a tenerti fra le mie.
Pensò Spike, mentre il
bambino sospirava ancora.
<< Ti faremo
tornare normale, amore. Vedrai, presto
sapremo capiremo quello che ti è successo e troveremo il modo. >> gli disse Buffy, con voce decisa, mentre lasciava un
tenero bacio sulla sua fronte.
Non è così facile,
Buffy. E poi, c’è questa intera dannata storia dell’essere un bambino. Non è
per niente facile, non avere il minimo controllo sul proprio corpo. Dico, ma ti
rendi conto, chiamo Xander, zio. Senza parlare poi… dell’umiliante faccenda dei
pannolini.
Questa volta furono in
due a mettersi a ridere. Infatti per quanto Willow, avesse cercato di mantenersi
distaccata, non aveva potuto fare a meno di sentire la conversazione fra i due.
Prontamente baby Spike, fece il broncio.
Ridete, ridete pure,
non siete voi che ve ne dovete stare con un pannolino bagnato ed una fame
tremenda.
Quasi ringhiò, Spike,
nelle loro menti.
<< OK! Signor
pannolino bagnato…>> riuscì a dire fra le risa Buffy, << …che ne
dici se andiamo a cambiarci e poi ti faccio mangiare? >> aggiunse
strizzando un occhio a Willow, che annuì.
Sarebbe un
miglioramento. Non è per caso, che ci può rientrare un bagnetto insieme?
<< Quello dopo!
>> gli rispose Buffy, che era ancora in comunicazione con lui,
guardandolo severamente. << Prima devi rispondere a qualche domandina.
>> aggiunse avviandosi verso il piano superiore, seguita dalla risata di
Willow, che rimase nella sala.
**************
Un paio di minuti dopo,
Xander si affacciava timidamente alla sala, solo per trovare l’amica da sola,
che ancora rideva. << Ehi Willow, che fine hanno fatto Buffy e Spiky?
>> le chiese, facendola scoppiare di nuovo a ridere. Il ragazzo cominciò
a temere che Willow, stesse perdendo di nuovo la testa.
<< Buffy lo ha
portato su per cambiarlo. Dovrebbero tornare fra poco. >> riuscì a dire
Willow, quando riprese un minimo di controllo. Era stata tentata di raccontare
della loro conversazione, ma istintivamente si e era detta che forse non era il
caso. Prima o poi, Spike sarebbe tornato normale e non gli avrebbe fatto
piacere che certe cose le sapessero tutti, pensò ridacchiando.
<< Will? Ti senti
bene? >> chiese Xander guardandola perplesso.
<< Mai stata
meglio, Xan, mai stata meglio! Senti, che ne dici se chiamiamo gli altri e
cominciamo a preparare qualcosa da mangiare? Anche Spiky ha detto di avere
fame. >> disse la strega, prendendolo sotto braccio e avviandosi verso la
cucina. Xander che ancora non ci capiva niente, pensò che per il momento era
meglio soprassedere. E poi, se il suo frugoletto aveva fame, doveva impegnarsi
a preparargli una bella cenetta.
***************
Cinque minuti dopo,
quando Buffy tornò in sala da pranzo, con baby Spike fra le braccia, erano
tutti di nuovo lì, che stavano apparecchiando e
preparando la cena. Andrew, invece da una parte, stava cercando di
montare il nuovo seggiolone, che i ragazzi avevano comprato per il bambino.
<< Ecco qui!
>> esclamò tutto eccitato, mostrando la sua opera. << Adesso Spike
potrà sedersi con noi a tavola. >>
<< Grazie, Andrew!
>> gli rispose Buffy sorridendo e posizionando il piccolo nel sedile.
In quel mentre, Xander
stava arrivando con dei piatti in mano, che pose sul tavolo. << Passato
di verdure e omogeneizzato di vitella, per il nostro ometto, perché cresca
grande e forte. >> disse tutto orgoglioso, mentre avvicinava il seggiolone al tavolo.
Oddio ma possibile che
debba sempre mangiare pappette? Non c’è qualcosa da mordere?
Pensò Spike con un
sospiro. Notò però che Willow lo stava guardando storta, forse lo aveva
sentito.
Ehi rossa che hai
capito? Intendo cibi, non colli! Con quelli ho chiuso, definitivamente.
Cercò di dirle, mentre il
piccolo diventava serio.
“Ok! Vedrò quello che
posso fare” gli rispose mentalmente
la strega, avviandosi verso la cucina, magari riusciva a trovare qualcosa.
Buffy intanto, aveva
preso ad imboccare baby Spike, fregando il posto ad un imbronciato Xander.
Avrebbe voluto essere lui a farlo, si accontentò quindi di rimanergli seduto
dall’altra parte, mentre anche gli altri commensali prendevano posto attorno
alla tavola rotonda.
Angel, si era seduto, pur
non mangiando, dalla parte opposta del tavolo, e fissava pensieroso il
frugoletto davanti a sé. Gli faceva uno strano effetto, vedere Spike ridotto a
quelle dimensioni, che apriva la boccuccia ogni qual volta Buffy gli tendeva il
cucchiaio. Da una parte, lo invidiava per le attenzioni che gli venivano
rivolte, ma dall’altra, iniziava a comprenderlo.
Vederlo tutto contento,
quando Willow gli porse una banana, lo fece sorridere. Il suo fine udito, gli
permise di capire la spiegazione di Willow a Buffy di quel gesto. E così il
piccolo aveva voglia di mordicchiare. Forse stava mettendo dei dentini.
Mentalmente si ripassò quanto aveva letto sui bambini. Quando Connor era nato,
si era dato alla puericultura, per sapere come fare per allevarlo nel modo
giusto.
Quando gli adulti
finirono di cenare, baby Spike, stava ancora attaccando tutto soddisfatto la
sua banana, che Buffy gli aveva sbucciato. Giles si schiarì la voce. <<
Lo so che mi direte che sono il solito guastafeste…ma io vorrei che finalmente
Spike, potesse rispondere alle nostre domande. >> disse guardando
dolcemente il frugoletto.
<< Non può
aspettare che abbia finito? >> gli rispose Xander, che si divertiva un
mondo a vedere con quanto gusto Spiky, si godeva la frutta.
<< Ci! >>
esclamò il cucciolotto.
Tutti si girarono verso Willow, con la stessa domanda nello sguardo. Che
intendeva dire? Che potevano parlare, o voleva prima finire di mangiare?
“ Spike?Che
intendevi?” chiese mentalmente la
strega.
Per tua informazione
rossa, sono ancora in grado di mangiare e pensare allo stesso tempo. Quindi dì
a Rupert che non ho problemi a rispondere.
<< Dice che può
rispondere. >> ripetè alla platea in ascolto.
Dieci minuti dopo,
tramite Willow, Spike aveva finito di raccontare tutto quello che si ricordava fosse
successo, dopo che era diventato cenere nella bocca dell’inferno e nella sala
era sceso il silenzio. Buffy si sentiva come se qualcosa le stesse artigliando
il cuore. Non aveva pensato al dolore che Spike, aveva provato indossando quel
maledetto amuleto. Ed ora che se ne rendeva conto si chiedeva come lui potesse
ancora amarla, visto che era stata proprio lei a darglielo.
Angel invece, apprendeva
duramente che per anni si era illuso inutilmente. A quanto sembrava era proprio
Spike, il vampiro della profezia. Era sempre stato lui. Una rabbia feroce lo
invase. Non verso Spike, né verso quelle persone sedute attorno al tavolo, ma
verso sé stesso. Per aver permesso a forze maligne di giocare con lui.
<< Beh…adesso
almeno sappiamo, che quanto è accaduto è stato causato dall’amuleto. Ora
dovremo impegnarci per scoprire cosa deve fare Spike, visto che a quanto sembra
il suo ritorno alla normalità è legato ad esso. Per prima cosa direi di
continuare a studiare sia l’amuleto che la profezia, forse potrebbe rivelarci
qualche dettaglio che lo aiuterà a ricordare. >> esclamò Giles, cercando
di tirare su il morale di tutti che era caduto a terra, ma senza troppi
risultati.
Erano tutti turbati dal
fatto che a quanto sembrava, una nuova minaccia si profilava all’orizzonte, e
che questa volta il destino di tutti era affidato nelle mani di un bambino.
<< Io vado subito a
chiamare gli altri della banda. Prima ci mettiamo in azione meglio è. >>
esclamò Angel, alzandosi di scatto. Era stanco di dover subire, ora voleva
attaccare il male, proprio là dove si annidava,
Tutto impettito fece il
giro del tavolo, per poi finire improvvisamente spalmato a terra…..
Era appena scivolato su
di una buccia di banana.
Alzando lo sguardo,
incontrò due occhioni azzurri, che pur sembrando innocenti, non riuscivano a
nascondere uno sguardo decisamente birbante.
<< Nonno emo!
>>
Gli altri, che stavano
ridendo divertiti dalla caduta, si gelarono al suono di quella vocetta. E fu
chiaro a tutti che Spike lo aveva fatto apposta. E tremarono per le eventuali
conseguenze del gesto.
Angel si limitò ad alzare
un sopracciglio all’indirizzo del suo baby childe. Era chiaro che aveva voluto
fermarlo. Forse aveva intuito quale sarebbe stata la sua reazione.
<< Ok ,
sentiamo…che devo fare? >> gli chiese.
<< …dale! >>
rispose il piccolo con uno sguardo serio.
Capitolo sedici:
Risvegli
<< …dale! >>
aveva risposto baby Spike, con sguardo serio.
<< Eh!!!! >> chiesero
in coro tutti, non avendo capito cosa volesse dire.
<< Forse intendeva
dire che dovremmo tornare a Sunnydale… >> provò a proporre Andrew,
cercando di dare una spiegazione.
<< No…per me
intende che dovremmo andare all’ospedale…>> disse invece Anya,
sorprendendo tutti, che non avevano pensato a quella possibilità.
<< Spike? >>
chiese invece Buffy, rivolgendosi al piccolo, per poi spostare lo sguardo su
Willow, la quale afferrò al volo cosa doveva fare.
“Spike…che intendevi
dire?” chiese telepaticamente al
piccolo.
Oh beh tanto per
cominciare, direi di andare all’ospedale. Non ci vedo chiaro nella situazione
di Cordelia, non so perché ma sento che devo andare lì, vederla…e poi si…voglio
anche tornare a Sunnydale, c’è qualcosa che devo fare laggiù, anche se ancora
non ricordo cosa.
Rispose mentalmente Spike, mentre cercava lui stesso di mettere
ordine nei suoi pensieri. Quando Angel gli aveva chiesto che cosa dovevano
fare, aveva risposto d’istinto, senza neanche rendersene conto. Solo quando gli
altri avevano iniziato a lanciare ipotesi, aveva sentito dentro di sé quello
che doveva fare.
<< Dice che per
prima cosa, sente che deve andare all’ospedale da Cordy…>> stava
rispondendo Willow, riportando le sue parole, ma Anya la interruppe. <<
Visto? Avevo ragione io! >> disse tutta gongolante. Willow sospirò e poi
continuò a parlare come se non fosse stata interrotta. << …e poi vuole
anche tornare a Sunnydale, dice che ha qualcosa da fare laggiù, ma che ancora
non ricorda cosa. >> e fu la volta di Andrew di gongolare.
<< OK, nano. Forza che si torna all’ospedale.
>> disse Angel, che intanto si era rialzato da terra, ed ora si stava
piegando per prendere baby Spike dal seggiolotto.
<< No! Butto!
>> strillò invece il frugoletto, mentre con le manine batteva sui bracci
del vampiro.
<< Ehi, ed ora che
ti prende? Sei stato tu a dire che volevi andare all’ospedale. >> esclamò
Angel confuso da quella reazione.
<< No…dale, gnetto,
nanna. >> rispose baby Spike riuscendo a creare una frase che venne
compresa da quasi tutti. Andrew naturalmente non aveva capito niente.
<< Credo che per
stasera sia troppo stanco, forse intendeva dire che all’ospedale ci andremo
domani. >> disse Buffy sorridendo al bambino, mentre nascondeva una
risata interiore.
Come a convalidare le sue
parole, baby Spike fece uno sbadiglione e assunse un aria tutta assonnata. Ma
un veloce lampo nei suoi occhi, fece capire a Buffy che Spike non sarebbe mai
cambiato, quando si metteva un idea in mente non c’era modo di togliergliela,
ed in questo caso, era fare il bagno con lei.
Me lo hai promesso
honey! Voglio fare di nuovo il bagno con te.
Pensava intanto Spike,
mentre ripercorreva le immagini del bagno della sera prima, peccato che il
grosso brutto e cattivo, li avesse interrotti.
Intanto baby Spike, aveva
preso a strusciarsi gli occhi con i pugnetti, come a far vedere che non
riusciva a tenerli aperti, se fosse esistito un oscar per gli attori neonati,
lo avrebbe vinto lui. Tutti quanti infatti si intenerirono a quel musetto, che
sembrava arrossato dal sonno.
Persino Angel, ci cascò e
fece una carezza su quella testolina, scompigliando i riccioli biondi. <<
OK, campione! Forza su, vai pure a fare nanna. Noi intanto ci daremo da fare su
quello che abbiamo, la profezia e il medaglione. >> disse tendendo il
bambino a Buffy in modo che potesse portarlo in camera.
<< Ci! >>
esclamò baby Spike, come ad approvare quella soluzione, mentre si fiondava con
la testa dentro al collo di Buffy, e sospirava soddisfatto.
******************
Questa volta, durante il
bagnetto non vi furono interruzioni, e Spike si godette fino in fondo la
meravigliosa sensazione di pace che gli dava quella situazione. Con Buffy che
lo lavava piano, con la morbida spugna, mentre canterellava a bassa voce.
Tutto passò come in un
sogno, vi era una sensazione di totale appagamento, che si posava su entrambi,
non contaminata da desideri carnali, ma solo amore, tenerezza, senso di
appartenenza, di completezza.
E da un sogno, pian piano
passò ad un altro. Buffy lo stava cambiando per la notte, quando baby Spike
cadde lentamente e profondamente nel sonno. Un sorriso felice sulle sue labbra,
che gli donava ancora di più un espressione angelica.
Buffy, vedendo che si era
addormentato, lo sollevò piano e lo distese nel centro del letto come la sera
precedente, per poi mettersi distesa accanto a lui, che istintivamente le si
rannicchiò addosso. Lei rimase per diverso tempo sveglia a fissare quel
visetto, che dormiva serenamente con la boccuccia semi-aperta.
Inconsciamente si
carezzava la pancia, per la prima volta si rendeva conto di come doveva essere
bello poter avere dei figli. Voleva un bambino, bello come Spike, dolce e
birbante come lui. Ma soprattutto lo voleva con lui.
<< Ricorda presto
amore mio…sai credo proprio di essere pronta per quella cripta con lo steccato
di legno bianco. >> gli sussurrò piano, mentre gli carezzava la manina
che teneva stretta al suo pigiama. Lui sembrò capire e sorrise nel sonno.
Poco a poco anche lei
scivolò nel sonno. Non sentì nemmeno Dawn rientrare silenziosamente, che rimase
un attimo a fissare quella dolce scena. I due se ne stavano rannicchiati l’uno
contro l’altra.
******************
Il mattino seguente, fu proprio
baby Spike, a svegliare le due, dando un bacetto un po’ molliccio sulle loro
guance.
<< Bu! …iciola!
>> trillò tutto contento, mentre cercava di mettersi ritto sul letto, ma
ricadendo subito dopo.
<< Buon giorno
Spiky! >> gli risposero entrambe, dando un bacetto ciascuna sulle sue
guanciotte, mentre ridacchiavano divertite. A quanto sembrava Spike, doveva
essersi svegliato proprio di buon umore.
<< …cotti! >>
esclamò con un sorrisone e facendole ridere di gusto.
<< Ottima idea
Spike! Forza andiamo a fare colazione. >> gli rispose Dawn,
scompigliandogli i riccioli mentre si alzava. A quanto sembrava, non era la
sola che si svegliava sempre affamata.
<< Prima però ci
vestiamo! >> gli disse invece Buffy tirando fuori i vestitini che Anya e
Xander avevano voluto comprare per il piccolo, e Spike fece il broncio.
Io quella roba non me
la metto!
Sembrava che volesse
dire, ed era chiaro che lo pensava. Buffy ridacchiò. Quei due si erano dati a
spese pazze e avevano comprato per Spike, un nuovo guardaroba, teso a renderlo
più teneroso.
Cinque minuti dopo
indossava un morbido golfino di lana bianco, sopra dei pantaloni di velluto
marroni a costine. Sembrava tanto un piccolo lord inglese, gli mancava solo la
giacchetta ed era perfetto, persino le scarpine erano in tinta. Ma lui non
sembrava vederla così, visto il broncio che ancora aveva.
<< Su, via, non
vorrai deludere Xander ed Anya! >> gli fece Buffy, cercando di tirarlo
su. Era così carino vestito a quel modo, anche se doveva ammettere che era carino
in ogni modo.
Quando scesero in sala da
pranzo, sembrò ripetersi la scena del giorno precedente. Tutti lì in adorazione
del frugoletto. Solo che questa volta c’erano proprio tutti, Faith, Andrew e
Angel compreso.
E di nuovo si radunarono
attorno alla tavola, dove baby Spike, troneggiava dal suo seggiolone.
<< Allora campione,
hai dormito bene? >> gli chiese Angel, ridacchiando sotto i baffi nel
vedere il suo baby childe vestito a quel modo, con un bel bavaglino, mentre
attaccava affamato il biberon.
<< Ci. >> gli
rispose Spiky, mentre rivolgeva uno sguardo adorante verso la sua cacciatrice e
la sua briciola.
<< Allora che ne
dici se dopo mangiato andiamo subito all’ospedale? >> gli chiese speranzoso.
Non era riuscito a chiudere occhio, tanta era stata la tensione. Chissà cosa
poteva fare Spike per Cordelia.
<< Ci. >>
rispose ancora il piccolo, mentre afferrava un biscotto che Xander gli porgeva
e se lo portava alla bocca. Che bello era, mettere qualcosa sotto i denti.
<< Ok…allora io
vado avanti, passando dai tunnel. Vi aspetto lì. >> disse Angel
alzandosi, non ce la faceva più ad aspettare.
<< No! >> gli
fece invece baby Spike, fermandolo.
<< Spike io non
posso venire con voi, lo sai…allergia al sole. >> disse Angel con tono
mesto.
<< No! >>
ripetè Spiky, per poi guardare verso Willow. << …occia? >>
Dopo un secondo Willow
comprese che la stava chiamando. “Dimmi Spike!”
Senti vorresti dire al
musone qui, che prima di andare deve prendere l’amuleto? Vorrei che fosse lui a
portarlo all’ospedale, penso che ci servirà…a cosa ancora non lo so…ma ci
servirà!
Willow annuì e riferì il
messaggio.
<< Oh, è ancora su
in camera, vado a prenderlo. >> disse Buffy facendo segno di alzarsi, ma
Angel la fece risedere, appoggiandole una mano sulla spalla.
<< Non
preoccuparti, vado io…tu intanto finisci di mangiare. >> disse con calma,
mentre si avviava su per le scale.
Quando scese, aveva
l’amuleto fra le mani, lo teneva con cautela come se avesse paura che potesse
fare qualcosa all’improvviso. Dopotutto aveva distrutto una intera città c’era
da andarci cauti.
<< Beh, io vado se
non ci sono altre obbiezioni. >> disse mettendoselo in tasca con cura.
********************
Circa venti minuti dopo,
erano tutti all’ospedale. Il gruppo si divise però poco dopo, alcuni andarono a
trovare le cacciatrici ricoverate, mentre Angel, Willow, Buffy e baby Spike,
abilmente nascosto sotto lo spolverino di Angel, erano diretti al reparto di
terapia intensiva. Willow doveva essere presente in quanto era l’unica che
poteva capire cosa volesse fare Spike.
Durante il percorso, ogni
tanto Angel scoppiava in risatine, non poteva farne a meno, quel fetente del
suo baby childe gli stava facendo il solletico sotto i bracci. Il problema era
che così attirava l’attenzione delle persone, che vedendolo ridacchiare in quel
contesto, lo guardavano storto.
<< Forse era meglio
se lo portavo io. >> disse Buffy, non riuscendo a nascondere lei stessa
la risata che le saliva sulle labbra. Angel era troppo buffo, mentre cercava di
controllarsi e si dimenava per evitare le manine, che evidentemente Spike stava
agitando.
Povero piccolo, forse si
sentiva soffocare sotto quell’indumento, ma era più probabile che lo facesse
apposta, pensò Angel. Quando ci si metteva Spike era proprio una peste sia da
bambino che da adulto.
Se dio volle, arrivarono
finalmente alla camera di Cordelia, lei era ancora là, distesa, immobile, persa
chissà dove. Scostando lo spolverino per tirare fuori il piccolo, Angel gli
fece un occhiataccia ed in cambio ricevette un sorrisone impertinente. Lo aveva
fatto apposta.
Angel avrebbe voluto
dirgliele quattro, ma stranamente si sentì sciogliere davanti a quel musetto.
Ma che diavolo gli stava prendendo? Perché non riusciva a provare niente, che
non fosse tenerezza, per quel fagottino? Scosse la testa per schiarirsela.
<< Ok, ora che si
fa? >> gli chiese cercando di assumere un tono duro.
Gli occhi di baby Spike,
corsero alla donna nel letto. Non la conosceva bene, l’aveva vista si e no un
paio di volte, e sempre in situazioni non particolarmente felici, eppure
sentiva che venire qui, da lei, lo avrebbe portato più avanti nel percorso per
tornare normale.
<< …occia? >>
disse piano, cercando di contattare la strega.
Willow, si mise subito in
sintonia. “Dimmi Spike.”
Senti dì al carciofo
qui, che mi metta sul letto, vicino a Cordelia.
Detto fatto, neanche
trenta secondi dopo, il piccolo era seduto sul letto a fianco dell’ammalata.
Mettendosi a gattoni, si arrampicò piano su di lei, cercando di non muovere
tanto tutti i fili a cui era collegata. Sentiva provenire una forte energia
malefica da lei, la permeava fin nell’intimo.
Willow, fatti dare
l’amuleto da Angel.
Disse Spike,
telepaticamente con voce decisamente seria. E Willow annuì, riferendo la
richiesta. Anche lei aveva sentito cattive emanazioni, nel momento in cui era
entrata nella stanza. Lei e Cordelia non erano mai state veramente amiche, ma
vederla in quello stato non le aveva fatto piacere.
Quando Willow prese
l’amuleto dalle mani di Angel, le sue tremavano leggermente.
Dammelo.
Disse Spike, allungando
la manina. Afferrandolo per la catenina, lo posò piano sul petto di Cordelia e
poi vi pose sopra le sue mani. Alcuni istanti dopo, una forte luce scaturì
dall’amuleto, avvolgendo sia Cordelia che il piccolo.
State indietro!
Urlò Spike, mentalmente
verso gli altri. Buffy che si era istintivamente lanciata verso baby Spike,
venne trattenuta da Willow, che le fece cenno con la testa di non intervenire.
Angel, avendo paura che
quella luce potesse attirare l’attenzione di qualche infermiera o medico, si
affrettò a tirare le tende attorno al letto, per cercare di nasconderla.
Intanto non distoglieva un attimo gli occhi da quanto stava avvenendo sul
letto.
Cordelia, si stava
dimenando come se volesse liberarsi, ma per quanto piccolo, Spike riusciva a
non cadere e continuava a premere l’amuleto sul suo petto. Se ne stava ad occhi
chiusi, tutto teso. Le sue labbra sembravano mormorare qualcosa, pur non
emettendo suoni, sembrava che stessero recitando una litania o un canto.
La luce si era fatta
intanto così intensa, che nessuno riusciva a tenere gli occhi aperti, ma
continuavano a percepirla anche sotto le palpebre. La sentivano addosso a sé,
entrare dentro ciascuno di loro, donando una sensazione di pace divina.
Angel sentiva il suo
demone gridare e ritrarsi sempre di più nell’angolo più oscuro del suo essere,
lanciando maledizioni contro quella luce che minacciava di distruggerlo. La sua
anima invece cantava, felice di sentire quel calore tanto simile a quello del
sole.
Era questo che Spike
aveva provato indossando quell’amuleto? Si chiese Buffy, non sapendo che era la
stessa cosa che si stavano chiedendo anche gli altri due.
Poco a poco, la luce si
attenuò, diventando sempre più tenue, fino a quando non si spense del tutto.
Per un paio di secondi, il silenzio fu totale, ma all’improvviso, Cordelia
iniziò ad ansimare e gli allarmi delle macchine attorno a lei presero a suonare
con forza.
Con presenza di spirito,
Angel, si lanciò verso il letto e prese il piccolo, che ora sembrava esausto, e
se lo nascose di nuovo sotto lo spolverino, un attimo prima che la camera fosse
invasa da medici e infermiere.
Loro vennero
immediatamente allontanati, con metodi non esattamente gentili, mentre i
sanitari si occupavano della malata nel letto. Costretti a lasciare il reparto,
si diressero verso la vicina sala d’aspetto, dove poco dopo vennero raggiunti
dagli altri.
Baby Spike intanto si era
addormentato sfinito, fra le braccia di Angel, ancora tenendo stretta nella
manina la catenina dell’amuleto. Con delicatezza, Angel gliela tolse, per poi
posarlo sopra il passeggino, dove avrebbe potuto dormire più comodamente.
I minuti che passarono,
prima che qualcuno venisse ad informarli delle condizioni della paziente,
furono massacranti. Angel non riusciva a capire cosa fosse successo. Ma una
cosa era certa, per un attimo aveva visto gli occhi di Cordelia aprirsi.
Quando finalmente videro arrivare
un medico, gli si affollarono tutti attorno.
<< Si è svegliata!
>> esclamò questi.
Il
medico era appena arrivato, annunciando che Cordelia si era svegliata, Angel
strinse forte gli occhi, mentre tirava un sospiro. << Posso vederla?
>> chiese, riaprendoli e fissando intensamente il medico.
<<
Mi spiace, per ora no. Dobbiamo ancora sottoporla ad alcuni esami di routine,
per vedere quanto il coma possa avere influito sulle sue condizioni celebrali.
Poi dovremo spostarla nel reparto di riabilitazione, dove si potranno prendere
maggiore cura di lei. >> rispose il dottore, che si sentiva leggermente a
disagio sotto quello sguardo. << Ma fra qualche ora, uno di voi potrà
farle una visita…breve però. >> aggiunse rivolgendosi anche agli altri
che si erano avvicinati, anche se istintivamente sentiva che sarebbe stato quel
tizio alto e vagamente minaccioso ad andare a visitare la malata per primo.
Con
sollievo da parte del medico, Angel non fece obbiezioni, e questi potè tornarsene
tranquillamente in reparto. Il vampiro una volta che si era calmato, sapendo
che Cordelia stava bene e si era svegliata, riacquistò il suo controllo e
rivolse lo sguardo verso il piccolo che ancora stava dormendo nel passeggino.
Angel
si era talmente turbato, a causa di quello che era successo, che non aveva
realizzato appieno le cose. Ed ora guardando il suo baby childe che dormiva
serenamente, si rese conto con sollievo che il pallore era scomparso dalle sue
guanciotte.
Quando
erano usciti in fretta e furia dalla camera, non si era preoccupato del fatto
che baby Spike, aveva assunto un aspetto pallido e sudato, e che il suo sonno
non era normale, ma sembrava essere caduto in una specie di trance, che lo
faceva leggermente ansimare.
Provò
un senso di colpa per non avergli prestato maggiore attenzione, tanto era preso
dai suoi pensieri e dal turbamento per quello che era successo. Per fortuna,
Buffy si era presa immediatamente cura del piccolo e lo aveva coperto con la
giacca che si era tolta, avvolgendolo delicatamente.
Ed
ora baby Spike, sembrava veramente dormire, con un’espressione beata sul volto,
mentre la manina stringeva il colletto della giacca di Buffy, come se
comprendesse chi ne fosse la sua proprietaria e fosse felice di sentire il suo
profumo che lo avvolgeva.
Angel
si chinò piano davanti a lui, e cercando di non svegliarlo, gli passò piano una
mano sui morbidi riccioli della testolina. << Non so come tu ci sia
riuscito…ma grazie per averlo fatto…>> sussurrò piano, mentre spostava lo
sguardo da baby Spike a Buffy, che non si era mossa dal suo fianco.
Buffy
sorrise dolcemente, guardando la commozione di Angel. Allungando una mano per
afferrare quella piccola di baby Spike, la carezzò piano, ottenendo che il
piccolo sorridesse nel sonno. << Ora capisci, perché lo amo tanto?
>> disse rivolgendo di nuovo la sua attenzione al vampiro.
Angel
si limitò ad annuire, a corto di parole. Si ora capiva. Spike era veramente un
essere eccezionale, in quella luce che aveva avvolto Cordelia, e che aveva
sentito anche su di se, aveva potuto riconoscere l’anima di Spike. L’aveva
intravista per un attimo, prima di dover chiudere gli occhi, quasi accecato
dalla sua luminosità. << Si. >> riuscì a sussurrare, con la gola
stretta dall’emozione.
<<
Ma si può sapere cosa è successo? >> chiese Xander, che si era trattenuto
fino a quel momento dal fare domande, rendendosi conto della tensione palpabile
che quella situazione aveva creato.
Veder
tornare Buffy, Willow e Angel, che teneva fra le braccia il corpicino inerte di
baby Spike, gli aveva fatto stringere il cuore in una morsa dolorosa. Vedere
quel visetto pallido e sudato, i morbidi riccioli, tutti appiccicati insieme
dal sudore, gli avevano fatto venire voglia di urlare e strapparlo dalle braccia
del vampiro. Che avevano fatto al suo cucciolo?
Non
sapeva nemmeno lui come aveva fatto a stare calmo fino a quel momento. Di
grande aiuto era stato vedere che il piccolo si stava lentamente riprendendo.
Le sue guanciotte ora erano di nuovo rosee e vellutate e non umide e malaticce
come erano sembrate prima. Ma ora voleva delle risposte.
E a quanto sembrava, non
era il solo, visto che anche gli altri si erano affollati attorno al piccolo e
guardavano Buffy ed Angel, in attesa di una risposta, e naturalmente Giles era
in prima linea. Con loro sorpresa, non furono né Buffy e né Angel a rispondere,
ma Willow.
<< Penso che Spike,
abbia utilizzato il potere di purificazione dell’amuleto, per eliminare un
essenza malefica che si era impossessata di Cordelia. >> rispose infatti
la strega, attirando tutti gli sguardi su di se. << E fossi in te Angel,
me lo toglierei dalla tasca, alla svelta. >> disse indicando la tasca
destra del vampiro. Alla sua espressione perplessa aggiunse ancora. <<
Quell’affare è indubbiamente molto potente, e dato che lo può usare solo un
campione, fossi in te non me lo terrei vicino, non ha un buon effetto suoi
vampiri. Se ben ricordi ha ridotto Spike in cenere. >>
Angel si sentì gelare.
Accidenti a Spike, lo aveva fregato un'altra volta. Facendo portare a lui
l’amuleto, gli aveva fatto correre un grosso pericolo. Tipico di Spike, trovare
situazioni in cui metterlo nei guai.
<< Ma lui non è un
campione! Spike è il campione! >> esclamò a sorpresa Andrew, con tono
sdegnato, ormai aveva fatto dell’ex-vampiro ed ora infante il suo idolo, e non
avrebbe permesso che il suo valore venisse sminuito.
Angel non avrebbe saputo
dire se sentirsi rassicurato da quelle parole, o se invece doveva offendersi, o
peggio ancora sentirsi deluso. Forse aveva ancora una volta mal giudicato il
suo childe, forse se aveva affidato a lui l’amuleto, era perché sapeva che non
avrebbe rischiato nulla. Ultime parole famose.
<< Questo non è
esatto! >> fece invece Giles, sedendosi su una poltroncina poco distante.
<< Il fatto che Angel non fosse il vampiro della profezia, non lo
squalifica per questo dall’essere lui stesso, a sua volta, un campione.
>> disse rimettendo tutto in gioco.
Ed Angel sospirò. Ecco
era punto e a capo. Ancora una volta si trovava diviso. Il sentirsi definire un
campione, era decisamente piacevole, ma accidenti! Togliendosi in fretta
l’amuleto dalla tasca, lo guardò leggermente spaventato. << E allora che
si fa? Chi lo prende? >> chiese tendendolo davanti a se.
Fu Xander,
sorprendentemente, a tendere la mano ed afferrare il ciondolo, attirandosi gli
sguardi preoccupati degli altri, soprattutto quello di Anya al suo fianco, che
trattenne un respiro. << Ehi, calma. Questo aggeggio funziona solo con i
campioni, giusto? Io sono un normale essere umano, quindi non corro rischi! Una
volta tanto sono utile anch’io >> esclamò, mettendoselo in tasca e
battendoci sopra, manifestando una sicurezza che in effetti non aveva.
Per fortuna Giles, questa
volta non ebbe niente da obbiettare, anzi annuì con la testa approvando la
cosa, e facendo fare un sospiro di sollievo a tutti quanti, soprattutto a
Xander. << Si, penso che per ora sia la cosa migliore, ma dovremo
studiarlo meglio. >> disse, rimettendosi gli occhiali.
<< Ora che si fa?
>> chiese invece Anya.
<< Penso che
fareste meglio a tornare in albergo, almeno potreste continuare con le
ricerche, e Fred potrebbe visitare di nuovo Spike. In ospedale ci resto io,
visto che tanto più di una visita non è ammessa. >> disse Angel, che non
aveva intenzione di muoversi da lì, fino a quando non avesse visto con i suoi
occhi che Cordelia stava veramente bene.
Buffy annuì. << Si,
penso che sia la cosa migliore. Anche se adesso Spiky sta bene, non vorrei che quello
che ha fatto, fosse stato troppo gravoso per lui. E’ meglio se Fred lo visita.
>> disse con voce preoccupata. Fino a quel momento si era trattenuta, ma
vedere Spike così fragile, le aveva spezzato il cuore.
Anche gli altri si
dimostrarono d’accordo e dieci minuti dopo, erano già di ritorno all’albergo e
Buffy si diresse subito da Fred, prendendo Spiky in braccio, per portarlo fino
alla stanza dove la ragazza aveva il laboratorio.
************
Stava sognando. Sapeva
che erano sogni, ma al tempo stesso, sapeva anche che erano molto di più. Si
sentiva come un fantasma, che si muoveva attraversando il tempo e lo spazio.
Tutto turbinava attorno a lui, di luci, suoni e colori.
Quando quella girandola,
iniziò a rallentare, si ritrovò in una stanza. Quella stanza. Maledizione non
di nuovo, non ancora quelle immagini, no per dio no.
Aveva riconosciuto
benissimo la sala, con il camino ed il divanetto, con sopra il ricamo che sua
madre amava sempre fare, solo che adesso vi erano accanto dei ferri da calza.
Si aspettava quasi di vedere sua madre entrare. Di rivedere quella scena
odiosa, invece, con sua grande sorpresa, vide la porta di casa aprirsi e la
serva andare incontro al nuovo arrivato, con tono affannato.
<< Fortuna che
siete arrivato signore. Vostra moglie sta per dare alla luce il vostro erede.
Il medico è già su. >> disse questa, aiutando quell’uomo a togliersi il
cappotto, e lui si sentì gelare.
Gli sembrava quasi di
vedersi in uno specchio, eccezion fatta che quell’uomo aveva gli occhi verdi e
non azzurri come i suoi. Sua madre glielo aveva sempre detto, che lui era il
suo ritratto. Suo padre.
Era morto quando ancora
era piccolo e non ne conservava alcun ricordo. Ma ora vederlo là, davanti a
sé, gli fece desiderare di andargli
incontro, abbracciarlo. Si rese però presto conto che non era una cosa che
poteva fare, era realmente come un fantasma, non poteva toccare niente, nessuno
lo vedeva o lo sentiva.
Dal piano di sopra, sentì
arrivare alcune flebili grida e poi dopo un momento di silenzio, il pianto di
un neonato. Suo padre alzò lo sguardo verso la scala, i suoi occhi erano come
due tizzoni verdi incandescenti.
La scena si spostò, ora
era di sopra, nella camera di sua madre. Lei giaceva nel letto, ancora un po’ pallida, ma il suo sguardo,
posato sull’uomo poco lontano che teneva fra le braccia il loro bambino, era di
orgoglio. Era così bella, giovane, e piena di vita. Si sentì spezzare il cuore,
a vederla a quel modo. L’ultimo ricordo che aveva di lei, ancora lo faceva
soffrire.
Il suo sguardo venne
invece calamitato, verso suo padre. Ora lo sapeva, aveva quasi assistito alla
sua nascita, ed era lui il bimbo tenuto fra quelle braccia.
<< Benvenuto alla
vita, William. La tua sarà dura, piccolo mio, ma sono certo che un giorno avrai
tutto quello che meriti. >> sentì sussurrare dalle labbra di suo padre,
che stava guardando il piccolo fra le braccia, con gli occhi velati di lacrime,
mentre posava un bacio sulla sua fronte.
Capitolo diciotto:
Ricordi (parte seconda)
<< Benvenuto alla vita,
William. La tua sarà dura, piccolo mio, ma sono certo che un giorno avrai tutto
quello che meriti. >>
Strane parole da dirsi ad
un figlio appena nato. Spike si chiese il perché, ma velocemente la scena
cambiò di nuovo, distogliendolo da quei pensieri.
Era di nuovo giù in sala,
e doveva essere passato del tempo, visto che vedeva sé stesso giocherellare sul
tappeto. Apparentemente dimostrava la stessa età, in cui si trovava ridotto
adesso. Sua madre era lì accanto che come al solito ricamava e canticchiava una
canzoncina allegra, senza mai distogliere lo sguardo dal figlioletto a terra.
Di nuovo la porta di casa
si aprì, facendone entrare il padrone. Sua madre si avviò verso il marito,
accogliendolo con un dolce sorriso, al quale lui rispose abbracciandola e
posandole un casto bacio sulla fronte.
Guardare quei due
abbracciati era strano. Provava una sensazione di dejà-vu, quelle due figure,
perse l’una negli occhi dell’altro, gli ricordavano qualcosa. Lei bionda e
minuta e lui così simile a sé stesso, se si escludevano il colore degli occhi e
dei capelli, beh in realtà i capelli sarebbero stati uguali, pensò Spike.
Un gridolino del piccolo,
fece dividere i due, e suo padre, si diresse verso la sua versione infantile,
con un largo sorriso. << Ecco il mio campione! >> disse
sollevandolo da terra e prendendolo fra le braccia. << Dimmi, hai fatto
il bravo con tua madre? >> gli chiese, ed il sorrisone che il piccolo
diede in risposta, sembrò piacergli.
E Spike si sentì
stringere il cuore a quella domanda. Si, quella volta, si era comportato bene,
così come negli anni successivi, fino a quella maledetta notte, quando aveva
preso la vita di sua madre, rendendola un demone crudele e spietato, per poi
ucciderla una seconda volta.
Stringendo la mascella,
guardò la famigliola che si riuniva attorno al camino, con suo padre che si
sedeva a terra per farlo giocare, mentre sua madre cominciava piano a cantare
quella canzone. Ormai non aveva più nessun potere su di lui, ma non di meno
provò un acuta fitta di dolore, sentendola di nuovo cantare, mentre guardava
dolcemente i due accovacciati sul tappeto.
Se anche in passato aveva
avuto dei dubbi sul suo amore materno, dopo le aspre e disgustose parole che il
demone gli aveva vomitato addosso, ora scomparivano come la nebbia sotto un
forte sole. Lo sguardo di lei era pieno di sentimento. Sì, sua madre lo aveva
amato con tutto il suo cuore, proprio come aveva amato suo padre.
Questo gli procurò un
sentimento dolce amaro. Avrebbe voluto essere di nuovo quel bambino innocente,
che giocava con dei cubetti di legno, grezzamente lavorati, sotto lo sguardo
amorevole dei suoi genitori. Maledetta la sera che Drusilla era entrata nella
sua vita, separandolo per sempre da quella vita, che ora desiderava con tutto
sé stesso poter riavere.
Era talmente preso dai
suoi pensieri che non si accorse nemmeno che la scena era di nuovo cambiata.
Ora la sua versione infantile, era adagiata dolcemente nel suo lettino, nella
camera in cui aveva vissuto tutti gli anni della sua vita. La finestra
leggermente aperta, faceva ondeggiare leggermente le tende in una dolce brezza.
In cielo, fra rade
nuvole, si stagliava una luna che sembrava vegliare sul sonno del piccolo.
Riscotendosi, Spike, si
rese conto che non era solo la luna, ad illuminare il volto del bambino. Poco
lontano una candela, bruciava lentamente, diffondendo una calda ma fievole
luce, mentre una figura indistinta, se ne stava riparata fra le ombre della
notte. Cercò di aguzzare la vista, per individuare chi potesse essere.
