FIGLIA DELLE TENEBRE
di Donatella Rosetti
(2002-2003)
PERIODO:tra la 6a e la 7a
serie.
DISCLAIMER:i
personaggi(tranne Jane,Mark,Elettra,Galahad e alcuni minori che appartengono
alla sottoscritta) di BTVS e di ATS sono del grande Joss Whedon.
NOTA:Questa è la mia 1a
fanfiction, spero che vi piaccia!!!
[Altre note le troverete
alla fine della storia]
-*°RINGRAZIAMENTI°*
Ringrazio LLaura 68 e Artemisia per avermi sostenuto sin dal principio e regalo
a entrambe un mega bacione , Roberta Rogiari, Solitarie per i suoi
papiro-commenti, Jana per avermi permesso di conoscere tante persone sul forum
vecchio e nuovo, Badwolf per la costanza con cui ha seguito la mia ff, Silea
che mi ha messo la pulce di Travers nell’orecchio tramite le sue storie, Mitrils
per i suoi simpatici commenti, Raffie per avermi accolto calorosamente nel
forum di Bloody Love “La biblioteca”, Saki, “Giulia” Kagome, Maria di “Due
Uomini e una Gatta” per i suoi dolcissimi commenti, Angie per aver sprecato
l’inchiostro della stampante per questa storia, robbi, joker, laura,
Francesca-e-Chiara, Anyanka72 per avermi incoraggiato a continuare quando uscì
la prima parte, Pan_83(Madeline), Selene,Laurahathi, Noemy,angelmylove,
Fortress per aver recensito e votato la mia ff e le ragazze che mi hanno
commentato prima che l’Erika fanfiction page cambiasse grafica e di cui
sfortunatamente non ricordo i nomi , e tutti i lettori silenziosi che anche se
non hanno recensito hanno letto con piacere(spero) la mia ff.Infine un grazie
anche a quelli che la leggeranno prossimamente!
Un ringraziamento speciale va alle mie amiche Cristina(Krichan) e Laura.La
prima per essersi sorbita le mie elucubrazioni mentali,la mia frustrazione
quando mi bloccavo in alcuni punti cruciali,e gli esaurimenti degli ultimi giorni.
GRAZIE DI CUORE KRI!!!
Ringrazio la seconda per il solo fatto di averla letta,GRAZIE MILLE LALLA! :-D
Alla prossima fanfic (questa volta sarà su Harry Potter)!
FEEDBACK:Sììì,vi prego!Inviatemi i vostri commenti a
questo indirizzo eilan66@hotmail.com
Correva.
Il suo unico istinto era quello di correre. Correva come mai aveva fatto in
tutta la sua vita.
Dietro,
gli inseguitori non demordevano. Volevano raggiungerla e prenderla a tutti i
costi, ma lei non gliel'avrebbe permesso.
Era
più veloce di loro, e questo le veniva dalla sua natura.
Fortunatamente
trovò la sua moto, coperta da un rozzo telo beige, dove l'aveva lasciata nel
giorno in cui era arrivata in quel posto. Era una Harley Davidson degli anni '70.
Gettò via il telo e montò. Sperò che si mettesse in moto immediatamente: aveva
i minuti contati. Non aveva neanche il tempo di fare una piccola magia per
confondere i suoi inseguitori.
VROOM.
VROOOOM...dai bella, forza!!! VROOOOOM, si dai!Ancora un po'...VROOOOOOOOOOM!!!
Ok, e ora più veloce della luce!
Aveva
le tempie che le pulsavano, ma quella che provava non era paura. Non aveva mai
avuto paura di nessuno nella sua intera esistenza. Le avevano insegnato sin da
piccola che erano gli altri a dover avere il terrore di lei.
Era
stanca, ormai poteva anche rilassarsi, non la seguivano più da quando l'avevano
vista in sella alla sua moto. Almeno per qualche giorno sarebbe stata
tranquilla.
Mentre
sfrecciava sulla statale, faceva una rapida mente locale sui possibili posti in
cui si sarebbe potuta rifugiare. Los Angeles era abbastanza lontana e lei si
sentiva affaticata sia fisicamente che psicologicamente. In fondo non era
Superman! Figurarsi!
Decise
per Sunnydale, era il luogo meno sicuro sulla faccia della terra forse, però
era l'unico vicino a dove si trovava in quel momento in cui c'era una persona
amica. La conosceva piuttosto bene...eccome!
Svoltò
verso la direzione della cittadina. Era una notte nuvolosa e di lì a poco
sarebbe incominciato a piovere: era meglio sbrigarsi.
Arrivò.
Era quasi l'una di notte. Non era pratica del posto. Gironzolò per un po' fra
le vie della città, finchè non vide un cancello dipinto di nero e scorse al di
là di esso un cimitero. Mah, a lei non erano mai piaciuti luoghi del genere, le
sembravano squallidi.
Stava
per raddrizzare la moto e avviarsi da un'altra parte, quando le venne in mente
, come un lampo, che lui molto probabilmente fosse lì. Si girò di nuovo e
guardò le lapidi e poi le cripte. Si, l'avrebbe cercato lì.
Nascose
la moto dietro un'ampia siepe, fuori dalle mura del camposanto, scavalcò con
agilità il cancello e si incamminò verso le cripte. Non c'era bisogno di
passarle in rassegna una ad una,lei lo sentiva. Ricordava il suo profumo quando
la stringeva affettuosamente fra le sue braccia: era inconfondibile.
Mentre
stava sulla porta d'ingresso della piccola costruzione di marmo, iniziò a
piovere, prima leggermente, dopo sempre più forte. Sembrava fatta apposta a
metterle fretta perché lei era indecisa, cosa che le succedeva raramente. Da un
lato era contenta di averlo lì vicino, erano separati solo dalla porta, ma,
dall'altra era inquieta. Era da tanto che non si vedevano. Anni fa era partita
senza avvertirlo né salutarlo, l'aveva combinata grossa. Poteva anche essere
arrabbiato per quello che aveva fatto. Però non si voleva beccare un
raffreddore e quindi, tutta bagnata, bussò più forte che poté. Silenzio. Sembrò
passare un'infinità di secondi fino al momento in cui udì un leggero clack e
vide la porta aprirsi.
Lui
era lì, fermo sulla soglia. Quando aveva aperto aveva assunto un espressione
felice, che lei gli aveva visto poche volte. Probabilmente si aspettava qualcun
altro: era chiaro. Forse erano vere le voci sul fatto che lui fosse passato
dalla parte dei "buoni"...
Comunque,
l'espressione di un attimo prima si cancellò subito dal suo volto che si
rabbuiò. La stava squadrando da capo a piedi, era turbato, nei suoi occhi si
poteva leggere del rimprovero e allo stesso tempo una profonda incredulità.
Stava
morendo di freddo,insomma,si decideva a farla entrare o no? Si era ripromessa
che appena le avrebbe aperto la porta si sarebbe scusata con lui per quella
vecchia storia, ma non ci riuscì e tutto quello che seppe dire fu:
-Spostati!
Ho gente alle calcagna.
I
suoi occhi furono attraversati da un lampo di ribellione che cercò di non
mostrare. Un pezzo di pane... Il suo vecchio fratellone non si sarebbe mai
comportato in un modo così accondiscendente.
-Entra...sbrigati!
Un
tanfo di terra e di chiuso la invase. Perchè diavolo doveva avere un olfatto!
Nel
frattempo, lui la osservava. Era cambiata. Aveva mantenuto alcuni tratti della
madre originale, per il resto aveva i suoi stessi occhi blu oltremare, i
capelli castano scuro dell'altro suo "padre", il portamento elegante,
lo sguardo malizioso e un po' maligno delle sue due madri adottive. Adesso era
quasi alta come lui. Per lui era cresciuta in fretta,erano molti anni che non
la vedeva.
Rimase
a guardarla per qualche minuto, dato che non sapeva esattamente cosa dirle,
mentre lei dava un'occhiata a quella cripta puzzolente, di cui lui si
vergognava terribilmente in sua presenza: nel passato aveva abitato in luoghi
di gran lunga migliori...
Finalmente
la ragazza si voltò. C'era una forma di disagio in lei, però non fu che qualche
secondo, perché recuperò immediatamente il suo sguardo freddo e penetrante che
gli ricordava una certa persona per cui non provava una particolare simpatia.
Dio mio, per quanto avrebbe resistito? Non voleva essere assalito dai ricordi!
-Bene,
proprio un umile dimora, William...in tutti i sensi.
Quel
nome fu come un fulmine a ciel sereno, da quanto tempo non lo chiamavano così.
Gli sembrava un'eternità.
-Ad
ogni modo sarà perfetta per nascondermici per un po'- e guardando la
finestra,con gli occhi persi chissà dove- si sono scoraggiati non appena sono
salita in moto. Si rifaranno vivi, ne sono certa. Non si arrendono facilmente.
Lui
sembrò ritrovare la parola.
-Ti
stai autoinvitando? No,perché forse ti sei dimenticata che...
-Ok,ok...non
l'ho dimenticato- lo interruppe- e magari a tempo debito metteremo in chiaro le
cose. Ma non adesso, capito? Sono già parecchio nei casini!
-Ah,
quindi ti ricordi di me solo quando più ti fa comodo!-controbatté lui
violentemente.
-William...
-E
non chiamarmi così,sai!!! Non ti concedo di pronunciare quel nome.Mi chiamo
Spike e...
-...e
sei un chiodo cocciuto e stupido.- fece lei divertita.
-Mi
stai insultando?
-Si,perché?
Scoppiarono
improvvisamente a ridere.
-Sei
sempre la solita!
-Anche
tu,fratellone!!!
Si
sorrisero. Erano fatti così. Prima si punzecchiavano e dopo si mettevano a
ridere. Non avevano mai, in nessuna occasione , litigato veramente, e non
sapevano sinceramente se questo fosse un bene o un male.
-E'
una topaia. Credo che non sia la prima persona a dirtelo.
-Mi
dispiace per te: lo sei.
-Davvero?
Bè, c'è sempre una prima volta.
Risero
ancora, poi Spike ridiventò serio.
-Allora,
non vuoi proprio dirmi chi ti insegue?
-No,
per ora. Non voglio immischiarti.
-Ah!
E da quanti secondi, precisamente, segui questa singolare politica? Da quando
sei entrata da quella porta?- chiese in modo beffardo- Voglio almeno conoscere
la ragione del perché ti devo nascondere. Ne avrò il diritto,no?
-Sì,
è vero. Però non in questo momento...sono stanca e zuppa d'acqua dalla testa ai
piedi. Come vedi,sono senza bagagli,nella fretta non ho fatto in tempo. Parlerò
con calma se avrò un vestito da indossare. Dunque, hai qualcosa per me o devo
girare nuda?
-Da
chi avrà ripreso?- sospirò Spike quasi tra sé e sé.
-Lo
sai.- fece lei lanciandogli uno sguardo complice.
Dall'altra
parte del cimitero c'era una ragazza bionda che non vedeva l'ora di finire la
ronda. Stava riflettendo ad alta voce, come al solito.
-Ok,
facciamo il punto della situazione. Non ho uno straccio di ragazzo e quando ce
l'ho o è un vampiro redento che se ne va per regalarmi una vita normale o un
essere umano afflitto da complessi di inferiorità nei miei confronti. Da tutto
questo, quindi, posso tranquillamente dedurre che sono io il problema e non i
miei ragazzi...oh, che confusione! Magari avessero inventato un guinzaglio per
uomini, può darsi che non se ne andrebbero! ...Eccoti qua- spuntò un vampiro
all'improvviso- meno male che ci sono esseri come voi, fatti per essere uccisi,
sai mi stavo annoiando a morte!
-Cosa?
-Fa'
niente!- gli diede un pugno, sbattendolo a terra e lo impalettò. Poi,
guardandolo incenerire- Non c'è pure gusto! Anche questo è noioso, alla stessa
stregua del mio lavoro alla scuola.
Sbadigliò.
In
realtà a Buffy piaceva la calma e annoiarsi non faceva male a una cacciatrice
ogni tanto, però quando di tranquillità ce n'era troppa, lei era sempre
inquieta. L'esperienza le aveva insegnato che non bisognava per nulla al mondo
abbassare la guardia, soprattutto nella calma assoluta.
Intanto,
nell'oscurità c'era qualcuno che la stava osservando. Lei se ne accorse,ma non
disse niente. Percepiva che non era una presenza malvagia e probabilmente non
l'avrebbe attaccata e non si sarebbe fatto vedere. La cacciatrice si allontanò,
avviandosi verso un altro "punto caldo" del camposanto. La figura
nell'ombra si dileguò, lasciando Buffy alla sua ronda. Doveva sorvegliare una
ragazza di tutt'altro genere.
-Allora?
Non me lo vuoi dire?- Spike la stava fissando con i suoi occhi penetranti. Se
fosse stata un'altra persona, avrebbe ceduto subito e gli avrebbe raccontato la
vicenda dall'inizio alla fine ma a lei non suscitava alcun effetto lo sguardo
di quel vampiro su di sé: non provava soggezione per lui. Non si sentiva ancora
pronta, voleva riflettere, e una volta fatto ciò sarebbe riuscita anche da sola
a combattere, in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata...come sempre. Era
convinta di essere abbastanza potente da affrontare ogni ostacolo da sola, non
aveva bisogno di nessuno. La maschera che aveva indossato molto tempo prima era
difficile da togliere, una maschera composta da orgoglio, ostinazione
e...rabbia.
Stette
per qualche minuto in silenzio. Il biondo stava aspettando una sua risposta.
-L'unica
cosa che ti posso rivelare è che quelli che mi inseguono sono membri di una
setta importante. Non so che vogliano da me.- fece un attimo di pausa- Ti
chiedo solo di ospitarmi per qualche tempo...ma- guardandolo dritto negli
occhi- se per te è un problema, mi saprò arrangiare e troverò un altro posto...
-Bè,
puoi stare qui quanto ti pare, mia piccola orsacchiotta, così ti proteggerò
meglio...
-Non
è necessario, mi proteggo benissimo da sola- lo interruppe aspra e si girò per
cercare un angolo decente dove dormire in quella cripta.
L'espressione
del vampiro era ferita. Non era mai stata talmente glaciale con lui. Era
evidente che la questione era enormemente più grossa di come gliel'aveva
dipinta lei. Doveva saperne ancora,peccato che lei non si sbottonasse mai troppo,
specialmente se c'era di mezzo qualcosa di personale e in questo assomigliava
un po' a quell'Odioso.
Cosa
poteva fare?
Con
tutti i pensieri che aveva per la testa si accorse che già la notte era passata
e ormai era mattina.
Lei
era in piedi e si stava preparando non si sa per dove andare.
-Ciao,
vado a scuola.- gli riferì impaziente.
Spike
la osservò, incredulo.
-Tu
vai...cosa?!
-A
scuola!Hai bisogno di un apparecchio acustico?-domandò sarcastica.
-No,
è che...sarà necessario che qualcuno ti accompagni, hai ancora l'aspetto di una
minorenne, se vuoi fingo di essere il tuo tutore...
-Si?
Non credo che tu sia molto convincente in qualità di mucchietto di ceneri.- e
si mise a ridere istericamente.
-Sei
nervosa?
-Perché
dovrei esserlo? Ho cambiato scuola centinaia di volte!
Era
spaventosamente vero.
Se
ne andò sbattendo la porta.
-...non
intendevo in quel senso.- disse Spike sospirando.
William
la conosceva solo per metà, non sapeva quello che era diventata nel frattempo.
Creò dal nulla, con l'aiuto della magia, dei genitori perfetti che parlarono
tranquillamente con il preside. Almeno quei presunti genitori, pur frutto di un
incantesimo, respiravano e potevano stare alla luce del giorno! Con questo
sistema lei,dopo mezz'ora,entrò nella sua nuova classe alla Sunnydale High
School.
-Che
strana ragazza- pensò Dawn. Aveva i capelli castano scuro con mèches bionde,
era pallida, aveva dei profondi occhi blu e uno sguardo innocente che le
ricordava qualcuno ma, in quel momento, non riusciva a capire chi. Per il resto
sembrava abbastanza normale...addirittura era solare con quel vestitino a fiori
rossi e gialli.
-Salve,
sono Jane...Jane Scott. Sono inglese e mi sono trasferita qui insieme ai miei
genitori.
Era
molto carina. Già i ragazzi iniziavano ad agitarsi e uno le chiese dove
abitava.
-E'
meglio per te non saperlo!!!- aveva detto in tono scherzoso e la classe si mise
a ridere.
Si
sedette vicino a Dawn. In men che non si dica si era conquistata la simpatia di
tutti, ragazze comprese!
Si
voltò verso Dawn e accennando alla prof. che stava spiegando:
-Quando
finirà questo tormento?- domandò con aria tragica.
Dawn
le sorrise. Voleva essere sua amica.
Finita
la scuola, Jane riaccompagnò a casa Dawn. Era una ragazzina interessante,
emanava una forte energia. Non si sa mai,poteva incontrare qualche raro mostro
diurno e lei era lì per evitarlo: le pareva così indifesa.
-Ehm...vuoi
entrare dentro?- le chiese Dawn imbarazzata quando furono arrivate.
-No,è
tardi...- e vedendo che la sua nuova amica, se così si può dire, visto che
nella sua vita non ne aveva avuta una, si mostrava dispiaciuta, sorridendo- Ok,
se non disturbo.
Entrarono.
Davvero una bella casa anche se non era paragonabile a quella di Praga...Uff,
forse era meglio non pensarci, non voleva annegare nei ricordi della sua
ultima, vera casa. Dawn le mostrò un po' l'abitazione. La sua camera sembrava
quella di una principessa, ma non gliela invidiava.
-Fortuna
che Buffy non è ancora tornata!!! Possiamo fare casino quanto ci pare,
spettegolare e perché no?Fare una scorpacciata dei biscotti che ho cucinato
ieri! Ti piace come programma...o vado di fretta?
Le
venne da ridere. Com'era ingenua questa ragazza. Non la conosceva, però subito
l'aveva invitata a casa per il solo piacere di stare con lei. Il motivo?
L'aveva rallegrata durante due barbosissime ore di matematica. Esseri
umani...la maggior parte di loro si fida sempre e troppo facilmente. Va
bene,sarebbe stata al gioco, tanto, per ora, non aveva niente da fare.
Il
pomeriggio passò piacevolmente e Jane dovette ammettere che non si era mai
sentita bene come in quelle poche ore.
Mentre
stava per andarsene, ritornò Buffy esausta dal suo nuovo lavoro nella loro
scuola.
-Oh,
sorellona! Ciao!
-Ciao-
e abbozzando un sorriso a Jane- Ciao! Tu sei...?
-Jane-
le sorrise freddamente. Sapeva chi era: la cacciatrice. Non voleva avere niente
da spartire con lei e cosa era successo? Se l'era ritrovata sotto lo stesso
tetto!
Era
calato un silenzio piuttosto imbarazzante, fu Dawn a romperlo.
-Ecco,
lei se ne stava giusto andando.- e accompagnandola alla porta- Ci vediamo
domani,ok?
-Ok.-
si voltò e uscì.
-Ah!
Se hai bisogno di chiarimenti su qualsiasi materia puoi chiedere a me!
D'accordo?
-Intesi.
Ciao,briciola!!!
Risero,
dopo lei si allontanò.
Dawn
richiuse la porta e incontrò lo sguardo di Buffy che stava nell'atrio
d'ingresso.
-Briciola?
-Si,
briciola. Jane mi chiama così.- affermò Dawn quasi con fierezza.
-Che
tipo originale!- sbottò Buffy.
-Lo
sarebbe, se tu non pensassi la stragrande maggioranza del tuo tempo a Spike. Ti
sei dimenticata di quello che ti ha fatto?- le domandò leggermente irritata.
-Dawn
va...- stava per arrabbiarsi.
-Si,
si..."in camera tua", e chi te la prepara la cena?
-Lo
sai che sei veramente seccante?!- esclamò la bionda con disappunto.
Dawn
le sorrise noncurante. Era raggiante. Aveva trascorso davvero una bella
giornata con Jane e non avrebbe permesso a nessuno di rovinargliela. Quindi,
consigliò a Buffy di stendersi sul divano per riposarsi e lei si chiuse in
cucina ad armeggiare con i fornelli.
Jane
stava percorrendo il cimitero. Si sentiva stranamente felice come non le
capitava da parecchio ormai. La cacciatrice era stata l'unica nota negativa di
quel pomeriggio. D'ora in avanti lei e Dawn dovevano decidere di incontrarsi in
un altro luogo che non fosse possibilmente casa sua. Potevano provare al
Bronze. Le compagne di classe le avevano detto che era il solo posto di
divertimento di Sunnydale e a una certa ora si potevano scovare tanti bei
ragazzi. Dunque,o quello o niente. Bisognava accontentarsi.
Stava
per rientrare nella cripta di Spike con in mano dei sacchetti, l'uno del
macellaio, l'altro del fast food, quando percepì un rumore. Si girò di scatto.
Si avvertiva un'aria sinistra in quella notte senza stelle. Appoggiò lentamente
i due sacchetti per terra. Era disarmata e non sapeva con cosa avesse a che
fare o con chi.
-Ho
una gran fame, se non venite fuori...
-Cosa
ci fai?- fece un vampiro uscendo dall'oscurità, sghignazzando insieme ad altri
due.
-Mmmh...forse
potrei mettervi in un posacenere?
-Lo
vedremo!- esclamò quello che sembrava più sicuro di sé e ringhiando si lanciò
contro di lei, imitato dagli altri.
All'improvviso
qualcuno si mosse nelle tenebre e riuscì a stendere e impalettare facilmente i
due rammolliti: era Spike. Jane lo guardò infuriata e con un ringhio prese
l'ultimo che era rimasto, quello spavaldo, sbattendolo contro il muro del
camposanto.
-Ma
voi di notte non avete proprio niente da fare?!?!-gridò.
Il
vampiro era visibilmente impaurito e stava aspettando il colpo di grazia. Non
arrivò. La ragazza aveva notato una croce rovesciata con due serpenti
incrociati sopra che portava al collo e di botto le mancò il respiro. No, no,
non poteva essere che si trovasse già lì!!!
Spike,
intanto, la stava osservando. Non capiva...perché non lo uccideva?
-Dimmi
chi ti ha mandato o ti faccio un buco nel cuore, e non sto scherzando!- sibilò
inferocita.
-La
setta...- balbettò quello con gli occhi dilatati per la paura.
Jane
gli strinse il collo.
-Chi?-
urlò.
-M-Mark.
Lo
lasciò di colpo e si accasciò al suolo. Il vampiro, approfittando della
situazione, fuggì. Lei si teneva la testa fra le mani. Era buia in volto. Spike
le si avvicinò.
-Dannazione!
Si può sapere cos'hai Jane?
La
ragazza batté i pugni sull'erba.
-Non
è possibile.- mormorò.
Il
paletto si alzò da solo da terra e con straordinaria precisione colpì il
vampiro ancora in fuga.
-Chi
erano quelli? Jane!!!
Spike
la scosse- Ehi!
La
guardò. Quella poteva essere paura o ...rabbia? La strinse a sè.
-Non
ti preoccupare, chiunque sia questo Mark, lo ammazzerò...
Lei
si ritrasse dall'abbraccio.
-No,
tu non puoi capire...
-Fammi
capire,allora!- gridò lui sconcertato;perché non si confidava?
Jane
scosse la testa.
-Ascolta:
starò fuori tutta la notte. Devo controllare se ci sono in città altri
vampiri,demoni o umani della setta.
-Ma...-
fece Spike per obiettare.
Lei
aveva uno sguardo risoluto.
-E
va bene. Mi raccomando: fa attenzione e sii prudente.
Non
servivano queste raccomandazioni, per fortuna, riguardo a prudenza non era
uguale a lui.
Prese
il sacchetto del fast food e sparì nella notte.
Spike
rientrò col sangue del macellaio nella sua cripta. Era preoccupato.
Quando
finalmente ritornò nella cripta, Jane aveva perlustrato Sunnydale a fondo. Era
andata persino a quel bar per soli demoni, quel posto veramente squallido, che
le sembrava si chiamasse "Willy's Place"...niente.
Era
una fortuna, però non era tanto convinta. Lei avrebbe voluto affrontarli seduta
stante e farla finita una volta per tutte. Sapeva che non sarebbe stato facile.
Era
appena passata l'alba e il suo fratellone stava dormendo. Quanto era
tenero,sembrava un angioletto: mentre dorme la gente, umani o vampiri, sembra
innocente.
Sospirò.
William era l'unico che era sempre riuscito a comprenderla. Nei momenti di
tristezza o di inquietudine lui le metteva sempre il buon umore con le sue
battute ironiche che la facevano ridere più volte.
In
un certo senso, forse, era stato un bene rifugiarsi a Sunnydale, si sentiva
protetta, al sicuro con William al suo fianco. Le faceva dimenticare per un po'
la devastante solitudine che l'aveva accompagnata per anni. Era proprio strano
avere questo tipo di sensazioni sopra la Bocca dell'Inferno .Era una pazza a
pensare di essere al sicuro lì. Può darsi che questo aspetto l'avesse ripreso
dalla sua amata sorellona! Sorrise divertita. Era ora di andare a scuola!
-Hai
notizie?
-No,
signore. Sono sicuro che fra poco...
Scoppiò
in una risata.
-Con
la mia bambina non si è mai sicuri di nulla. L'avrà sicuramente impalettati
quei pochi di buono.- rise di nuovo. L'uomo era alto,con spalle larghe,ben
piantato. Aveva i capelli corvini , degli occhi verdi leggermente dorati che
sembravano due gemme nell'oscurità,e era pallido come la morte.
Un
vecchio raggrinzito con una tunica rossa lo stava guardando incredulo.
-Mi
scusi, mio signore, come mai ha quel tono sarcastico?
Temo
di non capire...
-E
come puoi?- il suo viso si rabbuiò tutto ad un tratto-Setacciate ogni singolo
angolo buio o al sole, percorrete tutta la California, se necessario.
Trovatela!!!- le sue parole rimbombarono in quel salone vuoto.
Il
vecchio si impaurì e incominciò a tremare.
-Sì,
mio signore...sarà fatto.- e si ritirò il più velocemente possibile.
L'uomo
fissò le fiamme che ardevano nel camino davanti a lui. I suoi occhi diventarono
due fessure.
-Lei
è mia.- sussurrò.
Il
sole era quasi tramontato, e stavano calando le prime ombre della sera.
Buffy
era seduta sul suo letto. Stava giocando con un peluche a forma di coniglietto.
Era assorta nei suoi pensieri.
Chissà
dov'era Spike, cosa stava facendo, se stava bene. Un mese prima aveva pestato
due vampiri vicino al bar di Willy per ottenere informazioni ed era venuta a
conoscenza che lui si trovava in Africa. Questi avevano sghignazzato che lui ci
era certamente andato per rimuovere il chip e stavolta l'avrebbe uccisa senza
pietà. Un bel record da Guinness dei Primati: tre cacciatrici!Quegli idioti li
aveva ammazzati. No,non voleva Spike nuovamente malvagio: l'avrebbe dovuto
ammazzare in caso. Era l'ultima cosa al mondo che desiderasse. In quella lunga
estate aveva scoperto che, in realtà, le mancava terribilmente e ne era
innamorata più di quanto credesse. Quella scoperta, purtroppo, l'aveva pagata
cara: lui era già partito da un pezzo. Non aveva più fatto la ronda al cimitero
di Restfield, sennò il dolore e lo strazio lacerante che sentiva dentro sarebbe
diventato insopportabile.
Quando
Willow era diventata malvagia, lei non riusciva ancora a crederci, e in quei
momenti di nera disperazione avrebbe desiderato che ci fosse Spike accanto a
lei che la consigliasse o semplicemente confortasse. Meno male che alla fine
era arrivato Giles che, in qualche modo, era riuscito a darle man forte...ma
lui non c'era. A volte con Willow, che adesso si era abbastanza ripresa,
parlava di lui e lei le diceva che doveva dimenticarlo, soprattutto per la
questione dello stupro. Puntuale come un orologio, poi, sopraggiungeva Xander a
dare al vampiro biondo del bastardo e altre cose irripetibili. Le veniva la
nausea a sentire parlare così il suo migliore amico. Sapeva che quello che
Spike le aveva fatto era sbagliato, però lei non si sentiva di condannarlo per
tutto. Buffy sapeva che il suo era stato un gesto disperato. Vedeva quanta
passione e amore c'era in lui per lei al solo incontrare il suo sguardo. Quel
giorno il demone che era in Spike aveva prevalso: i suoi occhi erano diventati
neri come la notte. Aveva avuto paura, un terrore pazzesco, peggio di quando
erano nemici. Forse non doveva giustificarlo ma...lo amava. Ecco perché nel
momento in cui Xander l'aveva vista in quello stato e voleva vendicarla
,l'aveva fermato e gliel'aveva impedito. Infatti, aveva capito dagli occhi del
vampiro, che erano ridiventati blu, che lui se ne era subito pentito...
Oppure
era andato in Africa per non tornare più. Scansava immediatamente questa
ipotesi perché se l'avesse veramente considerata, il mondo le sarebbe crollato
addosso. Lei si voleva illudere, sperare fino all'ultimo in un suo ritorno.
Si
addormentò, forse esausta per il troppo pensare, inconsapevole di un ragazzo
biondo platino che la stava osservando dalla finestra.
La
brezza notturna che entrava dalla finestra della sua stanza muoveva dolcemente i
suoi capelli dorati. Pensò che era bella anche quando dormiva. Dio, quanto
avrebbe voluto avvicinarsi, toccarla e farla nuovamente sua. No, non poteva. La
sua anima glielo impediva, ma sapeva che non era solo quello a frenarlo. Il suo
demone l'amava come lui, se non di più, chi può dirlo. Lo dimostrava il rimorso
per lo stupro. Accadeva di rado,o addirittura mai che un vampiro pensasse di
riprendersi quello che gli era stato strappato in vita: l'umanità. Sarà stato
il chip ad avergli combinato quello strano scherzo del destino? Era confuso. Un
demone con installato un marchingegno per il controllo comportamentale era già
singolare, immaginarsi uno che desidera riottenere la sua anima per spontanea
volontà!!! No, non era stata la sua ragione, perché in qualità di vampiro
avrebbe potuto "trasformare"Buffy in qualsiasi momento dell'anno
precedente per rendere la situazione più...agevole,però non si era permesso:
non l'aveva neanche pensato. Decisamente quello che l'aveva spinto a recarsi in
Africa era un sentimento estremamente profondo: l'amore.
Desiderava
che Buffy lo amasse. Gli sarebbe bastata anche una briciola di affetto
sincero...ma non si può forzare una persona ad amare. Nel suo cuore,
probabilmente,c'era ancora Angel. Incontratisi per volere del fato,si erano
contemporaneamente sia amati che odiati. Loro, invece, si erano sempre
odiati,persino nei momenti di intimità. Lei l'aveva odiato perché le era
"indispensabile", lui perché era fin troppo al corrente di essere un
giocattolo nelle sue mani. Si era illuso, semplicemente. Angel senz'altro non
era degno di Buffy quanto lui. Erano entrambi dei vampiri. Potevano soddisfare
solo in parte i bisogni di una compagna umana.
Se
Shakespeare avesse saputo dell'esistenza di cacciatrici e vampiri avrebbe
scritto una tragedia simile alla loro. Gli venne da sorridere, consapevole che
non c'era da scherzarci sopra. La realtà era lì, nuda e cruda.
Lei
avrebbe sempre amato il suo vampiro con l'anima fino alla morte e avrebbe
tenuto perennemente un atteggiamento di disprezzo nei suoi confronti.
Tra
l'altro non aveva il diritto lui, che era stato un killer spietato, di
sfiorarla nemmeno con un dito. Ah, che dannato mal di testa! Gli faceva male
pensare a uno come lui,così istintivo fino a qualche mese prima!Maledetta anima!
Come di consueto non si era curato molto delle conseguenze che comportava
possederla.
I
suoi occhi, che avevano vagato altrove, si riposarono sulla splendida donna che
dormiva placidamente nel suo letto.
Sospirò.
Le lanciò uno sguardo carico di un amore infinito, si calò cautamente dal tetto
e intraprese la strada verso la sua dimora.
La
bambina dai capelli scuri stava giocando. Si trovava in mezzo ad una sala
immensa, antica e gelida, nonostante fosse inondata dal sole.
La
piccola stava osservando una bambola bendata con un nastro di seta viola. Era
assorta. Sembrava quasi che la stesse ascoltando.
-No,
no, Miss Edith...perché mi racconti cose tanto cattive -singhiozzò la bimba. Si
alzò di scatto e scaraventò il giocattolo dall'altro lato del salone, con una
forza non comune per una della sua età. Era rossa in volto e aveva gli occhi
pieni di lacrime.
-IO
SONO UN VAMPIRO! Hai capito?! -gridò, e si mise a ripetere la frase
continuamente, battendo il piede destro per terra.
-Ah,si?
Allora spiegami perché stai in piena luce del giorno -ora, era la bambola che
le aveva parlato. Telepaticamente.
La
bambina sgranò gli occhi, come se fosse stata colta in flagrante da qualcuno a
rubare caramelle.
Cacciò
un urlo disumano.
-Cosa
vuoi fare col televisore? Lo vuoi portare con te?-gli domandò sbrigativa.
-Che
hai intenzione di...?- Spike era lì,incredulo, sulla soglia d'ingresso della
cripta.
-Ho
scovato un appartamento sotterraneo vicino la scuola che fa al caso mio e
pensavo che potevi venire anche tu a stare insieme a me. -sorrideva.
-Vorrei
sapere che diavolo di necessità ci sia per spostarsi da un luogo sicuro quanto
una roccia come questo! Qui c'è tutta la mia...vita!!! Adesso tu arrivi
all'improvviso e cambi tutto? Mi dispiace,ma io rimango dove mi trovo!- si
sedette con le braccia conserte sulla poltrona verde bottiglia in tono di
sfida.
Jane
si massaggiò le tempie. Certe volte William era veramente stressante. Perché
doveva avere una testa tanto dura?
-Ti
prego, William, non ti comportare da neonato...Non ho assolutamente voglia ,né
tempo di stare a sentire le tue inutili ragioni: traslochiamo. PUNTO E BASTA.
-era convinta.
Non
aveva mai alzato le mani su di lei, però in quel momento l'avrebbe fatto se non
ci fosse stata la sua anima a bloccarlo.
-Se
vostra altezza me lo concede, vorrei porle una semplice domanda: perché?- la
stava fissando intensamente, attento ad ogni sua minima reazione.
Lei
guardava da un'altra parte.
-Ho
imparato che è meglio non fidarsi delle apparenze.
Insomma,io
due notti fa non ho trovato niente di niente. Nessuna traccia dei membri della
setta. Consideriamo per un attimo che loro, comunque, conoscano il mio
nascondiglio, sono fregata. Mi trasferisco per stare più tranquilla -si arrestò,
poi la sua bocca , un istante prima seria, si allargò in un sorriso. Lo stava
guardando divertita.- Credo che la tua amata cripta non sia un posto tanto
indicato per una battaglia o per proteggere persone! La porta è facilmente
sfondabile e ...l'edificio è anche crollato!!!Scusa, tu questo lo chiami un
luogo sicuro? - rise.
-E'
stata distrutta da una bomba, signorina! Non è saltata per aria di sua
spontanea volontà!-ci tenne a precisare Spike.
-Come
vuoi. Il punto è sempre quello...Dai, Willy,fammi contenta! Esaudisci un mio
desiderio.- fece finta di lagnarsi.
-Troppi
ne ho esauditi di tuoi...- affermò ironico.
Si
alzò dalla poltrona e guardò la sua "casa".
-Porto
io il televisore,intesi?
Era
da quando era entrata che sentiva degli occhi puntati su di lei. Ballava ma con
la coda dell'occhio scrutava la sala del Bronze. Eccolo!Era seduto al bar,un
uomo di mezza età... li ammettevano in quel locale?! Bah!
Non
cercava qualcuno in particolare, però dallo sguardo e da alcuni atteggiamenti
riuscì a capire che non era un tipo molto raccomandabile. Non si sarebbe
avvicinato a ballare, assolutamente. Avrebbe attirato subito l'attenzione e
sarebbe stato estremamente sbagliato. Semplicemente, avrebbe seguito una
ragazza che gli interessava in modo speciale nell'istante in cui sarebbe
uscita. Classica mossa. Che gran figlio di .......!!! Ed era umano, poi dessero
la colpa alle forze dell'oscurità: vampiri, demoni e compagnia bella!
Spesso
gli esseri umani sono più pericolosi di un qualsiasi demonio. Si, le sarebbe
proprio piaciuto giocarci un po'.
Si
staccò dalla pista da ballo e si diresse sensualmente verso il bar. Dimostrava
sedici anni ma aveva già un corpo abbastanza formato. Chiese un'aranciata e
l'uomo immediatamente si offrì di pagargliela. Lei gli lanciò un sorriso
malizioso. Il pesce aveva abboccato.
Willow
stava passeggiando per le vie di Sunnydale, senza una meta ben precisa.
Aveva
un appuntamento al Bronze con Xander. Ultimamente lui aveva avuto un gran da
fare con la sua attività : dopo che lei era tornata, si erano presentate poche
occasioni di incontrarsi.
Non
era uscita molto in quel periodo. Solo qualche volta per andare al supermercato
vicino o per portare fiori alla tomba di Tara. Tara ...no, era inutile pensarci
o avere dei rimorsi, questo non l'avrebbe aiutata a superare del tutto la sua
perdita. Doveva dimenticare i momenti brutti insieme a lei e ricordarsi di
quelli felici, senza rimpianti. Era difficile.
Alcune
volte si era chiesta se l'amore per Tara non fosse stato un caso isolato. In fondo,anche
se era omosessuale, non aveva mai avuto altri occhi che per la sua defunta
compagna. Va bene, guardava le ragazze carine, ma i suoi apprezzamenti erano
obiettivi, da eterosessuale, insomma. Era uno dei tanti punti su cui urgeva
fare ordine.
Decise
che sarebbe arrivata in anticipo al Bronze, voleva sorprendere Xander con la
sua puntualità! ...Ma cosa diamine stava pensando?!?! Quello non era un
appuntamento tra fidanzati, bensì tra amici ...o forse no?
-Allora,vuoi
fare quattro salti con me, piccola?
Willow
sobbalzò. Si girò. Non c'era nessuno. Si accorse che la voce proveniva dal
vicolo dietro il Bronze.
Stando
attenta a non produrre il minimo rumore, si precipitò in quella direzione.
Sicuramente l'uomo che aveva parlato aveva intenzioni tutt'altro che buone.
Doveva salvare la ragazza che certamente si trovava fra le sue grinfie.
Si
sporse, cauta, dal muro, su cui si era appoggiata, per vedere. C'era un uomo
sulla cinquantina che bloccava una sedicenne, forse, alla parete di un
edificio. Stava per sbucare fuori e gridare a lui di allontanarsi subito da
lei sennò avrebbe chiamato la polizia,
quando udì questi frammenti di discorso.
-Cosa
vuoi farmi?- disse provocante la ragazza.
