STAGIONE 9
Di Elena P.
Disclaimer
Titolo: “BtVS Stagione 9”
Autore: Elena P.
E-mail: profondoblu@hotmail.com , aracne2005@gmail.com
Spoiler: nessuno
Pairing: le solite
Rating: nessuno
Timeline: la storia si colloca alla fine della 5 stagione di AtS che viene
vista come la stagione 8 di Buffy. .
Summary: Alla fine della Stagione 7 di BtVS, crolla Sunnydale. Alla fine della
stagione 5 di AtS, Los Angeles è in mano ai demoni. E all’inizio di una
potenziale stagione 9 … come dovrebbero andare le cose? Ambientata nella
ricostruita cittadina di Sunnydale, circa 7 mesi dopo la battaglia di Los
Angeles, Willow, Down, Xander, Giles e Buffy si godono la loro vita lasciando i
pochi demoni rimasti in mano alle novelle cacciatrici, certi di aver sventato
tutte le più grandi apocalissi della storia… Ma, a Sunnydale, purtroppo per
loro, nulla è come sembra
Feedback: assolutamente sì! Di qualsiasi
tipo!!!
Note: alcuni personaggi sono estranei al Buffy-verse, la storia è ancora WIP ma
la finirò. Probabilmente in tempi geologici, ma la finirò! Non lascio mai
incompiuti i miei lavori!
La storia è presente anche sul sito www.aracne2005@altervista.org
Episodio 1
La porta cigolò sui cardini.
La ragazza si rannicchiò istintivamente
nel letto, stringendo le lenzuola contro il volto accaldato.
La camera era completamente buia e nel
letto, in parte a lei, la sua nuova coinquilina dormiva tranquilla sognando
probabilmente il ballo di inizio corso e Matt Damon, un ragazzo del quinto
anno, che l’aveva invitata appena due giorni prima.
Tessie tese l’orecchio alla ricerca di
qualche altro rumore, di un singolo suono sospetto.
Nulla.
Forse, si era davvero immaginata tutto…
Chiuse gli occhi, cercando di
riaddormentarsi, ma prima che ci riuscisse uno strano bisbiglio giunse alle sue
orecchie… dapprima quasi impercettibile, poi sussurrato ed infine nitido,
forte, come se lo stessero gridando da un altoparlante, esattamente dentro alle
sue orecchie:
Uno, due, tre… se
non scappi vieni via con me…
Quattro, cinque, sei… la cacciatrice non si preoccupa dei
plebei…
Sette, otto, nove… neanche la polizia troverà le prove…
Tre, due, uno… non si salverà più nessuno!
Tesse si alzò a sedere con un balzo, la
fronte imperlata di sudore freddo pronta a scappare. Ma prima che potesse anche
solo emettere un fiato un laccio di cuoio le tappò la bocca impedendole per
sempre di gridare ed una freccia, silenziosa quanto letale, la trafisse in
pieno il petto, facendola sussultare.
L’ultima cosa che vide, prima di morire,
fu una lunga chioma scura ed una veste bianca che uscivano dalla finestra della
sua camera con un agile balzo.
--------------------------------------------
“Com’è possibile che tu non abbia visto
niente? Stavi dormendo in parte a lei o sbaglio?!”
La ragazzina chinò piangendo il capo
verso il pavimento e scosse la testa con decisione.
Il commissario Kebly sospirò, scocciato.
Il corpo inerte di Tesse Newton giaceva
ancora nella stessa posizione in cui l’avevano trovata, nella stanza accanto;
la bocca aperta, come in una tacita richiesta di aiuto e gli occhi spalancati e
pieni di terrore facevano pensare che avesse almeno tentato di gridare. Una
persona che dormiva a meno di mezzo metro di distanza avrebbe dovuto sentirla
per forza, o quantomeno accorgersi di qualcosa pensò. Eppure, anche se non era
stata sicuramente drogata (aveva già fatto tutti gli esami ed era risultata
negativa a tutti i test) la sua compagna di stanza continuava a negare con
convinzione e, quel che era peggio, sembrava anche stranamente sincera.
“Non ho sentito niente, ve lo giuro…”
singhiozzava ancora Tanya, tirandosi indietro i capelli ancora spettinati “se
avessi sentito qualcosa ve lo direi, ve lo giuro… ma non mi sono accorta di
niente…”
“Commissario Kebley…” la chiamò
improvvisamente un suo sottoposto, interrompendo il filo dei suoi ragionamenti.
“La squadra speciale è arrivata.” Disse, semplicemente. Il capo della polizia
scientifica sbuffò di nuovo, visibilmente alterato.
“E va bene, fateli passare…” concesse
alla fine, sapendo benissimo di non avere alcuna via di scampo. “Speriamo
soltanto di liberarcene in fretta!”
A dirla tutta, il commissario Kebly non
aveva mai sopportato l’istituzione di quella “squadra speciale” come osavano
definirla al comando.
Era inammissibile, per quanto la
riguardava, che nel XXI secolo si ricorresse ancora a metodi così… primitivi
per risolvere i casi! Ok, era stata assunta a Sunnydale da poco e ancora non
conosceva tutte le stranezze locali, ma… insomma! Lei era pur sempre un membro
della polizia scientifica di Los Angeles che diamine! Una donna che si era
laureata a pieni voti in criminologia e che aveva ricevuto una menzione
speciale per il lavoro svolto e per la sua precisione. Era, insomma, per un
approccio diretto, oggettivo, alla CSI. Non credeva certo che una ragazzina,
bionda, minuta, di origini californiane e con uno strano manipolo al seguito di
occupazioni e capacità quantomeno incerte, riuscisse veramente a-
“Fare luce sull’intera faccenda ed
assicurare il demone che ha fatto questo alla… emh… giustizia divina? Ma
certo!”
Ecco, appunto.
Un nugolo di giornalisti entrò con
telecamere, macchine fotografiche e microfoni puntati in tutte le direzioni nel
corridoio del dormitorio, del tutto simili ad una mandria impazzita e a capo di
tutti, naturalmente, stava la nota
ragazzina bionda, sui 25 anni, che camminava altera e sicura davanti ad un uomo
sui 55 e ad un paio di altri ragazzi quasi sicuramente due suoi coetanei, che
sorridevano tutti soddisfatti alle loro spalle posando per i fotografi. Al
commissario Kebly non rimase che scuotere con disapprovazione la testa,
sbuffando ancora più forte.
“Adesso, lasciatemi fare il mio dovere.”
disse la biondina e, come per incanto, tutti i giornalisti girarono i tacchi e
si allontanarono parlottando lungo il corridoio.
“Ah…” sospirò con sollievo l’uomo di
mezza età, evidentemente non avvezzo a trambusti del genere “apprezzo con
piacere che la diplomazia della stampa sia notevolmente migliorata da quando
hanno scoperto cosa vuol dire restare senza voce in seguito al malocchio di una
strega!”
La tossettina indiscreta di Buffy gli
fece immediatamente capire che, evidentemente, stava camminando su un
territorio minato.
“Signor Giles… forse non è il caso di sbandierare ai quattro venti la nostra
ehm… opera di convinzione…” sussurrò infatti la cacciatrice tra i denti sorridendo
sfacciatamente ad uno dei poliziotti che la guardavano allibiti quanto ammirati
“andiamo piuttosto, abbiamo del lavoro da sbrigare…”
“E’ vero.” disse il distinto uomo inglese
che evidentemente rispondeva al nome di signor Giles, “Potreste per cortesia
condurci nel luogo dove è stata compiuta questa ennesima, orribile tragedia?”
Il commissario Kebly si fece avanti
sospirando ed indicò una stanzetta pochi metri più in là, con una mano chiusa a
pugno da cui spuntava un indice ossuto.
“Venite, vi faccio strada io…” disse,
superando a passo svelto il gruppetto, ma non abbastanza in fretta da non
sentire Buffy rivolgersi all’uomo inglese e dire: “Ma cos’ha mangiato quella stamattina? Cereali, latte e acidità
per caso?”
“E’ comunque il capo della polizia di
Sunnydale, Buffy. Lasciala perdere e risolviamo il caso più in fretta che
possiamo…” le disse Willow, sempre avvezza a non farsi troppo notare e,
soprattutto, a non creare problemi di alcun tipo agli altri.
Ma la biondina alzò gli occhi al cielo,
imbronciata.
“Lavoro, lavoro, lavoro, sempre lavoro…
ma perché non possiamo mandare una delle potenziali-ops… delle cacciatrici a
fare queste cose? Oppure potremmo fare come ai bei vecchi tempi: un bel paletto
nel cuore se è un vampiro oppure una bella ascia sulla testa se si tratta di un
demone e non se ne parla più. Risparmiamo tempo, denaro ed io non devo passare
tre ore tutti i giorni a domandarmi se prima o poi mi verrà una paresi!”
“Buffy, Buffy… te l’ho già spiegato cento
volte…” sospirò Giles, spingendola verso la porta e sorridendo sfacciatamente
al paparazzo nascosto dietro l’angolo “ormai, con tutte le cacciatrici che ci
sono in giro l’opinione pubblica è direttamente coinvolta. Non possiamo
semplicemente far finta di niente e comportarci come quando tutto era solo uno
straordinario segreto…”
“Non è mai stato un segreto… o almeno non
è colpa mia se la gente è stupida e non si è mai accorta di niente!” “Andiamo,
così è anche più divertente!” le fece notare Xander che, come unica risposta,
ottenne un’occhiataccia da parte di Willow alla quale non era piaciuta per
niente l’idea di dover ricorrere alla magia nera al solo scopo di disfarsi dei
giornalisti. “Ma visto che a quanto pare mi diverto solo io andrò a vedere che
cosa posso scoprire analizzando quella finestra…” fece spallucce Xander, raggiungendo gli altri all’interno della
stanza. “A volte mi manca Andrew, almeno lui avrebbe capito… cielo, non credevo
che lo avrei mai detto…” bofonchiò tra sé e sé raggiungendo il vetro.
------------------------------------------------------
“Santi Numi…”
Il commissario Kebly si avvicinò ad una
delle tende, permettendo alla luce di entrare attraverso le inferiate. La
stanza era piccola, quadrata, illuminata solo dalla debole luce di due piccole
lampade da comodino e dalla finestra, per altro esposta ad ovest, dalla quale
passava solo un debole raggio di sole.
Sul letto, macabro spettacolo, il corpo
della giovane liceale giaceva ancora inerte, la bocca spalancata, le mani
strette intorno al petto come a voler estrarne la freccia ed una macchia di
sangue, enorme, imbrattava il pavimento scostandosi in alcuni punti, come per
magia, e mettendo in risalto la scritta “ANAID” .
“So che è terribile…” disse il
commissario Kebly, gustandosi l’espressione atterrita della ragazza bionda, che
si guardava intorno spaesata “è incredibile pensare che Tesse sia morta così.
Senza un lamento. Senza invocare nemmeno l’aiuto della sua compagna di stanza,
la giovane Tannie Wilson, che ha dato l’allarme stamattina presto non appena si
è svegliata. Ha detto di non aver sentito niente. Ha persino sognato.” aggiunse
poi, in tono quasi accusatorio.
Buffy si voltò con gli occhi sgranati
verso il commissario Kebly.
“Mio dio…” disse di nuovo esterrefatta
“ma è terribile…”
“Lo so.” annuì il commissario in tono
grave “La squadra scientifica ha voluto il vostro appoggio a causa di quelle
macchie di sangue sul pavimento dall’aspetto decisamente strano, ma io ero
nettamente contraria a far partecipare un gruppo di giovani all’indagine, considerato
soprattutto che questo significava costringerli ad assistere ad un tale-”
“Questa camera da letto sembra costruita
da un Troll!” esclamò senza darle retta Buffy, tra l’inorridito e l’incavolato
“Chi è stato l’architetto? Come
responsabile della squadra speciale della polizia di Sunnydale, esigo di
parlare subito col responsabile del dormitorio. Come si può costringere delle
povere ragazze a dormire in un ambiente così orribile! Persino i mobili non
sono in coordinato tra di loro!”
Beh, evidentemente la tragedia della
giovane Tesse Newton non sembrava essere al primo posto nella scala delle cose
orribili di quella ragazza…
Finalmente, Buffy si avvicinò al corpo
esanime senza toccarlo e prese a guardare attentamente il collo ed alcuni segni
particolari sul volto.
“E’ stata legata con un laccio di cuoio,
per questo non ha urlato” osservò asciutta, accendendo due pomelle rosse sulle
gote asciutte del commissario “e per quanto riguarda la scritta sul pavimento…
signor Giles?”
“Apparentemente, sembra che non abbia
alcun senso, a parte il fatto che letta al contrario significa Diana” disse
l’osservatore, dopo averla guardata per un istante
“Xander?”
“La finestra è stata aperta dall’esterno,
ma non ci sono segni di scasso. Chiunque sia stato, penso si sia servito della
magia per entrare qua dentro…”
“E’ anche possibile che Tanya, la
compagna di stanza di Tesse, abbia aperto volontariamente la finestra al suo
assassino” fece notare con aria di superiorità il commissario Kebley
“Willow?” chiese allora Buffy, sorridendo alla rossa come per farle
coraggio
La ragazza alzò un sopracciglio
perplessa. Non era abituata al fatto che Buffy chiedesse la sua opinione, non
in pubblico perlomeno. Evidentemente voleva dimostrare che era un buon
comandante. Prese quindi fiato e rispose:
“E’ escluso, posso sentire le tracce
dell’incantesimo anche da qui” disse, guadagnandosi uno sguardo scettico dal
commissario “In quanto all’incantesimo con cui hanno creato queste tracce nel
sangue è piuttosto banale.” disse “Diana era la dea della caccia per gli
antichi greci”
“E allora?” chiese del tutto spaesato
Kebley. “Allora non può essere lei.” tagliò corto Willow che iniziava ad averne
abbastanza del modo di fare di quella donna “Diana era la dea della caccia al tempo
degli antichi greci, come tutti sanno, ma poi fu dimenticata. Quindi, anche se
le sue armi erano delle frecce avvelenate come quella che ha ucciso questa
ragazza possiamo escluderla perché non avrebbe avuto motivo di scendere fin
sulla terra per uccidere delle giovani mortali, soprattutto considerato che il
regno degli dei è finito da un pezzo. No… se mai abbiamo a che fare con un-”
“Demone emulatore” completò Giles
Il distinto uomo inglese si tolse gli
occhiali, strofinandoli con un angolo della giacca di tweed. Un atteggiamento
che al commissario Kebley parve parecchio sgarbato.
“Ne esistono diverse specie”continuava
intanto “ed ognuna di esse usa una tecnica differente presa in prestito da un
altro demone. Alcune imitano i vampiri, altre gli Sloggut, altre ancora le
Furie. Non mi era mai capitato, nella mia lunga esperienza di osservatore,
qualcuno che imitasse degli dei: la loro vendetta, se lo scoprissero, sarebbe
tramenda…”
“Ok, allora passiamo alla domanda
cruciale: dove lo troviamo e come lo uccidiamo?” Buffy sembrava più spiccia che
mai, oggi.
“Prima dovremmo sapere dove cercarlo…” le
fece notare Xander.
“Non vi preoccupate, lo so io” disse
Willow e con sorriso alla state-tranquilli-tanto-ci-pensa-la-rossa uscì dalla
porta insieme a Buffy lasciando a Giles e a Xander l’onore, del tutto
indesiderato, dei convenevoli con il commissario della polizia di Los Angeles.
------------------------------------------------------------------
“Dove stiamo andando di preciso?” chiese
Buffy all’amica, una volta lasciato l’edificio. I giornalisti le attendevano
subito fuori come sempre, ma grazie ad un efficace quanto semplice incantesimo
la streghetta rossa riuscì a farle passare inosservate.
“Alla vecchia bocca dell’Inferno di
Sunnydale, mi pare ovvio” le rispose con un sorriso tirato la strega.
Evidentemente, neanche lei era troppo desiderosa di tornarci…
Buffy ne rimase alquanto stupita.
“E perché proprio lì?” chiese infatti,
cercando di apparire noncurante “Del resto, la maggior parte dei demoni che abbiamo
uccis- ops… sconfitto ultimamente si annidavano nella periferia della città, in
qualche cripta diroccata o nella zona non ancora costruita di Sunnydale.
Nessuno osa allontanarsi troppo dalla bocca dell’inferno con tutte le
cacciatrice che ci sono in giro adesso…”
“Sì” annuì la strega “ma non questo. ”
“E come fai a saperlo con certezza?”
chiese Buffy, sperando fino in fondo di non doverci andare
“Semplice” rispose Willow con un debole
sorriso “ne ho percepito la forza”
-----------------------------------------------------------------------
“Avrei voglia di vomitare!”
Il corpo muscoloso del demone, la testa
girata di 180 gradi ed una grande quantità di muco che usciva da tutte le parti
del corpo, giaceva inerte a pochi centimetri dal lago. Spike si liberò la
faccia dalla bava verdognola e sollevò un braccio del demone.
“Andiamo, Angel, smettila di piagnucolare
come una vecchia zitella e vieni qui a darmi una mano…In due faremo prima”
aggiunse.
Angel si avvicinò riluttante; un fianco,
il sinistro, grondava della stessa sostanza vischiosa che aveva colpito in
pieno Spike nell’ultima fase dello scontro. Strappò con uno strattone violento
una foglia gigantesca da un albero lì vicino e la divise in due, afferrando poi
il demone con entrambe le mani protette dal “guanto”
“Ma con tutti i demoni che abitano queste
vallate, proprio il più schifoso dovevamo incontrare?” si lamentò ancora,
afferrando la creatura per l’altro braccio e gettandola, finalmente, nel lago.
“Guardami! Sono un cadavere, ma è la
prima volta che puzzo sul serio come un cadavere! Se riuscissimo almeno a
trovare una pozza d’acqua o del cibo, allora io…”
“Risparmia il fiato e cammina. Non ho
voglia di passare un'altra notte all’aperto, io.” tagliò corto il vampiro. Lo
spolverino di pelle, impregnato di quella disgustosa sostanza viscida, venne
gettato nel lago dopo essere stato usato come salvietta da entrambi e si
sciolse in un sonoro frschhhh…
“Nemmeno questo lago è decente…” sbuffò
di nuovo Angel, gettandogli un’occhiata schifata e seguendo di nuovo Spike che,
ben lontano dal lamentarsi, si era già arrampicato su di una collina con
addosso i soli jeans e la maglietta e con i capelli biondi spettinati dal
vento.
“Sono arcistufo di questo posto!”
---------------------------------------------------------------------------
“Beh, eccoci arrivati…non mi pare che ci
sia il nostro amico nei dintorni, no? Ok, allora possiamo anche andare.”
“Aspetta un momento!” Willow la
riacchiappò al volo, tirandola per una manica della giacca “non mi sembra che
abbiamo guardato con molta attenzione…”
“E’ proprio necessario?” chiese con un
sorriso colpevole Buffy, ben sapendo che la risposta della sua amica sarebbe
stata decisamente affermativa
“Assolutamente sì!” esclamò infatti Willow
con i grandi occhi nocciola sbarrati “Una ragazza è morta, Buffy. Non possiamo
semplicemente fare finta che non sia successo niente e lasciare che, magari,
accada di nuovo. Noi dobbiamo-” “Combattere il male e fornire un esempio di
impegno morale per le nuove popolazioni di cacciatrici che ci succederanno.
Cielo, non sai quante volte l’ho già sentito dire dal signor Giles ultimamente!
Ok… non mi lasci altra scelta quindi… andiamo…” concesse infine Buffy
sospirando forte e puntando lo sguardo direttamente sulla porta della cantina
che le avrebbe condotte dritte al sigillo di Danzalthar, unica cosa rimasta
intatta dopo l’ultima, catastrofica, distruzione di Sunnydale.
------------------------------------------------------------------------
Una televisore seguì la pentola, poi una
lampada ed infine uno stereo.
Ecco, adesso la nuova casa dei ragazzi
poteva dirsi finalmente completa…
Xander ripiegò l’ultimo scatolone e
sospirò, detergendosi alcune gocce di sudore dalla fronte.
“Ancora alle prese con imballi e
polistirolo?” chiese una voce allegra alle sue spalle.
“Down.” rispose il ragazzo con orgoglio
“Guarda. Oggi, finalmente, posso dire di aver concluso l’opera di riempimento
di casa Summers!”
“Bene, così non dovremo più dormire con tutti
gli scatoloni fuori sulla veranda. Mi piace poter avere uno spazio all’aperto
libero da attrezzature ed imballaggi” disse, ed insieme si avviarono verso il
divano. “Che ne dici di fare un po’ di zapping su quel bel televisore al
plasma?”
-------------------------------------------------------------------------
“Sei sicura di voler andare?”
“No…” si lasciò scappare Buffy in un
sussurro, non appena la porta della cantina si chiuse alle loro spalle “ma
l’ultimo covo di attività demoniaca vicino alla bocca dell’inferno si trova
proprio qui, quindi…”
“Avanti…” le fece coraggio Willow,
battendole amichevolmente una mano sulla spalla “il dovere innanzi tutto…”
Buffy annuì, triste.
“E’ solo che… ogni singolo granello di
sabbia di questo posto mi ricorda Angel, Anya e Spike. Non ho mai più visto
nessuno di loro tre dopo la battaglia contro il Primo e adesso…”
“Lo so…”
Buffy alzò la testa verso il soffitto,
nel tentativo insperato di non piangere.
Spike…
Angel…
Li aveva visti entrambi per l’ultima volta,
quel giorno.
E adesso, adesso che sapeva che nessuno,
nessuno della W&H, era sopravvissuto alla battaglia che c’era stata a Los
Angeles qualche mese prima… si sentiva ancora peggio. All’inizio aveva
semplicemente pensato che si fossero nascosti; poi aveva sperato che fossero
scappati; infine che fossero entrambi prigionieri di qualche fortissimo demone…
ma alla fine…
Willow guardò l’amica ferma a pochi passi
dalla porta d’ingresso agli scantinati della scuola. L’avevano ricostruita
così, perfettamente identica, sicuri che l’impatto psicologico degli abitanti,
una volta riavuta la propria città, sarebbe stato positivo. Ma si sbagliavano.
Nessuno aveva più voluto metterci piede e adesso, il vecchio liceo Sunnydale
Hight si stagliava desolato, dimenticato da tutti, in una marea di cemento
armato. In ogni caso, Buffy non aveva mai avuto timore di andarci… l’aveva
girato tutto, ripulito da cima a fondo da qualsiasi forma di spirito o demone
che potesse esserci nei paraggi…
tranne che in quel punto…
Willow la capiva.
Aveva fatto lei stessa l’incantesimo per
cercare la squadra di Angel, dopo lo scontro con i Senior Partners, e quello
che aveva scoperto aveva fatto cadere tutti nello sconforto:
i membri della Angel Investigation erano
tutti morti. O meglio quasi tutti…
Lo spirito di Fred sembrava ancora
presente, da qualche parte tra le varie dimensioni ma non riusciva a capire
dove, mentre Angel e Spike… semplicemente erano spariti. Dissolti. Non c’era
traccia di loro in nessuna delle dimensioni demoniache normali né in quelle
dove sarebbero potuti finire una volta diventati cenere di vampiro… Non era
stato facile dirlo a Buffy. Ma non c’era stata nessun’altra alternativa.
La strega posò una mano sulla spalla
minuta della cacciatrice e lei si voltò, con un sorriso tirato sulle labbra.
“Dobbiamo entrare, vero?” le chiese, come
a volersi piantare il coltello ancora più profondamente nel cuore
“Sì… mi dispiace” rispose Willow.
Buffy annuì ed entrambe, con fare deciso,
si voltarono verso la porta cigolante dello scantinato.
“Allora andiamo.”
---------------------------------------------------------
“L’abbiamo trovato, era sul cratere, come
aveva pensato Willow.”
Il signor Giles si precipitò fuori dalla
porta della cucina con l’aria di un bambino ansioso e gli occhiali leggermente
di traverso.
“L’avete battuto? Era un demone
emulatore? Come l’avete sconfitto, che aspetto aveva?”
“Ehi, si calmi!” esclamò Buffy
frastornata, tendendo una mano avanti come a voler fermare fisicamente il
mucchio di domande che l’osservatore le stava ponendo
“Non siamo mica a passaparola!”
“Scusatemi…” disse Giles sorridendo “è
solo che le informazioni che abbiamo su questo demone sono così poche che… ma
devo essermi lasciato prendere la mano dalle mie ricerche di osservatore
ultimamente. Ditemi piuttosto: state bene? L’avete battuto?”
“Sì, l’abbiamo battuto.” disse Buffy con
un sorriso tirato “e sì, aveva ragione lei, era un demone emulatore. Quando
l’abbiamo trovato era già morto, a dire il vero: Diana l’aveva già ammazzato”
“Diana?!” chiese Giles togliendosi
istintivamente gli occhiali “ma come…”
“L’ha detto lei che agli dei non piace
essere imitati” rispose pronta Willow, con un sorrisetto di superiorità sulle
labbra color rubino “e gli dei greci, si sa, sono abbastanza vendicativi.
Quando siamo arrivate stava già facendo svanire il corpo. In ogni caso, ha
detto qualcosa riguardo a Sunnydale. Qualcosa di strano…”
“Che cosa?” chiese allarmato il signor
Giles
Willow e Buffy si scambiarono un’occhiata
eloquente.
“Che la bocca dell’Inferno sta per
tornare in attività…” disse alla fine Buffy d’un fiato “e che il mio compito di
cacciatrice, qui, non è ancora terminato.”
---------------------------------------------------------
“Immagino tu sappia perfettamente che continuando
a scalare montagne non arriveremo da nessuna parte!”
Spike non si voltò nemmeno, continuando a
camminare.
“E’ un pezzo che non parli e se devo
dirla tutta questo non mi piace: significa che stai architettando qualcosa…”
“Finiscila Angel” il tono del vampiro era
freddo e tagliente, proprio come la neve che scendeva dalla cima della montagna
e che gli congelava il volto.
Sembrava quasi che si fossero scambiati i
ruoli.
Angel si fermò un attimo indietro,
guardandolo.
Spike avanzava nella tormenta di neve
dimentico di tutto, a testa alta, gli occhi puntati fissi sulla vetta come se
lì ci fosse qualcosa, uno scopo, un obiettivo.
Il vampiro non sapeva davvero più che
cosa pensare
“C’è un motivo per cui vuoi arrivare per
forza fin là in cima?” chiese ancora, incespicando nella bufera.
“Forse.” gli rispose Spike sempre di
spalle, in un solo respiro; ed Angel poté percepire chiaramente la forza che
stava dietro quella singola parola. La forza della speranza.
Ormai erano confinati laggiù da almeno
due settimane, ma con tutta probabilità il tempo trascorreva in maniera
differete rispetto a dov’erano vissuti prima, sulla terra. Un punto a favore
per la tenacia di Spike. Anche perché, se non avessero trovato ben presto un
modo per uscire da lì sarebbero morti braccati da uno dei tanti demoni che
sembravano sbucare sa tutte le parti o per gli stenti. Non avevano ancora
trovato, infatti, né un rifugio, né una fonte di cibo, né qualsiasi altra cosa
che non fossero demoni assetati di sangue oppure arrabbiatissimi con loro per
il casino combinato. Una bella compagnia. Soprattutto quando a mala pena ti
reggi in piedi. Ed Angel, lo sapeva, di tutto questo poteva incolpare solo una
sola persona: sé stesso.
Improvvisamente, il vampiro biondo si
voltò, il volto tirato, le palpebre socchiuse, le mani… in quella che poteva
sembrare una evidente posizione da combattimento.
“Che succede?” chiese Angel incespicando
nella neve ed avvicinandosi. Cercando nel frattempo di scrutare, tra i vortici,
l’oggetto della reazione di Spike. Non vedendo niente.
Gli occhi del vampiro biondo, intanto,
erano diventati dello stesso colore della tempesta. Indecifrabili. Il suo
volto, già spigoloso per natura, aveva assunto dei contorni se possibile ancora
più affilati e la bocca, quella bocca irriverente, quella bocca così avvezza a
sfottere come a baciare, si era ridotta ad una sottile linea rosea sulla pelle,
ora più che mai diafana e gelata.
“Che cosa diamine ti prende, Spike? Che
cosa hai visto?” chiese ancora Angel allarmato. Non ricevendo di nuovo
risposta. Non lo aveva mai visto così. Spike aveva avvertito qualcosa, ma lui
non riusciva nemmeno a capire che cosa fosse. Poi, d’un tratto, le iridi chiare
del vampiro divennero nere, gli occhi si spalancarono, la testa si voltò di scatto
verso Angel ed una voce roca, bassa ed inquietante, uscì dalle labbra di Spike
diretta ferocemente contro il vampiro moro.
“Non puoi più scappare…
Sta arrivando…
Uno, due, tre… se non scappi vieni via con me…
Tre, due, uno… non si salverà più nessuno!
Episodio 2
“Di nuovo?!”
“Ma non è possibile!”
“Io non ce la farò mai a prepararmi in
tempo!”
La classe 3°A dell’Istituto di Belle Arti
di Sunnydale esplose in un coro vociante di ragazzi scontenti ed incavolati.
Non era da loro lamentarsi per il troppo lavoro a casa, né tantomeno per le
occasionali sparizioni e morti improvvise che, comunque, erano parecchio calate
dai tempi dell’ultima apocalisse di Sunnydale, ma stavolta la professoressa di
matematica stava davvero oltrepassando ogni limite!
“Tre compiti di analisi, questo mese!”
“Io direi di appellarci al comitato
studentesco!”
“Abbiamo anche altre cose da fare!”
“Com’è possibile che nessuno degli altri
professori si renda conto del fatto che sta esagerando?!”
Sì, decisamente i ragazzi non avevano la
minima intenzione di studiare ancora e preferivano perdere tempo prezioso a
lamentarsi invece che a ripassare… David ritornò con lo sguardo sul suo libro
di testo, ben attento a tenersi come al solito in disparte, in un angolino
della classe. I suoi occhiali, spessi almeno tre centimetri, giacevano
abbandonati sul banco in parte alla sua matita ed un foglio, piccolo quanto
leggero, portava impresse sulla superficie bianca alcune linee simili a ricami
neri che sarebbero finite, come altre, riprodotte su una tela bianca al
prossimo compito di ornato.
“Non sapevo che avessi già finito la
bozza per la tavola della settimana prossima” disse Down, voltandosi verso di
lui e sorridendo compiaciuta “io sono decisamente a corto di idee…”
“Guarda la natura, lei non lo è mai”
rispose David con un sorriso, alzando gli occhi dal libro solo durante l’ultima
parte della frase
“Siediti, ti faccio vedere…”
Down prese una sedia da un banco lì
vicino e si accomodò in parte al suo compagno. David era basso, magro, con un
fisico ben delineato e scolpito, ma troppo insignificante di fronte a tutti i
fusti alti due metri che popolavano le classi superiori per essere notato.
Aveva i capelli neri ed un paio di occhi azzurri che difficilmente si vedevano,
nascosti com’erano per la maggior parte del tempo dietro agli occhiali troppo
spessi o ai libri troppo pesanti sui quali trascorreva senza noia gran parte
della sua giornata ed in fondo, pensava Down, era… decisamente troppo
intelligente o timido per passare ore e ore a lamentarsi di facezie come il
compito in classe di matematica o di come la vita non fosse stata giusta con
lui. Un’occupazione che, almeno ultimamente, sembrava aver preso il sopravvento
tra i discorsi preferiti dei suoi compagni di classe. Lui preferiva sedersi e
studiare o disegnare, far fruttare al meglio il suo tempo. Una dote che
sicuramente un osservatore come il signor Giles avrebbe molto apprezzato, se
non addirittura venerato. Qualcosa che, invece, per gli altri suoi coetanei,
era solo un motivo per sfotterlo ad ogni occasione. Per denigrarlo.
“Osserva quella ragnatela…” disse, sempre
sorridendo David. Additando un angolo della stanza dove il bidello,
evidentemente, si era dimenticato di pulire.
Down storse il naso schifata.
“Non fare quella faccia.” la riprese
immediatamente il ragazzo “Per quanto ti possa sembrare appiccicosa, inutile e
sporca i suoi fili sono fatti di seta finissima e la sua resistenza è quasi il
doppio di un cavo d’acciaio, inoltre…” disse David, prendendo una matita e
posandola su di un foglio, “il ragno che l’ha costruita non sarebbe
eguagliabile da nessuno dei nostri architetti…”
E, così dicendo, il ragazzo prese a disegnare
alcuni tratti sottili con una matita rossa sul foglio che aveva davanti ed in
men che non si dica, lo scarabocchio di David divenne uno dei disegni più belli
ed interessanti che Down avesse mai visto.
“Ecco.”
disse il ragazzo, porgendole il foglio una volta conclusa l’opera “Questo è
l’aspetto che potrebbe avere se fosse completamente infuocata, appesa a un
albero con dietro un bosco in fiamme. Che te ne pare?”
“Beh… è… inquietante…” riuscì solo a dire
Down, mentre le sue compagne di classe ancora vociavano su come saltare la
verifica di matematica.
“Lo so…” disse David alzando le spalle con noncuranza “se vanno avanti così non solo non
troveranno mai il tempo necessario per studiare, ma finiranno anche per
rimanere senza voce.”
--------------------------------------------------------
“Perché è già chino sui libri?”
Il signor Giles si voltò di scatto, non
riuscendo a capire chi avesse parlato. Trovandolo, infine, fermo in un angolo
della porta, la spalla appoggiata tra lo stipite ed il muro e lo sguardo fisso
sui libri aperti sopra la sua scrivania come a volerli mangiare.
“Xander…” disse, cercando di non dare
alla sua voce quel fastidioso tono balbettante che aveva sempre quando qualcosa
lo coglieva di sorpresa “non credevo fossi già tornato a casa…”
“Ho lasciato in camera alcune cose prima
di andare a prendere Down a scuola. Allora… come mai sta già facendo ricerche?
La prossima apocalisse non dovrebbe capitare prima-”
“Di giugno, sì, l’ho notato.” disse Giles
con non poca preoccupazione e Xander, decisamente incuriosito, si avvicinò di
qualche passo al tavolo
“Giugno?! Ma.. io veramente l’ho detto
solo come battut-” “Stavo scherzando!”
rispose subito Giles, notando come il volto del ragazzo avesse assunto
improvvisamente un’aria sconvolta “Ah..
bene” si sciolse con un sospiro Xander, appoggiandosi una mano sul cuore come a
voler simulare un infarto “Per un attimo ci avevo quasi creduto sa? Beh, in
ogni caso, cos’è quella roba?” chiese, notando tra le varie carte sparpagliate
dall’osservatore, una strana cartina a forma di spirale. Accanto al disegno,
con una calligrafia piccola e sottile, erano riportate alcune parole in una
lingua che sicuramente il ragazzo non conosceva.
“Ah.. quella…” disse Giles, chiudendo nel
frattempo un altro paio di volumi decisamente polverosi e mettendosi gli occhiali sul naso “E’ la
carta del piano demoniaco, una specie di stradario delle dimensioni ma solo di
quelle abitate dai demoni.”
La curiosità di Xander, ora, si stava
trasformando velocemente in tensione.
“Oh, mi piace solo tenermi informato…” lo
tranquillizzò subito Giles, che aveva notato lo sguardo preoccupato del ragazzo
“del resto, sono ancora un osservatore…”
“Giusto. allora, io vado a prendere Down a
scuola eh…” svicolò velocemente Xander con un sorriso tirato prima che quel
famoso infarto gli venisse sul serio questa volta “Ci vediamo quando ritorno!”
“Sì, intanto io dico a Willow di
preparare la cena, Buffy dovrebbe essere qui a momenti…A dopo, Xander.”
“A dopo signor Giles…”
“Non crederà mica di averci ingannati
tutti, vero?”
La voce asciutta e cristallina di Willow
risuonò nella stanza non appena il ragazzo se ne fu andato.
Il signor Giles sospirò, scoraggiato.
“Non posso proprio nasconderti niente,
vero?”
La strega sorrise e si avvicinò alla
scrivania trascinando una sedia.
“Molto poco. In ogni caso, si ricordi che
quando è preoccupato le si forma quella ruga sulla fronte che…” “Ok, ok… come
non detto…” la fermò subito Giles sorridendo.
“Allora, che cosa c’è che non va?” chiese
la rossa, puntando gli occhi nocciola nelle iridi grigie dell’osservatore che
la trovò decisamente maturata. Willow non era più la ragazzina sparuta e
pasticciona dei tempi del liceo e non era più nemmeno la strega senza controllo
che aveva quasi distrutto Sunnydale. Adesso in lei si era imposto un nuovo
equilibrio, un gioco delle parti che, se da un lato celava un potere immenso,
dall’altro le donava una sensibilità ed un’intuitività senza pari. Forse aveva
solamente accettato sé stessa. O forse, molto più semplicemente, aveva capito
che in quel momento non era il caso di creare problemi ma bisognava darsi tutti
una mano…
Giles tirò un lungo sospiro e le porse un
foglio di carta.
“La riconosci?” chiese.
Willow la guardò per un attimo, poi
rispose
“E’ la tavola di Denzalthar, una sorta di
tabella delle dimensioni. Se ben ricordo, è strettamente connessa al sigillo di
Danzalthar, quella sorta di passaggio per l’inferno che si trova sotto il liceo
e che si è aperto durante l’ultima apocalisse” Giles la guardò ammirato. Non
molti dei suoi colleghi avrebbero saputo rispondere così bene ad una domanda
del genere. Del resto, non era mai stato l’unico a sostenere che Willow avrebbe
avuto sicuramente la stoffa dell’osservatrice.
“Adesso, prova a confrontarla con
questa…” le disse Giles, porgendole un altro foglio, quasi identico al primo ma
con al posto della spirale centrale una lunga serie di cerchi, uno più piccolo
dell'altro.
“Ehi, ma c’è una dimensione in più!”
esclamò la ragazza sorpresa, indicando il punto con un dito sottile dall’unghia
perfettamente smaltata.
“Questo che significa?”
Giles contrasse le labbra, serio.
“Vedi, è questo il problema…” disse
“Stavo facendo delle ricerche dopo quello che mi avete detto tu e Buffy su
Diana e ho scoperto che le ondate demoniache qui, a Sunnydale, sembrano essere
direttamente connesse con l’arrivo della primavera e che, ogni anno, almeno un
demone della dimensione infera più bassa, quella più pericolosa, giunge da noi
attraverso la Porta dell’Inferno…”
“Alias, Sigillo di Dalzalthar… Aspetti un
momento! Sta per caso dicendo che…” sbiancò in un attimo Willow.
“La Bocca dell’Inferno si apre con
ciclicità e, ogni volta, sempre un pochino di più. Sì.” Giles vide la strega
confrontare ancora una volta le cartine, gli occhi nocciola spalancati, il
piede che batteva ritmicamente sul pavimento lucido. Non poteva essere. Loro..
loro avevano chiuso definitivamente la Bocca dell’Inferno due estati fa, dopo
la battaglia contro il Primo. Non poteva essere sul punto di aprirsi di nuovo!
Non era possibile! A cosa sarebbero valsi, altrimenti, i sacrifici di Anya,
Spike e tutte le altre SIT? A cosa
sarebbe servito distribuire il potere? Eppure…
Il Maestro… confinato nella dimensione
infera più vicina alla terra, quella dei non morti, aveva manifestato la sua
presenza uccidendo Buffy ad aprile. Il demone incarnato nel sindaco: la
dimensione demoniaca appena poco più profonda, era asceso a maggio e Glory,
rinvenuta dalla VI dimensione infernale in ordine di distanza… Nessun cenno al
The First, ovviamente, ma lui era sulla Terra da un pezzo quindi… invece
l’Ubervamp… oddio… Willow studiò attentamente la cartina confrontando i nomi
dei vari demoni che abitavano le varie dimensioni, trovando infine quello che
cercava…
“Demone emulatore” lesse, con calma, quasi non volesse
andare avanti “abitante della XVIII dimensione
demoniaca, molto vicino al centro
dell’attualmente conosciuto inferno… è un demone di scarsa importanza,
normalmente abbastanza burlone. Emula il potere degli altri demoni, di lui non
si conosce altro. Venne portato sulla terra dagli incantesimi mal riusciti di
alcuni sciamani del deserto nel 1870 e da allora vive…” Willow si
fermò un attimo, meravigliata “ma, signor, Giles” chiese “non è possibile che
questo demone emulatore sia soltanto uno degli esemplari evocati da
quell’incantesimo?” L’osservatore annuì, serio.
“Sì, Willow, è possibile. Ma non dobbiamo
dimenticare che tu e Buffy l’avete trovato proprio sulla Bocca dell’Inferno,
inoltre, se quello che dice Diana è esatto…”
“La Bocca dell’Inferno potrebbe aprirsi
completamente alla prossima primavera lasciando uscire qualcosa di veramente
mostruoso?” chiese Buffy entrando, con un sorriso tirato che le increspava
leggermente le labbra.
--------------------------------------------------------
“Stai bene?”
Spike aprì lentamente gli occhi, cercando
di abituarli alla calda luce del sole crepuscolare.
“Co-come mai non stiamo bruciando?” chiese,
cercando di rimettersi seduto. Il sole gli danzava sulla pelle, provocandogli
solo una piacevole sensazione di calore e di luce. Nessun danno.
“Evidentemente, il sole di questa
dimensione non ci uccide…” spiegò in un attimo Angel, visibilmente alterato,
bloccandolo con una mano e facendo aderire la sua schiena di nuovo contro il
ruvido e scomodo tronco di un albero alle sue spalle “ma prima che tu te ne
sbatta del fatto che avremmo potuto anche morire entrambi e ricominci ad
andartene in giro a scalare montagne e a diventare improvvisamente la versione
mal riuscita di Marilyn Manson, esigo di sapere che cos’è successo prima e che
cos’hai in mente!”
Decisamente uno dei discorsi più lunghi
che Spike gli avesse mai sentito fare. Evidentemente avevano davvero schivato
la morte per un soffio…
“Non rompere eroe, ok?” lo zittì comunque
cercando di rialzarsi di nuovo. La testa gli faceva un male incredibile ed il
suo stomaco reclamava un pasto abbondante almeno quanto il suo corpo esigesse
un bagno estremamente lungo e disintossicante. Afferrò la maglietta nera dal
prato e si diresse, con lo sguardo di Angel saldamente puntato sulle scapole,
verso la montagna dalla quale il suo sire lo aveva tratto in salvo poco prima.
Possibile che non si rendesse conto del
pericolo a cui andava incontro? Ma perché dev’essere sempre così testardo?!
mugugnò Angel tra i denti, prima di alzarsi in piedi e raggiungerlo di corsa,
urlando: “Ehi! Ma dove stai andando?!”
Spike non rispose “Sappi che se rimani di nuovo incastrato là sopra io non ho
la minima intenzione di venire a salvarti ancora la pelle perché sincerament-”
“Non ti ho chiesto io di venire qua sopra
Angel.” Disse Spike. Senza voltarsi. Il tono piatto. Il vampiro rimase alquanto
spiazzato. “Smettila!” esclamò Angel, pronunciando semplicemente a voce alta i
suoi pensieri “Smettila di essere superiore, di pensare che sai fare tutto!
Piantala di essere così misterioso e dimmi per cosa ci stiamo battendo!” Dai anche a me la speranza che hai
tu. Ti prego! Spike rimase immobile.
Angel riprese fiato. Quello che aveva detto non era che ciò che pensava da
giorni, da quando erano finiti in quello strano inferno per dirla tutta. Perché
di inferno si doveva trattare. Per forza. Anche se non c’era un sole che li
bruciava, una qualche apocalisse tremenda che li minacciava nè gli avvocati
della W&H che li seccavano. C’era solo Spike. Spike, che sembrava la copia
mal riuscita di sé stesso. E qualche demone puzzolente che ogni tanto si
fiondava su di loro e che dovevano in qualche modo polverizzare... Arrancavano
nella neve o sotto il sole cocente senza fare domande, senza provocarsi, senza
rimproverarsi e senza lamentarsi. Semplicemente, avanzavano. Uno dietro
l’altro. Dimentichi di tutto. Con in testa il chiodo fisso di raggiungere la
cima di quella montagna, dio solo sapeva perché, e nella mente, nei rari
momenti di sonno, il ricordo incessante di Buffy che ancora usciva sussurrato
dalle loro labbra.
E, se questa era una versione di Angel
che Spike conosceva addirittura a memoria, Angel non poteva dire la stessa cosa
di Spike. E a cosa, a dirla tutta, lo spaventava.
“Almeno dimmi perché ti ostini così tanto
a voler salire su quella montagna!” gli urlò dietro il moro, al limite della
sopportazione, a rischio di farsi sentire per tutta la vallata.
Spike come al solito non si voltò. Però,
quantomeno, rispose.
“Perché è l’unico modo che abbiamo,
forse, per uscire di qui.” disse, continuando ad avanzare
E anche perché dobbiamo fare in fretta aggiunse tra sè,
constatando con preoccupazione quanto poco mancasse perché i suoi jeans non gli
rimanessero addosso nemmeno con l’ausilio della cintura.
--------------------------------------------------------
Il bagno femminile dell’istituto
Sunnydale Hight di Sunnydale, assomigliava sicuramente a qualsiasi altro bagno
femminile di qualsiasi altra scuola del mondo. A parte il fatto che
sporadicamente qualche fantasma apparisse all’improvviso, qualche specchio si
mettesse ad urlare insultando le ragazze e che, sempre più spesso, una piccola,
apparentemente innocua, ma decisamente letale bamboletta woo-doo comparisse
vicino alle tavolette del water.
“Mi avevano detto che se avessi aggiunto
dell’essenza di belladonna probabilmente le sarebbero spuntate delle verruche
grosse così…” si lamentava Jessica affogando il piccolo pupazzo di pezza
nell’acqua sporca del water
“Può darsi” disse alzando le spalle Marie
“in fondo non conosco nessuno che ci abbia mai provato, però io userei i semi
di papavero: sono molto più economici e il loro effetto dura più a lungo. Che
io sappia, li usano anche le streghe professioniste quando vogliono che la cosa
più terribile di cui hanno paura i loro nemici prenda forma davanti ai loro
occhi…”
“Ehi, mi piace!” esclamò Jessica con un
sorriso largo da un orecchio all’altro. La bambolina woo-doo, dalle fattezze
inconfondibili della professoressa di matematica, emerse spettinata dalla tazza
del cesso per finire, tutta bagnata, di fronte agli sguardi sghignazzanti delle
due ragazzine.
“Intanto credo che siamo riuscite ad
evitare il prossimo compito di analisi…”
--------------------------------------------------------
“Credo che Jess e Marie abbiano deciso di
nuovo di fargliela pagare. Insomma, non è possibile che una professoressa che
sta bene fino a due ore prima della lezione annunci di punto in bianco la sua
intenzione di lasciare l’istituto perché affetta da gravi disturbi mentali.”
Xander annuì, sorridendo. Nessuno avrebbe
mai immaginato quante volte aveva sognato di fare la stessa cosa alla sua
insegnante di matematica; per non parlare di tutte le altre…
“In ogni caso, io non penso proprio che
abbiano avuto una buona idea: i problemi non si risolvono certo con la
violenza, senza contare che al suo posto hanno intenzione di mandare la
professoressa Batronnis di V che, a quanto mi dicono, è decisamente peggio
della vecchia signorina Porderol… tu che ne pensi, Xander?”
Il ragazzo la guardò per un istante e poi
alzò le spalle continuando ad avanzare con noncuranza “Hai ragione, Down.”
rispose, contento che per una volta quella giovane ragazzina avesse chiesto il
suo parere. Probabilmente perché non c’erano nei paraggi Willow o Buffy…
“Ma non devi scordarti che sono solo
ragazzi, anzi ragazze. È normale che si comportino così e poi… ma che cosa è
stato?!”
L’urlo terrorizzante, giunto dal
corridoio in parte al loro, li fece voltare entrambi di scatto.
“Vieni, andiamo a dare un’occhiata…”
esclamò Xander cominciando già a correre.
Purtroppo, quando arrivarono, nel
corridoio non c’era già più nessuno, a parte una ragazzina di qualche anno più
grande di Down che giurò di non aver visto né sentito nulla. Classico.
Improvvisamente, un particolare attirò
l’attenzione di Xander.
“Down… quello non è l’armadietto di
Cassie Newton, la ragazzina bionda che tua sorella non è riuscita a salvare
quasi due anni fa?” chiese
“Sì…” rispose Down senza capire
esattamente cosa volesse dire Xander con un’affermazione di quel tipo. Il
ragazzo si avvicinò all’armadietto aperto con circospezione e poi le fece cenno
di seguirlo.
“E’ strano, non trovi?” disse Xander, più
a sé stesso che a Down “Cassie è morta più di un anno fa e ancora non hanno
tolto il suo nome dal suo armadietto e… e nemmeno le sue cose…” osservò,
notando come l’anta fosse inspiegabilmente aperta. All’interno, la superficie
lucida dello sportello era completamente tappezzata con i disegni grotteschi
che ornavano anche il sito internet della ragazza e sullo scaffale, subito
sopra la sacca con le scarpe da ginnastica, alcuni fogli, libri, candele,
giornali ed essenze riempivano ogni più piccolo spazio. In mezzo a tutto, quasi
sovrano sopra una pila di fogli scritti a mano con una calligrafia
incomprensibile e fittissima, un drago di cera digrignava i denti sputando
fuoco e fiamme in direzione di chiunque si fosse affacciato all’armadietto.
“Non c’è nulla di strano…” disse dopo un
attimo Down, notando come lo sguardo corrucciato di Xander indugiasse un po’ troppo a lungo su quello
stano oggetto smaltato “Probabilmente quelli sono solo libri di chimica e quel
drago è quasi sicuramente uno dei suoi capolavori: era molto brava come
scultrice, sai… Comunque, anche se si trattasse di libri magici sicuramente
sarebbe roba elementare, incantesimi di primo livello come far fluttuare le
matite o cose del genere… Cassie non si interessava alla magia che io sappia e
nemmeno nessuna delle sue amiche e poi-”
“Qui non si tratta di roba di primo
livello Down” la deluse glaciale Xander, tenendo tra le mani un globo di
Teshula, perfettamente pulito, nascosto con cura dietro al drago “ e c’è
dell’altro…”
Il ragazzo girò il globo mostrando a Down
un piccolo foglietto stropicciato, incollato sulla superficie vetrosa.
“E’ solo una filastrocca inoffensiva. Scommetto che l’ha scritta
molto tempo fa e poi si è appiccicata lì per sbaglio, inoltre…”
“Sta indietro, Down” Xander provò a
togliere alcuni fogli da sotto il piedistallo ruvido del drago ma dovette
piegarsi in fretta per non essere investito dal getto di fiamme che si
sprigionò dalla bocca spalancata della statua.
“Ok… credo che sia il caso di chiamare il
signor Giles.” esclamò Down pietrificata.
“Lo credo anch’io…” le fece eco Xander,
afferrando con parecchia attenzione alcuni fogli che emergevano dalla borsa di
Cassie, abbandonata in un angolo, e dandogli una veloce occhiata prima di
uscire velocemente dall’istituto.
“Sì, credo proprio che dovremmo chiamare
al più presto il signor Giles.” disse.
--------------------------------------------------------
“Abbiamo del lavoro per lei!”
L’osservatore alzò gli occhi dal
manoscritto polveroso che stava decifrando e li puntò sopra il foglio di carta
che Xander gli stava sventolando sotto il naso.
Buffy, che si era appena preparata una
cioccolata calda con Willow, sbucò incuriosita dalla porta della cucina
ricevendo immediatamente l’ordinazione di Down
“Fanne altre tre Buffy. Sembra che
passeremo l’intero pomeriggio sui libri!” le disse infatti, mentre Giles stava
leggendo il piccolo biglietto aggrottando le sopracciglia e tendendo, nel
frattempo un libro decisamente poco pulito a Down
“Ma perché tutti i libri antichi devono
essere sempre così pieni di polvere?” si lamentò la ragazzina aprendolo e
andando a sedersi in un angolo.
“Dove l’avete trovata?” chiese
l’osservatore, senza curarsi minimamente delle lamentele della teenager mentre
Buffy, rassegnata all’espressione golosa di Xander, si dirigeva in cucina a
preparare dell’altra cioccolata per tutti.
“Oh, nell’armadietto di Cassie Newton. Si
ricorda? Quella ragazza aspirante suicida che invece di suicida non aveva proprio
niente e che ci è morta sotto il naso l’anno scors-”
“Grazie, me la ricordo bene Xander!”
esclamò Buffy punta sul vivo al ricordo di quella ragazzina delicata che era
venuta da lei l’anno prima con la convinzione netta di essere sul punto di morire
e che lei non era riuscita in nessun modo a salvare.
“Ma cosa ci faceva quel biglietto
nell’armadietto di Cassie Newton?” chiese
“Si domandi piuttosto cosa ci faceva quel
biglietto, attaccato sotto la base di un globo di Teshula, nell’armadietto aperto
di Cassie Newton, a più di un anno dalla sua morte, insieme ad un mare di libri
di magia nera e con un drago che sputa fuoco vero sopra un mucchio di altri
appunti…”
Willow spalancò gli occhi e si rivolse al
ragazzo “Non mi vorrai dire che l’armadietto di Cassie Newton è ancora nella
scuola… aspetta un attimo!”
“Che cosa c’è Willow?”
La ragazza dai capelli rossi si alzò di
scatto raggiungendo il divano ed afferrando con un rapido gesto il giornale
della settimana prima.
“Cassie Newton … Tesse Newton! Non può
essere solo una coincidenza!” esclamò, agitando il giornale sotto gli occhi
increduli di Giles e di Xander.
“Bisogna scoprirne qualcosa di più.
Willow?”
“Andrò a parlare con l’amica di Tesse,
Betty mi pare… Buffy, vieni con me?”
“Qualunque cosa pur di allontanarmi dai
fornelli per un attimo!” esclamò la cacciatrice e in men che non si dica, le
due erano fuori dalla porta e si dirigevano a passo deciso verso il dormitorio
del Sunnydale Hight.
“Intanto io andrò a dare un’occhiata
all’armadietto della ragazza…” disse Giles, afferrando con un gesto rapido il
cappotto.
“E noi? Rimaniamo qui come al solito a
fare ricerche?!” si lamentò a braccia spalancate Xander una volta che
l’osservatore fu uscito con passo svelto dalla porta
“Beh, io opterei per una buona cioccolata
calda…” disse Down strizzando l’occhio e andando in cucina a prendere tazze e
cucchiaini “del resto, la nostra parte mi sembra che l’abbiamo già fatta…”
--------------------------------------------------------
Camminavano da ore ormai e la neve non
accennava a smettere di cadere. Il freddo vento della bufera e il rumore
inquietante della neve che si spaccava sui crepacci erano gli unici rumori che
rimbombavano nella vallata, coprendo il suono dei loro passi.
Angel si voltò nuovamente verso Spike,
notando come la sua pelle stesse diventando implacabilmente bluastra e mettesse
in risalto, non capiva bene come a dire il vero, una rete di vene azzurrognole
che si perdevano sotto il tessuto nero della maglietta.
“Non ci pensare neanche!” Il tono del
vampiro, freddo e glaciale, assunse nella mente di Angel il tono imperioso del
comando. Una cosa, a dire il vero, alla quale il vampiro non era più abituato
da tempo…
“Smettila di trattarmi come la tua balia
Spike!” esclamò infatti Angel irritato, fermandosi di botto in mezzo alla
tempesta “Sono stanco di seguirti come se ti fosse arrivata una visione
rivelatrice, come se sapessi davvero dove stiamo andando!” gridò
“Te l’ho già detto, nessuno ti obbliga a
seguirmi” ripeté secco Spike, ma Angel non sembrava voler sentire ragioni.
“Stavi per morire, se non ci fossi stato io a portarti via di qui! Stavi per
lasciarci le penne!” gli urlò contro “Anche se il sole di questa dimensione non
può ucciderci, ci sono mille altri mostri, mille altre creature infernali che
aspettano solo di mangiarci! Siamo solo un pasto! E tu mi vieni a dire che
dovrei andarmene per la mia strada e lasciarti da solo? Ma ti sei sentito?!
Solo insieme, forse, abbiamo una possibilità! E se tu hai intenzione di
andartene in giro così, beh, allora sappi-”
“E tu ricordati-” disse Spike, fermandosi
improvvisamente tra la neve, gli occhi azzurro ghiaccio puntati al centro delle
iridi di Angel, una mano tesa ad indicare la cima della montagna “che non è per
colpa mia che siamo finiti in questo posto! Io ti ho dato solo la mia
disponibilità per una battaglia, pensavo di combattere, nient’altro! Quindi ,
adesso, se hai un qualche piano geniale per uscire di qui allora parla ed io ti
ascolto. In caso contrario ingoiati la lingua e continua ad avanzare!” “Voglio
solo sapere come!” “Non chiedermi come! Non chiedermi perché, Angel!So solo che
l’unica possibilità che abbiamo è di arrivare in cima a questa stramaledetta
montagna e di arrivarci insieme! Quindi, a meno che tu non abbia altre idee brillanti
su come arrivarci, ti conviene camminare e stare zitto!”
Uno, due, tre… se
non scappi vieni via con me…
“E’ la stessa filastrocca che mi hai
canticchiato tu poco fa…” disse in un fiato Angel, mentre un delicato suono di
arpa aleggiava intorno a loro e la neve portava via la sottile voce argentina
che aveva appena finito di sussurrare quelle parole.
Quattro, cinque, sei… la cacciatrice non si preoccupa dei
plebei…
Sette, otto, nove… neanche la polizia troverà le prove…
“Non mi piace per niente…” mormorò Spike
cercando di scorgere, tra i fiocchi di neve, da dove provenisse quel suono.
Tre, due, uno… non si salverà più nessuno!
E fu un attimo.
La bufera ricominciò intorno a loro più
forte e più violenta di prima. Il vento ululava e i ghiacciai cominciarono a
spaccarsi sotto i loro occhi rovinando al suolo in uno spettacolo terribile di
slavine e valanghe
Spike evitò per un soffio un masso, sceso
dalla vetta, e si voltò verso Angel cercando di proteggersi il volto con le
mani. I fiocchi di neve, tramutati improvvisamente in piccoli aghi di ghiaccio,
gli scalfivano la pelle provocando tagli sottili e sanguinanti che il vampiro,
di fronte a lui, parve notare.
“Dobbiamo andare avanti! Seguimi!” gridò
Ma la sua voce si perse nella bufera,
portata via dall’ululato del vento.
“Angel! Dannazione mi senti? Da questa
parte!”
“Uno, due, tre… se
non scappi vieni via con me…”
Il suono argentino e la tenue voce
dell’arpa giunsero alle orecchie di Spike come un tuono esasperante
“Che cosa hai detto? Non sento niente!
Angel!” gridò inascoltato il vampiro.
“Sette, otto, nove… neanche la polizia troverà le prove…”
Spike si tolse le mani dal volto,
incespicando verso il suo sire ed afferrandolo saldamente per un braccio.
“Andiamo, vieni! Dannazione Angel, non
capisci che se rimaniamo qui potremmo anche-” ma Angel non sembrava ascoltarlo.
Spike lo scosse.
E fu questione di un momento.
Vide le zanne aguzze di Angel brillare
per un istante nel buio, a pochi centimetri dal suo collo e poi più niente,
mentre il sorriso affilato del suo sire penetrava impietoso nella sua carne,
nutrendosi del suo sangue.
“Tre, due, uno… non si salverà più nessuno!”
--------------------------------------------------------
“Ne sei sicura?”
“Me la canticchiava in continuazione…” si
lamentò quasi Tanya, asciugandosi gli occhi al ricordo della sua compagna di
stanza, morta in circostanza alquanto misteriose.
“Diceva sempre che la sognava e che le
metteva paura, ma non so cosa voglia dire…”
“L’hai detto alla polizia?” chiese
Willow.
La ragazzina scosse la testa decisa,
asciugandosi il naso per l’ennesima volta.
“E chi mi avrebbe creduto? Insomma, era
solo una canzoncina.. e poi…” Tanya sembrò esitare, sprofondando sempre di più
il viso nel fazzoletto “non volevo che si pensasse che gliel’avevo canticchiata
io nel sonno…”
Buffy e Willow sorrisero a quell’ultima
affermazione, regalando una dolce carezza alla ragazzina spaventata.
“Non ti preoccupare, noi siamo abituate a
sentirci raccontare cose del genere… e non penseremo mai che tu c’entri
qualcosa” disse la cacciatrice “In ogni caso, se ti viene in mente dell’altro,
qualsiasi cosa, anche la più stupida, chiamaci”
“Ok” rispose Tanya decisamente sollevata,
tirando su col naso.
--------------------------------------------------------
“Che cosa ne pensi?” chiese Willow una
volta aggiunto il corridoio del Sunnydale Hight
“Sinceramente? Ti ricordi i Gentleman?”
rispose Buffy con un sorriso preoccupato che le inarcava appena le labbra.
Willow annuì inquieta.
“Andiamo a casa, sentiamo se Giles ha
qualcosa da dirci in proposito…” disse la rossa che non vedeva l’ora di
consultare qualche libro e trovare una risposta razionale al tutto
“La trovo una buona idea…” concordò
Buffy, incamminandosi con l’amica verso casa.
--------------------------------------------------------
“Il mistero si infittisce!!” esclamò Buffy, superando la soglia di casa
con il suo solito fare esuberante, certa di trovare Xander e Down ancora alle
prese con la cioccolata calda visto che era certa che non avessero pensato ad
altro che alla merenda ed il signor Giles, con tutto il tempo che avevano
passato al dormitorio del Sunnydale Hight, già chino sui libri per fare da solo
quello che i ragazzi naturalmente si erano ben guardati dal fare.
