SHARE
THE LONELINESS
Di
Eugeal
Giles e` rimasto da solo dopo la morte di tutti i suoi amici e l'unica sua
ragione di vita e` la vendetta contro i vampiri. Ma c'e` qualcuno che veglia su
di lui.
***
L'uomo
chiuse gli occhi e si gettò in avanti a braccia tese, stringendo disperatamente
il paletto, certo di morire entro pochi secondi. La punta acuminata incontrò
resistenza solo per un attimo, poi Giles si sentì avvolgere da una nuvola di
cenere e cadde pesantemente a terra.
Allentò
la presa sul paletto che gli aveva salvato miracolosamente la vita e rimase in
ascolto ad occhi chiusi, il viso appoggiato sul pavimento di marmo gelido.
Niente.
Nessun
rumore infrangeva il silenzio della notte, nulla lasciava presagire la presenza
di altri vampiri, ma Giles rimase immobile, disteso sul pavimento.
Non
sarebbe riuscito a muoversi nemmeno volendolo, la lotta contro i vampiri lo
aveva prosciugato di ogni energia, e ora si sentiva sfinito. Aprì debolmente
gli occhi, lasciando vagare lo sguardo sulla polvere che copriva la sua mano e
il pavimento intorno a lui, tutto ciò che restava del vampiro che lo aveva
quasi ucciso, e li richiuse subito, abbandonandosi alla sonnolenza che lo stava
invadendo.
Si
svegliò solo a giorno inoltrato, tremando per il gelo che gli era strisciato
nelle ossa mentre dormiva sul pavimento gelido, e si rialzò a fatica,
indolenzito e sofferente.
La
vista gli si annebbiò per un attimo dopo essersi alzato in ginocchio e Giles
respirò a fondo, cercando di non perdere i sensi. I vampiri lo avevano colpito
duramente e una ferita alla testa gli faceva pulsare dolorosamente le tempie,
ma sarebbe sopravvissuto anche questa volta, si disse quasi con rammarico.
Lentamente
si alzò in piedi, continuando a respirare profondamente per scacciare il senso
di nausea che lo assaliva a ogni movimento, e mosse qualche passo fino a
raggiungere il muro della stanza deserta. Vi si appoggiò con tutto il peso,
socchiudendo gli occhi nella luce del sole che filtrava dai vetri sporchi del
castello e con un misto di sollievo e di angoscia fu certo di essere solo.
Solo.
Quella
parola era la sua salvezza e la sua condanna, si disse con un sospiro,
riprendendo a muoversi a fatica verso la porta.
Fuori
il sole era caldo e splendeva luminoso in un modo che gli sembrò quasi innaturale:
com'era possibile che una giornata tanto bella potesse seguire alla notte da
incubo a cui era appena sopravvissuto?
Giles
guardò l'auto parcheggiata sull'erba, ma non si avvicinò ad essa: il pensiero
di guidare gli sembrava quasi assurdo, non pensava che sarebbe riuscito nemmeno
a mettere in moto la macchina nelle condizioni in cui si trovava.
La
luce intensa gli feriva gli occhi, facendogli peggiorare il mal di testa e
Giles si diresse verso l'ombra degli alberi del parco, cercando un po' di sollievo
sia alle sofferenze del suo corpo che al tormento che gli divorava l'animo.
Un
laghetto dalle acque chiare scintillava ai raggi del sole che filtravano tra le
fronde degli alberi e Giles si concesse qualche minuto di riposo, lasciandosi
scivolare a sedere sull'erba umida di rugiada. Immerse una mano nell'acqua
gelida e si sciacquò il viso, lavando via le tracce di sangue secco e la
polvere rimasta dopo il combattimento con i vampiri.
Si
sporse a specchiarsi nell'acqua, stupendosi come sempre di non essere poi
cambiato molto nonostante tutto quello che era successo da pochi mesi a quella
parte: era sempre lo stesso di sempre anche se dentro di sè si sentiva più
vecchio di centinaia di anni e più stanco, troppo stanco.
Solo
i suoi occhi rivelavano il dolore che lo torturava giorno dopo giorno e che lo
spingeva a cercare e uccidere i vampiri notte dopo notte, usando la vendetta
come unico sostegno e incentivo ad andare avanti.
Dalle
profondità dello stagno affiorarono i riflessi dei volti delle persone che
aveva amato e che erano morte, uccise dai vampiri: Buffy, Xander, Willow,
Anya... e tutti gli altri che aveva conosciuto durante la sua vita di
Osservatore e che erano caduti per quella lotta senza fine.
Una
lacrima scivolò dal suo viso, facendo increspare l'acqua e cancellando quelle
visioni dolorose. Forse stava impazzendo, si disse, forse il senso di colpa e
il dolore di essere l'unico ancora vivo gli stava distruggendo la ragione, ma
in fondo non gliene importava molto.
Prima
o poi la morte o la pazzia avrebbero cancellato il suo tormento, gli avrebbero
donato quella pace a cui anelava da mesi. E allora finalmente avrebbe potuto
riposare.
Il
vampiro biondo attese il tramonto riparandosi nell'ombra della casa, inquieto. Non
appena gli fu possibile uscire senza correre il rischio di bruciare, si diresse
di corsa verso il bosco, dove quella mattina aveva visto sparire Giles.