Con sua sorpresa, vide
suo padre avanzare verso il lettino, gli occhi fissi sulla piccola vita,
avevano dei bagliori verdi accesi. Spike, pensò che dipendesse dal riflesso
della candela, che muovendo la fiamma si riflettevano in quelle iridi, che gli
ricordavano tanto quelli di una certa
cacciatrice.
Suo padre si avvicinò
lentamente al letto e facendogli una leggera carezza sulla testa, coprì con
cura il piccolo corpo, assicurandosi che non prendesse freddo. Quei gesti teneri
e paterni, sembravano però contrastare con l’espressione del suo volto.
<< Il tempo corre
veloce piccolo mio. Presto dovrò lasciarti,
tu crescerai senza di me e le tenebre ti avvolgeranno. Non aver paura di
esse William, lascia che l’oscura signora della notte ti avvolga nel suo
abbraccio, un giorno troverai uno spiraglio di luce alla fine dell’oscurità,
seguilo. >> sussurrò suo padre, fissando il minuscolo volto.
Spike si sentì, gelare,
che significavano quelle parole?
Vide l’uomo girarsi ed uscire
piano dalla stanza, prima di soffiare sulla candela per spengerla. Avrebbe
voluto corrergli dietro, urlargli le domande che gridavano nella sua mente. Ma
quando oltrepassò la porta della camera, per seguirlo, vi si ritrovò di nuovo dentro, solo che ora
era giorno, ed un pallido sole, trapelava dalle tende trasparenti.
**************************
Intanto, nella realtà,
Fred era china su baby Spike e gli auscultava il battito cardiaco con uno
stetoscopio. Tirandosi su perplessa, fissò il placido volto del piccolo che
sembrava dormire sereno.
<< C’è qualcosa che
non va? >> chiese subito preoccupata, Buffy, che aveva notato lo strano
sguardo.
<< Non capisco…
>> mormorò Fred, pensierosa. << …apparentemente dorme sereno, ma il
suo battito cardiaco è accelerato, come se stesse facendo una corsa. >>
disse esprimendo le sue perplessità.
<< E questo che
significa? >> chiese angosciata Buffy, accostandosi al corpicino e
carezzandoli dolcemente la fronte, per sentirgli la temperatura. << Sta
male? >> chiese ritirando la mano, che apparentemente non aveva notato
niente di strano.
<< Non
necessariamente…>> disse piano Fred, prendendo il piccolo polso fra le
mani e sentendone le palpitazioni accelerate. << …forse sta solo
sognando…>> aggiunse, cercando di tranquillizzare la cacciatrice, che si
stava mordendo con forza le labbra agitata.
<< Solitamente,
quando si dorme, il corpo non si muove, nonostante nel sogno, noi abbiamo la
sensazione di farlo. E’ una difesa che il cervello possiede, per impedire che
possiamo farci del male. Non di meno, il nostro cuore viene sottoposto a degli
stimoli. Hai presente quando ti svegli dopo aver avuto un incubo? Il cuore che
batte con forza e la respirazione accelerata? Beh a Spike forse sta succedendo
questo.>> disse Fred, cercando di spiegare in modo semplice la
situazione.
Buffy però non si
rassicurò completamente, poteva vedere da sé, che nello sguardo della
scienziata, vi erano ancora delle perplessità. << Allora cos’è che trovi
strano? >> chiese andando al punto.
Fred, a quella richiesta
diretta, non potè fare a meno che restringersi nelle spalle e rispondere,
cercando di creare meno ansia possibile. << Beh, quello che mi lascia
perplessa è che, anche se il battito cardiaco è accelerato, la respirazione è
invece normale. Sarebbe stato più logico che anche la respirazione fosse
accelerata. Invece questo non sta succedendo a Spike. D’altra parte, lui stesso
non è esattamente un normale bambino umano. >> disse, allargando le mani
impotente.
<< Ma sta bene,
giusto? >> chiese Buffy, che aveva compreso cosa Fred volesse dirle, cioè
che Spike era un caso particolare. Lui
in fondo lo era sempre stato. Un demone che si era innamorato del suo peggior
nemico. Un demone che aveva cambiato la sua natura per amore, compiendo enormi
sacrifici per riuscirci. Un caso unico, insomma.
Fred sorrise
rassicurante, almeno di quello era sicura. << Sì, sta bene. >>
confermò.
Buffy tirò un sospiro di
sollievo, rivolgendo di nuovo lo sguardo verso baby Spike e chinandosi gli diede
un bacio sulla fronte, ed istantaneamente il piccolo sorrise, come se lo avesse
avvertito. Si, lui stava bene, questa era la cosa più importante. Presto si
sarebbe svegliato, donandole i suoi meravigliosi sorrisi e guardandola con gli
occhioni azzurri pieni di amore.
Lei aveva bisogno di
quell’amore, più della vita stessa, più dell’aria che respirava. Perché lui era
la sua vita, il suo ossigeno.
*******************
Spike, ancora scosso
dalle parole inquietanti che suo padre aveva sussurrato, se ne stava adesso a
fissare di nuovo sé stesso nel lettino. Una mano sul cuore che batteva con
forza, riecheggiandogli nelle orecchie e facendole ronzare. Ora la sua versione
infantile era sveglia, e se ne stava seduto sul letto, mentre con le manine
cercava di afferrare il bordo del cancello attorno al letto, cercando di
alzarsi in piedi.
Pochi istanti dopo, nella
camera, entrò sua madre che piangendo lo prese in braccio stringendolo, mentre
era scossa dai singhiozzi. << Non può essere morto…non può essere morto…>>
ripeteva continuamente, come in un mantra, mentre si cullava avanti ed
indietro, tenendo stretto a sé il figlioletto.
Il piccolo, sentendo
evidentemente il grave turbamento della madre, scoppiò a sua volta in
singhiozzi laceranti, mentre Spike si chiedeva angosciato cosa potesse essere
successo per ridurre sua madre così. Dentro di sé, avvertiva la terribile
sensazione di sapere la risposta a quella domanda.
La porta della camera,
venne aperta di nuovo, mentre la balia, entrava e prendeva ad accarezzare
dolcemente la schiena di sua madre cercando di calmarla e farle capire che
agendo così stava spaventando anche il bambino. Ma lei, incurante di tutto e di
tutti, continuava ad ondeggiare avanti e indietro, stringendo il fagottino a
sé.
Spike, guardò con
gratitudine alla sua vecchia balia, era morta quando aveva venti anni, e fino
all’ultimo era stata accanto a lui e a sua madre. Ancora adesso sentiva di
provare per lei un forte affetto e vederla chinarsi su sua madre, per prendere
dolcemente il piccolo dalle sue braccia e cullarlo per calmarlo per poi riporlo
di nuovo nel lettino, gli fece provare la stessa sensazione di caldo calore che
lei aveva sempre emanato.
Quando il piccolo fu al
sicuro e tranquillo, la balia rivolse la sua attenzione alla sua padrona,
prendendola fra le braccia, e cullandola come prima aveva cullato lui,
pronunciando parole di conforto nella sua parlata popolana. Poco a poco, le
spalle di sua madre smisero di scuotersi e si rilassarono contro il corpo
massiccio della donna più anziana.
<< Non lo vedrò
più…non vedrò più il suo dolce sorriso e i suoi occhi che risplendevano…
>> mormorò, mentre le lacrime prendevano a rallentare il loro corso, in
un lieve pianto.
E Spike, comprese che la
sua paura era vera. Aveva sempre saputo che suo padre era deceduto quando aveva
appena un anno, a seguito di un naufragio. Stava tornado da un viaggio in
Francia, quando il brigantino su cui si trovava si era ritrovato in una
tempesta ed era affondato. Il suo corpo non era mai stato trovato e lui non
aveva mai avuto una vera e propria tomba su cui piangerlo, ma solo un nudo
pezzo di terra, con sopra una lapide, ma senza niente sotto.
Sua madre gliene aveva
sempre parlato con una dolce tristezza negli occhi. E dunque ora era successo.
Lui li aveva lasciati.
Ancora gli riecheggiavano
nella mente le ultime parole che aveva detto. Ora alla luce di quanto stava
succedendo, acquistavano nuovi significati. Sembrava che si fosse aspettato che
la sua vita sarebbe presto finita….ma che significava il resto?
Ancora perplesso ed
angosciato, vide la balia che stava accompagnando sua madre fuori dalla camera,
sorreggendola dolcemente. La seguì, sperando che questa volta potesse essere in
grado di farlo, di oltrepassare quella porta e non ritrovarsi in un altro
posto, in un altro momento della sua vita.
Con sollievo ci riuscì, e
vide la balia che aiutava sua madre a mettersi a letto, dopo averle
somministrato del laudano, che l’avrebbe aiutata a riposare senza sogni. Per molte
ore rimase a vegliare sul suo sonno, reso artificiale, ascoltando il leggero
respiro che lei emetteva, inframmezzato da piccoli singhiozzi.
A quando sembrava,
nemmeno il laudano era riuscito a cancellare il dolore che le opprimeva il
cuore. Spike, avrebbe voluto poterla toccare, anche solo un attimo, carezzarle
la mano, cercando di alleviare il dolore evidente che le vedeva sul volto,
mentre lente lacrime, continuavano ogni tanto a bagnarlo.
Senza accorgersene,
dovette cadere lui stesso nel sonno. Perché quando riaprì gli occhi, si rese
conto che si era ancora spostato, nel tempo e nello spazio. Ora era di nuovo in
sala, e si vedeva mentre aveva cinque o sei anni, mentre stava accoccolato
contro il corpo di sua madre, che gli stava parlando dolcemente. Lei stava
infilando due anelli in una catenina, e mentre lo faceva gli spiegava cosa
stava facendo.
<< Vedi piccolo
mio….questo anello apparteneva a tuo padre. Lui lo lasciò a casa prima di
partire, perché diceva che aveva paura che i briganti lo rapinassero e glielo
portassero via. Ci teneva molto sai? Era della sua famiglia da secoli. >>
stava dicendo indicando un anello in argento massiccio con sopra una pietra
verde, che sembrava uno smeraldo non lavorato.
<< E questo
invece…questo me lo aveva regalato lui…quando mi chiese di sposarlo. Ho pensato
di metterli insieme in questa catena, così staranno sempre insieme. Un giorno
saranno entrambi tuoi. Tu troverai una bella principessa a cui donare il tuo
cuore, e allora hai il mio permesso per donarle il mio anello…ma quello di tuo
padre…di quello non dovrai mai separarti…me lo prometti? >> continuò a
spiegare, indicando il piccolo anello d’oro giallo, su cui brillava uno
zaffiro.
La sua versione
infantile, pur non capendo veramente il senso di quelle parole, annuì
prontamente. << Si, mamma te lo prometto! >> disse come un piccolo
ometto, ottenendo un sorriso felice da parte di sua madre.
Spike annuì, ricordandosi
degli anelli, nessuna principessa aveva però mai ricevuto l’anello di sua
madre. Una volta aveva avuto la tentazione di donarlo a Drusilla, ma qualcosa
dentro di lui lo aveva fermato. A quel tempo aveva pensato che fosse dipeso dal
fatto che non voleva passare per eccessivamente romantico, per poi essere
crudelmente preso in giro da lei, ma ora si rendeva conto che in fondo al suo
cuore, aveva sempre saputo che non era a lei che era destinato.
Spike, si rese conto che in fondo aveva sempre
mantenuto quella promessa. Aveva sempre tenuto con sé quegli anelli,
portandoseli dietro ovunque andasse, nascondendoli alla vista di Drusilla e
degli altri. Come un religioso segreto.
Questo gli rammentò cosa
fosse che doveva fare.
Di nuovo tutto prese a
turbinare attorno a lui, mentre immagini vaghe e confuse gli apparivano ogni
tanto. Brevi momenti della sua vita e non vita. Si lasciò avvolgere in quella
spirale di luci e di suoni, fino a quando tutto non fu di nuovo buio e fermo.
Poi lentamente sollevò le
palpebre, ed incontrò due smeraldi.
******************
Buffy era rimasta seduta sul letto, fissando
il sonno di baby Spike, spiandone ogni mossa, ascoltandone ogni singolo
respiro.
Quando lo vide
leggermente muoversi, trattenne il respiro e guardò incantata le lunghe ciglia
scure sollevarsi, mostrando i suoi occhi che piano, piano, acquistavano la luce
della coscienza.
Quando lui li spalancò
sorridendole, lei rilasciò un sospiro, mentre i suoi occhi brillavano di
lacrime di sollievo.
<< Bu! >>
esclamò Spike, salutandola, e facendole battere il cuore con forza.
Ciao amore. Sono
tornato.
Capitolo diciannove:
Risvegli ( parte seconda )
Angel, stava misurando a
lunghi passi la sala d’aspetto, del reparto di riabilitazione. La mente era un
subbuglio di emozioni, immagini, ricordi e speranze, che aveva creduto perdute
per sempre. Si, speranze. Non quella di poter tornare umano, no quella era
ormai scomparsa, ma non gli faceva più tanto male, non dopo quello a cui era
stato spettatore.
Quella luce, che aveva
avvolto Cordelia, che aveva sentito su di se, entrargli in profondità,
riscaldandolo e purificandolo, quella luce ora capiva che era ben più, della
semplice emanazione dell’amuleto. Lì per lì non ne era stato cosciente, non
aveva compreso, tanto il tutto era stato repentino e scioccante.
Ma
ora, dopo aver passato diverse ore a rimuginare, in attesa di poter far visita
a Cordy, ora capiva. L’amuleto era stato solo il tramite, se il suo potere di
purificazione aveva potuto funzionare, era perché vi era dietro una forza ben
più grande, che aveva indirizzato il potere su Cordelia. Lui l’aveva
intravista, anche se solo per un millesimo di secondo, prima di dover chiudere
gli occhi, abbagliato dalla sua luce. L’aveva vista…l’anima…l’anima di Spike.
Ora
ne era sicuro, non poteva essere niente altro. Quella immagine era stampata
nella sua mente, quella figura eterea e luminosissima, che si era come
innalzata sopra il piccolo, facendo un sorriso di una purezza infinita.
La
vera essenza di Spike.
Ma
come poteva essere possibile?
Quello
che aveva visto, contrastava completamente con l’immagine che lui aveva sempre
avuto del suo gran childe. Beh a dirla tutta, negli ultimi due giorni,
quell’immagine era già cambiata. Baby Spike era veramente un bimbo adorabile,
decisamente più in sintonia con quanto aveva visto.
Era
dunque questa, la vera natura del campione? Il cuore di un demone e l’anima di
un bambino?
In
fondo era questo che Spike era sempre stato, un bambinone, ingenuo, semplice, e
perché no, puro.
E
se le cose stavano così, lui poteva considerarsi ancora tale?
No,
ora se ne rendeva conto. Sia come umano e come demone, lui non aveva mai
posseduto quella purezza. Spike uccideva, ma senza malignità, senza farsi
complicati percorsi mentali, non come lui, come Angelus, che aveva adorato
torturare le sue vittime in tutti i modi possibili e immaginabili.
E
quel sorriso, che gli aveva visto fare…che significava? Forse che un po’ aveva
purificato anche lui? In effetti ora si sentiva più libero, il demone dentro di
sé, era ancora rintanato, tremante. Lo sentiva, sentiva la sua paura, e questo
gli donava un piacere sottile, una volta tanto non era l’anima a temere, ma il
demone.
Provava
una immensa gratitudine per Spike, per avergli restituito almeno una parte
delle sue speranze. Gli aveva restituito Cordelia, ed era certo che presto
avrebbe risolto anche le altre cose. Si, ora sentiva di poter fare
completamente affidamento su di lui, era lui il vero campione.
Un
leggero tossicchiare alle sue spalle, lo distolse dai suoi pensieri, facendolo
riscuotere e girarsi.
<<
Ehmm…signore…>> la voce del medico era leggermente intimorita, quando gli
si rivolse, forse per colpa di come l’aveva quasi aggredito alcune ore prima.
<< La signorina Chase, è stata sottoposta a tutti gli esami di routine,
ed ora riposa tranquilla nel suo letto in reparto….Fra un paio di minuti potrà
vederla >> aggiunse frettolosamente alla fine, tanto per essere sicuro di
non essere assalito un'altra volta.
<<
Grazie. >> gli rispose Angel, cercando di fare il suo sorriso più
gentile. << Ma…mi dica…è tutto a posto? Che dicono gli esami? >>
chiese con voce leggermente ansiosa, cercando però, di continuare a sorridere.
<<
Oh….si gli esami sono andati tutti bene, anche se è un po’ strano….>>
rispose il dottore pensieroso.
<<
Cosa è strano? >> chiese subito Angel alzando leggermente la voce,
preoccupato. << Scusi. >> aggiunse quando vide che il medico si
ritraeva come spaventato. << La prego mi scusi…è solo che sono un po’
teso…ma la prego, mi dica di più! >>
<<
Beh…>> iniziò il dottore, che deglutiva nervosamente, quel tizio lo
rendeva alquanto inquieto. << …vede…di solito…quando un coma si protrae
per qualche giorno…ci sono sempre degli effetti al risveglio…difficoltà nel
parlare, nei movimenti. Il cervello è un organo complesso…ha bisogno di tempo
per recuperare…invece…>> si interruppe un attimo, cercando le parole
giuste per continuare. << …invece con la signorina Chase, questi problemi
non si sono presentati…ma per onestà, le dico che non è detto che in futuro,
non si presenti qualcosa, forse di lieve importanza…ma che comunque dovrebbe
risolversi in fretta e senza problemi. La terremo sotto controllo per un po’ e
vedremo. Per il momento la paziente è perfettamente cosciente ed ha il
controllo di tutte le sue funzioni. Bene ora la lascio, fra poco dovrebbe venire
l’infermiera ad avvisarla che può andare a farle visita. >> concluse
affrettatamente, allontanandosi, non se la sentiva proprio di rimanere vicino a
quello strano individuo, che lo intimoriva con il suo sguardo profondo.
Angel,
ricadde su una poltroncina, sospirando esausto e fremente al tempo stesso. Due
minuti…fra soli due minuti avrebbe potuto vederla, sentì lacrime di gioia
salirgli agli occhi, li strinse per impedire che uscissero, mentre dalle
labbra, esalava sospirando un << Grazie, Spike. >>
******************
Nello
stesso tempo, nello studio di Fred, baby Spike riapriva gli occhi e faceva un
dolce sorriso alla sua amata cacciatrice.
<<
Bu! >> esclamò salutandola, e facendole battere il cuore con forza.
Vedere
però quegli occhi di giada, riempirsi di lacrime, mentre le sue dolci labbra
tremavano cercando di restituire il sorriso, gli strinsero il cuore. Odiava
vederla piangere, sempre, indipendentemente da quale fosse la causa.
<<
Bu? >> fece baby Spike, tirandosi su seduto e piegando leggermente la testolina da una
parte e guardandola preoccupato.
Honey,
che succede? Perché piangi?
E Buffy senza volere si ritrovò a ridacchiare fra le
lacrime. Il suo Spike, eccolo era lì. In quei piccoli gesti che lui faceva, sia
che fosse un bimbo che un adulto. Il modo di piegare la testa per guardarla,
l’espressione degli occhi, lui era tornato, ancora una volta era tornato da
lei.
Si lanciò verso di lui e lo attirò fra le sue
braccia, stringendolo con tutta la forza e la delicatezza che poteva, sentendo
impellente il bisogno di poterlo toccare, di accertarsi che fosse veramente lì
con lei. Di cullarlo teneramente, di sommergerlo di baci, di sentire la sua
mano, anche se piccina, posarsi sulla guancia, cercando di asciugarle le
lacrime che la rigavano.
<< Va tutto bene…non farci caso…è che sono
felice…>> singhiozzò baciandogli la testolina riccioluta, mentre cercava
di riprendere il controllo, ma senza ottenere grandi risultati.
<< Bu mia, no angere…>> farfugliò baby
Spike, cercando di far fermare quel fiume di lacrime che gli faceva male al
cuoricino vedere.
Willow, che si era affacciata in quel momento alla
porta per sapere se c’erano novità, si commosse vedendo quella scena così
toccante. Se mai aveva avuto dei dubbi, sui sentimenti che quei due provavano
l’uno per l’altra, ora erano scomparsi, sempre che fossero mai esistiti.
Chiudendo gli occhi si concentrò, forse la cosa
migliore era quella di metterli in contatto. E di nuovo il pensiero le corse a
Tara, “Un giorno ti ritroverò amore mio, te lo giuro!”, pensò, prima che le
giungesse il pensiero di Spike che si affrettò subito ad inviare a Buffy.
Buffy, amore mio, che succede? Ti prego piccola dimmi
cosa ti fa piangere. Lo sai che non voglio vederti così, soprattutto non per
me.
Buffy ansimò, quando la voce chiara di Spike, la
raggiunse, inondandole la mente. Voltandosi leggermente, vide con la coda
dell’occhio, Willow, che si trovava appoggiata allo stipite della porta, gli
occhi chiusi la fronte aggrottata. Sorridendo, si voltò di nuovo verso baby
Spike, e questa volta le labbra non tremarono, ma si stesero dolcemente.
<< Ho avuto tanta paura Spike…tu sei stato male
e poi sembrava che non ti volessi più svegliare…ed io…io non sapevo cosa
fare…ed ora che sei sveglio, sono così felice che…>> cercò di spiegargli mentalmente, come si era sentita,
come si sentiva anche adesso.
Baby Spike rimase un momento come pensieroso e
leggermente imbronciato. Quello che lei aveva appena detto, gli stava scaldando
il cuore, ma al contempo, gli aveva fatto ricordare il sogno che aveva avuto.
Sua madre. Il pensiero che Buffy potesse soffrire per la sua perdita, come
aveva appena visto sua madre fare, non era piacevole. Lui stesso conosceva bene
quella sofferenza, che ti lacerava dentro, quando perdi la persona che ami con
tutto tè stesso. Baby Spike fece un sospirone, mentre le dava mentalmente una
risposta.
Io non ti lascerò mai, Buffy. Te lo prometto! Io sono
qui, piccola…e sono qui per rimanere, ormai non ho più dubbi su questo, il mio
destino è legato al tuo. Tu sei il mio raggio di sole, che mi ha condotto fuori
dalle tenebre, tracciando per me il cammino. Sarei veramente un emerito idiota,
se ti lasciassi andare, proprio ora che ti ho raggiunto. Fidati di me,
passerotto…
<< Sai Spike? Avresti dovuto fare il poeta…non
so come fai, ma riesci sempre a trovare le parole giuste per farmi stare bene.
>> gli rispose sorridendo
Buffy, che ormai si era ripresa completamente. Rimase però leggermente confusa
dall’espressione strana sul volto del piccolo, era un misto di gioia e di
vergogna. Era persino arrossito.
<< Che c’è? Che ho detto? >> gli chiese perplessa, pensando che quella reazione
fosse dovuta alle sue parole, e non sbagliava.
Niente Buffy…è solo roba vecchia…vecchie ferite, che tu
hai appena guarito. Ma piuttosto dimmi…ti fidi di me?
Baby Spike, aveva adesso sul volto un espressione
tesa e ansiosa, mentre aspettava nervoso la risposta di lei. Solo una volta le
aveva sentito dire quelle parole, le aveva sentite vere, sincere e gli erano
state di immenso aiuto per scacciare le tenebre che ancora avvolgevano il suo
cuore. Erano state quelle parole il suo raggio di sole, ed ora aveva bisogno di
sentirle di nuovo.
<< Sempre! >>
La risposta gli giunse chiara e netta nella mente,
riscaldandolo ancora una volta e facendo fare al piccolo un sorriso splendente,
mentre si perdeva nello sguardo della sua amata cacciatrice.
<< Ora però, voglio sapere cosa è successo. Lì
all’ospedale e anche dopo, perché non ti svegliavi? >> la voce decisa di Buffy lo raggiunse ancora,
facendogli quasi fare una risatina gioiosa. La sua cacciatrice che non si
smentiva mai, sempre dritta al punto, il suo diavolo di donna.
Uhmm…dunque…è successo che…
********************
Mentre Baby Spike, spiegava a Buffy cosa gli era
successo e dei sogni che aveva fatto, ripercorrendo una piccola parte della sua
vita, Angel, si stava strusciando le mani sudate sui pantaloni, prima di farsi
forza ed entrare nella camera in cui era ricoverata Cordelia.
Spingendo emozionato la porta, deglutì con forza per
cercare di mantenere il controllo. Gli occhi bassi, che seguivano un percorso
sul pavimento fino al letto, per poi risalire lentamente. Le lenzuola e le
coperte, che delineavano il corpo che vi era sotto. Poteva chiaramente vedere
le forme delle gambe e dei piedi, e il suo sguardo continuò a risalire
lentamente.
Le mani, intrecciate e posate sopra le coperte e il
grembo, le braccia ed il busto, ed infine il volto. E sentì come se il suo
cuore avesse preso a battere come impazzito. Lei era seduta con la schiena
comodamente appoggiata a dei cuscini, ed i suoi occhi scuri, erano fissi su di
lui, splendenti di lacrime.
<< Angel…>> sussurrò Cordelia, allungando
un braccio per invitarlo ad avvicinarsi.
Questo fu troppo per lui, si lanciò verso di lei,
abbracciandola con forza, carezzandole i capelli e posandole leggeri baci
ovunque riuscisse a raggiungerla. La sentiva sussultare fra le sue braccia,
scossa da calmi singhiozzi, mentre pronunciava parole smozzicate <<
Perdonami…non ero io…non ero io…>> continuava a ripetere.
<< Lo so, lo so. >> continuava invece a
rispondergli lui, cercando di calmarla.
Qualche minuto
più tardi, quando Cordelia si fu un po’ calmata, schiarendosi la voce e asciugandosi
le lacrime, riuscì a dire in modo più chiaro: << Era come se fossi divisa
a metà…mi vedevo fare e dire cose, e non riuscivo ad impedirmelo…era come se
fossi bloccata, da una forza che mi sovrastava…che mi divorava da dentro…e alla
fine le tenebre mi avevano quasi completamente avvolta e…e poi ho visto una
luce…qualcuno o qualcosa non so…mi ha afferrata, ma io ero stanca…tanto stanca…ma quando ha
detto che tu avevi bisogno di me io…io ho cercato con le ultime forze che mi
rimanevano di afferrare quella luce…e poi mi sono svegliata e attorno a me,
c’erano tante persone…ed io volevo solo vedere te…>> concluse appoggiando
la testa sul torace di Angel, che la strinse, sconvolto lui stesso dalle
emozioni, che le sue parole avevano suscitato.
<< Cos’è stato Angel? >> chiese Cordelia,
tirandosi leggermente indietro per guardarlo negli occhi. << Sei stato tu
a risvegliarmi? >> chiese ancora, spiegando la sua domanda precedente.
Angel scosse la testa, mentre cercava di riprendere
il controllo. << Avrei voluto…avrei voluto poter essere io a salvarti…ma
non sono stato io…è stato Spike. >> le rivelò, mentre le posava un bacio
sulla fronte, per poi guardare come lei allargava gli occhi sorpresa.
<< Spike? Ma…come? >>
<< E’ lungo e difficile da spiegare Cordelia,
ma il succo della faccenda è che, lui, lui solo è il vero campione…non sono io.
Lui è il vampiro con l’anima della profezia, è Spike. Ci eravamo sbagliati…non
sono io. >> le disse calmo, aspettandosi una pronta risposta, e quando
vide che stava per arrivare, le posò un dito sulle labbra per fermarla.
<< Non mi importa Cordy…non più. Lui ti ha riportata da me e questo mi
basta. >> le sussurrò sulle labbra prima di posarvi quel bacio che troppe
volte avevano rimandato di darsi.
“Ora perderò di certo l’anima” pensò Angel, con un
brivido di paura, che però scomparve subito, non appena il respiro caldo di
lei, entrò nella sua bocca. In quel momento il mondo smise di girare, ed il
tempo sembrò fermarsi, mentre entrambi si perdevano in quel dolce bacio. Felicità,
un immensa felicità lo stava sommergendo incatenando a quelle labbra che
sapevano di paradiso.
Tirandosi indietro qualche istante dopo ( ma per loro
era sembrata un eternità ), si ritrovò a ridere come non gli accadeva di fare
più da tempo, una risata completamente gioiosa. Si interruppe solo quando vide
che Cordelia lo guardava perplessa.
<< Ho appena avuto un istante di felicità, no
che dico, sono ancora immensamente felice…e la mia anima è ancora qui… >>
le disse eccitato, prendendole una mano e posandosela sul petto. << …e
sai…non so come…ma sento che ci rimarrà! >> aggiunse, sorridendo ai
grandi occhi spalancati di lei.
Un infermiera, un paio di minuti dopo, si affacciò
alla porta, per invitare il visitatore ad uscire, il tempo della visita era
scaduto. Vedendo però quei due teneramente abbracciati, che si baciavano, non
ebbe la forza di disturbarli e si ritirò silenziosamente. Camminando poi per il
corridoio, si sorprese a sorridere trasognata. Quello che aveva appena visto
era così romantico. La bella addormentata, che si svegliava dal suo sonno e
trovava il suo bel principe, che la baciava. Era proprio come una favola.
Sempre sorridendo, si avviò a svolgere le sue
funzioni. Una volta tanto, avrebbe violato le regole e lasciato a quei due il
tempo di cui avevano bisogno. In fondo che male poteva fare un bacio? Nessuno.
E infatti nessun male, venne da quel bacio.
Capitolo venti: Fuga dall’ospedale.
La visita che doveva durare solo cinque minuti, in
realtà durò molto, ma molto di più.
Erano ormai passate alcune ore, ma nessuno era venuto
a disturbare i due, che se ne stavano teneramente abbracciati sul lettino
dell’ospedale. Angel aveva avuto tutto il tempo necessario, per informare Cordy
di quanto era successo, a loro, a Buffy e Spike, a Sunnydale e poi ancora in
ospedale. Naturalmente fra un bacio e l’altro.
Cordelia, era rimasta scioccata nell’apprendere tutte
quelle cose, non ultima di come fosse avvenuto il suo risveglio, ad opera di
quello sciroccato vampiro, che ora a quanto sembrava, era diventato un bebè.
Ghignò internamente, al pensiero che Buffy si ritrovasse adesso con un
innamorato infante. Già, venire a sapere anche della loro storia d’amore, era
stato sconcertante.
<< E ora, cosa vi proponete di fare, per far
tornare Spike normale? >> chiese
con voce ancora divertita, mentre giocherellava con le dita di Angel,
allacciate alle sue.
Prima di rispondere, Angel le posò un altro bacio
sulla tempia, non si sarebbe mai stancato di farlo. << Beh, presumo che
sarà Spike stesso a dirci come agire. Tramite Willow, è chiaro…oddio dovresti
sentirlo…è così carino quando borbotta cercando di parlare…>> le labbra
di Angel si stirarono in un sorriso tenero, al ricordo. << Spero che ora
stia bene, quando l’hanno portato via non aveva una bella cera. >>
aggiunse assumendo un espressione preoccupata.
Cordelia, lo studiò per un minuto prima di parlare.
Aveva già visto quelle espressioni sul volto di Angel, era stato quando Connor
era nato. Connor…a quel pensiero il cuore le si strinse. Dio, cosa aveva fatto
a quel ragazzo che amava come un figlio? << Angel…e Connor? >>
sussurrò, abbassando lo sguardo, in preda ad una chiara vergogna.
<< Lui sta bene…ora sta bene…non ricorda
niente…è meglio così! >> rispose a fatica Angel, stringendo gli occhi
chiusi. Quel suo povero figlio, ora stava in pace, con una nuova famiglia, una
famiglia normale, che egli credeva sua. << E’ meglio così! >> ripetè
con voce più sicura, aprendo gli occhi e cercando di allontanare il dolore. Con
sua stessa sorpresa, l’immagine di un bel bimbo biondo gli si presentò alla
mente, placando il suo tormento. Senza rendersene conto, le sue labbra si
arcuarono in un sorriso dolce.
Cordelia, che aveva osservato attentamente ogni
sfumatura delle sue espressioni, si sentì sollevata, quando lo vide passare, da
un dolore profondo dipinto sul volto, a qualcosa che somigliava tanto alla
serenità. Una serenità che sentì
discendere anche su di sé. A cosa mai però, poteva essere dovuta? Un lampo attraversò
la sua mente mentre ricordava…la luce, la luce che l’aveva guidata fuori
dall’oscurità…Spike…
<< Angel, devi aiutarmi ad uscire di qui!
>> saltò su eccitata, facendo fare un salto anche ad Angel, che la guardò
stralunato.
<< Cordy…sei appena uscita dal coma…non è
consigliabile…i medici…>> cercò di dire per calmarla e ricondurla alla
ragione. Era troppo pericoloso farla uscire adesso dall’ospedale, e se ci
fossero state delle ricadute?
<< Al diavolo i medici…io sto benissimo!
>> esclamò Cordelia, con piglio deciso. << Capirei se il mio fosse
stato un coma naturale, ma invece era dovuto a…beh non so a cosa…ma di sicuro
non era niente di normale. Niente di quanto mi è successo è stato normale,
spero che sarai d’accordo con me! >> aggiunse sicura, mentre pungolava
con il dito indice il torace di Angel, scandendo così ogni sua parola.
Ed Angel rimase senza parole, né idee.
Lei in fondo aveva ragione, tutto quello che era
successo, non poteva certo ritenersi dovuto a cause naturali. Forze mistiche
malvagie, avevano sconvolto le vite di tutti loro, facendoli precipitare in un
precipizio senza fondo, fino a quando la mano di Spike li aveva afferrati,
frenando la loro caduta e ritirandoli su.
Spike.
Doveva sentire il suo parere.
Istintivamente sentiva, che questa era la cosa giusta
da fare. Agendo da solo aveva sbagliato fin troppe volte, era giunta l’ora di
smetterla. Spike aveva saputo che la cosa migliore da fare, era quella di
andare da Cordelia, di aiutarla ad uscire dalla sua prigione oscura. Lo aveva
fatto. Ed ora, ora spettava ancora a lui decidere cosa fare, come agire. Angel,
prese a frugarsi frenetico nella tasca del suo cappotto, alla ricerca del
cellulare, sotto lo sguardo leggermente confuso di Cordy.
<< Chi chiami? >> chiese infatti,
vedendolo digitare frenetico i tasti del telefonino, prima di portarselo
all’orecchio.
<< Fred. >> rispose a sorpresa Angel.
Mentre attendeva che la ragazza rispondesse alla chiamata.
<< Uh? >> chiese ancora Cordelia, non
comprendendone la ragione.
<< Fred è all’albergo…mi farò dire da lei,
quello che Spike ne pensa della tua idea di lasciare l’ospedale. >> le
spiegò velocemente Angel, sentendo la voce di Fred che rispondeva al telefono.
<< Fred?…Si….Cordelia sta bene…Come sta Spike?
>> chiese Angel, che ancora una volta si era sentito preoccupato per il
frugoletto. Sentendo la risposta positiva, tirò un sospiro di sollievo.
Velocemente spiegò a Fred la ragione della sua chiamata e la pregò di riferire
a Spike la cosa e chiedergli il suo parere in merito. << Si,
attendo…>> disse, quando Fred, lo pregò di aspettare, dato che lei era in
quel momento in cucina e doveva salire al piano superiore per andare nel
laboratorio, dove Spike si era da poco svegliato ed ora Buffy, a quanto pareva
lo stava cambiando.
Willow, era infatti scesa poco prima, portando la
lieta novella del suo risveglio. L’atmosfera si era velocemente risollevata,
infatti, fino a quel momento, erano stati tutti piuttosto preoccupati, per la
sorte del piccolo. Ed ora lo stavano attendendo nella sala ristorante, dove
facevano a gara per preparargli delle prelibatezze, che potesse mangiare, per
riprendersi ancora di più.
Fred ridacchiò pensandoci. Era pazzesco. Una branca
di adulti che si perdevano completamente dietro a quel bambino. Persino Angel,
ora sembrava non voler fare più niente, senza avere prima la sua approvazione.
Sempre ridacchiando, spinse la porta del laboratorio per aprirla, per rimanere
poi incantata dalla scena che le si era presentata davanti.
Buffy stava cercando di pettinare i folti riccioli
ribelli di Spike, che se ne stava a sorridere beato. Ed era così adorabile.
Fred non lo sapeva, ma Buffy gli aveva rimesso la tutina azzurra con la
paperella, che gli stava d’incanto. Chiunque a guardarlo, si sarebbe sciolto in
un mare di tenerezza. Era da mangiarsi di baci quel frugoletto.
Fu solo sentire la voce affievolita di Angel, che
proveniva dal cellulare, a riscuoterla dal mondo di fantasia dove era caduta.
<< Scusate, ho Angel al cellulare…vorrebbe un parere da Spike. >>
disse rivolgendosi ai due e sorridendo ancora un po’ trasognata al bambino.
Buffy le rivolse la sua attenzione, mettendo via la
spazzolina a setole morbide che stava usando, per poi prendere baby Spike in
braccio. << Di che si tratta? >> chiese leggermente preoccupata.
<< Cordelia sta bene? >> chiese infatti subito dopo.
Uffa, ma peaches deve sempre fare il guastafeste? E
ora che vuole?
Pensò invece Spike, mentre la sua versione infantile
sorrideva felice a Fred, che ricambiando il sorriso rispose: << Si, Cordy
sta bene…è proprio di questo che si tratta, a quanto sembra, sta talmente bene
che vuole uscire subito dall’ospedale. Ma Angel è preoccupato, vuole essere
sicuro di fare la cosa giusta. Non vuole portarla via, senza avere prima
l’approvazione di Spike. >> rivelò ai due.
Buffy, tirato un momentaneo sospiro di sollievo, nel
sapere che Cordelia, a quanto sembrava, si era ripresa perfettamente, rimase un
po’ stupita dal fatto che Angel, dimostrasse improvvisamente tanta fiducia nei
confronti di Spike. Questa proprio non se l’aspettava, e neanche baby Spike,
visto che rimase sbigottito con la boccuccia semi aperta.
Era un totale cambiamento di ruoli.
Angel, suo gran sire, sempre pronto a comandare e
decidere anche per gli altri, si stava ora affidando alle sue opinioni. Come se
ora, fosse Spike il maestro, ed Angel un suo sottoposto, un allievo pronto ad
apprendere. Una bella sferzata di fiducia e di orgoglio.
A Buffy, bastò guardare gli occhi spalancati di
meraviglia del piccolo, per comprendere come l’uomo che amava, si sentisse
dentro. E fu felice per lui. Per lui, troppo a lungo disprezzato, troppo a
lungo ignorato, non amato. Senza che riuscisse ad impedirselo, gli occhi le si
illuminarono di lacrime di commozione. Si, lui meritava tutto questo, di essere
apprezzato, riconosciuto, amato.
<< Passamelo. >> chiese tendendo la mano
verso il telefonino, mentre ricacciava in gola le lacrime e riacquistava il
controllo. Ora doveva essere forte, per lui adesso così fragile, così indifeso,
ma soprattutto così maledettamente importante.
<< Angel?…Si, Fred mi ha detto…puoi aspettare
un paio di minuti? Scendo di sotto e faccio parlare Spiky con Willow…>>
disse calma al microfono, ridacchiando quasi, quando sentì Angel sospirare
dall’impazienza.
Ed in effetti Angel, era su le spine. Temeva che da
un momento all’altro arrivasse qualcuno a buttarlo fuori dalla stanza. Si
rendeva conto solo in quel momento che nessuno si era ancora fatto vivo, e
temeva che tale fortuna non fosse destinata a durare. Facendo un sorriso di
scusa a Cordelia, che lo stava guardando un po’ imbronciata, sentendosi
trascurata, si mise in attesa che arrivasse finalmente, la risposta che
attendeva. Ma quanto ci mettevano?
Intanto nella sala ristorante dell’albergo, si era
creata una vera e propria riunione. Quando Spike, aveva dato il suo parere
favorevole al ritorno di Cordelia dall’ospedale, comunicando la cosa tramite
Willow, si era sollevata un'altra questione. Faith aveva infatti informato il
gruppo, che anche diverse cacciatrici, avevano espresso il desiderio di
svignarsela.
Le loro ferite erano ormai quasi completamente
guarite, merito delle capacità rigeneratrici delle cacciatrici. E rimanere
ancora di più in ospedale, non solo non era necessario, ma anche
sconsigliabile, dato che i medici sembravano intenzionati a scoprire, come mai
si fossero riprese tanto in fretta. Non che ci fosse il pericolo che
scoprissero qualcosa, ma il loro interesse e le loro insistenze nel sottoporle
ad esami vari, stava diventando snervante.
<< Dobbiamo portarle fuori di lì. >> disse
Giles, esprimendo il suo parere, ed in molti annuirono concordi.
<< Ma non c’è pericolo che se scappano,
tormentino di domande Robin? >> chiese preoccupata Faith, cogliendo il
nocciolo del problema.
<< Quali sono le sue condizioni, adesso?
>> chiese Buffy, pensierosa, mentre rifletteva su un idea che le era
venuta.
<< Sta molto meglio. >> rispose Faith,
che aveva riconosciuto lo sguardo della collega. << Che hai in mente, B?