“Anche noi abbiamo delle novità…”
La voce monotona e tesa di Xander fece
voltare la strega e la cacciatrice all’unisono verso la porta della camera di
Giles. In parte allo stipite, parzialmente nascosto dall’ombra, una sagoma che
sia Buffy che Willow conoscevano bene, le guardava dalla stanza…
“Da quanto tempo è che non avete notizie
di Anyanca?” chiese D’noffrin con fare susseguioso, uscendo allo scoperto e
portandosi sotto la luce.
“Perché io, vedete, penso di avere alcune
notizie che potrebbero interessarvi…”
Episodio 3
“Sei sicura di sapere bene quello che stiamo facendo?”
“Sicurissima!”
Down fissò per un attimo la ragazza
bionda negli occhi.
Seduta, immobile su un tappeto violaceo, con
intorno un cerchio di candele rosse accese ed una stana erba puzzolente in
mano, leggeva con attenzione delle strane formule contenute in un libro di
magia e cercava di tradurle malamente con un vocabolario che teneva aperto in
bilico sulle ginocchia. No. Decisamente non aveva l’aria di chi sapeva bene che
cosa stava facendo.
“Anya, per favore… non voglio fare la
guastafeste, ma…”
“E allora, Down, non farlo!”
la interruppe Anya prima ancora che la
ragazzina avesse finito di parlare.
“Non è la cosa giusta da fare… lasciamo
perdere Anya… non funzionerà mai… se lo fai ti stacco la testa… sono cose che
ho già sentito anche troppe volte nella mia vita quindi per favore, non
sprecare il tuo delizioso fiato per dirmele!”
Down stette in silenzio per un attimo. La
stanza profumava di incenso e legno di sandalo e la tavola era apparecchiata
almeno per quattro persone, segno che la sua amica demone non aveva pranzato da
sola quel giorno.
La lasciò trafficare ancora per qualche
istante e poi disse:
“Anya, so che vuoi assolutamente fare
questo incantesimo… però, se sia Willow che il signor Giles ti hanno detto che
non c’è nessun modo per fare quello che vuoi fare allora, forse, non credi che faremmo meglio ad ascoltarli?”
“Non mi interessa cosa dicono Willow o il
signor Giles!” la interruppe subito la ragazza bionda, gettando in quel mentre
della strana polvere iridescente su un rametto che teneva in mano; ramo che
cominciò a brillare come se si stesse lentamente incendiando.
“Io devo assolutamente riavere indietro
il mio teletrasporto!”
Down sospirò, rassegnata.
“Ritrasforma il ragazzo… io so che c’è
del buono in te… sono sicuro che anche tu non vuoi che il demone che hai creato
uccida la sua ex-ragazza… Tutte balle! Sono stufa marcia di pagare per quello
che Xander Harris decide per conto mio!”
“Xander Harris?”
“Sì. Xander Harris!” continuò con tono
isterico Anya mentre Down cercava con lo sguardo qualcosa di tanto urgente da fare
da non poterle proprio permetterle di restare ancora a lungo in quel posto
“Non ti voglio più sposare, Anya… e a chi è toccato mandare a casa gli ospiti
eh?! Hai fatto sesso con Spike, mi disgusta il solo guardarti!... ma intanto
lui si pavoneggia come un novellino con le sue arie da single e quella sua tuta
da falegname con tutte quelle tasche che gridano saltami-addosso!”
Down non poté fare a meno di trattenere
una risatina. In fatto di gusti sessuali Anya era sempre stata un tipetto a dir
poco stravagante…
“E poi, quando finalmente sono quasi
riuscita a ricostruirmi la mia vita, con il mio lavoro, i miei amici demoni e
tutto il resto, se ne salta fuori con questa assurda pretesa! Ritrasforma il
ragazzo! Sempre a darmi ordini, lui! Io ho cercato di dirgli che si trattava di
lavoro, solo di lavoro, ma lui no! Non mi ha ascoltato! Come al solito! E
secondo te chi è che si è ritrovata con D’noffrin incazzato alle calcagna e un
manipolo di donne insoddisfatte che chiedono il mio aiuto senza che io possa
recarmi da loro perché non ho più il mio teletrasporto! Io, Down, io! Ma ti
sembra giusto?! Ma chi me l’ha fatto fare di ascoltarlo anche questa volta?!”
esclamò Anya, gettando in terra il libro magico e centrando, con la sua
irruenza, una delle candele che rotolò sul tappeto rischiando seriamente di
farlo andare a fuoco.
“Persino il tappeto! Maledetto Xander
Harris!” gridò.
Down le sorrise imbarazzata di rimando.
Raccolse da terra lo scritto antico, aprendolo alla pagina con l’incantesimo e
lo porse ad Anya.
“Comunque, ancora non capisco perché hai
bisogno di me…” disse, con una punta di sarcasmo nella voce “voglio dire, sei
ancora un demone, forte, potente… cosa posso fare io per te per far sì che tu
riacquisti quello che D’noffrin ti ha tolto?”.
Anya la guardò e sorrise enigmatica, con
una stana luce scintillante negli occhi..
“Gli incantesimi sono insidiosi, Down…
ogni volta che qualcuno impone il suo volere su una delle divinità che regolano
il cosmo, questa cerca in ogni modo di sfuggirgli e noi dobbiamo assolutamente
evitarlo. Ed è qui, che entri in gioco tu…
”
“Io?” chiese Down senza capire
“Sì, tu…” le fece eco Anya con un sorriso
che le si allargava sempre di più da un orecchio all’altro
“Tu non dovrai fare altro che stringermi
la mano durante il rito e parte del tuo potere come Chiave si unirà al mio di
demone dando vita ad una forza che, almeno in teoria, dovrebbe poter governare
qualunque spirito vogliamo, obbligandolo a soddisfare ogni nostro più recondito
desiderio... potremmo anche chiamare a raccolta alcuni dei miei amici demoni,
quelli più carini. A pensarci bene, avrei proprio voglia di passare di nuovo
una serata con-… ma lasciamo perdere, eh eh … altrimenti poi la tua sorella mi
sculaccia…” glissò Anya maliziosamente.
Down la stava fissando con gli occhi
spalancati.
“Quindi, t-tu… tu pensi di…” chiese Down
stupita, ignorando volutamente il doppio senso dell’ultima frase di Anya
“riottenere il teletrasporto.. rubandolo?!”
“No.” rispose imbronciata Anya, alzando
le spalle con noncuranza “D’noffrin se ne accorgerebbe e allora sì che sarei
davvero nei guai… no.” disse la demone con un sorriso, allungando una mano
verso la ragazzina allibita
“Ho intenzione di riottenere il mio
teletrasporto obbligando qualcun altro a rubarlo al posto mio..”
-------------------------------------------------------------------------
“Quindi, se ho capito bene, Anya si è
messa in contatto con lei?” disse Giles, chiedendosi mentalmente con quale
appellativo dovesse rivolgersi a quel demone dall’aspetto decisamente buffo,
che si era presentato comparendo in una nuvola di fumo a casa sua.
D’noffrin annuì, rivolgendosi a Xander
con un sorriso alquanto strano.
“Mi ha anche detto di salutarti…” disse,
lanciando al ragazzo un’occhiata piena di disgusto“e che ti ama, ma che se per
caso ti sei già messo con un’altra donna, demone o no, ti farà rimpiangere di
essere nato… Del resto, ha sempre avuto stoffa
da vendere quella ragazza. Mi dispiace davvero molto che se ne sia
andata…” disse, riferendosi indubbiamente al fatto che Anya aveva
volontariamente lasciato le schiere dei demoni della vendetta per amore di
quell’ “inutile Xander Harris” come amava definirlo Hallie, o almeno quello in
cui l’aveva trasformata.
“Questo vorrebbe dire che Anya potrebbe
anche…tornare?” chiese Giles di rimando, aggrottando la fronte e pulendosi gli
occhiali con il maglione, una cosa che faceva spesso quando era molto
concentrato.
“Esatto.” rispose per nulla impressionato
D’noffrin, lasciando Xander, se possibile, ancora più a bocca aperta. La sua
ragazza che tornava, la sua Anya che diceva ancora di amarlo anche se era
confinata in chissà quale dimensione e la sua ragazza che tornava… ok, forse
questo lo aveva già detto, ma al momento non gli importava assolutamente nulla
perché era la cosa più bella che gli potesse capitare. Oddio… la sua ragazza
che poteva tornare…
“Perché lo fai?”
“Come scusa?”
“Ti ho chiesto perché lo fai?”
Il tono glaciale di Buffy, in piedi, con
le braccia conserte e gli occhi puntati sul demone, sembrava urlare al mondo
intero quanto poco fosse convinta di tutta quella faccenda.
In un attimo, Xander fu al suo fianco,
gesticolando ampiamente e rivolgendosi a D’noffrin con un profondo inchino
pieno di riverenza.
“Penso che la mia amica in realtà volesse
chiederle perché lei, signore, si è così gentilmente preoccupato di
interessarsi della questione visto che…” “Xander!” “Sicuramente…” continuò il
ragazzo “..avrà senz’altro molte cose a cui pensare e…” lasciando che Buffy lo guardasse come se gli
fossero improvvisamente cresciute due teste “la ringrazia molto per
l’interessamento e le chiede se mai potremo fare qualcosa per ringraziarla…”
“Me la sbrigo da sola, grazie Xander!”
Il ragazzo fece un largo sorriso al demone
e poi si voltò verso Buffy con uno scatto.
“Senti, è della mia ragazza che si parla
qui, ok? Non voglio rischiare di perderla solo perché tu non ti fidi di questo
demone!”
“Lei fa bene a non fidarsi di quel
demone, Xander”
“Non ti ci mettere anche tu Willow!”
gridò, quasi senza freni il ragazzo al limite della sopportazione. Lì si
trattava di far tornare Anya! Non di estorcere una qualsiasi informazione da un
qualsiasi demone della vendetta! Possibile che nessuno lì dentro lo volesse
capire?!
“Se avete qualcosa contro D’noffrin vi
prego di non dare sfogo ai vostri istinti protettivi adesso!” li interruppe
Giles con il suo solito tono calmo anche se incredibilmente autoritario.
Willow tacque e Xander tirò un sospiro di
sollievo.
“Io non ho nessun istinto protettivo
verso anima viva!” prese di nuovo la parola Buffy guadagnandosi, se possibile,
uno sguardo ancora più allibito da tutti i presenti “voglio soltanto che DOTTY
qui, risponda ad una semplice domanda. Allora, perché lo fai?” chiese di nuovo
quasi che il demone, un po’ duro di comprendonio, non fosse in grado di
capirla.
D’noffrin fece un profondo sospiro
voltandosi verso la cacciatrice, poi disse:
“Mi dispiace molto per Anya.
Sinceramente. Sono molto commosso dal suo gesto eroico e...”
“Poche smancerie, tanto non ci casco!”
tagliò corto Buffy
“Buffy… i-io non credo che sia questo il
modo di…”
“Andiamo, signor Giles, sa bene quanto me
che i demoni della vendetta non fanno mai niente per puro altruismo e lo sai
anche tu Xander. Anya ce l’avrà ripetuto almeno una cinquantina di volte.
Voglio sapere semplicemente perché lo fa. D’noffrin non ci verrebbe mai a dire
una cosa del genere se non ci fosse sotto un motivo, inoltre anche il semplice
fatto che la notizia venga da lui nonostante Anya non stia più tra le sue
schiere da un pezzo…”
“Non abbastanza a lungo perché il legame
con noi demoni della vendetta si sia esaurito comunque…” disse D’noffrin
“Ecco, appunto… Come?!” chiese Buffy
voltandosi stupita verso il demone. Decisamente non il tipo di risposta che si
aspettava.
“Vorresti dirmi che anche se Anya non
lavora più per te, tu hai ancora contatti con lei?” chiese
“Questa parte interessa molto anche me!”
saltò su Xander, guadagnandosi un’occhiata chiudi-la-bocca da Willow.
Tutti gli sguardi erano puntati su
D’noffrin. Vedendosi ormai messo alle strette, il demone, messi da parte i
pochi scrupoli che ancora aveva, cominciò a spiegare…
-----------------------------------------------------------------------
“Ma cosa stai combinando?! Il tappeto sta
andando a fuoco!”
“Io-i-io non l’ho fatto apposta…”
balbettò mortificata Down mentre alte volute di fumo azzurrognolo si
disperdevano nella stanza.
Anya era decisamente arrabbiata.
“Tutto il mio incantesimo rovinato! E
guarda il tappeto. Lo avevo appena cambiato dopo che Willow lo aveva
letteralmente incenerito l’anno scorso per trovare quello stupido demone che
grrrr!” ringhiò, aprendo la finestra “Se metto le mani addosso a quello
stra-maledetto Xander Harris. Scommetto che è stata tutta colpa sua ha scoperto
che cosa volevamo fare e ha fatto qualche incantesimo contro di me, ma adesso
mi sentirà… oh vedrai quanto mi sentirà! Non avrò mai indietro il mio
teletrasporto…”
-----------------------------------------------------------------------
D’noffrin si era seduto sul divanetto
imbottito che stava nell’angolo destro della sala. Una mano tenuta
costantemente sotto la tunica e l’altra posata sul grembo e guardava i ragazzi
ad uno ad uno, esasperante, come a voler scrutare quello che passava loro per
la testa.
“Ecco, questa è la parte più interessante
del racconto…” disse, sottolineando quelle poche parole con una lunga pausa,
tanto da far temere ai ragazzi che stesse per dire qualcosa di assolutamente
terribile. Gran-demone della vendetta, ricordi?
“Anyanka non si è messa direttamente in
contatto con me - del resto le sarebbe a dir poco impossibile - ma ha
utilizzato il contatto che ha stabilito il potere di Down quel giorno per farmi
avere un informazione. Le forza dell’Essere hanno scelto me perché
evidentemente volevano che fossi io a portarvi questo strano messaggio, anche
se sinceramente ne ignoro il motivo… comunque, il fatto è che Anyanca può
tornare. Le serve solo una piccola mano per non finire in una strana dimensione
senza ritorno visto che non sa assolutamente dove sia, ma per il resto adesso
possiede il potere di viaggiare in tutte le dimensioni conosciute dell’universo
demoniaco, oltre che il teletrasporto qui sulla terra, ovviamente.”
Le parole di D’noffrin fecero calare un
silenzio innaturale nella stanza.
Giles si puliva con un angolo del
maglione gli occhiali e Down, anche se per il momento non aveva ancora parlato,
sembrava attenta ad ogni minimo dettaglio di quello che faceva il demone. Non
che la sconvolgesse più di tanto che Anya adesso possedesse parte del suo
potere, però… In fondo, pensava Xander, adesso che la sua ragazza poteva
viaggiare tra le dimensioni e sfruttando così il potere della Chiave, c’era da
chiedersi cosa avrebbe potuto fare Down, una volta ottenuto il pieno controllo
della sua forza.
“Ancora non mi hai spiegato perché sei
qui.”
Buffy evidentemente non demordeva. Giles
la guardò imbarazzato e Xander le avrebbe volentieri tirato un pugno in un occhio se non avesse avuto paura delle
conseguenze ovviamente…
“Buffy… io credo che dovremmo lasciare
perdere la questione e concentrarci piuttosto…”
“I demoni della vendetta non fanno mai
niente per niente, nemmeno trasferire un messaggio.” disse Buffy, in un tono
che non ammetteva repliche. “Sappiamo che Anya è nei guai e sappiamo che Willow
probabilmente potrà aiutarla” la rossa fece cenno di sì con la testa “ma ancora
non sappiamo il motivo per cui tu sei venuto fino a qui a portarci questo
messaggio e non te ne sei, invece, bellamente fregato. Non credo che quello che
cerchi sia della semplice protezione…”
“Se fosse stato per la protezione non mi
sarei nemmeno scomodato ad alzarmi dal letto, i demoni della vendetta sono
pressoché immortali, almeno per quelli come voi, non c’è nulla che tu possa
fare che io tema.” “E quindi, perché?” chiese Buffy la cui corporatura, anche
se minuta, sembrava ora troneggiare manifestamente sul demone.
D’noffrin scosse il capo scocciato.
Emise un profondo sospiro e tirò fuori la
mano dalla tunica per mostrare a Buffy un vasetto, apparentemente
insignificante, con una piccola candela profumata dentro.
“Le Forze dell’Essere mi hanno
praticamente obbligato a venire fino a qui per portarti questo vasetto. Non
chiedermi cosa sia! Mi hanno solo riferito il massaggio di Anya e mi hanno
detto che vogliono che, quando tornerà, voi usiate il potere della Chiave per
fare qualcosa con questa strana candelina che… sinceramente non ci ho capito
niente, ma loro hanno detto che Willow avrebbe sicuramente capito e se ne sono
andate.”
Giles si alzò in piedi ed afferrò con un
gesto brusco lo stano barattolo mettendolo al sicuro dentro la tasca.
“E lei cosa aspettava per dircelo?!”
chiese, alquanto alterato.
D’noffrin si aggiustò con un gesto
aristocratico la tunica e si avviò senza una piega verso la porta.
“L’Universo è retto su un preciso
equilibrio, penso che voi lo sappiate..” disse, rivolgendosi soprattutto alla
cacciatrice “io e gli altri demoni non siamo semplicemente una cosa disgustosa
da abbattere, esattamente come voi umani non potete essere semplicemente
distrutti, ma tutto questo ha un prezzo. Alcuni mesi fa questo prezzo non è
stato pagato.” rivelò “Alcuni di voi stanno già pagando per tutto questo, altri
potrebbero non tornare. Quello che posso dirvi, per il momento, è di stare
attenti: se l’equilibrio verrà rotto, allora accadranno cose sulla terra che
nessuno, né uomini nè demoni che siano, farebbero bene ad augurarsi.”
“Aspetti…
che cosa intende con il prezzo quest’anno non è stato pagato?” chiese Giles avanzando,
ma D’noffrin era già sparito in una nuvola di fumo arancio.
-------------------------------------------------------------------------
“Che cosa diavolo stai combinando?!”
Il colpo, deciso e ferale, lo allontanò dalla sua posizione, agghiacciandolo.
Angel, sembrò riprendere per un attimo il controllo di sé stesso, ritornando
alla sua forma umana.
Poi, senza preavviso, cominciò ad urlare e si avventò di nuovo contro William.
I canini snudati, il corpo tremate per la violenza della lotta, le mani chiuse
a pugno e gli occhi ridotti a due fessure per vedere meglio nella tormenta
della neve. Angel era diventato una macchina per uccidere. Una macchina che si
avventava contro Spike e che Spike doveva ad ogni costo fermare.
“Angel! Non voglio arrivare a questo con te!” gridò il vampiro biondo,
inascoltato, prima che il suo Sire gli rompesse la faccia con un pugno.
Evidentemente, non era più padrone del suo corpo di quanto Spike non lo fosse
della più grande fortuna dei miliardari di New York. Nessuna voglia di
ascoltarlo, quindi. Si alzò di nuovo in piedi e se lo ritrovò trasformato
davanti.
“Non arriveremo da nessuna parte così!” ringhiò, schivando la massa muscolosa
di Angel che gli si avventava contro e facendolo finire a gambe all’aria nella
neve, dall’altra parte.
Doveva guadagnare tempo.
“Non voglio battermi con te, Angel. Non così” esclamò, arretrando di fronte a
lui nella tormenta “se devo battere un demone, voglio che sia a quattr’occhi.
Non attraverso il corpo inconsapevole di un mio amico!”
“Io non sono un demone…” disse la voce
di Angel, stranamente metallica, provenendo direttamente da dietro le sue
spalle. Spike si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere il pugno alzato di
Angel ed il masso rotolante che stava per finirgli addosso, dalla scarpata.
Con un balzo schivò il pugno e gettò il suo sire lontano.
“Guardati… non riesci più nemmeno ad ammazzarmi!”
lo schernì la voce di Angel, melliflua, girandogli attorno come fa il gatto col
topo “Non sei nemmeno stato capace di sfruttare la
situazione… allora è vero che l’anima ti ha parecchio rammollito…”
“Finiscila!” Spike si avventò contro il vampiro colpendolo. Facendolo finire
spalle contro il muro. La bufera infuriava, attorno a loro. La notte, ambiente
naturale per i due vampiri, stava cominciando a scendere sulla montagna,
rendendo tutto più cupo. Nell’aria, ancora si udivano il flebile suono
dell’arpa ed il rumore sinistro del vento e delle slavine che si infrangevano a
valle come un fiume in piena.
“Devi soltanto riuscire a non ascoltarlo!” gridò Spike, quando il pugno alzato
di Angel lo colpì in pieno mento, facendolo vacillare. Era più forte di quanto
si ricordasse… o forse era lui che lentamente stava diventando più debole…
“Mi è successa la stessa cosa l’anno scorso. Buffy te l’avrà sicuramente
raccontato. Devi solo riuscire a non ascoltarlo! Pensa a Buffy. Pensa a Down.
Pensa a Faith o a qualunque altra cosa che ti faccia venire voglia di tornare
indietro perché è questo che dobbiamo fare, noi due. Insieme. Dobbiamo tornare
indietro. Per loro… per noi!”
Spike non sapeva più come dirglielo. Angel doveva riprendersi. La loro
permanenza su quella montagna era diventata già troppo lunga e, sinceramente,
non avevano più molto tempo per farcela.
“Tre, due, uno, qui stanotte non si salverà nessuno!”
ridacchiò Angel senza ascoltarlo. Un nuovo masso rotolò a valle, mancando i due
per un soffio e facendo finire Spike con i pedi sul ciglio di un burrone. Evitò
l’ennesimo attacco ringhiante del suo sire e rimase impigliato con la maglia in
un roveto spuntato dal nulla alle sue spalle. Angel sembrò notarlo e Spike, con
uno strattone, dovette dire addio alla sua maglietta che si aprì, squarciata,
su un fianco.
La vista della pelle nuda di William e del sangue, che lentamente cominciava a
scorrere, sembrò aumentare ancora di più la furia omicida del vampiro che gli
si avventò contro con rabbia.
-------------------------------------------------------------------------
“Non credo che nessuno le abbia mai dato il permesso per ficcare il naso
dappertutto, signor Rupert Giles.”
Il tono gelido con il quale il commissario Kibley lo aveva chiamato, fece
trasalire l’osservatore che si spostò immediatamente dall’armadietto aperto di
Cassie, nascondendo con un rapido gesto alcuni appunti nella borsa.
“I-io non.. non sapevo che questa fosse una zona preclusa per indagini…” disse
Giles, evidentemente in imbarazzo
“No, infatti” disse il commissario Kebley con un sorriso tirato, che comunque
non aveva niente di gioviale “Ma aprire senza permesso uno degli gli armadietti
degli studenti, è una manifesta violazione contro la legge sulla privacy che il
nostro stato ha firmato nel-”
“Commissario Kebley!” la richiamò all’improvviso un ragazzo moro, alto,
sicuramente della scientifica, che sporgeva solo per metà dalla porta che
conduceva al dormitorio del Sunnydale Hight “forse abbiamo trovato l’arma del
delitto!” disse.
Giles tirò un sospiro di sollievo.
Il commissario Kebley annuì soddisfatta poi, rivolta a Giles, disse “Vede, è
per questo che voi della squadra speciale non risolvete mai i casi” soffiò
“continuate pure a perdere tempo. Io intanto, trovo le prove ed incastro i
colpevoli!” e, finalmente, si allontanò lasciando Giles alle prese con il suo
incantesimo anti-fiamma e le sue scartoffie bruciacchiate da recuperare.
-------------------------------------------------------------------------
Colpi. Violenti. Erano ore che combattevano ormai, che sfioravano la morte per
un soffio.
Spike si era procurato numerose ferite ed altrettante poteva vantarne il suo
sire. Accecato dalla lotta. Dimentico del buonsenso e di tutto quello che di
razionale poteva esserci in quel frangente. Sentiva solo Spike. E l’odore del
suo sangue. E il vampiro biondo si chiese, per un attimo, se anche lui fosse
stato così incontrollato ed irrazionale durante il periodo in cui il Primo si
era impossessato del suo corpo, con quella stramaledetta canzoncina, quello
stupido trigger…
Evitò il pugno violento di Angel e si ritrovò di nuovo con le spalle contro
muro. Dietro, il rumore inconfondibile di una valanga.
“Angel! Allontanati!” gridò, ma il vampiro moro non lo poteva sentire,
inebriato com’era dall’odore della lotta.
Spike alzò lo sguardo per controllare dove fosse. Vedendolo, come al solito,
pochi metri davanti sé. Forse avrebbe fatto meglio a cedergli il posto, a
lasciarsi sconfiggere e far sì che, almeno lui, una volta ripresosi, potesse
ritornare dall’altra parte consapevole del… ma che stava dicendo?! Non poteva
morire. Non adesso. Stavolta ce la dovevano fare entrambi. Entrambi. Non c’era
nulla da discutere su questo punto. E, mentre l’aria gelida gli entrava nei
polmoni rendendo difficile persino respirare, alle spalle di Angel la montagna
sembrava gridare con i suoi turbinii di neve e le sue gole profonde, aspre,
accompagnata da pendii che dovevano in ogni modo scalare. Per arrivare in cima.
Per non morire. Per avere una speranza di tornare.
Il crepaccio si allargò ancora di più sotto i suoi piedi e Spike bilanciò
meglio il corpo, spiccando un balzo, alto, sopra la testa di Angel, fino allo
spiazzo alle sue spalle.
Il roveto si trovava di nuovo dietro di lui, una situazione di sicuro
svantaggio ma della quale il vampiro non si curò continuando a combattere. Mai
prima di allora si era dovuto misurare con tanto accanimento contro Angel. E
senza un’apparente ragione. La voce della strana creatura che lo possedeva si
faceva sentire, di tanto in tanto, graffiando l’orgoglio del vampiro biondo con
le sue parole, riducendo a niente lo sforzo che stava compiendo. Continuando
semplicemente a combattere, cercando di tirarlo man mano giù dalla montagna,
lontano da quei crepacci… Ma come si allontanavano di un passo, la voce che
controllava Angel gli ordinava di riportarlo sopra e allora…
Spike lanciò un’ultima occhiata alla cima della montagna. In alto, lontana e
terribile, la roccia si stava lentamente sgretolando, cominciando a rotolare
giù, verso lo spiazzo dove si trovavano e non c’era riparo. Dietro di loro,
solo un burrone li separava dalla vallata, ma non c’era speranza di salvarsi
precipitando da quell’altezza… non per lui quantomeno…
Angel tirò l’ennesimo pugno ed una voce calda, melliflua, uscì dalle sue
labbra.
“Non ti sembra l’ora di far finire i giochi,
vampiro?” chiese, e Spike, davanti a lui, si piegò in due
sotto la violenza inaudita di un nuovo colpo. La montagna alle loro spalle
stava cedendo. Angel sentì la sua stessa voce pronunciare alcune, strane parole
e la roccia, dietro di lui, scendere rotolando lungo il pendio della montagna.
Angel rideva e Spike alzò lo sguardo allibito verso la cima. Con una prontezza
di riflessi che aveva dell’incredibile e con una violenza a cui Angel non era
preparato, il vampiro biondo si lanciò contro il suo sire facendoli finire
entrambi nel roveto, un attimo prima che la valanga si abbattesse sopra di
loro, rovinando disastrosa a valle.
-------------------------------------------------------------------------
“Non credo che Giles intendesse questo, quando ti ha chiesto di darmi una mano
con questo strano barattolo Xander!”
esclamò Willow alterata notando come, un passo davanti a lei, Xander stesse
bellamente trasformando il consiglio del signor Giles di ‘cerca di sistemare la
casa per quando tornerò’ in ‘vedi di sistemare la casa creando una stanza per
voi due in previsione di quando Anya tornerà’.
Xander si rivolse verso la strega con un sorriso innocente e beato sulle
labbra.
“Dovremo recuperare il tempo perduto..” si scusò e continuò a saltellare su e
giù spostando mobili e suppellettili e gridando, infine, dietro al borbottio
sommesso della strega
“E poi, tanto, io non ci capisco un accidente di magia!”
Guadagnandosi una risata sommessa di Down.
Episodio 4:
"Allora, che cosa ti ho
insegnato?"
"Non dare mai le spalle
all'avversario, potrebbe costarti la vita...credo che sia la lezione 247 o era
la 248?" sbuffò Down, pulendosi la giacca dalla polvere dell'ultimo
vampiro che sua sorella aveva ucciso sotto il suo naso salvandola da una fine,
a quanto pareva, atroce.
"Io vado a casa, domani ho il
compito di disegno, ricordi?" a pensarci bene, riflettè Down, forse
avrebbe preferito il vampiro…
"Ah… potevi dirmelo no…"
esclamò Buffy preoccupata. Sapeva bene quanto fosse importante per Down quel
compito.
"Ma io te l'ho detto, solo
che tu non mi ascolti mai!” sbuffò Down, sbadigliando rumorosamente “Comunque,
non c’è bisogno che mi accompagni a casa. Tra qui e la settima ci sono almeno
20 cacciatrici pronte a difendermi e con la scarsità di demoni che ci sono nei
paraggi immagino che sarebbero perfino contente se mi attaccassero... Ci
vediamo domani!”.
"Ok, allora finisco io qui
eh..." disse la bionda, mentre guardava sua sorella che si allontanava da
sola verso casa.
Rimise in tasca il paletto e si
incamminò in un posto che ormai conosceva a memoria: il cratere di Sunnydale.
Il cartello "Welcome to Hellmouth" aveva sostituito il più comune
"Benvenuti a Sunnydale" crollato durante l’ultima apocalisse e, anche
se in nessun periodo come quello la bocca dell'inferno sembrava essere più
congelata, alcuni pupazzi di cera e disegni impressionanti stavano cominciando
ad ornare lentamente le pareti dei pochi edifici rimasti e c’era persino chi,
attratto da una paga facile e comoda, organizzava pittoresche gite guidate
all’interno dell’ex-città-bocca dell’inferno di Sunnydale.. Del resto, si sa,
in America il business poteva nascere da qualunque cosa...
-----------------------------------------
“Allora, che cosa abbiamo?” chiese
Kennedy sospirando, lo sguardo affranto di chi si è dovuto rassegnare a passare
l’ennesima, e probabilmente non ultima, notte in piedi seduta ad un tavolo a
fare ricerche.
Willow prese in mano i fogli dove
Cassie aveva appuntato le sue strane canzoncine e cominciò a leggerli.
Li conosceva a memoria ormai. Ci
aveva lavorato sopra per giorni, assolutamente senza risultato, a dire il vero
era persino stufa di sentirli nominare! Eppure, tutte le volte che li guardava,
la frasi di quelle ingenui filastrocche sembravano gridare a gran voce nella
sua mente ribadendo la sua ottusità e il fatto che un significato tra quelle
righe, magari un significato assurdo, magari un significato stravagante o
magari pazzo, ma c’era… e lei, per quanto si sforzasse, non era abbastanza
intelligente per trovare da sola la chiave di lettura nonostante il continuo
lavoro e il supporto morale del signor Giles…
Uno sbadiglio sonoro richiamò la
sua attenzione all’istante.
“Se hai bisogno di un caffè,
Xander, la macchinetta è lì sul tavolo della cucina.”
Il ragazzo la guardò
sonnecchiando.
“Non ho bisogno di un caffè, ho
solo bisogno di dormire.” bofonchiò appoggiando la testa sulle braccia con un
altro sbadiglio. Kennedy sorrise, ma Willow evidentemente non l’aveva presa
altrettanto bene…
“Se non vuoi aiutarci a trovare il
modo di far tornare la tua ex-ragazza, allora…”
“Hei! Anya E’ ANCORA la mia
ragazza, chiaro?” esclamò subito Xander, non concedendole nemmeno il tempo per
finire la frase. “E farei qualunque cosa pur di aiutarla, ma qui non stiamo concludendo
niente!”
“E allora perché non proponi
qualcosa di nuovo tu mister so-tutto, invece di lasciare che gli altri lavorino
al posto tuo?!”
Un silenzio pesante cadde nella
stanza, rotto soltanto dal ticchettio della pendola che batteva in soggiorno. Giles
si tolse gli occhiali, puntando lo sguardo verso il pavimento e Kennedy, che
non ne poteva più, ne approfittò per andare a stendersi sul divano.
Xander sospirò. “Non sono un
esperto in materia, Willow ma non sono l’unico ad essersene accorto” disse piano
“Quelle filastrocche che Giles ha trovato nella nuova scuola di Down… beh,
semplicemente non hanno senso. Saranno senza dubbio importanti ma, nonostante
siano tre notti che facciamo le quattro di mattina dietro a quei fogli, non ne
è ancora venuto fuori niente. Quindi forse… forse sarebbe il caso di tentare
per un’altra strada…”
“Ad esempio?!” chiese di nuovo
Willow, tra l’offeso e l’incavolato.
Xander rigirò la tazza di caffè,
che in quei giorni stava diventando un tutt’ uno con le sue mani, e rispose:
“Se veramente questa guerra a cui stiamo andando incontro è terribile come ce
l’ha descritta D’noffrin e le forze in gioco sono tali da far paura persino
agli stessi demoni, allora penso che dovremo per prima cosa cercare di capire
chi siano e cosa è questo strano “tributo” che sembra non sia stato pagato –
non voglio riportare indietro la mia ragazza solo per vederla morire un’altra
volta – e poi dobbiamo usare…”
“Cosa, Xander?” Kennedy sembrava
decisamente interessata alla faccenda
“Il potere della Chiave” rispose
il ragazzo in un soffio, lasciando Willow e la cacciatrice a bocca spalancata.
Un attimo di silenzio seguì alle
parole de ragazzo.
Nessuno aveva il coraggio di
parlare, di dire che sì, in fondo, almeno un paio di volte, anche lui ci aveva
pensato… che Down non poteva tirarsi indietro da tutta questa faccenda e che
prima o poi le sarebbe capitato di dover fare la sua parte…
Ma porca miseria, Down era solo
una ragazzina! Non potevano certo chiederle di salvare il mondo. Non dopo
quello che aveva visto. Non dopo quello che aveva passato… e poi, sinceramente,
chi se la sarebbe sentita di andare a chiederlo a Buffy? Lei che Down l’aveva
sempre protetta ed aiutata… No, qui si trattava di mettere nelle mani di
qualcuno che non aveva mai provato ad usare la magia uno dei poteri più antichi
ed oscuri che si conoscessero e come piatto in gioco, un gioco che prevedeva
una bambina inesperta alle prese con un drago dalle spire vischiose e
sconosciute, niente meno che il destino del mondo…
Willow si torse il magione in modo
inconfondibilmente preoccupato. Kennedy teneva lo sguardo puntato verso il
pavimento e Giles, che aveva già pulito i suoi occhiali tanto da
specchiarvicisi dentro, affondò una mano nella tasca e ne trasse un foglietto
di carta tutto spiegazzato.
Xander lo guardò stupito..
“Credo che Xander abbia ragione”
disse infine, tradendo con la voce un sentimento del tipo
non-vorrei-ma-è-l’unica-cosa-possibile-da-fare “comunque, non credo che sia il
caso di dirle nulla, almeno fino a quando non ne avremo palato con Buffy. E
poi, a dire il vero, qualcosa di nuovo ci sarebbe…” disse con calma, porgendo a
Xander un nuovo foglietto.
Il ragazzo lo prese , aprendo i
lembi stropicciati ed incominciò a leggere ad alta voce:
“L’Eletto?!”
“Forse la filastrocca parla di
quel vampiro con l’anima… Angel, se non sbaglio…”
“In questo caso, riguarderebbe
anche Spike. Anche lui ha un anima adesso…”
“Mi sembra di essere in un romanzo
di Dan Brown!”
“E a me sembri Andrew quando parli
così!”
“E poi… quali sarebbero questi
‘segni’?!”
In un battibaleno, Xander, Willow
e Kennedy avevano dimenticato sonno e stanchezza e si erano messi di nuovo
all’opera attorno a quel nuovo indizio.
“Allora, proviamo a ricollegarlo
ai precedenti: il primo dice di trovare un infante – verosimilmente un bambino
– e dice che, se lo troviamo, saremo salvi..”
“La seconda parte parla della
cacciatrice e dice che non si preoccupa di questi ‘plebei’… chissà che cosa
intende dire…” si chiese Xander, grattandosi con una mano la testa
“In ogni caso,” riprese il
discorso Giles “c’è anche scritto che la polizia non troverà nulla, quindi sarà
Buffy probabilmente a dover fare qualcosa…”
“O una delle tante nuove
cacciatrici che avete attivato dopo la battaglia del Primo. Buffy non è più la
sola sulla piazza ormai…” lo rimbeccò immediatamente Kennedy, guadagnandosi
un’occhiata di disappunto da Willow.
“Non credo che sarebbe il caso di
mandare in guerra una novellina… se veramente quello che hanno detto D’noffrin
e Diana è vero… beh, ragazzi, qui non stiamo andando incontro ad una
passeggiata..”
“Beh, potrei sempre andarci io…”
“Kennedy!”
“Oh, andiamo Willow! Sono in
gamba, lo sai. E sono sicura che sarei diventata io la nuova cacciatrice se
Faith fosse…”
“Morta? E se toccasse a te, invece?
Sei anche tu convinta che la missione venga prima di tutto? Che venga prima...
di me?!” chiese.
Un silenzio pesante cadde per la
seconda volta nella stanza.
Kennedy era rimasta impietrita e
Willow la guardava, evidentemente aspettandosi una risposta.
Quando si accorse che non sarebbe
arrivata, la rossa si alzò in piedi e si diresse a passo deciso verso il piano
di sopra, augurando a tutti la buonanotte.
Giles guardò Willow allontanarsi.
Kennedy, ancora seduta al tavolo, rivolse lo sguardo momentaneamente verso il
pavimento, poi si alzò, prese la giacca ed uscì, probabilmente diretta a casa.
Xander la guardò andare via senza dire una parola. Sapeva bene che cosa stesse
provando Willow in quel momento, ci era passato anche lui. Del resto, come aveva
già detto a Down una volta, stare vicino ad una cacciatrice potente come Buffy
gli aveva insegnato bene quanto fosse difficile accettare le sue decisioni,
anche quando prevedevano soltanto che il 'normale' Xander Harris se ne stesse
buono e tranquillo nelle retrovie con l’unico compito di guardare mentre la sua
più cara amica rischiava di farsi ammazzare. Ma Kennedy… sinceramente agli
occhi di Xander quel suo silenzio era più allarmante di mille parole. Avrebbe
dovuto parlarle, si appuntò mentalmente, uno di questi giorni. Ma per il
momento c’era Anya da trovare. E quella stana filastrocca da decifrare, sempre
ammesso che fosse possibile. Kennedy avrebbe dovuto attendere, come Willow,
come tutti.
------------------------------------------------
"Fatto tardi anche stanotte,
eh?"
Down si sedette al suo banco e
sprofondò la testa tra le braccia bofonchiando qualcosa di incomprensibile.
David si avvicinò alla ragazzina con un sorriso e le appoggiò delicatamente una
mano sulla manica del magione.
"Scusa, ma non ho capito una
parola di quello che hai detto..." disse. Down allora sollevò la faccia
cercando disperatamente di tenere gli occhi aperti con il solo risultato di
esibirsi in alcune smorfie allucinanti.
"Non ho fatto la tavola di
tecnica.” piagnucolò infine “Ed il professor Strdboard ha detto che mi boccerà
se questa volta non prendo come minimo un 7..."
"Beh... non se Marie e Maggie
gli hanno fatto di nuovo quella fattura... ricordi?"
"Vuoi dire che...?" il
ragazzo annuì, sereno.
Down spalancò gli occhi di scatto,
allibita.
No. Di nuovo no!
"Ma si rendono conto che
rischiamo la sospensione se qualcuno ci scopre?" chiese allarmata,
ficcando con un balzo tutti i libri nello zaino in modo da sparire dalla scuola
prima che il preside, una volta scoperto l'incantesimo, si rifacesse su quelli
che si fossero trovati ignari nella classe al momento della sua comparsa,
com'era già successo in passato.
"E, secondo te, a loro
importa qualcosa?" le chiese David strappandole un sorriso.
"Dai, coraggio, torna a casa
e fatti una bella dormita" le disse "in fondo ti è andata bene, no?
Non puoi permetterti un'altra insufficienza questo semestre!"
Down lo guardò allontanarsi lungo
il corridoio alzando un braccio nella sua direzione in segno di saluto e
sorrise.
"Se solo Buffy non mi tenesse
in piedi fino alle 4 del mattino..." pensò tra sé e sé, mentre si metteva
lo zaino in spalla e si chiudeva la porta della classe alle spalle. Però, David
era stato molto gentile ad avvertirla quando tutti se n'erano già andati a casa...
Forse… beh, in fondo gli era sempre stato simpatico… ma sì, forse sarebbe valsa
la pena di conoscerlo meglio...
------------------------------------------
Sì, sì... arrivo... un attimo... ho
detto che arrivo dannazione! Eccomi! Ma perchè non la smettete? Se non la
piantate rischiate di buttare giù la porta! Arrivo... eccomi... un attimo...
Xander raggiunse finalmente la
porta quando il legno, per fortuna solido e robusto, stava già rischiando di
cedere sotto i colpi inferociti dei giornalisti fuori dalla porta.
"Il commissario Kebley dice
di aver risolto il caso!"
"La nostra cacciatrice ha
dichiarazioni da fare?"
"Perchè avete detto che si
trattava di un demone quando l'assassino in carne ed ossa è stato consegnato
alla giustizia poche ore fa?"
Xander chiuse e riaprì gli occhi
un paio di volte, sperando che quello si rivelasse solo un brutto sogno. Quella
notte non aveva dormito niente e quel risveglio rischiava, sinceramente, di
mandarlo fuori dai gangheri!
"Buffy se ne sta occupando!
Ci sta lavorando a tempo pieno!" esclamò "Tornate al comando e vedete
di parlarne con lei!"
Ma le occhiate dei molti
giornalisti che aveva di fronte e tutti i miniregistratori e microfoni
professionali di ogni tipo e livello che gli venivano puntati addosso gli
fecero capire che, se non avesse al più presto adottato misure drastiche, non
se ne sarebbe mai liberato.
"Willow! I signori, qui, non
se ne vogliono andare!" gridò, sperando di intimorire i giornalisti che,
infatti, si guardarono un attimo tra loro preoccupati e poi girarono
velocemente sui tacchi per allontanarsi il più in fretta possibile.
Il ragazzo chiuse la porta
sollevato, passandosi una mano sulla faccia con la precisa intenzione di
tornare a dormire.
"Ti sarei grata, Xander, se
la smettessi di utilizzare il mio nome come spauracchio per i
giornalisti!" la voce cristallina di Willow, spuntata improvvisamente
dalla ringhiera delle scale con addosso ancora i vestiti della sera precedente
e due occhiaie enormi che testimoniavano quanto poco avesse dormito quella
notte, lo fece sobbalzare.
“Mio dio, Willow, fai più rumore
la prossima volta o mi farai venire un infarto! E poi non ti preoccupare:
questa storia della ragazzina amica di Down si risolverà in fretta visto tutto
l’impegno che Buffy ci sta mettendo…”
------------------------------------------
Asso... no, sotto la donna ci va
il re... o forse era il contrario?
Magari, se qui provo a metterci
una carta di fiori allora...
Il rumore metallico del fax non la
distolse minimamente dal giochino di carte elettronico che aveva scoperto
installato nel computer del suo ufficio.
Allora…se qui ci metto il sette di
spade forse questa parte dello schermo dovrebbe cancellar-
“SIGNORINA SUMMERS!”
La voce tonante del suo
capoufficio rimbombò nelle orecchie di Buffy facendo correre automaticamente la
freccetta del suo mouse verso l’icona che avrebbe chiuso il programmino
incriminante…
“Oh… comandante Lewis… che
piacere… a cosa devo questa-”
“Non credo che lei sia
un’imbecille, signorina Summers!” la interruppe nuovamente il graduato
appoggiando pesantemente la mano sulla sua scrivania, a pochi centimetri dal
suo polso “E quindi sappia che non tollererò ancora per molto questo suo atteggiamento
di menefreghismo totale. Ricorda il caso Newton?” chiese, Buffy annuì
semplicemente senza cercare nemmeno di convincerlo che ci stava lavorando.
“Bene. Il commissario Kebley mi ha
informato ora di come le sue indagini sul fronte, diciamo, ‘normale’ l’abbiano
portata facilmente a risolvere il caso e nelle interviste che ha rilasciato ha
sottolineato quanto inutile sia il suo dipartimento, il nostro dipartimento
signorina Summers,.” Detto questo il tono del comandante si abbassò
notevolmente, tanto che Buffy dovette tendere bene le orecchie per sentire
quello che il suo superiore voleva dirle.
“E’ un problema serio, Buffy. La
gente preferisce mille volte credere che l’unico problema al mondo siano i
criminali, così come ha creduto per tanti anni. I demoni sono assimilabili
all’uomo nero in questo senso: tutti sanno che non esiste e continuerebbero a
crederlo anche se se lo ritrovassero davanti. Se non dimostriamo al più presto
alla popolazione che le cacciatrici sono una figura indispensabile per la sicurezza
di questa città, loro stesse cominceranno presto a non allenarsi più, la gente
si burlerà di noi anche se le cose dovessero andare male e tutto prenderebbe
una piega alquanto problematica, te lo posso assicurare…”
“Ma… capitano Lewis… io il demone che
ha ucciso quella ragazza l’ho trovato ancora un sacco di tempo fa e ora è
morto, glielo assicuro, cos’altro posso fare?” chiese Buffy che aveva solo
vagamente intuito quello che il capitano voleva dirle.
L’uomo si avvicinò ancora di più a
lei e disse
“Se a te dicessero che tuo figlio
è stato assassinato da un pazzo psicopatico o da un demone con un nome che non
hai mai sentito e che non hai mai visto perché una dea greca si è portata via
il corpo non si sa bene per quale scopo, tu a che cosa crederesti?”
Buffy rimase in silenzio.
“E’ questo che intendevo dire. La
gente tende a vedere le cose per come è sempre stata abituata a vederle.
Inoltre, credere che il colpevole sia uno studente, significa avere qualcuno di
reale con cui prendersela e da accusare in tribunale. Gli avvocati e i giudici
hanno tutto l’interesse a far credere che un ragazzino di 19 anni abbia ucciso
la sua compagna di corso perché gli permette di aprire una causa e lo stesso
vele per i poliziotti…”
Buffy annuì, mestamente. Ora
capiva perfettamente dove voleva andare a parare il capitano Lewis.
“Domani ci sarà una conferenza
stampa sul caso Newton. Mi auguro che tu venga di persona e che ti prepari
qualcosa di convincente da dire.” concluse, con la sua solita voce alta e
squillante.
“A proposito, signorina Summers”
disse, girandosi un’ultima volta prima di uscire dall’ufficio di Buffy
“Ha ricevuto un fax.”
-------------------------------------------------
La bufera urlava sempre più forte.
Nelle sue orecchie, solo il suono
della montagna che si sgretolava sotto il vento gelido ed il cozzare delle
valanghe giù, a valle.
Aveva tentato di urlare, ma in
effetti, da lassù, chi lo avrebbe potuto sentire?
E allora si era mosso. Ed aveva
scoperto le spine.
Quelle stramaledette spine. Spine che
pungevano, graffiavano, dilaniavano. Che toglievano ogni possibilità di fuga,
che lo imprigionavano in un complicato groviglio di rami e lo tenevano bloccato
arpionandolo per i vestiti, per i capelli, per la barba o per qualsiasi altra
cosa che fosse impigliabile lì dentro. Ma quello che lo faceva impazzire di
più, a dire il vero, era il fatto di non potersela nemmeno prendere con
nessuno.
Le spine di quel roveto gli
avevano salvato la vita.
Spike era stato lungimirante, e un
po’ pazzo a dire il vero, ma il suo piano aveva funzionato.
Mentre Angel…. Che cosa poteva
dire Angel di sé stesso?
Completamente pazzo! Pazzo!
Inebriato da una voce che di umano aveva ben poco se non niente, interamente
privo di buon senso, aveva preferito cedere alla beatitudine dell’incoscienza
piuttosto che combattere. Ed aveva perso deliberatamente il controllo del suo
corpo, del suo demone, delle sue azioni. E aveva aggredito furiosamente Spike.
Spike che non lo aveva attaccato. Spike che lo aveva salvato. Spike che non lo aveva
ucciso, nonostante avesse potuto e al quale sarebbe bastato ben poco per
abbandonarlo sul serio sulla cima di quella montagna in compagnia dei suoi
fantasmi e procedere da solo verso la salvezza, verso la cima, verso Buffy. E,
forse, lo aveva persino fatto. Del resto, non era la prima volta che il suo
childe lo batteva, ricordò con un brivido al ricordo della coppa dell’eterno
tormento, e non era la prima volta che gli passava davanti o che riusciva a
conquistarsi con metodi più o meno leciti quello che lui, Angel, aveva
impiegato una vita intera per ottenere.
Se solo Spike avesse voluto… ma
questa volta qualcosa gli diceva che sarebbe tornato.
Angel si mosse un poco, cercando
di liberarsi dalla neve e bloccandosi, immediatamente, a causa di una fitta
improvvisa che lo attraversava dalla schiena fino al petto. Lancinante.
A pochi centimetri dal cuore, in
un punto che solo il fato poteva aver scelto per salvargli la vita, un ramo
irto di spine e completamente insanguinato usciva impietoso dalla sua carne,
trapassandolo da parte a parte.
Improvvisamente, una mano calda
arpionò la sua, facendolo sobbalzare. Una mano strana. Insanguinata. Sporca.
Una mano viva.
Una mano che, Angel rabbrividì al
solo contatto, non poteva appartenere ad un vampiro.
----------------------------------------
“Posso entrare?”
Buffy si voltò on un sorriso verso
la porta, abbassando nel frattempo il volume della radio che stava ascoltando.
“Vieni avanti, Willow. lo sai che
in camera mia puoi entrare tranquillamente senza interrompere niente di
compromettente.
“Beh, anche nella mia ora, se è
per questo.”
“Oddio… io… non sapevo, mi
dispiace… ma che cosa è successo…?” chiese Buffy che, a dirla tutta, si sentiva
decisamente imbarazzata. Evidentemente doveva essere successo qualcosa con
Kennedy, qualcosa di non piacevole in ogni caso… Si appuntò mentalmente di fare
una bella ramanzina a Xander e a Giles che non le avevano detto niente anche se
erano in casa e si rivolse all’amica che la guardava ancora dalla soglia della porta.
“Entra, coraggio. Vuoi che ti
prepari qualcosa di caldo? Dei biscotti. O magari una buona cioccolata calda?”
“No, grazie” rifiutò con un
sorriso la rossa “Non è per questo che sono venuta a cercarti. A dire il vero,
si tratta di Down.”
Buffy sbiancò di colpo. Non aveva
ancora visto sua sorella dopo la ronda della sera precedente, ma pensava che
fosse tranquillamente sdraiata nel suo letto a recuperare le ore di sonno
perdute o magari a scuola. Non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea
che…
“Down… oddio, ma sta… sta bene,
vero? Non le è successo niente? Santo cielo, sapevo che non dovevo lasciarla
tornare a casa da sola… Willow, io…”
“Down sta benissimo, Buffy” la
bloccò finalmente Willow, prendendole le mani tra le sue “Ora stai calma.
Quello che ti devo chiedere ha a che fare con il potere di Down come chiave e
con il contatto che hanno stabilito lei ed Anya quando hanno fatto
quell’incantesimo insieme… ti ricordi, vero?”
La bionda annuì, in silenzio.
“Beh, se io e Giles non abbiamo
preso una cantonata colossale, ma lo dubito, ci serve il potere di Down per
contattare Anya e farla tornare qui perché solo dopo che avremo ascoltato Anya
potremo risolvere l’enigma delle filastrocche e, forse, riportare indietro
anche Angel… o Spike.”
“Le filastrocche?” chiese Buffy
stupita, lasciando stranamente che il riferimento ai due vampiri cadesse nel
vuoto.
“Sì, quelle che ha scritto Cassie
Newton e che Giles ha trovato nel suo armadietto nella nuova scuola anche se,
in teoria, non dovrebbe nemmeno esistere un armadietto col suo nome. Buffy… se
tu non vuoi ti capisco… però è molto importante… e poi Down non è più una
ragazzina e, come l’ho imparata io la magia, anche lei potrebbe…”
“Non ho niente in contrario, se
anche lei è d’accordo ovviamente.” la bloccò inaspettatamente Buffy. Willow la
guardò come per dire ne-se-veramente-sicura? Ma Buffy le sorrise e disse
“Hai ragione, Down è grande ormai,
io alla sua età ero già andata a letto con Angel, l’avevo ucciso e scappavo di
casa quasi tutte le notti per salvare il mondo. No. E’ grande abbastanza per
decidere se vuole essere uno strumento del Bene oppure no. Per il resto, se hai
bisogno di una mano, conta pure su di me.”
Willow guardò la sua amica con un
sorriso di gratitudine e poi se ne andò dalla stanza, richiudendo la porta
lentamente dietro le sue spalle.
Buffy riaccese la musica a tutto
volume, si sdraiò sul letto e si mise in silenzio a guardare il soffitto.
--------------------------------------------
“Sapevo che ti avrei trovata qui.”
“Che cosa vuoi?”
“Solo parlarti”
La ragazza si sedette al tavolo
del bar, cercando come al solito di non farsi notare. I grossi occhiali da sole
e il cappotto decisamente troppo largo, camuffavano fin troppo bene la sua
figura, celando del tutto le curve armoniose che un tempo erano state di un
corpo umano.
“Angel ha bisogno del tuo aiuto”
disse ancora il demone, bevendo un sorso dal bicchiere che aveva davanti ed
aspettando che anche lei facesse lo stesso.
“Chi ti ha mandato?”
“Nessuno”
“Come mi hai trovata?”
“Ascoltando la gente”
“Non ti credo.”
Secca. Tagliente. Asciutta come
non lo era mai stata. Lorne si tolse gli occhiali dal volto, cercando di non
farsi notare più di tanto dalla clientela del bar che contava, sicuramente,
almeno un paio di cacciatrici tra le cameriere.
“Illyria, sono sicuro che ti
renderai conto di quanto questa situazione non sia piacevole, né per me né per
te.” disse “Sono stufo anch’io di scappare, stufo di spiegare che sto dalla
parte dei buoni, stufo di dire alla gente che non vado in giro a mangiare i
loro figli e che non mi diverto come un pazzo ad abusare delle loro mogli. Il
pane in tavola scarseggia da quando il business mi ha gettato fuori e l’unica
cosa che so è che non so se arriverò vivo fino a domani, ma per i miei amici,
per Angel, io ci sarò sempre. Tu invece, che cosa hai intenzione di fare?”
Illyria lo guardò un secondo,
aspettando un attimo prima di rispondere. Poi chiese:
“E’ ancora vivo?”
Lorne sorrise.
“Non più di quanto lo fosse prima,
comunque…”
“Dove?”
“Con Spike, da qualche parte.
Bloccato in una strana dimensione demoniaca… non so ancora come tirarlo fuori
da lì ma so che gli serve tutto il nostro aiuto per uscirne. Allora, ci stai?”
Illyria bevve ancora un sorso dal
bicchiere colmo di vino rosso, lasciò una banconota da 5 $ sul tavolo, poi si
alzò in piedi e disse:
“Andiamo.”
--------------------------------------------
E’ uno scherzo.
Angel afferrò con decisione la
mano del vampiro biondo di fronte a lui, facendolo quasi finire con il petto
contro il legno che gli usciva dal torace. Inutile rischio.
Spike non disse una parola,
lasciandosi osservare.
Stai scherzando. Dimmi che stai
scherzando. Per favore, dimmi che non è vero. Dimmi che è solo una stupida
presa in giro e che ora mi sveglio ed è tutto come prima… pensò Angel mentre,
con calma e fermezza, Spike lo sfilava letteralmente dal roveto nel quale lo
aveva gettato. Con uno straccio preso chissà dove premeva sulla ferita per fare
uscire meno sangue possibile. E, chissà per quale motivo al mondo, gli salvava
la vita. Ancora una volta.
Angel non si capacitava di quello
che aveva davanti.
Spike si asciugò la fronte con una
mano, stringendosi poi maggiormente nella pelle di demone che aveva sulle spalle,
macabra imitazione di una pelliccia, e premette di nuovo con forza sulla ferita
ancora aperta del suo sire. Anche lui era ferito. Angel poteva vedere bene la
guancia sfregiata, i capelli sporchi di sangue e l’avambraccio graffiato, in
numerosi punti. Nemmeno le spine lo avevano risparmiato, a quanto pareva. Ma il
danno maggiore, lo aveva fatto lui. Se veramente era umano, se veramente aveva
ricevuto lo Shansu, se davvero il suo cuore batteva ed il suo corpo reclamava
calore, cibo ed acqua, allora Angel aveva sul serio rischiato di ucciderlo. E
più di una volta in quel viaggio interminabile che stavano compiendo. Insieme.
Dio solo sapeva perché.
“Mi dispiace, avrei preferito che
lo scoprissi in un altro modo…” disse infine Spike, dopo un silenzio che
sembrava sarebbe durato per sempre. “A dire la verità, avrei preferito che non
lo scoprissi affatto,” continuò “del resto non sono nemmeno sicuro che non si
tratti solo di un effetto collaterale di questa dimensione, di una cosa
temporanea, in ogni caso…”
“Che cosa hai fatto tu che io non
ho fatto?” esclamò Angel tra l’offeso e il disperato
“Non farne una questione
personale.” lo fermò immediatamente Spike. Angel non doveva nemmeno pensare
all’autocommiserazione in quel momento. Entrambi avevano bisogno l’uno
dell’altro e, come Spike aveva già ribadito più di una volta, non aveva la
minima intenzione di rimanere bloccato ancora a lungo su quella montagna e, per
una volta, il motivo di Spike parve chiaro anche ad Angel.
“Come ti ho già detto, non so
nemmeno se durerà una volta che saremo tornati sulla terra quindi non ci
fantasticare.” disse il biondo, togliendo finalmente le mani dal taglio che
sembrava essersi quasi del tutto rimarginato e gettando via lo ‘straccio’.
“E poi, credimi, ci sono anche dei
lati negativi… la mancanza di cibo per esempio…”
Angel si morse la lingua in bocca
per non gridare.
Ma come poteva Spike starsene lì
seduto come se niente fosse, cercando persino dei lati negativi a quanto gli
era successo? Lui aveva vinto. Ok? Lui era il campione! Lui, Spike, aveva
partecipato all’apocalisse, era andato a riconquistarsi la sua benedetta anima
e poi aveva ricevuto lo Shansu, cosa che tutti i vampiri al mondo da sempre
sognavano. Lui aveva vinto. Punto. E lui, Angel, invece, non era stato capace
di fare nient’altro se non combattere mille battaglie e lasciare che la guerra,
quella vera, la vincesse Spike.
Si voltò dall’altra parte,
ricordando con un lampo negli occhi il giorno fortunato in cui il sangue
vischioso di un demone lo aveva reso del tutto umano facendolo apparire,
finalmente, come un ragazzo normale agli occhi di Buffy. E ricordava
altrettanto bene il momento tragico in cui aveva deciso di rinunciare a quella
condizione di felice mortalità per proteggere il mondo. Il ricordo di quei
momenti perfetti passati da solo con la sua donna che soltanto lui avrebbe
ricordato. Lo sguardo deluso di lei che si allontanava dal suo studio senza
nemmeno un sorriso di conforto. La sensazione che nulla sarebbe andato più come
doveva e poi, la dedizione per la lotta contro il Male che aveva intrapreso non
appena aveva scoperto che poteva esserci ancora un’occasione per tornare
normale… per tornare indietro… per poter stare di nuovo con lei… lei che gli
scriveva ancora ogni tanto per sapere come stava, come andava la lotta a Los
Angeles… per sapere se si era fidanzato… per sentirlo, forse, semplicemente.
Lettere alle quali lui non aveva
mai risposto, forse per non riaprire nel cuore una ferita ancora troppo
sanguinante.
E poi... la notte della distruzione
di Sunnydale…
“Buffy non tornerà da me solo per
un cuore che batte, Angel…” disse piano Spike, modulando bene la voce per
cercare di non gridare quella maledetta e scomoda verità. Una verità, che gli
era apparsa davanti agli occhi come un fulmine a ciel sereno non appena aveva
capito cosa volesse dire amare Buffy Summers. Una verità scomoda e
inammissibile. Che lo feriva più di qualunque altra cosa, ma che non per questo
poteva essere semplicemente ignorata.
A Buffy piaceva il male.
Anche se spergiurava di servire
solo il Bene come la maggior parte degli esseri umani, era fatta di luce ma
anche di ombre e, chiunque le fosse stato accanto, non sarebbe stato di certo
un tipo “normale”.
Ecco perché non aveva funzionato
con Riley. Ecco perché non aveva funzionato la prima volta con Angel. Lei
andava oltre.
Ma Angel lo stava guardando.
E Spike, che come al solito non si
risparmiava niente, tese il braccio nudo in avanti mettendo in mostra
l’avambraccio graffiato ed invitò il suo sire a fare lo stesso.
Non appena si sollevò la manica
del maglione, la differenza lo colpì immediatamente, come un fulmine a ciel
sereno. Il marchio impresso a fuoco della W&H spiccava nero come la pece
sulla pelle candida di Angel, in netto contrasto con la neve chiara ed il
pallore della sua carnagione.
