LA SCELTA

 

 

 

Autrice: Tizy

Periodo di produzione: Settembre / Ottobre 2006

Genere: FF breve, Spuffy

Disclaimer: appartiene tutto a Joss Whedon, alla Mutant Enemy, ecc. ecc.

Rating: Direi un NC 17, anche se blando, causa violenza o linguaggio un po’ volgare in alcune parti.

Trama: E’ un post Chosen un po’ particolare, segue anche le vicende avvenute in Not Fade Away e dunque vi sono spoiler sulla serie di Angel.

 

 

Prologo:

 

La casa era…

 

Bel quartiere, sereno, pulito. Dava una sensazione di pace. Di vicini simpatici, di allegre grigliate in compagnia, di risate argentine di bambini. Di vita insomma.

 

Ma la casa…

 

Quella era la sua casa.

 

Credi che sogni ancora una cripta per due con la staccionata bianca?

 

Quella voce nella mente, sembrava essere tanto reale, tanto presente, quanto invece apparteneva al passato.

 

Ma ora era qui davanti, davanti alla sua casa.

 

Ruvide pareti di mattoni armonizzavano perfettamente con le rosse tegole del tetto, un paio di platani ombreggiavano dolcemente il porticato di legno, dando al tutto una sensazione di accoglienza, di casa con la C maiuscola.

 

Non mancava nemmeno la staccionata bianca, che fece alzare l’angolo della bocca in un sorrisetto.

 

Molto meglio di una cripta, direi…

 

Il respiro echeggiava negli orecchi ed il cuore le palpitava forte nel torace, mentre spingeva il cancelletto di legno per entrare nel vialetto.

 

Si asciugò le mani sudate sui jeans, prima di premere il campanello.

 

Uno, due, tre, quattro…

 

Si ritrovò a contare i secondi mentre attendeva che qualcuno venisse ad aprire la porta.

 

147

 

Chissà perché quel numero saltò alla sua mente, poi giunse il ricordo…

 

Ieri erano 147 giorni. Oggi 148. Però oggi non conta, vero?

 

Strani scherzi gioca la mente quando si è nervosi.

 

E improvvisamente la porta si aprì, mostrando il volto sorridente di una perfetta sconosciuta.

 

<< Si, desidera? >>

 

<< E’ qui…è qui che vive Spike? >> la sua voce era così tremante che quasi non sembrava la sua.

 

<< Spike? Non conosco nessun Sp… >>

 

<< William. Lui si chiama William, voglio dire…è solo che io… >> interruppe velocemente Buffy. << …ero abituata a chiamarlo Spike. >>

 

<< Oh, si…è una sua amica? >>

 

<< Si, io… diciamo di si. >>

 

Che sta succedendo? Questo non è come doveva andare. Chi è questa?

 

Buffy si sentiva la testa vorticare, improvvisamente tutto quello che sapeva sembrava annullarsi. Le sembrava di essere caduta in una specie di tunnel, dove le immagini le scorrevano davanti senza che lei potesse fermale o interagire. Si sentiva parlare, ma non era lei al comando. E questo più di tutto la spaventava, lei non aveva nessun controllo.

 

Che sta succedendo?

 

<< Ciao, tu chi cei? >> una minuscola vocetta giunse dal basso.

 

<< Ciao, io mi chiamo Buffy e tu? >> disse , abbassandosi per incontrare due occhioni azzurri che la guardavano incuriositi.

 

<< Miky. >> rispose il piccolo ridacchiando per nascondersi poi dietro le ginocchia della madre, beh perlomeno di quella che sembrava la madre.

 

<< Il suo nome è Michael, ma ancora non lo pronuncia bene. >> giunse la spiegazione. Si, quella era proprio sua madre. Chi altri poteva dire tali parole con tanto amorevole orgoglio nella voce?

 

Sorridendo Buffy rialzò la testa. << E’ carino. >>

 

<< Si, assomiglia tutto a suo padre. >> la parte di amorevole orgoglio, ora era ancora di più presente nel tono.

 

Suo padre? Di che parla? Non può essere…gli occhi…quegli occhi…

 

<< Allora, William c’è? >>

 

<< Oh, si. La prego mi scusi…si accomodi, glielo chiamo subito. >>

 

<< William! Ci sono visite. >>

 

Buffy si guardò attorno, entrando nell’ingresso dell’abitazione. Sulla destra poteva notare la porta della cucina, ed intravederne una parte. Bianche pareti, unite a mobili in massello, davano una sensazione di allegro calore.

 

Sulla sinistra invece un grosso arco, introduceva nel soggiorno. Mobili antichi uniti a tinte pastello davano al tutto una sensazione di solarità, se unite alla grande vetrata dalla quale entrava il sole pomeridiano. Un bel posto, non c’era che dire. Caldo, accogliente. I giocattoli del piccolo stesi sul tappeto lo rendevano ancora più vero, più vissuto.

 

Dove sono? Che posto è questo? Non capisco…che sta succedendo?

 

Una porta sul fondo del soggiorno si aprì, rivelando uno scorcio dell’interno. Scaffali pieni di libri ed una scrivania illuminati da un'altra ampia vetrata. Ma fu l’uomo che ne stava uscendo che calamitò il suo sguardo.

 

<< Spike? >>

 

<< Buffy, tu qui. Ma che bella sorpresa, a cosa devo… >> Le parole si persero in un abbraccio affettuoso.

 

No, no, no! Questo non è Spike. Ha i capelli scuri, gli occhiali. Sembra più vecchio…no! Che sta succedendo? Che qualcuno me lo dica.

 

L’urlo silenzioso non raggiunse i due che si stavano abbracciando come due vecchi amici che non si vedevano da tempo.

 

<< Sei sempre la stessa, Cacciatrice. >> disse Spike tirandosi indietro per ammirarla.

 

<< Oh, no…il tempo passa anche per me. >> rispose Buffy sorridendo.

 

Cacciatrice, almeno mi chiama ancora così.

 

Girandosi, Buffy diede uno sguardo nello specchio, rimirando la sua figura che vi veniva riflessa. Si, anche per lei il tempo era passato.

 

Spike sorrideva contento, mentre la sconosciuta gli si avvicinava. << Oh che stupido, tu non conosci mia moglie, vero? >>

 

Sua moglie! Sua moglie??? Questo è un incubo, un dannato incubo portatemi via di qui.

 

<< No, non ci siamo presentate, ma ho fatto la conoscenza di tuo figlio. >> la voce era calma ed accompagnata da un sorriso, mentre sbirciava al piccolo che ancora si teneva stretto alle gonne della madre.

 

<< Il mio ometto! >>  disse Spike sollevando il bimbo fra le braccia, beh ora si trattava di amorevole orgoglio paterno.

 

<< Si, ti assomiglia. >> il sorriso era insito nella voce.

 

No, questo non può essere vero. Basta! Voglio andare via da qui. Basta!

 

Basta.

 

Basta.

 

<< BASTA! >> Il grido proruppe dalla sua gola, mentre gli occhi si spalancavano allucinati e la mano correva a stringere il petto.

 

*************

 

<< Buffy…che succede? Calmati, è stato solo un sogno. Calmati! >> l’alta voce di Willow che la stava scuotendo leggermente, le giunse come da lontano.

 

Il respiro affannoso, il cuore impazzito, gli occhi allargati, lentamente Buffy, portò l’attenzione sull’amica.

 

<< Un sogno? >> la voce ora le usciva faticosamente dalla gola, come se tanti pezzi di vetro le stessero lacerando la laringe.

 

<< Si…non ricordi? Sei stata tu a volere… >> rispose Willow, mentre Buffy le gettava le braccia attorno e iniziava a piangere senza controllo.

 

<< Shhh…va tutto bene, era solo un sogno, solo un sogno. >> la rossa si ritrovò a ripetere piano quelle parole, carezzando i capelli di Buffy cercando di calmarla. Anche se in cuor suo pensava che dovesse essere stato proprio un bell’incubo.

 

<< Solo un sogno. >> ripeté Buffy, come una bambina che si aggrappa alla madre, cercando di trarvi forza.

 

 

Capitolo 1

 

 

Solo un sogno

 

Ripetersi queste parole nella mente, stava pian piano calmandola, ma improvvisamente la stretta allo stomaco la fece allontanarsi precipitosamente da Willow, e correre velocemente in bagno, mentre la sensazione di nausea la sopraffaceva.

 

Quando i conati si placarono leggermente, Buffy si asciugò la bocca con la carta igienica prima di tirare lo sciacquone. Andando al lavandino per rinfrescarsi, si scontrò con la sua immagine riflessa nello specchio postovi sopra.

 

Le uscì una strana risatina nervosa scrutando il suo viso riflesso.

 

Era sempre la stessa, sospirò poi con sollievo, appoggiandovi sopra la fronte imperlata di sudore.

 

Non c’erano le rughe attorno agli occhi che aveva visto nel sogno, questo era decisamente confortante e non solo per ragioni superficiali, ma perché era soprattutto la conferma che era stato appunto “solo un sogno”.

 

Ora che si stava calmando i ricordi le stavano tornando.

 

L’incantesimo.

 

Si, ora si ricordava, era stata lei a volerlo.

 

Tutto era cominciato quando era venuta a sapere del ritorno di Spike.

 

Quello era stato l’inizio.

 

*************

 

 

<< Buffy, vuoi calmarti? >> le stava gridando dietro Dawn, mentre lei correva su e giù per la camera, tirando fuori dai cassetti e dall’armadio la roba a casaccio, e ficcandola poi frettolosamente in valigia.

 

<< CALMARMI? >> era esplosa in mezzo alla stanza stringendo una maglietta fra le mani. << Tu mi dici di calmarmi? No, ma ti rendi conto? Spike è tornato da mesi, tutti voi lo sapevate…e nessuno si è degnato di dirmelo! >> gridò verso la sorella.

 

<< Io non lo sapevo. L’ho scoperto come te guardando il telegiornale, ricordi? >> proruppe Dawn, sfilandole la maglietta dalle mani e osservandola critica. Dalla forza con cui Buffy l’aveva stretta, ora era ridotta ad uno straccetto.

 

<< Oh gia! Scusa… >> borbottò Buffy, lasciandosi cadere seduta sul letto momentaneamente priva di forze.

 

Non riusciva a credere a quello che aveva appena scoperto. I telegiornali di tutto il mondo avevano mandato in onda scene che avevano fatto impallidire quelle dell’attacco alle torri gemelle. Certo, doveva essere un bello shock, scoprire che al mondo i demoni esistevano veramente, pensò quasi ridacchiando.

 

Per lei non era una novità, così anche se preoccupata per quello che stava succedendo a Los Angeles, non si era scioccata più di tanto vedendo un dragone che sorvolava i grattacieli, né facce mostruose riprese dal teleobbiettivo. Nonostante ciò, aveva afferrato velocemente la cornetta del telefono per chiamare Giles e sentire cosa ne sapesse in proposito.

 

Ma poi…poi…poi si era bloccata come una statua di sale, mentre alcune delle immagini che continuavano a scorrere sullo schermo, le rivelavano una figura conosciuta.

 

Spolverino di pelle nera.

 

Capelli ossigenati.

 

Spike.

 

Ed il cuore le si era fermato.

 

Mai aveva pensato di rivederlo, e di certo non in televisione, dove miliardi di persone potevano osservarlo dare colpi di ascia a destra e a manca, uccidendo freneticamente demoni.

 

Lo avevano definito un eroe.

 

Un salvatore.

 

Nessuno meglio di lei sapeva quanto quelle parole fossero vere. Solo che fino a quel momento aveva pensato di rivolgerle ad un mucchietto di cenere sotterrato sotto la sua ex-città.

 

<< Wow! C’è Spike in televisione. >>

 

Aveva registrato solo meccanicamente il commento eccitato di Andrew, tanto era stata impegnata a guardare le immagini ed al contempo sentire la voce di Giles che le rispondeva al telefono. Vagamente si era resa conto di una cosa. C’era qualcosa che non tornava, qualcosa che era mancato nel commento di Andrew.

 

C’era eccitazione sì, ma non sorpresa.

 

<< Andrew? >> aveva detto, sentendo la sua stessa voce come provenire da lontano. << Tu sapevi che Spike era… >> non era riuscita a continuare.

 

Che dire? Vivo?

 

Le immagini avevano parlato chiaro, ad un occhio inesperto forse non era palese, ma lei lo sapeva, Spike era ancora un vampiro. Quindi non-morto.

 

<< …tornato? >> finalmente la parola era giunta.

 

Il rossore colpevole che subito aveva colorato le guance del ragazzo, le aveva dato la risposta. Si, lui sapeva.

 

Poi era scoppiato il macello. Roba quasi da invidiare la battaglia che infuriava a Los Angeles.

 

Tutto era venuto alla luce. Spike era tornato oramai da quasi un anno, 286 giorni per l’esattezza, prima sottoforma di fantasma e poi come solido.

 

Non solo Andrew lo sapeva, ma anche Giles, Willow, Xander, tutti insomma, beh eccetto Dawn, che come lei era rimasta di sasso scoprendolo. E mentre la sorellina faceva zapping fra i vari canali, per riuscire a catturare un frammento d’immagine in più di Spike, che venisse trasmesso, Buffy era esplosa.

 

Si era sentita ferita, tradita dal loro comportamento, dal loro modo di privarla della possibilità di fare una scelta, tenendole all’oscuro che una persona a cui lei teneva non era perduta come aveva pensato.

 

E poi c’era il suo di tradimento.

 

Lui era tornato e non le aveva fatto sapere niente.

 

Che importava che fosse venuto a Roma. A Roma? Alla fine si era tirato indietro, senza parlarle.

 

Avrà saputo che sto con l’Immortale, ma questo non lo giustifica, no non lo giustifica. Si era detta ferita.

 

E anche Angel. Anche lui sapeva, ma non le aveva mai fatto sapere niente.

 

Ora come ora li odiava entrambi. La prima cosa che avrebbe fatto arrivando a Los Angeles sarebbe stato prenderli a calci dove non batte il sole.

 

Andare là era necessario, sia per il suo ruolo di Cacciatrice, che per conciare per le feste quei due. Ma Dawn sembrava cercare di ostacolarla. Beh, non esattamente, diciamo che tirava fuori i vestiti che lei metteva in valigia per poi ripiegarli con cura.

 

<< Che gli dirai quando lo vedi? >> stava chiedendole la sorella in quel momento.

 

E Buffy si gelò.

 

Ok, va bene un bel calcio negli paesi bassi, ma dopo?

 

Qualcosa avrebbe pur dovuto dirla. Chi non muore si rivede non fa al caso nostro, riuscì a pensare con un guizzo di ironia.

 

<< Buffy? >> Dawn la stava osservando perplessa. << Lo ami ancora? >> chiese.

 

OK! Questa era un altra bella domanda.

 

Lo amo ancora?

 

Dawn era la sola a sapere quello che aveva detto a Spike nella bocca dell’inferno. Una volta tanto, si era lasciata andare ed aveva confessato alla sorella un sacco di cose. Era stato un momento di condivisione fra le due sorelle che si erano ritrovare a parlare di tutto quello che provavano. Ma da quella volta lì, l’argomento Spike era diventato tabù. Ed ora Dawn se ne usciva con questa domanda.

 

<< Non lo so. >> piagnucolò Buffy, riprendendo la maglietta già mezza strappata e iniziando a strizzarla ancora fra le mani.

 

<< E non pensi che dovresti scoprirlo prima di andare lì? >> rispose placida Dawn. << Senza contare che…come la metti con il tuo fidanzatino immortale? >> questa parte era leggermente acida.

 

Oddio, ma da quando è diventata così … beh la parola giusta sarebbe stata “saggia”, ma in quel momento Buffy odiò Dawn per aver messo il dito nella piaga. Sapeva che non le piaceva il suo nuovo ragazzo, e che di certo preferiva Spike. Infatti, anche se per rispettare i suoi desideri non ne aveva più pronunciato il nome, vaghi accenni di tanto in tanto le sfuggivano.

 

Dawn, durante quella chiacchierata che avevano fatto, si era detta pentita di aver trattato male il vampiro, suo ex-migliore amico, rivalutandone la figura. Aveva anche pianto insieme a lei. Ora invece se ne stava tutta tranquilla a fissarla con uno sguardo interrogativo. La sensazione di odio aumentò, soprattutto perché aveva ragione, dannazione.

 

E odiò il fatto che non sapeva cosa rispondere.

 

Così era nata l’idea.

 

Mettendo da parte per un po’ il rancore che ancora le bruciava dentro, aveva chiesto aiuto a Willow. La partenza tanto era rimandata, a quanto sembrava l’aeroporto di Los Angeles aveva riportato diversi danni a causa di un dragone con il fiato un po’ troppo pestifero.

 

Così, mentre Giles impazziva cercando di trovare un modo per far giungere sul posto un esercito di Cacciatrici, Buffy aveva esposto a Willow il suo problema. Come fare per capire chi lei amasse?

 

Willow, sollevata nel vedere l’amica a cui teneva, meno chiusa nei suoi confronti, le aveva posto una soluzione. Magica, logicamente. Ma che assicurava, sicura al cento per cento.

 

Si trattava di un semplice incantesimo.

 

Avrebbe fatto vedere in sogno a Buffy, quale sarebbe stato il suo possibile destino con gli uomini, o meglio, i demoni, che sembravano affollare la sua vita. Poi, avrebbe potuto valutare, chi fra i tre era quello che veramente l’avrebbe resa più felice.

 

Già, tre!

 

Non poteva lasciare da parte Angel.

 

Per quanto negli ultimi mesi lo avesse cancellato dalla sua vita, ne aveva fatto troppo parte, per troppo tempo, per non includerlo nella lista.

 

E così aveva cominciato proprio da lui.

 

 

 

Capitolo 2

 

 

 

Willow l’aveva fatta distendere sul letto, spostando di lato le valigie arruffate che ancora lo ricoprivano. Poi accendendo un bastoncino di incenso, aveva iniziato a recitare una strana litania.

 

Lentamente, Buffy si era sentita gli occhi diventare sempre più pesanti, fino a quando non si era sentita scivolare nel sonno e le immagini le erano apparse.

 

Beh, apparse, insomma…

 

*************

 

 

Era buio pesto.

 

Un grido alla sua sinistra l’aveva fatta sobbalzare.

 

<< Buffy, sta correndo verso di te. >>

 

Istintivamente aveva stretto la mano attorno alla fidata falce, girandosi pronta a colpire chiunque le capitasse a tiro.

 

Il demone cornuto che le si era parato davanti, era alto il doppio di lei e largo il triplo.

 

Oh merda!

 

Con un colpo violento del braccio, l’aveva fatta volare cinque metri più in là, facendola sbattere contro una lapide.

 

Fantastico, proprio quello che mi ci voleva. Cimitero, lapidi, demoni…che chiedere di più?

 

Con un colpo di anche cercò di rimettersi in piedi,  ci riuscì ma non così velocemente quanto aveva sperato. Il demone ora era davanti a lei, pronto a colpirla ancora. Con orrore se lo vide quasi addosso, quando da dietro, Angel, si rese conto dopo, apparve saltandogli sulla schiena.

 

C’era qualcosa che non andava, percepiva addosso una strana stanchezza, come se quella fosse solo l’ultima di infinite battaglie che quella sera aveva combattuto. Ma era sempre lei, la cacciatrice, e non poteva tirarsi indietro.

 

Quando il demone si scrollò di dosso Angel, lei lo colpì con forza con l’ascia proprio a metà della vita, beh o di quella che avrebbe dovuto essere la vita. Quel gesto le richiese tutte le sue forze per portarlo a termine, e quando il mostrone cadde a terra diviso in due pezzi, anche lei lo seguì, perdendo l’equilibrio.

 

Angel fu subito al suo fianco, pronto a soccorrerla, nonostante la ferita sanguinante che riportava su un braccio.

 

<< Stai bene? >> le disse aiutandola a mettersi a sedere.

 

<< Sono stanca. Ti prego dimmi che per stasera abbiamo finito. >> frignò lei appoggiando la testa alla sua spalla.

 

<< Vuoi andare a casa? >> le chiese lui sollecito, facendole un dolce sorriso, e Buffy annuì.

 

Insieme si rialzarono, e barcollando leggermente si sorressero a vicenda. Solo allora Buffy si guardò attorno con maggiore attenzione. Ovunque il suo sguardo si posasse vedeva solo tombe. Dove era casa? La stanchezza che sentiva nelle gambe sembrò aumentare all’idea di dover camminare chissà quanto.

 

Ogni passo le costava una fatica incredibile, il respiro le mancava. Ma se prima si era avvilita vedendo tutte quelle tombe, quando iniziarono a finire, lo sgomento aumentò.

 

Macerie, case, palazzi, tutto sembrava essere in pezzi. E allora capì.

 

Quello era il risultato di una battaglia che era stata persa.

 

Solo lei e pochi altri umani sopravvivevano, rintanati sotto terra, nascosti alla vista dei demoni che ora imperversavano. Le sembrava quasi di sapere come tutto questo fosse successo, mentre ricordi artificiali le affluivano nella mente.

 

Lei si era salvata si, ma gli altri…i suoi amici, sua sorella…erano tutti morti. Lei era rimasta da sola, da sola con Angel, a continuare una battaglia persa in partenza. Che differenza poteva fare infatti un demone in più o in meno ucciso? Milioni ne prendevano il posto.

 

Almeno aveva Angel con sé, ora potevano anche amarsi fisicamente, tanto….chi mai poteva essere felice in una situazione simile? Ogni rapporto veniva consumato senza parole, meccanicamente, quasi freddamente, lasciandoli solo più sfiniti di quanto non fossero già.

 

Ogni giorno era sempre più difficile, più duro, più faticoso.

 

Certo, erano insieme. Ma…fino a quando?

 

*************

 

 

Il risveglio era stato doloroso, la mente ancora piena di quelle immagini. Non aveva pianto no, quello che aveva visto era anche troppo doloroso per piangere. Aveva sentito la stanchezza fisica e morale che la pervadeva in quelle scene, così reali, così dure, così piene di spossatezza.

 

Persino il suo amore per Angel, era stato stanco. 

 

Come se non avesse avuto neanche più la forza di amare.

 

Aveva percepito inoltre dentro di sé qualcosa che l’aveva spaventata.

 

Desiderio di morte.

 

Desiderio di mettere fine a quella vita che non era tale.

 

<< Buffy? >> la mano di Willow su un ginocchio, l’aveva tirata fuori dall’abisso dove era caduta. << Tutto bene? >> aveva chiesto ancora lei.

 

Buffy aveva scosso solo la testa, incapace per il momento di parlare. Poi, lentamente, con voce malferma aveva preso a raccontare quello che aveva visto, aveva provato.

 

Willow era rimasta ad ascoltarla ad occhi spalancati, ma non vi aveva visto in essi la stessa paura che sentiva stavano rispecchiando i suoi.

 

<< Buffy, quello che hai visto non è reale. >> le aveva detto Willow con calma. << Non è qualcosa che è destinato a succedere veramente…voglio dire, la fine del mondo e cose varie…quelle sono solo immagini che la tua mente ha creato per farti capire come sta la tua situazione con Angel. >> aveva aggiunto.

