OUTLANDER – LA STRANIERA

 

1° parte (Galway, 2001)

 

nota: questa fan fiction è la mia versione della serie Outlander di Diana Gabaldon. Ne consiglio la lettura perché la storia d’amore tra Claire e Jamie è paragonabile nella sua bellezza e nella sua magia a quella di Buffy ed Angel.

Questa è au (universo alternativo). In genere le mie fan fiction sono g, per ora metto un raiting pg13 ma è probabile che andando avanti qualche parte possa essere nc17 per via di scene di sesso (consensuali e non e alcune probabilmente slash), qualche tortura e di diverse parolacce.

Questa fan fic comprende diverse storie ed ognuna potrebbe essere anche una storia a se.

Spoiler: nessuno, universo alternativo.

 

PROLOGO

La gente scompare di continuo, chiedetelo a qualsiasi poliziotto. O, meglio ancora, a un giornalista: le scomparse sono il loro pane quotidiano.

Ragazzine che scappano di casa, bambini che sfuggono di mano ai genitori e spariscono senza lasciare traccia. Casalinghe frustrate che, avendone fin sopra i capelli, prendono i soldi della spesa e fuggono in taxi fino alla stazione dei treni. Uomini della finanza internazionale che cambiano nome e svaniscono nel fumo di sigari d’importazione.

Molti di loro vengono ritrovati, alla fine, vivi o morti. Alle scomparse, dopotutto, una spiegazione c’è.

Di solito.

(Diana Gabaldon, Outlander)

 

Parte 1 – Galway, 2001

Dopo ore di volo dove attraverso gli oblò aveva visto solo l’azzurro dell’oceano, finalmente il verde della terra di smeraldo cominciò a profilarsi e nonostante la maschera di silenzio e indifferenza che aveva indossato la vista le procurò un leggero tuffo al cuore, oltre ad una vaga sensazione di magia.

Per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardare dall’oblò il mare, leggere qualcosa, ascoltare musica dal suo lettore mp3, fare un spuntino…tutto fuorché posare lo sguardo sulla persona seduta accanto a lei.

Che dal canto suo non aveva fatto minimamente la prova a rivolgerle la parola da quando si erano imbarcati e poi seduti ai loro posti. Aveva continuato a lavorare sulle sue stupide scartoffie, evitando ogni contatto sia fisico che comunicativo con lei.

Neanche un’ora dopo l’aereo atterrò. Tutti i passeggeri attesero con impazienza che le hostess dessero l’autorizzazione a scendere, poi cominciarono a portarsi ordinatamente verso le porte.

-Andiamo?-

La voce la raggiunse da un punto lontano, erano ormai più di nove ore che non la sentiva e in un primo momento la sentì estranea. Sentimento che ormai le era ben noto, tanto che non rispose subito.

-Buffy?-la chiamò.

-Si, Will, andiamo.-rispose brusca alzandosi e prendendo il bagaglio a mano dal vano sopra i sedili. Poi, senza accettare la mano che le veniva offerta, cominciò a dirigersi verso la porta.

Salutò distrattamente ma educatamente e con un sorriso le due hostess e uscì all’aria frizzante di quel metà mattino di quasi metà settembre. Ebbe modo di ispirare a pieni polmoni mentre scendeva la scala l’aria fresca dell’Irlanda. Era proprio curiosa di vedere questa terra europea piena di leggende e fascino.

Recuperarono i bagagli e all’uscita dall’aeroporto scoprirono una macchina che li attendeva per portarli nell’hotel dove avrebbero alloggiato durante la loro permanenza a Galway. Attraverso il finestrino, Buffy ebbe modo di osservare quella cittadina caratteristica irlandese con le villette a schiera e le porte colorare, i pub e gli artisti quasi ad ogni angolo della strada.

L’hotel era lussuoso e subito consegnarono loro la chiave mentre un facchino prendeva le valige e li accompagnava in camera. Quando finalmente furono lasciati soli, nessuno dei due osò guardarsi accentuando un muro di silenzio tra di loro.

Buffy prese una delle sue valige e dopo averla posata sul letto la aprì cominciando ad uscirne i suoi effetti. Prese il beautycase e fece per andare in bagno. Dopo nove ore di volo si sentiva impolverata e stanca, necessitava di una doccia che le togliesse di dosso la fatica del viaggio.

-Continuerai a non parlarmi per tutto il resto della nostra permanenza qui?-la voce la sorprese sulla porta facendola voltare con aria bellica.

Buffy Summers aveva venti anni. Alta un metro e sessanta era minuta con lunghi e lisci capelli biondi, la pelle chiara e due magnifici occhi verdi. Chi la vedeva, però, per la prima volta concordava che la giovane aveva negli occhi una luce che le conferiva qualche anno in più.

-Senti chi parla! Non mi sembra che tu abbia fatto un tentativo di approccio durante tutte le nove ore del volo da Los Angeles fino a qui.-rispose fronteggiandolo.

Lui era William Finn, chiamato da tutti Spike, un nomignolo che si era guadagnato al liceo. Era alto sul metro e ottanta, aveva occhi azzurri come il cielo e corti capelli ricci e ossigenati. Aveva ventitré anni e si era appena laureato in storia. Era un ricercatore di genealogie e il semestre seguente avrebbe cominciato ad insegnare all’università di Los Angeles. Come primo lavoro avrebbe portato la genealogia della sua famiglia partendo da uno dei suoi diretti discendenti, per questo lui e Buffy erano approdati in Irlanda.

Si erano conosciuti quando lei aveva quindici anni e dopo il divorzio dei genitori con la madre si era trasferita da Los Angeles alla ridente cittadina di Sunnydale. Lei aveva cominciato il secondo anno di liceo mentre lui era all’ultimo ed era stato un colpo di fulmine tra di loro, amore a prima vista.

Nonostante l’opposizione delle famiglie, l’anno seguente quando lei aveva da poco compiuto sedici anni e lui aveva appena cominciato il college, si erano sposati. Per un po’ erano stati molto felici, riuscendo persino a far accettare alle famiglie la loro scelta. La famiglia di Spike, essendo benestanti, avevano persino regalato loro una stupenda villa con piano terra e primo piano e tutto un immenso giardino intorno.

Poi qualcosa si era incrinato. E da allora non riuscivano più a comunicare, ogni scusa era buona x punzecchiarsi, discutere o anche litigare furiosamente. Entrambi sapevano che ormai quel matrimonio era solo una facciata ma nessuno dei due aveva il coraggio di porvi fine, anche perché dentro c’era ancora un sentimento. Qualcosa che poteva ancora essere chiamato amore.

-Beh ci avrei anche provato se non avessi percepito in te che non mi avresti neanche calcolato!-la rimbeccò lui.

-Eccoti ancora a scaricare la colpa su di me! È colpa della mia freddezza se il nostro matrimonio sta andando a catafascio quando invece ti ricordo che è solo colpa tua!-alzò la voce puntandogli contro il dito.

-Cielo, Buffy, per quanto tempo ancora continuerai a rinfacciarmelo?-esclamò esasperato.

-Lascia stare, Spike, non ho voglia di litigare!-ed entrò in bagno sbattendosi la porta alle spalle.

Lui evitò di andarle dietro, sapeva che non sarebbe servito. Così si limitò a disfare il bagaglio cercando di non pensare a quella orribile situazione.

Quando Buffy uscì dal bagno avvolta nella morbida accappatoio dell’hotel e asciugandosi con un asciugamano i capelli bagnati scoprì che Spike non c’era più. Non lo chiamò perché intravide subito il biglietto che lui le aveva lasciato sulla scrivania.

“Starò tutta la giornata con quel mio amico, Charles Gunn, per le ricerche.

Alla reception ti ho fatto lasciare gli opuscoli per tutte le gite organizzate dall’hotel per visitare la città e i dintorni.

Ceniamo insieme?

Spike.”

Lo appallottolò dopo averlo letto e lo gettò nel cestino dei rifiuti. Gettò l’asciugamano sul letto e vi si sedette sopra prendendo il telefono sul comodino. Compose il numero con gesti nervosi e attese con leggera impazienza che qualcuno rispondesse.

Ebbe così modo di ripensare alla sua vita. Pochi mesi dopo essere giunta a Sunnydale sua madre aveva fatto la conoscenza del bibliotecario della scuola che frequentava, Rupert Giles. Tra i due era stato amore a prima vista, tanto che si erano sposati solo dopo dieci mesi che uscivano insieme.

Forse, quella era stata una delle scelte più sagge compiute da Joyce Summers, la madre di Buffy. Insieme aveva vissuto felici e Buffy aveva riscoperto in Giles, lo chiamava così affettuosamente, il padre che l’aveva abbandonata al divorzio da Joyce decidendo di trasferirsi in Spagna con la sua amante, la donna per cui aveva lasciato moglie e figlia.

A scuola, Buffy aveva conosciuto i suoi più cari amici: Willow, Xander e Cordelia. Con loro aveva trascorso momenti felici, serate a guardare le soap opera in hindi, i sabato sera al Bronze a bere coca cola e ballare. Erano stati i primi ad appoggiarla nel suo prematuro matrimonio con Spike e nonostante la cerimonia semplice Buffy aveva voluto Will e Cordy come sue damigelle e Giles che la accompagnasse all’altare.

Ma ad un certo punto la felicità si era interrotta. Pochi mesi dopo il suo matrimonio, il negozio di gioielli che Joyce aveva preso in gestione era stato derubato da due rapinatori armati di pistole. Nel tentativo di difendere una delle commesse in panico messa sotto torchio da uno dei rapinatori nervosi era stata raggiunto da un colpo di pistola in pieno petto sparato accidentalmente. Dopo il blitz delle forze armate la donna era stata portata d’urgenza all’ospedale ma non c’era stato niente da fare: la ferita era troppo profonda, aveva perso molto sangue e l’emorragia si era estesa. La donna era deceduta appena arrivata al pronto soccorso.

Buffy aveva urlato disperata singhiozzando. Giles si era sentito morire dentro. Tutti gli altri si sentivano vuoti perché avevano perso una persona buona e che non meritava quella fine.

Giles e Buffy si erano fatti forza a vicenda come se fossero stati davvero padre e figlia e non avevano mai interrotto i contatti. Anzi, se per errore, non si sentivano per un giorno il mattino dopo uno dei due chiamava di buon ora l’altro per sapere come stava e perché non si era fatto sentire per tutto il giorno. Si volevano un gran bene.

-Pronto?-rispose la voce dall’altro capo.

-Ciao.-rispose riscuotendosi dai pensieri e sorridendo.

-Buffy, ciao!-esclamò allegra Willow.-Allora, già arrivata?-chiese.

-Si.-annuì.

-Com’è andato il viaggio?-continuò.

-Il viaggio bene, il volo è stato tranquillo.-spiegò e la sua amica non si fece ingannare da suo tono.

-Non dirmi che hai litigato ancora con Spike?-fece dispiaciuta.

-No, non abbiamo litigato. Anche perché non ci siamo rivolti la parola durante tutto il volo.-sospirò stanca.-Mi ha trascinato qui per queste sue cavolo di ricerche che non so quanto impiegherà a fare e mi farà saltare un semestre.-era ancora arrabbiata.

-Buffy sai benissimo che non ha alcuna importanza dato che sei praticamente un genio, dovresti essere al secondo anno e invece ti sei diplomata a diciassette anni e a giugno di quest’anno hai preso la laurea. A volte mi chiedo come fai ad essere così intelligente.-riuscì a farla sorridere.

Lei e Willow erano subito andate d’accordo perché erano entrambe bravissime a scuola. Ma Buffy preferiva le materie scientifiche, infatti si era appena laureata, in anticipo di circa due anni, in medicina e voleva diventare chirurgo, mentre Willow preferiva quelle informatiche e adesso studiava per diventare tecnico e programmatore di computer.

-Dai, Will, che anche tu sei un genio! Non scordarti che hai appena vinto un’importante borsa di studio.-

-Hai ragione.-rise.-Vedrai che l’Irlanda ti piacerà e ti servirà per rimettere ordine nei tuoi pensieri. Magari potrebbe anche far riavvicinare te e Spike.-ipotizzò.

-Vedremo. Comunque c’è qualcosa che vuoi che ti porti?-le chiese.

-Magari una bella croce celtica. Xander a pranzo mi ha chiesto se gli portavi qualche bottiglia di Guinness.-

-Non cambia mai!-lo riprese ridendo.-Vedrò cosa posso portargli. Adesso ti saluto, vado ad informarmi per i giri turistici. Magari potrei visitare le isole Aran.-ipotizzò.

-Vedi di fare tante foto così poi me le fai vedere.-

Si salutarono e chiusero. Buffy si vestì indossando un paio di jeans ed una tshirt. Si asciugò i capelli e si truccò appena, poi prese una felpa e la borsa e scese giù in reception dove si fece consegnare gli opuscoli di tutti i giri turistici che venivano organizzati dall’hotel stesso.

Per quel giorno, ormai, non c’era più niente ma non voleva rimanere chiusa in camera quindi uscì lo stesso. La giornata era soleggiata ed era quasi ora di pranzo oltretutto. Fece un giro per il centro fermandosi in piccolo negozietti dove trovò oggetti di artigianato locale.

Comprò una catenina con la croce celtica in argento per Willow e un fermacapelli in vetro istoriato avorio con simboli celtici per Cordelia. Sarebbe ben risaltato tra i suoi lunghi e folti capelli castani. Non trovò niente per Xander ma tanto si disse che sarebbe rimasta lì fino a gennaio, avrebbe avuto tempo per trovare qualcosa per il suo amico.

Trovò diversi libri antichi per Giles che essendo bibliotecario aveva una vera adorazione per la letteratura. Certo, date le sue origini inglesi non le avrebbe risparmiato battutine sarcastiche ma sapeva che li avrebbe apprezzati.

Dopo un paio d’ore stanca per l’aver tanto camminato si fermò in un pub dove prese un panino e dell’acqua. Avrebbe anche potuto bere alcolici dato che in Europa non vigeva la regola altamente statunitense di avere ventuno anni prima di bere ma lei non era abituata all’alcol e oltretutto le era capitato di bere solo se c’era Spike con lei, quindi evitò anche una semplice birra.

Dopo essersi rinfrancata riprese il suo giro per la città, si fermò anche ad ascoltare qualche artista di strada a cui poi diede una piccola mancia. All’aeroporto lei e Spike si erano premurati di cambiare i loro dollari in sterlina irlandese, sapeva che comunque con il nuovo anno la maggior parte degli stati europei avrebbe adottato una moneta unica.

Fece dello shopping per se stessa e prese degli altri pensierini per i suoi amici, oltre a diverse cartoline che voleva mandare loro. Quando tornò in camera erano le sei e soddisfatta lasciò tutti i suoi acquisti all’ingresso. Mise le cartoline sulla scrivania e cominciò a trascriverle, le avrebbe lasciate alle reception affinché le spedissero.

Poi si rinfrescò e cambiò d’abito per la cena con Spike. Indossò dei pantaloni neri ed una camicetta color avorio. Si spazzolò i capelli e ritoccò il trucco. Si stava infilando le scarpe quando il telefono suonò e corse a rispondere. Era Spike.

-Sono in sala da pranzo, ti aspetto qui, va bene?-la informò.

-Si, arrivo tra cinque minuti.-assentì.

-Ah, non saremo soli. Io e Gunn non abbiamo concluso il nostro lavoro di oggi così l’ho invitato a cena se non ti dispiace.-

-Affatto, così lo conosco.-si disse che era meglio avere gente, così non sarebbe calato quel velo di freddezza e tensione tra di loro.

-Bene, ti aspettiamo.-e chiuse.

Buffy finì di sistemarsi e poi scese giù nella sala da pranzo. Trovò subito Spike, era in compagnia di un uomo di colore e parlavano animatamente sopra un mucchio di fogli e incartamenti che avevano tutta l’aria di avere un bel po’ di anni. Preparandosi mentalmente a fare da comparsa tutta la sera in mezzo a due uomini che avrebbero parlato di persone vissute secoli addietro come se le avessero incontrate giusto quella stessa mattina al bar a fare colazione, si avvicinò.

Spike la vide subito quando fu al tavolo e con un sorriso si alzò per baciarla sulla guancia. Nonostante i problemi amava davvero sua moglie.

-Eccoti finalmente. Mi sono preso la briga di ordinare l’antipasto anche per te se non ti dispiace.-la accolse.

-Non preoccuparti.-lo rassicurò con un sorriso.

-Tesoro, lui è Charles Gunn, quel mio amico storico che mi sta aiutando con le ricerche.-le presentò l’uomo che si era alzato a sua volta.-Gunn lei è Buffy, mia moglie.-

I due si strinsero la mano presentandosi e poi tutti e tre si misero di nuovo a sedere, chiamarono un cameriere e fecero le ordinazioni. Buffy constatò che i suoi pensieri erano esatti: i due avevano tutta l’aria di voler parlare di storia per tutta la sera. Ripresero a scartabellare i documenti ingialliti dal tempo parlando fitto. Lei si versò, nell’attesa dell’antipasto, un bicchiere di vino.

-Questo qui è il tuo diretto discendente, William.-riprese Gunn.

-Ti prego, chiamami Spike. Ci sono più abituato che a sentirmi chiamare William.-sorrise Spike.

-Come vuoi. Comunque, ti dicevo che questo è il tuo diretto discendente: Riley Jonathan Finn. Era capitano dei dragoni rossi di sua maestà di stanza in Irlanda e combatté successivamente a Culloden, contro gli Higlander scozzesi, dove poi morì lasciando la moglie con un figlioletto piccolo.-gli spiegò.

-Si, mio padre e prima di lui mio nonno me ne parlavano come una specie di eroe. Credo che svilupperò le mie ricerche su di lui.-annuì convinto.-Mi chiedo solo perché se era di stanza qui a Galway venne poi spostato a Culloden.-fece pensieroso.

-Come sai alcuni irlandesi si unirono ai giacobini, anche perché alcuni Highlanders si fecero portare uomini da alcuni parenti irlandesi. Per questo Riley Finn venne richiamato e mandato in Scozia dove si fece valere, soprattutto a Culloden anche se lì morì.-spiegò.

-Un vero eroe quindi.-si intromise a quel punto Buffy che a furia di stare zitta le si stava seccando la gola.

-Esatto.-annuì Gunn.

-Si, mio padre e mio nonno mi parlavano di lui come il membro più importante mai esistito nella nostra famiglia. Dicevano che era un soldato valoroso, un uomo dai sani valori morali e che combatté a Culloden portando le sue truppe alla vittoria.-Spike si gonfiò d’orgoglio parlando del suo avo.

-Rendigli omaggio portandogli dei fiori sulla tomba.-suggerì Buffy con un’alzata di spalle lasciando i due storici allibiti.-Non vi sembra una buona idea?-chiese passando lo sguardo dall’uno all’altro.

-In effetti non avevo mai pensato ad una cosa del genere.-rispose Gunn perplesso.

In quel momento gli suono il cellulare e lo prese dalla tasca interna della giacca scusandosi. Dopo aver visto chi era chiese un attimo permesso e si alzò per andare a parlare fuori dalla sua lasciando la coppia sola. Mentre parlava il cameriere portò il primo.

-Ti stai annoiando?-chiese Spike alla moglie sistemandosi il tovagliolo sulle ginocchia.

-Assolutamente! Sentire parlare voi due di uomini esistiti circa duecento anni fa come se non li vedeste da circa un paio di giorni è così interessante che eviterò di addormentarmi spiaccicando la faccia dentro al piatto!-cercò di non essere troppo acida.

 

-Mi dispiace, ma non avevamo finito le nostre ricerche mentre ci trovavamo in biblioteca ed eravamo così presi che abbiamo deciso senza pensarci di continuare a parlarne a cena.-si giustificò come se fosse la cosa più naturale del mondo.

-Non preoccuparti. Finito di mangiare mi ritirerò con una scusa in camera lasciando voi due liberissimi di parlare di lavoro.-decise.

Spike stava per rispondere ma in quel momento Gunn tornò al tavolo quindi chiuse la bocca ed ingoiò la sua risposta.

-Perdonatemi, era mio figlio Connor.-li informò.

-Lei ha un figlio?-chiese Buffy stupita.

-Veramente è mio nipote, il figlio di mia sorella. I miei divorziarono che ero piccolo e poco dopo mio padre si sposò con una ragazza bianca avendo mia sorella Alonna. A venti anni mia sorella si è sposata con un uomo bianco ed hanno avuto Connor che ora ha dieci anni ma l’anno scorso Alonna ed il marito hanno avuto un incidente mortale in macchina ed io essendo l’unico parente, mio cognato era figlio unico, ho preso in custodia il ragazzino. A volte è dura, dato che io sono uno scapolo incallito, ma mi ci sto abituando.-sorrise facendo notare ai due il profondo affetto che nutriva per il bambino.-Voi avete figli?-chiese.

Buffy sbiancò in voltò e la forchetta le cadde dalle mani cadendo con un tonfo sul pavimento. Aveva un colorito cadaverico mentre Spike distolse lo sguardo rigirandosi il cibo con la forchetta. Un cameriere venne subito a cambiare la posata caduta e Buffy lo ringraziò con un filo di voce chiedendo scusa ai suoi commensali.

-Non è successo niente.-la rincuorò Spike.-Comunque no, Gunn, non abbiamo figli. Per ora.-aggiunse con un’occhiata furtiva alla moglie.

-Capisco.-sospirò.-Comunque domani pomeriggio venite da me per il te e vi farò anche conoscere Connor, è adorabile.-

-Non mancheremo.-assicurò Buffy abbozzando un sorriso.

Per il resto della cena si parlò di vari argomenti. A parte dell’avo di Spike si parlò anche delle differenze culturali tra l’Europa e l’America, della bellezze di varie città, di politica e di molto altro ancora. Anche Buffy si riprese e parlò con Gunn allegramente.

Dopo la cena i due uomini decisero di riprendere il lavoro il mattino dopo così Spike salì in camera con la moglie. Si cambiarono in silenzio, senza quasi nemmeno guardarsi e Spike fu il primo a mettersi a letto anche se riguardò alcuni documenti che ancora non aveva esaminato.

Dandogli appena la buonanotte, Buffy si mise a letto e si girò per spegnere la luce ma con una mossa fulminea, Spike le afferrò il polso e la girò verso di se. La baciò come ormai capitava di rado. Sapeva perché lui e Buffy si erano allontanati ma amava sua moglie come il primo giorno e cercava disperatamente di ricucire il loro rapporto.

-Spike io…-Buffy fece per tirarsi indietro ma lui non glielo permise.

-Buffy io ti amo, lo sai. So che stiamo attraversando, ormai da un po’ di tempo, una profonda crisi ma voglio cercare di recuperare. Ormai avevamo anche stabilito di essere pronti per un bambino.-le rammentò.

-Lo so.-abbassò gli occhi.-Anch’io ti amo, William. Fin dal primo giorno che ti ho visto.-

-E lo stesso vale per me.-le accarezzò il viso.-Perché non cerchiamo in qualche modo di ricominciare? Partendo da questo breve soggiorno qui in Irlanda, poi si vedrà.-

Buffy abbassò la testa riflettendo sulle parole di suo marito. Era vero che lo amava e sapeva essere vero che lui la amava. Forse aveva ragione a proporle di ricominciare, ormai avevano entrambi trascorso troppo tempo nel silenzio perché la situazione non li stancasse. Era ora di dare un taglio netto con le incomprensioni del passato.

-Forse hai ragione.-mormorò con voce piccola.

Spike le mise un dito sotto il mento e le alzò il viso facendo in modo che lei lo guardasse negli occhi. Con la mano risalì fino ad accarezzarle una guancia, gliela intrufolò tra i capelli e la attirò a sé dalla nuca. La baciò di nuovo prendendola per la vita e facendola stendere.

-Sembra che questo hotel sia molto vecchio quindi ha i muri di carta velina. Vediamo di non attirare l’attenzione degli altri ospiti, va bene?-rise con una luce scherzosa negli occhi.

-Non sarebbe carino da raccontare al piccolo William junior, ti pare?-ricambiò.

-Assolutamente no!-concordò prendendola per la vita e facendola stendere sotto di se.

Stavolta l’amore fu diverso. Ultimamente facevano l’amore quasi meccanicamente e solo per soddisfare i bisogni senza scambiarsi una parola o un gesto che andava al di là del necessario, senza neanche guardarsi negli occhi. Stavolta invece ci fu la passione, le carezze, la piena soddisfazione che li lasciò completi dentro. Entrambi scoprirono che gli erano mancati quei momenti.

Poi ritrovarono i magici momenti del dopo quando abbracciati si misero a parlare e ridere come ai vecchi tempi quando non c’erano ombre ad offuscare il loro rapporto. Finché uno dei due cadde addormentato per primo.

Buffy controllò che Spike dormisse, poi silenziosamente scivolò fuori dal letto e si diresse in bagno chiudendo piano la porta alle sue spalle. Tirò fuori il beauty case dagli sportelli sotto al lavandino in marmo e lo aprì frugando all’interno. Alla base ci stava la cerniera di una tasca interna e da li tirò fuori una scatolina di cartone. Ingoiò la pillola anticoncezionale questa volta con un nodo alla base dello stomaco. Sapeva quanto Spike volesse un figlio ma per ora lei non era pronta ad averlo, magari più avanti quando finalmente sarebbe riuscita a liberarsi del tutto del peso che portava ormai da tanto tempo sull’anima

Per la mattina dopo, dopo aver passato il rassegna le gite organizzate dall’hotel, Buffy si era inserita nel gruppo che avrebbe visitato la zona delle rupi di Moher e poi si sarebbe fermata a fare un picnic a sacco sulle rive del lago Corrib.

Buffy notò che c’erano degli altri turisti più una scolaresca, tutti erano allegri e con la voglia di stringere nuove amicizie. Ben presto si ritrovò a conversare allegramente con un gruppo di coetanei che studiavano al Trinity College a Dublino e che avendo una settimana ancora di vacanza prima di riprendere gli studi avevano voluto fare una gita dall’altra parte del paese.

-Quindi tu ti sei già laureata?-le chiese stupita una ragazza dai tipici tratti irlandesi. Aveva lunghi, folti e lisci capelli rossi, due enormi occhi verdi e una carnagione chiara con un viso puntellato di lentiggini.

-Si, a giugno.-annuì.-Sono riuscita a diplomarmi e laurearmi in anticipo sui tempi.-spiegò brevemente perché non le piaceva sembrare una secchiona.

-Accidenti, i miei complimenti.-si congratulò un amico della ragazza.

L’autobus si fermò in quel momento e la guida li fece scendere cominciando loro a spiegare tutto sul territorio. Quasi tutti seguivano distrattamente le parole della giovane donna ma lei pareva non farci caso, doveva essere abituata a non ricevere molta attenzione.

Buffy rimase incantata dalla bellezza delle rupi, le distese verdi che si estendevano fino a dove arrivava la vista. Le rupi avevano un fascino che non sapeva descrivere a parole, sapeva solo che la incantavano. Arrivarono fino alla torre di osservazione, la passeggiata all’aria aperta fu ben accolta da tutti, sembrava quasi si poter respirare il mare.

Poi la guida diede loro un po’ di tempo libero e tutti si misero a scattare foto e filmini del luogo. Tutti tranne Buffy che tenendosi a distanza di sicurezza si avvicinò comunque al bordo perché la brezza marina la stava davvero facendo sentire rinfrancata. Adorava il suono delle onde che si infrangevano sulle pareti di roccia delle rupi.

-Dovrebbe stare attenta.-

La voce la fece voltare di scatto, si trovò di fronte la giovane guida. Era una ragazza di colore di circa venticinque anni con grandi occhi scuri.

-Tranquilla, non ho intenzione di gettarmi di sotto.-la rassicurò.

-Non intendevo questo.-le si avvicinò.-Piacere, Kendra Young.-le tese la mano.

-Buffy Summers, anzi Finn.-precisò stringendole la mano.

-Le rupi di Moher pare che nascondano una leggenda.-guardò il mare.-Sembra che le onde infrangendosi sulla roccia intonino una suadente canzone con il nome di chi la ascolta. Creano un effetto ipnotico a cui nessuno può resistere e che li spinge a raggiungerle. Nei secoli sembrano esserci state molte sparizioni e nessuno sa che fine hanno fatto le persone che hanno assistito al canto del mare delle rupi.-le spiegò.

-Non sono superstiziosa e credo poco a queste storie.-ribatté scettica.

-Sono solo leggende in effetti.-alzò le spalle.-Stia comunque attenta.-e detto questo si allontanò lasciandola sola.

-Lo farò.-mormorò Buffy al vento vedendola andare via.

Quella giovane guida le aveva lasciato dentro un senso di freddo che aveva rotto la magia che prima sentiva osservando il mare e le rupi. Con quel senso si allontanò dal bordo raggiungendo gli altri membri della gita, era ora di andare a pranzo.

Buffy tornò in albergo che erano quasi le quattro. Ebbe tempo di una veloce rinfrescata, di cambiarsi gli abiti macchiati d’erba e di farsi rintracciare un taxi che Spike la attendeva a casa di Charles Gunn.

Quando suonò le venne a rispondere un’anziana governante che subito la condusse nel salotto dove Spike e Gunn erano sommersi di scartoffie e ci sguazzavano dentro allegri come due bambini. Scosse la testa perché proprio non capiva cosa ci trovassero di bello in quei vecchi documenti ammuffiti e si annunciò.

-Tesoro!-la accolse Spike andandole incontro e baciandola.-Piaciuta la gita?-le chiese.

-Moltissimo, mi sono divertita tanto.-sorrise.-Ma sembra che voi due vi stiate divertendo di più, anche se non ne capisco il senso.-si sedette sul divano.

-Cosa vuoi farci, Buffy, noi siamo storici e con le cose vecchie ci andiamo a nozze.-sorrise Gunn.

-Detto da te che giusto ieri hai dichiarato di essere uno scapolo incallito è proprio bella.-disse facendoli scoppiare a ridere e seguendoli a ruota.

Le risate rumorose e fatte proprio di gusto fecero sussultare con un’esclamazione il bambino appisolato sulla poltrona vicino la scrivania. Il piccolo si guardò intorno disorientato sgranando gli enormi occhioni azzurri.

-Connor!-lo riprese Gunn.-Non ti sarai addormentato durante il compito che ti avevo chiesto di svolgere, vero?-incrociò le braccia al petto.

-Assolutamente no, zio, lo giuro!-esclamò ben sapendo che in effetti stava proprio dormendo della grossa.

-Va bene, voglio crederti. Vieni a salutare la signora Finn, sii educato.-gli fece cenno di venire con la mano.

Il bambino si avvicinò con passo dinoccolato e trattenendo a stento l’impulso di stiracchiarsi, sulla poltrona non doveva aver sonnecchiato in modo molto comodo. Si avvicinò a Buffy e le tese la mano tirandosi su in tutta la sua lunghezza che per un bambino di dieci anni era già notevole.

-Piacere di conoscerla signora Finn, io sono Connor Wakefield.-si presentò.

-Piacere mio, Connor. Chiamami pure Buffy.-gli strinse la mano squadrandolo con occhi amorevoli, doveva proprio essere un tesoro.

-Connor vai a dire alla signora Jenkins che se è pronto può portare il te.-gli ordinò Gunn e il bambino corse via ignorando le raccomandazioni dello zio di stare attento a non scivolare.

-Allora, avete scoperto qualcosa di interessante?-chiese Buffy ai due.

-Diversi documenti riguardanti le attività di Riley Finn, qualche lettera indirizzata ai famigliari, documenti del carcere dove era di stanza…un po’ di roba.-elencò Spike alzando le spalle.

-Io impazzirei in mezzo a tutte queste vecchie cianfrusaglie.-finse un brivido che fece ridere i due.

-L’albero genealogico di Spike è veramente interessante, dovresti essere orgogliosa di un marito così.-sorrise Gunn.

Buffy si fece un attimo seria non sapendo come rispondere. Con la coda dell’occhio vide che suo marito la guardava e colse il suo sguardo serio e anche un po’ colpevole. Sapeva benissimo che i loro problemi erano dipesi da lui.

-Hai ragione, Gunn. Sono fortunata.-gli rispose con un timido sorriso.

In quel momento bussarono alla porta e due secondi dopo Connor entrò tenendo aperta la porta alla signora Jenkins che spingeva un carrello con sopra la teiera, le tazze, lo zucchero, una torta appena sfornata, piattini con posate e un piatto di biscotti ancora tiepidi.

-Grazie signora Jenkins, le sue merende sono sempre le migliori. Non fa altro che viziarmi.-la lodò Gunn che adorava l’anziana governante.

-Di niente, Charles.-si schernì.-Volete che lo serva?-chiese.

-Non si preoccupi, ci pensiamo da soli. Vada pure a completare le sue faccende.-

-Sono in cucina se avete di bisogno.-e detto questo andò via lasciandoli soli.

-Vuoi che ci pensi io, zio?-chiese Connor.-Sono capace di servire il te.-

-Va bene, ma se fai cadere anche solo una goccia pulirai da cima a fondo il garage!-lo ammonì severo con l’indice.

-Ci sto!-esclamò annuendo convinto e cominciò a trafficare attorno al carrello.

Versò il te nelle tazze poi diede la prima a Spike dopo avergli chiesto quanto zucchero, dopo servì lo zio che in ordine era quello più vicino a lui dopo Spike. Per ultima diede la tazza a Buffy che era la più lontana. Fece attenzione a non versarne ma mentre glielo consegnava nelle mani la tazza traballò, un po’ cadde oltre il bordo e gli ustionò la mano.

Con un grido il bimbo lasciò andare la tazza che finì sulle gambe scoperte dalla minigonna di jeans di Buffy che saltò su mollando la tazza di scatto e facendola cadere insieme al piattino sul tappeto.

-Porca puttana!-urlò scattando dalla poltrona in preda al dolore.

Spike corse dalla moglie cercando di pulirla con un tovagliolo mentre Gunn correva dal nipote che piangeva tenendosi la mano ferita. Attirata dalle urla la signora Jenkins si precipitò a vedere che succedeva.

Quando le cose si furono calmate la signora portò con se Connor e Buffy mentre Gunn e Spike pulivano il te caduto, nessuno se la prese per l’incidente.

Connor fu curato in cucina, con la mano messa sotto al rubinetto e poi cosparsa di pomata e fasciata a dovere. Buffy fu condotta in bagno dove si tolse la gonna e infilò le gambe nella vasca da bagno sedendosi sul bordo e trovando refrigerio al dolore bagnandosi con l’acqua fredda.

Mentre si asciugava tamponandosi piano le bruciature arrivò la signora Jenkins che le portava la pomata che aveva usato con Connor. La consegnò a Buffy che piano cominciò a cospargersi le cosce rosse e su cui ormai si notavano le scottature, presto sarebbero apparse delle vesciche.

-Come sta Connor?-chiese.

-Guarirà, è solo una scottatura.-sorrise.-E lei come si sente?-

-Andranno via.-alzò le spalle.-Domani prenderò in farmacia una pomata come questa.-finì la medicazione e si rimise la minigonna.

-Ha delle mani interessanti, glielo hanno mai detto?-le disse di punto in bianco.

-Lei dice?-si stupì fissandole.

-Posso vederle?-

Nonostante la stranezza della richiesta, Buffy acconsentì porgendole le mani. L’anziana le afferrò guardando i dorsi piccoli, le dita affusolate e le unghie corte e rotonde. Poi le girò e scrutò i palmi accarezzandoli col pollice marcando le linee.

-Sa che le linee della mano cambiano in base agli avvenimenti da lei vissuti? In un altro momento della sua vita potrebbero essere diverse da ora.-esordì.

-Davvero?-disse con un sorriso.-Che cosa affascinante.-e lo pensava davvero, si era sempre chiesta cose avrebbe potuto riservarle il futuro se non si fosse sposata tanto giovane o se sua madre non fosse mai morta.

-Lo è.-concordò.

-E dire che pensavo che tutti noi nascessimo con linee ben precise.-fece una pausa.-Cosa dice il mio destino? Oppure è troppo brutto per essere rivelato?-scherzò.

-Oh no, assolutamente.-la tranquillizzò.-La sua mano indica che lei è una persona determinata e dotata di grande forza. Il suo monte di venere è carnoso, significa che sa come tenersi un uomo.-ammiccò con un sorriso e Buffy arrossì fino alla radice dei capelli.-La sua linea della vita è marcata, lei gode di ottima salute e sarà così a lungo.-a quel punto si incupì.

-Che succede?-chiese Buffy preoccupata.

-Ad un certo punto la sua linea si interrompe, segno che la sua vita subirà un forte cambiamento, la sua linea è molto tagliuzzata, non ne avevo mai viste prima. La sua linea del matrimonio invece è divisa, questa cosa non è insolita e significa due matrimoni.-la vide sobbalzare.

-Due…matrimoni?-deglutì nervosa.

-No, ragazza, non indica che succederà qualcosa a suo marito, stia tranquilla. Sta solo a significare che se però qualcosa realmente accadesse lei non sarebbe il tipo da struggersi nel lutto ma saprebbe amare ancora.-la rassicurò.-Adesso venga di sotto, il piccolo Connor è molto dispiaciuto per l’accaduto.-le strinse la mano dandole un leggero colpetto affettuoso e poi si alzò invitandola a fare lo stesso.

Buffy annuì e la seguì, trovarono Connor in cucina intendo a mangiare latte e biscotti. Buffy lo tranquillizzò dicendogli che non era stata colpa sua e come perdono gli diede un bacio in fronte e lo abbracciò. Poi tornò nell’altra stanza dove tutto era stato ripulito ed una nuova tazza di te la attendeva ormai non più caldissima. Meglio così, giudicò.

Il resto del pomeriggio trascorse senza incidente alcuno, fortunatamente. Connor andò a giocare a pallone nel parco con alcuni amici, Spike e Gunn erano totalmente assorti nelle ricerche e Buffy ogni tanto si univa a loro, oppure andava a scambiare due chiacchiere con la signora Jenkins. Scoprì che l’anziana signora conosceva diverse leggende locali, molte erbe officinali e che ci si trovava veramente bene nell’intraprendere qualsiasi conversazione.

Quando Spike venne a reclamarla per tornare in albergo notò con stupore che erano ormai quasi le otto di sera. Se non si muovevano non avrebbero nemmeno trovato qualcosa per cena al ristorante. Salutarono e andarono via preferendo fare la strada a piedi, tanto l’albergo non era molto distante.

-Ho notato che Gunn mi guardava male quando siamo andati via.-esordì Buffy mentre percorrevano le vie ancora affollate.

-Beh, hai ragione.-ammise Spike imbarazzato.

-Non capisco perché!-alzò le spalle.

-Non è rimasto molto contento della tua uscita quando Connor ti ha versato il te addosso.-le rivelò imbarazzato e vedendola arrossire.

-Non è stata colpa mia!-si difese.-Il te era veramente bollente e domani avrò delle grandi vesciche che mi impediranno di indossare minigonne per un bel po’.-

-Lo so ma Gunn sta cercando di non insegnare certi modi di dire a Connor e per quanto capisce che la tua è stata una reazione istintiva non gli è piaciuta parecchio. Anche lui usa parolacce, li usiamo tutti, ma davanti a Connor cerca di essere quanto più educato possibile. Dice che lo fa soprattutto per rispetto a sua sorella che detestava le parolacce.-le spiegò.

-Mi scuserò con Gunn la prossima volta che lo vedremo, promesso.-sospirò.

-Buffy mi spiace se in questi giorni ti sto trascurando e ti annoi, ma per me questo lavoro è importante anche dal punto di vista personale.-le disse serio.

-William non devi preoccuparti per me.-lo interruppe.-Io mi sono prenotata per tutte le gite organizzate, il che vuol dire che ne avrò per un mese buono. Ma quando le gite finiranno ed io conoscerò ogni singolo mattone di Galway non mi annoierò lo stesso. Prima di partire ho chiesto al mio college di inoltrare una domanda di frequentazione all’ospedale di Galway ed è stata accettata. Il mese prossimo io comincerò l’internato qui per poi continuarlo quando torneremo a casa.-gli rivelò.

-E quando avevi intenzione di dirmelo?-si fermò e lei fece lo stesso.

-Quando avrei ricevuto notizie sul mio inizio, cosa che è successa solo stamattina.-rispose.

-Beh almeno sono contento che me lo hai detto. E sono anche contento sapendoti impegnata mentre io faccio le mie ricerche con Gunn.-sospirò.-Gunn aveva ragione a dire che il tempo a fine estate è instabile qui, senti come è scesa la temperatura.-le fece notare.

-Hai ragione, anche se le mie gambe vanno a fuoco e quindi non sento freddo.-rise e lui fece lo stesso.

-Andiamo a cenare, dai.-le porse la mano che lei accettò e ridendo con un’armonia che non sentivano da tempo si incamminarono verso l’albergo.

La successiva settimana, Buffy e Spike si videro relativamente poco. Le ricerche di lui lo impegnavano parecchio tra le visite in biblioteca e in altri posti, oltre ad esaminare i vecchi documenti insieme a Gunn.

Dal canto suo, Buffy si divertiva tantissimo alle gite. Apprezzò particolarmente quella alle isole Aran, trovava i luoghi selvaggi e pieni di fascino, i brulli delle sette chiese la affascinarono davvero tanto. Scoprì che l’Irlanda era veramente piena di storia, arte e bellezza. Si ripromise di tornarci ancora, magari insieme a Willow e Cordelia per un weekend di sole donne, da quanto tempo non accadeva una cosa del genere.

Non incontrò più la guida che l’aveva messa in guardia sulle rupi di Moher, Kendra Young, ma la cosa non le turbò più di tanto. Se avesse sentito un’altra raccomandazione in base a qualche leggenda che le avrebbe fatto accapponare la pelle non avrebbe retto.

Lei e Spike si stavano gradualmente riavvicinando. Avevano ripreso a parlare, qualcosa che andava ben oltre le semplici parole di cortesia che si scambiavano; avevano anche ripreso ad uscire, a sorridere, a considerare la loro unione di nuovo un matrimonio invece che lo stare insieme perché nessuno aveva il coraggio di lasciare l’altro.

Persino il sesso cambiò forma e divenne amore. Stavano gradualmente riacquistano la serenità e a nessuno dei due dispiaceva la cosa.

Nonostante si vedessero poco causa le ricerche di Spike adesso godevano dei momenti insieme invece di desiderare di stare altrove e mal sopportare la presenza dell’altro. Buffy si ritrovò a pensare che forse era l’aria dell’Irlanda, doveva essere magica.

Il ventuno di settembre, il primo giorno di autunno, Buffy e Spike avevano un ricevimento organizzato dal alcuni esponenti della facoltà di storia dell’università di Galway. Il rettore aveva saputo che Spike era in Irlanda da Gunn e quindi aveva insistito per invitare anche lui e Buffy. Anche Gunn sarebbe stato presente.

Buffy acquistò uno splendido abito da sera in seta color oro lungo e con un profondo spacco laterale a sinistra. L’abito era con le bretelle e scollato a punta sulla schiena fino alla vita. In abbinato c’era anche una lunga stola in tulle della stessa tonalità. Comprò anche un paio di scarpe con l’alto tacco a spillo anch’esse color oro con un piccolo ricamo di pietre dure.

Raccolse i capelli in una pettinatura semplice fermata solo da un fermaglio da infilare nei capelli con alla base una farfalla di stoffa color oro e si truccò in toni oro per far risaltare gli occhi verdi, il colorito ed il vestito. Spike nel suo smoking la giudicò un autentico splendore. Salirono sulla macchina a noleggio che Spike aveva preso e si diressero verso il luogo del ricevimento: una villa ottocentesca vicina le rupi di Moher.

Quando arrivarono la sala era già quasi piena ed il rettore venne ad accoglierli insieme a Gunn. Fece un sacco di complimenti a Buffy per la sua bellezza e si lodò con Spike per la stupenda moglie. Entrambi risero per i complimenti e poi accettarono lo champagne che veniva loro offerto da Gunn.

Poco dopo la sala era stracolma e anche se i due coniugi conoscevano solo Gunn e il rettore si trovarono presto a conoscere molte altre persone e a spostarsi da una parte all’altra della sala per conversare con tutta le gente che c’era.

La serata trascorreva piacevole e rilassante, il cibo era abbondante e buono, lo champagne ottimo e la compagnia piacevole.

-Ti diverti?-chiese Spike a Buffy mentre prendeva ancora qualcosa al buffet.

-Non l’avrei pensato ma mi diverto parecchio. Non credevo che gli irlandesi fossero così simpatici.-sorrise passando il piatto a Spike e prendendone un altro vuoto da riempire.

-Sono contento, anch’io sto avendo una bella serata.-prese una tartina e le diede un morso.

-Cosa ci fa lei qui?-sibilò sua moglie livida facendogli andare il boccone di traverso.

-Lei chi?-chiese perplesso voltandosi e vedendo chi non avrebbe mai più voluto rivedere.

La lei in questione li vide e con un tranquillo sorriso a trentadue denti si avvicinò per salutarli. Indossava un aderente abito nero profondamente scollato davanti e dietro e spaccato ai lati. Aveva alti sandali neri e i capelli raccolti in un elaborato chignon riccio. Bellissima come sempre.

-Chi si rivede!-esclamò allegra baciando prima Spike e poi Buffy sulle guance.

Buffy rimase ferma come un ciocco di legno stringendo solo forte i pugni mentre la ragazza, sua coetanea, faceva sfoggio di tutta quell’allegria.

-Harmony Kendall.-scandì il suo nome lentamente.-Sei proprio l’ultima persona che avrei mai voluto rivedere al mondo.-sibilò truce.

-Cosa ci fai qui?-le chiese Spike posando il piatto, gli si era chiuso lo stomaco, e avvicinandosi a Buffy per cingerle le spalle con un braccio. Si era accorto che tremava dalla rabbia.

-Sono in vacanza ad essere precisi. Mio padre mi ha offerto un giro dell’Europa e questa è la prima tappa, anche se non capisco cosa ci sia di bello in tutte queste distese verdi.-rispose.

-Per chi ha il cervello piccolo come quello di un criceto è davvero difficile apprezzare qualcosa che non sia una borsetta firmata.-la rimbeccò Buffy con cattiveria.

-Suvvia, Buffy, non ti fa bene arrabbiarti.-cercò di calmarla avendo solo l’effetto di alterarla ancora di più.-Non ce l’avrai ancora con me per quello che è successo!-

-Avercela con te?-si trattenne dall’alzare la voce.-Devi ringraziare il cielo che non ti ho ammazzato con le mie mani.-

-Buffy ti prego.-cercò di calmarla Spike perché non voleva che le due litigassero, specialmente davanti a tutta quella gente.

-Spike andiamocene a casa.-gli ingiunse.

-Tesoro non posso. Il ricevimento è ancora in pieno svolgimento, sono appena le undici, e poi il rettore voleva parlarmi ma non ne ha ancora avuto l’occasione, sarebbe maleducato andarmene prima che l’abbia fatto.-rifiutò dispiaciuto. Anche lui non voleva rivedere Harmony ma non poteva ancora andare via.

-Allora rimani e parla con il rettore. Io non resto un minuto di più in questa stanza dove c’è anche lei!-indicò Harmony con un gesto dispregiativo del mento e prima che lui potesse fermarla si divincolò dal suo abbraccio e corse via.

-Buffy!-la chiamò ma lei non si voltò.

Una volta fuori Buffy imboccò il vialetto per il giardino, in realtà voleva farsi un giro e poi anche a costo di annoiarsi tutta la notte attendere Spike in macchina. Una volta lì passeggiò un po’ poi notò che c’era un altro vialetto che conduceva alle rupi di Moher, ormai era innamorata persa di quel luogo.

Passeggiò a lungo stringendosi forte nella stola leggera che non serviva a ripararla dal freddo vento marino. Si sciolse i capelli togliendo il fermaglio e camminò a piedi nudi, tenendo le scarpe in mano, e sentendo l’erba sotto i piedi. Pensò parecchio a quando aveva rivisto Harmony per l’ultima volta, circa quattordici mesi prima…nella sua camera da letto…insieme a suo marito.

Scacciò l’immagine dalla mente perché gliene portava altre ancora più dolorose e sospirò alzando gli occhi al cielo. Le stelle brillavano luminose e sembravano illuminare anche la terra.

In quel momento un’onda si infranse più rumorosamente delle altre sui muri di pietra delle rupi e lei sobbalzò per lo spavento voltandosi verso il mare. Sembrava quasi che mentre si infrangevano avevano chiamato il suo nome. Scosse la testa dandosi della sciocca, era solo suggestionata dai ricordi e dalla presenza di Harmony che le aveva rovinato la serata.

Il vento soffiò forte portando alle sue orecchie rumori di uomini a cavallo, urla e rumori di spari. Provenivano dal mare. Il vento soffiò ancora più forte e Buffy sentì distintamente il mare urlare il suo nome in una meravigliosa quanto ipnotica canzone.

 

Non seppe se si avvicinò al bordo volontariamente o per caso, come se brancolasse nella nebbia. Non si accorse neanche delle scarpe e del fermaglio che le caddero di mano.

Non si accorse neanche di quando si gettò oltre il bordo ancora incantata dal suono del mare e con i rumori che si facevano via via più intensi e forti. Era invasa dalla nausea e dalle vertigini finché non toccò la superficie dell’acqua e poi vi si trovò totalmente immersa.

A quel punto gli echi erano così vicini che sembravano ad un centimetro da lei e vi si avvicinò.

 

Sobbalzò scattando a sedere sull’erba umida della notte. Si sentiva agitata ripensando alle sensazioni appena provate. Forse era stata solo la sua impressione, una specie di trance. Ma mentre ci pensava si accorse di essere bagnata fradicia, come se fosse appena uscita dall’acqua.

Rabbrividì e nello stesso momento sentì delle urla umane provenire alle sue spalle. Si alzò a sedere togliendosi alcuni fili d’erba dal vestito e corse in quella direzione senza neanche pensare a dove potessero essere le sue scarpe.

Cercò il vialetto che conduceva al giardino della villa e solo allora si rese conto che non vedeva le luci, evidentemente si era allontanata troppo. Mentre cercava di ricordare da che parte era venuta, in modo da tornare indietro, un braccio la afferrò per la vita da dietro e una mano le coprì la bocca. Si divincolò per liberarsi. Doveva essere Spike.

-William! Mi hai fatto prendere un accidente!-si voltò e subito aggrottò la fronte.-Tu non sei William.-constatò guardando l’uomo di fronte a sé.

Era più alto di suo marito, di almeno dieci centimetri, più robusto con i capelli lisci e biondi lunghi fino alle spalle raccolti in una coda sulla nuca fermata da un laccio di cuoio e gli occhi verdi, da quel che poteva vedere nell’oscurità.

-No, non sono William, signora.-concordò l’uomo.-Ho un cugino che si chiama in quel modo ma non ci somigliamo parecchio.-

-E tu chi diavolo sei?-lo squadrò da capo a piedi.

-Potrei rivolgervi la stessa domanda signora.-la rimbeccò.-A maggior ragione.-la osservò da capo a piedi come lei aveva fatto con lui osservando il leggero abito da sera color oro e la sciarpa drappeggiata intorno alle spalle e le braccia. Si notavano appena anche i piedi nudi ormai sudici di erba e terra.

-Non tergiversare e dimmi tu chi accidenti sei visto che mi hai aggredita!-lo sfidò con rabbia. Non aveva voglia di giocare quella sera.

L’uomo la ignorò e raccolse la giacca mettendosela con calma e abbottonandola con studiata lentezza. Appena ebbe finito abbozzò un inchino e si mise la mano sul cuore.

-Signora, dato che ci tenete tanto, io mio chiamo Riley Finn, capitano dei Dragoni di sua Maestà. Per servirla.-si presentò.

Presa dal panico per quell’improvvisa rivelazione, Buffy cominciò a correre come una furia. Non sapeva in che direzione stesse andando, voleva solo fuggire via, ritrovare Spike e con lui tornarsene in albergo. Da lì farsi un bagno caldo, farsi portare una camomilla e poi dormire fino al mattino successivo.

Si inoltrò in un piccolo boschetto, il viso e le braccia le venivano graffiati dai rami mentre correva alla cieca inciampando in buche, spuntoni di roccia o di radici. Non si curava nemmeno se il tizio di poco prima la stesse inseguendo o meno.

Un pesante colpo al fondoschiena la fece cadere a terra facendola sbattere duramente. Venne afferrata per la vita e voltata, ritrovandosi il capitano Finn in ginocchio di fronte. Aveva corso molto per starle dietro, lei aveva fatto la cheerleader al liceo prima di sposarsi quindi era una brava atleta, e adesso appariva sudato, scarmigliato e parecchio irritato dal suo comportamento.

-Cosa vuol dire scappare via in quel modo?-la aggredì scuotendola.

Lei si dimenò per cercare di liberarsi ottenendo l’effetto di fargli perdere l’equilibrio e farlo cadere sopra di sé. La schiacciò facendole mancare il respiro e riprese a dimenarsi per liberarsi ma stavolta la cosa era molto più difficile.

-La mettete così, eh pulcino?-la canzonò con una risatina.-Vorrei proprio rendervi omaggio ma purtroppo è il momento sbagliato.-

-Cosa vuoi…-cominciò indignata ma lui non le diede il tempo di finire che la baciò violentemente infilandole la lingua in bocca ed esplorandola a fondo.

-Sei brava pulcino, ma finiremo più tardi. Adesso non posso occuparmi di te con comodo.-le diede un buffetto facendola irritare ancora di più.

Buffy inspirò fiato e con tutto quello raccolto gli urlò in un orecchio facendolo indietreggiare di scatto in modo da liberarsi. Si alzò velocemente cercando altrettanto in fretta una via di fuga ma prima che avesse modo di far qualcosa lui la prese per le spalle e la inchiodò contro un albero guardandola furioso, non doveva aver gradito lo scherzetto.

-Chi c’era con te?-le chiese.-William, chi è costui? La tua camicia da notte sembra pregiata e costosa quindi nessuno zotico di queste parti potrebbe permettersi una come te, nonostante giri a piedi nudi.-la squadrò da capo a piedi soffermandosi su di questi ultimi ormai lerci.

-Lasciami immediatamente andare!-gli ingiunse ritrovando il controllo di se che in genere adottava durante i turni in ospedale, quando le infermiere si prendevano gioco di lei e di altri suoi compagni perché erano praticanti e lei rispondeva loro a tono rimettendoli al loro posto.

-Non così in fretta. Come mai una prostituta come te va in giro in camicia da notte e senza scarpe?-continuò.

-Una cosa?-chiese indignata per lo scambio. Come poteva il suo vestito, che in America sarebbe come minimo costato almeno 200 dollari, essere scambiato per la camicia da notte di una prostituta?

-Ce l’hai scritto in faccia! Hai la pelle delicata e morbida e oltretutto hai addosso dell’evidente profumo costoso, tutta roba che ti avrai comprato con i soldi del tuo protettore. Anche se il tuo modo di parlare sembra quello di una signora.-

Stanca di quelle affermazioni lei riuscì finalmente a liberarsi le braccia e lo spinse qualche centimetro via. Si rimise a posto lo scialle che era scivolato da una spalla e lo fronteggiò.

-Grazie tante per gli insulti ma ora lasciami andare! Mio marito mi starà aspettando e se non torno da lui entro pochi minuti mi verrà a cercare, probabilmente insieme a qualche pattuglia di polizia locale.-sbottò.

-Tuo marito?-la guardò ironico.-E qual è il nome di questo marito? Oltretutto come permetterebbe alla moglie di girare da sola in mezzo alle rupi di Moher di notte?-

Ma Buffy non riuscì a rispondere perché qualcosa colpì il capitano Finn alla nuca che cadde a terra svenuto. Osservò la scena a bocca aperta ritrovandosi davanti un altro uomo con occhi verdissimi.

-E tu chi cavolo sei?-chiese con uno strillo.

-Vieni di qua.-le afferrò un braccio e cominciò a strattonarla dietro di se mentre si inoltrava verso il boschetto.

-Ehi mollami!-protestò agitandosi tanto da stancarlo a tal punto che le diede un colpo in testa per farle perdere i sensi.

Quando Buffy si riprese si intravedeva un piccolo cottage di pietra con le imposte ben chiuse in modo che fosse quasi invisibile nella luce notturna e che non filtrasse luce dall’interno. Non sapeva quanto tempo era rimasta priva di sensi, mentre l’uomo la portava in braccio, ma Buffy constatò che aveva le mani legate e l’uomo procedeva lentamente come se non avesse fretta.

La mise in piedi appena notò che aveva ripreso conoscenza ma la tenne saldamente per un polso trascinandola oltre la porta. Si abituò in fretta alla luce proveniente dal caminetto e da tantissime candele sparse in giro che illuminavano l’unica stanza del cottage.

-Chi è quella con te, Richard?-

Sobbalzò a sentire la voce e si voltò trovandosi di fronte un uomo alto con capelli castani ed occhi azzurri. L’uomo la strattonò dal polso e la fece avvicinare ancora sottoponendola allo sguardo di diversi uomini, una ventina circa, che anche lei osservò. Il suo vestito era sporchissimo e aveva uno strappo su una coscia ma la stola era rimasta al suo posto coprendole il seno e la schiena.

-Sembra una Sassenach, Lindsey, a sentire da come parla.-l’uomo, chiamato Richard, alzò le spalle.

-Sassenach?-chiese stupita osservandolo. Non sapeva che razza di parola era.

Lindsey le si avvicinò ancora e la squadrò lentamente facendola irritare per l’impazienza.

-Come ti chiami ragazza?-le chiese alla fine.

-Buffy. Buffy Summers.-rispose decidendo senza riflette di usare il suo cognome.

Non voleva usare quello di Spike perché se l’avessero rapita almeno non potevano arrivare a lui per chiedere il riscatto. Oltretutto non le piaceva che quegli zoticoni conoscessero la loro identità senza che lei conoscesse la loro.

-Summers?-si stupì.-Non sembra irlandese, ne inglese ne tanto meno francese, anche se Richard vi ha definito una Sassenach.-

-Sono americana!-precisò guardandolo con sufficienza per quello sfoggio di ignoranza gratuita.

Lui la ignorò e si rivolse di nuovo a Richard. Avrebbe fatto i conti con la sua provenienza statunitense magari più tardi.

-Dove l’hai trovata questa qui?-

-Ai confini del boschetto con le rupi di Moher. Discuteva con un certo capitano dei Dragoni che avevo già avuto modo di conoscere se fosse una sgualdrina o meno.-precisò.

-Capisco.-sospirò osservando il suo vestito ma soffermandosi sui piedi nudi e sporchi.-E la posizione della signora qual’era?-

-Sosteneva di no. Il capitano pareva incerto ma disposto a controllare di persona.-

-Uhm, secondo me il capitano si sbagliava. Anche se gira in camicia da notte, parrebbe anche costosa, non sembra essere una prostituta.-sospirò.-Ma me ne occuperò dopo, adesso dobbiamo organizzarci. C’è un bel po’ di strada da fare e prima dobbiamo pensare al giovane Angel, non sembra essere in grado di cavalcare in quelle condizioni.-

Fu a quel punto che Buffy notò un giovane dall’aria parecchio sofferente seduto su uno sgabello accanto al camino. Era avvolto in una coperta logora e si dondolava avanti ed indietro per il dolore tenendosi strettamente il braccio. Durante tutto l’interrogatorio aveva appena alzato lo sguardo ma nel momento in cui Buffy lo fissò per la prima volta fu colpita dai suoi occhi color cioccolata che emanavano forse più calore del camino.

Lindsey gli tolse la coperta rivelando la sua camicia sporca di fango e di sangue che tagliò con un coltello denudando per metà il giovane.

Buffy rimase sconcertata come gli altri vedendo la ferita, il sangue usciva copiosamente e pareva non avere intenzione ancora di smettere. La cosa peggiore era l’articolazione della spalla fuori posto che gli faceva pendere il braccio ad una angolazione assurda.

-La spalla gli si è disarticolata di brutto al poveretto.-spiegò Lindsey.

La faccia del giovane infortunato aveva una corta barba ispida ma Buffy giudicò che doveva essere simpatico una volta conosciuto, anche se adesso sembrava soffrire come una bestia.

-Sono stato sbalzato di sella quando la palla di moschetto mi ha colpito e sono caduto con la mano in avanti, è stato terribile.-spiegò il giovane.-Non credo che potrei maneggiare il cavallo conciato così, mi fa un male cane!-un’ennesima smorfia di dolore gli passò il volto.

-Gli ci vorrebbe un cerusico ma non possiamo andarlo a chiamare, fuori ci sono inglesi dappertutto anche se sono degli incapaci al buio. Non possiamo lasciare il giovane qui e non potrebbe passare per un contadino con quel buco nella spalla.-fece Richard impaziente.

-Tranquillo, non lo voglio lasciare qui.-lo rassicurò Lindsey.-Non mi resta che provare a rimetterlo a posto.-sospirò ancora e chiamò tre uomini che sostenessero il ragazzo.

Gli prese il braccio e lo spinse cercando di rimetterlo al suo posto ma gli stava facendo più male che bene, il poverino aveva l’aria di soffrire come un dannato e non stavano risolvendo un accidente di niente. Buffy provò pena a vedere quella scena.

Lindsey si fermò e al giovane fu data una fiaschetta da cui uscì un forte odore di alcol. Non aveva emesso suono durante quella tortura, a parte dei piccoli lamenti.

-Adesso ci riprovo, va bene?-lo informò Lindsey.

-Ehi ma sei matto?! Levati e non provarci neanche!!-si intromise Buffy dimenticando alcuni progetti di fuga che aveva cominciato ad attuare e facendosi spazio in mezzo agli uomini.

-Che intendi?-fece Lindsey stupito.

-Gli spezzi il braccio di questo passo!-lo scansò malamente.-Fatti da parte, per piacere.-spostò tutti coi gomiti e si avvicinò al giovane studiandogli bene la spalla ed il braccio.-Ti farò malissimo ma almeno risolverò qualcosa.-lo avvertì e lui annuì.

Tribolò per un minuto circa rimettendo l’osso nella giusta angolazione e poi spingendo il braccio. Non fu facile perché ormai i muscoli si erano gonfiati ma ci riuscì attirandosi il sorriso soddisfatto del giovane.

-Non sforzarti troppo per qualche giorno, usalo lentamente e se ti fa male riposati. Applica degli impacchi caldi.-disse in tono professionale a si accorse che tutti la guardavano con occhi sgranati e un po’ sospettosi.-Sono un medico e allora? Non ne avete mai visto uno?-

-Qualunque cosa tu sia te la sei cavata bene. Puoi sistemargli quella ferita in modo che possa mettersi a cavallo?-gli chiese Lindsey.

-Ci posso provare ma mi servono delle bende.-ordinò e Lindsey si rivolse ad una donna che prima Buffy non aveva notato vestita con una gonna cenciosa una blusa a maniche lunghe ed un corpetto, era anche piuttosto sporca.

La donna, all’ordine di Lindsey, corse verso una cassapanca accanto al camino e ne tirò fuori dei pezzi di stoffa logori che porse a Buffy. Questa li guardò disgustata.

-Sono sudici, infetteranno la ferita ancora di più.-disse a Lindsey.-La ferita va disinfettata e poi fasciata con bende pulite! Non avete del disinfettante?-chiese e vide solo facce confuse che si guardavano a vicenda.

-Come scusa?-fece Lindsey perplesso.

