802 DREAMING
Di
Bastet
New
Orleans.
"Oggi
c'è consiglio d'istituto alle 5, mi sa che fino alle sette e mezzo non riuscirò
ad essere a casa", disse Wood alla sua compagna, la nuova agente della
polizia di New Orleans Faith Lehane.
"Va
bene, tanto io ho parecchie cose da fare, in vista della mia presa di servizio
da lunedì", rispose lei.
Era
vero: doveva fare un paio di pratiche burocratiche e la visita medica. Ma
voleva anche andare alla tenuta dei Bellière. La sera precedente era riuscita,
a fatica, a trovare indicazione su dov'era, su Internet, nella riproduzione di
una vecchia piantina dei dintorni di New Orleans degli anni Dieci del
Novecento. Forse era davvero una landa disabitata. Ma qualcosa le diceva che
doveva sapere cosa c'era dietro quel quadro.
Come
era nelle previsioni, Faith riuscì ad ultimare tutti i suoi impegni alle undici
del mattino. Saltò in auto e si diresse in direzione nord ovest di New Orleans,
fiancheggiando il Missisipi e poi girando verso ovest.
Man
mano le strade si allontanavano sempre di più dalla strada principale, e in
giro c'erano ancora degli acquitrini paludosi che fiancheggiavano il passaggio
delle auto.
Faith
si fermò ad un tratto, chiedendosi dove fosse la tenuta e rimpiangendo di non
essersi fermata prima al Seven Eleven a prendere qualcosa da mangiare.
Un
soffio di vento fresco la scosse, facendo stormire le fronde degli alberi di un
viale poco oltre. E Faith si ricordò.
Si
vide in carrozza lungo quel viale, tanto tempo prima. Il suo cuore era gonfio
di un dispiacere, aveva perso qualcuno... sua madre, la figlia di un medico,
innamorata di un signorotto di origine francese, già coniugato con figli. Che
aveva deciso di prenderla con sé.
Faith
percorse in auto il viale come in un sogno, mentre man mano continuava a
ricordare. Lei si chiamava Diane. E la sua sorellastra... che era Buffy, si
chiamava Charlotte.
Il
palazzo era come lo ricordava.. forse più danneggiato, da troppo tempo era
disabitato, c'erano rampicanti ovunque. Faith si addentrò a piedi nel viale.
Diane e Charlotte.. malgrado le previsioni erano diventate amiche. Amiche per
la pelle, sorelle... e poi era successo qualcosa, qualcosa lì. Non erano potute
andare in collegio in Francia perché c'era il Terrore. Anzi, erano arrivati lì
i loro cugini, fuggiti dalla Vandea in fiamme. Jacob e Renault... si chiamavano
così...
Faith
riuscì ad entrare nel palazzo. A dire il vero non c'erano tracce di restauri. E
lavoro ce ne sarebbe stato da fare.
Il
salone delle feste. Ricordava i baci di Renault, mentre Jacob vedeva solo
Charlotte. Ma c'era qualcosa in loro che non andava, lì non c'era stato un
finale lieto, era successo qualcosa. Voci di schiavi che parlavano di qualcosa
di perfido nascosto da qualche parte, le guerriere della Luce che dovevano
combattere.. Nella testa di Faith palpitavano mille cose.
"Sei
tornata, finalmente". Una voce la fece scuotere. Di fronte a lei, in cima
alla scala, era comparsa una donna di colore enorme, una controfigura della
domestica di Via col vento.
"C'è
di nuovo bisogno di te, perché sta tornando...", disse la donna.
Faith
si scosse, fece per raggiungerla: era sparita.
"Signora,
cosa ci fa qui?"
Dietro
di lei era comparso un uomo in tenuta da lavoro, con altri due uomini. Forse
erano gli operai che dovevano fare i famosi lavori.
"Ah,
mi piacciono le vecchie case. Era tutto aperto, e così ho fatto un giro. Me ne
vado subito!"