 

Buffy si era accigliata pensierosa. Aveva sempre odiato queste faccende psicologiche. << Intendi che in un certo senso…le tombe, la città distrutta…sono… >> oddio come diavolo era quella parola?

 

<< Simboli. >> aveva offerto sorridendo Willow, vedendo l’amica in difficoltà. << E’ evidente che tu provi ancora qualcosa per Angel, ma non è più il sentimento che provavi un tempo. >> cercò di spiegarle meglio che poteva.

 

Buffy aveva annuito malinconica. Comprendendo il senso del suo sogno. Aveva cercato di dirle che continuare nella direzione di Angel l’avrebbe portata solo ad una fine certa. Che per loro non c’era più futuro.

 

Tirato un sospiro, non esattamente di sollievo, si era sentita però più leggera. Almeno aveva compreso quale fosse la situazione, per quanto amaro da mandar giù, tirare una linea sul nome di Angel, l’aveva liberata dai fantasmi di una relazione a cui per troppo tempo si era aggrappata.

 

<< Te la senti di andare avanti? >> aveva chiesto Willow, un po’ preoccupata.

 

<< Si…andiamo avanti. >> aveva risposto, anche se non ne era stata veramente sicura.

 

Ed era cominciato il secondo sogno.

 

 

*************

 

Buffy si era ritrovata distesa su un lettino accanto ad un’ampia piscina, sorseggiando un Margarita.

 

Ok, adesso cominciamo a ragionare.

 

Il sole che le bagnava la pelle abbronzata, faceva risaltare il bianco costume due pezzi che indossava.

 

Gettando però uno sguardo verso il suo corpo esposto, notò qualcosa di strano.

 

Le sue tette erano quasi il doppio di quanto fossero mai state.

 

Tastandole ne saggiò la consistenza. Silicone, non c’erano dubbi.

 

Correggo, qui mi sono fritta il cervello.

 

Se c’era una cosa che aveva sempre odiato, erano quelle pupe tutte rifatte che vedeva sui cartelloni pubblicitari. Ed ora, pure lei vantava un davanzale degno quasi della 5 misura.

 

<< Buffy, tesoro…non stare troppo al sole, lo sai che dopo ti vengono le rughe e devi correre dal chirurgo plastico. >> la frase, detta quasi in tono dispregiativo, apparteneva all’immortale, che la stava guardando dal terrazzo di una villa.

 

Sbuffando, sentendosi decisamente a disagio, Buffy si ricoprì meglio che poteva con un telo di spugna. Si sentiva strana con quella specie di air bag che le ballonzolavano davanti.

 

Esitante si fece strada passando da una delle vetrate aperte della grande villa.

 

Ok, ed ora dove dovrebbe essere la mia camera?

 

Istintivamente i suoi passi la portarono verso una grande scalinata. Ovunque il suo sguardo si posava, poteva solo vedere ricchi arredi degni della casa di un principe, ma che ai suoi occhi risultarono decisamente pacchiani. Quel posto non le piaceva.

 

Certo, meglio di un cimitero è…ma…non di molto.

 

Entrando in quella che sapeva essere la sua camera, si trattenne da esclamare un “eww”, notando la tappezzeria rosso sangue con ricami in oro. Pesanti tendaggi di un rosso più cupo, circondavano il letto a baldacchino, ed identiche tende ornavano le finestre.

 

Ok, se ora spunta fuori Dracula non mi stupirò!

 

Un secondo dopo però la sua attenzione era stata attirata verso il guardaroba. Aveva sempre avuto un debole per i bei vestiti e per le belle scarpe, e lì c’era un esposizione degna dei migliori negozi. Si sentiva tanto una bambina, mentre frugava fra le centinaia di scarpe di tutte le foggie e colori, che si abbinavano perfettamente agli eleganti vestiti appesi alle grucce.

 

Con la coda dell’occhio catturò però un movimento, spostandosi per vedere meglio, notò una grande specchiera posta sul retro della porta del guardaroba. Con la strana sensazione di star osservando una sconosciuta, si ritrovò a fissare sé stessa, o meglio…qualcuno che sembrava soltanto lontanamente lei.

 

Con occhi larghi di stupore, notò che la sua pelle non faceva una piega nonostante l’evidente sbalordimento che provava. Era tesa, perfetta, senza il minimo difetto. E fosse stato solo quello…

 

Il naso non era più il suo. Addio naso a patatina che Spike aveva sempre amato baciare. Ora aveva un naso che sembrava essere stato preso da una statua greca. E poi c’era la bocca. Se si poteva chiamarla bocca. Quella sembrava più un canotto da come le labbra erano piene e gonfie.

 

Gonfie come i suoi seni.

 

Questa non sono io.

 

Istintivamente le vennero le lacrime agli occhi, fissando quel volto che non riusciva a sentire più suo, mentre con una mano sfiorava i propri lineamenti, e l’altra seguiva invece le stesse linee sullo specchio. Che diavolo mi è successo?

 

<< Buffy, tesoro? >> la voce dell’immortale proveniente dalla camera, la riscosse dai suoi pensieri.

 

<< Sono qui. >> rispose meccanicamente, mentre dando un ultimo veloce sguardo allo specchio, apriva la porta e tornava in camera.

 

<< Eccola la mia piccola dea in miniatura. Paparino ha un regalino per te. >> esclamò l’immortale vedendola e accogliendola fra le braccia, in uno show decisamente stucchevole.

 

Oddio, ma ha sempre parlato così sdolcinato? Si chiese incoerentemente Buffy, pur sapendo che era così. Questa era stata una delle ragioni per cui Dawn lo aveva sempre detestato.

 

<< Che regalino? >> si sentì cinguettare con un tono di voce da bambina capricciosa.

 

Una minuscola bottiglietta di vetro le venne penzolata davanti al naso. Conteneva quella che sembrava tanto della polverina bianca. E Buffy si vide saltellare per afferrarla.

 

Ora non ci sono più dubbi, mi sono fritta il cervello sul serio.

 

 

Capitolo 3

 

 

Se il risveglio dopo il sogno con Angel era stato infinitamente triste, questa volta Buffy aveva ringraziato il cielo sollevata, nell’aprire gli occhi e vedere Willow seduta tranquilla poco distante.

 

<< Allora? Come è andata stavolta? >> le  aveva chiesto l’amica, fissando un po’ confusa la sua espressione disgustata.

 

<< Al momento mi viene solo da dire…EWW! >> aveva borbottato Buffy, gettando le gambe da lato ed alzandosi dal letto. Dando un occhiata alla sveglia sul comodino accanto al letto, si era resa conto che erano passati solo 15 minuti da quando si era addormentata.

 

Anche troppo!

 

<< Ci sono novità? >> aveva chiesto, anticipando la domanda che era quasi riuscita a vedere sulle labbra di Willow, che la guardava decisamente curiosa.

 

Con espressione leggermente delusa, la strega si era affrettata a rispondere: << Mentre dormivi ha richiamato Giles, dice che forse ha trovato un modo per raggiungere Los Angeles, ci richiamerà non appena ne sarà certo. >> aveva detto tutto d’un fiato, per poi aggiungere: << E allora, che è successo? >>

 

Facendo orecchie da mercante, Buffy si era limitata a fare una smorfia ed uscire dalla camera diretta in cucina. Passando per la sala, aveva dato uno sguardo a Dawn che ancora davanti alla televisione continuava a cambiare canale. Le scene che venivano trasmesse erano sempre le stesse, così come lo era stata la fitta che le aveva stretto lo stomaco, nel vedere il lampo di capelli ossigenati.

 

Invece di attardarsi anche lei davanti alla TV, aveva tirato dritta fino in cucina dove, dopo aver messo sul gas il bollitore del tè, si era accasciata su una delle sedie attorno al tavolo, chiudendo brevemente gli occhi.

 

Riaprendoli, le era quasi venuto da ridere, vedendo che Willow l’aveva seguita e si era messa seduta opposta a lei, con un espressione talmente incuriosita, che le mancava solo la lingua di fuori, la coda scodinzolante, per sembrare un cagnolino a cui è stata mostrata per un attimo una pallina colorata.

 

<< Ok, tu pensa a preparare il tè e magari un paio di sandwhich, ed io ti racconto tutto. >> le aveva detto arrendendosi, ma con un piccolo ricatto.

 

Immediatamente Willow si era di nuovo rialzata dirigendosi verso il frigo. << Affare fatto. Ora spara! >> aveva detto, girandosi un attimo per minacciarla con un dito.

 

Così lo aveva fatto, le aveva raccontato tutta la vicenda, facendo solo una pausa per bersi un sorso di tè bello caldo. Ne aveva avuto proprio bisogno.

 

Di certo non si era aspettata che Willow si mettesse a ridere come una matta, immaginandola con le tette finte, il naso finto, le labbra idem. Poi, anche lei si era fatta contagiare e si era unita alla risata, pur continuando a provare un senso di amarezza interiore.

 

<< Sai… >> aveva detto però, dopo aver ripreso un attimo il fiato, ed addentato un bel boccone di sandwhich con tonno e maionese. << …non era solo per come ero. Insomma…fisicamente. Era per come mi sentivo…era tutto così squallido, così patetico…non ero più io, Will. >> aggiunse masticando con gusto.

 

Willow, smesso di ridere a sua volta,  aveva preso in mano uno dei sandwhich che aveva preparato, ma invece di dargli in morso, lo aveva invece fissato pensierosa. << Si, capisco cosa intendi…non sarebbe piaciuto neanche a me vederti in quel modo. La droga e tutto il resto… >> aveva detto annuendo.

 

<< Ok, penso che questo abbia decisamente messo una linea anche sopra all’immortale, se ho ben interpretato i “simboli”, no? >> aveva esclamato Buffy con voce che voleva sembrare allegra. Almeno stavolta aveva azzeccato la parola, ma ora…

 

Ora rimaneva solo Lui.

 

<< Quale dolce suono hanno udito le mie orecchie? Davvero vuoi lasciare mister perfettino? >> la squillante voce di Dawn, decisamente carica di soddisfazione, l’aveva riscossa da quel pensiero. Ed aveva sospirato di sollievo, perché ancora non si sentiva pronta nemmeno per pensarci.

 

<< Yep! >>  aveva risposto Buffy, rivolgendo una volta tanto un sorriso alla sorellina ( che però era più alta di lei, dannazione! ) , invece di rimbrottarla perché aveva spiato la sua conversazione con Willow.

 

<< Fantastico, bisogna festeggiare! >> aveva esclamato ancora Dawn, soffiandole di sotto il naso il sandwhich che stava per afferrare e portandoselo alla bocca.

 

Ok, l’intromissione gliela passava. Ma mai portare via del cibo ad una Cacciatrice affamata.

 

<< Ehi!  >> aveva brontolato sonoramente di disappunto. << Perché non sei di là a guardare la TV? >> aveva chiesto, mettendo in salvo l’ultimo tramezzino rimasto sul piatto.

 

Dawn aveva scosso le spalle. << Non dicono più niente di nuovo. Come è spuntato il sole sembra che a Los Angeles tutti i demoni siano spariti. Quegli scemi della televisione pensano che ormai sia tutto finito. Se è così, io non sono una chiave mistica. >> aveva borbottato con espressione preoccupata.

 

Annuendo con la stessa preoccupazione sul volto, Willow aveva teso una tazza di tè alla giovane Summers. << Già. Speriamo che Giles si faccia vivo presto, dobbiamo arrivare là il prima possibile. >> aveva poi detto sospirando.

 

In cucina era caduto un silenzio carico di tensione. E Buffy aveva ripreso suo malgrado a pensare. Quanto stava succedendo a Los Angeles era tremendo, e doversene stare con le mani in mano, era pure peggio. Non appena la notte fosse di nuovo calata, l’orda dei demoni avrebbe ripreso ad attaccare. Ed anche Spike lo avrebbe fatto. Sempre se nel frattempo non era diventato di nuovo un mucchietto di cenere. La sola idea di perderlo prima ancora di averlo ritrovato, era inaccettabile.

 

<< Buffy, che ne dici se andiamo avanti con i sogni? >> la voce di Willow, l’aveva riscossa da quell’idea intollerabile. << Non sappiamo quanto tempo abbiamo prima di partire, è meglio approfittarne, no? >> aveva aggiunto la strega.

 

Buffy le aveva fatto un debole sorriso, avendo compreso che Willow doveva aver capito a cosa stesse pensando, ed aveva cercato il modo di distrarla. Solo…

 

Se da una parte era stata preoccupata per la sorte di Spike, non lo era stata di meno all’idea di affrontare il terzo sogno. Già  i sogni precedenti erano stati orrendi e due dei pretendenti erano stati eliminati, ed ora…aveva  avuto una paura terribile che anche il terzo non andasse bene.

 

Non di meno, Willow aveva ragione. Non si sapeva quanto tempo ancora rimaneva prima della partenza, e lei voleva risolvere la questione.

 

Così, ancora più impreparata di quanto lo fosse stata prima, era tornata in camera e si era distesa sul letto. Questa volta il sonno aveva tardato ad arrivare, forse a causa del suo nervosismo, e poi…poi si era ritrovata in una strada sconosciuta, di una città sconosciuta, ma davanti alla casa.

 

La sua casa.

 

*************

 

Ed ora…ora se ne stava piegata sopra il lavabo, sciacquandosi la faccia, mentre le lacrime non volevano smettere di scorrere. Se i primi due sogni l’avevano colpita profondamente, seppur in modi diversi, questo…questo l’aveva devastata.

 

<< Buffy?... >> la voce incerta di Willow, proveniente dalla porta, la fece girare per affrontarla mentre si asciugava il viso con un asciugamano.

 

<< E’ tutto ok? >> chiese ancora la strega, fissando preoccupata l’amica. Non l’aveva mai vista tanto sconvolta, a parte forse quella volta che a causa di quel demone, aveva creduto di essere impazzita ed essere ricoverata in un manicomio. Ora sembrava ugualmente confusa, spaventata.

 

<< No. >> la risposta telegrafica di Buffy, era stata quasi sussurrata, mentre si lasciava cadere seduta sul gabinetto.

 

Con calma, Willow le si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lei e posandole una mano sulla sua tremante, che ancora stringeva l’asciugamano. << Te la senti di raccontare cosa hai visto? >> le chiese dolcemente, accompagnando il tutto con un sorriso che sperava consolatore.

 

In cuor suo Willow non sapeva che pensare. Trattandosi di Spike, questa volta nel sogno poteva essere successo di tutto, ma di certo non si aspettava di sentire quello che pochi secondi dopo udì.

 

<< Era sposato! >> frignò Buffy, asciugandosi ancora gli occhi con una mano, per poi soffiarsi il naso nell’asciugamano.

 

<< Huh? >> fece Willow perplessa, mentre al contempo pensava che forse era meglio mettere un asciugamano pulito nel bagno.

 

<< Aveva una moglie, una bella casa, un figlio, una moglie…ti rendi conto? Aveva una moglie. >> frignò più forte Buffy.

 

Forse se alla prima non lo aveva capito, quando Buffy ripeté per la terza volta che Spike aveva una moglie, non poteva più ignorarlo. A quanto sembrava, rifletté Willow, di tutto il sogno, la parte che maggiormente aveva colpito Buffy era quella. Personalmente a lei colpiva di più la faccenda del figlio, voleva saperne di più in proposito.

 

<< Ma cosa è successo con precisione? >> chiese quindi.

 

Buffy, ebbe come un moto di stizza, che però servì a farla smettere di piangere. Non aveva voglia di stare a raccontare tutto, già era difficile sopportare le immagini del sogno che ancora le passavano per la mente, ma poi…una minuscola scintilla di speranza si fece largo. Forse lei stava interpretando male il tutto. Era quindi meglio raccontare il sogno in tutti i suoi particolari a Willow. Così, lottando con il desiderio di piangere di nuovo, fece il suo bel riassuntino.

 

<< Significa che anche con lui non c’è speranza, vero? >> chiese ansiosamente, sperando che Willow la sbugiardasse.

 

<< Significa solo che sei sempre la solita testa di rapa! >>

 

Tale era stata la tensione con cui aveva aspettato la risposta di Willow, che Buffy sobbalzò talmente forte, da picchiare la testa contro il mobiletto sopra il lavandino. Non si era certo aspettata di sentire la voce di Dawn provenire dalla porta.

 

<< Ahia! >> esclamò massaggiandosi la parte colpita, mentre fulminava con lo sguardo la sorella che se ne stava a braccia incrociate appoggiata al vano della porta. << Che ci fai qui? >> le chiese odiando quell’intromissione.

 

Un attimo…

 

<< Che hai detto prima? >> chiese quasi a precipizio, mentre la speranza prendeva piede.

 

<< A quale domanda devo rispondere per prima? >> chiese perfida Dawn, sogghignando.

 

<< Dawn… >> rispose Buffy con fare minaccioso.

 

<< Ok, procederò con ordine… >> disse la ragazza facendo spallucce. << Ero venuta ad avvertirvi che Giles ha richiamato, non ha detto molto a parte che fra circa 20 minuti dovrebbe passare un auto a prelevarci per portarci all’aeroporto. Dice che ci spiegherà tutto là. >> disse lanciando la nuova informazione come se non fosse nulla di importante.

 

<< Oh, bene! >> esclamò Willow sollevata, finalmente qualcosa si muoveva. << Allora dobbiamo sbrigarci e finire di fare i baga… >> stava aggiungendo quando Buffy l’interruppe.

 

<< Alto là! Prima voglio sapere che diavolo intendeva Dawn! >> esclamò Buffy che non intendeva far cadere il discorso.

 

<< Ok, te lo dico…mentre finisci di fare le valige, altrimenti arriviamo in ritardo. >> rispose Dawn.

 

OK! E’ assodato che mia sorella prima di essere la chiave era una nazista. Pensò Buffy, sentendosi sotto tortura. Mogia e con il  broncio, si accodò alle altre per tornare in camera.

 

<< Tu inizia a parlare ragazzina. >> disse con cipiglio, mentre rincominciava a buttare di tutto in valigia, sotto gli occhi divertiti delle due.

 

<< Oookay! >> ridacchiò Dawn, rinunciando a rimettere a posto le cose, quando Buffy le strappò di mano una maglietta e la ficcò a forza dentro, saltando poi a sedere sulla valigia per riuscire a chiuderla.

 

<< Vuoi proprio sapere che significava quel sogno? >> disse ancora, ridacchiando, quando Buffy le inviò un’occhiata omicida. << Significa appunto quello che ti ho detto prima. Che sei una testa di rapa! Hai così paura di lasciarti andare con Spike, perché sai bene che non sopporteresti di perderlo ancora. >> aggiunse con tono più duro.

 

<< Ma nel sogno io lo avevo perso. >> ci tenne a puntualizzare Buffy, che non ci capiva niente.

 

<< Appunto! Nel sogno il tuo subconscio ti ha fatto vedere cosa succederà se tu continui a tirarti indietro come hai sempre fatto. >> rimarcò Dawn.

 

<< Ma… >> Buffy ancora era confusa.

 

<< Dawn ha ragione, Buffy. >> disse Willow con calma, attirando immediatamente lo sguardo di Buffy su di sé. << Vedi, il fatto di trovarlo sposato, con un figlio…quelle sono sia le tue paure che ti parlano, che i tuoi desideri. >> aggiunse cercando di spiegare meglio, ma capì di non esserci riuscita tanto, vedendo l’espressione vagamente beota di Buffy. << Voglio dire…la casa che hai visto, il bambino,  quelle sono cose che tu vorresti avere da lui, ma fino a quando non metterai fine alle tue paure…questo non potrà succedere. >> le spiegò ancora sorridendo.

 

Buffy si sentì invadere da una calda sensazione di sollievo. Quindi, Spike non era perduto, ma lo avrebbe perso se avesse continuato ad essere “una testa di rapa” come diceva Dawn.

 

OK! Vista così la cosa mi torna decisamente meglio. Niente linea su Spike. Ma…

 

<< Ma Spike è un vampiro. Insomma mi sta bene la faccenda del matrimonio…(non ci credo, l’ho proprio detto…)…ma…perché ho sognato che era umano? >> chiese dando voce a quella vocina che le aveva sussurrato quell’interrogativo nella mente.

 

Improvvisamente Willow arrossì, e Buffy la guardò stranita. << Willow? Cosa… >>

 

<< Io…uhm…penso di aver influenzato in parte il tuo sogno. >> confessò la strega, facendo sì che Buffy e Dawn la guardassero entrambe sbalordite. A parte il fatto che lo erano già entrambe per l’affermazione che Buffy si era fatta sfuggire.

 

In quel mentre si udì il suono del campanello, a quanto sembrava l’auto promessa da Giles era arrivata.

 

<< Buffy…è lunga da spiegare…prima non hai voluto ascoltare quando io e Andrew volevamo spiegarti perchè… >> disse Willow stentatamente, mentre afferrava una delle borse posate a terra per portarla verso la porta.

 

<< Spike è umano? >> chiese Buffy interrompendola, ed andando al sodo.

 

<< No…ecco…no. Come ho detto è lunga…ti racconterò tutto durante il volo, va bene? >> propose Willow, sperando che l’amica accettasse. Il campanello che suonava ancora, le diede una mano, rivelandosi decisivo.

 

<< Ok! Aspetterò…ma stavolta voglio sentire tutto! >> accettò Buffy.

 

Ora era il momento di partire.

 

 

Capitolo 4  

 

 

Era arrivato il momento di partire, o meglio…

 

<< Dawn? Che stai facendo? >> chiese Buffy, rendendosi conto solo in quel momento, che la sorellina si stava accodando a loro, con una sacca sulle spalle.

 

<< Huh? >> chiese Dawn, con la più innocente delle espressioni, che però Buffy era sicura fosse completamente falsa.

 

<< Dove credi di andare? >> si costrinse però a chiederle ancora, alzando un sopracciglio e guardandola critica.

 

<< Macchina, aeroporto, aereo, Los Angeles. >> rispose telegrafica Dawn, facendo un sorrisino decisamente fiducioso.

 

<< Scordatelo, tu a Los Angeles non ci vieni. E’ troppo pericoloso. >> esclamò decisa Buffy.

 

<< Io vengo. >>

 

<< No. >>

 

<< Si. >>

 

Il campanello suonò per la terza volta.

 

Vedendo che la situazione era in stallo, Willow sospirò prima di intervenire. << Buffy…Dawn potrebbe esserci utile…ha fatto molti progressi con gli incantesimi di guarigione. Se ne starebbe al sicuro al campo base, beh almeno spero che Giles abbia organizzato un campo base… >>

 

Come intervento non era stato dei più eccelsi, ma Dawn colse la palla al balzo. << Sentito? Potrei essere di aiuto. >> disse rimarcando la parte che Willow aveva azzeccato.

 

Buffy la guardò leggermente meno convinta e Dawn decise di continuare a premere un paio di tasti giusti. << Ti prometto che non andrò a giro, ma rimarrò dove mi dirai di stare. Voglio poter aiutare…e poi…ci tengo anche io a rivedere Spike…daiiii…per favoreee… >> disse con una vocetta implorante accompagnata da due occhioni che sbattevano le ciglia.