>> le chiese infatti.
<< Beh pensavo, che se non ci sono rischi per
la sua salute, potremmo far scappare anche lui. >> rivelò placida Buffy,
con un sorriso malandrino sul volto.
Sorriso che Faith ricambiò << Quando? >>
chiese soltanto, eccitata dall’idea dell’avventura che si prospettava.
<< Stanotte! >> rispose sicura Buffy.
<< Di notte c’è meno sorveglianza e meno gente a giro…ce la dovremmo fare
a portare via tutti. >> aggiunse spiegando le sue ragioni.
Giles annuì con la testa, dando il suo assenso.
<< Ci vuole un piano. >> disse con tono serio. << Dovremo
dividerci e studiare le vie di fuga. >> aggiunse entrando in modo
osservatore e iniziando a pianificare la cosa, mentre Buffy si decideva a dare
l’agognata risposta ad Angel, che ormai stava camminando avanti ed indietro per
la camera, ansioso.
Girandosi per affrontare Cordelia, le riferì la cosa,
spiegandole che non sarebbe stata la sola ad abbandonare il suo letto di
ospedale. Lei non fu particolarmente felice, di sapere che avrebbe dovuto
attendere ancora qualche ora prima di essere libera, ma comprese che in effetti
quello era il piano migliore.
<< Io adesso vado. >> la salutò Angel,
dandole un veloce bacio sulle labbra. << Voglio sapere come hanno
intenzione di agire, tu intanto riposati un po’, ci vediamo fra poco. >>
aggiunse, stringendole dolcemente la mano, prima di avviarsi verso la porta.
Cordy, annuì e gli sorrise dolcemente. << A fra poco…>> lo salutò a
sua volta.
**********************
Il vecchio pulmino scassato della scuola, si fermò
con un leggero stridore, sul retro dell’ospedale. Sembrava quasi che anche lui
sapesse che quella notte non era il caso di fare i suoi soliti rumori. Era
infatti l’unico automezzo abbastanza grande, che avrebbe potuto accogliere
tutti.
Baby Spike, era saldamente allacciato sulla schiena
di Buffy, grazie ad un porta bebè. Questo si era reso necessario, visto non era
stato possibile lasciarlo da solo in hotel, dato che tutti, Fred ed Andrew
compresi, erano stati arruolati per la fuga di massa.
Inutile dire che Spike, non ne era stato molto
felice. Se da una parte, aveva piacere di partecipare all’azione, da un'altra,
odiava essere trattato come un infante.
Questa faccenda di essere un bambino, sta diventando veramente scocciante!
Angel ridacchiò, vedendo l’espressione corrucciata
del piccolo. Spike non sarebbe mai cambiato, aveva sempre odiato doversene
stare con le mani in mano, e dover stare ad osservare gli altri che si davano
da fare, senza non poter far niente, doveva essere una tortura per lui.
Sorridendogli, gli fece una carezza sulla testolina riccioluta, attirandosi uno
sguardo non esattamente al settimo cielo.
<< Nonno emo! >> esclamò baby Spike,
facendo il broncio.
Continuando a ridacchiare, Angel, seguì velocemente
gli altri, che si stavano infiltrando da una porta posteriore, dopo che Faith,
ne aveva scassinato la serratura. Quella era un diavolo di ragazza, certo che
ne doveva aver imparato di trucchetti nella sua vita scapestrata.
Il luogo in cui si erano introdotti, era il
magazzino. Lo sapevano di già anche prima di entrarvi, e la cosa faceva parte
del piano. Infatti per poter girare indisturbati, avevano ben pensato di
trafugare un po’ di camici, che avrebbero fornito loro la copertura necessaria.
Mentre gli altri si preparavano indossando camici vari, Angel scelse invece un
camice verde da sala operatoria, indossando anche la mascherina. Non voleva
infatti correre il rischio che qualcuno lo riconoscesse.
Silenziosamente, Xander si affacciò alla porta, per
controllare che non vi fosse nessuno in giro. Lui si era vestito da inserviente,
di conseguenza la sua presenza in quel posto sarebbe risultata normale. Suo
compito infatti, era quello di stare di guardia e far entrare gli altri poco
alla volta, assicurandosi che nessuno arrivasse nel frattempo.
Alla spicciolata, i gruppetti uscirono due a due.
Angel e Buffy furono gli ultimi, dato che era stato deciso che avrebbero
liberato insieme Cordelia. Buffy si era mascherata da malata, e questa volta,
aveva nascosto lei baby Spike, sotto la camicia dell’ospedale, sistemando il
porta bebè, in modo da sembrare incinta.
Le dava una strana sensazione, sentire quel rigonfio
caldo sul ventre. Il calore, che il corpicino accoccolato di baby Spike le
trasmetteva. Poteva sentire le sue manine che si posavano sulla sua pancia,
lievi e tenere. Si chiese se era così che si sentisse una donna, quando
aspettava un bambino. La profonda sensazione di tenerezza, di gioia interiore.
Ma vi era molto altro in lei.
Il suo io cosciente, infatti, sapeva bene chi fosse
adagiato sul suo ventre. E nonostante la sua attuale forma infantile, non
dimenticava che lui era l’uomo, che ora capiva di amare con tutta sé stessa. Il
fatto di averlo lì, con lei, le stava donando forza ed una carica che ormai le
era diventata familiare. Non avrebbe più potuto farne a meno.
Lungo il percorso verso il reparto di Cordelia, Angel
prese una sedia a rotelle e Buffy, vi si
sedette. Era un ottimo camuffamento. Fingere di essere una donna vicino al
parto, che veniva portata a fare l’ecografia, nella sala adiacente al reparto
in questione. Se qualcuno avesse fatto domande, potevano sempre dire che quella
della sala parto era impegnata.
Se Cordelia, rimase sorpresa nel vedere entrare in
camera una Buffy che sembrava incinta, non ne fece cenno. Piuttosto, alzandosi
anche troppo agilmente dal letto, per una che vi era rimasta per vari giorni,
si gettò fra le braccia del medico che aveva riconosciuto essere Angel. Buffy
ridacchiò, mentre ammirava la coppia abbracciata. Vedere Angel con Cordelia, fu
un sollievo per lei. Era felice per loro, per lui. Non una sola fitta di
gelosia la colpì, e questo le fece capire una volta di più, se ce ne fosse
stato bisogno, che la sua storia con lui era definitivamente finita.
Togliendosi velocemente la camicia dell’ospedale,
rimase incantata a guardare baby Spike, che nel frattempo sembrava essersi
addormentato. Evidentemente, si era sentito così a suo agio, in quella
situazione, che si era completamente rilassato ed ora riposava con la boccuccia
semi aperta.
<< Oddio…ma è un amore. >> esclamò
Cordelia, vedendo per la prima volta il bambino. Non riusciva nemmeno lei a
credere che l’odioso vampiro che aveva conosciuto anni prima, potesse essere
diventato un cucciolotto tanto adorabile.
Buffy si alzò, lentamente dalla sedia a rotelle,
slacciandosi anche il porta bebè, per poi tendere piano il bimbo a Cordy.
<< Trattamelo bene! >> le
disse con tono serio, e l’amica annuì. Ora era il suo turno di fingersi incita.
Questo era infatti il piano che avevano escogitato.
Nell’istante in cui, Cordelia, prese fra le sue
braccia baby Spike, si sentì attraversare da un ondata di calore. Era un calore
conosciuto, lo aveva sentito mentre era avvolta dall’oscurità, era stato quel
calore a darle la forza di uscirne fuori. << Contaci. >> riuscì a
bisbigliare, ancora presa da quel momento, mentre si sedeva sulla sedia a
rotelle, che Angel prese a spingere.
Tornata ai suoi abiti normali, Buffy, seguì con una
leggera apprensione i due, che uscivano dalla stanza. Ora veniva la parte più difficile,
sperava solo che tutto andasse bene.
Solo quando si riunirono tutti nel magazzino, e
riprese fra le braccia baby Spike, rilasciò il respiro che senza rendersene
conto, doveva aver trattenuto per tutto il tempo. Guardandosi attorno, vide le
facce allegre ed eccitate delle potenziali ferite, no, non potenziali, ormai
non lo erano più. Notò anche lo sguardo attento di Robin Wood verso Spiky, che
ancora dormiva placidamente. Istintivamente, lo strinse un po’ più a sé.
<< Forza gente, usciamo di qui! >> disse con più forza di quanto
avrebbe voluto, ma nessuno se ne lamentò.
Velocemente, raggiunsero il vecchio pulmino, che
ancora una volta, si mise in moto senza scoppiettare. Così, silenziosamente
come erano arrivati, il gruppo ora aumentato, ripartì alla volta del hotel Hyperion.
Capitolo ventuno: Scooby gang e Fang gang riunite.
Quella mattina, la sala ristorante del hotel
Hyperion, era decisamente affollata. Oltre ai nostri soliti eroi, vi erano più di
una ventina di cacciatrici, l’ex-preside Wood che se ne stava seduto su di una
comoda poltrona, amorevolmente accudito da Faith; idem per Cordelia, che stava
però facendo colazione in braccio ad uno stra-felice Angel, e Fred che
chiacchierava animatamente con Willow, sotto lo sguardo crucciato di Kennedy.
Mancavano però ancora tre persone affinché il gruppo
fosse completo.
Dawn, Buffy e naturalmente baby Spike.
Quando si affacciarono finalmente sulla soglia della
sala, si alzò un ovazione. Tutti volevano congratularsi con baby Spike e
naturalmente ricoprirlo di coccole. In prima fila c’era Xander, che come suo
solito, si avventò sul piccolo, rubandolo ad una imbronciata Buffy, per
portarlo al posto d’onore che gli avevano preparato. Il seggiolone era stato
infatti messo in modo, che tutti potessero gustarsi la vista del piccolo.
Adesso sembrava proprio che baby Spike, fosse
veramente un principino, e che la sua corte si fosse riunita attorno a lui. Ed
i suoi urletti di gioia, alla vista di un bel piatto di biscotti, ed i sorrisi
radiosi che rilasciò, intenerirono come al solito il cuore di tutti.
Persino Robin Wood, non resistette a fare un mezzo
sorriso, vedendo come il piccolo si avventava sui biscotti ed apriva ubbidiente
la bocca, quando Xander lo imboccava con il frullato di frutta (stavolta Xander
non aveva voluto intendere ragioni, voleva essere lui a farlo). Poco dopo
essere arrivati in hotel, Faith gli aveva raccontato tutto per sommi capi,
rendendolo decisamente perplesso.
Già aveva iniziato ad avere dei dubbi su Spike, fin
da quando era riapparso come bambino. Il
fatto che fosse avvolto nel vecchio spolverino nero di sua madre, lo aveva
portato a riflettere a fondo sulla cosa. Cercando di superare l’istintivo
disprezzo ed odio che aveva provato per lui in passato, si costrinse a
esaminare bene i fatti. Indipendentemente dal fatto che adesso fosse un
frugoletto, Robin, rifletteva soprattutto sui cambiamenti che erano avvenuti
nel vampiro.
Si era sempre rifiutato di ammettere, che non fosse più
la bestia immonda che aveva ucciso sua madre. Adesso ripercorrendo però gli
eventi, si rese invece conto che le cose stavano proprio così. Spike era
cambiato. Gli faceva un po’ male ammetterlo ma, tutte le informazioni che aveva
lo facevano arrivare a questa conclusione, senza contare la mole di dati che
Faith gli aveva rivelato.
Il venire a sapere che Spike era una sorta di
predestinato, il cui compito era salvare il mondo, era stato un vero shock. Si
chiese inquieto, che sarebbe adesso di tutti loro, se quella volta, lo avesse
veramente ucciso. Avrebbe eliminato la loro unica speranza di salvezza,
condannando il mondo. Il peso di quella consapevolezza, gli cadde addosso come
un macigno. Senza volere, aveva fatto il gioco del primo demone. Fortuna che le
cose erano andate diversamente.
Ed ora venire a sapere che quella bella ragazza mora,
seduta sulle gambe di quell’altro vampiro, doveva il suo ritorno al frugoletto,
era altrettanto scioccante. Chissà quante altre cose sarebbero successe. Una
cosa era certa, presto ci sarebbe stato di nuovo da combattere. Ed ancora una
volta il destino di tutti sarebbe stato nelle mani, ora minuscole,
dell’ex-vampiro, ora delizioso infante.
Tutti sembravano avere la massima fiducia nelle sue
capacità. Poteva forse essere lui da meno?
Lanciando un altro sguardo verso baby Spike, si disse
che questa volta, non avrebbe agito spinto dai suoi sentimenti negativi. Voleva
valutare bene le cose, trovare quella obbiettività che fino a quel momento gli
era mancata. Dentro di sé, Robin, pregò sua madre di indicargli il giusto
cammino. Se lo spolverino era più di una semplice coincidenza, lei in fondo gli
aveva già dato il segno che chiedeva, forse valeva veramente la pena di
seguirlo.
*******************
Angel si stava godendo la dolce sensazione del peso
di Cordelia sulle gambe. Il calore di lei che si trasmetteva a lui, colando fra
di loro e riscaldandolo fin nel profondo. Tutti attorno a lui avevano
espressioni felici sul volto ( beh a parte quell’uomo di colore, prima era un
po’ accigliato ma negli ultimi minuti lo aveva visto rilassarsi.). Lui stesso
si sentiva pervadere da una gioia profonda. E ne era turbato.
Erano ormai passate diciotto ore, da quando questa
felicità gli aveva invaso il cuore morto da secoli, e non sembrava avesse
intenzione di smettere.
E la sua anima era ancora lì.
Al suo posto.
Mentre il demone ringhiava impotente.
Che gli stava succedendo?
O meglio?
Che gli era successo?
Era qualcosa destinata a svanire, quando l’energia
che Spike aveva riversato su di lui non volendo, si fosse esaurita?
O questa sensazione sarebbe continuata?
Possibile, che la maledizione sulla sua anima che
ormai si portava dietro da anni, fosse stata in qualche modo cambiata?
Doveva parlare quanto prima con Spike. Doveva sapere,
se c’erano dei rischi che il maledetto Angelus, potesse fare di nuovo la sua
comparsa, sconvolgendo ancora la vita a tutti coloro che amava.
Angel, stava riflettendo su tutte queste cose, quando
alla porta, notò un volto noto. Wesley.
************************
Wesley Wyndham-Price, entrò stanco e prostrato
nell’hotel Hyperion. Mentre si trovava per qualche giorno nella natia
Inghilterra, in visita ai suoi genitori, era giunta la notizia del crollo di Sunnydale.
Dopo che aveva saputo da suo padre (che si era miracolosamente salvato
dall’esplosione nella sede del Consiglio), cosa la cacciatrice stesse
affrontando, aveva deciso in fretta e furia di prendere il primo aereo per Los
Angeles.
Non era stato solo il desiderio di rendersi utile a
dargli la molla per tornare, ma anche la tensione che sempre si creava fra lui
e suo padre. Questa volta poi, quando aveva saputo che sarebbe andato a
lavorare alla Wolfram e Hart con Angel, era scoppiata una tremenda discussione.
Se ne era sentito dire di tutti i colori, e anche se ormai era abituato alle
pressanti critiche, questa volta era stato peggio del solito. Aveva avuto la
forte sensazione che suo padre lo stesse per buttare fuori di casa, indignato,
deluso e disgustato che suo figlio avesse deciso di lavorare per il nemico.
Stava cercando di fargli capire le sue ragioni, anche
se stranamente, lui stesso non se ne sentiva sicuro, quando era giunta la
notizia di Sunnydale e tutto era passato in secondo piano. Durante il
massacrante volo in classe turistica (l’unico che era riuscito a trovare),
aveva avuto modo però di riflettere. Perché lui
L’unica cosa che si ricordava bene, era che Cordelia
era in ospedale in condizioni disperate. E questo lo confondeva ancora di più.
Si era ritrovato su un aereo diretto in Inghilterra, invece di starle accanto,
come sarebbe stato giusto. E poi, la certezza del nuovo lavoro. Gli sembrava
vagamente, che fosse stata quella la molla che aveva spinto Angel ad accettare
la proposta, ma non ne era certo. Si rendeva quindi conto che vi era qualcosa
di strano, anche se non sapeva cosa.
Per questo si era diretto subito all’hotel, invece di
passare prima da casa e magari farsi una doccia, voleva capire. Lasciando
cadere la valigia a terra, poco oltre l’ingresso, sospirò, prima di avvertire
il suono di molte voci che provenivano dalla sala ristorante. Sembrava quasi
che ci fosse una festa.
Affacciandosi piano alla porta, rimase paralizzato
dallo shock. Ragazze. Ovunque volgesse lo sguardo vedeva delle ragazze.
Dovevano essere almeno una trentina. E non solo. Guardando meglio, riconobbe
Fred, Fred? Buffy, Faith, Giles, Xander e Willow, c’era persino Dawn, più un
paio di uomini che non conosceva. E per la miseria….quella in braccio ad Angel,
era Cordelia!
Ma che diavolo stava succedendo??????
E c’era pure un bambino!
Wes, si tolse gli occhiali per strusciarsi gli occhi,
decisamente insicuro se tutto quello fosse reale o il frutto di un
allucinazione.
******************
<< Wesley! >> esclamò felice Fred,
correndo verso di lui, per abbracciarlo.
<< Fred? Che sta succedendo? >> chiese
Wes, leggermente imbarazzato per quella dimostrazione d’affetto improvvisa. Il
dubbio di star avendo delle allucinazioni era aumentato, ma quest’ultima parte
non era niente male, forse valeva la pena approfittarne finché durava, si
disse.
Prendendo Wesley sotto braccio, tranquillamente, Fred
lo tirò verso la tavolata. << Oh è una lunga storia…e se te la racconto,
dubito mi crederai, ma è tutto vero! >> rispose Fred, eccitata,
confondendo ancora di più il giovane accanto a sé.
<< Angel? >> chiese Wes, rivolgendosi al
vampiro, facendo prima un sorriso verso Cordelia. << Che succede? Perché
non mi hai avvertito che Cordelia si era ripresa? >> aggiunse, pensando
che quella fosse la questione primaria da affrontare, per poi chiedere cosa
diavolo ci facevano lì tutte quelle ragazze con gli scoobies. Che diavolo era
successo a Sunnydale?
Ed Angel, si ritrovò a non sapere che dire. Come
raccontare tutto quello che era successo negli ultimi tre giorni, considerando
poi il fatto che a causa della sua richiesta di cancellare la memoria ai suoi
amici, la faccenda si complicava sempre di più? Annaspando come se gli mancasse
l’aria, si rivolse verso la sua sinistra, dove baby Spike si stava
tranquillamente mordicchiando un biscotto.
Sentendosi guardato, il piccolo sembrò quasi scuotere
la testa verso il vampiro. << Nonno emo! >> disse con la sua
vocetta dal tono chiaramente scocciato.
E che diavolo! Adesso ti devo sempre risolvere tutto
io?
Era chiaro che Spike non voleva collaborare, per
fortuna intervenne Giles, che pensò bene di risolvere la questione una volta
per tutte. << Ehm… Wesley, come ha detto Fred è una lunga storia, e non
so se sia il caso di raccontarla adesso… Intendo dire, che a quanto mi risulta,
Angel, tu hai altri due collaboratori… >> disse rivolgendosi prima
all’ex-osservatore e poi al padrone di casa che annui, perplesso non
comprendendo dove volesse andare a parare.
<< Si, Charles Gunn e Lorne. Charles è un
avvocato, mentre Lorne è un demone…tranquille però, è innocuo! >> rispose
guardando verso l’osservatore, per poi rivolgersi verso le ragazze che si erano
irrigidite sentendo la parola demone.
Giles, annuì, concordante. << Penso che sarebbe
il caso che tu li chiamassi, così potremmo dire a tutti quello che è successo
ed almeno ci eviteremo di ripetere la stessa spiegazione più volte. >>
propose. Già sarebbe stata dura per Angel, raccontare tutto ai suoi amici,
tanto valeva che ci fossero tutti quando lo avrebbe fatto. Era un risparmio di
tempo e di sofferenza.
Angel, sorrise grato a Giles, comprendendo cosa
intendesse dire. In effetti, quando aveva raccontato a Buffy e agli altri
quanto gli era successo, era stranamente stato più facile farlo davanti a tutte
quelle persone, molto meglio che se si fosse trovato solo davanti a lei. Forse
anche questa volta, avrebbe avuto lo stesso effetto. Anche se dentro di sé ne
dubitava. Aveva mentito ed ingannato i suoi migliori amici e alleati, doverlo
confessare non sarebbe stato indolore.
**********************
Come dio volle, un ora dopo, anche Gunn e Lorne,
erano arrivati. Con soddisfazione di Wesley, che non ce la faceva più ad
aspettare.
Charles, aveva sbarrato gli occhi, quando si era
ritrovato davanti a tutte quelle ragazze. Una gli aveva pure fatto
l’occhiolino, mentre scambiava risatine e apprezzamenti su di lui con un'altra.
Oddio, teenager , ed i loro ormoni. Avrebbe preferito affrontare un esercito di
demoni, piuttosto che starsene chiuso in una stanza con loro, che gli fissavano
il culo.
Lorne invece, era andato in brodo di giuggiole.
Continuava a chiamare caramellina, tortina di mela, eccetera, eccetera. Stava
trovando un nomignolo per tutte e volteggiava fra di loro come una farfalla in
un prato fiorito. E queste lo avevano preso subito in simpatia. D’altronde si
era mai visto, un demone verde, con le corna viola, ed un vestito di velluto
rosso Valentino, con tanto di cravatta a pallini? Era troppo assurdo e divertente.
Per dieci minuti regnò la confusione, ma… Un'altra
ora dopo, però, sul viso dei suoi amici, Angel poteva vedere tutto il loro
sconcerto e persino riprovazione. Lo sguardo di Wesley e Lorne, erano posati
frastornati su baby Spike, che in quel momento si stava godendo il suo
sonnellino dopo colazione, fra le braccia di Buffy. Invece quello di Gunn era
fisso su di lui. E non ci leggeva niente di buono.
<< E adesso che vorresti che ti dicessi?
>> chiese infatti sprezzante. << Per anni ci hai trascinato in
situazioni pazzesche, sventolandoci sotto il naso la tua dannata profezia e ora
viene fuori che hai combinato solo dei casini? >> aggiunse agitandosi ed
alzandosi in piedi con fare minaccioso. << Hai giocato con noi e con le
nostre menti. Ci stavi trascinando in bocca al nemico e noi ti seguivamo come
tanti pupazzi senza coscienza. MA TI RENDI CONTO DI QUELLO CHE HAI FATTO?
>> urlò alla fine, buttando fuori tutta la sua rabbia.
Angel abbassò la testa, remissivo, sentendosi maledettamente
colpevole. Le urla di Gunn, avevano però svegliato improvvisamente baby Spike,
che si guardò attorno con gli occhioni azzurri, leggermente spaventato e
confuso, che stava succedendo?
<< Ed ora viene fuori che non sei tu il Campione!
>> aveva intanto ripreso Charles, con tono disgustato. << Eccolo
qui, il vero campione…un moccioso che non sa nemmeno camminare. E tu mi dici
che dovremmo seguirlo in un'altra impresa? Ma tu hai perso completamente il
senno! >> sparò indicando baby Spike, che adesso lo guardava storto.
Moccioso sarai tu! Cioccolatino dei miei stivali!
Sarò anche un bambino ma ho più di cento anni di non vita alle spalle. Dio
vorrei avere di nuovo i miei denti solo per affondarli nel tuo collo.
Spike dentro di sé, stava ruggendo, ma l’unica
espressione che venne fuori sul viso del frugoletto fu un bel broncio. Per
fortuna, ci pensarono gli altri a rimettere al suo posto il gaglioffo. Infatti
anche tutte le cacciatrici, non che Anya, Xander, Willow, Giles e Andrew, si
erano alzati a loro volta, guardandolo male.
<< Per tua informazione. >> gli disse
gelida Buffy, mentre un pericoloso fuoco bruciava nei suoi occhi verdi.
<< Se non fosse stato per Spike, tutti noi saremmo morti. E Cordelia
sarebbe ancora in un letto di ospedale attaccata a dei macchinari. Quindi vedi
di portare rispetto, o te lo insegniamo noi cosa significa! >> aggiunse
con il suo fare battagliero. Le altre cacciatrici annuirono all’unisono.
Ben detto, love. Cantagliene quattro a questo piscia
sotto.
<< Ehmm… >> bisbigliò piano Lorne
all’orecchio di Gunn. << Fossi in te amico doserei le parole. Queste qui
sono tutte cacciatrici e credimi, se non conviene litigare con una
cacciatrice, pensa con trenta. >> gli consigliò con un sorriso sornione.
E Charles, recepì il messaggio.
Trenta cacciatrici incazzate erano di certo peggio,
di trenta cacciatrici arrapate. Dov’è un bell’esercito di demoni, quando lo
cerchi? Si chiese.
Rimettendosi mogio a sedere, guardò di striscio il
frugoletto. Cavolo, stava ridendo di lui.
<< Ok! >> disse rassegnato. << E
allora adesso che si fa? >> chiese comprendendo che non vi era altra
scelta, se non cooperare.
<< …dale. >> rispose seria, la vocetta di
baby Spike.
<< Eh?!? >> chiesero in coro Lorne,
Wesley e Gunn.
<< Vuole tornare a Sunnydale. >> rispose
tutto pimpante Andrew, certo che questa volta ci aveva preso.
Capitolo ventidue : Sunnydale arriviamo!
La partenza per Sunnydale si era rivelata un vero problema.
Il gruppo di Buffy, accresciuto con quello di Angel, non c’entrava tutto sul
pulmino, senza contare il serio problema del vampiro di diventare cenere, sotto
i raggi del sole che penetravano alla perfezione attraverso i larghi finestrini
( o forse sarebbe meglio dire finestroni ) del pulmino.
L’idea di compiere quel viaggio, non certo breve,
tutte barricate all’interno del vetusto automezzo, non era andata giù per
niente alle nuove cacciatrici, che volevano godersi almeno un po’ il paesaggio.
Senza contare che con i suoi sballonzolii l’autobus non era il mezzo più
adeguato per trasportare persone che ancora non stavano bene del tutto.
Angel era preoccupato per Cordelia e Faith per Wood.
Mettere d’accordo quel marasma umano, si rivelò un impresa difficile, quasi
quanto affrontare il primo demone, per Buffy. Alla fine giunsero ad un
compromesso che sembrò più o meno, accontentare tutti.
Angel, sarebbe venuto con la sua auto, ben corazzata
dai raggi del sole, con lui naturalmente Cordelia, oltre a Buffy e Spike. Era
stato proprio il posizionamento del frugoletto a dare maggiori problemi. Xander
aveva brontolato a più non posso, scontento di quella sistemazione e si era
arreso soltanto quando Angel, aveva accettato a montare sulla sua auto, un seggiolino
per bebè. Il ragazzo, voleva infatti assicurarsi che il suo cucciolotto, fosse
sicuro. Il fatto che anche Buffy andasse con lui, non lo tranquillizzava
affatto.
Angel non ne poteva più di tutte le raccomandazioni
che si era sentito rivolgere e non solo da Xander, ci si erano messi tutti.
Roba del tipo, vai piano, attento alle buche, fermati se Spiky sta male, un
altro po’ e si sarebbe messo ad urlare lasciando il volante al suo baby childe
che intanto ghignava a tutto spiano, come naturalmente può ghignare un bambino.
Gunn e Lorne avrebbero viaggiato su un’altra auto,
con Faith e Robin, che era stato accomodato nel sedile posteriore con contorno
di cuscini per evitargli ogni strapazzo. Fred e Wesley , invece avevano
preferito andare sul pulmino con gli altri, in modo che se Giles si stancava di
guidare, Wesley gli avrebbe dato il cambio.
Se dio volle, alla fine erano tutti sistemati e nelle
prime ore del pomeriggio, con il sole ben alto nel cielo, partirono alla volta
dell’ex città di Sunnydale. Contavano di arrivare di notte, in modo che
qualunque fosse la ragione per cui Spike aveva chiesto di tornarci, ci
sarebbero stati meno problemi. Primo naturalmente quello di incenerirsi di
Angel, e successivamente sfuggire alla stampa e alla televisione, che era
accorsa sul luogo per mostrare cosa era successo.
Con buona fortuna,
data la totale assenza di luci, sarebbe stato più facile evitare
curiosi.
Il viaggiò filò tranquillo e quasi noioso. Baby Spike
sonnecchiò per buona parte del tempo, risvegliandosi solo per un veloce
spuntino a base di latte e biscotti e naturalmente il solito cambio di
pannolini. Sta faccenda dei pannolini stava iniziando veramente a rompere. Per
Spike non era piacevole essere cambiato, sotto lo sguardo divertito del suo
sire.
Finalmente, gli automezzi, con i fari spenti per
sicurezza, si arrestarono a pochi metri dall’enorme cratere che adesso era
Sunnydale. Tutto attorno il buio faceva da padrone, solo in lontananza si
notavano delle luci. Erano i vari automezzi delle tv e dei giornalisti, che si
erano accampati nelle vicinanze della strada. Loro invece avevano fatto il giro
in modo da ritrovarsi in un luogo isolato.
A dire il vero, era stato proprio baby Spike ad
indicare con il ditino in una direzione. Non essendoci Willow in macchina come
interprete, Angel si era dovuto accontentare di quel piccolo segnale, ed aveva
guidato gli altri attraverso la vegetazione. Fra sobbalzi e scossoni, il gruppo
si era fermato a meno di venti metri dalla profonda voragine.
Poco alla volta, tutti scesero e presero a fissare
ancora, quella che una volta era stata la città maledetta, Sunnyhell. Sembrava
quasi impossibile che tutto fosse scomparso, ingoiato nelle profondità della
terra, chiudendo definitivamente la bocca dell’inferno.
<< Ok, ci siamo…e adesso che si fa? >>
chiese Gunn, massaggiandosi il fondoschiena.
<< Forse vuole che ci inoltriamo nella
voragine. >> propose Wesley, che stava aiutando Fred a scendere dal
pulmino. Per tutto il viaggio, erano rimasti seduti vicino, e la cosa gli era
piaciuta molto. Fred infatti si era appisolata durante il tragitto,
appoggiandosi morbidamente a lui e posandogli la testa sulla spalla. Ancora
poteva sentirne il dolce calore ed il profumo che vi aveva lasciato.
<< No! >> rispose chiara la vocetta di
baby Spike.
<< Allora cosa, Spike? >> chiese Angel,
girandosi a guardare il pupetto che adesso sembrava bello arzillo.
Bella domanda…se solo sapessi la risposta sarebbe
meglio!
Pensò Spike, mentre la sua versione infantile, in
braccio ad uno Xander che si era affrettato a reclamarlo non appena scesi, si
guardava agitato attorno, senza però riuscire ad orizzontarsi.
Deve esserci…bloody hell…deve esserci!
<< Occia? >> chiese Spike, facendo
leggermente il broncio.
<< Sì, Spiky? >> gli rispose Willow,
accorrendo immediatamente al suo fianco ed apprestandosi ad ascoltarlo
telepaticamente, sotto lo sguardo interessato di tutti.
Ho paura che la vista di un bambino non valga quella
di un vampiro…non riesco a vedere bene in lontananza…devi dire ad Angel, di
guardarsi attorno e vedere se trova i resti di un cimitero.
<< Ma se accendessimo le torce, non sarebbe
meglio? >> chiese in risposta Willow. << E poi che ci devi fare in
un cimitero? >> aggiunse riflettendo sulla richiesta di Spike.
<< Cimitero? >> chiesero quasi tutti in
coro.
<< Ci. >> rispose placido baby Spike,
annuendo con la testolina.
No le torce potrebbero essere viste da lontano. Non
voglio impiccioni.
Rispose invece Spike, alla mente di Willow, che annuì
comprensiva.
<< Beh allora? >> fremette Buffy, che era
stufa di quella conversazione silenziosa, alla quale non stava partecipando.
<< Vuole che Angel, cerchi se nei dintorni ci
sono dei resti di un cimitero. Con questo buio è l’unico che può guidarci, dato
che per sicurezza non possiamo accendere delle pile. >> rispose Willow,
con le labbra leggermente stirate in un sorriso sornione. Per un secondo aveva
sentito della gelosia nella voce di Buffy.
Angel, invece, sorridendo annuì e si mise subito a
scrutare a giro, per poi avviarsi in una direzione, con Cordy ben allacciata al
suo braccio. Subito, Xander con baby Spike, Buffy a destra ed Anya a sinistra,
lo seguirono. Poco dietro rimasero Giles , Willow e Dawn.
<< Fantastico! Cimiteri! Come se a Los Angeles
non ci fossero. >> borbottò frustrato Gunn, mentre si accodava anche lui, ma
irrigidendosi subito dopo quando gli giunse da dietro le spalle un mormorio
scontento da parte delle cacciatrici. << Ok, Ok, e andiamo a cercare stò
cimitero! >> esclamò arrendendosi di nuovo.
La risatina divertita di Lorne che era al suo fianco,
non gli fu molto di aiuto. << Diplomazia ci vuole nella vita amico,
diplomazia! >> esclamò il demone sorridendo, mentre si girava e fissava
incantato il gruppo compatto delle ragazze. << Allora, dolcezze mie, chi
vuole appoggiarsi al mio braccio, mentre andiamo all’avventura? >> chiese
tutto pimpante, come se stessero per fare una scampagnata. Subito dopo venne
attorniato da un gruppetto di belle figliole.
Passando come un gallo nel pollaio, tutto impettito,
davanti a Gunn, Lorne, gli strizzò
l’occhio. Charles sospirò, beh alcune di quelle ragazze in fondo non erano
affatto male, forse valeva la pena di seguire i consigli di quel matto
scatenato, pensò riprendendo la marcia.
Ridacchiando nell’assistere a quella scenetta, Fred,
afferrò il braccio di Wesley e lo strattonò piano sorridendogli, come ad
indicargli che desiderava fare la strada con lui. Wes, passato il primo istante
di incredulità, le sorrise in risposta ed iniziò a seguire gli altri.
Faith e Robin, chiudevano quella strana carovana.
Dopo un paio di minuti di cammino, si iniziarono a
vedere le prime lapidi che spuntavano dal terreno. Alcune tombe erano
sprofondate nella voragine, mentre altre mostravano evidenti spaccature dovute
alla catastrofe avvenuta, mostrando in alcuni punti, le bare venute alla luce.
Era un vero sfacelo, per fortuna man mano che andavano avanti, la situazione
migliorava un po’ e pian piano, la scooby gang, iniziò a riconoscere il posto.
<< Ehi, ma questo è il cimitero dove c’era la
cripta di Spike. >> esclamò infatti Xander riconoscendo un paio di
lapidi.
<< Ci. >> rispose infatti baby Spike,
guardandosi attorno con fare mesto.
<< Dato che era il più esterno, fra i cimiteri
di Sunnydale, si è in parte salvato. >> spiegò compito Giles, come se
stesse per salire in cattedra.
<< Questo vuol dire che forse la tomba della
mamma c’è ancora! >> esclamò invece Dawn, con voce emozionata, cercando a
giro dei punti di riferimento. Individuata una tomba con una statua d’angelo,
che riconosceva, prese a correre in quella direzione, subito seguita da Buffy.
Gli altri si videro quindi costretti a rincorrere le due.
Quando le raggiunsero, le trovarono inginocchiate di fronte
alla tomba di Joyce. La terra che vi era sopra, era spaccata in un paio di
punti, e la lapide pendeva a sinistra, ma tutto sommato, non era in pessime
condizioni. Tutti rimasero in silenzio, comprendendo come importante fosse quel
momento. Le due ragazze pensavano di aver perduto tutto, con il crollo di
Sunnydale, ritrovare la tomba della loro madre, era stata una sorpresa lieta e
triste al tempo stesso.
<< Bu…iciola…>> balbettò baby Spike,
rompendo quel silenzio che si era formato. Le due ragazze al suono di quella
vocetta, si girarono asciugandosi le lacrime e si avvicinarono al bambino, in
cerca di quella dolcezza che le avrebbe confortate. Xander, sospirando si vide
costretto a lasciare il pupo, che venne avvolto in un abbraccio a tre, sotto lo
sguardo commosso degli altri.
Incrociando lo sguardo di Willow, baby Spike,
aggrottò un attimo le sopracciglia.
Rossa, se la tomba di Joyce si è salvata, forse anche
quella di Tara……
Willow, udendo quel messaggio telepatico, si guardò
attorno freneticamente, si, se la tomba di Joyce c’era ancora, forse esisteva
anche quella di Tara, che era sepolta nello stesso cimitero. Fatti pochi passi
la individuò e vi si inginocchiò davanti. Una parte della lapide si era
spezzata, ma ancora si leggeva bene l’iscrizione. Sfiorandola lieve con le
dita, represse un singhiozzo. La sua Tara, il suo amore.
La mano gentile di Xander che le si posò sulla
spalla, per confortarla, la riscosse. Non era qui per questo, in seguito
sarebbe tornata per farla aggiustare, ma ora doveva impegnarsi.
<< Spike, che dobbiamo fare adesso? >>
chiese asciugandosi la lacrima solitaria che aveva preso a scenderle sulla
guancia e sorridendo al tenero batuffolo, in quel momento in braccio a Buffy.
Il mormorio che si levò, fece capire che anche gli altri aspettavano ansiosi la
risposta.
Per prima cosa dobbiamo trovare la tomba di Buffy.
Rispose telepaticamente Spike, indicando con gli
occhi verso gli alberi che si stagliavano sullo sfondo.
<< La tomba di Buffy? >> chiese stupita
Willow, non comprendendone la ragione. Stesso sguardo stupito apparve sul volto
degli altri. Baby Spike, però annuì serio, serio con la testa.
<< La mia tomba? >> chiese Buffy
guardando attentamente baby Spike, per quale motivo voleva trovare la sua
tomba?
Tempo fa ho messo una cosa sotto la tua lapide, devo
riprenderla.
Spike, avendo colto la domanda dipinta in quegli
occhi verdi, aveva spiegato telepaticamente a Willow, che si premurò di fare da
tramite. Buffy però continuò a domandarsi cosa mai ci fosse di tanto importante
da recuperare.
Abbi fiducia in me, honey. Quando vedrai capirai.
Questa volta non ci fu bisogno di interpreti,
l’espressione di baby Spike, era inequivocabile, di conseguenza, Buffy si limitò
ad annuire per poi dare un bacio sulla fronte del piccolo.
<< Angel, forse tu che ci vedi meglio, dovresti
riuscire a trovarla, quando Buffy morì, l’avevamo seppellita di nascosto in un
punto riparato fra gli alberi. Adesso con questo buio è difficile distinguere
bene, ma dovrebbe essere da quella parte. >> disse Giles, cercando di
sbloccare la situazione e indicando con la mano, la stessa direzione in cui
erano puntati gli occhi del piccolo.
Un centinaio di metri più avanti, il gruppo si fermò
di nuovo di fronte ad una lapide. Per Buffy fu strano rivederla, da quando era
stata resuscitata non era mai più tornata in quella zona del cimitero e le
tornò alla mente il ricordo di quella notte, quando scavando con le mani ne era
uscita fuori, per poi rimanerne scioccata alla vista. Il caldo tepore del
bracciotte di baby Spike che le si avvolgeva attorno al collo, per poi
insinuarle il volto fra i capelli la riscossero. Forse non era per niente
piacevole neanche per lui rivederla. Massaggiandogli piano la schiena, cercò di
fargli sentire che andava tutto bene, lei ora era lì, ed era felice di esserci.
<< Spike? Ed ora? >> chiese Angel,
guardando sorridente quella dimostrazione di affetto, ma pensando bene che era
meglio sbrigarsi non mancavano tante ore al sorgere del sole.
Baby Spike, alzò la testolina al suono della voce e
focalizzò la sua attenzione un'altra volta su Willow.
Rossa, devi dire ad Angel di spostare la lapide e
scavare dove era posata, deve cercare una scatolina, non è in profondità dovrebbe
trovarla con facilità.
Willow si apprestò subito a riferire il messaggio e
così poco dopo, Angel tendeva a Buffy, una scatolina di metallo laccata, con
una rosa rossa dipinta sul coperchio. Istintivamente avrebbe desiderato poterla
aprire, ma lo sguardo imbronciato che aveva visto sul volto del suo childe, lo
aveva frenato e di conseguenza, ripulendo al meglio la scatolina l’aveva tesa
verso di Buffy, era infatti chiaro che Spike desiderava che fosse lei a
tenerla, senza per questo doverne rendere conto, telepaticamente.
Ma non tutti erano dello stesso parere.
<< Non ditemi che siamo venuti tutti fin qui,
solo per prendere quella cosa! >> aveva infatti esclamato Gunn scocciato.
<< Che diavolo c’è dentro di tanto importante? Si può sapere? >>
chiese piuttosto sgarbatamente.
A cuccia, cioccolatino! Quello che c’è dentro sono
cazzi miei! A te non te ne deve fregare, dannazione…E comunque non siamo qui
solo per questo!
