Autrice: Tizy
Periodo di produzione: Settembre / Ottobre 2006
Genere: FF breve, Spuffy
Disclaimer: appartiene tutto a Joss Whedon, alla Mutant Enemy,
ecc. ecc.
Rating: Direi un NC 17, anche se blando, causa violenza o
linguaggio un po’ volgare in alcune parti.
Trama: E’ un post Chosen un po’ particolare, segue anche le
vicende avvenute in Not Fade Away e dunque vi sono spoiler sulla serie di
Angel.
Prologo:
La
casa era…
Bel
quartiere, sereno, pulito. Dava una sensazione di pace. Di vicini simpatici, di
allegre grigliate in compagnia, di risate argentine di bambini. Di vita
insomma.
Ma
la casa…
Quella
era la sua casa.
Credi che sogni ancora una cripta per
due con la staccionata bianca?
Quella
voce nella mente, sembrava essere tanto reale, tanto presente, quanto invece
apparteneva al passato.
Ma
ora era qui davanti, davanti alla sua casa.
Ruvide
pareti di mattoni armonizzavano perfettamente con le rosse tegole del tetto, un
paio di platani ombreggiavano dolcemente il porticato di legno, dando al tutto
una sensazione di accoglienza, di casa con
Non
mancava nemmeno la staccionata bianca, che fece alzare l’angolo della bocca in
un sorrisetto.
Molto meglio di una cripta, direi…
Il
respiro echeggiava negli orecchi ed il cuore le palpitava forte nel torace,
mentre spingeva il cancelletto di legno per entrare nel vialetto.
Si
asciugò le mani sudate sui jeans, prima di premere il campanello.
Uno,
due, tre, quattro…
Si
ritrovò a contare i secondi mentre attendeva che qualcuno venisse ad aprire la
porta.
147
Chissà
perché quel numero saltò alla sua mente, poi giunse il ricordo…
Ieri erano 147 giorni. Oggi 148. Però
oggi non conta, vero?
Strani
scherzi gioca la mente quando si è nervosi.
E
improvvisamente la porta si aprì, mostrando il volto sorridente di una perfetta
sconosciuta.
<<
Si, desidera? >>
<<
E’ qui…è qui che vive Spike? >> la sua voce era così tremante che quasi
non sembrava la sua.
<<
Spike? Non conosco nessun Sp… >>
<<
William. Lui si chiama William, voglio dire…è solo che io… >> interruppe
velocemente Buffy. << …ero abituata a chiamarlo Spike. >>
<<
Oh, si…è una sua amica? >>
<<
Si, io… diciamo di si. >>
Che sta succedendo? Questo non è come
doveva andare. Chi è questa?
Buffy
si sentiva la testa vorticare, improvvisamente tutto quello che sapeva sembrava
annullarsi. Le sembrava di essere caduta in una specie di tunnel, dove le
immagini le scorrevano davanti senza che lei potesse fermale o interagire. Si
sentiva parlare, ma non era lei al comando. E questo più di tutto la
spaventava, lei non aveva nessun controllo.
Che sta succedendo?
<<
Ciao, tu chi cei? >> una minuscola vocetta giunse dal basso.
<<
Ciao, io mi chiamo Buffy e tu? >> disse , abbassandosi per incontrare due
occhioni azzurri che la guardavano incuriositi.
<<
Miky. >> rispose il piccolo ridacchiando per nascondersi poi dietro le
ginocchia della madre, beh perlomeno di quella
che sembrava la madre.
<<
Il suo nome è Michael, ma ancora non lo pronuncia bene. >> giunse la
spiegazione. Si, quella era proprio sua madre. Chi altri poteva dire tali
parole con tanto amorevole orgoglio nella voce?
Sorridendo
Buffy rialzò la testa. << E’ carino. >>
<<
Si, assomiglia tutto a suo padre. >> la parte di amorevole orgoglio, ora
era ancora di più presente nel tono.
Suo padre? Di che parla? Non può
essere…gli occhi…quegli occhi…
<<
Allora, William c’è? >>
<<
Oh, si. La prego mi scusi…si accomodi, glielo chiamo subito. >>
<<
William! Ci sono visite. >>
Buffy
si guardò attorno, entrando nell’ingresso dell’abitazione. Sulla destra poteva
notare la porta della cucina, ed intravederne una parte. Bianche pareti, unite
a mobili in massello, davano una sensazione di allegro calore.
Sulla
sinistra invece un grosso arco, introduceva nel soggiorno. Mobili antichi uniti
a tinte pastello davano al tutto una sensazione di solarità, se unite alla
grande vetrata dalla quale entrava il sole pomeridiano. Un bel posto, non c’era
che dire. Caldo, accogliente. I giocattoli del piccolo stesi sul tappeto lo
rendevano ancora più vero, più vissuto.
Dove sono? Che posto è questo? Non
capisco…che sta succedendo?
Una
porta sul fondo del soggiorno si aprì, rivelando uno scorcio dell’interno. Scaffali
pieni di libri ed una scrivania illuminati da un'altra ampia vetrata. Ma fu
l’uomo che ne stava uscendo che calamitò il suo sguardo.
<<
Spike? >>
<<
Buffy, tu qui. Ma che bella sorpresa, a cosa devo… >> Le parole si
persero in un abbraccio affettuoso.
No, no, no! Questo non è Spike. Ha i
capelli scuri, gli occhiali. Sembra più vecchio…no! Che sta succedendo? Che
qualcuno me lo dica.
L’urlo
silenzioso non raggiunse i due che si stavano abbracciando come due vecchi
amici che non si vedevano da tempo.
<<
Sei sempre la stessa, Cacciatrice. >> disse Spike tirandosi indietro per
ammirarla.
<<
Oh, no…il tempo passa anche per me. >> rispose Buffy sorridendo.
Cacciatrice, almeno mi chiama ancora
così.
Girandosi,
Buffy diede uno sguardo nello specchio, rimirando la sua figura che vi veniva
riflessa. Si, anche per lei il tempo era passato.
Spike
sorrideva contento, mentre la sconosciuta gli si avvicinava. << Oh che
stupido, tu non conosci mia moglie, vero? >>
Sua moglie! Sua moglie??? Questo è un incubo,
un dannato incubo portatemi via di qui.
<<
No, non ci siamo presentate, ma ho fatto la conoscenza di tuo figlio. >>
la voce era calma ed accompagnata da un sorriso, mentre sbirciava al piccolo
che ancora si teneva stretto alle gonne della madre.
<<
Il mio ometto! >> disse Spike
sollevando il bimbo fra le braccia, beh ora si trattava di amorevole orgoglio
paterno.
<<
Si, ti assomiglia. >> il sorriso era insito nella voce.
No, questo non può essere vero. Basta!
Voglio andare via da qui. Basta!
Basta.
Basta.
<<
BASTA! >> Il grido proruppe dalla sua gola, mentre gli occhi si
spalancavano allucinati e la mano correva a stringere il petto.
*************
<<
Buffy…che succede? Calmati, è stato solo un sogno. Calmati! >> l’alta
voce di Willow che la stava scuotendo leggermente, le giunse come da lontano.
Il
respiro affannoso, il cuore impazzito, gli occhi allargati, lentamente Buffy,
portò l’attenzione sull’amica.
<<
Un sogno? >> la voce ora le usciva faticosamente dalla gola, come se
tanti pezzi di vetro le stessero lacerando la laringe.
<<
Si…non ricordi? Sei stata tu a volere… >> rispose Willow, mentre Buffy le
gettava le braccia attorno e iniziava a piangere senza controllo.
<<
Shhh…va tutto bene, era solo un sogno, solo un sogno. >> la rossa si
ritrovò a ripetere piano quelle parole, carezzando i capelli di Buffy cercando
di calmarla. Anche se in cuor suo pensava che dovesse essere stato proprio un
bell’incubo.
<<
Solo un sogno. >> ripeté Buffy, come una bambina che si aggrappa alla madre,
cercando di trarvi forza.
Capitolo 1
Solo un sogno
Ripetersi
queste parole nella mente, stava pian piano calmandola, ma improvvisamente la
stretta allo stomaco la fece allontanarsi precipitosamente da Willow, e correre
velocemente in bagno, mentre la sensazione di nausea la sopraffaceva.
Quando
i conati si placarono leggermente, Buffy si asciugò la bocca con la carta
igienica prima di tirare lo sciacquone. Andando al lavandino per rinfrescarsi,
si scontrò con la sua immagine riflessa nello specchio postovi sopra.
Le
uscì una strana risatina nervosa scrutando il suo viso riflesso.
Era
sempre la stessa, sospirò poi con sollievo, appoggiandovi sopra la fronte
imperlata di sudore.
Non
c’erano le rughe attorno agli occhi che aveva visto nel sogno, questo era
decisamente confortante e non solo per ragioni superficiali, ma perché era
soprattutto la conferma che era stato appunto “solo un sogno”.
Ora
che si stava calmando i ricordi le stavano tornando.
L’incantesimo.
Si,
ora si ricordava, era stata lei a volerlo.
Tutto
era cominciato quando era venuta a sapere del ritorno di Spike.
Quello
era stato l’inizio.
*************
<<
Buffy, vuoi calmarti? >> le stava gridando dietro Dawn, mentre lei correva
su e giù per la camera, tirando fuori dai cassetti e dall’armadio la roba a
casaccio, e ficcandola poi frettolosamente in valigia.
<<
CALMARMI? >> era esplosa in mezzo alla stanza stringendo una maglietta
fra le mani. << Tu mi dici di calmarmi? No, ma ti rendi conto? Spike è
tornato da mesi, tutti voi lo sapevate…e nessuno si è degnato di dirmelo!
>> gridò verso la sorella.
<<
Io non lo sapevo. L’ho scoperto come te guardando il telegiornale, ricordi?
>> proruppe Dawn, sfilandole la maglietta dalle mani e osservandola
critica. Dalla forza con cui Buffy l’aveva stretta, ora era ridotta ad uno
straccetto.
<<
Oh gia! Scusa… >> borbottò Buffy, lasciandosi cadere seduta sul letto
momentaneamente priva di forze.
Non
riusciva a credere a quello che aveva appena scoperto. I telegiornali di tutto
il mondo avevano mandato in onda scene che avevano fatto impallidire quelle
dell’attacco alle torri gemelle. Certo, doveva essere un bello shock, scoprire
che al mondo i demoni esistevano veramente, pensò quasi ridacchiando.
Per
lei non era una novità, così anche se preoccupata per quello che stava
succedendo a Los Angeles, non si era scioccata più di tanto vedendo un dragone
che sorvolava i grattacieli, né facce mostruose riprese dal teleobbiettivo.
Nonostante ciò, aveva afferrato velocemente la cornetta del telefono per
chiamare Giles e sentire cosa ne sapesse in proposito.
Ma
poi…poi…poi si era bloccata come una statua di sale, mentre alcune delle
immagini che continuavano a scorrere sullo schermo, le rivelavano una figura
conosciuta.
Spolverino
di pelle nera.
Capelli
ossigenati.
Spike.
Ed
il cuore le si era fermato.
Mai
aveva pensato di rivederlo, e di certo non in televisione, dove miliardi di
persone potevano osservarlo dare colpi di ascia a destra e a manca, uccidendo
freneticamente demoni.
Lo
avevano definito un eroe.
Un
salvatore.
Nessuno
meglio di lei sapeva quanto quelle parole fossero vere. Solo che fino a quel
momento aveva pensato di rivolgerle ad un mucchietto di cenere sotterrato sotto
la sua ex-città.
<<
Wow! C’è Spike in televisione. >>
Aveva
registrato solo meccanicamente il commento eccitato di Andrew, tanto era stata
impegnata a guardare le immagini ed al contempo sentire la voce di Giles che le
rispondeva al telefono. Vagamente si era resa conto di una cosa. C’era qualcosa
che non tornava, qualcosa che era mancato nel commento di Andrew.
C’era
eccitazione sì, ma non sorpresa.
<<
Andrew? >> aveva detto, sentendo la sua stessa voce come provenire da
lontano. << Tu sapevi che Spike era… >> non era riuscita a
continuare.
Che
dire? Vivo?
Le
immagini avevano parlato chiaro, ad un occhio inesperto forse non era palese,
ma lei lo sapeva, Spike era ancora un vampiro. Quindi non-morto.
<<
…tornato? >> finalmente la parola era giunta.
Il
rossore colpevole che subito aveva colorato le guance del ragazzo, le aveva
dato la risposta. Si, lui sapeva.
Poi
era scoppiato il macello. Roba quasi da invidiare la battaglia che infuriava a
Los Angeles.
Tutto
era venuto alla luce. Spike era tornato oramai da quasi un anno, 286 giorni per
l’esattezza, prima sottoforma di fantasma e poi come solido.
Non
solo Andrew lo sapeva, ma anche Giles, Willow, Xander, tutti insomma, beh
eccetto Dawn, che come lei era rimasta di sasso scoprendolo. E mentre la
sorellina faceva zapping fra i vari canali, per riuscire a catturare un
frammento d’immagine in più di Spike, che venisse trasmesso, Buffy era esplosa.
Si
era sentita ferita, tradita dal loro comportamento, dal loro modo di privarla
della possibilità di fare una scelta, tenendole all’oscuro che una persona a
cui lei teneva non era perduta come aveva pensato.
E
poi c’era il suo di tradimento.
Lui
era tornato e non le aveva fatto sapere niente.
Che
importava che fosse venuto a Roma. A
Roma? Alla fine si era tirato indietro, senza parlarle.
Avrà saputo che sto con l’Immortale, ma
questo non lo giustifica, no non lo giustifica. Si era detta ferita.
E
anche Angel. Anche lui sapeva, ma non le aveva mai fatto sapere niente.
Ora
come ora li odiava entrambi. La prima cosa che avrebbe fatto arrivando a Los
Angeles sarebbe stato prenderli a calci dove non batte il sole.
Andare
là era necessario, sia per il suo ruolo di Cacciatrice, che per conciare per le
feste quei due. Ma Dawn sembrava cercare di ostacolarla. Beh, non esattamente,
diciamo che tirava fuori i vestiti che lei metteva in valigia per poi
ripiegarli con cura.
<<
Che gli dirai quando lo vedi? >> stava chiedendole la sorella in quel
momento.
E
Buffy si gelò.
Ok, va bene un bel calcio negli paesi
bassi, ma dopo?
Qualcosa
avrebbe pur dovuto dirla. Chi non muore
si rivede non fa al caso nostro, riuscì a pensare con un guizzo di ironia.
<<
Buffy? >> Dawn la stava osservando perplessa. << Lo ami ancora?
>> chiese.
OK!
Questa era un altra bella domanda.
Lo amo ancora?
Dawn
era la sola a sapere quello che aveva detto a Spike nella bocca dell’inferno.
Una volta tanto, si era lasciata andare ed aveva confessato alla sorella un
sacco di cose. Era stato un momento di condivisione fra le due sorelle che si
erano ritrovare a parlare di tutto quello che provavano. Ma da quella volta lì,
l’argomento Spike era diventato tabù. Ed ora Dawn se ne usciva con questa
domanda.
<<
Non lo so. >> piagnucolò Buffy, riprendendo la maglietta già mezza strappata
e iniziando a strizzarla ancora fra le mani.
<<
E non pensi che dovresti scoprirlo prima di andare lì? >> rispose placida
Dawn. << Senza contare che…come la metti con il tuo fidanzatino
immortale? >> questa parte era leggermente acida.
Oddio,
ma da quando è diventata così … beh la parola giusta sarebbe stata “saggia”, ma
in quel momento Buffy odiò Dawn per aver messo il dito nella piaga. Sapeva che
non le piaceva il suo nuovo ragazzo, e che di certo preferiva Spike. Infatti,
anche se per rispettare i suoi desideri non ne aveva più pronunciato il nome,
vaghi accenni di tanto in tanto le sfuggivano.
Dawn,
durante quella chiacchierata che avevano fatto, si era detta pentita di aver
trattato male il vampiro, suo ex-migliore amico, rivalutandone la figura. Aveva
anche pianto insieme a lei. Ora invece se ne stava tutta tranquilla a fissarla
con uno sguardo interrogativo. La sensazione di odio aumentò, soprattutto
perché aveva ragione, dannazione.
E
odiò il fatto che non sapeva cosa rispondere.
Così
era nata l’idea.
Mettendo
da parte per un po’ il rancore che ancora le bruciava dentro, aveva chiesto
aiuto a Willow. La partenza tanto era rimandata, a quanto sembrava l’aeroporto
di Los Angeles aveva riportato diversi danni a causa di un dragone con il fiato
un po’ troppo pestifero.
Così,
mentre Giles impazziva cercando di trovare un modo per far giungere sul posto
un esercito di Cacciatrici, Buffy aveva esposto a Willow il suo problema. Come
fare per capire chi lei amasse?
Willow,
sollevata nel vedere l’amica a cui teneva, meno chiusa nei suoi confronti, le
aveva posto una soluzione. Magica, logicamente. Ma che assicurava, sicura al
cento per cento.
Si
trattava di un semplice incantesimo.
Avrebbe
fatto vedere in sogno a Buffy, quale sarebbe stato il suo possibile destino con gli uomini, o meglio, i demoni, che
sembravano affollare la sua vita. Poi, avrebbe potuto valutare, chi fra i tre
era quello che veramente l’avrebbe resa più felice.
Già,
tre!
Non
poteva lasciare da parte Angel.
Per
quanto negli ultimi mesi lo avesse cancellato dalla sua vita, ne aveva fatto
troppo parte, per troppo tempo, per non includerlo nella lista.
E
così aveva cominciato proprio da lui.
Capitolo 2
Willow
l’aveva fatta distendere sul letto, spostando di lato le valigie arruffate che
ancora lo ricoprivano. Poi accendendo un bastoncino di incenso, aveva iniziato
a recitare una strana litania.
Lentamente,
Buffy si era sentita gli occhi diventare sempre più pesanti, fino a quando non
si era sentita scivolare nel sonno e le immagini le erano apparse.
Beh,
apparse, insomma…
*************
Era
buio pesto.
Un
grido alla sua sinistra l’aveva fatta sobbalzare.
<<
Buffy, sta correndo verso di te. >>
Istintivamente
aveva stretto la mano attorno alla fidata falce, girandosi pronta a colpire
chiunque le capitasse a tiro.
Il
demone cornuto che le si era parato davanti, era alto il doppio di lei e largo
il triplo.
Oh merda!
Con
un colpo violento del braccio, l’aveva fatta volare cinque metri più in là,
facendola sbattere contro una lapide.
Fantastico, proprio quello che mi ci
voleva. Cimitero, lapidi, demoni…che chiedere di più?
Con
un colpo di anche cercò di rimettersi in piedi,
ci riuscì ma non così velocemente quanto aveva sperato. Il demone ora
era davanti a lei, pronto a colpirla ancora. Con orrore se lo vide quasi
addosso, quando da dietro, Angel, si rese conto dopo, apparve saltandogli sulla
schiena.
C’era
qualcosa che non andava, percepiva addosso una strana stanchezza, come se
quella fosse solo l’ultima di infinite battaglie che quella sera aveva
combattuto. Ma era sempre lei, la cacciatrice, e non poteva tirarsi indietro.
Quando
il demone si scrollò di dosso Angel, lei lo colpì con forza con l’ascia proprio
a metà della vita, beh o di quella che avrebbe dovuto essere la vita. Quel
gesto le richiese tutte le sue forze per portarlo a termine, e quando il
mostrone cadde a terra diviso in due pezzi, anche lei lo seguì, perdendo
l’equilibrio.
Angel
fu subito al suo fianco, pronto a soccorrerla, nonostante la ferita sanguinante
che riportava su un braccio.
<<
Stai bene? >> le disse aiutandola a mettersi a sedere.
<<
Sono stanca. Ti prego dimmi che per stasera abbiamo finito. >> frignò lei
appoggiando la testa alla sua spalla.
<<
Vuoi andare a casa? >> le chiese lui sollecito, facendole un dolce
sorriso, e Buffy annuì.
Insieme
si rialzarono, e barcollando leggermente si sorressero a vicenda. Solo allora
Buffy si guardò attorno con maggiore attenzione. Ovunque il suo sguardo si
posasse vedeva solo tombe. Dove era casa? La stanchezza che sentiva nelle gambe
sembrò aumentare all’idea di dover camminare chissà quanto.
Ogni
passo le costava una fatica incredibile, il respiro le mancava. Ma se prima si
era avvilita vedendo tutte quelle tombe, quando iniziarono a finire, lo
sgomento aumentò.
Macerie,
case, palazzi, tutto sembrava essere in pezzi. E allora capì.
Quello
era il risultato di una battaglia che era stata persa.
Solo
lei e pochi altri umani sopravvivevano, rintanati sotto terra, nascosti alla
vista dei demoni che ora imperversavano. Le sembrava quasi di sapere come tutto
questo fosse successo, mentre ricordi artificiali le affluivano nella mente.
Lei
si era salvata si, ma gli altri…i suoi amici, sua sorella…erano tutti morti.
Lei era rimasta da sola, da sola con Angel, a continuare una battaglia persa in
partenza. Che differenza poteva fare infatti un demone in più o in meno ucciso?
Milioni ne prendevano il posto.
Almeno
aveva Angel con sé, ora potevano anche amarsi fisicamente, tanto….chi mai
poteva essere felice in una situazione simile? Ogni rapporto veniva consumato
senza parole, meccanicamente, quasi freddamente, lasciandoli solo più sfiniti
di quanto non fossero già.
Ogni
giorno era sempre più difficile, più duro, più faticoso.
Certo,
erano insieme. Ma…fino a quando?
*************
Il
risveglio era stato doloroso, la mente ancora piena di quelle immagini. Non
aveva pianto no, quello che aveva visto era anche troppo doloroso per piangere.
Aveva sentito la stanchezza fisica e morale che la pervadeva in quelle scene,
così reali, così dure, così piene di spossatezza.
Persino
il suo amore per Angel, era stato stanco.
Come
se non avesse avuto neanche più la forza di amare.
Aveva
percepito inoltre dentro di sé qualcosa che l’aveva spaventata.
Desiderio
di morte.
Desiderio
di mettere fine a quella vita che non era tale.
<<
Buffy? >> la mano di Willow su un ginocchio, l’aveva tirata fuori
dall’abisso dove era caduta. << Tutto bene? >> aveva chiesto ancora
lei.
Buffy
aveva scosso solo la testa, incapace per il momento di parlare. Poi,
lentamente, con voce malferma aveva preso a raccontare quello che aveva visto,
aveva provato.
Willow
era rimasta ad ascoltarla ad occhi spalancati, ma non vi aveva visto in essi la
stessa paura che sentiva stavano rispecchiando i suoi.
<<
Buffy, quello che hai visto non è reale. >> le aveva detto Willow con
calma. << Non è qualcosa che è destinato a succedere veramente…voglio
dire, la fine del mondo e cose varie…quelle sono solo immagini che la tua mente
ha creato per farti capire come sta la tua situazione con Angel. >> aveva
aggiunto.
Buffy
si era accigliata pensierosa. Aveva sempre odiato queste faccende psicologiche.
<< Intendi che in un certo senso…le tombe, la città distrutta…sono…
>> oddio come diavolo era quella parola?