 

Buffy era incerta, ma proprio in quel momento il campanello suonò ancora. << Ok, ma ti avverto, se ti uccidono, io te lo avevo detto. >> rispose spalancando con forza la porta.

 

<< Questa non mi giunge nuo… >> stava rispondendo Dawn, quando anche lei si bloccò davanti alla porta come già aveva fatto Buffy.

 

<< Riley? >> la domanda venne posta da tutte e tre le ragazze nello stesso identico momento.

 

Fantastico! Ci mancava solo un altro ex.

 

*************

 

L’aereo stava rullando sulla pista, mentre Buffy si teneva stretta allo scomodo seggiolino dell’aviogetto militare sul quale si trovava, con la testa ancora piena di interrogativi. Durante il viaggio verso l’aeroporto, Riley aveva spiegato che Giles, vistosi al perso, aveva chiamato il numero che aveva per mettersi in contatto con l’Iniziativa. Esponendo il suo problema con non molta calma, ad un commesso di un negozio di fiori, aveva lasciato un messaggio per Riley, spiegando la situazione.

 

Il gruppo di militari a cui faceva capo Riley, che già conoscevano la gravità della situazione presente a Los Angeles, venendo a sapere che c’erano almeno un centinaio di cacciatrici pronte ad intervenire, ma impossibilitate a raggiungere il posto, si erano prestati mettendo a loro disposizione i mezzi necessari per farlo.

 

Riley, che si trovava a Berlino quando aveva ricevuto le informazioni, era partito immediatamente per recuperare Buffy e Willow, che si trovavano a Roma, facendo prima un veloce scalo a Milano dove aveva già recuperato sei cacciatrici. Altri suoi commilitoni si stavano occupando di recuperare le altre a giro per il mondo, più un gruppetto sostanzioso presente a Londra, comprensivo di Giles e Xander.

 

Il rendez-vous era fissato presso la base aerea più vicina a Los Angeles, poi da lì si sarebbero spostati con degli elicotteri sul posto. Se avessero avuto fortuna in otto/dieci ore al massimo, potevano arrivare. Giusto in tempo prima del tramonto e quindi prima che un certo dragone si risvegliasse dal suo sonno di bellezza. Le ultime notizie davano che si era accoccolato in uno degli hangar dell’aeroporto, dopo essersi fatto uno spuntino con qualche aereo, giusto per rendere l’ambiente caldo il necessario per le sue esigenze.

 

Beh, almeno ora si spiegava la presenza di Riley sul posto.

 

Passata l’iniziale sorpresa, Buffy si era resa conto con sollievo che rivederlo non l’aveva turbata come era successo in passato. Forse nel suo cuore aveva già tirato una linea sul suo nome quando aveva scoperto che si era sposato con quella sottospecie di Wonder Woman. Così, mentre l’aereo si sollevava dalla pista per poi mettersi in quota, inviò un ringraziamento verso il cielo per non dover essere costretta a ricorrere all’ennesimo sogno. I tre che aveva avuto erano già abbastanza.

 

E fu altresì grata, che Riley fosse rimasto nella cabina di pilotaggio. Willow le doveva spiegare ancora un sacco di cose, e sinceramente preferiva che il suo ex se ne rimanesse alla larga mentre l’amica le parlava di Spike. Slacciandosi quindi la cintura di sicurezza, si rivolse verso la strega, fissandola con uno sguardo eloquente.

 

Willow si contorse scomodamente sul suo seggiolino, sotto il suo sguardo. Arrossì, aprì la bocca un paio di volte, ma solo al terzo tentativo, ne uscì fuori qualcosa a malapena bisbigliato. << E’ cominciato tutto, circa tre mesi dopo che la bocca dell’inferno era collassata… >> aveva iniziato a dire.

 

<< Ma avevate detto che Spike era tornato prima. >> la interruppe Buffy, non tornandole i conti.

 

Willow annuì. << Sì…ma noi ne venimmo a conoscenza solo dopo. >> ci tenne a specificare. << Fu allora che successe. >> aggiunse.

 

<< Cosa? >> chiese Dawn, seduta sull’altro fianco della strega.

 

<< Vi ricordate di quella volta che il Consiglio era entrato in allarme a causa di una forte alterazione dei piani dimensionali? >> chiese Willow, ottenendo due annuimenti.

 

<< Si, mi ricordo che temevate dipendesse da me, che si fossero riattivati i miei poteri di chiave mistica. >> rispose poi Dawn, con un tono di rimprovero insito nella voce, che non sfuggì alle altre due.

 

<< Sì, beh…in quel periodo non sapevamo cosa altro pensare… >> fece Willow in tono di scusa.

 

<< Ma cosa c’entra Spike in tutto questo? >> chiese invece Buffy, un po’ confusa.

 

<< Direi tutto. >> rispose vivacemente Willow. << Circa quattro d’ore dopo che l’allarme era rientrato…lui…lui telefonò a Giles. >> si decise a rivelare.

 

<< A Giles? >> chiesero all’unisono Buffy e Dawn, guardando l’amica con gli occhi allargati.

 

Willow sogghignò decisamente prima di rispondere. << Oh ragazze avreste dovuto vedere la faccia di Giles quando rispose al telefono. Giuro che non avevo mai visto una tonalità di verde simile, beh prima che cadesse dalla sedia, poi diventò rosso come un peperone. >> disse sghignazzando a più non posso. Ma né Buffy né Dawn si unirono alle risate.

 

< Beh…in effetti sul momento la cosa non fu divertente, ebbi paura che gli fosse venuto un infarto, ma…ripensandoci… >> ghignò ancora Willow, rivedendo la scena nella mente. << Comunque…una volta che Giles si fu ripreso dalla sorpresa…lui e Spike rimasero al telefono per quasi due ore, mentre Spike gli spiegava tutto quello che gli era successo… >>

 

E mentre Willow raccontava di come Spike li avesse informati sul suo ritorno, di come era avvenuto e di cosa era accaduto fino a poche ore prima (comprensivo dello scontro con Angel, per una coppa che però si era rivelata una bufala), Buffy e Dawn ascoltavano attente e a tratti angosciate. Venire a sapere che Spike era uscito da l’amuleto che Buffy gli aveva fatto indossare, per poi ritrovarsi nell’ufficio di Angel sotto forma di fantasma fino a quando un altro misterioso pacchetto, non gli aveva restituito la sua solidità, era un po’ dura da accettare.

 

Soprattutto quando Willow rivelò che Spike nei primi tempi aveva cercato di contattarla, ma si era trovato bloccato sia dalla sua incorporeità, che dal legame che il dannato amuleto aveva con la Wolfram and Hart, oltre che da Angel, che aveva vietato a tutti i suoi collaboratori di comporre il suo numero di telefono per lui.

 

Beh, almeno all’inizio mi ha cercata, ma…Certo, non potrò mai perdonare Angel per questo. Anche se…

 

<< Ma perché non si è messo in contatto con me, una volta tornato corporeo? >> chiese Buffy, che si sentiva ancora ferita da questo.

 

<< Buffy, cerca di capirlo…lui è stato fatto tornare suo malgrado. All’inizio forse non lo capiva, ma quando tornò solido, comprese che c’era qualcosa che non andava. Forze superiori stavano tramando qualcosa, questo gli fu ben chiaro, soprattutto quando venne a sapere che esisteva una profezia che poteva riferirsi sia ad Angel che a lui. >> le rispose calma Willow.

 

<< Una profezia? Che genere di profezia? >> chiese Dawn, battendo in velocità Buffy.

 

<< Quando ci chiamò la prima volta, ancora la cosa non era ben chiara. Per quel poco che ne sapeva, trattava di un vampiro con l’anima che salvando o distruggendo il mondo avrebbe ottenuto come ricompensa l’umanità. >> rispose Willow, prendendo un profondo sospiro, per poi fermare Buffy dal parlare con un gesto della mano.

 

<< In seguito, siamo riusciti ad entrare in possesso di una copia di tale profezia, e ci è voluto del tempo per riuscire a tradurla. Comunque, nel venirne a conoscenza, tutti noi fummo d’accordo con Spike, che per il momento non era il caso di coinvolgerti. Lui si preoccupava per te, Buffy, per te e per Dawn…stavate finalmente iniziando a vivere una vita libera e serena e lui non voleva tornare e scombinare tutto. Voleva darvi il tempo di riprendervi. Nel corso di questi mesi ha più volte detto che era convinto che tu avessi bisogno di prenderti un periodo di pausa, di riposo da quella che era stata la tua vita sulla bocca dell’inferno per sette anni. Senza contare che a quanto sembrava…tutto pareva ricondurre a Los Angeles ed ai Senior Partners e quindi la cosa era seria. E lui non voleva essere quello che ti avrebbe rigettata nel caos. >> c’era una nota di rispetto nella voce di Willow mentre parlava di Spike, che Buffy non potè ignorare.

 

Dio solo sa quanto ero stanca dopo che Sunnydale fu distrutta, allora perché mi stupisco che anche Spike lo avesse capito? Ha voluto regalarmi un po’ di pace e serenità, dopo avermi salvato la vita. Tipico da parte sua…dannatamente dolce…e maledettamente stupido. Proprio come è lui.

 

Buffy rimase in silenzio per un paio di minuti, mentre un groppo doloroso le stringeva la gola e gli occhi iniziavano a bruciarle. << E dopo che è successo? >> chiese infine, con voce malferma.

 

<< Spike ha continuato a mantenersi in contatto con noi…a volte parlava con Giles, a volte con me…raccontandoci cosa stava succedendo a Los Angeles. Persino Xander è riuscito a parlargli una volta, dopo che era tornato dall’Africa. Chiamava in media una volta alla settimana…e tutte le volte doveva uscire da Los Angeles per farlo…aveva infatti la sensazione di essere tenuto sotto controllo. Le cose che succedevano lo preoccupavano molto…riuscì a farci avere la copia della profezia quando Andrew andò per quella cacciatrice… >> la voce di Willow si spezzò ricordando il resoconto di Andrew, quella volta le cose non erano andate bene per Spike. Tutti loro erano stati in pensiero per il vampiro, fino a quando non si era fatto risentire. Ma questo non poteva dirlo a Buffy, non ora che già doveva preoccuparsi di un’apocalisse in atto.

 

<< Tutte le volte ci chiedeva notizie tue e di Dawn…quando tu cominciasti a frequentare l’immortale nessuno di noi se la sentì d’informarlo, ma…a quanto pare, venne ugualmente a saperlo…da quel momento i contatti si sono interrotti. All’inizio pensammo che ce l’avesse con noi per non avergli detto nulla, ma…mano a mano che il tempo passava, iniziammo a preoccuparci…Giles aveva tradotto buona parte della profezia…e beh, era venuto fuori che c’era una parte che riguardava anche te. >> rivelò cautamente Willow.

 

<< Me? >> chiese Buffy, riprendendosi leggermente dalla tristezza che le aveva invaso il cuore.

 

<< Già…ecco vedi, il succo della profezia era esattamente quello che Spike ci aveva detto la prima volta, ma…è venuto fuori che il campione, il vampiro con l’anima che avrebbe ottenuto la ricompensa, doveva avere degli specifici requisiti. Tipo aver contribuito a salvare il mondo…affrontato varie prove…e…doveva amare ricambiato la prescelta, la cacciatrice. >> rispose Willow, mentre gli occhi di Buffy si allargavano a dismisura.

 

<< Ma…ma… >> inutile non le usciva fuori niente che fosse vagamente coerente.

 

<< E’ per questo che ero venuta a trovarti. Non sentendo più Spike, eravamo preoccupati, e scoprire questo particolare rimetteva tutto in discussione. Così mentre Giles iniziava a fare i preparativi per intervenire, io dovevo informarti di cosa era successo. Del ritorno di Spike e del resto, intendo. Nessuno di noi sapeva quali fossero i tuoi reali sentimenti per lui, lo sospettavamo, dato che tutte le volte che veniva nominato facevi una faccia strana…ma c’era da considerare anche Angel. Fino a poche ore fa, per quanto ne sapevamo…la profezia poteva riguardare anche lui. >> spiegò esitante Willow.

 

<< Ma quando sei arrivata, il casino era già scoppiato. >> spiattellò tranquillamente Dawn, ottenendo un sorriso ed un cenno dalla strega.

 

<< E quindi è anche per questo che quando sono venuta a chiederti aiuto per capire chi amavo…sei stata così disponibile. >> congetturò Buffy, che invece aveva colto un altro aspetto della faccenda. << Hai detto di aver interferito nel mio sogno con Spike, lo hai fatto anche per gli altri? >> chiese mentre una paura iniziava a serpeggiarle dentro.

 

<< NO! >> si affrettò a rispondere Willow agitata. << Giuro di no! E’ solo…voglio dire…beh la tua richiesta arrivava in un momento particolare, è vero…ma anche per questo non avrei potuto interferire, c’era troppo in gioco…è solo che, dopo i sogni che avevi fatto su Angel e l’immortale, mi sono detta che forse quello con Spike sarebbe andato bene…e mentre ti guardavo dormire, mi sono immaginata di vederti accanto a lui, umano. In qualche modo, questo ha influenzato il tuo sogno facendotelo vedere come tale. Ma si tratta solo di questo, te lo assicuro, in ogni modo non avrei potuto influenzare i tuoi sentimenti. >>

 

Buffy tirò un sospiro di sollievo, vedendo, oltre che sentendo, la sincerità negli occhi di Willow. E questo significava anche un'altra cosa oltre al fatto di essersi resa conto di amare Spike. A quanto sembrava, le possibilità che lui potesse diventare davvero umano erano elevate.

 

Lentamente, le labbra le si distesero in un sorriso, mentre pensava a cosa questo comportasse.

 

 

Capitolo 5

 

 

Ok, è ufficiale, odio gli elicotteri!

 

Buffy se ne stava con gli occhi strettamente chiusi, mentre quell’odioso aggeggio la sballottava in qua e in là, facendole tutte le volte serrare lo stomaco. Accanto a sé poteva sentire invece i commenti entusiasti di Willow, che a quanto sembrava si stava divertendo. Ma come diavolo fa? Si chiese Buffy, respingendo l’ennesima ondata di nausea.

 

Forse era meglio se non mi fossi rimpinzata di quelle strane barrette che Riley ci ha offerto sull’aereo.

 

Energetiche? Altro che energetiche, al momento il mio stomaco sta ballando la rumba!

 

Il volo era stato tutto sommato tranquillo, Buffy era perfino riuscita a sonnecchiare un po’, mentre sentiva Willow aggiornare Riley sulla situazione di Spike. A dire il vero aveva proprio finto di dormire, non avendo nessuna voglia di partecipare alla conversazione. Senza contare che preferiva evitare di sentire le classiche battutine sceme, sul vampiro che si era innamorato della cacciatrice e per lei aveva salvato il mondo a costo della sua stessa vita.

 

Tanto, a difendere Spike c’era Dawn.

 

La sorellina avrebbe saputo tener testa a qualunque principe del foro, e con molta più ferrea logica di quanta Buffy avrebbe mai potuto avere. Lei avrebbe semplicemente perso il controllo, rischiando di far cadere l’aereo.

 

Così se ne era rimasta nel suo bozzolo, semiaddormentata, con le voci che le arrivavano solo vaghe e confuse, mentre rimuginava su quanto le era successo nelle ultime ventiquattro ore. La sua vita era stata completamente rivoluzionata, ma stranamente questo la rendeva più viva che mai. Si era riscossa dal suo torpore solo sentendo il suo stomaco brontolare. I tramezzini al tonno che Willow le aveva preparato avevano fatto una brutta fine, ed ora che aveva avuto modo di calmarsi e riflettere, il suo stomaco vuoto si era fatto sentire.

 

Ed aveva finito per accettare quelle specie di barrette che facevano, a quanto sembrava, parte del armamento standard del soldato perfetto.

 

Barrette, che in questo momento desideravano tornare a farle ciao ciao con la manina.

 

Quando finalmente la trappola infernale si posò a terra, Buffy era fuori ancora prima che venisse dato l’ordine di smontare, avendo la forte spinta di inginocchiarsi e baciare il terreno. Finalmente qualcosa di solido sotto i piedi.

 

Un paio di respiri profondi, mentre le pale ancora sbattevano l’aria attorno a lei, fecero tornare le barrette al loro posto. Guardandosi attorno, si rese conto che l’elicottero era atterrato proprio al centro dello stadio di Los Angeles. Evidentemente era l’unico posto sicuro in cui atterrare, ma le riportò alla mente il ricordo di quando da piccola suo padre la portava a vedere le partite di rugby.

 

Era a casa.

 

Tirando indietro i capelli che continuavano a sbatterle sul viso per colpa del vento, si fece velocemente una coda di cavallo, mentre guardava l’elicottero con cui era arrivata partire, mentre un altro atterrava al suo posto. Da sopra ne scendevano una decina di cacciatrici, che seguendo gli ordini, si radunavano agli orli del campo da gioco.

 

Il sole era basso nel cielo, ma mancava ancora un ora al tramonto; buon segno, significava che tutti sarebbero riusciti ad arrivare. Giusto in tempo.

 

Buffy salutò con un cenno della testa qualcuna delle ragazze che riconosceva essere state le potenziali che aveva alloggiato a casa sua. Erano venute tutte.

 

Dawn per fortuna non aveva fatto storie ed era rimasta alla base aerea, anche perché vi stavano già arrivando dei feriti che i militari avevano raccolto per le strade di Los Angeles. Era venuta per aiutare? Bene, ora ne aveva l’opportunità!

 

L’ultimo dispaccio che era giunto diceva che per il momento la situazione era invariata, vale a dire niente demoni a giro. Ma i militari si stavano affrettando a evacuare la città, in previsione della battaglia che presto sarebbe ripresa.

 

<< Buffy! >> urlò Riley, per superare il rumore dei rotori.

 

<< Ci sono novità? >> chiese subito lei, urlando a sua volta.

 

<< Sembra che una pattuglia abbia trovato nascosto in una cantina un tuo vecchio amico. >> urlò ancora lui, sospingendola verso il passaggio che portava agli spogliatoi. Una volta dentro il rumore degli elicotteri diminuì notevolmente.

 

Buffy non aveva la forza di fare domande. Ma i suoi occhi dicevano esattamente cosa voleva sapere.

 

Riley scosse la testa. << No… non è Spike. >> disse sapendo bene di deluderla. Ancora non riusciva a credere a quanto gli era stato raccontato su il vampiro platinato, ma questo non voleva dire che gli facesse piacere veder soffrire Buffy.

 

<< E’ Angel… >> disse quasi sputando sul nome; aveva odiato Angel più di quanto avesse mai disprezzato Spike. << Era in compagnia di una strana donna demone e di un uomo di colore gravemente ferito. Ho dato ordine di portarlo subito al più vicino ospedale. Angel e la donna invece sono rimasti lì ad aspettare. >> aggiunse.

 

<< E’ lontano il posto? >> chiese subito Buffy, riprendendosi dalla delusione.

 

Angel saprà dove si trova Spike.

 

Era stato solo questo pensiero a tranquillizzarla.

 

<< No, è a dieci minuti da qui…ma sarebbe meglio aspettare che ci siamo tutti. Se il sole cala mentre siete lì, potreste ritrovarvi isolati dal gruppo. >> rispose intanto Riley.

 

Buffy suo malgrado annuì. Per quanto non le piacesse l’idea di aspettare, non voleva rischiare di rovinare tutto facendo azioni inconsiderate. C’era troppo in gioco.

 

La porta che si aprì, facendo entrare Willow, riportando alto il rumore dei rotori, per poi calare nuovamente quando la strega la richiuse dietro di sé.

 

<< Giles e Xander dovrebbero essere sul prossimo elicottero, ho detto alle ragazze di indirizzarli qui, ho fatto bene? >> chiese aggrottando le sopracciglia nel vedere l’espressione tesa di Buffy. << Ci sono novità? >> chiese quindi.

 

<< Hanno trovato Angel. >> disse piattamente Buffy. E Willow comprese che di Spike per ora non si sapeva nulla.

 

<< Will…non potresti… >> chiese subito dopo Buffy, avendo un intuizione, ma venne interrotta dall’amica.

 

<< Fare un incantesimo di locazione? >> disse infatti la strega, avendo intuito cosa le stava per essere chiesto. << Mi dispiace veramente Buffy…ma tutta l’area è piena di interferenze mistiche, sarebbe come cercare il classico ago in un pagliaio. >> aggiunse facendo un sorriso dispiaciuto.

 

Vedendo però come le spalle di Buffy si abbassavano, le si avvicinò e vi pose sopra una mano. << Lo troveremo, vedrai. >> le disse cercando di consolarla. E Buffy annuì, dato che non poteva fare altro.

 

*************

 

<< Mi state dicendo che Spike vi ha sempre tenuti informati di tutto quello che succedeva qui? >> il tono di voce di Angel era paurosamente basso.

 

Fuori il sole si stava spegnendo, tracciando lunghe ombre con i suoi ultimi raggi. L’esercito di cacciatrici aveva raggiunto la cantina dove si trovavano Angel ed Illyria, solo pochi minuti prima, ed era stato compito di Giles spiegare al vampiro che la ragione per cui si trovavano lì non era solo per fermare l’ennesima apocalisse, ma anche per sapere cosa fosse successo dopo che Spike aveva interrotto i contatti.

 

<< Non di tutto. >> rispose con calma Giles, che pur cogliendo la rabbia silente del vampiro, non se ne curò. Non a caso aveva un centinaio e passa di cacciatrici alle sue spalle. << Spike ha smesso di chiamarci dopo che entrambi andaste a Roma, come già ti ho detto…Ora voglio sapere se è successo qualcosa che possa avergli impedito di contattarci, oltre che naturalmente sapere come possa essersi scatenata questa apocalisse. >> aggiunse sospirando, mentre si toglieva gli occhiali e guardava accigliato Angel.

 

Angel si tese ancora di più, non gli era sfuggita la nota di rimprovero nella voce dell’Osservatore. Senza contare, che anche Buffy lo stava guardando truce, come se lui fosse il solo responsabile per tutto quello che era accaduto. Già le prime parole che gli aveva rivolto erano state difficili da digerire. Quel “Perché non mi hai informata che Spike era tornato?” ancora gli bruciavano nello stomaco.

 

<< Ed io potrei sapere come mai, se eravate al corrente di tutto non siete intervenuti quando ve lo abbiamo chiesto? >> chiese, dando uno sguardo di sfuggita ad Illyria, per far capire a cosa si riferisse. Attaccare era sempre meglio che difendersi.

 

<< Perché non c’era niente che potevamo fare…non in quella situazione. >> rispose a sorpresa Willow, con incredibile coraggio e decisione.

 

Angel fece una smorfia, prima di scuotere nervosamente la testa. In quei lunghi mesi, mentre lui perdeva tutte le cose in cui credeva, tutte le persone che gli erano care, sentendosi sempre sull’orlo di un baratro, Spike invece aveva avuto dietro le sue spalle l’appoggio sicuro del nuovo Consiglio. Ora capiva perché lui avesse alzato la mano quando aveva affermato che qualcuno lo avrebbe tradito. Spike lo aveva già fatto. Perché questo era, un tradimento. Malgrado l’antipatia, l’insofferenza, malgrado tutto, alla fine aveva iniziato a fidarsi del suo gran-childe, e lui lo aveva pugnalato alle spalle.

