SCAMBI

 

di Elena P.

 

 

Disclaimer

Titolo: Scambi

Autore: Elena P.

E-mail: profondoblu@hotmail.com , aracne2005@gmail.com

Spoiler: beh, purtroppo non penso proprio che ce ne siano ormai comunque parte dalla fine della 7 stagione di Buffy quindi sono dati per scontati i fatti accaduti fino all’ultima puntata.

Pairing: Buffy/Spike, Selene/Luca più le coppie “classiche” della serie

Rating: General, viene rispettata tutta la serie di Buffy, non viene rispettata la serie di Angel perché all’epoca non l’avevo ancora vista e ho preferito fare le cose a modo mio.

Timeline: alla fine della 7 stagione di Buffy

Summary: le regole del cosmo sono implacabili, a volte vanno anche oltre le dimensioni. Ma se qualcuno trovasse il modo di farle girare a proprio vantaggio?

Feedback: assolutamente sì! Belli, brutti, di qualsiasi tipo!

 

PROLOGO

Buio.

Era completamente buio intorno.

Non aveva ancora aperto gli occhi ma già sapeva che non esisteva la luce in quel luogo.

Poteva sentire il demone dentro di lui urlare per il piacere di essere finalmente in un posto familiare, mentre la sua anima e il suo cuore tremavano all’idea di sapere dove fosse capitato, dove quell’ultima battaglia l’avesse portato…

Aprì lentamente gli occhi sperando di scorgere uno spiraglio di luce nella gelida oscurità che lo avvolgeva. Inutilmente.

Persino il suo corpo, freddo ormai da secoli, percepì ghiacciato il suolo su cui giaceva.

Paura. Terrore. Dolore.

Non sentiva altro tutto intorno a sè, dentro di sè.

Dolore di anime torturate senza scampo; paura per il demone che voleva prendere parte a quello spettacolo di sensazioni; terrore per il semplice fatto di sapere che il demone non avrebbe preso il sopravvento a causa di quell’anima che lo rendeva troppo umano e che l’avrebbe condannato a non essere un carnefice ma una vittima.

Richiuse gli occhi e mosse leggermente le dita sulla superficie fredda che lo sosteneva percependola ruvida, più o meno come il suolo di una caverna; ma sapeva bene che non doveva fidarsi: lì tutto poteva essere fuorviante e lui non doveva lasciarsi ingannare…

Doveva alzarsi. Non voleva ma doveva.

Temeva che muoversi avrebbe dato via al tormento, ma non poteva stare lì a terra per l’eternità, perché di questo si trattava: di eternità. Neppure lui, non più umano da tanto tempo aveva mai pensato a cosa fosse l’eternità e fin troppe volte nella sua vita e non-vita aveva constatato che non c’era nulla di eterno, neppure l’amore.

Ma ora era diverso. In quel posto sarebbe stato diverso…

«É inutile che tu te ne stia lì a terra come un cadavere!» la voce risuonò roca e profonda nel buio immenso dello spazio attorno a lui. Il ragazzo aprì gli occhi di scatto capendo in un istante di non essere solo lì dentro, di non essere mai stato solo lì dentro.

«Dove sono e chi sei tu?» chiese mentre si alzava con apparente calma «E’ anche inutile che ti sforzi di non apparire spaventato» riprese la voce «sai benissimo dove ti trovi!»

A quelle parole Spike sentì un brivido corrergli lungo tutto il corpo: non si era sbagliato.

Era all’inferno.

 

CAPITOLO 1

 

La pioggia cadeva lenta e pesante sui tetti grigi e fumosi di Verona regalando ai pochi turisti rimasti la spiacevole vista di una città apparentemente deserta; persino l’arena, ormai priva anche delle ultime decorazioni che avevano rallegrato il palcoscenico fino a qualche sera prima , quel giorno appariva mesta e desolata sotto la pioggia incalzante, mentre i pochi sfortunati che dovevano recarsi a lavoro a piedi si trascinavano a fatica su una strada ormai quasi completamente allagata.

«Che tempaccio, e pensare che oggi devo anche uscire!» pensò Selene mentre osservava dal suo comodo letto la finestra della cameretta rigarsi di pioggia. «Beh, sarà meglio che mi alzi…». No, decisamente non l’allettava l’idea di dover fare tutta quella strada per preparare una simpatica giornata di giochi per i bambini della sua parrocchia, alla quale per altro era sicura che nessuno avrebbe partecipato.

A malincuore guardò la piccola sveglia a forma di coniglietto che le avevano regalato i suoi amici lo scorso dicembre, ben sapendo quanto le piacessero quelle cose un po’ infantili «Le 8.30?! Non è possibile, arriverò tardi anche oggi!» sbuffò mentre cercava di reperire in fretta e furia qualcosa da mettersi addosso nel crescente disordine che da qualche giorno, più precisamente da quando erano cominciate le giornate di giochi, regnava in camera sua.

«Ma dove avrò ficcato la sciarpa rossa?» disse strappando dall’appendiabiti il cappotto «Celeste, io esco!!! Chiudi a chiave! Capito?!» «Mmh…» fu l’unica risposta che ottenne mentre si precipitava giù dalle scale acchiappando al volo l’ombrello intanto che passava di fianco alla porta.

Stava giusto per uscire dal cancello e imboccare la via principale quando un rumore la fece voltare verso il fazzoletto di terra che i vecchi proprietari avevano definito “giardino” quando vendettero la casa alla sua famiglia.

«Miao» sentì nuovamente prima che una piccola palla di pelo le si precipitasse incontro strusciandosi sui suoi pantaloni… «No, che fai, mi bagni tutta!» si lamentò mentre già si chinava per prendere in braccio il giovane gatto in modo da ripararlo dalla pioggia insistente «Mmh, e questo cosa sarebbe?» pensò notando che l’animale portava al collo uno strano pendente blu «boh…ad ogni modo sembri piuttosto intirizzito e affamato…mia madre mi ammazzerà quando lo saprà, ma non posso lasciarti qua fuori tutto solo sotto quest’acqua! E poi tu non farai niente ai canarini per oggi vero?» il gattino la guardava con i suoi brillanti occhi verde smeraldo «E come faccio a dirti di no se mi guardi così? Va beh, -disse rientrando in casa - era destino che a quella riunione non ci dovessi proprio andare…»

 

«COSA CI FA UN GATTO IN CASA MIA?!» urlò la madre di Selene non appena vide la figlioletta Celeste giocare in salotto con un gomitolo di lana e un micetto abbastanza vivace «Porta subito fuori quel gatto!» «Ma mamma…» cercò di protestare Selene «L’ho trovato in giardino e pioveva a dirotto! Inoltre mi è sembrata una cosa innocua portarlo dentro per dargli un po’ di pappa….» «Beh, dai cara, per un giorno possiamo anche tenerlo no?» aveva cominciato il padre di Selene mentre un sorriso si allargava pian piano sul viso della sorellina minore «In fondo si tratta solo di farlo restare qui finché non smette di piovere e poi questo bel gattino avrà sicuramente un padrone….» aggiunse prendendolo in braccio. «Non se ne parla neanche! E non cominciare anche tu! - sbuffò la madre - se permettiamo alle nostre figlie di tenere questo gatto, sai bene che ne troverebbero subito un altro anche se chi gli ha messo al collo quello strano gingillo venisse a riprenderselo, e poi non mi va di passare il fine settimana a togliere i peli dai maglioni e dalle… ma cosa stai facendo?» la ramanzina parve subire un arresto improvviso quando il micio, ormai asciutto e ristorato, cominciò a giocare con il collo del maglione della signora facendo le fusa; la donna lo prese delicatamente in braccio «Cosa c’è, piccolo, vuoi ancora un po’ di pappa?» disse mentre un’occhiata del padre faceva capire a Selene che quel gattino non se ne sarebbe andato tanto presto da casa loro.

 

«E così sono tornato a casa?» chiese Spike mentre si rimetteva in piedi con il suo solito cipiglio strafottente «E con chi dovrei condividere questa piacevole vacanza?» «Silenzio!» ruggì la voce mentre il vampiro veniva scaraventato in terra da una forza sconosciuta «Non ti è permesso parlare! Non ti è permesso fare domande! Non ti è permesso fare un bel niente a parte tremare e urlare!» «Oh, ma davvero?» riprese Spike alzando il viso nella la direzione dalla quale gli sembrava che provenisse la voce «e allora spiegami perché non lo sto già facendo, o grande e misterioso “qualcosa”?!» «Non avere fretta. Avrai tutto il tempo che vorrai e anche di più per pentirti di essere nato, ma per ora limitati ad ascoltare!» «Ah sì? E chi dovrei…» Ma non finì la frase: improvvisa, bianca, accecante, la luce più luminosa che si potesse concepire strappò il velo dell’oscurità avanzando verso il giovane che si riparò istintivamente gli occhi con una falda del cappotto «Spike …»

Un’altra voce, femminile, gentile stavolta, sembrava provenire dal fascio luminoso da cui il vampiro cercava invano di proteggersi «Chi…chi sei?» chiese lui aprendo un poco gli occhi per tentare di vedere chi gli stava parlando «La domanda non è chi sono io, Spike. La domanda è: chi sei tu?» continuò la voce di donna mentre la luce diventava, se possibile, ancora più intensa ad ogni parola che diceva. Spike non sapeva cosa rispondere: per ventidue anni era stato solo un semplice borghese deriso e sbeffeggiato da tutti per il suo scarso talento artistico, poi per più di un secolo era stato un vampiro sanguinario che aveva seminato terrore in mezza Europa e infine era stato il vampiro con il chip, traditore della sua razza per amore di Buffy e ora… ora che cos’era? L’amante della cacciatrice? Un vampiro con l’anima, come Angel? Il secondo arrivato? Un mostro come tanti gli avevano ripetuto? Anche il Primo una volta gli aveva fatto una domanda simile…

«Il salvatore del mondo, ecco cosa sei. Il campione, come ti ha chiamato Buffy quella sera prima di consegnarti l’amuleto che avrebbe finalmente distrutto Angelus. Il vampiro che ha fatto la differenza tra la vittoria del Bene e quella del Male»

A quelle parole Spike si sentì mancare la terra sotto i piedi: non era abituato a sentirsi ringraziare e non si sarebbe mai aspettato che a farlo fosse quella che gli sembrava una sorta di divinità… restò per un attimo senza parlare, soppesando cosa fosse meglio fare a quel punto perché, se quell’entità sapeva cos’era successo a lui, doveva sapere anche come stava ora lei… Abbassò lentamente la manica dello spolverino che gli copriva gli occhi cercando di riordinare nel frattempo le mille domande che avrebbe voluto farle, ma mentre compiva quel gesto si rese conto che, incredibilmente, la luce non lo abbagliava e che, in mezzo a tutto quel candore, simile a una bambolina di ceramica, stava una figura talmente eterea da sembrare fatta d’aria. Le braccia le accarezzavano i fianchi sottili e una chioma di lunghissimi capelli bianchi le incorniciava un volto perfetto per poi ricadere morbidamente sulla schiena; un lungo vestito le ricopriva il busto e le gambe confondendosi, per chiarezza e consistenza, alla strana atmosfera luminosa che rischiarava gli inferi.

«Lei sta bene» riprese la figura eterea avanzando verso il vampiro come se stesse fluttuando nell’aria «Non ti devi preoccupare per lei ora, è rimasto Angel a proteggerla…»

«Angel?!» esclamò lui saltando in piedi come una molla e dimenticandosi di essere al cospetto di un dio che, probabilmente, aveva in mano il suo stesso avvenire «Angel? Ma non se ne era andato a Los Angeles? Cos’altro ha intenzione di fare “Mr. capelli dritti che arriva solo quando il mondo sta per finire tanto per far soffrire un po’ la sua ex-ragazza”?!» «Calmati…» riprese la fanciulla con fare ancora più tranquillo «Io sono calmo!» «Non è di lei che ti devi preoccupare adesso. Hai salvato il mondo e di questo ti siamo grati…» «Oh, ma figurati!» «…Tuttavia, quello che hai fatto negli ultimi tempi non cancella quello che sei sempre stato: un demone» «Un vampiro! E solo da 129 anni bellezza!» «Esatto:129 anni che hai passato fra stragi e massacri dopo aver sposato le tenebre a causa di una donna che ti ha rifiutato» «Ehi, la conosco la storia della mia vita, taglia corto!» Ma dove voleva arrivare? Quella voce cominciava a stargli veramente antipatica e poi, se avesse dovuto subire un’eternità di torture tanto valeva iniziare subito, si era stancato dei preamboli e …Angel era con Buffy… no, ora non aveva davvero più nulla in cui sperare… «Il tuo comportamento ci ha stupito molto Spike. Non sono molti i vampiri che scelgono di diventare demoni di loro spontanea volontà e solo tu ed Angel mettete quotidianamente a rischio la vostra vita per la salvezza del mondo…» «Oh, ti prego, non paragonarmi alla tragedia ambulante che è il mio Sire!» «Finiscila Spike! Ti piaccia o no anche lui si sacrifica da anni per il bene del mondo e, mi spiace ricordartelo, lo fa da molto più tempo di te!»

Spike abbassò gli occhi, quelle parole associate alla notizia che Buffy fosse di nuovo con lui lo facevano stare incredibilmente male perché riaprivano dentro di lui una ferita non ancora rimarginata, negavano alla radice il suo antagonismo con Angel etichettandolo solo come “gelosia”, e riportavano alla memoria un bacio che il vampiro non aveva ancora dimenticato… Angel… sire del suo sire, amore della sua ragazza, che faceva tutto da più tempo di lui, che aveva ucciso da più tempo, che aveva un’anima da più tempo, che amava Buffy da più tempo…

«Non volevo farti del male William» riprese la voce col suo solito tono confortante

«No… hai solo detto la verità…» rispose Spike in un sussurro, poi rialzando la testa chiese timoroso «Cosa mi aspetta adesso?»

Una risata, fredda, agghiacciante risuonò nello spazio attorno al ragazzo mentre la luce emanata dalla fanciulla sembrava affievolirsi «Il tuo comportamento ha molto colpito quelli delle alte sfere William» disse la voce profonda di uomo che lo aveva accolto in quel luogo inospitale «ma la ricompensa che quei bei signori ti hanno riservato mi fa semplicemente sbellicare dalle risate!»

«Non possiamo concederti la salvezza: l’hai rifiutata il giorno in cui rinnegasti il sole » riprese la voce femminile «ma possiamo darti una speranza: la speranza di uscire di qui e rivedere il mondo» «Ed è qui che viene la parte divertente!» rise la voce maschile «Perché la tua unica ancora di salvezza, l’unica possibilità che hai per poter rivedere quelli che hai lasciato, è talmente lontana da qui che potrebbero volerci secoli prima che ti possa aiutare!»

«Dov’è?» chiese il vampiro che già pensava a come trovarla «Non ti scomodare, stavolta non potrai fare proprio nulla!» lo schernì il demone mentre la luce della ragazza svaniva completamente «La tua ancora di salvezza è appesa al collo di un simpatico micetto che ora sta facendo le fusa in una lontana casa in Italia, in una delle tante dimensioni umane dove voi vampiri non siete altro che leggenda e folclore!»

 

 

CAPITOLO 2

 

Erano passati più o meno un paio di mesi da quando il gattino era arrivato in casa di Selene e, come aveva supposto sua madre, non se era più andato. Anzi, tra lui e la ragazza si era creata una sorta di empatia che suscitava a volte l’invidia della sorellina Celeste; i due infatti passavano molto tempo insieme giocando alla lotta o guardando la tv e spesso, quando nessuno in casa si preoccupava di cosa facesse, Selene portava il micino in camera sua per coccolarlo mentre guardava una puntata del suo telefilm preferito... Insomma, ormai Romeo, così l’avevano chiamato, era praticamente uno di famiglia e nulla avrebbe fatto pensare che non fosse nato in quella casa di Verona. Restava giusto quella cosa, quel ciondolo blu che il gattino aveva al collo dal giorno in cui l’avevano trovato e che all’inizio era sembrata una buona traccia per ritrovarne i padroni, ma che si era rivelato un incredibile buco nell’acqua: all’inizio il ciondolo era rimasto al collo del gattino, sperando che qualcuno, vedendolo con la propria medaglietta se lo riprendesse, ma da qualche settimana, e più esattamente da quando Celeste gli aveva regalato una bella medaglietta nuova, il pendente giaceva nel portagioie di Selene dimenticato da tutti.

«Cosa mi metto? Cosa mi metto?!» gemeva Selene mentre tirava fuori tutti i suoi abiti dall’armadio e li gettava alla rinfusa sul letto «Dannazione! Possibile che non abbia mai qualcosa di elegante da mettermi?!» sbraitò gettando un ultimo capo d’abbigliamento sopra il gattino che dormicchiava e che, preso alla sprovvista, cominciò a miagolare tuffandosi nei vestiti della ragazza «No no no no no! Cosa fai? Vieni qui! - disse acchiappandolo - ora mi hai riempito tutti i vestiti di peli! E io non so ancora cosa mettermi… vediamo un po’, secondo te a ‘lui’ piaceranno questi pantaloni? Troppo sportivi eh? Allora forse questa gonna! No, questa è troppo elegante… trovato! Metto i pantaloni sportivi con una maglietta elegante-ma-non-troppo, così va bene per tutto e……questa va benissimo!!!» gioì cominciando finalmente a vestirsi «Ecco, così dovrebbe andare!» «Tanto lo sai che non ti guarda neanche!» le urlò Celeste dal salotto «Impicciona!… allora, vediamo: cellulare, portafogli, rossetto, borsetta e una giacca se dovesse fare freschetto e … non ti dispiace vero se lo prendo?» chiese a Celeste estraendo dal portagioie una catenina d’argento «Cosa hai detto?!» «Ok, non le dispiace! Ora devo solo trovare una medaglietta da metterci e sarò perfetta!» disse cominciando a frugare nel cofanetto «Troppo vistosa, troppo grossa, troppo pacchiana, troppo piccola, troppo gialla… ah, ecco!» esultò rivolgendosi al gattino «Posso rubartela vero? E’ solo per stasera, poi te la riporto, promesso, tanto tu hai quella bella medaglietta nuova e… ecco fatto, così non potrà che trovarmi irresistibile!» concluse ammirandosi nello specchio finalmente agghindata a dovere. «Io esco!» disse prima di infilare la porta con la velocità di un razzo.

 

La luna brillava nel cielo primaverile rischiarando con i suoi riflessi argentei i vicoletti scarsamente illuminati dove alcune coppie di amanti occasionali rubavano al destino un attimo di puro piacere.

«Non credevo che mi avresti portata qui…» disse Selene perdendosi nello sguardo di Daniele «Anzi, a dirla tutta, credevo che avremmo passato il resto della serata con gli amici…» «Beh, non dirmi che vuoi fare scambio!» esclamò Daniele sorpreso «No, no, … cioè… è solo che - si affrettò ad aggiungere lei - … insomma , non ci speravo neanche che mi avresti chiesto di uscire da sola con te … io pensavo di trovare tutti e invece…» «Ehi, non ti è piaciuta la sorpresa piccola?» chiese lui afferrandola saldamente per la vita e spingendola contro il muro di una casa ormai disabitata.

«Cosa fai?» sussurrò Selene senza che la risposta le importasse realmente: non era mai stata così vicina ad un ragazzo prima e, cosa più importante, non si era mai sentita così incredibilmente felice di esserlo «Tu cosa vorresti che facessi?» «Io… Dany, noi non dovremmo…» «Schhh, piccola, non farò nulla che non vorresti anche tu » «Cosa vuoi dire?» chiese Selene sempre meno convinta della sensatezza di quello che stava facendo: lo conosceva quel quartiere e conosceva quei vicoli e sapeva, sapeva per cosa i ragazzi di solito li usassero…

«Sai, forse dovremmo fermarci qui…» «Non dirmi che non ti piace!» «No, non è questo…voglio dire…»

«Dai Selene, non fare la ritrosa! So che ne hai voglia!» «Smettila!» disse la ragazza che cominciava a non trovare più tanto divertenti le carezze del giovane «Smettila Daniele! Ho detto basta! Fino a ieri non mi guardavi neanche e ora…» «Ora è tutto diverso piccola!» .

Ansimava, avrebbe voluto prenderla lì, subito, soddisfare le sue voglie, perché era questo quello di cui aveva voglia in quel momento… «Daniele, smettila! Lasciami!» Selene si divincolava tra le braccia del ragazzo che avrebbe da sempre voluto stringere; era incredibile quanto desiderasse che lui la lasciasse ora, che si fermasse, che lasciasse decidere a lei.

Però non ci riusciva: era bloccata, immobilizzata contro quel muro in compagnia di un corpo che a stento le ubbidiva e di un amico che la baciava…un bacio di Daniele… per quanto tempo l’aveva sognato, per quanto l’aveva desiderato, ma adesso…

«Ma che succede?!» urlò Daniele lasciando improvvisamente la ragazza, abbagliato da una strana luce azzurra. Selene lo guardava senza parole mentre tutto intorno a lei si stava illuminando a giorno

«Cosa caspita…» ma non riuscì a terminare la frase: la luce, sempre più accecante, stava lentamente avvolgendo il ragazzo ; era fortissima e ora Selene non riusciva a vedere più nulla. Ad un certo punto le sembrò che tutto cominciasse a ruotare e che pian piano la luce diventasse, se possibile, ancora più intensa. Abbassò gli occhi e vide che il ciondolo blu che portava appeso al collo brillava di luce propria.

«L’ho già visto accadere da qualche parte…» pensò prima di  lasciarsi andare definitivamente e perdere i sensi.

 

 

Quando riaprì gli occhi il ghiaccio della brina notturna le pungeva il viso; sentiva freddo, come se avesse dormito un’intera nottata su un prato, d’inverno, senza sacco a pelo. Istintivamente si strinse nel cappotto e si alzò in piedi.

«ATTENTA!» le urlò una voce da dietro un secondo prima che una grossa e pesante mano la colpisse. Selene rotolò sull’erba gemendo. Ma dov’era finita, ad un incontro di pugilato?

Quando mise a fuoco la scena che le stava davanti pensò per un istante di non essersi sbagliata di molto: due uomini che ringhiavano furiosamente si avventavano contro un terzo che…? «Ma quello è un costume?» disse scorgendo il “signore” che poco prima doveva essere stato così gentile da prenderla a pugni.

Fu questione di un secondo: il ragazzo che fino a quel momento lottava contro i due tizi, ora miracolosamente scomparsi, era addosso al tipo in maschera e… quest’ultimo si accasciava a terra con un debole grido.

«Tutto bene?» chiese il ragazzo avvicinandosi lentamente e permettendo alla luce di un lampione lì vicino di colpirgli il viso

«Oh mio dio!» furono le uniche parole che Selene riuscì a dire.

 

«Oh mio dio!» «Hei, ti senti bene?» chiese il ragazzo visibilmente preoccupato vedendo che Selene non solo non riusciva a parlare, ma lo fissava con gli occhi spalancati e un’espressione di terrore mista a stupore sul viso.

«Selene…» cominciò il ragazzo, ma non riuscì a dire altro perchè la ragazza era scoppiata in una risata isterica «Selene...?» « ...Ah, ah... ora ho capito! Ma certo! Si tratta di un sogno!» «Selene non gridare» «... Ma certo: io non potrei mai essere qui e tu non potresti mai... » «Selene ti prego!» «...conoscere il mio nome se questo non fosse » «Zitta!» urlò quasi il giovane tappandole la bocca con una mano per farla tacere.

Era vicino. Troppo vicino e corporeo per essere irreale....

«Ascoltami bene Selene, ora non posso spiegarti, ma ficcati bene in testa che questo non è un sogno! Adesso ti lascerò andare e tu mi seguirai facendo meno rumore possibile. Tutto chiaro?» la ragazza annuì « bene…» disse lui togliendole la mano dalla bocca e facendole segno di seguirlo.

 

Il tragitto fu incredibilmente veloce: lui camminava davanti, riparandosi di tanto in tanto dietro alle case o ai cespugli quando gli sembrava di udire un suono sospetto, e lei imitava le sue mosse esattamente come in quei giochi di mimo che si fanno alla scuola materna, quei giochi un po’ stupidi in cui ti limiti ad eseguire quello che gli altri ti dicono di fare.

«Ok, ora dovremo fare una piccola corsa, stai dietro di me!» le disse, prima di lanciarsi in una fuga attraverso un ampio spazio aperto. Selene si fermò un istante: doveva seguirlo? «Al diavolo!» decise prima di mettersi a correre a perdifiato per non perderlo di vista.

Quasi gli inciampò addosso quando, dopo una decina di secondi, lui si infilò in quella che aveva tutta l’aria di essere una grotta. «Attenta…» l’ammonì avanzando di qualche passo «…non sono più sicuro che sia libera. Resta qui.» aggiunse prima di sparire nell’oscurità.

Selene rimase immobile. Era troppo affannata per stargli ancora dietro e troppo scioccata per riuscire ad elaborare una strategia e così decise di rimanere semplicemente ferma finché non fosse tornato… «Ok, adesso puoi venire…» le disse all’improvviso prendendola per mano e conducendola in un intricatissima rete di cunicoli sotterranei. «Ma... c’è acqua da queste parti?» chiese Selene sentendosi le calze umide «Non pensarci» le rispose il ragazzo accelerando il passo.

«Aspetta qui un attimo!» le ordinò; un secondo dopo la caverna era illuminata a giorno.

«Dove siamo?» «In un luogo in cui non mi sarei mai sognato di tornare, almeno non di mia volontà… - disse lui - Ok, vediamo… qui c’è una sedia, i tavoli sono un po’ tutti pieni di schifezze quindi credo che non li useremo… ah, lì c’è una branda. Non sembra molto comoda, ma ci si può adattare e per quanto riguarda il cibo conosco un paio di posti dove poter… Selene, puoi anche smetterla di fissarmi così, non ho intenzione di sparire!» «Sicuro?» chiese lei alquanto titubante «Sì, sicuro» rispose lui sorridendo mentre le si avvicinava.

«Ma cosa è… voglio dire… posso parlare ora vero? E anche urlare, perché credo che mi verrà voglia di farlo…»

«Puoi fare tutto quello che vuoi, a parte impalettarmi è chiaro » La battuta non ottenne il risultato sperato: la giovane lo guardava attentamente e il ragazzo poté vedere un’ombra di tristezza passarle negli occhi. «Selene, è tutto a posto?» «Come ti devo chiamare? » «Cosa?» «Come ti devo chiamare? William? Spike? Sanguinario? come?» «Spike va benissimo » rispose serio «E’ solo… voglio dire…- continuò lei - io non ti conosco, o meglio credo… non so bene se… ti conosco…» Spike la fissò per un attimo «Non sono il principe azzurro venuto per portarti al suo bel castello Selene, sai cosa sono e sai… sai cosa ho fatto della mia vita, ma non voglio farti del male.» «Ma io… io ti ho visto andare a fuoco, in tv voglio dire e…santo cielo, com’è possibile che tu sia reale?!» Spike sorrise leggermente «Se lo scopri fammi un fischio! Comunque, da quel poco che ho capito le cose stanno così: ci sono centinaia di dimensioni parallele collegate a questa e in ognuna le cose, le stesse cose, accadono in maniera diversa. Prendi me ad esempio: qui sono reale, nella tua dimensione invece sono solo un personaggio televisivo, in un’altra dimensione potrei essere un campione di calcio…» «E tu come sai tutto questo? Voglio dire, se sei sempre lo stesso Spike come puoi…» «Ho avuto molto tempo per apprendere, ma non voglio parlarne. Allora vediamo…- disse aprendo un frigorifero alle sue spalle- ci sarà rimasto qualcosa di commestibile…» «Ha a che fare con l’inferno vero?»

Spike girò la testa di scatto. «Cosa?» Come poteva lei sapere dove era stato? Ok, aveva visto quel telefilm, ma…beh pensò, era una conclusione abbastanza ovvia che uno come lui fosse finito laggiù… «Quello di cui non vuoi parlare, - continuò lei - ha a che fare con l’inferno?»

Benissimo, e ora cosa le avrebbe risposto? Non poteva di certo inventare una bugia così, su due piedi e sperare che lei ci cascasse: se sapeva dove era stato non l’avrebbe convinta tanto facilmente a non parlarne… ma forse…-pensò- forse è solo una supposizione, forse ha semplicemente tirato ad indovinare…

«E chi ti dice che io sia stato all’inferno?» «Joss» «Chi, scusa?!» «Joss, il creatore della serie. Se le cose sono le stesse solo che io le vedo proiettate in tv, allora tu sei stato all’inferno perché è esattamente quello che succede nella serie! - o almeno credo pensò- »

Perfetto, non aveva tirato a indovinare! E adesso cosa le avrebbe risposto? Ma non poteva capitargli una ragazza normale atterrita dal solo pensiero di trovarsi in una dimensione sconosciuta in compagnia di un temibile vampiro o che guardava il telefilm solo per la prestanza dell’attore? No, doveva capitargli una che faceva attenzione anche a quello che avevano passato e piuttosto perspicace per giunta!!

«Allora?» «Non voglio parlarne!»

Era vero, voleva solo dimenticare quello che aveva passato in quell’ultimo periodo, e anche prima. A dirla tutta avrebbe voluto dimenticare ogni attimo della sua vita a partire da quando gli avevano impiantato in testa quel maledetto chip, perché da allora erano cominciati i guai…

«Ma Buffy deve sapere che sei tornato! -insistette Selene prendendolo per un braccio- dobbiamo andare da lei!» «No…» cercò invano di opporsi il vampiro, ma Selene era già partita in quarta… «Sarà così felice!» «Selene io non credo…» «Non sei contento anche tu di rivederla?» «Selene, io…» «Gli devi essere mancato da morire…» «Selene…» «Sapessi quanto ti amava!» «NOI NON DOBBIAMO ANDARE DA NESSUNA PARTE!!!»

 

Selene sbatté violentemente contro il tavolo che occupava il centro della stanza e cadde a terra con un tonfo, spinta dalla forza del vampiro che l’aveva allontanata prepotentemente.

Non capiva.

La reazione di Spike le sembrava insensata: era innamorato della cacciatrice da più di tre anni ormai e poco prima che lui morisse lei gli aveva confessato di amarlo; cosa c’era di più naturale, ora che era tornato, di correre da lei per stare finalmente insieme? Perché avrebbe dovuto reagire così?!

Perché? Già, “Perché?” era l’unica parola che girava vorticosamente nella testa del ragazzo mentre guardava con orrore Selene raggomitolata a terra. Cosa aveva fatto?! Avrebbe dovuto ricordarsi che lei non aveva poteri da cacciatrice come le SIT o come… no, non doveva pensarci, doveva allontanare quel nome dalla sua testa il più in fretta possibile… Per sempre.

Buffy era lontana ed era felice, o almeno se lo augurava, e lui avrebbe dovuto pensare alla sua di vita per una buona volta!

Si avvicinò a Selene con cautela. «Stai bene?» chiese, ma non ottenne alcuna risposta. Devo averla spaventata a morte pensò avvicinandosi di un altro passo.

«Selene… mi dispiace, mi sono scordato che tu…»

«“Che io” cosa?! Che non sono una SIT? E’ così che le chiamate vero? Slayers In Training, anche se ora non lo sono più, da quando Buffy ha deciso di dar loro il potere, da quando Willow è diventata una dea…»

«Sì» disse semplicemente lui abbassando il capo «penso che tu sappia che prima allenavo le SIT e…» «“E” cosa? Se so tutto di voi, della vostra vita, dei vostri sentimenti, allora perché non posso darti un consiglio? Perché non dovrei dirti di andare da Buffy? Nel mio mondo le tue fans scrivono centinaia di storie in cui voi due finite insieme, perché è la cosa più naturale del mondo! E invece tu non vuoi nemmeno rivederla, dirle che sei tornato?! Di cosa hai paura Spike? Di un rifiuto? Non sarebbe la prima volta e tu sai che mentirebbe, adesso almeno lo sai!»

Spike rimase un lungo istante in silenzio, non poteva credere che Selene fosse una stupida: anche se la conosceva solo da un paio d’ore aveva già dimostrato di non esserlo, ma sentendola parlare gli sembrò che l’unico motivo per cui stava reagendo così era che le cose stavano andando in modo diverso da come lei probabilmente sperava.

«No, non lo so» rispose «Come?!» esclamò lei stupita per quella risposta, totalmente impossibile da concepire «Come puoi dire che non lo sai quando lei te lo ha detto in faccia?!»

«Senti Selene -riprese lui- te lo dirò una volta sola e poi considererò chiuso questo argomento. Buffy -dio, quanto faceva male pronunciare ancora quel nome- non mi ha mai dato motivo per credere che il mio amore fosse ricambiato. Sono stufo marcio di illudermi e quindi ho deciso che anche se sono tornato in questa dimensione non andrò a cercarla per “ rimettermi al suo servizio”. Lei ha imparato a vivere senza di me e io devo fare lo stesso incominciando da adesso. Non sono uno della Scooby, hanno altri che li possono proteggere e io sono già stato fin troppo fortunato ad uscire da un inferno per rimettere piede di mia spontanea volontà in un altro» «Ma…io vi ho visti…» «Niente “ma” Selene. Tu non hai visto la mia vita, tu hai visto spezzoni di tutte le nostre vite. Non puoi sapere esattamente cosa sta provando uno di noi solo guardandolo in faccia e non puoi sapere veramente cosa stiamo passando perché tu, a differenza di noi, hai avuto una visione d’insieme.»

«Allora tu non puoi sapere cosa provava Buffy per te!» lo incalzò Selene pensando di aver colto un punto debole in tutto quel bel ragionamento. «No. – disse lui e trasse un lungo respiro prima di continuare- So cosa provava Buffy. So tutto di lei.» «E come…?» «L’inferno.» fu la scarna risposta che Spike le diede prima di alzarsi e voltarsi per non guardarla in faccia.

Fece qualche passo in avanti cercando di ignorarla. Sentì che si alzava. Un rumore di vetri infranti, come se si fosse aggrappata ad un barattolino e l’avesse fatto cadere. Maldestra. E poi dei passi, veloci, che si allontanavano … da lui… da quel posto.

«Selene!» urlò prima di voltarsi e lanciarsi all’inseguimento della ragazza nei freddi cunicoli che circondavano le grotte dell’Iniziativa.

 

 

CAPITOLO 3

 

 

Correva. Correva il più velocemente possibile… lontano da quell’orrendo posto che aveva riconosciuto solo nell’istante in cui si era rialzata, quando si era resa conto di essere nello stesso luogo in cui si erano rifugiati anni prima anche Riley e Adam, lontano dai resti di quell’ultima battaglia che aveva messo fine alla quarta serie, almeno nel suo mondo, ma soprattutto lontano da lui.

Sentiva le calze inzuppate e si augurò inconsciamente che fosse solo acqua, semplice, pura e cristallina acqua che sgorgava da qualche parte lì vicino, ma quando mai qualcosa era semplice e pura da quelle parti?! Correva. Sentiva i piedi affondare nel fango scivoloso e le gambe cominciavano a farle male, ma era soprattutto il fiato che le mancava. Si appoggiò pesantemente alla parete della caverna. Faceva fatica a respirare e l’aria le penetrava fredda nei polmoni che si riempivano a dismisura alla ricerca di ossigeno. Non c’era luce attorno a lei, solo una debole opalescenza come se da qualche parte, nascosta molto bene, ci fosse una crepa nella parete rocciosa.

«Vigliacco!» urlava una vocina nella sua testa mentre le lacrime le rigavano prepotenti il volto. Stava piangendo. Era strano. Ricordava l’ultima volta che aveva pianto senza riuscire a fermare le lacrime: era una sera di metà novembre ed era il suo compleanno. I suoi amici avevano organizzato una festa in grande stile con musica e torte per festeggiare i suoi 18 anni.

Si era vestita elegante: quella sera avrebbe chiesto a Daniele di ballare con lei e la sua amica le aveva assicurato che al momento opportuno avrebbe sostituito la musica da discoteca con un romanticissimo lento. «Non preoccuparti, andrà tutto a meraviglia: lui è cotto di te si vede lontano un miglio!» le stava dicendo mentre raggiungevano la sala «Ok, ora prendi un bel respiro ed entra!» «Ma… sei sicura che stia bene? Mi sento così…» «Sei bellissima! E ora vai!» Selene rivolse un ultimo sguardo all’amica, un’ultima occhiata e un cenno d’incoraggiamento. Trasse un lungo respiro, afferrò la maniglia ed entrò.

Era tutto perfetto…il globo a specchietti appeso al soffitto rifletteva la luce dei faretti azzurri componendola in mille riflessi che illuminavano la sala. I suoi amici erano fermi di fronte a lei, orgogliosi del lavoro compiuto e un coro di “ Tanti auguri a te!” era scattato non appena aveva aperto la porta; davanti a tutti con un elegante maglione a collo alto e un paio di jeans azzurri, stava Daniele.

«Buon compleanno Selene!» «Auguri!» «100 di questi giorni!» «Auguri Selene!» Era un vortice, un vortice di baci, abbracci e auguri che si stringeva attorno a lei «Buon compleanno vecchiona!» «Buon compleanno!» «Tanti auguri!» «Sei bellissima…» sussurrò improvvisamente una voce alle sue spalle. Selene si voltò di scatto e vide Daniele che si allontanava verso il centro della sala guardandola con un tacito segnale d’intesa.

«Grazie, grazie! - esclamò lei ritornando a guardare la folla vociante- cosa ne dite se adesso tagliamo la torta?»

I ragazzi avevano mangiato, riso, bevuto e chiacchierato per più di un’ora ma Selene non aveva praticamente toccato nulla: aveva lo stomaco stranamente ingarbugliato e la situazione peggiorava ogni volta che le veniva in mente che presto, molto presto, sarebbero cominciate le danze e quindi si avvicinava sempre di più il momento che attendeva da una vita. Aveva la bocca secca, le mani sudate tanto era nervosa e anche se Marika, la sua migliora amica, le aveva assicurato che sarebbe stata fantastica pur essendo super- agitata lei non riusciva a crederle: era sicura che all’ultimo minuto avrebbe combinato qualche pasticcio mandando a monte tutti i suoi progetti e facendo fare a qualcuno una figuraccia tremenda… «Rilassati! - le aveva detto - ora stai tranquilla per un paio di canzoni e poi, quando ti senti pronta, ti lanci sulla pista. Appena ti vedo ballare con Dany cambio musica… e non mangiarti le unghie! Sarai perfetta!» aggiunse prima di mischiarsi alla folla.

Doveva fare qualcosa, doveva calmarsi, Marika aveva ragione: sarebbe andato tutto liscio, e poi lui non le avrebbe detto che era bella se non lo pensava veramente… decise che sarebbe andata a bersi un bicchiere di aranciata: forse l’avrebbe aiutata ad avere abbastanza zuccheri per non svenire di fronte a Daniele…

«Hei Selene, mi concedi questo ballo?» le disse una voce a metà strada «Non ora Luca, sto andando a prendere qualcosa al tavolo…» «Dai! Un ballo solo, cosa ti costa?» le chiese trascinandola senza troppi complimenti al centro pista e cominciando a muoversi insieme agli altri. La musica era facile da seguire e ben presto Selene si ritrovò a ballare con un gruppetto di suoi coetanei

«Ed ora un pezzo che abbiamo ballato tutti quest’estate!» annunciò il DJ.

«Io mi siedo un attimo, non ce la faccio più!» disse Selene ridendo e avviandosi verso il bancone «Aspettami!» la chiamò Luca «Vengo anch’io: questa canzone l’avrò ballata un migliaio di volte!»

«Ti stai divertendo?» chiese il ragazzo non appena si furono seduti «Non avevo mai ballato tanto in vita mia!» rispose Selene «Forse perché non balli mai!» «Senti chi parla: non sono l’unica a fare da tappezzeria piuttosto spesso se non baglio…» «E dai, non farmi sfigurare così! Ti piace la sala piuttosto?» «E’ fantastica! E’ tutto fantastico, non potevo sognare un compleanno migliore di questo!» Luca sorrise leggermente «Sono contento che ti piaccia. Onestamente non sai quanto ci è voluto per addobbarla e  mettere tutti d’accordo sul tipo di musica, sulle decorazioni, ma soprattutto sulle torte! E poi convincere le coppiette a non sbaciucchiarsi in sala!» «Come?» chiese Selene divertita «Ma sì, le coppiette! Sai quando la gente è insieme da poco e sembra che si siano passati un doppio strato di Attack sulle labbra? Sono teneri, ma sai dopo un po’ diventa imbarazzante…. Così abbiamo deciso di invitare solo quelli del gruppo. Niente esterni, capisci?» «Non dev’essere stato semplice!» «No, per niente! Soprattutto per quelli che avevano già pensato ad un posto tranquillo dove appartarsi, non so se mi spiego… ma noi siamo stati irremovibili: se volevano venire dovevano divertirsi insieme a tutti gli altri, niente party privati!» Luca bevve un sorso dal gin che gli stava davanti «E così siamo riusciti a convincere i più…» «I più?» «Sì beh, alcuni hanno avuto bisogno di un piccolo incentivo: Giovanni e Daniele per esempio hanno voluto la torta la cioccolato!»

Selene rimase per un attimo senza parlare, poi con un filo di voce chiese «Daniele ha una ragazza?»

«Sì, si chiama Cristina ed è anche piuttosto carina secondo Giorgia…. Io la trovo solo cretina….»

Luca continuò a parlare per un altro po’, ma Selene era rimasta a “Cristina ragazza di Daniele”. Come poteva essere stata così sciocca. Non riusciva a credere di averlo saputo proprio quella sera…

«Selene? Hei, ci sei ancora?» Non rispose. Sentiva il cuore pompare al rallentatore, come se dovesse riempirsi un po’ di più ad ogni battito «Selene?» la pacca affettuosa di Luca la riportò alla realtà: doveva essere rimasta immobile a fissare il tavolino per un bel po’ probabilmente perchè il DJ nel frattempo aveva nuovamente cambiato musica «Selene, non ti senti bene? Vuoi qualcosa da bere?» «Eh?» Luca era visibilmente preoccupato, non ricordava di averla mai vista così «Non… non è nulla, è stato solo un capogiro. Davvero… Vado un attimo in bagno a rinfrescarmi, torno subito…» «Vuoi che ti accompagni qualcuno?» «No no grazie…. scusa ma… faccio in un attimo…»

Luca rimase seduto al tavolo a fissarla mentre lei spariva tra la folla vociante. Selene… forse avrebbe davvero fatto meglio a seguire il consiglio di Daniele sul suo conto…

«Permesso!» esclamò la ragazza facendosi spazio tra le facce degli amici e cercando con tutte le sue forze di non incontrare nemmeno per una frazione di secondo i loro sguardi…Inutile dire che in bagno non c’era andata: voleva solo uscire di lì e farlo il più in fretta possibile. Era quasi arrivata alla porta quando si sentì chiamare da un angolo della pista «Selene, dove vai?» «Oh, Dany…» esclamò voltandosi «Non… non mi sento molto bene, pensavo di andare fuori a prendere una boccata d’aria…» «Come non ti senti bene? Vuoi che chiami…» «No no, davvero Daniele… ho solo bisogno di uscire un attimo e…» In quel preciso istante le note di un dolcissimo lento si diffusero nella stanza. Selene si voltò verso il palco: Marika le sorrideva raggiante dalla console.    

«Ti va di ballare?» «Cosa?» «Ti va di ballare?» le chiese Daniele sorridendo «…io…» ma già si trovava al centro della pista stretta fra le braccia del suo impossibile amore.

«Dany…» «Sì?» «Come sta Cristina?» «Bene » «Perché non è venuta?» «Doveva studiare» «E…quando l’hai saputo? A me aveva detto che sarebbe venuta…» «Ieri, dopo che l’ho accompagnata a casa, avevamo fatto un po’ tardi e … non abbiamo parlato molto a dire il vero, se capisci cosa intendo…»

 

Quella sera, davanti allo specchio del bagno, Selene si era ripromessa di mandare al diavolo tutti i suoi amici, ma soprattutto quell’amore malato che la divorava da dentro, quell’amore che stava tenendo nascosto a tutti per paura di un rifiuto, perché non sarebbe stata in grado di sopportarlo…quella sera si era ripromessa di essere forte di fronte a tutto , di non piangere mai più e di rispondere ad ogni provocazione con un sorriso sulle labbra senza preoccuparsi di quanto fosse falso. Avrebbe serbato quel piccolo segreto in un angolo del suo cuore, il segreto di quell’ amore che non avrebbe mai vissuto… E il coraggio per fare tutto questo l’aveva preso da lui: a quell’epoca seguiva già il telefilm e la forza di quello strano vampiro ossigenato, costantemente fuori dagli schemi, l’aveva contagiata. Spike, senza saperlo, quella sera le aveva dato la forza per andare avanti… e Selene ne aveva fatto il suo modello, il suo compagno, l’amico a cui confidare quello che gli altri non avrebbero mai saputo perché era l’unico che potesse capire quanto era doloroso e difficile amare senza farsi vedere.

«Vigliacco!» gridò nel buio della caverna battendo i pugni serrati contro la roccia «perché? Perché ti sei arreso? Perché?…»

«Selene!» urlò Spike sperando di scorgere in quella luce malata il profilo di una ragazza che correva a perdifiato «Maledizione Selene, dove ti sei cacciata?» disse tra sé avanzando nel fango che ricopriva il suolo della caverna «Avanti! Non ho tempo per giocare!!» gridò ancora, ma non ottenne alcuna risposta. «Vieni fuori dannazione, non me lo perdonerei mai se ti accadesse qualcosa» pensò prima di imboccare un altro cunicolo.

Passi. Passi che si avvicinavano, che correvano verso di lei, una voce che la chiamava… Selene si rianimò: non l’avrebbe raggiunta, mai! Non sarebbe stata di nuovo sola con lui, per nessuna ragione al mondo. Voleva emarginarsi dagli altri? Bene, lei non glielo avrebbe impedito, ma non sarebbe rimasta con lui ad ammuffire in quella grotta! Riprese a correre ignorando la voce dietro di lei che gridava il suo nome. Corse come non aveva mai fatto prima verso il fondo della caverna, verso il mondo esterno e verso il sole che illuminava il prato.

Doveva raggiungerla! Non poteva farla uscire là fuori senza protezione: era un’umana e loro erano troppo vicini al cratere; non gli ci voleva molto per immaginare che le novelle cacciatrici l’avrebbero evitato durante i loro pattugliamenti e sapeva che un luogo non visitato dalle ronde era un ottimo rifugio per chi non aveva buone intenzioni, oltre che per chi non voleva farsi trovare…

La luce era davanti a lei, ancora pochi metri e sarebbe stata fuori… sentiva Spike che si avvicinava sempre di più… non si voltò, ancora qualche passo e sarebbe stata fuori… ancora cinque,quattro, tre, due… e sentì la luce del sole primaverile scaldarle la pelle.

Si voltò.

Spike era fermo sulla soglia della caverna, ansimante, riparato dietro la sottile linea che separava la luce dalle tenebre e la vita dalla morte.

«Non hai scelto bene Spike» disse prima di voltarsi ed allontanarsi sul prato

Spike la guardò andare via. Non poteva seguirla, lo sapeva. Rimase fermo un lungo istante a guardare i suoi capelli illuminarsi sotto i riflessi dorati del sole e brillare ad ogni passo che faceva. «Stai attenta…» disse solo tra sé e sé prima di tornare nel buio della grotta.

 

CAPITOLO 4

 

 

Selene aveva corso molto, prima per scappare da lui, poi per allontanarsi dai suoi occhi ed infine per non sentirlo più come una presenza dietro di sé che le gridava di non allontanarsi…

Si fermò all’ombra di un albero di ciliegio, i fiorellini bianchi ondeggiavano al soffio leggero del vento ricadendo lievi sul manto erboso ogni volta che una folata un po’ più forte delle altre scompigliava la bianca chioma dell’albero. Era bello. Sembrava di essere finiti in paradiso invece che sulla bocca dell’inferno. Si guardò intorno: l’aria profumata e il cinguettio degli uccellini stonavano con l’immenso cratere che si stagliava in mezzo al verde delle colline, laddove una volta era sorta Sunnydale, o Sunnyhell come la chiamavano alcuni…

«E’ bello stare qui vero?» chiese una voce conosciuta alle sue spalle.