-Acqua ossigenata? Borica?-niente.-Dell’alcol?-finalmente parvero capire e tutti tirarono fuori fiaschette di cuoio che la fecero sospirare impaziente. Non pareva che gli irlandesi fossero così primitivi anche se questi non parevano di quelle parti.

-Muoviti che dobbiamo andare, ti porteremo con noi dato che sembri cavartela bene con le ferite. Potresti essere ancora utile al giovane Angel.-le ingiunse e lei si chinò a medicare la ferita.

La disinfettò come meglio poteva e al momento di fasciarla guardò il pezzo di stoffa disgustata tanto era lercio. Sospirò spazientita e in mancanza di qualcosa di più pulito d’impulso si tirò via la stola strappandola a strisce che sembrassero bende.

Udì i commenti degli uomini vedendo la sua schiena nuda, inginocchiandosi rese visibile anche lo spacco del vestito che le scoprì la coscia aumentando i mormorii alle sue spalle.

L’opera di fasciatura si rivelò più complicata del previsto perché il tessuto scivolava via e le rendeva difficile acciuffarle. Cominciò a digrignare i denti per la frustrazione e imprecando a mezza voce la sua rabbia.

-Dannato…ma vaffanculo stronzo!!-sbraitò alle bende facendo calare un silenzio scandalizzato.

-Non avevo mai sentito una donna con un simile linguaggio.-fece Richard sconvolto.

-Fatti i cazzi tuoi che al mio linguaggio ci penso io!-lo rimbeccò tornando ad armeggiare con le bende che dopo qualche tribolazione furono bene sistemate.-Maledette ve l’avevo detto che alla fine avrei vinto io, e che cazzo!-esclamò soddisfatta.

Si rialzò mettendo in mostra la scollatura sul seno e tutti la guardarono con tanto d’occhi. Ma non c’era tempo e partirono lasciando alla donna una moneta per l’ospitalità. Salirono sui cavalli e lei fu fatta salire con il suo paziente. Fu data loro una coperta con cui si avvolsero perché la temperatura era scesa molto e ora faceva veramente freddo.

Viaggiarono per diverse ore finché non giunsero nelle vicinanze di un castello dall’aspetto a prima vista medioevale. Buffy lo fissò a bocca aperta perché era andato a visitarlo giusto due giorni prima ed era in rovina e diroccato, non quasi nuovo e pieno di vita come in quel momento.

-Dove siamo?-chiese al suo compagno di viaggio.

-Al castello di Leoch di Galway.-rispose brevemente.

Il castello di Leoch si trovava in Scozia, questo era una specie di copia in miniatura che un clan scozzese aveva fatto costruire per alloggiare durante le trasferte fuori dalla Scozia, Buffy ne aveva letto la storia dalla brochure datole durante la gita. Allora questi qui dovevano essere scozzesi, solo in quel momento notò che un paio indossavano il kilt.

Portarono i cavalli nella stalla e una grassa governante si precipitò perché uno era subito andata ad informarla che c’era un ferito. Le dissero di rivolgersi a Buffy per qualsiasi cosa avesse bisogno e subito le due si misero a curare meglio Angel che intanto pareva meno sofferente.

Mentre la governante andava a prendere delle bende da far bollire e un calderone con l’acqua, Buffy ne approfittò per continuare a pulire la ferita. Tolse via la sua stola ormai satura di sangue e la gettò di lato rimpiangendo il suo prezzo. Cercando di non fargli male aiutò il giovane a togliere via quello che ormai rimaneva della sua camicia ridotta a brandelli. Sussultò quando scorse la sua schiena, era piena di segni lungi e sottili, alcuni già cicatrizzati, altri con le croste. Erano evidenti segni di frustate, quasi pianse.

-Questi come…come te li sei procurati?-chiese con voce flebile.

-Sono stati gli inglesi: due frustate nel giro di una settimana. Gli sarebbe piaciuto anche due volte al giorno ma rischiavano di ammazzarmi, e che piacere c’è a frustare qualcuno morto?-fece ironico.

-Non credo che qualcuno provi piacere a fare cose simili.-obiettò debolmente.

-Allora avresti dovuto vederlo quel maledetto capitano dei Dragoni che mi ha fatto questo, mi pareva abbastanza soddisfatto. Si chiamava Finn.-concluse e lei sbiancò senza darglielo a vedere.

-Finn!-esclamò sconvolta.

Ormai cominciava seriamente a sospettare che quel tipo fosse davvero l’antenato di Spike e il pensiero di essere stata veramente catapultata nel diciottesimo secolo la faceva impazzire: come cavolo era mai potuta succedere una cosa del genere? E probabilmente la risposta risiedeva nelle rupi di Moher, doveva trovare il modo di arrivarci e cercare come poter tornare nella sua epoca.

-Lo conosci?-gli occhi del suo paziente la squadrarono sospettoso.

-No, conoscevo una famiglia con quel nome ma è stato molto tempo fa.-rispose.

Dalle ricerche di Spike pareva che Riley Finn fosse stato un uomo ed un soldato di valore, ma ora cominciava a non essere più tanto convinta che quei vecchi dispacci dicessero la verità…le stavano venendo dei fortissimi dubbi.

-Come mai sei stato frustato?-cercò di cambiare argomento per evitare di parlare di Finn.

Si avvicinò al calderone dove bollivano alcune bende e ne tirò fuori un paio che strizzò e cominciò ad utilizzare.

-Beh la prima volta per evasione, la seconda per furto secondo quanto diceva il foglio delle imputazioni.-rispose come se niente fosse.-Volevo evadere dal carcere di Galway.-precisò.

-E cosa ci facevi in carcere?-quella situazione cominciava a diventare tragicomica, pensò.

-Ostruzione, almeno credo.-alzò le spalle.

-Accidenti! Non sembri un tipo affidabile con cui girare.-sorrise e lui la guardò ricambiando.

-Pare proprio di no.-concordò.-Devi stare attenta allora, fanciulla…di dove hai detto che sei?-chiese perché non lo ricordava.

-America, California per essere esatti.-precisò.

-Wow, il mondo nuovo.-disse cercando di immaginarlo.-Comunque mi pare di essere innocuo per ora, o sbaglio?-la guardò ancora.

-Pare di si.-ma non ne era sicura perché stava senza camicia, pieno di cicatrici, sporco di sangue, con la barba lunga e con gli occhi arrossati dalla cavalcata e aveva tutto fuorché un’aria raccomandabile.

-Sono innocuo come un passerotto!-esclamò scoppiando a ridere e contagiando anche Buffy.-Sto anche morendo di fame, quindi diventerò meno innocuo se becco una focaccia di avena.-

-Immagino.-assentì.-Cos’è l’ostruzione?-gli chiese curiosa.

-In genere sono gli inglesi che decidono ma nel mio caso io stavo difendendo la mia famiglia e la mia proprietà quando loro sono arrivati. È successo circa quattro anni fa, c’era un dazio da pagare per chi aveva proprietà vicino al carcere come me. Molti erano contrari ma cedevano. Un giorno il capitano Finn si è presentato a L…-esitò.-A casa mia.-si corresse.

Buffy continuò a fare il suo lavoro facendogli però capire che lo ascoltava e anche molto attentamente. Era una cosa che aveva imparato in ospedale, ascoltare i pazienti anche quando parlavano di cose assolutamente inutili ma che per loro erano importanti. E questo aveva tutta l’aria di essere molto importante.

-Mio padre non c’era, era ad un funerale ad una fattoria nelle vicinanze ed io stavo nei campi a dare una mano così in casa c’era solo mia sorella con qualche serva che corsero a nascondersi appena videro i soldati, cominciarono subito a svaligiare la dispensa. Io tornai indietro a prendere non ricordo cosa e li trovai intenti a derubarmi così cominciai a prenderli a calci in culo e sbatterli fuori. Mia sorella Fred la tenevano nel salotto, il suo vestito aveva degli strappi e uno dei soldati aveva il volto graffiato.-

Buffy sentì che la sua voce si era un attimo addolcito nominando la sorella, doveva volerle tanto bene. Lei era sempre stata sola con la madre e si incupì al suo ricordo, quanto le mancava.

-Cominciai a cacciare fuori le guardie rimaste quando entrò Finn che riuscì a farmi smettere minacciando mia sorella con una pistola alla tempia. Guardò Fred con uno sguardo chiaro e io lo volevo ammazzare sul momento ma Fred gli diede una gomitata in pancia e subito una ginocchiata nelle palle, ben gli è stato!-esclamò e Buffy sorrise.-Finn si arrabbiò di brutto e ci fece condurre entrambi fuori, io fui legato ad un palo e spogliato della camicia. Finn mi frustò per un bel po’ ma era ancora provato dai colpi di mia sorella e quando si fermò le chiese se voleva ancora guardare o se preferiva entrare con lui e divertirsi in altri modi.-sospirò triste al ricordo.

Buffy si intristì per lui perché non doveva essere stato facile quello che aveva passato quel giovane, e la sua schiena ne portava già molti segni. Ebbe pena per lui.

-Le gridai di non fare niente perché non mi ero fatto granché ma Finn mi puntò il pugnale contro la gola e dopo diverse esitazioni Fred entrò con lui, probabilmente pensava che mi avrebbe davvero ucciso. Poi uno dei dragoni mi colpì e io persi i sensi, al mio risveglio stavo già al carcere di Galway.-concluse.

-Mi spiace tanto per te.-mormorò contrita, doveva essere stato penoso per lui quasi quanto il periodo che lei aveva attraversato dopo la morte di sua madre.

In quel momento cominciò a piangere e vedendola in quello stato lui si avvicinò preoccupato, forse pensava che la sua storia l’avesse toccata troppo.

-Cosa c’è fanciulla?-le chiese in ansia.

-Niente…pensavo solo…oddio mio marito!-esclamò ripensando a Spike.

-Oh cielo, siete vedova allora?-fu come colto da un’improvvisa illuminazione a quelle parole.

-No…si…cioè…forse…non so.-balbettò confusa.

Lui la guardò perplesso ma poi la abbracciò per consolarla e Buffy capì che era molto gentile e affettuoso, proprio un bravo ragazzo.

Quando si fu calmata finì la medicazione e gli assicurò il braccio al fianco. Poco dopo la governante tornò e la condusse in una delle camere dove avrebbe alloggiato. Buffy non pensava di essere stanca ma appena poggiò la testa sul cuscino si addormentò di colpo dimentica di tutto.

Al mattino dopo fu svegliata dalla stessa governante che le portò la colazione e degli indumenti puliti. Buffy aveva pensato di aver sognato ma quel risveglio la riportò bruscamente alla realtà, cosa di cui non fu particolarmente contenta.

La signora la aiutò a lavarsi e vestirsi dopo aver mangiato borbottando qualcosa tipo che il padrone del castello voleva incontrarla. A quel pensiero lei sbiancò ma man mano che si preparava cominciò a calmarsi e ad elaborare una specie di piano che prese forma mentre seguiva la governante attraverso il castello.

La condusse in un ampio salotto privato e la lasciò lì in attesa. Buffy si guardò in giro ammirando i mobili di pregiata fattura. La colpirono molto i quadri e si ritrovò ad ammirarne uno davvero bello che raffigurava il mare d’Irlanda.

-Quello è un dipinto che attrae molte persone, posso garantirvelo.-

La voce le giunse dalla porta e al suo suono sobbalzò e si voltò di scatto sgranando gli occhi. Davanti a lei c’era una bellissima donna alta con i capelli castani raccolti in uno chignon. Era magra con un seno prorompente ed era molto bella, indossava un abito nero e le si avvicinò osservandola.

-Vi do il benvenuto signora nel mio castello.-esordì.-Io sono Lilah McDonald Morgan, la lady di questa proprietà.-si presentò.-Mio fratello Lindsey mi ha detto che vi siete incontrati ad una certa distanza da qui.-

-Veramente mi ha sequestrata!-esclamò acida osservando Lilah Morgan che non assomigliava quasi in niente con il fratello.

Non avrebbe voluto essere subito così scorbutica ma voleva solo tornare in fretta alle rupi di Moher e da li trovare il modo di tornarsene prima nella sua epoca e poi di corsa a Sunnydale ad abbracciare la sua famiglia.

Le vide inarcare appena le sopracciglia e sorridere con velata ironia alle sue parole.

-Beh si, Lindsey a volte è un po’…impetuoso.-concordò.

-Comunque non è successo niente di grave.-liquidò la faccenda.-Quindi vi sarei molto grata, signora, se poteste farmi riportare dove sono stata trovata.-chiese.

-Volete un rinfresco?-evitò la richiesta e senza attendere risposta si rivolse ad un domestico che acconsentì con un inchino e sparì oltre la porta.-Signora…Summers, giusto? Mio fratello mi ha riferito che vi ha trovato in difficoltà.-continuò.

-Si, mi avevano aggredita in effetti.-concordò.-Un certo capitano Finn dei dragoni inglesi.-precisò.

-Continuate pure.-la esortò con un gesto della mano.

“Che Dio mi aiuti.” Pensò Buffy sospirando e preparandosi a dire la storia che aveva progettato mentre la governante la scortava fin lì.

Raccontò con dovizia di particolari lo scontro che aveva avuto con Finn e l’incontro con Lindsey e gli altri. Disse di come aveva curato Angel e che poi l’avevano semplicemente fatta salire su un cavallo e condotta fin li.

-Capito.-annuì alla fine.-E come mai vi trovavate lì? Un po’ lontano da Galway, volevate imbarcarvi da li, giusto?-

-Esatto, per raggiungere alcuni parenti in Francia. Sto facendo un viaggio dalle Americhe per conoscere alcuni parenti alla lontana di mia madre.-inventò.-La mia carrozza è stata attaccata d dei briganti che hanno ucciso il mio servo mentre io sono riuscita a fuggire a cavallo ma poi ho dovuto abbandonare lui e ogni altra proprietà che avevo, comprese le scarpe. Mentre cercavo di fuggire attraversando le rupi mi sono imbattuta nel capitano Finn.-

Lilah ascoltò attentamente ogni singola parola da lei pronunciata e alla fine annuì apparentemente convinta delle sue parole. Ma Buffy aveva già capito che la donna era molto furba, e doveva per forza esserlo per essere a capo di un intero clan, quindi fece attenzione a non tradirsi.

-Mi spiace tanto per la vostra avventura, signora, sinceramente.-sospirò e stava per dire altro quando bussarono alla porta e andò ad aprire accogliendo il servo che era venuto a portare il rinfresco.

Buffy ebbe modo di scorgere alcune lettere che stavano in bella mostra sulla scrivania e con naturalezza si avvicinò scorgendo la data che la lasciò sconcertata e senza più dubbi su dove si trovava. Le lettere erano datate 21 settembre 1743.

-Bene, signora Summers.-la voce di Lilah la fece sobbalzare.-Mi assicurerò che Finn non la importuni, ha una pessima reputazione. Nel frattempo voi sarete gradita ospite qui a Leoch.-sorrise cordiale ma Buffy non si lasciò ingannare perché anche se non erano state pronunciate:

“Finché non avrò scoperto chi siete realmente.”

 

continua...

 

 

Parte 2 – Il castello di Leoch

Dopo l’udienza con Lilah, Buffy fu lasciata libera per tutto il giorno. Non sapendo che fare lei rimase buona parte del tempo chiusa nella sua camera a rimuginare sul come era mai potuta succedere una cosa del genere: come cavolo aveva fatto a finire catapultata nel 1743!

Ripensò alla leggenda che Kendra Young le aveva narrato sulle rupi di Moher e arrivò semplicemente alla conclusione che evidentemente quella doveva essere più di una semplice leggenda. Era una sorta di avvertimento su una cosa che avveniva realmente.

Dopo aver preso coscienza di ciò che le era successo cominciò ad elaborare un modo per fuggire dal castello e tornare alle rupi, solo da lì poteva sperare di far ritorno alla sua epoca, da suo marito e dalla sua famiglia. Voleva così tanto poter parlare con Willow e Cordelia!

Fu chiamata per la cena, un giovane servo la scortò nella sala da pranzo, una stanza stretta e lunga provvista di tavoli lungo ciascuna parete. Mentre passava per la sala vide che tutti la guardavano, doveva essersi sparsa la notizia del suo arrivo insieme a Lindsey McDonald. Quegli sguardi la mettevano parecchio a disagio.

Lilah, già seduta a tavola, le accennò un saluto e poi la invitò a sedersi alla sua sinistra accanto ad un grazioso bimbetto di circa otto anni con i capelli castani e gli occhi azzurri che subito le risultarono famigliari.

-Questo è mio figlio, Hamish.-lo presentò e il bimbo la degnò appena di uno sguardo, troppo intento a guardare il suo piatto.

Lo osservò notando che gli occhi azzurri erano uguali a quello dello zio, Lindsey, che gli era seduto a fianco. Dopo di lui c’erano sedute due ragazzette di circa quattordici e sedici anni che lui presentò come le sue figlie, Margaret ed Eleanor. Dopo le ragazze ci stava la moglie di Lindsey, Eve, una ragazza carina con capelli castani ed occhi azzurri che la salutò timidamente rimproverando con lo sguardo le figlie che ammiccarono alla presenza di Buffy.

Nonostante tutto, Buffy notò che il cibo era ottimo e si scoprì veramente affamata dato che non toccava cibo decentemente dalla sera prima, alla festa del rettore dell’università di Galway, nella sua epoca. Chissà se Spike si era già messo alla sua ricerca, si trovò a pensare, ben sapendo che lui non poteva trovarla nel passato.

Ma cercò di non pensarci, doveva solo trovare un modo per allontanarsi dal castello il tempo sufficiente per raggiungere le rupi di Moher, possibilmente senza imbattersi nel capitano Finn, e da li trovare il modo per tornare nel 2001. Doveva solo fare buon viso a cattivo gioco.

-Spero che il giovane infortunato stia meglio oggi dato che non ho avuto modo di poterlo visitare.-gettò lì casualmente Buffy tra un boccone e l’altro.

-Chi?-chiese stupita Eve alzando le sopracciglia senza aver capito.

-Il giovane Angel.-precisò Lindsey senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo piatto.

-Angel? Perché gli è successo qualcosa?-si preoccupò.

-Solo qualche graffio, cara cognata, non c’è da preoccuparsi.-la rassicurò Lilah con un sorriso.-Ma comunque, dov’è il ragazzo, Lindsey?-si rivolse al fratello.

-Sta giù nelle stalle ad aiutare con i cavalli. Mi sembra il posto migliore per lui.-rispose alzando le spalle come se fosse la cosa più naturale del mondo.-O tu avevi qualche altra idea per lui, sorella?-

-Mm, le stalle? No, va benissimo, penso che li se la caverà abbastanza bene.-liquidò la faccenda e quindi Buffy evitò di dire che secondo un parere medico, invece, le stalle erano il posto meno adatto ad un giovane che aveva appena ricevuto una ferita da arma da fuoco.

Decise, invece, che sarebbe andata la mattina successiva a cercarlo per vedere come stava e dare un’occhiata accurata, e alla luce del sole, delle sue ferite.

Era da poco finita la cena quando capì di essere ancora stanchissima, quindi chiese educatamente il permesso di potersi ritirare nella sua camera.

-Buonanotte, allora Mistress Summers. Domattina manderò qualcuno che vi condurrà all’Udienza.-la salutò Lilah ma Buffy prestò poca attenzione a queste ultime parole.

Non le fu possibile comunque andare a visitare Angel il mattino successivo perché di buonora fu svegliata di nuovo dalla giunonica governante che stavolta portò con se degli indumenti un po’ più eleganti e dei cosmetici rudimentali.

Le sistemò i capelli raccogliendoglieli poi la dichiarò pronta e la scortò nella stessa sala dove ieri si era svolta la cena, solo che stavolta i lunghi tavoli erano stati spostati a ridosso delle pareti e in fondo alla stanza, davanti ad un grande arazzo, ci stava un enorme poltrona di legno intagliata, imbottita e rivestita con del tartan. Doveva essere quello appartenente al clan dei McDonald o Morga, Buffy ancora non aveva ben capito.

C’era tanta gente che confabulava tra loro e che parevano in trepidante attesa, Buffy proprio non sapeva di cosa. Una giovane ragazza suonava una cornamusa in modo molto abile, a Buffy piacque molto quella melodia.

Poi finalmente capì cosa, o meglio chi, attendevano. Lilah fece il suo ingresso in modo signorile ed altezzoso, vestita con un abito nero e argento, i capelli raccolti in un chignon più morbido di quello tirato e austero con cui l’aveva vista la sera prima. Lindsey la seguiva a ruota, giusto un metro circa dietro, in segno di rispetto anche se dalla sua espressione Buffy intuiva che doveva andargli un po’ stretto il ruolo di sottoposto della sorella, di una donna.

Tutti ammirarono Lilah, era stupefacente come una donna nel diciottesimo secolo si fosse guadagnata tutto quel rispetto e quella reverenza. La vide accomodarsi sulla poltrona con Lindsey alla sua destra.

Buffy alla fine capì che quella non era altro che un’udienza che Lilah concedeva a tutti i fittavoli del castello e dei villaggi facente parte della provincia per risolvere i loro problemi. O meglio provarci a risolverli, dato che alcuni erano degni di vere e proprie barzellette.

Buffy era al quinto posto nell’ordine del giorno. Un posto studiato appositamente per segnalare a tutti l’importanza della sua presenza al castello.

-Mistress Summers, potete venire avanti per favore?-la chiamò uno scrivano.

Intimorita, all’inizio Buffy non mosse un passo finché la governante non le diede una spintone per spronarla. Con passo impacciato si diresse di fronte Lilah e abbozzò una riverenza impacciata. Lilah le fece l’onore di alzarsi e tenderle la mano per aiutarla a rialzarsi ma quando Buffy alzò gli occhi si trovò di fronte Lindsey.

Dato che era stato lui a trovarla e catturarla gli spettava il compito di farla accogliere, o meno, al castello. Attese con grande interesse il discorso tra fratello e sorella.

-Mia signora,-cominciò Lindsey dopo aver fatto un inchino alla sorella.-Vi prego di accogliere presso queste mura una dama bisognosa. Mistress Buffy Summers, una signora proveniente dalle Americhe, viaggiava per imbarcarsi alla volta della Francia quando la sua carrozza è stata impietosamente attaccata dai briganti e il suo servo è stato barbaramente ucciso. L’abbiamo trovata che vagava per il boschetto al confine con le rupi di Moher e io e i miei uomini l’abbiamo tratta in salvo…-

A questo punto Buffy avrebbe voluto replicare che il suo “tratta in salvo” consisteva nel costringerla a curare un ferito da arma da fuoco e a seguirli con la forza senza che avesse neanche il diritto di esprimersi. Ma rimase in silenzio perché non voleva ritrovarsi improvvisamente senza riparo, cosa che i McDonald forse potevano offrirle finché non avesse trovato il modo di fuggire.

-Vi imploro, mia signora, perché le diate riparo finché…-fece una breve pausa guardandola con un po’ di ironia.-…finché le sue conoscenze francesi non verranno informate del luogo dove lei si trova al momento e a quel punto prenderemo provvedimenti affinché riesca a raggiungerli sana e salva.-concluse.

Buffy aveva colto l’enfasi con cui Lindsey aveva pronunciato il discorso e appena Lilah ebbe dato il consenso alla sua permanenza, illimitata, presso il suo focolare si sentì quasi mancare. Significava che l’avrebbero tenuta d’occhio giorno e notte e questo avrebbe reso più arduo cercare di fuggire dal castello.

Reprimendo un sospiro di frustrazione, Buffy ringraziò Lilah per la sua cortesia e poi tornò al suo posto tra gli spalti. Voleva urlare per tutta la situazione ma evitò, non sarebbe stato opportuno.

Furono presentati altri casi che annoiarono Buffy a morte finché si fece avanti un uomo sulla cinquantina che trascinava per un braccio una ragazza che non poteva avere più di sedici anni. La ragazza era minuta con lunghi capelli lisci biondi legati a coda di cavallo ed era imbronciata. L’uomo la trascinò di fronte Lilah poi cominciò a parlare in un fitto gaelico scozzese di cui Buffy non capiva un accidente.

-Che cosa sta dicendo?-sussurrò Buffy alla governante seduta accanto a lei.

-L’uomo è il padre della ragazza e sta accusando la figlia di condotta indegna e di frequentare spudoratamente degli uomini contro il suo volere. Chiede alla signora Morgan di punirla per la disobbedienza.-le spiegò brevemente.

Buffy represse l’impulso di scoppiare a ridere. Nella sua epoca quello si chiamava uscire e non era così sconcio, ma se davvero, ancora ogni tanto aveva dei dubbi, era nel diciottesimo secolo allora si che quello era indecente.

-E come dovrebbe punirla?-chiese esterrefatta.

Ma non le rispose perché Lilah in quel momento prese la parola e si accinse ad esprimere il suo giudizio. Ordinò che la ragazza ricevesse cinque frustrate li di fronte a tutti per la sua disobbedienza e in segno di punizione.

Buffy rimase sconcertata della brutalità della punizione e il suo primo impulso fu di balzare dalla sedia per portare via la ragazza, poco più piccola di lei, e di salvarla da quella barbarie. Ma si trattenne perché sapeva che la sua presenza non era vista di buon occhio, non voleva peggiorare la situazione con un gesto affrettato.

Due guardie afferrarono la ragazza per le braccia trattenendola mentre un uomo alto e robusto si slacciava il cinturone di pelle. Fecero in modo che la giovane desse le spalle a Lilah, terrorizzata cominciò a piangere e a tremare mentre Buffy si scoprì a torcersi le mani per la paura, non voleva guardare quella scena.

-Mi offro di scontare la punizione al suo posto!-

La voce serpeggiò sicura e alta nel silenzio carico d’attesa. Tutti si voltarono verso l’entrata e cominciarono a borbottare tra di loro mentre l’alta figura di Angel, Buffy aveva scoperto chiamarsi MacTavish, avanzò di diversi passi.

-Sei sicuro, Angel?-gli chiese Lilah.-Tu non sei membro del clan e oltretutto sei ancora debole dopo essere stato ferito.-cercò di dissuaderlo.

-Mi sento bene.-replicò avanzando ancora fino a raggiungere il punto dove la ragazza si trovava.-E anche se non appartengo a questo clan sapete come me, signora, quanto me ne senta parte. Vi ripeto quindi ancora la mia offerta di scontare questa punizione al posto della ragazza.-

Lindsey si fece avanti e si mise a confabulare con la sorella. Parlarono diversi minuti, poi si rivolsero di nuovo al giovane.

-E sia, Angel. Acconsento alla tua offerta di scontare la punizione della ragazza.-assentì Lilah.

I due uomini lasciarono la giovane che scappò via senza curarsi di guardare indietro, doveva essere terrorizzata e fecero per afferrare Angel che però alzò le braccia per evitarli.

-Preferirei i pugni alla cinghiate se è possibile.-obiettò con un leggero sorriso.

-Come vuoi tu.-assentì Lilah facendo segno all’uomo in attesa di procedere.

Il primo pugno nessuno lo notò talmente arrivò alla sprovvista. Colpì Angel in pieno petto facendogli uscire tutta l’aria dai polmoni in un solo colpo. Indietreggiò per la botta ma si mantenne in piedi, senza neanche avere il tempo di recuperare arrivò il secondo pugno dritto allo stomaco che lo fece piegare in due.

-Quel ragazzo è ferito, non dovrebbe essere pestato!-mormorò Buffy alla governante, ma tutti quelli che riuscirono a sentirla la guardarono male facendola sentire piccola piccola.

-Stia tranquilla, cara.-cercò di rassicurarla la donna.-Si fermeranno appena vedranno il sangue, generalmente quando colpiscono il naso.-specificò.

-Sai che sollievo!-borbottò sarcastica senza farsi sentire.

Un altro pugno colpì Angel ad un occhio che subito cominciò ad arrossarsi, sarebbe divenuto nero nel giro di niente. Poi ne arrivò una alla mandibola, finché gliene fu dato uno sul naso da cui schizzarono diverse goccioline di sangue. A quel punto l’omone si fermò, la punizione era stata scontata, ed Angel evitò che venisse scortato fuori per andarsene sulle sue gambe.

A Buffy non importava più un bel niente dell’udienza quindi chiese frettolosamente scusa e corse fuori alla ricerca del ferito che trovò nelle stalle intento ad immergere un lembo della camicia in una tinozza d’acqua e poi tamponarsi le varie ferite sul volto.

-Tieni questo.-gli disse porgendogli un fazzoletto che tirò fuori dalla tasca.

Mormorò qualcosa che somigliava a “grazie” ma Buffy non lo capì bene. Constatò che non era in grado di asciugarsi il sangue dato che gli tremavano le mani per il dolore, così lo fece sedere e gli prese il fazzoletto dalla mano immergendolo nell’acqua. Gli tenne il volto con una mano mentre con l’altra gli tamponava delicatamente il fazzoletto bagnato sulle ferite.

-Sei un incosciente!-lo riprese.-Farti pestare con le ferite non ancora rimarginate!-

-Potrei…avere dell…dell’acqua?-balbettò.

-Certo.-li vicino c’era un secchio di acqua pulita con accanto una coppa di legno che lei si premurò di portargli.

L’aiutò a bere, più che altro era per sciacquarsi la bocca dal sangue, poi lo aiutò a lavarsi il viso. Sull’occhio cominciava già a formarsi un vistoso livido nero bello gonfio.

-Perché ti sei offerto di essere pestato al posto di quella ragazza?-gli chiese.-Scommetto che non sai nemmeno chi è.-

-So chi è.-la rimbeccò.-Per lei sarebbe stato troppo umiliante farsi picchiare li davanti a tutti, si sarebbe coperta di vergogna, per me invece è stata una cosa da nulla. È una ragazza molto giovane e la sua reputazione sarebbe andata a farsi fottere se l’avessero frustata li di fronte a tutti, si sarebbe sentita svergognata.-spiegò alzando le spalle.

Buffy stava per replicare ma dei passi li fecero voltare. Alla porta apparve la governante con un vassoio con dei vasetti, una bacinella d’acqua ed uno straccio pulito.

-Vedo che stai ricevendo già delle cure!-esordì allegra.

-Gli ho solo dato dell’acqua.-si schernì Buffy.

-Bisogna fare qualcosa per quell’occhio.-la donna posò il vassoio e prese un vasetto aprendolo.

Buffy intravide quelle che parevano lumache immerse in un liquido violaceo. Gliene vide estrarre due e posare intorno all’occhio. Trattenne a stento la repulsione sentendosi un secondo dopo affascinata dalla visione, era comunque un medico.

-Quel bozzo bello grosso indica che sta sanguinando sottopelle, le mignatte gli caveranno via il sangue.-spiegò.

In poco tempo Buffy le vide ingrossarsi per via del sangue che succhiavano via. Quando erano belle piene le sanguisughe si staccavano da sole e la governante le raccoglieva per rimetterle nei vasetti spiegando man mano a Buffy come usarle al meglio ed evitare che venissero usate male, in quel modo facevano più male che bene.

-Ragazzo mio, domani non sarai particolarmente bello da vedere.-sospirò la donna.-Ed è un peccato perché bello lo sei senza alcun dubbio.-e il giovane le sorrise nonostante i dolori.-Adesso vado a prepararti una bella minestra così recuperi un po’ di forze.-

-Grazie.-le disse semplicemente.

-Ti lascio nelle mani di Mistress Summers.-fece per andare via ma poi si fermò.-E grazie a te per la tua azione generosa. Darla è mia nipote e ti ringrazio anche da parte sua, scommetto che verrà anche lei di persona a farlo.-gli diede un buffetto e andò via.

Buffy passò la successiva ora a finirgli di medicare le ferite nuove per poi controllare le vecchie e sostituire le fasciature. Non parlarono granché, tranne quando Angel le chiedeva cosa faceva o come le sembrava che andassero le ferite e lei rispondeva. Dopo che ebbe finito notò una figura che si stagliava timidamente sulla porta.

-Ora ti lascio, credo che qualcuno voglia parlarti.-accennò con la testa alla porta e si dileguò.

Passando accanto alla ragazza, Darla aveva detto la governante che si chiamava, la osservò meglio. Era molto carina con gli occhi azzurri e la pelle chiara. E si vedeva benissimo che aveva apprezzato il gesto cavalleresco di Angel più del dovuto.

Li lasciò con un sorriso sornione perché le faceva piacere comunque vedere un sentimento nuovo che sbocciava.

All’ingresso del castello la attendeva un servo che aveva l’ordine di condurla da Lilah. Spaventata a morte per quello che poteva andare a succederle lo seguì docilmente fino agli appartamenti della signora che la attendeva con te e biscotti.

-Come sta il giovane Angel, mistress Summers?-le chiese ben sapendo che quando era corsa via era andata a curarlo, ne aveva persino ricevuto conferma dalla governante.

-Fortunatamente sta bene, anche se quelle botte avrebbero potuto riaprirgli le ferite. È stato incosciente.-sospirò accomodandosi sul divanetto.

-Forse avete ragione.-liquidò la faccenda con un’alzata di spalle.-Voi siete una specie di guaritrice?-

-Sono un medico ad essere esatti.-precisò.

-Vedete, il nostro precedente medico è passato a miglior vita da qualche mese lasciando tutto il castello e i dintorni privi di assistenza medica. È da ieri che ci pensavo e oggi sono giunta alla conclusione che il vostro arrivo qui al castello sia stato un segno del destino, qualcosa che ci indica che era ora di avere un nuovo dottore.-le spiegò alzandosi ed invitandola a fare lo stesso.-Prima che decidiate, vi va di venire a vedere con me lo studio?-la invitò.

-Volentieri.-assentì curiosa.

Attraversarono il castello continuando a parlare. Lilah la informò che tra una settimana aveva organizzato una specie di festa dove erano attesi fittavoli e anche altri signori delle terre di tutta Irlanda e anche della Scozia. Ci sarebbe stato buon cibo, buon vino, musica, balli e tanta compagnia. Ovviamente Buffy era invitata.

La ringraziò cordialmente dicendo che ovviamente accettava ma la sua mente cominciò subito a turbinare. Una grande festa, molta gente, confusione e birra a profusione. Era tutto semplicemente perfetto! Era la sua occasione per approfittare della confusione e scappare via verso le rupi di Moher e di conseguenza verso la sua epoca.

Giunsero allo studio medico, giusto dall’altra parte del castello, e Lilah aprì la porta. Dentro era tutto impolverato ma immacolato. Buffy si fece avanti studiando l’enorme scaffale pieno di barattoli vari, dovevano essere i vari medicamenti. Giusto di fronte c’era una altrettanto enorme libreria pieni di testi medici e dei diari del defunto medico.

-Se volete potrei riprendere il lavoro da dove il precedente medico l’ha lasciato.-suggerì Buffy.

-Certo, prima vi manderò un paio di domestiche per ripulire lo studio.-

-Questo è ovvio.-annuì prendendo l’ultimo diario del medico.-Mm, il suo ultimo paziente era un certo sir Morgan. Se non sta ancora bene potrei dargli un’occhiata.-propose.

-Sir Morgan, anzi laird Morgan, è mio marito. E purtroppo devo dirvi che non è possibile visitarlo.-precisò seria.

-Come mai? È guarito?-chiese.

-In un certo senso. È morto.-le annunciò.

A Buffy fu finalmente chiaro il suo perenne abbigliamento nero, al massimo grigio scuro, e i capelli sempre tirati sulla testa e nascosti da una cuffia: Lilah Morgan era vedova. E sua marito doveva essere stato il padrone di tutto che morendo aveva lasciato tutto a lei dato che il loro unico figlio era ancora molto piccolo, aveva otto anni.

-Mi dispiace.-mormorò contrita.

-Non preoccupatevi, anche voi siete vedova no?-liquidò la cosa.

-Si.-annuì con una stretta al cuore ripensando a Spike che probabilmente si stava penando non sapendo dove lei fosse.-Beh, intanto credo sia meglio dare una ripulita a questo posto, poi catalogherò le medicine, controllando cosa va bene e cosa no, e dopo che mi sarò fatta un’idea su come operava il defunto medico vedrò di cominciare pure io.-elencò desiderosa di cambiare discorso.

-Prendetevi pure tutto il tempo che volete, chiederò adesso stesso alla governante di mandarvi due serve per pulire.-detto questo si accomiatò lasciando Buffy da sola.

Si guardò in giro e nell’attesa delle ragazze si avvicinò allo scaffale delle medicine armandosi di carta, penna e calamaio per fare un inventario. Si rimboccò le maniche della blusa per avere più libertà di movimento e poi cominciò il suo lavoro.

Poco dopo arrivarono due ragazze e lei indicò loro da dove cominciare, in modo che non si disturbassero a vicenda. Prese uno straccio e cominciò a spolverare gli scaffali man mano che controllava i vari vasetti, notò che diverse cose erano proprio inadatte e appuntò tutto in modo da procurarsi i medicamenti giusti. Quel defunto medico doveva proprio essere incompetente.

In capo a circa tre ore lo studio brillava come uno specchio e Buffy, dopo aver ringraziato le ragazze per l’aiuto, le rimandò alle loro faccende rimanendo di nuovo sola. Si mise a leggere i diari medici del medico scorgendo alcune interessanti cose su diverse malattie e anche sui metodi adottati dal suo predecessore.

La solitudine ebbe modo di farla pensare. Ripensò al momento in cui aveva sentito il vento urlare e il mare infrangersi sulle pareti delle rupi. Ricordava vagamente quei momenti ma adesso si rendeva conto che alcune cose le stavano tornando in mente.

Il mare era abbastanza burrascoso e si era infranto con più violenza sulle rocce facendola spaventare e aveva avuto la netta impressione che qualcosa avesse pronunciato il suo nome. Poi ricordava le urla, i rumori dei cavalli e alcuni spari, il vento che le aveva indicato la via verso il bordo e non riusciva a spiegarsi come ma aveva sentito l’impulso di gettarsi oltre finché i suoni uditi non si erano fatti assordanti e lei aveva solo desiderato raggiungerli. Poi si era risvegliata tutta bagnata sull’erba ed aveva incontrato il capitano Finn.

Li ebbe un brivido ripensando al capitano Riley Finn, quell’uomo le dava i brividi e cominciava a pensare che le ricerche di suo marito non erano del tutto corrette. Si augurò di non rincontrarlo tanto in fretta, anzi prima andava via da quel posto meglio era.

Ripensò alle rupi di Moher ma dopo diversi minuti scosse la testa perché non riusciva a trovare una risposta coerente a ciò che le era successo. Chiuse i diari del defunto medico e decise che forse era meglio cominciare a procurarsi delle nuove erbe medicinali.

Scorse una cassapanca che prima non aveva notato con sopra un cestino, proprio quello che le serviva. Incuriosita dalla cassapanca la aprì sgranando un secondo dopo gli occhi inorridita. Conteneva gli attrezzi chirurgici del medico che l’aveva preceduta. C’erano una serie di coltelli, seghe, bisturi e altri diversi strumenti che parevano più adatti ad un carpentiere che non ad essere utilizzati sui tessuti umani.

La cosa che più la scandalizzò fu il notare che il medico non si era dato il disturbo di ripulirli tra un utilizzo e l’altro, quindi gli strumenti risultavano essere macchiati fino all’inverosimili di sangue, non osò pensare di quante persone, oltre che puzzolenti fino allo svenimento. Buffy richiuse con forza il coperchio trattenendo il vomito e decise che si sarebbe fatta procurare un calderone pieno di acqua bollente dove avrebbe potuto pulirli e sterilizzarli a dovere. Poi avrebbe fatto in modo che venissero consegnati al carpentiere del castello, se esisteva.

-Mistress Summers?-la chiamò una delicata voce di ragazzina dalla porta.

-Si?-chiese voltandosi verso una delle serve.

-La governante mi manda a chiedervi se avete appetito dato che è ora di pranzo.-le spiegò.

-Si, certo.-assentì alzandosi.

-Volete che vi porti il pranzo qui o che dica alla governante di lasciarvelo in cucina per quando volete scendere?-

-Ehm, no, vado giù subito.-decise e si avviò verso la cucina seguita dalla ragazza.

Quando arrivò in cucina trovò la governante che in modo abbastanza adirato sbraitava con una delle sue ragazze mentre era intenta ad impastare della pasta per il pane. Bloccò la sua tiritera quando vide apparire Buffy ma il suo viso era trasparente.

-Qualcosa non va?-chiese Buffy.

-Oh niente di importante, mistress Summers, mi lamentavo semplicemente con le ragazze di quanto testardo fosse il nostro stalliere. Dopo aver preso quelle botte ha decretato di non avere appetito rifiutando il pranzo e decidendo di continuare a lavorare.-spiegò.

-Parlate del giovane MacTavish?-si incuriosì.

-Proprio lui, e chi sennò!-roteò gli occhi al cielo.

-Vi sarebbe possibile prepararmi velocemente un pranzo a sacco? Credo di essere in grado di riuscire a farlo mangiare.-decretò con un faccia che non ammetteva repliche.

-Beh con la testardaggine che sembrate possedere credo vivamente che riuscirete a tenergli testa.-assentì ripulendosi le mani con un canovaccio e preparando velocemente un cestino da picnic.

Camminò a grandi passi, per quanto l’ampia gonna glielo consentisse, fino alle stalle dove entrò spalancando la porta e trovando il giovane in questione con la camicia legata in vita che spalava allegramente del fieno. La ferita da moschetto non era ancora guarita del tutto e si vedeva che faticava tantissimo, le recenti ferite dei pugni presi quella stessa mattina dovevano fargli veramente male. Che testaccia dura!

-Non vi siete neanche dato il disturbo di lavare le bende e riapplicarvele!-esordì entrando e facendolo fermare. Aveva il fiatone.

-Vedete, mia signora, io non sono bravo come voi a fare fasciature quindi ho preferito lasciarle li dove si trovavano.-rispose.-Cosa siete venuta a fare?-le chiese.

-Vi ho portato il pranzo che adesso consumerete senza fare storie fuori da questa stalla puzzolente. Siete pallido, un po’ di sole vi farà solo bene.-gli vide aprire la bocca per reclamare ma lo guardò con un’espressione che avrebbe incenerito dell’amianto così che lui poté solo asciugarsi il sudore, rimettersi la camicia e seguirla docilmente fino al retro dove ci stava un grande albero ideale per un picnic.

Si sedettero di sotto, all’ombra, e Buffy aprì il cestino cominciando ad uscire le vivande che la governante le aveva dato. Anche se Angel aveva dichiarato che non aveva fame, mangiò voracemente e con evidente gusto buona parte del cibo.

-Come mai per molto tempo hai vissuto da fuggitivo?-gli chiese dopo un po’.

Aveva intuito che lui fosse di istruzione e stato superiore rispetto a tutta la servitù del castello, se non addirittura fino al villaggio. Aveva anche pensato che fosse di famiglia benestante dalla descrizione che le aveva fatto della sua fattoria. Quindi come mai si trovava così lontano da casa?

-Io sono un fuorilegge.-rispose alzando le spalle.

-Questo lo so.-replicò.

-Gli inglesi mi hanno messo sulla testa una taglia di dieci sterline irlandesi. Poco meno di quella di un brigante, ma più di quella di un borsaiolo.-precisò.

-Questo solo per ostruzione?-si stupì.

-Ovviamente no.-precisò con un sorrisino guardandola con la coda dell’occhio.-Per omicidio.-

Lei sobbalzò visibilmente a quelle parole e il boccone di pane che stava mangiando le andò di traverso. Cominciò a tossire ed Angel le batté la schiena finché non ebbe ingoiato e avesse ripreso a respirare bene.

-Chi…chi hai…ucciso?-gli chiese spaventata.

-Chi, io? Nessuno!-replicò come se nulla fosse.-In realtà io non ho ucciso l’uomo per cui mi hanno bandito. Tutto è successo al carcere di Galway, quando mi frustarono non riuscii a muovermi per diverso tempo, avevo persino la febbre. Poi degli amici mi fecero uscire, non posso dirti come però, ma mentre fuggivamo si scatenò il finimondo e un maresciallo inglese rimase ucciso da una pallottola, mi aveva frustato lui la prima volta. Io non ce l’avevo con lui, oltretutto ero debole, riuscivo appena a tenermi sulla sella, ma la taglia mi è rimasta lo stesso.-si fece molto serio.-Credo che se si fosse trattato del capitano Finn avrei fatto uno sforzo.-dichiarò.

-Qui al castello sono protetto, per questo non mi allontano mai, specialmente da solo. Ma oltre il villaggio è pieno di pattuglie, nessuno di loro però osa avvicinarsi fin qui perché Lilah anche se è una donna è molto potente ed ha tantissimi uomini a sua disposizione anche quando è a casa sua in Scozia.-alzò le spalle.-Credo che tu abbia anche capito che non mi chiamo davvero MacTavish.-

-Hai troppo uno spiccato accento irlandese per passare per scozzese.-sorrise.-Lilah lo sa?-

-Che sono fuorilegge? Oh certo, come Lindsey e buona parte del castello e fino al villaggio. Però loro non sanno che non è Angel MacTavish ad essere ricercato così finché non incontro qualcuno che mi conosce per nome sono al sicuro.-fece una pausa.-Dopo quegli eventi mi hanno fatto nascondere per un po’ in Francia, nell’abbazia di Sainte Anne, sono stato veramente male.-

-Però sei sopravvissuto. Devi avere il cranio bello duro.-rise.

-Pare di si.-ricambiò.

In quel momento un’ombra oscurò loro la visuale facendoli spaventare. Davanti a loro si profilò un omone barbuto che fece all’inizio una brutta impressione a Buffy.

-Ehi, brutto pigrone!-si rivolse ad Angel.-Chi ci sta badando ai cavalli mentre ti rimpinzi come un maiale?! E non hai una giumenta da domare?-continuò.

-Mica potevo morire di fame, Holland!-esclamò alzandosi.-Siediti e mangia pure tu che ce ne sta per un esercito.-lo invitò.

Il nuovo arrivato si accomodò e facendo sfoggio di buone maniere, Angel lo presentò a Buffy come Holland Manners, mastro scudiero del castello. Buffy si presentò e poi lo guardò trovandolo strano soprattutto per il fatto che gli mancava un occhio.

Holland la ignorò un secondo dopo averla conosciuta intraprendendo con Angel una discussione sui cavalli e mangiando, così Buffy si ritrovò messa in disparte. Poco dopo si appoggiò alla parete dell’albero con l’intento di godersi il caldo pomeriggio di inizio autunno mentre i due uomini continuavano a parlare. Holland la considerava semplicemente parte del paesaggio mentre Angel di tanto in tanto le gettava un’occhiata ma poi prese anche lui ad ignorarla e così lei si ritrovò a sentirsi sempre più sonnolenta, finché non crollò a dormire del tutto.

Poco dopo si risvegliò quasi di soprassalto, forse per colpa di una nube che aveva oscurato il cielo. Senza riaprire gli occhi notò che adesso i due uomini parlavano con toni seri, così fece finta di continuare a dormire per non disturbarli.

-Tra poco ci sarà la festa, ragazzo. Hai deciso cosa fare?-chiese Holland ad Angel.

-Non ancora, cambio idea tantissime volte al giorno.-sospirò.-Holland, io sto bene qui a lavorare i cavalli insieme a te e Lilah mi tratta bene. Ma prestare giuramento e cambiare nome in Morgan è una cosa che ad essere sincero mi farebbe sentire come se rinnegassi il mio vero nome e tutta la mia vita passata.-spiegò.

-Sei testardo come tuo padre!-lo riprese.

-Lo conoscevi?-chiese eccitato dalla cosa.

-Certo, sono qui a Leoch da prima che tu venissi al mondo. Parlando con Lilah e Lindsey sembrerebbe che tuo padre fosse il diavolo e tua madre la Vergine Maria che lui trascinò via con la forza da qui.-lo fece ridere di gusto.

-E tu credi che io sia come lui?-sembrava eccitato come un ragazzino.

-Oh ci scommetterei l’altro occhio.-annuì con convinzione.-Posso capire il tuo punto di vista ma Lilah e Lindsey si trovano qui per rafforzare le loro parentele ed amicizie irlandesi nel caso che in Scozia scoppi la guerra per gli Stuart. Se loro vincessero e tu fossi un Morgan allora saresti dalla parte dei vincitori e riavresti la tua terra.-

-Ma se la guerra andasse male e gli Stuart perdessero?-

-Allora tu rimarrai qui e diverrai mastro scudiero al posto mio, dato che io sto avanti con l’età e tu ci sai fare benissimo con i cavalli.-fece una pausa.-E poi i Morgan ti sono parenti quindi non si tratterebbe ti rinnegare il tuo sangue. Senza contare altre considerazioni, come mistress Darla?-ammiccò con una punta scherzosa nella voce.

-Ah ma per l’amore del cielo!-esclamò.

-Oh dai, uno non si fa picchiare al posto di una ragazza per niente! Senza contare che il padre non la farebbe mai sposare al di fuori della famiglia.-

-Holland è così giovane, mi dispiaceva per lei. Non volevo vederla umiliata.-si giustificò.

-Si, come no! Se non sarà Darla sarà qualcun’altra e c’è molto di peggio di lei, fidati che lo so. Ti ronzano tutte intorno come api intorno al miele. Persino ‘sta baldracca di una sassenach non riesce a starti lontano e pensare che è appena rimasta vedova!-scosse la testa.

Per evitare che venissero fatti altri commenti spropositati e volgari su di lei, Buffy decise che era ora di dichiararsi ufficialmente sveglia. Si stiracchiò gemendo ed aprì gli occhi strofinandoseli abbastanza da arrossarli a dovere. Il tutto tirandosi a sedere.

-Credo di essermi addormentata.-si giustificò ingenuamente.-Adesso devo tornare allo studio dato che sono il nuovo medico del castello.-si alzò raccogliendo il cestino da picnic.-Mr MacTavish vi sarei grata se più tardi potete passare da me per cambiare la vostra fasciatura.-salutò allegramente ignorando l’imbarazzo di Angel che era arrossito fino alle orecchie e si allontanò.

Lasciati in cucina i resti del picnic, Buffy riprese il cestino e decise di fare la sua spedizione alla ricerca di erbe che aveva in mente di fare se non avesse dovuto avere a che fare, ancora, con quella testaccia dura tipicamente irlandese di Angel MacTavish.

MacTavish. Mm, il cognome la faceva molto riflettere perché era chiaramente di natura scozzese mentre il giovane aveva accento e pareva essere nato li in Irlanda. Forse era vero che MacTavish non era il suo vero nome. Non aveva voglia di pensarci in quel momento.

Trovò diverse erbe che potevano essere utili ripensando alla festa che si sarebbe svolta da li ad una settimana, sarebbe stato il momento perfetto per allontanarsi dal castello senza dare nell’occhio anche se doveva cogliere l’esatto momento in cui nessuno avrebbe potuto notarla. Ma d’altronde aveva tutta una settimana per progettare meglio ogni minimo dettaglio.

Tornò al laboratorio con il cesto pieno di erbe e passò l’intero pomeriggio a catalogarle ed estrarne le parti importanti che potevano essere usate, per poi riporle nei vasetti di vetro trasparente che le ragazze aveva pulito così bene da risultare luccicanti.

Dopo aver sistemato l’ultimo lo guardò soddisfatta giusto in tempo per sentire dei passi provenienti dal corridoio. Si voltò e vide spuntare Angel sulla porta.

-Ero tentato di non venire, ma a quanto pare sapete tenermi testa e volevo evitarmi un’altra sgridata come quella di stamattina.-esordì come per giustificarsi.

-Prego, entrate pure. A quanto pare ho già il mio primo cliente.-sorrise invitandolo a sedersi su uno sgabello mentre lei lo raggiungeva con fare medico.

 

La mattina successiva, Buffy la trascorse dentro lo studio. Avendo saputo che c’era un nuovo medico tutti parevano aver capito di essere malati o di essersi fatti male e quindi lo studio fu affollato di gente.

Mangiò velocemente alla scrivania e quando ebbe finito reputò una valida scusa per sgranchirsi le gambe il riportare il vassoio in cucina. Doveva assolutamente prendere un po’ d’aria o sarebbe impazzita. Erano passati solo tre giorni da quando si trovava nel diciottesimo secolo e già le parevano tre anni.

Dopo aver consegnato il vassoio alla governante con i complimenti per le ottime pietanze si accinse a tornare nello studio facendo anche, così, un giro turistico del castello che ancora non conosceva assolutamente. Salì ai piani superiori frugando dentro stanze vuote. La pianta del castello era irregolare, chiaro segno dell’aggiunta di stanze qua e là per riempire gli spazi.

Ringraziò mentalmente Xander per queste nozioni. Il suo amico studiava architettura e una volta l’aveva consultato in merito ad una ristrutturazione ad una delle camere di casa sua, ristrutturazione di cui Spike era assolutamente contrario ma all’epoca non le importava molto ciò che suo marito pensava, diceva o faceva. Cielo quanto le mancava quel burlone del suo amico, si disse ripensando a Xander.

Passando per una delle stanze notò un’alcova ricavata dentro un muro dietro la scala, un modo per riempire uno spazio troppo vuoto per farne una stanza. Non ci avrebbe fatto tanto caso se non avesse sentito un leggero fruscio provenire dall’interno. Si avvicinò con cautela e da una fessura tra le tende notò una manica della camicia bianca di Angel che cingeva per la schiena una ragazza mentre la baciava. La ragazza in questione gli stava seduta sulle ginocchia, i lunghi capelli biondi sciolti sulla schiena.

Rimase indecisa sul da farsi perché non voleva spiarli ma non voleva neanche che sentissero i suoi passi mentre si allontanava nel corridoio.

Fu mentre esitava che Angel alzò lo sguardo e la vide. La sua espressione di allarme si trasformò subito in ironica e le fece un breve sorriso riprendendo la sua attività da dove l’aveva interrotta. A quel punto, Buffy indietreggiò e silenziosamente se ne andò reputando la faccenda un affare che non la riguardava.

Sapeva che sia Lilah che il padre della giovane in questione avrebbero avuto molto da ridire sulla loro frequentazione se non stavano più attenti a dove si incontravano. La prossima volta, Angel non avrebbe avuto modo di offrirsi per scontare la punizione dato che sarebbe toccata direttamente a lui.

Lo ritrovò quella sera a cena insieme ad Holland e si sedette di fronte ai due uomini sul lungo tavolo. Angel la salutò allegramente mentre Holland le riservò un saluto distratto come se ci fosse appena, notò che Angel la guardava guardingo.

-Come va l’addestramento dei cavalli?-chiese con interesse interrompendo la loro masticazione.

-Bene.-rispose Angel alzando le spalle.

-Avete le labbra gonfie, Angel. Non vi sarete beccato un colpo da un cavallo, vero?-gli chiese con un sorriso maligno.

-Ehm…si, mi sono distratto mentre girava la testa di lato e ho preso un colpo.-spiegò pacatamente.

Buffy sentì un piede posarsi sul suo sotto al tavolo e anche se non esercitava pressione la minaccia era implicita così cominciò a far leva con il suo senza farsi notare.

-C’è da stare attenti, quelle giumente possono essere pericolose.-lo avviso innocentemente.

-Giumenta?-adesso Holland era attento alla conversazione.-Stai lavorando con una giumenta, ragazzo?-chiese aspro.

Angel esercitò ancora più pressione sul piede di Buffy e lei non riuscendo a toglierselo di dosso gli appioppò una pedata allo stinco facendogli talmente male ma farlo sobbalzare.

-Che ti succede?-continuò Holland.

-Mi sono morso la lingua.-rispose truce.

-C’era da aspettarselo da un incapace ed inetto come te!-lo riprese.-Non sei altro che un pasticcione, ecco cosa sei! Oltre che pigro, stupido e balordo!-lo additò.

Buffy era dell’idea che Angel fosse tutto tranne che tutte quelle cose ma si astenne dal proferire parola, Holland non sembrava uno a cui si potesse ribattere, così preferì continuare a mangiare.

Stanco degli insulti, Angel rifiutò una seconda porzione dello spezzatino e bruscamente si alzò per andarsene a dormire lasciando Buffy ed Holland da soli. Per qualche minuto i due non si rivolsero parola poi Holland parlò.

-Non dovreste punzecchiarlo così, mistress.-la ammonì.-Se il padre di lei o Lilah scoprono questa cosa il giovane Angel si beccherà qualcosa di peggio di un occhi nero, stavolta.-

-Qualcosa tipo una moglie?-chiese.

-Probabilmente. E non è quella adatta a lui.-precisò.

-No?-chiese aggrottando la fronte perplessa.

-No.-ripeté.-Angel ha bisogno di una moglie e non di una ragazzina stupida. Darla sarà una ragazzina anche a cinquanta anni. Io ho vissuto per anni in una stalla ma avevo una moglie che era una vera donna e so la differenza. Come la sai anche tu.-abbozzò un sorriso e si alzò per andarsene.

-Come facevate a sapere…?-la lui la interruppe.

-Ho un occhio solo, ma non sono cieco.-

Buffy gli sorrise e lui andò via anche se non aveva ben compreso il significato di quell’ultima affermazione. Si tormentò quasi tutta la notte.

La vita di Buffy parve assumere una routine. Si alzava intorno alle otto, dopo che quasi tutto il castello era già in piedi, e faceva colazione nella grande sala. Poi andava nello studio per ricevere i pazienti, se non ce n’erano andava alla ricerca di erbe medicinali, aveva scoperto che dal laboratorio si accedeva ad un giardino ideale per piantare le pianticelle in modo da non andarne alla ricerca ogni volta che servivano.

Durante una mattina che non aveva niente da fare fu invitata dalla governante ad andare con le ragazze a raccogliere la frutta. La cosa le piacque tanto che ogni giorno si ritagliava un po’ di tempo per andare con loro. Oltretutto durante queste gite scovava sempre nuove erbe che potevano essere utili, così univa l’utile al dilettevole.

Fu durante una di queste spedizioni che Buffy fece la conoscenza di Faith Duncan. Aveva trovato dei funghi ma stava cercando di capire se erano velenosi o meno quando una voce la sorprese alle spalle facendola sobbalzare.

-Quelli sono velenosi.-

Si rialzò di scatto sbattendo la testa contro un ramo ed imprecando volgarmente. Cosa non molto adatta ad una signora ma la giovane davanti a se rise di gusto della scena ignorando le sue esclamazioni.

-Scusami, non volevo.-si giustificò calmandosi.

-Tranquilla, avrei riso pure io se fossi stata al posto tuo.-si massaggiò la testa scovando il punto in cui sarebbe venuto fuori un bel bernoccolo.-Comunque lo so che sono velenosi, anche se la radice contiene qualche proprietà officinale. Ferma le emorragie.-

-Interessante.-commentò.-Quella pianta lì invece le provoca.-le indicò una pianticella dai fiori blu.

-E chi vorrebbe procurarsi un’emorragia?-fece perplessa.

-Chi è incinta e non dovrebbe esserlo.-spiegò semplicemente.

-Te ne intendi, eh?-studiò meglio i fiorellini decidendo di non raccoglierli.

-Abbastanza. Più che altro piccole cose. Le ragazze del villaggio vengono da me per farsi fare i filtri d’amore, ingenue. Vogliono tutte conquistare il baldo giovane che hai portato con te.-

-Chi?-poi ci pensò.-Intendi Angel?-e lei annuì.

-In molte vorrebbero un bel marito così anche se ha una taglia sulla testa e non ha il becco di un quattrino. Credo però che i loro padri la pensino in modo molto diverso.-sospirò.-Io ho sposato un uomo che non è bellissimo ma che ha un bella casa e un bel gruzzolo, è il pubblico ministero del distretto quindi le ragazze evitano di dire ad alta voce che sono una strega.-sussurrò l’ultima frase.

-Non mi sono ancora presentata. Sono Buffy. Buffy Summers.-le tese la mano.

-Piacere mio. Io sono Faith. Faith Wilkins.-ricambiò brevemente la stretta.

Buffy la osservò notando che era poco più alta di lei con folti capelli castani, occhi castani ed un fisico che anche se celato dai larghi indumenti trasudava sensualità, accentuata dalle labbra rosse e carnose. Era veramente una bella ragazza.

-Dipende quello che stai cercando posso aiutarti.-si offrì e Buffy accettò di buon grado.

Parlarono parecchio, mentre cercavano qualsiasi erba che potesse essere utile. Buffy scoprì che Faith conosceva moltissime piante locali e il loro utilizzo in campo medico, benché ogni tanto suggerisse qualche utilizzo che Buffy riteneva alquanto discutibile.

Comunque Buffy di trovò bene con lei e le fece piacere poter finalmente parlare liberamente con qualcuno che non fosse qualche serva sciocca o il giovane Angel. Faith era sveglia e allegra e anche un po’ pettegola dato che sapeva parecchio di quasi tutti gli abitanti del castello e dintorni. Le loro discussioni erano inframmezzate dalle sue lamentele sui disturbi di stomaco del marito a diversi pettegolezzi alcuni molti maliziosi.

-Credo sia un bene che il marito di lady Lilah non sia più in vita.-disse ad un certo punto.

-Perché?-le chiese Buffy aggrottando le sopracciglia.

-Perché dicono che il giovane Hamish non sia suo figlio.-rispose parlando del figlio di Lilah.

Buffy non rimase particolarmente colpita dal pettegolezzo dato che lei non aveva conosciuto il laird, quindi non poteva vedere se il giovane gli avesse somigliato o meno. Aveva qualcosa che ricordava Lilah ma anche lineamenti comuni a tutti i McDonald come i capelli castani e le labbra sottili e piccole.

-Ma se non è figlio suo allora con chi l’ha avuto Lilah?-alzò le spalle.

-Beh, dal giovane Angel! Da chi altri sennò!-rispose ovvia e con una punta di malizia.

A quel punto, Buffy decretò che si era fatto veramente tardi e che era ora per lei di tornare al castello. Faith non la lasciò finché non le ebbe promesso che prima o poi sarebbe andata a trovarla, giù a Galway.

Tornando dal frutteto, Buffy incontrò una delle domestiche che le corse incontro preoccupata.

-Oh mistress, eccovi qua!-esclamò con un sospiro di sollievo.-Stavamo per tornare al castello quando ci siamo accorte che non c’eravate.-

-È stato carino da parte tua tornare a cercarmi ma non c’era bisogno, conosco la strada.-la ringraziò raccogliendo il cestino di ciliegie che aveva lasciato poco prima.

-Non è questo, cara. Dovete fare attenzione non allontanarvi, i boschi sono pieni di vagabondi, oltretutto il castello è pieno di gente venuta per la festa di lady Lilah che ha dato ordine…-si interruppe mordendosi la lingua e arrossendo ma Buffy aveva capito.

-Di sorvegliarmi?-concluse per lei che annuì suo malgrado.-Immagino sia naturale, dopotutto non hanno certezze che io sia chi realmente dica.-alzò le spalle.-Chi pensa che sia?-

-Dicono che siete inglese e che non proveniate realmente dal nuovo mondo.-e detto questo si girò per tornare al castello.

Il giorno dopo, mentre era impegnata a ripulire lo studio dopo la visita di un servo che si era quasi tranciato una gamba segando un tronco d’albero, venne a trovarla Lindsey.

Buffy era nervosa perché ormai stava cominciando a detestare la routine di quel castello, i preparativi per la festa, iniziava ad odiare anche gli abitanti, gli usi e i costumi del diciottesimo secolo e borbottava tra sé di quanto avrebbe veramente apprezzato un bagno caldo e un BigMac, quando qualcuno tossì sulla porta e lei si voltò.

-State bene, mistress Summers?-le chiese Lindsey con uno sguardo di pura ironia.