<< Butto! >> esclamò invece imbronciato
baby Spike, indirizzandogli un occhiataccia, che sollevò una marea di risatine
divertite. Buffy intanto si mise la scatolina in tasca, rendendosi conto che
qualunque cosa vi fosse dentro, Spike era felice se la teneva lei.
<< Che altro dobbiamo fare, Spike? >>
chiese ridendo Willow, che aveva sentito anche la versione telepatica.
Facendo uno smagliante sorriso alla strega, baby
Spike indicò con il ditino in una direzione.
Ora dobbiamo trovare la mia vecchia cripta, se non
sbaglio dovrebbe essere da quella parte.
Rispose telepaticamente Spike.
Così il gruppetto si ritrovò di nuovo in marcia.
Nelle file in fondo si sentivano delle risatine, erano le cacciatrici che
chiacchieravano con Lorne, e che si dichiaravano felici di poter vedere la
famosa cripta di Spike. Nel raggiungerla rimasero però deluse. La porta era
divelta e lunghe crepe l’attraversavano, dando l’impressione che stesse per
crollare da un momento all’altro.
<< Siete certi che sia il caso di entrare?
>> chiese Cordy titubante. Quel posto le dava poca fiducia. Sospirando
quando tutti presero ad entrare cautamente, si aggrappò di nuovo ad Angel,
cercando di allontanare la sensazione di disagio che provava. Però, era
piuttosto grande, come cripta.
Buffy si guardò attorno con circospezione e
rimpianto. I suoi vecchi mobili, che Spike aveva preso dalla cantina di casa
sua, erano spariti in gran parte o ridotti in pezzi, la televisione su cui lui
seguiva la sua soap preferita giaceva sfasciata in un angolo, così pure il
frigorifero, rovesciato e mancante della porta. Ovunque solo sporcizia e
vandalismo. Le faceva male vederla in quello stato, in fondo questo posto era
stato importante per lei.
Stringendo a sé baby Spike, si disse che dopo tutto,
la cosa più importante c’era ancora, lui. << Che dobbiamo cercare, Spike?
>> gli chiese dolcemente, desiderando dentro di sé di sbrigare quella
faccenda il prima possibile. Stare lì, l’angosciava ancora di più che essersi
ritrovata di nuovo davanti alla sua stessa tomba.
La tomba in fondo a sinistra, nel piedistallo, c’è
una pietra che dovrebbe venire via. All’interno dovrebbe esserci un'altra
scatola.
Rispose telepaticamente Spike, mentre la sua versione
infantile guardava Willow per essere certo che fosse in ascolto. Lei annuì e si
premurò di informare gli altri. Angel, rimosse la pietra indicata e cercò di
infilare la mano nel pertugio, ma riuscì solo a sfiorare leggermente l’oggetto
richiesto. << Non ci arrivo, le mie mani sono troppo grosse.
>> disse, tirandosi su e
spolverandosi i vestiti impolverati.
<< Provo io. >> propose Anya, acquattandosi
a terra e infilando la mano nella fenditura. << Eccola! >> esclamò
eccitata, tirando fuori una semplice scatolina nera.
Baby Spike, sospirò sollevato. Per fortuna era
ancora qui.
Willow, puoi dire ad Anya di aprirla e porgermela?
Chiese Spike, mentre le sue manine di bambino si
tendevano verso l’oggetto, cosa che prima non aveva fatto. Tutta eccitata,
Anya, si affrettò ad obbedire alle indicazioni datele da Willow. Almeno si
sarebbe saputo cosa conteneva questa di scatola, dato che moriva dalla voglia
di sapere che conteneva anche l’altra.
Aprendola con attenzione, rimase quasi delusa, quando
vide che conteneva una catenina d’oro ed un anello, anche se di foggia molto
antica. Tendendo la scatolina verso baby Spike, cambiò però subito espressione.
La pietra verde, sopra l’anello, aveva preso a illuminarsi e lampeggiare, fino
ad emettere un violento lampo verde, quando le mani del bambino, si posarono
sopra l’oggetto.
Rimasti tutti abbagliati, da quell’improvviso lampo
di luce, quando iniziarono di nuovo a vedere, si resero conto che baby Spike,
si era afflosciato fra le braccia di Buffy, come addormentato, stringendo
ancora nel pugnetto, l’anello che continuava ad emettere una lieve
luminescenza.
<< Spike! >> gridò preoccupata Buffy,
sentendo il suo corpicino ciondolarle fra le braccia ed il suo respiro farsi
ansimante.
<< Che è successo? >> gridarono insieme
Xander ed Angel, accorrendole vicino.
Un forte ringhio però, li costrinse a girarsi. Nel vano
della porta era apparsa una forma inquietante.
<< Un Umbervamp! >> gridarono spaventate
le ragazze, dimentiche di averne uccise a centinaia nella bocca dell’inferno.
**********************
Ancora una volta Spike, si trovò a turbinare
freneticamente, mentre le luci ed i suoni gli penetravano il cervello. Stava
tornando indietro.
Ancora.
Ancora sogni.
Capitolo ventitre: Il
male.
Nella cripta diroccata, si erano levate varie grida.
Urla, confusione, spavento.
Rumori frenetici di piedi che calpestavano il
pavimento coperto di calcinacci.
Buffy si sentiva il cuore in gola e stringeva
spasmodicamente a sé il corpicino inanimato di baby Spike.
Tutta la sua sicurezza di cacciatrice era scomparsa.
Non era più una guerriera, ma solo una donna.
Una donna sola e spaventata.
<< Non possiamo combattere qui! Questo posto
potrebbe crollarci addosso da un momento all’altro! >>
Buffy si riscosse udendo il grido imperioso. Chi era
stato a parlare? Non riusciva più a capire niente. La sola cosa che sentiva e
che riusciva ancora a farle mantenere un minimo di controllo, era il respiro
affannoso di Spiky sul collo. Appoggiando le labbra alla sua fronte, ne avvertì
la gelidità e il sudore che la permeava.
Un braccio che le si posava sulle spalle, le fece
fare un balzo di spavento, per poi calmarla un istante dopo con il suo calore.
Xander.
La stava tirando indietro verso l’interno della
cripta. Una mano si posò sul suo braccio, anche questa umana. Giles. Le si
erano messi ai lati come a proteggerla, come a proteggere anche la piccola vita
che lei teneva fra le braccia. Un singulto le salì alla gola, che le si
restrinse dolorosamente. Dietro di sé percepiva la presenza di sua sorella , di
Cordelia e di Anya, che sembravano guardarle le spalle.
Rumori di lotta e calcinacci che cadevano dal
soffitto, ricoprendo tutto con una fine pioggia di polvere. Che stava
succedendo? Spike?
<< Spike? >> sussurrò, come se
pronunciare quel nome fosse un grido di aiuto, una flebile speranza, che lui
l’avrebbe aiutata ancora una volta. Ma come poteva? Era solo un bambino e stava
pure male. Era lei la più forte adesso, a lei spettava il compito di
proteggere, non di essere protetta. Eppure quella speranza non voleva morire.
Il corpo di baby Spike si tese, come in risposta a
quel grido d’aiuto. La manina che ancora teneva stretta la catenina con
l’anello si contrasse.
E l’anello brillò di nuovo.
Un lampo abbagliante di luce verde si propagò nella
buia cripta, mostrando cosa stava accadendo.
Fu solo un istante e tutto sembrò bloccarsi.
Una delle ragazze era a terra ferita e Lorne stava
cercando di soccorrerla. Le altre avevano circondato l’umbervamp e cercavano di
tenerlo a bada, girandogli intorno. In un angolo vicino alla porta divelta, vi
erano Fred, Wesley, Gunn, e Robin Wood.
Faith ed Angel si davano man forte
contro il vampiro preistorico, mentre Willow si era parata davanti a Buffy e
gli altri erigendo una specie di barriera magica.
Buffy si guardò attorno confusa. Il tempo sembrava
essersi come fermato. Persino la polvere aveva smesso di cadere e rimaneva
sospesa in aria. Quasi le venne da ridere, vedendo la buffa posa in cui era
rimasto Angel, con una gamba alzata mentre stava cercando di colpire il
vampiro, sembrava un cane intento a fare i suoi bisogni.
L’istante dopo, fu di nuovo tutto buio e Buffy si
accasciò a terra con un leggero lamento.
********************
Nausea.
Tutto le turbinava attorno, come in una giostra
impazzita, facendole rivoltare lo stomaco.
Dove era?
Cosa le stava accadendo?
Aveva la sensazione di precipitare in un abisso senza
fondo.
<< Spike. >> gridò con tutte le sue
forze, ma non un suono le uscì dalle labbra, mentre il grido le allagava la
mente.
Stava precipitando.
Stava precipitando, in una fossa senza fondo, senza
luce, senza tempo.
E poi la sentì.
Una mano, grande, forte, che afferrava la sua,
frenando la caduta.
La mano di un uomo.
Del suo uomo.
Lottando per tenere gli occhi aperti, che le
lacrimavano a causa del vento, girò la testa e cercò di fissare quella mano che
la tratteneva.
No, non si era sbagliata. Era la sua mano.
Risalendo con lo sguardo dalla mano, osservò il
polso, l’avambraccio ed il braccio e la spalla forte e muscolosa, che sapeva
essere nascosta sotto lo spolverino nero. Il collo, il mento, le labbra, ed
infine risalì per vedere i suoi occhi. La gola le si serrò ancora in un
doloroso groppo, incontrando quei due pezzi di cielo. Con un singulto si gettò
fra le sue braccia, che l’accolsero frementi.
E tutto riprese a girare.
Solo che adesso non c’era più paura, né dolore, solo
pace.
Ed il suono di un cuore che batteva, il cuore di lui.
Poi tutto sembrò sbiadirsi, come avvolto da una
nebbia, ma non ebbe paura.
Non era più da sola.
*********************
Nella cripta intanto la tensione si era fatta ancora
più forte.
Giles e Xander, sentendo Buffy che si stava
afflosciando sul pavimento, cercarono di sorreggerla. Che diavolo stava
succedendo? Un istante prima vi era stato un nuovo lampo di luce verde, ed un
secondo dopo anche Buffy si era accasciata senza forze come era accaduto prima
con baby Spike.
<< Dobbiamo portarli fuori di qui! Hanno
bisogno di respirare! >> gridò frustrato Giles, tastando il polso di
Buffy e tirando un momentaneo sospiro di sollievo sentendo che se pur
accelerato, era chiaro e forte.
Xander, annuì e cercò di prendere dalle braccia di
Buffy, baby Spike. Sarebbe stato più facile portarli fuori separatamente. Solo
che non gli riuscì. Le braccia di Buffy erano come artigliate al piccolo, che
stringeva sul seno. Comprese che se avesse cercato di liberarlo a forza,
avrebbe potuto fargli del male. Sospirando disperato, si decise a prendere in
braccio sia la cacciatrice che il piccolo in un unico blocco.
<< Qua c’è una crepa, è abbastanza larga da
passarci. >> gridò Anya, indicando frenetica l’angolo destro della
cripta, accorgendosi del fortunato passaggio che aveva trovato, mentre perlustrava
spaventata i dintorni.
<< Presto usciamo di qua! Le ragazze ed Angel
possono cavarsela da soli. >> esclamò velocemente Giles, sospingendo
Cordelia e Dawn, che era scoppiata a piangere vedendo la sorella priva di
conoscenza.
Messe in salvo le ragazze, Giles lanciò un richiamo
verso Willow, che fatto cadere la barriera, corse anche lei verso quella
inaspettata salvezza. Poi fu il turno di Giles di passare, ed una volta
all’esterno si girò per prendere il corpo svenuto di Buffy dalle braccia di Xander,
dato che i tre insieme non riuscivano a passare.
Una volta messi al sicuro Buffy e Spike, anche Xander
si lasciò scivolare nella spaccatura del muro, girandosi un attimo, per dare
uno sguardo alla lotta ancora in corso. Angel, sembrò avvertire quello sguardo
e si girò un istante, facendo un cenno con la mano come per dire che andava
tutto bene e di andare via.
Vedendo Xander lasciare la cripta, Angel, tirò un
sospiro di sollievo. Almeno loro adesso erano al sicuro. Maledizione, quel coso
che aveva davanti era forte come cento vampiri. Come diavolo avevano fatto
Buffy e i suoi amici a decimarne un esercito?
Quando aveva visto Spike accasciarsi fra le braccia
di Buffy, aveva avvertito una stretta dolorosa al petto. Era corso verso di
lei, per accertarsi di cosa stava succedendo, quando quel forte ringhio gli
aveva gelato il sangue nelle vene.
Sospingendo Xander, verso Buffy si era girato per
affrontare quel essere infernale. Gli erano bastati un paio di colpi per capire
che non sarebbe stata una lotta facile. La preoccupazione si era elevata a
livelli altissimi, quando aveva visto anche Buffy accasciarsi a terra.
Adesso però per fortuna erano al sicuro. << Ok,
amico. Vediamo quanto sei duro! >> esclamò riportando tutta la sua
concentrazione sul nemico, ed assumendo il volto del demone. Sentì le ragazze
attorno a sé fremere, come se avessero avvertito il cambiamento. In fondo non
c’era da stupirsene, erano cacciatrici, inesperte forse, ma cacciatrici.
Un paio di ordini secchi, bastarono per farle scattare
in posizione di attacco. Bene, le ragazze si erano riprese dallo shock iniziale
ed ora stavano velocemente recuperando le nozioni imparate. Con la coda dell’occhio, Angel vide con
sollievo che anche gli altri si erano messi in salvo, riuscendo a raggiungere
la porta scardinata.
Ora iniziavano le danze.
********************
Buffy sbatté lentamente le palpebre, aprendo gli
occhi.
Dove si trovava?
La luce era fioca e strane ombre sembravano muoversi
inquietanti attorno a lei. L’aria era pregna di odori rivoltanti, fumo, letame,
che le irritavano la gola. Un gemito strozzato le uscì dalle labbra, sentendosi
di nuovo spaventata.
Poi lo udì.
Il suono lento, ma solido, di un battito cardiaco. E
non era il suo.
Ed un odore conosciuto le raggiunse i sensi.
Spike.
Muovendosi con cautela, si rese conto di essere
ancora avvolta nel suo abbraccio e di posare la testa sul suo torace.
Alzandola lentamente, cercò di focalizzare la sua
immagine, che per il momento gli era ancora annebbiata. Lentamente, i suoi
lineamenti gli apparvero con maggiore nitidezza. Sentì il groppo alla gola
scenderle nello stomaco e gli occhi riempirsi di lacrime.
Quello che aveva davanti non era il bambino che aveva
cullato negli ultimi giorni, ma proprio l’uomo che aveva imparato ad amare. Ed
era vivo.
<< Spike? >> bisbigliò piano, alzando una
mano per sfiorargli quelle labbra che da troppo tempo non toccava. Dio, era
così bello immerso nel sonno, si, sembrava proprio un angelo.
Spike sospirò lentamente, e mosse le labbra in un
sorriso spontaneo, sentendosele toccare. Era inebriato. Il profumo di lei gli
era tutto attorno e lo avvolgeva in un caldo abbraccio. Neppure la puzza che
regnava in quel posto poteva annullare il dolcissimo profumo che sentiva.
Buffy.
<< Buffy? >> sussurrò aprendo lentamente
gli occhi, per rispecchiarsi in quelli di lei. Dio, era così bella, la cosa più
bella che avesse mai visto in vita sua.
<< Sei vero? >> chiese Buffy, guardandolo
con fare sognante.
<< Uh…spero di si. Tu lo sei? >> rispose
Spike, fissando quelle labbra rosee e leccandosi senza rendersene conto le sue.
<< Che ne dici di scoprirlo? >> bisbigliò
Buffy, mentre un caldo languore le si irradiava per il corpo, vedendo la sua
lingua muoversi lenta.
<< Hai sempre delle ottime idee, cacciatrice.
>> disse con voce roca, Spike, prima di stringerla più forte a sé e darle
un bacio mozzafiato.
Finalmente.
Nessuno dei due seppe quanto durò il loro bacio, ma quando
si ritrassero entrambi ansanti, sembrò passato un secolo.
<< Ti amo. >> disse piano Buffy,
forgiandogli a coppa la guancia con la mano.
<< Anch’io ti amo. >> sussurrò Spike,
prendendo e portandosi il palmo della sua mano sulla bocca, per baciarlo.
<< Hai idea di dove ci troviamo? >>
chiese Buffy, riscuotendosi dalla malia in cui era caduta e facendo fare una
risatina a Spike, che riconosceva il tono della cacciatrice. Adorava quando
faceva così, un istante prima miele puro e un istante dopo, freddo acciaio.
L’amava anche per questo.
Guardandosi attorno, Spike cercò di rispondere alla
sua domanda. << Si direbbe una stalla. >> disse, rendendosi conto
delle balle di fieno su cui erano coricati, sopra a un soppalco. Quel posto gli
era stranamente familiare. Un istante dopo si tese, mentre un brivido di gelo
gli correva lungo la schiena.
<< Una stalla? E che ci facciamo in una stalla?
>> stava chiedendo Buffy che si stava guardando a sua volta attorno,
mentre si alzava in piedi e si scuoteva la paglia di dosso. Rialzando la testa
e fissando di nuovo Spike, si rese però conto che c’era qualcosa che non
andava. << Spike? >> gli chiese preoccupata.
Lui rimase in silenzio per qualche istante, la fronte
aggrottata e gli occhi che saettavano attorno.
<< E’ qui che sono morto. >> disse poi
con voce grave.
<< Cosa? >> esclamò confusa Buffy. Stava
per chiedergli cosa intendesse dire, quando, in basso, la porta della stalla
venne spalancata.
Sotto i suoi occhi allargati dallo stupore, vide
entrare un uomo, vestito in una foggia antica. Sembrò non accorgersi di loro,
sembrava sconvolto. Non riusciva a vederlo chiaramente nella poca luce, lui
singhiozzando si sedette su di una balla del piano inferiore, per poi prendere
a strappare con rabbia dei fogli di carta.
Buffy non capiva, istintivamente fece per scendere e
avvicinarsi al nuovo arrivato, quando udì giungere dalla porta una voce, una
voce di donna.
Una voce di donna che conosceva.
Solo che non era una donna.
Era un vampiro.
Drusilla.
Capitolo ventiquattro: Il bene.
Drusilla era entrata silenziosa nella stalla e solo
la sua voce, ne aveva rivelato la presenza.
<< Quale catastrofe può essersi abbattuta dal
cielo per ridurre in lacrime questo vigoroso sconosciuto? >> sembrò quasi
declamare, facendo venire i brividi tutto addosso a Buffy.
Anche l’uomo seduto sulla balla alzò lo sguardo,
quasi spaventato. << Nessuna. Lasciatemi in pace. >>
Buffy si portò una mano alla bocca, soffocando un
grido, quando alla flebile luce ne riconobbe i lineamenti. Spike.
No, non Spike.
William.
Istintivamente rivolse lo sguardo verso la versione
ancora distesa sul fieno accanto a sé. Così simili eppure così diversi. Che
stava succedendo? << Spike? >> chiese riportando la sua attenzione
a quella strana versione dell’uomo che amava.
Spike storse la bocca in una smorfia. Non era
piacevole rivedersi in quel modo, rendersi conto di come fosse stato debole e
sciocco. << A quanto sembra, stiamo facendo un altro dei miei viaggetti
nel passato. >> borbottò con voce cupa, non voleva che Buffy lo vedesse
così, maledizione.
Buffy fissava stralunata William. I capelli
riccioluti di un caldo castano chiaro, gli occhiali che non nascondevano gli
occhi ancora pieni di lacrime. Il suo volto, appariva meno duro di come era
adesso, vi era una dolcezza e una fragilità che raramente era riuscita a vedere
negli anni passati. Eppure vi riconobbe dei gesti che ancora gli erano propri.
Vi era qualcosa di inquietante nell’essere presenti
in quel momento. Spike una volta le aveva raccontato di come era stato
vampirizzato ed ora vi stava assistendo in prima persona. Come era possibile
questo? Erano forse lì per una ragione? Forse…
<< Spike dobbiamo fermarla, lei sta…sta…
>> balbettò frastornata, non riuscendo più a capirci niente.
<< Non possiamo fare niente, love. In questo
momento noi due siamo come due fantasmi. >> le disse piano Spike,
alzandosi da dove era disteso per mettersi dietro di lei ed abbracciarla.
<< Ma… >> tentò di obbiettare Buffy. Era
sicura che se si trovavano in quel preciso momento fosse per una ragione, ma
quale?
Baciandole dolcemente la sommità della testa, Spike
sospirò. << Ti ho parlato dei miei sogni…non so perché ci troviamo qui,
ma credimi…non c’è niente che possiamo fare…loro non ci vedono, non ci sentono,
noi…noi possiamo solo guardare… >> disse con voce sommessa. Avrebbe anche
lui voluto poter far qualcosa. Impedire quel momento che aveva cambiato la sua
esistenza per sempre, che l’aveva trasformato in un mostro. Deglutendo un
fiotto di amara bile, che gli era salita in bocca, riportò la sua attenzione a
quanto stava avvenendo.
Fremendo, Buffy si arrese suo malgrado a quella
logica. Spike aveva ragione, loro non li sentivano, altrimenti, al suono delle
loro voci, i due al piano inferiore avrebbero capito di non essere soli.
Tremando, per un altro brivido di freddo che l’aveva scossa, si rifugiò fra le
braccia di Spike, in cerca di quel calore che solo lui, riusciva a darle, che
fosse vivo o non morto. Lui era lì, con lei, solo questo la rassicurava.
Di sotto, nel frattempo, il dialogo fra i due, stava
andando avanti.
<< Io vi capisco. >> stava dicendo
Drusilla, avvicinandosi lentamente a William con il suo strano incedere e gli
occhi spiritati. << Un uomo circondato da sciocchi che non vedono la sua
forza, la sua lungimiranza, il suo splendore. >> aggiunse come se stesse
recitando e muovendosi come un attrice in un teatro.
<< Vedo anche un pesciolino in fiamme che vi
nuota attorno alla testa. >> disse concludendo e facendo alzare di scatto
William, mentre Spike al piano di sopra, emetteva una silenziosa risata di gola.
<< Non vedo cosa ci sia da ridere! >>
sbottò Buffy, sentendo dietro la schiena, il suo torace sussultare e
comprendendone la ragione.
Stavolta, Spike rise apertamente. << Oddio, ero
proprio un cretino per non essermi accorto subito che Dru era matta come un
cavallo! >> Sghignazzò, aggiudicandosi uno sguardo severo da parte di
Buffy. << La parte del pesciolino non me la ricordavo. >> aggiunse
facendo uno dei suoi soliti ghigni.
Suo malgrado, Buffy sentì le labbra arricciasi in un
sorriso. << Si…beh…eri sconvolto, si vede. >> disse con voce dolce,
appoggiando la testa al suo torace, mentre fissava attenta gli occhi ancora
pieni di lacrime di William, che stava retrocedendo verso il fondo della
stalla.
<< Non avanzate oltre. Ho sentito parlare dei
borseggiatori di Londra. Non avrete i miei soldi. >> stava dicendo,
assumendo un espressione spaventata che non aveva mai visto sul volto dello
Spike che conosceva.
<< Non mi servono i vostri soldi. La vostra
ricchezza si trova qui e qui. Nello spirito e nella fantasia. >> stava
intanto dicendo Drusilla, mentre si avvicinava pericolosamente a William e gli
toccava il torace e la fronte.
Buffy si tese, rendendosi di nuovo conto, di stare
per assistere ad una tragedia. Ora lo sguardo di William non era più
spaventato, ma quasi intrigato. Maledizione, se solo vi fosse stato un modo per
intervenire. Le braccia di Spike la cinsero più stretta, avvertendo la sua
tensione, e lei vi si abbandonò con un gemito.
<< Voi attraversate mondi che altri non possono
nemmeno immaginare. >> disse ancora Dru.
<< Si…Volevo dire, no. Mia madre mi sta
aspettando. >> disse William, scuotendo la testa come per schiarirsela.
E Buffy capì.
Drusilla stava utilizzando le sue capacità ipnotiche
per sottomettere il giovane uomo davanti a lei.
Un uomo semplice e buono, ingenuo e fragile.
Un uomo che aveva imparato a conoscere
lentamente, soprattutto da quando Spike
aveva ripreso la sua anima per lei. Si, adesso Buffy riusciva a riconoscere
quanto di William fosse rimasto dentro Spike.
La capacità di amare era rimasta sempre la stessa,
ormai lo aveva ammesso con sé stessa da tanto tempo. Così come la sua
fragilità, che era stata però spesso nascosta dal suo lato demoniaco e dalla
sua ironia.
La sua ironia.
Quel suo modo di sbeffeggiare sempre tutto e tutti,
che spesso le aveva strappato suo malgrado una risata. Ora comprendeva che era
stato soltanto un muro dietro cui lui aveva nascosto la sua profonda
sensibilità.
Sensibilità, che si era rivelata maggiormente da
quando aveva ripreso l’anima.
L’anima non gli aveva donato niente che lui già non
avesse. Ora Buffy se ne rendeva pienamente conto. Aveva soltanto agito come
catalizzatore dei suoi sentimenti. Sentimenti che Spike aveva sempre posseduto,
al contrario di Angel, che privo dell’anima ne era assolutamente privo.
Questo la fece sentire una volta di più in colpa e al
tempo stesso grata per quell’amore che lui le aveva rivolto. Fu quindi con un
groppo di pianto nella gola, che Buffy,
si accinse a continuare a seguire quella scena grottesca e dolorosa.
<< Io so cosa volete. Qualcosa di brillante e
scintillante. Qualcosa di…fulgente. >> stava continuando a dire Drusilla,
mentre lo sguardo di William si accendeva a quelle parole.
<< Rifulgente. >> disse infatti, con voce
quasi sognante.
Buffy soppresse un singhiozzo, mentre alla mente le tornava
vivido un ricordo. Spike, quasi impazzito per colpa della sua anima, che nella
cantina del liceo pronunciava quella parola, per poi mettersi a parlare da
solo. Che significato aveva? Perché nel sentirla provava come una stretta alla
bocca dello stomaco? Non poteva essere una coincidenza, lei alle coincidenze
non ci credeva.
<< Lo volete? >> stava sussurrando
invogliante Drusilla, fissando attentamente William davanti a sé.
<< Sì. Sì, lo voglio. >> rispose lui,
quasi fremente.
Un istante dopo, Dru, assunse il volto della caccia e
si allungò verso di lui, mordendolo quasi dolcemente sul collo, facendogli
emettere delle leggere grida di dolore.
Ma William, non si ritrasse, anzi, abbracciò il
vampiro davanti a sé, lasciandosi andare e chiudendo gli occhi.
Buffy non resistette più a quella vista, che andava
contro tutto quello che aveva dentro, la cacciatrice, la donna. Girandosi di
scatto, seppellì il volto nello spolverino nero di Spike, cercando di annullare
i gemiti che sentiva provenire dal piano inferiore e cercando di concentrarsi
solamente sul battito che adesso sentiva provenire dal suo torace.
Spike sospirò, e l’avvolse più stretta fra le
braccia, prendendo ad accarezzarle dolcemente la schiena. Non era piacevole
neanche per lui assistere alla sua stessa morte. Il pensiero del male che
avrebbe compiuto da quel momento in poi, fece ardere di nuovo la sua anima nel
petto. Le leggere lacrime che sentì però posarvisi, placarono lievemente
quell’incendio.
Di una cosa era certo adesso. Se questo non fosse mai
avvenuto, non avrebbe mai conosciuto Buffy, non l’avrebbe amata e non sarebbe
adesso riamato da lei. Così, mentre William si perdeva fra le braccia
dell’oscura signora, Spike, ritrovava sé stesso fra quelle di Buffy.
*******************
All’esterno della cripta, il gruppetto si era fermato
in un largo spazio erboso. Gli occhi di tutti erano fissi su Buffy e Spiky
distesi per terra e ancora incoscienti. Che diavolo era successo? Non bastava
che fosse stato il piccolo a sentirsi male, ma adesso persino Buffy sembrava
averlo seguito.
<< Niente da fare, non riesco a raggiungere le
loro menti. E’ come se adesso entrambi si trovassero in una realtà parallela.
>> esclamò Willow, sconsolata, scuotendo la testa e allargando le braccia
in un gesto di impotenza, per poi restringersele sul torace.
<< Non angustiarti, Willow. Tu hai fatto quello
che potevi. >> disse Giles, stringendole con fare consolatorio un
braccio. Nella sua voce, si poteva però avvertire una nota preoccupata.
<< Forse sono partiti per uno di quei sogni di cui Spike aveva parlato.
Se le cose stanno così possiamo solo aspettare…anche se non comprendo perché
questa volta vi sia rimasta coinvolta anche Buffy… >>
<< Beh perlomeno sono insieme no? >>
sentenziò Anya, con suo tipico modo di sdrammatizzare tutto.
<< Già…perlomeno sono insieme… >>
borbottò Xander, cercando di apparire più ottimista di quanto non si sentisse
in realtà. Stringendo le spalle di Dawn, che ancora era tremante e impaurita da
quanto era accaduto, cercò di farle forza. << Su, forza! Non dobbiamo
preoccuparci. Questi due insieme sono una forza! >> le disse, e lei
smettendo di singhiozzare si asciugò le lacrime con una mano.
<< Si, andrà tutto bene, Deve andare tutto
bene… >> bisbigliò Dawn, cercando di fare un sorriso stiracchiato.
<< …ma gli altri dove sono? >> aggiunse, dando voce ad una domanda
che riportò l’attenzione di tutti su quanto stava avvenendo nella cripta.
Inevitabilmente gli sguardi si spostarono in quella direzione.
<< Sta arrivando qualcuno…. >> esclamò
Giles con voce decisamente preoccupata. Sperava solo che non fossero nemici,
dato il fatto che il quel momento erano indifesi. << …se solo avessimo
delle armi… >> borbottò a voce bassa, per non allarmare gli altri.
<< E’ Fred! E ci sono anche Wesley, Gunn e
Lorne… >> esclamò Willow, riconoscendo la ragazza.
<< Bene, almeno potrà dare un occhiata a Buffy
e Spike. >> disse tirando un sospiro di sollievo Giles, per poi
rilasciare i muscoli, che si erano tesi in attesa di un possibile attacco.
Non vi furono bisogno di spiegazioni, Fred, non
appena raggiunto il gruppetto, si mise subito all’opera, auscultando il battito
cardiaco ed il respiro dei due ancora incoscienti, distesi a terra. << A
prima vista sembra che stiano dormendo…il battito è regolare, solo leggermente
accelerato ed anche la respirazione è buona. >> decretò, osservando i due
ancora stretti l’una con l’altro.
Un mormorio di sollievo si sollevò dal gruppo. Ora
c’era solo da aspettare.
Cinque minuti dopo, anche Angel e gli altri li
raggiunsero. << Uff…dio, odio quei cosi. Quello poi era più forte del
solito. Chissà, forse si era pappato qualcuno dei giornalisti, era decisamente
in forma. >> sbottò Faith, con il
suo solito tono ironico, lasciandosi cadere a terra senza fiato accanto a Wood
e posando la testa sulla sua spalla.
<< Ora che si fa? >> chiese Robin,
abbracciandola e posandogli un bacio sulla tempia, mentre con gli occhi non
lasciava un secondo la donna ed il bambino, distesi a terra vicino a lui.
<< E’ evidente che rimanere qui è troppo
pericoloso. Chissà quanti di questi vampiri primitivi sono riusciti a fuggire
prima del crollo di Sunnydale. Personalmente proporrei di tornarcene a Los
Angeles. >> rispose Angel, stringendo fra le braccia Cordelia, che pochi
istanti prima gli era corsa incontro.
<< Ehi! Un momento, aspettate! >> disse
stizzosamente Gunn << Siamo venuti fin qui, perché il moccioso lo voleva.
E a cosa è servito? Qualcuno di voi lo ha capito? E tu ora dici di tornarcene a
casa…come fai a sapere se tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto?
Vogliamo tornare a casa? Bene! Mi va benissimo, ma chiariamoci, se per qualche
motivo poi si deve tornare in questo maledetto posto, io non ci sto, non
contate su di me, chiaro? >> quasi gridò.
Gli altri lo ignorarono tranquillamente.
<< Sì, penso anche io che tornare a Los Angeles
sia la cosa migliore. >> dichiarò infatti Giles, guardando Angel, facendo
al contempo finta di non aver udito lo sfogo dell’uomo di colore.
Annuendo con la testa Angel, lasciata Cordelia, si
piegò su Buffy e Spike e prendendoli insieme in braccio, iniziò a dirigersi
dove avevano lasciato gli automezzi. Così come all’andata, il gruppo si mise in
fila indiana, lasciando per ultimo, un arrabbiato e decisamente demoralizzato,
Gunn.
<< Ma io
che parlo a fare? >> si chiese, abbassando scoraggiato le spalle,
mettendosi in marcia.
La risatina di Lorne che gli giunse agli orecchi, non
lo aiutò per niente.
*******************
William ora era riverso a terra, mentre Drusilla
alzava dal suo collo la bocca ed i denti affilati ancora macchiati dal suo
sangue. Era giunto il momento dello scambio. Tracciandosi con le unghie una
linea rossa sul polso, lo mise quasi a forza fra le labbra di William, che
prese a succhiare con forza, per poi lasciarsi ricadere privo di forze a terra,
serrando gli occhi ed esalando un lungo respiro.
Come in risposta a quel suono, Drusilla si rialzò
canticchiando una strana nenia e si avviò verso la porta della stalla, per
scomparire subito dopo.
Riscuotendosi dalla tristezza, che l’aveva invasa,
Buffy si scostò da Spike, tirando su con il naso e cercando di recuperare il
controllo. Sotto di sé, vedeva disteso a terra solo il corpo ormai privo di
vita di William. << Dov’è finita Drusilla? >> chiese guardandosi
attorno e non trovandola.
<< Oh, beh…qui vado ad intuito…Penso che sia
andata a cercare una pala. >> le rispose Spike, scrollando le spalle.
<< Una pala? >> chiese allibita Buffy.
<< Uhm…si…credo…Tutto quello che ricordo è che
mi sono risvegliato sotto terra. Dru ha sempre avuto la strana convinzione, che
un vampiro debba uscire dalla terra, scavando con le mani. Come se questa cosa
lo rendesse più forte, più vero…D’altronde è sempre stata decisamente pazza!
>> quasi ghignò Spike.
Buffy fletté le dita delle mani, mentre un altro
ricordo l’assaliva. Il suo stesso ritorno alla vita, quando era dovuta uscire
con le sue sole forze dalla tomba. In effetti, Spike all’epoca le aveva
rivelato di aver dovuto fare lo stesso.
Adesso, però, si sentiva come stranamente attratta
dal corpo senza vita, disteso a terra. Senza pensarci, si sedette sul soppalco
e fece ciondolare nel vuoto le gambe.
<< Che vuoi fare? >> chiese Spike,
vedendola saltare al piano terra ed avvicinarsi a William.
<< Mi si è appena presentata l’opportunità per
vedere come eri, per così dire “nature”,
e vuoi che me la lasci scappare? >> gli rispose lei, vivacemente,
facendo roteare gli occhi e scuotere la testa
a Spike. Nonostante la sua battuta arguta, Buffy aveva però un
espressione seria, ed i suoi occhi erano fissi su William.
Vi si avvicinò con circospezione, dando un veloce
sguardo dietro le spalle per assicurarsi che Drusilla non stesse già tornando,
per poi riportare tutta la sua attenzione al corpo. Era tale la sua
concentrazione, che sobbalzò al tonfo che fece Spike, scendendo anche lui al
piano inferiore.
Sopprimendo il grido di spavento che aveva sentito
sorgerle sulle labbra, si girò per guardarlo con espressione cupa e accusatoria.
<< Scusa… >> si sentì quasi in dovere di dire lui. <<
…Ok…forza, fatti due risate… >> aggiunse indicando sé stesso steso a
terra, con sguardo mogio.
Reprimendo un sorriso che gli era giunto spontaneo, Buffy
si avvicinò cautamente, esaminando ogni dettaglio, dagli abiti che indossava al
volto. << Portavi gli occhiali…non lo avrei mai detto…sembri quasi un
intellettuale…carino però! >> esclamò, quasi ridacchiando, quando sentì
uno sbuffo dietro le sue spalle. << Bei riccioli! >> aggiunse
implacabile, per trattenere il fiato un secondo dopo.
William, aveva spalancato improvvisamente gli occhi.
<< E’ ancora vivo! >> sussurrò a corto di
fiato Buffy, facendolo trattenere anche a Spike.
<< Rifulgente! >> esclamò a voce bassa
William, mentre guardava con occhi appannati verso Buffy.
<< Oddio, mi sta vedendo! >> quasi gridò
Buffy, sentendo su di sé il suo sguardo.
<< Non è possibile >> rispose Spike,
mentre aggrottava la fronte confuso. Questa parte proprio non se la ricordava.
<< Ti dico di sì! >> ribattè decisa
Buffy, senza distogliere un attimo gli occhi da quelli dell’uomo disteso a
terra, che parlò confermando la sua tesi.
<< Chi siete o splendida creatura? Mai ho
veduto qualcuno di tanto splendente. >> disse infatti William, con voce
flebile, mentre rimirava il volto di Buffy, illuminato dalla calda luce delle
lampade ad olio. << La luce che emanate, mi permea e riscalda,
mentre al contempo sento le tenebre che
mi avvolgono. Se avete un minimo di pietà, vi supplico…ditemi chi siete.
>> aggiunse quasi rantolando verso la fine.
Buffy deglutì dolorosamente. Che significava questo?
Come era possibile che lui la stesse vedendo? Osservando però una lacrima che
aveva preso a scorrergli sulla guancia incavata, ruppe gli indugi. Stava
morendo, lo sentiva. Il minimo che poteva fare era esaudire quell’ultimo
desiderio.
Forse stava già sovvertendo la storia, non poteva
dirgli il suo nome, ma almeno poteva dirgli una parte della verità. <<
Sono
Il leggero annuimento della testa di William, ed un
lieve sorriso che gli distese le labbra, ancora macchiate dal sangue di
Drusilla, le fece capire di aver fatto la cosa giusta, almeno sarebbe morto in
pace, per quanto poteva valere, dato che si sarebbe risvegliato come vampiro.
<<
Ora era veramente morto.
Spike che aveva trattenuto tutto il tempo il respiro,
nel vedere quella scena di cui non aveva mai avuto memoria, si sentì girare la
testa. Il loro tempo in quel luogo stava per terminare, lo sentiva. Così come
sentiva dei passi che si avvicinavano.
<< Presto, honey…prendi la mia mano. Il viaggio
sta per riprendere, ed è meglio affrettarci, sento che sta arrivando qualcuno e
sinceramente preferirei non ritrovarmi faccia a faccia con Dru. >> disse
con voce rauca, tendendo la mano verso Buffy.
Sentendo lei stessa, che Spike aveva ragione, Buffy,
si asciugò furtivamente la lacrima che le era scesa mentre parlava con William
e girandosi si aggrappò alla mano di Spike. Mentre lui l’avvolgeva in un
abbraccio e tutto iniziava di nuovo a turbinare attorno a loro, gettò un ultimo
sguardo verso il corpo disteso, chiedendosi di nuovo le conseguenze che avrebbe
avuto quanto era appena successo.
L’istante dopo che Buffy e Spike, si erano
volatilizzati, Drusilla rientrò ancora canterellando nella stalla, ghermendo
nella mano destra la pala e prendendo a scavare una fossa, accanto al corpo
senza vita.
Capitolo venticinque: L’equilibrio.
Il pulmino della scuola, avanzava a scossoni sulla
pista per immettersi nella strada.
Adesso aveva due nuovi occupanti.
Infatti, dato che si era reso impossibile staccare
Buffy da Spike e viceversa, il gruppo era giunto alla conclusione che fosse
meglio distenderli nel corridoio fra i sedili dell’autobus, oppurtunatamente
reso più comodo da un paio di cuscini e da delle coperte. Sistemarli sui sedili
posteriori dell’auto di Angel avrebbe potuto difatti rivelarsi pericoloso, dato
che la cintura di sicurezza non riusciva a cingerli entrambi e quindi a
sostenerli.
Xander, seduto su una poltroncina di lato ai due,
fissava con occhio di falco il piccolo, che adesso sembrava dormire serenamente
avvolto nell’abbraccio di Buffy, con la testolina posata sul suo petto ed un
braccino che le cingeva il collo. Poco dietro, Fred, stava medicando la
cacciatrice che si era ferita. Per fortuna era stato un colpo di striscio, che
non aveva arrecato molti danni a Rona, solo il braccio destro presentava un
paio di lacerazioni degli artigli dell’umbervamp che l’aveva ghermita.
Arrivati sulla strada, e incontrato la lineare
carreggiata, Wesley, che aveva preso il posto di guida al posto di Giles che
aveva preferito rimanere vicino alla sua cacciatrice, tirò un sospiro di
sollievo e accese i fanali, tenuti fino a quel momento spenti. Finalmente
vedeva bene dove stava andando, se non fosse stato per la figura dell’auto di
Gunn, davanti a sé, che seguiva quella di Angel, si sarebbe perso in quel buio
pesto. Un cartello poco più avanti indicò le miglia che mancavano a Los
Angeles, a casa.