<<
Simboli. >> aveva offerto sorridendo Willow, vedendo l’amica in
difficoltà. << E’ evidente che tu provi ancora qualcosa per Angel, ma non
è più il sentimento che provavi un tempo. >> cercò di spiegarle meglio
che poteva.
Buffy
aveva annuito malinconica. Comprendendo il senso del suo sogno. Aveva cercato
di dirle che continuare nella direzione di Angel l’avrebbe portata solo ad una
fine certa. Che per loro non c’era più futuro.
Tirato
un sospiro, non esattamente di sollievo, si era sentita però più leggera.
Almeno aveva compreso quale fosse la situazione, per quanto amaro da mandar
giù, tirare una linea sul nome di Angel, l’aveva liberata dai fantasmi di una
relazione a cui per troppo tempo si era aggrappata.
<<
Te la senti di andare avanti? >> aveva chiesto Willow, un po’
preoccupata.
<<
Si…andiamo avanti. >> aveva risposto, anche se non ne era stata veramente
sicura.
Ed
era cominciato il secondo sogno.
*************
Buffy
si era ritrovata distesa su un lettino accanto ad un’ampia piscina,
sorseggiando un Margarita.
Ok, adesso cominciamo a ragionare.
Il
sole che le bagnava la pelle abbronzata, faceva risaltare il bianco costume due
pezzi che indossava.
Gettando
però uno sguardo verso il suo corpo esposto, notò qualcosa di strano.
Le
sue tette erano quasi il doppio di quanto fossero mai state.
Tastandole
ne saggiò la consistenza. Silicone, non c’erano dubbi.
Correggo, qui mi sono fritta il
cervello.
Se
c’era una cosa che aveva sempre odiato, erano quelle pupe tutte rifatte che
vedeva sui cartelloni pubblicitari. Ed ora, pure lei vantava un davanzale degno
quasi della 5 misura.
<<
Buffy, tesoro…non stare troppo al sole, lo sai che dopo ti vengono le rughe e
devi correre dal chirurgo plastico. >> la frase, detta quasi in tono
dispregiativo, apparteneva all’immortale, che la stava guardando dal terrazzo
di una villa.
Sbuffando,
sentendosi decisamente a disagio, Buffy si ricoprì meglio che poteva con un
telo di spugna. Si sentiva strana con quella specie di air bag che le
ballonzolavano davanti.
Esitante
si fece strada passando da una delle vetrate aperte della grande villa.
Ok, ed ora dove dovrebbe essere la mia
camera?
Istintivamente
i suoi passi la portarono verso una grande scalinata. Ovunque il suo sguardo si
posava, poteva solo vedere ricchi arredi degni della casa di un principe, ma
che ai suoi occhi risultarono decisamente pacchiani. Quel posto non le piaceva.
Certo, meglio di un cimitero è…ma…non
di molto.
Entrando
in quella che sapeva essere la sua camera, si trattenne da esclamare un “eww”,
notando la tappezzeria rosso sangue con ricami in oro. Pesanti tendaggi di un
rosso più cupo, circondavano il letto a baldacchino, ed identiche tende
ornavano le finestre.
Ok, se ora spunta fuori Dracula non mi
stupirò!
Un
secondo dopo però la sua attenzione era stata attirata verso il guardaroba.
Aveva sempre avuto un debole per i bei vestiti e per le belle scarpe, e lì
c’era un esposizione degna dei migliori negozi. Si sentiva tanto una bambina,
mentre frugava fra le centinaia di scarpe di tutte le foggie e colori, che si
abbinavano perfettamente agli eleganti vestiti appesi alle grucce.
Con
la coda dell’occhio catturò però un movimento, spostandosi per vedere meglio,
notò una grande specchiera posta sul retro della porta del guardaroba. Con la
strana sensazione di star osservando una sconosciuta, si ritrovò a fissare sé
stessa, o meglio…qualcuno che sembrava soltanto lontanamente lei.
Con
occhi larghi di stupore, notò che la sua pelle non faceva una piega nonostante
l’evidente sbalordimento che provava. Era tesa, perfetta, senza il minimo
difetto. E fosse stato solo quello…
Il
naso non era più il suo. Addio naso a patatina che Spike aveva sempre amato
baciare. Ora aveva un naso che sembrava essere stato preso da una statua greca.
E poi c’era la bocca. Se si poteva chiamarla bocca. Quella sembrava più un
canotto da come le labbra erano piene e gonfie.
Gonfie
come i suoi seni.
Questa non sono io.
Istintivamente
le vennero le lacrime agli occhi, fissando quel volto che non riusciva a
sentire più suo, mentre con una mano sfiorava i propri lineamenti, e l’altra
seguiva invece le stesse linee sullo specchio. Che diavolo mi è successo?
<<
Buffy, tesoro? >> la voce dell’immortale proveniente dalla camera, la
riscosse dai suoi pensieri.
<<
Sono qui. >> rispose meccanicamente, mentre dando un ultimo veloce
sguardo allo specchio, apriva la porta e tornava in camera.
<<
Eccola la mia piccola dea in miniatura. Paparino ha un regalino per te.
>> esclamò l’immortale vedendola e accogliendola fra le braccia, in uno
show decisamente stucchevole.
Oddio, ma ha sempre parlato così
sdolcinato? Si chiese
incoerentemente Buffy, pur sapendo che era così. Questa era stata una delle
ragioni per cui Dawn lo aveva sempre detestato.
<<
Che regalino? >> si sentì cinguettare con un tono di voce da bambina
capricciosa.
Una
minuscola bottiglietta di vetro le venne penzolata davanti al naso. Conteneva
quella che sembrava tanto della polverina bianca. E Buffy si vide saltellare
per afferrarla.
Ora non ci sono più dubbi, mi sono
fritta il cervello sul serio.
Capitolo 3
Se
il risveglio dopo il sogno con Angel era stato infinitamente triste, questa
volta Buffy aveva ringraziato il cielo sollevata, nell’aprire gli occhi e
vedere Willow seduta tranquilla poco distante.
<<
Allora? Come è andata stavolta? >> le
aveva chiesto l’amica, fissando un po’ confusa la sua espressione
disgustata.
<<
Al momento mi viene solo da dire…EWW! >> aveva borbottato Buffy, gettando
le gambe da lato ed alzandosi dal letto. Dando un occhiata alla sveglia sul
comodino accanto al letto, si era resa conto che erano passati solo 15 minuti
da quando si era addormentata.
Anche troppo!
<<
Ci sono novità? >> aveva chiesto, anticipando la domanda che era quasi
riuscita a vedere sulle labbra di Willow, che la guardava decisamente curiosa.
Con
espressione leggermente delusa, la strega si era affrettata a rispondere:
<< Mentre dormivi ha richiamato Giles, dice che forse ha trovato un modo
per raggiungere Los Angeles, ci richiamerà non appena ne sarà certo. >>
aveva detto tutto d’un fiato, per poi aggiungere: << E allora, che è
successo? >>
Facendo
orecchie da mercante, Buffy si era limitata a fare una smorfia ed uscire dalla
camera diretta in cucina. Passando per la sala, aveva dato uno sguardo a Dawn
che ancora davanti alla televisione continuava a cambiare canale. Le scene che
venivano trasmesse erano sempre le stesse, così come lo era stata la fitta che
le aveva stretto lo stomaco, nel vedere il lampo di capelli ossigenati.
Invece
di attardarsi anche lei davanti alla TV, aveva tirato dritta fino in cucina
dove, dopo aver messo sul gas il bollitore del tè, si era accasciata su una
delle sedie attorno al tavolo, chiudendo brevemente gli occhi.
Riaprendoli,
le era quasi venuto da ridere, vedendo che Willow l’aveva seguita e si era
messa seduta opposta a lei, con un espressione talmente incuriosita, che le
mancava solo la lingua di fuori, la coda scodinzolante, per sembrare un
cagnolino a cui è stata mostrata per un attimo una pallina colorata.
<<
Ok, tu pensa a preparare il tè e magari un paio di sandwhich, ed io ti racconto
tutto. >> le aveva detto arrendendosi, ma con un piccolo ricatto.
Immediatamente
Willow si era di nuovo rialzata dirigendosi verso il frigo. << Affare
fatto. Ora spara! >> aveva detto, girandosi un attimo per minacciarla con
un dito.
Così
lo aveva fatto, le aveva raccontato tutta la vicenda, facendo solo una pausa
per bersi un sorso di tè bello caldo. Ne aveva avuto proprio bisogno.
Di
certo non si era aspettata che Willow si mettesse a ridere come una matta,
immaginandola con le tette finte, il naso finto, le labbra idem. Poi, anche lei
si era fatta contagiare e si era unita alla risata, pur continuando a provare
un senso di amarezza interiore.
<<
Sai… >> aveva detto però, dopo aver ripreso un attimo il fiato, ed
addentato un bel boccone di sandwhich con tonno e maionese. << …non era
solo per come ero. Insomma…fisicamente. Era per come mi sentivo…era tutto così
squallido, così patetico…non ero più io, Will. >> aggiunse masticando con
gusto.
Willow,
smesso di ridere a sua volta, aveva
preso in mano uno dei sandwhich che aveva preparato, ma invece di dargli in
morso, lo aveva invece fissato pensierosa. << Si, capisco cosa
intendi…non sarebbe piaciuto neanche a me vederti in quel modo. La droga e
tutto il resto… >> aveva detto annuendo.
<<
Ok, penso che questo abbia decisamente messo una linea anche sopra
all’immortale, se ho ben interpretato i “simboli”, no? >> aveva esclamato
Buffy con voce che voleva sembrare allegra. Almeno stavolta aveva azzeccato la
parola, ma ora…
Ora rimaneva solo Lui.
<<
Quale dolce suono hanno udito le mie orecchie? Davvero vuoi lasciare mister
perfettino? >> la squillante voce di Dawn, decisamente carica di
soddisfazione, l’aveva riscossa da quel pensiero.
Ed aveva sospirato di sollievo, perché ancora non si sentiva pronta nemmeno per
pensarci.
<<
Yep! >> aveva risposto Buffy,
rivolgendo una volta tanto un sorriso alla sorellina ( che però era più alta di lei, dannazione! ) , invece di
rimbrottarla perché aveva spiato la sua conversazione con Willow.
<<
Fantastico, bisogna festeggiare! >> aveva esclamato ancora Dawn,
soffiandole di sotto il naso il sandwhich che stava per afferrare e
portandoselo alla bocca.
Ok, l’intromissione gliela passava. Ma
mai portare via del cibo ad una Cacciatrice affamata.
<<
Ehi! >> aveva brontolato
sonoramente di disappunto. << Perché non sei di là a guardare
Dawn
aveva scosso le spalle. << Non dicono più niente di nuovo. Come è
spuntato il sole sembra che a Los Angeles tutti i demoni siano spariti. Quegli
scemi della televisione pensano che ormai sia tutto finito. Se è così, io non
sono una chiave mistica. >> aveva borbottato con espressione preoccupata.
Annuendo
con la stessa preoccupazione sul volto, Willow aveva teso una tazza di tè alla
giovane Summers. << Già. Speriamo che Giles si faccia vivo presto,
dobbiamo arrivare là il prima possibile. >> aveva poi detto sospirando.
In
cucina era caduto un silenzio carico di tensione. E Buffy aveva ripreso suo malgrado
a pensare. Quanto stava succedendo a Los Angeles era tremendo, e doversene
stare con le mani in mano, era pure peggio. Non appena la notte fosse di nuovo
calata, l’orda dei demoni avrebbe ripreso ad attaccare. Ed anche Spike lo
avrebbe fatto. Sempre se nel frattempo non era diventato di nuovo un mucchietto
di cenere. La sola idea di perderlo prima ancora di averlo ritrovato, era
inaccettabile.
<<
Buffy, che ne dici se andiamo avanti con i sogni? >> la voce di Willow,
l’aveva riscossa da quell’idea intollerabile. << Non sappiamo quanto
tempo abbiamo prima di partire, è meglio approfittarne, no? >> aveva
aggiunto la strega.
Buffy
le aveva fatto un debole sorriso, avendo compreso che Willow doveva aver capito
a cosa stesse pensando, ed aveva cercato il modo di distrarla. Solo…
Se
da una parte era stata preoccupata per la sorte di Spike, non lo era stata di
meno all’idea di affrontare il terzo sogno. Già
i sogni precedenti erano stati orrendi e due dei pretendenti erano stati
eliminati, ed ora…aveva avuto una paura
terribile che anche il terzo non andasse bene.
Non
di meno, Willow aveva ragione. Non si sapeva quanto tempo ancora rimaneva prima
della partenza, e lei voleva risolvere la questione.
Così,
ancora più impreparata di quanto lo fosse stata prima, era tornata in camera e
si era distesa sul letto. Questa volta il sonno aveva tardato ad arrivare,
forse a causa del suo nervosismo, e poi…poi si era ritrovata in una strada
sconosciuta, di una città sconosciuta, ma davanti alla casa.
La
sua casa.
*************
Ed
ora…ora se ne stava piegata sopra il lavabo, sciacquandosi la faccia, mentre le
lacrime non volevano smettere di scorrere. Se i primi due sogni l’avevano colpita
profondamente, seppur in modi diversi, questo…questo l’aveva devastata.
<<
Buffy?... >> la voce incerta di Willow, proveniente dalla porta, la fece
girare per affrontarla mentre si asciugava il viso con un asciugamano.
<<
E’ tutto ok? >> chiese ancora la strega, fissando preoccupata l’amica.
Non l’aveva mai vista tanto sconvolta, a parte forse quella volta che a causa
di quel demone, aveva creduto di essere impazzita ed essere ricoverata in un
manicomio. Ora sembrava ugualmente confusa, spaventata.
<<
No. >> la risposta telegrafica di Buffy, era stata quasi sussurrata,
mentre si lasciava cadere seduta sul gabinetto.
Con
calma, Willow le si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lei e posandole una
mano sulla sua tremante, che ancora stringeva l’asciugamano. << Te la
senti di raccontare cosa hai visto? >> le chiese dolcemente,
accompagnando il tutto con un sorriso che sperava consolatore.
In
cuor suo Willow non sapeva che pensare. Trattandosi di Spike, questa volta nel
sogno poteva essere successo di tutto, ma di certo non si aspettava di sentire
quello che pochi secondi dopo udì.
<<
Era sposato! >> frignò Buffy, asciugandosi ancora gli occhi con una mano,
per poi soffiarsi il naso nell’asciugamano.
<<
Huh? >> fece Willow perplessa, mentre al contempo pensava che forse era
meglio mettere un asciugamano pulito nel bagno.
<<
Aveva una moglie, una bella casa, un figlio, una moglie…ti rendi conto? Aveva
una moglie. >> frignò più forte Buffy.
Forse
se alla prima non lo aveva capito, quando Buffy ripeté per la terza volta che
Spike aveva una moglie, non poteva più ignorarlo. A quanto sembrava, rifletté
Willow, di tutto il sogno, la parte che maggiormente aveva colpito Buffy era
quella. Personalmente a lei colpiva di più la faccenda del figlio, voleva saperne
di più in proposito.
<<
Ma cosa è successo con precisione? >> chiese quindi.
Buffy,
ebbe come un moto di stizza, che però servì a farla smettere di piangere. Non
aveva voglia di stare a raccontare tutto, già era difficile sopportare le
immagini del sogno che ancora le passavano per la mente, ma poi…una minuscola
scintilla di speranza si fece largo. Forse lei stava interpretando male il
tutto. Era quindi meglio raccontare il sogno in tutti i suoi particolari a
Willow. Così, lottando con il desiderio di piangere di nuovo, fece il suo bel
riassuntino.
<<
Significa che anche con lui non c’è speranza, vero? >> chiese ansiosamente, sperando che Willow la
sbugiardasse.
<<
Significa solo che sei sempre la solita testa di rapa! >>
Tale
era stata la tensione con cui aveva aspettato la risposta di Willow, che Buffy
sobbalzò talmente forte, da picchiare la testa contro il mobiletto sopra il
lavandino. Non si era certo aspettata di sentire la voce di Dawn provenire
dalla porta.
<<
Ahia! >> esclamò massaggiandosi la parte colpita, mentre fulminava con lo
sguardo la sorella che se ne stava a braccia incrociate appoggiata al vano
della porta. << Che ci fai qui? >> le chiese odiando
quell’intromissione.
Un attimo…
<<
Che hai detto prima? >> chiese quasi a precipizio, mentre la speranza
prendeva piede.
<<
A quale domanda devo rispondere per prima? >> chiese perfida Dawn,
sogghignando.
<<
Dawn… >> rispose Buffy con fare minaccioso.
<<
Ok, procederò con ordine… >> disse la ragazza facendo spallucce. <<
Ero venuta ad avvertirvi che Giles ha richiamato, non ha detto molto a parte
che fra circa 20 minuti dovrebbe passare un auto a prelevarci per portarci
all’aeroporto. Dice che ci spiegherà tutto là. >> disse lanciando la
nuova informazione come se non fosse nulla di importante.
<<
Oh, bene! >> esclamò Willow sollevata, finalmente qualcosa si muoveva.
<< Allora dobbiamo sbrigarci e finire di fare i baga… >> stava
aggiungendo quando Buffy l’interruppe.
<<
Alto là! Prima voglio sapere che diavolo intendeva Dawn! >> esclamò Buffy
che non intendeva far cadere il discorso.
<<
Ok, te lo dico…mentre finisci di fare le valige, altrimenti arriviamo in
ritardo. >> rispose Dawn.
OK! E’ assodato che mia sorella prima
di essere la chiave era una nazista. Pensò
Buffy, sentendosi sotto tortura. Mogia e con il
broncio, si accodò alle altre per tornare in camera.
<<
Tu inizia a parlare ragazzina. >> disse con cipiglio, mentre
rincominciava a buttare di tutto in valigia, sotto gli occhi divertiti delle
due.
<<
Oookay! >> ridacchiò Dawn, rinunciando a rimettere a posto le cose,
quando Buffy le strappò di mano una maglietta e la ficcò a forza dentro,
saltando poi a sedere sulla valigia per riuscire a chiuderla.
<<
Vuoi proprio sapere che significava quel sogno? >> disse ancora,
ridacchiando, quando Buffy le inviò un’occhiata omicida. << Significa
appunto quello che ti ho detto prima. Che sei una testa di rapa! Hai così paura
di lasciarti andare con Spike, perché sai bene che non sopporteresti di perderlo
ancora. >> aggiunse con tono più duro.
<<
Ma nel sogno io lo avevo perso. >> ci tenne a puntualizzare Buffy, che
non ci capiva niente.
<<
Appunto! Nel sogno il tuo subconscio ti ha fatto vedere cosa succederà se tu continui
a tirarti indietro come hai sempre fatto. >> rimarcò Dawn.
<<
Ma… >> Buffy ancora era confusa.
<<
Dawn ha ragione, Buffy. >> disse Willow con calma, attirando
immediatamente lo sguardo di Buffy su di sé. << Vedi, il fatto di
trovarlo sposato, con un figlio…quelle sono sia le tue paure che ti parlano,
che i tuoi desideri. >> aggiunse cercando di spiegare meglio, ma capì di
non esserci riuscita tanto, vedendo l’espressione vagamente beota di Buffy.
<< Voglio dire…la casa che hai visto, il bambino, quelle sono cose che tu vorresti avere da lui,
ma fino a quando non metterai fine alle tue paure…questo non potrà succedere.
>> le spiegò ancora sorridendo.
Buffy
si sentì invadere da una calda sensazione di sollievo. Quindi, Spike non era
perduto, ma lo avrebbe perso se avesse continuato ad essere “una testa di rapa”
come diceva Dawn.
OK! Vista così la cosa mi torna
decisamente meglio. Niente linea su Spike. Ma…
<<
Ma Spike è un vampiro. Insomma mi sta bene la faccenda del matrimonio…(non ci credo, l’ho proprio detto…)…ma…perché
ho sognato che era umano? >> chiese dando voce a quella vocina che le
aveva sussurrato quell’interrogativo nella mente.
Improvvisamente
Willow arrossì, e Buffy la guardò stranita. << Willow? Cosa… >>
<<
Io…uhm…penso di aver influenzato in parte il tuo sogno. >> confessò la
strega, facendo sì che Buffy e Dawn la guardassero entrambe sbalordite. A parte
il fatto che lo erano già entrambe per l’affermazione che Buffy si era fatta
sfuggire.
In
quel mentre si udì il suono del campanello, a quanto sembrava l’auto promessa
da Giles era arrivata.
<<
Buffy…è lunga da spiegare…prima non hai voluto ascoltare quando io e Andrew
volevamo spiegarti perchè… >> disse Willow stentatamente, mentre
afferrava una delle borse posate a terra per portarla verso la porta.
<<
Spike è umano? >> chiese Buffy interrompendola, ed andando al sodo.
<<
No…ecco…no. Come ho detto è lunga…ti racconterò tutto durante il volo, va bene?
>> propose Willow, sperando che l’amica accettasse. Il campanello che
suonava ancora, le diede una mano, rivelandosi decisivo.
<<
Ok! Aspetterò…ma stavolta voglio sentire tutto! >> accettò Buffy.
Ora
era il momento di partire.
Capitolo 4
Era
arrivato il momento di partire, o meglio…
<<
Dawn? Che stai facendo? >> chiese Buffy, rendendosi conto solo in quel
momento, che la sorellina si stava accodando a loro, con una sacca sulle
spalle.
<<
Huh? >> chiese Dawn, con la più innocente delle espressioni, che però
Buffy era sicura fosse completamente falsa.
<<
Dove credi di andare? >> si costrinse però a chiederle ancora, alzando un
sopracciglio e guardandola critica.
<<
Macchina, aeroporto, aereo, Los Angeles. >> rispose telegrafica Dawn,
facendo un sorrisino decisamente fiducioso.
<<
Scordatelo, tu a Los Angeles non ci vieni. E’ troppo pericoloso. >>
esclamò decisa Buffy.
<<
Io vengo. >>
<<
No. >>
<<
Si. >>
Il
campanello suonò per la terza volta.
Vedendo
che la situazione era in stallo, Willow sospirò prima di intervenire. <<
Buffy…Dawn potrebbe esserci utile…ha fatto molti progressi con gli incantesimi
di guarigione. Se ne starebbe al sicuro al campo base, beh almeno spero che
Giles abbia organizzato un campo base… >>
Come
intervento non era stato dei più eccelsi, ma Dawn colse la palla al balzo.
<< Sentito? Potrei essere di aiuto. >> disse rimarcando la parte
che Willow aveva azzeccato.
Buffy
la guardò leggermente meno convinta e Dawn decise di continuare a premere un
paio di tasti giusti. << Ti prometto che non andrò a giro, ma rimarrò
dove mi dirai di stare. Voglio poter aiutare…e poi…ci tengo anche io a rivedere
Spike…daiiii…per favoreee… >> disse con una vocetta implorante
accompagnata da due occhioni che sbattevano le ciglia.
Buffy
era incerta, ma proprio in quel momento il campanello suonò ancora. <<
Ok, ma ti avverto, se ti uccidono, io te lo avevo detto. >> rispose
spalancando con forza la porta.