"Devo
chiederle di andarsene, perché qui ci potrebbero essere dei problemi".
Faith
si allontanò.
In
basso alla casa, qualcuno sorrise. Era tornata. E questa volte le cose
sarebbero andate molto meglio. Lei doveva tornare. E nessuno lo avrebbe
impedito.
Il
viaggio di ritorno di Faith a casa fu confuso. La vita di oggi sua, Wood, il
nuovo lavoro, le persone che aveva conosciuto, si andava confondendo con
qualcosa del passato, qualcosa su cui doveva ancora finire di indagare.
Tokyo
Il
quartiere di Shibuja a Tokyo era affolatissimo di ragazze giovani e
giovanissime vestite nella maniera più strana. Midori Ikegawa, con il suo look
vagamente da ninja, passava in fondo quasi inosservata.
Doveva
percepire le Cacciatrici. E capire quali erano per preservare l'equilibrio e
quali per sconvolgerlo.
Da
sotto Tokyo sarebbero emersi demoni e altre creature. Erano decenni che a Tokyo
non c'era più una cacciatrice.
Poi
la percepì. Non poteva sbagliarsi, era una di quelle ragazze vestite in stile
gothic ottocentesco. Doveva tenerla d'occhio. La seguì per tutto il pomeriggio
e parte della sera, mentre entrava in una fumetteria e ne usciva con le amiche
carica di fumetti e gadgets, mentre andava in un fast food rigorosamente
giapponese a mangiare, mentre andava al cinema a vedere una ripresa del Dracula
di Francis Ford Coppola e poi mentre saliva sulla metropolitana per tornare a
casa.
Ovviamente
stava dalla parte opposta rispetto a casa sua, in uno dei tanti quartieri
residenziali, dove abitavano non tanto gli artisti come Midori, quanto i
normali salariati delle aziende nipponiche e le loro famiglie.
Midori
intravide il nome di famiglia della ragazza, Matsueda, e meno male, si disse,
che non abitava invece in una di quelle case ad alveare dove sarebbe stato
difficile capire chi era.
Riyoko
Matsueda si era accorta di essere seguita. E da una ragazza. E forse capiva
cosa voleva, probabilmente era dalla sua parte opposta. Riyoko sapeva per cosa era
predestinata, da quel giorno ai giardini qualche tempo prima in cui aveva
sentito il richiamo della Prescelta.
Fino
ad allora, aveva creduto che certe cose ci fossero soltanto nei manga e nei
film. Ora non era più così.
Riyoko
attese che i suoi genitori e il fratello fossero andati a dormire, e poi aprì
un'anta del suo armadio. Dentro, una statua di Himiko e altri simboli della
dea, un ramo di susino e uno di ciliegio, un coltello, dell'incenso.
Silenziosamente
rivolse le preghiere alla Dea Amaterasu, per reggere contro le altre forze.
Avrebbe saputo presto da che parte stare...
San
Francisco.
Xander
Harris era stanco morto. Appena rientrato a casa si era concesso una doccia e
dopo aver mangiato una pizza portata a domicilio si era piazzato davanti alla
televisione, mezzo addormentato, e saltando dai documentari ai vecchi film. Gli
occhi, o meglio l'occhio buono, si stava chiudendo...
Di
colpo trasalì. Di fronte a lui c'era la sua ex ragazza, Cordelia Chase. Gli
avevano detto che era morta.
"Mi
devi liberare Xander.... dovrò combattere contro il male, e devo tornare".
"Cosa
devo fare?", chiese lui.
"Devi
scendere sotto la tua casa. E poi li capirai".
Xander
Harris scese gradino dopo gradino, fino in cantina, dove praticamente non era
mai stato.
Il
muro sembrava tutto uguale. Tranne in un angolo, dove qualcuno aveva disegnato
uno strano segno, doveva essere un simbolo celtico a dire il vero, forse
l'aveva visto sui libri di Willow.