 

Non aveva importanza che si fosse tenuto lontano da Buffy, contando sugli altri per non rivelarle il suo ritorno, alla fine lo aveva comunque fregato.

 

<< Allora, Angel…vuoi rispondere adesso alla mia domanda? >> chiese Giles non più tanto calmo.

 

Angel fece una risatina nervosa, fra poco si sarebbe di nuovo scatenato l’inferno e questi volevano sapere come mai Spike avesse smesso di contattarli. Anche se…ripensandoci, in effetti da quando erano tornati da Roma, capitan perossido aveva perso molta della sua baldanza, diminuendo sensibilmente molte delle sue battutine. Aveva creduto che dipendesse dal fatto che avesse detto addio a tutte le sue speranze su Buffy, ma ora alla luce delle nuove notizie Angel si rese conto che qualcos’altro doveva essere successo. Vedendo che le cose si mettevano al peggio, non si comprendeva come mai non avesse informato il Consiglio di quanto stava accadendo, per quanto stupido, Spike non era scemo.

 

<< Non lo so…non so perché non vi abbia più chiamati. >> fu però costretto ad ammettere, non riuscendo a comprendere lui stesso cosa fosse successo. << Quel viaggio fu un vero disastro se proprio lo volete sapere, niente andò bene e quando tornammo ci trovammo ad affrontare il complotto del gruppo della spina nera, una congrega di demoni che intendeva conquistare il mondo. Loro gli abbiamo fermati, uccidendoli uno ad uno, ma questo non ha impedito ai Senior Partners di vendicarsi inviando un esercito di demoni. >> aggiunse spiegando in breve gli ultimi avvenimenti, mentre si grattava i capelli bruciacchiati che aveva in testa e che gli prudevano.

 

Non c’era tempo per altre spiegazioni, da fuori si iniziarono ad udire grida laceranti.

 

<< Sai dove si trova adesso? >> chiese Buffy, affrettandosi verso la porta della cantina. << Spike, intendo. >> aggiunse volendo essere sicura che Angel capisse.

 

A sorpresa non fu lui a rispondere, ma Illyria che fino a quel momento se ne era stata in un angolo silenziosa a studiare i nuovi venuti. << L’ultima volta che l’ho visto si stava dirigendo verso nord, con il drago che lo seguiva. >> disse, guardando attentamente Buffy. Ricordava vagamente che Spike le aveva parlato di una cacciatrice.

 

Buffy si sentì il cuore stringere nel petto. A nord, quindi verso l’aeroporto, dove il drago aveva continuato a dormire fino a quel momento. << Il drago lo seguiva? >> chiese sperando di aver sentito male con la confusione che già si stava creando con la battaglia che era ripresa nella strada.

 

<< Si. >> rispose sempre Illyria, mentre Angel sbuffava. << Angel aveva detto che voleva essere lui ad ucciderlo, ma il drago non era dello stesso parere, dopo avergli bruciato un po’ la testa si è girato e si è messo a caccia di Spike. Forse preferisce i vampiri biondi. >> se solo la voce della demone avesse avuto una qualsiasi inflessione invece di essere mortalmente neutra, si sarebbe potuto pensare che avesse appena fatto una battuta ai danni del vampiro moro, che in questo momento si stava ancora massaggiando i capelli.

 

Buffy vide le sue paure diventare più reali e tremò. Mentre Xander invece si faceva scappare una risatina. Stranamente quella tizia gli ricordava vagamente Anya. Beh sempre un demone millenario era.

 

<< Dobbiamo dirigerci verso l’aeroporto. >> ordinò urlando Giles alle cacciatrici che stavano lottando, avendo udito tutto, aveva intuito cosa volesse fare Buffy. Venendo così ringraziato da un debole sorriso della suddetta.

 

Farsi largo in quella bolgia infernale non era proprio facile, ma considerando come il gruppo marciava avanti compatto, al centro dello stesso vi era una sorta di zona franca che i demoni non riuscivano a raggiungere. E Buffy decise di utilizzarla per chiedere ulteriori spiegazioni ad Angel.

 

<< Che è successo quando siete venuti a Roma? Nessuno ha saputo spiegarmelo per bene. >> gli gridò per superare il fragore della battaglia. Accanto a sé sentì che anche Willow, Xander e Giles erano interessati come lei alla risposta.

 

Inghiottendo il boccone amaro che gli era salito in gola, Angel, dopo aver dato un occhiata a tutte quelle facce che lo fissavano, si arrese. << Da dove vuoi che cominci? Da quando mi hanno avvertito che tu avevi problemi con l’immortale, o quando invece il biondino ci ha detto che invece ti ci eri fidanzata? >> rispose però velenosamente. E prima che Buffy potesse intervenire continuò. << Oh no, aspetta…forse ti interessa sapere di come il tuo amante ci ha fatto correre in cerchio per Roma, cercando di recuperare la testa del demone che dovevamo prendere, continuando al contempo a tornare al tuo appartamento per cercarti, mentre tu invece te la spassavi con lui? >> ora il suo tono era decisamente irato.

 

Buffy era indecisa, se arrabbiarsi a sua volta per l’atteggiamento negativo di Angel, o invece sentirsi male per il fatto che mentre loro la cercavano lei si stava veramente divertendo. Come doveva essersi sentito Spike in quei momenti? Se solo avesse saputo…

 

Ma Angel non aveva ancora finito, era come un giocattolo a molla che una volta caricato non smetteva fino a quando la carica non fosse terminata. << O di come invece, sempre il tuo “fidanzatino”, ci ha fatto pervenire una bella bomba? O di come siamo tornati a Los Angeles con la coda fra le gambe, ubriacandoci sull’aereo, con Spike che piagnucolava perché aveva perso il suo adorato spolverino? >> sbottò ancora pieno di rabbia.

 

<< Lo spolverino? >> chiese a sorpresa Willow. << Ma nelle riprese che abbiamo visto in televisione ce lo aveva. >> aggiunse, rilevando quella incongruenza.

 

<< E’ un altro. >> rispose secco Angel. << Glielo hanno dato a Roma, dopo che la bomba aveva distrutto i nostri vestiti. >> rivelò ancora.

 

<< Cosa? >> chiese questa volta Giles. << Certo che questo potrebbe spiegare…si forse… >> borbottò dopo fra sé e sé, mentre tutti lo guardavano straniti.

 

Sospirando pesantemente, l’osservatore decise che era meglio spiegare. << Ma non capite? Questa potrebbe essere la risposta del perché Spike non ha più chiamato. Forse c’era qualcosa in quello spolverino che gli ha impedito di farlo…forse delle microspie…o qualche magia…Lo so è un ipotesi azzardata, ma per il momento è tutto quello che abbiamo. >>

 

Angel quasi gelò, improvvisamente nella sua mente rivedeva Spike, nel suo ufficio, quando si era presentato con gli altri per avere spiegazioni, quella volta aveva lasciato lo spolverino a casa, cosa strana se si considerava che per lui era quasi come una seconda pelle, anche se non era quello vecchio. Cercò di ricordare se altre volte lo avesse tolto in momenti particolari, ma non riusciva a ricordarsene. In ogni caso, era un ipotesi piuttosto valida.

 

Forse i Senior Partners, avevano fiutato che Spike stava rivelando informazioni ed avevano elaborato un piano per fermarlo. Infatti, anche se non fosse stato per la faccenda di Buffy, avevano già in mente di farlo andare a Roma, per fargli recuperare la testa del Capo di Famiglia. E vedendo che lui si rifiutava avevano tirato fuori la faccenda dell’Immortale, e sia lui che Spike avevano abboccato come due polli. Si, ora se ne convinceva sempre di più, la cosa era fattibile. << Credo che tu abbia ragione, Giles. >> ammise pensieroso.

 

 << Se le cose stanno così…dobbiamo affrettarci a trovarlo. >> esclamò Buffy, che aveva seguito un ragionamento mentale tutto suo. << Quello spolverino potrebbe essere più pericoloso di quanto non crediamo. >> disse esternando le sue paure.

 

Ed Angel si sentì stringere il cuore, non gli era sfuggita la nota di panico nella voce di Buffy.

 

Tu non hai idea di cosa avevamo.

 

Sentì risuonare dentro di sé le parole che Spike gli aveva detto quando era tornato. Si, forse non lo sapeva, ma qualcosa gli diceva che stava per scoprirlo.

 

 

Capitolo 6

 

 

E’ nel mio cuore.

 

Tu non hai idea di cosa avevamo.

 

Era inutile, per quanto Angel ci provasse non riusciva a far tacere quelle due voci che gli riecheggiavano nella mente. << Sei innamorata di lui? >> chiese infine, provando ancora una sensazione di dejà vu, nel ripetere quella domanda.

 

E la sensazione aumentò, quando Buffy continuando a guardare avanti, scuotè la testa. << No. >> Anche la prima parte della risposta era sempre la stessa e lo fece quasi sospirare di sollievo, ma non durò a lungo. << Non sono innamorata di lui, lo amo, è diverso. >> aggiunse Buffy con tono deciso.

 

Per un attimo Angel rimase come gelato, tanto che dovette affrettarsi a correrle dietro per recuperare i passi persi. << In che modo? >> non riuscì ad impedirsi di chiederle.

 

Sbuffando piano, Buffy scosse le spalle. << E’ come…ok, mettiamola così: quando sei innamorato non vedi le cose come realmente sono…tutto ti sembra sempre bello e perfetto, mi segui? Ma quando ami…beh, allora riesci a vedere proprio tutto…il bello ed il brutto…ma continui ad amare lo stesso. E’ questo che Spike prova per me, lo so. Ed anche io provo lo stesso per lui. Piaciuta la spiegazione? >> se le prime parole erano state dette con un tono riflessivo, le ultime contenevano invece un filino di sarcasmo.

 

Buffy aveva al momento troppa premura di raggiungere il posto dove sperava di trovare Spike, non aveva tempo per spiegare ad Angel cose, che lei stessa per prima, stava scoprendo solo adesso. Solo ora che le pronunciava ad alta voce comprendeva effettivamente come stavano i fatti. La prima risposta le era giunta automatica, ma la seguente le aveva richiesto un analisi più approfondita. Non di meno le scocciava dover dare spiegazioni ad Angel, soprattutto quando colui al quale quelle parole erano rivolte, non era lì ad ascoltarle.

 

Angel notando che la sua espressione si era indurita, nonostante il dolore interno che lo spingeva a discutere, si fece silenzioso. No, la spiegazione non gli era piaciuta, ma una cosa era chiara, quella era stata una risposta sincera, ma soprattutto matura. A quanto sembrava il biscotto era pronto per uscire dal forno.

 

*************

 

Mezz’ora.

 

Mezz’ora era passata da quando il sole era calato e si erano messi in cammino. Tutto attorno era maledettamente scuro, rendendo difficile riconoscere le vie ed i palazzi, ma finalmente all’orizzonte apparve una sagoma scura che era certamente la torre di controllo dell’aeroporto, anche se era stata evidentemente danneggiata, la sua forma era inconfondibile.

 

Buffy sospirò. Quei dannati demoni sembravano star cercando di ostacolarli in tutti i modi. Li avevano tutti attorno che premevano per sopraffarli. A turno le cacciatrici più esterne si davano il cambio con quelle interne, giusto per riprendere un po’ il fiato e le forze. Willow era impagabile per tutto quello che faceva con la magia per curarne le ferite. Fino ad ora era andata bene, non si contavano perdite, ma avevano lasciato la strada lastricata di corpi uccisi, solo di demoni per fortuna.

 

Un forte ruggito, ed un lampo di fuoco solcò il cielo. Il drago doveva essersi svegliato.

 

Buffy scrutò la nera volta senza stelle sperando di riuscire a vederlo, ma una gomitata di Willow, la distolse dal suo intento.

 

<< Credo che il lucertolone sia ancora al chiuso. >> disse indicando verso una immensa ombra nera alla loro destra, uno degli hangar certamente. << Sento forti vibrazioni provenire da lì. >> aggiunse.

 

Come conferma, giunse un altro ruggito e per un attimo la notte venne illuminata da un getto di fuoco che usciva dal portellone dell’edificio.

 

<< Sembra arrabbiato. >> commentò Xander.

 

Mano a mano che vi si avvicinavano, i rumori diventavano sempre più forti. Qualunque cosa il drago stesse facendo là dentro, in effetti non sembrava che lo divertissero.

 

Le cacciatrici che si trovavano in testa alla fila, sbirciarono con attenzione in direzione del portellone, non molto attratte all’idea di beccarsi una delle palle di fuoco che di tanto in tanto ne uscivano. << E’ bloccato. >> gridò una delle ragazze. << Sembra che la coda gli sia rimasta impigliata in qualcosa. >>

 

Un secondo dopo ci fu uno schianto assordante, dopo di che dall’alto giunse un grido. << Toglietevi da lì dannazione! >>

 

Spike.

 

Quella era la voce di Spike ne era sicura.

 

E così Buffy, invece di dare ascolto all’ordine cercò di correre invece nella direzione da cui aveva sentito giungere il grido. Cercò, appunto. Perché la forte stretta di Angel la trattenne indietro, gettandola a terra e gettandosi a sua volta.

 

Giusto in tempo.

 

Con un altro dei suoi show di fiamme, il drago stava uscendo velocemente dall’hangar, prendendo a sbattere le ali. Due secondi dopo si era già innalzato di un paio di metri da terra, fissando il nutrito gruppo di cacciatrici, oltre che i demoni che lo circondava.

 

Buffy alzando la testa, vide la morte in faccia, quando la bestiaccia aprì la bocca per dare di nuovo sfoggia delle sue capacita, proprio nella loro direzione.

 

E un attimo dopo…

 

Il cuore smise di batterle…quando vide una figura scura saltare da sopra il tetto dell’hangar per atterrare sul dorso del mostrone. Il quale, non molto felice di avere un passeggero, dopo aver richiuso la bocca, prese a sbattere più freneticamente le ali cercando di scrollarselo di dosso.

 

Così facendo però i due si innalzavano sempre di più, ed ormai erano a più di venti metri di altezza.

 

Buffy guardò con terrore Spike che cercava di rimanere in groppa al drago, rimanendo aggrappato a qualsiasi cosa trovasse, uno spuntone del dorso, l’attacco stesso delle ali, mentre con la mano libera continuava a dare colpi di ascia ovunque potesse.

 

Era una lotta all’ultimo sangue. I due continuavano a muoversi cercando di colpirsi, creando una sorta di danza macabra nel cielo.

 

Uno spicchio di luna, uscito per un attimo da dietro una nuvola illuminò le due figure avvinghiate.

 

E Buffy trattenne il respiro, mentre notava un particolare.

 

<< Lo spolverino, ha ancora lo spolverino. >> gridò alzandosi e raggiungendo il resto del gruppo, rendendosi conto che se Spike non finiva in cenere per uno dei soffi del drago, o si sfracellava a terra perdendo la presa, o ancora dilaniato dai potenti artigli della bestia; quell’oggetto continuava a essere una minaccia per lui.

 

<< Willow, non potresti avvertirlo telepaticamente? >> propose intelligentemente Xander (cosa strana), mentre fissava quasi affascinato quella scena. Aveva già visto Spike combattere altre volte, ma mai così. Internamente tremò al pensiero, che se Spike avesse messo tutta quella foga quando cercava di ucciderli tutti, forse ora nessuno di loro sarebbe stato lì.

 

Willow si affrettò subito ad eseguire, per poi scuotere la testa.

 

<< Non riesci a contattarlo? >> chiese Buffy spaventata.

 

<< Oh, no. Ci sono riuscita se è per questo. >> borbottò. << Ma lui mi ha risposto di lasciarlo in pace, che sa da solo quello che deve fare. Tipico. >>

 

<< Ma non gli hai spiegato che… >> Buffy non voleva arrendersi, ma la mano di Angel che si posava sul suo braccio la fece tacere.

 

Guardandosi attorno, si rese conto che tutti i demoni sembravano essersi come immobilizzati, presi anche loro a fissare la scena che si svolgeva in alto. Alzando a sua volta la testa, iniziò a mordersi un labbro mentre osservava Spike che era riuscito a stabilizzarsi sul dorso del drago, puntellando le gambe dietro le ali. Aveva smesso di menare con l’ascia, che si era invece messo in bocca per il manico, cercando di tenerla, mentre si liberava di una manica alla volta del maledetto spolverino.

 

<< Che diavolo vuole fare? >> chiese Giles, rendendosi conto che Spike, invece di lasciarlo cadere e sbarazzarsene, lo stava invece tenendo per le maniche e lo faceva svolazzare come una sorta di bandiera.

 

<< Lo vuole usare per accecare il drago. >> intuì Angel, notando come il suo gran-childe stesse protendendosi verso la testa del mostro.

 

<< Ma è pazzo! >> gridò Buffy. << Così si sfracelleranno entrambi. >>

 

<< Ho paura che sia esattamente quello che vuole fare. >> esclamò Xander puntando il dito verso il vampiro che era riuscito nel frattempo, a coprire il muso del drago con il suo spolverino, saltando più avanti sul collo dell’animale e con una veloce mossa, lo avvolgeva tutto attorno, rimanendo penzoloni per le maniche.

 

Buffy si morse a sangue il labbro, vedendolo così appeso nel nulla. Trattenuto solo da un braccio attaccato all’oggetto di pelle nera avvolto come una museruola al muso del drago. Come guinzaglio era un po’ corto. Senza contare che la bestia stava scuotendo la testa per liberarsi, facendolo dondolare come una piuma.

 

Ma lui non mollava. Mentre con una mano continuava a stare aggrappato, con l’altra ripresa l’ascia, aveva iniziato a lanciare fendenti contro il petto del drago. Solo occasionalmente i suoi colpi andavano a segno, lacerando la più morbida corazza del torace della bestia. Infine, la sorte sembrò aiutarlo, sospingendolo di più contro il suo bersaglio, e permettendogli di trafiggere con tutta l’ascia, il petto dell’animale.

 

Un secondo dopo però, le cose si misero al peggio.

 

Il drago iniziò a cadere a mulinello verso terra, con Spike che mollato lo spolverino, vi rimaneva attaccato solo con il pezzetto di manico dell’ascia che non era penetrato nel duro torace.

 

E caddero.

 

Insieme.

 

Su una delle piste di atterraggio, ironia della sorte.

 

Dopo un lungo momento di silenzio ed immobilità assoluta, i demoni sembrarono risvegliarsi dalla loro catalessi e ripresero ad attaccare. La battaglia non era dunque finita.

 

Quei cento metri che separavano Buffy dalla massa inerte sull’asfalto, furono i più duri che dovette affrontare. Ogni metro veniva conquistato con fatica, era maledettamente duro. Questa volta non se ne era rimasta nelle retrovie, ma era balzata in testa al suo esercito, mozzando teste e impalando corpi a ritmo frenetico, con la sua fidata falce. Tutto dentro di lei gridava per raggiungere il vampiro che amava.

 

Quando finalmente riuscì ad arrivare davanti alla forma gigantesca del drago, che giaceva a terra con le ali ancora spiegate e contorte, gemette sgomenta, non riuscendo a vedere da nessuna parte il corpo di Spike.

 

Non può essere diventato polvere!  Non può essere! Non deve essere!

 

 << Buffy! >> il grido di Xander, la riscosse dal torpore mentale causato dal panico che provava. << E’ qua sotto! >> gridò ancora l’amico, indicando la parte opposta del drago.

 

Solo allora si rese conto che le cacciatrice si erano predisposte in cerchio attorno alla bestia oramai decisamente morta.

 

Senza preoccuparsi di aggirarlo, lo scavalcò letteralmente in volata, diretta verso il punto indicato da Xander. Da sotto una delle ali, si intravedevano due gambe, mentre il resto del corpo rimaneva ancora sotto la mole del dragone.

 

Facendo forza con tutta sé stessa, cercò di spostare quel corpo, che le impediva di vedere il volto di qualcuno che le era mancato per troppo tempo.

 

Maledizione è troppo pesante!

 

Un attimo dopo, altre due spalle, si aggiunsero alla sua, premute contro il ventre viscido di sangue nero.

 

Illyria ed Angel.

 

Ansimando, sbuffando, mentre anche le spalle di Giles, Xander e Willow, si univano, il bestione prese a sollevarsi, a capovolgersi. Quando finalmente rotolò sull’altro fianco erano tutti senza fiato, beh quelli che respiravano.

 

Ma Buffy non stette a perder tempo a riprenderlo, due secondi dopo era china sul corpo di Spike.

 

Sembrava che dormisse.

 

Graffi segnavano il suo volto e le braccia, una grossa lacerazione era presente su un fianco, sanguinando copiosamente. In un secondo Buffy notò tutto e si tolse la giacca per premerla contro la ferita, mentre l’altra mano correva al suo viso. A quel viso che aveva pensato di non poter mai più rivedere.

 

<< Spike? >> sussurrò appena, con la gola bloccata dall’emozione.

 

<< Spike? >> ripeté un po’ più forte, passando le dita su quelle labbra che avevano popolato i suoi sogni.

 

<< Spike? >> stavolta il tono era più deciso.

 

E Spike aprì gli occhi.

 

Occhi azzurri come il mare in tempesta si chiusero con i suoi.

 

Dio quanto le erano mancati.

 

La stava guardando confuso, stordito. << Buffy…sei davvero tu? >> la voce era rauca e appena sussurrata, ma le fece venire i brividi lungo la schiena risentirla dopo tanto tempo.

 

<< Si, come ti senti? >> chiese lei, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.

 

<< Come se fossi stato schiacciato da un drago. >> rantolò lui.

 

Buffy suo malgrado si trovò a ridacchiare, mentre il cuore le si allagava di un calore immenso. Era sempre lui, sempre lo stesso Spike con le sue battutine stupide che però riuscivano a farla sorridere.

 

<< Dimentichi la parte in cui ti sei sfracellato con un drago. >> gli disse rimanendo sullo scherzo.

 

<< Uhm…si…ricordo vagamente qualcosa di simile… >> rispose lui sempre flebilmente, ma con un guizzo di sorriso.

 

<< Mi hai fatto quasi morire per la terza volta, lo sai? Vederti lassù, appeso come un pollo al un gancio di un macellaio…guai a te se lo fai ancora. >>

 

<< Ok, tanto mi sa che i draghi sono finiti. >> accordò Spike con un sospiro, richiudendo gli occhi.

 

*************

 

Era stanco, maledettamente stanco. E non era neanche sicuro che Buffy fosse davvero là, a parlargli, nonostante lei avesse affermato il contrario. Ma lo aveva sognato tante volte. Beh, non esattamente così, non con un drago morto a pochi passi, ma aveva sognato così tante volte di vederla, di poter vedere il calore nei suoi occhi rivolto verso di lui. Quel calore che parlava tanto di amore.

 

Le sue speranze si erano spente con il passare del tempo.

 

Ogni giorno passato senza vederla l’aveva sentita farsi sempre più lontana, anche se regina incontrastata del suo cuore. E quando era successo, quando aveva saputo che un altro aveva preso il suo posto al suo fianco, le speranze erano morte del tutto. Ed ora, lei apparentemente era lì, sempre appunto che non si trattasse di un altro dei suoi sogni, l’unico posto dove ancora la sentiva sua.