-Di
tutto. Voglio farti raggiungere il paradiso, baby.- rispose lui eccitato.
Le
sfuggì una risatina.
-Peccato
che l'unico posto che raggiungerai sarà l'inferno!-sibilò lei.
Fu
un attimo. Il tempo di vedere le pupille della ragazza diventare rosso ocra che
già quel "malcapitato"era stato sbattuto dall'altra parte del muro.
Willow
sussultò.
L'uomo
era sospeso in aria, come se un essere invisibile lo trattenesse, ma la donna
dai capelli rossi sapeva che non era così. Era magia.
Il
"poveretto" era terrorizzato e faceva fatica a respirare,
evidentemente per le numerose costole rotte causate dall'impatto.
Willow
rimaneva a guardare la scena. Impietrita dalla paura. Chi era quella ragazza
che possedeva una forza simile?
-Chi
sei?- chiese l'uomo,compiendo un enorme sforzo.
-L'ultima
cosa che vedrai.- rise- Ti piace come frase ad effetto?
-P-puttana!-
e le sputò.
Lei
gli rimandò indietro,letteralmente,il suo sputo,che andò a colpire la faccia di
lui.
-Visto?
Tutto si ritorce contro di te!- sorrise.
Willow
notò, però, che non era un sorriso di beffa o ironico...era triste. Perché?
Sembrava fuori luogo in una situazione in cui lei era, in teoria, la cattiva.
Non capiva.
-Comunque,
non avresti assolutamente dovuto insultarmi in quel modo!- i suoi occhi, adesso,
erano scuri come la pece.- La tua fine sarà parecchio dolorosa...
-No,
ti prego.- supplicò lui.
-Spiacente,
dovevi pensarci prima, bastardo!!!- gridò e con il solo potere mentale gli
provocò uno squarcio profondo nel petto. L'uomo urlò di dolore.
E
in quell'istante Willow si ricordò di lei e ...Warren. La sua morte.
Si
mise le mani tra i capelli, sconvolta, spalancò gli occhi e gridò:
-NOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!
Jane
si voltò. L'urlo della donna l'aveva richiamata alla realtà. Che stupida era
stata! Aveva agito d'impulso, senza usare la testa. Ora, quella donna l'aveva
scoperta... Doveva ucciderla? Diamine, due cadaveri?No, se avesse lasciato una
scia di corpi lungo il suo cammino l'avrebbero notata.
La
rossa la guardava ma era come se non la vedesse. Aveva gli occhi sbarrati.
La
osservò attentamente. Mmmmh... pure lei doveva avere i suoi peccatucci. La sua,
per sfortuna, debole Vista percepì che era una strega. La sua magia era ridotta
a una fiammella, residuo di un potere che in precedenza era stato certamente
più grande.
Non
aveva tempo di stare lì a scrutare nel suo passato.
Gettò
un'occhiata all'uomo ancora sospeso in aria, in fin di vita. Per lui era
probabilmente finita. Ghignò.
Le
dispiaceva per quella donna che soffriva a vedere una scena, che a quanto
pareva le faceva rivivere qualcosa di doloroso, però quel bastardo meritava di
essere ammazzato...
Il
grido della strega era stato sentito e già lei udiva le voci dei buttafuori del
Bronze e della gente che si trovava in strada. Che bel casino!
Scappò,
poiché non c'era nient'altra scelta. Non poteva ultimare l'opera, e comunque
quell'uomo non sarebbe potuto andare troppo lontano con simili ferite.
Scoperchiò
un tombino, dio come odiava fare tali cose, e scese nelle fogne.
Xander
arrivò con qualche minuto di ritardo. Sperava che Willow non lo stesse
aspettando davanti all'ingresso del Bronze con il broncio perchè non sarebbe
stato un buon approccio per passare una bella serata. Ehi, frena! ...una bella
serata? Ma che gli veniva in mente?!?! Il cuore di Willow era in pezzi per il
fattore Tara ed era omosessuale!Quindi il discorso era chiuso ancora prima di
incominciarlo: TABU'!!!
Nel
frattempo che rimuginava su questi pensieri assurdi, scorse un gruppo radunato
di gente. Si avvicinò e la vide. La vide con gli occhi sbarrati accanto ad un
corpo che sembrava non respirasse più. Gli mancò l'aria. Allora non era vero
che si era ripresa? E cosa ci faceva quell'uomo moribondo ai suoi piedi?
Voleva
gridare al mondo intero perché, voleva sapere cosa diavolo era successo, riuscì
solo a urlare:
-Chiamate
un'ambulanza!Presto!
L'uomo
si chiamava John Evans, era uno stupratore noto alla polizia di Sunnydale.
Aspettavano che si scoprisse per catturarlo, come in un certo senso era
accaduto. La vittima l'aveva conciato per le feste. Era in coma.
Willow
rispondeva alle domande dell'agente, fredda e impassibile. Xander la conosceva
bene: buona parte della storia che raccontava era inventata. Però cosa poteva
fare? Rivelare al poliziotto che era stata lei a ridurre quell'uomo nelle
condizioni in cui era? Perché era questo che il giovane uomo credeva.
Finito
l'interrogatorio, uscirono dalla centrale. Non l'avevano arrestata. Secondo la
polizia era stata legittima difesa. Una giustizia da discutere, però in quel
caso, per Xander, era molto meglio così.
Le
fece una semplice e dolorosa domanda:
-Will,
per quale motivo l'hai fatto?
Lei
lo squadrò, incredula. Non capiva.
-Potevi
benissimo gridare aiuto, scappare, graffiargli al massimo la faccia con le unghie...
perché ridurlo in quel modo?- le chiese dolcemente.
Willow
diventò isterica.
-Cosa?!
Credi sul serio che l'abbia fatto con la...?!?!- la gola le si strinse, non
riusciva neppure a pronunciare quella parola- Non sono stata... Un momento,tu
pensi che sia stata io? Oh,mio dio...- era sconcertata.
-Andiamo,
Will, c'eravate solamente tu e Evans nel vicolo: non ci sono possibilità.-
affermò drastico. Era tremendamente serio. Non si potevano ripetere gli
avvenimenti dell'anno passato. Lo avrebbe impedito.
-Xander,
per piacere, cresci!-il suo tono era perentorio.
Si
allontanò da lui, affrettando il passo. Xander la raggiunse e l'afferrò per un
braccio.
-Ti
prego, almeno confidati con...- non fece in tempo a completare la frase che lei
lo spinse, facendogli perdere l'equilibrio, e cadde a terra.
Lei
si girò e lui si accorse che piangeva.
-Pensi
che sia andata in Inghilterra per niente, che il lavoro con Giles non sia
servito a nulla?! Sono quei maledetti ricordi che mi hanno messa in crisi!!!
Volevo aiutare quella ragazza ma ho visto...- frasi sconnesse. Era evidente che
fosse scioccata.- E quell'uomo, quelle ferite ...la ragazza aveva presso a poco
l'età di Dawn, non l'ho vista bene ...Io credo di essermi ritrovata davanti
Warren e ...- stava singhiozzando. Si nascose il viso fra le mani.
-Non
sono stata io!!! Per favore, Xander credimi!
Xander
si rialzò. Improvvisamente la donna che gli stava di fronte gli aveva ricordato
la ragazza del liceo:l a piccola, fragile e indifesa Willow. L'abbracciò forte.
-Shhh,
non ti preoccupare. Ti credo.- le disse baciandole la testa.
Doveva
riportarla a casa e avvisare Buffy. La storia della ragazza, non sapeva come
mai, lo inquietava.
-Aha!
Si può sapere dove diavolo è stata Miss
Traslochiamo-ma-poi-sistemi-tutto-tu-in-casa? -Spike era indaffarato col tubo
del lavandino della cucina della sua nuova casa che perdeva -Ecco perchè il
prezzo era così basso! Dannazione!- si era beccato uno schizzo d'acqua in pieno
volto.
Lei
rise.
-E'
solo un lavandino, William!- ridiventò seria.
Lui
si asciugò con un asciugamano. Si voltò verso di lei.
-Wow!
Si direbbe che tu abbia compiuto un bel giretto turistico nelle fogne,
orsacchiotta!
-In
effetti...-si sforzò di sorridergli. Era di pessimo umore: il vestito era ormai
più irrecuperabile del Titanic e sentiva un senso di vuoto e insoddisfazione
dentro immensi. Forse era colpa di quella dannata strega dai capelli rossi!
Spike
notò che c'era qualcosa che non andava.
-Hai
incontrato...
-Che?
No, no, no! Tutto a posto! Mi sono anche d-divertita.
Cavolo,
balbettava? Non era proprio da lei, gli venne da pensare a Spike.
Jane
si avviò verso il bagno.
-Mi
faccio una doccia.- spiegò.
Quella
ragazza era più impenetrabile di un muro. Non c'era rimedio!
Ma
se non c'erano stati guai con quelli della setta, cosa era accaduto di tanto
clamoroso da far turbare quel bel visino?
Spike
si rimise a lavorare sotto il lavandino. In fondo, Jane stava crescendo e i
problemi di minor portata se li poteva benissimo risolvere anche da soli. Peccato
che si sbagliasse. Si sbagliava davvero di grosso.
Rose
rosse. Le odorò. Aaaah ...erano fresche. Chissà chi era? Erano alcune settimane
che a Buffy arrivavano scatole di rose rosse e lei ogni giorno, sempre con
maggior interesse, si domandava chi fosse il suo misterioso ammiratore segreto.
Era
ormai notte fonda ma lei non andò a dormire. Non ce la faceva da molto tempo.
Era convinta che se si sarebbe sdraiata su quel grande letto, avrebbe
automaticamente pensato a lui, a quanto lo amava. Erano passati più di tre mesi
dalla sua partenza e lei non si era scoraggiata, non si era rassegnata
all'evidenza. Lui non sarebbe tornato.
Una
lacrima le rigò la guancia e stava per mettersi a piangere quando bussarono
alla porta. Si asciugò in fretta il viso col dorso della mano e nella
confusione del momento credette che si trattasse di lui. Le si contrasse lo
stomaco e il cuore iniziò a batterle furiosamente. Aprì la porta e ...cavolo
era Xander! Che voleva a quell'ora?!
-Mi
fai entrare?- chiese in un tono che pareva una supplica.
Era
bianco cadaverico.
-Ehi,
ehi, ehi! Calma un minuto,mica lo so se è una saggia idea farti entrare!-
esclamò sospettosa.
-Eh?
Buffy sei impazzita?- domandò lui incredulo.
-Mmmh
...forse ...mi sembri troppo pallido.
-Buffy,
Willow sta male e ...come sono troppo pallido?-chiese, sentendo che non ci
stava capendo niente.
L'
espressione dubbiosa di Buffy si tramutò in preoccupazione.
-Will?!
Oh, santo cielo...
Xander
fece per entrare.
-Aspetta,aspetta,aspetta!
Toccò
il suo braccio.
-Waaah!
Sei caldo! Ok, adesso accomodati pure.- sorrise.
-Grazie.-
disse scocciato.
La
bionda chiuse la porta.
-Scusa,
credevo fossi un vampiro! Però, a pensarci bene, se lo fossi stato veramente mi
avresti guardato tipo un predatore e in maniera sensuale! -sorrise di nuovo.
-Io
dico che tu ti stai esaurendo!- esclamò Xander ancora più sconvolto di come era
entrato.
Xander
finì di raccontare gli avvenimenti di qualche ora prima nel salotto. Buffy era
pensierosa.
-La
ragazza non l'ha vista bene, hai detto, vero?
-Si.
-Allora
non c'è proprio niente da fare. -affermò rassegnata.
-Eh?!
-Bè,
se quel "disgraziato" è in coma e questa ragazza si è volatilizzata ,
per modo di dire, ...non possiamo agire. Tra l'altro non sappiamo nemmeno se è
umana o una sorta di demone vendicatore che ...
-Non
è una donna, è una ragazza. -disse Xander con un velo di tristezza di cui Buffy
non si accorse.
-Questo
è quanto ha dichiarato Will, ma lei stessa non l'ha identificata bene ...-
-Non
è una donna! Lei non farebbe ...no, no, -buttò indietro la testa, sospirando- o
almeno credo.
Buffy
,che stava per ribattere, capì e si bloccò. Fu inorridita da se stessa per
quello che aveva osato obiettare davanti a Xander.
-Ehm,
scusa, io non volevo. Dai, sicuramente sarà un'altra ...cosa ...- fece
dispiaciuta.
-No,
non importa, Buffy, davvero.- la rassicurò Xander, sconsolato.
-Stai
bene?
-Abbastanza.
Sto cercando di dimenticarla ...non è facile.- poi, serio- Ti ringrazio.
La
donna annuì.
-Telefonerò
a Giles, magari ne sa qualcosa di più.- aprì nuovamente la porta.
-Va
bene.- uscì- Sai, Will era scioccata. Peccato che le spiacevoli memorie non si
possano cancellare mai del tutto.- disse tristemente.
-Lo
so.- fece Buffy comprensiva.
-Mi
chiami quando scopri qualcosa?
-Certo.
Xander
se ne andò.
-Ah
...Xander?
Lui
si fermò a metà del vialetto che portava alla casa della sua amica.
-Si?
-Se
possibile, stalle vicino.
Xander
sorrise.
-Puoi
contarci!
Luci
nella notte. Luci colorate. Cavallucci e piccole carrozze finte che giravano.
Una giostra.
Una
bambina la guardava rapita, seduta su una panchina a mangiare una nuvola bianca
di zucchero filato. Le luccicavano gli occhi. Ci sarebbe voluta tanto salire.
Incontrò
lo sguardo freddo di un uomo alto e imponente, capelli castano scuro sciolti
sulle spalle. Abbassò gli occhi, impaurita. Non voleva la sua collera.
-Ciao,
bella bambina! Vorresti fare un giro?- le domandò una splendida donna dai
capelli bruni raccolti in una crocchia, indicando la giostra. Era la moglie del
giostraio, l'aveva riconosciuta. La bambina scosse la testa con decisione
perché sentiva che l'uomo la stava fissando, attento alla scena.
-Su,
sono diverse sere che vieni qui, l'ho notato, quindi devi compiere
assolutamente un giro, signorina!- sorrise dolcemente- Un giro soltanto! Se è
per il denaro, sta tranquilla, non ti costerà nulla.
La
prese per mano e la bimba sembrava felice. Nel suo ottimismo di ingenua
creatura pensò per un istante che lui non sarebbe intervenuto. Guardò dalla sua
parte. Non c'era più. Le era di fronte, gli occhi pieni d'ira. Lanciò
un'occhiata feroce alla donna.
-Tu!
Vieni via con me!- ringhiò e strattonò la piccola via dalla giostraia che si
era intimorita al suono di quelle parole, pronunciate con una durezza senza
pari.
La
bambina era paonazza.
Arrabbiata
e delusa come non mai, in mezzo alla gente che affollava le vie della città,
gridò:
-Io
sono una bambina! E voglio andare sulla giostra!!!Tutti i genitori portano i figli
lì! Perché tu no? Perché io non ci posso andare? Cosa ho di diverso dagli
altri???
Il
giovane uomo, percependo su di sé l'attenzione delle persone che gli stavano
attorno, che si erano fermate, attirate dalle grida della bambina,si imbarazzò.
Si
inginocchiò per terra e chiese perdono alla bimba.
-Scusami,
bel gelsomino, ma tua madre sta molto male, devo accudirla e non posso spendere
i soldi per una semplice giostra, sapendola a letto ammalata. Mi capisci?
La
gente si commosse e lei sentiva , con il suo finissimo udito, queste frasi:
-Pover'uomo,
così giovane e già con una moglie malata!-fece una signora.
-E
una bambina ingrata che fa i capricci!- commentò un signore che le stava
accanto.
Nessuna
aveva capito che stava recitando, anzi no, mentendo spudoratamente. Che attore!
Solo
lei riusciva a vedere l'espressione beffarda e di vittoria che le rivolse.
Aveva vinto ancora lui. E quella notte, lei, una bambina così piccola che avrà
avuto appena quattro anni, fu capace di provare un odio smisurato per la persona
che le stava di fronte.
Drusilla
era stesa sul tetto di un auto. Si trovava vicino alla spiaggia.
Osservava
le stelle. Aggrottò la fronte. Quella sera le sue amichette non erano chiare
...per quale ragione si mostravano talmente vaghe?
Sussurravano,
sussurravano e sussurravano.
Non
la rendevano partecipe e lei era profondamente irritata.
-Siete
cattive, molto cattive.- mormorò, stizzita.
-Girate,
girate, vorticate insieme ...Siete agitate- balzò a terra- e avete il coraggio
di non rivelarmi niente?!?!-urlò infuriata.
Si
portò le mani alle tempie e iniziò a dondolarsi violentemente.
-Mmmmmh....
Stava
cantando, ora, una melodia che solo lei conosceva.
-Cara,
vuoi farci scoprire? Non si urla a quest'ora della notte!- sorrise
malignamente- Lascia questa incombenza alle tue vittime.
Un
gemito. La figura snella che aveva parlato era chinata su un ragazzo. Succhiava
avida il suo sangue fresco e ricolmo di vita. Le entrava prepotente nelle sue
vene vuote e la riscaldava. Staccò i canini dalla gola della vittima.
-Ne
vuoi un po', Dru?-chiese in pieno volto demoniaco a una Drusilla persa nel suo
mondo, che a quanto pare non l'aveva neanche udita.
Era
Darla.
Morti.
Erano tutti morti i suoi compagni di giochi.
Perché
doveva andare sempre così?
Era
seduta ai bordi di un grande letto a baldacchino, coperto da coltri di un viola
scuro. Aveva le mani doloranti per i ripetuti pugni che aveva lanciato alla
porta nel folle tentativo di farsi aprire o di buttarla giù. Impresa
impossibile per una bambina.
Non
aveva più voce per aver gridato fino allo sfinimento. Si sentiva vuota dentro,
priva di forze per reagire. Guardava quei corpicini davanti a lei con i suoi
occhi blu, lucidi. Aveva paura. Paura di se stessa. Paura dei suoi istinti.
Aveva
sete. Percepiva il richiamo del sangue. Com'era possibile? Erano freddi e non
poteva essere che...
La
testa dorata di Evelyn, la sua amichetta, si mosse. Vide che aveva aperto gli
occhi. Sbadigliava. Anche gli altri, lentamente, si risvegliarono.
Fu
lì che lei comprese ogni cosa: cloroformio.
Volevano
che li ammazzasse nutrendosi di loro!!! Non era uno scherzo macabro, come le
era ingenuamente venuto da pensare in principio. Era spaventoso. Avevano messo
i suoi amici in gabbia con un predatore estremamente pericoloso: lei.
Scacciò
quei pensieri, doveva concentrarsi, trovare un sistema per non ucciderli, vinta
dalla sua sete.
Ignorò
la sua gola arida e il suo corpo che aveva bisogno di rigenerarsi, di energia
per continuare a vivere in...quell'inferno.
Evelyn
le sorrise allegramente, ancora un po' assonnata.
-Giochiamo?
La
bambina sembrò pensarci un attimo.
-Sì!
Facciamo un gioco tipo acchiapparella, soltanto che voi non dovete correre per
questa stanza, c'è il rischio che rompiate qualcosa, ma fuori...- brava, era
necessario inventare.
-Fuori?!
E come? Non abbiamo le ali!!!- esclamò Johnny. Ci fu una risata generale.
-Sssst!-
li zittì la bambina ponendo l'indice sulle labbra e avvicinandosi a loro- Non
alzare la voce. Scenderete lungo la grondaia e io conterò fino a dieci. Dovete
correre e non tornate indietro per nessuna ragione!
-Non
assomiglia tanto ad acchiapparella.- affermò Evelyn poco convinta.
-Giusto!
Non è molto divertente!- concordò Christopher.
Lei
li fulminò con lo sguardo. Loro annuirono intimoriti. Lei era il capobanda: non
si discuteva. Le doleva comportarsi in quel modo con loro, però non aveva
tempo. Stava per cedere.
Incominciò
a contare velocemente: prima se ne andavano, meglio era. Li udì raggiungere la
finestra, calarsi per la grondaia sino a toccare il suolo e fuggire.
Non
li avrebbe più rivisti.
Adesso
che era sola, percepiva con maggiore intensità il desiderio di bere. Rimpianse
di aver mandato via i suoi amichetti. Avrebbe dovuto semplicemente seguire il
suo istinto.
Sentì
dell'agitazione al di là della camera che era stata la sua prigione per quasi
due ore nella sua medesima casa. Qualcuno che dava ordini ai suoi momentanei
carcerieri.
Era
la sua voce.
Fu
attanagliata dalla paura.
La
porta si aprì e lei non fece in fretta a nascondersi.
L'uomo
si guardò intorno,per una frazione di secondo mostrò di non capire.
La
puntò infuriato.
La
bimba non mosse un singolo muscolo per quanto era terrorizzata.
Attendeva,
non sapeva con esattezza cosa.
La
furia di lui esplose.
-Io
corro una marea di rischi, ti servo la cena su un piatto d'argento e tu mi
ripaghi così?!?!- ruggì.
Lei
voleva parlare, lui glielo impedì.
-Non
ti azzardare, signorina! Decido io quando è il momento di aprire bocca e,
credimi, questo non lo è!
Con
uno scatto felino le fu vicino. Era rapido. Troppo.
-Non
mangerò mai i miei amici: MAI.- mormorò inaspettatamente la bambina.
Lui
rimase sconcertato. Come aveva osato violare un suo comando? Non doveva
permetterle un tale affronto.
Alzò
la mano per darle uno schiaffo ma fu bloccato.
Si
voltò.
Un
uomo dai capelli biondo cenere lo squadrava, incollerito. Non riuscì a
replicare perché questi lo spinse contro il letto e per un pelo non perse
l'equilibrio.
-Non
la toccare.- sibilò.
La
piccola non ce la fece più. Le lacrime iniziarono a scenderle silenziose sulle
guance.
L'uomo
castano le notò. Rise malignamente.
-Piangi?
Non servirà a nulla. Non mi commuovi. Non mi conosci proprio, piccoletta.- e
rivolto al biondino-Quanto a te, per stavolta passi, ma se provi a intrometterti
un'altra volta fra me e lei, ti farò rimpiangere di essere quello che sei!- il
suo tono era tagliente, non ammetteva ulteriori discussioni.
I
due uomini si osservarono per qualche istante. C'era una tensione in quella
camera che se avesse potuto, avrebbe spaccato i vetri delle finestre.
Dopo
l'uomo bruno se ne andò. Mentre stava uscendo, lo udirono sussurrare con
disprezzo:
-Piccolo
rifiuto!
Il
biondo che le stava davanti scattò ma lei gli tirò la manica della camicia che
indossava. Lui si girò a guardarla e ogni difesa di lei crollò. Proruppe in un
pianto rumoroso, liberatorio e colmo di angoscia. Lui si chinò a terra per
prenderla in braccio. Lei appoggiò il capo sulla sua spalla.
-Io
non volevo, non volevo. Sono miei amici, non avrei potuto...non...-singhiozzò.
-Shhh,
orsacchiotta, shhh, non ti preoccupare...- la rassicurò, carezzandole
dolcemente la testa-...è finita.
-Ah!
Eccoti! Si può sapere dove ti eri cacciato?Volevi fare l'eremita? Aspetta, ci
sono,ti sei rinchiuso di nuovo in un monastero perché avevo dimenticato che al
signorino qui piace piangersi addosso, autoflagellarsi, visto che ci
siamo,no?Sì, non c'è altra spiegazione. Se no per quale assurdo motivo te la
saresti "filata" senza lasciarci detto niente!Nada de nada!!! E noi
qui a roderci fino all'inverosimile per te! Dove diavolo ti eri imbucato per
stare fuori quasi un mese, Angel?!! Eh?!- Cordelia non gli aveva dato neppure
il tempo di spiegare e aveva riversato quel torrente di parole di rimprovero su
di lui, a raffica,simile a una mitragliatrice...addirittura quella donna
riusciva ad essere peggio di un'arma del genere. Però Cordy era Cordy e lui non
trattenne un sorriso.
Lei
sembrò montare per la collera. Angel ebbe il timore che rovesciasse la
scrivania su di lui per la rabbia.
-Calmati,Cordy!In
fondo, non è una tragedia... Voi ragazzi siete grandi e vaccinati per
fronteggiare i pericoli come si deve, io non sono necessariamente utile per...-
cercò di giustificarsi,consapevole che Cordelia non sarebbe stata placata da
quelle scuse.
-Eh?!Eeeeeh?!Non
sei utile?! Ma di chi cacchio è questa agenzia?!Ti pare che ci sia scritto
"Cordelia Investigations",anche se mi piacerebbe,mh?
No,caro!No,signore! Tu sei il fondatore e capo!Tu tieni la baracca! Che cavolo
ti passa per la zucca da scordartene,eh? Dimmelo!Sei un irresponsabile e...-la
donna era a pochi metri da lui con le braccia conserte,ora,e avrebbe continuato
la sua ramanzina all'infinito se lui non avesse assunto un tono autoritario e
intimandole un:
-
Basta. Finiscila,va bene?Riferiscimi questo cavolo di enorme problema o caso o
situazione o affare o...fai tu,che non sapete in che modo risolvere.Ho
indovinato?-chiese,alzando un sopracciglio con aria di superiorità.
Aveva
colto nel segno. Normalmente Cordy non gli faceva pesare mai più di tanto le
sue assenze,magari con qualche frecciatina ma tutto lì. Adesso era diverso,era
molto agitata.
Cordelia
sbuffò.
-
Perché te lo dovrei dire,in fin dei conti?-domandò imbronciata.
-
Cordelia.- fece Angel ,serio.
-OK,ok,mi
arrendo:bandiera bianca!Ma se poi non mi racconti dove sei...
-Ci
sto.
La
donna iniziò,annoiata.
-
Bé,le prime due settimane niente. Io che ho le visioni,Wesley che le interpreta
e si tuffa nei suoi libri ammuffiti,Gunn che fa tutto il lavoro
"pratico" e si fa accompagnare pure da Fred,secondo me c'è qualcosa
sotto...Ah!A proposito,ci ha dato una mano pure Kate,la poliziotta e ha persino
chiesto dov'eri.- affermò maliziosa-Non ti interessa?-guardandolo di sottecchi.
-Mi
fa piacere che vi abbia aiutato. Vai avanti.- la incitò,assumendo un tono
professionale.
In
realtà il nome di Kate l'aveva alquanto scosso,era da tanto che non la
incontrava...e lei aveva domandato di lui!Non se lo aspettava. Uno strano
calore lo invase. Tentò di concentrarsi.
-Comunque,diversi
giorni fa,si presentano dei tizi incappucciati con delle tuniche rosse e
chiedono di te,cioè non proprio di te,ehm,di Angelus "il terrore
d'Europa" e...
-Cosa?Hanno
chiesto di me?- Angel era sorpreso.
Si
accorse che Cordelia lo stava guardando,stupita.
-Ehm...di
lui...
-Sì.-
rispose una voce famigliare. Era Lorne.
-Oh,scusami
Lorne, però, sai, dovevo...- fece il vampiro, imbarazzato.
-So
tutto, non c'è bisogno che ti giustifichi, Angel.-disse comprensivo il demone
verde.
-Ehi...
un attimo!- interferì Cordelia- Con lui ti scusi e con me no?! Mi tieni in
grande considerazione!- Lorne aprì la bocca, forse per calmarla ma lei non
glielo permise- Quei fissati... anzi no, l'unico che parlava, probabilmente il
loro capo, si esprimeva in latino, che io non ci capivo un acca a scuola, così
tranquillamente, come se non fosse l'inglese la lingua più diffusa nel
mondo!!!Meno male che c'era Lorne, se no io dell'intero discorso avevo
afferrato solo "Angelus"!
Lorne
le si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla.
-Senti
Cordy, abbiamo afferrato il concetto. Sono convinto che se Angel se ne è andato
all'improvviso c'è un motivo,io so anche qual è,te lo riferirò più tardi,cara.-
e dolcemente- Per favore, ora lasciaci soli.
Cordelia
voleva obiettare ma Lorne le lanciò uno sguardo che non ammetteva proteste.
-Angelus,eh?-
chiese pensieroso Angel. La domanda era diretta più a se stesso che a Lorne.
-
Aha.Ho capito immediatamente che non era una questione da passare sotto gamba.
Ho l'impressione che lo...ti cercassero per un' informazione e non per farti la
festa,come si dice qui. Mi sono pure incuriosito a questa strana faccenda
perché quelli che si nascondevano dietro al cappuccio erano certamente demoni.
Addirittura ho percepito distintamente alcuni esseri umani fra di loro.- gettò
un'occhiata a Angel,che lo ascoltava, apparentemente tranquillo-Chissà perché
penso che tutto ciò non ti sorprenda? Non è vero?
Angel
annuì.
-Non
hanno detto nient'altro, oltre a domandare di...me?
-
No. Sono stati ermetici. Uno che stava di fianco al capo ha borbottato
qualcosa, che suonava tipo un "c'era da immaginarselo" e se ne sono
andati silenziosamente come sono venuti.
Seguì
un lungo silenzio. Angel stava riflettendo.
-Un
ultimo dettaglio: portavano una croce rovesciata con due serpenti incrociati al
collo?
-Esattamente.
Il
volto del vampiro si oscurò.
-
C'è qualcosa che...?
-No,niente
in quel senso, però puoi gestire tu insieme a Cordy l'agenzia finché sono via?
-Contaci,amico.-
sorrise il demone- Devi tornare a Sunnydale,giusto?
-Sì,ci
indovini sempre Lorne.
-Sai,è
un mio vizietto.- ammiccò ridendo- Vai sereno,Angel. Ci penso io qui.
-Vado
in camera per prendere qualche vestito, poi parto.
Si
stava dirigendo verso la sua stanza quando Lorne affermò:
-Mi
sarebbe piaciuto conoscerla.
Il
vampiro si fermò e senza girarsi disse con rammarico:
-Anche
a me...un altro po'.
-
Euuuw.- fece Dawn guardando disgustata il suo vassoio.
Jane
scrutò il suo cibo.
-Che
roba è?
-Non
lo so, e non sono sicura di volerlo sapere.- allontanò il vassoio della mensa-
Dopo dicono che le scuole americane hanno il più alto tasso di morte degli
studenti e lo credo bene!!! Basta vedere cosa ci rifilano!-esclamò alterata.
Jane
sorrise.
-Che
mangi tu? Quel pacchetto che hai tra le mani... non mi dire che te lo sei
portato da casa?!
La
ragazza con le mèsches la osservò,divertita.
-Mi
dispiace deluderti: non riesco a cuocere neanche un misero uovo. L'ho preso al
fast food.- confessò tirando fuori un panino con hamburger e insalata e delle
patatine fritte dentro a un sacchettino di carta.
Dawn
aveva l'acquolina in bocca.
-
Mmmmh...non sarà del Doublemeat Palace,vero?- chiese dubbiosa.
-
Nooo, si chiama diversamente. Non mi ricordo, adesso.
-Deve
essere buonissimo.- sospirò Dawn,adorante.
-Il
sapore è standard,identico a quello che cucinano negli altri fast food.- disse
indifferente. Sembrava che facesse un favore al panino, concedendogli il
privilegio di mangiarlo.
-Non
mi smonti per nulla con le tue affermazioni. Ti preeego,un morsetto...-supplicò.
La
ragazza glielo diede.
-Puoi
tenertelo, io non ho molto appetito.
Dawn
lo addentò, gustandolo lentamente, estasiata.
-Ti
commuovi,pure?
-Diciamo
che non sono una persona priva di emozioni, come per esempio...te!-esclamò con
aria di sfida.
-Ehi,cosa
vorresti insinuare?- finse di essersi offesa,poggiandosi le mani sui fianchi.
-Ieri
siamo andate al cinema per vedere Blade II e sei rimasta impassibile,persino
nelle scene cruente dove il sangue veniva versato a iosa!!! Io mi sono
impressionata, pareva reale!
Jane
rise.
-Dai,credi
davvero che ci si emozioni con così poco?Ok,non fare quella faccia,...in fondo
io non sono te. Provo sensazioni differenti dalle tue.
-Un
briciolo di sana paura non ti fa male,ogni tanto.- sbottò Dawn.
-Sono
impregnata di paura...ho già dato.- mormorò la ragazza.
Dawn
che non aveva capito:
-Come?Non
ti ho s...
Suonò
la campanella.
Jane
cercò di fuorviare il discorso,che aveva preso una brutta piega,scattando in
piedi:
-Oh,no!Chimica!Cavolo,briciola,non
ho avuto il tempo di...
La
castana sbuffò.
-
Ok,ok,ti faccio copiare.
Jane
le sorrise,riconoscente.
Era
sollevata. Per quella volta l'aveva scampata.
Andò
verso il suo armadietto che non raggiunse. Si era scontrata con una
studentessa.
-Vuoi
stare attenta,ragazzina!-gridò quella con voce roca.
-Scusa,io...-si
bloccò appena la vide in viso.
Ora
si fissavano entrambe.
La
"ragazza" che le si parava davanti,Jane l'aveva riconosciuta,era
un'arpia.
Dawn
aveva assistito a tutta la scena e ora anche lei rimaneva immobile nel bel
mezzo del corridoio, indecisa sul da farsi.
-Vi
conoscete?- chiese ingenuamente.
Jane
era a disagio. Muoveva gli occhi freneticamente a destra e a sinistra, non
sapendo bene cosa rispondere.
-Ehi,
sorella! Non essere timida, dille chi sono e finiamola!
-Siete
s-sorelle?
-Eh?!
No, cucciolo, sei totalmente fuori strada!- rise la ragazza che aveva lunghi
capelli biondi con venature rossastre. Era molto alta.
-Ma
ti immagini un attimo? Io sorella di questa specie di mmmm...- Jane le mise una
mano sulla bocca per impedirle di continuare, e pronunciare eventuali
spropositi in presenza della sua amica. Si sforzò di sorridere a Dawn.
-...
naturalmente no! Ehm... sai, lei è...è...mia cugina!- esclamò come se avesse
azzeccato la domanda decisiva di un quiz a premi della TV.
Jane
guardò la bionda in segno d'intesa, quella, fortunatamente, sembrò capire.
Le
tolse la mano dalla bocca.
-Cugina,
appunto! Volevo dire questo, senza dubbio, la cugina...
-
Meredith.- concluse Jane- Lei è sempre tanto espansiva e... alcune volte
chiacchiera decisamente troppo ed è meglio farla smettere in qualche modo,
tappandogli la bocca, ad esempio,... o almeno questa è la mia abitudine.
Jane
voleva assolutamente uscire da quella scomoda situazione e una Dawn che la
guardava allibita, non l'aiutava di certo.
-A-hem,
Dawn? Briciola, dì alla prof. di chimica che sono tornata a casa perché avevo
mal di stomaco... per favore.
-
Eeeeh?! Non dovevamo andare in quel negozio carino giù in centro?- replicò
dispiaciuta.
-Lo
so. Un'altra volta, Dawn.Non ho tempo da perdere con simili cretinate!- era
nervosa,doveva essere l'arpia che le stava di fianco a renderla così.
-Andiamo.-
disse un secondo dopo alla sua presunta parente, squadrandola duramente.
Si
avviarono verso l'uscita principale della scuola, abbandonando Dawn, ferita.
Appena
furono in un luogo più appartato, dove nessuno le poteva vedere ne ascoltare,
Jane colta da una rabbia improvvisa sbatté l'arpia contro un cassonetto
dell'immondizia.
-Ahi!
La delicatezza non è il tuo forte, cucciolo!-fece ironicamente.
-Non
quando si tratta dell'unico essere al mondo che vorrei sparisse dall'intero
emisfero terrestre!!!!!-gridò.
-Mi
sembra che tu ne abbia aggiunti altri alla lista,comunque-cambiando
atteggiamento-...shhh,vuoi abbassare la voce? Le mie sorelline non ci devono
sentire.- girò timorosa la testa in ogni direzione possibile -Non sanno che
sono qui.
-E
a me che cavolo me ne frega?- gli occhi di Jane diventarono ocra, non era
affatto un buon segno.
-
Cos'è questo linguaggio, signorina?Portami rispetto, tecnicamente sono un tuo
superiore.- pareva che si stesse dando delle arie.
Jane
la osservò, stralunata. Rise beffarda.
-Io
non ho padroni, non devo rendere conto di quello che faccio a nessuno, tanto
meno che a te!
L'arpia
le lanciò uno sguardo inceneritore. Improvvisamente si trasformò in una donna
sulla trentina, seminuda: sui seni aveva due piccoli coni di metallo dorato con
cerchi concentrici, indossava una minigonna drappeggiata rubino e al collo
aveva una collana di denti umani. Ai piedi calzava degli stivali color fiamma
col tacco a spillo.
Jane
applaudì.
-Brava,bella
performance anche se... inutile!
La
donna le afferrò il mento con le sue dita dalle unghia lunghe e affilate.
-Ragazzina,
non azzardarti a prenderti gioco di me,un'arpia!- la ammonì, guardandola dritta
negli occhi, come per scrutare la sua anima. La sua espressione mutò.
Sorrise.
-Hai
combinato un bel macello, brutta testarda che non sei altro! Ah! Inoltre, ci si
comporta in questo modo con le amiche?
Jane
si rilassò.
-Sono
tesa. E' stata una sorpresa, mi hai colto alla sprovvista. Ero all'oscuro della
tua venuta.- sospirò- Sono stanca. Infinitamente.
Si
sedettero entrambe per terra a fissare il vuoto.
-
Elettra, la verità: perché ti sei spinta fin qui? Chi te l'ha commissionato
questo compito?
-Ehi,
sorella! Pensi sul serio che io...
-
Elettra!- la riprese.
L'arpia
sembrò valutare un minuto cosa dovesse risponderle.
-
E' stato... lui.
Jane
ebbe un balzo al cuore. Cercò di non darlo a vedere.
-Quanto?-
chiese atona.
-Poco,
cucciolo, una misera cifra. Infatti, non ho accettato. Chi si crede di essere?
Io sono una professionista, non sono un suo stupido adepto a scagnozzo!- fece
indignata.
Jane
smorzò un sorriso, riconoscente.
Elettra
ridiventò una ragazza.
-Quella
Dawn non è umana, teoricamente. Ne sei al corrente?
Jane
annuì.
-Vuoi
proseguire con questa farsa?
-Sì,
tu la mia cara cugina Meredith e io una comune studentessa liceale. Tenta di
non scordartene. Soprattutto, non incappare in una delle tue solite gaffe, se
no dovrò fare i salti mortali per nasconderle!!!
Rise.
Elettra
disse ad alta voce, quasi tra sé e sé.
-Ecco
a voi la cara cugina...?Il nome?
-
Meredith.
-Eh?!Eeeeeeeh?!Un
nome più disgustoso non potevi sceglierlo! Era preferibile che le rivelassi
come mi chiamo in realtà, sarebbe stato enormemente semplice...
Si
interruppe.
-Che
ore sono, cucciolo?
-Appena
le tre.
-
Uff,ti devo lasciare! Il dovere chiama, sorella!
Le
gettò un bacio.
-Ci
si becca presto!
