IMMORTAL LOVERS
Di Bastet
02 - EMILY
Titolo: Immortal lovers - Emily
Autore: Elena Ratgirl
Genere: Romanzo
Rating: tra R e NC 17, occhio che in questo racconto ci sono anche riferimenti
alla pedofilia
Premessa: con questo romanzo, fatto da una serie di racconti, si parlerà
di amori tra Drusilla ed altre donne, vampire e non. Intendo omaggiare le mie
amiche Franca e Rogiari con più di una storia. In particolare la vicenda di Emily
è un omaggio al personaggio di Claudia di Intervista con il vampiro di Anne
Rice.
Parlavano di lei come di un Mozart in gonnella, anche se come ragazza
non avrebbe mai potuto diventare un musicista, nell’Inghilterra della regina
Vittoria che aveva relegato le donne a splendidi ornamenti dell’alta società o
a bestie da soma nelle nuove fabbriche.
A 11 anni Emily De Burgh, di antica famiglia normanna, dai biondi
capelli ricci sulle spalle, suonava pianoforte e violino con una facilità che
tanti concertisti, dopo anni di lavoro, non riuscivano ad avere. Era stata sua
madre, francese doc, erede di una famiglia prima nobile al servizio dei re di
Francia e poi diventati magnati dell’industria, ad insistere perché suonasse.
Emily adorava poi anche andare a cavallo e collezionare bambole, bambole che le
somigliavano sempre di più. Era una bambina, e molti aspettavano a vedere che
donna fosse diventata.
In quel giorno del 1880 Emily, con in braccio Rosalba, una delle sue
bambole più belle, aspettava di entrare nel salotto dove c’erano alcuni amici
dei genitori, per suonare un insieme dei brani che preferiva. Sentì che
parlottavano di una famiglia i cui membri erano morti misteriosamente, tutti
tranne una delle figlie, Drusilla.
Emily ricordava Drusilla: una ragazza molto particolare, che l’aveva
affascinata. Certo, strana, diceva di avere delle visioni. Le aveva detto che
avrebbe avuto una vita lunga e strana… Emily capiva che la sua era una vita
diversa da quella delle sue coetanee: nessuna di loro condivideva le sue
passioni sfegatate per la musica e i cavalli e stavano mettendo da parte le
bambole per prepararsi a doveri da adulte. Ecco, adesso che ci pensava a
Drusilla le bambole piacevano molto.
Emily pensò a Drusilla stranamente mentre suonava per gli ospiti dei
suoi genitori.
Le giornate erano ormai corte, ma dopo la sua musica suo padre la volle
accompagnare da Frau Hasser, in Oxford Street, che importava da Norimberga le
più belle bambole. Voleva regalargliene una, la sua settantacinquesima.
Qualcuno vide padre e figlia che entravano nel negozio.
Drusilla era diventata qualcuno di diverso. Era un’immortale, aveva
bevuto il dono oscuro da Angelus. Angelus che era accanto a lei.
“Voglio quella bambina…”, disse lei indicando Emily, “voglio una bambola
vera.. sono stufa di bambole finte. Voglio lei in mezzo alle altre mie
bambole”.
“Ma Drusilla”, disse Angelus, “sai benissimo che non può durare come
bambola una volta morta..”
“Ma io non voglio che diventi una bambola. Voglio che sia come noi.
Qualcuna di famiglia”.
“È rischioso…”
“Non importa. E non ti chiedo di farlo tu. Lo farò io”
Quella sera Emily sistemò Helga, la sua nuova bambola, nella stanza
delle bambole, contigua alla sua camera. Poi si mise a letto, aiutata da Charlotte,
la sua cameriera francese. Suo padre e sua madre erano ad un ricevimento, la
loro vita di nobili a Londra era così. Emily si avvolse nelle corti di sera
rosa e cercò di addormentarsi.
Il volto di Drusilla continuava a comparire davanti a lei. Sentiva la
sua voce che la chiamava, possibile?