Xander
appoggiò una mano lì e la parete sembrò aprirsi.
Cordelia
era lì, accanto a lui:
"Grazie
di avermi liberato", disse lei riemergendo, mentre un sorriso inquietante
si apriva sul suo volto. Era tornata, e sapeva cosa doveva fare. Anche se una
parte di lei, in fondo al cuore, diceva di no...
Torino.
Bianca
Morini si sentiva strana, e non solo perché era stanca. Era qualche notte che
faceva uno strano sogno, una voragine che si apriva sotto Piazza Statuto ed
emergeva una specie di dea del male... forse guardava e leggeva troppi libri e
film dell'orrore e di fantascienza.
Ci
mise parecchio ad andare a dormire, e non solo perché aveva parecchie cose da
fare, e perché Anne Rice la catturò più di altre volte. C'era anche quella
strana donna che aveva visto...
Drusilla,
nel buio del suo alloggio, pensava alla potenziale Cacciatrice. E pian piano
nella sua mente capì che come molte cacciatrici avrebbe potuto diventare
seguace del lato dei vampiri, schiava di lei, di Lilith, che stava per
ridestarsi. Con tante più Cacciatrici dalla parte di Lilith, Iside e i suoi
accoliti, compresi la dea Bastet e i suoi seguaci, non ce l'avrebbero fatta.
Tutto sarebbe cambiato.
Drusilla
decise che l'avrebbe seguita. E per studiarla meglio si librò in aria verso il
balcone di casa sua, che dava proprio di fronte alla sua camera.
Un
barbone ubriaco scosse la testa:
"Devo
bere meno!" mentre Drusilla sentiva di nuovo fame e desiderio di superare
il disgusto del sangue misto all'alcool, una volta terminata la sua
osservazione.
Bianca
Morini aveva chiuso la luce, lasciando una parte delle persiane tirate su, e si
era raggomitolata sul letto. I suoi gatti, Leopold e Oscar, dormivano in modo
da lasciarle poco spazio.
Drusilla
si portò sul balcone, in mezzo ad alcune cassette dove di lì a qualche mese
sarebbero nati nuovi fiori.
Una
potenziale Cacciatrice... e anche una potenziale Immortale, una sorella oscura
con cui vivere. Cominciava ad essere stanca della solitudine, stanca degli
altri vampiri... qualcuno di nuovo.
Leopold
ed Oscar la videro e le soffiarono contro, saltando contro i vetri.
Dannazione
ai seguaci di Bastet...erano più pericolosi di quello che pensava, non doveva
sottovalutarli. Drusilla si allontanò, mentre Bianca, in un momento di pausa
del sonno si chiese se aveva sognato credendo di vedere la donna in abito
gothic sul suo balcone..
Los
Angeles
Illyria
guardava le luci della città di notte. Ogni giorno che passava sentiva che
dentro di sé Fred cresceva. Era la dea di sempre, ma con dentro una donna
umana, una donna che da quando aveva assistito alla morte di Wesley chiedeva di
poter rinascere. E una parte di quella che era stata una dea spietata avrebbe
voluto quello.
La
pioggia scendeva dal cielo e Wesley era morto. I demoni stavano arrivando
contro di loro. La sua disperazione era enorme. E in un attimo, Illyria ebbe una
rivelazione su cosa doveva fare. Prese energia ed iniziò a spargerla. E non
sarebbe servito solo per sconfiggere i demoni, ma anche per fare quella cosa
per cambiare tutto, per ridare qualcosa che aveva preso...
La
luce si sprigionò e raggiunse i demoni, annientandoli. Gunn cadde a terra,
insanguinato e morente, ma si sentì man mano meglio. Angel e Spike continuavano
a lottare, colpendo man mano gli avversari, che erano sempre meno rumorosi. La
luce diventò enorme e li avvolse, come un sole che non bruciava.
