NEL PROFONDO DEL CUORE
Di
Cristal (e-mail cristallidiluce@libero.it)
Note:
Buffy Summers, 17 anni, è una pattinatrice che viene convocata per partecipare
alle Olimpiadi d’Inverno del 1998. Angel O’Donovan, 27 anni, è il presidente di
un’importante azienda di articoli sportivi che decide di fare da sponsor alla
giovane atleta. Fin dal primo sguardo qualcosa nasce dentro di loro, ma è una
passione che potrà sconfiggere tutti gli ostacoli, in primis quella della
differenza d’età o è solo un fuoco di paglia?
Timeline:
seconda stagione Btvs, ma solo per l’anno.
PROLOGO
– Convocazione
Settembre
1997
Il
cortile brulicava di adolescenti che schiamazzavano, si salutavano allegramente
e si chiedevano come avevano trascorso le vacanze. Era sempre così il primo
giorno di scuola, ogni anno portava le stesse emozioni e la fine dell’estate.
Il
giovane castano stava fermo come una statua a pochi metri dall’entrata a
fissarla con un’aria di sconforto e indecisione. Come tutte le estati anche
quella era trascorsa troppo in fretta. Una ragazza con lunghi e lisci capelli
rossi gli si avvicinò con un sorriso.
-Cosa
stai facendo?-gli chiese.-Credi che a furia di fissarla l’entrata si
allontanerà fino a sparire dalla vista?-scherzò.
-Willow,
tu non sei per niente spiritosa a scherzare con le cose serie.-la riprese.-No,
sto solo cercando il coraggio di varcare quella soglia.-precisò.
-Dai,
Xander, anche quest’anno è la stessa storia.-sbuffò allegra.-Dovresti pensare
che ormai il più l’hai fatto, questo è il terzo anno quindi hai già frequentato
metà del liceo.-tentò.
-Lascia
stare, Will, non riuscirai a convincermi.-sospirò sconsolato.-A proposito, hai
notizie del pezzo mancante del gruppo?-le chiese.
-Si,
tornava ieri da Los Angeles. Ha trascorso tutta l’estate con il padre, lo
sai.-rispose.
-Stavate
per caso parlando di me?-
Una
loro coetanea, bionda con grandi occhi verdi si avvicinò a loro sfilandosi gli
occhiali da sole e rivolgendo loro un enorme sorriso.
-Buffy!-esclamò
Willow gettandole le braccia al collo felice e ricevendo lo stesso trattamento.
-Ciao
Willow.-ricambiò allegra.
Buffy
Anne Summers aveva diciassette anni e a marzo del 1997 si era trasferita, causa
il divorzio dei genitori, da Los Angeles alla ridente cittadina di Sunnydale.
Aveva continuato gli studi nel liceo locale, il Sunnydale High School, e aveva
conosciuto due coetanei, quelli che a breve erano diventati i suoi più cari
amici mai avuti: Willow Rosenberg, timida dai lunghi capelli rossi e con gli
occhi verdi, appassionata degli studi, soprattutto delle materie
scientifico-matematico, e Xander Harris, allegro e vivace con capelli e occhi
scuri, sempre sbruffone e a fare battute, poco incline allo studio ma che in un
modo o nell’altro riusciva sempre a cavarsela.
-Allora,
come avete trascorso le vostre vacanze?-chiese la bionda dopo aver abbracciato
anche Xander.
-Benissimo!-saltò
su Willow entusiasta.-Per le attività estive, la scuola ha organizzato un
convegno sulla ricerca delle conseguenze che il buco dell’ozono sta provocando
alla flora terrestre. È stata una delle cose più interessanti a cui abbia mai
assistito!-
Confusa,
Buffy rimase qualche secondo in silenzio per cercare di capire di cosa parlasse
l’amica, poi guardò Xander.
-Ma
non ti avevo chiesto di portarla al mare?-gli chiese.
-Io
gliel’avevo proposto ma dopo questo ha partecipato al convegno sulla
salvaguardia della barriera corallina ai Tropici, sullo sviluppo dei
fitofarmaci della frutta e anche a quello su come il fumo di sigaretta provochi
altre malattie oltre al cancro ai polmoni.-le spiegò.
-Quello
è stato interessantissimo, ragazzi non dobbiamo mai e poi mai toccare una
sigaretta, è veleno allo stato puro!-li mise in guardia seria mentre finalmente
si dirigevano verso l’entrata.
Si
diressero ai loro armadietti continuando a raccontarsi le avventure di
quell’estate, naturalmente le più divertenti furono quelle di Xander che aveva
accumulato una figuraccia dietro l’altra nei suoi lavoretti estivi per
racimolare qualche dollaro.
-E
poi lo zio Rory ha dichiarato che magari mi porterà quest’inverno a tagliare
gli abeti da vendere come alberi di Natale su in montagna. Dice che il freddo
mi forgerà dentro, e in compenso io ho già comprato maglioni, guanti e cappelli
di lana.-concluse il ragazzo mentre Buffy apriva il suo armadietto e ci posava
dentro dei quaderni.
-Sai
già cosa farai a Natale?-chiese Willow stupita.
-A
quanto pare.-disse.-E tu, Buff, sai già che farai a Natale?-le chiese.
-Mi
preparo per andare in Giappone.-chiuse l’armadietto e si voltò.
-Giappone?-chiese
Willow perplessa.
-Ragazzi
lo sapete vero che faccio sport.-esordì.
-A
proposito, quando ci porti a vedere un’altra gara? Sei bravissima.-la lodò
Xander.
-Spero
presto.-promise.-Sapete, noi ci conosciamo da sette mesi e già io praticavo il
pattinaggio da bambina. Sapevo di una cosa già da un anno ma adesso lo dico
pure a voi. A febbraio a Nagano, in Giappone, si svolgeranno i giochi olimpici
invernali ed io sono stata convocata.-annunciò.
I
due assimilarono la notizia, poi esclamarono di gioia e la abbracciarono
stretta felici per lei. Avevano visto gareggiare Buffy un paio di volte e
l’avevano definita bravissima, era leggiadra come una farfalla sulla pista da
pattinaggio.
-Questa
è una scuola, se avete intenzione di schiamazzare così andate da un’altra
parte.-li interruppe una compagna con lunghi e lisci capelli castani.
Cordelia
Chase era la ragazza più popolare e snob della scuola, faceva la cheerleader ed
era la reginetta in carica…ed era anche la cugina di secondo grado di Willow.
Erano l’opposto, il giorno e la notte, ma nonostante tutto avevano un buon
rapporto, anche se a scuola si frequentavano poco dato che Willow era parecchio
impopolare. Ma spesso e volentieri anche l’atteggiamento snob di Cordelia era
solo una facciata.
-Ciao
Cordy.-la salutò Willow.-Buffy ci ha appena comunicato che andrà in Giappone
per le olimpiadi d’inverno.-le comunicò.
-Congratulazioni.-disse
a Buffy.-Ehi potremmo sfruttare l’evento per far pubblicità alla scuola, io con
le cheerleaders potremmo venire con te in Giappone per fare il tifo, pensa che
bello!-esclamò.
-Non
lo so ragazzi, è sorto il problema che il mio vecchio sponsor mi ha
mollato.-disse seria.-Quindi me ne serve un altro e in fretta.-specificò la
diretta interessata.
E
in quel momento suonò la campana.
New
York, sede dell’azienda “SportLine”, ufficio del presidente.
-Cosa?-esclamò
Angel O’Donovan in direzione del suo avvocato William Wharton.
Era
seduto alla sua poltrona e fissava a bocca aperta il legale, seduto di fronte a
lui, che era anche un suo carissimo amico d’infanzia.
-Hai
capito benissimo, amico. Fare da sponsor a Buffy Summers, andrà alle olimpiadi
d’inverno a febbraio e il suo attuale sponsor si è ritirato per via del fatto
che sta fallendo così il suo allenatore si è rivolto a noi. È una proposta
sensazionale, ho visto delle registrazioni di gare e quella ragazza è una
bomba, la danno come favorita. Fidati, è un vero affare, lo pensa persino
Wesley.-gli spiegò nominando Wesley Whindam-Price, il responsabile marketing.
-Ne
sei sicuro?-gli chiese ancora scettico.
-Ehi,
ci conosciamo da quando andavamo all’asilo. Ti ho mai consigliato male?-si
offese quasi.
-Se
dici che è una proposta così vantaggiosa chiama allora questo allenatore e
digli che accettiamo.-assentì sperando di non pentirsi della cosa.
-Vedrai,
Angel, che ne sarai contento.-sorrise afferrando il telefono sulla scrivania.
-Speriamo.-sospirò
l’uomo con una strana sensazione nel cuore.
Parte
1 – Nuovo sponsor
Quel
pomeriggio, Buffy rientrò in casa nel momento esatto in cui la madre Joyce
stava riattaccando il telefono dopo una conversazione. Con un sorriso la
salutò, dopodiché la madre le chiese del primo giorno di scuola.
-Tutto
come al solito, il preside è sempre insopportabile e i professori hanno già
dato compiti.-sospirò prendendo dal frigo del succo di frutta.
-Cara
ha chiamato il signor Giles.-la informò riferendosi al suo allenatore.
-Che
ti ha detto?-le chiese.
-Ha
parlato con quei tipi della SportLine e hanno deciso di sponsorizzarti.-le
annunciò felice.-Però prima il presidente vorrebbe conoscerti, Rupert ha detto
che ha già sponsorizzato altri atleti ma mai pattinatrici quindi vorrebbe
conoscerti e vedere se sei davvero brava come dicono.-
-Già
mi sta antipatico.-storse la bocca.-E ho inquadrato il tipo: bello, arrivista,
arrogante ed egoista. Uno che pensa solo ai soldi, altrimenti perché vorrebbe
conoscermi? Perché se non soddisfo le sue aspettative non mi sponsorizza, mica
può perdere un sacco di soldi! Giuro che appena lo vedo gli tiro un pattino un
testa!-si infervorò.
-Poi
dovrai comprarti un pattino nuovo, anzi due perché non li vendono singoli, e
non ne vale la pena.-tentò di calmarla.
-Magari
hai ragione.-acconsentì.-Anche perché, modestia a parte, io sono
brava.-sorrise.
-Questo
lo so.-assentì.-Vuoi mangiare qualcosa prima di andare agli allenamenti? Rupert
non c’è ma Jenny è rimasta qui per te, dice che adesso devi cominciare ad
allenarti di più.-
-Lo
so, e comunque non preoccuparti perché prima di rientrare ho mangiato un
hamburger con Willow e Xander. Erano così felici per me quando ho detto loro
della convocazione.-sorrise.
-Una
di queste sere potresti invitarli a cena, ti va?-le propose.
-Volentieri,
ma ti ricordo che Xander adora la tua cucina quindi per lui dovrai cucinare
doppio.-sorrise.
-No
preoccuparti, sono preparata all’ingordigia di Xander.-ricambiò.
-Adesso
vado a cambiarmi.-e salì al piano di sopra.
Buffy
aveva cominciato a pattinare all’età di cinque anni, a dodici aveva fatto le
prime gare per le categorie juniores. Quello che all’inizio aveva considerato
come uno sport in breve era divenuto la sua passione e adesso spendeva tutte le
sue energie per allenarsi ed eccellere sempre di più, nella vita non voleva
fare altro che pattinare.
Era
considerata una stella nascente del pattinaggio artistico su ghiaccio ed aveva
fatto molte gare e selezioni prima di venire convocata per le olimpiadi d’inverno,
questa, oltretutto, era la sua prima convocazione e di conseguenza voleva dare
più del meglio.
Si
preparò in fretta e poi andò al palasport dove Jennifer Calendar la aspettava.
Lei e Rupert Giles erano marito e moglie, oltre che il suo allenatore e coreografa
da quando aveva cominciato a gareggiare, circa cinque anni addietro.
Jennifer,
chiamata da tutti Jenny, aveva trentacinque anni e fino ai venticinque anni era
stata una grande ballerina classica, poi si era ritirata causa il matrimonio e
si era dedicata all’insegnamento e alle coreografie. Era di origini rumene ma
da un paio di generazioni la sua famiglia era ormai stanziata in America.
Era
stato lì che aveva conosciuto, a ventitré anni, Rupert Giles che all’epoca ne
aveva trentaquattro e faceva l’allenatore per una squadra di hockey. Rupert,
che tutti chiamavano simpaticamente con il suo cognome, Giles, era inglese e
non si vergognava di ostentare le sue origini, anzi ne era orgoglioso e il suo
accento inglese aveva affascinato Jenny. Due anni dopo essersi conosciuti si
erano sposati e avevano formato un team per i pattinatori artistici dove Giles
faceva da allenatore e Jenny da coreografa, erano ottimi e Buffy li adorava
come secondi genitori dato che li conosceva da quando aveva dieci anni.
Erano
stati loro a convincere i suoi genitori, un anno e mezzo più tardi, che poteva
avere delle possibilità a livello agonistico e l’avevano preparata per la sua
prima gara, un concorso regionale dove si era piazzata quinta, un ottimo
risultato per essere un’esordiente.
Da
allora, Buffy aveva continuato a gareggiare supportata dai genitori e anche da
Giles e Jenny. Ogni gara la rendeva più brava e fino a quel momento aveva
sempre avuto ottimi piazzamenti, più diverse vittorie.
Nonostante
i suoi successi agonistici, comunque, l’anno prima i suoi genitori si erano
separati e dopo il divorzio, ottenuto verso febbraio di quell’anno, lei con la
madre si erano trasferiti a Sunnydale. Scelta dettata sia dal fatto che Joyce
aveva trovato un impiego presso una galleria d’arte che anche dal fatto che
Giles e la moglie vivevano lì e venivano a Los Angeles ogni singolo giorno solo
per allenare Buffy. Quindi trasferirsi lì era stata la scelta migliore per
tutti, persino per Buffy che aveva pure conosciuto Willow e Xander.
Quando
arrivò al palasport di Sunnydale trovò Jenny che con aria molto concentrata
ascoltava un brano di musica classica. La salutò con un cenno della mano, poi
si affrettò a raggiungerla.
-Ciao,
Buffy, com’è andato il primo giorno di scuola?-le chiese affettuosamente
spegnendo la musica.
Jenny
era molto affezionata a Buffy, anche perché lei e Giles non erano ancora
riusciti ad avere un figlio anche se ormai era da molto tempo che ci provavano
senza ancora avere avuto risultati.
-Come
ogni primo giorno di scuola.-si limitò a commentare semplicemente storcendo la
bocca.
-Stavo
ascoltando alcuni brani classici che volevo proporti per il programma
obbligatorio. Tu hai qualche preferenza in merito?-le chiese.
-Jenny
ho sedici anni. Hai idea di quanto possa piacermi la musica classica?-le
rispose in modo ironico e affettuoso insieme.
-Hai
ragione, scusa.-sorrise.-Se vuoi possiamo usare un brano di musica pop ma sai
che dovremmo accorciarlo parecchio mentre alcuni brani classici hanno una
durata breve. Al momento stavo ascoltando
-Va
bene ma se mi addormento e salto gli allenamenti è colpa tua.-la ammonì
scherzosamente.
-Non
preoccuparti, in caso ti do una gomitata.-rise.
Passarono
la successiva ora e mezza a visionare brani classici, colonne sonore e brani di
musica moderna che più si addicevano all’età di Buffy. Alla fine scelsero
-Benissimo,
ora abbiamo i brani. Dammi un paio di giorni e ti porterò le coreografie. Ho
già in mente alcuni punti.-disse Jenny prendendo appunti su un block notes.
-Giles
ha già alcune idee?-chiese facendo un giro su se stessa.
-Probabilmente
si. Ieri mi ha chiesto se magari il primo salto nell’obbligatorio poteva essere
il flip ma vedremo come sta con la musica.-rispose.
-Ha
lasciato disposizioni per me?-continuò.
-Solo
di allenarti parecchio nel rittenberg e di impegnarti di più nel biellman a
spirale.-la informò.
-Starà
a New York ancora molto?-
-Ancora
qualche giorno, per occuparsi di tutto quello che riguarda il tuo
contratto.-spiegò.-Adesso che ne dici di cominciare seriamente
l’allenamento?-le chiese.
-Sono
d’accordo. Se mi intorpidisco poi tuo marito chi lo sente!-scherzò facendola
ridere.
Cominciò
a fare dei giri di corsa intorno alla pista per il riscaldamento, poi, sotto la
guida di Jenny, si portò al centro ed iniziò a provare i salti, le trottole e
gli altri passi.
Due
volte a settimana, Jenny le dava anche lezioni di danza classica per renderle i
movimenti delicati ed armoniosi. Buffy era un’ottima allieva e si vedeva che il
pattinaggio ce l’aveva nel sangue perché vi dedicava tutta la sua passione.
Mentre
si allenava, Jenny sorrise. Era fiduciosa. Fiduciosa nel fatto che Buffy era bravissima,
e che sotto la sua guida e quella di suo marito avrebbero portato una
campionessa alla vittoria.
New
York
Quando
Angel O’Donovan arrivò insieme al suo avvocato al ristorante scoprì che il suo
ospite era già arrivato e li stava attendendo. Subito, Rupert Giles, appena lo
vide arrivare si alzò e si strinsero la mano. Poi si accomodarono in attesa che
il quarto ospite arrivasse. Ma tanto non c’era problema di rimanere senza
argomento di conversazione.
Avevano
un unico argomento: Buffy Summers, e il contratto che intendevano farle firmare
perché lei fosse sponsorizzata da loro e al contempo la giovane atleta facesse
loro da testimonial.
-Ha
già preso l’aperitivo, signor Giles?-chiese Angel.
Angel
O’Donovan era di origini irlandesi ma i suoi nonni si erano trasferiti a New
York insieme ad altri immigrati irlandesi. Suo nonno era un calzolaio e la
nonna una sarta e in breve avevano messo su un’attività che aveva permesso loro
di tirare su cinque figli, tra cui il padre di Angel che aveva espanso l’azienda
fino a che era esploso il boom delle prime scarpe da ginnastica, idea che
Connor O’Donovan aveva colto al volo trasformando l’azienda di famiglia in una
delle prime industrie di articoli sportivi.
Angel
aveva solo una sorella minore, Catherine che adesso aveva ventiquattro anni,
che aveva studiato da stilista di moda e che adesso era la capo stilista
dell’azienda. Angel aveva studiato economia e alla morte del padre, tre anni
addietro, aveva preso in mano la società portandola ad ancora più alti livelli.
Potevano contare esportazioni in tutto il mondo con un forte capitale in
entrata.
Aveva
solo ventisette anni e già era uno dei migliori industriali di tutto il mondo,
per non parlare che rientrava tra gli uomini più ricchi del mondo, oltre che
tra gli scapoli più ambiti.
Si,
perché Angel era pure bello. Alto sul metro e ottantacinque, con lisci capelli
castani e occhi scuri che esprimevano calore, dolcezza e al contempo anche
sensualità. Erano poche quelle che gli resistevano, causa anche un fisico
atletico e muscoloso, ma lui era un uomo di sani principi e dichiarava che non
aveva ancora trovato la donna che faceva per lui.
Il
suo avvocato, William Wharton, che in gioventù si era dichiarato il nomignolo
di Spike, era il suo più vecchio e caro amico. I suoi bisnonni erano inglesi e
da loro, Spike, aveva ereditato lo charme. Il suo originale colore di capelli
era il castano scuro ma dall’età di diciotto anni aveva cominciato ad
ossigenarli e non aveva più smesso, quindi da anni ostentava una capigliatura
biondo platino che bene si addiceva ai suoi profondi occhi azzurri come il
cielo. Era magro ma muscoloso e anche a lui, le donne, faticavano a
resistergli.
Aveva
studiato giurisprudenza e dopo la laurea e l’esame che gli era valsa la facoltà
di operare, il suo migliore amico lo aveva assunto come avvocato sia personale
che per l’azienda. Insieme non avevano mai sbagliato un colpo, quindi Angel si
fidava del suo amico quando diceva che Buffy Summers poteva essere un buon
contratto.
Quella
mattina dopo l’aver parlato con Spike, Angel aveva chiamato Rupert Giles e
avevano discusso un po’ del contratto che intendevano fare a Buffy. Purtroppo
l’altro interessato della cosa, il responsabile marketing di Angel, non era in
ufficio e quindi avevano spostato l’incontro per quella sera a cena.
-Non
ancora.-rispose Giles.-Generalmente preferisco aspettare che ci siamo tutti
prima di ordinare qualsiasi cosa.-precisò.
-Lei
è proprio un inglese in tutto e per tutto.-sorrise Angel mentre toglieva il
tovagliolo dal piatto.
-La
considero un’ottima qualità.-ricambiò.
-Beh,
però spero che Wesley arrivi in fretta perché non ho proprio voglia di
attenderlo tutta la sera.-proclamò Spike cominciando a dare un’occhiata al
menu.
Neanche
l’avesse chiamato, un uomo in giacca e cravatta come loro arrivò di fretta
chiedendo scusa per il ritardo. Era abbastanza alto e un po’ dinoccolato, aveva
lisci capelli scuri e portava gli occhiali. Continuando a scusarsi e con il
fiatone si accomodò.
-Scusate
il tremendo ritardo, ho avuto una giornata infernale.-disse.
-Problemi
con Fred?-chiese Angel riferendosi a Winifred Burkle, la moglie di Wesley.
-Stamattina
è scivolata alzandosi dal letto e ha battuto forte la schiena. Al pronto
soccorso hanno detto che adesso dovrà rimanere al riposo fino alla fine del
tempo, per fortuna sono solo due mesi. Ho chiamato sua madre che è arrivata
alle tre del pomeriggio con il primo volo, ci darà una mano fino al
parto.-spiegò.
-Spero
niente di grave.-si preoccupò Giles.
-Mia
moglie ha avuto una gravidanza tranquilla e questa caduta non ci voleva
proprio, con la botta il bambino ha subito un lieve distacco di placenta ma per
fortuna si è risolto tutto. Adesso deve solo stare a riposo, doveva andare in
maternità tra due settimane ma ha dovuto anticipare.-rispose.
-Beh
vedrai che con un po’ di riposo in breve si rimetterà.-tentò di consolarlo
Angel.
-Lo
spero proprio.-sospirò.-Ma non siamo qui per parlare dell’incidente di mia
moglie, giusto? Allora, avete discusso di qualcosa oggi?-cambiò argomento.
-Intanto
ordiniamo che sto morendo di fame!-esclamò Spike fermando una cameriera con un
cenno.
La
cameriera prese loro le ordinazioni, poi portò gli aperitivi. Mentre gustavano
i martini iniziarono a parlare dell’affare che avrebbero dovuto concludere a
breve.
-Secondo
me, sponsorizzare Buffy Summers è un buon affare.-disse Wesley.-Da quando Spike
me ne ha accennato ho visto un paio di registrazioni e devo ammettere che per
essere molto giovane è anche molto brava.-
-Beh,
non per questo la alleno io.-scherzò Giles con falsa modestia.-Seguo Buffy da
quando aveva dieci anni, a dodici ha fatto la sua prima gara e si piazzò
quinta, lo giudicarono tutti un ottimo risultato per essere un’esordiente. Da
allora ha continuato a migliorare e la sua costanza e anche la sua bravura le
hanno permesso di venire convocata per i giochi olimpici.-
-Beh
sulla sua bravura nessuno discute.-si intromise Spike mentre arrivavano gli
antipasti. Attese che la cameriera si fu allontanata per riprendere a
parlare.-Abbiamo già avuto a che fare con atleti giovani e spesso e volentieri
si sono dimostrati più capricciosi delle attrici di Hollywood, precisando che
abbiamo avuto a che fare pure con loro.-
-Forse
questa è una cosa che vi stupirà parecchio di Buffy, lei è una brava ragazza
con sani principi. Io e mia moglie col passare degli anni siamo divenuti amici
della sua famiglia e dobbiamo ammettere che l’hanno cresciuta inculcandole una
forte umiltà perché quello che c’è oggi può non esserci domani.-continuò
l’allenatore.-Adesso i suoi si sono separati e Buffy da quasi un anno vive
nella città dove vivo io, a Sunnydale. È una ragazza molto allegra, ironica e
spigliata ma è anche una ragazza seria e con dei valori. Le interessa poco la
popolarità, vuole solo pattinare. Io credo che vi stupirà molto il suo modo di
essere fresco e solare.-
-Beh
questa è una cosa di cui non dubito, dato che sono stato io il primo a
dichiarare di volerla prima conoscere.-si intromise, finalmente, Angel.-Buffy
ha sicuramente il nostro appoggio e già da domani stabiliremo tutto ciò che
riguarda il contratto ma come lei ben sa, signor Giles, ci sono sempre pro e
contro. Quindi, mentre qui, Wesley e Spike decideranno del contratto, io verrò
con lei in California per conoscere la sua protetta. Una volta che avrò fatto
la sua conoscenza mi metterò anch’io nell’ottica per stabilire anche le varie
clausole.-specificò.
-Ed
io la approvo.-concordò.-Anche perché conosco la mia allieva e perché la cosa
più importante al momento è avere uno sponsor affinché Buffy non abbia problemi
alle olimpiadi, a febbraio.-
-Su
questo può stare sicuro. Se Buffy è esattamente la persona che mi ha descritto,
faremo ottimi affari e la ragazza non avrà più, in modo assoluto, alcun
problema per lo sponsor perché faremo di lei un’ottima testimonial e lei farà
di noi un ottimo sponsor.-sorrise.
-A
quando la partenza, allora?-chiese Spike.
-Un
paio di giorni e poi andrò a godermi la fine dell’estate in
California.-scherzò.
-Vedrà
che il clima le piacerà.-gli diede corda Giles e tutti e quattro risero.
Il
resto della cena trascorse allegramente mentre parlavano degli accordi per il
contratto e sulle prime campagne pubblicitarie che Buffy avrebbe dovuto
sostenere. Giles insistette sul fatto che non doveva stancarsi troppo
altrimenti non sarebbe stata in forma per gli allenamenti che in quel periodo
erano molto intensi.
A
Spike, il tono con cui l’allenatore parlava, sembrava troppo paterno e trovò la
cosa parecchio strana. Si trattenne dall’esternare i suoi pensieri ad alta voce
decidendo che ne avrebbe parlato dopo, a quattrocchi, solo con Angel. Anche se
ammetteva da solo che spesso viaggiava troppo con la fantasia.
Arrivati
al brandy ormai era già stato deciso tutto e l’atmosfera era distesa e
rilassata. Parlarono del più e del meno fino a tardi, quando uscirono dal
locale e si separarono. Giles prese un taxi che lo riaccompagnò in albergo
mentre Wesley aveva la sua macchina e Angel avrebbe dato un passaggio a Spike,
che decise di tenere a freno la lingua prima che Angel si potesse pentire di un
affare vantaggioso per tutti.
Giles
rientrò in albergo e dopo essersi fatto un rapido calcolo, compose il numero di
casa sua dove Jenny rispose dopo un paio di squilli. Parlarono del più e del
meno e Giles le comunicò che sarebbe rientrato in un paio di giorni insieme ad
Angel O’Donovan perché voleva conoscere Buffy, ormai il contratto era una cosa
sicura.
Angel
rientrò nel suo appartamento di Manhattan, un attico al dodicesimo e ultimo
piano di un lussuoso palazzo, dopo aver accompagnato Spike e scoprì di avere
ancora quella strana sensazione di quella mattina. Adesso cominciava a trovare
la cosa fastidiosa e irritante, quello era un contratto come tanti altri.
Per
cercare di scacciare quella sensazione molesta, si affacciò dalla terrazza godendosi
il panorama di New York alla sera, le luci parevano tante stelle colorate e
tutte le volte la vista gli toglieva il fiato. In fondo, era anche curioso di
conoscerla, questa Buffy Summers. Se era davvero così brava questo avrebbe
significato portare l’azienda ancora più avanti. Era solo questo che importava.
Parte
2 – Assistere agli allenamenti
Ci
vollero ancora quattro giorni prima che Rupert Giles salisse sull’aereo privato
di Angel, che li condusse all’aeroporto di Sunnydale.
In
quei giorni continuarono a discutere del contratto mentre Wesley si occupava di
cominciare a pensare alle campagne pubblicitarie e Spike di tutte le procedure
burocratiche e legali. Nel mentre, Giles si sentiva ad ogni ora con Jenny
perché voleva sempre essere informato sull’andamento degli allenamenti e su
tutto quello che decidevano in merito alle coreografie, oltre su come procedeva
Buffy.
Jenny
gli comunicò la scelta delle musiche, che Giles approvò in pieno, e si consultò
con lui in merito ai passi. Giles voleva sempre esaltare la bravura di Buffy ma
senza mai sembrare troppo esagerato così univa le cose spettacolari alla
semplicità e alla purezza di movimenti che Buffy sapeva esaltare senza
difficoltà.
All’aeroporto,
i due trovarono Jenny ad aspettarli. Salutò affettuosamente il marito e strinse
in modo cordiale la mano di Angel presentandosi. Angel ricambiò la stretta
dichiarando a Giles che aveva una moglie incantevole.
Poi
presero la macchina al parcheggio e si diressero al palasport, dove Jenny aveva
lasciato Buffy a provare la coreografia del programma libero. In quei giorni
l’aveva già imparato a memoria ed ogni volta che lo provava gli riusciva sempre
meglio. Quella mattina poi, essendo sabato e non avendo scuola, si era alzata
alle otto, aveva fatto colazione, un giretto di jogging e alle nove e mezza era
stata a casa di Jenny dove prima avevano provato qualche passo di danza
classica e poi erano andati al palasport dove aveva ripreso ad allenarsi e
provare fino alle dieci e mezza quando Jenny aveva dovuto lasciarla da sola per
andare a prendere Giles e il loro ospite.
-Ha
già imparato la coreografia del libero e dovresti vederla, Rupert, è
meravigliosa. Da qui a febbraio sarà diventata leggiadra come una farfalla. Fa
un triplo axel perfetto e grazie alle lezioni di danza classica ha saputo
rendere i movimenti armoniosi e leggeri. È fantastica.-gli spiegò Jenny allegra
e piena di fervore.
-Beh
sono contento, così finalmente vedo anch’io la prima coreografia. Come va con
il rittenberg?-chiese adesso serio.
-Molto
meglio, anche lei si era accorta che era diventata un po’ rigida, ha fatto un
paio di cadute.-gli disse.
-Spero
non si sia fatta male.-si intromise per la prima volta Angel che fino a quel
momento era rimasto zitto ad ascoltare la conversazione. Appena scesi
dall’aereo avevano tutti e tre deciso di darsi del tu.
-Oh
le pattinatrici cadono sempre.-gli sorrise Giles.-Serve a far capire loro dove
sta l’errore e a come porvi rimedio. Ultimamente Buffy era divenuta un po’
rigida nel fare un salto, quando ha cominciato a cadere ha capito dove stava
l’errore e adesso Jenny mi sta comunicando che si è sciolta di più nei
movimenti.-spiegò mentre entrava nel parcheggio del palasport e parcheggiava la
macchina, erano subito voluti andare a vedere Buffy.
Entrarono
nella struttura dove riecheggiavano, seppur fiocamente, le note a pianoforte di
Michael Nyman. In silenzio si diressero sugli spalti da dove avrebbero potuto
vedere Buffy dall’alto e quindi ammirarla al meglio.
Non
appena Angel posò gli occhi sulla solitaria figura che aleggiava sulla pista il
suo cuore mancò un battito. All’improvviso sentì che tutto era sparito intorno
a sé ed era consapevole solo di lei che si muoveva leggiadra.
Nel
preciso istante in cui lui l’aveva vista, Buffy stava eseguendo un toe loop che
gli riuscì perfettamente, eseguì poi una serie di trottole ed una biellman a
spirale seguendo perfettamente la musica e coordinando i movimenti in modo
preciso ma anche leggero. La musica pareva creata appositamente per lei, per i
suoi movimenti ed Angel rimase incantato a guardarla notando che non solo era
bravissima ma anche estremamente bella, nonostante la vedesse a distanza.
Fissò
gli occhi su di lei, su ogni suo movimento e capì che Giles non gli aveva
mentito quando aveva detto che era spettacolare, perché lo era davvero. Si
chiese se avesse mai visto qualcosa di più bello che non fosse lei, e il suo
cuore rispose di no.
Si
riscosse solo quando sentì la musica sfumare e Buffy concludere il suo
esercizio portandosi al centro della pista e rimanere in piedi con i piedi
incrociati le braccia raccolte al petto con i polsi incrociati e la testa
reclinata di lato, vederla pattinare era stata la cosa più emozionante che
avesse mai visto.
-Cosa
ne pensi?-gli chiese Giles accanto a sé.
-Eh…è
bravissima, davvero.-rispose trattenendosi dal dire che era semplicemente
meravigliosa.
-Vieni,
andiamo a conoscerla.-lo scortò giù fino all’ingresso della pista dove Buffy
era già arrivata e stava parlando con Jenny.
Mentre
scendeva e si avvicinava la vedeva parlare muovendo le mani e la vedeva
sorridere. Le pareva di non aver mai visto nessuno con un sorriso più bello. E
soprattutto notò che emanava una forte passione per quello che faceva, l’aveva
notato appena l’aveva vista pattinare.
-Giles,
finalmente è tornato!!-lo accolse calorosamente abbracciandolo.
-Scommetto
che però i miei rimbrotti non ti sono mancati affatto.-ricambiò l’abbraccio.
-Quelli
mai.-rise.
Aveva
detto solo poche parole ma ad Angel si disse che era la prima volta che sentiva
una voce così solare e al contempo dolce. Fu a quel punto che le vide puntare
gli occhi su di lui e scoprì che erano verdi come due smeraldi e bellissimi.
A
Buffy si mozzò il fiato appena incontrò i suoi occhi scuri e caldi come la
cioccolata fusa. Il cuore le accelerò i battiti e si riscoprì senza parole. Non
aveva mai visto un uomo più bello in vita sua, bello come un angelo.
-Buffy
ti presento Angel O’Donovan, il presidente della SportLine, l’azienda che ti
farà da sponsor. Angel, lei è Buffy Summers, la mia protetta.-fece le presentazioni
Giles e i due si strinsero la mano meccanicamente senza lasciare che i loro
occhi distogliessero lo sguardo.
Non
appena le mai si toccarono e sentirono il rispettivo calore della pelle fu come
se una scarica elettrica li avesse attraversati. Buffy si sentì improvvisamente
lo stomaco in subbuglio ed Angel, cercando di mantenersi lucido, pensò alla
sciocca cosa che nonostante il freddo del ghiaccio aveva le mani molto calde.
-Finalmente
ti conosco, Buffy. Giles mi ha parlato molto bene di te.-le disse e la giovane
scoprì che aveva una voce calda e sensuale. Era la prima volta che si sentiva
così guardando un uomo.
-Piacere
mio, signor O’Donovan.-sperò che non le avesse tremato la voce mentre pronunciava
quelle poche parole.-Rimarrà a Sunnydale tanto tempo?-gli chiese mentre
ritirava, a malincuore, la mano dalla sua.
-Il
necessario.-disse brevemente.
Giles
e Jenny chiesero se volevano un caffè ed entrambi risposero di no così i due
andarono al bar annesso lasciandoli soli. I due aspettarono che la coppia fu
andata via poi cercarono di superare l’imbarazzo che provavano senza cercare di
farsi notare.
-Ha
visto il mio esercizio?-gli chiese Buffy.
-Si,
e devo dire che sei molto brava anche se Giles mi aveva già tessuto le tue
lodi.-sorrise.
-Lei
sa pattinare?-continuò.
-Diciamo
che sto appena in equilibrio.-le confessò facendola ridere.
-Beh
dato che mi sponsorizza potrei darle qualche lezione, in fondo sono una
professionista e di recente ho vinto il titolo nazionale. Per non parlare del
fatto che andò alle olimpiadi, una mia compagna di classe che fa la cheerleader
si vuole organizzare per venire con le altre a fare il tifo.-stavolta fu lei a
far ridere lui.-Mi scusi, sto parlando a ruota libera come al solito.-
-Non
preoccuparti, continua pure.-la incitò.
-È
sicuro?-lo guardò stralunata.-No, perché se comincio non la smetto più ed in
breve mi ritroverò non solo a saltare da un argomento all’altro ma anche a dire
parole sconnesse e senza senso che non capirà ne ora ne mai…esattamente come
sto facendo adesso.-capì facendolo ridere di gusto.
Notò
che aveva una risata fresca e sensuale che pareva sgorgargli dritto dal
profondo del cuore. In fondo non era poi così male come aveva detto a sua
madre, non ci sarebbe neanche stato bisogno di tirargli un pattino in testa.
-Adesso
capisco perché Giles ti ha descritto allegra e spigliata, lo sei davvero.-la
lodò.
-Beh
Giles è molto paterno con me.-si fece seria.-Sono a lui e a Jenny molto grata,
è grazie a loro se sono arrivata dove sono adesso. Da quando le mie gare si
sono fatte più serie non allenano più nessuno, sono divenuta la loro unica
allieva.-
-Evidentemente
hanno in te molta fiducia.-ricambiò.
-E
io ne ho in loro, per questo farò sempre di tutto per non deluderli
mai.-sorrise e in quel momento si avvicinarono Willow e Xander, aveva promesso
loro che sarebbero andati a pranzo insieme.
-Ehi
Buffster, sei impegnata?-le chiese Xander.
-No,
Xand, ho finito per stamattina.-uscì dalla pista e si sedette sulla panchina
per togliersi i pattini.-Will, Xand vi presento Angel O’Donovan, la sua azienda
mi farà da sponsor. Signor O’Donovan loro sono Willow e Xander, i miei migliori
amici.-fece le presentazioni e i tre si strinsero la mano.
Buffy
andò a cambiarsi lasciando gli amici con Angel e quando tornò c’erano pure
Giles e Jenny. Si era tolta gli indumenti sportivi e aveva indossato jeans ed
un top con le bretelle, era settembre e faceva ancora molto caldo. Si era
disfatta lo chignon che aveva durante gli allenamenti ed Angel notò che non
aveva i capelli molto lunghi, le arrivavano appena alle spalle ma che comunque
sciolti le stavano meglio che legati. Si ritrovò a pensare che aveva proprio
una bella bocca rossa…
E
li si interruppe dandosi del pedofilo perché non solo lei aveva quasi undici
anni meno di lui ma era minorenne. Pensare certe cose su una ragazzina che
poteva essere la sua sorellina minore era letteralmente inconcepibile e
terribilmente sconcio!
Poco
dopo i tre ragazzi li salutarono per andare a pranzo mentre Giles e Jenny
portavano Angel in hotel affinché riposasse, avevano fatto un viaggio di più di
cinque ore per arrivare in California da New York e anche l’allenatore
cominciava a sentire un po’ la stanchezza causata dal volo e dal fuso orario.
Angel
arrivò all’hotel che aveva prenotato e si fece accompagnare nella sua camera.
Appena lì posò la valigia per terra e si gettò supino sul letto sbuffando, si
sentiva sfinito. Fissò il ventilatore del soffitto e al posto delle pale vide
il volto della giovane che aveva appena conosciuto, era pure una ragazzina ma
non aveva mai conosciuto una ragazza più bella di lei.
Per
distrarsi si tirò a sedere e, dopo essersi tolto le scarpe e lanciate in fondo
alla stanza, prese il telefono e compose il numero di casa di Spike. Non fece
neanche il calcolo del fuso orario anche se il suo amico gli rispose un po’
insonnolito, doveva essere mattina presto.
-Ehi,
che fai ancora dormi? Guarda che anche se non ci sono devi andare a curare i
miei affari!-lo riprese scherzosamente ridendo.
-Io
curo sempre i tuoi affari, bello, anche mentre dormo o sto sotto la doccia o
sono a letto con una donna!-gli fece notare, e subito dopo sbadigliò
rumorosamente.
-Per
favore, Spike, va bene la doccia o mentre dormi ma mentre sei con una donna
almeno pensa a lei invece che a me o tutte le tue ragazze penseranno che sei
gay.-continuò.
-Non
dirle neanche per scherzo queste cose, spiritoso che non sei altro. Parlando di
cose serie, come sta andando lì?-cambiò argomento.
-Il
tempo è splendido, credo che ne approfitterò per andare al mare.-ci pensò su.
-Pensi
di essere divertente? Hai conosciuto la ragazza?-
-Si,
giusto poco fa e ho assistito al suo allenamento. Credo che sia veramente
brava, sarà un buon investimento.-rifletté.
-Ci
darà dei problemi?-continuò.
-No,
è simpatica. Non sembra snob e le importa davvero poco della popolarità, a me è
parsa davvero una brava ragazza.-e gli apparvero davanti agli occhi i suoi,
così verdi e giovani.-La trovo bella sia dentro che fuori.-
-Bella
dentro e fuori?!-ripeté stralunato.-Ma ti sei sentito!? Da dove cavolo l’hai
tirata fuori questa cosa? Non ti sarai mica portato uno di quei tuoi libri di
poesie?-si preoccupò.
-Non
ti si può dire niente che capisci tutto l’inverso!-si offese.
-Non
fare il bambino, Angel. Dimmi invece del contratto.-chiese prendendo carta e
penna per eventuali appunti.
-Non
penso che avremo bisogno di molte clausole. Intanto la vincoleremo a noi in
esclusiva per quattro anni, dovrà partecipare al trenta percento delle nostre
campagne pubblicitarie; cioè spot, servizi fotografici, presentazioni eccetera,
deciso tutto ogni inizio anno, il cento percento del suo abbigliamento sportivo
dovrà essere del nostro marchio e riceverà un compenso pari all’ottanta
percento di quello che investiamo su di lei se ad ogni gara si qualifica prima,
del sessanta percento se si qualifica seconda, e del quarantotto percento se si
classifica terza, dal quaranta percento in poi se si qualifica dal quarto posto
in giù. Mettiamo come clausole che se scioglie il contratto prima della
scadenza ci sarà una penale pari alla metà di tutto quello che fino a quel
momento avremo investito su di lei e che se per un qualsiasi problema, a parte
quelli di salute, salta una delle nostre campagne ci sarà una penale pari al
dieci percento. Scritto tutto?-concluse.
-Fino
all’ultima parola. Mi sembra un contratto vantaggioso, vuoi che cominci a
buttarlo giù?-propose.
-Aspetta
ancora un po’, ti chiamo io quando è il momento, voglio prima parlarne con il
suo allenatore e con la madre che è il suo tutore legale essendo Buffy
minorenne. Sai che dovrà firmare insieme alla figlia.-gli ricordò.
-Lo
so.-sospirò.-Beh io intanto metto a posto gli appunti, ci sentiamo.-
-Ciao.-lo
salutò e chiuse.
Andò
a fare una doccia, odiava i viaggi perché appena arrivato si sentiva sempre
sporco e impolverato. Rimase sotto il getto dell’acqua calda per diversi minuti
godendosi la sensazione, poi si coricò un po’, completamente nudo, rinunciando
al pranzo, tanto non aveva fame.
Si
risvegliò che erano circa le cinque del pomeriggio, ma si sentiva rinfrancato e
anche affamato. Si vestì e scese giù lasciando la chiave nella hall e si fece
chiamare un taxi. Nell’attesa chiamò Giles a casa e Jenny gli rispose che era
già andato al palasport con Buffy, quindi Angel le comunicò che l’avrebbe
raggiunto lì.
Quando
arrivò, Giles stava in pista mentre Buffy si allenava sul doppio axel. Senza
disturbarli si sedette nelle prime file e li osservò. Anzi, di Giles non gliene
importava proprio niente, guardava solo e soltanto Buffy che con la fronte
impregnata di sudore continuava imperterrita a saltare e ad ogni salto
migliorava sempre di più.
Non
seppe se rimase a guardare l’allenamento per due ore o forse di più, la sola
cosa di cui gli importava era vedere lei. Vederla pattinare, saltare, fare le
spirali…e notava quanto a lei poco importasse della fatica, in ogni suo
movimento era così forte la passione che niente all’infuori di quello contava
davvero. Non capiva neanche cosa fosse quello strano pizzico che sentiva al
cuore.
Buffy
si accorse di lui mentre faceva una spirale e sorridendo lo salutò con la mano.
Già da un po’ aveva sentito il cuore cominciare a battere all’impazzata senza
alcun motivo ma aveva mantenuto salda la concentrazione e poi l’aveva visto seduto
sugli spalti che guardava l’allenamento.
Salutarlo
era stata la cosa più naturale del mondo e lui ricambiò con lo stesso gesto,
oltretutto il saluto di Buffy aveva permesso pure a Giles di notare la sua
presenza che gli fece cenno di avvicinarsi all’entrata della pista.
Quando
arrivò Giles era già lì e Buffy li raggiunse pochi secondi dopo. Notò che
sorrideva piena di passione e notò che non aveva mai visto un sorriso più
bello.
-Eri
lì da molto?-gli chiese Giles.
-No,
da pochi minuti.-mentì spudoratamente dando un’occhiata veloce all’orologio.
Era arrivato alle cinque ed un quarto, adesso erano le sette di sera.-Ho fatto
una bella dormita.-
-Il
fuso orario mi ammazza sempre.-concordò l’allenatore.
-Ha
ragione.-annuì.-Sono qui per parlare di cose serie. Ho parlato con il mio
avvocato, a New York e gli ho dettato le condizioni del contratto ma prima che
venga formalizzato volevo parlarne con voi.-guardò Buffy.-Avrò anche bisogno di
parlare con tua madre dato che è il tuo tutore legale fino ai diciotto anni.-
-Va
benissimo, possiamo andare da lei anche tra poco per cena.-propose.
-Per
me va bene, chiamo Jenny per dirle che ci vedremo da te.-e Giles lasciò la
pista lasciandoli, di nuovo, soli.
-Non
avvisi tua madre?-le chiese.
-No,
ci penserà Giles, non si preoccupi.-sorrise.-Spero che mi farà un buon
contratto.-
-Vedrai
che ne sarai soddisfatta, punto sempre a valorizzare chi lavora per noi e a
fare in modo che la persona valorizzi anche la mia azienda.-le spiegò.
-Deve
tenerci davvero tanto.-notò.
-La
mia azienda è partita come la bottega di una sarta e di un calzolaio, i miei
nonni. Alla loro morte, mio padre ne prese le redini puntando
sull’abbigliamento sportivo e adesso che lui si è ritirato io ho preso la
presidenza mentre mia sorella è a capo degli stilisti. Non voglio rovinare un
qualcosa con una storia così lunga e importante.-le raccontò con gli occhi che
brillavano al pensiero dei nonni che aveva tanto adorato fin da bambino quando
li ascoltava parlare delle distese verdi della loro Irlanda lontana.
-Lei
è sposato?-gli chiese mordendosi subito dopo la lingua. Come le era saltato in
testa di fargli una domanda così personale?!
-No.
Fino ad adesso non ho ancora incontrato la persona giusta, sono tutte troppo
impegnate a cercare di mettere le mani sui miei soldi che preferisco rimanere
da solo.-rispose con sincerità.
-Beh
le auguro di trovare presto qualcuno che sia solo interessato a lei.-gli
augurò.
-Lo
spero anch’io.-concordò.
-Come
sono andati gli allenamenti?-le chiese anche se aveva visto tutto, ma lei non
lo sapeva.
-Benissimo.
Abbiamo cambiato il brano per l’obbligatorio, abbiamo saputo che una ragazza
greca userà lo stesso brano e non vogliamo trovarci ad usare un doppione così
ho convinto Giles ad usare una vecchia canzone dei Roxette, it must have been
love.-lo informò.
-Me
la ricordo, è una bella canzone, complimenti per la scelta.-sorrise.
-Grazie.-ricamboò.
Parlarono
per un paio di minuti, finché Giles tornò informandoli del fatto che Jenny li
avrebbe aspettati a casa di Buffy dove Joyce, già informata, stava cominciando
a preparare la cena.
Buffy
si allontanò da loro dicendo che andava a fare la doccia e tornò dopo qualche
minuto cambiata e lavata. Andarono con la macchina di Giles fino a casa di
Buffy dove Joyce, quando entrarono, li accolse allegramente portando gli
aperitivi insieme a Jenny.
Parlarono
finché Joyce non disse che la cena era pronta e si spostarono nella sala da
pranzo. Fu lì che Angel spiegò del contratto che voleva proporre a Buffy e
tutti si dimostrarono contenti della proposta. Angel non notò l’occhiata che si
scambiarono Buffy e sua madre quando nominò le campagne pubblicitarie a cui
doveva partecipare.
Parlarono
fino a tardi poi Giles e Jenny accompagnarono Angel in albergo. Buffy aiutò sua
madre a sparecchiare la tavola e caricare la lavastoviglie, poi salì in camera
sua per andare a letto perché era sfinita.
Poco
dopo, Joyce la raggiunse, Buffy aveva appena finito di parlare con Willow al
telefono. Erano d’accordo che il giorno dopo avrebbero trascorso la giornata al
mare insieme a Xander. Era una delle ultime volte che potevano farlo.
-Non
sarebbe il caso di diminuire la tua partecipazione alle campagne
pubblicitarie?-le chiese.
-No.-proclamò
scuotendo la testa.
-Buffy
ho paura che siano troppe, quell’uomo ti sbatterà a destra e sinistra per tutta
l’America e non ti farà bene.-tentò.
-Mamma,
posso farcela. E non devono venire a sapere niente di niente.-la guardò con
aria decisa.
-Come
vuoi tu. Tanto sono solo quattro anni, possiamo benissimo non dire
niente.-rifletté.
Buffy
annuì e sua madre le augurò la buona notte, poi la lasciò sola.
Erano
le due di notte, ed Angel si rigirò nel letto per l’ennesima volta. Non faceva
altro che pensare a lei, non era mai successo che una ragazza gli togliesse il
sonno così e sapeva di non potere permettersi di pensare a lei, era solo una
ragazzina e pure minorenne. Ma non poteva farci niente, non riusciva a
togliersela dalla testa.
Era
più o meno la stessa ora, e Buffy sbuffò fissando il soffitto della sua camera.
Appena chiudeva gli occhi gli appariva il viso di Angel e quando li riapriva
succedeva la stessa identica cosa, non era possibile che un uomo appena
conosciuto le facesse quell’effetto, per non parlare del fatto che era troppo
grande per lei, aveva quasi trenta anni.
Ma
si continuarono a pensare per tutta la notte.
Parte
3 – Decisioni
Due
giorni dopo quella cena, Spike raggiunse il suo amico con il contratto fresco
di stampa chiuso nella sua ventiquattrore. La firma da parte di Buffy, Joyce ed
Angel avvenne nello studio del legale di Joyce Summers in presenza del suo
avvocato e di Spike, poi Angel strinse la mano a Buffy dandole il benvenuto
nella loro azienda.
Entrambi
si lanciarono un sorriso che solo Spike notò, l’avvocato scosse la testa senza
farsene accorgere, aveva l’impressione che il suo amico si stava per cacciare
in un grosso guaio.
Pochi
giorni dopo, Angel e Spike ripartirono dicendo a Buffy che si sarebbero fatti
sentire presto, Buffy doveva cominciare le campagne pubblicitarie. Per
quell’anno, Buffy avrebbe solo fatto uno spot pubblicitario, dato che nel
contratto era stato stabilito che le campagne sarebbero state decise all’inizio
dell’anno.
Poche
settimane dopo, Buffy girò uno spot pubblicitario al palasport di Los Angeles, che
era più grande di quello di Sunnydale, per promuovere l’abbigliamento sportivo.
Fu una cosa abbastanza rapida e che richiese neanche tanto lavoro, Buffy perse
solo due giorni di scuola ma la sua assenza fu subito giustificata al preside
Snyder. Lo spot sarebbe stato in onda verso la metà di novembre.
Buffy
continuò gli allenamenti, il tempo scorreva in fretta e lei voleva essere molto
più che preparata per febbraio. Continuava anche a studiare e anche se non era
mai stata una studentessa con voti eccellenti se la cavava bene.
-Ehi,
a cosa pensi?-
Willow
la raggiunse mentre stava seduta su una panchina a rigirarsi il sandwich tra le
mani, quel giorno aveva la testa letteralmente tra le nuvole.
-Eh?-fece
alzando lo sguardo su di lei.-Oh…a niente.-rispose mentendo.
-Guarda
che stai parlando con me, Willow, la tua migliore amica.-sorrise.
-Ehi,
con quello spot pubblicitario mi hanno dato un bel po’ di soldi quindi uno di
questi giorni si va a fare shopping, d’accordo?-cercò di cambiare argomento
immaginando già che la sua amica avrebbe capito presto i suoi pensieri, ormai
si conoscevano bene.
-Hai
avuto altre notizie da parte di Angel?-le chiese.
-Angel?-fece
finta di non ricordare.
-Angel
O’Donovan, ti ricordi? Il presidente della SportLine che ti sponsorizza e che è
davvero un gran bel pezzo d’uomo.-le rammentò.
-Oh
parli di quell’Angel! No, nessuna notizia.-la informò.
-Ti
piace?-ma più che una domanda era un’affermazione.
-Willow
non dire eresie! Vive a New York, è troppo grande e troppo ricco!-la guardò scandalizzata
al solo pensiero, anche se ci pensava tutti i giorni.
-Però
è un uomo davvero bello.-continuò.
-Bello
è dire poco, è letteralmente meraviglioso!-le brillarono gli occhi al solo
pensiero.
-Ti
piace.-confermò ridendo.
-Non
è vero, mi hai preso in contropiede!-cercò di difendersi ma non ci mise troppa
convinzione nelle sue parole.-Però è vero che è davvero bellissimo, hai visto
che occhi? E secondo me sotto quei vestiti dev’esserci un corpo da vero dio
greco.-
-Beh
su questo non posso darti torto.-concordò.-Per il resto come procedono gli
allenamenti?-
-Bene
anche se il palasport di Sunnydale è piccolo e spesso affollato, Giles non
riesce più a farsi dare un ora per gli allenamenti, c’è troppa gente. Andare
tutti i giorni a Los Angeles è impensabile, soprattutto per me, non voglio
arrivare alle olimpiadi impreparata.-le raccontò seria.
-Ti
capisco. Non c’è proprio alcuna soluzione?-si preoccupò.
-Non
al momento.-sospirò.
-Ehi
bellezze, parlavate di me vero? Vi mancavo troppo!-Xander arrivò in quel momento
con la sua solita aria allegra e sbruffona e si sedette in mezzo alle due
amiche abbracciandole entrambe.
-Per
la cronaca, non siamo le tue ragazze.-gli fece notare Buffy.
-Quindi,
datti meno arie.-rincarò Willow staccandosi.
-Non
trattatemi così, lo sapete che sono sensibile.-fece finta di offendersi.-Che si
fa stasera, tutti al Bronze a scatenarci?-chiese tornando subito di buonumore.
-Io
ci sto ma non posso fare tardi.-assentì Buffy.-Domani dopo la scuola devo
andare agli allenamenti.-precisò.
-Certo
che è un peccato che queste olimpiadi siano in Giappone, saremmo venuti
volentieri a vederti.-disse Willow dispiaciuta.
-Ma
ti seguiremo con affetto dalla televisione.-si affrettò a precisare Xander.
-Però
non sarà la stessa cosa.-continuò la giovane rossa.
-Mia
madre verrà, il signor O’Donovan le metterà a disposizione il suo aereo privato
non solo per lei ma anche per chiunque voglia venire, magari posso provare a
chiedere anche per voi.-propose Buffy.
-C’è
la scuola e poi il Giappone non è dietro l’angolo, non so se mia madre mi
manderebbe.-obiettò Willow sempre più dispiaciuta.
-Andrà
bene lo stesso, vi sentirò comunque vicini.-sorrise anche se si sentiva un po’
triste al pensiero che non avrebbe avuto i suoi due migliori amici accanto.
In
quel momento si avvicinò Cordelia, in tenuta da cheerleader, insieme ad un
altro paio di compagne, anche loro vestite come lei. Buffy aggrottò la fronte,
perché era davvero strano che le cheerleaders le si avvicinassero dato che la
consideravano una sfigata che frequentava gli sfigati.
Pensava
che se solo avessero saputo che nella sua vecchia scuola, a Los Angeles, anche
lei aveva fatto la cheerleader, era stata il capitano e persino per più di una
volta reginetta. Ma ormai quelli erano tempi passati, e adesso lei si
concentrava solo sul pattinaggio.
-Ciao
Buffy.-esordì Cordelia.-Lo sappiamo che sei uno sfigata ma il fatto delle
olimpiadi, non dico che ti faccia di colpo diventare migliore, ma è una notizia
non da poco. Ci siamo consultate e vorremmo chiederti se c’è la possibilità di
venire a fare il tifo per te in Giappone.-le spiegò.