 

Non ce la faceva più a guardarla, era troppo doloroso.

 

Ed il dolore non proveniva solo da lei, qualcosa dentro di lui aveva preso a mordere, a lacerarlo, aumentando l’intensità della sofferenza oltre i suoi limiti di sopportazione. Rilasciò un gemito straziante, uno solo, e poi accolse con gratitudine l’oscurità che l’avvolgeva.

 

Almeno era riuscito a vederla, almeno un ultima volta.

 

*************

 

Buffy all’inizio non si allarmò quando lo vide chiudere gli occhi, ma quando prese a tendere la schiena, e rilasciò un gemito lancinante, si tese a sua volta preoccupata. Stava succedendo qualcosa di brutto.

 

Gettando uno sguardo verso la sua giacca, ancora premuta sul suo fianco, notò quanto fosse bagnata dal suo sangue. La ferita doveva essere più profonda di quando aveva immaginato la prima volta. << Presto, che qualcuno chiami i soccorsi. >> gridò in preda al panico.

 

Giles, che aveva preso la ricetrasmittente offertagli da Riley prima che il gruppo si muovesse, si affrettò a fare come richiesto. Ora che il drago non rappresentava più un problema gli elicotteri potevano circolare liberamente.

 

Al contempo, Willow, si lanciò verso il vampiro ferito a terra, iniziando ad invocare il potere di guarigione nelle mani, per poi posarle su quelle di Buffy ancora premute sulla ferita.

 

Il tempo sembrò dilatarsi, tutto attorno a loro il mondo continuava a girare, le cacciatrici continuavano a lottare, i demoni a morire, ma Buffy riusciva solo a vedere il volto di Spike diventare sempre più pallido di quanto non fosse mai stato.

 

Quando infine, il rumore degli elicotteri e degli spari li sovrastò, lei non se ne rese conto; non fino a quando giunsero mani a sollevare il corpo inerte di Spike per posarlo su una lettiga.

 

I soccorsi erano arrivati. Ma erano arrivati in tempo?

 

 

Capitolo 7

 

 

<< Sta riprendendo conoscenza. >>

 

<< Questo vuol dire che ha superato l’operazione? Ce la farà vero, dottore? >>

 

<< Ha superato la fase critica. Ha una forte fibra, altrimenti non avrebbe sopportato l’intervento. Se solo fossimo stati informati… >>

 

<< Ma starà bene, vero? >>

 

<< Si rassicuri signorina Summers, ho ragione di credere che non ci saranno conseguenze. Il paziente reagisce bene agli stimoli, dovrebbe poter recuperare velocemente, almeno dai risultati delle analisi. La situazione ora è sotto controllo. Adesso la lascio ho altri pazienti da visitare, decisamente messi peggio di questo qui…Un ultima raccomandazione, se necessario, gli dia pure un cucchiaino di ghiaccio…ma solo uno. >>

 

*************

 

Spike sentiva le voci come provenire da lontano. Non gli giungeva il senso di quello che stavano dicendo, da quanto apparivano strane e distorte le parole. Era come se nel suo cervello si fosse addensata una fitta coltre di nebbia, tutto gli arrivava sfuocato e attutito. Nonostante questo, nel sentire quella voce femminile, nella sua mente si accese come una lampadina. Lui conosceva quella voce…

 

Desiderando con tutto sé stesso poterne avere la certezza, aprì gli occhi di scatto, per richiuderli un secondo dopo, quando la luce troppo violenta della stanza gli fece saettare una fitta fino al cervello, che improvvisamente prese a pulsare dolorosamente. Si sentiva come se stesse uscendo da una sbronza.

 

C’era un battito monotono e snervante che gli rimbombava negli orecchi.

 

La bocca era impastata ed asciutta come un deserto.

 

Ed il respiro gli passava aspro ed affannoso dalla gola.

 

Deve essere stata una bella festa. Pensò incoerentemente.

 

Poi iniziò a ricordare.

 

La battaglia.

 

Il drago.

 

Buffy.

 

Era davvero Buffy?

 

E poi il dolore…

 

Il buio consolatore.

 

E la forte luce.

 

*************

 

<< Dove dannazione sono? >> aveva gridato guardandosi attorno in quell’immensità bianca e luminosa, dove si era ritrovato.

 

<< William! Ma che modi sono questi? Modera il linguaggio! Non è così che ti avevo educato. >>

 

Spike dapprima si era gelato, udendo quella voce che da più di un secolo non sentiva. Annaspò, deglutì più volte, e prese lunghi respiri, prima di avere la forza di girarsi per vedere se la sua memoria non lo aveva ingannato.

 

<< Madre? >> aveva soltanto bisbigliato, eppure quel flebile sussurro era sembrato risuonare all’infinito in quello spazio immenso, rivelando ogni sfaccettatura della sua voce. Gioia, dolore, vergogna, paura e molto altro ancora.

 

<< Felice di vederti William. >> aveva detto con voce calma, la gentile signora anziana che gli stava davanti.

 

Spike aveva sbattuto più volte le palpebre, sia per assincerarsi che non stesse avendo una visione, che per rimandare indietro le lacrime che li avevano invasi. Ancora scosso, non era riuscito a mantenere il contatto visivo con quegli occhi che lo avevano guardato con affetto, e aveva chinato vergognoso la testa. << Madre…io… >>

 

Non aveva saputo che dire, che fare. Avrebbe voluto gettarsi ai piedi di sua madre e chiederle perdono, avrebbe voluto stringerla, avrebbe voluto…avrebbe voluto tante cose, ma non era riuscito a fare nessuna di queste, da come era stato paralizzato dall’emozione.

 

Il << Shhh. >> gli era giunto da vicino, ma letteralmente era saltato indietro, quando una fragile mano rugosa gli si era posata sulla guancia, in una dolce carezza che sapeva di tempi migliori.

 

<< No, io…non dovete…io…non lo merito…io… >> aveva balbettato tirandosi indietro da quel tocco, che invece anelava di poter ancora sentire. Solo che quel tocco non era per lui, era per qualcuno che esisteva un tempo, qualcuno che aveva cessato di esistere nel momento in cui Drusilla era entrata nella sua vita.

 

Lui era un essere sporco e maledetto, lui era cattivo, era…era…colui che l’aveva uccisa.

 

<< Shhh… >> ancora una volta, Anne si era protesa verso il figlio, asciugando con la mano le lacrime che avevano preso a scorrergli sul volto.

 

Povero figlio suo, si era perso fra i meandri dell’oscurità, alimentato del buio nel suo cuore per così tanto tempo. Anche il suo aspetto era cambiato, diventando più duro ed aspro, ma quale madre non riconosce il suo stesso figlio guardandolo negli occhi? Anche se solo per brevi attimi, aveva potuto scrutare in quelle pozze azzurre che ben conosceva, ritrovandovi il ragazzo che aveva allevato.

 

<< William, caro, ci sarebbero tante cose da dire… >> aveva detto dolcemente Anne, traendolo a sé.

 

Spike, non avendo più la forza di lottare, si era lasciato avviluppare in quell’abbraccio suo malgrado, ed aveva posato la testa sulla spalla della madre, sospirando.

 

<<  Dobbiamo ringraziare i PTB, per averci concesso questa opportunità…ma non ho molto tempo. >> aveva intanto continuando a dire lei.

 

<< I PTB? >> aveva chiesto Spike, perplesso.

 

<< Si! Ricordi la profezia vero? >> gli aveva risposto sua madre, mentre gli accarezzava la nuca.

 

<< Profezia? Quella del dan…di Angel? >>  si era ripreso a tempo Spike, non volendo incorrere ancora in una sgridata per aver detto “dannato”.

 

<< Si, quella. >> aveva sorriso sua madre, che si era accorta della sua gaffe e della sua ripresa. Peccato che non avesse avuto il tempo di sgridarlo come si deve. << Ma non era di Angel, caro…lui non aveva i giusti requisiti…non come te. >> gli aveva invece rivelato.

 

Nel sentire quelle parole, Spike, alzata la testa e tirandosi indietro aveva fissato sbigottito sua madre. << Me?...Cioè io? Io avrò la profezia? Ci avevo sperato…per un po’…ma…io non sono un eroe, non realmente…anche se lo dicevo sempre per far inc…arrabbiare Angel. >> si era salvato ancora in corner?

 

L’occhiata bellicosa che sua madre gli aveva dato, gli disse di no. Questa faccenda del linguaggio stava diventando un problema. E chi si ricordava come si parlava cento anni prima?

 

<< Certo che sei un eroe! Non fare lo stupido! >> aveva esclamato sua madre.

 

Mia madre mi ha quasi dato dello stupido? Fantastico, quindi anche qui i tempi sono cambiati. Aveva pensato sollevato, solo per innalzare subito dopo le sopracciglia mentre gli giungeva il senso anche dell’altra frase. Sono un eroe?

 

<< Hai salvato il mondo due volte! Ed a costo della tua vita. >> aveva continuato a dire lei, alzando due dita per enfatizzare la cosa. << Ed hai aiutato in molte altre apocalissi quella cara ragazza. >>

 

Cara ragazza? Non si riferirà mica a Buffy?

 

Anne aveva intanto preso il via ed era sembrata non fermarsi più. << Ho conosciuto sua madre, sai? Joyce Summers…una signora così simpatica. Pensa che facevamo sempre insieme il tifo per te. A proposito ti saluta affettuosamente e…. >>

 

<< Madre? >> l’aveva interrotta Spike, che si era sentito la testa girargli. Mia madre e Joyce Summers che facevano il tifo insieme? Aiuto sono finito in altra dimensione… << Dove siamo? >> le aveva chiesto, tanto per sicurezza.

 

<< Oh, già…devo spiegarti, scusa. >> gli aveva risposto Anne, con un sorriso birichino. << Attualmente tu è come se fossi diviso a metà, il tuo corpo adesso sta subendo la trasformazione…ottenendo la ricompensa promessa…mentre il tuo…diciamo spirito…è stato portato in questa dimensione per spiegarti in cosa realmente consiste la ricompensa. >> aveva aggiunto più seriamente.

 

<< La mia anima intendete? >> aveva chiesto perplesso Spike.

 

<< L’anima ed il demone, entrambi…ormai sono uniti indissolubilmente. >> aveva specificato Anne. Vedendo che Spike stava per parlare, gli aveva posato la mano sulle labbra per fermarlo. << Ascoltami William, so che questo ti sembrerà assurdo…ma se mi ascolterai, vedrai che alla fine capirai tutto. >>

 

<< Parlate dunque, vi ascolto. >>

 

<< I PTB, sono molto più di quanto tu non possa credere figliolo. Essi esistono fin da prima della creazione, quando ancora non esisteva né il bene né il male, esistono al di fuori del tempo e dello spazio, sono pura energia e senza limiti. Essi hanno già visto tutto, conoscono tutto…loro sapevano cosa sarebbe successo quando il Primo demone avrebbe sferrato il suo attacco…lo avevano già visto. >>

 

<< Ed allora perché non sono intervenuti per impedirlo? >> aveva chiesto logicamente Spike.

 

<< Oh, ma sono intervenuti…essi intervengono sempre, anche se noi non ce ne accorgiamo. Essi ci guidano, William. Non agiscono palesemente, i loro disegni sono sempre imperscrutabili per i comuni mortali…o immortali che dir si voglia. Ma resta il fatto che fino ad ora ci hanno sempre protetti. >>

 

<< Se lo dici tu! >> aveva borbottato Spike dubbioso, stavolta senza ricordarsi di dare il dovuto rispetto alla madre.

 

Ma Anne era sembrata non farci caso. << Essi sapevano che il Primo demone si sarebbe attivato, a causa del ritorno della Cacciatrice, così come sapevano che trovando la falce che era stata creata appositamente per lei, avrebbe risvegliato tutte le cacciatrici del mondo. >> aveva continuato a spiegare.

 

<< Oh, si…peccato però che di cacciatrici non ce ne fossero abbastanza sul posto, ed io sono dovuto finire arrosto grazie al gingillo del…di Angel. >> seppur visibilmente irritato, Spike stavolta era riuscito a contenersi.

 

<< Aveva visto anche questo, figlio mio. E’ così che è nata la profezia. Egli aveva rivelato ad un veggente cosa sarebbe successo. >> aveva ancora spiegato con calma Anne.

 

<< Ma io non sono diventato umano…non allora... >> perplesso Spike, si era lasciato sfuggire quella domanda dalle labbra.

 

<< E non dovevi diventarlo. Non eri ancora pronto…non eri ancora un vero campione. Avevi ancora delle prove da superare, William. E le hai superate tutte. Lo so, hai sofferto molto nei passati mesi, ma proprio questo dolore ti ha aiutato a prepararti. >> gli aveva detto dolcemente facendogli un'altra carezza a cui stavolta lui non si tirò indietro.

 

<< Prepararmi per cosa? Per diventare umano? >> non aveva saputo far a meno di chiedere ancora, alimentandosi al tempo stesso di quel tocco che lo riscaldava profondamente.

 

<< Anche. >> gli aveva risposto sua madre, guardandolo con palese orgoglio, che però lui aveva sentito indegno. Non meritevole.

 

Ma lei non aveva finito. Quasi avesse intuito i suoi pensieri, aveva sospirato leggermente prima di riprendere a parlare. << William, caro…so bene che hai tante domande che aspettano una risposta, ed io sono stata inviata qui per dartene alcune…le altre le comprenderai una volta tornato alla realtà…ma ora penso sia il caso di risolvere una volta per tutte quello che adesso ti affligge. I PTB mi perdoneranno, ma devo farlo. >>

 

<< Fare cosa, madre? >> aveva chiesto stavolta con un groppo alla gola. Possibile che lei avesse capito?

 

<< Dobbiamo affrontare l’argomento della mia morte. >> aveva detto lei, accompagnando la dura frase con un sorriso per mitigarla.

 

Spike ancora una volta si era sentito annaspare, non riusciva a respirare. Era arrivato il momento più difficile che potesse immaginare. Il momento del giudizio, della condanna. << Io…volevo solo…ho sbagliato…non merito… >>

 

<< William, smettila di balbettare. >>

 

La voce di Anne era stata alta e decisa come mai l’aveva sentita.

 

<< Non hai avuto certo un lampo di genio quando mi hai vampirizzato, sia che tu lo abbia fatto a fin di bene come credevi, o no. Nessun bene può venire da una azione sbagliata in partenza e questo ormai dovresti averlo imparato. Ma… >>

 

Spike era rimasto di nuovo a testa china, sentendo come se dentro di sé una belva gli stesse sbranando le budella. Niente di quello che sua madre gli stava dicendo gli giungeva nuovo. Se lo era detto lui stesso un infinità di volte, ed il risultato era stato solo sentirsi male. Ed ora, udirlo da lei era stato pure peggio, fino a quando non gli era giunta quella parolina.

 

<< Ma? >> aveva bisbigliato, mentre una tenue speranza gli aveva fatto sollevare leggermente la testa per sbirciarla.

 

<< Ma per tua fortuna, mi hai fermata prima che la mia anima si macchiasse. Grazie a te ho avuto pace…beh, per quanto possa avere pace il cuore di una madre che vede il figlio che soffre per colpa sua…oltre che naturalmente per tutti i guai che hai combinato. Non sai che sospiro ho tirato quando ti sei innamorato di quella cara ragazza…grazie a lei sei tornato sulla retta via. Quindi smettila di angosciarti per quello che mi è successo e vai avanti, sei cambiato, ti sei pentito. A me questo basta, non ho niente da perdonarti. >> concluse Anne, con un gesto della mano come a volersi liberare della questione.

 

E Spike aveva preso a boccheggiare.

 

Ho salvato l’anima di mia madre?

 

Allora lei non mi odia per questo…

 

Neanche per quello che sono stato…

 

Cara ragazza? Ancora?

 

Altro che retta via, mi prendeva a calci nel…

 

Ok, forse mi ha messo sulla retta via.

 

Non ha niente da perdonarmi?

 

Questi erano stati solo alcuni dei pensieri che gli erano saettati nella mente, ed il tutto in un millesimo di secondo, mentre un peso che da troppo tempo si era portato sulle spalle, gli veniva tolto.

 

<< Bene, ora sperando che questa faccenda è stata chiarita, che ne dici se andiamo avanti con il resto? >> lo aveva incalzato però Anne, riscuotendolo dai suoi pensieri.

 

Non ricordavo che fosse così autoritaria, però. << Cos’altro devo sapere, madre? >> aveva comunque domandato Spike, sorridendo visibilmente sollevato.

 

<< Vedi caro, il fatto è che anche se adesso il mondo è pieno di cacciatrici, la loro stirpe è comunque condannata a finire. >> aveva ripreso a spiegare l’anziana donna.

 

<< Cosa? Dopo tutto quello che… >>  aveva esclamato con foga Spike, azzittendosi subito dopo per un occhiataccia della madre.

 

<< Il risvegliare tutte le cacciatrici in una volta sola, è stata un ottima mossa in quelle circostanze, ma ora, che tutte sono attive…se una di loro muore, non può più essere sostituita, poiché non ve ne sono altre che possono essere attivate, e non ve ne saranno. I PTB, avevano visto anche questo, ed avevano compreso che qualora quel momento fosse arrivato, era necessario che una nuova stirpe ne prendesse il posto. >> aveva continuato a parlare Anne, come se non fosse stata interrotta.

 

Spike era rimasto perplesso. La faccenda delle cacciatrici riusciva vagamente a comprenderla adesso. In effetti era strano che nessuno vi avesse mai pensato prima. Come potevano essere attivate nuove cacciatrici se non ve ne erano più da attivare? Ma, soprattutto, come ci entrava lui in tutto questo? Perché una vocina nella sua mente gli diceva che ci entrava, eccome se ci entrava.

 

<< Una nuova stirpe? >> aveva quindi chiesto sospettoso, alzando un sopracciglio.

 

<< Esatto figliolo. Ma questa volta i PTB volevano assicurarsi che non succedesse ciò che era accaduto la volta precedente. Devi sapere che anticamente, quando fu creata la prima cacciatrice, le cose non si svolsero esattamente come avrebbero dovuto. Non doveva essere una fanciulla ad essere consacrata a quel potere. Essi lo avevano donato affinché fosse un eroe, un volontario ad offrirsi. Donna o uomo non aveva importanza, l’importante era che fosse una scelta. Ma…le cose non andarono così, come ben sai…la prima cacciatrice fu costretta ad assumersi quel ruolo…e questo aveva fatto sì, che la loro stirpe non si era sviluppata come doveva. >>

 

<< In che senso? >> Spike aveva aggrottato le sopracciglia confuso, mentre internamente aveva maledetto quegli stregoni per aver costretto una povera giovinetta a molarsi sull’altare di un così duro compito. Per colpa loro, Buffy aveva vissuto una vita di inferno, per non parlare di tutte coloro che l’avevano preceduta. Senza contare che lui stesso si era reso colpevole dell’uccisione di due di loro.

 

<< Quello che doveva essere un dono di speranza, di vita, si trasformò in un dono di dolore e morte. Poiché esse non avevano scelto volontariamente il loro destino, quelle povere ragazze odiavano ciò che erano e le loro capacità. Tu lo sai bene, avendo sostenuto una di esse per molto tempo. Inoltre, invece di trasmettere le loro capacità sempre attraverso la vita, loro potevano passarlo solo attraverso la loro stessa morte. Può esservi un destino più crudele? >> aveva ancora spiegato Anne, con un espressione addolorata sul volto.

 

Spike aveva annuito, mentre deglutiva amaramente. << Lo so madre, lo so. >>

 

<< Ecco dunque perché, quando i PTB videro con sollievo che quella ingiusta situazione stava per giungere al termine, decisero di agire in modo da far sì che non si ripresentasse mai più. La nuova stirpe questa volta doveva giungere al fine per strade tortuose, in modo che nessuno potesse intervenire per modificarne i risultati. Riesci ad immaginare vero quale sia stata la loro strategia? >> aveva chiesto Anne alzando un sopracciglio e contando sul fatto che il figlio potesse intuire.

 

E Spike si era limitato ancora a fare un cenno con la testa pensieroso, mentre iniziava vagamente a capire cosa stesse facendo lì. O almeno sperava di riuscire a capirlo. Perché se era quello che si stava immaginando…allora…forse…

 

*************

 

Ancora con la mente piena di ricordi, questa volta Spike aprì lentamente gli occhi, in modo da farli abituare alla luminosità, mentre al contempo cercava di mettere a fuoco ciò che gli stava intorno.

 

Bianche pareti sfumate di arancione del sole al tramonto.

 

Lenzuola candide che lo ricoprivano.

 

Oro e giada che lo osservavano.

 

Sbattendo piano le palpebre, focalizzò la sua attenzione sulla bionda visione davanti a sé. Ora sapeva quanto fosse reale.

 

<< Spike, come ti senti? >> la morbida voce gli giunse alle orecchie con una nota preoccupata.

 

<< Al momento da schifo. >>  Ma sta migliorando ogni secondo che passa. Rispose e pensò Spike, sorridendo piano alla sua cacciatrice.

 

<< Hai sete? Il dottore ha detto che posso darti un po’ di ghiaccio. >> con la preoccupazione ancora presente nella voce, Buffy si affrettò al mobiletto accanto al letto per prendere il bicchiere con il ghiaccio.

 

<< Grazie, lo gradirei. >> rispose cortesemente Spike, ancora influenzato dalla precedente esperienza.

 

Buffy a quelle parole però si tese. Le prime frasi che il vampiro aveva detto erano state vagamente in linea con il suo stile, freddo e diretto, mentre invece il ringraziamento non ce lo abbinava proprio. << Uh…sai chi sono vero? >> chiese tanto per sicurezza.

 

<< Si, cacciatrice, certo che so chi sei. Non ho la più pallida idea di cosa tu ci faccia qui…anche se non so dove sia “qui”, per essere sinceri…ma si, non sei un tipo che si scorda facilmente. Ora ti sbrighi a darmi quel ghiaccio? Ho la gola in fiamme dannazione. >> rispose ghignando Spike, che sentiva di star effettivamente migliorando ogni secondo che passava.

 

Buffy sospirò di sollievo e si affrettò a assecondare la sua richiesta. << Lo sai…uhm…cosa…ecco…sei ora? >> gli chiese comunque con cautela mentre gli portava alla bocca un cucchiaino di ghiaccio che Spike accettò con sollievo evidente.

 

<< Meglio di te, cacciatrice. >> rispose e sospirò riadagiando la testa sul cuscino per osservarla meglio.

 

<< Huh? >>

 

E Spike ghignò ancora. Aveva un sacco di cose da raccontarle, ma ora voleva solo godersi un po’ la sua immagine.

 

Gli era mancata così tanto. 

 

Lei non è tua, lo sai. Non lo è mai stata.

 

Spike scacciò quel pensiero malevolo dalla mente. Non voleva pensarci ora, non voleva pensare a lei con…non voleva pensare. Faceva male farlo. Voleva solo godere di quegli attimi. Sentiva le palpebre farsi di nuovo pesanti, la testa ancora confusa, ma non voleva chiudere gli occhi, non voleva smettere di guardarla.