-No!-sbottò esausta.-Sono stanca di tutto questo e vorrei andarmene il prima possibile!-

-Forse posso esaudire questo desiderio, anche se temporaneamente.-fece una pausa.-Lilah mi ha riferito che ieri le avete detto che vi servono alcune erbe per una medicina per una delle ragazze, giusto?-e lei annuì.-Beh sto andando giù a Galway e la moglie del pubblico ministero è un’esperta di erbe, ne ha grandi scorte. Mi chiedevo se vi andava di venire con me.-

-Assolutamente si!-rispose con una grande impazienza nella voce.

Quel pomeriggio di fuga dal castello fu meglio di ciò che si aspettava, vedere posti nuovi, facce nuove e respirare altra aria la rinfrancò. Faith la accolse festosamente ordinando subito ad una delle cameriere di preparare il tè e di portare focacce e biscotti. Le presentò frettolosamente suo marito, Richard Wilkins III, e poi la condusse nel suo laboratorio, aveva bisogno di una mano con alcune erbe e lei era capitata a fagiolo.

Passarono l’intero pomeriggio a parlare e lavorare sulle erbe e quasi Buffy ci rimase male quando Angel, sotto ordine di Lindsey, venne a prenderla. Salutò Faith che le rinnovò l’invito e poi i due si misero a cavallo per tornare al castello.

Per un po’ cavalcarono in silenzio, poi Buffy decise che era stanca di non fiatare.

-Mr MacTavish?-lo chiamò ma lui non rispose.-Mr MacTavish?-ma lui niente.-Angel?-provò e lui si drizzò voltandosi verso di lei.

Allora era proprio vero che quello non era il suo nome!

-Si?-le chiese.

-Ehm…non avete qualcosa da bere? Ho la gola secca per la polvere.-disse. Era una scusa ma comunque un buon punto di partenza per chiacchierare.

-Certo, ho una bisaccia d’acqua.-la staccò dal suo gancio e gliela porse.

Buffy bevve qualche sorso e poi gliela ridiede.

-Grazie, ci voleva proprio.-sorrise.

-State meglio ora?-

-Si.-annuì.-Sentite, perché alcune persone mi chiamano sassenach? Cosa significa?-era proprio curiosa di saperlo. A volte aveva sentito gente additarla con quel nomignolo ma lei aveva fatto finta di niente, chiedendosi sempre cosa volesse dire.

-Sassenach è gaelico scozzese, che io parlo e capisco avendo passato alcuni anni in Scozia. Significa straniera, anche inglese.-le tradusse.

-Non è proprio un complimento eh!-

-Non esattamente.-concordò.

Erano arrivati al castello e lasciarono i cavalli nella stalla, poi Angel la accompagnò fino alla porta senza dire altro. E anche lì la salutò con un beffardo:-Buonanotte, mistress sassenach.-e poi corse via senza darle il tempo di ricambiare.

Buffy sentiva che con quel giovane stava nascendo una profonda amicizia e in fondo ne era molto contenta.

Quella settimana fu densa di preparativi ma alla fine il gran giorno arrivò. Già dalle prime luci dell’alba il castello era sveglio ed in movimento, i primi ospiti cominciavano ad arrivare. Lilah aveva fatto le cose in grande, c’era cibo che avrebbe sfamato un esercito, un’orchestra e anche una compagnia di attori e giocolieri, oltre ad essere stati organizzati diversi giochi ed una ricchissima fiera con ogni tipo di commercianti.

Buffy lo giudicò semplicemente perfetto, con tutta quella confusione era probabile che quando si fossero accorti della sua sparizione lei sarebbe già stata di nuovo tra le braccia di suo marito e magari anche a prenotare un bel volo di ritorno per Sunnydale mentre si faceva un bagno caldo e parlava al telefono con Willow o Giles.

Provò, però, un piccolo senso di vuoto all’idea di lasciare gli abitanti del castello senza scrivere nemmeno due righe ma non disponeva di carta su cui scrivere ne sapeva avrebbe trovato le parole adatte per dire loro addio. Così, all’incirca intorno alle undici di sera, si avvicinò cauta alle stalle tenendo l’orecchio teso a qualsiasi segno di presenza umana e cercando di essere invisibile, ma pareva che tutti fossero nel castello a godersi la festa quindi si rilassò ed entrò nella stalla dove il buio era più fitto che fuori.

Avanzò con cautela con le mani in avanti stando attenta a non sbattere, ne inciampare ne urtare qualcosa che avrebbe potuto fare chiasso finché i suoi stinchi non urtarono qualcosa di massiccio che la fecero cadere con un urlo assordante.

L’ostacolo improvviso rotolò su se stesso con un’imprecazione e la bloccò saldamente per le braccia. Buffy si ritrovò lunga distesa contro un corpo da uomo parecchio alto e massiccio.

-Chi sei?-chiese terrorizzata.

Al suono della sua voce, l’aggressore allentò la prese e si alzò tirandosi a sedere.

-Potrei chiederti la stessa cosa, sassenach.-rispose e lei riconobbe la voce morbida e profonda di Angel MacTavish.-Ma credo di saperlo già. Dove credi di arrivare in una notte così buia e metà del clan Morgan e McDonald alle calcagna in brevissimo tempo?-la rimbeccò ironico.

-Non mi seguirà nessuno dato che sono tutti nel salone a festeggiare. E se qualcuno domani fosse abbastanza sobrio da stare in sella ad un cavallo me ne stupirei veramente tanto.-replicò.

-Forse hai ragione, ma Lilah ha messo guardie ovunque per scongiurare qualsiasi tipo di attacco nemico oltre al fatto che ogni via del castello sarà piena di gente dato che domani ci sarà una grande caccia.-la informò.-Dai, ti riporto al castello.-si alzò e le tese la mano.

-Col cavolo che ci torno al castello!-protestò più con l’aria da bambina capricciosa.

-Non fare i capricci come una poppante.-la prese per le spalle e la mise in piedi di peso.

-E va bene, ma ci torno da sola! Conosco la strada!-fece per andare via ma lui la afferrò saldamente per un gomito.

-So che la conosci ma è pieno di guardie che non vedono l’ora di poter mettere le mani su una fanciulla sola per sbaglio.-

-Come ti pare!-si arrese.-Come mai tu stavi dormendo nella stalla? Non ce l’hai un letto?-si accorse solo in quel momento che erano passati al tu, ma non ci fece caso. Era piacevole.

-Si, ce l’ho. Ma preferisco tenermi lontano dalla circolazione e fare in modo che nessuno mi trovi.-

-Perché?-insistette.

-Stanotte giureranno tutti fedeltà a Lilah e se mi trovassero dovrei farlo pure io, cosa che ad essere sincero non mi va di fare. Non che non sia affezionato a Lilah e Lindsey essendo miei zii ma non voglio cambiare ciò che sono.-spiegò.

-Capito.-sospirò mentre camminavano uno accanto all’altra nel cortile per raggiungere la porta.

Sentirono delle voci e subito Angel la trascinò contro al muro bloccandola con il suo corpo e avvicinando il viso al suo collo, poteva sentirne il fiato e la cosa la turbò parecchio, sbirciava il gruppo di uomini che in quel momento passarono alle sue spalle e vedendoli ridacchiarono lanciandosi battute volgari per poi passare oltre, li avevano scambiati per due amanti.

Appena il pericolo fu passato, Angel la liberò e affrettò il passo. Appena raggiunsero la porta si assicurò che fosse aperta, poi la fece entrare e la salutò velocemente prima di correre via. Buffy non se la prese, era meglio che tornasse in fretta alla stalla prima che qualcuno lo trovasse e lo costringesse a fare qualcosa che non voleva.

Buffy non rimase a vedere la festa, decise di tornarsene in camera sua perché si sentiva troppo demoralizzata per festeggiare. Si inoltrò nel corridoio dopo aver ascoltato le raccomandazioni della governante di stare lontano da qualsiasi forma maschile ci fosse nei paraggi.

Fece attenzione a dovunque andasse finché girando l’angolo del corridoio si trovò dritta immersa in piccolo gruppetto di uomini giunti appositamente dalla Scozia per questa festa. Imprecando per la brutta situazione fece per tornarsene da dove era venuta ma uno la agguantò per la vita. Erano ubriachi fradici e puzzavano da fare schifo.

-Perché scappi via? Non lo vuoi dare un bel bacetto ad un highlander?-le biascicò all’orecchio mentre le palpava un seno.

-Neanche morta!-esclamò liberandosene con una mossa di difesa personale imparata alle scuole superiori, cosa che gli uomini non apprezzarono particolarmente.

Cercò di scappare via ma un’altra sagoma le si parò davanti, una sagoma solitaria che le risultò subito famigliare. Cercò di schivarlo ma il tipo la bloccò e lei riconobbe Lindsey McDonald. Era scarmigliato e sapeva di alcol, doveva aver fatto baldoria.

-Cosa cavolo…?-cominciò ma poi vide i suoi molestatori ed urlò loro qualcosa in gaelico che fece loro fare dietro front e sparire.

-Grazie.-mormorò lei stordita.-Grazie tante, ora io…vado a letto, dove è meglio che sia.-

-Hai ragione, non dovresti essere qui.-ma non la lasciò.-Dato che ti ho salvata devi pagare pegno.-e senza preavviso la baciò.

Un bacio famelico e duro che le fece aprire le labbra a forza e sentire il suo sapore di whisky. Lui la afferrò per il sedere e la attirò a sé facendole sentire il suo desiderio sotto il kilt e attraverso gli strati e strati della sua gonna. Poi la lasciò improvvisamente andare.

-Adesso vattene via, prima che pretendi un pegno più alto.-

Lei corse letteralmente via senza voltarsi mai indietro, quel bacio l’aveva sconvolta.

La festa durò un altro paio di giorni, poi come tutto cominciò tutto finì e il castello scivolò nella sua solita routine lenta e monotona ma comunque non prima di eventi.

Buffy tornò ad occuparsi dei servi e contadini che si ferivano svolgendo le normali mansioni quotidiane, ma la cosa non servì a calmarle il cattivo umore per non essere riuscita a fuggire, anzi la innervosiva parecchio.

Uscì dal castello per prendere una boccata d’aria e cominciò a camminare finché non arrivò alle stalle, magari i cavalli e la solitudine l’avrebbero calmata un po’. Aprì la porta silenziosamente ma due secondi dopo si bloccò perché sentendola arrivare Lindsey ed Angel si voltarono verso di lei.

-Scusatemi, torno dopo.-disse e fece per andare via.

Si chiese se magari Angel stesse dicendo a Lindsey del suo tentativo di fuga. Forse reputava giusto metterne a conoscenza chi le stava dando ospitalità e a quella prospettiva lei si sentì morire.

-No, venite qui ragazza.-la fermò Lindsey e lei avanzò verso di loro.-Ciò che stavo dicendo al giovane Angel riguarda anche voi.-

Buffy guardò rapidamente Angel e dalla sua espressione capì che lui non aveva rivelato a nessuno la sua tentata fuga. Sospirò mentalmente di sollievo.

-Io partirò tra due giorni e porterò voi due con me.-la informò Lindsey.

-Dove?-chiese Buffy stupita dalla notizia.

-In giro per i territori Morgan e McDonald. Lilah non può viaggiare essendo donna perciò spetta a me visitare i fittavoli che non sono potuti venire alla festa, oltre che a sbrigare diverse faccende.-spiegò.

-E perché io? Anzi noi.-indicò Angel che fino a quel momento non aveva aperto bocca.

-Beh Angel mi serve per i cavalli mentre voi siete una guaritrice, mistress, e mentre vi portiamo al comando provinciale di Galway potete anche darci una mano se incontriamo dei malati.-concluse alzando le spalle.-Così potrete anche trovare la vostra famiglia in Francia.-

“O magari troverai tu chi io sia realmente.” Pensò lei ma senza darlo a vedere.

-Benissimo. È un’ottima idea.-assentì calma.

Ma dentro ribolliva di gioia. Fantastico, loro stessi l’avrebbero condotta a Galway, da li non c’era bisogno di cercare di fuggire. Si sarebbe diretta verso le rupi di Moher e da li sarebbe tornata a casa.

 

Parte 3 – In viaggio

Un paio di giorni dopo la notizia del viaggio, Buffy varcò a cavallo con gli altri la porta del castello. Erano in tutto una quindicina e lei stava in gruppo con Angel e un altro paio di uomini scozzesi. Uno di loro era Jonathan Levinson l’avvocato di Lilah e Lindsey che li aveva seguiti dalla Scozia.

Buffy parlò volentieri con lui che le parlò della famiglia che ormai serviva da diversi anni, all’incirca cinquanta. Aveva visto nascere Lilah, Lindsey e la loro sorella più piccola, Ellen. Aveva conosciuto il marito di Lilah e ormai era molto affezionato a tutti loro dato da quanto tempo li conosceva tutti.

L’avvocato le parlò anche di dove era nato, della sua famiglia, degli studi e della sua vita in generale. Era un uomo di buona conversazione e Buffy si scoprì interessata nell’ascoltare le sue parole, era così tanto tempo che non parlava veramente con qualcuno.

-Sapete, mistress, io ho conosciuto sia Jacob McDonald che Colum Morgan. Erano grandissimi amici e quando entrambi divennero laird delle loro terre, che oltretutto erano confinanti, decisero di unirsi facendo sposare i loro figli più vecchi: la bellissima Lilah figlia di Jacob e il defunto Dougal figlio di Colum. Combinarono il matrimonio ma non dissero niente ai ragazzi facendoli prima conoscere. Fortunatamente i due non resero le cose difficili ai genitori dato che si innamorarono e devo dire che il loro matrimonio è stata veramente una delle più belle feste a cui abbia mai partecipato, posso giurarvelo.-le strizzò l’occhio.

-Posso immaginare.-sorrise pensando che l’avvocato su una cosa aveva ragione, Lilah era veramente una bellissima donna. Adesso doveva avere all’incirca sui 47 anni ma ne dimostrava parecchi di meno oltre ad essere un eccellente signora e padrona.

-Quando ovviamente entrambi morirono le terre già unite al matrimonio da un contratto legale, redatto da me oltretutto, passarono alla coppia e Dougal divenne laird dei territori Morgan e McDonald sia in Scozia che in Irlanda. Certo, Lindsey non era del tutto favorevole alla cosa e quando Dougal è morto ha chiesto più e più volte alla sorella di tornargli i territori McDonald perché è convinto che lei da sola non possa amministrare tutti quei possedimenti ma Lilah si è sempre rifiutata dicendo che quella era la volontà di loro padre e del suocero e che adesso i territori appartengono più che a loro al giovane Hamish, oltretutto si è sempre rivelata un’ottima padrona.-concluse.

-Cos’aveva Dougal Morgan?-gli chiese curiosa.

-Dougal era un bellissimo e baldo giovane finché una caduta da cavallo gli ha rotto una gamba. Desideroso di rimettersi presto al lavoro si è alzato troppo presto dal letto cadendo dalle scale e rompendosi l’altra gamba, da allora non si è più ripreso e rimase storpio, poveretto.-le raccontò anche altri particolari della sua malattia che lei capì essere la sindrome di Toulouse-Lautrec.

Era una malattia degenerativa delle ossa e del tessuto connettivo. Le vittime sembravano normali, spesso un po’ malaticce, fino all’adolescenza. A quel punto le ossa, stanche dello stress di reggere in piedi un corpo, cominciavano a sbriciolarsi e sprofondare su loro stesse. La pelle si ispessiva, apparivano rughe premature e le dita diventavano secche e callose, spesso si ingobbiva anche la spina dorsale procurando grande disagio alla vittima. Il livello dei globuli bianchi era basso e si era predisposti alle infezioni e ad una precoce artrite. A causa di questa malattia le vittime era decisamente sterili e spesso anche impotenti.

Qui Buffy fermò la sua medica descrizione mentale perché si ricordò di Hamish, il figlio di Lilah. Certo, Faith Wilkins sosteneva che il piccolo era figlio di Angel ma le pareva strano che nessuno se ne fosse mai accorto, oltretutto pareva proprio che il piccolo aveva preso dal ceppo McDonald avendo decisamente i lineamenti di Lindsey.

Capì che l’avvocato le stava parlando ancora e quindi interruppe il corso dei suoi pensieri per riprendere ad ascoltarlo. Quell’ometto basso era un gran parlatore ma ascoltarlo era piacevole e poco dopo lei accantonò i suoi pensieri per riprendere la conversazione con lui.

Durante gli accampamenti notturni non fu difficile per Buffy capire che gli uomini la guardavano di sottecchi osservando ogni suoi singolo movimento, fosse anche quello di sbadigliare o stiracchiarsi. Anche fuori dalle mura del castello era sotto sorveglianza, cominciava a pensare che quegli uomini la considerassero una spia inglese mandata a sorvegliare gli affari di Lilah e vedere se cercavano di aiutare gli Stuart. Ma lei aveva ben poco da nascondere, tranne la sua vera provenienza, e quindi si disse che tutti loro si sbagliavano di grosso. Solo non sapeva come dimostrarglielo.

Durante il viaggio comprese che Galway sarebbe stata l’ultima fermata, prima avrebbero visitato tutti i villaggi limitrofi e anche quelli più lontani che comunque appartenevano al clan. A volte il “villaggio” in questione non era altro che un gruppetto di casupole e una specie di locanda molto piccola con niente di più che un paio di camere.

Mentre Lindsey e Jonathan sbrigavano i loro affari aiutati dagli uomini a lei spettò il compito di medico visitando le donne e i bambini accuratamente e gli uomini abbastanza superficialmente essendo restii a farsi visitare da una donna, per quanto Lindsey assicurava loro che si potevano fidare e che era una vera guaritrice.

In fondo Buffy non si annoiò tanto in questo compito, dato che appena finiva le donne le offrivano tè e compagnia a volte, se potevano, un fazzoletto o un ninnolo che lei rifiutava gentilmente capendo che magari era tutto ciò che possedevano e non voleva privare loro anche di questo.

Ovunque si fermavano le donne la accoglievano bene spronate dalla sua gentilezza e dal suo sorriso dolce. Si intratteneva anche con i bambini appena finite le visite facendoli giocare o partecipando ai loro giochi. Una volta, mentre era impegnata a saltare alla corda tenuta da due ragazzine di circa dodici anni insieme ad un’altra si sentì improvvisamente osservata e voltandosi scoprì Angel che la guardava con un sorriso ironico e rosso in faccia dato che si teneva la gonna per liberare le gambe mostrando l’orlo dei mutandoni.

Era tutta rossa e scarmigliata dal gioco, lo chignon semi disfatto ma rideva allegra. Forse non si divertiva così da tantissimo tempo. Ma vedendo Angel si interruppe e lasciò le bambine a giocare da sole osservate dalle madri che si erano divertite a vederla giocare con i bambini.

-Noto che ti diverti.-la accolse Angel quando lei la raggiunse.

-Non mi divertivo così da quando mi sono sposata.-lo disse senza rifletterci e un secondo dopo il suo sorriso svanì ripensando al suo matrimonio e anche a Spike che la riteneva dispersa chissà dove.

-Dovresti stare attenta quando fai così, gli uomini ti tengono d’occhio e se avessero visto la tua biancheria come è successo a me penserebbero di te ancora peggio.-la ammonì.

-Ma tu non pensi male di me, giusto?-sorrise.

-No.-ammise.-Credo che Lindsey sbagli a giudarti.-

-Grazie.-arrossì appena.

-Andiamo adesso, ci aspettano di la ma datti prima una sistemata.-le mise una ciocca di capelli sfuggita allo chignon dietro l’orecchio.-Eri bellissima mentre giocavi.-le disse e poi si allontanò senza aspettarla, forse per darle il tempo di sistemarsi.

Buffy non riuscì a ringraziarlo ma accettò il suo consiglio rifacendo lo chignon anche se senza specchio non riuscì a vedere come era venuto e si sistemò i vestiti. Poi tornò dagli altri ma il suo lieve disordine non sfuggì agli uomini che la guardarono male e cominciarono a lanciare occhiate anche ad Angel, dato che era lui che era andato a cercarla. Lei li ignorò.

Il viaggio consisteva nel visitare tutti i villaggi e i gruppi di casupole e capanne per raggiungere le città di Castlebar, Athlone, Ennis e poi giungere a Galway che era la tappa finale. Era un giro in cerchio studiato appositamente per far visita a tutti i villaggi per poi tornare al punto di partenza.

In genere se il villaggio era abbastanza grande da avere una locanda, Lindsey la affittava tutta per poter riposar insieme agli uomini e Buffy che disponeva di una camera tutta per sé. Altrimenti si accampavano cercando riparo sotto gli alberi ma abbastanza lontano dal folto del bosco dove gli animali avrebbero potuto trovarli e magari sbranarli.

Quando giunsero a Castlebar, Buffy ringraziò mentalmente alla vista di una locanda degna di questo nome con un letto decente e con lenzuola e materasso abbastanza puliti anche se comunque lei batté il materasso per scoraggiare eventuali inquilini indesiderati ed esaminò le lenzuola millimetro per millimetro accertandosi che non ci fossero altri inquilini.

A cena mangiò di gusto, nonostante tutto il cibo era buono, poi si presentò a lei uno spettacolo indesiderato. Lindsey parlava a tutti i presenti in gaelico scozzese avvalendosi di uno degli uomini che traduceva ogni singola parola in gaelico irlandese. Tutti gli uomini lo incoraggiavano, solo Angel si teneva in disparte fissando il proprio boccale di birra con sguardo truce e i gomiti sul tavolo. Era indifferente a tutto.

Finché improvvisamente Lindsey lo afferrò facendolo alzare e sotto gli sguardi dei presenti gli strappò via la camicia mettendo in mostra la sua schiena martoriata e piena di cicatrici orrende che le frustate avevano lasciato. Angel non mosse un muscolo durante l’operazione anche se era rimasto sorpreso ed era chiaramente arrabbiato della cosa.

Tutti i presenti rimasero scioccati alla vista delle cicatrici e le voci si alzarono di tono, erano indignati. Anche Buffy fece per dire qualcosa ma uno degli scozzesi pronunciò la parola “sassenach” e anche se lei non era inglese veniva comunque considerata tale quindi rimase buona al suo posto senza fiatare.

Angel, però, era scocciato e riafferrato ciò che rimaneva della sua camicia uscì senza dire parola ignorando un’anziana signora molto bassa che gli aveva mormorato parole di conforto in gaelico irlandese. Non guardò nessuno cercasse di fermarlo e se ne andò per la sua strada.

I presenti, privi dello spettacolo, rivolsero di nuovo la sua attenzione a Lindsey che continuava a parlare aiutandosi con l’interprete. Buffy comprese, anche se non capiva un accidente di ciò che veniva detto, che Lindsey stava portando avanti una campagna fortemente anti inglese. Poco dopo si sentirono rumorini metallici e fecero la loro comparsa diverse monete lanciata sul tavolo di Lindsey che uno scozzese si precipitò a raccogliere e ad affidare a Jonathan.

Disgustata dallo spettacolo, Buffy si alzò ed uscì all’aria aperta per respirare dell’aria pulita. Stare li dentro la soffocava. Non intendeva allontanarsi ma solo rimanere davanti la porta per un po’. Due minuti dopo Lindsey la raggiunse.

-Vi sentite bene mistress?-le chiese.

-Sto benissimo.-si voltò a guardarlo.-Proprio un bello spettacolo, non c’è che dire. Stavo per vomitare.-lo affrontò truce.

-Capisco perché non vi sia piaciuto, non dev’essere bello vedere le campagne a scredito del vostro re.-ribatté.

-Io non ho un re essendo americana, non so quante volte dovrò ripetervelo.-iniziava ad esasperarsi.

-Prima o poi cederete.-sorrise sicuro di se.-Avete qualcosa in contrario al fatto che i sudditi fedeli contribuiscano a sostenere il loro sovrano?-

-Non ho obiezioni, di qualunque sovrano si tratti. Non mi piacciono i vostri metodi di raccolta però.-sostenne a testa alta il suo sguardo.

-Non sapevo comprendeste il gaelico scozzese e quello irlandese.-

-Difatti non li capisco. Ma la parola “Stuart” mi è parsa uguale in tutte le lingue.-gli fece notare.

-Avete ragione in questo.-sorrise e gli porse la camicia stracciata di Angel.-Dato che i miei metodi non vi piacciono vi offro di porvi rimedio. Chiedete all’ostessa un ago e ricucitela.-le ordinò.

-Neanche se mi baciate il culo!-gliela tornò.-Ve la rammendate da solo!-

-Come volete, vorrà dire che Angel se la rammenderà da solo.-alzò le spalle indifferente.

-E va bene!-acconsentì sbuffando.

Ma Angel apparve in quel momento e senza dire niente a nessuno dei due si riprese la sua camicia, li guardò male e se ne tornò da dove era venuto. Evidentemente ci avrebbe pensato da solo.

Quella notte, Buffy non riuscì a dormire molto. La stanza era troppo calda per via del camino non spento del tutto e lei faceva strani sogni che al risveglio non ricordava più. Ad un certo punto, stufa, scalciò via le coperte e si alzò andando alla porta finestra, la sua camera stava al piano terra.

Aprì un’imposta per far entrare un po’ d’aria fresca notturna e rinfrescarsi il viso pensando a ciò che le era successo. Si era gettata dalle rupi di Moher ed era finita nel passato. Fortunatamente nessuno pareva averla vista “arrivare” dal futuro anche se non sapeva come qualcuno avrebbe potuto vederla dato che era caduta a mare e si era risvegliata sul prato, non sapeva neanche come lei ci fosse finita esattamente. Forse era apparsa? Era caduta dal cielo? Non lo sapeva.

Ma se si poteva finire nel passato, evidentemente si poteva anche finire nel futuro. Era mai successo che qualcuno di questa epoca fosse finito nel suo tempo? E se si cosa aveva fatto? Si era integrato? L’aveva detto a qualcuno? Lei si stava integrando, nonostante alcune cose le paressero ancora rozze e primitive.

Sbuffò frustrata per le tante domande a cui non aveva risposta e a quel puntò sentì distintamente due voci parlare.

-Vai al diavolo, Lindsey McDonald!-esclamò piano una delle due voci.-Anche se sei mio zio non puoi chiedermi questo!-l’uomo che parlava era furente.

-Tu dici?-lo rimbeccò ironicamente l’altro.-Stai sui territori Morgan McDonald e finché stai qui, anche se non hai giurato formalmente a Lilah, un giorno scoprirò dove ti sei nascosto quella sera, devi comunque la tua obbedienza a noi.-

-La devo a Lilah, non a te.-precisò e lei riconobbe Angel MacTavish, l’altro era chiaramente Lindsey.

-Ma come ben sai, nipote, io e mia sorella siamo così legati da essere una cosa sola. E dato che Lilah non può viaggiare io sono il suo braccio sinistro.-insistette.

-Beh è l’esempio migliore del detto secondo cui la mano destra non sa cosa sta facendo la sinistra.-lo rimbeccò sfacciato.-Cosa credi che dirà Lilah quando saprà che raccogli oro per gli Stuart specialmente qui in Irlanda?-

-Senti, Angel, qui sono tutti uomini liberi e scelgono loro dalla parte di chi stare. Nessuno li costringe a dare soldi per Prince Charles. E poi può anche darsi che Lilah sborsi anche il doppio per la sua causa!-ipotizzò.

-Certo, ed è anche possibile che domani piova dal basso verso l’alto. Questo però non significa che io mi siederò ad aspettare con il secchio messo alla rovescia.-

-Tu hai più di me da guadagnare se il trono torna agli Stuart. Dagli inglesi puoi avere solo la forca. Non ti importa del tuo stupido collo?-si irritò.

-Il mio stupido collo sono affari miei! Così come lo è la mia schiena!-

-Non finché viaggi con me, caro mio, abituati!-si alzò da dove era seduto e se ne andò lasciandolo solo a rimuginare.

Buffy fece un passo stringendosi forte nella coperta che aveva preso dal letto, se prima aveva caldo quella conversazione le aveva fatto venire i brividi. Non si sarebbe mai voluta trovare al posto di Angel, assolutamente. Non voleva disturbarlo quindi fece in modo di tornarsene indietro.

-Lo so che sei lì quindi se vuoi puoi venire fuori!-le disse senza voltarsi.

Lei uscì allo scoperto ed occupò il posto che prima aveva occupato Lindsey. Voleva consolarlo ma scoprì di non possedere delle parole adatte e non voleva cadere nell’ovvio o dire qualcosa di sbagliato che avrebbe potuto irritarlo di più. Era così nervoso che batteva furiosamente il piede a terra e stringeva forte i pugni facendo schioccare le dita.

Fu in quel momento che si ricordò di un episodio di qualche anno fa. Sua madre aveva avuto un’altra delle sue numerose liti con suo padre che diceva che sarebbe venuto a trovarla nel weekend e portarla da qualche parte salvo poi trovare un impegno improvviso all’ultimo momento lasciandola con la borsa già pronta ed un forte desiderio di sfasciare il mondo intero.

Sua madre urlava al telefono premurandosi di non farle sentire niente, cosa che non le riusciva affatto mentre Giles cercava di calmarla, e quando chiudeva usciva fuori con il sorriso sulle labbra dicendole teneramente che c’era stato un contrattempo. Giles le stava dietro con uno sguardo che avrebbe incenerito un muro di amianto mandando al diavolo il suo autocontrollo inglese e poi se ne era andato nello scantinato dove si erano sentiti per circa un’ora dei forti rumori come dei pugni dati ad un sacco.

Ed in effetti, per sfogare la rabbia causatagli da quella situazione dove stava malissimo per Buffy, il suo patrigno aveva montato un sacco da boxe di sotto che prendeva a pugni in quei momenti. Le aveva confessato che sferrare pugni era un buon rimedio per sbollire la rabbia e le aveva anche insegnato a farlo. In quel momento Angel le ricordò Giles.

-Tu hai bisogno di colpire qualcosa.-esordì all’improvviso facendolo sussultare.

-Cosa?-disse dimentico della sua presenza.

-Devi colpire qualcosa, molto violentemente magari. Vedrai che poi ti sentirai meglio.-sorrise.

Titubante, Angel si alzò e cominciò a prendere a pugni l’albero di ciliegio che aveva di fronte. Dopo il primo dato quasi per prova capì che funzionava e ne scagliò altri sbucciandosi le nocche. Dopo diversi minuti tornò a sederle accanto.

-Grazie, ha funzionato davvero.-le sorrise.

-Fammi vedere se ti sei ferito le mani.-si offrì ma lui rifiutò gentilmente e di nuovo calò il silenzio tra di loro.

Buffy non voleva parlargli della discussione avuta con Lindsey così trovò un altro argomento.

-Ho notato che sei ambidestro, è una cosa rara.-

-Ambidestro?-lo ripeté a fatica aggrottando le sopracciglia.

-Si.-annuì.-Vuol dire che sai scrivere con entrambe le mani.-precisò.

-Oh, capito. Si, so scrivere sia con la destra che con la sinistra. Ho imparato prima con la sinistra ma il maestro mi legava la mano dietro la schiena per costringermi a scrivere con l’altra così ho imparato con entrambe. Generalmente scrivo con la destra per evitare occhiatacce.-le disse.

-Anche per combattere usi entrambe?-

-Si anche perché ci sono pro e contro di combattere con una mano invece che con l’altra.-le spiegò che era meglio usare la destra per la spada, con la sinistra si lasciava libero il fianco e il cuore mentre non c’erano differenze per lo spadone. Poi passò a dirle dove era meglio colpire affinché fosse sicura la morte del nemico invece che ferirlo solamente.

Buffy lo ascoltò ammirata e interessata, le piaceva il modo di esprimersi chiaro e limpido di Angel con quella voce cristallina e profonda. In genere lei era una gran chiacchierona ma da quando era finita lì si era ritrovata più ad ascoltare che parlare e aveva notato che la cosa le piaceva.

-Devi essere veramente bravo.-disse ammirata seriamente.-Chi ti ha insegnato a combattere?-

-Uno dei migliori guerrieri che ci sono e che io abbia mai visto. Lindsey McDonald.-la lasciò a bocca aperta e senza parole.

-Davvero?-si stupì e lui annuì.

-Si, ed è stato un ottimo insegnante.-si fece cupo.

-Darà ancora spettacolo di te?-disse senza riuscire a trattenersi e con la voce piena di disgusto.

-Ovviamente. Lui ottiene sempre quello che vuole.-sospirò sconfitto.

-E tu glielo lascerai fare?-

-Per ora si.-rispose in un soffio.

A quel punto, decisero che era meglio tornare a letto.

 

Ripresero il viaggio il mattino dopo e ad ogni tappa Lindsey ripeteva il suo spettacolino aggiungendo monete alla sua raccolta per Charles Stuart. In quei momenti, Buffy preferiva uscire fuori perché si sentiva montare di rabbia alla cosa. Voleva picchiare selvaggiamente Lindsey McDonald se non fosse stato che lui era più alto e più grosso di lei oltre che pieno di uomini che lo avrebbero aiutato volentieri.

Man mano che si avvicinarono ad Athlone la temperatura cominciò ad abbassarsi. Ormai si era ad ottobre e Buffy sapeva quanto il tempo potesse essere instabile in Irlanda in quel periodo dell’anno. Ringraziò mentalmente la futura invenzione di internet che le aveva permesso di fare una ricerca accurata sulle temperature irlandesi. Fortuna che la gonna con i suoi strati di sottane la tenevano abbastanza al caldo mentre sopra aveva la camiciola, la camicia ed il corsetto con sopra il mantello, in più stava sempre avvolta in una pesante coperta.

Sperava solo che questo giro finisse presto in modo che una volta a Galway avrebbe potuto fare in modo di avvicinarsi alle rupi di Moher e da li tornare a casa. Sperava sempre affinché ci riuscisse.

Cercava di comportarsi bene dato che tutti pensavano lei fosse una spia inglese mandata a vedere se raccoglievano fondi per Prince Charles. Certo ormai aveva ben capito che Lindsey era un giacobita, cosa che non si poteva dire di Lilah, e anche Lindsey aveva praticamente ammesso di esserlo.

Il successivo villaggio dove si fermarono era notevolmente grande e lei osservò con immenso piacere la locanda dove si fermarono ad alloggiare. Dopo aver mangiato con gusto il pasto caldo fu scortata nella sua camera, una bella stanza spaziosa nella mansarda che comprendeva anche un comò con sopra uno specchio e un bel catino grande per lavarsi con una brocca piena di acqua pulita. Nonostante tutto batté il materasso e le lenzuola poi si coricò ma non riuscì a prendere sonno.

Ripensava con nostalgia al Sunnydale General, l’ospedale dove si stava specializzando, e vedeva di fronte a sé tutti i suoi colleghi medici, le infermiere, alcuni malati con cui aveva stretto amicizia. Le mancava veramente il suo lavoro, quello vero!, e non quei piccoli lavori di guaritrice da quattro soldi che era costretta a fare da quando era approdata nel passato.

Due piani più sotto sentiva rumori, trambusti e voci che la fecero sentire parecchio sola e passare ancora di più il sonno. Non le piaceva quella solitudine. Si rigirò cercando di prendere sonno e in quel momento sentì dei lievi passi sul corridoio che facevano scricchiolare piano le assi del pavimento in legno.

Scattò a sedere cercando a tentoni nel buio sul comodino la pietra focaia ma la urtò e cadde a terra con un rumore acuto che fecero fermare i passi nel corridoio per qualche secondo e poi li fecero riprendere finché arrivarono alla porta. L’intruso cercò il chiavistello ma Buffy sapeva che la porta ne era prima così prese il candelabro in ceramica, lo liberò del mozzicone di candela e si alzò piazzandosi dietro la porta con la sua “arma” alzata sopra la testa pronta a colpire.

La porta si aprì appena e lei era pronta quando si richiuse silenziosamente e tutto fu di nuovo buio e silenzioso lasciandola a bocca aperta. Abbassò il candelabro e si avvicinò alla porta per sentire i un qualsiasi rumore, si sentiva inquieta. Sentì un debole respiro ma non sapeva dire se magari erano i rumori della gente di sotto. Nervosa per la situazione aprì di scatto la porta e si precipitò fuori ma fece un passo che inciampò su qualcosa di morbido e cadde lunga distesa a terra sbattendo la testa contro qualcosa di tremendamente duro.

Si tirò a sedere dimentica del pericolo che potesse essere uccisa mentre “l’oggetto” contro cui aveva inciampato e sbattuto imprecava piano in una lingua che lei non conosceva. Dalla finestra del corridoio filtrava una forte luce lunare che le fece vedere bene l’intruso.

-Che cavolo ci fai tu qui?!-chiese accusatoria.

-Quanto accidenti pesi, sassenach?-chiese Angel in contemporanea.

-Quarantasette chili, perché?-replicò perplessa.

-Stavi per spappolarmi il fegato e mi hai fatto prendere un colpo.-si alzò e le tese la mano per fare altrettanto.-Stai bene?-

-Ho sbattuto la testa ma non so contro che cosa.-disse toccandosi il punto dolente.

-L’hai sbattuta contro la mia.-precisò scontroso.

-Ben ti sta!-esclamò.-Che cavolo ci facevi a spiarmi da dietro la porta?-lo accusò.

-Non ti stavo spiando, sempre a saltare a conclusioni affrettate! Stavo dormendo, o almeno ci stavo provando!-precisò.

-Dormire? QUI?!?-indicò il pavimento sudicio stupita.-Tu sei uno che si scegli degli strani posti per dormire. Prima la stalla, ora il pavimento davanti alla mia porta.-

-L’ho fatto perché di sotto ci sono dei dragoni inglesi che se la stanno spassando con delle donne. Ma sono in cinque e le donne due quindi volevo evitare che salissero fin quassù in cerca di compagnia. Credevo che non gradissi, ma se mi sbaglio me ne torno di sotto.-fece per andare via ma lei lo fermò terrorizzata per un braccio.

-No, no, no no…..fermati!!-lo bloccò.-Sei stato gentilissimo a pensarci, scusa se ti ho calpestato.-

Lui sorrise e rincuorata sorrise pure lei.

-Non preoccuparti, sto bene. Ora torna a letto che io rimango qui a fare da guardia.-

Buffy guardò a terra e notò che le assi avevano tutta l’aria di essere durissime oltre ad essere veramente luride di espettorazioni ed altra robaccia. Probabilmente non venivano pulite da anni!

-Se vuoi puoi venire a dormire dentro con me.-propose ingenuamente ma lo vide arrossire fino alla punta delle orecchie scandalizzato.

-Cosa? Dormire nella stessa camera con te? Assolutamente no, non potrei mai! Ti rovinerei la reputazione!-era scioccato.

-Scusa, non volevo farti proposte sconce.-fece una pausa.-Però almeno prendi una coperta.-lui rifiutò ma lei insistette così tanto che alla fine accettò, poi si diedero la buonanotte.

Appena Buffy toccò con la testa il cuscino crollò addormentata senza neanche accorgersene.

Quando la mattina dopo si svegliò non c’era più. Ai piedi delle scale trovò Lindsey che la aspettava.

-Muovetevi a fare colazione, mistress.-le ordinò.-Io e voi partiremo subito per Athlone, gli altri ci raggiungeranno pomeriggio.-

Non le disse altro ma a Buffy parve a disagio. Mangiò frettolosamente e poi si misero a cavallo andando al trotto in mezzo alla rugiada ancora non del tutto sciolta del primo mattino. Il sole faceva lentamente capolino dalle nubi e questo lasciava presagire una mite giornata d’autunno.

-Chi dobbiamo incontrare ad Athlone?-chiese durante il viaggio.-Tanto vale dirmelo. Se non lo saprò rimarrò sorpresa ma se lo saprò farò comunque in modo di fingermi sorpresa.-

Lindsey la guardò pensoso poi decise che poteva anche dirglielo.

-Vi sto portando dal comandante del presidio di Galway.-la informò.

Lei impallidì ma si voltò per non darlo a dimostrare. Non era ancora pronta ad incontrare il comandante del presidio, anche perché pensava che ci volessero ancora circa una decina di giorni prima di giungere a Galway. Da Galway giungere alle rupi di Moher era uno scherzo dato che distavano a solo pochi minuti a piedi dal centro della città ma da lì era una vera impresa e lei non poteva affrontare giorni di viaggio a cavallo senza cibo, acqua e il necessario per accamparsi oltre al fatto che non conosceva la zona e rischiava di perdersi nei boschi alla mercé di qualsiasi animale feroce avesse voglia di uno spuntino fresco.

-Ma non siamo nei paraggi di Galway!-esclamò per nascondere i suoi pensieri.

-Lo so ma il comandante non è uno di quei signori a cui piace starsene semplicemente seduti in poltrona a badare al presidio così ha deciso di farsi un giretto nei dintorni per fare un’ispezione di persona.-le spiegò.-I dragoni che ieri stavano alla locanda fanno parte di quel gruppo e sono stati loro a dirmi che il comandante stava ad Athlone.-

Buffy annuì ma non rispose troppo immersa com’era nel calcolare i danni che lo zelo del comandante le procuravano. Aveva pensato di lasciare la compagnia una volta giunti a Galway e da li giungere alle rupi, una volta li non sapeva cosa sarebbe successo ma sapeva che doveva provare a tornarci perché solo li poteva stare la chiave della sua avventura.

Per il resto del viaggio rimase chiusa nel suo mutismo ma la sua mente urlava piena di pensieri, di congetture e di domande senza risposta a cui si aggiungevano altre domande.

Raggiunsero Athlone a metà mattina, questo era un bel villaggio abbastanza grande da contare due taverne, una con addirittura stalle annesse e a tre piani. Scesero lì affidando i cavalli ad uno stalliere e poi entrarono nella taverna ampia e abbastanza pulita.

Lindsey la lasciò seduta ad un tavolo mentre saliva le scale per andare nello studio privato del comandante. Nonostante la possibilità di fuggire via presto dal quel passato e tornarsene al suo futuro Buffy sapeva che persone come Angel come-cavolo-si-chiamava o l’avvocato Jonathan Levinson le sarebbero mancate. Non aveva potuto dire addio a nessuno.

Fu distratta da Lindsey che la chiamava dalla cima delle scale e le faceva cenno di venire, così lei lo raggiunse bloccando i suoi pensieri. Lindsey le pareva torvo più del solito quando la fece entrare nella stanza e chiudeva la porta alle sue spalle.

Il comandante era di spalle davanti la finestra e quando la sentì arrivare scoppiò a ridere voltandosi.

-Dalla descrizione di McDonald dovevate per forza essere voi, mistress.-si voltò e lei distinse chiaramente la figura del capitano dei dragoni Riley Finn.

Stavolta era vestito con abiti puliti e sgargianti e indossava una parrucca di boccoli incipriati. Non assomigliava per niente al suo Spike e notò che quella sera le era sembrato più alto, adesso che lo vedeva alla luce del giorno vide che non doveva superare il metro e ottantaquattro. Era ben messo con le spalle ma ciò che più la sconvolsero fu il modo di tenerle con arroganza e le rughe cattive che ornavano il suo sorriso. La invitò a sedere e come un automa lei accettò l’invito.

Al suo cenno un caporale le versò un boccale di birra poi tornò alla sua scrivania contro al muro mentre il capitano si versava da se la propria birra.

-Bene, mistress, adesso potete dirmi chi siete e cosa fate qui.-la invitò e Buffy ripeté la stessa storia che aveva già detto a Lilah stando attenta a non cambiare nemmeno una virgola anche perché non sapeva cosa Lindsey gli avesse già detto.

-E adesso che vi ho raccontato tutto vorrei semplicemente giungere a Galway e da li imbarcarmi per la Francia in modo da proseguire il mio viaggio.-concluse con una sicurezza che non provava.

-Non conosco Summers emigrati dall’Inghilterra verso la California ne alcuni loro parenti che risiedono in Francia.-pensò scettico.-Qual’era il vostro nome da nubile, mistress Summers?-

-Capitano,-esordì.-non mi diverte affatto giocare a domanda e risposta con voi quindi vi pregherei di concludere questi preliminari e di organizzare il proseguimento del mio viaggio che ha già subito diversi ritardi.-iniziava ad innervosirsi.

-Madame così non aiutate il vostro caso, ve lo assicuro.-ribatté.

-Non ho un caso da aiutare. Non pretendo niente da voi, dal presidio e nemmeno dal signor McDonald ne da lady Morgan. Voglio solo poter proseguire il mio viaggio. Perché state alzando obiezioni inesistenti al riguardo?-era esasperata.

-Mi chiedete perché?-pareva davvero esterrefatto.-Madame circa un mese fa con i miei uomini stavamo inseguendo un gruppo di briganti scozzesi ed irlandesi che avevano rubato diversi capi di bestiame quando nel bel mezzo di questo legittimo inseguimento incontro una donna che pare inglese dall’accento mezzo svestita dove una gentildonna non dovrebbe trovarsi che si oppone alle mie domande e mi aggredisce personalmente…-

-E no, guardate che siete stato voi ad aggredirmi per primo!-scattò furiosa alzandosi ma lui la ignorò.

-Un complice mi rende privo di sensi e poi scappa via. Abbiamo setacciato la zona in lungo ed in largo e vi assicuro che non c’era alcuna traccia del vostro servo assassinato, della vostra carrozza e neanche di alcuno vostro oggetto personale. E non c’erano notizie di briganti in quella zona da ben quattro mesi. Adesso vi ritrovo in compagnia del condottiero di guerra del clan Morgan che mi riferisce che sua sorella pensa voi siate una spia alle mie dipendenze.-concluse.

-Beh ma io non lo sono e lo sappiamo entrambi.-

-Lo so ma ciò che non so è chi voi siate realmente. Intendo scoprirlo però, statene certa.-fece una pausa.-Io sono il comandante di questo presidio ed intendo salvaguardarlo da traditori, spie e da qualsiasi altra persona il cui comportamento mi sembri sospetto.-

-E come intendete farlo?-chiese aggrottando la fronte.

Lui si alzò con studiata calma e le si mise di fronte. Pareva pensoso ma subito dopo parve venirgli un’illuminazione.

-Caporale mi servirebbe per un attimo la vostra assistenza.-lo chiamò e l’ometto si precipitò, era molto a disagio.-Potete gentilmente mettervi dietro la signora e tenerla per i gomiti saldamente?-

Il caporale obbedì e mentre lei stava a chiedersi le motivazioni di tutta quella scena gli vide tirare indietro il braccio. Quasi non vide il pugno abbattersi sul suo stomaco ma ne sentì distintamente la potenza che la fecero barcollare all’indietro, se il caporale non l’avesse tenuta sarebbe caduta sul pavimento lunga distesa.

Sentì il fiato uscirle tutto dalla bocca e non emise un rumore. Le cedettero le gambe e il caporale la fece piano toccare il pavimento con il sedere. Era sotto shock e aveva ondate di nausea e vertigini. La vista le si oscurava per poi tornare vivida. Strisciò fino ad aggrapparsi al bordo del tavolo e tentare di alzarsi.

-Spero che non siate incinta madame. In tal caso non credo che lo sareste ancora per molto.-disse in tono leggero, quasi compiaciuto.

Le mani del caporale la afferrarono per i gomiti per aiutarla ad alzarsi ma lei si discostò nervosamente da lui.

-Guardatemi.-Finn le si parò davanti e lei alzò piano gli occhi ancora un po’ annebbiati verso di lui.-Avete qualcosa da dirmi adesso madame?-

-Avete la parrucca storta, idiota.-mormorò e si lasciò cadere sullo sgabello.

 

Pochi minuti dopo, Buffy era di nuovo seduta ad uno dei tavoli della taverna ed aveva una tazza di latte tra le mani. Non la bevevo perché aveva continue ondate di nausea e temeva di vomitarlo se solo ne assaggiava una sola goccia.

Quando Lindsey l’aveva vista scendere aggrappata al caporale pallida e sconvolta, con le gambe tremanti e a reggersi lo stomaco prima l’aveva fatta accomodare e poi era corso al piano di sopra dal capitano Finn dove stavano ancora litigando, poteva sentire le loro voci adirate trapelare attraverso le spesse assi del pavimento di legno.

Buffy pensava e ripensava. Sapeva che quell’uomo non aveva niente a che fare con suo marito, non gli somigliava neanche un pochino ma era comunque un antenato di Spike e qualcosa nei suoi movimenti glielo aveva ricordato. Per un attimo si era fidata di lui e ne aveva pagato le conseguenze. Al solo pensiero si sentiva venire ancora la nausea.

Poco dopo Lindsey scese seguito a ruota da Riley Finn che si arrestò di colpo quasi finendogli addosso quando si fermò. Senza dir niente, Lindsey gettò una moneta sul tavolo poi la afferrò prendendola quasi in braccio e la trascinò fuori aiutandola a rimontare a cavallo senza neanche farle sistemare le gonne che subito rimontò sul suo e partirono di volata.

Viaggiavano al galoppo senza scambiarsi una parola e poco dopo Lindsey svoltò per una stradina secondaria dove dopo pochi passi fermò bruscamente il cavallo e scese. Aiutò anche Buffy a scendere, poi prese le sue redini, legò i cavalli ad un alberello e le fece cenno con la testa di seguirlo prima di inoltrarsi dentro un boschetto.

Camminava velocemente e Buffy quasi faticava a stargli dietro. Quando lo ebbe raggiunto lo trovò a finire di abbeverarsi ad una piccola fonte dall’acqua un po’ maleodorante e scura, probabilmente era una sorgente sulfurea. La camminata aveva fatto venire sete pure a Buffy così si chinò e dopo essersi sciacquata il viso si abbeverò voracemente pure lei.

-Abbiamo fatto questa scarpinata per un po’ d’acqua?-gli chiese sedendosi su una roccia con la mano ancora immersa nella fonte. Le pareva strano perché avevano borracce d’acqua legate ai cavalli.

-Conoscevate bene il capitano Finn?-chiese invece Lindsey.

-Non tanto. Ci eravamo visti solo una volta prima di oggi e pure per caso, non c’è stata molta intesa tra di noi.-rispose bagnando il fazzoletto e passandoselo tutto intorno al collo per rinfrescarsi.

-Non piace molto nemmeno a me.-ammise.-C’è chi dice però che sia un valoroso soldato e coraggioso.-

-Non essendo soldato della cosa non me ne frega proprio un accidenti.-lo fece ridere di gusto.

-Ditemi mistress: siete una spia inglese o francese?-la colse alla sprovvista lasciandola a bocca aperta ma si riprese subito.

-Sono solo Buffy Summers e nient’altro.-rispose irritata.

-Avete già visto la schiena di Angel?-cambiò ancora argomento lasciando Buffy sconcertata da questo suo modo facile di riuscirci.

-Si e so che è stato Finn a conciargliela in quel modo.-ammise annuendo.

-Non sapevo che ne eravate a conoscenza.-sospirò.-Io mi trovavo lì, a Galway intendo, quando è successo.-le rivelò.-Mi trovavo in Irlanda per sbrigare alcuni affari per conto di mia sorella quando ho incontrato una conoscenza che sapeva che Angel è mio nipote e mi riferì che era stato arrestato. Andai a vedere se potevo fare qualcosa ma non ebbi molto successo.-

Buffy non si fermò a chiedersi come mai lui le stesse raccontando tutto questo intenta com’era ad ascoltarlo e voler sapere il resto della storia. Si disse che gli avrebbe chiesto dopo le motivazioni, sempre che non gliele dicesse lui di sua spontanea volontà.

-Se ci fosse stato il vecchio comandante avrei potuto fargli risparmiare almeno la seconda ripassata ma c’era Finn. Era nuovo e voleva far comprendere a tutti con chi avevano a che fare usando Angel come esempio, e pensare che in normali condizioni mio nipote gliele potrebbe suonare di santa ragione.-scosse la testa.-Alcuni si guadagnano il rispetto in modo gentili altri con la paura, come ha fatto Finn. Angel deve avere una buona opinione di voi se si è aperto a tal punto da raccontarvi tutto.-commentò pensoso.

-Ci parlo volentieri con lui.-alzò le spalle come a liquidare la faccenda.

-Avete mai visto una flagellazione?-cambiò ancora argomento.

-No e non ci tengo particolarmente.-rabbrividì al solo pensiero.

-Non è uno spettacolo per signore comunque. Se avete visto la schiena di Angel potete immaginarvi com’è anche se vederla è tutta un’altra cosa. L’intento di flagellare un uomo è quello di piegarlo fin nello spirito, spesso ci riesce.-

-Credo che con Angel non sia così.-Buffy aveva ormai compreso che Angel era un tipo molto riservato e al contempo molto aperto. Provava una forte curiosità verso di lui.

-Angel è una delle persone più testarde che io abbia mai visto. Sono tutti duri come il marmo nella sua famiglia e lui è quello più duro.-parlava con affetto per il nipote.-Angel è stato frustato per evasione, uno spettacolo terribile, gli hanno scorticato la pelle e i muscoli, c’era sangue dappertutto ma lui è rimasto impassibile a farsi scorticare, non ha nemmeno opposto resistenza quando l’hanno legato al palo, ed io pensavo che non avevo mai visto nessuno con più coraggio di lui. Non ha urlato, non si è mai lamentato e non è caduto a terra nemmeno una volta.-

-Dev’essere stato orribile per lui.-mormorò dispiaciuta per Angel.

-Molto di più, fidatevi.-sospirò.-All’ultimo si è finto svenuto, a quel punto è arrivato Finn molto seccato che avessero già finito. Quel bastardo ebbe l’arguta idea di chiedere come avesse fatto Angel a fuggire e scoprì che aveva persino un tozzo di pane e formaggio così ne approfittò per condannarlo anche per furto fargli avere una seconda razzia di frustate la settimana dopo, temevo che l’avrebbero ucciso.-

-Come minimo.-scosse la testa.

-Tornai da Finn per fare qualcosa ma lui declinò ogni mia offerta, quel bastardo figlio di puttana.-ebbe un gesto di rabbia.-Gli offrii persino una cifra così alta che Lilah mi avrebbe scorticato vivo a saperlo ma rifiutò e la settimana dopo frustò Angel personalmente con una frusta con le estremità munite di piombini che avrebbero terrorizzato un barbaro.-

-Mio Dio!-esclamò portando una mano alla bocca.

-Angel era terrorizzato ma non lo diede a vedere e si sorbì la seconda razzia mentre Finn provava un immenso divertimento e aveva negli occhi una luce degna di Lucifero, colpiva dove sapeva che faceva più male e usava la frusta in modo che lasciasse segni più profondi, non avevo mai visto una simile crudeltà.-rabbrividì.-Beh, mistress vi dirò solo che Angel è sopravvissuto e mentre lo portavano via guardava Finn dritto negli occhi come a fargli capire che anche se aveva provato ad spezzarlo non ci era minimamente riuscito.-concluse.

-È una storia orribile.-sussurrò scacciando le immagini che le si erano formate in mente.

-Avete perfettamente ragione.-concordò.

-Perché mi avete raccontato tutto questo?-lo guardò negli occhi.

-Così potete farvi un’idea di Finn, ma soprattutto di Angel.-

-Angel?-si stupì e sentì un brivido attraversarle la schiena.

-Ho ricevuto l’ordine di esibire in giudizio la signora Buffy Summers a Galway tra due settimane. Per interrogarla.-la informò e la vide sbiancare in volto.-State bene?-si preoccupò.

-No, ma ora mi riprendo.-era un medico e come tale sapeva come scongiurare un possibile svenimento, cosa che due minuti più tardi era passato.

-C’è un modo per evitarlo.-continuò lui.-L’unico che mi è venuto in mente.-

-Ditemi tutto.-lo incoraggiò.

-Finn può convocarvi per interrogarvi perché anche se provenite dalle Americhe la California è colonia inglese (almeno credo, forse era spagnola, se non era così fate finta che lo sia stato ai fini della storia, nda), oltretutto lui nemmeno ci crede che proveniate da li. Noi dobbiamo cambiare questo.-pareva un cospiratore e Buffy lo guardò di sbieco.

-Cambiare cosa?-si sentiva impaurita.-Ha per caso parlato con Jonathan Levinson?-

-Si, l’ho fatto. Un inglese non può convocare a forza un irlandese specialmente senza il consenso del laird della zona. L’unico modo per non farvi convocare è cambiarvi da cittadina di una colonia inglese in irlandese.-proclamò.

-E come?-sgranò gli occhi cominciando a capire.

-Dovete sposare un irlandese. Il giovane Angel!-ecco, l’aveva detto e Buffy si sentì di nuovo prossima allo svenimento.

-Scordatevelo!-esclamò con rabbia alla sola idea.

-Se non volete Angel ci sono altri irlandesi del clan, un po’ più vecchi ma vi procurerò qualcuno piacente e anche ben messo economicamente…-

-Non voglio nessuno da sposare!-lo interruppe.

-Angel è un bravo ragazzo, vi tratterà bene e vi difenderà anche a costo della sua vita anche se non possiede chissà cosa ed è anche vergine.-la informò facendola arrossire.

-Andiamo di male in peggio.-roteò gli occhi al cielo.-Ma io non posso sposarmi!-

-Perché no? Avete un marito ancora in vita?-

-No ma tutto questo è ridicolo e non può succedere!-era esasperata.

-Dobbiamo muoverci ragazza a raggiungere gli altri, abbiamo tantissime cose da fare.-si alzò e la aiutò a fare altrettanto.

-Non sposerò nessuno.-ribatté convinta.

-Vi porto da Finn allora.-si offrì.

-No, no, non ci tengo.-deglutì nervosa.-Mi credete adesso che non sono una spia?-

-Si.-annuì con un sorriso.

-E perché prima no?-

Lui indicò la fonte che lei fissò perplessa senza capire.

-Questa fonte è dedicata a non ricordo quale santo ed è chiamata la fonte della verità. La sua acqua emana i vapori dell’inferno e chi la beve e poi dice una bugia si troverà con tutto lo stomaco bruciato dolorosamente. Voi avete bevuto prima che io vi ponessi la domanda e mi sembrate in ottimo stato.-spiegò.-Andiamo ora.-si incamminò da dove erano venuti.

-Comunque non sposerò nessuno!-urlò lei prima di seguirlo per andare a prendere i cavalli ma lui non diede segno di averla ascoltata.

Si rimisero in marcia e raggiunsero gli altri che si erano fermati al villaggio prima di Athlone. Buffy protestò tutto il tempo sull’idea, a suo parere, assurda di Lindsey ma lui non le diede retta consigliandole di risparmiare il fiato per dare voce a cose più importanti.

Una volta giunti alla locanda dove gli altri si erano fermati si fece dire dove era la sua stanza e si precipitò di sopra facendo i gradini a due alla volta, ignorò le occhiate scandalizzate di chi la vide fare una cosa simile, e si chiuse dentro sbattendo la porta che cigolò sui cardini arrugginiti.

Era nervosa perché aveva avuto già prima l’occasione di fuggire e non l’aveva colta, adesso ne pagava le conseguenze con quell’idea folle e scellerata di Lindsey. Era così nervosa che si spogliò del corsetto e della gonna con tutte le sottane, arrotolò le maniche della camicia e dopo aver appeso il cuscino ad un gancio che pendeva dal soffitto, lo riempì dei mozziconi di candela e di altra roba che avrebbe potuto renderlo più pesante, poi strappò una delle sottane per ricavarne delle bende con cui si fasciò le mani e cominciò a prenderlo a pugni ringraziando mentalmente Giles per averglielo insegnato, voleva scaricare i nervi.

Capiva che Lindsey non volesse avere problemi con i dragoni inglesi a causa sua e ammetteva che la cosa poteva anche avere dei vantaggi. Sposata ad un irlandese non sarebbe più stata spiata ne tenuta sotto controllo avrebbe potuto fuggire quando avrebbe voluto per cercare di tornarsene a casa propria, alla sua vita e al suo tempo.

Non seppe per quanto tempo colpì il sacco improvvisato ma si fermò di botto quando sentì bussare perentoriamente alla porta, doveva essere trascorsa come minimo un’ora o forse più.

-Un attimo, sono nuda!-esclamò mandando al diavolo le buone maniere. Chiunque era poteva attendere che si rivestisse con calma.

Si tolse le bende dalle mani per sciacquarsi il viso, il collo e il petto e le braccia poi si rimise le sottane, la gonna ed il bustino e si sistemò i capelli. Tolse il cuscino e lo rimise sul letto ricordandosi di togliere in seguito tutto ciò che ci aveva messo dentro poi aprì la finestra per non far permeare l’odore di sudore, a quel punto decise che aveva fatto attendere abbastanza.

-Avanti, entrate.-diede permesso e Lindsey entrò con Jonathan Levinson e uno degli uomini di Lindsey.

Lindsey la guardò appena, come al solito, limitandosi a sventolarle davanti agli occhi dei fogli di carta rigidi. Sembrava estremamente soddisfatto come qualcuno che avesse appena concluso l’affare più importante della sua vita.

-Ecco fatto. È stata una cosa semplicissima, grazie ad un avvocato che sta sempre dalla tua parte.-ammiccò in direzione di Jonathan e tutti e tre risero.

-Si, Lindsey ha ragione.-concordò l’avvocato.-Adesso dovete solo mettere una firma qui in calce con Lindsey come testimone.-le spiegò.

Buffy non si prese la briga di chiedere cosa il documento fosse dato che c’era scritto a lettere cubitali “CONTRATTO DI MATRIMONIO”. Assunse un’espressione cocciuta incrociando le braccia al petto e voltando la testa di lato con il mento alzato in posizione di sfida.

-Coraggio, ragazza, non fate la difficile!-la esortò scocciato dal suo atteggiamento.-Vi è venuta per caso un’altra idea per tenervi lontano dalle grinfie di Finn?-le chiese ma lei non rispose.-Dato che sembra che non sia così sbrigatevi a firmare così ci togliamo tutti questo pensiero.-

-Ma io non mi voglio sposare!-strillò cominciando a sentire che le sarebbe presto venuta una crisi isterica per la situazione.-Avete chiesto ad Angel il suo parere? Magari lui non vuole sposare me!-

-Angel farà quello che gli verrà detto e anche voi se non volete passare il resto dei vostri giorni in una prigione, possibilmente inglese se al capitano Finn venisse voglia di deportarvi in Inghilterra.-si spazientì.

-Prima di firmare voglio parlare con Angel.-decise.

-Perché?-la guardò perplesso.

-Dato che volete costringerci a sposarsi voglio almeno sapere lui cosa ne pensa.-rispose calma.

Lindsey borbottò qualcosa riguardo le donne e la loro cocciutaggine poi uscì insieme ai due uomini per andare a chiamare Angel di sotto. Quest’ultimo apparve dopo due minuti e pareva chiaramente perplesso dal richiamo.

-Allora? Tu che ne pensi di questa assurda storia del matrimonio?-esordì lei senza preamboli.

-Cosa vuoi che ne pensi?-alzò le spalle.-Credo sia già un miracolo che riesca a sposarmi, con la mia taglia, senza una terra e con solo il mio stipendio di soldato nessun padre mi prometterebbe alla propria figlia.-

-Non mi da fastidio la tua taglia.-precisò lei.-Io però sono già stata sposata, non ti crea problemi?-

-Lindsey ti ha detto che sono ancora vergine eh?-arrossì.-Non mi crei problemi.-

Lei a quel punto rimase chiaramente senza obiezioni e lui capì il suo imbarazzo quindi sospirò e le si avvicinò fino a distare da lei poco più di trenta centimetri.