-Beh,
il mio sponsor metterà un aereo a disposizione di chiunque voglia venire, senza
esagerare ovviamente. Se proprio vi interessa, e il preside acconsente, fatemi
sapere in quante siete che occuperò i posti.-si sentiva un po’ perplessa, di
certo non si aspettava una simile proposta.
-Bene,
ti faremo sapere.-e fecero per accomiatarsi.
-Ciao
bellezze!-le salutò Xander sperando di fare colpo.
-Trattieniti,
perdente.-lo liquidò Cordelia e si allontanò con le altre.
-Wow,
le cheerleaders sono dalla mia parte.-commentò Buffy ancora stralunata alla
sola idea.
-Ci
voglio venire anch’io!-esclamò Willow di slancio attirando le occhiate stupite
dei suoi due amici.-In Giappone! Se ci viene Cordelia ci vengo pure io.-decise.
-Va
bene, chiedi il permesso ai tuoi e poi fammi sapere.-sorrise Buffy.-Sarei così
contenta se tu venissi davvero.-
-Beh
a questo punto non mi rimane che convincere i miei e partire con voi, mica
posso lasciarvi da sole in Giappone in balia di chissà quanti giapponesi
carini.-si intromise Xander.
-O
magari vuoi venirci per le ragazze giapponesi magari pure carine?-lo prese in
contropiede Buffy e il ragazzo rise senza sapere che dire.
Quel
pomeriggio Buffy si recò agli allenamenti per scoprire, da Giles, che la pista
era occupata dalla squadra di Hockey locale e che non avevano intenzione di
lasciarla anche perché avevano prenotato per un’intera settimana.
-Giles
ed io come faccio ad allenarmi?-chiese la ragazza al suo allenatore.-Mancano
solo cinque mesi e il libero ha bisogno di essere perfezionato per non parlare
del fatto che ancora non abbiamo neanche cominciato l’obbligatorio.-
-Lo
so, Buffy ma purtroppo la situazione è questa e pensare di andare ogni giorno
fino a Los Angeles è impensabile, sarebbe semplicemente massacrante
specialmente per te.-concordò.
-E
allora che facciamo?-sospirò.
-Jenny
è al telefono con New York, Angel mi aveva fatto promettere che se avessi avuto
problemi per gli allenamenti glielo avrei fatto sapere.-le rivelò.
-E
a lui che importa?-si stupì anche se il cuore le fece un balzo nel petto al
solo sentire il suo nome.
-Gli
importa dei soldi che sta investendo su di te, ecco cosa gli importa. E
un’atleta fuori allenamento sono soldi buttati al vento anche per te.-la
riprese.
Buffy
stava per ribattere ma in quel momento arrivò Jenny, dalla faccia pareva
abbastanza serena.
-Gli
ho parlato, dice che fortunatamente ha un buco libero di qualche giorno e si
stava mettendo subito in viaggio per raggiungerci.-li informò.
-Beh
aspetteremo sue notizie.-concluse Buffy.
-È
sempre la solita storia, tra te e quella maledetta squadra c’è da fare la
guerra per questa diavolo di pista.-e Giles sospirò sconsolato.
-Dai,
ne approfitterò per dare a Buffy qualche altra lezione di danza classica.-cercò
di consolarlo Jenny.
Ma
quella sera, in un modo o nell’altro, Buffy tornò a casa sconsolata. Aveva
passato tutto il pomeriggio a fare danza classica ma non era lo stesso che
pattinare, anche se la danza la aiutava. Per rilassarsi fece un bagno caldo e
profumato, poi scese per mangiare qualcosa, quella sera era sola a casa dato
che la madre aveva una mostra alla galleria d’arte dove lavorava.
Poco
dopo chiamò Willow e le due parlarono per un paio d’ore poi chiusero e Buffy
andò a letto ancora un po’ angosciata perché non aveva potuto allenarsi, ma
fece sogni lieti. Tutti popolati da un viso d’angelo.
Angel
era arrivato all’aeroporto di Sunnydale in serata ma non aveva voluto disturbare
nessuno così aveva preso un taxi e si era fatto portare allo stesso albergo
dove aveva alloggiato la prima volta. La stanchezza per il volo e il fuso
orario l’avevano fatto dormire come un sasso per tutta la notte, fino al
mattino dopo quando si risvegliò riposato e pronto ad incontrare Rupert Giles,
e a sapere cosa diavolo stava succedendo.
Pranzò
con l’allenatore e la moglie che gli spiegarono la situazione. Sunnydale aveva
una sola pista di pattinaggio da ghiaccio e due fazioni che volevano occuparla
senza essere disturbati: Buffy Summers con Giles e Jenny e la locale squadra di
hockey che in quel periodo stava andando forte e voleva continuare così.
Finché
Buffy si era allenata a Los Angeles, perché viveva lì, tutto era andato bene ma
adesso era impensabile che la ragazza facesse tutti i giorni ore di strada per
andare a raggiungere la più vicina pista di Los Angeles, sarebbe stato solo uno
stress inutile, oltre che una fatica disumana.
Angel
ascoltò attentamente, capì che la coppia si era rivolta a lui perché ormai lo
consideravano come un amico e anche perché la situazione era un po’ nei suoi
interessi, oltre che nei loro e in quelli della stessa Buffy.
Propose
loro un’alternativa che i due giudicarono valida, ma toccava a Buffy e Joyce
decidere se accettare o meno. Dopo pranzo, quindi andarono da Joyce che era a
casa e parlarono tutto il pomeriggio, finché non tornò Buffy che li trovò nel
salotto ad aspettarla.
-Oh
cielo! Che ho combinato stavolta? Ho messo su un etto?-esordì la ragazza quando
vide tutti lì ad aspettarla.
Fece
finta di non notare Angel anche se era terribilmente difficile tanto era bello,
più di quanto ricordasse. E anche lui pensò che era davvero bellissima, non la
ricordava così solare.
-No,
e lo sai.-la rimbeccò la madre.-Vuoi mangiare qualcosa?-
-No,
non ho fame.-posò lo zaino vicino alla porta e venne a sedersi su una
poltrona.-Allora? Quali sono le decisioni?-chiese in ansia torcendosi le mani.
-Stamattina
sono andato a in comune per via della pista di pattinaggio e il consiglio
comunale ha deciso che la pista servirà alla squadra di hockey per tutto il
periodo del campionato, e anche oltre.-la informò Giles.
-Ed
io dove mi alleno?-sospirò e a quel punto prese la parola Angel.
-Buffy,
siamo agli inizi di ottobre e già a New York fa freddino. Tra poco cominceranno
le nevicate e apriranno le piste di pattinaggio del Rockfeller Center e di
Central Park, per non parlare che ce ne stanno tante altre. Ho parlato con il
proprietario di una pista vicino dove abito io ed è disposto a metterla a
disposizione tua, di Giles e Jenny fino al momento di andare in Giappone, ma
questo vuol dire che voi dovrete venire a New York fino a gennaio.-le spiegò.
-Stare
a new York per cinque mesi?-chiese stupita.
-Esatto.-le
confermò.-Abito all’ultimo piano di un palazzo, in un appartamento di due piani
con attico separato con ingresso indipendente, come una dependance che è a tua
completa disposizione. Avrai tutta la privacy che ti serve senza che nessuno ti
disturbi.-precisò.
-Cosa
ne pensi?-le chiese Giles.
-Posso
parlare un attimo in privato con mia madre?-chiese e tutti risposero di si,
così le due si spostarono in cucina.-Che ne dici?-chiese subito a sua madre.
-Non
lo so, ho semplicemente paura per te.-rispose.
-Me
la saprò cavare.-alzò le spalle.
-Sai
cosa intendo.-precisò.
-Lo
so, non avrai per caso detto qualcosa?-si preoccupò.
-Assolutamente
no, proprio come hai deciso.-rispose.-Buffy non nascondo che ho paura a saperti
da sola, dall’altra parte dell’America nelle tue condizioni.-
-Non
devi preoccuparti, starò bene. Sai anche che per il momento non possiamo fare
niente, dobbiamo solo aspettare.-le ricordò.
-Questa
è la cosa che mi preoccupa. Aspettare, non voglio aspettare di vederti crollare
di nuovo.-la prese per le spalle.
-Non
crollerò, lo sai. Ma non posso arrivare alle olimpiadi impreparata, ne va di
me, del lavoro di Giles e anche dei soldi della SportLine. Devo andare a New
York.-decise.
-Sapevo
che avresti deciso così. Ho parlato con il padre di Willow, che si occupa di
te, e mi ha detto che a New York c’è un suo amico con la sua stessa
specializzazione e che può occuparsi di te in mentre tu sei lì anche se al
momento quello che ti sta facendo fare va benissimo.-la informò.
-Perfetto,
allora andrò a New York.-sospirò.-Non devi preoccuparti, mamma, andrà tutto
bene e dopo febbraio starò ancora meglio.-le sorrise.
-Spero
solo che niente accada prima.-la abbracciò stretta e rimasero così qualche
minuto, poi tornarono nel salotto dove i tre le stavano aspettando.
Comunicarono
la decisione presa, poi cominciarono ad accordarsi per la partenza. Il giorno
dopo, Joyce sarebbe andata alla scuola di Buffy per parlare con il preside, a
New York la figlia avrebbe continuato gli studi con un insegnante privato.
Giles e Jenny non avrebbero avuto problemi di alloggio perché a New York
avevano un appartamento appartenuto ai genitori di Jenny.
Chiedendo
scusa, Buffy uscì di casa. Voleva andare da Willow per darle la notizia. La
accolse Sheila Rosenberg, la madre della sua amica che era nella sua camera in
compagnia della cugina di secondo grado, cioè Cordelia.
-Ehi,
come mai qui?-le chiese Willow accogliendola con un abbraccio.
-Volevo
passare.-disse semplicemente alzando le spalle.
-Senti,
Buffy, mi dispiace per quello che ti ho detto ieri ma capisci, nella mia
posizione ogni tanto devo essere un po’ insensibile.-si scusò Cordelia.
-Non
preoccuparti, ti capisco.-le sorrise.
-Allora,
com’è andata?-le chiese Willow.
-Bene,
il signor O’Donovan è a casa mia e si sta accordando con mia madre, Giles e
Jenny riguardo la mia partenza per New York insieme con i miei allenatori.-le
annunciò.
-Vai a New York?-si stupì.
-Come
mai?-rincarò Cordelia.
-Il
comune ha assegnato la pista di pattinaggio alla squadra di hockey e per me è
diventato un problema allenarmi, così mi è stato offerto di allenarmi a New
York dove ne avrò una tutta per me senza alcun scocciatore.-spiegò sospirando.
-E
quando parti?-le chiese Willow dispiaciuta.
-Presto,
a giorni. Domani mia madre andrà a parlare con il preside Snyder, a New York
continuerò gli studi in forma privata per agevolarmi con gli allenamenti. Mi
mancherete tutti così tanto.-disse triste al pensiero di lasciare gli amici.
-Ti
chiameremo tutti i giorni!-promise Willow abbracciandola.
-Va
bene anche di meno, le bollette costano.-le sorrise ricambiando l’abbraccio.-Ma
il signor O’Donovan ha detto che potete venirmi a trovare quando volete, vi
metterà a disposizione il suo aereo privato.-le informò.
-Allora
approfitteremo dell’offerta e andremo a fare shopping sulla Fifth Avenue o a
Broadway a vedere gli spettacoli teatrali.-disse subito Cordelia allegra al
solo pensiero.
-Oppure
si può andare all’Empire State Building, al Metropolitan Museum o alla New York
Public Library.-propose Willow anche lei emozionata al pensiero.
-E
mentre ci siamo vedremo
Continuarono
a parlare per un po’ dei posti che avrebbero visto a New York, in quel modo
Buffy avrebbe sofferto di meno per il distacco da Sunnydale e da loro. Verso
l’ora di cena, la ragazza tornò a casa dove sua madre era sola, Giles e Jenny
avevano una cena con amici ed Angel aveva preferito andare in albergo per non
disturbare, oltretutto pare avesse del lavoro da sbrigare.
Buffy
partì nel weekend e all’aeroporto vennero a salutarla Willow e Xander insieme a
sua madre. Li abbracciò stretti a lungo finché Angel non venne a dirle che
dalla torre di controllo avevano dato l’ok per la partenza.
Sull’aereo
non parlò mai, tranne quando veniva interpellata, si limitò a guardare tutto il
tempo fuori dall’oblò il panorama che scorreva sotto di lei. Angel non le tolse
mai gli occhi di dosso, perché scoprì che anche con l’espressione assorta era
bellissima.
Angel
aveva sempre pensato che le ragazzine a quell’età fossero stupide e interessate
solo a loro stesse e allo shopping, invece Buffy era diversa. Buffy era solare,
semplice e stupenda. Si stava scoprendo sempre più interessato a lei,
soprattutto adesso che avrebbe vissuto insieme a lui.
-Ehi,
tutto bene?-mancava ormai meno di un’ora quando le si avvicinò per la prima
volta.
Lei
si voltò a guardarlo e dopo avergli rivolto un timido sorriso si era girata di
nuovo verso l’oblò.
-Mi
mancano di già.-rispose alludendo alla madre e agli amici.
-Lo
immagino.-le sedette sul sedile di fronte.-Sai bene che questo aereo è a loro
disposizione per tutte le volte che vogliono venire a trovarti.-le rammentò.
-Lo
so, grazie signor O’Donovan.-lo guardò con un altro sorriso.
-Buffy
chiamami pure Angel e dammi del tu, non sono poi così grande.-le disse.
-Va
bene, Angel.-assentì.
-New
York non sarà Sunnydale ma vedrai che ti piacerà, d’inverno diventa ancora più
bella. Quando nevica, New York sembra una città fatata.-le sorrise.
-Beh,
spero che mi porterai fuori quando nevica.-gli propose.
-Lo
farò.-le promise con un sorriso guardando i suoi occhi verdi che ormai sognava
tutte le notti.
Anche
Buffy sorrise sentendosi il cuore in subbuglio guardando i suoi occhi scuri.
Era una ragazzina e come tale aveva il potere di capire una cotta. E si era
irrimediabilmente presa una cotta per lui…una cotta senza futuro.
A
distanza si intravedeva già
Parte
4 – Lavoro intensivo
All’aeroporto
-Scusami,
mi sono addormentata.-disse lei stiracchiandosi.
-Non
preoccuparti.-sorrise.-Siamo arrivati, quella è casa mia.-le indicò fuori dal
finestrino il palazzo dove abitava.
-Tu
abiti lì?-si stupì guardando a bocca aperta l’alto e lussuoso palazzo di dodici
piani.
-Si,
io ho gli ultimi tre piani.-precisò.
-Caspita!-esclamò
mentre l’auto parcheggiava davanti il portone.
Subito
venne ad aprire lo sportello il portiere con un facchino già pronto a prendere
le valigie dal bagagliaio. Scese prima Angel e poi attese Buffy che ancora
guardava il palazzo ad occhi sgranati.
-Ben
tornato signore.-lo accolse il portiere.-Vedo che ha ospiti.-notò Buffy.
-Esattamente.
Barrett, lei è Buffy Summers, sarà mia ospite per un po’. Buffy lui è Barrett,
il portiere del palazzo.-fece le presentazioni.
-Molto
piacere, signorina Summers. Per qualsiasi cosa siamo a sua disposizione.-si
rese subito disponibile.
-Lo
terrò a mente.-sorrise e seguì Angel dentro il palazzo.
All’interno
c’era una grande hall con un banco dove due receptionist si occupavano delle
cassette postali. C’erano due ascensori e Buffy vide che il facchino con le
loro valigie, di più erano le sue dato che Angel aveva solo un borsone mentre
lei era piena dato che doveva rimanere cinque mesi, ne aveva già chiamato uno.
La
hall era arredata in modo sobrio ma elegante, con due divani per chi attendeva
che qualcuno scendesse con in mezzo un grosso tavolino di cristallo con delle
riviste. C’erano piante e alle finestre c’erano eleganti tende di seta. Pareva
più la hall di un grand hotel che di un palazzo residenziale.
Vide
Angel avvicinarsi al bancone e lo seguì a ruota. Si sentiva intimorita in mezzo
a quel lusso, oltretutto quel palazzo era enorme e temeva di perdersi se si
fosse distratta un attimo o l’avesse perso di vista.
-Signor
O’Donovan, bentornato.-lo accolse il receptionist.
-Grazie.
C’è della posta per me?-chiese.
-Si,
gliela prendo.-si girò verso le cassette e tirò fuori un fascio di carte che
gli porse.
Angel
la esaminò con attenzione rimanendo in silenzio finché non ebbe finito.
-Sono
arrivate le bollette, una cartolina dei miei nipotini e la solita
pubblicità.-consegnò al receptionist i depliant pubblicitari.-Per favore se ne
disfi e, gentilmente, vorrei evitare di trovarne.-chiese con cortesia.
-Sarà
fatto.-assentì riprendendo la pubblicità.
-Grazie.-si
voltò verso Buffy.-Andiamo.-e la scortò verso gli ascensori.
Il
tempo che l’ascensore impiegò per salire parve a Buffy infinito e fissò i
numeri che scorrevano sul display elettronico finché non vide comparire il
dodici. Finalmente era arrivata. Angel scese per primo e lei lo seguì. C’era un
corridoio con quadri alle pareti e qualche pianta ed una sola porta, oltre ad
una scala che andava in basso.
Angel
tirò fuori una chiave dalla tasca e aprì la porta. Entrò accendendo le luci
seguito da Buffy e dal facchino che scaricò le valigie e che dopo una mancia
datogli dal padrone di casa levò le tende richiudendosi la porta alle spalle.
Buffy
scoprì che quella era una mansarda e guardò il grande salotto, sala da pranzo arredato
con un lungo divano angolare in amaranto color pulcino, davanti c’era un enorme
tappeto persiano, sicuramente intarsiato a mano, con sopra un tavolino di
cristallo con il piede in ferro battuto, sopra c’erano delle riviste, un
posacenere pulito e alcuni oggetti. Di fronte c’era un mobile con la
televisione e video registratore, più un sacco di videocassette.
Dalla
parte opposta c’era un lungo tavolo, anch’esso di cristallo. Sopra c’era un
centro tavola floreale poggiato su un centrino completamente lavorato
all’uncinetto. Intorno c’erano otto sedie con lo schienale alto in legno e il
cuscino imbottito rivestito dello stesso tessuto del divano.
C’era
un mobile basso e lungo con degli sportelli e due cassetti, e sopra c’era un
vaso di fiori e qualche ninnolo ma niente di personale, c’era una lunga lampada
vicino alla finestra con accanto una poltrona e anche una vetrina alta e larga
con dentro porcellane, argenterie e cristallerie varie. In un angolo c’era pure
un pianoforte a coda nero e lucente che aveva tutta l’aria di essere
immacolato.
Alle
due porte che davano sull’ampia terrazza c’erano tende bianche di seta con
tendoni di tessuto damascato color oro. Buffy si guardò in giro stupita, solo
quella stanza era grande quanto tutto il piano terra di casa sua.
Da
una parte scorse una parete con una porta e accanto una finestra con tapparella
a soffietto. Stupita si chiese cosa c’era lì e come se le avesse letto nel
pensiero, finalmente Angel parlò.
-Questa
è l’entrata con sala da pranzo e salotto.-esordì.-Lì c’è la cucina.-le indicò
la porta e poi vi si diresse seguito da lei.
Aprì
la porta entrando e accese la luce illuminando una cucina super accessoriata e
immacolata con il mobile in stile arte povera chiaro con il ripiano per la
prima colazione. Aveva un grande frigo moderno all’americana e una porta
accanto. Aprì la finestra a soffietto facendole, così scoprire, che dava sulla
sala principale.
-Questa
è la cucina. Questa porta da sulle scale interne che conducono a casa mia. Se
scendi troverai al piano di sotto la zona notte, se scendi ancora arriverai
alla mia di cucina.-le spiegò.-Se ti serve qualcosa vieni da me sempre dalla
porta interna, non arrivare mai dal pianerottolo.-le consigliò.-Ti faccio
vedere la tua stanza.-
Uscì
da lì e la scortò per il corridoio dove c’erano quattro porte. Alle pareti
c’erano dei quadri bellissimi e per terra un parquet immacolato semi nascosto
da un lungo e folto tappeto.
-La
camera da letto principale ha il bagno privato accessibile solo dalla camera,
poi ci sono due camere per gli ospiti e un altro bagno.-le spiegò e aprì la
porta sul fondo.
Buffy
entrò rimanendo senza fiato, quella camera era grande tre volte la sua. Al
centro troneggiava un imponente letto matrimoniale con baldacchino in ferro
battuto nero con lenzuola di cotone rosa e con un pesante copriletto imbottito
dello stesso colore e con stampa floreale, c’erano anche tanti di quei cuscini
che pensò che vi sarebbe affondata. Ai lati c’erano due comodini in legno con
sopra una abatjour a testa e su quello di destra anche una radiosveglia e un
telefono. Ai piedi del letto c’era un altro tappeto persiano con sopra uno
scendiletto rivestito di damasco color oro.
Nell’angolo
dove c’era la porta d’entrata c’era un piccolo divano con un tavolino su cui
sopra c’erano dei libri. La parete di fronte era quasi tutta occupata dalla
grande finestra dove c’erano le stesse tende della sala principale, sotto la
finestra ci stavano uno scrittoio con una sedia e nell’angolo, dove non c’era
più la finestra, la toilette con uno sgabello imbottito e con sopra uno
specchio. Nella parete di fronte al letto c’erano due porte che immaginò essere
il bagno di cui aveva parlato e la cabina armadio.
-Spero
ti piaccia, in queste porte ci sono il bagno e l’armadio.-confermò.
-Questa
camera è grandissima per me, potrei pure dormire in una di quella degli
ospiti.-propose.
-Se
tu fossi un ospite. Al momento questa è casa tua e ti tocca la camera
principale.-disse perentorio.-Adesso ti lascio sistemarti e riposare un po’. Il
telefono ha la linea privata quindi chiama pure tua madre se vuoi, io vado di
sotto dalle scale interne, se invece cerchi me digita due volte il numero uno,
è una linea interna. Qui ci sono le tue chiavi, busserò tutte le volte che
verrò a trovarti, la porta della cucina ha un campanello.-poggiò un mazzo di
chiavi sulla toilette.
-Grazie
Angel.-sorrise.
-Non
ho fatto niente.-ricambiò.-Ah la donna delle pulizie viene ogni mattina alle
dieci e rimane fino a mezzogiorno, se vuoi il pranzo rimarrà fino a quando
avrai finito così poi carica la lavastoviglie.-e detto questo uscì.
Buffy
rimase immobile finché sentì la porta che si chiudeva in cucina, poi sospirò e
andò a prendere le sue valigie. Prima cosa sistemò i vestiti, appena entrò
nell’armadio le si spalancò la bocca vedendo quant’era grande, era almeno tre
volte il suo armadio.
Appena
finì decise di farsi un bagno per togliersi di dosso lo stress del volo,
oltretutto doveva anche mettere trucchi, creme e saponi in bagno ma rimase di
sasso appena entrò. Il bagno era almeno due volte il suo e la vasca era
idromassaggio con doccia incassata nel muro e con il ripiano di marmo rosa.
C’erano due lavandini con il ripiano dello stesso marmo ed un grande specchio
bordato di piastrelle color crema e rosa. Sul ripiano c’era un bicchiere di vetro
opaco con dentifricio e spazzolino da denti nuovi.
C’era
un cesto per la biancheria sporca, una accappatoio nuova, mai usata, appesa
vicino la vasca e asciugamani puliti. Era un bagno bellissimo e quasi non
voleva usarlo quando sedette sul ripiano della vasca per aprire l’acqua ma poi
si disse che tanto avrebbe vissuto lì, quindi tanto valeva cominciare a farci
l’abitudine. Notò che Angel aveva provveduto a farle avere anche bagnoschiuma,
shampoo, detergente intimo e spugna, così li usò, il bagnoschiuma era al
cioccolato e subito la stanza si riempì del suo profumo.
Rimase
immersa a godersi il bagno per un lungo tempo senza sapere che due piani più
sotto Angel aveva appena ricevuto una visita.
-Allora,
com’è andata a Sunnydale?-gli chiese Spike prendendo dalle mani del suo amico
il bicchiere di scotch che gli porgeva.
-Bene.-si
limitò a commentare servendosene uno anche lui.
-Avete
raggiunto un accordo quindi.-ne bevve un sorso.
-Esatto.-continuò.-Buffy
Summers si allenerà qui a New York.-gli annunciò.
-Bene,
perfetto, le metteremo a disposizione una pista tutta per se.-concordò.-Quando
arriva?-
-È
già arrivata.-precisò.
-E
dove alloggia?-si stupì.
-In
questo momento credo stia riposando nella camera da letto della mia
mansarda.-gli annunciò come se niente fosse e Spike quasi si strozzò con lo
scotch.
-Cosa?!-esclamò.-Ma
sei impazzito, ospitarla in casa tua?!-lo riprese.
-Che
c’è di male?-fece stralunato.
-Ti
prego, Angel, ho notato come le hai sorriso alla firma del contratto. Non puoi innamorarti
di lei, è solo una ragazzina.-disse.
-Innamorarmi
di lei? Spike ha sedici anni, è una bambina!-esclamò scandalizzato.
-Sarà
come dici ma stai attento.-gli consigliò.
-Per
chi diavolo mi hai preso, non sono uno che rimorchia ragazzine!-si offese.
-Lo
so, ma stai comunque attento.-posò il bicchiere sul tavolino.
-Non
so per cosa ma seguirò il tuo consiglio così ti tranquillizzi.-lo accontentò
scuotendo la testa.
Quella
sera, Buffy dormì come un sasso, probabilmente per via della stanchezza e dello
stress. Scoprì che il letto era comodissimo e pochi minuti dopo essersi messa a
letto dormiva già come un ghiro, inconsapevole che esattamente sotto di lei,
Angel fissava il soffitto con gli occhi sgranati.
Non
l’aveva detto a Buffy ma la sua camera da letto era esattamente sotto quella
dove avrebbe dormito lei, così adesso il pensiero che lei dormiva pochi metri
sopra di lui lo stava tenendo sveglio. Aveva negato con Spike fino
all’inverosimile ma sapeva di essere molto vicino all’innamorarsi di quella ragazza,
e una parte di lui non voleva perché era terribilmente sbagliato.
Ma
l’altra si opponeva con ferocia a questa decisione, perché non aveva mai
conosciuto nessuna come lei.
Il
lunedì mattina cominciò, per Buffy, la nuova vita che avrebbe condotto fino al
momento di andare in Giappone. Alle otto si presentò, direttamente a casa sua,
l’insegnante privato che le avrebbe fatto continuare gli studi.
Era
una donna sui quarantacinque anni, si chiamava Margaret Walsh, ed era stata
anche un’insegnante universitaria di psicologia prima di darsi all’insegnamento
privato. Studiò con Buffy fino all’ora di pranzo, poi andò via.
Buffy
mangiò e alle tre vennero a prenderla Giles e Jenny per cominciare
l’allenamento.
Alla
fine decisero che il primo salto obbligatorio era salchow invece del flip, la
prima scelta di Giles. In mezza giornata, Buffy aveva già imparato la
coreografia anche se comunque c’erano dei cambiamenti da apportare, Giles
decise di mettere una trottola prima del doppio axel invece del contrario, come
avevano stabilito all’inizio.
Quella
sera, Buffy tornò a casa che erano le dieci, era sfinita. In frigo trovò dei
sandwich e nel forno una porzione di lasagne che andavano solo scaldate per
qualche minuto ma era così stanca che optò per due sandwich, poi fece un lungo
bagno caldo e dopo si infilò a letto. Era solo la prima giornata ma si sentiva
già stanchissima, sapeva che doveva solo prenderci l’abitudine perché capitava
spessissimo che si allenasse fino a tarda sera.
Facendosi
un rapido calcolo del fuso orario, prese il telefono e compose il numero di
casa sua. La madre le rispose dopo pochi squilli.
-Ciao,
sono io.-esordì.
-Ciao
amore!-esclamò Joyce felice.-Ti ho pensato tutto il giorno, come va?-
-Sono
stanca, ho avuto una giornata piena e so che sarà così anche tutti gli altri
giorni.-sbuffò.
-Vedrai
che tra qualche giorno andrà meglio. Hai mangiato?-si informò premurosamente.
-Si,
lo sai che se c’è una cosa a cui non rinuncio è il cibo. Come vanno le cose lì
a Sunnydale?-
-Bene,
sto preparando una mostra sull’arte neoromantica e sta andando tutto bene, dopo
ne dovrò preparare un’altra su un fotografo emergente i cui scatti ritraggono
in genere tramonti e albe sul mare e sulle montagne. Ne ho visti alcuni e sono
davvero belli.-le raccontò.
-Sono
contenta che ti tieni impegnata.-sorrise.
-Dopo
queste mostre sono libera, vuoi che venga a trovarti a New York?-le propose.
-Oh
si, davvero tanto, mi manchi molto.-le disse.
-Anche
tu, tesoro. Adesso vai a letto che scommetto che lì è tardi, voglio che tu sia
riposata.-
-Va
bene. Notte mamma.-
-Buona
notte, tesoro.-e detto questo chiusero.
Buffy
spense la luce sul comodino e si sistemò meglio sotto le coperte, un minuto
dopo già dormiva come un ghiro. Dormì profondamente tutta la notte senza fare sogni.
Buffy
continuò con quel ritmo per diverse settimane, finché arrivo novembre e con lui
i primi freddi invernali e le prime nevicate. Continuava a studiare e ad
allenarsi senza fare altro, anche perché non aveva amici e quindi non sapeva
come e dove divertirsi.
Svolgeva
tanto lavoro tra lo studio e gli allenamenti ma grazie a questo di sicuro non
l’avrebbero bocciata a scuola e sarebbe arrivata alle olimpiadi preparata.
Giles e Jenny facevano in modo che le non strafacesse ma al momento gli
allenamenti erano l’unica cosa che aveva.
Una
mattina di metà novembre eseguendo un triplo axel sentì una fitta al petto e
non atterrò bene ruzzolando a terra. Rimase seduta a respirare affannosamente,
anche per la stanchezza.
-Buffy
concentrati, sei partita male nel salto.-la riprese Giles.
Ma
l’allenatore, vedendo che non si rialzava, si preoccupò.
-Buffy?-la
chiamò.-Santo cielo!-esclamò correndo da lei seguito da Jenny.
-Che
ti succede?-si preoccupò Jenny.
-Sto
bene.-mormorò la ragazza tremando.-Ho solo bisogno di riposare un attimo, sono
solo stanca.-cercò di abbozzare un sorriso mentre i due la aiutavano a
rialzarsi.
-La
porto negli spogliatoi per riposarsi un attimo.-propose Jenny.
-Fai
bene.-concordò il marito.-Hai quello che ti serve?-chiese a Buffy.
-Nel
mio borsone.-lo informò.
-Ci
penso io.-disse Jenny e le due uscirono dalla pista andando negli spogliatoi.
Giles
si diresse al telefono pubblico e compose il numero di casa Summers, aveva
promesso a Joyce che l’avrebbe subito informata se fosse capitata una cosa del
genere. Non voleva preoccuparla ma sapeva certe cose e doveva agire di
conseguenza.
Quella
sera finirono l’allenamento alle otto, alle otto e mezza Buffy era già a casa.
Fece un lungo bagno rilassante, poi si spostò nel salotto vestita con una
comoda tuta per guardare un po’ di tv, voleva solo riposare un po’.
Dopo
poco più di neanche un’ora sentì suonare alla porta della cucina e stupita
spense la tv per poi andare a vedere chi era. Appena aprì si trovò di fronte
Angel, bellissimo vestito con un completo con giacca neri e una camicia bianca
sbottonata sul petto. Non aveva mai visto niente di più bello.
-Ehi,
come siamo tirati a lucido!-lo prese in giro facendolo entrare.
In
quelle settimane non si erano visti molto ma ogni volta che lo facevano prendevano
sempre più confidenza, instaurando un bel rapporto.
-Ho
saputo dal portiere che sei tornata prima.-si stupì.
-Ero
stanca e Giles ha deciso che è meglio far qualche ora in meno di allenamento
per una sera che avere una pattinatrice stanca.-gli spiegò.
-Non
posso dargli torto. Stavi andando a letto?-si informò.
-Non
ancora, perché?-si stupì.
-Sotto
da me c’è un piccolo ricevimento, niente di formale. Ci sono alcuni amici e dei
clienti, ti va di venire?-le propose.
-Non
so se sarei a mio agio, di che dovrei parlare con gente come dirigenti
d’azienda o avvocati?-gli fece notare.
-Vorrà
dire che ti presenterò solo persone poco importanti.-la fece ridere.-Prometto
che se ti annoi ti faccio andare a letto.-giurò.
-Ma
non ho niente da mettere, anche se è tutto informale.-precisò.
-A
questo ci ho pensato io.-e le porse la busta di una boutique di moda.-Spero
solo di aver azzeccato la taglia, porti la quaranta giusto?-
-Si.-rispose
prendendo il pacco.-Angel, non dovevi.-
-Sciocchezze,
vai a cambiarti che io ti aspetto qui.-la esortò.
-Arrivo
subito.-sorrise e si diresse nella sua camera.
Appena
lì rovesciò il contenuto sul letto e scoprì che c’erano due completi, il primo
comprendeva una minigonna di lana nera con un maglione aderente a collo alto di
angora azzurro mentre il secondo erano un paio di pantaloni sempre neri con una
camicetta senza colletto e con un leggero scollo a v di seta panna. Erano
entrambi bellissimi.
Scelse
di indossare la gonna con il maglione. Si truccò leggermente per non sembrare
più grande del dovuto e mise collant pensanti color carne con un paio di
stivali di pelle nera con il tacco non troppo alto e quadrato. Dopo essersi
data un’ultima controllata allo specchio uscì dalla camera e tornò nel salotto
dove Angel faceva su e giù con le mani affondate nelle tasche dei pantaloni.
Appena
la vide arrivare si fermò con la bocca aperta, era bellissima e i vestiti le
stavano a pennello. La gonna era perfetta, senza risultare troppo corta e di
conseguenza volgare per una ragazzina della sua età e il maglione le stava
d’incanto risaltando la vita sottile e le curve ancora giovanili. Aveva
lasciato i capelli sciolti e il trucco leggero la rendeva perfetta.
-A
quanto pare hai davvero indovinato la taglia.-esordì lei con un sorriso.
-Stai
benissimo.-si complimentò schiarendosi la voce.-Andiamo?-
-Va
bene.-assentì e si diresse con lui al piano di sotto.
Uscirono
dalla cucina ed entrarono nella cucina di Angel che Buffy scoprì essere due
volte quella della mansarda. A differenza di dove alloggiava lei, Angel aveva
la casa divisa in due piani quindi aveva una grande cucina a quel piano con
salotto grande quanto la sua stanza principale e sala da pranzo più un enorme
bagno. Al piano di sopra c’era la camera da letto principale con bagno privato
più tre camere per gli ospiti e un altro bagno.
Quando
entrarono nel salotto Buffy vide che potevano esserci al massimo trenta
persone, non di più, era davvero una cosa informale. Nessuno fece caso alla
loro entrata, solo un uomo che Buffy notò aveva i capelli più biondi dei suoi
si avvicinò.
-Amico,
dov’eri sparito?-gli chiese per poi notare la ragazza.-Ah…eri geloso perché io
avevo un’accompagnatrice e tu no!-lo prese in giro.
-Certo,
come no.-lo rimbeccò.-Spike ti presento Buffy Summers. Buffy, lui l’hai già
visto, è William Wharton il mio avvocato ma puoi chiamarlo semplicemente
Spike.-li presentò e i due si strinsero la mano.
-Finalmente
ti conosco per bene, Buffy.-sorrise Spike.
-È
un piacere.-ricambiò ritirando la mano.-Come
-Beh,
al liceo, fino all’università voglio precisare, Spike si era dato alla poesia
ma componeva versi così orrendi che una volta uno dei nostri amici dichiarò che
era meglio avere i chiodi nelle orecchie che ascoltare lui. E da qui Spike.-le
raccontò Angel.
-Ah,
che storia interessante.-sorrise immaginandosi quel tipo che recitava poesie.
-Nessuno
capiva la mia arte e francamente, non la capiscono nemmeno adesso.-si
giustificò facendo ridere l’amico.
In
poco tempo, Angel fece in modo che Buffy si ambientasse bene tra gli ospiti
anche se erano tutte persone più grandi di lei. La presentò a Wesley che era
venuto con una Fred entrata quel giorno al nono mese di gravidanza, a sua
sorella Catherine venuta con il marito, ad uno scrittore che aveva appena
pubblicato il suo secondo romanzo venuto insieme al suo editore e la moglie di
quest’ultimo e man mano anche agli altri ospiti.
Il
buffet era ricco di cose buone e Buffy mangiò di gusto attenta a non strafare
perché se ingrassava poi si sarebbe dovuta mettere a dieta per recuperare la
linea, altrimenti sarebbe stata un sacco di patate sui pattini.
La
serata passò senza che Buffy se ne accorse, finché i primi ospiti non
cominciarono ad andare via. A quel punto guardò l’ora e vide che si era fatta
l’una. In poco tempo rimasero solo lei, Angel, Spike e la sorella di Angel con
il marito. Wesley era andato via per far riposare Fred, era già tanto che fosse
riuscita a venire quella sera.
Si
ritrovarono seduti sul divano a raccontare le avventure di quando erano
giovani, Angel e Spike si conoscevano da quando andavano alle scuole elementari
e ne avevano combinate un sacco insieme, spesso e volentieri con l’aiuto anche
di Catherine.
-Ma
vi ricordate di quella volta che papà vi ha portato a pescare al lago e voi due
avete fatto ribaltare la barca con i pesci?-disse Cathy, nell’intimità la
chiamavano così, facendoli ridere.
-Già,
è vero. Temevo che vostro padre ci avrebbe uccisi, me e tuo fratello.-ricordò
Spike.
-C’è
mancato veramente poco visto che quella era la cena.-rincarò Angel.
-E
tu, Buffy? Cos’hai combinato di bello?-le chiese Cathy.
-Beh,
in fondo sono una ragazza tranquilla. C’è un mio amico, Xander, lui si che ne
combina tante, è un pasticcione nato. L’unica che mi viene in mente di qualche
anno fa, io con mia cugina Celia eravamo in campagna dalla nonna e come al
solito ci eravamo rifugiate nel capanno del fieno per parlare finché decidemmo
di fare a gara a chi scalava la montagna maggiore di fieno. Cominciammo ad
arrampicarci e stavo vincendo finché finì quasi in tragedia perché arrivata
quasi in cima mi prese un att…-si interruppe prima di dire troppo.-Uno spavento
enorme perché la nonna entrò di colpo e vedendo quello che stavamo facendo si
mise a strillare. Io e Celia ci spaventammo e perdemmo l’equilibrio cadendo,
per fortuna, su un mucchio di fieno. La nonna strillava per la paura mentre io
e lei ci sbellicavamo dalle risate.-sapeva che la storia non era andata davvero
così ma non poteva dire la verità.
-Beh
allora anche tu combini qualcosa.-le sorrise Angel.
-Non
sono tutta casa e pattinaggio ogni tanto.-ricambiò.
-Sono
tutte storie molto interessanti ma adesso io vado a casa perché è tardissimo e
abbiamo lasciato i bambini con la babysitter.-Cathy si alzò imitata dal marito.
-Splendida
serata, Angel.-si congratulò il cognato.
Angel
li accompagnò alla porta poi tornò nel salotto dove Spike stava raccontando a
Buffy, facendola ridere, di quella volta al liceo dove si erano innamorati
della stessa ragazza e questa aveva preso in giro entrambi.
-Se
continui con queste storie conoscerà il lato peggiore di me.-lo fermò Angel.
-Beh
dopo i racconti di Cathy c’è poco del tuo lato peggiore ancora da scoprire.-lo
rimbeccò l’amico.
-Adesso
vado a dormire.-Buffy si alzò.
-Sicura
che non vuoi rimanere ancora?-le chiese Angel.-Domani è sabato.-le ricordò.
-Lo
so, e non ho lezione ma Jenny ne approfitta per darmi lezioni di danza
classica, è una disciplina molto utile ad una pattinatrice, addolcisce i
movimenti.-spiegò.
-Come
desideri, allora.-acconsentì.
-Buona
notte.-salutò entrambi e poi tornò di sopra lasciandoli soli.
Spike
attese di sentire la porta interna della cucina chiudersi prima di lanciare
un’occhiata eloquente al suo amico e scuotere la testa.
-Non
sapevo che facendo la pattinatrice riuscisse a permettersi vestiti di buona
marca.-esordì attendendo la risposta che già conosceva da parte di Angel.
-Infatti
i vestiti sono un mio regalo.-rispose.-Sapevo che non avrebbe sicuramente avuto
niente da indossare per una serata come questa e le ho fatto un regalo.-precisò.
-Angel,
amico mio, non innamorarti di lei.-gli consigliò serio.
-Non
mi sto innamorando di nessuno, Spike.-rispose con una sicurezza che non
provava.
-Lo
spero per te, perché non vedo futuro per una vostra storia.-si versò un brandy.
-Lo
so.-mormorò Angel ad occhi bassi sapendo che il suo amico aveva perfettamente
ragione, ma lui non correva rischi. O almeno così pensava.
Buffy
si spogliò sistemando subito i vestiti nell’armadio, insieme agli altri che non
aveva indossato. Le aveva fatto un grosso piacere quel regalo da parte di Angel
e aveva trascorso una bellissima serata, per fortuna non l’aveva rovinata
tradendosi mentre raccontava una delle sue avventure con una cugina Celia.
Si
mise a letto con il sorriso sulle labbra e si addormentò subito, dormì tutta la
notte serenamente sognando Angel.
La
settimana successiva fu molto impegnativa per Buffy, anche perché Cathy volle
assistere ai due esercizi per decidere come disegnarle i costumi. Non l’aveva
mai vista pattinare e alla fine le dichiarò che la trovava bravissima e che
presto le avrebbe fatto sapere come intendeva vestirla, se a lei andava bene.
Qualche
giorno dopo, la donna incontrò Spike nei corridoi dell’azienda, stava andando
da Angel per mostrargli i primi disegni perché voleva avere anche un suo
parere.
-Come
stanno i bambini?-gli chiese Spike.
-Benissimo,
questo weekend li portiamo in montagna.-lo informò.
-Cos’hai
lì?-continuò indicando con il mento i disegni che aveva sotto braccio.
-Alcuni
bozzetti sui costumi che vorrei fare a Buffy per le esibizioni, li volevo
mostrare ad Angel.-precisò mostrandoglieli.-Ho notato che è davvero brava.-
-Lo
so, ho visto delle registrazioni.-assentì mentre entravano in
ascensore.-Però…ho come una sensazione, sento che c’è qualcosa che non sappiamo.-le
confidò.
-Beh
la conosciamo da poco, di certo non ci ha rivelato vita, morte e miracoli. E
poi, Spike, ha solo sedici anni, cosa vuoi che ci nasconda una
ragazzina?-sorrise.
-Non
lo so, magari sono io paranoico da quando mi sono accorto che tuo fratello se
ne sta innamorando.-alzò le spalle.
-Angel?-si
stupì.
-Si
lui, Angel, tuo fratello.-le confermò.-Ma il bello è che tutte le volte nega
fino all’inverosimile.-precisò mentre le porte dell’ascensore si aprivano e
loro scendevano per dirigersi, entrambi, nell’ufficio di Angel.
-Beh
questo è tipico di lui, negare. Ma deve stare attento, è troppo piccola e
potrebbe mettersi nei guai.-si preoccupò seria.
-Dillo
a lui.-e bussò alla porta. Due secondi dopo entrarono entrambi.
Buffy
continuò a lavorare a ritmo serrato ancora e ancora, rimanendo sempre sull’orlo
della stanchezza, ma senza mai oltrepassarlo. Giles e Jenny se ne rendevano
conto e spesso interrompevano gli allenamenti e la costringevano a riposare.
Ovviamente,
Buffy non rese mai nessuno partecipe della propria stanchezza.
di
allungarla un pò.ma vedrete in seguito.
Parte
5 – Affetti
Poco
dopo cadeva il giorno del Ringraziamento, e quindi era festa in tutta
l’America. Ovunque si cominciava, ormai, a respirare quasi l’aria del Natale e
a New York faceva già molto freddo.
Joyce,
che aveva finito con le mostre per il momento, raggiunse la figlia il venerdì.
Angel mise a disposizione di Buffy la macchina per andare a prendere la madre
in modo che la donna non dovesse spendere soldi per il taxi.
Quando
arrivarono, Joyce fissò l’alto palazzo ad occhi sgranati, esattamente come
aveva fatto Buffy quando era arrivata. Rimase altrettanto stupita quando il
facchino si avvicinò per prendere le valigie ed il portiere diede a Buffy il bentornata.
-Immaginavo
che avesse molti soldi, ma non così tanti.-mormorò Joyce alla figlia.
-Non
stupirti adesso, prima devi vedere la casa.-le consigliò mentre entravano
nell’atrio.
E
in effetti, la donna rimase sconcertata quando entrarono nell’appartamento. Si
guardò in giro a bocca aperta mentre Buffy liquidava il facchino dandogli una
piccola mancia. Poi chiuse la porta e la raggiunse.
-Te
l’avevo detto.-le sorrise.
-Santo
cielo, solo questa stanza sarà grande quanto tutto il nostro piano terra.-si stupì.
-Più
o meno lo penso anch’io. Ti mostro la tua camera.-prese la valigia della madre
e si inoltrò nel corridoio, la scortò fino ad una delle camere degli ospiti che
era il doppio della camera di Joyce.
-E
riesce a permettersi una casa così in signor O’Donovan!-continuò mentre entrava
nella camera.
-Questa
è solo la camera degli ospiti. Io sono stata sistemata nella camera da letto e
ti assicuro che è gigantesca, ha persino un enorme bagno privato.-la informò.
-Dici
che potrebbe interessargli una affascinante signora di quasi mezza età con una
figlia ancora minorenne da sposare?-chiese ironica.
-Mamma!-la
riprese.-Potrebbe essere anche lui tuo figlio!-le fece notare.
-Certo,
amore, se l’avessi avuto a tredici anni.-la fece ridere di cuore mentre
svuotava la valigia.-Vuoi qualcosa in particolare per il pranzo?-le chiese.
-Mi
fai la frittata di patate?-le brillarono gli occhi al solo pensiero.
-Va
bene ma per cena poi ti tocca solo un’insalatina, non voglio che
ingrassi.-scherzò. Pensava che Buffy fosse troppo magra ma sapeva anche che
essendo atleta doveva mantenere un certo peso forma, richiesto anche dalle
associazioni di pattinaggio.
-Conoscendoti
in questo weekend metterò almeno dieci chili!-ribatté.
-A
proposito, riusciamo ancora a trovare un tacchino per il pranzo di domenica?-si
preoccupò.
-Mamma
siamo a New York ed è venerdì, ormai troverai solo tacchino surgelato. Ma non
devi preoccuparti, Angel ci ha invitato a casa sua domenica insieme a sua
sorella, i genitori e un caro amico.-la informò.
-Angel?
Siamo passati al tu?-si stupì.
-Me
l’ha suggerito lui, oltretutto ormai sono quasi due mesi che sono qui.-si
giustificò.-Quando riparti?-le chiese per cambiare discorso.
-Lunedì
sera, martedì devo essere in galleria.-sospirò.-Ma a Natale rimarrò di più, vedrai.-
-Hai
avuto notizie di Willow e Xander?-continuò.
-Certo,
anzi Willow ti manda un regalo.-tirò fuori dalla valigia un pacco incartato e
glielo consegnò.
-Dovrò
ricordarle che il mio compleanno è a gennaio.-scherzò scartandolo velocemente.
Aprì
il cartone rettangolare e ne tirò fuori una cornice con dentro una foto
scattata poco dopo il rientro dalle vacanze estive ad un picnic che avevano
fatto. Willow e Buffy erano abbracciate mentre Xander era coricato sulle loro
gambe e tutti e tre ridevano allegri. C’era anche un biglietto scritto dalla
sua amica che lesse subito.
“Per
ricordarti di noi che ti pensiamo tutti i giorni. Sarai la più brava alle
olimpiadi. Con affetto Willow (e anche Xander!)”.
Buffy
rilesse il bigliettino con affetto e gli occhi lucidi per la commozione, Willow
era la più cara e dolce amica che avesse mai potuto desiderare. Anche Joyce
rimase commossa dal gesto della giovane ragazza rossa.
Dopo
che finì di svuotare la valigia, le due donne si diressero alla pista di
pattinaggio dove già Giles e Jenny le attendevano. Joyce ebbe modo, così, di
vedere i miglioramenti della figlia e le coreografie che avrebbe eseguito in
Giappone.
Poi,
mentre Jenny correggeva alcuni movimenti di Buffy, lei poté parlare un attimo
in privato con Giles senza che la figlia li sentisse.
-Com’è
stata?-chiese all’allenatore.
-Bene,
non c’è niente di cui preoccuparsi, a parte quel leggero spavento quando ti ho
chiamato.-la rassicurò.
-Sta
facendo tutto come le ha detto Ira?-continuò riferendosi ad Ira Rosenberg, il
padre di Willow.
-Si,
non salta niente anche se quando è da sola in casa io non posso controllarla.
Però gliel’ho chiesto e mi ha rassicurato dicendomi che non ha intenzione di
trasgredire.-la vide tirare un sospiro di sollievo.
-Ho
sempre così tanta paura quando non sono con lei, temo di perderla.-gli confidò.
-Non
succederà, vedrai.-la consolò.-Buffy conosce i rischi che corre ed i suoi
limiti, oltretutto io e Jenny l’abbiamo già portata a colloquio da quell’amico
di Ira.-la informò.
-Questo
mi fa piacere.-sorrise.-Quelli della SportLine si sono accorti di qualcosa?-
-Assolutamente
di niente, altrimenti Angel sarebbe corso a dirmelo.-fece una pausa.-Temo per
lei anch’io, e pure Jenny, per noi è come se fosse una figlia dato che ancora
non è arrivato uno nostro.-
-Buffy
vi adora.-disse mentre la osservava eseguire una piroetta.
Joyce
si trovò a pensare che sua figlia era così giovane e piena di vita e di
passione che non riusciva a credere quanto in realtà fosse fragile dentro. Non
riferì a Buffy di quella breve conversazione avuta con Giles, non voleva
metterla in apprensione ne rovinarle il Ringraziamento.
Quella
sera guardarono insieme un bel film in cassetta accoccolate sul divano con un
plaid a sgranocchiare popcorn. Il giorno dopo che era sabato decisero di andare
un po’ in giro. Fecero una passeggiata a Central Park, pranzarono ad un fast
food e poi fecero un giro al centro commerciale. Tornarono a casa che era sera
e Joyce si mise a preparare la cena mentre Buffy posava i loro acquisti nelle
rispettive camere, aveva pure preso un pensierino per Willow da farle
recapitare per ringraziarla della foto.
Mentre
Joyce rigirava il sugo per la pasta sentì suonare alla porta. Stupita si
asciugò le mani nel grembiule poi andò ad aprire, era la porta della cucina. Si
ritrovò davanti Angel e con un sorriso lo fece accomodare.
-Signora
Summers con lei dovrei essere offeso.-esordì Angel fintamente arrabbiato.
-Perché
mai?-si stupì.
-È
arrivata ieri mattina e non è ancora passata a salutarmi.-la riprese con un sorriso.
-O
per l’amore del cielo, signor O’Donovan, per poco ci credevo!-rise.
-La
prego, mi chiami soltanto Angel.-le disse.
-Come
vuoi tu, Angel.-assentì andando a controllare che l’acqua bollisse.-So che ti
sei occupato un po’ di mia figlia.-
-Signora,
Buffy in casa mia non è un ospite, è la benvenuta così come lei. Ho
semplicemente fatto in modo che si sentisse a suo agio in un posto che non
conosceva.-precisò.-E spero non le dispiace se per domani vi ho invitato sotto
da me.-
-Oh
no, sarà un piacere.-sorrise e in quel momento arrivò Buffy.
-Ehi,
che fine hai fatto in questi giorni?-esordì la ragazza contentissima fino
all’inverosimile di rivederlo, ma stando attenta a non dimostrarlo.
-Sono
stato impegnato con il lavoro. Adesso sono appena rientrato da una riunione
cominciata dopo pranzo e finita giusto ora anche se è sabato. Adesso vado a
prepararmi un panino, controllo dei documenti almeno fino all’una e poi vado a
letto non contando il fatto che alle otto sarò in piedi.-sbuffò.
-Le
mie orecchie non posso sentire la parola panino per cena!-si intromise
Joyce.-Buffy metti un altro piatto in tavola, Angel rimane a cena con
noi.-decise.
-Signora
Summers, davvero non si disturbi.-tentò di rifiutare.
-Non
è un disturbo, è un piacere e non accetto un no come risposta.-
-Attento,
è capace di ottime doti persuasive.-lo ammonì Buffy.
-Se
proprio insiste allora rimango.-decise con un sorriso.
Quella
sera Angel si divertì da morire a cena con Buffy e Joyce, scoprì pure che Joyce
era una cuoca eccellente oltre che una donna dolce e premurosa. La donna si
divertì a raccontare le avventure di Buffy da bambina, nei limiti, mentre la
figlia cercava di contenerla invano.
Angel
tornò a casa sua che era mezzanotte passata ma era stato bene e andò a letto
dimenticandosi dei documenti da controllare. Al diavolo, se ne sarebbe occupato
lunedì.
Il
giorno dopo si svegliò con calma, tanto aveva ordinato un catering che arrivò a
mezzogiorno. Poco dopo arrivarono i suoi genitori con Cathy, suo cognato e i
loro bambini. Dieci minuti più tardi suonarono alla porta della cucina e quando
andò ad aprire vide che erano Buffy e Joyce. L’ultimo ad arrivare, in ritardo
come al solito, fu Spike che per giustificarsi portò tre bottiglie di vino
d’annata che sapevano piacevano al padre di Angel.
-Imparerai
mai, impiastro, ad arrivare ad un’ora decente?-lo riprese burbero.
-Non
penso, ma è per questo che le ho portato del buon vino. Oltretutto so che mi
vuole bene come se fossi suo figlio.-e gli sfoggiò un enorme sorriso adulatore.
-E
poi mi dicono che sono cattivo quando in realtà sono la bontà fatta
persona.-scosse la testa facendo ridere tutti ed Angel dichiarò che era ora di
mettersi a tavola.
Fu
una cena allegra e calorosa dove anche Buffy e Joyce riuscirono a sentirsi a
loro agio. Il dolce lo aveva voluto portare Charlotte O’Donovan, la madre di
Angel e tutti adorarono la sua torta di mele.
-Charlotte
deve assolutamente darmi la ricetta, è buonissima.-la lodò Joyce.-Anche se
Buffy mangia di rado dolci nonostante ne vada matta.-
-Mamma,
se divento cicciona spacco la pista di pattinaggio al primo axel.-le fece
notare Buffy facendo ridere tutti.
-Non
si preoccupi, Joyce, le farò avere la ricetta con Angel prima che parta.-le
assicurò Charlotte.
In
quel momento, Buffy guardò l’orologio che aveva al polso. Non aveva bisogno di
orari precisi, ma se li era dati lo stesso, perché ciò che aveva da fare era
importante…e nessuno doveva saperlo.
-Scusate,
vado un attimo in bagno.-disse e si alzò dalla tavola dirigendosi nel corridoio
dopo essersi scambiata una rapida occhiata con la madre.
Anche
Joyce diede un’occhiata al suo orologio e non disse niente mentre assumeva
un’espressione seria che nessuno notò. A parte Spike che non si perse niente di
quello scambio di sguardi e ne rimase profondamente incuriosito. Fin dal primo
momento aveva temuto che Buffy Summers avesse qualcosa da nascondere e adesso
pensava che fosse meglio cominciare ad indagare.
Nel
frattempo, decisero di spostarsi tutti nel salotto per prendere il caffè che
Cathy andò a mettere sopra mentre suo marito ed Angel mettevano a letto i
bambini che erano crollati addormentati sulle sedie dopo la torta.
Quando
Buffy uscì dal bagno si scontrò, letteralmente, con Angel. Subito dopo entrambi
scoppiarono a ridere chiedendosi scusa a vicenda.
-Mi
spiace, sono uscita senza guardare.-disse lei.
-No,
è anche colpa mia, non accendo mai la luce in questo dannato corridoio. Sapessi
quante volte ho sbattuto.-la fece ridere.