Si
tramutò in una magnifica aquila che a tutta velocità si allontanò da lei e,
infine, scomparì nel cielo autunnale.
Candele
che ardevano,fiammeggianti,gocciolanti di cera su piedistalli neri,unica fonte
di calore in quel corridoi buio,immenso in quel monastero abbandonato.
La
bambina si guardava intorno spaurita.
L'uomo
biondo la prese in braccio e le sussurrò all'orecchio:
-Se
vogliono che tu faccia qualcosa che non ti va...scappa,orsacchiotta.
Lei
lo osservò interrogativa.
-Ho
paura,non voglio andare.
L'uomo
l' appoggiò a terra.
-Devi.
La
guardava con i suoi occhi ghiacciati.
La
bimba deglutì. Capì che lui non poteva esserle d'aiuto,era sola. Il gelo le
penetrava nelle ossa.
Ad
un certo punto,una figura snella fece capolino da una porta che si affacciava
in quel corridoio.
Avanzava
verso di lei con passo aggraziato,elegante ma deciso. Aveva capelli color del
sole che contrastavano con la sua carnagione pallida. Indossava un abito verde
smeraldo ricoperto da una fantasia floreale blu.
Si
accovacciò davanti alla bambina. Sembrava felice,eccitata.
-Sei
pronta?
La
piccola fece di sì con la testa.
La
donna si rialzò e per mano si diressero verso la porta dalla quale l'adulta era
uscita.
Il
biondo se ne andò. Non voleva partecipare. Non voleva scorgere il suo volto
angosciato di fronte a quell'essere che tutti quelli della sua razza adoravano
e servivano,simile a un dio in terra. Si sentiva impotente. Non sarebbe
riuscito nemmeno ad attaccarlo,volendo. Odiava la sensazione di non poter
agire,essere,suo malgrado, sottomesso.
-Non
ti godi lo spettacolo,amico?-sghignazzò uno.
La
polvere si sparse nell'aria della notte. L'aveva ucciso quel bastardo. Doveva
pur trovare una valvola di sfogo alla sua frustrazione!
Entrarono
in una cappella illuminata da centinaia di candele, ma su quel luogo privo di
crocifisso e di qualsiasi altro oggetto sacro incombeva un'oscurità
soprannaturale, che non poteva essere rischiarata neppure dai raggi del sole.
La
donna bionda avanzava sicura di sé in mezzo alla navata gremita di persone. La
bambina era dietro di lei, intimorita da quegli sguardi che come aghi la
trapassavano da parte a parte. Quegli esseri esaminavano ogni sua mossa,
bisbigliando parole di scherno e insulti irripetibili.
-Guardate,
l'impura! -Come può il Maestro accettare una simile creatura fra di noi?!
-Taci. Le sue decisioni non si discutono, io credo in lui. -Quella mocciosa è
molto potente, è uno strumento utile per ottenere la supremazia sugli umani -Tu
la sottovaluti, chissà quante possibilità ha una tale fonte di energia!-
Si
fecero sempre più vicini, avidi di curiosità.
Erano
rare le creature come quella bambina.
La
donna dai capelli d'oro si parò davanti la bimba per difenderla, ringhiando e
facendo accapponare la pelle a tutti i presenti fulminandoli con uno sguardo.
-N-O-N
toccatela. Sono stata chiara?- chiese con un tono che non ammetteva obiezioni.
Gli
esseri ritornarono ai loro posti, mimetizzandosi per quanto possibile con i
punti oscuri tralasciati dalle candele. I borbottii di protesta, i sussurrii
che stavano di nuovo iniziando, furono placati da una voce roca e autoritaria:
-Silenzio!
La
piccola sussultò. Di fronte all'altare si trovava un uomo robusto, vestito
integralmente di nero. No,non era un uomo, constatò quando le fiamme vermiglie
delle candele gli illuminarono il volto sfigurato. Un volto da demone. Tremò,
spaventata.
La
bionda si inchinò a quell'essere, e con aria trionfale:
-Finalmente
sono riuscita a portartela, Maestro.
La
bambina si nascose dietro la lunga gonna della donna.
-
Ooooh,- intrecciò tra di loro le sue orrende mani- e dov'è il demonietto, mh?
La
bionda si scostò lateralmente di qualche passo, per far scorgere a quel mostro
la bimba. Lui sorrise.
-Non
mi avei detto che fosse così splendida, Angelus.- disse con falso rimprovero
all'uomo che stava poco distante da lui.
-Me
ne pento profondamente, o mio signore.
Gli
occhi di lui erano fissi su di lei, simili a lame pronte a trafiggerla se
avesse fatto qualcosa di sbagliato.
-Avvicinati.-
ordinò l'essere immondo.
Salì,
impaurita, le tre scalette che conducevano all'altare.
Il
Maestro allargò la bocca in un sorriso tremendamente innaturale con quei suoi
canini aguzzi.
-Bene,
brava. Accostati ancora di più in modo che io possa assaggiarti.
Cosa?
Ecco, quella era un'azione che non le andava assolutamente di compiere. Un buon
motivo per scappare. Il problema era: come?
Si
girò verso Darla, sua madre, che la guardava duramente. Non c'era neanche da
discutere:doveva farlo e basta. Lanciò un'occhiata disperata alla porta, che le
sembrava distante mille miglia. Scrutò il viso di Angelus, suo padre, che era
impassibile adesso.
Un
brivido gelido le corse lungo l'intero corpo.
Tutti
la osservavano morbosamente, attenti alle sue singole reazioni.
D'un
tratto quel luogo, i vampiri che vi stavano dentro incominciarono a vorticare
prima lentamente, dopo sempre più velocemente, finché la sua vista non si
oscurò e cadde sul pavimento svenuta.
Voci
familiari, che si facevano nitide e forti a mano a mano che lei riprendeva
conoscenza. Sentì un dolore acuto alla guancia destra e sinistra. Qualcuno
l'aveva schiaffeggiata per destarla.
Una
voce femminile ripeteva come una cantilena, piangendo: -Siamo perduti, siamo
perduti, siamo perduti...
-Lei
è la nostra rovina.- affermò tagliente una voce maschile.
Le
si strinse il cuore. In quel preciso istante desiderò sprofondare sottoterra
per non subire nuovamente lo sguardo e l'atteggiamento inquisitorio di Angelus.
Piano
piano aprì gli occhi.
Si
trovavano in una stanza in cui gli unici mobili erano un armadio,un letto
semplice sfondato, uno specchio e una panca. Lei era su quest'ultima.
-Ti
sei svegliata: era ora.- fece Darla indifferente.
Drusilla
non mostrava segni di partecipazione. Soltanto Angelus aveva gli occhi che
lampeggiavano simili a saette.
-Lo
sai chi sono io? Come vengo chiamato?- domandò apparentemente tranquillo.
La
bambina scosse la testa.
-Rispondi
quando ti si fa una domanda!!!-ruggì, afferrando le sue piccole spalle e
scuotendole.
-
N-no.- le lacrime le pizzicavano gli occhi ma lei le ricacciò indietro.
-Smettila.-
comandò perentoriamente un uomo che era apparso sulla porta di quella sorta di
camera da letto. Era William.
-Blocca
quella tua maledetta lingua finché sei in tempo. Questa faccenda è affare mio.
-
A-hem... NOSTRO, mio caro.- precisò Darla.
Angelus
le sorrise sarcastico:
-Si
capisce, tesoro.
Drusilla
non interveniva, si limitava ad assistere alla scena. Nessuno saprebbe dire se
fosse realmente presente in quel luogo o si fosse persa in uno dei suoi mondi.
Improvvisamente sbottò a ridere. Era una risata senza senso, da pazzoide.
William,
ignorando quella folle risata che continuava insistente, indurì la mascella e
con tono di sfida:
-Ti
ricordo che in questa storia non ci sei di mezzo solo tu e la puttana del tuo
Sire! Dru e io abbiamo dato pure parte del nostro contributo.- disse cupamente.
-Chi
hai chiamato puttana?- saltò su immediatamente Darla, adirata.
-TE,
e chi altri se no?- il blu delle iridi di William si stava tingendo di giallo.
Angelus
si frappose tra i due.
-Come
hai osato?!!!- gridò rivolto al vampiro giovane.
Iniziarono
a combattere.
La
piccola guardava la sua immagine riflessa nello specchio disadorno. Non si
vedevano altri oltre lei lì dentro.
Era
sola. Di nuovo. Sempre.
Drusilla
le porse la mano. Lei la squadrò. La donna le sorrise stranamente. Era
compassione quella che le si leggeva negli occhi? Poteva una creatura come lei
provare un sentimento simile? Era inconcepibile.
Malgrado
ciò, le prese la mano e si fece condurre all'aperto, momentaneamente fuori da
quell'inferno.
La
città di Bath giaceva ancora addormentata, immersa nelle coltri della notte
inglese. La luna emanava il suo tenue chiarore nel cielo sgombro di nubi.
Di
punto in bianco la tranquillità in cui era sprofondata la casa di Giles fu
infranta dallo squillo fastidioso del telefono. L'osservatore fu strappato
dalle braccia di Morfeo e si svegliò. Inforcò gli occhiali, impacciato, e in
uno stato di torpore andò a rispondere, brontolando.
-Pronto?-
fece con voce impastata.
-Signor
Giles, la disturbo? Sono Buffy.
-
Tsk! Non mi disturbi affatto visto che sono le tre del mattino.- disse
sarcastico.
-Eh?!
Qui in California sono le sette di sera! ...Oh, capisco, mi scusi chiamerò
un'altra volta.- concluse molto imbarazzata.
Stava
per riattaccare.
-Ehm...
Buffy? Lascia perdere, ormai il sonno perduto non me lo ridà più nessuno,
neanche se mi rimetto tra le coperte. Quindi, dimmi quello che devi ...spero
per te che sia importante.- la ammonì.
-Ah,
sì, certo... uhm, forse non tanto importante...-adesso era indecisa. Si sentiva
a disagio a parlare con il suo ex osservatore, lui era quasi diventato un
estraneo per lei.
-Santo
cielo,Buffy!- scoppiò Giles- Mi telefoni a notte fonda solo per riferirmi una
cosa che a pensarci bene non era tanto urgente?!
Si
era davvero spazientito.
-Sto
aspettando.
-
Willow...
-Oh,
mio dio! Sta bene? Le è successo qualcosa?-chiese apprensivo.
-
Giles, ora è lei che non mi fa parlare.- gli fece notare la cacciatrice, seria.
-Ah,
sì. Scusami.
-
Will l'altra sera ha incontrato una ragazza, non l'ha vista bene in faccia, che
ha poteri simili ai suoi se non superiori. Ha raccontato che quella con l'unica
forza mentale è riuscita a sbattere un tizio contro un muro, sospenderlo in
aria e procurargli squarci profondi al petto. Si rende conto, signor Giles?
Senza muovere un dito e il suo corpo non ha risentito del minimo sforzo, a
quanto Will ha potuto dedurne!
-
Mmmh.- era pensieroso.
-Signor
Giles, è del tutto normale che ci sia una strega al mondo così potente,vero?
-No,
senza risentire delle sue magie. Ti dirò di più: non è una faccenda da prendere
sotto gamba. Devo consultare dei libri...
-Ma
perché? In fondo ha solo mal ridotto quel tipo con magie simili a quelle di
Will.
-Simili,
non uguali.- le fece osservare.
-
Ok,però a noi basta sapere che è una strega. STOP.- disse Buffy sbrigativa.
-In
realtà mi preoccupa un altro punto della questione. Ultimamente pare che nel
mondo dei demoni ci sia un grande fermento: stanno cercando una ragazza,
probabilmente speciale in qualche maniera. Faccio delle ricerche e poi ti
chiamo, va bene?
-Sì,
sì... crede che sia una cosa grave?
-Non
lo so.
-Non
è rassicurante come risposta.- e sospirando-Buonanotte.
-Grazie...ah!
Tieni gli occhi aperti.
-Ci
può giurare.
Ballava
al ritmo frenetico di una musica che dopo tutto non le piaceva neanche tanto.
Era sudata. Danzava per scaricarsi, per non pensare a niente. A quanto si
sentiva stanca di ogni cosa. Continuava a vivere quella monotona routine con da
una parte il suo lavoro da cacciatrice e quello di consigliere studentesco alla
scuola.
Cercava
di distrarsi. Usciva il più possibile con Willow, Xander o Dawn accompagnandola
a fare shopping, si allenava nei cimiteri al riparo da sguardi indiscreti.
Intraprendeva qualsiasi attività pur di non rimanere sola e ...pensare. Sarebbe
scoppiata in lacrime, lo sapeva.
Non
doveva essere così. Lei era quella dura, forte, in gamba, autonoma. Il fatto
era che lei si sentiva persa in quella giungla zeppa di insidie della sua vita.
Forse aveva incominciato a provare quella sensazione da quando, un anno prima,
era tornata bruscamente in vita. Era passato del tempo da quell'avvenimento.
Troppo.
Era
a disagio nel mondo reale per quel motivo o ... c'era dell'altro?
La
musica finì e iniziò una canzone lenta. Adesso sul palco del Bronze era salita
una donna con una voce dolcissima.
Nobody
knows the pain I feel
Nobody
knows but it's for real
I
can feel it, I do
Nobody
knows that I miss you
Nobody
knows but it's the truth
I
can feel it ,I do
Si
recò al tavolo dove c'era anche Willow che tentava di mostrarsi allegra
raccontando un episodio buffo capitato a lei e Xander quel pomeriggio. Buffy
era sprofondata su una poltrona, sembrava attenta a ciò che la sua amica le
stava dicendo.
You
cannot pretend that I don't even matter
You
and I know better
You've
been away from me for too long
It's
time for you to come on home
No
one can say what it is right for me
I
need for you to come on over
I'll
be waiting
In
verità, l'ascoltava con finto interesse: la sua mente era altrove. Ormai le era
diventato automatico scrutare la gente del Bronze nella speranza di scorgere
una testa biondo platino e, successivamente, i caratteri spigolosi e decisi del
suo volto che conosceva talmente bene.
I
am nothing without you baby
Nothing
it's driving me crazy
Nothing,no
one, I'm so alone
Nothing
without you baby
Ogni
sera andava a poco a poco affievolendosi in lei la speranza di vederlo lì o in
qualsiasi altro luogo di Sunnydale. Ogni notte e giorno percepiva il vuoto, la
voragine che si era creata nella sua anima allargarsi e la cosa frustrante era
che non poteva colmarla in alcun modo.
No
one can see inside of me
No
one can see how much I care
I
need you,I do
Nobody
sees the tears I cry
No
one is there to dry my eyes
I
need you,I do
Abbassò
per un attimo lo sguardo focalizzandolo su Willow, nel tentativo di
concentrarsi finalmente sui suoi futili discorsi annuendo e sorridendo.
Ad
un tratto il sorriso le morì sulle labbra.
Le
mancò il respiro.
L'aveva
visto.
Non
si rese conto che Willow ora la stava guardando sorpresa e che aveva smesso di
parlare. Spike non l'aveva notata e quando si accorse di avere degli occhi
puntati su di lui, alzò i suoi e i loro sguardi si incontrarono. In quel
momento fu come se il tempo si fosse fermato e ci fossero stati solamente lui e
Buffy nel Bronze.
Le
iridi di Spike, però, cambiarono colore passando dal blu al ghiaccio, e con
fatica immane riuscì a distogliere lo sguardo da lei e ad abbandonare il locale.
Buffy
scese violentemente dalle nuvole gettandosi al suo inseguimento mentre una
Willow allibita la vedeva andarsene senza riuscire a spiccicare parola.
I
don't care what they say about you
They
don't know how I feel for you
I
don't care what they say about me
They
don't know and they can't see
Non
gli avrebbe permesso di lasciarla di nuovo da sola!
Il
cielo notturno di Londra era offuscato dalle miriadi di luci che provenivano
dalla città e producevano un massiccio inquinamento luminoso.
Quentin
Travers stava sorseggiando del tè, assorto nei suoi pensieri.
Si
trovava nel quartiere generale degli osservatori che era chiassoso come una
centrale di polizia.
Neanche
nel suo studio si poteva stare in pace in quel periodo! Tutti i
"dipendenti" in quegli ultimi giorni erano agitati e preoccupati
perché una nota setta composta da demoni e affini e addirittura umani aveva
abbandonato all'improvviso le sedi in Inghilterra e si era dileguata nel nulla.
Tracce cancellate ad opera d'arte, come soltanto i membri erano in grado di
fare. Questo lo innervosiva, più del frastuono di voci e di telefoni che
squillavano di continuo fuori dal suo ufficio.
Non
avevano piste da seguire, di nessun genere.
Si
lisciò l'esigua barba che aveva. Doveva trovare un modo per ...
Di
colpo la porta si aprì e entrò Giles trafelato. Senza dire -A- appoggiò
l'enorme catasta di libri, che reggeva con entrambe le mani, sul tavolo di
Quentin con un tonfo.
-Giles-
fece Quentin con superiorità- nessuno ti ha detto che si bussa prima di entrare?
-Dubito
che mi avresti sentito con tutto quel baccano.
Quentin
rimase in silenzio. Odiava dover dare ragione a Giles che era una delle tante
persone che non poteva soffrire.
-Cosa
sono?- chiese indicando i libri.
-Informazioni
vitali.- affermò Giles, serio.
-Ah,sì?-
alzò un sopracciglio Quentin, non molto convinto.
-Non
ti fidi perché la maggior parte dei libri non è ammuffita e polverosa tipo
quelli che possiede un normale osservatore che si rispetti?- domandò con una
nota di sarcasmo.
-
Giles, non essere sempre sul piede di guerra ...sono sulla setta?
-Sì,
la setta di Marcus, precisamente.
-Vedi
di non nominare il nome intero, non si sa mai.- lo rimproverò.
Quentin
li sfogliò velocemente.
-Cosa
stanno cercando esattamente?
-Interessante,
ottimo lavoro Giles.- chiuse l'ultimo libro- Niente di particolare a quanto mi
risulta...
-Ti
risulta male, allora. Per quello che ne so io stanno cercando una ragazza.-
rivelò Giles, sospettoso. Quentin non gli stava dicendo il vero ed era
profondamente irritante.
-Non
credo.- disse atono, tornando a bere il tè.
-
Quentin.
Lui
voltò la sua sedia girevole di pelle nocciola verso la grande finestra che dava
sulla strada.
-
E' tutto qui, Giles. Puoi andare a casa per stasera. Terrò io il materiale.
Giles
lo squadrò con vivo odio. L'avrebbe strozzato se avesse potuto. Invece uscì
dalla stanza sbattendo rumorosamente la porta dell'ufficio.
Quentin
levò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
Una
villa bianco neve si stagliava su un pendio scosceso.
Un
giardino enorme pieno di gelsomini, belli di notte e altri fiori notturni.
Una
donna e una ragazzina sedevano su delle sedie da giardino all'ombra, al riparo
dai tenui raggi del sole primaverile.
La
ragazzina osservava curiosa la donna mora che stava mischiando dei pezzi di
carta ingialliti e consumati dal tempo. Erano dei tarocchi.
-Che
cosa sono?- chiese la ragazzina.
-
Shhh... questo non ha importanza.- rivelò misteriosa, disponendo le carte sul
tavolino davanti a lei con le sue mani di candido marmo e le dita affusolate.
La
ragazzina non fece più domande, sapeva che non avrebbe ottenuto risposta. Si
limitò a sbattere i suoi occhi blu oceano con dipinta sul viso un'espressione
interrogativa.
La
mora mugolò qualcosa tra sé e sé che lei non riuscì a comprendere.
La
donna alzò gli occhi color malva verso di lei. Poggiò i gomiti sul tavolino e
intrecciò le mani. La fissava attentamente. Sembrava che stesse guardando fino
in fondo alla sua anima.
-Scegli
tre carte.
La
ragazzina ne scoprì lentamente tre.
La
donna le stava analizzando. All'inizio sorrideva soddisfatta ma di botto la sua
faccia si contrasse in una smorfia di disgusto orribile.
Cadde
dalla sedia. Camminando carponi andò ad appoggiarsi al tronco della quercia che
incombeva su di loro, come se per lei avesse costituito un'ancora a cui
aggrapparsi.
-Ti
senti bene, mamma?
La
ragazzina le si avvicinò e le toccò un braccio. Drusilla, colta da un moto di
rabbia, la respinse graffiandogli una mano.
-Sorella,
sorella, SORELLA!- gridò- Vattene!Allontanati da me!
Cominciò
a piangere sommessamente.
La
ragazzina dai capelli castano scuro la guardava sbalordita.
Intanto
Drusilla si era rannicchiata ai piedi della quercia, mormorando parole
sconnesse:
-Non
dovevi esistere... tu sei nostra non sua... chi è?CHI?... o COSA? Angelus dove
sei? Dove? ...perché?
Si
alzò di scattò e scosse in modo violento la ragazzina.
-Chi
è? Dimmelo, ti prego, io devo saperlo.- si lagnò.
-
Wi... William!!!- chiamò con quanto fiato aveva in gola la castana, disperata.-
Williaaaaaaam!!!!!
Drusilla
inarcò di lato la testa con uno sguardo indecifrabile.
-
Perché non me lo vuoi dire?
Le
tre carte erano ancora sul tavolino, scoperte.
Il
diavolo, la morte e la luna.
Dov'era
finito?
Si
guardava intorno freneticamente.
Ad
un tratto sentì un rumore in un vicolo vicino.
Ci
andò.
Un
topo.
Ma
perché? Perché diavolo era scappato?
Sbatté
qualcuno contro il muro con un movimento fulmineo. Pensava che fosse uno dei
soliti vampiri: si sbagliava.
Era
Spike.
Spike
la guardava con un'espressione seccata e distaccata.
Buffy
sentì freddo allo stomaco. Come poteva essere così indifferente?
Mollò
la presa. Non aveva il coraggio di guardare i suoi occhi. Si allontanò.
-Come,
cacciatrice? Prima mi rincorri e poi te ne vai?- chiese lui,schernendola.
Lei
si bloccò.
-Sei
cambiato.- disse piano.
-Sì,
dolcezza, e non immagini quanto!- rise.
Adesso
era proprio dietro di lei, percepiva il suo odore inebriante a cui non sapeva
resistere.
-Vattene
e giuro che non ti impaletto.
-Vuoi
veramente che esca dalla tua vita?
-Qual
è il problema? L'hai già fatto una volta.- voleva essere il più possibile
glaciale, ma la sua voce era incrinata: stava per piangere. Si trattenne.
Lui
la girò e le prese il mento, di modo che lei fu costretta a guardarlo dritto
negli occhi.
-Stavolta,
allora, uscirò per sempre di scena, baby. Non tornerò da te come un cane
fedele. Mi sono stancato.
Buffy
era sconvolta e ipnotizzata all'unisono dal suo sguardo. Non riusciva a
liberarsene.
Spike
rise. Sembrava divertito.
-Cacciatrice,
cacciatrice ...non mentirmi. Non ne sei capace.
Possibile
che doveva essere così ogni volta? Doveva sempre avere maledettamente ragione?!
Cosa
si aspettava d'altronde? Che lui fosse tornato per fare ancora il suo zerbino?
C'era
qualcosa di diverso in lui, di negativo. Era esattamente quello che credeva.
-Allora?
Il gatto ti ha mangiato la lingua?
Quel
sorriso sarcastico. O Dio no, pregò tutti gli dei esistenti sulla terra che non
fosse ...
Spike
stava compiendo una enorme fatica per non lasciar trasparire le sue reali
emozioni.
Era
difficile resistere a quei suoi grandi occhi verdi che lo fissavano perplessi.
Era
meglio in quel modo. Recitare la parte da cattivo, di demone senz'anima,
menefreghista e strafottente. Si era nascosto dietro quella facciata per
un'eternità, perché mostrare un differente lato di sé davanti a una donna
ingrata del suo amore?
Sì,
anche questi erano i pensieri di Spike. Avere un'anima non significava
necessariamente essere buoni o poco obiettivi. Aveva i sensi di colpa,
riconosceva i mille delitti che aveva compiuto, si sentiva un verme per aver
violentato la splendida creatura che gli stava di fronte, però anche lei non
era stata da meno.
Non
aveva dimenticato le miriadi di volte che l'aveva respinto, pure dopo aver
passato l'ennesima notte d'amore con lui negava l'evidenza o almeno era quello
che intuiva.
Ora
Spike non era sicuro di volerle dichiarare per la centesima volta il suo amore.
Non era certo che lei lo volesse e ...sarebbe stata la cosa migliore?L'ultimo
tentativo di fare pace con lei c'era stato e si erano fatti male,estremamente.
No, doveva portare avanti la sua recita. Buffy non sarebbe mai stata felice con
lui. Il loro amore scottava troppo ed era rischioso bruciarsi nuovamente.
Aveva
ucciso? Ci metteva la mano sul fuoco, era da tempo immemorabile che Spike
desiderava togliersi quel dannato chip dalla testa, non ci si era per niente
abituato del tutto a quel marchingegno. Lo rendeva un animale in gabbia.
Buffy
si accorse che era impotente di fronte a lui. Non era capace di agire o di
muovere un singolo dito. Se l'avesse colpita lei non si sarebbe difesa, forse
non subito. Non era un atteggiamento da tenere nei riguardi di un vampiro che,
probabilmente, era attivo e nel pieno delle sue forze. No, non se la sentiva di
affrontarlo. Se era ritornato come una volta non sarebbe stato facile
fronteggiarlo. Non restava altra soluzione che allontanarlo.
Cacciò
fuori una croce di legno.
Spike
indietreggiò, ringhiando.
-
E' questa la tua risposta?- domandò,quasi meravigliato.
Buffy
non parlava e lo guardava cercando di assumere un'espressione ferma. Se avesse
risposto, sapeva benissimo che la sua voce avrebbe tremato.
Spike
rise. Sembrava una risata isterica.
-Come
vuoi. Come vuoi, cacciatrice.
Le
voltò le spalle e sparì poco a poco nelle tenebre.
Buffy
rimané a fissare l'oscurità per un tempo che le parve infinito. Esausta dal suo
cuore in subbuglio e dalle parole di lui, glaciali come i suoi occhi.
-
Buffy! Finalmente ti ho trovata ...- Willow si interruppe, seriamente
preoccupata per la sua amica che aveva una faccia stravolta.
-
Buffy?- chiamò, titubante, appoggiandole una mano sulla spalla.
Lacrime
silenziose iniziarono a scendere sulle gote della bionda.
-
Willow...- le rivolse lo sguardo. E la rossa vide nei suoi occhi verdi
l'immenso dolore che aveva celato a lei e ai suoi amici per tre lunghi,
estenuanti mesi.
Si
abbracciarono.
Intanto,
dall'alto, su un edificio non lontano, si trovava una ragazza bruna che aveva
visto ogni cosa. Aveva gli occhi, che in quell'istante erano neri simili alla
pece, stretti in due fessure e accesi di una strana luce sinistra.
Sentì
di odiare quella donna bionda con tutto il suo essere.
Una
melodia dolce. Un carillon. Una bambina lo osservava. Il suono sembrava
estraniarla dalla realtà. Una realtà macabra e opprimente.
Era
rovesciato e la melodia non si udiva bene. Lo raddrizzò. Al centro
dell'oggetto, che le pareva fatato perché non ne aveva incontrato uno prima di
quella notte, c'era una ballerina in tutù rosa confetto che girava lentamente
su se stessa. Era sporca di sangue, come ,del resto, l'intero carillon.
La
bambina tentò di ripulirlo ma il liquido denso si stava già raggrumando. Lo
squadrò spazientita.
Qualcuno
la invitò ad alzarsi tendendole una mano. Era un uomo biondo col viso sfigurato
e con la bocca scarlatta, macchiata della medesima sostanza presente sul
carillon.
-Cavoli,
orsacchiotta, avevi fame, eh? Andiamo?
La
bimba lo guardò imbronciata. Indicò il carillon.
-Lo
voglio. Uno identico.
William
le sorrise.
-Sicuro,
però tu mi devi garantire che continuerai a nutrirti da sola tipo stanotte
senza che io ti doni più il mio sangue. Affare fatto?
Lei
annuì, abbozzando un sorriso. I canini della bambina erano decisamente sviluppati
ed un po' di liquido rosso era colato sul suo mento.
William
la prese in braccio e insieme uscirono da quella stanza.
Il
carillon suonava. Accanto ad esso si trovava un bambino disteso per terra.
Aveva gli occhi rivolti al cielo, simile a una richiesta d'aiuto a un dio che
non l'aveva soccorso. Aveva due piccoli fori su un lato del collo e i vestiti
imbrattati di sangue.
Il
carillon suonava. Il bambino era morto.
Anyanka
vagava per le vie di Sunnydale. Dal momento in cui si era riappropriata della
sua natura demoniaca non aveva trovato un attimo di pace. Aveva rimpianto
l'essere umana: almeno aveva maggior tempo libero e fare la commessa al Magic
Box non era poi tanto male!
Però
il tempo in cui oziare non le sarebbe servito, ora che ci pensava. Lei e Xander
si erano lasciati da un pezzo e il Magic Box era stato distrutto dalla
simpatica Willow. Che ragazza! Anya era del parere che la magia la potessero
usare esclusivamente i demoni e non gli umani perché nella stragrande
maggioranza dei casi finiscono per sentirsi onnipotenti e combinare dei veri
pasticci. Lei l'aveva notato immediatamente che la strega dai capelli rossi
stava abusando esageratamente del suo potere magico, fin da quando aveva
liberato il suo ex fidanzato troll.
Il
medaglione che portava al collo emise degli strani bagliori giallastri. Mh?! In
genere, erano sempre verdi nell'istante in cui una donna tradita chiedeva il
suo aiuto invocandola.
Udì
dei passi frettolosi avvicinarsi a lei e superarla poco dopo. Era una ragazza.
Riusciva
a vederla soltanto di spalle.
Aggrottò
la fronte.
Era
lei che aveva provocato quella singolare reazione nel suo oggetto magico?
-Ehi!-
fece incerta -Ehi!Tu!- era decisa a risolvere quel piccolo mistero.
La
ragazza si fermò. Si voltò con un'espressione interrogativa verso Anya.
-Dici
a me?
-Ehm
...sì- non sapeva come esprimersi, normalmente c'era bisogno di un'invocazione
piuttosto potente per chiamarla. Come mai non era successo con quella tizia?
In
fin dei conti poteva essersi sbagliata ma valeva la pena chiedere.
-Dunque
...ti serve il mio aiuto?
La
ragazza non capiva. Anya la scrutò attentamente.
Era
molto bella: capelli castano scuro con mechès bionde che le arrivavano alle
spalle, occhi blu oltremare e aveva pure un corpo ben fatto. Pensò che se era
stata tradita da qualcuno, quel tale doveva avere uno sviluppato senso
dell'orrido per non andare con un'altra che non fosse quella magnifica
creatura. Bah, lei ci aveva rinunciato a comprendere gli uomini, soprattutto
dopo che uno di questi l'aveva abbandonata all'altare!
La
castana notò il ciondolo appeso al collo.
-Non
sono stata tradita da nessuno. Ciao.- disse sbrigativa.
-Mi
conosci?
-
Bé, quel ciondolo, sappilo, è proprio fuori moda.- affermò ridendo. Riprese a
camminare.
Anya
era arrabbiata per quella battutina, non era al corrente che rivolgersi così a
un demone di alto rango come lei equivaleva alla morte? Non poté non accorgersi
che si muoveva assai più velocemente di un qualsiasi comune mortale. Lei era in
grado di starle dietro perché non era umana.
-Senti
un po', signorinella,- le si parò davanti-intanto non si risponde in questo
modo ad Anyanka, PRIMO. SECONDO: hai un problema, perché se no non mi avresti
invocata e il medaglione non avrebbe incominciato a lampeggiare!- si era
innervosita. Non che questa fosse impresa difficile.
-Lampeggiare?
Tsk! Il tuo aggeggio magico si sbaglia di certo! Adesso togliti dai piedi: vado
di fretta.- tagliò corto,gelida.
La
demonessa non era disposta a farsi umiliare in quella maniera da una semplice ragazza,
quale la credeva.
-Il
mio ME-DA-GLIO-NE- scandì- non si sbaglia mai!!!
-Si
sarà rotto!...Sei stressante,lo sai?
Anya
assunse un'aria seria e prese a fissarla torva.
-Bada
bene, umana, non provocarmi altrimenti...
Lei
le sorrise, come se Anya fosse una persona da compatire per la sua stupidità.
-Ti
ho GIA' provocata. Comunque non ho tempo da perdere,devo andare a scuola,non ti
ho mai chiamata e,francamente, stamattina sei stato l'ultimo dei miei pensieri.
Anzi no,sai che ti dico? Non c'eri nemmeno!
Anya
rimase stupefatta. Accidenti che tipa strafottente!
La
ragazza la sorpassò noncurante.
Anyanka
si riscosse e cercò di raggiungere di nuovo quell'insolente ma ...era sparita.
Si era letteralmente dileguata. Era sbalordita.
Più
tardi, considerando razionalmente la situazione, avrebbe concluso che sarebbe
stato meglio parlare a D'Hoffryn dell'intera questione. Nei moltissimi secoli
della sua attività di demone della vendetta non le era assolutamente mai
accaduta una cosa simile.
-Dawn?-
corse- Dawn!!!
-Sì?
Ci conosciamo?
-Dawn...-implorante.
-Insomma,
spunta fuori tua cugina e tu ti fiondi subito da lei?!
-Ehm...sei
passata all'altra sponda?
Dawn
aprì,infuriata, il suo armadietto.
-Ma
cosa ti salta in mente?- gridò- Certo che no!!!Però un appuntamento si rispetta.
-Permalosa.-
sorrise Jane,appoggiandosi con estrema calma ad un armadietto.
Dawn
stava per cedere, non riusciva a essere in collera con lei neanche per tutta
una giornata.
-
Mh...ma la prossima volta...
Si
bloccò di colpo.
-Che
c'è?- domandò Jane.
-Uhm,credo
che tu sia appoggiata al mio armadietto.- le fece constatare Patrick, uno dei
ragazzi, pensò Dawn,più belli della scuola.
-Ah,scusa.-
Jane si scansò,indifferente.
-Se
sei tu ci puoi stare anche tutto il giorno.- aggiunse,sorridendo timidamente.
Pur essendo molto carino,non aveva una grande considerazione di sé.
Dawn
strabuzzò gli occhi e strinse forte il braccio della sua amica.
Jane
fece un sorriso di sufficienza a quel ragazzo biondo con gli occhi azzurri ed un
fisico niente male. Cosa voleva da lei quel fantoccio?
Dawn
la trascinò via,profondamente imbarazzata.
Patrick
le seguì.
-Scusa...è
da tanto che volevo chiedertelo: vai da qualche parte per la festa di
Halloween?-si riferiva a Jane,ovviamente.
-Vedi,la
festa di OgniSSanti non fa per me. Ho un padre musulmano che non mi consente di
darmi alla pazza gioia insieme agli altri.
-
Ahem,scusaci un attimo Patrick!- Dawn prese Jane in disparte.- Si può sapere
cosa ti frulla nella testa?!Uno dei ragazzi più fighi della scuola ,con ogni
probabilità,vuole invitarti per Halloween a uno dei suoi famosi party e tu fai
queste battute sceme?!
-Dawn
se ti alletta in tal modo,perché non ci vai tu?-le sorrise maliziosa.
Dawn
rispose tranquillamente al sorriso. L'amica le era sembrata sempre scostante
nei confronti del genere maschile. Era ora che si desse una smossa!
-
Patrick,puoi star sicuro che noi veniamo!-annunciò trionfale con un sorrisone
stampato sulla bocca-A che ora?
Jane
non ci vide più,se avesse potuto avrebbe scaraventato Dawn non si sa dove ma
qualcuno,che le aveva tirato la coda di cavallo che portava quella mattina,la
trattenne.
-Non
ne vale la pena,con tutta questa gente,poi!
Era
Elettra.
Jane
non ebbe il tempo di replicare perché vide Patrick che le stava scoccando un
sorriso decisamente affascinante e una Dawn raggiante stava venendo verso di
lei.
-Ti
rendi conto?Tutte le ragazze dell'istituto ci invidieranno!!!...Oh,ciao
Meredith.-salutò,visibilmente scocciata.
-Basta
che tu non lo dica in giro,cosa di cui dubito fortemente.- disse
Jane,risentita,avviandosi verso l'aula di informatica.
-Oh!-bisbigliò
Dawn all'orecchio di Elettra- ma Jane si comporta così perché non ha mai avuto
un ragazzo?
-Piccola,a
quanto mi risulta,ce l'ha avuto,eccome. Un gran bel pezzo di...bé,hai capito.
-E
com'è finita?
-Lo
vedi da qualche parte?-chiese con uno sguardo eloquente. Sperava che non le
domandasse altro,se no si sarebbe dovuta arrampicare sugli specchi.
Jane,che
aveva udito ogni singola sillaba,fulminò con gli occhi l'arpia.
-
Meredith, Dawn,- cercò di sorridere-entriamo?
Dawn
la guardò,incuriosita. Si ripromise che all'uscita dalla scuola le avrebbe
chiesto maggiori delucidazioni su quella storia.
William
irruppe nell'ampio salone della villa di Praga.
-
Dov'è?-urlò.
-Chi?-domandò
una donna bionda,facendo finta di non capire.
-Sai
benissimo chi!-sputò l'uomo,inferocito.
Darla
gli lanciò un'occhiata divertita.
-Rilassati.
Angelus è con la nostra cara figlia.- disse con una calma irritante.
-Cara?Ma
se a te non te ne importa niente!
-Non
è vero!-esclamò Darla,sembrava ferita.
-Sono
vicino alla ferrovia.- rivelò Drusilla,che fino a quel momento era parsa
assente.
Darla
la fissò incredula.
William,anche
lui sorpreso,si limitò solo ad annuire e a correre verso la porta a vetri dell'ingresso
della villa.
-Allora,
sei pronta?- era divertito e leggermente eccitato.
-No.-
rispose ferma la bambina.
-Farò
finta di non averti sentito.- rise; era di buon umore quella sera. Per fortuna,
pensò la bimba, se no non l'avrebbe tenuto nessuno dal sferrargli una bella
dose di schiaffi.
Erano
in una strada vicino alla ferrovia. Era deserta e mal illuminata dai lampioni.
D'un
tratto spuntò da un angolo di una strada un uomo: se la prendeva comoda, si
vede che era abituato a rincasare a quell'ora tarda.
-Vai.-
le sussurrò Angelus all'orecchio.
La
bambina esitò.
-Lo
so che hai sete, non negarlo.- sorrise malignamente.
William
camminava a larghe falcate per i vicoli della città. Non correva per non
destare il sospetto di eventuali poliziotti notturni.
Era
la volta buona che avrebbe spezzato tutte le ossa ad Angelus! Come si poteva
essere così senza cervello?Le cose erano due: o voleva sbarazzarsi di Jane o
era andato completamente di matto! Jane non poteva affrontarla, era troppo
piccola.
Rumori
di lotta.
Vampiri
che sfrecciavano, pareva, verso una precisa direzione gli passarono davanti.