Selene si voltò,  riconoscendo all’istante la ragazza che le aveva parlato «Io ci vengo spesso…» riprese lei «sai, qui sono sepolte alcune delle persone più incredibili che io abbia mai incontrato… ma guardarsi alle spalle a volte può far male…» «C’è anche Tara laggiù…» «La conoscevi?» «No! Cioè… più o meno… è una lunga storia…» «Bhe, potresti raccontarmela mentre ti accompagno a casa…» «Oh, io… a dirla tutta non credo di avere più una casa…» «Oh…hei, non ti preoccupare!» disse lei sorridendo «moltissima gente è rimasta senza casa dopo quello che è successo. Puoi venire a stare da me se vuoi finché non trovi un posto dove abitare…» «Beh…» Selene si voltò un’ultima volta verso la grotta ormai lontana «Accetto volentieri, grazie Willow»

«Come hai detto che ti chiami?» «Selene » «Selene… significa luna se non sbaglio» «Sì, beh, credo di sì…ascolta Willow, c’è anche Buffy lì con te?» «Buffy? Ma allora ci conosci!» «Diciamo che ho sentito parlare di voi… comunque c’è? Avrei bisogno di dirle due parole…» Willow si fermò in mezzo alla strada «Ok, non è che stai parlando di una nuova minaccia da scongiurare vero, perché vedi, non si è ancora ripresa molto dall’ultima battaglia che abbiamo affrontato e tende a diventare un po’… nervosetta quando le si parla di cose che “lei deve fare”» «No, tranquilla! Ho solo bisogno di un paio di informazioni riguardo al mio…emh… stato attuale… un lavoro da topo da biblioteca insomma…nulla di dinamico o pericoloso!» «Ah, allora ti sarebbe più utile il signor Giles. Però posso darti una mano anch’io! E anche Down è abbastanza brava in queste cose…» «Sì, beh… non ti offendere, è solo che io avrei proprio bisogno di parlare con Buffy. Non vi metterò nei guai, promesso, ma credo che lei mi possa capire più di chiunque altro …». Willow annuì «L’importante è che se hai bisogno di aiuto pratico o di allenarti tu ti rivolga a qualcuna delle SIT: Buffy non ha molta voglia di menare le mani ultimamente…»

«Willow!»  gridò Xander apparendo sulla strada a cavallo di una rombante moto nera «Cosa ci fai da queste parti?» «Potrei farti la stessa identica domanda! – esclamò la rossa con disappunto -  Non dovevi restare a casa con Down e Andew, Andew soprattutto!» «Sì, beh, dovevo, ma poi Buffy mi ha dato il cambio e io ho pensato di andare a fare un po’ di spesa, sai con Mr. divora-tutto in casa non c’è mai abbastanza cibo… Non mi presenti alla tua nuova amica piuttosto?» «Oh certo, scusami: lei si chiama Selene, credo che abitasse a Sunnydale perché dice di conoscere Buffy…» «Un’altra vittima del grande cataclisma ossigenato eh?» «Come?» «Lascia perdere! Piacere, io sono Xander!» «Io sono Selene… anche se questo l’ha già detto lei…» la ragazza era tremendamente imbarazzata «Xander, io  -riprese Willow-  pensavo che sarebbe carino invitare Selene a stare da noi finché non avrà trovato una casa, del resto, se non aiutiamo i nostri concittadini…» «Tranquilla Willow! – esclamò Xander - L’unica gelosa al massimo potrebbe essere Kennedy!» «Xander!!» «Ok, ok…mi cucio la bocca! Allora ci si vede a casa Selene!» «Ciao Xander!» disse lei prima di salire sulla macchina di Willow.

 

«Da quando hai la macchina?» chiese un volta acceso il motore «Oh, beh, non è la mia macchina»  si affrettò a specificare Willow «in realtà non è di nessuno: l’abbiamo trovata abbandonata a lato della strada mentre venivamo via dal cratere dopo la battaglia e abbiamo deciso che un motore in più non avrebbe guastato, soprattutto in caso di necessità… » «Certo che ora parlate abbastanza tranquillamente dell’ultima battaglia che avete affrontato… da dove vengo io non se ne parla così volentieri…e anche il fatto delle cacciatrici, voglio dire, prima era tutto un gran segreto e ora….» «E’ un po’ difficile mantenere segreta l’identità di circa trecento persone…» «Trecento?!» «Tante eh? A sentire Giles il numero è più o meno quello, e pensare che noi credevamo di averle tutte in casa…. Comunque per quanto riguarda la battaglia ti conviene cominciare a parlarne: aiuta a ricordarsi che fa parte del passato…» 

Selene abbassò gli occhi, non avrebbe dovuto essere così indiscreta con chi la stava aiutando. Rimasero in silenzio per un po’, entrambe concentrate sulla strada, non sapendo come riprendere la conversazione.

«Non mi hai ancora detto come fai a conoscerci…» Selene si voltò verso Willow e vide che la incoraggiava con lo sguardo a parlare, anche se era chiaro che il suo era più che altro un tentativo per scacciare quel mutismo in cui si erano volontariamente chiuse entrambe… «Io…» Non voleva mentirle anzi, sentiva che lei avrebbe probabilmente potuto aiutarla a capire in che modo era capitata lì a Sunnydale , ma non si sentiva di parlarne in quel momento «Ho conosciuto Buffy e Tara a scuola, probabilmente non si ricordano di me…» mentì. Avrebbe raccontato la verità quando sarebbero stati tutti riuniti a casa di Buffy e allora avrebbe chiesto scusa anche a Willow, ma era sicura che l’avrebbe capita…

 

Il sole era sorto completamente ormai e Spike era seduto su una branda, le gambe a penzoloni e lo sguardo fisso nelle volute di fumo che danzavano leggere nell’aria umida. Accanto a lui c’era qualcosa di organico che il vampiro aveva preferito non toccare, probabilmente un residuo di qualche demone triturato da Adam…

Fumava in silenzio aspettando il tramonto «L’ultima » pensò lanciando lontano il pacchetto di sigarette ormai vuoto che aveva trovato su un tavolo del covo poco dopo che Selene se n’era andata. Era stato strano vederla fuggire così, utilizzando il sole come rifugio per scappare da lui, da quello che rappresentava. Ricordava almeno altre due occasioni in cui una persona si era allontanata da lui utilizzando quell’espediente perché non potesse seguirla, ed entrambe le volte avrebbe avuto qualcosa da dirle… Ma stavolta era diverso: la ragazza che se ne era andata non era Buffy, era un’adolescente qualunque, priva di qualsiasi potere e totalmente indifesa di fronte al mondo in cui era capitata. Selene… Spike rimase un istante a fissare il vuoto pensando a quel nome … luna, o meglio la dea della luna secondo gli antichi greci, l’astro della notte che scappava nel sole per sfuggire alle tenebre… peccato che lei non avesse colto quel sottile controsenso…

«Tornerà » pensò sorridendo mentre si accendeva l’ultima sigaretta.

 

«Eccoci arrivati!» disse Willow fermando la macchina di fronte ad una palazzina color ocra «Non è molto grande, ma al momento è tutto quel che siamo riusciti a trovare» le spiegò mentre arrivavano al cancello. «Chi è?» «Willow, e un’amica!» rispose la rossa facendole segno di entrare.

La casa era enorme ed arredata con molto gusto, almeno per quel poco che si vedeva,  pensò Selene ricordando con nostalgia il suo piccolo appartamento di Verona

«Willow!» Down stava scendendo le  scale di corsa «e…?» «Selene, piacere!» si affrettò a dire la ragazza «Piacere!» «Viene a stare qui da noi per un po’, conosceva Buffy…» «Oh, ok!» disse Down. In quel momento Andrew sbucò dalla cucina «Ehi ehi ehi! Come viene a stare qui da noi? Non sappiamo neanche chi sia e tu la inviti così a casa NOSTRA mettendo in pericolo la MIA vita? E se fosse un’inviata del Primo?» Selene fece un passo verso di lui «Non posso esserlo Andrew: il Primo è stato sconfitto, ricordi?» Andrew si illuminò «Andrew ! Andrew! Mi conosci come Andrew! Ehi, mi conosce come Andrew!» «Come sai del Primo?» Buffy stava scendendo le scale osservando attentamente la nuova arrivata «Come fai a sapere del Primo?» ripetè arrivandole di fronte «Io… ecco…» balbettò Selene evidentemente in imbarazzo per quell’ interrogatorio così improvviso «Te lo chiedo un ultima volta» riprese Buffy con fare sempre più inquisitorio «come fai a sapere del Primo?!» «Buffy , io non credo che questo sia il modo migliore per…» «Silenzio Willow! Mi meraviglio che tu abbia portato qui questa ragazza senza neanche sapere da dove venisse o chi fosse!» «E’ complicato da spiegare -la interruppe Selene temendo che il suo arrivo si trasformasse ben presto in una lite - io…in poche parole vi ho visto in TV» .

 

Buffy rimase per un attimo come inebetita a fissare la ragazza incerta se a quel punto dovesse domandarle anche da quale manicomio era scappata. «Non guardarmi così, non sono pazza!» disse Selene che si sentiva tremendamente a disagio «Cosa significa che ci hai visto in TV?» chiese Willow «Hanno già fatto un film su di noi?» intervenne Andrew «Oh, se è per questo più di uno!» rispose Selene «Vuoi dire che abbiamo anche un seguito, come “ La guerra dei cloni”?» «Taci Andrew!» intervenne Buffy «Cosa vuol dire che “ci hai visto in TV”?» Ecco, ora arriva il difficile pensò Selene «Io… non ne so molto, ma so che nella mia dimensione voi siete i protagonisti di un telefilm, molto bello secondo me!» «Beh, grazie per il complimento!» esclamò Buffy sarcastica «Vuoi dire che da qualche parte, nascosta tra le galassie, la Morte nera sta davvero orbitando attorno…» «Andrew!!» urlarono insieme Buffy e Willow «Aspetta un attimo, hai detto che vieni da un’altra dimensione?» chiese Willow «Sì»  «Chi viene da un’altra dimensione?» Il signor Giles era sbucato dalla porta della cucina con in mano una tazza di the fumante e gli occhiali leggermente appannati. «Io» rispose Selene temendo che Giles volesse ricominciare l’interrogatorio iniziato da Buffy «E come hai fatto ad arrivare fin qui? Voglio dire non è da tutti riuscire ad attraversare le dimensioni. Hai forse qualche potere particolare ?» «No. O almeno non credo…» rispose Selene sorridendo: il sig. Giles non cambiava proprio mai! «Ma ci dev’essere stata una causa scatenante, un evento mistico di qualche tipo che abbia innescato…» «Sig. Giles! - lo interruppe Down-  Non crede che sia il caso di farla almeno accomodare prima di chiederle l’autobiografia?» «Sì, beh, presumo di sì…» rispose lui colto in contropiede «Se ti accomodi in soggiorno potrei offrirti una tazza di the e intanto potremmo cercare di approfondire questo argomento direi… interessante»

Il signor Giles si avviò verso la sala come se niente fosse. Selene rimase un attimo ferma a guardarlo «Non preoccuparti, fa sempre così» disse Willow alzando gli occhi al cielo «ama gli aspetti frivoli della vita!» Selene sorrise a Willow, poi si voltò verso Buffy «Posso andare con lui?». Buffy la guardava ancora con fare inquisitorio e per un attimo Selene pensò che le avrebbe negato il permesso di stare lì con loro «Certo!» rispose invece sorridendo «ma spiegherai tutto anche a noi: mi hai incuriosita parecchio!»

 

La sala da pranzo era enorme, aveva le pareti rivestite in legno e ed era arredata in un favoloso stile country che non rinunciava tuttavia alle comodità dell’epoca moderna. Al centro un grande tavolo di legno robusto sorreggeva quattro pile di libri dall’aria molto pesante.

«Accomodati pure!» le disse Giles entrando con un vassoio su cui erano appoggiate sei tazze di the fumante e alcuni pacchetti di biscottini al cioccolato «Allora…» riprese dopo aver distribuito le vivande sul tavolo nei buchi lasciati liberi dai libri «Da dove hai detto che vieni?» «Da Verona, in Italia» «Ah, carina! – la interruppe Down- noi abbiamo studiato l’Arena in storia dell’arte a scuola… quando ancora ci andavo a scuola naturalmente…» «Sì, beh… io abito lì vicino. Comunque il punto è che questa non è la mia realtà!» «E come fai ad esserne sicura?» «Nella mia realtà voi non esistete…» «Cosa?!» chiese Andrew allarmato «Cosa intendi esattamente con “ non esistete”?» intervenne Giles «Ma è ovvio no: noi non siamo in carne e ossa come qui… la cosa è parecchio allarmante però…» «E’ per questo che glielo sto chiedendo Andrew!» esclamò Giles spazientito; Selene appoggiò la sua tazza sul piattino «Comunque il ragazzo ha ragione: nella mia realtà voi non siete persone reali. Esistete come attori, ma i vostri “sosia” hanno vite completamente diverse dalle vostre e vi somigliano solo fisicamente…» «Allora come fai a sapere del Primo?» chiese Down «Vedi, nella mia dimensione un tipo di nome Joss Whedon ha creato un telefilm di cui voi siete i protagonisti e, almeno da quello che ho potuto vedere, è come se qualcuno avesse ripreso la vostra vita con una telecamera…» «Magari è opera di Warren…» «Taci Andrew !» esclamò Down «Quindi – la interruppe Giles- tu hai visto la vita di Buffy attraverso la TV?» «Non solo quella di Buffy - precisò Selene - ma anche quella di tutti voi. E’ come se fossi stata assorbita nella TV!» «E questo “assorbimento” quando si sarebbe verificato?» «Mi sta chiedendo da quanto tempo sono qui?» chiese Selene «Sì» la incoraggiò Down sussurrando poi a Willow in modo da non farsi sentire «Mi sta già simpatica!» «Più o meno la notte scorsa» rispose Selene «E cosa stavi facendo quando è successo?» insistette lui «Oh, la prego sig. Giles! – lo interruppe Buffy - parliamo di cose più serie: nel tuo telefilm ho un ragazzo alto e aitante come fidanzato non è vero?» «Buffy!» la sgridò Giles «Oh, insomma, una non può nemmeno sognare…» disse lei con aria falsamente imbronciata. «Io… ho visto solo quello che penso vi sia capitato qui – riprese Selene ignorando il comportamento di Buffy – ti ho visto combattere contro il Maestro, ti ho visto andare al college e lavorare al Double Meat, ti ho visto con Angel, Riley e» «Abbiamo capito!» tagliò corto Buffy. Selene la fissò per un attimo prima di continuare «Ad ogni modo – disse rivolgendosi a Giles – ero uscita con un amico e ad un certo punto questa pietra si è messa a brillare…poi mi sono risvegliata sul prato vicino al cratere di Sunnydale…» Un silenzio di tomba calò nella stanza. «Molto interessante…» riuscì solo a dire Giles prendendo in mano il ciondolo e trattandolo come se fosse un’antica reliquia «Farò della ricerche sull’argomento… me lo potresti lasciare per oggi, vero?» Selene annuì.  «Pensa di riuscire a trovare un modo per riportarmi a casa?» chiese «Ci lavorerò su… ora, se volete scusarmi…» Giles scorse velocemente i titoli dei libri impilati sul tavolo scegliendone un paio non troppo spessi, poi si avviò al piano di sopra osservando attentamente il ciondolo che Selene gli aveva consegnato.

«Quindi nella tua realtà io sono famoso!» esclamò Andrew «Beh, sì… più o meno» «E come si chiama il telefilm di cui parli?» chiese incuriosita Willow «“Buffy, TVS”. Ne sono una fan da qualche anno ormai!» «Tu…- cominciò Buffy incredula- tu sei una fan di un telefilm che ha me come protagonista?!» «Sì» «Ma è magnifico!!! Mi piacerebbe proprio trasferirmi lì!» «Mmh… non saprei – disse Willow - come considerano le streghe nel tuo mondo?» «Oh, a dire la verità non le considerano affatto: non esistono! Ci sono solo delle ciarlatane che dicono di saper predire il futuro, ma non hanno più poteri magici di questa tazza di the!» «Quindi nel tuo mondo non ci sono demoni, o cacciatrici, o apocalissi, o sindaci che ascendono distruggendo il liceo dove hai studiato il giorno dei diplomi…» «Una noia pazzesca vero?» disse Selene sicura che a quel punto non le avrebbero più chiesto niente «Ok, ho deciso! –saltò su Buffy - Non appena Giles ha trovato il modo per riportarti indietro veniamo tutti con te!» «Non saprei Buffy…- disse Willow – di solito le realtà parallele non sono mai perfette. E poi come la mettiamo col telefilm: noi per loro siamo solo dei personaggi inventati…» «Stavo scherzando Willow! Anche se l’idea di una dimensione senza demoni non mi dispiacerebbe affatto…   «Ma non avete vinto l’ultimo male la primavera scorsa?» chiese Selene che non capiva bene come potessero parlare di demoni quando Spike li aveva uccisi tutti grazie a quel medaglione… «Il Primo male, non l’ultimo» specificò Willow «Noi abbiamo vinto il Primo, una forma antichissima e potentissima di male, ma non abbiamo vinto Il Male. E’ per questo che servono ancora le cacciatrici…» «Ed è per questo che io sto prendendo lezioni da Willow per aumentare i miei poteri…» disse Down «Ora che Tara non c’è più, farebbe comodo avere un’altra strega a portata di mano nel caso che il mondo fosse di nuovo sull’orlo di una crisi…». Selene non disse nulla. L’idea che Down, dopo aver preso lezioni di antico sumero da Giles diventasse anche una streghetta in erba non la entusiasmava più di tanto, ma doveva ammettere che Willow non aveva tutti i torti: ora che Tara era morta molti degli incantesimi più utili sarebbero stati impraticabili… e poi lei che diritto aveva di dire a Down quello che era giusto e quello che non lo era? Di solito lei dava giudizi sulle idee di Joss, ma questa, per quanto incredibile, era la vita reale dei suoi eroi.

«Allora, raccontaci cosa ne pensano le donne di me…»  riprese Andrew con sguardo languido…

 

La tensione che aveva contraddistinto i primi momenti dell’arrivo di Selene in casa Summers era svanita rapidamente, complice il fatto che nessuno da quel momento in poi aveva più nominato avvenimenti passati della loro esistenza. Buffy era sempre più entusiasta all’idea di essere diventata una star televisiva, Willow, dal canto suo, trovava poco carino che un intero pianeta sapesse quello che aveva combinato l’anno prima e Down passò il pomeriggio cercando di far tacere Andrei. Finalmente, verso le cinque, il sig. Giles li raggiunse per la sua solita tazza di the e per ragguagliarli sui risultati delle ricerche.

«Non sono riuscito a trovare molto a dire il vero – spiegava poco dopo- anche perché i volumi più importanti sono andati distrutti nel crollo di Sunnydale o nel rogo del consiglio; comunque secondo le poche notizie utili che sono riuscito a ricavare dai miei contatti in Europa e le ricerche incrociate con Westhley…» «Parla sempre così tanto anche nel tuo mondo?» chiese Down a Selene che annuì divertita «Ma come fanno a sopportarlo?» sussurrò allora suscitando il sorriso di tutti i presenti «Cosa c’è?» chiese Giles «Nulla!» si affrettò a rispondere Down come se un suo professore l’avesse sorpresa a parlare con la compagna di banco «Bene… - riprese Giles – stavo dicendo che dai controlli incrociati di testi babilonesi con traduzioni dall’aramaico risalenti al secondo secolo dopo Cristo abbiamo scoperto che la pietra che portavi al collo sembrerebbe essere uno straordinario cristallo mitologico dai poteri finora sconosciuti» «Una specie di leggenda insomma…» disse Selene «Esatto, solo che nel nostro caso è di vitale importanza capire come funzioni per poterti riportare a casa…» «Ok, abbiamo un oggetto mistico, delle ricerche totalmente inutili e una ragazza da salvare: sembra di essere ritornati ai vecchi tempi!» disse Buffy «Ma non ha nessuna idea su come questa pietra sia potuta arrivare fin qui?» chiese Willow. Giles sollevò gli occhi dal libro che aveva davanti per puntarli sulla nuova arrivata «Non so da dove provenga –ammise Selene – era legata ad un nastrino al collo del mio gatto quando l’ho trovato e l’ho indossata ieri per la prima volta…»  «Al collo di un gatto?!» chiese Down perplessa «Sì, lo so che sembra pazzesco, ma è la verità!»  insistette Selene consapevole che lei stessa avrebbe faticato a credere a quello che stava raccontando «Ascolta – intervenne Rupert appoggiandosi al tavolo con i gomiti e sporgendosi verso di lei -  cosa stava accadendo quando la pietra si è attivata? E soprattutto, eri con qualcuno?» «Sì… io ero con Daniele, un mio amico…eravamo usciti per fare un giro e ci siamo ritrovati vicino all’Arena, poi lui mi ha baciata e…» «Ecco fatto! – esultò Andrew –la storia più vecchia del mondo!» «Ma non è successo subito! – continuò Selene – è una storia lunga da spiegare, ma sentivo di non potermi fidare di lui così l’ho respinto. E’ stato allora che la pietra si è attivata…» «E ha coinvolto anche questo Daniele?»  chiese Giles «Sì, io credo di sì… la luce era troppo forte e io non riuscivo a vedere bene… mi è parso che avvolgesse anche lui ma in modo diverso, poi ho sentito la testa girare e… mi sono ritrovata qui  «Ed eri sola quando ti sei risvegliata?»  Selene rifletté un attimo prima di rispondere.

«Sì»  disse infine «ero completamente sola».

 

«E’ tardi maledizione!» esclamò Spike tra sé e sé alzandosi dalla branda su cui aveva trascorso tutto il pomeriggio. I ricordi si erano fatti strada prepotentemente nella sua mente e più lui aveva cercato di scacciarli più loro si erano fatti vivi e assillanti. Non che dov’era prima non ricordasse, ma almeno non aveva tempo per riflettere. Quel pomeriggio invece i minuti si erano succeduti lenti a formare le ore e Spike, immobilizzato dentro quella grotta poco accogliente, ne era stato aggredito.

Buffy. Di lei parlavano tutti i suoi ricordi, anche quando per lui era solo La Cacciatrice, anche quando seminava terrore in Europa con Dru, persino quando era ancora William, il suo passato parlava sempre, costantemente di lei. Ma oggi lei non ci sarebbe stata più. Né per lui né per chiunque altro: aveva scelto con chi stare e rivederla avrebbe solo aggiunto dolore al dolore.

Spike afferrò lo spolverino. Doveva smetterla di pensare a lei: era dannoso oltre che inutile e non l’avrebbe di certo aiutato a ritrovare Selene.

Fuori le ombre si allungavano. Fra poco meno di mezz’ora il sole sarebbe tramontato completamente dando via libera a tutte le creature della notte che popolavano i dintorni dell’ex-città di Sunnydale.

Perché non torna? Pensava Spike. Forse aveva trovato un rifugio, un posto come si deve in cui passare la notte, magari la casa di una delle SIT che lui stesso aveva addestrato, non c’era da preoccuparsi… ma se invece fosse stata ancora là fuori? Se avesse semplicemente deciso di mangiare qualcosa e passare una notte all’addiaccio in attesa dell’alba, allora cosa poteva succederle di lì a pochi minuti, sempre che fosse ancora viva?

«Tramonta maledizione!» urlò il vampiro dando un calcio a una sedia mezza rotta abbandonata in un angolo e sfasciandola completamente.

Spike si fermò.

Silenzio.

Non poteva aver sognato! Rimase immobile ancora un attimo cercando di percepire ogni più piccolo suono… le gocce d’acqua che ticchettavano su una superficie metallica… il frigorifero ancora in funzione… il ronzio delle lampadine… lo sgranocchiare continuo e discreto dei tarli…

Sto impazzendo, di nuovo, pensò.

Poi, d’improvviso, rieccolo! Spike era sicuro di non sognare stavolta, rimase fermo, ascoltando il nitido suono di passi che si avvicinavano alle sue spalle. Selene…

«Ehm… ciao Spike…»  Il vampiro si voltò di scatto «Clem?! Cosa ci fai qui?!» ma non riuscì nemmeno a terminare la frase che si ritrovò ad invocare aria stretto nell’abbraccio dell’amico. «Non potevo crederci! Avevo sentito delle voci, ma ero sicuro di illudermi sperando che fossi tornato…» «Clem…  lo chiamò Spike sepolto nelle pieghe della sua abbondante pelle di demone «Clem!» «Oh, scusa Spike» disse lui liberandolo immediatamente «Per fortuna che noi vampiri non abbiamo bisogno di respirare!» «Devi scusarmi Spike, ma ero così felice di rivederti. Mi avevamo detto che eri morto!» «Beh, tecnicamente lo sono da 129 anni» «Andiamo Spike, lo sai cosa intendo dire!» «Ok, sono stato un po’ più che morto in effetti, comunque adesso, come vedi, va molto meglio!» «Ne sono felice! Ora cosa hai intenzione di fare? Hai già rivisto Buffy?» «No. E non penso che lo farò, almeno per il momento…» «Spike… - Clem lo fissava in modo strano – sicuro di star bene?» «Sì, santo cielo sì! Ma cosa avete tutti oggi? Non posso prendermi un giorno di ferie dalla cacciatrice?» «Ok, ok, non ti arrabbiare!» Spike si sedette sulla branda. Fuori il sole era ancora troppo alto per uscire… «Scusami Clem» disse il vampiro «E’ che sono molto nervoso…»  poi, improvvisamente, gli venne un’idea «Clem» «Sì?» «Non è che per caso oggi hai visto una ragazzina nuova girare da queste parti?» «Un’umana?» «Sì. Avrà circa 18 anni, magrina, non troppo alta, con lunghi capelli castani…» «No, io non l’ho vista, ma non è che stai parlando di Down vero?» «No» rispose Spike appoggiandosi al muro «Spike…» «Che c’è?» «Non per essere indiscreto, ma è la tua nuova ragazza?» il vampiro scoppiò a ridere «Cielo no! Sono masochista te lo concedo, ma non fino a questo punto!» «E allora perché la cerchi?» chiese sedendosi vicino a lui «E’ in pericolo – rispose Spike improvvisamente serio – e la devo ritrovare prima che le succeda qualcosa di male».

Clem abbassò gli occhi per un attimo «Ehm… Spike…forse sarebbe meglio che tu non la cercassi…» «Come scusa?! Perché?» «Beh, io non so molto di quel che è successo a Sunnydale ultimamente, ma è opinione comune che sia stato tu a impedire la  rinascita del Primo e poi… ieri notte si sono trovati i resti di un demone, e c’è chi dice che sia stato tu ad ucciderlo…» «Sì, e allora?» «E allora… forse sarebbe meglio che tu te ne restassi nascosto per un po’ di tempo e poi, appena possibile, ti trasferissi in un posto dove non abbiano mai sentito parlare di te…» «So difendermi Clem!» esclamò Spike piccato «Lo so, lo so… è solo che…» «Cosa?» «Non te la prendere, ma non tira una buona aria per te da queste parti: i demoni sono furiosi per quello che è successo, gli umani sono terrorizzati alla sola idea che tra loro possano esserci creature come noi e so da fonti sicure che le cacciatrici hanno intensificato le ronde…» «Io sto dalla parte dei buoni Clem!» «Sì, io lo so, e lo sanno anche le persone che hanno combattuto con te l’ultima battaglia, ma gli altri? Persino Angel ha avuto i suoi problemi all’inizio di questa storia…» «Non preoccuparti Clem, starò attento!» esclamò Spike alzandosi e sistemandosi lo spolverino. Il sole era tramontato e lui avrebbe ritrovato Selene, il resto per il momento non aveva importanza. «Tornerò prima dell’alba!» disse e uscì lasciando l’amico seduto a fissare l’oscurità in cui era sparito.

 

Un’ombra, nient’altro che un’ombra. Si aggirava furtivo tra le case, in parte ai negozi dalle insegne lampeggianti, vicino alle vetrine colorate, schivando con estrema agilità la tenue luce dei lampioni in modo che solo un occhio estremamente vigile e attento potesse vederlo. E riconoscerlo.

La cercava.

Prima l’avesse trovata e prima avrebbe potuto dare libero sfogo alla sua natura.

La seguiva.

Annusando enfaticamente l’aria e captandone il leggero profumo famigliare.

La chiamava.

E ad un tratto… lei rispose.

Piccola, bionda, agile. Corpo da gatta e viso da bambola… il vampiro la seguì fino ad un vicolo stretto e buio sorridendo appena. Sarebbe stata una preda perfetta per quella notte… Ma si fermò, nell’istante in cui i suoi occhi sensibili si posarono per una frazione di secondo sul giovane che era appena passato alle spalle della ragazza…

 

Spike aveva assunto il volto della caccia e si muoveva con fare felino tra i vicoli della grande città alle porte di Sunnydale. Non era semplice trovarla, c’era troppa gente in giro quella sera e lui non poteva camminare nelle ampie strade ricche di negozi del centro senza destare l’attenzione di qualcuno.

Un rumore conosciuto gli fece cambiare immediatamente direzione.

Girò l’angolo e se lo ritrovò di fronte: un vampiro, sicuramente un novellino, aveva catturato una giovane ragazza dai capelli rossi e se ne stava nutrendo. Spike raccolse qualcosa da terra e gli passò in parte «Spiacente amico, oggi davvero non è serata!» disse mentre dietro di lui una nuvola di polvere si disperdeva nel vento.

Erano le quattro ormai e il vampiro aveva girato praticamente tutta la città setacciandola palmo a palmo. Cominciava a sperare vivamente che Selene avesse trovato un posto dove passare la notte, anche perché a quell’ora la maggior parte dei predatori che conosceva, se non avevano cambiato abitudini, si era già nutrita abbondantemente. Gli restava solo un quartiere, un po’ distante dal centro e frequentato fino a un paio di anni prima dalla peggior specie di attaccabrighe che avesse mai incontrato.

Imboccò un violetto puzzolente attirato dall’insegna luminosa di un bar. “Boxing” già il nome la diceva lunga pensò avvicinandosi, speriamo che non sia entrata proprio qui dentro…Stava per spingere la pesante porta di ferro del locale quando una risata cristallina attirò la sua attenzione.

Si avvicinò cautamente all’angolo della strada . Lì, a pochi passi da lui, un gruppetto di cinque, no sei ragazzine stava parlando allegramente dell’ultimo film visto al cinema.

«Hei, hai visto quando gli ha sparato! E’ stato formidabile!» «A me è piaciuta la scena tra Robert e Anne… ragazzi che passione…» «Passione, sentitela! Non fare tanto la santarellina, sappiamo tutti che cosa guardavi in realtà!» 

«Stupide!»  pensò Spike ritornando al suo aspetto umano «Ma perché le oche devono capitare tutte a me?». Il vampiro si avvicinò alle ragazze con passo svelto: aveva altro da fare per quella notte. Forse aveva ragione Clem quella città non faceva per lui… «Non vi ha detto di tornare a casa presto la vostra mamma?» chiese Spike. Il sestetto lo guardò con noncuranza «E a te che te ne importa?» rispose una tipetta dai capelli neri abbastanza magra e bassa da sembrare una bambina di dieci anni. «Non è prudente andare in giro da sole di notte sapete, si possono fare brutti incontri…» «Ad esempio?» chiese divertita una brunetta dai capelli corti «Aiuto mammina, l’uomo nero ci vuole fare la bua…» «E tu di cosa hai paura? Chi sono i mostri che popolano i tuoi incubi?» Spike rimase immobile osservando una ragazzina bionda che avanzava verso di lui con fare provocante «Non hai idea di cosa stai parlando!» «No. Ma so con esattezza chi o meglio casa sei tu» e detto questo aprì un bottone della camicetta mettendo in evidenza una collanina con una croce d’oro appesa. Spike si ritrasse istintivamente. «Chi siete?» «Astrid, per servirti!» esclamò una delle sei sbucando fuori alle sue spalle e attaccandolo con un paletto

«Cacciatrici!» «Esatto! Istruito il nostro vampiro eh…» «Taci e vieni a darmi una mano Sharon!» la chiamò Astrid che non riusciva da sola a tener testa a Spike «E noi che facciamo? Mi annoio se devo sempre restare a guardare…» si lamentò la piccoletta «Non ti preoccupare Jessy, avrai anche tu la tua occasione basta che impari bene l’affondo… e poi questo qui non sembra un granché, non ti divertiresti. Hei As’! Vedi se riesci a collaudare la nuova strategia!» gridò la bionda.

«Comincio proprio ad averne abbastanza!» esclamò Spike facendo volare per aria uno dei paletti che comparivano come per incanto nelle mani di Sharon «Ma si può sapere da dove li tiri fuori?!» «Segreto!» disse lei facendone apparire un altro e attaccandolo di nuovo. Non era propriamente in forma, non ci voleva un genio per capirlo, e le due cacciatrici ne stavano approfittando per giocare al gatto col topo. Spike parò l’ennesimo attacco facendo finire Astrid al tappeto. Davanti a lui Sharon si diede la spinta per attaccarlo di nuovo. Doveva liberarsi da quello scontro. “Cacciatrici… pensò Spike facendole cadere di nuovo il paletto di mano e vedendone riapparire subito un altro, chi si sarebbe mai immaginato che quelle fossero cacciatrici? Buffy di solito andava in giro con il suo bel paletto in mano e poi erano solo lei e Faith, era facile ricordarsi da chi stare in guardia…”

«Voi non siete le SIT allenate da Buffy e Kennedy vero? Dovreste riconoscermi altrimenti!» «E chi dovremmo riconoscere? Sei un vampiro, uno come tanti, solo un po’ più narcisista!» disse Sharon. «Andiamo! Non è possibile che non vi abbiano neppure parlato di me!» continuò Spike, ma improvvisamente sentì un piccolo brivido partire dal collo e scendere lungo la spina dorsale.

Cadde in ginocchio, una mano vicino al punto in cui aveva sentito la scossa, ma non sentì niente a parte un forte torpore che cominciava a impadronirsi di tutto il suo corpo. Alzò gli occhi, cercando di distinguere le sagome sfocate che aveva di fronte, ma queste diventavano sempre più bianche e lattiginose e le voci delle cacciatrici risuonavano come rimbombi lontani. Spike sentì la spalla battere contro qualcosa di duro. Poi più nulla.

«Ha funzionato abbastanza bene mi sembra»

«Non lo so… secondo me i paletti sono sempre i più indicati»

«Ha ragione lei, ci avreste di sicuro messo meno tempo!»  

 

CAPITOLO 5

 

«Ormai è buio…»  pensò Selene guardando fuori dalla finestra della camera di Down. Erano stati tutti molto gentili con lei da quando avevano capito che non era loro nemica: Buffy e Giles le avevano promesso che avrebbero fatto di tutto per aiutarla a tornare a casa e Willow aveva insistito affinché rimanesse a dormire con loro almeno per quella notte. Non aveva ancora visto Xander tornare a casa, ma le avevano assicurato che non gli sarebbe dispiaciuto affatto avere qualcuno con cui parlare ora che faceva il turno di notte al “Carramba”, un locale appena aperto in città. L’unico problema restava quel testardo vampiro ossigenato che aveva voluto rimanere a tutti i costi chiuso in quella specie di rifugio marcescente. Una notte con Spike… conosceva decine di persone che avrebbero volentieri fatto carte false per una cosa del genere, e a lei era capitato davvero, stava capitando! E tutto quello che era riuscita a fare era stato scappare a gambe levate dopo aver litigato con lui. Persino quel pomeriggio aveva mentito sul suo conto. Per proteggerlo? No. Selene sapeva bene che cosa aveva dettato la sua risposta. «Ero completamente sola»  aveva detto… balle! C’era lui e l’aveva anche salvata da un paio di vampiri  e da un demone tutt’altro che amichevole. Adesso erano pari: lui l’aveva aiutata e lei non aveva fatto la spia, anche se avrebbe tanto voluto gridare ai quattro venti che era tornato…

«Non vieni a letto?» chiese Down infilandosi sotto le coperte «Sì, arrivo…»  rispose Selene soprappensiero continuando a guardare fuori dalla finestra alla ricerca di uno spolverino di pelle nera a lei ben noto. «Ti manca casa tua?»  «Come?»  chiese voltandosi  «Deve mancarti molto» riprese Down «Dev’essere terribile svegliarsi in un mondo completamente sconosciuto e non avere più accanto le persone a cui vuoi bene…»  Selene si voltò di nuovo verso la finestra «Sì… terribile…»  disse prima di chiudere le ante.

 

«Dove lo portiamo?»  chiese una delle giovani indicando in vampiro steso a terra «Non lo so, ma mi è sembrato che abbia nominato Buffy ad un certo punto…» «Portiamolo dalla strega, sarà lei a decidere!» «Scherzi? Non fa che dirci che dobbiamo fare le nostre scelte senza contare sempre su di lei, immagina come reagirebbe se ci vedesse arrivare con questo!»  disse la bruna dandogli un piccolo calcio come se volesse assicurarsi del fatto che fosse ancora incosciente «Ammazziamolo subito allora!»  fece la più piccola estraendo dalla tasca dei jeans un paletto tanto corto quanto appuntito «Aspetta Je’!». Astrid aveva bloccato la mano di Jessica a mezz’aria impedendole di mettere a segno il colpo «Cosa c’è ancora?! Non ho appoggiato il piede correttamente?!» sbuffò la ragazzina «No, il piede andava benissimo, però…» « Astrid cosa ti prende? Non avrai dei dubbi sul nostro compito vero? Lui è un vampiro, noi siamo cacciatrici di vampiri, più chiaro di così!» «Non è questo …» «E allora cosa?» «Ha detto di conoscere anche Kennedy…»  Jessica sbuffò « Kennedy e Buffy sono cacciatrici As’! è normale che un vampiro sappia i loro nomi!» «E poi ha detto che se fossimo delle SIT lo ricorderemmo, quindi deve aver combinato qualcosa!» «Ok, forse mi sto sbagliando ma per conto mio sarebbe il caso di portarlo dalla strega…» «E perché?»  chiese la brunetta spazientita. Astrid alzò gli occhi al cielo, forse si stava realmente sbagliando, però… «Va bene, non prendetemi in giro come al solito… ma … la sua aura» «Rieccola! L’amante di Dragon Ball!» sospirò Jessica suscitando l’ilarità generale «Ridete pure! Ma io intanto ho l’impressione che sia diversa da quella di tutti gli altri vampiri che abbiamo affrontato finora… è speciale…» «Oh, perfetto!»  sbuffò Sharon visibilmente scocciata «Adesso noi prendiamo questo bell’imbusto e lo portiamo dalla strega solo perché ehi! La nostra amica qui ha avuto l’impressione che abbia un’aura particolare! Poi lei lo vede, ci fa una ramanzina perché non sappiamo prenderci le nostre responsabilità, e poi lo impalettiamo davanti a lei così tu sei contenta…» «Esatto!» «Come scusa?» chiese Sharon completamente spiazzata «Faremo esattamente come hai detto tu, grazie per il suggerimento!» insistette Astrid calma  «Ma sei impazzita?!» «No. Ha detto di conoscere Buffy, quindi forse non è del tutto inutile, e poi al massimo dite che vi ho costretto io a portarlo con noi, tanto lo fate sempre quando qualcosa va storto…» Le cacciatrici rimasero un secondo in silenzio con gli occhi bassi, come se fossero state sorprese a rubare della cioccolata in un supermercato «Ok, ti aiutiamo a portarlo…»  disse infine Jessica allontanandosi con le chiavi dell’auto.

«Solo una domanda …» chiese Sharon alzando gli occhi «Come ci comportiamo se si sveglia e tenta di scappare?» «Non ci riuscirà, ve lo assicuro!»  disse Astrid estraendo delle corde dalla borsetta e cominciando a legarlo.

 

Buffy era davanti a lui, le mani sui fianchi, gli occhi verdi scintillanti come smeraldi. «Che cosa vuoi da me Spike?» chiese asciutta, dietro di lei la porta della cripta sbatteva violentemente contro il muro. «Cosa credi di poter fare? Piacermi?» Il vampiro indietreggiò di un passo «Io…io vorrei solo…» «Cosa? Amarmi? Lo sai che non è possibile! Tu non puoi amare e per quanto mi riguarda… al massimo da me puoi avere questo» Buffy cominciò ad avanzare verso di lui; il vampiro fece ancora un passo indietro inciampando nel letto, la cacciatrice lo bloccò in modo che non potesse rialzarsi «Cosa vuoi fare?» chiese Spike terrorizzato «Solo quello di cui ho bisogno» rispose lei, prima di abbassare la lampo che teneva chiusi i suoi pantaloni. Spike guardò con orrore le manovre di Buffy «Ti prego no… non così…» la supplicò, ma in quel momento qualcos’altro aveva colpito l’attenzione della ragazza: dietro di lei un altro uomo, alto e moro, la stava abbracciando. «Angel…» sussurrò il vampiro riconoscendolo «Sì, io William!»disse l’uomo guardando in basso con disprezzo «Cosa credevi Spike che te l’avrei lasciata? Che sarebbe stata tua? Lei è mia, lo è sempre stata e continuerà ad esserlo, per sempre. Tu…» Spike vide Buffy allontanarsi da lui e raggiungere Angel «Sei sempre stato» abbracciarlo… «soltanto» baciarlo… «un ripiego!»

«Noo!» urlò Spike aprendo gli occhi di scatto. La testa gli faceva un male incredibile e sentiva le braccia come addormentate; si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse e si accorse che era sul sedile posteriore di un’auto, strettamente legato. «Hei! Si è svegliato!» disse una voce alla sua sinistra. Il vampiro si voltò e vide una ragazzina seduta in parte a lui che lo squadrava da capo a piedi con espressione seria «Che facciamo As’?» chiese un’altra ragazza dal posto in parte al conducente «E cosa vuoi che ci faccia?» rispose Sharon, non riesce neanche a muoversi!» Spike la fissò attentamente: si ricordava di lei, anzi adesso si ricordava perfettamente di tutte loro, della lotta nel vicolo, delle loro battute e della debolezza improvvisa che lo aveva sopraffatto… guardò più attentamente la ragazza alla sua sinistra: carina, ma un po’ troppo sicura di sé per i suoi gusti… poi notò che stava giocherellando con qualcosa «Cosa credi di fare con quello?» «Far star zitto un certo vampiro a cui sono molto vicina, se mi rompe le scatole!» disse lei sorridendogli e puntando il paletto che aveva in mano diritto al suo cuore.

«Lascialo stare Jessy o alla prossima frenata ci toccherà pulire l’auto dalla cenere!» l’ammonì Astrid «Ok Ok» disse Jessica riponendo a malincuore il paletto «Non è giusto però… io non ero d’accordo a portarcelo dietro!»

In quel momento la macchina sterzò di scatto voltando velocemente in un vialetto sulla destra. «Hei, attenta!» gridò Sharon «Questo qui mi è praticamente volato addosso!» «Non ti lamentare tesoro, sei tu che mi hai legato!» Spike aveva approfittato di quell’attimo per cercare di liberarsi con il solo risultato di finire praticamente in braccio alla ragazza «Ma si può sapere che ti ha dato la patente?!» «Piantala tu!»  disse Astrid raddrizzando l’auto con un ulteriore scossone «Attenta: le…» cercò di avvertila Jessica «…ortensie della strega…» La macchina fece un’ulteriore curva a gomito nel vano tentativo di evitare le piantine appena interrate e si fermò di botto. Astrid aprì la portiera e scese per controllare il paraurti «Ma… per la miseria, si può sapere chi le ha piantate proprio lì?» urlò rivolta ai passeggeri e alzando con una mano quello che rimaneva di una piccola pianticella dai fiori rosa «Chi è la responsabile di tutto questo?»

Jessica e Sharon, ancora saldamente aggrappate ai sedili posteriori, le lanciarono un’occhiataccia che la diceva lunga sulle loro intenzioni omicide, mentre la cacciatrice bionda scese velocemente dall’auto per andare a rifugiarsi in un angolo. «Non per romperti le uova nel paniere dolcezza, ma un demone Fiöral guida meglio di te!» l’apostrofò Spike che era riuscito per puro miracolo ad evitare di essere catapultato contro il parabrezza «Taci tu!» lo zittì Astrid «E voi non fate tanto le mammolette! Fatelo scendere, io vado a suonare!» e si allontanò con passo svelto verso il portoncino della casa.

«Se la vedo ancora con le mani sul volante giuro che la impaletto!» «Non credo che sia la cosa migliore: poi dovremmo anche disfarci del cadavere, senza parlare degli schizzi di sangue; sarebbe meglio appenderle un bel cartello sulla schiena con scritto “Attenzione: pericolo pubblico!”…» «Coraggio, tiriamolo giù…» sbuffò Sharon scendendo dall’auto e richiudendo la portiera in faccia al vampiro. Spike la guardò sorpreso «Credevo di dover scendere!» disse lui «Di qua!» sbuffò Jessica afferrandolo sgarbatamente per un braccio e tirandolo giù dalla vettura dalla parte opposta «Hei, fai piano dannazione, mi rovini la giacca!» Sharon gli si avvicinò «E questo sarebbe un vampiro? Mi avevano detto che erano forti…» e prendendolo saldamente per l’altro braccio cominciò a trascinarlo verso la porta.

Spike tentò nuovamente di liberarsi. Inutile: i nodi erano troppo stretti e le due tipette non lo mollavano… si guardò intorno cercando una possibile via di fuga, ma ormai erano troppo vicini alla casa e dietro di lui l’altra cacciatrice lo seguiva senza perderlo mai di vista. «Accidenti!» imprecò fra sé e sé «possibile che debba sempre finire legato da qualche parte?!»

In quel momento la porta di casa si aprì di scatto «Vi sembra il caso di fare tutto questo baccano a quest’ora di…»

 

Buffy rimase un lungo istante immobile, incapace di formulare anche un solo pensiero coerente, fissando davanti a sé il volto di un vampiro che non si sarebbe mai sognata di poter rivedere…

«Spike…» sussurrò, quasi per convincere sé stessa che fosse proprio lui.

Anche il vampiro era confuso: fino a quel momento aveva sempre e solo cercato un modo per scappare e ora…rivedersela davanti così, all’improvviso, era l’ultima cosa che si sarebbe immaginato. Sorrise appena, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso «Buffy…» 

«Sharon, Jessica, Mary, Astrid! Ora che abbiamo fatto l’appello possiamo entrare: io ho fame!» Buffy stava ancora fissando Spike «Come… come sei… come hai fatto a ... tornare?» chiese in un sussurro. Spike non sapeva come comportarsi. Cosa le avrebbe risposto? Ma soprattutto cosa avrebbe fatto dopo averle risposto? La guardò un istante negli occhi, quegli occhi verdi in cui si era perso più di una volta molto tempo prima, in cui era annegato… doveva allontanarsi, subito, o non sarebbe più stato in grado di farlo…«Addio» disse soltanto prima di voltarsi lentamente, quasi gli costasse uno sforzo enorme e cominciare a muovere qualche passo nella direzione opposta.

«Dove credi di andare?!» Sharon lo aveva riafferrato per un braccio e sbattuto a terra ai piedi della cacciatrice, una Buffy tanto sconvolta da rimanere immobile. «Cosa ne facciamo di lui?» «Come?» chiese lei senza staccare gli occhi dal vampiro «Cosa ne facciamo? Lo impalettiamo subito o aspettiamo che cuocia qui fuori? Io personalmente sarei per la prima ipotesi: voglio andare a letto!» Buffy vide Spike abbassare la testa e rimanere fermo, aspettando la sua prossima mossa «Perché » cominciò lei «Perché Astrid ha detto di aver percepito qualcosa di diverso nella sua aura. Io le ho detto che non saresti stata contenta se lo portavamo qui e che dovevamo ucciderlo subito, ma lei…» «Perché non entri Spike?» disse invece Buffy. Jessica, Mary e Sharon si voltarono contemporaneamente con gli occhi sgranati «Come “perché non entri?”!!» «Ma che ti è preso Buffy?» «Sei impazzita forse?!»

Le facce e i commenti delle ragazze esigevano delle risposte convincenti e immediate, ma la cacciatrice non aveva alcuna intenzione nemmeno di provare a fornirgliele: semplicemente non avrebbero capito, come non avevano capito il preside Wood e le SIT prima di loro… erano cacciatrici ed erano molto giovani, vedevano il mondo solo in bianco e nero e Spike… beh, lui era una sfumatura di un colore molto particolare che non avrebbero mai colto…

«Entrate in casa!» ordinò quindi avvicinandosi al vampiro ed estraendo dalla tasca dei jeans un coltellino svizzero «Ma…» cominciò Jessica «Ho detto di entrare!» gridò quasi Buffy rivolta alle sue allieve. «Agli ordini generale!» rispose Sharon poco convinta avviandosi con le altre verso l’abitazione.

Buffy girò intorno al vampiro accucciandosi alle sue spalle per recidere le corde che lo tenevano prigioniero «Grazie» sussurrò lui «cominciavano ad essere fastidiose…» Spike si rialzò massaggiandosi i polsi «Come hai fatto a tornare?» chiese Buffy «E’ una lunga storia, ma ora non ha importanza. Hai visto per caso una ragazzina nuova girare da queste parti? Si chiama Selene.» «Sta dormendo in camera di Down… Spike…» Buffy si era messa in piedi e ora il vampiro poteva vedere i suoi occhi brillare di lacrime. Abbassò lo sguardo, non poteva restare oltre o sarebbe stato… troppo. Avrebbe seguito il consiglio di Clem: Selene era al sicuro, aveva trovato il posto più sicuro dell’universo e Buffy… sarebbe stato meglio se non l’avesse incontrata…

Le passò a fianco fissando volutamente l’erba sotto di sé per non incrociare il suo sguardo «Stammi bene cacciatrice…» sussurrò prima di mettersi a correre nella notte umida.

Aveva fatto solo pochi metri quando si sentì afferrare da dietro. Di nuovo? Pensò e si voltò, le nocche contratte, pronto ad affrontare chiunque gli impedisse di allontanarsi una volta per tutte da quel posto, fosse anche stata una delle SIT!