-Dovresti
imparare ad usare l’interruttore allora. Guarda che non è poi così difficile,
devi spingerlo o su o giù. Se vuoi ti mostro come si fa.-lo prese in giro.
-Che
simpatica, ti pensi spiritosa?-la rimbeccò ironico.
-No,
lo sono.-si lodò con falsa modestia.
-Già,
e sei pure bellissima stasera.-stavolta parlò seriamente ammirando Buffy con il
secondo completo che le aveva regalato: i pantaloni neri con la camicetta che
le stavano benissimo senza farla sembra troppo seria o grande dato che era una
ragazzina.
-Grazie.-arrossì
e sperò che lui non lo notasse, cosa che comunque accadde.
-Felice
Ringraziamento.-le mormorò e poi, prima che se ne potesse rendere conto, si
chinò e le diede un bacio sulle labbra.
Dopodiché
tornò nel salotto dove sentiva le voci allegre di tutti che parlavano mentre si
gustavano il caffè. Buffy rimase un paio di minuti a continuare a rivivere quel
bacio. Si sentiva confusa su quel gesto ma anche tremendamente innamorata e
decisa a non soffrire. Poi si riscosse e tornò dagli altri.
Lei
e Joyce rimasero fin quasi le quattro quando gentilmente si congedarono,
ringraziando tutti per l’ottimo pranzo e la compagnia, perché avevano
progettato un giro in carrozza per il Central Park.
Joyce
partì, come stabilito, il lunedì sera e Buffy la accompagnò all’aeroporto.
Rimase finché non vide decollare l’aereo poi tornò a casa e andò subito a letto
per non sentire la mancanza della madre che già si faceva sentire, era stato un
bellissimo weekend.
Qualche
sera dopo le telefonò Willow che aveva appena ricevuto il regalo che le aveva
mandato: una miniatura dell’Empire State Building e la voleva ringraziare.
-Buffy
è bellissimo, davvero! Ho parlato con i miei e sono d’accordo a mandarmi in
Giappone anche se poi dovrò recuperare le lezioni perse, non vedo l’ora.-le
disse tutto d’un fiato.
-Se
ci sei anche tu a farmi il tifo sono molto più contenta.-sorrise felice.
-Com’è
andato il Ringraziamento?-si informò.
-Benissimo,
Angel ha invitato me e la mamma a casa sua insieme alla sua famiglia, è stata
una bellissima giornata. Poi nel pomeriggio io e la mamma siamo andate a fare
un giro in carrozza al Central Park e di sera siamo riuscite ad andare a vedere
uno spettacolo a Broadway, facevano Cats.-le raccontò rivivendo l’intera
giornata.
-Noi
invece siamo andati a pranzo a casa di Xander, strano che i suoi non abbiano
litigato e che suo padre non si sia ubriacato, siamo stati bene. Nel pomeriggio
mia madre è voluta passare da Cordelia, sai che sua madre è sua cugina e per fortuna
nessuna delle sue amiche è andata a trovarla altrimenti avrebbe dovuto fare
l’antipatica con me. Mi ha detto che stanno preparando dei tifo per te.-la
informò facendola ridere.
-La
squadra delle cheerleader ha preso sul serio questa cosa delle olimpiadi.-scosse
la testa.
-Puoi
dirlo forte!-concordò.-E dimmi, non è successo nient’altro?-
-Beh…ecco…in
effetti è successa un’altra cosa.-balbettò.
-Del
tipo?-chiese tutta curiosa.
-Il
giorno del Ringraziamento mi sono scontrata con Angel nel suo corridoio e mi ha
detto che ero bellissima poi…beh vedi…si è chinato e…mi ha baciata.-le raccontò
rossa e imbarazzata.
-Wow,
è stupendo!!-esclamò allegra.-E com’è stato?-
-Eh…è
stato solo un bacetto ma mi stava bollendo il sangue nelle vene.-la fece
ridere.-Dio, mi sa che mi sono innamorata cotta.-
-E
secondo me lui ti ricambia.-sorrise.
-Oh
Will, non essere sciocca, ha quasi undici anni più di me. Sono solo una
ragazzina, potrei essere la sua sorellina minore.-la rimbeccò per non pensare
all’eventualità che anche lui potesse essersi innamorato di lei. Era totalmente
fuori discussione.
-Dai,
non dirmi che non ti farebbe piacere stare con Angel.-la incalzò.
-Si,
ma la cosa accade solo nei miei sogni.-precisò e in quel momento suonarono alla
porta.-Will mi hanno appena suonato alla porta, aspetta.-le disse e andò ad
aprire.
Aperta
la porta si trovò di fronte Spike con un’aria un po’ imbarazzata, costa strana
per lui dato che era un autentico spaccone.
-Spike!-si
stupì.
-Ciao
Buffy, posso chiederti un favore?-esordì torcendosi le mani.
-Certo,
entra pure.-si spostò per farlo entrare e poi chiuse la porta.-Mi lasci solo un
attimo però? Sto al telefono con la mia migliore amica da Sunnydale.-gli
chiese.
-Certo,
fai pure con tutta calma.-la esortò.
-Ehi
Willow? Rieccomi.-si diresse in cucina per concludere la conversazione con
calma.
-Senti,
Buffy, mia madre dice che mio hai cercato padre.-
-Si,
è vero, l’avevo cercato allo studio ma lui non c’era, la sua assistente mi
aveva detto che era impegnato. Se tuo padre è rientrato me lo puoi passare?-le
chiese.
-Sicuro,
arriva subito.-e chiamò il padre.
Buffy
lanciò un’occhiata furtiva a Spike che era seduto sul divano intento a
sfogliare una rivista e pareva non ascoltarla minimamente.
-Salve.-esordì
poco dopo.-Si ma lei non c’era. Ascolti il mio allenatore ha parlato con quelli
della commissione e ci sono altre visite e controlli da sostenere, persino in
Giappone. Mi serve una mano, signor Rosenberg, lei sa cosa intendo.-rimase
qualche secondo all’ascolto.-Benissimo, allora domani stesso metterò il mio
allenatore in contatto con lei. Verrà in Giappone con Willow?...Ah,
ah…benissimo, a presto e grazie infinite. Saluti sua moglie e dica a Willow che
la richiamo al più presto, buona serata.-e chiuse. Poi tornò da Spike.
-Tutto
bene con la tua amica?-chiese Spike alzandosi e facendo finta di non aver
sentito niente della conversazione appena conclusa.
-Tutto
a posto, a scuola sentono la mia mancanza.-sorrise.-Allora, in cosa posso
esserti utile?-
-Mi
secca chiedertelo ma ogni tanto ho dormito pure io in questa casa. C’è una
ragazza con cui sono uscito una volta di cui non riesco a liberarmi, allora le
ho dato questo indirizzo così non si presenta sotto casa mia. Se dovesse
presentarsi qui potresti dirle che non conosci nessun William che abbia mai
abitato qui? Non so, dille che abiti qui fin dalla nascita e non ne sai
niente.-le spiegò.
-Certo
che sei incredibile!-lo riprese.-Ma sono buona e ti accontento. Angel sa niente
di tutto questo?-incrociò le braccia al petto.
-Oh
si e spesso mi copre ma stavolta ha detto che, dato che sei tu che stavi
vivendo qui, di chiedere a te il permesso.-precisò.-Comunque, grazie Buffy, sei
un piccolo angelo. Adesso scappo, ho un sacco da fare.-
-Va
bene, a presto.-lo accompagnò alla porta e lo salutò.
Appena
ebbe chiuso, Buffy ripensò alla lunga conversazione avuta con Willow e si sentì
improvvisamente sola. Tutte le persone che amava erano lontane e anche se le
sentiva spesso niente poteva colmare quella lontananza e la sua solitudine.
Con
un sospiro andò in cucina per riscaldare la cena già pronta, anche se non aveva
molta fame. Passò la serata a guardare un film a letto, quando spense la tv non
era neanche mezzanotte, ma preferiva dormire in modo da essere riposata il
giorno dopo quando sarebbe andata agli allenamenti.
Spike
prese il telefono e compose un numero, nell’attesa che qualcuno rispondesse
continuò a leggere le disposizioni fornitegli dalla commissione olimpica: tutti
gli atleti, appena arrivati a Nagano, dovevano effettuare dei controlli medici.
Perché Buffy gli era parsa spaventata all’idea?
-Pronto?-risposero
in quel momento.
-Ehi,
Charles Gunn, amico mio!-esclamò.
-Spike,
che piacere sentirti.-ricambiò.
-Senti,
Gunn, ti occupi ancora di ricerche investigative a Los Angeles?-gli chiese.
-Beh
sono nato qui e non intendo cambiare città, adoro troppo Los Angeles. Ma dimmi,
in che cosa posso esserti utile? Perché so che stai per chiedermi un
favore.-sorrise.
-Hai
ragione.-fece con lo stesso tono.-Senti puoi scoprire tutto quello che puoi sul
padre di una certa Willow Rosenberg? È una ragazzina di sedici anni che abita a
Sunnydale, poco lontano da lì. Mi servono informazioni sul padre e in che tipo
di rapporti è con Buffy Anne Summers.-chiese.
-Ho
segnato tutto. Adesso, però, non mi è possibile lavorarci ho un altro caso. Me
ne posso occupare dopo Natale se non ti dispiace.-disse contrito.
-Non
preoccuparti, va benissimo.-alzò le spalle.
-Bene,
allora a presto.-
-A
presto, Gunn.-e chiuse.
Non
gli piaceva quella storia e anche se odiava dover indagare voleva scoprire cosa
c’era sotto. Sentiva che Buffy aveva un segreto e che sarebbe stato importante
anche per loro saperlo, ma se lei non ne voleva parlare allora lo avrebbe
scoperto da solo.
Sperava
solo che quel segreto non avrebbe spezzato il cuore di Angel.
Parte 6 – Christmas in New
York
Con
l’inizio di dicembre, New York si trasformò. Tutto si tinse di neve, agrifoglio
e babbi natale e cominciò ad odorare di panettone e allegria. Nevicava spesso,
ma nonostante il freddo erano tanti i bambini che uscivano a giocare con le
palle di neve o a fare i pupazzi, mentre il Rockfeller Center aprì puntuale
come al solito la pista di pattinaggio che subito si affollò di gente.
Nei
momenti liberi, anche se erano pochi, Buffy si vestiva con pesanti maglioni e
si copriva bene con sciarpa, guanti e berretto per uscire a godersi l’aria che
la neve rendeva più limpida e pulita e girava per i negozi per scegliere i
regali di Natale per la sua famiglia e gli amici più cari.
Purtroppo
non aveva abbastanza soldi per permettersi un albero di Natale ma aveva appena
deciso di comprarne uno piccolo, finto e già addobbato che Angel la sorprese
regalandogliene uno alto un metro e mezzo insieme ad un sacco di luci e
decorazioni. A quel punto, Buffy decise che anche lui meritava un bel regalo.
Gli
allenamenti procedevano a meraviglia e lei migliorava sempre di più. Conosceva
le coreografie a memoria ma continuava ad allenarsi in modo particolare nei
salti, nelle trottole e nello sciogliere ancora di più i movimenti. Non doveva
essere rigida, quella cosa l’avrebbe penalizzata parecchio e lei era
determinata a vincere.
Erano
tutti all’oscuro delle ricerche di Spike, non aveva avvisato nemmeno Angel. Gli
avrebbe riferito qualcosa solo al momento della scoperta, beh sapeva che se era
una cavolata sarebbe rimasto zitto e buono e avrebbe chiuso non solo un occhio
ma tutti e due ma se era una cosa seria allora non poteva tacerla al suo amico.
E francamente, sperava di dover tenere la bocca chiusa.
Quella
mattina il sole era splendeva sulla neve caduta quella notte sull’intera New
York. Buffy si era svegliata di buon umore e carica di energie, pronta ad
indossare i pattini e fare un eccellente allenamento. Arrivò alla pista prima
di Giles e Jenny che la trovarono già a fare riscaldamento.
-Sei
caduta dal letto stamattina?-la salutò Giles.
-Il
suo humor inglese non fa ridere sempre, lo sa?-lo rimbeccò la ragazza prima di
eseguire un lutz perfetto che le attirò i complimenti di Jenny.
-Non
dargli retta, al mattino è sempre burbero.-rise la donna.-Hai già mangiato?-si
informò.
-Si,
ho fatto una colazione sostanziosa ma non pesante come prevede la mia dieta.-si
avvicinò agli spalti e li raggiunse.-Allora, cosa farete per Natale?-chiese
loro.
-Andiamo
in Inghilterra, dai genitori di Rupert.-rispose la donna.-Anzi a proposito di
questo, ti abbiamo detto che il nostro aereo parte tra due giorni, giusto?-
-Si,
me l’avete detto ed io vi ho risposto che non dovete preoccuparvi, continuerò a
seguire gli allenamenti regolarmente. Sapete che non mi piace sgarrare.-li
rassicurò.-E poi tra poco arriverà mia madre e quindi ci penserà lei a farmi
rigare dritto.-
-Almeno
questo mi rassicura.-disse Giles.-Dai adesso, fai altri due giri di corsa e poi
esegui un paio di biellman in spirale, credo che inclini un po’ troppo la
gamba, e poi fai un walley, continui ad atterrare con il piede un po’ storto e
di questo passo ti farai seriamente male.-
-Sissignore!-esclamò
come se fosse stato un generale, poi scoppiò a ridere e si allontanò per fare i
giri di corsa.
-Stamattina
sembra davvero allegra e vitale.-sorrise Jenny.
-Già,
spero solo che duri per sempre, chissà quanto potrà reggere ancora. Non
sopporterei di vedere quel sorriso spegnersi.-mormorò con un velo di tristezza
e Jenny gli mise una mano sul braccio.
-Lo
so, tesoro, lo speriamo sempre tutti.-ricambiò.-Dai, non facciamole capire
niente.-lo esortò e si sedette sulla panchina per infilarsi i pattini ed
entrare in pista.
Buffy
accompagnò i suoi allenatori all’aeroporto e rimase finché non vide l’aereo
decollare, poi tornò a casa dove si dedicò alla decorazione dell’albero, voleva
che sua madre lo trovasse già pronto al suo arrivo, la settimana successiva.
Mise anche un paio di decorazioni in giro per la casa e un centrotavola fatto
di agrifoglio, alcune palline dorate e dei fiocchi rossi al centro del tavolo
nella sala da pranzo togliendo via il vaso e riponendolo dentro uno sportello.
Rimase
molto contenta del suo lavoro e aveva appena finito quando suonarono alla porta
della cucina. Sapendo che poteva essere solo una persona, andò ad aprire con un
sorriso trovandosi di fronte proprio chi pensava: Angel.
-Ehi,
arrivi giusto in tempo!-e lo tirò dentro trascinandolo nella sala.-Che te ne pare?-gli
chiese.
-Wow!-esclamò
lui guardando l’albero decorato e illuminato, le candele in giro, i fiocchi, e
tutte le altre decorazioni e illuminazioni.-Hai fatto un lavoro bellissimo!-la
lodò.
-Voglio
che mia madre lo trovi già pronto quando arriva.-specificò.
-Ne
sarà contentissima, vedrai.-sorrise.
-Vieni,
preparo la cioccolata.-e tornarono in cucina.-Come mai da queste parti?-
-Io
vivo sotto di te, te lo sei scordato?-rise.-Comunque ero solo e volevo anche
chiederti se poi l’ennesima ragazza di Spike è venuta a cercarlo.-
-Oh
si, si è presentata inviperita alla porta bussando con entrambi i pugni. È
entrata come una furia chiamandolo a squarciagola e minacciandomi se non le
dicevo dove si trovava, ha frugato in tutta la casa ed io a dirle che qui non ci
abitava nessun William e che non l’avevo mai sentito nominare. Quando si è resa
conto che qui ci viveva una ragazza e soprattutto da sola se ne è andata
sbattendo la porta e senza neanche chiedere scusa.-gli raccontò facendolo
ridere mentre armeggiava tra i fornelli.-Ma se le sceglie sempre così le
ragazze Spike?-
-No,
ci diventano quando lui le scarica senza farsi più sentire.-precisò.
-Poverine,
capisco perché diventano come vipere.-scosse la testa mentre versava la
cioccolata in due tazze. Prese dal frigo della panna spray e ne spruzzò un po’
su ogni tazza poi prese della granella di mandorle e ne mise un po’ sopra,
dopodiché mise la tazza di fronte al suo ospite.
-Mm,
è così bella che non la vorrei rovinare mangiandola.-sorrise mentre lei gli
prendeva un cucchiaino.
-Ti
piace? Mi ha insegnato a farla mia nonna, è una sua ricetta. La faceva sempre a
me e Celia quando andavamo a trovarla d’inverno. Una volta ci ho portato Willow
e Xander e a quel golosone è piaciuta così tanto che ne ha bevuto tre tazze, ma
mia nonna era tranquillissima, anzi era pure contenta che qualcuno ne fosse
così entusiasta.-raccontò ridendo e facendo ridere anche lui.
-Uhm,
è buonissima.-dichiarò assaggiandola.-Dì a tua nonna che è eccellente.-
-Lo
farò, promesso.-ricambiò.
-Ehi,
stasera devo andare da Wesley e Fred che mi hanno invitato a cena. Vado a
vedere il bambino, vuoi venire con me?-le propose.
-Ha
partorito?-si informò.
-Si,
due giorni dopo la mia festa, scusa se non te l’ho detto. È un bellissimo maschietto
e l’hanno chiamato Jordan.-precisò.-Allora, vuoi venire? Non faremo tardi anche
perché Fred è dovuta rimanere molto a riposo, ha avuto un parto difficilissimo,
hanno rischiato sia lei che il bambino.-
-Va
bene, io adoro i bambini.-assentì finendo la cioccolata.-Vado a cambiarmi,
arrivo subito.-e mise la tazza nel lavello, poi andò in camera.
Tornò
dieci minuti dopo, indossava un paio di pantaloni grigi e un maglione di lana
lilla con stivali con il tacco quadrato. Mise sciarpa, guanti e cappello e uscì
con Angel che era già pronto. Scesero giù nei garage dove Angel prese la
mercedes nera e lucente parcheggiata nel suo garage privato.
Si
misero in strada, era ora di cena e quindi non c’era molto traffico, oltretutto
Wesley e Fred non abitavano neanche lontano, Angel disse che ci sarebbero
voluti al massimo quindici minuti.
-Dopo
ci vieni a pattinare con me?-le chiese a bruciapelo mentre erano fermi ad un
semaforo rosso.
-Sto
tutti i giorni per almeno cinque o sei ore su una pista di pattinaggio e mi
chiedi se voglio andare a pattinare?-gli chiese stralunata lasciandolo a bocca
aperta.-Beh certo che ci vengo!-esclamò facendogli aggrottare la fronte.
-Ma
io pensavo…?-
-Cosa?-lo
interruppe allegra.-Che perché pattino tutti i giorni non voglia andare a pattinare?
Il pattinaggio è tutta la mia vita, starei sulla pista per sempre se
potessi.-disse con una tale passione che lui rimase folgorato, era fin troppo
evidente il suo amore per lo sport.
-Mi
hai fatto prendere un colpo! Pensavo che ti eri offesa della proposta e stavi
per rifilarmi un ceffone.-sorrise mentre il semaforo diventava verde e lui
ripartiva.-In effetti avevo promesso di portarti fuori quando nevica solo che
non ho avuto molto tempo.-
-Va
benissimo lo stesso.-sorrise.
Pochi
minuti dopo furono a casa di Wesley. Lui e Fred li accolsero calorosamente,
Fred abbracciò Buffy come se fosse stata un’amica di vecchia data contenta che
fosse venuta pure lei e subito la portò al piano di sopra per vedere il bambino
che dormiva pacificamente.
Buffy
lo adorò a prima vista accarezzandogli piano il pancino per non svegliarlo e
fece i complimenti a Fred perché era veramente bellissimo.
-È
davvero splendido.-sorrise chinata sulla carrozzina.
-Ti
ringrazio.-ricambiò.-Per me è già un miracolo che sia venuto al mondo. Mesi fa
sono caduta e ha avuto un leggero distacco di placenta, sono dovuta rimanere a
letto per due mesi. Wesley non voleva che andassi alla festa di Angel ma avevo
bisogno di un po’ d’aria, a casa stavo soffocando. Quella notte ho avuto una
forte emorragia e Wes mi ha portato subito all’ospedale, il bambino era in
pericolo, si era distaccato e aveva un blocco respiratorio. Hanno cercato di
farmi avere un parto naturale ma ho perso troppo sangue e così mi hanno fatto
un cesareo d’urgenza anche se dicevano che ormai non c’era niente da fare per
nessuno di noi due, per fortuna si sbagliavano.-le raccontò.
-Sono
molto felice per voi.-sospirò.-Sono ancora giovane ma tra una decina d’anni
vorrei anch’io avere un bambino, oltre che una famiglia.-
-Vedrai
che accadrà, sei una brava ragazza.-le augurò mettendole una mano sulla spalla.
-Non
sono poi così sicura che accadrà.-disse improvvisamente amara abbassando gli
occhi seria.
-Perché
parli così?-si stupì.
-Niente.-scosse
la testa riprendendosi.-Semplice supposizione. Andiamo a vedere che fanno quei
due?-chiese per cambiare argomento.
-Volentieri,
sono sicura al cento percento che stanno parlando di affari.-disse seccata
mentre uscivano dalla nursery.-Senti…-la bloccò sulle scale.
-Dimmi.-le
sorrise.
-Conosco
Angel da anni, ha persino fatto da testimone di nozze a Wes quando ci siamo
sposati, credo che tu gli piaccia ma…-sospirò.-…tu sei giovanissima e mi
ricordo com’è essere a quell’età, basta qualcuno più bello che ci si dimentica
del vecchio amore. Non voglio che gli si spezzi il cuore, Angel è buono.-
-Fred
io…Angel è bellissimo e mi piace molto, ma al momento il mio pensiero più
grande sono le olimpiadi. E ad essere sincera non so se voglio
innamorarmi.-disse ben sapendo che era già innamorata di Angel.
-Perché
parli così? Parli come se per te non ci fosse un domani o un futuro
prossimo.-era stupita dalle sue parole.
-A
volte sento che sarà così.-e detto questo scese di sotto raggiungendo gli altri
due e lasciandola sulle scale esterrefatta.
Nonostante
tutto la cena fu allegra e la conversazione fluì tranquillamente, Fred era
persino un’ottima cuoca e le pietanze erano ottime. Buffy si divertì moltissimo
con loro e scoprì che Fred era una ricercatrice farmacologia e che, nonostante
adorasse il suo bambino, non vedeva l’ora di tornare al lavoro.
Come
da previsioni di Angel, non fecero molto tardi, poco prima delle undici erano
già di nuovo in macchina. E come previsto, Angel non tornò a casa, e si diresse
verso il Rockfeller Center. A quell’ora e a metà settimana non c’era molta
gente quindi trovò subito il parcheggio. In pista c’erano solo una famiglia con
due bambine e una coppia di fidanzati di circa venti anni.
Angel
pagò l’ingresso e il noleggio dei pattini. Quando consegnò quelli bianchi e
lucenti a Buffy vide l’euforia nei suoi occhi nel prenderli, non vedeva l’ora
di essere in pista. Infatti, la ragazza li indossò in fretta e poi si alzò
attendendolo all’entrata della pista.
-Dai,
ti muovi!-lo esortò ridendo.
-Arrivo,
dammi un attimo.-si allacciò l’ultima stringa e poi si alzò mantenendo
abbastanza bene l’equilibrio. Piano la raggiunse.
-Vieni,
ti aiuto.-lo prese per mano e lo guidò dentro la pista.-Allora, per mantenere
l’equilibrio memorizza un orologio. Ci sei?-e lui annuì.-Bene, pensa alle ore
diedi e dieci e metti i piedi in quel modo, poi li fai scivolare uno davanti
l’altro. Guarda me.-lo lasciò e fece un paio di passi lentamente per fargli
vedere.
-Visto
da te sembra facile, è provarci che mi preoccupa.-obiettò.
-Tranquillo,
se cadi non se ne accorgono in molti.-rise e poi lo esortò a venire avanti.
Angel
provò a fare come gli aveva detto e si stupì di riuscirci abbastanza bene.
Riuscì a raggiungerla ma davanti a lei prese l’equilibrio e per non cadere la
prese per la vista stringendola forte a sé. Inspirò il profumo dei suoi capelli
e il calore del suo corpo nonostante i vestiti.
-Scommetto
che questo l’hai fatto apposta.-mormorò lei roca imponendo mentalmente al suo
cuore di smettere di battere all’impazzata, dio se lo amava.
-E
anche se fosse?-la stuzzicò mettendole un dito sotto al mento ed alzandole il
viso.
-Anche
se fosse…Adesso prova a prendermi!-e velocemente si staccò da lui correndo via.
-Non
è giusto!-esclamò lui sapendo che era impossibile prenderla dato che sapeva
appena fare qualche passo mentre lei era una professionista.
Buffy
rise mentre eseguiva un giro al contrario e poi eseguiva un axel semplice
atterrando in modo perfetto. Fece una spirale mettendo il busto in avanti con
le braccia aperte e una gamba all’indietro, dal suo volto si vedeva che si
stava divertendo da morire.
-Bravissima!-la
esortò Angel.-Buffy Summers, nuova campionessa olimpionica!-rise battendo le
mani divertito.
Lei
fece una trottola e poi cominciò a girare vorticosamente su se stessa per
concludere. Fu in quel momento che le si mozzò il fiato e si sentì mancare. Due
secondi dopo era lunga distesa sulla pista. Era svenuta.
-Buffy!-urlò
Angel correndo, per quanto poteva, da lei.
Si
accorsero tutti di quello che era appena successo e tutti si fecero intorno
alla ragazza preoccupati. Appena fu da lei, Angel si chinò prendendola tra le
braccia.
-Fatela
respirare.-ordinò alla calca.-Buffy?-la chiamò.
-Chiamate
il 911!-urlò il padre di famiglia mentre Buffy cominciava a riprendere conoscenza.
-Buffy?
Mi senti?-Angel le accarezzò dolcemente il viso mentre lei lentamente apriva
gli occhi.
-Angel…-mormorò.
-Sono
qui, stanno chiamando il 911.-la informò.
-No.-disse
riprendendo la lucidità e tirandosi un po’ a sedere.-Sto bene, sono solo stanca.
Voglio solo un bicchiere d’acqua, niente ospedale.-
-Hai
avuto uno svenimento, è meglio se ti fai controllare.-insistette.
-No,
sto bene. Aiutami ad alzarmi.-disse caparbia.
Angel,
insieme al ragazzo la fecero alzare e la scortarono sulle panchine. Angel
insistette affinché andasse al pronto soccorso ma lei non ne volle sapere così
rinunciarono a chiamare il 911. Riuscì a convincerlo che voleva solo dell’acqua
perché si sentiva la gola secca e appena lo vide allontanarsi tirò fuori dalla
tasca quello che realmente le occorreva. Quando Angel tornò non si accorse di
nulla.
Decisero
di tornare a casa ed Angel la accompagnò fino alla porta passando per il retro.
Dopo che Buffy ebbe aperto si voltò e scoprì che lui era ancora sulla porta.
-Non
vuoi entrare?-gli chiese.
-No,
vado a dormire, domani lavoro.-rifiutò.
-Mi
dispiace, questa serata non è andata esattamente come speravi.-abbozzò un
sorriso.
-Perché
non sei voluta andare al pronto soccorso?-la incalzò.
-Odio
gli ospedali, da bambina ci ho visto morire una mia cara amica.-raccontò
brevemente.-Ho solo bisogno di riposo, sto bene. Credo di essermi affaticata un
po’ troppo, per fortuna con le vacanze riuscirò a riposare un po’.-sorrise.
-Te
lo auguro. Buona notte allora.-e si voltò per andare.
-Notte
Angel.-disse e chiuse la porta.
Angel
scese il primo gradino e si fermò. Maledizione, non poteva finire in quel modo
quella serata, assolutamente! Ma non poteva neanche…..Rimase a pensare dieci
lunghi secondi, poi tornò indietro e bussò alla porta.
Buffy
non aveva fatto neanche un passo, era rimasta poggiata alla porta. Quando
l’aveva stretta a sé per la vita si era sentita scoppiare il cuore nel petto
per l’emozione e aveva tanto voluto che lui la baciasse, di nuovo. Quindi,
quando sentì bussare alla porta, si voltò di scatto e aprì velocemente. Poteva
essere solo lui.
-Credevo
volessi andare a letto.-lo prese in giro sorridendo.
-Non
prima di concludere quello che tu hai interrotto.-non le diede neanche il tempo
di ribattere che la prese di nuovo per la vita e la attirò a sé baciandola con
quanta passione aveva in corpo.
Buffy
rimase stupita solo per un secondo, poi gli cinse il collo con le braccia e
ricambiò il bacio. Quanto aveva atteso quel momento!
Fu
un momento infinito di passione, dolcezza e amore ancora acerbo. Il tempo parve
bloccarsi solo per loro su quel pianerottolo mentre si abbracciavano stretti e
si baciavano fino a farsi mancare il respiro e fino ad annullare tutto ciò che
non erano loro.
Fu
proprio il bisogno di aria che li costrinse a terminare quel momento magico e a
guardarsi negli occhi che in quell’istante erano trasparenti come il vetro ed
esprimevano i loro veri sentimenti.
Fu
Angel quello ad esserne impaurito, non da lei ma da se stesso. Era troppo
piccola e minorenne mentre lui era troppo grande e maggiorenne. Si staccò
lentamente dall’abbraccio, adesso pieno di imbarazzo ma senza pentimento.
-Mi
dispiace, non avrei dovuto. Buonanotte.-e prima che lei potesse anche solo
fiatare, corse via a chiudersi in casa.
Buffy
rimase di sasso dal suo repentino cambio di atteggiamento, poi, demoralizzata,
tornò in casa. Chiuse la porta a chiave e andò in camera. Si spogliò come un
automa e si mise il pigiama, poi si infilò sotto le coperte, anche se non aveva
sonno.
Alle
tre e mezza si scoprì ancora sveglia, non faceva altro che pensare a quello che
era successo. Lo amava, era pazza di lui, e aveva letto la stessa cosa nei suoi
occhi ma poi, un attimo dopo, vi aveva letto anche la paura.
Scocciata,
tirò indietro le coperte e si alzò indossando la vestaglia. A passo veloce e
deciso uscì di casa dalla cucina e scese l’unico piano che li separava,
arrivata davanti la porta del secondo piano di casa sua non ci pensò neanche
due volte che prese a bussare furiosamente con entrambi i pugni.
Ad
Angel prese un colpo quando sentì bussare alla porta, anche se era sveglio. Si
tirò di scatto a sedere dando un’occhiata veloce all’orologio, le tre e
trentacinque. Si alzò velocemente senza neanche indossare una vestaglia sui pantaloni
del pigiama, non sopportava la giacca e a volte dormiva pure nudo, e si
precipitò ad aprire, stupendosi del fatto che bussavano alla porta del secondo
piano.
Rimase
esterrefatto quando, appena aperta la porta, si trovò di fronte Buffy. Pareva
livida ma anche determinata. Ma soprattutto, pareva avercela con lui.
-Buffy!-si
stupì.
-Ti
ho svegliato?-temette.
-No,
ero sveglio. Qualche problema?-si preoccupò
-Si!-esordì.-Sei
tu il mio problema! Non puoi entrarmi dentro così e poi ritirarti, lo capisci?
Avrò solo sedici anni, quasi diciassette, ma non sono una comune ragazzina! Mi
dispiace di averti fatto spaventare stasera alla pista di pattinaggio ma tu non
puoi baciarmi in quel modo e poi scappare via come un ladro!.gli urlò.
-Io…-cominciò.
-No,
lasciami finire prima che mi venga meno il coraggio.-lo interruppe.-Io ti amo!
È chiaro? Mi sono innamorata di te quella mattina che sei venuto con Giles a
Sunnydale e per quanto ti potrà sembrare un amore giovanile, una cotta che poi
svanirà con il tempo o quando andrò al college io ti amo e continuerò ad
amarti, anche se non so se posso fidarmi di te. Spero tu abbia capito il
concetto. Buonanotte!-e senza che gli ebbe dato il tempo di rispondere si
precipitò di sopra in casa sbattendo pure la porta.
Lui
rimase fermo ad assimilare tutto quello che lei gli aveva appena detto. Lo
amava e gliel’aveva appena confessato. E, dannazione, anche lui la amava
nonostante le loro differenze che erano pure tantissime e forse insormontabili.
Ma
rimase troppo tempo lì fermo e quando riacquistò lucidità capì che era troppo
tardi per raggiungerla e non gli rimase altro che richiudere la porta e tornare
a letto per continuare a pensarci. Non dormì più per tutta la notte.
E
neanche Buffy dormì più.
La
settimana dopo arrivò Joyce a sorpresa insieme ad Hank, il padre di Buffy, e la
sua nuova fidanzata. Buffy ne fu entusiasta e insieme passarono il Natale e
anche il capodanno.
Non
si vide più con Angel ma decise di dargli il tempo di assimilare bene quelle
rivelazioni, lei pensò solo a godersi le feste natalizie con la sua famiglia. E
nonostante tutto si disse che il Natale a New York era magico, per via della
neve candida, e del freddo e perché i newyorchesi riuscivano a renderlo
speciale.
Ma
anche perché amava Angel e adesso aspettava solo che lui si decidesse a dirle
le stesse cose.
Parte
7 – Buon compleanno
A
parere di Buffy, le feste di Natale passarono troppo in fretta e troppo in
fretta arrivò il momento in cui dovette accompagnare la sua famiglia
all’aeroporto perché dovevano tornare in California. Si era divertita da morire
in compagnia dei suoi genitori e della fidanzata del padre.
Non
avrebbe mai dimenticato le gite al Central Park, il giro sulla Statua della
Libertà, al Metropolitan Museum e nemmeno i giorni che erano andati alla pista
di pattinaggio e lei aveva mostrato in anteprima le coreografie per le
olimpiadi. I tre l’avevano incitata urlando contenti e battendo allegramente le
mani mentre lei dava il suo meglio per loro.
Dopo
le feste Buffy riprese con le lezioni e gli allenamenti. Fu davvero contenta
quando Giles e Jenny tornarono dall’Inghilterra. Andarono subito a trovarla a
casa dove le portarono addirittura un paio di regalo: un souvenir del Big Ben e
un maglione fatto con lana scozzese.
-Che
bello, mi piacciono davvero molto.-sorrise mentre poggiava il souvenir sul
tavolino e prendeva di nuovo in mano il maglione.
-Fino
all’ultimo ero indecisa così li ho presi entrambi.-ricambiò Jenny.
-Ditemi
tutto, com’era l’Inghilterra?-chiese euforica.
-Come
l’avevo lasciata.-si limitò a commentare Giles.
-Oh
Rupert non essere così criptico, tu ci sei nato mentre Buffy non c’è mai
andata.-lo riprese offesa.-Comunque è davvero bella, Londra è incantevole
nonostante il freddo, la nebbia e la pioggia.-disse.
-Beh
qui ha nevicato parecchio ma mi piace New York innevata.-proclamò.
-La
madre di Rupert mi ha portato al Big Ben, a vedere Buckingam Palace, il ponte e
l’abbazia di Westminster, era tutto stupendo.-le raccontò poi della famiglia del
marito e di tutto quello che era successo durante le vacanze.
-Wow,
certo che avete avuto delle vacanze impegnate.-sorrise.
-E
a te che è successo?-chiese.
-Nonostante
tutto mi sono divertita molto anch’io, mio padre è arrivato a sorpresa insieme
a mia madre accompagnato alla sua nuova compagna che è pure simpatica. Siamo
andati in giro per New York e mi hanno fatto loro da allenatori, erano
severissimi se sbagliavo.-spiegò facendola ridere.
-Più
severi di me?-si preoccupò Giles.
-Ah
questo mai, nessuno è più severo di lei.-lo rincuorò mentre Jenny rideva.
-Ci
è successa anche un’altra cosa a Londra.-disse Jenny adesso seria.
-Del
tipo?-chiese curiosa.
-L’aereo
mi ha fatto stare un po’ male, ho vomitato tutto il tempo e pensavo di averne
cominciato a soffrire invece ho scoperto che non è così.-esordì.
-Non
è niente di grave, vero?-si preoccupò guardando sia l’una che l’altro.
-Dipende
dai punti di vista.-fece una pausa.-Ce l’abbiamo fatta, Buffy, aspetto un
bambino.-le annunciò emozionata fino all’eccesso.
La
ragazza rimase un secondo per assimilare la notizia, poi esclamò di gioia e si
precipitò ad abbracciare la sua coreografa e anche amica, era contentissima per
loro. Per la felicità decise di stappare una bottiglia ma in casa non ne aveva,
oltretutto a Jenny l’alcol dava la nausea, quindi aprì una bottiglia di
aranciata e brindarono con quella comunque contenti. L’importante era che
finalmente Jenny stesse per realizzare il suo sogno: avere un figlio.
-Verrai
comunque con me in Giappone, giusto?-temette che a causa della gravidanza
sarebbe rimasta in America.
-Scherzi,
non mi perderei le tue olimpiadi neanche per tutto l’oro del mondo. Il dottore
ha detto che viaggiare non mi fa male, devo solo stare attenta alle nausee.-la
fece sospirare di sollievo.
-Oh
menomale, temevo di dover andare da sola con Giles.-la fece scoppiare a ridere.
-Signorina
te l’hanno mai detto che a volte sei troppo impertinente per avere sedici
anni?-la rimbeccò il suo allenatore.
-Quasi
diciassette, mancano solo undici giorni al mio compleanno.-precisò.
-Hai
ragione.-rifletté Jenny.-Cos’hai deciso di fare?-
-Non
lo so, non so neanche se la mamma riesce a raggiungermi. Magari chiedo a Willow
se riesce a venire almeno il weekend e chiedo ad Angel di metterle a
disposizione l’aereo.-subito dopo aver pronunciato il suo nome si morse la
lingua ripensando a quello che era successo tra di loro.
O
meglio, alla dichiarazione d’amore che gli aveva fatto alle tre e mezza del
mattino bussando come una pazza alla sua porta. In quel preciso istante non
glielo aveva dato a vedere ma vederlo con solo indosso i pantaloni del pigiama
le aveva acceso dentro un fuoco che non pensava di avere. Da quel momento,
oltre ad attendere un suo segno, non aveva fatto altro che immaginare quel
corpo da vero dio greco.
Aveva
pensato di far venire Willow perché stava scoppiando a tenersi tutto dentro,
doveva dirlo a qualcuno, ma un conto era dire al telefono che lui le aveva dato
un bacetto sulla bocca, un altro era raccontare per filo e per segno quello che
aveva fatto. Non poteva dire certe cose al telefono, aveva proprio un disperato
bisogno della sua migliore amica.
Giles
e Jenny rimasero con lei per cena poi tornarono a casa perché sentivano ancora
un po’ gli effetti del fuso orario ricordandole che da domani si riprendeva a
pieno ritmo con gli allenamenti.
Buffy
non sapeva che qualcuno le stava organizzando una sorpresa. Angel sapeva che a
breve sarebbe stato il suo compleanno e aveva chiamato Joyce per dirle che
metteva a disposizione sua, di Willow, Xander e Cordelia il suo aereo privato
che il diciannove li avrebbe portati a New York dove stava organizzando una
festa a sorpresa per il compleanno di Buffy.
Per
non far capire niente, Joyce disse a Buffy che purtroppo doveva andare a Los
Angeles urgentemente per del lavoro da sbrigare, Angel le aveva espressamente
chiesto di non farle capire niente. Alla festa ci sarebbero stati anche Giles,
Jenny e Spike.
Peccato
solo che Angel non ebbe fatto i conti con le previsioni del tempo. Giorno
tredici si mise a nevicare forte e continuò per giorni. Vennero chiuso gli
aeroporti, i ponti e ogni tanto saltavano pure le comunicazioni. Quell’anno la
neve si stava scatenando bene sulla Grande Mela.
Così
arrivò giorno diciannove, il compleanno di Buffy. Fu svegliata da una chiamata
di Joyce che voleva essere la prima a farle gli auguri, parlarono per una
mezzora circa e la donna non si fece scappare che stava facendo le valigie per
raggiungerla. Poi si alzò e dopo la colazione venne Maggie per farle lezione,
poi andò agli allenamenti.
Passò
la giornata tranquillamente come se tutto fosse normale. Quel giorno Giles
volle finire prima, diceva di non stare troppo bene, forse covava l’influenza e
non voleva contagiarla, così alle sei e mezza Buffy era già a casa e dopo aver
fatto un bel bagno caldo si vestì comoda e si accese la tv per guardare un
telefilm.
Due
piani sotto di lei, Angel finiva di sistemare il festone con su scritto “Happy
Birthday”, per poi scendere dalla scala a forbice e andare in cucina dove il
servizio di catering aveva appena finito di portare su la cena.
Guardò
fuori dalla finestra e vide che aveva ripreso a nevicare, dannazione non ci
voleva la neve. Joyce e gli amici di Buffy sarebbero dovuti partire quella
mattina ma il volo non era stato autorizzato per via del maltempo ed erano
rimasti bloccati a Sunnydale. Poi si era parlato verso le cinque ma non era
ancora riuscito a sapere se erano partiti o meno. Mentre ci pensava sentì
suonare il telefono, era Spike.
-Ehi,
dove sei? Vedi di non arrivare in ritardo!-lo minacciò.
-Mi
sa che non arrivo affatto, Angel, e con me anche Giles e Jenny. Hanno chiuso il
ponte di collegamento per via della neve e anche di un incidente.-gli comunicò.
-Maledizione,
questo tempaccio non ci voleva affatto.-imprecò.
-A
proposito, mi sono messo in contatto con l’aeroporto di Sunnydale e sono
riusciti a partire ma nessun aeroporto di New York ha dato l’autorizzazione
all’atterraggio così sono a Cleveland, mi sono personalmente occupato di
sistemarli per la notte. Gli aeroporti di New York sono chiusi, salvo ulteriori
disposizioni, fino a domani per la neve.-gli annunciò.
-Questa
è vera sfortuna, io qui ho già tutto pronto e adesso va tutto al
diavolo.-sospirò sconsolato.
-Mi
dispiace, amico. Senti ma da quant’è che non la vedi?-si informò.
-Da
prima di Natale.-rispose, a Spike aveva rivelato tutto di quella sera che erano
andati prima da Wesley, poi a pattinare, del suo svenimento, del bacio e poi
della dichiarazione di Buffy alle tre e mezza della notte.
-Wow
e le stai pure organizzando una sorpresa per il compleanno. Ti avevo detto di
non innamorarti di lei.-lo riprese.
-Ed
ero deciso a farlo, sul serio, ma non si sono riuscito. Quando l’ho baciata,
quella sera, ho sentito che ne ero pazzo e ne ho avuto paura, è troppo giovane.
Ma lei l’ha capito e me l’ha dimostrato quella stessa notte bussando alla mia
porta come una forsennata e dicendomi che mi ama.-si giustificò.
-Ti
confesso di avere delle strane sensazioni ma spero di sbagliarmi. Vorrei solo che
non vi spezziate il cuore a vicenda. A te lo auguro perché sei come un fratello
e a lei lo auguro perché è giovanissima e non lo merita.-
-Non
voglio spezzare il cuore a nessuno Spike.-precisò.
-Speriamo
sia così. Ci vediamo domani al lavoro se riesco a venire.-disse.
-Va
bene, ciao Spike.-chiusero.
Angel
si guardò in giro amareggiato con le mani ai fianchi, tanto lavoro per niente.
Sbuffò pensando anche al fatto che aveva cibo per dieci persone e nessuno
sarebbe venuto, non avrebbe avuto bisogno di cucinare almeno per due settimane.
Beh,
era comunque il compleanno di Buffy e non gli piaceva saperla di sopra da sola,
così prese il telefono e compose il suo numero interno.
Buffy,
dal canto suo si era appisolata sul divano e il suono del telefono la fece svegliare
di scatto facendole prendere uno spavento. Si stropicciò gli occhi e poi
rispose trattenendo uno sbadiglio, era assurdo addormentarsi a neanche le sette
di sera.
-Ciao,
sono Angel.-le risposero dall’altro capo.
-Angel,
ciao.-ricambiò felice sentendo il cuore cominciare a battere all’impazzata.
-Vieni
giù da me? Vorrei dirti una cosa, che comunque non ha niente a che fare con
l’altra volta.-precisò deludendola un po’.
-Va
bene, mi cambio e arrivo subito.-assentì.
-Ti
aspetto allora, a dopo.-e riattaccò.
Buffy
andò in camera sua e si cambiò indossando un paio di jeans ed il maglione di
lana azzurro che lui le aveva regalato. Si spazzolò i capelli e si truccò
leggermente poi mise degli stivali di pelle nera e si giudicò pronta.
Rimase
qualche secondo davanti la porta della cucina di Angel indecisa se bussare o
meno, poi si fece coraggio e suonò il campanello, Angel venne ad aprirle due
secondi dopo e aveva una faccia contrita come se si sentisse in colpa.
-Vieni,
accomodati.-la fece entrare e chiuse la porta.
-Hai
una tale faccia da funerale. Che ti è successo?-gli chiese.
-Succede
che non me ne va una giusta.-sospirò sconsolato e la scortò nel salotto.
Buffy
rimase meravigliata nel vedere la sala addobbata con i festoni e i palloncini e
non riuscì più a pronunciare parola per la sorpresa.
-Buon
compleanno.-le mormorò Angel.-Avresti dovuto trovarci anche tua madre, Willow,
Xander e…-si sforzò di ricordare.-Cornelia, è possibile?-
-Si
chiama Cordelia.-sorrise.
-Giusto.
E comunque dovevano esserci anche Giles, Jenny e Spike ma sono tutti rimasti
bloccati per via della neve, addirittura tua madre e i tuoi amici sono a
Cleveland, forse riusciranno ad arrivare domani.-precisò.
-Grazie,
sei stato gentilissimo.-e colta da uno slancio lo abbracciò.
Lui
ricambiò l’abbraccio ma lei ricordò improvvisamente quello che era successo e
si staccò imbarazzata.
-Scusa.-mormorò.
-Non
preoccuparti.-fece una pausa.-Ti va di mangiare? Ho un sacco di roba che mi ha
portato il catering, credo di aver un po’ esagerato.-confessò imbarazzato
facendola ridere.
-Va
bene, in effetti ho un po’ fame.-assentì.
Angel
apparecchiò nella sala da pranzo ignorando le proteste di Buffy che avrebbe
preferito mangiare in cucina per evitare di sporcare troppo. Il cibo era abbondante
e squisito ed entrambi mangiarono di gusto ridendo allegramente. Angel si scusò
perché aveva preferito far riportare indietro la torta, voleva che fosse
mangiata quando c’erano tutti e Buffy si dimostrò d’accordo.
Dopo
cena si divertirono a sparecchiare e lavare i piatti, giocarono e risero come
bambini con Buffy che spruzzava l’acqua ed il sapone ad Angel mentre insaponava
e sciacquava i piatti e lui cercava di asciugarli provando anche ad evitare i
suoi spruzzi.
-Dai
smettila, rimarranno gli aloni.-tentò ma lei era irremovibile e continuava a
ridere.
Poi,
però, i piatti finirono e finalmente dovette chiudere l’acqua, adesso Angel
poteva tranquillamente asciugare tutto. Aveva riso così tanto che si sentiva il
fiatone, temeva di star quasi male ma non fu così.
A
quel punto fu Angel che cominciò a stuzzicarla e cercare di disturbarla mentre
riponeva i piatti e le altre stoviglie. Cercava di farle il solletico stando
attenta a che non cadesse mentre lei gli imponeva di stare fermo.
Solo
che il pavimento era divenuto scivoloso per via dell’acqua schizzata. Buffy
stava andando a riporre dei piatti nello sportello quando scivolò su un po’
d’acqua e le scappò il piatto dalle mani che finì a terra in mille pezzi, e lei
ci finì con il braccio sopra.
-Mio
Dio!-esclamò Angel andandole subito accanto.-Ti sei fatta male?-si preoccupò.
-Non
esattamente.-confermò anche se aveva preso una botta al gomito. Si toccò il
braccio e quando si guardò la mano la vide sporca di sangue.
-Ti
sei ferita, vieni.-la aiutò piano ad alzarsi e le controllò la ferita.-Credo
che tu ti sia tagliata con dei vetri.-afferrò un canovaccio e glielo premette
contro.
-Dobbiamo
raccogliere i cocci.-guardò il pavimento.
-Ci
penseremo dopo ai cocci, non ho bambini. Vieni, ho una cassetta del pronto
soccorso in bagno.-la guidò piano affinché non scivolasse ancora fuori dalla
cucina e la scortò nella sua camera al piano di sopra, la cassetta stava nel
suo bagno privato.
Buffy
non era mai entrata nella sua camera e scoprì che era grande il doppio di
quella dove dormiva lei, era arredata in legno scuro con un grande letto con la
testata alta e imbottita e il baldacchino con le tendine di tulle bianco.
C’era
anche un grosso cassettone più una scrivania lunga di legno con una libreria e
una poltrona in un angolo, ai lati del letto c’erano due comodini. In un altro
angolo c’era un divanetto con un tavolino su un tappeto, era proprio una camera
bellissima ma lui la scortò nel bagno di marmo chiaro con grande vasca jacuzzi
idromassaggio con doccia, due lavandini più un armadio per gli asciugamani e un
grande specchio sui lavandini. Era più grande del suo.
La
fece sedere sul bordo della vasca e poi cercò la cassetta dentro l’armadio. La
trovò dopo un paio di minuti che rovistava e le si inginocchiò davanti
aprendola ai suoi piedi. Le tolse via il canovaccio e pulì la ferita con del
cotone idrofilo imbevuto di disinfettante controllandola bene.
-Non
credo che ti siano rimaste schegge. È solo un graffio, si è quasi chiuso
ormai.-la rassicurò mentre le applicava un cerotto.-Ma credo che domani avrai
un livido sul gomito, ti si sta arrossando.-controllò anche lì.
-Si,
in effetti ho sentito la botta lì ma se è solo un livido guarirà prima che parto.-sorrise.
-Ormai
manca poco, eh?-abbassò la testa con la scusa di riporre tutto nella cassetta,
in realtà non voleva darle a mostrare il suo dispiacere.
-Tra
dieci giorni, in effetti.-precisò.-Devo essere lì per la cerimonia di apertura,
porterò la nostra bandiera.-spiegò.
-Sono
contento per te.-chiuse la cassetta e la ripose al suo posto.
-Angel
credo sia il caso che noi parliamo.-esordì seriamente alzandosi e mettendo giù
la manica del maglione che per fortuna aveva rimboccato al momento della caduta
per via del fatto che stava lavando i piatti. Le sarebbe dispiaciuto rovinare
il suo regalo.
-Non
ti ho ancora dato il tuo regalo di compleanno, vieni.-deviò lui invitandola
fuori dal bagno.
Lei
ci rimase male ma non lo diede a dimostrare e lo seguì. Lui la invitò ad
accomodarsi dove voleva e lei si sedette sul divano mentre lo vedeva rovistare
in uno dei cassetti del cassettone. Poi lo vide trovare un sacchettino di
velluto scuro e con questo sederle accanto. Se ne rovesciò il contenuto sul
palmo della mano e poi lo prese tra le dita mostrandoglielo, era un anello in
oro bianco dalla forma strana: rappresentava un cuore incoronato sostenuto da
due mani.
-Questo
me l’ha dato mia nonna, in realtà sono due. È un oggetto della tradizione
irlandese tramandato da madre in figlia o scambiato tra innamorati in segno di
devozione. È un anello Claddagh. Le mani rappresentano l’amicizia, la corona
lealtà e il cuore…vuol dire amore.-le spiegò.
-Angel
è…è davvero bellissimo.-mormorò con la voce rotta.
-Si
dice che se lo indossi con la punta del cuore rivolta verso di te significa che
il tuo cuore appartiene a qualcuno.-le mostrò la mano destra dove lui indossava
lo stesso anello al dito medio, con la punta del cuore verso di sé.-In questo
modo. Questo era l’anello che apparteneva a mio nonno.-precisò.
-Dovresti
regalare l’anello di tua nonna a chi ami.-sentì un groppo alla gola e si alzò
dirigendosi verso la finestra per non fargli vedere gli occhi luccicanti di
lacrime.
Lui
si alzò a sua volta e la abbracciò da dietro seppellendo il volto tra i suoi
capelli per aspirarne il profumo. Senza farla voltare le prese la mano destra e
le mise l’anello all’anulare, la punta del cuore verso di lei.
-Io
ti amo.-le mormorò.-Cerco di evitarlo ma non posso.-la girò verso di sé e le
alzò il viso con un dito.-Credo di averti amato quando ti ho vista pattinare
per la prima volta sulle note di Michael Nyman.-confessò.
-Anch’io
ti amo, Angel. Non ci riesco.-le lacrime cominciarono a scenderle giù per le
guance.
Lui
le asciugò le lacrime poi si chinò e la baciò con trasporto, probabilmente non
aveva mai provato un tale amore per nessuna. Le passò un braccio dietro alle
ginocchia e l’altro dietro alla vita e la prese in braccio adagiandola piano
sul letto e continuando a baciarla.
Ma
fu comunque lui a staccarsi perché nonostante la amasse da impazzire capiva
anche che quello poteva essere un terribile errore.
-Scusa
Buffy, forse noi non…-ma lei lo interruppe mettendogli un dito sulle labbra.
-Stai
zitto.-lo attirò a sé finché le loro bocche si sfiorarono.-Devi solo
baciarmi.-e gli mise una mano dietro la nuca avvicinandolo a sé e baciandolo.
Fuori
aveva smesso di nevicare e c’era un tremendo temporale.
Angel
spense le luci per non mettere in imbarazzo Buffy, lei non gliel’aveva detto ma
lui intuiva che fosse vergine. E se lui le aveva regalato un ninnolo, il regalo
che Buffy gli fece facendolo essere il suo primo uomo fu di sicuro migliore.
Quella
notte i lampi furono l’unica luce dentro la camera di Angel, e illuminarono il
suo letto dove per la prima volta stava amando Buffy. Fu dolce, tenero e al
contempo passionale, cercò di non provocarle troppo dolore ma quello ci fu
comunque, subito sostituito dal piacere.
Un
tremendo tuono squarciò New York nel momento in cui entrambi raggiunsero il
piacere come se persino il cielo avesse capito tutto l’amore che si stavano
donando e avesse voluto esserne partecipe. Lui non smise un attimo di dirle che
l’amava e lei gli dichiarò che non si era mai sentita così felice in vita sua.
Quando
si addormentarono fuori stava smettendo di piovere e pareva che volesse sorgere
uno splendido sole senza nuvole. L’alba di un nuovo amore pieno di promesse e
buoni propositi, di quelli che si prefiggevano di durare per sempre e di
riuscire a superare ogni sorta di difficoltà, anche le più insormontabili.
Entrambi non sapevano che le difficoltà erano all’orizzonte.
Parte
8 – Bugie
La
mattina dopo li svegliò il suono del telefono. Avevano dormito abbracciati
tutta la notte.
Angel
si sporse oltre Buffy e guardò prima l’ora, le nove e dieci, poi afferrò il
telefono stropicciandosi gli occhi mentre Buffy si muoveva.
-Pronto?-rispose
con la voce impastata sorreggendosi su un gomito.
-Non
mi dire che dormi ancora?-esordì Spike stralunato sapendo che si svegliava
sempre presto.
-Sono
andato a letto tardi.-precisò.
-Mi
hanno chiamato da Cleveland, l’aereo è ripartito, hanno riaperto gli aeroporti
a New York. Pare che la pioggia abbia sciolto un bel po’ di neve ripulendo le
piste. Tra all’incirca un’ora e mezza saranno tutti arrivati e massimo a
mezzogiorno saremo a casa tua.-lo informò.-Hai detto qualcosa a Buffy?-
-Certo
che gliel’ho detto, sono stato tutta la sera con lei e ha trovato la casa
addobbata.-la vide cominciare a svegliarsi e per agevolarla le diede un bacio
sulla spalla nuda.
-Potevi
anche trattenerti e andare tu da lei così la sorpresa sarebbe comunque stata
valida.-lo riprese.
-Non
ha importanza.-lo stava ascoltando distrattamente dato che era concentrato nel
vederla svegliarsi. Sorrise quando le vide aprire piano gli
occhi.-Buongiorno.-sussurrò pianissimo dandole un bacio sulla punta del naso.
