STAGIONE 9

 

 

 

Di Elena P.

 

 

 

 

 

 

 

 

Disclaimer

 

Titolo: “BtVS Stagione 9”
Autore: Elena P.
E-mail: profondoblu@hotmail.com , aracne2005@gmail.com
Spoiler: nessuno

Pairing: le solite

Rating: nessuno
Timeline: la storia si colloca alla fine della 5 stagione di AtS che viene vista come la stagione 8 di Buffy. .
Summary: Alla fine della Stagione 7 di BtVS, crolla Sunnydale. Alla fine della stagione 5 di AtS, Los Angeles è in mano ai demoni. E all’inizio di una potenziale stagione 9 … come dovrebbero andare le cose? Ambientata nella ricostruita cittadina di Sunnydale, circa 7 mesi dopo la battaglia di Los Angeles, Willow, Down, Xander, Giles e Buffy si godono la loro vita lasciando i pochi demoni rimasti in mano alle novelle cacciatrici, certi di aver sventato tutte le più grandi apocalissi della storia… Ma, a Sunnydale, purtroppo per loro, nulla è come sembra

Feedback: assolutamente sì! Di qualsiasi tipo!!!
Note: alcuni personaggi sono estranei al Buffy-verse, la storia è ancora WIP ma la finirò. Probabilmente in tempi geologici, ma la finirò! Non lascio mai incompiuti i miei lavori!

 

La storia è presente anche sul sito www.aracne2005@altervista.org

 

 


Episodio 1

 

 

 

La porta cigolò sui cardini.

La ragazza si rannicchiò istintivamente nel letto, stringendo le lenzuola contro il volto accaldato.

La camera era completamente buia e nel letto, in parte a lei, la sua nuova coinquilina dormiva tranquilla sognando probabilmente il ballo di inizio corso e Matt Damon, un ragazzo del quinto anno, che l’aveva invitata appena due giorni prima.

Tessie tese l’orecchio alla ricerca di qualche altro rumore, di un singolo suono sospetto.

Nulla.

Forse, si era davvero immaginata tutto…

Chiuse gli occhi, cercando di riaddormentarsi, ma prima che ci riuscisse uno strano bisbiglio giunse alle sue orecchie… dapprima quasi impercettibile, poi sussurrato ed infine nitido, forte, come se lo stessero gridando da un altoparlante, esattamente dentro alle sue orecchie:

 

Uno, due, tre…  se non scappi vieni via con me…

Quattro, cinque, sei… la cacciatrice non si preoccupa dei plebei…

Sette, otto, nove… neanche la polizia troverà le prove…

Tre, due, uno… non si salverà più nessuno!

 

Tesse si alzò a sedere con un balzo, la fronte imperlata di sudore freddo pronta a scappare. Ma prima che potesse anche solo emettere un fiato un laccio di cuoio le tappò la bocca impedendole per sempre di gridare ed una freccia, silenziosa quanto letale, la trafisse in pieno il petto, facendola sussultare.

L’ultima cosa che vide, prima di morire, fu una lunga chioma scura ed una veste bianca che uscivano dalla finestra della sua camera con un agile balzo.

 

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“Com’è possibile che tu non abbia visto niente? Stavi dormendo in parte a lei o sbaglio?!”

 

La ragazzina chinò piangendo il capo verso il pavimento e scosse la testa con decisione.

Il commissario Kebly sospirò, scocciato.

Il corpo inerte di Tesse Newton giaceva ancora nella stessa posizione in cui l’avevano trovata, nella stanza accanto; la bocca aperta, come in una tacita richiesta di aiuto e gli occhi spalancati e pieni di terrore facevano pensare che avesse almeno tentato di gridare. Una persona che dormiva a meno di mezzo metro di distanza avrebbe dovuto sentirla per forza, o quantomeno accorgersi di qualcosa pensò. Eppure, anche se non era stata sicuramente drogata (aveva già fatto tutti gli esami ed era risultata negativa a tutti i test) la sua compagna di stanza continuava a negare con convinzione e, quel che era peggio, sembrava anche stranamente sincera.

 

“Non ho sentito niente, ve lo giuro…” singhiozzava ancora Tanya, tirandosi indietro i capelli ancora spettinati “se avessi sentito qualcosa ve lo direi, ve lo giuro… ma non mi sono accorta di niente…”

“Commissario Kebley…” la chiamò improvvisamente un suo sottoposto, interrompendo il filo dei suoi ragionamenti. “La squadra speciale è arrivata.” Disse, semplicemente. Il capo della polizia scientifica sbuffò di nuovo, visibilmente alterato.

“E va bene, fateli passare…” concesse alla fine, sapendo benissimo di non avere alcuna via di scampo. “Speriamo soltanto di liberarcene in fretta!”

A dirla tutta, il commissario Kebly non aveva mai sopportato l’istituzione di quella “squadra speciale” come osavano definirla al comando.

Era inammissibile, per quanto la riguardava, che nel XXI secolo si ricorresse ancora a metodi così… primitivi per risolvere i casi! Ok, era stata assunta a Sunnydale da poco e ancora non conosceva tutte le stranezze locali, ma… insomma! Lei era pur sempre un membro della polizia scientifica di Los Angeles che diamine! Una donna che si era laureata a pieni voti in criminologia e che aveva ricevuto una menzione speciale per il lavoro svolto e per la sua precisione. Era, insomma, per un approccio diretto, oggettivo, alla CSI. Non credeva certo che una ragazzina, bionda, minuta, di origini californiane e con uno strano manipolo al seguito di occupazioni e capacità quantomeno incerte, riuscisse veramente a-

“Fare luce sull’intera faccenda ed assicurare il demone che ha fatto questo alla… emh… giustizia divina? Ma certo!”

 

Ecco, appunto.

 

Un nugolo di giornalisti entrò con telecamere, macchine fotografiche e microfoni puntati in tutte le direzioni nel corridoio del dormitorio, del tutto simili ad una mandria impazzita e a capo di tutti, naturalmente, stava  la nota ragazzina bionda, sui 25 anni, che camminava altera e sicura davanti ad un uomo sui 55 e ad un paio di altri ragazzi quasi sicuramente due suoi coetanei, che sorridevano tutti soddisfatti alle loro spalle posando per i fotografi. Al commissario Kebly non rimase che scuotere con disapprovazione la testa, sbuffando ancora più forte.

 

“Adesso, lasciatemi fare il mio dovere.” disse la biondina e, come per incanto, tutti i giornalisti girarono i tacchi e si allontanarono parlottando lungo il corridoio.

 

“Ah…” sospirò con sollievo l’uomo di mezza età, evidentemente non avvezzo a trambusti del genere “apprezzo con piacere che la diplomazia della stampa sia notevolmente migliorata da quando hanno scoperto cosa vuol dire restare senza voce in seguito al malocchio di una strega!”

La tossettina indiscreta di Buffy gli fece immediatamente capire che, evidentemente, stava camminando su un territorio minato. 

“Signor Giles…  forse non è il caso di sbandierare ai quattro venti la nostra ehm… opera di convinzione…” sussurrò infatti la cacciatrice tra i denti sorridendo sfacciatamente ad uno dei poliziotti che la guardavano allibiti quanto ammirati “andiamo piuttosto, abbiamo del lavoro da sbrigare…”

“E’ vero.” disse il distinto uomo inglese che evidentemente rispondeva al nome di signor Giles, “Potreste per cortesia condurci nel luogo dove è stata compiuta questa ennesima, orribile tragedia?”

Il commissario Kebly si fece avanti sospirando ed indicò una stanzetta pochi metri più in là, con una mano chiusa a pugno da cui spuntava un indice ossuto.

“Venite, vi faccio strada io…” disse, superando a passo svelto il gruppetto, ma non abbastanza in fretta da non sentire Buffy rivolgersi all’uomo inglese e dire:  “Ma cos’ha mangiato quella stamattina? Cereali, latte e acidità per caso?”

“E’ comunque il capo della polizia di Sunnydale, Buffy. Lasciala perdere e risolviamo il caso più in fretta che possiamo…” le disse Willow, sempre avvezza a non farsi troppo notare e, soprattutto, a non creare problemi di alcun tipo agli altri.

Ma la biondina alzò gli occhi al cielo, imbronciata.

“Lavoro, lavoro, lavoro, sempre lavoro… ma perché non possiamo mandare una delle potenziali-ops… delle cacciatrici a fare queste cose? Oppure potremmo fare come ai bei vecchi tempi: un bel paletto nel cuore se è un vampiro oppure una bella ascia sulla testa se si tratta di un demone e non se ne parla più. Risparmiamo tempo, denaro ed io non devo passare tre ore tutti i giorni a domandarmi se prima o poi mi verrà una paresi!”

“Buffy, Buffy… te l’ho già spiegato cento volte…” sospirò Giles, spingendola verso la porta e sorridendo sfacciatamente al paparazzo nascosto dietro l’angolo “ormai, con tutte le cacciatrici che ci sono in giro l’opinione pubblica è direttamente coinvolta. Non possiamo semplicemente far finta di niente e comportarci come quando tutto era solo uno straordinario segreto…”

“Non è mai stato un segreto… o almeno non è colpa mia se la gente è stupida e non si è mai accorta di niente!” “Andiamo, così è anche più divertente!” le fece notare Xander che, come unica risposta, ottenne un’occhiataccia da parte di Willow alla quale non era piaciuta per niente l’idea di dover ricorrere alla magia nera al solo scopo di disfarsi dei giornalisti. “Ma visto che a quanto pare mi diverto solo io andrò a vedere che cosa posso scoprire analizzando quella finestra…”  fece spallucce Xander, raggiungendo gli altri all’interno della stanza. “A volte mi manca Andrew, almeno lui avrebbe capito… cielo, non credevo che lo avrei mai detto…” bofonchiò tra sé e sé raggiungendo il vetro.

 

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“Santi Numi…”

 

Il commissario Kebly si avvicinò ad una delle tende, permettendo alla luce di entrare attraverso le inferiate. La stanza era piccola, quadrata, illuminata solo dalla debole luce di due piccole lampade da comodino e dalla finestra, per altro esposta ad ovest, dalla quale passava solo un debole raggio di sole.

Sul letto, macabro spettacolo, il corpo della giovane liceale giaceva ancora inerte, la bocca spalancata, le mani strette intorno al petto come a voler estrarne la freccia ed una macchia di sangue, enorme, imbrattava il pavimento scostandosi in alcuni punti, come per magia, e mettendo in risalto la scritta “ANAID” .

 

“So che è terribile…” disse il commissario Kebly, gustandosi l’espressione atterrita della ragazza bionda, che si guardava intorno spaesata “è incredibile pensare che Tesse sia morta così. Senza un lamento. Senza invocare nemmeno l’aiuto della sua compagna di stanza, la giovane Tannie Wilson, che ha dato l’allarme stamattina presto non appena si è svegliata. Ha detto di non aver sentito niente. Ha persino sognato.” aggiunse poi, in tono quasi accusatorio.

 

Buffy si voltò con gli occhi sgranati verso il commissario Kebly.

 

“Mio dio…” disse di nuovo esterrefatta “ma è terribile…”

 

“Lo so.” annuì il commissario in tono grave “La squadra scientifica ha voluto il vostro appoggio a causa di quelle macchie di sangue sul pavimento dall’aspetto decisamente strano, ma io ero nettamente contraria a far partecipare un gruppo di giovani all’indagine, considerato soprattutto che questo significava costringerli ad assistere ad un tale-”

 

“Questa camera da letto sembra costruita da un Troll!” esclamò senza darle retta Buffy, tra l’inorridito e l’incavolato

 

“Chi è stato l’architetto? Come responsabile della squadra speciale della polizia di Sunnydale, esigo di parlare subito col responsabile del dormitorio. Come si può costringere delle povere ragazze a dormire in un ambiente così orribile! Persino i mobili non sono in coordinato tra di loro!”

 

Beh, evidentemente la tragedia della giovane Tesse Newton non sembrava essere al primo posto nella scala delle cose orribili di quella ragazza…

 

Finalmente, Buffy si avvicinò al corpo esanime senza toccarlo e prese a guardare attentamente il collo ed alcuni segni particolari sul volto.

 

“E’ stata legata con un laccio di cuoio, per questo non ha urlato” osservò asciutta, accendendo due pomelle rosse sulle gote asciutte del commissario “e per quanto riguarda la scritta sul pavimento… signor Giles?”

“Apparentemente, sembra che non abbia alcun senso, a parte il fatto che letta al contrario significa Diana” disse l’osservatore, dopo averla guardata per un istante

“Xander?”

“La finestra è stata aperta dall’esterno, ma non ci sono segni di scasso. Chiunque sia stato, penso si sia servito della magia per entrare qua dentro…”

“E’ anche possibile che Tanya, la compagna di stanza di Tesse, abbia aperto volontariamente la finestra al suo assassino” fece notare con aria di superiorità il commissario Kebley

“Willow?”  chiese allora Buffy, sorridendo alla rossa come per farle coraggio

La ragazza alzò un sopracciglio perplessa. Non era abituata al fatto che Buffy chiedesse la sua opinione, non in pubblico perlomeno. Evidentemente voleva dimostrare che era un buon comandante. Prese quindi fiato e rispose:

“E’ escluso, posso sentire le tracce dell’incantesimo anche da qui” disse, guadagnandosi uno sguardo scettico dal commissario “In quanto all’incantesimo con cui hanno creato queste tracce nel sangue è piuttosto banale.” disse “Diana era la dea della caccia per gli antichi greci”

“E allora?” chiese del tutto spaesato Kebley. “Allora non può essere lei.” tagliò corto Willow che iniziava ad averne abbastanza del modo di fare di quella donna “Diana era la dea della caccia al tempo degli antichi greci, come tutti sanno, ma poi fu dimenticata. Quindi, anche se le sue armi erano delle frecce avvelenate come quella che ha ucciso questa ragazza possiamo escluderla perché non avrebbe avuto motivo di scendere fin sulla terra per uccidere delle giovani mortali, soprattutto considerato che il regno degli dei è finito da un pezzo. No… se mai abbiamo a che fare con un-”

“Demone emulatore” completò Giles

Il distinto uomo inglese si tolse gli occhiali, strofinandoli con un angolo della giacca di tweed. Un atteggiamento che al commissario Kebley parve parecchio sgarbato.

“Ne esistono diverse specie”continuava intanto “ed ognuna di esse usa una tecnica differente presa in prestito da un altro demone. Alcune imitano i vampiri, altre gli Sloggut, altre ancora le Furie. Non mi era mai capitato, nella mia lunga esperienza di osservatore, qualcuno che imitasse degli dei: la loro vendetta, se lo scoprissero, sarebbe tramenda…”

“Ok, allora passiamo alla domanda cruciale: dove lo troviamo e come lo uccidiamo?” Buffy sembrava più spiccia che mai, oggi.

“Prima dovremmo sapere dove cercarlo…” le fece notare Xander.

“Non vi preoccupate, lo so io” disse Willow e con sorriso alla state-tranquilli-tanto-ci-pensa-la-rossa uscì dalla porta insieme a Buffy lasciando a Giles e a Xander l’onore, del tutto indesiderato, dei convenevoli con il commissario della polizia di Los Angeles.

 

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“Dove stiamo andando di preciso?” chiese Buffy all’amica, una volta lasciato l’edificio. I giornalisti le attendevano subito fuori come sempre, ma grazie ad un efficace quanto semplice incantesimo la streghetta rossa riuscì a farle passare inosservate.

“Alla vecchia bocca dell’Inferno di Sunnydale, mi pare ovvio” le rispose con un sorriso tirato la strega. Evidentemente, neanche lei era troppo desiderosa di tornarci…

Buffy ne rimase alquanto stupita.

“E perché proprio lì?” chiese infatti, cercando di apparire noncurante “Del resto, la maggior parte dei demoni che abbiamo uccis- ops… sconfitto ultimamente si annidavano nella periferia della città, in qualche cripta diroccata o nella zona non ancora costruita di Sunnydale. Nessuno osa allontanarsi troppo dalla bocca dell’inferno con tutte le cacciatrice che ci sono in giro adesso…”

“Sì” annuì la strega “ma non questo. ”

“E come fai a saperlo con certezza?” chiese Buffy, sperando fino in fondo di non doverci andare

“Semplice” rispose Willow con un debole sorriso “ne ho percepito la forza”

 

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“Avrei voglia di vomitare!”

 

Il corpo muscoloso del demone, la testa girata di 180 gradi ed una grande quantità di muco che usciva da tutte le parti del corpo, giaceva inerte a pochi centimetri dal lago. Spike si liberò la faccia dalla bava verdognola e sollevò un braccio del demone.

 

“Andiamo, Angel, smettila di piagnucolare come una vecchia zitella e vieni qui a darmi una mano…In due faremo prima” aggiunse.

Angel si avvicinò riluttante; un fianco, il sinistro, grondava della stessa sostanza vischiosa che aveva colpito in pieno Spike nell’ultima fase dello scontro. Strappò con uno strattone violento una foglia gigantesca da un albero lì vicino e la divise in due, afferrando poi il demone con entrambe le mani protette dal “guanto”

“Ma con tutti i demoni che abitano queste vallate, proprio il più schifoso dovevamo incontrare?” si lamentò ancora, afferrando la creatura per l’altro braccio e gettandola, finalmente, nel lago.

“Guardami! Sono un cadavere, ma è la prima volta che puzzo sul serio come un cadavere! Se riuscissimo almeno a trovare una pozza d’acqua o del cibo, allora io…”

“Risparmia il fiato e cammina. Non ho voglia di passare un'altra notte all’aperto, io.” tagliò corto il vampiro. Lo spolverino di pelle, impregnato di quella disgustosa sostanza viscida, venne gettato nel lago dopo essere stato usato come salvietta da entrambi e si sciolse in un sonoro frschhhh…

“Nemmeno questo lago è decente…” sbuffò di nuovo Angel, gettandogli un’occhiata schifata e seguendo di nuovo Spike che, ben lontano dal lamentarsi, si era già arrampicato su di una collina con addosso i soli jeans e la maglietta e con i capelli biondi spettinati dal vento.

“Sono arcistufo di questo posto!”

 

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“Beh, eccoci arrivati…non mi pare che ci sia il nostro amico nei dintorni, no? Ok, allora possiamo anche andare.”

“Aspetta un momento!” Willow la riacchiappò al volo, tirandola per una manica della giacca “non mi sembra che abbiamo guardato con molta attenzione…”

“E’ proprio necessario?” chiese con un sorriso colpevole Buffy, ben sapendo che la risposta della sua amica sarebbe stata decisamente affermativa

“Assolutamente sì!” esclamò infatti Willow con i grandi occhi nocciola sbarrati “Una ragazza è morta, Buffy. Non possiamo semplicemente fare finta che non sia successo niente e lasciare che, magari, accada di nuovo. Noi dobbiamo-” “Combattere il male e fornire un esempio di impegno morale per le nuove popolazioni di cacciatrici che ci succederanno. Cielo, non sai quante volte l’ho già sentito dire dal signor Giles ultimamente! Ok… non mi lasci altra scelta quindi… andiamo…” concesse infine Buffy sospirando forte e puntando lo sguardo direttamente sulla porta della cantina che le avrebbe condotte dritte al sigillo di Danzalthar, unica cosa rimasta intatta dopo l’ultima, catastrofica, distruzione di Sunnydale.

 

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Una televisore seguì la pentola, poi una lampada ed infine uno stereo.

Ecco, adesso la nuova casa dei ragazzi poteva dirsi finalmente completa…

Xander ripiegò l’ultimo scatolone e sospirò, detergendosi alcune gocce di sudore dalla fronte.

“Ancora alle prese con imballi e polistirolo?” chiese una voce allegra alle sue spalle.

“Down.” rispose il ragazzo con orgoglio “Guarda. Oggi, finalmente, posso dire di aver concluso l’opera di riempimento di casa Summers!”

“Bene, così non dovremo più dormire con tutti gli scatoloni fuori sulla veranda. Mi piace poter avere uno spazio all’aperto libero da attrezzature ed imballaggi” disse, ed insieme si avviarono verso il divano. “Che ne dici di fare un po’ di zapping su quel bel televisore al plasma?”

 

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“Sei sicura di voler andare?”

 

“No…” si lasciò scappare Buffy in un sussurro, non appena la porta della cantina si chiuse alle loro spalle “ma l’ultimo covo di attività demoniaca vicino alla bocca dell’inferno si trova proprio qui, quindi…”

 

“Avanti…” le fece coraggio Willow, battendole amichevolmente una mano sulla spalla “il dovere innanzi tutto…”

 

Buffy annuì, triste.

 

“E’ solo che… ogni singolo granello di sabbia di questo posto mi ricorda Angel, Anya e Spike. Non ho mai più visto nessuno di loro tre dopo la battaglia contro il Primo e adesso…”

“Lo so…”

 

Buffy alzò la testa verso il soffitto, nel tentativo insperato di non piangere.

 

Spike…

 

Angel…

 

Li aveva visti entrambi per l’ultima volta, quel giorno.

 

E adesso, adesso che sapeva che nessuno, nessuno della W&H, era sopravvissuto alla battaglia che c’era stata a Los Angeles qualche mese prima… si sentiva ancora peggio. All’inizio aveva semplicemente pensato che si fossero nascosti; poi aveva sperato che fossero scappati; infine che fossero entrambi prigionieri di qualche fortissimo demone…

ma alla fine…

 

Willow guardò l’amica ferma a pochi passi dalla porta d’ingresso agli scantinati della scuola. L’avevano ricostruita così, perfettamente identica, sicuri che l’impatto psicologico degli abitanti, una volta riavuta la propria città, sarebbe stato positivo. Ma si sbagliavano. Nessuno aveva più voluto metterci piede e adesso, il vecchio liceo Sunnydale Hight si stagliava desolato, dimenticato da tutti, in una marea di cemento armato. In ogni caso, Buffy non aveva mai avuto timore di andarci… l’aveva girato tutto, ripulito da cima a fondo da qualsiasi forma di spirito o demone che potesse esserci nei paraggi…

tranne che in quel punto…

 

Willow la capiva.

 

Aveva fatto lei stessa l’incantesimo per cercare la squadra di Angel, dopo lo scontro con i Senior Partners, e quello che aveva scoperto aveva fatto cadere tutti nello sconforto:

i membri della Angel Investigation erano tutti morti. O meglio quasi tutti…

Lo spirito di Fred sembrava ancora presente, da qualche parte tra le varie dimensioni ma non riusciva a capire dove, mentre Angel e Spike… semplicemente erano spariti. Dissolti. Non c’era traccia di loro in nessuna delle dimensioni demoniache normali né in quelle dove sarebbero potuti finire una volta diventati cenere di vampiro… Non era stato facile dirlo a Buffy. Ma non c’era stata nessun’altra alternativa.

La strega posò una mano sulla spalla minuta della cacciatrice e lei si voltò, con un sorriso tirato sulle labbra.

“Dobbiamo entrare, vero?” le chiese, come a volersi piantare il coltello ancora più profondamente nel cuore

“Sì… mi dispiace” rispose Willow.

Buffy annuì ed entrambe, con fare deciso, si voltarono verso la porta cigolante dello scantinato.

 

“Allora andiamo.”

 

 

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“L’abbiamo trovato, era sul cratere, come aveva pensato Willow.”

 

Il signor Giles si precipitò fuori dalla porta della cucina con l’aria di un bambino ansioso e gli occhiali leggermente di traverso.

“L’avete battuto? Era un demone emulatore? Come l’avete sconfitto, che aspetto aveva?”

“Ehi, si calmi!” esclamò Buffy frastornata, tendendo una mano avanti come a voler fermare fisicamente il mucchio di domande che l’osservatore le stava ponendo

“Non siamo mica a passaparola!”

“Scusatemi…” disse Giles sorridendo “è solo che le informazioni che abbiamo su questo demone sono così poche che… ma devo essermi lasciato prendere la mano dalle mie ricerche di osservatore ultimamente. Ditemi piuttosto: state bene? L’avete battuto?”

“Sì, l’abbiamo battuto.” disse Buffy con un sorriso tirato “e sì, aveva ragione lei, era un demone emulatore. Quando l’abbiamo trovato era già morto, a dire il vero: Diana l’aveva già ammazzato”

“Diana?!” chiese Giles togliendosi istintivamente gli occhiali “ma come…”

“L’ha detto lei che agli dei non piace essere imitati” rispose pronta Willow, con un sorrisetto di superiorità sulle labbra color rubino “e gli dei greci, si sa, sono abbastanza vendicativi. Quando siamo arrivate stava già facendo svanire il corpo. In ogni caso, ha detto qualcosa riguardo a Sunnydale. Qualcosa di strano…”

“Che cosa?” chiese allarmato il signor Giles

Willow e Buffy si scambiarono un’occhiata eloquente.

“Che la bocca dell’Inferno sta per tornare in attività…” disse alla fine Buffy d’un fiato “e che il mio compito di cacciatrice, qui, non è ancora terminato.”

 

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“Immagino tu sappia perfettamente che continuando a scalare montagne non arriveremo da nessuna parte!”

 

Spike non si voltò nemmeno, continuando a camminare.

 

“E’ un pezzo che non parli e se devo dirla tutta questo non mi piace: significa che stai architettando qualcosa…”

 

“Finiscila Angel” il tono del vampiro era freddo e tagliente, proprio come la neve che scendeva dalla cima della montagna e che gli congelava il volto.

Sembrava quasi che si fossero scambiati i ruoli.

Angel si fermò un attimo indietro, guardandolo.

Spike avanzava nella tormenta di neve dimentico di tutto, a testa alta, gli occhi puntati fissi sulla vetta come se lì ci fosse qualcosa, uno scopo, un obiettivo.

Il vampiro non sapeva davvero più che cosa pensare

 

“C’è un motivo per cui vuoi arrivare per forza fin là in cima?” chiese ancora, incespicando nella bufera.

 

“Forse.” gli rispose Spike sempre di spalle, in un solo respiro; ed Angel poté percepire chiaramente la forza che stava dietro quella singola parola. La forza della  speranza.

Ormai erano confinati laggiù da almeno due settimane, ma con tutta probabilità il tempo trascorreva in maniera differete rispetto a dov’erano vissuti prima, sulla terra. Un punto a favore per la tenacia di Spike. Anche perché, se non avessero trovato ben presto un modo per uscire da lì sarebbero morti braccati da uno dei tanti demoni che sembravano sbucare sa tutte le parti o per gli stenti. Non avevano ancora trovato, infatti, né un rifugio, né una fonte di cibo, né qualsiasi altra cosa che non fossero demoni assetati di sangue oppure arrabbiatissimi con loro per il casino combinato. Una bella compagnia. Soprattutto quando a mala pena ti reggi in piedi. Ed Angel, lo sapeva, di tutto questo poteva incolpare solo una sola persona: sé stesso.

 

Improvvisamente, il vampiro biondo si voltò, il volto tirato, le palpebre socchiuse, le mani… in quella che poteva sembrare una evidente posizione da combattimento.

 

“Che succede?” chiese Angel incespicando nella neve ed avvicinandosi. Cercando nel frattempo di scrutare, tra i vortici, l’oggetto della reazione di Spike. Non vedendo niente.

Gli occhi del vampiro biondo, intanto, erano diventati dello stesso colore della tempesta. Indecifrabili. Il suo volto, già spigoloso per natura, aveva assunto dei contorni se possibile ancora più affilati e la bocca, quella bocca irriverente, quella bocca così avvezza a sfottere come a baciare, si era ridotta ad una sottile linea rosea sulla pelle, ora più che mai diafana e gelata.

“Che cosa diamine ti prende, Spike? Che cosa hai visto?” chiese ancora Angel allarmato. Non ricevendo di nuovo risposta. Non lo aveva mai visto così. Spike aveva avvertito qualcosa, ma lui non riusciva nemmeno a capire che cosa fosse. Poi, d’un tratto, le iridi chiare del vampiro divennero nere, gli occhi si spalancarono, la testa si voltò di scatto verso Angel ed una voce roca, bassa ed inquietante, uscì dalle labbra di Spike diretta ferocemente contro il vampiro moro.

 

“Non puoi più scappare…

                            Sta arrivando…

                                    

Uno, due, tre…  se non scappi vieni via con me…

                                                      Tre, due, uno… non si salverà più nessuno!

 

Episodio 2

 

“Di nuovo?!”

“Ma non è possibile!”

“Io non ce la farò mai a prepararmi in tempo!”

 

La classe 3°A dell’Istituto di Belle Arti di Sunnydale esplose in un coro vociante di ragazzi scontenti ed incavolati. Non era da loro lamentarsi per il troppo lavoro a casa, né tantomeno per le occasionali sparizioni e morti improvvise che, comunque, erano parecchio calate dai tempi dell’ultima apocalisse di Sunnydale, ma stavolta la professoressa di matematica stava davvero oltrepassando ogni limite!

 

“Tre compiti di analisi, questo mese!”

“Io direi di appellarci al comitato studentesco!”

“Abbiamo anche altre cose da fare!”

“Com’è possibile che nessuno degli altri professori si renda conto del fatto che sta esagerando?!”

 

Sì, decisamente i ragazzi non avevano la minima intenzione di studiare ancora e preferivano perdere tempo prezioso a lamentarsi invece che a ripassare… David ritornò con lo sguardo sul suo libro di testo, ben attento a tenersi come al solito in disparte, in un angolino della classe. I suoi occhiali, spessi almeno tre centimetri, giacevano abbandonati sul banco in parte alla sua matita ed un foglio, piccolo quanto leggero, portava impresse sulla superficie bianca alcune linee simili a ricami neri che sarebbero finite, come altre, riprodotte su una tela bianca al prossimo compito di ornato.

 

“Non sapevo che avessi già finito la bozza per la tavola della settimana prossima” disse Down, voltandosi verso di lui e sorridendo compiaciuta “io sono decisamente a corto di idee…”

“Guarda la natura, lei non lo è mai” rispose David con un sorriso, alzando gli occhi dal libro solo durante l’ultima parte della frase

“Siediti, ti faccio vedere…”

Down prese una sedia da un banco lì vicino e si accomodò in parte al suo compagno. David era basso, magro, con un fisico ben delineato e scolpito, ma troppo insignificante di fronte a tutti i fusti alti due metri che popolavano le classi superiori per essere notato. Aveva i capelli neri ed un paio di occhi azzurri che difficilmente si vedevano, nascosti com’erano per la maggior parte del tempo dietro agli occhiali troppo spessi o ai libri troppo pesanti sui quali trascorreva senza noia gran parte della sua giornata ed in fondo, pensava Down, era… decisamente troppo intelligente o timido per passare ore e ore a lamentarsi di facezie come il compito in classe di matematica o di come la vita non fosse stata giusta con lui. Un’occupazione che, almeno ultimamente, sembrava aver preso il sopravvento tra i discorsi preferiti dei suoi compagni di classe. Lui preferiva sedersi e studiare o disegnare, far fruttare al meglio il suo tempo. Una dote che sicuramente un osservatore come il signor Giles avrebbe molto apprezzato, se non addirittura venerato. Qualcosa che, invece, per gli altri suoi coetanei, era solo un motivo per sfotterlo ad ogni occasione. Per denigrarlo.

“Osserva quella ragnatela…” disse, sempre sorridendo David. Additando un angolo della stanza dove il bidello, evidentemente, si era dimenticato di pulire.

Down storse il naso schifata.

“Non fare quella faccia.” la riprese immediatamente il ragazzo “Per quanto ti possa sembrare appiccicosa, inutile e sporca i suoi fili sono fatti di seta finissima e la sua resistenza è quasi il doppio di un cavo d’acciaio, inoltre…” disse David, prendendo una matita e posandola su di un foglio, “il ragno che l’ha costruita non sarebbe eguagliabile da nessuno dei nostri architetti…”

E, così dicendo, il ragazzo prese a disegnare alcuni tratti sottili con una matita rossa sul foglio che aveva davanti ed in men che non si dica, lo scarabocchio di David divenne uno dei disegni più belli ed interessanti che Down avesse mai visto.

 

 

 

 “Ecco.” disse il ragazzo, porgendole il foglio una volta conclusa l’opera “Questo è l’aspetto che potrebbe avere se fosse completamente infuocata, appesa a un albero con dietro un bosco in fiamme. Che te ne pare?”

“Beh… è… inquietante…” riuscì solo a dire Down, mentre le sue compagne di classe ancora vociavano su come saltare la verifica di matematica.

 “Lo so…” disse David alzando le spalle con noncuranza  “se vanno avanti così non solo non troveranno mai il tempo necessario per studiare, ma finiranno anche per rimanere senza voce.”

 

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“Perché è già chino sui libri?”

 

Il signor Giles si voltò di scatto, non riuscendo a capire chi avesse parlato. Trovandolo, infine, fermo in un angolo della porta, la spalla appoggiata tra lo stipite ed il muro e lo sguardo fisso sui libri aperti sopra la sua scrivania come a volerli mangiare.

 

“Xander…” disse, cercando di non dare alla sua voce quel fastidioso tono balbettante che aveva sempre quando qualcosa lo coglieva di sorpresa “non credevo fossi già tornato a casa…”

“Ho lasciato in camera alcune cose prima di andare a prendere Down a scuola. Allora… come mai sta già facendo ricerche? La prossima apocalisse non dovrebbe capitare prima-”

“Di giugno, sì, l’ho notato.” disse Giles con non poca preoccupazione e Xander, decisamente incuriosito, si avvicinò di qualche passo al tavolo

“Giugno?! Ma.. io veramente l’ho detto solo come battut-”  “Stavo scherzando!” rispose subito Giles, notando come il volto del ragazzo avesse assunto improvvisamente un’aria sconvolta  “Ah.. bene” si sciolse con un sospiro Xander, appoggiandosi una mano sul cuore come a voler simulare un infarto “Per un attimo ci avevo quasi creduto sa? Beh, in ogni caso, cos’è quella roba?” chiese, notando tra le varie carte sparpagliate dall’osservatore, una strana cartina a forma di spirale. Accanto al disegno, con una calligrafia piccola e sottile, erano riportate alcune parole in una lingua che sicuramente il ragazzo non conosceva.

“Ah.. quella…” disse Giles, chiudendo nel frattempo un altro paio di volumi decisamente polverosi  e mettendosi gli occhiali sul naso “E’ la carta del piano demoniaco, una specie di stradario delle dimensioni ma solo di quelle abitate dai demoni.”

La curiosità di Xander, ora, si stava trasformando velocemente in tensione.

“Oh, mi piace solo tenermi informato…” lo tranquillizzò subito Giles, che aveva notato lo sguardo preoccupato del ragazzo “del resto, sono ancora un osservatore…”

“Giusto. allora, io vado a prendere Down a scuola eh…” svicolò velocemente Xander con un sorriso tirato prima che quel famoso infarto gli venisse sul serio questa volta “Ci vediamo quando ritorno!”

“Sì, intanto io dico a Willow di preparare la cena, Buffy dovrebbe essere qui a momenti…A dopo, Xander.”

“A dopo signor Giles…”

 

“Non crederà mica di averci ingannati tutti, vero?”

La voce asciutta e cristallina di Willow risuonò nella stanza non appena il ragazzo se ne fu andato.

Il signor Giles sospirò, scoraggiato.

“Non posso proprio nasconderti niente, vero?”

La strega sorrise e si avvicinò alla scrivania trascinando una sedia.

“Molto poco. In ogni caso, si ricordi che quando è preoccupato le si forma quella ruga sulla fronte che…” “Ok, ok… come non detto…” la fermò subito Giles sorridendo.

“Allora, che cosa c’è che non va?” chiese la rossa, puntando gli occhi nocciola nelle iridi grigie dell’osservatore che la trovò decisamente maturata. Willow non era più la ragazzina sparuta e pasticciona dei tempi del liceo e non era più nemmeno la strega senza controllo che aveva quasi distrutto Sunnydale. Adesso in lei si era imposto un nuovo equilibrio, un gioco delle parti che, se da un lato celava un potere immenso, dall’altro le donava una sensibilità ed un’intuitività senza pari. Forse aveva solamente accettato sé stessa. O forse, molto più semplicemente, aveva capito che in quel momento non era il caso di creare problemi ma bisognava darsi tutti una mano…

 

Giles tirò un lungo sospiro e le porse un foglio di carta.

 

“La riconosci?” chiese.

Willow la guardò per un attimo, poi rispose

“E’ la tavola di Denzalthar, una sorta di tabella delle dimensioni. Se ben ricordo, è strettamente connessa al sigillo di Danzalthar, quella sorta di passaggio per l’inferno che si trova sotto il liceo e che si è aperto durante l’ultima apocalisse” Giles la guardò ammirato. Non molti dei suoi colleghi avrebbero saputo rispondere così bene ad una domanda del genere. Del resto, non era mai stato l’unico a sostenere che Willow avrebbe avuto sicuramente la stoffa dell’osservatrice.

“Adesso, prova a confrontarla con questa…” le disse Giles, porgendole un altro foglio, quasi identico al primo ma con al posto della spirale centrale una lunga serie di cerchi, uno più piccolo dell'altro.

“Ehi, ma c’è una dimensione in più!” esclamò la ragazza sorpresa, indicando il punto con un dito sottile dall’unghia perfettamente smaltata.

 

“Questo che significa?”

 

Giles contrasse le labbra, serio.

 

“Vedi, è questo il problema…” disse “Stavo facendo delle ricerche dopo quello che mi avete detto tu e Buffy su Diana e ho scoperto che le ondate demoniache qui, a Sunnydale, sembrano essere direttamente connesse con l’arrivo della primavera e che, ogni anno, almeno un demone della dimensione infera più bassa, quella più pericolosa, giunge da noi attraverso la Porta dell’Inferno…”

“Alias, Sigillo di Dalzalthar… Aspetti un momento! Sta per caso dicendo che…” sbiancò in un attimo Willow.

“La Bocca dell’Inferno si apre con ciclicità e, ogni volta, sempre un pochino di più. Sì.” Giles vide la strega confrontare ancora una volta le cartine, gli occhi nocciola spalancati, il piede che batteva ritmicamente sul pavimento lucido. Non poteva essere. Loro.. loro avevano chiuso definitivamente la Bocca dell’Inferno due estati fa, dopo la battaglia contro il Primo. Non poteva essere sul punto di aprirsi di nuovo! Non era possibile! A cosa sarebbero valsi, altrimenti, i sacrifici di Anya, Spike e tutte le altre SIT?  A cosa sarebbe servito distribuire il potere? Eppure…

Il Maestro… confinato nella dimensione infera più vicina alla terra, quella dei non morti, aveva manifestato la sua presenza uccidendo Buffy ad aprile. Il demone incarnato nel sindaco: la dimensione demoniaca appena poco più profonda, era asceso a maggio e Glory, rinvenuta dalla VI dimensione infernale in ordine di distanza… Nessun cenno al The First, ovviamente, ma lui era sulla Terra da un pezzo quindi… invece l’Ubervamp… oddio… Willow studiò attentamente la cartina confrontando i nomi dei vari demoni che abitavano le varie dimensioni, trovando infine quello che cercava…

 

Demone emulatore” lesse, con calma, quasi non volesse andare avanti  abitante della XVIII dimensione demoniaca, molto  vicino al centro dell’attualmente conosciuto inferno… è un demone di scarsa importanza, normalmente abbastanza burlone. Emula il potere degli altri demoni, di lui non si conosce altro. Venne portato sulla terra dagli incantesimi mal riusciti di alcuni sciamani del deserto nel 1870 e da allora vive…” Willow si fermò un attimo, meravigliata “ma, signor, Giles” chiese “non è possibile che questo demone emulatore sia soltanto uno degli esemplari evocati da quell’incantesimo?” L’osservatore annuì, serio.

“Sì, Willow, è possibile. Ma non dobbiamo dimenticare che tu e Buffy l’avete trovato proprio sulla Bocca dell’Inferno, inoltre, se quello che dice Diana è esatto…”

 

“La Bocca dell’Inferno potrebbe aprirsi completamente alla prossima primavera lasciando uscire qualcosa di veramente mostruoso?” chiese Buffy entrando, con un sorriso tirato che le increspava leggermente le labbra.

 

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“Stai bene?”

 

Spike aprì lentamente gli occhi, cercando di abituarli alla calda luce del sole crepuscolare.

 

“Co-come mai non stiamo bruciando?” chiese, cercando di rimettersi seduto. Il sole gli danzava sulla pelle, provocandogli solo una piacevole sensazione di calore e di luce. Nessun danno.

“Evidentemente, il sole di questa dimensione non ci uccide…” spiegò in un attimo Angel, visibilmente alterato, bloccandolo con una mano e facendo aderire la sua schiena di nuovo contro il ruvido e scomodo tronco di un albero alle sue spalle “ma prima che tu te ne sbatta del fatto che avremmo potuto anche morire entrambi e ricominci ad andartene in giro a scalare montagne e a diventare improvvisamente la versione mal riuscita di Marilyn Manson, esigo di sapere che cos’è successo prima e che cos’hai in mente!”

Decisamente uno dei discorsi più lunghi che Spike gli avesse mai sentito fare. Evidentemente avevano davvero schivato la morte per un soffio…

“Non rompere eroe, ok?” lo zittì comunque cercando di rialzarsi di nuovo. La testa gli faceva un male incredibile ed il suo stomaco reclamava un pasto abbondante almeno quanto il suo corpo esigesse un bagno estremamente lungo e disintossicante. Afferrò la maglietta nera dal prato e si diresse, con lo sguardo di Angel saldamente puntato sulle scapole, verso la montagna dalla quale il suo sire lo aveva tratto in salvo poco prima.

Possibile che non si rendesse conto del pericolo a cui andava incontro? Ma perché dev’essere sempre così testardo?! mugugnò Angel tra i denti, prima di alzarsi in piedi e raggiungerlo di corsa, urlando:  “Ehi! Ma dove stai andando?!” Spike non rispose “Sappi che se rimani di nuovo incastrato là sopra io non ho la minima intenzione di venire a salvarti ancora la pelle perché sincerament-”

“Non ti ho chiesto io di venire qua sopra Angel.” Disse Spike. Senza voltarsi. Il tono piatto. Il vampiro rimase alquanto spiazzato. “Smettila!” esclamò Angel, pronunciando semplicemente a voce alta i suoi pensieri “Smettila di essere superiore, di pensare che sai fare tutto! Piantala di essere così misterioso e dimmi per cosa ci stiamo battendo!” Dai anche a me la speranza che hai tu. Ti prego!  Spike rimase immobile. Angel riprese fiato. Quello che aveva detto non era che ciò che pensava da giorni, da quando erano finiti in quello strano inferno per dirla tutta. Perché di inferno si doveva trattare. Per forza. Anche se non c’era un sole che li bruciava, una qualche apocalisse tremenda che li minacciava nè gli avvocati della W&H che li seccavano. C’era solo Spike. Spike, che sembrava la copia mal riuscita di sé stesso. E qualche demone puzzolente che ogni tanto si fiondava su di loro e che dovevano in qualche modo polverizzare... Arrancavano nella neve o sotto il sole cocente senza fare domande, senza provocarsi, senza rimproverarsi e senza lamentarsi. Semplicemente, avanzavano. Uno dietro l’altro. Dimentichi di tutto. Con in testa il chiodo fisso di raggiungere la cima di quella montagna, dio solo sapeva perché, e nella mente, nei rari momenti di sonno, il ricordo incessante di Buffy che ancora usciva sussurrato dalle loro labbra.

E, se questa era una versione di Angel che Spike conosceva addirittura a memoria, Angel non poteva dire la stessa cosa di Spike. E a cosa, a dirla tutta, lo spaventava.

 

“Almeno dimmi perché ti ostini così tanto a voler salire su quella montagna!” gli urlò dietro il moro, al limite della sopportazione, a rischio di farsi sentire per tutta la vallata.

Spike come al solito non si voltò. Però, quantomeno, rispose.

“Perché è l’unico modo che abbiamo, forse, per uscire di qui.” disse, continuando ad avanzare 

E anche perché dobbiamo fare in fretta aggiunse tra sè, constatando con preoccupazione quanto poco mancasse perché i suoi jeans non gli rimanessero addosso nemmeno con l’ausilio della cintura.

 

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Il bagno femminile dell’istituto Sunnydale Hight di Sunnydale, assomigliava sicuramente a qualsiasi altro bagno femminile di qualsiasi altra scuola del mondo. A parte il fatto che sporadicamente qualche fantasma apparisse all’improvviso, qualche specchio si mettesse ad urlare insultando le ragazze e che, sempre più spesso, una piccola, apparentemente innocua, ma decisamente letale bamboletta woo-doo comparisse vicino alle tavolette del water.

 

“Mi avevano detto che se avessi aggiunto dell’essenza di belladonna probabilmente le sarebbero spuntate delle verruche grosse così…” si lamentava Jessica affogando il piccolo pupazzo di pezza nell’acqua sporca del water

“Può darsi” disse alzando le spalle Marie “in fondo non conosco nessuno che ci abbia mai provato, però io userei i semi di papavero: sono molto più economici e il loro effetto dura più a lungo. Che io sappia, li usano anche le streghe professioniste quando vogliono che la cosa più terribile di cui hanno paura i loro nemici prenda forma davanti ai loro occhi…”

“Ehi, mi piace!” esclamò Jessica con un sorriso largo da un orecchio all’altro. La bambolina woo-doo, dalle fattezze inconfondibili della professoressa di matematica, emerse spettinata dalla tazza del cesso per finire, tutta bagnata, di fronte agli sguardi sghignazzanti delle due ragazzine.

“Intanto credo che siamo riuscite ad evitare il prossimo compito di analisi…”

 

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“Credo che Jess e Marie abbiano deciso di nuovo di fargliela pagare. Insomma, non è possibile che una professoressa che sta bene fino a due ore prima della lezione annunci di punto in bianco la sua intenzione di lasciare l’istituto perché affetta da gravi disturbi mentali.”

Xander annuì, sorridendo. Nessuno avrebbe mai immaginato quante volte aveva sognato di fare la stessa cosa alla sua insegnante di matematica; per non parlare di tutte le altre…

“In ogni caso, io non penso proprio che abbiano avuto una buona idea: i problemi non si risolvono certo con la violenza, senza contare che al suo posto hanno intenzione di mandare la professoressa Batronnis di V che, a quanto mi dicono, è decisamente peggio della vecchia signorina Porderol… tu che ne pensi, Xander?”

Il ragazzo la guardò per un istante e poi alzò le spalle continuando ad avanzare con noncuranza “Hai ragione, Down.” rispose, contento che per una volta quella giovane ragazzina avesse chiesto il suo parere. Probabilmente perché non c’erano nei paraggi Willow o Buffy…

“Ma non devi scordarti che sono solo ragazzi, anzi ragazze. È normale che si comportino così e poi… ma che cosa è stato?!”

L’urlo terrorizzante, giunto dal corridoio in parte al loro, li fece voltare entrambi di scatto.

“Vieni, andiamo a dare un’occhiata…” esclamò Xander cominciando già a correre.

Purtroppo, quando arrivarono, nel corridoio non c’era già più nessuno, a parte una ragazzina di qualche anno più grande di Down che giurò di non aver visto né sentito nulla. Classico.

Improvvisamente, un particolare attirò l’attenzione di Xander.

“Down… quello non è l’armadietto di Cassie Newton, la ragazzina bionda che tua sorella non è riuscita a salvare quasi due anni fa?” chiese

“Sì…” rispose Down senza capire esattamente cosa volesse dire Xander con un’affermazione di quel tipo. Il ragazzo si avvicinò all’armadietto aperto con circospezione e poi le fece cenno di seguirlo.

“E’ strano, non trovi?” disse Xander, più a sé stesso che a Down “Cassie è morta più di un anno fa e ancora non hanno tolto il suo nome dal suo armadietto e… e nemmeno le sue cose…” osservò, notando come l’anta fosse inspiegabilmente aperta. All’interno, la superficie lucida dello sportello era completamente tappezzata con i disegni grotteschi che ornavano anche il sito internet della ragazza e sullo scaffale, subito sopra la sacca con le scarpe da ginnastica, alcuni fogli, libri, candele, giornali ed essenze riempivano ogni più piccolo spazio. In mezzo a tutto, quasi sovrano sopra una pila di fogli scritti a mano con una calligrafia incomprensibile e fittissima, un drago di cera digrignava i denti sputando fuoco e fiamme in direzione di chiunque si fosse affacciato all’armadietto.

“Non c’è nulla di strano…” disse dopo un attimo Down, notando come lo sguardo corrucciato di Xander  indugiasse un po’ troppo a lungo su quello stano oggetto smaltato “Probabilmente quelli sono solo libri di chimica e quel drago è quasi sicuramente uno dei suoi capolavori: era molto brava come scultrice, sai… Comunque, anche se si trattasse di libri magici sicuramente sarebbe roba elementare, incantesimi di primo livello come far fluttuare le matite o cose del genere… Cassie non si interessava alla magia che io sappia e nemmeno nessuna delle sue amiche e poi-”

“Qui non si tratta di roba di primo livello Down” la deluse glaciale Xander, tenendo tra le mani un globo di Teshula, perfettamente pulito, nascosto con cura dietro al drago “ e c’è dell’altro…”

Il ragazzo girò il globo mostrando a Down un piccolo foglietto stropicciato, incollato sulla superficie vetrosa.

 

 

 “E’ solo una filastrocca inoffensiva. Scommetto che l’ha scritta molto tempo fa e poi si è appiccicata lì per sbaglio, inoltre…”

“Sta indietro, Down” Xander provò a togliere alcuni fogli da sotto il piedistallo ruvido del drago ma dovette piegarsi in fretta per non essere investito dal getto di fiamme che si sprigionò dalla bocca spalancata della statua.

“Ok… credo che sia il caso di chiamare il signor Giles.” esclamò Down pietrificata.

“Lo credo anch’io…” le fece eco Xander, afferrando con parecchia attenzione alcuni fogli che emergevano dalla borsa di Cassie, abbandonata in un angolo, e dandogli una veloce occhiata prima di uscire velocemente dall’istituto.

“Sì, credo proprio che dovremmo chiamare al più presto il signor Giles.” disse.

 

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“Abbiamo del lavoro per lei!”

 

L’osservatore alzò gli occhi dal manoscritto polveroso che stava decifrando e li puntò sopra il foglio di carta che Xander gli stava sventolando sotto il naso.

Buffy, che si era appena preparata una cioccolata calda con Willow, sbucò incuriosita dalla porta della cucina ricevendo immediatamente l’ordinazione di Down

“Fanne altre tre Buffy. Sembra che passeremo l’intero pomeriggio sui libri!” le disse infatti, mentre Giles stava leggendo il piccolo biglietto aggrottando le sopracciglia e tendendo, nel frattempo un libro decisamente poco pulito a Down

“Ma perché tutti i libri antichi devono essere sempre così pieni di polvere?” si lamentò la ragazzina aprendolo e andando a sedersi in un angolo.

“Dove l’avete trovata?” chiese l’osservatore, senza curarsi minimamente delle lamentele della teenager mentre Buffy, rassegnata all’espressione golosa di Xander, si dirigeva in cucina a preparare dell’altra cioccolata per tutti.

“Oh, nell’armadietto di Cassie Newton. Si ricorda? Quella ragazza aspirante suicida che invece di suicida non aveva proprio niente e che ci è morta sotto il naso l’anno scors-”

“Grazie, me la ricordo bene Xander!” esclamò Buffy punta sul vivo al ricordo di quella ragazzina delicata che era venuta da lei l’anno prima con la convinzione netta di essere sul punto di morire e che lei non era riuscita in nessun modo a salvare.

“Ma cosa ci faceva quel biglietto nell’armadietto di Cassie Newton?” chiese

“Si domandi piuttosto cosa ci faceva quel biglietto, attaccato sotto la base di un globo di Teshula, nell’armadietto aperto di Cassie Newton, a più di un anno dalla sua morte, insieme ad un mare di libri di magia nera e con un drago che sputa fuoco vero sopra un mucchio di altri appunti…”

Willow spalancò gli occhi e si rivolse al ragazzo “Non mi vorrai dire che l’armadietto di Cassie Newton è ancora nella scuola… aspetta un attimo!”

“Che cosa c’è Willow?”

La ragazza dai capelli rossi si alzò di scatto raggiungendo il divano ed afferrando con un rapido gesto il giornale della settimana prima.

“Cassie Newton … Tesse Newton! Non può essere solo una coincidenza!” esclamò, agitando il giornale sotto gli occhi increduli di Giles e di Xander.

“Bisogna scoprirne qualcosa di più. Willow?”

“Andrò a parlare con l’amica di Tesse, Betty mi pare… Buffy, vieni con me?”

“Qualunque cosa pur di allontanarmi dai fornelli per un attimo!” esclamò la cacciatrice e in men che non si dica, le due erano fuori dalla porta e si dirigevano a passo deciso verso il dormitorio del Sunnydale Hight.

“Intanto io andrò a dare un’occhiata all’armadietto della ragazza…” disse Giles, afferrando con un gesto rapido il cappotto.

“E noi? Rimaniamo qui come al solito a fare ricerche?!” si lamentò a braccia spalancate Xander una volta che l’osservatore fu uscito con passo svelto dalla porta

“Beh, io opterei per una buona cioccolata calda…” disse Down strizzando l’occhio e andando in cucina a prendere tazze e cucchiaini “del resto, la nostra parte mi sembra che l’abbiamo già fatta…”

 

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Camminavano da ore ormai e la neve non accennava a smettere di cadere. Il freddo vento della bufera e il rumore inquietante della neve che si spaccava sui crepacci erano gli unici rumori che rimbombavano nella vallata, coprendo il suono dei loro passi.

Angel si voltò nuovamente verso Spike, notando come la sua pelle stesse diventando implacabilmente bluastra e mettesse in risalto, non capiva bene come a dire il vero, una rete di vene azzurrognole che si perdevano sotto il tessuto nero della maglietta.

“Non ci pensare neanche!” Il tono del vampiro, freddo e glaciale, assunse nella mente di Angel il tono imperioso del comando. Una cosa, a dire il vero, alla quale il vampiro non era più abituato da tempo…

“Smettila di trattarmi come la tua balia Spike!” esclamò infatti Angel irritato, fermandosi di botto in mezzo alla tempesta “Sono stanco di seguirti come se ti fosse arrivata una visione rivelatrice, come se sapessi davvero dove stiamo andando!” gridò

“Te l’ho già detto, nessuno ti obbliga a seguirmi” ripeté secco Spike, ma Angel non sembrava voler sentire ragioni. “Stavi per morire, se non ci fossi stato io a portarti via di qui! Stavi per lasciarci le penne!” gli urlò contro “Anche se il sole di questa dimensione non può ucciderci, ci sono mille altri mostri, mille altre creature infernali che aspettano solo di mangiarci! Siamo solo un pasto! E tu mi vieni a dire che dovrei andarmene per la mia strada e lasciarti da solo? Ma ti sei sentito?! Solo insieme, forse, abbiamo una possibilità! E se tu hai intenzione di andartene in giro così, beh, allora sappi-”

“E tu ricordati-” disse Spike, fermandosi improvvisamente tra la neve, gli occhi azzurro ghiaccio puntati al centro delle iridi di Angel, una mano tesa ad indicare la cima della montagna “che non è per colpa mia che siamo finiti in questo posto! Io ti ho dato solo la mia disponibilità per una battaglia, pensavo di combattere, nient’altro! Quindi , adesso, se hai un qualche piano geniale per uscire di qui allora parla ed io ti ascolto. In caso contrario ingoiati la lingua e continua ad avanzare!” “Voglio solo sapere come!” “Non chiedermi come! Non chiedermi perché, Angel!So solo che l’unica possibilità che abbiamo è di arrivare in cima a questa stramaledetta montagna e di arrivarci insieme! Quindi, a meno che tu non abbia altre idee brillanti su come arrivarci, ti conviene camminare e stare zitto!”

 

Uno, due, tre…  se non scappi vieni via con me…

 

“E’ la stessa filastrocca che mi hai canticchiato tu poco fa…” disse in un fiato Angel, mentre un delicato suono di arpa aleggiava intorno a loro e la neve portava via la sottile voce argentina che aveva appena finito di sussurrare quelle parole.

 

Quattro, cinque, sei… la cacciatrice non si preoccupa dei plebei…

 

Sette, otto, nove… neanche la polizia troverà le prove…

 

“Non mi piace per niente…” mormorò Spike cercando di scorgere, tra i fiocchi di neve, da dove provenisse quel suono.

 

Tre, due, uno… non si salverà più nessuno!

 

E fu un attimo.

La bufera ricominciò intorno a loro più forte e più violenta di prima. Il vento ululava e i ghiacciai cominciarono a spaccarsi sotto i loro occhi rovinando al suolo in uno spettacolo terribile di slavine e valanghe

Spike evitò per un soffio un masso, sceso dalla vetta, e si voltò verso Angel cercando di proteggersi il volto con le mani. I fiocchi di neve, tramutati improvvisamente in piccoli aghi di ghiaccio, gli scalfivano la pelle provocando tagli sottili e sanguinanti che il vampiro, di fronte a lui, parve notare.

“Dobbiamo andare avanti! Seguimi!” gridò

Ma la sua voce si perse nella bufera, portata via dall’ululato del vento.

“Angel! Dannazione mi senti? Da questa parte!”

 

“Uno, due, tre…  se non scappi vieni via con me…”

 

Il suono argentino e la tenue voce dell’arpa giunsero alle orecchie di Spike come un tuono esasperante

“Che cosa hai detto? Non sento niente! Angel!” gridò inascoltato il vampiro.

 

“Sette, otto, nove… neanche la polizia troverà le prove…”

 

Spike si tolse le mani dal volto, incespicando verso il suo sire ed afferrandolo saldamente per un braccio.

 

“Andiamo, vieni! Dannazione Angel, non capisci che se rimaniamo qui potremmo anche-” ma Angel non sembrava ascoltarlo.

Spike lo scosse.

E fu questione di un momento.

Vide le zanne aguzze di Angel brillare per un istante nel buio, a pochi centimetri dal suo collo e poi più niente, mentre il sorriso affilato del suo sire penetrava impietoso nella sua carne, nutrendosi del suo sangue.

 

“Tre, due, uno… non si salverà più nessuno!”

 

 

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“Ne sei sicura?”

“Me la canticchiava in continuazione…” si lamentò quasi Tanya, asciugandosi gli occhi al ricordo della sua compagna di stanza, morta in circostanza alquanto misteriose.

“Diceva sempre che la sognava e che le metteva paura, ma non so cosa voglia dire…”

“L’hai detto alla polizia?” chiese Willow.

La ragazzina scosse la testa decisa, asciugandosi il naso per l’ennesima volta.

“E chi mi avrebbe creduto? Insomma, era solo una canzoncina.. e poi…” Tanya sembrò esitare, sprofondando sempre di più il viso nel fazzoletto “non volevo che si pensasse che gliel’avevo canticchiata io nel sonno…”

Buffy e Willow sorrisero a quell’ultima affermazione, regalando una dolce carezza alla ragazzina spaventata.

“Non ti preoccupare, noi siamo abituate a sentirci raccontare cose del genere… e non penseremo mai che tu c’entri qualcosa” disse la cacciatrice “In ogni caso, se ti viene in mente dell’altro, qualsiasi cosa, anche la più stupida, chiamaci”

“Ok” rispose Tanya decisamente sollevata, tirando su col naso.

 

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“Che cosa ne pensi?” chiese Willow una volta aggiunto il corridoio del Sunnydale Hight

“Sinceramente? Ti ricordi i Gentleman?” rispose Buffy con un sorriso preoccupato che le inarcava appena le labbra. Willow annuì inquieta.

“Andiamo a casa, sentiamo se Giles ha qualcosa da dirci in proposito…” disse la rossa che non vedeva l’ora di consultare qualche libro e trovare una risposta razionale al tutto

“La trovo una buona idea…” concordò Buffy, incamminandosi con l’amica verso casa.