<<
Questa non mi giunge nuo… >> stava rispondendo Dawn, quando anche lei si
bloccò davanti alla porta come già aveva fatto Buffy.
<<
Riley? >> la domanda venne posta da tutte e tre le ragazze nello stesso
identico momento.
Fantastico! Ci mancava solo un altro
ex.
*************
L’aereo
stava rullando sulla pista, mentre Buffy si teneva stretta allo scomodo
seggiolino dell’aviogetto militare sul quale si trovava, con la testa ancora
piena di interrogativi. Durante il viaggio verso l’aeroporto, Riley aveva
spiegato che Giles, vistosi al perso, aveva chiamato il numero che aveva per
mettersi in contatto con l’Iniziativa. Esponendo il suo problema con non molta calma, ad un commesso di un
negozio di fiori, aveva lasciato un messaggio per Riley, spiegando la
situazione.
Il
gruppo di militari a cui faceva capo Riley, che già conoscevano la gravità
della situazione presente a Los Angeles, venendo a sapere che c’erano almeno un
centinaio di cacciatrici pronte ad intervenire, ma impossibilitate a
raggiungere il posto, si erano prestati mettendo a loro disposizione i mezzi
necessari per farlo.
Riley,
che si trovava a Berlino quando aveva ricevuto le informazioni, era partito
immediatamente per recuperare Buffy e Willow, che si trovavano a Roma, facendo
prima un veloce scalo a Milano dove aveva già recuperato sei cacciatrici. Altri
suoi commilitoni si stavano occupando di recuperare le altre a giro per il
mondo, più un gruppetto sostanzioso presente a Londra, comprensivo di Giles e
Xander.
Il
rendez-vous era fissato presso la base aerea più vicina a Los Angeles, poi da
lì si sarebbero spostati con degli elicotteri sul posto. Se avessero avuto
fortuna in otto/dieci ore al massimo, potevano arrivare. Giusto in tempo prima
del tramonto e quindi prima che un certo dragone si risvegliasse dal suo sonno
di bellezza. Le ultime notizie davano che si era accoccolato in uno degli
hangar dell’aeroporto, dopo essersi fatto uno spuntino con qualche aereo,
giusto per rendere l’ambiente caldo il necessario per le sue esigenze.
Beh,
almeno ora si spiegava la presenza di Riley sul posto.
Passata
l’iniziale sorpresa, Buffy si era resa conto con sollievo che rivederlo non
l’aveva turbata come era successo in passato. Forse nel suo cuore aveva già
tirato una linea sul suo nome quando aveva scoperto che si era sposato con
quella sottospecie di Wonder Woman. Così, mentre l’aereo si sollevava dalla
pista per poi mettersi in quota, inviò un ringraziamento verso il cielo per non
dover essere costretta a ricorrere all’ennesimo sogno. I tre che aveva avuto
erano già abbastanza.
E
fu altresì grata, che Riley fosse rimasto nella cabina di pilotaggio. Willow le
doveva spiegare ancora un sacco di cose, e sinceramente preferiva che il suo ex
se ne rimanesse alla larga mentre l’amica le parlava di Spike. Slacciandosi
quindi la cintura di sicurezza, si rivolse verso la strega, fissandola con uno
sguardo eloquente.
Willow
si contorse scomodamente sul suo seggiolino, sotto il suo sguardo. Arrossì,
aprì la bocca un paio di volte, ma solo al terzo tentativo, ne uscì fuori
qualcosa a malapena bisbigliato. << E’ cominciato tutto, circa tre mesi
dopo che la bocca dell’inferno era collassata… >> aveva iniziato a dire.
<<
Ma avevate detto che Spike era tornato prima. >> la interruppe Buffy, non
tornandole i conti.
Willow
annuì. << Sì…ma noi ne venimmo a conoscenza solo dopo. >> ci tenne a
specificare. << Fu allora che successe. >> aggiunse.
<<
Cosa? >> chiese Dawn, seduta sull’altro fianco della strega.
<<
Vi ricordate di quella volta che il Consiglio era entrato in allarme a causa di
una forte alterazione dei piani dimensionali? >> chiese Willow, ottenendo
due annuimenti.
<<
Si, mi ricordo che temevate dipendesse da me, che si fossero riattivati i miei
poteri di chiave mistica. >> rispose poi Dawn, con un tono di rimprovero
insito nella voce, che non sfuggì alle altre due.
<<
Sì, beh…in quel periodo non sapevamo cosa altro pensare… >> fece Willow
in tono di scusa.
<<
Ma cosa c’entra Spike in tutto questo? >> chiese invece Buffy, un po’
confusa.
<<
Direi tutto. >> rispose vivacemente Willow. << Circa quattro d’ore
dopo che l’allarme era rientrato…lui…lui telefonò a Giles. >> si decise a
rivelare.
<<
A Giles? >> chiesero all’unisono Buffy e Dawn, guardando l’amica con gli
occhi allargati.
Willow
sogghignò decisamente prima di rispondere. << Oh ragazze avreste dovuto
vedere la faccia di Giles quando rispose al telefono. Giuro che non avevo mai
visto una tonalità di verde simile, beh prima che cadesse dalla sedia, poi
diventò rosso come un peperone. >> disse sghignazzando a più non posso.
Ma né Buffy né Dawn si unirono alle risate.
<
Beh…in effetti sul momento la cosa non fu divertente, ebbi paura che gli fosse
venuto un infarto, ma…ripensandoci… >> ghignò ancora Willow, rivedendo la
scena nella mente. << Comunque…una volta che Giles si fu ripreso dalla
sorpresa…lui e Spike rimasero al telefono per quasi due ore, mentre Spike gli
spiegava tutto quello che gli era successo… >>
E
mentre Willow raccontava di come Spike li avesse informati sul suo ritorno, di
come era avvenuto e di cosa era accaduto fino a poche ore prima (comprensivo
dello scontro con Angel, per una coppa che però si era rivelata una bufala),
Buffy e Dawn ascoltavano attente e a tratti angosciate. Venire a sapere che
Spike era uscito da l’amuleto che Buffy gli aveva fatto indossare, per poi
ritrovarsi nell’ufficio di Angel sotto forma di fantasma fino a quando un altro
misterioso pacchetto, non gli aveva restituito la sua solidità, era un po’ dura
da accettare.
Soprattutto
quando Willow rivelò che Spike nei primi tempi aveva cercato di contattarla, ma
si era trovato bloccato sia dalla sua incorporeità, che dal legame che il
dannato amuleto aveva con
Beh, almeno all’inizio mi ha cercata,
ma…Certo, non potrò mai perdonare Angel per questo. Anche se…
<<
Ma perché non si è messo in contatto con me, una volta tornato corporeo?
>> chiese Buffy, che si sentiva ancora ferita da questo.
<<
Buffy, cerca di capirlo…lui è stato fatto tornare suo malgrado. All’inizio
forse non lo capiva, ma quando tornò solido, comprese che c’era qualcosa che
non andava. Forze superiori stavano tramando qualcosa, questo gli fu ben
chiaro, soprattutto quando venne a sapere che esisteva una profezia che poteva
riferirsi sia ad Angel che a lui. >> le rispose calma Willow.
<<
Una profezia? Che genere di profezia? >> chiese Dawn, battendo in
velocità Buffy.
<<
Quando ci chiamò la prima volta, ancora la cosa non era ben chiara. Per quel poco
che ne sapeva, trattava di un vampiro con l’anima che salvando o distruggendo
il mondo avrebbe ottenuto come ricompensa l’umanità. >> rispose Willow,
prendendo un profondo sospiro, per poi fermare Buffy dal parlare con un gesto
della mano.
<<
In seguito, siamo riusciti ad entrare in possesso di una copia di tale
profezia, e ci è voluto del tempo per riuscire a tradurla. Comunque, nel
venirne a conoscenza, tutti noi fummo d’accordo con Spike, che per il momento
non era il caso di coinvolgerti. Lui si preoccupava per te, Buffy, per te e per
Dawn…stavate finalmente iniziando a vivere una vita libera e serena e lui non
voleva tornare e scombinare tutto. Voleva darvi il tempo di riprendervi. Nel
corso di questi mesi ha più volte detto che era convinto che tu avessi bisogno
di prenderti un periodo di pausa, di riposo da quella che era stata la tua vita
sulla bocca dell’inferno per sette anni. Senza contare che a quanto
sembrava…tutto pareva ricondurre a Los Angeles ed ai Senior Partners e quindi
la cosa era seria. E lui non voleva essere quello
che ti avrebbe rigettata nel caos. >> c’era una nota di rispetto nella
voce di Willow mentre parlava di Spike, che Buffy non potè ignorare.
Dio solo sa quanto ero stanca dopo che
Sunnydale fu distrutta, allora perché mi stupisco che anche Spike lo avesse
capito? Ha voluto regalarmi un po’ di pace e serenità, dopo avermi salvato la
vita. Tipico da parte sua…dannatamente dolce…e maledettamente stupido. Proprio
come è lui.
Buffy
rimase in silenzio per un paio di minuti, mentre un groppo doloroso le
stringeva la gola e gli occhi iniziavano a bruciarle. << E dopo che è
successo? >> chiese infine, con voce malferma.
<<
Spike ha continuato a mantenersi in contatto con noi…a volte parlava con Giles,
a volte con me…raccontandoci cosa stava succedendo a Los Angeles. Persino
Xander è riuscito a parlargli una volta, dopo che era tornato dall’Africa.
Chiamava in media una volta alla settimana…e tutte le volte doveva uscire da
Los Angeles per farlo…aveva infatti la sensazione di essere tenuto sotto
controllo. Le cose che succedevano lo preoccupavano molto…riuscì a farci avere
la copia della profezia quando Andrew andò per quella cacciatrice… >> la
voce di Willow si spezzò ricordando il resoconto di Andrew, quella volta le cose
non erano andate bene per Spike. Tutti loro erano stati in pensiero per il
vampiro, fino a quando non si era fatto risentire. Ma questo non poteva dirlo a
Buffy, non ora che già doveva preoccuparsi di un’apocalisse in atto.
<<
Tutte le volte ci chiedeva notizie tue e di Dawn…quando tu cominciasti a
frequentare l’immortale nessuno di noi se la sentì d’informarlo, ma…a quanto
pare, venne ugualmente a saperlo…da quel momento i contatti si sono interrotti.
All’inizio pensammo che ce l’avesse con noi per non avergli detto nulla,
ma…mano a mano che il tempo passava, iniziammo a preoccuparci…Giles aveva
tradotto buona parte della profezia…e beh, era venuto fuori che c’era una parte
che riguardava anche te. >> rivelò cautamente Willow.
<<
Me? >> chiese Buffy, riprendendosi leggermente dalla tristezza che le
aveva invaso il cuore.
<<
Già…ecco vedi, il succo della profezia era esattamente quello che Spike ci
aveva detto la prima volta, ma…è venuto fuori che il campione, il vampiro con
l’anima che avrebbe ottenuto la ricompensa, doveva avere degli specifici
requisiti. Tipo aver contribuito a salvare il mondo…affrontato varie
prove…e…doveva amare ricambiato la
prescelta, la cacciatrice. >> rispose Willow, mentre gli occhi di Buffy
si allargavano a dismisura.
<<
Ma…ma… >> inutile non le usciva fuori niente che fosse vagamente
coerente.
<<
E’ per questo che ero venuta a trovarti. Non sentendo più Spike, eravamo
preoccupati, e scoprire questo particolare rimetteva tutto in discussione. Così
mentre Giles iniziava a fare i preparativi per intervenire, io dovevo
informarti di cosa era successo. Del ritorno di Spike e del resto, intendo.
Nessuno di noi sapeva quali fossero i tuoi reali sentimenti per lui, lo
sospettavamo, dato che tutte le volte che veniva nominato facevi una faccia
strana…ma c’era da considerare anche Angel. Fino a poche ore fa, per quanto ne
sapevamo…la profezia poteva riguardare anche lui. >> spiegò esitante
Willow.
<<
Ma quando sei arrivata, il casino era già scoppiato. >> spiattellò
tranquillamente Dawn, ottenendo un sorriso ed un cenno dalla strega.
<<
E quindi è anche per questo che quando sono venuta a chiederti aiuto per capire
chi amavo…sei stata così disponibile. >> congetturò Buffy, che invece
aveva colto un altro aspetto della faccenda. << Hai detto di aver
interferito nel mio sogno con Spike, lo hai fatto anche per gli altri? >>
chiese mentre una paura iniziava a serpeggiarle dentro.
<<
NO! >> si affrettò a rispondere Willow agitata. << Giuro di no! E’
solo…voglio dire…beh la tua richiesta arrivava in un momento particolare, è
vero…ma anche per questo non avrei potuto interferire, c’era troppo in gioco…è
solo che, dopo i sogni che avevi fatto su Angel e l’immortale, mi sono detta
che forse quello con Spike sarebbe andato bene…e mentre ti guardavo dormire, mi
sono immaginata di vederti accanto a lui, umano.
In qualche modo, questo ha influenzato il tuo sogno facendotelo vedere come
tale. Ma si tratta solo di questo, te lo assicuro, in ogni modo non avrei
potuto influenzare i tuoi sentimenti. >>
Buffy
tirò un sospiro di sollievo, vedendo, oltre che sentendo, la sincerità negli
occhi di Willow. E questo significava anche un'altra cosa oltre al fatto di
essersi resa conto di amare Spike. A quanto sembrava, le possibilità che lui
potesse diventare davvero umano erano elevate.
Lentamente,
le labbra le si distesero in un sorriso, mentre pensava a cosa questo
comportasse.
Capitolo 5
Ok, è ufficiale, odio gli elicotteri!
Buffy
se ne stava con gli occhi strettamente chiusi, mentre quell’odioso aggeggio la
sballottava in qua e in là, facendole tutte le volte serrare lo stomaco.
Accanto a sé poteva sentire invece i commenti entusiasti di Willow, che a
quanto sembrava si stava divertendo. Ma
come diavolo fa? Si chiese Buffy, respingendo l’ennesima ondata di nausea.
Forse era meglio se non mi fossi
rimpinzata di quelle strane barrette che Riley ci ha offerto sull’aereo.
Energetiche? Altro che energetiche, al
momento il mio stomaco sta ballando la rumba!
Il
volo era stato tutto sommato tranquillo, Buffy era perfino riuscita a
sonnecchiare un po’, mentre sentiva Willow aggiornare Riley sulla situazione di
Spike. A dire il vero aveva proprio finto di dormire, non avendo nessuna voglia
di partecipare alla conversazione. Senza contare che preferiva evitare di sentire
le classiche battutine sceme, sul vampiro che si era innamorato della
cacciatrice e per lei aveva salvato il mondo a costo della sua stessa vita.
Tanto,
a difendere Spike c’era Dawn.
La
sorellina avrebbe saputo tener testa a qualunque principe del foro, e con molta
più ferrea logica di quanta Buffy avrebbe mai potuto avere. Lei avrebbe
semplicemente perso il controllo, rischiando di far cadere l’aereo.
Così
se ne era rimasta nel suo bozzolo, semiaddormentata, con le voci che le
arrivavano solo vaghe e confuse, mentre rimuginava su quanto le era successo
nelle ultime ventiquattro ore. La sua vita era stata completamente
rivoluzionata, ma stranamente questo
la rendeva più viva che mai. Si era riscossa dal suo torpore solo sentendo il
suo stomaco brontolare. I tramezzini al tonno che Willow le aveva preparato
avevano fatto una brutta fine, ed ora che aveva avuto modo di calmarsi e
riflettere, il suo stomaco vuoto si era fatto sentire.
Ed
aveva finito per accettare quelle specie di barrette che facevano, a quanto
sembrava, parte del armamento standard del soldato perfetto.
Barrette,
che in questo momento desideravano tornare a farle ciao ciao con la manina.
Quando
finalmente la trappola infernale si posò a terra, Buffy era fuori ancora prima
che venisse dato l’ordine di smontare, avendo la forte spinta di inginocchiarsi
e baciare il terreno. Finalmente qualcosa di solido sotto i piedi.
Un
paio di respiri profondi, mentre le pale ancora sbattevano l’aria attorno a lei,
fecero tornare le barrette al loro posto. Guardandosi attorno, si rese conto
che l’elicottero era atterrato proprio al centro dello stadio di Los Angeles.
Evidentemente era l’unico posto sicuro in cui atterrare, ma le riportò alla
mente il ricordo di quando da piccola suo padre la portava a vedere le partite
di rugby.
Era
a casa.
Tirando
indietro i capelli che continuavano a sbatterle sul viso per colpa del vento,
si fece velocemente una coda di cavallo, mentre guardava l’elicottero con cui
era arrivata partire, mentre un altro atterrava al suo posto. Da sopra ne
scendevano una decina di cacciatrici, che seguendo gli ordini, si radunavano
agli orli del campo da gioco.
Il
sole era basso nel cielo, ma mancava ancora un ora al tramonto; buon segno, significava
che tutti sarebbero riusciti ad arrivare. Giusto in tempo.
Buffy
salutò con un cenno della testa qualcuna delle ragazze che riconosceva essere
state le potenziali che aveva alloggiato a casa sua. Erano venute tutte.
Dawn
per fortuna non aveva fatto storie ed era rimasta alla base aerea, anche perché
vi stavano già arrivando dei feriti che i militari avevano raccolto per le
strade di Los Angeles. Era venuta per aiutare? Bene, ora ne aveva
l’opportunità!
L’ultimo
dispaccio che era giunto diceva che per il momento la situazione era invariata,
vale a dire niente demoni a giro. Ma i militari si stavano affrettando a
evacuare la città, in previsione della battaglia che presto sarebbe ripresa.
<<
Buffy! >> urlò Riley, per superare il rumore dei rotori.
<<
Ci sono novità? >> chiese subito lei, urlando a sua volta.
<<
Sembra che una pattuglia abbia trovato nascosto in una cantina un tuo vecchio
amico. >> urlò ancora lui, sospingendola verso il passaggio che portava
agli spogliatoi. Una volta dentro il rumore degli elicotteri diminuì
notevolmente.
Buffy
non aveva la forza di fare domande. Ma i suoi occhi dicevano esattamente cosa
voleva sapere.
Riley
scosse la testa. << No… non è Spike. >> disse sapendo bene di
deluderla. Ancora non riusciva a credere a quanto gli era stato raccontato su
il vampiro platinato, ma questo non voleva dire che gli facesse piacere veder
soffrire Buffy.
<<
E’ Angel… >> disse quasi sputando sul nome; aveva odiato Angel più di
quanto avesse mai disprezzato Spike. << Era in compagnia di una strana
donna demone e di un uomo di colore gravemente ferito. Ho dato ordine di
portarlo subito al più vicino ospedale. Angel e la donna invece sono rimasti lì
ad aspettare. >> aggiunse.
<<
E’ lontano il posto? >> chiese subito Buffy, riprendendosi dalla
delusione.
Angel saprà dove si trova Spike.
Era
stato solo questo pensiero a tranquillizzarla.
<<
No, è a dieci minuti da qui…ma sarebbe meglio aspettare che ci siamo tutti. Se il
sole cala mentre siete lì, potreste ritrovarvi isolati dal gruppo. >>
rispose intanto Riley.
Buffy
suo malgrado annuì. Per quanto non le piacesse l’idea di aspettare, non voleva
rischiare di rovinare tutto facendo azioni inconsiderate. C’era troppo in gioco.
La
porta che si aprì, facendo entrare Willow, riportando alto il rumore dei
rotori, per poi calare nuovamente quando la strega la richiuse dietro di sé.
<<
Giles e Xander dovrebbero essere sul prossimo elicottero, ho detto alle ragazze
di indirizzarli qui, ho fatto bene? >> chiese aggrottando le sopracciglia
nel vedere l’espressione tesa di Buffy. << Ci sono novità? >>
chiese quindi.
<<
Hanno trovato Angel. >> disse piattamente Buffy. E Willow comprese che di
Spike per ora non si sapeva nulla.
<<
Will…non potresti… >> chiese subito dopo Buffy, avendo un intuizione, ma
venne interrotta dall’amica.
<<
Fare un incantesimo di locazione? >> disse infatti la strega, avendo
intuito cosa le stava per essere chiesto. << Mi dispiace veramente
Buffy…ma tutta l’area è piena di interferenze mistiche, sarebbe come cercare il
classico ago in un pagliaio. >> aggiunse facendo un sorriso dispiaciuto.
Vedendo
però come le spalle di Buffy si abbassavano, le si avvicinò e vi pose sopra una
mano. << Lo troveremo, vedrai. >> le disse cercando di consolarla.
E Buffy annuì, dato che non poteva fare altro.
*************
<<
Mi state dicendo che Spike vi ha sempre tenuti informati di tutto quello che
succedeva qui? >> il tono di voce di Angel era paurosamente basso.
Fuori
il sole si stava spegnendo, tracciando lunghe ombre con i suoi ultimi raggi.
L’esercito di cacciatrici aveva raggiunto la cantina dove si trovavano Angel ed
Illyria, solo pochi minuti prima, ed era stato compito di Giles spiegare al
vampiro che la ragione per cui si trovavano lì non era solo per fermare
l’ennesima apocalisse, ma anche per sapere cosa fosse successo dopo che Spike
aveva interrotto i contatti.
<<
Non di tutto. >> rispose con calma Giles, che pur cogliendo la rabbia
silente del vampiro, non se ne curò. Non a caso aveva un centinaio e passa di
cacciatrici alle sue spalle. << Spike ha smesso di chiamarci dopo che
entrambi andaste a Roma, come già ti ho detto…Ora voglio sapere se è successo
qualcosa che possa avergli impedito di contattarci, oltre che naturalmente
sapere come possa essersi scatenata questa apocalisse. >> aggiunse
sospirando, mentre si toglieva gli occhiali e guardava accigliato Angel.
Angel
si tese ancora di più, non gli era sfuggita la nota di rimprovero nella voce
dell’Osservatore. Senza contare, che anche Buffy lo stava guardando truce, come
se lui fosse il solo responsabile per tutto quello che era accaduto. Già le
prime parole che gli aveva rivolto erano state difficili da digerire. Quel
“Perché non mi hai informata che Spike era tornato?” ancora gli bruciavano
nello stomaco.
<<
Ed io potrei sapere come mai, se eravate al corrente di tutto non siete
intervenuti quando ve lo abbiamo chiesto? >> chiese, dando uno sguardo di
sfuggita ad Illyria, per far capire a cosa si riferisse. Attaccare era sempre
meglio che difendersi.
<<
Perché non c’era niente che potevamo fare…non in quella situazione. >>
rispose a sorpresa Willow, con incredibile coraggio e decisione.
Angel
fece una smorfia, prima di scuotere nervosamente la testa. In quei lunghi mesi,
mentre lui perdeva tutte le cose in cui credeva, tutte le persone che gli erano
care, sentendosi sempre sull’orlo di un baratro, Spike invece aveva avuto
dietro le sue spalle l’appoggio sicuro del nuovo Consiglio. Ora capiva perché
lui avesse alzato la mano quando aveva affermato che qualcuno lo avrebbe
tradito. Spike lo aveva già fatto. Perché questo
era, un tradimento. Malgrado
l’antipatia, l’insofferenza, malgrado tutto, alla fine aveva iniziato a fidarsi
del suo gran-childe, e lui lo aveva pugnalato alle spalle.