“So che non mi seguirai finchè non
ti avrò spiegato tutti i perché” disse Spike con un sospiro, guardando
sconsolato la cima di quella quantomai inarrivabile montagna. “Perciò ecco, questa
è l’unica teoria che mi viene in mente.”
“Io appartengo a loro, ormai…”
bisbigliò Angel, non abbastanza piano, comunque, perché Spike non lo sentisse.
“Probabilmente sì.” rispose
infatti il biodo, tornando a coprirsi sotto la pelliccia che si era fatto
evidentemente scuoiando un demone.
“Ma, come ti ho detto prima, non
ci fantasticare sopra. La W&H è morta, sconfitta da te, non ne rimane più
uno solo in vita. La tua sottomissione a loro è servita per salvare il mondo,
quindi…”
Angel lo afferrò saldamente per le
spalle, gli occhi spalancati, la voce tremante.
“Quindi cosa, William?! Quindi…
cosa?” esclamò, non riuscendo più a controllarsi. “Io appartengo a loro. Al
Male. Ho impiegato 200 anni per far tacere la mia anima e adesso mi sono
venduto senza nemmeno pensare che la ricompensa, forse, sarebbe andata a
qualcuno di più degno. E prima, quasi non ci credo, prima ho persino rischiato
di ammazzarti. Tu. Che sei l’eroe di turno. Tu. William. Che mi hai superato
anche questa volta. Ma come fai?”
Spike non sapeva più che cosa
rispondere.
Rimase in silenzio per un attimo,
poi, con un gesto brusco, si allontanò dal suo sire gettandolo nella neve alle
sue spalle e si alzò in piedi, sovrastandolo con la sua statura.
“Pensi di essere un rifiuto,
Angel? Pensi che non sarai mai più capace di far niente?” esclamò, lasciando
che il colore del sangue macchiasse con piccole gocce rosse la superficie di
neve immacolata sotto i suoi piedi. “Allora ascoltami. Qui non si tratta di una
gara. Non è una specie di premio che chi arriva primo lo prende. Io ho vissuto
per tre anni insieme a Buffy e ti assicuro che se vorrà tornare da te non sarà
la mia nuova condizione a fermarla, sempre ammesso che non riprenda ad essere
solo un vampiro come gli altri una volta tornato sulla terra. Forse, forse non
sei più l’eroe scelto dal fato che combatte i demoni per una missione superiore
che gli hanno affidato poteri sconosciuti che - e non interrompermi! Lo sai che
detesto la gente che lo fa. - Quello che voglio dire, e che voglio che tu
capisca, è che tu sei Angel. Sei Angel da sempre. Forse non sarai più ‘Angel,
l’eroe’ o ‘Angel, il paladino dei disperati’… ma adesso, tocca a te decidere da
che parte stare. E, se ti conosco la metà di quanto penso, sono certo che
sceglierai per il meglio.”
“Non puoi saperlo” bofonchiò
Angel, lo sguardo sempre puntato contro il pavimento.
“Forse no..” disse ancora Spike,
stringendosi sempre di più nella pelliccia ed incominciando ad avanzare “Ma ti
vengono offerte le stesse possibilità che ho io, quindi perché non ne
approfitti?” chiese, voltandosi un’ultima volta verso il suo sire, con un
sorriso beffardo sul volto.
“Il tuo destino è nelle tue mani,
Angel.
Sta solo a te decidere.
Dimmi,
che cosa ne farai?”
Episodio 5
La caffettiera bolliva da almeno mezz'ora ormai,
sparpagliando caffè ovunque.
Xander si avvicinò ai fornelli, spense il fuoco e guardò con
aria di rimprovero Willow che se ne stava seduta sul bordo del tavolo.
Immobile.
Da ore.
Lo sguardo fisso, le mani in tasca ed il piatto con il
pranzo ancora intatto che, a quanto pareva, non aveva nemmeno toccato la
dicevano lunga su quanto fosse ancora indubbiamente scossa da quello che era
successo in quei giorni.
Kennedy…
Anya…
Buffy…
Down…
Stava ferma così.
Immobile.
Ma per un ragazzo e un amico attento come Xander Harris,
riuscire a capire i suoi pensieri non era per niente una cosa difficile…
soprattutto quando tutto in lei sembrava volerli gridare al mondo intero.
Prese una spugnetta, aprì il getto dell'acqua e cominciò con
calma a ripulire quello che la sua amica di sempre aveva combinato. Senza dire
una parola, com'era di prassi in quei giorni, e senza cercare di parlare con
lei quando, una volta concluso, le passò davanti per raggiungere la sala dove
lo attendevano snervati e demotivati Giles e Down con i loro indovinelli
assurdi.
All’improvviso gli attraversò lo stomaco una voglia
incredibile di scappare. Tutta quell’ansia, tutta quell’impotenza… ma non
poteva, lo sapeva…. da qualche parte, pensò, Anya era intrappolata, magari
impaurita, e aspettava solo che lui la liberasse. E lui non voleva deluderla.
Non di nuovo. Ma quelle mille pagine scritte a mano o stampate con un
inchiostro ormai praticamente illeggibile che gli propinava da leggere il
signor Giles, per il momento non l’avrebbero aiutato e nemmeno le battutine che
Down cercava ogni tanto di fare per sdrammatizzare la situazione.
Prese il cappotto dall’attaccapanni e si avviò con passo
deciso verso la porta.
“Dove vai?” lo richiamò l’osservatore alzandosi in piedi
tanto velocemente da far traballare e quasi cadere la sedia sui libri antichi
che per tutta la notte avevano sfogliato. Senza molti risultati a dire il vero.
“Fuori” rispose semplicemente Xander, aprendo la porta ed
afferrando con un gesto secco le chiavi della macchina.
“Non sono di nessun aiuto qui. Tornerò stasera. Vedo se
riesco a sistemare un altro paio di cose” disse, ed uscì. Senza nemmeno
aspettare un cenno di saluto o una qualche raccomandazione da parte di Giles.
Senza aspettare che Willow lo chiamasse. E senza sapere, soprattutto, che forse
quella era la cosa più utile per tutti loro che mai avrebbe potuto fare.
--------------------------------------------------
Calma... un bel respiro… ricordati la respirazione yoga che
ti ha insegnato il signor Giles e pensa che hai preparato tutto nei minimi
dettagli quindi, adesso, manca solo un po’ di coraggio e tutto filerà liscio
come l’olio. In fondo non è difficile: devo avere solo un po’ più di fiducia in
me stessa e ricordarmi che centinaia di ragazzine accetteranno o meno la loro
missione in base a quello che adesso dirò, tutto qui. Tutto qui? Tutto qui?!
Oddio, e se poi qualcuno poi mi farà delle domande? Se i loro genitori mi
chiederanno come ho fatto io o perché dovrebbero mandare le loro ragazze
incontro a morte certa se, anche solo una volta, affronteranno una vera
apocalisse? E se mi chiederanno perché ho deciso di dare o meglio affibbiare
anche a loro il potere. Se non ritenevo di essere già abbastanza sfortunata io,
oppure se è stata una scelta di puro egoismo, oppure…
“Ancora 5 minuti e poi si va in onda!” la voce stridula e
tonante del cameraman la riportò alla cruda realtà.
Vicino a lei, il commissario Kebley, impeccabile nel suo
tailleur blu e con quelle scarpette alte trenta centimetri che solo un
funambolo avrebbe saputo indossare, stava già dando in anteprima alcune
succulenti informazioni su quello che avrebbe raccontato dopo ai giornalisti,
senza lasciare che a nessuno sfuggisse un odioso sorrisetto di autostima che le
arrivava da un orecchio all’altro o una malcelata aria di superiorità che
voleva senza dubbio far risaltare quanto fossero poco affidabili le ricerche
della squadra speciale, soprattutto se a svolgerle erano solo un gruppo di ragazzini
male organizzati con a capo un’ex cheerleader bionda e come supporto tecnico
uno strano uomo inglese che vantava così tanti trascorsi penali da poter essere
incarcerato a vita. Ovviamente molti di questi trascorsi erano stati ben
celati, come per esempio l’appartenenza ad un gruppo di adoratori del diavolo o
l’uso di sostanze stupefacenti, o alcune rapine a mano armata che avevano messo
a rischio la vita di alcuni suoi agenti, nella ‘Londra vittoriana’ del 1973, ma
a lei piaceva giocare informata e nemmeno le banche dati del consiglio degli
osservatori erano sfuggite ai suoi hacker esperti rivelando particolari a dir
poco interessanti. Persino la biondina era stata incriminata per omicidio. Era
già tanto se non stavano marcendo dietro le sbarre e lei doveva pure tollerare
che ora lavorassero nella polizia? Magari sopra di lei?! Ma nemmeno per sogno!
Poco importava, ovviamente, se quel “branco di ragazzini”
come li chiamava, avevano sventato almeno una decina di apocalissi garantendo
la salvezza di Sunnydale e salvando con il loro coraggio e la loro strategia
d’azione, almeno qualche centinaio di vite durante quegli ultimi 7 anni. La
cosa veramente importante, era che non la mettessero in ombra cercando di
convincere la popolazione che vampiri, demoni e chissà cos’altro giravano per
le strade senza problemi e senza, soprattutto, che la polizia avesse fatto
nulla per fermarli in tutti quegli anni. Aveva un reputazione da difendere lei!
“Summers… ancora dieci minuti poi tocca a te!” la richiamò
uno dei cameraman facendole segno di sistemarsi vicino all’altra donna.
La sala della conferenza stampa era gremita di gente.
Buffy fece qualche passo avanti, posizionandosi nella parte
del palco dalla quale sarebbero entrate sia lei che il commissario Kebley. La
donna le si rivolse con un sorriso malcelato.
“Spero che tu abbia preparato a puntino il tuo discorso, mia
cara signorina Sunders” disse, storpiandone apposta il nome, tanto per far
aumentare ancora un po’ di più la tensione. “Anche se non credo che quel
pubblico là fuori sia molto interessato alle tue sciocchezze…”
Buffy non disse nulla. Si limitò a girarsi dall’altra parte
e a sospirare silenziosamente, trattenendo l’istinto di lanciarle un sonoro e decisamente
non verbale avvertimento, ma si concentrò invece sul brusio che proveniva dalla
sala gremita di gente e si ricordò, con un brivido, alcune parole che un
vampiro, tanto tempo fa le aveva rivolto quando la situazione, come adesso, le
sembrava disperata.
C’è
solo una cosa della quale sono sempre stato sicuro. Tu.
Buffy sospirò più forte, alzando gli occhi al cielo e
fregandosene che il commissario Kebley la potesse vedere o in qualche modo
sentire.
Vedi, pensò Buffy
lasciando la sua posizione per andare a mettersi nelle mani della truccatrice
che la tirava insistentemente per una manica, nemmeno da morto riesci a lasciarmi in pace…
--------------------------------------------------
Un insetto si posò
sulla sua spalla. Poi tre, poi quattro e alla fine cento…
Angel non se li scrollò nemmeno di dosso, continuando ad
avanzare. La testa china, lo sguardo saldamente puntato sul tatuaggio che
segnava la sua sconfitta, anche se aveva sancito la salvezza del mondo. I
sensi, fermamente puntati sul battito del cuore di Spike.
Il battito del cuore di Spike…
Un battito regolare.
Tum tum… Tum tum…
Una chiara conferma di salvezza, pensò. Un meritato compenso
per colui che aveva salvato il mondo. Anche se, a dirla tutta, non riusciva a
non pensare che per lui, per Angel, quel battito non era altro che una tacita
condanna all’infelicità e all’incompletezza eterna.
“Non serve a nulla continuare così” disse il biondo senza
fermarsi, voltandosi appena.
Angel invece si arrestò. Anche se il suo cuore batte, riesce ancora a sentire
i miei stati d’animo, le mie occhiate furtive. A quanto pare, qualcosa del
vampiro che era sembra rimasto
nonostante la sua nuova condizione umana… e non capisco perché… pensò. Ma Spike non diede segno di aver
sentito stavolta ed Angel si incamminò di nuovo, continuando ad avanzare. Il
caldo, torrido e afoso, aveva preso il posto della neve in quel luogo
incomprensibile e dimenticato da dio. L’unico suono che si sentiva per tutta la
valle, ora, erano i ruggiti sempre più forti dei demoni alle loro spalle.
Ruggiti che si avvicinavano sempre di più a loro e che, se li avessero
raggiunti, senza dubbio avrebbero cercato quello che molti altri prima e dopo
di loro sembravano reclamare a gran voce: la vendetta.
---------------------------------------------------------
“Fra un attimo tocca a te!” le disse sottovoce il tecnico
delle luci, facendole quasi sbavare il rossetto. La truccatrice che avevano
affibbiato alla troupe si prolungò in alcuni improperi e Buffy, che pensava di
avere la faccia talmente incrostata da sembrare un quadro di Picasso, uscì sul
palcoscenico anche se mancavano ancora ben tre minuti abbondanti alla sua
presentazione. Se fosse riuscito ad afferrarla, il tecnico delle luci l’avrebbe
quasi sicuramente riportata dietro le quinte a costo di trascinarcela per i
capelli. Per fortuna era troppo intento a prendersela con la grassa truccatrice
che stava ancora gridando ed il solo effetto che ebbe la sortita di Buffy sul
palco fu di interrompere il discorso finale del comandante Kebley. Una cosa che
alla cacciatrice, sicuramente, dispiacque tantissimo.
“Sempre irruente come al solito, vero signorina Summers?”
chiese scherzando il capitano e strizzò nel mentre l’occhiolino al pubblico che
si sciolse in un mare di risa. Buffy rimase a dir poco attonita. Non solo
quello che le avevano detto essere l’occasione più importante di tutta la sua
vita per far prendere coscienza al mondo del ruolo delle cacciatrici somigliava
più che altro ad una specie di tolk show male organizzato, ma la gente che vi
stava partecipando sembrava per giunta di una ottusità fuori da ogni paragone.
Luci ovunque, gente che applaudiva, giornalisti che fotografavano e… mancava
giusto la valletta che consegnava le buste ed il gioco era fatto.
Tirò un sospiro di sconforto. E fu allora che li vide.
In mezzo alla folla, cercando di camuffarsi come meglio
potevano, loro che mai si erano nascosti neppure alle luci dei riflettori di un
palco, la guardavano in tralice, come se la stessero cercando da tempo. Non avevano
senza dubbio l’aria di due ingenui turisti, tanto quella folla vociante non se
ne sarebbe mai accorta. Ma il potere che emanavano… quello sì… era enorme.
E se stavano lì, allora, il motivo poteva essere uno solo.
Il tempo dei giochi, era finito.
----------------------------------------------------------
“Posso sedermi?”
La ragazzina non lo guardò nemmeno, facendo semplicemente
cenno di sì con la testa.
“Grazie…”
Il mare era calmo, quella sera. Le onde si infrangevano
pigre sugli scogli, o risalivano dense sul bagnasciuga a formare strani
riccioli di sabbia, nuvole di luce in cui giocavano i mille riflessi dorati del
sole.
Xander rimase in silenzio.
Il tramonto… la fine di ogni più piccola cosa, per molte
culture, il simbolo della morte, o della rinascita, l’ultima o solo una nuova
strada da seguire, a seconda dei punti di vista. Ma, prima di tutto, una
bellezza fuori da ogni limite. I raggi del sole si riflettevano come allo
specchio sulle piccole onde spumeggianti del mare e giocavano con il colore
delle pietre, dei fiori, con le conchiglie e con le goccioline d’acqua salata
che leggere gli ricadevano addosso,
lasciando quella sottile scia di aroma speziato nell’aria. L’ultimo, tiepido
calore le dipinse di rosso le guance facendo sì che il ragazzo ne notasse i
tratti forti, decisi, la sottile linea chiara delle labbra, i capelli castani,
che giocavano leggeri con il vento e la forza che ardeva in lei e la faceva
sembrare più simile ad una cacciatrice di quanto lei stessa avrebbe mai potuto
immaginare.
Sì,
piccola, avevi ragione. Avrebbero scelto te.
pensò, senza che lei, ovviamente, potesse sentirlo. E
dimenticandosi, per un secondo che, anche se era solo una ragazzina, una
cacciatrice lei lo era già. A tutti gli effetti. E, come Buffy, avrebbe presto o tardi dovuto scegliere tra sé
stessa e la missione, tra quello che voleva e quello che era giusto, tra quello
che lei amava e quello che serviva affinché gli altri fossero salvi….
E fu allora che capì.
Non seppe bene come, né se ne fosse davvero così sicuro.
Aprì gli occhi e guardò un’altra volta il mare , il sole, gli scogli. Tutta una
questione di punti di vista… pensò. Eppure… anche se più ci pensava e più gli
sembrava impossibile, innaturale, illogico, quella rappresentava senza dubbio
l’unica strada da seguire… una strada che faceva paura. Ma anche l’unica strada
che avrebbe potuto salvarli tutti. Per un’ultima volta. Forse. O che li avrebbe
definitivamente condannati.
Di una sola cosa Xander era sicuro: doveva al più presto
parlarne con Buffy. E poi con gli altri.
Se davvero aveva ragione, gli sarebbero serviti tutti, dal
primo all’ultimo.
A cominciare da Willow.
Si voltò verso Kennedy.
“Credo di aver capito…” disse, semplicemente. Quasi fosse una
cosa priva di alcuna importanza. Ma alla cacciatrice non sfuggì lo stato
d’animo confuso, il leggero tremore delle mani…
Alzò le spalle noncurante.
“Beh, che stai aspettando allora? Corri a dirlo a Giles.”
rispose lei, senza capire veramente dove lui volesse portarla.
Xander chinò il capo.
”Non sarà facile…” disse. “l’unica cosa di cui sono certo, per il momento, è
che ci servirà Willow, ma non posso chiederle di fare quello che deve senza che
prima abbia fatto la pace con te.”
“Non è il genere di cose che basta chiedere” rispose Kennedy
con un sorriso tirato “Lo so.” Xander era diretto. Efficace. “ma non abbiamo
poi molto tempo. Hai ragione, io non ho nessun diritto di venire a qui a dirti
che cosa è giusto e che cosa è sbagliato o come ti devi comportare, ma so che
Willow sta male, so che le manchi, so che l’unico motivo per cui ti ha trattata
così l’altra sera era che aveva paura di perderti e so anche che, nonostante la
tensione sia salita alle stelle, l’unica cosa che desidera adesso è poterti riabbracciare.”
Kennedy non riuscì a trattenere un lacrima, piccola ed
argentea, ma sincera mentre Xander parlava.
“Vuoi aiutarmi a salvare il mondo, a cominciare dalla tua
ragazza?” le chiese il giovane, alzandosi in piedi e tendendole una mano in
segno di sfida.
Kennedy non lasciò passare nemmeno un secondo. Afferrò la
mano di Xander come se fosse l’ultimo appiglio che le era rimasto ed insieme
cominciarono ad camminare verso casa.
Sì,
credo di aver capito come devo fare…
Continuava intanto a
pensare lui.
Il
problema, rimane sempre come dirlo agli altri…
---------------------------------------------------------------------------------------
“Signori, e signore…”
Buffy aveva preso in mano il microfono,
lasciando a metà una delle frasi più acclamate che il suo principale stava
raccontando alla folla. Ma non aveva importanza.
“Sapete..” continuò “molti qua dentro non
avrebbero piacere che vi raccontassi quello che sto per dirvi.”
Silenzio. Il comandante Kebley fissò dall’alto
in basso il suo superiore che cercò di avvicinarsi a lei con noncuranza.
Qualcosa le suggerì che fosse per strapparle dalle mani il microfono. Si
allontanò di un passo, lanciandogli un’occhiata di sfida.
“Buffy… forse sarebbe meglio se…” provò
allora il suo superiore. Ma la cacciatrice non mollò.
“Devono sapere” disse, ad alta voce,
lasciando che la stanza si riempisse di mormorii sommessi e che il capitano
uscisse letteralmente di testa e si avvicinasse a lei per prenderle dalle mani
il microfono con la forza.
Lo allontanò con un semplice gesto di
sufficienza della mano. Era in pubblico. Non doveva dimenticarlo.
“ Mi hanno fatto credere che dovevate
essere convinti che del fatto che le cacciatrici hanno un ruolo fondamentale
nella società di adesso, o le avreste rifiutate.” Silenzio. L’accusa era forte.
Cadde nel vuoto. “Non sono d’accordo” continuò, rivolgendosi al suo superiore
“voi avete montato tutto questo incredibile spettacolo con il solo scopo di
nascondere ancora una volta la verità. Io la conosco. I demoni esistono?”
chiese. Il pubblico in sala ricominciò a mormorare, disorientato. “Hanno il
diritto sapere...” disse ancora una volta, rivolgendo lo sguardo verso il suo
superiore e tenendo saldamente il microfono tra le mani.
“Lasciatela parlare” disse infine una
voce tra la folla. Buffy si voltò. Guardò i due poliziotti, aspettando un cenno
per poter continuare. Un cenno che ovviamente, non venne. “Sì, vogliamo sentire
che cosa ha da dirci” “Vogliamo conoscere a verità!” La verità…” cominciò a
gridare il pubblico. E allora Buffy parlò. Senza rinunciare a lanciare un
sorrisetto di soddisfazione al suo ormai ex-capo. Spiegò tutto. Tutto quello
che aveva visto o sentito in quegli ultimi sette anni. Tutto quello che si
agitava sopra e sotto la bocca dell’inferno. Parlò delle sue scelte difficili e
dei suoi rapporti con la polizia a dir poco travagliati. Parlò della missione,
delle sue origini. E parlò dell’origine del potere, da dove veniva, del perché
era stato creato. E disse anche che le loro figlie, forse, un giorno sarebbero
state chiamate a scegliere, consapevoli del fatto che, però, non sarebbero
state da sole. Chiarì che esistevano i demoni, ma che non esistevano solo
demoni buoni e nemmeno solo demoni cattivi e quindi era molto difficile scegliere.
E lasciò che il pubblico la interrompesse, di tanto in tanto, per farle qualche
sensata domanda. Alla fine, solo un ragazzino non aveva mai parlato. Solo lui,
a parte i due demoni che la guardavano sorridendo, soddisfatti. Solo lui. Forse
perché quelle cose le sapeva già. Forse perché era solo un ragazzino dell’età
di Down. Lo stesso ragazzino che stava affianco a Lorne, con una mano del
demone sulla spalla, e che le aveva consentito di cominciare a parlare. O forse
perché, a pensarci bene, di umano lui non aveva proprio un bel niente.
---------------------------------------------------------------------------------------
Affondavano. Ma era normale in quel luogo. Forse avrebbero
fatto meglio a domandarsi come mai gli insetti che li avevano torturati fino a
lì li avessero lasciati in pace proprio nell’unico posto dov’era logico
trovarli. Ma, ormai, avevano rinunciato entrambi a cercare un senso in tutto
quel viaggiare.
L’unica cosa che contava era andare avanti, aveva detto
Spike. Ed Angel l’aveva seguito alla lettera.
Il problema di fondo era che ancora non sapevano dove li
avrebbe portati l’ ‘avanti’…
Forse, sperava Angel, forse.. l’avrebbero
scoperto presto.
----------------------------------------------------------
La porta cigolò leggermente, lasciando
entrare un piccolo spiraglio di luce.
“Chi sei? Vattene, non ho voglia di
vedere nessuno adesso!” Kennedy entrò lo stesso, fermandosi sul ciglio della
stanza. “Kennedy…” esclamò Willow, ma la ragazza si era già avvicinata di un
passo, prendendole le mani tra le sue ed inginocchiandosi di fronte a lei “Mi
dispiace…” disse, semplicemente, abbassando il capo e baciandole la punta delle
dita “Mi dispiace tanto Willow io… non avrei mai dovuto andarmene... non avrei
mai dovuto lasciarti sola… scusa…” la rossa la guardava incredula, senza sapere
neppure che cosa doveva fare. Si alzò in piedi. E sentì le mani di Kennedy
tremare impercettibilmente, forse per la paura di essere lasciata, di vederla
uscire correndo dalla porta alle sue spalle o, peggio ancora, di sentirsi dire
che mai, mai e poi mai l’avrebbe perdonata… o forse solo perché, nonostante
cercasse con tutte le sue forze di nasconderlo, stava piangendo e trattenere le
lacrime era diventato troppo anche per lei..
“Alzati…”
Kennedy sollevò la testa, guardandola con
un misto di paura ed incredulità sul volto. Vedendo che rimaneva in ginocchio,
fu Willow che si chinò in parte a lei
“Come potrei anche solo pensare di vivere
senza di te?” chiese con un sorriso luminoso sul volto.
Un lacrima rotolò leggera sullo zigomo
della cacciatrice
“Temevo che non saresti più tornata… sono
io che ti devo chiedere scusa…” disse la strega con un filo di voce “è solo che
non voglio perdere di nuovo qualcuno che amo… non potrei sopportarlo…” Non riuscì
nemmeno a terminare la frase. Kennedy si era spinta contro il suo petto,
piangendo ed abbracciandola.
“Promettimi che non litigheremo mai più…
ti prego…” sussurrò, abbastanza forte perché Willow la sentisse.
“Te lo prometto…” rispose allora Willow,
abbracciandola più forte “te lo prometto…” ripetè, baciandola con passione. Un
bacio lento, poi profondo. Disperato. E vibrante di felicità allo stesso
tempo.. un bacio che doveva essere scritto negli annali della storia pensò
Kennedy, una volta che Willow l’ebbe lasciata un attimo, giusto per riprendere
fiato, per poi riprendere a stringerla a sé con delicatezza, insinuandosi tra
le sue labbra. Un bacio magico…
---------------------------------------------------------------------------------------
“Complimenti. Bel discorso…”
Buffy continuò a lavarsi la faccia, il
capitano Lewis avanzò di un passo, porgendole una salvietta.
“Ovviamente sai che, adesso, mi sarà
molto difficile farti rientrare a pieno titolo come capo della sezione
speciale…”
“Al diavolo la sezione speciale!”
Il lucidalabbra le rese ancora più
luminoso il volto, mentre i residui del cerone che la grassa truccatrice le
aveva imposto colavano irrimediabilmente verso il buco centrale del lavandino.
“Speravo che potessi convincere il paese
a collaborare…” continuò imperterrito il graduato.
Buffy si voltò. Il capitano Lewis le
porgeva la giacca, quasi a volerla congedare con un sorriso… sorrise a sua
volta ed afferrò l’indumento con garbo.
“Lasci che le dica una cosa” affermò
quindi, alzando la testa con lo sguardo fiero di chi sa di avere perfettamente
ragione “la popolazione di questa città ha visto più apocalissi nella sua vita
che mondiali di calcio, non ha bisogno di essere convinta a collaborare. Ha
bisogno di essere addestrata per difendersi.”
Buffy si voltò verso l’uscio. Il capitano
Lewis la osservò fare alcuni passi, poi, inspiegabilmente, voltarsi indietro
“Lei è un brav’uomo.” disse, con un sorriso a fior di labbra “ma purtroppo ha,
come molti, chiuso gli occhi per troppo tempo. Venga domani sera a casa mia. Le
mostrerò alcune cose che, secondo me, farebbe meglio a non ignorare.
Soprattutto coi tempi che corrono.” concluse ed uscì, a testa alta, dalla
porta.
---------------------------------------------------------------------------------------
“Smettetela di cercare, forse ci siamo!”
Down chiuse il libro su cui stava
perdendo la vista e guardò il ragazzo ringraziando il cielo con un gridolino
soddisfatto.
“Che cosa?...” cominciò il signor Giles,
ma Down lo zittì subito
“Dicci, Xander, che cosa hai trovato?”
All’osservatore non rimase altro che
cercare di balbettare qualcosa mentre i ragazzi si davano da fare per liberare
il tavolo senza molto riguardo per gli antichi manoscritti e si mettevano a
cercare…
“Oh.. finalmente!” esclamò infine Xander,
sventolando in aria un pezzetto di carta annerito.
Down lo guardò storto.
“Ancora?!” esclamò mettendo il broncio
“speravo che le poesiole senza senso di Cassie ci avessero definitivamente
abbandonato! E invece…”
“Ma… Xander… che cosa?”
Il ragazzo li zittì tutti, appoggiando il
foglio sul tavolo, cercando di metterlo insieme con gli altri tre. “Un
momento…” disse, più a sé stesso che agli altri. Down e Giles lo guardavano
sporgendosi in avanti, con il fiato sospeso. “Eccone uno… e qui un altro…”
l’osservatore era tentato di chiedere cosa, ma rimase in silenzio, contemplando
il foglio e un momento! Questo no non lo poteva fare!
“Ma cosa stai facendo?!” gridò quindi
completamente fuori di sé, strappando dalle mani di Xander il foglietto. I
cerchiolini rossi che il ragazzo aveva tracciato con il pennarello indelebile
spiccavano accusatori sul grigio già provato della carta.
“Mi lasci un secondo” disse il ragazzo
“Nemmeno per sogno! Sai cosa stavi
facendo?! Rovinando questo pezzo di carta potresti anche averci proibito di
trovare-” “Ho già trovato tutto quello che ci serve.” esclamò con fare
sbrigativo il ragazzo, strappando di nuovo la poesia dalle mani di Giles.
Tu sei quello che ha il potere di vedere le cose? …ricordò… era
per questo che Caleb lo aveva accecato. Non poteva fermarsi proprio adesso..
“Ho quasi finito..” disse, sussurrando.
Tracciò ancora un paio di cerchietti
rossi. E poi lo guardò soddisfatto
“Ecco qui”.
L’osservatore si sporse sul tavolo, così
come Down. La chiarezza di quelle lettere cerchiate era incredibile, e del
resto come poteva non esserlo visto che Xander aveva usato un pennarellino
indelebile per tracciarle. Ma a parte questo…
Down sbuffò, esasperata…
“Ma non hanno alcun senso!” esclamò
“Xander… per favore, potresti spiegare…”
sospirò il signor Giles. Aveva già
notato da un pezzo che quelle lettere in particolare erano state sottolineate,
anche se con un tratto molto sottile, ma sinceramente in due giorni interi di
assillanti ricerche, aveva solo ottenuto lo scarno risultato di capire che
fossero lettere di una parola a lui completamente sconosciuta.
“Provi ad anagrammarle” suggerì allora
Xander, con un sorriso di superiorità dipinto sul volto.
Chissà dove voleva andare a parare…
Down si sedette, carta e penna alla mano
e cominciò ad appuntarsi le lettere
T-S-N-H-A-O-A-T
“Ma… Xander… anche se le anagrammo in
tutti i modi possibili non mi viene mai fuori una parola di senso compiuto…”
“Ti sbagli…” la voce di Giles sembrava
provenire dall’oltretomba, esattamente come il significato di quella parola,
ormai fin troppo familiare.
“Non riesci ad anagrammarle perché non è
una parola scritta nella tua lingua…” disse. Poi, alzando gli occhi pieni di
ammirazione verso sul ragazzo esclamò “ma tu, dove l’hai imparato il greco?”
---------------------------------------------------------------------------------------
“Sapevo che vi avrei trovati qui..”
Fuori dalla porta principale, appena
usciti dal salone delle conferenze dove Buffy aveva tenuto il suo ispirato,
anche se non poco problematico discorso, una folla di giornalisti, curiosi,
spettatori e poliziotti la attendeva per sapere tutto quello che aveva e che
non aveva spiegato degli ultimi tre millenni. Così, anche se sarebbe volentieri
uscita tra la folla solo per vedere che esito avessero avuto le sue parole
sull’espressione fino a poco prima imperturbabile del commissario Kebley, Buffy
si era accontentata dell’uscita sul retro.
“Sapevamo che saresti venuta.”
Strano, pensava che sarebbero stati Lorne
o Illyria a parlare per primi. Alzò gli occhi sul ragazzino. E ne respirò a
pieno il potere. Nonostante dimostrasse in apparenza solo l’età di Down, quel
ragazzino alto almeno una spanna più di lei, era la persona con più potere che
Buffy avesse mai incontrato. Primo incluso. Si chiese perché una persona del
genere dovesse cercare proprio lei. Ma il punto, forse, era proprio questo: lui
non era propriamente ‘una persona’.
---------------------------------------------------------------------------------------
“Ancora qualche metro e ci siamo…”
La voce di Spike giunse appena
distinguibile alle orecchie sensibili del vampiro. Angel alzò la testa verso il
suo compagno di scalata.
“Sei proprio sicuro che questa sia
l’unica strada?”
Un appiglio cedevole e un piede di Spike
penzolò pericolosamente nel vuoto.
“Pensi che se ne esistesse un’altra di
strada sarei ancora qui?” chiese, quasi in tono di sfida
“Ti ricordo che sono io quello che
rischia l’osso del collo!”
Silenzio. Quelle parole per Angel ebbero
l’effetto di una coltellata in pieno petto. Spike si accorse di quello che
aveva detto un attimo troppo tardi ma non aveva importanza, non più almeno. Il
danno era già stato fatto. Nell’esatto momento in cui Angel aveva afferrato la
sua mano calda, Spike aveva capito che nulla sarebbe più stato come un tempo.
Niente. Soprattutto loro. Ma per il momento, come aveva ripetuto fino alla
nausea da quando si era risvegliato in quel luogo terribile, l’importante era
andare avanti. Solo così potevano salvarsi o almeno sperare di salvarsi.
Rimpianti o no Angel avrebbe dovuto scendere prima o poi a patti con la realtà,
anche perché non aveva altra scelta. Non era stata una sua l’idea, non l’aveva
chiesto lui. Forse… forse se avesse semplicemente smesso di pensarci, allora
magari la sua nuova condizione non gli sarebbe pesata più di tanto. Purtroppo
Angel non era esattamente la persona che si lascia tutto alle spalle e… a
proposito di spalle!!
Non si voltò, né continuò a proseguire,
semplicemente si fermò.
Angel alzò lo sguardo.
“Che succede? Perché non vai avanti?!”
chiese
La voce del vampiro gli giunse ovattata,
risalendo da quell’altezza.
Strano. Se la ricordava ferma e possente.
“Allora?” chiese di nuovo il demone,
ma Spike non rispose.
Allungò un braccio invece, e un dito.
Angel si voltò.
E ammutolì.
Davanti a loro, splendido e terrificante
mentre volava nella loro direzione,
c’era un drago.
---------------------------------------------------------------------------------------
“Allora, posso sapere cosa volete da me?”
Lorne si tolse gli occhiali, guardandola
meglio
“Davvero un fiorellino, splendida come al
solito baby..” disse, abbozzando un mezzo inchino
“Non siamo qui per scherzare.” Illyria
era glaciale, come al solito.
Buffy non la degnò nemmeno di uno
sguardo, tornando a rivolgersi a Lorne.
“E’ un piacere constatare come anche tu
non sia cambiato affatto. Specialmente in fatto di abiti, se posso permettermi,
un po’ meno appariscenti ma sempre molto efficaci”
“Non tutte hanno il tuo buon gusto
cacciatrice.” Rispose il demone sorridendo, gli occhi rivolti un attimo verso
il cielo. “Purtroppo, c’è ancora chi pensa che Valentino sia solo una marca di
profumo e Marck Knoffer una specie di punkettaro che non sapeva mettere due
note una in fila all’altra..”
“Che incompetenti!”
Lorne sorrise deliziato.
“Non è facile trovare una persona con un
sorriso come quello, al giorno d’oggi” si complimentò il demone, prima di allungare
una mano verso il ragazzino e la sua compagna di viaggio. “Credo che tu conosca
già Illyria..” disse alla cacciatrice che non tardò che annuire “demone in un
corpo di donna, poteri immensi anche se non appartenenti a questa dimensione…
conosco la storia. Dimmi di lui”
Illyria la squadrò. Lorne si fermò. Il
ragazzino, con fare altero, fece un solo ma incredibilmente maestoso passo
avanti.
“Lui?” chiese Lorne, mentre l’adolescente
continuava a fissarla “Lui…” continuò, mentre il potere del giovane impregnava
l’aria, invadendo ogni singola fibra del corpo della cacciatrice e Buffy faceva
un passo indietro, stranamente spaventata da tutta quella forza “lui…” disse di
nuovo il demone e la ragazza bionda lo guardò fermarsi, forse per non
spaventarla maggiormente, forse per confermare, una volta per tutte, la sua
superiorità. Lasciando intendere che poteva distruggerla quando e come voleva
“Lui..” continuò Lorne “è la tua Nemesi”.
---------------------------------------------------------------------------------------
“Vattene!” cominciò ad urlare Spike
“Vattene!!”
Ma più loro gridavano o cercavano in
qualche assurdo modo di intimorirlo, più il drago si fiondava su di loro,
mancandoli sempre per un soffio. Un soffio che stava diventando troppo debole,
pensò Spike. Un soffio cha sarebbe divenuto un respiro di sangue.
Angel lo intuì, lasciando che il drago lo
puntasse, cercando di distrarlo dal biondo.
“Smettila di sacrificarti per me! Pensa a
salire!” gridò l’altro, un momento prima che la testa appuntita del drago si
lanciasse contro di lui, ferendolo ad una gamba. Un urlo sommesso ed il sangue
cominciò a sgorgare copioso mentre Angel cercava di allontanarlo, ottenendo
come solo risultato quello di finire quasi catapultato di sotto. Un pezzo di
roccia si sgretolò. Un appiglio in meno. I due giocavano con la morte appesi ad
una ripida parete di roccia mentre gli artigli del drago, taglienti quanto
appuntiti, continuavano a mancarli per un nulla.
Angel si voltò. Non era possibile
continuare così.
Non ancora per molto.
Dovevano ribaltare la situazione.
Come colto da un raptus improvviso scattò
verso l’alto, sottraendosi ad un nuovo attacco del drago e raggiungendo Spike
che si premeva la gamba ferita con l’evidente scopo di fermare il sangue.
“Dammi la mano!” gridò il vampiro.
Spike si voltò verso di lui, con un
sorriso di scherno
“Cos’è? Hai paura?”
“Ti ho detto di darmi la mano!”
Lo sguardo di Angel era fermo, sicuro.
Spike si chiese cosa caspita gli stesse
balenando nella mente. Quale idea assurda avesse avuto.
Ma non attese una risposta.
Mentre il drago caricava di nuovo,
fendendo l’aria con le sua ali affilate e la bocca aperta pronto ad
inghiottirli entrambi, Spike afferrò la mano di Angel
ed entrambi si ritrovarono a saltare nel
vuoto.
---------------------------------------------------------------------------------------
“La mia Nemesi?” chiese Buffy stupita, un
sorrisetto di scherno dipinto sul volto “la mia nemesi? Cos’è, siete passati
anche voi dalla parte uccidi la cacciatrice per caso? Non credevo che mi sarei
dovuta battere proprio contro di voi… va’ a fidarti degli amici oggigiorno…”
Lorne sorrise, scuotendo la testa.
“Nessuno vuole battersi contro di te”
disse Illyria, con la sua solita aria impassibile di sempre “ma non possiamo
aiutarti se prima non ci prometti l’incolumità. Quello che dovremo fare sarà
molto rischioso.. per noi oltre che per te intendo…” Buffy la squadrò un
istante.
“E che cosa ci sarebbe da fare di tanto
pericoloso?” chiese. Il ragazzo si rivolse a lei, avanzando ancora di un passo
“Non voglio farti del male” disse, vedendola arretrare “sono un inviato delle
forze dell’Essere, o almeno di quelle che così si fanno chiamare. Loro mi hanno
affidato una missione: riportare l’equilibrio in questa dimensione. Il problema,
è che l’unico modo per farlo.. è con il tuo sangue...”
---------------------------------------------------------------------------------------
TANATHOS lesse Down, poco convinta.
Tanathos. “Ma che razza di parola è ‘Tanathos?!”
Giles la guardò con comprensione,
sottolineando con il solo sguardo quanto le nuove generazioni avrebbero fatto
meglio a studiare greco e latino piuttosto di pensare a concerti, aitanti
spogliarellisti e giocatori di baseball dalla reputazione poco invidiabile.
“Tanathos significa inferno” rispose
infine Giles, infilandosi gli occhiali con un sospiro “Non so ancora bene come
Xander ci sia arrivato” disse, guadagnandosi un’occhiata di dichiarata
superiorità dal ragazzo “eppure non ci sono dubbi. Tanathos era il luogo dei
morti, almeno per gli antichi greci. In molte culture ancestrali si fa
riferimento ad un posto oscuro ed angusto, dimenticato da dio, dove tutti i
dannati soffrono la pena eterna senza via di scampo attendendo un giudizio che li possa salvare ma che, ovviamente,
non arriva mai. Un giudizio da parte di un dio il cui solo scopo sono la
vendetta ed il potere, un dio malvagio.. probabilmente un mostro come Glory…”
spiegò.
“Oppure menefreghista come Zeus” concluse
Xander
“Quindi… una specie di terra dei morti…”
disse Down, poi il fiato le si spezzò in gola “pensate che Anya sia rinchiusa
laggiù?” chiese, la voce rotta per l’emozione. Xander annuì. Ma non sembrava
preoccupato. Anzi. Se Down avesse dovuto trovare un aggettivo adatto per
descriverlo, avrebbe detto addirittura ‘sollevato’.
“Ma come fai a rimanere così
impassibile?!” gridò, colta dalla rabbia verso Xander. Il ragazzo si alzò dalla
sedia con calma. Poi rispose. “Vedi Down, se Anya fosse davvero laggiù e non ci
fosse modo di tirarla fuori da lì, allora io per primo sarei steso su quel
divano in lacrime. Ma…”
Giles inforcò nervosamente gli occhiali.
Non c’era nulla su quel foglio di carta. Nulla che avesse dato per scontato.
Nessun particolare che non avesse meticolosamente vagliato. Eppure… eppure, anche
dalla sua alta carica come osservatore, anche dopo tutti i suoi anni di studio,
Xander Harris era arrivato prima di lui al nocciolo della questione. Non che
questo gli desse fastidio, sia chiaro, ma se quello stesso Xander Harris ora
diceva che non c’era motivo per preoccuparsi, forse, allora poteva davvero
avere ragione.
“E’ sempre questione di punti di vista”
disse il ragazzo con un sorriso, tendendo con la mano aperta il pennarello
verso l’osservatore “e di un po’ di coraggio. Non si preoccupi di fare danno
dove è già stato ordito un tranello. Tanathos non è altro che uno specchietto
per le allodole. Ci pensi bene. L’inferno non esiste ed è ovunque nello stesso
tempo. Dire che Anya, o Angel o Spike sono a Tanathos” disse, aggiungendo a
quello della sua ragazza anche due nomi che fecero sussultare Down, ancora più
che Giles, “sarebbe come dire che sono ovunque ed in nessun posto
contemporaneamente e sappiamo tutti che non è possibile. Ma provi ad unire con
un tratto i cerchietti rossi che ho fatto…”
Giles, semplicemente, eseguì.
Quello che ne venne fuori, lasciò i
presenti ancora di più a bocca aperta.
“Ma…. È una B..!” Down non sapeva più se
ridere o piangere. Il riferimento era fin troppo chiaro. B = Buffy. Più semplice
di così. Ma come aveva detto poco prima Xander, era tutta una questione di
punti di vista…
Down guardava ancora Giles e Giles
guardava ancora Xander. Xander che non si era arreso, Xander che aveva ripreso
in mano il pezzo di carta, Xander che l’aveva, semplicemente girato.
“E adesso? Che cosa vedete?” chiese.
Giles si infilò di nuovo gli occhiali.
“Sembra il profilo di un monte..” disse “
due monti se devo essere preciso. Una forma decisamente famigliare… se mi
lasciate qualche minuto forse potrei…”
“Aspetti un attimo…”
Xander aveva preso un pennarellino di un
altro colore e aveva tracciato semplicemente un piccolo segno circolare sul
foglio
“Non credo che lo troverà nei suoi libri…
si ricorda del pezzo di stoffa che D’noffrin ha affidato a Willow?” chiese.
L’osservatore annuì.
“Penso che potrebbe tornarci utile per
capire dove dobbiamo andare. Penso che provenga da lì, da quella dimensione… in
ogni caso” disse “per sperare di poter fare qualcosa, abbiamo bisogno di
Willow”
“E dei miei poteri…” concluse Down
“E di Buffy…” aggiunse Giles “qualche
muscolo in più non potrà che farci comodo. In ogni caso..” disse, guardando la
macchia verde che spiccava al centro della carta sul tavolo
“mi sembra abbastanza chiaro che Anya si trovi laggiù.”
---------------------------------------------------------------------------------------
Stavano volando. No, piccola ma
fondamentale correzione: stavano cadendo. Da un’altezza di almeno 3000 metri. Ok,
le rocce sotto di loro forse erano più vicine ma non era un buon motivo per
festeggiare. Spike strinse più forte la mano di Angel, per resistere
all’impulso di lasciarla o di romperla se ne avesse avuto la forza. Lo aveva
spinto lui a saltare. Dannazione! Ma quale fondamentale punto
dell’io-ora-sono-umano-e-quindi-mortale non aveva capito?! Eppure lo aveva
spinto giù. Destinandolo a morte certa.
Guardò in basso. Le rocce si avvicinavano
sempre di più ma Angel sembrava intento su qualcosa, qualcosa di importante,
qualcosa di fondamentale… anche durante quella caduta. Qualcosa che a Spike,
per la verità, non era chiaro.
Improvvisamete dall’alto giunse il grido
feroce del drago.
A Spike non servì alzare la testa per
capire cosa stava succedendo. Il bestione volava in picchiata, esattamente
sopra di loro, ad un ad velocità tale che presto li avrebbe raggiunti. Angel
voleva farsi mangiare? O forse voleva morire più velocemente dato che un salto
da quell’altezza riservava ben poche possibilità anche a lui.
Inaspettatamente, il vampiro si voltò.
“Fa come me!” gridò. E, mentre cadeva,
sfruttando le correnti d’aria come se stesse cercando di volare o si stesse
paracadutando da un aereo, allargò le braccia e le gambe e diminuì
improvvisamente la velocità. Anche Spike fece lo stesso. Il drago, sopra di
loro, guadagnava velocemente terreno.
“Quando sta per colpirci lascia la presa
e attaccati al collo!” gridò Angel, un attimo prima che le fauci spalancate del
drago sfiorassero le loro teste.
“Ora!” gridò. E Spike obbedì. Senza
pensare. Senza chiedersi se fosse o meno una mossa saggia. Senza porsi il
dubbio se ce l’avrebbero fatta. Semplicemente, eseguì.
E si ritrovò attaccato al collo possente
del drago.
Fuori portata.
Angel era appeso alle squame dall’altra
parte.
Il bestione riprese quota, un attimo
prima di schiantarsi contro alcune rocce, scuotendo rabbiosamente il collo nel
vano tentativo di liberarsi da quella presa. E poi ricominciò a salire, sempre
più in alto. Spike ed Angel approfittarono di quel momento di ascesa per
lasciarsi scivolare lungo le spire del mostro, fino alle scapole. L’ampia
schiena del drago li accolse, calda e comoda, più simile ad un tappeto volante
che ad un mostro che aveva appena tentato di divorarli. Angel si avvicinò a
Spike, strappandosi una manica della camicia. “Lascia che fermi l’emorragia..”
il biondo strinse i denti per il dolore “pensa solo a rimanere attaccato” gli
disse allora Angel, mentre con il palmo della mano premeva sulla ferita ancora
aperta per far diminuire il fiotto. “Non mollare!”
Aggrappati alle squame, mentre volavano
in alto, l’uomo ed il vampiro si ritrovarono di nuovo vicini, separati da un
semplice soffio di fiato. “Mi spiace…” sussurrò Angel “scusami per non avere
capito..” disse, mentre il sangue diminuiva il suo flusso e il fisico fragile e
minuto di Spike gli appariva in tutta la sua disarmante e terribile gracilità.
“Non ti starai mica eccitando, vero?” lo schernì l’altro, con un sorriso
sbieco. Angel sorrise a sua volta “mai” esclamò, ironico, “ma ammetto che a
volte sei irritante quanto una moglie!” Spike sorrise e si lasciò bendare. La
ferita era profonda. Emise un gemito strozzato quando il vampiro gli strinse il
nodo intorno alla coscia, facendo in modo che la manica non si allentasse. Si
sedette quindi vicino a lui, sul dorso del drago, lasciandosi andare. L’aria
fresca gli accarezzò i capelli. Angel si ritrovò suo malgrado a chiedersi come
facesse un fisico tanto provato a continuare a camminare, anche se era evidente
che qualcosa di non umano era rimasto in Spike o non sarebbe mai arrivato fino
a lì. Ma non disse nulla. Si guardò intorno invece. Da là sopra, il volteggiare
leggero del drago sembrava addirittura aggraziato nel cielo plumbeo che
precedeva la sera. Non appena la bestia si fu calmata, il vampiro ne approfittò
e si guardò intorno.
La valle si stendeva sotto i loro occhi,
verdeggiante e splendida anche nella sua mostruosità. I crepacci, le gole che
avevano attraversato con tanta fatica e nei quali avevano più volte rischiato
la pelle aggrediti da innumerevoli demoni feroci, assumevano ora una omogeneità
e una perfezione che rasentava l’impossibile. Anche il drago, quel drago che li
aveva quasi uccisi pochi istanti prima, ora volava leggero ed elegante nel
pomeriggio inoltrato ed il sole, quel sole che mai, a differenza di quello
terrestre li aveva bruciati, assumeva ora una bellezza senza pari mentre
scompariva lentamente dietro alle montagne.
“Guarda là!”
Angel indicò con un dito il monte sul
quale avevano con ogni mezzo tentato di salire e che ora si stagliava maestoso
davanti ai loro occhi, rifulgendo alla luce fiammeggiante del tramonto.
“Il drago ci sta portando sulla vetta… ce
l’abbiamo fatta…” sussurrò Spike, con
un filo di voce, mentre Angel gli prendeva la mano sorridendo soddisfatto
“Sì… ce l’abbiamo fatta…” rispose allora,
ed insieme scoppiarono in una gioiosa ed incontenibile risata.
Ce l’abbiamo fatta…
Ce l’abbiamo fatta…
Era incredibile come quelle poche parole
gli riempissero la mente.. e l’anima.
Ce l’abbiamo fatta…
-----------------------------------------------------------------------
Willow si affacciò esitante dalla porta,
girando la testa sia a destra che a sinistra.
“Vieni pure, la strada è libera…”
sussurrò
Kennedy sbucò al suo fianco, esitante, un
asciugamano avvolto intorno al corpo che ne lasciava intravedere le splendide
nudità. Willow la prese per le mani e la condusse fuori dalla stanza.
“Avanti… Xander dev’essere al lavoro e
Down è sicuramente a scuola, e poi al diavolo! Penso che tutti abbiano già visto
una donna nuda non credi?”
Kennedy sorrise.
“Ma non ti darebbe fastidio che
guardassero la tua donna?” chiese, avvicinandosi.
La rossa avvampò. Si tirò indietro,
cercando di evitare le labbra invitanti di Kennedy ed andando a finire con le
spalle contro il muro.
“Oh… beh… ecco, io…” balbettò Willow
“Non dire niente…” sussurrò allora la
cacciatrice, arrivando ad un millimetro dalla sua bocca tanto che Willow potè
sentire il fiato caldo di lei sulla pelle “So che non puoi fare a meno di me…”
disse, posandole una mano sui fianchi “ed è per questo che ti amo…”
Non riuscì nemmeno a rispondere. Le
labbra calde di Kennedy imprigionarono la sua bocca, in un bacio esigente,
mentre le sue meni si impossessavano dei suoi seni, facendola gemere.
“La devi proprio fare adesso quella
doccia?” ansimò Willow, ormai in balia completa del tocco esperto della sua
compagna.
“Non pensi che potremmo prima… ecco…
noi…” balbettò… Kennedy sorrise, maliziosa.
“Tutto quello che vuoi, mia dea…” disse
e, come se non ci fossero mai state, entrambe sparirono di nuovo dietro la
porta della camera da letto.
-----------------------------------------------------------------------
“Dannazione!”
Xander si guardò la camicia, come se
constatare che l’abbigliamento fosse in ordine lo aiutasse in qualche modo a
riprendere la calma e gli dimostrasse che, almeno come venditore porta a porta,
valeva ancora qualcosa. Inutile. Era già il quarto cliente quella mattina che
gli sbatteva l’uscio in faccia. Ripensò ai corsi di autostima che l’azienda gli
imponeva di ascoltare, mentre andava a lavorare in macchina.
“Avrai ciò che vuoi, devi solo volere davvero ciò che
desideri…”
No. Decisamente la cantilenante voce
dello speacker radiofonico non lo
aiutava. Anzi, se possibile, lo faceva innervosire ancora di più! Prese la sua
valigetta e si diresse nuovamente verso la vettura.
Forse era solo stanco.. o forse erano i
clienti che non volevano più i suoi prodotti, avrebbe dovuto cambiare zona. O
magari era semplicemente una di quelle giornate no.. ma Xander sapeva benissimo
il motivo per cui non riusciva a vendere nemmeno una buona offerta base quel
giorno. “Anya si
trova laggiù…” il biglietto con la
sagoma dei due monti si stampò nella sua testa, più nitido e palese che mai. Io voglio soltanto ritrovare
Anya.. possibile che nessuno lo capisca?! Si chiese.
Il problema era che fino a quando Willow
non avesse trovato un modo per capire cosa c’era esattamente in quel barattolo
che D’noffrin le aveva dato, non avrebbero concluso niente. E finché Willow non
avesse fatto pace con Kennedy, in una maniera che probabilmente tutti loro
immaginavano, nessuno di loro avrebbe potuto rientrare in casa. E finché
nessuno di loro poteva rientrare a casa, Xander avrebbe fatto meglio a
lavorare. E finché Xander continuava a lavorare e Down a studiare e Giles a
girovagare per il molo con una delle sue antiche pergamene tra le mani, Willow
avrebbe continuato indisturbata a fare la pace con Kennedy, nessuno si sarebbe
preoccupato di trovare la cosa che D’noffrin aveva portato in quel suo
maledetto barattolo ed Anya sarebbe rimasta bloccata su quelle montagne dalla
forma buffa E LUI QUESTO NON POTEVA SOPPORTARLO!
Scalò la marcia e voltò l’auto
dirigendosi a tutta velocità verso casa.
Adesso basta, il tempo dei giochi era finito.
Lui si era occupato di Kennedy. Era tempo
che Willow si occupasse di Anya.
-----------------------------------------------------------------------
“Adesso me lo puoi dire!”
Il vampiro biondo si voltò verso Angel, la
faccia più strafottente che aveva ne suo ampio repertorio dipinta sul volto.
“E che cos’è che potrei dirti, scusa?”
chiese, con un piccolo sorriso di scherno ad increspargli appena e labbra.
Angel sbuffò.
“Smettila! Lo sai benissimo cos’è che
voglio sapere! E’ da quando siamo arrivati qui che te lo chiedo! Cosa ci
attende là sopra?”
Da quando siamo arrivati qui, certo… da
quando tu sei arrivato… ma non è questo che vuoi sapere, vero Angel?
“Che vuoi che ti dica, lo scopriremo
quando saremo in cima!”
“Non attacca Spike! So che sai qualcosa e
a costo di farti arrivare sulla cima a penzoloni sul drago, lo scoprirò!”
“Certo!... comincia pure se vuoi, ma ti
ricordo che a me interessa solo arrivarci sulla cima, non me ne frega niente
del modo!”
“Avanti, Spike!” urlò ancora Angel, ma le
sue parole si persero nella bufera. Il drago volava. E la montagna si
avvicinava. E per Spike, oltre a questo, nient’altro sembrava avere importanza.
A te interessa solo sapere per quale missione combattiamo
adesso, vero Angel?
Spiacente, ma, non posso soddisfare la tua voglia di
martirio, ora.
Ho cercato di dirtelo. Non mi hai ascoltato.
Non dipende da me. Non c’è nessuna missione al momento.
-----------------------------------------------------------------------
“Allora, di che cosa si tratta?”
Buffy squadrò il ragazzo un’altra volta,
prima di voltare lo sguardo nuovamente verso Lorne. Potere. Potere allo stato
puro, ecco cos’era quel ragazzo. Solo stargli vicino le faceva tremare le
gambe…
“Tutto sta a vedere che cosa o meglio chi
abbiamo intenzione di riportare indietro..” disse con noncuranza lo
sconosciuto.
Buffy sgranò gli occhi allora, allibita.
“C’è scelta per caso?” chiese, suscitando
un sorrisetto di compassione sul volto di Lorne “e… e comunque da dove
dovremmo… riportare indietro qualcuno…?” chiese.
Questa volta il sorriso del demone fu
chiaro e limpido. Un vero sorriso, di quelli che raramente compaiono le labbra
di chi è diverso dagli altri.. ma il punto, forse, era proprio questo: Lorne
non si era mai sentito.. diverso dagli altri. Solo ultimamente. Solo dopo che
si erano attivate le nuove cacciatrici. Ma era comunque una scelta forzata.
Buffy si ritrovò a chiedersi come ne fosse capace.
“Dolcezza, non credo che la vera domanda
ora sia questa..” rispose il demone verde, con sussiego “Del resto, non è un
segreto che con le ultime due apocalissi le fila dei ‘buoni’ si siano parecchio
assottigliate.. Credo però che ora la domanda giusta da fare sia: come mai
hanno mandato lui…”
In tutta sincerità, la cacciatrice avrebbe
preferito ignorare la risposta a quella domanda.
“Le forze dell’Essere non hanno mai avuto
la possibilità di forzare gli eventi…” cominciò il ragazzo, tracciando
nell’aria alcuni strani segni dai quali scaturì immediatamente una intensa luce
azzurra “tuttavia hanno la possibilità di riportarli indietro.. se vogliono..”
Buffy sbiancò.
Cosa significavano quelle parole? Cosa le
stava proponendo, esattamente?
Dalla sfera azzurra immagini confuse
cominciarono a rotearle attorno. Immagini che facevano parte del passato.
Immagini che lei stessa aveva cercato di dimenticare.
“Io… io non credo di aver capito bene”
cercò di dire Buffy, ma il ragazzo la interruppe. Come al solito. “E’ normale che tu sia un po’ confusa
cacciatrice…” riprese infatti il ragazzo, senza nemmeno ascoltarla “Il patto è
molto semplice: le Forze dell’Essere riporteranno indietro gli eventi, diciamo
fino a prima della battaglia contro Glory, prima che Down entrasse con
prepotenza nella tua vita. I monaci le daranno un’altra forma, una forma che
Glory non potrà mai trovare e tutto ritornerà com’era allora…” Buffy cercò di
dire qualcosa, ma le parole le morirono sulle labbra. Il ragazzo continuò
“Pensaci..” disse “Niente più Down, niente più morte, niente più resurrezione
con tutto ciò che comporta. Avrai la possibilità di rivedere Tara, Anya e tua
madre e, forse, di fare qualcosa per lei nel momento in cui la malattia le farà
saltare il cervello, magari potrai rimetterti con Angel, o restare con Riley..
in ogni, caso tu, tu sola ricorderai esattamente quello che è successo e avrai
la possibilità, quindi, di cambiare gli eventi. In cambio” continuò “io,
esattamente nello stesso istante in cui darò il via all’incantesimo, il 23marzo
della tua nuova esistenza, esigerò in pegno la tua vita.”
La cacciatrice guardò Lorne, smarrita.
Non era la paura di morire che la fermava. Cielo, da come stavano andando le
cose, adesso, forse la morte sarebbe stato il suo problema minore. Ma come
poteva? Come poteva scegliere tra la vita di Down e la vita di sua madre, delle
sue amiche…
“Non darti pensiero per Down:
semplicemente, lei non esisterà…” continuò il demone, come se riuscisse a
leggere nei suoi pensieri. “I monaci non le daranno mai forma corporea e quindi
svanirà nel nulla, esattamente come è arrivata. Non soffrirà, né si chiederà
cosa sta succedendo perché non ne avrà nemmeno il tempo. Mentre tu, Buffy… tu
potrai salvare molte vite, compresa quella di Angel, se tornerai indietro,
adempiendo finalmente a ciò che era stato scritto…”
“E sarebbe?” le parole le uscirono dalla
bocca ancora prima che se ne accorgesse. E la risposta le venne gettata
addosso, come un fiume in piena. Anche se in realtà non era ancora sicura di
volerla sapere.
“Dal morso di un vampiro nascerà una
nuova cacciatrice, una ragazza forte, destinata a sconfiggere per sempre il
male che regna sulla terra in ogni sua forma ed in ogni suo essere. Sarà in
grado di uccidere vampiri e demoni, fino a rispedirli tutti nell’inferno dal
quale provengono. Solo uno ne resterà fuori. Colui che ha voltato le spalle al
male, colui che avrà un’anima, colui che diverrà umano..”
Buffy rimase ferma immobile. Allibita. La
mente del tutto svuotata.
Rivedere sua madre… diventare umano… lo
Shansu…
Non avrebbe saputo dire per quanto tempo
era rimasta ferma così, ma sapeva che ad un certo punto la mano calda e decisa
di Lorne l’aveva prepotentemente riportata alla realtà.
Si scosse un attimo, alzò la testa e
chiese: “Perché proprio adesso?”