 

<< Lunga storia, love. >> rispose, mentre fissava la sua espressione ancora interrogativa sospirò socchiudendo gli occhi suo malgrado,. << A Rupert piacerà sentirla…è qui? >> chiese cercando di riscuotersi dal torpore che lo stava assalendo.

 

Buffy sorrise suo malgrado. A quanto sembrava l’effetto dell’anestesia si faceva ancora sentire, poteva ben vedere come Spike stesse lottando per tenere gli occhi aperti. << Si, è qui fuori con gli altri. Ci sono tutti…Willow, Xander e Dawn…stanno solo aspettando di poterti vedere. Tu ora però devi riposare ancora…li vedrai più tardi. >> gli disse, accarezzandogli piano la fronte per scostare un ricciolo ribelle che vi era posato sopra.

 

I suoi capelli erano ancora così luminosi e morbidi, proprio come li ricordava. Era bello poterne sentire ancora la consistenza fra le dita.

 

<< Anche tu…voglio dire, anche tu vai a riposarti…sembri stanca. >> Stanca ma bellissima.

 

Spike non aveva idea se avesse solo pensato o anche detto quelle ultime parole, ma il sorriso che lei gli fece in risposta, cancellò completamente l’interrogativo dalla sua mente. Che importanza aveva?

 

<< Lo farò…ma ora dormi. >> gli sussurrò piano Buffy vicino all’orecchio, mentre gli posava lieve un bacio sulla guancia.

 

E Spike, lo fece. Chiuse gli occhi, mentre quel leggero contatto che aveva sentito, gli allagava il cuore di un calore immenso. E scacciò invece il malinconico dolore che voleva raggiungerlo.

 

Lei ora era qui.

 

Per lui.

 

Solo questo contava.

 

Per ora.

 

 

 

Capitolo 8

 

 

Buffy richiuse piano la porta della camera in cui Spike era ricoverato. Sospirando si fece strada nella corsia brulicante di attività dell’ospedale militare in piena crisi. Mentalmente si preparò per rispondere alla valanga di domande che certo i suoi amici le avrebbero rivolto.

 

Era strano, e per un attimo la cosa la fece sorridere. In quegli ultimi 305 giorni ( ora erano 307, ma gli ultimi due non contavano ), da che lei aveva lasciato Spike nella bocca dell’inferno, mentre aveva continuato a credere di averlo perso, in qualche modo Spike era riuscito a conquistarsi la stima e l’affetto dei suoi amici.

 

Era felice di questo, era felice di non dover più discutere o giustificare i suoi sentimenti, ma in questo momento l’idea di rispondere a tutte le loro domande non l’allettava particolarmente. Avrebbe solo voluto potersi distendere al fianco di Spike e dormire, perché lui aveva ragione, era stanca.

 

Gli ultimi due giorni erano stati massacranti.

 

Non che avesse dovuto combattere, no, a quello aveva pensato sia l’esercito che il suo gruppo di cacciatrici. Ed ora tutto era tornato alla normalità, per modo di dire. Sempre ammesso che fosse “normale” che il mondo avrebbe continuato a girare e ad essere conteso fra le forze del bene e del male. Ma questa dopotutto era la sua vita.

 

Quello che invece l’aveva sfibrata, era stata l’attesa angosciante che Spike uscisse prima dalla sala operatoria e poi dalla terapia intensiva. Se solo avesse saputo che era vivo per miracolo.

 

OK, lui “è” vivo per miracolo!

 

Ma a parte la sua recente trasformazione, che era indubbiamente un evento straordinario, era stata proprio quella a mettere in pericolo la sua vita. Non poteva scegliere momento peggiore per tornare umano. E come se non fosse bastata la seria ferita che si era fatto combattendo contro il drago, si erano creati dei problemi con l’anestesia.

 

Nessuno aveva avvertito i medici che il paziente che stavano operando non era più un vampiro. Beh, a dire il vero nessuno se ne era accorto, ma questo era un altro discorso. Il fatto era che, credendo di operare un vampiro, gli avevano somministrato una dose di anestetico superiore alla normale dose per gli umani. Per poco non ci rimetteva le penne.

 

Per fortuna se ne erano accorti in tempo ed erano corsi ai ripari, ma il risultato era stato che Buffy se ne era stata in piedi a fissare da dietro un vetro Spike, che veniva intubato ed agganciato a vari macchinari per monitorarne le funzioni vitali. Solo nel primo pomeriggio avevano sciolto la prognosi, quando aveva ripreso a respirare autonomamente e lo avevano spostato in una camera singola.

 

<< Buffy! >>

 

Era stato un coro. Vedendola arrivare, tutti gli occupanti della sala d’aspetto si erano alzati andandole incontro. E le domande si erano rivelate essere in fondo una sola. << Come sta Spike? >>

 

<< Bene, si era svegliato, ma ora dorme di nuovo. Ma sta bene. >> rispose stanca, massaggiandosi la fronte, mentre si lasciava cadere seduta su una poltroncina.

 

<< Starà bene, vedrai. >> le disse dolcemente Giles posandole una mano sulla spalla. << Ha una fibra forte, ce la farà. >>

 

<< E’ quello che ha detto il medico. Sembrava quasi stupito perché secondo lui si sta riprendendo anche troppo velocemente. >> rispose Buffy, considerando solo per un istante quel pensiero. << Spike ha detto che ha una lunga storia da raccontarle, dice che le piacerà. >> disse rivolta a Giles.

 

<< Una storia? >> chiese subito interessato l’osservatore.

 

<< Uh…si…è quello che ha detto, ma non gli ho chiesto di più. Era stanco e si vedeva, così gli ho detto di riposare. >> confermò Buffy, afflosciandosi contro la sedia.

 

<< Buffy, anche tu dovresti riposarti, sono due giorni che non chiudi occhio. >> le disse Willow sedendosi accanto a lei e dandole lievi pacche sulla mano.

 

Gli altri si limitarono ad annuire. Anche loro erano stanchi e si vedeva. Se ne erano rimasti per la maggior parte del tempo in sala d’aspetto in attesa di notizie, o si erano impegnati per mettere fine alla battaglia.

 

Buffy indirizzò lo sguardo verso l’angolo dove Angel se ne era rimasto seduto in silenzio, lontano dagli altri e dalla luce del sole. Perfino quella strana donna demone si era interessata delle condizioni di Spike, ma lui invece se ne era rimasto in disparte. Questo non le piaceva, neanche un po’.

 

Facendo forza su sé stessa, si rialzò. << Forza ragazzi andate anche voi a riposare. Più tardi se Spike si sveglia vi faccio chiamare, promesso. >> disse spedendoli via con tono deciso.

 

Dawn però non ci stava. << E tu dove vai? >> chiese pur sapendo la risposta.

 

<< Torno un attimo a vedere Spike e poi vi raggiungo. >> rispose Buffy, ma nessuno le credette veramente. Compresero però che non era il caso di insistere. Uno ad uno lasciarono la stanza, tutti, eccetto Angel.

 

Prendendo un grosso respiro, Buffy si fece forza e si diresse verso di lui, che se ne stava seduto con la testa china.

 

<< Angel? >>

 

Lui alzò lentamente la testa al sentirsi chiamare, ma quando Buffy ne vide gli occhi ne rimase scioccata. Erano vacui, senza vita, senza espressione. Non lo aveva mai visto così e le fece male. Per quanto ormai i suoi sentimenti per lui fossero cambiati, questo non voleva dire che lo volesse vedere soffrire.

 

<< Che ti sta succedendo? >> gli chiese sedendosi vicina e posandogli una mano sul braccio.

 

Angel abbassò lo sguardo verso quella mano. Era piccola e leggera, eppure la sentiva pesare su di sé come un quintale. << Niente. >> rispose con voce atona.

 

<< Non è vero. Non sono stupida, lo sai. Ti sta succedendo qualcosa e anche se non so cosa, non mi piace. >> gli disse lei con decisione.

 

Angel sospirò pesantemente, mentre crollava con la schiena contro lo schienale della sedia. << Da dove vuoi che cominci? >> le rispose, questa volta però nel ripetere quella domanda, nella sua voce non c’era la rabbia che l’aveva pervasa quando era sbottato a proposito del suo viaggio a Roma. Era stanca e priva di forza.

 

Buffy non disse nulla, si limitò ad aspettare, sapeva che la replica non era finita. Ed aveva ragione.

 

<< Avevo due speranze nella mia vita, Buffy. Tu e lo Shanshu. E Spike se le è prese entrambe. Allo Shanshu avevo rinunciato…forse qualcosa dentro di me aveva detto che Spike ne era più degno…non lo so…lui in fondo aveva ragione. Lui la sua anima se la era veramente conquistata, non come me. E anche se odiavo ammetterlo…lui aveva agito veramente da campione sacrificandosi…quindi… >> la voce di Angel si era spezzata, non riuscendo ad andare avanti.

 

<< Inimmaginabile, vero? >> esclamò Buffy, con fare falsamente pensieroso, attirando però su di sé l’attenzione di Angel. << Chi avrebbe mai potuto sospettare che quel dannato ossigenato che mi voleva morta, finisse per salvarmi la vita. >> aggiunse Buffy con un leggero ghigno.

 

<< Io no di certo. >> rispose Angel, sogghignando suo malgrado e rimanendo sullo scherzo.

 

<< Allora siamo in due. >> approvò Buffy, dandogli una pacca sul braccio. << Spike è stato il più grosso fastidio che sia mai esistito. Prima con la sua mania di uccidermi e poi con il suo corteggiamento non proprio ortodosso. >> ridacchiò.

 

<< A quanto sembra ha funzionato alla fine. >> Angel pronunciò quelle parole con calma, con rassegnazione. Troppa rassegnazione.

 

A Buffy non piacque per niente. Non che lo volesse di nuovo tutto Dawson, ma una via di mezzo sarebbe stata più accettabile. << Oh, ma non sai quello che mi sono dovuta sorbire. >> disse con impeto, cercando di scuoterlo dalla apatia che lo avvolgeva. << Prima mi ha rapita ed incatenata assieme a Drusilla ed Harmony, dichiarando che era disposto ad ucciderle entrambe per me. E’ stato fortunato che non lo avessi impalettato per quello... >>

 

<< Cosa? >> chiese Angel che non era a conoscenza di simili prodezze da parte del suo childe.

 

<< E non sai tutto… >> ridacchiò Buffy annuendo. << Dato che io lo respingevo, si era fatto costruire un robot con le mie sembianze. A Xander per poco non gli veniva un colpo, quando vide Spike e il Buffybot al cimitero che facevano sesso. >> sghignazzò apertamente.

 

Angel sentì le labbra tendersi, incredibile, ma gli stava venendo da ridere. Stare ad ascoltare Buffy che gli raccontava di tutte le varie imprese del suo childe, era quasi liberatorio e si ritrovò a sua volta a raccontare degli aneddoti, sia del passato più vicino che di quello lontano, dove lui, Drusilla e Darla erano stati una famiglia. Solo Spike poteva essere in grado di fare cose simili, pensò scuotendo la testa, si, lo doveva ammettere , era speciale.

 

Lentamente però la risata di Buffy si spense, pur rimanendo sul suo volto un lieve sorriso. << Ma la verità è che…con tutte le sue pazzie, con tutti i suoi errori, Spike ha continuato a starmi vicino, ad essere sempre presente quando avevo bisogno di lui e non avevo nessun altro. >> disse mentre un groppo le si formava in gola al ricordo di una notte passata a dormire in una casa abbandonata.

 

<< L’ho visto cambiare, Angel. Cambiare per me. Riprendersi l’anima, lottare per mantenere il controllo mentale, per essere ancora un aiuto al mio fianco, e senza chiedere nulla in cambio. Ed io…io non so come avrei fatto senza di lui. Una volta ti dissi che lui era nel mio cuore…ci è entrato piano di soppiatto, senza quasi che me ne accorgessi. E quando ho capito quanto profondamente ci fosse entrato, era troppo tardi per qualsiasi  altra cosa. Lui stava morendo, per me, per tutti. Gli ho preso la mano ed ho visto finalmente cosa era, chi era…ma…stava accadendo tutto così in fretta, tutto ci cadeva addosso, e dopo…dopo quando tutto è finito, non volevo pensarci, faceva troppo male. Sapere di avere avuto vicino qualcosa di tanto prezioso ed averlo lasciato andare. >> ammise Buffy mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

 

Angel si tese vedendole. Ora iniziava a capire come mai Buffy fosse stata tanto sicura, quando gli aveva detto che amava Spike. Si, lei lo amava veramente, con le sue pazzie ed i suoi lampi di gloria. E in cuor suo doveva ammettere che anche lui provava un certo affetto per quel childe tanto strano. Stranamente, nell’accettare questo dato di fatto, il dolore che provava dentro sembrò attenuarsi e lasciò andare un sospiro.

 

In fondo rinunciando allo Shanshu, si era internamente detto che non andava veramente perso, se andava a Spike. Anche se era stata dura da ammetterlo, anche lui aveva capito quanto Spike fosse cambiato. Si era preso una delle cose più preziose che aveva nel cuore, ed ora se ne stava prendendo un'altra. Ma non andavano perse, non realmente. Spike ne avrebbe avuto cura, di questo ne era certo. E questo in un certo senso era un sollievo.

 

E poi lui non rimaneva veramente solo, aveva Nina, ed aveva Connor.

 

Connor.

 

Il pensiero di suo figlio sciolse le ultime remore. Aveva ritrovato suo figlio, un figlio che aveva creduto perduto per sempre. Questo lo avrebbe aiutato a superare il colpo. Dentro di sé sentì la smania di andarlo a cercare. Fuori il sole stava ormai tramontando, liberandolo dalla sua prigionia forzata. Poteva uscire, cercarlo, trovarlo.

 

Ma un pensiero lo fermò.

 

A pochi passi, in un letto d’ospedale, riposava quello che in fondo era anche lui un figlio. Un childe. Non poteva abbandonarlo adesso, non senza sapere se tutto sarebbe andato bene. Senza contare che improvvisamente anche a lui interessava sentire la lunga storia che aveva da raccontare.

 

Connor avrebbe aspettato, tanto in cuor suo sentiva che stava bene, che era al sicuro.

 

<< Buffy, se vuoi andare a vedere Spike vai pure. Io starò bene. Aspetterò qui che si svegli, vorrei potergli parlare. >> disse stringendo la sua piccola mano fra la sua grande.

 

Buffy non disse niente. Nello sguardo di Angel aveva letto tante cose, ed aveva sentito le sue parole come una sorta di benedizione per il suo legame affettivo con Spike. Era qualcosa che non si era aspettata arrivasse tanto presto, ma vedere Angel fuori dalla sua apatia, fuori dal suo dolore, riprendere vitalità, era una cosa che la riempiva di gioia.

 

Ma cosa poteva dire in risposta?

 

Grazie?

 

No, era meglio non dire nulla. Così annuendo semplicemente, mentre un sorriso le stirava i lineamenti stanchi, ricambiò la stretta della sua mano e poi la lasciò andare lentamente, mentre si rimetteva in piedi, e con un altro cenno della testa lo salutava.

 

Riprendendo a camminare per la corsia, si rese conto che si stava lasciando dietro un pezzo del suo passato, ma che stava al contempo andando incontro al suo futuro.

 

*************

 

Buffy socchiuse piano la porta, sbirciando nell’interno della stanza.

 

Spike stava ancora dormendo, ma nel sonno si era spostato mettendosi su un fianco, quello non ferito, dando le spalle alla porta. Buffy entrò silenziosamente e si richiuse la porta alle spalle, per poi attraversare la stanza ed aggirare il letto. Aveva bisogno di vederlo in volto.

 

Non si rese conto di aver trattenuto il fiato fino a quando non gli fu davanti, solo allora espirò, sentendo l’aria comprimerle i polmoni.

 

Dio è così bello.

 

Le era capitato di vedere altre volte Spike dormire. La sua espressione era sempre la stessa, di pura innocenza. Si era più volte chiesta come fosse possibile che una creatura che apparteneva al male potesse apparire così innocente mentre dormiva, avere un aspetto così calmo, così puro, così dolce.

 

C’erano state volte in cui questa consapevolezza le aveva amareggiato il cuore, facendole odiare la cosa e desiderare di scuoterlo, di svegliarlo per poter vedere il lampo malizioso nei suoi occhi che la rassicurava della sua natura di vampiro. Perché altrimenti, accettare che Spike non era così malvagio come voleva poter credere, l’avrebbe scagliata in una realtà che non era pronta ad accettare.

 

Quanto lo aveva fatto soffrire per quelle sue paure?

 

Quante volte gli aveva urlato in faccia che era solo una “cosa disgustosa e senz’anima”?

 

Quante volte aveva chiuso gli occhi per non vedere cosa realmente era?

 

Per non accettare quello che invece le urlava il cuore?

 

Che lui era un essere speciale, con o senz’anima.

 

Che l’amava. Davvero.

 

Solo mentre parlava poco prima con Angel, si era resa conto appieno di tutti gli errori che aveva commesso. Aveva rimandato quell’esame di coscienza per troppo tempo. Prima, perché troppo impegnata a salvare sé stessa ed il mondo. Poi, perché avrebbe fatto troppo male farlo, con la consapevolezza di averlo ormai perso per sempre. Di essere arrivata troppo tardi.

 

Ti amo.

 

No, non lo fai, ma grazie di averlo detto.

 

Aveva cancellato quelle parole dalla mente, rilegandole in un angolino, perché le faceva troppo male pensarci.

 

Dopo aver raccontato la cosa a Dawn, aveva rinchiuso tutta la sua storia con Spike in un cassetto, proibendosi di aprirlo. Era andata avanti. Era stata l’unica cosa che aveva potuto fare. Ma ora…ora…tutto era tornato in gioco.

 

Ora capiva perché non le avesse creduto. Perché non fosse tornato da lei.

 

L’aveva ferita, si, ma ora capiva.

 

Troppo poco. Troppo tardi.

 

Ma ora il destino la stava mettendo di fronte ad una nuova chance. E questa volta non se la sarebbe fatta sfuggire.

 

Sospirando, tracciò lieve una carezza sui suoi lineamenti ammorbiditi dal sonno.

 

<< Buffy… >>

 

Buffy sorrise fra le lacrime, sentendolo borbottare incoscientemente il suo nome.

 

Non resistette più.

 

Con attenzione, facendo lenti movimenti, si mise seduta sul letto, per poi distendersi al suo fianco, sempre senza interrompere il contatto visivo con il suo volto. Con circospezione lo abbracciò dolcemente, per poi porre la testa vicino al suo torace, dove poteva sentire il suo cuore ora battere di nuovo.

 

Era un suono così dolce, così necessario. Perché le diceva che lui era vero, era vivo, era lì e non se ne sarebbe più andato.

 

Spike, sempre dormendo allungò il braccio destro per avvolgerlo attorno alla sua vita, sospirando soddisfatto.

 

<< Buffy… >> ripeté mugolando.

 

<< Si. >> rispose piano Buffy, sospirando a sua volta.

 

Sono qui. Siamo qui.

 

Ora possiamo riposare.

 

Fu il suo ultimo pensiero coerente, mentre la stanchezza la sommergeva e la ricopriva con il pesante velo del sonno.

 

E nella stanza rimase solo il silenzio.

 

Anche se…

 

Ad un orecchio attento, non sarebbero sfuggiti i due respiri ed i due battiti cardiaci, che ora risuonavano all’unisono.

 

 

Capitolo 9

 

 

Spike riemerse dal sonno lentamente, mentre i suoi sensi si risvegliavano ad uno ad uno.

 

L’olfatto.

 

Inspirando profondamente poteva sentire un profumo familiare circondarlo.

 

Il tatto.

 

Percepiva distintamente qualcosa avvolgerlo, riscaldarlo, mentre la sua mano era posata su qualcosa di altrettanto familiare.

 

L’udito.

 

Sentiva distintamente due respiri risuonare nel silenzio, così come due battiti cardiaci in sincronia.

 

Il gusto.

 

Le sue labbra erano posate su qualcosa di infinitamente dolce, pelle calda e profumata che quasi poteva gustare in bocca.

 

Ed infine giunse la vista.

 

Sbattendo piano le palpebre, si ritrovò avvolto in una coltre dorata, mentre i capelli aurei di lei gli sfioravano il volto.

 

Era come in uno dei mille e mille sogni che aveva fatto negli ultimi mesi. Eccettuato per quando era stato un fantasma. Come fantasma non aveva potuto dormire e si era dovuto limitare a sognare ad occhi aperti.

 

Lei.

 

Così vicina, così calda, così serenamente addormentata fra le sue braccia come in quegli ultimi giorni a Sunnydale. 

 

Allora però, l’aveva potuta vedere solo prima di addormentarsi a sua volta, al suo risveglio lei non c’era mai. Si era sempre risvegliato da solo, magari con un bigliettino vicino, ma sempre da solo, anche la mattina della grande battaglia.

 

Ora invece, il risvegliarsi e trovarla là, accanto a lui, stretta a lui, rendeva questa realtà infinitamente più meravigliosa del più fulgido dei sogni che avesse mai fatto. Gli veniva quasi da piangere dall’emozione.

 

Ma cosa significava?

 

Richiudendo gli occhi per riflettere, si concentrò sugli ultimi avvenimenti. La battaglia, il drago, e poi lei…chiamarlo, la voce piena di panico e preoccupazione. Ora ricordava di averla vista accanto a sé prima di perdere i sensi, di aver visto i caldi sentimenti nel suo sguardo che gli avevano fatto credere di star solo sognando.

 

Ed il suo precedente risveglio, con lei al suo fianco sollecita.

 

Cosa significava tutto questo?

 

Il cuore gli si strinse nel petto, mentre cercava mentalmente di non illudersi. Oramai aveva imparato che molte volte, quello che per lui aveva avuto un grande significato non lo aveva invece avuto per lei. E se anche ne aveva avuto uno, non era stato lo stesso che aveva sperato.

 

Speranza.

 

L’incontro con sua madre in quella strana dimensione aveva dato una nuova importanza a quella parola. Quanto gli era stato offerto, quanto aveva accettato, gli aveva aperto orizzonti di cui non aveva mai sospettato l’esistenza prima. Ma questo…questo andava ancora oltre.

 

Improvvisamente si sentì terrorizzato, proprio come si era sentito dopo quella prima notte passata a dormire con lei. Solo guardandola dormire e tenendola stretta.

 

Questa volta non avrebbe sopportato un'altra delusione. Sentirla dire che era stato importante anche per lei e poi due secondi dopo vederla baciare Angel.

 

Istintivamente si irrigidì a quel ricordo.

 

Il Primo aveva tentato di usare la cosa per tirarlo dalla sua parte, ma non aveva funzionato. La verità era stata, che non gli era importato nulla di sacrificarsi al posto di Angel. Che Buffy non volesse coinvolgere Angel in qualcosa di tanto pericoloso gli era stato chiaro fin da subito, non aveva avuto bisogno del Primo per capirlo.

 

Non gli era bruciato più di tanto. 