Che...? Una ragazza li inseguiva con un paletto.
William
udì gridare da uno dei vampiri:
-Stiamo
per arrivare al posto!
Lo
riconobbe: era uno dei sottoposti di Angelus.
Capì.
Si
precipitò nella stessa via imboccata dagli altri.
Si
stava nutrendo. D'altronde, avrebbe potuto fare diversamente? Era quel giorno
del mese e aveva sete.
Angelus
la osservava compiaciuto, nascosto nella parte buia della strada. Jane aveva
tentato di rinnegare la sua natura, ma , essendo una bambina, aveva finito per
dare ascolto ai suoi istinti. Ciò nonostante non gli aveva mai obbedito
pienamente, c'era sempre una nota di risentimento nella sua voce che non gli
era molto a genio. In fondo, Angelus non era il suo unico sire, eppure per lui
aveva un astio che andava oltre ogni limite. Bah, non poteva mica stare
simpatico a tutti!
Rimase
in attesa.
Ebbe
l'impressione che lo spettacolo a cui avrebbe assistito fra qualche minuto gli
sarebbe piaciuto da morire.
La
ragazza ansava. Era veloce, però non sufficientemente da tenere testa ai
vampiri. Comunque era forte, lo aveva constatato quando aveva ucciso tre
vampiri del gruppo.
La
ragazza si tolse la cenere dalla sua semplice gonna e si voltò, pronta ad
affrontarne ancora. Rimase stupefatta nel vedere che si erano dileguati e sulla
strada, ormai, non c'era nessuno.
Nessuno?
No, aspetta. Qualcuno c'era. Una bambina china su un uomo seduto per terra.
Apparentemente
seduto.
La
ragazza sgranò gli occhi e corse rapidamente verso la bambina.
William
si trovava impossibilitato dalla situazione. Non era esperto in quelle
faccende, era un vampiro giovane. Non gli restò che guardare.
La
ragazza staccò Jane dall'uomo e la scrutò in volto.
Ad
un primo osservatore sarebbe sembrata una normale bambina, se non avesse
esaminato dei particolari significativi. Non indossava la maschera della
trasformazione ma aveva gli occhi giallo paglierino e dei dentini aguzzi
impiastricciati di sangue.
Non
aveva mai incontrato una COSA simile.
La
bambina, sorpresa e atterrita dalla comparsa dal nulla di quella ragazza,
chiese:
-
C-chi sei?
-La
cacciatrice.- dichiarò lei,sbarrandole il passaggio e estraendo, di nuovo, il
paletto.
Un
paletto. Nella mente di Jane suonò un allarme: PALETTO = MORTE.
Era
un gioco. Uno degli spaventevoli giochi di Angelus!!! Lui le chiamava prove.
Stavolta non l'aveva neppure informata e lei, stupida bambina, non l'aveva
intuito! In genere, uscivano a caccia insieme a Darla, Drusilla o William,
invece quella notte le due donne erano rimaste alla villa, dicendo di non aver
fame, e il vampiro biondo aveva degli affari urgenti da risolvere e era andato
via presto. Quindi pure William le aveva mentito?No, non ci credeva.
Sicuramente Angelus non aveva rivelato niente del suo progetto al childe di
Drusilla. Quei due si odiavano.
Arrivò
in una via chiusa. Adesso era veramente nei guai. Non c'era via di scampo.
L'ammazzavampiri
la guardò con compassione.
-Povera
piccina,cosa ti hanno fatto?- e urlando, certa di essere sentita- Ora
vampirizzano anche i bambini?!
William
e Angelus erano nell'ombra. William era un novellino rispetto al sire di
Drusilla, non poteva fronteggiarlo e sperare di vincere. Non era abbastanza
abile. Jane avrebbe dovuto imparare ad essere autonoma già da adesso, senza
fare tanto affidamento su di lui.
Jane
rifletteva sul modo in cui cavarsela.
Non
ci riusciva. Aveva la testa come svuotata, incapace di pensare coerentemente.
Si sentiva smarrita.
La
cacciatrice alzò il paletto su di lei.
-Mi
dispiace.
Jane
lo schivò. Il pezzo di legno appuntito si conficcò nel muro che un istante
prima si trovava alle sue spalle.
Approfittò
del momento per sfuggire dalle sue grinfie e scomparve nell'oscurità.
La
ragazza tentò invano di togliere il paletto dal muro. Infine, ne sfilò uno da
sotto la gonna e lo impugnò, determinata ad addentrarsi nelle vie più buie di
quel quartiere, dove la bambina era sparita.
Jane
era salita sul cornicione di una casa.
Osservava
ogni movimento della cacciatrice, incerta se agire o lasciare perdere e restare
nascosta finché non si fosse scoraggiata a cercarla.
Gli
occhi di Angelus la fecero decidere.
Non
voleva contrastarlo nuovamente, con quale risultato poi? Lui era un adulto e
lei era piccola. Non aveva speranze.
Fece
lo stesso la scocciata e roteò gli occhi, come per far intendere che gli
concedeva un favore uccidendo la ragazza.
Attese
che la cacciatrice si fermasse sotto quella casa e le saltò addosso,
atterrandola. Lei si accorse che era la bimba solo nell'attimo in cui la morse
con violenza sul collo.
Il
grido straziante fu coperto dallo sferragliare del treno che passava in quel
momento.
Pochi
minuti dopo era morta.
Angelus
la abbracciò, entusiasta della sua creatura. Quanta gente avrebbe dovuto ammazzare
la prossima volta per far ripetere un gesto tale a suo padre?
-Visto
Spike? E tu che ti preoccupavi! La nostra Jane se la sa sbrigare benissimo da
sola!- le fece un pizzicotto sulla guancia.
William
non diceva niente. Sorrideva. Aveva dimostrato di sapere il fatto suo, anche se
era una bambina. L'importante era che non si era ferita e, molto meglio, aveva
ucciso per difendersi. Le intenzioni di Angelus non erano quelle che aveva
creduto. Per la sua metà umana poteva sembrare atroce, però Jane doveva
abituarsi a stare al mondo secondo la sua vera natura. Non sarebbe stata
contemporaneamente umana e vampiro per sempre. Un giorno le cose sarebbero
cambiate.
-Caspita,
la tua prima cacciatrice! Bisogna festeggiare!- esclamò euforico William.
Jane
non fu colpita dalla reazione di William, a stringere era pure lui un vampiro e
il più sanguinario.
Da
quella notte si rassegnò tacitamente a tentare di essere una bimba normale e
lentamente prese la via del suo destino.
La
stava baciando.
Era
un bacio inesperto, impacciato, diverso rispetto a... No, non doveva pensarci.
Come
avrebbe voluto essere una ragazza alle prime esperienze e invece lei le tappe
le aveva bruciate tutte. Le sue mani iniziavano a insinuarsi dentro la maglia e
col corpo la spinse verso la porta di una camera del piano di sopra. Non si
sentiva bruciare, andare a fuoco, non erano le sue le mani al cui contatto la
sua pelle reagiva. Brevi flash;un volto; occhi verde smeraldo,freddi; dita
affusolate... Ci aveva messo tanto per guarire quella ferita, che , in realtà,
questo lei non lo sapeva, non era nemmeno rimarginata.
Lo
fermò quasi dolcemente, mormorando:
-
No.
-Cosa?-
fece Patrick -Ma...
Lei
alzò gli occhi su di lui. Patrick ne fu impaurito. Da quando erano così neri?
Lui se li ricordava di un magnifico blu.
-No.-
ripeté asciutta.
-
O-ok, io... mi dispiace di ... bé,insomma...
-Di
essere andato oltre?
Lui
annuì, imbarazzato.
Jane
sorrise in modo strano. Chissà, può darsi che da quella situazione ne avrebbe
tratto qualcosa di buono. Patrick non notò i canini sviluppati, era troppo
impegnato a giustificare il perché del suo comportamento.
-Sai,
i miei amici mi hanno detto che le ragazze se non le fai divertire un po'...Non
credo però che tu sia quel tipo di ...se non vuoi, io ti rispetto, anzi hai
tutta la mia ammirazione.
-
Aha, i soliti discorsi.- sussurrò al suo orecchio.
Gli
era dietro. Lei appoggiò la testa sulla sua spalla, rilassata. Gli sorrise, se
la stava prendendo comoda. Che fretta c'era?
Patrick
si accorse che il sorriso aveva scoperto i bianchi canini. Cercò di dire
qualcosa, che peccato non le sembrava molto sorpreso. D'altra parte abitava a
Sunnydale,no?
Lei
gli mise un dito sulla bocca:
-
Shh...
Dawn
stava uscendo dal bagno.
Perfetto,
nessun ragazzo alla festa l'aveva degnata di uno sguardo, ognuno era stato
attorno alla sua amica Jane per la maggior parte della serata. E lei che
credeva di essere carina! Con Jane non reggeva neanche il confronto.
Naturalmente c'erano i soliti maiali che guardavano sia Jane che lei,però per
fortuna non avevano dato fastidio: Jane gli riservava certe occhiate che
avrebbero ucciso, se capaci!
Uff,
lei e Patrick se la stavano sicuramente spassando: a metà della festa erano
spariti dal piano di sotto. Non poté fare a meno di esclamare nella sua mente
un : -Beati loro!
Era
meglio scendere. Non voleva lasciare sola Kit, una sua compagna di classe, in
mezzo ai lupi...
Chiuse
la porta del bagno e si avviò nel lungo corridoio.
Insomma,
non lo potevano fare in camera?! Cavoli che succhiotto! Eh?! Jane?!?!?!
E
quello non era nella maniera più assoluta un succhiotto!!! PATRICK!!!
Jane
si ritrovò sul pavimento, il sangue succhiato che le colava ancora dalla bocca.
Dawn
l'aveva scaraventata per terra.
Era
china su Patrick.
-Stai
bene?- chiese apprensiva.
-Mi
gira la testa.- rispose il ragazzo, intontito. Non aveva perso conoscenza.
Dawn
la squadrò.
-Tu!
Estrasse
un crocifisso per tenerla lontano.
Jane
rise. Una risata nervosa.
-Non
mi fermerai con quello, briciola!
Dawn
era sconvolta, mai avrebbe creduto che la sua amica fosse diventata un ...un
vampiro.
-
Jane chi ti ha ...quando è successo?
Aveva
abbassato l'oggetto sacro. Si sarebbe difesa se l'avesse attaccata, anche se, a
dire la verità, nel combattimento non era tanto esperta.
Patrick
si limitava a passare lo sguardo dall'una all'altra, indeciso se fuggire o
scovare un paletto o, addirittura, chiamare la polizia.
-Non
mi sembra il posto adatto per dirlo.- disse sprezzante e accennò con il capo a
Patrick.
-
Perchè? Cos'è un affare di stato?
Dawn
era sarcastica.
Jane
si stava irritando.
-
I-io credo che sia opportuno prendere un paletto e...
-Non
ti conviene. Non sapresti centrare il cuore.- sibilò, con gli occhi concentrati
su Dawn, pronta a qualunque sua mossa.
-Io
lo so fare.- affermò Dawn.
Tentò
di colpirla con un calcio. Jane lo bloccò, afferrandole la caviglia.
-Ehi,
chi ti insegna arti marziali?!Sei scarsa!-scherzò.
-Ti
sembra il momento di scherzare?!
Lei
ringhiò:
-No,
hai ragione.
Mollò
la caviglia, prese Dawn e si scaraventarono insieme fuori dalla finestra.
Dawn
aveva resistito all'urto. Non se ne stupì,era al corrente che lei fosse una
COSA come lei, pure se la sua essenza, la sua potente energia era racchiusa in
un involucro umano.
-Quando?-
insisté, rialzandosi e togliendosi di dosso i vetri.
-Arrivano!
Arrivano!
-Scappiamo!!!
Un
villaggio sperduto nella campagna inglese.
Persone
che correvano di qua e di là, in preda alla paura. Alcuni si strappavano i
capelli per quanto erano spaventati, altri facevano fagotto e poi, via, sui
carri per non tornare più.
-Arrivano
i demoni!
-Fratelli,
preghiamo affinché Dio...
Una
risata terribile.
-Quale
Dio?
Era
alle spalle del prete. Quello lo fissò attonito.
-
L'angelo maledetto ...il Demonio!- gli puntò contro l'indice tremante.
Sul
viso dell'uomo si disegnò un'espressione annoiata.
Spezzò
il collo al prete.
La
gente gridò ma non si mosse, era come pietrificata.
-Gli
amici mi chiamano Angelus.- confidò al cadavere dell'uomo di chiesa.
Gli
abitanti del villaggio erano circondati dai vampiri. Le persone
indietreggiarono, stringendosi, ormai non c'era niente da sperare... erano in
trappola.
-Fatene
quello che volete.- ordinò Angelus con disprezzo.
Ora
la sua attenzione era stata attirata da una grande casa signorile che era posta
sulla collina.
-Darla,
tesoro, che ne dici se la visitiamo?
La
donna lo guardò incuriosita, cosa aveva in mente il suo compagno?
-Non
sei soddisfatto del cibo che è qui?
-Non
ho molta fame stasera.
Imboccò
la stradina che si dirigeva verso la casa.
Darla
sospirò. Lanciò un'occhiata d'intesa a Drusilla e William che stavano
osservando in disparte quella carneficina, indifferenti. La seguirono.
Le
urla degli abitanti riecheggiavano nella notte.
Bussò
alla porta.
Silenzio.
Ghignò.
Sapeva
che c'erano delle persone dentro quella villa. L'odore della paura era intenso,
inebriante. Sciocchi umani, credevano che non venendo ad aprire lui avrebbe
desistito dal suo proposito?
Riusciva
a udire i battiti accelerati di vari cuori. Era dannatamente eccitante. No,non
avrebbe lasciato perdere: sarebbe entrato.
-
Cos'è? Non sai neanche sfondare una porta?Ah, giusto, tu fai tutto con
classe...
William
era al suo fianco, irritato. Non riusciva a comprendere la filosofia di Angelus:
perché giocare con le vittime o torturarle? Non poteva semplicemente uccidere e
basta? Perché ogni volta tutte quelle storie?
Angelus
lo guardò con fare superiore.
-
Spike, non essere brutale come al solito... - i suoi occhi lampeggiarono
malefici- c'è la piccola che dorme.
William
lo fissò confusamente.
Il
vampiro bruno non gli prestava attenzione, esaminava la villa con lo sguardo.
Infine gettò un'occhiata d'intesa a Drusilla che annuì, estasiata.
Darla
era adirata: cosa nascondevano quei due di cui lei non era a conoscenza?
-
Seguimi.- disse secco Angelus a William- Ti dimostrerò che ci sono altri modi
per aprire porte.
William,
suo malgrado, fece come gli aveva ingiunto. Era riluttante. Angelus aveva
sicuramente qualcosa in mente. Avrebbe giurato che Drusilla non fosse
all'oscuro dei piani del suo sire e che lui quella notte si era recato lì per
uno scopo ben preciso... e non era esattamente nutrirsi.
Rimasero
a osservare Drusilla celati da un enorme cespuglio. Darla li raggiunse.
-Questa
me la paghi.- bisbigliò a Angelus, guardandolo con occhi che mandavano saette.
Lui
la prese per la vita e la baciò appassionatamente. William distolse lo sguardo,
vagamente disgustato.
I
due si erano staccati ma i loro volti erano vicini.
-Sii
paziente, tesoro, è una sorpresa.- rivelò in un sussurro. Non l'aveva convinta.
Probabilmente se lo era inventato in quell'istante, però Darla non replicò.
Come avrebbe potuto? Lui stava studiando le sue reazioni per constatare se si
fidava della sua parola. Osservò quegli occhi color nocciola a cui lei non
aveva resistito quella notte di oltre un secolo fa quando l'aveva vampirizzato.
Assentì.
Angelus
le sorrise, soddisfatto.
William,
d'un tratto, tirò la manica dell'elegante cappotto di Angelus:
-Guarda.-
accennò con la testa a Drusilla.
Le
avevano aperto.
William
era allibito. Che diavolo c'era sotto?
Drusilla
sorrideva calorosamente alla domestica che si trovava nell'ingresso e le
rivolgeva parole affettuose e di apprensione.
-Dove
siete stata miss? Vi abbiamo cercata dappertutto per avvisarvi del finimondo
che era in atto giù al paese... ma presto, presto, venga in casa. Quelle belve
potrebbero tornare di nuovo.- si fece il segno della croce.
Drusilla
entrò.
Angelus
aveva un'espressione compiaciuta in volto.
Darla
fece i suoi calcoli mentali e si ricordò improvvisamente che qualche giorno
prima la childe del suo compagno era stata assente sia nel tardo pomeriggio che
la sera, e Angelus aveva sempre aggirato le sue domande per chiarificazioni
piuttosto enigmaticamente. Peccato che al momento lei non ci aveva fatto caso.
Era sollevata quando non doveva badare a quella pazza scatenata che con la sua
insania creava spesso problemi alla famiglia di vampiri. Scoccò uno sguardo
indifferente a Angelus e mise le braccia conserte.
-Fantastico!
Un ottimo sistema per entrare, però quasi quasi preferivo sfondare la porta,
come suggeriva Spike, sai?
Si
era spazientita.
Uscì
dal nascondiglio e si diresse verso il retro della villa per cercare una sorta
di entrata. Voleva concludere quella che le sembrava una grossa pagliacciata,
priva di qualsiasi utilità.
Una
mano le cinse la vita e l'attirò a sé, fermandola.
-Buona.-
Angelus le sibilò all'orecchio- Aspetta il segnale. Fra poco arriverà.
Darla
fremette di rabbia. Perché le dava ogni volta comandi e aveva il controllo
della situazione che a lei, invece, sfuggiva? LEI che era il suo sire? Da
quando le loro posizioni si erano invertite irrevocabilmente?
Fissò
cupamente le finestre buie della villa.
Allora,
questo segnale maledetto?
-Oh,
cara,come sei riuscita a cavartela?- chiese apprensiva una donna che aveva i
capelli ricci biondo cenere e che doveva essere la padrona di casa.
-Cavarmela?
Non so di cosa stia parlando, Missis Ferguson.- glissò, rivolgendo alla giovane
signora un sorriso genuino, con una strana luce negli occhi violacei.
-Evidentemente
non sei scesa in paese, anche se mi domando dove tu sia stata l'intero
giorno... ma mi rallegro per...
Fu
interrotta da una voce maschile:
-
Tsk, ci scommetto che li ha massacrati lei.
Missis
Ferguson si girò verso il marito, alterata.
-Insomma
Jack, sei proprio sgarbato. La signorina Drusilla qui...
-Che
ne sai, Jane? In fondo è solo una matta.- fece acido.
-Jack!-
lo riprese la signora, infuriata.
Drusilla
non gli diede peso. Era abituata al disprezzo, o almeno in vita sicuro.
Soltanto che adesso c'era una sottile differenza: non era più sottomessa e
incapace di reagire, ora era una predatrice, era lei che aveva il dominio della
situazione. L'avrebbe sbranato come un leone quell'umano sospettoso,però la sua
mente, al momento lucida, le ricordò che si era divertita con loro per una
settimana per uno scopo ben determinato.
Inclinò
leggermente il capo.
-Come
sta la neonata?
La
donna le riservò un sorriso di gratitudine per averglielo chiesto.
-Bene,
sta dormendo.
Prese
la vampira per mano, rabbrividendo per la sua pelle gelida, e la condusse verso
la culla dove riposava la creaturina.
Drusilla
rimané a fissarla intensamente per un lungo lasso di tempo.
-Ehm...
signorina Drusilla, che ne dice di sbirciare nel suo futuro attraverso le sue
carte?
Mister
Ferguson sbuffò, nervoso.
La
mora annuì. I suoi occhi mandavano scintille, malvagi, simili a tizzoni che
bruciavano nel buio.
-
Margaret, tesoro, accendi qualche candela.
-Aspetta,
potrebbero essere...- obiettò il marito, preoccupato.
-Oh,
suvvia, sono candele, chi vuoi che le veda!- fece risentita.
L'uomo
aveva ancora un'espressione corrucciata.
-
Hmf,e va bene: una.
La
luce della candela produceva un singolare gioco di luci sulle pareti. Intanto,
Drusilla, con estrema rapidità, già aveva disposto le carte e le stava
scoprendo. La morte, la luna e la torre.
-Interessante.-
la vampira si passò la lingua sui denti, guardando la vulnerabile Missis
Ferguson. La donna sentì istintivamente che qualcosa non andava ma era troppo
tardi.
-Cosa
significa?- domandò mordendosi il labbro inferiore. Non le piaceva affatto la
maniera in cui la stava puntando Drusilla.
-Questo.-
sussurrò. Il suo bel volto si sfigurò e con un orribile ghigno mostrò i denti
affilati.
La
donna strillò. Rovesciò il tavolo sulla demonessa allontanandosi da lei.
Drusilla riuscì a scansarsi. Vide le carte per terra, mezze bruciacchiate dal
fuoco della candela.
-Brava.
Mi hai dato un valido motivo per scuoiarti viva.- disse inferocita.
-
Oooooooooh, amore, noi non siamo così brutali. Devo farle i miei complimenti
signora: gran segnale.
Angelus
stava sotto l'arco della porta della stanza, con un sorriso derisorio stampato
sulla sua faccia demoniaca.
Mrs
Ferguson indietreggiò fino alla culla della neonata e velocemente la prese tra
le braccia, protettiva. Non avrebbe permesso a nessuno di toccarle con un solo
dito la sua amata figlia.
-Io
mi fidavo di te.- confessò a Drusilla con una voce leggermente tremante per la
paura.
Angelus
rise.
-Fidarti
di una che non ha sanità mentale? Allora sei più folle di lei!!!- avanzava,
evidentemente non aveva tanta pazienza adesso.
Mr
Ferguson gli si parò coraggiosamente davanti.
-La
prego ...signore, risparmi mia moglie e mia figlia. Ammazzi me, piuttosto.
Angelus
scosse la testa, sembrava che stesse parlando con un bambino ingenuo che non
capiva.
Gli
mise una mano sulla spalla. L'uomo sobbalzò al contatto, percepì la sua morsa
d'acciaio che gli impediva ogni movimento.
-Vedi,
io stasera non ho voglia di mangiare. Quindi- dietro di lui apparvero Darla e
William -credo che IO ti lascerò stare.
Lo
buttò a terra.
Si
avvicinò a Jane Ferguson. Riprese per un istante la sua faccia normale. Le
accarezzò il viso.
-Uccidetelo.-
ordinò senza emozioni.
Un
urlo, poi niente.
Prese
una ciocca bionda dei suoi capelli ricci. Era bella, affascinante...ma era
d'intralcio.
-Peccato
che tu sia un problema per me.- le sussurrò- Prometto che non sarà doloroso.
La
donna ansimava per il terrore e aveva il cuore che andava a mille. Angelus le
sorrise. Un sorriso anomalo per un vampiro, pareva...dolce.
La
baciò. Profondamente. Un grido soffocato. Un liquido vermiglio sgorgò dalle
labbra di lei. Quando ormai Angelus pensava di averla finita, Missis Ferguson
lo spinse con tutte le forze rimastele verso le numerose finestre della camera.
-Non
ti darò mai mia figlia.
Il
suono di un collo spezzato.
-Donne!
-esclamò William, stizzito. La madre della neonata cadde con un tonfo sul
pavimento, morta.
-
Ueeeeeee'!!!
Drusilla
raccolse il piccolo fagottino riverso al suolo.
-
Shh,shh,shh!-guardò il suo sire, seria-Ci conviene sbrigarci.
Angelus
assentì. Drusilla adagiò la bambina nella culla.
-Voi
due, venite qui.- e riferendosi a William- La prossima volta se non te lo dico,
NON INTERVENIRE.- comandò, gelido.
-Ehi,
pensavo di farti un favore...
-Vuoi
farmi un favore? NON pensare.
William
ringhiò, pronto all'attacco.
-Smettetela.
Amore,cosa significa questo?- Darla indicò la bambina.
-Già,
infatti,una lattante...possibile che bisogni agitarsi in questo modo per
ammazzarla?
-
William, amico mio, chiudi quella bocca.- e così,dicendo,afferrò il polso di
Darla con delicatezza e se lo portò alle labbra.
La
morse.
Il
sangue cadeva copioso sulla culla.
Darla
guardava con gli occhi sbarrati il suo braccio.
Angelus
staccò i canini, leggermente stordito. Si era scordato del dolce sapore del
sangue del suo Sire.
Drusilla
ridacchiò soddisfatta e afferrò il polso di William.
-
E' una splendida vena blu ...mi sussurra: mordimi.
Il
biondo era troppo inorridito, cosa diavolo stava accadendo?
Il
morso della vampira mora gli arrestò i pensieri. Il dolore era lancinante, non
si era nutrito abbastanza quella notte.
Drusilla
notò il suo sguardo sofferente. Gli accarezzò il viso con il dorso della mano.
-No,
nooo ...la mamma ti seguirà- detto ciò, affondò i denti nella sua stessa mano.
William
si sentiva la testa pesante, girò pian piano il capo verso Angelus dall'altra
parte della culla e vide che aveva compiuto il medesimo gesto della sua childe.
In
ultimo posizionarono i polsi e i bracci feriti in corrispondenza della bocca
della neonata. Il liquido rosso colò nella sua gola e la creatura lo inghiottì
d'istinto.
Immediatamente
iniziò a cambiare sembianze.
Le
iridi precedentemente nocciola si tinsero di blu, i capelli da castano chiaro
passarono a quello scuro, e, incredibile per un esserino talmente piccolo, le
spuntarono dei minuscoli canini.
Angelus
assisteva a quello spettacolo ammirato.
-
Jane.- mormorò.
Un'aquila
picchiettava il becco sul davanzale della finestra di un'antica dimora.
Gli
occhi dorati sembravano insolitamente intelligenti, acuti e con divertimento
fissavano il vampiro appoggiato al bracciolo di una poltrona. Stava osservando
l'uccello davanti a sé con un bicchiere pieno di scotch, che stava facendo
ruotare lentamente.
-Allora?-
chiese, apparentemente rivolto a nessuno.
L'aquila
emise un verso molto somigliante a una risatina. Nel frattempo perse le piume e
la coda,le zampe divennero delle gambe lunghe e snelle, il viso e il corpo
assunsero dei caratteri femminili.
-Una
cosa è certa: nessuno paga come lei, mio signore.- sorrise Elettra,
inchinandosi appena.
-Evita
i convenevoli. Sappiamo entrambi che io non sono il tuo signore. E...- lanciò
uno sguardo frettoloso al suo corpo nudo- vestiti!
Elettra
ghignò, maliziosa.
-Che
delusione! Speravo che mi riservassi lo stesso servizio di cui ha usufruito
lei.
Mark
la squadrò inviperito e con le iridi rosse, brucianti per la rabbia.
-Non
osare provocarmi in questo modo, arpia!- la ammonì e puntò l'indice su di lei-
Vestiti.
In
un attimo Elettra fu avvolta da una tunica rubino, che le lasciava scoperte le
spalle.
Si
mise una mano su un fianco e esclamò pari a un'oca insoddisfatta:
-Non
potevi sceglierne uno migliore?
Mark
scaraventò il bicchiere nel fuoco del camino acceso che era presente nella
sala,causando una violenta fiammata. La furia non ne parve impressionata, però
finse di esserne intimorita.
-LE
INFORMAZIONI.- comandò lui.
Gli
occhi di Elettra ebbero un guizzo maligno.
-
Ok, perfetto, Mark! Come vuoi!- rise, lui la squadrò ancora, impaziente- La
nostra Cenerentola si trova a Sunnydale, California. A un party sulla quinta
strada, strada,precisamente al numero 66 di Jackson Road.
Si
sistemò sulla poltrona, a gambe accavallate, scoprendone una buona porzione. Si
stava esaminando le unghie affilate.
-Che
aspetti? Puoi sguinzagliare i tuoi "uomini", bello!
Il
vampiro fece un cenno a un suo scagnozzo celato da un largo cappuccio che aveva
udito ogni particolare. Questo si prostrò profondamente e se ne andò.
Elettra
scattò improvvisamente in piedi, si sfregò allegramente le mani e gettò le
braccia al collo di Mark.
-Dunque,
qual è la mia ricompensa?-domandò elettrizzata, aderendo il corpo alle fattezze
di lui.
Avevano
smesso di combattere.
Sedevano
sull'erba del giardino della casa di Patrick, appoggiate al tronco di un grande
albero,distanti l'una dall'altra.
Dawn
fissava un punto indefinibile di fronte a sé, Jane osservava in modo vacuo le
stelle.
Un
vento leggero mosse i capelli di Dawn.
Era
rimasta senza parole.
Scioccata.
Finalmente
guardò Jane. Si sentiva come se avesse dovuto confortarla in qualche maniera, rassicurarla,
ma dalla sua bocca non riusciva ad uscire nulla, la gola stretta in una morsa
che le impediva di proferire parola.
Domandò
soltanto con voce quasi impercettibile:
-Quindi...sei
un vampiro?
-Metà.
-
C-come?- la interrogò Dawn sempre più confusa.
-Metà
umana, metà vampiro.
Dawn
sgranò gli occhi e ammutolì. Umana? UMANA?!?!
Significava
che provava dei sentimenti allora, che forse aveva un'anima... e conviveva
giorno per giorno con il demone che risiedeva all'interno di lei. Che orribile
tortura!
-Ti
prego, non guardarmi così.- fece Jane a denti stretti. Odiava avere la
compassione di qualcuno.
Si
alzò e incominciò a passeggiare avanti e indietro. Era nervosa.
Il
primo pensiero pratico che le si formò nella mente fu quello che ...doveva
ucciderla. Era necessario per la sua sopravvivenza. La mocciosa avrebbe
rivelato la sua vera natura alla cacciatrice e questo non doveva succedere.
L'avrebbe scoperta troppo.
Dawn
notò i suoi gelidi occhi con strane venature rossastre su di lei. La bocca
della ragazza acquistò un taglio severo.
-Fallo.
Non te ne verrà niente meno che una nuova nemica.- avvertì, scocciata. In
realtà aveva paura di quello che la sua amica poteva farle.
Jane
rise amaramente, senza gioia.
-Giusto,
briciola. Perché aggiungere una nuova nemica alla mia già folta schiera di
persone del genere alle mie spalle?
GROWL.
La
semivampira si voltò di scatto.
-Ehm...
Dawn, piccola, quanto veloce sai correre?-domandò scrutando l'oscurità attorno.
Delle
figure incappucciate con ampie tuniche rosso fuoco vennero fuori dalla tenebra.
Dawn
si sentì smarrita.
Erano
circondate.
Una
donna con un lungo mantello grigio pece avanzava spedita per un corridoio buio
rischiarato da poche torce.
-Voglio
vedere il tuo capo, subito!- ordinò perentoria a un mostro cornuto e
trasfigurato che sbarrava l'accesso a un enorme porta.
-
E' impegnato in una importante riunione. Non puoi passare.- grugnì.
-DEVO
vederlo!- gli urlò in faccia.
L'essere
non si muoveva, impassibile.
Anya
sogghignò.
-Ah,sì?
Bene...- gli tagliò di netto la testa con un colpo- La prossima volta fatti un
lifting prima di parlare con Anyanka,l'unico,inimitabile demone della vendetta-
aprì violentemente il portale, rischiando di distruggerlo.
D'Hoffryn
gettò un'occhiata sbigottita a Anya.
-Ehi,
costa l'affitto!- esclamò stizzito.
-
Noooo... non mi dire che questo tugurio lo paghi?!-fece con un tono frammisto
allo sbalordimento e al divertimento.
-
Anyanka.- la riprese serio- non ti accorgi che c'è una riunione?
La
donna diede uno sguardo ai vari demoni che stavano ritti intorno a un tavolo di
marmo bianco che era posizionato al centro del salone sotterraneo.
-Signori,-
andò verso di loro a mani giunte e sorrise supplichevole- potreste cortesemente
sloggiare?
I
demoni sbirciarono D'Hoffryn, indecisi sul da farsi. Questi li congedò,
contenendo a stento la rabbia.
-Dammi
un buon motivo, anzi ottimo, per non sbatterti definitivamente fuori da tutte
le legioni infernali!
Anya
si tolse svelta il ciondolo e lo buttò brutalmente sul tavolo marmoreo.
-
E' rotto.
-Eh?
-Hai
capito perfettamente: rotto.
D'Hoffryn
lo prese tra le sue bigie mani rugose, cercando segni di scalfittura o simili,
che avrebbero potuto compromettere il normale corso del flusso magico.
-Sono
passati secoli da quando ho inventato questo amuleto, è molto vecchio...
Sul
volto di Anya si dipinse un'espressione trionfante.
-...tuttavia
sembra che PER SECOLI io l'abbia affidato alla persona meno degna di
indossarlo,- e alzando la voce- dato che ha il coraggio di disturbarmi per tali
sciocchezze!!!
Lanciò
il diadema ad Anya.
-Vattene,Anyanka!
E torna quando avrai problemi più gravi da sottoporre al mio giudizio.
Ora
le dava le spalle, in attesa che si levasse di torno.
Anya
era veramente contrariata, aggirò il grande tavolo rotondo e mise il medaglione
proprio a mezzo millimetro dagli occhi del suo "capo".
-Oh,sì,
signor io so ogni cosa e tu non sai niente?Allora,spiegami perché questo
diamine di gingillo si è illuminato di una luce gialla invece che verde!-gridò
infuriata.
A
quelle parole D'Hoffryn mutò completamente atteggiamento.
Spike
era inquieto.
Era
tornato da poco da una corsa lungo la statale, intrapresa per schiarirsi la mente,
e Jane non era in casa. L'ultima volta che l'aveva vista era stata quella
mattina. Rideva e scherzava con lui, punzecchiandolo su una questione
scottante: donne.
Si
versò qualche goccia di bourbon. Non aveva intenzione di ubriacarsi,
semplicemente lo aiutava a riflettere.
Eppure
era convinto che qualcosa non andava o non quadrava... Possibile che fosse
stato tanto stupido da non chiedere a Jane che tipo di rapporto esisteva tra
lei e la setta che la inseguiva, di esigere ulteriori spiegazioni, di imporsi
per una volta e farle sputare il rospo? Cosa aveva fatto, e soprattutto dove
era stata e chi aveva incontrato negli ultimi ventisei anni?
Sospirò.
Certo
che quella sera quel bourbon faceva proprio schifo! Scolò il bicchiere e lo
appoggiò con disprezzo sul tavolino di vetro accanto al divano del salotto.
Si
passò la lingua sulle labbra, pensoso.
-Da
quanto sei qui?
La
luce soffusa dell'unica lampada accesa nella stanza rivelò un'ombra familiare.
-Chi
può dirlo? Forse un'ora o due. Mi deludi amico, la serratura della porta è
piuttosto scadente. -affermò in tono sarcastico- A proposito, come va con
l'anima?
L'uomo
bruno aveva stampato un sorriso beffardo sul volto.
Era
Angel.
-
Angel, Angel, Angel... tergiversi, eh? Non vieni al punto, perché sei qui? Per
fare ammenda, riparare l'irreparabile? Signori e signore, ecco Angel che si
appresta ad allestire il suo patetico show "Sono un vampiro con l'anima e
sono terribilmente pentito di aver ucciso in passato"!- si alzò e gli
lanciò uno sguardo eloquente- Sai che non funzionerà con lei.
-Sono
affari miei.- fece schivo.
Spike
rise istericamente.
-Affari
tuoi? No, amico, non credo proprio. -la sua voce era cupa e bassa: stava per
esplodere.
Gli
sferrò un pugno in pieno viso.
-Quando
l'hai creata c'ero anch'io! Sono un vampiro, porca miseria, non un vecchio
rimbecillito! Tsk!- ora lo squadrava con astio- Ma tanto tu agisci come meglio
ti pare, Angelus o Angel che sia. Non hai il diritto di entrare nuovamente
senza preavviso nella sua "specie" di vita e dopo uscirtene
tranquillamente, lasciandola da sola!
Spike
era livido di rabbia.
Angel
si pulì il sangue sulla bocca.
-E
non fare il finto tonto con me, almeno!- lo afferrò per il colletto della
camicia e gli sibilò all'orecchio- Noi conviviamo con il nostro demone in
maniera simile a Jane,negalo se hai il coraggio.
Angel
lo spinse contro il divano, spazientito e irritato.
-
Dov'è lei?
Erano
troppi. Minimo una ventina.
Dannazione!
Questa non ci voleva!
Diede
freneticamente una scorta in giro, per constatare se erano presenti probabili
vie di fuga.
Niente.
Era
tutto sbarrato da quegli idioti. Non sarebbe mai riuscita ad affrontarli, se
non uno per uno. Questo equivaleva ad essere spacciata, anzi spacciate. Si girò
verso Dawn, le prese la mano e l'aiutò a sollevarsi in piedi. Non le restava
che usare l'unica arma a sua disposizione in quel momento: la magia.
-Hai
mai fatto un incantesimo?
-Eh?
N-no...
-Imparerai.
Le
strinse con maggior intensità la mano e incominciò a sussurrare una litania in
una lingua che Dawn non sapeva. Può darsi greco antico? Il tono di voce di Jane
aumentò di volume e piccole scariche blu furono prodotte dall'unione delle loro
mani. Dawn percepì la sua energia che veniva "succhiata" da Jane. Ma
che...?Adesso Dawn non avvertiva nulla. Era finito?
Jane
le sorrise rassicurante e guardò strafottente i demoni intorno a lei.
-Accomodatevi,
signori.
Dawn
notò che i suoi occhi erano sanguigni e i canini erano ritornati aguzzi.
Gli
esseri infernali si gettarono all'assalto.
Jane
rise soddisfatta.
Aprì
la mano sinistra ,con cui aveva tenuto quella della sua amica, e da essa
scaturirono potenti scariche elettriche azzurrognole. I demoni caddero al
suolo, tramortiti.
Pareva
che non si muovessero.
-Corri.-
comandò Jane.
Dawn
si stupì.
-Cosa
...perché?
-
E' stato facile, non mi fido. Corri, corri fino a che non arrivi a casa:
chiuditi dentro e sarai salva.
-E
tu?
Jane
la osservò con occhi quasi tristi.
-Tenterò
di cavarmela, come sempre. Vai!
I
demoni non si rianimavano.
Dawn
iniziò a correre ...TUMP!Chi diavolo...?
Alzò
lentamente la testa per focalizzare contro chi aveva sbattuto. Quello si scoprì
il cappuccio: un vampiro. No, una moltitudine di vampiri! O-Oh...
-
Jaaaaane- si lamentò Dawn, terrorizzata.
Il
vampiro stava per chinarsi rapidamente su Dawn, però Jane fece in tempo a
piantargli un paletto nel cuore. Nel frattempo che quello si riduceva in
cenere, e già si udivano le urla di vendetta dei suoi compagni, strillò:
-Continua
a correre e non fermarti!!!
Non
c'era nulla da discutere. Dawn, pur con riluttanza, scavalcò velocemente il
cancello in ferro battuto e scappò sulla strada.
-Brutta
troia di un semivampiro! Come ti sei permessa di accedere alla nostra setta?Ti
ammezzeremo. Mark ne sarà contento!- esclamò un succhiasangue particolarmente
esaltato.