Il pugno di Spike arrivò a segno, ma un osservatore casuale avrebbe fatto fatica a capire chi dei due fosse rimasto più sorpreso dopo quel gesto «Mmh…il tuo solito caratteraccio William… ma perché non ti sforzi a imparare un po’ di buone maniere?»

«Angel?!» chiese Spike sorpreso «Ma cosa ci fai da queste parti?!»  Angel smise di massaggiarsi la mascella contusa e fissò intensamente il vampiro che gli stava di fronte «Sei sempre stato più bravo a pugni che a cervello, vero Will? Se ti sforzassi un attimo ti ricorderesti che io ci vivo qui!» Spike stava per rispondere a tono quando si rese conto che Buffy li stava raggiungendo di corsa «Ok, hai ragione amico, ci vediamo eh…» disse voltandosi, ma la presa sulla sua spalla si fece nuovamente sentire «Stavolta te lo sei proprio meritato!» disse Spike prima di girarsi con il pugno alzato pronto a ripetere la scena di poco prima, ma di fronte a lui stavolta non c’era Angel.

«Buffy…»

«Stai perdendo punti amico!» lo derise una voce alle spalle della ragazza «Non lo sai che alle donne non piace essere picchiate?» Spike cercò con tutte le forze di non ricaderci di nuovo, di non fissarla o non sarebbe più riuscito ad andarsene… spostò lo sguardo verso il suo Sire, accogliendo la sua provocazione «E infatti questo pugno era diretto a te, capelli dritti! Ma vedo che preferisci ripararti dietro la cacciatrice che difenderti da solo!» Lo schiaffo di Buffy lo raggiunse come un fulmine a ciel sereno «Non ti azzardare Spike! Non credere che io ti permetta di fare quello che vuoi solo perché» «Hei, ehi, calma!» la interruppe lui «Non ti preoccupare dolcezza, non ho intenzione di rimanere qui a lungo! Torna pure ad insegnare le arti marziali a quelle sbarbatelle se vuoi, non ti darò più fastidio!»

Spike si voltò. Era la terza volta che cercava di andarsene e cominciava a sperare davvero che qualcuno lo fermasse di nuovo: le parole che aveva appena detto a Buffy erano le prime che gli erano saltate in mente, ma se non altro era curioso di vedere come avrebbe reagito alla notizia della sua partenza.

Mosse un passo, poi un altro, poi un altro ancora.

L’aria era immobile.

Attendeva un cenno, qualsiasi cosa per voltarsi e tornare da lei, qualsiasi pretesto per credere di essersi sbagliato…

Poi dei passi, lenti, che si allontanavano.

Respirò a fondo l’aria della notte.

Non l’aveva fermato.

Non lo aveva chiamato.

Se n’era andata, di nuovo.

Lo aveva lasciato andare… ripensò a quell’attimo, fuggevole, in cui si era perso nei suoi occhi: aveva risentito tutta la forza dei primi tempi, tutto il coraggio, la determinazione, la vita… sì, la vita scorrerle di nuovo dentro e poi spegnersi dopo averlo visto. All’inizio aveva pensato che fosse solo per la sorpresa , il trauma di rivederselo davanti credendolo morto, ma ora capiva che si era sbagliato, ancora: lei non era viva per merito suo, lui non l’aveva aiutata, né materialmente né psicologicamente. Certo, ci aveva provato, si era anche illuso di esserci riuscito ad un certo punto, ma ora capiva che con lui Buffy aveva sempre e solo trovato un modo per sfuggire al presente.

Angel, da quello che vedeva, le aveva ridonato la vita…

Si strinse nella giacca, quasi che il suo corpo potesse ancora provare freddo e cominciò a camminare il più velocemente possibile per allontanarsi da quel posto.

«Cosa ti è successo?» chiese una voce alle sue spalle

 

Selene si svegliò di soprassalto. La porta d’ingresso sbatteva violentemente al piano di sotto e una serie di voci concitate si sovrapponevano le une alle altre. «Cosa succede?!» anche Down si era svegliata facendo un balzo sul letto e accendendo velocemente la luce del comodino con un rapido gesto della mano. Evidentemente era abituata a svegliarsi a quel modo. Selene si rintanò sotto le coperte. Non era possibile: neppure un demone avrebbe fatto tutto quel baccano! Si premette con forza il cuscino sulle orecchie nel vano tentativo di attutire almeno in parte il vociare che proveniva dalla cucina.

«E poi ha detto che lo invitava ad entrare!» «E ha detto a noi di entrare in casa!» «E come se non bastasse non gli staccava gli occhi di dosso!» «E per di più è orrendo!!» «Sì, ed è il vampiro più antipatico che io abbia mai incontrato!»

Selene scostò un poco il cuscino, accanto a lei Down aveva già ripreso a dormire profondamente. Si alzò cercando di non svegliarla: in quel bailame di frasi sovrapposte e mezze urlate era riuscita a cogliere alcune parole che l’avevano incuriosita parecchio…

Ascoltò più attentamente: adesso si era aggiunta anche la voce del sig. Giles  «Dobbiamo ragionare: quello che dite potrebbe essere strettamente connesso con» «Quel coso mi è anche volato addosso!» «Tanta fatica per niente!» «Se l’avessimo ucciso subito non avremmo avuto tutti questi problemi!» «Il ritorno della ragazza potrebbe benissimo aver favorito uno sfasamento dimensionale che» «Guarda che livido! Mi ci vorrà una settimana prima che se ne vada!» «Ma non si rende conto di quanto è pericoloso invitare un vampiro?!» «E se fosse uno come Angel?»

Tutti i presenti si voltarono verso la porta che dava sulle scale, improvvisamente ammutoliti.

«Parlando a nome di tutti: Coosa?!» chiese Jessica con una faccia che avrebbe fatto invidia a Xander. Selene fissò Giles: possibile che non glielo avesse detto? Che gli avesse tenuto nascosto tutto, persino di Angel? Persino dell’anima? «Spike ha un’anima» disse la ragazza in tono calmo «al mondo, che io sappia, esistono solo due vampiri con un’anima: lui ed Angel, solo che Spike non è mai stato maledetto» «Ma Angel è buono!» saltò su la cacciatrice bionda a cui, evidentemente, i conti non tornavano. Rupert fece un passo in avanti «Anche Spike è… diciamo buono: ci ha dato una mano nella battaglia finale contro il Primo, lui ci ha, beh… aiutato molto» «Ha salvato il mondo!!» precisò Selene scandalizzata dal fatto che Giles raccontasse quello che era successo con tanta leggerezza, soprattutto in un momento come quello. L’osservatore si tolse gli occhiali e cominciò a sfregarli nervosamente con un fazzoletto «Questo non lo sappiamo in reltà: Spike è morto, o almeno così credevamo, nel crollo di Sunnydale come molte SIT o come Anya. Forse ha combattuto meglio di altri, ma questo non fa di lui un eroe» «Anya non è quell’ex-demone della vendetta che si è sacrificata per salvare Andrew?» chiese Sharon a Mary sottovoce «Sì, ma lei era ritornata umana… questo Spike cosa…?» «Io sapevo che era arrivato Angel a salvare la situazione…» . Selene si sarebbe volentieri messa ad urlare. «Quindi lei… voi…» disse cercando con tutte le sue forze di non perdere la calma «Avete raccontato tutto della battaglia finale a queste ragazze  tralasciando per puro caso la figura di Spike? Ma si rende conto che adesso in giro per il mondo ci sono centinaia di cacciatrici che lo considerano alla stregua di un qualsiasi vampiro?!» «Non c’era ragione per raccontare tutto» cercò di giustificarsi Giles «Spike era morto e » «Appunto, era morto! E’ morto per salvarvi e voi avete deciso di dimenticarvi che siete vivi solo grazie a lui!» «Mi sembra che tu stia esagerando» «E a me invece sembra che lei debba fare un discorsetto a queste ragazze!» «E perché dovrei farlo?» «Perché Spike è qui a Sunnydale adesso!» «Beh, sarebbe stato meglio se non fosse mai tornato!» «Ma si rende conto di quello che sta dicendo?!» «E’ un vampiro non un eroe!» gridò Giles visibilmente alterato. Selene non credeva che sarebbe mai riuscita a provare un desiderio così intenso di alzare le mani su qualcuno; fissò Giles negli occhi per qualche secondo, poi si voltò verso la porta, il sole stava sorgendo ormai… «Lei lo ha sempre odiato, avevo dimenticato che ha anche tentato di ucciderlo…» disse ad alta voce afferrando la maniglia della porta e uscendo in strada.

 

Le ragazze erano rimaste in silenzio

«E adesso che si fa?» chiese Jessy a mezza voce, Sharon alzò le spalle «A me non importa un accidente di chi sia quel vampiro, se la strega vuole occuparsene personalmente ben venga, io vado a letto!» «Ben detto – le fece eco Mary – che se ne occupi lei se è vero che gli sta tanto a cuore, io metto su la pasta, chi ha fame?» «Io!» esultarono insieme Sharon e Jessy prima di rivolgersi ad Astrid «Tu che fai As’, vieni con noi?»

La ragazza era rimasta per tutto il tempo a fissare l’ex-osservatore; fece un piccolo cenno col capo e le altre si diressero chiacchierando verso la cucina.

«E’ vero quello che ha detto?» chiese la cacciatrice con tono serio, Rupert la fissò prendendo un lungo sospiro «In parte» disse «Il resto non lo sappiamo con certezza, ma non ho voglia di parlarne» «Ma…» «Chiedi a Selene se vuoi avere delle spiegazioni, io vado a stendermi di sopra»

Astrid rimase a fissare la figura dell’uomo che saliva piano le scale notando come, passando in parte a una piccola fotografia bruciacchiata appesa alla parete, non potesse fare a meno di guardare per un secondo il volto di un’ex-demone bionda che gli sorrideva dalla cornice per poi chinare un po’ la testa e affrontare con determinazione un altro gradino.

 

«Selene!» La ragazza si fermò in mezzo al vialetto «Cosa c’è?» chiese senza voltarsi. Astrid la raggiunse di corsa «Tu sai tutto non è vero?» «Cosa?» «Quello che è successo quando… si beh, quando Sunnydale è sprofondata…» «Sì» rispose Selene asciutta «Potresti raccontarmi?» Selene la guardò un attimo «Non ho bisogno di protezione se è questo che pensi: è giorno e posso tranquillamente azzardarmi ad uscire da sola!» Astrid abbassò la testa imbarazzata «Io… volevo solo saperne di più». Selene inclinò leggermente il capo, come se questo potesse aiutarla a capire meglio le reali intenzioni della cacciatrice «Se non vuoi parlarmene non importa» continuò Astrid «ma quando abbiamo combattuto ho sentito qualcosa di diverso in quel vampiro… vorrei solo capire se mi sono sbagliata…»

Selene sorrise «Ti va di fare due passi?» Forse gli altri avrebbero preferito continuare ad ignorare quello che era successo, ma lei aveva trovato un’alleata…

 

 

CAPITOLO 6

 

Il sole era ormai alto quando le due ragazze arrivarono al parco vicino a casa Summers con un grosso gelato in una mano e una fresca lattina di bibita nell’altra.

«E così ha salvato il mondo eh?» chiese Astrid assaporando il sorbetto.

«Sì, poi non so dirti cosa sia esattamente successo: la serie tv da noi si è interrotta proprio nel momento in cui Sunnydale è sprofondata»

«Capisco» disse la ragazza pensierosa abbassando per un attimo lo sguardo. Selene alzò gli occhi al cielo. Il sole splendeva attraverso le folte chiome degli alberi e il cinguettio degli uccellini faceva da sfondo al chiacchiericcio sommesso dei ragazzi che camminavano per i viali del parco.

«Comunque voi da quanto tempo siete qui?» chiese Selene «Oh, poco dopo la battaglia » Spiegò Astrid continuando a leccare il gelato «Ero a scuola e mi sono sentita improvvisamente diversa. Non so come spiegartelo, ma è stato come se mi avesse invaso una nuova forza. Per i miei è stato un vero colpo quando un rappresentante del consiglio degli osservatori è venuto a casa mia per dirmi che ero una cacciatrice».

Selene non riuscì a trattenere una risata. Già si immaginava un elegante uomo in giacca e cravatta che si presentava alla porta di casa sua per dire a sua madre con perfetto accento inglese: “Mi scusi, signora, ma sua figlia dovrebbe seguirmi in America. Sa, è stata scelta per combattere demoni e vampiri!”

«Ma il consiglio degli osservatori non era andato distrutto?» chiese incuriosita «Oh sì, da quello che ho capito è stato un prete pazzo di nome Caleb a farlo, ma sembra che gli osservatori realmente presenti al momento dell’esplosione fossero solo una piccolissima parte di quelli esistenti al mondo» «E quindi vogliono riformare il consiglio?» chiese Selene indicando nel mentre una comoda panchina all’ombra di una grande quercia. Astrid scosse la testa convinta «No, no! Riformare il consiglio sarebbe troppo rischioso: vorrebbe dire avvertire tutti i demoni che l’attività delle cacciatrici è ripresa, e poi gli osservatori attualmente “in servizio” sono convinti che non serva una sede materiale quando gli obiettivi sono gli stessi; per non parlare delle riunioni “assolutamente inutili e noiose” come le definisce Giles, a cui erano costretti a partecipare!» Selene scoppiò nuovamente a ridere: era stano pensare a qualcosa che potesse risultare noiosa persino per il sig. Giles…

«E quindi..» «E quindi niente consiglio, almeno sulle cartine geografiche» spiegò Astrid sedendosi sulla panca «Niente convegni e niente incarichi, niente archivi da aggiornare e niente capi supremi che comandano tutto il gioco dall’alto stando seduti in poltrona ad osservare il tramonto» «Ma così non è un po’ confusionario?» obiettò Selene «Al contrario!» esclamò Astrid «Ogni osservatore può mettersi in contatto con gli altri semplicemente telefonando e senza una sede fissa i demoni non riescono a localizzarci. Senza contare che adesso siamo così numerose che riunire tutti gli osservatori sarebbe praticamente impossibile!» «Accidenti…» esclamò la ragazza «E pensare che nel mio mondo tutto questo è solo un telefilm…».

Astrid sorrise. Doveva essere davvero strano per una come lei ritrovarsi di punto in bianco a vivere nel seguito di un programma televisivo… «E tu come ti senti?» «In che senso?» finse di non capire Selene «Beh, presumo che ti manchi la tua famiglia…» La ragazza scrollò le spalle «Sì, non più di tanto» «Non più di tanto?!» chiese Astrid. Come poteva la propria famiglia mancare “non più di tanto”?! «Beh…» disse Selene improvvisamente seria «diciamo che non ne sento molto la mancanza. Qui mi trovo bene…» mentì, sperando che le sue doti di attrice fossero migliorate negli ultimi tempi. Del resto, come avrebbe potuto spiegarle come si sentiva? Come avrebbe potuto dirle che in realtà non sarebbe mai voluta tornare a casa per non ricadere nella solita routine? Per non dover affrontare i suoi genitori, per non dover affrontare Daniele…

In quel momento una voce nota chiamò le due ragazze «Buffy!» la salutò Astrid agitando una mano «Ti unisci a noi? Se vuoi vado a prenderti un gelat…hei, ma che ti è successo?!»  Buffy si sedette pesantemente sulla panchina con una smorfia, era sporca e sudata e un grosso livido si stava pian piano allargando sotto l’occhio destro; l’attenzione di Selene era però rimasta bloccata sul braccio della ragazza che mostrava un lungo e profondo taglio all’altezza della spalla. «Santo cielo, ma cosa è stato a ridurti così?» «Un demone - disse Buffy - uno bello grosso» «Dov’è Spike?» chiese Selene preoccupata «Lui… non lo so… Angel mi ha accompagnato fin dove ha potuto… » spiegò rivolta alla cacciatrice. «Devi venire a casa!» esclamò Astrid aiutandola ad alzarsi «Vorrei tanto sapere in che razza di demone ti sei imbattuta! Cosa poteva volere da te?!» «Non cercava me… - disse Buffy cominciando a camminare – quel demone non ha motivo di attaccare gli umani…» «Credevo che tutti i demoni lo facessero…» esclamò Selene sorpresa «Beh sì, quasi… ma quello, che io sappia si nutre soltanto di avanzi… è molto bravo con le spade però… »

Le due ragazze continuarono a parlare ma Selene non le ascoltava: se due più due faceva ancora quattro e il demone non li aveva attaccati per nutrirsi… 

«E Angel?» continuò Astrid «l’avevo avvertito del ritorno di quel vampiro, pensavo che fosse venuto da voi…» «Sì – rispose Buffy rivolta alla cacciatrice – ma poi gli ho chiesto di andarsene e lasciarmi sola con Spike… poi è arrivato quel demone…» «Ma l’avete battuto, vero?» chiese Astrid sempre più preoccupata: se Buffy era ridotta così non osava pensare a come potevano uscire le sue compagne da uno scontro. «Sì» rispose Buffy «Angel mi ha detto che Spike alla fine è riuscito ad ucciderlo. Non è stato facile però. Spero che non ne arrivino altri…»

Erano quasi arrivate a casa ormai e Selene fece gli ultimi metri in silenzio; poi, una volta raggiunta la porta si sfilò da sotto il braccio di Buffy lasciandola alla cacciatrice «Selene? Ma che ti prende, non entri?» «No » disse lei decisa «Ho un paio di cose da fare prima… tu occupati di Buffy!». Selene si voltò e cominciò a correre: sapeva dove trovarlo ed era quasi certa di ricordarsi anche la strada.

Corse per più di venti minuti, continuando a chiedere indicazioni a chiunque incontrasse, in modo da raggiungere il prima possibile la zona intorno al cratere. Spike… come poteva non averci pensato subito? “C’è un traditore, qui nel mio petto”. L’aveva anche cantato e lei l’aveva ascoltato più di una volta. Era ovvio, dopo tutto quello che era successo che i demoni rimasti gli avrebbero dato la caccia. Lo consideravano un traditore già prima e adesso… adesso lui era stato così stupido da salvarla uccidendo i due vampiri che l’avevano aggredita la notte del suo ritorno e lasciando in fin di vita un demone che aveva con tutta probabilità fatto la spia. Ora senza dubbio i pochi superstiti del massacro di Sunnydale avevano capito che era tornato e avevano sparso la voce, provocando la reazione di quelli che non avevano mandato giù il fatto che uno di loro si fosse alleato con la cacciatrice.

 

Selene giunse finalmente alle grotte «Spike!» esclamò senza ottenere alcuna risposta «Spike!»

«Chi è?» chiese una voce vicino all’uscita. «Spike, sei tu? Sono Selene!» chiese la ragazza avanzando di un passo e cercando di distinguere qualcosa in quell’oscurità «Sai chi sono! Avanti, vieni fuori!». Selene sentì dei passi avvicinarsi, passi pesanti. Arretrò un poco temendo di aver risvegliato un demone pericoloso. In quel momento Clem sbucò dall’oscurità della grotta. «Clem?!» esclamò Selene sorpresa «Ehm sì. Ci conosciamo?» «Mi chiamo Selene» «Oh… - sorrise il demone imbarazzato - devi scusarmi, ma con tutte le cacciatrici che girano qui intorno ultimamente…ma tu non sei una cacciatrice vero?!» « No» sorrise Selene «Ma sono un’amica di Spike e ho bisogno di trovarlo…» «Oh…» fece il demone sorridendo dolcemente «Quella Selene…Spike ti cercava sai. E’ uscito appena il sole è tramontato per cercarti ieri, era molto preoccupato…» «Quindi non è nelle grotte?» chiese Selene delusa «Oh no…ci sono rimasto tutta la notte sperando che tornasse. Ma perché, è successo qualcosa?» la ragazza abbassò lo sguardo un attimo «Spero proprio di no» disse prima di allontanarsi. «Ah, Clem…» « Sì?» «Puoi farmi un favore?» chiese ritornando sui propri passi «Se dovessi incontrare Spike fallo andare a casa di Buffy. A costo di portarcelo in braccio!»

 

Selene si avviò di nuovo per la strada. Non aveva la più pallida idea di dove cercarlo ed era veramente preoccupata. Di solito quando nel suo mondo Spike spariva per un po’ di tempo era perché aveva qualche impegno come attore o a Joss serviva spiegare altre cose relative alla serie, ma adesso… Stupido vampiro pensò, non poteva andare anche lui a casa di Buffy? Cos’era successo perché non la seguisse come aveva sempre fatto negli ultimi tempi?

Persa in questi pensieri Selene non si accorse di aver imboccato una strada diversa da quella che aveva percorso all’andata «Maledizione!» esclamò quando si rese conto che non solo non sapeva dove si trovasse, ma non c’era nessuno in giro a cui chiedere. Si fermò in mezzo al marciapiede «Prima o poi dovrà passare qualcuno…» pensò appoggiandosi ad un lampione, ma dopo una quindicina abbondante di minuti non si era ancora vista anima viva «Ma dove sono capitata?! Anche in un cimitero c’è più gente!» disse tra sé e sé cominciando a pensare a come poter tornare indietro da sola. Inutile, si era addentrata troppo nell’abitato senza fare assolutamente caso a dove avesse messo i piedi e ora non si ricordava neppure se avesse girato nella via di destra o in quella di sinistra. Si guardò attorno: case, a perdita d’occhio, tutte con i loro bei giardini e i loro bei cancelletti e, con la fortuna che aveva, dovevano essere tutte desolatamente vuote. Mise la mano in tasca dove abitualmente teneva il cellulare, ma si rese conto che non solo non l’aveva, ma non conosceva neppure uno straccio di numero da chiamare. Si voltò. “Tracy” lesse sul campanello della casetta rosa un po’ vecchiotta che le stava alle spalle. «Da quando sul campanello si mette solo il nome?!» pensò prima di suonare.

Niente.

«E ti pareva che era vuota!» esclamò alzando gli occhi al cielo e notando improvvisamente che una delle tendine al piano di sopra si muoveva come se qualcuno si fosse appena affacciato. Fissò attentamente il vetro e vide in controluce una sagoma che si allontanava dalla finestra. Suonò di nuovo. Niente, ma ora Selene aveva visto distintamente un’ombra scura passare davanti alla finestra del piano di sotto. Scavalcò il cancelletto di ferro battuto e superò di corsa i pochi metri che la separavano dalla porta, poi cominciò a bussare con insistenza. «Spike! Spike rispondi! So che sei lì dentro! Spike!». Selene si bloccò: aveva udito un rumore di vetri infranti e di una sedia che cadeva, poi sentì qualcuno correre per l’appartamento come se stesse cercando velocemente qualcosa e infine sentì gli stessi passi avvicinarsi alla porta.

Spike aprì, ben attento a non farsi colpire dai raggi del sole. «Selene, cosa ci fai qui? Pensavo fossi da Buffy…» chiese fingendosi sorpreso. «Lo ero» rispose lei entrando in casa  «fino a quando non ho saputo cosa è successo stanotte. Stai bene?» chiese poi voltandosi. Il vampiro sorrise «Ci vuole ben altro dolcezza!» rispose, chiudendo la porta e accendendo la luce, ma Selene aveva già notato qualcosa che non quadrava. Si diresse velocemente verso il bagno «Aspetta!» cominciò lui, ma la ragazza aveva già raccolto un asciugamano dall’angolo della stanza. «Sei ferito?» chiese preoccupata indicando le macchie di sangue. Per tutta risposta Spike glielo strappò di mano «Non devi toccarle, hai capito?» «E cosa possono farmi? Mordermi?» chiese Selene con un’alzata di spalle «Non sto scherzando! Il mio sangue potrebbe essere pericoloso per te: sono un vampiro» le ricordò Spike prima di chinarsi per gettare le salviette in un cesto, portando istintivamente una mano sul petto. Solo allora Selene si rese conto che, nonostante fosse in casa, aveva la giacca abbottonata.

«Scusami… » disse lei, poi si voltò e cominciò ad aprire tutti gli armadietti  che le capitavano sotto mano. «Cosa stai cercando?» le chiese Spike alzandosi.

«Cotone, disinfettante e se le trovo anche un paio di bende» «Non servono» «Non fare il bambino!» disse Selene passando agli armadietti della cucina «E’ soltanto un graffio!» cercò di obiettare Spike  «Un graffio che però ti fa male e io non vedo sanitari sparsi per il tavolo, ergo non ti sei ancora medicato…» osservò Selene continuando nella sua ricerca  «Sono un vampiro, non ne ho bisogno!» «Certo! Ma io ho intenzione di farlo lo stesso, si vede che mi è presa la mania della crocerossina… ecco, trovato!» esultò Selene voltandosi con in mano una cassetta del pronto soccorso «Avanti, togliti la giacca!» Spike la guardò seccato «Ti conviene togliertela perché non ho intenzione di mollarti qui a fare tutto da solo, anche se sei un vampiro. Ho visto com’era ridotta Buffy quando è tornata e tu non devi essere messo meglio» Spike alzò gli occhi al cielo, certo che era veramente una rompiscatole!  «Avanti!» insistette Selene.

Il vampiro si sedette sul divano «Ok, ma tu trovati dei guanti per favore!»  «Tranquillo, ne ho un paio proprio qui. Adesso togliti la giacca »

Spike cominciò a sbottonarsi, la maglietta attillata era praticamente inzuppata di sangue. Selene si avvicinò al vampiro e sollevò cautamente la stoffa nera mettendo in evidenza un lungo taglio che gli attraversava il torace. «Uuuh …- fece con una smorfia – e questo te l’avrebbe fatto…» «Il nostro amico demone, aveva una voglia matta di giocare con le spade stanotte…» rispose Spike trattenendo un urlo nel momento in cui le dita della ragazza si posarono sulla ferita ancora aperta. «Non sono molto brava… »  ammise Selene cominciando a tamponare il sangue con un batuffolo di cotone «Ho fatto un corso di pronto soccorso quando ero nel mio mondo, ma… sui manichini è tutta un’altra cosa » «Tranquilla» disse il vampiro limitandosi a chiudere gli occhi ed appoggiare la testa allo schienale «Sono abbastanza resistente…».

Non era piacevole, ma il tocco della ragazza ora era abbastanza leggero da donare sollievo. Ripensò alla notte appena trascorsa, decisamente era una di quelle notti che non si sarebbe scordato tanto facilmente.

 

«Cosa ti è successo?» Spike si era voltato di scatto, temendo di sognare, ma a pochi passi da lui aveva visto la figura esile di Buffy avanzare nell’oscurità, raggiungendolo. Se avesse potuto il vampiro avrebbe gridato di gioia, ma ogni singolo suono si era bloccato nella sua gola nell’istante in cui aveva capito che si era sbagliato, che Buffy non l’aveva lasciato andare, che era Angel quello che si era allontanato poco prima. Lasciandoli soli. Finalmente.

Ora era tutto nelle sue mani. Aveva un’occasione, una possibilità per credere che quello che Buffy gli aveva sussurrato la notte della battaglia non fosse stato soltanto un modo per mandarlo all’altro mondo un po’ più contento...

Lei era lì e aspettava una risposta.

Spike la fissò intensamente, erano davvero importanti le parole in quel frangente?

Si era avvicinato a lei. Piano. Assaporando ogni singolo attimo di quell’incontro, ogni secondo che il destino metteva a loro disposizione. Buffy ricambiava il suo sguardo come quella notte, nella caverna, solo che questa volta il mondo non stava per finire…

E poi c’era stato un urlo.

«Attenta!» le aveva gridato lui, solo per vederla accasciarsi a terra portando una mano alla spalla. Il demone era troppo veloce. Persino Spike faceva fatica a vedere dove fosse. Riusciva a sentire la sua risata di gioia quando colpiva. Non doveva sembrargli vero di averlo beccato con la cacciatrice, e non una delle tante che avevano invaso il mondo dopo la sconfitta del Primo, ma l’unica, la Prescelta, Buffy.

Spike colpiva duro. Lo seguiva con lo sguardo cercando di attirarlo verso di sé, lontano dalla donna che amava e che si difendeva contro un avversario che non riusciva neppure a vedere.

Ma il demone aveva capito il suo gioco e più Spike cercava di allontanarlo da Buffy più lui si avventava su di lei mettendo a segno un colpo dopo l’altro, piegandola inesorabilmente su sé stessa, finché non cadde a terra, finché non perse i sensi. E allora Spike aveva fatto qualcosa di assolutamente stupido. Si era avventato contro il demone urlando, colpendo, imprecando, finché non aveva sentito sotto la schiena l’impatto col suolo e un lampo d’argento squarciargli il petto facendolo urlare. Vide il sorriso stampato sulle labbra del demone che leccava la spada grondante e la sua risata di trionfo gli esplose nel cervello. «Sangue di vampiro, sangue di cacciatrice. Serata fortunata per le tenebre che si liberano di due nemici contemporaneamente!». Spike guardò il demone alzare la spada sul petto di Buffy che giaceva inerte sul prato.

No. Non poteva finire così. Non l’avrebbe permesso.

Afferrò una pietra lì accanto e la scagliò contro il demone un secondo prima che abbassasse la lama. L’essere si voltò infuriato. «Come osi?!» chiese avventandosi sul vampiro e puntandogli la spada alla gola. «Credi che non possa ucciderti solo perché non ho un paletto? Credi che non possa?» «Credo che tu abbia già parlato abbastanza!» disse Spike afferrando la lama con le mani e sottraendosi al colpo. Si rialzò in fretta, mettendosi a correre per raggiungere Buffy  «Pensi di essere in gamba eh, vampiro?» chiese il demone afferrandolo per un braccio e costringendolo a voltarsi «Credi davvero di riuscire a battermi?» Spike strinse forte gli occhi. Non avrebbe resistito per molto e lo sapeva. Urlò quando il demone lo sbatté a terra premendo forte con una mano sulla ferita pulsante per immobilizzarlo. «Stanotte» ringhiò afferrandolo per il collo con l’altra mano «la stirpe delle cacciatrici diventerà carne da macello!».

L’urlo squarciò la notte.

Spike spinse più a fondo la lama nel fianco del demone strappandogli un ultimo gemito prima di sentirlo cadere sull’erba accanto a sé. «Ti avevo avvertito amico, parlavi troppo» sussurrò. Si portò una mano al torace, sanguinava ancora parecchio e le ultime fasi della lotta non gli avevano sicuramente giovato. Si voltò su un fianco, quel poco che gli bastava per vedere Buffy ancora riversa a terra, svenuta. Doveva portarla a casa. Non avrebbe mai raggiunto le grotte prima dell’alba e lei aveva bisogno di cure. Si alzò a fatica imponendosi di non pensare al dolore e si avvicinò a lei. Era bella, anche sporca e piena di lividi. Spike le prese delicatamente la testa fra le mani adagiandosela sulle gambe e cominciando ad accarezzarle il volto per farla rinvenire. E lei sorrise, un sorriso dolce, felice. Il sorriso tranquillo di chi si sente al sicuro. «Angel…» sussurrò riaprendo gli occhi.

Spike sentì un nodo stringersi attorno allo stomaco; voltò la testa in modo che lei non potesse vedere la delusione sul suo viso e vide il suo Sire avanzare verso di loro e chinarsi una volta giunto in parte a Buffy «Lasciala a me» disse rivolto a Spike «la riporto a casa». Buffy si sporse verso Angel in modo che lui potesse sollevarla facilmente. «Ti do una mano» esclamò Spike deciso «Non serve. Trovati un riparo, il sole sta per sorgere…» «Ma…» «Trovati un riparo!» gli urlò il vampiro bruno senza voltarsi e continuando ad avanzare con la cacciatrice in braccio.

Spike li osservò allontanarsi. “Non ti devi preoccupare per lei, è rimasto Angel a proteggerla”

 

Il sole stava sorgendo e Spike correva per le vie della città più velocemente che poteva nel tentativo di raggiungere le grotte dell’Iniziativa. Si fermò, appoggiandosi contro un muro, esausto. Non ce l’avrebbe fatta. I primi raggi del sole stavano già illuminando i tetti delle case e tra pochi minuti non avrebbe più avuto posto dove ripararsi. Si guardò intorno. «Dannazione!» imprecò scorgendo attorno a sé solo case con giardinetti ben curati e nemmeno un locale dove potesse entrare. All’improvviso la sua attenzione si posò su una villetta poco distante, aveva i muri scrostati e le tende alle finestre erano tutte tirate. Si avvicinò scrutando più attentamente l’edificio per capire se vi abitasse qualcuno, ma non c’era segno di anima viva, la casa era molto probabilmente disabitata. Lanciò un’occhiata al campanello: “Tracy”. Bussò. Nulla. Appoggiò la mano sulla maniglia della porta e si meravigliò scoprendo che non solo era aperta, ma non c’era nessuna barriera magica ad impedirgli l’ingresso. «Grazie Tracy » pensò, richiudendosi la porta alle spalle.

 

«Allora, vi siete chiariti?» la voce della ragazza lo riportò bruscamente alla realtà. «Come?»  «Tu e Buffy» Spike girò la testa di lato «Non ce n’è stato il tempo, quel demone è arrivato subito dopo che Angel…» «Che Angel?» lo incoraggiò Selene cercando il suo sguardo «Se n’era andato. Ho intenzione di fare lo stesso Selene.» La ragazza si bloccò «Come?! Non puoi farlo!» protestò «Non adesso che Buffy sa che sei qui, non ora che quei cosi…cosa farebbe se incontrasse un altro di quei demoni eh?» Spike finì di sistemarsi le bende e si abbassò la maglietta nera «Quei cosi non sono venuti per lei, cercano me. Restando la metterei solo in pericolo. Lei, te e chiunque mi sia vicino» «Non m’importa!» insistette Selene «Forse Buffy non sarà sicura al 100% accanto a te, ma non lo sarebbe nemmeno se tu te ne andassi! Stanotte l’hai salvata. Cosa avrebbe fatto se tu non ci fossi stato?» «Quel demone cercava me Selene, non lei lo vuoi capire? Se io non ci fossi stato ora lei non sarebbe ridotta così!» La ragazza abbassò gli occhi. Non poteva credere che le avesse davvero detto quelle parole. Non era da Spike arrendersi così, scappare per la paura di poter fare del male alle persone che amava. Angel l’avrebbe fatto, l’aveva fatto. Ma non Spike. Lui aveva sempre rinfacciato al suo Sire il suo atteggiamento rinunciatario e la sua codardia… come poteva ora comportarsi allo stesso modo?

«C’è dell’altro vero?» chiese Selene «non è solo questo che ti fa paura ». Spike si abbottonò di nuovo la giacca per nascondere maggiormente le bende, poi si avvicinò ad un tavolino e prese a versarsi un bicchiere di liquore «E cosa vuoi che mi faccia più paura di fare del male alla donna che amo?» chiese, portandosi il bicchiere alle labbra . «Il fatto di scoprire che lei non ti ama...».

Selene vide la mano di Spike stringersi come una morsa attorno al cristallo, un attimo prima che si frantumasse in mille pezzi. Il vampiro guardò il liquido ambrato scivolare giù, lungo il tavolino e cadere per terra, goccia dopo goccia, aggiungendosi alla pozza che già si allargava sul pavimento.

«Lei ti ama Spike» sussurrò Selene.

Una goccia cadde nella pozza. «Lei ha Angel…» rispose il vampiro senza voltarsi.

«No, lei non ha Angel!» esclamò Selene alzandosi di scatto e raggiungendolo «Lei non ha Angel lo vuoi capire! Forse lei aveva Angel, molto tempo fa, ma adesso è tutto cambiato!» «Non puoi saperlo» disse Spike senza voltarsi. «Certo che posso saperlo!» gridò Selene piazzandosi davanti a lui «Non ho visto Angel in camera sua stanotte, non ho visto Angel  in giro durante il giorno, non ho mai visto Angel!» Spike l’afferrò per le spalle zittendola. «Non c’è bisogno che una persona sia con te fisicamente perché tu pensi a lui. Nel suo cuore c’è ancora Angel…Non volevo crederci, ma non ho scelta. E’ difficile anche per me Selene, non sai quanto, ma non ha senso che io resti. Ogni minuto che passo qui è più difficile per me andarmene e so… che dovrò farlo… prima o poi lo dovrò fare » La ragazza lo fissava muta, scotendo la testa lentamente «No…no… tu non puoi…» «Non rendere le cose ancora più difficili Selene. Ritorna da Buffy, loro sapranno come aiutarti…»

Spike trattenne la ragazza ancora per un secondo, poi la lasciò andare, piano, quasi avesse paura di vederla cadere da un momento all’altro non appena fosse rimasta in piedi sulle proprie gambe. E infatti Selene barcollò leggermente non appena lui si voltò. Non avrebbe creduto possibile assistere ad una scena del genere. «Rimani fino a domani mattina» lo supplicò con voce tremante «solo fino a domani mattina… per me» aggiunse sperando che quelle ultime due parole potessero fare la differenza.

Silenzio.

Lo sguardo di Spike era fisso su una vecchia fotografia che ritraeva due bambini, un maschietto e una femminuccia che stringevano tra le mani un piccolo paperotto giallo. Selene si avvicinò lentamente al vampiro fino a giungere alle sue spalle, fino a vedere i suoi occhi persi in quell’immagine di …gioia. Spike non aveva mai provato quel tipo di gioia si sorprese a pensare la ragazza, quella spensierata, travolgente. Una gioia che non è fatta di parole o di grandi gesti, ma solo di luce, di amore dato e ricevuto. Una gioia pura e semplice che si legge in ogni fibra del tuo essere, che invade ogni frammento della tua anima.

Gli posò una mano sulla spalla. Era sicura che a quel punto Spike se ne sarebbe andato, che se la sarebbe scrollata di dosso richiudendosi nel suo mutismo e nella sua risolutezza. Ma non avvenne. Chiuse solo gli occhi, assaporando il calore di quel gesto gratuito, concedendosi un attimo prima di ritornare ad essere quello che gli altri conoscevano.

« Fino a domani…» disse in un soffio.

 

CAPITOLO 7

 

La cacciatrice aprì la porta «Datemi una mano, è ferita!» chiamò aiutando Buffy ad entrare in casa. Down scese le scale di corsa «Come “è ferita”? Cosa è successo?!» «Buffy!» esclamò il sig. Giles uscendo dallo studio e precipitandosi ad aiutare Astrid a farla sdraiare sul divano «Dovremmo portarla a letto…» «Più tardi, ora vedi se riesci a trovare qualcosa con cui medicarla per favore!» le ordinò l’osservatore prima di tornare a rivolgere la sua attenzione sulla spalla della ragazza «Guarda qui che roba…» disse, spostando un poco la stoffa per vedere meglio il taglio «Ma chi ti ha ridotto così?» «Un demone, stanotte, nel parco» rispose pronta Buffy, sperando ardentemente di non dover raccontare di nuovo tutto l’accaduto. «Ecco qua!» esclamò Down, apparendo sulla soglia con in mano un flacone verde e del cotone e passando tutto all’uomo che già stava trafficando con un paio di forbici. «Cosa vuole fare con quelle?!» esclamò Buffy allarmata «Stai tranquilla, non voglio farti del male, ma devo tagliare un po’ il maglione per medicarti come si deve…» «Tanto sarebbe comunque da buttare…» sospirò Down «Era anche il mio preferito…»

«Ma dov’è Willow?» Astrid si guardava attorno, le avevano detto che di solito era lei a prendersi cura dei feriti. «E’ uscita con Andrew, ha detto che non sarebbe tornata prima di cena. Sai, le sue riunioni con il club delle streghe…» «E cosa c’entra Andrew?» chiese stupita «Beh, diciamo che l’ha dovuto portare con sé a causa di forza maggiore» «Stava mettendo sottosopra tutti i miei libri!» si lamentò Giles voltandosi «E tutto per cercare il pupazzetto di non so cosa!» «Mastro Yoda. Diceva che glielo aveva rubato lui per fargli un dispetto…» spiegò la ragazzina alzando gli occhi al cielo. In quel momento qualcuno bussò alla porta. «Vai tu ad aprire?» chiese Astrid a Down che si diresse ubbidiente verso l’uscio «Chi è?» «Fammi entrare Down, o dovrete raccogliermi in un posacenere!» « Angel? Ma cosa diavolo ci fai lì fuori?» esclamò aprendo la porta e permettendo ad una massa fumante nascosta sotto una coperta di fare il suo ingresso nel corridoio. «Ma si può sapere cosa stavi combinando?!» gli chiese Giles contrariato, posando il disinfettante sul tavolo. Angel si sistemò la lunga giacca nera sbuffando «Sono andato a vedere se riuscivo a ripescare il demone che l’ha ridotta così» rispose indicando Buffy «Non sarei contento se tornasse a farsi vivo » «Ma non l’aveva ucciso Spike?» chiese Astrid stupita voltandosi verso il nuovo arrivato «Sì, beh, o almeno questo è quello che credevamo…».

A sentire quelle parole Buffy si voltò verso Angel «Come sarebbe a dire? Vuoi dire che non è morto?!» chiese stupita. Il vampiro si avvicinò a lei con fare rassicurante, accarezzandole dolcemente il volto «Schh… non ti devi preoccupare, per adesso» Poi, rivolgendosi agli altri «La porto di sopra, ha bisogno di dormire…» e si avviò verso la camera da letto con la ragazza in braccio.

Quando scese fu accolto da un chiacchiericcio sommesso; Astrid doveva aver raccontato a tutti quel poco che Buffy le aveva detto riguardo alla notte appena trascorsa e ognuno doveva avere sviluppato nel frattempo una sua tesi in proposito. «Allora?» chiese Giles avvicinandosi al vampiro «Cos’è questa storia?» Angel fece cenno agli altri di seguirlo, poi una volta giunto in soggiorno, si accomodò su una delle poltrone invitando gli altri a fare lo stesso «Non dobbiamo disturbarla, è ridotta piuttosto male e ha fatto fatica a prendere sonno… comunque il punto è questo: Spike è tornato» «Questo lo sapevamo!» intervenne Astrid «Io no!» esclamò Down «perché nessuno mi dice mai niente?!» «E’ successo tutto ieri notte, tu dormivi, non volevamo svegliarti…» disse la cacciatrice ritornando subito a guardare Angel «dicci del demone piuttosto» Angel sospirò «E’ un demone slicing, molto veloce ed estremamente forte. Non mi meraviglio che Buffy sia ridotta così: è praticamente impossibile per un comune essere umano coglierne i movimenti ed anche per una cacciatrice deve essere molto difficile pararne i colpi» «Uno slicing hai detto?» chiese Giles pensieroso «ma non si nutrivano solo degli avanzi di altri demoni?» «Sì, ed è questo il punto che mi preoccupa: i demoni slicing non attaccano mai gli umani di loro iniziativa ed è da più di un secolo che non si registrano attacchi neppure ai danni delle cacciatrici» «Quindi…» lo interruppe Giles «stai dicendo che non ha attaccato Buffy di sua iniziativa ma è stato qualcun altro a costringerlo?» «O a pagarlo perché lo facesse…». Gli sguardi di tutti si posarono sul vampiro. «Stai dicendo che qualcuno ce l’ha con Buffy a tal punto da assoldare uno di questi demoni per ucciderla?» chiese Down. Angel per tutta risposta si sedette più comodo appoggiandosi allo schienale e incrociando le dita vicino al viso nella tipica posizione che aveva quando rifletteva su qualcosa. «E’ per questo che stavo cercando Spike…» disse serio. Il sig. Giles si sporse verso il vampiro «Non credo che Spike ne sappia molto: è in città solo da stanotte e, per quel che ne so, non ha più buoni contatti con il mondo infernale da quando gli hanno messo quel chip in testa»

«Ed è per questo che sospetto di lui»

Astrid fece un mezzo balzo sulla sedia «Cosa? Ferma un attimo! Spike sarebbe il mandante?! Ma non ha senso!» Angel si portò le mani ancora più vicine alle labbra «So che può sembrare strano, ma Spike non è nuovo a voltafaccia del genere. Del resto, mi avete detto voi stessi che una delle prime cose che ha fatto è stata aggredire le nuove cacciatrici» «Spike non lo farebbe mai!» esclamò Down saltando in piedi «lui ha un’anima adesso!» «A dire il vero l’ha già fatto. E a proposito dell’anima, beh, quella è stata davvero una bella trovata!» rise il vampiro raddrizzandosi sulla sedia «Peccato che tutta questa storia sia solo una grande buffonata!» «Come… cosa intendi dire con…» Giles si strofinava gli occhiali energicamente: era già la seconda volta che si parlava di Spike quella mattina e a lui solo il nome di quel vampiro ossigenato faceva venire il nervoso: non riusciva a scordare tutti i guai che aveva provocato in passato e non poteva credere che fosse diventato “buono” in così poco tempo. «Esattamente quello che ho detto: mi sono informato e ho scoperto che l’entità magica a cui si sarebbe rivolto per ottenere la sua “anima” non esiste. E’ poco meno che una leggenda» «Ma Selene mi ha raccontato che…» cercò di obiettare Astrid «Selene… sì!» la interruppe il vampiro «tipico di Spike circondarsi di persone che gli reggano il gioco!» «Selene non è il galoppino di Spike!» esclamò Astrid scattando in piedi «le ho parlato e sa molte più cose della battaglia finale di quante noi stesse sappiamo. Sarebbe un’ottima alleata se solo» «E come farebbe a sapere tutte queste cose?» chiese Angel di rimando. Astrid rimase un attimo in silenzio «Beh, ecco… nel suo mondo c’è un telefilm che…» «Oh, giusto!» esclamò il vampiro come se avesse finalmente risolto un quiz da cento milioni di dollari «Un telefilm… e scommetto che voi credete ciecamente in tutti i suoi racconti vero?» Giles tossicchiò discretamente «Ehm… Angel non ha tutti i torti. In fondo cosa sappiamo di questa Selene se non quello che lei stessa ci ha raccontato?» «Ma la storia dell’amuleto? Non può essersi inventata tutto o come sarebbe arrivata fin qui?!» urlò Down esasperata «Forse non si è mai mossa di qui…»

Angel si appoggiò di nuovo allo schienale della poltrona «Non fraintendermi, può anche essere che tu abbia ragione Down, può darsi che Selene sia effettivamente la vittima di un particolarissimo scambio dimensionale e che per una stranissima coincidenza abbia visto le fasi della battaglia finale in televisione, sei libera di pensarla come vuoi. Ma per come la vedo io, lei è una semplicissima ragazza appartenente al nostro stesso mondo che Spike è riuscito a ingannare con qualche trucco, convincendola a venire qui per raccontarci la sua improbabile storia in modo da spianargli la strada non appena avesse voluto tornare» «E come sarebbe collegato tutto questo con il demone slicing?» chiese Giles «E’ semplice Rupert: ho fatto un giro nei bassi fondi e ho scoperto che un certo vampiro biondo è stato visto aggirarsi dalle parti del cratere, dove notoriamente vivono questi demoni, e indovina che cosa mi hanno detto riguardo alle sue intenzioni…» «Quindi» cominciò l’osservatore togliendosi nuovamente gli occhiali «Spike avrebbe convinto Selene, se si chiama davvero così, a venire qui per raccontarci la favoletta su come sia morto da eroe e poi, una volta reclutato quel demone, avrebbe attirato Buffy in quel prato con l’intento di farla uccidere?» «E’ probabile…» «E’ impossibile!» sentenziò Astrid alzandosi in piedi «State pure qui a discutere su come il mondo stia cospirando contro di noi, io vado a fare un giro!» «Vengo anch’io!» esclamò Down seguendola «Fatemi chiamare quando avrete delle prove tangibili per dimostrare ciò che sostenete!»

Giles si appoggiò pesantemente allo schienale della sedia, decisamente quella giornata sembrava non finire mai… «E tu cosa hai intenzione di fare Rupert?» chiese Angel serio non appena la porta finì di sbattere «Sappiamo entrambi di cosa può essere capace quel vampiro…» « Lo so… è che non riesco a credere che tutto si stia di nuovo complicando. Voglio dire, siamo appena usciti da un’apocalisse… immagina come la prenderà Buffy…» «Lei non deve saperlo» sussurrò Angel «Come?» «Non è il caso che lo sappia. Lei si fida di Spike, non riuscirebbe ad essere obiettiva nei suoi confronti… le racconteremo tutto, quando sarà finito».

 

Selene dormiva profondamente. Si era addormentata quasi subito, dopo aver mangiato un boccone di quel poco che avevano trovato in casa e ora riposava tranquilla sul divano. Per Spike non c’era nulla ovviamente, ma il vampiro aveva ugualmente tenuto compagnia alla ragazza sgranocchiando qualche biscotto da un barattolo della credenza e adesso stava sorseggiando un po’ di liquore di marca scadente seduto al tavolo di legno di fronte al divano.

«Non farebbe male neanche a te dormire un po’…» aveva sussurrato la ragazza poco prima di addormentarsi, mentre il vampiro le sistemava addosso una coperta.

Spike si prese la testa fra le mani. Perché? Perché proprio lei, perché proprio Selene?pensava. Sarebbe stato tutto più facile se fosse stata un’altra, se fosse stata una di cui non gli importava granché…

La guardò ancora un secondo prima di fissare gli occhi sulla fotografia che occupava il centro tavola. Afferrò delicatamente la cornice, trattandola come se fosse un oggetto di enorme valore e ne azionò il meccanismo di chiusura, la molla scattò permettendo al vampiro di estrarre l’immagine che si celava al suo interno. La scritta dietro la carta patinata recitava “Tracy e Joseph, 15 maggio 1993”.