Poi
tutto diventò calmo. Angel e Spike si guardarono attorno, mentre Gunn si
rimetteva in piedi, vivo e illeso. Di fronte a loro, al posto di Illyria, c'era
Fred.
"Sono
tornata", disse, "lei è ancora in me, ma mi ha ridato tutto. Non so
perché l'ha fatto.."
Una
voce familiare chiamò Angel. Wesley era in piedi, non in ottimo stato, ma vivo.
"Cosa
è successo?", disse guardando Fred.
"L'ha
fatto lei, siamo tornati..", disse Fred abbracciandolo.
"Io
rimango con voi", disse la voce di Illyria, roca dalla gola di Fred,
"ma vogliono che loro vivano. Perché è così che deve andare".
"Ragazzi?",
la voce di Lorne scosse tutti.
"Non
riesco a stare lontano da voi, e poi visto che abbiamo mollato quel brutto
posto sarà di nuovo bello lavorare con voi!"
Kate
Lochley scese dall'auto, di fronte alla casa da dove era arrivata la
segnalazione.
"Agente
Lochley, è terribile", disse Smith, un agente suo sottoposto, che era
andato per un semplice controllo di routine e aveva scatenato l'allarme.
Kate
entrò nel salotto di un normale appartamento borghese. C'era sangue
dappertutto, sangue messo a rappresentare strani simboli. Una giovane donna
dissanguata, che riconobbe: Conchita, una giovane messicana che lei aveva
allontanato dal marciapiede e alla quale aveva trovato un lavoro come
domestica.
Una
vendetta nell'ambiente della prostituzione? Molto improbabile, data la
modalità.
Di
colpo, un urlo lacerò l'ambiente.
"L'abbiamo
trovata in camera da letto, biascicava cose strane", disse Parkins, un
altro agente, trascinando fuori un'altra giovane donna.
La
ragazza guardò Kate dicendo:
"Lei
tornerà e non riusciranno a fermarla, neanche il vampiro con l'anima!" poi
si lasciò trascinare via, ridacchiando e contorcendosi.
Kate
rimase immobile: un vampiro con l'anima... lei ne conosceva uno, e anche troppo
bene.
Roma
Si
sentiva debole. Aveva fatto una cosa, una cosa importante, per lui. Ma ora si
sentiva svuotata. Qual era il suo nome prima di quel giorno? Aveva dei ricordi,
ricordi confusi, una scuola, una sorella, un'amica con i capelli rossi... ma
era lei o era qualcun altro. Voleva scoprirlo.. ma era così stanca... e sapeva
che lui avrebbe avuto presto bisogno di lei di nuovo.
Londra
Oxford
Street era terribilmente caotica e molto commerciale, nonostante questo Dawn e
Buffy si stavano divertendo tantissimo ad entrare ed uscire dai negozi, anche
senza comprare niente.
"Ora
che ci penso", disse Buffy, "Gilles mi ha chiesto se posso portargli
The Independent, c'è un articolo sulle pratiche da fare per riconoscere il suo
lavoro come bibliotecario a Sunnydale."
"Beh
ci sono angoli con i giornali ovunque..." rispose Dawn, divertita dalla
vetrina di un negozio di souvenir.
Si
sedettero un attimo a bere un thé presso uno dei tanti posti sulla via, con in
mano il giornale per Gilles.
Dawn
lo aprì.
"Dawn,
sai che a Gilles piace averlo a posto!"
"Volevo
solo vedere gli orari dei cinema..." Dawn rimase a bocca aperta.
Sua
sorella si affacciò sul giornale. Nella pagina di politica estera c'era una foto
di Piazza di Spagna a Roma, per parlare del grosso afflusso di inglesi verso
l'Italia. La Chiesa di Trinità dei Monti, la scalinata, i tavolini, i fiori...
ed ad un tavolino c'era.... Buffy.
CONTINUA