Non
aveva importanza che si fosse tenuto lontano da Buffy, contando sugli altri per
non rivelarle il suo ritorno, alla fine lo aveva comunque fregato.
<<
Allora, Angel…vuoi rispondere adesso alla mia domanda? >> chiese Giles
non più tanto calmo.
Angel
fece una risatina nervosa, fra poco si sarebbe di nuovo scatenato l’inferno e
questi volevano sapere come
<<
Non lo so…non so perché non vi abbia più chiamati. >> fu però costretto
ad ammettere, non riuscendo a comprendere lui stesso cosa fosse successo.
<< Quel viaggio fu un vero disastro se proprio lo volete sapere, niente
andò bene e quando tornammo ci trovammo ad affrontare il complotto del gruppo
della spina nera, una congrega di demoni che intendeva conquistare il mondo.
Loro gli abbiamo fermati, uccidendoli uno ad uno, ma questo non ha impedito ai
Senior Partners di vendicarsi inviando un esercito di demoni. >> aggiunse
spiegando in breve gli ultimi avvenimenti, mentre si grattava i capelli
bruciacchiati che aveva in testa e che gli prudevano.
Non
c’era tempo per altre spiegazioni, da fuori si iniziarono ad udire grida
laceranti.
<<
Sai dove si trova adesso? >> chiese Buffy, affrettandosi verso la porta
della cantina. << Spike, intendo. >> aggiunse volendo essere sicura
che Angel capisse.
A
sorpresa non fu lui a rispondere, ma Illyria che fino a quel momento se ne era
stata in un angolo silenziosa a studiare i nuovi venuti. << L’ultima
volta che l’ho visto si stava dirigendo verso nord, con il drago che lo
seguiva. >> disse, guardando attentamente Buffy. Ricordava vagamente che
Spike le aveva parlato di una cacciatrice.
Buffy
si sentì il cuore stringere nel petto. A nord, quindi verso l’aeroporto, dove
il drago aveva continuato a dormire fino a quel momento. << Il drago lo
seguiva? >> chiese sperando di aver sentito male con la confusione che
già si stava creando con la battaglia che era ripresa nella strada.
<<
Si. >> rispose sempre Illyria, mentre Angel sbuffava. << Angel
aveva detto che voleva essere lui ad ucciderlo, ma il drago non era dello
stesso parere, dopo avergli bruciato un po’ la testa si è girato e si è messo a
caccia di Spike. Forse preferisce i vampiri biondi. >> se solo la voce
della demone avesse avuto una qualsiasi inflessione invece di essere
mortalmente neutra, si sarebbe potuto pensare che avesse appena fatto una
battuta ai danni del vampiro moro, che in questo momento si stava ancora
massaggiando i capelli.
Buffy
vide le sue paure diventare più reali e tremò. Mentre Xander invece si faceva
scappare una risatina. Stranamente quella tizia gli ricordava vagamente Anya.
Beh sempre un demone millenario era.
<<
Dobbiamo dirigerci verso l’aeroporto. >> ordinò urlando Giles alle
cacciatrici che stavano lottando, avendo udito tutto, aveva intuito cosa
volesse fare Buffy. Venendo così ringraziato da un debole sorriso della
suddetta.
Farsi
largo in quella bolgia infernale non era proprio facile, ma considerando come
il gruppo marciava avanti compatto, al centro dello stesso vi era una sorta di
zona franca che i demoni non riuscivano a raggiungere. E Buffy decise di
utilizzarla per chiedere ulteriori spiegazioni ad Angel.
<<
Che è successo quando siete venuti a Roma? Nessuno ha saputo spiegarmelo per
bene. >> gli gridò per superare il fragore della battaglia. Accanto a sé
sentì che anche Willow, Xander e Giles erano interessati come lei alla risposta.
Inghiottendo
il boccone amaro che gli era salito in gola, Angel, dopo aver dato un occhiata
a tutte quelle facce che lo fissavano, si arrese. << Da dove vuoi che
cominci? Da quando mi hanno avvertito che tu avevi problemi con l’immortale, o
quando invece il biondino ci ha detto che invece ti ci eri fidanzata? >>
rispose però velenosamente. E prima che Buffy potesse intervenire continuò.
<< Oh no, aspetta…forse ti interessa sapere di come il tuo amante ci ha
fatto correre in cerchio per Roma, cercando di recuperare la testa del demone
che dovevamo prendere, continuando al contempo a tornare al tuo appartamento
per cercarti, mentre tu invece te la spassavi con lui? >> ora il suo tono
era decisamente irato.
Buffy
era indecisa, se arrabbiarsi a sua volta per l’atteggiamento negativo di Angel,
o invece sentirsi male per il fatto che mentre loro la cercavano lei si stava
veramente divertendo. Come doveva essersi sentito Spike in quei momenti? Se
solo avesse saputo…
Ma
Angel non aveva ancora finito, era come un giocattolo a molla che una volta
caricato non smetteva fino a quando la carica non fosse terminata. << O
di come invece, sempre il tuo “fidanzatino”, ci ha fatto pervenire una bella
bomba? O di come siamo tornati a Los Angeles con la coda fra le gambe,
ubriacandoci sull’aereo, con Spike che piagnucolava perché aveva perso il suo
adorato spolverino? >> sbottò ancora pieno di rabbia.
<<
Lo spolverino? >> chiese a sorpresa Willow. << Ma nelle riprese che
abbiamo visto in televisione ce lo aveva. >> aggiunse, rilevando quella
incongruenza.
<<
E’ un altro. >> rispose secco Angel. << Glielo hanno dato a Roma,
dopo che la bomba aveva distrutto i nostri vestiti. >> rivelò ancora.
<<
Cosa? >> chiese questa volta Giles. << Certo che questo potrebbe
spiegare…si forse… >> borbottò dopo fra sé e sé, mentre tutti lo
guardavano straniti.
Sospirando
pesantemente, l’osservatore decise che era meglio spiegare. << Ma non
capite? Questa potrebbe essere la risposta del perché Spike non ha più
chiamato. Forse c’era qualcosa in quello spolverino che gli ha impedito di
farlo…forse delle microspie…o qualche magia…Lo so è un ipotesi azzardata, ma
per il momento è tutto quello che abbiamo. >>
Angel
quasi gelò, improvvisamente nella sua mente rivedeva Spike, nel suo ufficio,
quando si era presentato con gli altri per avere spiegazioni, quella volta
aveva lasciato lo spolverino a casa, cosa strana se si considerava che per lui
era quasi come una seconda pelle, anche se non era quello vecchio. Cercò di
ricordare se altre volte lo avesse tolto in momenti particolari, ma non
riusciva a ricordarsene. In ogni caso, era un ipotesi piuttosto valida.
Forse
i Senior Partners, avevano fiutato che Spike stava rivelando informazioni ed
avevano elaborato un piano per fermarlo. Infatti, anche se non fosse stato per
la faccenda di Buffy, avevano già in mente di farlo andare a Roma, per fargli
recuperare la testa del Capo di Famiglia. E vedendo che lui si rifiutava
avevano tirato fuori la faccenda dell’Immortale, e sia lui che Spike avevano abboccato
come due polli. Si, ora se ne convinceva sempre di più, la cosa era fattibile.
<< Credo che tu abbia ragione, Giles. >> ammise pensieroso.
<< Se le cose stanno così…dobbiamo
affrettarci a trovarlo. >> esclamò Buffy, che aveva seguito un ragionamento
mentale tutto suo. << Quello spolverino potrebbe essere più pericoloso di
quanto non crediamo. >> disse esternando le sue paure.
Ed
Angel si sentì stringere il cuore, non gli era sfuggita la nota di panico nella
voce di Buffy.
Tu non hai idea di cosa avevamo.
Sentì
risuonare dentro di sé le parole che Spike gli aveva detto quando era tornato.
Si, forse non lo sapeva, ma qualcosa gli diceva che stava per scoprirlo.
Capitolo 6
E’ nel mio cuore.
Tu non hai idea di cosa avevamo.
Era
inutile, per quanto Angel ci provasse non riusciva a far tacere quelle due voci
che gli riecheggiavano nella mente. << Sei innamorata di lui? >>
chiese infine, provando ancora una sensazione di dejà vu, nel ripetere quella
domanda.
E
la sensazione aumentò, quando Buffy continuando a guardare avanti, scuotè la
testa. << No. >> Anche la prima parte della risposta era sempre la
stessa e lo fece quasi sospirare di sollievo, ma non durò a lungo. << Non
sono innamorata di lui, lo amo, è diverso. >> aggiunse Buffy con tono
deciso.
Per
un attimo Angel rimase come gelato, tanto che dovette affrettarsi a correrle
dietro per recuperare i passi persi. << In che modo? >> non riuscì
ad impedirsi di chiederle.
Sbuffando
piano, Buffy scosse le spalle. << E’ come…ok, mettiamola così: quando sei
innamorato non vedi le cose come realmente sono…tutto ti sembra sempre bello e
perfetto, mi segui? Ma quando ami…beh, allora riesci a vedere proprio tutto…il
bello ed il brutto…ma continui ad amare lo stesso. E’ questo che Spike prova
per me, lo so. Ed anche io provo lo stesso per lui. Piaciuta la spiegazione?
>> se le prime parole erano state dette con un tono riflessivo, le ultime
contenevano invece un filino di sarcasmo.
Buffy
aveva al momento troppa premura di raggiungere il posto dove sperava di trovare
Spike, non aveva tempo per spiegare ad Angel cose, che lei stessa per prima,
stava scoprendo solo adesso. Solo ora che le pronunciava ad alta voce
comprendeva effettivamente come stavano i fatti. La prima risposta le era giunta
automatica, ma la seguente le aveva richiesto un analisi più approfondita. Non
di meno le scocciava dover dare spiegazioni ad Angel, soprattutto quando colui
al quale quelle parole erano rivolte, non era lì ad ascoltarle.
Angel
notando che la sua espressione si era indurita, nonostante il dolore interno
che lo spingeva a discutere, si fece silenzioso. No, la spiegazione non gli era
piaciuta, ma una cosa era chiara, quella era stata una risposta sincera, ma
soprattutto matura. A quanto sembrava il biscotto era pronto per uscire dal
forno.
*************
Mezz’ora.
Mezz’ora
era passata da quando il sole era calato e si erano messi in cammino. Tutto
attorno era maledettamente scuro, rendendo difficile riconoscere le vie ed i
palazzi, ma finalmente all’orizzonte apparve una sagoma scura che era
certamente la torre di controllo dell’aeroporto, anche se era stata
evidentemente danneggiata, la sua forma era inconfondibile.
Buffy
sospirò. Quei dannati demoni sembravano star cercando di ostacolarli in tutti i
modi. Li avevano tutti attorno che premevano per sopraffarli. A turno le
cacciatrici più esterne si davano il cambio con quelle interne, giusto per
riprendere un po’ il fiato e le forze. Willow era impagabile per tutto quello
che faceva con la magia per curarne le ferite. Fino ad ora era andata bene, non
si contavano perdite, ma avevano lasciato la strada lastricata di corpi uccisi,
solo di demoni per fortuna.
Un
forte ruggito, ed un lampo di fuoco solcò il cielo. Il drago doveva essersi
svegliato.
Buffy
scrutò la nera volta senza stelle sperando di riuscire a vederlo, ma una
gomitata di Willow, la distolse dal suo intento.
<<
Credo che il lucertolone sia ancora al chiuso. >> disse indicando verso
una immensa ombra nera alla loro destra, uno degli hangar certamente. <<
Sento forti vibrazioni provenire da lì. >> aggiunse.
Come
conferma, giunse un altro ruggito e per un attimo la notte venne illuminata da
un getto di fuoco che usciva dal portellone dell’edificio.
<<
Sembra arrabbiato. >> commentò Xander.
Mano
a mano che vi si avvicinavano, i rumori diventavano sempre più forti. Qualunque
cosa il drago stesse facendo là dentro, in effetti non sembrava che lo
divertissero.
Le
cacciatrici che si trovavano in testa alla fila, sbirciarono con attenzione in
direzione del portellone, non molto attratte all’idea di beccarsi una delle
palle di fuoco che di tanto in tanto ne uscivano. << E’ bloccato.
>> gridò una delle ragazze. << Sembra che la coda gli sia rimasta
impigliata in qualcosa. >>
Un
secondo dopo ci fu uno schianto assordante, dopo di che dall’alto giunse un
grido. << Toglietevi da lì dannazione! >>
Spike.
Quella
era la voce di Spike ne era sicura.
E
così Buffy, invece di dare ascolto all’ordine cercò di correre invece nella
direzione da cui aveva sentito giungere il grido. Cercò, appunto. Perché la
forte stretta di Angel la trattenne indietro, gettandola a terra e gettandosi a
sua volta.
Giusto
in tempo.
Con
un altro dei suoi show di fiamme, il drago stava uscendo velocemente
dall’hangar, prendendo a sbattere le ali. Due secondi dopo si era già innalzato
di un paio di metri da terra, fissando il nutrito gruppo di cacciatrici, oltre
che i demoni che lo circondava.
Buffy
alzando la testa, vide la morte in faccia, quando la bestiaccia aprì la bocca
per dare di nuovo sfoggia delle sue capacita, proprio nella loro direzione.
E
un attimo dopo…
Il
cuore smise di batterle…quando vide una figura scura saltare da sopra il tetto dell’hangar
per atterrare sul dorso del mostrone. Il quale, non molto felice di avere un
passeggero, dopo aver richiuso la bocca, prese a sbattere più freneticamente le
ali cercando di scrollarselo di dosso.
Così
facendo però i due si innalzavano sempre di più, ed ormai erano a più di venti
metri di altezza.
Buffy
guardò con terrore Spike che cercava di rimanere in groppa al drago, rimanendo
aggrappato a qualsiasi cosa trovasse, uno spuntone del dorso, l’attacco stesso
delle ali, mentre con la mano libera continuava a dare colpi di ascia ovunque
potesse.
Era
una lotta all’ultimo sangue. I due continuavano a muoversi cercando di
colpirsi, creando una sorta di danza macabra nel cielo.
Uno
spicchio di luna, uscito per un attimo da dietro una nuvola illuminò le due
figure avvinghiate.
E
Buffy trattenne il respiro, mentre notava un particolare.
<<
Lo spolverino, ha ancora lo spolverino. >> gridò alzandosi e raggiungendo
il resto del gruppo, rendendosi conto che se Spike non finiva in cenere per uno
dei soffi del drago, o si sfracellava a terra perdendo la presa, o ancora
dilaniato dai potenti artigli della bestia; quell’oggetto continuava a essere
una minaccia per lui.
<<
Willow, non potresti avvertirlo telepaticamente? >> propose
intelligentemente Xander (cosa strana), mentre fissava quasi affascinato quella
scena. Aveva già visto Spike combattere altre volte, ma mai così. Internamente
tremò al pensiero, che se Spike avesse messo tutta quella foga quando cercava
di ucciderli tutti, forse ora nessuno di loro sarebbe stato lì.
Willow
si affrettò subito ad eseguire, per poi scuotere la testa.
<<
Non riesci a contattarlo? >> chiese Buffy spaventata.
<<
Oh, no. Ci sono riuscita se è per questo. >> borbottò. << Ma lui mi
ha risposto di lasciarlo in pace, che sa da solo quello che deve fare. Tipico.
>>
<<
Ma non gli hai spiegato che… >> Buffy non voleva arrendersi, ma la mano
di Angel che si posava sul suo braccio la fece tacere.
Guardandosi
attorno, si rese conto che tutti i demoni sembravano essersi come immobilizzati,
presi anche loro a fissare la scena che si svolgeva in alto. Alzando a sua
volta la testa, iniziò a mordersi un labbro mentre osservava Spike che era
riuscito a stabilizzarsi sul dorso del drago, puntellando le gambe dietro le
ali. Aveva smesso di menare con l’ascia, che si era invece messo in bocca per
il manico, cercando di tenerla, mentre si liberava di una manica alla volta del
maledetto spolverino.
<<
Che diavolo vuole fare? >> chiese Giles, rendendosi conto che Spike,
invece di lasciarlo cadere e sbarazzarsene, lo stava invece tenendo per le
maniche e lo faceva svolazzare come una sorta di bandiera.
<<
Lo vuole usare per accecare il drago. >> intuì Angel, notando come il suo
gran-childe stesse protendendosi verso la testa del mostro.
<<
Ma è pazzo! >> gridò Buffy. << Così si sfracelleranno entrambi.
>>
<<
Ho paura che sia esattamente quello che vuole fare. >> esclamò Xander
puntando il dito verso il vampiro che era riuscito nel frattempo, a coprire il
muso del drago con il suo spolverino, saltando più avanti sul collo
dell’animale e con una veloce mossa, lo avvolgeva tutto attorno, rimanendo
penzoloni per le maniche.
Buffy
si morse a sangue il labbro, vedendolo così appeso nel nulla. Trattenuto solo
da un braccio attaccato all’oggetto di pelle nera avvolto come una museruola al
muso del drago. Come guinzaglio era un po’ corto. Senza contare che la bestia
stava scuotendo la testa per liberarsi, facendolo dondolare come una piuma.
Ma
lui non mollava. Mentre con una mano continuava a stare aggrappato, con l’altra
ripresa l’ascia, aveva iniziato a lanciare fendenti contro il petto del drago.
Solo occasionalmente i suoi colpi andavano a segno, lacerando la più morbida
corazza del torace della bestia. Infine, la sorte sembrò aiutarlo, sospingendolo
di più contro il suo bersaglio, e permettendogli di trafiggere con tutta
l’ascia, il petto dell’animale.
Un
secondo dopo però, le cose si misero al peggio.
Il
drago iniziò a cadere a mulinello verso terra, con Spike che mollato lo
spolverino, vi rimaneva attaccato solo con il pezzetto di manico dell’ascia che
non era penetrato nel duro torace.
E
caddero.
Insieme.
Su
una delle piste di atterraggio, ironia della sorte.
Dopo
un lungo momento di silenzio ed immobilità assoluta, i demoni sembrarono
risvegliarsi dalla loro catalessi e ripresero ad attaccare. La battaglia non
era dunque finita.
Quei
cento metri che separavano Buffy dalla massa inerte sull’asfalto, furono i più
duri che dovette affrontare. Ogni metro veniva conquistato con fatica, era
maledettamente duro. Questa volta non se ne era rimasta nelle retrovie, ma era
balzata in testa al suo esercito, mozzando teste e impalando corpi a ritmo
frenetico, con la sua fidata falce. Tutto dentro di lei gridava per raggiungere
il vampiro che amava.
Quando
finalmente riuscì ad arrivare davanti alla forma gigantesca del drago, che
giaceva a terra con le ali ancora spiegate e contorte, gemette sgomenta, non
riuscendo a vedere da nessuna parte il corpo di Spike.
Non può essere diventato polvere! Non può essere! Non deve essere!
<< Buffy! >> il grido di Xander,
la riscosse dal torpore mentale causato dal panico che provava. << E’ qua
sotto! >> gridò ancora l’amico, indicando la parte opposta del drago.
Solo
allora si rese conto che le cacciatrice si erano predisposte in cerchio attorno
alla bestia oramai decisamente morta.
Senza
preoccuparsi di aggirarlo, lo scavalcò letteralmente in volata, diretta verso
il punto indicato da Xander. Da sotto una delle ali, si intravedevano due
gambe, mentre il resto del corpo rimaneva ancora sotto la mole del dragone.
Facendo
forza con tutta sé stessa, cercò di spostare quel corpo, che le impediva di
vedere il volto di qualcuno che le era mancato per troppo tempo.
Maledizione è troppo pesante!
Un
attimo dopo, altre due spalle, si aggiunsero alla sua, premute contro il ventre
viscido di sangue nero.
Illyria
ed Angel.
Ansimando,
sbuffando, mentre anche le spalle di Giles, Xander e Willow, si univano, il
bestione prese a sollevarsi, a capovolgersi. Quando finalmente rotolò
sull’altro fianco erano tutti senza fiato, beh quelli che respiravano.
Ma
Buffy non stette a perder tempo a riprenderlo, due secondi dopo era china sul
corpo di Spike.
Sembrava
che dormisse.
Graffi
segnavano il suo volto e le braccia, una grossa lacerazione era presente su un
fianco, sanguinando copiosamente. In un secondo Buffy notò tutto e si tolse la
giacca per premerla contro la ferita, mentre l’altra mano correva al suo viso.
A quel viso che aveva pensato di non poter mai più rivedere.
<<
Spike? >> sussurrò appena, con la gola bloccata dall’emozione.
<<
Spike? >> ripeté un po’ più forte, passando le dita su quelle labbra che
avevano popolato i suoi sogni.
<<
Spike? >> stavolta il tono era più deciso.
E
Spike aprì gli occhi.
Occhi
azzurri come il mare in tempesta si chiusero con i suoi.
Dio quanto le erano mancati.
La
stava guardando confuso, stordito. << Buffy…sei davvero tu? >> la voce
era rauca e appena sussurrata, ma le fece venire i brividi lungo la schiena
risentirla dopo tanto tempo.
<<
Si, come ti senti? >> chiese lei, sentendo gli occhi riempirsi di
lacrime.
<<
Come se fossi stato schiacciato da un drago. >> rantolò lui.
Buffy
suo malgrado si trovò a ridacchiare, mentre il cuore le si allagava di un
calore immenso. Era sempre lui, sempre lo stesso Spike con le sue battutine
stupide che però riuscivano a farla sorridere.
<<
Dimentichi la parte in cui ti sei sfracellato
con un drago. >> gli disse rimanendo sullo scherzo.
<<
Uhm…si…ricordo vagamente qualcosa di simile… >> rispose lui sempre
flebilmente, ma con un guizzo di sorriso.
<<
Mi hai fatto quasi morire per la terza volta, lo sai? Vederti lassù, appeso
come un pollo al un gancio di un macellaio…guai a te se lo fai ancora. >>
<<
Ok, tanto mi sa che i draghi sono finiti. >> accordò Spike con un
sospiro, richiudendo gli occhi.
*************
Era
stanco, maledettamente stanco. E non era neanche sicuro che Buffy fosse davvero
là, a parlargli, nonostante lei avesse affermato il contrario. Ma lo aveva
sognato tante volte. Beh, non esattamente così, non con un drago morto a pochi
passi, ma aveva sognato così tante volte di vederla, di poter vedere il calore
nei suoi occhi rivolto verso di lui. Quel calore che parlava tanto di amore.
Le
sue speranze si erano spente con il passare del tempo.
Ogni
giorno passato senza vederla l’aveva sentita farsi sempre più lontana, anche se
regina incontrastata del suo cuore. E quando era successo, quando aveva saputo
che un altro aveva preso il suo posto al suo fianco, le speranze erano morte
del tutto. Ed ora, lei apparentemente era lì, sempre appunto che non si
trattasse di un altro dei suoi sogni, l’unico posto dove ancora la sentiva sua.
Non
ce la faceva più a guardarla, era troppo doloroso.