-Ciao.-fece
lei altrettanto piano.
-Ehi
mi stai ascoltando!?-strillò Spike.
-Si,
certo.-gli rispose ridendo dato che non lo stava ascoltando minimamente.
-Mi
sembri un po’ distratto. Comunque alzati e vai a dare la notizia a Buffy dato
che ormai la sorpresa è rovinata! Ricorda: massimo a mezzogiorno saremo li.-e
detto questo chiuse senza dargli il tempo di salutarlo.
-Chi
era?-chiese Buffy allungando le braccia per stiracchiarsi. Sorrideva.
-Spike.
L’aereo con tua madre e i tuoi amici è ripartito, massimo a mezzogiorno saranno
a casa mia.-le rispose.-Non credo sia il caso di farci trovare così, ti
pare?-rifletté.
-Assolutamente,
a mia madre prenderebbe un colpo.-rise e si tirò a sedere.-Oltretutto ci sono
ancora i cocci da andare a raccogliere di la in cucina.-gli ricordò.
-Già,
i cocci.-ricordò a malincuore.-Adesso avrò il servizio di piatti dispari. Come
lo spiegherò alla gente quando verrà a mangiare da me?-la riprese
scherzosamente.
-Sei
proprio simpatico, lo sai!-gli diede una manata sulla spalla facendolo ridere.
-E
tu sei meravigliosa.-la baciò con passione.-Ti amo.-le disse guardandola negli
occhi.
-Ti
amo anch’io. Questa è stata la notte più speciale della mia vita.-sorrise.
-Lo
è stata anche per me.-le accarezzò il viso.-Mi sa che mi sono rovinato con le
mie stesse mani, se una cosa del genere si venisse a sapere ci sarebbero un
sacco di conseguenze.-sospirò serio.
-Angel
io ho diciassette anni ma non sono stupida. Non lo dirò a nessuno ne tanto meno
farò in modo che si venga a sapere, a meno che non ci scoprono o ci stanchiamo
di nasconderci. Conosco le conseguenze, almeno finché non avrò diciotto
anni.-gli spiegò.
-Non
voglio lasciarti scappare, spero che questo lo capisci. Non ho mai amato
nessuna come te, mai.-marcò quell’ultima parola.
-Ti
credo e non voglio farmi problemi adesso.-guardò l’ora.-Okay, mia madre e i
miei amici saranno qui massimo a mezzogiorno e non sono neanche le nove e
mezza, oltretutto c’è da andare a raccogliere i cocci del piatto rotto in
cucina e non farci trovare così. Da dove cominciamo?-lo guardò.
-Non
so cosa fai tu appena sveglia ma io ho assoluto bisogno di una doccia e poi di
fare colazione.-la informò.
-Ti
faccio un caffè mentre ti lavi?-propose.
-No,
la caffeina mi rende nervoso e non sono simpatico nervoso.-ci pensò su.-Ho
un’altra idea. Intanto io e te andiamo a fare la doccia, insieme ovviamente, e
poi facciamo colazione. Che ne dici?-
-Per
me va bene.-assentì.
Fecero
la doccia insieme amandosi, poi Angel la avvolse nella sua accappatoio ridendo
per come le stava grande, toccava per terra ed era enorme. Lui ne prese
un’altra che teneva di scorta.
Andarono
in cucina e lui raccolse i cocci dal pavimento per fare in modo che non si
tagliassero, erano entrambi a piedi nudi. Preparò le omelette mentre lei stava
appollaiata sul tavolo e anche il caffè, ma poi entrambi presero del succo di
arancia.
Risero,
scherzarono e fecero di nuovo l’amore senza accorgersi dell’ora finché
sentirono suonare alla porta ed entrambi sbiancarono fissando l’orologio, erano
le undici e venti.
-Maledizione,
è tardissimo!-esclamò Angel.
-E
io che faccio?-si preoccupò.
-Cosa
vuoi fare, vai di sopra per la cucina, mica puoi farti trovare così.-la incitò
spingendola in quella direzione.
-E
i miei vestiti?-gli fece notare che stava ancora in accappatoio.
-Te
li faccio avere dopo.-le promise.
Le
aprì la porta e la spinse di sopra senza prima averle dato almeno altri cento
baci. In fretta afferrò un paio di pantaloni da tuta, dimenticando la
biancheria, e un maglione e li indossò urlando che arrivava subito. Lasciò
l’accappatoio sul letto e corse ad aprire scordandosi le scarpe.
-Salve!-esclamò
con un sorriso a trentadue denti facendo entrare tutti.
-Perché
ci hai messo tanto?-si stupì Spike.
-Stavo
di sopra e non ho sentito.-inventò sul momento.-Spero che sia andato tutto
bene.-si rivolse agli altri.
-A
parte il disagio del maltempo e l’inconveniente di ieri stiamo benissimo.-sorrise
Joyce.
-Però
fa davvero freddo qui.-constatò Willow che era la prima volta che lasciava
-Qui
siamo a New York, nevica tutto l’inverno.-le sorrise Angel.-Immagino siate
davvero stanchi, volete andare da Buffy?-propose.
-Beh
è per questo che siamo qui.-ricambiò Joyce.
-Andiamo,
vi porto da lei, però prima vado a cambiarmi ci metterò solo un minuto.-e senza
dare il tempo di rispondere corse al piano in camera sua per scoprire che i
vestiti di Buffy sparsi dappertutto.
Li
nascose rapidamente e cercò di dare una sistemata, poi si cambiò i pantaloni
indossando dei jeans e mettendosi le scarpe. La camera era comunque in uno
stato pietoso ma tanto non doveva entrarci nessuno così la chiuse e tornò di
sotto dai suoi ospiti.
Li
scortò dalla cucina dicendo loro che se avevano bisogno di qualcosa potevano
tranquillamente passare da lì anziché usare il pianerottolo. Fece finta di non
notare che Spike lo guardava in modo strano, quasi sospettoso. Bussò alla porta
e pochi secondi dopo Buffy venne ad aprire per fortuna vestita con dei
pantaloni neri ed un maglione lilla.
-Ciao!-esclamò
felice abbracciando la madre.
Poi,
Willow, Xander e Cordelia la abbracciarono insieme felicissimi di rivederla. I
quattro parlarono tutti insieme chiedendosi come stavano, del viaggio, che si
erano mancati, della scuola e cose del genere senza che neanche loro ci
capissero qualcosa. Poi scoppiarono a ridere e si abbracciarono di nuovo
facendo ridere anche gli altri tre.
Buffy
mostrò loro le camere, Willow e Cordelia avrebbero dormito in camera con lei
mentre Joyce si sarebbe sistemata nella camera che aveva già occupato in
precedenza e Xander sarebbe andato nell’altra camera per gli ospiti rimasta.
Poco
dopo, Joyce uscì per andare a fare la spesa al supermercato che già aveva conosciuto
in precedenza mentre Angel e Spike tornarono di sotto e i quattro amici si
sistemarono sul divano per parlare e spettegolare.
Quando
arrivarono di sotto, Angel continuò ad ignorare volutamente le occhiate strane
del suo amico. Ma Spike non aveva intenzione di tenere la bocca chiusa.
-Che
hai? Ti vedo troppo soddisfatto e compiaciuto.-esordì.
-Niente,
sono solo contento che finalmente siano arrivati.-disse sperando che ci
credesse.
-Si,
raccontalo a qualcuno che non ti conosca da quando portavi il pannolino!-lo
rimbeccò.-Tu hai fatto qualcosa che non vuoi dirmi!-gli puntò contro il dito.
-Ti
sbagli!-esclamò dirigendosi in camera sua per dare una sistemata, quel giorno
la donna delle pulizie era di riposo e lui odiava il letto in disordine.
Spike
lo seguì perché non voleva arrendersi e rimase quasi scioccato del tremendo
disordine, le lenzuola era tutte aggrovigliate, addirittura tirate via dal
materasso, un cuscino era a terra e i vestiti del suo amico erano lanciati a
destra e sinistra.
-Ehi,
è passato un uragano da qui?-si stupì guardandosi in giro.
-Ieri
ho dimenticato di mettere in ordine.-inventò sul momento a disagio.
-Cos’hai
combinato?!-lo aggredì.
-Niente!-esclamò
sulla difensiva.
-Ma
guarda che razza di disordine c’è qui. Io non riduco la camera così neanche
dopo esserci stato con una donna.-gli indicò tutto.-Tu sei un ordinato cronico.
Non sopporti niente fuori posto e invece qui è tutto buttato all’aria. Guarda
una delle tue adorate camicie gettate e stropicciate così.-prese la camicia che
giaceva abbandonata sul divano e gliela mostrò.
Subito
dopo fissò lo sguardo su cosa ci stava, abbandonato, sotto la camicia. Era un
pezzetto di stoffa di cotone bianco a cuoricini blu. Angel si catapultò per
acciuffarlo prima del suo amico ma Spike era più vicino e fu lui a prenderlo
dimostrando che era un reggiseno.
Quando
se lo trovò davanti agli occhi rimase di sasso, era di taglia piccola,
imbottito di cotone bianco con cuoricini blu e un fiocchetto in mezzo.
-Ah
è così che si trattano gli amici adesso?-se la prese.-Che c’è di male se me lo
dicevi fin dal primo momento che hai una donna?-
-Non
sono affari tuoi!-glielo strappò di mano e lo ripose dentro ad un cassetto, lo
stesso dove aveva momentaneamente riposto i vestiti di Buffy.
-Bravo
il mio marpione!-esclamò allegro.-Però dovresti dirle di rinnovare un po’ la
biancheria, solo re diciassettenni la portano di cotone con i cuoricini.-lo
vide sbiancare e capì.-Non me lo dire! Ti prego non me lo dire!-esclamò.
-Io
non ti sto dicendo niente, stai facendo tutto da solo!-si arrabbiò.
-Dimmi
che non è di Buffy, ti prego dimmelo!-lo supplicò.
-Ti
prego solo di uscire e smettere di impicciarti degli affari miei.-incrociò le
braccia al petto.
-Sei
andato a letto con lei?-gli chiese.
-Maledizione,
Spike, io la amo!!-urlò facendolo ammutolire.-L’ho amata fin dal primo momento,
sono pazzo di lei, la adoro. E si, ho fatto l’amore con lei ieri notte, ed è
stata la cosa più bella che mi sia mai potuta capitare. Non mi ero mai sentito
così innamorato e anche lei mi ama.-gli spiegò.
-Santo
cielo, è minorenne!-gli ricordò.
-Cosa
credi, che non lo sappia? Ed è la cosa più sbagliata di tutta questa storia ma
la amo follemente, non rinuncio a lei solo perché ci distanziano quasi undici
anni.-sospirò.-Tu non capisci la ventata di aria fresca che ha portato nella
mia vita, non avevo mai amato qualcuna con la stessa intensità di quanto amo
lei.-
-Se
tutto questo si viene a sapere saremo nei guai. Perderemo un mucchio di soldi
per non parlare della cattiva pubblicità, i nostri sponsor ci lasceranno e ci
ritroveremo sul lastrico.-delirò.
-Non
accadrà niente di tutto questo, almeno finché tieni la bocca chiusa. Nessuno
deve venirlo a sapere.-
-E
se lo venisse a sapere sua madre?-incrociò le braccia al petto.
-Non
lo verrà a sapere, almeno per il momento.-sospirò.-Non mi rovinare tutto, per
la prima volta mi sento davvero felice. Spike sei il mio migliore amico e non
puoi tradirmi.-
-Ma
sai benissimo che non lo farò.-lo rimbeccò.-Ma stai attento, ti avevo avvisato
fin dall’inizio cosa sarebbe successo se questo fosse capitato.-
-Ne
sono consapevole ma è capitato. Ed è la cosa più bella che potesse mai
accadermi.-si sedette sul letto serio.-Spike non scherzo nel dire che la amo
sul serio. È diversa dalle altre, anche se ha solo diciassette anni la sento
molto più matura di tutte le mie coetanee con cui sono uscito.-
-Lo
so, ha dato la stessa impressione pure a me.-gli confessò.-Ma state attenti.-lo
ammonì.
-Lo
saremo, tranquillo.-sorrise.-Non c’è bisogno che ti atteggi a fratellone maggiore
dato che ho tre mesi più di te.-
-Spiritoso!-lo
rimbeccò con una smorfia.
Quella
sera, finalmente, riuscirono a fare una vera festa di compleanno per Buffy,
Angel mandò pure a ritirare la torta che era squisita, Xander fece il bis. La
festeggiata fu riempita di regali da parte dei suoi amici e della madre,
persino da Giles e Jenny che diedero pure la loro bella notizia.
I
due innamorati si lanciarono sguardi eloquenti per tutta la sera ma non
riuscirono ad incontrarsi da soli nemmeno per un minuto dato che Buffy era
sempre circondata dagli amici che non la mollavano un attimo.
Quando
lasciarono la casa di Angel era mezzanotte passata ma tutti avevano trascorso
una stupenda serata ed erano felicemente stanchi.
Joyce
andò subito a letto e così anche Xander ma le tre ragazza, in camera di Buffy,
si misero i pigiama e cominciarono a raccontarsi confidenze.
-Ehi,
nessuno mi aveva detto che il signor Angel O’Donovan è così bello.-disse ad un
certo punto Cordelia dopo che lei e Willow le avevano raccontato gli ultimi
pettegolezzi su tutti i loro compagni di scuola dal primo all’ultimo anno.
-Trovi
che sia bello?-chiese Buffy torcendosi le mani.
-Bello?
Ragazza mia dove ce li hai gli occhi? È assolutamente magnifico!-rise.
-Beh
l’ho sempre pensato anch’io.-concordò Willow lanciando un’occhiata a Buffy.
-La
palestra dove va deve fare miracoli, sotto quel maglione deve avere dei muscoli
da favola.-continuò Cordy imperterrita.
-Angel
non va in palestra.-la corresse Buffy.-Non ha mai il tempo, è sempre impegnato
con il lavoro.-la corresse Buffy.
-Angel?
Vi date del tu adesso?-sorrise Willow dandole una gomitata.
-Ehi,
sento che qui mi state nascondendo qualcosa.-Cordelia le guardò entrambe.
-In
effetti la nostra Buffy ha una cotta bestiale per lui.-la informò l’amica
rossa.
-Beh…si…mi
piace molto….a dire il vero.-farfugliò la diretta interessata torcendo il
lenzuolo.
-Dilla
tutta, sei innamorata folle!-rise Willow.
-Se
ti notasse saresti la ragazza più fortunata del mondo.-rincarò Cordelia e Buffy
arrossì fino alla punta dei capelli abbassando lo sguardo.
-Buffy,
per caso è successo ancora qualcosa che non mi hai detto?-si insospettì Willow.
-Perché
è successo qualcosa?-chiese Cordelia.
-Lui
le ha dato un bacio il giorno del Ringraziamento.-la informò.-C’è ancora
qualcosa?-guardò l’amica.
-Si.-mormorò
così piano che la sentirono a stento.
-Dicci
cosa!-la esortò Cordelia avvicinandosi curiosissima.
-Però
non lo dovete dire a nessuno, niente di quello che adesso vi racconto dovrà
uscire da questa stanza. Soprattutto non dovrà saperlo mia madre.-e le due si
premurarono di annuire.
-Accettiamo
tutto, ma racconta.-fece Willow impaziente.
-Poco
prima di Natale mi ha portato a cena da due amici e poi siamo andati a
pattinare, sulla pista ho avuto uno svenimento e si è preoccupato da
morire.-esordì.
-Spero
niente di grave!-si preoccupò Willow.
-Oh
no, assolutamente.-la rincuorò.
-Will,
non interromperla!-la riprese Cordelia.-Continua.-la incitò.
-Mi
ha riportato a casa e sulla porta mi ha dato un bacio che avrebbe fatto svenire
chiunque, mi si sono rammollite le gambe. Non avevo mai provato così tanta
passione ma lui si è pentito subito e mi ha dato in fretta la buonanotte
correndo a casa sua. Alle tre e mezza di notte sono andata a bussargli a casa,
quando ha aperto la porta aveva solo i pantaloni del pigiama addosso e vi
lascio immaginare che visione, e gli ho urlato in faccia che non mi importava
cosa lui pensasse io lo amavo e così sarebbe stato!-le fece ridere.
-Dio,
sei matta!-rise Willow.
-Proprio
svitata.-concordò.-Non gli ho neanche dato il tempo di rispondere che me ne
sono tornata di sopra e non l’ho più visto fino al mio compleanno quando mi ha
chiamato per non farmi stare sola. Abbiamo cenato, abbiamo riso e scherzato ma
mentre riponevo un piatto sono scivolata e sono caduta sui cocci facendomi un
taglietto così mi ha portato in camera sua dove nel bagno teneva una cassetta
del pronto soccorso. Mi ha curato e poi mi ha dato il suo regalo di
compleanno.-mostrò loro la mano e le due amiche si avvicinarono per vedere
meglio.
-Che
bello.-constatò Cordelia.
-Apparteneva
a sua nonna ed è un oggetto della tradizione irlandese, gli innamorati se lo
scambiano in segno di devozione. A quel punto mi ha detto che mi ama, fin dalla
prima volta che mi ha visto e ci siamo baciati e poi…-si interruppe
imbarazzata.
-Poi?-la
esortarono insieme le amiche.
-Abbiamo
fatto l’amore tutta la notte, è stato il momento più felice della mia
vita!-concluse.
Willow
e Cordelia si guardarono un attimo poi esclamarono felici e le saltarono
addosso facendole le loro congratulazioni, erano contentissime per lei.
-Com’è
stato?-chiese Willow.
-Stupendo,
è stato bellissimo. E lui è stato dolcissimo e tenerissimo, mi ha tenuta
abbracciata tutta la notte.-sospirò.-Sono pazza di lui e pazza in generale, se
questa cosa salta fuori siamo tutti e due rovinati.-adesso si era fatta seria.
-Perché
lui è più grande di te?-ipotizzò Willow e lei annuì.
-Quasi
undici anni, ed io sono ancora minorenne.-rispose.
-Vedrai
che andrà tutto bene, se ti ama così tanto saprete superare questo
ostacolo.-Cordelia alzò le spalle.-Ehi che ora si è fatta?-chiese.
-Mezzanotte
e quaranta, perché?-si stupì Buffy vedendola alzarsi.
-Devo
andare, tornerò prima che tua madre si svegli. Buonanotte.-e detto questo uscì
dalla stanza in punta di piedi.
-Ma
che le è preso?-Buffy guardò Willow.
-Lei
e Xander stanno insieme da novembre ma ancora nessuno lo sa, a scuola la sua
reputazione crollerebbe se si venisse a sapere.-le spiegò.-Sono una coppia fuori
dal comune, da sbellicarsi dalle risate.-scosse la testa.
-Beh
contenti loro.-alzò le spalle.-E tu, non hai ancora trovato niente?-ammiccò.
-Veramente
ho conosciuto un ragazzo.-arrossi abbassando la testa.
-Dai
dimmi tutto!-la incitò.
-Si
chiama Oz, fa l’ultimo anno ed è un chitarrista in una band.-disse brevemente.
-Un
chitarrista?!-si stupì.-Brava la nostra Willow, adesso fai la ribelle.-rise.-Ma
dimmi, è simpatico?-continuò.
-Molto,
è ironico, poco loquace e molto intelligente.-sorrise.
-Sono
contentissima per te.-la abbracciò.
-Buffy
non vuoi dire niente ad Angel?-le chiese a bruciapelo sapendo che l’amica
avrebbe capito a cosa si riferisse.
-Ancora
no, è troppo presto.-scosse la testa.
-Ma
così gli stai mentendo su una cosa importante, se lo ami non puoi mentirgli.-
-Non
gli sto mentendo, sto solo tacendo la verità che prima o poi gli dirò ma non
adesso. Magari dopo le olimpiadi ci penserò, così vedrò anche come andrà a
finire la nostra storia.-rifletté.
-Comunque
glielo devi dire, non è giusto dirgli bugie.-
-Lo
farò, promesso. Adesso dormiamo, sono stanca.-e chiuse il discorso mettendosi a
letto.
Si
addormentarono in fretta e non sentirono Cordelia tornare verso le cinque. La
ragazza si mise a letto sulla branda e si svegliò ore più tardi.
Nei
successivi giorni Buffy fece divertire i suoi amici portandoli in giro per New
York. Xander e Cordelia, liberi dalle pressioni dei rispettivi ruoli
scolastici, fecero i fidanzatini tutto il tempo facendo quasi disgustare Willow
e Buffy.
Quest’ultima
li guardava, comunque, un po’ invidiosa perché anche lei avrebbe desiderato
fare lo stesso con Angel ma non poteva, nessuno al momento doveva venire a
sapere di loro.
La
domenica mattina Buffy li accompagnò all’aeroporto e li abbracciò tutti stretti
dicendo che era stata felicissima di rivederli e che li aspettava in Giappone
per vedere le sue gare. Rimase finché non vide l’aereo privato di Angel sparire
all’orizzonte, poi tornò a casa.
Ma
non si diresse nel suo appartamento, bensì in quello del suo amore e attese con
impazienza che lui aprisse. Lui spalancò la porta di scatto perché sapeva chi
era e subito la prese tra le braccia baciandola e facendola entrare.
-Dio,
quanto mi sei mancata.-le mormorò tra un bacio e l’altro.
-Anche
tu.-concordò lei.-È stata una bellissima sorpresa ma non poter stare con te è
stato atroce.-
-Una
vera tortura.-rincarò.-Cosa farai oggi?-le chiese.
-Niente,
sono libera tutto il giorno.-ammiccò.
-Bene,
allora staccò il telefono.-sorrise.
Rimasero
insieme tutto il giorno, risero, scherzarono, giocarono e fecero l’amore felici
come bambini. Nessuno dei due aveva mai pensato che amare fosse così bello,
faceva sentire così liberi di sfidare il mondo e così in pace con tutto e
tutti.
Dopo
cena, Buffy controllò la collezione di Angel di film in cassetta constatando
che ne aveva davvero tantissimi e di ogni genere diversi. Angel le aveva
proposto di guardarne uno e aveva lasciato a lei la scelta indicandole dove
stavano.
Alla
fine, Buffy scelse il film Ladyhawke con Michelle Pfeiffer e Rutger Hauer la
cui storia ambientata nella Francia medioevale raccontava il tormentato amore
di Isabeau e Navarre ostacolato da un malvagio vescovo che innamorato di lei
lanciava un maleficio sui due innamorati rendendo lei di giorno un falco e lui
di notte un lupo grigio. I due erano aiutati da un ladruncolo e da un prete
spretato.
Buffy
ed Angel si accomodarono sul divano abbracciati, si erano divisi un pigiama di
lui: Buffy indossava la giacca ed Angel i pantaloni, con un plaid sulle gambe e
si gustarono il film fino all’ultima scena. Alla fine, quando lui spense la tv
la sentì tirare su con il naso e scoppiò a ridere.
-Il
film ti ha fatto ridere?-si preoccupò lei.
-No,
sei tu che mi fai ridere.-la corresse.-Hai il cuore tenero.-la prese in giro.
-Ma
è una bellissima storia d’amore!-esclamò piccata.-Per sempre insieme ma per
sempre separati, pensa che vita d’inferno.-
-Però
alla fine è finita bene.-
-La
scena quando si abbracciano in mezzo alla sala è stupenda.-sospirò al
pensiero.-Vieni con me domani agli allenamenti?-cambiò argomento.-Giles e Jenny
non ci sono, devono recarsi alla commissione sportiva per alcune burocrazie.-
-Volentieri,
ma posso rimanere poco, ho da lavorare e ad una condizione.-la ammonì.
-Quale?-si
stupì.
-Che
rimani con me stanotte.-le chiese.
-Tanto
non ho meglio di niente da fare.-alzò le spalle.
-Beh,
al meglio ci penso io.-scostò il plaid, si alzò e la prese in braccio
dirigendosi verso la camera da letto.
La
mattina dopo, Buffy non aveva lezione causa un impegno di Maggie così ne voleva
approfittare per allenarsi un po’ in vista della partenza. Alle nove era già in
pista e stava facendo riscaldamento mentre Angel la osservava e le parlava
dall’entrata.
Nonostante
tutto, lui non si annoiò quella mattina a guardarla perché lei gli parlava
mantenendo comunque la concentrazione. Lui non si stancava mai di guardarla
pattinare, era come se un angelo volteggiasse nel cielo. La trovava leggiadra e
non riusciva mai a toglierle gli occhi di dosso.
Fu
verso le undici che lei tornò a bordo pista, anche per baciarlo dato che non
aveva fatto altro che pattinare per due ore filate.
-Sei
bravissima.-la lodò lui.
-Grazie.-sorrise.-Vado
un attimo a prendere un cd nel borsone, non ci metterò molto, promesso.-uscì ed
infilò le protezioni per le lame poi si diresse negli spogliatoi.
Angel
sapeva che quella pista aveva un telefono e dopo due minuti suonò. Andò a
rispondere, era Giles.
-Angel,
ciao, Buffy è lì?-chiese l’allenatore.
-No,
è andata a prendere un cd.-lo informò.
-Senti
potresti dirle che qui alla commissione ci vorrà più tempo del dovuto e che
quindi anche pomeriggio dovrà allenarsi da sola?-
-Certo,
lo farò, tanto le sto tenendo compagnia.-precisò.
-Ti
ringrazio, adesso scappo.-si sentiva che era di fretta.
-Va
bene, ciao.-e chiuse.
Angel
attese che Buffy uscisse ma dopo dieci minuti non era ancora tornata così si
diresse lui negli spogliatoi, magari avrebbe potuto darle una mano a cercare
quel cd, magari non lo trovava.
Buffy,
non doveva cercare nessun cd. Quando arrivò negli spogliatoi aprì il borsone e
ne tirò fuori un piccolo contenitore rotondo alto appena tre centimetri con il
coperchio bianco. Non c’era l’etichetta, la odiava e la tirava sempre via.
Prese
un bicchiere e andò nei lavandini per riempirlo d’acqua, appena fu pieno chiuse
il rubinetto e lo poggiò sul davanzale. Vide la sua immagine allo specchio e
come sempre in quei momenti la odiò.
Odiava
dover far quello che faceva ma se non lo faceva si sentiva male. Buffy era
felice ma c’erano aspetti della sua vita che detestava, come quei momenti. Ma
non aveva via d’uscita così aprì il contenitore e si versò un po’ del contenuto
sul palmo delle mani.
Osservò
le due pastiglie bianche candide, lo faceva sempre. Le odiava quelle pastiglie
e il suo istinto era sempre quello di gettarle nello scarico del lavandino, ma
non ci riusciva. Sospirò rivolta alla sua immagine poi ingoiò le pastiglie d’un
colpo senza neanche il bisogno dell’acqua, a volte riusciva a mandarle giù
senza.
Guardò
di nuovo la sua immagine e rimase scioccata di quello che vide. Subito dopo
impallidì.
-Cosa
stai facendo?-
La
voce di Angel, stupita, la fece sobbalzare e girare di scatto. Cosa doveva
dirgli adesso.
-Ti
ho chiesto cosa stai facendo?-lui avanzò di qualche passo in modo minaccioso
facendola spaventare e sembrare ancora più piccola.-Cos’era quella roba?-
-Niente.-voltò
la testa.
-Fammi
vedere.-gli tese la mano.
-No!-disse
dura nascondendo la scatolina dietro la schiena.
-Non
te lo ripeterò di nuovo, fammi vedere!-il suo tono perentorio e minaccioso la
fece spaventare ulteriormente.
-Non
sono cose che ti riguardano.-insistette.
-Non
costringermi ad usare la forza.-
-Ho
detto che non ti riguarda, adesso lasciami andare.-fece per andare via ma lui
la bloccò e cercò di prenderle la scatolina con forza.
Lei
si dimenò mentre lui la stringeva. Angel riuscì a toccare la confezione ma lei
la tenne stretta così cominciarono entrambi a strattonare. Finché ad entrambi
sfuggì di mano e cadde a terra aprendosi e rovesciandone il contenuto:
pastiglie rotonde bianche.
-Cos’hai
fatto?!-urlò lei mentre lui si chinava e ne raccoglieva una.
-Oh
dio.-mormorò mentre fissava il contenuto sul palmo della sua mano.-Cosa
sono?-le chiese.
-Non
sono affari tuoi.-lo fissò con gli occhi che improvvisamente mandavano
scintille.-Hai idea di quanto costino?!-disse a denti stretti indicando il
pavimento.
-Questo
da una conferma ai miei sospetti. Questa è droga?-ma lei non rispose rimanendo
ostinatamente muta.
Fu
così per diversi secondi, poi lui le si avvicinò fulmineo calpestando le
pastiglie e l’afferrò per le spalle stringendola fino a farle quasi male.
-Buffy
te lo chiederò di nuovo e stavolta vedi di rispondere. È droga?-lei rimase
muta.-Rispondimi!-urlò strattonandola forte.
Lei
fissò un secondo il pavimento ricoperto delle pastiglie, chiuse gli occhi, li
riaprì e alzò la testa sfidando il suo sguardo. Vide chiaramente che era al
contempo arrabbiato e deluso. Lei lo stava per deludere.
-Si.-mormorò
piano.-Io mi drogo.-confermò.
E
il tempo si fermò in quell’istante.
Parte
9 – La verità
Angel
lasciò piano la presa sulle spalle di Buffy indietreggiando di qualche passo.
Quella bruciante confessione aleggiava ancora nell’aria e lui la sentiva
rimbombare nella sua testa.
Come
aveva fatto ad essere così cieco? Se di cecità si era trattato. Era stato così
offuscato dal lei da non accorgersi come lei era veramente. Non aveva mai
notato niente di strano o di ambiguo ma adesso non ne era più così sicuro. Non
era sicuro di niente.
Buffy
lo guardò con gli occhi adesso lucidi di pianto. Sapeva quanto quelle tre
parole lo stessero distruggendo dentro, distruggevano anche lei. Ma ormai il
dado era tratto e non poteva tirarsi indietro. Era l’aspettare una sua reazione
che la stava consumando.
-Come
ho fatto…-esordì lui con voce atona.-Ad essere così cieco?-espresse il suo
pensiero a voce alta.
-Non
è colpa tua. Sono io che ormai sono bravissima a nasconderlo.-scosse la testa
amareggiata.
-Da
quanto tempo?-deglutì per la paura della risposta.
-Questo
tipo che hai visto?-indicò il pavimento.-Tre anni. Prima ne usavo una più
leggera.-
-Ma
chi sei realmente tu? Di chi mi sono innamorato?-la guardava come se la vedesse
per la prima volta, e stavolta ciò che vedeva non gli piaceva.
-Queste
sono cose che riguardano solo la mia vita, tu non centri.-
-Ma
centrano i miei soldi e tutto quello che ho investito in te.-precisò.-Non posso
chiudere gli occhi e fingere con la mia azienda che tu sia chi non sei.-
-La
decisione è tua.-
-Di
chi mi sono innamorato?-ripeté ancora incredulo.
-Ma
che cosa vuoi tu dalla mia vita?!-urlò a voce così alta che si sentì scoppiare
il cuore.-Ti ho per caso chiesto io di innamorarti?! O tu mi hai chiesto di
innamorarmi di te? Certe cose accadono!-
-Ma
io adesso non ti conosco più.-la sentì fare una risata amara.
-Credi
davvero di avermi mai conosciuto?-le si spezzò la voce ed una lacrima le rigò
una guancia.
-Si.
Ho conosciuto ciò che hai dentro, non puoi negarlo. Ma questo?-indicò il
pavimento.-Questo schifo. Come hai fatto a cascarci?-
-Semplicemente
è successo.-fece una pausa.-Ci sono cose che non possiamo comandare, Angel. Ho
provato ad uscirci, ma non posso, è più forte di me.-
-Evidentemente
non hai provato bene perché quando desideri una cosa ardentemente la ottieni ad
ogni costo.-la corresse.
-Allora
non voglio provarci bene.-precisò.
-Come
puoi parlare così? Cosa sono io per te?-
-Io
ti amo, questo lo sai. Ma se non riesci ad accettarmi per quello che sono
allora forse non siamo fatti l’uno per l’altra.-rispose.
-Sono
stato solo un gioco per te?!-urlò.-Un uomo bello e grande con cui perdere la
verginità e poi vantartene con le amiche?!-
-Questa
è cattiveria e lo sai!-ricambiò.
Con
uno scatto fulmineo, lui la prese di nuovo per le spalle stringendola di nuovo
con forza.
-Cattiveria?-chiese
piano ma rude.-Se io sono cattivo tu cosa sei, rovinando il tuo corpo e la tua
carriera con quello schifo?-ogni sua parola entra intrisa di veleno e glielo
stava sputando tutto addosso.
Stavolta,
lei scoppiò in singhiozzi e si discostò velocemente da lui. Salvo poi cominciare
a prenderlo a pugni sul petto per sfogare la sua frustrazione. Lui rimase
impassibile a farsi picchiare, solo adesso cominciava a comprendere quanto
fosse fragile.
-Tu
non capisci…io ti amo…ma non posso…non ci riesco…non posso…devo farlo…ne ho bisogno…non
vivo senza…morirò senza te…-balbettò confusamente tra i singhiozzi.
Lui
la tenne stretta finché non si fu calmata, non aveva capito niente di tutto
quello che aveva detto, per lui erano state parole senza senso. Le accarezzò
dolcemente la schiena e le mormorò parole di conforto finché non sentì che
aveva smesso di piangere e persino di singhiozzare. A quel punto fu lei che si
staccò piano da lui rimanendogli di fronte.
-Adesso
tocca a te dirmi qualcosa.-lo incitò.
-Buffy
io ti amo, non avevo mai amato prima di conoscerti adesso me ne rendo conto. Ma
questa è una delle poche cose che non accetto, mi dispiace non posso restare a
queste condizioni.-disse.
-Perché
mi impasticco?-gli chiese.
-Perché
non voglio che ti rovini così, ti amo troppo.-sospirò.-Verrò in Giappone per
te, perché ci tengo a vederti gareggiare e vincere ma poi voglio che ti
disintossichi, se ami devi provarci. Altrimenti non mi vedrai mai più.-sapeva
di essere duro ma teneva troppo a lei perché una cosa così piccola, e al
contempo così grande, distruggesse il loro amore.
Lei
non rispose, fissando il pavimento e tutte le pastiglie sparse. Forse si era
gettata dalla padella nella brace ma era meglio…non voleva pensarci.
-Ci
proverai?-insistette.
-Si.-mormorò.-Ci
proverò.-confermò.
-Bene,
adesso vado, ho del lavoro da sbrigare.-si voltò ma sulla porta si fermò di
nuovo.-Ero venuto a cercarti perché ha chiamato Giles, alla commissione perderà
ancora tanto tempo e questo pomeriggio dovrai allenarti da sola.-
-Grazie.-disse
e lui andò via lasciandola sola con la sua pena.
Buffy
tornò dove stava il suo borsone, aveva ripulito tutto nel bagno, e si tolse i
pattini mettendo le scarpe da ginnastica, non aveva più voglia di allenarsi.
Rimase diversi minuti a piangere seduta sulla panchina, sapeva che aveva
commesso una grossa sciocchezza.
Quando
si fu calmata uscì dagli spogliatoi e si diresse verso il telefono. Il numero
che compose era della California ma non ci misero molto a rispondere.
-Sono
Buffy Summers.-esordì.
-Buffy,
ciao, posso esserti utile?-la salutò una paterna voce maschile.
-Si.-fece
una pausa.-Potrebbe dire al suo amico di farmi un’altra prescrizione? Ho finito
l’ultima.-rispose.
-Buffy
ho letto le ultime novità e ho visto ultimamente non ti bastano più. Vuoi che
ti prescriva qualcosa di più forte?-le chiese.
-Voglio
solo qualcosa che mi faccia gareggiare in Giappone senza cedere ne
appesantirmi.-disse.
-Lo
avrai, chiamerò quel mio amico oggi stesso.-le assicurò.
-Grazie,
signor Rosenberg. Saluti Willow da parte mia.-sorrise.
-Lo
farò.-e chiusero.
Buffy
riagganciò sentendosi stanca emotivamente. Senza neanche cambiarsi prese la sua
borsa e lasciò la pista, voleva solo andare a casa e dormire per dimenticare
quello che era successo.
Spike
vide Charles Gunn scendere dall’aereo privato che gli aveva fornito e lo salutò
agitando il braccio, subito l’amico ricambiò il gesto. Lo raggiunse ed insieme
si diressero verso una saletta privata che avevano riservato.
-Allora,
com’è andata?-si informò Spike.
-Meglio
di quanto tu pensi, è stato facile. È una ragazzina e scoprire tutto sul suo
conto ha richiesto poco tempo.-gli fornì una cartella con su scritto il nome di
Buffy.
Spike
la aprì e ne lesse velocemente il contenuto, poco dopo era impallidito. Avrebbe
voluto tutto tranne leggere ciò che stava leggendo.
-Ma…Dio
non è possibile!-esclamò inorridito.
-Invece
è così. Povera ragazza, così giovane e già così rovinata.-scosse la testa
triste.
-Rimarrai
tanto a New York?-cambiò discorso.
-Oh
no, devo subito tornare a Los Angeles, ho dell’altro lavoro da sbrigare.-lo
informò.
-Ho
qui il tuo assegno.-tirò fuori il blocchetto dalla tasca della giacca e ne
staccò uno.
-Spike
sai che in genere da te non voglio niente ma stavolta devo proprio accettare.-disse
prendendo l’assegno a malincuore.
-Charles
i soldi ti servono per la tua famiglia.-si alzò.-Fai buon viaggio e saluta tua
sorella Alonna, io devo correre da Angel.-
-Ci
sentiamo, ciao Spike.-si abbracciarono rapidamente e poi si salutarono.
Spike
rimase a vederlo partire, poi corse fuori dall’aeroporto. Velocemente si mise
in macchina e e si immise nel traffico di New York. Doveva andare assolutamente
a parlare con Angel, aveva delle cose importantissime da dirgli.
Buffy
era rientrata a casa distrutta, appena aveva varcato la soglia era scivolata a
terra e si era rimessa a piangere. Non seppe quanto tempo rimase in quel modo,
finché si sentì svuotata da ogni energia, poi si alzò e andò in camera sua dove
si mise a letto senza neanche spogliarsi.
Forse
la stanchezza, o la disperazione, la fecero crollare in un sonno profondo.
Sonno che fu turbato, pochi minuti dopo, dal suono del telefono.
Buffy
si svegliò balzando a sedere di scatto, il cuore le batteva così forte nel
petto che pareva doverle scoppiare e per un attimo ebbe paura. Fece dei respiri
profondi, poi prese il telefono e timidamente rispose. Sperava fosse Angel.
-Pronto?-chiese.
-Ciao,
sono Willow.-la voce della sua migliore amica la fece scoppiare a piangere.-Ehi
non pensavo che la mia voce ti facesse questo effetto.-rise.
-Oh
Will.-mormorò e quel pianto convulso fece preoccupare la ragazza.
-Buffy?
Che ti prende? È successo qualcosa?-chiese seria.
-L’ho
perso.-mormorò.
-Chi?-non
capì ma Buffy non accennava a smettere e adesso era davvero preoccupata.-Buffy
calmata, prendi un respiro e raccontami cos’è successo.-
Incitata
dall’affetto della sua amica lontana, Buffy si calmò un po’ e riuscì a
raccontare tutto per filo e per segno di quello che era appena successo con
Angel.
-Buffy
ma…ma…come hai potuto?!-strillò Willow alla fine scioccata.
-Lo
amo così tanto, Will.-pianse.
-Lo
so ma tu hai fatto una cosa gravissima!-esclamò.-Tu gli hai mentito!-
-Lo
so, l’ho fatto di proposito.-
Spike
uscì dall’ascensore andandosi quasi a scontrare con Cathy. La sua amica pareva
livida.
-Ehi,
che ti è successo?-le chiese.
-Quello
stupido di mio fratello è arrivato arrabbiato nero e ha convocato tutti gli
stilisti per controllare quella nuova linea di scarpe da ginnastica.-esordì.
-Ma
non stavano già andando in produzione?-si stupì.
-Esattamente
ma ha bloccato tutto e ha sbraitato per mezzora che facevano schifo e che
pensavamo di produrre quella spazzatura allora i primi a finire dentro i
cassonetti saremmo stati noi, poi ci ha ordinato di ricominciare daccapo, al
diavolo i costi, e che entro due giorni vuole una nuova linea comprendente
almeno dieci paia! Gli abbiamo detto che è matto ma ci ha sbattuto tutti fuori,
compresa me! Da quando è arrivato ha sbraitato con tutti: la vigilanza, le
receptionist, le segretarie, i dirigenti, Wesley e adesso noi.-si lamentò
giustamente arrabbiata.
-Adesso
vado a parlargli io, non preoccuparti.-cercò di rincuorarla.
-Sbatterà
fuori pure te.-disse sicura.
-Ed
io mi attaccherò al pavimento, così per sbattermi fuori dovrà sradicarlo.-la
fece ridere e poi la lasciò andare.
Il
vampiro si diresse spedito verso la porta dell’ufficio del suo amico. La
segretaria tentò di fermarlo ma lui la rassicurò dicendole che sarebbe andato tutto
bene. Poi entrò senza neanche bussare e chiudendosi la porta alle spalle.
-Amico
mio!! Ho saputo che oggi ti sei alzato con il piede sbagliato!-esordì allegro
andando a sedersi sulla poltrona di fronte la scrivania.
Angel
era seduto alla sua scrivania, girato verso la finestra che era alla sua destra
e la sua espressione non lasciava presagire nulla di buono.
-Vattene.-gli
ingiunse senza neanche guardarlo.
-Si
può sapere che hai?-gli chiese adesso serio.
-Non
ti riguarda e adesso sparisci.-continuava a non guardarlo.
-Senti
io sono tuo amico da anni, e non puoi liquidarmi così.-fece una pausa.-Cos’è
hai avuto la prima lite con Buffy?-lo vide sussultare e capì che aveva toccato
il tasto giusto.
Angel
non rispose, rimase zitto qualche secondo poi sospirò e infine rilassò le
spalle e i lineamenti induriti dalla rabbia del viso. A quel punto si accinse a
rispondere.
-Sono
stato un ingenuo con lei.-sospirò di nuovo.-Non mi sono accorto di nulla.-
-Di
cosa stai parlando?-aggrottò la fronte perplesso.
-Era
così giovane e mi sembrava dolce, sincera. A volte quasi ingenua, e non lo era
affatto. Non ha mai voluto rendermi partecipe dei suoi pensieri, adesso capisco
perché.-rispose.
A
Spike pareva stesse delirando. Aveva capito che parlava di Buffy ma tutto il
resto era senza senso. Si arrischiò ad indagare ancora.
-Angel,
amico, parla più chiaramente.-a quel punto il suo amico si voltò a guardarlo.
-Vuoi
che sia più chiaro?-chiese.-Buffy si droga. La ragazza di cui mi sono
innamorato è una drogata.-gli disse finalmente.
-Cosa?!-esclamò
esterrefatto, questa era buona.-E tu che ne sai?-
-L’ho
vista con i miei occhi. L’ho accompagnata alla pista oggi per allenarsi, poi mi
ha detto che andava a prendere un cd. Ha chiamato Giles e sono andata a
cercarla. Lei era lì con quelle pastiglie in mano e le ha ingoiate senza
nemmeno bisogno dell’acqua. Le ho chiesto che faceva e dopo un po’ sono
riuscito a tirarle via le pastiglie, le ho rovesciate sul pavimento. Le ho
chiesto se era droga e lei mi ha guardato in faccia rispondendomi di si.-rise
amaro.-Un viso così pulito e un’anima così sporca.-
-Anima
sporca un corno, ti ha mentito!!-esclamò Spike con troppa enfasi alzandosi.
-Cosa?-parve
risvegliarsi dal suo torpore.-Perché ti agiti così?-si stupì.
-Cosa
diavolo le sarà passato per la testa!-esclamò rivolto a sé stesso.
-Spike
smettila!-urlò Angel alzandosi a fronteggiandolo.-L’ho vista ingoiare due
pastiglie e quando le ho chiesto se era droga lei ha risposto di si.-ripeté.-La
questione è chiusa!-
-Non
è vero, lei non si droga!-insistette.
-Ma
che ne sai tu?-e a quel punto il suo amico gli mise il fascicolo davanti, sulla
scrivania.-Cos’è questo?-chiese.
-Alcuni
suoi comportamenti mi insospettivano così ho fatto delle ricerche. Non si
droga, non si è mai drogata in vita sua; per essere un’adolescente non sa
neanche cos’è l’alcol, quello è il suo fascicolo. Le pastiglie che tu hai visto
sono medicinali.-gli spiegò.
-Medicinali?
Scusa se stesse prendendo delle medicine perché non dirmelo?-chiese ovvio.
-Non
lo so, magari aveva paura.-ipotizzò.
-Spike
smettila, tutto questo è senza senso!-girò intorno alla scrivania.
-Angel
credimi, so quello che dico.-insistette.
-Va
bene, ma che tipo di medicine sono per indurla a mentirmi. A farmi credere che
fosse droga.-portò le mani ai fianchi.
-Le
medicine che Buffy prende sono forti e specifiche, l’ho letto lì.-indicò il
fascicolo.
-Che
cosa stai cercando di dirmi?-era esasperato.
-Che
Buffy non è drogata.-fece una pausa.-È malata di cuore.-
Angel
pensava di averne ricevute tante per quella giornata di sconvolgenti
rivelazioni. Ma se prima il tempo si era fermato, adesso il mondo gli crollò
addosso in tutto il suo peso e benché non emise suono, la sua anima urlò
disperata.
Parte
10 – Partenza per il Giappone
Con
uno scatto fulmineo, Angel prese il suo migliore amico per il colletto e lo
attaccò al muro. I suoi occhi mandavano scintille di collera, Spike capiva che
quello doveva essere stato un duro colpo per lui.
-Cosa
diavolo vai blaterando? Non scherzare con queste cose.-gli intimò Angel
stringendolo.
-Non
sto scherzando, è tutto vero. Sta tutto scritto in quel fascicolo, nero su
bianco.-confermò.
Angel
lo lasciò andare e fece un passo indietro ma non si voltò ne prese il
fascicolo, mentre Spike si risistemava. Non se la prese per quel gesto, Angel
aveva l’aria di essere disperato.
-Una
sera l’ho sentita parlare con il padre della sua amica Willow e la
conversazione mi ha insospettito, così ho incaricato un mio amico investigatore
a Los Angeles di scoprire tutto ciò che poteva su quell’uomo e in che rapporti
era con Buffy, oltre a qualsiasi cosa su di lei.-iniziò a spiegargli.-Ira
Rosenberg è uno stimato medico cardiologo e cardiochirurgo, specializzato in
anomalie e malattie del cuore, trapianti ed interventi a cuore aperto, segue
Buffy da circa tre anni ormai.-
-Non
mi importa niente di Ira Rosenberg, dimmi di Buffy.-lo incitò.
-Il
fascicolo riporta le sue cartelle cliniche, Buffy è nata con una malformazione
cardiaca. C’è la scheda dei controlli fatti subito dopo la nascita, due ore
dopo l’essere nata ha avuto la sua prima crisi cardiorespiratoria. Da allora è
sempre stata sotto controlli e cure specifiche, in un modo o nell’altro ha pure
cominciato a fare sport che comunque fa sempre bene al cuore. Ad otto anni ha
avuto un attacco durante un allenamento e l’hanno operata d’urgenza ma era
piccola e non c’erano cuori a disposizione così le hanno impiantato una valvola
su misura che non dovesse essere cambiata man mano che cresceva. Tre anni fa
circa ha avuto un altro attacco mentre era in casa dei nonni, lei con la cugina
giocavano ad arrampicarsi sulle balle di fieno quando si è sentita male ed è
caduta giù. All’ospedale c’era in visita Ira Rosenberg che ha colto l’occasione
per controllarla. Serviva un trapianto ma l’unico cuore disponibile è andato ad
un ragazzo che era in lista da molto più tempo, così le hanno cambiato la
valvola mettendone una più adatta ai nuovi problemi e da allora vive con
quella. Buffy prende medicine specifiche per il cuore e si sottopone a
periodici controlli specifici. La commissione dei giochi olimpici sa tutto ma
il dottor Rosenberg ha assicurato che può gareggiare così partecipa.-gli
raccontò.
Angel
ascoltò tutto nel più profondo silenzio. L’aveva accusata di essere drogata e
invece era malata. Era stato davvero cieco. Le aveva puntato il dito contro
senza neanche darle il tempo di giustificarsi o dirgli la verità.
Rimase
in silenzio ad assorbire quelle rivelazioni mentre l’angoscia si faceva spazio
in lui. Come poteva una ragazza così giovane, così solare, energica, allegra,
vitale e bella avere già quel tale peso addosso? Un cuore malformato e malato
che poteva farle lo scherzo di fermarsi da un momento all’altro e toglierle la
vita, quella vita ancora così lunga e di cui non aveva ancora assaporato tutte
le gioie, mentre già le aveva dato tanti dolori?
Non
era giusto. La sua mente ripeteva quel pensiero irrazionale che la vita era
ingiusta. A lui aveva dato tutto: una famiglia meravigliosa, un’attività
soddisfacente e piena di soddisfazioni, aveva nipotini e amicizie sincere. E
Buffy?
Certo
anche lei aveva una splendida famiglia, faceva uno sport che adorava e per cui
dava l’anima e aveva amici splendidi che non si erano fatti problemi a saltare
la scuola per venirla a trovare qualche giorno…ma c’era sempre quel peso. Quel
cuore insano che ogni tanto faceva i capricci.
E
adesso il suo svenimento di quando l’aveva portata a pattinare aveva un senso,
e capiva perché lei non avesse voluto andare al pronto soccorso…sapeva già cosa
le avrebbero detto: era stato il cuore.
Schiacciato
dal peso di quei pensieri, Angel si lasciò cadere di peso sulla sedia
prendendosi la testa tra le mani e rimanendo in quel modo per diversi minuti.
Spike lo lasciò in pace, non poteva capire il suo dolore ma immaginava quanto
stesse soffrendo.
Poi,
Angel afferrò il fascicolo e lo aprì. Lesse da cima a fondo tutto ciò che era
scritto: le diagnosi, le analisi, le cartelle cliniche, la descrizione della
malattia e dei medicinali, i resoconti delle operazioni e delle valvole
impiantate. Ogni parola era un colpo al suo di cuore e desiderò che esistesse
un modo affinché lui potesse prendersi il peso di quella malattia purché ne
liberasse lei che era ancora così giovane e piena di speranza.
-Cosa
si può fare per lei?-chiese alla fine al suo amico.
-Il
trapianto è l’unica soluzione, Buffy adesso è in cima alla lista. Al prossimo
attacco, sperando che non si verifichi mai, se non c’è un cuore potrebbe anche
esserle fatale. Se non c’è l’alternativa è un’altra valvola ma non sanno se
funzionerà ancora.-gli rispose.
-Devo
andare a parlarle.-si alzò di scatto prendendo con sé il fascicolo.
-Fai
bene ma non metterla sotto pressione.-gli consigliò.
-Dopo
queste rivelazioni è l’ultima cosa che voglio.-sospirò.-Grazie Spike.-e senza
dargli il tempo di rispondere andò via di corsa.
Buffy
aveva da poco chiuso con Willow, la sua amica era riuscita in qualche modo a
farla calmare anche se ormai la frittata era fatta.
Mentre
ripensava a tutta quella situazione orrenda, Buffy si cambiò togliendosi gli
indumenti dell’allenamento ed indossando dei pantaloni con un caldo maglione.
Il freddo che sentiva era più dentro che non quello reale.
Andò
in cucina dove mise sul fuoco dell’acqua, aveva intenzione di farsi una
camomilla per rilassarsi un po’. Attese pazientemente che bollisse poi la versò
nella tazza dove ci aveva già messo l’infuso. La zuccherò e ci soffiò sopra, a
quel punto sentì suonare alla porta d’ingresso.
Andò
ad aprire chiedendosi stupita chi poteva essere dato che non conosceva molte
persone, una volta aperta la porta rimase di sasso trovandosi di fronte Angel.
-Ciao.-mormorò
con un timido sorriso.
-Ho
bussato da qui perché dalla cucina vengo solo io e magari non volevi
aprirmi.-esordì.
-Sai
che ti avrei aperto.-lo contraddisse.
-Posso
entrare?-chiese in imbarazzo.
-Certo.-si
spostò per farlo passare e poi chiuse la porta.-Ho appena fatto della
camomilla, ne vuoi un po’?-gli propose.
-No,
grazie, non mi piace.-rifiutò cortese.
-Volevi
qualcosa? Posso esserti utile?-chiese.
-Si.-fece
una pausa.-Vorrei che mi dicessi la verità.-la vide sgranare gli occhi.
-Non
so di cosa tu stia parlando e non ho voglia di litigare ancora.-sospirò
stancamente.
-Non
voglio litigare, ne sono stanco anch’io.-precisò.-Se non so di cosa sto
parlando allora dimmi che non sai neanche cos’è questo?-le mostrò il fascicolo.
Buffy
posò la tazza sul tavolino e prese la cartella di cartoncino avorio tra le
mani. A pennarello nero c’era scritto Summers, Buffy Anne. Sapeva cosa c’era ma
sperava di sbagliarsi.
-Cos’è
questo?-gli chiese.
-Il
tuo fascicolo contenente anche le tue cartelle cliniche. Mi hai fatto credere
che ti drogavi quando invece non è così.-disse amaro.-L’ho letto tutto quindi
adesso so la verità ma vorrei sentirla uscire dalle tue labbra. Per una volta
sii sincera con me.-
-Vuoi
che sia sincera?-lo guardò negli occhi.-Va bene, lo sarò. Sono malata di cuore,
sono nata con una malformazione cardiaca.-disse.
-Perché
non me l’hai detto prima?-
Buffy
sentì la sua voce incrinata e vide gli occhi dell’uomo che amava diventare
lucidi di pianto. Quella scena le fece venire le lacrime agli occhi, Angel ci
teneva davvero a lei allora.
-Ma
come potevo!?-esclamò scoppiando a piangere.-All’inizio non volevo che mi
annullassi il contratto, poi ci siamo innamorati e a quel punto non volevo
sapessi che posso morire ad un piccolo capriccio del mio cuore.-
-E
cosa aspettavi? Di farti venire un attacco improvviso per farmelo
sapere?-ricambiò.
-No,
certo che no!-posò il fascicolo sul tavolino.-Io sono perfettamente consapevole
della mia situazione e cerco sempre di essere forte ma la realtà è che non lo
sono davvero, ci provo soltanto.-
-Non
è vero!-esclamò raggiungendola.-Tu sei la persona più forte che io abbia mai
conosciuto. Da quando ti conosco mi hai fatto vedere cose che non pensavo
esistessero, io mi sento un uomo migliore solo standoti accanto.-
Lei
fece un sorriso tra le lacrime, poi gli si gettò tra le braccia piangendo sul
suo torace mentre lui le accarezzava dolcemente la schiena e piangendo con lei
le mormorava parole di conforto. Non avrebbe mai permesso che qualsiasi cosa,
fosse stato pure un cuore malato, la portasse via da lui.
La
tenne stretta a sé continuando a parlarle, accarezzandole piano i capelli e
dandole poi un bacio in testa. Non seppe mai dire per quanto tempo rimasero in
quel modo.
Poi
si staccarono ed entrambi decisero di andare a mangiare qualcosa fuori,
nonostante aveva nevicato quella notte, c’era una bellissima giornata. Si
fermarono ad un McDonald’s, al diavolo il fegato e la dieta continua di Buffy,
e parlarono tutto il tempo. Buffy gli disse tutto quello che c’era da sapere
sulla sua malattia.
-Insomma,
mi rimane il trapianto e adesso sono la prima in lista, ma il padre di Willow
mi ha detto che queste sono cose lunghe. Non si può mai sapere quando arriverà
il cuore ne se sarà compatibile.-concluse mentre finiva le patatine.
-Non
sai che darei affinché tu non abbia questo problema. Se potessi ti darei il mio
di cuore!-la fece ridere di gusto.
-E
poi tu come fai?-gli chiese.
-È
questo il problema.-rifletté con un sospiro.-Smettiamo con quest’argomento
triste adesso. Quando parti per Nagano?-
-La
settimana prossima, non vedo l’ora.-era emozionata al pensiero di gareggiare.
-Il
mio aereo privato porterà tua madre e i tuoi amici e il giorno dopo arriverò
io, all’albergo e tutte le spese per loro ci penserò io.-decretò e dalla sua
faccia Buffy non osò replicare.