-Ne
dubito.- rispose Jane ferma e con un sorrisetto di scherno.
Incominciarono
a sferrarsi pugni e calci.
I
vampiri non sono leali per natura: gli altri, invece di rimanere buoni a guardare
il loro compagno, si avventarono insieme su Jane mentre era occupata a
combattere con lui. La stavano sopraffacendo. Jane cercava di difendersi, ma la
disparità di numero era rilevante.
D'un
tratto sentì un ruggito.
In
un istante tutti i vampiri che l'accerchiavano si erano allontanati da lei per
lottare contro un nuovo avversario.
Improvvisamente
lo vide.
Il
volto della caccia, quegli occhi paglierino con venature nere, la bocca
contratta,concentrata nel combattimento. Serio e, a quanto sembrava, furibondo.
Aveva
uno strano groppo in gola.
Angelus?
Ansimava.
Aveva
sprecato molte delle sue forze per salvarla.
Polverizzò
l'ultimo vampiro. Si pulì i pantaloni e, finalmente, posò lo sguardo su di lei.
La
sua ipotetica figlia.
La
bambina che non aveva avuto l'opportunità di conoscere a fondo.
L'essere
cui Angelus aveva ferito e provocato più male, era lì che lo osservava con odio
non nascosto.
Un
bagliore argenteo nelle tenebre. Aveva all'anulare un claddagh.
Il
suo claddagh.
-
E' un claddagh.
La
bambina si rigirò tra le mani l'anello d'argento. Il fregio che vi era inciso
rappresentava due mani che reggevano un cuore sovrastato da una corona.
Claddagh. Cosa voleva dire? Ad essere sinceri, non aveva granché dimestichezza
con la lingua irlandese.
Perché
gliel'aveva donato? Sembrava un anello di fidanzamento, non uno adatto ad una
bimba di pochi anni.
Lo
rifiutò.
Forse
qualche tempo prima non si sarebbe neanche azzardata a compiere un gesto del
genere, ma ora lui era cambiato. Era lei che aveva notato il suo mutamento
all'inizio: gli adulti non possiedono la perspicacia e la pronta intelligenza
dei piccoli.
I
suoi occhi da freddi e vuoti, erano diventati tormentati, riflettevano ogni
emozione, erano di una calda tonalità cioccolato; pareva che l'anima avesse
riacceso le sue iridi morte.
Questo
non significava niente per lei. Il danno era stato fatto nel suo cuore e
sarebbe stato arduo tentare di risanarlo o soltanto cicatrizzarlo. Ora non la
considerava quasi e Jane non avrebbe potuto definire se fosse un bene. A volte
la a fissarla e quando lei se ne accorgeva e si voltava verso di lui guardava
con orrore misto a disgusto,altre rimaneva silenzioso,nei suoi occhi si poteva
addirittura leggere della compassione.
Era
confusa e disorientata da questi atteggiamenti che erano del tutto nuovi per
una persona come Angelus. Non era più lui e lei si sentiva estremamente a
disagio, non sapeva PIU' qual era la maniera giusta di comportarsi in sua
presenza...
Finalmente
egli parlò.
-Non
ti piace?
-Perché
dovrebbe?- ribatté in tono di sfida Jane. Era sveglia, in fin dei conti il suo
aspetto celava la sua vera età.
Angel
la guardò sorpreso,gli occhi tristi.
Era
abituata a controbattere,a tenergli testa,a gridargli contro da quando aveva acquisito
l'uso della parola. Conosceva il suo nemico e aveva appreso in che modo
difendersene. Si fidava di un solo individuo al mondo, e quello non era lui.
Angelus,il suo demone, aveva cresciuto una perfetta predatrice.
-Sinceramente...no.-
cercò goffamente di scusarsi,rispondendo alla domanda precedente di Jane.
Il
vento gelido proveniente dal nord scompigliava i lunghi capelli di Jane, che le
ondeggiavano fastidiosi sul viso.
Si
congelava al Dun Laghoire, il porto di Dublino.
La
nave mandò un suono potente, basso, cupo.
Stava
per salpare.
Perché
lui si tratteneva ancora? Cosa diavolo voleva da lei?
Si
chinò per terra, le prese la mano e gli infilò l'anello all'anulare, la punta
del cuore rivolta all'interno.
-Potrebbe
servirti comunque. Con questo sarò in grado di sapere dove ti trovi e se hai
bisogno d'aiuto.
-Noi
siamo già legati. Tu capirai lo stesso,in ogni momento,dove sono!
Guardò
l'anello d'argento e poi Angel.
-E'
largo. Scivolerà e cadrà dal mio dito.- protestò.
-E
tu prova a NON farlo cadere.- tagliò corto il vampiro con un lampo indefinibile
nelle sue pupille scure.
Angelus...?
L'istante
seguente il suo sguardo ridivenne quello di sempre, colmo di un'infinita
afflizione.
Jane
contrasse la manina in un pugno,imprimendo le unghie nella carne. Annuì.
Il
transatlantico mandò di nuovo quel suono, che per lei avrebbe dovuto costituire
la campana della liberazione.
Non
importava se era cambiato, l'odio per l'uomo che le stava dinnanzi era troppo
radicato in lei.
Angel
si rizzò in piedi, afferrò la valigia,si mise il suo basco blu, le fece un
cenno di saluto e si allontanò in direzione della nave.
Jane
percepì una morsa al cuore. Chissà per quale indefinibile motivo, desiderava
fermarlo.
Fece
un passo verso di lui e nient'altro. Ci volle tutto il suo autocontrollo che,
ironia della sorte, le aveva instillato il medesimo Angelus per tenerla dal
corrergli dietro, urlargli il suo dolore e abbracciarlo come aveva osservato
fare a bambini normali con padri che partivano per l'America,perché quella
poteva essere l'ultima occasione in cui si sarebbero visti. Loro piangevano. A
lei tremava impercettibilmente il labbro inferiore; si girò verso l'oceano;
calma, doveva stare calma.
Non
aspettò neppure che salisse le scale del transatlantico. Corse, corse, e corse.
Affannata. Dalla parte opposta.
Una
sigaretta precipitò al suolo e fu schiacciata rapidamente da una scarpa.
Spike
rincorse la figuretta che adesso era un puntino che si dirigeva a grande
velocità al molo.
Dannato
Angelus!!!
La
raggiunse.
Stava
appollaiata sul bordo di uno scoglio artificiale, con le gambe ciondoloni, lo
sguardo fisso sull'oceano.
Le
si avvicinò.
-Vuoi...
-No.-
rispose secca,prevenendo intuitivamente la domanda.
Spike
sospirò.
Entrambi
restarono a scrutare l'oceano dominati da emozioni differenti, finché la nave
non si dileguò con le sue luci nel buio della notte.
Jane
sollevò lentamente verso di lei la mano che Angel stava fissando. Si accorse
dell'anello e fu come se lo vedesse per la prima volta. Da quanto era lì? Era
talmente abituata a portarlo, che non si era mai resa conto seriamente della
sua esistenza. Era l'unica cosa che gli aveva lasciato suo padre, o
esattamente,quello che aveva ritenuto tale fino ad un certo punto della sua vita!
Angel
stava camminando dalla sua parte, quando, improvvisamente,si arrestò,allarmato
senza dubbio dall'espressione cupa che Jane aveva in volto.
-Dunque,
TU prendi la strada per Los Angeles e fili dritto a casa e IO prendo quella per
la mia, e ti garantisco che qui nessuno si farà ULTERIORMENTE del male.
Angel
non diede segno di muoversi.
-Perfetto.-
constatò lei impaziente e cominciò ad andarsene, stava per scavalcare
l'inferriata che recintava il giardino di Patrick, allorché Angel la raggelò
con questa frase:
-Non
credo che riuscirai ad affrontarlo da sola.
Jane
stringendo forte l'inferriata,rimase a dargli le spalle.
-Tu
come lo sai?-chiese con furia mal celata.
-Tu
come sai che abito a Los Angeles?-la interrogò di rimando lui,sarcastico.
La
semivampiro si staccò definitivamente dalla cancellata di ferro.
-Perché
sei sempre così...
Si
girò verso di lui;gli occhi scarlatti venati da un giallo intenso, i canini
affilati.
-...maledettamente
irritante?!
Angel
sbuffò, non curante e abbassò lievemente la testa.
-Non
potrei semplicemente preoccuparmi per te?
Jane
rise isterica.
-Per
ME o per QUELLO che SONO?
Angel
levò lo sguardo su di lei, le iridi inspiegabilmente nere. Non rispose.
-Puoi
darla a bere a una sciocca cacciatrice che si innamora di ciascun vampiro che
incontra,ma,ricordati, un non a ME,Angelus.- il suo sguardo sarebbe stato
capace di trapassare diamante.
Angel
ancora taceva.
La
ragazza avanzò un po' verso di lui.
-Se
ti fossi stata veramente cara, non mi avresti abbandonata per adattarti alla
tua condizione di "vampiro con l' anima".- gli andò vicino e gli
piazzò violentemente il dorso della mano, con l'anello ben in evidenza
sull'anulare, davanti alla faccia- L'avresti utilizzato se te ne fosse fregato
solamente un briciolo della mia vita nel momento in cui entravo in quella
setta,frustrata,abbattuta,afflitta per quello che William e Drusilla mi avevano
rivelato. E avevo tredici anni, dannazione! TREDICI! No, nooo... tu preferivi
vagabondare per gli Stati Uniti, mangiando topi e diventando l'ombra di te
stesso...francamente mi pare una grossa pagliacciata, visto che non sei
cambiato di una virgola, rispetto al passato!La tua freddezza e la tua totale
mancanza di spirito sono uguali, almeno.
Tolse
la mano dal suo viso.
Angel
aveva un'espressione irata. Digrignò i denti e alzò la mano come per colpirla
con uno schiaffo; lei fu più rapida e gli graffiò con le unghie la guancia
sinistra.
-
Tsk... avevo ragione,quindi.
Angel
si trasformò e ringhiò:
-Non
so cosa ti abbia fatto, ma io ti voglio proteggere, sia chiaro...che tu ci
creda o no. Dimmi dov'è e lo ucciderò.
-Sentitelo,
ora parla come un ingenuo e bravo soldatino- fece beffarda e sussurrando al suo
orecchio- Non recitare ruoli che non ti si addicono. Sappiamo entrambi chi sei.
Il ragazzo ubriacone e insoddisfatto della sua esistenza che una sera si
imbatté in una dama e accettò la vita eterna, pensando di acconsentire ad una
notte di sesso. L'assassino che ha ammazzato intere famiglie, sterminato paesi
celato dalle tenebre. Attirato dalla purezza e dalla raffinatezza delle persone
e delle cose, rendesti pazza una povera donna innocente e la vampirizzasti.
Consideravi l'omicidio un'arte e i cadaveri delle opere. Hai deciso di crearmi
per l'identica ragione per cui Mark mi sta alle costole. E adesso vorresti
essere un uomo?
Scuoté
la testa, sconsolata.
-Fammi
un favore, racconta meno balle a te stesso. Sei patetico.- disse crudelmente.
Scomparve.
Il
vampiro restò a fissare il punto in cui era sparita Jane, sconvolto.
Quanto
lo odiava quella ragazza? E perché aveva provato un senso di spavento davanti
alla sintesi della sua vita?
Forse
perchè si trattava della verità?
Giles
girò la chiave nella toppa della porta della sua abitazione a Sunnydale. Si
infilò frettolosamente dentro e accese la lampada di vetro verdone in stile
liberty.
Appoggiò
la sua borsa marroncina sul tavolo e ne estrasse dei libri con le copertine
consumate e le pagine ingiallite dal tempo. Li sfogliò concitatamente, come se
fosse sicuro di scovare qualche elemento utile alla sua ricerca.
Ad
un tratto udì il rumore di un accendino che si apriva, e, alzando gli occhi,
vide nell'oscurità la luce provocata da una sigaretta.
-Non
affaticarti troppo, osservatore.I libri non trattano dell'argomento, o se ne
dicevano qualcosa, sono stati perduti.
-Spike.
Giles
si tolse gli occhiali e li pulì con un fazzoletto.
-Cosa
vuoi dire?- domandò sospettoso.
Spike
emerse dall'angolo buio del salotto.
-Sto
dicendo che...
Chiuse
di botto il libro che Giles aveva di fronte.
-...non
troverà niente qui che non conosca già.
L'altro
si appoggiò alla sedia e mise le braccia conserte.
Era
strano.
I
vampiri non avevano la preveggenza, eccetto Drusilla. In che modo faceva Spike
a essere al corrente in anticipo su che stava cercando?No, era da escludere.
Può darsi che fosse invischiato in quella storia...un membro della setta?
NO,assolutamente. Spike non era il tipo da permettere di farsi comandare: era
un ribelle. Allora...?
-Non
era una leggenda?
Il
vampiro gli lanciò un'occhiata ironica. Si sedette sulle scale che conducevano
al piano di sopra.
-Cosa
ha scoperto?- chiese con la mano destra che si massaggiava la fronte corrugata.
Quanto era necessario svelare? Il consiglio degli osservatori era un pericolo
concreto. Avrebbero potuto servirsi di Jane per chissà...non c'era alternativa.
Aveva bisogno di certezze. Non doveva rischiare.
-In
realtà, nulla. Parlano solo di un rituale tenuto da due o più vampiri, stop.
Non c'è scritto,ad esempio, che creatura ne viene fuori,...
-Giles...
-...lo
scopo e...
-Giles!
Un attimo.In che rapporti è con il consiglio?E' importante.
Si
rimise gli occhiali.
-Non
buoni- scosse il capo-Pensa che di tutta questa faccenda non mi hanno rivelato,
in pratica, nulla che non sapessi di mio.
Giles
si tirò indietro con la sedia e sospirò.
-A
dir la verità, credo che loro siano partiti subito dopo di me, dato che la
setta è piuttosto estesa a livello internazionale, e ha la sua sede centrale in
Inghilterra.- gli gettò uno sguardo indagatore.- Il capo è un certo vampiro di
nome Mark. Ha un carattere timido,a quanto pare,perché ancora non ha dato segni
di...vita, sin dall'inizio di questa storia.
Spike
si alzò bruscamente, turbato. Jane non si era confidata con lui,non si era
aperta come al solito... qual era la causa? E' vero, c'erano state delle
incomprensioni fra loro anni fa, ma questo non giustificava il suo inconsueto
comportamento. Anche se non era né suo padre né suo fratello,era pur sempre un
suo vecchio amico. Ogni istante della sua vita si era fidata di lui, cosa era
potuto avvenire di così tanto grave da farle ritenere opportuno non rivelare
alcun dettaglio della sua situazione?
Incominciò
a passeggiare avanti e indietro. Agiva in quella maniera quando era nervoso.
Giles
lo notò.
-Spike,
ti prego, parla. Se c'è qualcosa...
Il
vampiro biondo si arrestò e senza guardarlo,per non mostrare la sua crescente
apprensione, affermò risoluto:
-Sì,in
effetti, c'è più di un fatto su cui la devo informare e devo sbrigarmi, il
tempo stringe.
Dawn
chiuse la porta di casa, ansante.
Sperava
ardentemente che Jane se la fosse cavata nello scontro. Doveva ammettere che il
racconto della semivampira l'aveva lasciata scioccata, con un vago senso di
raccapriccio e tristezza per la sua vicenda, però era ben lontana dall'immaginare
di rompere la loro amicizia per la sua natura non completamente umana. Non
aveva i paraocchi e capiva che esisteva una qualche somiglianza tra loro due.
Non avevano genitori, erano state create per degli obiettivi precisi e si
sentivano in guerra con l'intero mondo che le circondava. Ok, forse l'ultima
questione era dovuto a quel periodo di scombussolamento ormonale chiamato
adolescenza... il punto era un altro. A modo suo, era in grado di comprenderla.
-Buffy
sei a casa?- era la voce di Willow- Allora, stasera la ronda è stata magra?- la
strega si affacciò con un enorme sorriso gioioso stampato in faccia, che a Dawn
non fece a meno di ricordare la ragazza diversa che era stata una volta.
Willow
si stupì.
-Dawn?...
non eri andata a dormire da Jennifer?
-Ehm...-
Dawn diede un'occhiata smarrita all'atrio, a caccia di una qualsiasi scusa-Ho
cambiato idea!-esclamò, fingendosi gioviale,e adottando un sorriso dispiaciuto,
se la filò in fretta e furia di sopra. In fondo...mica era un'attrice!
Willow
fece spallucce e ritornò ai fornelli: quella sera avrebbe cucinato dei muffin
fantastici!
Dawn
serrò a chiave la porta della sua stanza.
Aveva
bisogno di riflettere e riordinare i suoi pensieri.
Si
voltò per recarsi alla sua scrivania... e balzò letteralmente dallo spavento.
Lì,
seduta a gambe accavallate sul tavolo della sua scrivania, c'era Elettra che le
stava rivolgendo un sorriso smagliante.
-Salve,piccola.
Elettra
la guardava divertita.
-Come
hai...?- chiese Dawn senza parole,gli occhi sgranati.
-Fortunatamente
c'è ancora gente che lascia la finestra aperta; per cambiare
l'aria,suppongo.-il sorriso non abbandonava la sua faccia.
Era
sicura di sè. Convinta che non sarebbe stata disturbata da nessuno, inoltre il paparino
era tornato dalla figlia degenere, quindi lei aveva la strada spianata. Sarebbe
stato un giochetto portare a termine quel lavoro.
-Credi
di essere simpatica?- la stuzzicò, la voce tremolante.
-In
effetti...no.-il sorriso si spense, fece una smorfia- ma credo di non esserti
stata tanto in grazia sin da quando ci siamo incontrate. Ho ragione?- balzò
come un felino dalla scrivania al pavimento.
Dawn
arretrò.
-Se
mi tocchi, giuro che urlo.- l'ammonì minacciosa.
-Tsk,figurati!
L'ultimo mio desiderio è sentirmi trafiggere le orecchie dai tuoi urli acuti e
isterici!-la schernì- Perciò...zitta.
Così
dicendo, Elettra con un gesto rapido, senza sfiorarla, estrasse dalla sua gola
un piccolo globo ocra, e lo fece dissolvere.
Dawn
tentò di gridare.
Nulla.
Riprovò.
Niente.
Le
aveva tolto la voce.
Elettra
ghignò sommessamente.
-Meglio
prevenire che curare.
Schioccò
la lingua,soddisfatta.
Jane
entrò dal retro della casa di Buffy: doveva assicurarsi che Dawn stesse bene.
Era
certa che non ci fosse alcuna persona fuorché la sua amica dentro
l'abitazione...ma era in errore.
Non
fece in tempo a varcare la soglia della cucina che udì uno strepito di cucchiai
di legno e matterelli che rovinarono rumorosamente a terra. Chi...?
Una
donna con i capelli vermigli,gli occhi verdi,la bocca piegata in un espressione
di autentica paura la stava fissando,incredula.
Si
erano già incontrate, però dove? Mise a fuoco i ricordi.
Accidenti!
Era la strega del vicolo.
Willow
abbrancò tremante il bordo del lavandino che si trovava dietro alla sua
schiena.
La
voleva uccidere? Ormai erano passati mesi da quella faccenda...era assurdo.
La
rossa si girò di scatto e afferrò il primo coltello che le venne in mano. Era
spesso e tagliente. Ritornò a fissarla,minacciosa.
-Non
ti avvicinare.- gli comandò digrignando i denti.
Jane,
dopo l'attimo di smarrimento di cui era stata vittima per qualche secondo, si
riebbe.
La
squadrò come se Willow fosse la pazza, poi assunse una faccia scherzosa.
-Siete
tutti talmente aggressivi qui?Cercavo Dawn,tu sei...?- regalò a Willow uno dei
suoi sorrisi migliori,non voleva grane. Sperò che il buio di quella lontana
sera di metà settembre le instillassero dei sospetti sull'infallibilità della
sua memoria.
-Willow.-
rispose inaspettatamente la donna, posando il coltello sul tavolo, composto da
candide mattonelle lucide. Si era sbagliata,per un istante aveva pensato che
quella ragazza fosse una persona ostile, anche se quel timbro di voce... le
sembrava di averlo sentito in precedenza.
Si
pulì le mani sporche di impasto di biscotti nel grembiule azzurrognolo e esortò
cordialmente la ragazza ad entrare, nel tentativo di farsi perdonare quella che
riteneva una gaffe.
Fiuuu,
l'aveva scampata per un soffio.
-Dawn
è in camera sua. Pare che non voglia essere disturbata.
-Mmh?
Mi dispiace, ma dovrò per forza disturbarla. Sai,i compiti.- affermò con
sguardo complice.
Willow
sorrise.
Jane
si avviò verso le scale.
-Ah!-
la richiamò Willow, Jane si voltò- Potresti chiederle cosa vuole per colazione
domani mattina?
La
ragazza assentì.
Salendo
la rampa di scale un profumo penetrante di crisantemi l'attanagliò.
Oh,no...
Elettra!
Arrivata
davanti all'ingresso della stanza di Dawn, rifletté.
Percepiva
ancora il respiro dell'amica: non era morta,per il momento. Se avesse aperto
normalmente la porta, Elettra si sarebbe volatilizzata e il suo obiettivo era
incastrarla. Sapeva che si sarebbe scoperta,non attendeva altro.
Si
teletrasportò alle spalle dell'arpia.
Prese
fulmineamente la lava lamp con dentro brillantini rosa e argento di Dawn che si
trovava sulla scrivania,sradicandone la spina,e colpì con quella Elettra che
non se ne accorse subito e stump!Cadde a terra.
Dawn
fremeva per lo spavento.
-Tutto
ok?- domandò Jane.
La
ragazza l'abbracciò. Jane a disagio, non era abituata a tali effusioni con le
amiche, si distaccò gentilmente da lei. Posizionò la mano destra sulla gola di
Dawn; un tenue bagliore giallo. Le aveva ridato la voce.
Dawn
volse lo sguardo sul corpo disteso sul pavimento dell'arpia.
-Che
cosa ne facciamo?
-Niente.-
fu la risposta di Jane che intanto si era seduta a terra,ai piedi del letto di
Dawn.
-Che?!-
era sconcertata.
-Ooooh...-
mosse avanti e indietro la mano,non curante- E' da quando ci conosciamo che
tiene il piede in due scarpe,valutando quale le convenga. E' una caratteristica
di questi demoni. Non ti preoccupare: lavorerà per noi.- la rassicurò.
-Ma
ha cercato di ammazzarmi!- ribatté Dawn.
Le
si sedette accanto.
-Credi
che io sia fuggita da Mark,senza sgraffignargli qualche soldo? Non sono così
sprovveduta...Se necessario,la compreremo con quelli.
-S-soldi?
Quanti?-chiese Dawn,sorpresa.
-Dunque...due
milioni di dollari,circa.- rivelò Jane.
Dawn
spalancò gli occhi.
-WOW!
Jane
sfoderò un sorrisetto compiaciuto.
-Ritengo
che-sollevò un sopracciglio,scettica- Mark le abbia dato poco,anche se lei
magari non se ne è accorta. Non è nel suo stile pagare profumatamente gente di
cui non si fida,ed Elettra è tra questi. L'avrà abbindolata con un
incantesimo,è un grande tessitore d'inganni...- disse con un velo di tristezza.
L'amica
la scrutò,insicura.
-Era...il
tuo ragazzo?
-In
un certo senso,sì.
-E
dopo?E' successo qualcosa per cui vi siete lasciati?
-Preferirei
non parlarne.- replicò freddamente. In verità, non c'era stato neppure il
tempo,constatò cupamente.
-Ah...scusa.
Ci
fu qualche minuto di silenzio.
-Puoi
dormire qui,se vuoi.- propose Dawn.
Jane
annuì, e all'improvviso si diede una pacca sulla fronte.
-Che
ore sono?
Dawn
guardo frettolosamente l'orologio: -Quasi l'una,perché?- riposò gli occhi sulla
semivampira, turbata.
La
testa di Jane si girò lentamente verso Dawn.
-Willow
sta facendo dei biscotti a quest'ora!- esclamò.
Dawn
sbarrò gli occhi.
-Ancora?!
Angel
passeggiava nel cimitero, nervoso.
C'erano
dei dettagli che gli sfuggivano, non quadravano. Lui era il primo sire di Jane,
quello che le aveva donato maggior sangue, tuttavia quando l'aveva incontrata
non aveva sentito quel legame che una volta era così potente,vivo al punto che
conosceva ogni suo singolo movimento,anche a notevole distanza.
Cosa
diavolo stava accadendo?
-Ti
è andata male,eh?
Spike
sbucò da una cripta poco lontana dal salice dove adesso si era soffermato
Angel.
Il
vampiro bruno appoggiò una mano sul tronco rugoso dell'albero.
-Mi
odia.- proferì in un sussurro.
Spike
alzò un sopracciglio.
-Nah...IO
ti odio. E comunque che ti aspettavi? Una situazione diversa,forse?
Angel
non rispose.
Spike
si sistemò su una lapide. Scoté la testa e assunse un'espressione di disprezzo.
-Angelus,ti
prego. Risparmiami sguardi intensi da cane bastonato e mugolii vari,perché con
ME -indicò se stesso- non attacca.
Angel
si voltò,lo stava osservando.
-Perché
mi chiami Angelus?
-Semplicemente
perchè TU lo sei... almeno una buona parte di te. Non me la bevo la solfa che
reciti agli altri.- gli gettò un'occhiata eloquente.
Angel
si allontanò dal salice. Fece finta di non aver udito nulla,tipico.
-Hai
incontrato Giles?
Sì,bravo
cambia argomento,considerò tra sé Spike.
-Aha.-si
accese una sigaretta.
Angel
chiuse gli occhi,era stanco?Ma di cosa?
-Se
vuoi il mio parere...
-Non
te l'ho chiesto.- gli fece constatare,tagliente. Riaprì gli occhi.
-E
io te lo espongo ugualmente.- lo provocò,strafottente.- Sta diventando un
affare di Stato;nel giro di una manciata di secondi ci ritroveremo tra i piedi
il consiglio degli osservatori al completo e...chi può dirlo?L'FBI?
-Vuoi
stare zitto?Mi irriti.- giocherellò con i suoi anelli. Spike si ricordò che
pure Angelus aveva quel vizietto.
-Cosa
hai intenzione di fare?Goderti lo spettacolo,lasciare che lei muoia,farti una
grassa risata e infine tanti saluti e me ne ritorno a Los Angeles?!-era furioso
e si era pericolosamente accostato ad Angel.
Angel
lo guardò con diffidenza.
-Ovviamente...-lo
scaraventò a terra-no!
Spike
si rialzò subito con il volto della caccia e pronto a litigare con il
"suo" sire...si bloccò di colpo.
-Dannazione!
Buffy!
Angel,
nascosto dall'albero, diresse lo sguardo al di là di esso.
Buffy
stava combattendo con un paio di vampiri con delle tuniche rosse.
-Che
bei costumini!Non sapevo che i vampiri si mascherassero ad Halloween.- ne
impalettò uno- Pensavo che non ne avessero bisogno!
-Splendido.
Il bello è che non riuscirai a non coinvolgerla in questa faccenda. A quanto
pare,Jane e Dawn sono amiche.- fece Spike con una punta di divertimento.
Angel
osservava la cacciatrice. Ridusse gli occhi a due fessure.
Stava
riflettendo su un modo per non mettere al corrente la sua ex su quello che
stava accadendo, quando udì uno squillo insistente.
-Cos'è?-
domandò stralunato al vampiro biondo platino.
Spike
lo fissò per un attimo, interrogativo. D'un tratto,capì. Sbuffò e andò verso
Angel, gli mise una mano nella tasca del cappotto e ne tirò fuori un cellulare.
-Non
sai nemmeno di avere un cellulare?
Spinse
il tasto per aprire la chiamata.
-Sì?
-Dove
diavolo è Angel?!- Spike staccò il telefonino: la donna dal lato opposto lo
aveva assordito.
Era
Cordelia.
Darla
guardava con puro terrore Drusilla, la cintura di sicurezza ben allacciata.
-Dru...
Drusilla
le fece segno di tacere.
-Non
parlare,le loro voci sono ovattate...no,no... fatemi ascoltare...
Darla
si maledisse mentalmente per non averla fermata nel momento in cui, l'ora
precedente, aveva aperto con decisione, senza un motivo preciso, la portiera
della Cadillac dal lato del conducente ed era partita a razzo. Aveva dovuto
rincorrerla per un tratto del Grand Canyon, finché lei aveva stoppato l'auto e
l'aveva invitata a salire, giustificandosi con un :-Oh, figlioletta, mi ero
dimenticata di te!- e una sua risposta acida: -Non sono tua figlia,sono sempre
la più vecchia. Capito?
La
bruna aveva annuito, intimorita dal suo tono perentorio e alquanto infastidito.
Ora
si trovavano sulla statale, dirette a tutta birra a Sunnydale e Drusilla
sembrava che badasse più a quelle insopportabili voci che alla strada.
L'unica
cosa che era riuscita a carpirle era un nome: Jane. Da quanto non la vedeva?
Probabilmente da quasi un secolo. La creatura di Angelus era viva. Aveva
mostrato indifferenza nei suoi confronti sin dal principio di quella storia:
finzione. Aveva provato pena per quel batuffolo, una vita troncata dalla
nascita. In bilico tra due mondi, senza appartenergli mai completamente.
Aveva
fatto il possibile per farla accettare dai vampiri, ma la bambina era stata
vista con diffidenza, sospetto e pure come una potenziale traditrice,
cresciuta. In un certo qual modo,era meglio. Se quegli ignoranti si fossero
informati su quello che era realmente,avrebbero mutato atteggiamento e chissà
quanti demoni e vampiri avrebbero desiderato accaparrarsi l'energia di...sua
figlia.
-Dru,
il camion!!!- l'avvertì aggrappandosi al cruscotto,stringendo gli occhi chiusi.
Drusilla
lo evitò per un pelo. Darla sospirò di sollievo.
Esaminò
la vampira. Aveva una faccia corrucciata. Qualunque cosa fosse, non doveva
essere proprio da niente.
Drusilla
stringeva forte il volante, come se fosse il solo appiglio per rimanere su
questo pianeta. Improvvisamente aveva ricordato ogni particolare. Le
premonizioni,l'inconsueta sensazione che sentiva quando Jane si era allontanata
da loro da un pezzo e in ultimo,le carte. Quelle dannate carte che aveva
scoperto su un tavolino in un maledetto pomeriggio di sole,all'ombra di una
quercia.
Il
diavolo, la morte e la luna.
E
le stelle le stavano sussurrando ripetutamente che doveva affrettarsi o sarebbe
stato troppo tardi. Quella miriade incontrollata di bisbigli e mormorii le
affollava la sua povera mente.
Se
soltanto non se ne fosse andata.
Jane...
a volte non sapeva tenergli testa neanche Angelus... Se ci fosse stato il suo
sire,questa storia non sarebbe iniziata. Se,se,se...
Le
vocine astrali nel suo cervello si affievolirono, alzò gli occhi color malva al
cielo. Si stava schiarendo. Presto ci sarebbe stata l'alba. Si morse un labbro.
-Tieniti.-
ordinò risoluta a Darla, che non se lo fece ripetere due volte.
Spinse
con foga il piede sull'acceleratore: doveva sbrigarsi.
-Me
lo regali?E' fuori moda... ma il colore mi attira.- sorrise maligna alla
ragazza- Tanto non ti servirà più.
Si
legò i capelli con un nastro rosa confetto.
Nell'aria
si stava spandendo un odore acre. Chiuse le palpebre della ragazza,non le
piaceva che la guardasse con simili occhi. Era un cadavere.
Li
aveva uccisi tutti?
Forse.
Un
cuore pulsava;veloce;impaurito. Sembrava che stesse per scoppiare.
Chiuse
gli occhi,concentrandosi.
Dove
si nascondeva? Bastava una mossa brusca per individuarlo.
Si
spostava rasente i muri,piano,tentava di essere silenzioso e furtivo tipo un
gatto. Purtroppo per lui, era un goffo essere umano.
Eccolo.
Era là,dietro quella casa con i mattoni rossi; era inciampato da solo per la
fretta di fuggire. Si stava rialzando, il respiro affannoso.
-Non
farai molta strada.- sibilò Jane.
In
un attimo gli fu alle spalle, l'uomo non riuscì nemmeno a difendersi. Gli
spezzò il collo.
Il
corpo cadde con un tonfo al suolo.
Ritornò
stancamente sulla strada.
Le
pupille dilatate,vuote.
Nessuno
meritava di vivere. Sentiva un dolore immenso al petto, era come se le avessero
strappato il cuore e l'avessero dato in pasto agli avvoltoi.
Osservò
la fila scomposta di cadaveri che si stendeva di fronte a lei e quelli che
l'attorniavano.
Perché?
Perché
conduceva quell'esistenza?
Doveva
finirla?
Aveva
una madre e un padre... umani.
E
quelli che riteneva i suoi genitori, non erano altro che i suoi carnefici.
Angelus...
Aveva
cercato di compiacerlo, di ottenere una minima dimostrazione d'affetto dal
vampiro, in linea di massima lo aveva accontentato. Non aveva ottenuto niente:
né una carezza, né un bacio, né un abbraccio.
Si
coprì il volto con entrambe le mani.
No,non
aveva risolto nulla con la vendetta...però era piacevole.
Si
guardò intorno. Era come svuotata dalle emozioni.
Si
accucciò sulla strada.
Il
sole stava tramontando ad ovest e inondava sinistramente di una luce rossastra
i morti ammassati sui marciapiedi, dietro gli angoli, dentro i negozi con i
vetri fracassati.
Jane
udì dei passi prodotti da un paio di stivali chiodati sull'asfalto. Si fermò
davanti a lei. Alzò la testa. Non lo vedeva bene in faccia a causa degli ultimi
sprazzi di luce solare che ne oscuravano il viso.
Era
William.
Spike
spostava freneticamente gli occhi da ogni parte.
Attonito.
Scrutò
Jane.
Era
impossibile che una ragazzina di apparentemente tredici anni fosse responsabile
di una tale strage.
C'era
desolazione. Gli venne in mente che era la medesima che regnava quando Angelus
sterminava le popolazioni di interi villaggi. Ricordò che si respirava ovunque.
Guardò
i suoi sottoposti che si aggiravano smarriti e leggermente eccitati per la
macabra situazione. Erano dei pivelli,vampiri giovani,inesperti. Non sapevano
che un sangue privo di vitalità non gli avrebbe granché giovato.
-Sparite.-
ordinò.
-Ma
Spike...- protestò uno di loro.
Lui
gli lanciò un'occhiata che non ammetteva discussioni.
I
vampiri chinarono il capo e se ne andarono di malavoglia.
Il
cielo si stava tingendo di nero.
Doveva
ragionare: compito arduo per una mente impulsiva quale la sua.
Su
una cosa era certo: bisognava togliersi da lì, al più presto. Non credeva ci
fossero superstiti, in ogni caso era meglio non rischiare.
La
rimise in piedi prendendola delicatamente per un braccio. Barcollava lievemente
ed era bianca come un cencio. Dannato inferno, pareva un’ autentica vampira in
quell'istante. Temette che stesse per cadere,quindi la sistemò a cavalcioni su
di lui e la portò via da quel luogo che iniziava a emanare il fetido tanfo
della morte.
Erba
alta.
Una
vecchia fattoria abbandonata in mezzo a una landa sperduta nel Kansas.
Jane
mirava distrattamente il paesaggio con un braccio appoggiato sul davanzale
della finestra del piano superiore. Il vento soffiava forte e gli alberi
occasionali erano assaliti da piccoli vortici che li facevano vacillare. Era in
arrivo un temporale. Sperava che una di quelle nuvole grigie lassù generasse un
fulmine e che questo colpisse la sua stanza. L'avrebbe catapultata via da
quella sottospecie di vita e le avrebbe donato un enorme sollievo: la morte.
Voleva raggiungere i suoi reali genitori...ma se poi non l'avessero mandata in
paradiso? Nonostante questo opprimente desiderio,ancora non si faceva una
ragione di quello che le aveva rivelato William la mattina di quel terribile
giorno.
Tutto
era cominciato da una domanda banale sulla sessualità che lei aveva posto a
William,in seguito a una lezione sull'argomento a scuola.
Lui
aveva meditato lungamente,prima di fornirle una risposta adeguata. Era stato
come al solito: diretto, sincero, era andato subito al sodo. Ma si era accorta
dell'amarezza e della sofferenza nella sua voce di quella confessione. Così un
quesito che doveva finire in una risata,si era concluso in un disastro. Non
aveva chiesto neanche il motivo di quel gesto orribile. Si era limitata ad aggrapparsi
per lo shock allo stipite della porta su cui si era soffermata e con il viso
livido di rabbia, aveva guardato furibonda William.
Era
scappata dall'appartamento a Coffeyville ed era capitata in un paesino di cui
non conosceva neppure il nome,talmente era accecata dall'ira e in preda a una
confusione assoluta.
Si
era scatenata nell'uccidere con una follia e un accanimento senza pari. Voleva
lenire l'angoscia che la faceva soffocare fino a quasi toglierle il respiro.
Troppo tardi aveva compreso che le sue azioni sarebbero state utili unicamente
ad accrescere la sua pena e si era arrestata. Uno scenario di morte si stendeva
ai suoi piedi e lei lo fissava apatica.
Posò
un piede sul muro,riflessiva.
Uno
stormo di uccelli attraversò il cielo plumbeo,fuggendo da dove si sarebbe
generato il temporale.
Era
il momento di prendere il volo,di uscire all'aria aperta e riordinare le
idee,capire cos'era in realtà,affinare le sue potenzialità...se ne aveva.
William
appoggiò sulla cornice di legno della porta la mano con all'anulare un anello
d'argento raffigurante un teschio;il polso nascosto da due bracciali neri con
borchie appuntite.
Lei
era seduta su una sedia,la testa rivolta al paesaggio minaccioso di quel
giorno. Davvero un tempo da cani e ...l'ultima cosa di cui avessero bisogno.
Scuotè
il capo,sconsolato.
-Pensi
di starci per l'eternità?
-Chi
lo sa?- mormorò Jane senza voltarsi.
William
trattenne un'imprecazione. Quella ragazza sapeva essere stressante quando
voleva.
-Ci
muoveremo a notte fonda.
-E
il temporale? Qui sono rari, però le poche volte che si presentano...
-Non
preoccuparti per quello. Piuttosto, devi raccattare la tua roba?
Fece
un cenno di diniego.
-Perfetto,
allora.- approvò neutro.
Stava
per lasciarla, ma lei le domandò alla sprovvista,girandosi verso di lui:
-Non
mi sgridi?
William
la fissò sbalordito, e ribatté :
-Vorresti
che lo facessi?
Non
rispose.
Lo
osservò con nostalgia. Le sarebbe mancato,più di Drusilla.
Non
poteva attendere oltre. Volse di nuovo la sua attenzione alla natura di quel
posto.
La
notte era vicina.
William,pur
se con un punto interrogativo impresso sulla faccia,se ne andò.