Lentamente, all’interno dell’automezzo i rumori
diminuirono. Le voci ed i fruscii si affievolirono. Wesley guardando nello
specchietto, si rese conto che alcune cacciatrici si erano rilasciate contro le
poltroncine ed avevano preso a dormire. Gli sembrava quasi di essere tornato a
quando era studente ed era andato in gita scolastica. La sensazione che provava
era la stessa del ritorno dalla gita, solo che adesso era lui a guidare, ed era
meglio che si mantenesse sveglio.
La testa di Fred, che venne a posarsi sulla sua gamba
destra, per poco non gli fece perdere il controllo e riattivare tutti i sensi.
<< Ti dispiace se mi appoggio? >> chiese lei, che si era seduta sulla pedana
dell’autista dandogli le spalle e tirando la testa indietro per guardarlo dal
basso.
<< No. >> il suono di quella minuscola
parola di due lettere, gli uscì quasi strangolato. Averla lì accanto a sé era
meglio che bere ettolitri di caffè forte. << Ma non staresti più comoda
seduta sui sedili? Il posto non manca… >> si sentì però di dover dire a
causa della sua gentilezza innata, mentre sperava disperatamente che la sua
risposta fosse negativa.
<< Uhm…no…mi piace di più qui! >> rispose
Fred, strusciando leggermente la guancia sulla sua gamba.
“Sì, sì,sì!” pensò Wesley, decisamente su di giri, mentre
si sentiva invadere da meravigliosi pizzicorii per tutto il corpo.
Improvvisamente tutta la voglia di tornare presto a casa era sparita, adesso
desiderava soltanto che quel viaggio durasse in eterno.
********************
Il vortice stava rallentando, per poi fermarsi del
tutto.
Buffy, barcollò per un istante e si aggrappò alle
forti braccia di Spike per mantenere l’equilibrio. Questi viaggi erano
veramente allucinanti, un altro po’ e avrebbe rimesso il cuore e gli occhi.
E adesso dove erano finiti?
L’aria attorno a loro era ancora densa dei fumi che
uscivano dai comignoli delle case.
Carbone.
Sembrava che la fuliggine coprisse ogni cosa, le
strade ed i marciapiedi, persino le carrozze che passavano sui lastroni di
pietra, avevano la vernice opaca e sporca.
Il pallido sole che filtrava dalle nubi, non aiutava,
dando una luce grigiastra ad ogni cosa.
Beh perlomeno adesso era giorno, e non notte. Le
dieci o l’undici di mattina all’incirca, a vedere dalla posizione del minuscolo
disco pallido nel cielo.
<< Ancora Londra…ma vai a sapere in che
periodo… >> borbottò Spike, guardandosi attorno e riconoscendo i paraggi.
<< … Vieni, è meglio spostarsi di qui, questa zona è sempre stata
considerata malfamata. >> aggiunse prendendo Buffy per un braccio e
tirandola verso un vicolo.
Seguendolo docilmente, Buffy, si chiese il perché
avesse un espressione tanto chiusa e irritata. << E’ perché ti ho visto
quando eri umano? >> gli chiese, arricciando il naso all’odore pungente
di escrementi di cane che impregnava l’aria.
Spike scosse la testa senza dire niente, ma un
secondo dopo, la trasse all’interno di una nicchia. << Shh…sta arrivando
qualcuno. >> le bisbigliò piano, ma deciso.
Buffy rimase in silenzio, addossata a lui che cercava
di coprirla alla vista con il corpo. Vedendo passare due tipi loschi, che non
li degnarono di uno sguardo, tirò un sospiro di pensiero, per poi, pensare e
dire improvvisamente: << Ehi! Ma perché ci nascondiamo? Non avevi detto
che eravamo come fantasmi? >> mantenendo però il tono basso, tanto per
sicurezza.
<< Considerando quello che è appena
successo…non so più cosa pensare…forse questa volta possono farlo…e tu non sei
esattamente vestita per l’epoca >> le rispose cupo Spike, guardando i
jeans che lei indossava, per poi affacciarsi per vedere se la strada era
libera, ed incominciare di nuovo a camminare.
<< Beh, scusami tanto se ai tuoi tempi le donne
non portavano i pantaloni…io appartengo ad un altro secolo, ricordi? >>
gli rinfacciò acidamente Buffy, a cui non era piaciuto il tono precedente.
Vedendo Spike irritato, si arrabbiava anche lei di conseguenza. Il fatto che
anche questa volta lui si limitasse a scuotere le spalle, senza dire niente la
fece infuriare. Qui c’era qualcosa che non andava. Cosa?
Afferrandolo per un braccio e tirandolo con forza
verso di sé per girarlo ed affrontarlo, decise che era giunta l’ora di mettere
in chiaro le cose. << Si può sapere che diavolo ti prende? >> quasi
gli urlò in faccia, per poi sbatterlo contro il muro. << E’ da quando
siamo arrivati qui che ti comporti in modo strano, ed io non ho voglia di
giocare agli indovinelli! >> aggiunse fissandolo arcigna negli occhi.
Sorprendentemente quell’atteggiamento violento, destò
una reazione diversa da quella che si era aspettata.
Spike sorrise.
Era un sorriso però venato di tristezza, con una mano
le mise a posto una ciocca di capelli dietro l’orecchio, per poi prenderle la
guancia.
<< Sei sempre la stessa, Cacciatrice. >>
disse piano, con sguardo quasi trasognato.
Buffy notò qualcosa di strano nel modo in cui aveva
pronunciato la parola “Cacciatrice”, ma non gli fece altre domande, si limitò a
fissarlo ed a incrociare le braccia sul petto in attesa.
Spike toltole la mano dal volto, se la passò incerto
fra i capelli, mentre cercava di parlare, ma per un paio di volte le labbra si
mossero ma non ne uscì un suono.
<< Non me lo ricordavo… >> esalò
finalmente, per poi addossarsi contro l’umido muro alle sue spalle, e serrare
gli occhi.
<< Non ricordavi cosa? >> gli chiese più
dolcemente Buffy, posandogli una mano sul petto.
<< Di averti vista lì…nella stalla…prima di
morire…non lo ricordavo. >> rispose lui con voce tesa, afferrando quella
mano.
<< Beh…è appena successo…come facevi a
ricordartelo? Anzi mi chiedo se il fatto che sia successo adesso, possa aver
portato dei cambiamenti nel nostro futuro. >> cercò di consolarlo lei,
pur non comprendendo a fondo quale fosse il problema.
Spike scosse la testa. << No. Non capisci? Non cambierà
niente, non è cambiato nulla. Non doveva cambiare nulla. >> le disse
quasi agitato.
Buffy adesso era decisamente confusa. << Che
intendi? >>
<< Era destino, capisci? Era destino che prima
o poi Tu arrivassi in quel
momento. Io dovevo vederti. >> cercò di spiegarle lui.
<< Da cosa ti viene questa convinzione?
>> chiese quasi intrigata Buffy, rendendosi conto delle implicazioni
intrinseche che esistevano, se lui aveva ragione. Perché se era così,
significava… Buffy, si rese conto che non era ancora pronta per dare voce a
quell’idea, che le era passata per la mente. Prima voleva capire.
<< Allora? >> lo incitò, vedendo che non
rispondeva.
Spike prese un profondo respiro, cercando di trovare
le parole giuste per spiegarsi. << Ti ricordi di quella volta, che ti
raccontai di come avevo saputo delle cacciatrici? >> le chiese, invece di
rispondere direttamente.
<< Te lo aveva detto Angel, se non sbaglio…ma
che c’entra? >> adesso Buffy era di nuovo confusa, non capiva cosa
c’entrasse quella storia.
<< Già, Angel… >> rispose Spike,
guardando oltre lei, come se tornasse a quel periodo e rivedesse la scena.
<< …Quando Angel me ne parlò, ricordo che fui preso come da una frenesia.
Volevo trovare la cacciatrice a tutti i costi, non ne sapevo nemmeno io la ragione…sapevo
solo che volevo e dovevo trovarla. Dru poi mi parlò del vostro
sangue, di come sia forte e ci doni incredibile energia, così mi dissi che era
per quello che la cercavo, perché era il mio nemico naturale ed il pasto
migliore per un vampiro. >> concluse amaramente.
Buffy ebbe la tentazione di ricordargli che si era
fatto due spuntini con due cacciatrici, ma comprese che non era il momento
adatto per battutine di spirito, adesso non le avrebbe prese come tali.
<< E allora? >> si limitò a chiedergli, riportando la mente
sull’argomento in corso.
<< Allora…non era per quello! >> quasi
ringhiò Spike, prendendo a camminare avanti ed indietro, con lo spolverino che
si sollevava ad ogni passo. << La verità era, che stavo cercando te!
>> sbottò, fermandosi di scatto davanti a lei.
<< Me? >> chiese Buffy, con gli occhi
allargati dallo sconcerto.
<< Già! Non ricordavo niente di quello che era
successo nella stalla…quello che è appena successo…ma nel mio intimo,
doveva esserci rimasto qualcosa…e quando Angel mi parlò della cacciatrice,
scattò come una molla dentro di me, che mi diceva che dovevo trovarti…che tu
eri lo spiraglio di luce, il raggio di sole che desideravo. Là…in quella stalla
lo avevo capito…mi era bastato guardarti un attimo per capire che eri Tu…ma
poi lo avevo dimenticato… >> disse Spike gesticolando e cercando di farle
capire come stessero le cose.
Buffy ansimò a quella rivelazione, che la colpiva nel
profondo. Allora la sua idea, che in qualche modo lei e Spike fossero destinati
da sempre ad incontrarsi, per non dire altro, non era sbagliata né folle. Al
contrario, adesso appariva perfettamente logica, tutto quadrava. << Ti
riferisci alle parole di tuo padre, quelle che hai sentito nel sogno? >>
gli chiese ricollegando le sue parole ai sogni precedenti.
Spike annuì. << Sì, tutto torna non vedi?
L’oscura signora della notte che doveva prendermi nel suo abbraccio, era
Drusilla. E tu…tu eri lo spiraglio di luce che mi avrebbe portato fuori
dalle tenebre. Era destino…ti avevo persino vista…ma non me ne sono ricordato.
Se poi penso che Dru fin dall’inizio mi aveva detto che io ero stato
conquistato da te…MALEDIZIONE! Se solo non lo avessi scordato, non avrei fatto
tutto quel male… >> il suo tono era un misto di frustrazione e rabbia, tanto
che Buffy si aspettava quasi di vederlo assumere il volto della caccia, ma non
avvenne.
<< E’ passato, Spike. >> gli disse con
voce calma, afferrandolo per la vita e abbracciandolo forte. << E’ inutile
stare a rinvangarlo…non serve. Se questa esperienza mi ha insegnato qualcosa, è
che tutto questo doveva succedere, sia nel male che nel bene. E’ finita, mi hai
trovato ed io ho trovato te, ora pensiamo piuttosto a come andare avanti.
>> gli sussurrò piano con le labbra sul suo torace.
Spike, resistette qualche istante, prima di abbassare
le braccia ed avvolgerla a sua volta in un abbraccio, tuffando il volto fra i
suoi capelli ed aspirandone il dolce profumo.
<< Ti ho trovata. >>
Buffy, alzò la testa e sorrise al tono misto di
incredulità e eccitazione presente nella sua voce. Sempre sorridendo, alzò il
volto per baciarlo dolcemente.
Il bacio venne però interrotto pochi momenti dopo,
senza avere il tempo di diventare appassionato, nel vicolo stavano infatti
entrando tre persone.
Spike sospinse Buffy all’interno di una porticina e
sbuffò quando vide i tre che vi si fermavano proprio davanti, sperò soltanto
che non dovessero entrare.
Sbirciando da una fessura, diede uno sguardo verso
l’esterno.
Che strano, due di quei tizi erano decisamente
assurdi.
Il respiro gli si mozzò in gola, quando si rese conto
di chi era il terzo.
Suo padre.
Sembrava leggermente più giovane di quando lo aveva
visto nei sogni precedenti.
Alla sua destra gli arrivò una piccola esclamazione
da parte di Buffy, anche lei si era messa a sbirciare da un'altra fessura.
<< Sei tu? >> gli chiese incerta. Con la poca luce non riusciva a
distinguere bene, ma le sembrava che gli occhi dell’uomo brillassero di una strana
luce verdognola.
<< No, è mio padre. >>
<< E’ identico a te…a parte gli occhi… >>
bisbigliò ancora lei, incredula.
<< Shh…voglio sentire quello che dicono.
>> le intimò Spike e lei pur avendo mille domande, si rese conto che
aveva ragione, era meglio ascoltare.
<< Hai capito tutto? >> stava chiedendo
uno di quei tizi strani.
<< Sì, tutto chiaro. Ho a disposizione quattro
anni per trovare la donna giusta ed avere un figlio. Poi devo andarmene
lasciando l’anello. Ma di lei, che ne sarà? >> rispose suo padre, rialzando
la testa che aveva tenuto china mentre parlava, per poi porre quella domanda.
<< Sarà la madre del campione…quindi alla sua
morte, otterrà il riconoscimento che le spetta . >> gli rispose l’altro
tizio, rivelando di essere una donna, anche se era la più strana fra quelle che
Spike avesse mai visto.
Le sue parole però lo impietrirono. Stava parlando di
sua madre! Che riconoscimento? Si chiese preoccupato, avendo la forte
tentazione di uscire dallo sgabuzzino angusto in cui si trovava e chiederlo
direttamente. Per fortuna non si rese necessario.
<< Per lei è già stata scelta, una adeguata
sistemazione in una dimensione paradisiaca, comunque vadano le cose.
>> rivelò infatti l’uomo.
E mentre il padre di Spike, tirava un sospiro di
sollievo a quelle parole, Spike stesso si sentì avvolgere da una vampata di
calore.
Sua madre era salva.
Non un demone condannato all’inferno, a causa sua.
Ma in pace.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime di sollievo e
felicità. Quel “comunque” la diceva lunga, ma soprattutto gli toglieva un peso,
che si era portato dietro per secoli, dal cuore. Buffy sembrò intuire il suo
stato d’animo e senza dire niente, gli sorrise e gli strinse la mano.
<< Vedo però, che c’è ancora qualcosa che ti
turba, di che si tratta? >> stava intanto chiedendo la donna al padre di
Spike.
<< E’ per via dell’anello…non sono sicuro…e se
me lo rubassero? Di questi tempi ci si può aspettare di tutto…ed io in questa
forma non sono in grado di difendermi adeguatamente. >> rispose lui,
palesando le sue preoccupazioni.
<< Non temere…nessuno conosce il valore di
questo anello, neppure i Senior Partners. Nemmeno loro sanno che è la chiave.
Per quanto riguarda poi gli altri, non lo noteranno nemmeno…penseranno che è un
oggetto senza valore e quindi le possibilità che te lo possano rubare sono
minime. Certo un rischio esiste, ma dobbiamo correrlo se vogliamo fare in modo
che l’equilibrio delle forze non venga compromesso. L’importante è che il
campione ne venga in possesso e sappia cosa farne. >> lo rassicurò la
donna.
<< Spike? >> bisbigliò Buffy,
riconoscendo l’anello fra le mani del padre di Spike come quello che Anya aveva
tirato fuori dalla cripta. Quell’anello era una chiave? Come Dawn o qualcosa di
diverso? E che c’entravano i Senior Partners?
Lo sguardo di Spike invece si era accesso
ulteriormente udendo quelle parole, ora capiva, pian piano i ricordi gli
tornavano alla mente e adesso sapeva esattamente cosa fare. Prima però, che
potesse rispondere a Buffy, si sentì di nuovo tirare, tutto attorno a lui stava
svanendo ed afferrò con forza la mano di Buffy per condurla con sé, ovunque
fossero ora diretti.
******************
Il pulmino della scuola, era appena passato oltre un
cartello che indicava che a Los Angels mancavano
Xander, aveva cercato di sonnecchiare con un occhio
aperto e uno chiuso, per poter continuare a studiare i due che ancora dormivano
placidamente nel corridoio. Peccato che avendo un occhio solo, la cosa si era
rivelata abbastanza difficile.
Un lieve movimento da parte di Buffy lo risvegliò
all’istante dalla sonnolenza che lo aveva colto.
Un altro movimento, ma questa volta da parte del
piccolo.
<< Ehi! >> esclamò a voce bassa. <<
Credo che si stiano svegliando. >> annunciò a tutti i presenti che si
riscossero dalle loro posizioni.
Buffy sbatté gli occhi, aprendoli e tornando alla
realtà. Per un istante ebbe un sussulto, non comprendendo dove si trovasse, ma
poi il sentire il caldo corpicino di baby Spike adagiato su di sé, la confortò.
Ovunque fossero, erano ancora insieme.
<< Bu! >> la chiamò il piccolo, facendola
sorridere.
Maledizione, sono tornato ad essere un moccioso. Beh
almeno nel sogno ho potuto abbracciarti e baciarti, love.
Pensava Spike, che ritrovandosi di nuovo nei panni
dell’infante, li sentiva stretti.
<< Tutto bene? >> chiese Dawn alla
sorella.
Buffy annuì, cercando di tirarsi su piano, aiutata
anche da Xander e Giles che le erano accorsi accanto. << Il viaggio è
stato uno schifo, ma abbiamo capito tante cose interessanti. Dove siamo?
>> chiese guardandosi attorno.
<< Che cose? >> chiese subito Giles
interessato.
<< Vicino a Los Angeles, dopo che tu e Spiky vi
siete addormentati, abbiamo pensato che era meglio farvi ritorno. >> le rispose
invece Willow, che si era fatta da parte per permettere a Buffy di sedersi sul
sedile accanto a lei.
<< Ottima pensata! Non vedo l’ora di farmi una
doccia. >> approvò Buffy.
<< …gnetto. >> la riprese baby Spike,
facendo ridere tutti.
<< …cotti, gnetto! >> rimarcò il piccolo,
rendendosi conto di essere affamato.
<< Questo vuol dire che a Sunnydale abbiamo
finito, Spike? >> chiese Giles, togliendosi gli occhiali e pulendoli come
al solito.
<< Ci. >> rispose il frugoletto
tranquillo, mostrando con la manina la catena con l’anello. << …ave.
>> balbettò.
Gli sguardi di tutti si spostarono su Willow, a
quella parolina storpiata, con la speranza di sapere cosa significasse. Ma non
fu lei a rispondere.
<< Quell’anello è una chiave. >> rivelò a
sorpresa Buffy. << Di cosa sinceramente non saprei…ma una cosa è certa,
si tratta di qualcosa di molto importante. >> aggiunse, scambiandosi uno
sguardo d’intesa con baby Spike che le sorrise.
Capitolo ventisei: Rivelazioni
Quando tutti gli automezzi si arrestarono davanti al
hotel Hyperion, Angel uscì di corsa dall’auto, dirigendosi preoccupato verso il
pulmino. Per tutto il viaggio era stato in ansia per Buffy e baby Spike, di
conseguenza tirò un non letterale respiro di sollievo, vedendoli scendere tranquillamente
dall’autobus.
<< Va tutto bene? Cosa è successo stavolta?
>> chiese per assicurarsi.
<< E’ una lunga storia e credo che Spiky abbia
qualcosa da raccontare a tutti…penso che la cosa migliore sia che entriamo e
rifocilliamo, poi potremo parlare. >> gli rispose Buffy, non nascondendo
una smorfia di stanchezza. Dormire sul pavimento del pulmino con tutti i
sobbalzi, non era stato certo salutare per la sua schiena.
<< Ma… >> provò ad obbiettare il vampiro.
<< Lasciala andare Angel, non ha voluto dire
nulla neanche a noi, durante il viaggio. >> lo trattenne Wesley,
stirandosi i muscoli irrigiditi dalla guida. << Siamo tutti stanchi…penso
davvero che prima sia meglio riposarci un po’. >> aggiunse, sorridendo in
risposta ad un sorriso di Fred, che gli si era fermata vicina.
Angel, seppur non convinto annuì, per poi guardare
con occhio attento i due che stavano entrando a braccetto nell’albergo. Ebbe la
sensazione che stesse accadendo qualcosa sotto il suo stesso naso, ed era
qualcosa di piacevole a dire il vero. Sperava solo di non sbagliarsi, doveva
ammettere, che in certe materie, non era certo un genio.
Posando un braccio sulle spalle di Cordelia, che
l’aveva raggiunto, si piegò per darle un veloce bacio sulle labbra. Aveva più
di duecento anni, e soltanto adesso iniziava veramente a capire cosa fosse
l’amore. Sperava solo che la strana scomparsa della sua maledizione, non si
trattasse di una cosa momentanea, ma definitiva.
******************
Baby Spike, era al settimo cielo e lanciava gridolini
di gioia uniti a sorrisi ampi, che facevano ridere il cuore di Buffy, mentre lo
cambiava per scendere a cena. Con un maglioncino blu scuro, su cui risaltava
l’incarnato roseo e brillavano gli occhi azzurri, ed un paio di pantaloni di
velluto, dello stesso colore, sembrava un vero principino. I biondi riccioli
risplendevano d’oro dopo il lungo e piacevole bagnetto.
Mentre lo lavava, Buffy si era sorpresa a ripensare
ai sogni che avevano condiviso. Sentirlo accanto a sé come adulto, era stato
fantastico, ma le aveva lasciato un languore interno, che non trovava risposta
nell’ammirare il bambino che era adesso. “Mi manchi, Spike” pensava.
Come se avesse avvertito il suo pensiero anche lo
sguardo del frugoletto si fece più serio e incatenò gli occhi con i suoi.
Manca poco, love. Manca poco…
Pensava infatti Spike, che aveva compreso
l’espressione di Buffy, quella di una donna innamorata che desiderava accanto a
sé l’uomo che amava. Il solo pensiero di essere lui, quell’uomo, ancora una
volta lo travolse, regalandogli una felicità tale da far battere forte il suo
cuore di bambino.
<< …cotti? >> chiese con vocina lieve,
cercando di portare i pensieri su qualcosa di meno frustrante dell’essere un
uomo in un corpo da bambino.
Buffy ridacchiò, aveva compreso cosa Spike stesse
cercando di fare. Evidentemente, non era la sola a iniziare a vivere in modo
difficile quella situazione, era quindi meglio darsi una mossa. Gli altri li
aspettavano di certo giù, Dawn era già scesa da una decina di minuti.
<< Giusto, è ora della pappa. >>
ridacchiò ancora, prendendolo in braccio. Baby Spike, insinuò subito la testa
nel suo collo, inspirando deliziato.
<< Ci. >> approvò, mentre la stessa Buffy
si inebriava dal profumo innocente che proveniva dai suoi capelli riccioluti. “Questa
faccenda dell’annusare sta iniziando a piacermi” pensò sorpresa.
**********************
All’incirca un oretta più tardi, nella sala
ristorante la tensione si tagliava con il coltello.
Angel, era un fascio di nervi. Non si sapeva se stava
per avere una crisi isterica o il problema fosse invece che la sua sedia avesse
preso a bruciare come una croce od il sole, da come non riusciva a stare fermo
un secondo.
Incredibile a dirsi, baby Spike si era goduto la cena
con calma serafica, lanciando gridolini di piacere alla vista di tante cose
buone.
Buffy invece, sembrava incerta se mettersi a ridere a
quelle scene incredibili o essere lei stessa nervosa. Ancora non aveva capito
bene cosa fosse avvenuto nei sogni e come questo potesse aiutare Spike, ma
bastava che desse uno sguardo a quegli occhioni blu, per capire che per le lui
ormai le cose erano completamente chiare.
<< Maledizione Spike! Devi cincischiare ancora
con quella banana del cavolo??? Ti avverto che se mi ritroverò a terra a causa
della buccia, questa volta te la faccio pagare. Voglio sapere che diavolo sta
succedendo! >> Tuonò a voce alta Angel, non resistendo più a quello
stillicidio. La sua intenzione di sembrare però burbero e deciso, fece a botte
con le sue stesse parole. All’accenno della banana, furono in diversi a
mettersi a ridere al ricordo.
Gli altri che invece non erano stati presenti alla
scena incriminata, fecero un espressione confusa. Inutile dire che vollero delle spiegazioni.
Risultato, passarono almeno altri dieci minuti, prima che l’ilarità generale si
placasse, lasciando un Angel che fumava dalle orecchie e un baby Spike che
invece se la rideva sotto i baffi.
Quando però l’espressione del vampiro raggiunse i
livelli di guardia, baby Spike si fece serio, serio e incrociato il suo sguardo
si rese conto di averla tirata anche troppo per le lunghe. Era arrivato il
momento delle spiegazioni.
Difficili spiegazioni.
Rossa mi
senti? Provò a chiedere mentalmente
alla strega, cercando di attirare la sua attenzione.
“Ti sento
Spike, dimmi.” Gli rispose quasi
subito lei, come se fino a quel momento fosse rimasta in trepida attesa proprio
di quel collegamento mentale.
Ho da
raccontare una lunga storia…sinceramente non so nemmeno da dove iniziare…Tu, dì
a tutti di fare silenzio e non interrompere altrimenti perdo il filo e fammi da
interprete, ripetendo parola per parola quello che ti dirò, ok? Se ci sono
domande dovranno aspettare che finisca, sono stato chiaro? Disse Spike con un fare deciso che raramente aveva
usato.
Willow, annuì rendendosi conto che era arrivato il
momento di fare sul serio, ed alzando la voce, chiese silenzio, spiegandone la
ragione.
In breve i mormorii e le risatine terminarono e lo sguardo
di tutti si volse verso il frugoletto, che nel seggiolone, si era messo fermo,
fermo e con gli occhi chiusi come in concentrazione.
E Spike cominciò!
Esistono tre
tipi di dimensioni…
Non appena Willow ebbe ripetuto queste parole, sul
volto di tutti apparve la confusione. Cosa c’entrava questo con quanto stava
accadendo loro? In molti desiderarono di poter porre subito questa domanda, ma
memori dell’avvertimento che Willow aveva trasmesso, si resero conto che forse
la cosa migliore era aspettare e sentirne di più.
E Spike continuò!
Molti di voi
ne conoscono almeno una, ma qualcuno ne sa qualcosa anche delle altre…
Esclusa la voce della strega, nella stanza era caduto
un silenzio di piombo.
Comunque…sono
tre. Dimensioni infernali, paradisiache e…come quella in cui ci troviamo adesso
tutti noi.
Nessuno riusciva ancora a capire dove volesse andare
a parare Spike, ma attesero fiduciosi nuovi sviluppi e la sorpresa quando
giunsero, li travolse.
Mentre le
prime due dimensioni sono dominate da una specifica energia, malvagia o
benevola… le dimensioni come la nostra…sono invece basate sull’equilibrio di
queste due forze.
L’equilibrio
è ciò che ci consente di esistere! Senza non saremmo niente!
Se mai
l’equilibrio dovesse spezzarsi, se una delle due forze dovesse prevalere
sull’altra, non ci sarebbe una nuova dimensione infernale o paradisiaca, ma
solo distruzione! L’annientamento totale! La dimensione in questione
collasserebbe, implodendo.
Willow sentì le parole stringersi in gola mentre le
pronunciava, mentre lei stessa elaborava quanto le veniva detto. Tutto ciò che
sentiva, contrastava con quanto aveva sempre creduto. Guardandosi attorno, si
rese conto di non essere la sola ad stare male per quelle parole. Poteva essere
vero?
Spike intanto, apparentemente incurante delle
reazioni alle sue parole, continuava lentamente a parlare, cercando di
scegliere le parole più giuste e al contempo più semplici per spiegare un
concetto tanto difficile e importante.
Le dimensioni
come la nostra non sono infinite e quando ne muore una, non ne rinasce subito
dopo un'altra come i funghi. E’ necessario una infinità di tempo e di energia
per ricrearne un'altra. Ecco perché i Poteri che Sono, devono vigilare affinché
nessuno spezzi quel fragile equilibrio.
<< Ma se le cose stanno così, perché non lo sa
nessuno? >> chiese Xander placidamente, guadagnandosi un occhiataccia da
baby Spike, che aperto gli occhi lo fulminò. << Scusa… >> aggiunse
mogio, rendendosi conto di aver interrotto il silenzio richiesto. Non sapeva
però che gli altri al momento lo stavano mentalmente applaudendo. Tutti quanti
infatti si erano chiesti la stessa cosa.
Solo in
pochi sono al corrente di questo segreto…e per delle buone ragioni. Di pazzi
nel mondo ce ne sono a bizzeffe, maniaci che non desiderano altro che la
distruzione e se sapessero…beh potete immaginare da soli quello che farebbero.
No, in meno lo sanno meglio è. Fino ad ora si potevano contare sulle dita di
una mano…ma arrivati a questo punto, sono stato autorizzato ad informarvi.
Una luce di comprensione si accese negli occhi di
tutti, che si resero finalmente conto della portata di quella rivelazione.
“Grandi poteri, grandi responsabilità” pensò Andrew, ripensando ad una delle
frasi più famose dell’uomo ragno, per fortuna si limitò a pensarlo, altrimenti
avrebbe potuto beccarsi ben più di una occhiata storta.
Io stesso ne
sono venuto a conoscenza solo da poco, per quanto riguarda gli altri…non
conosco l’identità di tutti, so soltanto per certo che oltre ai Poteri che
Sono, anche il Primo demone ne è a conoscenza…e…i Senior Partners.
Nella stanza si udì chiaramente che il respiro degli
astanti si era accelerato improvvisamente. Decidendo di rischiare, Angel si rese conto di non poter trattenere la
domanda che gli era sorta sulle labbra. << E’ a causa dei Senior Partners
tutto questo? >> chiese, mentre mentalmente stava già elaborando una
ipotesi in merito. Prima ancora che Willow riprendesse a parlare in vece di
Spike, al vampiro bastò guardare il piccolo, che aveva accennato piano con la
testa guardandolo serio, per capire di aver fatto centro.
Si…In
effetti è così! Ma per capire meglio, ci sono altre cose che dovete sapere.
Come ho detto…il Primo demone è sempre stato al corrente di questo segreto, lui
come sapete è la fonte stessa del male, per lui distruggere è un istinto
naturale e molto spesso non si è fatto scrupolo di aggirare le regole che i
Poteri che Sono avevano decretato. Molte dimensioni sono state annientate per
colpa sua, è come una bomba innescata che non sai mai quando colpirà, ragion
per cui millenni fa furono prese delle precauzioni per bloccarlo, qualora fosse
stato necessario. Una di queste la conoscete tutti…
Buffy, che fino a quel momento aveva ascoltato tutto
con aria meditabonda, sembrò riscuotersi sentendo quell’ultima parola. Dunque
il suo ruolo era molto più importante di quanto avesse mai immaginato. Già un
idea simile l’aveva sfiorata, quando era venuta a sapere che l’attacco del
Primo era stato causato dal suo ritorno alla vita. << Quindi l’occhio di
Beljoxa aveva ragione, quando ha detto che a causa mia l’equilibrio si era
spezzato… >> mormorò piano fra sé e sé. Nel silenzio della stanza però,
le sue parole non potevano non venir sentite.
Non è colpa
tua, honey. Era una cosa che doveva succedere ed era stata prevista a suo
tempo…In ogni caso la ragione non era tanto il tuo ritorno, quanto il fatto che
alla tua morte non si fosse risvegliata nessuna cacciatrice a sostituirti.
Poiché tu eri già morta una prima volta, la tua capacità di trasmettere il
potere si era esaurita.
<< Mio dio, è vero! Come abbiamo fatto a non
rendercene conto prima? >> esclamò Giles dandosi una manata in fronte,
rendendosi conto solo in quel momento della verità, che Spike stava rivelando
loro. Non ci aveva mai pensato, ma in effetti era strano che quando Buffy era
morta, non si era presentata a Sunnydale nessun altra cacciatrice. A parte che
c’era sempre Faith… Era come se tutti fossero giunti alla conclusione, che alla
prima morte di Buffy si erano create due linee di successione del potere,
mentre in realtà ve ne era sempre una soltanto. La causa dell’azione del Primo
non era da imputare al fatto che vi fossero due cacciatrici vive, ma piuttosto
che una di loro, non fosse più in grado di trasmettere il potere. Ecco perché
il Primo demone si era manifestato solo dopo la seconda morte di Buffy, perché
solo in quel momento si era manifestata l’anomalia. Che Buffy tornasse in vita
o no, Giles sentiva che cose non sarebbero cambiate. Doveva esserci voluto un
po’ di tempo, prima che il Primigenio potesse mettere su quell’esercito di
umbervamp, senza contare il tempo necessario per cercare di uccidere tutte le
potenziali che avrebbero potuto succedere a Faith, unica rimasta a poter
tramandare il potere. Ora tutto iniziava ad avere più senso.
Intanto Willow, aveva ripreso a parlare, sempre
ripetendo le parole mentali che le arrivavano da Spike.
In ogni
caso…i Poteri che Sono, dopo aver contribuito a creare la prima cacciatrice… Stava dicendo, quando venne bruscamente interrotta.
<< Ehi, aspetta un attimo! Pensavo che la prima
cacciatrice fosse stata creata da quella specie di maghi da strapazzo! >>
aveva sbottato Buffy, memore delle sue esperienze non certo felici con quei tre
stregoni africani.
Beh…loro…
diciamo che hanno svolto il compito che gli era stato assegnato, ma…l’idea gli
è stata data dai Poteri che Sono. Senza contare il fatto che senza il loro
appoggio, come diavolo avrebbero fatto degli stregoni ad ottenere il potere di
un demone? Quel potere non è stato sottratto, ma donato. Uno dei primi demoni
creati dal Primo, aveva più sale in zucca del suo creatore e presto ha capito,
che era nel suo stesso interesse evitare la distruzione anche di questa
dimensione. Senza contare che poi in
cambio della sua collaborazione, ha ottenuto vari benefici. Mica scemo! Non
come peaches qui, che voleva far inghiottire la nostra dimensione dal demone
Acathla…
Buffy si trovò senza volere a ridacchiare sotto i baffi,
mentre Angel diventava invece più bianco di quanto non fosse, masticando amaro.
Benché non fosse un bel ricordo, quello di avere ucciso Angel per impedire la
distruzione del mondo, Buffy non poteva fare a meno di ricordare il discorso
che Spike le aveva fatto per proporle la loro alleanza. << A noi vampiri piace spararle grosse. "Distruggerò il
mondo". Sono solo parole. Per fare lo spaccone con gli amici davanti ad un
boccale di sangue... la verità è che mi piace questo mondo. Ci sono le gare tra
i cani, il Manchester United. E ci sono le persone. Bilioni di persone che
camminano come Happy Meals con le gambe. Mi piace. Angel potrebbe porvi fine.
Addio Picadilly, Farewell Leicester Bloody Square. Capisci cosa intendo?
>> le
aveva detto con il suo solito fare sarcastico e lei gli aveva creduto. Ora si
rendeva conto che quelle parole, a quanto sembrava, si potevano applicare anche
a qualche altro demone. Un demone che come Spike sembrava amare il loro mondo
tanto da andare contro il suo stesso creatore per impedirne la distruzione. Era
una sensazione confortante.
Comunque…come stavo dicendo prima…i Poteri che sono,
si resero conto , che una sola combattente non era sufficiente. Troppi erano i
nemici da affrontare per riuscire a mantenere l’equilibrio, quindi fecero un
altro accordo…con i Senior Partners.
<< Mi stavo giusto
chiedendo, quando saremmo tornati su quel punto! >> esclamò Angel, ancora
stizzito per il commento precedente.
Buono buby, a cuccia! Con calma capirai tutto.
Mentre ripeteva questa esclamazione,
Willow, non potè fare a meno di ridacchiare, guadagnandosi un occhiata torva da
parte di Angel che ringhiò minaccioso. Cordelia, ridacchiando pure lei, lo
blandì con un bacio sulla tempia per calmarlo. Dopo aver emesso un ultimo
grugnito, Angel le sorrise più sereno.
Allora…considerando che i Senior Partners non
appartengono alla nostra dimensione, i Poteri che Sono, pensarono bene di
offrire loro un accordo. Avrebbero potuto visitare quando desideravano questa
dimensione, a patto di agire in modo da aiutare a mantenere l’equilibrio,
occupandosi di mediare fra i vari gruppi di demoni che la infestano, impedendo
qualora fosse stato necessario le loro azioni. Fu così che nacque
Inutile dire che a questa
ennesima rivelazione, tutti gli astanti trattennero il respiro. Nessuno di loro
però disse nulla, la sola cosa che desideravano era che Spike continuasse a
spiegare, per capire a cosa gli avrebbe portati tutto ciò. E lui lo fece.
Ben presto però, i Poteri che sono si resero conto di
aver commesso un errore. I Senior Partners erano motivati da una sfrenata
ambizione. Non tanto di distruggere il nostro mondo, quanto piuttosto di
conquistarlo letteralmente. Per fare questo agivano sempre nei limiti che gli
erano stati imposti, corrompendo gli animi dei suoi abitanti, brigando per
accrescere il loro potere. Insomma, invece della distruzione assoluta che il
primo desidera, loro tendono a voler istaurare una specie di dittatura
demoniaca, dove gli umani esistono ancora ma sono schiavi, delle loro stesse
ambizioni e quindi del male.
<< Ma questo non
porterebbe ugualmente all’annientamento? >> chiese Wesley, parlando per
la prima volta.
No. Perché continuerebbero anche ad esistere essere
puri, non corrotti, non di meno però in minoranza e quindi non pericolosi per i
loro fini. In fondo, loro sanno bene di non poter ottenere il completo
controllo, ma per i loro fini basta ed avanza. Ecco perché ti hanno aiutato a
sconfiggere la bestia, Angel. Senza contare il fatto, che ti hanno dato l’amuleto
che ha permesso la vittoria sul Primo. Lui ostacolava i loro piani di conquista
e quindi era da fermare.
Angel annuì pensieroso a
quelle parole, ora capiva molte cose che prima gli erano oscure. << Ma
cosa c’entra in tutto questo la profezia del vampiro con l’anima? >>
chiese seguendo il filo dei suoi pensieri.
Oh beh…direi che è il pernio della faccenda. A parte
che la traduzione che ne avete fatto fa letteralmente schifo, lì vengono
spiegate molte delle cose che ho detto. Rendendosi conto della minaccia che i
Senior Partners costituivano, i Poteri che Sono decisero di compiere un azione
decisiva. Qualcosa che avrebbe risolto anche l’incongruenza causata dalla
cacciatrice. Perché vedete, loro…loro possono vedere molto più avanti di noi
nel futuro, sapevano cosa sarebbe successo con la morte di Buffy e già da
tempo, avevano trovato il giusto rimedio.
Ora nella stanza non si
sentiva neanche aleggiare una mosca. La tensione si tagliava con il coltello.
Tutti sentivano che stava per arrivare la rivelazione finale, quella che
avrebbe sciolto tutti i misteri.
Decisero di creare un essere speciale.
Qualcuno che possedesse in sé stesso l’equilibrio.
Bene e male, uniti per un unico scopo.
Stessi desideri.
Stessi sentimenti.
Un vampiro con l’anima!
Capitolo ventisette:
Un vampiro con l’anima!
Il fremito che scosse un
po’ tutti nella stanza, nell’udire quelle parole, trasformò quello che era un
silenzio di attesa, in un silenzio di shock. L’opinione comune era sempre
stata, che il vampiro con l’anima della profezia, pur essendo una sorta di
predestinato a compiere una mossa decisiva quale salvare o distruggere il
mondo, fosse, proprio per questo, anche padrone delle sue scelte.
Il fatto che Spike, avesse
tempo prima rivelato di essere sempre stato lui tale predestinato, non aveva
intaccato questa convinzione. Mai nessuno sarebbe arrivato ad immaginare che in
realtà, oltre ad avere un destino precostituito, il vampiro con l’anima fosse
stato letteralmente “creato” per tale scopo. Non il frutto di una casualità, di
una volontà intima e personale, come era stato per Spike; o di una conseguenza delle azioni intraprese,
come nel caso di Angel. No, tutto era stato invece studiato e messo in atto da
esseri superiori, che avevano saputo abilmente giocare la loro carta vincente.
Spike.
Angel, si sentì salire in
gola una risatina quasi isterica. Il peso di quella verità lo colpì duramente.
Non era che avesse ancora speranze di essere lui stesso, tale predestinato,
quelle erano scomparse da tempo; ma fu piuttosto la tremenda ironia della cosa
a scuoterlo. Si era reso conto infatti che i Poteri che Sono, l’avevano
abilmente messa in saccoccia a tutti, a lui più che a tutti. (classica reazione
di un depresso con manie di persecuzione *_*)
Per anni aveva fatto i
conti con i Senior Partners, con i loro intrighi per tirarlo dalla loro parte.