 

Angel si alzò dalla poltrona. Giles era uscito poco prima dicendo che aveva una faccenda da sbrigare e gli aveva lasciato il prezioso ciondolo di Selene «E’ meglio che lo tenga tu » aveva detto «nel caso che Spike mi trovi e decida di riprenderselo. Sarei più contento se dovesse sudare per riaverlo…» «Non si preoccupi» aveva risposto il vampiro «Intanto cerco sui suoi libri se riesco a scoprire qualcosa di più su questa gemma, anche se non è quello che dice la ragazza, può avere qualche potere…» «D’accordo» aveva concesso l’osservatore afferrando un vecchio volume e uscendo dalla porta.

Il vampiro osservò il ciondolo. Non sembrava niente di particolare, solo un piccolo cristallo blu -violetto con strani riflessi azzurri. Forse se…

Il bussare insistente della porta lo strappò bruscamente dalle sue riflessioni.

«Vengo!» urlò Angel infilandosi la pietra nella tasca interna della giacca. «Sono Xander! Aprimi!» si lamentò la voce da fuori «Sono stanchissimo e ho voglia di un bel bagno caldo e di un letto!». Appena la porta si aprì uno Xander Harris con una camicia hawaiana e un paio di bermuda beige fece il suo ingresso in casa. «Serata dura?» ironizzò il vampiro notando che non si era ancora tolto l’abito da lavoro «Non me ne parlare!» rispose il ragazzo gettandosi a pesce sul divano «i clienti stasera hanno dato il meglio di sé in richieste assurde e per quanto riguarda la musica… beh, un gatto in calore avrebbe cantato meglio! Tutto quello di cui ho bisogno ora è una lunga, lunga, lunga, lunga, lunga dorm… come mai ci sono bende e disinfettante sul tavolo?»

 

Spike misurava il pavimento a grandi passi. Selene dormiva ancora e lui non voleva svegliarla, ma era tremendamente nervoso: aveva già provato a chiamare a casa di Buffy per avere sue notizie, ricordandosi però, al momento di comporre il numero, che non sapeva dove chiamarla. Eppure doveva parlarle! Per scusarsi di averla messa in pericolo, innanzitutto, ma anche perché non poteva andarsene senza vederla un’ultima volta. E poi era preoccupato d’accordo? Non si fidava di Angel, anche se tutti lo consideravano un eroe disceso dal cielo il suo sesto senso lo avvertiva che qualcosa non quadrava, o forse era solo la sua gelosia a parlare? O magari aveva ragione Selene? Se soltanto il sole si fosse deciso a tramontare…! Lanciò un’occhiata all’orologio sopra la mensola: le due e un quarto?! Sicuramente era fermo! Si diresse verso le camere al piano di sopra alla ricerca di un altro orologio. Ecco cosa doveva ricordarsi di cercare alla discarica la prossima volta… sì, come se le persone sane di mente gettassero degli orologi da polso funzionanti nella discarica! Però avrebbe potuto comprarne uno, anche se ignorava con quali soldi…«Ancora le due e un quarto?!» esclamò, rendendosi conto che l’eventualità che due orologi diversi fossero fermi alla stessa identica ora rasentava l’impossibile.

Si sedette sul letto. Forse avrebbe davvero dovuto dormire un po’, anche per dare modo al suo organismo di riprendersi dalle ultime quarant’otto ore. E poi non era questo che facevano i vampiri di giorno? Fuori il sole splendeva alto nel cielo riscaldando con i suoi tiepidi raggi le pietre del selciato. Passò quasi mezz’ora steso sul letto a rimirare le fronde dell’albero davanti alla finestra muoversi al vento, lanciando di tanto in tanto un’occhiata alla sveglietta sul comodino che muoveva pigra le lancette. Ma come poteva scorrere così lento il tempo? Provò anche a dormire, ma il sonno non accennava ad arrivare. «Le due e cinquanta…» lesse il vampiro decidendo di fare un ultimo sforzo, portando le mani dietro la testa e distendendo maggiormente le gambe.

Inutile.

Del resto come sperava di riuscire ad addormentarsi quando, ogni volta che chiudeva gli occhi, gli apparivano in un rapido flash le immagini della battaglia avvenuta poche ore prima sul prato: la vedeva lottare per respingere i colpi e poi a terra, priva di sensi, chiamarlo mentre il demone levava in alto la spada per mettere fine alla sua vita, e allora la ferita sul petto cominciava a battere più forte mentre il vampiro rivedeva davanti a sé il corpo inerte di Buffy steso sui calcinacci ai piedi della torre metallica dove si era appena concluso il rituale iniziato da Glory, quando aveva capito di averla parsa per sempre… e ancora: i suoi occhi verdi che si aprivano mentre riprendeva conoscenza, la sua voce che chiamava il vampiro di cui evidentemente si fidava e l’immagine di Angel che la portava via, il bacio che si erano scambiati poco prima della battaglia finale e la sensazione, terribile, di bruciare dall’interno che aveva accompagnato le poche parole che Buffy gli aveva sussurrato quando si era resa conto che per lui, ormai, non c’era più niente da fare: “Ti amo”, e di nuovo la risata del demone…

Spike aprì gli occhi di scatto. Non poteva restare ancora, stava mettendo in pericolo tutti…

Si alzò velocemente, ignorando la fitta al petto che quel movimento troppo brusco gli aveva provocato e afferrò la coperta di lana posata sul letto. Le avrebbe raccontato tutto, tutto quel poco che sapeva, e poi se ne sarebbe andato lasciando a lei la scelta, sperando che trovassero un altro modo…

Guardò un istante Selene che dormiva beata. «Si sistemerà tutto, te lo prometto…» sussurrò gettandosi la coperta sulle spalle.

 

Arrivò davanti alla casa di Buffy in breve tempo, le tende al piano di sopra erano tirate, segno che probabilmente stava ancora dormendo per riprendersi dalla lotta. Strano pensò, di solito ci metteva molto meno, evidentemente doveva essere messa peggio di quanto non gli fosse sembrato… Si accostò al muro in modo da potersi togliere di dosso la coperta e si guardò intorno. Niente. Il grande albero della vecchia casa era stato sostituito da un piccolo roseto e non c’era nessun maledetto modo per arrivare fino alla finestra della sua camera senza essere colpiti dai raggi del sole. Il vampiro si voltò a malincuore: avrebbe dovuto bussare alla porta, sperando di non incappare di nuovo in un vispo nugolo di cacciatrici come ai primi tempi, quando abitava ancora nella sua casa.

TOC TOC…

«Arrivo!»

Xander si alzò di malavoglia dal divano strofinandosi gli occhi ancora gonfi di sonno. Sarebbe potuto andare Angel ad aprire ora che ci pensava… vabbè, ormai era arrivato alla porta, tanto valeva vedere chi fosse, sperando di non incontrare uno di quei venditori ambulanti capaci solo di spillare soldi.

«Chi è?» chiese aprendo la porta e richiudendola immediatamente.

Anche l’occhio che gli era rimasto cominciava a fargli dei brutti scherzi…

«Xander, aprimi dannazione!» gridò Spike bussando insistentemente all’uscio «Xander!».

Il ragazzo si voltò di scatto. Allora non aveva sognato…stava per aprire la porta quando si ricordò della discussione avuta poco prima con Angel  [i]“Spike è tornato ed è pericoloso: ha già cercato di ingannarci una volta e per poco Buffy non ci ha rimesso la pelle…” [/i] il resto non se lo ricordava esattamente, ma era più che sicuro di aver capito bene che quel vampiro biondo fuori dalla porta era nuovamente passato alle linee nemiche.

Si avvicinò cautamente, facendo scattare la serratura con una mano e puntando il piede in modo che l’uscio si aprisse solo quel tanto che gli bastava per poter vedere in faccia il vampiro.

«Ti sei deciso finalmente!» sospirò Spike appoggiando la mano sul legno ed incontrando la resistenza del piede del ragazzo «Ma che ti prende?» chiese stupito da quel comportamento. «Tu!» rispose Xander tra i denti «Sparisci Spike, non farti più vedere!» e chiuse di nuovo la porta in faccia al vampiro.

Aveva fatto solo un paio di passi quando questa si spalancò di botto «Ma che diavolo ti prende eh?! Pensavo che ti avessero detto…» ma non riuscì a finire: Xander gli stava a due centimetri dalla faccia con il pugno alzato, mentre con l’altra mano gli afferrava il bavero della giacca spingendolo contro il muro. «Vattene Spike. Accetta un consiglio da amico e lascia la città!». Il vampiro lo fissò intensamente «Sei sempre stato un idiota Harris, ma adesso stai davvero superando te stesso!». Il pugno di Xander lo lasciò senza fiato . Da dove proveniva tutta quella rabbia nei suoi confronti? Non poteva dire di essergli mai stato simpatico ma…

«Te lo ripeto un’ultima volta Spike: non farti più vedere! So cosa hai fatto, considerati fortunato ad uscire di qui senza un paletto nel cuore!». Xander lasciò andare il vampiro e si voltò di spalle. Una risatina di scherno lo fece voltare di nuovo «E così è questo eh? Pensi che l’abbia aggredita io?». Il ragazzo si voltò, fronteggiandolo «Pensi che avrei potuto farlo?» «Tu l’hai già fatto Spike!» affermò Xander «Ok, ma quella volta ero sotto l’influenza di un’entità malvagia che… »

«Vedi se con questo riesci a spiegargli il nostro punto di vista!» Angel era apparso sulle scale e aveva lanciato al ragazzo un paletto che lui, ovviamente, aveva acchiappato al volo. Spike fece un passo indietro, non voleva battersi contro Xander, non che avesse paura di lui, ma l’anima che si era ripreso, dopo, avrebbe fatto qualche capriccio se gli avesse fatto del male…

Il ragazzo guardò dubbioso il pezzo di legno «Non voglio arrivare a tanto…» disse alzando un poco gli occhi verso il vampiro biondo «ma ti avviso che farò sul serio questa volta se tenti di avvicinarti ancora a Buffy!» Spike aprì la bocca per ribattere, ma il lampo di decisione che lesse sul volto del ragazzo lo fece desistere dal fare altre battute. Si voltò verso Angel: anche lui teneva in mano un paletto e lo fissava con quello sguardo impenetrabile che le sue vittime avevano imparato a temere, molto tempo prima…

«Dimmi solo come sta…» chiese serio rivolto al vampiro. Per tutta risposta Angel scoppiò in una fragorosa risata «Mi hai preso per uno sciocco William? So benissimo che ti interessa sapere come sta solo per capire quanti altri demoni mandarle addosso la prossima volta!» «Smettila! Io non le ho mandato addosso nessun demone! Lasciate che parli con Buffy, lei potrà dirvi che…» «Non trattarci da idioti William!» lo interruppe il vampiro «Ormai abbiamo capito il tuo gioco, e poi…» Angel si avvicinò a Spike tanto che poteva sentire il suo sorriso di scherno sul volto «Lei era svenuta quando tu dici di aver ucciso il demone…»

Spike indietreggiò di un passo. Era vero. Anche volendo Buffy non avrebbe potuto dire nulla in suo favore. «Ho combattuto accanto a voi fino a due mesi fa!» esclamò guardando Xander. Angel lo osservava con un sorriso di sufficienza stampato sul viso. «Tu non saresti nemmeno più qui se io e Buffy non ti avessimo tirato fuori da quel vigneto l’anno scorso! Non puoi non ricordartelo!»

Xander abbassò gli occhi un attimo, ma quando li rialzò Spike tremò impercettibilmente, anche se ovviamente non lo diede a vedere «Questa scusa ha fatto il suo tempo Spike!» esclamò il ragazzo stringendo convulsamente il paletto di legno che aveva in mano «Hai fatto troppi errori per permetterti di parlare così!». Il vampiro si voltò un’ultima volta verso Angel incontrandone ancora gli occhi penetranti e il sorriso malevolo e capì… capì che non sarebbe mai riuscito a convincerli.

Si avvicinò alla porta afferrando la coperta di lana rimasta in terra dopo il suo ingresso e si avviò verso il posto dove lo attendeva Selene. Sarebbe tornato di notte, quando tutti dormivano, e allora sarebbe riuscito a restare da solo con Buffy.

Angel aveva osservato l’ultimo scambio di battute in silenzio, sorridendo leggermente. Cos’era successo in quell’ultimo periodo? Cos’è che non sapeva? Si avvicinò lentamente. «Buffy come sta?» chiese il ragazzo continuando a serrare convulsamente le dita intorno al paletto «Si riprenderà, è forte…» rispose il vampiro «E’… successo qualcosa di recente?» chiese, ammiccando in direzione della porta. Xander alzò le spalle «A parte aver ucciso un sacco di gente, aver quasi violentato la donna che diceva di amare e aver fatto sesso con la mia ex-ragazza sotto gli occhi di tutti?… No… a parte questo non è successo niente».

 

Buffy riaprì piano gli occhi. Era pomeriggio inoltrato ormai e il sole entrava prepotente dalle fessure delle persiane ancora abbassate. Si appoggiò una mano sulla testa, non ricordava quando le avesse fatto così male in passato. Si sentiva come se le avessero dato un colpo con un mattone, eppure le era sembrato… forse era solo la sua immaginazione, ma… le era sembrato di aver sentito delle voci al piano di sotto e tra queste… magari si sbagliava… la voce di Spike. No, si disse osservando meglio le tapparelle, era troppo improbabile che lui avesse sfidato un sole del genere per venirla a trovare, anche se, ora che ci pensava, in passato aveva fatto ben altro… No. doveva smetterla. E poi, anche se fosse, non era venuto per lei, anche se in fondo ci sperava… E comunque se ne era già andato… però… sarebbe stato bello rivederlo…

«Ben svegliata!» Angel era appoggiato contro lo stipite della porta, le braccia incrociate «Dormito bene?» chiese. Buffy chiuse gli occhi sprofondando un altro po’ nel letto «Le ragazze?» «Sono ancora a scuola e tu devi continuare a riposare» disse lui aggiustandole le coperte «Come va la spalla?» «Abbastanza bene, guarisco in fretta lo sai, ma è la testa che non mi da tregua!» «Hai battuto quando sei caduta?» «No, - fece lei sorridendo- ho dormito troppo! Quel tranquillante che mi hai dato mi ha davvero stesa…» Angel sorrise «Vado a prenderti del ghiaccio da mettere sulla fronte allora. Tu non ti muovere!» «E dove vuoi che vada?» ironizzò lei prima di mettersi seduta sul letto «Angel!» «Sì?» chiese il vampiro voltandosi «Prima… beh, a dire le verità potrebbe anche essere stato solo un sogno, ma…» «Cosa c’è Buffy?» «C’era… Spike al piano di sotto?» «No» rispose lui asciutto «Non si è ancora fatto vedere?» chiese speranzosa «Ti ho già detto che qui non è venuto» rispose lui voltandosi «Angel!» «Che c’è?» «Ti ha almeno detto dove sarebbe andato?» Il vampiro si voltò spazientito «Mi ha solo detto che avrebbe cercato un riparo dal sole, per quanto ne so potrebbe essere in un qualunque angolo della città! E adesso rimettiti a letto.»

Buffy abbassò la testa «Scusa, non volevo farti arrabbiare. E’ solo che… anche lui era nel prato con me la notte scorsa, potrebbe aver bisogno di aiuto…» «Se dovesse aver bisogno di una mano ci penseranno le SIT non credi? E, a proposito, stanotte voglio che tu vada di ronda con qualcuno, magari con Rupert, e non da sola come al solito. Potresti incontrare un altro di quei demoni e…» «Pronto? Non c’è bisogno che mi proteggi come una ragazzina, ho i superpoteri ricordi? Non è ancora stata inventata la criptonite per le cacciatrici e…oh cielo, sto parlando come Andrew!» esclamò scandalizzata. Angel le si avvicinò dolcemente « E’ solo che non voglio che ti succeda qualcosa di brutto…» disse dandole un lieve bacio sulla fronte «Sta tranquillo. Non mi accadrà nulla…» «Sei sempre ottimista vero?» «No, sono solo consapevole della mia forza!» disse lei con un leggero sorriso «Tremate demoni: adesso arriva Buffy! Era sempre così in passato…» Angel sorrise «Vado a prenderti quel ghiaccio che ti avevo promesso».

Nessuno poté vedere la smorfia sulle sue labbra non appena ebbe varcato la soglia.

-------------------------------------

Finalmente a casa! La ragazza depose il biglietto aereo nella tasca della giacca e si sistemò meglio il borsone sulle spalle. Era bello. Dopo più di un mese in giro per il mondo aveva davvero voglia di tornare a camminare per quei vialetti tipici della costa californiana con il sole che filtrava attraverso i rami degli alberi e il cinguettio dei passerotti che volavano alti nel cielo limpido; le facevano tornare in mente le tante giornate che lei e suo fratello avevano passato a casa da scuola sdraiati sul prato della villetta a trovare una forma a tutte le nuvole che attraversavano il cielo. Tracy sorrise e voltò a destra, ancora pochi metri e sarebbe finalmente giunta a casa sua dove la attendeva un bel letto morbido e un… un momento… chi era quel tipo che camminava per strada con una coperta sulle spalle? Si fermò continuando a spiarlo da dietro un muretto. Ma cosa diavolo pensava di fare? Lo sconosciuto si era appena fermato di fronte al campanello della sua abitazione e stava cominciando a scavalcarne il cancelletto di ferro «Oh, questa poi!» esclamò Tracy mollando il bagaglio in mezzo al viale e saltando agilmente al di là della siepe, strappando con un movimento fulmineo la coperta dalle spalle del vampiro.

Spike si precipitò contro il muro della casa alla ricerca di un riparo dai raggi del sole. Il pugno della cacciatrice lo colpì in pieno mento «Cosa pensavi di fare eh? Chi ti ha mandato? Rispondi!» Tracy si fermò un attimo. Non era possibile. Non poteva essere proprio lui… abbassò lentamente la mano fino a portarla dietro la schiena. Il vampiro intanto si era alzato «Un’altra cacciatrice eh? Comincio ad essere stufo dei vostri modi! Non potreste presentarvi semplicemente dicendo… ehi, cerchiamo di stare calmi!» La punta di legno gli premeva sul petto a pochi centimetri dal cuore, gli occhi della ragazza erano di ghiaccio. «Ti ho cercato a lungo Sanguinario! Da quando ho scoperto di avere il potere per vendicarmi di ciò che mi hai fatto!» Il vampiro aggrottò la fronte, era sicuro di non avere mai visto quella ragazza prima di allora, tranne che in quella fotografia sul tavolo della sala… «“Sanguinario”?! Ma non farmi ridere: è da un secolo che non uso più quel nome e ehi ehi ehi, fa attenzione per favore!» Spike chiuse gli occhi avvertendo la pressione esercitata dal legno aumentare e strinse le labbra sentendo la punta premere sulla carne viva. «Entra!» gli ordinò Tracy allentando un poco la presa ma mantenendo il paletto puntato contro il suo petto «E se non lo facessi?» chiese lui beffardo. Tracy lo afferrò per un braccio costringendolo a voltarsi «Non sarebbe divertente…»

Selene si svegliò di soprassalto. Davanti a lei, nel vano della porta, uno Spike con un paletto puntato al centro del torace veniva spinto in casa da una ragazza sui diciannove anni che gli torceva un braccio dietro la schiena. «Ah! Ti sei portato anche l’amichetta a quanto vedo!» urlò in direzione di Selene, un secondo  prima di sbattere il vampiro sul divano, immobilizzandolo. «Senti - cercò di calmarla lui – non so cosa tu abbia in mente, ma io » «Io non sono la sua amichetta!» urlò Selene. Tracy si voltò lentamente «Ah, allora ti teneva prigioniera! Beh, adesso sei libera cara, puoi tornare a casa » «Non sono sua prigioniera! Sono qui di mia spontanea volontà e… per la miseria lascialo!» Tracy guardò verso il vampiro che nel frattempo stava cercando di liberarsi «Mi dispiace, ma io e il tuo amico qui abbiamo dei conti in sospeso da regolare…» «Ma cosa diavolo stai dicendo?!» chiese Selene esterrefatta «Chi sei tu e cos’è tutta questa storia?!» «Credevo che lo sapeste, visto che siete in casa mia!» disse Tracy guardando nel mentre la credenza nell’angolo della stanza che cominciò a spostarsi lasciando libero il muro «Tu… tu sei una strega!» «Sono una cacciatrice!» rispose lei «…con qualche “extra”…» e detto questo afferrò il vampiro e lo sbatté contro il muro. Spike rimase un attimo stordito. Da dove la tirava fuori tutta quella forza? Ma rimase ancora più sorpreso quando si accorse che il cemento delle pareti si era chiuso intorno ai suoi polsi e alle sua caviglie formando delle specie di manette magiche. «Ma come…» «Non preoccuparti del “come” vampiro, preoccupati del “quanto a lungo”!» Spike guardò Tracy … qualunque cosa avesse in mente non sarebbe stata piacevole, non per lui almeno…

«Mi vuoi uccidere?» chiese il vampiro senza timore non appena la cacciatrice si avvicinò a lui «No - rispose lei sorridendo – voglio guardarti morire. C’è una bella differenza…». Il vampiro fissò la ragazza negli occhi e non rimase per niente stupito nel leggervi accanto alla rabbia una tristezza infinita: aveva già visto quello sguardo in una cacciatrice, lo sguardo di chi trascina la propria vita giorno dopo giorno senza una meta perché ha subito una perdita troppo grande, di chi cerca di colmare il vuoto d’amore dentro di sé occupandolo con un altro sentimento come l’odio o la vendetta… di chi desidera la morte, o di chi desidera dispensarla a piene mani…

Selene era rimasta immobile senza riuscire a pronunciare neppure una parola, osservando il gioco di frasi non dette che il vampiro e la cacciatrice stavano conducendo davanti ai suoi occhi.

«Chi pensi che abbia…» chiese Spike con un filo di voce allontanando lo sguardo da quello della ragazza «Mio fratello. E non lo penso, lo so. Ma tu non te lo ricordi vero?!» chiese sarcastica, ignorando il dolore che gli stava provocando con quelle poche parole «Voi vampiri dimenticate sempre tutto. Aveva solo sei anni e tu l’hai lasciato morire di fame e di sete, incatenato in una vecchia baracca dove ti eri stabilito col tuo gruppo, se così si può chiamare. Lo ritrovammo quindici giorni dopo che l’avevate preso, in una stanza attigua alla sala caldaie, senza morsi o altri segni. Ma ormai ve ne eravate andati…». Spike chiuse gli occhi. Ricordava quel bambino. Lo aveva portato a casa lui stesso dopo una proficua nottata di caccia e poi lo aveva affidato a Viktor, uno dei vampiri più stupidi che avesse mai incontrato perché fosse la cena della sua nuova compagna del momento, ma lei si era rifiutata di nutrirsene quando aveva scoperto che era anemico. Spike non se n’era curato più di tanto: stava lavorando alla decifrazione di un antico manoscritto che parlava della gemma di Amarra, la leggendaria pietra che permetteva al vampiro che la indossasse di diventare completamente immortale, e non si era neppure accorto di che sorte avesse fatto il bambino. Lo aveva rivisto soltanto quando era partito alla volta di Sunnydale con Harmony e tutto il resto del gruppo e ricordava di aver detto una frase del tipo “Ragazzi, ma quante volte vi ho detto che il cibo non va lasciato andare a male?” e poi non si era più posto il problema.

«Mi dispiace» sussurrò.

«Ah, ti dispiace… oh, beh, questo sistema tutto!» urlò la cacciatrice «Vediamo: cos’altro potresti dirmi? “Scusa ma non era di nostro gradimento”? oppure “è un peccato, mi ero scordato che fosse ancora lì”?! Sai che ti dico? Ti conviene trovare un modo per convincere la tua amichetta qui a portarti da mangiare perché farai la stessa identica fine che ha fatto mio fratello! Tornerò ogni quindici giorni per vedere come te la passi…» disse superando con passo deciso una Selene pietrificata al centro della sala.

«Ah, un’ultima cosa» aggiunse voltandosi e strizzando un occhio. Il cemento a lato della testa del vampiro si avvolse attorno alla sua bocca come un nastro, rientrando poi nel muro all’altro lato della testa «Mio fratello era imbavagliato quando lo abbiamo trovato!».

 

Selene aveva osservato tutto dal centro della stanza, incapace di muovere anche solo un muscolo, fissando sconcertata quella scena che sapeva di déjà vu.

Il rumore della porta che si chiudeva la fece sobbalzare.

Se ne stava andando… colei che aveva fatto tutto questo se ne stava andando e lei non aveva alcun potere magico da usare contro quelle manette di cemento armato. Vedeva i muscoli di Spike tendersi nell’inutile tentativo di forzare le catene che lo tenevano prigioniero. Non poteva lasciarlo così, doveva fare qualcosa!

Si diresse a passo svelto verso il vialetto, ignorando i richiami del vampiro e giungendo alle spalle di Tracy «Ah, sei qui! Non pensavo che ti avrei…» disse lei voltandosi appena in tempo per vedere il pugno di Selene colpirla in pieno viso «Torna dentro!» gridò «Torna subito in casa e liberalo!»

La cacciatrice si rialzò velocemente in piedi «Forse dovresti coprirti piccola, stai tremando, fa freddo all’aperto in questa stagione » Il secondo pugno la fece piegare su sé stessa «Aw! Ma da che parte stai si può sapere?» chiese massaggiandosi lo stomaco «Dalla parte di chi non ha fatto niente!» urlò lei, minacciandola di nuovo con il pugno alzato «E cosa ti fa credere che sia lui quello nel giusto?» la provocò Tracy «Non c’eri quando trovammo Joseph ridotto a uno scheletro!» stavolta parò il colpo di Selene torcendole un braccio dietro la schiena «Dovresti scegliere meglio da che parte stare!» «E tu dovresti scegliere meglio con chi batterti!» disse alzando la gamba e rifilandole un sonoro calcio in faccia «Ma come?» «Due anni di danza e sette stagioni di Buffy sono servite a qualcosa!» esclamò Selene «Ora vai dentro e annulla l’incantesimo!»

La risata di Tracy le fece ribollire ancora di più il sangue nelle vene «Perché lo fai ragazzina? Perché non riesci a credere che pur avendo un’anima possa aver commesso delle atrocità in passato?» Selene la fissò allibita «Cosa c’è? Ti stupisce sapere che sono a conoscenza dell’anima? Allora mi sono documentata bene in questi ultimi due mesi…» «Sono sicura che non è stato lui!» «E perché no? Ha ucciso migliaia di persone e devastato i continenti insieme ad Angelus, il peggior vampiro che il mondo abbia mai conosciuto» «Lui era diverso!» esclamò Selene alzando la guardia «Lui era» «Un vampiro! E tale è rimasto, anche se ora può mettersi a piangere per quello che ha fatto. Ed è quello che voglio: vederlo piangere per tutto quello che ha fatto a mio fratello e ad altre centinaia di persone innocenti!» «Smettila!» Selene si era avventata nuovamente su Tracy, il pugno alzato, pronta a costringerla con la violenza, se non con le parole, ad annullare ciò che aveva fatto.

Tracy fece un balzo di lato, sfruttando la spinta che si era data Selene per mandarla a gambe all’aria sul vialetto. Le si posizionò sopra, impedendole di rialzarsi «Vorrei tanto sapere chi ti ha insegnato tanta violenza» le domandò bloccandole le braccia «Sai, di solito non si ottiene granché…» «Senti chi parla!» sibilò Selene tra i denti. Tracy le si avvicinò un po’ di più, accostando la bocca al suo orecchio «Io non ho grandi pretese…» disse, prima di colpirla talmente forte da farle perdere i sensi.

 

Buffy si alzò dal letto e cominciò a vestirsi. Si sentiva ancora debole e assonnata ma, come si dice, quando il dovere chiama… Aprì l’armadio vagliando con una rapida occhiata i vestiti primaverili del suo guardaroba e cominciò a sbattere sul letto, una dopo l’altra, tutte le maglie che le capitavano sotto mano.

«Ehm… - tossicchiò Angel discreto entrando in camera – stai andando a fare la ronda o hai un appuntamento galante?» Buffy sorrise «No, nessun appuntamento… cercavo solo qualcosa di comodo da mettermi, sai, la spalla…» «Uhm… perché non questa tuta allora?» chiese il vampiro sollevando una felpa azzurrina con dei piccoli fiorellini ricamati «Ma l’hai vista?!» esclamò lei scandalizzata «Se mi metto quella penseranno che io abbia cinque anni!» «Oh, giusto, dimenticavo quanto un vampiro fa caso all’abbigliamento del suo aggressore nei pochi secondi che gli restano prima di trasformarsi in un mucchietto di cenere…» «Da quando conosci il sarcasmo Angel?» «Mah… - fece lui con un’alzata di spalle – forse tutte queste settimane a contatto con il tuo amico Xander hanno portato a qualcosa…Piuttosto, seriamente: pensi di andarlo a cercare stanotte?» Buffy si voltò di scatto «Era così evidente?» domandò con un sorrisetto colpevole «Sono un osservatore attento…» rispose lui. La cacciatrice si sedette sul letto accanto ad Angel «E’ solo che… ho creduto di averlo perso per sempre. L’ho pianto per due mesi interi, maledicendo il momento in cui ho deciso di affidargli quell’amuleto e ieri sera puff…me lo sono ritrovato davanti. E’ stato il momento più bello della mia vita e tutto quello che sono riuscita a dirgli è stato “cosa ti è successo?”! Sono proprio una stupida…» disse prendendosi la testa fra le mani. Angel le si avvicinò un poco, appoggiandole un mano sulla spalla «Calmati… si sistemerà tutto vedrai. Ora sai quello che provi per lui, devi solo trovare il coraggio di dirglielo » «E se poi lui non mi credesse? Se mi dicesse di nuovo che non è vero e se ne andasse, per sempre questa volta?» «Allora vorrebbe dire che è più stupido di quanto pensassi». Buffy si appoggiò contro la sua spalla socchiudendo per un attimo gli occhi «Allora… cosa ne dici di quella maglietta rosa?»

 

 

CAPITOLO 8

 

Selene galleggiava in un bianco assoluto.

Era bello.

Non c’era nessuno oltre a lei.

Nessun suono che ne disturbasse la quiete.

Nessuna immagine che ne turbasse la calma…

D’un tratto le sembrò di sentire una voce…

non riusciva a distinguere bene le parole, ma si avvicinava sempre di più a lei, crescendo d’intensità…

ora riusciva a capire cosa dicesse…

la stava chiamando…

«Selene… Selene svegliati… Selene…»

La ragazza aprì lentamente gli occhi… cos’era successo? Dove si trovava? Perché le faceva così male la testa, ma soprattutto… cosa diavolo ci faceva Down a cinque centimetri dalla sua faccia?!

Selene spalancò gli occhi facendo un balzo indietro. «Hei, hei, calma! Sono io... sono Down! Ti ricordi di me vero?» chiese preoccupata notando che la ragazza stava fissando un punto non ben definito davanti a lei. «Sì… io…»  balbettò Selene senza prestare realmente caso alle parole che stava dicendo. Le stava tornando in mente tutto. Di come avesse litigato con Daniele e della luce accecante che li aveva avvolti, di come si era svegliata e di come avesse capito di essere… oh santo cielo… si era risvegliata a Sunnydale!… o meglio nei pressi del cratere di Sunnydale, e  poi aveva incontrato loro, gli eroi del suo telefilm preferito e… «Oh mio dio: Spike!» esclamò riprendendo vita e afferrando Down per un polso «Devi venire con me, subito! Quella pazza ha detto che aveva ucciso suo fratello e… l’ha legato al muro con un incantesimo e… io ho cercato di fermarla ma lei mi ha dato una botta in testa e…» «Decisamente una da cui conviene stare alla larga!» la interruppe una voce alle sue spalle.

Selene si voltò lentamente. Non era possibile… «Hei, ti hanno mangiato la lingua?» chiese Spike dalla soglia, non riuscendo a nascondere un moto di gioia nel vederla sorreggersi sulle proprie gambe. Per tutta risposta Selene gli si gettò contro stringendolo più forte che poteva. Il vampiro ricambiò l’abbraccio sorridendo dolcemente.

«Tutto bene là dentro?» chiese Down a Willow che era appena uscita dalla porta ostentando un sorrisetto allegro «Non è stato difficile: ha usato un incantesimo molto semplice, anche se di grande effetto, non ci è voluto molto ad annullarlo…» «E allora perché ci avete messo così tanto?» chiese Selene staccando per un attimo la testa dal petto del vampiro «Ecco… io…» balbettò Willow imbarazzata «Hei!» le disse Spike costringendola a guardarlo «Guarda che qui chi ci ha messo un sacco di tempo sei stata tu: io sono libero da qualche ora ormai » «Come?» chiese Selene incredula, accorgendosi solo in quel momento che il pomeriggio stava rapidamente lasciando il posto alla sera «Beh… io  non ho i poteri di una cacciatrice!» disse imbronciata ritornando a stringere il vampiro. «Ehm, sì… non dimenticartelo la prossima volta!» tossicchiò Down rientrando in casa, seguita a ruota da Willow «Vi lasciamo soli…» aveva sussurrato con aria complice prima di chiudere la porta.

Spike guardò la ragazza stretta contro il suo petto. Quando l’aveva conosciuta aveva pensato che fosse solo l’ennesima scocciatura, affibbiatagli da chi aveva deciso di dargli quella strana possibilità di salvezza, ma ora capiva che non era così. “Forse hanno voluto farmi un regalo…” pensò abbassando un poco il viso verso di lei, “Ad ogni modo non mi sarei mai aspettato una del genere…”.

«Hei…» sussurrò il vampiro «Uhm?» «Restiamo così tutta la notte?» «Potrebbe essere un’idea…» disse lei, schizzando indietro non appena ebbe realizzato cosa le era uscito di bocca «Scusami, io…» «Va tutto bene, è bello sapere di avere ancora fascino!» la tranquillizzò lui sedendosi sui gradini del portico e invitando la ragazza a fare lo stesso.

Selene si sedette accanto a lui «Senti, penso che…» «Prima o poi mi farai prendere un infarto lo sai?!» lo rimproverò la ragazza. Spike si voltò stupito «Ma senti chi parla: non sono stato io a gettarmi contro una cacciatrice senza nemmeno pensare a quello che facevo!» Selene accennò un piccolo sorriso colpevole «Lo so… Però di solito con mia mamma funzionava…» disse lei guardandosi le scarpe «Cosa?» «Cominciare per primi la ramanzina. Di solito poi l’altro si sente in colpa e rinuncia a farti la sua…» Spike sorrise di nuovo. No, decisamente non si sarebbe mai aspettato una come Selene.

«In ogni caso mi hai fatto preoccupare…» disse con un filo di voce. Spike alzò le spalle «Non più di quanto abbia fatto tu: io al massimo sarei rimasto attaccato a quel muro per un paio d’ore, almeno a sentire Willow, ma tu… come hai detto prima non hai i poteri di una cacciatrice » «Lo so » sussurrò Selene senza guardarlo. Si abbracciò invece le ginocchia e rimase a fissare l’erba sotto i suoi piedi. Spike inclinò un poco la testa. C’era qualcosa che bolliva in pentola, poteva avvertirlo: anni passati accanto ad una donna come Drusilla gli avevano insegnato che anche i più piccoli gesti, a volte, possono nascondere un grande segreto.

«Lo sai perché mi ero tanto affezionata al vostro telefilm?» chiese infatti la ragazza senza staccare gli occhi dalle goccioline di rugiada che cominciavano ad adornare i fili d’erba «All’inizio pensavo che fosse perché mi piacevano gli attori, poi ho pensato che fosse perché il creatore aveva delle idee davvero incredibili…- disse sorridendo – ora so anche da dove le ha perse…e infine, quando ho scoperto che il ragazzo di cui ero innamorata era andato con un’altra, ho creduto di guardarlo per rabbia, per avere la forza di continuare, perché se ce la facevate voi potevo farcela anch’io… ma adesso so che mi sbagliavo…» Spike ascoltava in silenzio «il vero motivo per cui mi ero affezionata così tanto a questo telefilm era che, anche se non me ne accorgevo, eravate persone reali…» «Non nel tuo mondo però - rispose il vampiro sorridendo - tu avevi dei genitori, degli amici, una famiglia e magari un ragazzo. Erano queste le persone reali…» «A volte vorresti che non fosse così…». Erano lacrime quelle? Spike si avvicinò un po’ di più,  circondandole le spalle con un braccio. «Mi dispiace…» sussurrò Selene, la voce rotta dal pianto «mi… dispiace davvero tanto…» «Hei, non c’è niente da dispiacersi!» disse lui stringendola un po’ più forte. Selene si passò una mano sugli occhi per cercare di asciugare quei goccioloni che non volevano proprio saperne di smettere di solcarle le guance. «Avanti, vedrai che si sistemerà tutto…» cercò di farle coraggio il vampiro prendendole delicatamente il viso fra due dita e costringendola a guardarlo. Selene abbassò gli occhi. «Ho paura Spike » ammise con un filo di voce «ho paura… di quello che succede qui… delle persone che sono qui… di quello che possono fare…Quando ero a casa mia sognavo solo di conoscervi, ma adesso…sono soltanto d’impiccio…» «Questo non è vero » «Sì che lo è. Non so difendermi e… non ne combino una giusta! E poi non ce la faccio a sopportare tutto questo: quando vi vedevo in TV sapevo che ve la sareste cavata sempre, in qualche modo, e invece adesso non sono più sicura di niente e…» «E…?» la incoraggiò lui «e…mi manca la mia famiglia… prima mi lamentavo perché la mia vita era tutta una routine, ora non c’è un secondo di tregua, e non riesco a non pensare a loro, che mi sgridavano sempre, ma che adesso si staranno preoccupando… per me » ammise, come se pronunciare ad alta voce quella verità fosse troppo per lei.

Spike se la strinse un po’ di più al petto. Gli ricordava Down in quei momenti, solo che lei non aveva mai voluto farsi toccare da lui, mentre Selene si era abbandonata tra le sue braccia senza timore.

«Oh mio dio!» esclamò d’un tratto la ragazza staccandosi dal suo petto «Che c’è?» «La mia famiglia!» urlò in preda al panico «Se io sono qui chi è finito dall’altra parte?»

Spike la guardò sbalordito. Non aveva pensato a quell’aspetto della cosa ma, effettivamente, doveva ammettere che quello che diceva Selene non era per nulla insensato… «Ascolta, sono sicuro che riusciremo a...» ma in quel momento un risata cristallina sbucò dal fondo della strada «Presto, di qua!» esclamò Spike afferrando per mano la ragazza e conducendola dietro la siepe che circondava il giardino. «Ma cosa?» «Ne ho abbastanza di cacciatrici per oggi!» spiegò, portandosi un dito alle labbra con l’evidente scopo di farla tacere... la risata si era spenta ma i passi continuavano a incedere rapidi nella loro direzione. Speriamo che non ci veda… pregò in cuor suo Selene rendendosi conto che la ragazza era accompagnata da almeno un’altra persona che le camminava a fianco. Spike spalancò gli occhi. Non poteva essere lei.

Si alzò di scatto «B...» chiamò, ma la voce gli morì in gola nel momento in cui vide la ragazza voltare l’angolo insieme all’osservatore  e un’ombra scura, sbucata dal vicolo dietro di loro, strisciare veloce nell’oscurità alle loro spalle.

Spike si girò verso Selene «Entra in casa!» le ordinò fissandola negli occhi. «Ma Spike, io…» «Entra in casa! E non ti muovere di lì finché non torno! Devo assicurarmi di una cosa…» e detto questo si incamminò nel buio, seguendo la figura sinistra che si allontanava tra le case.

Selene rimase ferma sulla soglia della porta. Dentro Down e Willow avevano acceso la televisione e non si erano accorte di niente. Si voltò di nuovo verso il prato. Non l’avrebbe lasciato andare solo!

 

La sagoma scura volava per i vicoli della città inseguendo l’odore della sua preda. E Spike la seguiva, distante, in modo da non farsi vedere, scivolando silenzioso lungo i muri e fermandosi di tanto in tanto per essere sicuro di non avvicinarsi troppo.

Ad un tratto l’ombra voltò velocemente dietro un edificio. Spike si sporse appena dietro l’angolo. Si era fermato a lato della strada, annusando l’aria, sfoderando i canini affilati. Spike conosceva quel comportamento. Lo aveva usato anche lui più di una volta: la stava cercando, si stava sintonizzando su di lei, sui battiti del suo cuore, sulle sue emozioni, sui suoi movimenti… per poi lanciarsi all’attacco.

E poi la vide. La preda.

Camminava ignara in mezzo alla strada deserta, affrettando il passo dopo aver guardato l’orologio e stringendo un po’ di più la preziosa borsetta dorata. Non era Buffy, per fortuna.

Non ebbe nemmeno il tempo di avvertirla. Il vampiro si era già avventato su di lei bevendo avidamente dal collo bianco lasciato scoperto dalla leggera sciarpa di seta e ora dilaniato dai suoi denti. Spike si guardò intorno. Se almeno avesse trovato un paletto, forse sarebbe riuscito a fare ancora qualcosa per lei, ma si bloccò nell’istante in cui, alzando di nuovo gli occhi su quel macabro spettacolo, vide qualcosa che non avrebbe mai creduto possibile vedere di nuovo.

 

CAPITOLO 9

 

Il mostro aprì la bocca in un ghigno orrendo. Si leccò il dorso della mano macchiata del liquido purpureo sceso copioso dalle vene della ragazza che sorreggeva in un mortale abbraccio, assaporandone di nuovo il gusto dolce e delicato che solo una giovane poteva avere.

E poi sollevò di peso il corpo, scaraventandolo contro la parete con una violenza inaudita.

Era stato rapido. Troppo perché Spike, impietrito contro il muro, potesse fare qualcosa.

Il rumore sordo del corpo che cadeva lo riportò bruscamente alla realtà; una mano che si apriva, un luccichio leggero durato solo un secondo, i passi di Angelus che si allontanavano nella notte, gli fecero scordare completamente lo stupore dei primi attimi.

Avanzò di un passo, uscendo allo scoperto.

Se n’era andato.

L’aveva visto correre per un breve tratto nel vicolo buio e poi voltare a destra nella speranza, forse, di catturare un’altra preda prima dell’alba. Del resto, il suo vecchio compagno di massacri non si era mai accontentato di un sola ragazzina per cena, specialmente quando la notte era limpida e luminosa come quella sera.

«Angelus…» mormorò fra sé e sé avanzando di qualche passo verso il cadavere gettato scompostamente in un angolo del vicolo e voltandosi improvvisamente verso una bottiglia in terra lì vicino.

 «Dannazione! Ci mancava solo questa!» urlò esasperato mentre il vetro si infrangeva contro la parete.

Si allontanò dal muro. Se avesse potuto avrebbe scagliato ogni singolo oggetto che gli capitava a tiro contro il cemento armato davanti a lui.

Doveva calmarsi.

Angelus in circolazione non sarebbe stato un gioco da ragazzi e Buffy… cielo, probabilmente, non ne sapeva ancora nulla! Doveva avvertirla. E possibilmente senza incappare di nuovo in qualche suo amico o in una cacciatrice in vena di rivincite!

Si guardò intorno. Era stato solo una volta in quella città, molto tempo prima, e non aveva la minima idea di quali fossero le strade più battute dalle ronde.

Non doveva preoccuparsi.

Buffy sapeva cavarsela benissimo anche da sola, pensò, o almeno lo sperava… non gli era sembrata molto in forma quando l’aveva raccolta da terra la notte precedente, dopo l’attacco di quel demone dalle spade appuntite…

No. Doveva avvertirla immediatamente!

Cominciò a correre nella direzione in cui aveva visto sparire il cappotto di pelle nera, fermandosi di colpo non appena passò in parte al corpo senza vita che giaceva rannicchiato sul viale ancora umido di pioggia.

Un luccichio sul petto della ragazza.

E il ricordo di una mano che si apriva prima di sparire nella notte.

Spike si avvicinò cautamente. Qualunque cosa avesse gettato via Angelus poteva essere importante per capire quantomeno i suoi piani, se ne aveva. Si accostò al cadavere. Era ancora caldo, constatò, quando appoggiò la mano sul suo petto per afferrare la strana collanina incrostata di sangue. Spike guardò il cristallo che vi era appeso. L’avrebbe riconosciuto tra mille.

 

«Allora, cosa pensi che sia più adatto per  un vampiro sanguinario come te?» chiese una voce roca alle sue spalle. Spike giaceva prono sul pavimento, una mano vicino al viso a stringere la terra umida. Terra di cimitero. «Terra di casa» lo corresse il demone avanzando minaccioso verso di lui «terra di morte, esattamente come sei tu Spike: morto!».

Il vampiro fece solo in tempo a scorgere la voragine che si apriva sotto di lui prima di precipitare in basso, battendo dolorosamente su una superficie dura e levigata, ben diversa da quella su cui si trovava prima. Si voltò lentamente, detergendosi il sangue che gli offuscava la vista. Sopra di lui, nel rettangolo di cielo che riusciva a vedere da quella posizione, la voce continuava a deriderlo. «Allora, pensi che una bara sia abbastanza simbolica per la tua nuova condizione?» lo schernì il demone ridendo istericamente. «Forza, raccontami come ci si sente a dover scavare per uscire dalla tomba!».

Spike toccò con la punta delle dita la stoffa morbida che ricopriva l’interno della cassa e ritrasse la mano, come se si fosse scottato, facendo un balzo indietro e finendo con le spalle al muro, nel poco spazio che concedeva il profondo pozzo di terra in cui era caduto. Davanti a lui, un bambino biondo si stava materializzando, uscendo dalla fossa e avvicinandosi sempre di più, fino quasi a toccarlo, mettendogli sotto gli occhi il piccolo collo su cui spiccavano due minuscoli segni rossi.

«Perché sei dentro la mia casa William?» chiese il bambino innocentemente «Perché sei venuto a trovarmi? Pensavo non ti importasse molto di me visto che mi hai confinato qui dentro... Forse ti senti solo? Anch’io mi sentivo solo quando mi hai regalato questa nuova casetta William. Solo… proprio come te…».

Il viso del bambino si andò sfumando lasciando il posto ad un volto da uomo maturo, severo, che lo fissava con uno sguardo di ghiaccio.

«Ma tu sei sempre stato solo William. E sei sempre stato un fallito. Margareth ed io speravamo che prima o poi mettessi la testa a posto e cominciassi a dedicarti a qualcosa di più costruttivo che non scribacchiare tutto il giorno patetiche poesiucole d’amore dedicate a non so chi! Ci abbiamo creduto William,  fino all’ultimo. Ma tu sei sempre stato una delusione...»

«Anche come vampiro non sei mai valso granché» la voce di Drusilla aveva preso il posto di quella dell’uomo e ora lo guardava imbronciata «Da quando Angelus te ne ha parlato sei sempre corso dietro alle cacciatrici.  Non avevi mai tempo da dedicarmi… Hai persino perso la testa per una di loro senza accorgerti che ti stava distruggendo. Sei sempre stato uno stupido William, solo uno stupido…».

«Persino tua madre se ne accorse…» riprese l’ uomo fissandolo dritto negli occhi «Troppo tardi purtroppo.»

Spike arretrò ancora spingendosi nel terriccio che cominciò pian piano a cedere.

«Non devi cercare di scappare William!» lo canzonò ancora una volta il demone con un sorriso divertito sulle labbra «Sai bene che è solo una perdita di tempo. Loro stanno solo dicendo la verità: non sei mai riuscito ad essere quello che volevi, non sei mai riuscito ad aiutare chi amavi…» Spike chinò la testa indietro e cadde in ginocchio, gli occhi sbarrati, colto dalla violenza improvvisa  della visione di Buffy che saltava nel vortice di luce, urlando di dolore, per poi ricadere inerte sui mattoni ai piedi della torre.

«Non sei nemmeno riuscito ad evitare che uno stupido demone raggiungesse la sua sorellina, quella chiave che avevi tanto promesso di proteggere fino alla fine del mondo e oltre, se fosse stato necessario…E adesso pretendi anche di riuscire a proteggere un’umana?» “Un’umana?” «Selene, così si chiama. Presto la conoscerai e stavolta… stavolta non ci sarà Buffy ad aiutarti, lei è già dovuta morire una volta per riparare all’errore che avevi commesso, non si sacrificherà una seconda. Neppure se i suoi amici dovessero riportarla ancora indietro, da te…»

Gli occhi della cacciatrice erano lucidi di lacrime “Dovunque fossi ero felice. Questo è l’inferno. I miei amici non dovranno mai saperlo.”

«I suoi amici, ma non tu vero William? E poi se n’è andata. Ti ha lasciato di nuovo solo…»

“Io non potrò mai amarti. Ti sto usando. E questo mi fa male”

«E ha continuato a prenderti in giro anche dopo, quando sei ritornato con la tua bella anima, sperando che lei riuscisse a vederti diverso dal mostro che eri, che sei…»

“Tutto ciò che ti riguarda è sbagliato Spike…”

Basta…

«E ora vorresti anche ritornare sulla terra grazie a quel ciondolo che ti hanno regalato quelli delle “alte sfere”? Per cosa? Essere di nuovo causa di sofferenza per quelli che ami?»