Scese
con cautela la vecchia grondaia arrugginita, ricoperta di edera. Quella specie
di tubo lanciava dei rumori sinistri. Cavoli,doveva affrettarsi: c'era il
rischio che si rompesse l'osso del collo!!!
La
luna era celata dalle ampie nubi che occupavano la volta celeste. Il vento si
era placato per un momento,era presente un caldo afoso ed era sopraggiunta una
sorta di calma prima della tempesta.
Sentì
il tocco delicato di una mano sulla sua spalla destra.
Era
Drusilla.
Era
avvolta in uno scialle perlaceo,sotto un vestito della stessa tonalità che le
arrivava ai piedi e che la faceva parere un fantasma. La sua espressione era
indecifrabile.
Jane
si accorse che aveva qualcosa tra le dita affusolate. Un pezzo di carta di un
giallo opaco,incorniciato ai bordi da delle minuscole ondine.
Glielo
consegnò di scatto e si dileguò velocemente, senza proferire parola.
Jane
rigirò il quadrato cartaceo.
Era
una foto d'epoca.
C'erano
due persone impettite che sorridevano a malapena all'obiettivo. Un uomo e una
donna. Questa reggeva un neonato che indossava una buffa cuffietta e un
vestitino con degli stupendi pizzi. Chi...?
Ispezionò
per bene il retro, constatando che vi si trovava una scritta ai bordi. Sforzò
gli occhi. Era una scrittura svolazzante, arricchita da inutili ghirigori sulle
maiuscole.
"John
Ferguson, Jane Ferguson (io!) e il nostro adorabile batuffolo Jane".
Capì.
Si
concentrò intensamente su i suoi genitori naturali. Gli occhi le divennero
lucidi. L'avevano amata, ne era sicura.
"...e
il nostro adorabile batuffolo Jane"
Non
pianse. Le lacrime le erano perite dentro tanto,tanto,tanto tempo fa… insieme a
quella creaturina.
Imboccò
un sentiero appena tratteggiato che passava per i campi e il lungo tratto di
erba alta. Non importava dove portasse,era sufficiente che la conducesse
lontano da lì. Non necessariamente in un luogo migliore,ma che la facesse
sentire semplicemente in pace.
Il
vento le scompigliò i capelli,mentre si sistemava sulle spalle una borsa
riempita dell'essenziale e si incamminò.
It’s
easier to run
Replacing
this pain with something numb
It’s
so much easier to go
Than
face all this pain here all alone
La
sua vita stava per avere una svolta,non le interessava di che tipo: percepiva
solo che era indispensabile.
Something
has been taken
from
deep inside of me
A
secret I've kept locked away
No
one can ever see
Wounds
so deep they never show
They
never go away
Like
moving pictures in my head
For
years and years they’ve played
Cosa
sta…?
No,no,noooo!
Perché?
Cercò
di divincolarsi.
Lui
era diventato eccezionalmente forte. Le aveva bloccato le braccia. Non era
questo a renderla inerme: i suoi occhi scuri, ipnotizzanti erano sufficienti a
fermarla. Tentò almeno di urlare…le uscì un grido strozzato.
Lui
le accarezzò i capelli con un’insolita dolcezza e chinandosi maggiormente su di
lei, le bisbigliò:
-Non
verrà nessuno a disturbarci: questo te lo posso garantire,amore mio.
Un
dolore lancinante al collo. Fu come se l’avesse morsa un serpente e avesse
iniettato il suo veleno all’interno. Emise un urlo acutissimo: aveva la
tremenda sensazione che un legame venisse reciso.
Si
staccò dal suo collo. I denti grondanti di liquido vermiglio
Jane
si svegliò di soprassalto.
Era
ricoperta di sudore e ansimava.
Il
cuore le martellava nel petto.
If
I could change I would
Take
back the pain I would
Retrace
every wrong move that I made I would
If
I could
stand
up and take the blame I would
If
I could take all the shame to the grave I
would
Erano
due mesi che non aveva quell’incubo. Anzi, quel flash. Perchè era accaduto sul
serio.
Sometimes
I remember
the
darkness of my past
Bringing
back this memories
I
wish I didn’t have
Sometimes
I think of letting go
and
never looking back
and
never looking forward so
there
would never be a past
Diede
uno sguardo alla sveglia sul comodino, che era posizionato accanto al letto. I
numeri verde fosforescente indicavano le sei e mezza del mattino.
Just
washing it aside
All
of the helpleness inside
Pretending
I don’t feel misplaced
is
so much simpler than change
Tastò
la cicatrice che aveva sul collo. Si sarebbe mai riemarginata? Può darsi.
Oh,Dio…come
voleva che fosse stato tutto un brutto sogno!!!
Appoggiò
la testa allo schienale, gli occhi dritti verso il soffitto.
Non
lo era…NON LO ERA.
It’s
easier to run
Replacing
all this pain with something numb
It’s
so much easier to go
than
face all this pain here all alone
Angel
chiuse il cellulare.
Aveva
un’aria fredda e calcolatrice.
Cattive
notizie,si immaginò Spike.
-Dobbiamo
avvisare Buffy.-si mosse in direzione della cacciatrice, che stava ritornando a
casa stremata.
Il
vampiro platinato notò apprensivo che il sole stava per fare capolino
all’orizzonte.
-Non
capisco che…
-La
setta al completo sta per arrivare qui, a Sunnydale. Cordelia e i ragazzi si
sono informati. I demoni che sono coinvolti con essa, a Los Angeles sono
scomparsi. E’ probabile che anche Mark stia per venire, è questione di ore a
questo punto- Spike stava per obiettare, ma Angel lo zittì con un gesto della
mano- Spike, è la sua città. E’ mio dovere metterla in guardia.
-E
Jane?- chiese Spike, scettico.
Angel
abbandonò la sua risolutezza, e assunse un’espressione provata.
-Credo
che… bisognerà dirle lo stretto indispensabile.
Angel
si allontanò. Perché diavolo doveva giocare sempre al supereroe, quando era
tutt’altro?
Diede
un calcio ad una lapide, spezzandola.
I
suoi pensieri volarono a Buffy.
-Ogni
fottutissima volta tra i piedi,eh?- mormorò mentre il sole sorgeva. Decise che
si sarebbe rifugiato in una cripta lì vicino, in attesa del peggio.
Oh,sì…perché sarebbe giunto. Non aveva dubbi.
Giles
aveva gli occhi che scintillavano. Non si capacitava ancora per la scoperta
appena fatta. Un semivampiro. E lui che riteneva che fossero sciocchezze,utopie
che si tramandavano tra i succhiasangue!Era vero,invece. Una creatura in grado
di manipolare la magia a suo piacimento, di avere un potere vampirico
quadruplicato grazie a dei “genitori” fuori dall’ordinario, però, al tempo
stesso, di possedere i sentimenti di un qualunque essere umano. Era
incredibile, straordinario e estremamente interessante… ma, c’era un
“ma”,poteva trasformarsi in un’ orrenda tragedia per la persona in questione
,in questo caso quella ragazza.
Rifletté.
In fondo, Angelus non doveva averla creata per niente. Il tornaconto è uno
degli elementi principali nella vita di un vampiro. Spike era stato criptico su
questo.
Sbadigliò.
Era
stato alzato l’intera notte e adesso che i tiepidi raggi solari entravano nel
salotto e passavano a illuminare la cucina,dove si stava preparando un
caffè,aveva un sonno insostenibile. Doveva resistere. Prese il bricco e si
versò il caffè nella tazza con su scritto “KISS THE LIBRARIAN”, che conservava
a ricordo dei vecchi tempi. Stava per berne avidamente il contenuto, quando
bussarono alla porta.
Giles
si accigliò.
Non
poteva essere il postino, dato che era assente da Sunnydale da un bel pezzo
ormai.
Si
mise gli occhiali e andò a vedere perplesso chi fosse.
Trascorsero
lunghi secondi prima che Giles riuscisse a far girare le chiavi nella serratura
della porta, che aveva chiuso a chiave dopo la visita di Spike,e, finalmente,
ad aprirla.
Strizzò
gli occhi per il sole accecante e desiderò fervidamente di aver controllato chi
fosse attraverso i vetri della finestrella che dava sul cortile.
Quentin
Travers e ben…dunque,uno,dieci, nove…venti osservatori erano di fronte a lui.
Quentin
gli sorrise in modo falso e con un non so che di trionfante.
-Buongiorno,
Rupert.
-Questa
sarebbe Sunnydale?
Mark
veniva dal così detto Vecchio Mondo ed in quei cinque anni che aveva vissuto
con Jane negli Stati Uniti, aveva infilato poco il naso fuori dal settecentesco
monastero in Louisiana.
Tramite
i vetri scuri della limousine, scrutava da una collina quella cittadina
americana inondata dal sole mattutino.
-Si,mio
signore. Lei dovrebbe essere qui...da qualche parte.
-Percepisco
la sua presenza.- dichiarò assorto.
-Allora...-
il seguace accese il motore, momentaneamente spento.
-No.-
comandò Mark con fermezza. Sorrise:
-Sarà
lei a venire da noi.
-Ehm...mi
perdoni, mio signore, ma non ne sarei tanto sicuro se fossi in lei. Sento altri
vampiri in questa città-fece un adepto accanto al guidatore.
-Sciocco.-
ghignò Mark- Questa E' la Bocca dell'inferno. E' normale che ci sia un'attività
infernale proficua rispetto che altrove. Non capisco di cosa bisogna
preoccuparsi?
-Mio
signore, non sembrano comuni vampiri.
Il
volto di Mark si incupì.
-Neanch'io
lo sono.- disse tagliente-E ora va'.
I
seguaci non posero ulteriori domande al loro signore. Erano al corrente che il
capo li avrebbe potuti uccidere senza muovere un muscolo per la loro eccessiva
invadenza.
Scesero
con la macchina dalla cima della collina e si addentrarono nelle strade di
Sunnydale.
Richiuse
a stento il portone. CLAAAANG. Il suo suono riecheggiò nell'abbazia
abbandonata.
Si
riassestò il cappotto e riavviò i capelli. Uff, una bufera in piena regola!
Brrr...che
freddo!
Aveva
la netta sensazione che quella notte non avrebbe toccato né sangue né cibo
umano. Quel posto sembrava privo perfino di topi, anche se l'idea di mangiarli
non l'allettava minimamente.
Curiosando
qua e là giunse ad un ampissimo chiostro, popolato al centro da erbacce che
erano agitate dallo sferzare del vento.
All'improvviso
a Jane parve di oltrepassare come un campo magnetico di energia di massima
intensità. Un'onda elettrica la trapassò, la sua vista fu oscurata da una
moltitudine di stelline,e svenne.
Il
pavimento su cui si trovava era gelido, e aprendo gli occhi si accorse che era
levigato e perfetto, non costellato di crepe tipo quello del chiostro .
Ma
dove...?
Eresse
il busto di lato, lasciando le gambe stese a terra.
Il
chiostro esisteva ancora, solo che era curato e illuminato da torce. Nel
giardino germogliavano diverse varietà di piante,fiori e erbe. Esaminò la
chiesa che affiancava l'abbazia: era intatta,però mancava la croce.
Aggrottò
la fonte. Strano...
Inavvertitamente
un gruppo di persone che avevano l'aspetto da monaci, nonostante il colore
rosso sgargiante delle loro vesti, l'accerchiarono.
Jane
si alzò di scatto, pronta a combattere. Non ci voleva molto per capire che non
erano ben intenzionati.
I
presunti religiosi brandivano dei bastoni dorati incisi con una scrittura
cuneiforme,simile al sumero, che roteavano, facendogli acquistare di secondo in
secondo velocità.
Jane
sgomenta, però non intimorita, iniziò a sferrare calci e a cercare di
disarmarli…Invano. Erano protetti da quella specie di armi, che tenevano salde
tra le mani.
Uno
di loro scaraventò con un colpo la ragazzina al suolo. Lei stava per balzare
sul colpevole inferocita…si bloccò. Sbatté le palpebre.
Adesso
i monaci avevano puntato i bastoni verso il pavimento e salmodiavano quelle che
sembravano formule incomprensibili. Jane sentì che le faceva male la testa.
Cadde.
Subito
dopo avvertì una forza esterna che incombeva su di lei, la controllava. Si
ribellò senza risultato.
I
tizi incappucciati le fecero segno di seguirli, precedendola. Jane non fu in
grado di replicare. I fili del suo corpo erano stati affidati a un’oscura
volontà superiore.
Fu
condotta in una stanza di media grandezza con un mobilio semplice. Tuttavia non
poté fare a meno di notare oggetti particolari. Un globo dove si poteva
osservare l’attività delle stelle nell’universo,un coltello rituale con manico
d’avorio, e alcuni cristalli cerulei e rosa pallido posti sulla scrivania. Con
le mani appoggiate su di essa e il corpo tirato indietro su una poltrona nera
stava un uomo magro ,capelli argentei raccolti in una piccola coda di cavallo,
fronte ampia,occhi acquosi,naso dritto,bocca sottile con ai lati delle rughe.
La
studiava divertito da capo a piedi.
-Dunque?-
chiese rivolto a uno dei monaci, sollevando un sopracciglio.
A
Jane parve che già conoscesse quello che era accaduto,ma lo domandasse per pura
formalità. Che perdita di tempo!, commentò la ragazza mentalmente, lanciando
un’occhiata spazientita a quello che lei riteneva solamente un vecchio.
-Mio
signore,è riuscita a varcare la barriera e…
-Non
sapete in quale modo?- fece lui intuitivo.
-Esattamente.
Siamo sbigottiti. Prima di questa ragazzetta NESSUNO sarebbe stato capace di
farlo,se noi non lo avessimo VOLUTO.- riferì turbato- E, inoltre, questa qui
non odora completamente di umano.- concluse.
Jane
si voltò verso colui che aveva appena parlato. Socchiuse gli occhi per tentare
di penetrare il buio in cui lo celava il cappuccio e la luce fioca che c’era in
quel punto della stanza. Odora…? Si supponeva che fosse un essere umano, era
impossibile che avesse un olfatto talmente sviluppato!
Tornò
a guardare con maggior sospetto l’uomo che stava seduto alla scrivania e
sembrava essere il capo. Indossava una veste grigio chiaro, tipo quella che
usavano portare i preti, e dal collo gli pendeva un opale bianco,mentre,
invece, aveva visto che gli altri avevano una spoglia croce rovesciata di legno
oppure ank e croci celtiche.
In
che diamine di luogo era capitata?
Assaporò
l’aria che si respirava intorno: era anomala. Era imbevuta di un’atmosfera
magica.
-Te
ne sei accorta?- la interrogò l’uomo, che non doveva essere poi così vecchio,
forse era sulla cinquantina…
Che…?
Doveva possedere la Vista o qualcosa del genere per aver “indovinato” i suoi
pensieri.
Lui
annuì tra sé. Si staccò dalla poltrona , si diresse verso Jane e le sorrise.
-Sono
Galahad, piacere, semivampiro.- le strinse la mano amichevole.
Jane
spalancò gli occhi, incredula e in pieno stato di shock.
Davvero:
ma DOVE diavolo era capitata?
Gli
strappò la catenella con la pietra.
Jane
lo raggiunse e osservò critica la sagoma inanimata del malcapitato che era
riversa sull’asfalto.
La
semivampira si mise le mani sui fianchi, contrariata.
-Maaark…-
chiamò lamentosa- Galahad aveva detto “prendete la pietra” e NON “prendete la
pietra e ammazzate il povero diavolo che ne è il proprietario.”
Il
vampiro rise e fece spallucce.
-Dai,Jane!
Abbiamo la pietra, che importa se ho ucciso o no il suo possessore?
Lei
le andò vicino.
-Uno:
meglio non lasciare tracce. C’è sempre gente che non si fa i fatti suoi a
questo mondo: osservatori, cacciatrici, polizia… Due: Galahad lo saprà e non ne
sarà entusiasta.
Mark
sbadigliò annoiato e giocherellò con la pietra.
-Ah,
ma che sto a parlare a fare con uno stupido vampiro impulsivo!
Mark
sghignazzò e la cinse con le braccia.
-Ok,
ho afferrato il concetto,amore. Comunque dovresti ridere di più- le baciò
delicatamente la testa- e vivere la vita con filosofia…
Jane
rise di cuore.
-Oh!Non
conoscevo questo tuo lato filosofico e permettimi di dubitarne,dato che non fai
altro che parlare di Galahad e della sua malattia, e conti i giorni che mancano
a quando tirerà definitivamente le cuoia e tu avrai la possibilità di divenire
la guida spirituale di questa grande setta!- gli fece considerare sarcastica.
Mark
si pose platealmente la mano destra sul petto e assunse un’espressione
straziata.
-Nooo,
che vai farneticando?! Io sono uno dei suoi fedelissimi, non pensare
assolutamente una cosa simile!
-Si,
come no!- tagliò corto Jane, sferrandogli un’occhiata carica di significati.
La
ragazza sbuffò e affondò il capo nel petto di Mark.
-Lo
rispetto e confesso che , dopo tutti questi anni, mi ci sono affezionata .
-Devo
essere geloso?
-Oh,Mark!-
gli diede un leggero pizzicotto sulla guancia- Gli voglio bene come se
fosse…uhm…boh?
-Un
padre?
Jane
si rabbuiò.
-Mhn…può
darsi. Un secondo padre.
Mark
si accorse che si era fatta inaspettatamente taciturna. Comprese che aveva
toccato un tasto dolente.
Le
accarezzò gentilmente il dorso della mano e le alzò il mento, costringendola a
guardarlo dritto nei suoi occhi verdi.
-Qualunque
cosa sia, dimenticala.
Jane
assentì.
Si
baciarono. Lui le diede la pietra e si allontanarono verso la sua Harley
Davidson , che li attendeva parcheggiata ai bordi del marciapiede.
-Sei
impazzito?!- Jane piombò con gli occhi spiritati nella sala che era stata
nell’ultimo periodo quella delle udienze di Galahad.
Mark,
indaffarato con una sfera che emanava dei bagliori verdi, si girò di botto,
sorpreso per il tono di voce della sua giovane compagna.
-Shhh.
Abbassa il tono, amore mio. Non vorrai farmi sfigurare tra i miei adepti?- le
domandò suadente, carezzandole la guancia. Fece cenno di congedarsi a una
manciata di seguaci che era presente in un angolo della sala.
Jane
capì con infinita irritazione che era più interessato a quella dannata sfera
che a ciò che lei aveva da dirgli. Con un gesto stizzito della mano fece
esplodere quel globo verdognolo.
Mark
la fissò, impressionato dalle sue maniere brusche.
-NON
MI STAI ASCOLTANDO.
-Ti
adoro quando fai così.- le sussurrò all’orecchio.
Jane
lo scansò senza tanti complimenti. Lui soffiò e allargò le braccia in segno di
resa.
-Ti
ascolto.
Ci
fu un attimo di silenzio.
Jane
puntò un dito verso la porta da cui era entrata.
-Nel
chiostro, lungo i portici c’è gente dilaniata, squartata, qualcuno addirittura
con gli occhi cavati, i loro talismani spezzati,il loro puzzo è percepibile
anche qui. Tutto questo si protrae da più di una settimana e tu non ti sei
mosso,né hai detto “A”! Non sopporto che si massacrino in tal modo, è in
pericolo la sopravvivenza…
Mark
la interruppe alzando il palmo della mano.
-Basta.-
concentrò il suo sguardo glaciale su di lei- Gliel’ho ordinato io.
A
Jane ce ne volle un po’ per realizzare quello che le aveva comunicato in
quell’istante. Somigliava a un boccone amaro che si rifiutava di andare giù.
Lo
squadrò sconcertata.
-Che
cosa?!I- io pensavo che si trattasse di una reazione spontanea di caos, di
panico, di sofferenza, se vogliamo,per la morte del capo…
-Ti
sbagliavi.- le rivelò il suo vampiro con aria indifferente.
Tastò
tremante il bracciolo legnoso di uno scranno e vi si mise a sedere.
-Amore?-
le si avvicinò, titubante.
-
L’hai ammazzati tu. Volutamente.- esalò.
Mark
la osservava, non in grado di intenderla. Appoggiò le mani sui due braccioli
dello scranno, tentando di attirare l’attenzione di Jane.
-Siamo
migliori di loro, amore. Per di più …magia bianca? No,non lo accetto in quanto
guida suprema di questa setta.- sibilò.
-Ma
loro ti hanno…
-Cosa?
Eletto?- una risata di scherno- E’ vero,so essere mooolto persuasivo a volte-
un inquietante lampo gli attraversò le pupille.
Si
scostò da lei e si avviò verso un’immensa vetrata che decorava la sala.
-Ho
fatto ciò che ogni vampiro avrebbe creduto meglio. Eliminare elementi dannosi e
che non servono. Se non lavorano per me,considerali morti.
Jane
si sentì gelare le ossa.
Era
questo l’uomo che aveva amato e amava? Chi era quella persona gentile e
premurosa che aveva conosciuto dieci anni prima? Colui che era riuscito a farsi
stimare dagli anziani e dallo stesso Galahad? Ora che ci rifletteva la maggioranza
dei membri umani della setta l’avevano sempre trattato con diffidenza. Non
avevano fiducia nei vampiri in genere, però era lui che temevano.
Fece
un debole tentativo di reagire alle sue parole, che l’avevano trafitta come le
lame affilate di centinaia di spade..
-La
prerogativa di questo ordine o setta, fa tu, è di praticare qualsiasi tipo di
magia, bianca o nera, non fa differenza. Ti sei mai chiesto perché Galahad
indossasse quella tunica grigia? Te lo dico io: era una cosa simbolica.
Significava che lui ammetteva la mescolanza in ogni senso. Non gli interessava
di che razza fossi, pur che rispettassi gli altri nei limiti della tua natura.
Si
rizzò per dirigersi alla porta d’ingresso della sala.
-Complimenti.
Sei riuscito ad abbindolare tutti,perfino me.- mormorò.
Mark
irruppe di nuovo in una risata.
-Sai
che ti frega ,mia cara Jane? La tua umanità. La trasudi.
Jane
se lo ritrovò improvvisamente dietro alle spalle.
-E
questo mi eccita enormemente.- finse di inspirare inebriato l’odore della
semivampiro.
L’afferrò
per la vita.
I
martellanti battiti del cuore della ragazza lo mandavano in estasi.
-Non
credere che io non sappia niente riguardo alla tua natura. Sono uno curioso
io,amore.
Jane
sudava freddo. Si girò verso il suo amante e provò paura. Paura dell’ignoto.
Paura dell’autentico sconosciuto che aveva davanti.
L’acqua
della doccia scorreva sul suo corpo.
La
lavava da cima a fondo, ma non poteva lavare via quell’orribile senso di sporco
che captava nella sua pelle.
Aderì
la guancia alle mattonelle coperte di goccioline di vapore.
Sospirò.
Cosa
le doleva di più? Le ferite visibili o quelle invisibili? Non lo avrebbe potuto
stabilire.
Si
massaggiò sul collo la spugna impregnata di sapone alla vaniglia.
Ansimò
di dolore.
Malgrado
si fosse cicatrizzato, il morso le faceva male, simile a una ferita ancora
aperta. Non era passato giorno da quando era giunta a Sunnydale in cui non si
fosse disprezzata per quello. Si era fidata come avrebbe fatto qualsiasi essere
umano…che farfugliava? Lei ERA umana. Il demone in lei? Cresceva insieme alla
sua anima, contaminandola sì qualche volta,però seguiva i suoi istinti da
adolescente : nel modo più tremendo, certo. Non l’aveva mai sfiorata l’idea di
ribellarsi a ciò. A che scopo? La sua crescita si sarebbe arrestata tra una
ventina d’anni e una parte di lei sarebbe morta per sempre. Perchè disturbarsi?
I rari semivampiri che avevano cercato di fronteggiare la loro metà demoniaca,
battendosi con altri succhiasangue, erano andati incontro a una misera fine.
Lei
voleva vivere.
Chiuse
la manopola dell’acqua calda, si strizzò i capelli e stava uscendo dalla vasca
quando udì una voce allegra e la porta aprirsi di colpo.
-Di
nulla, Willow. Potete fare affidamento su di me quanto vi pare. Sai,io e le
finestre abbiamo una speciale affinità! Eheheh!
Scoppiò
in una risata scema e d’un tratto smise. L’aveva vista.
Gli
cadde la cassetta degli attrezzi e sbattè gli occhi.
Jane
piegò la bocca in una smorfia ironica. Chi era quel cretino con un cappello da baseball,canottiera
e pantaloni da tuta arancione?!
-A-ah,scusa,io
ero sicuro che...
Jane
si avvolse con noncuranza in un asciugamano depositato lì accanto.
-La
prossima volta BUSSA.- gli consigliò lei,diplomatica.
Xander
era imbarazzatissimo, e la bellezza di quella ragazza lo aveva fatto rimanere
di stucco. Rimuginandoci su, gli ricordava qualcuno ma non sarebbe stato capace
di affermare chi con esattezza. Eppure quella precisa smorfia non gli era
nuova.
Jane
rise.
-Sono
tre ore che stai impalato. Devo passare,non vorrei buscarmi un raffreddore.
-Oh,sì,sì...scusa.
Dawn
sfrecciò simile a un fulmine verso Xander.
-Xander!Ciao!-
e rivolta alla sua amica- C'è qualche problema?
-A
parte aver avuto l'idea carina di entrare proprio quando ero senza
veli...nessuno!- le ammiccò.
Dawn
si mise una mano sulla bocca, stupita.
-Oh.-
fu il suo commento,dando una rapida sbirciata a Xander che era rosso come un
peperone.
-Uhm..
.io riparo questa benedetta finestra.- balbettò in un tentativo disperato di
conferirsi un'aria professionale.
Dawn
e Jane ridacchiarono di gusto.
Buffy
quasi non andò a scontrarsi con un palo della luce per la sorpresa.
-P-
puoi ripetere?!-gli occhi spalancati fino all'inverosimile.
Angel
si era fermato sotto una tettoia in lamina d'acciaio,lo sguardo provato.
Buffy
non attese la sua risposta.
-Jane
sarebbe tua figlia?! La compagna di scuola di Dawn?! Ma l'hai avuta con i
metodi tradizionali?-al momento sembrava questa la faccenda che più premeva
alla cacciatrice.
Buffy,Buffy,Buffy...
quando sarebbe arrivato il giorno in cui sarebbe finalmente cresciuta?, si
interrogò Angel, allarmato.
L'ammazzavampiri
non sapeva se dover ridere, piangere o , in definitiva, fargli una bella
sfuriata sull'infinità di cose che lui non le aveva confidato sulla sua vita passata.
Si rese conto, però, che non ne aveva il diritto. Angel per lei era ormai
diventato un estraneo e non poteva forzarlo a raccontargli ogni particolare
della vicenda. Sicuramente le avrebbe comunicato lo stretto indispensabile per
essere in grado di far fronte alla minaccia che incombeva su Sunnydale.
Lui,
come se le avesse letto nel pensiero,la smentì. Ah,giusto,l'aveva morsa...
qualcosa lo doveva aver captato grazie a ciò.
-Teoricamente
gli abitanti di Sunnydale non corrono alcun pericolo. E' Jane che vogliono,
unicamente lei. Non sono stupidi, non gli interessa infastidire gli umani per
puro divertimento. Se infieriscono su di loro, c'è sempre una ragione.
-Li
ho già incontrati questi tizi?
-Poco
fa.
-Ah.
Pareva una pagliacciata da ballo in maschera!
Angel
aggrottò la fronte, come al solito non aveva uno sviluppato senso dell'humor.
Buffy
roteò gli occhi.
-Niente.
Sdrammatizzavo.
Angel
abbozzò un sorriso nervoso.
-Jane
è... insomma,da che parte sta?
Il
vampiro rise amaramente.
-Oh,
Buffy, non è questione di parti,andiamo!- era piuttosto scioccato.
-Almeno
devo essere al corrente di in che modo la pensa.- affermò con fermezza la
donna.
-Non
uccide da qualche mese, se è questo che intendi.- ribattè secco- Per non
attirare eccessivamente l'attenzione,ovvio.
Buffy
restava dubbiosa.
-Vuoi
che si redima per soccorrerla?!- si era spazientito.
La
bionda alzò gli occhi di botto,scossa dalla maniera in cui Angel le si era
rivolto.
-Io...
-Te
lo chiedo per favore,l'aiuti si o no?
-Perchè
dovrei...
Voleva
temporeggiare? Non rimaneva abbastanza tempo.
-Si
tratterebbe di una mano in più, nulla di meno, francamente.- l'avvisò brutale.
Non
la guardava, aveva voltato la testa e il suo corpo fremeva.
-Ok,
ok ,Angel, se ti sta così a cuore.- si affrettò ad acconsentire Buffy.
-Devo
farmi perdonare.- mormorò.
Buffy
non colse quest'ultima frase,che prese come un borbottio indistinto.
Quentin
Travers sedeva sul divano verde bottiglia della casa di Giles con le gambe
accavallate. Era tranquillo e rilassato,sembrava avere un tempo illimitato a
sua disposizione.
-Giles,amico
mio,non ci offri un po' di tè?
-Ho
soltanto caffè.- lo informò apparentemente in tono asciutto.
-Quella
brodaglia gli americani la chiamano caffè?Bah.
Stava
glissando alla grande sull'argomento cruciale.
-Non
credo che tu ti sia sorbito un'intera traversata per discorrere sul caffè
americano,o mi sbaglio?-chiese l'osservatore di Buffy con leggero sarcasmo.
-Uh,uh.
Dritto al sodo,eh? E anche spavaldo,se permetti. Ti avverto: non ti ridaremo il
lavoro per una seconda volta,chiaro?
Giles
lo fissò,il mento sollevato, tipo volesse intimargli : provaci.
-Suvvia,
Giles!Era una battuta,non potremo assolutamente licenziare un
"dipendente" zelante,quale ti sei dimostrato. Mmm,mi sa che zelante non
è il termine adatto. Curioso?Ficcanaso?Egoista? Comunque,complimenti! Ora
abbiamo compiuto un considerevole passo avanti.
Giles
stava per replicare,ma Quentin lo zittì con un gesto pacato della mano.
-Hai
fatto il tuo dovere,ora dicci dov'è la ragazza.
Giles
si appoggiò a uno scaffale della biblioteca,sospettoso.
-Tutto
qui? Dovete davvero sapere ogni cosa per non pretendere mie ulteriori
delucidazioni.
-Rupert,
risparmia il veleno. Sai benissimo che ci resta poco.
-Ma...
-Ne
va della salvezza della ragazza,amico mio.
L'osservatore
sogghignò.
-Salvezza?La
utilizzerete per i vostri scopi,ci scommetto.
Quentin
si rizzò in piedi e sorrise.
-E
tu scommettici.
Giles
guardò attonito i suoi colleghi: avevano sfoderato delle calibro 48 e delle
balestre. Un quadro pittoresco,sul serio. E macabro, pensò velocemente l'alto
uomo con gli occhiali. Puntò gli occhi furenti su Quentin. L'altro non poté
nascondergli un sorrisetto beffardo.
-Dovevo
immaginarlo che te li saresti portati dietro quelli della squadra speciale!
Travers
si infilò le mani in tasca,scuotendo il capo.
-Bè,questa
volta non c'è nessun esame da superare, nessun baratto. Si tratta di prelevare
con la forza e basta,no?
Giles
sentì la punta affilata della freccia di una balestra che gli punzecchiava la
schiena. Deglutì impercettibilmente.
-Allora:
cosa decidi?-domandò impaziente di sottecchi.
-Non
ho altra scelta a ben vedere.
Quentin
si esibì in una smorfia di compiacimento.
Giles
aveva una strana luce nelle pupille.
Mark
sbattè la portiera della limousine,e con passo lesto si avviò verso Elettra che
si trovava nell'atrio della villa. La sua resistenza al sole era ancora minima.
-Come
procede?
-Ehm,
Mark, tesoro,io non sono la tua domestica.- sbuffò Elettra e gli diede una
lieve pacca sulla fronte- Vedi di tenertelo a mente.
Mark
sorrise.
-Certo.
L'arpia
iniziò a passeggiare.
-Lei
si sta godendo il suo ultimo giorno di vacanza.
-Pensavo
che IERI lo fosse.- fece inquisitorio.
Elettra
stava per rispondere,il vampiro la prevenne.
-Frasi
di circostanza. Scherzavo. Sapevo che sarebbe stato arduo per te ucciderla. La
mia Jane è una ragazza assai sfuggente.
-Aha.
Elettra
aveva ben impressa la conversazione che aveva avuto quella notte con Jane.
-Tienilo
lontano da questa casa e avrai la tua ricompensa.
-Non
potrò tenerlo a bada in eterno.
-E
io non ho detto che mi celerò qui dentro in ETERNO.
Le
aveva riservato uno sguardo profondo e risoluto.
Affari
suoi,aveva valutato Elettra.
-Farò
il possibile per distrarlo.- ed era scomparsa in un turbine di scintille
infuocate.
Esaminò
di nascosto la faccia di Mark. Gli occhi le svelarono ciò per cui provava
maggior timore. Quell'uomo non aveva alcun intento di scovare di sua iniziativa
la sua semivampira,lui percepiva che sarebbe tornata di sua spontanea volontà.
D'altronde erano collegati dal morso sul collo che le aveva provocato lui. Mark
l'avrebbe potuta richiamare a sé quante...un attimo!
Qualcosa
non tornava. Lui, a causa del bel regalino che le aveva donato,sarebbe stato
capace di attirarla da lui in qualsiasi momento. Perché quindi non aveva ancora
fatto niente del genere?Da questo doveva dedurre che Mark non aveva sufficiente
influenza e controllo di ferro su un'impura ,quale era Jane. Ecco perché era
alla sua ricerca,perché la bramava così tanto: doveva completare ciò che aveva
incominciato. Possedeva l'enorme potere del semivampiro a metà,doveva
impadronirsene totalmente.
Rise
tra sé. Che gran bastardo!E per una questione di tale importanza aveva avuto il
coraggio di sganciargli una miseria!
Le
formicolarono le mani. L'avrebbe massacrato se avesse potuto,però era cosciente
che quell'onore non spettava a lei.
Assunse
un'espressione indifferente. La vendetta è un piatto che va consumato freddo,si
disse.
Udì
un frastuono e il rumore di qualcuno che si stava azzuffando.
Mise
le braccia conserte e dichiarò scocciata:
-Vado
a verificare cosa stanno combinando quegli scoppiati.
Mark
non fece caso alle sue parole,era assorto in differenti pensieri.
-
Willow?
Jane
sbucò nella cucina.
La
strega sobbalzò.
-In
continua tensione,eh?- osservò la ragazza, perspicace.
Willow
si deterse con uno straccio colorato il sudore provocato dal vapore del forno.
Sul tavolo troneggiava un arrosto di vitello.
Jane
era impressionata.
-Xander
ha detto che ha terminato di aggiustare la finestra e se vuoi darle
un'occhiata.- inclinò la testa verso le scale.
-Ehm,s-
sì. Un secondo solo che trovo il piatto dove sistemare questo...coso e lo
raggiungo.
-Sei
sicura che sia il modo migliore per occupare le tue mani?- le chiese Jane di punto
in bianco.
Willow
la scrutò,stralunata. Le sue gote si erano tinte di rosso.
Jane
sorrise maliziosa.
-Non
volevo intendere in quel senso.
La
rossa esitò:
-Mi
piace.
-Non
si può rinnegare quello che si è.
Willow
ci rimase di sasso. Come faceva quella ragazza a sapere chi era se l'aveva
incontrata solamente la sera prima?Soprattutto: era a conoscenza della magia?!
-
E' solo questione di scegliere un cammino diverso.
-
T- tu pratichi la magia?
Jane
si atteggiò a ingenua: - Qualcosina.
Willow
parve riflettere.
-Te
ne ha parlato Dawn?
-Siamo
amiche intime e io sono una persona di larghe vedute.- le strizzò un
occhio,affabile.
Willow
si sedette su uno sgabello di legno.
Soffiò
piano.
-La
magia mi ha corroso.
-Noo,
hai sperimentato. Dare la morte con la magia è comodo,ma ti può causare delle
emicranie pazzesche. Fallo in casi di grave necessità ,stop. Non risolvi niente
se ti lasci prendere dalle emozioni e stermini tutti,credimi.
Willow
trattenne il fiato.
-Non
può, Dawn non può averti riferito pure i dettagli!
-Infatti
no. Ho un po’ di Vista.- le rivelò Jane,sbrigativa.
La
donna era sbalordita.
-E
c- come…?
-…funziona?Semplice:ho
dei flash. Però succede quando io lo desidero.
-Ooh.-fece
ammirata.
Jane
smorzò un sorriso.
-Senti,non
dubito che tu sia abile tra i fornelli,-indicò l’arrosto fumante- solo che non
devi smettere di fare una cosa che adori.
Diede
una scorsa alla quantità di libri di ricette sparsi sul tavolo con le
piastrelle candide.
-Sennò
diventerai pazza.La magia non è un male,dipende da come la si usa. Prova a
praticarla anche per gli altri,oltre che per te stessa.
Willow
la ascoltava affascinata.
Di
colpo suonarono il campanello.
Dawn
gridò:-Vado io!
Jane
fece per andarsene, Willow si alzò e la bloccò con una mano sulla spalla.
-Aspetta.
E’ impossibile che una della tua età sia già matura sotto questo aspetto. Da
chi l’hai imparato?
-Avevo
un maestro molto tempo fa…Mi insegnò quello che so oggi sulle arti magiche.
Quella che definirei una brava persona. Un sognatore.
Si
scostò e si diresse verso l’ingresso.
-Ma
chi sei?-sussurrò Willow, confusa.
Dawn
sussultò.
Osservatori.
E quanti!
Tremò.
Erano tornati per lei,la Chiave?
Riconobbe
un signore di media altezza,con i baffetti e la barba biancastra,il suo nome le
sfuggiva.
-S-
si?-balbettò- Posso esserle utile?
L’uomo
sorrise mellifluo.
-Dawn,mi
fa piacere rivederti.
La
castana lo squadrò,velatamente innervosita. Cosa voleva?
Jane
fece un passo indietro. Era distante dalla soglia d’ingresso,nonostante ciò
riusciva ad intravedere le persone che avevano suonato. Dawn sembrava
conoscerli. Aveva un brutto presentimento.
Willow
la superò e allontanò Dawn dalla porta.
-Signor
Travers.
Il
volto della strega aveva un cipiglio combattivo.
-Oh,come
sta,signorina Rosenberg?
-Bene.-
lo informò piatta- Buffy non c’è.
-Non
è per la signorina Summers che sono qui. Se mi fa accomodare, glielo spiego con
calma. E’ così fastidioso stare davanti alla porta a discutere.- fece cordiale.
-Io
non…-tentennò la donna.
Erano
venuti per lei,realizzò Jane.
-Chi
sono?-bisbigliò a Dawn.
-Sono
del Consiglio degli Osservatori.
I
nervi della semivampira si tesero.
E
adesso?
Era
in trappola e se li avesse affrontati si sarebbe ritrovata in netto svantaggio
,dato il numero elevato.