 

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“Il mistero si infittisce!!”  esclamò Buffy, superando la soglia di casa con il suo solito fare esuberante, certa di trovare Xander e Down ancora alle prese con la cioccolata calda visto che era certa che non avessero pensato ad altro che alla merenda ed il signor Giles, con tutto il tempo che avevano passato al dormitorio del Sunnydale Hight, già chino sui libri per fare da solo quello che i ragazzi naturalmente si erano ben guardati dal fare.

 

“Anche noi abbiamo delle novità…”

 

La voce monotona e tesa di Xander fece voltare la strega e la cacciatrice all’unisono verso la porta della camera di Giles. In parte allo stipite, parzialmente nascosto dall’ombra, una sagoma che sia Buffy che Willow conoscevano bene, le guardava dalla stanza…

 

“Da quanto tempo è che non avete notizie di Anyanca?” chiese D’noffrin con fare susseguioso, uscendo allo scoperto e portandosi sotto la luce.

“Perché io, vedete, penso di avere alcune notizie che potrebbero interessarvi…”

 

Episodio 3

 

 “Sei sicura di sapere bene quello che stiamo facendo?”

 

“Sicurissima!”

 

Down fissò per un attimo la ragazza bionda negli occhi.

Seduta, immobile su un tappeto violaceo, con intorno un cerchio di candele rosse accese ed una stana erba puzzolente in mano, leggeva con attenzione delle strane formule contenute in un libro di magia e cercava di tradurle malamente con un vocabolario che teneva aperto in bilico sulle ginocchia. No. Decisamente non aveva l’aria di chi sapeva bene che cosa stava facendo.

 

“Anya, per favore… non voglio fare la guastafeste, ma…”

 

“E allora, Down, non farlo!”

 

la interruppe Anya prima ancora che la ragazzina avesse finito di parlare.

 

“Non è la cosa giusta da fare… lasciamo perdere Anya… non funzionerà mai… se lo fai ti stacco la testa… sono cose che ho già sentito anche troppe volte nella mia vita quindi per favore, non sprecare il tuo delizioso fiato per dirmele!”

 

Down stette in silenzio per un attimo. La stanza profumava di incenso e legno di sandalo e la tavola era apparecchiata almeno per quattro persone, segno che la sua amica demone non aveva pranzato da sola quel giorno.

La lasciò trafficare ancora per qualche istante e poi disse:

 

“Anya, so che vuoi assolutamente fare questo incantesimo… però, se sia Willow che il signor Giles ti hanno detto che non c’è nessun modo per fare quello che vuoi fare allora, forse,  non credi che faremmo meglio ad ascoltarli?”

 

“Non mi interessa cosa dicono Willow o il signor Giles!” la interruppe subito la ragazza bionda, gettando in quel mentre della strana polvere iridescente su un rametto che teneva in mano; ramo che cominciò a brillare come se si stesse lentamente incendiando.

 

“Io devo assolutamente riavere indietro il mio teletrasporto!”

 

Down sospirò, rassegnata.

 

“Ritrasforma il ragazzo… io so che c’è del buono in te… sono sicuro che anche tu non vuoi che il demone che hai creato uccida la sua ex-ragazza… Tutte balle! Sono stufa marcia di pagare per quello che Xander Harris decide per conto mio!”

 

“Xander Harris?”

 

“Sì. Xander Harris!” continuò con tono isterico Anya mentre Down cercava con lo sguardo qualcosa di tanto urgente da fare da non poterle proprio permetterle di restare ancora a lungo in quel posto 

 

“Non ti voglio più sposare, Anya…  e a chi è toccato mandare a casa gli ospiti eh?! Hai fatto sesso con Spike, mi disgusta il solo guardarti!... ma intanto lui si pavoneggia come un novellino con le sue arie da single e quella sua tuta da falegname con tutte quelle tasche che gridano saltami-addosso!”

 

Down non poté fare a meno di trattenere una risatina. In fatto di gusti sessuali Anya era sempre stata un tipetto a dir poco stravagante… 

 

“E poi, quando finalmente sono quasi riuscita a ricostruirmi la mia vita, con il mio lavoro, i miei amici demoni e tutto il resto, se ne salta fuori con questa assurda pretesa! Ritrasforma il ragazzo! Sempre a darmi ordini, lui! Io ho cercato di dirgli che si trattava di lavoro, solo di lavoro, ma lui no! Non mi ha ascoltato! Come al solito! E secondo te chi è che si è ritrovata con D’noffrin incazzato alle calcagna e un manipolo di donne insoddisfatte che chiedono il mio aiuto senza che io possa recarmi da loro perché non ho più il mio teletrasporto! Io, Down, io! Ma ti sembra giusto?! Ma chi me l’ha fatto fare di ascoltarlo anche questa volta?!” esclamò Anya, gettando in terra il libro magico e centrando, con la sua irruenza, una delle candele che rotolò sul tappeto rischiando seriamente di farlo andare a fuoco.

“Persino il tappeto! Maledetto Xander Harris!” gridò.

 

Down le sorrise imbarazzata di rimando. Raccolse da terra lo scritto antico, aprendolo alla pagina con l’incantesimo e lo porse ad Anya.

 

“Comunque, ancora non capisco perché hai bisogno di me…” disse, con una punta di sarcasmo nella voce “voglio dire, sei ancora un demone, forte, potente… cosa posso fare io per te per far sì che tu riacquisti quello che D’noffrin ti ha tolto?”.

 

Anya la guardò e sorrise enigmatica, con una stana luce scintillante negli occhi..

 

“Gli incantesimi sono insidiosi, Down… ogni volta che qualcuno impone il suo volere su una delle divinità che regolano il cosmo, questa cerca in ogni modo di sfuggirgli e noi dobbiamo assolutamente evitarlo. Ed è qui, che entri in gioco tu… 

 

“Io?” chiese Down senza capire

 

“Sì, tu…” le fece eco Anya con un sorriso che le si allargava sempre di più da un orecchio all’altro

 

“Tu non dovrai fare altro che stringermi la mano durante il rito e parte del tuo potere come Chiave si unirà al mio di demone dando vita ad una forza che, almeno in teoria, dovrebbe poter governare qualunque spirito vogliamo, obbligandolo a soddisfare ogni nostro più recondito desiderio... potremmo anche chiamare a raccolta alcuni dei miei amici demoni, quelli più carini. A pensarci bene, avrei proprio voglia di passare di nuovo una serata con-… ma lasciamo perdere, eh eh … altrimenti poi la tua sorella mi sculaccia…” glissò Anya maliziosamente.

 

Down la stava fissando con gli occhi spalancati.

 

“Quindi, t-tu… tu pensi di…” chiese Down stupita, ignorando volutamente il doppio senso dell’ultima frase di Anya “riottenere il teletrasporto.. rubandolo?!”

 

“No.” rispose imbronciata Anya, alzando le spalle con noncuranza “D’noffrin se ne accorgerebbe e allora sì che sarei davvero nei guai… no.” disse la demone con un sorriso, allungando una mano verso la ragazzina allibita

 

“Ho intenzione di riottenere il mio teletrasporto obbligando qualcun altro a rubarlo al posto mio..”

 

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“Quindi, se ho capito bene, Anya si è messa in contatto con lei?” disse Giles, chiedendosi mentalmente con quale appellativo dovesse rivolgersi a quel demone dall’aspetto decisamente buffo, che si era presentato comparendo in una nuvola di fumo a casa sua.

 

D’noffrin annuì, rivolgendosi a Xander con un sorriso alquanto strano.

 

“Mi ha anche detto di salutarti…” disse, lanciando al ragazzo un’occhiata piena di disgusto“e che ti ama, ma che se per caso ti sei già messo con un’altra donna, demone o no, ti farà rimpiangere di essere nato… Del resto, ha sempre avuto stoffa  da vendere quella ragazza. Mi dispiace davvero molto che se ne sia andata…” disse, riferendosi indubbiamente al fatto che Anya aveva volontariamente lasciato le schiere dei demoni della vendetta per amore di quell’ “inutile Xander Harris” come amava definirlo Hallie, o almeno quello in cui l’aveva trasformata.

 

“Questo vorrebbe dire che Anya potrebbe anche…tornare?” chiese Giles di rimando, aggrottando la fronte e pulendosi gli occhiali con il maglione, una cosa che faceva spesso quando era molto concentrato.

 

“Esatto.” rispose per nulla impressionato D’noffrin, lasciando Xander, se possibile, ancora più a bocca aperta. La sua ragazza che tornava, la sua Anya che diceva ancora di amarlo anche se era confinata in chissà quale dimensione e la sua ragazza che tornava… ok, forse questo lo aveva già detto, ma al momento non gli importava assolutamente nulla perché era la cosa più bella che gli potesse capitare. Oddio… la sua ragazza che poteva tornare…

 

“Perché lo fai?”

 

“Come scusa?”

 

“Ti ho chiesto perché lo fai?”

 

Il tono glaciale di Buffy, in piedi, con le braccia conserte e gli occhi puntati sul demone, sembrava urlare al mondo intero quanto poco fosse convinta di tutta quella faccenda.

In un attimo, Xander fu al suo fianco, gesticolando ampiamente e rivolgendosi a D’noffrin con un profondo inchino pieno di riverenza.

 

“Penso che la mia amica in realtà volesse chiederle perché lei, signore, si è così gentilmente preoccupato di interessarsi della questione visto che…” “Xander!” “Sicuramente…” continuò il ragazzo “..avrà senz’altro molte cose a cui pensare e…”  lasciando che Buffy lo guardasse come se gli fossero improvvisamente cresciute due teste “la ringrazia molto per l’interessamento e le chiede se mai potremo fare qualcosa per ringraziarla…”

“Me la sbrigo da sola, grazie Xander!”

Il ragazzo fece un largo sorriso al demone e poi si voltò verso Buffy con uno scatto.

 

“Senti, è della mia ragazza che si parla qui, ok? Non voglio rischiare di perderla solo perché tu non ti fidi di questo demone!”

 

“Lei fa bene a non fidarsi di quel demone, Xander”

 

“Non ti ci mettere anche tu Willow!” gridò, quasi senza freni il ragazzo al limite della sopportazione. Lì si trattava di far tornare Anya! Non di estorcere una qualsiasi informazione da un qualsiasi demone della vendetta! Possibile che nessuno lì dentro lo volesse capire?!

 

“Se avete qualcosa contro D’noffrin vi prego di non dare sfogo ai vostri istinti protettivi adesso!” li interruppe Giles con il suo solito tono calmo anche se incredibilmente autoritario.

 

Willow tacque e Xander tirò un sospiro di sollievo.

 

“Io non ho nessun istinto protettivo verso anima viva!” prese di nuovo la parola Buffy guadagnandosi, se possibile, uno sguardo ancora più allibito da tutti i presenti “voglio soltanto che DOTTY qui, risponda ad una semplice domanda. Allora, perché lo fai?” chiese di nuovo quasi che il demone, un po’ duro di comprendonio, non fosse in grado di capirla.

 

D’noffrin fece un profondo sospiro voltandosi verso la cacciatrice, poi disse:

 

“Mi dispiace molto per Anya. Sinceramente. Sono molto commosso dal suo gesto eroico e...”

“Poche smancerie, tanto non ci casco!” tagliò corto Buffy

“Buffy… i-io non credo che sia questo il modo di…”

“Andiamo, signor Giles, sa bene quanto me che i demoni della vendetta non fanno mai niente per puro altruismo e lo sai anche tu Xander. Anya ce l’avrà ripetuto almeno una cinquantina di volte. Voglio sapere semplicemente perché lo fa. D’noffrin non ci verrebbe mai a dire una cosa del genere se non ci fosse sotto un motivo, inoltre anche il semplice fatto che la notizia venga da lui nonostante Anya non stia più tra le sue schiere da un pezzo…”

“Non abbastanza a lungo perché il legame con noi demoni della vendetta si sia esaurito comunque…” disse D’noffrin

“Ecco, appunto… Come?!” chiese Buffy voltandosi stupita verso il demone. Decisamente non il tipo di risposta che si aspettava.

“Vorresti dirmi che anche se Anya non lavora più per te, tu hai ancora contatti con lei?” chiese

“Questa parte interessa molto anche me!” saltò su Xander, guadagnandosi un’occhiata chiudi-la-bocca da Willow.

Tutti gli sguardi erano puntati su D’noffrin. Vedendosi ormai messo alle strette, il demone, messi da parte i pochi scrupoli che ancora aveva, cominciò a spiegare…

 

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“Ma cosa stai combinando?! Il tappeto sta andando a fuoco!”

 

“Io-i-io non l’ho fatto apposta…” balbettò mortificata Down mentre alte volute di fumo azzurrognolo si disperdevano nella stanza.

Anya era decisamente arrabbiata.

“Tutto il mio incantesimo rovinato! E guarda il tappeto. Lo avevo appena cambiato dopo che Willow lo aveva letteralmente incenerito l’anno scorso per trovare quello stupido demone che grrrr!” ringhiò, aprendo la finestra “Se metto le mani addosso a quello stra-maledetto Xander Harris. Scommetto che è stata tutta colpa sua ha scoperto che cosa volevamo fare e ha fatto qualche incantesimo contro di me, ma adesso mi sentirà… oh vedrai quanto mi sentirà! Non avrò mai indietro il mio teletrasporto…”

 

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D’noffrin si era seduto sul divanetto imbottito che stava nell’angolo destro della sala. Una mano tenuta costantemente sotto la tunica e l’altra posata sul grembo e guardava i ragazzi ad uno ad uno, esasperante, come a voler scrutare quello che passava loro per la testa.

 

“Ecco, questa è la parte più interessante del racconto…” disse, sottolineando quelle poche parole con una lunga pausa, tanto da far temere ai ragazzi che stesse per dire qualcosa di assolutamente terribile. Gran-demone della vendetta, ricordi?

“Anyanka non si è messa direttamente in contatto con me - del resto le sarebbe a dir poco impossibile - ma ha utilizzato il contatto che ha stabilito il potere di Down quel giorno per farmi avere un informazione. Le forza dell’Essere hanno scelto me perché evidentemente volevano che fossi io a portarvi questo strano messaggio, anche se sinceramente ne ignoro il motivo… comunque, il fatto è che Anyanca può tornare. Le serve solo una piccola mano per non finire in una strana dimensione senza ritorno visto che non sa assolutamente dove sia, ma per il resto adesso possiede il potere di viaggiare in tutte le dimensioni conosciute dell’universo demoniaco, oltre che il teletrasporto qui sulla terra, ovviamente.”

Le parole di D’noffrin fecero calare un silenzio innaturale nella stanza.

Giles si puliva con un angolo del maglione gli occhiali e Down, anche se per il momento non aveva ancora parlato, sembrava attenta ad ogni minimo dettaglio di quello che faceva il demone. Non che la sconvolgesse più di tanto che Anya adesso possedesse parte del suo potere, però… In fondo, pensava Xander, adesso che la sua ragazza poteva viaggiare tra le dimensioni e sfruttando così il potere della Chiave, c’era da chiedersi cosa avrebbe potuto fare Down, una volta ottenuto il pieno controllo della sua forza.

“Ancora non mi hai spiegato perché sei qui.”

Buffy evidentemente non demordeva. Giles la guardò imbarazzato e Xander le avrebbe volentieri tirato un pugno in  un occhio se non avesse avuto paura delle conseguenze ovviamente…

“Buffy… io credo che dovremmo lasciare perdere la questione e concentrarci piuttosto…”

“I demoni della vendetta non fanno mai niente per niente, nemmeno trasferire un messaggio.” disse Buffy, in un tono che non ammetteva repliche. “Sappiamo che Anya è nei guai e sappiamo che Willow probabilmente potrà aiutarla” la rossa fece cenno di sì con la testa “ma ancora non sappiamo il motivo per cui tu sei venuto fino a qui a portarci questo messaggio e non te ne sei, invece, bellamente fregato. Non credo che quello che cerchi sia della semplice protezione…”

“Se fosse stato per la protezione non mi sarei nemmeno scomodato ad alzarmi dal letto, i demoni della vendetta sono pressoché immortali, almeno per quelli come voi, non c’è nulla che tu possa fare che io tema.” “E quindi, perché?” chiese Buffy la cui corporatura, anche se minuta, sembrava ora troneggiare manifestamente sul demone.

D’noffrin scosse il capo scocciato.

Emise un profondo sospiro e tirò fuori la mano dalla tunica per mostrare a Buffy un vasetto, apparentemente insignificante, con una piccola candela profumata dentro.

“Le Forze dell’Essere mi hanno praticamente obbligato a venire fino a qui per portarti questo vasetto. Non chiedermi cosa sia! Mi hanno solo riferito il massaggio di Anya e mi hanno detto che vogliono che, quando tornerà, voi usiate il potere della Chiave per fare qualcosa con questa strana candelina che… sinceramente non ci ho capito niente, ma loro hanno detto che Willow avrebbe sicuramente capito e se ne sono andate.”

Giles si alzò in piedi ed afferrò con un gesto brusco lo stano barattolo mettendolo al sicuro dentro la tasca.

“E lei cosa aspettava per dircelo?!” chiese, alquanto alterato.

D’noffrin si aggiustò con un gesto aristocratico la tunica e si avviò senza una piega verso la porta.

“L’Universo è retto su un preciso equilibrio, penso che voi lo sappiate..” disse, rivolgendosi soprattutto alla cacciatrice “io e gli altri demoni non siamo semplicemente una cosa disgustosa da abbattere, esattamente come voi umani non potete essere semplicemente distrutti, ma tutto questo ha un prezzo. Alcuni mesi fa questo prezzo non è stato pagato.” rivelò “Alcuni di voi stanno già pagando per tutto questo, altri potrebbero non tornare. Quello che posso dirvi, per il momento, è di stare attenti: se l’equilibrio verrà rotto, allora accadranno cose sulla terra che nessuno, né uomini nè demoni che siano, farebbero bene ad augurarsi.”

 

“Aspetti… che cosa intende con il prezzo quest’anno non è stato pagato?” chiese Giles avanzando, ma D’noffrin era già sparito in una nuvola di fumo arancio.

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“Che cosa diavolo stai combinando?!”

Il colpo, deciso e ferale, lo allontanò dalla sua posizione, agghiacciandolo.

Angel, sembrò riprendere per un attimo il controllo di sé stesso, ritornando alla sua forma umana.

Poi, senza preavviso, cominciò ad urlare e si avventò di nuovo contro William.

I canini snudati, il corpo tremate per la violenza della lotta, le mani chiuse a pugno e gli occhi ridotti a due fessure per vedere meglio nella tormenta della neve. Angel era diventato una macchina per uccidere. Una macchina che si avventava contro Spike e che Spike doveva ad ogni costo fermare.
“Angel! Non voglio arrivare a questo con te!” gridò il vampiro biondo, inascoltato, prima che il suo Sire gli rompesse la faccia con un pugno. Evidentemente, non era più padrone del suo corpo di quanto Spike non lo fosse della più grande fortuna dei miliardari di New York. Nessuna voglia di ascoltarlo, quindi. Si alzò di nuovo in piedi e se lo ritrovò trasformato davanti.

“Non arriveremo da nessuna parte così!” ringhiò, schivando la massa muscolosa di Angel che gli si avventava contro e facendolo finire a gambe all’aria nella neve, dall’altra parte.
Doveva guadagnare tempo.
“Non voglio battermi con te, Angel. Non così” esclamò, arretrando di fronte a lui nella tormenta “se devo battere un demone, voglio che sia a quattr’occhi. Non attraverso il corpo inconsapevole di un mio amico!”

Io non sono un demone…” disse la voce di Angel, stranamente metallica, provenendo direttamente da dietro le sue spalle. Spike si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere il pugno alzato di Angel ed il masso rotolante che stava per finirgli addosso, dalla scarpata.
Con un balzo schivò il pugno e gettò il suo sire lontano.

Guardati… non riesci più nemmeno ad ammazzarmi!” lo schernì la voce di Angel, melliflua, girandogli attorno come fa il gatto col topo “Non sei nemmeno stato capace di sfruttare la situazione… allora è vero che l’anima ti ha parecchio rammollito…

“Finiscila!” Spike si avventò contro il vampiro colpendolo. Facendolo finire spalle contro il muro. La bufera infuriava, attorno a loro. La notte, ambiente naturale per i due vampiri, stava cominciando a scendere sulla montagna, rendendo tutto più cupo. Nell’aria, ancora si udivano il flebile suono dell’arpa ed il rumore sinistro del vento e delle slavine che si infrangevano a valle come un fiume in piena.
“Devi soltanto riuscire a non ascoltarlo!” gridò Spike, quando il pugno alzato di Angel lo colpì in pieno mento, facendolo vacillare. Era più forte di quanto si ricordasse… o forse era lui che lentamente stava diventando più debole…
“Mi è successa la stessa cosa l’anno scorso. Buffy te l’avrà sicuramente raccontato. Devi solo riuscire a non ascoltarlo! Pensa a Buffy. Pensa a Down. Pensa a Faith o a qualunque altra cosa che ti faccia venire voglia di tornare indietro perché è questo che dobbiamo fare, noi due. Insieme. Dobbiamo tornare indietro. Per loro… per noi!”
Spike non sapeva più come dirglielo. Angel doveva riprendersi. La loro permanenza su quella montagna era diventata già troppo lunga e, sinceramente, non avevano più molto tempo per farcela.

Tre, due, uno, qui stanotte non si salverà nessuno!” ridacchiò Angel senza ascoltarlo. Un nuovo masso rotolò a valle, mancando i due per un soffio e facendo finire Spike con i pedi sul ciglio di un burrone. Evitò l’ennesimo attacco ringhiante del suo sire e rimase impigliato con la maglia in un roveto spuntato dal nulla alle sue spalle. Angel sembrò notarlo e Spike, con uno strattone, dovette dire addio alla sua maglietta che si aprì, squarciata, su un fianco.
La vista della pelle nuda di William e del sangue, che lentamente cominciava a scorrere, sembrò aumentare ancora di più la furia omicida del vampiro che gli si avventò contro con rabbia.

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“Non credo che nessuno le abbia mai dato il permesso per ficcare il naso dappertutto, signor Rupert Giles.”

Il tono gelido con il quale il commissario Kibley lo aveva chiamato, fece trasalire l’osservatore che si spostò immediatamente dall’armadietto aperto di Cassie, nascondendo con un rapido gesto alcuni appunti nella borsa.

“I-io non.. non sapevo che questa fosse una zona preclusa per indagini…” disse Giles, evidentemente in imbarazzo

“No, infatti” disse il commissario Kebley con un sorriso tirato, che comunque non aveva niente di gioviale “Ma aprire senza permesso uno degli gli armadietti degli studenti, è una manifesta violazione contro la legge sulla privacy che il nostro stato ha firmato nel-”

“Commissario Kebley!” la richiamò all’improvviso un ragazzo moro, alto, sicuramente della scientifica, che sporgeva solo per metà dalla porta che conduceva al dormitorio del Sunnydale Hight “forse abbiamo trovato l’arma del delitto!” disse.

Giles tirò un sospiro di sollievo.

Il commissario Kebley annuì soddisfatta poi, rivolta a Giles, disse “Vede, è per questo che voi della squadra speciale non risolvete mai i casi” soffiò “continuate pure a perdere tempo. Io intanto, trovo le prove ed incastro i colpevoli!” e, finalmente, si allontanò lasciando Giles alle prese con il suo incantesimo anti-fiamma e le sue scartoffie bruciacchiate da recuperare.

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Colpi. Violenti. Erano ore che combattevano ormai, che sfioravano la morte per un soffio.
Spike si era procurato numerose ferite ed altrettante poteva vantarne il suo sire. Accecato dalla lotta. Dimentico del buonsenso e di tutto quello che di razionale poteva esserci in quel frangente. Sentiva solo Spike. E l’odore del suo sangue. E il vampiro biondo si chiese, per un attimo, se anche lui fosse stato così incontrollato ed irrazionale durante il periodo in cui il Primo si era impossessato del suo corpo, con quella stramaledetta canzoncina, quello stupido trigger…
Evitò il pugno violento di Angel e si ritrovò di nuovo con le spalle contro muro. Dietro, il rumore inconfondibile di una valanga.

“Angel! Allontanati!” gridò, ma il vampiro moro non lo poteva sentire, inebriato com’era dall’odore della lotta.

Spike alzò lo sguardo per controllare dove fosse. Vedendolo, come al solito, pochi metri davanti sé. Forse avrebbe fatto meglio a cedergli il posto, a lasciarsi sconfiggere e far sì che, almeno lui, una volta ripresosi, potesse ritornare dall’altra parte consapevole del… ma che stava dicendo?! Non poteva morire. Non adesso. Stavolta ce la dovevano fare entrambi. Entrambi. Non c’era nulla da discutere su questo punto. E, mentre l’aria gelida gli entrava nei polmoni rendendo difficile persino respirare, alle spalle di Angel la montagna sembrava gridare con i suoi turbinii di neve e le sue gole profonde, aspre, accompagnata da pendii che dovevano in ogni modo scalare. Per arrivare in cima. Per non morire. Per avere una speranza di tornare.

Il crepaccio si allargò ancora di più sotto i suoi piedi e Spike bilanciò meglio il corpo, spiccando un balzo, alto, sopra la testa di Angel, fino allo spiazzo alle sue spalle.

Il roveto si trovava di nuovo dietro di lui, una situazione di sicuro svantaggio ma della quale il vampiro non si curò continuando a combattere. Mai prima di allora si era dovuto misurare con tanto accanimento contro Angel. E senza un’apparente ragione. La voce della strana creatura che lo possedeva si faceva sentire, di tanto in tanto, graffiando l’orgoglio del vampiro biondo con le sue parole, riducendo a niente lo sforzo che stava compiendo. Continuando semplicemente a combattere, cercando di tirarlo man mano giù dalla montagna, lontano da quei crepacci… Ma come si allontanavano di un passo, la voce che controllava Angel gli ordinava di riportarlo sopra e allora…

Spike lanciò un’ultima occhiata alla cima della montagna. In alto, lontana e terribile, la roccia si stava lentamente sgretolando, cominciando a rotolare giù, verso lo spiazzo dove si trovavano e non c’era riparo. Dietro di loro, solo un burrone li separava dalla vallata, ma non c’era speranza di salvarsi precipitando da quell’altezza… non per lui quantomeno…

Angel tirò l’ennesimo pugno ed una voce calda, melliflua, uscì dalle sue labbra.

Non ti sembra l’ora di far finire i giochi, vampiro?” chiese, e Spike, davanti a lui, si piegò in due sotto la violenza inaudita di un nuovo colpo. La montagna alle loro spalle stava cedendo. Angel sentì la sua stessa voce pronunciare alcune, strane parole e la roccia, dietro di lui, scendere rotolando lungo il pendio della montagna. Angel rideva e Spike alzò lo sguardo allibito verso la cima. Con una prontezza di riflessi che aveva dell’incredibile e con una violenza a cui Angel non era preparato, il vampiro biondo si lanciò contro il suo sire facendoli finire entrambi nel roveto, un attimo prima che la valanga si abbattesse sopra di loro, rovinando disastrosa a valle.

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“Non credo che Giles intendesse questo, quando ti ha chiesto di darmi una mano con questo strano barattolo Xander!”

esclamò Willow alterata notando come, un passo davanti a lei, Xander stesse bellamente trasformando il consiglio del signor Giles di ‘cerca di sistemare la casa per quando tornerò’ in ‘vedi di sistemare la casa creando una stanza per voi due in previsione di quando Anya tornerà’.

Xander si rivolse verso la strega con un sorriso innocente e beato sulle labbra.

“Dovremo recuperare il tempo perduto..” si scusò e continuò a saltellare su e giù spostando mobili e suppellettili e gridando, infine, dietro al borbottio sommesso della strega

“E poi, tanto, io non ci capisco un accidente di magia!”

Guadagnandosi una risata sommessa di Down.

Episodio 4:

 

"Allora, che cosa ti ho insegnato?"

 

"Non dare mai le spalle all'avversario, potrebbe costarti la vita...credo che sia la lezione 247 o era la 248?" sbuffò Down, pulendosi la giacca dalla polvere dell'ultimo vampiro che sua sorella aveva ucciso sotto il suo naso salvandola da una fine, a quanto pareva, atroce.

 

"Io vado a casa, domani ho il compito di disegno, ricordi?" a pensarci bene, riflettè Down, forse avrebbe preferito il vampiro…

 

"Ah… potevi dirmelo no…" esclamò Buffy preoccupata. Sapeva bene quanto fosse importante per Down quel compito.

 

"Ma io te l'ho detto, solo che tu non mi ascolti mai!” sbuffò Down, sbadigliando rumorosamente “Comunque, non c’è bisogno che mi accompagni a casa. Tra qui e la settima ci sono almeno 20 cacciatrici pronte a difendermi e con la scarsità di demoni che ci sono nei paraggi immagino che sarebbero perfino contente se mi attaccassero... Ci vediamo domani!”.

"Ok, allora finisco io qui eh..." disse la bionda, mentre guardava sua sorella che si allontanava da sola verso casa.

Rimise in tasca il paletto e si incamminò in un posto che ormai conosceva a memoria: il cratere di Sunnydale. Il cartello "Welcome to Hellmouth" aveva sostituito il più comune "Benvenuti a Sunnydale" crollato durante l’ultima apocalisse e, anche se in nessun periodo come quello la bocca dell'inferno sembrava essere più congelata, alcuni pupazzi di cera e disegni impressionanti stavano cominciando ad ornare lentamente le pareti dei pochi edifici rimasti e c’era persino chi, attratto da una paga facile e comoda, organizzava pittoresche gite guidate all’interno dell’ex-città-bocca dell’inferno di Sunnydale.. Del resto, si sa, in America il business poteva nascere da qualunque cosa...

 

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“Allora, che cosa abbiamo?” chiese Kennedy sospirando, lo sguardo affranto di chi si è dovuto rassegnare a passare l’ennesima, e probabilmente non ultima, notte in piedi seduta ad un tavolo a fare ricerche.

 

Willow prese in mano i fogli dove Cassie aveva appuntato le sue strane canzoncine e cominciò a leggerli.

 

 

 

 

 

  

 

 

 

 

 

Li conosceva a memoria ormai. Ci aveva lavorato sopra per giorni, assolutamente senza risultato, a dire il vero era persino stufa di sentirli nominare! Eppure, tutte le volte che li guardava, la frasi di quelle ingenui filastrocche sembravano gridare a gran voce nella sua mente ribadendo la sua ottusità e il fatto che un significato tra quelle righe, magari un significato assurdo, magari un significato stravagante o magari pazzo, ma c’era… e lei, per quanto si sforzasse, non era abbastanza intelligente per trovare da sola la chiave di lettura nonostante il continuo lavoro e il supporto morale del signor Giles…

 

Uno sbadiglio sonoro richiamò la sua attenzione all’istante.

 

“Se hai bisogno di un caffè, Xander, la macchinetta è lì sul tavolo della cucina.”

Il ragazzo la guardò sonnecchiando.

“Non ho bisogno di un caffè, ho solo bisogno di dormire.” bofonchiò appoggiando la testa sulle braccia con un altro sbadiglio. Kennedy sorrise, ma Willow evidentemente non l’aveva presa altrettanto bene…

“Se non vuoi aiutarci a trovare il modo di far tornare la tua ex-ragazza, allora…”

“Hei! Anya E’ ANCORA la mia ragazza, chiaro?” esclamò subito Xander, non concedendole nemmeno il tempo per finire la frase. “E farei qualunque cosa pur di aiutarla, ma qui non stiamo concludendo niente!”

“E allora perché non proponi qualcosa di nuovo tu mister so-tutto, invece di lasciare che gli altri lavorino al posto tuo?!”

Un silenzio pesante cadde nella stanza, rotto soltanto dal ticchettio della pendola che batteva in soggiorno. Giles si tolse gli occhiali, puntando lo sguardo verso il pavimento e Kennedy, che non ne poteva più, ne approfittò per andare a stendersi sul divano.

Xander sospirò. “Non sono un esperto in materia, Willow ma non sono l’unico ad essersene accorto” disse piano “Quelle filastrocche che Giles ha trovato nella nuova scuola di Down… beh, semplicemente non hanno senso. Saranno senza dubbio importanti ma, nonostante siano tre notti che facciamo le quattro di mattina dietro a quei fogli, non ne è ancora venuto fuori niente. Quindi forse… forse sarebbe il caso di tentare per un’altra strada…”

“Ad esempio?!” chiese di nuovo Willow, tra l’offeso e l’incavolato.

Xander rigirò la tazza di caffè, che in quei giorni stava diventando un tutt’ uno con le sue mani, e rispose: “Se veramente questa guerra a cui stiamo andando incontro è terribile come ce l’ha descritta D’noffrin e le forze in gioco sono tali da far paura persino agli stessi demoni, allora penso che dovremo per prima cosa cercare di capire chi siano e cosa è questo strano “tributo” che sembra non sia stato pagato – non voglio riportare indietro la mia ragazza solo per vederla morire un’altra volta – e poi dobbiamo usare…”

“Cosa, Xander?” Kennedy sembrava decisamente interessata alla faccenda

“Il potere della Chiave” rispose il ragazzo in un soffio, lasciando Willow e la cacciatrice a bocca spalancata.

 

Un attimo di silenzio seguì alle parole de ragazzo.

 

Nessuno aveva il coraggio di parlare, di dire che sì, in fondo, almeno un paio di volte, anche lui ci aveva pensato… che Down non poteva tirarsi indietro da tutta questa faccenda e che prima o poi le sarebbe capitato di dover fare la sua parte…

Ma porca miseria, Down era solo una ragazzina! Non potevano certo chiederle di salvare il mondo. Non dopo quello che aveva visto. Non dopo quello che aveva passato… e poi, sinceramente, chi se la sarebbe sentita di andare a chiederlo a Buffy? Lei che Down l’aveva sempre protetta ed aiutata… No, qui si trattava di mettere nelle mani di qualcuno che non aveva mai provato ad usare la magia uno dei poteri più antichi ed oscuri che si conoscessero e come piatto in gioco, un gioco che prevedeva una bambina inesperta alle prese con un drago dalle spire vischiose e sconosciute, niente meno che il destino del mondo…

Willow si torse il magione in modo inconfondibilmente preoccupato. Kennedy teneva lo sguardo puntato verso il pavimento e Giles, che aveva già pulito i suoi occhiali tanto da specchiarvicisi dentro, affondò una mano nella tasca e ne trasse un foglietto di carta tutto spiegazzato.

Xander lo guardò stupito..

 

“Credo che Xander abbia ragione” disse infine, tradendo con la voce un sentimento del tipo non-vorrei-ma-è-l’unica-cosa-possibile-da-fare “comunque, non credo che sia il caso di dirle nulla, almeno fino a quando non ne avremo palato con Buffy. E poi, a dire il vero, qualcosa di nuovo ci sarebbe…” disse con calma, porgendo a Xander un nuovo foglietto.

 

Il ragazzo lo prese , aprendo i lembi stropicciati ed incominciò a leggere ad alta voce:

 

 

 

 

“L’Eletto?!”

“Forse la filastrocca parla di quel vampiro con l’anima… Angel, se non sbaglio…”

“In questo caso, riguarderebbe anche Spike. Anche lui ha un anima adesso…”

“Mi sembra di essere in un romanzo di Dan Brown!”

“E a me sembri Andrew quando parli così!”

“E poi… quali sarebbero questi ‘segni’?!”

 

In un battibaleno, Xander, Willow e Kennedy avevano dimenticato sonno e stanchezza e si erano messi di nuovo all’opera attorno a quel nuovo indizio.

 

“Allora, proviamo a ricollegarlo ai precedenti: il primo dice di trovare un infante – verosimilmente un bambino – e dice che, se lo troviamo, saremo salvi..”

“La seconda parte parla della cacciatrice e dice che non si preoccupa di questi ‘plebei’… chissà che cosa intende dire…” si chiese Xander, grattandosi con una mano la testa

“In ogni caso,” riprese il discorso Giles “c’è anche scritto che la polizia non troverà nulla, quindi sarà Buffy probabilmente a dover fare qualcosa…”

“O una delle tante nuove cacciatrici che avete attivato dopo la battaglia del Primo. Buffy non è più la sola sulla piazza ormai…” lo rimbeccò immediatamente Kennedy, guadagnandosi un’occhiata di disappunto da Willow.

“Non credo che sarebbe il caso di mandare in guerra una novellina… se veramente quello che hanno detto D’noffrin e Diana è vero… beh, ragazzi, qui non stiamo andando incontro ad una passeggiata..”

“Beh, potrei sempre andarci io…”

“Kennedy!”

“Oh, andiamo Willow! Sono in gamba, lo sai. E sono sicura che sarei diventata io la nuova cacciatrice se Faith fosse…”

“Morta? E se toccasse a te, invece? Sei anche tu convinta che la missione venga prima di tutto? Che venga prima... di me?!” chiese.

 

Un silenzio pesante cadde per la seconda volta nella stanza.

Kennedy era rimasta impietrita e Willow la guardava, evidentemente aspettandosi una risposta.

Quando si accorse che non sarebbe arrivata, la rossa si alzò in piedi e si diresse a passo deciso verso il piano di sopra, augurando a tutti la buonanotte.

 

Giles guardò Willow allontanarsi. Kennedy, ancora seduta al tavolo, rivolse lo sguardo momentaneamente verso il pavimento, poi si alzò, prese la giacca ed uscì, probabilmente diretta a casa. Xander la guardò andare via senza dire una parola. Sapeva bene che cosa stesse provando Willow in quel momento, ci era passato anche lui. Del resto, come aveva già detto a Down una volta, stare vicino ad una cacciatrice potente come Buffy gli aveva insegnato bene quanto fosse difficile accettare le sue decisioni, anche quando prevedevano soltanto che il 'normale' Xander Harris se ne stesse buono e tranquillo nelle retrovie con l’unico compito di guardare mentre la sua più cara amica rischiava di farsi ammazzare. Ma Kennedy… sinceramente agli occhi di Xander quel suo silenzio era più allarmante di mille parole. Avrebbe dovuto parlarle, si appuntò mentalmente, uno di questi giorni. Ma per il momento c’era Anya da trovare. E quella stana filastrocca da decifrare, sempre ammesso che fosse possibile. Kennedy avrebbe dovuto attendere, come Willow, come tutti.

 

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"Fatto tardi anche stanotte, eh?"

Down si sedette al suo banco e sprofondò la testa tra le braccia bofonchiando qualcosa di incomprensibile. David si avvicinò alla ragazzina con un sorriso e le appoggiò delicatamente una mano sulla manica del magione.

"Scusa, ma non ho capito una parola di quello che hai detto..." disse. Down allora sollevò la faccia cercando disperatamente di tenere gli occhi aperti con il solo risultato di esibirsi in alcune smorfie allucinanti.

"Non ho fatto la tavola di tecnica.” piagnucolò infine “Ed il professor Strdboard ha detto che mi boccerà se questa volta non prendo come minimo un 7..."

"Beh... non se Marie e Maggie gli hanno fatto di nuovo quella fattura... ricordi?"

"Vuoi dire che...?" il ragazzo annuì, sereno.

Down spalancò gli occhi di scatto, allibita.

No. Di nuovo no!

"Ma si rendono conto che rischiamo la sospensione se qualcuno ci scopre?" chiese allarmata, ficcando con un balzo tutti i libri nello zaino in modo da sparire dalla scuola prima che il preside, una volta scoperto l'incantesimo, si rifacesse su quelli che si fossero trovati ignari nella classe al momento della sua comparsa, com'era già successo in passato.

"E, secondo te, a loro importa qualcosa?" le chiese David strappandole un sorriso.

"Dai, coraggio, torna a casa e fatti una bella dormita" le disse "in fondo ti è andata bene, no? Non puoi permetterti un'altra insufficienza questo semestre!"

Down lo guardò allontanarsi lungo il corridoio alzando un braccio nella sua direzione in segno di saluto e sorrise.

"Se solo Buffy non mi tenesse in piedi fino alle 4 del mattino..." pensò tra sé e sé, mentre si metteva lo zaino in spalla e si chiudeva la porta della classe alle spalle. Però, David era stato molto gentile ad avvertirla quando tutti se n'erano già andati a casa... Forse… beh, in fondo gli era sempre stato simpatico… ma sì, forse sarebbe valsa la pena di conoscerlo meglio...

 

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Sì, sì... arrivo... un attimo... ho detto che arrivo dannazione! Eccomi! Ma perchè non la smettete? Se non la piantate rischiate di buttare giù la porta! Arrivo... eccomi... un attimo...

 

Xander raggiunse finalmente la porta quando il legno, per fortuna solido e robusto, stava già rischiando di cedere sotto i colpi inferociti dei giornalisti fuori dalla porta.

 

"Il commissario Kebley dice di aver risolto il caso!"

"La nostra cacciatrice ha dichiarazioni da fare?"

"Perchè avete detto che si trattava di un demone quando l'assassino in carne ed ossa è stato consegnato alla giustizia poche ore fa?"

 

Xander chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte, sperando che quello si rivelasse solo un brutto sogno. Quella notte non aveva dormito niente e quel risveglio rischiava, sinceramente, di mandarlo fuori dai gangheri!

 

"Buffy se ne sta occupando! Ci sta lavorando a tempo pieno!" esclamò "Tornate al comando e vedete di parlarne con lei!"

Ma le occhiate dei molti giornalisti che aveva di fronte e tutti i miniregistratori e microfoni professionali di ogni tipo e livello che gli venivano puntati addosso gli fecero capire che, se non avesse al più presto adottato misure drastiche, non se ne sarebbe mai liberato.

 

"Willow! I signori, qui, non se ne vogliono andare!" gridò, sperando di intimorire i giornalisti che, infatti, si guardarono un attimo tra loro preoccupati e poi girarono velocemente sui tacchi per allontanarsi il più in fretta possibile.

 

Il ragazzo chiuse la porta sollevato, passandosi una mano sulla faccia con la precisa intenzione di tornare a dormire.

 

"Ti sarei grata, Xander, se la smettessi di utilizzare il mio nome come spauracchio per i giornalisti!" la voce cristallina di Willow, spuntata improvvisamente dalla ringhiera delle scale con addosso ancora i vestiti della sera precedente e due occhiaie enormi che testimoniavano quanto poco avesse dormito quella notte, lo fece sobbalzare.

 

“Mio dio, Willow, fai più rumore la prossima volta o mi farai venire un infarto! E poi non ti preoccupare: questa storia della ragazzina amica di Down si risolverà in fretta visto tutto l’impegno che Buffy ci sta mettendo…”

 

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Asso... no, sotto la donna ci va il re... o forse era il contrario?

Magari, se qui provo a metterci una carta di fiori allora...

 

Il rumore metallico del fax non la distolse minimamente dal giochino di carte elettronico che aveva scoperto installato nel computer del suo ufficio.

 

Allora…se qui ci metto il sette di spade forse questa parte dello schermo dovrebbe cancellar-

 

“SIGNORINA SUMMERS!”

 

La voce tonante del suo capoufficio rimbombò nelle orecchie di Buffy facendo correre automaticamente la freccetta del suo mouse verso l’icona che avrebbe chiuso il programmino incriminante…

 

“Oh… comandante Lewis… che piacere… a cosa devo questa-”

“Non credo che lei sia un’imbecille, signorina Summers!” la interruppe nuovamente il graduato appoggiando pesantemente la mano sulla sua scrivania, a pochi centimetri dal suo polso “E quindi sappia che non tollererò ancora per molto questo suo atteggiamento di menefreghismo totale. Ricorda il caso Newton?” chiese, Buffy annuì semplicemente senza cercare nemmeno di convincerlo che ci stava lavorando.

“Bene. Il commissario Kebley mi ha informato ora di come le sue indagini sul fronte, diciamo, ‘normale’ l’abbiano portata facilmente a risolvere il caso e nelle interviste che ha rilasciato ha sottolineato quanto inutile sia il suo dipartimento, il nostro dipartimento signorina Summers,.” Detto questo il tono del comandante si abbassò notevolmente, tanto che Buffy dovette tendere bene le orecchie per sentire quello che il suo superiore voleva dirle.

“E’ un problema serio, Buffy. La gente preferisce mille volte credere che l’unico problema al mondo siano i criminali, così come ha creduto per tanti anni. I demoni sono assimilabili all’uomo nero in questo senso: tutti sanno che non esiste e continuerebbero a crederlo anche se se lo ritrovassero davanti. Se non dimostriamo al più presto alla popolazione che le cacciatrici sono una figura indispensabile per la sicurezza di questa città, loro stesse cominceranno presto a non allenarsi più, la gente si burlerà di noi anche se le cose dovessero andare male e tutto prenderebbe una piega alquanto problematica, te lo posso assicurare…”

“Ma… capitano Lewis… io il demone che ha ucciso quella ragazza l’ho trovato ancora un sacco di tempo fa e ora è morto, glielo assicuro, cos’altro posso fare?” chiese Buffy che aveva solo vagamente intuito quello che il capitano voleva dirle.

L’uomo si avvicinò ancora di più a lei e disse

“Se a te dicessero che tuo figlio è stato assassinato da un pazzo psicopatico o da un demone con un nome che non hai mai sentito e che non hai mai visto perché una dea greca si è portata via il corpo non si sa bene per quale scopo, tu a che cosa crederesti?”

Buffy rimase in silenzio.

“E’ questo che intendevo dire. La gente tende a vedere le cose per come è sempre stata abituata a vederle. Inoltre, credere che il colpevole sia uno studente, significa avere qualcuno di reale con cui prendersela e da accusare in tribunale. Gli avvocati e i giudici hanno tutto l’interesse a far credere che un ragazzino di 19 anni abbia ucciso la sua compagna di corso perché gli permette di aprire una causa e lo stesso vele per i poliziotti…”

Buffy annuì, mestamente. Ora capiva perfettamente dove voleva andare a parare il capitano Lewis.

“Domani ci sarà una conferenza stampa sul caso Newton. Mi auguro che tu venga di persona e che ti prepari qualcosa di convincente da dire.” concluse, con la sua solita voce alta e squillante.

“A proposito, signorina Summers” disse, girandosi un’ultima volta prima di uscire dall’ufficio di Buffy

“Ha ricevuto un fax.”

 

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La bufera urlava sempre più forte.

Nelle sue orecchie, solo il suono della montagna che si sgretolava sotto il vento gelido ed il cozzare delle valanghe giù, a valle.

Aveva tentato di urlare, ma in effetti, da lassù, chi lo avrebbe potuto sentire?

E allora si era mosso. Ed aveva scoperto le spine.

Quelle stramaledette spine. Spine che pungevano, graffiavano, dilaniavano. Che toglievano ogni possibilità di fuga, che lo imprigionavano in un complicato groviglio di rami e lo tenevano bloccato arpionandolo per i vestiti, per i capelli, per la barba o per qualsiasi altra cosa che fosse impigliabile lì dentro. Ma quello che lo faceva impazzire di più, a dire il vero, era il fatto di non potersela nemmeno prendere con nessuno.

Le spine di quel roveto gli avevano salvato la vita.

Spike era stato lungimirante, e un po’ pazzo a dire il vero, ma il suo piano aveva funzionato.

Mentre Angel…. Che cosa poteva dire Angel di sé stesso?

Completamente pazzo! Pazzo! Inebriato da una voce che di umano aveva ben poco se non niente, interamente privo di buon senso, aveva preferito cedere alla beatitudine dell’incoscienza piuttosto che combattere. Ed aveva perso deliberatamente il controllo del suo corpo, del suo demone, delle sue azioni. E aveva aggredito furiosamente Spike. Spike che non lo aveva attaccato. Spike che lo aveva salvato. Spike che non lo aveva ucciso, nonostante avesse potuto e al quale sarebbe bastato ben poco per abbandonarlo sul serio sulla cima di quella montagna in compagnia dei suoi fantasmi e procedere da solo verso la salvezza, verso la cima, verso Buffy. E, forse, lo aveva persino fatto. Del resto, non era la prima volta che il suo childe lo batteva, ricordò con un brivido al ricordo della coppa dell’eterno tormento, e non era la prima volta che gli passava davanti o che riusciva a conquistarsi con metodi più o meno leciti quello che lui, Angel, aveva impiegato una vita intera per ottenere.

Se solo Spike avesse voluto… ma questa volta qualcosa gli diceva che sarebbe tornato.

 

Angel si mosse un poco, cercando di liberarsi dalla neve e bloccandosi, immediatamente, a causa di una fitta improvvisa che lo attraversava dalla schiena fino al petto. Lancinante.

 

A pochi centimetri dal cuore, in un punto che solo il fato poteva aver scelto per salvargli la vita, un ramo irto di spine e completamente insanguinato usciva impietoso dalla sua carne, trapassandolo da parte a parte.

 

Improvvisamente, una mano calda arpionò la sua, facendolo sobbalzare. Una mano strana. Insanguinata. Sporca.

Una mano viva.

Una mano che, Angel rabbrividì al solo contatto, non poteva appartenere ad un vampiro.

 

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“Posso entrare?”

 

Buffy si voltò on un sorriso verso la porta, abbassando nel frattempo il volume della radio che stava ascoltando.

 

“Vieni avanti, Willow. lo sai che in camera mia puoi entrare tranquillamente senza interrompere niente di compromettente.

“Beh, anche nella mia ora, se è per questo.”

“Oddio… io… non sapevo, mi dispiace… ma che cosa è successo…?” chiese Buffy che, a dirla tutta, si sentiva decisamente imbarazzata. Evidentemente doveva essere successo qualcosa con Kennedy, qualcosa di non piacevole in ogni caso… Si appuntò mentalmente di fare una bella ramanzina a Xander e a Giles che non le avevano detto niente anche se erano in casa e si rivolse all’amica che la guardava ancora dalla soglia della porta.

 

“Entra, coraggio. Vuoi che ti prepari qualcosa di caldo? Dei biscotti. O magari una buona cioccolata calda?”

“No, grazie” rifiutò con un sorriso la rossa “Non è per questo che sono venuta a cercarti. A dire il vero, si tratta di Down.”

Buffy sbiancò di colpo. Non aveva ancora visto sua sorella dopo la ronda della sera precedente, ma pensava che fosse tranquillamente sdraiata nel suo letto a recuperare le ore di sonno perdute o magari a scuola. Non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea che…

“Down… oddio, ma sta… sta bene, vero? Non le è successo niente? Santo cielo, sapevo che non dovevo lasciarla tornare a casa da sola… Willow, io…”

“Down sta benissimo, Buffy” la bloccò finalmente Willow, prendendole le mani tra le sue “Ora stai calma. Quello che ti devo chiedere ha a che fare con il potere di Down come chiave e con il contatto che hanno stabilito lei ed Anya quando hanno fatto quell’incantesimo insieme… ti ricordi, vero?”

 

La bionda annuì, in silenzio.

 

“Beh, se io e Giles non abbiamo preso una cantonata colossale, ma lo dubito, ci serve il potere di Down per contattare Anya e farla tornare qui perché solo dopo che avremo ascoltato Anya potremo risolvere l’enigma delle filastrocche e, forse, riportare indietro anche Angel… o Spike.”

“Le filastrocche?” chiese Buffy stupita, lasciando stranamente che il riferimento ai due vampiri cadesse nel vuoto.

“Sì, quelle che ha scritto Cassie Newton e che Giles ha trovato nel suo armadietto nella nuova scuola anche se, in teoria, non dovrebbe nemmeno esistere un armadietto col suo nome. Buffy… se tu non vuoi ti capisco… però è molto importante… e poi Down non è più una ragazzina e, come l’ho imparata io la magia, anche lei potrebbe…”

“Non ho niente in contrario, se anche lei è d’accordo ovviamente.” la bloccò inaspettatamente Buffy. Willow la guardò come per dire ne-se-veramente-sicura? Ma Buffy le sorrise e disse

“Hai ragione, Down è grande ormai, io alla sua età ero già andata a letto con Angel, l’avevo ucciso e scappavo di casa quasi tutte le notti per salvare il mondo. No. E’ grande abbastanza per decidere se vuole essere uno strumento del Bene oppure no. Per il resto, se hai bisogno di una mano, conta pure su di me.”

 

Willow guardò la sua amica con un sorriso di gratitudine e poi se ne andò dalla stanza, richiudendo la porta lentamente dietro le sue spalle.

 

Buffy riaccese la musica a tutto volume, si sdraiò sul letto e si mise in silenzio a guardare il soffitto.

 

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“Sapevo che ti avrei trovata qui.”

“Che cosa vuoi?”

“Solo parlarti”

 

La ragazza si sedette al tavolo del bar, cercando come al solito di non farsi notare. I grossi occhiali da sole e il cappotto decisamente troppo largo, camuffavano fin troppo bene la sua figura, celando del tutto le curve armoniose che un tempo erano state di un corpo umano.

 

“Angel ha bisogno del tuo aiuto” disse ancora il demone, bevendo un sorso dal bicchiere che aveva davanti ed aspettando che anche lei facesse lo stesso.

 

“Chi ti ha mandato?”

“Nessuno”

“Come mi hai trovata?”

“Ascoltando la gente”

“Non ti credo.”

 

Secca. Tagliente. Asciutta come non lo era mai stata. Lorne si tolse gli occhiali dal volto, cercando di non farsi notare più di tanto dalla clientela del bar che contava, sicuramente, almeno un paio di cacciatrici tra le cameriere.

 

“Illyria, sono sicuro che ti renderai conto di quanto questa situazione non sia piacevole, né per me né per te.” disse “Sono stufo anch’io di scappare, stufo di spiegare che sto dalla parte dei buoni, stufo di dire alla gente che non vado in giro a mangiare i loro figli e che non mi diverto come un pazzo ad abusare delle loro mogli. Il pane in tavola scarseggia da quando il business mi ha gettato fuori e l’unica cosa che so è che non so se arriverò vivo fino a domani, ma per i miei amici, per Angel, io ci sarò sempre. Tu invece, che cosa hai intenzione di fare?”

Illyria lo guardò un secondo, aspettando un attimo prima di rispondere. Poi chiese:

 

“E’ ancora vivo?”

Lorne sorrise.

“Non più di quanto lo fosse prima, comunque…”

“Dove?”

“Con Spike, da qualche parte. Bloccato in una strana dimensione demoniaca… non so ancora come tirarlo fuori da lì ma so che gli serve tutto il nostro aiuto per uscirne. Allora, ci stai?”

 

Illyria bevve ancora un sorso dal bicchiere colmo di vino rosso, lasciò una banconota da 5 $ sul tavolo, poi si alzò in piedi e disse:

 

“Andiamo.”

 

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E’ uno scherzo.

 

Angel afferrò con decisione la mano del vampiro biondo di fronte a lui, facendolo quasi finire con il petto contro il legno che gli usciva dal torace. Inutile rischio.

Spike non disse una parola, lasciandosi osservare.

 

Stai scherzando. Dimmi che stai scherzando. Per favore, dimmi che non è vero. Dimmi che è solo una stupida presa in giro e che ora mi sveglio ed è tutto come prima… pensò Angel mentre, con calma e fermezza, Spike lo sfilava letteralmente dal roveto nel quale lo aveva gettato. Con uno straccio preso chissà dove premeva sulla ferita per fare uscire meno sangue possibile. E, chissà per quale motivo al mondo, gli salvava la vita. Ancora una volta.

 

Angel non si capacitava di quello che aveva davanti.

 

Spike si asciugò la fronte con una mano, stringendosi poi maggiormente nella pelle di demone che aveva sulle spalle, macabra imitazione di una pelliccia, e premette di nuovo con forza sulla ferita ancora aperta del suo sire. Anche lui era ferito. Angel poteva vedere bene la guancia sfregiata, i capelli sporchi di sangue e l’avambraccio graffiato, in numerosi punti. Nemmeno le spine lo avevano risparmiato, a quanto pareva. Ma il danno maggiore, lo aveva fatto lui. Se veramente era umano, se veramente aveva ricevuto lo Shansu, se davvero il suo cuore batteva ed il suo corpo reclamava calore, cibo ed acqua, allora Angel aveva sul serio rischiato di ucciderlo. E più di una volta in quel viaggio interminabile che stavano compiendo. Insieme. Dio solo sapeva perché.

 

“Mi dispiace, avrei preferito che lo scoprissi in un altro modo…” disse infine Spike, dopo un silenzio che sembrava sarebbe durato per sempre. “A dire la verità, avrei preferito che non lo scoprissi affatto,” continuò “del resto non sono nemmeno sicuro che non si tratti solo di un effetto collaterale di questa dimensione, di una cosa temporanea, in ogni caso…”

“Che cosa hai fatto tu che io non ho fatto?” esclamò Angel tra l’offeso e il disperato

“Non farne una questione personale.” lo fermò immediatamente Spike. Angel non doveva nemmeno pensare all’autocommiserazione in quel momento. Entrambi avevano bisogno l’uno dell’altro e, come Spike aveva già ribadito più di una volta, non aveva la minima intenzione di rimanere bloccato ancora a lungo su quella montagna e, per una volta, il motivo di Spike parve chiaro anche ad Angel.

 

“Come ti ho già detto, non so nemmeno se durerà una volta che saremo tornati sulla terra quindi non ci fantasticare.” disse il biondo, togliendo finalmente le mani dal taglio che sembrava essersi quasi del tutto rimarginato e gettando via lo ‘straccio’.

“E poi, credimi, ci sono anche dei lati negativi… la mancanza di cibo per esempio…”

 

Angel si morse la lingua in bocca per non gridare.

 

Ma come poteva Spike starsene lì seduto come se niente fosse, cercando persino dei lati negativi a quanto gli era successo? Lui aveva vinto. Ok? Lui era il campione! Lui, Spike, aveva partecipato all’apocalisse, era andato a riconquistarsi la sua benedetta anima e poi aveva ricevuto lo Shansu, cosa che tutti i vampiri al mondo da sempre sognavano. Lui aveva vinto. Punto. E lui, Angel, invece, non era stato capace di fare nient’altro se non combattere mille battaglie e lasciare che la guerra, quella vera, la vincesse Spike.

Si voltò dall’altra parte, ricordando con un lampo negli occhi il giorno fortunato in cui il sangue vischioso di un demone lo aveva reso del tutto umano facendolo apparire, finalmente, come un ragazzo normale agli occhi di Buffy. E ricordava altrettanto bene il momento tragico in cui aveva deciso di rinunciare a quella condizione di felice mortalità per proteggere il mondo. Il ricordo di quei momenti perfetti passati da solo con la sua donna che soltanto lui avrebbe ricordato. Lo sguardo deluso di lei che si allontanava dal suo studio senza nemmeno un sorriso di conforto. La sensazione che nulla sarebbe andato più come doveva e poi, la dedizione per la lotta contro il Male che aveva intrapreso non appena aveva scoperto che poteva esserci ancora un’occasione per tornare normale… per tornare indietro… per poter stare di nuovo con lei… lei che gli scriveva ancora ogni tanto per sapere come stava, come andava la lotta a Los Angeles… per sapere se si era fidanzato… per sentirlo, forse, semplicemente.

Lettere alle quali lui non aveva mai risposto, forse per non riaprire nel cuore una ferita ancora troppo sanguinante.

E poi... la notte della distruzione di Sunnydale…

 

“Buffy non tornerà da me solo per un cuore che batte, Angel…” disse piano Spike, modulando bene la voce per cercare di non gridare quella maledetta e scomoda verità. Una verità, che gli era apparsa davanti agli occhi come un fulmine a ciel sereno non appena aveva capito cosa volesse dire amare Buffy Summers. Una verità scomoda e inammissibile. Che lo feriva più di qualunque altra cosa, ma che non per questo poteva essere semplicemente ignorata.

A Buffy piaceva il male.

Anche se spergiurava di servire solo il Bene come la maggior parte degli esseri umani, era fatta di luce ma anche di ombre e, chiunque le fosse stato accanto, non sarebbe stato di certo un tipo “normale”.

Ecco perché non aveva funzionato con Riley. Ecco perché non aveva funzionato la prima volta con Angel. Lei andava oltre.

Ma Angel lo stava guardando.