Per favore basta…

 «Rivedere Buffy in lacrime mentre corre lontano da te nel disperato tentativo di salvarsi la vita?»

Ti prego basta…

«Sai bene che non le importava niente di quello che le stava accadendo intorno in realtà!»

«Lei credeva in me» urlò, più a sé stesso che al demone «Ah sì?» fece lui scaraventandolo contro una parete apparsa in quel momento alle sue spalle «Lei credeva in te? Ma fammi il piacere! Quante volte te lo sei ripetuto per convincertene davvero Spike?»

 

Il vampiro alzò la testa con aria di sfida «Lei mi amava!» esclamò.

«Amarti? Amarti?» rise il demone avvicinandosi e facendo apparire dal nulla una luminosa sfera di energia con un movimento sinuoso della mano. «Guarda bene qui dentro William!» disse avvicinandosi «Guarda bene che cos’è l’amore!».

La sfera cominciò a ruotare velocemente su sé stessa, al suo interno le immagini nebulose di qualche attimo prima lasciavano il posto ad alcune figure più nitide: … un giardino… un albero… una tomba… due ragazzi sotto un olmo ad aspettare l’alba abbracciati l’uno all’altra. Buffy ed Angel. E la tomba di Joyce davanti a loro. Spike vide Buffy voltare il viso verso quello del vampiro “Sta per sorgere il sole…” “Posso restare se hai bisogno di me…” “Allora facciamo per sempre. Ti va bene per sempre? No, non mi sembra una buona idea. Sono molto depressa, scusami” “Posso guarirti io se vuoi, ho il rimedio”.

E un bacio, dolce, appassionato, vero.

«Guarda bene William» ripeté la voce alle sue spalle «Guarda bene i suoi occhi e non scordarti quello che hai visto quella sera…» “Beh, per lo meno potresti dirmi che sei contenta di vedermi” Spike distolse lo sguardo. Sapeva già quale sarebbe stata la prossima scena…e infatti sentì la voce del Primo insultarla, esattamente come prima della battaglia “Che stronza!” e i sospiri del vampiro e della cacciatrice diventare tutt’uno con il battito del cuore di lei. Il demone si inginocchiò in parte a lui materializzando una piccola pietra blu-violetta che fluttuava nell’aria. «Ricordati di questa pietra Spike» disse il demone serio, posandogli una mano sulla spalla «Imprimitela nella mente, perché questa è la pietra che potrebbe ricondurti da loro. Ma è anche la pietra che potrebbe segnare la loro condanna. Sei pronto a portare un fardello tanto grande Spike? Sei pronto a farlo per una donna che non ti ama? Sei pronto a vedere ancora i suoi occhi riempirsi di lacrime a causa tua?»

 

«Giles! Rupert!»

Angel correva verso l’osservatore chiamandolo a gran voce. Era strano vederlo così… pensò Buffy, abituata alle sue apparizioni da infarto cardiaco e alle sue uscite di scena altrettanto silenziose e discrete. Il vampiro si fermò davanti a loro ansimando vistosamente, come se dopo una corsa del genere avesse bisogno di riprendere fiato; poi afferrò Giles per un polso, avvicinandosi a lui tanto che la sua bocca gli sfiorò il collo per un secondo. «Devo parlarti Rupert…» disse, fissando Buffy con la coda dell’occhio «in privato!». Il battito cardiaco dell’uomo aumentò notevolmente «Si tratta di… quella cosa?» chiese, cercando in tutti i modi di non guardare la sua cacciatrice «Sì - rispose lui – credo che sia accaduto qualcosa che tu debba sapere!».

Giles si voltò verso Buffy che li fissava preoccupata: era da tempo che non vedeva Angel così turbato…

«Puoi… scusarci un momento?» chiese ostentando una calma che era ben lontano dal provare: se quello che pensava era corretto e quello che aveva scoperto sulla pietra era vero, allora c’era poco da stare tranquilli… Ignorò deliberatamente lo sguardo inceneritore che Buffy gli aveva lanciato con il chiaro scopo di far capire ad entrambi che non voleva essere esclusa dalla conversazione e raggiunse in pochi, rapidi passi il fondo del vicolo, fermandosi non appena ebbe girato l’angolo. Angel lo raggiunse immediatamente, lasciando la cacciatrice da sola al centro della strada, le braccia incrociate sul petto, ad attendere il loro ritorno.

«Cosa è successo?» chiese Giles visibilmente preoccupato; ora che aveva calato la maschera sembrava molto più tirato del solito, invecchiato forse, almeno di una decina d’anni, pensò il vampiro.

«Ho visto Spike» rivelò distogliendo lo sguardo «Mi ha aggredito e abbiamo combattuto a lungo. Ad un certo punto mi ha immobilizzato contro una parete, con la magia credo…» «Selene…» sussurrò tra sé e sé Giles «probabile...» riprese Angel «Ad ogni modo, quando ha capito che aveva la partita in pugno ha incominciato ad insultarmi e…» il vampiro si prese la testa tra le mani con un piccolo gemito «...e?» lo incalzò Rupert. La voce di Angel era poco più che un sussurro. Rialzò gli occhi d’improvviso verso l’osservatore. Erano di ghiaccio. «Si è nutrito davanti a me… è stato terribile… era poco più che una ragazzina e lui…»

Giles gli appoggiò una mano sulla spalla

«E’ un vampiro» disse stancamente «Sappiamo entrambi di cosa possono essere capaci…» Angel afferrò la mano dell’osservatore stringendola un po’ più forte del necessario «Sì… - ripeté deciso - lo sappiamo entrambi! E dobbiamo fare qualcosa!».

Giles si appoggiò pesantemente al muro, aveva sperato che non accadesse tutto così presto… evidentemente il destino aveva una fretta del diavolo in quel periodo.

«Ora che facciamo?» chiese Angel mettendosi le mani in tasca e lanciando una fuggevole occhiata alla ragazza ancora ferma ad aspettarli «Andiamo a cercare il corpo.» rispose l’osservatore soprappensiero «Il corpo?» «Sì» disse Giles tornando alla realtà «dobbiamo assicurarci che non l’abbia trasformata oltre che morsa, anche perché in quest’ultimo caso ritengo sia prudente avvertire le SIT: se Spike sta formando una “famiglia” dobbiamo agire in fretta, in modo che siano ancora poco numerosi quando avremo a che fare con loro…». Angel rimase in silenzio, gli occhi bassi, soppesando la propria risposta. «Non l’ha fatta bere.» disse infine rialzando gli occhi, Giles lo fissò stupito «Come dici…?» «Per trasformarla avrebbe dovuto farle bere il suo sangue. Ero a pochi centimetri da lui e l’ho visto bene. Si è limitato ad ucciderla.» «Oh… beh» disse Giles riflettendo sulle ultime parole del vampiro «In questo caso, è inutile che perdiamo tempo ritornando sulla scena del delitto…ma, anche se non l’ha trasformata dobbiamo trovarlo al più presto. Spike è un tipo pericoloso Angel, l’unico che Buffy non è mai riuscita a sconfiggere…» «E’ solo un vampiro!» «Forse, ma se ti ha preso il ciondolo significa che ha in mente qualcosa e io gradirei scoprire al più presto di cosa si tratta. Se non ha nulla a che fare con la distruzione del pianeta, cosa di cui dubito, lo lasceremo andare come abbiamo già fatto in passato; altrimenti… faremo quello che è necessario.» Angel assentì «Comunque, per questa lotta non dobbiamo fare affidamento sulle cacciatrici: Buffy scoprirebbe sicuramente tutto se le mettessimo al corrente e cercherebbe in tutti i modi di ostacolarci, la conosco bene…» «Mi stai dicendo che Buffy non lo catturerebbe se le dicessimo quello che ha fatto?» chiese Giles stupito «Sto dicendo che lo lascerebbe vivo. E con ogni probabilità questa non sarebbe la soluzione migliore…» Angel sorrise «Non si preoccupi signor Giles: per uno come Spike io basto e avanzo!»

 

Buffy andava avanti e indietro nel vicolo, facendo pochi passi sia in una direzione che nell’altra, nervosa, come sempre quando si trattava di pericoli e di cose che non le venivano dette. Ma era possibile che non l’avessero ancora imparato? Tra loro dovevano dirsi tutto e non aspettare di arrivare all’evidenza per … oh santo cielo, ma stava ascoltando da che pulpito veniva la predica? Si prese la testa fra le mani affondando le dita nei capelli, quei capelli che a lui piacevano così tanto, che si divertiva a stuzzicare in mille modi, guardandoli ondeggiare sinuosi mentre loro… No. Non era Spike l’argomento di quel momento! Era arrabbiata con Giles ed Angel per averla tenuta all’oscuro di tutto, di nuovo, per la milionesima volta! E lei doveva farsi vedere arrabbiatissima perché non l’avevano presa in considerazione!

Ma aveva davvero importanza?

Quante volte dopo la battaglia contro il Primo aveva ripetuto a tutti, fino alla nausea, che adesso lei voleva avere una vita normale, lontano dalle guerre e dai demoni, dai doveri e dalle scelte difficili che mettevano sui piatti della bilancia la salvezza dell’umanità da una parte e le persone che amava dall’altra? Giles aveva fatto soltanto quello che lei stessa gli aveva chiesto più di una volta: non coinvolgerla più.

Era solo che… ecco… non riusciva a sopportare che qualcun altro dovesse prendere delle decisioni al posto suo. E non perché non ne fosse capace, ma perché potevano prescindere dalla sua volontà. E se lei non voleva avere più niente a che fare con la sua missione, le aveva fatto notare Down, avrebbe dovuto semplicemente subire le scelte di qualcun altro, giuste o sbagliate che fossero… e questo lei non poteva sopportarlo.

Si strinse un po’ nelle spalle.

Quanto avrebbe desiderato che ci fosse stato lì lui a consolarla, come quella volta, quando i suoi amici l’avevano sbattuta fuori di casa e lei aveva dovuto cedere il posto a Faith. Anche in quel caso il mondo era in pericolo e lei, non più al comando, si era lasciata andare tra le sue braccia.

E, per una volta, non era stato lo scontro tra un vampiro e la cacciatrice, ma uno sguardo, profondo, tra due ragazzi che si amavano.

Una lacrima scese lenta a rigare la guancia di Buffy.

Amavano.

Aveva perso il conto di quante volte dopo quella notte l’aveva ammesso con sé stessa.

Prima mai, neanche sotto tortura avrebbe confessato di ricambiare il suo amore.

Ma da quella notte, ogni notte, lo ripeteva al cuscino su cui dormiva, alle coperte che l’avvolgevano, a sé stessa. Perché non poteva farne a meno. Perché non se lo dimenticasse. Perché forse lui poteva ancora sentirla. E ogni volta non riusciva a trattenere le lacrime.

 

Spike strinse la pietra tra le dita, strofinandola leggermente per pulirla dal sangue rappreso e metterne in evidenza i colori sfumati; poi, allungò una mano per strappare un pezzo di stoffa dalla camicetta della giovane che giaceva in parte a lui. Gli occhi della ragazza, ancora spalancati, fissavano con terrore il volto del vampiro che avevano di fronte.

La pietra cadde all’interno della tasca della giacca.

La mano di Spike aveva cambiato direzione per appoggiarsi, delicata, sul viso della giovane.

«Mi dispiace…» sussurrò passandole le dita sulle palpebre in un ultimo, magnanimo gesto, «mi dispiace davvero tanto… non sarebbe dovuta andare così…»

Si alzò velocemente in piedi.

Era ora.

 

CAPITOLO  10  

 

L’osservatore staccò la schiena dalla parete umida, fatta di mattoni sporgenti e irregolari, e si passò una mano sul volto. Eccole là, presenti come al solito quando era agitato: le piccole rughe gli comparivano sulla fronte a far capire a tutti il suo stato d’animo, rendendolo un po’ più provato di quanto non volesse ammettere e un po’ meno inglese di quanto volesse dare a vedere.

Mettere Angel contro Spike…Se soltanto fosse stato sicuro che quella fosse la scelta giusta da fare…

«Qualcosa non va?» chiese il vampiro avvicinandosi. Giles scosse la testa con una smorfia sarcastica «No no, va tutto a meraviglia…» «Parlo sul serio» Rupert sollevò il capo verso Angel, un sorriso amaro sulle labbra «Stavo solo pensando a quello che mi hai proposto…è un affare rischioso, e potrebbe rivelarsi una mossa azzardata…» «Azzardata? Stiamo parlando di eliminare una minaccia Rupert!» «Angel, davvero, non ho tempo di spiegarti adesso, ma credimi quando ti dico che attaccare Spike senza dirlo a Buffy potrebbe essere un grave errore» «E tu ne sai qualcosa vero?» intuì Angel, le braccia conserte e gli occhi fissi sull’osservatore.

Giles sospirò profondamente.

Non era facile. E non sarebbe stato facile spiegarlo a chi non lo aveva vissuto direttamente.  “Buffy...io, io capisco la tua rabbia. Ti prego credimi, noi abbiamo fatto quello…” “Lui è vivo. Spike è vivo. Wood ha fallito.” “Beh, questo non cambia nulla. Quello che ti ho detto è ancora vero. Tu devi imparare” “No, io penso che tu mi abbia insegnato tutto quello che avevo bisogno di sapere.”Già una volta in passato la sua intolleranza li aveva portati ad un punto di rottura che era riuscito a saldarsi solo con molto tempo e molti sforzi da parte di entrambi e non poteva permettersi di sbagliare di nuovo…non con Buffy almeno. E poi adesso c’era di mezzo anche una ragazzina…cosa ne sarebbe stato se si fossero sbagliati? Se avesse avuto ragione Down e Selene fosse davvero stata in pericolo… del resto, per quanto bizzarra, era pur sempre una diciottenne e credeva difficile che un vampiro, anche se astuto, potesse servirsene così efficacemente, anche perché, come gli insegnava Down ogni giorno, le adolescenti sono tutto fuorché affidabili…

Lanciò un’occhiata fuggevole al vampiro, scorgendone le iridi profonde che si perdevano nella notte buia, resa ancora più cupa dalle ultime parole che aveva sentito e dal ricordo di altre parole, paurosamente simili, che lo avevano portato velocemente alla rovina. «Sei sicuro che fosse lui?» chiese serio riprendendo il controllo delle sue emozioni «Chi?» «Spike, quello che ti ha aggredito» «Metti in dubbio la mia parola Rupert?» «No, ma…» Cosa gli stava prendendo? Perché stava dubitando proprio adesso di quell’aspetto della questione? Riteneva forse improbabile che si comportasse così?! «… e se non fosse stato Spike… faccio un’ipotesi, sia chiaro, ma se ti fossi confuso, solo per un secondo, e  il vampiro che hai visto non fosse Spike…» Per tutta risposta Angel si avvicinò a lui, sovrastandolo con la sua statura. «Pensi che mi riconosceresti se ti aggredissi in questo momento?» chiese serio.

Giles chinò la testa «Sì…» ammise infine «ti riconoscerei…» «Allora non abbiamo più nulla di cui discutere…» sentenziò il vampiro allontanandosi un poco. «Vai da Buffy e dille di rifugiarsi in un posto sicuro; io la raggiungerò non appena avrò finito di occuparmi di Spike. Tu, intanto, cerca di tenere Selene lontano da noi.» «D’accordo» disse Rupert con un cenno del capo «ma assicurati di scoprire cos’ha in mente. E non ucciderlo… se non è strettamente necessario.» Angel inclinò un po’ la testa fissando il volto scavato dell’osservatore «Di cosa hai paura Rupert?» chiese in tono accusatorio. Giles si voltò velocemente di spalle «Nulla» disse, sperando che la sua voce non tradisse i suoi pensieri. Era stato uno stupido ad esternare i suoi timori riguardo al destino di quel vampiro. Fosse rimasto dov’era tutto questo non sarebbe successo! «Hai paura per Buffy vero?» chiese Angel abbassando un poco il tono della voce e riportandola al suo solito livello «Temi che se verrà a sapere quello che abbiamo fatto non ti guarderà più come un tempo?» Giles rimase voltato di spalle «Non mi guarda già più come un tempo Angel» disse tristemente «Non da quando ho deciso di fare una scelta simile a questa l’anno scorso… E non voglio che la storia si ripeta…» il vampiro si avvicinò all’uomo appoggiandogli entrambe le mani sulle spalle

Rupert abbassò lo sguardo. Alla sua sinistra un gatto bianco con gli occhi più azzurri che avesse mai visto, infilava una zampina nel buco di un vecchio cassettone gettato vicino ai bidoni dell’immondizia nell’intento, forse, di acchiappare il topolino che vi stava rintanato.

Angel si avvicinò, ammiccando in direzione dei due animali.

«Riesci a immaginare quel topo Rupert?» chiese il vampiro, quasi in risposta agli interrogativi insistenti che non gli davano tregua. Giles annuì. «Quella è Buffy. Come quel topo ha aspettato un attimo di troppo per scappare dal pericolo che le stava davanti ed ora… eccola lì… rintanata in un angolo con il cuore che le batte all’impazzata per la paura. Riesci a vederla? E’ terrorizzata… ma per lei è troppo tardi ormai.

Ora guarda il gatto: è morbido, bianco, fa tenerezza vero? Ti verrebbe quasi voglia di prenderlo in braccio…Eppure per quel topo quel gatto tanto carino rappresenta il peggior killer esistente in natura.

Si è avvicinato lento.

Non l’ha sentito arrivare.

E quando se n’è accorto, ha avuto solo il tempo per darsi a una fuga disperata!

Se guardi gli occhi di quel felino potrai capire a chi sto pensando…» Giles annuì. Aveva già afferrato il paragone: occhi azzurri che sanno di infinito, denti affilati per uccidere la preda e pelo bianco, come la purezza di quell’anima che secondo alcuni, era andato a riprendersi per essere un uomo degno di lei…

«Ma se guardi meglio scoprirai che non è esattamente quello che sembra…» sussurrò il vampiro alle sue spalle. Rupert guardò più attentamente. Il manto del micetto non era poi così bianco si sorprese a pensare: vari pezzetti di erba e fango erano attaccati ai nodi del pelo inspido e all’altezza delle zampe anteriori si notavano i segni scuri di terra appena scavata. Angel sorrise leggermente.

«Eppure sembrava così bello a prima vista…  -sussurrò - forse è stato proprio questo a fare in modo che il topo non sia scappato con un attimo di anticipo. E adesso è troppo tardi. E’ rinchiuso lì dentro, intrappolato senza via di scampo in un buco che sta pian piano cedendo sotto i colpi degli artigli. Cosa pensi che gli accadrà Rupert? Cosa pensi che possa fare per salvarsi?» Giles deglutì. Gli sembrava di poter vedere chiaramente lo sguardo di terrore sul musetto appuntito che si voltava frenetico a cercare uno spiraglio, il rumore delle unghiette del topo grattare velocemente contro il legno nel tentativo di aprirsi un varco,  lo squittio disperato per chiamare aiuto sovrastato dal lungo miagolio del gatto e il rumore del suo cuore battere all’impazzata mentre il respiro accelerava ogni volta che, voltandosi, scorgeva gli occhi enormi spalancati e i suoi artigli, dalle unghie affilate come coltelli, arrivare sempre più vicini a lui.

Sempre più vicini. “Scappa!” Sempre più vicini. “Nasconditi!”Sempre più vicini. “Reagisci!” Sempre più…«Sciò!»

L’urlo di Angel lo riportò nel vicolo buio in cui era prima, il polso leggermente accelerato e la fronte imperlata di sudore freddo, come se fosse lui stesso rimasto imprigionato in un angolo ad aspettare la fine… il vampiro era ora in mezzo al vicolo, i lineamenti mutati nell’istante in cui si era avventato contro il gatto mettendolo in fuga.

«Visto?» esclamò Angel con un sorriso malevolo sulle labbra «l’unico modo per salvare la vita al topo è che un altro animale, più grande e forte del primo, ne prenda le difese. Ovviamente, non serve essere così magnanimi…»

Giles fissava ancora il vampiro fermo al centro del vicolo, i canini in mostra e l’espressione divertita di chi ha appena compiuto un’azione deplorevole e ci ha provato gusto.

Angel lo notò. «Non c’è bisogno che lei venga a sapere quello che abbiamo fatto…» disse con voce suadente ritornando al suo aspetto normale «e, anche lo scoprisse, farò in modo che non venga mai fuori il tuo nome.» Giles si voltò di scatto «Cosa stai proponendo esattamente?» «Un semplice patto: tu ti impegni a non dire una parola  a Buffy di quello che sta per accadere e io, in cambio, ti libero da una minaccia che potrebbe costare la vita a tutti voi… l’unica cosa che ti chiedo è di reggermi il gioco, poi, se anche dovesse saltare fuori qualcosa, mi prenderò io la responsabilità di tutto. Tu non avrai problemi, e se Buffy sentirà la mancanza dell’ossigenato… beh, vorrà dire che dovrai pagarle un biglietto andata e ritorno per Los Angeles, in modo che si sfoghi un po’ sulla mia spalla. Che ne dici?»

Giles fissò un’ultima volta il cassettone. Dei flebili suoni uscivano dal fondo del legno.

 

Una manica passò veloce sul viso della cacciatrice.

Buffy si voltò.

Giles avanzava lentamente verso di lei, la testa bassa e l’aria assorta di chi ha grandi problemi da risolvere e poco tempo per farlo.

«Dov’è Angel?» chiese notando la sua assenza «E’ andato a sbrigare un paio di faccende » rispose l’osservatore con noncuranza passandole in parte. Buffy si mise le mani sui fianchi e si voltò «Un paio di faccende eh?» disse indispettita «Un paio di faccende del tutto insignificanti visto che non vi siete nemmeno disturbati a parlarmene vero?!»

Giles si tolse gli occhiali dal naso e cominciò a sfregarli nervosamente con un angolo della giacca di tweed. Come avrebbe dovuto affrontare l’argomento? Da inglese? Prendendola alla lontana e assicurandosi che non ci capisse molto o con molta calma, spiegandole diplomaticamente tutto dall’inizio? O magari all’americana dicendo “Sai Buffy il vampiro che è tornato l’altra sera e che ha tentato di stuprarti l’anno scorso, beh, non indovineresti mai: ha aggredito Angel e ora ha intenzione di distruggere il mondo!”, oppure “Angel mi ha detto che Spike l’ha aggredito e ora è andato a cercarlo per fargliela pagare”, o anche “Sta tranquilla, è tutto a posto: è andato il tuo amico vampiro a picchiare i cattivi al posto tuo!”. Qual era il modo migliore?

Di una cosa era sicuro: le parole ‘Spike’, ‘Angel’ e ‘uccidere’ non dovevano assolutamente comparire nella stessa frase!

«Sto aspettando!» esclamò lei incrociando le braccia e picchiettando un piede sul pavimento.

«Buffy…» «No, aspetti, non me lo dica! Vi siete dimenticati di avvertimi è così?» esclamò alzando gli occhi al cielo «Del resto non c’è altra spiegazione! Altrimenti perché avrebbe dovuto tenermi all’oscuro di tutto? Basta che poi non veniate a raccontarmi che la situazione vi è sfuggita di mano e vi serve il mio aiuto per salvare il pianeta, perché sono stata molto chiara su questo punto: non sono più l’unica cacciatrice presente e sinceramente non me la sento di mettere di nuovo in gioco la mia vita per risolvere i guai in cui voi stessi vi cacciate! Se c’è qualcuno propenso al martirio non sono io e se avete deciso di fare gli eroi solitari, fatelo lontano da me!» Lo schiaffo del signor Giles la colse del tutto impreparata. Alzò gli occhi verso di lui, incredula, fissando il viso reso più duro dalla piega delle labbra serrate.

«Vai a casa!» le ordinò.

«Giles, io non credo proprio che…» «Vai a casa ho detto!» L’osservatore si era avvicinato a lei, sovrastandola per un attimo e fissandola negli occhi. Buffy si portò una mano davanti alla bocca. Aveva realizzato troppo tardi quello che aveva detto.

«Credi che sia stato facile per noi vivere questi anni Buffy? Credi che sia stato semplice lottare al tuo fianco, affrontare la fine del mondo, assistere alla morte delle persone che amavamo? Non credere di essere l’unica in grado di amare Buffy!» «Non sto dicendo questo!» «Sì, che lo stai dicendo! Pensi che rischieremmo di mettere in pericolo la salvezza dell’umanità e non capisci che stiamo solo cercando di proteggere le persone che amiamo. Non crederti superiore a noi solo perché tu hai i poteri di una cacciatrice Buffy. Il tuo ruolo ti mette nella condizione di dover spesso compiere delle scelte difficili, forse più difficili delle nostre, almeno dal tuo punto di vista; ma non dimenticarti che spesso le scelte davvero difficili non riguardano la salvezza del mondo!» «Signor Giles…» «Questa battaglia non la puoi affrontare Buffy. Lascia che per una volta siamo noi a fare la prima mossa.»

Buffy chinò la testa «Bene…allora cercate di vincere.» disse girandosi e cominciando ad avviarsi verso casa.

 

«Signor Giles…» lo richiamò voltandosi, solo per un secondo e ritornando subito di spalle «Sì?» «Solo una cortesia: se stanotte vi dovesse capitare di vedere Spike, ditegli che lo stavo cercando… e che mi farebbe molto piacere rivederlo…»

Rupert la guardò allontanarsi nella notte.

«E’ meglio così Buffy» sussurrò fissando il buio davanti a sé «è meglio così, credimi…»

 

Ma chi si crede di essere? Pensava Buffy poco dopo mentre si avviava verso casa passando in parte a un cassettone dal quale provenivano strani rumori. Si avvicinò un po’ di più, giusto per controllare che non fosse qualche demone dall’aspetto di gnomo come quello che aveva incontrato il primo anno di università, com’è che si chiamava? Ah, già:  ‘Gachnar’, con un nome così doveva aspettarsi che fosse una fregatura!   «Heilà?» gridò picchiando sul ripiano del mobile «C’è nessuno che sia in vena di un po’ di botte stasera?» Improvvisamente un grosso ratto scappò fuori da un buco vicino al pavimento «Oh!» esclamò Buffy alzando gli occhi al cielo «Era soltanto un topo… vabbè, vorrà dire che mi rifarò al cimitero!»

Stava per allontanarsi quando si accorse che altri suoni provenivano dal legno che si era lasciata alle spalle. Tornò indietro, appoggiando l’orecchio alla superficie del cassettone e infilando un secondo dopo la mano nel buco dal quale era scappato il ratto, trovandovi, raggomitolato, un minuscolo micetto bianco, grande poco più del palmo di una mano, che miagolava flebilmente. Buffy lo sollevò con delicatezza accarezzandolo con un dito e scorgendo dietro un bidone un altro gatto, adulto stavolta, che guardava impaurito la cacciatrice. Allungò le mani nella direzione del gatto adulto «E’ tuo?» chiese sorridendo e porgendo il micino verso quello che doveva essere il suo papà. Il felino avanzò di un passo verso la ragazza, gli occhi ancora puntati sul suo viso come a volerne scrutare le intenzioni. Aveva gli occhi più belli che avesse mai visto, si sorprese a pensare Buffy mentre lasciava che l’animale prendesse dolcemente il figlio per la collottola e si lasciasse accarezzare un poco facendo le fusa. Gli ricordavano qualcuno, qualcuno che con occhi simili l’aveva fatta innamorare…

 

CAPITOLO   11

 

«Credi che quei due staranno fuori ancora per molto?» chiese Down all’amica tendendosi verso il tavolino alla ricerca di un altro biscotto al cioccolato e lanciandole un’occhiata che la diceva lunga su quanto sperasse in una sua risposta negativa. «Non lo so…» ammise Willow sorseggiando il succo di frutta e cambiando canale annoiata «ma spero che si sbrighino, alla tv non stanno dando niente di interessante e io sto cominciando davvero ad annoiarmi!» «Che ne dici se do un’occhiata dalla finestra?» «Mmm… non credo che sarebbe una buona idea… - la fermò lei -  Spike e Selene avranno senz’altro molto da dirsi e, per quanto mi stia annoiando a morte stando qui da aspettarli, devo ammettere che ne hanno tutto il diritto…» «Uffa…» si lamentò Down sprofondando nel divano e afferrando un cuscino tanto piccolo quanto ruvido «Questa casa è anche piena di polvere! Nemmeno la cripta di Spike era così polverosa!» «Porta pazienza! Almeno eravamo appena tornate dalla spesa e avevamo qualcosa nei sacchetti, altrimenti ti sarebbe anche toccato di aspettarli a stomaco vuoto…» «Santo cielo no! – esclamò Down cominciando a gesticolare - Se fosse successo giuro che li avrei trascinati personalmente fino a casa!» Willow sorrise, malgrado la sua natura mistica in quei momenti Down si dimostrava umana esattamente come le sue coetanee.

«Allora…» cominciò la ragazzina raddrizzandosi un poco contro lo schienale «come vanno le ricerche?» «Quali ricerche?» finse di non capire Willow «Non far finta di non ricordartelo! C’ero anch’io quando il signor Giles ti ha affidato la documentazione relativa a quella strana pietra che ha portato Selene dalla sua dimensione.  Che cosa avete scoperto?» La strega sospirò, poi si alzò e andò a prendere la sua borsa di tela verde da un angolo della stanza «Ecco qui…» disse mentre si risiedeva sul divano in parte a Down e le mostrava un pacchetto di carta un po’ spiegazzata e ingiallita «Questo è tutto quello che abbiamo…» La ragazzina prese in mano il primo foglio. Non sembrava granché, solo un mare di parole scritte in una lingua che nemmeno conosceva. Lo posò e prese ad esaminare il secondo, questo era già molto più interessante, sembrava un progetto, le frecce si susseguivano indicando piccoli riquadri colorati in grigio chiaro e in ogni riquadro si poteva leggere, in una calligrafia sottilissima, il nome di una persona. «Che cos’è?» chiese Down indicando il grafico all’amica. Willow le si sistemò un po’ più vicina «Vedi, questo è il “grafico delle corrispondenze” come lo definivano al Consiglio – spiegò -  E’ una specie di tabella riassuntiva o uno schema dimensionale se preferisci, in parole povere per ogni persona che varca una dimensione ce ne deve essere un’altra che torna nella dimensione dalla quale la prima è partita. Di solito si tratta dei nostri doppi, o di persone strettamente legate a noi non tanto nella parentela, ma per le loro azioni nei nostri confronti. Questo, a sentire Giles, farebbe in modo che non si alteri troppo l’equilibrio dell’universo» «Altrimenti, una volta trovata quella giusta, ci accalcheremmo tutti nella stessa dimensione?» «Più o meno… e poi così si scongiura il rischio di alterare troppo l’asse temporale e l’ordine naturale degli eventi.» «Ho capito… e quindi voi pensate che ci sia stato uno spostamento che ha interessato Selene?» «Non esattamente. Vedi, quando il signor Giles mi ha dato in mano queste carte mi ha detto anche che sono state create con un incantesimo che le fa…  diciamo “aggiornare in tempo reale” » «E allora?» «E allora le ho controllate tutte, da cima a fondo e non ho trovato né il nome di Selene né quello di Spike! E come se non bastasse nei libri del consiglio, o meglio degli osservatori sparsi in giro per il mondo, non c’è nemmeno traccia di un collegamento spaziale tra la nostra dimensione e quella infera, dove probabilmente si trovava prima il nostro vampiro biondo…» Down incrociò le braccia alzando gli occhi al cielo «Il che è come dire che non solo non sono arrivati qui per caso, ma non avevano nemmeno il modo di farlo?» Willow assentì. Ci aveva lavorato su per tutto il giorno, girando e rigirando quei fogli in qualunque modo e, per quanto non volesse accettarle, le spiegazioni di Angel sembravano le uniche plausibili. Eppure doveva esserci qualcosa che le sfuggiva! Una formula, un errore, un’eccezione alla regola… qualunque cosa che le permettesse di affermare con sicurezza che Spike era ancora lo stesso vampiro che loro conoscevano e non l’approfittatore senza scrupoli che le avevano dipinto il giorno precedente.

«E la pietra?» «Come?» «La pietra. Quella che Selene ha consegnato a Giles… - riprese Down - quella tutta blu, appesa a una catenina d’argento… te la ricordi vero?» «Sì, certo!» «E allora? Cos’è? Ha dei poteri? Forse è un catalizzatore…» «Purtroppo non sono riuscita a scoprire niente neppure su quella. – sospirò Willow - L’unica cosa che mi incuriosisce è che presenta una struttura molto strana, non ne avevo mai viste di simili prima, ma io non sono certo una grande esperta…» «Non essere modesta adesso. Però… se la pietra fosse davvero sconosciuta…» cominciò Down con gli occhi che le brillavano «allora potrebbe voler dire che proviene anch’essa da un’altra dimensione e che potrebbe essere stata usata per far iniziare l’incantesimo di collegamento…» «Purtroppo devo deluderti anche su questo punto Down.» la interruppe Willow sfogliando il pacchetto di carta che aveva in mano e porgendole un foglietto minuscolo e stranamente non ammuffito «Questi sono i risultati di alcuni esperimenti che ha fatto Giles. Come puoi vedere non presenta alcun segno di poteri magici e inoltre, se avesse davvero partecipato, o reso possibile uno scambio dimensionale, ne avremmo potuto ricavare sicuramente una traccia» Down non sapeva più cosa rispondere. Magari avrebbe potuto chiedere a Selene se ne sapeva qualcosa… no, le aveva già detto che non ne sapeva niente dal primo istante in cui avevano parlato di quell’argomento, quando erano sedute al tavolo con Giles. Eppure ci doveva essere qualcosa… anche perché ammettere che non erano avvenuti scambi dimensionali significava anche ammettere che Spike non era mai morto durante la battaglia finale, come le aveva confessato quella notte sua sorella in lacrime; e se Spike non era mai morto, questo sollevava ancora più domande circa dove fosse stato e cosa avesse fatto nei due mesi trascorsi senza che loro avessero sue notizie. Domande che Down non voleva assolutamente porsi.

«Tu gli credi?» chiese infine all’indirizzo dell’amica che sfogliava per l’ennesima volta i fogli ingialliti che le erano stati affidati dall’osservatore «A chi?» «A Angel…» Willow abbassò lo sguardo «No. - rispose- Ma purtroppo credo ancora che due più due faccia quattro, e dobbiamo riuscire a dimostrare che stavolta non è così.»

 

Spike correva nella notte, davanti agli occhi ancora le immagini del macabro spettacolo a cui aveva assistito pochi minuti prima. Ora gli era tutto più chiaro: lo strano comportamento di Xander, la diffidenza delle ragazze, persino la comparsa improvvisa di Tracy e del suo passato dimenticato per decenni… tutto stava cominciando ad avere un senso nella sua mente, come se i mille pezzettini di un complicatissimo puzzle stessero finalmente trovando il loro posto, uno dopo l’altro, e si riuscisse a scorgere il disegno che si sarebbe formato una volta conclusa l’opera.

Svoltò a sinistra ricostruendo mentalmente il percorso che avrebbe dovuto fare per arrivare alla nuova casa della cacciatrice e intanto pensava a come avrebbe potuto dire a Buffy quello che aveva scoperto pochi minuti prima.

Era così assorto nei suoi pensieri, che quasi non finì addosso ad un paio di figure che camminavano tranquillamente per la strada. «Ehi, attento!» lo ammonì uno dei due, un ragazzino dai capelli ingellati con addosso una strana giacca di pelle nera, fermandosi di botto non appena si rese conto di chi aveva di fronte. «Spike!» «Spike?» esclamarono all’unisono i due girandosi nella direzione del vampiro.

Se qualcuno avesse fotografato la faccia si Spike in quel momento ne sarebbe riuscita la foto migliore dell’anno, e probabilmente del secolo.

«Andrew, Clem?!»  esclamò infatti il vampiro realizzando come un secondo prima li avesse anche sentiti ridere, probabilmente per una battuta di uno dei due «Cosa diavolo ci fate in giro insieme?!» «Oh, è colpa mia» si affrettò a rispondere il demone «non sapevo cosa fare e così ho fatto un salto a casa della cacciatrice per guardare un film insieme ad Andrew, abbiamo gusti molto simili sai? E adesso mi stava riaccompagnando a casa.» In un cartone animato gli occhi del vampiro sarebbero schizzati fuori dalle orbite per l’assurdità di quell’ultima affermazione «Cos…tu, un demone, ti fai accompagnare a casa da Andrew?!» chiese sbalordito. Clem scosse energicamente la testa facendo sbatacchiare le lunghe orecchie rosa «Non pensare subito male Spike, è stato lui ad offrirsi di venire con me e, come sai, un po’ di compagnia mi fa sempre piacere…» «E comunque tu cosa ci facevi da queste parti a quest’ora di notte?» chiese il ragazzo, piccato dall’ultima affermazione del vampiro. Spike si voltò verso di lui alzando gli occhi al cielo «Beh, noi demoni di solito amiamo girare di notte Andrew, soprattutto noi vampiri: sai, è il momento migliore per essere sicuri di non andare arrosto… comunque stavo andando da Buffy» continuò poi  rivolgendosi all’amico «non è che l’avete vista per caso, dovrei parlarle» I due si scambiarono una rapida occhiata cominciando subito a scuotere energicamente il capo «No, non l’abbiamo vista.» «Davvero!» si affrettarono a rispondere con un tono un po’ troppo frettoloso per sembrare credibili.

 

Spike inclinò un poco la testa, sulla sua bocca era comparso un leggero sorrisetto ironico «Oh, ma davvero? E… se vi concentraste e ci pensaste un po’ meglio?» chiese spostando gli occhi dal ragazzino all’amico e facendo chiaramente capire ad entrambi quanto poco credesse a quello che avevano appena affermato. Andrew e Clem si fissarono ancora una volta, poi il demone fece un piccolo passo avanti «Quando siamo arrivati era in camera sua…» disse «con Angel»

Spike sentì qualcosa rompersi dentro.

Non era delusione. Era rabbia. E paura.

«Da quanto non la vedete?» chiese sentendo un nodo che gli si avvolgeva attorno allo stomaco «Da oggi pomeriggio, ma sappiamo che è uscita per la ronda ad un certo punto e anche Angel è uscito» «Dovrebbe tornare a momenti» disse Andrew guardando l’orologio «di solito quando esce torna sempre verso mezzanotte e mezza, l’una al massimo… e adesso sono già le due. Se ti sbrighi puoi arrivare prima che si infili a letto…»

«Grazie» esclamò Spike voltandosi senza nemmeno salutarli e cominciando a correre verso la casetta di cui già intravedeva il tetto. “ Ti prego, fa che non le sia successo niente ” era l’unico pensiero che la sua mente riusciva a formulare.

 

Era arrivato. Aprì la porta con cautela ignorando il ciglio dei cardini e lo scattare della maniglia. In casa non c’era ancora nessuno… bene, gli piaceva l’idea di non coinvolgere altra gente, soprattutto quando avrebbe potuto creare problemi.

Fece un passo avanti nella più completa oscurità, voltandosi subito dopo in direzione della porta ancora socchiusa. Niente, si era sbagliato. Ci sarebbe voluto ancora un po’ di tempo…

Tastò con la mano il muro ruvido. Anche se i suoi occhi erano senza dubbio migliori di quelli umani faceva comunque fatica a distinguere nel buio assoluto di quella casa le mille forme dell’ambiente che lo circondava e, se si ricordava bene, lì da quelle parti doveva esserci un interruttore che gli avrebbe permesso di illuminare un po’ la stanza.

Eccolo. L’aveva trovato.

Ci appoggiò un dito sopra e si fermò, un istante prima di esercitare la leggera pressione che avrebbe fatto partire l’impulso elettrico.

«Ciao William!» disse voltandosi, nel momento in cui tutte le lampadine della casa prendevano vita.

Spike sorrise strafottente «Angel… o meglio, Angelus!» lo salutò il vampiro biondo appoggiandosi allo stipite della porta ed estraendo dalla tasca del soprabito un pacchetto di sigarette che Willow era stata così gentile da regalargli durante il suo soggiorno forzato in casa di Tracy. Sorrise leggermente al ricordo dell’espressione sulla sua faccia quando lo aveva visto legato al muro, la bocca serrata dal cemento armato e i polsi stretti in quelle specie di manette magiche…

 

«Spike, ma cosa ti è successo? Evanescent!» esclamò avvicinandosi al vampiro e liberandolo con un veloce cenno del polso. Spike non l’aveva degnata di uno sguardo. Si era rialzato con la velocità di un fulmine, dirigendosi verso la porta spalancata che dava sul giardinetto illuminato dalla forte luce primaverile e si era fermato di botto non appena aveva visto la sagoma di Selene distesa sul prato, seminascosta dall’esile corpo di Down che cercava invano di farla rinvenire.

«Starà bene» lo tranquillizzò Willow arrivandogli alle spalle e posandogli affettuosamente una mano sulla maglietta nera «Qualcuno deve averle dato una bella botta, ma devi ringraziarla per essersi fatta stendere qui fuori: non avremmo mai saputo dove vi eravate cacciati altrimenti…» «Quindi si riprenderà presto?» chiese il vampiro ancora non del tutto convinto della diagnosi della strega: dalla sua posizione la lotta gli era sembrata alquanto violenta «Bisogna solo aspettare un po’…» disse lei «Allora perché non la portate dentro? Non mi sembra che stia molto comoda lì sull’erba» «Sta benone, ma tu piuttosto, come diavolo hai fatto a  cacciarti in questo pasticcio?» Spike alzò gli occhi al cielo: se conosceva bene Willow non si sarebbe accontentata di un “te lo racconto un’altra volta”

«Come va là fuori?» la testa della strega fece capolino dietro la porta, subito seguita da una chioma bionda che si teneva prudentemente in ombra. Down alzò gli occhi verso i due zaffiri blu che la guardavano apprensivi «Ancora tutto come prima» disse «Forse è vittima di un incantesimo?» azzardò Spike. Willow scosse la testa decisa «Improbabile: conosco Tracy da tempo ormai e i pochi trucchi che sa usare li ha imparati da me nell’ultimo mese» «Oh, grazie mille di averglieli insegnati!» sbottò il vampiro inseguendola in cucina «avevo proprio voglia di un po’ di sana violenza!» «Ehi, dovevo pur far qualcosa! Non potevo restare con le mani in mano per tutto il tempo!» «Mai pensato al punto croce?» la ragazza alzò gli occhi al cielo con fare rassegnato. «Guarda che io mica glieli ho insegnati per usarli contro di te! –sbottò- E poi tu non c’eri nemmeno in quel periodo, non puoi capire quello che abbiamo passato!» «E perché, cosa avreste passato?» chiese il vampiro appoggiandosi al ripiano del tavolo e squadrandola da capo a piedi; Willow per tutta risposta si voltò verso Down «Io vado a fare un giro, resta qui tu a vedere se si sveglia» e detto questo si apprestò a seguire la ragazzina fuori dalla porta «E no – esclamò Spike afferrandola saldamente per un braccio – tu non vai da nessuna parte senza avermi prima spiegato…» «Smettila Spike! - esclamò lei liberandosi con uno strattone – non c’è niente da spiegare. Sono stati momenti difficili per tutti. Tu te n’eri andato e…» il vampiro scosse la testa sorridendo «Già, scommetto che vi sono mancato da morire…» «Non parlare così. Che tu ci creda o no è stato davvero difficile convivere con l’idea che non saresti più stato con noi…» esclamò lei con un tono tanto serio da scacciare ogni ilarità dal volto del vampiro «Già, me l’immagino. E’ per questo che avete chiamato Angel allora?» chiese «Cosa c’entra adesso Angel?» «Ma sì, dai – sbottò Spike con un sorriso tirato sulle labbra – l’ho capito fin troppo bene che l’avete chiamato dopo la battaglia finale per darvi una mano con le nuove cacciatrici» E solo con quelle sperò in cuor suo. Willow scosse la testa infastidita «Angel si è offerto di darci una mano quando eravamo sull’orlo del baratro, se così si può dire: non avevamo più una casa, né un posto sicuro dove stare. È vero, sapevamo tutti badare a noi stessi  e ognuno di noi poteva fare qualcosa per gli altri, ma non era semplice portarsi dietro il peso di tante morti. Anche Anya non ce l’ha fatta, non so se qualcuno te l’ha detto…» «Anya…?» ripetè il vampiro con un filo di voce cercando di collegare nella sua mente l’idea della ragazza bionda con quella di una bara buia e profonda da cui non sarebbe mai più risalita… «Come può essere…» «L’ha fatto per salvare Andrew… lei gli voleva bene Spike, come a tutti… A quanto pare non sei stato il solo a sacrificasi per qualcuno a cui tenevi…» Il vampiro deglutì a fatica. Non era pronto per quella notizia. Non lo sarebbe mai stato a dire il vero. Quando la strega parlò di nuovo gli sembrò che la sua voce provenisse da un angolo oscuro e remoto della sua mente «So come ti senti -  disse lei avvicinandosi di un passo – so come ci si sente quando qualcuno vicino a noi muore senza che tu possa fare nulla per salvarlo, e posso solo dirti che con il tempo passerà… ci vorrà un po’, ma passerà…» Spike chiuse gli occhi spostando il viso verso la porta. Passerà. Essendo un vampiro avrebbe dovuto saperlo che le persone attorno a lui prima o poi l’avrebbero lasciato. Solo che ingenuamente aveva sempre pensato ad un “poi” un po’ più lontano nel tempo. E ora si sentiva incredibilmente solo.  Aprì gli occhi scorgendo nella calda luce del mezzogiorno la sagoma di Down ancora chinata sul corpo immobile di Selene, quella ragazzina umana affidata a lui solo per un qualche assurdo scherzo del destino, e sentì un nodo di ghiaccio stringergli la gola quando si rese conto che anche lei avrebbe potuto andarsene, che anche lei non era immortale, e che aveva messo a repentaglio la sua stessa vita solo per costringere una stupida cacciatrice a liberarlo da una condizione che, tutto sommato, sarebbe stata una punizione più che giusta per tutto quello che le aveva fatto in passato…

«Tieni.» lo chiamò Willow porgendogli una singolare scatoletta rossa a disegni bianchi «Le avevo in tasca da qualche tempo, ma sono ancora del tutto nuove. Le avevo comprate per un amico, ma credo che serviranno più a te che a lui…»

 

«Allora, di cosa stiamo parlando?» chiese Spike prendendo una lunga boccata di fumo «un vecchio amico che ritorna, o un vecchio nemico che ricompare?»

«E così hai scoperto tutto eh?» Angelus era fermo al centro della stanza; le mani in tasca e un piccolo sorrisetto ironico stampato sul volto davano l’impressione che fosse incredibilmente rilassato, ma il tutto era tradito dalle iridi profonde che squadravano l’avversario studiandone attentamente ogni più piccolo movimento.

Spike aspirò con calma un’altra boccata di fumo. Non c’era traccia di Buffy nei paraggi quindi, forse, era arrivato in tempo… Gettò in terra la sigaretta ancora accesa spegnendola con la suola della scarpa «Che vuoi farci, non sono mai stato uno che si lascia ingannare facilmente»

A quelle parole Angel scoppiò  a ridere «No, in effetti non è mai stato facile ingannarti, lo devo ammettere. Ma sei sempre stato così bravo a cacciarti nei casini da solo che il più delle volte non era nemmeno necessario!» Spike si staccò dal legno con studiata calma «Le tue battute stanno peggiorando Angelus…» lo incalzò il biondo «Poco male, del resto sei sempre stato tu quello portato per le letteratura William; comunque immaginavo che prima o poi mi avresti creato dei problemi!» Stavolta fu il turno di Spike di mettersi a ridere «Oh, ti prego Angelus! Non ti ho mai lasciato tranquillo neanche quando massacravamo insieme l’Europa, come potevi pretendere che ti lasciassi in pace proprio ora che mi stai sul serio rompendo le scatole? E Buffy… le cacciatrici sono compito mio, avresti dovuto ricordartelo!» «Su questo hai ragione…» disse Angel sedendosi sul divano senza staccare gli occhi dalle iridi chiare del vampiro «Che ci vuoi fare, mi mancava la manodopera… » «E quindi ti sei dovuto abbassare a fare il lavoro sporco da solo, povero piccolo…non avevi paura che ti si spezzassero le unghie?» Angelus sorrise «Beh, io almeno non mi devo fare la tinta tutti i mesi… comunque adesso, cosa hai intenzione di fare? Non credo che tu sia venuto qui solo per scambiare qualche simpatica battutina…» «No, e nemmeno tu immagino - Spike fece ancora un passo avanti - Hai iniziato tu questo gioco Angelus. Ti lascio decidere: puoi sparire per sempre dalla faccia della terra usando le tue gambe, o puoi farlo sporcando il pavimento di cenere… in entrambi i casi saresti una bella seccatura!»