Dawn,che
aveva intuito qualcosa,le diede un colpetto sul braccio e l’assicurò:- Sta
tranquilla. Will non permetterà che varchino quella soglia.
-MI
dispiace,signor Travers.Se lei non mi dice il motivo della sua vista,non posso
farla entrare.- ribadì la rossa,energica.
Un
uomo si fece largo.
-Aspetta!Aspetta!
Willow
boccheggiò meravigliata.
-Signor
Giles?!
-Willow,te
lo chiedo per favore: falli entrare.
-E
perché mai dovrebbe?- domandò una voce.
Willow,
Giles e gli osservatori si girarono.
La
cacciatrice li guardava acida e vagamente imbestialita per la piccola folla che
si era creata di fronte alla porta di casa sua. Angel osservava la situazione
ai piedi della gigantesca quercia che era posizionata sul lato destro della
facciata dell’abitazione. Era seccato e in procinto di infuriarsi.
Jane
si recò insieme alla sua amica in salotto per vedere meglio. Uh,Wonder
Woman,ergo l’ammazzavampiri, stava a gambe divaricate, con quel broncio da
bambina capricciosa che la contraddistingueva e più in là…di male in peggio!Il
suo prototipo di padre fissava con i suoi intensi occhi neri la scena,non
accennando a muovere un singolo dito.
Tipico.
Avevano
stabilito che avrebbero fatto entrare Travers. C'era un generale scetticismo
per la squadra speciale degli osservatori, soprattutto per quello che era
accaduto con Faith. Anzi, Buffy nel corpo di Faith. Da incubo.
Fecero
accomodare Travers nel salotto; Giles, Buffy e Angel erano in piedi; Willow,
Dawn e Jane in cucina,a debita distanza da quell'individuo che per due di loro
rappresentava l'Inquisizione in persona e per una un potenziale bastone fra le
ruote; Xander origliava.
Benchè
fossero le tredici del pomeriggio inoltrate, gli fu offerto del tè. Il fuso
orario era materia oscura per la padrona di casa,dato che in Inghilterra erano
le dieci di sera. Ma Quentin era un uomo resistente, non avrebbe risentito
esageratamente degli effetti del cambio d'ora.
Travers
non gradì lo zucchero e bevve il tè aspro.
Giles
diede un colpetto di tosse volontario.
Buffy
manifestava gesti d'impazienza e Angel attendeva, lo sguardo perso nel vuoto e
un pugno sotto al mento.
Travers
finì di sorseggiare la bevanda e li degnò una buona volta di esistere.
-In
verità, il Consiglio, durante il corso della sua storia, ha incontrato rari
casi di "semivampiro". Pochi vampiri hanno intrapreso questa strada
per elevare la loro forza e , francamente, è sempre stato esiguo il numero di
coloro che erano a conoscenza del tipo di rituale per generarli.
-A
cosa servivano con precisione?- lo interrogò Giles.
-Quando
era abbastanza cresciuto, il vampiro che aveva avviato il processo di
vampirizzazione nel neonato se ne nutriva finchè non lo prosciugava del tutto.
-Non
ha senso. Perchè avrebbe dovuto farlo?
-Oh,oh,oh!-
rise sommessamente- Su questo vi illuminerà Angel, signorina Summers.
Ci
fu una pausa.
Angel
si guardò intorno, a disagio.
-A
quell'epoca, nel 1888, iniziavo ad essere stufo della vita che conducevo. Le
vittime per me erano noiosi pezzi di carne e sangue che nascevano,
crescevano,si riproducevano e morivano con straordinaria velocità per uno della
mia razza. Il mondo mi stava stretto. Credo che fossi vittima della consueta
depressione di fine secolo che ogni creatura della notte che si rispetti ha
passato. E io la presi molto male.- fece una smorfia- Progettai di acquisire un
potere sconfinato, superiore a quello di un comune vampiro. Questa forza mi
sarebbe avvalsa successivamente per distruggere il mondo, secondo i miei piani.
Il problema era: in che modo conseguire un tale obiettivo? Complicato reperire
la Gemma di Amara...e se poi non esisteva? Era rischioso, così mi recai alla
Bodleian Library di Oxford, dove avevo sentito che c'erano dei volumi adatti
alla mia situazione. Trascorsi notti intere a rovistare tra antichi manoscritti
e libri con pagine mangiate dalle tarme.
Giles
si sistemò sulla sedia dello scrittoio in legno, ascoltandolo con vivo
interesse.
-Quando
ormai stavo per accantonare la mia malsana idea, trovai una risposta. Un testo
anonimo del duecento riportava un rituale per creare un essere metà vampiro e
metà umano,ma possessore di un'energia fisica e spirituale senza pari. Non mi
sembrava vero. Per compierlo bastavano due vampiri, però lo scritto asseriva
che più erano, più la potenza della creatura sarebbe stata maggiore.
Willow
intanto, vinta la paura,si era messa ad origliare insieme a Xander.
-Era
perfetto. Incluso me, c'erano quattro vampiri che avrebbero potuto realizzare con
me il rito. Quest'ultimo era semplice. Ognuno doveva azzannarsi la vena di un
polso o di un braccio, e versare il sangue che ne sarebbe colato nella bocca
dell'individuo che si era scelto. Il testo avvertiva che era preferibile
applicare una cosa simile a un neonato,che era un essere inerme e incapace di
opporsi. Se avessi saputo che avrei dovuto aspettare oltre cento anni per
usufruire del mio gesto,avrei optato per un metodo maggiormente accessibile.
Comunque...un fatto alla volta.
Buffy
era stupita del modo in cui Angel narrava la storia. Risultava quasi cinico,
tuttavia evitava di concentrare i suoi occhi sulle singole persone presenti in
quel salotto, mantenendo la testa bassa o osservando gli oggetti sui mobili.
-Decisi
di non mettere al corrente né il mio Sire, né Spike di quello che mi brulicava
in mente. Un mese dopo ci spostammo in campagna, vicini a un villaggio composto
da novanta anime. C’erano parecchi bambini appena nati lì, ma, siccome ero un
dannato snob, i figli dei rozzi contadini del luogo non mi alettavano. La mia
attenzione ricadde sugli unici latifondisti e nobili del posto. La loro villa
era posta su una collina. Li presi di mira. Non avevo nulla da perdere.
Angel
tirò un inutile sospiro.
-Resi
partecipe del piano Drusilla che, pure se matta, era astuta quando voleva. Io
sapevo che la coppia che viveva in cima al colle aveva una figlia, però non ero
stato informato di quanti anni. Mandai Drusilla in avanscoperta, ordinandole di
recitare il ruolo della povera chiromante decaduta a cui mancava qualche
rotella. Anche se in quegli anni la scienza stava prendendo il controllo delle
menti degli uomini più intelligenti, pratiche come quella della lettura delle
carte erano ancora diffuse, e la superstizione dilagava in particolar modo nei
villaggi e nei paesi rurali. Sarebbe stato uno scherzo conquistare la fiducia
di una giovane annoiata nobile signora di provincia. E così fu. Drusilla fu
tanto abile da abbindolarla e da portarla a provare perfino compassione nei
suoi confronti nei momenti in cui era dominata dalla pazzia. Era fatta. Una
notte piombammo con i miei scagnozzi nel villaggio e facemmo una strage.
Nessuno sopravvisse. Non so la ragione per cui lo feci…forse per sgranchirmi un
po’,ero inattivo su quel versante da qualche mese.- Angel fece spallucce.
Buffy
lo squadrò… pareva di udir parlare Angelus!
-Il
padre e la madre si chiamavano John e Jane Ferguson. La neonata aveva lo stesso
nome della genitrice. Darla e Spike vennero a conoscenza di quello che avevo
architettato, in pratica, nel mentre in cui Drusilla e io gli comandammo di
mordersi una vena del polso. Ah, naturalmente uccidemmo ciascuna persona che
abitava quella dimora, compresi i genitori naturali di Jane. Non le erano più
necessari. Avendole donato parte del nostro sangue,ora eravamo noi quattro i
genitori di Jane: Darla,Drusilla,Spike e io.
-In
effetti, Jane assomiglia tremendamente a Angelus!- mormorò Xander in maniera
concitata a Willow.
Jane,
che nel frattempo si era unita con Dawn ai due curiosi nel corridoio, mollò una
pizzicata all’orecchio di Xander.
-Ehi!
Ahio!-fece lui risentito.
-Ripetilo
e giuro che ti spezzo le gambe!-sibilò. Non stava affatto scherzando.
-Shh.-intimò
Willow ad entrambi, posizionando l’indice davanti alle labbra.
-Perché
proprio una femmina? Un maschio non andava bene oppure hai semplicemente colto
l’occasione?- domandò Buffy.
-Ritengo
che una femmina, per la mentalità di Angelus, sarebbe stata facilmente
manovrabile rispetto a un maschio, giusto Angel?- chiese conferma Giles.
Il
vampiro annuì.
-Nonostante
ciò,- proseguì Angel- mi pentii immediatamente. Lo so,può sembrare strano,ma
anche noi certe volte possiamo riconoscere i nostri errori. Avevo dato troppe
cose per scontato. La femmina si dimostrò meno gestibile di quanto lo poteva
essere un maschio. Innanzitutto scoprii con assoluto rammarico che gli ibridi
come lei crescevano con estrema lentezza,e nell’arco di un unico secolo
arrivavano ad avere ,in apparenza,quindici anni scarsi. Mi diedi dello
stupido,dato che c’era un demone in lei che veniva su insieme all’anima: era
logico che il processo di crescita fosse notevolmente rallentato. Inoltre,
l’anima era una complicazione. Quando fu in grado di muovere i primi passi e di
parlare,cominciò d’un tratto a rifiutare il cibo umano.
Buffy
assentì con vigore, fissando Angel tipo volesse comunicargli: -Scusa cosa ti
illudevi? Dovevi immaginartelo…era talmente ovvio che lo capiva pure lei!
-Non
ero abituato ad essere circondato dai bambini. Ero quello che lei temeva, penso
di essere stato il mostro della sua infanzia. Mi spazientivo se non mi ubbidiva
ciecamente; doveva fare tutto quello che le ingiungevo senza obiezioni,
altrimenti l’avrei schiaffeggiata. Capitò, per sua fortuna, non frequentemente.
C’era William,o meglio Spike,che la proteggeva quando poteva. Se esisteva
qualcuno di cui si fidava e provava affetto quello era il childe di Drusilla.
Non so se per Dru fosse una sorta di bambola parlante, come la sua amata Miss
Edith, o una sorellina,come usava chiamarla saltuariamente. Darla non se ne curò
fintantochè non volle servirsi di lei per i scopi del suo Sire,ovvero il
Maestro. L’Unto del Signore non era niente paragonato a Jane, se devo essere
sincero. Il Maestro la buttò via subito, simile a un giocattolo vecchio, non
era un esserino docile,e Darla dovette rinunciare ai suoi progetti. Sebbene
avesse un’anima,l’istinto ebbe il sopravvento e bevve sangue umano. Malgrado
ciò,continuò a detestarmi. Probabilmente le avevo causato dei traumi difficili
da rimuovere. Poi ci fu l’inconveniente della maledizione e avendo anch’io
un’anima,lasciai stare definitivamente il piano di distruzione del mondo e mi
disinteressai a Jane. Me ne andai, schiacciato dal peso delle colpe…ma può
darsi che non fosse quello il solo motivo. Fuggii da lei come un lurido codardo,non
in grado di riparare il riparabile.
Soffiò.
-Non
mi ha mai perdonato.
Xander
circondò le spalle di Jane con un braccio: -Credimi,hai fatto bene!- esclamò
con fervore.
-E
lasciami!- la ragazza tolse sprezzante il braccio dell’uomo dalle sue spalle.
Buffy
si schiarì sonoramente la gola. Sapeva che Xander e non si sa chi altro stavano
sentendo la conversazione nel piccolo corridoio a sinistra delle scale. Se non
avessero chiuso il becco,smettendola all’istante di parlottare a bassa voce,
sperando in quel modo di non essere scoperti,gli avrebbe fatto fare una
figuraccia in massa!
A
quanto pare intuirono l’avvertimento,perché si fecero silenziosi.
-Non
seppi più nulla di lei?
-No,ero
troppo chiuso in me stesso e gli incubi mi tormentavano. Anni più tardi,quando
rincontrai Spike con Drusilla indebolita,seppi che Darla era tornata alla
“corte” del Maestro in seguito alla mia partenza e che Jane era stata accudita
da loro due. Poi verso la fine degli anni ’70,apprese chi erano in realtà i
suoi genitori e sentì il bisogno di allontanarsi.
Angel
saltò la parte dello sterminio di ben sessanta abitanti in una frazione del
Kansas…la cacciatrice non avrebbe approvato.
-Per
quanto riguarda il resto,posso azzardare solamente delle supposizioni.-
concluse.
-Quindi
un semivampiro è metà umano e metà vampiro,e ha un’anima che convive con un
demone contemporaneamente.- ricapitolò Buffy- Assurdo.
-E
non solo.- intervenne Travers- Può stare serenamente alla luce del sole,aglio e
croci non hanno esito su di lei,e mangia cibo umano. Comunque il demone che è
in Jane deve essere sfamato, perciò un giorno al mese deve bere sangue animale
o…di un essere umano.
-Una
bella vita, non c’è che dire.- meditò Giles, perplesso.
-Non
proprio.- Angel diresse i suoi occhi in quelli dell’osservatore
dell’ammazzavampiri- Arrivata a duecento anni, esteriori venticinque circa,
cessa di crescere e il lato umano muore con l’anima. Nessuno di loro si è mai
spinto a questa soglia. In sostanza,sono degli strumenti per il vampiro che li
ha fatti.
Dawn
notò che il volto di Jane si era indurito. Ipotizzò che non piangeva da tempo e
riusciva a dimostrare il suo disappunto unicamente così.
Sono
stata niente di meno che uno strumento per te, Angelus? Tsk,dovevo capirlo!,
Jane si morse il labbro e strinse i pugni. Il petto era dolorante come quella
volta in mezzo a quel mucchio di cadaveri. Si ficcò le unghie nella carne. Non
doveva lasciarsi andare. Sarebbe stata forte…Si,ma per quanto ancora?
Travers
si lisciò la barba.
-Il
punto oscuro è dove sia andata e cosa abbia fatto,e specialmente, chi abbia
incontrato in seguito alla sua partenza dal luogo in cui si trovava con i due
“genitori” adottivi.
-Uhm.
Dall’abbandono di Drusilla e Spike non le è venuto niente di buono a giudicare
da chi le sta alle costole.- sentenziò Giles.
Angel
era esitante, c’era qualcosa che lo turbava. Buffy se ne accorse.
-C’è
qualcosa che non ci hai detto?
-Non
so. Grazie alla vampirizzazione si instaura un certo tipo di legame tra Sire e
child; la medesima cosa è valida con i semivampiri. Con Jane il contatto
è…minimo.
-Cosa
può significare?- domandò Buffy,improvvisamente ansiosa.
Angel
non rispose.
-Qualunque
cosa sia,non si preoccupi Angel. D’ora in avanti provvederemo noi a sua…figlia.
Quel Marcus non la toccherà neanche con un dito perché lei sarà sul primo aereo
per Londra.
Quentin
fece giusto in tempo a terminare la frase che si sentì delle dita sottili che
erano premute sulla sua gola.
-Coff,coff!
-Adesso
provi a ripetere.- lo esortò Jane che ribolliva per la rabbia.
-Strao…cough…ordinario…cough!
Jane
rise. Una risata raccapricciante.
-Straordinario?La
ringrazio per la lode sulla mia rapidità, però credo che questa sarà l’ultima
occasione che avrà lei per vedermi. Dopo sarà troppo occupato a risolvere altre
questioni.- gli scoccò uno sguardo felino.
Giles
scattò dalla sedia,terrorizzato; Buffy puntò un dito verso la
finestra,agghiacciata.
La
squadra speciale rimasta ad attendere il loro capo fuori si contorceva
disumanamente.
Persino
Travers era sensibilmente scioccato dall’evento. Angel non mosse un muscolo,la
sua espressione era indecifrabile.
Qualcuno
di quelli ebbe abbastanza forza da battere i pugni con insistenza sulla
finestra del salotto. Presero gradualmente fuoco. Era autocombustione.
Dawn,Willow
e Xander fecero capolino dal corridoio e fissarono la scena,paralizzati.
Urla
strazianti invasero le loro orecchie…la squadra speciale degli osservatori si
era ridotta in un cumulo di ceneri.
-Allora,vuole
ancora costringermi a salire sul suo aereo?- sulla faccia di Jane era dipinto
un sorriso vittorioso.
Angel
si avvicinò a Quentin, minaccioso.
-Le
stavo per proibirle di trasportarla dove vuole lei, ma Jane si è rivelata più
eloquente di me.
Quentin
tentò di replicare, di cercare di risolvere la situazione con la sua parlantina
persuasiva, però gli occhi di Jane ed Angel cantavano una storia diversa.
-Se
ne vada, prima che decida di comprenderla nella lista di morti per
autocombustione.
Quentin
Travers non se lo fece ripetere due volte e, afferrato il soprabito e alzatosi,
prese la via per la porta e la richiuse precipitosamente dietro di sé.
Dawn
si mise le mani in tasca. Le tremavano lievemente le ginocchia. Riuscì a dire:
-Bè,penso
che quelli del Consiglio non ci faranno più visita molto volentieri,no?- la
voce tremolante.
In
fin dei conti era la prima volta che guardava l’amica ammazzare qualcuno.
Al
calare della sera, Drusilla e Darla giunsero a Sunnydale.
-Non
la sento,non la sento…-si lagnò la veggente.
-Cerca
di VEDERE la strada!- la rimbeccò Darla.
Drusilla
poggiò la fronte sul volante,disperata. Le sue vibrazioni erano deboli:
dov’era?
-
Dru,ti pare il momento di…Oh,no!...Un alberooo!
La
vampira mora rizzò di botto la testa,articolando un: - Che…?!?!?
-Ci
stiamo andando controoo!!!- gridò allarmata Darla.
Drusilla,come
era prevedibile,invece di proseguire dritto,imboccando la via principale,aveva
svoltato senza avviso verso un albero che ornava l’esterno della cinta muraria
del cimitero.
Era
categorico: la prossima volta,se ci fosse stata,pensò con orrore,l’avrebbe
guidata lei la macchina,a costo di costringerla con metodi poco ortodossi!
Si
slacciò freneticamente la cintura, invitando con grida selvagge Drusilla a fare
altrettanto.
Si
lanciarono dall’auto e rotolarono malamente tra l’erba.
Il
mezzo, che era spinto al massimo,si schiantò contro l’albero e in meno di un
minuto,esplose in una palla di fuoco.
-Uoh!-
esclamò Darla con i capelli scompigliati e alcune ciocche che le ricadevano sul
viso.
Spike
avvistò il fumo e il bagliore delle fiamme dentro la sua cripta.
-Ma
che diavolo…?
Uscì
fuori e ,incuriosito, scavalcò il muro di cinta e vide due donne che si
rialzavano da terra e si riassettavano i vestiti; a qualche metro da loro
bruciava la carcassa di un’automobile che si doveva essere scontrata con un
albero a giudicare dal suo accartocciamento. Gli ci volle un nano secondo per
individuarle.
Darla
e Drusilla.
Ok,
adesso la famigliola è riunita!,pensò sarcastico.
-
Spike?
Darla
gli era accanto.
-Darla,che
piacere vederti!
Lei
sorrise artificiosamente.
-Risparmia
le falsità.
-
Spike! Spike…
Drusilla
gli si gettò addosso,sofferente. Era inginocchiata al suolo e gli aveva preso
entrambe le mani.
-Io…non
riesco a percepire…la mia sorellina,il contatto si sta frantumando. Lui…
-Lui
chi?- chiese Spike, attento.
-Oh,sono
due giorni che delira e guida la cadillac, che è ormai un catorcio. Già è tanto
che non ci siamo fracassate contro quell’albero! Tu capisci cosa sta cercando
di dire?
-Veramente…NO.
Siete qui per Jane?
-Sì.
Dov’è? Perché ,sai,se ci affidiamo a Dru, ci impieghiamo un anno per
ritrovarla!-fece stanca.
-E’
a casa della cacciatrice.
-Buffy?!-era
disgustata.
-Esatto:
lei.
Buffy
si massaggiò le tempie.
-Li
hai uccisi.- constatò con un filo di voce.
-Buffy...-chiamò
Angel.
-Li
ha uccisi sotto il mio naso,Angel!E tu non hai fatto niente per evitarlo!!!
Si
accasciò sul sofà.
-Io
non so con che coraggio vieni qui a convincermi di aiutare tua figlia...è...e-è
un'assassina!
Cosa
aveva detto? Aiutarla? Angel aveva cercato di convincerla? Jane non credeva
alle sue orecchie...Con quale diritto Angel si impicciava dei suoi affari?! Con
quale sporco diritto?! Lui che era stato assente dalla sua vita per la bellezza
di cento lunghissimi anni!
-
Cacciatrice,io non ho chiesto la tua protezione. So guardarmi le spalle!
-Oh,certo!Sicuro!Dimmi,
dunque; fammi chiarezza: per quale motivo c'è una folla di gente con croci
rovesciate e ridicolmente incappucciata che vuole la tua pelle?
-
Oh-oh! Non provare a giudicarmi!Tu non mi conosci e non sai quello che ho
passato.
Avevano
aumentato il volume.
-
Bè,in fondo,Buffy,ce li ha letteralmente tolti di torno,dovremo ringraziarla.
-
Willow!- squittì Buffy,stizzita.
La
rossa non fu per niente intimidita dal tono ammonitore della sua amica.
-Buffy,
guarda il lato positivo: una preoccupazione di meno.
-Ehi!Chi
è il vero nemico qui?- domandò stoltamente Xander.
Era
un macello. Chi voleva avere ragione;chi sosteneva di essere nel giusto;chi non
ci aveva capito un tubo(Xander); chi difendeva la sua posizione e le sue discutibili
motivazioni;chi tentava di giustificarsi. Insomma,una bolgia.
Giles
si alzò,si ripulì per l'ennesima volta gli occhiali con una pezzolina, se li
rimise e sbatté gli occhi,subito dopo tuonò:
-Ora...BASTA!
Tutti
i presenti si fermarono.
-Jane,siediti
e racconta cosa ti è accaduto successivamente al tuo abbandono di Spike e
Drusilla.- la esortò gentilmente.
Jane
non ne era affatto intenzionata.
-Se
lo scordi.- rispose testarda.
Erano
degli estranei per lei, si era sbottonata con Dawn e questo bastava. Non gli
avrebbe confidato neppure un granello della sua storia, in seguito agli
avvenimenti di quel lontano pomeriggio del ’76.
-Di
che hai paura?- fece Giles.Voleva comprendere del perché si rifiutasse.
E
per un attimo vide attraverso le pupille di Jane sofferenza e timore frammiste
a un incrollabile orgoglio.
-Chissà
quanti altri ne avrà ammazzati….- riflesse tra sé Buffy.
-Uccido
una volta al mese,e lo faccio per sopravvivere. Non sempre sono umani. Dipende.
Io,però,posso affermare che non lo faccio per divertimento,e tu
AMMAZZA-vampiri?-le lanciò la frecciata.
-Come
ti permetti?!- Buffy era scandalizzata e si voltò per litigare di nuovo.
Inutile.
Jane
era sparita per le scale,Dawn le si stava accodando, ma la bionda
l’apostrofò:-Vuoi seguire le sue orme?
-
E’ la mia migliore amica,vuoi che la eviti perché tu la definisci
un’assassina?- Dawn le spiegò con pazienza.
-
Dawn!
Non
sarebbe riuscita a trattenerla.
-
Buffy,per te i predatori dovrebbero essere debellati dal globo terrestre perché
cacciano gli erbivori,che sono animali come loro?
-Io
non…Ma che c’entra?!Per di più i vampiri sono dei parassiti!
-Oh,va
bene. E cosa sei tu?Rispondi. Non ti cibi di animali?
Dawn
era dannatamente seria. Buffy non individuava un modo adeguato per
controbatterle.
-
E’ un’ingiustizia della natura?
-No,sorellina.
Si chiama equilibrio.
Salì
svelta i gradini.
-Non
fa una grinza.- commentò Giles.
Buffy
era stranita.
Giles
si parò davanti alla cacciatrice.
-Possibile
che tu non capisca?
Buffy
lo guardò altezzosa.
-Perché
dovrei garantire l’incolumità di un’assassina?
Giles
scoté sconsolatamente il capo.
-Non
è questo, Buffy.- Angel riprese a parlare. Non aveva partecipato animatamente
alla scaramuccia precedente. Odiava le scenate,non risolvevano un accidente.
-Non
te ne frega niente di Jane?Ottimo…
-No,io…
-Fammi
finire.
Non
tollerava il suo brutto vizio di interrompere.
-Dicevo,
al limite che tu l’aiuti o non l’aiuti non è peculiare,ma ti farò luce su un
aspetto della faccenda che hai totalmente trascurato: se tu lasci che Mark si
sazi dell’essenza di Jane, come certamente tenterà ,-“Se non l’ha già
fatto”,pensò Angel lugubre- il mondo sarà in grave pericolo,in primo luogo
Sunnydale. Forse non distruggerà il pianeta,come volevo provare io,però è
un’incognita. Questo ti dovrebbe maggiormente spaventare.
Buffy
era pensierosa.
Il
ragionamento di Angel non faceva una piega.
Fissò
il suo osservatore,titubante. Giles asserì gravemente.
-Concedimi
un pomeriggio e stasera ti comunicherò ciò che ho deciso..
Angel
le fece un cenno positivo della testa.
Verso
sera Willow stava ripulendo la cucina,assistita da Xander. Si era ripromessa di
meditare sui consigli di Jane, quindi a cena ci sarebbero stati panini per
tutti, e guai se contestavano! Buffy,invece,era scesa da poco per riunirsi con
Giles ed Angel nel salotto,per comunicargli la sua decisione.
Quando
ormai restava da pulire il lavandino,bussarono energicamente alla porta di
servizio. Willow si tirò indietro un ciuffo ribelle che le ricadeva sull’occhio
con i guanti giallo limone che indossava. Chi poteva essere? Il signor Travers
non era così ingenuo da ripresentarsi nuovamente a casa di Buffy, non con
quello che era successo.
-
Xander,vai tu?
-
Mhm.-mugugnò.
A
Xander cadde lo straccio dalle mani.
-
S-Spike?!?!-era incredulo.
-Fammi
entrare.- era perentorio.
Xander
era blu dalla paura. E se era tornato vampiro senza il chip e con i soliti
optional?Voleva massacrarli?
-Non
contarci.- si sentì dire.
-Ragazzino,spostati.-
fece annoiata una voce, e l’amico della cacciatrice si accorse di due figure
che accompagnavano Spike. Erano due donne,furono illuminate dal neon…Darla e
Drusilla!
-
T-tu eri morta!-era rivolto a Darla.
-Oh,cucciolo,sembra
che la resurrezione vada di moda.- lo informò gioviale.
Spike
si spazientì,non era lì per fare conversazione.
-Scansati.
-Dovrai
passare sul mio cadavere.
-Sé,sé…con
piacere!-gli diede una spintarella, tanto era sufficiente per mettere k.o.
Xander.
-Scovo
qualcuno che vi possa invitare dentro e poi ritorno.- interpellò le due
vampire.
-Ciao,
Willow.-la salutò distratto.
Si
bloccò sulla soglia della cucina.
Angel
era nel salotto e stava discutendo con Buffy che gli dava la schiena,udiva la
voce di Giles,nonostante ciò non riuscì a localizzarlo.
Angel
si era avveduto della sua presenza.
Spike
gli impose il silenzio ponendosi l’indice sulla bocca. L’altro rimase con la
faccia impassibile,solamente gli occhi reagirono. Via libera.
Arrivò
a una porta che era posta lungo la parete sinistra del corridoio del piano di
sopra; Jane era all’interno con Dawn.
Dawn
non sapeva come comportarsi.
Da
quando erano lì, Jane era diventata muta e lei era mostruosamente a disagio. A
quanto pareva,le parole che le aveva scagliato sua sorella avevano avuto
qualche riscontro. Dal canto suo,lei aveva cercato di trovarsi una sorta di
occupazione per ingannare il pomeriggio che era trascorso con una lentezza
astronomica.
Il
silenzio era indubbiamente pesante.
E
seccante.
Le
capitarono tra le mani degli elastici per capelli vivacemente colorati.
Ebbe
un’idea.
Si
piazzò sulla sponda del letto, Jane era sdraiata e mosse gli occhi verso di
lei. Dawn sfoderò un sorriso eccitato.
-
Trecce?
-
Bleah.-fece Jane nauseata.
-
Ok. Coda.
Jane
le lanciò mollemente un cuscino che la colpì all’avanbraccio.
-Dispiace,hai
una mira scarsa. Forza, vieeniii.
Jane
abbandonò il letto di malavoglia e fu trascinata di peso di fronte allo
specchio.
-
Fiuu!- fischiò- Sono davvero una quantità!Te la dovresti fare più spesso la
coda di cavallo,in questo modo avrai una maggior scioltezza.
D’improvviso
Dawn notò una cicatrice sul collo. Una cicatrice?Un momento,non aveva detto
Angel che mordere normalmente non era di alcuna utilità per creare un
semivampiro e che era necessario un rituale per consentire la trasformazione?
Di conseguenza chi…? Lasciò la spazzola che rovinò sul pavimento.
Jane
si accorse della sua inquietudine e si girò confusa.
-Perché
hai quella cicatrice sul collo!
Accidenti!Era
stata una sbadata!
Spike
stava per picchiettare sul legno dipinto,quando sentì questa domanda:
-Perché
hai quella cicatrice sul collo?
Gli
salì il sangue alla testa(per quanto fosse possibile),e con la consueta
avventatezza e impetuosità che lo contraddistinguevano,spalancò la porta di
botto e si precipitò in quella che era la camera di Dawn.
-Quale
dannata cicatrice?-urlò,presagendo come stavano veramente i fatti.
Jane
e Dawn ,per lo spavento causato dalla fulminea comparsa di Spike nella
stanza,indietreggiarono,e la seconda ribaltò la sedia della scrivania.
-Briciola,
va di sotto e invita ad entrare Drusilla e Darla.- le comandò Spike risoluto.
-Darla
e…?-fece Jane,sgomenta.
Dawn
tentennava. Jane la rincuorò: -Non ti faranno del male,Drusilla sa cosa
rappresenti per me. Sei mia amica e lei non ti torcerà un capello.
Dawn
andò e chiuse accuratamente la porta.
-Sto
aspettando.
-Stai
fremendo.- scappò alla ragazza.
-Ho
i miei validissimi motivi per farlo. Sputa il rospo,io non sono Angel.-era
alterato,rischiosamente alterato.
-Cosa
ne sai tu…-proferì flebilmente la semivampira.
-Sono
desideroso di sapere.- batté il pugno su una pila di libri,gli occhi
dardeggianti- Non ti ho sottoposto al terzo grado per due mesi,adesso voglio la
verità,nero su bianco.
Jane
aveva gli occhi lucidi. Da dove avrebbe potuto incominciare? Non era facile.
-Ho
vagato,William. Per un tempo interminabile. Insicura sul mio futuro, in quale
luogo mi sarei cacciata… I primi tempi mi arrangiai, mangiavo un po’ di ogni
cosa,dormivo in giacigli occasionali. Pensavo che allontanandomi da voi avrei
appreso qualcosa di utile,mi sarei arricchita di nuove conoscenze. Mi
sbagliavo. Avevo perduto un pezzo di qualcosa.
-Sicurezza
economica?-chiese ironico Spike.
-Anche.
Soprattutto,però,mi mancava il vostro affetto. La cosa per cui mi struggevo di
più era che mi ero separata da voi per andare all’avventura,convinta che là
fuori ci fosse un posto migliore di quello che mi era stato riservato. Ero
orrendamente in errore. Mi muovevo simile a un robot,incapace di ragionare. Era
un periodo buio,cupo. C’erano giorni in cui mi domandavo con angoscia se non
sarei morta per consunzione o per essermi suicidata. Non lo feci,pure se l’idea
mi sfiorò frequentemente. Non so perché restavo in vita. L’istinto di
sopravvivenza era grande, suppongo. Infine,la svolta. Una giornata ventosa del
gennaio del ’93 mi rifugiai in un’abbazia disabitata in Inghilterra. Almeno
ritenevo io. Scoprii,al contrario, che era la sede di una setta. Ne divenni
pure io un’adepta. No,non ero una credulona e quella setta non proponeva
digiuni,suicidi di gruppo o idiozie simili. Praticavano le arti magiche in
ciascuna loro forma e ti conducevano a esplorare te stesso tramite la magia.
Tutti,da demoni a esseri umani,venivano accettati nell’organizzazione.
Spike
gli gettò un’occhiataccia,era evidente che disapprovava.
Jane
lo ignorò.
-Non
ero un tipo socievole,infatti non rimasi per stare con dei diversi,degli
emarginati come me. Ciò che mi affascinava era il loro capo e maestro. No,non
in quel senso!-si affrettò a precisare,notando che Spike storceva il naso- Il
suo nome era Galahad ed era un uomo sui cinquanta. Il suo fascino non stava
nella sua esteriorità,ma nel bagaglio di saggezza che aveva racchiuso nel suo
spirito. Ne fui incantata. Per me fu come un secondo padre…se mai ne ho avuto
uno.- confessò aspramente.
-Cinque
anni dopo il mio arrivo nell’abbazia,ci trasferimmo negli Stati Uniti,benché mi
fossi opposta con tutte le mie forze. Si trattava di rivangare i miei ricordi.
Per fortuna,Galahad scelse un monastero in Louisiana,che era posizionato
qualche chilometro a nord di New Orleans. Attirammo nuovi discepoli,tra cui
Mark,un giovane vampiro esuberante. Me ne innamorai a prima vista.
Spike
sorrise beffardamente.
-Ehi!Non
era una cotta,era amore,perlomeno quello che era in grado di provare una
ragazzina di apparenti quattordici anni. Mi venne in mente che avevate
caratteri similari.- distolse lo sguardo dal vampiro biondo platino-Avevo torto
marcio. Mentre io contemplavo l’oggetto dei miei sogni,Galahad si stava
consumando a poco a poco. Alla sua età era sconsigliato fare incantesimi
smisuratamente,ma lui era il nostro maestro e ci teneva tanto ai suoi adepti
che non voleva lasciarli in mani che non fossero state le sue finché non fosse
defunto. Intanto Mark era il mio ragazzo e la mia ombra. Lo idealizzavo al
punto da dimenticarmi che fosse un vampiro in piena regola e che macchinava con
alcuni componenti della setta la sua elezione a capo supremo,una volta morto
Galahad.Non mi sarei mai sognata che fosse eletto all’unanimità quando il
povero vecchio andò nell’aldilà. La scomparsa del mio maestro fece nascere un
vuoto nel mio cuore,mi sentivo sola,brancolavo nel buio come una cieca. Ben
presto mi resi conto che Mark non era l’uomo che mi ero illusa che fosse. Aveva
costretto la gente a sostenerlo con sortilegi e qualcuno con la violenza. Aveva
fatto gli occhi dolci a Galahad,assicurandosi che lo nominasse tra i potenziali
candidati alla sua successione. Privilegiò chi gli dimostrava rispetto e
trucidò chi gli era avverso. Non so in che modo se ne accorse,io ero stata
criptica riguardo alla mia natura, se nonché dovette informarsi proprio
esaurientemente per essere al corrente di cos’era un semivampiro. Da
quell’istante il suo atteggiamento verso di me subì un drastico cambiamento.
Era morboso,mi vigilava o mi faceva vigilare costantemente,tentava soventemente
di…
Le
si spezzò la voce.
Spike
le si fece accanto tempestivamente.
Jane
si scostò.
Appoggiò
il capo contro il muro freddo.
-Un
giorno mi stancai e mi ribellai…non mi ascoltò,anzi mi…Sicuramente aveva
architettato tutto già da molto…non dovevo fidarmi,lo so…Io…mi dispiace
Spike….-stava farfugliando ed era scossa da brividi.
-Lui
mi ha…
-Ho
capito,orsacchiotta.Non devi aggiungere più nulla.
Lei
si girò,gli occhi arrossati.
-Ma…
Spike
l’abbracciò un po’ sbrigativamente.
-Non
c’è niente da rimproverarsi. Ognuno di noi commette degli errori.
Sentirono
l’inconfondibile grido isterico di Buffy.
-Meglio
calare giù. Bufera all’orizzonte.- gli strizzò l’occhio,scherzoso.
Jane
si mosse con flemma.
No,Spike
non aveva capito. Non si era liberata dal macigno che era dentro di lei. Il
morso era superfluo in confronto a quello che l’affliggeva in realtà.
Era
bramosa di sbarazzarsi da quell’oppressione e da quel costante disgusto di sé
che la invadeva la mattina appena sveglia. Per quello che le aveva fatto non
c’era abbraccio,medicina o parola di conforto che tenesse. Era sta quasi per
rivelare la reale causa della sua pena a Spike…la vergogna l’aveva fatta
desistere.
Per
quanto avrebbe ancora tenuto duro?,si chiese fra sé con crescente sconforto.
-
Dawn,alla fine di questa storia ti ritroverai con tante di quelle punizioni
che…
-Ehi,ehi,ehi!Qui
non si darà nessuna punizione!Sono stato chiaro?
-
Spike?!-esclamarono Buffy e Giles,impressionati dalla sua inaspettata
apparizione sulle scale.
-
D-dobbiamo averne paura?
-Sì,signor
Giles,è ritornato dai suoi amichetti!-disse l’ammazzavampiri con veemenza.
-Nervosetta
l’ammazzacuccioli.-criticò Drusilla.
-Tu
sta zitta!
-Come
osi?-la difese Darla.
Jane
fece il suo ingresso.
-Oh,ecco
la pietra dello scandalo. E’ lei la causa per cui voi due debosciate siete qui?
-Debosciate
a chi?-Darla era mortalmente offesa.
Drusilla
si avvicinò nella confusione a Jane che era sugli ultimi gradini della rampata
di scale. Le accarezzò la guancia,appenata.
-Come
ti ha ridotto…la mia bambina,la mia sorellina,la mia figlioletta adorata. Ti ha
insudiciato,terribilmente,ma noi lo ridurremo in una manciata di insulsa cenere
.Oooh,sangue,c’è sangue dovunque,sul collo,su…Aaaah!-lanciò un urlo straziante.
I
litiganti si immobilizzarono.
-NO!-Drusilla
si buttò su Angel,che la sorresse prontamente- T-tu devi giurarmi che gli
graffieremo il viso fino a sfigurarlo,che sarà sottoposto a una tortura
indimenticabile per quello che le ha fatto!
-Cosa…?-
Angel aveva una sgradevole sensazione.
-L’ha
morsa.- fece Spike a Angel.
Drusilla
si scostò dal suo Sire e scosse selvaggiamente la testa,gli occhi pervinca
dilatati.
-Lui
l’ha…
Un
fascio di luce verdastra.
Anyanka
comparve nell’atrio,con un’espressione severa in volto.
-
Jane,dobbiamo parlare.