E Spike, che come al solito non si risparmiava niente, tese il braccio nudo in avanti mettendo in mostra l’avambraccio graffiato ed invitò il suo sire a fare lo stesso.

 

Non appena si sollevò la manica del maglione, la differenza lo colpì immediatamente, come un fulmine a ciel sereno. Il marchio impresso a fuoco della W&H spiccava nero come la pece sulla pelle candida di Angel, in netto contrasto con la neve chiara ed il pallore della sua carnagione.

 

“So che non mi seguirai finchè non ti avrò spiegato tutti i perché” disse Spike con un sospiro, guardando sconsolato la cima di quella quantomai inarrivabile montagna. “Perciò ecco, questa è l’unica teoria che mi viene in mente.”

“Io appartengo a loro, ormai…” bisbigliò Angel, non abbastanza piano, comunque, perché Spike non lo sentisse.

“Probabilmente sì.” rispose infatti il biodo, tornando a coprirsi sotto la pelliccia che si era fatto evidentemente scuoiando un demone.

“Ma, come ti ho detto prima, non ci fantasticare sopra. La W&H è morta, sconfitta da te, non ne rimane più uno solo in vita. La tua sottomissione a loro è servita per salvare il mondo, quindi…”

Angel lo afferrò saldamente per le spalle, gli occhi spalancati, la voce tremante.

“Quindi cosa, William?! Quindi… cosa?” esclamò, non riuscendo più a controllarsi. “Io appartengo a loro. Al Male. Ho impiegato 200 anni per far tacere la mia anima e adesso mi sono venduto senza nemmeno pensare che la ricompensa, forse, sarebbe andata a qualcuno di più degno. E prima, quasi non ci credo, prima ho persino rischiato di ammazzarti. Tu. Che sei l’eroe di turno. Tu. William. Che mi hai superato anche questa volta. Ma come fai?”

 

Spike non sapeva più che cosa rispondere.

 

Rimase in silenzio per un attimo, poi, con un gesto brusco, si allontanò dal suo sire gettandolo nella neve alle sue spalle e si alzò in piedi, sovrastandolo con la sua statura.

 

“Pensi di essere un rifiuto, Angel? Pensi che non sarai mai più capace di far niente?” esclamò, lasciando che il colore del sangue macchiasse con piccole gocce rosse la superficie di neve immacolata sotto i suoi piedi. “Allora ascoltami. Qui non si tratta di una gara. Non è una specie di premio che chi arriva primo lo prende. Io ho vissuto per tre anni insieme a Buffy e ti assicuro che se vorrà tornare da te non sarà la mia nuova condizione a fermarla, sempre ammesso che non riprenda ad essere solo un vampiro come gli altri una volta tornato sulla terra. Forse, forse non sei più l’eroe scelto dal fato che combatte i demoni per una missione superiore che gli hanno affidato poteri sconosciuti che - e non interrompermi! Lo sai che detesto la gente che lo fa. - Quello che voglio dire, e che voglio che tu capisca, è che tu sei Angel. Sei Angel da sempre. Forse non sarai più ‘Angel, l’eroe’ o ‘Angel, il paladino dei disperati’… ma adesso, tocca a te decidere da che parte stare. E, se ti conosco la metà di quanto penso, sono certo che sceglierai per il meglio.”

“Non puoi saperlo” bofonchiò Angel, lo sguardo sempre puntato contro il pavimento.

“Forse no..” disse ancora Spike, stringendosi sempre di più nella pelliccia ed incominciando ad avanzare “Ma ti vengono offerte le stesse possibilità che ho io, quindi perché non ne approfitti?” chiese, voltandosi un’ultima volta verso il suo sire, con un sorriso beffardo sul volto.

 

“Il tuo destino è nelle tue mani, Angel.

Sta solo a te decidere.

Dimmi,

che cosa ne farai?”

 

 

Episodio 5

 

La caffettiera bolliva da almeno mezz'ora ormai, sparpagliando caffè ovunque.

Xander si avvicinò ai fornelli, spense il fuoco e guardò con aria di rimprovero Willow che se ne stava seduta sul bordo del tavolo.

Immobile.

Da ore.

Lo sguardo fisso, le mani in tasca ed il piatto con il pranzo ancora intatto che, a quanto pareva, non aveva nemmeno toccato la dicevano lunga su quanto fosse ancora indubbiamente scossa da quello che era successo in quei giorni.

Kennedy…

Anya…

Buffy…

Down…

Stava ferma così.

Immobile.

Ma per un ragazzo e un amico attento come Xander Harris, riuscire a capire i suoi pensieri non era per niente una cosa difficile… soprattutto quando tutto in lei sembrava volerli gridare al mondo intero.

Prese una spugnetta, aprì il getto dell'acqua e cominciò con calma a ripulire quello che la sua amica di sempre aveva combinato. Senza dire una parola, com'era di prassi in quei giorni, e senza cercare di parlare con lei quando, una volta concluso, le passò davanti per raggiungere la sala dove lo attendevano snervati e demotivati Giles e Down con i loro indovinelli assurdi.

All’improvviso gli attraversò lo stomaco una voglia incredibile di scappare. Tutta quell’ansia, tutta quell’impotenza… ma non poteva, lo sapeva…. da qualche parte, pensò, Anya era intrappolata, magari impaurita, e aspettava solo che lui la liberasse. E lui non voleva deluderla. Non di nuovo. Ma quelle mille pagine scritte a mano o stampate con un inchiostro ormai praticamente illeggibile che gli propinava da leggere il signor Giles, per il momento non l’avrebbero aiutato e nemmeno le battutine che Down cercava ogni tanto di fare per sdrammatizzare la situazione.

Prese il cappotto dall’attaccapanni e si avviò con passo deciso verso la porta.

“Dove vai?” lo richiamò l’osservatore alzandosi in piedi tanto velocemente da far traballare e quasi cadere la sedia sui libri antichi che per tutta la notte avevano sfogliato. Senza molti risultati a dire il vero.

“Fuori” rispose semplicemente Xander, aprendo la porta ed afferrando con un gesto secco le chiavi della macchina.

“Non sono di nessun aiuto qui. Tornerò stasera. Vedo se riesco a sistemare un altro paio di cose” disse, ed uscì. Senza nemmeno aspettare un cenno di saluto o una qualche raccomandazione da parte di Giles. Senza aspettare che Willow lo chiamasse. E senza sapere, soprattutto, che forse quella era la cosa più utile per tutti loro che mai avrebbe potuto fare.

 

 

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Calma... un bel respiro… ricordati la respirazione yoga che ti ha insegnato il signor Giles e pensa che hai preparato tutto nei minimi dettagli quindi, adesso, manca solo un po’ di coraggio e tutto filerà liscio come l’olio. In fondo non è difficile: devo avere solo un po’ più di fiducia in me stessa e ricordarmi che centinaia di ragazzine accetteranno o meno la loro missione in base a quello che adesso dirò, tutto qui. Tutto qui? Tutto qui?! Oddio, e se poi qualcuno poi mi farà delle domande? Se i loro genitori mi chiederanno come ho fatto io o perché dovrebbero mandare le loro ragazze incontro a morte certa se, anche solo una volta, affronteranno una vera apocalisse? E se mi chiederanno perché ho deciso di dare o meglio affibbiare anche a loro il potere. Se non ritenevo di essere già abbastanza sfortunata io, oppure se è stata una scelta di puro egoismo, oppure…

“Ancora 5 minuti e poi si va in onda!” la voce stridula e tonante del cameraman la riportò alla cruda realtà.

Vicino a lei, il commissario Kebley, impeccabile nel suo tailleur blu e con quelle scarpette alte trenta centimetri che solo un funambolo avrebbe saputo indossare, stava già dando in anteprima alcune succulenti informazioni su quello che avrebbe raccontato dopo ai giornalisti, senza lasciare che a nessuno sfuggisse un odioso sorrisetto di autostima che le arrivava da un orecchio all’altro o una malcelata aria di superiorità che voleva senza dubbio far risaltare quanto fossero poco affidabili le ricerche della squadra speciale, soprattutto se a svolgerle erano solo un gruppo di ragazzini male organizzati con a capo un’ex cheerleader bionda e come supporto tecnico uno strano uomo inglese che vantava così tanti trascorsi penali da poter essere incarcerato a vita. Ovviamente molti di questi trascorsi erano stati ben celati, come per esempio l’appartenenza ad un gruppo di adoratori del diavolo o l’uso di sostanze stupefacenti, o alcune rapine a mano armata che avevano messo a rischio la vita di alcuni suoi agenti, nella ‘Londra vittoriana’ del 1973, ma a lei piaceva giocare informata e nemmeno le banche dati del consiglio degli osservatori erano sfuggite ai suoi hacker esperti rivelando particolari a dir poco interessanti. Persino la biondina era stata incriminata per omicidio. Era già tanto se non stavano marcendo dietro le sbarre e lei doveva pure tollerare che ora lavorassero nella polizia? Magari sopra di lei?! Ma nemmeno per sogno!

Poco importava, ovviamente, se quel “branco di ragazzini” come li chiamava, avevano sventato almeno una decina di apocalissi garantendo la salvezza di Sunnydale e salvando con il loro coraggio e la loro strategia d’azione, almeno qualche centinaio di vite durante quegli ultimi 7 anni. La cosa veramente importante, era che non la mettessero in ombra cercando di convincere la popolazione che vampiri, demoni e chissà cos’altro giravano per le strade senza problemi e senza, soprattutto, che la polizia avesse fatto nulla per fermarli in tutti quegli anni. Aveva un reputazione da difendere lei!

 

“Summers… ancora dieci minuti poi tocca a te!” la richiamò uno dei cameraman facendole segno di sistemarsi vicino all’altra donna.

La sala della conferenza stampa era gremita di gente.

Buffy fece qualche passo avanti, posizionandosi nella parte del palco dalla quale sarebbero entrate sia lei che il commissario Kebley. La donna le si rivolse con un sorriso malcelato.

“Spero che tu abbia preparato a puntino il tuo discorso, mia cara signorina Sunders” disse, storpiandone apposta il nome, tanto per far aumentare ancora un po’ di più la tensione. “Anche se non credo che quel pubblico là fuori sia molto interessato alle tue sciocchezze…”

Buffy non disse nulla. Si limitò a girarsi dall’altra parte e a sospirare silenziosamente, trattenendo l’istinto di lanciarle un sonoro e decisamente non verbale avvertimento, ma si concentrò invece sul brusio che proveniva dalla sala gremita di gente e si ricordò, con un brivido, alcune parole che un vampiro, tanto tempo fa le aveva rivolto quando la situazione, come adesso, le sembrava disperata.

C’è solo una cosa della quale sono sempre stato sicuro. Tu.

Buffy sospirò più forte, alzando gli occhi al cielo e fregandosene che il commissario Kebley la potesse vedere o in qualche modo sentire.

Vedi, pensò Buffy lasciando la sua posizione per andare a mettersi nelle mani della truccatrice che la tirava insistentemente per una manica, nemmeno da morto riesci a lasciarmi in pace…

 

 

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 Un insetto si posò sulla sua spalla. Poi tre, poi quattro e alla fine cento…

Angel non se li scrollò nemmeno di dosso, continuando ad avanzare. La testa china, lo sguardo saldamente puntato sul tatuaggio che segnava la sua sconfitta, anche se aveva sancito la salvezza del mondo. I sensi, fermamente puntati sul battito del cuore di Spike.

Il battito del cuore di Spike…

Un battito regolare.

Tum tum… Tum tum…

Una chiara conferma di salvezza, pensò. Un meritato compenso per colui che aveva salvato il mondo. Anche se, a dirla tutta, non riusciva a non pensare che per lui, per Angel, quel battito non era altro che una tacita condanna all’infelicità e all’incompletezza eterna.

“Non serve a nulla continuare così” disse il biondo senza fermarsi, voltandosi appena.

Angel invece si arrestò. Anche se il suo cuore batte, riesce ancora a sentire i miei stati d’animo, le mie occhiate furtive. A quanto pare, qualcosa del vampiro che era sembra  rimasto nonostante la sua nuova condizione umana… e non capisco perché…  pensò. Ma Spike non diede segno di aver sentito stavolta ed Angel si incamminò di nuovo, continuando ad avanzare. Il caldo, torrido e afoso, aveva preso il posto della neve in quel luogo incomprensibile e dimenticato da dio. L’unico suono che si sentiva per tutta la valle, ora, erano i ruggiti sempre più forti dei demoni alle loro spalle. Ruggiti che si avvicinavano sempre di più a loro e che, se li avessero raggiunti, senza dubbio avrebbero cercato quello che molti altri prima e dopo di loro sembravano reclamare a gran voce: la vendetta.

 

 

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“Fra un attimo tocca a te!” le disse sottovoce il tecnico delle luci, facendole quasi sbavare il rossetto. La truccatrice che avevano affibbiato alla troupe si prolungò in alcuni improperi e Buffy, che pensava di avere la faccia talmente incrostata da sembrare un quadro di Picasso, uscì sul palcoscenico anche se mancavano ancora ben tre minuti abbondanti alla sua presentazione. Se fosse riuscito ad afferrarla, il tecnico delle luci l’avrebbe quasi sicuramente riportata dietro le quinte a costo di trascinarcela per i capelli. Per fortuna era troppo intento a prendersela con la grassa truccatrice che stava ancora gridando ed il solo effetto che ebbe la sortita di Buffy sul palco fu di interrompere il discorso finale del comandante Kebley. Una cosa che alla cacciatrice, sicuramente, dispiacque tantissimo.

 

“Sempre irruente come al solito, vero signorina Summers?” chiese scherzando il capitano e strizzò nel mentre l’occhiolino al pubblico che si sciolse in un mare di risa. Buffy rimase a dir poco attonita. Non solo quello che le avevano detto essere l’occasione più importante di tutta la sua vita per far prendere coscienza al mondo del ruolo delle cacciatrici somigliava più che altro ad una specie di tolk show male organizzato, ma la gente che vi stava partecipando sembrava per giunta di una ottusità fuori da ogni paragone. Luci ovunque, gente che applaudiva, giornalisti che fotografavano e… mancava giusto la valletta che consegnava le buste ed il gioco era fatto. 

 

Tirò un sospiro di sconforto. E fu allora che li vide.

 

In mezzo alla folla, cercando di camuffarsi come meglio potevano, loro che mai si erano nascosti neppure alle luci dei riflettori di un palco, la guardavano in tralice, come se la stessero cercando da tempo. Non avevano senza dubbio l’aria di due ingenui turisti, tanto quella folla vociante non se ne sarebbe mai accorta. Ma il potere che emanavano… quello sì…  era enorme.

E se stavano lì, allora, il motivo poteva essere uno solo.

 

Il tempo dei giochi, era finito.

 

 

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“Posso sedermi?”

 

La ragazzina non lo guardò nemmeno, facendo semplicemente cenno di sì con la testa.

 

“Grazie…”

 

Il mare era calmo, quella sera. Le onde si infrangevano pigre sugli scogli, o risalivano dense sul bagnasciuga a formare strani riccioli di sabbia, nuvole di luce in cui giocavano i mille riflessi dorati del sole.

Xander rimase in silenzio.

Il tramonto… la fine di ogni più piccola cosa, per molte culture, il simbolo della morte, o della rinascita, l’ultima o solo una nuova strada da seguire, a seconda dei punti di vista. Ma, prima di tutto, una bellezza fuori da ogni limite. I raggi del sole si riflettevano come allo specchio sulle piccole onde spumeggianti del mare e giocavano con il colore delle pietre, dei fiori, con le conchiglie e con le goccioline d’acqua salata che  leggere gli ricadevano addosso, lasciando quella sottile scia di aroma speziato nell’aria. L’ultimo, tiepido calore le dipinse di rosso le guance facendo sì che il ragazzo ne notasse i tratti forti, decisi, la sottile linea chiara delle labbra, i capelli castani, che giocavano leggeri con il vento e la forza che ardeva in lei e la faceva sembrare più simile ad una cacciatrice di quanto lei stessa avrebbe mai potuto immaginare.

 

Sì, piccola, avevi ragione. Avrebbero scelto te.

 

pensò, senza che lei, ovviamente, potesse sentirlo. E dimenticandosi, per un secondo che, anche se era solo una ragazzina, una cacciatrice lei lo era già. A tutti gli effetti. E, come Buffy, avrebbe  presto o tardi dovuto scegliere tra sé stessa e la missione, tra quello che voleva e quello che era giusto, tra quello che lei amava e quello che serviva affinché gli altri fossero salvi….

 

E fu allora che capì.

 

Non seppe bene come, né se ne fosse davvero così sicuro. Aprì gli occhi e guardò un’altra volta il mare , il sole, gli scogli. Tutta una questione di punti di vista… pensò. Eppure… anche se più ci pensava e più gli sembrava impossibile, innaturale, illogico, quella rappresentava senza dubbio l’unica strada da seguire… una strada che faceva paura. Ma anche l’unica strada che avrebbe potuto salvarli tutti. Per un’ultima volta. Forse. O che li avrebbe definitivamente condannati.

Di una sola cosa Xander era sicuro: doveva al più presto parlarne con Buffy. E poi con gli altri.

Se davvero aveva ragione, gli sarebbero serviti tutti, dal primo all’ultimo.

A cominciare da Willow.

 

Si voltò verso Kennedy.

 

“Credo di aver capito…” disse, semplicemente. Quasi fosse una cosa priva di alcuna importanza. Ma alla cacciatrice non sfuggì lo stato d’animo confuso, il leggero tremore delle mani…

 

Alzò le spalle noncurante.

“Beh, che stai aspettando allora? Corri a dirlo a Giles.” rispose lei, senza capire veramente dove lui volesse portarla.

Xander chinò il capo.
”Non sarà facile…” disse. “l’unica cosa di cui sono certo, per il momento, è che ci servirà Willow, ma non posso chiederle di fare quello che deve senza che prima abbia fatto la pace con te.”

“Non è il genere di cose che basta chiedere” rispose Kennedy con un sorriso tirato “Lo so.” Xander era diretto. Efficace. “ma non abbiamo poi molto tempo. Hai ragione, io non ho nessun diritto di venire a qui a dirti che cosa è giusto e che cosa è sbagliato o come ti devi comportare, ma so che Willow sta male, so che le manchi, so che l’unico motivo per cui ti ha trattata così l’altra sera era che aveva paura di perderti e so anche che, nonostante la tensione sia salita alle stelle, l’unica cosa che desidera adesso è poterti riabbracciare.”

Kennedy non riuscì a trattenere un lacrima, piccola ed argentea, ma sincera mentre Xander parlava.

“Vuoi aiutarmi a salvare il mondo, a cominciare dalla tua ragazza?” le chiese il giovane, alzandosi in piedi e tendendole una mano in segno di sfida.

Kennedy non lasciò passare nemmeno un secondo. Afferrò la mano di Xander come se fosse l’ultimo appiglio che le era rimasto ed insieme cominciarono ad camminare verso casa.

Sì, credo di aver capito come devo fare…

 Continuava intanto a pensare lui.

Il problema, rimane sempre come dirlo agli altri…

 

 

 

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“Signori, e signore…”

Buffy aveva preso in mano il microfono, lasciando a metà una delle frasi più acclamate che il suo principale stava raccontando alla folla. Ma non aveva importanza.

 

“Sapete..” continuò “molti qua dentro non avrebbero piacere che vi raccontassi quello che sto per dirvi.”

 

Silenzio. Il comandante Kebley fissò dall’alto in basso il suo superiore che cercò di avvicinarsi a lei con noncuranza. Qualcosa le suggerì che fosse per strapparle dalle mani il microfono. Si allontanò di un passo, lanciandogli un’occhiata di sfida.

“Buffy… forse sarebbe meglio se…” provò allora il suo superiore. Ma la cacciatrice non mollò.

“Devono sapere” disse, ad alta voce, lasciando che la stanza si riempisse di mormorii sommessi e che il capitano uscisse letteralmente di testa e si avvicinasse a lei per prenderle dalle mani il microfono con la forza.

Lo allontanò con un semplice gesto di sufficienza della mano. Era in pubblico. Non doveva dimenticarlo.

“ Mi hanno fatto credere che dovevate essere convinti che del fatto che le cacciatrici hanno un ruolo fondamentale nella società di adesso, o le avreste rifiutate.” Silenzio. L’accusa era forte. Cadde nel vuoto. “Non sono d’accordo” continuò, rivolgendosi al suo superiore “voi avete montato tutto questo incredibile spettacolo con il solo scopo di nascondere ancora una volta la verità. Io la conosco. I demoni esistono?” chiese. Il pubblico in sala ricominciò a mormorare, disorientato. “Hanno il diritto sapere...” disse ancora una volta, rivolgendo lo sguardo verso il suo superiore e tenendo saldamente il microfono tra le mani.

“Lasciatela parlare” disse infine una voce tra la folla. Buffy si voltò. Guardò i due poliziotti, aspettando un cenno per poter continuare. Un cenno che ovviamente, non venne. “Sì, vogliamo sentire che cosa ha da dirci” “Vogliamo conoscere a verità!” La verità…” cominciò a gridare il pubblico. E allora Buffy parlò. Senza rinunciare a lanciare un sorrisetto di soddisfazione al suo ormai ex-capo. Spiegò tutto. Tutto quello che aveva visto o sentito in quegli ultimi sette anni. Tutto quello che si agitava sopra e sotto la bocca dell’inferno. Parlò delle sue scelte difficili e dei suoi rapporti con la polizia a dir poco travagliati. Parlò della missione, delle sue origini. E parlò dell’origine del potere, da dove veniva, del perché era stato creato. E disse anche che le loro figlie, forse, un giorno sarebbero state chiamate a scegliere, consapevoli del fatto che, però, non sarebbero state da sole. Chiarì che esistevano i demoni, ma che non esistevano solo demoni buoni e nemmeno solo demoni cattivi e quindi era molto difficile scegliere. E lasciò che il pubblico la interrompesse, di tanto in tanto, per farle qualche sensata domanda. Alla fine, solo un ragazzino non aveva mai parlato. Solo lui, a parte i due demoni che la guardavano sorridendo, soddisfatti. Solo lui. Forse perché quelle cose le sapeva già. Forse perché era solo un ragazzino dell’età di Down. Lo stesso ragazzino che stava affianco a Lorne, con una mano del demone sulla spalla, e che le aveva consentito di cominciare a parlare. O forse perché, a pensarci bene, di umano lui non aveva proprio un bel niente.

 

 

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Affondavano. Ma era normale in quel luogo. Forse avrebbero fatto meglio a domandarsi come mai gli insetti che li avevano torturati fino a lì li avessero lasciati in pace proprio nell’unico posto dov’era logico trovarli. Ma, ormai, avevano rinunciato entrambi a cercare un senso in tutto quel viaggiare.

 

L’unica cosa che contava era andare avanti, aveva detto Spike. Ed Angel l’aveva seguito alla lettera.

Il problema di fondo era che ancora non sapevano dove li avrebbe portati l’ ‘avanti’…

 

Forse, sperava Angel, forse.. l’avrebbero scoperto presto.

 

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La porta cigolò leggermente, lasciando entrare un piccolo spiraglio di luce.

“Chi sei? Vattene, non ho voglia di vedere nessuno adesso!” Kennedy entrò lo stesso, fermandosi sul ciglio della stanza. “Kennedy…” esclamò Willow, ma la ragazza si era già avvicinata di un passo, prendendole le mani tra le sue ed inginocchiandosi di fronte a lei “Mi dispiace…” disse, semplicemente, abbassando il capo e baciandole la punta delle dita “Mi dispiace tanto Willow io… non avrei mai dovuto andarmene... non avrei mai dovuto lasciarti sola… scusa…” la rossa la guardava incredula, senza sapere neppure che cosa doveva fare. Si alzò in piedi. E sentì le mani di Kennedy tremare impercettibilmente, forse per la paura di essere lasciata, di vederla uscire correndo dalla porta alle sue spalle o, peggio ancora, di sentirsi dire che mai, mai e poi mai l’avrebbe perdonata… o forse solo perché, nonostante cercasse con tutte le sue forze di nasconderlo, stava piangendo e trattenere le lacrime era diventato troppo anche per lei..

“Alzati…”

Kennedy sollevò la testa, guardandola con un misto di paura ed incredulità sul volto. Vedendo che rimaneva in ginocchio, fu Willow che si chinò in parte a lei

“Come potrei anche solo pensare di vivere senza di te?” chiese con un sorriso luminoso sul volto.

Un lacrima rotolò leggera sullo zigomo della cacciatrice

“Temevo che non saresti più tornata… sono io che ti devo chiedere scusa…” disse la strega con un filo di voce “è solo che non voglio perdere di nuovo qualcuno che amo… non potrei sopportarlo…” Non riuscì nemmeno a terminare la frase. Kennedy si era spinta contro il suo petto, piangendo ed abbracciandola.

“Promettimi che non litigheremo mai più… ti prego…” sussurrò, abbastanza forte perché Willow la sentisse.

“Te lo prometto…” rispose allora Willow, abbracciandola più forte “te lo prometto…” ripetè, baciandola con passione. Un bacio lento, poi profondo. Disperato. E vibrante di felicità allo stesso tempo.. un bacio che doveva essere scritto negli annali della storia pensò Kennedy, una volta che Willow l’ebbe lasciata un attimo, giusto per riprendere fiato, per poi riprendere a stringerla a sé con delicatezza, insinuandosi tra le sue labbra. Un bacio magico…

 

 

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“Complimenti. Bel discorso…”

 

Buffy continuò a lavarsi la faccia, il capitano Lewis avanzò di un passo, porgendole una salvietta.

 

“Ovviamente sai che, adesso, mi sarà molto difficile farti rientrare a pieno titolo come capo della sezione speciale…”

 

“Al diavolo la sezione speciale!”

 

Il lucidalabbra le rese ancora più luminoso il volto, mentre i residui del cerone che la grassa truccatrice le aveva imposto colavano irrimediabilmente verso il buco centrale del lavandino.

 

“Speravo che potessi convincere il paese a collaborare…” continuò imperterrito il graduato.

Buffy si voltò. Il capitano Lewis le porgeva la giacca, quasi a volerla congedare con un sorriso… sorrise a sua volta ed afferrò l’indumento con garbo.

 

“Lasci che le dica una cosa” affermò quindi, alzando la testa con lo sguardo fiero di chi sa di avere perfettamente ragione “la popolazione di questa città ha visto più apocalissi nella sua vita che mondiali di calcio, non ha bisogno di essere convinta a collaborare. Ha bisogno di essere addestrata per difendersi.”

 

Buffy si voltò verso l’uscio. Il capitano Lewis la osservò fare alcuni passi, poi, inspiegabilmente, voltarsi indietro “Lei è un brav’uomo.” disse, con un sorriso a fior di labbra “ma purtroppo ha, come molti, chiuso gli occhi per troppo tempo. Venga domani sera a casa mia. Le mostrerò alcune cose che, secondo me, farebbe meglio a non ignorare. Soprattutto coi tempi che corrono.” concluse ed uscì, a testa alta, dalla porta.

 

 

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“Smettetela di cercare, forse ci siamo!”

 

Down chiuse il libro su cui stava perdendo la vista e guardò il ragazzo ringraziando il cielo con un gridolino soddisfatto.

 

“Che cosa?...” cominciò il signor Giles, ma Down lo zittì subito

 

“Dicci, Xander, che cosa hai trovato?”

 

All’osservatore non rimase altro che cercare di balbettare qualcosa mentre i ragazzi si davano da fare per liberare il tavolo senza molto riguardo per gli antichi manoscritti e si mettevano a cercare…

 

“Oh.. finalmente!” esclamò infine Xander, sventolando in aria un pezzetto di carta annerito.

Down lo guardò storto.

“Ancora?!” esclamò mettendo il broncio “speravo che le poesiole senza senso di Cassie ci avessero definitivamente abbandonato! E invece…”

“Ma… Xander… che cosa?”

Il ragazzo li zittì tutti, appoggiando il foglio sul tavolo, cercando di metterlo insieme con gli altri tre. “Un momento…” disse, più a sé stesso che agli altri. Down e Giles lo guardavano sporgendosi in avanti, con il fiato sospeso. “Eccone uno… e qui un altro…” l’osservatore era tentato di chiedere cosa, ma rimase in silenzio, contemplando il foglio e un momento! Questo no non lo poteva fare!

“Ma cosa stai facendo?!” gridò quindi completamente fuori di sé, strappando dalle mani di Xander il foglietto. I cerchiolini rossi che il ragazzo aveva tracciato con il pennarello indelebile spiccavano accusatori sul grigio già provato della carta.

“Mi lasci un secondo” disse il ragazzo

“Nemmeno per sogno! Sai cosa stavi facendo?! Rovinando questo pezzo di carta potresti anche averci proibito di trovare-” “Ho già trovato tutto quello che ci serve.” esclamò con fare sbrigativo il ragazzo, strappando di nuovo la poesia dalle mani di Giles.

Tu sei quello che ha il potere di vedere le cose? …ricordò… era per questo che Caleb lo aveva accecato. Non poteva fermarsi proprio adesso..

“Ho quasi finito..” disse, sussurrando.

Tracciò ancora un paio di cerchietti rossi. E poi lo guardò soddisfatto

“Ecco qui”.

 

L’osservatore si sporse sul tavolo, così come Down. La chiarezza di quelle lettere cerchiate era incredibile, e del resto come poteva non esserlo visto che Xander aveva usato un pennarellino indelebile per tracciarle. Ma a parte questo…

Down sbuffò, esasperata…

“Ma non hanno alcun senso!” esclamò

“Xander… per favore, potresti spiegare…” sospirò il signor Giles.  Aveva già notato da un pezzo che quelle lettere in particolare erano state sottolineate, anche se con un tratto molto sottile, ma sinceramente in due giorni interi di assillanti ricerche, aveva solo ottenuto lo scarno risultato di capire che fossero lettere di una parola a lui completamente sconosciuta.

“Provi ad anagrammarle” suggerì allora Xander, con un sorriso di superiorità dipinto sul volto.

Chissà dove voleva andare a parare…

Down si sedette, carta e penna alla mano e cominciò ad appuntarsi le lettere

T-S-N-H-A-O-A-T

“Ma… Xander… anche se le anagrammo in tutti i modi possibili non mi viene mai fuori una parola di senso compiuto…”

“Ti sbagli…” la voce di Giles sembrava provenire dall’oltretomba, esattamente come il significato di quella parola, ormai fin troppo familiare.

“Non riesci ad anagrammarle perché non è una parola scritta nella tua lingua…” disse. Poi, alzando gli occhi pieni di ammirazione verso sul ragazzo esclamò “ma tu, dove l’hai imparato il greco?”

 

 

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“Sapevo che vi avrei trovati qui..”

Fuori dalla porta principale, appena usciti dal salone delle conferenze dove Buffy aveva tenuto il suo ispirato, anche se non poco problematico discorso, una folla di giornalisti, curiosi, spettatori e poliziotti la attendeva per sapere tutto quello che aveva e che non aveva spiegato degli ultimi tre millenni. Così, anche se sarebbe volentieri uscita tra la folla solo per vedere che esito avessero avuto le sue parole sull’espressione fino a poco prima imperturbabile del commissario Kebley, Buffy si era accontentata dell’uscita sul retro.

“Sapevamo che saresti venuta.”

Strano, pensava che sarebbero stati Lorne o Illyria a parlare per primi. Alzò gli occhi sul ragazzino. E ne respirò a pieno il potere. Nonostante dimostrasse in apparenza solo l’età di Down, quel ragazzino alto almeno una spanna più di lei, era la persona con più potere che Buffy avesse mai incontrato. Primo incluso. Si chiese perché una persona del genere dovesse cercare proprio lei. Ma il punto, forse, era proprio questo: lui non era propriamente ‘una persona’.

 

 

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“Ancora qualche metro e ci siamo…”

La voce di Spike giunse appena distinguibile alle orecchie sensibili del vampiro. Angel alzò la testa verso il suo compagno di scalata.

“Sei proprio sicuro che questa sia l’unica strada?”

Un appiglio cedevole e un piede di Spike penzolò pericolosamente nel vuoto.

“Pensi che se ne esistesse un’altra di strada sarei ancora qui?” chiese, quasi in tono di sfida

“Ti ricordo che sono io quello che rischia l’osso del collo!”

Silenzio. Quelle parole per Angel ebbero l’effetto di una coltellata in pieno petto. Spike si accorse di quello che aveva detto un attimo troppo tardi ma non aveva importanza, non più almeno. Il danno era già stato fatto. Nell’esatto momento in cui Angel aveva afferrato la sua mano calda, Spike aveva capito che nulla sarebbe più stato come un tempo. Niente. Soprattutto loro. Ma per il momento, come aveva ripetuto fino alla nausea da quando si era risvegliato in quel luogo terribile, l’importante era andare avanti. Solo così potevano salvarsi o almeno sperare di salvarsi. Rimpianti o no Angel avrebbe dovuto scendere prima o poi a patti con la realtà, anche perché non aveva altra scelta. Non era stata una sua l’idea, non l’aveva chiesto lui. Forse… forse se avesse semplicemente smesso di pensarci, allora magari la sua nuova condizione non gli sarebbe pesata più di tanto. Purtroppo Angel non era esattamente la persona che si lascia tutto alle spalle e… a proposito di spalle!!

Non si voltò, né continuò a proseguire, semplicemente si fermò.

Angel alzò lo sguardo.

“Che succede? Perché non vai avanti?!” chiese

La voce del vampiro gli giunse ovattata, risalendo da quell’altezza.

Strano. Se la ricordava ferma e possente.

“Allora?” chiese di nuovo il demone,

ma Spike non rispose.

Allungò un braccio invece, e un dito.

Angel si voltò.

E ammutolì.

Davanti a loro, splendido e terrificante mentre volava nella loro direzione,

c’era un drago.

 

 

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“Allora, posso sapere cosa volete da me?”

Lorne si tolse gli occhiali, guardandola meglio

“Davvero un fiorellino, splendida come al solito baby..” disse, abbozzando un mezzo inchino

“Non siamo qui per scherzare.” Illyria era glaciale, come al solito.

Buffy non la degnò nemmeno di uno sguardo, tornando a rivolgersi a Lorne.

“E’ un piacere constatare come anche tu non sia cambiato affatto. Specialmente in fatto di abiti, se posso permettermi, un po’ meno appariscenti ma sempre molto efficaci”

“Non tutte hanno il tuo buon gusto cacciatrice.” Rispose il demone sorridendo, gli occhi rivolti un attimo verso il cielo. “Purtroppo, c’è ancora chi pensa che Valentino sia solo una marca di profumo e Marck Knoffer una specie di punkettaro che non sapeva mettere due note una in fila all’altra..”

“Che incompetenti!”

Lorne sorrise deliziato.

“Non è facile trovare una persona con un sorriso come quello, al giorno d’oggi” si complimentò il demone, prima di allungare una mano verso il ragazzino e la sua compagna di viaggio. “Credo che tu conosca già Illyria..” disse alla cacciatrice che non tardò che annuire “demone in un corpo di donna, poteri immensi anche se non appartenenti a questa dimensione… conosco la storia. Dimmi di lui”

Illyria la squadrò. Lorne si fermò. Il ragazzino, con fare altero, fece un solo ma incredibilmente maestoso passo avanti.

“Lui?” chiese Lorne, mentre l’adolescente continuava a fissarla “Lui…” continuò, mentre il potere del giovane impregnava l’aria, invadendo ogni singola fibra del corpo della cacciatrice e Buffy faceva un passo indietro, stranamente spaventata da tutta quella forza “lui…” disse di nuovo il demone e la ragazza bionda lo guardò fermarsi, forse per non spaventarla maggiormente, forse per confermare, una volta per tutte, la sua superiorità. Lasciando intendere che poteva distruggerla quando e come voleva

“Lui..” continuò Lorne  “è la tua Nemesi”.

 

 

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“Vattene!” cominciò ad urlare Spike “Vattene!!”

Ma più loro gridavano o cercavano in qualche assurdo modo di intimorirlo, più il drago si fiondava su di loro, mancandoli sempre per un soffio. Un soffio che stava diventando troppo debole, pensò Spike. Un soffio cha sarebbe divenuto un respiro di sangue.

Angel lo intuì, lasciando che il drago lo puntasse, cercando di distrarlo dal biondo.

“Smettila di sacrificarti per me! Pensa a salire!” gridò l’altro, un momento prima che la testa appuntita del drago si lanciasse contro di lui, ferendolo ad una gamba. Un urlo sommesso ed il sangue cominciò a sgorgare copioso mentre Angel cercava di allontanarlo, ottenendo come solo risultato quello di finire quasi catapultato di sotto. Un pezzo di roccia si sgretolò. Un appiglio in meno. I due giocavano con la morte appesi ad una ripida parete di roccia mentre gli artigli del drago, taglienti quanto appuntiti, continuavano a mancarli per un nulla.

Angel si voltò. Non era possibile continuare così.

Non ancora per molto.

Dovevano ribaltare la situazione.

Come colto da un raptus improvviso scattò verso l’alto, sottraendosi ad un nuovo attacco del drago e raggiungendo Spike che si premeva la gamba ferita con l’evidente scopo di fermare il sangue.

“Dammi la mano!” gridò il vampiro.

Spike si voltò verso di lui, con un sorriso di scherno

“Cos’è? Hai paura?”

“Ti ho detto di darmi la mano!”

Lo sguardo di Angel era fermo, sicuro.

Spike si chiese cosa caspita gli stesse balenando nella mente. Quale idea assurda avesse avuto.

Ma non attese una risposta.

Mentre il drago caricava di nuovo, fendendo l’aria con le sua ali affilate e la bocca aperta pronto ad inghiottirli entrambi, Spike afferrò la mano di Angel

ed entrambi si ritrovarono a saltare nel vuoto.

 

 

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“La mia Nemesi?” chiese Buffy stupita, un sorrisetto di scherno dipinto sul volto “la mia nemesi? Cos’è, siete passati anche voi dalla parte uccidi la cacciatrice per caso? Non credevo che mi sarei dovuta battere proprio contro di voi… va’ a fidarti degli amici oggigiorno…”

Lorne sorrise, scuotendo la testa.

“Nessuno vuole battersi contro di te” disse Illyria, con la sua solita aria impassibile di sempre “ma non possiamo aiutarti se prima non ci prometti l’incolumità. Quello che dovremo fare sarà molto rischioso.. per noi oltre che per te intendo…” Buffy la squadrò un istante.

“E che cosa ci sarebbe da fare di tanto pericoloso?” chiese. Il ragazzo si rivolse a lei, avanzando ancora di un passo “Non voglio farti del male” disse, vedendola arretrare “sono un inviato delle forze dell’Essere, o almeno di quelle che così si fanno chiamare. Loro mi hanno affidato una missione: riportare l’equilibrio in questa dimensione. Il problema, è che l’unico modo per farlo.. è con il tuo sangue...”

 

 

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TANATHOS lesse Down, poco convinta. Tanathos. “Ma che razza di parola è ‘Tanathos?!”

Giles la guardò con comprensione, sottolineando con il solo sguardo quanto le nuove generazioni avrebbero fatto meglio a studiare greco e latino piuttosto di pensare a concerti, aitanti spogliarellisti e giocatori di baseball dalla reputazione poco invidiabile.

“Tanathos significa inferno” rispose infine Giles, infilandosi gli occhiali con un sospiro “Non so ancora bene come Xander ci sia arrivato” disse, guadagnandosi un’occhiata di dichiarata superiorità dal ragazzo “eppure non ci sono dubbi. Tanathos era il luogo dei morti, almeno per gli antichi greci. In molte culture ancestrali si fa riferimento ad un posto oscuro ed angusto, dimenticato da dio, dove tutti i dannati soffrono la pena eterna senza via di scampo attendendo un  giudizio che li possa salvare ma che, ovviamente, non arriva mai. Un giudizio da parte di un dio il cui solo scopo sono la vendetta ed il potere, un dio malvagio.. probabilmente un mostro come Glory…” spiegò.

“Oppure menefreghista come Zeus” concluse Xander

“Quindi… una specie di terra dei morti…” disse Down, poi il fiato le si spezzò in gola “pensate che Anya sia rinchiusa laggiù?” chiese, la voce rotta per l’emozione. Xander annuì. Ma non sembrava preoccupato. Anzi. Se Down avesse dovuto trovare un aggettivo adatto per descriverlo, avrebbe detto addirittura ‘sollevato’.

“Ma come fai a rimanere così impassibile?!” gridò, colta dalla rabbia verso Xander. Il ragazzo si alzò dalla sedia con calma. Poi rispose. “Vedi Down, se Anya fosse davvero laggiù e non ci fosse modo di tirarla fuori da lì, allora io per primo sarei steso su quel divano in lacrime. Ma…”

Giles inforcò nervosamente gli occhiali. Non c’era nulla su quel foglio di carta. Nulla che avesse dato per scontato. Nessun particolare che non avesse meticolosamente vagliato. Eppure… eppure, anche dalla sua alta carica come osservatore, anche dopo tutti i suoi anni di studio, Xander Harris era arrivato prima di lui al nocciolo della questione. Non che questo gli desse fastidio, sia chiaro, ma se quello stesso Xander Harris ora diceva che non c’era motivo per preoccuparsi, forse, allora poteva davvero avere ragione.

“E’ sempre questione di punti di vista” disse il ragazzo con un sorriso, tendendo con la mano aperta il pennarello verso l’osservatore “e di un po’ di coraggio. Non si preoccupi di fare danno dove è già stato ordito un tranello. Tanathos non è altro che uno specchietto per le allodole. Ci pensi bene. L’inferno non esiste ed è ovunque nello stesso tempo. Dire che Anya, o Angel o Spike sono a Tanathos” disse, aggiungendo a quello della sua ragazza anche due nomi che fecero sussultare Down, ancora più che Giles, “sarebbe come dire che sono ovunque ed in nessun posto contemporaneamente e sappiamo tutti che non è possibile. Ma provi ad unire con un tratto i cerchietti rossi che ho fatto…”

Giles, semplicemente, eseguì.

Quello che ne venne fuori, lasciò i presenti ancora di più a bocca aperta.

 

 

“Ma…. È una B..!” Down non sapeva più se ridere o piangere. Il riferimento era fin troppo chiaro. B = Buffy. Più semplice di così. Ma come aveva detto poco prima Xander, era tutta una questione di punti di vista…

 

Down guardava ancora Giles e Giles guardava ancora Xander. Xander che non si era arreso, Xander che aveva ripreso in mano il pezzo di carta, Xander che l’aveva, semplicemente girato.

“E adesso? Che cosa vedete?” chiese.

 

 

 

Giles si infilò di nuovo gli occhiali.

“Sembra il profilo di un monte..” disse “ due monti se devo essere preciso. Una forma decisamente famigliare… se mi lasciate qualche minuto forse potrei…”

“Aspetti un attimo…”

Xander aveva preso un pennarellino di un altro colore e aveva tracciato semplicemente un piccolo segno circolare sul foglio

 

 

 

 

“Non credo che lo troverà nei suoi libri… si ricorda del pezzo di stoffa che D’noffrin ha affidato a Willow?” chiese. L’osservatore annuì.

“Penso che potrebbe tornarci utile per capire dove dobbiamo andare. Penso che provenga da lì, da quella dimensione… in ogni caso” disse “per sperare di poter fare qualcosa, abbiamo bisogno di Willow”

“E dei miei poteri…” concluse Down

“E di Buffy…” aggiunse Giles “qualche muscolo in più non potrà che farci comodo. In ogni caso..” disse, guardando la macchia verde che spiccava al centro della carta sul tavolo
“mi sembra abbastanza chiaro che Anya si trovi laggiù.”

 

 

 

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Stavano volando. No, piccola ma fondamentale correzione: stavano cadendo. Da un’altezza di almeno 3000 metri. Ok, le rocce sotto di loro forse erano più vicine ma non era un buon motivo per festeggiare. Spike strinse più forte la mano di Angel, per resistere all’impulso di lasciarla o di romperla se ne avesse avuto la forza. Lo aveva spinto lui a saltare. Dannazione! Ma quale fondamentale punto dell’io-ora-sono-umano-e-quindi-mortale non aveva capito?! Eppure lo aveva spinto giù. Destinandolo a morte certa.

Guardò in basso. Le rocce si avvicinavano sempre di più ma Angel sembrava intento su qualcosa, qualcosa di importante, qualcosa di fondamentale… anche durante quella caduta. Qualcosa che a Spike, per la verità, non era chiaro.

Improvvisamete dall’alto giunse il grido feroce del drago.

A Spike non servì alzare la testa per capire cosa stava succedendo. Il bestione volava in picchiata, esattamente sopra di loro, ad un ad velocità tale che presto li avrebbe raggiunti. Angel voleva farsi mangiare? O forse voleva morire più velocemente dato che un salto da quell’altezza riservava ben poche possibilità anche a lui.

Inaspettatamente, il vampiro si voltò.

“Fa come me!” gridò. E, mentre cadeva, sfruttando le correnti d’aria come se stesse cercando di volare o si stesse paracadutando da un aereo, allargò le braccia e le gambe e diminuì improvvisamente la velocità. Anche Spike fece lo stesso. Il drago, sopra di loro, guadagnava velocemente terreno.

“Quando sta per colpirci lascia la presa e attaccati al collo!” gridò Angel, un attimo prima che le fauci spalancate del drago sfiorassero le loro teste.

“Ora!” gridò. E Spike obbedì. Senza pensare. Senza chiedersi se fosse o meno una mossa saggia. Senza porsi il dubbio se ce l’avrebbero fatta. Semplicemente, eseguì.

E si ritrovò attaccato al collo possente del drago.

Fuori portata.

Angel era appeso alle squame dall’altra parte.

Il bestione riprese quota, un attimo prima di schiantarsi contro alcune rocce, scuotendo rabbiosamente il collo nel vano tentativo di liberarsi da quella presa. E poi ricominciò a salire, sempre più in alto. Spike ed Angel approfittarono di quel momento di ascesa per lasciarsi scivolare lungo le spire del mostro, fino alle scapole. L’ampia schiena del drago li accolse, calda e comoda, più simile ad un tappeto volante che ad un mostro che aveva appena tentato di divorarli. Angel si avvicinò a Spike, strappandosi una manica della camicia. “Lascia che fermi l’emorragia..” il biondo strinse i denti per il dolore “pensa solo a rimanere attaccato” gli disse allora Angel, mentre con il palmo della mano premeva sulla ferita ancora aperta per far diminuire il fiotto. “Non mollare!”

Aggrappati alle squame, mentre volavano in alto, l’uomo ed il vampiro si ritrovarono di nuovo vicini, separati da un semplice soffio di fiato. “Mi spiace…” sussurrò Angel “scusami per non avere capito..” disse, mentre il sangue diminuiva il suo flusso e il fisico fragile e minuto di Spike gli appariva in tutta la sua disarmante e terribile gracilità. “Non ti starai mica eccitando, vero?” lo schernì l’altro, con un sorriso sbieco. Angel sorrise a sua volta “mai” esclamò, ironico, “ma ammetto che a volte sei irritante quanto una moglie!” Spike sorrise e si lasciò bendare. La ferita era profonda. Emise un gemito strozzato quando il vampiro gli strinse il nodo intorno alla coscia, facendo in modo che la manica non si allentasse. Si sedette quindi vicino a lui, sul dorso del drago, lasciandosi andare. L’aria fresca gli accarezzò i capelli. Angel si ritrovò suo malgrado a chiedersi come facesse un fisico tanto provato a continuare a camminare, anche se era evidente che qualcosa di non umano era rimasto in Spike o non sarebbe mai arrivato fino a lì. Ma non disse nulla. Si guardò intorno invece. Da là sopra, il volteggiare leggero del drago sembrava addirittura aggraziato nel cielo plumbeo che precedeva la sera. Non appena la bestia si fu calmata, il vampiro ne approfittò e si guardò intorno.

La valle si stendeva sotto i loro occhi, verdeggiante e splendida anche nella sua mostruosità. I crepacci, le gole che avevano attraversato con tanta fatica e nei quali avevano più volte rischiato la pelle aggrediti da innumerevoli demoni feroci, assumevano ora una omogeneità e una perfezione che rasentava l’impossibile. Anche il drago, quel drago che li aveva quasi uccisi pochi istanti prima, ora volava leggero ed elegante nel pomeriggio inoltrato ed il sole, quel sole che mai, a differenza di quello terrestre li aveva bruciati, assumeva ora una bellezza senza pari mentre scompariva lentamente dietro alle montagne.

“Guarda là!”

Angel indicò con un dito il monte sul quale avevano con ogni mezzo tentato di salire e che ora si stagliava maestoso davanti ai loro occhi, rifulgendo alla luce fiammeggiante del tramonto.

“Il drago ci sta portando sulla vetta… ce l’abbiamo fatta…”  sussurrò Spike, con un filo di voce, mentre Angel gli prendeva la mano sorridendo soddisfatto

“Sì… ce l’abbiamo fatta…” rispose allora, ed insieme scoppiarono in una gioiosa ed incontenibile risata.

 

 

Ce l’abbiamo fatta…

Ce l’abbiamo fatta…

 

Era incredibile come quelle poche parole gli riempissero la mente.. e l’anima.

 

Ce l’abbiamo fatta…

 

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Willow si affacciò esitante dalla porta, girando la testa sia a destra che a sinistra.

“Vieni pure, la strada è libera…” sussurrò

Kennedy sbucò al suo fianco, esitante, un asciugamano avvolto intorno al corpo che ne lasciava intravedere le splendide nudità. Willow la prese per le mani e la condusse fuori dalla stanza.

“Avanti… Xander dev’essere al lavoro e Down è sicuramente a scuola, e poi al diavolo! Penso che tutti abbiano già visto una donna nuda non credi?”

Kennedy sorrise.

“Ma non ti darebbe fastidio che guardassero la tua donna?” chiese, avvicinandosi.

La rossa avvampò. Si tirò indietro, cercando di evitare le labbra invitanti di Kennedy ed andando a finire con le spalle contro il muro.

“Oh… beh… ecco, io…” balbettò Willow

“Non dire niente…” sussurrò allora la cacciatrice, arrivando ad un millimetro dalla sua bocca tanto che Willow potè sentire il fiato caldo di lei sulla pelle “So che non puoi fare a meno di me…” disse, posandole una mano sui fianchi “ed è per questo che ti amo…”

Non riuscì nemmeno a rispondere. Le labbra calde di Kennedy imprigionarono la sua bocca, in un bacio esigente, mentre le sue meni si impossessavano dei suoi seni, facendola gemere.

“La devi proprio fare adesso quella doccia?” ansimò Willow, ormai in balia completa del tocco esperto della sua compagna.

“Non pensi che potremmo prima… ecco… noi…” balbettò… Kennedy sorrise, maliziosa.

“Tutto quello che vuoi, mia dea…” disse e, come se non ci fossero mai state, entrambe sparirono di nuovo dietro la porta della camera da letto.

 

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“Dannazione!”

Xander si guardò la camicia, come se constatare che l’abbigliamento fosse in ordine lo aiutasse in qualche modo a riprendere la calma e gli dimostrasse che, almeno come venditore porta a porta, valeva ancora qualcosa. Inutile. Era già il quarto cliente quella mattina che gli sbatteva l’uscio in faccia. Ripensò ai corsi di autostima che l’azienda gli imponeva di ascoltare, mentre andava a lavorare in macchina.

“Avrai ciò che vuoi, devi solo volere davvero ciò che desideri…”

No. Decisamente la cantilenante voce dello speacker  radiofonico non lo aiutava. Anzi, se possibile, lo faceva innervosire ancora di più! Prese la sua valigetta e si diresse nuovamente verso la vettura.

Forse era solo stanco.. o forse erano i clienti che non volevano più i suoi prodotti, avrebbe dovuto cambiare zona. O magari era semplicemente una di quelle giornate no.. ma Xander sapeva benissimo il motivo per cui non riusciva a vendere nemmeno una buona offerta base quel giorno. “Anya si trova laggiù…”  il biglietto con la sagoma dei due monti si stampò nella sua testa, più nitido e palese che mai. Io voglio soltanto ritrovare Anya.. possibile che nessuno lo capisca?! Si chiese.

Il problema era che fino a quando Willow non avesse trovato un modo per capire cosa c’era esattamente in quel barattolo che D’noffrin le aveva dato, non avrebbero concluso niente. E finché Willow non avesse fatto pace con Kennedy, in una maniera che probabilmente tutti loro immaginavano, nessuno di loro avrebbe potuto rientrare in casa. E finché nessuno di loro poteva rientrare a casa, Xander avrebbe fatto meglio a lavorare. E finché Xander continuava a lavorare e Down a studiare e Giles a girovagare per il molo con una delle sue antiche pergamene tra le mani, Willow avrebbe continuato indisturbata a fare la pace con Kennedy, nessuno si sarebbe preoccupato di trovare la cosa che D’noffrin aveva portato in quel suo maledetto barattolo ed Anya sarebbe rimasta bloccata su quelle montagne dalla forma buffa E LUI QUESTO NON POTEVA SOPPORTARLO!

Scalò la marcia e voltò l’auto dirigendosi a tutta velocità verso casa.

Adesso basta, il tempo dei giochi era finito.

Lui si era occupato di Kennedy. Era tempo che Willow si occupasse di Anya.

 

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“Adesso me lo puoi dire!”

Il vampiro biondo si voltò verso Angel, la faccia più strafottente che aveva ne suo ampio repertorio dipinta sul volto.

“E che cos’è che potrei dirti, scusa?” chiese, con un piccolo sorriso di scherno ad increspargli appena e labbra. Angel sbuffò.

“Smettila! Lo sai benissimo cos’è che voglio sapere! E’ da quando siamo arrivati qui che te lo chiedo! Cosa ci attende là sopra?”

Da quando siamo arrivati qui, certo… da quando tu sei arrivato… ma non è questo che vuoi sapere, vero Angel?

“Che vuoi che ti dica, lo scopriremo quando saremo in cima!”

“Non attacca Spike! So che sai qualcosa e a costo di farti arrivare sulla cima a penzoloni sul drago, lo scoprirò!”

“Certo!... comincia pure se vuoi, ma ti ricordo che a me interessa solo arrivarci sulla cima, non me ne frega niente del modo!”

“Avanti, Spike!” urlò ancora Angel, ma le sue parole si persero nella bufera. Il drago volava. E la montagna si avvicinava. E per Spike, oltre a questo, nient’altro sembrava avere importanza.

 

A te interessa solo sapere per quale missione combattiamo adesso, vero Angel?

Spiacente, ma, non posso soddisfare la tua voglia di martirio, ora.

Ho cercato di dirtelo. Non mi hai ascoltato.

Non dipende da me. Non c’è nessuna missione al momento.

 

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“Allora, di che cosa si tratta?”

Buffy squadrò il ragazzo un’altra volta, prima di voltare lo sguardo nuovamente verso Lorne. Potere. Potere allo stato puro, ecco cos’era quel ragazzo. Solo stargli vicino le faceva tremare le gambe…

“Tutto sta a vedere che cosa o meglio chi abbiamo intenzione di riportare indietro..” disse con noncuranza lo sconosciuto.

Buffy sgranò gli occhi allora, allibita.

“C’è scelta per caso?” chiese, suscitando un sorrisetto di compassione sul volto di Lorne “e… e comunque da dove dovremmo… riportare indietro qualcuno…?” chiese.

Questa volta il sorriso del demone fu chiaro e limpido. Un vero sorriso, di quelli che raramente compaiono le labbra di chi è diverso dagli altri.. ma il punto, forse, era proprio questo: Lorne non si era mai sentito.. diverso dagli altri. Solo ultimamente. Solo dopo che si erano attivate le nuove cacciatrici. Ma era comunque una scelta forzata. Buffy si ritrovò a chiedersi come ne fosse capace.

“Dolcezza, non credo che la vera domanda ora sia questa..” rispose il demone verde, con sussiego “Del resto, non è un segreto che con le ultime due apocalissi le fila dei ‘buoni’ si siano parecchio assottigliate.. Credo però che ora la domanda giusta da fare sia: come mai hanno mandato lui…”

In tutta sincerità, la cacciatrice avrebbe preferito ignorare la risposta a quella domanda.

“Le forze dell’Essere non hanno mai avuto la possibilità di forzare gli eventi…” cominciò il ragazzo, tracciando nell’aria alcuni strani segni dai quali scaturì immediatamente una intensa luce azzurra “tuttavia hanno la possibilità di riportarli indietro.. se vogliono..”

Buffy sbiancò.

Cosa significavano quelle parole? Cosa le stava proponendo, esattamente?

Dalla sfera azzurra immagini confuse cominciarono a rotearle attorno. Immagini che facevano parte del passato. Immagini che lei stessa aveva cercato di dimenticare.

“Io… io non credo di aver capito bene” cercò di dire Buffy, ma il ragazzo la interruppe. Come al solito.  “E’ normale che tu sia un po’ confusa cacciatrice…” riprese infatti il ragazzo, senza nemmeno ascoltarla “Il patto è molto semplice: le Forze dell’Essere riporteranno indietro gli eventi, diciamo fino a prima della battaglia contro Glory, prima che Down entrasse con prepotenza nella tua vita. I monaci le daranno un’altra forma, una forma che Glory non potrà mai trovare e tutto ritornerà com’era allora…” Buffy cercò di dire qualcosa, ma le parole le morirono sulle labbra. Il ragazzo continuò “Pensaci..” disse “Niente più Down, niente più morte, niente più resurrezione con tutto ciò che comporta. Avrai la possibilità di rivedere Tara, Anya e tua madre e, forse, di fare qualcosa per lei nel momento in cui la malattia le farà saltare il cervello, magari potrai rimetterti con Angel, o restare con Riley.. in ogni, caso tu, tu sola ricorderai esattamente quello che è successo e avrai la possibilità, quindi, di cambiare gli eventi. In cambio” continuò “io, esattamente nello stesso istante in cui darò il via all’incantesimo, il 23marzo della tua nuova esistenza, esigerò in pegno la tua vita.”

La cacciatrice guardò Lorne, smarrita. Non era la paura di morire che la fermava. Cielo, da come stavano andando le cose, adesso, forse la morte sarebbe stato il suo problema minore. Ma come poteva? Come poteva scegliere tra la vita di Down e la vita di sua madre, delle sue amiche…

“Non darti pensiero per Down: semplicemente, lei non esisterà…” continuò il demone, come se riuscisse a leggere nei suoi pensieri. “I monaci non le daranno mai forma corporea e quindi svanirà nel nulla, esattamente come è arrivata. Non soffrirà, né si chiederà cosa sta succedendo perché non ne avrà nemmeno il tempo. Mentre tu, Buffy… tu potrai salvare molte vite, compresa quella di Angel, se tornerai indietro, adempiendo finalmente a ciò che era stato scritto…”

“E sarebbe?” le parole le uscirono dalla bocca ancora prima che se ne accorgesse. E la risposta le venne gettata addosso, come un fiume in piena. Anche se in realtà non era ancora sicura di volerla sapere.

“Dal morso di un vampiro nascerà una nuova cacciatrice, una ragazza forte, destinata a sconfiggere per sempre il male che regna sulla terra in ogni sua forma ed in ogni suo essere. Sarà in grado di uccidere vampiri e demoni, fino a rispedirli tutti nell’inferno dal quale provengono. Solo uno ne resterà fuori. Colui che ha voltato le spalle al male, colui che avrà un’anima, colui che diverrà umano..” 

Buffy rimase ferma immobile. Allibita. La mente del tutto svuotata.

Rivedere sua madre… diventare umano… lo Shansu…

Non avrebbe saputo dire per quanto tempo era rimasta ferma così, ma sapeva che ad un certo punto la mano calda e decisa di Lorne l’aveva prepotentemente riportata alla realtà.

Si scosse un attimo, alzò la testa e chiese: “Perché proprio adesso?”