Lorne le si avvicinò. “Non è una scelta
facile, lo sappiamo..” disse, vedendo che il ragazzo tardava a risponderle “e
non volgiamo metterti fretta, ma pensaci bene: ci sono altri demoni che
terresti volentieri fuori dall’inferno, non ti pare? Pensa a Clem per esempio…
o ad Anya” “Lei era un’ex-demone all’epoca” puntualizzò Illyria, che se ne
stava zitta in parte a Lorne da un’eternità. “Forse dovresti raccontarle come
stanno davvero le cose!” “Taci, Illyria!” Buffy si voltò. Non aveva mai visto
Lorne così… alterato…
“E’ una decisione che deve prendere da
sola.” disse e tornò come se nulla fosse a parlare a Buffy. Ma la cacciatrice
ormai non lo ascoltava più. Non ascoltava più nessuno. C’era una parola, una
singola parola che le rimbalzava nella mente, adesso. Una singola parola che
l’aveva accompagnata per tutta la vita. Che forse, adesso, avrebbe fatto la
differenza… sola…
“Perché proprio adesso?” chiese quindi,
di nuovo, gli occhi verdi e duri puntati sul ragazzo che le stava di fronte
“Perché non riportare la mia vita ancora più indietro? Perché non impedirmi di
distruggere la scuola o di sacrificare la mia vita sociale? Perché non
impedirmi di essere una cacciatrice?” Il demone sospirò. “Perché solo con la
comparsa della chiave ti è stato fatto un torto che ha cambiato il tuo destino
e quello di molti altri che ti erano intorno.” spiegò, quasi con svogliatezza.
“Solo con la chiave, nella tua vita sono entrate variabili che non erano
stabilite, che sono sfuggite al nostro controllo. Tutto il resto” disse, senza
nemmeno prendere un respiro e continuando semplicemente a parlare “era già
stato scritto da millenni e non è possibile cambiarlo. In ogni caso,” riprese
dopo un attimo il ragazzo “non possiamo farti fretta. È una decisione difficile
e sappiamo che, se accettassi, cambierebbe in modo definitivo il tuo futuro. Hai
tempo fino alla mezzanotte di oggi. Se non avrai deciso o non ti presenterai
alle porte del cimitero entro quell’ora, purtroppo dovrò dedurre che non sei
interessata alla proposta.”
“Cancello del cimitero di Sunnydale,
entro mezzanotte. Ok” riassunse velocemente Buffy a voce alta. “E se dovessi
decidere di non venire?” chiese. Il ragazzo, che si stava già incamminando, si
voltò nuovamente, un sorriso criptico dipinto sul volto.
“Verrai” disse, con un tono che alla
cacciatrice fece venire i brividi “ma se dovessi decidere di non venire, Buffy
Summers allora sappi che la tua strada e quella dei tuoi amici è già segnata.
Da tempo. E non sarà una strada semplice…” concluse, svanendo definitivamente
nell’ombra.
-----------------------------------------------------------------------
La ragazza guardò il drago volteggiare
leggiadro sopra la sua testa per poi posarsi a pochi metri da lei. Sulla sua
schiena, malconci e stupiti, stavano i
due vampiri che aveva a lungo cercato.
Allungò un braccio e il drago distese la
testa verso di lei, spalancando appena le fauci, facendosi accarezzare
teneramente.. e fu allora che Anya gli diede un grosso bacio sul testone pieno
di creste e lo premiò con un gustoso ratto morto. Beh.. gustoso secondo i punti
di vista naturalmente.
“Anya?!” esclamò Angel, scendendo dal
drago.
“Anya?!” esclamò anche Spike, cercando di
fare altrettanto, mentre il mostro scrollava la schiena in risposta alle
coccole della ex-demone.
“Anya!” esclamò divertita lei, alzando le
spalle e concedendo al drago un ultimo, piccolo buffetto affettuoso. “E voi
siete Spike ed Angel! Ed ora che abbiamo messo in chiaro i nostri rispettivi
nomi, che ne direste di farvi un bel bagno e mangiare qualcosa di caldo mentre
aspettiamo che le Forze dell’Essere decidano finalmente di mettersi in contatto
con noi? Ok, ai potenti piace farsi aspettare ma.. Comunque venite, ho
dell’ottimo stufato di Hnu sul fuoco e, a proposito… che maleducata… questo è Xander!” disse, indicando il drago che
nel frattempo era intento a cercare degli altri topi morti nelle tasche di
Anya.
“Gli hai anche dato un nome?!” esclamò
Angel, gli occhi fuori dalle orbite, mentre guardava allibito la creatura che
fino a poco prima aveva cercato di divorarli giocare amichevolmente come un
cucciolo un po’ troppo cresciuto..
“Ma certo!” si indispettì l’ex-demone “Tutti gli animali da compagnia devono
avere un nome!” disse, confermando le teorie impossibili del vampiro.
“all’inizio avevo pensato di chiamarlo Fufy o Bobo ma poi, siccome da qui non
lo posso vedere, ho deciso di chiamarlo Xander, in modo che me lo possa sempre
ricordare… ”
“Beh, potevi almeno insegnargli a non
ucciderci prima di mandarcelo addosso!” esclamò
“E voi potevate evitare di spaventarlo!” urlò
l’ex-demone, le mani piantate saldamente sulla anche “Tutte quelle urla, voi
che lo scacciavate.. ho visto sai. E non mi pare proprio che la colpa sia solo
del mio Xander! Fosse stato per me, a quel punto vi avrei lasciato cadere nel
vuoto” esclamò, parandosi di fronte ad Angel. “Mentre invece lui è venuto a
prendervi lo stesso e voi lo maltrattate anche!” I suoi occhi emettevano lampi
ed il vampiro decise di lasciar cadere l’argomento, prima di essere costretto a
pentirsene amaramente. In ogni caso non avrebbe voluto essere nei paraggi
quando Xander avesse scoperto l’accaduto. Dare il nome del proprio ragazzo ad
un drago mostruoso e sputafiamme… sempre meglio che ad una farfalla, però…
“Che ci fai qui Anya?” chiese Spike.
Angel si voltò verso di lui. Era stanco, e aveva un disperato bisogno di
mettere qualcosa sotto i denti. Ma, per il resto, aveva conservato alla
perfezione quella sua solita faccia da schiaffi che lo avrebbe accompagnato
anche dentro la tomba, pensò.
La bionda sorrise, illuminandosi tutta.
“Sono morta ovviamente!” disse, con una
nota di orgoglio nella voce “Come te. Durante l’apocalisse di Sunnydale. Con la
spada in pugno come i veri eroi. Quindi le forze dell’Essere hanno deciso di
mandarmi qui.. in attesa di un giudizio, o almeno credo.. sono sempre molto criptiche, sapete.. in
ogni caso, quando avranno intenzione di farsi vive, io sarò qui ad attenderle!
Ma adesso entrate, puzzate come se aveste scuoiato a mani nude un branco di
Slugger!”
“Per la verità era solo uno..”
puntualizzò Spike, seguendola.
Angel sorrise. Quella ragazza gli
ricordava in modo straordinario Cordelia. Sempre pronta a sdrammatizzare tutto,
a vedere il lato migliore delle cose. Chissà se…
Ma guardando i due biondi che sorridevano
insieme mentre si avvicinavano al fuoco, decise che questo gliel’avrebbe
chiesto un’altra volta.
-----------------------------------------------------------------------
“Ragazze! Ragazze!”
Nessuna risposta. Doveva immaginarselo.
Come al solito toccava a lui richiamarle
all’ordine. Ma non era una cosa che riusciva tanto bene al signor Giles?!
Comunque…
“Willow! Kennedy!” chiamò di nuovo.
Nessuna risposta.
“Adesso vi tiro giù dal letto anche se
dovessi interrompere i più bell’amplesso della vostra vita!” bofonchiò, salendo
le scale a tre a tre, ma quando arrivò in camera la porta spalancata lo fece
puntare diritto verso il bagno.
“Willow! Kennedy!” chiamò di nuovo, senza
avere risposta. Anche il bagno era vuoto. Xander si precipitò di sotto, la
camicia aperta che gli svolazzava intorno mentre scendeva e scale.
“C’è qualcuno?” urlò. Ma le mute pareti
della casa non gli diedero risposta.
Provò a chiamarle al cellulare. Niente.
Evidentemente non volevano essere disturbate..
Stava ormai per uscire, deciso a
setacciare a piedi palmo a palmo l’intera città quando un particolare attirò la
sua attenzione.
Sul tavolo, sotto un bicchiere di
cristallo scheggiato e macchiato di un denso liquido scuro che, a prima vista,
aveva scambiato per un qualche tipo di liquore americano, stava un biglietto.
Lo lesse lentamente. Poi aprì lo
sportellino del cellulare e digitò un numero.
“Signor Giles, pronto. Sono Xander.
Abbiamo un problema.”
Episodio 7.
Le otto. E ancora nessuna traccia del
preside.
Buffy stava quasi per accendere la tv ed ordinare
una pizza quando il suo cellulare squillò ed un numero, un numero senza alcun
senso a dire il vero, comparve sul display lampeggiante. Un numero dimenticato,
come buona parte del suo passato. Aprì lo sportellino ed avvicinò l’apparecchio
al volto.
“Pronto? … Angel?...”
-------------------------------------------------------------------------------
“Allora, come ci si sente con lo stomaco
pieno ed un tetto sopra la testa?”
“Ancora stanchi e sporchi ma almeno un
po’ più riposati. Grazie Anya”
“Grazie anche da parte mia” fu il
laconico commento di Angel, prima che si voltasse dall’altra parte e si
appoggiasse al muro con l’evidente intenzione di dormire. Anya rimase per un
attimo interdetta, poi si mise a fissare il biondo con insistenza
“Non dirmi che gliel’hai già detto!”
Esclamò poi sottovoce. Angel si mosse,
indispettito, come a voler cercare una posizione migliore.
Spike alzò gli occhi al cielo, sospirando
piano. “Vedi, Anya, anche se la tua voce fosse sottile come il più flebile dei
sussurri, anche se non raggiungesse nemmeno il rumore di una foglia che vola
sospinta dal vento, lui ti sentirebbe. Vampiro, ricordi? Perciò non facciamo
finta di essere stupidi, parla normalmente.” “Ok, ma come la metti giù dura…
comunque…” Anya lanciò un’occhiata furtiva verso Angel che non si muoveva e
chiese di nuovo “Non dirmi che gliel’hai già detto?!”
“A dire la verità non gliel’ho
propriamente detto, diciamo piuttosto che non c’era maniera per non farglielo
scoprire. Abbiamo combattuto.” “Ah..” “Sì – sorrise Spike – poi Angel è finito
incastrato in un roveto, un sacco di spine non so se rendo” “Sembra
interessante..” “Oh, lo è. E poi aveva questa specie di ramo gigante che lo
trapassava da parte a parte e se non ci fossi stato, sai…”
“Sicuramente la fata turchina mi avrebbe
trasformato in un burattino di legno così avrei dovuto sentire le tue panzane
per tutta la notte. Voglio dormire, chiaro?!” Anya guardò Spike di traverso,
poi Angel ed infine si alzò in piedi invitando il vampiro biondo a fare lo
stesso.
“In ogni caso – disse poi, una volta
quasi fuori dalla caverna – non credo che ti interessi il fatto che stai
diventando umano anche tu, a poco a poco, e che prima o poi dovrai fare i conti
con la tua coscienza…”
“Umano?!”
Spike aveva ragione: non c’era stato
bisogno di parlare ad alta voce, aveva sentito tutto benissimo e si era alzato
in piedi tanto velocemente da far finire quasi Anya contro il muro dallo
spavento. Il vampiro la fronteggiava con il suo solito sguardo pieno di domande
e Spike era tanto divertito da quella scena che per poco non si dimenticava di
staccare Angel dalla bionda per permetterle quantomeno di continuare a parlare.
“Hei, campione, un po’ di delicatezza: si
tratta sempre di una signora ricordi?” “Grazie Spike…” il vampiro biondo sorrise
“Ma figurati!”
Angel invece, per quanto non fosse mai
stato particolarmente colorito, sembrava che avesse appena visto un fantasma.
“Anya… scusa, io.. insomma….”
La bionda non lo degnò nemmeno di uno
sguardo, continuando a spolverarsi l’abito
“Oh, non ti preoccupare, avrai modo per
risarcirmi una volta che torneremo sulla terra ovviamente. Questo posto è un
tale schifo sapete.. e non ci sono nemmeno degli abiti decenti!”
“Mi dispiace molto…”
“Poco male, lo butterò! Allora…” cominciò
quindi Anya smettendo finalmente di sistemarsi il vestito “Meno male che non ne
volevi sapere niente!” “Io… ecco…” Spike si era appoggiato alla parte della
grotta e si godeva lo spettacolo. “Non è che mi interessi… cioè mi interessa,
eccome… solo che non volevo interessarmi di quello di cui stavate parlando…
cioè… hai capito?”
“Meno del solito. E di solito sono
brava!” ammise Anya con un sorriso smagliante come se stesse ancora
costringendo ogni singola cellula del suo viso a collaborare con lei “In ogni
caso, mi pare chiaro che sapete meno della metà di quello che dovreste quindi,
a meno che quelli delle alte sfere NON SI FACCIAMO SENTIRE!!!!.....” “Ehi, non
serve urlare!” gli fece notare Angel con le mani sulle orecchie “Scusa… mi sa
proprio che dovrò fare io….”
-------------------------------------------------------------------------------
“E così lei pensa che rispunteranno fuori
magicamente da sole, fra…?”
Giles scosse la testa. A volte ragionare
con quel ragazzo sembrava davvero la cosa più difficile del mondo, soprattutto
quando c’erano di mezzo Willow o una delle due donne Summers.
“Per l’ennesima volta, Xander, non ti ho
detto che sono sicuro che rispunteranno fuori dal nulla facendo puff in mezzo alla
stanza. ti ho solo detto che potrebbero rispuntare fuori dal nulla facendo puff
in mezzo alla stanza, c’è una bella differenza.”
“E intanto noi che cosa facciamo?”
“Cielo, mi sembra di sentir parlare Buffy
quando fai così!”
“In ogni caso, non mi sembra che abbiamo
fatto incantesimi o che ci siano segni di lotta quindi siamo sulla buona
strada…” “Già, potrebbero essere uscite a fare un giretto…” “O magari sono
andate insieme al cinema” “Oppure al Bronze, sapeva che l’hanno riaperto? Fanno
una serata rock stasera…” il bussare insistente alla porta li distolse entrambi
dai loro pensieri.
“Ok, vado ad aprire…” si arrese infine
Xander, pregando intanto che non fosse, per l’ennesima volta, quella dannata
marea di giornalisti che li perseguitavano da quando Buffy si era
autolicenziata dal suo ultimo lavoro. No.. decisamente non si trattava dei
soliti giornalisti..
-------------------------------------------------------------------------------
“Una cheese burger con la maionese e da
bere una coca piccola. Per il signore?” Buffy si voltò verso Lorne, sapendo
bene che la vista di lei insieme ad un demone avrebbe spiazzato qualunque
neo-cacciatrice, proprio come quella che stava prendendo le ordinazioni in quel
momento.
“Una media chiara, possibilmente alla spina.”
“Non ne abbiamo” “Allora andrà bene quella in lattina, ma voglio che tu ci
metta dentro uno di quegli ombrellini colorati, magari di quelli a forma di
girasole, e che me lo porti cantando jingle bells.. è Natale!” aggiunse poi
come se fosse una valida scusa ostentando un sorriso smagliante.
La cameriera lanciò un’occhiataccia a
Buffy, poi si girò indispettita e si allontanò verso e cucine bofonchiando.
“Potevi evitarle almeno la canzoncina..” sorrise Buffy per nulla impressionata
dal modo di fare del suo amico con la pelle verde “Ehi, sei stata tu a dirmi
che ti sta antipatica e poi così scopriamo se è davvero una cacciatrice o no.
Ricordi quella storia di leggere nell’anima della gente quando canta?..” “Non
sono qui per giocare, Lorne.”
Il demone si ritrasse composto sulla
seggiola, accarezzandosi un angolo della bocca con l’indice affusolato.
“Speravo solo che potessi dirmi come mai hai deciso di non porre troppe
domande, com’è invece tuo solito, e lasciar cadere senza tanti ripensamenti
all’appuntamento di stanotte. Bel tenebroso a parte, quel tipo non è gran che
te lo posso assicurare..”
“Lorne…” Buffy aveva chinato la testa,
sorridendo involontariamente allo sguardo un po’ particolare del suo ospite
“Quando mi hai chiamato con il cellulare di Angel pensavo che fosse successa
una qualche catastrofe, e invece..”
“Invece? Invece dici tu? Ma ti rendi
conto di quello che ti hanno messo a disposizione, Buffy? La possibilità di
tornare indietro, di poter essere di nuovo la sola e l’unica, di rimetterti con
Angel…”
Buffy lo guardò negli occhi, con un
sorriso sereno “Ma anche di non vedere Down diventar grande, di morire a soli
27 anni.. dover fare di nuovo i conti con la mia vita e con le scelte ce ho
fatto..” “Sono passati solo due anni, Buffy..” “Ma in questi due anni è
cambiato tutto…” il demone rimase in silenzio per un attimo, fissando la punta
delle dita di Buffy. La cacciatrice non sapeva come continuare. Per fortuna la
cameriera sbucò all’improvviso dall’entrata del bar, togliendola da quel
silenzio imbarazzante. “Ehi, ti avevo detto di portarmelo cantando jingle
bells…” la ragazza girò sui tacchi senza degnarlo nemmeno di uno sguardo
“Peccato, speravo proprio che si arrabbiasse almeno.. voglio dire, per una
volta che sono qui con una anzi La Cacciatrice e non può farmi nulla speravo
almeno di togliermi qualche piccolo sfizio..” “E’ incredibile, non cambierai
mai Lorne!” Buffy non era riuscita a trattenere un sorriso neppure volendo “In
ogni caso questa sera avevo anche un appuntamento con il mio capo quindi, se
non ti dispiace..” “Hei, dai non puoi abbandonarmi così! Proprio ora che sono
arrivato al punto più interessante..” si lamentò il demone “E quale sarebbe
questo punto così interessante?” chiese Buffy, che sinceramente non voleva
tornare alle confidenze di prima “Che il mondo non sarà comunque lo stesso
qualsiasi decisione prenderai quindi io se fossi in te ci penserei bene,
qualunque sia la strada che seguirai ..”
Buffy sospirò “Non potete pretendere che
prenda una decisione del genere su due piedi.” “Hai ragione – la interruppe
immediatamente Lorne – ma non ti viene data nessun’altra opzione. Devi
scegliere. La posta in gioco è la tua felicità: come pensi di ottenerla? Con un
anno tra le braccia del tuo vecchio amore, con tua mamma, i tuoi amici e la tua
vecchia vita da cacciatrice o con un futuro incerto, con nuovi rischi da
affrontare, senza una vera famiglia e con la possibilità di non rivedere mai
più l’uomo che ami?”
-------------------------------------------------------------------------------
“Kennedy? Ma dove… cosa… dove hai
lasciato Willow?!” l’espressione allibita sul volto di Xander era qualcosa che
non si sarebbe persa per nulla al mondo, in condizioni normali. Peccato che in
quel momento quella condizione di normale non avesse proprio niente.
“Willow ha scoperto cosa diavolo c’era in
quel vasetto che D’noffrin ha portato qui da noi l’altra sera..”
“Perfetto!” esclamò Xander al colmo della
gioia, finalmente una buona notizia! “E dov’è Willow adesso?”
“Con il … ‘coso’… che ha portato D’noffrin
l’altro giorno.”
“Meno bene…” Giles sorrise allegro
“Andiamo, Xander, vedi bene che non c’era motivo di allarmarsi, scommetto che
non è necessario nemmeno adesso...” “O sì che è necessario invece!” esclamò
Kennedy interrompendo entrambi. “Il dono che ha portato D’noffrin l’altra sera l’ha fatta cadere in
trans! Non ho capito bene, l’unica cosa certa è che ha a che fare con un certo
Reck”.
-------------------------------------------------------------------------------
“Allora, partiamo dalle cose semplici..”
“Nulla è semplice qua dentro!”
“Smettila di fare il pessimista e
lasciala continuare.”
Angel e Spike erano seduti entrambi ai
lati di Anya, un’Anya che sembrava quasi aver preso le fattezze dello zio Tom con
due ascoltatori che la fissavano come se stesse per raccontare l’ennesima
avventura di Fratel Coniglietto invece che il destino delle loro vite.
“Dicevo, partiamo dalle cose più
semplici: come mai state diventando entrambi umani..” “E questo ti sembra
semplice?” “Sì, in confronto a tutto il resto.” “Te l’ho già detto, lasciala
parlare..” La bionda si raddrizzò meglio, appoggiandosi con la schiena contro
la scura parete di roccia e lanciò uno sguardo al suo drago che dormiva in un
angolo sperando che le Forze dell’Essere o come diavolo si chiamavano quelli
dei piani di sopra la fermassero, sbrigandosi a chiarire l’intero accaduto.
Purtroppo questo non avvenne. Anya continuò. “La ragione principale per cui
state diventando entrambi umani è che entrambi siete rimasti connessi con la
profezia dello Shansu, ma in due modi completamente diversi.” “Che cosa intendi
dire?” chiese Spike che, sinceramente, non capiva dove fosse la differenza a
parte nel numero di apocalissi sventate… “Tu, Angel hai ricevuto la tua anima
per opera di una maledizione zingara mentre tu, Spike, sei andato a
recuperartela in seguito al tuo amore romantico per Buffy. E qui sta la prima
differenza: l’anima a Angel gli è stata imposta, la tua no.” “Con questo non
vorrai mica dire che Spike ha acquistato più punti di me nella lotta contro il
Male?!” gridò quasi Angel in tono rabbioso “Taci vampiro!” Anya sospirò. “Mi
sembra di avervi già detto che entrambi state diventando umani quindi non mi
pare il caso di scannarsi su chi dei due lo è di più. La seconda differenza è
che Angel ha combattuto più a lungo di Spike tra le schiere del Bene ed ha
deciso di sacrificarsi più volte solo per il suo amore per la missione e non
per un sentimento personale come può essere l’amore per una donna…” stavolta il
vampiro bruno non disse niente, lanciando però uno sguardo a Spike come per
dire ‘te l’avevo detto io!’ che Anya fece finta di non notare.
“Comunque, un’altra differenza è che
entrambi desideravate diventare umani ma in modo totalmente diverso..” “Come?”
“Cosa?!” Angel e Spike si guardarono esterrefatti per poi rivolgere ad Anya una
sola, unanime domanda: “Che cosa intendi con umani in modo diverso?” chiesero.
La bionda rimase per un attimo in silenzio. Possibile che nemmeno in quel
momento nessuno intervenisse. Decise di alzare le spalle e pensare che se la
stava cavando così bene che nessuno avrebbe potuto fare meglio di lei, o almeno
così sperava.
“Intendo dire che Angel ha sempre voluto
diventare umano per condurre una vita del tutto normale insieme alla donna che
ama” “Che in questo momento si trova a fare la segretaria di qualche essere
superiore a dei piani così alti che comunque non potrò mai raggiungerla..” Anya
sorrise “Mentre invece Spike voleva diventare umano per continuare a proteggere
il mondo a fianco della cacciatrice, che ormai non è più l’unica ma un paio di
braccia in più non fanno mai scomodo soprattutto quando la prossima apocalisse
potrebbe distruggere di nuovo la terra per farla ritornare ad un cumulo di
macerie e io ho già parlato anche troppo e comunque non ne so assolutamente
nulla per cui è inutile che chiediate perché tanto non vi saprei rispondere!”
Caspita. Angel era abituato al modo di parlare un po’ logorroico di Fred, ma
quella bionda la batteva di gran lunga! Spike nel frattempo era rimasto
immobile soppesando in silenzio quello che Anya aveva appena detto “Anya.. –
disse dopo un lungo istante di silenzio – come mai tu sai tutte queste cose
mentre noi siamo stati scaraventati in questa situazione senza nemmeno sapere
perché?” chiese. Ecco, quella era decisamente una domanda ben più difficile.
Decise di partire dall’inizio. Prese un lungo respiro e rispose: “Vedi, io sono
arrivata qui più di un anno fa ormai. All’inizio ero spaventata a morte, ho
fatto quello che avete fatto voi e quando sono arrivata quassù ho trovato
anch’io qualcuno che mi ha spiegato quello che avete saputo voi adesso. La cosa
principale è che comunque da qui noi non possiamo fare quasi niente. Solo
aspettare. Lo so che è snervante, ma è l’unica cosa che possiamo fare oltre a
venire a patti con la nostra nuova natura.” “Nuova natura?” chiese Spike che si
stava chiedendo da un po’ se quelle trasformazioni riguardassero solo loro o se
anche Anya avesse avuto un qualche desiderio in vita che ora stava per essere
esaudito. “Non fare finta di non capire!” rispose invece Anya, secca “Se vi
conoscessi anche solo la metà di quanto vi conosco realmente saprei comunque
che avete bisogno di tempo per capire che cosa vi sta succedendo!” “Un’ultima
domanda” la interruppe Angel che stava pensando insistentemente alla stessa
cosa da quando avevano iniziato il discorso a dire il vero “Come mai la
trasformazione di Spike è praticamente completa mentre io sono ancora
semplicemente un vampiro?” Anya sorrise “Davvero pensi che trasformare un
vampiro in un uomo sia così semplice?” chiese “Dagli tempo. Anche io sto ancora
aspettando il mio turno. Ma arriverà, non ho dubbi su questo. Nemmeno un
dubbio. Capito?”
-------------------------------------------------------------------------------
“Sei proprio sicura di quello che stai
facendo?”
Down annuì, convinta. David ripose le sue
cose dentro la sua cartella per poi prendere posto accanto alla ragazzina che
stendeva le mani in avanti. Non appena sfiorò le punte delle sue dita, gli
sembrò che una strana energia invadesse il suo corpo e fu tentato di
staccarsene, correndo via il più lontano possibile. Da lei, da tutto. Ma non lo
fece. Gli bastò aprire gli occhi e fissarli per un istante in quelli dorati di
Down e vedere la sua bocca che gli sorrideva per rilassarsi e lasciare che
l’incantesimo facesse il suo corso. Del resto, Down era stata molto chiara,
almeno su un punto: quella per lei era una cosa della massima importanza e
c’erano delle vite in gioco. Vite di persone che Down conosceva e altre che per
nessun motivo al mondo dovevano sapere
quello che stavano facendo. E David, almeno questo lo sapeva, non avrebbe detto
nulla a nessuno.
Episodio 8
La scuola era praticamente deserta quella
mattina.
Bene, gli sarebbe stato più facile
trovarla, incredibilmente più facile. Svoltò l’angolo in direzione degli
spogliatoi, ricordandosi di come la prima ora del martedì Down si fermasse ogni
tanto a parlare con una sua vecchia compagna di scuola, Janice se si ricordava
bene, che aveva ginnastica le prime due ore della giornata.
Nulla.
Magari non era ancora arrivata… O forse
era andata al bar…
Si intrufolò in mezzo ai due studenti che
stavano parlando del più e del meno dietro di lui e si diresse a passo svelto
verso la zona mensa. Un delizioso profumino di brioches e caffè pervadeva la
stanza ma a David questo non interessava, non ora perlomeno. Si guardò intorno,
cercando in tutta quella folla un volto a lui ben noto, i lunghi capelli
castani della ragazza, un giubbino identico al suo… ma niente.
Stava giusto per andarsene quando gli
venne in mente che forse Down poteva essere rimasta semplicemente fuori a
parlare con qualche ragazzo che non conosceva o con quel suo amico, Xander se
non si sbagliava. Che la accompagnava a scuola la mattina di tanto in tanto..
Aveva circa 10 minuti per correre al
piano di sotto e convincerla a spiegargli, per poi ritornare in classe e
cominciare con le idee un po’ più chiare la lezione. Sfortunatamente Down non
si trovava nemmeno fuori o nel parchetto antistante la scuola o da nessun’altra
parte che al ragazzo potesse venire in mente…
Ormai erano le 8.05. La professoressa
avrebbe iniziato la lezione da lì a qualche minuto e lui non poteva permettersi
di arrivare in ritardo. Non oggi perlomeno. Non dopo che le sue compagne
pestifere avevano già utilizzato le loro arti magiche per spedire a casa per un
paio di volte la professoressa di matematica ed ora le sue ore erano state
sostituite da un corso provvisorio di disegno ornato tenuto da una delle massime
personalità nel campo dalla città di Los Angeles… David ci teneva a fare bella
impressione fin dal primo giorno, quindi si mise la cartella in spalla e si
incamminò a passo deciso verso l’aula sperando con tutto il cuore di trovare
Down in giro per il corridoio o seduta tranquilla al suo banco con una matita
in mano e un libro dell’altezza di un vocabolario per far fronte a tutte le
domande che sentiva ormai la necessità fisica di farle.
------------------------------------------------
“Non credo che si tratti di potere.”
disse Xander con noncuranza, alzando le spalle mentre camminava verso il
cimitero di Sunnydale. “Più precisamente penso si trattasse di semplici
illusioni, e poi Willow aveva più potere nel suo dito mignolo di quel Reck in
ogni fibra del suo corpo. Ma, del resto, è l’unica strada che abbiamo… a
proposito che ne dici di fermarci a fare colazione da qualche parte?”
L’alba era già giunta da parecchio tempo
su Sunnydale ed i due ragazzi avevano camminato tutta la notte cercando
inutilmente un qualche demone al quale chiedere informazioni o meglio ancora
per obbligarlo a condurli fino al rifugio segreto di Reck. Purtroppo,
l’attività scrupolosa di decine e decine di cacciatrici aveva avuto effetti a
dir poco catastrofici sulla popolazione demoniaca di Sunnydale inducendo tra
l’altro i pochi demoni rimasti come Clem, ad una fuga precipitosa verso altri
luoghi decisamente più nascosti e meno sorvegliati.
“Parlami ancora di Reck” chiese Kennedy incuriosita,
lasciando che Xander la guardasse di sbieco per un istante “Voglio solo sapere
che diavolo aveva a che fare Willow con un tipo del genere. Poi magari possiamo
andare insieme fino alle vecchie rovine di Sunnydale: che io sappia qualche
strano demone si trova ogni tanto laggiù e poi possiamo farci portare da lui
fino al nascondiglio di questo Reck, costringerlo a dirci che cosa ha fatto a
Willow e tutto prima di pranzo!” Xander continuò a guardare la ragazzina di
sbieco per qualche istante poi, con un passo talmente svelto che Kennedy
dovette accennare persino ad una corsetta per seguirlo, si diresse verso il
cancello del cimitero bofonchiando. “Non se ne parla nemmeno!” Kennedy rimase
alquanto spiazzata. Si accostò al ragazzo con una piccola corsa e si avvicinò
quel tanto che bastava per sentirlo dire alterato “Se conosco un briciolo voi
cacciatrici saresti anche capace di fami correre su e giù fino a stasera senza
farmi toccare nemmeno un boccone quindi, prima ci fermiamo a mangiare da
qualche parte e poi ricominciamo a cercare se no non ti dico proprio un bel
niente su Reck!” “E dai, Xander!” “Niente da fare” sbottò deciso il ragazzo, al
limite della pazienza “Sono almeno 12 ore che giriamo a vuoto per la città e
non abbiamo trovato l’ombra di un demone. Nelle vecchie rovine non c’è speranza
di trovarne uno nemmeno pagandolo a peso d’oro quindi dimmi perché dovrei
seguirti!” “Ma perché sei così pessimista, scusa?” lo apostrofò Kennedy
aumentando di nuovo il passo per riuscire a stargli dietro. Un mulo, ecco cosa
doveva essere Xander Harris nella sua vita precedente. Un testardo e
dannatissimo mulo che se non veniva accontentato se ne andava dritto per la sua
strada e dalla velocità con cui lo faceva doveva avere anche qualche gene di
ghepardo nel suo DNA. “Non sono pessimista, sono realista.” Lo sentì dire
mentre si ficcava velocemente le mani in tasca, allungando ancora di più il
passo. “E poi non ci vuole un genio per capirlo: le ronde sono concentrate
prevalentemente nella vecchia città e se non ci sono demoni qua immagina quante
possibilità avremo di trovarne qualcuno là. L’unico posto dove possiamo cercare
è… “ “Il vecchio scantinato del liceo di Sunnydale? E’ proprio là che volevo
andare. Ovviamente prima andremo a mangiare qualcosa, visto che tanto tu non mi
permetteresti mai di fare il contrario, ma almeno forse così abbiamo una
possibilità…” concesse infine Kennedy con un sorriso, seguendolo ad un passo,
marciando quasi, mentre sperava sinceramente che Giles, tornato a casa per
cercare informazioni e lavorare nel mentre un altro po’ sull’enigma delle
filastrocche, potesse capire dove diavolo si trovasse Anya o almeno dove
fossero quelle stranissime montagne. “Naturalmente, mentre andiamo a mangiare,
voglio sapere per filo e per segno che diavolo aveva a che fare Reck con Willow
e soprattutto come adesso lui possa risaltare fuori nella sua vita così, di
punto in bianco, prendendosela senza alcun riguardo con una strega potente come
lei e con una cacciatrice infuriata ed innamorata come me!” Quanto avrebbe
voluto invece Xander che Giles in quel momento fosse rimasto lì con loro per
spiegare a Kennedy di Reck e del passato… ovviamente qualcuno doveva farlo,
parlarle di Willow, soprattutto se avrebbero dovuto affrontare Reck e i suoi
tranelli, ma lui di parlare del passato oscuro di Willow proprio non se la
sentiva… gli sarebbe andato bene persino Andrew che con quella sua aria da
attore consumato avrebbe saputo di certo fare meglio di lui per quanto
concerneva la parte della Willow oscura. Ma adesso c’era solo lui, Xander. E
c’era lei, Kennedy. E Xander doveva riuscire a spiegare a Kennedy
l’inspiegabile. Farle capire ciò che non aveva capito nemmeno lui. E riuscire
infine a farle condividere la sua opinione secondo cui una ragazza che riprende
il senno al ricordo di una scatola di pastelli gialli possa essere egualmente
meritevole di amore di quanto lo è una giovane donna che per amore della sua
ragazza è pronta a sfasciare il mondo pur di riaverla indietro.
“Willow ha perso la testa per qualche tempo,
un paio di anni fa” cominciò a spiegare Xander “pensavo te ne avesse parlato…”
“Mi ha detto che è andata fuori di testa
dopo la morte di Tara, che ha ucciso un uomo e che stava per distruggere il
mondo… ma non mi ha mai nominato nessuno di nome Reck”rispose Kennedy, con una
facilità che aveva dell’inverosimile. Possibile che fosse pronta a passare
sopra alle cose a questo modo? O forse non vi era mai davvero nemmeno passata
in parte?... Xander si fermò. Talmente di colpo che quasi Kennedy non gli finì
addosso andando a sbattere contro le sue braccia muscolose. Le appoggiò le mani
sulle spalle, come a volerla fermare o come ad impedirle di andarsene e sospirò
piano puntando gli occhi a terra.
“Avrei preferito che te ne parlasse
Willow…” disse infine, cercando di trovare le parole per dirle quello che
andava detto. “Ma siccome dobbiamo vedercela con Reck, è giusto che tu sappia
perlomeno con chi abbiamo a che fare.” Kennedy voleva sapere? Xander non era
nessuno per impedirle di conoscere le verità. Aveva solo leggermente paura
delle conseguenze, ma questo non era un problema suo. Non ancora perlomeno.
“La tua ragazza due anni fa ha peso il
controllo.” cominciò “e non parlo della perdita di controllo che è seguita alla
morte di Tara. No. Willow ha perso il controllo molto tempo prima, prima che
Tara morisse. Decisamente molto prima. E in una maniera così pericolosa e
insana da spingere la stessa Tara a lasciarla sperando di costringerla in
questo modo a fermarsi.”
Kennedy lo guardava, completamente
allibita, non riuscendo nemmeno a credere alle proprie orecchie. Che cosa stava
dicendo Xander, e che cosa poteva essere successo per portare anche una come
Tara, la persona più dolce del mondo almeno a giudicare da come gliene parlava
Willow, a rinunciare all’amore della sua vita. A farla soffrire. A lasciare la
persona che amava…
“Le cose non sono mai semplici come
sembra, Kennedy.” Riprese Xander, sospirando piano “Come ti ho già detto, mi
dispiace di dover essere io a dirti ciò che è successo due anni fa, ma non ho
altra scelta. Willow è la strega più potente che io abbia mai conosciuto. Te ne
sei resa conto anche tu, durante la battaglia contro il Primo e nemmeno hai
visto la metà della sua potenza.” “Vuoi dirmi che… Xander così mi spaventi…”
“Lo so…” annuì Xander continuando a stringerle le spalle “Spaventava anche me,
e Buffy e Tara. Ma purtroppo, non spaventava Willow. Kennedy, ascolta…” Xander
ora sembrava addirittura ancora più serio “Se tu possedessi il più grande
potere del mondo e sapessi di poter fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa.
Dall’accendere la tv col pensiero all’accendere la gente per strada come un
fiammifero e ne fossi consapevole, che cosa faresti?” Kennedy non sapeva
davvero che cosa rispondere, ma Xander non voleva davvero una risposta “io penso
che cominceresti ad utilizzare la magia per fare tutto” riprese infatti
“qualunque cosa. Dalla più stupida alla meno importante. Inizieresti ad
utilizzare la magia per risolvere tutti i tuoi problemi e magari anche quelli
degli altri fino a quando – abracadabra
– nemmeno tu saresti più in grado di farne a meno, di distinguere la magia
dalla realtà, di rispettare il corso naturale degli eventi. Willow ha
incominciato così, usando sempre di più la magia fino a quando non ne è
diventata dipendente come.. da una droga. Lei aveva bisogno di usare la sua
magia. Voleva vedere fino a che punto poteva arrivare, fino a dove avrebbe
potuto spingersi. Ed è qui che è entrata in gioco Amy.” “Amy?” “Amy, sì, Amy.”
rispose il ragazzo, sapendo benissimo che stava camminando su di un territorio
minato “Tara se n’era andata, ma Willow non aveva capito. Non era riuscita a
fermarsi ed era convinta che qualunque cosa facesse non si trattasse di niente
di male. Ed Amy era, anzi è, una strega potente, proprio come Willow. Solo che
lei aveva superato il punto di non ritorno da un bel pezzo e, sinceramente, non
credo che le abbia indicato il nascondiglio di Reck per nessun altro motivo al
mondo se non per il piacere di metterla nei guai.” “Amy.. ma certo, adesso mi
ricordo!” esclamò d’un tratto Kennedy, come folgorata “L’ho conosciuta quando
Willow ha preso le sembianze di Warren. Mio dio, è stata proprio lei a
trasformarla in Warren, a farle una fattura! Ma come ha potuto Willow
frequentare una persona del genere? Non accorgersi di che razza di persona
fosse?” “Non essere troppo dura con Willow, Kennedy.” disse seriamente Xander
“Non è facile essere dentro a situazioni del genere. Considera inoltre che
tutti noi, in quel periodo, eravamo talmente occupati con i nostri problemi da
aver bisogno di aiuto e da non avere ovviamente il tempo per aiutare gli
altri…” “Bisognerebbe sempre trovare il tempo per aiutare un amico…” “Già”
Xander sospirò, come darle torto… “Non sto cercando delle scuse, Kennedy.”
disse dopo un po’ “ma come ti ho detto prima, ognuno di noi aveva i suoi
problemi.. fammi continuare.”
Kennedy assentì, piano. “Ok eri arrivato
a Willow che frequenta Amy. Amy le fa conoscere Reck. E poi che cosa è
successo?” Il ragazzo scosse la testa, sospirando. Stava facendo un casino.
Sperava soltanto che una volta finito il racconto, Kennedy fosse abbastanza
matura da lasciare perdere il passato e continuare a guardare al presente. A
volte ci si dimenticava che aveva soltanto 17 anni… “Questo…questo Reck…”
riprese dopo un attimo Kennedy, vedendo che Xander non si decideva a
ricominciare a parlare “è una specie di stregone?” “Più o meno…” ammise lui
infine, con una punta di sarcasmo nella voce “Allora che cos’è?” “Vedi” riprese
Xander sorridendo leggermente “Reck ha un modo talmente strano per compiere le
sue magie che non so se si possa definire uno stregone, comunque... immagina
come ti dicevo prima di essere una strega potentissima, di avere un sacco di
potere e di sentire quasi la necessità fisica di usarlo ma di non poterlo fare per
il semplice fatto che sai che, se lo facessi, probabilmente metteresti a
rischio molte vite. Che cosa fa Reck? Prende il completo controllo del tuo
corpo, ti piazza in una dimensione alternativa dove, anche volendo, non
potresti fare del male a nessuno perché sei del tutto sola e completamente
sotto il suo controllo e ti fa dare libero sfogo ai tuoi poteri. Per Willow era
come una liberazione. Poteva fare tutto, sapeva di non correre rischi e provava
cose che nemmeno nei suoi sogni più sfrenati poteva nemmeno immaginare, oltre a
dimenticarsi per qualche ora che Tara l’aveva mollata…” La ragazza corrucciò la
fronte, preoccupata “E qual è la falla in tutto questo bel ragionamento?”
chiese lei, lasciando che Xander sospirasse
di nuovo prima di rispondere “Vedi, è proprio questo il nostro problema. Reck
disse di volere qualcosa in cambio da Willow, la prima volta che lei andò da
lui, ma nessuno, Willow compresa, sa dire che cosa volesse in realtà Reck.” “O
che cosa lui le abbia preso.” Xander annuì. “Già…” Lasciò la presa, facendo
cadere stancamente le braccia lungo il corpo.
“La verità è che non sappiamo cosa stia
succedendo perché non sappiamo cosa sia successo in passato. Potrebbe centrare
qualcosa con gli indovinelli che stiamo tentando di interpretare da giorni
oppure no, o magari è semplicemente arrivata una scadenza e Reck sta reclamando
il suo prezzo, ad ogni modo non c’è maniera di trovare il covo di Reck a meno
di non essere un mago, una strega o un demone, preferibilmente un vampiro.”
“Come mai un vampiro?” chiese Kennedy, che stava incominciando a capire dove
Xander volesse andare a parare. “Beh, almeno parlano la nostra lingua, no?”
ammise il ragazzo facendo spallucce “Un punto a nostro vantaggio. Ma tutto
questo richiede tempo ovviamente, ed ecco perché è meglio mangiare adesso che
non mangiare per niente.” “Inoltre, visto che nessuno di noi è neanche
minimamente dotato di poteri magici, occorrerà un buon piano per sconfiggere
Reck, che è comunque un discreto stregone da quanto ho capito…” Xander annuì,
felice che la ragazza avesse lasciato perdere l’aspetto puramente personale per
focalizzarsi immediatamente sulle cose pratiche “E nessuno di noi ha poteri
magici… mi sembra fantastico. Allora, che cosa stiamo aspettando?” chiese
infine Kennedy lasciando Xander indietro a bocca aperta “Ci dovrebbe essere un
Mac Donald qui vicino, da queste parti…”
------------------------------------------------
“McCartney David? David McCartney?!” si
sentì chiamare ripetutamente il ragazzo dalla voce alta e squillante della
nuova prof. mentre ancora stava varcando la soglia della sua classe. Entrò in
tutta fretta scaraventandosi a sedere ed alzando la mano in segno di assenso
mentre già i suoi compagni avevano iniziato a chiacchierare. “Già in ritardo
dal primo giorno?” “Ehi, David, fatto tardi ieri notte?” “Chissà che cos’avrà
combinato?!” “Già… magari è così distrutto perché è riuscito ad uscire con la
prima ragazza della sua vita!” “Già… con la bambola gonfiabile!!!”
“Silenzio!” la voce imperiosa della sua
insegnante risuonò nuovamente nella testa del ragazzo mentre stava cercando
invano di estrarre dal suo zaino i libri e i fogli per la lezione senza
ascoltare quegli scemi dei suoi compagni di corso. Stupidi idioti!
“Signor McCartney” la voce della
professoressa lo costrinse a fermarsi. Alzò timidamente la testa, presagendo
già una bella lavata di capo mentre i suoi compagni continuavano a guardarlo e
a ridere imperterriti ed incrociò lo sguardo con quello della sua insegnante
trovandolo stranamente.. sorridente. “Signor McCartney” ripetè “può per favore rispondere presente e
smetterla di sparpagliare i suoi fogli dappertutto come se avesse qualcosa da
nascondere prima che debba espellere qualcuno dei suoi compagni in seguito al
loro comportamento incivile ed offensivo?” chiese la professoressa con un tono
che fece ammutolire di colpo tutta la classe. David annuì ammirato. “Presente”
rispose quindi, aprendo poi immediatamente il quaderno per incominciare a
scrivervi sopra la data e l’argomento della lezione..
“Bene, allora possiamo continuare… Joshua
Johns?” chiamò di nuovo l’insegnante, ma David non la stava già più ascoltando.
Se solo Down si fosse degnata di presentarsi a lezione come gli aveva promesso
la sera precedente tutto questo non sarebbe mai accaduto. Per fortuna che la
nuova professoressa di disegno artistico sembrava comprensiva, aveva evitato di
essere preso in giro dai suoi compagni a vita per un pelo, quel giorno… Ma come poteva fargli una cosa del genere?! Insomma,
già chiedergli di venire di notte a casa sua per leggere insieme alcuni libri
di cui non capiva proprio nulla lo aveva fatto arrossire fino alla punta delle
orecchie e lo aveva fatto balbettare scuse improponibili per mezz’ora buona
prima che lei si degnasse, sadica, di spiegargli sorridendo che aveva frainteso
tutto. Poi quella storia dell’incantesimo ed infine…David non riusciva nemmeno
a spiegarsi come aveva potuto realmente vedere quello che aveva visto e Down
non aveva trovato scusa migliore di
dirgli che ormai era tardi e che ne avrebbero parlato l’indomani a scuola.
Doveva immaginarlo che non si sarebbe nemmeno presentata e che probabilmente
non l’avrebbe mai vista più per il resto di tutta la sua vita. Ma David non era
un ragazzo così sprovveduto come Down pensava. Non quando c’erano in ballo
questioni di questo tipo perlomeno!
------------------------------------------------
“Avevi detto di sentirti bene..” il
vampiro si voltò, per poi sorridere chinando la testa leggermente di lato,
com’era solito fare quando cercava di capire anche ciò che non veniva detto a
parole. “Ma io sto bene Anya..” rispose, con un tono che diceva tutto il
contrario. “Tu piuttosto?” “Perché me lo chiedi?” sospirò la bionda,
stringendosi con fare teatrale nelle spalle “A parte il vestito da buttare e questo
schifo di vita, non penso che potrei stare meglio. Ah sì, ho anche una voglia
insaziabile di fare sesso con un uomo, preferibilmente con Xander, ma non credo
che tu mi possa aiutare…” “Già…” Spike tornò a sorridere, guardando
distrattamente verso l’esterno. “Eppure è strano…” continuò Anya poco dopo,
appoggiandosi vicino a Spike “Ho fatto tanta strada per arrivare quassù, ho
anche pensato di essere all’inferno e che la mia vita si potesse concludere di
colpo a causa di uno di quegli orribili mostri laggiù e invece….” “Invece?”
chiese Spike che era curioso come non mai di sentire il seguito di quella
confessione tanto improvvisa quanto insperata “Invece sono arrivata quassù e
tutto quello che mi hanno detto è stato che dovevo aspettare. Aspettare capisci?”
esclamò, con un tono che il vampiro non aveva mai sentito nella sua voce “E la
cosa più buffa –continuò- è che mentre noi aspettiamo i nostri amici, Xander,
il mondo e tutta la realtà che conosciamo potrebbe anche cambiare radicalmente
e noi non saremo lì per impedirlo…”
Spike abbassò la testa, spiazzato.
Ci aveva pensato anche lui, almeno un
migliaio di volte all’inizio, ma poi si era imposto di non pensare ad altro che
alla sua scalata e a quello che li avrebbe attesi là sopra. Senza pensare.
Badando solo che Angel lo seguisse e null’altro e, col tempo, era arrivato
persino a dare per scontato che i problemi si sarebbero risolti una volta
arrivati in cima alla montagna, come in una bella favola… ma loro purtroppo non
erano in una favola, non lo erano mai stati. Ed ora, ora che era arrivato in
cima, ora che non aveva più nulla per cui lottare e dimenticato il passato, ora
si rendeva conto che Anya aveva incredibilmente e paurosamente ragione: loro
erano lì; Buffy, Down, Xander, Giles, Willow e gli altri erano sulla terra. E
se per caso il tempo nelle due dimensioni fosse decorso in maniera diversa
allora, allora avrebbe anche potuto non vederli mai più e questa era una cosa
che Spike non osava nemmeno pensare. Che non poteva sopportare.
Trova la via, non ti sbagliare…
“Anya… ascolta…” la mano di Spike era
corsa velocemente alla tasca dei jeans, o almeno a quello che ne rimaneva dopo
che un intero branco di Gurlons li avevano costretti ad una fuga disperata giù
per una ripida scarpata. “Se ti venisse offerta l’opportunità di ritornare
sulla terra ora, in questo istante, a patto però di non poter dire nulla su
quello che hai visto né su ciò che sta accadendo in questa dimensione, tu cosa
faresti?”
“E me lo chiedi?” rispose la ex-demone,
domandandosi dove diavolo avesse intenzione di andare a parare. “Perché mi fai
questa domanda? C’è forse una qualche possibilità, qualche cosa che tu sai e
che noi non sappiamo?...” Spike sospirò piano. sette, otto, nove. Neanche la polizia troverà le
prove…
Spike strinse ancora più forte la mano nella tasca, attorno all’amuleto
“Perché? Dimmi, Spike, che cosa hai scoperto?” Quattro, cinque, sei. La cacciatrice non si occupa
dei plebei…Eppure doveva esserci un modo… Sette, otto nove. Neanche la
polizia troverà le prove… “Ascoltami, Anya, le cose non sono facili come
sembrano… non so nemmeno a che cosa puoi andare incontro…” “Allora c’è un
modo!” la bionda ormai lo guardava sorridendo e Spike non se la sentiva più di
mentirle, di continuare a non fidarsi. Per Angel era diverso, lui voleva
soltanto ritornare umano.. ma Anya… lanciò uno sguardo fuori, distratto. Angel
stava beatamente giocando sulle rocce, insieme al drago. Quello stesso drago
che aveva quasi rischiato di divorarli e che Anya aveva chiamato Xander in
barba allo sprezzo per il pericolo. Ma Xander… Giles… come poteva esserne
sicuro? Come poteva anche solo sperare che fossero abbastanza attenti per… e se
poi anche avessero saputo. Tre, due, uno. Non si salverà più nessuno… Sperava che
arrivando lassù ci sarebbe stato un modo per salvare tutti, ma evidentemente
non c’era. Non c’era maledizione! Ed ora il destino stava aspettando la sua prossima mossa per riprendere a fare
il suo corso. Avrebbe anche potuto aspettare.. Ma se lo sentiva nelle viscere
dannazione. Quel medaglione… e la battaglia finale che li aveva portati fin lì,
da Los Angeles…
Era arrivato il momento di fare la scelta
giusta. E di farla per il bene di tutti.
Prese un profondo respiro e si voltò, ma
una luce accecante lo investì di colpo costringendolo ad arretrare.
-------------------------------------------------------------
Caldo… tranquillità…
Era così che Reck la faceva sentire,
tutte le volte. Lo ricordava.. le sue notti mistiche prima di perdere il controllo…
Fragolina.. era così che lui la chiamava… Prima di far comparire qualcosa
davanti a lei, qualcosa di mostruoso e Willow urlava allora, completamente
sotto il suo controllo. Era bello, un’esperienza fuori da ogni logica normale.
Fuori dal normale. In tutti i sensi. E quando Willow si risvegliava, nella sua
cameretta, sulla terra. Nella dimensione dove la sua amica Buffy combatteva i
vampiri e dove lei avrebbe dovuto andare a scuola, Willow sapeva che Reck si
era tenuto per sé una parte di lei. Qualcosa che non le avrebbe mai più
restituito, che non avrebbe più rivisto.
Un frammento della sua anima.
Episodio 9
Buffy camminava tranquilla per il
cimitero di Sunnydale. Tranquilla… certo… Tranquilla come puo’ esserlo una
persona che cammina con il cellulare stretto in una mano, lanciando fuggevoli
occhiate al display irrimediabilmente spento ogni due secondi e rigirandosi
nell’altra un paletto che, sapeva bene, non le sarebbe mai servito. Persino il
suo ormai ex-capo si era accorto che qualcosa non quadrava. Aveva telefonato,
qualche ora prima, per sapere come mai non si fosse presentata all’appuntamento
a casa sua e chiedendole come mai qualcosa che era tanto ansiosa di fargli
conoscere solo 24 ore prima avesse perso improvvisamente tutta la sua importanza,
ma Buffy non aveva risposto. Del resto, come avrebbe potuto?
“Scusi tanto, sa, il problema è che fra
meno di un’ora dovrò decidere se far continuare questo mondo così com’è o
rispedirlo indietro di due anni….”
Decisamente non era un buon inizio, quindi
aveva semplicemente riagganciato adducendo una scusa qualsiasi per la sua
assenza, ad essere sincera non si ricordava nemmeno più quale, ed aveva
continuato a camminare nervosamente su e giù per il cimitero di Sunnydale tanto
da girarlo per ben 7 volte, e con quella di adesso sarebbero state 8.
Finalmente, il cellulare di Buffy
squillò.
La cacciatrice aprì con un tale impeto lo
sportellino che per poco non lo fece saltare via dai gancetti di sostegno. La
voce che risuonò all’atro capo dell’apparecchio, però, non era esattamente
quella che la ragazza si aspettava.
------------------------------------------------
“Signor Giles, le devo parlare…”
“Anche io…”
La ragazzina si sedette su una sedia
nello studio dell’osservatore e bevve un lungo sorso d’acqua direttamente dalla
bottiglia che si trovava sul tavolo.
“Ho visto cosa c’è dall’altra parte…”
disse tutto d’un fiato, asciugandosi la bocca con il dorso della mano. Solo
allora Giles vide che i palmi della ragazzina erano entrambi segnati da numerosi
tagli.
“Mio Dio, Down, ma che cosa è successo?”
“Giel’ho detto: ho visto dall’altra
parte.” Giles non potè fare a meno di rimanere in silenzio un istante, sperando
che continuasse. “So di essermi comportata da irresponsabile” cominciò infatti
Down dopo un attimo, mettendo le mani avanti “Ma sapevo che avrei potuto
scoprire qualcosa e, visto che siamo ad un punto morto da giorni ho pensato
che…” “Ne è valsa la pena?” la ragazzina alzò gli occhi dal pavimento per
trovare in quelli di Giles solo comprensione ed ammirazione. Del resto, si
ritrovò a pensare in quel momento, anche sua sorella ed i suoi amici, Giles in
primis, avevano spesso gettato la razionalità dalla finestra per comportarsi in
maniera totalmente irresponsabile. L’importante, come le aveva giustamente
ricordato Giles in quel momento, era che ne valesse la pena…
“Ho.. visto… ho parlato con Loro…”
sussurrò Down tutto d’un fiato mentre ancora Giles la guardava con
un’espressione tra lo stupito e l’ammirato. Si stava ancora chiedendo chi
fossero questi ‘loro’ quando la serratura della porta scattò ed una Buffy
sconvolta quanto agitata si precipitò all’interno della stanza interrompendo la
loro conversazione.
“Dov’è Willow? Come sta? Si sa già
qualcosa cu chi l’abbia rapita?”
Down spalancò gli occhi puntandoli su
quelli grigi ed imperscrutabili di Giles. Sua sorella attendeva ancora una
risposta ferma sulla soglia, ma l’inglese si rivolse a Down, invece.
“Te l’ho detto, anche io avevo qualcosa
di cui parlarti, Down…” disse “Purtroppo, sembra che Willow sia sparita dalla
circolazione. Xander e Kennedy stanno indagando ma per il momento non è ancora
emerso niente di risolutivo. L’unica cosa certa è che c’entra in un qualche
modo un tipo di nome Reck.. ti dice qualcosa per caso?”
La ragazzina assentì piano. “Mi ci ha
portato Willow una volta, una volta sola per fortuna, la sera dell’incidente.”
Buffy si morse la lingua per non parlare. Se la ricordava bene quella sera, la
sera in cui Down si era rotta un braccio perché lei l’aveva lasciata a casa da
sola con Willow senza accorgersi dei ‘problemi’ dell’amica per andare a
spassarsela con Spike… Spike, che l’aveva aiutata a portarla a casa ma che non
si era affatto trattenuto dal farle notare come solo una persona egoista e
crudele lascerebbe un’amica come Willow in difficoltà in quel momento…
ricevendone in cambio un invito non proprio verbale a lasciare la casa.
“Reck è uno stregone, Down” riprese la
parola Giles, facendo segno a Buffy di sedersi nel frattempo “Ora, io, Xander e
Kennedy riteniamo che quando Willow si recò da lui per la prima volta, Reck le
propose una specie di patto che aveva come oggetto un qualcosa che lui sarebbe
tornato a riprendersi, e sembra che sia tornato proprio adesso”
“E che cosa sarebbe questo ‘qualcosa’,
signor Giles?!” chiese Buffy visibilmente alterata.
“E’ quello che stanno cercando di
scoprire Xander e Kennedy… ti ho chiamata solo per avvisarti e anche perché, se
ci dovesse essere bisogno di una mano, beh, sei ancora la cacciatrice più forte
che abbiamo, oltre che quella di cui mi fido di più…”
In un altro momento Buffy sarebbe
arrossita fino alla punta dei capelli per un complimento del genere,
soprattutto da parte del suo osservatore, ma in quel momento… un’occhiata
furtiva all’orologio mentre abbassava gli occhi sorridendo la informò che
mancavano solo una decina di minuti a mezzanotte. Si alzò in piedi, decisa. Non
poteva andare al cimitero proprio adesso, ora che la vita della sua più cara
amica era in pericolo… eppure, mai come in quel momento la cosa più giusta da
fare le sembrava quella di correre via da quella realtà in cui tutto sembrava
andare per il verso sbagliato.
“Mi risponda sinceramente Giles, c’è
qualche possibilità che Willow torni?” chiese quindi la bionda, con un piccolo
tono di speranza nella voce. Giles la guardò, sereno.
“Xander ha risolto parte dell’indovinello
delle filastrocche ed io forse ho trovato il riferimento alla montagna alla
quale si riferisce. Down mi deve ancora parlare di quello che ha visto ed
abbiamo già un punto di partenza sul quale indagare. Tutto sommato, è una delle
situazioni migliori in cui mi sia mai trovato a lavorare da quando sono qui a
Sunnydale..”
Buffy rimase per un attimo in silenzio,
riflettendo.
Poi, scusandosi, usci dalla porta della
casa del suo osservatore per mettersi a correre a perdifiato verso il cimitero
di Sunnydale.
------------------------------------------------
La luce era forte, intensa. Spike arretrò
di qualche metro, cercando di farsi ombra con il braccio ed inciampò in una
roccia che sembrava comparsa dal nulla esattamente dietro ai suoi piedi. Come
toccò terra, la luce che lo stava accecando scomparve completamente, facendo
ripiombare lui ed il posto nel quale si trovava nella più completa oscurità.
------------------------------------------------
Come Buffy fu uscita dalla stanza,
l’attenzione del signor Giles si catalizzò nuovamente sulla sorella della
cacciatrice.
“Allora… quando sei entrata qui avrei
giurato che tu avessi visto un fantasma…”
La ragazzina sorrise, mentre l’uomo
medicava le sue ferite
“Più o meno…” ammise “Ho fatto una cosa
talmente stupida signor Giles…”
“Il fine a volte giustifica i mezzi…”
rispose serafico l’osservatore, continuando a medicare le ferite della
sorellina di Buffy. Una ragazza che della sorellina ormai non aveva più quasi
niente… Down, invece, non riuscì a trattenersi dal pensare, al suono di quelle
parole, a quando Giles aveva detto la stessa cosa la notte in cui aveva tentato
di uccidere Spike, o anche durante il pomeriggio del giorno in cui aveva deciso
di sacrificare Ben per un bene comune più alto. Giles aveva sempre deciso
quello che doveva fare con una mente estremamente fredda e lucida, quasi come
un uomo d’affari, affrontando la responsabilità delle sue azioni solo quando gli
si presentavano davanti. Ma, come per incanto, diventava il padre protettivo
che non permetteva azioni avventate quando a ragionare così erano loro: i suoi
ragazzi… Down preferì non chiedersi nemmeno come mai questa volta fosse così
diversa dalle altre, la risposta, probabilmente, l’avrebbe spaventata molto più
della domanda stessa.
“Ho convinto un mio compagno di classe ad
aiutarmi” disse, contando fino a tre prima di continuare, attendendo
l’inevitabile ramanzina “Ho sempre pensato che fosse un ragazzo speciale… cioè,
non in quel senso, ma per quello che emana, il modo che ha di disegnare,
l’amore ha prova per la natura, il modo incredibile in cui riesce a
comprenderla e a farmela comprendere… a volte penso persino che potrebbe
fondersi con essa, diventare un tutt’uno…” “Ma non è questo il punto, vero?”
incredibile.. oltre a non dirle nulla per il fatto che aveva coinvolto
deliberatamente un ‘civile’, ora Giles la esortava persino a confidarsi con
lui… per un istante a Down venne voglia di pizzicarlo per vedere se era
veramente reale.