 

Che lo avesse preferito ad Angel, perché lui era solo una cosa, un arma, un agnello sacrificale senza reale importanza, come il Primo aveva insinuato, non era stato duro da accettare, non come il vederla di nuovo fra le braccia del suo gran sire. Quello sì, che lo aveva profondamente ferito. 

 

A Spike non era importato più niente. Che Buffy lo usasse pure, come in fondo aveva sempre fatto. Bene o male, lei lo aveva considerato un campione, qualcuno degno di usare il gingillo. E questa era già stata una soddisfazione, sapere che questa volta, non avrebbe fallito, non avrebbe permesso che né lei né Dawn morissero. Questa volta le avrebbe salvate entrambe. Il resto…il resto non aveva importato. Non a quel punto. Con l’anima che ardeva per una redenzione, con il dolore che gli provocava la sua coscienza, con la stanchezza fisica e morale che lo aveva invaso vedendo tutte le sue speranze di un amore ricambiato, cadere.

 

Aveva realmente voluto poter vedere la fine.

 

Basta dolore, basta sofferenza, solo il nulla.

 

E per diciannove gloriosi giorni lo era stato, fino a quando non era rispuntato dal dannato gingillo in versione Casper.

 

Poi tutto era ripreso, sempre più difficile, sempre più stancante. Ora ne comprendeva le ragioni e le accettava con sollievo, ma negli ultimi mesi la stanchezza era stata tale che non aveva avuto la forza di andare da lei.

 

A che pro?

 

Aveva detto che era per farsi ricordare come un eroe, e poi perché lo faceva per il suo bene. Tutte ragioni vere ed autentiche ma anche incredibilmente false. L’unica verità, la sola, era che non ne aveva visto la ragione.

 

A che scopo tornare?

 

Per rincominciare a fare il cagnolino della cacciatrice? Sempre in attesa di un osso o di una briciola che gli venisse gettata?

 

No, non l’aveva creduta nella bocca dell’inferno. Non aveva potuto. Non aveva avuto nulla che potesse farglielo veramente credere.

 

Ed ora lei era qui. Perché?

 

Come in risposta a quell’interrogativo, o forse perché lo aveva sentito tendersi, Buffy iniziò a risvegliarsi. E Spike si tese ancora di più, trattenendo il respiro.

 

  *************

 

Buffy, sospirò nel dormiveglia.

 

Si sentiva bene, come non si era sentita da troppo tempo.

 

Leccandosi le labbra, mentre emergeva dal sonno, ricordò con piacere il sogno che aveva appena fatto.

 

Si era di nuovo trovata in quella strada sconosciuta, di una città sconosciuta, ma davanti a quella casa.

 

La loro casa.

 

Ricordava sorridendo la sensazione della mano di Spike nella propria mentre si erano avviati verso il cancelletto di legno bianco, entrandovi insieme.

 

Sospirò ancora contenta, mentre sbatteva piano le palpebre e sorrideva nel vedere il torace di Spike coperto dal camice ospedaliero a fiorellini. Non esattamente lo stile del suo big bad, ridacchiò pensandoci, mentre si diceva che a quanto sembrava persino i militari da qualche parte i fiori li mettevano, anche se non nei cannoni.

 

Poi la sentì, la tensione nel corpo stretto al suo.

 

Spike doveva essere sveglio.

 

Alzando di scatto la testa, fissò lo sguardo sul suo volto mentre si gelava.

 

C’era qualcosa che non andava.

 

L’espressione di Spike era chiusa, distante, prima che distogliesse lo sguardo dal suo.

 

<< Spike, stai bene? Cosa c’è che non va? >> chiese precipitosamente alzandosi a sedere per percorrere il suo corpo in cerca di qualcosa che non andasse, controllando che la ferita sul fianco non avesse ripreso a sanguinare. No, tutto era a posto. << Hai sete? Vuoi ancora del ghiaccio? >> propose allora, allungandosi verso il comodino. Ma il ghiaccio che era contenuto nel bicchiere si era intanto sciolto, maledizione. << Vado a prendertene dell’altro. >> disse alzandosi in piedi, venne però fermata dalla sua mano che le aveva afferrato il braccio.

 

<< Io sto bene. >> disse Spike un po’ bruscamente, vedendola guardarlo in un interrogativo allarme. Perché diavolo si preoccupava così tanto per lui? Cos’era? Rimorso? Si sentiva in colpa per essere viva grazie a lui?

 

Buffy lo guardò dubbiosa, malgrado il suo asserimento, poteva ben vedere che c’era qualcosa che non andava, ma cosa?

 

<< Che ci fai qui, Buffy? >> chiese Spike piuttosto acidamente. << Perché non sei là fuori a fare le tue cose da grande Cacciatrice? >>

 

Era lei, era lei che non andava. Per qualche ragione sembrava che Spike non fosse felice di averla lì. Buffy si sentì il cuore balzarle in gola, mentre la paura si faceva strada. E se Spike non l’amava più? E se era arrivata troppo tardi ancora una volta? << La battaglia è finita. Non c’è bisogno di me là fuori. >> disse con un fil di voce.

 

Spike arcuò ulteriormente le sopracciglia. E quella cos’era? Se non avesse conosciuto bene Buffy, avrebbe potuto dire che i suoi occhi si erano improvvisamente riempiti di paura. Qualcosa che raramente aveva avuto modo di notare nella sua Cacciatrice. E di certo non era mai stata rivolta verso di lui; perché una cosa gli era chiara, se non dipendeva dalle sorti della battaglia (che lei aveva appena annunciato essere finita), e nemmeno dalla preoccupazione per qualcuno che lei amava (se fosse stato quello il caso non sarebbe stata certo qui), la causa della sua paura era lui. Qualcosa che aveva detto o fatto…a meno che…

 

<< Angel sta bene? >> chiese dando voce all’unica spiegazione possibile che gli era venuta in mente, seppur illogica. Infatti se Angel aveva dei problemi di certo Buffy sarebbe stata al suo fianco, a meno che…Deglutì nervosamente mentre aspettava la risposta.

 

Angel non poteva essere…

 

Buffy, aveva notato il cambiamento della sua espressione, beh più che notato, sarebbe stato più opportuno dire che non si era lasciata sfuggire neanche il più lieve cambiamento sul suo volto, tanto era presa ad osservarlo piena di timore. E sentendolo chiedere di Angel, se in un primo momento l’aveva confusa, poi era stata raggiunta da una suprema illuminazione.

 

Stile Madonnina ed angioletti al seguito che le svolazzavano attorno, il tutto in una luce dorata.

 

La ragione per cui era tanto scorbutico, era che ancora non le credeva.

 

Non le aveva creduto nella bocca dell’inferno, e con tutte le cose che si erano succedute, lui ormai la pensava innamorata di un altro. L’Immortale o…piuttosto Angel. Ma certamente non pensava che il motivo per cui fosse lì, era per lui.

 

Ok! Vediamo di risolvere la questione! Si disse armandosi di tutto il suo coraggio. Oddio ma perché queste faccende sono sempre così difficili?

 

Era inutile, in amore era una vera schiappa.

 

Proviamo con il metodo Dawn. Naziskin in arrivo.

 

<< Angel sta bene, anche se ha rischiato un notevole calcio nel sedere per non avermi detto che eri tornato. Tu che scusa hai? >> esclamò con il peggior piglio della Cacciatrice che usava per spaventare i demoni.

 

<< Uh? >> rispose Spike, preso in contropiede. Un attimo prima Buffy era tutta spaventata e tremante, ed ora, dopo aver fatto un improvviso e veloce enorme sorriso, ora lo stava guardando decisamente truce.

 

Buffy ridacchiò interiormente, vedendo la sua espressione confusa, ma continuando la sua recita andò avanti. << Hai idea di come ci sono rimasta quando ti ho visto in televisione? >> piccola pausa d’effetto. << No? Bene! Sei fortunato che Willow non se la cavi ancora bene con gli incantesimi di teletrasporto, altrimenti il resto del mondo avrebbe visto in diretta TV come ti prendevo a calci per non avermi fatto sapere che eri tornato… >>

 

<< In televisione? >> Spike era andato nel pallone.

 

<< …ho dovuto aspettare di arrivare qui, e quando ti ho trovato eri in groppa ad un drago. Ritieniti fortunato ad essertela cavata, perché giuro che se morivi un'altra volta senza che avessi potuto far niente per impedirlo, sarei venuta a prenderti a calci fino all’inferno. >> Buffy aveva continuato a diritto non facendo caso all’interruzione di Spike, che ora la stava fissando stralunato.

 

<< Tu! Stupido ex-vampiro scemo! >> aveva preso quasi ad urlare Buffy, che si stava infervorando più di quanto aveva pensato di fare. << E mi vieni a chiedere di Angel! E chi se ne frega di Angel! Io ero preoccupata per te, imbecille! >>

 

E chi se ne frega di Angel?

 

Spike aveva allargato gli occhi scioccato di sentirla dire quella frase, che non aveva mai pensato di poter sentire un giorno. Sapeva che non era vera, che era stata dettata dalla collera del momento, ma il fatto stesso che l’avesse detta…era quasi un miracolo.

 

<< Perché…eri preoccupata per me…? >> chiese con voce strozzata, chiedendo ragione anche di quella frase, che stranamente con insieme a “quell’imbecille”, gli risultava molto vera.

 

Buffy scosse la testa e prese un profondo respiro per calmarsi, non aveva inteso attaccarlo in quel modo, ma una volta che si era lanciata non era più riuscita a smettere, ma ora a quella domanda, aveva bisogno di tutta la sua lucidità. La risposta che doveva dare era veramente importante, da essa dipendeva se lui l’avrebbe creduta o no.

 

<< Perché…Ti amo, stupido che non sei altro, e… >> disse minacciandolo con un dito davanti al naso. << …giuro che se anche stavolta mi dici che non mi credi, andrà a finire male, te lo assicuro. >>

 

Spike annaspò, ansimò, mentre improvvisamente la testa gli girava. Lei aveva ripetuto quelle parole e questa volta non poteva trattarsi dell’ultimo regalino ad uno che sta per morire. Beh….anche se in effetti…un attacco cardiaco poteva essere vicino…

 

E l’Immortale? Avrebbe voluto chiedere, ma comprese nel vedere il cipiglio di Buffy, che non era il caso di fare quella domanda.

 

<< Io…cosa? >> inoltre la sua lingua sembrava essersi improvvisamente paralizzata.

 

<< Ti amo, Spike. >> ripetè Buffy, stavolta con una voce dolce come il miele. << Lo so che non ti ho mai dato molte ragioni per crederlo…ma è vero. E’ successo. Solo che quando l’ho capito era troppo tardi…e dopo ho solo cercato di dimenticarti, ma non ci sono riuscita…e quando…quando ti ho visto in TV…quando ho visto che eri tornato, io…Ti prego Spike, devi credermi! >> l’ultima frase era stata detta con un tono di voce accorato, senza contare le lacrime che le avevano riempito gli occhi.

 

Spike vedendo la sua espressione, oltre che sentendo le sue parole, si ritrovò a respirare affannosamente. Tutto gli stava dicendo che lei non mentiva. Ed era troppo bello per essere vero, ma lo era…lo era.

 

La sua lingua era ancora paralizzata, ma forse la poteva usare in un altro modo…senza pensarci, tirò con forza a sé Buffy che gli ricadde sul torace gridando per la paura di avergli fatto male, ma lui fermò le sue proteste, impossessandosi delle sue labbra e dicendole tutto quello che sentiva, con quel gesto.

 

Buffy era rimasta ad aspettare con il cuore in gola una sua risposta, mentre nella sua mente pensava: Ti prego fa che mi creda, fa che mi creda. Fa che anche lui mi dica di amarmi; quando si era sentita tirare con una discreta forza e sbilanciata gli era caduta addosso. Subito si era allarmata per le sue condizioni, ma un paio di secondi dopo, tutto era scomparso, annullato, cancellato dalla sua mente, mentre si perdeva in quel bacio disperato.

 

Un bacio che le diceva tutto quello che aveva voluto sentirsi dire.

 

Ed il resto…non esistette più.

 

 

Capitolo 10

 

 

<< Spike! Che diavolo stai facendo? >>

 

Lo Spike in questione si gelò nel mezzo della stanza, girandosi lentamente per dare uno sguardo timido verso una Cacciatrice chiaramente imbestialita. Bastava infatti osservare come lo guardava truce, stando ferma sulla porta a braccia conserte.

 

<< Io…uhmm…stavo andando in bagno… >> rispose bofonchiando imbarazzato, mentre la mano sinistra correva a tenere insieme i due lembi del camice ospedaliero che indossava; quel dannato coso gli lasciava tutte le chiappe scoperte.

 

Buffy quasi ridacchiò per la sua espressione, ma seppe contenersi. Era uscita solo per un paio di minuti,  giusto il tempo per andare a chiamare gli altri ed avvertirli che Spike stava bene e che era in grado di riceverli, quando al suo ritorno lo aveva beccato a sgattaiolare fuori dal letto. << Se per caso non ti fosse ancora chiaro, sei appena reduce da una delicata operazione, non si presume che tu te ne vada a giro come se nulla fosse! >> gli disse severamente arcuando un sopracciglio. << Potresti far riaprire la ferita, lo sai? >> aggiunse preoccupata, mentre si avviava verso di lui.

 

<< No problem! Sto bene. >> rispose Spike con un alzatina delle spalle, e ghignando leggermente. << Ed ora se non ti dispiace, si presume che io debba andare urgentemente al bagno, questo è il vero problema, dannata umanità! >> brontolò, seppur continuando a ghignare.

 

Buffy scosse la testa in disapprovazione, ma si affrettò a sostenerlo, tanto per essere sicura che non gli cadesse come una pera cotta davanti. << Ok, destinazione bagno, ma non dovresti farlo da solo, potevi aspettare che tornassi no? >> lo rimproverò.

 

<< Così che tu potessi dare una sbirciatina alle mie parti basse? >> ghignò scherzosamente Spike, che però accolse con sollievo il suo aiuto.

 

<< Oh, sì. Proprio quello che mi ci voleva! Dare uno sguardo al tuo culo magro. >> scherzò in risposta Buffy, che però una sbirciatina indietro la diede.

 

<< Ehi, il mio culo non è magro… >> brontolò Spike facendo il broncio.  << …ma dannatamente sexy! >> concluse annuendo, come per sottolineare la cosa.

 

Buffy non resistette e lasciò andare una risatina. Beh in effetti aveva ragione, il suo culetto era decisamente sexy, ma non lo avrebbe mai ammesso, neanche in punto di morte. Lasciandolo sulla soglia del bagno, diede un'altra sbirciatina. << Magro! >> rimarcò, felice di vedere Spike arrossire e pararselo.

 

Con un espressione altamente offesa, Spike le richiuse la porta in faccia. Ma questo non gli impedì di sentire l’argentina risata di Buffy che echeggiava nella stanza. Dannata Cacciatrice, sempre a prenderlo per i fondelli, stavolta persino letteralmente parlando. Un sorriso enorme era però presente sul suo viso, quando si scontrò con la sua immagine, per la prima volta riflessa dopo tanto tempo nello specchio del bagno.

 

In quel momento non ci fece nemmeno caso, dirigendosi invece verso il WC. La verità era, che ancora non riusciva completamente a credere cosa era successo un oretta prima, quando Buffy gli aveva confessato il suo amore. A quel primo bacio ne erano seguiti molti altri, compresivi di spiegazioni e scuse inframmezzate, fino a quando non era arrivato il medico a spezzare l’incantesimo in cui erano caduti.

 

Sospirando per poter finalmente dare sollievo alla sua vescica, Spike rimase là in piedi, con un espressione sognante sul volto per qualche minuto.

 

Buffy nel frattempo, aveva un identico sorriso sognante sul volto, mentre allegramente canterellava rifacendogli il letto, in modo che Spike lo trovasse bello liscio al suo ritorno. Nemmeno lei riusciva a credere che le cose fra di loro si fossero finalmente appianate. Ora poteva finalmente concentrarsi non solo sul presente, ma soprattutto sul futuro.

 

Il medico aveva infatti detto che Spike si stava riprendendo velocemente, e presto sarebbe potuto già essere dimesso. Ne era sembrato piuttosto sorpreso, ma niente in confronto alla sua di sorpresa, quando Spike aveva annunciato che non c’era niente di strano, anzi che sarebbe stato strano il contrario. Buffy lo aveva guardato interrogativamente, solo per sentirsi dire “lunga storia, love” accompagnato da un occhiolino.

 

Sta faccenda della storia cominciava veramente a stuzzicarla, quindi, avendo ricevuto il consenso del medico per permettere a Spike delle visite, si era affrettata ad andare ad avvertire gli amici in attesa. Non era mai stata un tipo tanto paziente, ed ora non vedeva l’ora di sapere cosa ancora Spike avesse da raccontare.

 

Un leggero bussare alla porta, la distolse dai suoi pensieri, gli altri dovevano essere arrivati. Infatti, dalla porta si affacciò timidamente per primo il volto di Dawn, che aveva preso a scrutare nella stanza. Buffy si fece un appunto mentale di ringraziarla, mentre le sorrideva. Forse, se non fosse stato per il suo inconscio aiuto quando si era spiegata con Spike, ora le cose non sarebbero state come stavano.

 

<< Spike non c’è? >> chiese evidentemente delusa Dawn, entrando subito seguita da tutto il resto del gruppetto, che subito assumevano un identica espressione di delusione, nel vedere la stanza occupata solo da Buffy.

 

<< E’ in bagno. >> si affrettò a dire Buffy per rassicurarli, per poi andare a bussare alla porta del suddetto per avvertirne l’occupante. << Hai visite! >>

 

Spike, che finalmente aveva notato lo specchio, si stava fissando con sguardo critico, potendosi finalmente rimirare. Sentendo bussare alla porta si riscosse, e passatasi una mano fra i capelli per aggiustarli leggermente, si diresse a passo lento verso la porta. Sentiva le energie ritornagli ad ogni passo, il suo organismo finalmente dava segni di evidente ripresa. Gran bella cosa essere un prescelto.

 

Socchiudendo la porta, ebbe la tentazione di richiuderla all’istante, nel vedere tante facce che lo fissavano. E ora come diavolo faceva ad uscire e tornarsene a letto senza mostrare il suo posteriore?

 

L’esitazione però gli fu fatale, perché un paio di secondi dopo, veniva serrato in un abbraccio stritolante. Gli volsero ancora dei secondi per capire che la piovra che lo aveva avviluppato, altri non era che la sua briciola, ormai decisamente cresciuta. Spiando fra i folti capelli castani della ragazza, notò come Buffy guardava la scena intenerita. E lui…beh lui non era meno commosso. Gli occhi gli si stavano riempiendo di lacrime, dannazione.

 

Deciso a non voler sembrare una checca, deglutì il groppo che gli era salito in gola, per poi distaccare dolcemente Dawn dal suo collo, per darle un sorriso felice, ma con gli occhi asciutti. << Per la miseria Dawn, ma quanto sei alta ora? >> le ghignò.

 

La ragazza rispose al ghigno con un altro simile, mentre si asciugava le lacrime che non si era preoccupata di versare. << Vado per il metro e settantacinque… >> rispose, per poi dare uno sguardo maligno verso Buffy. << …a dispetto di qualcuno che invece rimarrà sempre una tappa. >>

 

Ci furono alcune risatine non proprio abilmente nascoste, ed una certa Cacciatrice fece il broncio. Ma quella battuta, insieme al fatto di vedere Spike in condizioni decisamente migliori dell’ultima volta, contribuì a instaurare nella stanza un atmosfera piacevole e cameratesca. Alla meglio e peggio, Spike riuscì a raggiungere il letto, seppur deliziando di tanto in tanto gli astanti con fuggevoli occhiatine del suo posteriore, che naturalmente fecero scaturire altre risatine.

 

Fu con sollievo che finalmente l’ex-vampiro si adagiò contro i cuscini, non tanto per la stanchezza nel dover fare quei pochi metri, ma quanto piuttosto per l’improvvisa consapevolezza che si stava aprendo davanti a lui una nuova vita, fatta di persone che lo avevano caro. Qualcosa che non aveva mai pensato potesse avvenire un giorno.

 

Vedere tutti quei volti sorridenti attorno a lui, lo riempiva di una strana sensazione che non sapeva ancora esattamente collocare. Sapeva solo che era bello. E così rimase a sospirare beato per un paio di minuti, mentre le emozioni interiori lo cullavano placidamente.

 

<< Che ne dici se ora ci racconti la tua storiella? >>

 

Spike si riscosse al suono della voce di Angel facendo una smorfia. In ogni paradiso terrestre che si rispetti non poteva mancare il disgustoso e viscido serpente, vero? Si disse, e nonostante ciò, rivolse al suo ex gran sire un bel sorriso, merito del fatto che si sentiva il vincitore della situazione. << Volentieri, ma prima ci sono un paio di cose che vorrei sapere, giusto per fare mente locale. >> rispose.

 

Volgendo lo sguardo verso Giles, lo scrutò con attenzione. << Buffy mi ha già spiegato di come è venuta a sapere quello che stava succedendo, ma…da alcune cose che mi ha detto, sembrerebbe che lei stesse già facendo dei preparativi per venire, come mai? Non ero stato abbastanza chiaro nel dirle che era meglio per tutti se ve ne stavate al sicuro? >> gli chiese arcuando un sopracciglio.

 

Giles come suo solito, appoggiandosi al fondo del letto, si tolse gli occhiali e prese a pulirli. << Questo è stato prima che tu interrompessi le comunicazioni. E senza contare che eravamo preoccupati dal fatto di non avere tue notizie, c’erano stati nuovi sviluppi con la traduzione della profezia. >> rispose a tono, come riprendendo il ritmo che avevano avuto tutte le loro conversazioni telefoniche.

 

<< Oh, giusto, la profezia. Mi è stato detto che avevate delle cose da spiegarmi. >> rispose prontamente Spike, a cui mancava solo quel tassello per mettere insieme il puzzle.

 

<< Non pensi di avere anche tu delle cose da spiegare? >> chiese invece Buffy, che si era seduta accanto a lui e gli stringeva la mano.

 

<< Tipo il dirci come mai non ti sei più fatto sentire? >> intervenne anche Xander. << Era davvero lo spolverino? >>

 

<< Si. >> rispose telegrafico Spike, ghignando subito dopo, quando vide che gli altri si apprestavano a fare nuove domande. << Niente di magico per fortuna, ma quel dannato coso era pieno zeppo di microspie. Me ne accorsi subito mentre eravamo all’aeroporto al ritorno a Los Angeles, mi ero avvicinato per caso ad uno dei metal detector e quello aveva preso a suonare come impazzito. >> spiegò più chiaramente.

 

<< Perché non te ne sei liberato allora? >> chiese naturalmente Angel, con una vaga espressione di superiorità.

 

<< Perché peaches, si da il caso che anche io abbia un cervello, ed ho pensato che forse non era una buona idea. Se me ne fossi liberato, quelli avrebbero potuto fare di peggio, ed ho preferito il male conosciuto a quello sconosciuto. >> rispose un po’ seccato Spike.