Lorne le si avvicinò. “Non è una scelta facile, lo sappiamo..” disse, vedendo che il ragazzo tardava a risponderle “e non volgiamo metterti fretta, ma pensaci bene: ci sono altri demoni che terresti volentieri fuori dall’inferno, non ti pare? Pensa a Clem per esempio… o ad Anya” “Lei era un’ex-demone all’epoca” puntualizzò Illyria, che se ne stava zitta in parte a Lorne da un’eternità. “Forse dovresti raccontarle come stanno davvero le cose!” “Taci, Illyria!” Buffy si voltò. Non aveva mai visto Lorne così… alterato…

“E’ una decisione che deve prendere da sola.” disse e tornò come se nulla fosse a parlare a Buffy. Ma la cacciatrice ormai non lo ascoltava più. Non ascoltava più nessuno. C’era una parola, una singola parola che le rimbalzava nella mente, adesso. Una singola parola che l’aveva accompagnata per tutta la vita. Che forse, adesso, avrebbe fatto la differenza… sola…

“Perché proprio adesso?” chiese quindi, di nuovo, gli occhi verdi e duri puntati sul ragazzo che le stava di fronte “Perché non riportare la mia vita ancora più indietro? Perché non impedirmi di distruggere la scuola o di sacrificare la mia vita sociale? Perché non impedirmi di essere una cacciatrice?” Il demone sospirò. “Perché solo con la comparsa della chiave ti è stato fatto un torto che ha cambiato il tuo destino e quello di molti altri che ti erano intorno.” spiegò, quasi con svogliatezza. “Solo con la chiave, nella tua vita sono entrate variabili che non erano stabilite, che sono sfuggite al nostro controllo. Tutto il resto” disse, senza nemmeno prendere un respiro e continuando semplicemente a parlare “era già stato scritto da millenni e non è possibile cambiarlo. In ogni caso,” riprese dopo un attimo il ragazzo “non possiamo farti fretta. È una decisione difficile e sappiamo che, se accettassi, cambierebbe in modo definitivo il tuo futuro. Hai tempo fino alla mezzanotte di oggi. Se non avrai deciso o non ti presenterai alle porte del cimitero entro quell’ora, purtroppo dovrò dedurre che non sei interessata alla proposta.”

“Cancello del cimitero di Sunnydale, entro mezzanotte. Ok” riassunse velocemente Buffy a voce alta. “E se dovessi decidere di non venire?” chiese. Il ragazzo, che si stava già incamminando, si voltò nuovamente, un sorriso criptico dipinto sul volto.

“Verrai” disse, con un tono che alla cacciatrice fece venire i brividi “ma se dovessi decidere di non venire, Buffy Summers allora sappi che la tua strada e quella dei tuoi amici è già segnata. Da tempo. E non sarà una strada semplice…” concluse, svanendo definitivamente nell’ombra.

 

 

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La ragazza guardò il drago volteggiare leggiadro sopra la sua testa per poi posarsi a pochi metri da lei. Sulla sua schiena, malconci e stupiti, stavano i  due vampiri che aveva a lungo cercato.

Allungò un braccio e il drago distese la testa verso di lei, spalancando appena le fauci, facendosi accarezzare teneramente.. e fu allora che Anya gli diede un grosso bacio sul testone pieno di creste e lo premiò con un gustoso ratto morto. Beh.. gustoso secondo i punti di vista naturalmente.

“Anya?!” esclamò Angel, scendendo dal drago.

“Anya?!” esclamò anche Spike, cercando di fare altrettanto, mentre il mostro scrollava la schiena in risposta alle coccole della ex-demone.

“Anya!” esclamò divertita lei, alzando le spalle e concedendo al drago un ultimo, piccolo buffetto affettuoso. “E voi siete Spike ed Angel! Ed ora che abbiamo messo in chiaro i nostri rispettivi nomi, che ne direste di farvi un bel bagno e mangiare qualcosa di caldo mentre aspettiamo che le Forze dell’Essere decidano finalmente di mettersi in contatto con noi? Ok, ai potenti piace farsi aspettare ma.. Comunque venite, ho dell’ottimo stufato di Hnu sul fuoco e, a proposito…  che maleducata… questo è Xander!” disse, indicando il drago che nel frattempo era intento a cercare degli altri topi morti nelle tasche di Anya.

“Gli hai anche dato un nome?!” esclamò Angel, gli occhi fuori dalle orbite, mentre guardava allibito la creatura che fino a poco prima aveva cercato di divorarli giocare amichevolmente come un cucciolo un po’ troppo cresciuto..
“Ma certo!” si indispettì l’ex-demone “Tutti gli animali da compagnia devono avere un nome!” disse, confermando le teorie impossibili del vampiro. “all’inizio avevo pensato di chiamarlo Fufy o Bobo ma poi, siccome da qui non lo posso vedere, ho deciso di chiamarlo Xander, in modo che me lo possa sempre ricordare… ”

“Beh, potevi almeno insegnargli a non ucciderci prima di mandarcelo addosso!” esclamò

“E voi potevate evitare di spaventarlo!” urlò l’ex-demone, le mani piantate saldamente sulla anche “Tutte quelle urla, voi che lo scacciavate.. ho visto sai. E non mi pare proprio che la colpa sia solo del mio Xander! Fosse stato per me, a quel punto vi avrei lasciato cadere nel vuoto” esclamò, parandosi di fronte ad Angel. “Mentre invece lui è venuto a prendervi lo stesso e voi lo maltrattate anche!” I suoi occhi emettevano lampi ed il vampiro decise di lasciar cadere l’argomento, prima di essere costretto a pentirsene amaramente. In ogni caso non avrebbe voluto essere nei paraggi quando Xander avesse scoperto l’accaduto. Dare il nome del proprio ragazzo ad un drago mostruoso e sputafiamme… sempre meglio che ad una farfalla, però…

“Che ci fai qui Anya?” chiese Spike. Angel si voltò verso di lui. Era stanco, e aveva un disperato bisogno di mettere qualcosa sotto i denti. Ma, per il resto, aveva conservato alla perfezione quella sua solita faccia da schiaffi che lo avrebbe accompagnato anche dentro la tomba, pensò.

La bionda sorrise, illuminandosi tutta.

“Sono morta ovviamente!” disse, con una nota di orgoglio nella voce “Come te. Durante l’apocalisse di Sunnydale. Con la spada in pugno come i veri eroi. Quindi le forze dell’Essere hanno deciso di mandarmi qui.. in attesa di un giudizio, o almeno credo..  sono sempre molto criptiche, sapete.. in ogni caso, quando avranno intenzione di farsi vive, io sarò qui ad attenderle! Ma adesso entrate, puzzate come se aveste scuoiato a mani nude un branco di Slugger!”

“Per la verità era solo uno..” puntualizzò Spike, seguendola.

Angel sorrise. Quella ragazza gli ricordava in modo straordinario Cordelia. Sempre pronta a sdrammatizzare tutto, a vedere il lato migliore delle cose. Chissà se…

Ma guardando i due biondi che sorridevano insieme mentre si avvicinavano al fuoco, decise che questo gliel’avrebbe chiesto un’altra volta.

 

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“Ragazze! Ragazze!”

Nessuna risposta. Doveva immaginarselo.

Come al solito toccava a lui richiamarle all’ordine. Ma non era una cosa che riusciva tanto bene al signor Giles?! Comunque…

“Willow! Kennedy!” chiamò di nuovo.

Nessuna risposta.

“Adesso vi tiro giù dal letto anche se dovessi interrompere i più bell’amplesso della vostra vita!” bofonchiò, salendo le scale a tre a tre, ma quando arrivò in camera la porta spalancata lo fece puntare diritto verso il bagno.

“Willow! Kennedy!” chiamò di nuovo, senza avere risposta. Anche il bagno era vuoto. Xander si precipitò di sotto, la camicia aperta che gli svolazzava intorno mentre scendeva e scale.

“C’è qualcuno?” urlò. Ma le mute pareti della casa non gli diedero risposta.

Provò a chiamarle al cellulare. Niente. Evidentemente non volevano essere disturbate..

Stava ormai per uscire, deciso a setacciare a piedi palmo a palmo l’intera città quando un particolare attirò la sua attenzione.

Sul tavolo, sotto un bicchiere di cristallo scheggiato e macchiato di un denso liquido scuro che, a prima vista, aveva scambiato per un qualche tipo di liquore americano, stava un biglietto.

Lo lesse lentamente. Poi aprì lo sportellino del cellulare e digitò un numero.

 

“Signor Giles, pronto. Sono Xander. Abbiamo un problema.”

 

 

Episodio 7.

 

Le otto. E ancora nessuna traccia del preside.

Buffy stava quasi per accendere la tv ed ordinare una pizza quando il suo cellulare squillò ed un numero, un numero senza alcun senso a dire il vero, comparve sul display lampeggiante. Un numero dimenticato, come buona parte del suo passato. Aprì lo sportellino ed avvicinò l’apparecchio al volto.

“Pronto? … Angel?...”

 

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“Allora, come ci si sente con lo stomaco pieno ed un tetto sopra la testa?”

“Ancora stanchi e sporchi ma almeno un po’ più riposati. Grazie Anya”

“Grazie anche da parte mia” fu il laconico commento di Angel, prima che si voltasse dall’altra parte e si appoggiasse al muro con l’evidente intenzione di dormire. Anya rimase per un attimo interdetta, poi si mise a fissare il biondo con insistenza

“Non dirmi che gliel’hai già detto!”

Esclamò poi sottovoce. Angel si mosse, indispettito, come a voler cercare una posizione migliore.

Spike alzò gli occhi al cielo, sospirando piano. “Vedi, Anya, anche se la tua voce fosse sottile come il più flebile dei sussurri, anche se non raggiungesse nemmeno il rumore di una foglia che vola sospinta dal vento, lui ti sentirebbe. Vampiro, ricordi? Perciò non facciamo finta di essere stupidi, parla normalmente.” “Ok, ma come la metti giù dura… comunque…” Anya lanciò un’occhiata furtiva verso Angel che non si muoveva e chiese di nuovo “Non dirmi che gliel’hai già detto?!”

“A dire la verità non gliel’ho propriamente detto, diciamo piuttosto che non c’era maniera per non farglielo scoprire. Abbiamo combattuto.” “Ah..” “Sì – sorrise Spike – poi Angel è finito incastrato in un roveto, un sacco di spine non so se rendo” “Sembra interessante..” “Oh, lo è. E poi aveva questa specie di ramo gigante che lo trapassava da parte a parte e se non ci fossi stato, sai…”

“Sicuramente la fata turchina mi avrebbe trasformato in un burattino di legno così avrei dovuto sentire le tue panzane per tutta la notte. Voglio dormire, chiaro?!” Anya guardò Spike di traverso, poi Angel ed infine si alzò in piedi invitando il vampiro biondo a fare lo stesso.

“In ogni caso – disse poi, una volta quasi fuori dalla caverna – non credo che ti interessi il fatto che stai diventando umano anche tu, a poco a poco, e che prima o poi dovrai fare i conti con la tua coscienza…”

“Umano?!”

Spike aveva ragione: non c’era stato bisogno di parlare ad alta voce, aveva sentito tutto benissimo e si era alzato in piedi tanto velocemente da far finire quasi Anya contro il muro dallo spavento. Il vampiro la fronteggiava con il suo solito sguardo pieno di domande e Spike era tanto divertito da quella scena che per poco non si dimenticava di staccare Angel dalla bionda per permetterle quantomeno di continuare a parlare.

“Hei, campione, un po’ di delicatezza: si tratta sempre di una signora ricordi?” “Grazie Spike…” il vampiro biondo sorrise “Ma figurati!”

Angel invece, per quanto non fosse mai stato particolarmente colorito, sembrava che avesse appena visto un fantasma.

“Anya… scusa, io.. insomma….”

La bionda non lo degnò nemmeno di uno sguardo, continuando a spolverarsi l’abito

“Oh, non ti preoccupare, avrai modo per risarcirmi una volta che torneremo sulla terra ovviamente. Questo posto è un tale schifo sapete.. e non ci sono nemmeno degli abiti decenti!”

“Mi dispiace molto…”

“Poco male, lo butterò! Allora…” cominciò quindi Anya smettendo finalmente di sistemarsi il vestito “Meno male che non ne volevi sapere niente!” “Io… ecco…” Spike si era appoggiato alla parte della grotta e si godeva lo spettacolo. “Non è che mi interessi… cioè mi interessa, eccome… solo che non volevo interessarmi di quello di cui stavate parlando… cioè… hai capito?”

“Meno del solito. E di solito sono brava!” ammise Anya con un sorriso smagliante come se stesse ancora costringendo ogni singola cellula del suo viso a collaborare con lei “In ogni caso, mi pare chiaro che sapete meno della metà di quello che dovreste quindi, a meno che quelli delle alte sfere NON SI FACCIAMO SENTIRE!!!!.....” “Ehi, non serve urlare!” gli fece notare Angel con le mani sulle orecchie “Scusa… mi sa proprio che dovrò fare io….”

 

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“E così lei pensa che rispunteranno fuori magicamente da sole, fra…?”

Giles scosse la testa. A volte ragionare con quel ragazzo sembrava davvero la cosa più difficile del mondo, soprattutto quando c’erano di mezzo Willow o una delle due donne Summers.

“Per l’ennesima volta, Xander, non ti ho detto che sono sicuro che rispunteranno fuori dal nulla facendo puff in mezzo alla stanza. ti ho solo detto che potrebbero rispuntare fuori dal nulla facendo puff in mezzo alla stanza, c’è una bella differenza.”

“E intanto noi che cosa facciamo?”

“Cielo, mi sembra di sentir parlare Buffy quando fai così!”

“In ogni caso, non mi sembra che abbiamo fatto incantesimi o che ci siano segni di lotta quindi siamo sulla buona strada…” “Già, potrebbero essere uscite a fare un giretto…” “O magari sono andate insieme al cinema” “Oppure al Bronze, sapeva che l’hanno riaperto? Fanno una serata rock stasera…” il bussare insistente alla porta li distolse entrambi dai loro pensieri.

“Ok, vado ad aprire…” si arrese infine Xander, pregando intanto che non fosse, per l’ennesima volta, quella dannata marea di giornalisti che li perseguitavano da quando Buffy si era autolicenziata dal suo ultimo lavoro. No.. decisamente non si trattava dei soliti giornalisti..

 

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“Una cheese burger con la maionese e da bere una coca piccola. Per il signore?” Buffy si voltò verso Lorne, sapendo bene che la vista di lei insieme ad un demone avrebbe spiazzato qualunque neo-cacciatrice, proprio come quella che stava prendendo le ordinazioni in quel momento.

“Una media chiara, possibilmente alla spina.” “Non ne abbiamo” “Allora andrà bene quella in lattina, ma voglio che tu ci metta dentro uno di quegli ombrellini colorati, magari di quelli a forma di girasole, e che me lo porti cantando jingle bells.. è Natale!” aggiunse poi come se fosse una valida scusa ostentando un sorriso smagliante.

La cameriera lanciò un’occhiataccia a Buffy, poi si girò indispettita e si allontanò verso e cucine bofonchiando. “Potevi evitarle almeno la canzoncina..” sorrise Buffy per nulla impressionata dal modo di fare del suo amico con la pelle verde “Ehi, sei stata tu a dirmi che ti sta antipatica e poi così scopriamo se è davvero una cacciatrice o no. Ricordi quella storia di leggere nell’anima della gente quando canta?..” “Non sono qui per giocare, Lorne.”

Il demone si ritrasse composto sulla seggiola, accarezzandosi un angolo della bocca con l’indice affusolato. “Speravo solo che potessi dirmi come mai hai deciso di non porre troppe domande, com’è invece tuo solito, e lasciar cadere senza tanti ripensamenti all’appuntamento di stanotte. Bel tenebroso a parte, quel tipo non è gran che te lo posso assicurare..”

“Lorne…” Buffy aveva chinato la testa, sorridendo involontariamente allo sguardo un po’ particolare del suo ospite “Quando mi hai chiamato con il cellulare di Angel pensavo che fosse successa una qualche catastrofe, e invece..”

“Invece? Invece dici tu? Ma ti rendi conto di quello che ti hanno messo a disposizione, Buffy? La possibilità di tornare indietro, di poter essere di nuovo la sola e l’unica, di rimetterti con Angel…”

Buffy lo guardò negli occhi, con un sorriso sereno “Ma anche di non vedere Down diventar grande, di morire a soli 27 anni.. dover fare di nuovo i conti con la mia vita e con le scelte ce ho fatto..” “Sono passati solo due anni, Buffy..” “Ma in questi due anni è cambiato tutto…” il demone rimase in silenzio per un attimo, fissando la punta delle dita di Buffy. La cacciatrice non sapeva come continuare. Per fortuna la cameriera sbucò all’improvviso dall’entrata del bar, togliendola da quel silenzio imbarazzante. “Ehi, ti avevo detto di portarmelo cantando jingle bells…” la ragazza girò sui tacchi senza degnarlo nemmeno di uno sguardo “Peccato, speravo proprio che si arrabbiasse almeno.. voglio dire, per una volta che sono qui con una anzi La Cacciatrice e non può farmi nulla speravo almeno di togliermi qualche piccolo sfizio..” “E’ incredibile, non cambierai mai Lorne!” Buffy non era riuscita a trattenere un sorriso neppure volendo “In ogni caso questa sera avevo anche un appuntamento con il mio capo quindi, se non ti dispiace..” “Hei, dai non puoi abbandonarmi così! Proprio ora che sono arrivato al punto più interessante..” si lamentò il demone “E quale sarebbe questo punto così interessante?” chiese Buffy, che sinceramente non voleva tornare alle confidenze di prima “Che il mondo non sarà comunque lo stesso qualsiasi decisione prenderai quindi io se fossi in te ci penserei bene, qualunque sia la strada che seguirai ..”

Buffy sospirò “Non potete pretendere che prenda una decisione del genere su due piedi.” “Hai ragione – la interruppe immediatamente Lorne – ma non ti viene data nessun’altra opzione. Devi scegliere. La posta in gioco è la tua felicità: come pensi di ottenerla? Con un anno tra le braccia del tuo vecchio amore, con tua mamma, i tuoi amici e la tua vecchia vita da cacciatrice o con un futuro incerto, con nuovi rischi da affrontare, senza una vera famiglia e con la possibilità di non rivedere mai più l’uomo che ami?”

 

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“Kennedy? Ma dove… cosa… dove hai lasciato Willow?!” l’espressione allibita sul volto di Xander era qualcosa che non si sarebbe persa per nulla al mondo, in condizioni normali. Peccato che in quel momento quella condizione di normale non avesse proprio niente.

“Willow ha scoperto cosa diavolo c’era in quel vasetto che D’noffrin ha portato qui da noi l’altra sera..”

“Perfetto!” esclamò Xander al colmo della gioia, finalmente una buona notizia! “E dov’è Willow adesso?”

“Con il … ‘coso’… che ha portato D’noffrin l’altro giorno.”

“Meno bene…” Giles sorrise allegro “Andiamo, Xander, vedi bene che non c’era motivo di allarmarsi, scommetto che non è necessario nemmeno adesso...” “O sì che è necessario invece!” esclamò Kennedy interrompendo entrambi. “Il dono che ha portato  D’noffrin l’altra sera l’ha fatta cadere in trans! Non ho capito bene, l’unica cosa certa è che ha a che fare con un certo Reck”.

 

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“Allora, partiamo dalle cose semplici..”

“Nulla è semplice qua dentro!”

“Smettila di fare il pessimista e lasciala continuare.”

Angel e Spike erano seduti entrambi ai lati di Anya, un’Anya che sembrava quasi aver preso le fattezze dello zio Tom con due ascoltatori che la fissavano come se stesse per raccontare l’ennesima avventura di Fratel Coniglietto invece che il destino delle loro vite.

“Dicevo, partiamo dalle cose più semplici: come mai state diventando entrambi umani..” “E questo ti sembra semplice?” “Sì, in confronto a tutto il resto.” “Te l’ho già detto, lasciala parlare..” La bionda si raddrizzò meglio, appoggiandosi con la schiena contro la scura parete di roccia e lanciò uno sguardo al suo drago che dormiva in un angolo sperando che le Forze dell’Essere o come diavolo si chiamavano quelli dei piani di sopra la fermassero, sbrigandosi a chiarire l’intero accaduto. Purtroppo questo non avvenne. Anya continuò. “La ragione principale per cui state diventando entrambi umani è che entrambi siete rimasti connessi con la profezia dello Shansu, ma in due modi completamente diversi.” “Che cosa intendi dire?” chiese Spike che, sinceramente, non capiva dove fosse la differenza a parte nel numero di apocalissi sventate… “Tu, Angel hai ricevuto la tua anima per opera di una maledizione zingara mentre tu, Spike, sei andato a recuperartela in seguito al tuo amore romantico per Buffy. E qui sta la prima differenza: l’anima a Angel gli è stata imposta, la tua no.” “Con questo non vorrai mica dire che Spike ha acquistato più punti di me nella lotta contro il Male?!” gridò quasi Angel in tono rabbioso “Taci vampiro!” Anya sospirò. “Mi sembra di avervi già detto che entrambi state diventando umani quindi non mi pare il caso di scannarsi su chi dei due lo è di più. La seconda differenza è che Angel ha combattuto più a lungo di Spike tra le schiere del Bene ed ha deciso di sacrificarsi più volte solo per il suo amore per la missione e non per un sentimento personale come può essere l’amore per una donna…” stavolta il vampiro bruno non disse niente, lanciando però uno sguardo a Spike come per dire ‘te l’avevo detto io!’ che Anya fece finta di non notare.

“Comunque, un’altra differenza è che entrambi desideravate diventare umani ma in modo totalmente diverso..” “Come?” “Cosa?!” Angel e Spike si guardarono esterrefatti per poi rivolgere ad Anya una sola, unanime domanda: “Che cosa intendi con umani in modo diverso?” chiesero. La bionda rimase per un attimo in silenzio. Possibile che nemmeno in quel momento nessuno intervenisse. Decise di alzare le spalle e pensare che se la stava cavando così bene che nessuno avrebbe potuto fare meglio di lei, o almeno così sperava.

“Intendo dire che Angel ha sempre voluto diventare umano per condurre una vita del tutto normale insieme alla donna che ama” “Che in questo momento si trova a fare la segretaria di qualche essere superiore a dei piani così alti che comunque non potrò mai raggiungerla..” Anya sorrise “Mentre invece Spike voleva diventare umano per continuare a proteggere il mondo a fianco della cacciatrice, che ormai non è più l’unica ma un paio di braccia in più non fanno mai scomodo soprattutto quando la prossima apocalisse potrebbe distruggere di nuovo la terra per farla ritornare ad un cumulo di macerie e io ho già parlato anche troppo e comunque non ne so assolutamente nulla per cui è inutile che chiediate perché tanto non vi saprei rispondere!” Caspita. Angel era abituato al modo di parlare un po’ logorroico di Fred, ma quella bionda la batteva di gran lunga! Spike nel frattempo era rimasto immobile soppesando in silenzio quello che Anya aveva appena detto “Anya.. – disse dopo un lungo istante di silenzio – come mai tu sai tutte queste cose mentre noi siamo stati scaraventati in questa situazione senza nemmeno sapere perché?” chiese. Ecco, quella era decisamente una domanda ben più difficile. Decise di partire dall’inizio. Prese un lungo respiro e rispose: “Vedi, io sono arrivata qui più di un anno fa ormai. All’inizio ero spaventata a morte, ho fatto quello che avete fatto voi e quando sono arrivata quassù ho trovato anch’io qualcuno che mi ha spiegato quello che avete saputo voi adesso. La cosa principale è che comunque da qui noi non possiamo fare quasi niente. Solo aspettare. Lo so che è snervante, ma è l’unica cosa che possiamo fare oltre a venire a patti con la nostra nuova natura.” “Nuova natura?” chiese Spike che si stava chiedendo da un po’ se quelle trasformazioni riguardassero solo loro o se anche Anya avesse avuto un qualche desiderio in vita che ora stava per essere esaudito. “Non fare finta di non capire!” rispose invece Anya, secca “Se vi conoscessi anche solo la metà di quanto vi conosco realmente saprei comunque che avete bisogno di tempo per capire che cosa vi sta succedendo!” “Un’ultima domanda” la interruppe Angel che stava pensando insistentemente alla stessa cosa da quando avevano iniziato il discorso a dire il vero “Come mai la trasformazione di Spike è praticamente completa mentre io sono ancora semplicemente un vampiro?” Anya sorrise “Davvero pensi che trasformare un vampiro in un uomo sia così semplice?” chiese “Dagli tempo. Anche io sto ancora aspettando il mio turno. Ma arriverà, non ho dubbi su questo. Nemmeno un dubbio. Capito?”

 

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“Sei proprio sicura di quello che stai facendo?”

Down annuì, convinta. David ripose le sue cose dentro la sua cartella per poi prendere posto accanto alla ragazzina che stendeva le mani in avanti. Non appena sfiorò le punte delle sue dita, gli sembrò che una strana energia invadesse il suo corpo e fu tentato di staccarsene, correndo via il più lontano possibile. Da lei, da tutto. Ma non lo fece. Gli bastò aprire gli occhi e fissarli per un istante in quelli dorati di Down e vedere la sua bocca che gli sorrideva per rilassarsi e lasciare che l’incantesimo facesse il suo corso. Del resto, Down era stata molto chiara, almeno su un punto: quella per lei era una cosa della massima importanza e c’erano delle vite in gioco. Vite di persone che Down conosceva e altre che per nessun motivo al mondo dovevano  sapere quello che stavano facendo. E David, almeno questo lo sapeva, non avrebbe detto nulla a nessuno.

 

 

 

 

Episodio 8

 

La scuola era praticamente deserta quella mattina.

Bene, gli sarebbe stato più facile trovarla, incredibilmente più facile. Svoltò l’angolo in direzione degli spogliatoi, ricordandosi di come la prima ora del martedì Down si fermasse ogni tanto a parlare con una sua vecchia compagna di scuola, Janice se si ricordava bene, che aveva ginnastica le prime due ore della giornata.

Nulla.

Magari non era ancora arrivata… O forse era andata al bar…

Si intrufolò in mezzo ai due studenti che stavano parlando del più e del meno dietro di lui e si diresse a passo svelto verso la zona mensa. Un delizioso profumino di brioches e caffè pervadeva la stanza ma a David questo non interessava, non ora perlomeno. Si guardò intorno, cercando in tutta quella folla un volto a lui ben noto, i lunghi capelli castani della ragazza, un giubbino identico al suo… ma niente.

Stava giusto per andarsene quando gli venne in mente che forse Down poteva essere rimasta semplicemente fuori a parlare con qualche ragazzo che non conosceva o con quel suo amico, Xander se non si sbagliava. Che la accompagnava a scuola la mattina di tanto in tanto..

Aveva circa 10 minuti per correre al piano di sotto e convincerla a spiegargli, per poi ritornare in classe e cominciare con le idee un po’ più chiare la lezione. Sfortunatamente Down non si trovava nemmeno fuori o nel parchetto antistante la scuola o da nessun’altra parte che al ragazzo potesse venire in mente…

Ormai erano le 8.05. La professoressa avrebbe iniziato la lezione da lì a qualche minuto e lui non poteva permettersi di arrivare in ritardo. Non oggi perlomeno. Non dopo che le sue compagne pestifere avevano già utilizzato le loro arti magiche per spedire a casa per un paio di volte la professoressa di matematica ed ora le sue ore erano state sostituite da un corso provvisorio di disegno ornato tenuto da una delle massime personalità nel campo dalla città di Los Angeles… David ci teneva a fare bella impressione fin dal primo giorno, quindi si mise la cartella in spalla e si incamminò a passo deciso verso l’aula sperando con tutto il cuore di trovare Down in giro per il corridoio o seduta tranquilla al suo banco con una matita in mano e un libro dell’altezza di un vocabolario per far fronte a tutte le domande che sentiva ormai la necessità fisica di farle.

 

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“Non credo che si tratti di potere.” disse Xander con noncuranza, alzando le spalle mentre camminava verso il cimitero di Sunnydale. “Più precisamente penso si trattasse di semplici illusioni, e poi Willow aveva più potere nel suo dito mignolo di quel Reck in ogni fibra del suo corpo. Ma, del resto, è l’unica strada che abbiamo… a proposito che ne dici di fermarci a fare colazione da qualche parte?”

L’alba era già giunta da parecchio tempo su Sunnydale ed i due ragazzi avevano camminato tutta la notte cercando inutilmente un qualche demone al quale chiedere informazioni o meglio ancora per obbligarlo a condurli fino al rifugio segreto di Reck. Purtroppo, l’attività scrupolosa di decine e decine di cacciatrici aveva avuto effetti a dir poco catastrofici sulla popolazione demoniaca di Sunnydale inducendo tra l’altro i pochi demoni rimasti come Clem, ad una fuga precipitosa verso altri luoghi decisamente più nascosti e meno sorvegliati.

“Parlami ancora di Reck” chiese Kennedy incuriosita, lasciando che Xander la guardasse di sbieco per un istante “Voglio solo sapere che diavolo aveva a che fare Willow con un tipo del genere. Poi magari possiamo andare insieme fino alle vecchie rovine di Sunnydale: che io sappia qualche strano demone si trova ogni tanto laggiù e poi possiamo farci portare da lui fino al nascondiglio di questo Reck, costringerlo a dirci che cosa ha fatto a Willow e tutto prima di pranzo!” Xander continuò a guardare la ragazzina di sbieco per qualche istante poi, con un passo talmente svelto che Kennedy dovette accennare persino ad una corsetta per seguirlo, si diresse verso il cancello del cimitero bofonchiando. “Non se ne parla nemmeno!” Kennedy rimase alquanto spiazzata. Si accostò al ragazzo con una piccola corsa e si avvicinò quel tanto che bastava per sentirlo dire alterato “Se conosco un briciolo voi cacciatrici saresti anche capace di fami correre su e giù fino a stasera senza farmi toccare nemmeno un boccone quindi, prima ci fermiamo a mangiare da qualche parte e poi ricominciamo a cercare se no non ti dico proprio un bel niente su Reck!” “E dai, Xander!” “Niente da fare” sbottò deciso il ragazzo, al limite della pazienza “Sono almeno 12 ore che giriamo a vuoto per la città e non abbiamo trovato l’ombra di un demone. Nelle vecchie rovine non c’è speranza di trovarne uno nemmeno pagandolo a peso d’oro quindi dimmi perché dovrei seguirti!” “Ma perché sei così pessimista, scusa?” lo apostrofò Kennedy aumentando di nuovo il passo per riuscire a stargli dietro. Un mulo, ecco cosa doveva essere Xander Harris nella sua vita precedente. Un testardo e dannatissimo mulo che se non veniva accontentato se ne andava dritto per la sua strada e dalla velocità con cui lo faceva doveva avere anche qualche gene di ghepardo nel suo DNA. “Non sono pessimista, sono realista.” Lo sentì dire mentre si ficcava velocemente le mani in tasca, allungando ancora di più il passo. “E poi non ci vuole un genio per capirlo: le ronde sono concentrate prevalentemente nella vecchia città e se non ci sono demoni qua immagina quante possibilità avremo di trovarne qualcuno là. L’unico posto dove possiamo cercare è… “ “Il vecchio scantinato del liceo di Sunnydale? E’ proprio là che volevo andare. Ovviamente prima andremo a mangiare qualcosa, visto che tanto tu non mi permetteresti mai di fare il contrario, ma almeno forse così abbiamo una possibilità…” concesse infine Kennedy con un sorriso, seguendolo ad un passo, marciando quasi, mentre sperava sinceramente che Giles, tornato a casa per cercare informazioni e lavorare nel mentre un altro po’ sull’enigma delle filastrocche, potesse capire dove diavolo si trovasse Anya o almeno dove fossero quelle stranissime montagne. “Naturalmente, mentre andiamo a mangiare, voglio sapere per filo e per segno che diavolo aveva a che fare Reck con Willow e soprattutto come adesso lui possa risaltare fuori nella sua vita così, di punto in bianco, prendendosela senza alcun riguardo con una strega potente come lei e con una cacciatrice infuriata ed innamorata come me!” Quanto avrebbe voluto invece Xander che Giles in quel momento fosse rimasto lì con loro per spiegare a Kennedy di Reck e del passato… ovviamente qualcuno doveva farlo, parlarle di Willow, soprattutto se avrebbero dovuto affrontare Reck e i suoi tranelli, ma lui di parlare del passato oscuro di Willow proprio non se la sentiva… gli sarebbe andato bene persino Andrew che con quella sua aria da attore consumato avrebbe saputo di certo fare meglio di lui per quanto concerneva la parte della Willow oscura. Ma adesso c’era solo lui, Xander. E c’era lei, Kennedy. E Xander doveva riuscire a spiegare a Kennedy l’inspiegabile. Farle capire ciò che non aveva capito nemmeno lui. E riuscire infine a farle condividere la sua opinione secondo cui una ragazza che riprende il senno al ricordo di una scatola di pastelli gialli possa essere egualmente meritevole di amore di quanto lo è una giovane donna che per amore della sua ragazza è pronta a sfasciare il mondo pur di riaverla indietro.

“Willow ha perso la testa per qualche tempo, un paio di anni fa” cominciò a spiegare Xander “pensavo te ne avesse parlato…”

“Mi ha detto che è andata fuori di testa dopo la morte di Tara, che ha ucciso un uomo e che stava per distruggere il mondo… ma non mi ha mai nominato nessuno di nome Reck”rispose Kennedy, con una facilità che aveva dell’inverosimile. Possibile che fosse pronta a passare sopra alle cose a questo modo? O forse non vi era mai davvero nemmeno passata in parte?... Xander si fermò. Talmente di colpo che quasi Kennedy non gli finì addosso andando a sbattere contro le sue braccia muscolose. Le appoggiò le mani sulle spalle, come a volerla fermare o come ad impedirle di andarsene e sospirò piano puntando gli occhi a terra.

“Avrei preferito che te ne parlasse Willow…” disse infine, cercando di trovare le parole per dirle quello che andava detto. “Ma siccome dobbiamo vedercela con Reck, è giusto che tu sappia perlomeno con chi abbiamo a che fare.” Kennedy voleva sapere? Xander non era nessuno per impedirle di conoscere le verità. Aveva solo leggermente paura delle conseguenze, ma questo non era un problema suo. Non ancora perlomeno.

“La tua ragazza due anni fa ha peso il controllo.” cominciò “e non parlo della perdita di controllo che è seguita alla morte di Tara. No. Willow ha perso il controllo molto tempo prima, prima che Tara morisse. Decisamente molto prima. E in una maniera così pericolosa e insana da spingere la stessa Tara a lasciarla sperando di costringerla in questo modo a fermarsi.”

Kennedy lo guardava, completamente allibita, non riuscendo nemmeno a credere alle proprie orecchie. Che cosa stava dicendo Xander, e che cosa poteva essere successo per portare anche una come Tara, la persona più dolce del mondo almeno a giudicare da come gliene parlava Willow, a rinunciare all’amore della sua vita. A farla soffrire. A lasciare la persona che amava…

“Le cose non sono mai semplici come sembra, Kennedy.” Riprese Xander, sospirando piano “Come ti ho già detto, mi dispiace di dover essere io a dirti ciò che è successo due anni fa, ma non ho altra scelta. Willow è la strega più potente che io abbia mai conosciuto. Te ne sei resa conto anche tu, durante la battaglia contro il Primo e nemmeno hai visto la metà della sua potenza.” “Vuoi dirmi che… Xander così mi spaventi…” “Lo so…” annuì Xander continuando a stringerle le spalle “Spaventava anche me, e Buffy e Tara. Ma purtroppo, non spaventava Willow. Kennedy, ascolta…” Xander ora sembrava addirittura ancora più serio “Se tu possedessi il più grande potere del mondo e sapessi di poter fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa. Dall’accendere la tv col pensiero all’accendere la gente per strada come un fiammifero e ne fossi consapevole, che cosa faresti?” Kennedy non sapeva davvero che cosa rispondere, ma Xander non voleva davvero una risposta “io penso che cominceresti ad utilizzare la magia per fare tutto” riprese infatti “qualunque cosa. Dalla più stupida alla meno importante. Inizieresti ad utilizzare la magia per risolvere tutti i tuoi problemi e magari anche quelli degli altri fino a quando  – abracadabra – nemmeno tu saresti più in grado di farne a meno, di distinguere la magia dalla realtà, di rispettare il corso naturale degli eventi. Willow ha incominciato così, usando sempre di più la magia fino a quando non ne è diventata dipendente come.. da una droga. Lei aveva bisogno di usare la sua magia. Voleva vedere fino a che punto poteva arrivare, fino a dove avrebbe potuto spingersi. Ed è qui che è entrata in gioco Amy.” “Amy?” “Amy, sì, Amy.” rispose il ragazzo, sapendo benissimo che stava camminando su di un territorio minato “Tara se n’era andata, ma Willow non aveva capito. Non era riuscita a fermarsi ed era convinta che qualunque cosa facesse non si trattasse di niente di male. Ed Amy era, anzi è, una strega potente, proprio come Willow. Solo che lei aveva superato il punto di non ritorno da un bel pezzo e, sinceramente, non credo che le abbia indicato il nascondiglio di Reck per nessun altro motivo al mondo se non per il piacere di metterla nei guai.” “Amy.. ma certo, adesso mi ricordo!” esclamò d’un tratto Kennedy, come folgorata “L’ho conosciuta quando Willow ha preso le sembianze di Warren. Mio dio, è stata proprio lei a trasformarla in Warren, a farle una fattura! Ma come ha potuto Willow frequentare una persona del genere? Non accorgersi di che razza di persona fosse?” “Non essere troppo dura con Willow, Kennedy.” disse seriamente Xander “Non è facile essere dentro a situazioni del genere. Considera inoltre che tutti noi, in quel periodo, eravamo talmente occupati con i nostri problemi da aver bisogno di aiuto e da non avere ovviamente il tempo per aiutare gli altri…” “Bisognerebbe sempre trovare il tempo per aiutare un amico…” “Già” Xander sospirò, come darle torto… “Non sto cercando delle scuse, Kennedy.” disse dopo un po’ “ma come ti ho detto prima, ognuno di noi aveva i suoi problemi.. fammi continuare.”

Kennedy assentì, piano. “Ok eri arrivato a Willow che frequenta Amy. Amy le fa conoscere Reck. E poi che cosa è successo?” Il ragazzo scosse la testa, sospirando. Stava facendo un casino. Sperava soltanto che una volta finito il racconto, Kennedy fosse abbastanza matura da lasciare perdere il passato e continuare a guardare al presente. A volte ci si dimenticava che aveva soltanto 17 anni… “Questo…questo Reck…” riprese dopo un attimo Kennedy, vedendo che Xander non si decideva a ricominciare a parlare “è una specie di stregone?” “Più o meno…” ammise lui infine, con una punta di sarcasmo nella voce “Allora che cos’è?” “Vedi” riprese Xander sorridendo leggermente “Reck ha un modo talmente strano per compiere le sue magie che non so se si possa definire uno stregone, comunque... immagina come ti dicevo prima di essere una strega potentissima, di avere un sacco di potere e di sentire quasi la necessità fisica di usarlo ma di non poterlo fare per il semplice fatto che sai che, se lo facessi, probabilmente metteresti a rischio molte vite. Che cosa fa Reck? Prende il completo controllo del tuo corpo, ti piazza in una dimensione alternativa dove, anche volendo, non potresti fare del male a nessuno perché sei del tutto sola e completamente sotto il suo controllo e ti fa dare libero sfogo ai tuoi poteri. Per Willow era come una liberazione. Poteva fare tutto, sapeva di non correre rischi e provava cose che nemmeno nei suoi sogni più sfrenati poteva nemmeno immaginare, oltre a dimenticarsi per qualche ora che Tara l’aveva mollata…” La ragazza corrucciò la fronte, preoccupata “E qual è la falla in tutto questo bel ragionamento?” chiese lei, lasciando che  Xander sospirasse di nuovo prima di rispondere “Vedi, è proprio questo il nostro problema. Reck disse di volere qualcosa in cambio da Willow, la prima volta che lei andò da lui, ma nessuno, Willow compresa, sa dire che cosa volesse in realtà Reck.” “O che cosa lui le abbia preso.” Xander annuì. “Già…” Lasciò la presa, facendo cadere stancamente le braccia lungo il corpo.

“La verità è che non sappiamo cosa stia succedendo perché non sappiamo cosa sia successo in passato. Potrebbe centrare qualcosa con gli indovinelli che stiamo tentando di interpretare da giorni oppure no, o magari è semplicemente arrivata una scadenza e Reck sta reclamando il suo prezzo, ad ogni modo non c’è maniera di trovare il covo di Reck a meno di non essere un mago, una strega o un demone, preferibilmente un vampiro.” “Come mai un vampiro?” chiese Kennedy, che stava incominciando a capire dove Xander volesse andare a parare. “Beh, almeno parlano la nostra lingua, no?” ammise il ragazzo facendo spallucce “Un punto a nostro vantaggio. Ma tutto questo richiede tempo ovviamente, ed ecco perché è meglio mangiare adesso che non mangiare per niente.” “Inoltre, visto che nessuno di noi è neanche minimamente dotato di poteri magici, occorrerà un buon piano per sconfiggere Reck, che è comunque un discreto stregone da quanto ho capito…” Xander annuì, felice che la ragazza avesse lasciato perdere l’aspetto puramente personale per focalizzarsi immediatamente sulle cose pratiche “E nessuno di noi ha poteri magici… mi sembra fantastico. Allora, che cosa stiamo aspettando?” chiese infine Kennedy lasciando Xander indietro a bocca aperta “Ci dovrebbe essere un Mac Donald qui vicino, da queste parti…”

 

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“McCartney David? David McCartney?!” si sentì chiamare ripetutamente il ragazzo dalla voce alta e squillante della nuova prof. mentre ancora stava varcando la soglia della sua classe. Entrò in tutta fretta scaraventandosi a sedere ed alzando la mano in segno di assenso mentre già i suoi compagni avevano iniziato a chiacchierare. “Già in ritardo dal primo giorno?” “Ehi, David, fatto tardi ieri notte?” “Chissà che cos’avrà combinato?!” “Già… magari è così distrutto perché è riuscito ad uscire con la prima ragazza della sua vita!” “Già… con la bambola gonfiabile!!!”

“Silenzio!” la voce imperiosa della sua insegnante risuonò nuovamente nella testa del ragazzo mentre stava cercando invano di estrarre dal suo zaino i libri e i fogli per la lezione senza ascoltare quegli scemi dei suoi compagni di corso. Stupidi idioti!

“Signor McCartney” la voce della professoressa lo costrinse a fermarsi. Alzò timidamente la testa, presagendo già una bella lavata di capo mentre i suoi compagni continuavano a guardarlo e a ridere imperterriti ed incrociò lo sguardo con quello della sua insegnante trovandolo stranamente.. sorridente.  “Signor McCartney” ripetè “può per favore rispondere presente e smetterla di sparpagliare i suoi fogli dappertutto come se avesse qualcosa da nascondere prima che debba espellere qualcuno dei suoi compagni in seguito al loro comportamento incivile ed offensivo?” chiese la professoressa con un tono che fece ammutolire di colpo tutta la classe. David annuì ammirato. “Presente” rispose quindi, aprendo poi immediatamente il quaderno per incominciare a scrivervi sopra la data e l’argomento della lezione..

“Bene, allora possiamo continuare… Joshua Johns?” chiamò di nuovo l’insegnante, ma David non la stava già più ascoltando. Se solo Down si fosse degnata di presentarsi a lezione come gli aveva promesso la sera precedente tutto questo non sarebbe mai accaduto. Per fortuna che la nuova professoressa di disegno artistico sembrava comprensiva, aveva evitato di essere preso in giro dai suoi compagni a vita per un pelo, quel giorno…  Ma come poteva fargli una cosa del genere?! Insomma, già chiedergli di venire di notte a casa sua per leggere insieme alcuni libri di cui non capiva proprio nulla lo aveva fatto arrossire fino alla punta delle orecchie e lo aveva fatto balbettare scuse improponibili per mezz’ora buona prima che lei si degnasse, sadica, di spiegargli sorridendo che aveva frainteso tutto. Poi quella storia dell’incantesimo ed infine…David non riusciva nemmeno a spiegarsi come aveva potuto realmente vedere quello che aveva visto e Down non  aveva trovato scusa migliore di dirgli che ormai era tardi e che ne avrebbero parlato l’indomani a scuola. Doveva immaginarlo che non si sarebbe nemmeno presentata e che probabilmente non l’avrebbe mai vista più per il resto di tutta la sua vita. Ma David non era un ragazzo così sprovveduto come Down pensava. Non quando c’erano in ballo questioni di questo tipo perlomeno!

 

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“Avevi detto di sentirti bene..” il vampiro si voltò, per poi sorridere chinando la testa leggermente di lato, com’era solito fare quando cercava di capire anche ciò che non veniva detto a parole. “Ma io sto bene Anya..” rispose, con un tono che diceva tutto il contrario. “Tu piuttosto?” “Perché me lo chiedi?” sospirò la bionda, stringendosi con fare teatrale nelle spalle “A parte il vestito da buttare e questo schifo di vita, non penso che potrei stare meglio. Ah sì, ho anche una voglia insaziabile di fare sesso con un uomo, preferibilmente con Xander, ma non credo che tu mi possa aiutare…” “Già…” Spike tornò a sorridere, guardando distrattamente verso l’esterno. “Eppure è strano…” continuò Anya poco dopo, appoggiandosi vicino a Spike “Ho fatto tanta strada per arrivare quassù, ho anche pensato di essere all’inferno e che la mia vita si potesse concludere di colpo a causa di uno di quegli orribili mostri laggiù e invece….” “Invece?” chiese Spike che era curioso come non mai di sentire il seguito di quella confessione tanto improvvisa quanto insperata “Invece sono arrivata quassù e tutto quello che mi hanno detto è stato che dovevo aspettare. Aspettare capisci?” esclamò, con un tono che il vampiro non aveva mai sentito nella sua voce “E la cosa più buffa –continuò- è che mentre noi aspettiamo i nostri amici, Xander, il mondo e tutta la realtà che conosciamo potrebbe anche cambiare radicalmente e noi non saremo lì per impedirlo…”

Spike abbassò la testa, spiazzato.

Ci aveva pensato anche lui, almeno un migliaio di volte all’inizio, ma poi si era imposto di non pensare ad altro che alla sua scalata e a quello che li avrebbe attesi là sopra. Senza pensare. Badando solo che Angel lo seguisse e null’altro e, col tempo, era arrivato persino a dare per scontato che i problemi si sarebbero risolti una volta arrivati in cima alla montagna, come in una bella favola… ma loro purtroppo non erano in una favola, non lo erano mai stati. Ed ora, ora che era arrivato in cima, ora che non aveva più nulla per cui lottare e dimenticato il passato, ora si rendeva conto che Anya aveva incredibilmente e paurosamente ragione: loro erano lì; Buffy, Down, Xander, Giles, Willow e gli altri erano sulla terra. E se per caso il tempo nelle due dimensioni fosse decorso in maniera diversa allora, allora avrebbe anche potuto non vederli mai più e questa era una cosa che Spike non osava nemmeno pensare. Che non poteva sopportare.

Trova la via, non ti sbagliare…

“Anya… ascolta…” la mano di Spike era corsa velocemente alla tasca dei jeans, o almeno a quello che ne rimaneva dopo che un intero branco di Gurlons li avevano costretti ad una fuga disperata giù per una ripida scarpata. “Se ti venisse offerta l’opportunità di ritornare sulla terra ora, in questo istante, a patto però di non poter dire nulla su quello che hai visto né su ciò che sta accadendo in questa dimensione, tu cosa faresti?”

“E me lo chiedi?” rispose la ex-demone, domandandosi dove diavolo avesse intenzione di andare a parare. “Perché mi fai questa domanda? C’è forse una qualche possibilità, qualche cosa che tu sai e che noi non sappiamo?...” Spike sospirò piano. sette, otto, nove. Neanche la polizia troverà le prove… Spike strinse ancora più forte la mano nella tasca, attorno all’amuleto “Perché? Dimmi, Spike, che cosa hai scoperto?” Quattro, cinque, sei. La cacciatrice non si occupa dei plebei…Eppure doveva esserci un modo…  Sette, otto nove. Neanche la polizia troverà le prove… “Ascoltami, Anya, le cose non sono facili come sembrano… non so nemmeno a che cosa puoi andare incontro…” “Allora c’è un modo!” la bionda ormai lo guardava sorridendo e Spike non se la sentiva più di mentirle, di continuare a non fidarsi. Per Angel era diverso, lui voleva soltanto ritornare umano.. ma Anya… lanciò uno sguardo fuori, distratto. Angel stava beatamente giocando sulle rocce, insieme al drago. Quello stesso drago che aveva quasi rischiato di divorarli e che Anya aveva chiamato Xander in barba allo sprezzo per il pericolo. Ma Xander… Giles… come poteva esserne sicuro? Come poteva anche solo sperare che fossero abbastanza attenti per… e se poi anche avessero saputo. Tre, due, uno. Non si salverà più nessuno… Sperava che arrivando lassù ci sarebbe stato un modo per salvare tutti, ma evidentemente non c’era. Non c’era maledizione! Ed ora il destino stava aspettando  la sua prossima mossa per riprendere a fare il suo corso. Avrebbe anche potuto aspettare.. Ma se lo sentiva nelle viscere dannazione. Quel medaglione… e la battaglia finale che li aveva portati fin lì, da Los Angeles…

Era arrivato il momento di fare la scelta giusta. E di farla per il bene di tutti.

Prese un profondo respiro e si voltò, ma una luce accecante lo investì di colpo costringendolo ad arretrare.

 

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Caldo… tranquillità…

Era così che Reck la faceva sentire, tutte le volte. Lo ricordava.. le sue notti mistiche prima di perdere il controllo… Fragolina.. era così che lui la chiamava… Prima di far comparire qualcosa davanti a lei, qualcosa di mostruoso e Willow urlava allora, completamente sotto il suo controllo. Era bello, un’esperienza fuori da ogni logica normale. Fuori dal normale. In tutti i sensi. E quando Willow si risvegliava, nella sua cameretta, sulla terra. Nella dimensione dove la sua amica Buffy combatteva i vampiri e dove lei avrebbe dovuto andare a scuola, Willow sapeva che Reck si era tenuto per sé una parte di lei. Qualcosa che non le avrebbe mai più restituito, che non avrebbe più rivisto.

Un frammento della sua anima.

 

Episodio 9

 

Buffy camminava tranquilla per il cimitero di Sunnydale. Tranquilla… certo… Tranquilla come puo’ esserlo una persona che cammina con il cellulare stretto in una mano, lanciando fuggevoli occhiate al display irrimediabilmente spento ogni due secondi e rigirandosi nell’altra un paletto che, sapeva bene, non le sarebbe mai servito. Persino il suo ormai ex-capo si era accorto che qualcosa non quadrava. Aveva telefonato, qualche ora prima, per sapere come mai non si fosse presentata all’appuntamento a casa sua e chiedendole come mai qualcosa che era tanto ansiosa di fargli conoscere solo 24 ore prima avesse perso improvvisamente tutta la sua importanza, ma Buffy non aveva risposto. Del resto, come avrebbe potuto?

“Scusi tanto, sa, il problema è che fra meno di un’ora dovrò decidere se far continuare questo mondo così com’è o rispedirlo indietro di due anni….”

Decisamente non era un buon inizio, quindi aveva semplicemente riagganciato adducendo una scusa qualsiasi per la sua assenza, ad essere sincera non si ricordava nemmeno più quale, ed aveva continuato a camminare nervosamente su e giù per il cimitero di Sunnydale tanto da girarlo per ben 7 volte, e con quella di adesso sarebbero state 8.

Finalmente, il cellulare di Buffy squillò.

La cacciatrice aprì con un tale impeto lo sportellino che per poco non lo fece saltare via dai gancetti di sostegno. La voce che risuonò all’atro capo dell’apparecchio, però, non era esattamente quella che la ragazza si aspettava.

 

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 “Signor Giles, le devo parlare…”

“Anche io…”

La ragazzina si sedette su una sedia nello studio dell’osservatore e bevve un lungo sorso d’acqua direttamente dalla bottiglia che si trovava sul tavolo.

“Ho visto cosa c’è dall’altra parte…” disse tutto d’un fiato, asciugandosi la bocca con il dorso della mano. Solo allora Giles vide che i palmi della ragazzina erano entrambi segnati da numerosi tagli.

“Mio Dio, Down, ma che cosa è successo?”

“Giel’ho detto: ho visto dall’altra parte.” Giles non potè fare a meno di rimanere in silenzio un istante, sperando che continuasse. “So di essermi comportata da irresponsabile” cominciò infatti Down dopo un attimo, mettendo le mani avanti “Ma sapevo che avrei potuto scoprire qualcosa e, visto che siamo ad un punto morto da giorni ho pensato che…” “Ne è valsa la pena?” la ragazzina alzò gli occhi dal pavimento per trovare in quelli di Giles solo comprensione ed ammirazione. Del resto, si ritrovò a pensare in quel momento, anche sua sorella ed i suoi amici, Giles in primis, avevano spesso gettato la razionalità dalla finestra per comportarsi in maniera totalmente irresponsabile. L’importante, come le aveva giustamente ricordato Giles in quel momento, era che ne valesse la pena…

“Ho.. visto… ho parlato con Loro…” sussurrò Down tutto d’un fiato mentre ancora Giles la guardava con un’espressione tra lo stupito e l’ammirato. Si stava ancora chiedendo chi fossero questi ‘loro’ quando la serratura della porta scattò ed una Buffy sconvolta quanto agitata si precipitò all’interno della stanza interrompendo la loro conversazione.

 

“Dov’è Willow? Come sta? Si sa già qualcosa cu chi l’abbia rapita?”

Down spalancò gli occhi puntandoli su quelli grigi ed imperscrutabili di Giles. Sua sorella attendeva ancora una risposta ferma sulla soglia, ma l’inglese si rivolse a Down, invece.

“Te l’ho detto, anche io avevo qualcosa di cui parlarti, Down…” disse “Purtroppo, sembra che Willow sia sparita dalla circolazione. Xander e Kennedy stanno indagando ma per il momento non è ancora emerso niente di risolutivo. L’unica cosa certa è che c’entra in un qualche modo un tipo di nome Reck.. ti dice qualcosa per caso?”

La ragazzina assentì piano. “Mi ci ha portato Willow una volta, una volta sola per fortuna, la sera dell’incidente.” Buffy si morse la lingua per non parlare. Se la ricordava bene quella sera, la sera in cui Down si era rotta un braccio perché lei l’aveva lasciata a casa da sola con Willow senza accorgersi dei ‘problemi’ dell’amica per andare a spassarsela con Spike… Spike, che l’aveva aiutata a portarla a casa ma che non si era affatto trattenuto dal farle notare come solo una persona egoista e crudele lascerebbe un’amica come Willow in difficoltà in quel momento… ricevendone in cambio un invito non proprio verbale a lasciare la casa.

“Reck è uno stregone, Down” riprese la parola Giles, facendo segno a Buffy di sedersi nel frattempo “Ora, io, Xander e Kennedy riteniamo che quando Willow si recò da lui per la prima volta, Reck le propose una specie di patto che aveva come oggetto un qualcosa che lui sarebbe tornato a riprendersi, e sembra che sia tornato proprio adesso”

“E che cosa sarebbe questo ‘qualcosa’, signor Giles?!” chiese Buffy visibilmente alterata.

“E’ quello che stanno cercando di scoprire Xander e Kennedy… ti ho chiamata solo per avvisarti e anche perché, se ci dovesse essere bisogno di una mano, beh, sei ancora la cacciatrice più forte che abbiamo, oltre che quella di cui mi fido di più…”

In un altro momento Buffy sarebbe arrossita fino alla punta dei capelli per un complimento del genere, soprattutto da parte del suo osservatore, ma in quel momento… un’occhiata furtiva all’orologio mentre abbassava gli occhi sorridendo la informò che mancavano solo una decina di minuti a mezzanotte. Si alzò in piedi, decisa. Non poteva andare al cimitero proprio adesso, ora che la vita della sua più cara amica era in pericolo… eppure, mai come in quel momento la cosa più giusta da fare le sembrava quella di correre via da quella realtà in cui tutto sembrava andare per il verso sbagliato.

“Mi risponda sinceramente Giles, c’è qualche possibilità che Willow torni?” chiese quindi la bionda, con un piccolo tono di speranza nella voce. Giles la guardò, sereno.

“Xander ha risolto parte dell’indovinello delle filastrocche ed io forse ho trovato il riferimento alla montagna alla quale si riferisce. Down mi deve ancora parlare di quello che ha visto ed abbiamo già un punto di partenza sul quale indagare. Tutto sommato, è una delle situazioni migliori in cui mi sia mai trovato a lavorare da quando sono qui a Sunnydale..”

Buffy rimase per un attimo in silenzio, riflettendo.

Poi, scusandosi, usci dalla porta della casa del suo osservatore per mettersi a correre a perdifiato verso il cimitero di Sunnydale.

 

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La luce era forte, intensa. Spike arretrò di qualche metro, cercando di farsi ombra con il braccio ed inciampò in una roccia che sembrava comparsa dal nulla esattamente dietro ai suoi piedi. Come toccò terra, la luce che lo stava accecando scomparve completamente, facendo ripiombare lui ed il posto nel quale si trovava nella più completa oscurità.

 

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Come Buffy fu uscita dalla stanza, l’attenzione del signor Giles si catalizzò nuovamente sulla sorella della cacciatrice.

“Allora… quando sei entrata qui avrei giurato che tu avessi visto un fantasma…”

La ragazzina sorrise, mentre l’uomo medicava le sue ferite

“Più o meno…” ammise “Ho fatto una cosa talmente stupida signor Giles…”

“Il fine a volte giustifica i mezzi…” rispose serafico l’osservatore, continuando a medicare le ferite della sorellina di Buffy. Una ragazza che della sorellina ormai non aveva più quasi niente… Down, invece, non riuscì a trattenersi dal pensare, al suono di quelle parole, a quando Giles aveva detto la stessa cosa la notte in cui aveva tentato di uccidere Spike, o anche durante il pomeriggio del giorno in cui aveva deciso di sacrificare Ben per un bene comune più alto. Giles aveva sempre deciso quello che doveva fare con una mente estremamente fredda e lucida, quasi come un uomo d’affari, affrontando la responsabilità delle sue azioni solo quando gli si presentavano davanti. Ma, come per incanto, diventava il padre protettivo che non permetteva azioni avventate quando a ragionare così erano loro: i suoi ragazzi… Down preferì non chiedersi nemmeno come mai questa volta fosse così diversa dalle altre, la risposta, probabilmente, l’avrebbe spaventata molto più della domanda stessa.

“Ho convinto un mio compagno di classe ad aiutarmi” disse, contando fino a tre prima di continuare, attendendo l’inevitabile ramanzina “Ho sempre pensato che fosse un ragazzo speciale… cioè, non in quel senso, ma per quello che emana, il modo che ha di disegnare, l’amore ha prova per la natura, il modo incredibile in cui riesce a comprenderla e a farmela comprendere… a volte penso persino che potrebbe fondersi con essa, diventare un tutt’uno…” “Ma non è questo il punto, vero?” incredibile.. oltre a non dirle nulla per il fatto che aveva coinvolto deliberatamente un ‘civile’, ora Giles la esortava persino a confidarsi con lui… per un istante a Down venne voglia di pizzicarlo per vedere se era veramente reale.