Ad un tratto Emily si alzò. Le finestre di camera sua davano sul
giardino che fiancheggiava Kensington Avenue.
Sotto, nel giardino c’era una figura vestita di bianco. Sembrava una
bambola adulta… Era Drusilla.
La stava invitando… Sentiva la sua voce nella testa, che le diceva di
scegliere, di andare con lei.
Una vita lunga e strana.. forse valeva la pena di capire cosa volesse
dire.
Drusilla sorrise quando vide uscire dalla porta finestra Emily. Una
bambina non ancora donna ma non più bambina. Perfetta, bellissima. E sarebbe
rimasta per sempre così… Con lei.
Emily si avvicinò a lei:
“Sono contenta di rivederti”, disse arrossendo timidamente.
Era strana Drusilla… la strinse a sé.
Emily si lasciò avvolgere da quelle braccia. Erano strane, dolci ma
anche suadenti, pronte a legarla.
Sentì che Drusilla le baciava i capelli, non come glieli baciava la
mamma. E poi con le dita della mano le toccava la schiena, le gambe. Sentì un
brivido.
“Hai freddo? Portami in casa tua”.
Sedute sulla poltrona di fronte alla bambola, Emily sentì di nuovo
quelle braccia, sempre più forti. Drusilla la stava baciando in volto. E poi
scese sul suo collo. E Emily trasalì per il dolore di un morso, cercò di
ribellarsi, ma una forza d’acciaio la costrinse. Si sentì venire meno. Poi la
bocca di Drusilla andò a posarsi sul suo petto e la morse anche lì. Emily vide
tutto nero… ebbe solo un rinvenimento quando Drusilla la appoggiò al suo collo
e le fece bere il suo sangue…
Ma poi si riprese, e si sentì.. diversa, e strana.
“Benvenuta con me”, disse Drusilla, “ora sei una vampira come me!”
Una parte sepolta in lei cercò di ribellarsi. Ma niente.
E la povera Charlotte, la cameriera che era venuta a vedere come stava
la figlia dei padroni fu la prima sua vittima…
I signori de Burgh non seppero più che fine aveva fatto la loro figlia
di undici anni, sparita quella notte, rapita da qualcuno di misterioso e
sanguinario che aveva ucciso la povera Charlotte in modo orrendo (venne messo a
tacere il fatto che era completamente dissanguata…). Scotland Yard non riuscì a
capire niente, neanche sul fatto che pian piano le bambole di Emily sparivano
dalla camera.
Qualcuno sotto voce sospettava di lord Jeremy Granger, di cui si
sussurrava che andasse nei bordelli in cerca delle ragazze più giovani e che
facesse strane cose con le piccole fioraie e venditrici ambulanti. Ma poco
tempo dopo lord Granger fu trovato morto, con uno sguardo terrorizzato in
volto, dissanguato anche lui. Nessuno seppe mai che l’ultima ragazzina che
aveva cercato di piegare alle sue voglie era stata proprio quella di cui era
sospettato di aver causato la scomparsa. Ma era arrivato dopo, quando lei ormai
era una degli Immortali, e si era nutrita lei di lui…
La regina Vittoria fece pressione perché la storia fosse messa a tacere.
Pochi anni dopo la storia di un assassino di prostitute nei quartieri popolari
fece dimenticare la storia, a tutti, tranne che a lord de Burgh, che si rivolse
ad una medium che gli disse:
“Non posso individuare tua figlia perché non è né viva né morta…”
Lady Margot de Burgh lasciò il marito prima che il secolo volgesse al
termine, per tornare nella natìa Francia. Lord Charles de Burgh continuò ad
aspettare sua figlia, a frequentare il negozio di Frau Hasser anche quando chiuse,
all’epoca della Grande guerra, in cerca di segni della figlia.