 

<< Uhm…si, in effetti…è una considerazione giusta. >> accordò il vampiro. << Ma così intanto hai fatto preoccupare un sacco di gente. >> aggiunse non volendo demordere.

 

<< Non pensavo che le cose si sarebbero evolute tanto in fretta. >> ammise Spike. << E quando sei venuto fuori con la storia del complotto, c’era ben poco che potessi fare. >> si difese ancora.

 

<< Bene, per fortuna alla fine è andato tutto bene. >> esclamò Willow, cercando di placare l’evidente contrasto fra i due. << E la profezia si è avverata come predetto. >> aggiunse rivolgendo un sorriso verso Spike, prendendo subito dopo a spiegargliela come l’aveva spiegata a Buffy, dato che lui ne aveva chiesto.

 

Spike rimase in silenzio per qualche minuto, venendo a sapere che il successo della profezia era stato anche dettato dal fatto che Buffy lo amava. Se mai avesse avuto ancora dei dubbi in proposito, questo li spazzava via definitivamente. Ora capiva perché sua madre gli aveva detto che solo lui aveva tutti i requisiti giusti. Ma l’amore di Buffy era più di un requisito. Era qualcosa di magico, di meraviglioso, di miracoloso.

 

Buffy, rendendosi conto di cosa stava provando, gli strinse dolcemente la mano, sperando con quel gesto di esprimere anche quello che lei stessa sentiva.

 

<< Beh, e allora, questa storia? >> incalzò Dawn con il suo solito piglio, interrompendo quel momento idilliaco. Buffy le lanciò un’occhiataccia, ma si vide costretta a non dire nulla, dato che anche gli altri se ne stavano tutti ad occhi spipati in attesa finalmente del racconto. Accanto a lei, Spike ridacchiò leggermente, con quella sua tipica risata di gola che le era sempre piaciuta, sospirando, gli strinse ancora la mano incitandolo mentalmente a parlare. Dopotutto interessava anche a lei quello che aveva da dire.

 

<< Ok, e vediamo di raccontarla, ma vi consiglio di mettervi comodi, perché la faccenda è seria e un po’ difficile da spiegare. >> iniziò a dire Spike, con un leggero ghigno.

 

Prontamente gli altri si adeguarono, chi sedendosi ai piedi del letto, chi sulle due sedie presenti nella stanza, chi invece, come Xander, trascinò più vicino il letto vuoto presente nella stanza, in modo da poter essere a portata d’orecchio. Alla fine, tutti erano pronti e impazienti.

 

Spike prese un profondo respiro, per spiegare bene come stavano le cose, avrebbe dovuto raccontare anche dell’incontro con sua madre, e nonostante le cose si fossero ben evolute, ottenendo il suo perdono, era ancora difficile parlarne senza emozionarsi. << Quando sono svenuto…mi sono ritrovato in una strana dimensione dove…ho incontrato mia madre… >>

 

Alla fine raccontare la prima parte dell’incontro non si era rivelato tanto difficile, dato che tutti se ne erano rimasti in silenzio ad ascoltare, riflettendo più o meno sulle sue parole. Un paio di volte Giles aveva mugolato qualcosa, quando aveva raccontato la faccenda della stirpe della Cacciatrice, ed aveva anche potuto sentire Buffy tendersi al suo fianco. Ora veniva la parte più difficile da spiegare, anche perché lui stesso ancora non era del tutto sicuro di aver ben capito come stavano le cose. Ma nonostante tutto, Spike andò avanti…

 

*************

 

<< Vedi figliolo, questa volta i PTB volevano essere sicuri che tutto andasse come era giusto, la nuova stirpe prescelta doveva avere specifici requisiti. >> stava spiegandogli sua madre, mentre lui annuiva pur non avendo ben presente di che tipo di requisiti stesse parlando. Certo, uno doveva essere avere un anima, ma gli altri?

 

<< Un normale essere umano non può fare molto contro il male, poiché non è dotato della forza necessaria per combatterlo. >> continuò a spiegare Anne. << E’ per questo che alla prima Cacciatrice era stato istillato il potere di un demone, esso gli avrebbe concesso la forza necessaria. Si trattava inoltre di un demone che aveva offerto spontaneamente la sua energia, poiché egli, nonostante la sua natura fosse maligna, non desiderava la fine del mondo. Sembrava che al contrario trovasse di suo gusto il naturale equilibrio fra bene e male, e vedendo che la situazione poteva degenerare, si offrì, ottenendo in cambio dei favori. >> 

 

<< Huh? >> aveva interrotto Spike, trovando in quella spiegazione una specie di somiglianza con quello che lui aveva sempre pensato. Demone cattivo o meno, il mondo gli era sempre piaciuto per quello che era, ecco perché si era adoperato per salvarlo. Anche se doveva ammettere che farla in barba ad Angelus e riprendersi Drusilla aveva avuto il suo peso in una certa situazione.

 

Sua madre era sembrata comprendere in che direzione stavano andando i suoi pensieri, ed aveva annuito sorridendo. << Esattamente! Proprio come te. >> esclamò, carezzandogli dolcemente il braccio, ma il tempo era tiranno e doveva continuare con la spiegazione. << I PTB, si resero conto che se esisteva un demone simile, forse ne esistevano altri che condividessero il suo pensiero. Fu così che iniziò la strategia. Donare nuovamente quel potere, voleva anche dire che si poteva ripresentare l’errore fatto con la prima Cacciatrice. Senza contare il fatto che un simile potere è pericoloso, molte guerriere si erano lasciate corrompere da esso. Quindi, al fine di evitare simili evenienze, stavolta fu deciso che invece di usarne il potere, si sarebbe usato il demone stesso. Un demone appunto, che avesse come primo requisito il rispetto per il mondo in cui viveva. >>

 

Spike era rimasto confuso, sia dall’atteggiamento dolce della madre, che ancora gli aveva procurato del rimorso, che da quanto lei aveva detto. Dunque, il primo requisito non era l’anima, ma un demone, a quanto sembrava. Ironia del destino, per lui avere un demone non particolarmente bellicoso era stato un bene.

 

<< Certo avrai pensato che uno dei requisiti era avere un anima, e lo è, ma prima ne veniva un altro, la capacità di provare sentimenti profondi. E questo non è un requisito da sottovalutare, poiché era in gran parte su di esso che i PTB contavano. Solo un demone in grado di amare profondamente sarebbe riuscito a superare le prove necessarie per la sua evoluzione, trovando la forza per farlo nei suoi stessi sentimenti. Senza tali emozioni non sarebbe mai riuscito a riconquistarsi un’anima, senza contare quello che ne sarebbe seguito. >> aveva spiegato, rivelando anche quest’ulteriore particolare.

 

Ora le cose avevano iniziato ad avere un senso per Spike. Quello che aveva detto ad Angel, quando si erano battuti per quella dannata coppa del cavolo, che quello era il suo destino, perché lui si era riconquistato la sua anima e non l’aveva ottenuta con una maledizione, era stato dettato dalla rabbia, ma a quanto sembrava, era stato nel giusto più di quanto aveva pensato. Ormai aveva ben compreso quanto tutto questo lo riguardasse.

 

<< Il tuo amore per Buffy, William, è stata una chiave molto importante. Una chiave che ti ha aperto la strada verso un futuro duro e difficile all’inizio, certo, ma che ti ha donato una forza meravigliosa in grado di farti giungere fin qui. Devi essere fiero dei tuoi sentimenti, e non vergognartene, poiché essi ti rendono speciale. >> aveva sussurrato Anne, passando una mano sulla guancia del figlio, che se avesse potuto in quel momento sarebbe arrossito.

 

<< Ma…non capisco. >> aveva esclamato Spike, a cui ancora alcune cose non tornavano. << Se tutto questo è stato fatto in modo che il demone diventasse il nuovo prescelto…destinato a proteggere il mondo...allora la storia della profezia, del vampiro che tornava umano è un imbroglio che i PTB hanno creato per facilitarne l’avvento? >> aveva chiesto pensieroso, sentendosi vagamente deluso, seppur non avesse realmente desiderato tornare umano, un piccola parte di lui ci aveva sperato, forse l’anima.

 

<< Si e no. >> aveva risposto enigmatica sua madre, ridacchiando leggermente quando il suo William alzò un sopracciglio. Doveva ammetterlo, i capelli ossigenati gli stavano bene, si armonizzavano con i suoi occhi azzurri, che erano capaci di trasmettere mille emozioni, come sempre. Almeno in quello non era cambiato. Vedendo però il suo sguardo pieno di domande, non potè esimersi dal rispondere. << La storia della profezia, come dici tu, fu creata per due ragioni. La prima era per sviare l’attenzione delle forze del male, mantenendo quindi segreti i propositi sulla nuova stirpe, in modo che non potessero intromettersi e sconvolgerla. >> gli aveva rivelato con calma.

 

<< Ma… >>

 

<< I PTB, sapevano bene che così facendo avrebbero comunque messo il nuovo prescelto in una brutta posizione. >> Anne aveva interrotto suo figlio, sapendo cosa stava per obbiettare, ma più a lungo lo avesse trattenuto in quella dimensione, più a lungo sarebbe stato difficile il suo ritorno. E per quanto il suo cuore di madre avrebbe voluto tenerlo vicino a sé per sempre, al contempo si rendeva conto che prima avesse finito, prima poteva farlo tornare alla sua nuova vita che si era ampiamente meritato.

 

Posando quindi due dita leggere sulle sue labbra per azzittirlo, continuò a spiegare. << Ma sapevano anche, che sarebbe apparso un altro vampiro con un anima, e che questo avrebbe sviato in parte i sospetti. Senza contare che molte delle dure prove che hai dovuto subire, facevano parte del cammino per giungere fin qui. >> aveva detto sfiorandogli leggermente gli avambracci, dove la cacciatrice folle l’aveva tagliati, guardandolo al contempo con uno sguardo che era un misto di orgoglio e dolore. Il dolore di lui, che aveva sentito come proprio, ma che era servito per uno scopo più alto, e da qui l’orgoglio.

 

Spike aveva deglutito dolorosamente sotto quello sguardo, così pieno di amore, così pieno di rispetto, così materno. Ma non gli era piaciuto vedervi anche il dolore, così, alzando lentamente una mano, aveva carezzato dolcemente la sua guancia, sperando con quel gesto di confortarla.

 

Anne aveva sorriso, un sorriso ampio e luminoso, e per un attimo il tempo si era fermato. Per un attimo…

 

<< Vedi William, tu fino ad ora avevi quattro dei requisiti necessari. Mancava il quinto ed ultimo. L’umanità. >> aveva ripreso a parlare sua madre. << L’umanità è molto più di un requisito, come dire…considerala un po’ come una catena che mantiene il prescelto legato al mondo che ha scelto di proteggere. Ma al tempo stesso, l’umanità, non era qualcosa che potevi ottenere da solo, affinché fosse efficace, essa doveva venirti donata per meriti ottenuti. Quindi come vedi, la profezia in fondo non mentiva. Il vampiro con l’anima diverrà umano, più che umano in effetti. Un campione, un prescelto. >> aveva finito di spiegare.

 

Spike era ancora confuso però. C’erano due cose che ancora non gli tornavano, la prima era che sua madre gli aveva parlato di quattro requisiti che a quanto sembrava lui aveva, il demone giusto, i sentimenti giusti, l’anima e…poi cosa? Qual’era il quarto?  Inoltre c’era quell’ultimo requisito, il quinto, l’umanità. Ma allora perché ancora non sentiva il suo cuore battere? Dipendeva forse dal fatto che ora era in questa strana dimensione?

 

<< Bene, ora ti ho detto tutto quello che dovevo. Ora tocca te, devi fare la tua scelta. >> aveva detto sua madre, scuotendolo dai suoi pensieri.

 

<< Scelta? >> aveva chiesto Spike, ancora più confuso.

 

<< Si, William. Perché vedi, se c’è una cosa che i PTB hanno compreso dagli errori del passato, è che questa scelta, questa missione, non può e non deve essere un obbligo, ma solo il diretto interessato può scegliere di prenderla. Ora tutto dipende da te. Puoi tornare indietro ed essere lo stesso di sempre, o puoi abbracciare questa causa e con essa la nuova umanità che ti verrà donata. Se la tua risposta fosse positiva, da te discenderà la nuova stirpe dei Cacciatori o Cacciatrici. I figli che tu avrai, potenzialmente avranno le tue stesse capacità e anche loro avranno la possibilità di scegliere che è stata data a te. Esisterà dunque una nuova stirpe finalmente libera dalle pesanti catene del passato, esattamente quello che i PTB avevano auspicato. >>

 

Spike aveva deglutito ancora. Fino a quel momento aveva sempre pensato che se era tornato, se non era finito per sempre nella bocca dell’inferno, era perché entità superiori si erano divertite a giocare con la sua vita. In un certo senso era stato così, ma ora per la prima volta, qualcuno gli stava dando qualcosa che in fondo non aveva mai avuto, una scelta.

 

Ora toccava veramente a lui decidere del suo futuro.

 

E non solo del suo, considerando l’accenno ai figli.

 

Non aveva mai pensato di poterne avere, a dire il vero non ci aveva proprio pensato e basta. Ma ora a quanto sembrava, non solo avrebbe potuto averli, ma essi avrebbero perpetuato un cammino che lui avrebbe iniziato. Sempre restando se accettava.

 

Accettava?

 

 

Capitolo 11

 

 

Se durante il racconto, varie voci si erano più o meno sollevate da ogni direzione per fare commenti o esclamazioni, puntualmente ignorati da Spike, che continuava a parlare imperterrito, quando finalmente si zittì avendo terminato, nella stanza cadde un silenzio di tomba.

 

Ciascuno infatti, doveva digerire le varie informazioni che lui aveva fornito. E le ragioni dietro a queste riflessioni erano varie. C’era chi lo faceva in modo leggero, non essendone in fondo particolarmente colpito (come ad esempio Xander ed Illyria), chi per scopi accademici (Giles è chiaro), chi invece partecipi (logicamente Buffy, ma anche Dawn e un pochino anche Willow), ed infine chi ci masticava sopra amaro (Angel).

 

Fu proprio quest’ultimo a decidersi a sbottare. << E quindi io sarei stato una specie di paravento? >> ruggì aspro, facendo quasi il gesto di alzarsi dalla sedia su cui era seduto, per andarsene profondamente deluso da quelle notizie.

 

Va bene che aveva rinunciato alla profezia.

 

Va bene che aveva riconosciuto che in fondo Spike se la meritava.

 

Va bene che si era preso pure Buffy.

 

Ma….

 

Essere trattato come un fantoccio. Uno spauracchio. Qualcuno che doveva attirare su di sé tutti i sospetti e i complotti delle forze del male…e no! Quello non riusciva a digerirlo.

 

<< In effetti… >> non potè fare a meno di ghignare Spike, che sarà stato pure umano, ma che aveva ancora dentro di sé il suo demone. E se c’era una cosa che al suo demone piaceva, era prendere per i fondelli Angel. E poi diciamocelo, questo era il suo momento di gloria o no?

 

Il momento di gloria però svanì presto, vedendo che il suo gran-sire (Lo era ancora? Questo lo doveva ancora capire...) che stava per catapultarsi fuori dalla porta, preso dalla rabbia. (Mai che si potesse scherzare!) << Aspetta nonnino. >> lo richiamò velocemente. Vedendolo girarsi con gli occhi che sembravano due tizzoni ardenti, sogghignò ancora, ma di nascosto.

 

<< Aspettare cosa? Mi sembra che sia stato già detto tutto ed io… >> ruggì ancora Angel, ma Spike l’interruppe.

 

<< Non è ancora stato detto tutto. >> disse placido Spike,  sorprendendo tutti. Beh, quasi…come al solito Illyria sembrava più annoiata che interessata.

 

<< Cosa c’è ancora da dire? >> sbottò Angel con ancora un po’ di rabbia, ma con un leggero velo di speranza nella voce.

 

<< Visto e considerato tutto quello che avevi passato per fare da paravento...qualcuno lassù ha insistito che ti meritavi anche tu una ricompensa. >> ghignò perfidamente Spike, che si era tenuto da parte la chicca giusto per far angustiare più a lungo Angel. Era un modo come un altro per ripagare il suo sire di tutte le umiliazioni che gli aveva sempre dato.

 

Angel deglutì dolorosamente. Qualcuno aveva insistito? Nella sua mente si formò perfettamente l’immagine di chi poteva trattarsi, mentre gli giungeva il ricordo delle sue ultime parole “Sei un bravuomo Angel”. Forse anche da lassù aveva cercato di aiutarlo. Ora però, mentre cercava di trovare la forza di non strozzare Spike e chiedergli di che razza di ricompensa si trattava, quel ricordo amaro divenne un po’ più dolce.

 

Stava per aprire la bocca per parlare, quando Spike lo anticipò. << Il problema cocco bello era il tuo demone, una gran brutta bestia lascia che te lo dica. A quelli lassù non andava molto a genio di fare qualcosa per lui, non se lo meritava. Ma la tua anima era ok, così hanno deciso di giungere ad un compromesso…verrai liberato dalla maledizione che ti impedisce di essere felice e fare tanto bel sesso, lasciando però che l’anima continui ad avere il controllo sul demone…anzi, aumentando quel controllo. >> rivelò il neo umano.

 

Xander per poco non si mise a ridere, l’accenno di Spike al sesso gli aveva ricordato Anya e le sue disquisizioni sui poteri dell’orgasmo. Stranamente per una volta il ricordo di lei non gli portò dolore, ma solo un lieve senso di tristezza.

 

Buffy invece per poco non tirava una gomitata a Spike, sempre a tale accenno. La fermò solo la consapevolezza che era ancora ferito.

 

Il diretto interessato invece non sapeva bene come prendere le cose. Da una parte era sollevato nel sentirsi dire che ora avrebbe avuto maggiore controllo sul demone, inoltre la cancellazione della maledizione assicurava che non sarebbe mai tornato in auge, o almeno così si sperava, giusto? Dall’altra parte, ora era chiaro che sarebbe per sempre rimasto un vampiro, e la delusione si fece sentire.  Anche se, volendo essere completamente sincero, l’umanità era un sogno da cui si era già staccato da un po’ di tempo, da quando ad essere precisi aveva potuto risperimentarla.

 

Il ricordo di quelle poche ore passate con Buffy come umano in quel momento bruciava, visto e considerato che ormai l’aveva persa per sempre, ma gli riportava anche la sensazione di sollievo che aveva provato quando era tornato un vampiro. La forza, la velocità, l’eternità che gli si parava di nuovo davanti, erano state tutte un balsamo per quanto aveva perso, e tutto sommato lo erano ancora.

 

Lui non era il vampiro della leggenda, non lo era mai stato. Gli oracoli in fondo non gli avevano mentito quando era tornato umano, dicendogli che c’era una bella differenza fra la  sua ritrovata umanità e la ricompensa donata dai poteri che sono. Ora poteva vederlo.

 

E poi…se mai un giorno ne avesse avuto abbastanza di essere un vampiro…i demoni Mohra quanto potevano essere difficili da trovare?

 

Un lento sorriso si formò sulle sue labbra. Si, in fondo non gli era andata male.

 

L’atmosfera nella stanza sembrò risentirne e si fece più leggera.

 

Tutti si ritrovarono a sospirare di sollievo, anche senza sapere precisamente perché.

 

Un’altra apocalisse era passata, e loro erano ancora tutti lì a poterla raccontare. Si, forse era una buona ragione per sospirare di sollievo.

 

Buffy rivolse uno sguardo dolce verso Spike, la lucidità dei suoi occhi le disse che stava iniziando a stancarsi. Super poteri o meno stava ancora risentendo di tutto quello che era successo, quindi con sguardi espliciti fece comprendere agli amici che era ora di lasciar riposare il malato.

 

Uno ad uno, salutarono l’ex vampiro, chi con un abbraccio, chi con una stretta di mano o una pacca sulle spalle, lieti di poter andare loro stessi a riposare.

 

Infine nella stanza rimasero solo Buffy e Spike e lei gli si accoccolò accanto, posando con attenzione la testa sulla sua spalla, fremendo leggermente per l’improvvisa pace che sentiva. Era troppo inusuale per lei, avrebbe dovuto abituarsi all’idea che finalmente aveva un posto dove riposare, dove non essere da sola.

 

Non essere più sola, sembrava un sogno, ma era reale, ed era qui, proprio fra le sue braccia.

 

Ed un giorno ci sarebbe stata una casa, quella casa…

 

E…

 

<< Spike? >>

 

<< Huh? >> borbottò lui già mezzo addormentato.

 

<< Quella cosa del risolvere il problema della Cacciatrice, implica il fatto che noi…uhm…ecco…avremo dei bambini? >>

 

Le ultime parole erano state appena bisbigliate, mentre le sue guance bruciavano come il fuoco.

 

<< Mhmm… >> mormorò Spike strusciando il mento sulla cima della sua testa ed aspirandone il suo profumo. Dio sapeva di divino.

 

Peccato che a Buffy quella risposta non bastasse, e tirando indietro il capo di scatto per poco non gli tirò una testata.<< Vuoi rispondere? >> gli disse arcigna, ormai dimentica dell’imbarazzo precedente.

 

<< Bambine…tante belle, piccole, Cacciatrici… >> mugolò Spike che intanto ne aveva approfittato per mordicchiarle il collo ora scoperto. Già se lo immaginava, lui, circondato da tante piccole bambine da coccolare ed amare come la loro stupenda madre. Era un’immagine fantastica.

 

<< Bambine? >> chiese però un po’ delusa Buffy. Non che le dispiacesse l’idea di avere delle figlie, ma…l’immagine di un bambino, di quel bambino che aveva visto nel suo sogno non voleva abbandonarla. Un bambino con gli occhioni blu del padre, dolce e bricconcello come lui. << Soltanto? >> chiese mogia.

 

Spike sembrò finalmente rendersi conto della delusione della sua amata, e tirandosi su la guardò negli occhi. Si, sarebbe stato magnifico avere delle figliolette dagli occhi verde giada come quelli della madre, con quella boccuccia così irresistibile quando era imbronciata, ma…era evidente che la sua Cacciatrice voleva di più.

 

<< Ci potrebbe entrare anche un maschietto. >> disse con quel suo sorriso malizioso che lo caratterizzava.

 

<< Davvero? >> chiese ancora Buffy con gli occhi allargati dalla speranza.

 

<< Davvero. >> rispose lui, solenne questa volta.

 

<< Oh. >>

 

E Spike si ritrovò a trattenere il respiro, ora necessario, alla vista di quei laghi di smeraldo che si velavano con lacrime di felicità.

 

Con la gola stretta dall’emozione, abbassò le palpebre fino quasi a socchiudere gli occhi, incapace di dire o fare qualcosa di coerente.

 

<< Possiamo riposare ora? >>

 

<< Si, ora possiamo riposare. >>

 

Se le parole furono dette o meno, nessuno ne poteva avere la certezza. Sapevano solo entrambi che quelle parole erano passate per le loro menti.

 

E si riadagiarono, pronti a cominciare un nuovo sogno.

 

Un sogno dove sarebbero stati insieme…

 

Ed avrebbero avuto una casa…

 

Quella casa…

 

E forse non sarebbe stato un sogno.

 

 

 

Fine.