“No…” ammise dopo un po’ “Gli ho chiesto se poteva aiutarmi con una lezione che dovevo studiare ma lui non ha capito ed ha iniziato a balbettare così, perso per perso, ho deciso di dirgli semplicemente tutta la verità e cioè che volevo fare un incantesimo per scoprire dove fosse finito uno dei miei amici dopo che era morto due estati fa e che c’erano vite in pericolo e lui, beh, lui ha semplicemente accettato di aiutarmi. Non ha fatto nemmeno una domanda, capisce signor Giles, e stasera è venuto a casa mia.” “Che cosa hai fatto con lui Down?” chiese l’osservatore “Nulla!” esclamò la ragazza, immediatamente sulla difensiva “Volevo fare un incantesimo, uno facile, giusto per capire dove si trovava Anya, ma mi serviva un’altra persona.” “E così hai pensato che uno come lui, uno speciale, sarebbe stato la persona giusta per aiutarti perché non avrebbe fatto troppe domande, inoltre ti sembrava un perfetto catalizzatore” finì per lei Giles “Willow mi ha sempre detto che natura e magia sono strettamente collegate e così… già…” ammise Down alla fine “Il problema è che non appena ho preso le mani di David tra le mie, per far cominciare l’incantesimo, una forza enorme si è sprigionata dal mio corpo o dall’incantesimo, non so dirlo… oddio sembro una stupida ma non so davvero come spiegarglielo, comunque mi sentivo forte, potente... quasi…” “Una cacciatrice?” chiese l’osservatore afferrando più forte le mani della ragazzina ed esortandola a continuare “In ogni caso…” riprese lei “sapevo la formula a memoria e quindi ho incominciato a recitarla. Ma dalle mie labbra uscivano suoni strani, incomprensibili e poi, improvvisamente, la stanza in cui eravamo ha incominciato a girare e…e… non so bene come spiegarglielo ma era come se fossi in tutt’e due i posti contemporaneamente…” “Che posti?” Down fissò per un attimo l’osservatore prima di rispondergli “la stanza in cui eravamo ed il posto dove si trovano Anya, Angel e Spike.” “Angel e Spike?!” chiese Giles, al limite dell’incredulità. Down annuì. “Era come se fossi lì, Giles.” continuò Down “Ho sentito i loro discorsi e so che Anya ha addomesticato un drago e l’ha chiamato Xander e che Spike sta diventando pian piano umano mentre Angel forse lo diventerà con il tempo… Ho visto anche la grotta in cui abitano e so.. so che hanno dovuto combattere con  molti demoni per arrivare fino a lì e poi… poi…”

“Poi?” Giles stringeva le mani della ragazzina e Down non sapeva come fare a continuare mentre sua sorella correva nella notte ed ormai era già arrivata alle porte del cimitero di Sunnydale.

“Poi” riprese Down prendendo il coraggio a due mani “Poi sono arrivati Loro….”

 

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Buffy aveva corso come solo una volta in vita sua aveva fatto… per Riley, verso quell’aereo maledetto… Ma adesso non le importava più nulla. Le gambe le facevano male, ma lei vedeva solo il cancello del cimitero di Sunnydale in lontananza e questo solo aveva importanza per lei. Al resto avrebbe pensato dopo. Dopo.

 

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Down si trovava davanti ai suoi amici che parlavano. Mangiavano e parlavano. E cercavano, nel mentre, di venire a capo della grottesca situazione in cui si erano trovati. Senza vederla. Down era invisibile per loro. Incorporea. Un fantasma.

Si stava ancora chiedendo come fosse possibile tutto questo, quando il suono di un’arpa si fece strada lentamente nelle sue orecchie. Down si voltò leggermente, riuscendo a vedere tra la nebbia bianca, una figura altrettanto evanescente che suonava il solitario strumento che l’aveva fatta voltare. La ragazzina fece un singolo passo verso di lei ed improvvisamente si accorse che la figura che suonava l’arpa non era l’unica. Accanto a lei c’erano altre tre, quattro no cinque figure, alte, eteree, che sembravano fondersi addirittura con la nebbia stessa.

Down allungò una mano per toccarle ma la ritrasse immediatamente non appena una di loro parlò.

“Ciao Key, ti stavamo aspettando…”

 

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Cimitero di Sunnydale. Mezzanotte meno 30 secondi. Ce l’aveva fatta. Buffy superò il pesante cancello di ferro aperto anche a quell’infausta ora e si addentrò tra lapidi e tombe vuote fino al luogo dell’appuntamento.

Buffy Anne Summers.

La cacciatrice si fermò un istante davanti alla lapide con sopra inciso il suo nome. Un anno.. un anno solo e poi lei e quella tomba si sarebbero riviste ma, tutto sommato, si ritrovò a pensare che le andava bene così. Un anno vissuto nella gioia, nell’amore. Rivedere Anya, i suoi vampiri, sua mamma… i suoi vampiri, che strana definizione… Eppure era così da sempre.

Angel e Spike.

Gli antipodi di una bilancia amorosa che aveva lei come fulcro.

Fece ancora qualche passo avanti, inginocchiandosi sopra la sua tomba.

Non tutti potevano vantasi di averlo fatto.

E, mentre se ne stava lì così, in ginocchio di fronte alla sua lapide di marmo, un particolare attirò la sua attenzione.

Si alzò, sporgendosi in avanti. Per poi inginocchiarsi subito dopo in modo da non perdere il contatto visivo con quel particolare tanto insolito da risultare impossibile e strisciò sotto il cespuglio di mirto che aveva davanti in modo da non perderlo. Man mano che si avvicinava, il groppo alla gola che aveva accompagnato la sua folle corsa attraverso le strade deserte di Sunnydale veniva sostituito da un altro, più stano, più doloroso, esattamente alla bocca dello stomaco.

Chiuse gli occhi per un istante e si pizzicò una mano.. non stava sognando. e quella cosa strana che aveva davanti stava ancora lì, abbandonata ed immota, mentre Buffy superava con agilità gli ultimi centimetri che la separavano da essa e si lasciava avvolgere dallo stupore vedere quello che le stava davanti.

 

 

Episodio 10

 

Uno.

Due.

Tre colpi.

Provò persino a suonare il campanello, ma sembrava che non ci fosse proprio nessuno in casa che potesse o volesse aprirgli la porta. Stava quasi per voltare i tacchi e tornarsene sbuffando verso casa, quando la porta si aprì ed una Down abbastanza sconvolta apparve sulla soglia guardandolo di stucco.

“David… che-che cosa ci fai tu qui?” chiese “Pensavo che fossi andato a scuola oggi…”

“Ed infatti ci sono andato..” rispose il ragazzo fissandola accusatorio “a differenza di qualcun altro che mi aveva promesso che sarebbe venuto per darmi alcune spiegazioni…”

La ragazzina abbassò la testa, scuotendola leggermente.

“Io-io non ti avevo promesso niente.. E poi.. che-che spiegazioni dovrei darti scusa?”

“Oh andiamo!” sbuffò il ragazzo visibilmente infastidito “Non facciamo far finta che non sia successo niente e non provare nemmeno a raccontarmi che mi sono immaginato tutto. Sai benissimo che non è così e, cosa più importante, lo so anche io!”

Per tutta risposta, Down allargò le braccia sospirando “Beh, mi dispiace davvero tanto che tu te la sia presa così a cuore, David.. ma vedi ‘nulla’ è proprio quello che è successo. Possiamo parlarne domani in classe, se vuoi, oppure magari mercoledì prossimo, o giovedì oppure non parlarne affatto non farebbe alcuna differenza e non penso che…”

“Cosa ne dici di adesso?”

Non era una domanda, era un ordine. Down se ne accorse ancor prima che il ragazzo finisse di pronunciare la frase. Sollevò lo sguardo sul suo volto e lo trovò impassibile, di ghiaccio. Non aveva mai visto David così. Ma chi aveva pensato di ingannare? Del resto lo aveva scelto proprio per la sua natura così elusiva e profonda allo stesso tempo, per la sua forza interiore, per la sua perspicacia e per quel qualcosa di non bene definito che le aveva fatto credere di aver a che fare con qualcuno che le avrebbe creduto, senza farsi troppe domande… senza crearle problemi…

“Non penso che mi crederesti…” sussurrò infine, scuotendo lievemente il capo “forse sarebbe meglio che ritornassi a casa…”

“Hai paura che mi capiti qualcosa se mi ritrovassi troppo coinvolto?”

Down sbarrò per la seconda volta gli occhi, lasciando che lo sguardo penetrante del ragazzo le giungesse fino in fondo all’anima. David sorrise. “Lascia che ti racconti una storia allora…”disse, senza lasciarle nemmeno il tempo di parlare. “E’ successo circa un paio di anni fa, mentre stavo tornando a casa dopo aver passato tutto il pomeriggio a casa di un mio amico.” Down lo guardò storto per un attimo, accennando ad un sorrisetto malizioso “Non.. non è come pensi!” si affrettò a chiarire David “La verità è che noi… beh, lo so che può sembrare da sfigati, ma… avevamo questo gioco di ruolo e ci ritrovavamo ogni tanto.. comunque non è questo il punto. Il punto è che mentre stavo tornando  a casa ho sentito un rumore e mi sono subito nascosto in un vicolo. Sai, la politica di tua sorella da questo punto di vista ci ha insegnato parecchie cose…” Down sbuffò “Non abbastanza, direi. Ammesso che mettere al corrente l’intera cittadinanza dell’esistenza di mostri e vampiri sia una buona idea, se veramente avevi paura che qualcosa di mostruoso ti stesse pedinando la cosa più stupida da fare era proprio nascondersi in un vicolo. Niente luce del sole, nessuno che ti possa sentire, nascondigli ovunque dove nascondere un cadavere... 110 e lode per l’astuzia, non c’è che dire!” “Ma lui mi ha attaccato quando sono uscito dal vicolo, in piano giorno per giunta!” “Come hai detto?” Down sembrava molto meno sicura delle sue convinzioni, adesso. “Sono uscito, facendo bene attenzione che non ci fosse nessuno nei paraggi e, quando ne sono stato sicuro, sono uscito alla luce del sole e…” “E???” “Sono inciampato.” disse David, diventando rosso porpora per la vergogna “Fu allora che sentii le sue mani su di me. Mi prese da dietro, torcendomi un braccio. Ancora ricordo l’odore penetrante di muschio bianco che impregnava l’aria e poi, improvvisamente, era di fronte a me, stringendomi per il collo, guardandomi con quegli occhi gialli e penetranti... Se non avessi avuto ogni singolo muscolo del corpo impegnato a dilatare i polmoni per riprendere a respirare, avrei sicuramente urlato. Lo ricordo come se fosse adesso: era pallido, muscoloso ed il suo volto era completamente deformato…”

Down scrollò le spalle poco convinta.

“Vampiro. Routine. Non capisco cosa ci dovrebbe essere di interessante nel tuo discorso..”

David la guardò intensamente, sorridendo.

“E tu sei esperta di vampiri, dico bene Down?”

La ragazzina scrollò le spalle. “Sono la sorella della cacciatrice. Quella ufficiale. Non avevo nemmeno due anni quando il primo vampiro mi ha aggredita al parco. Per me sono solo esseri ripugnanti che farebbero meglio a scomparire definitivamente dalla faccia della terra...”

“Anche i tuoi due amici Angel e Spike?”

Down alzò le spalle per l’ennesima volta.

“Ti ripeto che sono la sorella della cacciatrice.”
“E quindi sai perfettamente, anche se sei su questa terra da soli due anni, che il cuore dei vampiri non batte, vero Key?”

“E tu come fai tu a sapere che…”

“E quindi se ti dicessi che il rumore del cuore di questo vampiro mi tormenta ancora adesso, di notte, e che il suo morso mi è rimasto ben visibile sul collo a ricordarmi quello che mi è successo in seguito potrai forse capire quanto per me sia importante venire a capo di tutta questa storia.”

Down rimase per un attimo in silenzio.

Il ragazzo la fissava.

E lei rimaneva immobile.

“Sei stato morso?” chiese, dopo un attimo, con un tremito della voce appena accennato.

David abbassò con lentezza il collo della maglietta, mettendo in evidenza una cicatrice che difficilmente si poteva attribuire a qualcosa di diverso da un vampiro.

“E… e hai avuto… delle conseguenze?” chiese, ancora più titubante. David abbassò il capo, rialzandolo immediatamente in un evidente cenno di assenso.

“Da circa un anno a questa parte. Ho bisogno di parlare con tua sorella Down e soprattutto con il suo osservatore. Mi sono documentato molto, su questo fatto, negli anni. Ma non ho mai trovato una risposta. Nulla che spiegasse come mai questo demone avesse potuto colpirmi in pieno giorno o che chiarisse il furioso battito del suo cuore. Nulla. Fino a ieri sera…”

 

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Il suono dell’arpa riempiva ancora l’aria, mentre i tre esseri si disponevano silenziosi a triangolo attorno alla ragazzina che li guardava ammutolita.

“Ti stavamo aspettando, Key” disse la donna bionda che suonava.

Down scosse la testa, imbarazzata. “Se volete infilarmi anche voi in una dannata serratura, temo che siate arrivati un po’ troppo tardi. Non apro più un bel niente!” “Ti sottovaluti, Key…” La donna si voltò verso di lei, continuando a suonare “Davvero non sai chi sei, vero?” chiese “Tu non sei una chiave nel senso umano del termine. Il tuo potere non è legato solo al tuo mondo, né ad un altro mondo in particolare. Sei stata creata per un fine molto più grande.” “E per cosa sarei stata creata allora, sentiamo?” chiese la ragazzina, alzando gli occhi al cielo e sbuffando. Non era sicura di voler sapere davvero la risposta a quella domanda, ma a quel punto non aveva scelta. Era in ballo, tanto valeva ballare. “Tu sei qui per un motivo, Key. Questo motivo, è che tua sorella ha attivato la falce e con essa ha distribuito il Potere a tutte le cacciatrici che vivevano sulla Terra.” Già sentito… pensò Down, mordendosi la lingua per evitare di interromperla “Ma una cacciatrice non è soltanto un essere capace di combattere demoni e vampiri, Key.” La voce della giovane donna, ora, era incredibilmente calda e ammaliante “Una cacciatrice è prima di tutto una donna. Umana. Con emozioni umane. Capace di amare e di provare sentimenti di giustizia verso il mondo e verso gli esseri che per sua stessa natura è destinata ad uccidere.” “Questo spiega perché la metà dei fidanzati di mia sorella fosse già morta…” commentò Down ad alta voce “D’altra parte” riprese la donna “anche tra i demoni e le creature delle tenebre, c’è chi è capace di provare sentimenti positivi verso il genere umano…” “Tua sorella ha avuto la fortuna di conoscerne due, due campioni. Ma la lista è decisamente molto più lunga e si dà il caso che con l’attivazione della falce non solo Buffy abbia attivato centinaia di potenziali cacciatrici in tutto il mondo, ma abbia anche dotato i vampiri della capacità di dare alla razza umana una nuova… chance” Down aggrottò la fronte “Ecco, adesso incomincio a non capirvi più…” L’essere che stava alla sua sinistra si avvicinò di un passo sfiorandole appena la tempia. Improvvisamente Down fu catapultata in una realtà parallela dove vide Angel, Spike, Anya… sentiva i loro discorsi ma non aveva modo di interagire con loro. Il battito del cuore dei due esseri che le stavano davanti quasi la stordiva. Riuscì soltanto a capire chi erano. Anya e Spike. Il tutto durò meno di un secondo. Down fu riportata al cospetto dei tre esseri ancor prima che potesse chiedere cosa le stesse succedendo e la giovane donna la guardò sorridendo. “Prima che tu me lo chieda, Down, quello che hai sentito è reale almeno quanto lo siamo noi tre e quanto lo sei tu, ma non è questo il punto. Hai sentito due battiti, il terzo arriverà col tempo, ci stiamo ancora lavorando.” “Non chiederti adesso che cosa significhi, lo capirai più avanti…””In ogni caso, quello che volevamo mostrarti è che le cose stanno cambiando. Chi governa questo universo ha deciso di dare una svolta definitiva alle cose e, con la possibilità che decine e decine di ragazze si troveranno davanti, non credo che non ce ne sarà nemmeno una che non ne approfitterà…” “Ehm.. adesso non è che io stia capendo molto..” “Capirai” disse l’uomo alla sua destra. “Ma per farlo serve che fermiate la minaccia che sta per piombarvi addosso.” “Quale minaccia?” chiese Down che ormai faticava a seguire il filo di tutte quelle rivelazioni. Anya e Spike vivi… Angel che si trovava con loro… il suo potere che ritornava in ballo… la nuova opportunità di cui non capiva nulla ma che, a quanto sembrava, avrebbe salvato il genere umano da… cosa? “Voglio sapere” disse infine, sperando che la risposta fosse meno criptica di quelle precedenti. La donna che le stava di fronte sorrise, ritornando a suonare la sua arpa “Nessuno potrà aiutarvi. Da anni ormai i soci anziani stanno tentando di contrastarli, nell’ombra, senza che nessuno sappia. Ma ormai questo non è più possibile. Il loro numero sta aumentando. Il loro momento sta arrivando. Hanno solo bisogno di un’occasione e si faranno avanti e né tu né tua sorella potrete fermarli” “Chi?” chiese Down con il fiato sospeso “Gli esseri appartenenti alla nuova razza. Gli umani non trasformati. I morti che i vampiri e i demoni hanno dissanguato e che potenzialmente sarebbero entrati a far parte della schiera dei non-morti se solo i loro carnefici avessero voluto fare loro il dono dell’eterna giovinezza. Quando tua sorella ha attivato la falce, anche loro si sono svegliati. Non sono vampiri. Non sono umani. Possono camminare di giorno, alla luce del sole, non si uccidono con un paletto di legno, non hanno punti deboli, né porzioni del loro corpo che siano in qualche modo vitali… Sono una nuova razza, Key. E sono tanti. Nessuno sa ancora quanti. Si nascondono in mezzo alla folla, ogni tanto uno di loro si lascia andare ad un gesto estremo ed allora i Soci Anziani riescono a localizzarlo, ma non è semplice e, come se tutto questo non fosse abbastanza, a loro si aggiungono tutti i vampiri e i demoni che normalmente siete abituati a combattere. È una guerra infinita che non porterà a niente di buono. E credimi quando ti dico che rispedirli all’altro mondo non sarà così semplice.” A Down cominciava a girare la testa… “Ma… voglio dire…” balbettò “Non c’è tempo.” L’uomo alla sua sinistra la interruppe bruscamente fermando, con un gesto deciso della mano, anche la musica angelica che proveniva dalla grande arpa. “Il tuo incantesimo si sta indebolendo. Gli esseri che siete chiamati a combattere non hanno punti deboli Key, nulla che noi conosciamo almeno. I Soci anziani hanno acconsentito a rimandare la loro vendetta nei confronti dei due vampiri che hanno osato sfidarli per il semplice fatto che si trovano costretti ad affidarsi ancora una volta a tua sorella per poter far fronte a questa calamità, una cosa che nessuno di loro avrebbe mai potuto nemmeno prevedere. Sperano che il gruppo al completo possa salvare la situazione ancora una volta e sono pronti a tutto pur di fermarli. Oltre tutto…” Down si voltò, lasciando che il suono inebriante dell’arpa che proveniva dalla sua destra l’avvolgesse “C’è già stato, in passato, qualcuno che è riuscito là dove Angel e Spike hanno fallito. Il suo nome è Angus. Trovatelo. Spiegategli. Forse lui, grazie al suo stato un po’.. particolare riuscirà a trovare il modo di aiutarvi…” “Un’ultima cosa..” Down si voltò di nuovo, decisamente sembrava che quel giochino di botta e risposta non dovesse avere mai fine. “La tua energia ti permette di viaggiare in tutti i mondi che sono stati creati dall’immaginazione e dalla volontà dei soci anziani e tutto questo portando con te chi vuoi. Ma attenta” la voce dell’uomo risuonò imponente nel vuoto circostante. “Quello che vi stiamo chiedendo non è un favore, né una richiesta accorata. Quello che vi stiamo chiedendo è più semplicemente una richiesta di aiuto. Parlane con tua sorella, con chiunque tu creda che possa darvi un mano, ma contattateci solo nel caso in cui tu non sappia più veramente cosa fare. Abbiamo già violato fin troppe regole per permetterci di infrangerne delle altre. Noi abbiamo già tentato tutto quello che potevamo fare. Ora,come in passato, la nostra missione è nelle mani della cacciatrice.”

 

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“Signor Giles, forse abbiamo trovato una risposta!”

L’osservatore alzò il naso dal suo libro, giusto in tempo per vedere Down che trascinava il suo compagno David per il braccio fino alla poltrona sulla quale lo fece.. diciamo accomodare.

“Cosa… succede Down? E come mai lui è qui?”

“E’ stato morso.”

“Santo cielo, chiamo subito l’autoambulanza.”

“No!” lo fermò Down “Non in quel senso. E’stato morso, voglio dire, da un vampiro. Circa due anni fa. Esattamente poco dopo che Buffy ha…”
“Attivato la falce”

Down annuì, fissandolo.

Giles li guardò entrambi per un attimo, poi scrollò le spalle e disse semplicemente “Sei appena entrato senza invito a casa mia, non hai massacrato Down e non hai lo stesso colorito degli zombie, quindi non credo che il vampiro che qualunque cosa ti abbia morso ti abbia in qualche modo trasformato. Non è successo nulla, sta tranquillo.”

Down guardò David per un secondo, poi rivolgendosi a Giles disse

“E’ stato morso in pieno giorno, da un vampiro che da quanto ne sappiamo aveva anche un battito cardiaco e, signor Giles, io credo che tutto questo abbia a che fare con l’attivazione della falce. E potrebbero essercene molti altri.”

Giles guardava il ragazzo intensamente, come se fosse la cosa più rara che avesse mai visto al mondo.

“C’è stato qualche effetto collaterale?” chiese.

“Non sarei qui altrimenti.”

“E come mai non ne hai parlato con Down prima, o con noi.. dovevi sapere dove abitavamo…”

“Lei parlerebbe con la persona che in teoria è stata creata per ucciderla? Non credo proprio…” Lo sguardo di David era tranquillo, privo di una qualunque forte emozione e Giles si chiese, per un secondo, se qualcuno non si stesse facendo una grossa risata nel vederli tutti alle prese con quella valanga improvvisa di problemi che sembravano essere spuntati tutti fuori dal nulla.

“Stanno accadendo cose strane ultimamente.” incominciò Giles “cose che dovrebbero farci riflettere. Giusto. Sbagliato. Non sono più soltanto delle parole ed in mezzo c’è una vasta zona grigio che nessuno di noi riesce ancora a comprendere, spero che tu te ne renda conto…”

“In ogni caso, non ho parlato con nessuno di quello che mi è successo. Troppe domande e nessuna risposta, se sa cosa intendo.” disse David, con tranquillità “Spesso sono stato tentato di chiedere aiuto, alla cacciatrice, soprattutto. Soprattutto quando tutto ha incominciato a cambiare. Non è che mi sia successo qualcosa di brutto, anzi a pensarci bene potrei anche vederla come la fortuna più grande che mi potesse mai accadere, ma… insomma… andare da una cacciatrice dopo essere stati morsi da un vampiro… Senza offesa ma non sono sicuro di quello che sono, e soprattutto non sono sicuro della reputazione che i ‘buoni’ potrebbero avere di qualcosa come me…”

“E che cosa saresti, David?”

Il ragazzo guardò Down un instante, prima di rispondere.

“Uno di loro. Un non-morto, si capisce.”

 

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Buffy era lì da ore ormai. Ferma. Immobile. Pietrificata a dire il vero. Non riusciva nemmeno a mettere insieme un pensiero coerente, sapeva solo di aver strisciato sotto un cespuglio e probabilmente di aver raggiunto il primo posto riparato che avesse trovato, ma il suo cervello andava a rilento, come un registratore posizionato su slow. Si era mossa come un automa, travolta da ciò che vedeva, senza smettere per un singolo istante di guardarli per paura che scomparissero. Spingendosi più volte le unghie nei palmi per verificare di non stesse sognando. Ed accertandosi, una volta ancora, che no non era un sogno,. Ma era come se i confini tra il mondo reale e quello onirico si fossero fusi nella realtà. Li aveva sollevati, uno per volta, e poi li aveva adagiati come meglio poteva all’interno di una delle cripte che si trovavano lì, nei paraggi. Scoperchiando le lapidi vuote, che i cittadini di Sunnydale avevano ricostruito in ricordo di quelle del vecchio cimitero, e li aveva adagiati all’interno delle tombe, tra le morbide stoffe di lino e di seta che vi aveva trovato, pensando nel mentre a che cosa strana fosse, il ricordo… Una volta ancora, mentre li guardava, a turno, quasi per paura che si volatilizzassero, si ritrovò a pensare a quanto fosse assurdo che mausolei, tombe e monumenti fossero stati ricostruiti identici nelle stesse posizioni in cui erano stati edificati nella vecchia Sunnydale. Persino le infrastrutture erano il più possibile simili a quelle della vecchia città, cosa che Xander Harris le aveva fatto notare più di una volta. Era un controsenso bello e buono a pensaci, visti i progressi dell’industria edilizia e la possibilità di ricostruire con la stessa spesa una città all’avanguardia invece che un piccolo centro abitato. Ma tant’è.

All’improvviso un flash le balenò nella mente.

Xander.. Down.. nemmeno li aveva avvisati di quello che le era successo. Improvvisamente, il cervello quasi in trance della cacciatrice scattò sulla modalità fw correndo all’impazzata da un pensiero concreto all’altro, ricordando che il motivo per cui era venuta al cimitero quella notte era di accettare la proposta di quello strano ragazzino che emanava un potere cento volte più grande di quello del Primo, ricollegando che la ragione per cui aveva fatto quella scelta era la sua vita infelice, ma soprattutto la scomparsa improvviso ed inspiegabile di Willow che, forse, aveva persino a che fate col suo passato oscuro e magari anche con Reck. A Giles, che aveva mandato Kennedy e Xander a cercarla mentre lui stava ancora ascoltando Down che diceva di aver parlato con Loro e che sapeva… o mio Dio sapeva! Down! Probabilmente lei sapeva che cosa stava succedendo. Non l’aveva nemmeno ascoltata. E Giles… ma non poteva lasciare lì i corpi di Angel, Spike e Anya senza prima assicurarsi che fossero al sicuro. E non poteva telefonare, visto che aveva il cellulare inesorabilmente scarico.

Angel… Anya… Spike…

Li aveva visti tutti per l’ultima volta più di un anno prima e sapeva che tutti erano morti combattendo per il Bene in una guerra che era stata la sua guerra, per la salvezza di un mondo che alla fine era il suo mondo. E che adesso ricomparivano in uno stato che nemmeno lei sapeva bene che stato fosse. Ricordava Angel, la prima volta che lo aveva visto di ritorno da quel luogo infernale in cui lo aveva mandato lei insieme ad Acatla e quello a cui si trovava davanti non era nemmeno paragonabile a questo. A prima cosa che aveva notato, quando li aveva toccati, era che nessuno di loro era più quello di prima. Anya aveva acquistato nuovamente le fattezze del demone cosa che, teoricamente, non doveva essere nemmeno più possibile. Angel emanava un certo calore corporeo e Spike aveva un meraviglioso cuore che batteva. Nessuno di loro era completamente umano, e tuttavia ognuno di loro aveva ottenuto qualcosa che in un certo qual modo lo completava. Ma nessuno di loro si era ancora svegliato.

Giacevano lì, immobili.

Adagiati sulle coltri nelle quali erano stati messi e, semplicemente, lì restavano.

Da circa 18 ore.

Era ormai pomeriggio inoltrato quando Buffy trovò la forza ed il coraggio per alzarsi dalla tomba su cui era seduta, prendere una sbarra di ferro ed uscire da quella cripta bloccando con essa la porta. Sperava che nessuno di umano si sarebbe avvicinato ad una cripta con una sbarra di ferro ripiegata come lucchetto e sapeva che le ronde delle cacciatrici non sarebbero ricominciate prima di quella sera.

Mentre correva verso casa, pensava a come raccontare a Giles ed agli altri quello che aveva trovato.

 

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“Aspetta!”

Xander si fermò, la scure che teneva nella mano alzata a mezz’aria, gli occhi chiusi, la concentrazione tesa al massimo.

“Niente… non riesco a capire perché con me non funzioni…”

“Forse perché non sei un vampiro?” chiese Kennedy incrociando le braccia e superandolo di un passo. “Certe cose riescono bene solo a Spike, dovresti saperlo”

“Riuscivano. Forse dovresti dire riuscivano. Spike è morto, come Angel, come Anya. Ma lui era l’unico tra tutti quelli che si trovavano alla W&H ad avere uno stile invidiabile in questo genere di cose.”

“Sarà meglio che ritorni con i piedi per terra, Xander Harris…” ridacchiò per un attimo Kennedy  dandogli un buffetto

“Del resto, non credo che il loock da capitan Sparrow ti possa donare di più ora che... ma che diavolo stai facendo?!”

Xander si era fermato, in mezzo alla via. Lo sguardo rivolto in alto, gli occhi socchiusi, la fronte corrucciata e le mani strette a pugno lungo i fianchi.

“Xander? …. Smettila, così mi preoccupi..”

Per tutta risposta Xander distese una mano, allontanandola dal suo corpo.

“Sto sentendo…” sussurrò. Kennedy scosse la testa afferrandolo per una manica. “Non è divertente Xander!” Ma un fiotto di luce la investì in pieno appena toccò il ragazzo e Kenndy cadde a terra ad almeno un metro di distanza mentre Xander l’unico occhio spalancato e la pupilla dilatata diceva canticchiando “So dove siete, non mi scapperete… Uno di voi se n’è già andato, il prezzo per adesso è stato pagato…”

Kennedy guardò il ragazzo scoppiare in una sinistra risata e poi accasciarsi al suolo. Non prese nemmeno in considerazione l’idea di chiamare i soccorsi. Afferrò Xander per un braccio e, quando si fu assicurata che si reggesse in piedi sulle sue gambe, lo accompagnò a casa decisa a chiamare rinforzi.

 

Episodio 11

 

Aveva corso, sperando di non metterci troppo tempo. Ovviamente, essendo giorno, non aveva incontrato molti demoni da uccidere, ma le ex-colleghe di lavoro a volte possono realmente essere peggio dei demoni quando vogliono sapere ad ogni costo come e perché ti sei licenziata con un gesto così teatrale come la sua dichiarazione di qualche giorno prima. E così Buffy aveva dovuto fermarsi, costretta dalla presa ferrea di Carmen e Jessika, neo-cacciatrici appena attivate, ed era arrivata a casa da Giles con una buona mezz’ora di ritardo.

La porta era aperta. Brutto segno quando la città è in mano a borseggiatori e criminali umani. Almeno i demoni erano talmente brutali che non ci si doveva basare su piccolezze per scorgere il loro operato. “Down… Giles… avete lasciato la porta aperta ditemi che è stato per sbaglio.” Esclamò, entrando allarmata. Una voce dallo scantinato la tranquillizzò immediatamente “Siamo qui, tranquilla.” “Arrivo subito” “ok”.

Tranquillizzata dalle loro risposte, Buffy si diresse in cucina per prepararsi un tramezzino. Se doveva aspettare, tanto valeva farlo a stomaco pieno. Con sua grande sorpresa, appena ebbe varcato la soglia, una mano forte e decisamente umana la afferrò per le spalle e la gettò contro il muro, chiudendole la bocca con l’altra. Buffy sgranò gli occhi quando si accorse chi aveva davanti.

“Scusa ma Giles e Down non sanno ancora niente. Abbiamo pensato che sia meglio se sei tu a spiegargli la situazione…”

 

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“La verità è che non so più che cosa credere…”

Down guardò David con rammarico, allungando una mano per accarezzargli i capelli. Il ragazzo si ritrasse con uno scatto, contro al muro.

Scosso.

“Non provare nemmeno a toccarmi!” disse, con decisione. “Non… provare nemmeno a dirmi che fate tutto solo per il mio bene…” urlò quasi, al limite dell’esasperazione “Io sono venuto spontaneamente da voi, mi sono… fidato di voi…!”

La ragazzina dai lunghi capelli scuri lo guardò ancora un secondo, sconvolta. Mai avrebbe pensato che una situazione del genere potesse accadere proprio a lei, Down Summers. A sua sorella Buffy, forse. Ma a lei no. Decisamente no. Non provò nemmeno ad aggiungere altro. Si alzò, lasciandosi trapassare da un’occhiata di puro risentimento, ancora una volta. E poi se ne andò.

Le catene con cui Giles lo aveva legato cominciavano a fargli male. David provò di nuovo a strattonarle, senza alcun risultato. Forse… forse la forza sovrumana di cui gli avevano tanto parlato non era altro che una bella fandonia. O forse, più semplicemente, non aveva al suo attivo alcun optional contro la magia bianca. Maledizione! Doveva immaginarselo che entrare, anche con le migliori intenzioni nella casa di un osservatore gli avrebbe procurato solo dei guai… e a giudicare da come in quattro e quattr’otto si era ritrovato saldamente incatenato ad una panchina nel seminterrato della casa della cacciatrice beh… doveva ammettere che si trattava di guai belli grossi! Strattonò nuovamente le catene, cercando di liberarsi. Se almeno fosse riuscito a strapparsi dal collo quella stupida collana… maledetta magia bianca, pensò… del resto l’osservatore, da bravo studioso qual era, ci aveva preso pensando di rinforzare l’incantesimo con una stupida collana che emanava un puzzo nauseabondo e qualche formula mistica. Se non fosse stato per quella, in effetti David se ne sarebbe già andato da un pezzo…comunque, la cosa che gli dava più fastidio in assoluto era che Down si fingesse addolorata per lui. Sapeva bene, quando aveva deciso di entrare lì dentro, che ci sarebbero stati dei rischi, che non tutti gli avrebbero creduto, che alcuni si sarebbero sentiti minacciati e che un osservatore, per quanto trasgressivo, non avrebbe abbandonato con tanta facilità la “cautela” che raccomandavano così caldamente al Consiglio… ma sperava che Down almeno lo avrebbe capito, che avrebbe provato a difenderlo, che dopo averlo trascinato a forza in una situazione che li coinvolgeva entrambi, almeno lo avrebbe ascoltato e invece… invece lo aveva semplicemente guardato, sussurrandogli che era per il suo bene e per la sua sicurezza, e poi si era fermata a guardarlo… con una compassione e con una dolcezza… come se davvero lei non ci potesse fare niente… come se David fosse vittima di una qualche strana malattia e loro stessero davvero facendo di tutto per aiutare a curarlo. E poi se n’era andata. E questo David davvero non riusciva a sopportarlo!

“Vattene Down!” gridò quindi, nonostante la ragazzina avesse già oltrepassato la porta.

“Vattene ti ho detto!” urlò, continuando a strattonare le catene fino a che non sentì i polsi molto vicini al punto di spezzarsi “Sparisci e non farti più vedere! E’ quello che sai fare meglio, tu come tutte le altre! Perché diamine ho deciso di fidarmi di te?”

“Chissà come mai hanno deciso di non fidarsi di te…” Il ragazzo si voltò di scatto, allarmato.

Alzò lo sguardo impaurito verso il soffitto. Da un piccolo abbaino che dava sull’esterno, due mani sganciarono la grata che isolava quel luogo dal resto del mondo e si calarono dentro. Seguite da tutto il resto del corpo ovviamente. I piedi erano nudi, esattamente come il torace e David si trovò a pensare che tutto sommato alla sua nuova conoscenza potesse anche fare bene un bel bagno. Ma la capigliatura color platino, anche se sporca e notevolmente rovinata dalla ricrescita era inconfondibile e così pure i due occhi azzurri che lo fissavano ambiguamente.

“Da quelli della tua razza mi sarei aspettato un po’ di più” disse il nuovo arrivato, abbozzando un sorriso in cenno di benvenuto. “Ma Giles è bravo in questo genere di cose e non mi sorprende che sia riuscito ad incatenarti a un muro. Lo fa spesso con le persone di cui non si fida, deve avere avuto qualche problema da piccolo, sai con la figura di suo padre…”

“S-spike?” chiese il ragazzino con un filo di voce, non sapendo come altro chiedere spiegazioni su che cosa aveva davanti.

“Già, a volte faccio questo effetto, ma preferisco quando accade con le ragazze…” sussurrò il biondo, incrociando le braccia sul petto “E tu saresti David non è vero?” il suo sguardo vagò per un secondo all’interno della stanza, soffermandosi un po’ di più sulla porta vistosamente chiusa a chiave. “Lasciatelo dire piccoletto: quando me lo hanno raccontato, non ci volevo credere nemmeno io…”

 

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“Signor Giles, abbiamo un problema!”

Ecco come avrebbe dovuto iniziare quella conversazione. Ed ecco come si sarebbe dovuta risolvere: con Giles che si alzava, prendeva qualcuno dei suoi libri polverosi, tendeva una qualunque arma a tutte e due le cacciatrici ed insieme sarebbero partiti per risolvere il problema. I problemi a dirla tutta. Come sempre. Ma stavolta, nulla che non fosse un lieve gemito di stupore uscì dalla bocca spalancata dei due ragazzi non appena la porta della casa dell’osservatore si aprì e si trovarono di fronte quello che innegabilmente poteva considerarsi un ulteriore problema.

Nulla.

Nemmeno un sospiro quando la figura alta ed inconfondibile di Angel si stagliò dinnanzi a loro riempiendo completamente lo spazio lasciato libero tra i due stipiti.

Dietro di lui, una figura più esile, femminile e decisamente conosciuta emerse attraverso il buio del salotto.

“Anya!” gridò Xander

“Xander!” urlò di gioia la bionda, tendendo le braccia verso il ragazzo che da tempo sognava di rincontrare. Volandogli addosso e finendo a dir poco incollata alle sue labbra.

“Pensavo che fossi morta…” sussurrò Xander tra un bacio e l’altro, abbracciandola come se in quel momento non esistesse più null’altro al mondo.

“Ed io pensavo che non ti avrei mai più rivisto… Oh, Xander…” sussurrò lei, mettendogli una mano dietro la nuca e continuando a baciarlo senza sosta.

Kennedy rimase per un lungo istante ferma a guardare i due innamorati che tra poco - almeno se continuavano così - avrebbero avuto bisogno di un letto e poi, in un singolo istante, anche lei immaginò il momento in cui Willow le sarebbe comparsa davanti, con la sua chioma rossa ed il suo sorriso da adolescente, le sue piccole fossette e le sue mani deliziose e curate, capaci di compiere incantesimi e sortilegi di qualunque genere…

Ma immediatamente dovette fare i conti con la realtà: Willow non c’era, non ancora. La violenza di quel pensiero rimbombò come un tonfo nella sua mente. Willow non c’era. E nessuno di loro si stava sforzando realmente di trovarla. Quelle strane filastrocche che la sua ragazza teneva tra le mani da giorni erano lì, abbandonate sul tavolo e Giles, che in teoria avrebbe dovuto farsi in quattro per ritrovare la sua alleata numero uno in fatto di ricerche, stava semplicemente seduto sulla poltrona, con le gambe mollemente allungate verso il tavolino e intanto Willow poteva essere in pericolo. Poteva aver bisogno di tutti loro. Poteva anche essere… No. Kennedy scosse la testa, scacciando con violenza anche solo l’idea che una cosa del genere potesse succedere, e poi, inspirando profondamente, esplose.

“Ma che cosa diavolo sta succedendo?!” gridò.

Angel rimase per un attimo stupefatto da quella reazione.

“A te cosa sembra, Kennedy?” chiese quindi, allargando le braccia in segno di ovvietà.

“Siamo qui. Siamo vivi. La morte non è a fine dei giochi e tutto quello che ci accade può essere ribaltato, non è stupendo?”  Kennedy rimase per un attimo impietrita. Poi, come se nulla fosse, si fece strada spostando sia Angel che Xander con una manata.

“Piantala subito Xander! E anche tu Anya!” gridò. Xander si allontanò dalla bocca della sua ragazza, stringendola però ancora più forte.

“Calmati Kennedy…”

“Calmarmi?!” gridò la ragazza inviperita.

La cacciatrice sembrava quasi uscita di senno. “Mi calmerò quando loro due avranno chiarito questa faccenda. Ma dico, possibile che nessuno si sia accorto che Anya è di nuovo un demone adesso? E che Angel invece, al posto di essere un vampiro, è di nuovo un essere umano?! E, come se non bastasse, saltate fuori entrambi proprio poco dopo che Willow è sparita nel nulla! Ma che diavolo sta succedendo?”
“Forse posso provare a spiegartelo io…”

“Buffy…”

Angel si era bloccato di colpo, fissando come impietrito quel corpo minuto della cacciatrice che per un anno intero si era illuso di non poter mai più rivedere. E che invece era proprio lì. Davanti a lui. Gli sarebbe bastato allungare un braccio per raggiungerla, solo un braccio…

“Seguitemi.”

Buffy aveva alzato semplicemente una mano, ma per Angel questo era stato più convincente di mille parole. Seguì con lo sguardo i quattro ragazzi che si allontanavano verso il salotto ed intanto che guardava la bionda chioma della cacciatrice svanire al di là dello stipite del soggiorno, si morse le labbra per non urlare. Perché si era reso conto, per la prima volta nella sua vita, che anche se non aveva più nessuno Buffy non gi sarebbe appartenuta più. Mai più…

 

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“Allora, dovrebbe essere qui da qualche parte… ah ah! Trovata!” esclamò Spike, estraendo da sotto il divano una piccola pergamena ingiallita e srotolandola con aria attenta davanti agli occhi esterrefatti del ragazzo.

“Ma, cosa…cosa hai intenzione di farmi? Ti ha mandato Giles? O Down? Puoi dirle che io non…?”

“Calmati…” il tono deciso ed autoritario di Spike fece reagire il ragazzo esattamente come il mezzo-demone voleva. Zittendolo completamente.

“Bravo. E adesso…” disse, mentre ancora David lo guardava attonito “Deo te invoco, fiat voluntam mea. Libera!” disse strappando nel frattempo la collana di aglio che il ragazzo portava intorno al collo. Quasi una strana parodia. Un vampiro che liberava un altro mezzo-demone invocando Dio e strappando nel frattempo senza alcuna esitazione una collana fatta interamente d’aglio. “Adesso, devi solo tirare” disse, indicandogli le catene. David rimase immobile, guardandolo allucinato. “Io dovrei…cosa?” chiese, con il tono di voce di chi si è appena sentito gettare addosso un catino colmo di acqua gelata. “Tira.” disse Spike semplicemente “Liberati dalle catene e dopo raggiungimi. Io ti aspetterò in giardino. Vedi di fare in fretta.” “Ma… Non posso fare tutto da solo.” Si lamentò David strattonando con forza le catene senza alcun risultato “Hai visto. L’osservatore deve avermi fatto qualcosa. Pensavo di essere molto forte e invece…” Per tutta risposta, Spike si chinò pericolosamente in avanti, fino ad arrivare ad un soffio dal suo viso “Se davvero vuoi la libertà” disse “allora guadagnatela! Sappi che Giles e Buffy non ci impiegheranno tutto il giorno per venire qua sotto e allora non avrai molte possibilità per scappare, anzi penso proprio che non ne avrai nessuna.” Aggiunse, arrampicandosi agilmente su una panca per poi riuscire, da lì, a raggiungere la grata. “Avanti, David. Abbiamo una cosa da fare noi due.” Disse “Fare cosa?” ma Spike non rispose. Si limitò ad uscire con un balzo fuori dalla finestra ed il ragazzo, rimasto solo, si chiese che cosa avesse da perdere ad andarsene via dalla cacciatrice e da quel posto.

 

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Buffy si accomodò sulla poltrona ed altrettanto fecero gli altri occupando, di loro spontanea volontà, ciascuna delle sedie disponibili in modo da lasciare il divano libero per Anya e per Xander, consapevoli che di tutta la discussione ne avrebbero seguita sì e no la metà. Con grande sorpresa di tutti però, non appena la cacciatrice iniziò a parlare, Anya si staccò velocemente dalle labbra del suo ragazzo ed appoggiò i gomiti sulle ginocchia, intenta ad ascoltare. Down si lasciò andare ad una breve e sommessa risata, mentre Xander le cingeva con un braccio la vita, stupito come tutti di quell’improvviso cambio di programma.

“Allora…” cominciò Kennedy che non vedeva l’ora di fare il punto della situazione “Hai detto che potevi spiegarci. Cominciamo dall’inizio: che cosa è successo a Willow?” chiese.
“Se devo cominciare dall’inizio non credo che sia quello il punto.” disse Buffy, fissandola per un secondo “Giles poco fa lei mi ha detto che la battaglia che si è svolta a Los Angeles circa sei mesi fa è stata semplicemente una lotta tra forze che volevano il controllo della terra”

“E’ così”

“No invece.” L’ex-osservatore guardò la sua cacciatrice come un padre che si sente dire per la prima volta dalla figlia che vorrebbe andare a vivere fuori di casa.

“La verità” continuò Buffy “è che attorno a noi sta succedendo qualcosa, ed è qualcosa che nemmeno le forze regolatrici dell’Universo sanno come controllare e questo li spaventa. Non sono abituati a non avere il pieno controllo della situazione e quindi hanno reagito male quando Angel e i suoi hanno deciso di punto in bianco di ribellarsi al loro destino, distruggendo in un secondo quello che le forze dell’Essere gli avevano così… opportunamente offerto” “La direzione della W&H?” chiese Xander continuando a stringere Anya e non sapendo dove quella conversazione lo avrebbe portato. Angel annuì. “Quando arrivammo, il nostro contatto principale con i Senior Patners, Eve, ci disse che se non avessimo mantenuto in funzione lo studio allora i nostri clienti si sarebbero semplicemente rivolti altrove. Da un certo punto di vista Eve aveva ragione, ma io credo che il vero motivo per cui i Senior Patners ci volessero lì era la crescente consapevolezza che la situazione gli stava già definitivamente sfuggendo di mano e volevano mantenere sotto controllo almeno quello che era possibile.” “Cioè voi.” “Ti seguo, va avanti” concluse Angel. “Poche settimane fa io e Willow abbiamo trovato in città un demone emulatore.” continuò Buffy, senza badare alle occhiate interrogative dei ragazzi.

“Ah già… quello che ha deciso di suicidarsi mettendosi ad imitare Diana” commentò Xander, guadagnandosi uno sguardo allusivo dai ragazzi “Ok, sto zitto.” “No, hai ragione. E poco dopo sono comparse quelle strane filastrocche che ci hanno mandato tutti in confusione” affermò invece Buffy, spiazzandoli.

“Senti…” la interruppe Kennedy “io già non ci stavo capendo più niente, non è che così migliori la situazione…”

“Sarò più chiara” concesse Buffy con un sospiro “Il demone emulatore è un essere che vive in una dimensione demoniaca molto bassa. Sappiamo che la Bocce dell’Inferno qui da noi è sempre stata in attività” “Finché noi non l’abbiamo chiusa” “Già” disse Buffy annuendo con la testa “E infatti è rimasta chiusa… fino ad ora” Giles abbassò la testa, mentre tutti i presenti guardavano Buffy con la bocca spalancata “Non so come sia potuto succedere, ma qualcosa o qualcuno è riuscito a riaprire la Bocca dell’Inferno e i Senior Patners, che già avevano perso il controllo di quello che stava succedendo sulla terra, si sono ritrovati anche a fronteggiare una situazione in cui Angel e i suoi si erano apertamente ribellati contro di loro, facendo l’unica cosa completamente irrazionale che li sganciava dal loro contratto” “E cioè?” chiese Xander, abbastanza spaesato “Angel, passami le filastrocche.” disse la cacciatrice

Il vampiro fece ciò che Buffy gli aveva chiesto e la ragazza appoggiò con tranquillità uno di quei piccoli fogli sul tavolo. Immediatamente, tutti gli altri le si fecero attorno.

 

 

“Hei, quella è la sagoma della montagna che ho trovato io!” esclamò Xander con orgoglio, guardando Giles in segno di approvazione. L’osservatore annuì “Già. Ho fatto delle ricerche” cominciò “e la montagna che ha individuato Xander non è assolutamente di questa dimensione, più precisamente” “Più precisamente si trova a Pleya” completò Angel, guardando a turno tutti i presenti “Ne sei sicuro?” chiese Giles “Assolutamente” affermò Angel, guadagnandosi lo sguardo sbalordito dei sette ragazzi “Conoscevo uno di loro” spiegò il vampiro in un sussurro, sperando di poter chiudere lì l’argomento, i ricordi erano troppi e facevano troppo male. Lorne… perdonami… Ma, ovviamente, quelle poche parole non potevano essere sufficienti per chi si era visto portare via ben più che una semplice amicizia. “In effetti, ci sono anche stato, una volta.”

“Pleya?!” chiese Kennedy dando voce anche alle domande degli altri “Ma che caspita di posto è?!” Giles scosse la testa togliendosi gli occhiali dal naso e, con un sospirò, spiegò “Pleya è una dimensione demoniaca, abitata da demoni verdi e da altre creature infernali. Non è un luogo spiacevole, anche se non ci andrei mai a fare una vacanza. In effetti, il vero problema è che laggiù gli esseri umani sono considerati come degli schiavi e la principale occupazione della gente che abita quelle terre è quella di allenarsi per diventare sempre più forte e combattere fino alla morte contro chiunque gli capiti a tiro.” “Per riuscire a sconfiggere i nemici che hanno intorno?” chiese Kennedy curiosa “Più che altro per dimostrare quanto possano essere rozzi e spacconi.” disse Angel. Gli sguardi dei presenti si puntarono nuovamente sul vampiro moro “Che c’è? Ve l’ho già detto, conoscevo uno di loro” spiegò il vampiro “Lorne, carnagione verde, gestiva un bar dalle parti di L.A… è un demone empatico…” disse, ed improvvisamente Xander spalancò la bocca ed emise uno strano suono dicendo “Ho capito chi è! Ehi, vuoi dire che quando l’ho visto lui ha letto tutto quello che stavo pensando in quel momento e…Oh santo cielo!” “Tranquillo Xander” prese la parola Buffy “Lorne non è uno che giudica con troppa facilità e comunque non è detto che sia riuscito a leggere tutto, a meno che tu non stessi cantando…” “In ogni caso, Angel ha ragione: queste sono due delle montagne di Pleya. Ho fatto delle ricerche, cioè veramente Willow le ha fatte” “Willow?!” saltò su Kennedy agitata, ma Buffy la ignorò “Mi ha detto che si chiamano ‘I Monti Gemelli’ e che il popolo che abita quelle terre è convinto che sulla sua cima del monte più alto abiti una specie di divinità che è in grado di leggere con precisione nel cuore della gente e che, dopo aver sottoposto chiunque cerchi di salire sulla montagna a delle prove, sia solita premiare coloro che ritiene siano valorosi e coraggiosi  con la vita eterna ed invece punisca i codardi ed i misericordiosi con pene e atroci sofferenze.” “Ma… la misericordia non dovrebbe essere una virtù?” chiese Down che era stata zitta zitta in un angolo fino a quel momento. “Non per il popolo di Pleya” spiegò Giles “Loro ammazzano anche i loro stessi famigliari ed una madre è in grado di strangolare il proprio figlio se quando nasce non riesce a portare a termine la sacra prova di forza che consiste nel… ok… fate come se non avessi parlato” concluse Giles abbassando gli occhi di fronte allo sguardo raccapricciato di tutti i presenti.

“E.. qual è la punizione per chi non viene giudicato valoroso?” chiese Kennedy con un misto di curiosità e preoccupazione nella voce. Il vampiro incontrò per un secondo gli occhi chiari della cacciatrice.

“Diventare un essere umano” disse a voce bassa Angel, mentre lo sguardo di Buffy si focalizzava sul pavimento, in attesa del racconto che, sapeva, sarebbe giunto subito dopo. “A dire la verità, è stata tutta un’idea di Spike.”

 

“Non possiamo gettare tutto in aria solo perché tu vuoi fare il grande eroe e sacrificarti in un lampo di luce per la salvezza di tutto il mondo”

“E perché no?” chiese Angel, incrociando le braccia sul petto ed alzando un sopracciglio in segno di distacco.

“Beh, prima di tutto perché così non salveremmo il mondo!”

“Ma almeno moriremmo con onore”

“Sai che bella consolazione!”

“Tu non ne sai niente, Spike.”

Il vampiro biondo scosse la testa, cercando di trattenere un sincera risata “Ma ti sei sentito? Io non ne so niente?” “No, tu non ne sai niente!” Spike fece un passo in avanti, afferrando Angel per il bavero della giacca “Ascoltami bene, caro il mio pallone gonfiato. Forse non ti è entrato bene in testa che la scorsa estate  io sono morto, *morto*, di mia spontanea volontà al fine di assicurare la salvezza del mondo” “E qual è il punto, Spike?” il vampiro sospirò “Il punto è che il mondo non è stato salvato. Io e Buffy abbiamo sconfitto quell’apocalisse, ma il mondo è ancora qui e mi sembra che abbia ancora tutti i suoi fottutissimi problemi.”

“Per come la vedo io, l’unica vera soluzione è dargli il colpo di grazia…”

“Oh, questa sì che è una gran bella idea!” “Lasciami!” esclamò Angel, liberandosi. Spike lo bloccò di nuovo “Dimmi che vuoi morire e ti saluto adesso!” esclamò, sbattendo il suo capo nuovamente spalle contro al muro “Ma dimmi che non ti interessa anche solo la possibilità di salvare capra e cavoli e andartene con il sorriso sulle labbra verso un altro, inimmaginabile futuro e mi impalo qui davanti, anzi ti porgo addirittura il paletto!”

Angel lo guardò per un lungo secondo, stupefatto.

“Di cosa stai parlando?” chiese, alla fine.

“Te l’ho detto, della possibilità di avere un meraviglioso futuro, migliore di quello che chiunque ti abbia offerto qua dentro e di salvare il pianeta e tutto contemporaneamente. Allora, che te ne pare?” chiese. Angel si  fece strada con una spallata, liberandosi finalmente dal muro.

“Che cosa devo fare?”

Spike  sorrise “Solo… fidarti di me. Credi di poterci riuscire per una volta?”

 

Aprire gli occhi e cercare la sua sagoma erano state le prime due cose che aveva fatto, quasi simultaneamente. Ma il corpo di Spike, lì… vicino al suo…, dove in teoria avrebbe dovuto essere ancora, non c’era. Forse si era svegliato prima di lui, pensò Angel. Forse aveva preso quello che aveva ed era andato fuori per assicurarsi che Anya stesse bene e… un momento… Angel si voltò. In parte a lui Anya giaceva ancora priva di sensi, i biondi capelli lisci sparsi tutti intono al suo volto. Era immobile e sembrava che non respirasse neppure. Una cosa che fece scorrere un brivido di paura nelle vene di Angel. Anya era viva, o almeno lo era prima che quella luce bianca li investisse… non si ricordava molto, ma sapeva che se ora il cuore di Anya non batteva più poteva voler dire solo due cose: o quella luce strana l’aveva ritrasformata in un demone o… Angel non voleva nemmeno pensare alla seconda ipotesi. Si alzò, con la ferma intenzione di provare a svegliarla e si rese conto, come per magia, che non si trovava più nella vecchia grotta che li aveva ospitati dopo la loro massacrante scalata. Era in una tomba. Umana. Famigliare. E, se non fosse sprofondata, avrebbe giurato che si trattasse di Sunnydale. Sfiorò con delicatezza la guancia di Anya per poi fare qualche passo in avanti ed aprire la porta, lasciandole tutto il tempo per riprendersi… E quasi non cadde per terra di nuovo vedendo davanti a sè il vecchio cimitero di Sunnydale. Si trovava proprio lì, davanti a lui, persino le lapidi erano rimaste le stesse e, nella notte, poteva persino sentire lo stesso odore di erba appena tagliata, di rugiada e di candele accese per ricordare i defunti. Solo l’odore di sangue misto a polvere che impregnava ogni singolo angolo del vecchio cimitero a testimonianza della presenza sia dei vampiri che della cacciatrice era completamente sparito. Insieme al profumo inebriante dei fiori.

Un piagnucolio sommesso lo attirò nuovamente verso la porta.

“A-Angel…” mugolò Anya, riuscendo a mettersi perlomeno seduta sulla fredda lapide di marmo. “Dove-Dove siamo? Che è successo? ….. perché-perché mi abbracci?” il vampiro si staccò velocemente dal corpo stranamente caldo della bionda ed indicò con un sorriso la porta della cripta, ancora aperta, che mostrava il paesaggio circostante “Ce l’abbiamo fatta, Anya!” disse, con un sospiro Angel “Spike aveva ragione, ce l’abbiamo fatta e… mio dio non pensavo che avrei mai potuto dirlo ma… sono così felice di essere di nuovo a Sunnydale!”

 

“Ehi! Frena un attimo! Ma che diavolo c’entra tutto questo? Non fraintendermi, Angel: sono contenta che tu sia tornato e non vedo l’ora di riabbracciare anche Spike, ma… voglio dire…”

“E’ pazzesco, vero?” rispose il vampiro, riprendendo quindi il racconto.

“Dopo che ci siamo svegliati, entrambi abbiamo cominciato a camminare sul prato del cimitero, completamente inconsapevoli che Buffy ci aveva trovati in un posto differente e portati nella cripta.”

“Tu lo sapevi?!” esclamò Down, all’apice della sorpresa. “Tu lo sapevi e non ci hai detto niente?!”

“L’ho detto a Giles” si scusò Buffy, con una piccola alzata di spalle “Appena sono tornata. E poi tu eri indaffarata, mi pare. Non ti preoccupare discuteremo anche di questo…” Down abbassò gli occhi, ritornando nel suo angoletto in disparte.

“In ogni caso” riprese la parola Angel “mentre camminavamo abbiamo iniziato a parlare e quello che è saltato fuori è stato veramente incredibile!”

Buffy poteva giurare di non aver mai visto Angel fare un’affermazione in quel modo, con quel sorriso.

“Anya ed io siamo cambiati” disse lui “Decisamente più di quanto possa sembrare a tutti voi…”

“Quando la luce bianca ci ha investiti” disse Anya “degli strani esseri mi sono comparsi davanti, dicendomi che ero stata coraggiosa, forte, valorosa, eccetera, eccetera… e così ho cominciato a fare domande ma nessuno di loro mi ascoltava. Alla fine una strana donna quasi eterea si  fatta avanti e mi ha toccata su una spalla. Da quel momento, vale a dire da quando mi sono svegliata, la mia forza è come se si fosse centuplicata e riesco anche a lanciare piccole sfere infuocate con la mano, come sa fare Willow… Non so con esattezza che cosa sia successo, ma alla fine sono più forte, meno umana e sono qui.” Concluse, dando uno sfuggevole bacio sulle labbra al suo ragazzo che, senza un attimo di esitazione, la prese virilmente tra le braccia sussurrando “La mia piccola guerriera”

Nel frattempo Angel si era alzato ed era andato a mettersi con le spalle vicino alla finestra. Con un colpo secco delle mani tirò la tenda, inondando il salotto di luce. Alla vista del vampiro bruno che non andava a fuoco, Down lanciò un piccolo gridolino stupefatto mentre Kennedy guardò quello che le stava davanti a bocca aperta. Si avvicinò lentamente verso il corpo di Angel e toccò con delicatezza il suo petto. Il battito forte e deciso del suo cuore rimbombò sotto la mano della cacciatrice, portandola a chiedersi come mai prima non si fosse accorta di niente.

“Ecco” disse Angel “Ora sapete quasi tutto quello che è successo. In sintesi, dopo la battaglia contro i Senior Patners, io e Spike siamo finiti entrambi , non so bene come, nella dimensione di Pleya. Qui, vuoi per ripicca, vuoi per dimostrare chi era il più forte, molti demoni ci hanno dato la caccia. All’inizio, pensavo di essere semplicemente in una dimensione infernale e che Spike si fosse completamente ammattito, ma poi i mostri hanno incominciato a sparire, Spike aveva questa idea strana di salire fin sulla cima di quella benedetta montagna e poi abbiamo incontrato Anya che ci ha salvati da morte certa… se a questo aggiungiamo anche i vantaggi che abbiamo entrambi ricevuto mi sembra che più che punirci qualcuno abbia deciso di farci un bel regalo. Ed era esattamente questo il piano di Spike. In realtà l’ho capito solo adesso: lui voleva che noi finissimo laggiù e che entrambi raggiungessimo la cima della montagna in modo da poter essere tutti e due ‘puniti’ dalle divinità di quel luogo. In questo modo avremmo potuto tornare sulla terra liberi di tutte le strane profezie che pendevano sulla testa dei ‘vampiri con l’anima’ e nel frattempo cercare di capire che diavolo sta succedendo qui.”