-Se
ti fanno spendere troppo però poi non lamentarti.-lo ammonì.
-Ti
sembro uno che ha problemi di soldi?-la rimbeccò e lei rise.-E tuo padre
viene?-
-Non
può ha parecchio lavoro da sbrigare, adesso è in Spagna. Ma dice che mi seguirà
da lì. Ho già parlato con mia nonna che seguirà le gare dal circolo di bridge
insieme alle sue amiche, hanno formato un comitato per il tifo, e con Celia che
però non può muoversi da Los Angeles e mi seguirà con le sue amiche. Ha detto
che a scuola ha sparso la voce che sua cugina parteciperà alle olimpiadi e che
tutti devono seguirla alla tv, a volte penso sia matta.-scosse la testa e lui
rise.
-Sai
che domani i mie dirigenti mi mangeranno vivo, vero?-le chiese.
-Per
via della mia malattia?-e lui annuì.-Potevi dire che non lo sapevi, cosa che
sarebbe pure la verità.-propose.
-E
glielo dirò ma a quel punto potrebbero propormi di rivedere il contratto o
addirittura di reciderlo.-la informò.
-E
tu che farai?-cercò di mantenersi calma ma si sentiva nervosa.
-Nessuna
delle due cose, il tuo contratto rimarrà quello che abbiamo deciso. Dirmi o no
che sei malata spettava a te e se non hai voluto è perché volevi mantenere la
tua privacy. Mica tutti devono sapere ciò che hai.-precisò.
-Ti
ringrazio.-sorrise poi guardò l’ora.-Adesso non ti sconvolgi se prendo le mie
medicine, giusto?-
-Adesso
che so a che servono no.-sorrise e lei prese le pillole dalla borsa
ingurgitandone due.
-Le
ho sempre odiate.-disse riponendo la confezione.-Per questo quando mi hai
chiesto se era droga ho risposto di si, perché mi sento una drogata che non
riesce a fare a meno di quello schifo. Mi dico sempre che è l’ultima volta, che
poi non le prenderò più, al diavolo le conseguenze, ma ci ricasco puntualmente
perché mi ricordo entrambi gli attacchi che ho avuto nonostante la prima volta
ero piccola.-gli raccontò.
-Non
ti devi giustificare con me, mai più.-le prese una mano.-Io so solo che ti amo
e che adesso mi batterò affinché tu abbia presto un cuore nuovo così presto non
dovrai più dipendere da quelle pillole.-sorrise.
-Ti
amo anch’io Angel.-ricambiò il sorriso.
Quella
sera, prima di andare a dormire, Buffy chiamò sua madre e le comunicò la
novità. Joyce ci rimase male del fatto che l’avvocato della società aveva fatto
ricerche ma ormai la frittata era fatta e comunque si rassicurò quando la
figlia le disse che Angel non aveva intenzione di recidere ne modificare il
contratto.
Buffy
non le disse che avevano una relazione, sapeva che Joyce ci sarebbe rimasta
male e si sarebbe arrabbiata, anche perché Angel era più grande di lei, e non
voleva avere sua madre contro. Avrebbe aspettato ancora un po’.
Venerdì,
Buffy fece l’ultima lezione e Maggie si dimostrò soddisfatta dei suoi risultati
dichiarando che li avrebbe subito mandati alla sua scuola a Sunnydale in modo
che non perdesse l’anno.
Domenica
Angel si fermò da lei a dormire, le preparò la cena e poi la portò al cinema.
Fecero l’amore quasi tutta la notte come se quello fosse un addio invece di un
arrivederci dato che si sarebbero visti in capo ad un paio di giorni.
E
il lunedì mattina Buffy si ritrovò insieme a tutti gli atleti americani
all’aeroporto JFK di New York, sarebbero partiti tutti insieme con i rispettivi
allenatori. Alcuni li conosceva già e scambiò con loro alcune parole, aveva
evitato che Angel la accompagnasse perché c’erano Giles e Jenny e non voleva
che la scoprissero e quindi che dissero tutto a sua madre.
Mentre
aspettavano di essere imbarcati, e dopo aver parlato con uno sciatore, si
diresse finalmente verso i sedili ma fu fermata prima.
-Ehi,
B, che fai saluti tutti tranne me?!-la sorprese una femminile e allegra voce
amica.
-Faith!!-esclamò
allegra abbracciandola.-Sei arrivata tardi.-la lasciò.
-Ah
lo sai che non sono puntuale.-alzò le spalle.
Faith
Lehane aveva un anno e mezzo più di Buffy ed era pattinatrice come lei, si
erano conosciute quando Buffy aveva tredici anni e Faith quasi quindici ad una
gara. Faith era di Boston e nonostante la differenza d’età e la distanza si
erano sempre mantenute in contatto, sapeva persino della malattia di Buffy.
E
fu facile dirle tutto quello che era successo, di Angel e di quanto si
amassero. La sua amica rimase ad ascoltare comprensiva mentre cercavano di non
far sentire quelle confidenze.
-Wow,
quasi undici anni più grande.-disse alla fine.-Sei sicura che sia quello
giusto? Si, insomma che non voglia solo una ragazzina?-si preoccupò.
-Se
fosse stato così sarebbe scappato via quando ha saputo che sono malata e invece
Angel è rimasto, mi ha detto che vuole aiutarmi.-
-Dio,
sei proprio fortunata B, ne voglio anch’io uno così.-la fece ridere.
-Credimi,
la cosa si prospetta essere durissima.-annuì per dare maggior conferma alle sue
parole.
-Lo
immagino.-sospirò.-Ma ti fa bene volare dato che sei cardiopatica?-si informò
curiosa.
-Tranquilla,
non rischio l’infarto.-sorrise.
Poco
dopo salirono sull’aereo e si sedettero vicine continuando a parlare, Faith
volle sapere tutto di Angel e di come si erano conosciuti, innamorati e via
discorrendo. Buffy dichiarò che il racconto sarebbe stato lungo abbastanza da
ammazzare le ore di volo fino in Giappone.
Quando
arrivarono furono accolti dal comitato dei giochi olimpici oltre che da tanti
ragazzi e ragazze contenti che i giochi olimpici venissero effettuati nel loro
paese. C’erano i giornalisti che scattarono tante foto e i reporter ma loro
furono subito scortati al loro hotel e assegnati alle loro camere, per fortuna
Buffy era in camera con Faith.
Facendo
il calcolo del fuso orario, Buffy prese il telefono e chiamò sua madre per
informarla che era andato tutto bene. Poi chiamò Angel che fu contentissimo di
sentirla e le dichiarò ancora una volta che l’amava.
Buffy
chiuse con il sorriso sulle labbra cercando di ignorare le frecciatine di Faith
che dopo un po’ le saltò addosso ridendo. Poi cominciarono a disfare i bagagli,
il giorno dopo si ricominciava con gli allenamenti.
Nonostante
tutto, Buffy aveva Angel nel suo cuore e il sognare di lui tutta la notte la
fece alzare con il buon umore.
Parte
11 – Nagano
In
teoria avrebbero dovuto subito riprendere gli allenamenti, soprattutto per
regolarsi con la pista e tutte queste cose tecniche ma dato il lungo viaggio in
aereo e il fuso orario il giorno dopo avevano lasciato tutti gli atleti liberi
di andare in giro per riposarsi in modo che il giorno dopo sarebbero stati in
forma.
Buffy
e Faith si organizzarono per fare un giro della città e uscirono di mattina
presto. Ovviamente l’attrazione principale era il tempi buddista e dopo aver
fatto colazione le due ragazze si diressero lì dove rimasero ad ammirare
l’architettura. Visitarono i giardini e l’interno rimanendo stupite dell’aria
sacrale che si respirava, era comunque un luogo sacro.
Uscirono
dal tempio che era l’ora di pranzo e si fermarono in un piccolo ristorantino
locale dove assaggiarono specialità tipiche giapponesi come il tofu, ordinarono
pure il sushi di cui rimasero poco entusiaste. Comunque rimase piacevolmente
colpite dall’atmosfera e dai modi gentili con cui vennero trattate. Uscirono
comunque sazie e soddisfatte.
Continuarono
il loro giro per la città visitando anche l’università rimanendo colpite dalla
forma architettonica moderna dato che Nagano sembrava molto una città storica e
conservatrice. Visitarono vari negozietti e comprarono dei souvenir, Buffy li
prese per sua madre, gli amici e anche uno per Angel.
Tornarono
a casa che era ora di cena dove mangiarono insieme a tutti gli altri atleti
americani e internazionali in una grande sala dove regnava il buonumore. Fu una
cena molto allegra e lei parlò volentieri con gli altri atleti che venivano da
altre parti d’America oltre che con gli atleti dalle altre parti del mondo. Era
la sua prima volta alle olimpiadi e tutto ciò che aveva intorno le piaceva
tantissimo.
Rientrò
in camera di buon umore e subito afferrò il telefono. Compose il numero con
mani tremanti e attese che qualcuno rispondesse. Il padrone di casa rispose
dopo pochi squilli.
-Dormivi?-chiese
ridendo.
-Veramente
mi sono appena svegliato, qui siamo un po’ indietro, ricordi?-era felicissimo
di sentirla.
-Quattordici
ore, lo so. Era per vedere se te eri attento.-rise contenta di risentire la
voce di Angel, le mancava da morire.
-Beh
per quanto posso essere attento alle otto del mattino, anche se mi aspetta una
lunga giornata in ufficio.-sbadigliò.
-Hai
fatto le ore piccole? Mi sembri ancora assonnato.-notò.
-Spike
ha dato un party e ovviamente io sono sempre l’ultimo ad andare via, ti manda
pure a salutare.-la informò.
-Ricambialo.
Quando vieni Angel? Mi manchi.-disse malinconica mentre Faith entrava in camera
e sentendo l’intera frase roteava gli occhi al cielo con una smorfia.
-Parto
domani nel primo pomeriggio, sarò lì in nottata. Ho già prenotato la camera per
me, tua madre e i tuoi amici.-le disse.
-Ti
ringrazio, sei un angelo.-sorrise.
-Lo
so, mi chiamo Angel infatti.-la fece ridere.
-Fai
lo spiritoso?-lo rimbeccò.
-Io
sono spiritoso amore, quando mi ci metto.-ricambiò.
Buffy
rideva anche perché Faith stava facendo smorfie e scenette di lei che si
struggeva d’amore al telefono. Era così melodrammatica che Buffy pensava fosse
meglio che faceva l’attrice invece di pattinare.
-Amore
adesso ti lascio, c’è Faith che mi sta prendendo in giro.-
-Faith?-le
chiese stupito.
-Si,
è una pattinatrice mia amica, quando vieni te la faccio conoscere. È simpatica,
ti piacerà.-gli assicurò.
-Bene,
non vedo l’ora. Buonanotte amore mio, ti amo.-ed era quello che provava
davvero.
-Ti
amo anch’io, buon lavoro e non stancarti troppo.-lo ammonì.
-Va
bene, lo farò. A presto.-
-Ciao.-e
chiuse voltandosi verso l’amica.-Tu non sei affatto spiritosa!-la riprese.
-A
me sembrava di si.-alzò le spalle.-Non stancarti troppo.-le fece il
verso.-Sembri una moglie, dai hai diciassette anni invece di dirgli di non
stancarsi digli che lo aspetta una bella sorpresa quando arriva! Devo per caso
portarti in un negozio di biancheria intima?-
-Ah
certo che no!-esclamò e si alzò per andare in bagno a lavarsi i denti e
cambiarsi.
Si
coricò contenta dopo aver sentito Angel e dormì tutta la notte con il sorriso
sulle labbra sognando il momento in cui lo avrebbe rivisto di nuovo.
La
mattina dopo la sveglia suonò alle sette, alle otto furono tutti di sotto per
la colazione, alle otto e mezza partirono i pullman che avrebbero portato gli
atleti su piste da sci, di bob, pattinaggio e via discorrendo.
Abituata
per mesi ad allenarsi su una pista deserta, Buffy all’inizio si sentì soffocare
da tutte quelle presenze sulla stessa pista dove c’era lei e rischiò spesso di
andare a scontrarsi attirandosi così un po’ le occhiate torve delle sue
colleghe. Vedendola in difficoltà. Jenny la chiamò a bordo pista.
-Qualche
problema?-le chiese.
-C’è
troppa confusione, mi ero abituata ad avere la pista tutta per me.-sbuffò
guardandosi in giro.
-Lo
so ma purtroppo le cose stanno così, siete in tante e Nagano non ha una pista
per ogni pattinatore presente a queste olimpiadi.-cercò di consolarla.
-Voglio
tornare a New York, alla pista che mi aveva fatto avere
-Lo
so, anche Giles ti sente troppo pressata.-sospirò.-Vedila da un altro punto di
vista, così avrai modo di calcolare i tuoi spazi. Dovendo stare attenta alle
tue compagne riuscirai a calcolare le distanze e i movimenti così quando sarai
sola riuscirai meglio a sfruttare l’intera pista.-
-Ci
proverò.-sorrise.-Grazie Jenny.-la ringraziò e tornò al suo posto.
Mentre
percorreva la pista la raggiunse Faith. Lei era alla sua seconda olimpiade e
anche se non si riteneva molto esperta sapeva che la prima volta era difficile
per chiunque.
-Ehi,
tutto bene? Ti ho visto un po’ in difficoltà.-le si affiancò.
-Mi
sono allenata per mesi in una pista solo per me e adesso sto un po’ stretta.-le
confidò.
-Lo
immagino, l’ho fatto pure io.-sospirò.-Stai attenta alle pattinatrici del
sudest europeo, le russe e le ucraine specialmente, sono bravissime.-la ammonì.
-Sai
quanto me ne importa. Sono qui solo per pattinare.-fece una piroetta.
-Beh
quelle sono qui per vincere ad ogni costo, ma fai bene a snobbarle.-le diede
una pacca sulla spalla.-Quando arriva il tuo amore?-ammiccò.
-Stasera
se tutto va bene, forse stanotte.-sorrise emozionata al pensiero di rivederlo.
-Allora
se domattina non ti trovo in camera non mi preoccupo.-
-Non
scherzare, dobbiamo stare attenti con tutti i giornalisti, le televisioni e i
miei allenatori. Per non parlare del fatto che tra qualche giorno arriva mia
madre con un po’ di miei amici.-sospirò.
-Se
vuoi che ogni tanto qualcuno ti copra non hai che da farmelo sapere.-le fece
l’occhiolino.
-Te
lo farò sapere.-sorrise scuotendo la testa, poi prese la rincorsa per eseguire
un axel che le riuscì in modo perfetto.
Quella
sera, Buffy stava camminando con Faith nel corridoio. Tirò fuori la confezione
delle pillole e ne prese due, Faith le passò la bottiglietta dell’acqua, Buffy
aveva avuto un leggero malore mentre tornavano in camera e Faith non aveva
voluto attendere che fossero arrivate per farle prendere le medicine.
Stava
per metterle in bocca ma qualcuno le passò velocemente accanto urtandola e
facendo cadere lei e tutto ciò che aveva in mano. L’acqua si rovesciò sul
pavimento e le pillole si sparsero tutte intorno.
-Oh
dio, Buffy!-Faith le fu subito accanto.
-Mi
dispiace, andavo di fretta.-si scusò una ragazza con un forte accento spagnolo.
-Non
fa niente.-mormorò Buffy sentendosi affaticata.
A
quel punto l’atleta spagnola prestò attenzione al contenuto rovesciato e
assunse un’espressione di rimprovero e anche furba.
-Questa
è la tua prima olimpiade, vero? L’hai letto il regolamento della commissione
olimpica? Se risulti positiva al test antidoping puoi tornare a casa dritta
filata!-le lanciò una strana occhiata, di quelle che qualsiasi cosa avesse
detto sarebbe comunque corsa dai giudici per rivelare tutto.
-Buffy
non prende nessuna sostanza, queste sono medicine per il cuore, è
cardiopatica!-esclamò Faith aiutando la sua amica a rialzarsi.
-Allora
dovrebbe stare all’ospedale invece che alle olimpiadi d’inverno. I cuoi deboli
non reggono bene la competizione.-disse incrociando le braccia al petto.
Buffy
vide Faith diventare livida e vide le sue mani fremere. Sapeva che Faith era
una brava ragazza ma anche una testa calda e non voleva che rischiasse delle
penalità a causa sua.
-Lascia
stare, Faith, voglio solo andare in camera e riposare.-si voltò verso la
ragazza.
Faith
l’aiutò a rialzarsi ma Buffy non si resse sulle gambe e rischiò di crollare
nuovamente al suolo. La sua amica impallidì preoccupata e pregò che non stesse
per sentirsi davvero male.
-Vuoi
aiutarmi o resterai lì impalata a vederla morire?!-urlò quasi in direzione
dell’atleta spagnola che non si muoveva.
-Ma
allora sta davvero male!-esclamò correndo a sorreggerla.
-Credevi
che scherzassi?-la rimbeccò ed insieme raggiunsero la camera delle due atlete
americane.
Adagiarono
Buffy sul letto e Faith cercò le altre pillole nel cassetto del comodino mentre
l’altra ragazza chiamava in portineria per avvisare che c’era da pulire il
corridoio del loro piano, c’era stato un piccolo incidente.
Faith
aiutò Buffy a prendere le pillole poi le diede dell’acqua e la aiutò ad
adagiarsi sui cuscini. Seduta sul letto di Faith l’altra ragazza guardava
adesso in colpa per essere stata un po’ cattiva.
-Si
riprenderà, giusto?-chiese in ansia.
-Deve
prendere le medicine regolarmente o rischia un collasso cardiorespiratorio.-le
spiegò.
-Ecco
i problemi di nascere con una malformazione cardiaca.-sorrise Buffy.-La
prossima volta devo specificare ai miei anche un cuore sano.-riuscì a ridere.
-Ah,
fai la seria una volta tanto.-la riprese Faith.
-Fidati,
è meglio scherzarci su a volte.-si tirò un po’ a sedere.-Comincio a sentirmi
meglio adesso.-
-Non
farmi mai più prendere simili spaventi!-la rimproverò l’amica tirando un
sospiro di sollievo.
-Ah
beh dovevi esserci allora quando mi è venuto un attacco mentre mi arrampicavo
sulle balle di fieno con mia cugina, hanno dovuto mettermi una valvola
cardiaca!-rise.
-Oh
Buffy vedi di essere seria una volta tanto!-le diede una manata.
-Hai
davvero una valvola cardiaca?-chiese l’altra ragazza stupita e le due si
ricordarono di lei.
-Ad
essere sinceri è la seconda, la prima me l’hanno messa ad otto anni.-precisò.
-Scusatemi
per prima, non volevo essere cattiva. Io sono Carmen Fernandez, vengo dalla
Spagna.-tese la mano che fu Faith a stringere per prima.
-Io
sono Faith Lehane, lei è Buffy Summers, siamo americane.-le strinse la mano e
poi la lasciò andare, a quel punto fu Buffy a stringerla.
-Si,
io vengo dalla California, vicino Los Angeles, e Faith dal Massachusetts, è di
Boston.-precisò.
-La
cosa bella di queste manifestazioni è che si conosce gente da tutto il
mondo.-sorrise Carmen.
-Per
me è la prima volta, è tutto nuovo.-sorrise Buffy.
-La
prima volta è così per tutti, la seconda è ancora meglio perché ritrovi persone
con cui avevi stretto amicizia e conosci un posto diverso.-le spiegò.
Rimasero
a parlare a lungo stringendo amicizia, Buffy e Faith scoprirono che Carmen, che
aveva ventuno anni ed era alla sua seconda olimpiade come Faith, faceva pure il
flamenco per migliorare i suoi esercizi di pattinaggio. Così come Carmen scoprì
che Buffy prendeva lezioni di danza classica, entrambe si scambiarono
informazioni sui due tipi di ballo e si ripromisero di darsi qualche lezione a
vicenda.
Verso
le undici suonò il telefono che tutte e tre guardarono stralunate come se fosse
stato un mostro spaventoso pronto da attaccare.
-Chi
diavolo è a quest’ora della sera?-si stupì Faith afferrando la
cornetta.-Pronto?-rispose.
-Ehm…salve,
è la camera di Buffy Summers?-rispose una profonda voce maschile dall’altro
capo.
-Si,
chi la cerca?-chiese.
-Sono
Angel, me la può passare per favore? Credo che tu sia Faith.-
-Sono
io, molto piacere. Gliela passo subito.-sorrise furba e passò il telefono a
Buffy.-Indovina un po’? C’è Angel che vuole parlarti.-
-Dammelo
subito!-praticamente le strappò il telefono dalle mani.-Angel?-
-Ehi,
ciao amore mio.-sorrise felice di sentirla.
-Ciao.
Dove sei?-chiese fremente d’ansia.
-Mi
sono appena steso sul letto. Sto alla suite all’ultimo piano.-la informò.
-Quando
sei arrivato?-continuò.
-Cinque
minuti fa, sono sfinito, ho lavorato tutto il tempo del viaggio.-sospirò di
stanchezza.
-Allora
ti lascio riposare. Ci vediamo domani?-già non vedeva l’ora.
-Va
bene, quando sei libera?-
-Per
pranzo ho due ore, ti raggiungo in camera.-fece finta di non notare le occhiate
ammiccanti di Faith e Rosa che si davano gomitate a vicenda.
-Va
bene, sto all’ultimo piano, suite 705.-la informò.
-Allora
a domani, buonanotte.-sorrise.
-Anche
a te, ciao.-e chiusero.
Buffy
posò il telefono e due secondi dopo le amiche le si lanciarono contro ridendo
felici per lei.
-Ehi
lo so che ci conosciamo appena ma io adesso voglio sapere tutto di questo
Angel.-esclamò Carmen allegra rimettendosi a sedere.-E poi…Angel, ragazzi che
nome stupendo!-
-Io
non l’ho ancora visto ma accidenti ha una voce davvero sensuale!-rincarò Faith.
-Dovreste
vederlo di persona allora, è l’uomo più bello che ci sia!-esclamò Buffy
sognante.
-Uomo?-chiese
Carmen.-Ma tu hai diciassette anni!-rise.
-Si
ma lui ne ha quasi ventotto, è giusto un po’ più grande di me.-
-Un
po’?! Sono circa undici anni.-rise ancora.-Ma al diavolo l’età, voglio sapere
tutto quanto.-
E
Buffy trascorse un altro paio d’ore a raccontare tutto alla sua nuova amica di
come aveva conosciuto Angel, chi era, come si erano innamorati e via
discorrendo. Carmen lasciò la loro camera che erano le due di notte facendo
promettere alle due che il giorno dopo si sarebbero riviste.
Buffy
dormì aspettando di risvegliarsi e al risvegliò si allenò aspettando l’ora di
pranzo. E l’ora di volare di nuovo tra le braccia del suo amore arrivò presto. Si
strinsero forte dicendosi a vicenda quanto si erano mancati poi pranzarono
raccontandosi tutto quello che era successo in quei pochi, ma comunque tanti,
giorni di lontananza.
Buffy
scoprì che quell’avventura si stava rivelando meglio del previsto e sentiva che
Nagano stava come esercitando una specie di magia su di lei, aveva anche, per
la prima volta in vita sua, buone sensazioni riguardo il suo cuore malato.
E
sperò che Nagano non la deludesse.
Parte
12 – Le gare
La
cerimonia di apertura dei giochi olimpici invernali di Nagano del 1998 fu,
forse, una delle cose più emozionanti a cui Buffy ebbe mai assistito.
Nagano
era tutta in festa, gli atleti sfilarono per nazione portando le bandiere e
salutando parenti, amici e la folla accorsa ad acclamarli. Fu una festa di
luci, suoni e colori piena di una magia che univa tutti i popoli del mondo.
Buffy
sorrise felice tutto il tempo, portando la bandiera degli Stati Uniti, e
salutando a destra e sinistra. Appena intravide la madre e gli amici, li salutò
sbracciandosi, era felicissima che fossero venuti a vederla.
Intravide
anche Angel tra la folla e gli riservò un sorriso dolcissimo e un saluto che
lui si premurò subito di ricambiare.
Poi
ci fu l’accensione della fiamma olimpica che segnava l’inizio ufficiale dei
giochi, ci fu un lungo applauso ed urla di gioia in quel preciso istante. Dal
giorno dopo sarebbero partite le prime gare.
Buffy
tornò in hotel con il suo gruppo ridendo e scherzando allegra, come al solito
era vicina a Faith, la considerava una sorta di sorella maggiore, quando vide
Willow sbracciarsi per salutarla. Salutò in fretta i compagni e corse ad
abbracciarla, da quando erano arrivati non aveva fatto ancora in tempo a dirle
ciao.
Salutò
Xander, Cordelia, le cheerleader venute lì per lei e la madre. Tutti insieme
decisero di andare nella sala da pranzo per prendersi una cioccolata calda.
Poco dopo si avvicinarono Giles e Jenny che si unirono a loro.
-Quando
cominceranno le gare di pattinaggio, signor Giles?-chiese Willow stringendo la
tazza calda tra le mani.
-Dipende
dalla categoria. Ci saranno prima le coppie, poi gli uomini e all’ultimo la
categoria femminile. Domani cominceranno le coppie, tra tre giorni gli uomini e
tra sei le ragazze. In tutto saranno solo due giorni, uno per il programma obbligatorio
e l’altro per l’individuale al termine di cui ci sarà la nuova campionessa.-le
spiegò gentilmente.
-Rendetevi
conto: tutta questa fatica per due soli giorni.-rifletté Buffy.-Il mio cuore
non reggerà a tutta questa lunga e tremenda fatica.-sospirò sarcastica.
-Oh
tesoro, non dirle neanche per scherzo queste cose.-la riprese Joyce sempre in
ansia quando si trattava del cuore di sua figlia.
-Sto
scherzando mamma.-la tranquillizzò ridendo.-Non ha ceduto in diciassette anni,
vedi un po’ se non resiste giusto un’altra settimana.-
-La
prendi veramente bene la tua malattia. Ho visto gente deprimersi per molto
meno.-le disse Cordelia, nel suo slang quello era un vero complimento.
-Già,
vi ricordate quando Alyson si ruppe la gamba. Strillò come un’ossessa per tutta
la scuola, neanche gliela dovessero amputare.-ricordò una cheerleader.
-Non
le uscì neanche l’osso di fuori, era una frattura.-rincarò Cordelia.
-Beh
è proprio un caso uguale al mio.-fece Buffy ironica.
-Buffy
hai visto che persino Angel è venuto a vederti?-le disse sua madre facendola
arrossire.
-Ho
visto, è venuto pure a farmi gli auguri.-cercò di superare l’imbarazzo, non
voleva che sua madre capisse la verità.
-A
me sembra proprio un bravo ragazzo, è stato così carino a venire a vedere una
delle atlete che la sua azienda sponsorizza.-continuò Joyce sorridendo e non
accorgendosi dell’imbarazzo della figlia.
-Magari
lo fa con quasi tutti.-provò a sdrammatizzare Buffy alzando le spalle.
Quella
sera, dopo che tutti furono andati a letto, lei si alzò ed indosso una felpa
con la cerniera sulla canottiera, dormiva sempre con i pantaloni del pigiama ed
una canottiera. Nonostante il poco rumore che fece, Faith accese la luce e la
guardò con un sorrisino.
-Un’altra
notte con Angel?-chiese ben sapendo la risposta.
-Torno
verso le sei, promesso.-sorrise indossando le scarpe da ginnastica.
-Buffy
a me non devi promettere niente, sai che puoi anche venire direttamente a
colazione e non ti tradirei.-si tirò a sedere.-Come fai a fare questa vita? Ti
alzi presto, ti alleni più di tutte noi e poi la notte sgusci via per andare
dal tuo ragazzo.-
-Che
posso dirti?-fece finta di riflettere.-Ho un cuore forte.-scherzò e scoppiò a
ridere.
-Cielo,
Buffy, sarò io ad avere un attacco di cuore se continui a fare simili battute.-ma
suo malgrado anche lei stava ridendo.
-Mi
spiace, ma se non sdrammatizzo cosa posso fare? Disperarmi?-si sedette sul
letto dell’amica.
-Hai
ragione.-assentì.-Rimani da Angel tranquillamente, non voglio vederti crollare
per la stanchezza.-le disse.
-Grazie,
Faith, ti devo un favore.-sorrise.
-Assolutamente
no!! Anzi se vuoi proprio farmelo, sparisci e lasciami dormire!-si rimise a
letto girandosi dall’altra parte mentre Buffy usciva ridendo e spegneva la
luce.
Angel
la aspettava sveglio e non appena ebbe richiuso la porta la prese tra le
braccia baciandola appassionatamente, non si stancava mai di lei.
-Mi
sei mancata.-le disse lasciandola un attimo.
-Ma
se ci siamo visti a cena, dato che mia madre ha insistito per farti cenare con
noi.-lo rimbeccò.
-Parlo
del fatto che non sono ancora riuscito a stare da solo con te.-precisò.
-Vengo
qui tutte le notti.-rise.
-Ma
al mattino scappi via e non ti rivedo fino alla notte seguente, ti sembra vita
questa?-fece il melodrammatico facendo ridere ancora di più Buffy.
-Beh
adesso sono qui e a mio parere è questa la cosa più importante.-ammiccò e si
diresse verso il letto. Appena lo raggiunse ci si sdraiò sopra poi gli fece
cenno con un dito di venire.
-Mi
stai per caso tentando?-la raggiunse.
-Non
mi ci vuole poi molto, sai?-sorrise.
Anche
lui sorrise, poi si chinò a baciarla e insieme trascorsero il resto della
notte.
Nei
successivi giorni, Buffy trascorse il suo tempo tra gli allenamenti intensivi e
l’andare a vedere come se la cavavano gli altri pattinatori. Guardò con
interesse le gare di coppia e anche quelle maschili, finché finalmente arrivò
la sera delle gare femminili.
Fu
inserita nel primo gruppo di esibizione, era la quarta. Mentre Faith fu
inserita nel secondo, era una delle ultime e si lamentò della cosa per tutto il
tempo, odiava dover attendere, lo considerava uno stress inutile. Ma era così
per tutte.
Negli
spogliatoi c’era un gran fermento e un viavai di atlete e allenatori. Oltre che
una forte tensione. Alcune ragazze erano nervosissime tanto da scoppiare in
lacrime, alcune cercavano di farsi coraggio in miliardi di modi diversi.
Buffy
fu truccata da Jenny che anni addietro aveva fatto un corso di estetista,
mentre per la pettinatura ci pensò una parrucchiera professionista, anche se
Buffy aveva i capelli corti quindi non richiese particolare tempo ed
attenzione.
Poi
fu la sua volta, anche se nei minuti di attesa si fermò a parlare con Faith
davanti lo spogliatoio.
-Tutto
bene?-le chiese l’amica bruna.
-Ho
lo stomaco attorcigliato, è un buon segno?-fece in ansia.
-Sei
un po’ in ansia, capita anche a chi non è qui per la prima volta.-sorrise.-Vedi
però di non farti venire un attacco di cuore, va bene?-
-Ci
proverò, ho i battiti che vanno a mille.-si mise una mano sul petto per
calmarli, e a quel punto vennero a chiamarla.
-Vedrai
che sarai bravissima, buona fortuna.-la abbracciò rapidamente e poi la lasciò
andare mentre Buffy le urlava un grazie velocemente.
Buffy
si fece velocemente il segno della croce, sospirò e poi entrò in pista facendo
un rapido giro per salutare la folla accorsa. Tra gli spalti vide sua madre,
Willow, Xander e Cordelia con le cheerleaders che agitavano i pompon
incoraggiandola. Will e Xander tenevano un grosso striscione con il suo nome.
Non vide Angel ma sapeva che lui era lì, lo sentiva mentre faceva un ultimo
saluto e poi si posizionava al centro della pista.
Chiuse
gli occhi per concentrarsi e chiudere il mondo al di fuori, ogni volta che si
esibiva faceva in modo che non esistesse niente a parte la pista, la musica e i
movimenti. Chiudeva fuori tutto lasciando intorno a sé solo il pattinaggio.
Anche
la folla si quietò osservandola. Buffy indossava un vestito con il gonnellino
corto di colore rosso, aveva la corta manica e la parte che copriva il petto di
tulle, quindi trasparente, e una lavorazione di perle, strass e pietre
swarovsky copriva il corpetto e sfumava sulla gonna. Aveva pesanti collant
color carne e pattini dello stesso colore. Il vestito era stato disegnato da
Cathy, la sorella di Angel, appositamente per lei, era un modello unico.
Si
era fatta raccogliere i capelli mettendoci in mezzo un nastrino di seta rosso e
aveva un trucco leggero per farle risaltare la pelle chiara e delicata e gli
occhi verdi. Era semplicemente bellissima, pensarono tutti.
Poi
la musica partì con le sue prime note e lei cominciò a volteggiare regalando a
tutti la magia che sapeva esprimere attraverso il pattinaggio. Cominciò con un
giro facendo poi alcune evoluzioni.
“Concentrati,
parte il primo salto.” Si disse preparandosi.
Lay a whisper on my pillow….
Leave the winter on the
round…
Fino
a quel momento le tre atlete prima di lei erano tutte cadute al primo salto.
Non voleva essere la prossima, non voleva cadere affatto.
Si
girò all’indietro per prendere velocità e prese fiato, la sua mente era un
turbinio di pensieri e al contempo era completamente svuotata. Sentiva appena
il corpo che si muoveva, il pubblico non esisteva, e la musica era un eco
lontano che rimbombava nella sua testa.
I wake up lonely, there’s air
of silence...
In the bedroom and all
around...
Spiccò
il salto eseguendo un perfetto giro nel salchow, poi si preparò
all’atterraggio. Atterrò sul piede sentendo sfrigolare la lama contro il
ghiaccio. Il suo istinto le disse che adesso sarebbe caduta ma atterrò perfettamente
e il pubblicò le fece un’ovazione.
Touch me now, I close my
eyes…
And
dream away....
Con
un sorriso perché il primo ostacolo era superato continuò il suo esercizio, il
pubblico non era altro che una vasta gamma di colori sfocati che non la
attirava per niente, e di conseguenza non alzava mai lo sguardo su di loro per
mantenere salda la concentrazione.
It must have been love, but
it’s over now…
It must have been good, but I
lost it somehow...
Eseguì
una trottola e dopo un giro si tese per fare una biellman in spirale che riuscì
perfettamente, sapeva che era la preparazione alla prova più difficile: l’axel.
Per avere più punteggio doveva almeno essere doppio ma lei aspirava al triplo.
It must have been love, but
it’s over now…
From the moment we touched,
til the time had run out...
Nessuno
si accorse del piccolo scivolo che prese nello spiccare il salto ma riuscì a
recuperare ed eseguì non uno, non due, ma bensì tre giri in aria facendo così
il triplo axel a cui tanto anelava. Stavolta l’atterraggio le riuscì meglio e
anche stavolta sentì il pubblico lanciare urla di ammirazione nei suoi
confronti.
Make believing we’re
together…
That I’m sheltered by your
heart….
Si
chiedeva solo se Angel la stesse guardando. Non l’aveva visto per niente prima
di entrare in pista e adesso sperava solo che lui non si fosse mostrato per non
agitarla ancora di più ma che la stesse guardando e fosse ammirato e contento
di come si stava esibendo.
But in and outside I turn to
water…
Like a teardrop in your
palm...
Il
rittenberg che eseguì poco dopo riuscì perfettamente, adesso non sentiva più
l’agitazione, sentiva solo la sua passione per il pattinaggio avere libero
sfogo su quella pista, sotto gli sguardi ammirati degli spettatori e sotto
quelli amorevoli delle persone a cui voleva bene e che erano venuti a vederla
direttamente dall’America. E fu contenta persino di avere le cheerleaders della
sua scuola li per lei.
And it’s a hard winter’s day…
I
dream away...
Dopo
il rittenberg eseguì una spaccata in aria, ringraziò mentalmente Jenny per le
tante lezioni di danza classica che in quegli anni aveva ricevuto, adesso le
stavano tornando molto utili. Ormai l’esercizio era quasi al termine, anche se
ancora aveva un paio di elementi da eseguire.
It must have been love, but
it’s over now…
It must have been good, it
was all that I wanted now I’m living without...
Fece
una piroetta con la gamba in avanti e abbassandosi, poi si fermò e si rialzò.
Forse lo fece troppo velocemente perché sentì un leggero mancamento e giramento
di testa ma si fece forza e sperando che non fosse uno scherzo del suo cuore
continuò facendo finta di niente. Sperò che i giudici non se ne fossero nemmeno
accorti.
It must have been love, but
it’s over now...
It’s where the water flows,
it’s where the wind blows...
Eseguì
l’ultimo salto, il toe loop, poi terminò piano l’esercizio con un giro di pista
per finire al centro. Sentì la musica sfumare e chiuse gli occhi con un sorriso
soddisfatta, era andata meglio di quanto avesse mai potuto immaginare. Stavolta
riacquistò la lucidità e fu nel momento in cui tutti scoppiarono in un sono
applauso per lei urlando di gioia.
Fece
gli inchini nelle quattro direzioni e stavolta lo vide. Angel si era messo
lontano dalla sua famiglia per non destare sospetti in sua madre e l’aveva
guardata con miliardi di emozioni diverse che gli scoppiavano nel petto. Le
riservò un dolcissimo sorriso che servì a rincuorarla e poi la vide uscire
dalla pista mentre le bambine raccoglievano i peluches che fans da tutto il
mondo lanciavano per lei.
Una
volta che fu uscita di pista, Buffy indossò i copri lama e subito fu
soverchiata da Giles e Jenny che la scortarono sul divanetto in attesa del
punteggio. Buffy incontrò Carmen e Faith che le dissero che era stata
bravissima, lei sorrise e le ringraziò. Si sentiva stralunata.
I
cameraman la inquadrarono e lei ne approfittò per salutare la madre sugli
spalti ed il padre che non era potuto venire per via del lavoro. Giles e Jenny
le tenevano la mano forse più emozionati ed in ansia per il punteggio di lei.
Poi
il punteggio arrivò. Non aveva subito alcuna penalizzazione perché aveva
eseguito un esercizio perfetto a detta dei giudici e come somma complessiva
realizzò 130.5. Esclamò di gioia abbracciando Giles e poi pure Jenny. A quel
punto lasciò la scena perché era il momento della prossima atleta, una ragazza
dalla Grecia.
Vide
sua madre e gli amici direttamente in albergo e fu subito soverchiata dai loro
abbracci e dalle loro parole di gioia.
-Buffy
sei stata bravissima.-le sorrise Willow.
-Tesoro
eri una meraviglia, sono così orgogliosa di te.-continuò sua madre.
-Veramente,
Buffy, non ho mai visto niente di più bello.-la lodò una delle cheerleader.
Cenò
con loro poi passò un po’ della serata con Faith e Carmen nella camera che
divideva con Faith, parlarono di com’erano andate, degli errori e delle altre
atlete esprimendo le loro paure per il giorno successivo quando sarebbe stata
proclamata la nuova campionessa olimpica.
Verso
mezzanotte arrivò in camera di Angel. Lui le aprì sorridente e subito la prese
tra le braccia felice per lei dicendole che era stata bravissima. Poi fecero
l’amore con passione come completamento di una perfetta giornata.
-Ho
così tanta paura per domani.-gli confessò lei mentre erano a letto, dopo aver
concluso.
-Oggi
sei stata meravigliosa, domani lo sarai ancora di più.-cercò di calmarla lui
accarezzandole dolcemente i capelli.
-Ti
sono davvero piaciuta?-lo guardò.
-Anche
di più, ti ho adorato. Mi piaci sempre quando pattini, sembri in un mondo solo
tuo. Si vede che è la tua più grande passione.-sorrise.
-Mi
guarderai anche domani?-continuò.
-Ovviamente,
voglio vederti vincere.-la ammonì.
-Ci
provo, promesso.-sorrise.-Grazie Angel, per stare sempre con me. Ti amo.
-Ti
amo anch’io.-e si chinò a baciarla.
Diverse
ore dopo, fuori sorse il sole tingendo le montagne di Nagano di rosa. Ma fu
un’alba particolare perché diversi atleti si svegliarono sapendo che quello era
il giorno in cui si decideva il loro destino di vincitori o perdenti.
Buffy
si alzò serena dopo aver trascorso la notte tra le braccia di Angel e decretò
che non avrebbe avuto importanza se avesse vinto o meno. Lei aveva già avuto
una grande vittoria: l’aver trovato l’amore di Angel. E poco importava se da un
momento all’altro il suo cuore l’avrebbe tradita, Angel sarebbe comunque
rimasto vicino a lei. Sempre.
Parte
13 – Medaglia d’oro
Alla
fine della prima giornata di gara, Buffy era al secondo posto preceduta da
un’atleta russa e seguita da Carmen che aveva fatto una caduta al primo salto.
Faith era sesta ma l’atleta bostoniana disse a Buffy che le andava benissimo
così, la prima volta era venuta per vincere e si era classificata seconda,
stavolta le bastava partecipare, era già questa una cosa fantastica.
Il
giorno dopo la frenesia era alle stelle. Stavolta si decideva la campionessa
olimpica e tutte volevano esserlo, di conseguenza erano tutte nervose e agitate
fino alla follia. La colazione fu servita alla solita ora ma poco dopo erano
tutte in pista per gli ultimi allenamenti. Pranzarono velocemente per poi
tornare in pista dove ci rimasero finché non fu il momento di andare a
vestirsi, fare i capelli e truccarsi.
Fu
di nuovo Jenny a truccare Buffy e la acconciò la stessa parrucchiera. Buffy era
immobile come una statua mentre Jenny la truccava ma la sua coreografa si
accorse che le tremavano forte le mani.
-Ehi,
stai bene?-le chiese la sua amica con un sorriso.
-Credo
che i miei organi si siano attorcigliati l’uno con l’altro. Credi sia
normale?-la fece ridere.
-Sei
nervosa, lo sono tutte.-tentò di calmarla.-Hai preso le pillole?-e Buffy
annuì.-Bene. Prima di entrare in pista fai un respiro profondo, vedrai che
appena comincerai a pattinare tutte le tue paure svaniranno.-
-Speriamo.-annuì.
-E
vedi di non farti venire un attacco, va bene? Devi vincere.-continuò.
-Beh
ci posso provare. Se vuoi prima di entrare faccio un discorsetto al mio cuore.
Del tipo: ehi, vedi di non farmi brutti scherzi, ingrato di un cuore malato che
non si altro. Altrimenti ti strappo via e ti sostituisco con un altro, cosa che
comunque prima o poi farò. Ma se ti azzardi a cedere adesso giuro che ti
schiaffeggio davanti a tutta la platea.-la fece ridere di cuore.
Jenny
adorava il modo in cui Buffy sdrammatizzava la sua malattia, non aveva mai
conosciuto una persona più forte di Buffy nonostante fosse consapevole che
poteva avere un attacco da un momento all’altro se il suo cuore voleva.
Sapeva
anche che quella era una autodifesa, perché le aveva spesso sentito dire che se
si fosse buttata giù allora tanto valeva scavarsi pure la fossa in anticipo.
Apprezzava che lei facesse la forte perché non tutti ci riuscivano e Buffy
aveva solo diciassette anni e tutta una vita davanti piena di gioie, amore e
soddisfazioni. Fu su quell’ultimo pensiero che le fece una domanda.
-Beh
potresti provarci, magari ti ascolta.-sorrise.-Senti, lo so che non sono affari
miei ma ci conosciamo da tanto e ormai ti conosco.-si chinò accostandosi a
lei.-Cosa c’è tra te ed Angel O’Donovan?-le chiese.
-Beh…niente…un
rapporto d’affari.-balbettò diventando rossa con un gambero.
-Buffy,
ho quasi venti anni più di te, non mi freghi. Oltretutto stai balbettando e sei
tutta rossa.-le fece notare con un sorriso complice.
-Va
bene, te lo dico. Ma prometti che non dirai niente a nessuno, specialmente mia
madre e Giles.-disse seria.
-Te
lo prometto sul mio bambino.-giurò.
-Stiamo
insieme da circa un mese, da giorno del mio compleano.-rivelò.-Lo amo così
tanto Jenny, e anche lui mi ama, me lo dice sempre. Mi ha pure detto che vuole
sfruttare le sue conoscenze per farmi avere prima un cuore.-
-Sei
tanto fortunata, piccola, ma stai attenta. È più grande di te e tua madre non
la prenderebbe bene.-la ammonì.
-Lo
so, per questo per ora non vogliamo dirle niente.-si interruppe perché arrivò un
addetto che chiamò Buffy, era la prossima.
A
bordo pista, Buffy incontrò Faith e Carmen che la abbracciarono facendole gli
auguri, loro non si erano ancora esibite. Buffy seguì il consiglio di Jenny e
prima di entrare fece un profondo respiro, poi entrò e senti gli applausi per
lei, sorrise eseguendo un giro di pista salutando tutto il pubblico.
Questa
volta, Buffy indossava un vestito color azzurro mare. Aveva la manica lunga con
il laterale trasparente attraversato da nastri incrociati, la parte del petto
era trasparente e la stessa trama trasparente con l’incrocio dei nastri le
scendeva giù in linea verticale dal centro del seno fino alla vita dove c’era
un cinturino argento. Il gonnellino era vaporoso a più strati azzurri e
argento, il corpetto e la manica erano impreziositi da cristalli svarowsky,
anche questo era un modello unico disegnato da Cathy appositamente per lei.
Anche stavolta aveva i capelli raccolti e alcuni cristalli le impreziosivano
l’acconciatura.
Poi
Buffy si posizionò al centro della pista, ferma e in piedi come una statua.
Sapeva che questa esibizione poteva valerle anche l’oro e non voleva sbagliare
neanche un passo. Respirò ancora a fondo nei brevi secondi di attesa chiudendo
gli occhi per fare come la volta precedente: escludere il mondo che stava
all’infuori e concentrarsi solo sulla musica ed i passi.
Poi
la musica cominciò e lei assorbì le prime note a pianoforte. Aprì le braccia
disegnando un cerchio e fece un giro su se stessa per poi cominciare a
pattinare.
Buffy
sapeva che stavolta la musica era più difficile perché era solo strumentale e
senza parole, quindi necessitava di essere più interpretata. Ma lei seguì ogni
singola nota con tutto il corpo, espresse la sinfonia con i gesti delle braccia
e del busto.
Il
primo salto stavolta era l’axel. Aveva provato sempre il doppio ma all’ultimo
cambiò idea e ne eseguì uno triplo che le riuscì senza errori o imperfezioni
attirandosi le ovazioni del pubblico presente in sala. Prima di cominciare
aveva di nuovo visto la madre e gli amici e sperò che a loro era piaciuto.
Di
nuovo non aveva visto Angel ma sapeva che lui era lì, se lo sentiva dentro e
sapeva che la stava incoraggiando con il pensiero. Sapeva che lui la stava
guardando ovunque fosse seduto e stava facendo il tifo per lei.
Eseguì
una spaccata in aria e ed una biellman in spirale, poi fece delle trottole
tutte accompagnate da movimenti interpretativi con le braccia. Non sentiva più
il pubblico, non sapeva neanche se fosse ancora presente, era concentrata solo
su ciò che stava facendo, il resto era buio.
Prima
della metà del brano, dove la musica la musica pareva rimanere in stallo per
poi ricominciare con più intensità, eseguì dei giri di pista e alcune piroette
interpretandole con le braccia, e appena la musica riprese intensità eseguì un
altro salto, il waltz jump, anche quello senza errori o imperfezioni.
Completò
l’esercizio riportandosi al centro della pista e incrociando le braccia al
petto e inclinando la testa di lato. Appena la musica finì tutto il pubblico le
fece un sonoro applauso.
Buffy
sorrise e si inchinò per ringraziare tutti i presenti, poi uscì dalla pista,
non appena ebbe messo i piedi fuori dalla pista sentì un dolore acuto al
braccio, forse aveva eseguito un movimento troppo velocemente, sperò che non si
fosse strappato un muscolo. Indossò subito i copri lama e insieme a Giles e
Jenny si accomodò sul divanetto per attendere il risultato. Furono giusto un
paio di minuti che le parvero eterni, poi i giudici si espressero: 150.0.
Rimase
a bocca aperta a fissare il punteggio mentre Giles e Jenny la abbracciavano
contenti, finora era il punteggio maggiore e sommato a quello precedente
arrivava a 280.5, al momento era prima. Voltò lo sguardo verso gli spalti dove
sua madre stava abbracciando Willow per la felicità. Certo ancora non c’era
niente di deciso perché dovevano esibirsi altre atlete ma al momento era lei la
vincitrice.
La
conferma della sua vittoria arrivò comunque alla fine delle esibizioni, dove
anche l’ultima atleta totalizzò un punteggio inferiore al suo. L’atleta russa
che il giorno prima era davanti a lei adesso le stava dietro, al secondo posto.
Rimase
a fissare il tabellone dei risultati a bocca aperta senza riuscire a crederci,
incurante di Giles e Jenny che la abbracciavano contenti, di sua madre e dei
suoi amici che urlavano di gioia abbracciandosi a vicenda e di un paio di
cameraman che stavano inquadrando la sua espressione da pesce lesso. In quel
momento potevano pure concederle un po’ di incredulità, no?
Poi
ci fu la premiazione, il podio fu allestito in mezzo alla pista e lei salì sul
gradino più alto mentre il presidente della commissione olimpica le metteva la
medaglia d’oro al collo, era il giorno più felice della sua vita. Nel preciso
istante in cui il presidente si allontanò per premiare la medaglia d’argento e
lei cominciò a salutare il pubblico, vide anche Angel tra gli spalti che
applaudiva sorridendo, si vedeva che era felicissimo per lei.
Furono
momenti in cui lei non capì assolutamente nulla della confusione che le regnava
intorno, era troppo felice per la sua vittoria. Appena uscì di pista, Giles e
Jenny la presero perché alcuni giornalisti volevano intervistarla mentre ancora
la vittoria era calda.
Lei
sorrise ai flash dei fotografi e agli obiettivi dei cameraman mentre i
giornalisti si preparavano a farle tante domande. Poi Giles diede l’avvio
all’intervista, aveva specificato prima che doveva essere breve perché il
giorno dopo ci sarebbe stata la conferenza stampa dove sarebbero state permesse
molte più domande.
-Signorina
Summers, si aspettava la vittoria?-esordì un giornalista americano.
-Ovviamente
no, è la mia prima convocazione.-rispose. Era nervosa e si torceva le mani.
-Cosa
prova in questo momento?-chiese un’altra.
-Beh
sono felicissima, anche se c’erano atlete anche più brave di me. In realtà mi
sta sembrando tutto terribilmente strano, vorrei solo raggiungere mia madre ad
essere sinceri.-sorrise e di nuovo sentì un leggero pizzicore al braccio, forse
si era davvero fatta male.
-È
vero che all’inizio volevano rifiutarle la convocazione?-chiese ancora un
altro.
Questo
era vero. All’inizio quando la commissione aveva saputo del suo problema
cardiaco non volevano chiamarla ma poi Giles si era rivolto ad Ira Rosenberg
che aveva spiegato alla commissione che nonostante il cuore malato Buffy era
capace di sostenere i giochi.
-Si,
è vero.-assentì.-Perché ho un problema cardiaco, ma poi si sono ricreduti. Per
mia fortuna.-aggiunse con un sorriso.
A
quel punto Giles interruppe la breve intervista dichiarando che adesso Buffy
doveva riposare. Lei fece un passo e tutta la sala le girò intorno, forse era
l’eccitazione della vittoria che si stava facendo sentire. Capì subito che non
era così.
-Giles?-fermò
il suo allenatore per una manica che si voltò.
Era
terribilmente pallida e seria adesso, tanto che Giles si preoccupò ma non fece
in tempo a dire niente perché Buffy parlò di nuovo.
-Sto
per avere un infarto.-disse e si accasciò prontamente sostenuta da Jenny che la
adagiò al suolo.
I
giornalisti rimasero impietriti mentre Giles si chinava sulla sua protetta
chiamandola. Joyce che era rimasta un po’ indietro vide appieno la scena ed
urlò il nome di sua figlia correndo verso di lei. Scansò addetti, giornalisti,
atlete e chiunque avesse davanti finché non fu chinata sulla figlia.
-Chiamate
un’ambulanza!!-urlò Giles ma subito gli fu risposto che era già stato fatto.
Willow
disse ad un addetto di mandare a chiamare Ira Rosenberg, suo padre, perché
anche in mezzo a tutta quella confusione aveva capito cosa stava succedendo.
Xander e le cheerleaders erano immobili ad occhi spalancati per la paura.
Subito furono raggiunti da Faith e pure Carmen.
Angel
arrivò in quel preciso istante attirato dalla confusione e dalle urla e subito
vide il corpo della sua ragazza atterra attorniato da Joyce, Giles, Jenny e
giornalisti. Si slanciò per raggiungerla ma Willow lo fermò prontamente.
-Se
la raggiungi capiranno tutti.-disse prima che lui potesse parlare facendolo
rimanere fermo al suo posto.
Intanto
l’occhio di tutto il mondo era puntato su quella giovane ragazza che aveva
appena vinto la medaglia d’oro olimpica e che pochi minuti dopo si era
accasciata al suolo con quell’ultima frase…
…Sto
per avere un infarto…e così era stato, perché Buffy era sempre stata
consapevole che prima o poi il suo cuore avrebbe ceduto ed quel momento era
arrivato...
Parte
14 – Ore di angoscia
Il
cielo pieno di stelle di quella notte d’inverno fu turbato dai motori e delle
pale dell’elicottero in volo verso Tokyo. All’interno, i paramedici giapponesi
con l’aiuto di Ira Rosenberg tenevano Buffy Summers in vita in attesa di
arrivare all’ospedale di Tokyo dove una sala operatoria era già stata
attrezzata per eseguire l’operazione di trapianto del cuore appena arrivato.
Nagano
era un piccolo centro abitato e il suo ospedale non era adeguatamente
attrezzato per un intervento di trapianto cardiaco, così, non appena i
paramedici avevano ristabilito le funzioni vitali di Buffy un elicottero aveva
caricato lei, Ira, Joyce e Jenny e adesso le stava trasportando d’urgenza a
Tokyo.
Appena
atterrati sul tetto dell’ospedale dove già medici ed infermieri erano pronti a
riceverli, gli assistenti scesero la barella e corsero dentro l’ospedale.
Corsero per i corridoi urlando a tutti di spostarsi, e tutti si spostarono
capendo che era in corso una vera emergenza, una questione di vita o di morte.
Sull’elicottero
a Buffy erano stati tolti i pattini, ritenuti pesanti e anche pericolosi date
le lame e così la ragazza entrò in sala operatoria senza di essi. Joyce,
incurante della possibilità di tagliarsi, li stringeva forte a sé come se
fossero l’ultima cosa della figlia che aveva.
Appena
la barella varcò la soglia, un’infermiera bloccò le due donne dicendo loro un
mucchio di parole in giapponese che non capirono. Ma anche se avessero compreso
la lingua le due non avrebbero capito lo stesso data l’angoscia e la
preoccupazione.
-Lì
dentro c’è mia figlia.-obiettò Joyce nella sua lingua ma come lei, l’infermiera
non comprendeva l’inglese e disse altre parole nella sua lingua.
Dall’interno,
capendo la situazione, Ira uscì e ordinò all’infermiera in giapponese di
entrare dentro. Poi si rivolse alle due donne.
-Purtroppo
qui non potete entrare.-disse.
-Ira,
lì c’è mia figlia con infarto!-esclamò Joyce.
-Lo
so e faremo di tutto per salvarla. Il cuore è già arrivato, credo che questa
sia l’occasione giusta.-tentò di rincuorarla.-Faremo più del possibile,
promesso. Ora sedetevi in sala d’aspetto, vi faremo sapere.-e detto questo
rientrò.
-Vieni,
sediamoci lì come ha detto.-Jenny prese Joyce per le spalle e la scortò sul
divanetto a pochi metri di distanza, si vedeva benissimo la porta d’entrata
della sala operatoria quindi avrebbero subito visto quando i dottori o gli
infermieri sarebbero usciti.
-Devo
chiamare Hank, è giusto che lo sappia.-si diresse al telefono pubblico a pochi
metri di distanza e inserì delle monete che aveva in tasca, poi compose il
numero internazionale per l’America seguito dal prefisso e poi dal numero di
casa di Hank. Lui rispose dopo pochi squilli, aveva visto tutta la scena alla
televisione e aveva già preparato una borsa, avrebbe preso un biglietto
all’aeroporto.