“No…” ammise dopo un po’ “Gli ho chiesto
se poteva aiutarmi con una lezione che dovevo studiare ma lui non ha capito ed
ha iniziato a balbettare così, perso per perso, ho deciso di dirgli
semplicemente tutta la verità e cioè che volevo fare un incantesimo per
scoprire dove fosse finito uno dei miei amici dopo che era morto due estati fa
e che c’erano vite in pericolo e lui, beh, lui ha semplicemente accettato di
aiutarmi. Non ha fatto nemmeno una domanda, capisce signor Giles, e stasera è
venuto a casa mia.” “Che cosa hai fatto con lui Down?” chiese l’osservatore
“Nulla!” esclamò la ragazza, immediatamente sulla difensiva “Volevo fare un
incantesimo, uno facile, giusto per capire dove si trovava Anya, ma mi serviva
un’altra persona.” “E così hai pensato che uno come lui, uno speciale, sarebbe
stato la persona giusta per aiutarti perché non avrebbe fatto troppe domande,
inoltre ti sembrava un perfetto catalizzatore” finì per lei Giles “Willow mi ha
sempre detto che natura e magia sono strettamente collegate e così… già…”
ammise Down alla fine “Il problema è che non appena ho preso le mani di David
tra le mie, per far cominciare l’incantesimo, una forza enorme si è sprigionata
dal mio corpo o dall’incantesimo, non so dirlo… oddio sembro una stupida ma non
so davvero come spiegarglielo, comunque mi sentivo forte, potente... quasi…”
“Una cacciatrice?” chiese l’osservatore afferrando più forte le mani della
ragazzina ed esortandola a continuare “In ogni caso…” riprese lei “sapevo la formula
a memoria e quindi ho incominciato a recitarla. Ma dalle mie labbra uscivano
suoni strani, incomprensibili e poi, improvvisamente, la stanza in cui eravamo
ha incominciato a girare e…e… non so bene come spiegarglielo ma era come se
fossi in tutt’e due i posti contemporaneamente…” “Che posti?” Down fissò per un
attimo l’osservatore prima di rispondergli “la stanza in cui eravamo ed il
posto dove si trovano Anya, Angel e Spike.” “Angel e Spike?!” chiese Giles, al
limite dell’incredulità. Down annuì. “Era come se fossi lì, Giles.” continuò
Down “Ho sentito i loro discorsi e so che Anya ha addomesticato un drago e l’ha
chiamato Xander e che Spike sta diventando pian piano umano mentre Angel forse
lo diventerà con il tempo… Ho visto anche la grotta in cui abitano e so.. so
che hanno dovuto combattere con molti
demoni per arrivare fino a lì e poi… poi…”
“Poi?” Giles stringeva le mani della
ragazzina e Down non sapeva come fare a continuare mentre sua sorella correva
nella notte ed ormai era già arrivata alle porte del cimitero di Sunnydale.
“Poi” riprese Down prendendo il coraggio
a due mani “Poi sono arrivati Loro….”
------------------------------------------------
Buffy aveva corso come solo una volta in
vita sua aveva fatto… per Riley, verso quell’aereo maledetto… Ma adesso non le
importava più nulla. Le gambe le facevano male, ma lei vedeva solo il cancello
del cimitero di Sunnydale in lontananza e questo solo aveva importanza per lei.
Al resto avrebbe pensato dopo. Dopo.
------------------------------------------------
Down si trovava davanti ai suoi amici che
parlavano. Mangiavano e parlavano. E cercavano, nel mentre, di venire a capo
della grottesca situazione in cui si erano trovati. Senza vederla. Down era invisibile
per loro. Incorporea. Un fantasma.
Si stava ancora chiedendo come fosse
possibile tutto questo, quando il suono di un’arpa si fece strada lentamente
nelle sue orecchie. Down si voltò leggermente, riuscendo a vedere tra la nebbia
bianca, una figura altrettanto evanescente che suonava il solitario strumento
che l’aveva fatta voltare. La ragazzina fece un singolo passo verso di lei ed
improvvisamente si accorse che la figura che suonava l’arpa non era l’unica.
Accanto a lei c’erano altre tre, quattro no cinque figure, alte, eteree, che
sembravano fondersi addirittura con la nebbia stessa.
Down allungò una mano per toccarle ma la
ritrasse immediatamente non appena una di loro parlò.
“Ciao Key, ti stavamo aspettando…”
------------------------------------------------
Cimitero di Sunnydale. Mezzanotte meno 30
secondi. Ce l’aveva fatta. Buffy superò il pesante cancello di ferro aperto
anche a quell’infausta ora e si addentrò tra lapidi e tombe vuote fino al luogo
dell’appuntamento.
Buffy Anne Summers.
La cacciatrice si fermò un istante
davanti alla lapide con sopra inciso il suo nome. Un anno.. un anno solo e poi
lei e quella tomba si sarebbero riviste ma, tutto sommato, si ritrovò a pensare
che le andava bene così. Un anno vissuto nella gioia, nell’amore. Rivedere
Anya, i suoi vampiri, sua mamma… i suoi vampiri, che strana definizione… Eppure
era così da sempre.
Angel e Spike.
Gli antipodi di una bilancia amorosa che
aveva lei come fulcro.
Fece ancora qualche passo avanti,
inginocchiandosi sopra la sua tomba.
Non tutti potevano vantasi di averlo
fatto.
E, mentre se ne stava lì così, in
ginocchio di fronte alla sua lapide di marmo, un particolare attirò la sua
attenzione.
Si alzò, sporgendosi in avanti. Per poi
inginocchiarsi subito dopo in modo da non perdere il contatto visivo con quel
particolare tanto insolito da risultare impossibile e strisciò sotto il
cespuglio di mirto che aveva davanti in modo da non perderlo. Man mano che si
avvicinava, il groppo alla gola che aveva accompagnato la sua folle corsa
attraverso le strade deserte di Sunnydale veniva sostituito da un altro, più
stano, più doloroso, esattamente alla bocca dello stomaco.
Chiuse gli occhi per un istante e si
pizzicò una mano.. non stava sognando. e quella cosa strana che aveva davanti
stava ancora lì, abbandonata ed immota, mentre Buffy superava con agilità gli
ultimi centimetri che la separavano da essa e si lasciava avvolgere dallo
stupore vedere quello che le stava davanti.
Episodio 10
Uno.
Due.
Tre colpi.
Provò persino a suonare il campanello, ma
sembrava che non ci fosse proprio nessuno in casa che potesse o volesse
aprirgli la porta. Stava quasi per voltare i tacchi e tornarsene sbuffando
verso casa, quando la porta si aprì ed una Down abbastanza sconvolta apparve
sulla soglia guardandolo di stucco.
“David… che-che cosa ci fai tu qui?”
chiese “Pensavo che fossi andato a scuola oggi…”
“Ed infatti ci sono andato..” rispose il
ragazzo fissandola accusatorio “a differenza di qualcun altro che mi aveva
promesso che sarebbe venuto per darmi alcune spiegazioni…”
La ragazzina abbassò la testa,
scuotendola leggermente.
“Io-io non ti avevo promesso niente.. E
poi.. che-che spiegazioni dovrei darti scusa?”
“Oh andiamo!” sbuffò il ragazzo visibilmente
infastidito “Non facciamo far finta che non sia successo niente e non provare
nemmeno a raccontarmi che mi sono immaginato tutto. Sai benissimo che non è
così e, cosa più importante, lo so anche io!”
Per tutta risposta, Down allargò le
braccia sospirando “Beh, mi dispiace davvero tanto che tu te la sia presa così
a cuore, David.. ma vedi ‘nulla’ è proprio quello che è successo. Possiamo
parlarne domani in classe, se vuoi, oppure magari mercoledì prossimo, o giovedì
oppure non parlarne affatto non farebbe alcuna differenza e non penso che…”
“Cosa ne dici di adesso?”
Non era una domanda, era un ordine. Down
se ne accorse ancor prima che il ragazzo finisse di pronunciare la frase.
Sollevò lo sguardo sul suo volto e lo trovò impassibile, di ghiaccio. Non aveva
mai visto David così. Ma chi aveva pensato di ingannare? Del resto lo aveva
scelto proprio per la sua natura così elusiva e profonda allo stesso tempo, per
la sua forza interiore, per la sua perspicacia e per quel qualcosa di non bene
definito che le aveva fatto credere di aver a che fare con qualcuno che le
avrebbe creduto, senza farsi troppe domande… senza crearle problemi…
“Non penso che mi crederesti…” sussurrò
infine, scuotendo lievemente il capo “forse sarebbe meglio che ritornassi a casa…”
“Hai paura che mi capiti qualcosa se mi
ritrovassi troppo coinvolto?”
Down sbarrò per la seconda volta gli
occhi, lasciando che lo sguardo penetrante del ragazzo le giungesse fino in
fondo all’anima. David sorrise. “Lascia che ti racconti una storia allora…”disse,
senza lasciarle nemmeno il tempo di parlare. “E’ successo circa un paio di anni
fa, mentre stavo tornando a casa dopo aver passato tutto il pomeriggio a casa
di un mio amico.” Down lo guardò storto per un attimo, accennando ad un
sorrisetto malizioso “Non.. non è come pensi!” si affrettò a chiarire David “La
verità è che noi… beh, lo so che può sembrare da sfigati, ma… avevamo questo
gioco di ruolo e ci ritrovavamo ogni tanto.. comunque non è questo il punto. Il
punto è che mentre stavo tornando a
casa ho sentito un rumore e mi sono subito nascosto in un vicolo. Sai, la
politica di tua sorella da questo punto di vista ci ha insegnato parecchie
cose…” Down sbuffò “Non abbastanza, direi. Ammesso che mettere al corrente
l’intera cittadinanza dell’esistenza di mostri e vampiri sia una buona idea, se
veramente avevi paura che qualcosa di mostruoso ti stesse pedinando la cosa più
stupida da fare era proprio nascondersi in un vicolo. Niente luce del sole,
nessuno che ti possa sentire, nascondigli ovunque dove nascondere un
cadavere... 110 e lode per l’astuzia, non c’è che dire!” “Ma lui mi ha
attaccato quando sono uscito dal vicolo, in piano giorno per giunta!” “Come hai
detto?” Down sembrava molto meno sicura delle sue convinzioni, adesso. “Sono
uscito, facendo bene attenzione che non ci fosse nessuno nei paraggi e, quando
ne sono stato sicuro, sono uscito alla luce del sole e…” “E???” “Sono
inciampato.” disse David, diventando rosso porpora per la vergogna “Fu allora
che sentii le sue mani su di me. Mi prese da dietro, torcendomi un braccio.
Ancora ricordo l’odore penetrante di muschio bianco che impregnava l’aria e
poi, improvvisamente, era di fronte a me, stringendomi per il collo,
guardandomi con quegli occhi gialli e penetranti... Se non avessi avuto ogni
singolo muscolo del corpo impegnato a dilatare i polmoni per riprendere a
respirare, avrei sicuramente urlato. Lo ricordo come se fosse adesso: era
pallido, muscoloso ed il suo volto era completamente deformato…”
Down scrollò le spalle poco convinta.
“Vampiro. Routine. Non capisco cosa ci
dovrebbe essere di interessante nel tuo discorso..”
David la guardò intensamente, sorridendo.
“E tu sei esperta di vampiri, dico bene
Down?”
La ragazzina scrollò le spalle. “Sono la
sorella della cacciatrice. Quella ufficiale. Non avevo nemmeno due anni quando
il primo vampiro mi ha aggredita al parco. Per me sono solo esseri ripugnanti
che farebbero meglio a scomparire definitivamente dalla faccia della terra...”
“Anche i tuoi due amici Angel e Spike?”
Down alzò le spalle per l’ennesima volta.
“Ti ripeto che sono la sorella della
cacciatrice.”
“E quindi sai perfettamente, anche se sei su questa terra da soli due anni, che
il cuore dei vampiri non batte, vero Key?”
“E tu come fai tu a sapere che…”
“E quindi se ti dicessi che il rumore del
cuore di questo vampiro mi tormenta ancora adesso, di notte, e che il suo morso
mi è rimasto ben visibile sul collo a ricordarmi quello che mi è successo in
seguito potrai forse capire quanto per me sia importante venire a capo di tutta
questa storia.”
Down rimase per un attimo in silenzio.
Il ragazzo la fissava.
E lei rimaneva immobile.
“Sei stato morso?” chiese, dopo un
attimo, con un tremito della voce appena accennato.
David abbassò con lentezza il collo della
maglietta, mettendo in evidenza una cicatrice che difficilmente si poteva
attribuire a qualcosa di diverso da un vampiro.
“E… e hai avuto… delle conseguenze?”
chiese, ancora più titubante. David abbassò il capo, rialzandolo immediatamente
in un evidente cenno di assenso.
“Da circa un anno a questa parte. Ho
bisogno di parlare con tua sorella Down e soprattutto con il suo osservatore.
Mi sono documentato molto, su questo fatto, negli anni. Ma non ho mai trovato
una risposta. Nulla che spiegasse come mai questo demone avesse potuto colpirmi
in pieno giorno o che chiarisse il furioso battito del suo cuore. Nulla. Fino a
ieri sera…”
------------------------------------
Il suono dell’arpa riempiva ancora l’aria, mentre i tre
esseri si disponevano silenziosi a triangolo attorno alla ragazzina che li
guardava ammutolita.
“Ti stavamo aspettando, Key” disse la donna bionda che
suonava.
Down scosse la testa, imbarazzata. “Se volete infilarmi
anche voi in una dannata serratura, temo che siate arrivati un po’ troppo tardi.
Non apro più un bel niente!” “Ti sottovaluti, Key…” La donna si voltò verso di
lei, continuando a suonare “Davvero non sai chi sei, vero?” chiese “Tu non sei
una chiave nel senso umano del termine. Il tuo potere non è legato solo al tuo
mondo, né ad un altro mondo in particolare. Sei stata creata per un fine molto
più grande.” “E per cosa sarei stata creata allora, sentiamo?” chiese la
ragazzina, alzando gli occhi al cielo e sbuffando. Non era sicura di voler
sapere davvero la risposta a quella domanda, ma a quel punto non aveva scelta.
Era in ballo, tanto valeva ballare. “Tu sei qui per un motivo, Key. Questo
motivo, è che tua sorella ha attivato la falce e con essa ha distribuito il
Potere a tutte le cacciatrici che vivevano sulla Terra.” Già sentito… pensò
Down, mordendosi la lingua per evitare di interromperla “Ma una cacciatrice non
è soltanto un essere capace di combattere demoni e vampiri, Key.” La voce della
giovane donna, ora, era incredibilmente calda e ammaliante “Una cacciatrice è
prima di tutto una donna. Umana. Con emozioni umane. Capace di amare e di
provare sentimenti di giustizia verso il mondo e verso gli esseri che per sua
stessa natura è destinata ad uccidere.” “Questo spiega perché la metà dei
fidanzati di mia sorella fosse già morta…” commentò Down ad alta voce “D’altra
parte” riprese la donna “anche tra i demoni e le creature delle tenebre, c’è
chi è capace di provare sentimenti positivi verso il genere umano…” “Tua
sorella ha avuto la fortuna di conoscerne due, due campioni. Ma la lista è
decisamente molto più lunga e si dà il caso che con l’attivazione della falce
non solo Buffy abbia attivato centinaia di potenziali cacciatrici in tutto il
mondo, ma abbia anche dotato i vampiri della capacità di dare alla razza umana
una nuova… chance” Down aggrottò la fronte “Ecco, adesso incomincio a non
capirvi più…” L’essere che stava alla sua sinistra si avvicinò di un passo
sfiorandole appena la tempia. Improvvisamente Down fu catapultata in una realtà
parallela dove vide Angel, Spike, Anya… sentiva i loro discorsi ma non aveva
modo di interagire con loro. Il battito del cuore dei due esseri che le stavano
davanti quasi la stordiva. Riuscì soltanto a capire chi erano. Anya e Spike. Il
tutto durò meno di un secondo. Down fu riportata al cospetto dei tre esseri
ancor prima che potesse chiedere cosa le stesse succedendo e la giovane donna
la guardò sorridendo. “Prima che tu me lo chieda, Down, quello che hai sentito
è reale almeno quanto lo siamo noi tre e quanto lo sei tu, ma non è questo il punto.
Hai sentito due battiti, il terzo arriverà col tempo, ci stiamo ancora
lavorando.” “Non chiederti adesso che cosa significhi, lo capirai più
avanti…””In ogni caso, quello che volevamo mostrarti è che le cose stanno
cambiando. Chi governa questo universo ha deciso di dare una svolta definitiva
alle cose e, con la possibilità che decine e decine di ragazze si troveranno
davanti, non credo che non ce ne sarà nemmeno una che non ne approfitterà…”
“Ehm.. adesso non è che io stia capendo molto..” “Capirai” disse l’uomo alla
sua destra. “Ma per farlo serve che fermiate la minaccia che sta per piombarvi
addosso.” “Quale minaccia?” chiese Down che ormai faticava a seguire il filo di
tutte quelle rivelazioni. Anya e Spike vivi… Angel che si trovava con loro… il suo
potere che ritornava in ballo… la nuova opportunità di cui non capiva nulla ma
che, a quanto sembrava, avrebbe salvato il genere umano da… cosa? “Voglio
sapere” disse infine, sperando che la risposta fosse meno criptica di quelle
precedenti. La donna che le stava di fronte sorrise, ritornando a suonare la
sua arpa “Nessuno potrà aiutarvi. Da anni ormai i soci anziani stanno tentando
di contrastarli, nell’ombra, senza che nessuno sappia. Ma ormai questo non è
più possibile. Il loro numero sta aumentando. Il loro momento sta arrivando.
Hanno solo bisogno di un’occasione e si faranno avanti e né tu né tua sorella
potrete fermarli” “Chi?” chiese Down con il fiato sospeso “Gli esseri
appartenenti alla nuova razza. Gli umani non trasformati. I morti che i vampiri
e i demoni hanno dissanguato e che potenzialmente sarebbero entrati a far parte
della schiera dei non-morti se solo i loro carnefici avessero voluto fare loro
il dono dell’eterna giovinezza. Quando tua sorella ha attivato la falce, anche
loro si sono svegliati. Non sono vampiri. Non sono umani. Possono camminare di
giorno, alla luce del sole, non si uccidono con un paletto di legno, non hanno
punti deboli, né porzioni del loro corpo che siano in qualche modo vitali… Sono
una nuova razza, Key. E sono tanti. Nessuno sa ancora quanti. Si nascondono in
mezzo alla folla, ogni tanto uno di loro si lascia andare ad un gesto estremo
ed allora i Soci Anziani riescono a localizzarlo, ma non è semplice e, come se
tutto questo non fosse abbastanza, a loro si aggiungono tutti i vampiri e i
demoni che normalmente siete abituati a combattere. È una guerra infinita che
non porterà a niente di buono. E credimi quando ti dico che rispedirli
all’altro mondo non sarà così semplice.” A Down cominciava a girare la testa…
“Ma… voglio dire…” balbettò “Non c’è tempo.” L’uomo alla sua sinistra la
interruppe bruscamente fermando, con un gesto deciso della mano, anche la
musica angelica che proveniva dalla grande arpa. “Il tuo incantesimo si sta
indebolendo. Gli esseri che siete chiamati a combattere non hanno punti deboli
Key, nulla che noi conosciamo almeno. I Soci anziani hanno acconsentito a
rimandare la loro vendetta nei confronti dei due vampiri che hanno osato
sfidarli per il semplice fatto che si trovano costretti ad affidarsi ancora una
volta a tua sorella per poter far fronte a questa calamità, una cosa che
nessuno di loro avrebbe mai potuto nemmeno prevedere. Sperano che il gruppo al
completo possa salvare la situazione ancora una volta e sono pronti a tutto pur
di fermarli. Oltre tutto…” Down si voltò, lasciando che il suono inebriante
dell’arpa che proveniva dalla sua destra l’avvolgesse “C’è già stato, in
passato, qualcuno che è riuscito là dove Angel e Spike hanno fallito. Il suo
nome è Angus. Trovatelo. Spiegategli. Forse lui, grazie al suo stato un po’..
particolare riuscirà a trovare il modo di aiutarvi…” “Un’ultima cosa..” Down si
voltò di nuovo, decisamente sembrava che quel giochino di botta e risposta non
dovesse avere mai fine. “La tua energia ti permette di viaggiare in tutti i
mondi che sono stati creati dall’immaginazione e dalla volontà dei soci anziani
e tutto questo portando con te chi vuoi. Ma attenta” la voce dell’uomo risuonò
imponente nel vuoto circostante. “Quello che vi stiamo chiedendo non è un
favore, né una richiesta accorata. Quello che vi stiamo chiedendo è più
semplicemente una richiesta di aiuto. Parlane con tua sorella, con chiunque tu
creda che possa darvi un mano, ma contattateci solo nel caso in cui tu non
sappia più veramente cosa fare. Abbiamo già violato fin troppe regole per
permetterci di infrangerne delle altre. Noi abbiamo già tentato tutto quello
che potevamo fare. Ora,come in passato, la nostra missione è nelle mani della
cacciatrice.”
-------------------------------------
“Signor Giles, forse abbiamo trovato una
risposta!”
L’osservatore alzò il naso dal suo libro,
giusto in tempo per vedere Down che trascinava il suo compagno David per il
braccio fino alla poltrona sulla quale lo fece.. diciamo accomodare.
“Cosa… succede Down? E come mai lui è
qui?”
“E’ stato morso.”
“Santo cielo, chiamo subito
l’autoambulanza.”
“No!” lo fermò Down “Non in quel senso.
E’stato morso, voglio dire, da un vampiro. Circa due anni fa. Esattamente poco
dopo che Buffy ha…”
“Attivato la falce”
Down annuì, fissandolo.
Giles li guardò entrambi per un attimo,
poi scrollò le spalle e disse semplicemente “Sei appena entrato senza invito a
casa mia, non hai massacrato Down e non hai lo stesso colorito degli zombie,
quindi non credo che il vampiro che qualunque cosa ti abbia morso ti abbia in
qualche modo trasformato. Non è successo nulla, sta tranquillo.”
Down guardò David per un secondo, poi
rivolgendosi a Giles disse
“E’ stato morso in pieno giorno, da un
vampiro che da quanto ne sappiamo aveva anche un battito cardiaco e, signor
Giles, io credo che tutto questo abbia a che fare con l’attivazione della
falce. E potrebbero essercene molti altri.”
Giles guardava il ragazzo intensamente,
come se fosse la cosa più rara che avesse mai visto al mondo.
“C’è stato qualche effetto collaterale?”
chiese.
“Non sarei qui altrimenti.”
“E come mai non ne hai parlato con Down
prima, o con noi.. dovevi sapere dove abitavamo…”
“Lei parlerebbe con la persona che in
teoria è stata creata per ucciderla? Non credo proprio…” Lo sguardo di David
era tranquillo, privo di una qualunque forte emozione e Giles si chiese, per un
secondo, se qualcuno non si stesse facendo una grossa risata nel vederli tutti
alle prese con quella valanga improvvisa di problemi che sembravano essere
spuntati tutti fuori dal nulla.
“Stanno accadendo cose strane
ultimamente.” incominciò Giles “cose che dovrebbero farci riflettere. Giusto.
Sbagliato. Non sono più soltanto delle parole ed in mezzo c’è una vasta zona
grigio che nessuno di noi riesce ancora a comprendere, spero che tu te ne renda
conto…”
“In ogni caso, non ho parlato con nessuno
di quello che mi è successo. Troppe domande e nessuna risposta, se sa cosa
intendo.” disse David, con tranquillità “Spesso sono stato tentato di chiedere
aiuto, alla cacciatrice, soprattutto. Soprattutto quando tutto ha incominciato
a cambiare. Non è che mi sia successo qualcosa di brutto, anzi a pensarci bene
potrei anche vederla come la fortuna più grande che mi potesse mai accadere,
ma… insomma… andare da una cacciatrice dopo essere stati morsi da un vampiro…
Senza offesa ma non sono sicuro di quello che sono, e soprattutto non sono
sicuro della reputazione che i ‘buoni’ potrebbero avere di qualcosa come me…”
“E che cosa saresti, David?”
Il ragazzo guardò Down un instante, prima
di rispondere.
“Uno di loro. Un non-morto, si capisce.”
-------------------------------------
Buffy era lì da ore ormai. Ferma.
Immobile. Pietrificata a dire il vero. Non riusciva nemmeno a mettere insieme
un pensiero coerente, sapeva solo di aver strisciato sotto un cespuglio e
probabilmente di aver raggiunto il primo posto riparato che avesse trovato, ma
il suo cervello andava a rilento, come un registratore posizionato su slow. Si
era mossa come un automa, travolta da ciò che vedeva, senza smettere per un
singolo istante di guardarli per paura che scomparissero. Spingendosi più volte
le unghie nei palmi per verificare di non stesse sognando. Ed accertandosi, una
volta ancora, che no non era un sogno,. Ma era come se i confini tra il mondo
reale e quello onirico si fossero fusi nella realtà. Li aveva sollevati, uno
per volta, e poi li aveva adagiati come meglio poteva all’interno di una delle
cripte che si trovavano lì, nei paraggi. Scoperchiando le lapidi vuote, che i
cittadini di Sunnydale avevano ricostruito in ricordo di quelle del vecchio
cimitero, e li aveva adagiati all’interno delle tombe, tra le morbide stoffe di
lino e di seta che vi aveva trovato, pensando nel mentre a che cosa strana
fosse, il ricordo… Una volta ancora, mentre li guardava, a turno, quasi per
paura che si volatilizzassero, si ritrovò a pensare a quanto fosse assurdo che
mausolei, tombe e monumenti fossero stati ricostruiti identici nelle stesse
posizioni in cui erano stati edificati nella vecchia Sunnydale. Persino le
infrastrutture erano il più possibile simili a quelle della vecchia città, cosa
che Xander Harris le aveva fatto notare più di una volta. Era un controsenso
bello e buono a pensaci, visti i progressi dell’industria edilizia e la
possibilità di ricostruire con la stessa spesa una città all’avanguardia invece
che un piccolo centro abitato. Ma tant’è.
All’improvviso un flash le balenò nella
mente.
Xander.. Down.. nemmeno li aveva avvisati
di quello che le era successo. Improvvisamente, il cervello quasi in trance della
cacciatrice scattò sulla modalità fw correndo all’impazzata da un pensiero
concreto all’altro, ricordando che il motivo per cui era venuta al cimitero
quella notte era di accettare la proposta di quello strano ragazzino che
emanava un potere cento volte più grande di quello del Primo, ricollegando che
la ragione per cui aveva fatto quella scelta era la sua vita infelice, ma
soprattutto la scomparsa improvviso ed inspiegabile di Willow che, forse, aveva
persino a che fate col suo passato oscuro e magari anche con Reck. A Giles, che
aveva mandato Kennedy e Xander a cercarla mentre lui stava ancora ascoltando
Down che diceva di aver parlato con Loro e che sapeva… o mio Dio sapeva! Down!
Probabilmente lei sapeva che cosa stava succedendo. Non l’aveva nemmeno
ascoltata. E Giles… ma non poteva lasciare lì i corpi di Angel, Spike e Anya
senza prima assicurarsi che fossero al sicuro. E non poteva telefonare, visto
che aveva il cellulare inesorabilmente scarico.
Angel… Anya… Spike…
Li aveva visti tutti per l’ultima volta
più di un anno prima e sapeva che tutti erano morti combattendo per il Bene in
una guerra che era stata la sua guerra, per la salvezza di un mondo che alla
fine era il suo mondo. E che adesso ricomparivano in uno stato che nemmeno lei
sapeva bene che stato fosse. Ricordava Angel, la prima volta che lo aveva visto
di ritorno da quel luogo infernale in cui lo aveva mandato lei insieme ad
Acatla e quello a cui si trovava davanti non era nemmeno paragonabile a questo.
A prima cosa che aveva notato, quando li aveva toccati, era che nessuno di loro
era più quello di prima. Anya aveva acquistato nuovamente le fattezze del
demone cosa che, teoricamente, non doveva essere nemmeno più possibile. Angel
emanava un certo calore corporeo e Spike aveva un meraviglioso cuore che
batteva. Nessuno di loro era completamente umano, e tuttavia ognuno di loro
aveva ottenuto qualcosa che in un certo qual modo lo completava. Ma nessuno di
loro si era ancora svegliato.
Giacevano lì, immobili.
Adagiati sulle coltri nelle quali erano
stati messi e, semplicemente, lì restavano.
Da circa 18 ore.
Era ormai pomeriggio inoltrato quando
Buffy trovò la forza ed il coraggio per alzarsi dalla tomba su cui era seduta,
prendere una sbarra di ferro ed uscire da quella cripta bloccando con essa la
porta. Sperava che nessuno di umano si sarebbe avvicinato ad una cripta con una
sbarra di ferro ripiegata come lucchetto e sapeva che le ronde delle
cacciatrici non sarebbero ricominciate prima di quella sera.
Mentre correva verso casa, pensava a come
raccontare a Giles ed agli altri quello che aveva trovato.
-------------------------------------
“Aspetta!”
Xander si fermò, la scure che teneva
nella mano alzata a mezz’aria, gli occhi chiusi, la concentrazione tesa al
massimo.
“Niente… non riesco a capire perché con
me non funzioni…”
“Forse perché non sei un vampiro?” chiese
Kennedy incrociando le braccia e superandolo di un passo. “Certe cose riescono
bene solo a Spike, dovresti saperlo”
“Riuscivano. Forse dovresti dire
riuscivano. Spike è morto, come Angel, come Anya. Ma lui era l’unico tra tutti
quelli che si trovavano alla W&H ad avere uno stile invidiabile in questo
genere di cose.”
“Sarà meglio che ritorni con i piedi per
terra, Xander Harris…” ridacchiò per un attimo Kennedy dandogli un buffetto
“Del resto, non credo che il loock da
capitan Sparrow ti possa donare di più ora che... ma che diavolo stai
facendo?!”
Xander si era fermato, in mezzo alla via.
Lo sguardo rivolto in alto, gli occhi socchiusi, la fronte corrucciata e le
mani strette a pugno lungo i fianchi.
“Xander? …. Smettila, così mi
preoccupi..”
Per tutta risposta Xander distese una
mano, allontanandola dal suo corpo.
“Sto sentendo…” sussurrò. Kennedy scosse
la testa afferrandolo per una manica. “Non è divertente Xander!” Ma un fiotto
di luce la investì in pieno appena toccò il ragazzo e Kenndy cadde a terra ad
almeno un metro di distanza mentre Xander l’unico occhio spalancato e la
pupilla dilatata diceva canticchiando “So dove siete, non mi scapperete… Uno di voi se n’è già
andato, il prezzo per adesso è stato pagato…”
Kennedy guardò il ragazzo scoppiare in
una sinistra risata e poi accasciarsi al suolo. Non prese nemmeno in
considerazione l’idea di chiamare i soccorsi. Afferrò Xander per un braccio e,
quando si fu assicurata che si reggesse in piedi sulle sue gambe, lo accompagnò
a casa decisa a chiamare rinforzi.
Episodio 11
Aveva corso, sperando di non metterci
troppo tempo. Ovviamente, essendo giorno, non aveva incontrato molti demoni da
uccidere, ma le ex-colleghe di lavoro a volte possono realmente essere peggio
dei demoni quando vogliono sapere ad ogni costo come e perché ti sei licenziata
con un gesto così teatrale come la sua dichiarazione di qualche giorno prima. E
così Buffy aveva dovuto fermarsi, costretta dalla presa ferrea di Carmen e
Jessika, neo-cacciatrici appena attivate, ed era arrivata a casa da Giles con
una buona mezz’ora di ritardo.
La porta era aperta. Brutto segno quando
la città è in mano a borseggiatori e criminali umani. Almeno i demoni erano talmente
brutali che non ci si doveva basare su piccolezze per scorgere il loro operato.
“Down… Giles… avete lasciato la porta aperta ditemi che è stato per sbaglio.”
Esclamò, entrando allarmata. Una voce dallo scantinato la tranquillizzò
immediatamente “Siamo qui, tranquilla.” “Arrivo subito” “ok”.
Tranquillizzata dalle loro risposte,
Buffy si diresse in cucina per prepararsi un tramezzino. Se doveva aspettare,
tanto valeva farlo a stomaco pieno. Con sua grande sorpresa, appena ebbe
varcato la soglia, una mano forte e decisamente umana la afferrò per le spalle
e la gettò contro il muro, chiudendole la bocca con l’altra. Buffy sgranò gli
occhi quando si accorse chi aveva davanti.
“Scusa ma Giles e Down non sanno ancora niente.
Abbiamo pensato che sia meglio se sei tu a spiegargli la situazione…”
---------------------------------------------------------------------------
“La verità è che non so più che cosa
credere…”
Down guardò David con rammarico,
allungando una mano per accarezzargli i capelli. Il ragazzo si ritrasse con uno
scatto, contro al muro.
Scosso.
“Non provare nemmeno a toccarmi!” disse,
con decisione. “Non… provare nemmeno a dirmi che fate tutto solo per il mio
bene…” urlò quasi, al limite dell’esasperazione “Io sono venuto spontaneamente
da voi, mi sono… fidato di voi…!”
La ragazzina dai lunghi capelli scuri lo
guardò ancora un secondo, sconvolta. Mai avrebbe pensato che una situazione del
genere potesse accadere proprio a lei, Down Summers. A sua sorella Buffy,
forse. Ma a lei no. Decisamente no. Non provò nemmeno ad aggiungere altro. Si
alzò, lasciandosi trapassare da un’occhiata di puro risentimento, ancora una
volta. E poi se ne andò.
Le catene con cui Giles lo aveva legato
cominciavano a fargli male. David provò di nuovo a strattonarle, senza alcun
risultato. Forse… forse la forza sovrumana di cui gli avevano tanto parlato non
era altro che una bella fandonia. O forse, più semplicemente, non aveva al suo
attivo alcun optional contro la magia bianca. Maledizione! Doveva immaginarselo
che entrare, anche con le migliori intenzioni nella casa di un osservatore gli
avrebbe procurato solo dei guai… e a giudicare da come in quattro e quattr’otto
si era ritrovato saldamente incatenato ad una panchina nel seminterrato della
casa della cacciatrice beh… doveva ammettere che si trattava di guai belli
grossi! Strattonò nuovamente le catene, cercando di liberarsi. Se almeno fosse
riuscito a strapparsi dal collo quella stupida collana… maledetta magia bianca,
pensò… del resto l’osservatore, da bravo studioso qual era, ci aveva preso
pensando di rinforzare l’incantesimo con una stupida collana che emanava un
puzzo nauseabondo e qualche formula mistica. Se non fosse stato per quella, in
effetti David se ne sarebbe già andato da un pezzo…comunque, la cosa che gli
dava più fastidio in assoluto era che Down si fingesse addolorata per lui.
Sapeva bene, quando aveva deciso di entrare lì dentro, che ci sarebbero stati
dei rischi, che non tutti gli avrebbero creduto, che alcuni si sarebbero
sentiti minacciati e che un osservatore, per quanto trasgressivo, non avrebbe
abbandonato con tanta facilità la “cautela” che raccomandavano così caldamente
al Consiglio… ma sperava che Down almeno lo avrebbe capito, che avrebbe provato
a difenderlo, che dopo averlo trascinato a forza in una situazione che li
coinvolgeva entrambi, almeno lo avrebbe ascoltato e invece… invece lo aveva
semplicemente guardato, sussurrandogli che era per il suo bene e per la sua
sicurezza, e poi si era fermata a guardarlo… con una compassione e con una
dolcezza… come se davvero lei non ci potesse fare niente… come se David fosse
vittima di una qualche strana malattia e loro stessero davvero facendo di tutto
per aiutare a curarlo. E poi se n’era andata. E questo David davvero non
riusciva a sopportarlo!
“Vattene Down!” gridò quindi, nonostante
la ragazzina avesse già oltrepassato la porta.
“Vattene ti ho detto!” urlò, continuando
a strattonare le catene fino a che non sentì i polsi molto vicini al punto di
spezzarsi “Sparisci e non farti più vedere! E’ quello che sai fare meglio, tu
come tutte le altre! Perché diamine ho deciso di fidarmi di te?”
“Chissà come mai hanno deciso di non
fidarsi di te…” Il ragazzo si voltò di scatto, allarmato.
Alzò lo sguardo impaurito verso il
soffitto. Da un piccolo abbaino che dava sull’esterno, due mani sganciarono la
grata che isolava quel luogo dal resto del mondo e si calarono dentro. Seguite
da tutto il resto del corpo ovviamente. I piedi erano nudi, esattamente come il
torace e David si trovò a pensare che tutto sommato alla sua nuova conoscenza
potesse anche fare bene un bel bagno. Ma la capigliatura color platino, anche
se sporca e notevolmente rovinata dalla ricrescita era inconfondibile e così
pure i due occhi azzurri che lo fissavano ambiguamente.
“Da quelli della tua razza mi sarei
aspettato un po’ di più” disse il nuovo arrivato, abbozzando un sorriso in
cenno di benvenuto. “Ma Giles è bravo in questo genere di cose e non mi
sorprende che sia riuscito ad incatenarti a un muro. Lo fa spesso con le
persone di cui non si fida, deve avere avuto qualche problema da piccolo, sai
con la figura di suo padre…”
“S-spike?” chiese il ragazzino con un
filo di voce, non sapendo come altro chiedere spiegazioni su che cosa aveva
davanti.
“Già, a volte faccio questo effetto, ma
preferisco quando accade con le ragazze…” sussurrò il biondo, incrociando le
braccia sul petto “E tu saresti David non è vero?” il suo sguardo vagò per un
secondo all’interno della stanza, soffermandosi un po’ di più sulla porta
vistosamente chiusa a chiave. “Lasciatelo dire piccoletto: quando me lo hanno
raccontato, non ci volevo credere nemmeno io…”
---------------------------------------------------------------------------
“Signor Giles, abbiamo un problema!”
Ecco come avrebbe dovuto iniziare quella
conversazione. Ed ecco come si sarebbe dovuta risolvere: con Giles che si
alzava, prendeva qualcuno dei suoi libri polverosi, tendeva una qualunque arma
a tutte e due le cacciatrici ed insieme sarebbero partiti per risolvere il
problema. I problemi a dirla tutta. Come sempre. Ma stavolta, nulla che non
fosse un lieve gemito di stupore uscì dalla bocca spalancata dei due ragazzi
non appena la porta della casa dell’osservatore si aprì e si trovarono di
fronte quello che innegabilmente poteva considerarsi un ulteriore problema.
Nulla.
Nemmeno un sospiro quando la figura alta
ed inconfondibile di Angel si stagliò dinnanzi a loro riempiendo completamente
lo spazio lasciato libero tra i due stipiti.
Dietro di lui, una figura più esile,
femminile e decisamente conosciuta emerse attraverso il buio del salotto.
“Anya!” gridò Xander
“Xander!” urlò di gioia la bionda,
tendendo le braccia verso il ragazzo che da tempo sognava di rincontrare.
Volandogli addosso e finendo a dir poco incollata alle sue labbra.
“Pensavo che fossi morta…” sussurrò
Xander tra un bacio e l’altro, abbracciandola come se in quel momento non
esistesse più null’altro al mondo.
“Ed io pensavo che non ti avrei mai più
rivisto… Oh, Xander…” sussurrò lei, mettendogli una mano dietro la nuca e
continuando a baciarlo senza sosta.
Kennedy rimase per un lungo istante ferma
a guardare i due innamorati che tra poco - almeno se continuavano così - avrebbero
avuto bisogno di un letto e poi, in un singolo istante, anche lei immaginò il
momento in cui Willow le sarebbe comparsa davanti, con la sua chioma rossa ed
il suo sorriso da adolescente, le sue piccole fossette e le sue mani deliziose
e curate, capaci di compiere incantesimi e sortilegi di qualunque genere…
Ma immediatamente dovette fare i conti
con la realtà: Willow non c’era, non ancora. La violenza di quel pensiero
rimbombò come un tonfo nella sua mente. Willow non c’era. E nessuno di loro si stava
sforzando realmente di trovarla. Quelle strane filastrocche che la sua ragazza
teneva tra le mani da giorni erano lì, abbandonate sul tavolo e Giles, che in
teoria avrebbe dovuto farsi in quattro per ritrovare la sua alleata numero uno
in fatto di ricerche, stava semplicemente seduto sulla poltrona, con le gambe
mollemente allungate verso il tavolino e intanto Willow poteva essere in
pericolo. Poteva aver bisogno di tutti loro. Poteva anche essere… No. Kennedy
scosse la testa, scacciando con violenza anche solo l’idea che una cosa del
genere potesse succedere, e poi, inspirando profondamente, esplose.
“Ma che cosa diavolo sta succedendo?!”
gridò.
Angel rimase per un attimo stupefatto da
quella reazione.
“A te cosa sembra, Kennedy?” chiese
quindi, allargando le braccia in segno di ovvietà.
“Siamo qui. Siamo vivi. La morte non è a
fine dei giochi e tutto quello che ci accade può essere ribaltato, non è
stupendo?” Kennedy rimase per un attimo
impietrita. Poi, come se nulla fosse, si fece strada spostando sia Angel che
Xander con una manata.
“Piantala subito Xander! E anche tu
Anya!” gridò. Xander si allontanò dalla bocca della sua ragazza, stringendola
però ancora più forte.
“Calmati Kennedy…”
“Calmarmi?!” gridò la ragazza inviperita.
La cacciatrice sembrava quasi uscita di
senno. “Mi calmerò quando loro due avranno chiarito questa faccenda. Ma dico,
possibile che nessuno si sia accorto che Anya è di nuovo un demone adesso? E
che Angel invece, al posto di essere un vampiro, è di nuovo un essere umano?!
E, come se non bastasse, saltate fuori entrambi proprio poco dopo che Willow è
sparita nel nulla! Ma che diavolo sta succedendo?”
“Forse posso provare a spiegartelo io…”
“Buffy…”
Angel si era bloccato di colpo, fissando
come impietrito quel corpo minuto della cacciatrice che per un anno intero si
era illuso di non poter mai più rivedere. E che invece era proprio lì. Davanti
a lui. Gli sarebbe bastato allungare un braccio per raggiungerla, solo un
braccio…
“Seguitemi.”
Buffy aveva alzato semplicemente una
mano, ma per Angel questo era stato più convincente di mille parole. Seguì con
lo sguardo i quattro ragazzi che si allontanavano verso il salotto ed intanto
che guardava la bionda chioma della cacciatrice svanire al di là dello stipite
del soggiorno, si morse le labbra per non urlare. Perché si era reso conto, per
la prima volta nella sua vita, che anche se non aveva più nessuno Buffy non gi
sarebbe appartenuta più. Mai più…
---------------------------------------------------------------
“Allora, dovrebbe essere qui da qualche
parte… ah ah! Trovata!” esclamò Spike, estraendo da sotto il divano una piccola
pergamena ingiallita e srotolandola con aria attenta davanti agli occhi
esterrefatti del ragazzo.
“Ma, cosa…cosa hai intenzione di farmi?
Ti ha mandato Giles? O Down? Puoi dirle che io non…?”
“Calmati…” il tono deciso ed autoritario
di Spike fece reagire il ragazzo esattamente come il mezzo-demone voleva.
Zittendolo completamente.
“Bravo. E adesso…” disse, mentre ancora
David lo guardava attonito “Deo te invoco, fiat voluntam mea. Libera!” disse strappando nel frattempo la
collana di aglio che il ragazzo portava intorno al collo. Quasi una strana
parodia. Un vampiro che liberava un altro mezzo-demone invocando Dio e
strappando nel frattempo senza alcuna esitazione una collana fatta interamente
d’aglio. “Adesso, devi solo tirare” disse, indicandogli le catene. David rimase
immobile, guardandolo allucinato. “Io dovrei…cosa?” chiese, con il tono di voce
di chi si è appena sentito gettare addosso un catino colmo di acqua gelata.
“Tira.” disse Spike semplicemente “Liberati dalle catene e dopo raggiungimi. Io
ti aspetterò in giardino. Vedi di fare in fretta.” “Ma… Non posso fare tutto da
solo.” Si lamentò David strattonando con forza le catene senza alcun risultato
“Hai visto. L’osservatore deve avermi fatto qualcosa. Pensavo di essere molto
forte e invece…” Per tutta risposta, Spike si chinò pericolosamente in avanti,
fino ad arrivare ad un soffio dal suo viso “Se davvero vuoi la libertà” disse
“allora guadagnatela! Sappi che Giles e Buffy non ci impiegheranno tutto il
giorno per venire qua sotto e allora non avrai molte possibilità per scappare,
anzi penso proprio che non ne avrai nessuna.” Aggiunse, arrampicandosi
agilmente su una panca per poi riuscire, da lì, a raggiungere la grata.
“Avanti, David. Abbiamo una cosa da fare noi due.” Disse “Fare cosa?” ma Spike
non rispose. Si limitò ad uscire con un balzo fuori dalla finestra ed il
ragazzo, rimasto solo, si chiese che cosa avesse da perdere ad andarsene via dalla
cacciatrice e da quel posto.
---------------------------------------------------------------
Buffy si accomodò sulla poltrona ed
altrettanto fecero gli altri occupando, di loro spontanea volontà, ciascuna
delle sedie disponibili in modo da lasciare il divano libero per Anya e per
Xander, consapevoli che di tutta la discussione ne avrebbero seguita sì e no la
metà. Con grande sorpresa di tutti però, non appena la cacciatrice iniziò a
parlare, Anya si staccò velocemente dalle labbra del suo ragazzo ed appoggiò i
gomiti sulle ginocchia, intenta ad ascoltare. Down si lasciò andare ad una
breve e sommessa risata, mentre Xander le cingeva con un braccio la vita,
stupito come tutti di quell’improvviso cambio di programma.
“Allora…” cominciò Kennedy che non vedeva
l’ora di fare il punto della situazione “Hai detto che potevi spiegarci.
Cominciamo dall’inizio: che cosa è successo a Willow?” chiese.
“Se devo cominciare dall’inizio non credo che sia quello il punto.” disse
Buffy, fissandola per un secondo “Giles poco fa lei mi ha detto che la
battaglia che si è svolta a Los Angeles circa sei mesi fa è stata semplicemente
una lotta tra forze che volevano il controllo della terra”
“E’ così”
“No invece.” L’ex-osservatore guardò la
sua cacciatrice come un padre che si sente dire per la prima volta dalla figlia
che vorrebbe andare a vivere fuori di casa.
“La verità” continuò Buffy “è che attorno
a noi sta succedendo qualcosa, ed è qualcosa che nemmeno le forze regolatrici
dell’Universo sanno come controllare e questo li spaventa. Non sono abituati a
non avere il pieno controllo della situazione e quindi hanno reagito male
quando Angel e i suoi hanno deciso di punto in bianco di ribellarsi al loro
destino, distruggendo in un secondo quello che le forze dell’Essere gli avevano
così… opportunamente offerto” “La direzione della W&H?” chiese Xander
continuando a stringere Anya e non sapendo dove quella conversazione lo avrebbe
portato. Angel annuì. “Quando arrivammo, il nostro contatto principale con i
Senior Patners, Eve, ci disse che se non avessimo mantenuto in funzione lo
studio allora i nostri clienti si sarebbero semplicemente rivolti altrove. Da
un certo punto di vista Eve aveva ragione, ma io credo che il vero motivo per
cui i Senior Patners ci volessero lì era la crescente consapevolezza che la
situazione gli stava già definitivamente sfuggendo di mano e volevano mantenere
sotto controllo almeno quello che era possibile.” “Cioè voi.” “Ti seguo, va
avanti” concluse Angel. “Poche settimane fa io e Willow abbiamo trovato in
città un demone emulatore.” continuò Buffy, senza badare alle occhiate
interrogative dei ragazzi.
“Ah già… quello che ha deciso di
suicidarsi mettendosi ad imitare Diana” commentò Xander, guadagnandosi uno sguardo
allusivo dai ragazzi “Ok, sto zitto.” “No, hai ragione. E poco dopo sono
comparse quelle strane filastrocche che ci hanno mandato tutti in confusione”
affermò invece Buffy, spiazzandoli.
“Senti…” la interruppe Kennedy “io già
non ci stavo capendo più niente, non è che così migliori la situazione…”
“Sarò più chiara” concesse Buffy con un
sospiro “Il demone emulatore è un essere che vive in una dimensione demoniaca
molto bassa. Sappiamo che la Bocce dell’Inferno qui da noi è sempre stata in
attività” “Finché noi non l’abbiamo chiusa” “Già” disse Buffy annuendo con la
testa “E infatti è rimasta chiusa… fino ad ora” Giles abbassò la testa, mentre
tutti i presenti guardavano Buffy con la bocca spalancata “Non so come sia
potuto succedere, ma qualcosa o qualcuno è riuscito a riaprire la Bocca
dell’Inferno e i Senior Patners, che già avevano perso il controllo di quello
che stava succedendo sulla terra, si sono ritrovati anche a fronteggiare una
situazione in cui Angel e i suoi si erano apertamente ribellati contro di loro,
facendo l’unica cosa completamente irrazionale che li sganciava dal loro
contratto” “E cioè?” chiese Xander, abbastanza spaesato “Angel, passami le
filastrocche.” disse la cacciatrice
Il vampiro fece ciò che Buffy gli aveva
chiesto e la ragazza appoggiò con tranquillità uno di quei piccoli fogli sul
tavolo. Immediatamente, tutti gli altri le si fecero attorno.
“Hei, quella è la sagoma della montagna
che ho trovato io!” esclamò Xander con orgoglio, guardando Giles in segno di
approvazione. L’osservatore annuì “Già. Ho fatto delle ricerche” cominciò “e la
montagna che ha individuato Xander non è assolutamente di questa dimensione,
più precisamente” “Più precisamente si trova a Pleya” completò Angel, guardando
a turno tutti i presenti “Ne sei sicuro?” chiese Giles “Assolutamente” affermò
Angel, guadagnandosi lo sguardo sbalordito dei sette ragazzi “Conoscevo uno di
loro” spiegò il vampiro in un sussurro, sperando di poter chiudere lì
l’argomento, i ricordi erano troppi e facevano troppo male. Lorne… perdonami…
Ma, ovviamente, quelle poche parole non potevano essere sufficienti per chi si
era visto portare via ben più che una semplice amicizia. “In effetti, ci sono
anche stato, una volta.”
“Pleya?!” chiese Kennedy dando voce anche
alle domande degli altri “Ma che caspita di posto è?!” Giles scosse la testa
togliendosi gli occhiali dal naso e, con un sospirò, spiegò “Pleya è una
dimensione demoniaca, abitata da demoni verdi e da altre creature infernali.
Non è un luogo spiacevole, anche se non ci andrei mai a fare una vacanza. In
effetti, il vero problema è che laggiù gli esseri umani sono considerati come
degli schiavi e la principale occupazione della gente che abita quelle terre è
quella di allenarsi per diventare sempre più forte e combattere fino alla morte
contro chiunque gli capiti a tiro.” “Per riuscire a sconfiggere i nemici che
hanno intorno?” chiese Kennedy curiosa “Più che altro per dimostrare quanto
possano essere rozzi e spacconi.” disse Angel. Gli sguardi dei presenti si
puntarono nuovamente sul vampiro moro “Che c’è? Ve l’ho già detto, conoscevo
uno di loro” spiegò il vampiro “Lorne, carnagione verde, gestiva un bar dalle
parti di L.A… è un demone empatico…” disse, ed improvvisamente Xander spalancò
la bocca ed emise uno strano suono dicendo “Ho capito chi è! Ehi, vuoi dire che
quando l’ho visto lui ha letto tutto quello che stavo pensando in quel momento
e…Oh santo cielo!” “Tranquillo Xander” prese la parola Buffy “Lorne non è uno
che giudica con troppa facilità e comunque non è detto che sia riuscito a
leggere tutto, a meno che tu non stessi cantando…” “In ogni caso, Angel ha
ragione: queste sono due delle montagne di Pleya. Ho fatto delle ricerche, cioè
veramente Willow le ha fatte” “Willow?!” saltò su Kennedy agitata, ma Buffy la
ignorò “Mi ha detto che si chiamano ‘I Monti Gemelli’ e che il popolo che abita
quelle terre è convinto che sulla sua cima del monte più alto abiti una specie
di divinità che è in grado di leggere con precisione nel cuore della gente e
che, dopo aver sottoposto chiunque cerchi di salire sulla montagna a delle
prove, sia solita premiare coloro che ritiene siano valorosi e coraggiosi con la vita eterna ed invece punisca i
codardi ed i misericordiosi con pene e atroci sofferenze.” “Ma… la misericordia
non dovrebbe essere una virtù?” chiese Down che era stata zitta zitta in un
angolo fino a quel momento. “Non per il popolo di Pleya” spiegò Giles “Loro
ammazzano anche i loro stessi famigliari ed una madre è in grado di strangolare
il proprio figlio se quando nasce non riesce a portare a termine la sacra prova
di forza che consiste nel… ok… fate come se non avessi parlato” concluse Giles
abbassando gli occhi di fronte allo sguardo raccapricciato di tutti i presenti.
“E.. qual è la punizione per chi non
viene giudicato valoroso?” chiese Kennedy con un misto di curiosità e
preoccupazione nella voce. Il vampiro incontrò per un secondo gli occhi chiari
della cacciatrice.
“Diventare un essere umano” disse a voce
bassa Angel, mentre lo sguardo di Buffy si focalizzava sul pavimento, in attesa
del racconto che, sapeva, sarebbe giunto subito dopo. “A dire la verità, è
stata tutta un’idea di Spike.”
“Non possiamo gettare tutto in aria solo perché tu vuoi
fare il grande eroe e sacrificarti in un lampo di luce per la salvezza di tutto
il mondo”
“E perché no?” chiese Angel, incrociando le braccia sul
petto ed alzando un sopracciglio in segno di distacco.
“Beh, prima di tutto perché così non salveremmo il mondo!”
“Ma almeno moriremmo con onore”
“Sai che bella consolazione!”
“Tu non ne sai niente, Spike.”
Il vampiro biondo scosse la testa, cercando di trattenere
un sincera risata “Ma ti sei sentito? Io non ne so niente?” “No, tu non ne sai
niente!” Spike fece un passo in avanti, afferrando Angel per il bavero della
giacca “Ascoltami bene, caro il mio pallone gonfiato. Forse non ti è entrato
bene in testa che la scorsa estate io
sono morto, *morto*, di mia spontanea volontà al fine di assicurare la salvezza
del mondo” “E qual è il punto, Spike?” il vampiro sospirò “Il punto è che il
mondo non è stato salvato. Io e Buffy abbiamo sconfitto quell’apocalisse, ma il
mondo è ancora qui e mi sembra che abbia ancora tutti i suoi fottutissimi
problemi.”
“Per come la vedo io, l’unica vera soluzione è dargli il
colpo di grazia…”
“Oh, questa sì che è una gran bella idea!” “Lasciami!”
esclamò Angel, liberandosi. Spike lo bloccò di nuovo “Dimmi che vuoi morire e
ti saluto adesso!” esclamò, sbattendo il suo capo nuovamente spalle contro al
muro “Ma dimmi che non ti interessa anche solo la possibilità di salvare capra
e cavoli e andartene con il sorriso sulle labbra verso un altro, inimmaginabile
futuro e mi impalo qui davanti, anzi ti porgo addirittura il paletto!”
Angel lo guardò per un lungo secondo, stupefatto.
“Di cosa stai parlando?” chiese, alla fine.
“Te l’ho detto, della possibilità di avere un meraviglioso
futuro, migliore di quello che chiunque ti abbia offerto qua dentro e di
salvare il pianeta e tutto contemporaneamente. Allora, che te ne pare?” chiese.
Angel si fece strada con una spallata,
liberandosi finalmente dal muro.
“Che cosa devo fare?”
Spike sorrise
“Solo… fidarti di me. Credi di poterci riuscire per una volta?”
Aprire gli occhi e cercare la sua sagoma erano state le
prime due cose che aveva fatto, quasi simultaneamente. Ma il corpo di Spike,
lì… vicino al suo…, dove in teoria avrebbe dovuto essere ancora, non c’era.
Forse si era svegliato prima di lui, pensò Angel. Forse aveva preso quello che
aveva ed era andato fuori per assicurarsi che Anya stesse bene e… un momento… Angel
si voltò. In parte a lui Anya giaceva ancora priva di sensi, i biondi capelli
lisci sparsi tutti intono al suo volto. Era immobile e sembrava che non
respirasse neppure. Una cosa che fece scorrere un brivido di paura nelle vene
di Angel. Anya era viva, o almeno lo era prima che quella luce bianca li
investisse… non si ricordava molto, ma sapeva che se ora il cuore di Anya non
batteva più poteva voler dire solo due cose: o quella luce strana l’aveva
ritrasformata in un demone o… Angel non voleva nemmeno pensare alla seconda
ipotesi. Si alzò, con la ferma intenzione di provare a svegliarla e si rese
conto, come per magia, che non si trovava più nella vecchia grotta che li aveva
ospitati dopo la loro massacrante scalata. Era in una tomba. Umana. Famigliare.
E, se non fosse sprofondata, avrebbe giurato che si trattasse di Sunnydale.
Sfiorò con delicatezza la guancia di Anya per poi fare qualche passo in avanti
ed aprire la porta, lasciandole tutto il tempo per riprendersi… E quasi non
cadde per terra di nuovo vedendo davanti a sè il vecchio cimitero di Sunnydale.
Si trovava proprio lì, davanti a lui, persino le lapidi erano rimaste le stesse
e, nella notte, poteva persino sentire lo stesso odore di erba appena tagliata,
di rugiada e di candele accese per ricordare i defunti. Solo l’odore di sangue
misto a polvere che impregnava ogni singolo angolo del vecchio cimitero a
testimonianza della presenza sia dei vampiri che della cacciatrice era
completamente sparito. Insieme al profumo inebriante dei fiori.
Un piagnucolio sommesso lo attirò nuovamente verso la
porta.
“A-Angel…” mugolò Anya, riuscendo a mettersi perlomeno
seduta sulla fredda lapide di marmo. “Dove-Dove siamo? Che è successo? …..
perché-perché mi abbracci?” il vampiro si staccò velocemente dal corpo stranamente
caldo della bionda ed indicò con un sorriso la porta della cripta, ancora
aperta, che mostrava il paesaggio circostante “Ce l’abbiamo fatta, Anya!”
disse, con un sospiro Angel “Spike aveva ragione, ce l’abbiamo fatta e… mio dio
non pensavo che avrei mai potuto dirlo ma… sono così felice di essere di nuovo
a Sunnydale!”
“Ehi! Frena un attimo! Ma che diavolo
c’entra tutto questo? Non fraintendermi, Angel: sono contenta che tu sia
tornato e non vedo l’ora di riabbracciare anche Spike, ma… voglio dire…”
“E’ pazzesco, vero?” rispose il vampiro,
riprendendo quindi il racconto.
“Dopo che ci siamo svegliati, entrambi
abbiamo cominciato a camminare sul prato del cimitero, completamente
inconsapevoli che Buffy ci aveva trovati in un posto differente e portati nella
cripta.”
“Tu lo sapevi?!” esclamò Down, all’apice
della sorpresa. “Tu lo sapevi e non ci hai detto niente?!”
“L’ho detto a Giles” si scusò Buffy, con
una piccola alzata di spalle “Appena sono tornata. E poi tu eri indaffarata, mi
pare. Non ti preoccupare discuteremo anche di questo…” Down abbassò gli occhi,
ritornando nel suo angoletto in disparte.
“In ogni caso” riprese la parola Angel
“mentre camminavamo abbiamo iniziato a parlare e quello che è saltato fuori è
stato veramente incredibile!”
Buffy poteva giurare di non aver mai
visto Angel fare un’affermazione in quel modo, con quel sorriso.
“Anya ed io siamo cambiati” disse lui
“Decisamente più di quanto possa sembrare a tutti voi…”
“Quando la luce bianca ci ha investiti”
disse Anya “degli strani esseri mi sono comparsi davanti, dicendomi che ero
stata coraggiosa, forte, valorosa, eccetera, eccetera… e così ho cominciato a
fare domande ma nessuno di loro mi ascoltava. Alla fine una strana donna quasi
eterea si fatta avanti e mi ha toccata
su una spalla. Da quel momento, vale a dire da quando mi sono svegliata, la mia
forza è come se si fosse centuplicata e riesco anche a lanciare piccole sfere
infuocate con la mano, come sa fare Willow… Non so con esattezza che cosa sia
successo, ma alla fine sono più forte, meno umana e sono qui.” Concluse, dando
uno sfuggevole bacio sulle labbra al suo ragazzo che, senza un attimo di
esitazione, la prese virilmente tra le braccia sussurrando “La mia piccola
guerriera”
Nel frattempo Angel si era alzato ed era
andato a mettersi con le spalle vicino alla finestra. Con un colpo secco delle
mani tirò la tenda, inondando il salotto di luce. Alla vista del vampiro bruno
che non andava a fuoco, Down lanciò un piccolo gridolino stupefatto mentre
Kennedy guardò quello che le stava davanti a bocca aperta. Si avvicinò
lentamente verso il corpo di Angel e toccò con delicatezza il suo petto. Il
battito forte e deciso del suo cuore rimbombò sotto la mano della cacciatrice,
portandola a chiedersi come mai prima non si fosse accorta di niente.
“Ecco” disse Angel “Ora sapete quasi
tutto quello che è successo. In sintesi, dopo la battaglia contro i Senior
Patners, io e Spike siamo finiti entrambi , non so bene come, nella dimensione
di Pleya. Qui, vuoi per ripicca, vuoi per dimostrare chi era il più forte,
molti demoni ci hanno dato la caccia. All’inizio, pensavo di essere
semplicemente in una dimensione infernale e che Spike si fosse completamente
ammattito, ma poi i mostri hanno incominciato a sparire, Spike aveva questa
idea strana di salire fin sulla cima di quella benedetta montagna e poi abbiamo
incontrato Anya che ci ha salvati da morte certa… se a questo aggiungiamo anche
i vantaggi che abbiamo entrambi ricevuto mi sembra che più che punirci qualcuno
abbia deciso di farci un bel regalo. Ed era esattamente questo il piano di
Spike. In realtà l’ho capito solo adesso: lui voleva che noi finissimo laggiù e
che entrambi raggiungessimo la cima della montagna in modo da poter essere
tutti e due ‘puniti’ dalle divinità di quel luogo. In questo modo avremmo
potuto tornare sulla terra liberi di tutte le strane profezie che pendevano
sulla testa dei ‘vampiri con l’anima’ e nel frattempo cercare di capire che
diavolo sta succedendo qui.”