Ed
il dolore non proveniva solo da lei, qualcosa dentro di lui aveva preso a
mordere, a lacerarlo, aumentando l’intensità della sofferenza oltre i suoi limiti
di sopportazione. Rilasciò un gemito straziante, uno solo, e poi accolse con
gratitudine l’oscurità che l’avvolgeva.
Almeno
era riuscito a vederla, almeno un ultima volta.
*************
Buffy
all’inizio non si allarmò quando lo vide chiudere gli occhi, ma quando prese a
tendere la schiena, e rilasciò un gemito lancinante, si tese a sua volta
preoccupata. Stava succedendo qualcosa di brutto.
Gettando
uno sguardo verso la sua giacca, ancora premuta sul suo fianco, notò quanto
fosse bagnata dal suo sangue. La ferita doveva essere più profonda di quando
aveva immaginato la prima volta. << Presto, che qualcuno chiami i
soccorsi. >> gridò in preda al panico.
Giles,
che aveva preso la ricetrasmittente offertagli da Riley prima che il gruppo si
muovesse, si affrettò a fare come richiesto. Ora che il drago non rappresentava
più un problema gli elicotteri potevano circolare liberamente.
Al
contempo, Willow, si lanciò verso il vampiro ferito a terra, iniziando ad
invocare il potere di guarigione nelle mani, per poi posarle su quelle di Buffy
ancora premute sulla ferita.
Il
tempo sembrò dilatarsi, tutto attorno a loro il mondo continuava a girare, le
cacciatrici continuavano a lottare, i demoni a morire, ma Buffy riusciva solo a
vedere il volto di Spike diventare sempre più pallido di quanto non fosse mai
stato.
Quando
infine, il rumore degli elicotteri e degli spari li sovrastò, lei non se ne
rese conto; non fino a quando giunsero mani a sollevare il corpo inerte di
Spike per posarlo su una lettiga.
I
soccorsi erano arrivati. Ma erano arrivati in tempo?
Capitolo 7
<<
Sta riprendendo conoscenza. >>
<<
Questo vuol dire che ha superato l’operazione? Ce la farà vero, dottore?
>>
<<
Ha superato la fase critica. Ha una forte fibra, altrimenti non avrebbe
sopportato l’intervento. Se solo fossimo stati informati… >>
<<
Ma starà bene, vero? >>
<<
Si rassicuri signorina Summers, ho ragione di credere che non ci saranno
conseguenze. Il paziente reagisce bene agli stimoli, dovrebbe poter recuperare
velocemente, almeno dai risultati delle analisi. La situazione ora è sotto
controllo. Adesso la lascio ho altri pazienti da visitare, decisamente messi
peggio di questo qui…Un ultima raccomandazione, se necessario, gli dia pure un
cucchiaino di ghiaccio…ma solo uno. >>
*************
Spike
sentiva le voci come provenire da lontano. Non gli giungeva il senso di quello
che stavano dicendo, da quanto apparivano strane e distorte le parole. Era come
se nel suo cervello si fosse addensata una fitta coltre di nebbia, tutto gli
arrivava sfuocato e attutito. Nonostante questo, nel sentire quella voce
femminile, nella sua mente si accese come una lampadina. Lui conosceva quella
voce…
Desiderando
con tutto sé stesso poterne avere la certezza, aprì gli occhi di scatto, per
richiuderli un secondo dopo, quando la luce troppo violenta della stanza gli
fece saettare una fitta fino al cervello, che improvvisamente prese a pulsare
dolorosamente. Si sentiva come se stesse uscendo da una sbronza.
C’era
un battito monotono e snervante che gli rimbombava negli orecchi.
La
bocca era impastata ed asciutta come un deserto.
Ed
il respiro gli passava aspro ed affannoso dalla gola.
Deve essere stata una bella festa. Pensò incoerentemente.
Poi
iniziò a ricordare.
La
battaglia.
Il
drago.
Buffy.
Era
davvero Buffy?
E
poi il dolore…
Il
buio consolatore.
E
la forte luce.
*************
<<
Dove dannazione sono? >> aveva gridato guardandosi attorno in quell’immensità
bianca e luminosa, dove si era ritrovato.
<<
William! Ma che modi sono questi? Modera il linguaggio! Non è così che ti avevo
educato. >>
Spike
dapprima si era gelato, udendo quella voce che da più di un secolo non sentiva.
Annaspò, deglutì più volte, e prese lunghi respiri, prima di avere la forza di
girarsi per vedere se la sua memoria non lo aveva ingannato.
<<
Madre? >> aveva soltanto bisbigliato, eppure quel flebile sussurro era
sembrato risuonare all’infinito in quello spazio immenso, rivelando ogni
sfaccettatura della sua voce. Gioia, dolore, vergogna, paura e molto altro
ancora.
<<
Felice di vederti William. >> aveva detto con voce calma, la gentile
signora anziana che gli stava davanti.
Spike
aveva sbattuto più volte le palpebre, sia per assincerarsi che non stesse
avendo una visione, che per rimandare indietro le lacrime che li avevano
invasi. Ancora scosso, non era riuscito a mantenere il contatto visivo con
quegli occhi che lo avevano guardato con affetto, e aveva chinato vergognoso la
testa. << Madre…io… >>
Non
aveva saputo che dire, che fare. Avrebbe voluto gettarsi ai piedi di sua madre
e chiederle perdono, avrebbe voluto stringerla, avrebbe voluto…avrebbe voluto
tante cose, ma non era riuscito a fare nessuna di queste, da come era stato
paralizzato dall’emozione.
Il
<< Shhh. >> gli era giunto da vicino, ma letteralmente era saltato
indietro, quando una fragile mano rugosa gli si era posata sulla guancia, in
una dolce carezza che sapeva di tempi migliori.
<<
No, io…non dovete…io…non lo merito…io… >> aveva balbettato tirandosi
indietro da quel tocco, che invece anelava di poter ancora sentire. Solo che
quel tocco non era per lui, era per qualcuno che esisteva un tempo, qualcuno
che aveva cessato di esistere nel momento in cui Drusilla era entrata nella sua
vita.
Lui
era un essere sporco e maledetto, lui era cattivo, era…era…colui che l’aveva
uccisa.
<<
Shhh… >> ancora una volta, Anne si era protesa verso il figlio, asciugando
con la mano le lacrime che avevano preso a scorrergli sul volto.
Povero
figlio suo, si era perso fra i meandri dell’oscurità, alimentato del buio nel
suo cuore per così tanto tempo. Anche il suo aspetto era cambiato, diventando
più duro ed aspro, ma quale madre non riconosce il suo stesso figlio
guardandolo negli occhi? Anche se solo per brevi attimi, aveva potuto scrutare
in quelle pozze azzurre che ben conosceva, ritrovandovi il ragazzo che aveva
allevato.
<<
William, caro, ci sarebbero tante cose da dire… >> aveva detto dolcemente
Anne, traendolo a sé.
Spike,
non avendo più la forza di lottare, si era lasciato avviluppare in
quell’abbraccio suo malgrado, ed aveva posato la testa sulla spalla della
madre, sospirando.
<< Dobbiamo ringraziare i PTB, per averci
concesso questa opportunità…ma non ho molto tempo. >> aveva intanto
continuando a dire lei.
<<
I PTB? >> aveva chiesto Spike, perplesso.
<<
Si! Ricordi la profezia vero? >> gli aveva risposto sua madre, mentre gli
accarezzava la nuca.
<<
Profezia? Quella del dan…di Angel? >>
si era ripreso a tempo Spike, non volendo incorrere ancora in una
sgridata per aver detto “dannato”.
<<
Si, quella. >> aveva sorriso sua madre, che si era accorta della sua
gaffe e della sua ripresa. Peccato che non avesse avuto il tempo di sgridarlo
come si deve. << Ma non era di Angel, caro…lui non aveva i giusti
requisiti…non come te. >> gli aveva invece rivelato.
Nel
sentire quelle parole, Spike, alzata la testa e tirandosi indietro aveva
fissato sbigottito sua madre. << Me?...Cioè io? Io avrò la profezia? Ci
avevo sperato…per un po’…ma…io non sono un eroe, non realmente…anche se lo
dicevo sempre per far inc…arrabbiare Angel. >> si era salvato ancora in
corner?
L’occhiata
bellicosa che sua madre gli aveva dato, gli disse di no. Questa faccenda del
linguaggio stava diventando un problema. E chi si ricordava come si parlava
cento anni prima?
<<
Certo che sei un eroe! Non fare lo stupido! >> aveva esclamato sua madre.
Mia madre mi ha quasi dato dello stupido?
Fantastico, quindi anche qui i tempi sono cambiati. Aveva pensato sollevato, solo per innalzare subito
dopo le sopracciglia mentre gli giungeva il senso anche dell’altra frase. Sono un eroe?
<<
Hai salvato il mondo due volte! Ed a costo della tua vita. >> aveva
continuato a dire lei, alzando due dita per enfatizzare la cosa. << Ed
hai aiutato in molte altre apocalissi quella cara ragazza. >>
Cara ragazza? Non si riferirà mica a
Buffy?
Anne
aveva intanto preso il via ed era sembrata non fermarsi più. << Ho
conosciuto sua madre, sai? Joyce Summers…una signora così simpatica. Pensa che
facevamo sempre insieme il tifo per te. A proposito ti saluta affettuosamente
e…. >>
<<
Madre? >> l’aveva interrotta Spike, che si era sentito la testa girargli.
Mia madre e Joyce Summers che facevano il
tifo insieme? Aiuto sono finito in altra dimensione… << Dove siamo?
>> le aveva chiesto, tanto per sicurezza.
<<
Oh, già…devo spiegarti, scusa. >> gli aveva risposto Anne, con un sorriso
birichino. << Attualmente tu è come se fossi diviso a metà, il tuo corpo
adesso sta subendo la trasformazione…ottenendo la ricompensa promessa…mentre il
tuo…diciamo spirito…è stato portato in questa dimensione per spiegarti in cosa
realmente consiste la ricompensa. >> aveva aggiunto più seriamente.
<<
La mia anima intendete? >> aveva chiesto perplesso Spike.
<<
L’anima ed il demone, entrambi…ormai sono uniti indissolubilmente. >>
aveva specificato Anne. Vedendo che Spike stava per parlare, gli aveva posato
la mano sulle labbra per fermarlo. << Ascoltami William, so che questo ti
sembrerà assurdo…ma se mi ascolterai, vedrai che alla fine capirai tutto.
>>
<<
Parlate dunque, vi ascolto. >>
<<
I PTB, sono molto più di quanto tu non possa credere figliolo. Essi esistono
fin da prima della creazione, quando ancora non esisteva né il bene né il male,
esistono al di fuori del tempo e dello spazio, sono pura energia e senza
limiti. Essi hanno già visto tutto, conoscono tutto…loro sapevano cosa sarebbe
successo quando il Primo demone avrebbe sferrato il suo attacco…lo avevano già
visto. >>
<<
Ed allora perché non sono intervenuti per impedirlo? >> aveva chiesto
logicamente Spike.
<<
Oh, ma sono intervenuti…essi intervengono sempre, anche se noi non ce ne
accorgiamo. Essi ci guidano, William. Non agiscono palesemente, i loro disegni
sono sempre imperscrutabili per i comuni mortali…o immortali che dir si voglia.
Ma resta il fatto che fino ad ora ci hanno sempre protetti. >>
<<
Se lo dici tu! >> aveva borbottato Spike dubbioso, stavolta senza
ricordarsi di dare il dovuto rispetto alla madre.
Ma
Anne era sembrata non farci caso. << Essi sapevano che il Primo demone si
sarebbe attivato, a causa del ritorno della Cacciatrice, così come sapevano che
trovando la falce che era stata creata appositamente per lei, avrebbe
risvegliato tutte le cacciatrici del mondo. >> aveva continuato a
spiegare.
<<
Oh, si…peccato però che di cacciatrici non ce ne fossero abbastanza sul posto,
ed io sono dovuto finire arrosto grazie al gingillo del…di Angel. >>
seppur visibilmente irritato, Spike stavolta era riuscito a contenersi.
<<
Aveva visto anche questo, figlio mio. E’ così che è nata la profezia. Egli
aveva rivelato ad un veggente cosa sarebbe successo. >> aveva ancora
spiegato con calma Anne.
<<
Ma io non sono diventato umano…non allora... >> perplesso Spike, si era
lasciato sfuggire quella domanda dalle labbra.
<<
E non dovevi diventarlo. Non eri ancora pronto…non eri ancora un vero campione.
Avevi ancora delle prove da superare, William. E le hai superate tutte. Lo so,
hai sofferto molto nei passati mesi, ma proprio questo dolore ti ha aiutato a
prepararti. >> gli aveva detto dolcemente facendogli un'altra carezza a
cui stavolta lui non si tirò indietro.
<<
Prepararmi per cosa? Per diventare umano? >> non aveva saputo far a meno
di chiedere ancora, alimentandosi al tempo stesso di quel tocco che lo
riscaldava profondamente.
<<
Anche. >> gli aveva risposto sua madre, guardandolo con palese orgoglio,
che però lui aveva sentito indegno. Non meritevole.
Ma
lei non aveva finito. Quasi avesse intuito i suoi pensieri, aveva sospirato
leggermente prima di riprendere a parlare. << William, caro…so bene che
hai tante domande che aspettano una risposta, ed io sono stata inviata qui per
dartene alcune…le altre le comprenderai una volta tornato alla realtà…ma ora
penso sia il caso di risolvere una volta per tutte quello che adesso ti
affligge. I PTB mi perdoneranno, ma devo farlo. >>
<<
Fare cosa, madre? >> aveva chiesto stavolta con un groppo alla gola. Possibile che lei avesse capito?
<<
Dobbiamo affrontare l’argomento della mia morte. >> aveva detto lei,
accompagnando la dura frase con un sorriso per mitigarla.
Spike
ancora una volta si era sentito annaspare, non riusciva a respirare. Era
arrivato il momento più difficile che potesse immaginare. Il momento del
giudizio, della condanna. << Io…volevo solo…ho sbagliato…non merito…
>>
<<
William, smettila di balbettare. >>
La
voce di Anne era stata alta e decisa come mai l’aveva sentita.
<<
Non hai avuto certo un lampo di genio quando mi hai vampirizzato, sia che tu lo
abbia fatto a fin di bene come credevi, o no. Nessun bene può venire da una
azione sbagliata in partenza e questo ormai dovresti averlo imparato. Ma…
>>
Spike
era rimasto di nuovo a testa china, sentendo come se dentro di sé una belva gli
stesse sbranando le budella. Niente di quello che sua madre gli stava dicendo
gli giungeva nuovo. Se lo era detto lui stesso un infinità di volte, ed il
risultato era stato solo sentirsi male. Ed ora, udirlo da lei era stato pure
peggio, fino a quando non gli era giunta quella parolina.
<<
Ma? >> aveva bisbigliato, mentre una tenue speranza gli aveva fatto
sollevare leggermente la testa per sbirciarla.
<<
Ma per tua fortuna, mi hai fermata prima che la mia anima si macchiasse. Grazie
a te ho avuto pace…beh, per quanto possa avere pace il cuore di una madre che
vede il figlio che soffre per colpa sua…oltre che naturalmente per tutti i guai
che hai combinato. Non sai che sospiro ho tirato quando ti sei innamorato di
quella cara ragazza…grazie a lei sei tornato sulla retta via. Quindi smettila
di angosciarti per quello che mi è successo e vai avanti, sei cambiato, ti sei
pentito. A me questo basta, non ho niente da perdonarti. >> concluse
Anne, con un gesto della mano come a volersi liberare della questione.
E
Spike aveva preso a boccheggiare.
Ho salvato l’anima di mia madre?
Allora lei non mi odia per questo…
Neanche per quello che sono stato…
Cara ragazza? Ancora?
Altro che retta via, mi prendeva a
calci nel…
Ok, forse mi ha messo sulla retta via.
Non ha niente da perdonarmi?
Questi
erano stati solo alcuni dei pensieri che gli erano saettati nella mente, ed il
tutto in un millesimo di secondo, mentre un peso che da troppo tempo si era
portato sulle spalle, gli veniva tolto.
<<
Bene, ora sperando che questa faccenda è stata chiarita, che ne dici se andiamo
avanti con il resto? >> lo aveva incalzato però Anne, riscuotendolo dai
suoi pensieri.
Non ricordavo che fosse così
autoritaria, però. <<
Cos’altro devo sapere, madre? >> aveva comunque domandato Spike,
sorridendo visibilmente sollevato.
<<
Vedi caro, il fatto è che anche se adesso il mondo è pieno di cacciatrici, la
loro stirpe è comunque condannata a finire. >> aveva ripreso a spiegare
l’anziana donna.
<<
Cosa? Dopo tutto quello che… >>
aveva esclamato con foga Spike, azzittendosi subito dopo per un
occhiataccia della madre.
<<
Il risvegliare tutte le cacciatrici in una volta sola, è stata un ottima mossa
in quelle circostanze, ma ora, che tutte sono attive…se una di loro muore, non
può più essere sostituita, poiché non ve ne sono altre che possono essere
attivate, e non ve ne saranno. I PTB, avevano visto anche questo, ed avevano compreso
che qualora quel momento fosse arrivato, era necessario che una nuova stirpe ne
prendesse il posto. >> aveva continuato a parlare Anne, come se non fosse
stata interrotta.
Spike
era rimasto perplesso. La faccenda delle cacciatrici riusciva vagamente a
comprenderla adesso. In effetti era strano che nessuno vi avesse mai pensato
prima. Come potevano essere attivate nuove cacciatrici se non ve ne erano più
da attivare? Ma, soprattutto, come ci entrava lui in tutto questo? Perché una
vocina nella sua mente gli diceva che ci entrava, eccome se ci entrava.
<<
Una nuova stirpe? >> aveva quindi chiesto sospettoso, alzando un
sopracciglio.
<<
Esatto figliolo. Ma questa volta i PTB volevano assicurarsi che non succedesse ciò
che era accaduto la volta precedente. Devi sapere che anticamente, quando fu
creata la prima cacciatrice, le cose non si svolsero esattamente come avrebbero
dovuto. Non doveva essere una fanciulla ad essere consacrata a quel potere.
Essi lo avevano donato affinché fosse un eroe, un volontario ad offrirsi. Donna
o uomo non aveva importanza, l’importante era che fosse una scelta. Ma…le cose non andarono così, come ben sai…la prima
cacciatrice fu costretta ad assumersi quel ruolo…e questo aveva fatto sì, che
la loro stirpe non si era sviluppata come doveva. >>
<<
In che senso? >> Spike aveva aggrottato le sopracciglia confuso, mentre
internamente aveva maledetto quegli stregoni per aver costretto una povera
giovinetta a molarsi sull’altare di un così duro compito. Per colpa loro, Buffy
aveva vissuto una vita di inferno, per non parlare di tutte coloro che
l’avevano preceduta. Senza contare che lui stesso si era reso colpevole
dell’uccisione di due di loro.
<<
Quello che doveva essere un dono di speranza, di vita, si trasformò in un dono
di dolore e morte. Poiché esse non avevano scelto volontariamente il loro
destino, quelle povere ragazze odiavano ciò che erano e le loro capacità. Tu lo
sai bene, avendo sostenuto una di esse per molto tempo. Inoltre, invece di
trasmettere le loro capacità sempre attraverso la vita, loro potevano passarlo
solo attraverso la loro stessa morte. Può esservi un destino più crudele?
>> aveva ancora spiegato Anne, con un espressione addolorata sul volto.
Spike
aveva annuito, mentre deglutiva amaramente. << Lo so madre, lo so.
>>
<<
Ecco dunque perché, quando i PTB videro con sollievo che quella ingiusta
situazione stava per giungere al termine, decisero di agire in modo da far sì
che non si ripresentasse mai più. La nuova stirpe questa volta doveva giungere
al fine per strade tortuose, in modo che nessuno potesse intervenire per
modificarne i risultati. Riesci ad immaginare vero quale sia stata la loro
strategia? >> aveva chiesto Anne alzando un sopracciglio e contando sul
fatto che il figlio potesse intuire.
E
Spike si era limitato ancora a fare un cenno con la testa pensieroso, mentre
iniziava vagamente a capire cosa stesse facendo lì. O almeno sperava di
riuscire a capirlo. Perché se era quello che si stava immaginando…allora…forse…
*************
Ancora
con la mente piena di ricordi, questa volta Spike aprì lentamente gli occhi, in
modo da farli abituare alla luminosità, mentre al contempo cercava di mettere a
fuoco ciò che gli stava intorno.
Bianche
pareti sfumate di arancione del sole al tramonto.
Lenzuola
candide che lo ricoprivano.
Oro
e giada che lo osservavano.
Sbattendo
piano le palpebre, focalizzò la sua attenzione sulla bionda visione davanti a
sé. Ora sapeva quanto fosse reale.
<<
Spike, come ti senti? >> la morbida voce gli giunse alle orecchie con una
nota preoccupata.
<<
Al momento da schifo. >> Ma sta migliorando ogni secondo che passa.
Rispose e pensò Spike, sorridendo piano alla sua cacciatrice.
<<
Hai sete? Il dottore ha detto che posso darti un po’ di ghiaccio. >> con
la preoccupazione ancora presente nella voce, Buffy si affrettò al mobiletto
accanto al letto per prendere il bicchiere con il ghiaccio.
<<
Grazie, lo gradirei. >> rispose cortesemente Spike, ancora influenzato dalla
precedente esperienza.
Buffy
a quelle parole però si tese. Le prime frasi che il vampiro aveva detto erano
state vagamente in linea con il suo stile, freddo e diretto, mentre invece il
ringraziamento non ce lo abbinava proprio. << Uh…sai chi sono vero?
>> chiese tanto per sicurezza.
<<
Si, cacciatrice, certo che so chi sei. Non ho la più pallida idea di cosa tu ci
faccia qui…anche se non so dove sia “qui”, per essere sinceri…ma si, non sei un
tipo che si scorda facilmente. Ora ti sbrighi a darmi quel ghiaccio? Ho la gola
in fiamme dannazione. >> rispose ghignando Spike, che sentiva di star
effettivamente migliorando ogni secondo che passava.
Buffy
sospirò di sollievo e si affrettò a assecondare la sua richiesta. << Lo
sai…uhm…cosa…ecco…sei ora? >> gli chiese comunque con cautela mentre gli
portava alla bocca un cucchiaino di ghiaccio che Spike accettò con sollievo
evidente.
<<
Meglio di te, cacciatrice. >> rispose e sospirò riadagiando la testa sul
cuscino per osservarla meglio.
<<
Huh? >>
E
Spike ghignò ancora. Aveva un sacco di cose da raccontarle, ma ora voleva solo
godersi un po’ la sua immagine.
Gli
era mancata così tanto.
Lei non è tua, lo sai. Non lo è mai
stata.
Spike
scacciò quel pensiero malevolo dalla mente. Non voleva pensarci ora, non voleva
pensare a lei con…non voleva pensare. Faceva male farlo. Voleva solo godere di
quegli attimi. Sentiva le palpebre farsi di nuovo pesanti, la testa ancora
confusa, ma non voleva chiudere gli occhi, non voleva smettere di guardarla.