-Senti, Buffy, Lindsey mi ha detto quello che è successo dal capitano Finn, me l’ha riferito appena arrivati e tu sei corsa di sopra sbattendo la porta, eravamo tutti intimoriti dal tuo sguardo livido. Finn è un vero bastardo e se Lindsey ha proposto questa soluzione evidentemente è perché oltre ad essere la tua ultima speranza è il modo migliore per tenerti al sicuro.-fece una pausa ma vedendo che stava zitta riprese a parlare.-E poi pensa al lato positivo: al posto di me che sono un bel ragazzo poteva capitarti uno più vecchio, più brutto e persino volgare e manesco.-riuscì a strapparle un sorriso anche se debole.

Lei voltò la testa per non farsi vedere. Voleva mantenere questo stato arrabbiato e cocciuto ma con Angel era difficile non sciogliersi.

-Ci vediamo dopo.-lui le sfiorò la fronte con un bacio e poi andò via chiudendosi la porta alle spalle, il corteggiamento era finito.

Poco dopo Lindsey e Jonathan tornarono e Buffy firmò le carte accanto la firma di Angel. Gli altri uscirono subito fuori per cominciare i preparativi e lei rimase di nuovo sola. Dopo aver rimuginato un po’ scese di sotto e si diresse al bancone dove si sedette su un alto sgabello.

-Whisky.-ordinò alla vecchia che stava dall’altra parte, la quale la servì dopo aver ricevuto un’occhiata di approvazione da Lindsey.

Lo ingoiò tutto d’un fiato ricordando le gare con i compagni di scuola a ingollare il bicchiere d’un fiato. Chi finiva per ultimo gli spettava una penitenza, dopo essersi sposata con Spike tutto quello era finito per trasformarsi in una routine quotidiana e seria. Si sorprese a passare in rassegna i volti dei suoi ex compagni di scuola, la maggior parte non li ricordava più mentre i più vividi erano solo quelli di Willow, Xander e Cordelia. Chissà cosa stavano facendo adesso.

Chiese un altro bicchierino, cominciava quasi a sentirsi annebbiata. In lontananza sentiva due voci discutere, una era più alterata, riconobbe essere quella di Angel che discuteva con Lindsey sicuramente su quella cosa assurda del matrimonio.

-Vai bel ragazzo. Fatti rispettare.-borbottò indirizzando il bicchiere nella direzione delle voci, poi si scolò il contenuto in una volta sola.

Circa altri cinque bicchierini dopo qualcuno venne a raccattarla borbottando su quanto fosse sbronza. Erano circa in due e parlavano ma lei non distingueva le voci, le parevano un vocio confuso e mescolato mentre le alzavano di peso e la portavano di sopra.

-Sei fregata, Summers.-disse a se stessa prima di crollare addormentata in braccio ai due.

Quando si risvegliò anche se era stesa sentì la testa girarle vorticosamente come se fosse appena scesa dalle montagne russe. La assalì la nausea quando tentò di mettersi seduta quindi per sicurezza rimase in posizione distesa con gli occhi rivolti al soffitto attendendo che il senso di nausea passasse e anche i giramenti di testa.

In quel momento la porta si aprì per far entrare quella che Buffy presunse essere la moglie dell’oste che portava dei tessuti. Dietro di lei entrò Oz, uno degli uomini di Lindsey che aveva visto spesso ma sentito parlare di rado.

Era un ometto piccolo e magro con corti capelli castani quasi sul rosso e occhi verdi. Aveva uno sguardo vispo che osservava tutto ma parlava poco e quando apriva la bocca non era mai per sprecare fiato, ma solo per dire cose serie, poi sprofondava di nuovo nel suo mutismo voluto.

Oz stava portando una grossa pentola piena di acqua calda che gli sentì versare, poi uscì e vide avvicinarsi la donna di mezza età che aveva notato essere sveglia.

-Forza, tesoruccio, ho qualcosa per farvi riprendere.-la aiutò a mettersi seduta e le fece bere a piccoli sorsi un po’ di te bollente.

Poi la fece alzare e le sfilò gli indumenti, in biancheria la scortò al centro della camera dove troneggiava una grossa bacinella lunga circa un metro e mezzo e alta riempita per più di metà con acqua bollente, doveva essere una vasca da bagno. Su uno sgabello stavano delle lenzuola pulite più una spugna e del sapone.

-Lavatevi pure con tutta calma e quando avete finito chiamatemi, sono fuori dalla porta.-e la lasciò sola.

Nonostante tutto a Buffy fece piacere scivolare dentro l’acqua ancora caldissima. Rimase a mollo per un bel po’ continuando a bere il suo tè, la nausea e i giramenti pian piano sparirono. Si lavò con cura dato che non ne avrebbe avuto spesso occasione e quando l’acqua cominciò a divenire troppo fredda usci avvolgendosi nelle lenzuola per asciugarsi bene. Richiamò l’ostessa che le portò della biancheria pulita, poi la vide portare prodotti di bellezza, forcine e nastri.

-Coraggio, bellezza, è ora di prepararsi.-la incitò sorridente.

-Prepararmi? E per cosa?-chiese spaesata.

-Come per cosa? Vi dovete sposare! Non vorrete mancare al vostro matrimonio, vero?-rise.

-Lo volesse il cielo!-borbottò poi rimase seduta mentre la donna le acconciava i capelli in uno chignon sulla testa lodando i suoi bellissimi capelli lisci come seta e biondi come l’oro. Le lasciò ricadere qualche ciocca poi la lasciò un secondo per affacciarsi dalla porta e chiamare a gran voce qualcuno.

Pochi secondi dopo Buffy vide arrivare una donna anziana seguita da una di mezza età e da una ragazzina. Erano la cucitrice del villaggio con la nuora e la nipotina venute a sistemarle un vestito che Lindsey aveva ordinato all’improvviso ma che doveva essere pronto quasi immediatamente.

Fortuna, stavano dicendo le donne, che avevano pronte in laboratorio una gonna color avorio ed un corpetto color crema, adesso la donna stava ricamando delle perline al corpetto in modo da renderlo adatto ad una sposa mentre la suocera usava Buffy come manichino per provarle la gonna che purtroppo, pensò, era della sua misura. Adesso la donna stava srotolando un drappo di seta avorio da drappeggiare sulla gonna in modo da formarne una coda e cucire in vita per poi raccoglierlo ai lati. Quando fu appuntato le fecero sfilare la gonna e la ragazzina le porse una camicia di seta con le maniche a palloncino color crema che indossò e poi chiuse con i nastri.

La camicia era abbastanza aderente e la scollatura le lasciava scoperte le spalle. Con incredibile maestria e velocità la sarta cucì il sopragonna e dopo che ebbe indossato le calze nuovissime, non chiese da dove venissero, e fermate da giarrettiere di pizzo che le donne avevano cucito giusto da poco fu aiutata a mettere la gonna poi la aiutarono a mettere il corsetto su cui la donna aveva cucito un delicato ricamo di perline per niente ricercato.

Quando Buffy si guardò allo specchio vide che era un perfetto abito da sposa e persino veramente bello. Le donne la truccarono e le applicarono delle roselline bianche tra i capelli poi la dichiararono pronta. Come regalo la sarta anziana le regalò uno scialle in pizzo, ovviamente avrebbe dovuto metterlo in chiesa perché non poteva presentarsi con le spalle scoperte!

Lindsey venne a prenderla cinque minuti dopo. Si era lavato, pettinato e indossava vestiti puliti e più eleganti. Lo odiò all’istante per quella felicità che sprizzava come se quello fosse un vero matrimonio d’amore invece di un contratto d’affari!

-Non potete costringermi lo sapete, vero?-disse con quel poco di coraggio che le era rimasto ma lui le disse che era bellissima e poi la scortò di sotto.

Quando arrivò tutti gli uomini che stavano ridendo e bevendo, correndo per la sala adesso adornata di fiori, si fermarono all’istante zittendosi. Li vide guardarla ammirati, lei sapeva che quei colori stavano bene con i suoi capelli chiari e con la pelle color porcellana.

Si sentiva in imbarazzo, oltretutto la consapevolezza di quello che stava per fare la invase come un pugno in pieno stomaco. Voleva scappare via ma immaginava che non sarebbe andata lontano con quelle scarpette scomode oltretutto doveva fare i conti con i voluminosi strati delle sottane e con la gonna e lo strascico. Voleva urlare per la frustrazione.

Ma ci rinunciò quando la porta si aprì e lo sposo entrò raggiante e risplendente come il sole tanto da lasciarla abbacinata per qualche istante. Angel era bellissimo, indossava calzoni neri con calze bianche e scarpe nere lucenti. Aveva una camicia bianca candida pulita di fresco con il merletto ai polsi, il colletto rigido inamidato stretto anche da un fazzoletto bianco di seta e fermato da una spilla in argento con un opale in mezzo. Aveva un lungo gilet di seta ricamato e sopra una giacca in tinta con una lunga fila di bottoni perfettamente abbottonati. Si era pettinato i capelli all’indietro e legati sulla nuca con un nastro di seta nera. Si scoprì a sentirsi battere il cuore all’impazzata.

Parve notare solo in quel momento la sua statura che superava abbondantemente il metro e ottanta con le spalle larghe e lo stomaco piatto, era ben lontano dalla sua solita immagine di stalliere rozzo e sporco. Le arrivò di fronte e le si inginocchiò davanti con fare cavalleresco.

-Ai vostri ordini madame.-mormorò con gli occhi lucenti e maliziosi.

-Se hai finito di fare il buffone e di profumarti come una puttana direi che possiamo procedere.-lo incalzò Lindsey scorbutico dopo aver ritrovato la parola che prima gli era andata via.

-Che fai zio, mi insulti nel giorno del mio matrimonio?-ribatté lui ironico rialzandosi.-Non è carino nei confronti di mia moglie.-rise e dopo aver scosso la testa si affrettò a tirare fuori dalla tasca della giacca un sacchettino nero.

Ne estrasse un filo di perle bianche che le mostrò. Erano piccole, irregolari e al centro avevano un piccolo ciondolo in oro giallo a forma di croce. Rapido gliele mise al collo e gliele allacciò mentre lei le toccava con le dita per sentire se erano vere.

-Sono solo piccole perle di fiume, mi dispiace.-disse in tono di scusa.-Però ti stanno bene.-sorrise.

-Quelle sono le perle di tua madre!-lo accusò Lindsey torvo.

-Sono il mio regalo di nozze per mia moglie. Mia madre avrebbe di sicuro approvato.-ribatté e si dichiarò pronto per uscire.

Fecero i pochi metri per arrivare alla chiesa in silenzio, Buffy accanto al suo futuro sposo. Non appena però vide profilarsi la chiesa si fermò impallidendo, stava accadendo davvero e si sentiva terrorizzata: non poteva farlo!

-Tutto bene?-le chiese Angel.

-NO!-esclamò spaventata.-Io non posso sposarti! Non so nemmeno come ti chiami di cognome!-

-Oh…hai ragione.-fece imbarazzato.-Mi chiamo O’Donovan. Angelus Liam Connor O’Donovan.-scandì ogni nome per farglielo ben assimilare.

-Buffy Anne Summers.-si presentò a sua volta porgendogli la mano che lui afferrò e si mise sotto braccio, forse pensava che era una richiesta di sostegno.

Percorsero l’ultimo tratto e arrivarono alla chiesa dove Oz e un altro degli uomini di Lindsey tenevano d’occhio un giovane prete terrorizzato. Entrarono e gli uomini lasciarono le armi fuori dalla chiesa per rispetto. Notò che Oz le faceva da testimone e Lindsey era il testimone di Angel.

La funzione matrimoniale non era cambiata granché nel corso dei secoli e lei riconobbe le famigliari parole del voto matrimoniale. Le parole del prete non le aveva ascoltate granché, le erano rimbombate dentro ma quando fu ora di pronunciare i voti si ritrovò a fissare Angel negli occhi notando quanto fosse emozionato.

-Io, Angelus, prendo te Buffy come mia sposa…-gli tremò la mano e lei gliela strinse sorridendogli per incoraggiamento.-…per amarti, onorarti e proteggerti. Nella buona e nella cattiva sorte, in salute ed in malattia. Finché morte non ci separi.-concluse.

 

Lei sospirò perché ora toccava a lei e si scoprì ad avere la gola secca, temeva che le parole non le uscissero di gola. Ma non fu così.

-Io, Buffy, prendo te Angelus come mio sposo…-la sua voce era sottile e rauca così la schiarì e riprese.-…per amarti e onorarti. Nella buona e nella cattiva sorte, in salute ed in malattia.-Finché morte non ci separi.-concluse e il silenzio calò nella chiesetta.

A quel punto il prete chiese gli anelli e un mormorio confuso si diffuse tra gli uomini. Ovviamente nessuno di loro aveva pensato a procurare due fedi quando Lindsey si avvicinò portando due cerchi in rame che consegnò ad Angel. Lui guardò il cerchietto sottile e semi storto fulminando lo zio con un’occhiataccia e lo infilò all’anulare destro di Buffy.

Fece lo stesso e a quel punto il prete li dichiarò marito e moglie e diede loro il permesso di baciarsi. Angel si chinò a sfiorarle le labbra con le sue ma le sue labbra erano calde e Buffy vi si poggiò tenendolo per le braccia. Gli uomini applaudirono contenti e questo li fece staccare sorridendo nervosi.

-Sei la signora O’Donovan adesso.-le mormorò Angel.

-Dovrò farci l’abitudine.-ricambiò lei.

Tornarono indietro, alla locanda aveva allestito un piccolo rinfresco per i novelli sposi con pane fresco, carne e buon vino. Non fecero in tempo a farsi fare le congratulazioni dall’oste e dalla moglie che Lindsey tirò Buffy di lato per parlarle sotto voce.

-Questo matrimonio deve venire consumato, intesi? Deve essere a tutti gli effetti legale o qui ci rimettiamo tutti la testa.-la ingiunse e la lasciò per raggiungere Angel e fare la stessa cosa.

Buffy aveva voglia di pestare i piedi per la rabbia ma si trattenne e si stampò in faccia un sorriso per non urlare.

Poco dopo Buffy era in camera a chiedersi come era potuto succedere tutto quello. Un mese e mezzo prima stava innocentemente camminando sulle rupi di Moher per non pensare all’ex amante del marito e adesso stava in una camera di locanda in attesa di un marito ben diverso, che conosceva appena, e con l’ordine di farci sesso volente o nolente.

Cominciò a togliersi i fiori ormai non più freschi dai capelli e a scioglierli. Quando Angel arrivò si stava togliendo l’ultimo nastro e i capelli le ricaddero giù come un lucente manto color oro.

-Hai dei bellissimi capelli.-le disse arrivandole da dietro e prendendone una ciocca tra le dita.

-Grazie.-sorrise nervosa.

-Vieni, sediamoci.-la invitò a sedere sul letto mentre lui prese uno sgabello e le sedette di fronte. Le prese le mani tra le sue e lei si trovò ad osservare ammirata le mani grande e dalle dita affusolate.

-Non so da dove cominciare.-ammise.

-Nemmeno io.-concordò lui.

-Immagino che per te sia più difficile dato che non sei mai stato con una donna.-abbassò la testa.

-In effetti questa è una cosa che ho fatto credere a Lindsey ma io ho già avuto esperienze sessuali.-ammise imbarazzato.

-Davvero?-lo guardò.

-Si.-annuì.-Per un paio di anni io ho abitato in Scozia da lui ma al ritorno durante il viaggio in nave fino a Galway ho conosciuto una ragazza, quando abbiamo attraccato è finito tutto.-le raccontò brevemente.

-Devo ammettere che questa cosa mi riempie di gioia.-sorrise e lo fece ridere.

-Ti andrebbe di parlarmi di tuo marito?-le chiese.-Dobbiamo passare quattro giorni qui e magari sarebbe bello conoscerci meglio.

-Si, sarebbe bello, ma non voglio parlarti di lui. Nell’ultimo periodo attraversavamo una grossa crisi e non ne eravamo ancora usciti.-disse e chiuse il discorso.

-Capisco.-sospirò.-Però voglio che tra di noi ci sia una cosa importante: la sincerità.-

-L’avrai anche se non tutta in una volta, alcune cose a tempo debito.-

-Questa cosa la trovo giusta.-annuì.-Voglio che tu sappia che ti ho sposata principalmente per tenerti lontana dalle grinfie di Finn. Quell’uomo è un bastardo e non voglio che tu ti trovi indifesa insieme a lui. Adesso hai me a proteggerti. Hai il mio nome e la mia famiglia, se serve anche il mio stesso corpo.-

-Ti ringrazio.-sorrise.

Angel si alzò e prese i due calici che c’erano sul comò. Li riempì di vino e gliene porse uno dopo essersi seduto accanto a lei. Li avvicinarono e li fecero tintinnare per fare un brindisi.

-Alla signora O’Donovan.-disse lui e bevvero.-Sai che se ci penso forse ti ho sposata anche per portarti a letto.-le disse e lei lo guardò scandalizzata, in un secondo si riprese.

-Per questo non dovevi necessariamente sposarmi.-lo provocò maliziosa e lui arrossì.

-Lo so ma non volevo comportarmi male con te.-concluse e non aggiunsero altro finché non dovettero riempire i bicchieri.

Parlarono per diversi minuti. Lui le disse della sua infanzia, dei luoghi dove era cresciuto, le spiegò della sua parentela, sua madre era la sorella più piccola di Lilah e Lindsey.

-Non siamo tanti come cugini. Lindsey ha tre figlie femmine, la più grande, Kate, ha sposato uno di nome Lockley ed ora vive nelle Americhe, poi ci sono le due piccole. Lilah ha solo Hamish mentre mia madre ha avuto me e mia sorella Winifred che noi chiamiamo Fred. Dalla parte di mio padre le cose sono più complicate dato che mio nonno si è sposato tre volte e ha avuto tantissimi figli.-disse.

Poi passò a parlarle del possedimento di terreno che aveva. Suo padre l’aveva ereditato da un lontano parente e vi aveva fatto costruire sopra la casa, era una tenuta con terreni fertili, un bosco e persino un lembo di fiume, poi vi aveva portato la moglie che aveva chiamato la tenuta Broch Tuarach, era gaelico scozzese, ma sua marito l’aveva soprannominata Lallybroch e tale era rimasta.

-Avevo capito che non avevi proprietà.-rifletté Buffy.

-Invece quella mi spetta di diritto ma per ora non posso andarci.-sospirò rammaricato.-Adesso dimmi di te.-la incitò.

-Non c’è molto da dire.-alzò le spalle.-Sono figlia unica. I miei si chiamano Hank e Joyce ma mio padre ha abbandonato mia madre per un’altra donna quando avevo quattordici anni ed è fuggito in Spagna con lei, non l’ho più sentito da allora. Mia madre dopo ha conosciuto un uomo inglese, Rupert Giles e si è risposata ma poco dopo è morta, le hanno sparato accidentalmente durante una rapina.-gli raccontò brevemente e sentì il cuore dolerle al pensiero della sua adorata madre.

-Mi dispiace davvero tanto.-le mise una mano sulla spalla per consolarla.

-Io avevo sedici anni e mi ero appena sposata con William, mio marito, matrimonio che lei aveva contestato così tanto. Però con Giles siamo rimasti in contatto, lui è il padre che ho sempre desiderato e non mi ha mai abbandonato, gli voglio tanto bene.-sorrise.

Continuarono a parlare per ore sorseggiando il vino finché si accorsero che fuori era buio, doveva essere tardi. La candela segnatempo si stava consumando.

-Devo togliermi tutti questi indumenti.-fece Buffy alzandosi e sbuffando al pensiero.

-Ti aiuto.-si offrì lui e cominciò a sbottonarle i tanti bottoncini del corpetto.

Quando finì lei lo gettò su una sedia poi si sciolse la gonna che fece la fine dell’indumento precedente, a quel punto si tolse le varie sottane per rimanere in camicia e calze, non gli aveva rivelato che non le avevano dato dei mutandoni ma non si vedeva causa la lunga camicia.

Lui si tolse la giacca e le scarpe, lei gli si avvicinò per sbottonargli il gilet e lo poggiò con gli altri vestiti mentre lui si toglieva il fazzoletto. Lei gli tolse la camicia facendogliela passare da sopra la testa e rimase ad osservare il suo torace, passandogli le mani sul pettorali e stuzzicando con le dita i capezzoli sentendolo trattenere il respiro.

Le accarezzò i capelli fino a prenderle il volto tra le mani, poi la baciò. Stavolta fu un bacio più intenso, senza l’imbarazzo della chiesa, fu un bacio voglioso e lui la strinse per la vita mentre lei faceva lo stesso. Salì sulla schiena e poi le toccò i seni attraverso la camicia, a quel punto il bacio finì ma lo sguardo che avevano era pieno di desiderio.

Lui la prese in braccio e la adagiò sul letto sedendole accanto. Riprese a baciarla infilandole una mano dentro la larga camicia e poggiandola sul seno. Le stuzzicò il capezzolo dapprima con le dita mentre con la bocca scendeva giù per il collo e per il petto per poi fermarsi sul seno. A quel punto fu lei a trattenere il respiro. Non l’aveva mai creduto ma le piaceva.

Angel si tirò a sedere e lei fece lo stesso per dargli l’opportunità di toglierle la camicia. Lui non lo sapeva quindi rimase abbastanza a bocca aperta quando vide che sotto era nuda e le osservò il corpo perfetto. Solo con le calze e le giarrettiere era oltretutto una visione veramente erotica.

-Sei più bella di quanto non pensassi.-mormorò roco ed emozionato.

-Tu mi pensavi?-si stupì lei.

-Non hai idea di quanto.-ammise.

-Angel, voglio vederti.-disse lei e lui si tolse via i calzoni con le calze tornando poi al suo fianco.

Faceva un po’ freddo, anche se l’atmosfera era ormai diventata incandescente, quindi si infilarono sotto le coperte e lui si mise sopra.

-Se ti faccio male dimmelo e mi fermerò.-le disse.-Ma fallo prima che mi unisca a te, credo che dopo non riuscirei a fermarmi.-

-Voglio solo che continui.-la incitò e lui scivolò tra le sue gambe entrando in lei.

Si mosse dapprima lentamente innescando il loro reciproco piacere e facendola gemere ed inarcare sotto di se, poi cominciò sempre più veloce. Lei gli graffiò la schiena con le unghie e lui le baciò il collo scoprendo un punto sensibile che la fece gemere di piacere.

-Oh…Angel…-mormorò lei contraendosi nell’orgasmo che innescò quello di lui.

Buffy si ritrovò a pensare per la prima volta in vita sua che se la felicità aveva quel sapore allora ne avrebbe voluto per sempre.

Più tardi erano distesi l’uno accanto all’altra, la testa di lei sul petto di lui che dolcemente le carezzava i capelli con le dita. Ormai l’imbarazzo iniziale era sparito per lasciare posto ad una complicità fisica evidente e alla confidenza. Avevano ripreso a parlare di alcune loro avventure giovanili e Buffy gli aveva addirittura parlato di Willow, Xander e Cordelia evitando di fargli sentire quanto sentisse la loro mancanza per non insospettirlo.

Dopo qualche ora un brontolio si udì nella camera ed entrambi si guardarono scoppiando a ridere e poi a sedere. Era stato lo stomaco di Buffy a protestare ma quello di Angel non era messo meglio dato che subito dopo si fece sentire anche lui.

-Scendo giù a prendere qualcosa.-si offrì lei saltando giù dal letto e mettendosi una lunga camicia che le arrivava fino al ginocchio.

-Buffy, no, ci vado io!-fece lui scattando ma lei si era già avvolta in un plaid ed aveva aperto la porta.

-Tranquillo che non mi perdo.-rise e uscì di corsa mentre lui la chiamava per fermarlo invano.

Peccato che Buffy non avesse previsto che la locanda fosse piena di uomini di Lindsey che appena la videro urlarono di gioia e cominciarono a ridere e battere le mani. Cominciarono a lanciarle battute volgari, specie sulle prestazioni di Angel. Per tutta risposta lei fece dietro front e corse di sopra sbattendo la porta e poggiandosi ad essa.

Angel era ancora nudo sul letto attorcigliato al lenzuolo e si sbellicava dalle risate piegato in due come se quella fosse la scena più comica del mondo.

-Ho cercato di fermarti.-disse riprendendo fiato.-Dovresti vedere la tua faccia.-

-Che cavolo ci fanno tutti quegli uomini di sotto?-sibilò indicando con il pollice alle sue spalle.

-Sono testimoni che ha lasciato Lindsey per fare in modo che il matrimonio sia valido.-le spiegò scendendo dal letto ed infilandosi i calzoni ed in fretta la camicia.-Mi sa che ormai hai la reputazione rovinata sassenach.-sorrise infilandosi le scarpe.

-Vuoi andare la sotto?-chiese terrorizzata all’idea.

-Ragazza non ho intenzione di morire di fame per i prossimi tre giorni, soprattutto se ci diamo da fare come abbiamo fatto, mi hai prosciugato le forze.-le diede un bacio in fronte.-Non dar peso alle loro battutacce volgari.-ed uscì.

Buffy sentì delle risa aumentare quando Angel scese di sotto e dei commenti che anche nella sua epoca si sarebbero scandalizzati. Angel rispose a tono con un marcato accento irlandese e tornò dopo pochi minuti pieno di cibo e vino dichiarando che così sarebbero stati al sicuro per un po’.

-Me lo auguro per te O’Donovan!-lo minacciò puntandogli contro l’indice e si avviò sul letto.

-Non è male quando mi chiami così.-sorrise prendendola per la vita.

-Vedrai poco alla volta quante cose ti piaceranno di me.-lo provocò.-Adesso però, mangiamo!-si fiondò sul letto mentre lui la seguiva ridendo.

-Credo che non sarà male essere sposati dopotutto.-proclamò.

Buffy scoprì che era piacevole stare in intimità con Angel. Riuscivano a parlare di qualsiasi argomento con facilità, ridevano e scherzavano, e presto acquisirono una certa famigliarità anche nel fare l’amore. Scoprì che Angel era un amante passionale e attento ai suoi bisogni, una cosa che la stimolava a rispondergli con la stessa intensità.

Fu semplice e rassicurante lasciarsi cullare sempre più spesso dalle sue braccia e dormire poggiata al suo petto che le dava un caldo senso di rifugio. Stranamente non si sentiva in colpa per il tradimento che stava facendo a Spike. Semplicemente non pensava a lui.

 

continua...

 

Il viaggio B

Dopo pochi giorni ripresero il cammino e l’imbarazzo scese di nuovo su di loro. Lontani dall’intimità della camera da letto si riformava un’aura di arrossamenti, frasi balbettate e nervosismo, una cosa che entrambi giudicavano snervante.

Ad Angel non piaceva molto quel disagio quindi si fece preparare un leggero pranzo a sacco e la portò a fare un picnic nel bosco, vicino ad una radura dove si trovava un lago. Un posto intimo e tranquillo dove poter parlare in pace.

-Puoi dirmi una cosa?-gli chiese lei mentre lui raccoglieva dei grossi rami per accendere un fuoco.

-Certo.-assentì alzando le spalle.

-Sei stato in Francia, giusto?-chiese e lui annuì.-Perché, allora, al tuo ritorno non sei tornato a Lallybroch? A casa tua?-

-Io non mi sentivo di incontrare mia sorella. Lindsey mi aveva informato che…-si interruppe imbarazzato.-Si, mi disse che lei aspettava un bambino. Di Finn.-rivelò.

-Oh cielo, mi dispiace.-mormorò avvicinandosi.

-E poi aggiunse anche che lei dopo la nascita…beh io l’avevo lasciata sola e quindi lei non aveva potuto fare altro…lei si mise con un altro soldato inglese ma Lindsey non sapeva bene chi fosse.-gettò d’un fiato.-Le mando sempre dei soldi ma non riesco…si, non riesco ad immaginare di trovarmi faccia a faccia con lei.-

Buffy gli prese il volto tra le mani e fece in modo che lui la guardasse negli occhi. Quelle due pozze scure avevano una luce triste e malinconica che più di una volta lei aveva avuto modo di notare. Si era sempre chiesta il perché e adesso le risposte stavano venendo a galla: Angel O’Donovan aveva avuto una vita tutt’altro che facile, segnata da morte, frustate e da Riley Finn, oltre che da tante altre cose che avrebbe tanto voluto spazzare via.

-Ti ricordi che ti ho raccontato della mia fuga dal carcere di Galway, quella in cui un maresciallo è stato ucciso e gli inglesi hanno creduto che sia stato io e mi hanno bandito?-le chiese.

-Si, me lo ricordo.-annuì.-Perché?-si stupì.

-Perché un disertore assistette alla cosa e sa chi ha davvero ucciso quel maresciallo. Ovviamente di un disertore non ci si può fidare molto ma tempo fa ci siamo incontrati in segreto e mi ha rivelato chi è stato.-le spiegò.-Grazie a lui comunque ho potuto rimettere piede in Irlanda senza venire impiccato appena sbarcato.-

-E chi è stato?-lo incitò.

-Beh, è stato Finn, ma per ora non posso dirti altro. È meglio se adesso accendo il fuoco.-posò i pezzi di legno e cominciò a darsi da fare con la pietra focaia.

-A volte mi sembra che Lindsey ti guardi in modo strano.-gli rivelò durante il ritorno.

-Lo so, me ne accorgo pure io.-assentì.-È per via della successione al clan. Lilah è una donna e anche se è una gran padrona, ammirata e rispettata, non rimarrà in vita per sempre, oltretutto non si nota ma è un po’ cagionevole di salute. Il suo bambino, Hamish, è ancora troppo piccolo per prendere il comando quindi tutto passerebbe a Lindsey, finché Hamish non è pronto, ma anche se è un gran condottiero e un valido braccio destro per la sorella non sono in molti quello che lo vorrebbero come capo clan. Molti uomini sanno però che ci sarebbe un’alternativa.-

-E cioè tu?-chiese ma era un’affermazione.

-Esatto e questo spaccherebbe il clan in due specialmente perché io non ho alcuna intenzione di fare su e giù tra la Scozia e l’Irlanda come Lilah e Lindsey amano tanto fare. E poi io non alcuna intenzione di diventare capo, neanche costretto.-sorrise.

-Queste cose sono troppo complicate per me.-sospirò facendolo ridere.

-Si vede che tutti sbagliano nel considerarti una spia. Anche se riesci a non far trapelare i tuoi pensieri e le tue emozioni quello che pensi lo dici subito e spesso con troppo sarcasmo.-le fece notare.

-Sono contenta che non mi ritieni tale.-sorrise mentre si sedeva su un plaid che lui aveva sistemato all’ombra di un grosso albero.

Lui accese il fuoco poi la aiutò ad alzarsi perché voleva insegnarle a pescare. Il lago era pieno di pesci così lei si arrotolò le gonne intorno le ginocchia, si tolse calze e scarpe e lo seguì nell’acqua lamentandosi perché era ghiacciata.

Non riuscì a pescare granché ma Angel si, per fortuna, così mangiarono pesce arrosto, pane, focacce e frutta accompagnati da una bottiglia di vino. Risero e scherzarono tutto il tempo poi si stesero all’ombra senza fare l’amore ma soltanto a dormire un po’ per smaltire il pranzo.

Buffy si svegliò per prima. Non sapeva che ora era e maledisse il non avere un orologio, cosa che probabilmente si sarebbe rotta con l’acqua dopo il suo lancio dalle rupi di Moher. Dalla posizione del sole dedusse che potevano essere circa le tre del pomeriggio, essendo ormai quasi la fine di ottobre le giornate erano corte e il sole era già basso, quasi prossimo al tramonto.

Osservò Angel dormire accanto a sé. Il suo volto era disteso, rilassato e gli angoli della bocca appena piegati in un leggero sorriso. Dormiva su un lato, un braccio sotto la testa come cuscino e l’altro a cingerle la vita. Sorrise vedendolo e con la punta delle dita gli scostò i capelli dalla fronte seguendo i tratti del suo viso.

-Accidenti.-sospirò piano a denti stretti.

Aveva sempre avuto una strana sensazione nei suoi confronti. Aveva attribuito alla sua voglia di vederlo il fatto che era ferito e quindi lei aveva il dovere di medico di visitarlo e curarlo e non aveva fatto caso neanche al fatto che cercava di combinare piccoli incontri casuali, o che lo seguiva con lo sguardo attenta ad ogni suo piccolo movimento analizzando ogni curva del suo corpo…si era semplicemente presa una bella cotta.

Nell’ambito ospedaliero aveva visto molti medici ed infermieri infatuarsi e alcuni intrecciare brevi relazioni. Alcune erano durate un po’, altre erano finite con gravidanze o divorzi, aveva visto anche qualche malattia venerea ma si era sempre tenuta il più lontano possibile da quel guazzabuglio che avrebbe solo creato ancora più problemi alla sua crisi matrimoniale con Spike.

Ma ora c’era Angel mentre Spike era lontano ben tre secoli circa da lei e chissà cosa stava facendo. E lei era sposata con Angel adesso. Angel che comunque le piaceva, la faceva ridere, non era un marito che pensava di comandarla e che a letto non era bruto, anzi pensava anche a lei. Angel di cui non voleva innamorarsi perché non aveva ancora abbandonato il suo progetto di fuga.

Si girò su un fianco per guardarlo in faccia sorreggendosi il viso con la mano, le piaceva mentre dormiva. Lui, però doveva aver percepito il suo sguardo nel sonno perché poco dopo aprì gli occhi e la scoprì facendole un sorrisetto.

-Cosa c’è da guardare?-le chiese con la voce impastata.

-Solo tu.-rispose sincera.

-Mi sono addormentato, scusa.-si tirò a sedere poggiandosi al tronco dell’albero.

-Non preoccuparti, anch’io mi sono svegliata da poco.-rivelò sedendosi a sua volta di fronte a lui.

-Il sole è ancora abbastanza alto, vuoi che torniamo alla locanda prima che faccia buio?-chiese.

-Possiamo aspettare ancora un po’ se vuoi, perdere dell’altro tempo.-ammiccò.

-Mm, e cosa proponi di fare?-la prese per la vita tirandola più vicino a se.

-Qualcosa ci sarebbe.-disegnò dei cerchi con il dito sul suo petto.

-Sono alla tua completa mercé.-

-Interessante.-sorrise e lo spinse giù.

Raccogliendo gonna e sottane varie gli si mise a cavalcioni sopra poi si chinò a baciarlo ma lui interruppe presto il bacio, pareva perplesso.

-Che stai facendo?-le chiese.

-Oddio!-esclamò lei colta da una rivelazione improvvisa.-Non sai che lo si può fare anche così?-chiese.

-Come?-aggrottò la fronte.

-In questa posizione.-rispose ovvia.

-Davvero? Ma io così non riesco a muovermi.-protestò.

-Ma io si e vedrai che non è male.-gli aprì la camicia baciandogli il petto.

Lui le accarezzò i fianchi attraverso la gonna salendo su per la schiena. Lei gli stava baciando il collo stuzzicandolo con la lingua. Una vena pulsava sulla sua giugulare e lei la baciò sentendolo rabbrividire. A quel punto armeggiò con la patta dei pantaloni, maledì le sottane, e anche se probabilmente lui non era ancora del tutto convinto qualcosa rispondeva e anche bene.

Le abbassò la camicia sulle spalle e le denudò i seni cominciando a stuzzicarli con le labbra e la lingua finché non sentì le punte dure. Lei gli mise una mano tra i capelli facendo in modo che la sua testa non si allontanasse dal suo petto.

Quando fu in lei, Angel rovesciò la testa all’indietro invocando piano la grazia. Buffy cominciò piano a muoversi poi raggiunse un ritmo sempre più veloce, lui la teneva per i fianchi. Si baciarono in modo famelico stimolando la loro eccitazione e raggiunsero il culmine insieme, lei si lasciò andare contro il suo petto poggiando la testa nell’incavo del suo collo.

-Te l’avevo detto che non sarebbe stato male.-gli disse qualche minuto dopo.

-Avevi perfettamente ragione.-la fece ridere.

-La prossima volta ti farò stare totalmente sdraiato.-promise alzando la testa per guardarlo.

-Perché, si può fare anche in quel modo?-si stupì aiutandola a ricoprirsi i seni ancora scoperti.

-Certo.-assentì.-Ci sono un sacco di cose che non sai e credo che mi divertirò ad insegnartele.-

-Sarà divertente impararle.-precisò facendola ridere ancora.

Poco dopo si risistemarono e tornarono insieme alla locanda e sulla porta trovarono Oz, che Buffy aveva ribattezzato “l’uomo silenzioso” ad attenderli sulla soglia. Appena li vide si alzò e lanciò ad Angel un sacchetto che fece un rumore metallico.

-Un regalo di nozze da parte di tutti noi.-si limitò a dire alzando le spalle.

-Cosa?-si stupì guardandolo straniato.

-Bello, guarda che c’è gente che non è stato tutto il giorno ad oziare in buona compagnia nei campi. Quel denaro è frutto di un duro lavoro!-lo guardò male offeso dalla sua diffidenza.

-Capisco.-sospirò.-Dadi o carte?-chiese.

-Entrambi. È venuto un gruppetto di dragoni che abbiamo letteralmente spennato.-accennò un sorriso e a Buffy parve strano dato che era sempre serio.-E non ringraziarmi, ragazzo. Semplicemente divertiti anche per me, eh?-fece l’occhiolino a Buffy.

Per tutta risposta lei si premette due dita sulle labbra e gli lanciò un bacio, Oz si diede un piccolo schiaffo sulla faccia in segno che l’aveva ricevuto poi tornò dentro lasciando i due a ridere divertiti. Quando si furono calmati entrarono perché si stava facendo tardi e lo stomaco cominciava a farsi sentire, era ora di cena.

Quando tornarono in camera, la prima cosa che Buffy fece fu sciogliersi lo chignon. Portava spesso i capelli raccolti, specialmente in ospedale non poteva lasciarli liberi, ma spesso le piacevano sciolti. I suoi lunghi capelli color oro le erano sempre ricaduti come un manto di seta sulla schiena.

-Hai dei bellissimi capelli, lo sai?-la lodò Angel.

-Davvero ti piacciono?-sorrise arrossendo.

-Si, hanno lo stesso colore del grano maturo baciato dal sole. Al castello ho sentito una delle figlie di Lindsey dire ad un’amica che lei neanche facendo tantissimi impacchi di camomilla al giorno avrebbe mai avuto capelli biondi come i tuoi. Ti avrebbe cavato gli occhi per l’invidia ah…era anche invidiosa dei tuoi brillanti occhi verdi.-scoppiarono entrambi a ridere.-Anche Fred, mia sorella ha i capelli molto lunghi come te ma i suoi sono castani e un po’ mossi.-

-Ti somiglia?-gli chiese chiedendosi che aspetto aveva la misteriosa Fred di cui Angel amava tanto parlare. Dalla sua voce traspariva sempre un profondo affetto.

-Non tanto anche se pure lei ha capelli castani ed occhi scuri come me. Lei è un po’ più alta di te ma piccolina di costituzione, mia madre temeva sempre che si ammalasse al minimo colpo di vento. Somiglia a mio padre, io invece ho preso da mia madre.-

-Hai lo stampo scozzese allora.-si sedette accanto a lui sul letto.

-Pare proprio che io abbia preso dai McDonald.-concordò.

-Speriamo che non abbia anche il carattere di Lindsey. A quel punto saremmo veramente tutti rovinati.-ironizzò facendolo ridere.

Pochi minuti dopo non parlavano più.

 

Un paio di giorni dopo ripresero il viaggio raggiungendo Lindsey e gli altri uomini. Viaggiarono verso Galway dove Lindsey portò Buffy al cospetto di Finn mentre Angel attendeva fuori. Il colloquio non durò molto, specialmente Buffy dopo pochi minuti fu fatta uscire dalla camera dove Lindsey rimase solo con il capitano.

Raggiunse Angel e attesero finché Lindsey non tornò. Non dissero niente finché non furono abbastanza lontani, a quel punto, Buffy si decise a chiedere qualcosa.

-Beh, il capitano Finn non era molto soddisfatto delle nozze.-esordì Lindsey cauto.-Sappiate che non vi riferirò le sue esatte parole perché non sono adatte alle orecchie di una signora, mistress O’Donovan.-

Buffy rabbrividì al sentirsi chiamare in quel modo, anche perché Lindsey ci aveva messo dentro un bel po’ di sarcasmo che subito fu smorzato dall’occhiata livida che Angel gli lanciò.

-Siete quindi sicuro che non prenderà provvedimenti al riguardo?-insistette.

-State tranquilla, il capitano Finn ha ben altre cose di cui occuparsi che di una sassenach per quanto graziosa. E so per certo che non vuole irritare Lilah, anche se è una donna è comunque un capo che sa farsi valere, sequestrandole la nipote, vi pare?-sorrise per rassicurarla.

A Buffy fece una strana impressione sentirsi chiamare “nipote”, anche se sicuramente Lilah l’avrebbe considerata tale, aveva ormai capito che la lady sapeva avere pugno di ferro per quanto riguardava le sue terre ma era anche dolce con chi intendeva proteggere e con la sua famiglia.

Conclusosi il giro per i possedimenti cominciarono a fare ritorno al castello anche se subirono un certo ritardo a causa di un piccolo scontro con dei ladri che cercarono di derubarli, fortuna che nessuno si fece seriamente male. Ma questo piccolo incidente convinse Lindsey ed Angel a fornire a Buffy un pugnale e anche ad insegnarle ad usarlo.

Durante una fermata per far riposare i cavalli condussero Buffy in mezzo alla radura dove uno degli uomini di Lindsey, uno dei più bravi con le armi, si improvvisò maestro. Gli altri si sedettero a cerchio intorno a loro come spettatori e consiglieri.

Lo scozzese le mostrò come impugnare bene il pugnale trovando un punto di equilibrio poi le fece vedere come si poteva colpire dal basso e dall’alto, anche se Buffy era abbastanza piccolina di statura per poter colpire dall’alto. Le mostrò i punti da colpire e poi anche come colpire alle spalle. In tutto la lezione durò qualche ora poi gli uomini costruirono un manichino improvvisato con dei sacchi riempiti di erba tenuti rigidi da rami spezzati dagli alberi in modo che potesse fare pratica.

-Beh, al massimo se non sono capace con questo…-mostrò il coltello.-…potrò sempre mettere in pratica i miei insegnamenti di difesa personale.-commentò alla fine quando la lezione finì e tutti si voltarono a guardarla perplessi e confusi, come se venisse da marte.-Che c’è?-chiese.

-Cos’hai detto?-chiese Angel guardandola strano.

-Difesa personale.-ripeté.-Fare a botte ma in modo molto più raffinato.-tentò di spiegare e tutti si misero a ridere.

-Si, come se voi foste capace di neutralizzare un uomo con le mani nude.-rise Lindsey.

-Okay, vi farò vedere.-sospirò.-Angel, vieni qui.-lo invitò.

Ridendo sotto i baffi, suo marito si alzò e la raggiunse senza capire cosa lei avesse in mente.

-Adesso io simulo una tranquilla passeggiata per i fatti miei e tu molto silenziosamente mi attacchi alle spalle.-gli ordinò.

-Questo sarà un vero piacere.-rise mentre gli altri sghignazzavano.

-Lo vedremo.-disse e si girò fingendo di farsi gli affari propri.

Angel era davvero silenzioso perché non lo udì arrivare, ma lo sentì attaccarla mettendole un braccio intorno al collo tenendola stretta e brandendo un pugnale con la mano libera. Furbescamente, Buffy gli diede una potente gomitata alla stomaco, gli pestò un piede e poi usando la schiena come leva lo catapultò a terra sotto lo stupore generale.

-E dopo me la do a gambe come se avessi il diavolo alle calcagna finché non sono al sicuro.-concluse rivolgendosi a tutti.-Ti ho fatto male?-chiese ad Angel porgendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.

-Credo che tu mi abbia quasi rotto una costola.-si lamentò alzandosi e tenendosi lo stomaco.

-Lo so.-sorrise sorniona.-Se invece mi attacchi di fronte ti do prima una testata al naso così te lo rompo e poi una ginocchiata ai gioielli di famiglia così forte da farti inginocchiare al suolo. Vuoi vedere?-

-No, grazie, risparmialo se qualcuno ti attacca per favore.-si tirò indietro.

-Da dove cavolo vieni, donna?-le chiese Lindsey.

-Nel nuovo mondo ci sono un sacco di cose che non sapete.-gli rispose.

-Credo che la prossima volta ti insegneremo a sparare.-propose Angel.-Però per quello devi stare attenta, sassenach, il rinculo potrebbe spaccarti i denti e tu hai un bel sorriso.-

Fece ridere tutti anche Buffy che gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio facendo in modo che nessuno la sentisse:-Un’altra battutaccia del genere e poi vedrò io dove ficcarti il rinculo, oltre al fatto che di sicuro stanotte andrai in bianco e sono irremovibile.-lasciandolo basito.

Ripresero il viaggio, ormai mancava veramente poco al ritorno al castello, quando durante una sosta in un piccolo villaggio incontrarono una vecchia conoscenza di Angel che saputo delle nozze non fu soddisfatto finché non fece un piccolo dono alla sposa. Le consegnò un piccolo involucro di carta sudicia legato da un cordoncino sporco poi si dileguò. Sedutasi con Angel al riparo dal sole sotto un albero, Buffy lo scartò trovando un pezzo abbastanza grosso di ambra grezza levigato e lucidato e su cui spiccava la sagoma di una libellula che spiccava il volo.

La sua vista le fece sussultare il cuore e impallidire ma non lo diede a dimostrare a suo marito e si concentrò sul foglio di carta su cui c’erano scritti un paio di versi.

-Cosa c’è scritto?-gli chiese.-Non capisco il gaelico.-

-Non è gaelico.-le spiegò.-Questo è latino, sono versi di Catullo. …da mi basia mille, deinde centum, dein mille altera, dein seconda centum…-le recitò.

-Sembrano dei bei versi. Cosa significano?-gli chiese mentre si tranquillizzava, lui non aveva notato niente.

-Resta una notte eterna da dormire. Dammi mille baci. Ora altri cento. Ora altri mille, poi ancora cento, poi altri mille, poi ancora cento.-le tradusse arrossendo.

-Sono davvero belli.-sorrise.

-Si, è vero.-assentì.-Senti, anche se ormai siamo vicini al castello ci sono rimasti ancora alcuni affari da sbrigare. Tra quattro giorni io ho un appuntamento importante, devo incontrare di nuovo quel disertore di cui ti ho parlato e Lindsey verrà con me.-le rivelò.

-Capito.-annuì.

-Lindsey verrà con me per proteggermi insieme ad Oz e ad altri uomini. Anche se so che Lindsey mi proteggerà da lui spesso mi guardo le spalle per via di quella cosa riguardo il clan che ti ho detto e anche per via di Lallybroch, la mia terra. È un terreno fertile e si trova in una buona posizione di controllo. Oltretutto loro sanno che se dovessi morire Lallybroch passerebbe a te che sei mia moglie.-le rivelò.

-Davvero?-si stupì e lui annuì.

-Questa è una bella responsabilità.-disse rigirandosi il pezzo d’ambra tra le mani.

-Devi stare tranquilla, a te non accadrà niente.-le strinse una mano.

-Speriamo.-sospirò e si rialzarono per tornare dagli altri.

Quel pomeriggio andarono a fare un giro in una radura. Dato che avevano sempre viaggiato, Buffy si era rifiutata di fare l’amore nei pressi dell’accampamento dove tutti gli uomini potevano sentirli o vederli, così entrambi ci avevano rinunciato ed ora sentivano una strana tensione per via dell’astinenza.

Il posto era perfetto, ben nascosto ma non troppo lontano e non impiegarono troppo tempo in chiacchiere dato che volevano entrambi solo una cosa. Buffy si sentiva stranamente felice con lui e libera dai pensieri su ciò che aveva lasciato in un futuro lontano circa trecento anni.

Ad un certo punto, però, sentì Angel fermarsi di botto ed irrigidirsi. Lo guardò notando che aveva la canna di una pistola puntata contro la tempia. Sgranò gli occhi improvvisamente impaurita.

-Alzati, bastardo in calore.-gli fu ingiunto.

Si alzò lentamente e Buffy ebbe modo di vedere che erano due disertori delle giubbe rosse. Erano sporchi, con le uniformi a brandelli ed armati di moschetti, pistole e spade. La paura aumentò notevolmente e si sentì sudare freddo.

Le loro intenzioni erano chiare e questo fece istintivamente paralizzare Buffy. Volevano prima violentarla stando ben attenti a che suo marito guardasse e poi ucciderli.

-Adesso ci penso io alla troia, sta a vedere come si fa bamboccio.-disse l’altro cominciando ad abbassarsi i calzoni.

Guardando Angel, Buffy si rese conto che lui stava per mandare al diavolo la possibilità che potessero fargli saltare subito le cervella e provare ad ammazzare i due ma lei sapeva che la prima mossa spettava a lei, doveva distrarli in modo tale che lui potesse librarsi senza conseguenze e agire, così fece finta di essere troppo terrorizzata per muoversi.

“Forza, Summers, che puoi farcela.” Si disse. “Hai dato dimostrazione a degli rozzi uomini delle future e moderne tecniche di autodifesa, le lezioni che hai seguito dopo l’ora di ginnastica adesso ti saranno veramente utili.”

Attese fino all’ultimo prima di agire, attese finché lui fu abbastanza vicino da sentire l’alito puzzolente sul viso e la pelle contro le cosce, a quel punto gli tirò indietro i capelli per poi dargli una testata sul naso e spingerlo via. Si rialzò di scatto tenendo le gonne alzate in modo da potergli appioppare una ginocchiata sotto il mento e spaccargli la mascella.

L’altro compagno, distratto dalla scena, non si accorse di Angel che gli sfuggì dalla mira e che gli tirò via la pistola per poterla usare per colpirlo prima in volto e poi alla nuca per fargli perdere i sensi. L’altro non era ancora svenuto così Angel usò la stessa tecnica.

-Comincia a correre via.-ordinò a Buffy che non si fece ripetere due volte la cosa.

Dopo pochi metri però sentì indistintamente il rumore di due spari e si bloccò di colpo appoggiandosi ad un albero. Fu così che Angel la trovò un minuto dopo arrivando di corsa. Quando la vide in quel modo sotto shock la prese tra le braccia stringendola contro il suo petto.

-Tesoro, mi dispiace tanto.-le mormorò contro i capelli.

-Non è colpa tua.-mormorò.

-Shh, shh…andrà tutto bene adesso.-forse era lui quello più spaventato.

-Rimani con me.-ma non appena ebbe finito di dirlo gli cadde svenuta tra le braccia.

Quando si risvegliò metà degli uomini la guardavano attendendo che si riprendesse. Si affaccendarono intorno a lei per assicurarsi che stesse bene. Le fecero bere del te caldo corretto con del whisky e quando furono sicuri che stava bene si accamparono facendo in modo che non rimanesse mai sola, anche se c’era sempre Angel con lei.

Poi arrivò il giorno dell’appuntamento di Angel e quando lui le disse che non l’avrebbe portata con se sgranò gli occhi semi terrorizzata.

-Cosa?!-esclamò.-No, non puoi lasciarmi sola, portami con te!-

-Non posso, Buffy, temo in qualche attacco da parte di Finn nei tuoi confronti e non posso esporti al pericolo in caso quel disertore decida di tradirmi.-

-Non me ne frega niente, non ci rimango qui da sola in mezzo al bosco!-insistette.

-Buffy non ti succederà niente, nasconditi con il cavallo e attendi, arriverò presto.-

-No!-urlò quasi isterica.

-Non costringermi a legarti.-la minacciò.

-Come ti pare, allora! Vattene via!-lo cacciò in malo modo.

-Tieni sempre il pugnale a portata di mano e se scappi via sappi che non solo ti troverò ma ti concio il sedere per le feste, non prometto mai a vuoto ricordarlo.-le diede un veloce bacio sulla fronte e poi se ne andò lasciandola nervosa.

Buffy passeggiò a lungo pensando e ripensando, non avrebbe mai pensato che qualcosa del genere le sarebbe potuto accadere proprio a lei. Faceva fresco al riparo degli alberi e lei si divertì, oltre che a rimuginare, anche a cercare nuove piante e a scovare degli uccellini.

Fu dopo un paio d’ore che si accorse di essere sola e anche a pochissimi chilometri dalle rupi di Moher, dato che ormai erano nei pressi di Galway da circa una settimana. Era vicina alla possibilità di poter tornare alla sua epoca, alla sua vita…a Spike.

A quel punto si sentì mancare il fiato perché le venne in mente Angel. Come poteva sparire senza lasciargli nemmeno un biglietto dopo che lui era stato così buono con lei? Si sentiva stringere il cuore alla sola idea. Ma forse lui si sarebbe fatto convinto che i lupi l’avevano attaccata e presto l’avrebbe dimenticata, magari risposandosi con la giovane Darla giù al castello. Pensando a lui insieme alla giovane bionda con gli occhi azzurri si sentì montare di gelosia ma lasciò andare via il cavallo e si inoltrò verso quella direzione, verso casa.

Sul cammino incontrò un corso d’acqua parecchi largo, doveva per forza attraversarlo, così si tolse scarpe e calze in modo da essere più libera nell’acqua. Raccolse gonna e sottane vi entrò, l’acqua le arrivava alle caviglie ed era così ghiacciata da farle trattenere il fiato. Quasi a metà si accorse che non era troppo profonda dato che le arrivava appena alle ginocchia ma si era rallegrata troppo presto perché ad un tratto sentì il vuoto sotto i piedi e cadde totalmente in acqua. Quel punto doveva essere profondo almeno tre metri e lei arrivò fino in fondo. Puntò i piedi e si diede la spinta per tornare in superficie dove si sentì afferrare per le spalle e tirare fuori da quella che all’inizio giudicò una forza sovrumana e che con lo sguardo appannato dall’acqua non riuscì a capire.

Tossì e sputò acqua per diversi minuti mentre si strizzava i capelli che si erano sciolti e si scrollava di dosso l’acqua accumulata. Appena si fu ripresa sufficientemente si rese conto che chi l’aveva tirata fuori era solo un uomo e si voltò verso la figura che attendeva alla riva.

-Graz…-esordì ma il ringraziamento le morì in gola quando scorse l’alta figura del capitano Riley Finn che la guardava con un sorrisino spavaldo, un frustino da cavallo in mano che teneva poggiato lungo la coscia e che le fissò letteralmente terrorizzata.

 

-L’idea di usarlo su di voi mentre siete ancora bagnata ha le sue attrattive madame.-esordì.-Ma è probabile che mi verrà in mente qualcosa di meglio.-

-Immagino che non vi sia permesso frustare le donne.-si rialzò con tutta la compostezza di cui disponeva strizzandosi le gonne rese pesanti dall’acqua accumulata.

-Ma qui non siamo al comando e nessuno lo vorrebbe sapere, ma non vi torcerò un capello, state tranquilla. Non vorrei mai che Lilah Morgan si arrabbiasse per averle toccato una parente. A proposito di questo vi faccio i miei auguri per il vostro matrimonio.-ma suonava più falso di una bugia.

-Vi ringrazio.-disse cortese.-Penso che la famiglia di mio marito vi sarà in debito per avermi salvato la vita da un sicuro annegamento.-

-In effetti non pensavo di dirglielo dato che sto per prendervi e portarvi via senza far loro sapere niente.-continuava a sfoggiare quel suo sorriso da gran bastardo che Buffy detestava e al contempo temeva.

-Magari lo sanno già.-decise che come arma era meglio sfoggiare una sicurezza che in realtà non provava. Non aveva idea di che ora fosse, ne se Angel avesse già concluso il suo appuntamento o meno e fosse già tornato indietro a cercarla.

-In tal caso che sarebbero già accorsi in vostro aiuto.-le si avvicinò di un passo.-Continuo a chiedermi perché voi sembrate tanto importante per i McDonald e perché abbiate accettato di sposare uno dei loro rozzi parenti invece di preferire la mia compagnia. Arrivati a questo punto devo chiedervi ancora chi sia il vostro datore di lavoro, magari qualche francese?-

-Ancora con questa storia assurda.-scosse la testa.-Sapete, capitano Finn, ormai comincio a pensare che insistiate solo perché non riuscite ad ammettere che sono solo una semplice donna, il vostro orgoglio è tale da non ammettere un semplice errore di valutazione.-lo sfidò.

Lui scoppiò a ridere di gusto per diversi minuti lasciandola basita a gustarsi la scena. Non sapeva se ciò che aveva detto lo aveva divertito davvero o se fosse un altro dei suoi soliti trucchi. Si ritrovò a pensare a Spike, suo marito, e a tutte le volte che lui le aveva parlato di Riley Finn come di un valoroso soldato dai principi morali sani e genuini. Se solo Spike fosse stato presente sarebbe rimasto disgustato quanto lei di quel Riley di cui nessun documento ufficiale parlare.

-Prima che io congeli riuscirete a dirmi cosa ne farete di me?-gli chiese quando ebbe smesso.

-Vi organizzerò semplicemente un bel viaggetto. Non lo sapete, madame, ma nei paraggi ci sono altri miei uomini ed io mi presenterò da loro con voi. Una volta giunti al comando vi manderò ad Edimburgo insieme alla prossima spedizione dei dispacci, scommetto tutto quello che volete che la prigione di Tolbooth vi piacerà da matti.-sorrise diabolico e lei rabbrividì un po’ per la paura un po’ per l’acqua.

Non poteva andare a Tolbooth, era una delle peggiori prigioni dell’epoca, sporca, malfamata e infestata di malattie. Sarebbe morta come minimo entro breve. Oltretutto se fosse finita in Scozia non avrebbe potuto aver modo di tornare alle rupi di Moher e da li cercare di tornare a casa.

-Fate come volete.-raccolse il fiato per giocare un’ultima carta.-Vorrà dire che dal carcere scriverò al Duca di Sandrigham (è probabile che questo personaggio sia esistito davvero ma non so dirvelo con certezza, nda).-e lo vide sbiancare.

-Cosa?-le si avvicinò.-Se voi lavoraste per il Duca io lo saprei.-

-Magari non sapete proprio tutto.-lo sfidò.

La afferrò fulmineamente per le spalle sbattendola su un’alta roccia li vicino. Lei cacciò un urlo facendosi male alla schiena per l’impatto e anche perché lui la stringeva tanto forte da farle male. Le afferrò la scollatura e stracciò il tessuto non tanto in fondo da denudarle completamente i seni ma quasi.

-Grida pure, sarà più divertente.-disse mentre le alzava le gonne scoprendole le gambe.

-Va a farti fottere, bastardo!-gli urlò in faccia ricevendo in cambio uno schiaffo sulla guancia.

Fu a quel punto che Buffy sentì qualcosa di floscio contro la coscia, evidentemente se non reagiva a lui non piaceva più di tanto. Un punto per lei che le fece abbassare la paura.

-Mi sa che qualcosa non funziona a dovere.-lo sbeffeggiò ricevendo un altro schiaffo, nello stesso punto del primo.

-Mi fai un favore se togli immediatamente le mani di dosso a mia moglie!-ingiunse una voce fredda alla loro destra facendoli voltare.

Angel stava a pochi metri da loro e puntava contro di lui una pistola. Era serio e livido, la sua bocca era una dura linea dritta e gli occhi erano ridotti a due strette fessure che avrebbero incenerito un muro di pietra.

Buffy vide Riley rimanere paralizzato dallo stupore alle sue parole e anche fissare Angel a bocca spalancata mentre prendeva furtivamente il pugnale senza farsi notare.

-Cosa hai detto?-chiese incredulo.-Ah ma tu sei il giovane fanatico irlandese che credevo di aver conciato per le feste. Questa qui è davvero tua moglie? Una piccola troia carina, come tua sorella.-vide Angel fare quasi un balzo verso di lui ma fu rapido e puntò il coltello alla gola di Buffy.-Prova a muoverti e ti rendo vedovo. Adesso lanciami quella pistola, coraggio!-

Angel sospirò rassegnato e gli lanciò la pistola che lui afferrò al volo con una mano sola e la puntò verso di lui.

-Adesso ho da fare, ragazzo, quindi riprenderò da dove mi hai interrotto.-quasi non finì di dirlo che Angel si gettò sulla canna della pistola.

Riley sparò mentre Buffy cercava di urlare ma il grilletto scattò a vuoto e nel secondo in cui Riley si rese conto della cosa, Angel lo colpì con un pugno che lo allontanò da Buffy poi gli sbatté la testa contro la pietra facendolo cadere svenuto.

-Sei venuto a salvarmi con una pistola scarica?-lo aggredì Buffy.

-Devi per forza stare a recriminare?-la rimbeccò e tenendola per mano corse via inoltrandola nel bosco. A pochi metri da loro c’erano due cavalli, su uno ci stava Oz che li attendeva. Montarono in fretta e corsero via.

Cavalcarono per ore come se avessero il diavolo alle costole poi si fermarono ad un casupola nascosta dalla vegetazione dove Oz entrò mentre Angel portò Buffy poco lontano da li, vicino ad un ruscello a cui lei poté abbeverarsi.

-Come mi hai trovata?-gli chiese seduta sull’erba.

-Ho avuto la brillante idea di farti tenere d’occhio da uno degli uomini. Lo stesso che ti ha visto cadere nella pozza e venire raccolta da Riley Finn, a quel punto è venuto a cercarmi, fortuna che io avevo già finito ed ero già tornato dove ti avevo lasciata e ti avevo detto di farti trovare.-rispose freddo come il ghiaccio.-Lindsey voleva che ti lasciassi con Finn.-

-Ancora con la storia della spia eh? E tu cosa pensi?-ma lui non rispose.-Angel, per l’amore del cielo, parlami senza tenermi il muso e dimmi che ne pensi!-esclamò alzandosi.

-Io ti terrei il muso?-la affrontò.-Io sono solo stanco di lottare per dimostrare che non sei una dannata spia inglese mentre tu commetti una cretinata dietro l’altra! E sono stufo marcio di vedere gente che cerca di stuprarti, non è divertente!-

-Divertente?! Ah, si c’è tanto divertimento nell’essere terrorizzata in balia di quello che potrebbe accadere al mio corpo! Non è colpa mia!-urlò.

-Si, invece, che lo è! Perché se tu fossi rimasta buona dove ti avevo detto di restare niente di tutto questo sarebbe successo e Riley Finn non mi avrebbe visto in faccia, cosa che avrei volentieri evitato! Non appena mi volto per un secondo eccoti in qualche pasticcio ma tu non mi ascolti mai, d’altronde io sono solo tuo marito!-urlò anche lui, ormai si stavano fronteggiando.

-Ed io cosa sarei allora? Sono tua moglie e ti avevo detto che sarei stata bene con te ma tu non fai altro che darmi ordini e dirmi di stare buona! A che ti servo? A scaldarti il letto?-

-Forse neanche in quello e adesso abbiamo le giubbe rosse alle calcagna finché non arriviamo al castello da Lilah. Dio, non hai idea di come vorrei prenderti a schiaffi adesso!-gli prudevano le mani.