E mentre lui si dannava per combatterli, soffrendo le pene dell’inferno,
sputando sangue, perdendo strada facendo amici e affetti, mentre altrove…altri
guidavano per la manina Spike. Una fitta causata dalla sua coscienza, gli
rammentò però, che nemmeno il suo gran childe se l’era passata bene.
Maledizione!
Buffy, era forse quella che era rimasta più
scioccata. Le mani avevano preso a tremarle senza controllo; provò a
stringersele sul grembo, ma servì a ben poco, infine, rispondendo ad un
istintivo desiderio, si allungò verso baby Spike e lo prese fra le braccia,
bisognosa di sentirlo fisicamente vicino a sé. Lui, come se avesse compreso, le
gettò le braccia attorno al collo ed insinuò la testolina fra i suoi capelli,
rilasciando un sospirone.
Il più lo aveva detto, era
stato meno difficile di quanto avesse pensato e temuto. Ora rimanevano da dire
solo poche cose, non meno importanti, ma meno difficili da pronunciare. Quando
i ricordi gli erano tornati con prepotenza alla mente, tutta la sua vita aveva
acquisito un senso che prima non aveva. Aveva al contempo maledetto e benedetto
quel destino che era stato creato per lui, con lui.
E sincerità per sincerità,
la parte che preferiva, era quella alla quale era abbracciato in quel momento.
Buffy.
La donna che amava.
La donna che gli era stata
destinata per riportarlo verso la luce.
Anche Buffy, stringendo a
sé quel corpicino caldo, stava arrivando alle stesse conclusioni. Spike aveva
avuto ragione, quando le aveva detto che loro erano destinati ad incontrarsi,
innamorarsi. Ora non era più soltanto un ipotesi logica, ma una certezza.
Lei gli era stata
destinata.
Si chiese se anche il suo
secondo ritorno alla vita, fosse stato orchestrato per lo stesso fine. Le
ultime rivelazioni, indicavano di sì. Ricordò, che l’incantesimo per farla
resuscitare compiuto da parte di Willow, era stato interrotto, non di meno lei
era tornata lo stesso. E si chiese anche, se la sua diversità, che aveva
permesso a Spike di colpirla, non fosse stato altrettanto premeditata. Un modo
per costringerli a stare più vicini.
Tutto adesso sembrava
assumere un senso diverso, più profondo.
Improvvisamente si rese
conto, che dietro, vi erano fini ben più
grandi.
<< Spike? Ma cos’è
che devi fare? So che c’entra l’anello di tuo padre…intendo…quei due hanno
detto che era una chiave, ma di cosa? E come devi usarla? >> chiese,
dando voce agli interrogativi che improvvisamente avevano invaso la sua mente.
<< Chiave? Che
chiave? >> chiese invece confuso Angel, riscuotendosi dai suoi pensieri,
sentendone parlare per la prima volta.
Accarezzando i morbidi
riccioli biondi di baby Spike, Buffy si ritrovò a raccontare per filo e per
segno, i sogni che aveva condiviso con Spike, mentre entrambi erano privi di
conoscenza. Uniti anche al racconto dei sogni che il piccolo aveva fatto in
precedenza, il risultato che si ottenne, fu di chiarire decisamente molte cose.
Una soprattutto.
Descrivendo infatti,
l’aspetto dei due strani tipi che erano stati visti con il padre di Spike,
Angel sembrò accendersi come una lampadina, quando realizzò chi potessero
essere.
<< Gli Oracoli!
>> quasi gridò, il vampiro.
<< Gli, che???
>> chiese confusa Buffy, che non aveva nessun ricordo di quanto quei due
esseri superiori avessero giocato con la sua storia con Angel e la sua stessa
vita.
<< Gli Oracoli,
sono…o meglio erano, i portavoce dei Poteri che Sono. Mi è capitato di
incontrarli qualche volta…ora che ci penso…l’ultima volta fu proprio in
relazione alla profezia, l’avevo appena trovata, proprio nella sede della
Wolfram and Hart e la trafugai. Le alte vette della società però inviarono un
demone che li uccise e si riprese la pergamena. Fu proprio con quella che fece
resuscitare Darla e poi…beh poi sapete come è andata… >> spiegò Angel,
mentre la voce gli si spegneva verso la fine.
Il ricordo improvviso del
figlio l’aveva colpito a tradimento. Ed al dolore della sua perdita, si aggiunse
l’amarezza di rendersi conto di essere sempre stato usato come specchietto per
le allodole. Gli Oracoli stessi, in più occasioni, si erano riferiti a lui come
il vampiro con l’anima, il campione, anche se, ora che ci pensava, non avevano
mai detto con sicurezza che la profezia gli fosse destinata.
Era arrivato a quella
conclusione, anche grazie al fatto che per quanto ne sapeva, lui era l’unico
vampiro con l’anima che esisteva. Fino al momento in cui era apparso sulla
scena, Spike…
<< Ok! Va bene, almeno
adesso sappiamo anche chi erano quei tizi… >> tagliò corto Buffy, anche
per cercare di risollevare l’umore nero in cui era evidente Angel era caduto;
meglio concentrarsi sui problemi attuali, pensò. << …quello che vorrei
invece, è avere una risposta alla domanda che avevo fatto prima. Cos’è quella
chiave e come va usata? >> chiese tirando leggermente indietro baby Spike
e guardandolo negli occhi.
Lui dopo averla guardata
brevemente, con fare serioso, rivolse di nuovo la sua attenzione a Willow,
trovandola subito pronta ad accogliere le sue comunicazioni telepatiche.
Dovete sapere, che nella sede della Wolfram and
Hart si nasconde un nodo di
comunicazione. Questo nodo, è una sorta di connessione fra la nostra dimensione
e quella dei Senior Partners, è grazie a quello se loro riescono a operare qui.
Fu creato dai Poteri che Sono, quando fecero quel patto. Adesso però, deve
essere chiuso, per impedire che loro continuino a fare i loro sporchi comodi.
Quando il nodo venne creato, vi fu messa una serratura
di cui i Senior Partners non sono a conoscenza. Diciamo che fu una piccola
polizza di assicurazione da parte dei Poteri che sono. A me è affidato il compito di chiudere quella
serratura, interrompendo così per sempre la comunicazione fra le dimensioni. L’anello
che mio padre mi aveva lasciato, serve a questo, è la chiave di quella
serratura!
Nella stanza si levò un
mormorio di comprensione collettivo. Finalmente ora le cose erano completamente
chiare, ma soprattutto era chiaro l’obbiettivo che dovevano raggiungere.
Penetrare nella Wolfram and Hart e mettere a segno il colpo decisivo.
Ma una cosa era dirlo ed
un'altra farlo.
Buffy, rendendosi conto
della pericolosità dell’operazione, sentì dei brividi scenderle lungo la
schiena. Un conto sarebbe stato fare una cosa simile con Spike al massimo delle
sue potenzialità; un altro, affrontare la battaglia con lui ridotto ad un
bambinetto.
<< Ma devi farla
proprio tu questa cosa? >> chiese, pur sapendo in cuor suo che era così.
Quella era la sua
missione!
La ragione per cui era
stato creato.
Senza considerare il
fatto, che se non l’avesse portata a termine, non sarebbe potuto tornare
adulto.
<< Ci. >>
rispose infatti baby Spike, con fare deciso.
Buffy tirò un sospiro e
cercò di mettere da parte tutti i suoi pensieri, eccetto uno. << Quando
attacchiamo? >> chiese guardandosi attorno con espressione battagliera,
la sua voce però tremava leggermente.
<< Dobbiamo
preparare un piano. >> disse Giles, entrando in modalità osservatore.
Un'altra battaglia era in vista e lui si sentì riempire da una scarica di
adrenalina. Lo doveva ammettere suo malgrado, gli piaceva il suo lavoro.
<< Da qualche parte
dovrei avere le planimetrie del palazzo, ci saranno utili… >> stava
dicendo Angel, dirigendosi verso il suo ufficio. Era eccitato, finalmente
l’avrebbe fatta pagare a quei dannati.
Anche gli altri, alzandosi
da tavola, iniziarono a darsi da fare, chi a cercare informazioni, chi a
elaborare strategie…solo Buffy rimase seduta, con baby Spike in grembo, in
silenzio lo stringeva e accarezzava piano la sua schiena, cercando con quei
movimenti lenti di calmarsi.
Supereremo anche questa, love.
Sembrò dirle il piccolo
con lo sguardo, mentre Spike lo pensava veramente.
***********
Era di nuovo notte, la
giornata era passata in preparazioni della battaglia ormai imminente,
intervallata da brevi momenti di riposo. Nessuno infatti era riuscito a dormire
più di un paio d’ore. Giusto il tempo per recuperare un po’ di energie.
L’agitazione iniziale, che
era seguita alle rivelazioni di Spike, si era infatti trasformata presto in
nervosismo pre-battaglia. Il flusso di adrenalina si stava facendo già sentire.
Tutti erano pronti e armati fino ai denti. Vi era infatti un incognita al piano
che era stato elaborato, sapevano come entrare, dove dirigersi, ma non avevano
idea di cosa avrebbero trovato ad attenderli.
Il piano era il seguente:
Angel, forte delle sua nuova carica di presidente della Wolfram and Hart,
avrebbe fatto il suo ingresso dalla porta principale, portando con sé, i suoi
collaboratori, in quella che sarebbe dovuta sembrare una visita di preparazione
al loro insediamento. Avrebbero visitato i locali a loro destinati, con la
scusa di accertarsi che non mancasse niente.
In realtà, Fred e Wesley
da una parte, e Gunn e Lorne da un'altra, si sarebbero dovuti occupare di far
entrare di nascosto l’altro gruppo; mentre Angel, distoglieva l’attenzione di
chi fosse stato presente, facendo quello che in fondo gli riusciva meglio, la
parte del dispotico capo. Insomma, mentre lui metteva in riga i dipendenti
della Wolfram and Hart, gli altri avrebbero agito alle loro spalle.
La prima parte del piano,
sembrò filare liscia.
La fan gang entrò unita e
in pompa magna all’interno dell’edificio.
Sbrigate le prime presentazioni,
come d’accordo il gruppetto si divise, pronti a mandare avanti il piano. Nello
studiare le perimetrie del palazzo, si erano accorti infatti che vi erano ben
due uscite di emergenza, era da lì che avrebbero dovuto far entrare gli altri.
Gunn e Lorne, non ebbero
problemi a disattivare il sistema d’allarme, posto vicino alla porta. Pochi
minuti dopo, Giles, Faith ed un piccolo numero di cacciatrici entrava nella
tana del lupo.
Anche Wesley e Fred,
credevano di aver disattivato l’allarme….almeno così sembrava!
Invece….
Un paio di secondi dopo
che l’uscita d’emergenza era stata aperta, facendo entrare l’altro gruppo, con
baby Spike al sicuro nel porta bebé, allacciato alla vita di Buffy….si scatenò
il finimondo!
L’allarme di una sirena
aveva preso a lacerare l’aria con un suono acuto e forte.
<< Maledizione,
eppure era disattivato! >> gridò
Wesley, cercando di superare con la voce quel suono minaccioso, mentre
armeggiava freneticamente con la pulsantiera dell’allarme, cercando di fermare
quel frastuono.
Non è colpa tua quattrocchi, l’allarme sta reagendo a
me!
Pensò Spike, e pregò
mentalmente che Willow, fosse in ascolto. Per fortuna lo era e riferì il
messaggio.
<< Allora adesso che
si fa? >> chiese Fred, cercando di proteggersi gli orecchi da quel suono
stridente con le mani.
<< Ormai sanno che
siamo qui, quindi conviene muoversi in fretta, se vogliamo arrivare alla stanza
bianca, descritta da Spike. >> rispose decisa Buffy, stringendo con forza
la falce con una mano, mentre con l’altra si assicurava che baby Spike, fosse
premuto contro il suo corpo.
Intanto Angel, che si
trovava ai piani superiori in compagnia di alcuni dipendenti, a visitare quello
che avrebbe potuto essere il suo nuovo ufficio, udendo l’allarme, capì che
qualcosa era andato storto. Agì d’istinto, afferrato di spalle uno dei
dipendenti, che non era certo umano viste le lunghe corna, gli torse la testa
di scatto spezzandogli l’osso del collo. Un istante dopo un diretto al mento,
ne mandava a terra un altro.
Anche il gruppo di Giles,
arrivando nell’atrio del palazzo si ritrovò ad affrontare un nutrito gruppetto
di nemici, intenzionati ad impedire loro di proseguire. Le cacciatrici, si
gettarono nella battaglia e ben presto, il lindo pavimento, si ricoprì di sangue
di tutti i colori.
Pochi minuti dopo, anche
il gruppo di Buffy arrivò sul posto, lungo il percorso si erano imbattuti in
qualche demone, ma se ne erano liberati facilmente. Ora però le cose si stavano
mettendo al peggio. Il numero dei nemici che sembrava accorrere da ogni parte,
non diminuiva, nonostante molti corpi fossero ormai a terra.
<< L’ascensore…vai
all’ascensore! >> gridò Giles a Buffy, indicandolo, mentre abbatteva
l’ascia che aveva in mano sul cranio di un viscido demone. << Vi
copriremo le spalle…Andate! >> aggiunse sempre gridando.
Buffy non se lo fece dire
due volte. Premuto affannosamente il pulsante per chiamare l’ascensore, vi si
catapultò dentro non appena le porte si aprirono. Xander, Willow e Anya, la
seguirono precipitosamente. Willow indirizzò una sfera di energia verso un
demone che stava per raggiungerli, poco prima che le porte si richiudessero.
E l’ascensore prese a
salire.
Tirato un sospiro di
sollievo, Buffy approfittò di quei brevi momenti che la lenta salita le donava
per riprendere fiato e consolidare i nervi, mentre si assicurava che baby Spike
non avesse riportato danni. Lui alzando la testolina, le fece un piccolo
sorriso d’incoraggiamento. Quel breve sorriso, la ricaricò completamente.
Qualunque cosa l’attendesse quando le porte si sarebbero riaperte, se la
sarebbe vista brutta.
Un sorrisetto le si formò
sulle labbra, quando pensò ancora che per quanto piccolo, Spike aveva ancora la
capacità di tirare fuori il meglio ed il peggio di lei. Sentirlo vicino le era
di immenso aiuto, sempre!
Con un leggero tintinnio,
la porta dell’ascensore si aprì.
Xander, si arrischiò a
mettere fuori la testa per assicurarsi non vi fossero nemici nei paraggi. Il
corridoio era vuoto da entrambi i lati, ed il ragazzo, si affrettò a fare cenno
agli altri di uscire. Erano arrivati al piano giusto, adesso dovevano soltanto
dirigersi verso la stanza indicata da Spike.
Arrivati ad un bivio, si
fermarono di botto, udendo dei passi affrettati che correvano nella loro
direzione. Arretrando di alcuni passi, si misero in posizione di difesa, pronti
ad aggredire chiunque stesse arrivando.
<< Sono io! >>
gridò con voce strozzata Angel, che girato l’angolo, si ritrovò la spada di
Xander ad un centimetro dal naso.
<< Per la miseria,
Angel, stavo per farti una bella plastica facciale! >> borbottò Xander,
riprendendosi dallo spavento.
Non gli avrebbe fatto male! Anzi…lo avrebbe
migliorato direi!
Sentendo sia baby Spike,
che Willow ridacchiare, Angel comprese che il suo baby childe ne aveva detta un'altra
delle sue. Non ci fu però il tempo di indagare cosa, perché dall’altro lato del
corridoio, arrivarono correndo un gruppetto di demoni. << Alla
stanza…correte! >> gridò, fregando la spada a Xander e ponendosi come
barriera per gli altri.
Buffy e gli altri non
discussero e presero a correre verso la loro destinazione. Una quindicina di
metri dopo però, Buffy si bloccò.
<<Xander, prendi tu
Spike! >> disse frettolosamente, mentre si slacciava il porta bebé e
tendeva il piccolo fra le braccia del ragazzo. Al suo sguardo confuso, comprese
di dovergli dare una spiegazione. << La porta della stanza bianca, è
quella! Porta tu Spike dentro. Io sarò più utile qui fuori di guardia! >>
aggiunse sbrigativamente, vedendo che un altro gruppetto di nemici arrivavano
dalla parte opposta a quella da cui erano arrivati. Dopo poco combatteva con
tutte le sue forze.
Xander dopo aver annuito e
stretto a sé il frugoletto, si era diretto a passi veloci verso la porta
indicata. Sembrava una porta come tante altre, non di meno, quando posò la mano
sul pomello per aprirla, sentì degli strani brividi attraversargli il corpo.
Quando la porta si aprì, comprese perché la chiamavano la stanza bianca.
Tutto era di un bianco
abbagliante, e lo spazio sembrava perdersi all’infinito.
Titubante, rimase sulla
soglia, incapace di fare un primo passo. Quel posto non gli piaceva per niente.
<< Cio, giù!
>> cinguettò baby Spike, tirando il colletto della camicia di Xander.
<< Eh? Cosa?
>> chiese il ragazzo, guardando quel volto paffutello.
<< Penso ti stia
chiedendo di metterlo a terra! >> gli disse Willow, che a sua volta si
era affacciata alla porta.
Per fortuna ci sei tu, Rossa! Dì a Xander di mettermi
giù, da qui posso andare avanti da solo. Voi non potete seguirmi, anzi appena
sarò entrato sarà meglio che chiudiate la porta alle mie spalle.
Cercò di far sapere alla
strega, Spike. Per alcuni istanti sembrò che non lo avesse sentito, tanto era
presa ad osservare lo strano scenario davanti a lei, ma poi ripeté puntualmente
le sue istruzioni.
Xander, tremò leggermente
nel posare a terra il piccolo. Dentro di sé non voleva farlo, aveva paura per
lui, ma si rese conto che non c’era modo di evitare la cosa. Gli occhi gli si
velarono leggermente di lacrime, mentre richiudeva piano la porta, forse quella
sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe visto baby Spike, che sarebbe tornato
ad essere il solito sarcastico rompiscatole.
******************
Baby Spike, che aveva
gattonato leggermente in avanti nella stanza, si girò appena in tempo per fare
un ultimo sorriso a Willow e Xander, prima che la porta venisse chiusa. I suoi
giorni da bambino stavano per finire finalmente, pensava Spike, ma …dentro di
sé sentì anche di essere grato per esserlo stato. Se non altro era servito per istaurare
un diverso rapporto con gli amici di Buffy. Forse…questo avrebbe cambiato anche
i loro rapporti futuri, sperò.
Riscuotendosi dai suoi
pensieri, si girò e prese di nuovo ad andare avanti. Ora doveva portare a
termine la sua missione!
Tutto sembrava calmo e
tranquillo, ma Spike sentiva nell’aria un energia malefica potentissima. Ogni
movimento in avanti che faceva, era sempre più duro. Era come cercare di
avanzare in un mare di fango, più volte si ritrovò a scivolare, mentre l’aria
stessa sembrava sferzarlo e farlo retrocedere. Stringendo i denti, ignorando il
dolore, proseguì.
***************
Intanto, fuori, Buffy e
gli altri lottavano tenacemente per sconfiggere gli assalitori.
Buffy aveva il cuore che
le pulsava dolorosamente dentro le orecchie. Una parte di lei era terrorizzata
da quanto potesse star affrontando Spike. Il pensiero che quel piccolo
frugoletto fosse in quel momento indifeso, le stringeva lo stomaco in una morsa
dolorosa, che trasformava in rabbia da riversare sui nemici.
Guardandosi attorno, vide
che anche i suoi amici non avevano una bella espressione dipinta sui visi. Capì
che anche loro erano preoccupati per Spike e intimamente fu grata di questo.
Sapere di non essere la sola a tenere a lui, la faceva sentire meno isolata, le
scaldava il cuore, le donava forza.
Vedere arrivare Angel,
coperto di alcuni graffi, ma tutto sommato incolume, accrebbe ulteriormente la
sua energia, che sfogò decapitando ferocemente un demone.
Lei era forte.
Lei era la cacciatrice.
Avrebbe vinto.
E Spike sarebbe tornato da
lei.
Si diceva come in un
mantra interiore, mentre affondava colpi su colpi.
Poi lo sentì.
Un tremore.
Il pavimento sotto di lei
aveva preso a tremare.
Il tremito si accentuò, calcinacci
presero a cadere dal soffitto.
<< Il palazzo sta
crollando! >> gridò Angel, cercando di togliersi la polvere bianca che
gli offuscava la vista. << Dobbiamo scappare! Dov’è Spike? >>
aggiunse.
<< E’ ancora
all’interno della stanza bianca! >> gli rispose gridando Xander,
indicandola e facendo per dirigersi, ma Buffy lo batté sul tempo.
***************
Baby Spike c’era riuscito,
arrancando, strisciando, era giunto al centro di quello spazio immenso; o
almeno quello che lui sapeva essere il centro, dato che era difficile ad occhio
nudo calcolare le distanze. Se si voltava verso la porta, la vedeva in
lontananza, pur sapendo che invece era solo a pochi metri da lui.
Capiva di essere giunto al
termine del suo difficoltoso viaggio, perché a terra vi era una piccola
fessura, giusto delle dimensioni della pietra verde, posta sull’anello di suo
padre. Suo padre.
Sapeva che in realtà
quell’anello non gli era mai appartenuto, ma in cuor suo, sentiva quell’oggetto
come venire da lui. Un segno della sua esistenza. Un ricordo lontano e perso
nel tempo. Un pegno di affetto paterno. Staccarsene gli era difficile, ma
necessario.
Lavorando con difficoltà
con le piccole dita, si tolse la catenina che conteneva l’anello dal collo.
Girandoselo nelle mani, lo osservò attentamente e teneramente, prima di
portarselo alle labbra in un umido bacio. Poi lo fece.
Inserì l’anello capovolto
nella fessura, combaciava perfettamente.
Gli parve di udire grida
mostruose levarsi nell’aria. Grida di rabbia, di odio, di furore.
L’aria prese a turbinare
ancora più forte, cercando di spazzarlo via, di allontanarlo da quel punto. Ma
lui resistette.
Aggrappato all’anello,
prese lentamente e faticosamente a girarlo, fino a quando si sentì come uno
schiocco. La serratura era stata chiusa.
Poi vi fu il silenzio e la
pace.
La connessione era stata
chiusa per sempre. I Senior Partners non vi avrebbero mai più rimesso piede.
L’aria stessa ora non era più densa della loro energia malefica.
Sfibrato ed esausto, baby Spike
si accasciò a terra, perdendo i sensi.
Il suo destino era
compiuto.
Non si accorse nemmeno che
tutto aveva preso a tremare.
*********************
Buffy entrò come una furia
nella stanza bianca. I suoi occhi cercarono e trovarono immediatamente la
piccola figura distesa a terra priva di sensi. Non udì nemmeno l’esclamazione
di meraviglia da parte di Xander, nel notare che adesso quella stanza era
diventata come una stanza normale, beh se non si faceva caso alla crepa che si
stava formando sulla parete destra.
Lei si gettò con forza
verso baby Spike, raccogliendolo più delicatamente che poteva. Gli occhi le
riempirono di lacrime quando vide dei brutti segni rossi, marcare il suo dolce
visetto e le braccia. Sembrava aver combattuto contro qualcosa, uno sguardo
verso l’anello piantato a terra, le fece comprendere contro cosa.
Stringendolo con forza a
sé, accolse l’invito di Angel, che era entrato a sua volta nella stanza, di
fuggire via.
Il tragitto che fece per
uscire dal palazzo in rovina, le passò davanti senza lasciarne tracce nella
mente. Seppe solo di essere al sicuro, quando fuori riunita agli altri, osservò
quasi assente, l’edificio che collassava su sé stesso. L’incubo era finito.
Avevano vinto.
Ma allora perché Spike non
era tornato adulto?
Questo fu l’ultimo
pensiero cosciente che ebbe, prima di accasciarsi lei stessa a terra, sfinita.
Non udì le grida
spaventate dei suoi amici, non sentì forti braccia raccoglierla, accolse invece
l’oscurità che scendeva su di lei con gratitudine.
Un'altra battaglia era
stata vinta, e lei e Spike erano insieme, solo questo contava.
Capitolo ventottesimo: Tornare bambini
Se addormentarsi fu una
specie di sollievo, il risveglio di Buffy, non lo fu altrettanto.
Rumori, grida, gemiti.
Cercando di aprire
cautamente gli occhi, cercò di controllare il respiro e respingere il senso di
nausea che le era salito in gola. La testa le martellava come dopo una sbronza.
Poi giunsero i ricordi.
Nitidi.
Fulminanti.
Dolorosi.
Alzandosi di scatto dal
divanetto su cui era stata stesa, barcollò leggermente, mentre si guardava
attorno con occhi spipati.
<< Ehi,
calma…>> le sussurrò a fianco Angel, facendola riaccomodare gentilmente a
sedere. Lei lo guardò ancora in preda alla confusione; solo una cosa le era
perfettamente chiara.
<< Spike! Dov’è
Spike? >> chiese con voce agitata, mentre si afferrava al braccio di
Angel. << Io devo… >> un giramento di testa, le impedì di
continuare.
<< Tu devi startene
qui buona e tranquilla… >> le giunse la voce calma e tesa a rilassare del
vampiro.
<< Ma Spike, io…
>> lo interruppe flebilmente Buffy.
<< Spike sta bene, è
con Fred. >> disse Angel, decidendo che la cosa migliore da fare, era
rassicurarla proprio su quel punto. << Lo ha visitato e curato ed adesso sta
dormendo tranquillamente in infermeria. Tu invece ci hai fatto prendere uno
bello spavento. Non ci eravamo accorti che uno dei calcinacci ti aveva
colpita…comunque Fred ci ha assicurato che si tratta soltanto di una lieve
commozione celebrale. Come ti senti? >>
Buffy, tirando un sospiro
di sollievo nel sapere che Spike era al sicuro, prese a tastarsi la testa,
trovando un bel bozzo. Ecco spiegato il mal di testa, la nausea e il resto.
<< Come se un edificio mi fosse crollato addosso… >> rispose, facendo
un sorrisetto autoironico, che non trovò risposta nello sguardo preoccupato che
Angel le rivolse, se al suo posto ci fosse stato Spike la reazione sarebbe
stata diversa, ne era sicura. Ne avrebbero riso insieme.
<< Sto scherzando! Starò
bene…nulla che non mi sia già capitato…beh a dire il vero mi è capitato di
peggio. Morta due volte, ricordi? >> inutile non riusciva a fare a meno
di scherzarci su, era come se la sua bocca fosse impostata sul pilota
automatico. Angel però proprio non riusciva a prendere le battute di spirito e
continuava a guardarla serio.
Sospirando Buffy, scrollò
le spalle, ora c’erano cose più importanti. << Che diavolo sta succedendo
qui? >> chiese guardandosi attorno e notando solo allora, la confusione
presente nel salone. Domanda stupida. Bastava guardare per capire. Quello era
semplicemente il risultato di un dopo battaglia. Gente ferita da una parte,
persone che chiacchieravano e ridevano da un'altra, nulla di strano insomma.
<< Lascia perdere… >> disse bloccando Angel a bocca aperta.
<< …Ci sono state perdite? >> aggiunse, sentendosi rimordere la
coscienza. Fino a quel momento non aveva pensato per niente alle ragazze.
Aveva notato che i suoi
amici erano tutti presenti e non si era posta il problema, ora però sentiva
tornare su di sé tutte le responsabilità.
<< No, qualche
ferito…ma roba di poco conto. Ce la siamo cavati tutti. >> le rispose
Angel, facendole fare un sospiro di sollievo.
Appoggiandosi indietro
contro lo schienale del divano, Buffy si prese un momento per recuperare
energia. Fu solo per pochi istanti, chiuse gli occhi e li riaprì di scatto.
Spike. Il pensiero di lui era tornato preponderante. << Portami da Spike…
>> disse decisa, alzandosi. Il pavimento le ballò leggermente sotto i
piedi, ma poi rimase fermo immobile al suo posto.
Scuotendo la testa, Angel
si affrettò a sorreggerla. Avrebbe preferito che rimanesse ancora un po’ seduta
a riposare, ma bastava guardare la sua aria decisa per capire che non sarebbe
mai riuscito a farle cambiare idea. Testarda come un mulo, proprio come Spike.
Quei due sembravano fatti con lo stampino.
Con cautela, i due presero
a salire le scale che portavano al primo piano, scambiando qualche parola di
tanto in tanto, con chiunque incrociassero. A Buffy girava ancora un po’ la
testa, ma stava riacquistando sempre più lucidità. Nel corridoio,
s’incontravano con Fred, che stava venendo verso di loro.
<< Stavo giusto per
venire a darti un occhiata. >> disse, osservando con occhio clinico il
vistoso bernoccolo che Buffy aveva sopra la tempia sinistra.
<< Io sto bene.
Spike? >> chiese Buffy, sbrigativa
e preoccupata, mentre Fred le chiedeva di seguire le sue dita con gli occhi.
<< Sta riposando, qualunque cosa abbia fatto
deve averlo stancato molto. >> le rispose Fred, smettendo di visitare
Buffy ad un suo gesto stizzito. Scrollando le spalle, si disse che in fondo lei
era una cacciatrice, quindi si poteva contare sulle sue proprietà di recupero.
Questo però la fece pensare ad un'altra cosa.
<< Quando lo abbiamo
portato qui, aveva vistose ecchimosi su varie parti del corpo. Ma sembra che
stiano guarendo velocemente. Quasi come se le sue proprietà di guarigione di
vampiro fossero ancora attive. >> disse pensierosamente. << Molto
strano… >> borbottò.
<< In Spike non c’è
mai stato niente che non fosse strano. >> bofonchiò Angel, ritraendosi
quando Buffy lo colpì con una gomitata nello stomaco. << In senso buono
intendo… >> cercò di rimediare, alzando le mani in segno di resa. Buffy
non resistette a fargli un sorrisino storto, in fondo anche lui aveva il senso
dell’umorismo.
Risollevata nel sapere che
Spike stava recuperando velocemente, Buffy fece gli ultimi passi verso
l’infermeria quasi a tempo di danza, impaziente di rivederlo. Angel stesso si
rese conto del cambiamento operato in lei, avanzava in modo leggiadro spingendo
il torace in avanti ad ogni passo. Tanto che giunti davanti alla porta, gli
venne istintivo aprirgliela per poi tirarsi indietro con un inchino,
reminescenza del passato.
Buffy ridacchiò divertita
a quel gesto di altri tempi, scuotendo la testa avanzò nella stanza, gelandosi
un istante dopo, quando prese visione della scena che aveva davanti.
Paura.
Terrore.
Panico.
Se ne sentì sommersa, quando
vide un gigantesco demone, accostato al lettino su cui era disteso baby Spike,
la mano…o quel che sembrava una mano, protesa su di lui.
<< NOOO!!! >>
gridò con tutto il fiato che aveva in gola, facendo per scagliarsi addosso a
lui, nel tentativo disperato di proteggere Spike.
Il demone, si limitò a
girarsi con calma ed tendere un braccio ed aprire quella mano, che pochi
secondi prima stava per toccare i riccioli biondi del piccolo. Bastò!
Improvvisamente Buffy,
venne immobilizzata.
Gelata sul posto come una
statua di marmo.
Incapace di muovere anche
soltanto un muscolo, a parte gli occhi.
Impotente, si ritrovò a
poter soltanto guardare.
Con sgomento, gettando uno
sguardo oltre la spalla, si rese conto che davanti alla porta si era creata una
barriera. Poteva vedere Angel picchiarvi contro insistentemente con i pugni o
le spalle, ma senza risultato. Non riusciva a passare. Neppure le grida che
certamente stava facendo, superavano quel muro impenetrabile.
Era da sola.
Con il cuore in gola, rivolse
di nuovo lo sguardo al frugoletto disteso sul letto, incosciente di quanto gli
stava accadendo intorno, mentre gli
occhi le si riempivano di lacrime. “Chi sei? Cosa vuoi?” gridava la sua mente,
parole che non le giungevano sulle labbra.
Il demone intanto la stava
osservando con calma. Gli strani occhi fosforescenti che sembravano penetrarla
fin nell’anima.
<< E così tu saresti
la cacciatrice… >> disse con voce roca e profonda, facendole guizzare
brividi su tutto il corpo. << …colei per cui lui si è ripreso
l’anima…sono onorato di conoscerti finalmente. Ti immaginavo più alta… >>
aggiunse tranquillo, muovendo leggermente un dito verso di lei.
Buffy sentì i muscoli del
collo e la mascella rilassarsi, ne comprese il significato. Poteva parlare.
<< Chi sei? Cosa
vuoi da Spike? >> chiese con voce tremante, mentre il cuore le sobbalzava
vedendo il demone girarsi di nuovo verso il piccolo. << Lascialo stare!
>> gridò, spaventata.
Il demone non si riscosse
per niente. Dato uno sguardo al bambino, riportò sempre con estrema calma la
sua attenzione alla ragazza di fronte a sé.
<< Chi sono?....Io
sono molte cose, alcune ti stupirebbero, altre forse spaventerebbero…Cosa
voglio? Semplicemente portare a termine il mio incarico… >> le rispose
lui sibillino, ghignando leggermente.
Buffy fremette
d’impotenza.
Alle sue spalle poteva
notare che Angel, non era più da solo a cercare di penetrare nella stanza. Con
sollievo notò che erano giunti anche Giles, Xander e Willow, soprattutto
Willow. Se c’era qualcuno che poteva fare qualcosa in quella situazione, poteva
essere solo lei. Si rese conto che doveva guadagnare tempo, per darle il tempo
di agire.
<< Che incarico?
>> chiese, sperando in una spiegazione che ne regalasse un bel po’. La
risposta che ottenne però, catturò completamente la sua attenzione.
<< Ho un regalino
per questo bel pupetto. I Poteri che Sono, mi hanno incaricato di consegnargli
la ricompensa pattuita per le sue azioni. >> disse infatti il demone,
facendola boccheggiare sbigottita e confusa.
<< Ma…ma…tu sei un
demone! >> balbettò, completamente dimentica degli altri. A quel punto la
sola cosa che la interessava era saperne di più.
<< Oh, ma non mi
dire! >> ghignò ancora più apertamente il demone. << Ed io che
speravo di passare per un innocuo viandante. >> aggiunse arcuando un
sopracciglio, come se fosse sorpreso.
“Accidenti ai demoni con
lo spiccato senso dell’ironia!” pensò Buffy, recuperando però un po’ di
buonumore. Se quanto lui stava dicendo era vero, non costituiva una minaccia
per Spike. O si?
<< Intendevo, non
sapevo che i Poteri che sono si servissero di demoni per le loro faccende…
>> Buffy si bloccò, rendendosi conto che proprio la recente storia di
Spike, stava confutando quello che diceva. << …come non detto… >>
si riprese con una smorfia.
Il demone però, sembrò non
aver udito l’ultima parte del suo discorso o perlomeno non ci fece caso.
<< Lavoro per i Poteri che sono, fin quasi dalla mia stessa creazione…
>> disse, guardandola con un intensità tale da farle tornare i brividi
addosso. << …sono l’unico che non li ha mai traditi, beh eccettuato il
qui presente…ha svolto bene il suo lavoro, devo ammettere. >> aggiunse
indicando baby Spike che ancora dormiva serenamente nel letto.
Anche gli occhi di Buffy si
spostarono sul piccolo. I brutti segni che avevano rigato il suo volto, erano
quasi completamente scomparsi, notò con un moto di tenerezza. Improvvisamente
però, alcune delle parole che il demone aveva detto, le saettarono nella mente.
Le ricordavano qualcosa, ma cosa?
<< Tu…tu servi i
Poteri che sono da tanto? >> chiese mentre la mente le vorticava a
velocità incredibile, c’era vicina lo sentiva. Poi un flash. Gli occhi le si
allargarono di comprensione. Ora sapeva cosa. Attese con ansia la risposta, aveva
un disperato bisogno di sapere se la sua intuizione era esatta.
<< Lo è. >>
disse brevemente il demone, lasciandola per un secondo confusa. Poi comprese
cosa fosse successo, lui poteva leggerle nella mente. Le pupille le si
dilatarono dallo shock, quando capì anche il significato delle sue parole.
<< Tu…sei il demone
che… >> cercò di chiedere, ma non riuscì proprio a pronunciare le parole
che le vorticavano in mente.
Per alcuni brevi, ma
lunghissimi secondi, nella stanza non si mosse una foglia. Poi il demone calò
la testa annuendo, e Buffy si sentì a corto di aria.
<< Sono il demone a
cui tu…e tante altre prima e dopo di te, devono i loro poteri. >>
Mai sentenza tanto
eclatante, fu pronunciata in modo tanto semplice.
Buffy ne fu annientata.
Si ritrovava di fronte a
colui che l’aveva resa ciò che era. La cacciatrice.
Era grazie al potere di
quel demone che le scorreva nelle vene, se aveva potuto salvare il mondo tante
volte.
Era grazie a lui, se la
sua vita era stata tanto complicata.
Dentro di lei era nato un
conflitto.
Gratitudine e rabbia.
Se non fosse stato per
quell’essere, ora sarebbe stata soltanto una ragazza normale. Magari sarebbe
stata già sposata e con dei figli. Non sarebbe morta per ben due volte. Non
avrebbe dovuto passare tutte le notti a fare la ronda. Non avrebbe dovuto
combattere contro il maestro, il sindaco, Glory…Non avrebbe mai incontrato né
Angel, né…
Spike!
Il pensiero di lui, la
invase dolcemente, riscaldandola dall’interno.
Tutto sommato ne era valsa
la pena, pensò, mentre un sorriso tenero le saliva sulle labbra, mentre gli
occhi le si colmavano della sua immagine. Vedere quel visetto dolce ed
innocente, immerso nel sonno…
<< E’ carino quando
dorme, vero? >> le giunse la voce del demone con dentro un insolita
tenerezza, riscuotendola dai suoi pensieri.
<< Si… >>
sussurrò lei, ancora sorridendo verso di lui, prima di rivolgere la sua piena
attenzione al demone. Avrebbe voluto porgli delle domande su sé stessa, sapere
perché proprio lei era stata scelta, ma qualcosa di più forte le premeva
dentro. << Allora tu sei qui, per farlo tornare normale? >> chiese
anteponendo i bisogni di Spike ai propri. Anche se, doveva ammettere che quello
era anche un suo interesse. Decisamente.
<< Tranquilla, fra
poco riavrai il tuo bel campione, anche se penso che la parola “normale” non si possa applicare a lui. >> le
rispose il demone, chiaramente leggendole anche nella mente.
<< Huh? >>
fece Buffy confusa, chiedendosi se questo tizio ragionava come Angel,
ricordando la sua battuta su Spike.
<< Pensavo sapessi
che lui è stato creato appositamente per una ragione. Non è mai stato normale,
non lo sarà mai. Come ti ho detto prima, lui è un campione. Tutto quello
che io posso fare, è restituirgli il suo corpo da adulto. >> cercò di
spiegarle il demone.
<< Ma la profezia
diceva che il vampiro con l’anima, una volta compiuta la sua missione sarebbe
tornato umano, vuoi dire che invece tornerà ad essere un vampiro? >> chiese ancora Buffy, sporgendosi in avanti e
rendendosi conto solo in quel momento di essere capace di muoversi.
Evidentemente la sua presenza sul posto non veniva più avvertita come un
impedimento.
<< Ho paura che tu
abbia letto la profezia sbagliata. >> ghignò l’essere, facendola andare
in confusione. << La profezia dello Shanshu, parla di ritorno alla vita,
non all’umanità. Vita, che gli è già stata donata permettendogli di tornare. Un
piccolo anticipo, per permettergli di compiere il suo fato. In fondo, anche se
non era stato tutto merito suo, aveva appena salvato il mondo. >>
continuò, chiarendole leggermente le cose.
Ma a Buffy non bastava.
<< Sarà lui stesso a
spiegarti cosa è e cosa non è. >> la fece corta il demone, stufo di
continuare a dare spiegazioni, e Buffy comprese che non era il caso di insistere.
<< Piuttosto…lo sai
che mi hai fatto un bello scherzetto, attivando tutte le potenziali assieme?
>> borbottò il demone, rivolgendosi di nuovo a baby Spike e osservandolo
attentamente. << Per un paio di giorni mi sono trovato completamente a
secco di energia, prima di riuscire a recuperare. Anche se devo ammettere che è
stata una brillante idea. Per un bel po’, quella testa matta del Primo se ne
dovrà stare buono. >> aggiunse ghignando.
Ghigno a cui Buffy si unì,
facendogli un cenno come di scusa per averlo spremuto come un limone, si
immaginò. Era confortante avere la sua approvazione, in fondo.
<< Ok, allora che ne
dici se mi rimetto all’opera? Tu intanto puoi dire a quelli scalmanati là fuori
che va tutto bene. >> propose il demone, non desiderando nient’altro che
tornare alla sua bella caverna per fare un ulteriore riposino.
Buffy annuì, girandosi
verso la porta, pronta a fare come richiesto. Una risata le sorse in gola,
quando vide i suoi amici ancora intenti a cercare di entrare. Definirli
scalmanati era stato un eufemismo. Sembravano stravolti. Angel con un
bernoccolo in fronte, causato certamente da un tentativo di colpire con la
testa la barriera. Xander che la colpiva incessantemente con un batticarne (un batticarne?).