Mentre nei cieli del suo Paese si combatteva la più grande battaglia
aerea, contro l’ondata nazista, lord de Burgh, ormai ultranovantenne, vide una
sera nel giardino illuminato dai bagliori dei bombardamenti sua figlia. Era
identica ad allora. Si alzò per andare verso di lei, ma cadde a terra per
l’emozione, lasciando la sua figlia, eterna e incredula sul tempo che passava
per gli altri e non per lei di fronte a lui.
Emily non fu la bambola di Drusilla, ma visse con lei per parecchio
tempo. E non spezzò mai il legame con lei.
Con Angel ci fu indifferenza, a tratti un po’ di invidia. Ma Drusilla
mise Emily in un sontuoso appartamento della sua famiglia, in Tottenham Court
Road. E periodicamente andava a trovarla, ed uscirono anche diverse volte a
caccia insieme, due figure in contrasto, una donna adulta bruna e una
giovanissima bionda.
Il giorno della morte della regina Vittoria Emily si guardò e capì
definitivamente che il tempo per lei non sarebbe mai passato. Quando suonava
temeva il crescere, perché avrebbe significato la fine dei concerti, delle
corse a cavallo (che ora faceva di notte, nella campagna londinese, dopo aver
spesso gustato il sangue di fantini e valletti), delle bambole. Ma una parte di
lei lo desiderava. E ora quella parte avrebbe voluto crescere.
Aggredì Drusilla:
“Tu mi hai reso la tua bambola. Sono un mostro, un mostro che non
invecchia, per sempre prigioniera in questo corpo!”
Drusilla la portò a fare un giro per Londra di sera, le indicò un paio
di matrone cicciottelle e sciupate e le disse:
“Io ti ho salvata dalla decadenza fisica e intellettuale. Saresti così
se non fossi diventata come me. Ho bisogno di te, non lasciarmi!”
Ma Emily scomparve, cercò una nuova residenza, in una casa presso i
Docks, da cui continuò i suoi giri notturni, mentre sotto voce, in una Londra
in cambiamento si parlava di una ragazzina dai capelli d’oro misteriosa e
letale.
All’indomani della fine della Grande Guerra Emily si nutrì di un
soldatino appena tornato dal fronte e della sua fidanzata. E dopo pensò che
quelle due persone avrebbero potuto essere abbondantemente i suoi figli.
Drusilla la trovò così, abbracciata alla ragazza ormai morta:
“Lei è nata molti anni dopo di me….”, le sussurrò.
Mentre il cielo si infuocava per una nuova, terribile guerra, Emily
rivide suo padre, quello che era diventato. E si trasferì nella sua vecchia
casa, che diroccata, prese la fama di casa stregata anche dopo il restauro.
Negli anni Sessanta del Novecento Emily rimpiangeva di nuovo di non
essere più grande. Il suo era un mondo di bambina forzata, senza possibilità di
cambiare. Si nutrì del sangue di quelle splendide ragazze, in minigonna e dai
capelli colorati, che ballavano al ritmo delle canzoni dei Beatles, mentre lei
stava sempre in mezzo alle sue bambole, anche se aveva cambiato il modo di
vestirsi.
Nessuno a Londra voleva ammettere che potessero esistere i vampiri. Ed
Emily, ed altri, agivano disturbati.
Un giorno, lo stesso giorno in cui la più amata principessa inglese
dell’era moderna andava a schiantarsi con il suo amante in un tunnel a Parigi,
vicino alla casa di Emily, diventata in parte museo e in parte chiusa da lei
stessa per preservare le sue stanze, venne a vivere un uomo. Un uomo che ad
Emily ricordava molto lord Jeremy Granger, una delle sue prime vittime.
Il punto è che Emily aveva visto giusto. Alcune famiglie di pakistani,
indiani e cinesi cominciarono a denunciare a Scotland Yard la scomparsa delle
loro figlie, ragazzine più o meno dell’età che aveva Emily quando aveva
ricevuto il dono oscuro.