<<
Lunga storia, love. >> rispose, mentre fissava la sua espressione ancora
interrogativa sospirò socchiudendo gli occhi suo malgrado,. << A Rupert
piacerà sentirla…è qui? >> chiese cercando di riscuotersi dal torpore che
lo stava assalendo.
Buffy
sorrise suo malgrado. A quanto sembrava l’effetto dell’anestesia si faceva
ancora sentire, poteva ben vedere come Spike stesse lottando per tenere gli
occhi aperti. << Si, è qui fuori con gli altri. Ci sono tutti…Willow,
Xander e Dawn…stanno solo aspettando di poterti vedere. Tu ora però devi
riposare ancora…li vedrai più tardi. >> gli disse, accarezzandogli piano
la fronte per scostare un ricciolo ribelle che vi era posato sopra.
I
suoi capelli erano ancora così luminosi e morbidi, proprio come li ricordava.
Era bello poterne sentire ancora la consistenza fra le dita.
<<
Anche tu…voglio dire, anche tu vai a riposarti…sembri stanca. >> Stanca ma bellissima.
Spike
non aveva idea se avesse solo pensato o anche detto quelle ultime parole, ma il
sorriso che lei gli fece in risposta, cancellò completamente l’interrogativo
dalla sua mente. Che importanza aveva?
<<
Lo farò…ma ora dormi. >> gli sussurrò piano Buffy vicino all’orecchio,
mentre gli posava lieve un bacio sulla guancia.
E
Spike, lo fece. Chiuse gli occhi, mentre quel leggero contatto che aveva
sentito, gli allagava il cuore di un calore immenso. E scacciò invece il
malinconico dolore che voleva raggiungerlo.
Lei
ora era qui.
Per
lui.
Solo
questo contava.
Per
ora.
Capitolo 8
Buffy
richiuse piano la porta della camera in cui Spike era ricoverato. Sospirando si
fece strada nella corsia brulicante di attività dell’ospedale militare in piena
crisi. Mentalmente si preparò per rispondere alla valanga di domande che certo
i suoi amici le avrebbero rivolto.
Era
strano, e per un attimo la cosa la fece sorridere. In quegli ultimi 305 giorni
( ora erano 307, ma gli ultimi due non contavano ), da che lei aveva lasciato
Spike nella bocca dell’inferno, mentre aveva continuato a credere di averlo
perso, in qualche modo Spike era riuscito a conquistarsi la stima e l’affetto
dei suoi amici.
Era
felice di questo, era felice di non dover più discutere o giustificare i suoi
sentimenti, ma in questo momento l’idea di rispondere a tutte le loro domande
non l’allettava particolarmente. Avrebbe solo voluto potersi distendere al
fianco di Spike e dormire, perché lui aveva ragione, era stanca.
Gli
ultimi due giorni erano stati massacranti.
Non
che avesse dovuto combattere, no, a quello aveva pensato sia l’esercito che il
suo gruppo di cacciatrici. Ed ora tutto era tornato alla normalità, per modo di
dire. Sempre ammesso che fosse “normale” che il mondo avrebbe continuato a
girare e ad essere conteso fra le forze del bene e del male. Ma questa dopotutto
era la sua vita.
Quello
che invece l’aveva sfibrata, era stata l’attesa angosciante che Spike uscisse
prima dalla sala operatoria e poi dalla terapia intensiva. Se solo avesse
saputo che era vivo per miracolo.
OK, lui “è” vivo per miracolo!
Ma
a parte la sua recente trasformazione, che era indubbiamente un evento
straordinario, era stata proprio quella a mettere in pericolo la sua vita. Non
poteva scegliere momento peggiore per tornare umano. E come se non fosse
bastata la seria ferita che si era fatto combattendo contro il drago, si erano
creati dei problemi con l’anestesia.
Nessuno
aveva avvertito i medici che il paziente che stavano operando non era più un
vampiro. Beh, a dire il vero nessuno se ne era accorto, ma questo era un altro
discorso. Il fatto era che, credendo di operare un vampiro, gli avevano
somministrato una dose di anestetico superiore alla normale dose per gli umani.
Per poco non ci rimetteva le penne.
Per
fortuna se ne erano accorti in tempo ed erano corsi ai ripari, ma il risultato
era stato che Buffy se ne era stata in piedi a fissare da dietro un vetro
Spike, che veniva intubato ed agganciato a vari macchinari per monitorarne le
funzioni vitali. Solo nel primo pomeriggio avevano sciolto la prognosi, quando
aveva ripreso a respirare autonomamente e lo avevano spostato in una camera
singola.
<<
Buffy! >>
Era
stato un coro. Vedendola arrivare, tutti gli occupanti della sala d’aspetto si
erano alzati andandole incontro. E le domande si erano rivelate essere in fondo
una sola. << Come sta Spike? >>
<<
Bene, si era svegliato, ma ora dorme di nuovo. Ma sta bene. >> rispose
stanca, massaggiandosi la fronte, mentre si lasciava cadere seduta su una
poltroncina.
<<
Starà bene, vedrai. >> le disse dolcemente Giles posandole una mano sulla
spalla. << Ha una fibra forte, ce la farà. >>
<<
E’ quello che ha detto il medico. Sembrava quasi stupito perché secondo lui si
sta riprendendo anche troppo velocemente. >> rispose Buffy, considerando
solo per un istante quel pensiero. << Spike ha detto che ha una lunga
storia da raccontarle, dice che le piacerà. >> disse rivolta a Giles.
<<
Una storia? >> chiese subito interessato l’osservatore.
<<
Uh…si…è quello che ha detto, ma non gli ho chiesto di più. Era stanco e si
vedeva, così gli ho detto di riposare. >> confermò Buffy, afflosciandosi
contro la sedia.
<<
Buffy, anche tu dovresti riposarti, sono due giorni che non chiudi occhio.
>> le disse Willow sedendosi accanto a lei e dandole lievi pacche sulla
mano.
Gli
altri si limitarono ad annuire. Anche loro erano stanchi e si vedeva. Se ne
erano rimasti per la maggior parte del tempo in sala d’aspetto in attesa di
notizie, o si erano impegnati per mettere fine alla battaglia.
Buffy
indirizzò lo sguardo verso l’angolo dove Angel se ne era rimasto seduto in
silenzio, lontano dagli altri e dalla luce del sole. Perfino quella strana
donna demone si era interessata delle condizioni di Spike, ma lui invece se ne
era rimasto in disparte. Questo non le piaceva, neanche un po’.
Facendo
forza su sé stessa, si rialzò. << Forza ragazzi andate anche voi a
riposare. Più tardi se Spike si sveglia vi faccio chiamare, promesso. >>
disse spedendoli via con tono deciso.
Dawn
però non ci stava. << E tu dove vai? >> chiese pur sapendo la
risposta.
<<
Torno un attimo a vedere Spike e poi vi raggiungo. >> rispose Buffy, ma
nessuno le credette veramente. Compresero però che non era il caso di
insistere. Uno ad uno lasciarono la stanza, tutti, eccetto Angel.
Prendendo
un grosso respiro, Buffy si fece forza e si diresse verso di lui, che se ne
stava seduto con la testa china.
<<
Angel? >>
Lui
alzò lentamente la testa al sentirsi chiamare, ma quando Buffy ne vide gli
occhi ne rimase scioccata. Erano vacui, senza vita, senza espressione. Non lo
aveva mai visto così e le fece male. Per quanto ormai i suoi sentimenti per lui
fossero cambiati, questo non voleva dire che lo volesse vedere soffrire.
<<
Che ti sta succedendo? >> gli chiese sedendosi vicina e posandogli una
mano sul braccio.
Angel
abbassò lo sguardo verso quella mano. Era piccola e leggera, eppure la sentiva
pesare su di sé come un quintale. << Niente. >> rispose con voce
atona.
<<
Non è vero. Non sono stupida, lo sai. Ti sta succedendo qualcosa e anche se non
so cosa, non mi piace. >> gli disse lei con decisione.
Angel
sospirò pesantemente, mentre crollava con la schiena contro lo schienale della
sedia. << Da dove vuoi che cominci? >> le rispose, questa volta
però nel ripetere quella domanda, nella sua voce non c’era la rabbia che
l’aveva pervasa quando era sbottato a proposito del suo viaggio a Roma. Era
stanca e priva di forza.
Buffy
non disse nulla, si limitò ad aspettare, sapeva che la replica non era finita.
Ed aveva ragione.
<<
Avevo due speranze nella mia vita, Buffy. Tu e lo Shanshu. E Spike se le è
prese entrambe. Allo Shanshu avevo rinunciato…forse qualcosa dentro di me aveva
detto che Spike ne era più degno…non lo so…lui in fondo aveva ragione. Lui la
sua anima se la era veramente conquistata, non come me. E anche se odiavo ammetterlo…lui
aveva agito veramente da campione sacrificandosi…quindi… >> la voce di
Angel si era spezzata, non riuscendo ad andare avanti.
<<
Inimmaginabile, vero? >> esclamò Buffy, con fare falsamente pensieroso,
attirando però su di sé l’attenzione di Angel. << Chi avrebbe mai potuto
sospettare che quel dannato ossigenato che mi voleva morta, finisse per
salvarmi la vita. >> aggiunse Buffy con un leggero ghigno.
<<
Io no di certo. >> rispose Angel, sogghignando suo malgrado e rimanendo
sullo scherzo.
<<
Allora siamo in due. >> approvò Buffy, dandogli una pacca sul braccio.
<< Spike è stato il più grosso fastidio che sia mai esistito. Prima con
la sua mania di uccidermi e poi con il suo corteggiamento non proprio
ortodosso. >> ridacchiò.
<<
A quanto sembra ha funzionato alla fine. >> Angel pronunciò quelle parole
con calma, con rassegnazione. Troppa rassegnazione.
A
Buffy non piacque per niente. Non che lo volesse di nuovo tutto Dawson, ma una
via di mezzo sarebbe stata più accettabile. << Oh, ma non sai quello che
mi sono dovuta sorbire. >> disse con impeto, cercando di scuoterlo dalla
apatia che lo avvolgeva. << Prima mi ha rapita ed incatenata assieme a
Drusilla ed Harmony, dichiarando che era disposto ad ucciderle entrambe per me.
E’ stato fortunato che non lo avessi impalettato per quello... >>
<<
Cosa? >> chiese Angel che non era a conoscenza di simili prodezze da
parte del suo childe.
<<
E non sai tutto… >> ridacchiò Buffy annuendo. << Dato che io lo
respingevo, si era fatto costruire un robot con le mie sembianze. A Xander per
poco non gli veniva un colpo, quando vide Spike e il Buffybot al cimitero che
facevano sesso. >> sghignazzò apertamente.
Angel
sentì le labbra tendersi, incredibile, ma gli stava venendo da ridere. Stare ad
ascoltare Buffy che gli raccontava di tutte le varie imprese del suo childe,
era quasi liberatorio e si ritrovò a sua volta a raccontare degli aneddoti, sia
del passato più vicino che di quello lontano, dove lui, Drusilla e Darla erano
stati una famiglia. Solo Spike poteva essere in grado di fare cose simili,
pensò scuotendo la testa, si, lo doveva ammettere , era speciale.
Lentamente
però la risata di Buffy si spense, pur rimanendo sul suo volto un lieve
sorriso. << Ma la verità è che…con tutte le sue pazzie, con tutti i suoi
errori, Spike ha continuato a starmi vicino, ad essere sempre presente quando
avevo bisogno di lui e non avevo nessun altro. >> disse mentre un groppo
le si formava in gola al ricordo di una notte passata a dormire in una casa
abbandonata.
<<
L’ho visto cambiare, Angel. Cambiare per me. Riprendersi l’anima, lottare per
mantenere il controllo mentale, per essere ancora un aiuto al mio fianco, e
senza chiedere nulla in cambio. Ed io…io non so come avrei fatto senza di lui.
Una volta ti dissi che lui era nel mio cuore…ci è entrato piano di soppiatto,
senza quasi che me ne accorgessi. E quando ho capito quanto profondamente ci
fosse entrato, era troppo tardi per qualsiasi
altra cosa. Lui stava morendo, per me, per tutti. Gli ho preso la mano
ed ho visto finalmente cosa era, chi era…ma…stava accadendo tutto così in
fretta, tutto ci cadeva addosso, e dopo…dopo quando tutto è finito, non volevo
pensarci, faceva troppo male. Sapere di avere avuto vicino qualcosa di tanto
prezioso ed averlo lasciato andare. >> ammise Buffy mentre gli occhi le
si riempivano di lacrime.
Angel
si tese vedendole. Ora iniziava a capire come
In
fondo rinunciando allo Shanshu, si era internamente detto che non andava
veramente perso, se andava a Spike. Anche se era stata dura da ammetterlo,
anche lui aveva capito quanto Spike fosse cambiato. Si era preso una delle cose
più preziose che aveva nel cuore, ed ora se ne stava prendendo un'altra. Ma non
andavano perse, non realmente. Spike ne avrebbe avuto cura, di questo ne era
certo. E questo in un certo senso era un sollievo.
E
poi lui non rimaneva veramente solo, aveva Nina, ed aveva Connor.
Connor.
Il
pensiero di suo figlio sciolse le ultime remore. Aveva ritrovato suo figlio, un
figlio che aveva creduto perduto per sempre. Questo lo avrebbe aiutato a
superare il colpo. Dentro di sé sentì la smania di andarlo a cercare. Fuori il
sole stava ormai tramontando, liberandolo dalla sua prigionia forzata. Poteva
uscire, cercarlo, trovarlo.
Ma
un pensiero lo fermò.
A
pochi passi, in un letto d’ospedale, riposava quello che in fondo era anche lui
un figlio. Un childe. Non poteva abbandonarlo adesso, non senza sapere se tutto
sarebbe andato bene. Senza contare che improvvisamente anche a lui interessava
sentire la lunga storia che aveva da raccontare.
Connor
avrebbe aspettato, tanto in cuor suo sentiva che stava bene, che era al sicuro.
<<
Buffy, se vuoi andare a vedere Spike vai pure. Io starò bene. Aspetterò qui che
si svegli, vorrei potergli parlare. >> disse stringendo la sua piccola
mano fra la sua grande.
Buffy
non disse niente. Nello sguardo di Angel aveva letto tante cose, ed aveva
sentito le sue parole come una sorta di benedizione per il suo legame affettivo
con Spike. Era qualcosa che non si era aspettata arrivasse tanto presto, ma
vedere Angel fuori dalla sua apatia, fuori dal suo dolore, riprendere vitalità,
era una cosa che la riempiva di gioia.
Ma cosa poteva dire in risposta?
Grazie?
No,
era meglio non dire nulla. Così annuendo semplicemente, mentre un sorriso le
stirava i lineamenti stanchi, ricambiò la stretta della sua mano e poi la
lasciò andare lentamente, mentre si rimetteva in piedi, e con un altro cenno
della testa lo salutava.
Riprendendo
a camminare per la corsia, si rese conto che si stava lasciando dietro un pezzo
del suo passato, ma che stava al contempo andando incontro al suo futuro.
*************
Buffy
socchiuse piano la porta, sbirciando nell’interno della stanza.
Spike
stava ancora dormendo, ma nel sonno si era spostato mettendosi su un fianco,
quello non ferito, dando le spalle alla porta. Buffy entrò silenziosamente e si
richiuse la porta alle spalle, per poi attraversare la stanza ed aggirare il
letto. Aveva bisogno di vederlo in volto.
Non
si rese conto di aver trattenuto il fiato fino a quando non gli fu davanti,
solo allora espirò, sentendo l’aria comprimerle i polmoni.
Dio è così bello.
Le
era capitato di vedere altre volte Spike dormire. La sua espressione era sempre
la stessa, di pura innocenza. Si era più volte chiesta come fosse possibile che
una creatura che apparteneva al male potesse apparire così innocente mentre
dormiva, avere un aspetto così calmo, così puro, così dolce.
C’erano
state volte in cui questa consapevolezza le aveva amareggiato il cuore,
facendole odiare la cosa e desiderare di scuoterlo, di svegliarlo per poter
vedere il lampo malizioso nei suoi occhi che la rassicurava della sua natura di
vampiro. Perché altrimenti, accettare che Spike non era così malvagio come
voleva poter credere, l’avrebbe scagliata in una realtà che non era pronta ad
accettare.
Quanto
lo aveva fatto soffrire per quelle sue paure?
Quante
volte gli aveva urlato in faccia che era solo una “cosa disgustosa e
senz’anima”?
Quante
volte aveva chiuso gli occhi per non vedere cosa realmente era?
Per
non accettare quello che invece le urlava il cuore?
Che
lui era un essere speciale, con o senz’anima.
Che
l’amava. Davvero.
Solo
mentre parlava poco prima con Angel, si era resa conto appieno di tutti gli
errori che aveva commesso. Aveva rimandato quell’esame di coscienza per troppo
tempo. Prima, perché troppo impegnata a salvare sé stessa ed il mondo. Poi,
perché avrebbe fatto troppo male farlo, con la consapevolezza di averlo ormai
perso per sempre. Di essere arrivata troppo tardi.
Ti amo.
No, non lo fai, ma grazie di averlo
detto.
Aveva
cancellato quelle parole dalla mente, rilegandole in un angolino, perché le
faceva troppo male pensarci.
Dopo
aver raccontato la cosa a Dawn, aveva rinchiuso tutta la sua storia con Spike
in un cassetto, proibendosi di aprirlo. Era andata avanti. Era stata l’unica
cosa che aveva potuto fare. Ma ora…ora…tutto era tornato in gioco.
Ora
capiva perché non le avesse creduto. Perché non fosse tornato da lei.
L’aveva
ferita, si, ma ora capiva.
Troppo poco. Troppo tardi.
Ma
ora il destino la stava mettendo di fronte ad una nuova chance. E questa volta
non se la sarebbe fatta sfuggire.
Sospirando,
tracciò lieve una carezza sui suoi lineamenti ammorbiditi dal sonno.
<<
Buffy… >>
Buffy
sorrise fra le lacrime, sentendolo borbottare incoscientemente il suo nome.
Non
resistette più.
Con
attenzione, facendo lenti movimenti, si mise seduta sul letto, per poi
distendersi al suo fianco, sempre senza interrompere il contatto visivo con il
suo volto. Con circospezione lo abbracciò dolcemente, per poi porre la testa
vicino al suo torace, dove poteva sentire il suo cuore ora battere di nuovo.
Era
un suono così dolce, così necessario. Perché le diceva che lui era vero, era
vivo, era lì e non se ne sarebbe più andato.
Spike,
sempre dormendo allungò il braccio destro per avvolgerlo attorno alla sua vita,
sospirando soddisfatto.
<<
Buffy… >> ripeté mugolando.
<<
Si. >> rispose piano Buffy, sospirando a sua volta.
Sono qui. Siamo qui.
Ora possiamo riposare.
Fu
il suo ultimo pensiero coerente, mentre la stanchezza la sommergeva e la
ricopriva con il pesante velo del sonno.
E
nella stanza rimase solo il silenzio.
Anche
se…
Ad
un orecchio attento, non sarebbero sfuggiti i due respiri ed i due battiti
cardiaci, che ora risuonavano all’unisono.
Capitolo 9
Spike
riemerse dal sonno lentamente, mentre i suoi sensi si risvegliavano ad uno ad
uno.
L’olfatto.
Inspirando
profondamente poteva sentire un profumo familiare circondarlo.
Il
tatto.
Percepiva
distintamente qualcosa avvolgerlo, riscaldarlo, mentre la sua mano era posata
su qualcosa di altrettanto familiare.
L’udito.
Sentiva
distintamente due respiri risuonare nel silenzio, così come due battiti
cardiaci in sincronia.
Il
gusto.
Le
sue labbra erano posate su qualcosa di infinitamente dolce, pelle calda e
profumata che quasi poteva gustare in bocca.
Ed
infine giunse la vista.
Sbattendo
piano le palpebre, si ritrovò avvolto in una coltre dorata, mentre i capelli
aurei di lei gli sfioravano il volto.
Era
come in uno dei mille e mille sogni che aveva fatto negli ultimi mesi.
Eccettuato per quando era stato un fantasma. Come fantasma non aveva potuto
dormire e si era dovuto limitare a sognare ad occhi aperti.
Lei.
Così
vicina, così calda, così serenamente addormentata fra le sue braccia come in quegli
ultimi giorni a Sunnydale.
Allora
però, l’aveva potuta vedere solo prima di addormentarsi a sua volta, al suo
risveglio lei non c’era mai. Si era sempre risvegliato da solo, magari con un
bigliettino vicino, ma sempre da solo, anche la mattina della grande battaglia.
Ora
invece, il risvegliarsi e trovarla là, accanto a lui, stretta a lui, rendeva
questa realtà infinitamente più meravigliosa del più fulgido dei sogni che
avesse mai fatto. Gli veniva quasi da piangere dall’emozione.
Ma cosa significava?
Richiudendo
gli occhi per riflettere, si concentrò sugli ultimi avvenimenti. La battaglia,
il drago, e poi lei…chiamarlo, la voce piena di panico e preoccupazione. Ora
ricordava di averla vista accanto a sé prima di perdere i sensi, di aver visto i
caldi sentimenti nel suo sguardo che gli avevano fatto credere di star solo
sognando.
Ed
il suo precedente risveglio, con lei al suo fianco sollecita.
Cosa significava tutto questo?
Il
cuore gli si strinse nel petto, mentre cercava mentalmente di non illudersi.
Oramai aveva imparato che molte volte, quello che per lui aveva avuto un grande
significato non lo aveva invece avuto per lei. E se anche ne aveva avuto uno,
non era stato lo stesso che aveva sperato.
Speranza.
L’incontro
con sua madre in quella strana dimensione aveva dato una nuova importanza a
quella parola. Quanto gli era stato offerto, quanto aveva accettato, gli aveva
aperto orizzonti di cui non aveva mai sospettato l’esistenza prima. Ma
questo…questo andava ancora oltre.
Improvvisamente
si sentì terrorizzato, proprio come si era sentito dopo quella prima notte
passata a dormire con lei. Solo guardandola dormire e tenendola stretta.
Questa
volta non avrebbe sopportato un'altra delusione. Sentirla dire che era stato
importante anche per lei e poi due secondi dopo vederla baciare Angel.
Istintivamente
si irrigidì a quel ricordo.
Il
Primo aveva tentato di usare la cosa per tirarlo dalla sua parte, ma non aveva funzionato.
La verità era stata, che non gli era importato nulla di sacrificarsi al posto
di Angel. Che Buffy non volesse coinvolgere Angel in qualcosa di tanto
pericoloso gli era stato chiaro fin da subito, non aveva avuto bisogno del
Primo per capirlo.
Non
gli era bruciato più di tanto.
Che
lo avesse preferito ad Angel, perché lui era solo una cosa, un arma, un agnello
sacrificale senza reale importanza, come il Primo aveva insinuato, non era
stato duro da accettare, non come il vederla di nuovo fra le braccia del suo
gran sire. Quello sì, che lo aveva profondamente ferito.