Willow che aveva tutti i capelli ritti come se avesse preso la scossa. Ed
infine, Giles, che con gli occhiali tutti storti cercava di pronunciare degli
incantesimi presi dal libro che aveva in mano.
Si sentì in colpa per non
aver più pensato a loro, ma quella scena era troppo comica e surreale. Un
pensiero improvviso però, la fece rivolgere di nuovo verso l’interno della
stanza. << Aspetta! >> quasi gridò, mentre l’idea che l’aveva colta
si consolidava nella sua mente.
<< E adesso che c’è?
>> chiese il demone con fare stanco.
<< Potresti
aspettare a farlo tornare adulto? >> quasi lo pregò Buffy, avvicinandosi
a lui. << Prima c’è una cosa che vorrei tanto poter fare. >>
concluse con un sorrisetto.
<< Aspettare quanto?
>> chiese il demone che aveva ben intuito a cosa lei mirasse.
<< 24 ore non di
più. Si può fare? >> supplicò Buffy.
<< Vada per 24 ore.
In fondo, penso che la cosa gli piacerà. >> ghignò il demone << A
domani. >> disse poco prima di scomparire improvvisamente nel nulla.
Buffy rimbalzò felice sui
piedi, solo per girarsi un attimo dopo, quando i suoi amici caddero
letteralmente dentro la stanza. Evidentemente la barriera era sparita nel
momento in cui era sparito il demone. Risultato, ora a terra vi era un insieme
di corpi tutti annodati fra di loro.
<< Willow…devi fare
una cosa per me! >> esclamò eccitata Buffy, cercando di districare l’amica dal gruppo, infischiandosene
completamente degli altri, che la stavano sommergendo di domande.
<< Huh? >>
fece Willow, con i capelli ancora tutti ritti ed un aria allucinata.
<< Ora ti spiego…
>> continuò imperterrita Buffy prendendo l’amica sottobraccio e
cominciando a spiegare.
Gli altri capirono che
l’unico modo per sapere che diavolo era successo, era stare ad ascoltarla senza
interromperla.
Forse prima o poi sarebbe
venuto fuori.
*****************
Un paio d’ore più tardi,
il mistero era risolto.
Willow stava già
preparando in necessario per l’incantesimo richiesto, mentre il resto del gruppo
stava commentando le nuove informazioni ricevute.
Giles, era deluso di non
aver potuto parlare con il demone a cui in fondo doveva il suo lavoro di
osservatore.
Xander aveva ripreso a
battere la carne con il batticarne (accuratamente lavato) per preparare il
pranzo (ecco perché ce l’aveva prima).
Angel si godeva la borsa
del ghiaccio sulla fronte, tenuta premurosamente da Cordelia seduta sul suo
grembo.
L’unico che se ne stava
tutto tranquillo era baby Spike, che ancora dormiva serenamente, ignaro di
tutto il macello che era successo.
<< Io sono pronta!
>> annunciò Willow, arrestando così l’andirivieni nervoso di Buffy.
<< Sei sicura di
volerlo? >> chiese ancora la strega, avendo fatto quella domanda più
volte.
<< Più che sicura.
>> esclamò Buffy decisa, mettendosi nella posizione indicata,
accompagnata da un sottofondo di vari commenti a cui lei non diede peso.
Baby Spike stava per avere
una bella sorpresa….
*******************
Spike, si risvegliò
lentamente, aspettando ad aprire gli occhi.
Mano a mano che la
coscienza gli tornava, la sua mente ripercorreva i momenti precedenti al suo
svenimento.
Ricordava di essere
riuscito ad inserire quella dannata chiave e girarla, ma poi più nulla, vuoto
assoluto.
A quel pensiero, aprì gli occhi
di scatto.
Era andato tutto bene?
Ma soprattutto, Buffy
stava bene?
Gli bastarono un paio di
secondi per capire di essere ancora un dannato bambino.
Maledizione, qualcosa
doveva essere andato storto, ma cosa?
Un leggero sbuffo,
proveniente dalla sua destra, lo fece volgere di scatto in quella direzione.
Oh Cristo!
I suoi grandi occhioni
azzurri si erano allargati scioccati.
Si trovava nella camera che aveva condiviso con Buffy e
Dawn durante le notti precedenti, comodamente disteso sul letto. E non era
solo.
Disteso addormentato
accanto a lui, vi era un altro bambino…bambino???
Alzandosi a sedere, si
piegò sul nuovo arrivato per scrutarne i lineamenti. C’era qualcosa di
maledettamente familiare in essi.
Riccioli biondi, solo un
po’ più scuri dei suoi, un nasino impertinente, ed una boccuccia leggermente
socchiusa nel sonno….Oh mio dio!
No, no, non è possibile, no.
Pensava frenetico Spike,
mentre con la mente rivedeva quel visetto, che aveva visto di nascosto anni prima,
in delle foto a casa di Buffy.
Buffy?
<< Bu? >>
chiese con la sua vocetta incerta e tremante, mentre allungava la manina per
toccarle delicatamente una guancia.
Quando, a quel breve
contatto, due immensi occhioni verdi si spalancarono ridenti, comprese
definitivamente che non era un bambino che aveva a fianco, ma decisamente una
bambina. La sua baby, come l’aveva tante volte chiamata. Evidentemente fino a
quel momento aveva finto di dormire, per vedere la sua reazione quando si fosse
svegliato.
Per qualche momento,
rimase come ipnotizzato ad osservarla.
Era la bimba più carina
che avesse mai visto.
La scooby gang, doveva
aver fatto altri acquisti, perché lei indossava una versione ridotta,
dell’abbigliamento che di solito metteva quando si allenava.
I pantaloni della tuta
grigio chiaro, abbinati ad un top bianco, da cui si intravedeva la ciccetta del
pancino, e naturalmente un paio di scarpine da ginnastica.
Era adorabile, non mancava
nemmeno un minuscolo palettino, infilato nella cintura dei pantaloni,
chiaramente di morbida plastica.
Una piccola cacciatrice in
miniatura.
La sua cacciatrice!
Una sua risatina
divertita, lo riscosse dai suoi pensieri
riportandolo alla realtà.
Bloody hell! Che diavolo sta succedendo?
Chiese in preda al panico,
mentre baby Buffy, gli gettava felice le bracciotte attorno al collo.
<< Tranquillo Spike!
>> gli giunse la voce di Willow, che se ne stava appoggiata contro la
cornice della porta, con uno sguardo intenerito sul volto.
Tranquillo un accidente! Ero io a dover tornare
adulto, non lei a tornare bambina. Che diavolo è andato storto?
Le disse Spike
telepaticamente, inviandole uno sguardo truce, mentre al contempo, notava che
il profumo della sua Buffy non era cambiato.
Dolce.
Intenso.
Sublime.
<< Niente è andato
storto. >> gli stava rispondendo Willow, riscuotendolo dai suoi pensieri.
<< Diciamo che il tuo ritorno all’età adulta è stato ritardato di qualche
ora…e Buffy ha deciso di approfittarne per togliersi un piccolo sfizio. La sua
attuale condizione è temporanea, fra qualche ora potrà tornare perfettamente
come prima. >>
Spike rimase senza parole
a quella rivelazione e mentre la sua boccuccia rimaneva aperta a formare un
“Oh!”, i suoi occhi notarono il guizzo di malizia che saettava in quelli di
baby Buffy. Non era cambiata per niente. Aveva qualcosa in mente, ne era certo.
Ok, baby…e adesso che si fa?
Le chiese, pur non
aspettandosi veramente una risposta, quando gli giunse, ne rimase decisamente
sorpreso.
<< Ci divertiamo, cos’altro? >>
Le sue parole,
accompagnate ancora da quello scintillio negli occhi, lo raggiunsero colpendolo
con forza. Potevano comunicare. Come ciò fosse possibile, non gli sfiorò
neppure la mente, l’unica cosa che importava era di fronte a lui in quel
momento. Sogghignò.
Contaci!
********************
Ed il divertimento non
mancò.
Per tutto il giorno, i due
frugoletti, se la spassarono decisamente.
Non per un solo istante, furono
raggiunti da pensieri adulti. Era come se fossero veramente tornati bambini,
non solo nel corpo ma anche nello spirito. Domande del tipo: cosa sarebbe
successo a Spike quando fosse tornato normale, non li sfiorarono minimamente.
Ulteriori spiegazioni non
furono richieste o furono date.
Spike non si chiese
affatto, quanto dovesse ancora rimanere in quello stato.
La sola cosa importante
era godersi ogni ora, ogni minuto, ogni istante, di quella straordinaria e
meravigliosa situazione.
Soltanto saltuariamente
rinasceva in sè il suo vecchio io, soprattutto quando c’era da combinare
qualche birichinata ai danni dei loro amici.
Aveva trovato in baby
Buffy una complice perfetta per combinare guai, non lo avrebbe mai detto. Ne
avevano fatte di tutti i colori.
Con la scusa di giocare ai
cubi sotto la scrivania di Angel, i due complici, avevano legato anche se in
modo arruffato, le stringhe delle scarpe del vampiro. Così che, quando erano
velocemente sgattaiolati fuori dall’ufficio, Angel cercando di seguirli si era
esibito in una caduta da manuale, finendo spalmato a terra, mentre loro se la
ghignavano a tutto spiano.
Nessuno era rimasto
indenne al loro passaggio.
Colpivano a tradimento e
scappavano, facendo letteralmente impazzire tutti. Se accudire baby Spike si
era rivelata una passeggiata, star dietro a quei due uniti, aveva richiesto un
controllo continuo.
I ripiani più bassi della
cucina erano stati saccheggiati, ovunque si potevano vedere le tracce del loro
passaggio, anche sui loro volti birichini ricoperti di marmellata. Avevano
tentato di imboccarsi a vicenda senza molto successo. Più volte, si erano
dovuti cambiare i vestiti, perché imbrattati di questa o quella sostanza, con
loro sommo gaudio.
Infatti ogni volta era
necessario ricorrere ad un bel bagnetto, ed i due si erano ritrovati insieme
nella vasca, divertendosi come matti a schizzarsi a vicenda e a schizzare il
malcapitato che doveva farglielo. Risultato, il gruppo ora era costretto ad
andare a giro con abiti perennemente bagnati. Già si sentiva qualche starnuto a
giro.
In poche parole, al
termine della giornata, mentre i due frugoletti erano ancora nel pieno dell’energia,
i loro tutori erano distrutti. Soltanto quando i piccoli iniziarono a
dimostrare sonnolenza, tirarono un sospiro di sollievo. Ed erano già le quattro
di notte.
Riportati in camera, e
rivestiti con morbidi pigiamini di spugna, baby Spike e baby Buffy, vennero
lasciati soli soletti nel lettone, con la speranza che non combinassero
ulteriori guai.
Per sicurezza, Dawn rimase
nascosta ad osservarli dalla porta lasciata socchiusa. Quella notte, o quel che
rimaneva della notte, avrebbe dormito in camera con Willow, che ormai aveva
chiuso definitivamente con Kennedy. Prima però voleva assicurarsi che sua
sorella e Spike, si erano addormentati.
Aveva cambiato
drasticamente parere sul fatto di diventare la sorella maggiore. Un'altra
giornata come quella e si sentiva pronta per l’ospizio.
Il suo sguardo però si
intenerì, vedendo baby Buffy accoccolarsi stretta a baby Spike, chiudendo gli
occhi, dopo che si erano dati un dolce e innocente bacetto sulle labbra.
Sembravano la riproduzione
vivente, di alcune famose vignette.
In silenzio Dawn arretrò
dalla porta, comprendendo che il pericolo era passato. Meglio lasciali in pace,
si disse, mentre si dirigeva sbadigliando verso la camera di Willow.
*******************
Spike se ne stava disteso
e rilassato nel lettone, perfettamente conscio della presenza di baby Buffy
accoccolata contro di sé.
Era così bello, stringerla
nelle sue seppur minute braccia. La sensazione di quel corpicino caldo che lo
avvolgeva. Sentire il suo respiro, che lentamente rallentava a causa del sonno.
Immergere il volto fra i
suoi morbidi riccioli e aspirarne tutto il dolce profumo.
Era stata una giornata
incredibile. Mai si era immaginato di poter passarne una simile.
Insieme avevano riso,
giocato, combinato malestri.
Perfetto.
Solo così si poteva
considerare quel giorno.
Si chiese intimamente, se
mai sarebbe stato uguale, quando entrambi fossero tornati adulti.
Sarebbe rimasto qualcosa
della complicità che avevano condiviso? O tutto sarebbe svanito alle prime luci
dell’alba? A cui per altro mancava poco.
Ormai aveva la completa
certezza del suo amore, del fatto che erano destinati a stare insieme, ma,
sarebbero riusciti a raggiungere ancora la perfetta armonia che aveva
caratterizzato le ultime ore?
Nel suo cuore sperava
ardentemente di si.
In fondo, che fossero
bambini o adulti, nulla era cambiato dentro di loro.
Sentiva distintamente il
sonno farsi avanti, e lottava per non arrendersi ad esso. Non voleva perdere
neppure un secondo di quella situazione. Guardare rapito il volto di baby
Buffy, fattosi roseo nel sonno. La minuscola boccuccia che poco prima aveva
sfiorato la sua, ammorbidirsi e socchiudersi.
La piccola bavetta che ne
usciva non contribuiva a spezzare quel momento magico.
Era bellissima.
Era il suo angelo.
La sua cacciatrice.
Lentamente, le palpebre si
fecero più pesanti, mentre il suono di una canzone, giungeva in lontananza.
Era strano, le parole di
quella canzone sembravano quasi scritte per lui, per quel momento che stava
vivendo.
Rilassandosi
ulteriormente, se ne lasciò avvolgere.
Aerosmith
I Don't Want To Miss A Thing
I could stay awake
just to hear you breathing
Watch you smile while you are sleeping
While you're far away and dreaming
I could spend my life in this sweet surrender
I could stay lost in this moment forever
Every moment spent with you is a moment I treasure.
Potevo
stare sveglio solo per sentire il tuo respiro
Guardarti
sorridere mentre stai dormendo
Mentre
sei lontano e stai sognando
Potevo
trascorrere la mia vita in questo dolce abbandono
Potevo
perdermi in questo momento per sempre
Ogni
momento trascorso con te è un momento che conservo.
Ogni momento amore mio, ogni singolo
istante…
Don't wanna close my eyes
Don't wanna fall asleep
'Coz I'd miss you baby
And I don't wanna miss a thing
'Coz even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you baby
And I don't wanna miss a thing
Non
voglio chiudere i miei occhi
Non
voglio addormentarmi
Non
vorrei rimpiangerti piccola
E
non voglio rimpiangere qualcosa
Anche
quando ti sogno
I
sogni più dolci che potei mai fare
Non
vorrei ancora rimpiangerti piccola
E
non voglio rimpiangerti qualcosa
Non voglio addormentarmi, non voglio perdere
questo momento.
Laying close to you
Feeling your heart beating
And I'm wondering what you're dreaming
Wondering if it's me you're seeing
Then I kiss your eyes
And thank God we're together
I just want to stay with you in this moment forever
Forever and ever
Stendermi
vicino a te
Sentendo
il tuo cuore battere
E
mi sto chiedendo cosa stai sognando
Chiedendo
se mi stavi vedendo,
Poi
bacio i tuoi occhi
E
ringrazio Dio che stiamo insieme
Io
voglio solo stare con te in questo momento per sempre
Per
sempre e sempre
Non lasciarti mai, per l’eternità.
Don't wanna close my eyes
Don't wanna fall asleep
'Coz I'd miss you baby
And I don't wanna miss a thing
'Coz even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you baby
And I don't wanna miss a thing
Non
voglio chiudere i miei occhi
Non
voglio addormentarmi
Non
vorrei rimpiangerti piccola
E
non voglio rimpiangere qualcosa
Anche
quando ti sogno
I
più dolci sogni che potei mai fare
Non
vorrei ancora rimpiangerti piccola
E
non voglio rimpiangerti qualcosa
Perderti
sarebbe come morire.
I don't wanna miss one smile
I don't wanna miss one kiss
I just wanna be with you
Right here with you just like this
I just wanna hold you close
Feel your heart so close to mine
And just stay here in this moment for all the rest of time
Baby, baby
Non
voglio rimpiangere un sorriso
Non
voglio rimpiangere un bacio
Voglio
solo essere con te
Esattamente
qui con te, come adesso
Voglio
solo abbracciarti
Sentire
il tuo cuore vicino al mio
E
stare solo qui in questo momento per tutto il resto del tempo
Piccola,
Piccola.
Non voglio perdere niente di te, mai lo
vorrò.
Don't wanna close my eyes
Don't wanna fall asleep
'Coz I'd miss you baby
And I don't wanna miss a thing
'Coz even when I dream of you
The sweetest dream would never do
I'd still miss you baby
And I don't wanna miss a thing
Non
voglio chiudere i miei occhi
Non
voglio addormentarmi
Non
vorrei rimpiangerti piccola
E
non voglio rimpiangere qualcosa
Anche
quando ti sogno
I
più dolci sogni che potei mai fare
Non
vorrei ancora rimpiangerti piccola
E
non voglio rimpiangerti qualcosa
***************
E
mentre le ultime note della canzone sfumavano nell’aria, baby Spike chiuse
completamente gli occhi, cadendo addormentato.
Sulle
labbra un sorriso felice che si capiva, proveniva dal cuore.
Capitolo ventinove: La fine dei giochi.
Stava
bene.
Anzi,
benissimo.
Calda.
Protetta.
Amata.
Seppur
profondamente addormentata, Buffy, era al contempo perfettamente consapevole di
dove si trovava.
In
paradiso.
Sì,
quello non poteva essere altro che il suo paradiso, che credeva perduto.
In
quel caldo bozzolo che l’avvolgeva, si sentiva di nuovo completa, risolta.
Era
nel luogo che le era stato destinato, la ricompensa per tutte le sue fatiche,
le sue angosce, i suoi patimenti. Lì poteva essere finalmente soltanto sé
stessa. Non la cacciatrice, non la protettrice del mondo, non la guerriera che
non lasciava avvicinare nessuno.
Era
solo Buffy.
Nient’altro
che questo.
Con
un mugolio di gola, manifestò tutta il suo appagamento. Una mano molesta, però
la raggiunse sulla spalla, scuotendola dolcemente da quella dolce dimensione.
Chi mai poteva essere? Chi ancora una volta veniva a strapparla dal suo
paradiso?
No,
non voleva andare, questa volta si sarebbe opposta con tutte le sue forze, si
disse cercando di rimanere aggrappata al sonno con le unghie ed i denti.
<<
Buffy?...Svegliati…E’ tardi, fra poco arriverà il demone e tu devi ancora
tornare normale. >> la voce di Willow, squarciò prepotentemente le mura
dorate che l’avvolgevano.
Demone?
Tornare
normale?
Di
che diavolo parlava Willow?
Possibile
che ancora una volta fosse l’amica, a strapparla dalla dimensione paradisiaca
in cui si trovava?
<<
Su, Buffy svegliati…dobbiamo fare in fretta…non vuoi vedere Spike tornare
adulto? >> le risuonò ancora vicino all’orecchio la voce di Willow.
Spike?
Ancora
ad occhi chiusi, baby Buffy, aggrottò le sopracciglia a quel nome, mentre un
fiume in piena di ricordi le affollavano la mente.
Spike!
Sollevando
le palpebre di scatto, Buffy tornò prepotentemente alla realtà.
Era
stato tutto un sogno, dunque? La sensazione di essere tornata in paradiso,
quella meravigliosa beatitudine che aveva provato?
No!
Era
ancora lì.
Poteva
sentirla, percepirla.
Guardandosi
attorno con i grandi occhioni verdi allargati, ne cercò la fonte.
Un
istante dopo, lo sguardo gli cadde su baby Spike, ancora addormentato e
strettamente abbracciato a lei. E capì.
Nei
giorni passati ci era arrivata così vicina, poco a poco aveva compreso quanto
Spike avesse importanza nella sua vita, ma soltanto adesso capiva cosa
realmente era. Capiva cosa aveva rappresentato la notte passata insieme a
dormire, tutte le notti.
Perché
si sentisse sempre invadere da tanta forza, avendolo vicino.
Lui,
era il suo paradiso.
Il
suo paradiso in terra.
Il
luogo dove tutto il resto scompariva e rimaneva solo una gioia profonda.
Ancora
scossa da quella consapevolezza, si districò con dolcezza dalle sue minute
braccia, sbuffando a Willow che le metteva premura. Ora non c’era tempo per
profonde riflessioni, ma, non appena fosse stato possibile voleva farlo
partecipe di quella meravigliosa scoperta e discuterne con lui.
Discutere.
Parlare.
Presto
lo avrebbero finalmente potuto fare di nuovo. Questo le diede una spinta di
energia notevole, adesso non vedeva l’ora che il demone arrivasse.
Non
vedeva l’ora che Spike tornasse adulto.
Con
un guizzo tipico dei bambini, saltò felice al collo di Willow, pronta per
tornare lei stessa adulta.
****************
Tutto
si era svolto anche troppo velocemente.
Buffy
in pochi secondi era tornata normale e nemmeno un paio di minuti dopo, era
arrivato il demone. Questa volta non c’erano stati malintesi. Beh a parte
quando Giles aveva cercato di attaccarci bottone, ma era stato bellamente
ignorato, con suo grande disappunto.
Questa
volta il demone sembrava avere poca voglia di chiacchierare. Si era fatto
accompagnare nella camera dove baby Spike ancora ronfava serenamente ed aveva
iniziato il suo trattamento.
Quando
Buffy si era offerta di svegliare il piccolo, aveva risposto che era meglio
lasciarlo dormire. Vai a sapere perché. Buffy aveva solo sperato che qualunque
cosa il demone stesse per fare, non fosse doloroso. Era convinta che Spike
avesse sofferto a sufficienza.
Tutti
erano rimasti a guardare meravigliati quel prodigio.
La
camera era zeppa di gente, ed avevano lasciato ben poco spazio al demone per
operare, cosa che l’aveva chiaramente infastidito. Ragion per cui, i più
timorosi, vedendo il suo cipiglio, se ne erano rimasti accatastati uno
sull’altro sulla soglia, con Angel che li riprendeva continuamente per la
confusione che facevano.
Era
incredibile.
Per
Buffy non era stato così, né diventare piccola, né tornare adulta. In un puff,
le sue dimensioni erano cambiate. Un istante prima era una donna, un istante
dopo una bambina e viceversa.
Ma
con Spike…
Davanti
ai loro occhi increduli, vedevano le membra tendersi, allungarsi. I lineamenti
del volto farsi sempre più marcati. I capelli da biondo, tornare castano chiaro
e poi di nuovo platinati. Persino i vestiti si modificavano, via il pigiamino
di spugna, sostituito dalla classica maglietta nera e dai jeans che Spike
indossava sempre.
Ed
il tutto avvolto da una strana luce iridescente che lo avvolgeva.
Buffy,
per un istante non represse un sorriso che le era sorto sulle labbra, vedendo
Xander asciugarsi di nascosto una lacrima. Ne conosceva la ragione, a lui più
che a tutti sarebbe mancato baby Spike, sperava soltanto che i sospetti che lei
e Willow avevano avuto su Anya, si rivelassero esatti. Presto l’amico avrebbe
avuto un frugoletto tutto suo da coccolare.
Per
quanto la riguardava invece, ad ogni secondo che passava, sentiva crescere
dentro di sé un eccitazione senza pari. Le mani le prudevano dal desiderio di
poter di nuovo toccare il volto adulto di Spike, e non solo quello…
La
consapevolezza che aveva acquisito poco prima, ancora le riecheggiava dentro,
ed aveva un immenso desiderio di condividerla con lui.
Quando
vide il demone, ritrarre le mani protese su Spike, e la luce svanire, si
sarebbe quasi messa a saltellare dalla gioia.
<<
Beh qui ho fatto! >> disse piuttosto bruscamente il demone, mentre con
gli occhi sembrava non voler lasciare il corpo steso e ormai adulto di Spike.
Come
fosse riuscito a continuare a dormire con tutto quel casino era un mistero.
Eppure, i suoi lineamenti distesi, facevano capire che era ancora completamente
immerso nel sonno. Forse il demone c’entrava qualcosa.
<<
Quando si sveglia… >> iniziò a dire, con voce stranamente impacciata.
<< …ditegli che se ha ancora bisogno di me, sa dove trovarmi. >>
concluse affrettatamente, mentre staccava rapidamente gli strani occhi
fosforescenti dall’uomo disteso per fissarli su Buffy.
<<
Abbi cura di lui. >> le borbottò, un istante prima di sparire nel nulla,
proprio come aveva fatto la volta precedente, accompagnato però questa volta da
una ovazione di “ohhhh”.
Buffy
rimase qualche momento pensierosa. Aveva notato, in quegli strani occhi puntati
su di sé, qualcosa che l’aveva colpita. Vi aveva riconosciuto del dolore,
strano….poi il pensiero di Spike tornò predominante. << Su forza belli,
tutti fuori! >> esclamò vigorosamente, agitando anche le mani, per far
sloggiare gli ospiti che ora le risultavano indesiderati.
Voleva
essere da sola con Spike, quando questi si sarebbe svegliato.
Per
fortuna, Angel, sembrò comprenderla e le diede una mano a far uscire anche gli
ultimi restii.
*******************
Chiudendo
la porta della camera, Buffy, vi si appoggiò contro con la schiena per qualche
minuto. Intenta solo a fissare la figura distesa sul letto.
Spike.
Mille
pensieri e mille emozioni le vorticavano dentro.
Prendendo
un profondo respiro, si distaccò lentamente dalla porta, avanzando verso il
letto.
Sempre
con lentezza, quasi esasperante, si sedette sulla sponda. Gli occhi che non
avevano lasciato per un secondo quel volto.
Alzando
una mano, ve la passò sopra senza toccarlo. Disegnando con le dita, prima il mento
e le morbide labbra, poi gli zigomi e gli occhi, fino a giungere alle
sopracciglia. Lì si arrestò.
Il
suo sopracciglio sinistro era tornato esattamente come prima. La cicatrice che
lo solcava, che nella versione infantile era scomparsa, ora spiccava
nettamente. Un sorriso le si dipinse sulle labbra. Strano, ne era felice. Di
lui le era mancato anche quello. Il suo modo particolare di alzarlo, che gli
dava tanto l’aria da big bad…
Poi
la mano riprese a correre, ora verso il basso, delineando il collo, le
spalle ed il torace coperto dalla
maglietta.
Lui
era la sotto.
Lo
sentiva, lo percepiva con tutta sé stessa. Il suo Spike, il suo angolo di
paradiso su questa terra.
Stranamente,
le venne in mente una canzone che aveva sentito tempo prima. Ora quelle parole
sembravano essere state scritte per lei.
Senza
rendersene conto, prese a canticchiarla.
Artista: Shakera
Titolo: Underneath Your Clothes
Titolo Tradotto: Sotto I Tuoi Vestiti
You're a song
Written by the hands of god
Don't get me wrong cause
This might sound to you a bit odd
But you own the place
Where all my thoughts go hiding
And right under your clothes
Is where I find them
Sei
una canzone
scritta dalle mani di Dio
non fraintendermi
perchè potrebbe sembrarti un pò strano
ma tu sei il posto
Dove tutti i miei pensieri vanno a nascondersi
è proprio lì sotto i tuoi vestiti
che io li trovo
<< Sei stato creato apposta,
apposta per me. >>
Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey
Sotto
i tuoi vestiti
C'è una storia infinita
C'è l'uomo che ho scelto
C'è il mio territorio
E tutte le cose che merito
Per essere una così brava ragazza, tesoro
<< Quante cose ho appreso in
questi pochi giorni su di te, e quante ancora ne dovrò apprenderne… >>
Because of you
I forgot the smart ways to lie
Because of you
I'm running out of reasons to cry
When the friends are gone
When the party's over
We will still belong to each other
A
causa tua
Ho dimenticato come si fa a mentire
a causa tua
sto esaurendo i motivi per piangere
Quando gli amici non ci sono
Quando la festa è finita
Noi continuiamo ad appartenere l'uno all'altra
<< Mi sei rimasto vicino quando
gli altri se ne erano andati…sei sempre rimasto al mio fianco… >>
Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey
Sotto
i tuoi vestiti
C'è una storia infinita
C'è l'uomo che ho scelto
C'è il mio territorio
E tutte le cose che merito
Per essere una così brava ragazza, tesoro
(ripetuto
per due volte)
<< Ma io ti merito veramente? >>
I love you more than all
that's on the planet
Movin' talkin' walkin' breathing
You know it's true
Oh baby it's so funny
You almost don't believe it
As every voice is hanging from the silence
Lamps are hanging from the celing
Like a lady to her good manners
I'm tied up to this feeling
Ti
amo più di qualunque cosa su questo pianeta
Più del muovermi, parlare, camminare, respirare
Sai che è vero
Oh è così strano tesoro
E' da non credere
Così come le parole restano legate al silenzio
Così come i lampadari sono legati al soffitto
Così come una signora resta legata alle sue buone maniere
Io sono legata a questo sentimento
<< Mai avrei creduto di poterti
amare così…eppure è vero. >>
Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good girl honey
Underneath Your Clothes
There's an endless story
There's the man I chose
There's my territory
And all the things I deserve
For being such a good
For
being such a good
Sotto
i tuoi vestiti
C'è una storia infinita
C'è l'uomo che ho scelto
C'è il mio territorio
E tutte le cose che merito
Per essere una così brava ragazza, tesoro
Sotto i tuoi vestiti
C'è una storia infinita
C'è l'uomo che ho scelto
C'è il mio territorio
E tutte le cose che merito
Per essere una così brava ragazza,
Per
essere una così brava ragazza,
<< Sei tu il mio paradiso ora lo
so, prego solo di poter essere io il tuo… >>
***********************
Spike
si svegliò lentamente, allietato da una voce che canticchiava.
La
voce di Buffy.
A
parte quella volta del demone canterino, non gli era mai capitato di sentirla
cantare. Aveva una bella voce, un po’ esile forse, ma che trasmetteva emozioni.
Non comprendeva le parole che lei sussurrava canticchiando, ma sentiva che per
lei avevano un senso dal modo in cui le pronunciava.
Sembrava
felice, poteva sentirla tale, sempre senza aprire gli occhi, alzò una mano per
passarsela sugli occhi. Bastò questo gesto, perché lei smettesse di cantare e
la cosa gli dispiacque.
Alzando
lentamente le palpebre, cercò di mettere a fuoco le immagini. Vide un palmo.
Il
palmo della sua mano.
La
mano di un uomo e non quella di un bambino.
Si
alzò di scatto a sedere sul letto, tastandosi addosso, mentre si sentiva
invadere dal sollievo. Era tornato.
La
mano gli rimase ferma sul petto, incredula di sentire ancora il cuore battere.
Il cuore di un uomo, il suo.
Lentamente
sollevò gli occhi allargati di meraviglia, fino ad incontrare quelli verdi di
Buffy. Lei stava sorridendo.
<<
Sono tornato. >> disse annegando in quegli occhi che ora sembravano
ridere.
<<
Sì. >> rispose ridacchiando Buffy, commossa nel vederlo tanto emozionato.
<<
Come? >> chiese Spike, alzando un sopracciglio.
<<
Come, cosa? >> chiese Buffy guardandolo leggermente confusa.
<<
Come? >> ripeté Spike, gesticolando stavolta per indicare il suo corpo.
<< Ieri
Buffy
ridacchiò divertita per la sua agitazione, in effetti il giorno prima non
avevano perso tempo in chiacchere, avevano semplicemente goduto del momento.
<< Oh…il grosso demone verde è tornato e ti ha fatto tornare adulto.
>>
<<
Tornato? Demone? Che demone? >> chiese Spike che non ci aveva capito
nulla.
<<
Il demone. >> ripeté Buffy. << Grosso, occhi fosforescenti, strani
tentacoli sulla schiena, simpatico devo
dire. Quello che aveva donato il potere per creare la cacciatrice…ieri era venuto,
ma io gli avevo chiesto di aspettare…lo sai perché. Beh oggi è tornato ed ha
fatto quello che doveva. >> iniziò a spiegare Buffy, non accorgendosi di
come Spike si era irrigidito. << Ah, dimenticavo, oggi ha detto che se
avevi ancora bisogno di lui sapevi dove trovarlo. Lo conoscevi gia? >>
chiese.
<<
E’ stato qui? >> chiese Spike con voce alterata, alzandosi di scatto dal
letto e prendendo a camminare su e giù per la stanza, con Buffy che lo guardava
allibita e preoccupata.
<<
Spike, che c’è? Che succede? >> chiese quasi spaventata, le sembrava
quasi di osservare una pantera in gabbia. << Sei stato tu, a dirci che la
prima cacciatrice era stata creata grazie a quel demone e che lui serviva i
Poteri che Sono. Perché sapere che è stato qui ti turba tanto? >> gli
chiese ancora, quando non ebbe risposta alla prima domanda.
<<
Spike! >> lo riprese, quando non ebbe risposta neanche alla seconda.
<< Ora mi fai il piacere di metterti seduto qui e mi dici che cosa c’è
che non và. >> disse, afferrandolo
di forza per un braccio e riportandolo verso il letto. << Allora?
>> incalzò, quando lui rimase seduto ma in silenzio e con lo sguardo
fisso a terra.
Spike
rimase in silenzio ancora per qualche momento, continuando a fissarsi i piedi.
Poi avvertendo l’impazienza di Buffy, che si era posta davanti a lui, con le
braccia incrociate sul petto, comprese che qualcosa la doveva pur dire.
<< E’ stato lui a restituirmi l’anima. >> biascicò lentamente.
<<
Uh? >> fece Buffy, lasciando cadere le braccia stupita. Questo non se lo
sarebbe mai immaginato. << Vuoi dire che è lui, quello di cui mi
parlasti? La leggenda di cui avevi sentito parlare? >> chiese memore di
quanto Spike le aveva raccontato a suo tempo, in risposta ottenne solo un cenno
della testa, mentre lui continuava ostinatamente a tenere la testa bassa.
<< E dove sta il problema? >> chiese andando al sodo.
<<
Il problema è che tutta la mia vita è stata solo un inganno! >> sbottò
veemente Spike, rialzandosi dal letto e riprendendo a camminare con lunghi passi
nervosi. << Tutto è stato deciso per me. >> continuò alzando il
tono della voce. Buffy questa volta non cercò di fermalo, ma si sedette
prestandogli tutta la sua attenzione.
<<
Tutto quello che pensavo di aver deciso da solo…le scelte che pensavo di aver
fatto…erano solo bugie. Sono stato manovrato come un burattino, senza volontà
né sentimenti…forse hanno guidato pure quelli. >> ringhiava intanto
Spike, tirando pugni nell’aria.
<<
Spike, calmati. >> provò a dirgli dolcemente Buffy, cercando di placarlo.
<< Perché pensi questo? Ti prego dimmelo. >> aggiunse afferrando al
volo una delle sue mani che le passava vicino e tirandolo a sé.
<<
Ma non capisci? >> rispose Spike, fissandole la cima della testa e
rifiutandosi di incontrare il suo sguardo. << Quella notte…la notte in
cui io ti…quella notte… >> le parole non volevano proprio uscirgli fuori.
Buffy
però comprese a quale notte si riferiva. << Shhh…va tutto bene…è passata,
l’ho dimenticata. >> disse cercando di dargli conforto. << Tu sei
cambiato dopo di allora, lo so. >> aggiunse prendendo la sua mano e
portandosela alla guancia.
<<
No, non lo sai. Credi di saperlo, ma non lo sai. >> disse piano e con
amarezza Spike, pur non interrompendo quel contatto che leniva il suo dolore.
Quando Buffy tirò ancora più indietro la testa, per poterlo guardare negli
occhi, si sentì perduto. Ora che li aveva incontrati non sarebbe più riuscito a
fuggire. << Io sono un demone, Buffy. E non importa che tu dica che sono
un uomo. Io so cosa sono. >> disse sentendosi la gola stringersi in un
groppo doloroso.
Quando
vide che lei scuoteva la testa e cercava di parlare, spostò la mano dalla sua
guancia per premerla dolcemente sulle sue labbra. << Ti prego, ascoltami.
Tu una volta mi hai detto di avermi visto cambiare. Che avevi visto l’uomo
vincere sulla bestia. Che per questo ti fidavi di me…Non hai idea di quanta
forza mi hanno dato quelle parole, anche se sapevo che non erano vere…Oh, non
sto dicendo che tu mentivi, era per questo che erano tanto belle, perché tu eri
sincera quando le dicevi, le sentivi…solo che non avevi capito come stavano le
cose, ancora oggi non lo capisci. >>
Buffy
lo guardò turbata, con i grandi occhi verdi pieni di confusione. Che stava
dicendo? Perché faceva così? Aveva sperato che al suo risveglio tutto sarebbe
stato meraviglioso e perfetto, ed invece…ora questo. << Allora
spiegamelo. >> disse piano, spostando la sua mano che ancora gli rimaneva
calda sulle labbra.
<<
Non sono un uomo, Buffy… >> disse stancamente Spike, afflosciandosi
seduto accanto a lei, ma continuando a tenerle la mano. << L’uomo, se mai
è esistito, è morto più di un centinaio di anni fa, hai visto tu stessa come.
>> le disse stringendo quella piccola mano. Buffy non disse niente, si
limitò solo a mettere anche l’altra mano, sopra le due unite.
Tirando
un sospiro, Spike cercò le parole adatte per continuare. << Io sono un
demone. Oh certo, adesso ho di nuovo la mia anima e mi è stata donata la vita,
ma questo non cambia le cose…bene e male uniti in equilibrio, ricordi? Il giocattolo
perfetto che i Poteri che Sono hanno creato per risolvere qualche problemuccio,
ecco quello che sono… >>
<<
Ma… >> disse velocemente, sentendo che Buffy stava per parlare. <<
…Non avevo una dannata anima quella notte…quella maledetta notte! >> aggiunse
guardandola fissa negli occhi e pregandola con lo sguardo di farlo finire di
parlare. << Io stavo male Buffy…quando mi sono reso conto di cosa stavo
per farti…dio, mi sarei impalettato da solo. Ero un demone e stavo male per
qualcosa che avevo fatto…non capisci il controsenso? >> le chiese
cercando di farle capire quale fosse il nocciolo del problema. Gli occhi di
Buffy si allargarono stupiti, segno che aveva compreso.
<<
Io stesso ne rimasi allibito, mi dicevo…perché l’ho fatto…ma soprattutto, perché
non l’ho fatto? Dopotutto ero un demone, da me ci si aspettava che facessi del
male e che non ne provassi rimorso, invece lo provavo. Fu allora che capii
quanto profondamente ero cambiato. Non mi comportavo da umano e neanche da
demone, non ero più nell’uno e né l’altro. Non è stato l’uomo a capire Buffy…ma
il demone. Ho compreso che in quel modo non potevo continuare, che se proprio
dovevo cambiare dovevo farlo fino in fondo. Non è stato l’uomo a vincere sulla
bestia, ma la bestia su sé stessa…e quella è ancora qui, sono io. >>
concluse chiudendo gli occhi, e deglutendo dolorosamente per quella verità che
gli premeva dentro, sperava solo che lei comprendesse ed accettasse.
Buffy
lo guardò con tenerezza, ora capiva il suo tormento interiore, capiva perché
non le aveva creduto là nella bocca dell’inferno. << Sinceramente non so
cosa sei, lo devo ammettere… >> iniziò a dirgli con calma, stringendo la
sua mano. <<…non penso che tu sia più un vampiro, ma anche se lo
fossi…non cambierebbe nulla. >> a queste parole, Spike aprì gli occhi e
la guardò piegando la testa da una parte. << Perché la cosa importante
che so…è che non importa cosa tu sia qui dentro… >> gli disse ancora
Buffy, toccandogli il torace. <<…che sia stato l’uomo o la bestia a
vincere…non importa chi è il vincitore…quello che importa è che ha vinto, e che
amo quello che ha saputo diventare. >> concluse, sorridendogli sicura.
Spike,
si sentì perdere, annegare, in quello sguardo pieno di sentimenti e di calore,
peccato che durò solo per poco. Pochi istanti dopo, infatti il suo sguardo si
rabbuiò di nuovo, mentre un pensiero molesto gli ricompariva nella mente.
<< Ma sono stato veramente io a vincere? >> chiese, mentre Buffy
assumeva un espressione confusa.
<<
Che intendi? >> gli chiese infatti disorientata.
<<
Quella notte…mi venne in mente lui…mi ricordai di aver sentito parlare di un
demone che esaudiva i desideri di chi considerava degno, decisi di andarci, per
chiedergli di riavere la mia anima. Ora mi chiedo, fu veramente una mia scelta?
O invece sono stato in qualche modo influenzato a prenderla? Il fatto che fosse
proprio lui quel demone…lo stesso che lavorava per i Poteri che Sono…oh, non
che all’epoca lo sapessi…il problema però è proprio questo…e se le mie stesse
decisioni, fossero state prese in realtà da qualcun altro? >> si decise a
spiegare Spike, dopo un lungo silenzio.