-Devi solo provarci che non hai idea di quello che ti faccio, maledetto pazzo e bruto! Cosa credi che mi sia fatta catturare apposta dagli inglesi?-

-Si, lo credo! Per vendicarti che non ti ho protetta nella radura dai due disertori.-

-Cosa?-fece stranita.-Ma tu deliri! A te importa solo che nessuno sia riuscito a toccare la tua proprietà, è solo così che mi consideri!-

-Lo sei!-

-Invece no, non volevo nemmeno sposarti!-lo disse volontariamente per ferirlo e ci riuscì perché lui la guardò in cagnesco.-Tu vuoi solo che io sia li pronta per quando ti viene voglia di scoparmi!-

-Non parlarmi così, puttana volgare!-

-Ti parlo come voglio, non puoi dirmi cosa devo fare e dire!-

-Tanto fai sempre come ti pare, a fanculo chi ci va di mezzo, egoista e testarda!-

-Già, si tratta sempre dell’orgoglio eh? A te brucia solo che è grazie a me che siamo sopravvissuti in quella radura mentre tu eri fermo come una statua a guardare tutto.-lei non aveva capito quanto fosse arrabbiata con lui per quello che era successo, per la paura e lo shock.

Forse perché aveva ripensato alle sue parole di proteggerla e invece non ne era stato capace “lasciandole” il gravoso compito di salvare entrambi da quella brutta situazione. Forse aveva veramente sentito la necessità che lui la proteggesse davvero quando non aveva potuto.

-So che se Finn mi trova per me è la fine eppure non ho esitato un attimo a montare in sella e venirti a salvare mentre Lindsey mi diceva di non farlo. L’arma era scarica perché mentre la rubavo ad uno dei soldati è partito un colpo e l’ha ucciso. Avrei ucciso chiunque per venirti a salvare, Buffy.-mormorò con la voce rotta.

Lei adesso taceva rendendosi conto di essere rimasta senza parole. Si rendeva conto di essere sconvolta dall’incontro con Riley e questo all’inizio non le aveva fatto capire di quanto disperato coraggio Angel si era munito per venirla a salvare. Nei suoi occhi vide che adesso la rabbia era svanita lasciando posto alla calma,

-Forse hai ragione nel dire che mi sono sentito ferito nell’orgoglio, mi sento terribilmente egoista.-

-Mi dispiace tanto, Angel, davvero tanto.-disse piano e contrita.-Scusami, ti prego.-gli si avvicinò fino a toccargli un braccio.

Il muscolo era teso fino allo spasimo, nonostante si stesse calmando doveva ancora esserci parecchio nervosismo in lui per tutta quella brutta situazione.

-Va bene, ragazza, ti scuso.-sorrise.-Perdonami anche tu, ho detto cose che non volevo.-

-Sei perdonato.-sorrise a sua volta poi lo abbracciò per la vita.

Anche lui la strinse. Però, anche se entrambi si erano perdonati, nell’aria c’erano ancora le parole cattive che si erano detti e che avrebbero faticato un po’ ad andare via. Pochi minuti dopo, lui la prese per le spalle allontanandola un po’ da sé e guardandola negli occhi con uno sguardo come di scuse anticipate per qualcosa che stava per dire, o fare.

-Buffy credo che adesso ci sia un’altra faccenda tra di noi da sistemare.-esordì grave.

-Cioè?-lo guardò perplessa.-Ci siamo già detti tutto e abbiamo anche chiesto scusa, mi pare.-rifletté.

-Si, è vero. Però con il tuo comportamento ci hai messo tutti nei guai, adesso ci toccherà viaggiare di notte e stare nascosti di giorno, per non parlare del fatto che Riley Finn mi ha visto e come ben sai tra me e lui è una faccenda personale.-le spiegò.

 

-Mi dispiace veramente tanto, Angel, davvero.-abbassò gli occhi sul terreno sentendosi veramente in colpa per tutto quel pasticcio, desiderava solo tornare a casa ma questo non poteva dirlo ad Angel.

-Lo so che ti dispiace ma tu hai disobbedito ai miei ordini quindi adesso io dovrò punirti per questo.-le annunciò.

Nello stesso istante lei si liberò dalla sua stretta alzando immediatamente lo sguardo su di lui poi indietreggiò di diversi passi terrorizzata.

-So che me l’hai detto stamattina ma non vorrai farlo davvero?-deglutì nervosa.

-Non vorrei ma devo. Ci hai messo tutti nei casini oggi e anche se hai chiesto scusa potrebbe capitarti di sbagliare ancora e ancora perché non prendi le cose sul serio. Forse da dove vieni se combini un pasticcio nessuno ci rimette la pelle ma qui è così e devi impararlo a spese tue e non degli altri.-le si avvicinò e lei indietreggiò ancora fino a trovarsi con le spalle contro un albero.

-Te lo scordi, Angel.-

-Buffy ti prego, non rendere tutto più difficile.-la implorò mentre si toglieva il cinturone.

-Ti farà sentire meglio picchiarmi?-gli urlò prossima alle lacrime.

-No, non credo ma è necessario.-

-Necessario un corno!-sbraitò.-Ma se proprio “devi” allora va bene anche se dovrai prendermi a forza.-lo sfidò e cercò di correre via ma lui era più alto e veloce e la prese dopo pochi passi.

-So che mi scuserai per questo prima o poi.-le mormorò all’orecchio poi la chinò contro un masso mentre lei urlava e scalciava.

-Ti odio! Sei un bastardo sadico!-urlò.-Non ti perdonerò mai!-

-Mi spiegherai dopo cos’è un sadico ora sta ferma.-le disse mentre le alzava le gonne denudandole il sedere.

Il primo colpo si abbatté all’improvviso facendola urlare e sobbalzare per il dolore, riuscì quasi a girarsi mollando un tale ceffone alla cieca in faccia ad Angel che gli artigliò la guancia facendolo sanguinare. Lui la rigirò tenendola fermi i polsi con una mano sulle reni poi le diede un secondo colpo. In tutto gliene diede dieci, agli ultimi lei ormai era stanca di lottare tanto che sobbalzò solo un pochino ma rimase ferma a piangere lacrime che avrebbero rotto anche la roccia su cui stava poggiata, poi Angel la lasciò andare.

Quando cercò di prenderla tra le braccia per consolarla lei si divincolò massaggiandosi i polsi su cui si stavano formando i lividi.

-Non toccarmi!-gli ingiunse.-Voglio solo che mi indichi il posto dove andrò a dormire.-non lo guardò neanche.

-La capanna ha una camera che ci hanno riservato, gli uomini dormiranno nella sala comune.-le indicò la strada verso la capanna.-Non vergognarti di loro, al massimo ti faranno un po’ di prese in giro ma non saranno cattivi.-ma lei non rispose.

Quando entrarono si voltarono tutti a guardarli e lei anche se aveva ancora gli occhi gonfi di lacrime sostenne lo sguardo di tutti a testa alta.

-Spero che Angel non sia stato troppo duro con voi, ragazza.-le disse Lindsey.-Dalle vostra urla pareva vi stessero scorticando.-e tutti risero.

-Due sculaccioni non hanno mai fatto male a nessuno.-liquidò la faccenda Oz mangiando del pane.

-Ha ragione.-concordò Jonathan.

-Si, come vi pare!-li liquidò Buffy andando verso la camera.

Angel la seguì e lei lo attese ma non appena fu davanti la porta gliela chiuse dritta in faccia con gran rumore, chiaro segno che non lo avrebbe voluto nel suo stesso letto per un po’.

Quella notte Buffy non riuscì a dormire a causa del dolore al sedere che non la faceva stare in nessuna posizione. Sapeva che per loro tutto questo era terribilmente importante mentre per lei non era altro che della noiosa storia che aveva dovuto studiare al liceo.

Però Angel era reale. Più di qualsiasi altra cosa al mondo, più di Spike e della sua vita nel 2001. Angel travolgeva i suoi sensi scombinandole la realtà, e al solo pensiero che l’aveva quasi fatto uccidere si sentiva male dentro.

Rimase tutto il giorno in camera aprendo la porta solo quando Angel venne a bussare per portarle i pasti per poi richiudergliela forte in faccia quando lui cercava di entrare. Fu verso sera che venne a chiamarla di nuovo perché era ora di rimettersi in viaggio, ormai erano vicinissimi.

La cavalcata fu una tortura al sedere dolorante, anche se Oz le aveva gentilmente sistemato un mantello arrotolato sulla sella per farla stare comoda. Soffrì in silenzio senza far capire niente a nessuno ma ad un certo punto non resistette più e scese dichiarando che avrebbe continuato a piedi, al diavolo tutti loro.

Angel le tenne compagnia e ne approfittarono per parlare così lui le raccontò che da bambino le prendeva spesso perché era una peste. Sentendolo parlare della sua infanzia, Buffy si sciolse e poco dopo ridevano.

-Mi spiace per averti picchiato.-le disse lui.

-Lo so ma anch’io ho un orgoglio che ti ci creda o no e ci vorrò un po’ per calmarmi. Fino ad allora non credo che ti permetterò di dividere il letto con me.-gli annunciò.

-Neanche quando saremo a Leoch?-chiese.

-Se per un paio di giorni dormi sul pavimento non se ne accorgerà nessuno, almeno finché non mi passerà il dolore.-

-Va bene, me lo merito.-sorrise.-Non ti picchierò più, Buffy, lo prometto.-disse e lei annuì.

-Senti ma com’è andato poi il tuo appuntamento?-si ricordò d’improvviso.

-Bene, anche se ha voluto un bel po’ per confermare che è stato Finn a sparare a quel maresciallo. Adesso l’unica cosa che posso fare è cercare di dimostrare la mia innocenza qui in Irlanda e poi decidere cosa fare.-concluse.

Ripresero a cavalcare e raggiunsero Lindsey che aveva importanti notizie per Angel: al castello era atteso il duca di Sandrigham in visita quindi loro dovevano giungere per primi e poi fare in modo che il duca ricevesse Angel per cercare di risolvere la cosa. Quindi cavalcarono di buona lena e intorno alle otto del mattino si ritrovarono a lasciare i cavalli nelle stalle del castello dove tutti andarono a riceverli.

Angel aiutò un Buffy quasi addormentata a scendere da cavallo ma dovette tenerla stretta perché per la stanchezza non le si reggevano nemmeno le gambe.

-Che è successo alla povera bambina?-tuonò la governante.-Ha avuto un incidente?-chiese ad Angel.

-Mi ha solo sposato ma se volete definirlo incidente fate pure.-le rispose calmo.

Alla notizia si precipitarono sguattere, stallieri, mozzi, giardinieri, cuochi e altri membri della servitù che tempestarono Angel di domande mentre Buffy stava stretta al suo petto imponendosi di rimanere sveglia.

Quasi si svegliò di colpo quando vide apparire la testa bionda di Darla i cui occhi azzurri brillavano per aver sentito la voce di Angel. Ma il sorriso svanì e la bella sorpresa divenne brutta quando si accorse di ciò che lui stringeva e cominciò ad assimilare la notizia. Nel medesimo istante arrivò anche Lilah attirata dal trambusto.

-Si sono sposati, signora!-le annunciò la governante.-Sono così carini, date loro la vostra benedizione che io preparo la loro camera.-la esortò.

-Beh se siete sposati lo siete.-esordì con l’aria tutt’altro che contenta.-Ma dovrò parlare con Lindsey e Jonathan per le questioni legali. Così hai dei diritti stando ai termini del contratto di dote di tua madre.-spiegò.

-Giusto e visto che ne parli adesso ho il diritto ad una quota delle terre quindi di a Lindsey di mettere di lato la mia parte quando avrà fatto i conti. Adesso zia perdonami ma mia moglie è stanca.-e detto questo si allontanò con Buffy quasi crollata sul suo petto.

 

Quasi Buffy non fece caso alla camera da letto pulita di fresco e con le trapunte calde ed invitanti che Angel la spogliò lasciandola in camicia e la mise a letto rimboccandole le coperte, ma lui non pareva avere intenzione di riposarsi.

-Dove vai?-gli chiese poggiandosi su un gomito.

-Torno presto, ho una commissione da fare.-sorrise e la spinse giù dove lei si addormentò quasi immediatamente.

Buffy dormì profondamente per qualche ora e quando si svegliò il sole era alto, doveva essere circa mezzogiorno e di Angel non c’erano segni. Si alzò e si lavò mettendo dei vestiti puliti che la governante aveva provveduto a farle avere, poi andò alla finestra.

Si chiese dove Angel potesse essere e quasi subito rivide la faccia sorpresa di Darla. Che fosse andato a cercarla per spiegarle? Scosse la testa scacciando l’immagine di loro due insieme e per distrarsi rifece il letto dando una sistemata, avrebbe più tardi portato i vestiti sporchi che aveva prima a lavare.

Fu a quel punto che ripensò a Spike, a suo marito. Chiuse gli occhi per rivedere il suo volto e si accorse di non riuscire a mettere bene a fuoco i suoi lineamenti. Non ricordava il volto di suo marito mentre le balzava alla mente quello di Riley Finn che non somigliava assolutamente a Spike.

E con Riley le venne in mente Angel e si sentì mancare il fiato pensando che se fosse riuscita a scappare e tornare al suo futuro avrebbe dovuto abbandonare Angel e non vederlo mai più. Forse non sarebbe riuscita a sopportarlo. E forse lui si sarebbe presto consolato…con Darla magari.

Su quella conclusione la porta si aprì ed Angel apparve stranamente contento ed eccitato con le guance rosse.

-Sei sveglia.-notò sorpreso.

-Speravi che dormissi in modo che non ti chiedessi del tuo incontro con lei?-chiese sgarbata.

-Lei chi?-si stupì.-Darla intendi?-

-Allora l’hai vista?-scattò.

-L’ho incontrata sulle scale. Stai bene, sassenach? Sembri stravolta.-si preoccupò avvicinandosi a lei.

-Sto bene. Come sta Darla quindi?-

-In forma e anche sorpresa dalle nostre nozze.-disse tranquillo.-Buffy non ti starai preoccupando per quella ragazzina, giusto? Guarda che lei non ha alcuna pretesa su di me e non significa niente, non ti tradirei mai anche se non provassi niente per te.-le mise un dito sotto al mento per costringerla a guardarlo negli occhi.

-E allora dove sei stato tutto questo tempo?-

-Ho chiesto alla governante un favore ma ci ha messo un po’.-cercò un sacchettino che trovò.-Molto tempo addietro le avevo chiesto di conservare una cosa per me e oggi gliel’ho richiesta.-

-Cos’è?-chiese indicando il sacchetto.

Lui si svuotò il contenuto sul palmo mostrandole due anelli in oro bianco lucidati di fresco. Avevano un disegno strano e rappresentavano un cuore incoronato sostenuto da due mani. Prima che lei potesse dire qualcosa lui le tirò via il cerchietto in rame che aveva come fede e fece lo stesso con il suo gettandoli di lato.

-Questi sono gli anelli nuziali dei miei genitori, mio padre me li aveva regalati poco prima di morire ed io li conservavo per me e la mia sposa. Sono anelli claddagh, fedi tradizionali irlandesi. Le mani rappresentano amicizia, la corona lealtà e il cuore…-si schiarì la voce imbarazzato.-…il cuore significa amore.-glielo mise con la punta del cuore rivolta verso di se.-Portato così significa che appartieni a qualcuno, non in senso figurato ovviamente.-

-Sono bellissimi.-li ammirò emozionata.

-Darla l’ho incontrata per caso mentre li portavo a lucidare, ho sposato te quindi non voglio nessun’altra.-dichiarò chinandosi a baciarla.

-Angel vuoi venire a letto con me?-gli chiese dopo il bacio.

-Ma il tuo sedere…-lei lo interruppe mettendogli un dito sulle labbra.

-Più tardi mi farai un massaggio con dell’olio.-sorrise.-Adesso voglio solo stare con te.-lo prese per le mani e gli mise l’anello nuziale poi lo guidò verso il loro letto.

-A volte mi chiedo se smetterò mai di desiderarti.-sussurrò.

-Non chiedertelo, c’è solo una risposta.-gli disse e lo baciò mentre lui la adagiava sul letto mettendosi di sopra, poi non parlarono più per molto tempo ed Angel scoprì che Buffy aveva ragione: c’era solo una risposta al desiderio ed era non ignorare la sua chiamata.

 

 

Parte 4 – Una zaffata di zolfo

Angel ringraziò in gaelico all’ennesimo brindisi in onore suo e della sua compagna, poi bevve d’un sorso il vino che aveva nel calice e a quel punto si sedette. Si era preso la responsabilità dei brindisi mentre a Buffy era toccato solo qualche sorso.

-Hai bevuto almeno dieci bicchieri interi, non ti reggerai in piedi di questo passo.-lo riprese bonariamente sua moglie.

-Non sono ubriaco, fidati. Potrei andare avanti con questa roba tutta la notte.-sorrise.

Poco lontano da loro Lindsey e Lilah parlavano fitto tra di loro, le candele gettavano ombre sui loro visi facendoli apparire marmorei, i fratelli McDonald erano belli e tutti ne erano consapevoli. Buffy li osservò giusto un secondo chiedendosi ancora una volta come facessero i due ad attirare così inconsapevolmente l’attenzione.

-Però mi sta scoppiando la vescica, torno subito.-Angel attirò di nuovo la sua attenzione e un secondo dopo schizzò via.

A quel punto, Buffy rivolse la sua attenzione alla sua sinistra dove c’era seduta Faith Wilkins. Suo marito Richard era seduto accanto a Lilah e Lindsey come si conveniva al pubblico ministero ma Faith aveva assolutamente voluto sedersi accanto a lei dicendo che non voleva sorbirsi discorsi di affari tutta la sera e adesso Buffy sapeva che lei non sarebbe di sicuro stata con la bocca chiusa.

-Tuo marito è stato ancora male di stomaco?-le chiese.-Non sembra stare benissimo.-notò e la sua amica si voltò giusto un attimo a guardare il suo coniuge.

-Di sicuro non è peggiorato.-alzò le spalle.-E tu invece cosa mi dici di tuo marito?-ammiccò.

-Ancora non lo so.-arrossì.

-Almeno puoi dirmi se nudo è bello come sembra vestito?-

-Faith!-la riprese apparentemente scandalizzata.

-Oh per l’amor del cielo, tutte immaginano come possa essere Angel nudo!-sorrise.-Tu però sei stata veramente furba, prima a dichiarare e contro dichiarare che di lui non te ne fregava niente e poi lo sposi. Tutte le ragazze qui stanno morendo d’invidia, credimi! Io farei pure attenzione a quello che mangi.-

-Come scusa?-fece seria.

-Qualcuna potrebbe volerti avvelenare.-le bisbigliò all’orecchio.

-Oh Faith non essere melodrammatica. Questo matrimonio non era in programma, io nemmeno lo volevo! È stato più un contratto d’affari che altro.-disse seria bevendo un sorso di vino.

-Sarà come dici ma io so riconoscere quando una donna a letto se la spassa e tu hai tutta l’aria di stare godendotela un mondo.-rise.

Buffy scosse la testa con un sorriso ma a quel punto entrambe si fecero serie quando Angel entrò scuro in volto e a grandi passi le oltrepassò per andare a bisbigliare qualcosa all’orecchio di Lindsey indicandogli un uomo che lo attendeva alla porta.

Lindsey si alzò velocemente e sparì con l’uomo, a quel punto la cena si poté dichiarare conclusa e tutti abbandonarono la sala, Lilah per prima che corse dietro al fratello. Angel agguantò Buffy per un braccio e anche lui lasciò la sala per andare in camera con sua moglie, senza nemmeno salutare qualcuno dei commensali.

-Che succede?-chiese Buffy quando si furono chiusi alle spalle la porta della camera.

-Brutte notizie.-esordì Angel.-Quello era uno degli uomini incaricati di scortare la moglie di Lindsey, Eve, e le loro due figlie in Scozia dove stavano facendo ritorno ma a Dublino Eve è stata colta da una febbre improvvisa e nel giro di poche ore è spirata.-le annunciò.

-Oh cielo, è terribile!-esclamò sconvolta.

Aveva conosciuto poco Eve ma le era parsa una donna gentile anche se era ben noto che il suo matrimonio con Lindsey non era esattamente un matrimonio sentito, era più che altro uno scambio di doveri.

-Erano sposati da ventiquattro anni anche se dubito che si siano visti spesso. Lindsey era sempre in giro per gli affari di Lilah e suo marito mentre Eve è stata in casa ad occuparsi delle loro tre figlie e della casa. Secondo me era abbastanza abituata alla sua mancanza anche se appariva sempre contenta di vederlo.-si sedette su una sedia dopo essersi tolto la giacca ed il gilet, sembrava stanco.

-Non aveva l’aria di essere un matrimonio molto amato.-commentò levandosi le scarpe.

-Io ricordo i miei genitori insieme e loro si amavano veramente tanto, noi siamo stati una famiglia veramente felice. Ho visto anche Lilah con suo marito, Dougal e anche loro so che si amavano molto, invece il matrimonio di Lindsey è stato combinato per questo non è mai stato paragonabile a quello delle sue sorelle.-la guardò.-A volte penso al nostro di matrimonio.-

Lei sorrise e gli si avvicinò sedendosi ai suoi piedi e poggiando un braccio sulle sue gambe su cui adagiò la guancia. Le piaceva stare accoccolata con lui, le piaceva quando lui le parlava delle sue esperienze, di loro due, le piaceva quando stavano insieme…a volte sentiva così lontana la sua vecchia vita, il suo precedente matrimonio…se solo non ci fosse stato quel pizzicore al cuore quando ripensava a Giles e ai suoi amici.

-E a cosa pensi?-gli chiese.

-Che il nostro è stato un matrimonio d’affari eppure io…a volte lo sento in tutt’altro modo, sento che è esattamente al contrario.-rispose.

Lei abbassò lo sguardo perché era ancora molto forte in lei la voglia di riuscire a fuggire e tornare alla sua epoca, ma era anche molto forte ciò che provava per lui e che aveva capito non essere una semplice infatuazione. Ma non poteva dirgli ciò che provava perché altrimenti quando sarebbe riuscita ad andare via gli avrebbe spezzato il cuore in modo atroce e lui non lo meritava.

-Adesso andiamo a letto sassenach.-si alzò e la aiutò a fare altrettanto.-Oggi Holland mi ha veramente fatto sgobbare.-sospirò.

-Sono stanca pure io, oggi ho avuto lo studio pieno.-cominciò a svestirsi.

Non fecero l’amore quella notte ma Angel la tenne stretta tutto il tempo e solo quando Buffy si svegliò da un incubo notò che gli teneva la mano intrecciando le dita con le sue come se suo marito fosse uno scoglio in mezzo al mare aperto durante una tempesta.

Per il giorno dopo si diedero appuntamento a pranzo nelle stalle. Dalla grande lite che avevano avuto avevano fatto pace poco alla volta e spesso Angel non chiedeva a sua moglie di stare con lui a meno che non fosse lei a prendere l’iniziativa, ma Buffy stava riprendendo il suo abituale comportamento nei suoi confronti così quando prima di andare via Angel le chiese di vedersi alle stalle quando tutti sarebbero stati a pranzo lei non obiettò, anzi rispose con un sorriso.

Le stalle del castello erano fatte di pietra, erano solide e luminose nonostante avessero strette finestre. Vi era stato costruito una specie di secondo piano che serviva da fienile ed era abbastanza basso tanto che Angel doveva tenere la testa appena chinata.

Non mangiarono neanche, subito rotolarono in mezzo al fine e poco dopo entrambi erano svestiti. Fare l’amore con Angel era sempre una cosa nuova per Buffy e ogni tanto sentiva di non volerne di proposito fare a meno. Parlarono ancora e ancora scoprendosi sempre di più finché ad un certo punto Angel sporse appena la testa attirato da un rumore quasi impercettibile.

-Cosa c’è?-sussurrò Buffy.

-Credo che il piccolo Hamish sia venuto a prendere il suo pony.-rispose continuando a controllare il suo cuginetto.

Per decenza, anche se sapeva che nessuno poteva vederla, Buffy si sistemò la camicia e si coprì bene con il plaid che aveva portato.

Un attimo dopo, Angel schizzò in piedi mettendosi in fretta i pantaloni, Hamish non era venuto per il suo pony.

-Va da Donas!-Angel si precipitò di sotto con un salto facendo sussultare il bambino e mettendosi davanti al box del cavallo.-Hai bisogno di qualcosa cugino?-chiese.

-Voglio montare Donas!-esclamò il bimbo cercando di mostrare un coraggio che non aveva.

Donas era un cavallo purosangue ancora non del tutto domato che solo Angel e Holland avevano il permesso di avvicinare. Sentendo quei movimenti, infatti, il cavallo si agitò e prese a nitrire e scalciare con violenza facendo spaventare il piccolo Hamish. Vedendo la sua reazione, Angel lo allontanò di qualche passo per evitare che il cavallo si imbizzarrisse troppo e potesse far del male.

-Donas non è un cavallo per te cugino e lo sai.-lo vide deluso.-Mi vuoi dire cos’è successo? Hai fatto una stupidaggine? Tanto non lo dirò a nessuno.-gli sorrise.

-Oh no, Angel lo giuro!-si affrettò a rispondere arrossendo.-Beh vedi…è che ieri sono andato a cavalcare con gli altri bambini ma loro hanno voluto fare a gara per vedere chi riusciva a saltare l’ostacolo più alto. Il mio pony non è adatto e quindi sono caduto, per di più su una pianta di ortiche e tutti mi hanno preso in giro. Oggi volevo presentarmi con un cavallo migliore così non mi prenderanno in giro!-raccontò.

-Con Donas non ti prenderebbero in giro, sarebbero troppo occupati a raccoglierti da terra.-lo vide assumere un’espressione delusa.-Piccolo Hamish tu sei un buon cavallerizzo ma hai ancora poco buon senso. Oggi ti farò conoscere Cobhar, è un buon cavallo adatto a te.-lo vide illuminarsi.

-Tu dici, cugino?-sorrise mentre Angel lo scortava in fondo alla stalla.

-Certo.-si fermò davanti ad un box e con un fischio chiamò un cavallo baio dall’aria sveglia e intelligente.

Angel aiutò il bambino a fare amicizia con il cavallo prima facendogli accarezzare il muso e poi aiutandolo a dare al cavallo una mela. Pochi minuti dopo il cavallo si era già affezionato al bimbo.

-Ti farò fare due volte il giro del recinto con il cavallo e se non cadi lo potrai cavalcare da solo. Ma niente corse ad ostacoli finché non te lo dico io, va bene Hamish? Altrimenti lo riferirò a tua madre e per te saranno guai.-lo ammonì.

-Ci sto!-annuì.-Senti Angel è vero che hai dovuto sposarti?-chiese.

-No, ho voluto farlo.-precisò.

-Ma non ti da fastidio esserlo? Andare a letto ogni sera con una donna?-continuò con genuina curiosità da bambino.

-No, ti dirò che è piacevole.-si sedette su uno sgabello e il bimbo gli sedette di fronte.

-Io non credo che lo gradirei tanto. Anche se tutte le ragazze che conosco sono bruttine e magre come manici di scopa. La signora Buffy invece…tua moglie, cioè…lei è molto bella e la sua pelle sembra molto morbida.-sorrise.

-Hai ragione, oltretutto Buffy ha anche un buonissimo odore.-sorrise a sua volta ma il suo era un sorriso divertito perché sapeva che Buffy stava ascoltando.

-Come si fa a capire quando una donna è quella giusta da sposare?-continuò.

-Non lo so, uno semplicemente se lo sente dentro che è quella giusta.-lo vide perplesso, questa risposta non doveva averlo soddisfatto granché.

-Sarà.-alzò le spalle.-Ed è vero che devi montarla come un cavallo fa con la giumenta?-

-Non esattamente, è abbastanza diverso.-si morse forte il labbro per evitare di scoppiare a ridere e da sopra le loro teste Buffy fece la stessa identica cosa.

 

Da quando si era sposata con Angel, ogni mese Buffy accoglieva il suo ciclo mestruale con evidente ma ben simulata gioia e sollievo. Poco prima della sua “scomparsa” con Spike avevano dichiarato di volere un bambino ma lei aveva continuato a prendere la pillola di nascosto. Adesso non aveva modo di usare quel prezioso anticoncezionale del futuro quindi attendeva con ansia il ciclo sapendo benissimo che la sua vita era già abbastanza complicata senza che ci si mettesse di mezzo anche un bambino. Il bambino di Angel.

Lui invece prendeva la cosa un po’ dispiaciuto anche se poi dichiarava che era meglio così data la sua attuale situazione. Ma Buffy stava imparando piano a leggere nei suoi occhi e la delusione la faceva star male dentro.

Sapeva di non potergli dire la verità, non ancora almeno. A volte si chiedeva fino a quando avrebbe potuto nascondergli ciò che lei era veramente, da dove realmente veniva.

Si stava facendo per l’ennesima volta queste domande quella sera quando Angel entrò in camera stanco e sudato. Lei stava già sotto le coperte ma leggeva un libro che si era portata dietro dall’ambulatorio.

-Sono sfinito.-sospirò suo marito.-Ho un fame che non ci vedo.-si sedette su una sedia e tirò fuori un pezzo di pane e formaggio che era riuscito a prendere dalla dispensa senza che nessuno lo vedesse dato che era stato assente a cena.

-Cos’è successo?-chiese mettendo il libro di lato.

-Problemi con uno dei cavalli.-finì la sua cena e si spogliò del gilet e della camicia dandosi una sciacquata con dell’acqua che stava dentro la brocca. Poi si finì di spogliare e si infilò a letto.-Ecco la parte migliore della giornata.-sorrise stringendo a se Buffy.-Fai un buon odore, sei stata a lavorare in giardino?-le chiese.

-No, veramente credevo fossi tu a profumare così.-rispose perplessa.

-Scherzi? So di cavallo e fieno.-la annusò.-Hai ragione, non sei tu. Però è qui vicino.-si alzarono e rivoltarono il letto.

Fu infilando una mano sotto al cuscino che Buffy trovò quello che cercavano e lo prese in mano.

-Ma che cavolo…ahi! Ha le spine!-esclamò mollando il mazzetto di piante appena trovato.

Le piante erano state strappate con tutte le radici e legate insieme da un filo nero. Si erano ormai avvizzite ma profumavano ancora e l’unico fiore, una primula schiacciata con lo stelo spinoso, era ciò che aveva punto Buffy.

Angel guardò il mazzetto truce poi lo afferrò e lo gettò fuori dalla finestra insieme alle briciole di terra che aveva lasciato. Buffy capì subito che la cosa non gli era piaciuta affatto.

-Vieni a letto ora, sassenach.-la invitò rimettendosi a letto.

-Cos’era quel coso?-gli chiese.

-Uno scherzo di pessimo gusto.-la strinse a sé.

Buffy non replicò ma lo scherzo le aveva fatto venire una strana sensazione di paura e la cosa non le piaceva affatto.

Nonostante tutto quella notte dormì serena e tranquilla facendo sogli lieti. Il risveglio mattutino fu ancora meglio. Stava sognando e mentre riaffiorava alla realtà sentì Angel tracciarle una serie di baci che la infuocarono dai seni fino all’ombelico.

Mentre pensava che non sarebbe andato più giù sentì il calore della sua lingua tra le cosce e si inarcò per il piacere.

-Cielo, sassenach, se continui così mi farai impazzire.-mormorò lui pochi minuti dopo.

-Credo sia la cosa che desidero di più.-sorrise attirandolo sul suo corpo e facendolo venire dentro di sé.-Angel, perché non chiedi ad Holland se può lasciarti la giornata libera?-gli chiese poco dopo mentre lui cominciava a vestirsi.

-Vorrei ma mi lascerebbe a letto solo se fossi malato terminale.-si scusò.

-Allora attenderò fino a stasera.-gli diede un bacio sulla spalla e si alzò, nuda, cominciando a lavarsi per poi vestirsi.

-Ti prego copriti o Holland mi ucciderà.-scherzò.

Scoppiarono entrambi a ridere ma si vestirono e scesero di sotto dove dopo la colazione ognuno andò a svolgere il proprio lavoro. Buffy passò la mattinata a raccogliere alcune erbe nel giardino, cercò di non pensare allo stupido mazzetto del malaugurio trovato la sera prima.

Non ebbe molti pazienti, a parte un paio di storte e qualche scottatura. Nel pomeriggio si dedicò a preparare i medicinali. Le piaceva stare a sminuzzare le erbe, mescolarle insieme e poi ricopiare le ricette sul taccuino per non dimenticarle.

Fu lavorando che si rese conto di sentirsi proprio bene in quel periodo e di essere felice. Subito smise il lavoro fermandosi sui suoi ultimi pensieri. Era felice. Nonostante le incertezze a cui andava incontro in quella epoca, nonostante sapeva che c’erano persone nella sua epoca che a quest’ora stavano piangendo la sua scomparsa e nonostante il leggero dolore che le procurava il pensiero di Spike, lei non era infelice, al contrario.

Si sentì subito sleale e cattiva, perché non poteva essere felice quando sapeva che suo marito a quest’ora come minimo stava impazzendo dalla disperazione. Chissà come doveva essersi sentito nel cercarla e nel non trovarla più. Chissà quanto si doveva essere sentito morire dopo aver trovato sulle rupi di Moher le sue scarpe abbandonate insieme al suo fermaglio per i capelli.

Forse Spike aveva subito chiamato la polizia locale e aveva perlustrato tutta la campagna irlandese ed il mare alla sua ricerca senza però trovare una sola traccia di lei. Forse, ormai, lui e i suoi amici attendevano solo la notizia del ritrovamento del suo cadavere, d’altronde erano passati quattro mesi dalla sua scomparsa.

Si sedette preda dei sensi di colpa vedendo nella sua mente gli occhi verdi della sua Willow riempirsi di lacrime e il volto paterno di Giles contraffatto dal dolore. Sapeva che avrebbe dovuto fare in modo di andarsene prima, avrebbe dovuto provarci con più insistenza. E invece ecco come era finita: era sposata con un fuorilegge irlandese, inseguiti da un sadico capitano dei dragoni inglesi, ospiti di persone che si definivano parenti ma che avrebbe ucciso Angel se avessero voluto. Ma lei era comunque felice.

Non aveva voluto pensare alla sua vita passata cercando di vivere alla giornata, rimandando le decisioni perché ogni sera si sarebbe ritrovata tra le braccia di Angel, e la cosa le piaceva. Sussultò al pensiero di Angel e anche perché sentì dei trambusti nel corridoio, un secondo dopo Holland entrò sorreggendo Angel che zoppicava.

-Che è successo?-chiese inginocchiandosi per controllare la caviglia gonfia e tesa in avanti di suo marito.-Una lieve storta.-decretò subito.

-Sono caduto.-replicò Angel irritato.

-Dallo steccato?-rise ironica beccandosi un’occhiataccia torva.

-Da Donas.-precisò.

-Sei salito su quell’essere?-lo riprese sua moglie.-Allora posso giudicarti fortunato se non ti sei rotto l’osso del collo!-gli applicò su una pomata al mentolo e iniziò a fasciargliela stretta.

-Beh, ragazzo, comunque non te la sei cavata male.-Holland alzò le spalle.

-Lo so, ma l’ha punto un’ape.-lo informò Angel.

-Ecco perché ha fatto il diavolo a quattro, pareva che lo stessero torturando. Si è impennato all’improvviso, ha cominciato a saltare e scalciare irrigidito ma Angel gli è rimasto saldamente attaccato al collo finché quel cavallo pazzo non è saltato oltre lo steccato.-spiegò a Buffy.

-E dov’è andato adesso?-chiese lei pulendosi le mani sul grembiule.

-Mi auguro all’inferno, il posto migliore per lui. Mi auguro anche che ci rimanga per un bel pezzo.-si alzò cautamente per vedere se riusciva a reggere il suo peso.

-Non credo che sarà di qualche aiuto a Satana dato che lui stesso può trasformarsi in cavallo.-obiettò Holland.-Si può tramutare in un grosso stallone nero che corre veloce come il pensiero tra un uomo e una fanciulla.-citò e si alzò.-Domani non ti aspetterò alle stalle, ragazzo. Rimani pure a letto e…ehm…riposati.-lanciò un malizioso sorrisino a Buffy ed andò via.

-Si può sapere perché tutti credono che il nostro unico pensiero sia di andare a letto insieme?-chiese Buffy a metà tra l’irritato e il curioso.

-Intanto perché siamo sposati da meno di un mese.-esordì lui provando a camminare.-E poi perché buona parte di quello che pensi ti si legge in faccia, sassenach.-rise.

-Maledizione!-imprecò stizzita facendolo ridere ancora di più.-Ti accompagno a riposare.-

O almeno, Buffy ci provò perché Angel rasentava il metro e novanta di altezza e almeno i novanta chili di peso così quando riuscì a poggiarlo sul letto lei gli stramazzò accanto con il fiatone.

-Già stanca, sassenach?-le chiese scostandole i capelli dal collo e chinandosi a baciarla lì.

-Non sei un peso piuma.-lo informò.

-Allora mi permetterai di scusarmi per averti stancata.-

-E come? Stancandomi ancora di più?-alluse.

-Vedrai che dopo ti farò riposare.-le infilò le mani sotto la gonna trovando i suoi punti nudi e cominciando a toccarli facendola gemere piano.

Si spogliarono piano assaporando quei momenti e continuando a baciarsi, Angel pareva non averne mai abbastanza della sua bocca calda e rossa come un bocciolo. Così come a Buffy piaceva stare tra le sue braccia, si sentiva sempre protetta e al sicuro, incurante delle incognite che il futuro, questo o quello che lei aveva già vissuto, le riservava.

Passò il resto del pomeriggio e della sera tra le braccia di suo marito e al mattino dopo, a parte una breve capatina nel laboratorio per controllare che qualcuno avesse bisogno e prendere l’occorrente per medicare Angel, non ebbe niente da fare quindi tornò in camera da suo marito che comunque poltriva ancora a letto.

-Alzati da li, devo rifare il letto e poi devo curarti.-lo sgridò scostando le coperte e tirandolo per un braccio mentre lui protestava.

-Non sei molto carina e gentile con un uomo gravemente ferito.-si lamentò.

-Lo sarò quando sarai in punto di morte.-lo aiutò ad adagiarsi su uno sgabello poi prese a rifare il letto rimproverandolo ancora sulla sua avventatezza nel montare quel cavallo furioso e pazzo.

Poi gli cambiò la fasciatura applicandogli una pomata e massaggiandogli un po’ la caviglia anche se lui protestava per il dolore facendole quasi saltare la pazienza. Nonostante tutto alla fine riuscì a completare il suo lavoro e si alzò soddisfatta.

-Adesso andiamo fuori, un po’ d’aria fresca ti farà bene.-disse.

-Ma piove!-storse il naso guardando fuori dalla finestra.-Saliamo sul tetto.-decise come colto da una folgorante idea.

-Oh ma che idea carina fare sei rampe di scale con una caviglia slogata!-fece sarcastica.

-Sono cinque rampe e poi Holland mi ha procurato una stampella.-la tirò fuori da dietro la porta, altro non era che un vecchio e lungo ramo di biancospino indurito dal tempo.-Lui lo usa con i muli, glielo da in mezzo agli occhi quando non lo ascoltano.-

-Quello che dovrei fare io con te.-ribatté.

Alla fine riuscirono a raggiungere il tetto senza difficoltà approdando in un largo terrazzo per quasi metà coperto da una tettoia che li proteggeva dalle raffiche di vento e pioggia. Nonostante la sua iniziale diffidenza, Buffy scoprì che la vista era splendida. Si vedevano lunghe distese di prati e diverse colline verdi.

-Lo vedi quel passo laggiù tra le due colline?-le indicò Angel.

-Certo.-annuì.

-Quello è il valico che porta a Lallybroch.-le spiegò.-A casa.-guardò il punto con la voce emozionata ed una luce malinconica negli occhi.

Buffy sapeva come si sentiva, a volte anche a lei mancava casa. La sua vera casa.

-Quando avevo nostalgia di casa io venivo qui e guardavo quel valico e ripensavo a mio padre e a mia sorella e il loro ricordo mi dava forza di continuare la mia permanenza qui.-le raccontò.

-Ci vuoi tornare prima o poi, Angel?-gli chiese toccandogli il braccio.

-Non so se lo voglio ma so che dobbiamo. No so cosa troveremo laggiù ma adesso io sono sposato e tu sei la signora di Broch Tuarach e, fuorilegge o meno, ci dovrò tornare anche solo per il tempo sufficiente a sistemare le cose.-rispose.

-Sai già quando dovremo partire?-

-Penso che prima dovremo aspettare l’arrivo del Duca, non sarebbe corretto andarcene prima e oltretutto Lilah può intercedere affinché si occupi del mio caso e possa farmi avere la grazia. Così sarebbe meno pericoloso tornare a Lallybroch.-

-Angel io ti chiedo solo di stare attento al Duca. Non lo conosco personalmente ma ho sentito delle cose e ti chiedo di non fidarti troppo di lui.-lo guardò negli occhi seria.

-Forse so cosa intendi.-

-Davvero?-chiese stupita. Evidentemente Spike e Gunn non immaginavano che i legami del Duca con la causa giacobita fossero così risaputi.

-Il Duca venne in visita quando abitavo qui a sedici anni. Fu allora che tornai a Lallybroch.-

-Perché?-chiese sospettosa.-Si tratta…per caso….di Lilah?-

-Non capisco cosa possa entrare Lilah in questo.-sorrise.

A quel punto Buffy passò a spiegargli la teoria di Faith Wilkins secondo cui Angel era il vero padre del piccolo Hamish.

-Oh per l’amor del cielo, sassenach!!-scoppiò a ridere divertito.-Ti ho già raccontato della mia prima volta, oltretutto l’idea di fare certe cose con mia zia mi ripugna proprio. Suo marito Dougal mi avrebbe anche ucciso per non parlare di Lindsey che gli avrebbe dato man forte. Non credo neanche che Lilah sappia veramente perché me ne sono andato.-fece una pausa.-Sassenach io invece ti chiedo di non fidarti di Faith Wilkins. Quella donna va sempre in giro a dire dicerie e seminare zizzania, è una pettegola e ci sono parecchie voci sulle sue capacità di strega.-

-Non devi preoccuparti di questo.-lo rassicurò.

Poco dopo scesero perché la troppa umidità non serviva alla caviglia infortunata di Angel. Scesero fino al giardino coperto dove Buffy seminava le sue pianticelle per le creme, le medicine e le pomate che servivano al suo dispensario. Fu mentre cercava di raccogliere della borragine che lei ed Angel furono attirati da un urlo e si voltarono vedendo il prete del villaggio correre in cerca di riparo mentre i cani di Lindsey gli correvano dietro.

Angel corse subito ad aiutarlo usando la stampella come bastone per menare i cani e indurli a stare buoni. Nel cercare di scappare, il parroco inciampò e cadde a terra. Buffy si premurò subito ad aiutarlo a rialzarsi notando che la sua tonaca si era strappata e che il parroco si era ferito una gamba.

-Quei cani sono dei lupi! Bisogna dire a Lindsey di disfarsene.-protestò Angel una volta finito il trambusto.

-Sta bene padre?-gli chiese Buffy.-Le ferite non sembrano gravi ma se volete venire con me nell’ambulatorio vi pulirò i graffi e li disinfetterò.-

Il parroco la guardò impallidendo più di quanto già non fosse per lo shock e la guardò come se fosse stato il diavolo in persona che tentava di sedurlo, oltre all’imbarazzo per la tonaca strappata e la vista della gamba nuda.

-Non sia mai che un uomo di Dio esponga le sue parti intime alle manipolazioni di una donna!!-sbraitò indignato.-Io non so, signora, quali amoralità voi siate solite praticare ma qui certe cose non si tollerano, almeno finché io mi occuperò delle anime di questa parrocchia!-proclamò e si voltò per andarsene via zoppicando.

-Fate come vi pare ma se non si fa pulire quella ferita andrà in suppurazione!-gli urlò dietro offesa.

-Lascialo stare, sassenach, andiamo a mangiare adesso.-e la guidò verso l’interno.

 

Dopo pranzo, Buffy rispedì Angel in camera a riposare. Da solo, però, anche se lui protestò tutto il tempo. Lei scese nell’ambulatorio ma la pioggia faceva stare tutti in casa e lei non ebbe molto lavoro da fare, così preferì aggiornare il suo ricettario e mettere in ordine in giro.

Dopo un po’ sentì bussare alla porta aperta e voltandosi vide lì stagliata la sagoma di Holland Manners che attendeva. Lei gli fece cenno di entrare e lui avanzò piano avvolto in giacche, scialli e una coperta. La sua andatura le fece subito capire cosa non andava.

-Reumatismi?-chiese ma era un’affermazione.

-L’umidità mi entra fin nelle ossa.-si lasciò cadere con un gemito su uno sgabello di fronte la scrivania.-Cosa ci si può fare?-le chiese.

Buffy andò seria dietro la scrivania e si sedette. Aprì un cassetto e dopo avervi rovistato per un minuto tirò fuori due oggetti che mise sul ripiano di fronte allo stalliere: una bottiglia di whisky e una coppa di corno.

-Questo e un buon massaggio.-rispose con un sorriso.

-Whisky? Ne dubitavo ma adesso vedo che siete un buon medico.-ricambiò.

-Ne beva un sorso, poi spogliatevi fin dove le permette la decenza e stendetevi sul tavolo. Io nel mentre accendo il fuoco così non farà freddo.-lo invitò alzandosi e andando verso il camino.

Fuori era caduta una leggera coltre di neve, non per questo erano a gennaio. Buffy osservò lo spruzzo bianco per una manciata di secondi immaginando che fosse la sabbia della California. Poté quasi risentire le onde del mare che si infrangevano sulla battigia e il suono delle sue risate e quelle dei suoi amici mentre giocavano a gettarsi in acqua e a spruzzarsi.

Scosse la testa accantonando i ricordi e si concentrò sulla grande figura stesa sul tavolo ad attenderla. Si rimboccò le maniche arrotolandole fino al gomito poi si versò dell’olio riscaldato sulle mani e cominciò a distendere i muscoli delle spalle poggiandovi sopra con tutto il peso.

-Mia moglie mi passava il ferro da stiro, per la lombaggine.-le confidò con un gemito.-Voi siete veramente brava ragazza.-

-Lo prendo come un complimento.-sorrise.-Sulla schiena avete la pelle molto chiara, siete bianco quasi come me.-notò.

-Non l’avreste detto eh?-rise un po’.-Ellen McDonald una volta mi vide senza camicia mentre lavoravo e ne rimase molto stupita. Disse che la mia testa non si addiceva al mio corpo.-

-Pare che Ellen McDonald esprimeva senza problemi le sue opinioni.-era sempre stata curiosa riguardo ai genitori di Angel, di suo marito, ma lui non ne parlava liberamente a meno che non fosse preso da uno slancio di sincerità o nostalgia.

-Oh beh, Ellen era una dalla lingua lunga e che sapeva pensare da sola.-continuò a rilassarsi sotto le dita abili di Buffy.-Però aveva un modo di parlare ed un tono molto dolce così sia Lilah e Lindsey non le davano mai troppa retta, e lei faceva lo stesso con loro.-

-Di questo ne so qualcosa. È scappata con il suo innamorato, giusto?-

-Esatto. Ellen era la più piccola dei tre fratelli, di circa due anni più piccola di Lindsey e la preferita di loro padre. Lilah si è sposata in età giovane e consona e Lindsey poco dopo di lei ma a diciassette anni Ellen era ancora nubile e a suo padre non dava fastidio perché sapeva che Ellen non voleva avere niente a che fare con tutti gli highlander della Scozia e lui non voleva costringerla. Tuttavia, quando il vecchio Jacob è morto e Lilah ha preso in mano le redini del clan si è dimostrata meno paziente e ha cominciato a raccogliere pretendenti per dare la sorella di ormai diciassette anni e quindi quasi zitella in sposa.-

-Immagino che lei ne abbia rifiutati più di quanti Lilah gliene ebbe presentati.-ipotizzò.

-Anche qualcuno in più, credetemi. Ce n’era uno con cui Lilah voleva assolutamente consolidare un’alleanza che avrebbe volentieri preso Ellen cos’ all’Adunanza lui la corteggiò e poi si incontrarono nel giardino delle rose mentre tutti attendevano se lei avesse accettato o meno. Solo che il sole tramontava e dei due non c’era traccia.-

-Una conversazione bella lunga a quanto pare.-prese dell’altro olio e se lo strofinò tra le mani poi riprese il massaggio facendolo grugnire soddisfatto.

-Sembrava così. Il tempo passava e loro non tornavano e Lilah cominciò a temere che lui l’avesse portata via con la forza. Pareva così perché quando andarono a cercarli non c’era nessuno nel giardino e quando vennero da me alle stalle io dissi che quello li aveva preso tutto il suo seguito e i loro cavalli ed erano andati via di gran fretta. Lindsey aveva diciannove anni e partì subito alla loro ricerca senza attendere il consenso di Lilah che appena lo venne a sapere mandò me e altri due a cercarlo in modo da impedirgli di ammazzare il suo nuovo cognato prima che fossero fatte le pubblicazioni.-fece una pausa meditabondo.-Lindsey vedeva tutto come un’offesa mentre Lilah non ci faceva caso, anzi così quello li si sarebbe dovuto prendere Ellen senza dote e quindi pagare pure un risarcimento. Lilah è spietata ragazza mia, vi consiglio di tenerla d’occhio.-

-Lo farò, grazie dell’avvertimento.-disse seria.

-Comunque Lindsey trovò il tipo verso l’alba e subito aveva cominciato a dargliele di santa ragione senza neanche fare caso al fatto che sua sorella non si vedeva da nessuna parte. Quando si erano entrambi calmati il tipo riuscì a spiegare a Lindsey che con sua sorella ci aveva parlato poco più di quindici minuti e che dato che l’aveva rifiutato se ne era andato alla spicciolata offeso senza che volesse mai più sentir nominare Ellen McDonald.-

-Ed Ellen dov’era nel frattempo?-chiese affascinata.

-Era molto lontano, stava attraversando il canale del Nord e stava per attraversare il Mare d’Irlanda, ma impiegarono un bel po’ di tempo per trovarla. Quando tornammo a casa scoprimmo che di Ellen non c’erano ancora tracce e Lilah era bianca come un cencio. C’era tanta confusione e si cercò in ogni stanza, negli abbaini, nelle alcove, nei ripostigli e anche nelle cucine, alla fine Lilah convocò ogni ospite, ogni abitante ed ogni servo chiedendo anche la lista di tutti i partecipanti. Alla fine una sguattera dichiarò di aver visto un uomo bellissimo con i capelli quasi neri sul retro che si era incontrato con una donna con un mantello con cappuccio tutta coperta. Capendo che doveva trattarsi di Ellen, Lilah radunò di nuovo tutti e chiese loro di quell’uomo. Nessuno lo conosceva ma saltò fuori che il suo nome era Brian e che aveva un accento straniero, non inglese e neanche gallese, probabilmente irlandese. Non li trovarono da nessuna parte ma poi giunse notizia da un amico di Lilah assente all’Adunanza perché impegnato qui di aver visto Ellen, si seppe che viveva in un cottage appena dopo il confine dei territori O’Donovan, che oltretutto confinano con quelli Morgan. I due si erano incontrati all’Adunanza e dopo uno sguardo avevano deciso di stare insieme per sempre, così se l’erano svignata sotto lo sguardo di Lilah e di più di trecento ospiti.-scoppiò a ridere al ricordo contagiando anche Buffy.-Quando giunse notizia, Lindsey partì per riprenderla insieme a degli uomini ma appena giunti li trovarono Ellen incinta di quasi sei mesi, quei due avevano progettato tutto nei minimi dettagli, così Lilah avrebbe dovuto per forza accettare il matrimonio. Pare che Lindsey avesse cercato di pestare Brian ma Ellen glielo impedì aggredendolo con tanto di pancione. Alla fine si sposarono una settimana prima del parto, nel giardino di Lallybroch e lui la portò in braccio oltre la soglia spezzandosi quasi la schiena.-

-Ne parla come se li avesse conosciuti bene.-

-Ellen la conoscevo bene, Brian lo conobbi quando portò Angel qui da noi e mi stava simpatico.-la sua voce si era affievolita a causa del massaggio e del tepore dato dal camino.-Era un bravo uomo e adorava Ellen e anche Angel.-gli occhi gli si chiusero e si addormentò profondamente.

Buffy lo coprì con una coperta ed uscì senza fare alcun rumore. Salì in camera trovando Angel nelle stesse condizioni. Gli diede un bacio sulla tempia attento a non svegliarlo e poi uscì silenziosamente alla ricerca di qualcosa da fare.

Buffy era incapace a cucire ma da quando era approdata in questo secolo aveva scoperto il piacere della lettura che tante volte Giles aveva cercato di inculcarle. Adesso le piaceva leggere sentendosi anche spiritualmente vicina al suo adorato patrigno. Così si diresse verso la biblioteca di Lilah a cui la donna le aveva dato libero accesso in qualsiasi momento avesse voluto.

In genere, dato che la biblioteca confinava con la suite di Lilah, ci stava sempre un servitore pronto ad ogni chiamata da parte della sua padrona, ma oggi non c’era nessuno e Buffy stava per entrare finché sentì delle voci e si fermò indecisa se interromperli o meno.

-Lo sapevo che eri stupito, Lindsey ma non fino a tal punto!-esclamò la voce adirata di Lilah.

In genere lady Morgan era sempre calma e pacata mantenendo un tono di voce consono ma adesso era quasi stridula per l’ira.

-Un comportamento così te lo potevi permettere a venti anni ma adesso, misericordia, ne hai quarantasei!-lo sgridò.

-Questo non è un argomento di cui tu ormai ti intenda granché.-replicò sarcastico.

-No, hai ragione.-lo liquidò tagliente.-Ma anche se ho rari motivi per ringraziare il Signore, credo che sia stato molto più benevolo con me. È proprio vero che il cervello di un uomo smette di funzionare quando ha il cazzo dritto!-alzò il tono ancora più velenosa.-Sono contenta di essere io il cervello tra noi due.-

Buffy decise che non voleva essere presa per una che origliava così decise di andarsene ma sentì un fruscio di sottane salire e così ebbe appena il tempo di nascondersi prima che l’altra visitatrice arrivasse e si rendesse conto, come lei, della natura privata della conversazione.

-Quella donna è una maledetta strega, me ne occuperò io.-continuò Lilah.

-Ma…-cominciò Lindsey venendo subito interrotto.

-Ti ho detto che ci penserò io!-si adirò.-La sistemerò come si deve. Ho scritto al Duca autorizzandolo ad andare a caccia nei territori e credo che lo farò accompagnare da Angel, forse prova ancora qualcosa per lui.-decise.-Sono sicura che se la saprà cavare benissimo il giovane, oltretutto avranno modo di parlare se il Duca vorrà intercedere a suo favore per fargli ottenere l’amnistia. Ci andrai anche tu cercando di fare il possibile mentre io mi occuperò di tutto qui.-

In quel momento si sentì un tonfo e Buffy sgusciò via dal suo nascondiglio per trovare Darla bianca come un cencio con un vassoio in mano da cui era caduta una coppa di peltro.

-Cosa è stato?-chiese Lilah.

Presa dal panico, Darla posò velocemente la caraffa su un mobile e corse via. Buffy capì che non sarebbe potuta scappare senza essere vista così ebbe appena il tempo di chinarsi per raccogliere la coppa che Lindsey aprisse la porta.

-Siete voi.-esordì sorpreso.-Quella è la mistura per il mal di gola di Lilah?-chiese alludendo al vassoio.

-Certo.-rispose prontamente alzandosi.-Le augura di sentirsi presto meglio.-

-Siete stata molto cara, Buffy.-sorrise Lilah di nuovo dolce apparendo.-Vi va di rimanere un minuto con me mentre la bevo? Potremo fare due chiacchiere tra donne.-

-Rimanete pure, io vado ad occuparmi di alcuni affari.-Lindsey si congedò velocemente e scappò quasi via così Buffy disse a Lilah che cercava un libro mentre lei prendeva la medicina.

Trovò alcuni erbari e quando si voltò trovò la donna che guardava dalla finestra. Le si avvicinò trovandola a guardare Hamish ed altri bambini che cavalcavano. Il piccolo Hamish cercò di saltare uno steccato ma il cavallo atterrò male e il piccolo cadde. Subito dopo si rialzò ridendo.

-Sta bene, si è solo ferito nell’orgoglio.-la rassicurò Buffy.

Lilah annuì intenerita. Buffy lesse nei suoi occhi qualcosa che aprì i suoi e che le fece capire finalmente una verità che solo un’altra donna poteva capire.

-Lo ama come se fosse suo, vero?-

Lei si voltò di scatto a fissarla, allarmata all’inizio. Poi capì che Buffy non aveva cattive intenzioni ed una lacrima le rotolò giù per una guancia subito asciugata dal fazzoletto di Buffy.

-Si.-mormorò piano la donna.

 

Prima di cena, Buffy raccontò ad Angel del piano di Lilah di farlo andare a caccia col Duca. Omise di dirgli il resto della conversazione secondo cui Lindsey aveva messo incinta Darla e che Lilah voleva occuparsi di tutto, sarebbe solo servito a creare tensioni tra lui e lo zio e lei non voleva esserne responsabile.

-Mi spiace lasciarti da sola, sassenach.-disse lui dispiaciuto finendo di abbottonarle il vestito.

-Non devi preoccuparti per me, pensa solo a te.-sorrise lei dandosi un’ultima occhiata allo specchio.

-Sempre che non ci pensi troppo il Duca a me.-ricambiò sarcastico.

-Cosa intendi dire?-si voltò a guardarlo curiosa.

-Beh il Duca ha una spiccata preferenza per gli uomini, i ragazzi giovani ad essere precisi e ci provò spudoratamente con me quando venne qui in visita l’ultima volta, io avevo diciassette anni.-rispose.

Buffy lo guardò a bocca spalancata incapace di credere che suo marito fosse stato in grado di fare certe cose con un altro uomo.

-Non fare quella faccia, Buffy, che ti si legge ciò che pensi.-rise.-Se ti può rassicurare, sono ancora vergine da quella parte. Io ero giovane e il Duca mi degnava di attenzioni, troppe secondo me ma non ci facevo caso. Mi accarezzava sempre ma non capivo perché gli interessasse tanto sapere cosa portavo nel borsello, mi parve molto più strano che insistette per lavarmi la schiena un giorno che mi trovò a lavarmi nel fiume. Finché non cominciò a toccare più sotto ed io avendo cominciato a capire l’allarme mi gettai in acqua con tutti i calzoni e nuotai fino alla riva successiva. Da allora feci molta attenzione a non trovarmi solo con lui ma mi beccò un altro giorno alle stalle e mi bloccò dentro un box. A quel punto mi arresi e mi preparai ad accettare ma un cavallo non gradì e diede un calcio a Sua Grazia mandandolo a gambe all’aria e dandomi la possibilità di fuggire via.-

-Come fai a cacciarti sempre nei guai?-rise Buffy.

-Non ne ho idea!-la imitò.-Comunque a quel punto per il Duca era una questione di principio e decise che doveva avermi così il giorno dopo disse a Lilah che il suo servo era ammalato e se potevo aiutarlo a lavarsi e vestirsi. Non potei rifiutare ma andai in cucina e rubai tutto lo sciroppo di fichi della governante, mi sentii male per giorni e appena mi fui ripreso presi un cavallo e salpai sulla prima nave per Dublino.-le finì di raccontare.

-Forse è meglio non rendere partecipi gli altri di questa storia.-

-Hai ragione, non vorrei sentire le loro prese per il culo.-ridacchiò.

-Tanto per restare in tema eh?-disse spontaneamente ed un secondo dopo entrambi scoppiarono a ridere.

Angel la prese per la vita e si chinò dolcemente a baciarla.

-Tanto per restare in tema.-assentì.

 

Pochi giorni dopo finalmente arrivò il Duca. Buffy non sapeva cosa aspettarsi quindi rimase sorpresa di vedere un uomo, anche se cicciotto, sportivo e gioviale e con il volto arrossato che trovò nel salotto la sera quando lei ed Angel fecero la sua apparizione lustrati e ben vestiti.

Notò che Angel doveva comunque aver detto qualcosa a sua zia Lilah riguardo le avances del Duca perché ogni ragazzo sotto ai diciotto anni aveva un’espressione guardinga e manteneva le distanze.

Sua Grazia, comunque, posò di nuovo gli occhi su Angel ma si mantenne vago soprattutto perché lui continuava a stringere a se sua moglie facendo ben capire da che parte stavano i suoi gusti. Ben presto il Duca si arrese limitandosi a guardarlo solamente.

Lilah non mancò di acconsentire al suo desiderio di andare a caccia organizzandogli una battuta e promettendogli la compagnia di Angel e di Lindsey. Tutto come aveva sentito dirle Buffy rivolta al fratello, ancora non capiva quali fossero le sue vere intenzioni.

La sera dopo, per festeggiare, Lilah organizzò una grande festa al castello e prima che cominciasse mandò Buffy ed Angel al villaggio a prendere Richard Wilkins e sua moglie Faith. Buffy non lo diede a dimostrare ma fu abbastanza contenta della gita, voleva proprio parlare a Faith.

Notò subito che nonostante il pubblico ministero si fosse ben ripreso dal suo ultimo attacco di gastrite appariva ancora un po’ debole e malaticcio. Era pallido e con gli occhi un po’ infossati e arrossati, oltre che smagrito in viso.

Faith la trascinò subito via con la scusa di farsi aiutare nelle operazioni di vestizione lasciando i due uomini da soli. Appena furono arrivati nella camera da letto, Buffy non perse tempo a parlarle.

-Vorrei sapere se sai qualcosa di questo.-e dalla borsa tirò fuori il mazzetto del malaugurio che lei ed Angel avevano trovato.

La mattina dopo che Angel l’aveva buttato via lei era andato a recuperarlo e lo aveva tenuto conservato nella speranza che prima o poi sarebbe riuscito a mostrarlo a Faith, l’unica che si intendesse abbastanza di queste cose per poterle dare qualche delucidazione.

-Dove l’hai trovato?-le chiese l’altra osservandolo con attenzione.

-Nel mio letto. Angel l’ha definito uno scherzo di pessimo gusto.-alzò le spalle.

-È un segno di malaugurio. Forse però so come scoprire chi te lo ha lasciato.-la trascinò fuori dalla camera e la condusse su per una piccola scaletta a chiocciola.

Arrivarono ad una porticina che Faith aprì con una lunga chiave e poi la condusse all’interno. La mansarda a cui arrivarono era molto grande e buia, oltre che un po’ disordinata. Faith accese subito le candele per fare luce e poi cominciò a trafficare con delle erbe prendendo poco dopo una grossa bacinella che riempì con l’acqua contenuta in una caraffa.

-Cosa stai facendo, Faith?-le chiese stanca di vederla andare da una parte all’altra così velocemente che quasi le paresse stesse volando invece di camminare.

-Sto preparando l’occorrente per aiutarti.-replicò semplicemente.

-Allora è vero che sei una strega come dicono al villaggio.-incrociò le braccia al petto.

-Un po’ di magia bianca non ha mai fatto del male a nessuno.-alzò le spalle.-Ora siediti qui e fissa bene la bacinella mentre io invoco chi di dovere.-

-E cioè?-fece scettica sedendosi sul pavimento, nell’esatto punto indicato da Faith.

-Uno spettro, uno spirito, una fatina…chiunque ci sia che possa aiutarti.-le sedette di fronte e accese con la fiammella di una candela alcuni bastoncini di erbe.

Disse alcune parole e Buffy sgranò gli occhi sorpresa perché forse era stata la sua impressione ma quella era stata la voce della signora Jenkins, la governante di Charles Gunn. Sentì l’indistinto profumo di menta che avevano sempre le sue mani e per poco non la chiamò.