“Mi sembra… pazzesco…” commentò Giles.
“Anche a me, per non parare del fatto che
tutta questa bella trovata viene dalla testa malata di Spike. Non gli direte
mai che gliel’ho riconosciuto, vero?”
“C’è solo una cosa che non capisco…”
disse Xander, lasciando per la prima volta i fianchi affusolati della sua bella
ragazza “Che diavolo è… ‘Quello che sta succedendo’?”
Buffy sospirò.
“Una nuova razza” disse “Un ibido tra
vampiri e umani che si sono attivati insieme alle nuove cacciatrici appena dopo
l’attivazione della falce. A quanto pare sono quasi indistruttibili e sembra
che derivino da quelle persone che, in passato, sono state morse dai vampiri e
che non sono morti, o meglio rimasti in vita sottoforma di vampiri latenti”
“Ehi! Piano Buffy, mi stai spiazzando con
tutti questi paroloni!” esclamò Xander
“Comunque Buffy ha ragione…” disse Giles.
“Quando un vampiro ti morde, anche se non ti uccide o trasforma, ti marchia. Lo
so che può sembrare animalesco, ma in un qualche modo si crea un legame tra la
vittima e il carnefice, un legame di appartenenza. Quando la falce si è
attivata probabilmente anche queste persone sono cambiate. Con ogni probabilità
hanno bisogno sia di cibo normale che di sangue e quindi possono ave iniziato a
mordere altri esseri umani, diffondendo l’epidemia. Io credo che i Senior
Patners abbiano nuovamente ‘arruolato’ Buffy perché nessuno di loro riesce a
liberarsi definitivamente di questi nuovi esseri…”
“Ma… se i Senior Patners sono così
potenti, allora perché non-”
“Perché non hanno elementi per poterli
riconoscere e sì, di nuovo, è solo una questione di potere e di controllo.
Queste creature sono in parte esseri umani e quindi non sono assoggettate al
pieno controllo dei senior Patners; ma non sono nemmeno completamente umani e
quindi non possono nemmeno essere controllati dalle forze regolatrici del cosmo
che, nei fatti, regolano la nostra vita ed il nostro destino. Buffy è più o
meno come loro, esattamente come tutte le cacciatrici. Nate dall’unione
indissolubile tra un vampiro e un umano è superiore alle parti perché non è
completamente assoggettata a nessuna di
esse.”
“Mi sta venendo il mal di testa…”
commentò Kennedy, prendendosi le tempie tra le mani.
“Ad ogni modo, se nessuno li ha mai visti
come gli è venuto in mente che Buffy possa in qualche modo riconoscerli? Voglio
dire… nemmeno lei alla fine ne ha mai visto uno…”
“Io aspetterei a parlare…” disse Down
allora, tutto d’un fiato. “Cosa vuoi dire?” “Spiegati meglio.” esclamarono in
coro i due mezzi-demoni, sicuri come non mai di aver già visto e sentito tutto.
“Mentre voi eravate ancora via, io ho
fatto un incantesimo. Mi ha aiutata un ragazzo.” “Down!” esclamò Giles. Ma la
ragazzina pareva più interessata al commento di Xander “Piccola peste, ma
perché non me ne hai parlato? Com’era? Carino?” “Smettila Xander!” esclamò con
tono secco Buffy. “In ogni caso, quello che ho fatto è stato un bene, perciò
state zitti e ascoltate!” Down sembrava decisamente più acida del solito, oggi.
“La prima cosa che devo dirvi riguarda
quello che ho visto, anzi che abbiamo visto dall’altra parte. E’ vero, Angel ha
ragione, ci sono degli esseri che governano quel posto e non sono esseri
mortali, ma non vi hanno fatto un regalo. Diciamo pure che vi hanno giudicato
e, come diceva prima Buffy, hanno premiato coloro che si sono dimostrati in
vita combattivi e coraggiosi” disse indicando Anya “Ed hanno punito coloro che
si sono dimostrati misericordiosi ed altruisti, anche se quella che per loro è
una punizione per voi può essere più una sorta di benedizione immagino.” disse,
parlando direttamente con Angel stavolta.
“Già, questo lo sapevamo già…” disse
Kennedy, ormai quasi completamente esasperata. In quel momento la sua mente era
ancora in modalità ‘perché non stiamo parlando di Willow’.
“Ad ogni modo” continuò Down “il motivo
per cui siete qui è decisamente un altro. Pur con le vostre attuali condizioni,
voi tre sareste dovuti stare confinati per sempre nel regno di Pleya, ed invece
gli spiriti che abitano quei luoghi sono stati obbligati a lasciarvi andare
perché qui, nella nostra dimensione, sta accadendo una cosa che sta sballando
tutti i piani degli Onnipotenti. Una cosa talmente grave, a sentire loro, che
li ha indotti a lasciar correre la loro personale vendetta sui due vampiri
morti che gli avevano così tanto rotto le scatole e rispedirli sulla terra con l’esplicito
compito di aiutare la cacciatrice contro questa nuova minaccia. In cambio,
però, hanno voluto una garanzia.” “Cioè?” “Due dei nostri amici per due delle
loro prede. Ovviamente hanno scelto loro chi doveva venire. Willow ed Andrew
hanno accettato.”
“Ok. Anche questo lo sapevamo già…” disse
Kennedy
“D’accordo” continuò Down, fulminandola
con lo sguardo “Ma quello che non sapete è che un ibrido indistruttibile tra
vampiri e umani, una creatura che sembra nata dall’unione spontanea dei lati peggiori
e migliori di entrambe le stirpi, noi ce l’abbiamo sotto il naso”
“Down!” scattò Giles, invano. I ragazzi
si guardarono l’un l’altro con gli occhi sgranati
Anya alzò la mano, scattando “Se stai per
dire che questo ibrido è Buffy, mi spiace sei arrivata tardi l’ha già detto
Giles…” “No.. non qui, cioè” farneticò Down “Quel ragazzo…”
“Ora basta Down!” la bloccò l’osservatore “Ma..signor Giles!” l’osservatore le
lanciò un’occhiata eloquente sperando che Buffy non se ne accorgesse.
Fortunatamente c’erano gli altri a distrarla.
“Scusa Buffy, ma allora come si riconosce
uno che appartiene a questa nuova razza da una persona normale?” chiese
Kennedy, lasciando finire nelle occhiatacce quella –secondo lei- inutile
conversazione. La cacciatrice scosse le spalle “Non si può” rispose. Le forze
che regolano questo mondo si sono rivolte a noi proprio perché non sono in
grado di capire chi siano, oltretutto e Buffy prese un secondo foglio
“Se non riusciamo a venire a capo di
questa situazione non solo la razza umana si estinguerà, ma anche Willow si
perderà definitivamente.”
“Che cosa?!” esclamò Kennedy
protendendosi istintivamente in avanti di scatto. “Diciamo che è il prezzo
delle forze dell’Essere” disse Giles guadando con intenzione Buffy “Hanno
permesso a Angel, Spike e Anya di tornare solo in cambio di una garanzia.”
“Nella forma di Willow?!” “E di Andrew.” Un silenzio imbarazzante cadde nella
sala. “Lo so che può sembrare terribile” disse Giles, protendendosi verso la
cacciatrice “ma io ho piena fiducia in Willow e so che non l’avrebbe fatto se
non fosse stata sicura di tornare.” “Inoltre abbiamo la loro parola che Willow
verrà trattata con tutti i riguardi e così anche Andrew. Ognuno di loro si è
offerto spontaneamente per lasciare libero il campo a questi tre ‘eroi’ e
nessuno di loro tornerà finché non avremo sconfitto la razza mista e finché i
due vampiri con l’anima non riprenderanno il loro posto sulle montagne di
Pleya. È… una sorta di assicurazione, capisci. Ecco come mai Willow è
scomparsa.” “L’ho saputo solo adesso…” concluse Giles, quasi per scusarsi,
tralasciando volutamente i particolari. Fortunatamente per lui nessuno gli fece
domande. “E Anya non dovrà tornare?” chiese Xander al quale si strozzava la
voce al pensiero che avrebbe anche potuto non vedere più la sua adorata
ragazza. “No.” disse Giles. Non serve: lei è stata premiata per l’atto di
coraggio che ha fatto e perché è morta combattendo per dimostrare a sé stessa e
al mondo che era più forte di tutte le creature che uscivano dalla bocca
dell’inferno e che avrebbero voluto ucciderla, mentre per Spike ed Angel le
cose sono andate diversamente ed entrambi sono morti compiendo atti di
altruismo verso la loro gente.”
“Quindi dovranno ritornare?” chiese con
un filo di voce Anya, prima di incrociare lo sguardo con quello di Angel che
annuì silenziosamente “Tutto a tempo debito…” disse “Tutto a tempo debito”
ripetè guardando Buffy, anche se in realtà avrebbe voluto tanto poterla
stringere tra le braccia e dirle che, ora che era un umano, nulla si sarebbe
più frapposto tra loro ed il loro avvenire. Che l’avrebbe amata come mai fino
all’ultimo giorno della sua vita e che, per lui, quella storia dei biscotti che
gli aveva fatto poteva andare al diavolo. Ma Buffy aveva già riabbassato la
testa ed i suoi splendidi occhi verdi si erano involontariamente riempiti di
lacrime. Spike, se
non ritorni subito giuro che ti ammazzo… pensò quindi Angel, porgendole un
fazzolettino in modo che si asciugasse.
“A proposito di Spike…” chiese infine
Xander, dando voce ancora una volta alla domanda di tutti “Ma qualcuno sa per
caso che fine ha fatto? È tutto il pomeriggio che parliamo di voi tre, ma di
lui nessuna traccia” “Spike è il solito testardo” disse Angel, ritirando la
mano dal volto stanco di Buffy “E, se pensavo che si sarebbe ripreso una volta
tornato dalla montagna ora so con certezza che invece è ancora più criptico e
testardo del solito. Qualcuno deve avergli detto qualcosa perché quando l’ho
visto stava osservando con attenzione il cerchio magico nel cimitero che è
servito per lo scambio tra noi ed i nostri amici e poi se n’è andato, dicendomi
di raccontarvi la balla che non si sentiva ancora pronto per vedervi e di
venire qui con Anya per fare il punto della situazione…”
“Ed invece?” chiese Buffy con un fil di
voce.
Angel sospirò, abbassando la testa “Non
ho la minima idea di dove sia andato.” disse
“Sapete quanto può essere ermetico Spike. Mi ha solo chiesto di tenervi
occupati per una mezz’ora, e vi chiedo scusa in anticipo per averlo
assecondato, ma… beh, so che era diretto verso il vostro scantinato…”
Down e Giles sbancarono di colpo,
alzandosi in piedi di colpo e guardandosi per un attimo prima di esclamare
all’unisono
“David!”
---------------------------------------------------------------
“Ce ne hai messo di tempo per uscire da
lì, eh?”
David si avvicinò al vampiro che stava
appoggiato contro un muro appena fuori dal giardino e sembrava particolarmente
intento ad accendersi una sigaretta, tanto che, se non gli avesse già rivolto
la parola, David avrebbe giurato che non si fosse nemmeno accorto di lui. Con
un movimento fluido e lento il ragazzo si avvicinò al vampiro, sfilandogli il
mozzicone acceso dalle mani.
“Non avresti fatto meglio a comprarti un
paio di scarpe invece che un pacchetto di sigarette, Spike?” chiese.
Il vampiro lo guardò sorridendo.
“Come fai a conoscere il mio nome?”
chiese.
“Stavo per farti la stessa domanda” disse
aspirando una densa boccata di fumo dalla sigaretta e poi riporgendogliela “Ma
evidentemente ci conosciamo più di quanto crediamo”.”Non del tutto” disse il
vampiro riprendendosi la sigaretta con un gesto secco. David alzò le spalle
“Dove sei stato fino ad adesso? Ti ho aspettato molto sai.” “Forse più che
aspettare avresti dovuto cercare.” Commentò ironico il biondo, poi notando che
David lo fissava ancora senza battere ciglio, aggiunse “Sono rimasto
intrappolato in una stana dimensione demoniaca che Angel chiama Pleya. Dice che
conosceva uno che proviene da lì, ma io so solo che ci sono quasi rimasto secco
più di una volta e questo mi fa passare la voglia di tornarci ancora. Purtroppo
per me, una strega ed un invasato lettore di fumetti hanno fatto scambio con
noi per permetterci di tornare qui a combattere…” disse, alzando lo sguardo “A
combattere *voi*”.
David abbassò gli occhi per un istante,
cambiando completamente espressione.
“Se davvero questo posto è terribile come
dici non possiamo lasciare che rimangano laggiù…” disse
“Già” sospirò Spike “Malauguratamente
questo significherebbe estinguere la vostra razza e poi tornare laggiù insieme
ad Angel, e credimi quando ti dico che diventerà una lagna insopportabile
quando verrà il momento e dovrà di nuovo dire addio a tutto quello che può
avere in questa dimensione, senza contare che dubito che i tuoi amici siano così
ben disposti a lasciarsi uccidere da noi. No. Noi due dobbiamo trovare una
soluzione alternativa. Sfortunatamente Angel e Buffy adesso sapranno che siete,
come dire, al mondo e questo porterà loro e gli scoobies a darvi la caccia come
mai avreste immaginato pur di recuperare la loro amica che, per inciso, è anche
la ragazza di una cacciatrice che lavora con loro.”
“Un bel casino eh?”
David rimase un istante in silenzio, poi
alzò o sguardo e chiese:
“Ma perché ci vogliono morti? Non è che abbiamo
cercato di distruggere il pianeta in questi due anni. E’ vero, ogni tanto
qualcuno dei nostri è andato già di testa ed è stato ucciso in modi anomali, ma
da qui a considerarci una minaccia…”
Spike si lasciò andare ad una piccola
risata, ironica.
“Dovevi essere molto strano, anche quando
eri un semplice essere umano, David” disse poi, ritornando serio “Sai, se c’è
una cosa che fa andare fuori di testa gli uomini è il concetto di giusto o
sbagliato. Ti spiego come stanno le cose: Buffy e gli altri sono i giusti,
geneticamente programmati per essere perfetti e buoni. Per tutte le altre
creature che abitano su questo pianeta vale la regola opposta. In più voi avete
trovato il modo di diffondervi, diciamo.. come una specie di epidemia e, anche
se non so ancora come, lo fate a discapito della razza umana. Credimi quando ti
dico che presto o tardi questa cosa non poterà a nulla di buono.” “Già… ero
venuto a parlare con Down e mi sono ritrovato legato in cantina. Credevo che si
fidasse almeno di me.” Non si fideranno mai di voi.” disse Spike, come a voler
sottolineare il concetto “Non illuderti”. “E tu lo sai bene, vero?” chiese il
ragazzo.
Il biondo aspirò un’intensa boccata di
fumo dalla sigaretta, poi rispose:
“Io ho fatto molti errori e non meritavo
certo una fiducia cieca” disse “Ma nel vostro caso è diverso. Ascolta David, io
so che non è stata una vostra scelta essere qui ed essere… beh… quel che siete.
E so anche che non meritate di essere uccisi solo perché un tempo siete stati
morsi, ma so anche che quando quelli delle Alte Sfere si muovono non lo fanno
senza un motivo e sinceramente vorrei capirci di più prima di decidere che cosa
è giusto fare .” E soprattutto prima di coinvolgere ancora di più Buffy nella
faccenda, ma questo non lo disse, rialzando lo sguardo su David che annuì
dicendo: “Ti capisco.”
Dopo un tempo che parve a entrambi
interminabile aggiunse. Vieni con me devo farti vedere una cosa” e senza
aggiungere altro, si incamminò verso una delle strade maestre della cittadina
di Sunnydale, incurante del fatto che fosse illuminata in pieno dal forte sole
di agosto. Spike rimase per un secondo a fissare il ragazzo che proseguiva,
illuminato in pieno dalla luce del giorno. Poi, con un sorriso, buttò in terra
la sigaretta, staccò la schiena dal muro e lo seguì, lasciando che dopo più di
120 anni la luce del sole terrestre illuminasse di nuovo la sua carnagione
pallida e gli procurasse, per in un istante, un piccolo formicolio dovuto al
calore.
“Dio, quanto mi era mancato” sussurrò
senza farsi sentire, prima di ricominciare a concentrarsi totalmente sul
problema che avevano di fronte, seguendo il ragazzo.
Episodio 12
La casa era alta, spettrale. Pezzi di
mura erano accatastate in terra nell’erba alta, negli angoli della facciata e
lungo tutto il vialetto. Del colore che una volta probabilmente rallegrava la
via, ormai completamente deserta, non v’era più alcuna traccia.
La chiamavano “La casa degli
spettri”.
E a ben vedere quel nome sembrava
calzarle a pennello.
Un lieve soffio divento fece frusciare le
fronde di un gigantesco platano davanti all’ingresso ed una lugubre nuvola di
cornacchie nere si alzò in volo, gracchiando sinistra. Spike incominciò a
pensare che, anche da vampiro, i suoi gusti erano decisamente migliori di
quelli del ragazzo… o del suo amico… o di chiunque altro fosse così pazzo da
abitare lì dentro.
“Allora, che te ne pare?”
Spike guardò il ragazzo inarcando il
sopracciglio.
“Beh, dopo aver vissuto un anno alla
W&H qualunque posto sembra la reggia delle favole…”
“Dico sul serio…”
“Una schifezza.”
“Lo immaginavo.”
Spike seguì il ragazzo ancora per qualche
passo
“Comunque io dicevo davvero, riguardo
alla W&H intendo. Essere un dannato fantasma incatenato al grosso sedere di
Angel era, beh”
“Spike….”
“mmm?”
“Seguimi, devo mostrarti una cosa..
Ricordi perché siamo qui, vero?”
Spike sorrise “Non fare il misterioso con
me ragazzino. Te l’ho detto: dovrai convincermi questa volta prima che io
decida di mettere a repentaglio il mio atletico fondoschiena per un fine che
non sia … oh santo cielo, ma che diavolo è questo?!”
----------------------------------------------------
“Insomma, voglio dire, perché proprio
lei?”
“E perché no?”
Xander sospirò. Non credeva che ci fossa una
sola ragione al mondo che avrebbe convinto Kennedy della sensatezza del gesto
di Willow, né del fatto che le conseguenze che avrebbero dovuto affrontare, se
il loro piano fosse fallito, sarebbero state in qualche modo il male minore
paragonate alla possibilità di non poter salvare in nessun modo il proprio
pianeta. Non era semplice andare avanti quando il prezzo da pagare era così
alto, lui e Buffy lo sapevano meglio di chiunque altro. Per fortuna le cose non
sempre vanno male come sembrano… Rivolse lo sguardo verso la porta, sulla
parete opposta. Anya lo aspettava nella stanza di fronte, aveva detto di non
essere la persona adatta per consolare Kennedy, soprattutto quando l’unica cosa
che avrebbe voluto dalla vita sarebbe stato starsene raggomitolata tra le
braccia di Xander e.. beh.. considerato che si trattava di Anya, il resto era
meglio darlo per scontato. In ogni caso la sua piccola testolina da demone
bionda sembrava decisamente più matura adesso, visto che non lo aveva
semplicemente trascinato in camera da letto e non si era imposta affinché
Kennedy risolvesse la faccenda della sua crisi sentimentale completamente da
sola.
“Ad ogni modo, Willow ha preso la sua
decisione e, se davvero la ami come dici di amarla, devi accettare anche questa
sua scelta, anche se ti sembra la scelta più assurda e sbagliata che potesse
fare”
Kennedy tirò su col naso.
“E’… è solo che… insomma…”
“Lo so..”
Xander le appoggiò una mano sulla spalla,
stringendola forte al petto.
“Anche io ho provato la stessa cosa
quando Anya è morta, ma Willow non lo è. Guarda il lato positivo: lei potrà
tornare, un giorno o l’altro. Se capiamo cosa dobbiamo fare e salviamo il mondo
anche questa volta, Willow potrà tornare da noi. Da te.”
Xander le alzò il viso con due dita,
facendo in modo che Kennedy lo guardasse in faccia.
“E dobbiamo impegnarci tutti al massimo
perché questo possa accadere.”
Kennedy sorrise. Se Xander Harris aveva
imparato una cosa sulle cacciatrici, era che erano disposte a tutto, persino a
lasciarsi alle spalle il buon senso o sé stesse, se avevano un obiettivo per
cui combattere. La ragazza lo guardò grata, alzandosi dal divano. Quel ragazzo
con un occhio solo gliene aveva appena dato uno.
----------------------------------------------------
“Smettila di seguirmi!”
“Non ti sto seguendo.”
“E smettila anche di spiarmi!”
“Non ti sto spiando.”
“E già che ci siamo, smettila pure di
ripetere come un pappagallo quello che ti dico mettendoci semplicemente il
“non” davanti!”
“Ma io non-”
“Oh andiamo, falla finita Angel!”
Buffy si appoggiò pesantemente contro una
parete, percependo immediatamente dietro le spalle l’umidità muffosa del
seminterrato. Il suo sguardo corse involontariamente alla stretta branda che
Giles aveva recuperato tra le macerie di Sunnydale. Il materasso era stato
cambiato, certo, e così pure le lenzuola, ma le catene attaccate alle pareti
c’erano ancora e qualcuno ci si era seduto sopra di recente. A giudicare dalla
puzza d’aglio, cipolla ed altre erbe aromatiche che aleggiava nella stanza
probabilmente l’osservatore aveva anche fatto di recente qualche incantesimo
contro i vampiri, oppure un soffritto particolarmente saporito. Scacciò dalla
mente le immagini e i ricordi che quella brandina le provocava e cominciò a
guardare Angel con sempre maggiore insistenza.
“Tu ci hai tradito” disse dopo un po’,
notando che il vampiro non osava aprire bocca ma la guardava come se volesse
dirle di tutto e di più. “E con noi hai tradito tutto ciò in cui abbiamo sempre
creduto. Andrew mi aveva detto che le cose alla W&H stavano peggiorando
sempre di più, ma arrivare a questo…”
“Buffy, io… tu-tu non capisci…”
“Oh, io capisco eccome invece.” sbottò
Buffy staccandosi con uno scatto dal muro e posizionandosi davanti al suo ex.
“La W&H è lo strumento che il Male usa combattere le sua battaglie sulla
terra - a parte i mostri, è chiaro – e loro ti hanno offerto una delle loro
filiari chissà perché proprio a L.A. e tu hai accettato! Persone innocenti sono
morte ed il compromesso tra bene e male è diventato il motto sul tuo biglietto da
visita. Hai fatto sparire il mantello rosso da super-eroe e hai indossato un
completo di Armani per negoziare con i clienti. Gli stessi clienti che noi
siamo chiamati ogni giorno ad uccidere!”
“Non sempre le cose sono tutte in bianco
e nero, Buffy…”
“Lo so.” Rispose lei con un singhiozzo
involontario nella voce. “E’ per questo che mi sono innamorata di te.”
Angel la guardò per un attimo negli
occhi, sconvolto. Buffy distolse subito lo sguardo, ma il ragazzo ormai voleva sapere.
Non era più come l’ultima volta, non c’era più lo strano sangue di un demone a
garantirgli la mortalità. Ora era umano, a tutti gli effetti. E aveva ancora la
forza di combattere un demone, se questo gli si fosse presentato davanti. Il
punto era, che le cose erano cambiate ed ora lui non sarebbe stato più la palla
al piede da salvare non appena metteva piede fuori dal suo appartamento e anche
Buffy non era più l’unica cacciatrice.
“Le cose sono cambiate, Buffy” le disse
quindi “ma io…”
“Lo so, lo so…” fece la binda
interrompendolo “Tu non lavori più per la W&H adesso. Hai distrutto la sede
di L.A. per mettere in chiaro ancora una volta chi è che comanda ma hai firmato
un patto di sangue per entrare a far parte del circolo del Rovo Nero ed hai ucciso
tutti i tuoi amici. Persino Drogyn, il demone millenario al servizio delle
forze del Bene che non poteva mai mentire per chissà quale condanna, ed ora
rispunti fuori dal nulla, dopo una battaglia con la quale hai rischiato di
distruggere mezza Los Angeles… Tutto questo per dirmi che-”
“Che ti amo.” disse Angel d’un soffio.
“Anche se non capirai mai perché ho fatto quello che ho fatto e come mai ho
voltato le spalle al bene, come dici tu, io voglio restare al tuo fianco.”
Buffy guardava l’ex-vampiro sconvolta.
Piccole gocce lucenti iniziarono a scenderle dalle palpebre e un leggero
tremito al labbro fece capire ad Angel che ora era il momento giusto per
avvicinarsi e prenderla tra le braccia. La cacciatrice si abbandonò contro il
suo petto e, con un’arrendevolezza che il ragazzo nemmeno ricordava, sussurrò:
“Perché… perché l’hai fatto?” chiese, la voce rotta dal pianto “perché non sei
rimasto qui, al mio fianco. Dov’eri negli ultimi quattro anni? Dov’eri quando
sono morta? Dov’eri quando avevo bisogno che qualcuno si prendesse cura di
Down? Dove quando Willow è impazzita per la morte di Tara o il Primo ha
rischiato di ucciderci tutti, uno dopo l’altro?”
Angel la strinse forte al petto,
accarezzandole con una mano i capelli.
“Mi dispiace…” sussurrò “mi dispiace
davvero tanto. Le cose si sono complicate, tu avevi la tua vita ed io… beh, non
mi sembrava giusto che trascorressi i tuoi anni migliori con un mostro come me
e poi, quando ho scoperto di Spike… sai non credevo possibile che potesse
nascere qualcosa tra voi due…”
“Beh, nemmeno io l’ho creduto possibile..
per tanto tempo…” sussurrò Buffy ed Angel continuò:
“Negli ultimi due anni ho cercato di
trovare qualcun altro… di rifarmi una vita… ma la verità è che io non voglio
rifarmi una vita” disse, alzandole il viso verso il suo ed avvicinandosi
ulteriormente alle sue labbra “non voglio farlo se tu non ne fai parte.”
Buffy sorrise, un attimo prima che le
labbra calde di Angel si posassero sulle sue. Buffy rimase per un attimo
stupita dalla sua reazione, poi il calore e la dolcezza del bacio di Angel la
coinvolsero completamente. Si accostò maggiormente a lui, afferrandogli con una
mano la nuca ed invitandolo ad approfondire il bacio, cosa che il ragazzo, a
dire il vero, non si fece ripetere due volte. Le loro bocche si aprirono
leggermente e finalmente la lingua di Angel scivolò nella bocca della
cacciatrice che la avvolse con la sua in una danza che non conosceva tempo e
che lo fermava per la sua intensità e la sua purezza. Buffy si aggrappò ancora
più forte alle spalle di Angel mentre il ragazzo le cingeva con le mani la
vita, alzandola leggermente. Il tocco caldo della sua mano appena sotto il
bordo della maglietta la fece sobbalzare. Una scena lontana ma troppo
famigliare si dipinse nella mente della ragazza che si ritrasse istintivamente,
appena prima che Down si schiarisse rumorosamente la voce per affermare che una
persona aveva chiamato chiedendo espressamente di Angel.
Buffy si ritrasse imbarazzata, mentre il
moro chiedeva chi fosse alla sua “piccola” sorellina.
“Non lo so” rispose Down, alzando le
spalle sinceramente. “Ha detto solo che ha urgente bisogno di parlare con te e
che ti aspetta appena fuori dalla città, verso Clairville.”
Angel guardò Buffy perplesso.
“Ha detto almeno come si chiama?” chiese
quindi a Down
“Sì” fece lei noncurante “Ha detto di
chiamarsi Connor.”
----------------------------------------------------
E Buffy era rimasta lì… aveva visto Angel
salire le scale e poi appoggiare l’orecchio al ricevitore, senza mai sbattere
le palpebre, senza curarsi minimamente di chi aveva intorno. Quasi in trans il
ragazzo aveva detto alcune, scarne parole “Sì… no… ok… resistete, vedrò cosa
posso fare…” e poi era uscito. Senza nemmeno salutarla, senza degnarla di uno
sguardo. Down aveva guardato tutta la scena dalle scale che portavano al piano
di sopra, e quando Buffy si era voltata e aveva silenziosamente raggiunto il
soggiorno, lei aveva composto un atro numero di telefono, un numero che
chiamava solo in casi eccezionali. Un numero che, sperava, le avrebbe permesso
di capire almeno alcune cose…
“Pronto… Riley?”
----------------------------------------------------
“Ehi, sono riuscito a farti rimanere
senza parole a quanto pare…”
William il sanguinario guardava allibito
la scena che gli si presentava davanti. Varie decine, anzi centinaia di
bambini, ragazzi e persone adulte erano impegnate nelle più svariate attività
all’interno di quella che sembrava solo una vecchia e decrepita casa
abbandonata. Il progetto di ristrutturazione campeggiava in bella mostra appeso
nell’angolo ed un nutrito gruppo di persone stavano aiutando come potevano chi
ad imbiancare, chi a saldare alcuni fili, chi a spazzare e rattoppare le tende.
Accanto a questi, un rumoroso gruppo di bambinetti aveva disegnato sul
pavimento quella che sembrava a prima vista una variante del gioco della
settimana mentre un altro gruppetto di ragazzini, appena più grandi dei
precedenti, si stava divertendo a scrivere alcune parole inventate sulla
polvere che ancora ricopriva gran parte dei mobili e del salone. Attorno a
questi, una marea di persone si muovevano o stazionavano nei vari angoli,
aumentando l’impressione di caos che già regnava nella casa.
Ma non era questo quello da cui
l’ex-vampiro non riusciva a distogliere lo sguardo. Erano solo particolari, ma
per un mezzo demone come lui era praticamente impossibile non accorgersene.
“Ma che diavolo sta succedendo qui?”
chiese quindi senza mezzi termini, notando ancora una volta come una ragazzina
di circa 17 anni sollevava senza fatica un armadio a due ante; un uomo,
probabilmente sessantenne, piegava a mani nude una sbarra di ferro che sarà
pesata almeno mezza tonnellata e i bambini che prima giocavano alla settimana
facevano salti e movimenti che avrebbero richiesto un notevole sforzo fisico
anche ad un atleta provetto di almeno 25 anni. Persino le due ragazzine dai
capelli rossi, che stavano girando con panini e bevande per tutto il corridoio,
possedevano movenze e muscolature che Spike non aveva mai visto, se non in una
cacciatrice. Ma il culmine Spike lo raggiunse quando si rese conto che in un
angolo, appartata, una donna stava dando da bere a suo figlio, un bambinetto di
appena qualche settimana, del liquido che aveva tutto l’aspetto e la
consistenza di sangue di maiale.
David si diresse proprio verso questa
donna, facendo segno a William di seguirlo.
“Mamma, ma quante volte te lo devo
ripetere che secondo il medico Josh è ancora troppo piccolo per passare dal
sangue umano a quello animale?”
La donna sorrise apertamente, lasciando che
lo sguardo si posasse per un attimo su Spike e poi di nuovo su David.
“Correzione con sangue di maiale e
lontra, non completamente umano né animale, del resto prima si adatta a non
mangiare sangue umano e meglio sarà per lui. Non voglio che tuo fratello venga
braccato come un cane non appena metterà su i primi dentini, in ogni caso, chi
è il tuo nuovo amico? È stato trasformato anche lui? So che può non essere
facile e che ti senti tutto scombussolato, ma non preoccuparti: vedrai che qui
troverai tutto l’aiuto di cui hai bisogno…”
Spike alzò un sopracciglio e David guardò
Spike sorridendo.
“Spike non è uno di noi, mamma. Lui è
veramente un vampiro.”
La donna cambiò immediatamente
espressione, stringendosi il piccolo bambino inerme al petto quasi urlò: “E che
vuole lui da noi?”
“Beh, a dire la verità non sono più un
vero vampiro. Ho un battito cardiaco adesso, una carnagione abbronzata…”
“E un sacco di denti affilati che puoi
usare per aggredirci e… aspetta un momento!” la donna si bloccò, l’indice a mezz’aria,
corrucciandosi di colpo “Spike…Io ti conosco… tu, tu sei quel vampiro che si è
andato a riprendere l’anima per piacere a quella cacciatrice, quella killer di
nome..” “Ora basta mamma, non esagerare…” “Buffy! Ecco come si chiamava! Tu sei
il galoppino di Buffy!” lo accusò la donna “Sei tu che hai distrutto la bocca
dell’inferno a Sunnydale, tu che combatti i tuoi simili, tu che ci hai quasi
ammazzato tutti quanti!”
“Spike è qui per aiutarci, mamma!” gridò
David, ma la donna aveva già iniziato ad urlare ormai e Spike, insieme al
ragazzo, si ritrovò nel bel mezzo di un cerchio umano, fatto da persone con in
mano i più svariati attrezzi, che lo guardavano rabbiosi.
“Temo che la tua idea di portarmi qui non
stia dando esattamente i risultati previsti, eh ragazzo?”
“Al contrario…” disse David calmo.
“Volevo che ci notassero. L’hanno fatto. Ora sta a guardare… La situazione è
grave, compagni!” iniziò quindi, raggiungendo il centro del piccolo spiazzo che
si era creato intorno a loro. Spike dovette ammettere che la situazione gi
appariva più che innaturale. Il classico discorsetto da fine del mondo fatto a
persone che ti vogliono vedere morto non gli sembrava la mossa più astuta in
quel momento; tuttavia, appena David iniziò a parlare, tutte le persone che gli
stavano vicine abbassarono contemporaneamente le armi, e poco dopo così fecero
anche tutti gli altri. Una sorta di sorriso misto ad approvazione comparve sul
volto del ragazzo, che continuò tranquillo. "Ora ascolta anche tu"
disse a Spike “penso che questo ti possa interessare…”
----------------------------------------------------
“Non avresti dovuto chiamarmi”
“Lo so.”
La voce spenta del ragazzo che aveva di
fronte riportò Angel indietro nel tempo, al giorno in cui, stanco per un padre
che continuava a deluderlo, suo figlio aveva rischiato di far esplodere un
intero magazzino, con tanto di Cordelia dentro.
“La verità è che quando ho saputo che eri
tornato sono andato fuori di testa. Scusami.”
Il vampiro sorrise dolcemente a
quell’ammissione così spontanea
“E poi credo di avere anche delle
informazioni da darti.”
Angel lo guardò allibito.
“Cos’è? Pensavi che me ne sarei rimasto
con le mani in mano per tutto il tempo? Sono sempre tuo figlio…” disse il
ragazzo ed Angel non potè non sentirsi fiero, anche se contro ogni buon senso,
del giovane che aveva davanti.
“Hai la stessa intraprendenza di tua
madre.” disse, quindi, un leggero sussurro che solo il ragazzo avrebbe potuto
sentire
“E lo stesso super-udito di mio padre”
ribadì infatti il figlio, prima di porgergli una busta con dentro alcuni
piccoli pezzi di carta.
Angel li girò tra le dita, cercando una
logica in quelle forme che non sembravano combaciare nemmeno per idea. La
superficie della carta era bruciacchiata, sfrangiata. E nemmeno uno dei pezzi
che aveva in mano raggiungeva la metà di un normale foglio da quaderno.
“E… che cosa dovrei farci con….”
Connor sorrise di rimando.
“Quello che vuoi” disse. “Scommetto che
quel tuo amico osservatore” a quella parola Angel sentì lo stomaco serrarsi in
una morsa di dolore “Giles mi pare, beh saprebbe che cosa farci. Provengono
dalla W&H” rivelò infine, avvicinandosi un po’ al volto del suo genitore
“Li ho trovati nelle vecchie fondamenta, accanto ad una copertina che diceva
‘Tutto quello che mi chiederai, io ti dirò’. So che avevate i vostri metodi per
farvi gli affari degli altri” continuò il ragazzo mentre un lampo di
comprensione balenò nelle iridi scure di Angel “Ma credo che comunque
potrebbero esservi utili. E’ da un mese che li tengo in tasca, ma non ho mai
capito che cosa fossero, poi, ieri, ho provato a scriverci sopra ed ecco il
risultato” Connor afferrò una penna dalla tasca della giacca e scarabocchiò
alcune righe sulla carta ingiallita che gli stava davanti. Improvvisamente, la
descrizione esatta di quello che era accaduto a Darla e ad Angel quando Connor
era venuto al mondo e poi, come in un romanzo, gli anni di Quarthot, il ritorno
di Holtz, la gravidanza di Cordelia e la nascita di Jasmine, con tutte le
implicazioni del caso, comparvero davanti ai loro occhi. Angel non poteva
credere a quello gli stava davanti. Era come leggere la propria biografia, solo
scritta da uno spettatore impassibile e completamente non coinvolto. Preso da
una folgorazione, afferrò la penna dal tavolo e scrisse sulla carta “Buffy”.
Immediatamente, nitida come le precedenti, la storia privata di Buffy Anne
Summers si delineò sotto il suo sguardo, attraverso i piccoli fogli di carta.
Nomi, luoghi, avvenimenti presero a vorticargli davanti agli occhi. Fatti che
nessuno tranne lui e Buffy potevano conoscere, luoghi che non aveva mai nemmeno
avesse frequentato, emozioni che nemmeno pensava avesse provato. Connor
richiamò la sua attenzione, un attimo prima che i suoi occhi scuri si posassero
sul nome del vampiro che adesso aveva preso il suo posto nel cuore della
cacciatrice, o almeno così aveva pensato Connor. Anche lui aveva interrogato
quei fogli, in realtà. Gli aveva chiesto tutto, dalla sua vita privata, agli
omicidi compiuti da Angelus, alla vita privata che le persone che gi stavano
attorno conducevano, compresa una certa cacciatrice bionda a cui suo padre
sembrava tenere tanto. La verità, è che li aveva interrogati così a lungo che
gli pareva di aver vissuto almeno altre quattro vite oltre la sua e proprio
così era venuto a scoprire che Angel non solo non era morto nella battaglia
contro i Senior Patners, ma addirittura era vivo e a pochi isolati da lui! Non
poteva non chiedersi come mai fino a quel momento non l’avesse cercato, ed
allora aveva saputo dell’accordo, di Spike, di Willow, delle filastrocche e di
tutto il resto. Doveva fare qualcosa.
“E’ come avere davanti agli occhi
un’enciclopedia” disse dopo un attimo, sorridendo allo sguardo stupito del
padre “se ci pensi bene è persino un po’ allarmante, non trovi?”
“Conosce davvero tutto?” chiese il
vampiro titubante.
“Tutto quello che gli ho chiesto finora,
e mi pare anche quanto gli hai chiesto tu.”
“Ma… ti rendi conto che di cosa
potrebbero fare questi pezzi di carta nelle mani sbagliate? Dovremmo
distruggerli!”
“Sì” disse Connor, prendendo in mano i
fogli prima che l’istinto eroico di suo padre prendesse il sopravvento “Oppure
potremmo conservarli al sicuro, senza che nessuno li trovi, come facevano alla
W&H. Penso che qui dentro siano contenuti almeno la maggior parte dei loro
archivi.” Poi, vedendo che Angel lo guardava storto, aggiunse: “I fogli non ti
dicono tutto papà, ci ho provato”
“In che senso?” il ragazzo sospirò,
tendendo di nuovo i fogli a suo padre “Ci ho provato tutta la notte, e anche il
pomeriggio di ieri se devo essere sincero. Questi fogli… sono la più vasta
memoria che io abbia mai visto, ma sono solo questo: una memoria. Non so se
magari esistevano anche degli altri fogli che ti facevano vedere il futuro, il
presente o cambiare il passato, ma questi qui – sospirò Connor – ti dicono solo
le cose che sono già successe. Nient’altro. È come se fossero fatti apposta per
raccontarti solo quello che è già stato fatto e che non si può più cambiare. Ho
pensato che potrebbero esservi utili,vista la situazione in cui siete, ma non
credo che possano essere una vera arma. Del resto, anche se non ve li avessi
dati avreste comunque potuto cercare le informazioni che vi servono in un altro
modo… anche io potevo fare decisamente più fatica.”
“Tu sai?!” chiese Angel, gli occhi fuori
dalle orbite
“Già” annuì Connor “E non aspettarti che
la ramanzina della serie ‘potevi almeno chiamare visto che sei resuscitato dal
regno dei morti, sono molto arrabbiato’ non ci sarà, non ora perlomeno. In
realtà ho solo pensato che sia meglio rimandarla date le circostanze.”
Angel guardò il figlio per un attimo, poi
scoppiò a ridere.
“Santo cielo” disse “E io che c’ero anche
rimasto male per il fatto che mi sembravi totalmente indifferente al mio
ritorno! Invece sapevi già tutto!”
Anche Connor sorrise.
“Già…” disse. Il tono di Angel s’incupì
all’istante “Perché quella faccia?” chiese “C’è… qualcosa che vuoi dirmi?”
Il ragazzo scosse dapprima la testa, poi
si alzò in piedi e corse a gettarsi tra le braccia del padre.
“Scusami – disse, la voce rotta dalle
lacrime – ma non è stato facile sapere che non ci saresti più stato ed ora…”
“Ora?” chiese Angel in un sussurro, in modo che se il ragazzo avesse voluto
avrebbe potuto anche ignorarlo “Ora siete ancora più in pericolo.” continuò
invece, con le lacrime agli occhi.
“Dimmi quello che sai…” disse Angel
prendendogli le spalle e posizionandoselo davanti. Connor era un guerriero e
non avrebbe mai voluto far vedere a nessuno che piangeva, tantomeno a suo
padre. Con un rapido gesto, quindi, si asciugò le lacrime e poi, come se niente
fosse, riprese a parlare.
“Quello che so l’ho capito da lì” disse,
indicando di nuovo le carte “non ci vuole un genio per capire che i Senior
Patners vi vogliono morti, o peggio che morti se fosse possibile… la razza umana
ha paura, la mia nascita, la resurrezione di Buffy e l’anima di Spike hanno
sconvolto talmente tanto gli avvenimenti che nemmeno l’attivazione di tutte
quelle cacciatrici sembra sia servito veramente a qualcosa ed anzi, sembra sia
stato il lasciapassare per la comparsa di una nuova razza, una razza ibrida che
nessuno vuole ma che a molti farebbe comodo.”
“Farebbe comodo?” chiese Angel, stentando
a capire “I Poteri che Sono hanno parlato chiaramente in proposito e hanno
detto che Buffy è stata chiamata ancora una volta nel suo ruolo di cacciatrice
col preciso dovere di abbatterli, uno ad uno.
Non è possibile che non siano una minaccia. La stessa Willow si è
sacrificata, proponendosi come merce di scambio affinché noi avessimo il tempo
di…” una mano di Angel si fermò sulla sua, arrestandolo. Posò gli occhi in
quelli del figlio, un istante bastò per comprendere quanto, in quei pochi mesi,
fosse maturato.
“Porta i fogli a Giles, papà.” disse
semplicemente il ragazzo, alzandosi dal tavolo “Interrogateli, prima di
commettere di nuovo degli errori dei quali potremmo pentirci di nuovo. E in
tanti.”
E, detto questo, uscì dal locale.
----------------------------------------------------
“Credo di sapere esattamente dove l’ho
messo…”
“Ah sì? E dove?” chiese Kennedy che non
ce la faceva più a sorreggere il dolce peso di Xander sulle spalle. Va bene la
forza della cacciatrice, va bene la super-resistenza, va bene che ovviamente,
come in ogni situazione assurda che si rispetti, la luce della casa doveva
saltare proprio quando avevano deciso di riprendere con le loro ricerche cosa
che, in questo caso, era di vitale importanza, ma quello ragazzo doveva
mettersi a dieta! Non ce la faceva più a tenerlo su!
“Lo sapevo! L’ho trovato!” esultò
Xander. Il sospiro di gioia di Kennedy
accompagnò la discesa del ragazzo che stringeva, con evidente soddisfazione, un
fusibile sano in mano.
“Ok – disse guardandola – andiamo a
salvare la situazione.”
Episodio 13
Rupert Giles girovagava avanti e indietro
per la cucina. David era sparito da quasi sedici ore e quel che era peggio, era
sparito proprio sotto il loro naso con l’aiuto di qualcuno che consideravano
loro alleato. Si passò la mano sulla fronte, stanco. Nemmeno Willow poteva
aiutarlo, visto che si era offerta di sua spontanea volontà per far tornare
sulla terra quei due vampiri con l’anima, più un demone non ben identificato
che un tempo era stato al servizio della vendetta. Vampiri che di vampirico non
avevano più niente, almeno per quanto riguardava Angel. Di Spike ancora nessuna
traccia, e così pure di Buffy. Giles si accomodò sul divano con un sospiro.
Strano. Ora che Angel era tornato Buffy spariva e Spike… beh, lui che aveva
fatto di tutto per farsi accettare ed amare nemmeno si presentava… QC’era
qualcosa che non tornava. Più volte si era immaginato il ritorno dei tre
ragazzi dall’aldilà, evidentemente aveva mantenuto una certa capacità di
previsione tipica degli osservatori, ma quello che non si era immaginato era la
freddezza con cui si erano accolti a vicenda. Xander e Anya. Buffy ed Angel.
Spike e… ma lui non era ancora tornato, giusto? In ogni caso, appena aveva
visto apparire fuori dalla porta il visetto allegro di Anyanka e lo sguardo
profondo del vampiro… beh, qualcosa dentro di lui era scattato e c’era mancato poco
perché non afferrasse al volo il soprabito ed uscisse in modo da lasciare campo
libero a chi aveva evidentemente del tempo da recuperare. Se poi si contava che
uno dei soggetti era Anya…
Ed invece nulla. Cioè, c’erano stati
bacetti, carezze ed un paio di volte aveva visto Xander appartarsi per un
attimo con la sua ragazza, ma mai troppo a lungo e senza che poi ritornassero
indietro con la bionda alla testa del gruppo che esponeva teorie bizzarre per
cercare di capire cosa diavolo sarebbe accaduto dopo…
Beh, l’osservatore si era chiesto più di
una volta se fosse su una candid camera…
E anche Buffy…
Dopo un’intera estate passata a chiedersi
se mai avrebbe potuto fare qualcosa per riportare indietro le due persone che
sembrava fossero più importanti per lei al mondo, eccola lì, ad impartire
ordini. Certo aveva spiegato e tutti per filo e per segno che cos’era successo,
si era chiarita con Angel, ma… tra Spike che preferiva sparire, Angel che aveva
un figlio ed Anya che sembrava ignorare addirittura Xander… Non era da lui, ma
Rupert non poteva fare a meno di pensare che nei loro panni chiunque si sarebbe
comportato diversamente.
Ad ogni modo, il problema era un altro.
Uno, due tre… se non scappi vieni via con
me…
Le filastrocche ritrovate nell’armadietto
e nella camera di Tracy lo guardavano mute da sopra il tavolo e Giles, da bravo
osservatore, si ritrovò a pensare che non avevano fatto ancora poi molto al
riguardo a parte osservarle, appunto. Xander aveva avuto un’intuizione al
riguardo, ma era certo che ci fosse molto di più al riguardo. Ed era
intenzionato a scoprirlo. A partire da cosa li aspettava una volta che Buffy
avesse finalmente eliminato tutti gli esponenti della razza mista come le
avevano chiesto quelli delle Alte Sfere.
Sempre che fosse la cosa giusta da fare.
--------------------------------------------
“E’ permesso?”
Buffy scosse la testa con convinzione, ma
la persona al di là della porta ovviamente non poteva vederla. “Forse ho
trovato qualcosa…”
“Vattene via Down.”
La ragazzina incrociò le braccia, con un
sospiro frustrato.
“Certo, perché se l’avesse trovata Giles
o Xander o Kennedy quello che ho trovato io allora lo ascolteresti. E magari se
la persona in questione fosse Angel, allora probabilmente-”
“Che cosa hai trovato, Down?”
La ragazzina sorrise, soddisfatta.
“Riguarda il tuo nuovo ruolo. La
cacciatrice di ibridi mezzi umani e mezzi demoni, la tua nuova missione
insomma… Penso di aver capito come mai te l’hanno chiesto. ” Buffy annuì
alzando gli occhi al cielo.
“Perché..?” chiese senza la minima
intenzione di ascoltare.
“Eh no, stavolta non credere che te la
caverai così, con una pacca sulla spalla e un ‘brava Down’ detto tra i denti…”
“Che cosa vuoi?” sospirò Buffy che aveva
sempre meno voglia di stare ad ascoltare quella conversazione. Angel se n’era
andato da un pezzo e la notte, elemento naturale per un vampiro quale era stato
per oltre 200 anni, non era di sicuro il momento migliore per girare,
soprattutto ora che era nuovamente un essere umano… E poi voleva che tornasse
per poterlo vedere insomma! L’aveva
baciata, l’aveva illusa, e poi se n’era andato. Così. Su due piedi. Senza uno
straccio di spiegazione. Era bastato il nome appena pronunciato di suo figlio
Connor per vederlo schizzare fuori dalla sua camera, dalla sua casa, dalla sua
vita. Di nuovo. Gli avrebbe volentieri tirato un pugno sul naso, anche ora che
era umano! Ma… continuava a ripeterle una vocina nella sua testa… magari se
n’era andato perché un motivo ce l’aveva. Solo che Buffy voleva saperlo quel
maledetto motivo, e subito! Anche se fosse stato che doveva tirare giù un gatto
da un albero.
“Pattuglia”
La voce determinata di Down riscosse
Buffy dai suoi pensieri.
“Come?” chiese, senza capire.
Down annuì, serena.
“Io ti dico che cosa so, a patto che tu
venga a fare una pattuglia con me, nel Restfield, come ai vecchi tempi…”
“Chissà perché, credevo che mi avresti
chiesto un cellulare nuovo… ma cosa fanno le ragazzine della tua età al giorno
d’oggi si può sapere?”
Down sorrise, un sorriso da pubblicità
del dentifricio, con tutti i denti in mostra.
“Considerando che la maggior parte di
loro sono le cacciatrici che tu hai attivato, penso che non facciano molto
altro… allora? Possiamo farlo?”
Buffy annuì.
“Se insisti…”disse
“Bene!” esultò Down, battendo rumorosamente
le mani “Adesso sta a sentire: ho appena letto una storia, una storia che ha le
sue radici nella notte dei tempi…”
-----------------------------------------
“Credo che tutti sappiate come mai ci
siamo ritrovati qui” disse David, con un tono che la diceva lunga sulla
notorietà di quanto stava per raccontare. Spike squadrò il ragazzo con
attenzione. Che caspita aveva in mente? E perché tutti quelli che si trovavano
nella stanza sembravano così interessati ad ascoltarlo? Cominciava seriamente a
pentirsi di averlo tirato fuori dalla cantina della cacciatrice.
“Una notte, una notte di non molto tempo
fa” continuò David senza badare alle occhiate interrogative del vampiro.
“ciascuno di noi è stato morso. Esseri senz’anima ci hanno attaccato alle spalle”
riprese “si sono nutriti del nostro sangue, ci hanno spaventato a morte, ma
quel che più importa, ci hanno marchiato come loro.” Il silenzio scese nella
sala. David restò fermo.
“All’inizio ci siamo semplicemente
spaventati, ed abbiamo pensato che scappare fosse l’unica soluzione possibile.
Poi, col tempo, ci siamo chiesti se quel morso avrebbe avuto o no delle
conseguenze. In realtà, per anni ci siamo chiesti se quella notte avrebbe avuto
ripercussioni sulla nostra vita o se, più semplicemente, potevamo considerarci
fortunati per non essere stati uccisi come molti altri. Fino a due anni fa.
Quella notte, la notte in cui Sunnydale sprofondò e nacquero tutte quelle
cacciatrici… qualcosa cambiò anche per noi.” David fece una pausa ad effetto.
Spike ascoltava in silenzio, memorizzando ogni informazione. “Da quel momento,
sappiamo tutti perfettamente che cosa è successo. Dapprincipio iniziammo a
sentire più forte la voglia del sangue, poi a scoprire nuove capacità nascoste…
il dono segreto… la forza che sembrava aumentare ogni giorno di più.
Inspiegabilmente, anche i nostri figli iniziarono ad avere gli stessi sintomi e
pensammo che, forse, anche loro erano stati attivati come le cacciatrici, ma
c’erano cose che non quadravano finché, senza preavviso, ci accorgemmo che il
latte non gli bastava più. Nemmeno cibo e acqua bastavano, e mentre alcuni di
noi si nascondevano, terrorizzati da quanto stava accadendo, altri cominciarono
a sfruttare queste loro abilità nel peggiore dei modi. Demoni… quasi immortali…
difficilmente distinguibili dagli umani e da loro attratti come le falene dalla
luce. Ma questo lo sappiamo già.” disse “Quello che ci manca…” continuò
guardando il biondo “è capire come tutto questo cambi la nostra portata nel
corso delle cose. Spike combatte al fianco di Angel da un anno e da molti di
più rifugge i suoi simili per inseguire la giustizia. Mi ha tirato fuori dalla
casa della cacciatrice, mi ha seguito fino a qui ed ora vuole capire chi siete,
perché questo mondo sta andando incontro ad una apocalisse. E se è vero che da
una parte c’è gente che ci vuole uccidere, dall’altra Buffy ed Angel, con il
nostro aiuto, possono fare davvero la differenza.” Spike guardò il ragazzo
ammirato. Ottimo oratore, anche se un po’ prolisso. Comunque adesso la patata
bollente passava nelle sue mani, e per questo sicuramente non poteva
ringraziarlo.
David lo guardò, annuendo.
“Spike ci può aiutare…” disse “ma
dobbiamo essere noi a decidere se vogliamo seguirlo e fare la nostra parte o se
vogliamo semplicemente restare a guardare mentre il mondo che conosciamo
scompare. La scelta è nostra.” concluse con un tono che sapeva di fregatura
“Ora tocca a te amico…” disse infatti. Il vampiro squadrò il ragazzo che lo
fissava con una solenne faccia da schiaffi e sbuffò sonoramente, guardando la
folla. Non gli era mai capitato che una tale moltitudine pendesse dalle sue
labbra e non gli era mai dispiaciuto che la parte dei discorsi toccasse al
leader del momento. Buffy… Angel… sarebbe morto piuttosto cha ammetterlo, ma
avrebbe volentieri lasciato il comando dell’operazione alla checca se solo
avesse potuto evitare quel momento.
-----------------------------------------
“Non me l’hai detto…”
Buffy si voltò verso Down, inebetita.
“Scusa, ma non era proprio così che
doveva iniziare questa conversazione…”
“Già…” disse la ragazza, dondolando
aritmicamente i piedi giù dallo sgabello “ma si suppone che tra sorelle certe
cose si debbano confidare, non è da tutti trovarsi faccia a faccia con qualcuno
che ti propone uno scambio del genere…”
“Scambio?”
“Oh, non fare la finta tonta, Buffy!”
sbuffò Down, esasperata. “Ho fatto un giretto in città, mentre voi eravate qui
a… beh, qualunque cosa stavate facendo… e indovina chi ho incontrato?”
Buffy la guardò perplessa. “Ti do un
indizio… verde, con due cornine rosse sulla testa, una volta lavorava per
Angel…” il cuore di Buffy perse un colpo e Down sorrise, soddisfatta di aver
finalmente attirato la sua attenzione. “Beh…” disse “indovina cosa mi ha detto
Green boy?” Oddio, quel modo di soprannominare le persone le faceva venire in
mente qualcuno… e, come se non bastasse, Down alzò un sopracciglio con fare
provocante “Se ti aprissi un po’ di più con la gente, Buffy, smetteremmo tutti
quanti di fare le 3 del mattino sui libri, ogni tanto.”
La bionda abbassò la testa. Aveva capito
a cosa alludeva Down. La proposta che le era stata fatta quella notte, la notte
in cui li aveva trovati, in cui doveva recarsi al cimitero. Era solo che con
tutto quello che era successo dopo se ne era completamente dimenticata.
“Che cosa hai scoperto?” chiese quindi,
sperando di confortare la sorella portando l’argomento su toni pratici. Il
sorriso di Down si allargò ancora un po’.
“Non so molto” ammise “ma appena mi ha
vista, Lorne si è tolto gli occhiali da sole e mi si è avvicinato, invitandomi
a bere un frappè alla fragola giù da Barney’s. Il fatto è che da quando Angus
si è messo in testa di rimettere a posto gli eventi, lui non ha più molti
momenti di svago… povero Lorne: dopo Angel si può dire che sia caduto dalla
padella alla brace…” “Aspetta un attimo!” Buffy l’aveva fermata con gli occhi
sgranati, non credendo alle sue parole “Cosa significa che Angus si è messo in
testa di rimettere a
posto gli eventi? E chi diavolo è Angus?!” Down scosse la testa “Ah, Buffy…
l’hai addirittura incontrato!” La bionda si sentì gelare. Ricordava il ragazzo
che le aveva parlato proponendole quella che sarebbe stata la scelta della sua
vita e, suo malgrado, doveva ammettere che se un demone del genere si fosse
messo contro di loro non avrebbe scommesso una singolo cent sulla loro
vittoria. “Illyria è un demone primordiale” continuò Down, alla quale era
evidentemente sfuggito tutto quel giro di pensieri “privo di ogni coscienza e
di ogni moralità, ha usurpato il corpo di Fred, che in quanto ad umanità… beh,
il fatto è che non potendo prendere possesso della terra, come sarebbe nella
sua natura fare, si è messa in testa di modificare gli eventi in modo che sia
qualcun altro di altrettanto potente, e a lei sottomesso, a prenderne il controllo.
Così ha liberato Angus, un altro demone come lei. Forte. Praticamente
imbattibile. Ma, una volta libero, Angus non è stato del suo stesso parere e,
per usare le sue parole, ha incominciato a dare fuori di matto. Lorne ha tenuto a precisare di aver fatto il possibile per
dissuaderlo ma ci teneva che le sue corna restassero attaccate alla testa, ed
il ragazzo, beh… sa essere molto convincente. A parte il fatto che sarebbe
stato lui a tirare fuori Anya, Spike ed Angel da Pleya e a riportarli qui da noi
stringendo un momentaneo patto con Willow”
Buffy spalancò anche la bocca, oltre agli
occhi, stavolta. Ricordava il potere di quel ragazzo, non capiva come aveva
fatto a non pensarci subito. A occhio e croce, avrebbe avuto il potere di
tirare fuori dall’inferno delle intere schiere demoniache e di non fare nemmeno
fatica nel farlo. Come aveva fatto ad essere così sbadata?
“Non te la prendere…” il tono di Down era
rassicurante, ora. “Lorne mi ha detto che quel ragazzo riesce anche a giocare
con la mente della gente, convincendole a… fare cose… lo faceva già anche prima
di tornare.”
Down si bloccò. L’immagine che le aveva
raccontato il demone verde le si parò di nuovo davanti alla mente, orribile e
letale. Angel che finisce a letto con Nina poco dopo aver perso Cordelia…
Connor che concepisce un figlio… Jasmine che mangia decine di innocenti…
“Lui… riesce a farti fare tutto quello
che vuole, senza però farti capire di essere manovrata e quello che rimane,
alla fine, è la domanda: perché l’ho fatto. E la colpa uno la può dare solo a sé stesso.
Illyria era convinta che tu non avresti resistito alle sue lusinghe, Lorne era
convinto del contrario. Fino ad oggi, una sola persona è riuscita a opporsi al
suo potere: tu. Sarebbe interessante capire cosa sia stato a farti desistere,
anche perché così potresti far chiarezza finalmente anche nella tua vita…”
“Chiarezza?” chiese Buffy, ma Down la ignorò “Ad ogni modo, la questione è che
Angus non si fermerà. Nonostante Lorne ed Illyria tentino di bloccarlo, lui ti
vuole. Vuole la super-cacciatrice per poterla comandare e vuole che tu spedisca
tutti i tuoi amici demoni all’inferno perché così rimarrai da sola. Ma non è
l’unico giocatore in azione” continuò accavallando le gambe sulla sedia “anche
le Forze dell’Essere vogliono la super-cacciatrice per poter distruggere la
minaccia dei nuovi ibridi che, a loro volta, minacciano il loro controllo sulla
terra. E tutti sappiamo che, da qualche parte, anche questi simpatici
personaggi stanno organizzando la resistenza. Il problema è: cosa faremo quando arriverà la
battaglia? Ma soprattutto, siamo davvero così sicuri che ci debba essere una battaglia?
----------------------------------------
La cucina era ancora deserta a quell’ora.
Buffy non si stupì: con Anya di nuovo in giro e Down che aveva incominciato le
vacanze estive, nessuno dei ragazzi che abitavano in quella cosa si sarebbe più
alzato prima delle 9 di mattina ed, in realtà, Buffy li invidiava anche
abbastanza. Mise due fette di pane nel tostapane e prese dal frigorifero la
marmellata ed un panetto di burro.
“Non aprire quello nuovo, ce n’è ancora…”
Buffy si voltò di scatto, notando Angel
che le porgeva lo scartoccio dall’angolo vicino alla porta.
“Credo che non mi abituerò mai a vederti
così, alla luce del giorno…” disse con un sorriso. “Cosa ci fai comunque, già
in piedi a quest’ora?” Il ragazzo alzò le spalle. “Ricordo della mia precedente
condizione di vampiro, non dormo mai molto bene la notte…” “Ma se è la prima
notte da umano che passi!” “Appunto, dammi tempo cacciatrice”.
Il suono di quella parola, così
dolcemente pronunciata, fece scorrere un brivido sulla schiena abbronzata di
Buffy.
“Immagino che tu ti sia già servito da
solo…” disse, voltandosi dall’altra parte ed iniziando ad imburrare le sue
fette. Angel annuì.