“Mi sembra… pazzesco…” commentò Giles.

“Anche a me, per non parare del fatto che tutta questa bella trovata viene dalla testa malata di Spike. Non gli direte mai che gliel’ho riconosciuto, vero?”

“C’è solo una cosa che non capisco…” disse Xander, lasciando per la prima volta i fianchi affusolati della sua bella ragazza “Che diavolo è… ‘Quello che sta succedendo’?”

Buffy sospirò.

“Una nuova razza” disse “Un ibido tra vampiri e umani che si sono attivati insieme alle nuove cacciatrici appena dopo l’attivazione della falce. A quanto pare sono quasi indistruttibili e sembra che derivino da quelle persone che, in passato, sono state morse dai vampiri e che non sono morti, o meglio rimasti in vita sottoforma di vampiri latenti”

“Ehi! Piano Buffy, mi stai spiazzando con tutti questi paroloni!” esclamò Xander

“Comunque Buffy ha ragione…” disse Giles. “Quando un vampiro ti morde, anche se non ti uccide o trasforma, ti marchia. Lo so che può sembrare animalesco, ma in un qualche modo si crea un legame tra la vittima e il carnefice, un legame di appartenenza. Quando la falce si è attivata probabilmente anche queste persone sono cambiate. Con ogni probabilità hanno bisogno sia di cibo normale che di sangue e quindi possono ave iniziato a mordere altri esseri umani, diffondendo l’epidemia. Io credo che i Senior Patners abbiano nuovamente ‘arruolato’ Buffy perché nessuno di loro riesce a liberarsi definitivamente di questi nuovi esseri…”

“Ma… se i Senior Patners sono così potenti, allora perché non-”

“Perché non hanno elementi per poterli riconoscere e sì, di nuovo, è solo una questione di potere e di controllo. Queste creature sono in parte esseri umani e quindi non sono assoggettate al pieno controllo dei senior Patners; ma non sono nemmeno completamente umani e quindi non possono nemmeno essere controllati dalle forze regolatrici del cosmo che, nei fatti, regolano la nostra vita ed il nostro destino. Buffy è più o meno come loro, esattamente come tutte le cacciatrici. Nate dall’unione indissolubile tra un vampiro e un umano è superiore alle parti perché non è completamente  assoggettata a nessuna di esse.”

“Mi sta venendo il mal di testa…” commentò Kennedy, prendendosi le tempie tra le mani.

“Ad ogni modo, se nessuno li ha mai visti come gli è venuto in mente che Buffy possa in qualche modo riconoscerli? Voglio dire… nemmeno lei alla fine ne ha mai visto uno…”

“Io aspetterei a parlare…” disse Down allora, tutto d’un fiato. “Cosa vuoi dire?” “Spiegati meglio.” esclamarono in coro i due mezzi-demoni, sicuri come non mai di aver già visto e sentito tutto.

“Mentre voi eravate ancora via, io ho fatto un incantesimo. Mi ha aiutata un ragazzo.” “Down!” esclamò Giles. Ma la ragazzina pareva più interessata al commento di Xander “Piccola peste, ma perché non me ne hai parlato? Com’era? Carino?” “Smettila Xander!” esclamò con tono secco Buffy. “In ogni caso, quello che ho fatto è stato un bene, perciò state zitti e ascoltate!” Down sembrava decisamente più acida del solito, oggi.

“La prima cosa che devo dirvi riguarda quello che ho visto, anzi che abbiamo visto dall’altra parte. E’ vero, Angel ha ragione, ci sono degli esseri che governano quel posto e non sono esseri mortali, ma non vi hanno fatto un regalo. Diciamo pure che vi hanno giudicato e, come diceva prima Buffy, hanno premiato coloro che si sono dimostrati in vita combattivi e coraggiosi” disse indicando Anya “Ed hanno punito coloro che si sono dimostrati misericordiosi ed altruisti, anche se quella che per loro è una punizione per voi può essere più una sorta di benedizione immagino.” disse, parlando direttamente con Angel stavolta.

“Già, questo lo sapevamo già…” disse Kennedy, ormai quasi completamente esasperata. In quel momento la sua mente era ancora in modalità ‘perché non stiamo parlando di Willow’.

“Ad ogni modo” continuò Down “il motivo per cui siete qui è decisamente un altro. Pur con le vostre attuali condizioni, voi tre sareste dovuti stare confinati per sempre nel regno di Pleya, ed invece gli spiriti che abitano quei luoghi sono stati obbligati a lasciarvi andare perché qui, nella nostra dimensione, sta accadendo una cosa che sta sballando tutti i piani degli Onnipotenti. Una cosa talmente grave, a sentire loro, che li ha indotti a lasciar correre la loro personale vendetta sui due vampiri morti che gli avevano così tanto rotto le scatole e rispedirli sulla terra con l’esplicito compito di aiutare la cacciatrice contro questa nuova minaccia. In cambio, però, hanno voluto una garanzia.” “Cioè?” “Due dei nostri amici per due delle loro prede. Ovviamente hanno scelto loro chi doveva venire. Willow ed Andrew hanno accettato.”

“Ok. Anche questo lo sapevamo già…” disse Kennedy

“D’accordo” continuò Down, fulminandola con lo sguardo “Ma quello che non sapete è che un ibrido indistruttibile tra vampiri e umani, una creatura che sembra nata dall’unione spontanea dei lati peggiori e migliori di entrambe le stirpi, noi ce l’abbiamo sotto il naso”

“Down!” scattò Giles, invano. I ragazzi si guardarono l’un l’altro con gli occhi sgranati

Anya alzò la mano, scattando “Se stai per dire che questo ibrido è Buffy, mi spiace sei arrivata tardi l’ha già detto Giles…” “No.. non qui, cioè” farneticò Down “Quel ragazzo…”
“Ora basta Down!” la bloccò l’osservatore “Ma..signor Giles!” l’osservatore le lanciò un’occhiata eloquente sperando che Buffy non se ne accorgesse. Fortunatamente c’erano gli altri a distrarla.

“Scusa Buffy, ma allora come si riconosce uno che appartiene a questa nuova razza da una persona normale?” chiese Kennedy, lasciando finire nelle occhiatacce quella –secondo lei- inutile conversazione. La cacciatrice scosse le spalle “Non si può” rispose. Le forze che regolano questo mondo si sono rivolte a noi proprio perché non sono in grado di capire chi siano, oltretutto e Buffy prese un secondo foglio

 

 

 

“Se non riusciamo a venire a capo di questa situazione non solo la razza umana si estinguerà, ma anche Willow si perderà definitivamente.”

“Che cosa?!” esclamò Kennedy protendendosi istintivamente in avanti di scatto. “Diciamo che è il prezzo delle forze dell’Essere” disse Giles guadando con intenzione Buffy “Hanno permesso a Angel, Spike e Anya di tornare solo in cambio di una garanzia.” “Nella forma di Willow?!” “E di Andrew.” Un silenzio imbarazzante cadde nella sala. “Lo so che può sembrare terribile” disse Giles, protendendosi verso la cacciatrice “ma io ho piena fiducia in Willow e so che non l’avrebbe fatto se non fosse stata sicura di tornare.” “Inoltre abbiamo la loro parola che Willow verrà trattata con tutti i riguardi e così anche Andrew. Ognuno di loro si è offerto spontaneamente per lasciare libero il campo a questi tre ‘eroi’ e nessuno di loro tornerà finché non avremo sconfitto la razza mista e finché i due vampiri con l’anima non riprenderanno il loro posto sulle montagne di Pleya. È… una sorta di assicurazione, capisci. Ecco come mai Willow è scomparsa.” “L’ho saputo solo adesso…” concluse Giles, quasi per scusarsi, tralasciando volutamente i particolari. Fortunatamente per lui nessuno gli fece domande. “E Anya non dovrà tornare?” chiese Xander al quale si strozzava la voce al pensiero che avrebbe anche potuto non vedere più la sua adorata ragazza. “No.” disse Giles. Non serve: lei è stata premiata per l’atto di coraggio che ha fatto e perché è morta combattendo per dimostrare a sé stessa e al mondo che era più forte di tutte le creature che uscivano dalla bocca dell’inferno e che avrebbero voluto ucciderla, mentre per Spike ed Angel le cose sono andate diversamente ed entrambi sono morti compiendo atti di altruismo verso la loro gente.”

“Quindi dovranno ritornare?” chiese con un filo di voce Anya, prima di incrociare lo sguardo con quello di Angel che annuì silenziosamente “Tutto a tempo debito…” disse “Tutto a tempo debito” ripetè guardando Buffy, anche se in realtà avrebbe voluto tanto poterla stringere tra le braccia e dirle che, ora che era un umano, nulla si sarebbe più frapposto tra loro ed il loro avvenire. Che l’avrebbe amata come mai fino all’ultimo giorno della sua vita e che, per lui, quella storia dei biscotti che gli aveva fatto poteva andare al diavolo. Ma Buffy aveva già riabbassato la testa ed i suoi splendidi occhi verdi si erano involontariamente riempiti di lacrime. Spike, se non ritorni subito giuro che ti ammazzo… pensò quindi Angel, porgendole un fazzolettino in modo che si asciugasse.

“A proposito di Spike…” chiese infine Xander, dando voce ancora una volta alla domanda di tutti “Ma qualcuno sa per caso che fine ha fatto? È tutto il pomeriggio che parliamo di voi tre, ma di lui nessuna traccia” “Spike è il solito testardo” disse Angel, ritirando la mano dal volto stanco di Buffy “E, se pensavo che si sarebbe ripreso una volta tornato dalla montagna ora so con certezza che invece è ancora più criptico e testardo del solito. Qualcuno deve avergli detto qualcosa perché quando l’ho visto stava osservando con attenzione il cerchio magico nel cimitero che è servito per lo scambio tra noi ed i nostri amici e poi se n’è andato, dicendomi di raccontarvi la balla che non si sentiva ancora pronto per vedervi e di venire qui con Anya per fare il punto della situazione…”

“Ed invece?” chiese Buffy con un fil di voce.

Angel sospirò, abbassando la testa “Non ho la minima idea di dove sia andato.” disse  “Sapete quanto può essere ermetico Spike. Mi ha solo chiesto di tenervi occupati per una mezz’ora, e vi chiedo scusa in anticipo per averlo assecondato, ma… beh, so che era diretto verso il vostro scantinato…”

Down e Giles sbancarono di colpo, alzandosi in piedi di colpo e guardandosi per un attimo prima di esclamare all’unisono

“David!”

 

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“Ce ne hai messo di tempo per uscire da lì, eh?”

David si avvicinò al vampiro che stava appoggiato contro un muro appena fuori dal giardino e sembrava particolarmente intento ad accendersi una sigaretta, tanto che, se non gli avesse già rivolto la parola, David avrebbe giurato che non si fosse nemmeno accorto di lui. Con un movimento fluido e lento il ragazzo si avvicinò al vampiro, sfilandogli il mozzicone acceso dalle mani.

“Non avresti fatto meglio a comprarti un paio di scarpe invece che un pacchetto di sigarette, Spike?” chiese.

Il vampiro lo guardò sorridendo.

“Come fai a conoscere il mio nome?” chiese.

“Stavo per farti la stessa domanda” disse aspirando una densa boccata di fumo dalla sigaretta e poi riporgendogliela “Ma evidentemente ci conosciamo più di quanto crediamo”.”Non del tutto” disse il vampiro riprendendosi la sigaretta con un gesto secco. David alzò le spalle “Dove sei stato fino ad adesso? Ti ho aspettato molto sai.” “Forse più che aspettare avresti dovuto cercare.” Commentò ironico il biondo, poi notando che David lo fissava ancora senza battere ciglio, aggiunse “Sono rimasto intrappolato in una stana dimensione demoniaca che Angel chiama Pleya. Dice che conosceva uno che proviene da lì, ma io so solo che ci sono quasi rimasto secco più di una volta e questo mi fa passare la voglia di tornarci ancora. Purtroppo per me, una strega ed un invasato lettore di fumetti hanno fatto scambio con noi per permetterci di tornare qui a combattere…” disse, alzando lo sguardo “A combattere *voi*”.

David abbassò gli occhi per un istante, cambiando completamente espressione.

“Se davvero questo posto è terribile come dici non possiamo lasciare che rimangano laggiù…” disse

“Già” sospirò Spike “Malauguratamente questo significherebbe estinguere la vostra razza e poi tornare laggiù insieme ad Angel, e credimi quando ti dico che diventerà una lagna insopportabile quando verrà il momento e dovrà di nuovo dire addio a tutto quello che può avere in questa dimensione, senza contare che dubito che i tuoi amici siano così ben disposti a lasciarsi uccidere da noi. No. Noi due dobbiamo trovare una soluzione alternativa. Sfortunatamente Angel e Buffy adesso sapranno che siete, come dire, al mondo e questo porterà loro e gli scoobies a darvi la caccia come mai avreste immaginato pur di recuperare la loro amica che, per inciso, è anche la ragazza di una cacciatrice che lavora con loro.”

“Un bel casino eh?”

David rimase un istante in silenzio, poi alzò o sguardo e chiese:

“Ma perché ci vogliono morti? Non è che abbiamo cercato di distruggere il pianeta in questi due anni. E’ vero, ogni tanto qualcuno dei nostri è andato già di testa ed è stato ucciso in modi anomali, ma da qui a considerarci una minaccia…”

Spike si lasciò andare ad una piccola risata, ironica.

“Dovevi essere molto strano, anche quando eri un semplice essere umano, David” disse poi, ritornando serio “Sai, se c’è una cosa che fa andare fuori di testa gli uomini è il concetto di giusto o sbagliato. Ti spiego come stanno le cose: Buffy e gli altri sono i giusti, geneticamente programmati per essere perfetti e buoni. Per tutte le altre creature che abitano su questo pianeta vale la regola opposta. In più voi avete trovato il modo di diffondervi, diciamo.. come una specie di epidemia e, anche se non so ancora come, lo fate a discapito della razza umana. Credimi quando ti dico che presto o tardi questa cosa non poterà a nulla di buono.” “Già… ero venuto a parlare con Down e mi sono ritrovato legato in cantina. Credevo che si fidasse almeno di me.” Non si fideranno mai di voi.” disse Spike, come a voler sottolineare il concetto “Non illuderti”. “E tu lo sai bene, vero?” chiese il ragazzo.

Il biondo aspirò un’intensa boccata di fumo dalla sigaretta, poi rispose:

“Io ho fatto molti errori e non meritavo certo una fiducia cieca” disse “Ma nel vostro caso è diverso. Ascolta David, io so che non è stata una vostra scelta essere qui ed essere… beh… quel che siete. E so anche che non meritate di essere uccisi solo perché un tempo siete stati morsi, ma so anche che quando quelli delle Alte Sfere si muovono non lo fanno senza un motivo e sinceramente vorrei capirci di più prima di decidere che cosa è giusto fare .” E soprattutto prima di coinvolgere ancora di più Buffy nella faccenda, ma questo non lo disse, rialzando lo sguardo su David che annuì dicendo: “Ti capisco.”

Dopo un tempo che parve a entrambi interminabile aggiunse. Vieni con me devo farti vedere una cosa” e senza aggiungere altro, si incamminò verso una delle strade maestre della cittadina di Sunnydale, incurante del fatto che fosse illuminata in pieno dal forte sole di agosto. Spike rimase per un secondo a fissare il ragazzo che proseguiva, illuminato in pieno dalla luce del giorno. Poi, con un sorriso, buttò in terra la sigaretta, staccò la schiena dal muro e lo seguì, lasciando che dopo più di 120 anni la luce del sole terrestre illuminasse di nuovo la sua carnagione pallida e gli procurasse, per in un istante, un piccolo formicolio dovuto al calore.

“Dio, quanto mi era mancato” sussurrò senza farsi sentire, prima di ricominciare a concentrarsi totalmente sul problema che avevano di fronte, seguendo il ragazzo.

 

Episodio 12

 

La casa era alta, spettrale. Pezzi di mura erano accatastate in terra nell’erba alta, negli angoli della facciata e lungo tutto il vialetto. Del colore che una volta probabilmente rallegrava la via, ormai completamente deserta, non v’era più alcuna traccia.

La chiamavano “La casa degli spettri”. 

E a ben vedere quel nome sembrava calzarle a pennello. 

Un lieve soffio divento fece frusciare le fronde di un gigantesco platano davanti all’ingresso ed una lugubre nuvola di cornacchie nere si alzò in volo, gracchiando sinistra. Spike incominciò a pensare che, anche da vampiro, i suoi gusti erano decisamente migliori di quelli del ragazzo… o del suo amico… o di chiunque altro fosse così pazzo da abitare lì dentro.

“Allora, che te ne pare?”

Spike guardò il ragazzo inarcando il sopracciglio.

“Beh, dopo aver vissuto un anno alla W&H qualunque posto sembra la reggia delle favole…”

“Dico sul serio…”

“Una schifezza.”

“Lo immaginavo.”

Spike seguì il ragazzo ancora per qualche passo

“Comunque io dicevo davvero, riguardo alla W&H intendo. Essere un dannato fantasma incatenato al grosso sedere di Angel era, beh”

“Spike….”

“mmm?”

“Seguimi, devo mostrarti una cosa.. Ricordi perché siamo qui, vero?”

Spike sorrise “Non fare il misterioso con me ragazzino. Te l’ho detto: dovrai convincermi questa volta prima che io decida di mettere a repentaglio il mio atletico fondoschiena per un fine che non sia … oh santo cielo, ma che diavolo è questo?!”

 

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“Insomma, voglio dire, perché proprio lei?”

“E perché no?”

Xander sospirò. Non credeva che ci fossa una sola ragione al mondo che avrebbe convinto Kennedy della sensatezza del gesto di Willow, né del fatto che le conseguenze che avrebbero dovuto affrontare, se il loro piano fosse fallito, sarebbero state in qualche modo il male minore paragonate alla possibilità di non poter salvare in nessun modo il proprio pianeta. Non era semplice andare avanti quando il prezzo da pagare era così alto, lui e Buffy lo sapevano meglio di chiunque altro. Per fortuna le cose non sempre vanno male come sembrano… Rivolse lo sguardo verso la porta, sulla parete opposta. Anya lo aspettava nella stanza di fronte, aveva detto di non essere la persona adatta per consolare Kennedy, soprattutto quando l’unica cosa che avrebbe voluto dalla vita sarebbe stato starsene raggomitolata tra le braccia di Xander e.. beh.. considerato che si trattava di Anya, il resto era meglio darlo per scontato. In ogni caso la sua piccola testolina da demone bionda sembrava decisamente più matura adesso, visto che non lo aveva semplicemente trascinato in camera da letto e non si era imposta affinché Kennedy risolvesse la faccenda della sua crisi sentimentale completamente da sola.

“Ad ogni modo, Willow ha preso la sua decisione e, se davvero la ami come dici di amarla, devi accettare anche questa sua scelta, anche se ti sembra la scelta più assurda e sbagliata che potesse fare”

Kennedy tirò su col naso.

“E’… è solo che… insomma…”

“Lo so..”

Xander le appoggiò una mano sulla spalla, stringendola forte al petto.

“Anche io ho provato la stessa cosa quando Anya è morta, ma Willow non lo è. Guarda il lato positivo: lei potrà tornare, un giorno o l’altro. Se capiamo cosa dobbiamo fare e salviamo il mondo anche questa volta, Willow potrà tornare da noi. Da te.”

Xander le alzò il viso con due dita, facendo in modo che Kennedy lo guardasse in faccia.

“E dobbiamo impegnarci tutti al massimo perché questo possa accadere.”

Kennedy sorrise. Se Xander Harris aveva imparato una cosa sulle cacciatrici, era che erano disposte a tutto, persino a lasciarsi alle spalle il buon senso o sé stesse, se avevano un obiettivo per cui combattere. La ragazza lo guardò grata, alzandosi dal divano. Quel ragazzo con un occhio solo gliene aveva appena dato uno.

 

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“Smettila di seguirmi!”

“Non ti sto seguendo.”

“E smettila anche di spiarmi!”

“Non ti sto spiando.”

“E già che ci siamo, smettila pure di ripetere come un pappagallo quello che ti dico mettendoci semplicemente il “non” davanti!”

“Ma io non-”

“Oh andiamo, falla finita Angel!”

Buffy si appoggiò pesantemente contro una parete, percependo immediatamente dietro le spalle l’umidità muffosa del seminterrato. Il suo sguardo corse involontariamente alla stretta branda che Giles aveva recuperato tra le macerie di Sunnydale. Il materasso era stato cambiato, certo, e così pure le lenzuola, ma le catene attaccate alle pareti c’erano ancora e qualcuno ci si era seduto sopra di recente. A giudicare dalla puzza d’aglio, cipolla ed altre erbe aromatiche che aleggiava nella stanza probabilmente l’osservatore aveva anche fatto di recente qualche incantesimo contro i vampiri, oppure un soffritto particolarmente saporito. Scacciò dalla mente le immagini e i ricordi che quella brandina le provocava e cominciò a guardare Angel con sempre maggiore insistenza.

“Tu ci hai tradito” disse dopo un po’, notando che il vampiro non osava aprire bocca ma la guardava come se volesse dirle di tutto e di più. “E con noi hai tradito tutto ciò in cui abbiamo sempre creduto. Andrew mi aveva detto che le cose alla W&H stavano peggiorando sempre di più, ma arrivare a questo…”
“Buffy, io… tu-tu non capisci…”

“Oh, io capisco eccome invece.” sbottò Buffy staccandosi con uno scatto dal muro e posizionandosi davanti al suo ex. “La W&H è lo strumento che il Male usa combattere le sua battaglie sulla terra - a parte i mostri, è chiaro – e loro ti hanno offerto una delle loro filiari chissà perché proprio a L.A. e tu hai accettato! Persone innocenti sono morte ed il compromesso tra bene e male è diventato il motto sul tuo biglietto da visita. Hai fatto sparire il mantello rosso da super-eroe e hai indossato un completo di Armani per negoziare con i clienti. Gli stessi clienti che noi siamo chiamati ogni giorno ad uccidere!”

“Non sempre le cose sono tutte in bianco e nero, Buffy…”

“Lo so.” Rispose lei con un singhiozzo involontario nella voce. “E’ per questo che mi sono innamorata di te.”

Angel la guardò per un attimo negli occhi, sconvolto. Buffy distolse subito lo sguardo, ma il ragazzo ormai voleva sapere. Non era più come l’ultima volta, non c’era più lo strano sangue di un demone a garantirgli la mortalità. Ora era umano, a tutti gli effetti. E aveva ancora la forza di combattere un demone, se questo gli si fosse presentato davanti. Il punto era, che le cose erano cambiate ed ora lui non sarebbe stato più la palla al piede da salvare non appena metteva piede fuori dal suo appartamento e anche Buffy non era più l’unica cacciatrice.

“Le cose sono cambiate, Buffy” le disse quindi “ma io…”

“Lo so, lo so…” fece la binda interrompendolo “Tu non lavori più per la W&H adesso. Hai distrutto la sede di L.A. per mettere in chiaro ancora una volta chi è che comanda ma hai firmato un patto di sangue per entrare a far parte del circolo del Rovo Nero ed hai ucciso tutti i tuoi amici. Persino Drogyn, il demone millenario al servizio delle forze del Bene che non poteva mai mentire per chissà quale condanna, ed ora rispunti fuori dal nulla, dopo una battaglia con la quale hai rischiato di distruggere mezza Los Angeles… Tutto questo per dirmi che-”

“Che ti amo.” disse Angel d’un soffio. “Anche se non capirai mai perché ho fatto quello che ho fatto e come mai ho voltato le spalle al bene, come dici tu, io voglio restare al tuo fianco.”

Buffy guardava l’ex-vampiro sconvolta. Piccole gocce lucenti iniziarono a scenderle dalle palpebre e un leggero tremito al labbro fece capire ad Angel che ora era il momento giusto per avvicinarsi e prenderla tra le braccia. La cacciatrice si abbandonò contro il suo petto e, con un’arrendevolezza che il ragazzo nemmeno ricordava, sussurrò: “Perché… perché l’hai fatto?” chiese, la voce rotta dal pianto “perché non sei rimasto qui, al mio fianco. Dov’eri negli ultimi quattro anni? Dov’eri quando sono morta? Dov’eri quando avevo bisogno che qualcuno si prendesse cura di Down? Dove quando Willow è impazzita per la morte di Tara o il Primo ha rischiato di ucciderci tutti, uno dopo l’altro?”

Angel la strinse forte al petto, accarezzandole con una mano i capelli.

“Mi dispiace…” sussurrò “mi dispiace davvero tanto. Le cose si sono complicate, tu avevi la tua vita ed io… beh, non mi sembrava giusto che trascorressi i tuoi anni migliori con un mostro come me e poi, quando ho scoperto di Spike… sai non credevo possibile che potesse nascere qualcosa tra voi due…”

“Beh, nemmeno io l’ho creduto possibile.. per tanto tempo…” sussurrò Buffy ed Angel continuò:

“Negli ultimi due anni ho cercato di trovare qualcun altro… di rifarmi una vita… ma la verità è che io non voglio rifarmi una vita” disse, alzandole il viso verso il suo ed avvicinandosi ulteriormente alle sue labbra “non voglio farlo se tu non ne fai parte.”

Buffy sorrise, un attimo prima che le labbra calde di Angel si posassero sulle sue. Buffy rimase per un attimo stupita dalla sua reazione, poi il calore e la dolcezza del bacio di Angel la coinvolsero completamente. Si accostò maggiormente a lui, afferrandogli con una mano la nuca ed invitandolo ad approfondire il bacio, cosa che il ragazzo, a dire il vero, non si fece ripetere due volte. Le loro bocche si aprirono leggermente e finalmente la lingua di Angel scivolò nella bocca della cacciatrice che la avvolse con la sua in una danza che non conosceva tempo e che lo fermava per la sua intensità e la sua purezza. Buffy si aggrappò ancora più forte alle spalle di Angel mentre il ragazzo le cingeva con le mani la vita, alzandola leggermente. Il tocco caldo della sua mano appena sotto il bordo della maglietta la fece sobbalzare. Una scena lontana ma troppo famigliare si dipinse nella mente della ragazza che si ritrasse istintivamente, appena prima che Down si schiarisse rumorosamente la voce per affermare che una persona aveva chiamato chiedendo espressamente di Angel.

Buffy si ritrasse imbarazzata, mentre il moro chiedeva chi fosse alla sua “piccola” sorellina.

“Non lo so” rispose Down, alzando le spalle sinceramente. “Ha detto solo che ha urgente bisogno di parlare con te e che ti aspetta appena fuori dalla città, verso Clairville.”

Angel guardò Buffy perplesso.

“Ha detto almeno come si chiama?” chiese quindi a Down

“Sì” fece lei noncurante “Ha detto di chiamarsi Connor.”

 

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E Buffy era rimasta lì… aveva visto Angel salire le scale e poi appoggiare l’orecchio al ricevitore, senza mai sbattere le palpebre, senza curarsi minimamente di chi aveva intorno. Quasi in trans il ragazzo aveva detto alcune, scarne parole “Sì… no… ok… resistete, vedrò cosa posso fare…” e poi era uscito. Senza nemmeno salutarla, senza degnarla di uno sguardo. Down aveva guardato tutta la scena dalle scale che portavano al piano di sopra, e quando Buffy si era voltata e aveva silenziosamente raggiunto il soggiorno, lei aveva composto un atro numero di telefono, un numero che chiamava solo in casi eccezionali. Un numero che, sperava, le avrebbe permesso di capire almeno alcune cose…

“Pronto… Riley?”

 

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“Ehi, sono riuscito a farti rimanere senza parole a quanto pare…”

William il sanguinario guardava allibito la scena che gli si presentava davanti. Varie decine, anzi centinaia di bambini, ragazzi e persone adulte erano impegnate nelle più svariate attività all’interno di quella che sembrava solo una vecchia e decrepita casa abbandonata. Il progetto di ristrutturazione campeggiava in bella mostra appeso nell’angolo ed un nutrito gruppo di persone stavano aiutando come potevano chi ad imbiancare, chi a saldare alcuni fili, chi a spazzare e rattoppare le tende. Accanto a questi, un rumoroso gruppo di bambinetti aveva disegnato sul pavimento quella che sembrava a prima vista una variante del gioco della settimana mentre un altro gruppetto di ragazzini, appena più grandi dei precedenti, si stava divertendo a scrivere alcune parole inventate sulla polvere che ancora ricopriva gran parte dei mobili e del salone. Attorno a questi, una marea di persone si muovevano o stazionavano nei vari angoli, aumentando l’impressione di caos che già regnava nella casa.

Ma non era questo quello da cui l’ex-vampiro non riusciva a distogliere lo sguardo. Erano solo particolari, ma per un mezzo demone come lui era praticamente impossibile non accorgersene.

“Ma che diavolo sta succedendo qui?” chiese quindi senza mezzi termini, notando ancora una volta come una ragazzina di circa 17 anni sollevava senza fatica un armadio a due ante; un uomo, probabilmente sessantenne, piegava a mani nude una sbarra di ferro che sarà pesata almeno mezza tonnellata e i bambini che prima giocavano alla settimana facevano salti e movimenti che avrebbero richiesto un notevole sforzo fisico anche ad un atleta provetto di almeno 25 anni. Persino le due ragazzine dai capelli rossi, che stavano girando con panini e bevande per tutto il corridoio, possedevano movenze e muscolature che Spike non aveva mai visto, se non in una cacciatrice. Ma il culmine Spike lo raggiunse quando si rese conto che in un angolo, appartata, una donna stava dando da bere a suo figlio, un bambinetto di appena qualche settimana, del liquido che aveva tutto l’aspetto e la consistenza di sangue di maiale.

David si diresse proprio verso questa donna, facendo segno a William di seguirlo.

“Mamma, ma quante volte te lo devo ripetere che secondo il medico Josh è ancora troppo piccolo per passare dal sangue umano a quello animale?”

La donna sorrise apertamente, lasciando che lo sguardo si posasse per un attimo su Spike e poi di nuovo su David.

“Correzione con sangue di maiale e lontra, non completamente umano né animale, del resto prima si adatta a non mangiare sangue umano e meglio sarà per lui. Non voglio che tuo fratello venga braccato come un cane non appena metterà su i primi dentini, in ogni caso, chi è il tuo nuovo amico? È stato trasformato anche lui? So che può non essere facile e che ti senti tutto scombussolato, ma non preoccuparti: vedrai che qui troverai tutto l’aiuto di cui hai bisogno…”

Spike alzò un sopracciglio e David guardò Spike sorridendo.

“Spike non è uno di noi, mamma. Lui è veramente un vampiro.”

La donna cambiò immediatamente espressione, stringendosi il piccolo bambino inerme al petto quasi urlò: “E che vuole lui da noi?”

“Beh, a dire la verità non sono più un vero vampiro. Ho un battito cardiaco adesso, una carnagione abbronzata…”

“E un sacco di denti affilati che puoi usare per aggredirci e… aspetta un momento!” la donna si bloccò, l’indice a mezz’aria, corrucciandosi di colpo “Spike…Io ti conosco… tu, tu sei quel vampiro che si è andato a riprendere l’anima per piacere a quella cacciatrice, quella killer di nome..” “Ora basta mamma, non esagerare…” “Buffy! Ecco come si chiamava! Tu sei il galoppino di Buffy!” lo accusò la donna “Sei tu che hai distrutto la bocca dell’inferno a Sunnydale, tu che combatti i tuoi simili, tu che ci hai quasi ammazzato tutti quanti!”

“Spike è qui per aiutarci, mamma!” gridò David, ma la donna aveva già iniziato ad urlare ormai e Spike, insieme al ragazzo, si ritrovò nel bel mezzo di un cerchio umano, fatto da persone con in mano i più svariati attrezzi, che lo guardavano rabbiosi.

“Temo che la tua idea di portarmi qui non stia dando esattamente i risultati previsti, eh ragazzo?”

“Al contrario…” disse David calmo. “Volevo che ci notassero. L’hanno fatto. Ora sta a guardare… La situazione è grave, compagni!” iniziò quindi, raggiungendo il centro del piccolo spiazzo che si era creato intorno a loro. Spike dovette ammettere che la situazione gi appariva più che innaturale. Il classico discorsetto da fine del mondo fatto a persone che ti vogliono vedere morto non gli sembrava la mossa più astuta in quel momento; tuttavia, appena David iniziò a parlare, tutte le persone che gli stavano vicine abbassarono contemporaneamente le armi, e poco dopo così fecero anche tutti gli altri. Una sorta di sorriso misto ad approvazione comparve sul volto del ragazzo, che continuò tranquillo. "Ora ascolta anche tu" disse a Spike “penso che questo ti possa interessare…”

 

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“Non avresti dovuto chiamarmi”

“Lo so.”

La voce spenta del ragazzo che aveva di fronte riportò Angel indietro nel tempo, al giorno in cui, stanco per un padre che continuava a deluderlo, suo figlio aveva rischiato di far esplodere un intero magazzino, con tanto di Cordelia dentro.

“La verità è che quando ho saputo che eri tornato sono andato fuori di testa. Scusami.”

Il vampiro sorrise dolcemente a quell’ammissione così spontanea

“E poi credo di avere anche delle informazioni da darti.”

Angel lo guardò allibito.

“Cos’è? Pensavi che me ne sarei rimasto con le mani in mano per tutto il tempo? Sono sempre tuo figlio…” disse il ragazzo ed Angel non potè non sentirsi fiero, anche se contro ogni buon senso, del giovane che aveva davanti.

“Hai la stessa intraprendenza di tua madre.” disse, quindi, un leggero sussurro che solo il ragazzo avrebbe potuto sentire

“E lo stesso super-udito di mio padre” ribadì infatti il figlio, prima di porgergli una busta con dentro alcuni piccoli pezzi di carta.

Angel li girò tra le dita, cercando una logica in quelle forme che non sembravano combaciare nemmeno per idea. La superficie della carta era bruciacchiata, sfrangiata. E nemmeno uno dei pezzi che aveva in mano raggiungeva la metà di un normale foglio da quaderno.

“E… che cosa dovrei farci con….”

Connor sorrise di rimando.

“Quello che vuoi” disse. “Scommetto che quel tuo amico osservatore” a quella parola Angel sentì lo stomaco serrarsi in una morsa di dolore “Giles mi pare, beh saprebbe che cosa farci. Provengono dalla W&H” rivelò infine, avvicinandosi un po’ al volto del suo genitore “Li ho trovati nelle vecchie fondamenta, accanto ad una copertina che diceva ‘Tutto quello che mi chiederai, io ti dirò’. So che avevate i vostri metodi per farvi gli affari degli altri” continuò il ragazzo mentre un lampo di comprensione balenò nelle iridi scure di Angel “Ma credo che comunque potrebbero esservi utili. E’ da un mese che li tengo in tasca, ma non ho mai capito che cosa fossero, poi, ieri, ho provato a scriverci sopra ed ecco il risultato” Connor afferrò una penna dalla tasca della giacca e scarabocchiò alcune righe sulla carta ingiallita che gli stava davanti. Improvvisamente, la descrizione esatta di quello che era accaduto a Darla e ad Angel quando Connor era venuto al mondo e poi, come in un romanzo, gli anni di Quarthot, il ritorno di Holtz, la gravidanza di Cordelia e la nascita di Jasmine, con tutte le implicazioni del caso, comparvero davanti ai loro occhi. Angel non poteva credere a quello gli stava davanti. Era come leggere la propria biografia, solo scritta da uno spettatore impassibile e completamente non coinvolto. Preso da una folgorazione, afferrò la penna dal tavolo e scrisse sulla carta “Buffy”. Immediatamente, nitida come le precedenti, la storia privata di Buffy Anne Summers si delineò sotto il suo sguardo, attraverso i piccoli fogli di carta. Nomi, luoghi, avvenimenti presero a vorticargli davanti agli occhi. Fatti che nessuno tranne lui e Buffy potevano conoscere, luoghi che non aveva mai nemmeno avesse frequentato, emozioni che nemmeno pensava avesse provato. Connor richiamò la sua attenzione, un attimo prima che i suoi occhi scuri si posassero sul nome del vampiro che adesso aveva preso il suo posto nel cuore della cacciatrice, o almeno così aveva pensato Connor. Anche lui aveva interrogato quei fogli, in realtà. Gli aveva chiesto tutto, dalla sua vita privata, agli omicidi compiuti da Angelus, alla vita privata che le persone che gi stavano attorno conducevano, compresa una certa cacciatrice bionda a cui suo padre sembrava tenere tanto. La verità, è che li aveva interrogati così a lungo che gli pareva di aver vissuto almeno altre quattro vite oltre la sua e proprio così era venuto a scoprire che Angel non solo non era morto nella battaglia contro i Senior Patners, ma addirittura era vivo e a pochi isolati da lui! Non poteva non chiedersi come mai fino a quel momento non l’avesse cercato, ed allora aveva saputo dell’accordo, di Spike, di Willow, delle filastrocche e di tutto il resto. Doveva fare qualcosa.

“E’ come avere davanti agli occhi un’enciclopedia” disse dopo un attimo, sorridendo allo sguardo stupito del padre “se ci pensi bene è persino un po’ allarmante, non trovi?”

“Conosce davvero tutto?” chiese il vampiro titubante.

“Tutto quello che gli ho chiesto finora, e mi pare anche quanto gli hai chiesto tu.”

“Ma… ti rendi conto che di cosa potrebbero fare questi pezzi di carta nelle mani sbagliate? Dovremmo distruggerli!”

“Sì” disse Connor, prendendo in mano i fogli prima che l’istinto eroico di suo padre prendesse il sopravvento “Oppure potremmo conservarli al sicuro, senza che nessuno li trovi, come facevano alla W&H. Penso che qui dentro siano contenuti almeno la maggior parte dei loro archivi.” Poi, vedendo che Angel lo guardava storto, aggiunse: “I fogli non ti dicono tutto papà, ci ho provato”

“In che senso?” il ragazzo sospirò, tendendo di nuovo i fogli a suo padre “Ci ho provato tutta la notte, e anche il pomeriggio di ieri se devo essere sincero. Questi fogli… sono la più vasta memoria che io abbia mai visto, ma sono solo questo: una memoria. Non so se magari esistevano anche degli altri fogli che ti facevano vedere il futuro, il presente o cambiare il passato, ma questi qui – sospirò Connor – ti dicono solo le cose che sono già successe. Nient’altro. È come se fossero fatti apposta per raccontarti solo quello che è già stato fatto e che non si può più cambiare. Ho pensato che potrebbero esservi utili,vista la situazione in cui siete, ma non credo che possano essere una vera arma. Del resto, anche se non ve li avessi dati avreste comunque potuto cercare le informazioni che vi servono in un altro modo… anche io potevo fare decisamente più fatica.”

“Tu sai?!” chiese Angel, gli occhi fuori dalle orbite

“Già” annuì Connor “E non aspettarti che la ramanzina della serie ‘potevi almeno chiamare visto che sei resuscitato dal regno dei morti, sono molto arrabbiato’ non ci sarà, non ora perlomeno. In realtà ho solo pensato che sia meglio rimandarla date le circostanze.”

Angel guardò il figlio per un attimo, poi scoppiò a ridere.

“Santo cielo” disse “E io che c’ero anche rimasto male per il fatto che mi sembravi totalmente indifferente al mio ritorno! Invece sapevi già tutto!”

Anche Connor sorrise.

“Già…” disse. Il tono di Angel s’incupì all’istante “Perché quella faccia?” chiese “C’è… qualcosa che vuoi dirmi?”

Il ragazzo scosse dapprima la testa, poi si alzò in piedi e corse a gettarsi tra le braccia del padre.

“Scusami – disse, la voce rotta dalle lacrime – ma non è stato facile sapere che non ci saresti più stato ed ora…” “Ora?” chiese Angel in un sussurro, in modo che se il ragazzo avesse voluto avrebbe potuto anche ignorarlo “Ora siete ancora più in pericolo.” continuò invece, con le lacrime agli occhi.

“Dimmi quello che sai…” disse Angel prendendogli le spalle e posizionandoselo davanti. Connor era un guerriero e non avrebbe mai voluto far vedere a nessuno che piangeva, tantomeno a suo padre. Con un rapido gesto, quindi, si asciugò le lacrime e poi, come se niente fosse, riprese a parlare.

“Quello che so l’ho capito da lì” disse, indicando di nuovo le carte “non ci vuole un genio per capire che i Senior Patners vi vogliono morti, o peggio che morti se fosse possibile… la razza umana ha paura, la mia nascita, la resurrezione di Buffy e l’anima di Spike hanno sconvolto talmente tanto gli avvenimenti che nemmeno l’attivazione di tutte quelle cacciatrici sembra sia servito veramente a qualcosa ed anzi, sembra sia stato il lasciapassare per la comparsa di una nuova razza, una razza ibrida che nessuno vuole ma che a molti farebbe comodo.”

“Farebbe comodo?” chiese Angel, stentando a capire “I Poteri che Sono hanno parlato chiaramente in proposito e hanno detto che Buffy è stata chiamata ancora una volta nel suo ruolo di cacciatrice col preciso dovere di abbatterli, uno ad uno.  Non è possibile che non siano una minaccia. La stessa Willow si è sacrificata, proponendosi come merce di scambio affinché noi avessimo il tempo di…” una mano di Angel si fermò sulla sua, arrestandolo. Posò gli occhi in quelli del figlio, un istante bastò per comprendere quanto, in quei pochi mesi, fosse maturato.

“Porta i fogli a Giles, papà.” disse semplicemente il ragazzo, alzandosi dal tavolo “Interrogateli, prima di commettere di nuovo degli errori dei quali potremmo pentirci di nuovo. E in tanti.”

E, detto questo, uscì dal locale.

 

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“Credo di sapere esattamente dove l’ho messo…”

“Ah sì? E dove?” chiese Kennedy che non ce la faceva più a sorreggere il dolce peso di Xander sulle spalle. Va bene la forza della cacciatrice, va bene la super-resistenza, va bene che ovviamente, come in ogni situazione assurda che si rispetti, la luce della casa doveva saltare proprio quando avevano deciso di riprendere con le loro ricerche cosa che, in questo caso, era di vitale importanza, ma quello ragazzo doveva mettersi a dieta! Non ce la faceva più a tenerlo su!

“Lo sapevo! L’ho trovato!” esultò Xander.  Il sospiro di gioia di Kennedy accompagnò la discesa del ragazzo che stringeva, con evidente soddisfazione, un fusibile sano in mano.

“Ok – disse guardandola – andiamo a salvare la situazione.”

 

Episodio 13

 

Rupert Giles girovagava avanti e indietro per la cucina. David era sparito da quasi sedici ore e quel che era peggio, era sparito proprio sotto il loro naso con l’aiuto di qualcuno che consideravano loro alleato. Si passò la mano sulla fronte, stanco. Nemmeno Willow poteva aiutarlo, visto che si era offerta di sua spontanea volontà per far tornare sulla terra quei due vampiri con l’anima, più un demone non ben identificato che un tempo era stato al servizio della vendetta. Vampiri che di vampirico non avevano più niente, almeno per quanto riguardava Angel. Di Spike ancora nessuna traccia, e così pure di Buffy. Giles si accomodò sul divano con un sospiro. Strano. Ora che Angel era tornato Buffy spariva e Spike… beh, lui che aveva fatto di tutto per farsi accettare ed amare nemmeno si presentava… QC’era qualcosa che non tornava. Più volte si era immaginato il ritorno dei tre ragazzi dall’aldilà, evidentemente aveva mantenuto una certa capacità di previsione tipica degli osservatori, ma quello che non si era immaginato era la freddezza con cui si erano accolti a vicenda. Xander e Anya. Buffy ed Angel. Spike e… ma lui non era ancora tornato, giusto? In ogni caso, appena aveva visto apparire fuori dalla porta il visetto allegro di Anyanka e lo sguardo profondo del vampiro… beh, qualcosa dentro di lui era scattato e c’era mancato poco perché non afferrasse al volo il soprabito ed uscisse in modo da lasciare campo libero a chi aveva evidentemente del tempo da recuperare. Se poi si contava che uno dei soggetti era Anya…

Ed invece nulla. Cioè, c’erano stati bacetti, carezze ed un paio di volte aveva visto Xander appartarsi per un attimo con la sua ragazza, ma mai troppo a lungo e senza che poi ritornassero indietro con la bionda alla testa del gruppo che esponeva teorie bizzarre per cercare di capire cosa diavolo sarebbe accaduto dopo…

Beh, l’osservatore si era chiesto più di una volta se fosse su una candid camera…

E anche Buffy…

Dopo un’intera estate passata a chiedersi se mai avrebbe potuto fare qualcosa per riportare indietro le due persone che sembrava fossero più importanti per lei al mondo, eccola lì, ad impartire ordini. Certo aveva spiegato e tutti per filo e per segno che cos’era successo, si era chiarita con Angel, ma… tra Spike che preferiva sparire, Angel che aveva un figlio ed Anya che sembrava ignorare addirittura Xander… Non era da lui, ma Rupert non poteva fare a meno di pensare che nei loro panni chiunque si sarebbe comportato diversamente.

Ad ogni modo, il problema era un altro.

Uno, due tre… se non scappi vieni via con me…

Le filastrocche ritrovate nell’armadietto e nella camera di Tracy lo guardavano mute da sopra il tavolo e Giles, da bravo osservatore, si ritrovò a pensare che non avevano fatto ancora poi molto al riguardo a parte osservarle, appunto. Xander aveva avuto un’intuizione al riguardo, ma era certo che ci fosse molto di più al riguardo. Ed era intenzionato a scoprirlo. A partire da cosa li aspettava una volta che Buffy avesse finalmente eliminato tutti gli esponenti della razza mista come le avevano chiesto quelli delle Alte Sfere.

Sempre che fosse la cosa giusta da fare.

 

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“E’ permesso?”

Buffy scosse la testa con convinzione, ma la persona al di là della porta ovviamente non poteva vederla. “Forse ho trovato qualcosa…”

“Vattene via Down.”

La ragazzina incrociò le braccia, con un sospiro frustrato.

“Certo, perché se l’avesse trovata Giles o Xander o Kennedy quello che ho trovato io allora lo ascolteresti. E magari se la persona in questione fosse Angel, allora probabilmente-”

“Che cosa hai trovato, Down?”

La ragazzina sorrise, soddisfatta.

“Riguarda il tuo nuovo ruolo. La cacciatrice di ibridi mezzi umani e mezzi demoni, la tua nuova missione insomma… Penso di aver capito come mai te l’hanno chiesto. ” Buffy annuì alzando gli occhi al cielo.

“Perché..?” chiese senza la minima intenzione di ascoltare.

“Eh no, stavolta non credere che te la caverai così, con una pacca sulla spalla e un ‘brava Down’ detto tra i denti…”

“Che cosa vuoi?” sospirò Buffy che aveva sempre meno voglia di stare ad ascoltare quella conversazione. Angel se n’era andato da un pezzo e la notte, elemento naturale per un vampiro quale era stato per oltre 200 anni, non era di sicuro il momento migliore per girare, soprattutto ora che era nuovamente un essere umano… E poi voleva che tornasse per poterlo vedere insomma!  L’aveva baciata, l’aveva illusa, e poi se n’era andato. Così. Su due piedi. Senza uno straccio di spiegazione. Era bastato il nome appena pronunciato di suo figlio Connor per vederlo schizzare fuori dalla sua camera, dalla sua casa, dalla sua vita. Di nuovo. Gli avrebbe volentieri tirato un pugno sul naso, anche ora che era umano! Ma… continuava a ripeterle una vocina nella sua testa… magari se n’era andato perché un motivo ce l’aveva. Solo che Buffy voleva saperlo quel maledetto motivo, e subito! Anche se fosse stato che doveva tirare giù un gatto da un albero.

“Pattuglia”

La voce determinata di Down riscosse Buffy dai suoi pensieri.

“Come?” chiese, senza capire.

Down annuì, serena.

“Io ti dico che cosa so, a patto che tu venga a fare una pattuglia con me, nel Restfield, come ai vecchi tempi…”

“Chissà perché, credevo che mi avresti chiesto un cellulare nuovo… ma cosa fanno le ragazzine della tua età al giorno d’oggi si può sapere?”

Down sorrise, un sorriso da pubblicità del dentifricio, con tutti i denti in mostra.

“Considerando che la maggior parte di loro sono le cacciatrici che tu hai attivato, penso che non facciano molto altro… allora? Possiamo farlo?”

Buffy annuì.

“Se insisti…”disse

“Bene!” esultò Down, battendo rumorosamente le mani “Adesso sta a sentire: ho appena letto una storia, una storia che ha le sue radici nella notte dei tempi…”

 

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“Credo che tutti sappiate come mai ci siamo ritrovati qui” disse David, con un tono che la diceva lunga sulla notorietà di quanto stava per raccontare. Spike squadrò il ragazzo con attenzione. Che caspita aveva in mente? E perché tutti quelli che si trovavano nella stanza sembravano così interessati ad ascoltarlo? Cominciava seriamente a pentirsi di averlo tirato fuori dalla cantina della cacciatrice.

“Una notte, una notte di non molto tempo fa” continuò David senza badare alle occhiate interrogative del vampiro. “ciascuno di noi è stato morso. Esseri senz’anima ci hanno attaccato alle spalle” riprese “si sono nutriti del nostro sangue, ci hanno spaventato a morte, ma quel che più importa, ci hanno marchiato come loro.” Il silenzio scese nella sala. David restò fermo.

“All’inizio ci siamo semplicemente spaventati, ed abbiamo pensato che scappare fosse l’unica soluzione possibile. Poi, col tempo, ci siamo chiesti se quel morso avrebbe avuto o no delle conseguenze. In realtà, per anni ci siamo chiesti se quella notte avrebbe avuto ripercussioni sulla nostra vita o se, più semplicemente, potevamo considerarci fortunati per non essere stati uccisi come molti altri. Fino a due anni fa. Quella notte, la notte in cui Sunnydale sprofondò e nacquero tutte quelle cacciatrici… qualcosa cambiò anche per noi.” David fece una pausa ad effetto. Spike ascoltava in silenzio, memorizzando ogni informazione. “Da quel momento, sappiamo tutti perfettamente che cosa è successo. Dapprincipio iniziammo a sentire più forte la voglia del sangue, poi a scoprire nuove capacità nascoste… il dono segreto… la forza che sembrava aumentare ogni giorno di più. Inspiegabilmente, anche i nostri figli iniziarono ad avere gli stessi sintomi e pensammo che, forse, anche loro erano stati attivati come le cacciatrici, ma c’erano cose che non quadravano finché, senza preavviso, ci accorgemmo che il latte non gli bastava più. Nemmeno cibo e acqua bastavano, e mentre alcuni di noi si nascondevano, terrorizzati da quanto stava accadendo, altri cominciarono a sfruttare queste loro abilità nel peggiore dei modi. Demoni… quasi immortali… difficilmente distinguibili dagli umani e da loro attratti come le falene dalla luce. Ma questo lo sappiamo già.” disse “Quello che ci manca…” continuò guardando il biondo “è capire come tutto questo cambi la nostra portata nel corso delle cose. Spike combatte al fianco di Angel da un anno e da molti di più rifugge i suoi simili per inseguire la giustizia. Mi ha tirato fuori dalla casa della cacciatrice, mi ha seguito fino a qui ed ora vuole capire chi siete, perché questo mondo sta andando incontro ad una apocalisse. E se è vero che da una parte c’è gente che ci vuole uccidere, dall’altra Buffy ed Angel, con il nostro aiuto, possono fare davvero la differenza.” Spike guardò il ragazzo ammirato. Ottimo oratore, anche se un po’ prolisso. Comunque adesso la patata bollente passava nelle sue mani, e per questo sicuramente non poteva ringraziarlo.

David lo guardò, annuendo.

“Spike ci può aiutare…” disse “ma dobbiamo essere noi a decidere se vogliamo seguirlo e fare la nostra parte o se vogliamo semplicemente restare a guardare mentre il mondo che conosciamo scompare. La scelta è nostra.” concluse con un tono che sapeva di fregatura “Ora tocca a te amico…” disse infatti. Il vampiro squadrò il ragazzo che lo fissava con una solenne faccia da schiaffi e sbuffò sonoramente, guardando la folla. Non gli era mai capitato che una tale moltitudine pendesse dalle sue labbra e non gli era mai dispiaciuto che la parte dei discorsi toccasse al leader del momento. Buffy… Angel… sarebbe morto piuttosto cha ammetterlo, ma avrebbe volentieri lasciato il comando dell’operazione alla checca se solo avesse potuto evitare quel momento.

 

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“Non me l’hai detto…”

Buffy si voltò verso Down, inebetita.

“Scusa, ma non era proprio così che doveva iniziare questa conversazione…”

“Già…” disse la ragazza, dondolando aritmicamente i piedi giù dallo sgabello “ma si suppone che tra sorelle certe cose si debbano confidare, non è da tutti trovarsi faccia a faccia con qualcuno che ti propone uno scambio del genere…”

“Scambio?”

“Oh, non fare la finta tonta, Buffy!” sbuffò Down, esasperata. “Ho fatto un giretto in città, mentre voi eravate qui a… beh, qualunque cosa stavate facendo… e indovina chi ho incontrato?”

Buffy la guardò perplessa. “Ti do un indizio… verde, con due cornine rosse sulla testa, una volta lavorava per Angel…” il cuore di Buffy perse un colpo e Down sorrise, soddisfatta di aver finalmente attirato la sua attenzione. “Beh…” disse “indovina cosa mi ha detto Green boy?” Oddio, quel modo di soprannominare le persone le faceva venire in mente qualcuno… e, come se non bastasse, Down alzò un sopracciglio con fare provocante “Se ti aprissi un po’ di più con la gente, Buffy, smetteremmo tutti quanti di fare le 3 del mattino sui libri, ogni tanto.”

La bionda abbassò la testa. Aveva capito a cosa alludeva Down. La proposta che le era stata fatta quella notte, la notte in cui li aveva trovati, in cui doveva recarsi al cimitero. Era solo che con tutto quello che era successo dopo se ne era completamente dimenticata.

“Che cosa hai scoperto?” chiese quindi, sperando di confortare la sorella portando l’argomento su toni pratici. Il sorriso di Down si allargò ancora un po’. 

“Non so molto” ammise “ma appena mi ha vista, Lorne si è tolto gli occhiali da sole e mi si è avvicinato, invitandomi a bere un frappè alla fragola giù da Barney’s. Il fatto è che da quando Angus si è messo in testa di rimettere a posto gli eventi, lui non ha più molti momenti di svago… povero Lorne: dopo Angel si può dire che sia caduto dalla padella alla brace…” “Aspetta un attimo!” Buffy l’aveva fermata con gli occhi sgranati, non credendo alle sue parole “Cosa significa che Angus si è messo in testa di rimettere a posto gli eventi? E chi diavolo è Angus?!” Down scosse la testa “Ah, Buffy… l’hai addirittura incontrato!” La bionda si sentì gelare. Ricordava il ragazzo che le aveva parlato proponendole quella che sarebbe stata la scelta della sua vita e, suo malgrado, doveva ammettere che se un demone del genere si fosse messo contro di loro non avrebbe scommesso una singolo cent sulla loro vittoria. “Illyria è un demone primordiale” continuò Down, alla quale era evidentemente sfuggito tutto quel giro di pensieri “privo di ogni coscienza e di ogni moralità, ha usurpato il corpo di Fred, che in quanto ad umanità… beh, il fatto è che non potendo prendere possesso della terra, come sarebbe nella sua natura fare, si è messa in testa di modificare gli eventi in modo che sia qualcun altro di altrettanto potente, e a lei sottomesso, a prenderne il controllo. Così ha liberato Angus, un altro demone come lei. Forte. Praticamente imbattibile. Ma, una volta libero, Angus non è stato del suo stesso parere e, per usare le sue parole, ha incominciato a dare fuori di matto.  Lorne ha tenuto a precisare di aver fatto il possibile per dissuaderlo ma ci teneva che le sue corna restassero attaccate alla testa, ed il ragazzo, beh… sa essere molto convincente. A parte il fatto che sarebbe stato lui a tirare fuori Anya, Spike ed Angel da Pleya e a riportarli qui da noi stringendo un momentaneo patto con Willow”

Buffy spalancò anche la bocca, oltre agli occhi, stavolta. Ricordava il potere di quel ragazzo, non capiva come aveva fatto a non pensarci subito. A occhio e croce, avrebbe avuto il potere di tirare fuori dall’inferno delle intere schiere demoniache e di non fare nemmeno fatica nel farlo. Come aveva fatto ad essere così sbadata?

“Non te la prendere…” il tono di Down era rassicurante, ora. “Lorne mi ha detto che quel ragazzo riesce anche a giocare con la mente della gente, convincendole a… fare cose… lo faceva già anche prima di tornare.”

Down si bloccò. L’immagine che le aveva raccontato il demone verde le si parò di nuovo davanti alla mente, orribile e letale. Angel che finisce a letto con Nina poco dopo aver perso Cordelia… Connor che concepisce un figlio… Jasmine che mangia decine di innocenti…

“Lui… riesce a farti fare tutto quello che vuole, senza però farti capire di essere manovrata e quello che rimane, alla fine, è la domanda: perché l’ho fatto. E la colpa uno la può dare solo a sé stesso. Illyria era convinta che tu non avresti resistito alle sue lusinghe, Lorne era convinto del contrario. Fino ad oggi, una sola persona è riuscita a opporsi al suo potere: tu. Sarebbe interessante capire cosa sia stato a farti desistere, anche perché così potresti far chiarezza finalmente anche nella tua vita…” “Chiarezza?” chiese Buffy, ma Down la ignorò “Ad ogni modo, la questione è che Angus non si fermerà. Nonostante Lorne ed Illyria tentino di bloccarlo, lui ti vuole. Vuole la super-cacciatrice per poterla comandare e vuole che tu spedisca tutti i tuoi amici demoni all’inferno perché così rimarrai da sola. Ma non è l’unico giocatore in azione” continuò accavallando le gambe sulla sedia “anche le Forze dell’Essere vogliono la super-cacciatrice per poter distruggere la minaccia dei nuovi ibridi che, a loro volta, minacciano il loro controllo sulla terra. E tutti sappiamo che, da qualche parte, anche questi simpatici personaggi stanno organizzando la resistenza. Il problema è: cosa faremo quando arriverà la battaglia? Ma soprattutto, siamo davvero così sicuri che ci debba essere una battaglia?

 

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La cucina era ancora deserta a quell’ora. Buffy non si stupì: con Anya di nuovo in giro e Down che aveva incominciato le vacanze estive, nessuno dei ragazzi che abitavano in quella cosa si sarebbe più alzato prima delle 9 di mattina ed, in realtà, Buffy li invidiava anche abbastanza. Mise due fette di pane nel tostapane e prese dal frigorifero la marmellata ed un panetto di burro.

“Non aprire quello nuovo, ce n’è ancora…”

Buffy si voltò di scatto, notando Angel che le porgeva lo scartoccio dall’angolo vicino alla porta.

“Credo che non mi abituerò mai a vederti così, alla luce del giorno…” disse con un sorriso. “Cosa ci fai comunque, già in piedi a quest’ora?” Il ragazzo alzò le spalle. “Ricordo della mia precedente condizione di vampiro, non dormo mai molto bene la notte…” “Ma se è la prima notte da umano che passi!” “Appunto, dammi tempo cacciatrice”.

Il suono di quella parola, così dolcemente pronunciata, fece scorrere un brivido sulla schiena abbronzata di Buffy.

“Immagino che tu ti sia già servito da solo…” disse, voltandosi dall’altra parte ed iniziando ad imburrare le sue fette. Angel annuì.