-Buffy adesso respira profondamente e ascolta il silenzio, poi senti il battito del tuo cuore.-continuò Faith, stavolta con la sua voce.

Buffy fece come le aveva detto e cominciò a sentirsi intorpidita, quasi in uno stato di trance mentre non riusciva a staccare gli occhi dal suo riflesso emanato dall’acqua della bacinella. Un lieve sprazzo di lucidità capì che forse Faith la stava come ipnotizzando o drogando ma non aveva la sufficiente forza per ribellarsi.

-Chi sei?-le chiese Faith.

-Buffy.-rispose piano.

-Chi ti ha mandato qui?-

-Nessuno, sono venuta da sola.-

-Perché sei qui?-

-Non posso dirlo.-

-Perché no?-

-Nessuno ci crederebbe.-

-Io crederò a qualsiasi cosa tu mi dirai, puoi fidarti. Chi sei?-

-Buffy.-

Bussarono pesantemente alla porta e la magia si ruppe. Faith urtò la bacinella con il ginocchio facendo sussultare Buffy che respirò affannosamente guardando l’oscurità in giro per la stanza, non si era accorta di quando erano state spente le candele.

-Faith, cara?-chiamò la voce di Richard Wilkins da fuori.-Dobbiamo andare, è molto tardi e sono sicuro che tu non sei ancora pronta.-

-Arrivo subito!-esclamò Faith amorevole con il viso di chi invece l’avrebbe ucciso. Aiutò Buffy ad alzarsi e la condusse di sotto facendola stendere per riprendersi sul suo letto.

Buffy si sentiva stordita e debole e il risposo sul letto di Faith la rinfrancò abbastanza mentre lei si finiva di vestire nello stanzino adiacente. Poi Richard entrò nella camera diretto verso lo stanzino. Bussò velocemente ed entrò, un secondo dopo si sentì un urlo spaventato ed un silenzio mortale.

Richard uscì velocemente così come era entrato così pallido da spaventare Buffy che si alzò subito ma lui non la vide nemmeno ed uscì andando al piano di sotto. Corse allo stanzino e bussò anche lei ma senza entrare.

-Faith stai bene?-si preoccupò.

-Assolutamente. Sono quasi pronta.-rispose con voce composta.

Quando scesero, Richard pareva essersi ripreso da qualsiasi shock avesse ricevuto benché apparisse pensieroso. Lui ed Angel stavano sorseggiando brandy e accolsero le rispettive consorti sorridendo, poi finalmente uscirono diretti al castello.

Il banchetto era quasi iniziati e Faith con Richard vennero scortati a capo tavola essendo di stato sociale abbastanza elevato. La governante e tutta la cucina avevano superato loro stessi dato che il banchetto era ricco e decisamente prelibato.

Buffy stava mangiando in barba alle battute degli uomini sul suo appetito, battute a cui lei rispondeva a tono, quando Lilah si avvicinò al braccio di Holland Manners.

-Devo dire che siete veramente stupenda stasera, cara nipote.-le sorrise ammirandola nel suo abito di seta oro che le illuminava la carnagione e gli occhi color smeraldo.-Holland mi ha riferito le vostri eccellenti doti di massaggiatrice e per questo volevo offrirvi un piccolo dono di gratitudine.-tirò fuori una piccola scatoletta d’argento che le porse.

-Oh no, non dovete disturbarvi.-mormorò imbarazzata.

-Non è alcun disturbo, consideratelo anche un ritardato regalo di nozze.-la baciò su una guancia.

Buffy aprì la scatola e ne tirò fuori un magnifico rosario intarsiato d’argento. Ogni grano era intarsiato con delicati fregi e la croce aveva una pietra d’ambra che la impallidì appena ma la commosse parecchio. Buffy era protestante, come ogni americana, ma sua madre l’aveva insegnata alla religione e Giles, essendo invece cattolico, le aveva spesso spiegato la simbologia religiosa lasciandola spesso affascinata. Ringraziò calorosamente Lilah e ripose la scatola nella borsetta.

Lilah fece per prendere commiato ma un tonfo ed un urlo spaventato li fecero voltare dall’altra parte della sala. Buffy corse immediatamente cominciando a scorgere la sagoma di Richard Wilkins a terra che si agitava come se avesse le convulsioni ed emetteva suoni strozzati.

Quando arrivò poté scorgere Faith addolorata che gli cullava la testa in grembo, un secondo dopo Buffy fu accanto all’uomo per prestargli soccorso, da principio pensava potesse essersi strozzato con un boccone ma le labbra erano blu e aveva la schiuma. Lo esaminò e quando cessò di respirare tentò di rianimarlo in ogni modo, anche con la respirazione artificiale, ma non ci fu nulla da fare.

Dopo pochi minuti, stanca, si ritirò annunciando che ormai era morto. Lasciò il posto al parroco che gli somministrò i riti funebri dopo averla guardata malissimo e si stiracchiò indolenzita. Aveva il volto intorpidito e non si sentiva le labbra. Chiuse gli occhi cercando di cancellare quell’orrendo sapore di morte senza riuscirci.

 

La partenza per la caccia del Duca fu rimandata di una settimana causa il funerale del pubblico ministero. Buffy non voleva staccarsi da Angel ma lui non poteva non andare perché capiva sempre di più quanto tenesse a lui.

Ormai si rendeva conto dell’impazienza che provava nell’attesa di ritrovarsi dopo il lavoro, dei tuffi al cuore ad ogni sorriso che le rivolgeva, di quanto amasse la sua compagnia e di quanto non poteva fare a meno della sua presenza e delle sue braccia.

Il giorno della partenza lei gli raccomandò di stare attento al Duca e lui le disse di evitare la compagnia di Faith Wilkins, dato che non si fidava. Poi, dopo un ultimo bacio, si separarono.

Nella settimana successiva, Buffy andò in giro costantemente imbronciata e di pessimo umore, oltre che sempre annoiata nonostante si tenesse il più occupata possibile con i pazienti e le faccende del castello. Ogni tanto osservava Darla cercando di carpire qualche segno della gravidanza ma la trovava normale, a parte un po’ soggetta agli sbalzi d’umore.

Una mattina le spuntò in ambulatorio, mentre puliva, piuttosto di buonumore ed eccitata.

-Mistress O’Donovan ho un messaggio per voi!-esordì.-È venuto un servo della vedova Wilkins e cercava voi. Dice che la vedova è malata e vi chiede se potete andare a tenerle compagnia oggi pomeriggio.-le disse.

-Certo, grazie tante Darla.-la ringraziò con un sorriso.

La giovane le fece la riverenza e poi sparì via. Buffy si preparò sapendo che Angel si sarebbe arrabbiato di questo ma Faith le faceva pena e quindi sapeva che sarebbe riuscita a fargli capire.

Quando però arrivò alla residenza di Faith notò che tutto intorno c’era un’aria di abbandono e degrado. Quando entrò dentro era buio e silenzioso oltre che in totale disordine e pieno di polvere. Nessuno rispondeva e quindi si avviò al piano di sopra. Dal corridoio provenne un leggero rumore e si avviò in quella direzione trovando Faith nella distilleria insieme ad una bottiglia di brandy quasi tutta vuota. Era ubriaca.

-Ma non stavi male?-le chiese Buffy stupita.

-No, sto bene. Se ne sono andati tutti!-esclamò alzandosi.-I servi si sono licenziati e in casa non c’è niente da mangiare, ma se vuoi farti un cicchetto c’è tanto brandy.-

-Faith mi hai mandata a chiamare?-chiese impaziente tirandola per una manica.

-No.-alzò le spalle.

-Ma allora…-si interruppe notando del frastuono da fuori.

Impallidì ma non ebbe molto tempo per fare domande. Il rumore si avvicinava sempre di più.

I successivi minuti furono pieni di urla, confusione e immagini sfocate. Buffy non capì nulla di quello che succedeva, fu calpestata, pestata e i suoi abiti furono stracciati, le furono tirati via i capelli, urlò e cercò Faith che non vedeva da nessuna parte.

Fu spinta, trascinata via, gettata a terra e presa a calci. Poi si sentì lanciare dentro un pertugio e atterrò con un tonfo sordo a terra mangiando terra e sporcizia varia che subito sputacchiò tirandosi a sedere e rannicchiandosi contro la parete. Non aveva capito niente di tutto quello che era successo.

-Chi c’è?-chiese una voce proveniente dal buio.-Buffy?-la chiamò.

-Faith!-esclamò brancolando verso di lei.

Si trovarono a tentoni e si abbracciarono dondolandosi a vicenda e scaldandosi, faceva un freddo cane dentro quella buca.

-C’è qualcos’altro qui dentro?-le chiese.

-Topi, scarafaggi e forse qualche altro animaletto.-rispose la bruna tranquilla.

-Dove cavolo siamo?-

-Nella fossa dei ladri.-si sentì un rumore.-Sta indietro.-un secondo dopo qualcosa venne gettato all’interno e lei si precipitò a prenderlo.

Era un pezzo di pane raffermo ricoperto di sporcizia varia che Faith si premurò di pulire con un angolo della gonna.

-La nostra cena. Hai fame?-le chiese.

-No, ma tu mangia pure.-sospirò.-Perché ci hanno messo qui?-

-Non l’hai ancora capito? Ci hanno preso per streghe e adesso per noi saranno cazzi amari, a breve arriveranno gli inquisitori. Lo so perché erano in contatto con Richard per alcune questioni da risolvere. Sicuramente non si aspettavano di dover processare delle streghe quindi non ci sarà anche un aguzzino.-

-Un cosa?-

-Un aguzzino per torturare le streghe, generalmente non dovrebbero sentire dolore e non sanguinano se le loro carni vengono torturate con oggetti appuntiti.-le spiegò.

-Beh io passerei l’esame senza difficoltà mentre da te credo che caverebbero acqua al posto del sangue.-replicò sarcastica.

-Ci sono aguzzini dotati di spilloni speciali che non feriscono la pelle.-sospirò.-Non hai capito ancora, Buffy? Non importa che tu sia innocente o meno, vogliono ucciderci e faranno di tutto affinché sia così, si inventeranno qualsiasi prova. Bruceremo sul rogo.-con quell’ultima frase non parlarono più per tutto il giorno e la notte.

Buffy fu svegliata al mattino successivo da una piccola pioggia di sassi lanciata attraverso il pertugio e che la colpì in volto e sul fianco facendola urlare di dolore. Anche Faith era stata colpita e adesso si era addossata il più possibile alla parete per evitare di venire colpita ancora. Fece anche lei la stessa cosa.

-Perché, Faith? Perché ci vogliono condannare?-le chiese quando il pericolo fu passato.-Tu lo sai?-

-Non ne ho idea, ma se può consolarti dubito che volessero prendere te. È una questione tra me e Lilah, tu sei capitata in mezzo per sbaglio.-rispose scrollando le spalle.-Perché sei venuta a casa mia?-le chiese curiosa.

-Una delle ragazze mi aveva mandato a dire che stavi male e che volevi compagnia.-

-Immagino che si stata Darla, vero?-sorrise.

-Si, è stata lei.-assentì anche se ancora continuava a non capire.

-È stata lei a lasciarti il mazzetto del malaugurio nel letto.-la informò.-Ti avevo avvertita che c’era chi ce l’aveva con te per aver sposato quell’O’Donovan. Magari quella sciocca ragazzina pensa di poterselo prendere una volta che ti avrà tolta di mezzo. Però non ha ancora capito che non potrebbe mai, bastava osservare il modo in cui lui ti guarda per capirlo. Darla capirà certe cose dopo essere stata a letto con un uomo una o due volte.-replicò acida.

-Ma non è possibile!-esclamò con enfasi.-Quella ragazza è incinta di Lindsey McDonald!-

-Cosa te lo fa pensare?-esclamò stupita e a quel punto Buffy le raccontò della conversazione che aveva udito tra Lilah e suo fratello facendola sbuffare.-Sciocchezze, credimi! Avrà sentito parlare Lilah e Lindsey di me credendo invece che avevano scoperto del mazzetto. Lilah la farebbe frustare per una cosa del genere, non apprezza queste cose.-

-Lei hai dato tu il mazzetto?-capì improvvisamente.

-Gliel’ho venduto!-precisò.-Era una questione d’affari e io non vado in giro a dire i segreti dei miei clienti. E poi lei non mi aveva detto per chi era!-si difese.

-Grazie tante!-replicò sarcastica.-Quindi lei vuole Angel e questo spiegherebbe perché mi ha mandata a casa tua. Ma e Lindsey?-

-Darla non è incinta di Lindsey, fidati.-disse sicura.

-E tu che ne sai?-fece scettica.

L’altra le afferrò la mano a tentoni nel buio e gliela poggiò sul proprio ventre rigonfio sotto il vestito.

-Lo sono io.-affermò.

-Tu! Non Darla!-esclamò sentendo bene la pancia per togliersi ogni effettivo dubbio.

-Esatto, io.-confermò.-Beh Lilah voleva sistemarmi per bene e mi sa che adesso ci riuscirà.-sospirò lasciandole la mano che Buffy ritirò.

-Faith, il disturbo di stomaco di tuo marito…-cominciò a chiedere ma poi si fermò.

-Arsenico bianco.-le rispose semplice.-Pensavo che l’avrebbe ucciso prima che il bambino cominciasse a vedersi ma lui ha tenuto più duro di quanto pensassi. Non sapeva del bambino finché non mi ha vista mezza svestita la sera del banchetto.-

-A quel punto immagino che avesse dei buoni motivi per sapere che non era suo.-

-Richard era abbastanza sterile e abbastanza impotente, cosa in cui ovviamente io ho contribuito.-

-E per questo hai corso il rischio di ucciderlo in pubblico.-affermò.-Ti avrebbe denunciata per adulterio e anche per avvelenamento, o dici che non lo sapeva?-

-Del veleno? Oh certo che lo sapeva. Ogni sera mangiavamo insieme e lui diceva sempre che non aveva molta fame perché non voleva mangiare roba preparata da me, poi la notte scendeva giù ad ingozzarsi.-sorrise divertita.-Non immaginava che gli mettessi l’arsenico nel tonico. Se lo faceva mandare appositamente da Dublino e costava tantissimo. Conteneva già dell’arsenico di suo quindi Richard non notò mai la differenza quando io ne aggiungevo ancora.-spiegò.

-E il bambino?-

-Un incidente.-alzò le spalle.-Capitano a chiunque.-non vide Buffy abbassare gli occhi piena di colpa e ricordi.-Me ne volevo sbarazzare ma poi ho capito che poteva essermi utile per farmi sposare da lui una volta che fossi rimasta vedova.-

-Ma Eve era ancora viva all’epoca.-ricordò la moglie di Lindsey.-Faith non sarai mica stata tu!-esclamò inorridita.

-No, a quello ci ha pensato il buon Dio.-sospirò ancora.-Volevo pensarci io ma sono stata preceduta. Tutto sarebbe andato bene se non fosse stato per Lilah Morgan!-

-Volevi Lindsey per i suoi soldi?-continuò stringendosi con le braccia per ripararsi dal freddo. Quasi non sentiva più i piedi e tremava un po’.

-No, ho soldi in abbondanza. Richard era un fessacchiotto e in quasi due anni gli tolto circa diecimila sterline irlandesi mandate tutte in Scozia.-precisò soddisfatta.

-In Scozia?-fece esterrefatta e senza aver ben capito.

-Non sono pazza, non preoccuparti.-

-Ah no?-fece ironica.-Beh per tua stessa ammissione hai commesso adulterio, frode, furto e anche omicidio. Se non sei pazza allora cosa sei?-

-Una patriota.-rispose.

-Oh buon Dio, non dirmelo! Sei una dannata giacobita!-fu colta come da un fulmine.

-Si, lo sono.-affermò.-E forse non virò tanto a lungo ma quando arriverà la rivolta saprò di aver dato anch’io il mio contributo.-fece una pausa.-Qualunque cosa accadrà con gli inquisitori non avrò alcun rimpianto.-

-Nemmeno di avere una sola vita da buttare via?-ma Faith non rispose a questa domanda.

-Lo ami?-le chiese invece.

-Chi?-si stupì.

-Angel!-disse ovvia.-Stanotte hai più volte mormorato il suo nome nel sonno.-

-Non lo sapevo.-mormorò.

-Lo ami?-le chiese di nuovo.-Cioè, lo ami davvero, non se vuoi semplicemente andarci a letto. Tutti vorrebbero una cosa del genere, ma tu lo ami?-

Lei si prese del tempo per rispondere. Anche se ormai sapeva di non poter più mentire a se stessa, sapeva che ormai non era più una questione di carne e che il ricordo di Spike si era definitivamente allontanato da lei.

-Si.-mormorò piano.

-Allora è possibile.-concluse pensosa.

 

Gli inquisitori arrivarono il giorno dopo ma i loro carcerieri se la presero comoda e solo il giorno seguente verso mezzogiorno le tirarono fuori legando loro le mani e le condussero sulla pubblica piazza dove le attendevano due giudici che quasi a Buffy ricordarono i vecchi film in bianco e nero di Stanlio e Ollio, dato che uno era alto e magro e l’altro basso e grasso.

Furono letti i capi d’accusa per Faith Wilkins e una certa Buffy O’Donovan, imputate per crimini di stregoneria. Poi passarono ad interrogare i testimoni. Arrivarono tanti a frotte a testimoniare contro Faith rivelando anche cose assurde sui suoi poteri di strega.

Nessuno testimoniò contro Buffy, mentre in molti giurarono di essere stati curati solo con veri rimedi medici e senza pozioni e incantesimi. Tranne che essendo stata l’ultima persona ad aver toccato Richard Wilkins prima che morisse, ed avendolo anche baciato, anche lei doveva essere una strega che per di più aveva contribuito all’assassinio dell’uomo. Finché non si fece avanti il parroco del villaggio e a quel punto Buffy impallidì.

Prima di tutto il prete fece una specie di predica alla gente che si era fidata di lei, una cosa che durò circa mezzora e che annoiò le due imputate a morte, poi passò a raccontare i fatti dopo che uno dei giudici gli chiese se avesse delle prove.

-Un paio di settimane fa incontrai questa donna nei giardini di Castle Leoch.-puntò contro Buffy il dito e poi anche il crocifisso.-Avvalendosi dei suoi poteri mi sguinzagliò dietro un branco di cani che mi aggredirono ferendomi gravemente. Feci per andarmene ma la donna tentò di adescarmi con proposte peccaminose e dicendo di ritirarmi con lei in privato. Quando mi rifiutai lei mi lanciò una maledizione!-

-Ma che assurdità del cazzo!-protestò indignata Buffy.

-Volte per caso negare, donna, di avermi detto che se non venivo con voi la ferita sarebbe andata in suppurazione e sarebbe divenuta putrida!?-sbraitò.

-Non ho detto esattamente così, qualcosa del genere.-

Trionfante, il prete si alzò la tonaca rivelando una benda sporca di sangue secco e gialla di pus attorno alla coscia. La folla mormorò sorpresa.

-Quella è setticemia!-urlò Buffy.-Se non si fa medicare subito, morirà!-e la folla brontolò sorpresa.

Il prete riprese la sua predica contro Buffy e alla fine concluse:-La fattucchiera non deve vivere!!-e la folla acconsentì soddisfatta.

-Aspettate!!-urlò una voce lontana.

Un cavallo si avvicinò rapidamente facendo sperare a Buffy che magari Angel fosse tornato prima e fosse venuto a salvarla. Ma un po’ con stupore e un po’ delusione dal cavallo scese Jonathan Levino presentandosi ai due giudici come l’avvocato di Buffy.

Cominciò a parlare in difesa di Buffy prendendo ogni capo d’accusa e facendolo a pezzettini. Si fermò solo quando calò il sole e a quel punto i due giudici decisero che era meglio continuare il giorno dopo. Riuscì comunque ad avere una rapida udienza con Buffy.

-Cara ragazza sono riuscita a fare in modo che veniate giudicata in separata sede che da Mistress Wilkins. Farò in modo di giocare sulle vostre origini americane e quindi sulla vostra ignoranza delle usanze locali. Farò in modo di tirarla per le lunghe ma non vi posso assicurare niente.-disse rapido.

-Andrà benissimo lo stesso, grazie signor Levinson.-sorrise.-Ah…vi manda Lilah?-riuscì a chiedergli prima che andasse via.

-No.-rispose sincero e la lasciò andare.

Il giorno dopo, comunque, le cose non andarono bene. Gli inquisitori vollero cominciare le prove per vedere se erano streghe e Buffy si rifiutò di farsi legare e gettare in acqua per provare la sua innocenza aizzando la folla. I giudici decisero di farla frustare.

Fu legata ad un albero anche se si ribellò e dimenò, le venne stracciato il corpetto lasciandola con la schiena nuda e quasi anche i seni. Il primo colpo neanche lo sentì ma bruciò la schiena ed urlò rimanendo senza fiato. Poi si abbatterono gli altri, ancora più dolorosi che la ridussero in lacrime.

-Buffy!-

Forse lo immaginò soltanto ma lei conosceva quella voce. Aprì gli occhi coperti dalle lacrime, dal sudore e dai suoi capelli.

-Angel?-mormorò cercando di guardarsi in giro.

Lo intravide che cercava di farsi largo tra la folla che lo insultava e tentava di fermarlo, se non era che lui era più alto e muscoloso di loro e riuscì a raggiungerla.

-Sta ferma!-le ingiunse mentre le faceva rapidamente passare una collana intorno al collo. Solo un secondo dopo capì che era il rosario che le aveva regalato Lilah.-Tiratela giù!-ordinò con la voce simile ad un tuono e subito due uomini obbedirono.

Lei gli cadde tra le braccia appoggiandosi saldamente al suo petto, sentì che stava per perdere i sensi. Sentì appena Angel difenderla davanti ai giudici mostrando che il crocifisso non la bruciava e che quindi non poteva essere una strega. Si riprese solo quando sentì la voce di Faith.

-Adesso basta!-urlò fermando tutti e indicando Buffy.-Questa donna non è una strega ma io invece si! Io, Faith Wilkins confesso di essere una strega e anche l’amante di Satana.-ci furono esclamazioni varie.-Per obbedire al mio padrone confesso di aver ucciso mio marito, Richard Wilkins, con atti di stregoneria. Ho lanciato maledizioni varie su tutto il villaggio e ho approfittato dell’ignoranza di Buffy O’Donovan per approfittarmi di lei ma lei non ha mai preso parte alle mie azioni ne ha mai servito il mio padrone!-

Il silenzio era più forte del rumore in quel momento, lo stupore era tangibile. Alcuni della folla si fecero avanti come per afferrarla ma lei tese entrambe le braccia.

-State indietro, folli! Non sentite il vento? Il mio padrone sta arrivando e se la prenderà con tutti voi!-rise forte e cominciò a volteggiare, poi si fermò di scatto, tirò indietro i capelli e si stracciò via il corpetto sul davanti mettendo in mostra una gravidanza al sesto mese.

Senza farsene accorgere fece segno ad Angel che capì subito e prese di peso Buffy trascinandola via. Buffy però aveva gli occhi inchiodati su Faith stupita non dal suo colpo di scena ma su un particolare che aveva notato.

Non si rese conto di Angel che la fece montare a cavallo ne che corsero via al galoppo, nella mente rivedeva semplicemente il braccio di Faith e il tatuaggio tribale che lo ornava.

 

Galopparono senza sosta fino alla sera, poi si fermarono vicino ad un ruscello dove mentre Buffy si abbeverò e si lavò, Angel andò a caccia per procurare del cibo. Buffy non mangiò niente, anzi vomitò pure l’anima alla vista dei due conigli.

-Come hai fatto a saperlo?-chiese a suo marito mentre le curava le ferite sulla schiena.

-Holland Manners.-sorrise.-Gli avevo detto di occuparsi di te mentre ero via e appena ha saputo quello che era successo ha cavalcato come un dannato per venirmelo a riferire. Io ho preso Donas e sono tornato indietro.-

-Mi dispiace tanto, Angel.-scoppiò in lacrime e lui la abbracciò forte mormorandole parole di conforto. Lei si addormentò in quel modo.

La mattina dopo, Buffy si svegliò sola, avvolta in una ruvida coperta. Scese giù al ruscello dove trovò Angel seduto su una roccia intento a pensare. Non sapeva a cosa ma lo scoprì subito.

-Tu sei una strega, Buffy?-le chiese subito.

-Io…cosa?-fece incredula.

-Lo devo sapere. Per la tua sicurezza e per la mia.-si alzò.-E tu devi dirmelo!-

-Oh cielo, questo è irreale!-scosse la testa.

-Se tu lo fossi stato sappi che io sarei salito sul rogo insieme a te!-ribatté sicuro.

-Okay, Angel, sono una strega, soddisfatto!?-urlò quasi.-Per te devo esserlo dato che non ho mai avuto il vaiolo ne posso prenderlo, posso stare con i malati e non ammalarmi. Non posso prendere tetano, tonsillite, il colera, nemmeno un banale raffreddore!-adesso sbraitava.-So di Riley Finn e del Duca perché me ne ha parlato Spike!-prese fiato.-E Lilah pensa che io sia una strega perché so che Hamish non è suo figlio, perché so che suo marito non poteva averne!-

Lo osservò e vide che lui la ascoltava in silenzio, senza espressione.

-Tutto ciò che ti ho detto della mia famiglia è vero, loro sono lontanissimi e irraggiungibili per il semplice fatto che non sono ancora nati! Sai quando sono nata? Te lo dico io, il diciannove gennaio dell’anno millenovecentottantuno!! Hai sentito bene? Sono circa due secoli e mezzo a partire da ora! Sono state quelle maledette rupi di Moher, e la canzone del mare! È da li che sono venuta!-concluse e finalmente si calmò.-Ma tu non puoi credermi.-mormorò.

Si sedette nell’esatto punto occupato da lui pochi minuti prima e il silenzio cadde su di loro. Rimasero immobili senza nemmeno fissarsi per lunghi, interminabili secondi che parvero ore.

-Angel, ti prego, dimmi qualcosa.-lo implorò lei lacrimevole.

Lui la raggiunse e si inginocchiò di fronte. Le mise un dito sotto al mento alzandole il viso, poi le asciugò gli occhi pieni di lacrime con il pollice.

-Ti credo.-dichiarò.-Non ci ho capito granché ma ti credo perché sei stata tu a dirmelo, sassenach.-sorrise.-Quanti anni hai?-le chiese.

-Ehm…credo venti, o forse ventuno.-ci pensò.-Dovrei farne ventuno.-rammentò.

-Ne hai ventuno. Buon compleanno, sassenach. Oggi è il diciannove gennaio.-sorrise.-Pensavo fossi più piccola.-

-Oddio, oggi è il mio compleanno.-ricordò colta da una folgorazione, causa tutta quella confusione se ne era letteralmente dimenticata.

-Quando ti ho salvata da Riley Finn, tu stavi cercando di tornare alle rupi, vero? Da William, o Spike come lo chiami tu.-

-Si, da Spike.-annuì.

-Mi spiace per averti picchiata allora.-mormorò contrito.

-Non potevi saperlo. E io non potevo dirti niente.-sospirò.-Tu mi credi davvero Angel?-

-Si, ti credo. Anche se sarebbe stato più facile se fossi stata solo una strega.-la aiutò ad alzarsi.-Adesso riposiamo un po’.-

Si rimisero in viaggio il mattino successivo, ben rinfrancati e nutriti. Buffy non chiese dove stessero andando ed Angel non glielo disse ma tutto fu chiaro quando Angel ebbe legato il cavallo e dopo averla fatta scendere la condusse sulla lunga distesa verde delle rupi di Moher.

-Oh dio, Angel!-esclamò lei.

-Scusa, non volevo dirtelo subito.-si giustificò.

Buffy avanzò di un passo. Ormai erano mesi che cercava di arrivare a quel posto e adesso che c’era si trovava improvvisamente a desiderare di stare da tutt’altra parte.

-Io non voglio sapere niente, Buffy, di come funziona.-le disse.-Preferisco così.-

-Ne sei sicuro?-e lui annuì.-Voglio solo dirti una cosa. Riguarda la sommossa. Ci sarà, su questo Lilah ha ragione ma non finirà bene, giù in Scozia, al contrario.-

-Cosa intendi?-chiese attento.

-Il principe Charlie. Ci sarà la sommossa, in Scozia ma anche se all’inizio andrà bene poi ci sarà un massacro. Tutto finirà a Culloden, i clan scozzesi non si riprenderanno mai più. Loro cercheranno aiuti irlandesi per la guerra ma ti prego stanne lontano! Vai ovunque, in Italia, o in Spagna o in America ma sta lontano dalla Francia e dalla Scozia, ti prego!-lo implorò.

-Lo farò. Adesso vai. Io mi rifugerò in quel capanno…-lo indicò con l’indice.-…così saprò che sei al sicuro.-le diede un bacio in fronte.-Addio sassenach.-le sorrise e poi andò via.

Buffy lo vide sparire, poi si accasciò sull’erba in lacrime. Poteva vedere il mare che conteneva il suo futuro e il tetto della casupola che conteneva il suo passato.

Rivide i volti di Willow, Xander, Giles e Cordelia e anche quello di Spike, suo marito. Sfocato e irregolare ma comunque vivido. Rivide gli agi del futuro e pensò che anche se questa epoca era piena di pericoli ed incognite lei sapeva adattarsi, ma a casa c’era gente che la attendeva.

Pensò ad Angel e a Spike, ai suoi due mariti. Pianse più forte. Aveva amato Spike e adesso si accorgeva di amare anche Angel. Non sapeva chi scegliere tra i due.

Si alzò e avanzò verso il bordo delle rupi, il canto del mare era ancora forte e la chiamava. Lei si avvicinò di più ma prima ancora che potesse rendersene conto stava correndo nella direzione opposta, diretta verso il capanno.

Donas era ancora legato lì a brucare tranquillamente l’erba quindi Angel non era andato via. Spalancò la porta ed Angel, seduto su una panca, sussultò voltandosi pronto all’attacco con il pugnale in mano ma un secondo dopo lo abbassò e sorrise.

-Io non posso.-pianse sua moglie correndogli incontro.

Lui la abbracciò e la baciò alzandola da terra. Al bacio si mischiarono le lacrime di gioia e quando il bacio finì si guardarono sorridendo.

-Perché?-le chiese lui.

-Perché io non posso vivere senza di te, accidenti di un Angel O’Donovan.-rispose.-I bagni caldi, le macchine e i jeans l’avevano quasi avuta vinta ma poi c’eri tu.-rise e lui con lei.

-Ho pregato tutto il tempo affinché fossi abbastanza forte da lasciarti andare, è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto e presto farò la seconda cosa più difficile. Rimarremo qui per la notte, domattina andremo a casa.-la mise giù.

-A casa dove?-chiese lei.

-A Lallybroch.-disse semplicemente.

 

Parte 5 – Lallybroch

Per un po’ nessuno dei due parlò, appena si furono rimessi in viaggio il mattino successivo, troppo contenti di essere ancora insieme e per sempre. Ma poi poco alla volta ripresero a conversare, all’inizio del paesaggio, poco alla volta l’argomento di conversazione si spostò su Buffy e dal posto dove era venuta.

Lei gli disse del futuro, con cautela, dei suoi amici e della sua famiglia in modo più accurato. Si divertì a vederlo inorridire quando gli disse che nel futuro le donne avevano diritti, che indossavano i pantaloni e le minigonne.

Angel apprezzava le descrizioni delle macchine e degli aerei e glieli fece ripetere più volte, rimase affascinato a sentir parlare dei grattacieli e del cibo moderno. Evitarono ogni riferimento a Spike come per un tacito accordo e poco alla volta la conversazione si spostò sul presente, lei gli chiese della caccia e del Duca.

-Sembra una brava persona.-le rispose.-Però non bisogna fidarsi delle apparenze. In ogni modo ce la siamo passati bene, lui si ricordava di me e quindi ci ha provato un po’ ma senza andare troppo oltre, continuava a chiedermi della mia bellissima moglie. È un uomo molto intelligente che fa lo stupido senza esserlo.-

-Gli hai detto qualcosa della tua situazione?-

-Gli ho raccontato qualcosa della storia ma senza scendere in troppi particolari, poi Holland è arrivato a spron battuto ed io e Oz siamo partiti come se avessimo il diavolo alle costole.-

-C’era anche Oz?-si stupì.

-Non so quando è arrivato dato che Donas è più veloce del suo cavallo. Ma non preoccuparti per lui, è un allegro uccellino, sa badare a se stesso.-sorrise.

-Oz? Allegro?-lo guardò male.-Stiamo parlando della stessa persona? Non l’ho mai visto sorridere.-

-Io credo un paio di volte.-rammentò.

-Lo conosci da tanto?-

-Credo da ventisei anni, la mia età. È il mio padrino.-

-Ah ecco! È per te che è partito di volata, se era per me non si sarebbe dato tanta pena.-

-Non è vero, tu gli piaci, me l’ha detto più di una volta.-sorrise.

-Ti crederò.-sospirò.-Angel?-lo chiamò.

-Dimmi.-il cavallo era stanco quindi Angel scese e dopo aver fatto scendere Buffy legò Donas affinché si riposasse.

-Faith Wilkins, la bruceranno sul rogo, vero?-trovò il coraggio di chiedergli.

-Si.-sospirò.-Ma non prima che il bambino sarà nato. C’è qualcosa che ti preoccupa?-

-Prima che tu mi portassi via io ho notato un particolare sul braccio di Faith, come una grossa macchia.-esordì.

-Si, credo di averci fatto caso pure io.-rifletté.-Pareva una bruciatura.-

-Non lo era.-affermò decisa.-Non so se ne hai mai sentito parlare ma quello si chiama tatuaggio e nella mia epoca è molto in voga. Guarda qui.-si alzò la gonna mostrandogli la caviglia su cui aveva tatuato dei piccoli segni cinesi.

Angel, esterrefatto, si chinò tenendole la caviglia e osservandole per diversi secondo il disegno.

-E questo ve lo fate fare volontariamente nel futuro?-si rialzò.

-Si, non saprei come spiegartelo, ma è una cosa che hanno molte persone. È un disegno permanente.-cercò di spiegargli.

-E Faith Wilkins ne aveva uno?-

-Esatto.-annuì.

-Quindi vuol dire che lei…lei era della tua epoca?-

-Non so, sicuramente non prima del 1970 o 80, prima queste cose non era molto ben apprezzate. O forse è di ancora più avanti come gli anni 90 o di dopo il 2000. Comunque non lo saprò mai.-sospirò.

-Non devi affliggerti per lei, sassenach. Quella donna è cattiva, ha persino ucciso suo marito, giusto?-e lei annuì.-Non capisco perché dato che Richard Wilkins aveva i soldi e una buona posizione, oltretutto nemmeno la picchiava.-

-Beh questo non fa comunque di lui un buon marito.-precisò.-O pensi che sia questo che fa un buon marito?-

-Tu una volta mi hai definito sadico, anche se non so cosa vuol dire.-si sedette sull’erba e lei fece altrettanto.-Non hai mai detto di essere un buon marito.-

-Allora non ti avvelenerò con il cianuro.-

-Cianuro?-la guardò.-Cos’è?-

-Il veleno che ha ucciso Richard Wilkins, è molto rapido e potente. Comune nella mia epoca ma non tanto qui.-spiegò.

-Perché l’ha fatto? Tu lo sai?-la guardò.

-Oh si, mi ha detto tantissime cose.-si rialzò.-Te ne parlerò strada facendo, ti va?-lui si rialzò a sua volta e la aiutò a rimontare in sella, viaggiarono chiacchierando.

 

Oltrepassarono il confine delle terre O’Donovan il mattino successivo e nella tarda mattina arrivarono alla valle di Lallybroch. Buffy si innamorò a prima vista delle distesi verdi e dei campi fioriti, era un paesaggio stupendo.

Presero il sentiero che conduceva alla tenuta e dopo quasi un’ora giunsero alle stalle. Angel scese per primo e impastoiò il cavallo senza metterlo nella stalla, poi aiutò Buffy a scendere. Lo spiazzo antistante la casa era deserto ma sul retro si sentivano voci di domestiche probabilmente occupate con il bucato o a raccogliere la frutta e la verdura.

-Dobbiamo bussare?-chiese Buffy sulla porta un po’ nervosa.

-Questa è casa mia.-le fece notare Angel aprendo la porta ed entrando subito seguito da lei.

Alcuni domestici li guardarono stupiti ma lui li ignorò mentre Buffy arrossiva di vergogna dato che aveva l’abito a brandelli e indossava la camicia di ricambio di suo marito, oltre ad essere scalza. Fortuna che almeno durante i loro accostamenti, Angel aveva sempre trovato un ruscello o un corso d’acqua dove potessero lavarsi e almeno non erano sporchi, altrimenti sarebbero stati scambiati per dei veri mendicanti.

Quando entrarono nel soggiorno, all’inizio Buffy non vide nulla, poi colse un leggero movimento accanto alla finestra e un secondo dopo una ragazza più o meno sua coetanea alta quasi sul metro e settanta e con i capelli castani mossi si voltò verso di loro. Angel si irrigidì all’istante nel vederla.

-Fred.-esclamò.

La ragazza sgranò gli occhi sorpresa mostrando due profonde iridi castane quasi simili a quelle di Angel ma dalla diversa screziatura. Se quelli di Angel erano venati d’oro, quelli di sua sorella Winifred erano venati di nero.

-Angel!-esclamò lei correndogli incontro ed abbracciandolo.

Rimasero così per qualche secondo poi si scostarono per osservarsi. Fred era veramente una bella ragazza con la bocca carnosa e la pelle chiara. Sarebbe stata anche una ragazza esile se adesso il suo corpo non mettesse in mostra una gravidanza avanzata.

-Oh Fred, tesoro.-mormorò Angel bianco.

In quel momento una domestica si affacciò tenendo per mano un bambino che subito si attaccò alle gonne di Fred esitante. Lei lo prese per mano mormorandogli parole di affetto e incoraggiandolo verso il nuovo arrivato.

-Questo è il piccolo Angel.-mormorò orgogliosa.-E tesoro mio, questo è tuo zio Angel, quello da cui hai preso il nome.-annunciò.

-Cosa?-strillò Angel sentendosi cedere le gambe e accasciandosi sulla poltrona più vicina, era come se gli avessero appena dato una bastonata.

-Angel, caro, stai male?-si premurò sua sorella.

-Come hai potuto farmi questo, Fred?-esclamò sconvolto.-Non credi che io abbia già sofferto abbastanza per quello che è successo da chiamare anche il bastardo di Finn con il mio nome?-la rimproverò alzandosi e sovrastandola.

Fred non era bassa ma di fronte al metro e novanta di suo fratello quasi spariva. Lei sgranò gli occhi incredula, come se non avesse capito un accidente e poi arrossì violentemente.

-Il bastardo di Finn? Intendi Riley Finn? Il capitano delle giubbe rosse?-

-E chi altri altrimenti?-urlò quasi.

-Caro ti sei bevuto il cervello per caso?-lo disse con un tale tono che quasi Buffy scoppiò a ridere ma si trattenne perché non era proprio il momento.

-Io?-replicò lui.

-Beh mi stai dando della puttana di Finn e pensi che dovrei stare qui a sorbirmelo?-continuò.

-Perché mi hai fatto questo, Fred, perché?-sbraitò.-Adesso me ne vado, non sarei dovuto venire.-e fece per riprendere Buffy e andarsene.

-Tu non muovi un passo, Angelus O’Donovan!-lo fermò livida.-Adesso ti siedi con le buone o ti prenderò per le palle e ti farò sedere con le cattive ed io ti racconterò del capitano Finn.-

-Non voglio saperne niente! E non dire volgarità, Winifred, se non vuoi che ti torca il collo! Cerchi di coprirmi di vergogna di fronte a mia moglie?-e la indicò.

Buffy si guardò in giro come se cercasse di capire se aveva davvero parlato con lei, poi sorrise a sua cognata e la salutò timidamente con la punta delle dita.

-Beh dato che è tua moglie avrà più famigliarità di me con le tue palle.-

-Lascia perdere le mie palle, Fred!-le urlò.-Ma dato che vuoi parlarmi di Finn, fallo pure! Dimmi perché mi hai disobbedito disonorando te stessa e la tua famiglia.-la incitò.

-Ti rode solo questo?-gli urlò di rimando fronteggiandolo.

-Beh allora è stato meglio vendere te stessa?-fece guardandola furioso.

-Vendere me stessa? Tu non hai la più pallida idea di cosa stai parlando! E se continui così, fratello o non fratello, te ne pentirai!-

-Io devo pentirmene? Pensa a te stessa, che sbandieri le tue vergogne per tutto il vicinato e vai in giro gonfia come un rospo schifoso!-le indicò con disprezzo il pancione.

-Io rospo? Pensa a te, sei solo un vigliacco di merda! Mi hai lasciata qui da sola a crederti morto o in prigione e poi torni con una moglie all’improvviso! E ti permetti pure di darmi della sgualdrina e del rospo…-

A quel punto, Buffy decise che era meglio togliere le tende. Silenziosamente uscì chiudendo la porta del soggiorno dove domestiche, cameriere e cuoche si erano affacciate ad assistere curiose, le salutò con un cenno del capo e uscì nel cortile sedendosi su un muretto ad attendere che la lite tra i due scemasse.

Passò un po’ e dalla casa giungevano urla a tutto andare. Buffy vide tornare degli uomini, erano tre in tutto e ad un certo punto si separarono. Uno venne verso la casa e Buffy notò che zoppicava pesantemente e quando fu abbastanza vicino notò che era giovane, doveva avere l’età di Angel circa. Aveva folti capelli castani e profondi occhi azzurri. Era un bel ragazzo e annuì in direzione della casa, poi le sedette accanto.

-A quanto pare Angel è tornato.-

Buffy annuì non sapendo se presentarsi o meno ma ci pensò l’uomo per primo.

-Io sono Wesley Whindam Price, il marito di Fred. E credo che voi siate…-

-La sporca sassenach presunta spia che Angel ha sposato.-concluse con un sorriso.-Mi chiamo Buffy. Lo sapevate tutti allora, eh?-aggrottò la fronte.

Il marito di Fred? Qualcosa cominciava a non quadrarle più.

-Ce lo hanno riferito. Non si mantiene a lungo un segreto da queste parti.-ammiccò.-Ormai dovreste averlo imparato. Fred erano settimane che si chiedeva che aspetto avevate.-

Dall’interno giunsero urla, sbraiti e insulti vari. Prima in inglese e poi in gaelico.

-Devo dire che siete una bella ragazza. Volete bene ad Angel?-la studiò attentamente.

-Si.-rispose d’impeto annuendo con vigore.-Tantissimo.-aggiunse.

-Quei due è meglio lasciarli sbranarsi per ancora qualche minuto, è risaputo che gli O’Donovan sono teste dure e non ascoltano nessuno in certi momenti. Appena si saranno calmati forse si potrà provare a farli ragionare ma non prima.-

-Me ne sono accorta.-sorrise.

-Fred è stata molto preoccupata per Angel, gli vuole un gran bene. E poi adesso è incinta.-

-Difficile non notarlo.-precisò.

-La rende un po’ irritabile infatti io la accontento perché ci vuole fegato a litigare con una donna al nono mese di gravidanza.-si alzò dal muretto cercando di stirare la gamba zoppa.-Un colpo di mitraglia me l’ha rovinata, è già un miracolo che non abbiano dovuto amputarla. Mi fa un po’ male verso sera.-se la massaggiò un po’.

-Potrei prepararvi un unguento di erba peperina o di resina per massaggiarla.-alzò le spalle, quel tipo le stava simpatico.

-Grazie, siete gentile.-ascoltò l’interno.-Pare che si stiano calmando, fortuna che fucili e coltelli sono sotto chiave. Al massimo volerà qualche ceffone ma dubito che sarà Fred a riceverlo.-

-Sono sicura che Angel non alzerà mai le mani sulla propria sorella molto incinta.-lo assecondò.

-Speriamo solo, allora, di non andarci di mezzo noi.-sorrise e la scortò all’interno.

Le domestiche erano nervose per via della lite e si agitarono quando Wesley entrò. Prese il bambino dalle braccia della governante e si diresse con Buffy nel soggiorno. Il bambino appena vide Fred scalciò per scendere e si attaccò alle sue gonne chiedendo di essere preso in braccio. Fred lo prese e poi lo girò verso Angel parlandogli piano.

-Tesoro mio, puoi dire allo zio quanti anni hai?-gli chiese ma il bimbo si vergognò nascondendo il volto nella sua spalla.-Te lo dico io, fratello: ha due anni, compiuti ad agosto. Se sei abbastanza intelligente e sai contare capirai che è stato concepito sei mesi dopo la visita di Finn.-

-Beh io ho sentito una storia un po’ diversa che diceva che sei stata a letto con Finn più volte, quel bambino è suo. Ti credo sull’altro perché Finn è stato in Francia fin quasi alla fine dell’estate. Perciò oltre ad essere una puttana non sai nemmeno sceglierti gli amanti. Chi sarebbe il padre di quest’ultimo?-chiese sprezzante.

-Sarei io.-il giovane si fece avanti con un colpo di tosse.-E anche di questo qui.-prese il piccolo dalle braccia di Fred.-Pare mi somigli.-precisò mettendo in evidenza che in effetti si somigliavano eccome!

-Wesley.-mormorò Angel preso alla sprovvista.-Quindi siete sposati. Beh è stato carino da parte tua prenderla nonostante tutto.-

-Nonostante tutto?-sbraitò quasi sua sorella.-Intenti forse parlare della macchia sul mio onore?-

-Eh?-fece Wesley allarmato.

-Non gli hai detto niente? Come hai potuto Fred?-le urlò suo fratello.

Fred scattò per saltargli al collo ma il braccio di Wesley la fermò in tempo e per tenerla ferma le mise al collo il bambino.

-Non sarebbe il caso di discuterne qui ma ti interesserà sapere, Angel, che tua sorella era vergine la nostra prima notte di nozze.-precisò suo cognato.

-Come osi dire certe cose, Wesley Whindam Price?-gli sbraitò sua moglie.-Perché non gli mostri anche le lenzuola del nostro talamo nuziale mentre ci sei!-

-Almeno poi starebbe zitto.-rifletté.-Oh tesoro non arrabbiarti così che non ti fa bene.-le sorrise dolce cercando di calmarla.-Gli urli spaventano pure il piccolo Angel.-

Vista la situazione, Buffy trascinò Angel su una poltrona e lo fece sedere massaggiandogli piano le spalle per sciogliergli la tensione mentre lui se ne stava testardamente muto e rigido.

-Angel naturalmente siamo contenti che sei tornato insieme a tua moglie, vero tesoro?-fece Wesley.

Fred si mantenne anche lei testardamente muta. Buffy capì che i due fratelli erano proprio uguali di carattere, o forse erano così tutti gli O’Donovan e in quel caso si disse che era meglio se il Signore aiutava sia lei che Wesley.

-Io ti ho vista entrare in casa con Finn.-insistette Angel.-E lui mi disse dei particolari del tuo corpo. Come quel piccolo neo sul tuo seno.-la guardò.

-Appioppai a Riley Finn un tale calcio nelle palle che avrebbe steso anche un cavallo. Lui fece per violentarmi ma era debole ed io cominciai a provocarlo perché non sapevo come difendermi. Lui comunque mi riempì di botte e quando mi stordì se ne andò, ovviamente è normale che disse a tutti di esserci riuscito, mica poteva fare brutta figura davanti ai suoi uomini.-gli spiegò finalmente.

-Davvero?-chiese scettico.

-Angel non costringermi ad andare a prendere le lenzuola della mia prima notte di nozze!-esclamò.

-Va bene, ti credo!-si arrese suo fratello alzandosi.-Vieni qua, piccola mia.-le tese le braccia e Fred corse da lui dopo aver dato il bambino a suo marito.

-Oh angel, mi sei mancato così tanto.-pianse di gioia stringendolo.

-Anche tu, Fred.-ricambiò.

-Adesso puoi anche dirmi come si chiama tua moglie, non ti pare?-lo riprese staccandosi.

Angel si guardò in giro come se per un po’ l’avesse dimenticata, troppo preso dalla lite con sua sorella e dalle sue testarde ragioni per prestare attenzione a sua moglie.

-Oh, si, certo!-esclamò prendendo Buffy per mano e avvicinandola.-Lei è Buffy e loro sono mia sorella Winifred e suo marito Wesley.-presentò.

-Piacere di conoscervi.-sorrise Buffy.

-Il piacere è nostro Buffy.-sorrise Wesley.

-Immagino che sarete stanchissimi per il viaggio e che vogliate anche darvi una bella rinfrescata.-Fred li squadrò da capo a piedi e Buffy arrossì per il suo abbigliamento da vera sciattona.-Dirò alla governante di preparavi la camera.-e per quanto la gravidanza glielo consentisse si allontanò velocemente in direzione della cucina.

Quella sera a cena mangiarono di gusto, erano affamati, conversando allegramente con Fred e Wesley che chiesero loro delle ultime novità a Leoch. Angel spiegò loro, senza approfondire troppo, il brutto equivoco in cui Buffy si era trovata e i due la guardarono con affetto.

Poi si ritirarono in camera dove crollarono subito addormentati sui cuscini. Dormirono profondamente tutta la notte e si svegliarono tardi, ma sotto ordine di Fred, nessuno andò a svegliarli. Dopo colazione Angel e Wesley andarono a raccogliere la frutta oltre a sbrigare altre faccende mentre Buffy rimase con Fred per aiutarla insieme alle domestiche nelle faccende di casa oltre che nella cura del piccolo Angel.

Le due donne parlarono tanto, anche se il loro unico punto in comune era Angel. Comunque si conobbero meglio, a Fred piaceva la moglie di suo fratello, e strinsero amicizia. A sera quando Angel e Wesley tornarono le trovarono sedute nel salotto a ridere e spettegolare mentre rammendavano degli indumenti.

Fred si stirò e l’indumento che stava rammentando scivolò dal suo pancione per finire a terra. Cercò di raccoglierlo ma prima che lo raggiungesse, Buffy si era già chinata a prenderlo.

-Lo prendo io.-sorrise e glielo porse.-Tieni.-

-Grazie Buffy.-ricambiò lei.-Tu mi stai simpatica, credo che Angel abbia fatto un buon matrimonio.-

-Io mi prenderò cura di lui come hai fatto tu.-le assicurò e tornò a sedere.

A quel punto, Fred prese a raccontarle diversi aneddoti del fratello di quando era bambino facendo ridere sua cognata. Fu in quel modo che Angel e Wesley le trovarono quando furono di ritorno.

-Vedo che avete fatto amicizia!-esclamò Wesley allegro chinandosi a baciare la moglie sulla fronte.

-Io e Buffy siamo in sintonia.-sorrise Fred,

-Immagino allora che ti avrà raccontato tutta la mia vita da quando sono venuto al mondo ad ora.-fece finta di arrabbiarsi Angel sedendo accanto alla sua di moglie.

-Non era ancora arrivata a quel punto ma ci stava arrivando.-confermò.

-Si e poi io non posso dirle di quando sei nato dato che sono nata dopo!-lo rimbeccò sua sorella.

Poco dopo andarono a cena.

Il pomeriggio seguente, Angel lo trascorse a far visitare a sua moglie la tenuta spiegandole tutto quello che gli veniva in mente sulla costruzione, gli ambienti e tutto il resto. Le mostrò i dipinti fatti dalla madre che Buffy trovò veramente belli e che per la maggior parte ritraevano Angel e Fred in vari punti dei giardini.

Alla fine del giro turistico tornarono nel salotto dove c’era già disponibile del te caldo e dei biscotti che la cuoca aveva sfornato. Non c’era traccia di Fred e di Wesley, forse impegnati con le loro faccende. Fuori cadeva una pioggia fitta e sottile che rendeva tutto grigio e che Buffy si fermò a guardare alla finestra.

-C’era un altro motivo.-disse Angel all’improvviso facendola voltare.

-Motivo?-chiese senza aver capito e lui annuì.

-Per cui ti ho sposata.-le si avvicinò.

-E cioè?-riuscì solo a dire senza fiato per le parole che lui avrebbe detto a breve.

-Ti ho sposata perché ti desideravo.-le rivelò.-Più di qualsiasi altra cosa io avevo mai desiderato in vita mia.-

Lei non osava parlare quindi lui continuò.

-Una volta avevo chiesto a mio padre come avrei fatto a capire quando avrei trovato quella giusta per me e lui mi rispose che l’avrei solo capito. E quando mi hai rimesso a posto il braccio e poi hai cavalcato con me fino a Leoch mi sono detto “Angel O’Donovan nonostante la sua faccia e nonostante abbia l’aria di pesare quanto un buon cavallo da soma, questa è la donna giusta per te”.-

La vide diventare truce e avanzare lentamente verso di lui che prese ad indietreggiare.

-Oltretutto mi sono anche detto che mi avevi medicato bene, ed essendo la vita tra i McDonald quella che è forse era meglio sposare qualcuno che sapeva curare ferite e aggiustare le ossa. E mi dissi anche che se il tuo tocco era così piacevole sulla spalla forse era anche meglio più in basso.-

Girò intorno ad una sedia cercando di depistarla.

-Pensai che forse era solo l’effetto di aver trascorso quattro mesi in un monastero ma poi c’è stata quella cavalcata al buio insieme e con quel tuo bel culo tondo piazzato in mezzo alle mie cosce.-

Si scansò prima che le riuscisse ad afferrarlo per una manica e chinò la testa per evitare un pugno mirato alla sua guancia poi si scansò mettendo tra loro un tavolino.

-E poi c’era quella tua testa dura che mi rimbalzava sul petto…-un soprammobile lo beccò dritto in testa ma lui rideva a crepapelle.-…che io mi dissi “Angel anche se lei è una sassenach con la lingua da vipera con un culo come quello cosa importa di che faccia abbia?”.-le gli fece lo sgambetto facendolo finire a terra con uno schianto e finendogli con le ginocchia sullo stomaco.

-Mi stai dicendo che mi hai sposata per amore?-gli chiese.

-Non l’ho appena precisato?-e con una mossa fulminea invertì le loro posizioni finendole sopra.

Fred apparve in quel momento sulla soglia venuta a prendere il suo cestino da ricamo. Si fermò ad occhi spalancati fissando la scena, alcuni mobili fuori posto e un soprammobile a terra.

-Cosa stai facendo, caro Angel?-chiese.

-Sto coccolando mia moglie.-le rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Io credo che ti convenga trovare un luogo più consono. Di questo passo vi troverete le schegge di legno su per il culo!-e detto questo fece dietro front.

 

Buffy prese rapidamente posto nella routine di Lallybroch. Oltre ad aiutare nei lavori domestici in sostituzione di alcune mansioni che Fred, prossima al parto, non poteva svolgere subito si sparse la voce delle sue abilità di medico e cominciò quindi a visitare i fittavoli per portare loro cure mediche oltre che a diversi consigli sull’igiene.

Prese a curare l’orto date le sue doti da pollice verde che aveva da poco appurato di avere, cosa di cui la cuoca gliene fu grata dato che le serve erano incapaci in questo.

Una mattina, Angel la portò ad uno dei mulini che si era inceppato. Wesley non era potuto andarci perché per lui non era proprio l’ideale immergere la gamba non sana in acqua gelata, così Angel si era offerto di andarlo a vedere e aveva portato Buffy con se tutta contenta della cosa e che ne avrebbe approfittato per raccogliere delle erbe. Lui le parlò della festa che ci sarebbe stata a breve dove tutti i fittavoli avrebbero pagato le loro quote e avrebbe reso omaggio alla nuova lady.

Al mulino c’erano altri tre uomini che cercavano di capire come mai la ruota non ne volesse sapere di funzionare. Angel si unì presto alla discussione mentre Buffy raccoglieva delle erbe che giudicava interessanti e le metteva nel cestino.

Decretato che c’era qualcosa che la bloccava in profondità nell’acqua, Angel si spogliò di scarpe, calze e degli indumenti rimanendo in mutandoni e poi si tuffò. Buffy lo vide sparire nell’acqua poi guardò il cestino pieno a metà e decise per un po’ poteva anche riposarsi, così sedette sulla riva a gambe incrociate.

Poco dopo la raggiunse una vecchietta molto anziana che si presentò come la nonnina O’Connell e che con notevole agilità per una della sua età le sedette accanto e attaccò discorso con lei.

-Siete brava nella scelte delle erbe.-decretò dopo averle controllato il cestino.-Evidentemente il padrone non vi ha scelto solo per la vostra bella faccia.-sorrise.

-Sono contenta.-replicò Buffy.

-Volevo chiedere un favore a sua eccellenza ma intanto esporrò a voi il caso.-riprese.-Vorrei che prendesse uno dei miei nipoti come mozzo di stalla. È colpa di suo padre! Ogni tanto due scapaccioni ai marmocchi fanno bene ma non lasciargli un livido quanto una mano sulla guancia solo per una focaccia in più.-

-Suo padre lo picchia, state dicendo?-

-Si, è proprio così. Io di solito non metterei parola ma, anche se una madre non dovrebbe dirlo, quel mio figlio è un dannato ubriacone quindi vorrei che stesse un po’ lontano dal piccolino.-

-Ne parlerò a sua eccellenza e vedrà che saprà trovare una soluzione.-

La vecchia fece per rispondere ma ammutolì e sbiancò. Buffy seguì il suo sguardo notando sei giubbe rosse che venivano in quella direzione. La vecchia nascose i vestiti di Angel sotto le larghe gonne e le fece segno di tacere giusto in tempo che i soldati si fermarono davanti. Aveva notato che Angel era per un secondo risalito a galla ma avendo visto anche lui i soldati si era rituffato subito.

-Volevamo comprare un sacco di farina.-disse uno.

-Buongiorno.-replicò la nonnina cortese ma gelida.-Mi sa che dovrete ripassare perché la ruota del mulino si è inceppata e non c’è verso di muoverla.-

Uno dei soldati andò a controllare la situazione spiegando che suo padre aveva un mulino in Inghilterra e che quindi lui si intendeva di ruote idrauliche. Ma poco dopo tornò indietro scuotendo la testa.

-Il mugnaio non capisce una parola di inglese e non riesco a spiegarmi.-spiegò.-Forse la giovane signora potrebbe venire a darmi una mano a farmi capire.-propose.

-Non può.-fece subito la vecchia posandole protettiva una mano sul braccio.-Mia nuora non ci sta più con la testa da quando il suo ultimo figlio le è nato morto. Ormai è più di un anno che non spiccica parola. Non posso lasciarla sola un momento per paura che si getti in acqua tanto è addolorata.-fece compassionevole mentre Buffy cercava di sembrare stupida cosa che non le riusciva male data la profonda preoccupazione.

-Beh ci toccherà andare a vedere cosa c’è in fondo, allora.-decise uno dei soldati.

Ma non ci fu bisogno perché la ruota prese a cigolare e poi a muoversi. Due secondi dopo sbucò attaccata ad una delle pale un paio di mutandoni che i soldati afferrarono.

-Forse era questo che la inceppava.-dedussero e finalmente comprarono la farina che volevano.

Non appena furono spariti dalla vista, la testa di Angel apparve sul pelo dell’acqua prendendo a respirare bene. Era bianco per il freddo e gli sbattevano forte i denti. Fermò la sua avanzata verso la riva rimanendo coperto nelle parti intime quando vide la signora O’Connell.

-Salve signore.-fece la vecchia.-Bella giornata, eh?-

-Un po’ fredda.-replicò.

-Siamo tutti lieti che siate tornato e a questo proposito vorrei chiedervi un favore, riguarda…-

-Nonnina O’Connell.-la interruppe Angel.-Io esaudirò ogni vostro desiderio ma vorrei la mia camicia prima che diventi un pezzo di ghiaccio.-

Quella sera a cena Buffy raccontò la disavventura a Fred e Wesley che si sbellicarono dalle risate alla sua imitazione della vecchia O’Connell. I quattro stavano bene in compagnia e in genere dopo cena si fermavano in salotto a mangiare il dolce mentre Angel e Wesley sorseggiavano del brandy e le donne finivano dei rammenti o Fred faceva sentire a Buffy il bambino che scalciava.

Angel aveva detto a Buffy e anche a sua sorella e al cognato che non sarebbero potuti rimanere a lungo. Il tempo era ancora instabile per via delle gelate e delle nevicate ma non appena si fosse appena sistemato sarebbero ripartiti in modo da non farsi sorprendere dalle giubbe rosse.

Quella stessa notte, ad un certo punto, Buffy si svegliò. Voltandosi verso Angel notò, alla luce lunare che entrava dalla finestra, che anche lui era sveglio. Si fermò a guardarlo mentre lui era immerso nei suoi pensieri finché lui non si sentì osservato e voltandosi la vide.

-Perdonami, sassenach, non volevo svegliarti.-sorrise.

-Mi sono svegliata da sola.-alzò le spalle.-A che pensavi, Angel?-gli chiese.

-Prima di venire a letto ho parlato con Wesley. Lui si è scusato per aver sposato mia sorella senza prima avere il mio consenso ma gli ho detto che conosco Fred, sicuramente non gli avrà dato modo nemmeno di avere voce in capitolo. Oltretutto non posso biasimarli per non avermi aspettato, non sapevano nemmeno se fossi ancora vivo.-spiegò.

-Sono molto carini insieme.-assentì.

-È vero.-annuì.-E poi Wesley mi ha detto che Fred gli aveva già parlato di Finn e di tutto quello che era successo, non si sono mai taciuti nulla.-al buio la vide abbassare lo sguardo in colpa.-Non era una cosa detta volutamente contro di te, Buffy.-

-Lo so, l’ho capito ma credo che tu abbia compreso i motivi per cui non ho potuto dirti subito la verità.-

-Si, l’ho compreso e ti ho perdonato. Mi basta solo sapere che tu adesso sei qui.-le accarezzò i lineamenti del viso e lei si accoccolò contro il suo petto stringendosi bene le coperte per via del freddo.

-Non vorrei essere da nessun’altra parte.-mormorò chiudendo gli occhi di nuovo in preda al sonno.

-Nemmeno io.-sorrise suo marito e si addormentarono.

 

Finalmente il giorno della festa, il Quarter Day come Angel lo chiamava, arrivò. Già fin dal primo mattino le domestiche erano indaffarate ad accogliere i primi fittavoli. Buffy si preparò con cura aiutata da Fred poi lei aiutò sua cognata a fare altrettanto dato che ormai stava diventando quasi impossibile per lei fare alcune cose.

Le due donne trascorsero una buona ora a districare i nodi dei capelli di Angel che ormai stavano crescendo e che lui portava sempre spettinati. Lui si lamentò tutto il tempo ma senza avere pietà dalle due. Non appena furono pronti, Fred notò che Buffy non aveva gioiello alcuno.

-L’unica cosa che avevo erano le perle che Angel mi aveva regalato per il matrimonio.-dato come erano andati via da Leoch le perle erano state il suo ultimo pensiero.

-A questo proposito.-intervenne Angel tirando fuori dalla tasca della giacca la suddetta collana di perle e allacciandola intorno al collo della moglie.

-Dove l’ha presa?-chiese Buffy contenta.

-Me l’ha portata Oz stamattina presto.-rispose.-Lui è stato a Leoch dove ha raccolto parecchie nostre cose e ce le ha riportate.-spiegò.

-Se è ancora qui vorrei ringraziarlo.-

-Lo trovi giù in cucina ad abbuffarsi come al suo solito.-le rispose Fred.-Vai pure a salutarlo Buffy, gli ospiti stanno arrivando a frotte e dopo non avresti più tempo.-

La cognata annuì e si precipitò di sotto dove trovò l’ometto in cucina a mangiare prosciutto e focacce calde appena sfornate. Nonostante mantenne la sua aria burbera e seria e quasi senza spicciare parola la salutò calorosamente abbozzando quasi anche un sorriso.