L'Osservatore non era ancora tornato alla macchina e Spike si chiedeva se gli
fosse successo qualcosa. Corse tra gli alberi, cercandolo ansiosamente e sentì
un'ondata di sollievo nello scorgerlo steso sull'erba accanto al laghetto.
Vivo.
Ogni
giorno, quando sorgeva il sole, Spike tremava per il terrore che Giles facesse
qualche gesto folle mentre lui non poteva fermarlo.
Il
vampiro sedette accanto all'Osservatore addormentato guardando le lacrime che
ancora bagnavano il viso dell'uomo e i lividi che ne segnavano la pelle.
Non
sapeva nemmeno lui perché ci tenesse tanto, ma il pensiero che anche Giles potesse
morire gli risultava intollerabile, forse perché era l'ultima persona oltre a
lui che ancora ricordasse Buffy, l'unico che condivideva con lui il dolore per
la sua morte.
Da
quando la Cacciatrice era morta, Spike aveva iniziato a seguire l'Osservatore
da lontano, facilitando la sua lotta contro i vampiri e cercandolo di tenerlo
lontano dal pericolo senza farsi vedere, ma non era semplice, Giles sembrava
correre rischi inutili sempre più spesso, come se inconsciamente stesse
cercando la morte.
Quella
notte ci era andato vicino, troppo. Se il paletto non avesse centrato per caso
il cuore del vampiro, Giles sarebbe morto e lui, Spike non avrebbe fatto in
tempo a salvarlo.
Fino
ad allora, Spike non si era mostrato all'Osservatore, intuendo che la sua presenza
non avrebbe fatto altro che farlo sentire peggio. Era un vampiro, della stessa
razza di quelli che avevano ucciso la Cacciatrice e i suoi amici e lui stesso
faticava ad accettarlo. Per Giles sarebbe stato intollerabile restargli
accanto.
Ma
ormai non poteva continuare a restare nascosto e proteggerlo da lontano, presto
avrebbe dovuto rivelarsi a lui, il momento di parlargli si stava avvicinando e
non avrebbe potuto rimandarlo ancora a lungo.
Attese
in silenzio.
Giles
riemerse da un sonno inquieto e nel dormiveglia scorse la figura immobile
seduta accanto a lui. Il panico lo invase e di colpo fu completamente sveglio.
Cercò a tentoni il paletto e maledisse la sua imprudenza non trovandolo, doveva
averlo lasciato all'interno del castello.
Tentò
di alzarsi in piedi, ma il vampiro allungò un braccio verso la sua spalla,
costringendolo a restare seduto e in quel momento Giles lo vide in faccia alla
luce della luna.
-
Spike. - Disse, riconoscendolo e la voce gli tremò nel pronunciare quella
parola.
-
Non ti farò del male, Rupert. Non ti agitare. Va tutto bene. - Disse il vampiro
biondo, cercando di dissipare il terrore e la disperazione che vedeva negli
occhi dell'Osservatore.
Giles
lo guardò per qualche secondo, poi si rilassò leggermente, rendendosi conto che
Spike non lo avrebbe ucciso o forse decidendo che non gliene importava nulla.
-
Non vedo come puoi dirlo. - Disse piano, quasi a se stesso.
-
Cosa? Che non ti farò nulla? -
-
Che va tutto bene. - Rispose Giles lasciandosi sfuggire un singhiozzo soffocato.
-
In effetti è uno schifo. - Ammise tristemente il vampiro.
Giles
lo guardò, sorpreso nel vedere che anche Spike aveva gli occhi lucidi.
-
La amavo. - Disse Spike. - Lo so che non ci crederai, ma l'amavo. -
L'Osservatore
non rispose, ma Spike vide le lacrime che avevano ripreso a scorrere sul suo
volto.
Il
vampiro gli strinse la spalla in un gesto di incoraggiamento, ma ritrasse la
mano sentendolo tremare involontariamente sotto il suo tocco.
-
Non farti ammazzare, Rupert. Buffy ti voleva bene, tutti ti volevano bene. Ed è
molto di più di qualunque sentimento abbia mai provato per me. -
Giles
lo guardò senza parlare, non capiva cosa volesse da lui il vampiro, ma il
dolore nei suoi occhi era inequivocabile.
-
Lo so che vuoi vendicarti. - Proseguì Spike alzandosi in piedi e porgendo una
mano a Giles per aiutarlo. - È la stessa cosa che voglio io. Ma non c'è bisogno
di morire per farlo. Lascia che ti aiuti, combattiamo insieme da adesso in poi.
-
Giles
lo guardò per qualche secondo, poi annuì e prese la mano di Spike accettando il
suo aiuto.
-
Sterminiamoli tutti. - Disse, decidendo di dimenticare che anche Spike era un
vampiro, che anche lui apparteneva a quella razza dannata che gli aveva
sottratto ogni affetto e ogni speranza.
Vampiro
ed Osservatore tornarono verso la macchina, l'anima oppressa dallo stesso
identico dolore che però ora sembrava leggermente meno straziante: non erano
più soli.