“Non credo comunque che oggi dovresti uscire. I Senior Patners sono fuori dal radar in questo momento, ma non penso che si ritengano sconfitti e credo, anzi, che ci stiano solo valutando.”

“Parli come un osservatore” “Me l’hanno già detto”.

Buffy si voltò.

“Dove sei stato ieri Angel?”

Eccola, la domanda da cento milioni di dollari, la scure che calava. Il motivo per cui era stato sveglio tutta la notte, si ritrovò ad ammettere il vampiro. Prese dalla giacca le carte che gli aveva consegnato Connor e le appoggiò sopra il tavolo.

“Ho aspettato a parlare con Giles” disse, “prima volevo vedere te.”

Buffy lo guardò senza capire.

“Oh, ma che gentile…”

“Aprile…” disse Angel in un soffio.

Buffy prese in mano le carte e ne guardò la superficie un po’ ammaccata, girandole e rigirandosele tra e mani.

“Non capisco” disse infine.

Angel prese una matita e le fece segno di appoggiare la carta.

“Guarda…” disse e, come per magia, non appena l’ultima lettera del nome del vampiro fu scritta sul foglio, la carta si riempì di parole ed, in men che non si dica, l’intera storia del vampiro fu scritta davanti agli occhi stupefatti della cacciatrice.

Angel la guardò.

“Connor me li ha consegnati ieri, dopo che me ne sono andato. Sono… come un enorme memoria. Lui crede che ci possano aiutare a rintracciare quelli che dobbiamo combattere, a capire come stanno le cose, ma la verità è che questi fogli sono in grado di rivelare qualunque cosa, ogni particolare, ogni… emozione… che è stata provata.”

Buffy alzò lo sguardo su di Angel un istante, prima che le parole del ragazzo prendessero forma nella sua mente. Niente più giochi. Aveva capito. L’ex-vampiro distolse lo sguardo un attimo, prima di continuare.

“So che non avrei dovuto farlo Buffy, mi dispiace.” disse quindi, sforzandosi di apparire calmo. “La verità, è che non ce la facevo più a restare fuori dalla tua vita. Volevo sapere. Volevo capire. E adesso che so… non posso più pensare che quello che è successo tra noi ieri pomeriggio sia stato più che un banale errore…”

“Tu… tu hai… hai letto la mia storia?” domandò quindi la ragazza, con un filo di voce “La storia della mia vita, qui, su questo pezzo di carta? Come si legge un romanzo rosa?!” Buffy era furibonda. “E pensi anche di aver capito che cosa stavo passando?”

“Non ha importanza”

“Tu mi hai baciato, Angel!” gridò Buffy, al limite della sopportazione “Mi hai baciato e nemmeno 24 ore fa hai detto di amarmi. Dov’è questo amore, adesso?!”

“Ho chiesto anche di Cordelia.”

Il silenzio che piombò nella stanza sembrava fatto di piombo. Buffy si voltò. Non riusciva… non ce la faceva più a guardarlo in faccia.

“Sembra che la W&H abbia una formula per riportarla indietro, per far si che scelgano qualcun altro. E lo stesso vale per Wes. Se giochiamo bene le nostre carte, alcune delle persone che sono morte durante l’ultimo anno, per i miei errori, saranno di nuovo salve.”

“E a me non pensi?” chiese Buffy in un sussurro, voltandosi. “Sei tornato dal regno dei morti, hai bussato alla mia porta, mi hai detto che non volevi vivere senza di me ed ora… ora…”

“Mi dispiace.”

Buffy abbassò la testa. Si era illusa che fosse cambiato, che fosse di nuovo lui: il vampiro bicentenario del quale si era innamorata quando era una ragazzina… ma ora… ora che si trovava davanti non più all’eroe dall’anima insanguinata ma all’uomo con una vita davanti, non riusciva nemmeno a fermarlo come si deve e, quel che era peggio, era che Angel aveva ragione. In quei quattro anni entrambi erano andati avanti. Entrambi avevano collezionato errori e sconfitte. Ed entrambi avevano salvato il mondo, ma combattendo su due fronti differenti. Ora, anche se Buffy non avrebbe mai potuto ammetterlo a voce alta nemmeno con sé stessa, entrambi avevano delle responsabilità. Persone che combattevano al loro fianco, che contavano su di loro, un figlio da mantenere, una sorellina da educare… non c’era posto per l’amore bello ed incantato della gioventù. Non erano più quelli di una volta, nessuno dei due lo era.

Angel si avvicinò di un passo alla ragazza che lo ascoltava tremando “Sono morti per le mie scelte, Buffy. E’ il minimo che io possa fare…” disse, poi abbassò il capo voltandosi in direzione della porta.

La ragazza non lo fermò.

Il sole era alto nel cielo e l’ex-vampiro incominciava chiedersi come sarebbe stato immergersi nei suoi raggi dopo più di un secolo.

Voltò le spalle alla ragazza bionda che lo guardava allibita.

Prima di aprire la porta della sua casa ed uscire nel prato.

“Ti rivedrò?”chiese Buffy prima che lui varcasse la soglia e sparisse, ancora una volta, dalla sua vita.

“Non vedo perché no…” rispose il ragazzo, con un’alzata di spalle. “Ma non lasciarti sfuggire la possibilità di essere felice. Io sono andato avanti.” disse, d’un fiato, per poi oltrepassare la soglia e immergersi, dopo più di due secoli, nel sole del mattino.

 

Episodio 14

 

Kennedy entrò nella stanza con una mela in mano. Senza dire nulla, si appoggiò al muro, staccandone un pezzo con un morso.

“Vuoi?” chiese, tendendo il frutto alla bionda.

“Che cosa vuoi da me, Kennedy?” sputò Buffy, aumentando la velocità dei pugni con i quali colpiva il sacco. La bruna alzò le spalle e continuò a masticare con noncuranza

“Pensavo di allenarmi, ma il sacco è già occupato…”

“Torna più tardi.”

“Penso che rimarrò qui, grazie. Così controllo che rimanga attaccato al soffitto.” Considerata la forza che la bionda ci stava mettendo non era improbabile.

Buffy si fermò, bloccando l’attrezzo con entrambe le mani, e la guardò contrariata.

“Ah, se uno sguardo potesse uccidere…” commentò l’altra cacciatrice.

“Te lo chiedo un’ultima volta. Che cosa vuoi da me Kennedy?” esclamò, trattenendosi per non fare qualcosa di avventato. Angel che se ne andava, Willow che si sacrificava, Spike che non si faceva vedere e qualche dio infernale che voleva fare di lei la sua schiava personale. A ben pensarci, la giornata non poteva andare peggio.

“Te l’ho già detto”

“Sono arrivata prima io, mi dispiace.”

“Già… ma a te non serve, mentre a me sì.”

La bionda fece un passo avanti con rabbia “E’ così allora? E’ solo questo che vuoi? Bene…  allora prenditelo, ma lasciami in pace!” disse e sbatté i guanti su una sedia dirigendosi verso la porta. Prima che facesse in tempo ad uscire la voce di Kennedy le arrivò da dietro, colpendola alle spalle.

“Se davvero ti piace vallo a cercare, no?”

Si bloccò. Certo… come se non ci avesse ancora pensato. 

“Non sono affari tuoi Kennedy!”

“Oh, sì che lo sono...” rispose lei, continuando a dedicare la maggior parte della sua attenzione alla mela. “Lo sono da quando hai deciso di smettere di essere una persona assennata e ti rinchiudi tutto il giorno a prendere a pugni il sacco fregandotene che almeno tre dei tuoi amici stanno rischiando l’osso del collo.”

Buffy si girò, furente. Forse la morettina aveva bisogno di una lezione per capire bene chi comanda.

“Ascoltami bene Kennedy: forse tu sei nuova del mestiere e non sai come funzionano le cose su una bocca dell’inferno. Ma io, ci ho vissuto, per anni. E ti assicuro che per risolvere quegli stupidi indovinelli Giles, Down e Xander bastano e avanzano. Io, invece, sono la cacciatrice. Il mio lavoro è sporcarmi le mani quando capiranno chi è che devo prendere a calci nel sedere. E per questo è meglio che mi alleni, perché quando si tratterà di sporcarsi le mani sarò io, e non voi, quella che rischierà la pelle!”

“E, proprio per questo, non ti sembra che in quel momento avremo bisogno di tutto l’aiuto necessario?”

Buffy sospirò. Non era facile parlare con Kennedy. Non era facile per niente. Anzi, sicuramente sarebbe stato più facile prenderla a pugni che ragionarci, soprattutto da quando non c’era più Willow e, in questo momento, l’idea la tentava non poco! Ma non poteva. Non poteva. Dovette stringere i pugni e prendere un respiro profondo per non attaccarla al muro.

“Angel ha una vita sua adesso” una vita della quale io non faccio parte rispose, non senza un certo sforzo “Non sarebbe giusto”.

“E a te, che cosa te ne frega scusa?” Semplice. Diretta. Spietata. Buffy si voltò lentamente, fissandola dritta negli occhi.

“Angel è andato avanti…” disse, risoluta.

Per poi voltarsi dichiarando così finita la conversazione.

“ Lo ami?”

La domanda la colse a bruciapelo. Chinò la testa, stringendo spasmodicamente i pugni che iniziavano a farle male, e rispose: “Kennedy, lascia perdere non puoi capire…”

“Andare contro tutti, seguire solo quello che senti, innamorarsi di una persona a tal punto che non ti interessa più di quello che dice la gente? No, hai ragione, non posso capirti…”

Ok, decisamente non la frase migliore…

La cacciatrice si avvicinò, tranquilla.

“Se davvero lo ami, allora non importa cosa vi abbia diviso in tutti questi anni. Esci da quella porta e vallo a riprendere. E se per caso non è più innamorato di te, allora riconquistalo. È già stata abbastanza il tempo che avete passato divisi non ti pare? Ma se invece non lo ami, se per lui provi qualcos’altro o se il tuo cuore è già occupato da qualcuno… allora che lui ti voglia o no, non ha la benché minima importanza.”

Buffy alzò la testa di scatto e le lanciò l’asciugamano con una tale potenza che Kennedy pensò per un attimo di doversi mettere sulla difensiva. Invece la bionda la guardò semplicemente, alzando gli occhi, per poi voltarsi ed uscire dalla stanza con un’espressione che sembrava urlare “Scacco matto”. Non bisogna mai sottovalutare una cacciatrice.

“Il sacco è tuo, te lo sei guadagnato.” Gridò dalle scale,mentre correva verso la camera da letto e verso il suo avvenire.

 

Scelta 1

 

Fuori, Giles vide Buffy salire in camera e poi, poco dopo, dirigersi verso la porta.

“Dove vai?” chiese.

“A riprendermi la mia vita” fu la breve risposta di Buffy e Giles non potè fare a meno di voltarsi ed annuire in direzione di Kennedy, che lo guardava vittoriosa dalla porta.

“Bel lavoro!” disse, sorridendo.

“Già…” Kennedy addentò la mela ancora un volta “si ricordi quello che mi ha promesso…”

 

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Panico da palcoscenico.

Non l’aveva mai provato, ma era sicuro che era proprio così che si sentiva.

Occhi che lo guardavano, mani che si sfioravano, mute suppliche mai pronunciate, destini che pendevano dalle sue labbra. Perché era ovvio che tutte quelle persone non erano lì né per tirarsi indietro, né per chiudere gli occhi di fronte a quello che stava accadendo. Erano lì per trovare il loro posto nello schema. Per credere di avere ancora uno scopo. Si sentivano mostri, ed erano lì per dimostrare che non lo erano… ma chissà quanti altri ce n’erano in giro che non avevano nessuno di queste nobili intenzioni e allora ecco il piano dei Senior Partners: ucciderli, ucciderli tutti. Prima che qualcuno diventasse una minaccia, prima che decidessero di ribellarsi. Prima che si accorgessero di essere inarrestabili, completamente fuori dagli schemi. E, per fare questo, avevano chiesto aiuto a Buffy. Una cacciatrice. L’unica che sia mai stata in grado di chiudere una bocca dell’inferno. Scontato. Dannatamente prevedibile. E come arma di ricatto avevano usato loro. Lui, Angel ed Anya. Semplice merce di scambio, da rispedire all’inferno una volta che tutto fosse stato concluso. Perché se Buffy non uccideva ogni singolo ibrido che infestava quel dannato pianeta, allora Willow, Faith ed Andrew non sarebbero mai più tornati e se invece rifiutava di combattere, allora… Spike… si bloccò. Pensare cosa sarebbe successo a lui, Angel ed Anya se per caso Buffy si fosse rifiutata di uccidere anche solo uno dei membri della nuova razza era… inutile e dannoso. Soprattutto considerato che ne avevano già avuto un piccolo assaggio a Pleya… e non gli era piaciuto. Maledizione. Odiava essere usato! Soprattutto per un vile e semplice ricatto! Uccidi chi ti dico io, altrimenti vedrai che cosa combino a coloro che ti stanno più a cuore! … E in effetti, avevano scelto giusto i due vampiri per i quali la cacciatrice avesse ammesso di provare qualcosa, nonché la fidanzata del suo migliore amico. Dall’altra parte, invece, la Rossa, Faith e l’imbranato. Ancora non capiva come potesse entrare Andrew in tutto questo… Ma la folla lo guardava, aspettando. E Spike, a questo punto non poteva più tirarsi indietro. Sperava solo che non fosse una mossa troppo azzardata…

 “I Senior Patners hanno contattato la cacciatrice.” disse. Un brusio sommesso iniziò ad alzarsi in mezzo alla sala, prima tra le donne, poi anche tra gli uomini. Per diventare assordante.

Infine, uno di loro prese la parola.“Stai parlando di Kennedy Hopes?” chiese “A quanto pare non è molto forte, potremmo sfuggirle, magari cambiare nascondiglio…” Spike abbassò la testa. Già, nella sua mente la cacciatrice era sempre stata solo una. Stupenda, piccola e bionda. “Sto parlando di Buffy Summers.” disse, e una morsa dolorosa gli si strinse attorno petto. “E credetemi quando vi dico che da lei non si scappa.”  Lui lo sapeva meglio di chiunque altro.

Ancora brusio. E ancora un uomo che prendeva la parola.

“Io sono stato al liceo con Buffy Summers. Sono un suo vecchio compagno, le parlerò io possiamo stare tranquilli…”

“Io *non* sono qui per dirvi che potete stare tranquilli. Nessuno di voi è al sicuro ormai. Non più.”

L’uomo si bloccò, squadrandolo “Allora perché non ci vai tu a parlarci con Buffy Summers?” “Non è possibile” La folla scoppiò e Spike dovette chiudere la mente a quello che stava sentendo, altrimenti si sarebbe convinto che nemmeno uno di loro valeva il rischio che stava correndo per salvarli. “Certo!” gridò qualcuno più forte degli altri “Sicuramente ha paura di parlarci, visto che c’è andato a letto!” “Tom, modera i termini per favore” “No, ha ragione!” “Cosa ci fa lui qui?” “Dovresti parlare con Buffy” “Ne va delle nostre vite!” “Non hai le palle per farlo!”

“Ehi!” Non appena David intervenne alzando le mani tutti si bloccarono. “Non mi sembra il caso di esagerare! Buffy sa perfettamente che Spike è tornato.” Al suo fianco, il cuore del ragazzo biondo perse un battito, al ricordo di quello che si era lasciato dietro le spalle “Che sono tornati. Ma adesso il punto non è come o chi dovrebbe contattarla.” “Quello che vi sto dicendo” riprese la parola Spike “E’ che i Soci Anziani hanno fatto un patto con la cacciatrice e che se non vi ucciderà tutti ne andrà di mezzo la vita dei suoi amici. Secondo voi, cosa risponderà a questo?” Il vociare che si era alzato prima divenne praticamente assordante.

“Che cosa possiamo fare?!” chiese ad un tratto una donna, la stessa donna che aveva visto prima stringere tra le braccia il fratellino di David. “Sì, che cosa pensi che dovremmo fare?” fece eco un altro. Spike aspettò un attimo che la folla lo stesse guardando, poi con un sospiro disse:

“E’ semplice. Combattere.”

 

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Buffy correva nel vicolo col fiato corto per lo sforzo. La vita da cacciatrice in pensione le aveva fatto perdere una certa resistenza che in passato non le mancava. Il suo fisico non ne aveva risentito di certo, ma in quelle circostanze la bionda rimpiangeva di non aver continuato gli allenamenti con la stessa frequenza che Giles le aveva consigliato. Dannata Kennedy. Dannata lei. Ma possibile che dovesse sempre essere così stupida? All’improvviso due mani forti l’afferrarono per le spalle, facendola cadere in avanti.

“Ecco, ci mancava giusto questo!” bofonchiò mentre con un calcio secco faceva cadere il vampiro che l’aveva attaccata gambe all’aria e gli si piazzava sopra, pronta a colpirlo con il suo paletto.

“Dev’essere destino che io e te ci dobbiamo sempre incontrare così…”

“Angel?!”

Buffy fermò l’arma a mezz’aria, incapace di dire una sola parola. Gentilmente, l’uomo la prese per le spalle spostandola e si alzò da terra. “Che ci facevi in giro a quest’ora di notte, Buffy?”

La bionda lo guardò, per poi scoppiare a ridere.

“Non ti sembra che il tuo spirito di protezione sia leggermente fuori luogo?”chiese.

L’occhiata del ragazzo le fece cambiare immediatamente tono.

“Angel, sono vissuta per 5 anni sulla bocca dell’inferno, senza di te e senza l’appoggio di tutte le cacciatrici che ci sono adesso, senza contare che di demoni ormai non se ne vede più neanche l’ombra. Insomma, persino Down va in giro da sola di notte ormai. Non penso che dovresti preoccuparti per me. Anche perché…”

Angel la guardò, esortandola a continuare.

“E’ solo che… insomma se un vampiro volesse attaccare qualcuno non credo…”

“Che sceglierebbe di attaccare una cacciatrice quando potrebbe attaccare un semplice umano. È questo che intendevi, vero Buffy?”

La bionda abbassò la testa. Si era dimenticata di quanto fosse difficile comunicare con Angel. Lui arrivava sempre al punto in queste cose.

“Dove stavi andando, Buffy?” chiese il ragazzo, di nuovo.

Buffy sospirò. “Ecco, la domanda da 100 milioni di dollari”

“Ti prego… Buffy…” riprese il moro, prendendole delicatamente le mani “Non sono uno stupido e ti conosco abbastanza bene da sapere che non te ne vai in giro di corsa di notte se non sta accadendo qualcosa di serio. Voglio solo sapere se posso aiutarti…”

“Angel… io…. Kennedy….” cominciò la bionda

“Avete trovato un modo per liberare Willow?” “No” rispose Buffy abbassando la testa. Ma perché doveva essere sempre così difficile. E soprattutto, perché diavolo i ragazzi che le piacevano erano così fermamente convinti che lei avesse altro per la testa? “Comunque abbiamo una pista… In realtà ero uscita per cercare te” sputò fuori quindi, senza interrogarsi sulle conseguenze.

“Me?” chiese infatti il ragazzo, esterrefatto. Poi, abbassando la testa “Buffy… io… credevo che avessimo chiarito…”

Per tutta risposta la ragazza infilò la mano in una tasca e porse al moro un squadernino, dal quale sbucavano alcuni fogli che i due conoscevano anche troppo bene.

“Ma… io…” balbettò il ragazzo.

“Non li voglio, Angel.” disse la bionda risoluta. “Abbiamo una pista ed è tutto quello che ci serve, non ci è mai servito altro. Questi fogli hanno già fatto abbastanza danni.”

“Buffy.. io non capisco…” ma non fece in tempo a finire la frase che le labbra calde di Buffy si premettero contro le sue, cogliendolo di sorpresa. Angel rimase spiazzato per un secondo, lasciando che il suo cervello metabolizzasse la grandezza di quello che stava accadendo.

E poi afferrò la bionda per le spalle, ricambiando il bacio.

“Cosa significa questo, Buffy?” chiese Angel, ansimando quando le loro labbra finalmente si staccarono. “Solo quello che hai visto.” rispose Buffy “Non mi importa cosa tu abbia letto sopra quei fogli. Non m’importa cosa io avrei potuto leggerci. È stato un periodo duro per entrambi e non mi pento del tutto di quello che ho fatto, ma adesso è tutto diverso…” Angel abbassò lo sguardo “Non è cambiato niente.” La ragazza prese ancora il suo volto tra le mani, aderendo al suo corpo “E’ cambiato tutto invece…” “Cosa, Buffy?” “Tu” rispose la bionda, prima di premere le labbra contro le sue, in un altro bacio mozzafiato “Tu sei qui…” disse di nuovo, quando la mancanza d’aria si fece sentire, per entrambi “Spike potrebbe tornare…” tentò flebilmente di farle notare Angel “Spike capirà…” il ragazzo scosse la testa “Buffy… ho visto quello che è successo tra voi. Lui si è ripreso un’anima per stare con te e poi è morto indossando il medaglione che io avrei dovuto usare. Credi che questo non cambi nulla?” “Non sto dicendo questo infatti.” Buffy lo guardava negli occhi, adesso. No, piccola correzione, non lo guardava. Lo penetrava. Penetrava dentro il suo corpo, dentro la sua testa, dentro la sua anima. “Dico solo che amo te. E che questo non cambierà mai, qualunque cosa succeda. Spike è stato una parte importante della mia vita. E mi ha aiutato molto, quando tu non c’eri. Ma adesso sei tornato. E Kennedy aveva ragione: non m’importa di quello che la gente dice o di quanto dovrò lottare per riaverti. Io tenterò ogni giorno, ogni istante di farti capire che voglio stare con te. E prima o poi ci riuscirò.” “Riuscirai a fare cosa?” la stuzzicò Angel, incredulo davanti a tanta determinazione “A convincerti che ti amo. Dovesse essere l’ultima cosa che faccio.” Il ragazzo sorrise a quella dichiarazione così aperta ed avvicinò la mano al viso della ragazza che lo guardava… oddio.. lo guardava come avrebbe sempre voluto essere guardato da una donna.

“Rimani con me…” sussurrò Buffy con un sorriso “Ti prego…”

Angel ricambiò. “Vuoi davvero che rimanga?” chiese “Non ti libererai di me tanto facilmente…”

Per tutta risposta Buffy lo baciò di nuovo, allacciandogli le braccia dietro la schiena e attirandolo a sè.

“Lo voglio, Angel. Lo voglio con tutta me stessa.”

 

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“Combattere?!”

Il brusio che aveva accompagnato le sue parole dal momento in cui David lo aveva presentato fino alla sfuriata contro Buffy era improvvisamente svanito. Sembrava di avere messo improvvisamente la testa dentro un catino colmo d’acqua. Spike si guardò intorno. Anche David lo guardava sconvolto. Combattere… Spike evidentemente non capiva. Tra loro c’erano donne, bambini, anziani. Se si erano rifugiati lì era proprio per riuscire a sfuggire alle cacciatrici e ai loro stessi simili che stavano là fuori, che senso aveva adesso dire a tutti quanti di combattere?

Il biondo sospirò, avvicinandosi ad una ragazzina che lo guardava allibita.

“Ascoltatemi.” disse “Lo so che siete spaventati e che vi siete rifugiati qui solo per sfuggire ad un destino che non sentite ancora come vostro. Avete paura. Ed è normale. Ma dovete fidarvi di me e farvi forza.” Afferrò con delicatezza la mano della ragazzina e la portò pericolosamente vicino alle labbra “C’è più forza dentro ognuno di voi che in tutte quelle cacciatrici là fuori. Persino dentro la stessa Buffy…”

“Se tu dici che possiamo combatterle, io ci sto.” David guardava apertamente il mezzo-demone. “Ma mia madre e mio fratello resteranno a casa”

Spike sospirò. “Questo purtroppo non è possibile.” disse. David lo guardò con aria di sfida, opponendoglisi apertamente “Se dici che siamo così forti qual è il problema?”

Il biondo avanzò. Una dose di ghiaccio nello sguardo e una di fuoco in fondo al cuore.

“Se voi lasciate qui le vostre famiglie diventerete deboli. Buffy deve credere che ognuno di voi si batterà, che ognuno di voi non abbia più niente da perdere.” “E perché di grazia?” “Perché…” Spike deglutì, sembrava che facesse fatica a parlare. “Diventereste deboli. Avreste un punto debole e questo non è… giusto” “Tutto bene?” David si avvicinò al vampiro, reggendolo per un braccio. il biondo si scostò con uno strattone “Lasciami stare, sto bene.” disse, con una voce che diceva il contrario. Poi, rivolto alla folla “Ascoltatemi!” disse “Non ho molto tempo per cui aprite bene le orecchie perché non ve lo ripeterò. Le cose importanti? Combattere. Tutti. Fino alla fine. Vi state chiedendo se quella notte siete stati trasformati in mostri? La risposta è sì. Quindi comportatevi da tali e combattete senza pietà. Restate uniti… fino a che non ve lo dirò io… e ci salveremo…”  Maledizione. Almeno lo stavano ascoltando. Spike sospirò. Ancora uno sforzo, un’ultima informazione… “Sapete perché i Senior Patners hanno cercato la cacciatrice?” chiese. La folla rimase zitta ad ascoltare “Perché hanno paura di voi.”

L’ultima frase cadde nel vuoto. Il vampiro si voltò verso David, anche lui lo guardava con gli occhi sgranati. “Buffo eh? Forze sovrannaturali, esseri capaci di cose che nemmeno possiamo immaginare, spiriti allo stato puro… che hanno paura di voi.” Un brusio sommesso iniziò a scorrere tra la folla. Poi le voci iniziarono a vorticare dentro la testa del biondo.

“Amico, che cosa posso fare?” Nemmeno si era accorto di aver appoggiato le mani sulle ginocchia. David lo guardava preoccupato “Sono loro. Non vogliono che vi dica il resto… invadere la mia testa sembra essere diventato lo sport nazionale negli ultimi tempi…” “Che cosa posso fare?” ripetè, non c’era bisogno di chiedere a chi il vampiro si riferisse. Spike lo guardò “Tu niente pivello” sorrise “Io. Avrei dovuto portarvi da Buffy senza fiatare, in modo che potessero sterminarvi tutti…”

Il brusio tacque. Un ragazzo si era alzato tra la folla, stringendo un pugnale in mano. Negli occhi, due lampi azzurri come una tempesta. Spike alzò lo sguardo, accennando ad un sorriso.

“Allora perché non l’hai fatto?” chiese, ben sapendo che sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Spike lo fissò un attimo. Tipico. Lo stava mettendo alla prova. E lui non poteva rischiare di fallire, di perdere. Non ora. Non con questa posta in palio. Stava dicendo a tutti di giocare il tutto per tutto. Evidentemente, c’era qualcuno a cui serviva un esempio.

“Nell’universo l’equilibrio è retto dal potere.” spiegò “Chi ha potere comanda. Chi non cel’ha.. beh… Buffy ha distrutto il suo potere creando milioni di cacciatrici ed i Soci Anziani hanno fatto di tutto per ammazzarla, Angel ha distrutto la W&H e l’hanno ammazzato. Uomini, demoni, creature spirituali… fin dalla notte dei tempi si sono sempre divise il potere e quelli che non ne avevano, semplicemente soccombevano. Ma c’è una cosa che ha sempre spaventato chiunque abbia avuto il potere: imbattersi in qualcuno che avesse più potere di lui. Qualcuno a cui non era possibile imporsi. Qualcuno che sarebbe sempre stato al di sopra delle parti. Qualcuno al quale nessuno poteva dire niente. E indovinate un po’? Quel qualcuno siete voi.”

Un silenzio innaturale cadde nella sala. Non si sentiva un fiato, né il volare di una mosca. David aveva gli occhi fissi sul biondo, come molti ormai tra la folla. Gli altri tenevano gli occhi bassi, persi tra mille pensieri.

“Non siete immortali” disse, dopo un tempo che pareva un’eternità “Questo lo so. Ma siete completamente liberi. Non siete sottomessi né all’uomo né al demone. Non avete un’anima scomoda che vi da il rimorso, né una insana sete di violenza che vi spinge a fare cose terribili. Siete… padroni delle vostre vite e siete i soli, su questa terra, che gli esseri superiori non possono controllare.”

“Perché?” stavolta era stata una donna a parlare. Ma fu sempre un uomo a risponderle. Un ragazzo, con il volto di mille battaglie e l’acciaio nella voce.

“Perché siete ibridi. Come me. E non esiste demone o entità superiore che abbia il controllo di un essere che sta al di fuori delle parti.” Spike alzò lo sguardo verso il ragazzo che aveva parlato, senza bisogno in realtà di vederlo per riconoscerlo ed ammirarlo, mentre continuava “Questo era il mio destino. Questo è il vostro destino. E se gli Esseri superiori vogliono mandarci addosso la cacciatrice o l’inferno intero che ci provino pure. Noi siamo un esercito. E, come tale, combatteremo. E li distruggeremo.”

Un urlo convinto si alzò dalla folla, accompagnando le ultime parole del ragazzo. Solo Spike non esultò, la mano alzata o il coltello stretto nel pugno come tutti quelli che stavano nella stanza. Non ne aveva bisogno. Si limitò ad ascoltare e poi ad alzare rapidamente il mento in cenno di saluto, certo che quel diavolo con gli occhi azzurri lo avrebbe sentito anche in capo al mondo.

“Ciao Connor, è bello rivederti.” disse, poi prima che le tenebre lo accogliessero chiese “Come sta il bambino?” ma non riuscì a sentire la risposta, solo le sue ginocchia sbattere violentemente contro il pavimento.

 

 

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La casa era deserta. I fogli si ammonticchiavano sul tavolo.

“Niente, niente e ancora niente!” Xander gettò le carte sul tavolo, esasperato. Kennedy gli appoggiò una mano sulla spalla, con fare consolatorio.

“Stiamo sbagliando tutto!”

“Lo dici da tre giorni ormai”

“Se avessimo ancora il ragazzo…”

“Ma non c’è.” Giles lo fissò con aria di rimprovero, chiudendo un po’ troppo forte un libro. “So benissimo che cosa pensi, Xander, ma questo non ci aiuta a risolvere la situazione.”

Down aveva abbassato lo sguardo. Se solo fosse stata meno stupida e lo avesse trattato come una persona anziché come un mostro… Un fenomeno da baraccone, ecco come si doveva essere sentito. E pensare che lei era andata da lui proprio per evitare questo: che la trattassero come un’aliena. Come qualcosa che non avrebbe dovuto esistere.

“Down…”  Buffy le aveva preso la mano, in punta di dita. “Li tireremo fuori di lì, sta tranquilla…”

“E poi?” la ragazzina guardò la sorella, disarmata. “Ti sei dimenticata che cosa dicono le filastrocche?  tre, due, uno / non si salverà più nessuno! L’ultima volta che abbiamo combattuto contro un dio, tu sei morta!”

“Non dobbiamo combattere contro nessun dio, Down” disse Angel, guadagnandosi un’occhiata acida dalla piccola di casa “Già… solo contro esseri praticamente indistruttibili che nessuno sa bene come uccidere e dei quali anche gli esseri superiori hanno paura! No, davvero niente di cui preoccuparsi!”

“Down ha ragione.” Sulla soglia, splendida nel suo nuovo vestito rosso attillato, stava Anya. Xander si spostò leggermente per farle posto, ma lei rimase in piedi. Una mano appoggiata allo stipite della porta. Giles si voltò verso di lei, una delle filastrocche dell’armadietto di Tracy ancora stretta in mano. “Anya… capisco che tu sia preoccupata, ma non credo” cominciò a dire, ma il demone lo interruppe. “No, signor Giles, lei non capisce.” Xander fece per aprire bocca ma lei lo bloccò “Io li ho visti.” disse. Un fulmine a ciel sereno. La bionda fece un passo avanti, sicura di aver catturato l’attenzione “Sono loro che mi hanno ridato i poteri e sono loro che potrebbero riprenderseli tutti o che potrebbero scatenarci addosso una pioggia di fuoco da un momento all’altro se non facciamo quello che hanno chiesto.” “Anya… non possiamo…” cercò di intervenire Xander, ma lei lo bloccò di nuovo. “Non ho paura di morire.” disse. “Né ho voglia che la razza umana sparisca solo perché commettiamo uno stupido errore. Dico solo che Willow, Andrew e Faith sapevano bene quello che stavano facendo quando hanno deciso di scendere a patti con Reck e che forse, dovremmo smetterla di chiederci di continuo come salvare capra e cavoli ed accettare la realtà” “Io non lascerò che David muoia.” Le parole di Down caddero come un macigno nella stanza. Buffy le fu subito a fianco. “Sono la cacciatrice.” disse infatti “Se vogliono un serial killer perché non hanno assoldato un branco di vampiri?” Anya scosse le spalle “E allora perché non un’altra delle mille che hai attivato? Mi sembra ovvio: tu sei quella che ha chiuso la Bocca dell’Inferno! Che ha dato il via a tutta questa epidemia. Tu, sei quella che loro vogliono per rimettere a posto le cose. Tu e nessun altro.” “Io non li ucciderò Anya.” La bionda sbuffò “E quindi cosa facciamo? Lasciamo che questi mutanti si diffondano sulla faccia della terra finché uno di loro non arriverà a casa nostra per morderci tutti e a quel punto i Senior Patners chiameranno qualcun altro e, visto che questo non si farà tutti i nostri scrupoli, verremo uccisi come bestie. È questo che suggerisci?!” “Calmati Anya…” “No che non mi calmo!”

CRASH!

Presa dalla foga del momento, Anya aveva girato su sé stessa, urtando con la manica uno strano barattolino color porpora che cadde a terra frantumandosi in mille pezzi. Prima però che qualcuno potesse anche solo alzarsi per prendere una scopa e pulire i cocci, Kennedy aveva indicato il pavimento e Buffy, pronta, si era avvicinata con l’ascia in mano.

Una strana scritta era apparsa sul pavimento imbrattato di polvere viola.

 

 

Improvvisamente una gran nuvola della stessa polvere si alzò dal pavimento avvolgendo tutti quelli che si trovavano nella stanza.

 

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La stanza gli appariva annebbiata, leggermente più chiara dell’ultima volta. Una fitta nebbia lattiginosa si stava diradando intorno ai suoi occhi e un intenso profumo di arrosto sembrava giungere dalla stanza a fianco.

“Pensavo che avresti dormito tutto il giorno…”

Spike voltò la testa, per riconoscere negli occhi azzurri come il cielo che lo fissavano il volto del ragazzo che più di tutti aveva voglia di vedere in quel momento.

“Connor… che ci fai tu qui?”

Il ragazzo sorrise con disappunto “Mi deludi Spike, stavi proprio tenendo un discorso ispirato quando hai deciso di lanciare tutto il tuo fascino alle ortiche e cadere a terra come una pera cotta.”

La reazione non fu quella che si aspettava. Spike si alzò di scatto, sbattendo un pugno sul letto. “Maledizione!” gridò. Era troppo. In un momento Connor gli fu in parte. “Che succede? C’è qualcosa che posso fare?” Il biondo scosse la testa con rabbia e cominciò a cercare con lo sguardo qualcosa sulla quale potersi sfogare, prendendosela con una pila di libri “Non mi lasciano più nemmeno parlare. Non sono più libero di pensare. Non posso più fare niente!” Connor si avvicinò di un passo, cercando un contatto “Di chi stai parlando?” Spike era al limite della sopportazione. Si voltò come una furia. Anche se il ragazzo non l’aveva mai incontrato, era certo che quello fosse lo sguardo di William il Sanguinario. “Tu… tu… tu non sai…” disse. Evidentemente faceva fatica ad esprimersi. Era come se qualcosa lo bloccasse. Si scagliò verso i muro, urlando. Una mattonella cedette contro le nocche, frantumandosi. Il ragazzo fu rapido a chiudere la porta, prima che corresse nella stanza chiunque nel raggio di 50 chilometri.

“Non posso parlare, Connor! Non posso parlare!” urlò. Il ragazzo si avvicinò con calma, una mano protesa in avanti, sul suo avambraccio. “Adesso calmati…” disse. Aveva la stessa espressione penetrante di Angel. Gli stessi penetranti, il sorriso ammaliatore di Darla. “Così non risolveremo niente.” Spike abbassò la testa. Aveva ragione. Aveva una maledetta voglia di sfogarsi, ma aveva ragione… “Siediti…” ubbidì. “Hai parlato con le tre Grazie, non è vero?” il biondo rialzò stupito la testa. “E tu come lo sai?” chiese. Connor alzò le spalle. “Sono preposte ai Segreti dei Potenti. Sono loro che ti hanno contattato?”

Spike annuì. “Hanno chiamato anche me.” l’espressione del biondo non poteva essere più scioccata. “Che vuoi che ti dica… evidentemente rientro nella famiglia. Comunque tutto quello che mi hanno detto è che Willow, Andrew e Faith sono stati presi in ostaggio e che tu saresti arrivato. Ma mi hanno anche avvertito che da quando ti avrei visto le cose sarebbero drasticamente cambiate.”

“Hanno già iniziato a cambiare dannazione!” “Già…” il tono di Connor non lasciava spazio a repliche. Ora che tutti sapevano, i Senior Patners non avrebbero aspettato altro tempo. Buffy avrebbe dovuto decidere cosa fare, e in fretta. Quanto a lui, avrebbe dovuto agire di conseguenza.

“Ascolta, Connor. Ci deve essere un altro modo…”

Il ragazzo abbassò la testa. “Certo che c’è…” disse “Uccidere il bambino.” Spike lo guardò sconvolto “E questo come dovrebbe aiutarci a risolvere la situazione?” “Non ci aiuterà.” disse infatti il ragazzo. Ma aiuterà Buffy a fare quello che deve fare…” “Connor, non stai dicendo che…” “Sto solo dicendo che a Quor-Thot ho imparato che a volte bisogna saper mettere da parte i propri desideri” “Ma non uccidere come un demone qualsiasi cosa per garantirsi la salvezza.” Esclamò il vampiro “Ti rendi conto che anche tu sei praticamente uno di loro? La sola ragione per cui è la mia testa a scoppiare e non la tua è che i Signori che regolano queste dannatissime dimensioni non hanno potere sui miracoli e quindi hanno dovuto chiamare me ed Angel e aaaahhhhhhhh!”

“Cosa sta succedendo?!”

David era entrato nella stanza di corsa, afferrando una spugna da una bacinella d’acqua lì a fianco.

“Se metto le mani su chi gli sta facendo tutto questo!” “Ma non puoi.” esclamò Connor, colpendolo come un fulmine a ciel sereno “E’ tutto scritto. Nessuno di noi può.”

“Parli come se ne sapessi molto più di quello che dici, Connor…”

“Lascialo stare…” la mano del vampiro bloccò David, poco prima vomitasse addosso al ragazzo tutto quello che pensava, lasciando che si allontanasse indenne. “Lo prenderei a calci io stesso se ne avessi la forza, ma dobbiamo concentrarci su cose più importanti…” sussurrò.

David annuì. Era ovvio ormai che Spike sapeva qualcosa che poteva realmente fare la differenza e che qualcuno lassù aveva la ferrea intenzione di impedirgli di parlare e, a giudicare dall’aspetto che aveva il vampiro, non si sarebbe fatto molti scrupoli nemmeno ad ammazzarlo per impedirgli di rivelare ciò che sapeva.

 

Scelta 2

 

 

Buffy uscì in giardino. La testa le girava, non capiva più nulla. Senza nemmeno che se ne rendesse conto la sua mano corse alla tasca dei jeans dove teneva, stropicciati all’inverosimile, i fogli che Angel le aveva dato. Estraendoli, si chiese per l’ennesima volta se quella fosse davvero la cosa giusta da fare, ma subito le vennero in mente le parole di Kennedy

 “Andare contro tutti, seguire solo quello che senti, innamorarsi di una persona a tal punto che non ti interessa più di quello che dice la gente… No, hai ragione non posso capirti…”

Già… e arrivati a questo punto, che senso avrebbe avuto tirarsi indietro?

Srotolò i fogli davanti al volto, respirando piano. Improvvisamente, il discorso dei biscotti poco cotti le tornò alla mente. Cielo, che metafora stupida che aveva scelto. Ma lei non era mai stata brava in questo genere di cose. Parlare. Soprattutto di discorsi privati. Soprattutto se questo significava dire quello che gli altri non volevano sentirsi dire…

I fogli la guardavano immacolati, davanti a lei. Tremando Buffy iniziò a tracciare alcuni segni sulla superficie biancastra. Inutile. Prese un profondo respiro. Non avrebbe mai risolto niente così. Decisa Buffy, decisa. Sai che cosa vuoi, devi solo cercare di ottenerlo. Ecco… così…. Finalmente, con il cuore che batteva a mille come se da questo fosse dipesa la sua vita, scrisse col dito un nome, anzi un nomignolo, che aveva finito per diventare il centro della sua vita. E, come sempre, come per magia, le pagine bianche di fronte ai suoi occhi si riempirono di una calligrafia sottilissima e a mala pena leggibile. La stessa che aveva letto Angel. La stessa che ora le stava donando un futuro.

“Buffy? Sei là fuori? Vieni dentro per favore, Giles ha detto di aver trovato delle novità riguardo a Willow!”

Maledizione!

“Arrivo Down!”

Scorse rapidamente i fogli, fino ad arrivare in fondo. Fino a scorgere con lo sguardo l’informazione che stava cercando. E poi entrò. Sospirando. Non poteva lasciare da sola la sua migliore amica, non dopo quello che aveva fatto. E poi, visto che il suo ritorno sembrava essere strettamente legato all’avvenire della persona che stava cercando, tanto valeva ascoltare quello cha aveva da dirle Giles. Poi sarebbe uscita. E da brava cacciatrice sarebbe andata a cercarlo. Fino in capo al mondo, se necessario.

 

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“Connor, aspetta!”

La voce di Angel risuonò ancora una volta nel vicolo. Il ragazzo si voltò un istante, giusto il tempo per guardarlo un’ultima volta. E poi se ne andò. Angel rimase pietrificato, mentre guardava suo figlio allontanarsi. Ancora. Con gli occhi ancora rossi per le lacrime che non avrebbe mai ammesso di aver versato ed il cuore ancora stretto in una morsa, nel sapere che quella poteva essere l’ultima volta nella sua vita che vedeva suo padre.

“Se vuoi rivederlo, credi che potresti cercare dove stanno organizzando la resistenza. Oppure aspettare la battaglia, non ci vorrà molto perché i Senior Patners decidano di starvi col fiato sul collo, soprattutto se consideri che sono ancora parecchio arrabbiati per lo scherzetto che gli avete giocato tu e gli altri…”

Quella voce… non poteva essere.

Angel si voltò, come in stato di trans.

Ed eccola…  capelli lunghi, come nei primi tempi in cui l’aveva conosciuta, occhi castani e pelle abbronzata. Lo stesso sguardo che tradiva una maturità pari solo alla sua forza. Le stesse fossette sui lati della bocca che si formavano ogni qual volta gli faceva un sorriso. Le sue piccole labbra. E le braccia aperte, che lo invitavano a raggiungerla, consapevole che lui non si sarebbe mai tirato indietro.

“Vieni qui, campione…” disse. Ed Angel si arrese a quell’ordine.

Abbracciandola. Forte. Tremando, per la paura che non fosse vera. E staccandosi un istante, solo un istante. Per guardarla. Dritta negli occhi. E poi riprendere ad abbracciarla, quasi che quel contatto fosse l’unica cosa che la teneva ancora lì. Per lui. Ancora una volta. Com’era già successo…

Ma stavolta sarebbe stato diverso.

“Dimmi che resterai…” le chiese, con un filo di voce.

E Cordelia sorrise, aspettando un istante prima di stringerlo ancora più forte e poi di alzare la testa, sfiorando la sua guancia con le labbra, quasi in una carezza.

“Direi, che ci possiamo lavorare…” disse. E le labbra dell’ex-vampiro si posarono sulle sue, lasciando che tutto quello che non si erano detti l’ultima volta che lei era tornata diventasse inutile, superfluo. Perché lei era tornata, ancora una volta. E stavolta, Angel non avrebbe permesso che se andasse… per nessuna ragione al mondo.

 

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Angel varcò la soglia di casa con passo lento. Cordelia era stata chiara: lei doveva ancora restare tra i piani alti, almeno finchè questa storia non sarebbe finita. Quando Angel aveva voluto attaccare i Senior Patners lei aveva scelto di rinunciare alla sua vita pur di rivederlo un’ultima volta e di indicare a tutti loro la strada da percorrere. Angel aveva ribattuto che gli dispiaceva, che non aveva interpretato bene il messaggio, ma Cordelia… la sua Cordelia… gli aveva detto con un sorriso che tutto quello che si doveva fare era stato fatto. Che la partita non era conclusa. Che lui non aveva sbagliato niente e che non era stato, quella notte, il solo ad avere delle indicazioni su come si sarebbe dovuto muovere in futuro.

Con la consapevolezza che non tutto era perduto Angel si diresse verso la porta d’ingresso. Buffy non lo degnò nemmeno di uno sguardo quando entrò in cucina.

“Evidentemente qualcuno ha cambiato idea…” Angel non rispose. “Benissimo. Io esco di pattuglia, se te lo stessi chiedendo gli altri sono si là a fare ricerche, visto che hai cambiato idea perchè non li aiuti?”

“Non farci caso, le passerà. Le passa sempre prima o poi” disse Down entrando e prendendo il posto della sorella a fianco dell’ampia isola dove facevano colazione. “Il fatto è che mi piacerebbe che non ce l’avesse con me per tanto…” “Beh, l’hai fatta davvero arrabbiare con i fogli e tutto il resto…” Angel guardò la ragazzina esterrefatto “Ti ha raccontato dei fogli?!” chiese. Down sorrise “Solo l’indispensabile. Ehi, sono sua sorella. In ogni caso Buffy aveva ragione: di là stiamo facendo ricerche dalle 6, una mano ci farebbe comodo”. E uscì, lasciando Angel da solo con la tazza di cereali.

 

 

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Panico da palcoscenico.

Non l’aveva mai provato, ma era sicuro che era proprio così che si sentiva.

Occhi che lo guardavano, mani che si sfioravano, mute suppliche mai pronunciate, destini che pendevano dalle sue labbra. Perché era ovvio che tutte quelle persone non erano lì né per tirarsi indietro, né per chiudere gli occhi di fronte a quello che stava accadendo. Erano lì per trovare il loro posto nello schema. Per credere di avere ancora uno scopo. Si sentivano mostri, ed erano lì per dimostrare che non lo erano… ma chissà quanti altri ce n’erano in giro che non avevano nessuno di queste nobili intenzioni e allora ecco il piano dei Senior Partners: ucciderli, ucciderli tutti. Prima che qualcuno diventasse una minaccia, prima che decidessero di ribellarsi. Prima che si accorgessero di essere inarrestabili, completamente fuori dagli schemi. E, per fare questo, avevano chiesto aiuto a Buffy. Una cacciatrice. L’unica che sia mai stata in grado di chiudere una bocca dell’inferno. Scontato. Dannatamente prevedibile. E come arma di ricatto avevano usato loro. Lui, Angel ed Anya. Semplice merce di scambio, da rispedire all’inferno una volta che tutto fosse stato concluso. Perché se Buffy non uccideva ogni singolo ibrido che infestava quel dannato pianeta, allora Willow, Faith ed Andrew non sarebbero mai più tornati e se invece rifiutava di combattere, allora… Spike si bloccò. Pensare cosa sarebbe successo a lui, Angel ed Anya se per caso Buffy si fosse rifiutata di uccidere anche solo uno dei membri della nuova razza era… inutile e dannoso. Soprattutto considerato che ne avevano già avuto un piccolo assaggio a Pleya… e non gli era piaciuto. Maledizione. Odiava essere usato! Soprattutto per un vile e semplice ricatto! Uccidi chi ti dico io, altrimenti vedrai che cosa combino a coloro che ti stanno più a cuore! … E in effetti, avevano scelto giusto i due vampiri per i quali la cacciatrice avesse ammesso di provare qualcosa, nonché la fidanzata del suo migliore amico. Dall’altra parte, invece, la Rossa, Faith e l’imbranato. Ancora non capiva come potesse entrare Andrew in tutto questo… Ma la folla lo guardava, aspettando. E Spike, a questo punto non poteva più tirarsi indietro. Sperava solo che non fosse una mossa troppo azzardata…

 “I Senior Patners hanno contattato la cacciatrice.” disse. Un brusio sommesso iniziò ad alzarsi in mezzo alla sala, prima tra le donne, poi anche tra gli uomini. Per diventare assordante.

Infine, uno di loro prese la parola.“Stai parlando di Kennedy Hopes?” chiese “A quanto pare non è molto forte, potremmo sfuggirle, magari cambiare nascondiglio…” Spike abbassò la testa. Già, nella sua mente la cacciatrice era sempre stata solo una. Stupenda, piccola e bionda. “Sto parlando di Buffy Summers.” disse, e una morsa dolorosa gli si strinse attorno petto. “E credetemi quando vi dico che da lei non si scappa.”  Lui lo sapeva meglio di chiunque altro.

Ancora brusio. E ancora un uomo che prendeva la parola.

“Io sono stato al liceo con Buffy Summers. Sono un suo vecchio compagno, le parlerò io possiamo stare tranquilli…”

“Io *non* sono qui per dirvi che potete stare tranquilli. Nessuno di voi è al sicuro ormai. Non più.”

L’uomo si bloccò, squadrandolo “Allora perché non ci vai tu a parlarci con Buffy Summers?” “Non è possibile” La folla scoppiò e Spike dovette chiudere la mente a quello che stava sentendo, altrimenti si sarebbe convinto che nemmeno uno di loro valeva il rischio che stava correndo per salvarli. “Certo!” gridò qualcuno più forte degli altri “Sicuramente ha paura di parlarci, visto che c’è andato a letto!” “Tom, modera i termini per favore” “No, ha ragione!” “Cosa ci fa lui qui?” “Dovresti parlare con Buffy” “Ne va delle nostre vite!” “Non hai le palle per farlo!”

“Ehi!” Non appena David intervenne alzando le mani tutti si bloccarono. “Non mi sembra il caso di esagerare! Buffy sa perfettamente che Spike è tornato.” Al suo fianco, il cuore del ragazzo biondo perse un battito, al ricordo di quello che si era lasciato dietro le spalle “Che sono tornati. Ma adesso il punto non è come o chi dovrebbe contattarla.” “Quello che vi sto dicendo” riprese la parola Spike “E’ che i Soci Anziani hanno fatto un patto con la cacciatrice e che se non vi ucciderà tutti ne andrà di mezzo la vita dei suoi amici. Secondo voi, cosa risponderà a questo?” Il vociare che si era alzato prima divenne praticamente assordante.

“Che cosa possiamo fare?!” chiese ad un tratto una donna, la stessa donna che aveva visto prima stringere tra le braccia il fratellino di David. “Sì, che cosa pensi che dovremmo fare?” fece eco un altro. Spike aspettò un attimo che la folla lo stesse guardando, poi con un sospiro disse:

“E’ semplice. Combattere.”

 

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La casa era deserta. I fogli si ammonticchiavano sul tavolo.

“Niente, niente e ancora niente!” Xander gettò le carte sul tavolo, esasperato. Kennedy gli appoggiò una mano sulla spalla, con fare consolatorio.

“Stiamo sbagliando tutto!”

“Lo dici da tre giorni ormai”

“Se avessimo ancora il ragazzo…”

“Ma non c’è.” Giles lo fissò con aria di rimprovero, chiudendo un po’ troppo forte un libro. “So benissimo che cosa pensi, Xander, ma questo non ci aiuta a risolvere la situazione.”

Buffy entrò nella stanza in quel momento. “Volevate parlarmi?” chiese, prendendo posto accanto alla sorella. Giles si strofinò gli occhiali con calma, prima di prendere la parola. “Sì, riguarda Willow” disse “Penso… penso che sia Willow stessa che ci stia impedendo di contattarla…”

“COME?!”

I volti dei ragazzi, ma soprattutto quello di Kennedy, erano a dir poco sconvolti. Giles si pulì le lenti ancora una volta, prima di inforcarli con un lento e fluido movimento della mano. La sala era piombata nel silenzio. L’osservatore rimase ancora per un attimo a testa bassa, aspettando gli effetti che quella bomba aveva causato, poi, quando il brusio aveva raggiunto un tono tale da poter essere definito isteria collettiva, disse: “Non credo che Willow abbia torto a non voler tornare. Altra bomba. Kennedy si alzò in piedi, sbattendo una mano contro il tavolo, esterrefatta.

“Certo. Tanto non è lei che rischia la vita, giusto?! Willow è la mia ragazza e io andrò a riprendermela, anche a costo di ribaltare il mondo!”

“Calma, Kennedy…” Buffy era rimasta fino a quell’istante in silenzio, aspettando che la reazione della cacciatrice arrivasse e pronta ad anticipare la mossa di Giles. Non dirle di aspettare, non dirle di lasciar perdere. Non dirle, soprattutto, che la missione viene prima di tutto.

L’osservatore infatti rimase seduto, aspettando che la situazione si calmasse, poi con colma, spiegò “Penso che Willow semplicemente non voglia tornare per lo stesso motivo per cui Spike non si è ancora fatto vedere.” Buffy si fece, se possibile, ancora più attenta “I Senior Patners hanno interpellato Buffy perché vogliono che lei sconfigga degli esseri di cui noi sappiamo poco o niente perché per loro possono anche rappresentare una minaccia…” “Vada avanti…” “In effetti noi sappiamo solo che non vogliono averli intorno e non sappiamo perché. Ma sappiamo che sono così intenzionati a sconfiggerli che hanno accettato persino di far uscire da Pleya Spike, Anya ed Angel in modo che Buffy accettasse di risolvere il problema. Temo” disse “che l’unica ragione per cui siamo ancora tutti qui è che abbiamo creato una situazione di stallo in cui Buffy non si è ancora decisa, Spike è sparito, Willow è ancora la garanzia dei Senior Patners e la muova razza di esseri che forse dovremo combattere non si è ancora fatta viva” “Siamo… in uno stallo?” l’osservatore guardò il ragazzo “precisamente Xander. E dobbiamo pensare bene a come ci muoveremo perché ogni nostra mossa, attuale o futura pregiudicherà il corso degli eventi.”

Down abbassò lo sguardo, pensando a David. Dunque era così che stavano le cose: Buffy li avrebbe ammazzati, *lo* avrebbe ammazzato, pena non rivedere più Willow e Down sapeva quanto veloce ragionasse la mante di sua sorella quando si trovava alle strette e doveva decidere tra salvare chi amava e salvare uno sconosciuto. E non voleva che le cose andassero così. Proprio non voleva.

“Che fine faranno Angel, Spike e Anya una volta che le cose torneranno a posto?”

La domanda di Down fece sprofondare di nuovo la stanza nel silenzio. Fu Giles a parlare, ancora una volta.

“Willow, Andrew e Faith sono le garanzie che i Senior Patners hanno per riprendersi i tre demoni una volta finita la battaglia.” “Faith?!” “Sì” Giles si tolse gli occhiali passandoli nella camicia con una mano “Mi sembrava strano che nessuno avesse voluto un pegno per Anya, anche se la sua ricompensa è stata alquanto… singolare. Non mi sbagliavo. Ho chiamato a Miami, Faith è sparita giusto il giorno in cui noi abbiamo… smarrito Willow”. Down era senza parole. Xander si alzò in piedi di scatto, ma Kennedy lo trattenne. “Io penso… suppongo… che il motivo principale per cui Spike non ha voluto tornare sia di non crearsi inutili illusioni” “Anche Anya è solo un’illusione?!” “Ho paura di sì, Xander.” Il tono di Giles era glaciale. Buffy sentì i frammenti di ghiaccio penetrarle fino in fondo al petto. “I Senior Patners hanno mandato due umani e una ex-demone della vendetta perché erano convinti che questi sarebbero stati più facilmente governabili di una cacciatrice, una strega potentissima e un… beh, qualsiasi cosa abbiano pensato riguardo ad Andrew. Non mi faccio illusioni: loro hanno il controllo e loro lo useranno. Quando dico che camminiamo sul filo di un rasoio intendo proprio questo. Se vinciamo, Angel, Anya e Spike torneranno a Pleya o chissà dove. Se, al contrario, non combatteremo o perderemo, Willow morirà. E così pure tutti gli altri.”

Tre, due, uno / non si salverà più nessuno 

La filastrocca aveva ragione. Il silenzio che era calato nella stanza era agghiacciante. Da qualunque punto di vista, quella situazione avrebbe portato a dolore e perdite. Su entrambi i fronti. Down si alzò in piedi. Risoluta. Nello sguardo, Xander parve scorgere il lampo della cacciatrice che era solito vedere in Buffy.

“Io non lascerò che David muoia.” disse “Ci dev’essere un’altra soluzione!”

 

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“Combattere?!”

Il brusio che aveva accompagnato le sue parole dal momento in cui David lo aveva presentato fino alla sfuriata contro Buffy era improvvisamente svanito. Sembrava di avere messo improvvisamente la testa dentro un catino colmo d’acqua. Spike si guardò intorno. Anche David lo guardava sconvolto. Combattere… Spike evidentemente non capiva. Tra loro c’erano donne, bambini, anziani. Se si erano rifugiati lì era proprio per riuscire a sfuggire alle cacciatrici e ai loro stessi simili che stavano là fuori, che senso aveva adesso dire a tutti quanti di combattere?

Il biondo sospirò, avvicinandosi ad una ragazzina che lo guardava allibita.

“Ascoltatemi.” disse “Lo so che siete spaventati e che vi siete rifugiati qui solo per sfuggire ad un destino che non sentite ancora come vostro. Avete paura. Ed è normale. Ma dovete fidarvi di me e farvi forza.” Afferrò con delicatezza la mano della ragazzina e la portò pericolosamente vicino alle labbra “C’è più forza dentro ognuno di voi che in tutte quelle cacciatrici là fuori. Persino dentro la stessa Buffy…”

“Se tu dici che possiamo combatterle, io ci sto.” David guardava apertamente il mezzo-demone. “Ma mia madre e mio fratello resteranno a casa”

Spike sospirò. “Questo purtroppo non è possibile.” disse. David lo guardò con aria di sfida, opponendoglisi apertamente “Se dici che siamo così forti qual è il problema?”

Il biondo avanzò. Una dose di ghiaccio nello sguardo e una di fuoco in fondo al cuore.

“Se voi lasciate qui le vostre famiglie diventerete deboli. Buffy deve credere che ognuno di voi si batterà, che ognuno di voi non abbia più niente da perdere.” “E perché di grazia?” “Perché…” Spike deglutì, sembrava che facesse fatica a parlare. “Diventereste deboli. Avreste un punto debole e questo non è… giusto” “Tutto bene?” David si avvicinò al vampiro, reggendolo per un braccio. Il biondo si scostò con uno strattone “Lasciami stare, sto bene.” disse, con una voce che diceva il contrario. Poi, rivolto alla folla “Ascoltatemi!” disse “Non ho molto tempo per cui aprite bene le orecchie perché non ve lo ripeterò. Le cose importanti? Combattere. Tutti. Fino alla fine. Vi state chiedendo se quella notte siete stati trasformati in mostri? La risposta è sì. Quindi comportatevi da mostri e combattete senza pietà. Restate uniti… fino a che non ve lo dirò io… e ci salveremo…”  Maledizione. Almeno lo stavano ascoltando. Spike sospirò. Ancora uno sforzo, un’ultima informazione… “Sapete perché i Senior Patners hanno cercato la cacciatrice?” chiese. La folla rimase zitta ad ascoltare “Perché hanno paura di voi.”

L’ultima frase cadde nel vuoto. Il vampiro si voltò verso David, anche lui lo guardava con gli occhi sgranati. “Buffo eh? Forze sovrannaturali, esseri capaci di cose che nemmeno possiamo immaginare, spiriti allo stato puro… che hanno paura di voi.” Un brusio sommesso iniziò a scorrere tra la folla. Poi le voci iniziarono a vorticare dentro la testa dell’ex-vampiro.