“Non credo comunque che oggi dovresti
uscire. I Senior Patners sono fuori dal radar in questo momento, ma non penso
che si ritengano sconfitti e credo, anzi, che ci stiano solo valutando.”
“Parli come un osservatore” “Me l’hanno
già detto”.
Buffy si voltò.
“Dove sei stato ieri Angel?”
Eccola, la domanda da cento milioni di
dollari, la scure che calava. Il motivo per cui era stato sveglio tutta la
notte, si ritrovò ad ammettere il vampiro. Prese dalla giacca le carte che gli
aveva consegnato Connor e le appoggiò sopra il tavolo.
“Ho aspettato a parlare con Giles” disse,
“prima volevo vedere te.”
Buffy lo guardò senza capire.
“Oh, ma che gentile…”
“Aprile…” disse Angel in un soffio.
Buffy prese in mano le carte e ne guardò
la superficie un po’ ammaccata, girandole e rigirandosele tra e mani.
“Non capisco” disse infine.
Angel prese una matita e le fece segno di
appoggiare la carta.
“Guarda…” disse e, come per magia, non
appena l’ultima lettera del nome del vampiro fu scritta sul foglio, la carta si
riempì di parole ed, in men che non si dica, l’intera storia del vampiro fu
scritta davanti agli occhi stupefatti della cacciatrice.
Angel la guardò.
“Connor me li ha consegnati ieri, dopo
che me ne sono andato. Sono… come un enorme memoria. Lui crede che ci possano
aiutare a rintracciare quelli che dobbiamo combattere, a capire come stanno le
cose, ma la verità è che questi fogli sono in grado di rivelare qualunque cosa,
ogni particolare, ogni… emozione… che è stata provata.”
Buffy alzò lo sguardo su di Angel un
istante, prima che le parole del ragazzo prendessero forma nella sua mente.
Niente più giochi. Aveva capito. L’ex-vampiro distolse lo sguardo un attimo,
prima di continuare.
“So che non avrei dovuto farlo Buffy, mi
dispiace.” disse quindi, sforzandosi di apparire calmo. “La verità, è che non
ce la facevo più a restare fuori dalla tua vita. Volevo sapere. Volevo capire.
E adesso che so… non posso più pensare che quello che è successo tra noi ieri
pomeriggio sia stato più che un banale errore…”
“Tu… tu hai… hai letto la mia storia?”
domandò quindi la ragazza, con un filo di voce “La storia della mia vita, qui,
su questo pezzo di carta? Come si legge un romanzo rosa?!” Buffy era furibonda.
“E pensi anche di aver capito che cosa stavo passando?”
“Non ha importanza”
“Tu mi hai baciato, Angel!” gridò Buffy,
al limite della sopportazione “Mi hai baciato e nemmeno 24 ore fa hai detto di
amarmi. Dov’è questo amore, adesso?!”
“Ho chiesto anche di Cordelia.”
Il silenzio che piombò nella stanza
sembrava fatto di piombo. Buffy si voltò. Non riusciva… non ce la faceva più a
guardarlo in faccia.
“Sembra che la W&H abbia una formula
per riportarla indietro, per far si che scelgano qualcun altro. E lo stesso
vale per Wes. Se giochiamo bene le nostre carte, alcune delle persone che sono
morte durante l’ultimo anno, per i miei errori, saranno di nuovo salve.”
“E a me non pensi?” chiese Buffy in un
sussurro, voltandosi. “Sei tornato dal regno dei morti, hai bussato alla mia
porta, mi hai detto che non volevi vivere senza di me ed ora… ora…”
“Mi dispiace.”
Buffy abbassò la testa. Si era illusa che
fosse cambiato, che fosse di nuovo lui: il vampiro bicentenario del quale si
era innamorata quando era una ragazzina… ma ora… ora che si trovava davanti non
più all’eroe dall’anima insanguinata ma all’uomo con una vita davanti, non
riusciva nemmeno a fermarlo come si deve e, quel che era peggio, era che Angel
aveva ragione. In quei quattro anni entrambi erano andati avanti. Entrambi
avevano collezionato errori e sconfitte. Ed entrambi avevano salvato il mondo,
ma combattendo su due fronti differenti. Ora, anche se Buffy non avrebbe mai
potuto ammetterlo a voce alta nemmeno con sé stessa, entrambi avevano delle
responsabilità. Persone che combattevano al loro fianco, che contavano su di
loro, un figlio da mantenere, una sorellina da educare… non c’era posto per
l’amore bello ed incantato della gioventù. Non erano più quelli di una volta,
nessuno dei due lo era.
Angel si avvicinò di un passo alla
ragazza che lo ascoltava tremando “Sono morti per le mie scelte, Buffy. E’ il
minimo che io possa fare…” disse, poi abbassò il capo voltandosi in direzione
della porta.
La ragazza non lo fermò.
Il sole era alto nel cielo e l’ex-vampiro
incominciava chiedersi come sarebbe stato immergersi nei suoi raggi dopo più di
un secolo.
Voltò le spalle alla ragazza bionda che
lo guardava allibita.
Prima di aprire la porta della sua casa
ed uscire nel prato.
“Ti rivedrò?”chiese Buffy prima che lui
varcasse la soglia e sparisse, ancora una volta, dalla sua vita.
“Non vedo perché no…” rispose il ragazzo,
con un’alzata di spalle. “Ma non lasciarti sfuggire la possibilità di essere
felice. Io sono andato avanti.” disse, d’un fiato, per poi oltrepassare la
soglia e immergersi, dopo più di due secoli, nel sole del mattino.
Episodio 14
Kennedy entrò nella stanza con una mela
in mano. Senza dire nulla, si appoggiò al muro, staccandone un pezzo con un
morso.
“Vuoi?” chiese, tendendo il frutto alla
bionda.
“Che cosa vuoi da me, Kennedy?” sputò
Buffy, aumentando la velocità dei pugni con i quali colpiva il sacco. La bruna
alzò le spalle e continuò a masticare con noncuranza
“Pensavo di allenarmi, ma il sacco è già
occupato…”
“Torna più tardi.”
“Penso che rimarrò qui, grazie. Così
controllo che rimanga attaccato al soffitto.” Considerata la forza che la
bionda ci stava mettendo non era improbabile.
Buffy si fermò, bloccando l’attrezzo con
entrambe le mani, e la guardò contrariata.
“Ah, se uno sguardo potesse uccidere…”
commentò l’altra cacciatrice.
“Te lo chiedo un’ultima volta. Che cosa
vuoi da me Kennedy?” esclamò, trattenendosi per non fare qualcosa di avventato.
Angel che se ne andava, Willow che si sacrificava, Spike che non si faceva
vedere e qualche dio infernale che voleva fare di lei la sua schiava personale.
A ben pensarci, la giornata non poteva andare peggio.
“Te l’ho già detto”
“Sono arrivata prima io, mi dispiace.”
“Già… ma a te non serve, mentre a me sì.”
La bionda fece un passo avanti con rabbia
“E’ così allora? E’ solo questo che vuoi? Bene… allora prenditelo, ma lasciami in pace!” disse e sbatté i guanti
su una sedia dirigendosi verso la porta. Prima che facesse in tempo ad uscire
la voce di Kennedy le arrivò da dietro, colpendola alle spalle.
“Se davvero ti piace vallo a cercare,
no?”
Si bloccò. Certo… come se non ci avesse
ancora pensato.
“Non sono affari tuoi Kennedy!”
“Oh, sì che lo sono...” rispose lei,
continuando a dedicare la maggior parte della sua attenzione alla mela. “Lo sono
da quando hai deciso di smettere di essere una persona assennata e ti rinchiudi
tutto il giorno a prendere a pugni il sacco fregandotene che almeno tre dei
tuoi amici stanno rischiando l’osso del collo.”
Buffy si girò, furente. Forse la
morettina aveva bisogno di una lezione per capire bene chi comanda.
“Ascoltami bene Kennedy: forse tu sei
nuova del mestiere e non sai come funzionano le cose su una bocca dell’inferno.
Ma io, ci ho vissuto, per anni. E ti assicuro che per risolvere quegli stupidi
indovinelli Giles, Down e Xander bastano e avanzano. Io, invece, sono la
cacciatrice. Il mio lavoro è sporcarmi le mani quando capiranno chi è che devo
prendere a calci nel sedere. E per questo è meglio che mi alleni, perché quando
si tratterà di sporcarsi le mani sarò io, e non voi, quella che rischierà la
pelle!”
“E, proprio per questo, non ti sembra che
in quel momento avremo bisogno di tutto l’aiuto necessario?”
Buffy sospirò. Non era facile parlare con
Kennedy. Non era facile per niente. Anzi, sicuramente sarebbe stato più facile
prenderla a pugni che ragionarci, soprattutto da quando non c’era più Willow e,
in questo momento, l’idea la tentava non poco! Ma non poteva. Non poteva.
Dovette stringere i pugni e prendere un respiro profondo per non attaccarla al
muro.
“Angel ha una vita sua adesso” una vita della quale io non faccio
parte
rispose, non senza un certo sforzo “Non sarebbe giusto”.
“E a te, che cosa te ne frega scusa?”
Semplice. Diretta. Spietata. Buffy si voltò lentamente, fissandola dritta negli
occhi.
“Angel è andato avanti…” disse, risoluta.
Per poi voltarsi dichiarando così finita
la conversazione.
“ Lo ami?”
La domanda la colse a bruciapelo. Chinò
la testa, stringendo spasmodicamente i pugni che iniziavano a farle male, e
rispose: “Kennedy, lascia perdere non puoi capire…”
“Andare contro tutti, seguire solo quello
che senti, innamorarsi di una persona a tal punto che non ti interessa più di
quello che dice la gente? No, hai ragione, non posso capirti…”
Ok, decisamente non la frase migliore…
La cacciatrice si avvicinò, tranquilla.
“Se davvero lo ami, allora non importa
cosa vi abbia diviso in tutti questi anni. Esci da quella porta e vallo a
riprendere. E se per caso non è più innamorato di te, allora riconquistalo. È
già stata abbastanza il tempo che avete passato divisi non ti pare? Ma se
invece non lo ami, se per lui provi qualcos’altro o se il tuo cuore è già
occupato da qualcuno… allora che lui ti voglia o no, non ha la benché minima
importanza.”
Buffy alzò la testa di scatto e le lanciò
l’asciugamano con una tale potenza che Kennedy pensò per un attimo di doversi
mettere sulla difensiva. Invece la bionda la guardò semplicemente, alzando gli
occhi, per poi voltarsi ed uscire dalla stanza con un’espressione che sembrava
urlare “Scacco matto”. Non bisogna mai sottovalutare una cacciatrice.
“Il sacco è tuo, te lo sei guadagnato.”
Gridò dalle scale,mentre correva verso la camera da letto e verso il suo
avvenire.
Scelta 1
Fuori, Giles vide Buffy salire in camera
e poi, poco dopo, dirigersi verso la porta.
“Dove vai?” chiese.
“A riprendermi la mia vita” fu la breve
risposta di Buffy e Giles non potè fare a meno di voltarsi ed annuire in
direzione di Kennedy, che lo guardava vittoriosa dalla porta.
“Bel lavoro!” disse, sorridendo.
“Già…” Kennedy addentò la mela ancora un
volta “si ricordi quello che mi ha promesso…”
-------------------------------------------
Panico da palcoscenico.
Non l’aveva mai provato, ma era sicuro
che era proprio così che si sentiva.
Occhi che lo guardavano, mani che si
sfioravano, mute suppliche mai pronunciate, destini che pendevano dalle sue
labbra. Perché era ovvio che tutte quelle persone non erano lì né per tirarsi
indietro, né per chiudere gli occhi di fronte a quello che stava accadendo.
Erano lì per trovare il loro posto nello schema. Per credere di avere ancora
uno scopo. Si sentivano mostri, ed erano lì per dimostrare che non lo erano… ma
chissà quanti altri ce n’erano in giro che non avevano nessuno di queste nobili
intenzioni e allora ecco il piano dei Senior Partners: ucciderli, ucciderli
tutti. Prima che qualcuno diventasse una minaccia, prima che decidessero di
ribellarsi. Prima che si accorgessero di essere inarrestabili, completamente
fuori dagli schemi. E, per fare questo, avevano chiesto aiuto a Buffy. Una
cacciatrice. L’unica che sia mai stata in grado di chiudere una bocca
dell’inferno. Scontato. Dannatamente prevedibile. E come arma di ricatto
avevano usato loro. Lui, Angel ed Anya. Semplice merce di scambio, da rispedire
all’inferno una volta che tutto fosse stato concluso. Perché se Buffy non
uccideva ogni singolo ibrido che infestava quel dannato pianeta, allora Willow,
Faith ed Andrew non sarebbero mai più tornati e se invece rifiutava di
combattere, allora… Spike… si bloccò. Pensare cosa sarebbe successo a lui,
Angel ed Anya se per caso Buffy si fosse rifiutata di uccidere anche solo uno
dei membri della nuova razza era… inutile e dannoso. Soprattutto considerato
che ne avevano già avuto un piccolo assaggio a Pleya… e non gli era piaciuto.
Maledizione. Odiava essere usato! Soprattutto per un vile e semplice ricatto! Uccidi chi ti dico io, altrimenti
vedrai che cosa combino a coloro che ti stanno più a cuore! … E in effetti,
avevano scelto giusto i due vampiri per i quali la cacciatrice avesse ammesso
di provare qualcosa, nonché la fidanzata del suo migliore amico. Dall’altra
parte, invece, la Rossa, Faith e l’imbranato. Ancora non capiva come potesse
entrare Andrew in tutto questo… Ma la folla lo guardava, aspettando. E Spike, a
questo punto non poteva più tirarsi indietro. Sperava solo che non fosse una
mossa troppo azzardata…
“I Senior Patners hanno contattato la cacciatrice.” disse. Un
brusio sommesso iniziò ad alzarsi in mezzo alla sala, prima tra le donne, poi
anche tra gli uomini. Per diventare assordante.
Infine, uno di loro prese la parola.“Stai
parlando di Kennedy Hopes?” chiese “A quanto pare non è molto forte, potremmo
sfuggirle, magari cambiare nascondiglio…” Spike abbassò la testa. Già, nella
sua mente la cacciatrice era sempre stata solo una. Stupenda, piccola e bionda.
“Sto parlando di Buffy Summers.” disse, e una morsa dolorosa gli si strinse
attorno petto. “E credetemi quando vi dico che da lei non si scappa.” Lui lo sapeva meglio di chiunque altro.
Ancora brusio. E ancora un uomo che
prendeva la parola.
“Io sono stato al liceo con Buffy
Summers. Sono un suo vecchio compagno, le parlerò io possiamo stare
tranquilli…”
“Io *non* sono qui per dirvi che potete
stare tranquilli. Nessuno di voi è al sicuro ormai. Non più.”
L’uomo si bloccò, squadrandolo “Allora
perché non ci vai tu a parlarci con Buffy Summers?” “Non è possibile” La folla
scoppiò e Spike dovette chiudere la mente a quello che stava sentendo,
altrimenti si sarebbe convinto che nemmeno uno di loro valeva il rischio che stava
correndo per salvarli. “Certo!” gridò qualcuno più forte degli altri
“Sicuramente ha paura di parlarci, visto che c’è andato a letto!” “Tom, modera
i termini per favore” “No, ha ragione!” “Cosa ci fa lui qui?” “Dovresti parlare
con Buffy” “Ne va delle nostre vite!” “Non hai le palle per farlo!”
“Ehi!” Non appena David intervenne
alzando le mani tutti si bloccarono. “Non mi sembra il caso di esagerare! Buffy
sa perfettamente che Spike è tornato.” Al suo fianco, il cuore del ragazzo
biondo perse un battito, al ricordo di quello che si era lasciato dietro le
spalle “Che sono tornati. Ma adesso il punto non è come o chi dovrebbe
contattarla.” “Quello che vi sto dicendo” riprese la parola Spike “E’ che i
Soci Anziani hanno fatto un patto con la cacciatrice e che se non vi ucciderà
tutti ne andrà di mezzo la vita dei suoi amici. Secondo voi, cosa risponderà a
questo?” Il vociare che si era alzato prima divenne praticamente assordante.
“Che cosa possiamo fare?!” chiese ad un
tratto una donna, la stessa donna che aveva visto prima stringere tra le
braccia il fratellino di David. “Sì, che cosa pensi che dovremmo fare?” fece
eco un altro. Spike aspettò un attimo che la folla lo stesse guardando, poi con
un sospiro disse:
“E’ semplice. Combattere.”
-------------------------------------------
Buffy correva nel vicolo col fiato corto
per lo sforzo. La vita da cacciatrice in pensione le aveva fatto perdere una
certa resistenza che in passato non le mancava. Il suo fisico non ne aveva
risentito di certo, ma in quelle circostanze la bionda rimpiangeva di non aver
continuato gli allenamenti con la stessa frequenza che Giles le aveva
consigliato. Dannata Kennedy. Dannata lei. Ma possibile che dovesse sempre
essere così stupida? All’improvviso due mani forti l’afferrarono per le spalle,
facendola cadere in avanti.
“Ecco, ci mancava giusto questo!”
bofonchiò mentre con un calcio secco faceva cadere il vampiro che l’aveva
attaccata gambe all’aria e gli si piazzava sopra, pronta a colpirlo con il suo
paletto.
“Dev’essere destino che io e te ci
dobbiamo sempre incontrare così…”
“Angel?!”
Buffy fermò l’arma a mezz’aria, incapace
di dire una sola parola. Gentilmente, l’uomo la prese per le spalle spostandola
e si alzò da terra. “Che ci facevi in giro a quest’ora di notte, Buffy?”
La bionda lo guardò, per poi scoppiare a
ridere.
“Non ti sembra che il tuo spirito di
protezione sia leggermente fuori luogo?”chiese.
L’occhiata del ragazzo le fece cambiare
immediatamente tono.
“Angel, sono vissuta per 5 anni sulla
bocca dell’inferno, senza di te e senza l’appoggio di tutte le cacciatrici che
ci sono adesso, senza contare che di demoni ormai non se ne vede più neanche
l’ombra. Insomma, persino Down va in giro da sola di notte ormai. Non penso che
dovresti preoccuparti per me. Anche perché…”
Angel la guardò, esortandola a
continuare.
“E’ solo che… insomma se un vampiro
volesse attaccare qualcuno non credo…”
“Che sceglierebbe di attaccare una
cacciatrice quando potrebbe attaccare un semplice umano. È questo che
intendevi, vero Buffy?”
La bionda abbassò la testa. Si era
dimenticata di quanto fosse difficile comunicare con Angel. Lui arrivava sempre
al punto in queste cose.
“Dove stavi andando, Buffy?” chiese il
ragazzo, di nuovo.
Buffy sospirò. “Ecco, la domanda da 100
milioni di dollari”
“Ti prego… Buffy…” riprese il moro,
prendendole delicatamente le mani “Non sono uno stupido e ti conosco abbastanza
bene da sapere che non te ne vai in giro di corsa di notte se non sta accadendo
qualcosa di serio. Voglio solo sapere se posso aiutarti…”
“Angel… io…. Kennedy….” cominciò la
bionda
“Avete trovato un modo per liberare
Willow?” “No” rispose Buffy abbassando la testa. Ma perché doveva essere sempre
così difficile. E soprattutto, perché diavolo i ragazzi che le piacevano erano
così fermamente convinti che lei avesse altro per la testa? “Comunque abbiamo
una pista… In realtà ero uscita per cercare te” sputò fuori quindi, senza
interrogarsi sulle conseguenze.
“Me?” chiese infatti il ragazzo,
esterrefatto. Poi, abbassando la testa “Buffy… io… credevo che avessimo
chiarito…”
Per tutta risposta la ragazza infilò la
mano in una tasca e porse al moro un squadernino, dal quale sbucavano alcuni
fogli che i due conoscevano anche troppo bene.
“Ma… io…” balbettò il ragazzo.
“Non li voglio, Angel.” disse la bionda
risoluta. “Abbiamo una pista ed è tutto quello che ci serve, non ci è mai
servito altro. Questi fogli hanno già fatto abbastanza danni.”
“Buffy.. io non capisco…” ma non fece in
tempo a finire la frase che le labbra calde di Buffy si premettero contro le
sue, cogliendolo di sorpresa. Angel rimase spiazzato per un secondo, lasciando
che il suo cervello metabolizzasse la grandezza di quello che stava accadendo.
E poi afferrò la bionda per le spalle,
ricambiando il bacio.
“Cosa significa questo, Buffy?” chiese
Angel, ansimando quando le loro labbra finalmente si staccarono. “Solo quello
che hai visto.” rispose Buffy “Non mi importa cosa tu abbia letto sopra quei
fogli. Non m’importa cosa io avrei potuto leggerci. È stato un periodo duro per
entrambi e non mi pento del tutto di quello che ho fatto, ma adesso è tutto
diverso…” Angel abbassò lo sguardo “Non è cambiato niente.” La ragazza prese
ancora il suo volto tra le mani, aderendo al suo corpo “E’ cambiato tutto
invece…” “Cosa, Buffy?” “Tu” rispose la bionda, prima di premere le labbra
contro le sue, in un altro bacio mozzafiato “Tu sei qui…” disse di nuovo,
quando la mancanza d’aria si fece sentire, per entrambi “Spike potrebbe
tornare…” tentò flebilmente di farle notare Angel “Spike capirà…” il ragazzo scosse
la testa “Buffy… ho visto quello che è successo tra voi. Lui si è ripreso
un’anima per stare con te e poi è morto indossando il medaglione che io avrei
dovuto usare. Credi che questo non cambi nulla?” “Non sto dicendo questo
infatti.” Buffy lo guardava negli occhi, adesso. No, piccola correzione, non lo
guardava. Lo penetrava. Penetrava dentro il suo corpo, dentro la sua testa,
dentro la sua anima. “Dico solo che amo te. E che questo non cambierà mai,
qualunque cosa succeda. Spike è stato una parte importante della mia vita. E mi
ha aiutato molto, quando tu non c’eri. Ma adesso sei tornato. E Kennedy aveva
ragione: non m’importa di quello che la gente dice o di quanto dovrò lottare
per riaverti. Io tenterò ogni giorno, ogni istante di farti capire che voglio
stare con te. E prima o poi ci riuscirò.” “Riuscirai a fare cosa?” la stuzzicò
Angel, incredulo davanti a tanta determinazione “A convincerti che ti amo.
Dovesse essere l’ultima cosa che faccio.” Il ragazzo sorrise a quella
dichiarazione così aperta ed avvicinò la mano al viso della ragazza che lo
guardava… oddio.. lo guardava come avrebbe sempre voluto essere guardato da una
donna.
“Rimani con me…” sussurrò Buffy con un
sorriso “Ti prego…”
Angel ricambiò. “Vuoi davvero che
rimanga?” chiese “Non ti libererai di me tanto facilmente…”
Per tutta risposta Buffy lo baciò di
nuovo, allacciandogli le braccia dietro la schiena e attirandolo a sè.
“Lo voglio, Angel. Lo voglio con tutta me
stessa.”
-------------------------------------------
“Combattere?!”
Il brusio che aveva accompagnato le sue
parole dal momento in cui David lo aveva presentato fino alla sfuriata contro
Buffy era improvvisamente svanito. Sembrava di avere messo improvvisamente la
testa dentro un catino colmo d’acqua. Spike si guardò intorno. Anche David lo
guardava sconvolto. Combattere… Spike evidentemente non capiva. Tra loro
c’erano donne, bambini, anziani. Se si erano rifugiati lì era proprio per
riuscire a sfuggire alle cacciatrici e ai loro stessi simili che stavano là
fuori, che senso aveva adesso dire a tutti quanti di combattere?
Il biondo sospirò, avvicinandosi ad una
ragazzina che lo guardava allibita.
“Ascoltatemi.” disse “Lo so che siete
spaventati e che vi siete rifugiati qui solo per sfuggire ad un destino che non
sentite ancora come vostro. Avete paura. Ed è normale. Ma dovete fidarvi di me
e farvi forza.” Afferrò con delicatezza la mano della ragazzina e la portò
pericolosamente vicino alle labbra “C’è più forza dentro ognuno di voi che in
tutte quelle cacciatrici là fuori. Persino dentro la stessa Buffy…”
“Se tu dici che possiamo combatterle, io
ci sto.” David guardava apertamente il mezzo-demone. “Ma mia madre e mio
fratello resteranno a casa”
Spike sospirò. “Questo purtroppo non è
possibile.” disse. David lo guardò con aria di sfida, opponendoglisi
apertamente “Se dici che siamo così forti qual è il problema?”
Il biondo avanzò. Una dose di ghiaccio
nello sguardo e una di fuoco in fondo al cuore.
“Se voi lasciate qui le vostre famiglie
diventerete deboli. Buffy deve credere che ognuno di voi si batterà, che ognuno
di voi non abbia più niente da perdere.” “E perché di grazia?” “Perché…” Spike
deglutì, sembrava che facesse fatica a parlare. “Diventereste deboli. Avreste
un punto debole e questo non è… giusto” “Tutto bene?” David si avvicinò al
vampiro, reggendolo per un braccio. il biondo si scostò con uno strattone
“Lasciami stare, sto bene.” disse, con una voce che diceva il contrario. Poi,
rivolto alla folla “Ascoltatemi!” disse “Non ho molto tempo per cui aprite bene
le orecchie perché non ve lo ripeterò. Le cose importanti? Combattere. Tutti.
Fino alla fine. Vi state chiedendo se quella notte siete stati trasformati in
mostri? La risposta è sì. Quindi comportatevi da tali e combattete senza pietà.
Restate uniti… fino a che non ve lo dirò io… e ci salveremo…” Maledizione. Almeno lo stavano ascoltando.
Spike sospirò. Ancora uno sforzo, un’ultima informazione… “Sapete perché i
Senior Patners hanno cercato la cacciatrice?” chiese. La folla rimase zitta ad
ascoltare “Perché hanno paura di voi.”
L’ultima frase cadde nel vuoto. Il
vampiro si voltò verso David, anche lui lo guardava con gli occhi sgranati.
“Buffo eh? Forze sovrannaturali, esseri capaci di cose che nemmeno possiamo
immaginare, spiriti allo stato puro… che hanno paura di voi.” Un brusio
sommesso iniziò a scorrere tra la folla. Poi le voci iniziarono a vorticare
dentro la testa del biondo.
“Amico, che cosa posso fare?” Nemmeno si
era accorto di aver appoggiato le mani sulle ginocchia. David lo guardava
preoccupato “Sono loro. Non vogliono che vi dica il resto… invadere la mia
testa sembra essere diventato lo sport nazionale negli ultimi tempi…” “Che cosa
posso fare?” ripetè, non c’era bisogno di chiedere a chi il vampiro si
riferisse. Spike lo guardò “Tu niente pivello” sorrise “Io. Avrei dovuto
portarvi da Buffy senza fiatare, in modo che potessero sterminarvi tutti…”
Il brusio tacque. Un ragazzo si era
alzato tra la folla, stringendo un pugnale in mano. Negli occhi, due lampi azzurri
come una tempesta. Spike alzò lo sguardo, accennando ad un sorriso.
“Allora perché non l’hai fatto?” chiese,
ben sapendo che sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.
Spike lo fissò un attimo. Tipico. Lo stava mettendo alla prova. E lui non
poteva rischiare di fallire, di perdere. Non ora. Non con questa posta in
palio. Stava dicendo a tutti di giocare il tutto per tutto. Evidentemente,
c’era qualcuno a cui serviva un esempio.
“Nell’universo l’equilibrio è retto dal
potere.” spiegò “Chi ha potere comanda. Chi non cel’ha.. beh… Buffy ha
distrutto il suo potere creando milioni di cacciatrici ed i Soci Anziani hanno
fatto di tutto per ammazzarla, Angel ha distrutto la W&H e l’hanno
ammazzato. Uomini, demoni, creature spirituali… fin dalla notte dei tempi si
sono sempre divise il potere e quelli che non ne avevano, semplicemente
soccombevano. Ma c’è una cosa che ha sempre spaventato chiunque abbia avuto il
potere: imbattersi in qualcuno che avesse più potere di lui. Qualcuno a cui non
era possibile imporsi. Qualcuno che sarebbe sempre stato al di sopra delle
parti. Qualcuno al quale nessuno poteva dire niente. E indovinate un po’? Quel
qualcuno siete voi.”
Un silenzio innaturale cadde nella sala.
Non si sentiva un fiato, né il volare di una mosca. David aveva gli occhi fissi
sul biondo, come molti ormai tra la folla. Gli altri tenevano gli occhi bassi,
persi tra mille pensieri.
“Non siete immortali” disse, dopo un
tempo che pareva un’eternità “Questo lo so. Ma siete completamente liberi. Non
siete sottomessi né all’uomo né al demone. Non avete un’anima scomoda che vi da
il rimorso, né una insana sete di violenza che vi spinge a fare cose terribili.
Siete… padroni delle vostre vite e siete i soli, su questa terra, che gli
esseri superiori non possono controllare.”
“Perché?” stavolta era stata una donna a
parlare. Ma fu sempre un uomo a risponderle. Un ragazzo, con il volto di mille
battaglie e l’acciaio nella voce.
“Perché siete ibridi. Come me. E non
esiste demone o entità superiore che abbia il controllo di un essere che sta al
di fuori delle parti.” Spike alzò lo sguardo verso il ragazzo che aveva
parlato, senza bisogno in realtà di vederlo per riconoscerlo ed ammirarlo,
mentre continuava “Questo era il mio destino. Questo è il vostro destino. E se
gli Esseri superiori vogliono mandarci addosso la cacciatrice o l’inferno
intero che ci provino pure. Noi siamo un esercito. E, come tale, combatteremo.
E li distruggeremo.”
Un urlo convinto si alzò dalla folla,
accompagnando le ultime parole del ragazzo. Solo Spike non esultò, la mano
alzata o il coltello stretto nel pugno come tutti quelli che stavano nella
stanza. Non ne aveva bisogno. Si limitò ad ascoltare e poi ad alzare
rapidamente il mento in cenno di saluto, certo che quel diavolo con gli occhi
azzurri lo avrebbe sentito anche in capo al mondo.
“Ciao Connor, è bello rivederti.” disse,
poi prima che le tenebre lo accogliessero chiese “Come sta il bambino?” ma non
riuscì a sentire la risposta, solo le sue ginocchia sbattere violentemente
contro il pavimento.
-------------------------------------------
La casa era deserta. I fogli si
ammonticchiavano sul tavolo.
“Niente, niente e ancora niente!” Xander
gettò le carte sul tavolo, esasperato. Kennedy gli appoggiò una mano sulla
spalla, con fare consolatorio.
“Stiamo sbagliando tutto!”
“Lo dici da tre giorni ormai”
“Se avessimo ancora il ragazzo…”
“Ma non c’è.” Giles lo fissò con aria di
rimprovero, chiudendo un po’ troppo forte un libro. “So benissimo che cosa
pensi, Xander, ma questo non ci aiuta a risolvere la situazione.”
Down aveva abbassato lo sguardo. Se solo
fosse stata meno stupida e lo avesse trattato come una persona anziché come un
mostro… Un fenomeno da baraccone, ecco come si doveva essere sentito. E pensare
che lei era andata da lui proprio per evitare questo: che la trattassero come
un’aliena. Come qualcosa che non avrebbe dovuto esistere.
“Down…”
Buffy le aveva preso la mano, in punta di dita. “Li tireremo fuori di
lì, sta tranquilla…”
“E poi?” la ragazzina guardò la sorella,
disarmata. “Ti sei dimenticata che cosa dicono le filastrocche? tre, due, uno / non si salverà più nessuno! L’ultima volta
che abbiamo combattuto contro un dio, tu sei morta!”
“Non dobbiamo combattere contro nessun
dio, Down” disse Angel, guadagnandosi un’occhiata acida dalla piccola di casa
“Già… solo contro esseri praticamente indistruttibili che nessuno sa bene come
uccidere e dei quali anche gli esseri superiori hanno paura! No, davvero niente
di cui preoccuparsi!”
“Down ha ragione.” Sulla soglia,
splendida nel suo nuovo vestito rosso attillato, stava Anya. Xander si spostò
leggermente per farle posto, ma lei rimase in piedi. Una mano appoggiata allo
stipite della porta. Giles si voltò verso di lei, una delle filastrocche
dell’armadietto di Tracy ancora stretta in mano. “Anya… capisco che tu sia
preoccupata, ma non credo” cominciò a dire, ma il demone lo interruppe. “No,
signor Giles, lei non capisce.” Xander fece per aprire bocca ma lei lo bloccò
“Io li ho visti.” disse. Un fulmine a ciel sereno. La bionda fece un passo
avanti, sicura di aver catturato l’attenzione “Sono loro che mi hanno ridato i
poteri e sono loro che potrebbero riprenderseli tutti o che potrebbero
scatenarci addosso una pioggia di fuoco da un momento all’altro se non facciamo
quello che hanno chiesto.” “Anya… non possiamo…” cercò di intervenire Xander,
ma lei lo bloccò di nuovo. “Non ho paura di morire.” disse. “Né ho voglia che
la razza umana sparisca solo perché commettiamo uno stupido errore. Dico solo
che Willow, Andrew e Faith sapevano bene quello che stavano facendo quando
hanno deciso di scendere a patti con Reck e che forse, dovremmo smetterla di
chiederci di continuo come salvare capra e cavoli ed accettare la realtà” “Io
non lascerò che David muoia.” Le parole di Down caddero come un macigno nella
stanza. Buffy le fu subito a fianco. “Sono la cacciatrice.” disse infatti “Se
vogliono un serial killer perché non hanno assoldato un branco di vampiri?”
Anya scosse le spalle “E allora perché non un’altra delle mille che hai attivato?
Mi sembra ovvio: tu sei quella che ha chiuso la Bocca dell’Inferno! Che ha dato
il via a tutta questa epidemia. Tu, sei quella che loro vogliono per rimettere
a posto le cose. Tu e nessun altro.” “Io non li ucciderò Anya.” La bionda
sbuffò “E quindi cosa facciamo? Lasciamo che questi mutanti si diffondano sulla
faccia della terra finché uno di loro non arriverà a casa nostra per morderci
tutti e a quel punto i Senior Patners chiameranno qualcun altro e, visto che
questo non si farà tutti i nostri scrupoli, verremo uccisi come bestie. È
questo che suggerisci?!” “Calmati Anya…” “No che non mi calmo!”
CRASH!
Presa dalla foga del momento, Anya aveva
girato su sé stessa, urtando con la manica uno strano barattolino color porpora
che cadde a terra frantumandosi in mille pezzi. Prima però che qualcuno potesse
anche solo alzarsi per prendere una scopa e pulire i cocci, Kennedy aveva
indicato il pavimento e Buffy, pronta, si era avvicinata con l’ascia in mano.
Una strana scritta era apparsa sul
pavimento imbrattato di polvere viola.
Improvvisamente una gran nuvola della
stessa polvere si alzò dal pavimento avvolgendo tutti quelli che si trovavano
nella stanza.
-------------------------------------------
La stanza gli appariva annebbiata, leggermente
più chiara dell’ultima volta. Una fitta nebbia lattiginosa si stava diradando
intorno ai suoi occhi e un intenso profumo di arrosto sembrava giungere dalla
stanza a fianco.
“Pensavo che avresti dormito tutto il
giorno…”
Spike voltò la testa, per riconoscere
negli occhi azzurri come il cielo che lo fissavano il volto del ragazzo che più
di tutti aveva voglia di vedere in quel momento.
“Connor… che ci fai tu qui?”
Il ragazzo sorrise con disappunto “Mi
deludi Spike, stavi proprio tenendo un discorso ispirato quando hai deciso di
lanciare tutto il tuo fascino alle ortiche e cadere a terra come una pera
cotta.”
La reazione non fu quella che si
aspettava. Spike si alzò di scatto, sbattendo un pugno sul letto.
“Maledizione!” gridò. Era troppo. In un momento Connor gli fu in parte. “Che
succede? C’è qualcosa che posso fare?” Il biondo scosse la testa con rabbia e
cominciò a cercare con lo sguardo qualcosa sulla quale potersi sfogare,
prendendosela con una pila di libri “Non mi lasciano più nemmeno parlare. Non
sono più libero di pensare. Non posso più fare niente!” Connor si avvicinò di
un passo, cercando un contatto “Di chi stai parlando?” Spike era al limite
della sopportazione. Si voltò come una furia. Anche se il ragazzo non l’aveva
mai incontrato, era certo che quello fosse lo sguardo di William il
Sanguinario. “Tu… tu… tu non sai…” disse. Evidentemente faceva fatica ad
esprimersi. Era come se qualcosa lo bloccasse. Si scagliò verso i muro,
urlando. Una mattonella cedette contro le nocche, frantumandosi. Il ragazzo fu
rapido a chiudere la porta, prima che corresse nella stanza chiunque nel raggio
di 50 chilometri.
“Non posso parlare, Connor! Non posso
parlare!” urlò. Il ragazzo si avvicinò con calma, una mano protesa in avanti,
sul suo avambraccio. “Adesso calmati…” disse. Aveva la stessa espressione
penetrante di Angel. Gli stessi penetranti, il sorriso ammaliatore di Darla.
“Così non risolveremo niente.” Spike abbassò la testa. Aveva ragione. Aveva una
maledetta voglia di sfogarsi, ma aveva ragione… “Siediti…” ubbidì. “Hai parlato
con le tre Grazie, non è vero?” il biondo rialzò stupito la testa. “E tu come
lo sai?” chiese. Connor alzò le spalle. “Sono preposte ai Segreti dei Potenti.
Sono loro che ti hanno contattato?”
Spike annuì. “Hanno chiamato anche me.”
l’espressione del biondo non poteva essere più scioccata. “Che vuoi che ti
dica… evidentemente rientro nella famiglia. Comunque tutto quello che mi hanno
detto è che Willow, Andrew e Faith sono stati presi in ostaggio e che tu
saresti arrivato. Ma mi hanno anche avvertito che da quando ti avrei visto le
cose sarebbero drasticamente cambiate.”
“Hanno già iniziato a cambiare
dannazione!” “Già…” il tono di Connor non lasciava spazio a repliche. Ora che
tutti sapevano, i Senior Patners non avrebbero aspettato altro tempo. Buffy
avrebbe dovuto decidere cosa fare, e in fretta. Quanto a lui, avrebbe dovuto
agire di conseguenza.
“Ascolta, Connor. Ci deve essere un altro
modo…”
Il ragazzo abbassò la testa. “Certo che
c’è…” disse “Uccidere il bambino.” Spike lo guardò sconvolto “E questo come
dovrebbe aiutarci a risolvere la situazione?” “Non ci aiuterà.” disse infatti
il ragazzo. Ma aiuterà Buffy a fare quello che deve fare…” “Connor, non stai
dicendo che…” “Sto solo dicendo che a Quor-Thot ho imparato che a volte bisogna
saper mettere da parte i propri desideri” “Ma non uccidere come un demone
qualsiasi cosa per garantirsi la salvezza.” Esclamò il vampiro “Ti rendi conto
che anche tu sei praticamente uno di loro? La sola ragione per cui è la mia
testa a scoppiare e non la tua è che i Signori che regolano queste dannatissime
dimensioni non hanno potere sui miracoli e quindi hanno dovuto chiamare me ed
Angel e aaaahhhhhhhh!”
“Cosa sta succedendo?!”
David era entrato nella stanza di corsa,
afferrando una spugna da una bacinella d’acqua lì a fianco.
“Se metto le mani su chi gli sta facendo
tutto questo!” “Ma non puoi.” esclamò Connor, colpendolo come un fulmine a ciel
sereno “E’ tutto scritto. Nessuno di noi può.”
“Parli come se ne sapessi molto più di
quello che dici, Connor…”
“Lascialo stare…” la mano del vampiro
bloccò David, poco prima vomitasse addosso al ragazzo tutto quello che pensava,
lasciando che si allontanasse indenne. “Lo prenderei a calci io stesso se ne
avessi la forza, ma dobbiamo concentrarci su cose più importanti…” sussurrò.
David annuì. Era ovvio ormai che Spike
sapeva qualcosa che poteva realmente fare la differenza e che qualcuno lassù
aveva la ferrea intenzione di impedirgli di parlare e, a giudicare dall’aspetto
che aveva il vampiro, non si sarebbe fatto molti scrupoli nemmeno ad ammazzarlo
per impedirgli di rivelare ciò che sapeva.
Scelta 2
Buffy uscì in giardino. La testa le
girava, non capiva più nulla. Senza nemmeno che se ne rendesse conto la sua
mano corse alla tasca dei jeans dove teneva, stropicciati all’inverosimile, i
fogli che Angel le aveva dato. Estraendoli, si chiese per l’ennesima volta se
quella fosse davvero la cosa giusta da fare, ma subito le vennero in mente le
parole di Kennedy
“Andare contro tutti, seguire solo
quello che senti, innamorarsi di una persona a tal punto che non ti interessa
più di quello che dice la gente… No, hai ragione non posso capirti…”
Già… e arrivati a questo punto, che senso
avrebbe avuto tirarsi indietro?
Srotolò i fogli davanti al volto, respirando
piano. Improvvisamente, il discorso dei biscotti poco cotti le tornò alla
mente. Cielo, che metafora stupida che aveva scelto. Ma lei non era mai stata
brava in questo genere di cose. Parlare. Soprattutto di discorsi privati.
Soprattutto se questo significava dire quello che gli altri non volevano
sentirsi dire…
I fogli la guardavano immacolati, davanti
a lei. Tremando Buffy iniziò a tracciare alcuni segni sulla superficie
biancastra. Inutile. Prese un profondo respiro. Non avrebbe mai risolto niente
così. Decisa Buffy, decisa. Sai che cosa vuoi, devi solo cercare di ottenerlo.
Ecco… così…. Finalmente, con il cuore che batteva a mille come se da questo
fosse dipesa la sua vita, scrisse col dito un nome, anzi un nomignolo, che
aveva finito per diventare il centro della sua vita. E, come sempre, come per
magia, le pagine bianche di fronte ai suoi occhi si riempirono di una
calligrafia sottilissima e a mala pena leggibile. La stessa che aveva letto
Angel. La stessa che ora le stava donando un futuro.
“Buffy? Sei là fuori? Vieni dentro per
favore, Giles ha detto di aver trovato delle novità riguardo a Willow!”
Maledizione!
“Arrivo Down!”
Scorse rapidamente i fogli, fino ad
arrivare in fondo. Fino a scorgere con lo sguardo l’informazione che stava cercando.
E poi entrò. Sospirando. Non poteva lasciare da sola la sua migliore amica, non
dopo quello che aveva fatto. E poi, visto che il suo ritorno sembrava essere
strettamente legato all’avvenire della persona che stava cercando, tanto valeva
ascoltare quello cha aveva da dirle Giles. Poi sarebbe uscita. E da brava
cacciatrice sarebbe andata a cercarlo. Fino in capo al mondo, se necessario.
-------------------------------------------
“Connor, aspetta!”
La voce di Angel risuonò ancora una volta
nel vicolo. Il ragazzo si voltò un istante, giusto il tempo per guardarlo
un’ultima volta. E poi se ne andò. Angel rimase pietrificato, mentre guardava
suo figlio allontanarsi. Ancora. Con gli occhi ancora rossi per le lacrime che
non avrebbe mai ammesso di aver versato ed il cuore ancora stretto in una
morsa, nel sapere che quella poteva essere l’ultima volta nella sua vita che
vedeva suo padre.
“Se vuoi rivederlo, credi che potresti
cercare dove stanno organizzando la resistenza. Oppure aspettare la battaglia, non
ci vorrà molto perché i Senior Patners decidano di starvi col fiato sul collo,
soprattutto se consideri che sono ancora parecchio arrabbiati per lo scherzetto
che gli avete giocato tu e gli altri…”
Quella voce… non poteva essere.
Angel si voltò, come in stato di trans.
Ed eccola… capelli lunghi, come nei primi tempi in cui l’aveva conosciuta,
occhi castani e pelle abbronzata. Lo stesso sguardo che tradiva una maturità
pari solo alla sua forza. Le stesse fossette sui lati della bocca che si
formavano ogni qual volta gli faceva un sorriso. Le sue piccole labbra. E le
braccia aperte, che lo invitavano a raggiungerla, consapevole che lui non si
sarebbe mai tirato indietro.
“Vieni qui, campione…” disse. Ed Angel si
arrese a quell’ordine.
Abbracciandola. Forte. Tremando, per la
paura che non fosse vera. E staccandosi un istante, solo un istante. Per
guardarla. Dritta negli occhi. E poi riprendere ad abbracciarla, quasi che quel
contatto fosse l’unica cosa che la teneva ancora lì. Per lui. Ancora una volta.
Com’era già successo…
Ma stavolta sarebbe stato diverso.
“Dimmi che resterai…” le chiese, con un
filo di voce.
E Cordelia sorrise, aspettando un istante
prima di stringerlo ancora più forte e poi di alzare la testa, sfiorando la sua
guancia con le labbra, quasi in una carezza.
“Direi, che ci possiamo lavorare…” disse.
E le labbra dell’ex-vampiro si posarono sulle sue, lasciando che tutto quello
che non si erano detti l’ultima volta che lei era tornata diventasse inutile,
superfluo. Perché lei era tornata, ancora una volta. E stavolta, Angel non
avrebbe permesso che se andasse… per nessuna ragione al mondo.
-------------------------------------------
Angel varcò la soglia di casa con passo
lento. Cordelia era stata chiara: lei doveva ancora restare tra i piani alti,
almeno finchè questa storia non sarebbe finita. Quando Angel aveva voluto attaccare
i Senior Patners lei aveva scelto di rinunciare alla sua vita pur di rivederlo
un’ultima volta e di indicare a tutti loro la strada da percorrere. Angel aveva
ribattuto che gli dispiaceva, che non aveva interpretato bene il messaggio, ma
Cordelia… la sua Cordelia… gli aveva detto con un sorriso che tutto quello che
si doveva fare era stato fatto. Che la partita non era conclusa. Che lui non
aveva sbagliato niente e che non era stato, quella notte, il solo ad avere
delle indicazioni su come si sarebbe dovuto muovere in futuro.
Con la consapevolezza che non tutto era
perduto Angel si diresse verso la porta d’ingresso. Buffy non lo degnò nemmeno
di uno sguardo quando entrò in cucina.
“Evidentemente qualcuno ha cambiato
idea…” Angel non rispose. “Benissimo. Io esco di pattuglia, se te lo stessi
chiedendo gli altri sono si là a fare ricerche, visto che hai cambiato idea
perchè non li aiuti?”
“Non farci caso, le passerà. Le passa
sempre prima o poi” disse Down entrando e prendendo il posto della sorella a
fianco dell’ampia isola dove facevano colazione. “Il fatto è che mi piacerebbe
che non ce l’avesse con me per tanto…” “Beh, l’hai fatta davvero arrabbiare con
i fogli e tutto il resto…” Angel guardò la ragazzina esterrefatto “Ti ha
raccontato dei fogli?!” chiese. Down sorrise “Solo l’indispensabile. Ehi, sono
sua sorella. In ogni caso Buffy aveva ragione: di là stiamo facendo ricerche
dalle 6, una mano ci farebbe comodo”. E uscì, lasciando Angel da solo con la
tazza di cereali.
-------------------------------------------
Panico da palcoscenico.
Non l’aveva mai provato, ma era sicuro
che era proprio così che si sentiva.
Occhi che lo guardavano, mani che si
sfioravano, mute suppliche mai pronunciate, destini che pendevano dalle sue
labbra. Perché era ovvio che tutte quelle persone non erano lì né per tirarsi
indietro, né per chiudere gli occhi di fronte a quello che stava accadendo.
Erano lì per trovare il loro posto nello schema. Per credere di avere ancora
uno scopo. Si sentivano mostri, ed erano lì per dimostrare che non lo erano… ma
chissà quanti altri ce n’erano in giro che non avevano nessuno di queste nobili
intenzioni e allora ecco il piano dei Senior Partners: ucciderli, ucciderli
tutti. Prima che qualcuno diventasse una minaccia, prima che decidessero di
ribellarsi. Prima che si accorgessero di essere inarrestabili, completamente
fuori dagli schemi. E, per fare questo, avevano chiesto aiuto a Buffy. Una
cacciatrice. L’unica che sia mai stata in grado di chiudere una bocca
dell’inferno. Scontato. Dannatamente prevedibile. E come arma di ricatto
avevano usato loro. Lui, Angel ed Anya. Semplice merce di scambio, da rispedire
all’inferno una volta che tutto fosse stato concluso. Perché se Buffy non
uccideva ogni singolo ibrido che infestava quel dannato pianeta, allora Willow,
Faith ed Andrew non sarebbero mai più tornati e se invece rifiutava di
combattere, allora… Spike si bloccò. Pensare cosa sarebbe successo a lui, Angel
ed Anya se per caso Buffy si fosse rifiutata di uccidere anche solo uno dei
membri della nuova razza era… inutile e dannoso. Soprattutto considerato che ne
avevano già avuto un piccolo assaggio a Pleya… e non gli era piaciuto.
Maledizione. Odiava essere usato! Soprattutto per un vile e semplice ricatto! Uccidi chi ti dico io, altrimenti
vedrai che cosa combino a coloro che ti stanno più a cuore! … E in effetti,
avevano scelto giusto i due vampiri per i quali la cacciatrice avesse ammesso
di provare qualcosa, nonché la fidanzata del suo migliore amico. Dall’altra
parte, invece, la Rossa, Faith e l’imbranato. Ancora non capiva come potesse
entrare Andrew in tutto questo… Ma la folla lo guardava, aspettando. E Spike, a
questo punto non poteva più tirarsi indietro. Sperava solo che non fosse una
mossa troppo azzardata…
“I Senior Patners hanno contattato la cacciatrice.” disse. Un
brusio sommesso iniziò ad alzarsi in mezzo alla sala, prima tra le donne, poi anche
tra gli uomini. Per diventare assordante.
Infine, uno di loro prese la parola.“Stai
parlando di Kennedy Hopes?” chiese “A quanto pare non è molto forte, potremmo
sfuggirle, magari cambiare nascondiglio…” Spike abbassò la testa. Già, nella
sua mente la cacciatrice era sempre stata solo una. Stupenda, piccola e bionda.
“Sto parlando di Buffy Summers.” disse, e una morsa dolorosa gli si strinse
attorno petto. “E credetemi quando vi dico che da lei non si scappa.” Lui lo sapeva meglio di chiunque altro.
Ancora brusio. E ancora un uomo che
prendeva la parola.
“Io sono stato al liceo con Buffy
Summers. Sono un suo vecchio compagno, le parlerò io possiamo stare
tranquilli…”
“Io *non* sono qui per dirvi che potete stare
tranquilli. Nessuno di voi è al sicuro ormai. Non più.”
L’uomo si bloccò, squadrandolo “Allora
perché non ci vai tu a parlarci con Buffy Summers?” “Non è possibile” La folla
scoppiò e Spike dovette chiudere la mente a quello che stava sentendo, altrimenti
si sarebbe convinto che nemmeno uno di loro valeva il rischio che stava
correndo per salvarli. “Certo!” gridò qualcuno più forte degli altri
“Sicuramente ha paura di parlarci, visto che c’è andato a letto!” “Tom, modera
i termini per favore” “No, ha ragione!” “Cosa ci fa lui qui?” “Dovresti parlare
con Buffy” “Ne va delle nostre vite!” “Non hai le palle per farlo!”
“Ehi!” Non appena David intervenne
alzando le mani tutti si bloccarono. “Non mi sembra il caso di esagerare! Buffy
sa perfettamente che Spike è tornato.” Al suo fianco, il cuore del ragazzo
biondo perse un battito, al ricordo di quello che si era lasciato dietro le
spalle “Che sono tornati. Ma adesso il punto non è come o chi dovrebbe
contattarla.” “Quello che vi sto dicendo” riprese la parola Spike “E’ che i
Soci Anziani hanno fatto un patto con la cacciatrice e che se non vi ucciderà
tutti ne andrà di mezzo la vita dei suoi amici. Secondo voi, cosa risponderà a
questo?” Il vociare che si era alzato prima divenne praticamente assordante.
“Che cosa possiamo fare?!” chiese ad un
tratto una donna, la stessa donna che aveva visto prima stringere tra le
braccia il fratellino di David. “Sì, che cosa pensi che dovremmo fare?” fece
eco un altro. Spike aspettò un attimo che la folla lo stesse guardando, poi con
un sospiro disse:
“E’ semplice. Combattere.”
-------------------------------------------
La casa era deserta. I fogli si
ammonticchiavano sul tavolo.
“Niente, niente e ancora niente!” Xander
gettò le carte sul tavolo, esasperato. Kennedy gli appoggiò una mano sulla
spalla, con fare consolatorio.
“Stiamo sbagliando tutto!”
“Lo dici da tre giorni ormai”
“Se avessimo ancora il ragazzo…”
“Ma non c’è.” Giles lo fissò con aria di
rimprovero, chiudendo un po’ troppo forte un libro. “So benissimo che cosa
pensi, Xander, ma questo non ci aiuta a risolvere la situazione.”
Buffy entrò nella stanza in quel momento.
“Volevate parlarmi?” chiese, prendendo posto accanto alla sorella. Giles si
strofinò gli occhiali con calma, prima di prendere la parola. “Sì, riguarda
Willow” disse “Penso… penso che sia Willow stessa che ci stia impedendo di
contattarla…”
“COME?!”
I volti dei ragazzi, ma soprattutto
quello di Kennedy, erano a dir poco sconvolti. Giles si pulì le lenti ancora
una volta, prima di inforcarli con un lento e fluido movimento della mano. La
sala era piombata nel silenzio. L’osservatore rimase ancora per un attimo a
testa bassa, aspettando gli effetti che quella bomba aveva causato, poi, quando
il brusio aveva raggiunto un tono tale da poter essere definito isteria
collettiva, disse: “Non credo che Willow abbia torto a non voler tornare. Altra
bomba. Kennedy si alzò in piedi, sbattendo una mano contro il tavolo,
esterrefatta.
“Certo. Tanto non è lei che rischia la
vita, giusto?! Willow è la mia ragazza e io andrò a riprendermela, anche a
costo di ribaltare il mondo!”
“Calma, Kennedy…” Buffy era rimasta fino
a quell’istante in silenzio, aspettando che la reazione della cacciatrice
arrivasse e pronta ad anticipare la mossa di Giles. Non dirle di aspettare, non
dirle di lasciar perdere. Non dirle, soprattutto, che la missione viene prima
di tutto.
L’osservatore infatti rimase seduto,
aspettando che la situazione si calmasse, poi con colma, spiegò “Penso che
Willow semplicemente non voglia tornare per lo stesso motivo per cui Spike non
si è ancora fatto vedere.” Buffy si fece, se possibile, ancora più attenta “I
Senior Patners hanno interpellato Buffy perché vogliono che lei sconfigga degli
esseri di cui noi sappiamo poco o niente perché per loro possono anche
rappresentare una minaccia…” “Vada avanti…” “In effetti noi sappiamo solo che
non vogliono averli intorno e non sappiamo perché. Ma sappiamo che sono così
intenzionati a sconfiggerli che hanno accettato persino di far uscire da Pleya
Spike, Anya ed Angel in modo che Buffy accettasse di risolvere il problema.
Temo” disse “che l’unica ragione per cui siamo ancora tutti qui è che abbiamo
creato una situazione di stallo in cui Buffy non si è ancora decisa, Spike è
sparito, Willow è ancora la garanzia dei Senior Patners e la muova razza di
esseri che forse dovremo combattere non si è ancora fatta viva” “Siamo… in uno
stallo?” l’osservatore guardò il ragazzo “precisamente Xander. E dobbiamo
pensare bene a come ci muoveremo perché ogni nostra mossa, attuale o futura
pregiudicherà il corso degli eventi.”
Down abbassò lo sguardo, pensando a
David. Dunque era così che stavano le cose: Buffy li avrebbe ammazzati, *lo*
avrebbe ammazzato, pena non rivedere più Willow e Down sapeva quanto veloce
ragionasse la mante di sua sorella quando si trovava alle strette e doveva
decidere tra salvare chi amava e salvare uno sconosciuto. E non voleva che le
cose andassero così. Proprio non voleva.
“Che fine faranno Angel, Spike e Anya una
volta che le cose torneranno a posto?”
La domanda di Down fece sprofondare di
nuovo la stanza nel silenzio. Fu Giles a parlare, ancora una volta.
“Willow, Andrew e Faith sono le garanzie
che i Senior Patners hanno per riprendersi i tre demoni una volta finita la
battaglia.” “Faith?!” “Sì” Giles si tolse gli occhiali passandoli nella camicia
con una mano “Mi sembrava strano che nessuno avesse voluto un pegno per Anya,
anche se la sua ricompensa è stata alquanto… singolare. Non mi sbagliavo. Ho
chiamato a Miami, Faith è sparita giusto il giorno in cui noi abbiamo… smarrito
Willow”. Down era senza parole. Xander si alzò in piedi di scatto, ma Kennedy
lo trattenne. “Io penso… suppongo… che il motivo principale per cui Spike non
ha voluto tornare sia di non crearsi inutili illusioni” “Anche Anya è solo
un’illusione?!” “Ho paura di sì, Xander.” Il tono di Giles era glaciale. Buffy
sentì i frammenti di ghiaccio penetrarle fino in fondo al petto. “I Senior
Patners hanno mandato due umani e una ex-demone della vendetta perché erano
convinti che questi sarebbero stati più facilmente governabili di una
cacciatrice, una strega potentissima e un… beh, qualsiasi cosa abbiano pensato
riguardo ad Andrew. Non mi faccio illusioni: loro hanno il controllo e loro lo
useranno. Quando dico che camminiamo sul filo di un rasoio intendo proprio
questo. Se vinciamo, Angel, Anya e Spike torneranno a Pleya o chissà dove. Se,
al contrario, non combatteremo o perderemo, Willow morirà. E così pure tutti
gli altri.”
Tre, due, uno / non si salverà più nessuno
La filastrocca aveva ragione. Il silenzio
che era calato nella stanza era agghiacciante. Da qualunque punto di vista,
quella situazione avrebbe portato a dolore e perdite. Su entrambi i fronti.
Down si alzò in piedi. Risoluta. Nello sguardo, Xander parve scorgere il lampo
della cacciatrice che era solito vedere in Buffy.
“Io non lascerò che David muoia.” disse
“Ci dev’essere un’altra soluzione!”
-------------------------------------------
“Combattere?!”
Il brusio che aveva accompagnato le sue parole
dal momento in cui David lo aveva presentato fino alla sfuriata contro Buffy
era improvvisamente svanito. Sembrava di avere messo improvvisamente la testa
dentro un catino colmo d’acqua. Spike si guardò intorno. Anche David lo
guardava sconvolto. Combattere… Spike evidentemente non capiva. Tra loro
c’erano donne, bambini, anziani. Se si erano rifugiati lì era proprio per
riuscire a sfuggire alle cacciatrici e ai loro stessi simili che stavano là
fuori, che senso aveva adesso dire a tutti quanti di combattere?
Il biondo sospirò, avvicinandosi ad una
ragazzina che lo guardava allibita.
“Ascoltatemi.” disse “Lo so che siete
spaventati e che vi siete rifugiati qui solo per sfuggire ad un destino che non
sentite ancora come vostro. Avete paura. Ed è normale. Ma dovete fidarvi di me
e farvi forza.” Afferrò con delicatezza la mano della ragazzina e la portò
pericolosamente vicino alle labbra “C’è più forza dentro ognuno di voi che in
tutte quelle cacciatrici là fuori. Persino dentro la stessa Buffy…”
“Se tu dici che possiamo combatterle, io
ci sto.” David guardava apertamente il mezzo-demone. “Ma mia madre e mio
fratello resteranno a casa”
Spike sospirò. “Questo purtroppo non è
possibile.” disse. David lo guardò con aria di sfida, opponendoglisi
apertamente “Se dici che siamo così forti qual è il problema?”
Il biondo avanzò. Una dose di ghiaccio
nello sguardo e una di fuoco in fondo al cuore.
“Se voi lasciate qui le vostre famiglie
diventerete deboli. Buffy deve credere che ognuno di voi si batterà, che ognuno
di voi non abbia più niente da perdere.” “E perché di grazia?” “Perché…” Spike
deglutì, sembrava che facesse fatica a parlare. “Diventereste deboli. Avreste
un punto debole e questo non è… giusto” “Tutto bene?” David si avvicinò al
vampiro, reggendolo per un braccio. Il biondo si scostò con uno strattone
“Lasciami stare, sto bene.” disse, con una voce che diceva il contrario. Poi,
rivolto alla folla “Ascoltatemi!” disse “Non ho molto tempo per cui aprite bene
le orecchie perché non ve lo ripeterò. Le cose importanti? Combattere. Tutti.
Fino alla fine. Vi state chiedendo se quella notte siete stati trasformati in
mostri? La risposta è sì. Quindi comportatevi da mostri e combattete senza
pietà. Restate uniti… fino a che non ve lo dirò io… e ci salveremo…” Maledizione. Almeno lo stavano ascoltando.
Spike sospirò. Ancora uno sforzo, un’ultima informazione… “Sapete perché i
Senior Patners hanno cercato la cacciatrice?” chiese. La folla rimase zitta ad
ascoltare “Perché hanno paura di voi.”
L’ultima frase cadde nel vuoto. Il
vampiro si voltò verso David, anche lui lo guardava con gli occhi sgranati.
“Buffo eh? Forze sovrannaturali, esseri capaci di cose che nemmeno possiamo
immaginare, spiriti allo stato puro… che hanno paura di voi.” Un brusio
sommesso iniziò a scorrere tra la folla. Poi le voci iniziarono a vorticare
dentro la testa dell’ex-vampiro.