Buffy scoprì che Oz le aveva anche riportato la sua valigetta delle medicine, cosa che la rese di perfetto umore per tutta la giornata. Parlarono un po’ finché Fred non venne a chiamarla affinché si facesse vedere al fianco di Angel, a quel punto lo lasciò in compagnia della cognata.

Fu intorno all’ora di pranzo che arrivò il figlio della nonnina O’Connell, a cavallo di un mulo e portando dietro un bimbetto arruffato e un po’ sporco dall’aria un po’ spaventata, anzi pareva letteralmente terrorizzato a stare a contatto col padre.

Con una scusa, Fred portò il bambino in cucina mentre Angel si ritirava nello studio con Wesley e con O’Connell, presumibilmente per parlare di affari. Il bimbo capì poco dopo che in cucina Fred, Buffy e la governante avevano ben altre intenzioni ma in tre contro un bimbo riuscirono a spogliarlo e a far risaltare le cicatrici, i lividi e le croste che aveva sulla schiena, segni di continue violenze che il piccolo subiva.

-Buffy, vai a dirlo ad Angel.-le disse Fred.

Usando un piatto di focacce al miele come scusa, Buffy andò nello studio e posando il piatto sulla scrivania chiese a suo marito se poteva un attimo parlargli in privato. Angel aveva già capito ma assentì e i due si ritirarono in un angolo mentre Wesley teneva occupato O’Connell per non fargli capire nulla.

-Il bambino è pieno di lividi e cicatrici sulla schiena, lo picchia regolarmente.-mormorò Buffy.

-Volevo solo sapere questo, grazie.-sorrise.

-Adesso sta mangiando in cucina e sembra tranquillo. Vedi quello che puoi fare.-

-Lo farò.-annuì e Buffy si congedò tornando da Fred.

Poco dopo, Angel uscì dallo studio con un braccio intorno alle spalle di O’Connell ma pareva più che lo stesse sorreggendo. Lui e Wesley lo accompagnarono al suo mulo e lo aiutarono ad andare via, poi tornarono dentro.

-Com’è andata?-chiese Buffy a suo marito.

-All’inizio ha rifiutato testardamente ma poi l’ho convinto con un paio di pugni ben assestati in pancia.-le spiegò ed entrarono in cucina dove c’era il bambino.-Ehi, piccolo, tuo padre ti ha dato il permesso di lavorare qui!-gli comunicò allegramente.-Il tuo pranzo è già pronto però prima datti una lavata, la governante è un po’ schizzinosa, e attento a lavarti bene le orecchie o ci penserà lei e non è molto piacevole.-lo fece ridere e il bimbo schizzò via.

Intorno al tramonto finalmente tornò la pace. Tutti i fittavoli avendo adempiuto ai loro doveri e avendo reso omaggio al padrone e a sua moglie se ne tornarono a casa. Dopo aver salutato anche l’ultimo, Angel andò a cercare Buffy trovandola in giardino ad ammirare il tramonto sulle brughiere irlandesi e la abbracciò da dietro.

-Era questo il tuo destino, vero Angel? Essere il padrone di questo splendido posto.-gli chiese.

-Credo di si.-sospirò.-E tu a cosa eri destinata, mia sassenach?-

-A te.-sorrise e si voltò alzando il viso per guardarlo negli occhi.

-C’è una cosa che devo dirti.-esordì accarezzandole il viso e scostandole alcuni ciuffi di capelli che il vento le faceva volare davanti al viso.

-Devo preoccuparmi?-scherzò.

-No, stavolta no.-sorrise.-Presto dovremo partire, lo sai. E so che ti costringerò a subire una vita dura ma voglio che sai che c’è un unico motivo perché lo faccio.-

-Quale?-

-Ti amo.-disse semplicemente chinandosi su di lei e baciandola piano.

 

Quella notte furono svegliati da un furioso bussare alla porta della camera. Angel scattò dal letto e andò ad aprire trovandosi davanti un Wesley agitato e nervoso. Dopo aver scambiato con lui due parole tornò da Buffy.

-Che succede?-chiese preoccupata non avendo capito niente.

-Il bambino sta per nascere.-la informò mentre si metteva i calzoni.-Devo andare a chiamare la levatrice.-

-Angel fuori nevica!-gli fece notare, aveva cominciato a nevicare poco dopo il tramonto.

-Ma Fred non può partorire senza!-esclamò.

-Ascoltami, io sono un medico e in ospedale ho anche assistito a dei parti, ho pure fatto tirocinio nei reparti di ginecologia ed ostetricia. So far nascere un bambino! Oltretutto…-si interruppe.

-Cosa?-

-Niente.-si corresse.

-Buffy non ho capito niente di quelle parole complicate che hai usato come ginoco qualcosa ma ho capito che puoi aiutare Fred.-

-Lo farò.-scattò dal letto e si vestì dandogli istruzioni per essere aiutata, poi si precipitò in camera di sua cognata.

Fred era in preda alle contrazioni ma ancora erano irregolari e poco dolorose. Buffy la fece parlare mentre aiutata dalla governante le mettevano dei cuscini dietro la schiena o le passavano del ghiaccio sulle labbra per tergerle. Le piazzarono delle lenzuola lavate con acqua bollente sotto ma passò diverso altro tempo prima che le sue contrazioni si stabilizzassero.

Presto, Fred non fu più in grado di parlare con frequenza dato che le contrazioni si facevano più lunghe, vicine tra loro e dolorose. Buffy le massaggiò un po’ la schiena tra una contrazione e l’altra aiutandola quando arrivavano, poi però fu necessario farlo fare dalla governante.

Quando fu tutto pronto, Buffy piegò le gambe di Fred piegandole la camicia da notte sotto al seno in modo da lasciarle scoperto il pancione e la vagina già dilatata. Premette le dita sulla pancia per sentire e poi misurò un’ultima volta la dilatazione della vagina.

-Fred adesso siamo pronte.-le disse.-So che sei sfiancata ma appena te lo dico io comincia a spingere, va bene?-e sua cognata annuì affannosamente.

-Buffy se non ce la facessi di a Wesley se è una femmina di chiamarla Margaret.-boccheggiò.

-Lo farai tu più tardi.-prese una pausa.-Ora spingi!-e Fred spinse con tutta la sua forza urlando.

Poco dopo la testa venne fuori e ci volle almeno un’altra mezzora di spinte prima che il neonato scivolasse fuori del tutto dal ventre di Fred. Buffy lo avvolse subito in un lenzuolo e poi sorrise.

-È una femmina.-disse a Fred mettendole il fagottino unto tra le braccia.-Dalla a me che la lavo.-gliela riprese dalle braccia e la lavò nella piccola bacinella tiepida appena portata da una delle domestiche mentre la governante faceva lo stesso con Fred cambiando anche le lenzuola.

Appena ebbero finito, Buffy rimise la piccola tra le braccia della madre guardandole commosse.

-Vado a dirlo a Wesley.-ed uscì andando dai due cognati che trovò nello studio intenti a farsi ripetuti bicchierini.-Ma bravi!-li riprese a voce alta facendoli sussultare per lo spavento.

-Come va?-chiese Angel scattando in piedi.

-È andato tutto bene.-sorrise e guardò Wesley.-Hai una figlia.-gli comunicò e i due uomini si abbracciarono ridendo felici.

Buffy guardò fuori dalla finestra e vide che era quasi il tramonto. Impegnata com’era stata non si era resa conto di quanto tempo fosse durato il travaglio, ma non ci pensò perché scortò i due uomini nella camera di Fred che rideva felice.

Il piccolo Angel, arrabbiato perché non aveva visto la mamma tutto il giorno, arrivò di corsa e si gettò sul letto piazzandosi accanto alla mamma che gli presentò la nuova sorellina. Lui la guardò come si guarda un oggetto strano e poi la ignorò.

Angel dopo un po’ portò Buffy a riposare perché anche lei aveva faticato parecchio. La aiutò a distendersi un po’ mettendosi accanto a lei.

-Forse è un bene che tu non possa averne.-le disse.

-Come lo sai?-si irrigidì.

-Me lo disse Faith Wilkins poco dopo sposati.-le rivelò.-Ma forse è davvero un bene, dato la vita che ci aspetta un bambino non sarebbe proprio l’ideale. E poi io vedevo Wesley ogni volta che Fred urlava e pareva che stessero squartando anche lui. Non credo che potrei sopportare il tuo dolore.-

Lei annuì semplicemente e si voltò cercando di non fargli notare gli occhi adesso pieni di lacrime.

 

Fred si riprese bene e in fretta dopo il parto anche se tutta la casa la astenne dalle grosse faccende, cosa di cui comunque si occupavano Buffy e la governante.

Un pomeriggio tenne compagnia a Buffy mentre aspettava che il calderone usato per lavare i panni si raffreddasse a sufficienza per gettare via l’acqua sporca. Il piccolo Angel saltellava ovunque allegro, ignorando i richiami della madre che lo minacciava di pestarlo per bene.

Dopo averlo rispedito dentro casa, Fred parlò ancora con Buffy che si accinse a tirare giù il calderone, l’aria era fredda quindi l’acqua si era raffreddata in fretta. In lontananza sentirono rumore di zoccoli di cavalli.

-Se è Angel è in anticipo.-rifletté Buffy.

-Non sembra il suo cavallo.-si alzò tenendo la bimba al petto.-È Wesley!-esclamò quando fu vicino.

Wesley smontò da cavallo e subito cadde a terra. Era sporco, con gli abiti laceri e tutto pieno di lividi. Le due donne corsero subito accanto a lui.

-Angel…-ansimò.-La vigilanza…ci aspettavano accanto al mulino…l’hanno preso.-spiegò.

Lo aiutarono a rientrare e Buffy lo curò mentre Wesley spiegava che avevano incontrato la vigilanza intorno a mezzogiorno ma l’avevano pestato così bene che gli ci erano volute due ore prima di riuscire a raggiungere un posto dove poter trovare un cavallo. Oltretutto gli avevano anche pestato la gamba storpia in modo da rallentarlo.

-Affido la bimba alla governante e poi vado a prendere i cavalli!-deciso d’impulso Fred uscendo dalla camera.

-Ma non può abbandonare la bambina!-esclamò Buffy a Wesley.

-No, ma non permetterà che impicchino suo fratello.-replicò il cognato.

Raggiunsero il posto dell’imboscata che era già buio. Fred era brava a seguire le tracce e scoprì presto la direzione presa dai soldati. Si accamparono in un luogo coperto parlando più che altro per non stare in silenzio, la preoccupazione era tangibile.

Non trovarono traccia della vigilanza nei successivi due giorni e il loro umore e la loro speranza tendeva ad affievolirsi. Distrutte si accamparono di nuovo per la notte indecise sul da farsi, ad un certo punto Buffy si voltò e sobbalzo nel ritrovarsi accanto Oz.

-Io mi ero già accorta di te.-sorrise Fred tirando fuori da sotto la gonna il pugnale che stava stringendo.-È un bene che ci sia tu con lei, Oz, io domani dovrò tornare dalla bambina e non mi andava di lasciarla sola.-

-Wesley mi ha mandato a chiamare. Ci starò io con lei.-fece una pausa.-Mentre vi cercavo ho trovato la vigilanza. Ne ho catturato uno e questo mi ha detto che Angel è riuscito a fuggire gettandosi nel fiume ma che gli hanno sparato uccidendolo.-spiegò.

Buffy impallidì sentendosi mancare le forze alla sola idea. Non notò Fred accanto a se che quasi ebbe la sua stessa reazione. Ma Oz non aveva ancora finito di parlare.

-Io non gli ho creduto e trovando l’esatto punto da dove Angel si è gettato ho seguito le sue tracce, so per certo che è ancora vivo ma poi le ho perse e adesso non so proprio dove sia. Adesso dormiamo un po’, domattina io e la giovane sassenach riprenderemo le ricerche.-concluse vedendole rasserenarsi alla notizia.

Dormirono e la mattina dopo si alzarono presto. Fred parlò un secondo da sola con Buffy mentre Oz toglieva ogni traccia del loro accampamento raccogliendo le loro cose.

-Oz mi ha detto alcune cose stanotte quando ti sei addormentata.-esordì.-Sappi che è stato O’Connell a consegnare Angel alla vigilanza. Un rogo ha bruciato la sua casa ieri pomeriggio lasciando la moglie vedova, adesso lavorerà da me come sguattera per mantenere i figli.-

-Ci hanno pensato Wesley ed altri ad O’Connell?-chiese spaventata dalla risposta.

-Credo di si. Neanche un paio di pugni giustificano un fittavolo che tradisce chi ti da un pezzo di terra per poter mangiare.-sospirò.-Angel si fida di te, Buffy, e ti ama.-

-Anch’io lo amo.-

-Lo so.-le consegnò un sacchetto tintinnante.-Sono le rendite del Quarter Day, potresti averne bisogno. Angel dice anche di ascoltare qualsiasi cosa tu possa dirmi.-

Buffy pensò un po’ a cosa dirle ben sapendo che il ruolo del profeta era una cosa alquanto fastidiosa ma al contempo utile.

-State attenti, Fred. Gli inglese perseguiteranno voi irlandesi, causa anche una guerra che ci sarà in Scozia tra due anni. Piantate delle patate che si conservano bene e sono commestibili, se avete terreni che non producono vendeteli adesso in cambio di oro e in casa costruite un rifugio. Ci saranno carestie, guerre e persecuzioni.-

-Farò tutto quello che tu mi hai detto, Buffy.-le strinse le mani.-Che Dio sia sempre con te. Riporta a casa mio fratello.-

-Dovesse essere l’ultima cosa che faccio, la farò.-le assicurò e si abbracciarono strette per un’ultima volta, poi si separarono.

 

 

Parte 6 – La ricerca

Buffy aveva scelto il giorno in cui si era ritrovata sulle rupi di Moher: la sua vita sarebbe stata accanto ad Angel. Non aveva mai ripensato alla sua vita nel futuro, agli agi ma adesso rimpiangeva la facilità con cui una notizia poteva giungere nella sua epoca.

Se nel suo tempo, grazie a radio, telefoni, internet, televisioni eccetera, una notizia ci metteva anche solo cinque minuti ad arrivare, qui, nelle sperdute brughiere irlandesi del 1743, ci volevano anche due giorni. Perché le notizie si trasmettevano a passaparola e quindi era innegabile che ci volesse un po’ prima di giungere all’orecchio giusto.

Lei e Oz escludevano che Angel fosse tornato a Lallybroch. Quello era il posto dove l’avevano trovato e quindi era anche il primo posto dove sarebbero tornati a cercarlo, Angel non era così stupido da mettere in pericolo sua sorella, suo cognato e i suoi due piccoli nipotini, oltre a non essere stupido da venire riacciuffato così facilmente. E di sicuro non sarebbe tornato nei territori Morgan e McDonald dato il buon viso a cattivo gioco che buona parte delle volte facevano i suoi zii.

Ma allora dove? Buffy ed Oz per diversi giorni vagarono alla cieca passando da piccoli villaggi da cui non si sarebbe mai potuto cavare un ragno dal buco. Ogni sera quando si accampavano Buffy pareva sempre più afflitta mentre Oz se ne stava zitto a riflettere sul prossimo posto dove andare.

-Il tempo va a migliorare ma arriveranno ancora altre nevicate.-osservò Oz aggrottando la fronte.

-Io non conosco bene questi posti ma ogni sera quando mi chiedo dove lui possa essere non so darmi una risposta.-mormorò con gli occhi fissi sul fuocherello accesso per riscaldarsi.

-Non lo so. Il viaggio non sarà facile per lui perché deve stare nascosto di giorno ed evitare le strade, non ha nemmeno un cavallo.-pensò.-Forse è meglio che ci trovi lui.-

-E come? Non ha nemmeno un telefono cellulare sui cui provare a mandargli un sms.-fece sarcastica notando la sua occhiata storta.-Ignoratemi.-liquidò la faccenda.

-Credo che voglia cercare di raggiungere il monastero in Francia che l’ha già ospitato in precedenza ma deve allontanarsi da Galway ed imbarcarsi da qualche altra parte quindi o cercherà di raggiungere una delle isole Aran, e se questa è la sua scelta sarà più facile trovarlo, oppure trovare il modo di raggiungere Limerick, da li arrivare a Cork e dal porto prendere una qualsiasi imbarcazione che lo porti in Francia.-dedusse.

-Dove si trova questo monastero?-

-Si trova nella città di Brest ma è abbastanza in periferia da non destare sospetti.-

-Cosa credete che deciderà Angel?-

-Le isole Aran sono un ottimo rifugio per i malviventi, da li poi riescono ad imbarcarsi per dovunque ed Angel lo sa come lo sa la vigilanza che sicuramente si sarà già messa in movimento per cercarlo anche li quindi credo che Angel le eviterà.-sospirò pensieroso.-No, io credo che Angel si dirigerà verso Limerick e da li cercherà di raggiungere Cork.-dedusse.

-Si ma noi dobbiamo trovarlo prima.-

-Lo so. Dormite adesso, da domani metterete in pratica le vostri doti di guaritrice ovunque ci fermeremo. Se per caso qualcuno sa qualcosa, una volta che ci saremo guadagnati la loro fiducia, ce lo diranno di sicuro.-la rincuorò.

Ma quella notte, come quasi ormai tutte le notti, il sonno di Buffy fu pieno di incubi sull’impiccagione di Angel e quando si svegliava non riusciva più ad addormentarsi così si rivoltava nel suo giaciglio ascoltando il suono della foresta e vedendo sorgere il sole.

 

Si fermarono in ogni villaggio, podere, ammasso di casupole che trovavano. Mentre Buffy prestava i suoi servizi medici a chiunque, anche solo per un banale mal di testa, Oz si intratteneva con i famigliari chiacchierando amabilmente e descrivendo minuziosamente le loro tappe verso Limerick. La speranza era che qualcuno avesse anche solo visto di sfuggita Angel e glielo dicesse, non speravano che magari qualcuno lo conoscesse abbastanza a fondo da nasconderlo ma comunque non demordevano.

Oz insistette con Buffy che non usasse mai il denaro che Fred le aveva lasciato, ripeteva che doveva servirle nel caso avessero trovato Angel. Lui aveva dei soldi con se che usava quando alloggiavano nelle taverne oppure lasciava una moneta a qualche povero disgraziato per accaparrarsi la loro simpatia ma quando giunsero a Oranmore, quattro giorni dopo, ancora non avevano notizie di Angel.

Fu nei pressi del villaggio che incontrarono una compagnia di zingari vagabondi. Avevano l’aria di essere qualcosa tipo circensi ma non seppero dire con certezza. Parlavano poco inglese, e tanto meno il gaelico, ma insistettero affinché si fermassero con loro a cena e cercarono di comunicare più che altro a gesti.

Buffy si rese subito nota per le sue doti di medico e passò il tramonto a curare alcuni di loro che la ringraziarono come meglio poterono, mentre Oz cercava di comunicare con gli uomini. Stavolta con loro fu diretto, non fece alcun giro di parole e gli disse subito quello che cercavano descrivendo Angel come meglio poteva.

Gli zingari si scambiarono occhiate e opinioni e alla fine scuoterono la testa rammaricati: nessuno di loro aveva visto tracce di qualcuno che somigliasse vagamente ad Angel. Ma dai loro sguardi e dai loro successivi gesti fecero capire che se per caso ne avessero avuto notizie non avrebbero esitato a farglielo sapere.

Alla fine insistettero per fermarsi per cena e non poterono rifiutare anche perché rischiavano di rompere la fiducia che avevano instaurato in loro fino a quel momento. Fu offerto loro una specie di spezzatino di carne condito con patate e spezie varie che comunque fu delizioso.

Dopo cena Oz si esibì in alcune canzoni in gaelico rallegrando l’atmosfera e concedendo parecchi bis che gli furono richiesti, ogni tanto si fece pure accompagnare da Buffy e nonostante non sapessero le parole a volte anche gli zingari tentavano di accompagnarlo. Poi fu la loro volta di esibirsi offrendo loro balli, canti e suonate varie che lasciò Buffy incantata dalle loro doti.

Forse quando lasciarono l’accampamento dovevano essere circa le due di notte e galopparono come se avessero il diavolo alle costole accompagnati dai saluti degli zingari. Oz aveva insistito per correre perché temeva che magari loro li avessero seguiti, magari al posto di salutarli avevano detto loro che presto li avrebbero sgozzati, non si poteva mai sapere.

-Pensate che possano davvero averci seguito?-gli chiese Buffy.

-Potrebbe essere. Loro erano circa venti e noi solo in due quindi è meglio pensare che possa essere così.-le spiegò con senso logico.

Si accamparono dentro un granaio dopo aver cavalcato per ore come se dovessero giungere in Inghilterra invece che solo a pochi metri, ma Oz aveva insistito per fare diversi giri a vuoto nel caso li avessero davvero seguiti.

Il giorno dopo nevicò. Quando uscirono fuori dal granaio trovarono il paesaggio imbiancato. Non era una forte nevicata invernale dato che andavano incontro alla primavera, ma nemmeno una leggera spruzzata. Buffy rabbrividì sapendo Angel da solo all’addiaccio con un tempo come quello.

Due giorni dopo uno zingaro fece loro visita.

 

Dai suoi gesti capirono che voleva avere a che fare solo con Buffy e che voleva che lei lo seguisse. Indicando Oz fece cenno che rimanesse dove si trovava e che non li seguisse. Malvolentieri lui annuì e si sedette su una roccia facendo cenno che avrebbe atteso li.

Buffy si strinse forte nel mantello e lo seguì in mezzo alla foresta. Era quasi il tramonto e il sole cominciava piano a svanire all’orizzonte, era ancora inverno e faceva buio in fretta. Nonostante questo lo zingaro si sapeva destreggiare bene negli spazi bui della foresta controllando spesso che lei continuasse a seguirlo.

Ad un certo punto le fece cenno di fermarsi e due secondi dopo si dileguò lungo un sentiero lasciandola sola. Buffy si abbracciò per riscaldarsi sperando che Oz fosse da qualche parte nelle vicinanze, sapeva per certo che lui non aveva mica ascoltato gli ordini dello zingaro di rimanersene fermo dove gli aveva indicato. Sapeva anche che l’uomo sarebbe tornato, anche perché non gli aveva nemmeno dato una monetina per pagamento.

Quando riapparve le fece prendere un colpo per lo spavento facendola sussultare. Le indicò con la testa di seguirlo e spostò i rami secchi di un albero per farla passare guidandola alla stretta entrata di una caverna coperta da cespugli e rami.

L’interno era luminoso e Buffy vide una figura venirle incontro. Sorridendo per la felicità corse incontro all’uomo ma si bloccò in tempo per vedere che quell’uomo non era Angel.

Il sorriso le si spense subito e sentì una morsa allo stomaco per la delusione e la bile incapace di spiccicare subito parola. Solo dopo pochi secondi fu di nuovo in grado di parlare.

-Mi sembrate un po’ fuori dai vostri territori.-esordì fredda.

Lindsey McDonald aveva osservato la sua felicità appena entrata credendo che fosse Angel e la delusione che l’aveva subito sostituita. Aveva atteso che riprendesse il controllo facendo in modo che fosse lei la prima tra loro a parlare.

Dopo averla presa per un gomito la guidò all’interno della caverna e Buffy notò i diversi sacchi ammucchiati alle pareti. Erano così tanti che si capiva che non era da solo e anche che non voleva che quei sacchi venissero esposti ad occhi indiscreti.

-Contrabbando vero?-chiese indicando i sacchi con il mento quando si fermarono.-Anzi, credo che mi sbaglio. Merci raccolte in Irlanda da mandare al principe Charlie, eh?-sorrise ovvia.

Lui non le rispose sedendosi su un masso e facendole segno di sederle di fronte. Riluttante obbedì.

-Ho delle notizie.-disse.

Buffy respirò di sollievo di nuovo speranzosa. Anche se l’espressione di Lindsey indicava che le notizie non erano poi così buone.

-Ditemi.-lo esortò.

-Angel è vivo.-la vide illuminarsi felice.-La sfortuna gli ha fatto incontrare dei dragoni dietro la curva di un sentiero e l’hanno riconosciuto.-

-L’hanno ferito?-temette sentendosi le mani tremare.

-No.-scosse la testa.-Si trova nella fortezza di Inishmore.-

Inishmore era la più grande delle isole Aran e vantava uno dei carceri più severi dell’epoca. La sua fortezza, adesso un carcere, era stato ampliato nei secoli fino a diventare un irregolare agglomerato di pietra spessa un metro che ricopriva circa due acri di terra. Era blindato e pieno di guardie ma anche i muri di granito dovevano avere dei portoni.

-C’è dell’altro?-si riconcentrò su di Lindsey.

-L’hanno processato tre giorni fa e condannato alla forca.-quello fu il colpo di grazia.

-Tra quanti giorni eseguiranno la condanna?-strinse forte le mani perché adesso tremavano in modo incontrollato.

-Non ne ho idea, ma comunque non vivrà per molto.-alzò le spalle.

-Allora ci conviene muoverci.-parve animarsi di nuovo.-Di quanti uomini disponete?-

Lindsey non rispose subito ma si alzò e prendendola per le mani la invitò a fare altrettanto. Aveva sul volto un’espressione compassionevole e i suoi occhi erano pieni di angoscia. Mischiati al suo silenzio fecero spaventare a morte Buffy.

-Mi dispiace, ragazza.-scosse piano la testa.-Non c’è niente che possiamo fare.-disse gentilmente.

Lei si divincolò da lui bruscamente guardandolo con occhi di fuoco, era livida.

-Si che c’è!-urlò.-Ci deve essere! Avete detto che è ancora vivo.-

-Si ma poi ho aggiunto che non lo sarà ancora per molto. Il ragazzo si trova nella prigione dell’isola di Inishmore, non nella fossa dei ladri di Galway! Forse lo impiccheranno questa stessa sera, o magari domani o la settimana prossima, non ne ho idea, ma non esiste alcun modo affinché dieci uomini possano irrompere con la forza nella prigione di Inishmore!-ribatté fermo e duro.

-Per come la vedo io, non è che non voi non sapete cosa si può fare, semplicemente non volete! Non volete rischiare la pelle e questo disgustoso e miserabile profitto!-indicò con gesto accusatorio i fagotti ammucchiati contro il muro.

Lui la prese per le braccia, Buffy cercò di divincolarsi e quando non ci riuscì prese a martellarlo di pugni sul petto sentendo gli occhi bruciare di lacrime. Lui la lasciò fare, poi la abbracciò piano per consolarla e forse lenire il suo dolore.

-Buffy.-la chiamò piano e lei rabbrividì.

Era la prima volta che lui la chiamava per nome e ne fu spaventata.

-Buffy.-ripeté facendo in modo che lei lo guardasse in volto.-Tu puoi non crederci ma io farei di tutto per liberare quel ragazzo, se sapessi di averne anche una sola possibilità, lui è il mio figlio adottivo! Ma non ci sono possibilità, nessuna! Angel non vorrebbe mai e poi mai che io gettassi via la vita di molti uomini per un’impresa vana, lo sai anche tu.-era di nuovo calmo.

A quel punto Buffy pianse, incapace di trattenere oltre le lacrime. Lui fece per abbracciarla di nuovo ma stavolta lei riuscì a divincolarsi. Comunque lui la prese per le spalle.

-Buffy, cara, mi piange il cuore a conoscere la sorte di Angel. Vieni via, con me. Ti porterò al sicuro, a casa mia.-la vide irrigidirsi.-Non a Leoch, ovviamente.-

-A casa tua?-fece sospettosa.

-Si ma non a Galway, non sarei mai così pazzo da riportarti li. Ti porterei in Scozia, al sicuro.-precisò.

-Al sicuro? Oppure indifesa?-fece ironica asciugandosi le lacrime.

-Cosa intendi?-lasciò cadere le braccia improvvisamente freddo.

-Hai tenuto Angel lontano da casa sua dicendogli che sua sorella aveva partorito il figlio di Riley Finn quando invece non era vero, così che tu e tua sorella potevate attirarlo dalla vostra parte. Ma adesso lui è in mano agli inglesi e voi due avete non avete più possibilità di controllare le sue proprietà. Tu e Lilah siete stati complici nel contratto matrimoniale di Ellen, insistendo che Lallybroch, o Broch Tuarach, appartenesse ad una donna. Ma ti sei fatto bene i calcoli e sai bene che se Angel muore la proprietà va a me…oppure a te se riesci a sposarmi, con la forza o con la seduzione!-lo accusò indietreggiando di un passo.

-Come scusa?-pareva incredulo.-Tu pensi che tutto questo sia un complotto? Pensi che io ti stia mentendo?-

Lei fece cenno di no con la testa. Non si fidava di lui nemmeno un po’.

-No ti credo. Se davvero Angel non fosse in prigione non mi verresti mai a dirmi che lo è, è troppo facile da verificare. E non credo che tu lo abbia consegnato agli inglesi, non potresti perché comunque lui è sangue del tuo sangue. Sai anche che se lo facessi i tuoi stessi uomini, se lo venissero a sapere, ti si rivolterebbero contro. Ti sopportano ma non accetterebbero che tradissi un tuo parente.-concluse.

-Buffy.-le si avvicinò fino ad allungare una mano per accarezzarle il viso.-Piccola, dolce Buffy, lo so perché pensi male di me e perché mi parli in modo così duro, ma tu sai anche quanto ti desidero. Davvero, fin dalla prima volta che ti ho baciata, a Leoch. Se fossi stato libero ti avrei sposata io quando Finn ti minacciò. Non voglio più nasconderti ciò che provo ma credi che nonostante questo potrei mai abbandonare Angel, se ci fosse una sola speranza per lui? Angel O’Donovan è ciò di più vicino ad un figlio per me!-

-Beh c’è sempre il tuo vero figlio, oppure sono due ormai?-lo spiazzò e le sue dita smisero di accarezzarle il viso.

-Cosa intendi?-la guardò cauto ma lei ormai aveva buttato al vento ogni cautela pronta ad affrontarlo in tutto, anche se lui era grande e grosso e lei solo una ragazza indifesa ne aveva subite tante per avere paura di Lindsey McDonald.

-So chi è il vero padre di Hamish.-rispose trionfante.

-Allora lo sai?-chiese piano.

-Si, e credo che lo sappia anche Lilah. Anzi deve saperlo per forza.-aggiunse ovvia.-Tutti pensavano che fosse figlio di Angel, i lineamenti ci sono, ma quegli occhi azzurri erano troppo uguali ai tuoi. La voce me la disse Faith Wilkins, credo proprio che gliela abbia riferita tu. Perché glielo dicesti? Forse era gelosa? Peccato che adesso non possa più avere ragioni per proteggerti.-

-No, hai ragione.-sorrise crudele.-La strega è morta.-

La vide sussultare per lo shock, la notizia l’aveva colpita molto.

-L’hanno bruciata, non prima di averla infilata per i piedi in un barile di pece e poi ricoperta di torba secca. L’hanno legata ad un palo e poi l’hanno accesa come una torcia, adesso giace all’inferno, il posto che le spetta.-anche se era stato crudele, Buffy vide che in fondo era dispiaciuto ma lei non aveva pena per lui.

-Però un po’ di bene le volevi.-constatò.-E il bambino? Cosa ne hai fatto?-lo vide alzare le spalle.

-Mi sono personalmente premurato che venisse sistemato in una buona famiglia. È un bel maschio molto sano nonostante sua madre sia un’adultera ed una strega.-

-E suo padre è un adultero ed un traditore.-incrociò le braccia al petto.-Tua moglie, la tua amante, tuo figlio, forse pure tua sorella…c’è forse qualcuno che tu non abbia mai ingannato? La cosa potrebbe anche stupirmi.-fece una pausa.-In fondo non hai lealtà per il tuo re perché dovresti averlo per tuo nipote o per la tua stessa sorella.-lui la prese di scatto per la spalla, era livido adesso.

-Mia sorella? Credi davvero che potrei tradire mia sorella?-la scosse.

-Forse si, anche se provo più disgusto a sapervi insieme! Che razza di uomo è uno che pratica un incesto con la sua stessa sorella?-lo affrontò a brutto muso togliendo via la sua mano dalla spalla e gettandogliela in faccia.-E scommetto che lei era pure d’accordo, che schifo! Ma d’altronde lo sanno che voi due sarete sempre insieme!-era disgustata.

-Sei matta ragazza, non oserei nemmeno pensare certe cose di mia sorella.-la smentì.-Io sarò pure il cazzo che Lilah non ha ma non andrei mai a letto con mia sorella.-

Buffy, nonostante tutto gli credette, perché comunque era stata lei la prima a chiedere, anche se indirettamente se Hamish era o non era suo figlio e la donna aveva affermato che non lo era.

-Ma allora?-era perplessa.

-Hamish è si figlio mio, ma anche della mia defunta moglie Eve.-rivelò.-Quando Lilah e il suo defunto marito Dougal capirono che non avrebbero avuto figli vennero a parlare con me, spiegandomi che il loro figlio, maschio o femmina senza nessuna importanza doveva avere il sangue McDonald o Morgan, non importava. Io allora misi incinta mia moglie e Lilah si finse gravida anche lei, quando Eve partorì, fortunatamente un maschio, le dissi che il bambino era morto poco dopo la nascita, lei era così stremata che non poté nemmeno seppellirlo. Un paio di giorni dopo, tenevamo il piccolo nascosto per bene, Lilah finse le doglie e dopo diverse ore presentò al clan il suo erede.-le raccontò.-Mia sorella e mio cognato avevano bisogno di me e Eve si è quasi subito rassegnata alla morte del suo bambino, non che mi sia mai sognato di dirle la verità.-

-Sei proprio un maledetto bastardo, bugiardo e meschino.-quasi tremava dalla rabbia.

-La mia Eve era tenera e dolce ma si sarebbe opposta ad una cosa simile. Beh tu non sei di sicuro tenera e dolce ma potresti comunque andar bene.-percorse da capo a piedi il suo corpo, indugiando sui fianchi torniti e sul seno piccolo ma sodo.-Forse stavolta potrei avere un erede maschio, legittimo stavolta. Con Angel non è ancora successo e magari sei pure sterile ma la proprietà vale il rischio.-avanzò un passo verso di lei.-Magari seminando quel bel solco di peli che sicuramente avete li in mezzo ogni giorno per bene forse…-

-Ne hai impiegato di tempo!-lo interruppe irritata.-Dove cazzo eri finito!?-

Dapprincipio Lindsey non capì, poi notò che Buffy guardava oltre la sua spalla e girandosi scorse Oz sulla soglia della caverna che lo teneva sotto mira con una pistola.

-Non ritenevo educato interrompervi.-esordì.-Se non volete accettare la sua proposta direi di andarcene, altrimenti ditelo che me ne vado io.-si rivolse a Buffy.

-Non dire cretinate!-lo rimbeccò.-Nessuno se ne andrà per il momento. Tu siediti.-ordinò a Lindsey.

-Dov’è l’uomo che stava di guardia?-chiese Lindsey.

-Oh parli di Graham Miller? L’ho spedito ad Athenry a prendere il barile di rum che crede tu gli abbia ordinato. Tornerà entro l’alba, più o meno.-rispose.-Gli altri uomini stanno dormendo della grossa.-

Lindsey rise per la trovata geniale di Oz, anche se comunque c’era ben poco da ridere nella sua situazione. Poi si sedette dove era stato seduto poco prima e li guardò.

-Quindi adesso che si fa?-chiese.

Buffy non rispose perché non ne aveva idea. Fino a quel momento era stata troppo impegnata ad assorbire tutte quelle rivelazioni e a respingere le disgustose avance di Lindsey. Fortuna per lei, Oz era più preparato.

-Ci serve del denaro, e degli uomini.-rispose, poi valutò i sacchi che giacevano contro al muro.-Quelli no, non ci sarebbero d’aiuto, e poi saranno per re Giacomo. Comunque prenderemo quello che hai addosso.-gli fece cenno di dargli la borsetta dove teneva il denaro.

Lindsey lo squadrò per un secondo poi lanciò una piccola borsetta tintinnante ai piedi di Buffy.

-Ci sono poco più di venti monete d’oro. Spero che vi facciano buon pro.-inarcò un sopracciglio.-Angel è il figlio di mia sorella e se riuscite a liberarlo allora Dio vi benedica ma so che non ci riuscirete. Per gli uomini però niente da fare!-esclamò categorico.-Voi due potete suicidarvi senza problemi, vi seppellirò accanto ad Angel, ma non permetterò che facciate ammazzare anche i miei uomini.-incrociò le braccia al petto.

Oz continuava a mantenersi calmo ma non ebbe problemi a puntare l’arma contro Lindsey in un chiaro gesto che avrebbe sparato se Buffy gliene avesse dato il consenso. Solo che Buffy non era sicura di volere che lui sparasse.

-Ti propongo un accordo.-disse invece.

-Qual è la tua offerta?-assentì.

-Parlerò io con i tuoi uomini e solo se vorranno seguirmi di loro spontanea volontà tu li lascerai andare, in caso contrario ce ne andremo così come siamo venuti e ti restituiremo persino i tuoi soldi.-spiegò.

Lindsey ci rifletté qualche istante grattandosi la corta barba ispida che aveva sul mento poi guardò prima Oz con la pistola puntata contro di lui e dopo Buffy. A quel punto sorrise.

-Affare fatto!-assentì.

 

Gli uomini arrivarono poche ore prima dell’alba, persino Graham che aveva fatto un viaggio a vuoto fino ad Athenry. Buffy parlò con loro sul progetto di far evadere Angel dalla fortezza di Inishmore. Loro rimasero ad ascoltarli, indecisi sul da farsi, finché Graham si alzò e dopo averci riflettuto proclamò:-Ma si, ragazza, perché no?-e si aggregò a loro.

Questo diede la spinta ad altri quattro di loro e alla fine Buffy ed Oz accumularono cinque uomini ed i soldi di un Lindsey chiaramente contrariato che la fermò prima di uscire dalla caverna con l’intento di dirle un’ultima cosa.

-Ho un messaggio per te, da parte della strega.-

-Di Faith?-chiese sorpresa.

-L’ho vista una sola volta, quando sono andato a prendere il bambino.-poteva sembrare addolorato pensando a quel bambino che aveva stretto tra le braccia e che non avrebbe mai potuto riconoscere ma Buffy non provò pena per lui.

-Cosa ti ha detto?-chiese glaciale e lui si prese qualche minuto per soppesare le parole.

-Mi ha detto di riferirti due cose, esattamente come lei le aveva riferite a me. La prima era: “Credo che sia possibile ma non lo so per certo”. La seconda…beh erano solo dei numeri che mi ha fatto ripetere più volte per essere certa che li avessi imparati bene. Erano due zero due uno.-controllò che li avesse imparati bene.-Ti dicono qualcosa?-

-No.-e si congedò dirigendosi al suo cavallo. Ovviamente le dicevano molto.

La prima frase intendeva che anche se Faith non lo sapeva per certo era possibile tornare indietro, rituffandosi dalle rupi di Moher, alla sua epoca. Era evidente che Faith non avesse provato dato che aveva scelto, forse per via di Lindsey?, di rimanere in quella epoca a proprie spese.

I numeri Buffy li aveva capiti subito. Faith li aveva nominati a Lindsey separatamente, probabilmente per uno scrupolo di segretezza che ormai era parte di lei ma in verità formavano un unico numero. 2021. L’anno della sua scomparsa nel passato.

Buffy si sentiva ancora in colpa per non aver capito prima che anche Faith aveva attraversato la barriera delle rupi di Moher, se solo avesse visto prima il suo tatuaggio. Ma ormai era troppo tardi per rimuginare, adesso lei voleva pensare solo ad Angel.

Con un moderno traghetto ci sarebbe voluta meno di un’ora a raggiungere l’isola di Inishmore, con la nave trasporto che loro presero ci sarebbero voluto almeno un giorno e mezzo. Buffy scoprì di avere in sé una forza che non sapeva e che conservava solo per Angel, l’uomo che amava.

Quando intravide dal ponte della nave le nere e spesse mura della fortezza un brivido le attraversò la schiena cercando di non immaginarsi la corda da cui penzolava il corpo inerme di Angel. L’edificio aveva la forma di un gigantesco cubo con mura di quasi centocinquanta metri per lato e poteva ospitare più di trecento prigionieri più i quaranta soldati del presidio, il loro comandante, il governatore civile e il suo staff e circa quattro dozzine di cuochi, inservienti, stallieri e altri domestici necessari alla sua gestione. Era davvero un posto da brivido.

Guardando quelle mura minacciose, Buffy deglutì anche se faticosamente. Quando aveva visitato la fortezza, nella sua epoca, aveva cercato di immaginarlo nei suoi giorni di “splendore” ma anche se quel pomeriggio, chiudendo gli occhi, le aveva fatto terrore, non era niente di paragonabile alla paura che le faceva adesso. Si strofinò i palmi sudaticci sulla gonna nel tentativo di asciugarli.

-E se non ce la facessimo?-chiese ad Oz appena arrivato.

Oz modificava di rado la sua espressione, difatti anche in quel momento rimase impassibile.

-Beh allora credo che Lindsey ci seppellirà con lui. Uno a destra e l’altro a sinistra.-sospirò.-Adesso andiamo, c’è del lavoro da fare.-

 

Parte 7 – Rifugio

Il direttore del carcere, sir Gordon, accolse Buffy con sorrisi rendendosi subito disponibile. Era un uomo basso e soprappeso ma aveva l’aria di essere abbastanza buono, e forse anche un po’ fesso.

Cercò per diversi minuti poi si ripresentò da Buffy che attendeva nel suo ufficio con un plico di fogli e si sedette alla sua poltrona.

-L’ho trovato.-esordì.-O’Donovan, Angelus. L’accusa è di omicidio ed è stato condannato all’impiccagione. Qui c’è il mandato.-sfogliò i fogli.-La data dell’esecuzione capitale è stata fissata per il venti di marzo, quindi si, è ancora qui da noi.-

Buffy era combattuta tra la felicità di saperlo ancora vivo e la disperazione per la condanna che sarebbe avvenuta tra soli due giorni. Si sentiva tesa sapendo che lui era lì, da qualche parte in quello stesso edificio e per controllare l’esultanza strinse forte la borsetta di rete che aveva.

-Ci sarebbe modo di poterlo vedere sir Gordon?-chiese nel modo più seducente possibile.-Solo per pochi minuti, magari vorrà comunicarmi un messaggio per la sua famiglia.-

Buffy ed Oz avevano stabilito che lei non poteva presentarsi come la moglie di Angel così lei si era spacciata per un’amica inglese della famiglia. Era pericoloso incontrare Angel ma almeno così poteva scoprire dove si trovava.

-Mia cara, temo di non potervelo concedere.-l’uomo aggrottò la fronte.-La prigione è molto affollata per ora e non disponiamo di attrezzature sufficienti per poter permettere colloqui privati. L’uomo è detenuto in una delle grandi celle del blocco occidentale con altri pericolosi criminali e non vi esporrei mai a dei pericoli. Attendete un attimo.-si alzò e tornò dopo pochi minuti con una piccola scatola di legno che depositò sulla scrivania.-Questi sono i suoi oggetti personali, in genere li mandiamo ai parenti più prossimi che il condannato designa ma questo prigioniero non ha dato alcun nominativo. Sareste così gentile da occuparvene voi?-le chiese consegnandole la scatoletta.

-Certo, molto volentieri.-la afferrò imponendosi di non farsi tremare le mani.

-Siete molto gentile, miss Summers.-sorrise rilassandosi.

A quel punto, Buffy si congedò con la scatola stretta al petto. Non sapeva cosa c’era all’interno e ne era parecchio incuriosita in quanto non aveva mai fatto caso al fatto che Angel potesse avere degli oggetti personali con cui andava in giro.

Sulla porta si sentì le gambe debole e si appoggiò un minuto. Sir Gordon fu in un secondo accanto a lei preoccupato.

-Miss Summers? Vi sentite bene? Volete che chiami una guardia?-si premurò.

-No, sto benissimo, forse è l’aria che è un po’ viziata. Il mio domestico è qua fuori ad attendermi.-si ricompose.-Sir Gordon mi sovviene che è proprio triste per quell’uomo non avere più rapporti con la sua famiglia. Quindi pensavo che forse se lui avesse voglia di scrivere una lettera per loro io potrei fargliela avere.-propose.

-Oh cara, è davvero un’ottima idea, avete davvero un buon cuore. Me ne informerò e vi farò sapere. Dove alloggiate?-chiese.

-Ancora non lo so per certo. Sapete ho diversi parenti e amici qui sull’isola e dovrò alloggiare da loro a turno per non offendere nessuno. Se non è di disturbo potrebbe venire il mio domestico a prenderla.-alzò le spalle.

-Ma certo.-sorrise e Buffy si congedò del tutto.

Oz recitava la parte del suo domestico e si alzò di scatto quando la vide arrivare notando subito la sua aria afflitta. La scortò fuori dall’imponente edificio e riuscì a condurla in un luogo appartato prima che lei si nascondesse dietro un albero a vomitare anche l’anima piangendo lacrime amare con la scatola di Angel stretta contro al petto.

Poi Oz l’aveva tirata su e l’aveva fatta montare a cavallo. Erano tornati alla locanda dove avevano trovato posto e si era rintanata nel suo alloggio. Per strada aveva raccontato tutto ad Oz e adesso si sarebbe occupato lui di riferire la storia agli altri.

Si gettò sul letto singhiozzando di nuovo e chiamando piano il nome di Angel. Asciugandosi poi gli occhi prese la scatola e la aprì rimanendo di sasso. Non c’era molto lì dentro ma erano cose che le spezzarono il cuore.

C’era un rosario con grani di legno ormai consunti, gliel’aveva consegnato Fred una sera come protezione affinché potesse presto essere libero, era appartenuto a loro madre. Poi c’era un anello claddagh, il loro anello nuziale, e quello che dapprincipio giudicò un pezzo di stoffa gialla. Quando lo tirò fuori riconobbe la sua stola in seta color oro, quella che aveva usato appena conosciuto per fasciargli la spalla ferita. Era stata lavata anche se si notava ancora un leggero alone rossastro e non aveva idea del fatto che Angel l’avesse tenuta, sapeva che il suo vestito doveva essere stato bruciato o usato per rattoppare qualcosa. Impedendosi di rimettersi a piangere la strinse forte a se immaginando quante volte Angel, prima del loro matrimonio, doveva aver fatto la stessa cosa.

Si riposò un po’ poi si diede una sistemata, non voleva farsi veder debole dagli altri, e scese giù dove li trovò a confabulare su come agire.

-Quel cazzo di posto è veramente grande, non so quanto ci metteremo a perlustrarlo.-inveì uno dei ragazzi.

-Io so dov’è.-esordì e tutti si voltarono verso di lei.-O meglio, so in quale ala si trova.-precisò.

Dopo averglielo spiegato due uomini decisero di andare in una locanda li vicino dove si ritrovavano i dragoni, sapevano come spillare informazioni, altri due avrebbero tenuto d’occhio la fortezza mentre Oz e l’ultimo rimasto rimasero con Buffy.

Tornarono a notte fonda ubriachi fradici ed incapaci di rivelare le informazioni che avevano ricevuto ma al mattino dopo erano di nuovo svegli ed attivi e si ritrovarono con gli altri. Avevano scoperto che sir Gordon non permetteva di essere disturbato durante i pasti, chiunque voleva vederlo doveva attendere che lui avesse finito non solo di mangiare ma anche di aver finito il suo pisolino pomeridiano. Con queste informazioni toccò a Buffy mettere su i rudimenti di un piano.

 

Poco dopo l’una, Buffy si ritrovò di nuovo a varcare la soglia del carcere. Oz era arrivato all’incirca un quarto d’ora prima di lui e di sicuro era stato fatto attendere nell’ufficio di sir Gordon, in quanto si era dato per domestico di Buffy. Una volta li avrebbe dovuto perlustrare bene l’ufficio cercando per prima cosa una piantina dell’ala occidentale e magari poi anche le chiavi delle celle.

Buffy aveva fatto in modo di giungere quando sir Gordon era già a tavola in modo che non potesse venire invitata a mangiare con lui, la cosa sarebbe stata alquanto inopportuna. L’uomo che la accolse di guardia era la stessa del giorno prima e lei gli sorrise in modo un po’ svampito.

-Sono davvero dispiaciuta, avevo detto al mio domestico di consegnare a sir Gordon un piccolo presente per ringraziarlo della sua gentilezza ma appena andato via ho scoperto che quello sciocco era andato via senza prenderlo, così sono dovuta venire di persona sperando di raggiungerlo. È già arrivato per caso?-mostrò bene il pacchetto che aveva tra le mani e sfoggiò un civettuolo sorriso a trentadue denti maledicendo il fatto di non aver mai avuto il seno prosperoso che aveva sempre invidiato a Cordelia, in quel caso le sarebbe stato veramente utile.

Ma il trucco parve sufficiente, perché il soldato la fece entrare e la condusse nell’ufficio del governatore. La guardia la fece precedere rimanendole dietro stando attento a non pestarle il mantello, per fortuna. Appena Buffy ebbe svoltato l’angolo verso lo studio pochi passi prima di lui notò attraverso la porta aperta, Oz che trascinava dietro la scrivania la massa accasciata della guardia dello studio.

Indietreggiò di un passo e lasciò cadere il pacchetto che aveva in mano. Subito si sentì un rumore di vetri infranti e l’odore aromatico del brandy si diffuse nel corridoio.

-Oh cielo!-esclamò innocente.-Sono proprio una pasticciona!-si portò la mano al petto con fare melodrammatico, adesso ringraziava le lezioni di teatro che aveva preso al liceo sotto consiglio di sua madre. Le stavano tornando veramente utili.

La guardia chiamò subito un carcerato per raccogliere i cocci e Buffy mormorò fingendosi contrita che avrebbe atteso sir Gordon nel suo ufficio prima di chiudersi frettolosamente nel suddetto studio.

-Che cazzo è successo?-chiese subito ad Oz che stava frugando nelle tasche della guardia.

-Sir Gordon non tiene le chiavi nel suo studio.-la informò a bassa voce.-Però questa guardia ne ha un mazzo.-gliele sventolò davanti senza farle tintinnare.

-La piantina l’hai trovata?-continuò.

-No, non ho trovato niente del genere però questo ragazzo mi ha dato qualche informazione mentre aspettavo poi ha cominciato a diventare sospettoso e ho dovuto adottare misure drastiche. Comunque su questo piano ci sono tre celle per i condannati.-

-Va bene così. Ora dammi le chiavi e fila via!-gli ingiunse categorica.

-Io?-fece stralunato.-Sei tu che devi filare via, ragazza.-le puntò contro l’indice.

-Se ti beccano a spasso con le chiavi in mano e una guardia qui stecchita siamo entrambi fregati perché potrebbero chiedersi come mai io non abbia chiesto aiuto. È meglio che ci vada io.-gli strappò le chiavi dalle mani e se le ficcò in tasca.

-E se beccano te?-portò le mani ai fianchi.

-Fingerò uno svenimento e quando mi sarò ripresa dirò che ti ho visto mentre ammazzavi la guardia e per questo sono scappata in preda al terrore senza far caso a dove andavo perdendomi.-

-Va bene, se lo dici tu!-si diresse verso la porta ma poi tornò indietro cominciando a rivoltare i cassetti e gli armadi gettando tutto in aria e facendo un gran casino.-Così penseranno che volevo rubare qualcosa.-specificò.

-Buona idea.-concordò ed entrambi si affacciarono cauti dalla porta.

Oz andò via per primo dicendole che si sarebbero ritrovati nel boschetto a nord. Un minuto dopo anche Buffy andò via anche se dalla parte opposta, non senza lo stomaco aggrovigliato e la fronte imperlata di sudore, i muscoli ed i sensi tesi fino allo spasimo pronta a catturare qualsiasi cosa accadesse intorno a lei.

Dopo quella che le parve un’eternità finalmente giunse nell’ala occidentale. Non aveva incontrato nessuna guardia per strada, evidentemente stavano tutti a pranzo. C’erano tre grosse porte, ognuna con una finestrella a sbarre. Ne scelse una a caso e provò il mazzo di chiavi fino a trovare la chiave giusta per aprirla.

Dentro c’era un fetore insopportabile, sporcizia e corpi ammassati uno addosso all’altro. Alcuni dormivano ma alla sua vista si diffuse un mormorio che cominciò a svegliarli. Buffy afferrò uno degli uomini ai suoi piedi. Era sporco, denutrito e con i resti degli abiti a brandelli, più che per la condanna rischiava di morire per gli stenti.

-Angelus O’Donovan! Alto, muscoloso e con i capelli scuri. Dimmi dov’è.-gli ingiunse ignorando quelli che approfittavano di quell’opportunità per scappare.

-O’Donovan?-rifletté.-L’hanno portato via stamattina.-fece per correre via ma Buffy lo fermò di nuovo.

-Dove? Chi l’ha preso?-continuò.

-Non so dove ma è stato quel maledetto bastardo del capitano Finn a venirlo a prendere.-si liberò della sua stretta e corse via.

Buffy rimase interdetta per alcuni secondi. Finn. Poi cercò di riflettere. I ragazzi avevano sorvegliato la prigione e avevano dichiarato che nessuno era entrato ne uscito, a parte il viavai di alcuni sguatteri di cucina, quindi dovevano ancora essere li.

 

Riley Finn era un capitano e a parte sir Gordon nessuno aveva un grado più alto del suo, di conseguenza poteva disporre di tutte le risorse della prigione, persino di un luogo comodo e insonorizzato dove poter torturare con tutta calma un prigioniero. Aveva già avuto modo di vedere di che luce erano fatti gli occhi di Finn e sapeva che erano di natura cattiva e felina, non avrebbe mai e poi mai potuto resistere a giocare al gatto col topo.

Pestando i piedi si diresse fuori e si nascose giusto in tempo per veder passare una giubba rossa che era stata attirata dal trambusto. Non appena lo vide entrare nella cella ne approfittò per chiudere la porta e anche la finestrella in modo che non potesse vederla e che nessuno per un po’ potesse udire le sue urla di richiamo, poi scappò via nella direzione da cui era venuta.

Lucidamente pensò che doveva cercare delle scale, che andassero in basso. Per torturare con comodo un prigioniero serviva una stanza isolata e possibilmente nel sottosuolo in modo che tonnellate di terra potessero attutire le urla del povero malcapitato.

Scorse una scala che andava in giù, li il muro si arrotondava quindi era giunta in una delle torri. La scala era vertiginosa e Buffy si dovette reggere bene per non storcersi le caviglie ad ogni gradino, C’erano delle piccole finestrelle sul muro che davano sul cortile dove alcuni soldati stavano ordinatamente schierati, ma non per assistere ad una condanna. C’era anche un patibolo ma era vuoto. Ignorando volutamente la sua vista continuò a scendere fino a giungere sul fondo.

Li sotto il silenzio era così fitto che pareva quello di una tomba. Ma anche se questa parte del castello pareva in disuso c’erano dei sostegni sul muro che reggevano delle torce ad indicare che qui ci veniva qualcuno. Si addentrò cauta lungo il corridoio con il pugnale che aveva tirato fuori dalla gonna stretto in mano.

Le parve di camminare per ore finché non notò che dalla quarta porta in poi filtrava una luce. Fece gli ultimi metri di corsa gettandosi a terra ed incollando l’orecchio alla porta in ascolto di qualsiasi rumore potesse provenire, ma da dentro proveniva solo altro silenzio, a parte il crepitio di un fuoco nel caminetto.

Aprì la porta che non era chiusa a chiave e cauta sbirciò dentro. Angel giaceva in un angolo contro la parte tutto rannicchiato su se stesso ed era solo. La camera era piccola e ben illuminata con un braciere apparentemente innocuo. I muri ed il pavimento erano puliti, c’era un lettino da campo, due sedie ed un tavolo su cui stavano poggiati diversi oggetti tra cui anche una fiaschetta e dei bicchieri.

Si richiuse piano la porta alle spalle poi gli si avvicinò. Si inginocchiò e gli toccò piano una spalla.

-Angel?-lo chiamò piano.

Lui alzò il viso sporco e non rasato, intriso di sudore freddo. C’era puzza di vomito misto a terrore. I vestiti erano sporchi e laceri ed era scalzo.

-Buffy!-esclamò piano e con fatica, aveva le labbra screpolate.-Vattene via subito. Tornerà a breve.-

-Non dire cretinate!-lo riprese facendo rapidamente l’inventario della situazione.

Aveva solo una caviglia incatenata al muro, per il resto era libero. C’era un rotolo di corda che si vedeva era stato usato, Angel aveva ancora i segni rossi sui polsi. Cominciò a provare le chiavi sulla serratura della caviglia parlando piano per tenerlo sveglio, Angel era chiaramente in stato di shock.

-Cosa ti ha fatto?-mormorò timorosa del ritorno di Riley.

Si spostò delicatamente e con la mano sinistra alzò piano l’oggetto che si cullava in grembo: la sua mano destra. Era terribilmente gonfia con chiazze rosso e viola e le dita che penzolavano ad angolazioni impossibili anche solo da immaginare. Una scheggia d’osso sporgeva dal dito medio e le nocche ridotte a vesciche erano chiazzate di sangue.

-Il pagamento con gli interessi per il suo naso rotto.-le spiegò.

-Lo ucciderò.-disse lei.

-Io sarò il tuo palo.-abbozzò un lieve sorriso ironico.

-Maledizione!-imprecò esasperata dopo aver provato per la seconda volta tutto il mazzo di chiavi senza successo.

-Sul tavolo c’è un martelletto.-le indicò.-Se trovi una chiave abbastanza giusta da entrare nella serratura con un colpo del martello dovresti riuscire a scardinarla.-

-Mi sai spiegare?-gli chiese.

-Si, quando sono arrivato mi hanno incatenato insieme ad un fabbro scozzese che mi ha spiegato come fare.-annuì lentamente, parlare gli costava sforzo ma riusciva a mantenerlo sveglio.

-Bene.-si alzò e prese il suddetto martelletto dal tavolo tornando da Angel.

Quando suo marito lo vide sussultò un poco impallidendo più di quanto già non fosse. Buffy capì al volo quella sua reazione.

-Ha usato questo per la mano, vero?-chiese tetra e lui annuì.

Ci provò un paio di volte ma aveva così paura di fare rumore e di fargli male che non riuscì a cavarci un ragno dal buco. Quando riuscì a dare un colpo ben forte il martelletto le scivolò di mano colpendolo sulla mano ferita. Angel non urlò ma il gemito di dolore fu troppo anche per lei che se lo vide svenire di fronte.

Cercò di rianimarlo, doveva fare in fretta, maledicendo i fabbri ferrai irlandesi per quei marchingegni così complicati, e anche quelli scozzesi, quando la porta si aprì mozzandole il fiato.

Buffy ormai ci aveva fatto l’abitudine. Riley Finn non assomigliava per niente al suo futuro nipote William, suo marito Spike, ma entrambi riuscivano a mantenere quell’espressione composta ed impenetrabile, questa volta però gli occhi verdi di Riley non riuscirono a nascondere un’espressione sorpresa, pari a quella dell’uomo che lo accompagnava. Era un tipo grande e grosso, vestito con una uniforme lacerata e lercia e con tratti somatici tipici di un ritardo mentale.

Riley si riprese in fretta dallo shock di trovarla li e si chinò per controllare la manetta danneggiata intorno alla caviglia di Angel. Poi si rialzò e si spolverò i calzoni lindi guardandola come per soppesare le parole. I lisci capelli biondi risplendevano alla luce del fuoco nel camino.

-Mia cara ragazza, pare che stavate danneggiato una proprietà della Corona. È un reato punibile per legge. Oltretutto stavate aiutando nella fuga un pericoloso prigioniero.-disse calmo.-Mi occuperò di escogitare qualcosa di adatto a voi.-la alzò bruscamente per un gomito e la fece roteare su se stessa bloccandole i polsi dietro la schiena per imprigionarglieli con una corda.

All’inizio Buffy non si rese bene conto della cosa ma acquistò presto la lucidità necessaria per capire che contro di lui non poteva lottare, così gli pestò forte i piedi inducendolo a mollare la presa prima che i polsi fossero saldamente fissati. Lui riuscì comunque a darle uno strattone tale da farla finire quasi distesa sul lettino.

-Ho sempre saputo che non siete codarda, debbo concedervelo.-si strofinò la punta dello stivale con un fazzoletto di lino.-Anzi, ammetto che insieme a lui formate proprio una bella coppia, ben assortita davvero.-indicò Angel con un cenno della testa, iniziava a rianimarsi.

Si slacciò appena il colletto per far notare a Buffy il livido scuro che gli ornava la gola.

-Quando l’ho slegato ha cercato di uccidermi con una mano sola e ci è quasi riuscito. È un peccato che io non mi sia reso conto prima che sa usare anche la mano sinistra.-

-Una bella sorpresa eh?-lo rimbeccò ironica.

-Lo devo proprio ammettere, è stato così.-fece un cenno al domestico.-Marley, perquisitela da capo a piedi per vedere se è armata.-gli ordinò.

E poi rimase a vederlo goffamente armeggiare con Buffy toccandola ovunque finché non scoprì il pugnale e lo tirò fuori dal suo nascondiglio porgendolo al capitano.

-Credo proprio che voi piacciate a Marley.-sorrise cattivo.

-Non posso dire lo stesso.-rispose brusca.

-Oh perché dite così ferendo i suoi poveri sentimenti? Già il povero Marley non ha molta fortuna con le donne, pensate che nemmeno le prostitute vogliono avere a che fare con lui, dicono che è troppo grosso.-scoppiò a ridere.-Una cosa divertente detta da una puttana, non credete?-

Marley guardava Buffy con bramosia evidente. Aveva cominciato ad ansimare pesantemente, aveva la bava all’angolo della bocca e si toccava la patta dei pantaloni.

Buffy girò lo sguardo da lui perché quella vista volgare e disgustosa la distraeva mentre lei voleva solo mantenere il sangue freddo necessario per cercare di portare via Angel.

-Mi state annoiando capitano.-lo guardò fissa.

-O io credo che invece Marley sarebbe ben lieto di porre rimedio alla cosa. Io non starei certo a guardare perché avrò pure quelli che vengono definiti “gusti innaturali” ma vi assicuro che ho ancora dei principi estetici e vedervi con Marley non mi attrae, lui ha delle strane abitudini personali.-fece una pausa, poi riprese.-Sto ancora cercando di capire chi voi siate. Sicuramente una giacobita ma al soldo di chi? Gli O’Donovan non sono giacobiti quindi è più probabile che siano stati gli stessi McDonald ad assoldarvi fingendo il contrario, d’altronde c’è un legame di sangue tra i McDonald e gli O’Donovan, giusto?-pungolò il corpo di Angel con la punta dello stivale a sottolineare cosa intendeva.

Angel era ancora svenuto ma respirava ad un ritmo regolare, forse si era semplicemente addormentato, dalle profonde occhiaie che aveva si capiva che ultimamente non aveva potuto dormire parecchio.

-Avevo persino sentito dire che eravate una strega, c’è stato un po’ di trambusto a Galway eh?-

-Capitano vi ripeto che mi state annoiando. Se avete qualcosa da dirmi, ditela adesso!-fece dura.