Nel
frattempo, Angel volava letteralmente sull’autostrada. Dopo che l’elicottero
aveva caricato su Buffy e si era librato in volo lui si era messo nella
macchina a noleggio che disponeva insieme a Willow, Xander che si era messo
davanti con lui e Cordelia e si era diretto sull’autostrada verso Tokyo.
Le
cheerleaders erano rimaste in albergo e Giles era dovuto momentaneamente rimanere
per parlare con i commissari di gara e la commissione olimpica. Appena si
sarebbe liberato, Angel stesso gli avrebbe messo a disposizione una macchina
per raggiungerli a Tokyo.
Faceva
sorpassi da tutte le parti, pure sulla corsia d’emergenza, e suonava se
qualcuno gli stava davanti in modo da poter passare e procedere. Il suo viso
era una maschera di angoscia e preoccupazione, ed era impenetrabile. Nessuno
dei tre osava dirgli qualcosa, ma d’altronde anche loro erano preoccupati e
spaventati per la sorte della loro amica.
-Amico,
non è per fare il guastafeste ma da Buffy ci arriviamo anche se non vai ai
centotrenta chilometri orari.-azzardò Xander.
-Si,
l’ultima cosa che vogliamo è farci ricoverare nel letto accanto al suo dopo
aver avuto un incidente stradale!-rincarò Cordelia.
-Lo
so.-commentò con voce seria.-Ho partecipato a gare automobilistiche e so come
guidare una macchina senza andarmi a schiantare.-li informò.
-Ah….-fecero
i tre in coro.
-Chissà
come sta Buffy?-chiese Willow sospirando triste.-Spero che mio padre sia
riuscito ad agire in tempo.-
-Vedrai
che Buffster se la saprà cavare, ha la tempra forte.-cercò di rincuorarla
Xander.
Anche
Angel sperava che Buffy se la cavasse, perché senza di lei, lui non poteva
vivere. Ormai stava bene solo se sentiva la sua voce, ascoltava il suo riso,
vedeva i suoi grandi occhi verdi. Ormai non c’era più vita per lui all’infuori
di Buffy e sarebbe morto se le fosse successo qualcosa.
Per
tutto il resto del viaggio, i tre ragazzi non parlarono più anche se pure loro
come Angel condividevano la speranza e la preoccupazione.
Angel
quasi mancò l’uscita per Tokyo, ma per fortuna non fu così. Pagò il pedaggio
con ansia frenetica tamburellando le dita sul volante poi ripartì velocemente.
Seguì le indicazioni per l’ospedale, per fortuna era notte e non c’era molta
confusione in giro. Persino il parcheggio era semi deserto con non ebbe
problemi per parcheggiare.
Scesero
velocemente ed entrarono dirigendosi alla reception. Appena lì, Willow, Xander
e Cordelia si resero conto di non conoscere una sola parola di giapponese. Ma
erano ancora immersi in questa consapevolezza che Angel aveva già chiesto
indicazioni all’infermiera e li stava esortando a seguirli. Quando capirono
qualcosa stavano in ascensore.
-Angel
tu parli il giapponese?-si stupì Willow.
-Qualche
parola, uno dei miei collaboratori è di Tokyo.-rispose.
I
tre pensarono che quell’uomo non avrebbe mai smesso di tirare fuori sorprese e
stupirli.
Quando
le porte dell’ascensore si aprirono schizzarono fuori per trovare Joyce e Jenny
seduti su uno dei divanetti della sala d’aspetto chiuse in un silenzio
angoscioso. Si avvicinarono e chiesero notizie di Buffy.
-La
stanno già operando.-rispose Jenny.
-Sedetevi,
queste sono cose che vanno per le lunghe.-consigliò loro Joyce.
Aveva
un’espressione spenta e rassegnata, di una persona abituata ad attendere seduta
in una sala d’aspetto con l’amara sensazione di sconfitta e la voglia di fare
qualcosa senza poter fare niente. Si era già trovata in quella posizione altre
volte e tutte le volte l’unica cosa che poteva fare era sperare in un miracolo
e che la sua bambina vivesse.
I
quattro si sparsero per i divanetti e le poltrone sedendosi anche loro in una
muta rassegnazione, potevano solo attendere e sperare. Appeso sul muro, un
orologio segnò dodici rintocchi. Era appena mezzanotte e la notte si
prospettava lunga.
Poco
dopo, Xander e Cordelia si offrirono per andare a prendere il caffè per tutti.
Accettò solo Willow. A Jenny nauseava il caffè per via della gravidanza quindi
optò per un te ed Angel e Joyce erano troppo nervosi per bere caffeina o
qualsiasi altra bevanda, così i due si diressero solitari verso il bar
dell’ospedale sperando che il barista notturno spiccicasse giusto un paio di
parole d’inglese.
Tornarono
dopo circa mezzora scusandosi per il tempo impiegato. Come previsto,
l’inserviente al bar del turno di notte non parlava una parola d’inglese
neanche per sbaglio e fargli capire che volevano tre caffè ed un te era stata
un’impresa ardua.
Il
tempo passava inesorabilmente lento e silenzioso, nell’ospedale non si muoveva
un’anima a parte qualche inserviente o qualche infermiera del turno di notte
che controllava che i pazienti dormissero. Tutti potevano percepire ogni
singolo respiro che qualcuno faceva, ogni movimento del corpo, ogni cigolio
della finta pelle del divanetto. L’orologio appeso sul muro batté l’una.
Poco
dopo, Willow crollò addormentata su un divanetto con la testa sulle gambe di
una Jenny stanca ma per niente sonnolenta e pure Cordelia si addormentò su un
altro divanetto sulle gambe di uno Xander la cui testa ciondolava da tutte le
parti per il sonno ma che cercava in ogni modo di restare sveglio. Poco dopo
dormiva anche lui.
Angel
passeggiava su e giù per la sala d’attesta, era rimasto a lungo seduto e dopo
un po’ sentiva il bisogno di sgranchirsi le gambe. Sentì i suoi passi
rimbombare sul pavimento lucido della sala, l’attesa lo stava logorando
lentamente.
Ogni
fibra del suo essere gli urlava di precipitarsi dentro e urlare di dirgli
qualcosa ma non poteva perché avrebbe mandato a monte tutto e in quel preciso
istante importava solo la salute di Buffy e che lei ricevesse il suo tanto
agognato cuore nuovo.
Facendo
l’ennesimo sospiro si voltò e vide Joyce seduta immobile sul divanetto. Pareva
nella stessa identica posizione di quando era arrivato e forse era davvero
così. Il suo viso era una maschera di dolore, preoccupazione e speranza. In
quel momento, Angel si accorse che teneva tra le mani un rosario e che le sue
labbra si muovevano lentamente e silenziosamente, capì subito che stava
recitandolo. Nonostante tutto le sedette accanto.
-La
disturbo nelle sue preghiere?-le chiese timidamente facendo attenzione a non
alzare troppo la voce nel silenzio innaturale. Ma persino un sussurro pareva un
urlo.
-No,
non preoccuparti.-si interruppe voltandosi e facendogli un pallido sorriso.
-È
proprio sicura di non volere niente? È seduta qui da ore e non ha neanche preso
un bicchiere d’acqua. Se vuole vado a prenderle qualcosa.-si offì.
-No,
grazie Angel. In questo momento non riuscirei ad ingollare nemmeno
l’aria.-sospirò.
-Non
vedo l’ora che ci facciano sapere qualcosa.-si sfregò le mani per l’imbarazzo.
-Mi
dico sempre che dovrei esserci abituata. Che sono consapevole del fatto che
Buffy è malata e che il suo cuore è capriccioso ma non mi ci abituo mai. Ogni
volta è sempre la stessa storia ed io non posso fare altro che rimanere qui,
con le mani in mano, a pregare il Signore di non prendersi la mia bambina ma di
riportarla a me.-parlò piano, senza segno di lacrime, ma pareva troppo stanca
persino per piangere.
-Vedrà
che stavolta è quella buona e dopo questa operazione Buffy non avrà più bisogno
di pillole, ospedale ed interventi.-tentò di rassicurarla.
-La
ami, vero?-gli chiese spontaneamente e a bruciapelo.
In
principio la domanda spiazzò Angel, tanto che si chiese se l’avesse sentita
davvero o fosse solo frutto della sua fantasia, quella donna non poteva avergli
chiesto come se niente fosse se amava la figlia di soli diciassette anni che al
momento stava subendo un intervento chirurgico.
Ma
d’altronde sapeva che lei aveva indovinato, amava sua figlia con tutto il cuore
e l’anima. L’aveva amata fin dal primo momento che l’aveva vista pattinare, era
stato il suo primo uomo in una fredda e piovosa notte di gennaio, il suo solo
sorriso lo rendeva l’essere più felice sulla faccia della terra…ma queste cose
non poteva confessarle a Joyce perché era la madre di Buffy e Buffy era
minorenne mentre lui a breve avrebbe compiuto ventotto anni.
-Le
sono molto affezionato, abbiamo vissuto vicino per cinque mesi.-così optò per
una risposta diplomatica che tranquillizzava Joyce e non scopriva lui. Ma Angel
capì che la donna che le sedeva accanto era molto intelligente ed intuitiva,
Buffy aveva preso da lei.
-Ho
visto come la guardi, il tuo non è lo sguardo di un amico.-fece una piccola
pausa.-Ami mia figlia?-tornò a chiedergli.
Angel
aspettò a rispondere soppesando di nuovo le opzioni di scelta tra le tante
risposte che poteva dare. Poteva continuare a negare per tranquillizzare la
donna e coprire Buffy o poteva ammettere i suoi sentimenti sperando che Joyce
fosse davvero intelligente come pensava e che avesse capito ciò che provava e
la felicità che Buffy aveva portato nella sua vita.
-Si.-gettò
come un sospiro.-Mi sono innamorato di lei la prima volta che l’ho vista, a
Sunnydale. Pattinava e ci metteva una tale passione che mi ha trafitto il
cuore.-rivelò.
-Lei
è così piccola.-mormorò.
-Ed
io ho quasi undici anni più di lei, lo so. Sappia solo che non farei mai del
male a Buffy neanche volendo, l’ultima cosa che voglio è la sua
sofferenza.-sospirò.-Vado a prendermi un caffè, magari incrocio un’infermiera.
È sicura di non volere niente?-si premurò.
-Mi
porteresti dell’acqua?-acconsentì.
-Volentieri.-sorrise
e si alzò per andare al bar. Xander e Cordelia gli avevano detto che il barista
notturno non parlava inglese. Menomale che lui conosceva qualche parola di
giapponese allora.
Prima
di inoltrarsi del corridoio gettò un’occhiata all’orologio che paziente
scandiva i secondi. Batté in quel momento le due di una notte ancora molto
lunga per tutti loro e per la sua piccola Buffy in bilico tra la vita e la
morte.
Quando
tornò, venti minuti dopo perché si era perso nel cercare il bar, Joyce aveva
ripreso le sue preghiere e lui non la disturbò porgendole solo l’acqua e
andando poi a sedersi su una poltrona. Afferrò le tre riviste che giacevano sul
tavolino accanto e cominciò a sfogliarle senza leggerle. Nessun articolo
riusciva a catturare la sua attenzione e ogni due secondi lanciava occhiate
alle porte della sala operatoria sperando di veder uscire almeno un’infermiera
ma quella porta rimaneva immobile.
Non
poteva sapere che in quel momento in sala operatoria si stava consumando la
frenesia allo stato puro. I monitor emettevano bip insistenti e acuti, le
infermiere correvano a destra e sinistra mentre Ira e il chirurgo che gli
faceva da assistente urlavano ordini a destra e sinistra cercando di mantenere
la calma mentre i loro cuori battevano all’impazzata e le loro mani lavoravano
come matte sul torace ancora un po’ acerbo della ragazzina che giaceva sotto di
loro.
-Presto!
La stiamo perdendo! La stiamo perdendo!-urlò Ira.
-Ossigeno
ed un’altra trasfusione, in fretta!-urlò il medico giapponese.
-Coraggio,
Buffy non mollare adesso.-la incitò Ira.-Pinze!-urlò e prontamente
un’infermiera gliele passò.
Tutti
incitavano quella giovane atleta mentre cercavano di strapparla alla morte
lottando furiosamente come lottatori nella gabbia dei leoni.
Verso
le tre sentirono dei passi e gli unici due svegli, Joyce ed Angel, si voltarono
in quella direzione sperando di riuscire finalmente ad avere notizie. Con loro
sommo dispiacere ma anche piacere da parte di Joyce era Hank. Trafelato, stanco
e angosciato si guardò in giro come se in principio non vedesse nessuno, poi
scorse Joyce e le altre persone che dormivano.
Subito
la donna si alzò e corse ad abbracciarlo sciogliendosi in lacrime tra le
braccia del suo ex marito che cercò le parole per consolarla. Parole che
sperava facessero forza anche a lui, anche se in quel momento ne aveva
veramente poca.
Dopo
il saluto Joyce gli disse le poche notizie che avevano e che Buffy era in sala
operatoria dalle undici e mezza circa, non lo ricordava nemmeno. La donna gli
presentò Angel anche se già i due si erano visti in occasione di Natale dove
Hank e la sua nuova compagna erano venuti insieme a Joyce a New York per
trovare Buffy.
L’uomo
non poté fare altro che sedersi ed aspettare anche lui un segno dalla sala
operatoria che pareva non arrivare mai. Quella notte stava diventando davvero
infinita.
Poco
dopo, Jenny si svegliò. Si sentiva le ossa a pezzi per aver dormito seduta e
sperava che non gli facesse male al bambino. Lasciò delicatamente Willow stando
attenta a non svegliarla e mettendole il giaccone arrotolato sotto la testa
come un cuscino poi si alzò per sgranchirsi le gambe. Salutò Hank e chiese se
c’erano novità, quando le risposero che non avevano avuto notizie per tutta la
notte sentì l’angoscia montarle addosso. Andò al bagno anche per rinfrescarsi
ed Angel la accompagnò al bar per prendere qualcosa dato che era l’unico che
spiccicasse il giapponese. Quando tornarono erano ancora sulla calma piatta,
nessuna notizia.
Angel
lanciò l’ennesima occhiata all’orologio e vide che erano le quattro meno dieci,
non che lui avesse sonno. Sospirò ancora e si sgranchì i muscoli del collo
terribilmente contratti, poi alzò la testa verso le porte della sala operatoria
e all’inizio si disse che si sbagliava, che non poteva aver visto dei movimenti
ma poi vide delle sagome e quelle sagome indossavano camici verdi ed erano i
dottori.
Si
alzò e incuriositi dal suo atteggiamento gli altri guardarono nella sua direzione
vedendo uscire Ira e il medico che l’aveva assistito. Joyce ed Hank scattarono
dalla loro postazioni precipitandosi quasi verso il medico. Jenny rimase con
Angel che scosse Xander che si svegliò di soprassalto.
Appena
il ragazzo vide il medico scosse Cordelia che si svegliò in due secondi anche
se non capiva cosa succedeva. Non appena vide il medico iniziò a scuotere
Willow sul divanetto accanto che ci mise meno di lei a svegliarsi e capire che
succedeva. I tre si alzarono rimanendo vicino ad Angel, non potevano sentire
cosa si dicevano ma speravano che non fosse successo niente alla loro amica.
-Ira
com’è andata?-esordì Joyce.
-Si
riprenderà.-rispose il medico facendo tirare un sospiro di sollievo ai due.
-Questo
vuol dire che il trapianto è andato bene, che finalmente quest’incubo è
finito!-ipotizzò Hank.
-Non
esattamente.-solo in quel momento i due si accorsero che Ira non era
esattamente tranquillo, bensì il suo volto era serio e anche angosciato.
-La
mia bambina sta bene, vero?-chiese Joyce.
-Si,
starà bene.-assentì.
-Allora
che vuol dire non esattamente?-si preoccupò.-Hai appena detto che starà bene,
che si riprenderà.-
-Joyce,
abbiamo avuto un problema in sala operatoria.-li informò.
-Che
tipo di problema?-strillò quasi Hank mentre Joyce resisteva alla tentazione di
svenire per la preoccupazione aggrappandosi saldamente alle braccia del marito.
Non
poteva essere che ci fossero stati problemi, quella era l’operazione che doveva
salvare la vita alla figlia e quindi qualcosa semplicemente non poteva essere
andato storto, lei si rifiutava categoricamente di pensare una cosa simile.
Voleva solo che la sua piccola stesse bene.
-Si
tratta del cuore nuovo.-precisò Ira.
E
in quel momento i due genitori si chiesero se fosse mai finito quell’incubo per
la loro piccolina.
Parte
15 – Post Operazione
-Che
vuol dire il cuore nuovo?-chiese Kank Summers stupito al medico, e anche amico,
che aveva appena finito di operare sua figlia.
-Sediamoci
e vi spiegherò tutto nei dettagli.-indicò un divanetto dove i tre si accomodarono.
Nonostante
la preoccupazione, Hank e Joyce videro che Ira era sfinito, l’operazione doveva
essere stata più complessa del previsto.
-Prima
di cominciare l’operazione sono stati fatti tutti i dovuti controlli di routine
e le analisi, il cuore è risultato compatibile e abbiamo proceduto con il
trapianto che comunque è andato bene e senza intoppi.-spiegò.
-E
allora dove sta il problema?-si stupì Joyce.
-Il
problema è sorto dopo che abbiamo richiuso, praticamente l’operazione era
finita. I valori di Buffy hanno cominciato ad alterarsi, non arrivava più
ossigeno al cervello e il cuore non pompava bene il sangue. In pratica il corpo
di Buffy ha avuto un rigetto, in parole povere non ha accettato il nuovo
organo.-concluse.
-Ma
avevi detto che era compatibile.-rifletté la donna.
-Lo
era ma sapete anche che dopo un trapianto bisogna tenere il paziente in
osservazione per le prime ore per intervenire in caso che il corpo non accetti
i nuovo organo, insomma che non abbia un rigetto dell’organo. È raro che avvenga
così in fretta ma è successo, il corpo di Buffy ha rigettato il cuore nuovo.-si
asciugò il sudore dalla fronte con un fazzoletto, era sfinito.
-E
cos’avete fatto?-chiese Hank.
-Per
fortuna il cuore vecchio di Buffy era ancora funzionante così abbiamo fatto il
processo inverso trapiantando quello.-rispose.
-Ma
il cuore di Buffy è malato!-esclamò esterrefatto.
-Si
ma al momento è l’unico che il corpo accetta. Purtroppo però il cuore di Buffy
aveva una valvola che non andava più bene e abbiamo dovuto intervenire con una
toracotomia stavolta, in parole povere abbiamo messo un pacemaker.-
-Cos’è?-si
stupì Joyce.
-È
un generatore elettronico di onde elettromagnetiche ad alta frequenza che, ad
intervalli regolari o quando il ritmo ventricolare scende al di sotto di un
certo limite, vengono trasmesse ad una bobina applicata sulla parete esterna
del cuore mediante, appunto, un intervento di toracotomia(lo ammetto ho copiato
dal dizionario!!).-sperò di essere stato comprensibile anche se aveva cercato
di essere il più chiaro possibile.
-Quindi
è un’altra valvola?-ipotizzò.
-No,
è molto più sofisticato. Buffy è di nuovo al primo posto in lista per il
trapianto ma grazie al pacemaker dovrebbe avere meno problemi e più possibilità
di arrivare alla nuova operazione senza un attacco di cuore.-sospirò.-Adesso è
già in camera che riposa, è piena di sedativi quindi potrebbe dormire anche per
ventiquattro ore, non preoccupatevi. Io vado a riposare qualche ora e poi
passerò a controllarla, non mi muoverò dall’ospedale, mi hanno sistemato una
camera.-e detto questo li lasciò soli.
Fu
a quel punto che gli altri si avvicinarono. Joyce ed Hank spiegarono loro
quello che era successo durante l’operazione e del pacemaker. Inutile dire che
rimasero tutti profondamente delusi dell’esito, avevano sperato nella fine di
quel tormento per la loro amica e invece si tornava punto e a capo. Adesso
Buffy doveva di nuovo attendere la disponibilità di un nuovo cuore.
Un’infermiera
li scortò nella camera dove Buffy dormiva imbottita di sedativi ed attaccata a
flebo, respiratori ed altre macchine. Rimasero tutti al suo capezzale a
guardarla dormire tanto ormai nessuno aveva sonno e tutti volevano essere
presenti quando lei avesse riaperto gli occhi.
Da
un telefono pubblico, Angel chiamò Giles per dirgli l’esito dell’operazione e
comunicargli che lo attendeva una macchina a noleggio per qualsiasi momento
avesse voluto venire a Tokyo. Poi chiamò il suo pilota privato dandogli
disposizione di riportare il gruppo di cheerleaders a Sunnydale quando avessero
voluto, sapeva che sarebbe stato molto presto. Per ultimo chiamò il più vicino
hotel che non fosse una bettola e prenotò le camere per tutti. Giles e Jenny
avrebbero occupato una matrimoniale, Joyce ed Hank due comunicanti, i ragazzi
una tripla e lui un’altra matrimoniale. Evitò di prenotare per Buffy perché
sapeva che appena uscita sarebbe subito tornata a casa.
Tornato
dagli altri con l’aiuto di Joyce riuscì a convincere i ragazzi e Jenny ad
andare a riposare, anche se i tre ragazzi protestarono con veemenza. Hank
riuscì a convincere pure Joyce ad andare a riposare un po’ dato che era stata
sveglia tutta la notte ma Angel aveva a disposizione una sola macchina così
portò in hotel prima i ragazzi e poi le due donne. In ospedale rimase solo Hank
perché Joyce fece promettere ad Angel che pure lui doveva riposare, ma tanto
Buffy ne avrebbe avuto per un bel po’ e poi Ira era rimasto lì e sarebbe
passato presto a visitarla.
La
prima a tornare in ospedale ovviamente fu Joyce. La donna riuscì a riposare
giusto qualche ora, dopo pranzo era di nuovo al capezzale della figlia che non
si era ancora svegliata. Notò che un’infermiera aveva riportato i pochi effetti
personali di Buffy.
Il
vestito realizzato da Cathy giaceva alla rinfusa su una sedia impietosamente tagliato
dal collo in giù per tutta la lunghezza mentre i pattini erano al di sotto
abbandonati uno sull’altro come se non venissero indossati da tempo. Hank le
disse che era venuto Giles poco prima che aveva portato tutti i bagagli di
Buffy, poi era andato da Jenny e dagli altri per portare tutti i loro effetti,
Angel si sarebbe premurato di pagare i conti all’albergo di Nagano.
Buffy
dormì altre quattro ore prima di riprendere coscienza sul mondo. Esalò un
sospiro mentre lentamente e con dolore apriva piano le palpebre. Fu investita
da un’accecante luce bianca che le ferì gli occhi come se schegge glieli
avessero trafitti quindi li richiuse velocemente per poi riprovarci lentamente.
-Mamma….-mormorò
sentendo che tutto il corpo era un groviglio di dolori.
Perché
faceva così male muoversi, respirare, aprire solo gli occhi o anche soltanto
pensare? Non sentiva il suo stesso corpo, forse quest’ultimo attacco era stato
quello fatale e adesso si trovava in attesa di andare in paradiso, o
all’inferno. Perché quei dolori e la vita con quel cuore instabile erano
davvero un inferno.
-Buffy!-esclamò
Joyce subito accanto a lei tenendo la mano.
-Tesoro,
siamo qui.-anche Hank si precipitò accanto a lei accarezzandole piano i
capelli.
-Dove…sono?-sussurrò
con voce flebile cominciando a riacquistare lucidità e capendo che il dolore
del suo stesso corpo significavano che era viva.
-Sei
a Tokyo, all’ospedale.-rispose Joyce.-Ti ricordi qualcosa di quello che è
successo?-
-Ricordo…la
premiazione…la breve intervista…un dolore….lancinante al…al petto…e di aver
detto…a Giles che…stavo per sentirmi male.-disse piano.
-Hai
avuto un attacco di cuore, con l’elicottero ti hanno trasportato a Tokyo. Ti
hanno fatto un trapianto di cuore.-e a quel punto Joyce deglutì perché adesso
arrivava la parte più difficile da spiegarle.
-Finalmente…ce
l’abbiamo fatta…allora?-abbozzò un lieve sorriso.
-Amore
c’è stata….una complicazione durante l’intervento.-fece seria.
-Che
complicazione?-si voltò verso di lei con gli occhi bene aperti anche se ancora
la luce le faceva malissimo agli occhi.
-Il
trapianto è riuscito bene ma poco dopo hai avuto un rigetto, il tuo corpo non
ha accettato il cuore nuovo così hanno dovuto intervenire d’urgenza
sostituendolo con il tuo cuore. Ma quello è un po’ malmesso e quindi hanno
dovuto metterti un pacemaker.-le spiegò.
-Un’altra
valvola?-inghiottì le lacrime salate.-Mamma, un’altra valvola?-alzò un po’ la
voce.
-Tesoro,
non agitarti.-intervenì Hank.-Non è un’altra valvola, è più sofisticato. Anzi
adesso vado proprio a chiamare Ira così te lo spiega lui cos’è, va bene?-e lei
annuì, era riuscito a calmarla.
Si
allontanò lasciandole sole e Joyce le disse che adesso Ira le avrebbe spiegato
tutto e che sarebbe andato bene, prima o poi avrebbero risolto la situazione.
Hank
tornò dopo circa dieci minuti seguito a ruota da Ira. Joyce stava tergendo le
labbra di Buffy con un fazzoletto imbevuto d’acqua dato che la ragazza aveva
sete e la gola secca. Ira si accomodò accanto a Buffy e le spiegò per filo e
per segno le complicazioni dell’intervento e anche il dispositivo che le
avevano dovuto mettere per permetterle di sopravvivere.
-Il
pacemaker è più sofisticato delle valvole che hai avuto finora e ti permetterà
meno attacchi. Sei ancora in lista per il trapianto e appena ce ne sarà uno
disponibile sarà di sicuro tuo. Adesso devi solo pensare a riprenderti, appena
starai meglio darò l’autorizzazione alla partenza per Sunnydale.-concluse.
-Potrò
tornare a pattinare?-gli chiese perché quella era una delle cose che più le
interessavano.
-Certo.
Non subito, dovrai lasciar passare un po’ di tempo, ma tornerai in pista.
Questo vuol dire che per un po’ non potrai gareggiare e dovrai diminuire le ore
di allenamento, all’inizio in modo drastico poi poco alla volta potrai
aumentarle ma senza strafare.-sorrise.
-Bene.-sospirò
contenta.
-Vedrai
che prima o poi starai bene.-la rassicurò e scusandosi con Joyce ed Hank uscì
dalla camera.
Rincuorata,
Buffy tornò a riposare. Poco dopo dormiva ancora e continuò per tutta la notte,
i suoi genitori non si mossero dal suo capezzale per tutto il tempo.
La
mattina dopo, Willow, Xander e Cordelia la trovarono sveglia e allegri e felici
le saltarono al collo riempiendola d’affetto e domande su come si sentisse.
Buffy riuscì a calmarli a stento anche se Willow le si coricò accanto, Cordelia
si sedette ai piedi e Xander su una sedia accanto a lei e non la mollarono più
tutto il giorno, neanche quando Joyce ed Hank andarono a riposare dopo pranzo.
-Tua
madre è rimasta sveglia tutta la notte.-le disse Willow mentre parlavano della
notte della sua operazione.
-Anch’io
se è per questo, mentre voi due dormivate!-esclamò Xander ricevendo occhiate
scettiche.
-Jenny
ce l’ha detto che sei crollato come un sacco di patate poco dopo l’una.-lo
rimbeccò Cordelia.
-Però
sono rimasto sveglio con il pensiero.-cercò di giustificarsi.
-Grazie
comunque, Xand.-gli sorrise Buffy felice di poter stare con i suoi amici.-Ed
Angel?-chiese quasi timidamente.
-Anche
lui è rimasto sveglio tutto la notte, in autostrada ha guidato come un folle
per raggiungerti.-le rispose Cordelia.
-Si,
temevamo ci ricoverassero accanto a te.-rincarò Xander.
-Angel
è un esperto guidatore, ha fatto delle gare.-li informò.
-Si,
poi ce l’ha detto.-annuì Willow.
-Non
vedo l’ora di alzarmi e tornare a casa, odio gli ospedali.-sospirò.-Così potrò
appendere al muro la mia bella medaglia d’oro.-poi si fece seria.-Sono ancora
medaglia d’oro, giusto?!-si preoccupò.
-Si,
non preoccuparti.-la tranquillizzò Willow.-Non ti hanno squalificato, anche
perché non ne avrebbero motivo.-
-Menomale,
stavo già per dare sfogo alla delusione.-sospirò di sollievo.-Non vedo l’ora di
tornare a Sunnydale, per un po’ non potrò pattinare ma vorrei riposarmi un po’
nel mio letto.-
-Cosa
farete tu ed Angel una volta che tu tornerai in California?-chiese la sua
amica.
-Scusa,
Will, cosa devono fare lei ed Angel?-si stupì Xander che non sapeva
niente.-Hanno un rapporto d’affari e vivono in due parti opposte
dell’America.-precisò.
-Xander,
forse è ora che anche tu conosca la verità.-iniziò Buffy seria.
-Che
verità?-si stupì.-C’è qualcosa che non so?-guardò Willow e Cordelia che
assunsero un’aria colpevole e contrita.
-Ci
dispiace per non avertelo detto ma sapevamo che non la prendessi bene.-si
giustificò Willow.
-Si,
ed io non volevo sentirti lamentare per settimane quindi ho preferito
tacere.-concordò Cordelia.
-Scusate
ma io ancora non so di che parlate e già voi due vi giustificate?-si irritò.
-Xander.-riprese
Buffy.-Ciò che voglio dirti riguarda me ed Angel. Io e lui stiamo insieme da
qualche tempo, esattamente dal mio compleanno.-gli rivelò.
-Cosa?-rimase
scioccato.-Ma Buffy lui è più grande di te e tu sei minorenne e poi perché io
devo sempre essere l’ultimo a sapere le cose?-alzò un po’ la voce ma poi si
calmò.
-Ad
essere sinceri è per questa tua reazione che ho chiesto a Will e Cordy di non
dirti niente.-le giustificò l’amica.-Io lo amo tanto e lui ama me, solo ti
chiedo di rifletterci e di non dire niente a mia madre, so che la prenderebbe
peggio di te.-
-Come
vuoi, forse è solo lo stupore.-alzò le spalle.-Ma stai attenta.-la ammonì
facendola ridere.
-Lo
farò.-promise.-Comunque, Willow, non so cosa faremo io ed Angel quando tornerò
a Sunnydale, non ne abbiamo ancora parlato.-rispose alla sua amica.
-Vedrai
che andrà tutto bene.-sorrise la giovane rossa.
-Si,
si risolverà tutto.-concordò Cordelia ma Buffy non si sentiva dello stesso
parere.
Angel
dormì parecchie ore per recuperare il sonno perduto e decise di non andare
subito a trovare Buffy perché sapeva che sarebbe stata circondata dai suoi
amici e dai genitori, tutti in ansia per lei e felici di vederle riaprire gli
occhi.
Approfittò
del tempo per dormire e appena sveglio, la mattina dopo, fece una lunga doccia
calda e mangiò qualcosa nella sala colazione dove incontrò Willow che lo
informò che stavano andando a trovare Buffy. Decise di non andarla ancora a
trovare, magari ci sarebbe andato il giorno dopo.
Ammazzò
il tempo sbrigando del lavoro e chiamando New York per sapere come procedeva in
ufficio e in azienda ma Cathy gli rispose che tutto filava liscio, che in
famiglia stavano tutti bene e che non vedeva l’ora che tornasse. Poi mandò i
suoi auguri a Buffy, dato che aveva saputo dell’attacco, e lo salutò.
A
quel punto, Angel chiamò Spike. Il suo amico era in casa quella mattina, stava
sbrigando alcune pratiche per conto suo.
-Ehi,
amico bello! Ti diverti a Nagano?-lo accolse allegramente il biondo avvocato al
telefono.
-Sono
a Tokyo.-lo informò con un sospiro.
-Ma
le olimpiadi non si svolgevano a Nagano?-chiese stupito.
-Non
hai saputo niente?-aggrottò la fronte stupito che il suo amico non avesse
saputo le ultime novità.
-Ad
essere sincero no. Sono stato a farmi una vacanza alle Hawaii pensando a te che
stavi in montagna al freddo mentre io mi godevo il mare.-sghignazzò.
-Complimenti!-lo
riprese ironico.
-Grazie!-ricambiò.-Com’è
andata a Buffy? Se non è arrivata almeno seconda se la vedrà con me!-la
minacciò allegramente, a lui piaceva tantissimo quella giovane atleta.
-Buffy
ha vinto la medaglia d’oro.-lo informò tetro.
-E
lo dici con quel tono? Sembra che sia arrivata ultima!-lo riprese.
-Dopo
la premiazione ha avuto un attacco di cuore. L’hanno trasportata d’urgenza a
Tokyo dove ha subito un trapianto cardiaco, ma subito ha avuto un rigetto e le
hanno dovuto rimettere il suo cuore insieme con un pacemaker.-gli spiegò.
-Oh
cielo! E come sta adesso?-si preoccupò.
-Il
medico ha detto che si riprenderà, ma io non sono ancora andato a trovarla.-sospirò.-Cielo
se non fosse sopravvissuta non so cosa avrei fatto.-
-Non
devi dire questo. Lei è viva e anche se questo trapianto è andato male ne avrà
un altro che andrà bene e non avrà più problemi.-lo rassicurò.
-Lo
spero tanto.-sospirò ancora.-Adesso ti lascio, aspetto dei fax dall’ufficio. Ne
approfitto per sbrigare del lavoro.-
-Non
me ne parlare, ho trovato la scrivania piena al mio rientro!-sbuffò.
-Così
impari ad andare alle Hawaii alla faccia del capo la prossima volta.-rise e
chiusero.
Angel
tornò al suo lavoro, poco dopo gli arrivano i fax che aspettava. E non andò a
trovare Buffy fino al pomeriggio successivo quando entrò nella sua camera
trovandola addormentata e stranamente da sola.
Per
non disturbarla prese una sedia e si accomodò a fianco del letto e la osservò
dormire. Buffy aveva la testa leggermente voltata di lato e un braccio piegato
sullo stomaco, mentre l’altro giaceva sotto le coperte.
Notò
che il suo viso sembrava porcellana tanto era bello e fine con le lunghe ciglia
che ombreggiavano leggermente le guance rosee come pesche mature al sole. Le
labbra erano piene e rosa come un bocciolo di rosa mentre i capelli che adesso
superavano di poco le spalle erano sparsi sul cuscino e sulle sue spalle come
fili d’oro. Lui non aveva mai visto niente di più bello in vita sua.
Lentamente
le scostò una ciocca di capelli dal viso accarezzandolo dolcemente. Sorrise a
sé stesso perché si riteneva fortunato ad essere amato da una tale creatura
bella fuori quanto splendida dentro, solare e passionale.
Le
prese la mano che giaceva sul suo ventre e la portò piano alle labbra posandole
un lieve bacio. L’avrebbe amata per sempre, nessuna mai ai suoi occhi avrebbe
potuto offuscare lei e la sua magnificenza.
Piano,
Buffy sospirò e si mosse per svegliarsi. Aprì piano le palpebre per mettere a
fuoco la camera, poi voltò la testa ed incontrò i suoi occhi color cioccolata
screziati di dorato che la guardavano con un sorriso innamorato. Fu consapevole
in quel momento che se lo amava davvero era giusto che facesse una cosa.
-Ben
svegliata.-la accolse lui calorosamente.
-Ciao.-mormorò
ricambiando il sorriso.
-Come
ti senti?-le chiese.
-Viva,
ma come una che è stata messa sotto da un tir.-proclamò facendolo ridere.
-L’importante
è che tu ti riprenda, il resto è solo superfluo.-fece una pausa.-Ti hanno detto
dell’operazione?-si preoccupò
-Si,
speravo davvero che questa fosse la volta buona.-si rabbuiò.
-Lo
speravamo tutti, ma vedrai che ci sarà un’altra occasione, niente è perduto.-la
consolò.
-Il
dottor Rosenberg ha detto che potrò tornare a pattinare, ma per molto tempo
dovrò evitare le gare, i programmi e parecchie altre manifestazioni.-sospirò.
-Ti
ridurrò gli impegni senza che tu debba sborsare un centesimo, non
preoccuparti.-le accarezzò la mano che ancora teneva stretta tra le sue.
-Grazie.-sorrise
e si tirò un po’ a sedere, detestava rimanere sdraiata.-So che sei rimasto
sveglio per tutto il tempo dell’intervento.-
-Non
sarei riuscito ad addormentarmi neanche se mi avessero dato una botta in testa
o mi avessero fatto più anestesia di quanta ne hanno fatto a te.-confermò.
-Beh
sull’anestesia non ci metterei la mano suo fuoco.-rise.
-Forse
nemmeno io.-ricambiò.-Dio, non so cosa avrei fatto se tu non fossi…-non riuscì
neanche a finire la frase lasciandola in sospeso.
-Angel?-lo
chiamò lei adesso seria.
Per
tutta risposta, lui la baciò. La baciò in modo famelico come se fosse l’ultima
occasione che aveva per baciarla, ma quel bacio sapeva più di disperazione. Lui
non l’aveva dato a vedere ma era stato davvero disperato quando l’aveva vista
accasciata sul pavimento del palasport di Nagano.
E
la disperazione non l’aveva lasciato tutto il tempo dell’intervento, in ogni
istante aveva solo pregato affinché nessuno gli portasse via quel dono
prezioso, che lei potesse sopravvivere e sorridergli ancora una volta sola.
Quando la lasciò si accorse che lei piangeva.
-Ti
ho fatto male?-si preoccupò.
-No.-scosse
la testa.
-E
allora perché stai piangendo?-si stupì asciugandole una lacrima con il pollice.
-Non
posso sopportare che tu possa stare male a causa mia.-tirò su con il naso.
-Non
dire così, per fortuna non è successo niente di irreparabile e tu starai bene
in breve tempo. Questo trapianto non è andato a buon fine ma ci sarà un’altra
occasione e questo incubo sarà finito per sempre.-tentò di consolarla.
-E
se invece non sarà così? Se il prossimo attacco sarà fatale? Io non posso
accettare che tu soffra per me.-ribatté.
-Buffy
è normale che io soffra per te se stai male, io ti amo!-le ricordò.
-Anch’io
ti amo ma è proprio perché ti amo che non posso pensare al fatto che se dovesse
succedermi di nuovo qualcosa tu possa star male pensando a me.-
-Che
cosa stai cercando di dirmi?-si insospettì.
-Forse
è meglio…-si schiarì la voce, non poteva neanche pensare a ciò che stava per
dire.-Forse sarebbe il caso che ci lasciamo.-proclamò.
-Tu
stai delirando.-si alzò di scatto e andò alla finestra, non poteva aver sentito
quelle parole.
-Angel,
non è l’attacco di cuore che mi fa parlare così.-scostò le coperte e a fatica
si alzò reggendosi al sostegno della flebo, si gettò la vestaglia che giaceva
ai piedi del letto sulle spalle.
-A
me sembra l’esatto contrario.-disse duro non guardandola neanche.
-Siamo
entrambi giovani, io più di te ma con più possibilità di te di morire domani,
di conseguenza non posso accettare che tu mi pianga quando la fuori ci sono
miliardi di ragazze sane che potrebbero renderti felice al posto mio senza che
tu possa finire sui giornali per la vostra relazione.-cercò di spiegargli
raggiungendolo lentamente.
Lui
non osò ribattere perché per quanto quella situazione fosse assurda il suo
ragionamento filava in pieno in ogni sillaba. Si stupì ancora una volta di
quanto lei fosse più matura della sua età, la amava anche per questo.
-E
tu riesci a cancellare ciò che provi per me con un semplice colpo di spugna?-si
voltò a guardarla.
-No,
non ci riuscirò presto ma lo farò, dovrò farlo.-sospirò.-Angel di questo passo
io non potrò neanche avere figli, potrei morire io e il feto insieme a me. Non
la vuoi una famiglia?-
-Io
voglio solo te.-la prese per le spalle stando attento a non farle male,
sembrava così piccola e fragile tra le sue braccia quando invece era molto
forte.-E se non potrai avere figli li adotteremo.-
-Smettila!-esclamò
divincolandosi.-Non possiamo stare insieme, io sono minorenne!-gli ricordò.
-Siamo
arrivati a questo punto adesso?-ricambiò con lo stesso tono.-Prima la nostra
differenza d’età non era importante, adesso è diventata un problema!-
-Lo
è sempre stata un problema, io devo ancora diplomarmi e potrei non arrivare a
quel giorno.-
-Non
ci arriverai di sicuro se non ti calmi, hai appena subito un intervento al
cuore.-le ricordò.
-Mi
ami?-gli chiese piano.
-Più
della mia stessa vita, sei l’aria che respiro.-rispose.
-E
allora, se mi ami così tanto, devi lasciarmi.-mantenne un tono calmo ma le
tremavano le mani e gli occhi luccicavano di lacrime.
-Se
è questo che vuoi, va bene. I nostri contatti si limiteranno al lavoro, anzi
delegherò Spike al posto mio.-si allontanò verso la porta.
Voleva
andare via, gli mancava l’aria e si sentiva oppresso in quel camera come se i
muri gli si stessero stringendo addosso per schiacciarlo. Ma sulla porta si
fermò e si voltò l’ultima volta.
-E
tu? Tu mi ami?-le chiese e lei si voltò, stava per piangere.
-Se
io per te sono l’aria, tu per me sei il cuore sano di cui ho tanto bisogno.-una
lacrima solitaria le rigò la guancia rosea scivolando piano.
-E
ti accontenti di morire?-
-Io
mi sono rassegnata al mio destino tanto tempo fa.-concluse.
-Come
vuoi, anche se il destino ce lo possiamo modificare con le nostre
mani.-sospirò.-Torno a New York stasera stessa e lascerò a tua madre la
disponibilità del mio aereo privato per quando vorrete tornare in California.
Pagherò io i conti dell’hotel.-
Lei
annuì, a corto ormai di parole. Angel si perse nei due smeraldi che erano i
suoi occhi per un ultimo lunghissimo istante, per l’ultima volta. Poi, prima
che potesse scoppiare a piangere sentendosi un moccioso e non un uomo, andò via
lasciandola in piedi in mezzo alla stanza.
Non
appena la porta si fu richiusa, Buffy scoppiò in lacrime. Si trascinò fino al
letto dove si stese piangendo sul cuscino ogni singola lacrima di cui
disponeva, e anche quando rimase senza lacrime da piangere ne pianse ancora,
fino a svuotarsi e sfinirsi l’anima. Non avrebbe più amato così e non l’avrebbe
mai dimenticato, Angel pareva essersi marchiato a fuoco dentro di lei.
Dal
canto suo, Angel si trascinò in uno stato pietoso fino all’hotel dove preparò i
suoi bagagli. Partì due ore dopo, lasciandosi alle spalle il Giappone e la
ragazza che amava in una camera d’ospedale. Decise che non si sarebbe più
innamorato, l’amore faceva solo male.
Parte
16 – Ritorno a casa
La
settimana successiva, Ira diede il consenso al viaggio in aereo di Buffy fino a
Sunnydale. Buffy si stava riprendendo bene, aveva ripreso a camminare, mangiava
e si lavava da sola e le sue facoltà cognitive erano ottime. Il cuore non dava
problemi grazie al pacemaker, anche per questo motivo, Ira acconsentì affinché
tornasse a casa.
Rimasero
tutti dispiaciuti dell’improvvisa partenza di Angel che lui giustificò come un
problema famigliare. Comunque il suo aereo personale fu da subito a
disposizione loro per tornare in California quando volevano. Solo Willow e
Cordelia, seguite da Xander, notarono l’infelicità negli occhi di Buffy alla
notizia che Angel era partito, ma non poterono dire niente perché c’erano
sempre Joyce ed Hank.
Buffy
accolse con entusiasmo la notizia che poteva tornare finalmente a casa, erano
ben sei mesi che non rivedeva la sua città e adesso capiva che casa sua le era
mancata moltissimo. Ringraziò il medico felice e cominciò ad incitare Joyce a
fare le valigie.
Due
giorni dopo la novità, Buffy fu dimessa. Lei, Joyce ed Hank furono portati in
taxi all’aeroporto dove l’aereo di Angel li attendeva con già Willow, Xander e
Cordelia a bordo. Giles e Jenny erano rientrati qualche giorno prima perché
avevano da sbrigare alcune cose, le cheerleader addirittura erano tornate a
casa due giorni dopo la finale.
Durante
il viaggio, Joyce e Hank si misero in un angolo a parlare e bere qualcosa,
mentre i ragazzi stavano da tutt’altra parte e mangiucchiare e parlare per i
fatti loro. Oltretutto, Buffy doveva riposare, di conseguenza il suo sedile era
leggermente reclinato all’indietro e con il poggiapiedi alzato in modo che
potesse stare comoda.
Tutti
speravano che il viaggio non la debilitasse troppo, era ancora un po’ pallida e
debole. Ma a lei importava solo l’imminente ritorno a casa e la ripresa della
sua routine quotidiana, erano stati mesi lunghi e fitti di impegni. Ed
emozioni.
Per
tutto il viaggio si dimostrò serena e sorridente, ma dentro il suo cuore urlava
per la disperazione della sua rottura con Angel. Non poteva concepire il
pensiero che non avrebbe più rivisto i suoi occhi, sentito la sua voce, il suo
odore o il calore delle sue braccia quando la stringevano forte.
Ma
sapeva che era stato giusto così, adesso Angel avrebbe potuto ricominciare
senza il peso che qualcosa le sarebbe successo. Non avrebbe sopportato di
vederlo soffrire a causa del suo cuore, era un pensiero che la faceva stare più
male del suo cuore stesso.
Non
fece capire niente ai suoi amici, anche perché non sarebbe stato il momento
adatto con le orecchie di Joyce ed Hank che ascoltavano ogni loro respiro.
Quindi si tenne tutto dentro, in una morsa d’acciaio che le stringeva il cuore
spremendogli ogni più piccola goccia di sangue.
Appena
atterrarono all’aeroporto di Sunnydale, Buffy guardò dall’oblò sorridendo
felice di essere finalmente a casa. Il sole della California le era mancato. Ad
attenderla fuori dall’aeroporto c’erano dei giornalisti che volevano
intervistarla per sapere come stava ma lei stava ancora sulla sedia a rotelle,
Ira non le aveva permesso di andare via senza, spinta da Joyce mentre Hank e
Xander facevano spazio per lasciarla passare seguite dalle due ragazze.
Tirarono tutti un sospiro di sollievo quando riuscirono ad infilarsi nei taxi e
partire.
Lasciarono
prima Cordelia, poi Xander e per ultima Willow. Tutti e tre promisero a Buffy
di chiamarla al più presto. Poi finalmente, Buffy poté rivedere la sua casa.
Spingendosi
da sola la sedia a rotelle arrivò fino ai gradini rimirandola mentre i suoi
genitori scaricavano le sue valigie, d’altronde era stata via dei mesi, e
pagavano il tassista. Poi si incamminarono verso di lei.
Joyce
salì per prima per andare ad aprire la porta portandosi dietro le valigie che
riusciva a prendere per posarle nell’ingresso. Hank prese Buffy in braccio e la
portò sul divano del salotto mentre Joyce prendeva la sedia a rotelle, le altre
borse e chiudeva la porta.
-Finalmente
siamo a casa.-sorrise Joyce entrando nel salotto dove Hank si era appena seduto
sulla poltrona.
-Era
anche ora, mi è mancata tantissimo.-ricambiò Buffy stiracchiandosi sul divano.
-Forse
è il caso che tu riposi, hai avuto un intervento e il viaggio è stato lungo.-le
consigliò Hank.
-In
effetti mi sento un po’ stanca.-concordò.
-Ira
mi ha lasciato le pillole, ne vuoi una?-le chiese Joyce.
-Più
tardi, adesso voglio solo riposare nel mio letto.-fece per alzarsi.
-Ti
aiuto io a fare le scale.-si premurò Hank sorreggendola per tutta la salita
fino a che non la fece stendere sul suo letto. Dietro di loro, Joyce portava su
le valigie della figlia.
I
due la lasciarono riposare poi tornarono di sotto. Si sentivano stanchi pure
loro. Rimasero un po’ a parlare, poi Hank dichiarò che doveva tornare a Los
Angeles per via del lavoro, era partito talmente in fretta che aveva avvisato
in ufficio solo quando era arrivato a Tokyo.
Rimasta
sola, Joyce portò la sua borsa in camera da letto e cominciò a disfarla. Il
giorno dopo doveva persino tornare in galleria, la mostra che stava
organizzando rischiava di subire dei ritardi a causa dell’operazione di Buffy,
ma non poteva fare una colpa a sua figli per quell’improvviso attacco, anche se
pregava tutte le sere affinché finalmente potesse ricevere il tanto agognato
cuore di cui necessitava.
Dalla
sua camera, Joyce non sentì Buffy piangere calde lacrime amare mordendo forte
il cuscino per non farsi udire. Buffy piangeva per il suo cuore, che non voleva
saperne di funzionare correttamente, e per il suo amore che ormai aveva perso
per sempre…e l’aveva pure voluto.
Non
seppe per quanto tempo pianse, ma pianse fino a svuotarsi l’anima e il cuore, fino
ad alleggerire il peso che la schiacciava senza scacciarlo del tutto. Non
avrebbe mai amato nessuno altro come aveva amato Angel. Poi, complici
l’intervento, il viaggio e la stanchezza crollò addormentata in un sonno
profondo e senza sogni.
Le
note dell’opera di Bach risuonavano a tutto volume nel salone semi oscurato. Il
padrone di casa aveva chiuso quasi tutte le tende come a voler escludere fuori
il sole e a volersi immergere nelle tenebre, e giaceva sprofondato su una
poltrona con un bicchiere di whisky in mano.
Era
tornato a casa da solo una settimana e già gli pareva un anno. Era tornato al
lavoro, ma da due giorni non era più andato in ufficio lasciando detto che era
malato. Aveva chiamato sua madre ma non le aveva risposto, aveva chiamato sua
sorella ma non aveva risposto nemmeno a lei, aveva chiamato pure Spike…a lui
aveva riattaccato il telefono in faccia dopo avergli risposto di lasciarlo in
pace. Era successo il giorno prima.
Non
voleva vedere gente, non voleva uscire, non voleva lavorare, non voleva neanche
vivere se questo significava fare qualcosa che non fosse pensare a ciò che era
successo. L’aveva perduta, probabilmente per sempre e anche se lei era solo una
ragazzina sarebbe stato difficile che avesse amato qualcun’altra che non fosse
stata lei.
Mentre
era immerso in quei pensieri sentì la porta di casa aprirsi, accidenti a quando
aveva dato una copia delle chiavi a Spike per le emergenze, ma non si voltò per
vedere chi era entrato anche se sapeva chi era.
-Angel!-sbraitò
la voce adirata di Spike sbattendo la porta in modo così forte che cigolò sui
cardini anche se era blindata.
Ma
lui non si scompose minimamente, non sussultò alla violenza della porta
sbattuta ne al richiamo irato del suo migliore amico.
Vedendo
che lui non si muoveva, per prima cosa Spike andò a spegnere lo stereo. In
portineria aveva saputo che alcuni condomini si erano lamentati della musica a
tutto volume. L’improvviso silenzio non scompose ancora Angel che
tranquillamente sorseggiò ancora dal suo bicchiere.
-Sei
diventato un vegetale per caso?!-sbraitò fiammeggiante d’ira.
-Ti
avevo detto di lasciarmi in pace o sbaglio?-parlò per la prima volta, il suo
tono era calmo e pacato. Non guardò l’amico, gli occhi fissi sul suo bicchiere.
-Quanti
te ne sei fatti di quello?-indicò con il mento il bicchiere pieno di liquido
ambrato.
-Non
abbastanza da essere stordito. Dopo tre pieni fino all’orlo non sono nemmeno
ubriaco.-ed era vero, era lucido. Tracannò in un solo sorso il contenuto, poi
si alzò dirigendosi al carrello dove stavano le bottiglie.
Spike
notò che il suo passo era lento e le spalle erano curve, come se avesse perso
ogni ragione di vita. Eppure Buffy era sopravvissuta, sarebbe stata bene,
gliel’aveva detto Angel stesso. Che diavolo era successo allora?
-Si
può sapere cosa cavolo hai?-gli chiese l’amico portando le mani ai fianchi.
-Cosa
ho?-fece una risata amara mentre versava dell’altro whisky nel bicchiere.-Mi
sono fatto mollare come uno scemo da una ragazzina di diciassette anni, ecco
cosa ho.-con un gesto rabbioso lanciò il bicchiere che andò a fracassarsi
contro il muro con uno schianto che fece sobbalzare Spike.
Il
bicchiere si infranse in una pioggia di vetri che schizzarono ovunque insieme
alla bevanda che macchiò persino il muro. Ma Spike aveva capito il senso delle
sue parole, Buffy lo aveva lasciato.
-Buffy
ti ha lasciato?-chiese comunque.-Perché?-si stupì.
-Sostiene
che sia meglio per me in caso dovesse morire al prossimo attacco cardiaco se
mai ci sarà. Non vuole che soffra per lei, per la sua perdita.-spiegò.
-Quella
ragazza ha più palle di un uomo.-commentò scuotendo la testa.
Angel
si voltò di scatto verso di lui, gli occhi resi più scuri dalla rabbia e
ridotti a due fessure che mandavano scintille. Con uno scatto fulmineo prese
Spike dal bavero della giacca e lo attaccò al muro.
-Ma
cosa cavolo dici?!-sbraitò, il volto ad un centimetro dal suo.
-Dovresti
ammirarla per il suo coraggio, invece di compiangerti come un
cretino!-esclamò.-È malata di cuore dalla nascita, potrebbe morire domani e
l’ultima cosa a cui pensa è se stessa! Davanti a se ha sempre messo la sua
famiglia, gli amici, persino il pattinaggio e ora te. Ti ama così tanto che
preferisce rinunciare a te piuttosto che vederti piangere per lei al suo
funerale.-si divincolò da lui e lo allontanò con le mani.-E mangiati una
mentina, il tuo alito puzza di alcol peggio di un ubriacone.-gli consigliò.
-Ti
ho già detto che sono sobrio.-gli ricordò.
-Si
vede, lo so che reggi bene l’alcol.-rammentò.-Riprendi a vivere, quella ragazza
ti ha regalato più di quello che meriti, persino la libertà a costo di
rimetterci il cuore per il dolore. Meriterebbe tutto il bene del mondo.-
-E
tu pensi che io rivoglia la mia libertà? Voglio lei, al diavolo la sua
malattia! La voglio disperatamente, anche se è malata, non mi importa di
soffrire se vuol dire spendere ogni millesimo di secondo della mia vita insieme
al suo sorriso.-replicò.
-Sei
un fottuto egoista, lo sai? Sempre a pensare a te invece che a lei. Lei che ha
rinunciato a te per la tua felicità.-gli puntò contro il dito.-Se proprio la
ami lasciala in pace e sii ottimista! Se un giorno dovesse finalmente avere
quel cuore che tanto agogna potresti anche tornare da lei, potrebbe anche non
rifiutarti.-
Tutto
il discorso del suo amico gli scese dritto fino in fondo all’anima. E
finalmente capì. Buffy lo amava e per questo aveva rinunciato a lui, ma che
fosse dannato se non l’avesse riavuta, fossero anche passati cento anni!
-Hai
ragione.-disse calmo.-Sono un fottuto egoista. Ma la amo troppo.-
-Lo
so, ma al momento devi lasciare le cose come sono. E sperare, un giorno, di
poterla riabbracciare.-sorrise.
-Grazie
Spike.-ricambiò il sorriso anche se era un sorriso triste e appena accennato.
-Sono
o non sono il tuo migliore amico?-alzò le spalle.-Cosa farai con il suo contratto?-
-Rimarrà
invariato, non sarebbe giusto apportare cambiamenti.-decise.
-Hai
ragione.-annuì.-Che ne dici se andiamo a farci un giro? Hanno aperto una
caffetteria qui vicino che fa un ottimo caffè.-gli propose.
-Devo
prima raccogliere i cocci di vetro.-indicò il muro sporco di whisky.
-Ci
penserai quando torniamo, uscire un po’ ti farà bene.-
-Okay,
vado a prendere la giacca.-
Poco
dopo erano in strada, avvolti in cappotti, sciarpe e guanti, il freddo a New
York ancora persisteva, d’altronde erano ancora a febbraio. Angel decretò che
Spike aveva ragione, il caffè era ottimo in quella nuova caffetteria e pian
piano cominciò a riprendersi anche se sapeva che non avrebbe mai e poi mai
amato nessuna come aveva amava Buffy.