Era
ipnotizzato dal colore del vino mescolato al sangue,si sposavano bene nel suo
bicchiere di cristallo.
Come
Jane.
La
mescolanza lo attraeva. Jane lo faceva impazzire.
Strinse
convulsamente il bicchiere.
E
lei era scappata! Ma cosa credeva? Che lui non avrebbe sfruttato la sua
singolare natura? Niente. Non gli aveva concesso neanche un po’ di tempo per
spiegarsi. E poi cosa doveva spiegare? Lui era un vampiro,non doveva renderne
conto ad alcuno. Ok,l’aveva costretta…e allora? Erano quattro anni che
attendeva quel momento e di fronte ad un ennesimo rifiuto aveva perso il senno.
Gliel’aveva fatta svanire quella sua arroganza, ed aveva iniziato ad
impossessarsi di lei attraverso quel morso. Aveva abusato di lei,pure. Quando
si impadroniva di qualcosa,prendeva tutto quello che c’era da prendere. Era
stato colui che le aveva strappato la verginità. Una soddisfazione per lui,una
sofferenza per lei. Gli piaceva vedere la gente soffrire; quello del sadico era
il suo hobby favorito e forse l’unico a cui si dedicasse,oltre a cacciare
umani,anche se ultimamente non doveva alzare un dito che glieli ponevano sotto
il naso su un piatto d’oro. Ripensandoci,quello di cacciare più che un hobby
era un bisogno primario.
Jane
non era il suo passatempo. Era un regalo,un dono del fato. La amava? Sì,a modo
suo. L’amava per il solo fatto di esistere come semivampiro e come…donna. Non
aveva mai voluto ucciderla. Difatti,non l’avrebbe prosciugata completamente.
Aveva un piano. Quando lei si sarebbe ricongiunta a lui,le avrebbe tolto
l’energia residua,riducendola ai minimi termini. Non sarebbe morta. Voleva
vampirizzarla permanentemente. La desiderava al suo fianco,volente o nolente.
Lei era sua. Quei vampiri,i suoi suddetti genitori,non erano un ostacolo. Non
riuscivano quasi ad individuarla grazie al suo lavoretto. Il loro ascendente su
di Jane era insignificante,considerando, inoltre, che c’erano delle predisposte
condizioni “naturali”.
Jane
era avida di sapere,di apprendere nozioni. Lui era bramoso di potere. Lo
intrigava questo binomio. Sogghignò. Sarebbe tornata.
Lui
le avrebbe dato un piccolo incentivo,tuttavia fondamentale.
Bevve
d’un fiato il miscuglio e gettò sconsideratamente il bicchiere nel fuoco del
camino di pietra.
Si
procurò con un minuscolo incantesimo un vetro del bicchiere di prima. Scottava.
Non ci fece caso,era insensibile al dolore. Si provocò un taglio abbastanza
profondo sul collo.
Era
euforico. Jane molto presto avrebbe percepito un male allucinante.
La
prospettiva era eccitante.
Jane
deglutì a fatica.
Anyanka
era sul serio la ciliegina sulla torta di quella serata.
Il
demone batteva impaziente il piede sulle mattonelle.
-In
privato.
-Quanto
privato?-chiese Buffy sventolando la mano in alto.
Anya
sbuffò. A differenza di quei pivelli,a cui una volta si era aggregata perché
obbligata dalla sua condizione di semplice mortale,non sprecava le sue
preziosissime ore. Bisognava affrettarsi,ed essendo una tipa diretta,senza peli
sulla lingua,andò immediatamente al nocciolo:
-Vuoi
farti giustizia da sola?
-Lo
conosco sufficientemente da poterlo affossare.- sembrava sicura di sé.
-Ah,sì?E
perché dunque sei fuggita?-ad Anya sfuggì un sorrisetto soddisfatto nel
cogliere la reazione di Jane. L’aveva messa in difficoltà.- Avresti potuto
affrontarlo quando ti ha violentata.
Fu
come se l’aria si fosse dimezzata nell’ingresso.
A
Spike e Angel fischiavano le orecchie. Entrambi speravano che fosse soltanto un
brutto sogno.
Darla
aveva la bocca spalancata e Drusilla singhiozzava.
Quelli
della Scooby gang strabuzzarono gli occhi. Non avevano una specie di battuta o
parola adatta alla situazione: preferirono tacere.
Dawn,
seppur disorientata dalla rivelazione, afferrò la mano di Jane, che sudava
freddo,tentando di confortarla.
Jane
,da parte sua, si accorgeva che gli eventi le stavano scivolando di mano alla
velocità della luce.
Stava
per crollare.
Incontrò
lo sguardo attonito di Angel,sapeva che tra un secondo i suoi occhi nocciola si
sarebbero tinti di nero,il nero della furia.
Non
ebbe l’ardire di voltarsi in direzione di William. Sarebbe stato troppo.
Sentiva
gli occhi di Angel che la perforavano. L’accusava …e perché avrebbe dovuto
proprio lui?Non era stato migliore di Mark. Se non altro questi l’amava,
sebbene in maniera criticabile.
Are
you aware of what you make me feel, baby
Right
now I feel invisible to you, like I’m not real
Didn’t
you feel me lock my arms around you
Why’d
you turn away?
Here’s
what I have to say
I
was left to cry there, waiting outside there
Burning
with a lost stare
That’s
when I decided
Era
stata colpa di Angel. Perchè l’aveva lasciata quando le era necessario?
Why
should I care
‘Cuz
you weren’t there when I was scared
I
was so alone
You,
you need to listen
I’m
starting to trip, I’m losing my grip
And
I’m in this thing alone
Aveva
sempre fidato che un giorno l’avrebbe amata,lui il padre,lei la figlia. Era una
bambina. Era la norma figurarsi cose improbabili. Questa era una di quelle.
Am
I just some chick you place beside you to take somebody’s place
When
you turn around you can you recognize my face
You
used to love me, you used to hug me
But
that wasn’t the case
Everything
wasn’t okay
I
was left to cry there, waiting outside there
Burning
with a lost stare
That’s
when I decided
Comunque
era tardi. Ogni azione che avrebbe compiuto nel vano tentativo di riparare i
torti,se così si poteva chiamarli,commessi avrebbe significato meno di zero per
lei.
Why
should I care
‘Cuz
you weren’t there when I was scared
I
was so alone
You,
you need to listen
I’m
starting to trip, I’m losing my grip
And
I’m in this thing alone
Le
lacrime le si stavano formando. Può darsi che non le fregasse,è vero,ma chi
voleva prendere in giro?
Crying
out loud
I’m
crying out loud
Crying
out loud
I’m
crying out loud
Open
your eyes
Open
your wide
Why
should I care
‘Cuz
you weren’t there when I was scared
I
was so alone
…Why
should I care
If
you don’t care then I don’t care
We’re
not going anywhere
Si
vergognava e si sentiva sudicia. La sua fragilità era stata smascherata. La
maschera che si era attaccata a tredici anni si era spaccata frantumandosi in
mille pezzi,simile a un vetro fine e leggero. No,non era capace di resistere,le
sue orecchie ronzavano e lei si accovacciò a terra,le mani premute sul cranio.
Stava per perdere gli ultimi brandelli di calma. Stava per far cadere tutte le
sue difese,quando avvertì con ogni sua fibra un dolore lancinante al collo.
La
ferita si era riaperta e sanguinava. Si toccò. Squadrò terrorizzata la mano
grondante di sangue.
Mark.
Dunque
era giunto il momento. Non sarebbe più scappata. L’avrebbe combattuto.
Spike
venne in suo soccorso.
Jane
ringhiò.
Le
pupille erano fessure,le iridi gialle e i canini sfoderati.
Guai!Avrebbe
risolto la questione da sé,non voleva che si immischiassero,a partire da lui.
-Stai
lontano!-lo mise in guardia. Spike non le prestò ascolto.
Lei
svanì.
Eccolo
il suo fiore,il cibo di cui era affamato,la sua amante.
Fece
scorrere la mano sul suo corpo e sostituì magicamente i suoi abiti in una veste
scarlatta che scopriva le spalle.
Non
l’avrebbe assaggiata,non ancora.
Jane
aprì le palpebre di scatto. Girò forsennatamente gli occhi intorno. Si trovava
in una stanza dalla luce soffusa e dal mobilio antiquato; lei era distesa su un
letto a baldacchino con le coperte ocra decorate con un motivo floreale.
Lo
vide. Era accanto a lei.
Erano
due mesi che si erano separati, però lui restava il bel giovane
dall’espressione sveglia che aveva conosciuto in Louisiana. Il cuore ebbe una
stretta.
No,lui
era cambiato. Era corretto: allorché pensi di conoscere bene una persona,ti
accorgi che non è esattamente come l’avevi immaginata.
Lui
le sorrise. Lei non ricambiò.
L’aveva
costretta a tornare da lui. Il taglio del vampiro si era rimarginato; delle vie
per ricondurla da lui aveva scelto la peggiore. Avrebbe potuto farlo in
qualsiasi momento,ma a Mark piaceva giocare al gatto e al topo.
Le
fu evidente che Mark non stava più nella pelle di completare la sua opera su di
lei.
Non
stava più nella pelle di morire,constatò con una morsa allo stomaco. L’amore
per lui era vivo,nonostante tutto.
Avrebbe
dovuto accantonare i suoi sentimenti per sopravvivere?
-Sei
tornata al nido,amore.
-Se
si può chiamare “nido” una villa comparsa dal nulla in mezzo alla boscaglia.-
controbatté aspra.
Mark
si imbronciò.
-Non
sei gentile.
-Neanche
tu lo sei stato.
Lui
ghignò.
-Non
parliamo del passato…
-Ah,no?
Imprimiti bene in mente il passato perché io non scenderò a compromessi.- lo
avvertì.
-Compromessi?Io
non vi ho accennato.- era divertito.
Jane
rise con amarezza.
-
L’ho capito dalla tua espressione inequivocabile.
L’acciuffò
per i capelli e l’attirò a sé.
-Ah,sì?-sussurrò
fiocamente.
La
baciò,bloccandole le mani. Lei si arrese.
Mark
esercitava tuttora una palpabile influenza su di lei. Perché non aveva il
fegato di scaraventarlo contro il muro come era successo con quel molestatore
in quel vicolo?
Lui
ridacchiò.
-Tu
sei mia.
-Io
non sono di nessuno. Io mi appartengo.
-Interessante.-
fece derisivamente.
Jane
si piegò in due per l’incalcolata pena che percepiva al collo.
-Vedi
di non fare la spavalda. Tu mi appartieni: anima e…-le lanciò un’occhiata
lussuriosa-corpo. Non puoi ribellarti.
Si
rizzò e disparve dietro la porta.
-Scoverò
il modo e mi vendicherò.
Doveva
dimenticare, scacciare quella sensazione di impotenza e frustrazione che
provava davanti a Mark. Il Mark in cui si era imbattuta cinque anni fa era
stato unicamente un’immagine costruita,falsa. Non l’amava e lei non poteva
mutare il corso delle cose. Lo stupro lo dimostrava.
Affondò
la testa nel cuscino, esausta dalla catena di avvenimenti succedutisi in quella
mezz’ora..
-Quella
ragazza è imprendibile!
Anya
era sconcertata e irritata dall’evolversi degli eventi.
-Insomma,adesso
dove diavolo la vado a ripescare?
Spike
fissava il punto in cui Jane era scomparsa. I suoi occhi erano tempestati da
una gelida ira.
-Quindi
ha abusato di lei.- grugnì rabbioso,indossando il volto della caccia.
Anya
increspò la fronte..
Senza
preavviso,batté gioiosa le mani.
-Willow,tu
sai con quale magia trovarla,giusto?-domandò conferma con un sorriso radioso.
-Ehm…si.-
dichiarò la strega guardinga- Sarebbe quello per localizzare presenze
demoniache. Non credo,però,che nel caso di Jane possa avere esito. Essendo metà
vampiro e metà umana,potrebbe pure non localizzarla per niente.
Anya
fece la faccia scoraggiata.
Angel
si poneva lo stesso interrogativo del demone della vendetta.
-Tu
perché la cerchi,Anya? Ti ha fatto qualche torto?- Buffy infuse una curiosità
maligna in questa domanda.
-Oh,semplice!
Il mio medaglione lampeggiava di uno strano giallo, il che simboleggia vendetta
repressa e incapacità di agire. Non mi era mai capitato in secoli di
carriera,parola mia! D’Hoffryn me l’ha spiegato. Devo intervenire: farsi
giustizia da sé potrebbe essere un’arma a doppio taglio.
-
D’Hoffryn era interessato alla faccenda?
-
Pff!Lui? No, è un demone anomalo: si fa gli affari suoi senza esagerate
ambizioni. Perché?
-
Anya, Jane è un semivampiro.- le rivelò,tipo stesse parlando con una bambina .
Anya
stralunò.
-Guarda,
Buffy,che lo so. E’ per questo che la poverina ha la mia simpatia!Secondo te in
mille anni di attività non ne ho visto almeno uno? Andiamo!-scherzò vagamente
saccente.
-Allora?
Qualcuno ha una pallida idea sul dove rintracciarla?- Giles,pragmatico, li fece
riconcentrare sul dilemma.
-Io.
Vi ci condurrò io.- disse Drusilla lucidissima.
-Ma…-Darla
non voleva che quelli della Scooby gang si intromettessero nei loro affari
personali.
-Non
sono stupida,Darla. Ci saranno un centinaio di adepti attorno a quel…Mark.-
persino Drusilla era reticente a pronunciare quel nome.- Noi quattro,pure se
forti,non possiamo tenergli testa senza il supporto di altri.
Angel
scrutò Buffy.
-Sei
con noi?
-Sì.-
si rassegnò. Aveva concluso che sarebbe stato preferibile fronteggiarli con un
folto gruppo che da sola. Suo malgrado era una guerriera e Dawn aveva a cuore
la vita di Jane.
Willow
sorrise compiaciuta.
-
Su,su,grinta!
Elettra
diede un pizzicotto a Jane sulla guancia. Quella si svegliò.
Da
quanto dormiva?
-Dai,che
è mezzanotte!
-Quando…?
-Oh,appena
sono riuscita a districarmi dalla sicurezza,cara! Sei un oggettino pregiato.
-Puoi
farmi uscire da qui?
-Uhm…
Elettra
parve annusare l’aria,i bulbi oculari rossi.
Scrollò
i riccioli,sconsolata.
-Un
cerchio magico. Piuttosto complicato,sorella.- fece meditabonda.
Jane
soffiò per l’abbattimento.
-Esteso?
-
E’ perimetrale alla stanza,ed è composto da catene blu continue.
-Non
è mai stato dotato di una grande fantasia.
Le
due risero.
-Ci
vorrà un po’.- la informò Elettra seria.
-Non
sono niente in confronto a quello che verrà dopo.- le fece cocentemente
presente la ragazza.
Spuntarono
fuori dalla folta vegetazione.
Si
ritrovarono in uno spiazzo erboso privo di alberi illuminato dal bagliore
lunare. Una leggera brezza sferzava i fili d’erba del prato.
-Magnifico!Facciamoci
guidare dalla matta!Sì!Stiamo veramente tocc…
-Vuoi
stare zitto!
Xander
fu messo a tacere da una Willow piuttosto spazientita.
-E’
qui.- dichiarò fermamente Drusilla.
Erano
sbalorditi. Della dimora di Mark non si distingueva traccia.
-
Non ci resta che attendere.
Drusilla
sembrava tranquilla.
Anya
fece un sorrisetto da saccente.
-Solo
gli appartenenti alla setta sono in grado di visualizzarla e accedervi.
Tempo
qualche minuto, e,come previsto da Drusilla,arrivarono quattro di quelli.
Anya
fece un cenno a Angel, Spike e Buffy.
-Occupatevene
voi.
I
tre accopparono gli adepti e ne presero in ostaggio uno. Angel,trasformato,gli
sibilò all’orecchio,stringendogli il collo :
-Rendicela
visibile.
Dopo
inutili resistenze,il discepolo stese il braccio destro con il palmo della mano
aperto e pronunciò una parola in un probabile aramaico. Comparve all’istante
una villa imponente in stile vittoriano.
-Fantastico!!!-
Willow aveva gli occhi luccicanti dall’emozione.
Drusilla
inclinò la testa da un lato,per nulla impressionata.
-Andiamo.-
Darla prese l’iniziativa.
-Ehmm…Un
attimo. Dovete essere al corrente che questa gente è poco ferrata nel
combattimento,mosse di karate, taken wo-doo non so che…Qui è magia. Magia nera
in modo massiccio. Quindi sarà meglio dividersi in gruppi,invece che
affrontarli in un blocco unico.- Anya pareva preparata a questo genere di
situazioni.
Gli
altri,stranamente,si scoprirono d’accordo con lei. Si distribuirono in due
gruppi da cinque e andarono in direzioni differenti.
L’arpia
levò bruscamente le mani dal cerchio magico.
Elettra
e Jane indietreggiarono.
-Ci
siamo.
Le
catene blu si sfocarono ed esplosero in una pioggia di palline azzurre.
-
Aha!
Elettra
schioccò la lingua,compiaciuta di se stessa.
Jane
sfondò con un calcio la porta.
-
Tsk,non si è premurato nemmeno di chiuderla!E’ proprio un presuntuoso!-notò
infastidita.
Diversi
membri della setta si riversarono accanitamente su di loro.
Elettra
li respinse con un globo gigantesco di luce,che incenerì alcuni e stese
altri,spianando la strada a Jane per correre via.
Jane
udì il rumore di scontri nella zona dell’atrio…Diavolo!Quei ficcanaso erano
venuti a salvarla!Cosa credevano?Che non sapesse cavarsela
autonomamente?Represse un moto d’ira. Si voltò verso la sua compagna.
-Và
a vedere cosa diamine sta accadendo all’entrata!
Lei
assentì.
-E
tu?
-Io
vado da lui.
Se
Willow e Anya non fossero state lì ,ciascuna in un gruppo,e non avessero avuto
abbastanza sapienza magica da contrastare quell’ammasso di persone e demoni con
dei poteri distruttivi,non sarebbero sopravvissuti alla prima “lotta” corpo a
corpo .
I
vampiri potevano essere abbattuti facilmente, ma per gli umani era una
questione dissimile. Non avendo nessuna difesa naturale, avevano affinato al
massimo la loro forza interiore tramite il sostegno della magia. E si rivelarono
i più temibili.
Il
capanello di Anya si era infiltrato dal retro, quello di Willow dall’ingresso
principale.
Elettra
apparve nell’atrio tra lo stupore dei presenti.
Buffy
aveva in quel mentre incenerito un vampiro particolarmente caparbio.
-
Ooh!Tu devi essere la cacciatrice ,piacere,sono Elettra una delle tre arpie
degli Inferi.- le strinse spicciativa la mano-Sono un aiuto che Jane vi manda.
-Perché
lo fai?
-Oh,ragazzina,quante
domande!- le lanciò un’occhiata sbarazzina.
-E
tu dovresti essere il padre di Jane…
Si
riferiva a Spike.
-Ehm,no,anche
se,a conti fatti,sono quello che più si è preso cura di lei. Un
fratello,insomma.
L’arpia
lo esaminò,rapita.
-Avercelo
un fratello così!-gli comunicò apertamente.
Se
Spike avesse potuto, sarebbe arrossito. Elettra avvertì su di lei lo sguardo
assassino di Buffy,la fissò e irruppe in una risata cristallina. Le fece un
buffetto sulla guancia.
-
Eeeeh,e chi te lo ruba,fringuello!!!
Buffy
divenne paonazza.
Elettra
fu assalita da tre succhiasangue e le loro gole furono immediatamente
squarciate dalle sue unghie acuminate.
-Forza,non
è il momento per le emozioni. Aiutatemi!
Spike
sembrava preoccupato.
Willow
gli mise una mano sulla spalla.
-Raggiungi
Angel e gli altri,qui ce la possiamo cavare.
Il
biondino si dileguò nel buio di un corridoio.
Angel
carezzò il muro bianco,facendovi passare sopra le dita.
Mark
stava seduto su una poltrona di pelle nera,apparentemente assente. Non diede
segno di essersi accorto del trambusto che si era creato in vari punti della
villa.
Faceva
venire i brividi l’assoluta calma con la quale fumava la sua sigaretta. La sala
in cui si trovava era imbastita di armi,in prevalenza spade e daghe.
Angel
si ricordò che da vivo il vampiro apparteneva a una delle confraternite di
spadaccini di Londra. Erano una sua grande passione che gli era rimasta pure da
morto.
Era
stato uno sbaglio renderlo una creatura della notte.
-Passi
di qua e nemmeno fai un salutino al tuo Sire?
Mark
non si mosse,si limitò a sorridere furbescamente.
-Pensavo
che stessi a Los Angeles.
-Oh,sì,lo
so che lo pensavi,mi ha mandato le tue legioni di scagnozzi
incappucciati.-ghignò- Marcus,non ti facevo talmente stolto da eleggerti capo
di una setta di esaltati. Vedo che la tua focosità in un secolo da vampiro non
ti è diminuita.
-E
la tua ironia,Angelus,fa sempre acqua da tutte le parti.- sbottò di rimando.-
Perché sei qui?
Angel
,che stava contemplando una spada finemente lavorata,gli riservò uno sguardo
eloquente.
-Non
farmi domande retoriche.
Jane
si affacciò cautamente al balcone interno che dava su quella che pareva una
sala d’armi. Non uscì allo scoperto perché aveva sentito qualcuno discutere con
Mark.
-Sai
benissimo che lei è una mia proprietà.- lo ammonì sottilmente.
-Diciamo
che tu ci hai rinunciato o,come preferisci,l’hai lasciata in custodia ai tuoi
vampirelli.Appena ho intuito che il responsabile della sua “nascita” eri
tu,dato che aveva il tuo odore addosso, me ne sono subito interessato e…perché
no?Innamorato.
Il
cuore di Jane perse un colpo. Che?!
-Certo,e
io faccio la calza.- Angel si appoggiò a una colonna ai lati della sala,le
braccia incrociate- Dubito del tuo amore per lei , e se quello che le hai fatto
è la maniera per manifestarlo,ne hai una concezione davvero malata.
Credo,però,in una cosa. La tua curiosità. Ti ha divorato. Tu sei uno dei pochi
vampiri che si diletta di arti magiche,espande i suoi orizzonti. Comunque io ti
avevo consigliato: non essere a capo di niente,se non sei sicuro del tuo
potere. Agire da solo o con sottoposti frammentari è l’ideale. Ma da quando in
qua un childe ascolta il suo Sire? Raramente.- rise ironico.
Mark
spense lentamente il mozzicone di sigaretta nel posacenere di vetro.
-
L’ostacolo non sono io,caro il mio Sire…è Jane. L’hai già perduta da tempo,io
ho soltanto dato il mio modesto contributo.
-Non
ti riguarda e non ho chiesto il tuo parere.- gli fece duramente.
-Ho
messo il mio marchio su di lei,mi riguarda.- si alzò.
C’era
nell’atmosfera un’elettricità abilmente orchestrata dai due predatori.
-
Mmmh,se non fossi così avventato,può darsi che avresti fatto meno fatica a
rincorrerla per gli Stati Uniti. Perseguire uno scopo è un’operazione che va
condotta adagio e ponderatamente.
Mark
rimase silenzioso.
Jane,al
contrario,iniziava a ricollegare alcune discrepanze con quello che Mark gli
aveva narrato della sua non-vita. Sicché Angel era il Sire di Mark e gli aveva
probabilmente raccontato qualcosa sul suo progetto del semivampiro. Il suo
corpo tremò. Era come se fosse stata vittima dello stesso vampiro per metà
secolo.
Abbrancò
la ringhiera. Ora non aveva più dubbi.
Avrebbe
ucciso Mark.
L’aveva
ingannata,oltraggiata,si era approfittato di lei e l’aveva ridotta a meno di
uno straccio. E adesso stava parlando di lei come se fosse una bamboletta,un
giocattolo. L’amore stava cedendo gradualmente il posto all’odio.
Cacciò
fuori una risata isterica.
I
due vampiri si girarono verso il balcone.
Gli
occhi di Angel si dilatarono. Aveva sentito ogni sillaba.
Lei
applaudì.
-
Angel,hai sul serio fatto un lavoro coi fiocchi.
Smise
di ridere.
-Può
essere che dovunque io vada ci sia qualcuno legato a te?-domandò a bassa voce.
Saltò
e atterrò su un mobile. Si stirò e fece crocchiare le dita.
-Mi
avete stancato. Volete che io sia di uno di voi due? Bè,tanto vale che mi
veniate a prendere perché io non mi consegnerò spontaneamente!
Fece
un balzo in avanti.
Angel
si fece in disparte,ritirandosi nel buio della sala.
Nel
frattempo giunsero uno Spike ansante insieme a Darla,Drusilla, Giles e Anya.
Jane
aveva gli occhi iniettati di sangue.
-No,
Jane,è al di sopra delle tue capacità!-la chiamò Anya,ansiosa.
Jane
si voltò fulminea.
-COSA
SAREBBE AL DI SOPRA DELLE MIE CAPACITA’?!
Ogni
oggetto che era nella sala scoppiò all’unisono con un orribile crack,e le
centinaia di pezzi rotearono pericolosamente nell’aria,poi sparirono.
Anya
si era riparata dal vortice di schegge,di cocci e di brandelli in un angolo con
i vampiri.
Mark
era riuscito con sollievo a sottrarre la sua spada a quel caos con un incantesimo
protettore. Le sorrise.
-Il
demone ha ragione,ma sappiamo entrambi che sei una testarda che non demorde.
Preferisci morire all’essere soccorsa come una debole.
-Sempre.-
ringhiò lei e si avventò su di lui con ferocia.
Lui
si fece stendere volontariamente e le piazzò a sorpresa la lama tagliente della
spada alla gola.
-Questo
non l’hai previsto.
-Ti
chiuderò quella bocca!-urlò.
Si
lanciò acrobaticamente all’indietro. Mark riuscì a sfiorarle il
braccio,ferendola superficialmente.
-Non
è un combattimento ad armi pari dovremmo…
-No,
Spike.Non intervenire.- gli ordinò Angel- E’ la sua battaglia.
Jane
gli sferrò un calcio allo stomaco che lo indirizzò contro una colonna;lui si
riprese rapidamente e diede alcune staffilate nel vuoto; Jane si abbassò per
schivarle;lui si trasportò dietro di lei e le lacerò la spalla; Jane afferrò
con aggressività la parte di lama che era ancora nella sua carne e con uno
sforzo sovrumano fu capace di gettarla a terra insieme a Mark ;lui,deciso a non
mollare,si buttò su di lei con l’arma sguainata;lei la scansò e gli sferrò un
pugno in pieno volto;lui si trasformò e con un ringhio selvaggio le trapassò la
gamba sinistra; Jane boccheggiò e un fiotto di liquido vermiglio le sgorgò
dalla bocca; si afflosciò sul pavimento.
Mark
si esibì in una fredda risata.
-Rassegnati
Jane.Se non puoi essere mia,non sarai di nessun altro.
La
ragazza era in un lago di sangue, le ferite le bruciavano facendole vedere le
stelle.
Mark
attendeva la sua resa incondizionata,per in seguito guarirla.
Sentirono
degli urli e i passi di un enorme numero di persone.
Elettra
spuntò correndo da una porta in fondo alla sala assieme alla Scooby gang. Aveva
una faccia tremendamente adirata. Stoppò la sua corsa,facendo arrestare i
ragazzi.
-Giù!-gridò
risoluta.
Spalancò
le fauci d’arpia e sputò una fiammata colossale che si andò a riversare sulla
folla dei discepoli inseguitori.
Quelli
mandarono degli strilli strazianti.
Elettra
notò lo stato in cui versava Jane,anche se era distanziata da lei.
-Ehi,bella,non
morire perché il compenso che mi darà Mark posso pure gettarlo alle ortiche,per
quanto me ne frega!!!Alzati e fatti valere!!!
Jane
abbozzò un qualcosa che assomigliava a un sorriso.
Dawn
la osservava apprensiva da lontano.
La
semivampira strinse a pugno la mano destra e d’un tratto il sangue che
imbrattava il pavimento si ritirò verso questa e andò a convergervi. Jane aprì
il palmo della mano pulito e incredibilmente questa fece fuoriuscire dei fili
ramati simili a quelli dei chip di un computer e la punta,la lama,l’elsa con un
gargoyle arcigno di una spada. Era stata assemblata con il sangue di Jane,la
miscela della linfa di quattro nosferatu.
Nel
seno di Elettra comparve una mazzetta di banconote.
-Questo
l’avevi previsto?-chiese sarcastica a Mark.
Un
asso nella manica,l’aveva sottovalutata.
Lo
stridio delle spade degli improvvisati duellanti risuonava in quel luogo,anche
gli adepti si erano bloccati per guardare il loro capo combattere.
Buffy
doveva ammettere che era veramente brava; quella era indubbiamente un’eredità
lasciatela da Angelus. Si battevano con classe ed eleganza. Mark, però,non
aveva tempo per i codici cavallereschi e presto la lotta si fece spietata.
Tentò
un affondo, ma Jane,veloce, gli fu di fianco e gli fece uno sgambetto; lui la trascinò
al suolo con sé con un tonfo; rotolarono; Mark si staccò per primo ed in un
istante aveva puntato la spada al petto della sua amante.
-Se
non vuoi arrenderti,allora sarò costretto ad ucciderti,perché non permetterò ad
alcuno di averti.
-Hai
fatto male i tuoi calcoli.- con l’energia mentale tirò indietro la spada e la
fece cozzare con la sua con l’impugnatura color rame,provocando delle
scintille- Sarai tu che non vivrai la prossima notte!-aveva il fiato corto.
Il
sangue della spada di Jane intrise quella del vampiro moro e con una scia
rossastra lo risospinse via .
Rumore
di vestiti strappati;Mark aveva un graffio alla pancia; Jane sorrise
trionfante.
-Come?Non
eri invincibile?-lo prese per i fondelli.
Il
clangore del ferro continuò atrocemente.
I
combattenti non davano segni di sfinimento.
Un
grido strozzato.
Jane
aveva conficcato la lama nel cuore di Mark. Lui la scrutò come se avesse dato
per scontato che non l’avrebbe ammazzato realmente.
La
violenza del colpo lo spedì sulle lastre marmoree del pavimento.
-Io
devo sopravvivere e tu sei d’intralcio alla mia sopravvivenza.- gli mormorò
soffusamente.
Gli
tagliò la testa di netto,accecata dall’odio.
In
una frazione di secondo i discepoli si contrassero in lamenti inauditi,le croci
rovesciate si spaccarono, i corpi esplosero e di loro non rimanette niente.
La
spada di Jane ricadde con un sordo clang e si deteriorò fino a tramutarsi in
sangue raggrumato.
Lacrime
di fiamme rigarono il suo viso.
-Addio.-
sussurrò più a se stessa che alla cenere che il momento precedente era stato il
suo amante.
Un
capitolo della sua vita era stato chiuso e non l’avrebbe più riaperto.
L’oscurità
la sommerse e lei,sfinita,vi si abbandonò.
Angel
sollevò Jane ,se la mise in braccio e cercò di bagnarle le labbra con il suo
sangue di Sire;lei tossì,e lo accettò di buon grado, assetata,il lezzo di
quella sostanza l’avevano ridestata come l’aceto.
Angel
fece una smorfia dispiaciuta.
L’eccessiva
avventatezza aveva portato Mark alla rovina.
EPILOGO
Si
svegliò.
Non
era più spossata, Angel le aveva donato una quantità di sangue soddisfacente
per farla sentire sprizzante di energia.
La
camera era quella di Buffy ed era immersa nella penombra.
I
raggi birichini del sole erano riusciti a infiltrarsi da sotto le tapparelle.
Darla,Drusilla,Angel
e Spike erano addormentati su delle sedie intorno al lettone di Buffy dove Jane
giaceva.
Strisciò
cauta fino ad appoggiare i piedi nudi sulla moquette. Indossava un pigiama a
fiorellini,i suoi abiti erano stati lavati e si trovavano disposti sulla sedia
della toeletta.
Si
vestì,attenta a non produrre rumori che avrebbero destato la sua famiglia.
Si
sfilò il claddagh dall’anulare, rimirandolo. Cosa provava per Angel, per suo padre?
Riconoscimento, forse. Era necessario che seppellisse la sua ascia di guerra,
il passato era passato e non lo si poteva mutare per quanto ci si impegnasse.
L’avrebbe perdonato? Un giorno.
Gli
pose in grembo l’anello d’argento.
Scoccò
un’occhiata a Spike. Dormiva placidamente con il capo sulla carta da parati.
Drusilla stava rannicchiata sulle ginocchia di Darla. Fu colta da uno slancio
di tenerezza e stava per correre ad abbracciarli, quando concluse che questo
avrebbe reso la sua partenza maggiormente dolorosa. D’altra parte, non rinunciò
a stampare un soffice bacio sulla fronte del suo adorato William.
Scese
scalza le scale e se le mise solamente nell’ingresso.
Uscì
dalla casa e si incamminò sulla stradina che conduceva al marciapiede. Doveva
scovare la sua moto.
Sentì
dei morbidi passi sull’erba fresca di rugiada mattutina.
Era
Dawn.
-Te
ne vai?
-Sì.
La
ragazza si rattristò.
-Per
quanto tempo?
-Non
so. Sunnydale non è la mia meta favorita,sai. Possono trascorrere mesi come
anni.
Dawn
chinò la testa,sconfortata.
-Devo
andare al cimitero a…
-La
tua moto è lì,vicino alla quercia. Spike l’ha parcheggiata ieri notte.
Era
interdetta. Che William…no,impossibile,aveva solo ritenuto che qualcuno
l’avrebbe potuta rubare se lasciata incustodita sul muro del cimitero e
gliel’aveva portata.
Dawn
le consegnò le chiavi.
-Grazie.-
bisbigliò educatamente.
Fece
scattare la sella e si infilò la giacca di lucida pelle nera con una striscia
rossa che terminava con una V e cacciò fuori il casco che vi erano contenuti.
-Mi
mancherai.
-Anche
tu.
Era
malinconica. Non avrebbe più incontrato una persona tipo Dawn sul suo
cammino,lo percepiva distintamente. Una ragazza che si era fidata di
lei,l’aveva trattata splendidamente e aveva perseverato a starle accanto e a
credere in lei pure dopo che aveva scoperto la sua natura.
Si
abbracciarono e Dawn pianse.
-Ehi,ehi…Dai,fammi
un sorriso. Non sopporto quelli che piangono.
Dawn
tentò di contenersi,ma i singhiozzi erano difficili da trattenere.
-Ascolta.
Mentre sono via,chiedi a Willow di aiutarti a potenziare ed evolvere la tua
magnifica energia. Non sei inutile come pensi. Devi solo darti da fare.- la
scosse affettuosamente-Devi promettermi che il giorno in cui ritornerò tu sarai
una donna autonoma che non si fa calpestare da nessuno ed è padrona del suo
potere.
Dawn
represse un singhiozzo.
-Sì…promesso.
Jane
le strinse fiduciosa la mano sinistra che irradiò una calda luce arancione.
Tolse
il cavalletto alla sua Harley e la condusse sulla strada deserta.
Pezzetti
di carta rigida le svolazzarono attorno. Ne catturò uno e lesse “DEATH”,morte.
Una carta dei tarocchi?
Si
volse e vide che Drusilla stava al riparo della quercia avvolta da uno scialle
di pizzo bianco.
Era
un sorriso quello che si era formato sulle suo labbra?
Le
dedicò un largo sorriso in risposta e incendiò con un dito il pezzetto.
La
sua attenzione cadde sulla finestra del primo piano.
Angel
la fissava dalle tapparelle.
Jane
alzò il mento in cenno di saluto,lui fece altrettanto.
-Ti
sentirai sola in questo viaggio.
-No,Dawn.Ora
non più.
Accese
la moto, riscaldando il motore e con un ultimo gesto di saluto,si mise il casco
e partì.
Dawn
rimase a guardarla finché non fu che un puntino all’orizzonte.
Se
ne era andata improvvisamente,così come era giunta quella piovosa fine
d’agosto.
Angel
rilesse il foglietto che Jane aveva allegato al claddagh.
“One
day”
Si,un
giorno sarebbe tornata.
How
‘bout me not blaming you for everything
How
‘bout me enjoying the moment for once
How
‘bout how good it feels to finally forgive you
How
‘bout grieving it all one at a time
[…]
Thank
you terror
Thank
you disillusionment
Thank
you frailty
Thank
you consequence
Thank
you thank you silence
The
moment I let go of it was the moment
I
got more than I could handle
The
moment I jump off of it
Was
the moment I touched down
[…]
How
‘bout unabashedly bawling your eyes out
How
‘bout not equating death with stopping
[…]
Thank
you providence
Thank
you disillusionment
Thank
you nothingness
Thank
you clarity
Thank
you thank you silence
(Thank
U, Supposed Former Infatuation Junkie, Alanis Morisette)
FINE
NOTE:
Iiiiih!!!!! Quelli non sono pomodori ma peperoniiiii!!!! AHIO!No, i sais e il
chakram noooo!!!! Ragazzi,calmate i bollenti spiriti! Fate un grande respiro,OMMMM.
=_=
Il
finale ce l’avevo in mente da tre mesi ormai, e non avevo intenzione di
cambiarlo. Lo so,purtroppo ci saranno alcuni che prenderanno il computer e lo
sbatteranno da qualche parte però…Pazienza!
L’importante
è che piaccia a me.
-L’idea
di questa ff mi venne nell’aprile del 2002,durante una giornata davvero nera.
Ho preso spunto da “Intervista col vampiro” per il rapporto di Jane piccola con
Angelus e William. Da “Blade” ho ripreso poco, se non niente. Jane non se la
prende,nonostante tutto,con la sua razza. Per la spada che esce dalla mano mi
sono ispirata a un manga delle CLAMP “X-1999”, solo che in quel caso era una
katana e la storia del sangue è farina del mio sacco.
-Perché
non ho risolto alcuni problemi dei personaggi del telefilm anche se ne ho data
un’ampia accennata? Bè,se la sbrigassero da loro ;-D!!! Uahuahuah!Scherzo!
Semplicemente la storia non era incentrata su di loro e ho pensato di lasciare
le loro vicende in sospeso. Cmq, Willow,grazie un po’ a Jane, riuscirà finalmente
a riprendersi dalle brutte esperienze che ha vissuto, Spike e Buffy può darsi
che si mettano insieme, Angel se ne andrà a Los Angeles, Giles ritornerà a
Bath, Dawn penserà a come sfruttare i suoi poteri,ecc.
-Dicono
che gli autori a volte mettano la loro personalità o buona parte in uno
specifico personaggio. Bene,io sono Elettra(quasi!). Le ho conferito il mio
lato più estroverso!
-Canzoni
ascoltate nel corso dell’elaborazione: cd di Pink Misundaztood,”Meteora” dei
Linkin Park, “El tango de Roxanne” della colonna sonora del Moulin Rouge, cd di
A.Lavigne “Let go”,”Bring me to life” degli Evanescence, album “Supposed Former
Infatuation Junkie” di A.Morisette.