-Vi propongo una scelta: se mi dite chi vi manda e cosa ci fate qui in Irlanda io vi manderò da sir Gordon invece che lasciarvi con Marley.-concluse.

-Mandarmi da sir Gordon?-sorrise.-Con il rischio che io possa dirgli di tutto questo? Per l’amor del cielo, non credo proprio che sir Gordon accetti che i suoi funzionari torturino i prigionieri in segreto, o chissà che altro.-

-Tortura?-scoppiò quasi a ridere.-Ma questo è stato solo un incidente. Lui è caduto nella sua cella e altri prigionieri lo hanno calpestato, ora come ora abbiamo le celle piuttosto affollate, sapete?-la schernì.

-Anche se io scegliessi non potrei comunque dirvi niente, mi dispiace.-mormorò.

-Pensateci ancora un po’.-si chinò a liberare Angel con una chiave che estrasse dalla tasca poi lo trasportò con una forza impressionante su uno sgabello.-Svegliatelo!-ordinò a Marley indicandogli un secchio.

Ci vollero due secchiate d’acqua affinché Angel si risvegliasse. Riley lo agguantò per i capelli e glieli tirò scuotendolo per svegliarlo del tutto. Poi lo lasciò e si asciugò la mano bagnata sui calzoni. Dovette cogliere il movimento di Angel ma non fu abbastanza rapido da fermarlo prima che il suo prigioniero irlandese gli passasse il braccio destro intorno al collo tirando poi con la mano sana per poterlo soffocare. Quando Angel vide che diventava paonazzo allentò appena la presa per appioppargli un forte pugno alle reni da farlo urlare e stramazzare al suolo incosciente.

A quel punto Angel si voltò per affrontare Marley che era rimasto istupidito a guardare la scena ma adesso fece per attaccarlo raccogliendo il martello da sopra il tavolo. Angel si difese con lo sgabello prontamente afferrato.

Angel era ancora debole e si stava stancando in fretta ma aveva anche capito che Marley non doveva essere del tutto normale quindi riusciva bene a difendersi da lui. Buffy si rannicchiò sul letto per non cadere nella mischia della lotta. Angel continuava ad attaccare invece di arretrare e dopo un po’ riuscì a colpire così forte Marley sulla testa da farlo stramazzare al suolo svenuto.

Nessuno aveva tenuto d’occhio Riley e quindi nessuno si era accorto di quando aveva afferrato Buffy tenendole un pugnale premuto contro la gola.

-Un bel combattimento O’Donovan.-disse composto.-Credo però che tu ci abbia rimesso qualche costola, giusto?-

Angel lo fissò dritto negli occhi e poi guardò il martello a terra misurando la distanza. Respirava affannosamente ma il suo sguardo era vigile e duro.

-Non pensarci neanche. La ucciderò prima che tu faccia due passi.-puntò più forte il coltello sulla gola di Buffy.

Angel tacque un istante poi lasciò cadere la mazza che ancora teneva in mano con un tonfo sordo. Poi avanzò lento e cauto verso il tavolo in atteggiamenti che non presagivano aggressione, si sedette sullo sgabello. Per lunghi secondi nessuno parlò e per quel frangente di tempo Angel guardò Riley Finn negli occhi senza mai abbassare lo sguardo.

-Lasciala andare.-gli ordinò indicando Buffy con il capo senza nemmeno guardarla.

-Perché dovrei?-ribatté divertito.

-Non puoi minacciare due persone con un coltello. Uccidila adesso oppure allontanati un solo secondo da lei ed io ucciderò te.-disse con voce d’acciaio venata da un leggero accento irlandese che indicava il suo nervosismo.

-O potrei uccidervi entrambi, uno alla volta.-propose.

-Sarebbe un po’ difficile, poi, domattina da spiegare al boia, non ti pare?-gli fece notare.-Oltretutto, il tuo amichetto, che era venuto qui per aiutarti a legarmi, non ti è più di nessun aiuto.-indicò con la testa l’attendente che giaceva a terra a faccia in giù con il respiro rantolante.

In una prima rapida analisi, Buffy capì che aveva una gravissima commozione celebrale con probabile emorragia interna, sarebbe morto a breve senza le dovute e subitanee cure che lei non gli avrebbe mai e poi mai prestato.

-Sai bene che se non avessi lei a farti di scudo, anche con una mano sola, io ti avrei già strappato di mano quel coltello ficcandotelo in gola.-concluse.

-Però lei è qui, e ce l’ho io!-esclamò, pareva fuori controllo.-Hai qualche suggerimento, quindi, da propormi?-

-Lascia andare lei.-fece una pausa.-E avrai me, è ciò che vuoi.-il silenzio che lasciò dietro quelle parole era carico e misto di diversi sentimenti contrastanti.-Io non mi ribellerò e tu potrai fare di me quello che ti pare, non ne farò mai parola a nessuno. Però devi fare in modo che lei esca da qua dentro sana e salva.-

Riley Finn non parlò per diversi minuti continuando a guardare Angel negli occhi, forse cercava nel profondo di quelle iridi color caramello la sincerità o il trucco a quelle parole. O forse soppesava la sua proposta: lasciare andare la donna che teneva sotto minaccia con un coltello e in cambio lui gli si sarebbe ceduto totalmente, ed Angel non avrebbe nemmeno mai parlato.

-Mi dai la tua parola?-chiese piano, ancora sospettoso.

-In cambio della tua.-rispose annuendo piano.

-Affare fatto.-accettò lasciando andare Buffy che rimase immobile come se fosse solo una spettatrice esterna.-Posso avere una breve verifica della tua sincerità?-chiese ironico.

-Certo.-rispose Angel in tono leggero.

Riley prese rapidamente un chiodo e lo puntò sulla mano sinistra di Angel che la teneva sul tavolo. La inchiodò in quattro colpi veloci, Angel non emise nemmeno un gemito strozzato, rimanendo in muto silenzio. Riley gli prese dolcemente il volto alzandolo verso di lui.

-Adesso baciami.-disse dolcemente e si chinò verso di lui.

A Buffy si strinse lo stomaco in un conato di vomito che riuscì a trattenere nel vedere la sadica dolcezza di quel bacio a cui Angel non si oppose. Quando Riley si rialzò aveva lo sguardo sognante, come se tutti i suoi desideri si fossero appena avverati. Buffy si accorse di avere un sapore salato agli angoli della bocca, aveva cominciato a piangere.

Riley la liberò poi la afferrò per un gomito e cominciò a strattonarla verso la porta, fu la voce di Angel a fermarlo ancora.

-Non la farai andare via senza che le abbia detto addio, vero?-chiese.

Riley esitò poi spinse Buffy, senza tante cerimonie, verso di lui. Lei gli gettò le braccia al collo inginocchiandosi davanti a lui, adesso singhiozzava senza ritegno e senza curarsi che Riley Finn la guardasse.

-Angel no. Non puoi, io non te lo lascio fare. Non puoi farlo.-pianse contro il suo collo.

-Buffy, domattina mi impiccano. Quello che mi accade tra questo istante e domattina non alcun interesse per me.-mormorò abbracciandola con il braccio libero. Lei lo fissò in volto.

-Interessa a me!-esclamò.

-Lo so, tesoro mio.-abbozzò un sorriso e le passò la mano libera sulla guancia.-Se te ne andrai adesso saprò che c’è ancora qualcuno a cui interessa la mia sorte.-si chinò verso di lei e all’orecchio, nel gaelico che ogni tanto si era divertito ad insegnarle, le sussurrò:-Ti libera perché è convinto che non saprai cavartela ma io so che sbaglia.-le diede un bacio in fronte e tornò a rivolgersi a lei in inglese.-Ti amo, Adesso vai.-

Lei rimase muta, senza potergli rispondere mentre Finn la sollevava di peso e la trascinava contro la porta. Prima di uscire si rivolse ad Angel come se si rivolgesse ad un amante da cui doveva congedarsi a malincuore.

-Torno presto.-

-Beh penso che mi troverai qui.-rispose Angel ironico. E quella fu l’ultima immagine che Buffy ebbe di lui prima che Riley Finn la trascinasse via lungo il corridoio.

Lui la trascinò senza parlare lungo il corridoio rischiarato appena dalle torce appese al muro. Camminava velocemente Riley, senza curarsi se la donna che trascinava riuscisse a stargli dietro o meno. Buffy inciampò un paio di volte ma gli tenne testa finché lui le indicò una stretta nicchia nel muro, la via d’uscita che aveva accennato ad Angel.

Alla vista della porta, Buffy si divincolò dalla sua stretta poi alzò la testa verso di lui, gli occhi verdi che scintillavano d’ira. Lo guardò fissa per alcuni secondi in modo che lui ricordasse bene la sua faccia e le sue ultime parole.

-Una volta, capitano, mi hai chiesto se ero una strega. Beh sai una cosa? Io sono una strega, e ti maledico! Ti sposerai e avrai un figlio ma non vivrai così a lungo da veder nascere il tuo primogenito. Ti maledico con la conoscenza, capitano, quella del giorno della tua morte.-sorrise.

Riley era in penombra ma i suoi occhi le dicevano che le credeva. E perché non avrebbe dovuto? Sapeva che la donna che aveva di fronte gli stava solo dicendo la verità, per quanto incredibile potesse essere.

-Riley Wolverton Finn.-riprese lei a bassa voce.-Nato il tre settembre 1705. Morto...-si mosse velocemente contro di lei per impedirle di parlare ma non ci riuscì.

La porticina si spalancò di colpo e Riley Finn la spinse fuori facendola cadere a faccia in giù su un cumulo di neve richiudendo rumorosamente la porta alle sue spalle.

Buffy si rizzò sulle braccia scoprendosi in una specie di fossato sul retro della prigione. La neve ricopriva qualcosa di duro sotto di lei, forse dei rifiuti. Cercando di rizzarsi a sedere smosse la neve con le mani e si scoprì a fissare degli occhi blu, come blu era il viso a cui appartenevano quegli occhi. Lanciò un urlo terrorizzato e si tirò a sedere respirando affannosamente.

Non era la prima volta che vedeva un morto data la sua professione medica, specialmente quando faceva il turno al pronto soccorso durante gli incidenti gravi. Ripresasi dallo shock guardò di nuovo rendendosi conto che non era l’unico cadavere che giaceva nel fossato. Ecco dove venivano gettati i condannati a morte una volta eseguita la condanna.

Si alzò in piedi reggendosi contro al muro di pietra e scrollandosi la neve dalle spalle e dalla gonna, pensando che doveva trovare Oz e Graham e dire loro che aveva trovato Angel, dove si trovava e di quello che stava per succedergli.

Aveva appena fatto un passo quando sentì un rumore alle sue spalle e si girò di scatto. Il rumore era stato prodotto da una pietra caduta nel fossato e smossa dalla zampa di un grosso lupo grigio. Per quella bestia, Buffy doveva essere un pasto molto più succulento, dato che era viva, tenera e con il sangue caldo, in alternativa ai corpi morti e duri che giacevano li e che rischiavano di spaccargli i denti uno ad uno.

Da bambina, Buffy era stata aggredita da un cane. Suo padre era subito accorso a salvarla e lei se l’era cavata con diversi graffi e una gamba ferita che era guarita in poco tempo. Molti anni dopo, riparlando di quell’episodio aveva scoperto che anche a Giles era successa la stessa cosa e lui le aveva spiegato, proprio come era stato spiegato a lui, come difendersi dall’attacco di un cane. Se cane si poteva definire quella lurida bestiaccia che adesso era saltato nel fossato e che si avvicinava lentamente verso di lei.

-Bastardo!-esclamò nella sua direzione a voce forte e chiara.-Sei l’animale più brutto che io abbia mai visto!-continuò indietreggiando verso il muro. Poi si spostò verso l’angolo.

Si strinse forte l’allacciatura del mantello e una volta trovati i guanti li infilò, poi si strinse il pensante mantello intorno all’avambraccio destro continuando ad inveire contro all’animale che pareva abbastanza interessato al discorso. Osservandolo Buffy notò che era magro e zoppicava, forse era anche abbastanza malato, un bene per lei. Un lupo in buona salute le avrebbe dato davvero delle rogne.

-Odio tutti i lupi, siete gli esseri più schifosi esistenti sulla terra!-continuò arrivando all’angolo. Raschiò da sotto i piedi una buona quantità di neve tale da darle un buon equilibrio e a quel punto attese sapendo che il lupo avrebbe mirato direttamente alla sua gola.

Non lo vide nemmeno spiccare il salto pur avendolo osservato con attenzione per tutto il tempo. L’istinto le fece alzare il braccio per proteggersi il volto. Il lupo le afferrò l’arto con i denti e lo shock glielo appesantì tanto da farglielo immediatamente abbassare invece di fare in modo da sbattere il lupo contro al muro, come aveva originariamente pensato.

L’animale le lacerò la gonna graffiandole la gamba ma lei riuscì comunque a dargli una botta contro al muro anche se fu una botta debole che lo stordì appena invece di fargli perdere i sensi. Comunque in quel modo il lupo mollò la presa su di lei che riuscì ad allontanarsi di un paio di metri circa senza dargli le spalle.

Si preparò ad un altro attacco quando qualcosa le passò sibilando contro l’orecchio un secondo dopo sentì distintamente l’animale guaire e cadere al suolo. Avvicinatasi a guardare meglio notò una freccia che l’aveva preso ad una spalla. Una seconda arrivata da chissà dove lo prese dritto al cuore uccidendolo sul colpo.

Terrorizzata si schiacciò di nuovo contro l’angolo del muro e quasi non si accorse di quando venne presa per le braccia e issata fuori dal fossato e adagiata a sedere sulla neve. Si girò e vide davanti a sé un volto sconosciuto e barbuto, lei non conosceva quell’uomo ma i semplici abiti e il mantello di lana ruvida pesante le fecero intuire che non poteva essere un inglese.

-La prego mi aiuti.-riuscì a mormorare prima di cadergli svenuta tra le braccia.

 

Quando Buffy riaprì lentamente gli occhi per prima cosa fu investita dall’ondata di oscurità che regnava dentro al cottage. Poi notò un orso nell’angolo e sussultò spaventata attirandone l’attenzione. Solo che quello non era un orso, bensì un uomo imbacuccato in un mantello d’orso che subito le fu affianco in caso avesse bisogno.

Aveva i capelli e la barba grigi, gli occhi chiari e la squadrò da capo a piedi valutando il suo abbigliamento, il suo aspetto e persino le sue due fedi nuziali, soffermandosi di più sull’anello claddagh che lei portava all’anulare destro.

-State bene, mistress? Pare che siate in difficoltà.-disse con spiccato accento irlandese.-Io e i miei uomini possiamo fare qualcosa per voi?-

Buffy si tirò lentamente a sedere valutando la risposta da dargli. Perché si, aveva un disperato bisogno di aiuto ma il suo accento non era irlandese, ne tanto meno inglese e men che meno scozzese o gallese e li erano troppo indietro nel tempo affinché una donna del nuovo mondo potesse trasferirsi in Europa, se non il contrario. Ma doveva tentare lo stesso, se non che l’arciere che l’aveva salvata parlò per primo.

-L’ho trovata vicino alla fortezza che combatteva, o almeno ci provava, contro un lupo. Sembra inglese.-disse facendo fare una smorfia di disgusto nell’altro uomo, allorché Buffy si rizzò per bene in modo dignitoso.

-Inglese un corno, provengo dalle Americhe!-specificò.-E sono irlandese per matrimonio. Mi chiamo Buffy O’Donovan e mio marito è prigioniero alla fortezza.-

-Capisco.-fece l’uomo che doveva essere il capo.-Io sono sir Quentin Travers e voi siete sulla mia proprietà. Dai vostri abiti deduco che siete una dama di condizioni abbastanza elevate. Cosa ci facevate, dunque, a spasso nei boschi in questa fredda notte di fine inverno?-

Lei colse la palla al balzo per cercare di ritrovare Oz e Graham e anche per dimostrare che stava in buona fede.

-Sono venuta fin qui ad Inishimore insieme ad alcuni uomini al servizio di mio marito. Dato che sono americana avevamo pensato che sarei potuta essere ammessa alle carceri e da li avrei trovato il modo di…come dire…portarlo con noi. Solo che io sono riuscita ad uscire dalla prigione per un’altra via e stavo per andare a cercare i miei amici quando un lupo mi ha assalita e il suo uomo mi ha gentilmente salvata.-spiegò.

-Beh di sicuro è evidente che abbiate incontrato qualcosa con dei bei denti.-valutò con un’occhiata gli ampi squarci della gonna.-Siete ferita o avete solo dei graffi? Venite comunque a scaldarvi davanti al fuoco, il mio uomo vi porterà della zuppa e voi mi direte di questi vostri amici.-la invitò.

Buffy, rinfrancata dal bel calduccio del fuoco, raccontò a sir Quentin tutta la sua situazione come meglio poté, persino il modo in cui era penetrata nella prigione e anche il modo in cui era uscita, anche se il racconto dello scontro con il lupo suscitò un po’ di scetticismo.

-Anche ammettendo che siate davvero riuscita ad entrare nella prigione mi sembra strano che sir Gordon vi abbia fatto andare in giro da sola come se niente fosse. Ne che questo capitano Finn vi abbia semplicemente indicato la via d’uscita.-replicò alla fine.

-Lui aveva dei motivi per lasciarmi andare via.-disse piano abbassando la testa.

-E quali sarebbero?-

Buffy esitò ma poi gettò alle ortiche ogni reticenza e gli raccontò tutto per filo e per segno e senza peli sulla lingua. Ormai era troppo stanca per le bugie, gli eufemismi e i giri di parole, era meglio andare direttamente al sodo. Travers parve più convinto ma ancora riluttante ad agire.

-Capisco la vostra preoccupazione anche se non mi sembra poi una gran tragedia.-alzò le spalle.

-Come scusate?!-si alzò lei indignata.

-Intendo dire che se a quel capitano interessa solo un bel culo allora non lo ferirà in modo molto grave. E, scusatemi se vi parlo cosi madame, ma prenderlo in culo di rado ha ucciso qualcuno. Non sto dicendo che gli piacerà, Dio me ne scampi, ma non mi sembra un buon motivo per mettere su una gran cagnara con sir Gordon. Io qui ho una posizione molto precaria.-sbuffò e Buffy tornò a sedere con un’aria afflitta e sconsolata.

-Il suo culo ormai non è più salvabile, temo. Ma il suo collo mi preoccupa parecchio: gli inglesi vogliono impiccarlo domattina.-le tremavano le mani e cercò di mantenere un tono di voce calmo anche se in realtà gli occhi verdi le brillavano di lacrime e la gola bruciava nel trattenerle.

Travers parve cominciare a capitolare mentre camminava su e giù come una belva in gabbia e borbottava tra sé e sé forse indeciso sul da farsi, o forse elaborando un qualche piano.

-Si ma anche se andassi da sir Gordon cosa dovrei dirgli? Che uno dei suoi ufficiali si diverte ad inculare i prigionieri? E se poi mi chiedesse come l’ho saputo dovrei dirgli che una straniera vagante nei boschi il cui prigioniero in questione è il marito con una taglia sulla testa e condannato per omicidio è venuta a raccontarmelo e lui si piegherebbe in due dalle risate.-si fermò e la guardò a lungo.-E oltretutto come dovrei far entrare i miei uomini in quel posto?-

-A quello ci penso io!-esclamò.-Potrei mostrarvi la strada!-

-E anche se riuscissimo ad entrare cosa accadrebbe quando sir Gordon troverebbe gli uomini in giro per il carcere? Il mattino dopo manderebbe il capitano Finn a radere al suolo la mia proprietà, ecco cosa accadrebbe!-scosse la testa.-No, ragazza, non c’è alcun…-ma si interruppe perché la porta si aprì ed un altro uomo armato di arco e freccia entro spingendo avanti Oz.

Sir Quentin Travers si fermò e guardò la scena stupito. Per quella sera ne stavano accadendo troppe.

-Ma che succede stasera?-esclamò.-Non siamo mica alla festa di San Patrizio con giovani e fanciulle in giro a raccogliere fiori invece di una notte di marzo con la neve alle porte!-

-È uno degli uomini di mio marito.-spiegò Buffy.

Oz stava studiando l’uomo che aveva davanti, per niente disturbato dal fatto che era come un prigioniero. Pareva riconoscerlo.

-Voi siete Travers, non è così? Per caso diversi anni fa siete stato ad un’Adunanza al castello di Leoch in Scozia?-gli chiese.

-Beh più che diversi anni fa si potrebbe quasi parlare di secoli dato che non metto piedi in Scozia da circa trenta anni.-rammentò.

-Allora non mi sbagliavo. E penso che voi ricordate quell’Adunanza per lo stesso motivo per cui la ricordo io.-sorrise appena mentre Travers lo studiava.

-Ma si, certo! Mi ricordo di voi, eravate venuti da qui insieme a Brian O’Donovan, colui che poi si portò via Ellen McDonald. Anzi credo proprio che lo aiutaste voi a scappare con lei.-esclamò.

Al ricordo di Ellen, Buffy si toccò la collana di perle che ancora conservava e la tirò fuori dalla tasca nascosta dove la custodiva.

-Posso pagarvi.-disse a sir Quentin.-Non vorrei mai che i vostri uomini rischiassero la vita per niente.-precisò.

Con uno scatto fulmineo, Travers le strappò via di mano la collana e dopo aver appurato che erano quelle che ricordava la guardò incredulo.

-Dove le avete prese?-le chiese.-Avete detto di chiamarvi O’Donovan?-

-Si.-rispose alzandosi.-E le perle sono il regalo di nozze di mio marito.-Travers si voltò verso Oz.

-Il marito di questa signora è il figlio di Ellen?-ed Oz annuì.

-Lo capireste immediatamente se lo vedeste perché è uguale sputato a lei.-

-Regalai io queste perle ad Ellen McDonald.-disse guardando Buffy.-Come regalo di nozze, anche se avrei voluto essere al posto dello sposo. Le immaginavo sempre intorno al suo bel collo che saperle addosso a qualcun’altra era impensabile, così le dissi di tenerle e di pensare a me quando le portava.-gliele ridiede.-E così adesso sono vostre. Vi auguro che possiate portarle in buona salute.-

-Lo farei se mi aiutaste a riprendermi mio marito.-lo rimbeccò.

-Lo farei, ragazza, ve lo giuro. Farei di tutto per il figlio di Ellen ma non posso. Io ho moglie e tre figli e ciò che mi chiedete è troppo.-scosse la testa.

Un singhiozzo scosse le spalle di Buffy mentre si piegava verso le sue ginocchia con i begli occhi verdi grondanti di lacrime, insensibile alla voce di Oz che cercava ancora di convincere sir Quentin a fare qualcosa per Angel.

All’improvviso gli schiamazzi del bestiame la fecero riprendere dal suo pianto disperato mentre sir Quentin correva fuori facendo entrare nella camera una breve folata di aria fredda. Lei guardò Oz che se la rideva eccitato sotto i baffi e si alzò di scatto prendendolo per un braccio. Gli occhi di nuovo asciutti.

-Cos’hai fatto?-gli urlò.

-Il bestiame di Travers.-riuscì solo a dire prima che Travers tornasse dentro stringendo un ragazzo allampanato e terrorizzato.

-Brutto imbranato, tre ore fa ti ho mandato a recuperare i quaranta capi di bestiame che stavano a pascolare perché sta per arrivare una bufera di neve e appena ho sentito il loro muggito mi sono sentito tutto contento perché avevi svolto bene il tuo lavoro e finalmente potevamo tornarcene a calduccio. Ma quando esco fuori quante bestie conto?-si interruppe.-Ne conto solo quindici!!-sbraitò isterico facendo diventare il ragazzo piccolo.-Dove sono le altre? A morire in mezzo alla neve congelate chissà dove!-

In tutto quel trambusto, Buffy aveva guardato Oz che giaceva zitto e piccolo nell’angolo del cottage con un guizzo di eccitazione negli occhi e lei aveva capito dov’era Graham, o almeno cosa stava facendo. E il suo cuore si accese di speranza.

 

Da sotto l’albero cui giaceva Buffy in sella al suo cavallo, le luci della prigione che si stagliava nera contro il cielo della notte fredda, erano gialle e scintillanti. La neve aveva smesso di cadere anche se faceva freddo e il respiro si condensava in nuvolette bianche di vapore.

Incapace di essere calma aveva passato in rassegna migliaia di volte tutto ciò che sarebbe potuto andare storto quella notte. Travers avrebbe rispettato la sua parte dell’accordo perché in caso contrario non avrebbe rivisto le sue vacche purosangue a cui teneva tanto. Ma all’interno come sarebbe andata? Sir Gordon avrebbe creduto alla storia di Travers per poi ordinare un’immediata ispezione nei sotterranei?

Lei aveva visto le bestie, guidate da Graham, andare verso la porta nascosta che lei aveva indicato ma le bestie erano imprevedibili, chissà cosa potevano fare una volta all’interno. Di sicuro Riley Finn non avrebbe chiamato aiuto una volta visti gli animali per paura che qualcuno potesse scoprire i suoi giochetti sadici.

Ma la paura più grande di Buffy riguardava Angel. Magari Riley avrebbe deciso di spingersi troppo oltre uccidendo Angel, al diavolo il boia. Per non parlare del fatto che tremava al pensiero di quello che Riley avesse già potuto fare con il corpo di suo marito, sarebbe stata una cicatrice ancora più permanente di quelle che aveva nella schiena e che l’avrebbe segnato ancora più a fondo per il resto della sua vita.

Si riscosse sentendo delle deboli grida confuse provenire dalla prigione mentre uno degli uomini di Travers prendeva le sue redini e la guidava al riparo sotto un albero. Nonostante la neve avesse cessato di cadere la visibilità era scarsa per via del buio della notte. E prima ancora che se ne fosse resa conto i cavalli li avevano raggiunti. Gli uomini erano all’erta ma lei spronò il cavallo raggiungendo sir Travers e i suoi uomini che se la ridevano di gusto trascinando il bestiame verso le stalle.

-Mistress O’Donovan devo veramente ringraziarvi. Ho trascorso una magnifica serata!-esclamò gioviale e di ottimo umore salutandola allegro e senza più sospetto. Smontò da cavallo e la aiutò a fare altrettanto dirigendosi verso la casa.

-Non sapete che vi siete persa. Sir Gordon è arrossito fino alle orecchie quando ho dichiarato che lui teneva dei beni rubati nei suoi locali. Quando siamo arrivati di sotto e ha visto le vacche è quasi svenuto per lo spavento.-rise sguaiato.

-Ha trovato mio marito?-gli chiese lei impaziente.

-Certo che si.-annuì calmo.

-Come sta?-si preoccupò ma con un peso in meno sul petto.

A quella domanda, Travers fece cenno ad un uomo a cavallo che avanzo lentamente. Aveva una voluminosa massa ricoperta da una coperta che penzolava davanti a se. Buffy corse verso di lui seguita da Travers che tentava di spiegarle.

-Non è morto, almeno quando lo abbiamo trovato non lo era. Però lo hanno maltrattato per bene, povero ragazzo.-scostò il telo e lei vide la testa di Angel.

La esaminò in fretta preoccupata tastando piano i lividi e scoprendo diversi grumi di sangue tra i capelli. Voleva fare di più ma a causa del buio non poteva anche se le parve di captare un lieve battito nel suo collo. A quel punto, Travers la trascinò via.

-Cara, faremo nel nostro meglio per metterlo al sicuro. Adesso andiamo, lo trasporteremo dentro casa.-le assicurò.

Dentro casa, Angel vene adagiato davanti al fuoco e liberato dalla coperta che lo avvolgeva rivelando la sua nuda figura sul tappeto più bello di lady Glory Travers che non parve nemmeno far caso al sangue e a tutto quel trambusto. Avvolta in una elegante vestaglia di seta rossa, lady Glory aveva lunghi capelli ricci e biondi, occhi azzurri ed una bocca rossa. Era bella come una dea e con molta tranquillità impartì ordini a destra e manca per aiutare Buffy che subito ebbe coperte, lenzuola pulite, acqua bollente e whisky prima ancora che aprisse bocca.

-Forse è meglio girarlo sulla pancia, lo hanno frustato sulla schiena e deve fargli un male tremendo starci sdraiato.-propose e aiutato da Buffy la quale faticò non poco dato che Angel pareva pesare il doppio, a girarlo.

Sperava che Angel fosse ancora vivo e fu la prima cosa di cui si accertò, sospirando di contentezza quando si accertò che era così. Dopo aver controllato che non gli mancavano organi vitali ne che poteva morire dissanguato poté darsi una calmata e procedere con più lentezza a vedere i danni.

-Magari posso mandare a chiamare un medico.-propose lady Glory.-Ma non credo che arriverà prima di un’ora. Si è rimesso a nevicare.-ma pareva riluttante perché una presenza estranea sarebbe potuta risultare pericolosa.

-Non disturbatevi, io sono un medico.-precisò Buffy ignorando le loro occhiate sorprese mentre curava alcuni tagli sulla schiena di suo marito.-È freddo come il ghiaccio.-mormorò toccando le mani di Angel e strofinandole per cercare di dar loro calore.

Sir Quentin cominciò a strofinare i piedi di Angel vigorosamente mentre lady Glory ordinava ai domestici di portare altre coperte per riscaldarlo. Nel mentre lei procedeva a scoprire quanti danni avesse notando che era stato percorso fino alle ginocchia con una regolarità precisa e nauseante. C’erano lividi grossi e diversi punti gonfi finché si fermò ad esaminare alcuni punti sul petto e sul collo dove la pelle era raggrinzita e c’erano vesciche rosse con i bordi bruciacchiati e orlati di cenere bianca.

-Con che cosa gliel’hanno fatte quelle?-esclamò sir Quentin esterrefatto.

-Un attizzatoio rovente.-

La voce che parlò era debole e impastata per questo all’inizio nessuno capì da dove provenne, tranne poi capire che era stato Angel a parlare. Alzando la testa a fatica rese noto che la sua difficoltà nel parlare era dovuto al labbro inferiore terribilmente gonfio da un lato a causa di un morso mal dato.

-Ciao amore.-gli mormorò Buffy tenerezza passandogli piano una mano tra i capelli in una dolce carezza felice.

-Non sai quanto io sia contento di vederti, sassenach.-ricambiò lui.

-Prendete del whisky figliolo.-e senza neanche dargli il tempo di parlare, sir Quentin gli portò il bicchiere alle labbra e gliene fece ingollare un buon sorso anche se lui all’inizio tossì e sputacchiò.

-Stavo sognando o erano davvero mucche quelle che ho sentito?-chiese a Buffy.

-Non sono riuscita a trovare di meglio, ero un po’ di fretta.-gli spiegò.-Come ti senti?-

-Sono vivo e questo basta.-sospirò piano e accettò un secondo bicchiere di whisky da sir Quentin.

-Non dovresti bere così tanto nelle condizioni in cui sei.-lo ammonì.

-Vostra moglie ha ragione, quindi adesso basta Quentin.-lo riprese lady Glory.-Il ragazzo necessita principalmente di un te forte e bollente e non di whisky.-e come per incanto un servo si materializzò sulla porta portando un vassoio con una teiera d’argento che adagiò su un basso tavolino di legno.

-E con molto zucchero.-aggiunse Buffy dicendo alla cameriera che avrebbe fatto da sola.

-Si ma un goccetto di whisky non gli farà male.-e senza attendere risposta, sir Quentin aprì il coperchio della caraffa e ci versò dentro mezza bottiglia.

Le due donne scuoterono la testa ma poi Buffy aiutò Angel a bere quasi una tazza che servì anche a fargli rifluire il sangue nelle vene. Nel frattempo altri domestici avevano preparato una branda davanti al fuoco portando anche lenzuola, bende, acqua calda e medicinali mentre lady Glory spiegava che magari era meglio curarlo davanti al fuoco. Due domestici presero Angel con cautela e lo adagiarono sulla branda.

Buffy impartì diversi ordini da medico sull’occorrente che le serviva perché dato che non c’erano ferite gravi la cosa che al momento necessitava di cure immediate era la mano martoriata. Mentre il domestico andava a prendere ciò di cui Buffy aveva bisogno, lei avvicinò la mano al fuoco per esaminarla per bene.

-Altri cinque minuti e sarà troppo tardi, devo ricostruirla adesso.-sospirò sconfortata.

-Ditemi pure tutto ciò di cui avete bisogno.-lady Glory le si inginocchiò accanto.

-Avete un qualche tipo di narcotico?-le chiese.

-Si, ho dei fiori di laudano. Andranno bene?-andò a prenderli nella cassetta dei medicinali.

-Si, andranno benissimo.-accettò la boccetta verde che le porse e si rivolse ad Angel.-Dovrai solo star buono per il tempo che ti servirà ad ingerirlo poi ti addormenterai e non ti sveglierai per un po’.-gli spiegò ma lui le fermò il braccio.

-Buffy no. Non voglio delle droghe.-spiegò.-Forse dell’altro whisky e di sicuro qualcosa da mordere.-e subito sir Quentin andò a prendergli da dentro uno scrittoio un pezzo di cuoio consunto segnato da morsi.

-Usate questo. Io stesso l’ho usato quando mi hanno estratto una pallottola di moschetto.-gli disse.

-Ehi frenate tutti!-li interruppe Buffy irritata.-Tu ti aspetti seriamente che io ti aggiusti all’incirca nove ossa rotte da sveglio?-sbraitò quasi.

-Esatto.-le confermò e cominciò a provare il cuoio sistemandoselo bene e facendo imbestialire sua moglie che a quel punto esplose.

-Angel, cazzo, smettila di fare sempre la parte del maledetto eroe! Non hai alcun fottuto bisogno di dimostrare quanto ancora puoi sopportare perché tutti abbiamo avuto modo di constatare di cosa sei capace. Qui niente andrà a puttane se per dieci minuti non starai a dirci quel che dobbiamo fare, non puoi sempre avere il controllo della situazione. Chi cazzò ti credi di essere, non sei Clark Kent!-urlò fuori di se e senza una briciola di autocontrollo.

Intorno a lei regnò il più totale ed imbarazzato silenzio mentre Angel la guardava ad occhi spalancati scioccato per quello sfogo. Lady Glory e sir Quentin, addirittura, non osavano nemmeno respirare per la tensione. Angel sospirò piano e poi parlò con voce sommessa.

-Buffy, la prigione non è lontana e gli inglesi volevano impiccarmi domattina. Qualsiasi cosa sia successa a Finn non tarderanno ad accorgersi che non ci sono più.-sospirò.-Per nostra fortuna la neve ritarderà le ricerche, speriamo finché non ce ne saremo andati, ma se così non sarà io non voglio giacere qui, drogato ed incosciente mentre mi riprendono e risvegliarmi in catene in quella lurida prigione. Buffy, non lo sopporterei.-

Di nuovo sull’orlo delle lacrime, lei si gettò a terra passandogli un braccio intorno al collo per abbracciarlo e piangendo accanto al suo viso perché sapeva che aveva ragione e lei non avrebbe sopportato di perderlo di nuovo. Non dopo tutta quella fatica e il generoso aiuto di sir Quentin.

-Tesoro mio, non piangere.-le mormorò.-Per ora siamo al sicuro e so che tu farai un ottimo lavoro. Vammi a chiamare Oz un secondo, ti prego.-

Lei si asciugò gli occhi e obbedì tornando dopo pochi secondi. Non rimase ad ascoltare anche se li fissò tutto il tempo. Prese Oz per un braccio mentre stava per sgusciare via alla chetichella portandolo fuori dalla portata dell’orecchio di Angel.

-Che ti ha detto?-gli chiese.

-Mi ha chiesto di tenere d’occhio la prigione e vedere cosa succede. Se qualche inglese si dirige da queste parti lo devo precedere e fare in modo che voi due vi nascondiate in tempo. Se non c’è tempo allora dovrò ucciderlo e poi portarvi via di peso con me. Con le buone o con le cattive.-le spiegò.

Buffy lo lasciò andare senza una parola e lui se ne andò.

 

Il lavoro fu lungo, e doloroso. Sia per Buffy che per Angel. Buffy era abituata alle moderne tecnologie ma quel lavoro mise a dura prova i suoi nervi. Angel urlò diverse volte per il dolore e dentro di se, Buffy urlò con lui perché non era abbastanza forte da sopportare il suo dolore.

Ogni tanto temeva di non farcela, ma sir Quentin la spronava ad andare avanti e lei si rimetteva al lavoro. Si stancò, si affaticò ma non cedette, benché ogni tanto si fermavano per permettere ad Angel di vomitare, lui era il più stanco di tutti.

Quando finì si accasciò sul sedere respirando affannosamente, quasi non se ne rendeva bene conto. Alcune ossa erano risultate parecchio difficili da rimettere al loro posto e temeva che per un bel po’ sarebbero rimate rigidi, se non addirittura per sempre. Ora erano tutte ben steccate e fasciate e lei si rese conto appena di quando lady Glory le mise tra le mani tremanti di terrore, perché solo ora capiva quanto fosse impaurita, una tazza di te bollente aiutandola a bere quasi tutta la tazza.

-Venite a riposare un po’, cara, siete a pezzi.-lady Glory la aiutò ad alzarsi.

-Io non posso…ho ancora delle cose da finire.-balbettò confusa.

-Andate pure a riposare, saprò curarlo io.-la spronò sir Quentin scortandola verso la porta insieme alla moglie.

Buffy annuì e uscì con lady Glory. Aveva fatto pochi gradini quando si ricordò di dire una cosa a sir Quentin e tornò indietro di corsa seguita dalla signora, ma sulla porta socchiusa si fermò perché Angel e Travers stavano parlando anche se molto piano.

Sir Quentin stava anche medicando delicatamente le ferite di Angel sulla schiena quando gli poggiò una mano sulla natica. L’effetto fu devastante. Angel urlò e si contorse, era spaventato e tremante. Sir Quentin si allarmò e tenendolo fermo in modo delicato e con un dito gli percorse la pelle. Quando lo guardò alla luce della candela si rivelò unto di olio.

-Mm.-coprì Angel con la coperta.-Almeno ha avuto la delicatezza di ungervi.-disse solamente.

-Non sono del tutto convinto che lo abbia fatto per il mio bene.-protestò Angel accettando un bicchiere di whisky che l’uomo più grande gli porgeva.

-Se può in qualche modo consolarvi sappiate che è morto.-lo informò.

-Ne siete sicuro?-lo guardò negli occhi.

-Quando ha sentito il frastuono si è affacciato nel corridoio e la manica si è impigliata in uno dei corni. Credo che sia difficile sopravvivere quando vieni calpestato da trenta bestie di mezza tonnellata l’una. Sir Gordon gli ha mandato degli aiuti ma nessuno è riuscito a muoversi, c’era troppa confusione e quando è passata non è rimasto altro che una bambola di stracci immersa in una pozza di sangue. Se anche non fosse morto li dubito che sia sopravvissuto a lungo.-gli raccontò.

-Non è che una magra consolazione ma grazie per avermelo detto.-bevve un sorso della bevanda.

-Non vi dimentichere di quello che vi è capitato, vi consiglio di non provarci neanche. Lasciate solo che le ferite si cicatrizzino da sole.-

-Ci proverò.-

-Quando starete meglio, portatevi a letto vostra moglie. Alle donne piace consolare, chissà perché poi.-scosse la testa.

-Venite, mia cara, lasciamoli soli.-lady Glory prese Buffy per un braccio e la scortò al piano di sopra dove la aiutò a coricarsi. Un minuto dopo, Buffy dormiva.

 

Si risvegliò nel cuore della notte dopo un tremendo incubo che già non ricordava nemmeno più. Era sudata e col respiro affannoso, la camicia da notte che lady Glory le aveva prestato le si era incollata al corpo.

Angel. Fu subito lui il suo primo pensiero. Si infilò la vestaglia, anche quella un prestito di lady Glory, e silenziosamente aprì la porta. Il corridoio era deserto così scese silenziosamente fino alla sala dove Angel pareva essersi addormentato alla luce del camino ancora vivo.

Si sedette sul tappeto, di fronte al suo viso. Dormiva tranquillo ma la sua espressione non era serena, gli ci sarebbe voluto tanto tempo prima di gettarsi alle spalle quella brutta storia. Dolcemente gli accarezzò il volto tumefatto in vari punti. Quella lieve carezza servì a svegliarlo. La prima cosa che lui notò furono comunque i suoi occhi lucidi.

-Perché piangi?-le chiese.

-Non lo so nemmeno io.-tirò su con il naso.-Forse per tutto quanto.-

-Starò bene, Buffy.-le prese una mano con la mano buona.-Andrà tutto bene.-cercò di rassicurarla.

-Ho temuto che non ti avrei mai più rivisto.-pianse.

-Anch’io.-abbozzò un sorriso.-Anche se sapevo che qualcosa l’avresti escogitata.-

-Non ti avrei mai lasciato li dentro.-protestò.-Certo ho fatto tutto in fretta e furia ma almeno ho raggiunto il risultato sperato.-

-Ci riesci sempre. Hai una bella testolina caparbia.-la fece ridere.

-Come ti senti?-gli chiese seria.

-In un sacco di modi diversi. Sono arrabbiato al punto da voler picchiare qualcuno ma vorrei fuggire il più lontano possibile, correre a più non posso urlando come un dannato. E vorrei anche bruciare quella maledetta prigione.-sospirò.

-La pietra non brucia.-precisò.

-Lo so. Oh Dio, Buffy, vorrei abbracciarti e tenerti stretta per sempre e vorrei anche baciarti e prenderti come una prostituta finché non sentirò più il mio corpo e non ci sarà più un domani. E vorrei anche metterti la testa in grembo e piangere come un marmocchio. E forse l’ultima è la sola cosa che riesco a fare.-un altro sospiro.

-Angel se ne vuoi parlare sappi che io ci sono.-gli accarezzò piano i capelli.

-No, Buffy, non voglio parlarne. Ma dovrò o prima o poi impazzirò.-fece una pausa.-Solo che non lo farò adesso.-

-Quando ti sentirai pronto. Io non andrò da nessuna parte.-

-Perché non ti stendi qui accanto a me?-le propose.

-No, dovresti spostarti per questo e potresti farti male. Io qui sto comodissima.-sorrise.

-Buffy, non dire cazzate. Lo sai che non riesci a mentirmi.-la guardò con un sorriso ironico.

-Starò bene, non preoccuparti.-insistette.-Sir Quentin ha dei cuscini comodissimi.-e si alzò per andarli a prendere dal divano.

-Sassenach?-la chiamò.

-Si.-rispose girandosi con due cuscini in mano.

-Chi cavolo è Clark Kent?-le chiese.

Buffy adagiò i cuscini per terra e si sedette in tutta comodità sorridendogli, poi gli diede un bacio sulla tempia.

-Sei tu. Adesso dormi.-

 

La mattina successiva, sir Quentin andò insieme ad un paio di suo servi al porto per informarsi su quale nave adibita anche al trasporto passeggeri partiva quella stessa notte. Sulla Cristabel c’erano posti. Con il buio fu più facile passare inosservati e in breve tempo Buffy, Angel ed Oz erano ben sistemati nelle loro camere, dopo aver lautamente ringraziato sir Quentin e la sua signora per l’aiuto concesso loro.

Durante la sera, Buffy raggiunse Oz sul ponte. L’uomo stava scrutando il cielo che nonostante l’oscurità era disseminato di nubi.

-Speriamo faccia bel tempo.-disse l’irlandese.-Altrimenti arriveremo con un cadavere a farci compagnia.-disse sarcastico.

-Che intendi dire?-aggrottò la fronte.

Ma poco più di due ore dopo lo scoprì. Angel aveva un bel colorito verde marcio e vomitava ad ogni lieve movimento.

-Perché cavolo non mi hai detto che soffri il mal di mare?-rimproverò suo marito che non ebbe neanche la forza di rispondere.

Si allontanò per andare da Oz che cercava di rendersi utile senza sapere quello che doveva fare.

-Come se la cava?-le chiese.

-Non tanto bene. Finora nessuno è mai morto di mal di mare ma vomita sangue e i succhi gastrici. Non so se le costole abbiano leso qualcosa dentro o se è solo lo stomaco infiammato, so che il polso è debole e irregolare. Il cuore è sotto sforzo e la cosa non è un buon segno.-rispose esasperata.

-Se la caverà, ha un cuore forte.-disse convinto.

Riuscirono a fargli prendere una dose di laudano che gli consentì di dormire anche se di un sonno agitato e convulso. Due giorni dopo raggiunsero la loro meta: la città francese di Brest dove li attendevano dei monaci che li scortarono all’abbazia di Sainte Anne.

 

Buffy capì subito che qualcosa non andava, non appena ebbero disteso Angel sul letto. E non c’era di mezzo il laudano dato che gliene avevano dato una leggerissima dose, che per tre quarti aveva vomitato. Ma Buffy aveva troppa esperienza in campo medico per attribuire ad una dose di sedativo lo stato comatoso del marito. Perché di coma si trattava.

Lo shock aveva fatto il suo corso a scoppio ritardato, così come la gravità delle ferite inducendo Angel al coma e Buffy alla ricerca di qualche primitivo metodo per risvegliarlo anche se sapeva che queste erano cose che potevano accadere solo da sole.

Nella successiva settimana, Buffy lasciò il capezzale di suo marito solo lo stretto necessario per lavarsi e cambiarsi. Di ritorno da uno di questi momenti trovò uno dei monaci a prendersi cura di Angel ma subito notò che Angel si agitava e in modo convulso.

-Che succede?-chiese al monaco.

-Giuro che non l’ho toccato, madame.-si scusò il monaco.

-Non siete voi.-e solo allora sentì un odoro noto nell’aria.

Era lavanda, un odore adatto ai saponi e alle acque di colonie. La stessa che usava Riley Finn. Buffy indivuò la fonte in una coppa di olio profumato che doveva servire a calmare la mente ma che in Angel procurava l’effetto opposto.

-Portatela immediatamente via!-coprì subito la coppa e la diede al monaco che si affrettò a fare come lei diceva.

Angel si calmò ma non riprese i sensi. E lei pianse lacrime amare mentre gli tergeva le labbra con un fazzoletto bagnato, perché adesso che erano lontani dall’incubo non poteva andare a finire in quel modo assurdo.

Quel pomeriggio, uscita per una boccata d’aria fresca incontrò uno dei frati che aveva spesso incontrato durante la sua permanenza nell’abbazia. Le si avvicinò in silenzio e rimase accanto a lei senza spiccicare parola. Buffy lo osservò notando che era un ospite, era un frate francescano in un monastero di benedettini.

-Sto cercando di farmi forza.-esordì lei.-Ma sento di stare perdendola ogni volta che lo vedo così immobile in quel letto.-

-Madame O’Donovan, giusto?-le chiese e lei annuì.-Non dite così, vostro marito si sveglierà perché vi sente vicina. Lui percepisce la vostra presenza al suo fianco.-

-Lo so.-si asciugò una lacrima.-Io non sono cattolica come gli irlandesi ma il Signore sa che silenziosamente io Lo prego di restituirmi mio marito.-

-E se avete fede Lui lo farà.-le strinse una mano.

-Quale’è il vostro nome?-

-Io sono frate Anselm.-sorrise.-Tra poco devo andare alla cappella perché è il mio turno dell’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento.-

-Sembra bello.-sorrise.

-Lo è.-annuì.-A presto, madame.-e si allontanò. Lei tornò da Angel.

Che continuava a non migliorare. Spesso lei si sedeva sul letto e gli teneva la testa sul petto cullandolo piano e pregando silenziosamente che si risvegliasse.

Qualche sera dopo andò nella cappella ma rimase fuori dalla porta finché non vide spuntare frate Anselm che la accolse con un sorriso.

-Vorrei pregare con voi questa notte.-gli disse.

-Tutti sono ben accolti nella casa del Signore per rendergli preghiera.-e le indicò la porta.

Il frate prese posto lontano da Buffy, disse per non disturbarsi a vicenda, poi scivolò nelle sue preghiere. All’inizio Buffy si sentì a disagio perché non sapeva quello che doveva fare ma poco alla volta si rilassò e cominciò a pensare.

Pensò alla sua epoca e alle persone che aveva lasciato. Pensò a Spike, il marito che aveva tanto amato e che sentiva ancora di amare e pensò ad Angel, il marito che amava da impazzire e che sentiva di non volere perdere per nessuna ragione al mondo.

Pensò alla sua famiglia, ai loro volti sempre vividi e famigliari nella sua mente, alle loro voci mai dimenticate e ai momenti felici trascorsi con loro. Pensò all’amore che provava per tutti loro e per il fatto che spesso desiderava rivederli, anche solo per un istante, ma che la vita comportava delle scelte e lei aveva scelto. Si inginocchiò facendosi il segno della croce.

-Signore prego per l’anima delle persone che un tempo ho amato e che amo ancora.-fece una pausa.-Mi manchi tanto, mamma. Non so cosa devo fare.-e continuò a pregare mettendo a nudo la sua anima.

Quando si rialzò constatò di essere sola. Uscendo dalla cappella ad attenderla trovò frate Anselm.

-Voi avevate più bisogno di me di pregare ed io vi ho lasciato nelle mani di nostro Signore.-

-Vorrei che voi mi faceste un ultimo grande favore.-

-Quale?-si incuriosì.

-Dovete confessarmi.-

-Siete sicura figliola?-e lei annuì convinta.

Nel segreto della confessione, Buffy gli raccontò tutto. Del luogo da cui proveniva, della sua vecchia vita, di Spike e della sua famiglia. E alla fine il frate le diede la assoluzione a cui lei tanto agognava senza che l’avesse mai capito, perché si sentiva responsabile di aver seguito il suo cuore decidendo di rimanere con Angel e abbandonando i suoi altri affetti.

-Capite perché ho voluto che mi ascoltaste nel segreto della confessione?-concluse Buffy.

-Certo.-annuì pensoso.-Figliola quello che mi dite è…stupefacente!-esclamò.-E di sicuro non è frutto della vostra fantasia. Più tardi andrò a pregare per sapere quale consiglio possa essere migliore per voi, ma per ora io vi assolvo, cara figliola, i vostri peccati alla fine vi saranno perdonati.-le diede l’assoluzione.

-Vado da mio marito adesso, adesso so cosa devo fare.-sorrise.

-Sapevo che nostro Signore vi avrebbe illuminato.-ricambiò il sorriso.

-E avevate davvero ragione.-assentì, poi si sperararono.

 

La camera di Angel era illuminata dalla luce di alcune candele adagiate su un candelabro. Un frate lo vegliava ma lei gli disse che poteva pure andare a ritirarsi e così fu lasciata sola con suo marito.

Si tolse via le scarpe per camminare più liberamente, poi cambiò le medicazioni di Angel e gli prestò tutte le cure. Alla fine si sedette su uno sgabello e gli prese la mano stringendola tra le sue e portandosela alle labbra.

-Io lo so che li, da qualche parte, tu puoi sentirmi.-esordì.-Non mi lasciare Angel, ti prego. Non ora che niente può più minacciarci. Abbiamo sconfitto i tuoi zii, abbiamo sconfitto il mio futuro e abbiamo sconfitto Riley Finn e i dragoni inglesi quindi adesso non puoi lasciarmi qui da sola in balia delle incognite che non posso affrontare senza di te. Comunque sappi che io sono qui e che ci sarò anche quando aprirai gli occhi. Io ti amo.-e si sporse a dargli un bacio in fronte.

Riprese di nuovo la sua mano e stringendola riprese a pregare. Non si accorse del passare del tempo e si era anche appisolata, a svegliarla fu un leggero movimento che all’inizio etichettò come la perdita dell’equilibrio del suo capo.

Gettò uno sguardo ad Angel, lui era ancora immobile e con gli occhi chiusi. Sospirò dicendosi che le sue preghiere non dovevano aver funzionato finché non si sentì stringere la mano. Lasciò di scatto quella di Angel come se scottava, poi la guardò inerme sul lenzuolo. Si mosse di nuovo.

-Angel?-lo chiamò piano accarezzandogli i capelli.

Lui la sentì. Sospirò piano e mosse la palpebre, fortuna che la luce era debole o lo avrebbe accecato anche se quando aprì gli occhi li richiuse di scatto.

-Buffy?-chiamò piano, quasi impercettibilmente.

-Amore!-esclamò lei.-Sono qui, mi vedi?-pianse.

-Si, ti vedo.-cercò di abbozzare un sorriso.-Sei sempre bellissima.-

-E tu sei il solito buffone.-lo baciò piano.-Mi sei mancato.-gli accarezzò una guancia.

-Anche tu.-

E per lei ci fu di nuovo speranza, perché adesso che Angel si era svegliato tutto aveva di nuovo un senso.

-Buffy, ora che sono sveglio, voglio parlartene.-disse grave.

-Tesoro non ora, ti sei appena risvegliato e sei debole. Appena avrai riacquistato le forze mi potrai parlare di tutto ciò che vuoi.-aveva subito capito a cosa si riferiva.

-Buffy, ti prego, adesso o non ne avrò più il coraggio.-

-Va bene.-capitolò.-Ma se vedo che ti stanchi ti interrompo subito.-

-Ci sto.-assentì.

 

*La porta si aprì piano cigolando appena. Angel si voltò senza neanche sapere cosa aspettarsi quindi lo stupì trovarsi di frante solamente Riley Finn, un uomo alto e attraente che lo guardava. E non sapeva se doveva parlare o aspettare una sua mossa.

Fu Riley il primo ad agire. Richiuse la porta alle sue spalle poi si avvicinò al suo prigioniero, sul volto un’espressione indecifrabile ma serena. Accarezzò brevemente il collo di Angel con la punta delle dita poi con una mossa fulminea tirò via il chiodo che gli teneva imprigionata la mano.

Angel urlò e fu sul punto di svenire ma Riley lo sostenne e lo aiutò a bere un bicchiere di brandy che gli era scivolato caldo giù per il corpo rinsavendolo. Poi Riley posò il bicchiere e gli fissò le labbra ancora bagnate. Si chinò su di lui e gli leccò le gocce rimaste dalla labbra. Il primo impulso di Angel fu quello di ritrarsi ma gli aveva dato la sua parola quindi rimase fermo.

Dopo aver finito, Riley cominciò ad accarezzargli i capelli piano col chiaro intento di rilassarlo e ci riuscì.

-Ti senti meglio?-gli chiese cortese.

Angel annuì, confuso su quello che doveva fare. Riley lo guidò verso il letto e mentre era in piedi lo spogliò. Angel gli aveva assicurato che non si sarebbe ribellato ma di sicuro non aveva intenzione di agevolarlo nelle sue operazioni. Finché Riley gli torse la mano ferita facendolo urlare di dolore e facendolo cadere seduto sul lettino. Poi il soldato prese su un coltello e glielo passò sul petto provocando una ferita sanguinante ma non grave in cui immerse un dito che leccò voracemente con sguardo deliziato.

-Sei delizioso.-sorrise e si chinò sul suo petto leccandogli il resto del sangue. Poi si ripulì con una salvietta li vicino.

A quel punto fece in modo di riaprirgli la ferita e fece in modo di versarsi del sangue sulla mano. Con l’altra si sbottonò i calzoni, li abbassò e si spalmò di sangue fresco.

-Adesso è il tuo turno.-affermò con le mani tra i suoi capelli per guidargli la testa.

Fu un atto che, ovviamente, ad Angel non piacque per niente. Ma aveva promesso e quello che doveva fare lo fece bene, per accontentare il suo aguzzino in cambio della vita di Buffy. Alla fine vomitò mentre Riley gli teneva la testa per aiutarlo mormorandogli parole affettuose e aiutandolo anche a bere dell’altro brandy per sciacquarsi la bocca. Angel sapeva, però, che il peggio doveva ancora arrivare.

Dopo, Riley lo frustò. Lentamente e deliberatamente. Ogni tanto smetteva per baciarlo dolcemente, come a volerlo consolare, poi riprendeva a frustarlo. E poi lo baciava ancora. Finché sostituì le frustate con le bruciature inferte con un ferro incandescente, e poi ancora qualche bacio, e poi ancora delle altre frustate.

Alla fine gli concesse qualche minuto di riposo facendolo stendere sul letto. Angel sussultò quando sentì il calore di qualcosa di liquido sulla schiena e poi le mani di Riley cominciarono a massaggiargli l’olio per tutto il corpo, dolcemente come a voler cancellare le crudeltà appena inflitte. Ne versò una dose consistente sulle natiche e le massaggiò, scivolando piano in mezzo e dentro. Sorrise poi un po’ perché suo malgrado Angel sospirava di piacere e qualcosa di duro gli si stava formando in mezzo alle gambe.

-Ti piace eh?-mormorò sentendogli l’erezione con l’altra mano.

E poi Riley non fece quello che Angel si aspettava. Angel pensava che Riley lo avrebbe usato, facendogli male il più possibile. Invece Riley fu dolce, cominciò piano e fece l’amore con lui.

-Sono geloso di tua moglie.-disse.-Sei eccitato. Dimmi, lei fa questo per te?-lo toccò.-Lei ti fa eccitare così?-ma Angel non rispose.

E continuò così tutto il tempo, alternando dolore e amore. Frustandolo e facendo l’amore con lui, anche se a modo suo. E spezzando completamente la volontà e la forza di Angel.*

 

Buffy represse un singhiozzo coprendosi la bocca con una mano. Angel singhiozzava al ricordo ma entrambi sapevano che parlarne, una volta e per tutte, avrebbe finalmente attutito il suo dolore e cominciato piano a cancellare Riley Finn dalla sua mente facendo in modo che riuscisse a riprendere in mano le redini della sua vita e pensare al futuro.

-Oh Buffy, ti amerò sempre ma torna in Irlanda, vai alle rupi e torna a ciò che appartieni.-singhiozzò.

-Angel, giuro che non vorrei essere in nessuno altro luogo che non ci sia anche tu.-lo abbracciò.

-Ma io non sono più in grado di essere tuo marito, sono spezzato dentro.-

-Ed io ti aiuterò a ricostruirti, ma ti prego, tienimi con te.-si stese accanto a lui poggiando il viso accanto al suo.

-Abbracciami forte, non lasciarmi.-e sua moglie lo fece.

Poco dopo Angel si calmò e si addormentò di nuovo ma stavolta Buffy sapeva che si sarebbe risvegliato perché aveva superato lo scoglio più grande, adesso poteva solo andare avanti.

Lei non dormì guardando lui dormire. Si chiese se il corso degli eventi poteva essere cambiato e sospirò guardandosi la fede nuziale d’oro giallo che portava all’anulare. La fede del suo matrimonio con Spike.

“Ti maledico.” Aveva detto a Riley Finn. “con l’ora della tua morte. Riley Wolverton Finn. Nato il tre settembre 1705. Morto il sedici aprile 1745.”

Sospirò, l’albero genealogico di Spike nitido davanti ai suoi occhi. Il matrimonio di Riley Finn era scritto in qualche punto nel 1744 e la nascita di suo figlio qualche tempo dopo. Ma Riley era morto, accecato dalla sua vendetta, e senza un erede.

Ma Buffy portava ancora la fede di Spike al dito quindi questo significava che lui sarebbe in qualche modo comunque esistito. Forse. Lei non aveva le risposte.

 

Nei successivi giorni, Angel si riprese egregiamente. Buffy lo aiutò in tutto non staccandosi mai dal suo capezzale, neanche quando lui, per finta, le diceva che ne aveva abbastanza della sua presenza. Poco alla volta prese a mangiare, a camminare e anche a sorridere.

Persino Oz, nella sua solita imperturbabilità, fu felice di rivedere il suo figlioccio riprendersi e rimettersi in sesto.

Un pomeriggio, Buffy trovò Angel in piedi e vestito di una tunica, pareva attenderla mentre guardava fuori dalla finestra.

-Come ti sei conciato?-lo prese in giro.-Ti ho fatto avere dei vestiti veri.-glieli aveva giusto portati e li adagiò ben piegati sul letto.

-Sono vestito così perché ho una sorpresa per te.-le porse una tunica uguale alla sua.-Mettiti questa.-

-Solamente?-la prese in mano con una smorfia.

-Si, non metterti niente sotto.-le ordinò.

-C’è altro?-fece ironica.

-No, muoviti!-la fece sbuffare.

Non appena si fu cambiata, lui la prese per mano e la guidò fuori dalla camera. La condusse verso un’ala lontana della costruzione, dove c’era una larga scala che scendeva verso il basso. Le scale parvero infinite a Buffy mentre continuava a chiedere a suo marito se quella fosse la direzione giusta da intraprendere, benché non paresse che ce ne fossero delle altre.

Alla fine giunsero su un pianerottolo dove c’era un’unica porta chiusa. Angel la precedette con in mano una torcia. All’inizio Buffy vide solo oscurità mentre Angel accendeva altre torce che c’erano per illuminare a giorno il luogo in cui si trovavano.

Poi venne a prenderla e la guidò a guardare oltre il bordo, lei rimase a bocca aperta per lo stupore. Era un limpido e trasparente lago. Una sorgente di acqua calda a giudicare dall’odore di zolfo.

-Un bagno caldo.-le mormorò Angel.-Ti va?-

-Non ci rinuncerei neanche per una cena con Keanu Reeves e un milione di dollari!-esclamò.

-Cosa?-la guardò a metà tra l’esterrefatto e lo storto.-Ma immagino che voglia dire che ti va.-si tolse la tunica e avanzò di qualche gradino.

-È calda?-gli chiese quasi timorosa.

-Abbastanza. Non ti scotterai anche se dopo un’ora qui la pelle ti verrà via.-rise.

-Oh questa è un’ottima idea!-esclamò togliendosi la tunica e avanzando coraggiosamente di alcuni passi.

Avanzò lentamente per godersi la sensazione dell’acqua calda che le lambiva poco alla volta il corpo e godendosi la meravigliosa sensazione di calore. Quanto le era mancato tutto questo.

-Ti piace?-le chiese Angel abbracciandole la vita da dietro.

-Tanto.-mormorò in estasi.

-Uno dei frati mi ha portato qui l’altro giorno per fare un bagno, per ammorbidire le cicatrici.-spiegò.

La condusse verso una nicchia in cui erano state fissate alcune tavole di legno in modo da formare una panca e ce la sedette sopra rimanendo tra le sue ginocchia. Li aveva già fatto portare alcune lenzuole per asciugarsi e una bottiglia di vino con due coppe. Buffy prese uno degli asciugamani, lo immerse, lo strizzò appena e poi se lo drappeggiò attorno per rimanere umida e non asciugarsi.

-Buffy non possiamo rimanere a vita qui al monastero.-esordì serio.

-Lo so.-sospirò.-Che faremo quindi?-versò il vino e gli porse una coppa.

-Io pensavo che forse la cosa migliore è andare a Roma così evitiamo gli Stuart e la loro causa scozzese, noi e l’Irlanda non c’entriamo con tutta questa storia.-lei annuì.

-Forse è la scelta migliore.-sorrise.-Cosa faremo una volta lì?-

-Qualcosa troveremo, ce la sappiamo cavare io e te.-ricambiò.

-Questo puoi dirlo forte.-e si chinò a baciarlo, poi fecero un brindisi.

-Sassenach, ti si sono ingrossati i seni?-notò aggrottando la fronte perplesso.

-Angel, anch’io ho una sorpresa per te.-e gli prese una mano poggiandosela delicatamente sul grembo ancora piatto.

Lui capì subito ma rimase senza parole intento a fissare l’addome di lei e poi i suoi occhi che brillavano di felicità.

-Vuoi dire che…?-non riuscì a concludere.

-Esatto.-annuì.-Avremo un bambino.-

 

FINE