A
Sunnydale, Buffy piangeva sulle ginocchia della sua amica Willow dopo averle
raccontato della sua rottura con Angel. E la sua amica non sapeva come
asciugare quelle lacrime apparentemente inesauribili mentre cercava di
condividere quel dolore che era solo di Buffy.
Parte
17 – La mia vita senza te
Buffy
ritornò a scuola poche settimane dopo essere tornata a Sunnydale, recuperò le
lezioni perdute e superò l’anno brillantemente. Durante l’estate riprese ad
allenarsi, trascorreva intere giornate sulla pista di pattinaggio mentre i suoi
amici andavano al mare, lei rifiutava sempre i loro inviti con la scusa che
doveva recuperare gli allenamenti persi.
Willow
le aveva poi presentato Oz, il chitarrista che frequentava e con cui da marzo
faceva coppia fissa. In realtà Buffy non voleva sentirsi l’incomodo in mezzo a
due coppiette, oltretutto riteneva terapeutico pattinare, per lei era sempre
stata una valvola di sfogo e un modo per scacciare i cattivi pensieri, o ciò
che la faceva star male.
Non
aveva mai smesso di pensare ad Angel. Pensava a lui ogni singolo giorno, da
quando si svegliava fino a quando andava a dormire lui era un pensiero fisso e
costante nella sua mente e nel suo cuore che non la abbandonava mai.
Faceva
tantissimi controlli ed esami al cuore, doveva tenere la situazione sotto
controllo ed evitare di rischiare un altro attacco. Ira le diceva sempre che
procedeva tutto bene e che presto avrebbe avuto un cuore nuovo che avrebbe
funzionato perfettamente ma intanto non c’erano altre notizie.
E
lei continuava a pensare ad Angel. Partecipò a campagne pubblicitarie, spot
televisivi e ad altre manifestazioni dove
Lo
rivide a settembre, durante il servizio fotografico dei nuovi capi di
abbigliamento dove posava da sola e anche insieme ad altri atleti sponsorizzati
dall’azienda. Indossava capi sportivi classici come tute, felpe e scarpe da
ginnastica e capi più specifici alla sua disciplina come vestitini,
scaldamuscoli e pattini da ghiaccio.
Ogni
tanto capitava che con lei e Joyce ci fosse anche Giles ma Jenny era ormai
troppo in là con la gravidanza, le mancavano due settimane, per poter viaggiare
così Giles era rimasto con la moglie e lei aveva dovuto affrontare quella
trasferta da sola con la madre.
Lei
si stava riposando durante il cambio del set, si era già cambiata e adesso
indossava un vestitino color oro di paillettes, mentre su madre era a fare una
telefonata di lavoro, quando si sentì bussare ad una spalla e si voltò trovandosi
di fronte gli occhi azzurri del miglior amico del suo ex.
-Ciao!-esclamò
allegra saltando su e abbracciandolo.
Durante
il periodo che aveva trascorso a New York lei e Spike erano diventati amici,
anche grazie ad Angel, e adesso le faceva proprio piacere rivederlo. L’avvocato
ricambiò l’abbraccio con un sorriso, anche a lui faceva piacere rivederla, la
trovava in ottima forma.
-Ciao
anche a te.-la lasciò andare e la rimirò da capo a piedi.-Ti trovo in splendida
forma per essere una con un recente attacco di cuore.-ammise.
-Mi
sto riprendendo, ormai ci ho fatto il callo.-alzò le spalle con noncuranza.
-Non
dirle certe cose, è sempre meglio evitare le cose brutte.-disse serio.
-Lo
so, ma io ci sono nata con questo problema e non credo che me ne libererò tanto
in fretta.-sospirò poi si riscosse.-Sei venuto a controllare come procede il
servizio?-gli chiese.
-Si.
Doveva venire Angel ma all’ultimo è dovuto partire per Londra per un incontro
di lavoro.-la informò vedendo subito comparire il dolore nei suoi occhi al
sentire il nome del suo amico.
-Come
sta?-chiese a fatica.-Angel, intendo.-precisò e sentì pronunciarle quel nome
con ancora più fatica, come le costasse sforzo e parecchio dolore.
-Adesso
comincia ad andare meglio, all’inizio era parecchio depresso.-le raccontò di
come l’aveva trovato quasi ubriaco e con la musica a tutto volume a disperarsi
in casa, della loro conversazione che gli era costato quasi un pugno in faccia
e di come l’aveva convinto a cominciare ad uscire di nuovo perché non poteva stare
sempre chiuso in sé.
Mentre
parlava vide formarsi in Buffy un grosso dolore, evidentemente anche lei aveva
passato un brutto periodo causa anche l’ultimo attacco al cuore che aveva avuto.
Doveva aver sofferto molto nel lasciare Angel, si capiva benissimo che era
l’ultima cosa che avrebbe voluto e che provava ancora qualcosa per lui. Ma
d’altro canto non toccava a lui convincere una ragazzina di diciassette anni a
rimettersi con un trentenne la cui storia poteva portare, molto probabilmente,
solo dolore e guai per tutti.
-Sei
stata molto coraggiosa a lasciarlo.-concluse.
-Già,
ho avuto un sacco di coraggio.-scosse la testa ironica.-Sapessi come mi
tremavano le mani quella mattina, temevo di scoppiare a piangere da un momento
all’altro.-
-Hai
cercato di fare la cosa giusta per lui, e forse anche per te.-tentò di
consolarla.
-È
quello che mi ripeto sempre e spesso me ne convinco, ma la maggior parte delle
volte mi sembra solo di aver sbagliato tutto. Solo che non posso più tornare
indietro sui miei passi.-sospirò.
-Non
è sempre tutto perduto.-le sorrise.-E so per certo che Angel non ti ha ancora
dimenticata, anche se ogni tanto cerca compagnia altrove.-
-Esce
con altre?-deglutì alla domanda, temeva la risposta.
-Ha
trenta anni, è bello e scapolo.-alzò le spalle.-Non può mica fare il monaco.-
-Già,
hai ragione.-abbassò la testa.
-Mi
spiace se ti ho ferita dicendotelo, ma credo sia peggio pensare il contrario
giusto?-ipotizzò.
-Si,
è vero. Ad essere sincera nutrivo un vago sospetto, Angel è l’uomo più bello e
dolce che abbia mai incontrato e credo che le donne fatichino a resistergli, ma
avere la conferma è tutta un’altra cosa.-spiegò abbozzando un sorriso.
In
quel momento si fece avanti un addetto, adesso era il turno di Buffy insieme ad
un pattinatore di hockey posare insieme per qualche scatto. Ed era pure di
fretta.
-Sono
contenta di averti rivisto, Spike.-lo salutò.
-Lo
stesso vale per me.-sorrise.-Vuoi che dica qualcosa ad Angel da parte tua?-
-Magari
è meglio di no, sono contenta che almeno lui stia andando avanti.-decise.
-Fallo
anche tu, Buffy. Sei ancora tremendamente giovane.-le consigliò.
-E
domattina potrei svegliarmi con un altro infarto.-detto questo si allontanò
lasciando Spike a vederla raggiungere il set fotografico.
Il
giovane avvocato rimase stupito da quelle parole, sapendo che aveva persino
ragione. Sapeva anche che non poteva fare niente per lei ed Angel, almeno
finché Buffy avrebbe avuto problemi con il cuore, e forse anche allora niente
sarebbe cambiato.
Sospirò
scacciando dalla mente quei brutti pensieri, forse non era davvero il caso di
dire ad Angel che l’aveva incontrata, ma sapeva che se non l’avesse fatto il
suo amico era capace di attaccarlo al muro e lasciarglielo.
Rimase
a vedere il servizio fino alla fine, Buffy era allegra e sorrideva sempre ma
lui notò in fondo a quegli occhi verdi una grande tristezza. Forse in parte era
dettata dalla mancanza di Angel, ma forse in parte era dettata da quel destino
crudele che le aveva donato un cuore malato e di cui sembrava che non riusciva
a liberarsene.
Buffy
e Joyce tornarono a Sunnydale quel pomeriggio stesso, in tempo per essere
chiamate da Giles e sapere che Jenny era in ospedale perché stava partorendo.
Subito si rimisero in macchina e in poco tempo furono all’ospedale dove
trovarono in futuro padre in ansia che faceva su e giù per tutta la sala
d’aspetto. Il solito calmo e compito Giles adesso aver perso tutto il suo self
control inglese.
-Neanche
quando sbaglio i salti lei si agita così, potrei rinfacciargliela questa
cosa.-lo prese in giro Buffy che cercava di smorzare la tensione.-Scommetto che
neanche quando ero sotto i ferri in bilico tra la vita e la morte lei era così
nervoso.-lo stuzzicò.
-Buffy
mi sembrano due cose nettamente diverse e oltretutto io ero preoccupato e
nervoso quando tu sei stata operata a Tokyo, anche se non ero in ospedale con
gli altri.-la rimbeccò.
-E
io come posso saperlo? Mi stavano operando!-il suo allenatore la guardò di
traverso e poi si concentrò di nuovo sulla porta della sala parto dove ancora
nessuno si decideva a dirgli qualcosa.
Poco
dopo il medico uscì dalla sala e Giles si precipitò da lui in fremente attesa
di sapere tutto. I pochi secondi che il medico ci impiegò per parlare gli parvero
un’eternità.
-È
un maschio.-annunciò facendo esclamare Buffy di gioia ed abbracciare sua madre
e ridere Giles in estasi.-Sia il piccolo che la mamma stanno benissimo e vi
attendono da questa parte.-fece cenno di seguirli e li condusse ad una camera.
Quando
entrarono trovarono Jenny stremata ma felice a letto che reggeva tre le braccia
un fagottino avvolto in una copertina blu. I tre si avvicinarono curiosi e
Jenny mostrò loro un bambino bellissimo con la pelle rosea, un accenno di
capelli castani e due profondi occhi azzurri ancora semi chiusi. A tutti e tre
si mozzò il fiato alla vista di tale bellezza.
-Wow,
è il bambino più bello che abbia mai visto!-ruppe il silenzio Buffy.
-Dio,
Jenny, è veramente stupendo.-concordò Joyce.
-E
tu non dici niente?-la neo mamma si rivolse al marito che ad occhi spalancati
fissava suo figlio che muoveva le manine in braccio a sua moglie.
-Beh…io…si…è
meraviglioso…-balbettò felicissimo.
-Come
lo chiamerete?-chiese Buffy.
-A
Rupert la scelta. Avevamo concordato che se fosse stato femmina avrei deciso io
il nome ma se fosse stato maschio l’avrebbe deciso lui. Quindi, chiedetelo a
lui.-le informò Jenny.
-Allora?-lo
esortò Joyce.
-A
me piace molto Eric, ma tutto sta a vedere se piace anche a mia moglie.-rispose
il diretto interessato.
-Va
benissimo.-concordò.
-Ha
scelto proprio un bel nome, lo sa?-disse Buffy.-Conoscendola mi sarei aspettata
un nome più inglese tipo Charles o Anthony o il nome di qualche reale.-lo
punzecchiò.
-Mi
dispiace deluderti ma non sono così matusalemme.-la rimbeccò.
Joyce
e Buffy rimasero fino al pomeriggio, poi lasciarono Jenny a riposare e Giles a
godersi il suo bambino. Promisero che sarebbero tornate il giorno dopo e che
sarebbero andate anche a trovarli a casa quando Jenny e il piccolo fossero
stati dimessi.
La
settimana successiva ricominciò la scuola. Buffy si ritrovò lì insieme ai suoi
amici pronta a cominciare l’ultimo anno ed esaltata all’idea che si sarebbe
diplomata. Ovviamente anche gli altri si sentivano così e già cominciavano a
progettare per quale college fare domanda.
Fu
durante una di queste conversazioni, svoltesi durante l’ora di pranzo in
giardino, che un loro compagno di classe si avvicinò a loro con gli occhi che
però guardavano solo Buffy.
-Ciao,
possiamo aiutarti?-gli chiese Xander alzando appena i suoi occhiali da sole per
guardarlo.
Durante
la primavera la sua storia con Cordelia era saltata fuori e la cosa aveva
provocato diverse reazioni. Cordy era adesso snobbata da quelle che prima erano
le sue amiche anche se manteneva ancora diversi primati come quello di capitano
delle cheerleader, reginetta della scuola, di maggio e del ballo e di ragazza
più bella e popolare. Dal canto di Xander si era ritrovato ad essere invidiato
da tutti i suoi compagni maschi perché inizialmente considerato sfigato fin nel
midollo era riuscito a conquistare Cordelia e la loro storia pareva reggere
benissimo, Cordy la annoverava come la sua storia più duratura, Xander come la
sua storia e basta dato che prima nessuno lo filava.
-In
effetti si.-rispose il ragazzo.-Buffy posso scambiare una parola con te?-le
chiese lasciandola a bocca aperta.
-Beh
ecco…-esordì.
-Accetta
con molto piacere!-rispose per le Willow spronandola ad alzarsi e appartarsi
con il loro compagno li vicino fulminata da occhiatacce torve che Buffy le
mandava. A portata di vista ma non di orecchio con dispiacere di Cordy.
-Posso
esserti utile?-chiese Buffy al suo compagno.
-Magari
si. Io ti conosco di vista, ad essere sincero ho pure seguito le olimpiadi in
tv per vederti gareggiare.-le rivelò.
-Immagino
che non devo averti fatto una buona impressione dichiarando in diretta mondiale
che stavo avendo un infarto e poi cadendo al suolo. Ho scatenato un
putiferio.-sorrise.
-Non
potevi certo prevedere cosa poteva accaderti, giusto?-la fece sorridere di
più.-Ah io sono Scott Hope, in caso non lo sapessi.-si presentò.
-Lo
so, anch’io ti conosco di vista.-lo informò.-Ancora non mi hai detto cosa
volevi dirmi.-
-Hai
ragione.-si batté una mano sulla fronte come se fosse stato smemorato.-Tanto
per farla breve perché io sono uno a cui non piace andare per le lunghe. Ti
conosco di vista e mi piaci, di conseguenza vorrei invitarti ad uscire con me.
C’è il festival di Buster Keaton questo weekend e vorrei che ci venissi con me,
se vuoi ovviamente.-
Buffy
si fece subito seria abbassando gli occhi. Non aveva considerato la possibilità
di trovarsi un nuovo ragazzo, non così presto, quando ancora il nome di Angel
le riempiva la mente e le faceva perdere un battito con la facilità di un respiro.
Non
quando ancora il ricordo di loro due che pattinavano al Rockfeller Center, che
festeggiavano il suo compleanno, che facevano l’amore era così fresco che
ancora poteva vedere l’appartamento di New York, poteva sentire l’odore della
neve fresca che scendeva dal cielo e poteva udire i loro gemiti e la voce di
lui che le sussurrava “ti amo” all’orecchio.
Il
suo compagno vide quell’esitazione e la vide perdersi lontano, forse in qualche
ricordo che solo lei poteva condividere. Si schiarì la voce attirando la sua
attenzione e parlò di nuovo.
-Senti,
facciamo così: io ti ho fatto la mia proposta e tu ci pensi con calma. Se vuoi
accettarla non ti resta che venirmi a cercare durante le ore di pausa e farmelo
sapere, va bene?-
-Si,
va benissimo.-assentì forzando un sorriso e lui si allontanò.
Buffy
lo vide allontanarsi e rimase a vedere finché non fu sparito dalla vista, poi
sospirò come se avesse un peso sul cuore e girò i tacchi per tornare dai suoi
amici che non vedevano l’ora di sapere tutto quello che si erano detti.
-Allora,
che ti ha detto?-le chiese Willow emozionata e curiosa.
-Voleva
invitarmi ad uscire.-le rispose.
-E
tu hai accettato, vero?-continuò.
-No,
non ancora.-precisò sospirando di nuovo.
-Ma
Buffy, perché?-esclamò delusa la sua amica.
-Perché
il ricordo di Angel è ancora troppo fresco e vivido in me. Lo rivedo ogni volta
che giro l’angolo e la cosa fa molto male.-le spiegò con il cuore pesante.
-Vi
siete lasciati a febbraio e l’hai voluto tu, dovresti andare avanti.-le
consigliò Cordelia una volta tante senza ironia.
-Oltretutto
non hai più avuto sue notizie.-concordò Xander.
-Ho
rivisto Spike, però, il suo avvocato.-li informò Buffy.-Mi ha detto che
all’inizio per Angel è stata dura, ma adesso….ha ripreso ad uscire.-faticò a
dire le ultime parole.
-Tradotto:
ha altre donne.-precisò Oz che aveva visto Xander assumere un’espressione
confusa a quelle parole.
-Esatto.-confermò
Buffy.
-Hai
visto!?-esclamò Willow.-Se lui è riuscito ad andare avanti dovresti farlo pure
tu, visto che è una cosa che ti sei cercata!-la spronò.
-Penso
comunque che per Angel sia diverso visto il tipo di uomo che è! Basta che si
guardi un attimo in giro e le donne gli cadranno nel letto senza alcuno
sforzo…-e Xander si interruppe alla tremenda e dolorosa gomitata che Cordelia
gli appioppò con molta disinvoltura nelle costole.
-Grazie
Xander!-lo ringraziò comunque ironicamente Buffy.-Comunque al momento io ho
solo tre pensieri in mente: riprendere le mie gare di pattinaggio, curare il
mio cuore e passare brillantemente quest’anno scolastico in modo da poter
andare al college l’anno prossimo.-precisò.
-Come
desideri, ma ricorda che stai sprecando solo tempo prezioso.-inistette per
l’ultima volta Willow.
Quel
pomeriggio, Buffy tornò a casa afflitta da tutta quella situazione. Capiva che
si stava semplicemente rifiutando di andare avanti, stava rimanendo aggrappata
al ricordo di Angel perché in fondo lo amava ancora da morire. Ma lui l’aveva
ormai superato, lo stesso Spike glielo aveva rivelato poche settimane addietro
e a lei era franata la terra sotto i piedi.
Il
giorno dopo aspettò Scott alla fine di una lezione e gli comunicò che andare
con lui al Festival di Buster Keaton sarebbe stato solo ed esclusivamente un
piacere. I due presero ad uscire regolarmente anche se comunque durò poco più
di un mese, poi Buffy capì che non avrebbe mai potuto innamorarsi di lui e
Scott capì che lei era semplicemente straordinaria ma che era lontana anni luce
da lui e dall’attenzione che poteva dargli.
Poco
dopo era di nuovo quasi Natale. Stavolta Buffy era contenta di rimanere a casa
sua per le feste attorniata da sua madre, i suoi amici e suo padre che sarebbe
venuto dalla Spagna appositamente per le vacanze e per stare con lei.
Fu
all’incirca un mese prima di Natale che Buffy ricevette una telefonata. Quel
pomeriggio era sola a casa perché Joyce era al lavoro alla sua galleria d’arte
e Willow non aveva potuto venire a studiare da lei per via del fatto che
tornavano i suoi dall’ennesimo viaggio di affari.
-Pronto.-rispose
con un sospiro perché cercava di studiare algebra e come al solito non ci
capiva un emerito accidente.
-Ehi
ciao B, indovina chi è!-le risposero allegramente dall’altra parte.
-Faith!!-indovinò
felice di sentire la sua amica.
-Proprio
io!! Allora come stai?-le chiese.
-Ti
dirò, non mi è ancora venuto un altro infarto.-scherzò.
-Cielo,
Buffy, la devi smettere con queste battutine o mi farai uscire fuori di
senno!-la riprese facendola ridere.
-Scherzi
a parte sto bene, niente più problemi per ora.-disse seria.-E tu?-
-Me
la cavo, anche se mi sei mancata al gala di chiusura delle olimpiadi.-le disse.
-Credo
che mi stavo appena risvegliando da un intervento di trapianto di cuore mal
riuscito.-rifletté.
-L’ho
saputo, che disdetta, speravo proprio che questa fosse stata la volta buona.-sospirò
sconsolata.-Ehi, ho delle notizie da dirti.-esordì eccitata.
-Del
tipo?-dal suo tono capiva che era qualcosa di importante.
-Indovina
chi è la tua nuova collega di lavoro?-le chiese.
-Collega
di lavoro?-si stupì.-Faith io non ho un lavoro.-
-E
quando fai le campagne pubblicitarie della SportLine?-precisò.
-Beh
se lo vuoi chiamare lavoro.-puntualizzò.
-Comunque,
indovina chi poserà con te per la campagna natalizia domani?-le chiese ancora.
Buffy
ci rifletté non riuscendo a trovare una risposta. Poi realizzò che non aveva
mai detto a Faith che il giorno dopo avrebbe dovuto posare per le immagini di
Natale, non la sentiva da quando erano state in Giappone.
-Oh
cielo, Faith, tu!!-esclamò allegra.
-Esatto!!-le
confermò.-La società che mi sponsorizzava non mi ha rinnovato il contratto,
poveri idioti, e per questo mi ha chiamato William Wharton, l’avvocato della
società proponendomi un contratto. Ho accettato senza neanche farlo finire di
parlare.-le raccontò facendole ridere.
-Quindi
domani sarai a Los Angeles?-le chiese.
-Sono
già a Los Angeles, sono arrivata stamattina. Non vedo l’ora di vederti domani,
altri atleti che poseranno con noi dicono che
-Hanno
ragione, fidati.-rincarò.
-Se
me lo dici tu mi fido di più.-fece una pausa.-Allora ci vediamo domani,
collega.-
-Si,
alle nove sarò lì. A presto.-si salutarono e chiusero.
Il
giorno dopo, Buffy abbracciò Faith contenta di rivederla appena la intravide
nei camerini. Le due si scambiarono le ultime novità e poi si fecero serie e
professionali per il servizio fotografico. Anche stavolta Angel non era potuto
essere presente per visionare il lavoro ma anche Spike aveva avuto da fare e
quindi era venuta Cathy che salutò Buffy allegramente chiedendole come stava
adesso e fece la conoscenza di Faith.
Finirono
nel tardo pomeriggio e Buffy invitò Faith a cena e anche per la notte,
ovviamente con il consenso di Joyce. Trascorsero una bella serata andando poi
al Bronze, l’unico locale decente di Sunnydale insieme con Will, Xander, Cordy
e Oz.
Poi
Natale arrivò e Buffy sentì un leggero pizzicore al cuore al ricordo di quello
precedente. Angel le mancava e a volte temeva che sarebbe stato sempre così. Ma
si fece coraggio dicendosi che presto quelle sensazioni sarebbero svanite ed
Angel sarebbe stato solo un bellissimo ricordo racchiuso nel suo cuore.
Angel
tornò a casa e con un sospiro si chiuse la porta alle spalle. Dio che
giornataccia lunga e stressante, in ufficio non aveva avuto un attimo di pace.
C’era stato da controllare scartoffie su scartoffie, i bozzetti della nuova
collezione e un atleta che sponsorizzavano voleva recidere il contratto perché
un’azienda concorrente gliene voleva fornire uno più vantaggioso.
Col
cavolo che recidevano, aveva proclamato Spike talmente livido di rabbia che i
suoi occhi generalmente azzurrissimi avevano assunto una tonalità più scura
diventando quasi blu. Ma era d’accordo con lui, non recidevano un bel niente
fino alla scadenza del suddetto contratto.
La
segreteria lampeggiava e lui schiacciò il riavvolgimento e poi il tasto play
per riascoltare i messaggi, ce n’erano ben 5.
-Angel,
sono la mamma. Quando puoi chiamami per farmi sapere per la festa di compleanno
di Cathy. Ti voglio bene.-
-Angel
sono Ellie. Sto ancora aspettando la tua chiamata dall’altra sera, potremmo di
nuovo uscire se vuoi. Fammi sapere.-
Non
ci pensava minimamente a richiamarla. Divertirsi con lei per una sera andava
bene, starci per tutta la vita come la ragazza voleva era un altro discorso.
Non ci pensava minimamente.
-Amico
bello, sono Spike. Ho quei biglietti per la partita di domani sera, ti passo a
prendere alle otto, ho preso dei posti spettacolari! Dopo andiamo a cena in un
localino che mi ha consigliato Wesley, dice che si mangia bene. A domani.-
-Ehi
sono Lise. Se credi di poterti divertire e scaricarmi così ti sbagli di grosso,
hai capito? Vedi di chiamarmi, idiota, ho delle cose di cui parlarti.-
Beh
era lei che si sbagliava di grosso se pensava che l’avesse chiamata. Ci era
uscito solo una volta, la settimana scorsa, ed era stata lei ad insistere
affinché salissero al suo appartamento e a saltargli addosso, lui l’aveva solo
accontentata e di conseguenza dopo che se ne era andato era tutto finito lì.
-Angel
salve, sono Rupert Giles, l’allenatore di Buffy. So che dovevamo venire a New
York per quella presentazione dove Buffy doveva sfilare insieme con altri
atleti ma purtroppo c’è stato un contrattempo. Buffy deve eseguire dei
controlli medici al cuore e starà in ospedale un paio di giorni. Mi chiami se
ci sono problemi, arrivederci.-
Angel
sobbalzò a quell’ultimo messaggio. Buffy stava per caso male? Subito afferrò il
telefono e compose il numero di Giles, incurante del fuso orario. Dopo qualche
squillo gli rispose Jenny.
-Jenny,
salve sono Angel O’Donovan. Ho ricevuto il messaggio di Giles.-esordì.
-Angel
salve, che piacere risentirla.-lo accolse allegra.-Giles l’ha chiamata perché il
medico di Buffy le ha disposto alcuni controlli di routine per vedere se con il
pacemaker va tutto bene.-
-Non
è niente di grave quindi.-si rilassò.
-Assolutamente
ma non può rimandarli, sa che com’è la sua situazione. Ci dispiace tanto per
questo inconveniente, soprattutto perché Buffy ci teneva a sfilare con gli
altri atleti.-fece dispiaciuta.
-Non
importa, dica a Giles che non ci saranno problemi e faccia i miei auguri a
Buffy.-sospirò di sollievo.
-Lo
farò, a presto.-
-Arrivederci.-disse
e chiuse cadendo di peso a sedere sul divano.
Per
un attimo aveva temuto il peggio ma Jenny gli era parsa sincera al telefono
quindi si tranquillizzò, lei stava bene.
Era
normale che facesse controlli, quel giorno era esattamente un anno da quando
l’avevano operata a Tokyo. Era normale che controllassero che tutto funzionasse
correttamente e che lei non rischiasse un altro attacco.
Eppure
era triste perché non l’avrebbe rivista. Aveva tanto sperato che venisse a New
York per quella presentazione e adesso gli dispiaceva che non si sarebbe
presentata.
Un
anno. Era passato tutto quel tempo dall’ultima volta che l’aveva vista. Un anno
in cui aveva perso il conto di quante ragazze aveva frequentato e si era
portato a letto per non pensare, per dimenticarla senza esserci riuscito.
Perché ogni singolo giorno non poteva fare a meno di rivedere i suoi occhi e il
suo sorriso, e scoprirsi sempre più perdutamente innamorato di lei.
Non
sapeva quante volte si era risvegliato accanto a ragazze conosciute la sera
prima chiamandole piano Buffy per poi scoprire che non erano lei e sgusciare
via come un ladro per non risentirle mai più.
Piano
sospirò e si alzò per dirigersi in camera sua e farsi una doccia, ne aveva
bisogno. Dopo che fu uscito accarezzò l’idea di mandarle un bigliettino per
augurarle che tutto andasse bene ma rinunciò all’idea e decise che gliene
avrebbe mandato uno a nome dell’azienda dalla sua segretaria il giorno dopo,
forse era meglio così.
Non
smise di pensare a lei tutta la sera e si addormentò con il suo volto in mente
per sognarla e desiderarla tutta la notte. Non smise per un attimo di chiamare
il suo nome, Dio se la amava così tanto che sarebbe impazzito.
Joyce
chiamò Buffy dal piano di sotto informandola che suo padre e Ruth erano già
arrivati. Lei urlò un “arrivo subito” e si controllò un’ultima volta allo
specchio, poi prese il cappellino e corse al piano di sotto attenta a non
slogarsi una caviglia per via dei tacchi.
Scese
velocemente e fece il suo ingresso nel salotto con una piroetta sorridendo.
-Allora?-chiese.-Che
ve ne pare?-
-Tesoro
sei bellissima!-esclamò Joyce abbracciandola.
-Mamma
sei veramente una pessima bugiarda, il porpora mi sta da fare schifo.-si
lamentò lisciandosi la tonaca sul ventre.
Sotto
indossava un vestito rosa con le bretelle sottili. Era fermo a stile impero con
intorno una fascia dorata e si svasava fino appena sotto le caviglie. Indossava
sandali con il tacco alto e sottile e si era raccolta i capelli aggiungendo
diversi fermagli colorati e lasciando qualche ciocca libera.
-Sempre
a lamentarsi.-la riprese Hank.
Fecero
delle foto poi uscirono e si diressero alla Sunnydale High School dove già il
cortile brulicava di studenti tutti vestiti con tonache color porpora e dei
genitori e professori. A breve sarebbe cominciata la cerimonia di consegna dei
diplomi.
Poco
dopo trovò Willow, anche lei già arrivata insieme ai suoi. Indossava una corta
gonna color argento con su un top con le bretelle in tinta e sandali argentati.
Aveva lasciato i capelli sciolti, si trovava più comoda così.
Cordelia
le raggiunse subito dopo finendo di abbottonarsi la tonaca sul vestito lilla
con le bretelle e profondamente scollato, lungo fino a metà polpaccio che
indossava. Era bellissima e perfetta come sempre, ma apprezzò e ammirò anche le
due amiche. I ragazzi per l’occasione si erano messi la cravatta e apparivano
bellissimi. Joyce ne approfittò per fare loro tante foto tutti insieme.
Poi
la cerimonia cominciò e dopo il discorso del preside e del sindaco si passò
alla consegna dei diplomi, un momento corredato di emozione e felicità. Poi ci
furono gli applausi, le foto di gruppo e il lancio in aria del berretto che
segnava la conclusione della cerimonia.
Gli
studenti si salutarono con baci, abbracci e promesse di risentirsi al più
presto. D’altronde erano stati insieme per quattro anni e adesso le loro strade
si dividevano per non incontrarsi forse mai più.
Buffy
e gli altri si ritrovarono all’Espresso Pump per un festeggiamento dopo
cerimonia e per comunicarsi in che college sarebbero andati. Non se l’erano
detto reciprocamente prima per un patto che avevano formulato. Ma adesso era
arrivato il momento della verità.
-Chi
comincia?-chiese Cordelia bevendo il suo succo di frutta.
-Dai
comincio io.-si offrì Buffy.-Prima di tutto volevo dirvi che mi hanno accettata
anche alla Northwestern in Illinois ma io ho deciso, per via anche del fatto
che i miei allenatori abitano qui, di accettare la proposta dell’ateneo di
Sunnydale. Andrò alla Sunnydale University.-comunciò.
-Beh
Buffy…-esordì Willow.-Io sono stata accettata sia ad Harvard che a Yale ma ero
indecisa su quale accettare poi io e Oz abbiamo parlato ed entrambi abbiamo
deciso che anche noi andremo alla Sunnydale.-le comunicò.
-Che
bello, saremo compagni!-esclamò la sua amica contenta.
-Beh
a questo punto che dirvi.-prese la parola Cordelia.-Anche io e Xander abbiamo
deciso di non allontanarci e andremo alla Sunnydale.-disse spiccia.
-Ah,
saremo allora ancora compagni!-esclamò Willow felice.
-Ci
dovremo sopportare ancora per diversi anni, ve ne rendete conto?-fece notare
Buffy.
-Beh
così almeno saprò a chi chiedere aiuto per i compiti.-proclamò Xander
attirandosi occhiate torve da parte di tutti.
-Ed
io rimarrò accanto alla band.-disse invece Oz alzando le spalle.
-Allora
brindiamo alla classe del 1999 che continuerà a rimanere unita per
sempre.-Buffy alzò il suo bicchiere e gli amici la imitarono ricambiando il
brindisi.
Buffy
tornò a casa verso le quattro, quella sera sarebbe andata a cena con sua madre,
suo padre e Ruth per festeggiare il diploma. Appena entrò, Joyce la accolse con
un pacco in mano.
-Questo
è arrivato per te poco fa.-la informò porgendoglielo.-Magari è da parte della
nonna.-ipotizzò.
-Probabile,
lo apro in camera mia.-e si diresse al piano di sopra.
Lo
scartò con una strana sensazione nel cuore, era una scatola rettangolare.
Quando la aprì trovò prima una busta bianca da lettera e sotto una busta di
cartoncino color avorio che pareva abbastanza piena. Prese prima la busta, era
davvero una lettera e dopo la prima riga aveva già gli occhi pieni di lacrime
calde e amare.
“Ciao
Buffy,
auguri
per il tuo diploma. Avrei voluto essere lì, anzi lo speravo fin dal momento che
abbiamo fatto l’amore per la prima volta, perché a mio parere tra noi non
sarebbe mai finita.
Ti
amo ancora come se fosse ieri che te l’ho detto. Dio, Buffy, mi manchi così
tanto che ogni tanto non riesco nemmeno a respirare. È come se un peso mi
opprimesse il petto e non riuscissi a scioglierlo.
Ti
mando le foto che abbiamo scattato nel breve periodo che sei stata mia, ho
avuto il coraggio di svilupparle solo di recente. Sono bellissime.
Non
so cosa adesso provi tu, se mi hai dimenticato o mi pensi ancora. Io so che non
sarà mai così dal canto mio e spero di rivederti prima o poi. Ancora auguri.
Ti
amo, Angel.”
Alle
ultime parole si scoprì singhiozzante. Cielo se lo amava anche lei, ancora, di
un amore potente e disperato. Chissà se era cambiato un po’ o era sempre lo
stesso? Sapeva solo che di stesso c’era ancora l’amore che provavano l’uno
verso l’altra.
Prese
le foto, erano tante e le osservò una ad una rivivendo il meraviglioso periodo
trascorso con lui. Il periodo più felice della sua vita che non avrebbe mai e
poi mai dimenticato.
Parte
18 – Nuova vita universitaria
Deglutì
guardandosi in giro nervosamente. Si sentiva confusa e disorientata per via di
tutto quel trambusto e di quel vocio. Troppa confusione per essere il primo
giorno di scuola, non l’avrebbe retta a lungo.
Stringendo
forte i quaderni al petto avanzò cauta, ad ogni metro c’erano dei gruppi che rilasciavano
volantini e facevano in modo di attirare altre iscrizioni. Si sarebbe iscritta
solo al gruppo di pattinaggio artistico su ghiaccio, se c’era!
-Oh
Buffy, eccoti qui!-Willow avanzò velocemente fino a raggiungere la sua
amica.-Tutto bene?-le chiese.
-Si,
credo.-precisò.-Troppa confusione, mi stordisce.-
-Beh…è
perché tutto questo è nuovo, è come se ci trovassimo in un mondo nuovo!-fece
elettrizzata dalle novità.
-Nel
mio mondo nuovo io ho un cuore nuovo e sano che funziona alla perfezione e
vinco ogni gara di pattinaggio a cui partecipo.-le spiegò.
-Oh,
smetti di essere così puntigliosa e goditi queste nuove sensazioni, siamo al
college!-esclamò con un enorme sorriso.
-Non
me ne ero accorta, sai.-fece ironica.
-Buffy!-la
riprese.
-Ho
capito, va bene, la smetto.-si arrese mentre venivano raggiunte da Cordelia e
Xander.
-Non
so voi ma io ho trovato l’associazione che fa per me!-esordì Cordelia
entusiasta.
-Cosmetici?-ipotizzò
Xander beccandosi un’occhiataccia torva che gli fece chiedere subito scusa.
-No,
a parte che mi sono già segnata per le audizioni delle cheerleader, c’è un
gruppo che si premura di diffondere in giro le nuove tendenze della
moda.-spiegò.
-Interessante.-concordò
Buffy ironica.
-Mi
sembri un po’ acida o sbaglio?-notò Xander.
-Lo
so, e mi dispiace, ma io non trovo niente di elettrizzante qui. È solo una
nuova scuola con corsi di studio ancora più difficili, per non parlare del
fatto che ci dovremo sorbire una compagna di stanza che non conosciamo e che
potrebbe rivelarsi insopportabile.-precisò.
-Dai,
è solo l’impressione del primo giorno, vedrai che poi cambierai idea.-Willow la
prese a braccetto e insieme con gli amici si diressero all’interno
dell’edificio.
Strada
facendo incontrarono Oz che si era appena finito di sistemare nella sua camera
nella casa riservata a lui e alla sua band. Una volta dentro l’edificio i due
ragazzi si diressero verso l’aula di letteratura, la loro prima lezione, mentre
le ragazze andavano in biblioteca per prendere gli ultimi libri di testo.
-Io
ho preso tutto.-Cordelia raggiunse le due amiche.-A voi cosa manca?-chiese.
-Introduzione
alla psicologia.-lesse Buffy dal suo elenco.-Tu l’hai già preso?-
-Si,
ieri. Venite è da questa parte.-le guidò verso uno scaffale.
-Accidenti,
potevano metterlo meno in basso.-disse Willow sconsolata vedendo che stava in
cima all’ultimo ripiano.
-Provo
a prenderlo.-si offrì Buffy.
Si
alzò in punta di piedi e allungò il braccio spingendo la piccola pila di libri.
Purtroppo però non calcolò bene le misure e invece che acciuffarli li fece
finire dritto in testa ad un ragazzo chinato li accanto per prendere dei libri
anche lui.
-Eh…scusami!-si
premurò rossa dalla vergogna.
-Tranquilla,
anche se quasi non mi ricordi più come mi chiamo.-la tranquillizzò alzandosi.
Era
alto, biondo e con gli occhi verdi, oltre che veramente bello. Tutte e tre si
trovarono ad ammirarlo da capo a piedi. Forse il college non era poi così male.
-Mi
dispiace tanto, ma io sono piccolina e il libro era messo in alto.-tentò di
giustificarsi.
-Si,
dovrebbero stare più attenti alla disposizione.-sorrise.-Io sono Riley Finn.-si
presentò porgendole la mano.
-Buffy
Summers, molto piacere.-la strinse e poi indicò le sue amiche.-Loro sono Willow
e Cordelia.- le presentò.
-Molto
piacere Riley.-sorrise Willow.
-Piacere
mio.-sorrise il ragazzo e si chinò a raccogliere i libri che gli erano arrivati
in testa.-Siete iscritte a psicologia.-constatò.
-Ci
interessava.-Cordelia alzò le spalle.
-La
professoressa è nuova, appena arrivata da New York, io sono il suo assistente.-precisò.-Quindi
se avete bisogno di qualsiasi cosa, anche di una mano per i compiti,
chiedetemelo pure senza problemi. Venite, vi indico la classe.-
E
insieme uscirono dalla biblioteca dirigendosi verso una delle aule già semi
piena. Presero posto e attesero che gli ultimi studenti arrivassero, poi entrò
la professoressa.
Buffy
la riconobbe subito, era Margareth Walsh, colei che le aveva fatto da
insegnante privata mentre era a New York. Pensare a New York le fece per un
momento tornare in testa Angel ma subito scacciò quel pensiero molesto, non
voleva manifestare disattenzione il primo giorno di college.
Alla
fine della lezione si fermò a salutare l’insegnante che la rivide felicemente,
le aveva fatto davvero piacere poterle essere d’aiuto mentre si trovava lontana
da casa.
Quel
pomeriggio le ragazze scoprirono che le loro camere si trovavano nello stesso
edificio ma che erano divise e con compagne che non si prospettavano simpatiche.
La compagna di Buffy, Kathy Newman, era una preicisina che divideva le cose di
lei e Buffy con precisione che avrebbe fatto impazzire anche un santo, quella
di Willow era una festaiola scatenata e quella di Cordelia un’insopportabile
chiacchierona e impicciona.
-Ehi,
esci anche stasera?-
Chiese
Kathy a Buffy mentre quest’ultima si finiva di allacciare le scarpe da
ginnastica. Aveva preso l’abitudine di fare jogging la sera nel campus. Era
grande e poi correre le piaceva, le allentava la tensione della nuova vita a
cui ancora non si era abituata.
Era
al college da un mese e anche se aveva preso il ritmo alle lezioni, le feste e
i vari gruppi che la volevano come membro ancora riusciva a conciliare poco
tutto questo con lo sport. Ira le raccomandava sempre di fare attenzione, lo
stress poteva influire negativamente sul suo cuore, ma lei diceva sempre che
non abbassava mai la guardia, ed era così.
-Si,
faccio un giro di corsa e poi finisco di studiare la lezione per
domani.-rispose alzandosi.
-Corri
parecchio eh?-incrociò le braccia al petto.
-Mi
piace tenermi in forma.-precisò alzando le spalle.-Se chiama un certo Rupert
Giles gli puoi dire che lo richiamo domani mattina? È il mio allenatore.-le
chiese.
-Lo
farò. Fai sport?-si stupì.
-Si,
giusto qualcosina per tenermi un po’ in forma.-mentì.-Ho pure vinto una
medaglia d’oro ai giochi olimpici invernali in Giappone l’anno scorso ma non
era niente di importante.-e detto questo uscì dalla camera.
Odiava
Kathy, si impicciava in tutto e sapeva che aveva frugato nel suo armadio, aveva
trovato delle cose in disordine. Sapeva anche che Kathy era a conoscenza che
praticava il pattinaggio perché aveva trovato i suoi pattini fuori dalla
custodia e con le stringhe allargate, come se avesse cercato di provarseli. Se
la beccava mentre ci provava non avrebbe risposto delle sue azioni!! Se c’era
una cosa di cui era profondamente gelosa erano i suoi pattini!
Il
mese successivo sia lei che Willow che Cordelia avevano fatto richiesta per
nuove coinquiline finendo insieme in una camera per tre. Almeno così sapevano
con chi stavano ed erano insieme.
Natale
trascorse tranquillamente dopo le vacanze in famiglia e i ragazzi tornarono
alle lezioni riposati e pronti a ricominciare, a parte Xander che lui non aveva
mai voglia di fare niente.
Durante
quei primi mesi al college, Buffy aveva stretto amicizia con il ragazzo a cui
aveva dato un libro in testa, Riley. E ben presto la sua amica Willow si era
accorta che il ragazzo si era preso una cotta per la sua amica. Così lo
spronava sempre a farsi avanti, anche se Riley era parecchio timido.
Colse
l’occasione al volo una sera di fine gennaio che incontrò Buffy mentre faceva
un giro di jogging per il campus.
-Ciao.-lo
salutò lei allegra quando se lo trovò davanti.
-Ti
piace correre eh?-le chiese con un sorriso.
-Parecchio.-assentì
mentre riprendeva fiato.-Come mai tu, invece, sei ancora in giro?-si incuriosì.
-Torno
adesso dalla biblioteca, ero andato a cercare un libro di
Manzoni.-rispose.-Senti posso chiederti una cosa?-
-Certo,
spara pure.-lo incitò.
-Non
prendermi in giro però se dico cose sconnesse.-la fece ridere.-Domani io con un
paio di amici ci stiamo organizzando per andare a Los Angeles.-
-Che
bello, come mai?-chiese.
-La
cugina del mio amico Forrest pattina e ci ha invitato a vedere la sua prima
gara, anche se non è niente di importante. Ti piacerebbe venirci con me?-la
invitò.
-Ad
una gara di pattinaggio?-precisò.
-Si,
pattinaggio artistico su ghiaccio. Io non ci capisco niente e se anche per te è
lo stesso potremmo fare in modo di non capirci niente in due.-la fece ridere.
-Beh
vedi…io con i miei amici ci siamo già organizzati per andare a vedere a quella
stessa gara e se ti fa piacere potremmo andarci tutti insieme, che
dici?-propose.
-Sarebbe
bellissimo.-sorrise entusiasta.-Ci vediamo davanti al campus alle cinque?-
-Perfetto.
A domani.-si salutarono e lei riprese la sua corsa.
Quando
tornò in camera disse alle sue amiche del nuovo programma e che iniziava ad
apprezzare la corte di Riley. Le due ragazze erano contente di sentirglielo
dire, era proprio ora che Buffy si facesse un nuovo fidanzato.
Il
giorno dopo si ritrovarono insieme a Riley e ai suoi amici Forrest e Graham
alle cinque in punto davanti l’entrata. I tre ragazzi si stupirono del fatto
che avevano un festone arrotolato e che Buffy avesse con sé un borsone
sportivo.
-Beh
pattinerà anche una nostra cara amica.-precisò Cordelia.
Su
richiesta di Buffy non volevano dire che anche lei avrebbe fatto un’esibizione,
voleva fare una sorpresa a Riley. Buffy non partecipava alla gara, sia Ira che
Giles erano stati d’accordo su questo punto, dicevano che gareggiare avrebbe
comportato troppo stress per via della musica da decidere, le coreografie e i
costumi, così Buffy si esibiva come ospite dato che aveva vinto la medaglia
d’oro alle recenti olimpiadi invernali. Avrebbe eseguito una delle due
coreografie che aveva portato a Nagano.
-Ti
stanno bene i capelli raccolti sai.-le disse Riley mentre si dirigevano alle
macchine.
Buffy
si era già fatta acconciare prima di partire così una volta a Los Angeles
avrebbe perso meno tempo nel prepararsi, Giles e Jenny la attendevano
direttamente al Palasport.
-Grazie.-sorrise
arrossendo un po’.
-Come
mai il borsone?-indicò il suddetto borsone che lei portava a tracolla.
-È
probabile che mi fermo a dormire da mia cugina, non la vedo da un sacco di
tempo.-inventò. Di certo non poteva dire che li aveva il costume e i pattini.
Si
divisero in due macchie, Buffy andò con Riley e i suoi amici che andavano con
la macchina di Forrest, mentre gli altri andarono con la macchina di Xander. In
poco più di due ore furono a Los Angeles, ci misero poco a trovare il palasport
e si accomodarono mentre ancora stavano pulendo la pista e sistemando le luci.
Con
la scusa di andare in bagno, Buffy ne approfittò per raggiungere gli spogliatoi
e lasciare il borsone a Giles e Jenny che avevano portato pure il piccolo Eric,
il piccolo aveva ormai un anno e mezzo e aveva i capelli scuri di Jenny con gli
occhi azzurri di Giles, era bellissimo.
-Dovresti
fare un po’ di riscaldamento, non puoi esibirti a freddo.-la riprese Giles.
-Mi
sono riscaldata prima di arrivare qui, non si preoccupi.-ribatté.-E poi la
coreografia non è nuova, non avrò problemi.-
-Sei
sicura?-le chiese Jenny un po’ scettica.
-Si,
non preoccupatevi.-sospirò.-Questa però è l’ultima volta che rifiuto di
gareggiare, alla prossima gara voglio partecipare da concorrente e non da
ospite.-proclamò e si allontanò per tornare dagli altri che la aspettavano sugli
spalti.
I
due coniugi si guardarono esasperati ma anche comprensivi, capivano il
nervosismo di Buffy nel non poter gareggiare ma sapevano anche che anche se
ormai erano passati due anni dal suo ultimo intervento al cuore c’era ancora da
stare all’erta. Se subiva troppo stress rischiava un altro attacco e tutti
volevano evitare che succedesse.
Nonostante
Riley e i suoi amici non ci capissero un accidenti di pattinaggio trovarono le
esibizioni favolose e si ritrovarono a fare un tifo sfrenato quando la cugina
di Forrest entrò in pista. Era alla sua prima gara e aveva sedici anni, a Buffy
venne una profonda nostalgia nel vederla, voleva riprendere a gareggiare pure
lei.
Poco
dopo si allontanò dicendo che doveva di nuovo andare al bagno, ma prima lanciò
un’occhiata significativa ai suoi amici, stava arrivando il suo momento. I
ragazzi si prepararono cominciando a sciogliere il nodo al festone.
-Ragazzi
che fine ha fatto Buffy?-chiese Riley poco dopo.-Ormai è via da dieci minuti,
si è persa due esibizioni.-
-Vedrai
che arriverà presto.-tentò di tranquillizzarlo Willow con un sorrisino.
A
quel punto la voce di una dei due commentatori parlò di nuovo mentre le luci
tornavano ad alzarsi per accogliere la prossima.
-E
adesso, purtroppo solo come ospite perché non ancora in grado di gareggiare
appieno, la medaglia d’oro alle ultime olimpiadi d’inverno di Nagano, Giappone.
Buffy Summers!-proclamò e tutto il pubblico si alzò urlando e applaudendo.
Al
nome della loro amica, Will, Cordy, Xander e Oz si alzarono di scatto sventolando
il festone ormai sciolto e applaudendo alla loro amica. Riley, Forrest e Graham
si guardarono a vicenda con la bocca spalancata dallo stupore.
Buffy
fece il suo ingresso sorridendo e salutando il pubblico mentre faceva un giro
di pista. Dio, se le era mancato tutta quell’eccitazione, il contatto con il
pubblico venuto lì per vedere anche lei, la preparazione prima dell’esibizione.
Era in questi momenti che si sentiva pienamente felice.
-Buffy
pattina?!-esclamò Riley stupito.
-Pattina?-Cordelia
lo guardò in tralice.-Bello hai ascoltato bene? Medaglia d’oro alle ultime
olimpiadi. Buffy è una campionessa.-precisò.
In
quel momento le luci si abbassarono e Buffy si portò al centro della pista in
posizione, pronta per cominciare. Aveva scelto il programma obbligatorio, forse
perché c’erano più salti o forse perché la canzone che due anni fa aveva scelto
le era rimasta impressa, it must have been love dei Roxette.
Posa
un sussurro sul mio cuscino
Lascia
l’inverno sulla terra
Mi
sveglio da sola, c’è aria di silenzio
Nella
camera da letto, e tutto intorno
Toccami
adesso, chiudo gli occhi……..e sogno.
Forse
invece erano quelle parole che l’avevano colpita, anche se in quel momento era concentrata
solo sui suoi movimenti, i salti, le piroette. Come le era mancata
quell’emozione, sentire il ghiaccio scivolare sotto le sue lame, il suo respiro
coordinato ai movimenti, gli slanci e le spinte.
Dev’essere
stato amore, ma adesso è finito
Dev’essere
stato bello, ma in qualche modo l’ho perso
Dev’essere
stato amore, ma adesso è finito
Dal
momento in cui ci siamo toccati fino al tempo in cui si è esaurito.
Quelle
parole la colpirono e le fecero tornare in mente Angel. Era stato amore il
loro? Beh su quello non aveva mai avuto dubbi, lo aveva amato di un amore
profondo e passionale, come non aveva mai creduto di poter amare. Ma come aveva
fatto a perderlo, a farlo esaurire?
Beh
era stata colpa sua, lo voleva al sicuro dal dolore che poteva provare se le
fosse venuto un altro attacco di cuore.
Fingendo
che siamo insieme
Che
sono protetta dal tuo cuore
Ma
dentro e fuori mi trasformo in acqua
Come
una lacrima nel tuo palmo
Ed
è un difficile giorno d’inverno
Sogno…
Quante
volte si era sentita protetta da lui, dalle sue braccia, dal suo sorriso? Ne
aveva perso il conto e ancora oggi ogni tanto fingeva che lui le fosse ancora
accanto, anche se poi scacciava quella fantasia dandosi della sciocca, ormai
erano cose passate.
Però
c’erano state le lacrime, un po’ per le bugie che all’inizio lei aveva detto,
un po’ per la preoccupazione del suo stato di salute, un po’ perché poi lei lo
aveva lasciato.
Eseguì
un salto che attirò le ovazioni del pubblico in sala ma lei non le sentì,
troppo impegnata nei suoi movimenti, e troppo impegnata a rivivere quei magici
ricordi che cercava sempre di scacciare via, spesso senza riuscirci.
Dev’essere
stato amore, ma adesso è finito
Era
tutto quello che volevo, adesso sto vivendo senza
Dev’essere
stato amore, ma adesso è finito
È
dove scorre l’acqua, è dove soffia il vento.
Già,
stava vivendo senza quell’amore perché l’aveva voluto. Ma spesso, ancora, non
poteva fare a meno di pensare a lui. L’acqua scorreva sempre senza fermarsi,
così come il vento, e anche lei cresceva e cercava di innamorarsi ancora, ma
spesso era difficile.
Concluse
la sua esibizione e appena la musica finì sentì il pubblico applaudire e urlare
di gioia, era questo che al momento lei voleva. Pattinare e non pensare ad
altro, voleva solo tornare in pista e vincere perché solo il pattinaggio la
faceva sentire viva.
All’entrata
dello spogliatoio trovò Riley ad attenderla. Aveva le mani in tasca e appariva
imbarazzato, oltre che estremamente carino. Gli si avvicinò con un sorriso,
sapeva di averlo sorpreso. Forse poteva innamorarsi di lui.
-Mi
sento un cretino, sai?-esordì.
-Perché?-sorrise.
-Perché
quando ti ho detto che dato che io non ci capivo niente di pattinaggio, se
anche per te era lo stesso potevamo non capirci niente in due. E invece non
solo tu ci capisci molto di pattinaggio ma hai persino vinto la medaglia d’oro
alle olimpiadi.-spiegò.
-Non
devi sentirti un cretino, volevo solo farti una sorpresa.-precisò.
-Beh
ci sei riuscita, sono terribilmente sorpreso. E ti devo confessare che ti trovo
meravigliosa, non ho mai visto niente di più bello. Sei eccezionale.-la lodò
facendola arrossire.
-Grazie.-sorrise
imbarazzata.
-Senti
che ne dici se stasera ti porto a cena? Niente di complicato, conosco un ristorantino
sul lungo mare che non è pretenzioso. Così magari ci conosciamo meglio,
potresti sorprendermi ancora.-le propose.
-Volentieri,
magari potresti sorprendermi anche tu.-fece una pausa.-Vado a cambiarmi adesso,
fortuna che ho portato qualcosa per ricambio.-e si inoltrò negli spogliatoi.
Alla
fine della gara, Forrest e Graham si fermarono a casa della cugina di Forrest
dato che la zia li aveva invitati a cena, mentre Will e gli altri preferirono
tornare a Sunnydale. Riley portò Buffy, come promesso, in un ristorante sul
lungo mare molto semplice ma dove mangiarono benissimo.
Si
conobbero meglio e Buffy venne a scoprire che i genitori di Riley avevano una
fattoria nell’Iowa, vi si erano stabiliti dopo che il signor Finn si era
ritirato dall’esercito. Riley aveva due sorelle minori a cui era molto legato.
Scoprì che era un tipo semplice, gli piaceva lo studio, leggeva molto e adorava
tornare in famiglia. Gli piaceva anche tenersi in forma, infatti aveva un bel
fisico.
-Adesso
tocca a te, voglio sapere tutto quello che vorrai dirmi.-la esortò mentre le
versava un altro bicchiere d’acqua.
-Che
posso dirti.-alzò le spalle.-Sono nata a gennaio, sono capricorno ascendente
acquario, sono nata a Los Angeles ma vivo a Sunnydale da quando avevo sedici
anni, mi sono trasferita con mia madre dopo che lei e mio padre hanno
divorziato.-
-Mi
dispiace.-la interruppe davvero dispiaciuto.
-Siamo
comunque felici così, adesso lui fa la spola tra Los Angeles dove ancora
risiede e
-Tutto
qui? Niente scheletri nell’armadio?-chiese.
“Sono
gravemente malata di cuore e a diciassette anni ho avuto una relazione con un
uomo di quasi ventotto.” Le venne subito in mente.
-Forse,
ma è ancora presto per dirtelo.-rispose invece.
Conclusero
la serata allegramente, poi Riley la portò a fare una passeggiata sul lungo
mare. Si fermarono a godersi l’invernale brezza marina e il suono e il profumo
del mare. Buffy scoprì che Riley le piaceva davvero.
-Mi
sta venendo in mente una cosa.-disse lei poco dopo.
-Cioè?-la
esortò.
-Come
torniamo a Sunnydale dato che i miei amici sono già rientrati e probabilmente
anche i tuoi?-gli chiese facendogli svanire subito il sorriso.
-Ecco
anche a cosa mi riferivo quando mi sono dato del cretino.-rispose facendola
ridere.-Non ne ho la più pallida idea.-aggiunse.
-Secondo
me ci conviene prendere una camera in un motel e domattina prendere il primo
autobus in modo da poter arrivare puntuali alla lezione.-propose.
-Può
essere un’idea.-assentì.
Per
prima cosa si informarono sull’ora degli autobus, il primo per Sunnydale
partiva alle sette per essere lì alle otto e quindici, alle nove loro avevano
lezione. Avevano così pure il tempo di tornare in camera, farsi una doccia e
cambiarsi d’abito.