Aveva pronunciato quelle parole leggermente proteso in avanti, con calma studiata, cercando sul volto del suo ex-compagno anche la più piccola traccia di una qualunque emozione. Un cenno di paura no, non era da lui, ma un moto di sorpresa o una reazione violenta, questo sì se lo sarebbe aspettato. E invece Angel era rimasto immobile, le gambe incrociate, le mani vicino al viso e lo sguardo fisso nelle iridi del ragazzo. Abbozzò solo un leggero sorriso nel momento in cui Spike smise di parlare, una smorfia più che altro, abbassando gli occhi per un secondo… «Bene» disse alzandosi tranquillamente dalla poltrona e portandosi di fronte al vampiro «Adesso invece ascolta la mia proposta: tu ti arrendi e sali buono e zitto fino alla camera della cacciatrice e io ti polverizzo velocemente con uno dei suoi paletti. In caso contrario, potresti anche tentare di opporre resistenza, ma allora… non sarà una cosa veloce.» Spike sorrise «Mi sembra che tu abbia fatto la tua scelta!» disse rifilando ad Angelus un pugno fortissimo che lo fece inciampare al di là del divano.

Il vampiro era furioso, non c’era bisogno di vederlo in faccia per accorgersene. Si alzò con la velocità di un fulmine raggiungendo la porta della casa rimasta a aperta e la chiuse dietro di sé; William sentì il rumore della serratura che scattava e vide il luccichio della piccola chiave che volava fuori dalla finestra infrangendo il vetro. «Bene. Adesso voglio proprio vedere se riesci a cavartela anche senza l’aiuto della tua puttanella cacciatrice!» gridò Angel, un attimo prima di ritrovarsi inchiodato al muro con una mano di Spike serrata intorno alla gola «Dì solo un’altra parola su Buffy, e giuro che mi divertirò a cavarti tutto il sangue che hai nelle vene prima di ucciderti!» Angel sorrise. Un movimento fulmineo, un cambio di luce, e Spike inchiodato a terra con il corpo di Angelus a bloccare ogni sua possibile reazione «Mi credi tanto arrugginito William? O forse credi che il tuo animo nobile potrebbe salvarti? In fondo è sempre stato questo il tuo problema vero, pensare che un’azione nobile possa fare la differenza!»

Spike si sentiva soffocare. Non era arrugginito, anzi… Sentiva la stretta di Angelus farsi sempre più forte sulla sua gola, come una morsa, ferrea e implacabile… «Solo una domanda…» sussurrò, bilanciando meglio il peso sulle spalle «Come hai fatto a tornare?» Un calcio, e Angelus di nuovo a terra, dall’altra parte della sala.

Si sollevò puntellandosi sui gomiti e si asciugò il piccolo rivolo di sangue che gli solcava il mento. Spike era già in piedi, lo stava aspettando, evidentemente voleva una risposta… poco male, l’avrebbe accontentato. «Cosa vuoi che ti dica William caro…» cominciò con un sorrisetto complice «Un bacetto qui, un bacetto là… e un comodo letto sul quale concludere la serata… La tua Buffy è una tipetta piuttosto focosa e non è stato per niente difficile lasciarsi andare…» «Stai mentendo.» Non una speranza, una constatazione. Le labbra di Angelus si allargarono un po’ di più in un falso sorriso «E come fai ad esserne così convinto?» chiese rialzandosi «Perché tu non l’hai uccisa» «L’altra volta non l’ho fatto» «Sì, ma l’altra volta lei non era il tuo obiettivo: volevi distruggere il mondo iniziando da lei, non distruggere lei… No, dev’essere successo qualcosa, qualcosa che ti abbia portato qui esattamente come è successo a me e a Selene, qualcosa che ti abbia dato il tempo di capire come gira il mondo in questi giorni e ti abbia convinto a fare la commedia con il solo scopo di conquistare la loro fiducia» «E cosa dovrei farmene io della loro fiducia?» ribatté Angelus stringendo il cerchio e sferrando un pugno verso il vampiro che si spostò giusto in tempo per evitarlo «Nulla» rispose Spike «ma finché fossi riuscito a ingannarli recitando la parte del buon caro vecchio Angel nessuno ti avrebbe fatto fuori e tu avresti potuto continuare tranquillamente a girare per la città senza l’incubo di finire accerchiato da un gruppetto di neo-cacciatrici, come invece è capitato al sottoscritto…» Un altro pugno da schivare e un calcio, troppo veloce per essere prevedibile, che lo mandò a sbattere contro un mobile «Ci sei andato vicino…» sibilò Angelus arrivandogli a un passo e incrociando per una frazione di secondo gli occhi chiari del ragazzo «Oh, ci sono andato dannatamente vicino. Ci sono andato talmente vicino che non hai trovato altro modo che mandare all’aria la tua commedia e venirmi ad ammazzare perché non parlassi!» «Te l’ho già detto, sapevo che avresti creato problemi!» «No» sottolineò William gettando Angel contro il corrimano delle scale «Sapevi che ero l’unico che poteva creartene!»

Spike staccò con un pugno una delle aste della ringhiera e si avvicinò minaccioso, per quanto lo riguardava la partita poteva anche finire lì; ma Angelus evidentemente non era dello stesso avviso. Non appena il vampiro salì sul piccolo pezzo di tappeto che ricopriva la scalinata, afferrò la stoffa, dando uno strattone con entrambe le mani. Spike fece un balzo indietro rimanendo miracolosamente in piedi «Credevi che bastasse così poco?» lo schernì sentendo improvvisamente un forte dolore irradiarsi dal fianco. Abbassò gli occhi, incrociando il sorriso soddisfatto di Angelus e vide la sua stessa mano stringere l’elsa di un piccolo pugnale che spuntava dalla stoffa nera «Mi sono sempre interessato all’arma bianca, avresti dovuto ricordartelo…» lo derise il vampiro rialzandosi velocemente in piedi e procurandosi, nello stesso identico modo del suo avversario, un’arma di un materiale decisamente più letale «Ora, è arrivato il momento di fare sul serio!»

 

CAPITOLO 12

 

Selene era arrivata a un bivio. Si guardò attorno spaesata, non era mai stata brava in senso d’orientamento, ma sapeva che se di fronte a lei c’erano due vicoli, uno completamente buio e l’altro scarsamente illuminato, preferiva di gran lunga scegliere quello in cui i suoi occhi potessero aiutarla.

Imboccò quindi la seconda strada, voltandosi in direzione dei muri fatiscenti e delle imposte scassate. Certo che quel luogo metteva davvero i brividi…

Si strinse un po’ di più nella corta giacchetta di jeans affrettando leggermente il passo. Chissà… forse, almeno per una volta, anche lui aveva scelto la strada più sicura…

 

Spike si guardò la mano grondante di sangue. Giocava sporco, doveva immaginarselo. Serrare le dita intorno al paletto e avanzare furono una sola mossa, lo sguardo fisso sul ghigno soddisfatto di colui che, per oltre un secolo, era stato suo compagno e maestro.

«Ti avevo avvisato che non sarebbe stata una cosa veloce» lo derise il vampiro accogliendo con un impeto di gioia la reazione violenta del suo avversario e parandone con estrema facilità ogni colpo, facendolo finire nuovamente a terra. Spike si portò la mano sul fianco percependo ancora la fredda rigidità del metallo e vide Angel avanzare verso di lui con fare deciso «Allora William, stanco dei giochetti? Se vuoi puoi sempre arrenderti e salire al piano di sopra, chissà…» disse cambiando direzione e chinandosi a cercare qualcosa nel baule di legno affianco alla porta «forse potrei ancora decidere di essere clemente e regalarti una fine rapida… Non ci provare neanche!» esclamò evitando il suo stesso pugnale scagliato nell’aria e il colpo successivo del biondo, afferrandolo saldamente con entrambe le mani e sbattendolo con violenza contro il tavolo.

«Allora non ci siamo capiti eh? Ti avevo detto di andare di sopra!» gridò quasi Angelus estraendo dalla tasca del soprabito una piccola pistola automatica e puntandola diritta al suo petto. Spike alzò un poco la testa «Lo sai che così non mi uccidi…» «Sì, ma è buffo…» ribatté Angelus avanzando di un altro passo «è esattamente la stessa frase che Darla disse a Buffy un attimo prima che io, o meglio la mia parte munita di anima la polverizzasse… Ora sali, o abbasserò la mira!» Spike guardò la canna della pistola; forse in camera di una cacciatrice sarebbe riuscito più facilmente a trovare le armi per uccidere un vampiro… Cominciò a salire lentamente le scale indietreggiando e afferrando, non appena passò in parte al corrimano distrutto, un rozzo pezzo di legno «Getta subito quell’affare!» ordinò Angel facendo partire un colpo che sfiorò appena la guancia del ragazzo. Spike obbedì. «Bravo, e adesso apri la porta.» gli intimò continuando a seguirlo passo passo.

«Perché hai voluto portarmi proprio qui?» chiese quando furono finalmente nella stanza: per quanto in quel preciso istante tutte le sue risorse fossero tese al solo scopo di porre fine a quella lotta, non riusciva proprio a comprendere come mai Angelus avesse voluto trascinarlo di sopra a tutti i costi…

«Oh, William, cerca di capirmi… la storia che racconterò dovrà sembrare credibile…» «Storia?» chiese stupito il vampiro «Sì, storia William… Ho cercato in tutti i modi di eliminarti, dal primo momento in cui sono riuscito a convincere qualcuno che tu fossi una minaccia» «Xander…» «Oh, anche molto prima…Vedi, quando sono ritornato mi sono ritrovato di punto in bianco in un modo che traboccava di cacciatrici e, come hai detto tu, non era esattamente una prospettiva tutta rose e fiori… Così ho deciso di fingermi Angel per non destare sospetti. Sai, le SIT, o come diavolo le chiamano adesso, si fidano ciecamente della tua cara Buffy e se io fossi riuscito ad ucciderla facendo ricadere la colpa su qualcun altro, poi mi sarebbe stato molto facile attirarle in una grande trappola e farle fuori tutte insieme…» «Credimi, non ci saresti mai riuscito.» «Oh no, ti sbagli. Ci ero molto vicino invece! Mi mancavano solo pochi giorni per finire di organizzare il tutto e poi mi sarei finalmente liberato di tutte quelle mocciose rompiscatole!» «Ne sarebbero arrivate delle altre!» «Bambine!» lo schernì Angelus divertito «Sciocche bambine da ammazzare facilmente senza nemmeno prendersi la briga di andare a cercarle! No, il vero pericolo per tutti noi sono le ragazze che voi stessi avete allenato!» «E cosa poteva importare a te scusa?» chiese Spike beffardo portandosi accanto alla scrivania di Buffy «Tu non hai niente da temere da loro… tu sei l’Eroe…» a quelle parole Angelus rise di gusto «Ma guardati intorno William, la vita è diventata dura anche per i demoni più inoffensivi adesso, tu stesso ne hai avuto un assaggio. Quanto tempo è che sei qui? Due giorni? E hai già rischiato la vita più di una volta a causa dei pregiudizi che la gente avrà sempre sul nostro conto. Perfino quelli che consideravi tuoi amici si sono schierati contro di te e quella ragazzina, com’è che si chiama? Selene mi pare… credi davvero di riuscire ad aiutarla quando non riesci neppure a badare a te stesso?!» «Se non lo farò io lo farà Buffy, lei non cadrà nella tua trappola!» «Oh, c’è già caduta da tempo Spike… altrimenti dimmi: perché avrebbe passato ore in lacrime, appoggiata alla mia spalla, pregandomi di non abbandonarla di nuovo e rimanere per sempre al suo fianco?»

 

 «Lei vuole Angel al suo fianco!»

«Sei un mostro! Non hai anima, non hai cuore, non hai coscienza, non hai pietà. Sei arido dentro!» e una raffica di pugni sul volto, uno più violento dell’altro a sottolineare quanto poco credesse in quello che stava dicendo.

Il demone avanzò verso di lui.

Spike era stanco; cominciava a sperare ardentemente di riuscire in qualche modo a perdere conoscenza solo per non rivedere più davanti a sé le mille occasioni in cui la donna che aveva detto di amarlo lo aveva maltrattato senza pietà, calpestando i suoi sentimenti e, spesso, anche quel poco di dignità che gli era rimasta.

«Ti sei annullato per lei Spike. Ti sei smontato, pezzo dopo pezzo, ricostruendoti esattamente come lei ti voleva o almeno come lei diceva di volerti… ma tutto questo non è servito. E adesso, cosa ti rimane? Lei sta con Angel. E’ tornato dalla metropoli per proteggerla ed aiutarla e si sa… fra ex le cose spesso rinascono in fretta…»

«E allora?» ribatté debolmente Spike «Io sono qui. Non posso pretendere che conduca una vita di castità solamente in ricordo di un amore che forse provava prima che Sunnydale sprofondasse. Sarei un egoista se pretendessi di tenerla legata a me…»

Il demone si avvicinò ancora sollevando il vampiro con una mano e scaraventandolo contro la parete di roccia «Hai detto bene vampiro: che forse provava!»

 

Spike abbassò gli occhi. Ancora una volta il passato, troppo vivido nella sua mente, gli si era presentato davanti come la scena di un film che non avrebbe mai voluto rivedere.

«In ogni modo ho cercato di eliminarti anche molto tempo prima» continuò Angelus, ignorando il leggero rumore che proveniva dal piano di sotto «Fin dalla notte in cui ti vidi fuori dalla casa di Buffy» «Il demone slicing…» sussurrò Spike «Esatto William, lo slicing! Sarebbe stata una mossa perfetta se soltanto quello stupido si fosse attenuto ai miei ordini e avesse eliminato prima te e poi la cacciatrice, ma invece quell’idiota si è avventato su di lei con il solo risultato di darti al possibilità di abbatterlo come un cane! Non è stato semplice spiegare agli amici di Buffy cosa diavolo ci faceva uno slicing nei pressi di Sunnydale, e in pieno centro abitato per giunta. Alcuni di loro non mi hanno creduto, evidentemente si fidavano di te anche dopo tutto quello che gli avevi fatto: Astrid, Down, Selene… pensare che persino Rupert Giles con il suo odio smisurato per i vampiri è riuscito a crearmi dei problemi, ma alla fine almeno lui ha acconsentito a reggermi il gioco…Non lo fare!» Selene era apparsa sulla soglia della porta con una grossa croce di legno in mano e l’aveva puntata contro il vampiro. Angelus avanzò con fare minaccioso. «Non la toccare!» gridò Spike balzando in avanti con il solo risultato di finire nuovamente scaraventato contro uno dei mobili della casa. «Cos’è? Credi di farmi paura?» «Stai lontano!» esclamò Selene indietreggiando di un passo ma tenendo sempre la croce davanti a sé. Angelus sorrise, poi si avvicinò alla ragazza afferrando saldamente con una mano l’oggetto sacro e stringendolo volutamente un po’ più a lungo del necessario «Ah, sì, caldo e piacevole. Era da tanto che non provavo questa sensazione sulla pelle…» Selene guardò allibita la mano del vampiro emettere un sottile filo di fumo bianco «Che c’è, pensavi davvero di riuscire a fermarmi con questa stupida croce? Non è nemmeno così calda come un tempo…» Angelus afferrò saldamente il collo della ragazza strappandole il legno dalle mani e gettandolo a terra. «Lasciala andare ti ho detto!» gridò Spike appoggiandosi ad un comodino e cercando disperatamente con la mano un’arma, o qualunque cosa potesse aiutarlo a capovolgere la situazione «Io non lo farei se fossi in te!» gli intimò il vampiro tornando a puntare la pistola contro il suo petto «Allora lasciala andare!» «No, credo proprio che non lo farò!» «Sono io quello che volevi Angelus!» gli ricordò il ragazzo sperando di distogliere la sua attenzione dalla giovane.

«Oh sì…» ammise il demone con un sorriso malevolo sulle labbra «Sei tu, e ti avrò. Ma vedi, secondo i miei piani neanche questa ragazzina dovrebbe vedere l’alba di domani!» Selene lo guardò spaesata, cosa poteva mai volere Angel da lei e perché si stava comportando così?

«Ora basta Angelus, lasciala andare!» esclamò William riuscendo a suscitare soltanto la risata divertita del demone «E con quali mezzi pensi di fermarmi Spike?» lo derise avvicinandosi ancora a Selene «Se anche tu riuscissi ad uccidermi, come credi di riuscire a spiegare a Buffy quello che è successo stanotte? Cosa le racconterai, che il calmo e remissivo Angel si è gettato contro di te minacciandoti di morte? Chi potrebbe credere a una cosa del genere? Solo un pazzo lo farebbe, e anche ammesso che lei arrivi a crederti, il mondo sarà sempre pieno di cacciatrici che ti riterranno colpevole dell’omicidio di uno dei loro paladini… rassegnati William: Angel sta dalla parte dei buoni ormai… e riguardo a questa pietra, -continuò rivolto alla ragazza- non hai nemmeno idea dei poteri che mi hai concesso attivandola. Angel… lui avrebbe dovuto distruggerla molto tempo fa, quando ancora era in grado di farlo…quindi, lascia che ti mostri la mia riconoscenza...» disse, avvicinandosi con i canini appuntiti all’esile collo della ragazza «Bastardo!» Spike gli si era gettato addosso. Un pugno in pieno mento e un calcio diretto allo stomaco lo fecero indietreggiare quel tanto che bastava perché Selene riuscisse a liberarsi dalla presa ferrea della sua mano e potesse correre a rifugiarsi incamera di Down.

«Allora non capisci proprio, eh William?» esclamò il demone sferrando un colpo fortissimo contro il ragazzo che si ritrovò boccheggiante sul tappeto. «Non hai ancora capito che è finita? Non puoi battermi. Non ce la faresti nemmeno se volessi!» Spike chiuse gli occhi. Anche se gli costava fatica ammetterlo Angel aveva ragione… cercò con un ultimo sforzo di rialzarsi, appellandosi alle ultime energie che gli erano rimaste, ma il suo corpo ormai era troppo stanco e provato per resistere ancora. Si accasciò a terra, piegato in due da una fitta dolorosa e da un fiotto di sangue che gli era arrivato fino alle labbra. «Pronto per ritornare all’inferno William?» chiese Angelus aprendo un cassetto e prendendo in mano Mr. Punta, il famoso paletto portafortuna di Kendra con cui Buffy era solita andare a caccia.

Spike lo guardò. Era ironico.

Stava per morire per mano di un vampiro che impugnava l’arma di una cacciatrice.

Voltò il capo aspettando il colpo che, era certo, sarebbe arrivato.

E la vide.

La croce di legno che aveva portato Selene giaceva a pochi centimetri da lui, abbandonata sul tappeto; il suo avversario non se n’era neppure accorto evidentemente. Si voltò su un fianco, cercando di dipingersi sul volto quell’espressione ironica e spavalda che dava tanto fastidio a parecchie persone che conosceva e fissò gli occhi in quelli del vampiro

«C’è una cosa che non sai Angelus!» esclamò «Ah sì, e cosa?» «Buffy e Willow. Loro sanno già tutto» affermò nominando insieme le due persone più pericolose che avesse mai avuto il piacere di conoscere «Mmmm… e cosa saprebbero?» Non era certo che ci stesse cascando, ma gli stava dando tempo, ed era quello che gli serviva «Del tuo piano. Gli ho già detto tutto, non riuscirai a farla franca!» Angel sorrise abbassando per un attimo il paletto; doveva ammetterlo: quel gioco stava diventando davvero divertente. Spike approfittò della sua distrazione per spostarsi leggermente, quel tanto che bastava per afferrare la croce e nasconderla dietro la schiena, in modo che la giacca di pelle facesse da scudo tra lui e l’oggetto sacro.

«Adesso ti dirò perché trovo la tua storia tanto assurda William» continuava intanto Angel sorridendo «Primo: Willow non vede Buffy dalla mattina in cui è arrivata Selene e quindi è impossibile che la cacciatrice abbia saputo qualcosa da lei. Aggiungici che so per certo che ha passato tutta la giornata in camera da letto costretta dal sonnifero che le ho dato e che è uscita solo a notte inoltrata per la ronda che ha svolto da sola con Rupert Giles e capirai come sia assolutamente impossibile che sia successo quello che affermi. E poi, Buffy si fidava di me a tal punto da affidarmi la sua stessa vita e quella della sua cara sorellina quando si addormentava sfinita tra le mie braccia maledicendo il tuo nome e il giorno in cui ti aveva incontrato!»

«Stai mentendo!» esclamò «Tu sei arrivato esattamente insieme a me e a Selene, quindi non puoi sapere tutte queste cose!» Il sorriso di Angelus si allargò un po’ di più «Andiamo William, credevo che te ne fossi accorto ormai: anche quando ho quella dannatissima anima io condivido sempre lo stesso corpo di Angel. Non riesco a fargli fare quello che vorrei, d’accordo, ma so esattamente cosa fa, cosa vuole e persino cosa prova. Per questo è tanto rivoltante: Buffy mi ama e una parte di me la ricambia ancora!» Spike portò la mano dietro la schiena e afferrò la croce  «Ti sbagli!» gridò scagliando con un gesto fulmineo il legno attraverso la stanza;

Angelus non si accorse di niente, sentì soltanto un lieve sibilo e un forte dolore al centro del petto.

Nei pochi secondi che gli restavano si voltò verso la porta sussurrando debolmente «Buffy…»

 

La cacciatrice era arrivata. Entrò nel vialetto ancora arrabbiata con Giles per quello che le aveva detto poco prima e afferrò con violenza la maniglia della porta, stupendosi di trovarla stranamente aperta. Curioso… pensò, era certa di averla chiusa prima di uscire e Willow e Down ormai dovevano essere tornate. Stava per spingere il legno della porta intenzionata a rimproverare chiunque l’avesse lasciata aperta quando si accorse di un particolare che non quadrava. Si avvicinò un po’ di più scorgendo con chiarezza il vetro infranto e la piccola chiave gettata nel prato a pochi metri di distanza. Abbandonò la borsetta sull’erba e si precipitò ad aprire.

All’interno si sentivano dei rumori attutiti provenienti dal piano di sopra.

Buffy si guardò intorno e notò immediatamente il corrimano delle scale completamente distrutto e il suo baule delle armi spalancato. Afferrò in fretta il paletto che portava alla cintura dei jeans e cominciò a salire di corsa le scale.  « Buffy si fidava di me a tal punto da affidarmi la sua stessa vita» …«stai mentendo!»… «Andiamo William»… le voci di Spike e di Angel si susseguivano incalzanti mentre lei saliva le i gradini a tre a tre per arrivare il più in fretta possibile alla sua stanza. Non poteva crederci… non poteva essere quella la battaglia di cui le aveva parlato Giles… non poteva averlo fatto, non di nuovo!

«So esattamente cosa fa, cosa vuole e persino cosa prova»

Doveva fermarli, qualunque cosa stessero facendo! «Buffy mi ama» ancora pochi metri «E una parte di me la ricambia ancora!»  sto arrivando, fermatevi vi prego! «Ti sbagli!»

Il paletto cadde a terra con un leggero tonfo.

Vide Angel girarsi lentamente verso di lei portandosi una mano sul petto da cui spuntavano le tre braccia di una rozza croce di legno «Buffy…» sussurrò tendendo una mano verso di lei, impietrita sulla soglia, un attimo prima di trasformarsi in una nuvola di cenere.

Buffy cadde in ginocchio.

Non era possibile, non poteva essere…

non poteva credere che fosse successo…

che Angel fosse…

«Spike…» sussurrò debolmente, gli occhi ancora fissi nel punto in cui aveva visto sparire il suo primo amore «…che cosa hai fatto…»

 

Il vampiro rimase seduto a terra ancora per un attimo, gli occhi spalancati, immobili sul punto esatto in cui la cacciatrice gli era apparsa davanti con il paletto ancora stretto in pugno, fissando con espressione allibita la densa nuvola di cenere in cui Angelus si era disperso. «Buffy… Buffy, non…» «Che cosa hai fatto…» Spike si alzò in ginocchio avvicinandosi un poco alla ragazza «Buffy, ascoltami…» «Come hai potuto…» «Ascoltami, ti prego…» «Come hai potuto?!» La cacciatrice si era alzata in piedi con un moto d’ira allontanando rabbiosamente la mano del vampiro tesa verso il suo volto solcato di lacrime. «Vattene!» gli intimò «Buffy…» «Vattene, prima che ti uccida!»

Spike la guardò negli occhi.

Quel tanto che gli bastava per leggervi la determinazione dei loro primi incontri: lui vampiro, lei cacciatrice… tutto il resto non aveva più importanza…

Sentì una morsa di gelo stringergli il petto… Buffy stava piangendo… “Sei pronto a vedere ancora i suoi occhi riempirsi di lacrime a causa tua?” la voce del demone infernalerimbombava ancora nella sua mente. Buffy… e Selene… lui gliel’aveva detto… e Angel, non si era sbagliato neppure su quello… Si alzò lentamente in piedi appoggiandosi ad un cassettone della stanza e si precipitò al piano di sotto inciampando negli ultimi scalini e mettendosi a correre verso un posto che conosceva fin troppo bene…

Ora sapeva quello che doveva fare…

 

Selene si voltò verso la porta. Aveva seguito i rumori provenienti dalla stanza attigua rifugiata in un angolo della camera, tra i due letti, stringendo convulsamente il paletto di legno che aveva trovato sul comodino di Down finché non aveva sentito chiaramente qualcuno correre su per le scale e degli altri passi, poco dopo, precipitarsi verso la strada. Si era messa in ginocchio, tremando, e aveva udito distintamente il rumore di una porta che sbatteva con violenza.

Aveva paura.

Si alzò in piedi cercando di infondere alle sue gambe la forza necessaria per sorreggerla e raggiunse lentamente la soglia della stanza. Buffy era a terra, in lacrime. Selene si guardò attorno: non c’erano tracce né di Angel né di Spike accanto a lei. Improvvisamente un dubbio atroce l’assalì. Sentì lo stomaco annodarsi e un brivido ghiacciato solcarle la schiena. «Spike…» Si avvicinò traballando alla cacciatrice, combattuta dal desiderio di tapparsi le orecchie per non udire la conferma di quel dubbio che l’attanagliava da dentro. Buffy si voltò piano nella sua direzione senza guardarla realmente «Se n’è andato…» sussurrò in lacrime «… dopo aver ucciso Angel…»

Selene sentì il macigno che aveva sul petto diventare improvvisamente leggero quanto una piuma, si accostò a Buffy, inginocchiandosi sul tappeto e le circondò le spalle con un braccio tremante «Va tutto bene…E’ tutto a posto…» sussurrò; Buffy alzò verso di lei gli occhi colmi di lacrime «Come puoi dire che va tutto bene? Angel è morto! Spike ha …» Ma non riuscì a finire. Una luce, imprevedibile quanto accecante le separò violentemente scaraventandole ai lati opposti della stanza.

Quando la cacciatrice riaprì gli occhi, Selene era sparita.

 

CAPITOLO 13

 

La ragazza sollevò le palpebre lentamente. No. Le sbatté più volte. Non era possibile! Era ritornata a casa… nella sua camera, con il suo gatto e…

Possibile che avesse sognato tutto?!

Corse verso il comodino e afferrò la sveglia rosa a forma di coniglietto dal suo comodino: 27 luglio 2003, ore dieci e sei minuti… era passata solo una giornata dal suo famoso appuntamento con Daniele?!

Forse era solo svenuta e qualcuno l’aveva riaccompagnata a casa, o forse…

Imboccò la porta e scese di corsa al piano di sotto. Niente, a parte un piccolo bigliettino giallo attaccato al frigo che le ricordava di andare a far la spesa e che era il suo turno di lavare i piatti non c’era nulla di strano… Salì di nuovo le scale e si accostò silenziosamente alla camera dei suoi genitori… dall’interno provenivano dei rumori discreti, come se qualcuno stesse russando. Aprì piano la porta e vide i suoi dormire profondamente sotto le lenzuola. Richiuse pian piano l’uscio e tornò in camera da letto; Romeo l’aspettava come sempre sulla sedia desideroso di farsi fare un po’ di coccole.

Selene si sedette delicatamente prendendo in braccio il gattino… forse si era davvero sognata tutto, pensò, forse si era immaginata persino l’uscita con Daniele e forse… un momento…

«Quella non è mia…» sussurrò continuando ad accarezzare il gatto e afferrando con l’altra mano il foglio bianco piegato che aveva notato sulla scrivania.

Lo aprì lentamente

 

 Cara Selene,

Non so se questa lettera ti arriverà mai ma, se così fosse, sappi che alla fine le cose si sono finalmente sistemate…

Mi dispiace di non aver fatto prima quello che era giusto. Ho sempre saputo come rimettere tutto al proprio posto, ma sinceramente speravo di trovare un altro modo… sono sempre stato un maledetto egoista lo sai. Perdonami per tutto quello che ti ho fatto passare.

 

Un’ultima cosa: so che vorresti farlo, ma non cercare di contattare Buffy: adesso è felice, come lo era prima del mio ritorno. Non sarebbe giusto privarla della sua gioia in nome di qualcosa che non esiste più.

Cerca di dimenticarci e abbi cura di te.

Ti abbraccio forte.

 

Spike

 

 

Selene appoggiò di nuovo il foglio sulla scrivania continuando a fissare le poche righe che ne sporcavano la superficie immacolata.

«Miao…» «Sch…» sussurrò la ragazza accarezzando il gatto che la fissava con i suoi occhi incredibilmente verdi «E’ tutto finito… è davvero… tutto finito…»

Una lacrima solcò il volto di Selene andando a cadere lenta sul collo del giubbino di jeans.

Non si era nemmeno accorta che stava piangendo. Continuava a fissare come in trans la carta bianca appoggiata sul legno e i piccoli frammenti blu-violetti che  erano sparsi un po’ ovunque intorno alla lettera. Non si accorse neppure che il gatto aveva improvvisamente smesso di fare le fusa e si era alzato in piedi sulle sue ginocchia appoggiando le zampette anteriori sul ripiano della scrivania per avvicinarsi al foglio bianco che vi era appoggiato.

«No Romeo, cosa fai?» lo sgridò Selene con un filo di voce prendendolo delicatamente in braccio e posandolo a terra, poi, quasi meccanicamente, afferrò con decisione la lettera di Spike e la infilò tra le pagine di un piccolo libretto lilla avvolto da un morbido nastro bianco.

Ecco, pensò Selene, ora devo solo trovare la forza per far finta che tutto questo non sia mai accaduto…

Si alzò lentamente dalla sedia avvicinandosi alla finestra della sua camera e spostò leggermente le tende. Fuori tutta la città dormiva di un sonno profondo e ristoratore, ignorando quanto potesse ritenersi fortunata a non dover lottare ogni giorno contro vampiri, mostri e cacciatrici impazzite in cerca di rivincite personali… appoggiò una mano sul vetro notando in quel momento le piccole goccioline di rugiada sulle foglie fuori dalla finestra e le vennero in mente altre gocce, un po’ più salate, che le avevano solcato le guance per ben due volte durante quella breve vacanza dalla sua vita “normale”, a dispetto di tutto quello che si era ripromessa in una fredda notte di novembre fissando la sua stessa immagine riflessa nello specchio del bagno.

Ma ora non aveva più importanza.

Domani sarebbe stata un’altra giornata. Semplice, e complicato al tempo stesso.

Domani avrebbe rivisto Daniele, neanche pensava a come sarebbe riuscita a chiedergli che cosa si ricordava della notte appena trascorsa, ma forse avrebbe fatto finta di niente, come con i suoi genitori, come con tutti del resto. Domani, sarebbe ritornata ad essere la solita ragazzina perfetta e stimata, innamorata di un ragazzo di cui, ora se ne rendeva conto, non gli importava davvero granché, e fan scatenata di un telefilm di cui probabilmente non avrebbe più avuto il coraggio di guardare una sola puntata…

Un tossicchiare discreto la fece voltare di scatto facendola finire spalle contro il muro.

Selene sbatté le palpebre più volte . No, non poteva essere che anche qui…. Che lui fosse davvero…

«Scusa, non volevo spaventarti» disse una strana figura vestita con una lunga tunica verde e dei curiosi sandali dorati, la cui pelle squamosa e grigiastra faceva ben intendere quanto poco avesse a che spartire con il genere umano.

«Chi… cosa… sei?» balbettò lei confusa rivolta al nuovo arrivato, fissandolo negli occhi di un verde a dir poco brillante; il demone inclinò la testa avanzando di un passo «Non sono qui per farti del male, se è questo che temi» Selene cercò di arretrare ancora appiattendosi contro il muro, lo strano essere si fermò «Oh, perdonami, sono proprio un maleducato. E’ per il mio aspetto vero? Non ti preoccupare, rimedio subito…» e detto questo, con un debole lampo di luce rossa, apparve davanti agli occhi di Selene un ragazzo biondo vestito in jeans e T-shirt bianca che della vecchia fisionomia aveva mantenuto soltanto gli occhi di un verde incredibilmente intenso.

«Allora – disse poco dopo sistemandosi la maglietta – cosa ne dici, così va meglio?»

La ragazza era a dir poco sconcertata «Tu… tu sei…» «Un demone – completò lui –  ma non pensare subito male, non ho nulla a che fare con la gentaglia che si diverte a creare caos e scompiglio in giro per le varie dimensioni. Mi chiamo Passing, o meglio questo è il nome che voi umani avete dato alla mia razza, il mio nome tanto non riusciresti neppure a pronunciarlo, quindi…. Ah, se vuoi puoi chiamarmi anche Romeo come hai sempre fatto: non so esattamente cosa significhi, ma non suona male…»

Il demone seguì con lo sguardo il corpo della ragazzina staccarsi dal muro senza dire una sola parola e sedersi su una sedia cominciando a sussurrare qualcosa di non ben definito con una mano posata davanti agli occhi.

«E va bene…» sospirò Romeo dopo aver cercato inutilmente di capire cosa stesse dicendo, e in un lieve lampo di luce rossa si ritrasformò nel grazioso micetto che la ragazza conosceva bene e le saltò agilmente sulle ginocchia; Selene sentì il peso caldo del gatto sulle sue gambe e istintivamente cominciò ad accarezzarlo lisciandogli il pelo folto con la mano libera. Romeo socchiuse un attimo gli occhi facendo le fusa e allungando il collo, poi si voltò verso il viso della ragazza e sussurrò «Ecco fatto, mi riconosci adesso?»

Selene balzò in piedi facendo finire il gatto sul pavimento «Ehi! – si lamentò il demone riprendendo velocemente il suo aspetto originario – Sta un po’ attenta: non sono un gatto a tutti gli effetti!» «Che cosa voi da me?» chiese Selene ancora rigida come un pezzo di legno, Passing si rialzò da terra appoggiandosi contro lo schienale del letto «Che ti calmi, prima di tutto. E che ascolti quello che ho da dirti, come seconda cosa» «Vuoi farmi del male?» «Oh, ma allora non mi hai sentito! Non voglio farti del male, non me ne importa niente di farti del male, se mai il contrario, ma non otterremo niente finché non ti calmerai un po’!»

Selene prese un respiro profondo. Forse il demone aveva ragione, forse non voleva davvero farle del male, anche perché con tutto il tempo che aveva trascorso con loro, e con lei soprattutto, se avesse voluto farle qualcosa ne avrebbe avuto l’occasione anche molto tempo prima di quella strana notte. Si sedette lentamente, senza distogliere lo sguardo dalla tunica verde del demone e disse, con il tono più neutro che riusciva ad avere: «Avanti parla, cosa ti serve?»

Cielo, forse il suo tono di voce era stato un po’ più autoritario di quanto non avesse voluto, ma era decisamente molto nervosa e, per quanto si sforzasse, non riusciva a non pensare che se c’era una creatura del genere nella sua stanza allora potevano benissimo essercene molte altre sparse in giro per la città.

Passing sospirò profondamente, non sarebbe stato facile convincerla a collaborare se non riusciva neppure a fidarsi di lui… Si sedette sul letto della ragazza appoggiando i gomiti sulle ginocchia e allungò lentamente una mano verso Selene

«Posso dargli un’occhiata?» chiese senza che la ragazza capisse di cosa stesse parlando «La lettera… sono riuscito a leggerne solo due o tre parole prima che me la portassi via da sotto il naso per riporla nel tuo libricino segreto, era di Spike vero? mi è parso di vedere la sua firma in fondo al foglio mentre lo mettevi via…» Selene aprì di nuovo il piccolo libretto lilla estraendone la carta ripiegata «Grazie» disse lui prendendola delicatamente in mano e cominciando a leggerla attentamente.

Non ci volle molto. Selene riusciva a capire dove fosse arrivato notando l’aggrottarsi delle sopracciglia sottili man mano che scorreva le varie frasi, poi il demone le riconsegnò il foglio e si alzò in piedi

«Scusami – le chiese con fare gentile – ma non è che potremmo aprire un attimo la finestra? Avrei bisogno di fare una cosa…»

La ragazza lo guardò con aria interrogativa: ma chi diavolo era quello strano essere e cosa diamine era venuto a fare nella sua dimensione?! Assentì con un cenno del capo e lo guardò mentre spalancava le imposte e si posizionava davanti alla finestra pronunciando strane formule in una lingua a lei completamente sconosciuta.

Improvvisamente una luce bianca apparve nel cielo stellato.

Il demone si voltò verso la ragazza «Io verrei a vedere se fossi in te: è uno spettacolo che toglie il fiato…» Selene appoggiò la lettera sulla scrivania e si alzò lentamente dalla sedia raggiungendo lo strano essere davanti al davanzale; di fronte ai suoi occhi l’intera città di Verona con tutte le sue case e i suoi vicoletti, si stava illuminando di una miriade di colori diversi rischiarandosi sempre di più man mano che una figura argentea dai lunghi capelli bianchi scendeva dal cielo avvicinandosi alla loro finestra.

«Chi è?» chiese Selene con un filo di voce, cominciando a percepire al centro del petto la sensazione di un piacevole calore che si irradiava in tutto il corpo e notando che la sua cameretta stava pian piano assumendo i toni di un tenue colore giallo-arancio. «Non l’ho mai saputo, – rispose Passing con un sorriso beato dipinto sul volto – ma se dovessi immaginare un angelo, sarebbe esattamente così…»

La ragazza si voltò nuovamente verso la finestra; ora la figura eterea stava davanti a loro fluttuando a mezz’aria, come se attendesse qualcosa.

«Vieni, - spiegò il demone prendendole delicatamente la mano - sta aspettando che ci spostiamo per entrare» e infatti, non appena i due furono fermi ad un lato della stanza, la giovane fanciulla entrò nell’abitazione chiudendo, in uno svolazzo di tende, le imposte della finestra da cui era entrata.

 

«Ci sono novità?» chiese la ragazza con un tono dolcissimo rivolgendosi al demone Passing che le porse con gentilezza la lettera di Selene «L’ha trovata sulla scrivania con i resti della pietra non appena è tornata dal suo viaggio. Ho pensato che potesse interessarti…» La giovane soppesò un istante la carta facendola fluttuare davanti a sè, poi la prese in mano delicatamente e l’aprì.

«E’ stata stillata in fretta» disse tenendo con due dita il foglio sottile «ed è piena di emozioni contrastanti… odio, amore, consapevolezza, delusione, dolore… e determinazione, come se avesse finalmente scoperto la strada giusta da compiere e fosse deciso a percorrerla fino in fondo a prescindere da quello che comporta…» «E questo è positivo?» chiese Passing dubbioso «Oh sì è positivo… ammesso che abbia davvero scoperto la strada giusta naturalmente…» «Ma… non è così vero?» La giovine diede un’ultima occhiata alla lettera prima di riconsegnarla nelle mani del demone «No – disse – non è così.»

Selene era rimasta in silenzio per tutto il tempo, ascoltando con attenzione quello che le due figure si stavano dicendo e quello, molto più preoccupante, che non si erano dette, ma a quell’ultima affermazione sentì il bisogno irrefrenabile di capire di cosa caspita stessero parlando e di sapere, soprattutto, cosa c’entrassero loro e la loro apparizione con la lettera di Spike e con quello che le era successo negli ultimi due giorni.

«Ehm… di cosa state parlando?» chiese quindi attirando l’attenzione di entrambi; fu la ragazza a risponderle con il suo solito tono dolce che scaldava l’anima «Stiamo parlando di una persona che tu conosci bene e a cui so che tieni molto…» rispose, poi rivolta al demone continuò «La notte scorsa, o due notti fa se ti riferisci all’asse temporale dell’altra dimensione, dev’essere successo qualcosa che ha alterato il funzionamento della pietra che ti avevo affidato. Non so cosa sia, ma credo che la nostra amica possa darti una mano a comprendere come si sia verificato lo sfasamento in questione. Una volta scoperto cosa è accaduto tornerò qui e vedremo se esiste un modo per rimettere a posto le cose.» Detto questo la figura svanì facendo ripiombare la stanza nella fredda luce della lampada alogena.

 

Selene era rimasta perfettamente immobile, fissando il punto esatto in cui c’era stata fino a un attimo prima la dolce ragazza dai capelli candidi e continuando a sentire al centro del torace la piacevole sensazione di calore che aveva avvertito non appena aveva posato gli occhi su quella figura angelica. Il rumore delle molle del suo letto che si comprimevano violentemente la fece voltare di scatto.

«Maledizione!» imprecò il demone portandosi una mano sul volto e sedendosi pesantemente sul letto. Selene rimase ferma a fissare il foglio nuovamente appoggiato sulla sua scrivania.

Non capiva.

Afferrò il frammento di carta e si sedette in parte al demone che continuava a tenersi la testa fra i palmi squamosi  «Ehi…» disse appoggiandogli una mano sulla spalla «Va tutto bene?» il demone fece un lungo respiro «No, non va bene. Non va assolutamente tutto bene! – esclamò - Se solo riuscissi a capire dove ho sbagliato…» «Magari posso aiutarti io, se mi dici di cosa si tratta» si offrì Selene cercando il viso del demone e i suoi occhi color smeraldo.

Passing si voltò verso la ragazza e le sorrise dolcemente, poi alzandosi in piedi cominciò a declamare: “Il giorno in cui l’antico mito perderà di valore e Luna e Sole riusciranno per un breve attimo a riunirsi scambiandosi un fuggevole bacio, un peccatore, scelto fra molti, protetto dall’alto, tornerà sulla Terra per pagare il suo debito, riunendosi alla luce che un tempo lo ha rifiutato e che ha smesso di brillare dopo averlo perso. Così l’amore vecchio suggellerà il nuovo, che risplenderà ancora nel cielo come astro nascente della sera”.

Il demone continuava a camminare avanti e indietro per la stanza gesticolando enfaticamente «Ovviamente nel pacchetto era incluso anche un sacrificio, ma pensammo tutti che una nostra conoscenza sarebbe stata ben contenta di liberarsi di un suo diciamo… “ospite indesiderato”» Passing si sedette di nuovo sul letto «Ho ricontrollato tutto un milione di volte e non è possibile che mi sia sbagliato, non in modo così madornale, non ora che eravamo così vicini… così vicini a salvarli entrambi…» «… Chi?» chiese Selene che ci stava capendo come al solito poco o nulla, il demone le lanciò una fuggevole occhiata per poi riprendere con tono serio «Ti spiegherò tutto, ma prima devo controllare una cosa…» e detto questo fece uno strano gesto con la mano facendo apparire in mezzo alla stanza un’altra sfera luminescente che si allargava pian piano.

Selene alzò gli occhi al cielo “Eccolo che ricomincia”, pensò sistemandosi meglio sul letto per attendere la fine di quell’ennesimo gioco di luce, ma per poco non fece un balzo in piedi quando si accorse che al centro della sfera luminosa, ora grande quasi quanto la luce della fanciulla eterea, si andavano delineando le immagini di alcuni volti che lei conosceva fin troppo bene.

«Che succede?» «Santo cielo, cos’è quella cosa?!» «Non vi preoccupate, è soltanto un portale» «Un portale? Fallo andare via, ho brutte esperienze in proposito ricordi?» «Ma questo è un portale “buono”, posso percepirlo…Ehilà, chi sei?» «Willow! non urlare così potrebbe sentirti!» “Quello era sicuramente Xander” pensò Selene sorridendo «Che cosa succede?» “Giles, quella voce la riconosceva…” «Sembra che sia un portale, ma Willow dice che è magia bianca, quindi non c’è da preoccuparsi» “Un momento, questa voce non può essere la sua… lui non può essere…” «Sch! Silenzio Angel, non vedi che Willow si sta concentrando?!» «Non preoccupatevi, sta facendo tutto da solo…» Ora i contorni dell’immagine si erano fatti molto più nitidi e Selene era sicura che anche dall’altra parte potessero vedere la sua stanza esattamente come lei poteva vedere la loro. Si alzò velocemente in piedi portandosi a fianco del demone prima che la luce inondasse completamente la camera e, prendendolo per mano, osservò con attenzione tutti i volti che stavano apparendo cercandone uno, uno solo e trovandolo infine comodamente seduto sul divano in fondo alla stanza con Buffy accoccolata tra le braccia.

Selene si mise a urlare disperata «No, no! Allontanatevi! Angel è un mostro! Se riuscite a sentirmi andatevene via! Via!»

A quelle parole tutti i presenti si voltarono verso il vampiro e anche Buffy, rannicchiata fino a un attimo prima contro il suo petto, si staccò di scatto balzando velocemente in piedi; Passing si voltò con espressione allibita verso Selene «Ma sei impazzita?! Cosa stai dicendo: Angel un mostro, ma si può sapere da dove diavolo l’hai tirata fuori?!» esclamò. La ragazza si voltò freneticamente dal gruppo che la guardava spaventato al demone grigiastro che l’afferrava saldamente per le spalle.

«Io… io l’ho visto… l’ho sentito…» «Tu hai sentito cosa?» Selene si liberò con uno strattone dalla presa del demone «Senti, io non sono una stupida. Mi avete mandato di là per non so quale ragione e io stavo per rimetterci il collo quando quel vampiro con l’aria da eterno depresso ha detto senza mezzi termini che secondo i suoi piani io sarei dovuta morire questa notte!» «Cosa? - fece Angel stupito – Ma… io non ho mai detto una cosa del genere!» «E non cercare di imbrogliarmi tu!» «Io non sto cercando di imbrogliare nessuno!» «Senti, non credere di darmela a bere perché» «Perché cosa? Non so neanche di cosa stai parlando?!» «Oh sì che lo sai invece!» «Ehi, cerchiamo di stare calmi!» «Calmi un accidente! Che cosa ne hai fatto? Dimmi che cosa ne hai fatto!» «Ti ho già detto che non so di cosa tu stia parlando!» «E allora perché ci avresti aggrediti pochi minuti fa?» «Aggrediti?» «Sì, nella stanza di Buffy, con una pistola in mano!» «Adesso basta!!!»

Buffy era ferma al centro della stanza con le mani strette a pugno e il corpo scosso da tremiti nervosi «Cosa . Sta . Succedendo?» chiese scandendo fin troppo bene le sillabe di quelle poche parole e facendo risultare la domanda più un ordine che una semplice richiesta.

Il demone appoggiò con fermezza una mano sulla spalla di Selene guardandola con i suoi indecifrabili occhi verdi, poi si voltò verso la strega rossa che era rimasta in disparte durante tutta la scena e infine guardò la cacciatrice bionda che stringeva rabbiosamente tra le dita la stoffa di un fazzoletto come se quella fosse la sua unica ancora di salvezza.

«Vi devo delle spiegazioni» disse con tono calmo «Ma temo… che anche voi ne dobbiate dare qualcuna a me.»

 

CAPITOLO 14

 

Il demone spostò con un gesto rapido gli oggetti presenti sul ripiano di legno e si sedette sulla scrivania di Selene, invitando la ragazza a fare lo stesso

«Allora – disse non appena anche lei ebbe finito di sistemarsi – cominciamo dalle presentazioni…» «Tu sei un demone Passing vero?» chiese Giles avvicinandosi alla sfera luminosa che metteva in comunicazione i loro due mondi «Un vero esperto…» «E come ti chiami?» chiese Andrew da un angolo della stanza, il demone sorrise leggermente «Ho capito, sto zitto…» «Non ha importanza come mi chiamo, tanto non riuscireste mai a pronunciare il mio nome nella vostra lingua, quindi veniamo al punto: sono venuto qui» «Venuto? – chiese Giles – ma, io sapevo che i demoni Passing viaggiano da una dimensione all’altra sfruttando ponti spazio-temporali di altri demoni, è raro che finiscano esattamente dove vogliono arrivare…» «Hai ragione Rupert, e infatti io non sono venuto qui di mia spontanea volontà, mi ci hanno mandato» «Mandato? E chi?» «Ragazzi, lo lasciate parlare così magari capiamo qualcosa di tutta questa storia?» esclamò Selene al limite della sopportazione «Grazie – le sorrise il demone tornando a guardare dall’altra parte della barriera – le cose stanno così: la maggior parte dei demoni Passing trascorrono la loro esistenza girovagando da una dimensione all’altra senza curarsi minimamente di dove stanno andando; altri d’altro canto, hanno deciso di metter la loro vita “al servizio”di alcune creature, infernali o celesti, che si servono di loro nel caso avessero bisogno di trasportare oggetti o persone da una dimensione all’altra» «E qui entri in gioco tu…» «Esatto, qui entro in gioco io…qualche giorno fa, quasi due mesi per l’esattezza, una delle divinità superiori che servo si è presentata a me con in mano una pietra blu- violetta appesa a un sottile nastrino d’argento. Queste entità, sapete, non sono corporee; ma possono creare portali ed essere quindi invocate da persone a cui loro stesse hanno consegnato una particolare “parola d’ordine”, ma non voglio stare qui a farla troppo lunga. In poche parole questa entità mi da in mano la pietra, mi fa imparare a memoria un paio di versi tratti da non so quale antico libro del Consiglio e mi spedisce nella dimensione umana con il compito di far avverare la profezia»

Angel ascoltava attentamente, le mani in tasca e lo sguardo puntato sulla finestra magica che era apparsa al centro della sala «Quale profezia?» chiese con un tono di voce molto più simile a un sussurro che a quello già basso che usava abitualmente. Selene lo guardò in volto, Passing stava ripetendo a tutti la strana cantilena che aveva declamato pochi minuti prima nella sua stanza e lei poteva vedere l’espressione di Angel farsi sempre più torva man mano che il demone proseguiva nel suo monologo. No, quello non poteva essere lo stesso Angel che le aveva quasi spezzato il collo pochi istanti prima, che aveva giurato di voler uccidere prima Buffy e poi tutte le cacciatrici, che aveva gioito nel vedere il forte corpo di Spike piegarsi e cedere sotto la violenza dei suoi colpi… no…quello era Angel, il vero Angel…ed era ancora più spaesato di lei nel sentirsi dire delle parole che, stranamente, sembrava riconoscere…

 “e riguardo a questa pietra … lui avrebbe dovuto distruggerla molto tempo fa, quando era ancora in grado di farlo…  la frase del vampiro le risuonò nelle orecchie e la verità la colpì come un fulmine a ciel sereno.