“Amico, che cosa posso fare?” Nemmeno si era accorto di aver appoggiato le mani sulle ginocchia. David lo guardava preoccupato “Sono loro. Non vogliono che vi dica il resto… invadere la mia testa sembra essere diventato lo sport nazionale negli ultimi tempi…” “Che cosa posso fare?” ripeté. Non c’era bisogno di chiedere a chi il vampiro si riferisse. Spike lo guardò “Tu niente pivello” sorrise “Io. Avrei dovuto portarvi da Buffy senza fiatare, in modo che potessero sterminarvi tutti…”

Il brusio tacque. Un ragazzo si era alzato tra la folla, stringendo un pugnale in mano. Negli occhi, due lampi azzurri come una tempesta. Spike alzò lo sguardo, accennando ad un sorriso.

“Allora perché non l’hai fatto?” chiese, ben sapendo che sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Spike lo fissò un attimo. Tipico. Lo stava mettendo alla prova. E lui non poteva rischiare di fallire, di perdere. Non ora. Non con questa posta in palio. Stava dicendo a tutti di giocare il tutto per tutto. Evidentemente, c’era qualcuno a cui serviva un esempio.

“Nell’universo l’equilibrio è retto dal potere.” spiegò “Chi ha potere comanda. Chi non ce l’ha.. beh… Buffy ha distrutto il suo potere creando milioni di cacciatrici ed i Soci Anziani hanno fatto di tutto per ammazzarla, Angel ha distrutto la W&H e l’hanno ammazzato. Uomini, demoni, creature spirituali… fin dalla notte dei tempi si sono sempre divise il potere e quelli che non ne avevano, semplicemente soccombevano. Ma c’è una cosa che ha sempre spaventato chiunque abbia avuto il potere: imbattersi in qualcuno che avesse più potere di lui. Qualcuno a cui non era possibile imporsi. Qualcuno che sarebbe sempre stato al di sopra delle parti. Qualcuno al quale nessuno poteva dire niente. E indovinate un po’? Quel qualcuno siete voi.”

Un silenzio innaturale cadde nella sala. Non si sentiva un fiato, né il volare di una mosca. David aveva gli occhi fissi sul biondo, come molti ormai tra la folla. Gli altri tenevano gli occhi bassi, persi tra mille pensieri.

“Non siete immortali” disse, dopo un tempo che pareva un’eternità “Questo lo so. Ma siete completamente liberi. Non siete sottomessi né all’uomo né al demone. Non avete un’anima scomoda che vi da il rimorso, né una insana sete di violenza che vi spinge a fare cose terribili. Siete… padroni delle vostre vite e siete i soli, su questa terra, che gli esseri superiori non possono controllare.”

“Perché?” stavolta era stata una donna a parlare. Ma fu sempre un uomo a risponderle. Un ragazzo, con il volto di mille battaglie e l’acciaio nella voce.

“Perché siete ibridi. Come me. E non esiste demone o entità superiore che abbia il controllo di un essere che sta al di fuori delle parti.” Spike alzò lo sguardo verso il ragazzo che aveva parlato, senza bisogno in realtà di vederlo per riconoscerlo ed ammirarlo, mentre continuava “Questo era il mio destino. Questo è il vostro destino. E se gli Esseri superiori vogliono mandarci addosso la cacciatrice o l’inferno intero che ci provino pure. Noi siamo un esercito. E, come tale, combatteremo. E li distruggeremo.”

Un urlo convinto si alzò dalla folla, accompagnando le ultime parole del ragazzo. Solo Spike non esultò, la mano alzata o il coltello stretto nel pugno come tutti quelli che stavano nella stanza. Non ne aveva bisogno. Si limitò ad ascoltare e poi ad alzare rapidamente il mento in cenno di saluto, certo che quel diavolo con gli occhi azzurri lo avrebbe sentito anche in capo al mondo.

“Ciao Connor, è bello rivederti.” disse, poi prima che le tenebre lo accogliessero chiese “Come sta il bambino?” ma non riuscì a sentire la risposta, solo le sue ginocchia sbattere violentemente contro il pavimento.

 

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Buffy sorrise alla sorella, sfiorandole la mano per farle capire che era d’accordo “Sono la cacciatrice.” Disse infatti “Farò quel che devo come ho sempre fatto per salvare questo mondo, ma se vogliono un serial killer perché non hanno assoldato un branco di vampiri?” Anya scosse le spalle “Mi sembra ovvio:” disse “tu sei quella che ha chiuso la Bocca dell’Inferno! Che ha dato il via a tutta questa epidemia. Tu, sei quella che loro vogliono per rimettere a posto le cose. Tu e nessun altro.” “Io non li ucciderò Anya.” La bionda sbuffò “E quindi cosa facciamo? Lasciamo che questi mutanti si diffondano sulla faccia della terra finché uno di loro non arriverà a casa nostra per morderci tutti e a quel punto i Senior Patners chiameranno qualcun altro e, visto che questo non si farà tutti i nostri scrupoli, verremo uccisi come bestie. È questo che suggerisci?!” “Calmati Anya…” “No che non mi calmo!”

CRASH!

Presa dalla foga del momento, Anya aveva girato su sé stessa, urtando con la manica uno strano barattolino color porpora che cadde a terra frantumandosi in mille pezzi. Prima però che qualcuno potesse anche solo alzarsi per prendere una scopa e pulire i cocci, Kennedy aveva indicato il pavimento e Buffy, pronta, si era avvicinata con l’ascia in mano.

Una strana scritta era apparsa sul pavimento imbrattato di polvere viola.

 

 

Improvvisamente una gran nuvola della stessa polvere si alzò dal pavimento avvolgendo tutti quelli che si trovavano nella stanza.

 

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La stanza gli appariva annebbiata, leggermente più chiara dell’ultima volta. Una fitta nebbia lattiginosa si stava diradando intorno ai suoi occhi e un intenso profumo di arrosto sembrava giungere dalla stanza a fianco.

“Pensavo che avresti dormito tutto il giorno…”

Spike voltò la testa, per riconoscere negli occhi azzurri come il cielo che lo fissavano il volto del ragazzo che più di tutti aveva voglia di vedere in quel momento.

“Connor… che ci fai tu qui?”

Il ragazzo sorrise con disappunto “Mi deludi Spike, stavi proprio tenendo un discorso ispirato quando hai deciso di lanciare tutto il tuo fascino alle ortiche e cadere a terra come una pera cotta.”

La reazione non fu quella che si aspettava. Spike si alzò di scatto, sbattendo un pugno sul letto. “Maledizione!” gridò. Era troppo. In un momento Connor gli fu in parte. “Che succede? C’è qualcosa che posso fare?” Il biondo scosse la testa con rabbia e cominciò a cercare con lo sguardo qualcosa sulla quale potersi sfogare, prendendosela con una pila di libri “Non mi lasciano più nemmeno parlare. Non sono più libero di pensare. Non posso più fare niente!” Connor si avvicinò di un passo, cercando un contatto “Di chi stai parlando?” Spike era al limite della sopportazione. Si voltò come una furia. Anche se il ragazzo non l’aveva mai incontrato, era certo che quello fosse lo sguardo di William il Sanguinario. “Tu… tu… tu non sai…” disse. Evidentemente faceva fatica ad esprimersi. Era come se qualcosa lo bloccasse. Si scagliò verso i muro, urlando. Una mattonella cedette contro le nocche, frantumandosi. Il ragazzo fu rapido a chiudere la porta, prima che corresse nella stanza chiunque nel raggio di 50 chilometri.

“Non posso parlare, Connor! Non posso parlare!” urlò. Il ragazzo si avvicinò con calma, una mano protesa in avanti, sul suo avambraccio. “Adesso calmati…” disse. Aveva la stessa espressione penetrante di Angel. Gli stessi occhi azzurri di Darla. “Così non risolveremo niente.” Spike abbassò la testa. Aveva ragione. Aveva una maledetta voglia di sfogarsi, ma aveva ragione… “Siediti…” ubbidì. “Hai parlato con le tre Grazie, non è vero?” il biondo rialzò stupito la testa. “E tu come lo sai?” chiese. Connor alzò le spalle. “Sono preposte ai Segreti dei Potenti. Sono loro che ti hanno contattato?” Spike annuì. “Hanno chiamato anche me.” l’espressione del biondo non poteva essere più scioccata. “Che vuoi che ti dica… evidentemente rientro nella famiglia. Comunque tutto quello che mi hanno detto è che Willow, Andrew e Faith sono stati presi in ostaggio e che tu saresti arrivato. Ma mi hanno anche avvertito che da quando ti avrei visto le cose sarebbero drasticamente cambiate.”

“Hanno già iniziato a cambiare dannazione!” “Già…” il tono di Connor non lasciava spazio a repliche. Ora che tutti sapevano, i Senior Patners non avrebbero aspettato altro tempo. Buffy avrebbe dovuto decidere cosa fare, e in fretta. Quanto a lui, avrebbe dovuto agire di conseguenza.

“Ascolta, Connor. Ci deve essere un altro modo…”

Il ragazzo abbassò la testa. “Certo che c’è…” disse “Uccidere il bambino.” Spike lo guardò sconvolto “E questo come dovrebbe aiutarci a risolvere la situazione?” “Non ci aiuterà.” disse infatti il ragazzo. Ma aiuterà Buffy a fare quello che deve fare…” “Connor, non starai dicendo che…” “Sto solo dicendo che a Quor-Thot ho imparato che a volte bisogna saper mettere da parte i propri desideri” “Ma non uccidere come un demone qualsiasi cosa per garantirsi la salvezza.” Esclamò il vampiro “Ti rendi conto che anche tu sei praticamente uno di loro? La sola ragione per cui è la mia testa a scoppiare e non la tua è che i Signori che regolano queste dannatissime dimensioni non hanno potere sui miracoli e quindi hanno dovuto chiamare me ed Angel e aaaahhhhhhhh!”

“Cosa sta succedendo?!”

David era entrato nella stanza di corsa, afferrando una spugna da una bacinella d’acqua lì a fianco.

“Se metto le mani su chi gli sta facendo tutto questo!” “Ma non puoi.” esclamò Connor, colpendolo come un fulmine a ciel sereno “E’ tutto scritto. Nessuno di noi può.”

“Parli come se ne sapessi molto più di quello che dici, Connor…” lo accusò David. “Lascialo stare…” la mano del vampiro bloccò il ragazzo, poco prima che gli vomitasse addosso tutto quello che pensava. “Lo prenderei a calci io stesso se ne avessi la forza, ma dobbiamo concentrarci su cose più importanti…” sussurrò.

David annuì. Era ovvio ormai che Spike sapeva qualcosa che poteva realmente fare la differenza e che qualcuno lassù aveva la ferrea intenzione di impedirgli di parlare e, a giudicare dall’aspetto che aveva il vampiro, non si sarebbe fatto molti scrupoli nemmeno ad ammazzarlo per impedirgli di rivelare ciò che sapeva.

 

Episodio 15

 

Atterrare con grazia, e possibilmente non sul fondoschiena, era sicuramente una cosa che Buffy Summers, in qualità di cacciatrice, doveva mettere a punto.
Fortunatamente, guardandosi attorno, notò di non essere l’unica a cui quelle strane giravolte avevano creato, oltre alla nausea, anche un notevole mal di sedere.
Altra cosa che notò era che Down, Angel, Anya, Xander ed il signor Giles avevano tutti gli occhi fissi su qualcosa dietro le sue spalle. 
“Ok, cosa c’è dietro di me?” chiese quindi, cercando di affrontare l’ignoto con il suo solito cipiglio sicuro. 
Quello che vide non appena si voltò, la fece restare a bocca aperta.

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L’ennesima intrusione gli aveva fatto sputare sangue. David si avvicinò di nuovo con la bacinella. 
“Spike, forse è meglio che tu la smetti di fare l’eroe e ti tenga quello che sai nella tua bella testolina platinata” “Beh, non è più tanto platinata ormai…” scherzò il biondo “Ti comprerò dell’acqua ossigenata. Ma non dirmi che avevi deciso per il bianco totale!” “David…” gli occhi azzurri di Spike si fissarono in quelli del ragazzo, per un secondo “Sembri mia madre!” 
L’adolescente non riuscì a trattenere un sorriso. 
“Allora che facciamo? Iniziamo gli allenamenti subito?” chiese. Spike lo squadrò dall’alto in basso. Da quando aveva annunciato quel poco che le alte sfere gli avevano lasciato dire, la casa era diventata una specie di fortezza. Nel salone centrale alcuni falegnami avevano costruito una serie di attrezzi ginnici e nel cortile chi sapeva qualcosa di arti marziali lo insegnava di buon grado a chi lo voleva imparare. Anche una ragazza, che per un certo periodo aveva provato ad entrare nell’esercito, dava lezioni di tiro ed aveva improvvisato una sorta di poligono in una stalla un tempo usata come garage, ma si doveva fare a turni e senza pallottole non era possibile sperare di allenare molta gente. Del resto non si poteva pretendere che in pochi giorni ognuno diventasse capace di fare tutto ed ecco allora che l’organizzazione sembrava veramente quella di un esercito, con i vari reparti: il corpo a corpo, l’attacco armato, la difesa all’arma bianca, le difese sovrannaturali. Per non sapere nulla di guerra quei ragazzi si stavano dando decisamente da fare e, in ogni caso, con la forza di cui disponevano non era un’idea sciocca quella di puntare molto sullo scontro diretto invece che sulle strategie di guerra. Se uno di loro lo avesse attaccato, l’ex vampiro era sicuro che sarebbe finito al tappeto. Tremò un attimo pensando a Buffy. Se la cacciatrice non avesse alzato bandiera bianca lo scontro avrebbe potuto portare a una strage e Buffy non era esattamente il tipo da arrendersi. Ma non poteva nemmeno impedire che lo scontro avvenisse. Deviare i piani di alcuni dei signori più potenti del cosmo senza che loro sene accorgessero non era un’impresa facile. Doveva assolutamente inventarsi qualcosa… ma cosa? 
“Allora, sei dei nostri?” Spike alzò lo sguardo sul ragazzo 
“Dico, ma ti sembro nelle condizioni di iniziare gli addestramenti?” si lamentò quindi falsamente, buttando fuori il mento nella migliore delle sue espressioni corrucciate. David abbassò la testa. “Beh, prima facevi tanto il duro…” L’ex-vampiro si sentì per un attimo un idiota. In fondo, non era detto che si sarebbe davvero giunti allo scontro e non era la prima volta che qualcuno lo faceva sanguinare: c’erano stati episodi decisamente peggiori, sia con Buffy che prima , inoltre le sue emicranie gli sarebbero passate in fretta se avesse semplicemente tenuto la bocca chiusa. Ma non poteva concedersi distrazioni. Il tempo era poco, e adesso che tutte le cose che si erano messe in moto, sarebbe stato sempre di meno. Quindi tanto valeva trovare subito una scusa accettabile ed occuparsi di altro. “Sì, ma questo *prima* che qualcuno lassù decidesse di procurarmi un’emicrania coi fiocchi.” disse infatti “E poi ci sono cose più importanti che devo fare…” “Ad esempio?” chiese David che non riusciva a capire perché, con tutta la grinta che ci aveva messo l’ex-vampiro per convincerli a combattere, adesso si tirasse indietro e rifiutasse persino di allenarli. Lui era il solo a conoscere a fondo la cacciatrice, giusto? E lei era molto forte quindi perché aveva deciso di mandarli allo sbaraglio?
“Devo vedere il bambino” disse il biondo e David, abbassando il capo con un cenno di assenso. In effetti non riusciva a dargli torto. 

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Il potere.
O ce l’hai o ti ritrovi schiacciato. 
E Buffy, in quel momento, si sentiva decisamente schiacciata.
Alzò lo sguardo ancora un po’, incontrando per la seconda volta quegli occhi di un azzurro quasi inquietante. E, per la seconda volta in pochi minuti, Buffy mise a tacere il suo spirito da cacciatrice perché era evidente che in uno scontro contro quell’uomo, semplicemente non ci sarebbe stato scontro. “Chi sei?” chiese quindi, sulla difensiva. Meglio conoscere il nome del demone, anzi del vampiro che si trovava davanti, soprattutto quando vicino a lei c’era quella biblioteca ambulante che era Giles, forse avrebbe potuto sperare di coglierlo di sorpresa. Ma il demone non rispose. Seduto sulla sua sedia, una poltrona di pelle che probabilmente aveva avuto illustri proprietari, si limitò ad osservarli, uno per uno, appoggiando tranquillamente la testa su una mano. 
Poi, i suoi occhi ritornarono sulla cacciatrice. 
Buffy si trovò ad ammettere che di sguardi così ne aveva visto solo un altro in passato. E, solo in quel momento, abbassando gli occhi, si rese conto di una cosa che assolutamente non quadrava. Da quando l’aveva visto, i suoi sensi di cacciatrice avevano urlato “Vampiro! Ammazzalo!” Ma sul petto scolpito dell’uomo, seminascosta dal colletto di una camicia nera mezza aperta, si trovava una croce che non sembrava recargli alcun danno. 
“Chi sei? O meglio, che cosa sei?” chiese quindi, di nuovo, ma anche stavolta il demone non le rispose. Iniziò invece a guardarla, squadrandola. Mettendola a disagio con quegli occhi penetranti che le sembrava mettessero a nudo ogni parte del suo essere.
“Bionda, forte. Tu devi essere Buffy.” Disse infine, annuendo semplicemente con la testa “Mi meraviglio di te, non l’hai ancora capito? Eppure sento che mi pianteresti volentieri un paletto nel cuore se te ne dessi l’occasione. Ma non lo farai. Abbiamo tutti da guadagnare se ci parliamo amichevolmente.” “Non mi piacciono i giri di parole. Buffy ti ha chiesto chi sei.” Adesso anche Kennedy partecipava, decisamente in tono meno confidenziale. “E tu devi essere Kennedy” disse il demone, spostando la sua attenzione sulla cacciatrice mora. “Willow aveva ragione. Sei forte. E certamente impulsiva” La ragazza stava per rispondere a tono, ma un’occhiata perentoria di Xander le fece cambiare idea. Era ovvio che il demone non voleva fargli del male, altrimenti avrebbe aperto le ostilità già da tempo, e quindi che male poteva fare starlo ad ascoltare giusto un poco? 
“E tu devi essere Xander, l’uomo che sa vedere attraverso le cose” continuò l’essere, spostando lo sguardo verso destra. “E Giles, Anyanka, Angel… Ed infine la piccola Down. Oh, lo so che potresti portare via tutti di qui in un solo momento Chiave, ma ti prego, non farlo. E’ davvero importante che restiate e che sentiate quello che ho da dirvi. Quando avrò finito prometto che potrete andarvene tutti senza problemi, ma per ora ho bisogno che restiate.” I ragazzi annuirono, uno per uno.
“Bene” disse infine “Ho dimenticato qualcuno?” “Sì, tu.” Esclamò dopo un secondo di silenzio Buffy, richiamando nuovamente lo sguardo del demone su di sé. L’uomo allora le si parò davanti e sorrise. Un brivido che solo esseri come il Primo e pochi altri le avevano provocato le scorse lungo la schiena. 
“Hai ragione, ma il padrone di casa non dovrebbe aver bisogno di fare gli onori.”
“Buffy, lascialo stare…” disse Giles, avanzando di un passo e fissando l’uomo come se non credesse ai suoi occhi “Io credo che il cerchio si stia chiudendo. Lui è Angus.”

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Il bambino giaceva nella culla. Una casa diroccata di sera poteva essere abbastanza fresca e così alcune donne che badavano a lui l’avevano avvolto in leggere coperte di cotone bianco, tanto da farlo sembrare uno di quei bambolotti che le bimbe da piccole adorano coccolare. Tuttavia nella stanza, in quel momento, non c’era nessuno. Un uomo, forse sulla sessantina, giaceva a terra davanti alla porta. La ferita sul capo non era grave, ma data l’età era bastata per fargli perdere i sensi ed ora, accanto alla culla, l’autore di quel colpo guardava il piccolo che dormiva beato.
“Connor” la voce della donna lo fece trasalire. Si voltò. Nei suoi occhi, dopo un attimo di smarrimento, passò un lampo di puro terrore. Alta, fiera. Superba e terribile. C’era qualcosa in quegli occhi blu sempre spalancati che incuteva un timore che andava ben oltre la semplice ammirazione. Sollevò il piccolo e se lo mise tra le braccia.
“Illyria…”
“Dammi il bambino Connor.”
“Scordatelo.”
Tra le braccia del ragazzo, il bimbo aveva stretto le manine a pugno, quasi che fosse pronto anche lui a combattere. Illyria si avvicinò ancora. 
“Non m’interessa se vivi o muori, ragazzo. In realtà non m’interessa nemmeno tutta questa storia. Ma ho bisogno del bambino. E tu non ti metterai di mezzo.”
“Stai cercando di farmi ragionare?” sorrise il ragazzo, schietto “Non è da te. O forse stare per tanto tempo nel corpo di una giovane donna come Fred ti ha rammollito.”
“Non ho tempo da perdere!”
Un gesto della mano e Connor vide le sue mani vuote il piccolo, stretto tra le braccia del demone che si avvicinava alla porta.
“Non te la caverai così!” 
Illyria non lo ascoltò neppure. Continuò a camminare, lasciando la stanza con il bimbo avvolto ancora nelle coperte, e si diresse verso il corridoio. Stava giusto per raggiungere la finestra quando una mano calò sulla sua nuca, abbastanza forte da farle perdere l’equilibrio, ed il bambino venne afferrato velocemente da un altro paio di mani. Più sicure stavolta. 
“Porta il bambino lontano da qui! Presto!”esclamò il biondo, piazzandosi davanti al demone. Alle sue spalle, Connor sopraggiunse correndo e David, che teneva il bambino stretto tra le braccia, si ritrovò anche lui la strada sbarrata.
Spike fronteggiava Illyria, con fare sicuro.
“Tu?” “Chi non muore si rivede” scherzò Spike ponendosi di nuovo davanti alla ex-dea ed evitando che lo scartasse sulla sinistra. “No Blu, per oggi hai finito di giocare alla baby-sitter” per tutta risposta il demone lo guardò inclinando un poco la testa. “Credi di essere furbo? Credi che mi stia divertendo? Che me ne importi qualcosa?” disse, poi, fermandosi un secondo “Tu… puzzi di umano. È per questo che te ne sei andato? Tanto ti sei abbassato per arrivare a lei?” “Conosco già la solfa Blu” la interruppe l’ex-vampiro con fare ironico. “Ora fammi il favore di lasciarci in pace.”
“Mi fai schifo! Mi fate tutti schifo, ma non me ne andrò senza di lui!” “Andiamo, non penserai di poter entrare qui dentro e..” improvvisamente la mano del demone scattò in alto ed il tempo rallentò almeno di quattro o cinque volte il suo corso. Solo Illyria si muoveva senza badarvi in mezzo a quella scena al rallentatore. David che si voltava, il bambino che iniziava a piangere, Connor che si guardava intorno cercando un piano alternativo. Sfiorò la mano del piccolo, ed un robusto strattone ai suoi capelli la fece voltare di scatto verso la direzione opposta. Fermo, bellicoso, il torace nudo e la fronte ancora bagnata di sudore, stava lui. Spike. 
“Come hai fatto a non cadere sotto il mio-” un pugno sul naso ed Illyria si piegò, più per la sorpresa della reazione che per il danno.
“Allenarmi e farmi battere da te come un pungiball evidentemente è servito a qualcosa.” commentò il biondo asciutto, frapponendosi velocemente tra la donna e il bambino. David, ancora sotto l’incantesimo, procedeva nella sua folle corsa alla velocità di una lumaca. “Non penserai davvero di potermi fregare Blu.” “Quando riacquisterò il potere che avevo un tempo ti farò passare la voglia di chiamarmi in quel modo!” “Oh, già…” sollevò le spalle il biondo “dimenticavo che il tuo regno sta organizzando una spedizione armata con un battaglione enorme per venire a riprenderti e… aspetta… il tuo regno è stato distrutto!” “Sì” Illyria si avvicinò pericolosamente al vampiro “Wesley me l’ha mostrato. Ma le cose non staranno più così quando porterò il bambino ad Angus e lui potrà usarlo insieme alla chiave.”
La chiave. 
“Down…” Spike sentì una morsa ghiacciata stringersi attorno allo stomaco e, per la prima volta da quando era diventato un semi-vampiro, il suo cuore perse un battito. “Che cosa c’entra Down, Illyria? Che cosa avete intenzione di farle?!” Ma le sue domande caddero nel vuoto perché, proprio in quel momento, Illyria fece riprendere al tempo la sua velocità normale. 
“Lascia il bambino!” 
La voce di Connor richiamò l’attenzione del biondo che si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere il figlio di Angel estrarre dalla cintura una pistola e puntarla contro il piccolo.
Si lanciò in avanti, ma Connor era troppo lontano e lo sparo rimbombò crudele nel corridoio.

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“Angus?” l’osservatore e Down guardavano il demone come se fosse stato una sorta si pop star. 
“C’è già stato, in passato, qualcuno che è riuscito là dove Angel e Spike hanno fallito. Il suo nome è Angus. Trovatelo. Spiegategli. Forse lui riuscirà a trovare il modo di aiutarvi…” “Oh mio dio…” esclamò Down, togliendo letteralmente le parole di bocca a tutti gli alti. Buffy si guardava intorno senza capire. Anche Willow ed Angel sembravano presi da una sorta di timore reverenziale verso quel demone che si era presentato tanto enfaticamente e la figura di Lorne, apparso dal nulla in un angolo, dove forse era sempre stato senza essere visto, aumentò la sua preoccupazione. L’ultima volta che lei e il demone verde si erano incontrati aveva quasi rischiato di accettare la loro proposta. La sua e quella di quello strano ragazzino che ora sembrava essere svanito nel nulla, proprio come Illyria.
“Ok, qualcuno di voi può dirmi cosa sta succedendo?” chiese, certa che le spiegazioni sarebbero arrivate presto e da tutti i fronti. Ma perché doveva essere sempre l’unica all’oscuro di quello che le capitava!

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“David!” 
Le iridi azzurre di Spike erano fisse sul corpo del ragazzo che giaceva rannicchiato a terra. Nel momento stesso in cui Connor aveva tirato fuori la pistola, il ragazzo si era velocemente voltato di spalle, offrendo riparo al piccolo che piangeva impaurito in mezzo a tutta quella confusione. Un riparo fatto con il suo corpo. Spike guardava senza parole il foro rotondo che squarciava la schiena del ragazzo. I suoi pensieri, i suoi piani… la sua mente viaggiava velocemente da un’immagine all’altra, sondando all’impazzata tutte le possibili conseguenze di quel gesto. Poi, improvvisamente, sentì una pressione leggera all’altezza della tempia e un luccichio metallico che annunciava l’imminenza di un secondo sparo.
“Sai che così non puoi uccidermi.”
“Chi lo sa, adesso sei quasi completamente umano.” 
“Beh, quasi è la parola chiave” scherzò Spike mentre la canna della semi-automatica premeva maggiormente contro la sua testa 
“In ogni caso, non credo che sarebbe piacevole. Consegnami il bambino.” Esclamò Connor.
Spike sollevò lo sguardo verso la pistola che il figlio di Angel gli puntava addosso. La canna lucida, posizionata esattamente in mezzo ai suoi occhi. 
“Hai fatto un gesto stupido ed inutile, Connor.”
Il ragazzo lo fissò. “Stupido. Certo. Sapevo che non potevo contare su di voi. Io so come finirà. Per voi eroi è tutto così facile: vi sacrificate, salvate tutti quelli che potete, fate la cosa giusta… Ma alla fine, quando a voi non resteranno più le forze per combattere ed i nemici continueranno a comparire da ogni dove, inizieremo piano piano a crollare. E saremo tutti perduti, di nuovo! La battaglia inizierà in fretta e noi semplicemente non avremo scampo! L’unica cosa che possiamo fare è anticipare gli eventi. Appena uccideremo il bambino Buffy attaccherà!”
“E questa è una cosa che tu stai aspettando con impazienza, vedo!” “Siamo più forti di loro e di tutte le cacciatrici che potrebbero chiamare a loro vantaggio!” “Lo credi davvero? Che cosa ti hanno detto le Grazie, Connor?”. Il ragazzo fece un passo indietro, ripuntandogli la pistola alla testa. “Che l’unico modo per vincere questa guerra è battere Buffy.” disse “Ucciderla. E spazzare via dalla faccia della terra tutte le cacciatrici che ha attivato perché con la sua morte l’incantesimo della falce svanirà e anche le altre ragazze torneranno ad essere adolescenti normali.” 
“Non puoi farlo!”
“Dici?” Connor guardò David riverso a terra “Anche lui lo credeva. Ho imparato molto a Quor’Thot, Spike. E adesso dammi il bambino o dovrò impedirti di vedere la fine di questa pazzia.”
Spike sorrise, poi scosse a testa “Quando ti ho detto che hai fatto un gesto inutile e stupido non stavo mentendo. Illyria ha il potere di alterare il tempo, di farlo andare più veloce. Mentre tu eri occupato a puntarmi la pistola addosso, lei ha preso il bambino e l’ha portato con sè.”
“Stai mentendo!”
Spike continuò a parlare, mentre guardava il figlio di Angel voltare il corpo inerte di David e scoprire con i suoi occhi la scomoda verità. Il bimbo era scomparso.
“Adesso, grazie a te, abbiamo un problema in più da risolvere.” disse “Ma ti devo ringraziare, alcune delle cose che hai detto erano la causa dei miei continui mal di testa. Ed è stato un bene che le abbia rivelate tu, visto che a te non hanno ancora messo il guinzaglio al cervello.”
Improvvisamente Spike si accorse che nel corridoio, dalle scale che davano sulla sala centrale, erano arrivate un sacco di persone. Della maggior parte non conosceva neanche il nome, ma erano lì e quando si voltò di nuovo, Connor era sparito.

“Il mio bambino!!!” una donna, che Spike riconobbe come la madre di David, si era precipitata sul corpo del figlio, piangendo disperata. “L’avete ucciso… L’avete ucciso…” ripeteva, cantilenando il suo pianto come una litania. Stringendo le labbra, Spike si fece da parte e si appoggiò contro la parete. Ma dov’era la forza di cui tutti gli avevano parlato? Il ragazzo giaceva a terra immobile, senza respiro. Se fosse stato un semplice umano questa sarebbe stata la conclusione logica di un colpo come quello nella schiena, ma lui non era un semplice umano dannazione! Dov’era la loro indistruttibilità?! Se bastava una pallottola al centro della schiena per ucciderli, allora erano davvero tutti spacciati. 
“Scusatemi, posso restare un attimo da sola con lui. Credo di poterlo aiutare…”
Dal corridoio si era fatta avanti una ragazzina. Avrà avuto sì e no 16 anni, i capelli biondi lisciati con la piastra erano raccolti in una coda sulla nuca. Impugnava ancora il bastone con il quale si stava allenando ed un kimono bianco che metteva in risalto la gracilità della sua figura. 
Sorretta da un paio di uomini adulti, la madre di David si allontanò dal corpo del ragazzo, in lacrime. Spike si avvicinò. “Voglio sapere cosa intendi fare.” Per tutta risposta, la ragazzina sollevò il corpo esanime del giovane, prendendolo in braccio come una bambola rotta, e poi si rivolse all’ex-vampiro. “Perché non vieni con me?” chiese, aprendo con un leggero calcio una porta “Sarà meglio se lo vedrai di persona.”

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“Davvero non sai chi sono?” chiese Angus colpito, facendo un passo nella direzione di Buffy. Immediatamente, Angel e Xander si alzarono in piedi, pronti a scattare nel caso in cui qualcosa avesse fatto presagire uno scontro. Ma il demone non sembrava realmente intenzionato a battersi. 
“Angus, demone primigenio, erede del regno di Akthar nella dimensione 837.” Elencò Giles, guadagnandosi lo sguardo di tutti i presenti. Imperterrito, dritto come se si trovasse davanti ad una commissione, continuò il suo racconto “Fu un dominatore potente, giusto ma spietato, o almeno così dicono le fonti. Il suo regno finì grazie alla profezia che lo avrebbe imprigionato nel regno degli inferi il giorno in cui, incontrata un’umana, lui se ne fosse innamorato al punto da generare con lei un figlio.” A questo punto fece una pausa, guardando negli occhi l’essere immortale che aveva davanti. E si maledisse per la noncuranza e la stupida alterigia che al consiglio avevano fatto di lui un grande osservatore. Negli occhi azzurri del demone, ancora alteri nonostante tutto, era passato un lampo di dolore. Talmente puro da fargli presente ancora una volta come il confine tra il bene e il male, anche quando si trattava di demoni, non potesse essere netto ma fatto da mille sfumature. “Vuoi che continui?” chiese quindi. Un tono amichevole, che aveva sostituito quello freddo della dottrina e delle nozioni con cui spesso si giudicava la gente. Uno sguardo, che era tutt’altro che accusatorio. Per la prima volta dopo migliaia di anni, il demone sentì che qualcuno non lo stava condannando. 
Adesso gli sguardi di tutti erano passati dall’osservatore ad Angus. Ma questo era il male minore. Buffy, ancora piazzata al centro della stanza, aveva bisogno di capire, o almeno di qualche nozione di base. E lui, stavolta, non poteva rifiutare di dargliele. 
“Grazie Rupert, ma credo che sia meglio fare un passo indietro.” disse quindi, sedendosi di nuovo sulla poltrona alle sue spalle “Ma prometto di lasciarti di nuovo il comando non appena avrò detto alcune cose di base. So che non capite come mai siete qui, ma vi prego ascoltatemi e poi deciderete cosa fare. Ma prima c’è bisogno che sappiate cosa significa essere il signore di una dimensione” “Oh io lo so!” saltò su Anya, sorridendo amabilmente “Significa poter fare tutto quello che ti passa per la testa!” Angus sorrise “Grazie Anyanka, in poche parole hai riassunto un concetto molto complicato.” “Oh non c’è di che…” rispose la bionda agitando con allegria la testa “Ma dobbiamo fare un passo in più. Vedete, essere il signore di un’intera dimensione non significa semplicemente imporre tasse o decidere della vita e della morte di una persona, come siete abituati a pensare sulla terra. Significa in realtà, un sacco di cose.” “Ad esempio?” chiese Xander che andava molto più d’accordo con i concetti pratici rispetto che con quelli teorici “Beh, puoi disporre della vita di chiunque.” gli rispose Angus “Puoi governare le azioni, plagiare le menti, puoi persino condurre gli avvenimenti nella direzione che vuoi, senza nemmeno scomodarti a parlare con qualcuno. Dei, demoni, uomini e alberi, tutto è sottoposto ai tuoi voleri. La vita nella sua interezza, le regole del mondo, la pace o la guerra dipendono esclusivamente da te e dai tuoi capricci. Nulla può fermarti e nessuno può dirti cosa fare. Hai il poche parole, il potere assoluto. Ma il regno di un signore, per quanto potente, può finire. L’osservatore aveva ragione.” Continuò quindi, lasciandosi scappare un sospiro di rassegnazione “Nel mio caso, che è quello che ci interessa, c’era una profezia. Una donna umana avrebbe partorito mio figlio. E mio figlio avrebbe distrutto il mio regno a capo di un’orda di demoni sanguinari, sicuro che mai e poi mai avrei osato alzare un dito contro il mio sangue e la sua stirpe.” “E così hai lasciato che tuo figlio distruggesse il tuo regno, molto toccante. Ancora non capisco come tutto questo potrebbe aiutarci.” Il demone rivolse alla ragazza bionda un’occhiata stanca, come quella di chi ha provato a ripetere una cosa in tutti i modi possibili e ancora non viene capito. Il dolore di quegli attimi svanì di colpo, sostituito dalla stanchezza. Era davvero la scelta giusta? Si stava esponendo più di quanto avesse mai fatto in tutta la sua lunghissima esistenza e… beh era evidente che quella giovane donna non avrebbe nemmeno voluto essere presa in considerazione quando si parlava di destini superiori. Anzi, probabilmente si era ritrovata catapultata in mezzo a tutta quella situazione più o meno per caso ed ora doveva dannarsi per trovare una soluzione suo malgrado. Già… poteva capirla… “Magari avessi ragione…” disse invece il demone, senza nascondere la stanchezza. Quattro paia di occhi si fissarono su di lui, stupiti. “Hai ucciso il tuo stesso figlio?!” chiese Xander con un fil di voce, stupendosi subito dopo di quel che aveva detto. In fin dei conti non era così infrequente, anche per la specie umana che lui considerava senza dubbio la meno crudele, uccidere i propri figli persino prima della loro nascita. Lui stesso fino ad un paio di anni prima avrebbe valutato attentamente l’ipotesi dell’aborto nel caso in cui Anya si fosse presentata da lui con un bel pancione… e allora? Eccolo lì, il solito cipiglio arrogante di quello che credeva di stare sempre dalla parte del bene. Ci era ricascato, ancora una volta. Ed ancora una volta si diede immediatamente dello stupido perché, come sempre, aveva corso troppo e si era gettato in conclusioni affrettate. 
“No” rispose comunque il demone, senza badargli. “Ho fatto di peggio. Ho lasciato che se ne andasse.” 
Giles guardò l’uomo con un misto di compassione e rimprovero. Al consiglio gli avevano raccontato per filo e per segno tutta la storia, ma sentirla raccontare così, dal diretto interessato… Anche Angel aveva abbassato gli occhi, un pugno chiuso intorno al cuore al ricordo di un altro figlio, il suo stavolta, che se n’era andato perché il padre non aveva saputo trattenerlo, dargli… qualcosa di più.
Kennedy, intanto, stava pensando. Un demone. Una donna. Un figlio nato dall’unione di un demone con un umano… fu interrotta dalla voce profonda di Angus, che diede ragione alle sue paure.
“Mio figlio tornò sulla terra, insieme alla madre. Ma un demone potente come lui non poteva essere soggiogato da una semplice donna mortale e così… semplicemente la uccise. Non so per quanto tempo girovagò per la terra in cerca di qualcosa che placasse la sua sete di potere, finché un giorno, stanco e affamato, s’imbatté in un uomo che diceva di poterlo portare di nuovo nella sua dimensione d’origine.” Giles si fece molto più attento “Quell’uomo si chiamava Hart” Angel sussultò. Eccola. La causa di tutto. Da quando aveva messo piede a Los Angeles non c’era stato un singolo giorno in cui non avesse maledetto quell’agenzia e qualunque cosa rappresentasse. Ma Angus stava continuando, ed ora come non mai valeva la pena di ascoltarlo. “Hart disse a mio figlio che per aiutarlo a tornare nella sua dimensione era sufficiente che si nutrisse del sangue di un essere umano e che poi facesse bere il suo all’uomo ormai moribondo. Quello che accadde dopo penso che possiate immaginarlo. Hart mantenne la sua promessa, mio figlio ritornò nel mio regno per esaudire la profezia ed io venni confinato per sempre in un sarcofago dipinto relegato nell’abisso. In pochi decenni, il mio regno non esisteva più e Hart, insieme ai suoi soci Wolf e Ram imprigionò i signori di questa dimensione terrestre cominciando a regnare incontrastato sul mondo.”
“Solo una domanda…” chiese quindi Giles facendo un passo in avanti. “Questo significa che la dimensione terrestre aveva altri signori?” Angus annuì. “Ben più importante” lo interruppe Kennedy prima che potesse riprendere il racconto “Come hai fatto ad uscire dall’abisso?” Angus la guardò un attimo… e poi scoppiò a ridere. “Beh, per questo devo ringraziare Buffy.” “Me?!” chiese la cacciatrice, esterrefatta “Già” disse il demone sorridendo “Quando il Maestro venne a Sunnydale non credeva di trovare un’ammazzavampiri così forte e pensò bene di donarmi la libertà, convinto che poi l’avrei seguito anche in capo al mondo. Purtroppo per lui, la nostra era una storia che non poteva durare e così io sono tornato libero e lui si è ritrovato con una bella spina nel fianco.” “Ma… un demone potente… un signore come te… perché nessuno di noi ha saputo niente del tuo ritorno fino ad adesso” chiese Down con un filo di voce. Per la seconda volta in pochi minuti, il demone sorrise. “Credi davvero che un signore come me, anche fuori dalla sua dimensione, non sappia come restare in incognito? Ho vissuto per anni osservandovi, osservando il mondo. Non voglio problemi e non voglio che voi umani ne creiate a me. Non date retta a quella pazza squinternata di Illyria. Lei e quel suo amico verde” disse additando Lorne “hanno pensato bene di venirmi a cercare, convinti che, siccome ero potente, avrei potuto aiutarli a conquistare di nuovo il controllo del loro regno” “In realtà, è stata Illyria ad obbligarmi” si giustificò Lorne a testa bassa, incontrando per un attimo lo sguardo profondo di Angel. E trovandovi comprensione. E un senso colpevole di dejà-vu. Anche lui aveva costretto Lorne a fare una cosa. E adesso se ne pentiva. Gli avrebbe chiesto scusa. Non poteva fare altro. Ma non era questo il momento. E allora si limitò a cercare di comunicarglielo con lo sguardo.
“Già” continuò Angus “ma in ogni caso, avete fatto anche voi i conti senza l’oste.”
“Beh, molto interessante…” commentò Buffy con fare spiccio, entrando brutalmente nella conversazione “Credimi, la storia che ci hai raccontato è molto toccante e finalmente abbiamo capito come mai la terra è infestata dai vampiri e comandata da quei pazzi della WolfRam&Hart però davvero non ci arrivo. Cos’ha a che fare con noi tutto questo?” Il demone scosse la testa. Cacciatrici… non impareranno mai… 
“Vedi, Buffy, il punto non è capire che cosa c’entra. Il punto è sapere che c’è stato.” “Eh?!” in soccorso del demone sopraggiunse Down. Angus se la immaginò per un attimo a cavallo di un drago con una spada incandescente e le forze del cosmo al suo servizio. Sì… se non fosse stata già la chiave probabilmente era quello ciò che il destino le avrebbe riservato. Una strega potente, una Ghensee. Ma adesso non importava, perché finalmente, forse, la cacciatrice avrebbe capito il suo ruolo e quindi lui avrebbe potuto tornarsene tranquillamente nell’ombra ad aspettare i prossimi mille anni. 
“Ma è ovvio, che stupida!” disse infatti, alzandosi di scatto in piedi “Gli ibridi.. i tizi che abbiamo attivato durante la battaglia contro il Primo… signor Giles, ha detto che sono gli unici esseri contro i quali i Senior Patners non possono fare niente, giusto?” l’osservatore annuì poco convinto. Down iniziava a capire dove Angus volesse andare a parare. “Beh, ma è fantastico!” esclamò con un gridolino di gioia. Buffy la guardava sempre più spaesata. Angel, dal canto suo aveva una sola domanda che gli vorticava nella testa, mentre Xander aveva alzato la mano in aria chiedendo “Scusate, mi serve tutta la storia, possibilmente con i commenti per gli stupidi grazie!”
Giles alzò la mano fermando all’istante il parlare concitato della ragazzina. Poi, rivolto al demone, chiese “Mi stai dicendo che questa nuova razza potrebbe diventare la nuova dominatrice del mondo ma solo se non firma un accordo con la Wolfram&Hart perché altrimenti loro si prenderanno tutto di nuovo?” Angus chinò la testa di lato.
“Beh, in realtà a questione è un po’ più complicata…” disse, con uno sguardo che aveva del supplichevole “La ragione per cui vi ho cercato è per implorarvi di combattere.” 
Buffy per poco non si sentì male. Guardò Down, che era diventata bianca come un cencio, e poi Xander che non sapeva più che pesci pigliare “Le cose stanno così:” continuò Angus, senza far caso alle reazioni dei presenti “Avete mai sentito parlare della profezia dello Shansu?” Angel alzò di scatto la testa, sorridendo beato. “Già…” disse. “Beh, scordatevela. Sia tu che Spike che chiunque altro. La verità è che con la nascita del primo ibrido le regole del cosmo sono state messe tutte a soqquadro. Le profezie non hanno più valore. Nessuno aveva potuto predire una cosa del genere: né che ci fossero 2 vampiri con l’anima, nè che ci fossero così tante cacciatrici, né che la W&H perdesse completamente il controllo della dimensione terrestre. Come se ciò non bastasse, a pochi giorni dalla disfatta del Primo e dalla nascita del primo ibrido, a Linsey McDonald viene in mente di resuscitare Spike…” i ragazzi lo guardarono ammutoliti.
“Andiamo, non credevate mica che fosse tornato solo per merito della sua buona azione. Il piano di Linsey era semplice, e tragicamente spietato. Lui si sentiva tradito dalle W&H perché tu eri la sua preda. Aveva dedicato tutta la sua vita a cercare di dimostrare che non eri il paladino che molti credevano che fossi, ed invece i suoi padroni gli erano passati davanti con uno stratagemma diabolico quanto banale. Stringendo un patto con la W&H, non importa per quale causa, nessuno di loro avrebbe potuto più nemmeno toccarti ma, allo stesso tempo, tu come tutti gli altri, sareste stati loro schiavi e questo sarebbe venuto molto comodo una volta scatenata l’Apocalisse che Ram aveva progettato fin nei minimi dettagli. Purtroppo, o fortunatamente, Ram non poteva sapere che all’epoca in cui il suo piano doveva realizzarsi ci sarebbe stato un altro vampiro con l’anima sulla terra. E allora ecco il piano: la W&H spedisce Spike all’inferno? Linsey lo ritira fuori. E sapendo che non è mai stato il tipo da farsi abbindolare, lo lega alla W&H rendendolo incorporeo. Ma resuscitare Spike significa anche portare scompiglio e in più dare il tempo a quelli della razza ibrida di aumentare di numero nonché di essere abbastanza organizzati. A questo punto con molta probabilità qualcuno di loro avrebbe attirato l’attenzione, in modo che Angel, o ancor meglio la Cacciatrice, incominciasse ad interessarsi di loro, dimenticando nel frattempo il resto”. 
“Intanto, lui avrebbe fatto in tempo a scombinare per bene i piani di quei bei signori lassù. Geniale.” “Diciamo pure stronzissimo! Mi piace!” rincarò la dose Xander, mentre ancora Buffy si chiedeva come stava reagendo Angel sotto il peso di tutte queste rivelazioni. Intanto, Angus continuava a parlare 
“Purtroppo per Linsey qualcuno l’ha scoperto per tempo e, come spesso accade quando si pestano i calli ai potenti, la punizione doveva essere esemplare. Così veniamo ai giorni nostri.” “Aspetta un attimo!” lo interruppe Down senza tanti giri di parole “Com’è possibile?!” chiese gesticolando “Voglio dire, com’è possibile che Wolf, Ram e Hart non si siano accorti prima del piano di Linsey. Insomma… è stato lei prima a dirci che i signori di una dimensione possono governare tutto, che hanno potere persino sul volere della gente, che possono manovrare qualsiasi cosa… com’è possibile che nessuno si sia accorto del piano di Linsey e perché non hanno fatto niente per fermarlo?!” “Down ha ragione” saltò su Kennedy “Anche adesso le cose sembrano anche troppo facili. Voglio dire che tutti ci dite di combattere, ma non sappiamo nemmeno bene perché e l’idea di essere manipolata da un essere superiore che guida ogni cosa che faccio non mi fa impazzire di gioia. E poi chi l’ha detto che sia la cosa giusta per noi?” Che è la cosa giusta per Willow, pensò, ma questo non lo disse sperando che venisse fuori da solo, perché parlarne faceva davvero troppo male. “Beh” iniziò Angus “Essere il signore di una dimensione non significa necessariamente essere consapevoli di tutto ciò che vi accade.” “Come scusi?” stavolta era il turno di Giles di restare sorpreso “Vedi Rupert, immagina per un secondo di dover controllare tutto ciò che avviene sulla terra, di sentire tutti i pensieri, di avere accesso a tutte le profezie e di dover guidare tutte le azioni Sinceramente, non diventeresti pazzo?” “Beh, i-immagino di sì” ammise l’osservatore “Ma credo che i signori che fanno capo alle varie dimensioni siano provvisti di poteri, qualcosa che li renda capaci di… di compiere tutto questo e-” “Hai ragione” lo interruppe Angus “Noi abbiamo poteri speciali che ci consentono di far fronte alla valanga di informazioni che riceviamo, ma dimentichi che Wolf, Ram e Hart erano solo demoni comuni, molto furbi se vuoi, ma insigniti di un rango che non gli spettava e al quale non erano preparati. Hanno creato la Wolfram&Hart perché sapevano che non avrebbero potuto restare in contatto con tutte le persone del pianeta direttamente. E hanno messo demoni di loro fiducia a capo di altri demoni in modo da creare una rete che li informasse delle cose più importanti, ma quello che questa rete non filtra… viene semplicemente perduto. Linsey, avendo ricoperto un ruolo di prestigio nella Wolfram&Hart sapeva queste cose. Ed è stato per questo che il suo piano ha funzionato così bene. Lui sapeva.. sapeva perfettamente come ‘nascondersi’. Anche questo posto” disse Angus, indicando la stanza intorno a loro “E’ protetto dai più potenti incantesimi schermanti, in modo che sia del tutto sicuro e che non vi sia modo per i guardiani di accedere alle informazioni che ci scambiamo. E’ di vitale importanza che tutto ciò che ci diciamo resti segreto, anche fuori da questo edificio. Lorne vi fornirà un sacchetto con alcune erbe, tenetelo sempre da qualche parte. Nonostante possa sembrare una cosa inutile, è uno dei più forti talismani protettivi che esistano.” Mentre prendeva il suo sacchetto a Buffy venne da sorridere ripensando allo scapolario puzzolente che Willow aveva preparato per l’ennesimo mostro del vecchio liceo. Willow…
“Bene, quindi non dobbiamo farci beccare, ma come si aggancia questo con la decisione di combattere contro quei mezzi demoni? E soprattutto, come si suppone che faccia se non so nemmeno dove si trovano?” chiese Buffy, ancora sulla difensiva. Angus sorrise. Quella ragazza non si rilassava proprio mai… Buffy, Buffy Summers: la cacciatrice più longeva dalla fondazione del consiglio… Iniziava a capire perché: anche in mezzo alla bufera lei non perdeva mai di vista l’obiettivo principale, non abbassava mai la guardia e soprattutto, non si faceva problemi se chi doveva affrontare era più grande e almeno venti volte più potente di lei. Decise di continuare. “Beh stavamo dicendo che, come previsto da Linsey, il ritorno di Spike non solo non poteva passare inosservato, ma avrebbe anche costretto i Senior Patners a fare qualcosa di molto avventato. Ed ecco che è saltata fuori llyria” “Ma… non era stato quello scienziato pazzo del laboratorio di-“ Angel si bloccò, anche solo pronunciarne il nome faceva male. Sperò che il demone capisse, e infatti Angus annuì. 
“Secondo te” disse “chi gli ha dato le informazioni necessarie in modo che finalmente ci riuscisse? Ve l’ho già detto, quando si è il signore di una dimensione esistono moltissimi modi per sì che la gente faccia quello che vuoi… comunque, quello che importa è che tu e i tuoi abbiate messo i Senior Partners con le spalle al muro e che tutto questo abbia permesso alla nuova razza di prosperare. Adesso ce ne saranno almeno qualche centinaio e così, esattamente com’è successo a Buffy, quello che prima era il destino di uno solo è diventato il destino di molti. La W&H si trova ora in una brutta situazione: da una parte, le cacciatrici sull’orlo di una grossa guerra e dall’altra dei mezzi demoni praticamente immortali che stanno invadendo il mondo e che rischiano di portarlo via a loro. Cosa pensate che facciano? Io posso solo dirvi che secondo me non esiteranno a giocar sporco pur di mantenere il poco controllo che gli resta e cercheranno di annientarvi tutti. Per di più, grazie all’idea di Spike, adesso ci sono anche due mezzi vampiri con l’anima che non erano previsti nei piani.”
“Questo… esattamente cosa significa…?” chiese Xander, un po’ impacciato in mezzo a tutti quegli appellativi altisonanti. 
“Beh…” disse Giles fissando nel frattempo Angus “Che il potere di Wolf, Ram e Hart è sempre più in bilico e che per farlo crollare completamente le cacciatrici dovrebbero allearsi con gli ibridi e combattere. Ma non possono farlo apertamente, giusto?” “Se fosse così semplice avrei usato una lettera” disse Angus “No, se i Senior Patners intuissero anche solo lontanamente la portata di quello che gli si potrebbe scatenare contro aprirebbero immediatamente l’inferno e non aspetterebbero un secondo a distruggere anche la terra per non perdere il loro potere su questa dimensione. Noi dobbiamo essere più furbi... e convincere non so come quelli della nuova razza ad unirsi a noi contro la W&H… Il problema è che tutto viene filtrato e controllato, basterebbe una parola in un posto meno sicuro di questo per far crollare l’unica speranza che abbiamo.. sinceramente non so come possiamo fare…” “Non appena sarà battaglia lo faranno.” La voce di Buffy era scesa sicura sulle parole di Angus. “Abbiamo molta potenza di fuoco e le cacciatrici che abbiamo radunato in questi anni si sono allenate duramente, mentre loro sono pochi e spaventati. Basterà riunirli qui durante la battaglia e se non accetteranno immediatamente potremo sempre usare la forza. Dobbiamo essere tutti uniti per poter combattere questo nuovo nemico e penso che lo capiranno in fretta anche loro” “Non esserne così sicura…” disse Down con un filo di voce. Buffy si voltò verso la sorella “Ma che stai dicendo?!” chiese. La ragazza la guardò con aria di sfida, che la sorella sostenne alla perfezione “Perché dovrebbero ascoltarci?” “Ne va della loro vita!” esclamò Buffy con foga “Sì, ma da come la vedono oro i cattivi siamo noi e non penso si fideranno di nuovo di te visto quello che abbiamo fatto. Nessuno ricorda come abbiamo trattato David quando è venuto a cercarci?!” fece una pausa, abbassando lo sguardo “Abbiamo già mandato loro un messaggio.” disse Down, ficcandosi le mani in tasca “Non credo che ci tratteranno bene visto come noi abbiamo trattato loro.”
Buffy rimase per un attimo in silenzio. 
Poi alzò lo sguardo, fissando ad uno ad uno tutti i presenti, soffermandosi su Angel.
L’ex-vampiro la fissò per un attimo negli occhi ed annuì.
“Dobbiamo trovare Spike.”

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La ragazza adagiò il corpo di David sul tavolo. Spike si avvicinò dall’altra parte, per darle modo di fare quello che doveva senza disturbarla. 
“Pensavo che foste praticamente indistruttibili”
La ragazza alzò per un attimo gli occhi, accennando a un sorriso “E lo siamo. La prima volta è dura per tutti.” “La prima volta?” Con uno strappo deciso Alice liberò il corpo del ragazzo dalla maglietta colorata. Il foro del proiettile era ben visibile al centro della schiena. Un rivolo sottile di sangue usciva ancora dal suo interno. Poi, senza dire una parola, la ragazzina infilò due dita nella ferita, cercando il proiettile. “Eww” “Se ti da fastidio puoi voltarti dall’altra parte.” Spike scosse la testa, cercando di nascondere il ribrezzo. A mani nude, mio dio…
“Vampiro, ricordi?” disse, prendendo un respiro decisamente necessario “Ex-vampiro.” Sorrise la ragazza “David non è morto.” disse poi “Quando ho scoperto che ero un…ibrido… è stato perché avevo deciso di suicidarmi” Spike la guardò di sbieco. Non aveva una grande considerazione per chi decideva di togliersi la vita, lo considerava un atto di vigliaccheria anche se un paio di volte anche lui ci aveva pensato. Scosse la testa, ricordando quel momento tragicomico nello scantinato di Xander. E poi quell’estate… quella senza Buffy… ma era tutta un’altra storia. Nel frattempo Alice aveva estratto la pallottola e ora stava fasciando il torace del ragazzo con un pezzo del suo kimono “Avevo deciso di tagliarmi le vene.” Continuò “Lo so, non ho avuto una grande fantasia, ma appena mi sono aperta i polsi le ferite hanno iniziato a richiudersi da sole. Mi sono spaventata. Ho cercato più volte di uccidermi, dopo, ma tutto quello che ho ottenuto è stato di restare svenuta per un periodo più o meno lungo di tempo” Spike la guardava esterrefatto. “Vi rigenerate! Mio dio, ecco perché siete quasi immortali” la ragazzina annuì con la testa. “Ma.. gli altri non lo sanno.” Alice stavolta scosse il volto in modo diverso. “Non l’ho detto a nessuno” ammise “Non ero sicura che funzionasse così per tutti…” in quel momento, David emise un profondo respiro, cominciando a tossire. “Ma sembra proprio che funzioni.” disse “Il trucco è rimuovere ogni oggetto che impedisca la rigenerazione. Non ho mai provato col fuoco, ma credo che quello e tagliarci in tanti pezzettini sia l’unico modo che esista per ucciderci, o almeno per fermarci, ammesso che a qualcuno non venga in mente di riunirli.” disse, accennando a un sorriso. Poi, prima di uscire dalla stanza si voltò verso Spike e disse: “David starà bene, ha solo bisogno di un po’ di riposo ma si rimetterà tra una decina di minuti. Ti ringrazio per avermi ascoltata, è la prima volta che riesco a parlare di quello che ho fatto con qualcuno.”
Il biondo si ritrovò senza accorgersi a sorridere di rimando alla ragazza, mentre sorreggeva con due mani David che riprendeva piano piano conoscenza. “Grazie a te.” disse Spike in un sussurro “Ora il mio puzzle si è quasi completato.”

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Ti prego, fa che non sia venuto a scuola… Ti prego, fa che non sia venuto a scuola… Ti prego, fa che non sia venuto a scuola… 
“Down Summers?”
La professoressa Dawkins alzò la testa scrutando la classe un istante, per poi riabbassare lo aguardo sul foglio e segnare l’ennesima assenza. Improvvisamente una nuvola di capelli castani le passò davanti, fermandosi esattamente davanti alla cattedra ed appoggiando le mani sul registro.
“Non segni l’assenza, sono io.” 
La donna alzò la testa sfilandosi con grazia gli occhiali e fissò per un momento la ragazzina che le stava davanti. Aveva ancora le guance rosse per la corsa appena fatta e sulle spalle portava uno zaino color smeraldo. “La prego, sono arrivata tardi, ma sono qui. Non segni l’assenza, per favore…” 
Ti prego, fa che non sia venuto a scuola… continuava intanto a ripetersi, senza trovare il coraggio per voltarsi. Già era andato tutto storto in quei giorni e ora, con la storia della nuova apocalisse, aveva perso un bel po’ di ore di studio, ci mancava solo di arrivare tardi a scuola… o un bell’interrogatorio…
“Vada a sedersi signorina Summers” disse finalmente la professoressa Dawkins e Down tirò un sospiro di sollievo: le sarebbe dispiaciuto davvero mancare ad un’altra lezione ed ultimamente il preside era diventato un piantagrane di prima qualità ‘
 Se non frequentate almeno i tre quarti delle lezioni sognatevi la sufficienza a fine anno ’ aveva minacciato e Down, con tutto quello che era successo nei quattro anni precedenti, aveva li suo bel daffare ad andare a scuola come un’adolescente normale. 
“In ogni caso, la aspetto nel mio studio dopo la lezione, credo che dovremmo parlare…”
Down la fissò per un momento con gli occhi spalancati “ma… ma…” balbettò, ma la professoressa Dawkins si rinforcò gli occhiali e ritornò a guardare il registro. “Ora non ho tempo da perdere e vorrei poter continuare con l’appello. Samantha Tunnes?” chiamò e a Down non restò che voltarsi per sentire il cuore sprofondare in fondo al petto. 
David era seduto nel banco esattamente in fianco al suo e la stava fissando.
Decisamente quella era una pessima giornata