L’agente incaricata del caso, Claire Smith, aveva i capelli rossi a
caschetto come l’eroina di una serie paranormale che in quegli anni andava per
la maggiore e come il collega di tale eroina nella serie non voleva arrendersi,
anche se qualcuno dei superiori borbottava che probabilmente quelle ragazzine
erano tornate nella patria dei genitori per matrimoni infantili e bordelli.
La patria era la stessa e purtroppo si trattava di un bordello, e della
peggior specie quello a cui potevano essere destinate. Ma il signor Paul
Mellaby, il vicino di Emily, sapeva agire bene, anche se qualcuno cominciò a
notare qualcosa di strano e a parlare.
Una notte Emily andò vicino alla casa di Mellaby, e sentì le urla delle
ragazzine ancora vive, chiuse nella cantina. Chiese loro di invitarla ad
entrare. Ed entrò.
Parallelamente l’agente Claire Smith, combattendo contro la chiusura
mentale di Scotland Yard, aveva trovato una pista giusta, grazie alla soffiata
di un pedofilo preso su Internet che aveva detto qualcosa su un contatto
londinese fissato con le ragazzine etniche.
Paul Mellaby scese nella cantina per una nuova ragazzina. Gli piaceva
divertirsi con lei di fronte alle altre, e poi portarla su per finire il
lavoro. Ne aveva ancora una mezza morta sopra, una cinesina.
Quando vide l’angelo biondo si sentì ancora più soddisfatto:
“Sarà un piacere aprire il tuo fiore, piccola!”, sogghignò. E fu
l’ultima cosa che disse, perché mentre trascinava Emily sul tavolo in cui
avrebbe fatto la prima parte del lavoro, privando la piccola della sua
innocenza, lei gli saltò al collo e lo divorò.
Le altre ragazzine fuggirono tutte, mentre il vero mostro veniva
trasformato in un corpo senza vita. Così come fu trovato da Claire Smith poco
dopo, che era arrivata incontrando prima le potenziali vittime (non fu
possibile interrogare nessuna di loro, le famiglie si chiusero nel silenzio,
come se avessero assistito a qualcosa di incredibile e di pauroso). In casa
c’erano abbastanza prove per risolvere il caso. Ma Claire non raccontò mai di
quando, salita al piano superiore, aveva trovato la ragazzina dai capelli d’oro
china su Anchee, una ragazza cinese quasi morta. Non raccontò mai che la
ragazzina era una vampira che stava facendo una trasformazione di Anchee.
“Fermati!” le urlò Claire.
Emily si fermò. Anchee era condannata a morire. Poteva rinascere come
lei… e rimanere per sempre legata a quell’attimo. Non cambiare mai. Emily
guardò Claire con occhi pieni di lacrime, pensando di nuovo a quanto dopo di
lei era nata, e poi sparì nella notte.
Ogni tanto, a Londra, qualcuno muore ancora dissanguato. Dicono dai
vampiri, anche se tutto è stato messo a tacere, anche il particolare del dissanguamento
nel caso Mellaby. E Claire Smith a volte è convinta di aver sognato, anche se
ogni tanto vede nelle brume della sera una figurina bionda con la segue.
La stessa figurina bionda che segue Anchee, che si è salvata
miracolosamente, e che oggi va all’Università di Londra per diventare
veterinaria, o Fatima, che gestisce con i fratelli un ristorante pakistano e
indiano dopo essere uscita dall’inferno, o Panjabi, che lavora in un negozio di
sete e vestiti indiani…
Emily de Burgh. Prima di ricevere anche lei il suo dono oscuro Drusilla
le aveva detto una volta che avrebbe avuto una vita lunga e strana. Lunga
senz’altro. Eternamente lunga, eternamente prigioniera.
A volte la luce dell’alba la tenta. Vorrebbe farla finita. Ma poi lascia
perdere. E resta nell’ombra,