Angel sapeva.

E aveva paura.

Passing finì il racconto fissando gli occhi scuri del vampiro appoggiato contro una parete della stanza, lo sguardo vitreo puntato verso il portale.

«Angel… - lo chiamò il demone – va tutto bene?»

Il vampiro scosse lentamente la testa deglutendo a fatica «Sì… sì, va… tutto bene…» rispose con un filo di voce

«Perfetto. Allora avrei bisogno di un favore da voi»

«Devo andare!» esclamò Angel afferrando una coperta gettata sopra il divano e uscendo velocemente di casa «Vengo anch’io!» Buffy si era mossa quasi contemporaneamente al suo ex-compagno lasciando in un batter d’occhio l’appartamento e tutti quelli che c’erano dentro.

«Beh – esclamò Andrew sarcastico – potevano anche dirtelo in un altro modo che non avevano voglia di darti una mano…» «Non credo che sia questo il punto» osservò Selene voltandosi verso il suo nuovo amico demone.

 

Angel aprì con violenza la portiera dell’auto andando a sedersi al posto di guida». 

«Aspetta!» Buffy era apparsa in fondo al vialetto e si era messa a correre verso di lui stringendo ancora in mano il fazzoletto di cotone blu ormai ridotto a una minuscola pallina bagnata.

«Non voglio che tu venga» «Lo sai che tra poco sarà l’alba?» chiese la cacciatrice aprendo anche lei la portiera e sedendosi in parte al vampiro «Abbiamo ancora più di tre ore, e poi è per questo che ho preso una coperta» «Dove hai intenzione di andare?» «Senti Buffy, te l’ho già detto, non credo che sia il caso che tu venga con me» «E allora dovrai gettarmi a forza fuori dalla tua macchina!»

Angel sospirò e accese il motore.

«Dove si va?»  il vampiro continuò ad armeggiare nervosamente con la leva del cambio «Los Angeles, da Westhley» «Per cercare la profezia?» «E tu come lo sai?» «Beh, ti ho osservato. Eri molto scosso quando quel demone Passaporta» «Passing» «Quello che è, raccontava la sua strana filastrocca»

Angel le lanciò una fuggevole occhiata ritornando subito dopo a guardare la strada «Buffy…» «Sì?» «Tu ci tieni davvero a Spike?» La cacciatrice lo guardò disorientata «Perché mi fai questa domanda?» «Rispondimi e basta, pensi davvero di esserne innamorata?»

«Io…sì» rispose infine abbassando un attimo gli occhi «Ma…» «Ma?» «Perché me lo chiedi?»

 

L’orologio batteva piano quattro rintocchi. Ormai dovevano essere già arrivati pensò Wes alzandosi dalla sua comoda poltrona per andare a controllare una volta ancora se una famigliare auto nera avesse posteggiato nello spiazzo davanti alla porta di mogano. “Niente” constatò sprofondando ancora nella lettura dell’antico codice che Angel gli aveva chiesto di rintracciare con una rapida telefonata dall’autostrada:

 “Sì. Ok. Trovalo in fretta. Sarò lì prima dell’alba” 

Nella mente confusa dell’ex-osservatore le scarne parole con cui il vampiro lo aveva liquidato potevano significare solo due cose: o stava per succedergli qualcosa di grave o stava già accadendo e lui c’era dentro fino al collo…Lo stridio dei freni sull’asfalto lo fece quasi trasalire. Si alzò in fretta correndo verso la serratura del suo appartamento e girò con un rapido gesto le chiavi nella toppa; Angel e Buffy stavano salendo le scale a due a due per superare il prima possibile la breve distanza che li divideva dal loro comune amico e dal suo prezioso manoscritto «Allora, l’hai trovato?» chiese il vampiro dopo avergli dato un’affettuosa pacca sulla spalla in segno di saluto «E’ sul tavolo. Buffy…» «Piacere di rivederti Wes» «Ho saputo di Sunnydale, mi dispiace» «E’ acqua passata, prima o poi bisognava cambiare zona no? Comunque, hai scoperto qualcosa riguardo alla profezia di cui ti abbiamo parlato?»

Westhley si sedette in fianco ad Angel, già immerso nella lettura del vecchio libro da lui reperito

«Non è molto chiaro purtroppo. Fa riferimento ad un antico mito greco secondo cui Luna e Sole, un tempo amanti, furono condannati a trascorrere la loro vita eternamente divisi dalla barriera temporale che separa il giorno dalla notte» «Il buio dalla luce, la vita dalla morte…» «Può essere…» «E il peccatore di cui parla il testo?» Angel chiuse il libro e lo posò pesantemente sul tavolo «Quello è Spike…» disse con fare risoluto, Wes lo fissò stupito «Ma – cominciò – io credevo che…» «Non sono il centro del mondo Wes – disse il vampiro con una punta di rammarico nella voce – Ci sono altri protetti su questo pianeta ed evidentemente Spike è uno di questi…»

Westhley non riusciva a credere alle proprie orecchie «Spike? William il Sanguinario? Angel, sei sicuro che» «Ne sono certissimo.» lo liquidò il vampiro alzandosi in piedi. «Aspettate un momento – esclamò Buffy – tu… tu conoscevi la profezia? Sapevi che potevamo riportarlo indietro?» il vampiro chinò la testa distogliendo gli occhi dalle iridi verdi della cacciatrice «Io… ne avevo sentito parlare…» ammise «Perché non ci hai detto nulla?» «Io… ecco, avevo pensato di poterla sfruttare nel caso che mi fosse successo qualcosa durante la battaglia finale, ma una volta conclusa la lotta contro il Primo ho ritenuto superfluo parlarvene» «Perché?» «Perché per attivarla sarebbe servita una pietra di cui nessuno sa nulla e perché ero convinto che ormai non avessimo più bisogno di protezione…» Buffy si voltò verso di lui con gli occhi sgranati «Protezione? Da cosa dovrebbe…» «Calmati – riprese Angel – non serviva per proteggere da qualcosa: la pietra e la profezia sarebbero servite solo nel caso in cui non ci fossero state altre strade da percorrere, nel caso in cui il protetto fosse morto» «E infatti è quello che è successo» «Sì, ma non è tutto: la pietra avrebbe dovuto riportarlo indietro spedendo qualcun altro, un altro vampiro al suo posto. Se fossi stato io, visto che Darla è morta, probabilmente sarebbe toccato ad una delle mie creature; nel caso di Spike…»

«Drusilla?»

«O me.»

Westhley osservò il vampiro sedersi lentamente sul divano della sua stanza lanciando fuggevolmente un’occhiata al volto della cacciatrice ancora scioccata per quanto aveva appena sentito. «Purtroppo da quello che ho capito questo non è successo…» «Qualcosa deve aver alterato il funzionamento della pietra» dedusse Wes «O dell’intera profezia…» concluse Buffy prima di alzare timorosa gli occhi sul suo pensieroso ex-compagno.

«Angel…» «Sì?» «Dov’è Spike adesso?»

 

«E così il nostro amico vampiro si è cacciato un’altra volta nei casini?» «Non mi sembra il modo di parlarne Xander» esclamò Willow contrariata «Scusa, ma si dà il caso che io sia abbastanza stufo di dovermi occupare di quella testa calda: Spike ha bisogno di un posto dove stare? Non c’è problema, vai a casa di Xander! Ha bisogno di protezione? Perfetto, chiediamolo a Xander! Vuole farsi una scopata? Tanto c’è la donna di Xander!» «Adesso smettila Xander!» intervenne Down frenando, almeno temporaneamente lo sfogo del ragazzo «Down ha ragione – intervenne Willow – guardare indietro non servirà a riportare Anya qui, e in ogni caso litigare non ci aiuta a capire nulla di tutta questa storia quindi, per favore, spiegaci di cosa stai parlando.» Passing trasse un profondo sospiro appoggiando sul ripiano di legno il piccolo pacchetto di fogli ingialliti che Willow gli aveva consegnato  «Io non ho tutte le risposte ragazzi, ma di una cosa sono sicuro: se la profezia si fosse avverata nel modo corretto, allora Spike sarebbe lì con voi e Angelus non sarebbe più nemmeno un puntino sullo schermo radar…» «Che cosa intendi dire?» chiese Rupert inforcando rapidamente gli occhiali «Che se tutto fosse andato come doveva ora Spike non sarebbe di nuovo all’inferno e Angelus ne avrebbe preso il posto liberando per sempre Angel dalla sua maledizione e permettendogli di vivere una vita… beh, diciamo più normale di quella che conduce adesso» «Cos..? Ferma un attimo: Spike è all’inferno? Come sarebbe a dire che Spike è all’inferno?!» Il demone si voltò verso Selene che lo guardava senza riuscire a credere alle proprie orecchie «Mi dispiace – disse – ma la pietra che mi era stata affidata sarebbe servita proprio per tirarlo fuori dal posto in cui era finito dopo la battaglia contro il Primo; distruggendola Spike ha fatto in modo che l’incantesimo venisse annullato, con tutti i pro e i contro del caso…»

«E tu non puoi rifare l’incantesimo utilizzando un’altra pietra?» chiese Astrid che fino a quel momento si era tenuta prudentemente in disparte ascoltando silenziosa tutto quello che veniva detto tra le due dimensioni

«Purtroppo questo non è possibile… - la deluse il demone Passing mostrandosi dispiaciuto quanto lei – vedi, la pietra di cui parliamo è, o meglio era, un esemplare unico nel suo genere. E anche ammesso che riuscissimo in qualche modo a … “riaggiustarla”, per attivarla nuovamente bisognerebbe fare in modo che si adempia ancora la profezia e non credo sia una cosa tanto semplice…»

«In cosa consiste esattamente?» Passing si voltò nella direzione del signor Giles. Era nervoso, forse più di tutti gli altri…

«Io non me ne intendo molto, non sono un esperto. So che è collegata con l’attivazione del medaglione che ha distrutto il Primo, e so che per riportare qui Spike avrei dovuto trovare il modo di far incontrare Luna e Sole e di fargli scambiare un “fuggevole bacio”, qualunque cosa volesse dire…» «Oh…» cominciò Willow con l’aria di chi aveva finalmente capito tutto «Selene…» «Esatto, Selene!» esclamò Passing felice di vedere che anche la strega era arrivata alla sua stessa conclusione «Ho pensato che aspettare che i due astri celesti si incontrassero davvero avrebbe messo a dura prova le mie doti di pazienza, e quindi ho deciso di… accelerare un po’ le cose» «Aggirando la profezia?» «Aggirando la profezia.» «Ma è pericoloso!» «Avrebbe funzionato, ne sono certo. Era tutto perfetto. Se solo qualcosa non fosse andato per il verso sbagliato all’ultimo momento ora i nostri due vampiri sarebbero qui entrambi, e invece…» «Selene è stata catapultata di qua insieme a Spike; Angelus si è separato dal corpo di Angel ingannandoci e cospirando contro di noi al fine di ammazzarci tutti e Angel… beh, lui si è ritrovato al posto di Selene…» «Precisamente» «Cosa?» esclamò Selene con gli occhi fuori dalle orbite «Come sarebbe a dire che Angel ha preso il mio posto? Non sarà mica entrato qui vero?!» i ragazzi in casa Summers voltarono tutti gli occhi in un’altra direzione. «Oh santo cielo!» esclamò la giovane allibita «ditemi… ditemi per favore che non ha aperto il mio armadio!» «Ehm… - tossicchiò Down – non lo so, ma posso dirti che tu e Spike avete entrambi, come ha detto… ah sì, “un talento particolare per i suoi ritratti”» «Come?! – urlò quasi Selene –  ma… ma chi gli ha dato il permesso di entrare in camera mia?!» «Cerca di capirlo - continuò Down  trattenendo a stento le risate – se l’è davvero vista brutta quando tua madre è entrata nella tua cameretta ieri mattina per passare l’aspirapolvere…» «Mia mamma?!» «Oh, non ti preoccupare, non l’ha visto, ma complimenti per l’altra anta dell’armadio: Angel ci ha detto che sembra un piccolo altare dedicato al nostro telefilm!» «Beh, non per niente è una nostra fan!» esultò Andrew

«Ragazzi, vogliamo ritornare a parlare di cose serie?» li richiamò Willow «Sì, hai ragione...» sospirò Selene scrollando le spalle «Ah, e non ti abbiamo raccontato cosa ne pensa del tuo diario!» «Ha letto il mio diario?!» «Andrew!» «Ok, stavo bluffando…» sospirò il ragazzino sprofondando nella poltrona.

«In ogni caso il punto è che l’incantesimo non ha funzionato» riprese Giles rivolgendosi al demone Passing «Sì, e non riesco proprio a capirne il motivo. Voglio dire, se la pietra si è attivata significa che Selene si è incontrata con Luca e…» Lo sguardo della ragazza si spostò rapidamente sul volto del demone seduto in parte a lei «Luca?» Giles sospirò togliendosi di nuovo gli occhiali «Luca, diminutivo di Lucifero ovvero portatore di luce, una metafora piuttosto scontata per rappresentare il Sole…» «Beh, è stata la migliore che ho trovato…» si giustificò il demone con un’alzata di spalle.

In quel momento il telefono cominciò a squillare, Andrew allungò un braccio e sollevò la cornetta

«Pronto? Qui è la casa della cacciatrice, in questo momento siamo temporaneamente fuori servizio la preghiamo di richiamare più tardi… oh, ciao Buffy!»

Gli occhi di tutti erano puntati sul ragazzino che si raddrizzò meglio sulla poltrona assumendo un’aria di estrema importanza «Dimmi, in cosa posso esserti utile?… mhm… sì… ok!» disse staccando il ricevitore dall’orecchio e passandolo a Willow

«Allora?!» chiesero all’unisono Down, Selene e Astrid rivolte al biondo «Non lo so – sbottò lui con un’alzata di spalle – mi ha detto solo di passarle la strega»

Willow prese in mano il ricevitore e se lo avvicinò all’orecchio «Buffy! Come va… lì… a… Los Angeles? – disse, assumendo via via un’aria sempre più seria -… Aspettami un attimo, sarò lì col primo autobus che riesco a prendere!» esclamò riagganciando in fretta la cornetta del telefono e precipitandosi verso il suo cappotto ancora appeso all’appendiabiti vicino alla porta.

«Dove stai andando?!» chiese Giles dando voce agli interrogativi di tutti «A Los Angeles, da Buffy» «Sì, beh, questo l’avevamo capito» «Non ho tempo adesso per spiegarvi, è una cosa urgente. Vi dirò tutto al mio ritorno» esclamò e, aperta la porta di casa, si mise a correre sotto i primi raggi del sole.

Passing era rimasto davanti alla finestra magica a fissare la scena che si era svolta sotto i suoi occhi senza riuscire a muovere un muscolo.

«Scusa…» lo richiamò Astrid con un filo di voce strappandolo bruscamente dalle sue riflessioni «Che… che cosa facciamo adesso?» Il demone abbassò la testa sospirando «Aspettiamo – disse con un tono di voce molto simile a quello di Angel – e vediamo cosa succede… senza Willow siamo in maniche di camicia» «E perché, se posso saperlo?» chiese Giles fissando lo strano essere seduto al di là del portale «Perché qualsiasi cosa ci venisse in mente per riportare qui Spike avremo sempre bisogno di una strega estremamente potente e Willow è l’unica che sarebbe in grado di farlo» « E cosa?» «Se lo sapessimo non saremmo qua a parlarne no?» concluse il demone ritornando poi a fissare Rupert Giles e le ragazze che gli stavano attorno in quel momento «Ed è proprio quello che dobbiamo fare nel frattempo: trovare un modo per riportarlo di nuovo indietro, e non ce la faremo sicuramente stando qui a guardarci in faccia. Rupert, tu cerca nei testi che hai a disposizione qualunque cosa che possa fare al caso nostro. Selene, tu prepara sul letto tutto quello che può ricollegarsi alla sera in cui sei finita nell’altra dimensione e tu Down…» «Sì?» «Vai a saccheggiare qualche negozio di articoli magici: ci può servire davvero di tutto stanotte. Quando Willow tornerà ditele di ristabilire un portale con questa dimensione, sono scuro che sa come fare. E ora al lavoro, non abbiamo molto tempo…» e detto questo la sfera luminosa al centro della stanza svanì improvvisamente lasciando solo una debole opalescenza nell’aria della cameretta di Selene.

La ragazza si voltò verso il suo nuovo amico. Passing si girò verso di lei «Allora? Non mi hai sentito, ti ho detto di prendere tutto quello che» «Io so dove abbiamo sbagliato.» affermò secca lasciando il demone senza parole.

 

 

CAPITOLO 15

 

«Come?» «Io…» cominciò la ragazzina torturandosi il polsino del giubbetto di jeans con le dita minute e attorcigliandolo fino ad avere l’impressione che fosse sul punto di strapparsi «credo di sapere cosa non ha funzionato…» «E sarebbe?» Passing la fissava sconcertato attendendo una risposta «Io… ecco…» «Non riuscirò mai a capirlo se ti ostini a non parlane» esclamò lui, la sua pazienza stava veramente raggiungendo il limite «Ieri sera io non ho visto Luca.»

Ecco, l’aveva detto. E Passing continuava a fissarla come se avesse per un istante parlato un’altra lingua completamente incomprensibile. «Io… l’altra sera sono uscita con Daniele» aggiunse, sperando di rendere tutto più chiaro «non… non credevo che dovessi… che sarebbe successo…» «Tu sei uscita con Daniele?!»

Il demone sembrava aver messo a fuoco solo in quell’istante ciò che la ragazza gli aveva detto «Sì» ammise semplicemente Selene abbassando lo sguardo. Passing alzò gli occhi al cielo «Oh… ma è magnifico! – esclamò lui quasi urlando – noi… noi stiamo qui a scervellarci per capire dove potrebbe essere stato commesso l’errore e tu… tu ci vieni a dire così che ‘ops, sono uscita con il ragazzo sbagliato’?!» «Senti, io non lo sapevo di dovere uscire con Luca, e poi scusa ma come potevi pretendere che programmassi la mia vita sentimentale in base ad una profezia che nemmeno conoscevo?!» Il demone aveva cominciato a solcare a grandi passi la camera gesticolando in modo teatrale «Ma se è una vita che voi due vi piacete a vicenda!» esclamò dopo l’ultima affermazione della ragazzina. «Cosa?! Come puoi credere che mi piaccia Luca, io ho una cotta per Daniele dai tempi delle medie!» «Guarda che non mi sono inventato delle cose a caso: era destino che voi due vi metteste insieme!» «Oh certo, destino! E da quando mai il destino è affidabile?!» «Beh, da sempre per quanto mi risulta.» «E non ti è venuto qualche sospetto dato che nominavo Daniele ogni due secondi?» «Ehi, mettiamo le cose in chiaro: tu non hai mai nominato Daniele, tu hai sempre parlato per perifrasi quando c’ero io, come potevi pretendere che capissi a chi ti stavi riferendo? E poi pensavo che avessi capito che tipo di ragazzo fosse il tuo Daniele!» «Cosa intendi dire?» «Che ti avrebbe chiesto un appuntamento solo per portarti a letto!» «Beh… Ok, forse hai ragione, ma con questo? Guarda che un sacco di gente lo fa… E comunque per me Luca è e resterà sempre e solo un amico!» «Ma dai, ammettilo! E’ da una vita che gli corri dietro, ma per qualche motivo hai sempre preferito non sapere cosa provasse lui per te» «Oh questa poi!» «E non credere che lui sia messo meglio!» «Senti, ne ho sentite abbastanza di cavolate per oggi ok? – sbraitò Selene sull’orlo di una crisi di nervi - Io ieri sera avevo appuntamento con Daniele, punto!» Passing si bloccò un attimo al centro della stanza e con un leggero lampo di luce rossa si trasformò in un bel ragazzo moro che Selene conosceva anche troppo bene «Perché non me lo dici in faccia allora che non ti interesso?» le chiese avvicinandosi con fare seducente al letto.

«Tu non sei lui!» esclamò Selene alzandosi velocemente e guadagnando il centro della stanza «Non riesci a negarlo vero?» «Io sono innamorata di Daniele!» «Puoi continuare a mentirti finché vuoi, ma questo non cambia la realtà dei fatti» «Ti odio!» «Ma ti sto solo dicendo la verità.»

Il demone si avvicinò a lei riprendendo le sue sembianze «Non otterrai nulla continuando a negarlo a te stessa e agli altri» Selene si prese la testa tra le mani cercando di ricacciare indietro tutte le lacrime che non aveva versato in quell’ultimo periodo e che ora sembravano voler emergere tutte insieme fino a travolgerla, come un fiume in piena.

«Cosa… cosa facciamo adesso?» chiese lei con un filo di voce senza alzare lo sguardo sul demone per non incrociarne gli occhi di un verde talmente intenso da sembrare che fossero in grado di leggerle dentro… «Aspettiamo, - rispose lui circondandole affettuosamente le spalle con un braccio - e speriamo che Willow non ci metta troppo tempo a tornare. Quello che è fatto è fatto, ora dobbiamo solo pensare a come risistemare le cose…» «E intanto?» «Intanto… - disse il demone con fare tutt’altro che rassicurante – puoi spiegarmi per filo e per segno cosa diavolo ci trovavi in quell’idiota di Daniele!»

 

 

Quando Willow aprì la porta d’ingresso di casa Summers sarebbe stata preparata a tutto fuorché alla scena che le si presentò davanti agli occhi: al centro della sala infatti, un indaffaratissimo Xander  Harris stava dirigendo le operazioni di ricerca come un vero e proprio osservatore mentre il signor Giles, gli occhiali abbandonati sul tavolo della cucina, era impegnato a chattare con alcuni membri del Consiglio sparsi in giro per il mondo. Al quadro, già insolito per natura, si aggiungevano un Andrew particolarmente volenteroso che sfrecciava di qua e di là alla ricerca di nuovi libri da consultare e una Down incredibilmente presa ad analizzare con aria professionale una lunga serie di boccettine e sacchettini contenti ogni sorta di erba magica, benefica e non.

«Ehm… mi sono persa qualcosa?» chiese Willow superando la soglia ed evitando per un pelo il ragazzino biondo che si stava precipitando verso la scrivania con una nuova pila di libri in mano che cominciò a sfogliare immediatamente.

«Ci stiamo dando da fare – spiegò Astrid entrando in quel momento dalla porta della cucina con una grossa pentola vuota in mano – allora, dove lo vuoi?» «Cosa?» chiese Willow che sinceramente non capiva a cosa la ragazza si stesse riferendo «Ma il calderone per fare l’incantesimo che riporterà qui Spike, no? Ah, quasi dimenticavo: Passing ha detto di rievocare il portale con la dimensione di Selene quando tornavi…» aggiunse ritornando poi, con pochi passi decisi, accanto al ripiano dove Down stava già da tempo lavorando.

Willow si guardò attorno. Davvero non sapeva come dire ai suoi amici che, con ogni probabilità, stavano facendo solo un sacco di lavoro per niente…

«Ehm, io… non credo che la cosa sia così semplice…» disse infatti. Il signor Giles si staccò dal video del terminale schiacciando per l’ennesima volta il tasto invio «E infatti è per questo che stiamo facendo tutte queste ricerche: non è affatto semplice trovare in così poco tempo un incantesimo che faccia al caso nostro e che non abbia a che fare con una presunta fine del mondo» «Nel senso che la provochi!» specificò Xander tornando subito dopo a confrontare la pagina del suo manoscritto con quella di Andrew… Willow non sapeva davvero più cosa fare. Decise di lasciare i ragazzi alle loro ricerche e di salire il più velocemente possibile al piano di sopra chiudendosi la porta della camera di Buffy alle spalle non appena vi mise piede.

“E adesso che faccio?” pensò mentre con la mano sinistra compiva uno strano gesto per far comparire una piccola sfera luminosa del tutto simile a quella invocata poco tempo prima da Passing nella dimensione terrestre.

«Willow!» «Oh, ciao Willow!» la salutarono il demone grigiastro e la ragazza alzandosi dal letto e avvicinandosi il più possibile al portale magico apparso di fronte a loro «Come mai sei scappata così di corsa? Tutto bene?». La rossa si era seduta su una sedia di vimini e li guardava con un’espressione abbastanza indecifrabile.

«Io… io non lo so… penso di sì» disse infine, prendendo un respiro profondo per farsi coraggio «Perfetto – esclamò il demone - allora posso invocare la mia padrona in modo da pianificare insieme cosa sia meglio fare a questo punto» e detto questo si avvicinò alla finestra della camera di Selene per ripetere nuovamente la formula che aveva già utilizzato in precedenza

«Aspetta!» la voce della strega era risuonata alta e perentoria nella piccola cameretta vuota. Il demone si voltò di nuovo verso il portale «Cosa c’è?» «I-io – balbettò Willow - … se vuoi fa pure, ma aspetterei se fossi in te.» «E…perché? - chiese Passing allargando le braccia - mentre tu eri via abbiamo anche scoperto cosa non ha funzionato la prima volta nell’incantesimo e… beh, ti ricordo che Spike non se la sta propriamente spassando là dove è finito, quindi non vedo perché dovremmo aspettare ancora per tirarlo fuori da lì.»

Willow abbassò per un attimo gli occhi prendendo un altro profondo respiro «E’ che…» «Che?» La incalzò il demone. La rossa alzò gli occhi «Buffy è andata a riprenderlo» disse tutto d’un fiato guardando con decisione dentro il portale.

Passing si girò verso la strega con un’espressione allibita sul volto

«CHE COSA?!»

 

*****

 

Buffy aprì gli occhi di scatto.

Era buio.

Spalancò le palpebre più che poteva, girandosi in ogni direzione per vedere se riusciva a scorgere anche il più piccolo spiraglio di luce.

Inutilmente.

Era forse diventata cieca? E anche sorda, dato che non riusciva a distinguere il ben che minimo suono nell’ambiente che la circondava…

«Willow!» urlò, constatando con piacere di riuscire a sentire almeno il suono della propria voce . Si premette con forza le mani sugli occhi. Forse anche la vista le sarebbe tornata di lì a qualche istante, ma quando spostò finalmente le dita dalla pelle sottile delle palpebre, il buio, lo stesso buio di poco prima tornò a schiacciarla con il suo peso e la sua immobilità.

«Willow!» urlò più forte Buffy stringendosi con uno spasmo le braccia intorno al petto e rendendosi conto di stare tremando.

Aveva paura. Essere lì era come essere morti. Anzi no, era peggio che essere morti.

Aveva freddo. E non solo sulla pelle, ma nel cuore, nell’anima…

E non ricordava nulla.

Perché era lì? Forse… forse aveva a che fare con la sua missione di cacciatrice… o con sua sorella Down… forse era morta di nuovo per la salvezza del mondo, o forse… «Spike…» sussurrò nel momento esatto in cui il volto scioccato del vampiro le si stampò nella mente con una violenza inaudita.

Si accasciò a terra comprimendosi gli occhi con i palmi aperti per fare in modo che le lacrime non cominciassero a scorrere prepotenti sulla sua pelle. Spike… ora ricordava… ora sapeva perché era lì… perché aveva voluto andare fin lì… e d’improvviso la paura divenne terrore.

«Tutto bene cacciatrice?» «Chi è?» gridò Buffy nel buio alzando la testa di scatto.

Nulla.

«Non ho intenzione di giocare, vieni fuori!» esclamò, voltandosi nel frattempo in ogni direzione alla ricerca di una qualsiasi immagine sbucata dalla tenebre. «Sai perché sono venuta qui – disse tentando di riprovare ancora – ridammi Spike e non ti accadrà nulla!» stavolta a risponderle fu una sonora risata, bassa e profonda, che proveniva da qualsiasi direzione intorno a lei. «Non sto scherzando, non sai con chi hai a che fare!» «Oh, io credo proprio di saperlo invece – le rispose la voce continuando a sorridere – tu sei la Cacciatrice. Hai già spedito di qua molti dei nostri guerrieri migliori e, devo dirlo, è un vero onore conoscere di persona un assassino tanto letale» «Io non sono un assassino!» «Ne sei certa?» «Senti, se sei così orgoglioso di conoscermi, allora perché non vieni fuori così ci stringiamo la mano?» glissò la domanda Buffy che non aveva assolutamente voglia di mettersi a fare dell’introspezione in quel momento. «Calma – riprese la voce – non avere fretta. Le grandi cose hanno bisogno di tempo per essere accordate ed io, vedi, non credo che trarrei alcun beneficio dal fatto di far ritornare Spike nella tua dimensione…» «Allora è così? – rispose lei - È solo una questione di scambi? Ok. Chiedimi quello che vuoi, basta che non sia uno dei miei amici e io farò di tutto per accontentarti…»

Silenzio.

«Sei sordo per caso? Sto aspettando!»

Un punto, piccolo e luminoso, comparve in fondo al nero assoluto che circondava la ragazza crescendo a dismisura e circondando in un solo attimo ogni millimetro dello spazio intorno a lei. Buffy si rannicchiò per terra, spaventata dalla luce improvvisa che l’aveva avvolta. Quando riaprì gli occhi si rese conto che l’atmosfera che regnava prima in quel luogo era cambiata completamente… Attorno a lei una grande sala, fatta di legni antichi e stoffe pregiate, era illuminata da lunghe candele bianche che fluttuavano sopra un piccolo tavolo rotondo e da un lampadario di finissime gocce di cristallo che pendeva leggiadro dal soffitto stuccato in oro e bianco.  I mobili, così come le poltrone e i divanetti, erano ricoperti da drappi multicolori sapientemente accostati in base alle varie tonalità e l’aria, prima immobile e priva di vita, era ora piacevolmente riempita dall’esotico profumo del sandalo e dalle lontane note di un melodico pianoforte a coda.

«Non credevo che l’inferno potesse essere persino ospitale…» scherzò Buffy rivolgendosi come sempre al nulla di fronte a lei «Ci sono tante cose che non sai sull’inferno…» commentò la voce profonda assumendo poco dopo le sembianze di un aitante uomo di mezza età. Buffy sorrise leggermente mentre lo strano essere si accomodava su una delle poltrone invitando la ragazza a fare altrettanto «Una per esempio – riprese lui con voce melliflua – è che noi non possiamo trattare male le cacciatrici…» «Oh, quale onore, allora se non ti dispiace…» «Un’altra – la interruppe lui con garbo – è che quando ci viene fatta una proposta di solito siamo molto inclini ad accettarla…» «Perfetto. Allora liberate Spike.» «Una terza – continuò il demone senza ascoltarla – è che di solito siamo molto precisi sui termini dell’accordo» «Ho capito! – esclamò Buffy – trattamento di favore, inclini ad accettare la mia richiesta ed estremamente subdoli come degli sciacalli. Ora dimmi cosa volete i cambio di Spike!»

 

«Cosa vuoi dire con ‘Buffy è andata a riprenderlo ’?!» urlò il demone allargando le braccia in modo teatrale «spero lei non ti abbia chiesto di teletrasportarla all’inferno!» «No! – si affrettò a rispondere Willow – per questo sarebbe bastato anche Wes…» «Oh, grazie al cielo…» «A me… a me ha chiesto di farla uscire!»

Passing si voltò nella direzione della strega con gli occhi sbarrati. Non riusciva neppure a parlare. Stette un attimo immobile cercando di capire se avesse davvero sentito quelle parole e pregando perché le sue orecchie stessero cominciando a non svolgere più bene il loro dovere… Buffy all’inferno. Insieme a Spike… per cercare di salvare Spike… ma si poteva essere più idioti?!

«Lei è già…» cominciò facendo forza sul suo autocontrollo per non scoppiare

«E’ già scesa. – rispose la strega con un sorriso sulle labbra - Ora aspetteremo un po’ di tempo e poi… Passing.. ma cosa diavolo ti prende?»

Il demone, senza aggiungere una sola parola, aveva spalancato i vetri della finestra e, una volta recitata una strana formula, si era posizionato al centro della stanza con le braccia conserte, immobile come una statua. Una statua i cui muscoli guizzavano per la tensione sotto l’ampia tunica verde.

La figura angelica non si fece attendere troppo; ben presto Selene riuscì a percepire chiaramente il familiare calore al centro del petto che preannunciava il suo arrivo e subito dopo vide la lunga chioma bianca entrare dalla finestra assieme alla veste svolazzante e all’esile corpo da fata.

«Dalla tua espressione deduco che abbiate scoperto qualcosa…» commentò lei rivolta al demone «ma non vi sforzate a raccontarmi: purtroppo so già tutto… avete agito tutti d’impulso, devo ammetterlo. Ma tant’è… sapevo che sarebbe stata una mossa rischiosa…» «Rischiosa? Rischiosa?! – urlò Passing non riuscendo più a trattenersi – nessuno mi aveva mai detto che sarebbero potuti finire all’inferno altri innocenti a causa di quella pietra! E adesso? Adesso come facciamo eh? Come facciamo a tirarli fuori entrambi da lì?!» «Calmati. – lo fermò la voce con fare serafico – forse non è ancora tutto perduto…» «No, infatti!» saltò su Willow felice di poter fornire alla squadra ancora una volta il suo prezioso aiuto «è proprio per questo che sono andata a Los Angeles: fra circa mezz’ora, asse temporale terrestre, io ristabilirò il contatto con la dimensione infera e, se tutto va come previsto, Buffy potrà ritornare sana e salva nella nostra dimensione portandosi dietro anche il vampiro biondo a cui siamo tanto affezionati» «Sì… e quando mai tutto va come previsto?» grugnì il demone sedendosi pesantemente sul letto di Selene e facendo nuovamente lamentare le vecchie molle.

«Temo che quello che hai detto non sia possibile» riprese la fanciulla eterea decidendo di non ascoltare le lamentele di Passing che, la testa tra le mani, continuava a bofonchiare a bassa voce in tutte le lingue che conosceva «Purtroppo l’inferno ha delle regole ben precise da rispettare e non è possibile che qualcuno le violi a suo piacimento» «Cosa stai cercando di dirmi?» chiese Willow allarmata «Sta cercando di dirti che nessuno può uscire dall’inferno se ha scelto di metterci piede di propria spontanea volontà! - esclamò Passing rabbioso, forse più con sé stesso che con chiunque altro - Rassegnati quindi: è probabile che Buffy non possa più tornare indietro dal posto in cui tu e quell’osservatore l’avete mandata!».

Willow era sbiancata ancora prima che il demone finisse di parlare.

«N-no… - cominciò a balbettare – non è vero… ditemi che non è vero…» «Benvenuta sul “Pianeta degli imbranati!”» «Adesso smettila Passing!» lo rimproverò Selene avvicinandosi alla strana fanciulla che continuava ad aleggiare al centro della stanza «Dimmi… esiste un modo per tirarli fuori di lì?»

La giovane donna si voltò verso Willow che si era accasciata a terra in lacrime, poi si rivolse a Selene con aria seria «Come ho detto prima, forse non è tutto perduto. Ho ancora un piccolo asso nella manica da giocare in modo da poter tirare fuori di lì almeno uno dei due, ma per adesso aspettiamo un attimo: Buffy ha appena fatto una cosa molto intelligente e, se ha fortuna, possiamo anche sperare di poterli salvare entrambi…» «E cosa ha fatto?» chiese Passing alzando il volto verso la sfera luminosa.

La fanciulla sorrise. «Ha chiesto uno scambio…»

 

Il demone si posizionò meglio sulla poltrona facendo apparire con un piccolo cenno del polso un carrello di legno chiaro su cui erano posate varie tazze di porcellana finemente decorata. «Gradisci qualcosa da bere?» le chiese ammiccando verso il ripiano.

 

Per tutta risposta Buffy scattò in piedi puntando il dito minuto esattamente in mezzo agli occhi del demone «Io voglio che tu mi dica cosa devo fare per portare Spike fuori di qui!» urlò quasi provando il forte desiderio di cavargli una volta per tutte quegli occhi che continuavano a fissarla in modo così spavaldo «Forse sarebbe meglio se accettassi la mia proposta e prendessi qualcosa dal vassoio» «Smettila di fare il gentile con me, tanto non otterrai nulla!» gridò Buffy al limite della sopportazione «Credi che io mi diverta a stare qui? Ti ho proposto un accordo, e tu ti stai beatamente divertendo a farmi perdere tempo. Quindi te lo chiedo un’ultima volta e poi mi arrabbierò sul serio: cosa vuoi per riportare indietro Spike?»

Il demone sorrise leggermente portandosi il lungo sigaro alle labbra «Semplice…» disse aspirando il fumo grigio e denso con estrema calma «Voglio Angel».

 

«Che cosa?» urlò Buffy rivolta al demone infernale che la guardava con un piccolo sorriso divertito sul volto «Come sarebbe a dire che vuoi Angel?!»

Lo strano essere si limitò ad aprire un po’ la bocca per respirare un’altra intensa boccata di fumo.

«Ti avevo detto che ti avrei concesso qualunque cosa, tranne uno dei miei amici. Se non sbaglio sei stato proprio tu a dirmi che siete sempre molto puntigliosi sui termini dell’accordo!» esclamò la cacciatrice piazzandosi bellicosa esattamente davanti alla faccia del demone e sentendo, allo stesso tempo, un nodo doloroso stringersi attorno alla bocca dello stomaco man mano che le sue stesse parole le uscivano di bocca.

Si lasciò cadere sul divanetto di chinz alle sue spalle con la stessa delicatezza di una bambola rotta gettata per sbaglio in mezzo ai flutti di un lago. O di un mare in tempesta, pensò il demone con un moto di gioia nello scorgere le iridi chiare della ragazza un attimo prima che venissero coperte dai capelli biondi e dalle mani premute con forza sulle guance e sugli occhi sbarrati

«Hai le idee più chiare adesso cacciatrice?» le chiese beffardo il demone sporgendosi provocatoriamente in avanti. Buffy non riusciva nemmeno più a respirare. «Io e Angel…» sussurrò ricordando delle parole che la sua mente aveva già da tempo cancellato «Io e Angel non siamo mai stati amici…» «Non siete mai stati amici, non lo sarete mai.» continuò per lei il demone conficcando sempre più a fondo la lama che già le trapassava il cuore «Vi azzannerete, vi ucciderete, vi amerete finché di voi non resterà più nulla. Ma non sarete mai amici… Era così che finiva il discorsetto di Spike vero?» la derise lui continuando ad emettere dense nuvolette di fumo dalle labbra socchiuse «Se quella notte lo aveste ascoltato, molto probabilmente tutto questo non sarebbe successo… Ma vi devo ringraziare, soprattutto a te cacciatrice: non è da tutti fornire un accordo così succulento su un piatto d’argento» «Lascia in pace Angel!» ringhiò Buffy tra i denti. Il demone sorrise «Non è così semplice…» «Prendi me al posto di Spike!» esclamò d’un fiato decidendo di giocare il tutto per tutto e sperando, forse con un poco d’ingenuità, che lui non l’avrebbe comunque lasciata a lungo ad ammuffire in quel luogo orrendo «E perché dovrei fare un accordo con te per ottenere qualcosa che ho già cacciatrice?» la interrogò lui continuando a sorridere sempre più sfacciatamente. «Che cosa vuoi dire?» «Voglio dire che tanto tu non te ne potrai più andare da qui neanche se volessi. Sei venuta quaggiù di tua spontanea volontà, non c’è nessun modo perché tu possa ritornare nella tua dimensione, neanche uno scambio! Non mi libererei di una cacciatrice per tutto l’oro del mondo…» 

 

«Allora, cosa le è stato proposto?» chiese Selene alla ragazza eterea che sembrava essersi riscossa dallo stato quasi ipnotico in cui era piombata. Lei abbassò per un attimo gli occhi tornando poi a guardare tristemente le tre paia di iridi puntate ancora una volta sulle sue labbra «Le è stato proposto Angel» rispose con un filo di voce distogliendo subito dopo lo sguardo. Ora sarebbe stato davvero difficile per lei aiutare entrambi ad uscire da quella situazione…

Accanto a lei, il demone Passing scattò in piedi come sospinto da una potentissima e invisibile molla e cominciò a percorrere la diagonale della camera pronunciando ad alta voce ogni sorta di ingiurie sia nella sua lingua che in tre o quattro lingue analoghe, come se la sua non gli fornisse un vocabolario abbastanza ampio per esprimere con efficacia tutto quello che avrebbe voluto gridare ad ognuno di loro.

«Perfetto. E adesso che si fa?!» sbraitò infine guardando a turno tutti gli occupanti della stanza, umani e non. «Giochiamo la nostra ultima carta…» rispose risoluta la giovine assumendo subito dopo un tono di comando, ben diverso da quello che utilizzava abitualmente «Willow!» La strega si alzò immediatamente in piedi, pronta ad eseguire qualunque cosa le venisse ordinato «Chiama subito Wes. L’inferno non può pretendere Angel così su due piedi: lui non deve opporsi allo scambio se vogliono tenerlo legato a loro in eterno e questo non deve succedere per nessuna ragione al mondo, neanche se Buffy dovesse mettersi a supplicarlo in ginocchio!» «Vado!» esclamò Willow precipitandosi al piano di sotto «Passing, Selene…» «Sì?» risposero i due all’unisono scattando sull’attenti al suono dolce e deciso della famigliare voce angelica «Ho bisogno che voi vi ingegniate per trovare un paio di cose che mi serviranno per l’incantesimo» «Parla pure, siamo tutt’orecchi!» disse la ragazza suscitando per un attimo solo il sorriso divertito del demone «Dicci pure» confermò lui con un cenno del capo.

«Allora, ascoltatemi bene: ho assolutamente bisogno di un “ricordo dell’amore che fu” e di un “ricordo dell’amore che è”. Per entrambi. Passing, tu vai nell’altra dimensione, vi terrete in contatto tramite il portale. Per qualunque cosa aspettatemi, io ritornerò da voi il più presto possibile.» E detto questo sparì.

 

«L’amore che è?» «L’amore che fu?» si chiesero Passing e Selene ai due lati opposti del portale magico che separava le due dimensioni non appena la giovane donna svanì dalla loro vista «Che cosa significa “un amore che fu”?!» «Forse intendeva dire un regalo di qualche loro ex» azzardò Selene. Il demone scosse la testa convinto «No… amore è una parola troppo importante nelle profezie perché possa venire usata solo per indicare un ex…» «E chi ti dice che quella fosse una profezia?» chiese Selene. Il demone le rispose allargando le braccia «Ma l’hai sentita come parlava? La gente non si esprime di certo così tutti i giorni…» «Ok, questo è vero – concesse la ragazza – ma dove lo troviamo secondo te il “ricordo dell’amore che fu” se non sappiamo neanche con certezza a cosa si riferisca?» «Beh… -cominciò Passing grattandosi la testa alla ricerca di un’improvvisa illuminazione – in teoria tutto sta nel trovare qualcosa di tangibile che testimoni la presenza di un amore con la A maiuscola, vecchio o nuovo che sia, giusto?» «Penso di sì» «Ok, allora cominciamo da Buffy… Un ‘amore che fu’ potrebbe essere quel soldato, com’è che si chiamava?» «Claddag!» esclamò Selene battendosi una mano sulla fronte «No, veramente a me pareva un nome completamente diverso…» «Ma no, il Claddag!» esclamò Selene con gli occhi che le brillavano «Il Claddag nel senso che è stato Angel il grande amore passato di Buffy e, se appena mi ricordo bene le puntate della terza serie, lei dovrebbe tenere ancora da qualche parte nella sua camera l’anello Claddag che il vampiro le ha regalato il giorno del suo diciassettesimo compleanno!» Passing annuì «Perfetto, allora di quello me ne occupo io. Tu intanto vedi se riesci a trovare “il ricordo dell’amore che è”» «Oh, per quello non c’è problema!» disse la ragazza sventolando per aria la carta macchiata d’inchiostro che era rimasta appoggiata fino a quel momento sulla sua scrivania in attesa di esser magistralmente utilizzata. Il demone la guardò perplesso.

«La lettera di Spike?» chiese poco convinto, riconoscendo all’istante il foglio che la ragazza stava sventolando ad almeno venti centimetri sopra la sua testa «Ma non è propriamente…» «Lo so che non è esattamente un regalo che Spike ha fatto a Buffy - ammise la ragazza - ma come ricordo penso proprio che possa andare bene. E poi se non è amore quello che Spike provava e prova per Buffy, cos’altro lo è?»

Passing sorrise leggermente. Forse avrebbero davvero trovato il modo per rimediare…

 

CAPITOLO 16

 

«Cacciatrice… il tempo scorre… tic tac tic tac… Dimmi, hai fatto la tua scelta?»

«Io…io..  ti propongo un altro scambio!» esclamò Buffy facendo appello a tutta la determinazione di cui era capace per non esplodere all’istante in un pianto disperato. Il demone scosse la testa convinto «No cacciatrice. Hai già fatto la tua proposta ed io ho accettato. O convinci Angel a venire quaggiù a tenerti compagnia, o io mi terrò il tuo amato vampiro biondo che sai, a dirla tutta preferivo di gran lunga prima di quella maledetta anima…» «Perché mi stai facendo questo?» il demone sorrise «Sei all’inferno tesoro. Non posso toccarti con un dito, ma non aspettarti un trattamento di favore come quello che ti hanno riservato in occasione della tua prima morte. Qui non sei in paradiso…» «Fammi almeno parlare con lui» lo supplicò Buffy «Fammelo almeno vedere prima che io debba parlare con Angel…» Ti prego… aggiunse tra sé e sé mentre guardava l’essere portarsi un’ultima volta il sigaro alle labbra e alzare con fare rassegnato gli occhi verso il soffitto della caverna «E va bene…» disse levando le braccia sopra la testa come se volesse stiracchiarsi e prorompere da un momento all’altro in un sonoro sbadiglio «Ma non continuare di questo passo,  non sarò così gentile in eterno!» e detto questo svanì nel nulla insieme a tutta la stanza che aveva avvolto la ragazza, facendo ritornare nello spazio il gelo pungente di quando si era risvegliata.

Buffy si guardò intorno.

Non vedeva nulla.

Beh, a questo ormai si era abituata...

Però stavolta sentiva intorno a sé come uno strano ronzio…

Mosse un passo in avanti, sperando ardentemente di non inciampare da lì a qualche secondo in qualcosa di non ben identificato, finendo così poco elegantemente distesa a terra. Per fortuna davanti a lei non c’era proprio nulla che potesse farla inciampare… Anzi, non c’era proprio nulla!

«Spike!» chiamò, ma la sua voce rimbombò metallica nell’aria asettica intorno a lei. «Spike!» decise di riprovare guardandosi attorno con attenzione per vedere se scorgeva qualcosa, ma il buio di quel posto era davvero troppo intenso. Sentiva un rumore però…

Sembravano… Sì, sembravano dei passi… Buffy era quasi sicura che stessero correndo, correndo nella sua direzione. E poi c’erano anche degli altri passi, più lontani dei primi, che provenivano dalla direzione esattamente opposta.

Si voltò istintivamente verso i passi che correvano, sentendo il loro ritmo aumentare sempre di più man mano che si avvicinavano a lei.

«Chi sei?»

Nulla.

«Spike, sei tu?»

La cacciatrice trattenne il respiro affinando al massimo l’udito.

C’era qualcosa di famigliare in quei passi. Qualcosa che avrebbe riconosciuto ovunque.

Sperò di non sbagliarsi, non proprio questa volta…

E poi, finalmente, dopo un attimo che le sembrò non finire mai, il volto scavato del vampiro biondo apparve nel buio della grotta esattamente davanti ai suoi occhi.

Buffy sorrise leggermente sentendo il cuore scoppiarle nel petto. «Spike…»

 

«Allora, siete riusciti a trovare quello che vi ho chiesto?»

I volti provati dei tre amici si voltarono per un istante nella direzione della fanciulla eterea ritornando quasi contemporaneamente a fissarsi sulle piccole macchie delle mattonelle del pavimento, quasi che fossero in grado di disporsi da un momento all’altro in modo da fornire a tutti loro una facile risposta per un problema a lungo vagliato.