A
Spike non era importato più niente. Che Buffy lo usasse pure, come in fondo
aveva sempre fatto. Bene o male, lei lo aveva considerato un campione, qualcuno
degno di usare il gingillo. E questa era già stata una soddisfazione, sapere
che questa volta, non avrebbe
fallito, non avrebbe permesso che né lei né Dawn morissero. Questa volta le
avrebbe salvate entrambe. Il resto…il resto non aveva importato. Non a quel
punto. Con l’anima che ardeva per una redenzione, con il dolore che gli
provocava la sua coscienza, con la stanchezza fisica e morale che lo aveva
invaso vedendo tutte le sue speranze di un amore ricambiato, cadere.
Aveva
realmente voluto poter vedere la fine.
Basta dolore, basta sofferenza, solo il
nulla.
E
per diciannove gloriosi giorni lo era stato, fino a quando non era rispuntato
dal dannato gingillo in versione Casper.
Poi
tutto era ripreso, sempre più difficile, sempre più stancante. Ora ne
comprendeva le ragioni e le accettava con sollievo, ma negli ultimi mesi la
stanchezza era stata tale che non aveva avuto la forza di andare da lei.
A che pro?
Aveva
detto che era per farsi ricordare come un eroe, e poi perché lo faceva per il
suo bene. Tutte ragioni vere ed autentiche ma anche incredibilmente false.
L’unica verità, la sola, era che non ne aveva visto la ragione.
A che scopo tornare?
Per
rincominciare a fare il cagnolino della cacciatrice? Sempre in attesa di un
osso o di una briciola che gli venisse gettata?
No,
non l’aveva creduta nella bocca dell’inferno. Non aveva potuto. Non aveva avuto
nulla che potesse farglielo veramente credere.
Ed ora lei era qui. Perché?
Come
in risposta a quell’interrogativo, o forse perché lo aveva sentito tendersi, Buffy
iniziò a risvegliarsi. E Spike si tese ancora di più, trattenendo il respiro.
*************
Buffy,
sospirò nel dormiveglia.
Si
sentiva bene, come non si era sentita da troppo tempo.
Leccandosi
le labbra, mentre emergeva dal sonno, ricordò con piacere il sogno che aveva
appena fatto.
Si
era di nuovo trovata in quella strada sconosciuta, di una città sconosciuta, ma
davanti a quella casa.
La
loro casa.
Ricordava
sorridendo la sensazione della mano di Spike nella propria mentre si erano
avviati verso il cancelletto di legno bianco, entrandovi insieme.
Sospirò
ancora contenta, mentre sbatteva piano le palpebre e sorrideva nel vedere il
torace di Spike coperto dal camice ospedaliero a fiorellini. Non esattamente lo
stile del suo big bad, ridacchiò pensandoci, mentre si diceva che a quanto
sembrava persino i militari da qualche parte i fiori li mettevano, anche se non
nei cannoni.
Poi
la sentì, la tensione nel corpo stretto al suo.
Spike
doveva essere sveglio.
Alzando
di scatto la testa, fissò lo sguardo sul suo volto mentre si gelava.
C’era
qualcosa che non andava.
L’espressione
di Spike era chiusa, distante, prima che distogliesse lo sguardo dal suo.
<<
Spike, stai bene? Cosa c’è che non va? >> chiese precipitosamente
alzandosi a sedere per percorrere il suo corpo in cerca di qualcosa che non
andasse, controllando che la ferita sul fianco non avesse ripreso a sanguinare.
No, tutto era a posto. << Hai sete? Vuoi ancora del ghiaccio? >>
propose allora, allungandosi verso il comodino. Ma il ghiaccio che era
contenuto nel bicchiere si era intanto sciolto, maledizione. << Vado a
prendertene dell’altro. >> disse alzandosi in piedi, venne però fermata
dalla sua mano che le aveva afferrato il braccio.
<<
Io sto bene. >> disse Spike un po’ bruscamente, vedendola guardarlo in un
interrogativo allarme. Perché diavolo si preoccupava così tanto per lui?
Cos’era? Rimorso? Si sentiva in colpa per essere viva grazie a lui?
Buffy
lo guardò dubbiosa, malgrado il suo asserimento, poteva ben vedere che c’era
qualcosa che non andava, ma cosa?
<<
Che ci fai qui, Buffy? >> chiese Spike piuttosto acidamente. <<
Perché non sei là fuori a fare le tue cose da grande Cacciatrice? >>
Era
lei, era lei che non andava. Per qualche ragione sembrava che Spike non fosse
felice di averla lì. Buffy si sentì il cuore balzarle in gola, mentre la paura
si faceva strada. E se Spike non l’amava più? E se era arrivata troppo tardi
ancora una volta? << La battaglia è finita. Non c’è bisogno di me là
fuori. >> disse con un fil di voce.
Spike
arcuò ulteriormente le sopracciglia. E quella cos’era? Se non avesse conosciuto
bene Buffy, avrebbe potuto dire che i suoi occhi si erano improvvisamente
riempiti di paura. Qualcosa che raramente aveva avuto modo di notare nella sua
Cacciatrice. E di certo non era mai stata rivolta verso di lui; perché una cosa
gli era chiara, se non dipendeva dalle sorti della battaglia (che lei aveva
appena annunciato essere finita), e nemmeno dalla preoccupazione per qualcuno
che lei amava (se fosse stato quello il caso non sarebbe stata certo qui), la
causa della sua paura era lui. Qualcosa che aveva detto o fatto…a meno che…
<<
Angel sta bene? >> chiese dando voce all’unica spiegazione possibile che
gli era venuta in mente, seppur illogica. Infatti se Angel aveva dei problemi
di certo Buffy sarebbe stata al suo fianco, a meno che…Deglutì nervosamente
mentre aspettava la risposta.
Angel non poteva essere…
Buffy,
aveva notato il cambiamento della sua espressione, beh più che notato, sarebbe
stato più opportuno dire che non si era lasciata sfuggire neanche il più lieve
cambiamento sul suo volto, tanto era presa ad osservarlo piena di timore. E
sentendolo chiedere di Angel, se in un primo momento l’aveva confusa, poi era
stata raggiunta da una suprema illuminazione.
Stile
Madonnina ed angioletti al seguito che le svolazzavano attorno, il tutto in una
luce dorata.
La ragione per cui era tanto
scorbutico, era che ancora non le credeva.
Non
le aveva creduto nella bocca dell’inferno, e con tutte le cose che si erano
succedute, lui ormai la pensava innamorata di un altro. L’Immortale o…piuttosto
Angel. Ma certamente non pensava che il motivo per cui fosse lì, era per lui.
Ok! Vediamo di risolvere la questione! Si disse armandosi di tutto il suo coraggio. Oddio ma perché queste faccende sono sempre
così difficili?
Era
inutile, in amore era una vera schiappa.
Proviamo con il metodo Dawn. Naziskin
in arrivo.
<<
Angel sta bene, anche se ha rischiato un notevole calcio nel sedere per non
avermi detto che eri tornato. Tu che scusa hai? >> esclamò con il peggior
piglio della Cacciatrice che usava per spaventare i demoni.
<<
Uh? >> rispose Spike, preso in contropiede. Un attimo prima Buffy era
tutta spaventata e tremante, ed ora, dopo aver fatto un improvviso e veloce
enorme sorriso, ora lo stava guardando decisamente truce.
Buffy
ridacchiò interiormente, vedendo la sua espressione confusa, ma continuando la
sua recita andò avanti. << Hai idea di come ci sono rimasta quando ti ho
visto in televisione? >> piccola pausa d’effetto. << No? Bene! Sei
fortunato che Willow non se la cavi ancora bene con gli incantesimi di
teletrasporto, altrimenti il resto del mondo avrebbe visto in diretta TV come
ti prendevo a calci per non avermi fatto sapere che eri tornato… >>
<<
In televisione? >> Spike era andato nel pallone.
<<
…ho dovuto aspettare di arrivare qui, e quando ti ho trovato eri in groppa ad
un drago. Ritieniti fortunato ad essertela cavata, perché giuro che se morivi
un'altra volta senza che avessi potuto far niente per impedirlo, sarei venuta a
prenderti a calci fino all’inferno. >> Buffy aveva continuato a diritto
non facendo caso all’interruzione di Spike, che ora la stava fissando
stralunato.
<<
Tu! Stupido ex-vampiro scemo! >> aveva preso quasi ad urlare Buffy, che
si stava infervorando più di quanto aveva pensato di fare. << E mi vieni
a chiedere di Angel! E chi se ne frega di Angel! Io ero preoccupata per te,
imbecille! >>
E chi se ne frega di Angel?
Spike
aveva allargato gli occhi scioccato di sentirla dire quella frase, che non
aveva mai pensato di poter sentire un giorno. Sapeva che non era vera, che era
stata dettata dalla collera del momento, ma il fatto stesso che l’avesse
detta…era quasi un miracolo.
<<
Perché…eri preoccupata per me…? >> chiese con voce strozzata, chiedendo
ragione anche di quella frase, che stranamente con insieme a “quell’imbecille”,
gli risultava molto vera.
Buffy
scosse la testa e prese un profondo respiro per calmarsi, non aveva inteso
attaccarlo in quel modo, ma una volta che si era lanciata non era più riuscita
a smettere, ma ora a quella domanda,
aveva bisogno di tutta la sua lucidità. La risposta che doveva dare era
veramente importante, da essa dipendeva se lui l’avrebbe creduta o no.
<<
Perché…Ti amo, stupido che non sei altro, e… >> disse minacciandolo con
un dito davanti al naso. << …giuro che se anche stavolta mi dici che non
mi credi, andrà a finire male, te lo assicuro. >>
Spike
annaspò, ansimò, mentre improvvisamente la testa gli girava. Lei aveva ripetuto
quelle parole e questa volta non poteva trattarsi dell’ultimo regalino ad uno
che sta per morire. Beh….anche se in effetti…un attacco cardiaco poteva essere
vicino…
E l’Immortale? Avrebbe voluto chiedere, ma comprese nel vedere il
cipiglio di Buffy, che non era il caso di fare quella domanda.
<<
Io…cosa? >> inoltre la sua lingua sembrava essersi improvvisamente
paralizzata.
<<
Ti amo, Spike. >> ripetè Buffy, stavolta con una voce dolce come il
miele. << Lo so che non ti ho mai dato molte ragioni per crederlo…ma è
vero. E’ successo. Solo che quando l’ho capito era troppo tardi…e dopo ho solo
cercato di dimenticarti, ma non ci sono riuscita…e quando…quando ti ho visto in
TV…quando ho visto che eri tornato, io…Ti prego Spike, devi credermi! >>
l’ultima frase era stata detta con un tono di voce accorato, senza contare le
lacrime che le avevano riempito gli occhi.
Spike
vedendo la sua espressione, oltre che sentendo le sue parole, si ritrovò a
respirare affannosamente. Tutto gli stava dicendo che lei non mentiva. Ed era
troppo bello per essere vero, ma lo era…lo era.
La
sua lingua era ancora paralizzata, ma forse la poteva usare in un altro
modo…senza pensarci, tirò con forza a sé Buffy che gli ricadde sul torace
gridando per la paura di avergli fatto male, ma lui fermò le sue proteste,
impossessandosi delle sue labbra e dicendole tutto quello che sentiva, con quel
gesto.
Buffy
era rimasta ad aspettare con il cuore in gola una sua risposta, mentre nella
sua mente pensava: Ti prego fa che mi
creda, fa che mi creda. Fa che anche lui mi dica di amarmi; quando si era
sentita tirare con una discreta forza e sbilanciata gli era caduta addosso.
Subito si era allarmata per le sue condizioni, ma un paio di secondi dopo,
tutto era scomparso, annullato, cancellato dalla sua mente, mentre si perdeva
in quel bacio disperato.
Un
bacio che le diceva tutto quello che aveva voluto sentirsi dire.
Ed
il resto…non esistette più.
Capitolo 10
<<
Spike! Che diavolo stai facendo? >>
Lo
Spike in questione si gelò nel mezzo della stanza, girandosi lentamente per
dare uno sguardo timido verso una Cacciatrice chiaramente imbestialita. Bastava
infatti osservare come lo guardava truce, stando ferma sulla porta a braccia
conserte.
<<
Io…uhmm…stavo andando in bagno… >> rispose bofonchiando imbarazzato,
mentre la mano sinistra correva a tenere insieme i due lembi del camice
ospedaliero che indossava; quel dannato coso gli lasciava tutte le chiappe
scoperte.
Buffy
quasi ridacchiò per la sua espressione, ma seppe contenersi. Era uscita solo
per un paio di minuti, giusto il tempo
per andare a chiamare gli altri ed avvertirli che Spike stava bene e che era in
grado di riceverli, quando al suo ritorno lo aveva beccato a sgattaiolare fuori
dal letto. << Se per caso non ti fosse ancora chiaro, sei appena reduce
da una delicata operazione, non si presume che tu te ne vada a giro come se
nulla fosse! >> gli disse severamente arcuando un sopracciglio. <<
Potresti far riaprire la ferita, lo sai? >> aggiunse preoccupata, mentre
si avviava verso di lui.
<<
No problem! Sto bene. >> rispose Spike con un alzatina delle spalle, e
ghignando leggermente. << Ed ora se non ti dispiace, si presume che io
debba andare urgentemente al bagno, questo è il vero problema, dannata umanità!
>> brontolò, seppur continuando a ghignare.
Buffy
scosse la testa in disapprovazione, ma si affrettò a sostenerlo, tanto per
essere sicura che non gli cadesse come una pera cotta davanti. << Ok,
destinazione bagno, ma non dovresti farlo da solo, potevi aspettare che
tornassi no? >> lo rimproverò.
<<
Così che tu potessi dare una sbirciatina alle mie parti basse? >> ghignò
scherzosamente Spike, che però accolse con sollievo il suo aiuto.
<<
Oh, sì. Proprio quello che mi ci voleva! Dare uno sguardo al tuo culo magro.
>> scherzò in risposta Buffy, che però una sbirciatina indietro la diede.
<<
Ehi, il mio culo non è magro… >> brontolò Spike facendo il broncio. << …ma dannatamente sexy! >>
concluse annuendo, come per sottolineare la cosa.
Buffy
non resistette e lasciò andare una risatina. Beh in effetti aveva ragione, il
suo culetto era decisamente sexy, ma non lo avrebbe mai ammesso, neanche in
punto di morte. Lasciandolo sulla soglia del bagno, diede un'altra sbirciatina.
<< Magro! >> rimarcò, felice di vedere Spike arrossire e pararselo.
Con
un espressione altamente offesa, Spike le richiuse la porta in faccia. Ma
questo non gli impedì di sentire l’argentina risata di Buffy che echeggiava
nella stanza. Dannata Cacciatrice, sempre a prenderlo per i fondelli, stavolta
persino letteralmente parlando. Un sorriso enorme era però presente sul suo
viso, quando si scontrò con la sua immagine, per la prima volta riflessa dopo
tanto tempo nello specchio del bagno.
In
quel momento non ci fece nemmeno caso, dirigendosi invece verso il WC. La
verità era, che ancora non riusciva completamente a credere cosa era successo
un oretta prima, quando Buffy gli aveva confessato il suo amore. A quel primo
bacio ne erano seguiti molti altri, compresivi di spiegazioni e scuse
inframmezzate, fino a quando non era arrivato il medico a spezzare
l’incantesimo in cui erano caduti.
Sospirando
per poter finalmente dare sollievo alla sua vescica, Spike rimase là in piedi,
con un espressione sognante sul volto per qualche minuto.
Buffy
nel frattempo, aveva un identico sorriso sognante sul volto, mentre
allegramente canterellava rifacendogli il letto, in modo che Spike lo trovasse
bello liscio al suo ritorno. Nemmeno lei riusciva a credere che le cose fra di
loro si fossero finalmente appianate. Ora poteva finalmente concentrarsi non
solo sul presente, ma soprattutto sul futuro.
Il
medico aveva infatti detto che Spike si stava riprendendo velocemente, e presto
sarebbe potuto già essere dimesso. Ne era sembrato piuttosto sorpreso, ma
niente in confronto alla sua di
sorpresa, quando Spike aveva annunciato che non c’era niente di strano, anzi
che sarebbe stato strano il contrario. Buffy lo aveva guardato
interrogativamente, solo per sentirsi dire “lunga storia, love” accompagnato da
un occhiolino.
Sta
faccenda della storia cominciava
veramente a stuzzicarla, quindi, avendo ricevuto il consenso del medico per
permettere a Spike delle visite, si era affrettata ad andare ad avvertire gli
amici in attesa. Non era mai stata un tipo tanto paziente, ed ora non vedeva
l’ora di sapere cosa ancora Spike avesse da raccontare.
Un
leggero bussare alla porta, la distolse dai suoi pensieri, gli altri dovevano
essere arrivati. Infatti, dalla porta si affacciò timidamente per primo il
volto di Dawn, che aveva preso a scrutare nella stanza. Buffy si fece un
appunto mentale di ringraziarla, mentre le sorrideva. Forse, se non fosse stato
per il suo inconscio aiuto quando si era spiegata con Spike, ora le cose non
sarebbero state come stavano.
<<
Spike non c’è? >> chiese evidentemente delusa Dawn, entrando subito
seguita da tutto il resto del gruppetto, che subito assumevano un identica
espressione di delusione, nel vedere la stanza occupata solo da Buffy.
<<
E’ in bagno. >> si affrettò a dire Buffy per rassicurarli, per poi andare
a bussare alla porta del suddetto per avvertirne l’occupante. << Hai
visite! >>
Spike,
che finalmente aveva notato lo specchio, si stava fissando con sguardo critico,
potendosi finalmente rimirare. Sentendo bussare alla porta si riscosse, e
passatasi una mano fra i capelli per aggiustarli leggermente, si diresse a
passo lento verso la porta. Sentiva le energie ritornagli ad ogni passo, il suo
organismo finalmente dava segni di evidente ripresa. Gran bella cosa essere un
prescelto.
Socchiudendo
la porta, ebbe la tentazione di richiuderla all’istante, nel vedere tante facce
che lo fissavano. E ora come diavolo faceva ad uscire e tornarsene a letto
senza mostrare il suo posteriore?
L’esitazione
però gli fu fatale, perché un paio di secondi dopo, veniva serrato in un
abbraccio stritolante. Gli volsero ancora dei secondi per capire che la piovra
che lo aveva avviluppato, altri non era che la sua briciola, ormai decisamente
cresciuta. Spiando fra i folti capelli castani della ragazza, notò come Buffy
guardava la scena intenerita. E lui…beh lui non era meno commosso. Gli occhi
gli si stavano riempiendo di lacrime, dannazione.
Deciso
a non voler sembrare una checca, deglutì il groppo che gli era salito in gola,
per poi distaccare dolcemente Dawn dal suo collo, per darle un sorriso felice,
ma con gli occhi asciutti. << Per la miseria Dawn, ma quanto sei alta
ora? >> le ghignò.
La
ragazza rispose al ghigno con un altro simile, mentre si asciugava le lacrime
che non si era preoccupata di versare. << Vado per il metro e
settantacinque… >> rispose, per poi dare uno sguardo maligno verso Buffy.
<< …a dispetto di qualcuno che invece rimarrà sempre una tappa. >>
Ci
furono alcune risatine non proprio abilmente nascoste, ed una certa Cacciatrice
fece il broncio. Ma quella battuta, insieme al fatto di vedere Spike in
condizioni decisamente migliori dell’ultima volta, contribuì a instaurare nella
stanza un atmosfera piacevole e cameratesca. Alla meglio e peggio, Spike riuscì
a raggiungere il letto, seppur deliziando di tanto in tanto gli astanti con
fuggevoli occhiatine del suo posteriore, che naturalmente fecero scaturire
altre risatine.
Fu
con sollievo che finalmente l’ex-vampiro si adagiò contro i cuscini, non tanto
per la stanchezza nel dover fare quei pochi metri, ma quanto piuttosto per
l’improvvisa consapevolezza che si stava aprendo davanti a lui una nuova vita,
fatta di persone che lo avevano caro. Qualcosa che non aveva mai pensato
potesse avvenire un giorno.
Vedere
tutti quei volti sorridenti attorno a lui, lo riempiva di una strana sensazione
che non sapeva ancora esattamente collocare. Sapeva solo che era bello. E così
rimase a sospirare beato per un paio di minuti, mentre le emozioni interiori lo
cullavano placidamente.
<<
Che ne dici se ora ci racconti la tua storiella? >>
Spike
si riscosse al suono della voce di Angel facendo una smorfia. In ogni paradiso terrestre che si rispetti
non poteva mancare il disgustoso e viscido serpente, vero? Si disse, e
nonostante ciò, rivolse al suo ex gran sire un bel sorriso, merito del fatto
che si sentiva il vincitore della situazione. << Volentieri, ma prima ci
sono un paio di cose che vorrei sapere, giusto per fare mente locale. >>
rispose.
Volgendo
lo sguardo verso Giles, lo scrutò con attenzione. << Buffy mi ha già
spiegato di come è venuta a sapere quello che stava succedendo, ma…da alcune
cose che mi ha detto, sembrerebbe che lei stesse già facendo dei preparativi
per venire, come mai? Non ero stato abbastanza chiaro nel dirle che era meglio
per tutti se ve ne stavate al sicuro? >> gli chiese arcuando un sopracciglio.
Giles
come suo solito, appoggiandosi al fondo del letto, si tolse gli occhiali e
prese a pulirli. << Questo è stato prima che tu interrompessi le
comunicazioni. E senza contare che eravamo preoccupati dal fatto di non avere
tue notizie, c’erano stati nuovi sviluppi con la traduzione della profezia.
>> rispose a tono, come riprendendo il ritmo che avevano avuto tutte le
loro conversazioni telefoniche.
<<
Oh, giusto, la profezia. Mi è stato detto che avevate delle cose da spiegarmi.
>> rispose prontamente Spike, a cui mancava solo quel tassello per
mettere insieme il puzzle.
<<
Non pensi di avere anche tu delle cose da spiegare? >> chiese invece
Buffy, che si era seduta accanto a lui e gli stringeva la mano.
<<
Tipo il dirci come mai non ti sei più fatto sentire? >> intervenne anche
Xander. << Era davvero lo spolverino? >>
<<
Si. >> rispose telegrafico Spike, ghignando subito dopo, quando vide che
gli altri si apprestavano a fare nuove domande. << Niente di magico per
fortuna, ma quel dannato coso era pieno zeppo di microspie. Me ne accorsi
subito mentre eravamo all’aeroporto al ritorno a Los Angeles, mi ero avvicinato
per caso ad uno dei metal detector e quello aveva preso a suonare come
impazzito. >> spiegò più chiaramente.
<<
Perché non te ne sei liberato allora? >> chiese naturalmente Angel, con
una vaga espressione di superiorità.
<<
Perché peaches, si da il caso che anche io abbia un cervello, ed ho pensato che
forse non era una buona idea. Se me ne fossi liberato, quelli avrebbero potuto
fare di peggio, ed ho preferito il male conosciuto a quello sconosciuto.
>> rispose un po’ seccato Spike.
<<
Uhm…si, in effetti…è una considerazione giusta. >> accordò il vampiro.
<< Ma così intanto hai fatto preoccupare un sacco di gente. >> aggiunse
non volendo demordere.
<<
Non pensavo che le cose si sarebbero evolute tanto in fretta. >> ammise
Spike. << E quando sei venuto fuori con la storia del complotto, c’era
ben poco che potessi fare. >> si difese ancora.