“Amico, che cosa posso fare?” Nemmeno si
era accorto di aver appoggiato le mani sulle ginocchia. David lo guardava
preoccupato “Sono loro. Non vogliono che vi dica il resto… invadere la mia
testa sembra essere diventato lo sport nazionale negli ultimi tempi…” “Che cosa
posso fare?” ripeté. Non c’era bisogno di chiedere a chi il vampiro si
riferisse. Spike lo guardò “Tu niente pivello” sorrise “Io. Avrei dovuto portarvi
da Buffy senza fiatare, in modo che potessero sterminarvi tutti…”
Il brusio tacque. Un ragazzo si era
alzato tra la folla, stringendo un pugnale in mano. Negli occhi, due lampi
azzurri come una tempesta. Spike alzò lo sguardo, accennando ad un sorriso.
“Allora perché non l’hai fatto?” chiese,
ben sapendo che sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.
Spike lo fissò un attimo. Tipico. Lo stava mettendo alla prova. E lui non
poteva rischiare di fallire, di perdere. Non ora. Non con questa posta in
palio. Stava dicendo a tutti di giocare il tutto per tutto. Evidentemente,
c’era qualcuno a cui serviva un esempio.
“Nell’universo l’equilibrio è retto dal
potere.” spiegò “Chi ha potere comanda. Chi non ce l’ha.. beh… Buffy ha
distrutto il suo potere creando milioni di cacciatrici ed i Soci Anziani hanno
fatto di tutto per ammazzarla, Angel ha distrutto la W&H e l’hanno
ammazzato. Uomini, demoni, creature spirituali… fin dalla notte dei tempi si
sono sempre divise il potere e quelli che non ne avevano, semplicemente
soccombevano. Ma c’è una cosa che ha sempre spaventato chiunque abbia avuto il
potere: imbattersi in qualcuno che avesse più potere di lui. Qualcuno a cui non
era possibile imporsi. Qualcuno che sarebbe sempre stato al di sopra delle
parti. Qualcuno al quale nessuno poteva dire niente. E indovinate un po’? Quel
qualcuno siete voi.”
Un silenzio innaturale cadde nella sala.
Non si sentiva un fiato, né il volare di una mosca. David aveva gli occhi fissi
sul biondo, come molti ormai tra la folla. Gli altri tenevano gli occhi bassi,
persi tra mille pensieri.
“Non siete immortali” disse, dopo un
tempo che pareva un’eternità “Questo lo so. Ma siete completamente liberi. Non
siete sottomessi né all’uomo né al demone. Non avete un’anima scomoda che vi da
il rimorso, né una insana sete di violenza che vi spinge a fare cose terribili.
Siete… padroni delle vostre vite e siete i soli, su questa terra, che gli
esseri superiori non possono controllare.”
“Perché?” stavolta era stata una donna a
parlare. Ma fu sempre un uomo a risponderle. Un ragazzo, con il volto di mille
battaglie e l’acciaio nella voce.
“Perché siete ibridi. Come me. E non
esiste demone o entità superiore che abbia il controllo di un essere che sta al
di fuori delle parti.” Spike alzò lo sguardo verso il ragazzo che aveva
parlato, senza bisogno in realtà di vederlo per riconoscerlo ed ammirarlo,
mentre continuava “Questo era il mio destino. Questo è il vostro destino. E se
gli Esseri superiori vogliono mandarci addosso la cacciatrice o l’inferno
intero che ci provino pure. Noi siamo un esercito. E, come tale, combatteremo.
E li distruggeremo.”
Un urlo convinto si alzò dalla folla,
accompagnando le ultime parole del ragazzo. Solo Spike non esultò, la mano
alzata o il coltello stretto nel pugno come tutti quelli che stavano nella
stanza. Non ne aveva bisogno. Si limitò ad ascoltare e poi ad alzare
rapidamente il mento in cenno di saluto, certo che quel diavolo con gli occhi
azzurri lo avrebbe sentito anche in capo al mondo.
“Ciao Connor, è bello rivederti.” disse,
poi prima che le tenebre lo accogliessero chiese “Come sta il bambino?” ma non
riuscì a sentire la risposta, solo le sue ginocchia sbattere violentemente
contro il pavimento.
-------------------------------------------
Buffy sorrise alla sorella, sfiorandole
la mano per farle capire che era d’accordo “Sono la cacciatrice.” Disse infatti
“Farò quel che devo come ho sempre fatto per salvare questo mondo, ma se
vogliono un serial killer perché non hanno assoldato un branco di vampiri?”
Anya scosse le spalle “Mi sembra ovvio:” disse “tu sei quella che ha chiuso la
Bocca dell’Inferno! Che ha dato il via a tutta questa epidemia. Tu, sei quella
che loro vogliono per rimettere a posto le cose. Tu e nessun altro.” “Io non li
ucciderò Anya.” La bionda sbuffò “E quindi cosa facciamo? Lasciamo che questi
mutanti si diffondano sulla faccia della terra finché uno di loro non arriverà
a casa nostra per morderci tutti e a quel punto i Senior Patners chiameranno
qualcun altro e, visto che questo non si farà tutti i nostri scrupoli, verremo
uccisi come bestie. È questo che suggerisci?!” “Calmati Anya…” “No che non mi
calmo!”
CRASH!
Presa dalla foga del momento, Anya aveva
girato su sé stessa, urtando con la manica uno strano barattolino color porpora
che cadde a terra frantumandosi in mille pezzi. Prima però che qualcuno potesse
anche solo alzarsi per prendere una scopa e pulire i cocci, Kennedy aveva
indicato il pavimento e Buffy, pronta, si era avvicinata con l’ascia in mano.
Una strana scritta era apparsa sul
pavimento imbrattato di polvere viola.
Improvvisamente una gran nuvola della
stessa polvere si alzò dal pavimento avvolgendo tutti quelli che si trovavano
nella stanza.
-------------------------------------------
La stanza gli appariva annebbiata,
leggermente più chiara dell’ultima volta. Una fitta nebbia lattiginosa si stava
diradando intorno ai suoi occhi e un intenso profumo di arrosto sembrava
giungere dalla stanza a fianco.
“Pensavo che avresti dormito tutto il
giorno…”
Spike voltò la testa, per riconoscere
negli occhi azzurri come il cielo che lo fissavano il volto del ragazzo che più
di tutti aveva voglia di vedere in quel momento.
“Connor… che ci fai tu qui?”
Il ragazzo sorrise con disappunto “Mi
deludi Spike, stavi proprio tenendo un discorso ispirato quando hai deciso di
lanciare tutto il tuo fascino alle ortiche e cadere a terra come una pera
cotta.”
La reazione non fu quella che si
aspettava. Spike si alzò di scatto, sbattendo un pugno sul letto. “Maledizione!”
gridò. Era troppo. In un momento Connor gli fu in parte. “Che succede? C’è
qualcosa che posso fare?” Il biondo scosse la testa con rabbia e cominciò a
cercare con lo sguardo qualcosa sulla quale potersi sfogare, prendendosela con
una pila di libri “Non mi lasciano più nemmeno parlare. Non sono più libero di
pensare. Non posso più fare niente!” Connor si avvicinò di un passo, cercando
un contatto “Di chi stai parlando?” Spike era al limite della sopportazione. Si
voltò come una furia. Anche se il ragazzo non l’aveva mai incontrato, era certo
che quello fosse lo sguardo di William il Sanguinario. “Tu… tu… tu non sai…”
disse. Evidentemente faceva fatica ad esprimersi. Era come se qualcosa lo
bloccasse. Si scagliò verso i muro, urlando. Una mattonella cedette contro le
nocche, frantumandosi. Il ragazzo fu rapido a chiudere la porta, prima che
corresse nella stanza chiunque nel raggio di 50 chilometri.
“Non posso parlare, Connor! Non posso
parlare!” urlò. Il ragazzo si avvicinò con calma, una mano protesa in avanti,
sul suo avambraccio. “Adesso calmati…” disse. Aveva la stessa espressione
penetrante di Angel. Gli stessi occhi azzurri di Darla. “Così non risolveremo
niente.” Spike abbassò la testa. Aveva ragione. Aveva una maledetta voglia di
sfogarsi, ma aveva ragione… “Siediti…” ubbidì. “Hai parlato con le tre Grazie,
non è vero?” il biondo rialzò stupito la testa. “E tu come lo sai?” chiese.
Connor alzò le spalle. “Sono preposte ai Segreti dei Potenti. Sono loro che ti
hanno contattato?” Spike annuì. “Hanno chiamato anche me.” l’espressione del
biondo non poteva essere più scioccata. “Che vuoi che ti dica… evidentemente
rientro nella famiglia. Comunque tutto quello che mi hanno detto è che Willow,
Andrew e Faith sono stati presi in ostaggio e che tu saresti arrivato. Ma mi
hanno anche avvertito che da quando ti avrei visto le cose sarebbero
drasticamente cambiate.”
“Hanno già iniziato a cambiare
dannazione!” “Già…” il tono di Connor non lasciava spazio a repliche. Ora che
tutti sapevano, i Senior Patners non avrebbero aspettato altro tempo. Buffy
avrebbe dovuto decidere cosa fare, e in fretta. Quanto a lui, avrebbe dovuto
agire di conseguenza.
“Ascolta, Connor. Ci deve essere un altro
modo…”
Il ragazzo abbassò la testa. “Certo che
c’è…” disse “Uccidere il bambino.” Spike lo guardò sconvolto “E questo come
dovrebbe aiutarci a risolvere la situazione?” “Non ci aiuterà.” disse infatti
il ragazzo. Ma aiuterà Buffy a fare quello che deve fare…” “Connor, non starai
dicendo che…” “Sto solo dicendo che a Quor-Thot ho imparato che a volte bisogna
saper mettere da parte i propri desideri” “Ma non uccidere come un demone
qualsiasi cosa per garantirsi la salvezza.” Esclamò il vampiro “Ti rendi conto
che anche tu sei praticamente uno di loro? La sola ragione per cui è la mia
testa a scoppiare e non la tua è che i Signori che regolano queste dannatissime
dimensioni non hanno potere sui miracoli e quindi hanno dovuto chiamare me ed
Angel e aaaahhhhhhhh!”
“Cosa sta succedendo?!”
David era entrato nella stanza di corsa,
afferrando una spugna da una bacinella d’acqua lì a fianco.
“Se metto le mani su chi gli sta facendo
tutto questo!” “Ma non puoi.” esclamò Connor, colpendolo come un fulmine a ciel
sereno “E’ tutto scritto. Nessuno di noi può.”
“Parli come se ne sapessi molto più di
quello che dici, Connor…” lo accusò David. “Lascialo stare…” la mano del
vampiro bloccò il ragazzo, poco prima che gli vomitasse addosso tutto quello
che pensava. “Lo prenderei a calci io stesso se ne avessi la forza, ma dobbiamo
concentrarci su cose più importanti…” sussurrò.
David annuì. Era ovvio ormai che Spike
sapeva qualcosa che poteva realmente fare la differenza e che qualcuno lassù
aveva la ferrea intenzione di impedirgli di parlare e, a giudicare dall’aspetto
che aveva il vampiro, non si sarebbe fatto molti scrupoli nemmeno ad ammazzarlo
per impedirgli di rivelare ciò che sapeva.
Episodio 15
Atterrare
con grazia, e possibilmente non sul fondoschiena, era sicuramente una cosa che Buffy
Summers, in qualità di cacciatrice, doveva mettere a punto.
Fortunatamente, guardandosi attorno, notò di non essere l’unica a cui quelle
strane giravolte avevano creato, oltre alla nausea, anche un notevole mal di
sedere.
Altra cosa che notò era che Down, Angel, Anya, Xander ed il signor Giles
avevano tutti gli occhi fissi su qualcosa dietro le sue spalle.
“Ok, cosa c’è dietro di me?” chiese quindi, cercando di affrontare l’ignoto con
il suo solito cipiglio sicuro.
Quello che vide non appena si voltò, la fece restare a bocca aperta.
---------------------------------------------
L’ennesima intrusione gli aveva fatto sputare sangue. David si avvicinò di
nuovo con la bacinella.
“Spike, forse è meglio che tu la smetti di fare l’eroe e ti tenga quello che
sai nella tua bella testolina platinata” “Beh, non è più tanto platinata
ormai…” scherzò il biondo “Ti comprerò dell’acqua ossigenata. Ma non dirmi che
avevi deciso per il bianco totale!” “David…” gli occhi azzurri di Spike si
fissarono in quelli del ragazzo, per un secondo “Sembri mia madre!”
L’adolescente non riuscì a trattenere un sorriso.
“Allora che facciamo? Iniziamo gli allenamenti subito?” chiese. Spike lo
squadrò dall’alto in basso. Da quando aveva annunciato quel poco che le alte
sfere gli avevano lasciato dire, la casa era diventata una specie di fortezza.
Nel salone centrale alcuni falegnami avevano costruito una serie di attrezzi
ginnici e nel cortile chi sapeva qualcosa di arti marziali lo insegnava di buon
grado a chi lo voleva imparare. Anche una ragazza, che per un certo periodo
aveva provato ad entrare nell’esercito, dava lezioni di tiro ed aveva
improvvisato una sorta di poligono in una stalla un tempo usata come garage, ma
si doveva fare a turni e senza pallottole non era possibile sperare di allenare
molta gente. Del resto non si poteva pretendere che in pochi giorni ognuno
diventasse capace di fare tutto ed ecco allora che l’organizzazione sembrava
veramente quella di un esercito, con i vari reparti: il corpo a corpo,
l’attacco armato, la difesa all’arma bianca, le difese sovrannaturali. Per non
sapere nulla di guerra quei ragazzi si stavano dando decisamente da fare e, in
ogni caso, con la forza di cui disponevano non era un’idea sciocca quella di
puntare molto sullo scontro diretto invece che sulle strategie di guerra. Se
uno di loro lo avesse attaccato, l’ex vampiro era sicuro che sarebbe finito al
tappeto. Tremò un attimo pensando a Buffy. Se la cacciatrice non avesse alzato
bandiera bianca lo scontro avrebbe potuto portare a una strage e Buffy non era
esattamente il tipo da arrendersi. Ma non poteva nemmeno impedire che lo
scontro avvenisse. Deviare i piani di alcuni dei signori più potenti del cosmo
senza che loro sene accorgessero non era un’impresa facile. Doveva
assolutamente inventarsi qualcosa… ma cosa?
“Allora, sei dei nostri?” Spike alzò lo sguardo sul ragazzo
“Dico, ma ti sembro nelle condizioni di iniziare gli addestramenti?” si lamentò
quindi falsamente, buttando fuori il mento nella migliore delle sue espressioni
corrucciate. David abbassò la testa. “Beh, prima facevi tanto il duro…”
L’ex-vampiro si sentì per un attimo un idiota. In fondo, non era detto che si
sarebbe davvero giunti allo scontro e non era la prima volta che qualcuno lo
faceva sanguinare: c’erano stati episodi decisamente peggiori, sia con Buffy
che prima , inoltre le sue emicranie gli sarebbero passate in fretta se avesse
semplicemente tenuto la bocca chiusa. Ma non poteva concedersi distrazioni. Il
tempo era poco, e adesso che tutte le cose che si erano messe in moto, sarebbe
stato sempre di meno. Quindi tanto valeva trovare subito una scusa accettabile
ed occuparsi di altro. “Sì, ma questo *prima* che qualcuno lassù decidesse di procurarmi
un’emicrania coi fiocchi.” disse infatti “E poi ci sono cose più importanti che
devo fare…” “Ad esempio?” chiese David che non riusciva a capire perché, con
tutta la grinta che ci aveva messo l’ex-vampiro per convincerli a combattere,
adesso si tirasse indietro e rifiutasse persino di allenarli. Lui era il solo a
conoscere a fondo la cacciatrice, giusto? E lei era molto forte quindi perché
aveva deciso di mandarli allo sbaraglio?
“Devo vedere il bambino” disse il biondo e David, abbassando il capo con un
cenno di assenso. In effetti non riusciva a dargli torto.
---------------------------------------------
Il potere.
O ce l’hai o ti ritrovi schiacciato.
E Buffy, in quel momento, si sentiva decisamente schiacciata.
Alzò lo sguardo ancora un po’, incontrando per la seconda volta quegli occhi di
un azzurro quasi inquietante. E, per la seconda volta in pochi minuti, Buffy
mise a tacere il suo spirito da cacciatrice perché era evidente che in uno
scontro contro quell’uomo, semplicemente non ci sarebbe stato scontro. “Chi
sei?” chiese quindi, sulla difensiva. Meglio conoscere il nome del demone, anzi
del vampiro che si trovava davanti, soprattutto quando vicino a lei c’era
quella biblioteca ambulante che era Giles, forse avrebbe potuto sperare di coglierlo
di sorpresa. Ma il demone non rispose. Seduto sulla sua sedia, una poltrona di
pelle che probabilmente aveva avuto illustri proprietari, si limitò ad
osservarli, uno per uno, appoggiando tranquillamente la testa su una
mano.
Poi, i suoi occhi ritornarono sulla cacciatrice.
Buffy si trovò ad ammettere che di sguardi così ne aveva visto solo un altro in
passato. E, solo in quel momento, abbassando gli occhi, si rese conto di una
cosa che assolutamente non quadrava. Da quando l’aveva visto, i suoi sensi di
cacciatrice avevano urlato “Vampiro! Ammazzalo!” Ma sul petto scolpito
dell’uomo, seminascosta dal colletto di una camicia nera mezza aperta, si
trovava una croce che non sembrava recargli alcun danno.
“Chi sei? O meglio, che cosa sei?” chiese quindi, di nuovo, ma anche stavolta
il demone non le rispose. Iniziò invece a guardarla, squadrandola. Mettendola a
disagio con quegli occhi penetranti che le sembrava mettessero a nudo ogni
parte del suo essere.
“Bionda, forte. Tu devi essere Buffy.” Disse infine, annuendo semplicemente con
la testa “Mi meraviglio di te, non l’hai ancora capito? Eppure sento che mi
pianteresti volentieri un paletto nel cuore se te ne dessi l’occasione. Ma non
lo farai. Abbiamo tutti da guadagnare se ci parliamo amichevolmente.” “Non mi
piacciono i giri di parole. Buffy ti ha chiesto chi sei.” Adesso anche Kennedy
partecipava, decisamente in tono meno confidenziale. “E tu devi essere Kennedy”
disse il demone, spostando la sua attenzione sulla cacciatrice mora. “Willow
aveva ragione. Sei forte. E certamente impulsiva” La ragazza stava per
rispondere a tono, ma un’occhiata perentoria di Xander le fece cambiare idea.
Era ovvio che il demone non voleva fargli del male, altrimenti avrebbe aperto
le ostilità già da tempo, e quindi che male poteva fare starlo ad ascoltare
giusto un poco?
“E tu devi essere Xander, l’uomo che sa vedere attraverso le cose” continuò
l’essere, spostando lo sguardo verso destra. “E Giles, Anyanka, Angel… Ed
infine la piccola Down. Oh, lo so che potresti portare via tutti di qui in un
solo momento Chiave, ma ti prego, non farlo. E’ davvero importante che restiate
e che sentiate quello che ho da dirvi. Quando avrò finito prometto che potrete
andarvene tutti senza problemi, ma per ora ho bisogno che restiate.” I ragazzi
annuirono, uno per uno.
“Bene” disse infine “Ho dimenticato qualcuno?” “Sì, tu.” Esclamò dopo un
secondo di silenzio Buffy, richiamando nuovamente lo sguardo del demone su di
sé. L’uomo allora le si parò davanti e sorrise. Un brivido che solo esseri come
il Primo e pochi altri le avevano provocato le scorse lungo la schiena.
“Hai ragione, ma il padrone di casa non dovrebbe aver bisogno di fare gli
onori.”
“Buffy, lascialo stare…” disse Giles, avanzando di un passo e fissando l’uomo
come se non credesse ai suoi occhi “Io credo che il cerchio si stia chiudendo.
Lui è Angus.”
---------------------------------------------
Il bambino giaceva nella culla. Una casa diroccata di sera poteva essere
abbastanza fresca e così alcune donne che badavano a lui l’avevano avvolto in
leggere coperte di cotone bianco, tanto da farlo sembrare uno di quei
bambolotti che le bimbe da piccole adorano coccolare. Tuttavia nella stanza, in
quel momento, non c’era nessuno. Un uomo, forse sulla sessantina, giaceva a
terra davanti alla porta. La ferita sul capo non era grave, ma data l’età era
bastata per fargli perdere i sensi ed ora, accanto alla culla, l’autore di quel
colpo guardava il piccolo che dormiva beato.
“Connor” la voce della donna lo fece trasalire. Si voltò. Nei suoi occhi, dopo
un attimo di smarrimento, passò un lampo di puro terrore. Alta, fiera. Superba
e terribile. C’era qualcosa in quegli occhi blu sempre spalancati che incuteva
un timore che andava ben oltre la semplice ammirazione. Sollevò il piccolo e se
lo mise tra le braccia.
“Illyria…”
“Dammi il bambino Connor.”
“Scordatelo.”
Tra le braccia del ragazzo, il bimbo aveva stretto le manine a pugno, quasi che
fosse pronto anche lui a combattere. Illyria si avvicinò ancora.
“Non m’interessa se vivi o muori, ragazzo. In realtà non m’interessa nemmeno
tutta questa storia. Ma ho bisogno del bambino. E tu non ti metterai di mezzo.”
“Stai cercando di farmi ragionare?” sorrise il ragazzo, schietto “Non è da te.
O forse stare per tanto tempo nel corpo di una giovane donna come Fred ti ha
rammollito.”
“Non ho tempo da perdere!”
Un gesto della mano e Connor vide le sue mani vuote il piccolo, stretto tra le
braccia del demone che si avvicinava alla porta.
“Non te la caverai così!”
Illyria non lo ascoltò neppure. Continuò a camminare, lasciando la stanza con
il bimbo avvolto ancora nelle coperte, e si diresse verso il corridoio. Stava
giusto per raggiungere la finestra quando una mano calò sulla sua nuca,
abbastanza forte da farle perdere l’equilibrio, ed il bambino venne afferrato
velocemente da un altro paio di mani. Più sicure stavolta.
“Porta il bambino lontano da qui! Presto!”esclamò il biondo, piazzandosi
davanti al demone. Alle sue spalle, Connor sopraggiunse correndo e David, che
teneva il bambino stretto tra le braccia, si ritrovò anche lui la strada
sbarrata.
Spike fronteggiava Illyria, con fare sicuro.
“Tu?” “Chi non muore si rivede” scherzò Spike ponendosi di nuovo davanti alla
ex-dea ed evitando che lo scartasse sulla sinistra. “No Blu, per oggi hai
finito di giocare alla baby-sitter” per tutta risposta il demone lo guardò
inclinando un poco la testa. “Credi di essere furbo? Credi che mi stia
divertendo? Che me ne importi qualcosa?” disse, poi, fermandosi un secondo “Tu…
puzzi di umano. È per questo che te ne sei andato? Tanto ti sei abbassato per
arrivare a lei?” “Conosco già la solfa Blu” la interruppe l’ex-vampiro con fare
ironico. “Ora fammi il favore di lasciarci in pace.”
“Mi fai schifo! Mi fate tutti schifo, ma non me ne andrò senza di lui!”
“Andiamo, non penserai di poter entrare qui dentro e..” improvvisamente la mano
del demone scattò in alto ed il tempo rallentò almeno di quattro o cinque volte
il suo corso. Solo Illyria si muoveva senza badarvi in mezzo a quella scena al
rallentatore. David che si voltava, il bambino che iniziava a piangere, Connor
che si guardava intorno cercando un piano alternativo. Sfiorò la mano del
piccolo, ed un robusto strattone ai suoi capelli la fece voltare di scatto
verso la direzione opposta. Fermo, bellicoso, il torace nudo e la fronte ancora
bagnata di sudore, stava lui. Spike.
“Come hai fatto a non cadere sotto il mio-” un pugno sul naso ed Illyria si
piegò, più per la sorpresa della reazione che per il danno.
“Allenarmi e farmi battere da te come un pungiball evidentemente è servito a
qualcosa.” commentò il biondo asciutto, frapponendosi velocemente tra la donna
e il bambino. David, ancora sotto l’incantesimo, procedeva nella sua folle
corsa alla velocità di una lumaca. “Non penserai davvero di potermi fregare
Blu.” “Quando riacquisterò il potere che avevo un tempo ti farò passare la
voglia di chiamarmi in quel modo!” “Oh, già…” sollevò le spalle il biondo
“dimenticavo che il tuo regno sta organizzando una spedizione armata con un
battaglione enorme per venire a riprenderti e… aspetta… il tuo regno è stato
distrutto!” “Sì” Illyria si avvicinò pericolosamente al vampiro “Wesley me l’ha
mostrato. Ma le cose non staranno più così quando porterò il bambino ad Angus e
lui potrà usarlo insieme alla chiave.”
La chiave.
“Down…” Spike sentì una morsa ghiacciata stringersi attorno allo stomaco e, per
la prima volta da quando era diventato un semi-vampiro, il suo cuore perse un
battito. “Che cosa c’entra Down, Illyria? Che cosa avete intenzione di farle?!”
Ma le sue domande caddero nel vuoto perché, proprio in quel momento, Illyria
fece riprendere al tempo la sua velocità normale.
“Lascia il bambino!”
La voce di Connor richiamò l’attenzione del biondo che si voltò di scatto,
giusto in tempo per vedere il figlio di Angel estrarre dalla cintura una
pistola e puntarla contro il piccolo.
Si lanciò in avanti, ma Connor era troppo lontano e lo sparo rimbombò crudele
nel corridoio.
---------------------------------------------
“Angus?” l’osservatore e Down guardavano il demone come se fosse stato una
sorta si pop star. “C’è già stato, in passato,
qualcuno che è riuscito là dove Angel e Spike hanno fallito. Il suo nome è
Angus. Trovatelo. Spiegategli. Forse lui riuscirà a trovare il modo di
aiutarvi…” “Oh mio dio…” esclamò Down, togliendo letteralmente
le parole di bocca a tutti gli alti. Buffy si guardava intorno senza capire.
Anche Willow ed Angel sembravano presi da una sorta di timore reverenziale
verso quel demone che si era presentato tanto enfaticamente e la figura di
Lorne, apparso dal nulla in un angolo, dove forse era sempre stato senza essere
visto, aumentò la sua preoccupazione. L’ultima volta che lei e il demone verde
si erano incontrati aveva quasi rischiato di accettare la loro proposta. La sua
e quella di quello strano ragazzino che ora sembrava essere svanito nel nulla,
proprio come Illyria.
“Ok, qualcuno di voi può dirmi cosa sta succedendo?” chiese, certa che le
spiegazioni sarebbero arrivate presto e da tutti i fronti. Ma perché doveva
essere sempre l’unica all’oscuro di quello che le capitava!
---------------------------------------------
“David!”
Le iridi azzurre di Spike erano fisse sul corpo del ragazzo che giaceva
rannicchiato a terra. Nel momento stesso in cui Connor aveva tirato fuori la
pistola, il ragazzo si era velocemente voltato di spalle, offrendo riparo al
piccolo che piangeva impaurito in mezzo a tutta quella confusione. Un riparo
fatto con il suo corpo. Spike guardava senza parole il foro rotondo che
squarciava la schiena del ragazzo. I suoi pensieri, i suoi piani… la sua mente
viaggiava velocemente da un’immagine all’altra, sondando all’impazzata tutte le
possibili conseguenze di quel gesto. Poi, improvvisamente, sentì una pressione
leggera all’altezza della tempia e un luccichio metallico che annunciava l’imminenza
di un secondo sparo.
“Sai che così non puoi uccidermi.”
“Chi lo sa, adesso sei quasi completamente umano.”
“Beh, quasi è la parola chiave” scherzò Spike mentre la canna della
semi-automatica premeva maggiormente contro la sua testa
“In ogni caso, non credo che sarebbe piacevole. Consegnami il bambino.” Esclamò
Connor.
Spike sollevò lo sguardo verso la pistola che il figlio di Angel gli puntava
addosso. La canna lucida, posizionata esattamente in mezzo ai suoi occhi.
“Hai fatto un gesto stupido ed inutile, Connor.”
Il ragazzo lo fissò. “Stupido. Certo. Sapevo che non potevo contare su di voi.
Io so come finirà. Per voi eroi è tutto così facile: vi sacrificate, salvate
tutti quelli che potete, fate la cosa giusta… Ma alla fine, quando a voi non
resteranno più le forze per combattere ed i nemici continueranno a comparire da
ogni dove, inizieremo piano piano a crollare. E saremo tutti perduti, di nuovo!
La battaglia inizierà in fretta e noi semplicemente non avremo scampo! L’unica
cosa che possiamo fare è anticipare gli eventi. Appena uccideremo il bambino
Buffy attaccherà!”
“E questa è una cosa che tu stai aspettando con impazienza, vedo!” “Siamo più
forti di loro e di tutte le cacciatrici che potrebbero chiamare a loro
vantaggio!” “Lo credi davvero? Che cosa ti hanno detto le Grazie, Connor?”. Il
ragazzo fece un passo indietro, ripuntandogli la pistola alla testa. “Che
l’unico modo per vincere questa guerra è battere Buffy.” disse “Ucciderla. E
spazzare via dalla faccia della terra tutte le cacciatrici che ha attivato
perché con la sua morte l’incantesimo della falce svanirà e anche le altre
ragazze torneranno ad essere adolescenti normali.”
“Non puoi farlo!”
“Dici?” Connor guardò David riverso a terra “Anche lui lo credeva. Ho imparato
molto a Quor’Thot, Spike. E adesso dammi il bambino o dovrò impedirti di vedere
la fine di questa pazzia.”
Spike sorrise, poi scosse a testa “Quando ti ho detto che hai fatto un gesto
inutile e stupido non stavo mentendo. Illyria ha il potere di alterare il
tempo, di farlo andare più veloce. Mentre tu eri occupato a puntarmi la pistola
addosso, lei ha preso il bambino e l’ha portato con sè.”
“Stai mentendo!”
Spike continuò a parlare, mentre guardava il figlio di Angel voltare il corpo
inerte di David e scoprire con i suoi occhi la scomoda verità. Il bimbo era
scomparso.
“Adesso, grazie a te, abbiamo un problema in più da risolvere.” disse “Ma ti
devo ringraziare, alcune delle cose che hai detto erano la causa dei miei
continui mal di testa. Ed è stato un bene che le abbia rivelate tu, visto che a
te non hanno ancora messo il guinzaglio al cervello.”
Improvvisamente Spike si accorse che nel corridoio, dalle scale che davano
sulla sala centrale, erano arrivate un sacco di persone. Della maggior parte
non conosceva neanche il nome, ma erano lì e quando si voltò di nuovo, Connor
era sparito.
“Il mio bambino!!!” una donna, che Spike riconobbe come la madre di David, si
era precipitata sul corpo del figlio, piangendo disperata. “L’avete ucciso…
L’avete ucciso…” ripeteva, cantilenando il suo pianto come una litania.
Stringendo le labbra, Spike si fece da parte e si appoggiò contro la parete. Ma
dov’era la forza di cui tutti gli avevano parlato? Il ragazzo giaceva a terra
immobile, senza respiro. Se fosse stato un semplice umano questa sarebbe stata
la conclusione logica di un colpo come quello nella schiena, ma lui non era un
semplice umano dannazione! Dov’era la loro indistruttibilità?! Se bastava una
pallottola al centro della schiena per ucciderli, allora erano davvero tutti spacciati.
“Scusatemi, posso restare un attimo da sola con lui. Credo di poterlo aiutare…”
Dal corridoio si era fatta avanti una ragazzina. Avrà avuto sì e no 16 anni, i
capelli biondi lisciati con la piastra erano raccolti in una coda sulla nuca.
Impugnava ancora il bastone con il quale si stava allenando ed un kimono bianco
che metteva in risalto la gracilità della sua figura.
Sorretta da un paio di uomini adulti, la madre di David si allontanò dal corpo
del ragazzo, in lacrime. Spike si avvicinò. “Voglio sapere cosa intendi fare.”
Per tutta risposta, la ragazzina sollevò il corpo esanime del giovane,
prendendolo in braccio come una bambola rotta, e poi si rivolse all’ex-vampiro.
“Perché non vieni con me?” chiese, aprendo con un leggero calcio una porta “Sarà
meglio se lo vedrai di persona.”
---------------------------------------------
“Davvero non sai chi sono?” chiese Angus colpito, facendo un passo nella
direzione di Buffy. Immediatamente, Angel e Xander si alzarono in piedi, pronti
a scattare nel caso in cui qualcosa avesse fatto presagire uno scontro. Ma il
demone non sembrava realmente intenzionato a battersi.
“Angus, demone primigenio, erede del regno di Akthar nella dimensione 837.”
Elencò Giles, guadagnandosi lo sguardo di tutti i presenti. Imperterrito,
dritto come se si trovasse davanti ad una commissione, continuò il suo racconto
“Fu un dominatore potente, giusto ma spietato, o almeno così dicono le fonti.
Il suo regno finì grazie alla profezia che lo avrebbe imprigionato nel regno
degli inferi il giorno in cui, incontrata un’umana, lui se ne fosse innamorato
al punto da generare con lei un figlio.” A questo punto fece una pausa,
guardando negli occhi l’essere immortale che aveva davanti. E si maledisse per
la noncuranza e la stupida alterigia che al consiglio avevano fatto di lui un
grande osservatore. Negli occhi azzurri del demone, ancora alteri nonostante
tutto, era passato un lampo di dolore. Talmente puro da fargli presente ancora
una volta come il confine tra il bene e il male, anche quando si trattava di
demoni, non potesse essere netto ma fatto da mille sfumature. “Vuoi che
continui?” chiese quindi. Un tono amichevole, che aveva sostituito quello
freddo della dottrina e delle nozioni con cui spesso si giudicava la gente. Uno
sguardo, che era tutt’altro che accusatorio. Per la prima volta dopo migliaia
di anni, il demone sentì che qualcuno non lo stava condannando.
Adesso gli sguardi di tutti erano passati dall’osservatore ad Angus. Ma questo
era il male minore. Buffy, ancora piazzata al centro della stanza, aveva
bisogno di capire, o almeno di qualche nozione di base. E lui, stavolta, non
poteva rifiutare di dargliele.
“Grazie Rupert, ma credo che sia meglio fare un passo indietro.” disse quindi,
sedendosi di nuovo sulla poltrona alle sue spalle “Ma prometto di lasciarti di
nuovo il comando non appena avrò detto alcune cose di base. So che non capite
come mai siete qui, ma vi prego ascoltatemi e poi deciderete cosa fare. Ma
prima c’è bisogno che sappiate cosa significa essere il signore di una
dimensione” “Oh io lo so!” saltò su Anya, sorridendo amabilmente “Significa
poter fare tutto quello che ti passa per la testa!” Angus sorrise “Grazie
Anyanka, in poche parole hai riassunto un concetto molto complicato.” “Oh non
c’è di che…” rispose la bionda agitando con allegria la testa “Ma dobbiamo fare
un passo in più. Vedete, essere il signore di un’intera dimensione non
significa semplicemente imporre tasse o decidere della vita e della morte di
una persona, come siete abituati a pensare sulla terra. Significa in realtà, un
sacco di cose.” “Ad esempio?” chiese Xander che andava molto più d’accordo con
i concetti pratici rispetto che con quelli teorici “Beh, puoi disporre della
vita di chiunque.” gli rispose Angus “Puoi governare le azioni, plagiare le
menti, puoi persino condurre gli avvenimenti nella direzione che vuoi, senza
nemmeno scomodarti a parlare con qualcuno. Dei, demoni, uomini e alberi, tutto
è sottoposto ai tuoi voleri. La vita nella sua interezza, le regole del mondo,
la pace o la guerra dipendono esclusivamente da te e dai tuoi capricci. Nulla
può fermarti e nessuno può dirti cosa fare. Hai il poche parole, il potere
assoluto. Ma il regno di un signore, per quanto potente, può finire.
L’osservatore aveva ragione.” Continuò quindi, lasciandosi scappare un sospiro
di rassegnazione “Nel mio caso, che è quello che ci interessa, c’era una
profezia. Una donna umana avrebbe partorito mio figlio. E mio figlio avrebbe
distrutto il mio regno a capo di un’orda di demoni sanguinari, sicuro che mai e
poi mai avrei osato alzare un dito contro il mio sangue e la sua stirpe.” “E
così hai lasciato che tuo figlio distruggesse il tuo regno, molto toccante.
Ancora non capisco come tutto questo potrebbe aiutarci.” Il demone rivolse alla
ragazza bionda un’occhiata stanca, come quella di chi ha provato a ripetere una
cosa in tutti i modi possibili e ancora non viene capito. Il dolore di quegli
attimi svanì di colpo, sostituito dalla stanchezza. Era davvero la scelta
giusta? Si stava esponendo più di quanto avesse mai fatto in tutta la sua
lunghissima esistenza e… beh era evidente che quella giovane donna non avrebbe
nemmeno voluto essere presa in considerazione quando si parlava di destini
superiori. Anzi, probabilmente si era ritrovata catapultata in mezzo a tutta
quella situazione più o meno per caso ed ora doveva dannarsi per trovare una
soluzione suo malgrado. Già… poteva capirla… “Magari avessi ragione…” disse
invece il demone, senza nascondere la stanchezza. Quattro paia di occhi si
fissarono su di lui, stupiti. “Hai ucciso il tuo stesso figlio?!” chiese Xander
con un fil di voce, stupendosi subito dopo di quel che aveva detto. In fin dei
conti non era così infrequente, anche per la specie umana che lui considerava
senza dubbio la meno crudele, uccidere i propri figli persino prima della loro
nascita. Lui stesso fino ad un paio di anni prima avrebbe valutato attentamente
l’ipotesi dell’aborto nel caso in cui Anya si fosse presentata da lui con un
bel pancione… e allora? Eccolo lì, il solito cipiglio arrogante di quello che
credeva di stare sempre dalla parte del bene. Ci era ricascato, ancora una
volta. Ed ancora una volta si diede immediatamente dello stupido perché, come
sempre, aveva corso troppo e si era gettato in conclusioni affrettate.
“No” rispose comunque il demone, senza badargli. “Ho fatto di peggio. Ho
lasciato che se ne andasse.”
Giles guardò l’uomo con un misto di compassione e rimprovero. Al consiglio gli
avevano raccontato per filo e per segno tutta la storia, ma sentirla raccontare
così, dal diretto interessato… Anche Angel aveva abbassato gli occhi, un pugno
chiuso intorno al cuore al ricordo di un altro figlio, il suo stavolta, che se
n’era andato perché il padre non aveva saputo trattenerlo, dargli… qualcosa di
più.
Kennedy, intanto, stava pensando. Un demone. Una donna. Un figlio nato
dall’unione di un demone con un umano… fu interrotta dalla voce profonda di
Angus, che diede ragione alle sue paure.
“Mio figlio tornò sulla terra, insieme alla madre. Ma un demone potente come
lui non poteva essere soggiogato da una semplice donna mortale e così…
semplicemente la uccise. Non so per quanto tempo girovagò per la terra in cerca
di qualcosa che placasse la sua sete di potere, finché un giorno, stanco e
affamato, s’imbatté in un uomo che diceva di poterlo portare di nuovo nella sua
dimensione d’origine.” Giles si fece molto più attento “Quell’uomo si chiamava
Hart” Angel sussultò. Eccola. La causa di tutto. Da quando aveva messo piede a
Los Angeles non c’era stato un singolo giorno in cui non avesse maledetto
quell’agenzia e qualunque cosa rappresentasse. Ma Angus stava continuando, ed
ora come non mai valeva la pena di ascoltarlo. “Hart disse a mio figlio che per
aiutarlo a tornare nella sua dimensione era sufficiente che si nutrisse del
sangue di un essere umano e che poi facesse bere il suo all’uomo ormai
moribondo. Quello che accadde dopo penso che possiate immaginarlo. Hart
mantenne la sua promessa, mio figlio ritornò nel mio regno per esaudire la
profezia ed io venni confinato per sempre in un sarcofago dipinto relegato
nell’abisso. In pochi decenni, il mio regno non esisteva più e Hart, insieme ai
suoi soci Wolf e Ram imprigionò i signori di questa dimensione terrestre
cominciando a regnare incontrastato sul mondo.”
“Solo una domanda…” chiese quindi Giles facendo un passo in avanti. “Questo
significa che la dimensione terrestre aveva altri signori?” Angus annuì. “Ben
più importante” lo interruppe Kennedy prima che potesse riprendere il racconto
“Come hai fatto ad uscire dall’abisso?” Angus la guardò un attimo… e poi
scoppiò a ridere. “Beh, per questo devo ringraziare Buffy.” “Me?!” chiese la
cacciatrice, esterrefatta “Già” disse il demone sorridendo “Quando il Maestro
venne a Sunnydale non credeva di trovare un’ammazzavampiri così forte e pensò bene
di donarmi la libertà, convinto che poi l’avrei seguito anche in capo al mondo.
Purtroppo per lui, la nostra era una storia che non poteva durare e così io
sono tornato libero e lui si è ritrovato con una bella spina nel fianco.” “Ma…
un demone potente… un signore come te… perché nessuno di noi ha saputo niente
del tuo ritorno fino ad adesso” chiese Down con un filo di voce. Per la seconda
volta in pochi minuti, il demone sorrise. “Credi davvero che un signore come
me, anche fuori dalla sua dimensione, non sappia come restare in incognito? Ho
vissuto per anni osservandovi, osservando il mondo. Non voglio problemi e non
voglio che voi umani ne creiate a me. Non date retta a quella pazza
squinternata di Illyria. Lei e quel suo amico verde” disse additando Lorne
“hanno pensato bene di venirmi a cercare, convinti che, siccome ero potente,
avrei potuto aiutarli a conquistare di nuovo il controllo del loro regno” “In
realtà, è stata Illyria ad obbligarmi” si giustificò Lorne a testa bassa,
incontrando per un attimo lo sguardo profondo di Angel. E trovandovi
comprensione. E un senso colpevole di dejà-vu. Anche lui aveva costretto Lorne
a fare una cosa. E adesso se ne pentiva. Gli avrebbe chiesto scusa. Non poteva
fare altro. Ma non era questo il momento. E allora si limitò a cercare di
comunicarglielo con lo sguardo.
“Già” continuò Angus “ma in ogni caso, avete fatto anche voi i conti senza
l’oste.”
“Beh, molto interessante…” commentò Buffy con fare spiccio, entrando
brutalmente nella conversazione “Credimi, la storia che ci hai raccontato è
molto toccante e finalmente abbiamo capito come mai la terra è infestata dai
vampiri e comandata da quei pazzi della WolfRam&Hart però davvero non ci
arrivo. Cos’ha a che fare con noi tutto questo?” Il demone scosse la testa. Cacciatrici…
non impareranno mai…
“Vedi, Buffy, il punto non è capire che cosa c’entra. Il punto è sapere che c’è
stato.” “Eh?!” in soccorso del demone sopraggiunse Down. Angus se la immaginò
per un attimo a cavallo di un drago con una spada incandescente e le forze del
cosmo al suo servizio. Sì… se non fosse stata già la chiave probabilmente era
quello ciò che il destino le avrebbe riservato. Una strega potente, una
Ghensee. Ma adesso non importava, perché finalmente, forse, la cacciatrice
avrebbe capito il suo ruolo e quindi lui avrebbe potuto tornarsene
tranquillamente nell’ombra ad aspettare i prossimi mille anni.
“Ma è ovvio, che stupida!” disse infatti, alzandosi di scatto in piedi “Gli
ibridi.. i tizi che abbiamo attivato durante la battaglia contro il Primo…
signor Giles, ha detto che sono gli unici esseri contro i quali i Senior
Patners non possono fare niente, giusto?” l’osservatore annuì poco convinto.
Down iniziava a capire dove Angus volesse andare a parare. “Beh, ma è
fantastico!” esclamò con un gridolino di gioia. Buffy la guardava sempre più
spaesata. Angel, dal canto suo aveva una sola domanda che gli vorticava nella
testa, mentre Xander aveva alzato la mano in aria chiedendo “Scusate, mi serve
tutta la storia, possibilmente con i commenti per gli stupidi grazie!”
Giles alzò la mano fermando all’istante il parlare concitato della ragazzina.
Poi, rivolto al demone, chiese “Mi stai dicendo che questa nuova razza potrebbe
diventare la nuova dominatrice del mondo ma solo se non firma un accordo con la
Wolfram&Hart perché altrimenti loro si prenderanno tutto di nuovo?” Angus
chinò la testa di lato.
“Beh, in realtà a questione è un po’ più complicata…” disse, con uno sguardo
che aveva del supplichevole “La ragione per cui vi ho cercato è per implorarvi
di combattere.”
Buffy per poco non si sentì male. Guardò Down, che era diventata bianca come un
cencio, e poi Xander che non sapeva più che pesci pigliare “Le cose stanno
così:” continuò Angus, senza far caso alle reazioni dei presenti “Avete mai
sentito parlare della profezia dello Shansu?” Angel alzò di scatto la testa,
sorridendo beato. “Già…” disse. “Beh, scordatevela. Sia tu che Spike che
chiunque altro. La verità è che con la nascita del primo ibrido le regole del
cosmo sono state messe tutte a soqquadro. Le profezie non hanno più valore.
Nessuno aveva potuto predire una cosa del genere: né che ci fossero 2 vampiri
con l’anima, nè che ci fossero così tante cacciatrici, né che la W&H
perdesse completamente il controllo della dimensione terrestre. Come se ciò non
bastasse, a pochi giorni dalla disfatta del Primo e dalla nascita del primo
ibrido, a Linsey McDonald viene in mente di resuscitare Spike…” i ragazzi lo
guardarono ammutoliti.
“Andiamo, non credevate mica che fosse tornato solo per merito della sua buona
azione. Il piano di Linsey era semplice, e tragicamente spietato. Lui si
sentiva tradito dalle W&H perché tu eri la sua preda. Aveva dedicato tutta
la sua vita a cercare di dimostrare che non eri il paladino che molti credevano
che fossi, ed invece i suoi padroni gli erano passati davanti con uno
stratagemma diabolico quanto banale. Stringendo un patto con la W&H, non
importa per quale causa, nessuno di loro avrebbe potuto più nemmeno toccarti
ma, allo stesso tempo, tu come tutti gli altri, sareste stati loro schiavi e
questo sarebbe venuto molto comodo una volta scatenata l’Apocalisse che Ram
aveva progettato fin nei minimi dettagli. Purtroppo, o fortunatamente, Ram non
poteva sapere che all’epoca in cui il suo piano doveva realizzarsi ci sarebbe
stato un altro vampiro con l’anima sulla terra. E allora ecco il piano: la
W&H spedisce Spike all’inferno? Linsey lo ritira fuori. E sapendo che non è
mai stato il tipo da farsi abbindolare, lo lega alla W&H rendendolo
incorporeo. Ma resuscitare Spike significa anche portare scompiglio e in più
dare il tempo a quelli della razza ibrida di aumentare di numero nonché di
essere abbastanza organizzati. A questo punto con molta probabilità qualcuno di
loro avrebbe attirato l’attenzione, in modo che Angel, o ancor meglio la
Cacciatrice, incominciasse ad interessarsi di loro, dimenticando nel frattempo
il resto”.
“Intanto, lui avrebbe fatto in tempo a scombinare per bene i piani di quei bei
signori lassù. Geniale.” “Diciamo pure stronzissimo! Mi piace!” rincarò la dose
Xander, mentre ancora Buffy si chiedeva come stava reagendo Angel sotto il peso
di tutte queste rivelazioni. Intanto, Angus continuava a parlare
“Purtroppo per Linsey qualcuno l’ha scoperto per tempo e, come spesso accade
quando si pestano i calli ai potenti, la punizione doveva essere esemplare.
Così veniamo ai giorni nostri.” “Aspetta un attimo!” lo interruppe Down senza
tanti giri di parole “Com’è possibile?!” chiese gesticolando “Voglio dire,
com’è possibile che Wolf, Ram e Hart non si siano accorti prima del piano di
Linsey. Insomma… è stato lei prima a dirci che i signori di una dimensione
possono governare tutto, che hanno potere persino sul volere della gente, che
possono manovrare qualsiasi cosa… com’è possibile che nessuno si sia accorto del
piano di Linsey e perché non hanno fatto niente per fermarlo?!” “Down ha
ragione” saltò su Kennedy “Anche adesso le cose sembrano anche troppo facili.
Voglio dire che tutti ci dite di combattere, ma non sappiamo nemmeno bene
perché e l’idea di essere manipolata da un essere superiore che guida ogni cosa
che faccio non mi fa impazzire di gioia. E poi chi l’ha detto che sia la cosa
giusta per noi?” Che è la cosa giusta per Willow, pensò, ma questo non lo disse
sperando che venisse fuori da solo, perché parlarne faceva davvero troppo male.
“Beh” iniziò Angus “Essere il signore di una dimensione non significa
necessariamente essere consapevoli di tutto ciò che vi accade.” “Come scusi?”
stavolta era il turno di Giles di restare sorpreso “Vedi Rupert, immagina per
un secondo di dover controllare tutto ciò che avviene sulla terra, di sentire
tutti i pensieri, di avere accesso a tutte le profezie e di dover guidare tutte
le azioni Sinceramente, non diventeresti pazzo?” “Beh, i-immagino di sì” ammise
l’osservatore “Ma credo che i signori che fanno capo alle varie dimensioni
siano provvisti di poteri, qualcosa che li renda capaci di… di compiere tutto
questo e-” “Hai ragione” lo interruppe Angus “Noi abbiamo poteri speciali che
ci consentono di far fronte alla valanga di informazioni che riceviamo, ma
dimentichi che Wolf, Ram e Hart erano solo demoni comuni, molto furbi se vuoi,
ma insigniti di un rango che non gli spettava e al quale non erano preparati.
Hanno creato la Wolfram&Hart perché sapevano che non avrebbero potuto
restare in contatto con tutte le persone del pianeta direttamente. E hanno
messo demoni di loro fiducia a capo di altri demoni in modo da creare una rete
che li informasse delle cose più importanti, ma quello che questa rete non
filtra… viene semplicemente perduto. Linsey, avendo ricoperto un ruolo di
prestigio nella Wolfram&Hart sapeva queste cose. Ed è stato per questo che
il suo piano ha funzionato così bene. Lui sapeva.. sapeva perfettamente come
‘nascondersi’. Anche questo posto” disse Angus, indicando la stanza intorno a
loro “E’ protetto dai più potenti incantesimi schermanti, in modo che sia del
tutto sicuro e che non vi sia modo per i guardiani di accedere alle
informazioni che ci scambiamo. E’ di vitale importanza che tutto ciò che ci
diciamo resti segreto, anche fuori da questo edificio. Lorne vi fornirà un
sacchetto con alcune erbe, tenetelo sempre da qualche parte. Nonostante possa
sembrare una cosa inutile, è uno dei più forti talismani protettivi che
esistano.” Mentre prendeva il suo sacchetto a Buffy venne da sorridere
ripensando allo scapolario puzzolente che Willow aveva preparato per l’ennesimo
mostro del vecchio liceo. Willow…
“Bene, quindi non dobbiamo farci beccare, ma come si aggancia questo con la
decisione di combattere contro quei mezzi demoni? E soprattutto, come si
suppone che faccia se non so nemmeno dove si trovano?” chiese Buffy, ancora
sulla difensiva. Angus sorrise. Quella ragazza non si rilassava proprio mai…
Buffy, Buffy Summers: la cacciatrice più longeva dalla fondazione del
consiglio… Iniziava a capire perché: anche in mezzo alla bufera lei non perdeva
mai di vista l’obiettivo principale, non abbassava mai la guardia e
soprattutto, non si faceva problemi se chi doveva affrontare era più grande e
almeno venti volte più potente di lei. Decise di continuare. “Beh stavamo
dicendo che, come previsto da Linsey, il ritorno di Spike non solo non poteva
passare inosservato, ma avrebbe anche costretto i Senior Patners a fare
qualcosa di molto avventato. Ed ecco che è saltata fuori llyria” “Ma… non era
stato quello scienziato pazzo del laboratorio di-“ Angel si bloccò, anche solo
pronunciarne il nome faceva male. Sperò che il demone capisse, e infatti Angus
annuì.
“Secondo te” disse “chi gli ha dato le informazioni necessarie in modo che
finalmente ci riuscisse? Ve l’ho già detto, quando si è il signore di una
dimensione esistono moltissimi modi per sì che la gente faccia quello che vuoi…
comunque, quello che importa è che tu e i tuoi abbiate messo i Senior Partners
con le spalle al muro e che tutto questo abbia permesso alla nuova razza di
prosperare. Adesso ce ne saranno almeno qualche centinaio e così, esattamente
com’è successo a Buffy, quello che prima era il destino di uno solo è diventato
il destino di molti. La W&H si trova ora in una brutta situazione: da una
parte, le cacciatrici sull’orlo di una grossa guerra e dall’altra dei mezzi
demoni praticamente immortali che stanno invadendo il mondo e che rischiano di
portarlo via a loro. Cosa pensate che facciano? Io posso solo dirvi che secondo
me non esiteranno a giocar sporco pur di mantenere il poco controllo che gli
resta e cercheranno di annientarvi tutti. Per di più, grazie all’idea di Spike,
adesso ci sono anche due mezzi vampiri con l’anima che non erano previsti nei
piani.”
“Questo… esattamente cosa significa…?” chiese Xander, un po’ impacciato in
mezzo a tutti quegli appellativi altisonanti.
“Beh…” disse Giles fissando nel frattempo Angus “Che il potere di Wolf, Ram e
Hart è sempre più in bilico e che per farlo crollare completamente le
cacciatrici dovrebbero allearsi con gli ibridi e combattere. Ma non possono
farlo apertamente, giusto?” “Se fosse così semplice avrei usato una lettera”
disse Angus “No, se i Senior Patners intuissero anche solo lontanamente la
portata di quello che gli si potrebbe scatenare contro aprirebbero
immediatamente l’inferno e non aspetterebbero un secondo a distruggere anche la
terra per non perdere il loro potere su questa dimensione. Noi dobbiamo essere
più furbi... e convincere non so come quelli della nuova razza ad unirsi a noi
contro la W&H… Il problema è che tutto viene filtrato e controllato,
basterebbe una parola in un posto meno sicuro di questo per far crollare
l’unica speranza che abbiamo.. sinceramente non so come possiamo fare…” “Non
appena sarà battaglia lo faranno.” La voce di Buffy era scesa sicura sulle
parole di Angus. “Abbiamo molta potenza di fuoco e le cacciatrici che abbiamo
radunato in questi anni si sono allenate duramente, mentre loro sono pochi e
spaventati. Basterà riunirli qui durante la battaglia e se non accetteranno
immediatamente potremo sempre usare la forza. Dobbiamo essere tutti uniti per
poter combattere questo nuovo nemico e penso che lo capiranno in fretta anche
loro” “Non esserne così sicura…” disse Down con un filo di voce. Buffy si voltò
verso la sorella “Ma che stai dicendo?!” chiese. La ragazza la guardò con aria
di sfida, che la sorella sostenne alla perfezione “Perché dovrebbero
ascoltarci?” “Ne va della loro vita!” esclamò Buffy con foga “Sì, ma da come la
vedono oro i cattivi siamo noi e non penso si fideranno di nuovo di te visto
quello che abbiamo fatto. Nessuno ricorda come abbiamo trattato David quando è
venuto a cercarci?!” fece una pausa, abbassando lo sguardo “Abbiamo già mandato
loro un messaggio.” disse Down, ficcandosi le mani in tasca “Non credo che ci
tratteranno bene visto come noi abbiamo trattato loro.”
Buffy rimase per un attimo in silenzio.
Poi alzò lo sguardo, fissando ad uno ad uno tutti i presenti, soffermandosi su
Angel.
L’ex-vampiro la fissò per un attimo negli occhi ed annuì.
“Dobbiamo trovare Spike.”
---------------------------------------------
La ragazza adagiò il corpo di David sul tavolo. Spike si avvicinò dall’altra
parte, per darle modo di fare quello che doveva senza disturbarla.
“Pensavo che foste praticamente indistruttibili”
La ragazza alzò per un attimo gli occhi, accennando a un sorriso “E lo siamo.
La prima volta è dura per tutti.” “La prima volta?” Con uno strappo deciso
Alice liberò il corpo del ragazzo dalla maglietta colorata. Il foro del
proiettile era ben visibile al centro della schiena. Un rivolo sottile di
sangue usciva ancora dal suo interno. Poi, senza dire una parola, la ragazzina
infilò due dita nella ferita, cercando il proiettile. “Eww” “Se ti da fastidio
puoi voltarti dall’altra parte.” Spike scosse la testa, cercando di nascondere
il ribrezzo. A mani nude, mio dio…
“Vampiro, ricordi?” disse, prendendo un respiro decisamente necessario
“Ex-vampiro.” Sorrise la ragazza “David non è morto.” disse poi “Quando ho
scoperto che ero un…ibrido… è stato perché avevo deciso di suicidarmi” Spike la
guardò di sbieco. Non aveva una grande considerazione per chi decideva di
togliersi la vita, lo considerava un atto di vigliaccheria anche se un paio di
volte anche lui ci aveva pensato. Scosse la testa, ricordando quel momento
tragicomico nello scantinato di Xander. E poi quell’estate… quella senza Buffy…
ma era tutta un’altra storia. Nel frattempo Alice aveva estratto la pallottola
e ora stava fasciando il torace del ragazzo con un pezzo del suo kimono “Avevo
deciso di tagliarmi le vene.” Continuò “Lo so, non ho avuto una grande
fantasia, ma appena mi sono aperta i polsi le ferite hanno iniziato a
richiudersi da sole. Mi sono spaventata. Ho cercato più volte di uccidermi,
dopo, ma tutto quello che ho ottenuto è stato di restare svenuta per un periodo
più o meno lungo di tempo” Spike la guardava esterrefatto. “Vi rigenerate! Mio
dio, ecco perché siete quasi immortali” la ragazzina annuì con la testa. “Ma..
gli altri non lo sanno.” Alice stavolta scosse il volto in modo diverso. “Non
l’ho detto a nessuno” ammise “Non ero sicura che funzionasse così per tutti…”
in quel momento, David emise un profondo respiro, cominciando a tossire. “Ma
sembra proprio che funzioni.” disse “Il trucco è rimuovere ogni oggetto che
impedisca la rigenerazione. Non ho mai provato col fuoco, ma credo che quello e
tagliarci in tanti pezzettini sia l’unico modo che esista per ucciderci, o
almeno per fermarci, ammesso che a qualcuno non venga in mente di riunirli.”
disse, accennando a un sorriso. Poi, prima di uscire dalla stanza si voltò
verso Spike e disse: “David starà bene, ha solo bisogno di un po’ di riposo ma
si rimetterà tra una decina di minuti. Ti ringrazio per avermi ascoltata, è la
prima volta che riesco a parlare di quello che ho fatto con qualcuno.”
Il biondo si ritrovò senza accorgersi a sorridere di rimando alla ragazza,
mentre sorreggeva con due mani David che riprendeva piano piano conoscenza.
“Grazie a te.” disse Spike in un sussurro “Ora il mio puzzle si è quasi
completato.”
---------------------------------------------
Ti prego, fa che non sia venuto a scuola… Ti prego,
fa che non sia venuto a scuola… Ti prego, fa che non sia venuto a scuola…
“Down Summers?”
La professoressa Dawkins alzò la testa scrutando la classe un istante, per poi
riabbassare lo aguardo sul foglio e segnare l’ennesima assenza. Improvvisamente
una nuvola di capelli castani le passò davanti, fermandosi esattamente davanti
alla cattedra ed appoggiando le mani sul registro.
“Non segni l’assenza, sono io.”
La donna alzò la testa sfilandosi con grazia gli occhiali e fissò per un
momento la ragazzina che le stava davanti. Aveva ancora le guance rosse per la
corsa appena fatta e sulle spalle portava uno zaino color smeraldo. “La prego,
sono arrivata tardi, ma sono qui. Non segni l’assenza, per favore…” Ti prego, fa che non sia venuto a scuola… continuava
intanto a ripetersi, senza trovare il coraggio per voltarsi. Già era andato
tutto storto in quei giorni e ora, con la storia della nuova apocalisse, aveva
perso un bel po’ di ore di studio, ci mancava solo di arrivare tardi a scuola…
o un bell’interrogatorio…
“Vada a sedersi signorina Summers” disse finalmente la professoressa Dawkins e
Down tirò un sospiro di sollievo: le sarebbe dispiaciuto davvero mancare ad
un’altra lezione ed ultimamente il preside era diventato un piantagrane di
prima qualità ‘ Se non frequentate almeno i
tre quarti delle lezioni sognatevi la sufficienza a fine anno ’
aveva minacciato e Down, con tutto quello che era successo nei quattro anni
precedenti, aveva li suo bel daffare ad andare a scuola come un’adolescente
normale.
“In ogni caso, la aspetto nel mio studio dopo la lezione, credo che dovremmo
parlare…”
Down la fissò per un momento con gli occhi spalancati “ma… ma…” balbettò, ma la
professoressa Dawkins si rinforcò gli occhiali e ritornò a guardare il
registro. “Ora non ho tempo da perdere e vorrei poter continuare con l’appello.
Samantha Tunnes?” chiamò e a Down non restò che voltarsi per sentire il cuore
sprofondare in fondo al petto.
David era seduto nel banco esattamente in fianco al suo e la stava fissando.
Decisamente quella era una pessima giornata