«Lassù c’è tutto quello che siamo riusciti a trovare…»

La figura angelica si avvicinò al tavolo scuro osservando i due oggetti chiari posati come se fossero stati abbandonati lì sopra da un inquilino troppo frettoloso. «Il Claddag di Angel, la lettera di Spike… beh, per quanto riguarda Buffy mi sembra che possiamo dire di essere a posto. Trovato qualcosa per il vampiro?»

Willow si alzò in piedi girandosi di spalle con fare adirato.

Passing rivolse un’occhiata di conforto a Selene prima di rivolgersi con tono neutro alla sua padrona

«La nostra ragazzina qui ha avuto un’idea davvero sorprendente per quanto riguarda “l’Amore che fu” di Spike, ma disgraziatamente siamo davvero in maniche di camicia per quanto riguarda la parte del presente.» «Buffy non gli ha lasciato molto vero?» chiese la fanciulla stendendo una mano verso il volto serio di Selene. Willow si voltò furiosa verso il centro della stanza «Non gli ha lasciato molto? Non gli ha lasciato nulla! – esclamò scandalizzata allargando le braccia – Sono stati alleati per più di tre anni, hanno combattuto insieme qualsiasi tipo di catastrofe infernale, si sono persino amati per dei mesi interi vedendosi ogni notte come se la loro vita dipendesse esclusivamente da questo e ora non è rimasto assolutamente nulla che possa testimoniare non dico il loro amore ma quantomeno la loro unione!» «Avete provato a chiedere agli altri?» Willow sbuffò infastidita «Abbiamo chiesto a tutti, potenziali comprese, ma nessuno si è ricordato di qualcosa che Buffy abbia regalato a Spike, nemmeno in un momento di pura follia. A parte il medaglione, s’intende» «Che per altro è andato completamente distrutto - precisò Passing con un sospiro rassegnato - quindi il punto è questo: cosa diavolo possiamo fare per salvare Spike?»

La ragazza rimase un attimo in silenzio a pensare, poi si rivolse al demone facendogli segno di alzarsi. «Purtroppo temevo che con il mio espediente saremmo riusciti a tirare fuori soltanto uno dei due, ma tu vai lo stesso a prendere l’oggetto di cui mi parlavi prima, potrebbe essere comunque importante…» «Vado immediatamente…» annuì Passing avvicinandosi al portale che già si apriva dietro le sue spalle e sparendo in un lampo di luce colorata.

 

Il vampiro si guardò intorno con fare trafelato. Doveva fare in fretta. Si protese leggermente in avanti, sbilanciandosi un poco e poi, senza degnare Buffy di un solo sguardo, si diresse con passo svelto verso un tavolo apparso nella stanza. La cacciatrice rimase esterrefatta. Non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere da Spike, soprattutto non in quelle circostanze.

Si avvicinò a lui.

Spike era chino sul tavolo. Aveva acceso una vecchia lampada ad olio e la pietra di Selene risplendeva vicino a lui mandando inquietanti riflessi azzurri.

Provò a chiamarlo. Niente. Spike riempiva il foglio vergando righe sottili sulla carta bianca più in fretta che poteva, una mano posata fuggevolmente sul fianco laddove Buffy poteva vedere chiaramente delle gocce rosse scendere lente lungo la pelle candida.

Buffy allungò una mano. Magari se l’avesse toccato…

Poi, all’improvviso, una voce forte e famigliare al tempo stesso risuonò nella grotta esattamente dietro di loro.

Spike scarabocchiò in fretta la propria firma e appoggiò la penna sul tavolo con un gesto deciso prima di voltarsi verso il nuovo arrivato. Buffy era rimasta impietrita.

«Non credevo che mi avresti raggiunto così in fretta Angelus…» il tono di Spike era ironico, come tutta la situazione del resto…

La cacciatrice appoggiò una mano sul tavolo, ottenendo come unico risultato di vederla curiosamente passare attraverso la superficie tarlata. Si voltò nella direzione dei due vampiri. Evidentemente era capitata in una specie di sogno, o forse tutto questo era solo una prova da superare per poter parlare con Spike…

«Che ti posso dire, non mi andava di aspettare…» la voce profonda di Angel riportò la sua attenzione sulla scena che si stava svolgendo di fronte ai suoi occhi.

I due vampiri si fronteggiavano minacciosi. Non c’era bisogno di parole tra loro. Erano già state spese anche troppe forze per quell’inutile battaglia pensava Angelus.

«Allora William, hai deciso di fare il bravo ragazzo?» Spike sorrise condiscendente «Veramente avevo deciso di distruggerti facendo in modo che di te non rimanesse più nemmeno il ricordo, ma a quanto vedo ho ancora del lavoro da fare…». Angelus portò velocemente una mano dietro la schiena afferrando un rozzo pezzo di legno che aveva preso chissà dove. «Non puoi fare niente per fermarmi,  non l’hai ancora capito? Io sono invincibile!» Spike sorrise compiaciuto alzando con fare teatrale il braccio sinistro e ponendo una grossa pietra scura a venti centimetri circa dallo strano cristallo di Selene.

Buffy non capiva cosa sperava di poter ottenere. Angel non era in sé, questo era fin troppo chiaro. E non aveva buone intenzioni nei suoi riguardi, anche questo le sembrava al momento fuori discussione. Ma come pensava Spike di capovolgere la situazione semplicemente minacciando di distruggere una pietra fino ad allora almeno apparentemente inutile, proprio non riusciva a comprenderlo…

«Cosa credi di fare?!» «Pensavo l’avessi capito...» Angelus fece un passo avanti protendendo la mano verso il tavolo «Non lo farai…» «Dammi una sola buona ragione…» «L’inferno – affermò Angelus cercando di apparire ancora sicuro e spavaldo come prima – se distruggi la pietra sai bene che cosa ti attende…». Spike spostò per un secondo lo sguardo sulla propria mano che reggeva in precario equilibrio il pesante pezzo di roccia. Sarebbe bastato poco. Solo una frazione di secondo. Solo un movimento quasi impercettibile delle sue dita e la pietra sarebbe caduta inesorabilmente sul delicato cristallo azzurro frantumandolo per sempre…

«Dammi quella pietra William!» Spike sorrise divertito. Sì, sarebbe bastato poco… Si voltò verso il suo avversario che lo guardava angosciato. Le sorti si erano ribaltate. Poteva leggere la paura negli occhi scuri di Angelus, anche se lui probabilmente sarebbe morto piuttosto che ammetterlo. «Dammi quella pietra» La sua voce era risuonata ancora una volta nella grotta tradendo un’angoscia a stento trattenuta… «William, dammi quella pietra. Lo sai benissimo a cosa vai incontro. Se tu ora rompi il cristallo non sarò il solo a precipitare all’inferno e non è quello che vuoi. Non è quello che hai in mente…» Le labbra di Spike si allargarono un po’ di più in un sorriso amaro «Hai ragione Angelus, non è quello che avevo in mente…» il vampiro vide i muscoli tesi del suo avversario rilassarsi impercettibilmente alle sue parole «Ma sai, se devo proprio essere costretto a compiere un viaggetto di sola andata fino all’inferno, allora preferisco farlo in buona compagnia…»

 

Il demone riapparve in mezzo alla stanza asciugandosi con fare poco elegante il sudore che gli imperlava la fronte con una falda dell’ampia tonaca verde.

«E così ce l’hai fatta eh?» la voce argentina di Down lo costrinse a voltarsi verso di lei giusto in tempo per vederla sorridere, beatamente seduta sul davanzale della finestra della camera di Buffy.

«Scendi subito da lì!» «Oh, non fare il paparino premuroso adesso, sai bene che non sono più una bambina! Piuttosto dimmi, l’hai trovata?» «Cosa?» «Ma dai, lo sai – esclamò lei tendendo il palmo aperto verso il demone con un sorrisetto allegro sul volto – il pezzo della pietra tombale di Spike, è chiaro!». Passing le mise in mano il pezzo di roccia con un gesto deciso «Allora ti hanno detto tutto a quanto vedo…» «Sì e no» rispose Down rigirando l’oggetto ruvido tra le mani delicate «So che dovevate trovare un ricordo del grande amore passato di Spike e so che avete ovviamente pensato a Drusilla dato che Cecily è, come dire, un tantino morta e sepolta da qualche decennio… inoltre so che Selene ha avuto l’idea di farti andare a prendere un pezzo della pietra tombale di William, perché secondo lei uno dei doni più grandi che Dru avrebbe fatto al nostro amico biondo sarebbe la sua attuale condizione di vampiro e quindi, ovviamente, la sua precedente morte… Naturalmente per quanto riguarda la parola dono dipende molto dai punti di vista» «Ancora non riesco a capire cos’è che vuoi sapere…» Down fece un piccolo balzo giù dal davanzale, avanzando fino a trovarsi esattamente di fronte al demone.

«Semplice - disse – voglio sapere come funziona…»

 

Era stata questione di un secondo. Buffy si ricordava di aver urlato, e di aver steso le braccia nel disperato tentativo di frenare la caduta inevitabile di quel piccolo masso sopra la superficie levigata del cristallo poggiato sul tavolo. Ricordava anche il grido di Angel, il sorriso triste di Spike, i mille pezzi simili a schegge di vetro che volavano nell’aria subito dopo l’impatto… e la luce accecante che l’aveva avvolta, una volta ancora, riportandola nel buio fitto di un’altra gotta, illuminata soltanto dalla debole luce del fuoco della fiaccole che danzava lento sui muri scavati nella roccia scura.

Buffy alzò lo sguardo.

Le pareti imponenti limitavano il suo spazio vitale, dandole l’impressione di essere in una cella piuttosto che in una grotta.

Si fermò un attimo per riprendere fiato.

Spike… dov’era lui? Fece un passo avanti temendo un altro repentino cambio si scena che però non avvenne. Si sentiva male. Il freddo le attanagliava il cuore prima ancora che le ossa, e stare in piedi, persino il semplice atto di stare in piedi, stava diventando un esercizio difficile anche per lei, allenata da anni e anni di duri combattimenti e lotte all’ultimo sangue… Fece ancora un passo avanti. Di fronte a lei le alte lingue di fuoco danzavano veloci sulla parete di pietra in un macabro gioco di luci ed ombre attirandola, non sapeva nemmeno lei come, verso un punto lontano in quello che sembrava essere il centro della caverna.

Fece ancora qualche passo avanti stringendosi sempre di più nel delicato golf di cotone per cercare, in modo quasi ossessivo, un riparo da quel freddo che, lo sapeva bene, non aveva niente a che fare con il suo corpo.

E poi inciampò.

Dapprima non riuscì neppure a capire come, sembrava quasi che le sue gambe avessero semplicemente deciso di smettere di sorreggerla, ma lei era sicura che ci fosse un altro motivo, molto più sinistro, se si era ritrovata improvvisamente distesa per terra… Si voltò. Attorno a lei  le luci impazzite delle fiaccole agganciate alle pareti conducevano una danza frenetica, inglobandola nel loro agitarsi continuo e convulso. E poi, all’improvviso, non erano più semplici ombre sulla parete, ma erano tutto intorno a lei. Sui suoi vestiti. Sulla sua pelle. La circondavano. L’avvolgevano. La bruciavano… Stava bruciando! Buffy cominciò a correre cercando di sfuggire alle lingue di fuoco che la inseguivano senza tregua, rendendosi conto che non erano mute ma anzi, stavano urlando… di tutte le voci dei suoi compagni di classe morti durante gli anni del liceo, di tutte le voci che si erano spente in un grido disperato prima che lei riuscisse a salvarle, di tutti gli innocenti morti sulla bocca dell’inferno durante una delle tante apocalissi che aveva sventato e che lei stessa, a volte, preferiva dimenticare… il Maestro, il Sindaco, Adam, Glory… e urlava, fin quasi ad assordarla, delle voci di coloro che lei conosceva e che l’avevano lasciata… Kendra, Joyce, Ben, Ford…

Buffy si tappò le orecchie premendo forte con i palmi delle mani.

Non potevano… il demone infernale le aveva assicurato che loro avevano l’obbligo di trattare bene quelle come lei… le Cacciatrici… le Prescelte… e allora perché tanto accanimento? Si accasciò a terra

«Smettetela!» urlò con quanto fiato aveva in gola «Cosa volete da me? Basta, lasciatemi in pace!» Ma le urla non si placavano, anzi aumentavano sempre più d’intensità… basta… basta… basta… una sola parola ripetuta incessantemente nella sua mente… basta….

E poi… il suono della sua voce… «Buffy…» la ragazza si voltò di scatto. Non lo vedeva, ma sapeva che era lì, da qualche parte lì vicino a lei… si alzò in piedi pensando istintivamente se esistesse un solo essere umano in grado di sopportare tutto quel fardello di colpe, tutto quel… dolore…

Ma adesso non aveva importanza. Doveva trovarlo. E ci sarebbe riuscita, non importava in quanto tempo, o quanta fatica ci avrebbe messo… ora sentiva nascere in lei una nuova forza…

Ed era lui che gliela stava donando…

Fece un piccolo passo in avanti, poi un altro, seguito da un terzo… conta Buffy:  uno due, uno due… non ascoltare quello che dicono le voci, pensa a camminare… uno due, uno due… ecco, era arrivata ad una delle pareti, forse lì vicino sarebbe riuscita… Ma la sua delusione fu grande quando si accorse che non solo Spike non era lì, ma dietro di lei il buio era talmente fitto che non sarebbe mai riuscita a tornare indietro neppure volendo. Le voci di coloro che non aveva salvato continuavano a vorticarle nella testa senza tregua. Buffy alzò gli occhi al cielo «Adesso basta! – esclamò cercando di nascondere il tremito che le incrinava la voce – ti sei divertito abbastanza, ora fammi vedere Spike!»

Nessuna risposta.

«Dovevo immaginarmelo… sei solo un impostore…» gridò voltandosi e scorgendo, nel buio che le stava di fronte, una forma scura, un’ombra più che altro, che le fece fermare il cuore nel petto.

Buffy si precipitò verso di lui.

Non appena lo raggiunse le voci incessanti che le riempivano la mente svanirono come per incanto.

«Spike…» sussurrò dolcemente prendendogli il volto tra le mani. Il vampiro si mosse appena. Tremava, Buffy riusciva a sentirlo anche sotto lo spolverino nero che gli fasciava come una seconda pelle il corpo stremato. Appoggiò una mano su quella fredda di lui, e solo allora si rese conto della macchia calda sul fianco del vampiro e della smorfia di dolore che gli aveva incrinato le labbra per un singolo istante, nel momento in cui lei stessa vi aveva poggiato incautamente le dita sopra con lo scopo di afferrare la sua mano.

«Spike…» Il vampiro aprì debolmente gli occhi. Davanti a lui si stagliava netto, in contrasto con le lingue di fuoco che danzavano sulla parete, il profilo della donna che da tempo ormai tormentava i suoi sogni…

«Buffy…t-tu… tu non sei reale…» La ragazza scosse piano la testa, accarezzando il volto stanco appoggiato sopra le sue ginocchia «Certo che lo sono. William.»

 

CAPITOLO 17

 

«Non abbiamo tempo.» La voce della fanciulla eterea tradiva un’emozione che non si sarebbe potuta attribuire al suo volto impassibile.

Passing abbassò la testa con fare sconsolato, scuotendola lentamente.

«Se non agiamo subito non avremo il tempo neppure di far uscire Buffy e credetemi… è meglio salvare almeno uno dei due prima che non si salvi nessuno…»

Le parole della sua padrona entravano nella sua mente provocando il vuoto.

Non riusciva neppure più a crederci.

Era tutto finito. La sua missione era fallita.

Per caso o per colpa, nemmeno lui riusciva a capirlo.

«E se le dicessimo di regalargli qualcosa non appena esce da lì, sono sicura che Buffy non rinuncerebbe per nulla al mondo a… » «No.» la voce della sua padrona gli era sembrata anche troppo perentoria «Mi dispiace, ma purtroppo l’incantesimo che stiamo per fare non è ripetibile. Abbiamo aspettato anche troppo, fra poco le condizioni non saranno più favorevoli e allora tutti i nostri sforzi sarebbero vani. E noi questo non possiamo permettercelo…»

Passing vide il volto di Selene sparire per un istante dietro i lunghi capelli bruni al fine di nascondere la disperazione che stava nascendo dentro di lei e che la divorava ogni secondo in maniera sempre più evidente. Vedere una persona in televisione non era come conoscerla dal vivo, e perderla… dio, poteva soltanto immaginare come potesse sentirsi ora nell’udire continuamente quelle parole prive di speranza riempire la sua camera, sapendo di aver contribuito, anche se inconsciamente, alla distruzione delle loro vite. Al compimento del disastro. Oh, beh, nemmeno lui era senza colpa, questo era chiaro. Avevano commesso fin troppi errori, tutti loro e lui era in cima alla classifica. Ma aveva sempre sperato ingenuamente che alla fine tutto si sarebbe sistemato come e meglio di prima… alla fine.

Ora capiva che non ci sarebbe mai stata una fine.

Non come lui se l’era immaginata almeno…

Il cerchio si stava chiudendo e Spike come al solito ne stava pagando le conseguenze. Si erano illusi di poter fare la differenza, di poter salvare un uomo coraggioso senza preoccuparsi di quello che stavano facendo, del rischio a cui potevano andare incontro coinvolgendo altre persone. Ed ora non c’era più niente da fare. Il gioco era finito, la partita si stava concludendo. E per quanto loro potessero piangere e urlare, gridare magari e imbrogliare le carte come non mai, tutto quello che avrebbero portato a casa sarebbero stati soltanto un poco di ricordi in più e tante false speranze.

 

«Coraggio. E’ tempo di iniziare…»

 

 

«Certo che lo sono… » Buffy si fermò un attimo scostandogli i corti capelli chiari dalla fronte. Non le sembrava vero di averlo ritrovato. Di poterlo rivedere, anche se sapeva che sarebbe stato solo per poco tempo «Sono venuta qui per te Spike… per riportarti indietro, da noi, nel tuo mondo…» «Non saresti dovuta venire» Non esattamente la reazione che si aspettava. E nemmeno il tono di voce era quello adatto: sembrava fatto più per rimproverarla che per ringraziarla… Sentì i muscoli del vampiro tendersi con l’evidente scopo di rimettersi in piedi e strinse più forte la sua mano mentre, con un ulteriore sforzo, raggiungeva quantomeno la posizione eretta. «Come sei venuta?» le chiese senza nascondere una nota di preoccupazione nella voce «Willow ha fatto un incantesimo… Spike io sono qui per portarti via, con me.» disse, soffermandosi un po’ troppo a lungo prima di pronunciare quelle ultime due parole. Il vampiro la guardò inclinando leggermente il capo da una parte «Stai dicendo sul serio?» Buffy gli sorrise «Certo che dico sul serio…»

«Beh, tecnicamente questo non è esatto!» 

La voce del demone, tagliente quanto inopportuna, aveva riempito nuovamente quel luogo inospitale. La cacciatrice alzò la testa di scatto «Smettila tu, stai zitto! Mi avevi detto che avrei potuto parlargli prima di rispondere!» «Buffy, cosa sta…» chiese Spike, ma la ragazza lo zittì con un gesto secco. Il demone sorrise, riassumendo le sue sembianze «Ho detto che avresti potuto parlargli, non che avresti potuto raccontargli un sacco di frottole» Spike strinse un po’ più forte le dita tese della ragazza «Buffy – sussurrò – cosa sta cercando di dire? C’è qualcosa che non mi hai detto?» «Nulla» lo calmò lei allungando una mano verso di lui, ma Spike fece un passo indietro rifiutando quel contatto «Buffy…» «Non ti devi preoccupare, è tutto a posto» La risatina del demone riecheggiò nella caverna umida.

«Devo ammetterlo, siete proprio divertenti!» «Non c’è niente da ridere! – esclamò Buffy voltandosi di scatto – Niente, hai capito!» Un’altra risata, molto più sonora della prima. «Ma è così buffo… - riprese il demone trattenendosi a stento – nemmeno vi accorgete di quanto siete patetici? Lui: innamorato cotto dell’unica persona sulla faccia della terra che dovrebbe solo temere e tu Cacciatrice, tu che dovresti solo ringraziarmi per averti alleggerito di uno dei tuoi tanti compiti, tu che per un anno intero lo hai usato senza pietà, che hai preferito correre fuori da quella grotta piuttosto che strappargli quel famoso medaglione dal petto, proprio tu che neanche otto ore fa l’hai minacciato di morte, adesso sei lì a cercare di trattenere le lacrime come una liceale quando viene lasciata dal suo primo amore…» «Lascia il passato dove deve stare!»

Il demone sorrise, mettendo in mostra i lunghi denti affilati «Hai ragione William, il passato è passato. Ma sai, a volte non è poi così slegato dal presente come si vorrebbe… vero, Cacciatrice? E’ tutta questione di presente… o di passato…» Spike poté sentire il corpo di Buffy irrigidirsi impercettibilmente alle parole di scherno del demone, ma diventare di ghiaccio nel momento in cui l’ultima frase prese consistenza nella sua mente. «Buffy?» «Spike…» calde lacrime rigavano ora il viso stanco della ragazza mentre si stringeva con forza contro il suo petto, nascondendo il suo cuore e la sua mente alle parole crudeli del demone «Spike, io ti amo. Credimi stavolta. Io ti amo…» «Lo so piccola… -  disse lui ponendo un delicato bacio sopra la sua testa – ora lo so. Sono stato uno stupido a non crederti prima…» poi, rivolto al demone «Cosa le hai chiesto per portarmi fuori da qui?»

Buffy alzò la testa verso gli occhi chiari del vampiro che ora squadravano l’essere infernale come se non avessero nulla da temere nel rivolgersi così a qualcuno che teneva in scacco la sua stessa vita. Il giovane cominciò a sorridere, portandosi la mano vicino alla bocca e aspirando una boccata di fumo denso dall’immancabile sigaro che si era portato appresso. «La cosa sta in questi termini: – spiegò – Buffy non potrà più lasciare l’inferno. E’ scesa qua sotto di sua spontanea volontà e quindi non c’è modo per cui possa uscirne, anche se purtroppo io non potrò assolutamente farle niente. D’altro canto, venendo qui lei ora ha la possibilità di tirarti fuori da questo posto, facendoti ritornare dai suoi amici» Spike si lasciò andare ad un sorrisetto di scherno «La bontà è proprio il tuo forte vedo. E tu, cos’è che le avresti proposto?» «Davvero non te lo immagini?» Spike fissò per un attimo il volto sorridente del demone non sapendo decidersi su quale delle mille frasi che gli vorticavano nel cervello usare per farsi dire che cosa diavolo aveva in mente, ma la voce calda di Buffy gli fermò le parole in gola ancor prima che potesse pensare di pronunciarle «Mi ha proposto Angel…»

 

Spike si lasciò andare ad una risatina sarcastica «Angel? Davvero ti ha proposto Angel? Il grande eroe in sostituzione del sottoscritto? Cavolo, ma allora devo essere davvero diventato importante!» Buffy lo guardò allibita «Spike… ma… hai capito quello che ti ho detto? Lui… lui mi ha detto che vuole Angel! Angel capisci? Probabilmente ha intenzione di usare qualche sporco trucco per farlo ritornare Angelus e…» «Calmati» «Calmarmi? Come posso calmarmi?! Ho visto quello che è successo dopo che te ne sei andato da casa mia. Non era Angel quello che ha cercato di aggredirti poco prima che tu decidessi di distruggere il cristallo di Selene! Sai cosa significa questo? Significa che lui ora ha a disposizione il Flagello d’Europa e se io gli concedo Angel nessuno sa che cosa potrebbe» «Ehi dolcezza…» Spike le sorrideva sereno, lasciando che lei si immergesse nei suoi occhi chiari per donarle quel poco di forza di cui ancora disponeva. Di cui ora lei aveva bisogno. «Il mondo è sopravvissuto ad Angelus per più di cent’anni, potrà farlo ancora per qualche mese non credi? E comunque, non è questo il punto…» La ragazza lo guardò spalancando gli occhi «Ah no? E qual è?» Spike sorrise dolcemente posandole una mano sui capelli biondi, scostandoglieli dal volto «Il punto è, Buffy, che io non ho nessuna intenzione di lasciarti. Non questa volta. » Una lacrima rotolò per la guancia della cacciatrice fino a ricadere sul freddo pavimento di roccia. «Spike…» «Sch… Non dire niente. So quello che faccio. Vivere senza di te, semplicemente non avrebbe senso. Senza contare che sono sicuro che insieme troveremo il modo di uscire da questo schifo di posto» E poi non ti lascerei mai da sola con Angel, ma questo preferì non dirglielo perdendosi invece nel dolce calore del corpo di lei che si abbandonava contro il suo petto.

 

L’applauso del demone infernale risuonò forte e limpido alle loro spalle.

«Ma bravi! Complimenti non c’è che dire. Davvero una bella scenetta commovente, con buoni propositi e tutto il resto… peccato che il protagonista maschile si stia dimenticando una piccola quanto fondamentale… cosuccia! » Buffy sentì il corpo del vampiro accasciarsi con un gemito sotto le sue stesse mani prima di ritrovarsi, nemmeno lei sapeva come, imprigionata contro la parete di roccia da un’ invisibile barriera magica. «Spike!»

Il demone avanzava verso di lui con passo deciso parlando così forte da farsi sentire da entrambi «Cosa ne dici cacciatrice? Qual è la cosa peggiore che può capitare a un vampiro eh? Tu dovresti essere un’esperta…» «Lascialo andare!» gridò Buffy mentre guardava con orrore le mani di Spike lottare nel disperato tentativo di liberarsi dalla morsa ferrea e implacabile del demone che si stringeva sempre di più attorno alla sua gola «Il discorsetto che hai fatto prima a Buffy è stato davvero divertente ma non ti stai dimenticando per caso che da quando sei morto, per la salvezza del mondo  tutto il resto, tu mi appartieni?» «Buffy…» il demone sorrise ironico prima di aumentare la presa attorno alla gola del vampiro «Bella risposta Spike, ma non quella che avrei voluto sentirti dire…» L’impatto contro il muro fu fortissimo, Buffy si meravigliò di non averlo quantomeno sentito gridare. Spike si rialzò in piedi, asciugandosi il rivolo di sangue che aveva cominciato a scorrergli lungo la fronte. Il demone avanzava verso di lui minaccioso «Non puoi fare nulla per impedirmi di vincere William. La cacciatrice resterà comunque nelle mie mani qualunque cosa tu faccia, e riguardo al tuo futuro… beh, credo che forse dovresti deciderti a lasciare le love-story ai vivi. Qui non c’è più niente per te, te lo dico da amico.»

Buffy si scagliò un’ultima volta contro la barriera invisibile ottenendo come unico risultato di finire sbalzata nuovamente contro il muro della caverna. «Spike!» Ora basta, doveva fermarlo! A qualunque costo! Vide gli arti possenti del demone infernale colpire ripetutamente il corpo stremato del vampiro. Una. Due. Tre volte lo vide tentare di rialzarsi prima che l’uomo ricominciasse a percuoterlo senza sosta, gridandogli che voleva sentirlo implorare di smetterla, che doveva pregare la sua cacciatrice, che poteva uscire di lì se solo si sforzava. Che non avrebbe resistito ancora per molto.

Buffy sentì il sapore salato delle sue stesse lacrime bagnarle le labbra.

Non poteva lasciarlo lì. Lasciare che gli facessero questo. Che lo torturassero senza tregua, a gesti e a parole. Ancora una volta.

Non poteva.

E non voleva.

«Fammi parlare con lui!» Il demone si voltò annoiato verso la ragazza accennando ad un sorriso di scherno «Ti ho già fatto parlare con lui, cosa vuoi il remake? Sai cosa devi fare se vuoi aiutarlo. Non è difficile… devi solo dirmi che» «Voglio parlare con Angel!»

 

Il demone sorrise compiaciuto.

«Ti accontento subito…» disse, mentre tendeva una mano verso la chioma bionda della cacciatrice per stabilire un contatto.

Buffy lasciò che la mano del demone scivolasse lenta sulla sua fronte e sul suo volto, chiudendo la mente a tutto. A Spike che le gridava di non farlo, agli occhi scuri di Angel che la guardavano sperduti, al dolore del suo cuore che si spezzava sapendo che fra poco avrebbe perso un amico…

Ma presto lui sarebbe stato libero.

Il resto non doveva avere importanza.

All’improvviso una luce bianca comparve alle spalle della ragazza infrangendo la barriera magica che la teneva prigioniera.

Buffy si coprì istintivamente il volto, correndo a cercare riparo tra le braccia del vampiro che guardava attonito la bianca apertura luminosa. Spike strinse più forte a sé la sua cacciatrice. Non l’avrebbero presa. Qualunque cosa fosse successa non l’avrebbero portata via da lui. Ma la sua sorpresa fu grande quando si accorse che dal passaggio magico che continuava ad aprirsi davanti ai suoi occhi, non usciva la voce di un qualche spaventoso essere infernale, ma quella piacevolmente nota di una ragazzina umana che aveva avuto lo strano piacere di conoscere non molto tempo prima…

«Selene…»

«Spike! Buffy!» gridò lei premendosi forte le mani sulle orecchie in modo da contrastare il frastuono che regnava intorno al portale dall’attimo in cui era stato aperto. Di sottofondo, le voci delle cacciatrici impegnate nel rituale si sovrapponevano le une alle altre sovrastando, a tratti, il forte rumore e la voce perentoria e decisa di una strega dai capelli di fuoco che Spike fu ben felice di vedere nuovamente all’opera.

«Spike!» Selene lo chiamava con un tono di pura urgenza nella voce. «Spike… Ascoltami bene, non abbiamo molto tempo!» il vampiro strinse un po’ più forte la mano di Buffy nella sua prima di rispondere, lo sguardo fisso nel portale che diventava ogni istante più luminoso. Dietro di loro il demone infernale che si era divertito fino a quel momento aveva cominciato a gridare in una lingua del tutto incomprensibile, forse con lo scopo di ostacolare l’incantesimo ormai in atto.

«Ti ascolto. Dimmi tutto dolcezza…» Selene prese un profondo respiro prima di continuare, premendosi ancora più forte le mani sulle orecchie ormai rosse.

«Ascoltami bene: devi lasciare andare Buffy. Abbiamo trovato un modo per riportarla indietro…»

Buffy spalancò gli occhi verdi scuotendo il capo convinta. Selene continuò a rivolgersi al vampiro biondo.

«Ascoltami Spike, è l’unico modo…»  «E lui?!» urlò Buffy cercando di sovrastare il rumore assordante che proveniva dal portale «Lui quando uscirà da qui?» Selene chinò la testa avvilita. Quando riprese a parlare la sua voce sembrò fredda e dura, persino per le orecchie più sensibili del vampiro «Spike, lasciala andare. Fa in modo che si salvi almeno lei…» Alle sue spalle il demone infernale rideva con gusto ricordandole di quanto sarebbe stato facile per lui spezzare il suo amato vampiro ora che lei se ne andava definitivamente.

Buffy guardò sconvolta al di là del portale. Le stavano chiedendo di mollare tutto. Di nuovo. Di lasciarlo lì… La cacciatrice non sapeva cosa pensare. Se avesse parlato con Angel probabilmente il demone infernale avrebbe fatto uscire Spike, ma questo significava anche che avrebbe volontariamente condannato una persona a cui voleva bene al tormento eterno.

Le parve di sentire in sottofondo le parole che le aveva rivolto poco prima dell’inizio del rituale “Non ti mentirò Buffy, a me William non  mai piaciuto. E’ sempre stato un tipo irriverente, violento, fastidioso, un attaccabrighe di prim’ordine. Ma era anche un inguaribile romantico. E’ sempre stato pronto a sacrificare tutto, persino sé stesso per le cose che riteneva davvero importanti. E tu ora devi fare lo stesso. Se veramente ti fidi di lui, se veramente lo ami… allora devi essere pronta a rinunciare a tutto quello che hai per salvarlo. I tuoi amici ti capiranno. E io sarò il primo a sostenerti, qualunque cosa sceglierai di fare”

«Buffy!» Selene la chiamava con urgenza tendendo una mano nella sua direzione. «Fai in fretta ti prego! Non riusciremo a tenerlo aperto ancora per molto!»

Buffy si voltò verso Spike in piedi al suo fianco.

No.

Non poteva pensare di accettare lo scambio con Angel, né con chiunque altro le fosse stato proposto. Ma non poteva nemmeno lasciarlo lì.

«Io rimango!»

«Buffy sei impazzita?!» gridò Selene dall’altra parte del portale sovrastando per un secondo le rumorose litanie delle streghe alle sua spalle. Spike guardò Buffy dolcemente «Non sai cosa stai dicendo tesoro…» La cacciatrice si voltò risoluta «So cosa dico. Io non ti lascio. Troveremo un modo per uscirne. Insieme. Te lo prometto. Ma non posso pensare di lasciarti qui da solo. Di perderti. Di nuovo…» Il vampiro deglutì a fatica cercando il coraggio per ricacciare indietro le lacrime. Poi, con la forza della disperazione si avvicinò a Buffy e le diede un bacio.

Lungo, profondo, intenso.

Per poi staccarla da sé con forza e gettarla nel portale.

Buffy lo guardò attonita.

Di fronte a lei il vampiro la osservava deciso cercando persino di sorridere. «Mi dispiace amore, ma era l’unico modo per vincere la tua cocciutaggine…» Buffy sentì il suo corpo come avvolto da una potente energia luminosa «E poi non era così che doveva finire…» La cacciatrice stava scomparendo. Presto il rituale si sarebbe concluso, separandoli per sempre…

All’improvviso Selene si rianimò precipitandosi ad un lato della stanza. Afferrò velocemente uno strano oggetto irregolare e lo mise insieme con gli altri. Il claddag e la lettera.

Passing si precipitò verso di lei allontanandola dalla barriera magica che racchiudeva i tre oggetti mentre le litanie delle streghe aumentavano sempre più d’intensità

«Ma dico sei impazzita?! Stai rischiando di mandare a monte tutto lo sai?!»

«Spike salta dentro!» gridò imperterrita

«Spike ormai è perduto, lo sai benissimo. E ora forse per colpa tua perderemo anche la cacciatrice!»

«Spike non ascoltarlo, SALTA DENTRO! Fai come ti dico, SALTA DENTRO, FIDATI!»

«Ma insomma Selene!»

«Lasciala stare…»

La voce angelica della sua padrona gli arrivò chiara e limpida anche in mezzo a tutto quel frastuono assordante. Il demone si voltò nella direzione del portale. Vampiro e cacciatrice aspettavano la fine di tutto abbracciati l’uno all’altra come se la loro vita dipendesse solo da quello, incuranti delle minacce del demone infernale dietro di loro. «Resistete ancora un attimo…» . Passing si voltò verso la ragazza che aveva appena parlato vedendola sorridere. Anche la sua padrona sorrideva ora, chiudendo gli occhi con un’espressione di pura estasi dipinta sul volto.

«Adesso!» ordinò, mentre un lampo di luce dorata metteva fine definitivamente all’incantesimo.

 

CAPITOLO 18

 

Fresco.

Niente a che vedere con il suo precedete risveglio.

Profumo di cuoio e di erba appena tagliata.

Sapore di sale sulle labbra e gocce di rugiada sulla pelle.

Era da tempo che non si sentiva così bene, anche se non sapeva bene come o perché…

Si mosse appena, stropicciandosi gli occhi.

Accanto a lei una mano premurosa le scostò i lunghi capelli biondi dalla fronte posandovi un piccolo bacio.

Buffy sorrise. Avrebbe riconosciuto le sue labbra tra mille. Ma non credeva che ce ne sarebbe stato bisogno.

«Spike…» lo chiamò la cacciatrice attirandolo a sé per baciarlo più intensamente «Ti amo...»

«Anche io Buffy…. Ma temo che dovremo rimandare il nostro momento speciale a più tardi, abbiamo degli spettatori…» sussurrò sorridendole dolcemente e scostandole una ciocca ribelle dalla fronte.

Buffy aprì lentamente gli occhi.

Attorno a lei la forte luce della luna illuminava i visi sollevati dei suoi amici, vecchi e nuovi, e del demone Passing che tanto aveva cercato di aiutarli.

«Ma dove siamo?» chiese stupita rendendosi conto di non essere in un luogo chiuso ma di stare al contrario sdraiata sull’erba con la testa comodamente appoggiata contro il petto di Spike.

Il signor Giles fece un passo avanti pulendosi come al solito gli occhiali nervosamente.

«Sei sul bordo del cratere di Sunnydale, poco lontano dal cimitero, nello stesso punto dove sono stati riportati qui Spike e Selene» «Buffy noi… - cominciò Xander avvicinandosi impacciato – siamo molto felici di riaverti qui…» «Di riavervi qui!» lo corresse Andrew sbucando fuori da un cespuglio lì dietro e facendosi largo tra le ragazze attonite fino ad arrivare esattamente davanti a loro «Sono così felice di riavervi entrambi qui ragazzi… Non potevo sopportare l’idea di non rivedervi più… sono quasi commosso…» e dicendo questo cominciò ad allontanarsi correndo verso casa con una mano premuta sopra la faccia. «E’ davvero un caso senza speranza!» commentò Astrid alzando gli occhi al cielo «meglio che vada a tenerlo d’occhio prima che combini qualche disastro… Ah, ragazzi – disse strizzando un occhio poco prima di incamminarsi verso casa – è un piacere riavervi con noi.»

Buffy rimase un attimo a seguire le sagome dei due giovani che si allontanavano. Non sapeva perché ma aveva uno strano presentimento riguardo a quei due…

«Ehm, Buffy…» Giles era tremendamente serio «Io… noi ti dobbiamo delle scuse. Io e Xander soprattutto…» la cacciatrice li guardò sorpresa «Non credo che le dobbiate a me» rispose. Spike la guardò stupito: la cacciatrice che parlava di loro davanti a tutti i suoi amici senza offenderlo… se quello era un sogno non aveva nessuna maledetta voglia di svegliarsi…

«Io… sì, insomma noi… ecco…» Xander balbettava evidentemente in imbarazzo «Noi ti chiediamo scusa» concluse per lui il signor Giles inforcando maldestramente gli occhiali e cercando subito con lo sguardo qualcosa di meno imbarazzante su cui puntare la sua attenzione. Spike sorrise compiaciuto «Non lo so Rup… magari se tu e Xander vi metteste a declamare le vostre scuse ballando…» «Oh, ma per piacere!» sbottò l’osservatore girando sui tacchi e dirigendosi speditamente verso casa.

“E fuori tre” pensò il vampiro contando mentalmente altre dieci persone in piedi davanti a loro.

Se gli andava bene ci avrebbero impiegato almeno un altro quarto d’ora a scusarsi tutti. Stava giusto pensando ad una battuta ad effetto che li facesse correre via tutti insieme scandalizzati quando il demone Passing si fece avanti tendendo un piccolo bigliettino ripiegato verso il vampiro.

«Questo è da parte di Selene. Lei, per ovvi motivi non è potuta venire, ma prima che io me ne andassi mi ha pregato di portarti questo. Da parte mia posso dirvi solo che sono contento che alla fine ce l’abbiate fatta. Entrambi… E che adesso cercherò di farmi perdonare per tutto il casino che ho combinato convincendo tutte queste simpatiche ragazzine a tornarsene al più presto verso casa lasciandovi finalmente un po’ da soli. E s’incamminò a passo spedito sospingendo le giovani, sia a gesti che a parole, nella direzione delle macchina ancora parcheggiate sul prato.

Spike ripose il biglietto nella tasca del soprabito senza nemmeno aprirlo.

«Lo devo prendere come un segreto pericoloso per il nostro rapporto?» scherzò Buffy

«Solo come qualcosa che voglio rimandare ad un momento un po’ più tranquillo» rispose lui e la baciò con trasporto. Buffy si staccò da lui ansimante «Sarà meglio andare a casa adesso: gli altri potrebbero preoccuparsi non vedendoci tornare…» «Mmm… dì la verità che dopo tutta questa faticata hai solo voglia di un bel bagno caldo» «No!» esclamò lei scandalizzata «Ho voglia anche di un bel vestito pulito, di un paio di scarpe comode, di una bella mangiata e di un vampiro biondo disteso nel mio letto pronto ad esaudire ogni mio più recondito desiderio…» Spike alzò un sopracciglio in modo malizioso «Sicura di non avere un po’ troppe pretese amore?» «Assolutamente.» Buffy lo baciò di nuovo poi si alzò tendendogli la mano «Vai pure avanti, io ti raggiungo tra poco» «Ma…» cercò di obiettare Buffy «Devo sistemare un’ultima cosa prima, lascia detto a qualcuno di lasciarmi qui un’auto, tornerò il prima possibile. E poi così avrai tutto il tempo per preparare ogni cosa prima del mio rientro: non sei la sola qui ad avere voglia di essere viziata sai?» La cacciatrice lo guardò sorridendo «ok» disse soltanto correndo subito dopo dai suoi amici che stavano già partendo.

 

Spike la guardò correre via di corsa.

Ad un tatto si trovò a pensare che nella sua vita stava per cambiare di nuovo tutto: ora sarebbero stati una coppia… forse un po’ eccentrica… ma una coppia con la C maiuscola, esattamente come lo era stato lui con Dru, Angelus con Darla, Willow con Tara e la sua Buffy con…

«Angel!» gridò il vampiro alzandosi in piedi e sistemandosi alla meno peggio la lunga giacca di pelle tutta spiegazzata.

«Angel vieni fuori di lì: sono stufo marcio di dover sentire il tuo odore a meno di due metri dal mio naso!» il vampiro fece capolino da dietro una quercia squadrando il biondo davanti a lui dall’alto al basso «William. Che piacere rivederti.» disse, con un tono tutt’altro che amichevole. Spike gli si parò davanti squadrandolo con aria maliziosa «Ehi, se vuoi un mio ritratto autografato da mettere sul comodino per me va bene, ma la nostra storia… sapevamo che non sarebbe potuta durare…»

«Non ero io quello contro cui hai combattuto, lo sai vero?» chiese Angel serio

«Me ne hanno informato»

«Sai anche che lei non c’entra niente con il ritorno di Angelus?»

«Sì. So anche questo»

«Bene».

Angel si allontanò da lui cominciando a camminare nella notte.

«Angel?» «Sì?» «Che cosa farai adesso?»

Il vampiro si voltò di nuovo verso il ragazzo in piedi nel mezzo della distesa erbosa «Non lo so – disse con un’alzata di spalle – penso che continuerò a darmi da fare nella periferia di Los Angeles. É il mio compito, non trovi?» «Penso di sì» «Bene. – disse ricominciando a camminare lentamente - Non farla soffrire d’accordo?» Spike annuì

«Ah… Angel…» «Sì?» «Se avessi bisogno di una mano, nella periferia intendo, conta pure su di noi». Il vampiro sorrise senza voltarsi «Grazie» disse in un sussurro e sparì.

 

Spike era davanti alla porta di casa Summers, il biglietto di Selene ancora chiuso, stretto saldamente tra le dita. Lo aprì delicatamente. Al suo interno poche parole, scritte in una calligrafia sottilissima, recitavano

 

 Come hai visto non ho seguito per niente il tuo consiglio. Ne sono felice.

 Spero di poterti rivedere un giorno.

 Mi mancherai                                                                   Selene

 

Il vampiro afferrò saldamente la maniglia della porta tra le dita rimettendosi in tasca il minuscolo biglietto. Dal piano di sopra proveniva il lieve rumore di una vasca da bagno che si svuotava e un leggero profumo di lavanda si spandeva in tutta la casa.

Spike sorrise felice aprendo la porta.

La sua nuova vita aveva inizio.

 

Nella sua camera da letto intanto Selene stava rimuginando su come avrebbe potuto spiegare ai suoi amici il fatto di non essersi fatta vedere per ben tre giorni consecutivi e su come avrebbe fatto, così su due piedi, a riprendere la sua solita vita normale dopo tutto quello che le era capitato. Dietro di lei, la fanciulla eterea invocata da Passing fluttuava ancora in mezzo alla stanza con la stessa espressione beata che aveva avuto fino a poco tempo prima del rituale. La ragazzina si chiedeva cosa stesse aspettando ad andarsene: in fondo la loro avventura era finita no? Buffy e Spike si erano salvati entrambi, Passing aveva preferito rimanere in una realtà un po’ più affine alla sua natura di demone e quindi, almeno dal suo punto di vista, le cose potevano dirsi concluse nel migliore dei modi.

«Hai fatto bene a gettarlo dentro.»

«Cosa?» chiese Selene stupita

«Il pezzo della pietra tombale di Spike. Se tu non l’avessi fatto ora lui sarebbe ancora intrappolato all’inferno e io non avrei saputo in quale altro modo farlo uscire…» «Sì, beh – rispose Selene con un’alzata di spalle – è stata pura fortuna accorgersene. In fondo nessuno aveva pensato che l’unico regalo che Buffy aveva fatto a Spike era qualcosa che non c’era più…» «Avrebbe funzionato lo stesso sai?» Selene la guardò sorpresa «Parlo dell’incantesimo. Avrebbe funzionato anche se se tu non ti fossi ricordata della rimozione del chip: poco prima di uscire Buffy aveva deciso di rimanere all’inferno, rinunciando alla sua stessa vita. L’incantesimo non poteva non funzionare…»

«Hai ragione» ammise Selene annuendo, poi con tono estremamente serio «Dimmi… cosa faremo adesso?» la fanciulla eterea sorrise «Ritorniamo alle nostre vite. In fondo questo è solo un meraviglioso inizio… e poi ho deciso di essere buona con te e di permetterti di rivederli, una volta ogni tanto…»

«Come?» chiese Selene saltando in piedi stupita. La fanciulla rise di gusto «Tu gli assomigli sai? Per certi versi molto più di quanto non immagini…» «Sì, ma come farò a vederli?» «Chiedilo a Passing…» rispose lei.

Tutto ad un tratto una forte luce rossa apparve al centro della stanza prendendo a poco a poco la strana forma del demone grigiastro dalla lunga tunica verde.

«Passing!» gridò Selene gettandoglisi al collo contenta

«Ma non avevi detto che saresti rimasto dall’altra parte per sempre?»  «Sì, beh… Sono cose che si dicono piccola…» disse lui ricambiando l’abbraccio e sussurrando all’orecchio della sua padrona «Se hai bisogno di mandarmi da qualche parte per me va bene, ma niente più bocche dell’inferno è chiaro? Non avrei mai pensato di rimpiangere così tanto la mia vita da gatto di casa…» La fanciulla annuì sorridendo prima di svanire lentamente in una fioca luce dorata.

«Arrivederci!» gridò Selene con quanto fiato aveva in gola sperando di farsi sentire. Poi si rivolse al demone con un bel sorriso stampato sulle labbra «Allora… raccontami tutto: come è stato il risveglio?»

 

Non aveva ancora finito di parlare che il trillo leggero del campanello la costrinse ad andare a vedere chi ci fosse alla porta.

«Selene… Selene sono io… potresti aprirmi un attimo, sono venuto a vedere come stavi…» la ragazza si voltò verso il demone allibita «É… é…. é Luca!» balbettò indicando la porta e chiedendosi mentalmente se i piani del destino potessero essere rimasti gli stessi anche dopo tutto quello che avevano combinato… «Passing, cosa devo fare?» «Beh, non puoi lasciarlo lì fuori tutto il giorno» «Ma… ma se ti vedesse?» «In questo caso forse è meglio che voi andiate a fare un simpatico giretto nel parco allora. L’estate è così invitante, non è il caso di chiudersi in casa…» Luca bussò di nuovo alla porta. «Oh cielo! Passing aiutami per favore… come… come sto?» chiese lei aggiustandosi alla meno peggio la maglietta azzurra «Sei una favola. E adesso non farlo più aspettare!» esclamò il demone dandole una leggera spinta in direzione della porta. Selene appoggiò una mano sulla maniglia di ferro. Prese un lungo respiro. In fondo stava per andare in contro al suo destino e… per una volta le sembrò di essere sicura che tutto non sarebbe potuto andare meglio di così.

Aprì la porta.

«Selene, finalmente. Non ci speravo quasi più. Come mai non sei più uscita? È successo qualcosa?» «Nulla a cui non abbia anche posto rimedio non ti preoccupare. Ti va di fare due passi?» Luca annuì. «E tu? Come ve la passate nel gruppo?» chiese cominciando ad avviarsi lentamente per il vialetto con il ragazzo al suo fianco. Dalla finestra della camera da letto un gatto dagli occhi verdi li guardava soddisfatto. «Beh non c’è male sai… a parte Lisa che ha cambiato di nuovo ragazzo e Daniele che da qualche tempo ha una certa ossessione per la porcellana…» «La porcellana?» «Sì – rise Luca- pensa che sembra averne persino paura. Come se avesse una specie di fobia, chissà cosa gli è preso… Selene…» il tono del ragazzo ora era diventato tremendamente serio «C’è… c’è una cosa… beh è una cosa un po’ privata di… di cui volevo parlarti da un po’ di tempo…» Selene sorrise felice alzandosi sulle punte e baciando il ragazzo a fior di labbra. «Non ti preoccupare, la so già…» sussurrò.

In fondo era contenta che tutto quello che le era capitato, fosse capitato proprio a lei…

 

THE END