<<
Bene, per fortuna alla fine è andato tutto bene. >> esclamò Willow,
cercando di placare l’evidente contrasto fra i due. << E la profezia si è
avverata come predetto. >> aggiunse rivolgendo un sorriso verso Spike,
prendendo subito dopo a spiegargliela come l’aveva spiegata a Buffy, dato che
lui ne aveva chiesto.
Spike
rimase in silenzio per qualche minuto, venendo a sapere che il successo della
profezia era stato anche dettato dal fatto che Buffy lo amava. Se mai avesse
avuto ancora dei dubbi in proposito, questo li spazzava via definitivamente.
Ora capiva perché sua madre gli aveva detto che solo lui aveva tutti i
requisiti giusti. Ma l’amore di Buffy era più di un requisito. Era qualcosa di
magico, di meraviglioso, di miracoloso.
Buffy,
rendendosi conto di cosa stava provando, gli strinse dolcemente la mano,
sperando con quel gesto di esprimere anche quello che lei stessa sentiva.
<<
Beh, e allora, questa storia? >> incalzò Dawn con il suo solito piglio,
interrompendo quel momento idilliaco. Buffy le lanciò un’occhiataccia, ma si
vide costretta a non dire nulla, dato che anche gli altri se ne stavano tutti
ad occhi spipati in attesa finalmente del racconto. Accanto a lei, Spike
ridacchiò leggermente, con quella sua tipica risata di gola che le era sempre
piaciuta, sospirando, gli strinse ancora la mano incitandolo mentalmente a
parlare. Dopotutto interessava anche a lei quello che aveva da dire.
<<
Ok, e vediamo di raccontarla, ma vi consiglio di mettervi comodi, perché la
faccenda è seria e un po’ difficile da spiegare. >> iniziò a dire Spike,
con un leggero ghigno.
Prontamente
gli altri si adeguarono, chi sedendosi ai piedi del letto, chi sulle due sedie
presenti nella stanza, chi invece, come Xander, trascinò più vicino il letto
vuoto presente nella stanza, in modo da poter essere a portata d’orecchio. Alla
fine, tutti erano pronti e impazienti.
Spike
prese un profondo respiro, per spiegare bene come stavano le cose, avrebbe
dovuto raccontare anche dell’incontro con sua madre, e nonostante le cose si
fossero ben evolute, ottenendo il suo perdono, era ancora difficile parlarne
senza emozionarsi. << Quando sono svenuto…mi sono ritrovato in una strana
dimensione dove…ho incontrato mia madre… >>
Alla
fine raccontare la prima parte dell’incontro non si era rivelato tanto difficile,
dato che tutti se ne erano rimasti in silenzio ad ascoltare, riflettendo più o
meno sulle sue parole. Un paio di volte Giles aveva mugolato qualcosa, quando
aveva raccontato la faccenda della stirpe della Cacciatrice, ed aveva anche
potuto sentire Buffy tendersi al suo fianco. Ora veniva la parte più difficile
da spiegare, anche perché lui stesso ancora non era del tutto sicuro di aver
ben capito come stavano le cose. Ma nonostante tutto, Spike andò avanti…
*************
<<
Vedi figliolo, questa volta i PTB volevano essere sicuri che tutto andasse come
era giusto, la nuova stirpe prescelta doveva avere specifici requisiti.
>> stava spiegandogli sua madre, mentre lui annuiva pur non avendo ben
presente di che tipo di requisiti stesse parlando. Certo, uno doveva essere
avere un anima, ma gli altri?
<<
Un normale essere umano non può fare molto contro il male, poiché non è dotato
della forza necessaria per combatterlo. >> continuò a spiegare Anne.
<< E’ per questo che alla prima Cacciatrice era stato istillato il potere
di un demone, esso gli avrebbe concesso la forza necessaria. Si trattava
inoltre di un demone che aveva offerto spontaneamente la sua energia, poiché
egli, nonostante la sua natura fosse maligna, non desiderava la fine del mondo.
Sembrava che al contrario trovasse di suo gusto il naturale equilibrio fra bene
e male, e vedendo che la situazione poteva degenerare, si offrì, ottenendo in
cambio dei favori. >>
<<
Huh? >> aveva interrotto Spike, trovando in quella spiegazione una specie
di somiglianza con quello che lui aveva sempre pensato. Demone cattivo o meno,
il mondo gli era sempre piaciuto per quello che era, ecco perché si era
adoperato per salvarlo. Anche se doveva ammettere che farla in barba ad Angelus
e riprendersi Drusilla aveva avuto il suo peso in una certa situazione.
Sua
madre era sembrata comprendere in che direzione stavano andando i suoi
pensieri, ed aveva annuito sorridendo. << Esattamente! Proprio come te.
>> esclamò, carezzandogli dolcemente il braccio, ma il tempo era tiranno
e doveva continuare con la spiegazione. << I PTB, si resero conto che se
esisteva un demone simile, forse ne esistevano altri che condividessero il suo
pensiero. Fu così che iniziò la strategia. Donare nuovamente quel potere,
voleva anche dire che si poteva ripresentare l’errore fatto con la prima
Cacciatrice. Senza contare il fatto che un simile potere è pericoloso, molte
guerriere si erano lasciate corrompere da esso. Quindi, al fine di evitare
simili evenienze, stavolta fu deciso che invece di usarne il potere, si sarebbe
usato il demone stesso. Un demone appunto, che avesse come primo requisito il
rispetto per il mondo in cui viveva. >>
Spike
era rimasto confuso, sia dall’atteggiamento dolce della madre, che ancora gli
aveva procurato del rimorso, che da quanto lei aveva detto. Dunque, il primo
requisito non era l’anima, ma un demone, a quanto sembrava. Ironia del destino,
per lui avere un demone non particolarmente bellicoso era stato un bene.
<<
Certo avrai pensato che uno dei requisiti era avere un anima, e lo è, ma prima
ne veniva un altro, la capacità di provare sentimenti profondi. E questo non è
un requisito da sottovalutare, poiché era in gran parte su di esso che i PTB
contavano. Solo un demone in grado di amare profondamente sarebbe riuscito a
superare le prove necessarie per la sua evoluzione, trovando la forza per farlo
nei suoi stessi sentimenti. Senza tali emozioni non sarebbe mai riuscito a
riconquistarsi un’anima, senza contare quello che ne sarebbe seguito. >>
aveva spiegato, rivelando anche quest’ulteriore particolare.
Ora
le cose avevano iniziato ad avere un senso per Spike. Quello che aveva detto ad
Angel, quando si erano battuti per quella dannata coppa del cavolo, che quello
era il suo destino, perché lui si era
riconquistato la sua anima e non l’aveva ottenuta con una maledizione, era
stato dettato dalla rabbia, ma a quanto sembrava, era stato nel giusto più di
quanto aveva pensato. Ormai aveva ben compreso quanto tutto questo lo
riguardasse.
<<
Il tuo amore per Buffy, William, è stata una chiave molto importante. Una
chiave che ti ha aperto la strada verso un futuro duro e difficile all’inizio,
certo, ma che ti ha donato una forza meravigliosa in grado di farti giungere
fin qui. Devi essere fiero dei tuoi sentimenti, e non vergognartene, poiché
essi ti rendono speciale. >> aveva sussurrato Anne, passando una mano
sulla guancia del figlio, che se avesse potuto in quel momento sarebbe
arrossito.
<<
Ma…non capisco. >> aveva esclamato Spike, a cui ancora alcune cose non
tornavano. << Se tutto questo è stato fatto in modo che il demone
diventasse il nuovo prescelto…destinato a proteggere il mondo...allora la
storia della profezia, del vampiro che tornava umano è un imbroglio che i PTB
hanno creato per facilitarne l’avvento? >> aveva chiesto pensieroso,
sentendosi vagamente deluso, seppur non avesse realmente desiderato tornare
umano, un piccola parte di lui ci aveva sperato, forse l’anima.
<<
Si e no. >> aveva risposto enigmatica sua madre, ridacchiando leggermente
quando il suo William alzò un sopracciglio. Doveva ammetterlo, i capelli
ossigenati gli stavano bene, si armonizzavano con i suoi occhi azzurri, che
erano capaci di trasmettere mille emozioni, come sempre. Almeno in quello non
era cambiato. Vedendo però il suo sguardo pieno di domande, non potè esimersi
dal rispondere. << La storia della profezia, come dici tu, fu creata per
due ragioni. La prima era per sviare l’attenzione delle forze del male, mantenendo
quindi segreti i propositi sulla nuova stirpe, in modo che non potessero
intromettersi e sconvolgerla. >> gli aveva rivelato con calma.
<<
Ma… >>
<<
I PTB, sapevano bene che così facendo avrebbero comunque messo il nuovo
prescelto in una brutta posizione. >> Anne aveva interrotto suo figlio,
sapendo cosa stava per obbiettare, ma più a lungo lo avesse trattenuto in
quella dimensione, più a lungo sarebbe stato difficile il suo ritorno. E per
quanto il suo cuore di madre avrebbe voluto tenerlo vicino a sé per sempre, al
contempo si rendeva conto che prima avesse finito, prima poteva farlo tornare
alla sua nuova vita che si era ampiamente meritato.
Posando
quindi due dita leggere sulle sue labbra per azzittirlo, continuò a spiegare.
<< Ma sapevano anche, che sarebbe apparso un altro vampiro con un anima,
e che questo avrebbe sviato in parte i sospetti. Senza contare che molte delle
dure prove che hai dovuto subire, facevano parte del cammino per giungere fin
qui. >> aveva detto sfiorandogli leggermente gli avambracci, dove la
cacciatrice folle l’aveva tagliati, guardandolo al contempo con uno sguardo che
era un misto di orgoglio e dolore. Il dolore di lui, che aveva sentito come
proprio, ma che era servito per uno scopo più alto, e da qui l’orgoglio.
Spike
aveva deglutito dolorosamente sotto quello sguardo, così pieno di amore, così
pieno di rispetto, così materno. Ma non gli era piaciuto vedervi anche il
dolore, così, alzando lentamente una mano, aveva carezzato dolcemente la sua
guancia, sperando con quel gesto di confortarla.
Anne
aveva sorriso, un sorriso ampio e luminoso, e per un attimo il tempo si era
fermato. Per un attimo…
<<
Vedi William, tu fino ad ora avevi quattro dei requisiti necessari. Mancava il
quinto ed ultimo. L’umanità. >> aveva ripreso a parlare sua madre.
<< L’umanità è molto più di un requisito, come dire…considerala un po’
come una catena che mantiene il prescelto legato al mondo che ha scelto di
proteggere. Ma al tempo stesso, l’umanità, non era qualcosa che potevi ottenere
da solo, affinché fosse efficace, essa doveva venirti donata per meriti
ottenuti. Quindi come vedi, la profezia in fondo non mentiva. Il vampiro con
l’anima diverrà umano, più che umano in effetti. Un campione, un prescelto.
>> aveva finito di spiegare.
Spike
era ancora confuso però. C’erano due cose che ancora non gli tornavano, la
prima era che sua madre gli aveva parlato di quattro requisiti che a quanto
sembrava lui aveva, il demone giusto, i sentimenti giusti, l’anima e…poi cosa?
Qual’era il quarto? Inoltre c’era
quell’ultimo requisito, il quinto, l’umanità. Ma allora perché ancora non
sentiva il suo cuore battere? Dipendeva forse dal fatto che ora era in questa
strana dimensione?
<<
Bene, ora ti ho detto tutto quello che dovevo. Ora tocca te, devi fare la tua
scelta. >> aveva detto sua madre, scuotendolo dai suoi pensieri.
<<
Scelta? >> aveva chiesto Spike, ancora più confuso.
<<
Si, William. Perché vedi, se c’è una cosa che i PTB hanno compreso dagli errori
del passato, è che questa scelta, questa missione, non può e non deve essere un
obbligo, ma solo il diretto interessato può scegliere di prenderla. Ora tutto
dipende da te. Puoi tornare indietro ed essere lo stesso di sempre, o puoi
abbracciare questa causa e con essa la nuova umanità che ti verrà donata. Se la
tua risposta fosse positiva, da te discenderà la nuova stirpe dei Cacciatori o
Cacciatrici. I figli che tu avrai, potenzialmente avranno le tue stesse
capacità e anche loro avranno la possibilità di scegliere che è stata data a
te. Esisterà dunque una nuova stirpe finalmente libera dalle pesanti catene del
passato, esattamente quello che i PTB avevano auspicato. >>
Spike
aveva deglutito ancora. Fino a quel momento aveva sempre pensato che se era tornato,
se non era finito per sempre nella bocca dell’inferno, era perché entità
superiori si erano divertite a giocare con la sua vita. In un certo senso era
stato così, ma ora per la prima volta, qualcuno gli stava dando qualcosa che in
fondo non aveva mai avuto, una scelta.
Ora
toccava veramente a lui decidere del suo futuro.
E
non solo del suo, considerando l’accenno ai figli.
Non
aveva mai pensato di poterne avere, a dire il vero non ci aveva proprio pensato
e basta. Ma ora a quanto sembrava, non solo avrebbe potuto averli, ma essi
avrebbero perpetuato un cammino che lui avrebbe iniziato. Sempre restando se accettava.
Accettava?
Capitolo 11
Se
durante il racconto, varie voci si erano più o meno sollevate da ogni direzione
per fare commenti o esclamazioni, puntualmente ignorati da Spike, che
continuava a parlare imperterrito, quando finalmente si zittì avendo terminato,
nella stanza cadde un silenzio di tomba.
Ciascuno
infatti, doveva digerire le varie informazioni che lui aveva fornito. E le ragioni
dietro a queste riflessioni erano varie. C’era chi lo faceva in modo leggero,
non essendone in fondo particolarmente colpito (come ad esempio Xander ed
Illyria), chi per scopi accademici (Giles è chiaro), chi invece partecipi
(logicamente Buffy, ma anche Dawn e un pochino anche Willow), ed infine chi ci
masticava sopra amaro (Angel).
Fu
proprio quest’ultimo a decidersi a sbottare. << E quindi io sarei stato
una specie di paravento? >> ruggì aspro, facendo quasi il gesto di
alzarsi dalla sedia su cui era seduto, per andarsene profondamente deluso da
quelle notizie.
Va
bene che aveva rinunciato alla profezia.
Va
bene che aveva riconosciuto che in fondo Spike se la meritava.
Va
bene che si era preso pure Buffy.
Ma….
Essere
trattato come un fantoccio. Uno spauracchio. Qualcuno che doveva attirare su di
sé tutti i sospetti e i complotti delle forze del male…e no! Quello non
riusciva a digerirlo.
<<
In effetti… >> non potè fare a meno di ghignare Spike, che sarà stato
pure umano, ma che aveva ancora dentro di sé il suo demone. E se c’era una cosa
che al suo demone piaceva, era prendere per i fondelli Angel. E poi
diciamocelo, questo era il suo momento di gloria o no?
Il
momento di gloria però svanì presto, vedendo che il suo gran-sire (Lo era ancora? Questo lo doveva ancora
capire...) che stava per catapultarsi fuori dalla porta, preso dalla
rabbia. (Mai che si potesse scherzare!)
<< Aspetta nonnino. >> lo richiamò velocemente. Vedendolo girarsi
con gli occhi che sembravano due tizzoni ardenti, sogghignò ancora, ma di
nascosto.
<<
Aspettare cosa? Mi sembra che sia stato già detto tutto ed io… >> ruggì
ancora Angel, ma Spike l’interruppe.
<<
Non è ancora stato detto tutto. >> disse placido Spike, sorprendendo tutti. Beh, quasi…come al solito
Illyria sembrava più annoiata che interessata.
<<
Cosa c’è ancora da dire? >> sbottò Angel con ancora un po’ di rabbia, ma
con un leggero velo di speranza nella voce.
<<
Visto e considerato tutto quello che avevi passato per fare da paravento...qualcuno
lassù ha insistito che ti meritavi anche tu una ricompensa. >> ghignò
perfidamente Spike, che si era tenuto da parte la chicca giusto per far
angustiare più a lungo Angel. Era un modo come un altro per ripagare il suo
sire di tutte le umiliazioni che gli aveva sempre dato.
Angel
deglutì dolorosamente. Qualcuno aveva insistito? Nella sua mente si formò
perfettamente l’immagine di chi poteva trattarsi, mentre gli giungeva il
ricordo delle sue ultime parole “Sei un bravuomo Angel”. Forse anche da lassù
aveva cercato di aiutarlo. Ora però, mentre cercava di trovare la forza di non
strozzare Spike e chiedergli di che razza di ricompensa si trattava, quel
ricordo amaro divenne un po’ più dolce.
Stava
per aprire la bocca per parlare, quando Spike lo anticipò. << Il problema
cocco bello era il tuo demone, una gran brutta bestia lascia che te lo dica. A
quelli lassù non andava molto a genio di fare qualcosa per lui, non se lo
meritava. Ma la tua anima era ok, così hanno deciso di giungere ad un compromesso…verrai
liberato dalla maledizione che ti impedisce di essere felice e fare tanto bel
sesso, lasciando però che l’anima continui ad avere il controllo sul
demone…anzi, aumentando quel controllo. >> rivelò il neo umano.
Xander
per poco non si mise a ridere, l’accenno di Spike al sesso gli aveva ricordato
Anya e le sue disquisizioni sui poteri dell’orgasmo. Stranamente per una volta
il ricordo di lei non gli portò dolore, ma solo un lieve senso di tristezza.
Buffy
invece per poco non tirava una gomitata a Spike, sempre a tale accenno. La
fermò solo la consapevolezza che era ancora ferito.
Il
diretto interessato invece non sapeva bene come prendere le cose. Da una parte
era sollevato nel sentirsi dire che ora avrebbe avuto maggiore controllo sul demone,
inoltre la cancellazione della maledizione assicurava che non sarebbe mai
tornato in auge, o almeno così si sperava, giusto? Dall’altra parte, ora era
chiaro che sarebbe per sempre rimasto un vampiro, e la delusione si fece
sentire. Anche se, volendo essere
completamente sincero, l’umanità era un sogno da cui si era già staccato da un
po’ di tempo, da quando ad essere precisi aveva potuto risperimentarla.
Il
ricordo di quelle poche ore passate con Buffy come umano in quel momento
bruciava, visto e considerato che ormai l’aveva persa per sempre, ma gli
riportava anche la sensazione di sollievo che aveva provato quando era tornato
un vampiro. La forza, la velocità, l’eternità che gli si parava di nuovo
davanti, erano state tutte un balsamo per quanto aveva perso, e tutto sommato
lo erano ancora.
Lui
non era il vampiro della leggenda, non lo era mai stato. Gli oracoli in fondo
non gli avevano mentito quando era tornato umano, dicendogli che c’era una
bella differenza fra la sua ritrovata umanità
e la ricompensa donata dai poteri che sono. Ora poteva vederlo.
E
poi…se mai un giorno ne avesse avuto abbastanza di essere un vampiro…i demoni
Mohra quanto potevano essere difficili da trovare?
Un
lento sorriso si formò sulle sue labbra. Si, in fondo non gli era andata male.
L’atmosfera
nella stanza sembrò risentirne e si fece più leggera.
Tutti
si ritrovarono a sospirare di sollievo, anche senza sapere precisamente perché.
Un’altra
apocalisse era passata, e loro erano ancora tutti lì a poterla raccontare. Si,
forse era una buona ragione per sospirare di sollievo.
Buffy
rivolse uno sguardo dolce verso Spike, la lucidità dei suoi occhi le disse che
stava iniziando a stancarsi. Super poteri o meno stava ancora risentendo di
tutto quello che era successo, quindi con sguardi espliciti fece comprendere
agli amici che era ora di lasciar riposare il malato.
Uno
ad uno, salutarono l’ex vampiro, chi con un abbraccio, chi con una stretta di
mano o una pacca sulle spalle, lieti di poter andare loro stessi a riposare.
Infine
nella stanza rimasero solo Buffy e Spike e lei gli si accoccolò accanto,
posando con attenzione la testa sulla sua spalla, fremendo leggermente per
l’improvvisa pace che sentiva. Era troppo inusuale per lei, avrebbe dovuto
abituarsi all’idea che finalmente aveva un posto dove riposare, dove non essere
da sola.
Non
essere più sola, sembrava un sogno, ma era reale, ed era qui, proprio fra le
sue braccia.
Ed
un giorno ci sarebbe stata una casa, quella casa…
E…
<<
Spike? >>
<<
Huh? >> borbottò lui già mezzo addormentato.
<<
Quella cosa del risolvere il problema della Cacciatrice, implica il fatto che
noi…uhm…ecco…avremo dei bambini? >>
Le
ultime parole erano state appena bisbigliate, mentre le sue guance bruciavano come
il fuoco.
<<
Mhmm… >> mormorò Spike strusciando il mento sulla cima della sua testa ed
aspirandone il suo profumo. Dio sapeva di divino.
Peccato
che a Buffy quella risposta non bastasse, e tirando indietro il capo di scatto
per poco non gli tirò una testata.<< Vuoi rispondere? >> gli disse
arcigna, ormai dimentica dell’imbarazzo precedente.
<<
Bambine…tante belle, piccole, Cacciatrici… >> mugolò Spike che intanto ne
aveva approfittato per mordicchiarle il collo ora scoperto. Già se lo
immaginava, lui, circondato da tante piccole bambine da coccolare ed amare come
la loro stupenda madre. Era un’immagine fantastica.
<<
Bambine? >> chiese però un po’ delusa Buffy. Non che le dispiacesse
l’idea di avere delle figlie, ma…l’immagine di un bambino, di quel bambino che
aveva visto nel suo sogno non voleva abbandonarla. Un bambino con gli occhioni
blu del padre, dolce e bricconcello come lui. << Soltanto? >>
chiese mogia.
Spike
sembrò finalmente rendersi conto della delusione della sua amata, e tirandosi su
la guardò negli occhi. Si, sarebbe stato magnifico avere delle figliolette
dagli occhi verde giada come quelli della madre, con quella boccuccia così
irresistibile quando era imbronciata, ma…era evidente che la sua Cacciatrice
voleva di più.
<<
Ci potrebbe entrare anche un maschietto. >> disse con quel suo sorriso
malizioso che lo caratterizzava.
<<
Davvero? >> chiese ancora Buffy con gli occhi allargati dalla speranza.
<<
Davvero. >> rispose lui, solenne questa volta.
<<
Oh. >>
E
Spike si ritrovò a trattenere il respiro, ora necessario, alla vista di quei
laghi di smeraldo che si velavano con lacrime di felicità.
Con
la gola stretta dall’emozione, abbassò le palpebre fino quasi a socchiudere gli
occhi, incapace di dire o fare qualcosa di coerente.
<< Possiamo riposare ora?
>>
<< Si, ora possiamo riposare.
>>
Se
le parole furono dette o meno, nessuno ne poteva avere la certezza. Sapevano
solo entrambi che quelle parole erano passate per le loro menti.
E
si riadagiarono, pronti a cominciare un nuovo sogno.
Un
sogno dove sarebbero stati insieme…
Ed
avrebbero avuto una casa…
Quella
casa…
E
forse non sarebbe stato un sogno.
Fine.