Poi
si diressero al motel dall’altra parte della strada, per scoprire che le camere
erano tutte occupate e che rimaneva solo una matrimoniale. Dopo essersi
guardati la presero comunque, Riley disse che avrebbe dormito sul tappeto.
Ma
quella sera Riley non dormì sul tappeto. Buffy capì che ne era innamorata e
trascorsero buona parte della notte a fare l’amore. Dopo tanto tempo, la
ragazza non sentiva più il peso del ricordo di Angel sul cuore e la giudicava
una buona cosa.
Quando
Buffy tornò in camera, la mattina dopo, trovò le sue amiche ad attenderla
curiose e vogliose di notizie. Raccontò loro tutto e le due ragazze furono
felici per lei, la vedevano di nuovo serena dopo tanto tempo.
Superarono
quell’anno brillantemente e furono ammessi al secondo anno. Il loro progetto
era di laurearsi insieme e dato che quel primo anno erano stati bravi decisero
che si meritavano una buona vacanza a base di mare, sole e relax. Adesso non
erano neanche più in cinque, bensì in sei dato che Riley non si stancava mai di
stare accanto a Buffy.
Affittarono
un appartamento a Santa Monica con tre camere che dava direttamente su un
piccolo pezzo di spiaggia privata. Sentivano di meritarselo proprio un po’ di
riposo dalle fatiche invernali dello studio.
Quella
mattina di luglio il sole splendeva alto nel cielo già dal primo mattino e si
sentiva il canto dei gabbiani mentre la brezza marina muoveva appena le tende e
si infiltrava nella camera di Buffy e Riley. Gli altri erano usciti molto
presto per fare un giro in barca e prendere il sole e i maschi volevano pescare
un po’.
La
terza coppietta si era astenuta dalla gita e alle nove dormiva ancora. Finché
il telefono non prese a suonare destandoli dal mondo dei sogni.
-Ma
che ora è?-bofonchiò Riley girandosi verso la sua ragazza.
-Di
sicuro è l’alba.-protestò Buffy sporgendosi per afferrare il telefono e vedere
l’ora.-Pronto?-rispose insonnolita.
-Buffy?-chiesero
dall’altro lato.
-Sono
io.-affermò.-Chi parla?-
-Ciao,
sono Ira Rosenberg.-le rispose il padre di Willow.
-Salve
dottor Rosenberg, Willow non è in casa adesso.-lo informò tirandosi a sedere.
-Non
cercavo Willow, cercavo te.-precisò.
-Perché?-si
stupì mentre accanto a lei Riley si svegliava e notava la sua espressione
perplessa.
-Buffy
ho delle buone notizie, anche se non ti ho voluto avvisare prima perché non
volevo infonderti false speranze.-iniziò a spiegarle.
-Di
cosa sta parlando?-si preoccupò.
-Ho
parlato con tua madre ed è d’accordo con me. Ti ricoverano stasera stessa per
il trapianto di cuore domattina presto, lo eseguirò di persona.-le comunicò.
-Cosa?!-esclamò.-Ma
dottor Rosenberg ci sono gli accertamenti da fare e le analisi per la
compatibilità!-protestò.
-Già
fatto, Buffy, con gli ultimi prelievi di sangue che hai fatto settimana scorsa.
Se non cogliamo al volo quest’occasione non so se ci sarà una prossima
volta.-disse serio.
-Va
bene, preparo subito le mie cose.-assentì.
-Perfetto.-le
diede l’indirizzo dell’ospedale anche se Buffy sapeva bene qual’era, poi
riattaccarono.
-Che
succede?-chiese Riley alla sua ragazza vedendola strana.
-Mi
ricoverano stasera.-pronunciò a fatica.
-Ricoverarti?!-saltò
su in ansia.-Perché?-
-Riley
c’è una cosa che devo confessarti ma che non ho mai avuto il coraggio di
dirti.-esordì deglutendo e prendendogli una mano.
-Di
cosa si tratta?-fece perplesso.
-È
una cosa che ho fin dalla nascita e che mi ha creato tanti problemi. È per
questo che ho ripreso a gareggiare solo di recente.-precisò.
A
maggio, nonostante le proteste di Giles, Buffy aveva partecipato ad una gara
importante per le prossime convocazioni olimpiche a Boston. Prima di
partecipare aveva chiamato Spike e lui aveva concordato che per loro non
c’erano problemi se tornava a gareggiare, le avevano messo a disposizione in
breve tempo i costumi e un paio di nuovi pattini.
Riley
e sua madre erano andati con lei, Giles e Jenny. Aveva rivisto volentieri Faith
che era la cara amica di sempre e si era classificata terza, un buon posto per
essere una che non gareggiava da ben due anni.
-Buffy
non fare giri di parole e dimmi cosa stai cercando di dirmi!-la esortò Riley.
-Io
sono malata di cuore e domani mattina mi eseguiranno un trapianto.-gli rivelò.
Riley
la fissò ad occhi spalancati ma capì che diceva la verità. In tutto quel
periodo non aveva mai sospettato di niente e adesso quella notizia gli cadeva
addosso come una doccia fredda. Ma sapeva che le sarebbe stato vicino e non
l’avrebbe mai abbandonata.
Parte
19 – Cuore nuovo
-Ecco
fatto, farà effetto in poco tempo.-l’infermiera finì di iniettare l’anestetico
nella flebo di Buffy e a quel punto si voltò verso gli altri.
-Quanto
ci metterà all’incirca?-chiese Buffy.
-Al
massimo dieci minuti.-le sorrise.-Non state tutti insieme per molto tempo, è
meglio se arriva in sala operatoria rilassata.-disse ed uscì dalla camera.
Erano
tutti lì, solo per lei. Willow con Oz, Xander e Cordelia, Joyce con Giles e Jenny,
Hank con Ruth e alla fine Riley che si sentiva un po’ spaesato notando che
tutti gli altri parevano invece essere abituati a quelle cose.
-Tesoro,
vuoi che rimanga con te?-le chiese Joyce sedendosi sul letto e prendendole la
mano.
-No,
non preoccuparti. Va pure a rilassarti in sala d’aspetto, sento che stavolta
andrà bene.-strinse la mano di sua madre e le sorrise per rincuorarla.
-Vedrai
che sarà così.-le sorrise Hank chinandosi a darle un bacio in fronte.-Sono più
di diciannove anni che attendiamo questo momento.-
-E
adesso è arrivato.-ricambiò il sorriso.
I
suoi genitori con Ruth, Giles e Jenny uscirono dalla camera dopo averle fatto
gli auguri, poi anche i suoi amici si accinsero ad uscire. Prima che potessero
andare via, Buffy fermò Willow per una mano e fece in modo che si chinasse
accanto a lei.
-Lui
ci teneva a sapere di questo momento, ti prego diglielo quando tutto finirà per
fargli sapere come è andata.-le disse in modo che nessuno potesse sentirla.
Non
specificò di chi parlava ma Willow aveva capito e si limitò ad annuire
dicendole che l’avrebbero aspettata fuori e che le voleva bene. Poi andò via
con gli altri.
Rimase
solo Riley che attese che gli altri furono usciti per avvicinarsi al letto e
sederle accanto. La testa di Buffy già ciondolava e gli occhi cominciavano a
chiudersi, l’anestesia cominciava a fare effetto.
-Ehi,
sarò anch’io qui fuori ad aspettarti.-le disse prendendole la mano.
Lei
voltò la testa per guardarlo e gli sorrise di un sorriso luminoso e felice. Gli
strinse forte la mano con gli occhi annebbiati lucidi di emozione.
-Lo
sapevo che saresti venuto.-mormorò.
-Non
sarei mancato, lo sai.-precisò.
-Mi
sei così tanto mancato, Angel, è bellissimo rivederti. Non ho mai smesso di
pensare a te un solo istante.-
Riley
si irrigidì a quelle parole e mollò quasi la presa sulla sua mano. Non aveva
capito una sola parola di quello che lei aveva detto.
-Tesoro
stai delirando.-rifletté rilassandosi.
-No,
l’unico delirio è stato quello di lasciarti tanto tempo fa. Anche se ti ho
spezzato il cuore non mi abbandonerai, vero Angel? Ti amo così tanto, ogni
giorno è stata dura andare avanti senza di te, senza poter rivedere il tuo
sorriso.-la sua voce cominciò ad affievolirsi e la testa a ricadere di lato.
-Dormi
adesso, tesoro, al tuo risveglio sarà tutto diverso.-le diede un bacio in
fronte.
-Mi
ami ancora, Angel?-la sua voce era sempre più bassa.-Io si…sempre…Angel…-la
voce morì sull’ultima sillaba mentre ricadeva di lato addormentata lasciando
Riley confuso e perplesso circa quelli che lui definiva deliri causati
dall’anestesia.
In
quel momento entrarono due portantini che vedendola ormai priva di coscienza la
portarono via sotto gli occhi ancora stupiti di Riley. Raggiunse gli altri e
vedendo Willow in disparte alla macchinetta delle bevande la raggiunse.
-Vuoi
una mano?-le chiese attirando la sua attenzione.
-No,
ma grazie lo stesso.-sorrise.
-Posso
farti una domanda, Willow?-si schiarì la voce per l’imbarazzo.
-Dimmi
pure.-lo esortò prendendo la bevanda e il resto per metterselo in tasca.
-Buffy
per caso conosce un certo Angel?-chiese non noncuranza.
-Solo
Angel O’Donovan, è il presidente della SportLine, l’azienda di articoli
sportivi che la sponsorizza da quasi tre anni ormai.-gli spiegò.
-Capisco.
E lei e questo Angel sono, come dire, molto amici?-continuò.
-Una
volta lo erano, adesso sono più di due anni che hanno perso i
contatti.-aggrottò la fronte perplessa.-Come mai mi fai queste domande? Buffy
ti ha parlato di Angel?-
-Me
l’ha nominato di sfuggita.-mentì alzando le spalle.-Pensi che ci vorrà
molto?-cambiò argomento mentre tornavano dagli altri.
-L’ultima
volta l’operazione è durata circa cinque ore, ma è stato perché ci sono state
delle complicazioni.-precisò.
-Wow,
cinque ore è un’attesa lunga.-constatò.
-Credo
comunque che stavolta ci vorrà di meno, quella volta fu una vera emergenze,
Buffy aveva avuto un attacco e con l’elicottero da Nagano la trasportarono a
Tokyo.-gli spiegò.
-Buffy
mi ha detto della sua malattia ma è stata vaga sulle varie crisi.-si sedettero
su un divanetto.
-Ne
ha avuti tre. Il primo è arrivato che aveva otto anni, era molto piccola e non
c’era un cuore per lei. Il secondo quando aveva tredici anni e giocava con la
cugina a casa della nonna. Il terzo è avvenuto due anni fa, dopo la premiazione
delle olimpiadi. Un vero evento in diretta mondiale.-gli raccontò aprendo la
lattina.
-Accidenti,
ha fatto una vita dura.-sospirò torcendosi le mani.
-Parecchio,
ma non si è mai scoraggiata. Ha tratto forza per andare avanti dalle persone
che le vogliono bene e dal pattinaggio che è la sua passione più
grande.-sorrise.
-L’ho
capito fin dall’inizio che è unica.-sorrise ma nella sua mente continuavano a
ronzargli in testa le parole che lei aveva detto scambiandolo per quell’Angel.
C’era qualcosa che non gli quadrava in tutta quella storia.
Dopo
neanche poco più di un’ora la tensione si poteva già tagliare con un coltello.
Tutti facevano su e giù per la sala d’aspetto tesi come corde di violino
lanciando occhiate torve all’orologio che pareva scorrere a rallentatore e alla
porta della sala operatoria che non si apriva mai. Quella situazione era
esasperante.
Tutti
erano marci stufi di stare a rigirarsi i pollici e avrebbero preferito poter
essere d’aiuto ma non potevano fare niente, perché in quel momento solo i
medici potevano aiutare Buffy. Loro potevano solo sperare che tutto andasse per
il meglio.
-Quest’attesa
mi ucciderà prima o poi.-sbuffò Hank seduto sul divano cambiando posizione per
l’ennesima volta inquieto.
-Non
dirlo a me, sento che scoppierò.-concordò Joyce torcendosi le mani esasperata.
-Almeno
ci facessero sapere qualcosa!-esclamò Giles cercando di apparire calmo e
rilassato quando in realtà era fremente di attesa e preoccupazione.
-Da
quanto tempo è dentro?-chiese Hank guardando l’ora.
-Due
ore.-gli rispose Ruth seduta accanto a lui.
-Spero
che non ci vorrà come in Giappone, siamo stati tutta la notte ad
attendere.-sospirò Jenny.
L’attesa
era snervante, il non sapere cosa stava succedendo li uccideva…ma non c’era
altro che potessero fare se non attendere e sperare. Sperare che tutto stesse
andando per il meglio e che anche stavolta non fosse un buco nell’acqua.
Perché
Buffy non meritava un’ennesima delusione, così come non meritava quel cuore
pazzerello che da diciannove anni le dava problemi. Tutti erano d’accordo nel
pensare che Buffy meritasse finalmente un po’ di serenità e il poter vivere la
sua vita liberamente senza quel peso opprimente.
Chi
più chi meno percorsero tutta la sala d’aspetto. Nessuno volle mangiare, tutti
erano nervosi ed in ansia. Si scambiavano parole di incoraggiamento, sorrisi e
si stringevano le mani per farsi forza mentre internamente tutti si sentivano
lo stomaco attorcigliato.
Poi,
quando tutti pensavano che sarebbero scoppiati prima di riuscire ad avere una
qualche notizia, la porta della sala operatoria si aprì ed Ira uscì tirandosi
via il camice usa e getta di plastica e gettandolo nella pattumiera lì accanto.
Si tirò via la mascherina e si avvicinò a Joyce ed Hank mentre tutti fremevano
d’impazienza.
-Ira,
finalmente!-esclamò sollevata Joyce alzandosi dal divano.
-Allora?-chiese
Hank impaziente.-Come sta mia figlia?-
Ira
tardò un secondo a rispondere ma tutti notarono che sorrideva ed appariva
rilassato, disteso e anche sereno.
-Buffy
sta benissimo, il trapianto è riuscito perfettamente.-annunciò.
Tutti
sospirarono di sollievo e si abbracciarono felici, Joyce pianse di contentezza,
finalmente quell’incubo pareva essere giunto alla fine. Adesso potevano
rilassarsi e pensare positivo, non ci sarebbe più stato alcun problema.
-Adesso
la stanno riportando in camera, credo che dormirà ancora per molto.-comunicò.
-Possiamo
stare tranquilli adesso?-chiese Hank.
-È
comunque ancora presto per dirlo, un rigetto potrebbe verificarsi ma crediamo
che non ci sarà il problema. Comunque la terremo sotto controllo per diverso
tempo. Adesso vado, scusatemi.-si congedò e tornò da dove era venuto.
Poco
dopo poterono andare da Buffy che comunque dormiva. Rincuorati, Giles e Jenny
tornarono a casa dove Eric era rimasto con la babysitter promettendo che
sarebbero tornati prestissimo.
Con
la scusa di dover andare in bagno, Willow invece si diresse ad un telefono
pubblico coperta da Cordelia a cui aveva detto dell’ultimo desiderio di Buffy prima
di entrare in sala operatoria. Anche Cordy pensava fosse giusto che lui sapesse
e così aiutò la sua amica.
-SportLine,
buongiorno. In cosa posso essere utile?-rispose una centralinista.
Willow
strinse forte tra le mani la cornetta del telefono chiedendosi se avessero
acconsentito a passarle Angel. Di certo non doveva essere facile parlare con il
presidente in persona.
-Buongiorno,
è possibile parlare con il signor O’Donovan?-chiese timidamente.
-Il
signor O’Donovan è in riunione. Gli comunicherò la sua chiamata quando avrà
finito. Chi devo dire che lo ha cercato?-la stava già liquidando, evidentemente
faceva così con chiunque chiamasse.
-Guardi,
è urgente, chiamo da un telefono pubblico della California. Gli porterò via
solo un minuto.-insistette.
-Signorina
ha idea di quante persone chiamino al giorno per parlargli? Se dovessi
passargli chiunque la sua giornata dovrebbe durare almeno trenta ore.-
-Lo
so, ha ragione ma io devo assolutamente parlargli.-insistette adesso
esasperata.-Si tratta di Buffy Summers, si trova in ospedale.-
-Provo
a passarle il signor Wharton, il suo avvocato. Attenda in linea.-
Sentì
la musica di attesa e si rilassò contro il telefono pubblico. Beh parlare con
Spike era già un primo passo, lui le avrebbe di sicuro passato Angel.
-William
Wharton.-le risposero pochi secondi dopo.
-Signor
Wharton, salve, sono Willow Rosenberg, l’amica di Buffy.-si presentò.
-Willow,
ciao!-la salutò allegro.-In cosa posso esserti utile?-
-Si
tratta di Buffy, lei è in ospedale.-lo informò.
-È
successo qualcosa?-si preoccupò pensando subito che Angel non l’avrebbe
assolutamente presa bene se qualcosa fosse accaduto a Buffy.
-Vorrei
solo parlare con Angel. Posso?-chiese.
-Te
lo passo subito.-
Spike
bussò senza falsa timidezza alla porta della sala riunioni della SportLine dove
Angel, in piedi davanti ad un tabellone con dei grafici, illustrava alcuni
resoconti ai membri del suo staff ed entrò senza neanche attendere il permesso.
-William!-lo
riprese Angel che in pubblico lo chiamava con il suo nome di battesimo.-Ti
dispiace? Siamo in riunione!-
-Angel,
mi spiace disturbarti ma ho Willow Rosenberg al telefono dalla California.-lo
informò.
-Willow?-chiese
bloccandosi di colpo.
Se
chiamava Willow voleva dire che si trattava di Buffy. Il suo cuore gli urlò che
era successo qualcosa a Buffy e sperava sinceramente che non si trattasse di
qualcosa di grave. Sapeva, o almeno intuiva che si trattava sicuramente del
cuore, ma pregava affinché non le avesse dato ancora problemi, non se li
meritava.
-Scusatemi,
signori, ci metterò solo un minuto.-disse e si allontanò dalla stanza andando
nello studio di Spike dove afferrò il telefono.-Willow? Sono Angel.-
-Angel,
grazie a Dio!-Willow sospirò di sollievo.
-È
successo qualcosa a Buffy?-chiese con il cuore in gola.
-Non
ha avuto un altro attacco, tranquillizzati.-rispose e lo sentì sospirare di
sollievo.-Però l’hanno operata stamattina. Le hanno eseguito il trapianto ed è
andato tutto benissimo, starà bene.-
-Grazie
al cielo!-esclamò con un sorriso.
-Lei
voleva che te lo dicessi.-precisò.
-Hai
fatto benissimo, grazie.-sorrise.
-Prego,
è stato un piacere. Adesso devo scappare, chiamo dall’ospedale.-
-Vai
pure, a presto.-la salutò e chiuse.
Willow
tornò dagli altri che anche se preoccupati dalla sua lunga assenza non fecero domande,
Buffy dormiva ancora e la sua amica la guardò dicendole con il pensiero che
aveva realizzato il suo desiderio, ed anche che era felice per lei.
Angel
mise giù il telefono e si voltò verso Spike che attendeva con ansia mal celata
torcendosi le mani. Anche lui voleva sapere cos’era successo ed era
preoccupato.
-Allora?-lo
esortò l’amico.
-Le
hanno trapiantato un cuore nuovo ed è andato tutto bene.-gli comunicò con un
sorriso.
-Finalmente!-esclamò
sollevato.-Andrai da lei adesso, giusto?-
-Vado
a concludere la mia riunione.-eluse la domanda e fece per andare via, ma Spike
lo fermò per un braccio.
-Ti
ho fatto una domanda!-lo riprese.
-No,
non andrò da lei!-esclamò.
-Perché?-insistette.
-Perché
il fatto che abbia voluto farmelo sapere non significa che voglia anche
rivedermi.-precisò.
-Sono
solo scuse, hai trenta anni ma sei un fifone. Io sarei già in volo a
quest’ora.-lo lasciò andare.
-Io
non sono impulsivo come te.-e detto questo tornò nella sala riunioni per
concludere ciò che stava facendo.
-Idiota!-bofonchiò
Spike scuotendo la testa e tornando al lavoro.
Angel
guardò ogni due minuti l’orologio durante tutto il resto della riunione, non
vedeva l’ora di finire e tornarsene a casa. Voleva solo stare da solo e pensare
a lei, al fatto che adesso sarebbe stata bene e che non avrebbe più sofferto
per il cuore.
Quella
sera avrebbe dovuto uscire con Spike. Il suo amico arrivò in portineria
chiedendo del suo amico e il portiere in risposta gli comunicò che era uscito
con un borsone e che per lui aveva solo lasciato un biglietto. Spike lo prese e
si allontanò aprendolo curioso.
“La
prossima volta che mi dai del fifone ti licenzio, ed è una minaccia!
Vado
in California e non so quando torno, sai cosa devi fare al lavoro. Bene o male
che vada devo vederla e sincerarmi con i miei occhi che sta bene.
Ti
chiamo, A.”
Spike
scosse la testa con un sorriso e riponendosi il biglietto in tasca uscì nella
calda estate di New York. Quella sera gli sarebbe toccato andare alla partita
di basket da solo, che noia!
Parte
20 – Emozioni riaffiorate
Varcando
la soglia della clinica di Los Angeles dove aveva saputo che Buffy era
ricoverata, Angel andò a scontrarsi con Joyce che invece usciva. Il suo primo
istinto fu di nascondere l’enorme mazzo di rose bianche, rosa e blu che aveva
specificatamente richiesto al fioraio ma era un’impresa impossibile dato le
dimensioni del suddetto, così si limitò a scostarle un po’.
-Ciao
Angel.-sorrise Joyce contenta di vederlo.
-Salve
signora Summers, la trovo benissimo.-la salutò con un sorriso.
-Anche
tu stai molto bene. Hai saputo di Buffy, a quanto posso capire.-si sistemò la
borsa a tracolla.
-Si,
volevo sincerarmi che stesse bene dopo aver saputo la bella notizia.-precisò.
-Sta
benissimo, lo vedrai da te.-sorrise ancora esprimendo la sua profonda felicità
perché adesso Buffy non avrebbe più avuto problemi e sarebbe stata bene.-La sua
camera è al secondo piano, è la 210, puoi pure andarla a trovare anche se
adesso stava dormendo. Io devo scappare a Sunnydale perché ho un incontro di
lavoro ma verso le cinque viene Riley, il suo ragazzo.-
Quell’ultima
frase gli fece svanire il sorriso dalle labbra. Ragazzo, Buffy aveva un ragazzo
di nome Riley. Se l’avessero pugnalato al cuore non si sarebbe potuto sentire
peggio, ma d’altronde cosa poteva aspettarsi? Era stata lei a lasciarlo, non
poteva pretendere che non si consolasse, soprattutto una volta entrata al
college.
-Magari
potrei tornare un’altra volta visto che adesso dorme.-si sentiva mancare
l’aria, voleva solo uscire a respirare.
-No,
vacci pure. Mi farebbe piacere che trovasse qualcuno quando si sveglia.-lo
incitò non capendo il suo cambiamento.-Io scappo, è stato un piacere rivederti
Angel.-e senza aspettare risposta corse via verso il parcheggio, era veramente
tardi.
A
quel punto ad Angel non rimase altro che dirigersi verso l’ascensore, se non
fosse andato da Buffy lei avrebbe comunque saputo che era a Los Angeles perché
sua madre gliel’avrebbe detto. Non aveva alcuno scampo.
Quando
uscì dall’ascensore addentrandosi nel corridoio sentì il cuore martellargli nel
petto e le gambe muoversi pesantemente. Percorse il corridoio lentamente anche
se voleva correre e quando trovò la camera si fermò li davanti con il pugno
alzato pronto per bussare ma bloccato, non riusciva a farlo.
Ci
riuscì comunque ma nessuno rispose, poi si ricordò delle parole di Joyce: Buffy
stava dormendo. Aprì piano la porta per non svegliarla e lentamente entrò. La
stanza era illuminata dal sole che filtrava attraverso la tenda della finestra
aperta, era un bellissimo pomeriggio di fine luglio.
Angel
la vide subito, anche se in camera c’era solo lei. Dormiva con la mano dove
c’era attaccata la flebo posata in grembo e l’altra sul cuscino accanto al viso
reclinato verso l’entrata, aveva la pelle simile a porcellana, le guance di
pesca e le labbra sempre piene come una rosa, le ciglia che ombreggiavano
leggermente le guance. I capelli adesso le arrivavano circa a metà della
schiena e alcune ciocche le ricadevano sul petto, altre erano sparse per il
cuscino. Era bellissima come sempre, tanto che gli si mozzò il fiato a vederla.
Gli
venne in mente l’ultima volta che l’aveva vista così, due giorni dopo la sua
operazione e Nagano, anche se allora era pallida come la morte perché aveva
avuto un attacco cardiaco, stavolta non c’era stato alcun malore, e lei era
bellissima, una ninfa che a soli diciassette anni aveva avuto il dono di
entrargli dentro, barricarsi ed essere capace di non uscire più.
Adesso
ne aveva diciannove, e lui trenta compiuti il mese precedente…Al diavolo, anche
se non sarebbero mai più tornati insieme l’amava ancora come la prima volta che
l’aveva vista pattinare.
Trovò
un vaso vuoto e andò a riempirlo d’acqua nel bagno, posò momentaneamente i
fiori sul tavolo ai piedi del letto. Vi sistemò i fiori e poi lo adagiò sul
comodino, se rimaneva in quella posizione sarebbe stata la prima cosa che
avrebbe visto appena aperto gli occhi e il pensiero lo fece sorridere.
Si
sedette su una sedia attendendo il suo risveglio, sarebbe stato capace di
osservarla dormire anche in eterno. Da dove si sedette lei non avrebbe potuto
vederlo a meno che non si fosse voltata.
Gli
passò per la testa che se fosse arrivato il suo ragazzo prima del suo risveglio
sarebbe andato via lasciando solo detto che era passato un amico e che
l’avrebbe chiamata, non aveva voglia di rimanere nella stessa camera con lui,
la gelosia e l’invidia sarebbero stati troppo forti.
Osservandola
gli tornarono in mente tutti i loro momenti insieme. La prima volta che si
erano conosciuti con quella scarica elettrica che lo aveva attraversato
toccando la sua mano calda, l’emozione che gli dava vederla pattinare come se
fosse un angelo che volteggiava sulle nuvole. Per non parlare dei magici
momenti che avevano trascorso durante quell’inverno a New York: le passeggiate
sotto la neve, andare a pattinare al Rockfeller Center, l’allegra cena del suo
diciassettesimo compleanno, fare l’amore quella stessa sera mentre i lampi
illuminavano i loro corpi intrecciati appassionatamente nel letto, lo scoprire
della sua malattia che finalmente aveva abbattuto tutte le barriere tra di
loro…
Erano
troppi quei ricordi per essere ignorati, c’erano stati troppi sorrisi, troppi
“ti amo”, troppe emozioni che non potevano essere dimenticate con un semplice
colpo di spugna, quell’amore era semplicemente unico perché lui potesse
lasciarselo alle spalle anche dopo due anni. Nonostante tutte le donne con cui
era stato solo lei era stato capace di rapirgli il cuore, una ragazzina
semplice ma unica e speciale. Non poteva amare nessun’altra che non fosse solo
lei. Per sempre.
Buffy
stava facendo un bel sogno. Sognava che tornava indietro nel tempo e riviveva
tutta la sua storia con Angel daccapo riprovando le stesse emozioni e lo stesso
amore che non riusciva a seppellire in fondo al cuore perché riaffiorava
sempre.
Lentamente
riprese coscienza uscendo dal modo dei sogni. Sospirò e si mosse, poi
lentamente aprì gli occhi, il pisolino dopo pranzo era durato un po’ troppo e
lei non vedeva l’ora di poter chiedere ad un’infermiera di portarla in giardino
a fare un giro, adesso il mondo aveva assunto un nuovo aspetto ai suoi occhi
per ignorarlo.
Sbatté
le palpebre più volte per mettere a fuoco, subito sentì un odore soave
aleggiare in camera. Con la coda dell’occhio vide qualcosa sul comodino e alzò
lo sguardo spalancando la bocca alla vista delle splendide rose, erano le più
belle che avesse mai visto.
-Ma
cosa…-le parole le morirono in gola mentre si tirava un po’ a sedere per
ammirarle meglio.
-Non
ti ho mai chiesto quali rose ti piacciono, così ho scelto quelle che mi
parevano più belle.-
Sgranò
gli occhi al suono di quella voce, non poteva essere lui. Si voltò di scatto
verso la provenienza e lo vide, Angel era in piedi davanti alla finestra, era
poggiato al davanzale e la fissava a braccia conserte. Chissà da quanto tempo
era lì.
Ma
era troppo bello rivederlo per pensarci. Aveva sempre gli stessi occhi
penetranti che sapevano leggere fin dentro l’anima, lo stesso sorriso sensuale
che la faceva arrossire per il desiderio, lo stesso fisico muscoloso celato da
un camicia bianca sbottonata sul petto con le maniche arrotolate fino al gomito
e un paio di pantaloni neri…era semplicemente bello come sempre, come lo
rivedeva nei suoi sogni.
-Ciao
Buffy.-la salutò lui staccandosi dal davanzale e avanzando di un paio di passi.
-Willow
te l’ha detto quindi.-si tirò a sedere imponendosi mentalmente di mantenere la
calma.
-Gliel’avevi
detto tu, no?-
-Si,
è vero.-annuì.-Ti trovo in ottima forma, come sempre.-alzò lo sguardo ma
dovette tenere gli occhi un paio di secondi chiusi prima di avere il coraggio
di aprirli e fissare i suoi. Dio, se faceva male scrutare in fondo a quelle
iridi color cioccolata.
-Ti
ringrazio.-alzò le spalle.-Anche tu sembri in buona forma per aver appena
subito un trapianto di cuore.-inclinò la testa di lato per scrutarla a fondo.
-Che
posso dire? Ho passato sicuramente momenti peggiori.-sorrise, forse buttarla
sul ridere era la cosa migliore da fare per superare quei momenti di puro
imbarazzo.
-Già,
hai ragione.-concordò lui. Prese la sedia e la avvicinò al letto, poi si
sedette puntando i gomiti sulle ginocchia.-Sono contento per te, adesso
finalmente non avrai altri problemi e potrai gareggiare liberamente e senza
costrizioni.-
-Si,
non vedo l’ora.-sorrise al solo pensiero.-Anche se dovrò attendere, ci sarà una
lunga degenza da fare. Fosse per me tornerei in pista domani, ma Ira ha detto
che devo essere paziente e attendere, potrebbero verificarsi problemi anche se
ogni giorno che passa si allontana la probabilità di un rigetto del cuore.-gli
spiegò.
-Vedrai
che starai bene e che finalmente potrai goderti la vita come hai sempre
meritato, scommetto che ne sarà contento anche Riley, il tuo ragazzo.-era
inutile girarci intorno, lui lo sapeva e non valeva la pena nasconderglielo.
-Come
sai tu di Riley?-si stupì lei.
-Quando
sono arrivato ho incontrato tua madre e mi ha detto che dovrebbe venire intorno
alle cinque.-le rivelò.
-Mi
dispiace, avrei dovuto dirtelo io.-abbassò lo sguardo.
-E
perché mai? Una fonte vale l’altra.-cercò di minimizzare la cosa.
-Sai
cosa intendo.-lo rimbeccò.-Dato quello che c’è stato tempo fa sarebbe stato più
carino che fossi stata io a dirti di Riley.-precisò.
-Non
devi giustificarti con me, anch’io ho avuto le mie storie e so che Spike te
l’ha detto l’ultima volta che vi siete visti.-lei annuì.-Allora? State insieme
da tanto?-
-Pochi
mesi, ci siamo messi insieme a gennaio.-alzò le spalle.
-Ti
vedo serena, evidentemente ti rende felice ed io lo sono per te.-quelle parole
gli costarono fatica ma era giusto dirglielo.
-Sei
venuto qui appositamente per vedere me?-era un dubbio che le stava corrodendo
l’anima e voleva a tutti i costi una risposta.
-No,
sono venuto per lavoro e dato che Willow mi aveva appena dato la bella notizia
mi sono detto che sarebbe stato corretto da parte mia venirti a trovare.-mentì
spudoratamente ma dirle che aveva litigato con Spike ed era volato lì solo per
vederla perché non l’aveva mai dimenticata non le avrebbe giovato, lei adesso
aveva Riley.
-Capisco.-assentì.-Mi
ha fatto proprio piacere questa tua sorpresa.-sorrise.
In
quel momento bussarono alla porta e dopo due secondi Riley entrò. Angel non lo
conosceva ma sentì a pelle che si trattava di lui, se lo sentiva dentro e lo
capiva dall’espressione imbarazzata di Buffy nell’averli tutti e due insieme
nella stessa camera.
-Ciao.-esordì
il ragazzo entrando.-Disturbo?-chiese notando Angel e chinandosi per dare un
bacio sulla tempia della sua ragazza.
-Affatto,
ti aspettavo.-gli sorrise Buffy.-Riley lui è Angel O’Donovan, è il presidente
della SportLine, l’azienda che mi sponsorizza come atleta. Angel lui è Riley
Finn, il mio ragazzo.-li presentò deglutendo.
-Piacere
di conoscerti, Riley.-Angel gli porse la mano che il ragazzo strinse.
-Piacere
mio.-ricambiò.-Buffy mi aveva detto che l’azienda si trova a New York, è venuto
fin qui appositamente per lei?-chiese con noncuranza, ma in realtà voleva
proprio saperlo.
Adesso
che se lo trovava davanti tutto era diverso. Di certo non se lo aspettava così,
così alto, così bello…sicuramente attirava donne ai suoi piedi solo
guardandole.
-Oh
no, sono qui per lavoro ma dato che ho saputo dell’intervento mi sono detto che
sarebbe stato giusto venire a trovare una delle mie atlete.-rispose. Quel
ragazzo lo insospettiva.
-Riley
ti dispiacerebbe andarmi a prendere un po’ d’acqua?-gli chiese Buffy.-La mia
bottiglia è finita e l’infermiera non è ancora passata.-
-Certo,
ci vado subito.-assentì con un sorriso.
Le
diede un altro bacio in testa e poi uscì, anche se non gli piaceva lasciarla da
sola con quel tipo. Non si fidava del tutto.
-Io
adesso devo andare, mi sono ritagliato giusto un po’ di tempo dai miei impegni
per venirti a trovare.-disse Angel, non voleva rimanere ancora a lungo con
Riley nella stessa stanza, preferiva allontanarsi e anche alla svelta.
-Quando
parti Angel?-gli chiese lei sentendosi già mancare il respiro.
-Quando
avrò finito.-rispose con un sospiro.
-Ti
rivedrò prima che parti?-aveva un groppo alla gola, rivederlo era stato troppo
bello perché adesso non lo rivedesse di nuovo per molto tempo.
-Non
lo so.-ammise. Non era sicuro di voler tornare, avrebbe fatto troppo male.
Si
diresse alla porta e prima di uscire si voltò per salutarla, ma all’ultimo cambiò
idea e si avvicinò al letto. Le prese il viso tra le mani e si chinò dolcemente
per darle un bacio sulle labbra. Erano ancora morbide come le ricordava e quel
tocco gli accese dentro l’antica passione mai dimenticata.
-A
presto, piccola.-la salutò e poi uscì prima che lei potesse replicare, non era
sicuro che sarebbe riuscito ad andare via se lei gli avesse detto qualcosa.
Nel
cortile della clinica incontrò Riley. Tornava con due bottiglie d’acqua appena
comperate e non appena lo vide capì che non aveva buone intenzione nei suoi
confronti.
-Perché
è venuto fin qui?-gli chiese subito.
-Sono
qui per lavoro.-ribadì. Se voleva la guerra lo avrebbe accontentato.
-E
nel mentre ha dedotto che sarebbe stato carino visitare una delle atlete che
sponsorizza?-
-Esatto.-assentì.-Buffy
ha vissuto a casa mia a New York per un periodo di tempo prima delle olimpiadi
e lì abbiamo stretto amicizia. Non ci sentivamo da parecchio ma ho ritenuto
giusto venirla a trovare dato che ero qui.-
-Stia
alla larga da lei.-gli ingiunse.-Qualcuno è a conoscenza della vostra storia?
Se non la lascia stare sappia che potrei rovinarla, una storia con una
minorenne è una cosa che fa comunque scalpore.-
Rimase
per un attimo interdetto, possibile che Buffy gli avesse detto tutto di loro
due? Ma se così fosse stato lei glielo avrebbe detto, anche solo per prepararlo
ad un probabile incontro comunque avvenuto. No, lui l’aveva saputo in un altro
modo a lui estraneo.
-Tu
non sai quello che dici ragazzino. Un’altra parola su questa eresia e avrai
notizie dal mio avvocato, anche se hai vent’anni non sarà piacevole per te.-e
detto questo si allontanò, non voleva più vedere la sua faccia.
Buffy
non riuscì più a togliersi quell’incontro dalla testa, le aveva risvegliato
dentro emozioni che credeva ormai sopite quando invece in realtà erano più vive
che mai e le pulsavano dentro con ritmo calzante ponendola di fronte ai suoi
più intimi sentimenti.
Un
pomeriggio si fece accompagnare da un’infermiera a godersi il caldo sole del
pomeriggio in giardino, poi le chiese di essere lasciata sola, voleva
riflettere. Pensò a lungo e l’unica cosa che alla fine saltava fuori era che
amava Angel e che voleva solo lui, oltretutto adesso aveva pure diciannove
anni, non era minorenne ed era in grado di compiere le sue scelte senza
ripercussioni e senza che Angel ne subisse le conseguenze. Quasi non si accorse
quando sua madre arrivò e le sedette accanto.
-Ehi,
tesoro, ti vedo pensierosa.-la distolse accarezzandole i capelli.
-Lo
sono.-ammise con un sospiro.
-Hai
paura per il cuore? Ira dice che va tutto a meraviglia, tra qualche giorno ti
farà dimettere.-la informò con un sorriso.
-Non
è questo.-la contraddisse.-Sto solo cercando di capire cosa voglio davvero.
-Cosa
intendi?-si stupì aggrottando la fronte.
-Mamma
io devo parlarti e dirti alcune cose, spero che tu sarai comprensiva e saprai
consigliarmi per il meglio.-le prese una mano stringendola.
-Amore,
sai che puoi dirmi tutto quello che vuoi.-assentì.
E
rincuorata da quelle parole, Buffy le raccontò della sua breve ma intensa
storia con Angel svoltasi durante una parte del suo periodo a New York, del
fatto che l’aveva lasciato a Tokyo e che da quando si era messa con Riley
credeva di averlo dimenticato finché non l’aveva rivisto e tutto il suo amore
era tornato in superficie vivo e ancora forte come un tempo.
-Tesoro
quello che mi dici ha dell’incredibile.-disse lei alla fine..-Anche se lui mi
aveva già confessato i tuoi sentimenti per te, la notte che ti hanno operato a
Tokyo.-le rivelò.
-Mamma
io adesso ho compreso non potrò amare nessun altro che non sia lui e credo che
anche Angel mi ami ancora. Ho diciannove anni, sono maggiorenne e anche se lui
è più grande di me non mi importa, se non starò con lui non starò con nessun
altro uomo.-disse caparbia.
-Buffy
l’unica cosa che ho sempre voluto è la tua felicità e se Angel ti rende felice
allora la cosa rende felice pure me. Se lo ami davvero come dici allora glielo
devi dire.-
-Ho
la tua benedizione?-le chiese con le lacrime agli occhi.
-Certo,
amore. Per sempre.-e detto questo la abbracciò.
Lasciare
Riley, la mattina dopo, fu dura per Buffy, lui sbraitò che la odiava, che era
una sgualdrina e che avrebbe rivelato la cosa a chiunque in modo che il suo
amato Angel passasse dei guai per aver sedotto una minorenne. Xander e Oz che
arrivarono in quel frangente insieme con le rispettive fidanzate lo
scaraventarono fuori minacciandolo che se l’avessero rivisto sarebbe finita
male…per lui.
Poi
Buffy disse loro che voleva trovare Angel ma che non sapeva dove alloggiava
così Willow andò alla ricerca di un elenco telefonico delle imprese tornando
pochi minuti dopo trionfante con il volume. Trovarono tutti gli hotel di Los
Angeles e si misero a chiamare. Cordelia e Oz chiamavano dai loro cellulari
mentre Willow dal telefono della camera di Buffy e Xander da quello pubblico
appena fuori dalla camera.
Passarono
momenti febbrili mentre tutti erano attaccati ai telefoni per rintracciare
Angel che pareva non alloggiare da nessuna parte. Buffy temeva fosse già
ripartito, in tal caso a costo di prendere un aereo e rischiare un malore lo
avrebbe raggiunto a New York.
-Buco
nell’acqua anche questo.-proclamò Willow sconsolata buttando giù la cornetta e
cancellando l’ennesimo hotel dalla lista.
-Anche
per me.-sospirò Oz.
-Ehi,
l’ho trovato!-esclamò invece Cordelia attirando l’attenzione di tutti.
Buffy
si sentì il cuore in tumulto, forse non era ancora tutto perduto e forse molto
presto sarebbe di nuovo stata tra le braccia del suo unico e vero amore.
Epilogo – Love is more than
just your name
-Passalo
a me!-esclamò Buffy porgendo la mano a Cordelia affinché le passasse il
cellulare.
-È
una receptionist.-la informò porgendole il telefono che l’amica che quasi
glielo strappò di mano.
-Pronto?-disse
Buffy agitata.-Cerco il signor Angel O’Donovan, so che alloggia da voi.-
-Si,
ma il signor O’Donovan ha pagato il conto giusto cinque minuti fa e da un taxi
si è fatto accompagnare all’aeroporto dove lo attendeva il suo aereo
privato.-le rispose la receptionist dispiaciuta.
-Se
ne è andato?-chiese sentendosi crollare il mondo addosso.
-Si,
come le ripeto saranno passati poco più di cinque minuti, è appena andato via.-
-A
quale aeroporto si è fatto portare?-se era passato così poco tempo forse
riusciva ancora a trovarlo.
-Non
so se potrei dirglielo.-
-La
prego, è una questione di vita o di morte.-la supplicò.
Dear
my love, haven’t you wanted to be with me…Caro mio amore, non hai mai voluto
stare con me?
And
dear my love, haven’t you wanted to be free…E caro mio amore, non hai mai
voluto essere libero?
-Si
è fatto portare all’aeroporto municipale di Santa Monica.-si arrese la
receptionist.
-Grazie,
grazie infinite.-la ringraziò Buffy e poi chiuse.-Ragazzi, Angel è
all’aeroporto di Santa Monica, ha lasciato l’hotel poco più di cinque minuti
fa. Se ci muoviamo siamo ancora in tempo per fermarlo.-scostò le coperte e fece
per alzarsi togliendosi via la flebo dalla mano.
-Buffy
sei sicura?-fece Willow perplessa.-Tu sei ancora debole.-
-Si,
hai avuto un trapianto di cuore poco più di quattro giorni fa.-rincarò
Cordelia.
-Sto
bene e starò meglio se riesco a fermare l’uomo che amo con l’aiuto dei miei
amici!-esclamò si alzò ma barcollò e per poco non cadde.
-Ti
aiuteremo ma ad una condizione!-fece Xander sorreggendola.-Che ti ci lasci
portare da lui con la sedia a rotelle.-
-Va
bene.-assentì. Avrebbe fatto di tutto pur di raggiungerlo.
-Allora
organizziamoci.-prese la parola Willow.-Io aiuto Buffy a vestirsi, Cordelia
tieniti pronta con la sedia a rotelle, Xander stai attento che non ci scoprano
e Oz fatti trovare all’entrata della clinica con il furgone.-
Tutto
si dichiararono d’accordo e si divisero, le operazioni stavano avendo inizio.
I
cant’ keep pretending that I don’t even know you…Non posso continuare a fingere
che nemmeno ti conosco
And
at sweet night you are my own…E alla dolce notte tu sei il mio desiderio
Take
my hand...Prendi la mia mano.
Buffy
fu pronta in tempo da record, subito Cordelia la fece accomodare sulla sedia a
rotelle poi uscirono dalla camera con il benestare di Xander, la via era
libera. Fecero attenzione ad ogni passo e si calmarono quando varcarono la
soglia della clinica dove Oz era già pronto. Aiutarono Buffy e la carrozzella a
salire, poi finalmente poterono partire. Non c’era molto tempo e fino a quel
momento tutto era filato liscio.
We’re
levaing here tonight…Ce ne stiamo andando da qui stasera
There’s
no need to tell anyone…Non c’è bisogno di dirlo a qualcuno
-Cielo
ma quanto è lunga questa strada?-chiese Buffy esasperata mentre guardava di nuovo
l’ora, era sull’orlo di una crisi di nervi.
-Buffy
calmati, non vogliamo che ti senti male.-la riprese Willow.
-Voglio
solo che sappia che lo amo.-sospirò.
-E
vedrai che arriveremo in tempo, in genere gli aerei privati non partono subito.
I passeggeri devono fare il check in anche loro e poi ci sono i controlli dei
motori, il carburante e alla fine devono avere il consenso al decollo dalla
torre di controllo. In genere ci vuole almeno un’ora.-le spiegò Cordelia
sperando di rincuorarla.
-Speriamo
che sia così.-sorrise.
Adesso
che aveva capito cosa provava davvero non voleva che lui gli sfuggisse via come
sabbia dalle mani, non avrebbe più permesso a niente e nessuno di ostacolare il
loro amore.
They’d
only hold us down…Loro ci soggezionano soltanto.
So
by the morning light…Così entro la luce del mattino
We’ll
be half way to anywhere…Saremo a metà strada per dovunque
Where
love is more than just your name...Dove l’amore è più che solo il tuo nome.
Buffy
si sentiva come se ci fossero ancora milioni di chilometri da fare mentre in
realtà Oz aveva appena imboccato l’uscita per l’aeroporto di Santa Monica.
Erano quasi arrivati, tra poco avrebbe potuto riabbracciare il suo amore.
Oz
parcheggiò poi aiutarono Buffy a scendere e a sedersi di nuovo sulla sedia a rotelle,
anche se la ragazza insisteva per camminare con le sue gambe, proposta
prontamente rifiutata dai suoi amici che volevano vederla star bene su una
sedia a rotelle piuttosto che con un malore sulle sue gambe.
Quando
entrarono si diressero al banco informazioni, di certo non sapevano da che
parta stava l’uscita per le piste private. Una ragazza indicò loro la direzione
e loro corsero mentre Xander spingeva Buffy che quasi cominciava a divertirsi.
-Beata
te, Buffster, d’altronde stai li solo seduta.-la rimbeccò il suo amico che
comunque scherzava.
I
have dreamt of a place for you and I…ho sognato di un posto per me e te
No
one knows who we are there…Nessuno lì sa chi siamo
Appena
arrivarono notarono con immenso orrore che c’erano i controlli e un enorme metal
detector, adesso il problema era riuscire a passare da lì senza che nessuno se
ne accorgesse e loro non avevano ne biglietto ne un nominativo a cui affidarsi.
-E
se diciamo che dobbiamo partire con Angel?-propose Buffy.
-No,
i proprietari di aerei privati rilasciano liste con i nominativi. Se non sei in
lista col cavolo che ti fanno passare.-la smontò a malincuore Cordelia.
-Ho
un’idea!-saltò su Willow.-Xander tu tieniti pronto a passare appena i controlli
si distraggono, io, Cordelia e Oz attiriamo la loro attenzione.-propose.
-Bene,
fate in fretta.-assentì Buffy poco prima che Xander spingesse via la sedia.
-Cosa
ci inventiamo?-chiese Cordelia a corto di idee.
-Ci
penso io.-la tranquillizzò l’amica.
L’attimo
dopo Willow urlò come una matta dichiarando che le avevano rubato la borsa.
Subito i vari poliziotti che erano ingorno accorsero da lei che si agitava, si
sbracciava e diceva sconnessamente che un tipo l’aveva urtata e poi era corso
da una parte e lei si era accorta che non aveva più la borsa. Cordelia e Oz le
davano retta.
-Coraggio,
Buffy, adesso tocca a noi.-le sorrise Xander e con molta noncuranza e
attenzione si diresse verso la sala d’imbarco.
All
I want i sto give my life only to you…Tutto quello che voglio è dare la mia
vita solo a te
I’ve
dreamt so long I cannot dream anymore...Ho sognato così a lungo che non posso
più sognare
Let’s run away, I’ll take you
there…Scappiamo, ti porterò lì.
Purtroppo
la sedia a rotelle di Buffy era fatta di metallo e appena passò sotto il metal detector
cominciò a suonare. Xande si immobilizzò solo un secondo mentre i poliziotti
guardavano nella loro direzione, poi corse via. Subito gli furono tutti dietro
mollando Willow e la sua storia che adesso appariva chiaramente assurda.
-Ma…e
la mia borsa?-insistette comunque la ragazza senza però ricevere ascolto.
-Will,
rinunciaci.-la smontò Cordelia.
Xander
corse più veloce che poté fino alla porta della pista, a quel punto si fermò,
adesso non c’era più molto che poteva fare e i poliziotti erano sempre più
vicini. L’unica cosa che poteva fare era tenerli a bada mentre Buffy cercava di
fermare l’aereo.
-Buffy
corri, io li tengo momentaneamente a bada.-le disse.
-Grazie
Xand.-sorrise si alzò facendosi mentalmente forza, non poteva crollare proprio
adesso. Respirò a fondo e poi si lanciò oltre le porte, adesso toccava solo a
lei.
We’re
leaving here tonight…Ce ne stiamo andando da qui stasera
There’s
no need to tell anyone…Non c’è bisogno di dirlo a qualcuno
They’d
only hold us down…Loro ci soggezionano soltanto
Angel
alzò il capo dai fogli che stava controllando, una hostess l’aveva chiamato e
ora gli sorrideva affabile, evidentemente aveva qualcosa da dirgli. Erano
ancora a terra e presto sarebbero decollati, non vedeva l’ora così si sarebbe
finalmente lasciato alle spalle una volta per tutti Buffy anche se non avrebbe
mai smesso di amarla.
-Si?-chiese
alla giovane donna.
-La
torre di controllo ci sta autorizzando al decollo. Se si allaccia le cinture
cominciamo le manovre.-gli disse.
-Certo,
grazie.-si premurò di seguire il suo consiglio. Finalmente stavano per partire.
Buffy
ricordava com’era l’aereo privato di Angel e lo notò subito, per fortuna era
ancora a terra. Si lanciò in quella direzione cominciando ad urlare il suo nome
e a sbracciarsi, forse l’avrebbe notata dagli oblò, doveva comunque tentare.
L’aereo
cominciò a muoversi e lei corse più veloce, doveva fermarlo ad ogni costo. Non
poteva arrendersi così adesso che c’era terribilmente vicina.
So
by the morning’s light…Così entro la luce del mattino
We’ll
be half way to anywhere…Saremo a metà strada per dovunque
Where
no one needs a reason…Dove nessuno ha bisogno di una ragione
Angel
si rilassò poggiando la testa all’indietro sul poggiatesta, si sentiva un po’
stanco, forse in quei giorni aveva avuto troppe emozioni e ora voleva solo
rilassarsi. Non vedeva l’ora di essere di nuovo a casa sua, forse era il caso
di prendersi altri due giorni di vacanza per dormire un po’.
Guardò
fuori dall’oblò, era impossibile! Chiuse gli occhi, forse era solo una sua impressione
o la testa gli giocava strani scherzi quindi li riaprì ma la scena rimase
immutata, non stava sognando.
Buffy
stava correndo come una dannata verso il suo aereo urlando, anche se lui non
poteva sentirla, e sbracciandosi. Pareva seriamente determinata a fermarlo, o
forse questo glielo stava davvero dettando la sua testa. Ma non poteva rendere
vano quello sforzo, se lei lo stava fermando c’era un motivo, e lui voleva
saperlo.
-Fermate
l’aereo!-urlò slacciandosi in fretta la cintura di sicurezza e alzandosi.
Corse
per il breve corridoio e bussò freneticamente alla porta della sala comandi
continuando ad urlare. Pochi secondi dopo si affacciò il copilota preoccupato.
-Signor
O’Donovan!-si stupì.-Stiamo per decollare.-
-Fermate
immediamente l’aereo!-gli ordinò.
-Ma…
-Niente
ma.-lo interruppe.-Fermatelo!-
E
il comandante si affrettò a spegnere tutti i motori e tirare il freno,
d’altronde quello che diceva il capo si doveva fare e lui non aveva mica
intenzione di disobbedire.
Angel
aprì il portellone e fece scendere giù la scaletta, poi si affacciò per
cercarla ma ad un primo momento non la vide, forse si era solo immaginato
tutto.
-Angel!!-urlò
la voce di Buffy facendogli capire che invece era tutto reale.
Non
appena la vide si precipitò giù per la scala e le corse incontro.
Forget
this life…Dimentica questa vita
Come
with me…Vieni con me
Don’t
look back you’r safe now…Non guardare indietro sei al sicuro adesso.
Lui
la prese tra le braccia alzandola da terra e facendole fare un giro. Lei pareva
affaticata ma sorrideva, era riuscita nel suo intento. Dopo quel momento, Angel
la adagiò di nuovo a terra ma continuando a tenerla, doveva aver fatto una
bella corsa e l’ultima cosa che voleva era farle rischiare un collasso. Non
dopo tutto quello che aveva passato.
-Cosa
ci fai qui?-le chiese.
-Non
partire, ti prego.-rispose.-Rimani, io ti amo. Non ho mai smesso, non posso e
non potrò mai smettere, sei l’unico uomo della mia vita.-
-Buffy,
ma io pensavo…-si interruppe.-E Riley?-le chiese.
-Chi
se ne frega di Riley!-esclamò.-Io pensavo di poterlo amare ma in realtà non è
così, io amo solo te. Ho parlato con mia madre e le ho detto tutto di noi, lei
mi ha risposto che se tu mi rendi felice allora lei è felice per noi, non le
crea problemi se stiamo insieme. Ti prego, dimmi che non vuoi lasciarmi.-aveva
le lacrime agli occhi, sperava solo che lui le dicesse di si.
Unlock your heart…Apri il tuo
cuore
Drop
your guard...Abbassa la guardia
No
one’s left to stop you (now)…Nessuno ti ha fatto fermare (adesso)
-Buffy…si!-esclamò
lui.-Come puoi pensare che io non ti ami o che non voglia stare con te. Io ti
ho sempre amato, fin dal primo giorno che ti ho visto e da allora non ho mai
smesso! Voglio solo amarti e stare con te per sempre.-
Lei
gli saltò al collo piangendo di felicità mentre lui la stringeva e le ripeteva
che la amava accarezzandole i capelli. Si baciarono, un bacio che scacciava i
problemi del passato e accendeva speranze per il futuro. Si sarebbero amati
fino alla fine dei giorni.
Ovviamente
ci pensò Angel a fare in modo che Willow, Xander, Cordelia e Oz non passassero
problemi per le bravate combinate all’aeroporto per aiutare la loro amica.
Anzi, Angel li ringraziò di cuore perché era anche grazie a loro se Buffy era
riuscita a fermarlo.
Riportarono
la giovane atleta all’ospedale dove Ira con Joyce ed Hank li attendevano un po’
arrabbiati per quella fuga ma comprensivi, come si poteva essere arrabbiati con
una ragazza innamorata che aveva fatto tutto quello per amore?
La
storia tra Buffy ed Angel suscitò scalpore in molti e noncuranza per quella
reazione da parte dei due innamorati. Spike urlò al telefono per la felicità
appena Angel gli diede la notizia attirandosi le occhiate di tutti i dipendenti
della SportLine e baciando pure un paio di segretarie, era troppo felice.
Buffy
riprese a pattinare l’anno successivo e fu di nuovo convocata per le olimpiadi,
stavolta si classificò seconda ma era contentissima. Dopo la laurea lei ed
Angel trovarono casa a Sunnydale anche se viaggiavano spesso per il lavoro di
Angel e le gare di Buffy…erano felicissimi.
Una
felicità che sapevano avrebbe portato solo altra felicità e amore, non si
sarebbero separati per nessuna ragione al mondo. D’altronde il loro era un
amore già scritto nel destino e destinato a perdurare nel tempo, si sarebbe
sempre conservato bello e forte come il primo giorno. Per tutta la vita.
FINE.