IMMORTAL LOVERS

 

Di Bastet

 

04 – ANIMA BIANCA ANIMA NERA

 

Titolo: Immortal lovers

Autore: Elena Ratgirl

Genere: Romanzo

Rating: NC17 (femslash, sesso)

Premessa: con questo romanzo, fatto da una serie di racconti, si parlerà di amori tra Drusilla ed altre donne, vampire e non. Questa fanfiction nasce per ricordare la liberazione d’Italia dal nazifascismo nel sessantesimo anniversario. Il personaggio di Lisa Ferri è ricalcata sull’attrice fascista Luisa Ferida.

 

Era andato alle celebrazioni della Liberazione, ormai sempre più curvo, ma senza aver perso la grinta di essere stato prima un partigiano e poi un sindacalista e politico agguerrito, in sessant’anni di storia del Paese.

Pensava sempre a loro due, alla sorella e alla cugina, e a quella terza donna, di cui non aveva mai saputo l’identità. Aveva raccontato in due libri la sua lotta al nazifascismo, ma non tutta la verità. Non poteva raccontare come era morta davvero sua cugina.

Nella villa sul Lago Maggiore, un tempo luogo di tortura e detenzione per tanti compagni e compagne, e ora Museo della Resistenza e Deportazione, quella sera cercava di vagare per l’ultima volta.

Finché la vide, la donna misteriosa, uguale e bella come sessant’anni prima. E ancora una volta ricordò tutto.

Suo padre si era schierato contro Mussolini fin dal suo avvento e per questo era stato discriminato nel suo lavoro di medico. Per fortuna che la sua famiglia era ricca da parte di madre, per cui non avevano avuto particolari problemi. Lui, Guido, e sua sorella Mirella avevano studiato per volontà dei genitori in una privata religiosa famosa per il suo anticonformismo.

Suo zio invece era stato un fervente fascista. E sua figlia, la splendida cugina Lisa Ferri, era diventata una diva del regime, abbagliando per una breve stagione gli amanti dei film di cappa e spada e d’avventura. C’era stato un momento in cui l’aveva amata. Ma poi si era allontanato da lei, disgustato dal suo fanatismo. Fanatismo cresciuto a dismisura dopo l’approvazione delle leggi razziali nel 1938.

Dopo l’8 settembre, per lui poco più che ventenne e per Mirella appena ventenne la scelta era stata con i partigiani. Mirella che sognava di diventare una scrittrice… gli aveva parlato di una donna misteriosa che la seguiva di tanto in tanto, che non era né dei loro né degli altri. Approfittando della loro posizione benestante nella buona società meneghina avevano fornito ai compagni preziose informazioni.

Finché qualcuno non li aveva traditi. Lui era riuscito a fuggire nelle campagne, mentre Mirella era stata presa da Lisa e dal suo compagno, a capo di una banda di torturatori che erano stati scomunicati anche dall’Arcivescovo di Milano.

Mentre Milano cedeva all’arrivo degli alleati, Guido era uscito dal suo nascondiglio ed era andato nella villa di Lisa e del gerarca Maurizio Valeo.

Sua sorella era morta in seguito alle torture. E la storia ufficiale raccontava che un commando partigiano era entrato poco dopo ed aveva giustiziato Lisa Ferri e gli altri gerarchi.

Ma Guido sapeva che non era andata così.

Era entrato nella villa, sentendo l’odore di morte, sangue e dolore.

La guardia fuori era a terra, morta, completamente risucchiata dei suoi fluidi vitali. Dentro, c’erano i prigionieri politici, alcuni morti da giorni. Un paio erano vivi e in stato di choc. E c’erano i gerarchi, tutti morti dissanguati, con ferite nel collo. Lisa giaceva nel suo letto, con vicino ancora la cocaina che l’aveva portata in parte a seguire la Repubblica di Salò.

Era stata letteralmente sbranata del sangue e della carne.

Di fronte al letto, sciolta dalle catene in cui aveva subito il suo martirio, c’era Mirella. E la donna misteriosa la abbracciava e piangeva:

“Dovevi accettare il mio dono. Saresti vissuta per sempre. Ora dove sei?”

C’era con lei anche un uomo, biondo, sembrava uno degli SS ma non lo era.

Lo aveva guardato, assumendo per un attimo l’aspetto di un mostro:

“E poi i mostri siamo noi…”, gli aveva detto, mentre Guido guardava i corpi di una madre e del suo bambino, moglie e figlio di un partigiano, torturati per costringerlo a confessare.

Non ricordava come era uscito dalla villa. L’indomani erano arrivati sia i compagni sia gli alleati. La versione era un’altra. E tra i nomi delle persone morte nella lapide fuori c’era sua sorella.

Guido Ferri si avvicinò alla donna misteriosa:

“Chi sei?”

Drusilla non poteva rispondergli. Lo guardò. Se lo ricordava giovane, allora, così somigliante a Mirella, la ragazza partigiana che le era sembrata come una rosa in mezzo all’odio fin dalla prima volta, quando l’aveva vista sfrecciare sulla sua bici incurante del coprifuoco. L’aveva seguita per giorni e giorni, voleva renderla come sé. Ma Mirella era fuggita quella sera dalla sua dimora, un castello sulle rive del lago, per cadere vittima dell’imboscata indetta dalla cugina. Se fosse rimasta con lei ora sarebbe stata la sua compagna immortale. Ma così non era stato.

Drusilla aveva faticato con Spike per entrare nella villa di Lisa. Tanto Mirella le aveva ispirato un amore puro, tanto Lisa le ispirava odio e lussuria.

Era un mostro di odio e lussuria. Lisa l’aveva fatta entrare con Spike pensando ad un gioco nuovo, diverso dall’eccitarsi di fronte ai prigionieri torturati con la fiamma ossidrica o al tentare nuove perversioni sotto l’effetto della cocaina. I due vampiri l’avevano ricompensata per un attimo.

E poi Spike si era avventato contro il suo compagno, venuto per unirsi all’orgia, mentre Drusilla vendicava Mirella straziando il corpo di Lisa.

Aveva capito subito che il corpo legato alla sedia, seminudo e coperto di cicatrici, era quello di Mirella. Aveva anche visto cosa Lisa e Maurizio le avevano fatto. Beh avevano pagato. E nemmeno i demoni dell’inferno peggiore li avrebbero voluti. Il loro destino era di vagare eternamente tra le dimensioni infernali senza trovare pace.

Mirella era morta. Per un istante Drusilla aveva sperato di poterle dare il dono oscuro. Niente, se ne era andata. E mentre la stringeva a sé aveva percepito che lei sarebbe andata in un posto felice, dove sarebbero state divise per sempre.

Il fratello la guardava come oggi.

“Non ha importanza chi sono. Mi ricordo di tua sorella. Era un’eroina”, disse lei, toccandogli una mano. Per un attimo pensò di dare a lui quel dono. Ma poi capì che Guido voleva andare dove c’era Mirella e dove c’erano gli altri morti nella villa. Drusilla gli sorrise e si allontanò.

Guido sentì un dolore sordo al braccio destro. Per un attimo. Poi tornò giovane, mentre entrava nella villa, e questa volta arrivava in tempo, Mirella era viva, e poteva vivere con lei…

Ci furono due ultime lacrime, dagli occhi di Drusilla, quando il giorno seguente lesse su un giornale che Guido Ferri, ex comandante partigiano, sindacalista e deputato, era morto d’infarto la sera prima durante i festeggiamenti per la Liberazione. Per lei c’era sempre l’immortalità.