Buffy
aggrottò le sopracciglia, concentrandosi sul problema. Capiva, perché Spike si
sentisse come se tutta la sua vita fosse stata orchestrata fin nei minimi
particolari, ma era veramente importante? << E’ veramente importante
saperlo? >> chiese ancora pensierosa, alzando poi una mano per chiederle
di ascoltarla. << Tu stesso, mi hai detto che riuscire ad ottenere la tua
anima è stato difficile e doloroso. Che importanza ha perché lo hai deciso di
fare, l’importante è che tu non ti sia mai pentito di averlo fatto e che hai
messo tutto te stesso per farlo, l’importante è che tu hai guadagnato la tua
anima. >>
Spike
rimase in silenzio, riflettendo su quanto Buffy aveva detto. << Hai
ragione…riprendermi l’anima è stata la cosa più difficile che io abbia mai
fatto, un paio di volte ho pensato proprio di essere spacciato, ma poi pensavo
a te…al fatto che volevo darti quello che meritavi, ed andavo avanti. >>
ammise.
Buffy
gli sorrise radiosa, felice di sapere che aveva pensato sempre a lei, durante
quei momenti difficili. << Visto? >> gli disse eccitata << E
poi il fatto stesso, che tu abbia dovuto penare tanto, ti dovrebbe far capire
che ci sei riuscito da solo. Non c’erano i Poteri che Sono lì a combattere
accanto a te, altrimenti sarebbe stato più facile. >> aggiunse
guardandolo come se fosse un eroe.
Spike
per la prima volta in più di cento anni, si sentì le guance arrossare.
Imbarazzato, borbottò: << Tutte le cose importanti, sono difficili da
ottenere. Ma poi, vale la pena il prezzo che si è dovuto pagare. >>
pensando che lei era valsa tutte le pene di questo mondo.
Buffy
però fraintese. << Beh, si…penso di si…un anima è molto importante…certo
che tu hai dovuto pagare un prezzo molto alto.
Non come Angel che non ha dovuto fare nulla per averla…beh a parte fare
fuori un sacco di persone… >> disse pensierosa.
A
Spike venne da ridere, sia perché lei era adorabile con quel nasino arricciato
e l’espressione un po’ sdegnata, ma soprattutto perché, la sentiva parlare male
di Angel. << Anche lui ha pagato, baby. >> le disse, provando un
impulso di sincerità. Maledetta anima.
<<
Uh? >> chiese Buffy riscuotendosi dai suoi pensieri. << Oh, parli
del fatto che da quando ce l’ha prova dei rimorsi? Beh, ma quelli ce li hai
anche tu, no? >> disse , mordendosi subito dopo la lingua, ricordando
quanto fosse stato male i primi tempi, senza contare che dentro di sé, sapeva
bene che lui ne soffriva ancora.
Facendo
una smorfia, Spike scosse la testa. << Quella è normale amministrazione.
Non puoi spassartela facendo fuori mezza Europa e poi aspettarti che l’anima se
ne stia buona, buona. Anche se ammetto che non ero preparato al fatto che fosse
così difficile averla. No, io mi riferivo al fatto della maledizione…anche se
Angel ha ignorato tranquillamente per una settantina di anni, che non poteva
essere felice. D’altra parte, se non fosse stato per te, mi sa che non lo
avrebbe scoperto mai, quello è un depresso cronico. >> ghignò.
<<
Ohh! >> esclamò Buffy, rendendosi conto che Spike aveva ragione. Essere
condannati all’infelicità eterna era senza dubbio un grosso prezzo da pagare.
Certo però, che negli ultimi tempi, Angel le era sembrato piuttosto allegro,
molto di più del suo solito doveva ammettere. Questo pensiero le gelò il sangue
nelle vene.
<<
Spike, dobbiamo correre subito da Angel. >> disse alzandosi di scatto dal
letto, cercando di far alzare anche lui. << E’ troppo allegro da qualche
giorno ed io ho paura che se lui e Cordelia restano soli… >> si
interruppe, quando Spike, invece di alzarsi a sua volta, la tirò per un braccio
facendola tornare a sedere.
<<
Non succederà nulla, tranquilla. >> le disse, afferrandola per entrambi gli
avambracci, cercando di calmarla.
<<
Spike? >> chiese Buffy con fare inquisitorio, alzandogli un sopracciglio
nel vederlo così calmo e rilassato. C’era di sicuro qualcosa sotto. << Tu
come fai a sapere che non succederà nulla? >>
E
Spike diventò ancora una volta tutto rosso. << Non l’ho fatto apposta.
>> disse precipitosamente, come se volesse difendersi. << Era la
prima volta che usavo la mia energia spirituale, consapevolmente intendo,
insomma non come nella bocca dell’inferno…lì ha cominciato a funzionare tutto
da solo… >> bofonchiò come spiegazione, mentre vedeva il sopracciglio di
Buffy arcuarsi sempre di più.
<<
Non ho saputo dosarla bene…tirare fuori Cordelia dall’oscurità dove era finita
era difficile, così ce l’ho messa tutta…beh non proprio tutta, altrimenti
adesso anche Los Angeles sarebbe un mucchio di macerie…comunque Angel era lì…e
un po’ dell’energia è finita anche su di lui…diciamo che ho lavato un po’ anche la sua anima… >> disse imbarazzato,
guardandola di sottecchi.
<<
La maledizione…vuoi dire che la maledizione… >> boccheggiò Buffy,
rendendosi conto della forza della natura che aveva accanto.
<<
Puff! >> fece Spike alzando le mani con le palme in alto e restringendosi
nelle spalle. << La maledizione è sparita. >>
<<
Oddio! >> Buffy scosse la testa, ancora incredula. << Dovremo
informarlo. >> disse piattamente, mentre un ghigno le si formava sulle
labbra.
<<
Ora? >> chiese Spike, che non aveva proprio voglia di andare dal suo ex
gran sire.
<<
No. >> rispose Buffy, mentre il ghigno si allargava. Aveva in mente
qualcosa di meglio. << Dunque…allora, tanto per saperlo…tu cosa sei?
>> gli chiese scrutandolo attentamente.
<<
Uhm… >> rispose Spike, sentendosi in imbarazzo sotto quello sguardo che
sembrava volerlo spogliare. La sola idea gli fece venire una vampa di calore
sul volto. << Beh…sono un demone come ho detto…ma particolare, dato che
sono stato purificato, il che ha fatto di me un essere non più inferiore. Mi è
stata concessa la vita, e con essa tutte le opzioni che comporta. Stare al
sole, niente problemi con oggetti religiosi, non dover più nutrirmi di sangue
ma poter mangiare normalmente, invecchiare anche se lentamente… >>
<<
Ed avere bambini? >> chiese Buffy interrompendo la sua lista. Lei si era
già fatta un idea ben precisa, di come i Poteri che sono, avevano risolto il
suo problema di cacciatrice. Un bambino, figlio suo e di Spike, sarebbe stato
certamente un essere speciale. Attese la risposta con ansia.
<<
Avere bambini… EH? >> rispose tranquillo Spike, continuando il suo
elenco, solo per rendersi conto un secondo dopo di quanto lei aveva detto.
Diventando di brace, bofonchiò nervosissimo. << Si…beh ecco…il fatto è
che… >> le sue parole smozzicate, caddero nel nulla, Buffy era tutta
concentrata per fatti suoi.
<<
Bene, perché ho scoperto che mi piacerebbe avere dei figli. L’esperienza con te
è stata illuminante. Certo però che se vogliamo avere dei bambini, sarebbe
meglio se prima ci sposassimo… sai sono un tipo all’antica su certe cose. Prima
il matrimonio, poi i bambini eccetera eccetera.
>> stava dicendo, rivelando a voce alta le sue riflessioni, senza
accorgersi che Spike stava letteralmente annaspando. Già gli sembrava un sogno
che lei lo amasse, il solo pensiero di sposarla ed avere dei figli, anche se
sapeva che era stato messo in conto era troppo. La sua espressione divenne
sognante, mentre già si immaginava all’altare.
<<
Spike mi vuoi sposare? >> stava intanto chiedendo Buffy, che lo scrollò
per farlo tornare sulla terra e poi gli ripeté la domanda. << Mi vuoi
sposare? >>
Spike
deglutì a vuoto per un paio di volte, salivazione a zero, cuore che sembrava
impazzito e lo stava assordando con il suo battere, respirazione assente, stile
apnea. << E tu saresti un tipo all’antica? >> riuscì a emettere con
un filo di voce. << Ai miei tempi erano gli uomini a chiedere alle donne
di sposarsi, e per quanto ne so lo fanno ancora… >> aggiunse, cercando
rifugio nel suo vecchio modo di fare ironico.
<<
Tu non sei un uomo, lo hai appena detto, e neanche io sono una donna normale,
sono la cacciatrice, ricordi? Allora? >> lo rimbeccò Buffy, sogghignando.
Le erano sempre piaciute le loro schermaglie verbali, anche se non lo avrebbe
mai ammesso.
Assumendo
un aspetto serio, Spike le prese il volto fra le mani. << Buffy sei sicura
di volerlo? Non ha importanza quello che vogliono i Poteri che Sono, che si
fottano. Ma tu…sei sicura? >> le chiese, guardandola fissa negli occhi e
sentendosi morire ogni istante, prima che le sue labbra si aprissero di nuovo.
<<
Guarda che qui, chi aspetta una risposta sono io! E lo sai che non ho molta pazienza. >>
gli disse lei con un ghigno, che lo riempì di una gioia immensa.
<<
Non saprei…Tutta l’eternità legato ad una donna bisbetica, che mi prende sempre
a calci, impaziente e dispotica…ci devo pensare. >> le rispose, ghignando
a sua volta, forte ormai della situazione.
<<
Io non sono bisbetica. >> abboccò all’amo Buffy, facendo il broncio,
distendendolo rendendosi conto solo pochi secondi dopo di un particolare
importante. << Tutta l’eternità ? >> chiese allargando gli occhi
stupefatta.
<<
Uhm già…regalino aggiuntivo…i Poteri che sono hanno deciso che se mi sposo
potrò stare con la mia lei per tutta l’eternità, persino in paradiso pensa te!
>> disse placido Spike, sbolognando con semplicità una bomba del genere.
Un
secondo dopo, si trovava ribaltato sul letto, con Buffy che gli saltava
addosso, tenendolo per la maglietta ed uno sguardo feroce dipinto in viso.
<< E quando pensavi di dirmelo? Tu…tu sei impossibile! Dio solo sa come
faccio ad amarti tanto. Ora vedi di rispondere in due secondi, altrimenti giuro
che ti impaletto…Mi vuoi sposare o no? >> gli gridò quasi, incenerendolo
con lo sguardo.
<<
Sì, Sì! Va bene ti spos… >> Spike non riuscì nemmeno a finire la
risposta, un secondo dopo la bocca di Buffy era sulla sua. Ed il resto del
mondo scomparve.
Diversi
minuti dopo, Buffy e Spike erano distesi sul letto, facendosi le coccole,
quando Buffy, aggrottò le sopracciglia pensierosa.
<<
Spike? >> chiese, dandogli un bacio sotto la gola. << Perché ti
aveva turbato tanto il fatto che quel demone fosse venuto qui? Non era solo per
la faccenda delle decisioni, vero? >>
Spike
sospirò, non c’era niente da fare, alla sua cacciatrice non riusciva a nascondere
nulla. Anche lei ormai aveva imparato a conoscerlo bene, anche troppo bene.
<< E’ una lunga storia…ti dispiace se te la racconto in un altro momento?
>> le chiese, sperando che lei capisse che non si sentiva ancora pronto
ad affrontare quel discorso.
Lei
capì.
<<
Va bene…aspetterò! Tanto abbiamo tutta l’eternità per stare insieme, no?
>> rispose Buffy, dopo aver riflettuto un attimo.
<<
Si. Tutta l’eternità! >> sussurrò piano Spike.
Fine.
Epilogo
Tre
anni erano passati, da quando baby Spike era riuscito a chiudere per sempre la
connessione fra la nostra dimensione e quella dei Senior Partners. Molte cose
erano cambiate, mentre altre erano rimaste le stesse.
Xander
ed Anya erano i felici genitori di un bel bebé, nato neanche otto mesi dopo gli
eventi precedentemente narrati. Le previsioni di Buffy e Willow si erano
infatti rivelate esatte, Anya aspettava un bambino. Il frugoletto, che adesso
aveva più di due anni e a cui era stato dato, udite udite, il nome di William,
era una vera peste, ma al contempo, la gioia infinita dei loro genitori.
Xander,
si era ripreso velocemente dalla scomparsa di baby Spike, mentre invece era
letteralmente svenuto cadendo a terra, quando Anya gli aveva rivelato di essere
incinta. Non si erano ancora sposati, ma convivevano felicemente. Anya infatti
era ancora titubante nel tornare davanti all’altare, nonostante Xander giurasse
e spergiurasse che questa volta non l’avrebbe piantata, erano tutti consapevole
che prima o poi però ci sarebbero arrivati.
Lui
e Spike inoltre erano riusciti a diventare amici, e talvolta Xander quando
voleva prendere in giro Spike, non si riferiva più ai suoi trascorsi di non
morto, ma proprio al periodo in cui era stato un bambino. Ora che Spike era in
grado di arrossire, Xander non si perdeva un occasione per rinfacciargli quando
lo chiamava cio, anche se il più delle volte finiva con Xander che scappava e
Spike che lo rincorreva, alla fine tutto si risolveva tutto in una bella risata
collettiva.
Willow
adesso aveva un'altra relazione con una ragazza. Questa volta però la sua nuova
compagna sembrava ottenere l’approvazione di tutti. Era un tecnico informatico
che lavorava assieme a lei, presso la nuova sede del consiglio degli
osservatori. Era un tipo minuto, ma deciso, assomigliava un po’ a Buffy a dire
il vero, se non che, Allie, questo era il suo nome, oltre ad avere i capelli
neri, sembrava avere anche la dolcezza della povera Tara.
Tara.
Willow non aveva mai smesso di cercarla. Forte dei suoi poteri che adesso stava
imparando a gestire al meglio, setacciava dimensioni, nella speranza di
trovarvi traccia della donna tanto amata. Ormai non lo faceva più con la
speranza di riportarla a sé, aveva accettato la cosa. Piuttosto sentiva il
bisogno di scusarsi con lei, per gli errori che aveva commesso. Negli ultimi
tempi aveva infatti raggiunto la stabilità non solo dei suoi poteri, ma anche
emotiva.
Giles,
forte delle nuove informazioni sulla prima cacciatrice ed il demone che l’aveva
creata, era tornato in pompa magna in madre patria. Qui si era dato parecchio
da fare per ricostituire il Consiglio degli Osservatori, diventandone il
capoccia. Ultimamente frequentava una cacciatrice, attivata dall’incantesimo di
Willow, che aveva quasi la sua età.
Amely,
così si chiamava, era un tipetto allegro e sbarazzino (francese se non si fosse
capito), che non si era turbata poi tanto, nel venire a sapere di essere
diventata una cacciatrice alla soglia dei 45 anni. Anzi, era stata felice di
avere strappato la palma di più anziana a Buffy. Giles, suo malgrado si era
visto costretto a stare con lei, dato che la prima volta che si erano
conosciuti, invece della solita e classica stretta di mano, si era invece
sentito pizzicare il sedere, con successivo commento entusiasta per la
solidità. In poche parole era diventato la barzelletta vivente della scooby
gang, che imperversava nello spettegolare e scherzare sulla felice e
stranamente assortita coppietta.
Down,
adesso frequentava un prestigioso college inglese, dove erano andati a studiare
tutti gli osservatori del consiglio. Infatti la ragazza, aveva ormai deciso che
era quello il suo futuro. Si era inoltre fatta un bel gruppetto di amiche, sia
fra la nuova selva di cacciatrici, che fra i suoi compagni di studi. Era molto
richiesta alle feste e diversi giovanotti le correvano dietro, suscitando la
preoccupazione sia di Buffy che di Spike.
Angel,
viveva ancora a Los Angeles ed aveva riaperto ufficialmente la sua agenzia di
investigazioni. Cordelia ormai era il suo braccio destro, non che la sua
compagna. Gli affari andavano bene, inoltre si occupava di gestire anche un
gruppetto di cacciatrici del posto. Quando aveva avuto la conferma che la sua
anima non era più gravata dalla maledizione, si era lanciato in un ululato di
gioia sfrenata, abbracciando Cordy e facendola volteggiare per la stanza. Per
poco non aveva persino baciato Spike sulla bocca da come era impazzito, per
fortuna (di Spike), si era limitato a stritolarlo in un abbraccio stile piovra.
Le
cose fra lui e Cordelia andavano alla grande, e lui stava iniziando a
considerare la possibilità di sposarla, in modo da poter adottare un bambino.
Sapeva infatti che Cordelia aveva questo piccolo desiderio nel cuore. L’idea di
poter di nuovo fare il padre, lo intimoriva e entusiasmava allo stesso tempo.
Connor era infatti ancora nei suoi pensieri, sapeva che stava bene ed era
felice con la sua nuova famiglia. In alcune occasioni aveva persino avuto la
possibilità di parlare con lui. Era stato strano parlarci, vedendo che suo
figlio non lo ricordava, ma la sua speranza era che quell’esile amicizia
potesse perdurare e permettergli di continuare a stargli accanto, almeno a quel
modo.
Charles
Gunn, era rimasto al suo fianco a lavorare con lui, mentre Lorne, aveva deciso
di emigrare nella vecchia Inghilterra, dove si occupava di reclutare e
informare le nuove cacciatrici delle loro capacità. Era infatti un po’
difficile non credere che i mostri, i vampiri e quant’altro, esistevano
davvero, se chi te lo diceva era un demone verde con le corna viola,
risparmiava un sacco di spiegazioni. A dire il vero, Lorne aveva accettato
quell’incarico per la possibilità di stare vicino a così tante belle
caramelline, come diceva lui.
Anche
Fred e Wesley si erano trasferiti a Londra. Lei lavorava nei laboratori del
consiglio, mentre lui aveva ripreso la sua vecchia professione di osservatore,
dato che adesso ve ne erano rimasti pochi. Con suo sommo orgoglio e
soddisfazione, si era visto mettere a capo della sezione, diventando così il
superiore di suo padre, che adesso non poteva più denigrarlo.
Lui
e Fred avevano già pronte le carte per sposarsi. Entro pochi giorni sarebbero
diventati marito e moglie, con quello che ne consegue. Grande festa, riunione
di tutti gli amici e parenti, scherzi, balli e roba varia. Avevano infatti
deciso di fare le cose in grande, erano così felici insieme che desideravano
condividere quella felicità con gli altri.
Andrew,
aveva seguito colui che considerava il suo guru e mentore, Giles, deciso a
diventare a sua volta un grande osservatore. Il poveretto (Giles) per
toglierselo di fra i piedi, lo aveva sbolognato a Lorne, con il quale sembrava
andare d’accordo. I due insieme formavano una coppia ben strana, ma a dire il
vero, facevano benissimo il loro lavoro di reclutatori.
Faith,
sempre pungente e incline a non rispettare le regole, aveva deciso di accettare
la proposta di andare a Cleveland, in qualità di capo cacciatrice di un
gruppetto di ragazze. Stranamente svolgeva il suo ruolo con grande attenzione e
maturità. Forse anche lei alla fine, aveva trovato il suo posto nel mondo. La
relazione con Robin Wood, continuava infatti ad andare avanti, seppur fra
occasionali litigi o baruffe. Di sposarsi non ne parlavano, Robin infatti aveva
capito che Faith non era ancora pronta ad assumersi un impegno tanto
importante, nonostante fosse riuscito a debellare molte delle sue paure,
sentiva che lei aveva ancora molti timori in proposito e l’accettava.
Lui
inoltre aveva completamente rivalutato la figura di Spike, rendendosi conto che
il mostro che aveva ucciso sua madre non esisteva più. Adesso ne provava stima,
ma da qui a dire che erano amici fraterni ce ne correva. Vi era infatti un
leggero filo di tensione quando si incontravano, legato ai ricordi del passato.
In ogni caso, aveva molto apprezzato il gesto di Spike, che una volta tornato
adulto, aveva cercato di restituirgli lo spolverino che una volta era
appartenuto a sua madre. Per brevi momenti, era stato sul punto di accettare,
salvo poi rifiutare, rammentando che Spike era tornato alla vita, proprio
indossando quell’indumento. Era sempre più convinto infatti che in qualche modo
sua madre avesse voluto proteggere quel piccolo infante, latore di un così
grande compito. La cosa perlomeno era servita per mettere la parola fine sul
loro antagonismo.
Un
mondo senza Senior Partners, senza sedi della Wolfram and Hart, era diventato
un mondo più sereno. Certo i demoni, il male esisteva ancora, ma non faceva più
così tanta paura. Finalmente l’equilibrio delle forze era stabile e lo sarebbe
rimasto.
Penserete
che mi sia dimenticata dei nostri eroi, ma vi sbagliate.
Ricordate
quella scatolina, che Angel aveva recuperato da sotto la lapide di Buffy, per
poi consegnargliela? Poco prima di lasciare il loro nido d’amore (vale a dire
la stanza che occupavano) , Spike aveva chiesto a Buffy di restituirgliela.
Poi, con esasperante lentezza l’aveva aperta, prelevandone il contenuto che
aveva tenuto stretto per un momento nella mano, prima di aprirla e mostrarlo.
Sul
palmo aperto, era spiccato un anello d’oro con uno zaffiro incastonato.
L’anello di sua madre. Buffy lo aveva guardato emozionata, rendendosi conto
dell’importanza di quel gesto, memore del racconto che Spike aveva fatto sui
suoi sogni.
<<
Questo anello è sempre stato destinato a te, Buffy. >> aveva detto lui,
con voce piuttosto roca dall’emozione. << Avevo promesso a mia madre, che
avrei donato questo anello alla principessa che avrebbe conquistato il mio
cuore. Quando tu moristi… >> la voce gli si spezzò, deglutendo cercò la
forza per continuare. << …in quel momento…capii che perdendo te, avevo
perso anche la possibilità di rispettare quella promessa, perché soltanto a te
avrei potuto darlo. >> guardandola con gli occhi luci d’emozione,
continuò. << Così…lo seppellii sotto la tua lapide, volevo che in un modo
o in un altro fossi tu ad averlo… >> concluse, scrollando le spalle .
Poi, il suo amor proprio, lo costrinse ad assumere quell’atteggiamento sardonico
che gli era più consueto. << Lo so che è vecchio e non certo un diamante
come va di moda adesso…ma se lo vuoi, beh eccolo. >> disse, come se la
cosa fosse priva d’importanza.
Buffy
non si fece fregare dal suo tono quasi menefreghista, ormai aveva capito che
Spike assumeva quell’atteggiamento quando qualcosa lo colpiva profondamente.
Allungando decisa la mano per prendere l’anello ancora sul suo palmo, se lo
infilò al dito. << Ci puoi scommettere le chiappe che lo voglio! Di certo
è sempre meglio di quell’anello con il teschio, che mi avevi dato la prima
volta che ci siamo fidanzati. >> aveva detto con voce fintamente
sbarazzina, sbugiardata dalla sua espressione infinitamente commossa.
Spike,
ricordando l’episodio da lei citato, decise di non commentare, ma, rimanendo
sul quel tono scherzoso, mentre invece era al settimo cielo, alzò un
sopracciglio. << E’ questo che siamo? Fidanzati? >> aveva chiesto
con un ghigno, sapendo bene la risposta.
<<
Uh huh… >> aveva infatti risposto Buffy, ghignando a sua volta. <<
Ti avverto però, che non credo nei fidanzamenti lunghi. >>
<<
Sai che ti dico? Nemmeno io. >> le aveva risposto Spike, decidendosi a
baciarla.
E
dato che nessuno dei due, credeva nei fidanzamenti lunghi, meno di due mesi
dopo (anche troppo tempo per gli interessati), si erano uniti in matrimonio. La
cerimonia si era svolta in una cattedrale inglese (anche loro due avevano
seguito Giles), dato che questa volta il futuro sposo non correva rischi con
croci e roba varia. La cerimonia era stata semplice ma commovente, si erano
uniti in presenza di tutti i loro amici, dopo di che avevano passato una breve
luna di miele in Italia.
Infatti,
Buffy e Spike si erano ritrovati molto impicciati nell’aiutare Giles a
ricostruire il Consiglio degli osservatori. Ora Buffy, che aveva smesso di
andare personalmente a fare la ronda (eccettuate alcune occasioni in cui si
divertiva ad andarci con Spike), si occupava invece della gestione delle
cacciatrici. Era lei infatti che decideva quando e dove, una cacciatrice era pronta
per insediarsi in una zona, dopo un opportuno stage preparatorio. Un grande
aiuto, nello svolgere questo importante lavoro, le veniva proprio da Spike, che
l’aiutava nell’accogliere e impartire le prime lezioni, a tutte le nuove
arrivate.
Ma
non è finita qui….
Torniamo
al presente…
Botswana ( al confine con
Il
disco rosso del sole, sembrava sciogliersi mano a mano che tramontava, gettando
lunghe e inquietanti ombre a terra.
Spike
camminava deciso, gli stivali che affondavano nella sabbia, attraversando
l’accampamento, diretto verso le creste rocciose davanti a sé. Più di quattro
anni erano passati, da quando aveva compiuto quello stesso tragitto, ma
all’apparenza nulla sembrava essere cambiato, nemmeno lui. Niente di più falso.
Eppure
il suo passo era rimasto elastico e al tempo stesso strascicato come allora; i
jeans, la maglietta e gli anfibi neri, contribuivano a dare alla scena quel non
so che, di già vissuto, già visto. Solo lo strano zainetto che portava sulle
spalle, faceva comprendere che il tempo era trascorso. Il solito indigeno cercò
di bloccarlo, quando si avvicinò all’apertura delle grotte. La sua risposta fu
identica alla prima volta. << Non ho bisogno di appuntamenti. >>
E
fu davanti alla spaccatura nella roccia, che si apriva nella montagna come un
ghigno malefico. Era arrivato.
Si
prese un momento per prepararsi e poi facendo un profondo respiro, vi penetrò.
Questa
volta, non usò l’accendino per illuminare il posto. Si affidò ai suoi sensi.
Ormai conosceva bene la strada. Non di meno trattenne il respiro, quando una
potente voce riecheggiò fra quelle gallerie.
<<
Ce ne hai messo di tempo. >> due occhi verdi fosforescenti, saettarono
nel buio.
<<
Mi verrebbe da dire…chi non muore si rivede, ma sappiamo bene entrambi che tu
non puoi morire, ed io…beh penso di averlo fatto qualche volta di troppo.
>> rispose Spike, con il solito fare ironico, scrollando le spalle.
<<
E’ per questo che sei qui? Perché vuoi vendetta? >> la voce del demone
questa volta non aveva nulla di imperioso, anzi sembrava quella di un vecchio,
stanco e addolorato.
<<
Non lo sai? La volta scorsa sembravi leggere dentro di me, sapevi senza bisogno
di dirtelo cosa volevo. >> rispose piattamente, Spike arcuando un
sopracciglio perplesso.
<<
Non sono più in grado di leggerti dentro. Tu ora mi sei diventato superiore.
>> il dolore nella voce sembrava star aumentando.
Spike,
si rese conto che non era più il caso di continuare a fingere, era giunta l’ora
di mettere le carte in tavola. << No, non sono venuto in cerca di
vendetta. Sono venuto per lei… >> così dicendo, prese a togliersi
delicatamente lo zaino dalle spalle. << …ho pensato che fosse giunto il
momento che tu la conoscessi. >> disse, mostrandone il contenuto.
Lo
zaino si rivelò non essere veramente tale, ma un porta bebé per neonati, simile
a quelli che usavano i nativi americani.
Al suo interno, una bambina di circa sei mesi, un ciuffetto di capelli
biondi sulla cima della testa, due occhioni azzurri ed una rosea boccuccia che
si dischiuse in un sorriso, quando Spike ne solleticò il mento dolcemente.
<<
Questa è Annie, mia figlia. >> disse semplicemente Spike, ma con la voce
piena di orgoglio, presentandola al demone che nel frattempo si era fatto
avanti.
<<
Le hai dato il nome di tua madre. >>
<<
E’ stata una decisione di Buffy, lo ha fatto per me, sapeva che ci tenevo.
>> rispose Spike, pur comprendendo che quella non era stata una domanda.
<< Se vuoi puoi prenderla in braccio. >> aggiunse porgendola. Si
era infatti reso perfettamente conto, dell’emozione che stava scuotendo il
grosso demone.
Gli
occhi fosforescenti, sembrarono illuminarsi ancora di più. << Allora non
mi odi? >>
Era
impossibile valutare la portata dell’ansia, della sofferenza, ma soprattutto
della speranza, presenti in quella voce.
<<
No. >>
L’atmosfera
nella grotta, sembrò mutare all’improvviso, al suono di quella breve risposta.
L’aria diventò più dolce e meno opprimente, una pallida luce, prese ad
illuminare e riscaldare le fredde pareti.
Facendo
un passo in avanti, Spike, depose il tenero fagottino fra le braccia possenti
del demone, che sembrarono tremare al contatto con quell’esserino indifeso. La
piccola sembrò non essere per niente spaventata di ritrovarsi con qualcuno che
non conosceva, qualcuno di tanto strano. Rivolse invece un sorriso sdentato al
nuovo amico, facendo al contempo un versetto gioioso.
*****************
<<
Bel posticino. >> commentò Spike, guardandosi attorno. Si erano spostati
negli “alloggi privati” del demone, ed ora Spike guardava un po’ sorpreso il
nuovo ambiente, assomigliava vagamente alla sua vecchia cripta.
Grosse
torce illuminavano l’ambiente, un comodo divano ed una poltrona erano posti
davanti ad un televisore a cristalli liquidi. In una grossa alcova, un
gigantesco letto troneggiava ed, in lontananza, si poteva anche vedere una
vasca idromassaggio in cui avrebbe potuto fare il bagno un elefante (beh
dopotutto erano in Africa).
<<
Vedo che ti tratti bene, niente a che vedere con le robe che ci sono fuori.
>> continuò Spike, indicando verso la direzione da cui erano arrivati,
mentre al contempo sorrideva nel vedere il demone, sedersi con estrema
delicatezza per non svegliare la piccola, che si era nel frattempo addormentata
fra le sue braccia.
<<
Rappresentanza… >> bisbigliò quasi il demone, cercando di mantenere il
tono di voce, più basso possibile. All’occhiata confusa di Spike, si vide
costretto ad una ulteriore spiegazione. << Devo mantenere almeno una
facciata da duro, altrimenti, sarei continuamente sotto il mirino di qualche
pazzo demone, maniaco della purezza del male. >> spiegò facendo una
smorfia.
<<
Oh. >> esclamò Spike, comprendendo quella sorta di filosofia, in effetti
non gli era nuova, l’aveva adottata spesso anche lui. << Rappresentanza,
eh? >> aggiunse poco dopo accigliandosi un pochino. << Non avevo
avuto questa sensazione, quando mi hai sottoposto a tutte quelle prove…la cosa
sembrava maledettamente vera. >> disse, facendo una smorfia.
<<
Non potevo fare altrimenti, non è stato divertente, ma era necessario…un anima
ha… >>
<<
Il suo prezzo, lo so. >> lo interruppe Spike, accennando con la testa,
comprendendo il punto.
Cenno
al cui il demone ripose, per poi dirigere il suo sguardo su Annie, la piccola
nel sonno aveva fatto un lieve vagito. << Le assomiglia. >> disse
intenerito, vedendo che si stava portando una mano alla bocca e prendeva a
succhiarla.
Spike
si avvicinò a sua figlia, guardandola con infinito amore e orgoglio. <<
Fra un oretta dovrebbe mangiare di nuovo. Buffy la sta ancora allattando.
>> disse facendole una leggera carezza sulla fronte, ed ottenendo in
risposta un sorriso. << Ha preso gli occhi da me, ma il nasino è quello
di sua madre. >> aggiunse, commentando l’affermazione fatta
precedentemente dal demone.
Questi,
sempre guardandola, scosse la testa. << Non mi riferivo a tua moglie…ma a
tua madre. La linea del mento e la bocca sono identiche. >> disse passando
piano, un dito lungo i lineamenti. Poi, però prese coscienza di quello che
Spike aveva detto. << Ma se la sta ancora allattando, allora…lei sa?
>>
Spike
annuì. << Fra me e Buffy non ci sono segreti, le dissi tutto molto tempo
fa. Adesso mi sta aspettando nel vicino villaggio. E’ stata lei a convincermi a
venire…e a volere che il nostro primo incontro fosse da soli. Io…non riuscivo
mai a decidermi…era difficile… >> riuscì a dire, piuttosto impacciato.
Quel
discorso sconclusionato, sembrò però avere un senso per il demone. << Ti
capisco…neanche per me è stato facile stare qui, ad aspettare…Hai trovato una
buona compagna, William. >>
I
due si guardarono in silenzio per un po’, occhi negli occhi, entrambi pieni di
parole non dette, ma che adesso potevano leggere.
<<
Hai sue notizie? >> chiese Spike, spezzando quel silenzio. << Della
mamma, intendo. >> aggiunse per essere più chiaro.
Il
demone sospirò, prima di rispondere. << Sta bene…la vado a trovare tutte
le volte che posso. E’ uno dei privilegi che mi sono stati concessi. Quello che
preferisco a dire il vero. >> disse, con voce emozionata. Poi notando,
l’espressione mista di sollievo, ma anche dolore sul volto di Spike, continuò.
<< Devi smetterla di sentirti in colpa per quello. Lei ha ti ha capito e
perdonato tanto tempo fa. Sa che il tuo era un gesto di amore, sbagliato forse,
ma amore. >>
<<
Ma io… >> Spike non riuscì ad andare avanti, le emozioni che gli
stringevano la gola erano troppo forti.
<<
Lei è un angelo, William, un vero angelo. >> disse ancora il demone.
<< E’ sempre stata un angelo…lo era prima di diventare umana e alla sua
morte è tornata ad esserlo. Io l’ho scoperto solo dopo, ma la verità è questa.
Entrambi eravamo stati scelti, proprio per te. Solo, che mentre io sapevo bene
cosa stavo per fare, lei ne era all’oscuro. Diventando umana, tutti i suoi
ricordi sulla sua vera natura erano stati cancellati. Ma quando tu l’hai
liberata, dalla prigionia del demone, è tornata ciò che era prima. Ha cercato
di dirtelo, sorridendoti alla fine, per farti capire che non era stata lei a
dirti tutte quelle cose che ti hanno tormentato, ed ha sofferto quando ha
compreso di non esserci riuscita. Lei ti ama, William, ti ha sempre amato, ed
adesso, sapere che sei finalmente felice, è il regalo più bello che abbia
ricevuto. >>
Spike,
deglutì dolorosamente, mentre le parole di suo padre, gli toglievano un peso
infinito dal cuore. Aveva compreso molto tempo prima che sua madre lo aveva
amato sempre, che non era stata lei a parlare, ma il ricordo di quello che le
aveva fatto era rimasto come un macigno dentro di lui. Sapere di essere invece
riuscito a liberarla, a restituirla alla sua vera natura era invece una vera
scoperta. Lentamente ne prese coscienza.
Ora
comprendeva meglio la sua stessa natura. Ormai erano tre anni che sapeva che
suo padre era un demone, reso umano appositamente per crearlo, ma venire a
sapere che sua madre, era un angelo, quello proprio non se lo aspettava. Eppure
ora tutto appariva perfettamente logico, in che altro modo poteva essere creato
un essere che avesse in sé l’equilibrio? Bene e male uniti? Ora ne aveva la
risposta.
Vi
era però un'altra domanda, che lo tormentava ormai da diverso tempo. <<
L’hai amata? >> chiese, dandogli finalmente voce.
Suo
padre, all’inizio si limitò ad annuire. << Sempre. >> disse con
voce roca. << Pazzesco non è vero? Un demone che si innamora di un
angelo. Eppure è così. Mi bastò vederla un secondo, e fui perso. Non sapevo se
lei fosse la donna giusta, quella che mi era stata indicata. Maledissi il
destino che me l’aveva fatta vedere quando non ero libero di fare quello che
volevo. Mi era stata affidata una missione importante, creare te. C’è mancato
poco che mandassi a monte tutto, ero pronto a tradire i Poteri che Sono pur di
non perderla. Quando seppi che si trattava di lei, fu persino peggio. L’idea
d’ingannarla, lasciarla, era insopportabile. Ogni secondo passato con lei, è
stato il momento più prezioso della mia esistenza. Ed avere te…che eri parte di
entrambi…la notte venivo a vegliarti, perché sapevo che presto avrei dovuto
lasciarti. Solo quando ho potuto rincontrare tua madre il tormento che avevo
dentro si è leggermente placato. Ma entrambi eravamo preoccupati per te…il
giorno che tu venisti da me, è stato il più duro in assoluto. Vederti e non
poterti dire nulla, sottoporti a tutte quelle prove…e poi la paura, che tu
potessi odiarmi. Tua madre in questi anni ha cercato di rassicurarmi, ma…solo
oggi, quando mi hai portato tua figlia…>> il lungo monologo, terminò in
un sussurro.
<<
Tua nipote, papà. >> lo riprese Spike, utilizzando quella parola per la
prima volta, mentre si sentiva allagare da una gioia infinita. Sapere che
almeno era nato da un atto di amore, e non solo per “ragioni superiori”, era
decisamente confortante. Senza contare che sapere di avere due genitori che lo
amavano a tal punto, era bellissimo.
<<
Tua madre adesso sarà felicissima e di sicuro, appena ci rivedremo, mi riempirà
di “te lo avevo detto”. >> ghignò suo padre, in tono fintamente
scocciato.
Spike
rispose a quel ghigno con un altro, aveva capito che era tutta una finta per
nascondere l’emozione. Tale padre tale figlio. In quel mentre, la piccola
Annie, si svegliò, facendo un sonoro sbadiglio, facendo ridere di cuore
entrambi.
<<
Devo riportarla a Buffy, altrimenti fra poco inizia a strillare a tutto spiano.
>> disse Spike, riprendendola dalle braccia del nonno, che la restituì
malvolentieri. << Domani te la riporto, vuole venire anche Buffy ed
allora potrai godertela di più. E poi, anche quando torneremo in Inghilterra,
potrai venire a trovarla tutte le volte che vuoi. >> disse sorridendo,
cercando di consolarlo.
Insieme,
padre e figlio, presero a percorre la strada verso l’uscita.
<<
Senti, me la togli una curiosità? >> chiese Spike, alzando un sopracciglio
interrogativamente, mentre camminavano. << Ma tu come ti chiami? >>
Questa
domanda, fece fare a suo padre una sonora risata. << A dire il vero, non
ho mai avuto un nome, a parte quando ero umano. Il primo non ha mai pensato di
darmene uno ed a me non importava. Sono stato la sua prima creazione, ed
insuccesso direi, per mia fortuna. Quello è sempre stato un maniaco del potere,
temeva di creare qualcosa che potesse cercare di esautorarlo, così, pur dandomi
una discreta dose di energia, non abbondò con la malvagità. E’ stato quello il
suo errore, pensava di aver creato una pecorella che l’avrebbe seguito ed
appoggiato senza fare tanti problemi…invece è stato proprio questo a rendermi
diverso, meno incline a fare del male e quindi a desiderare di ostacolarlo.
>> rispose poi, facendosi più serio man mano che parlava.
Spike
annuì, ora capiva anche un'altra cosa. Comprese inoltre, che lui e suo padre
erano più simili di quanto pensasse. Entrambi, avevano scelto di salvare questo
mondo, invece di distruggerlo. Era confortante.
<<
Allora, per tornare alla faccenda del nome…si potrebbe dire che tu ti chiami
come me, non è vero? >> chiese Spike, che sapeva bene che suo padre nel
periodo in cui era stato umano si faceva chiamare William.
<<
No, sei tu che ti chiami come me. Mi piaceva il nome che mi ero scelto, volevo
che anche tu lo portassi. >> gli rispose suo padre, con fare leggermente
orgoglioso. << Invece ti fai chiamare Spike…e che è il nome di un cane?
>> sbottò sdegnato.
<<
Ehi! A me piace! >> esclamò Spike.
<<
E tua moglie? Buffy. Insomma, che razza di nome è per una cacciatrice? Meno
male che almeno mia nipote porta un nome normale… >> stava invece
continuando a dire suo padre, mentre insieme si dirigevano verso l’uscita.
Se
non fosse stato per il loro aspetto, per quel posto così strano, a tutti
sarebbe stato chiaro cosa stava succedendo….La prima discussione padre-figlio.
In
fondo, nonostante palesi diversità, era questo che erano.
Un
padre, ed un figlio, che discutevano.
Niente
di nuovo.
Niente
di non visto.
Niente
che non fosse destinato a ripetersi.
La
normalità insomma.
Ed
Annie, prese a piangere….come da copione.
The
End