SWEET HOME
Di FranzJoseph
Timeline: post "Angel: After the Fall" #17
Rating: PG
Genere: Drama
Las Vegas non dorme mai, quello che succede
a Las Vegas resta a Las Vegas, il vero CSI è quello di Las Vegas ... Lorne
detesta i luoghi comuni, sono un andare ad orecchio su una musica mediocre
scritta da altri.
Eppure, nei momenti in cui le anfetamine attenuano i loro effetti, ha la forza di
ammettere che ci sguazza fino al collo, nei luoghi comuni. Replicare tutti i
giorni lo stesso spettacolo, intervallati da un gocciolino per farsi forza,
offrire lo stesso servizio tra paillettes e cocktail, sorridere e dare al
pubblico quello che cerca da lui: legato da un infernale -è il caso di dirlo-
contratto con un magnate locale, è né più né meno come Celine Dion. Con l'unica
differenza che lei non ha ucciso nessuno; solo il buongusto in fatto di gonne,
ogni tanto.
É la vigilia di Natale, e il suo locale non chiude fino alle cinque della
mattina: in realtà non chiude mai, ma per qualche ora messicani e demoni
immigrati illegalmente mettono ordine e puliscono, mentre le lornettese
tornano a casa e lui si va a buttare sul letto per dedicarsi ad incerte ore di
insonnia intervallate da un lungo incubo.
L'incubo
si ripete ogni volta, sempre uguale, proprio come le giornate che trascorre
lavorando al "Temple of truth"; e sì, naturalmente il nome non l'ha
scelto lui ... maledetto marketing: oramai non guarda neppure più i biglietti
da visita che distribuisce, per cercare di evitare anche solo con lo sguardo
quella presa in giro.
In questo eterno ritorno di insonnia, incubo, anfetamina, lavoro, insonnia,
incubo, anfetamina, lavoro, insonnia ... ha perso la mano della situazione, e
più volte ha finito per chiedersi quale sia l'incubo e quale la sua realtà.
Cos'è più vero ? Ascoltare (in eterno ?) persone cantare e meccanicamente dire
loro cosa ha percepito oppure stare vestito come Al Pacino in Carlito’s Way e
sparare nel petto all'uomo, vederlo cadere, e sanguinando, sentirsi chiedere il
perchè di quell'azione, perchè Lorne si è prestato ad ucciderlo proprio quando
iniziava a sentirsi parte di loro ?
Mentre
beve un Margarita gli sembra di vedere con la coda dell'occhio Lindsay lavarsi
le mani dal sangue, mentre si fa la doccia gli pare di sentire il rumore dei
colpi di pistola, quando sale sul palco occhieggia sempre, con terrore, per
assicurarsi nessuno indossi una camicia scozzese.
Vigilia di Natale, ma adesso potrà togliersi il completo e basco a pailettes
rosse (polsini, tasche e visiere in bianco) per andarsene a ... se chi fa dei
sogni sogna, lui probabilmente incuba. Le quattro e mezza, non certo
l'ora delle sue pilloline -che gli danno più gioia della musica- ma forse un
sorso di roba buona ci può stare.
Attraversa
tavoli vuoti e portaceneri pieni di stuzzicadenti e nocciolini di olive, fa il
giro del luccicante bancone, cerca e trova: quel gin andrebbe finito, e allora
neppure stare a cercare un bicchiere.
Beve tutto d'un sorso e mentre vampe e brividi lo squassano sbatte
rumorosamente la bottiglia, vuota, sul piano in acciaio. Gli sembra come di
sentire un rumore in sottofondo ... il fragore del mare, possibile ? No ! Sarà
forse un qualche elicottero che atterra o decolla, oppure c'è qualche problema
ai condotti della ventilazione ... eppure sembrano veramente le onde del mare,
ma a Las Vegas ... sarà un'Apocalisse, si chiede Lorne mentre cerca una sedia,
stringendo la bocca perchè il gin non esca da lì.
Mentre l'elicottero (o è un ascensore affatto silenzioso ?) si avvicina, lui si
lascia cadere pesantemente su una sedia, urtando un portacenere e dei bicchieri
da champagne, inspirando profondamente e al senso di nausea che sale dalla
bocca allo stomaco si aggiunge il fastidio che gli provoca sentire le onde,
sempre più alte, infrangersi sempre più vicine a lui.
Mentre con la destra cerca di slacciarsi la cravatta, la mano sinistra sale a
massaggiarsi tra le corna, maledicendo il barista, il fornitore ed il
produttore di quella robaccia. Le eliche ruotano sempre più veloci, oppure
l'ascensore sale o scende ad ancora maggiore velocità, mentre Lorne trattiene
un ennesimo rigurgito.
Ha
la forza di pensare che sta per vomitarsi tutto ciò che ha bevuto, fumato,
iniettato ed assunto nell'ultimo anno, e neppure un amico, neppure uno di loro
lì a reggergli la fronte. Poi il fragore si placa del tutto.
*****
«Fai
schifo, sai ?»
Lorne alza la testa dal tavolino e tenta di mettere a fuoco chi sia l'ombra che
gli sta davanti, ad un decina di metri. Ne vede i jeans, la camicia a scacchi e
la t-shirt, il giubbotto di jeans, gli occhi chiari ...
«Splendido, adesso mi parli anche.»
«Di solito lo facevo. Anche quando mi hai ucciso lo facevo.» gli risponde
Lindsay, senza muoversi.
Lorne invece tenta di alzarsi, facendo forza sulle braccia per sollevarsi, ma
barcolla e cade di nuovo sulla sedia, rovesciando il tavolino.
«Fai schifo, ma di gente nelle tue condizioni ne ho visti di ridotti peggio.»
Il demone si piega sulla sedia, afferra il portacenere caduta e lo scaglia
contro colui che gli sta parlando: il lancio è fiacco e lo manca ma mentre
compie il gesto percepisce che non sente più quel rumore di sottofondo e che,
giramento di testa a parte, sta meglio, e la nausea data dal gin è passata.
«Fottiti, Lindsey. Mi eri più simpatico le notti in cui mi torturavi
chiedendomi perchè ti facevo quello che ... oh, perfetto, sono così sbronzo che
adesso mi metto a giustificarmi con un incubo.»
«Ma che cazzo stai dicendo ? e comunque non sei più sbronzo. Pensi che dovrò
iniziare a prendere a calci il tuo culo verde per farti dire qualcosa di
sensato ... tipo da quand'è che io ti torturerei tutte le notti ?»
Lorne si alza, a stento, e si puntella ad un altro tavolo: aguzza gli occhi,
inclina un po' la testa e poi ... inizia a ridere. Lindsay è accigliato, ma non
più di prima.
«Cosa vuoi da me ? o meglio, cosa voglio da me ? com'è che mi ha detto quello
strizzacervelli ... che sei la proiezione dei miei sensi di colpa, no ? io e
te, baby, siamo come Sonny & Cher ! la mia metà sempre presente, anche se
non hai i pantaloni a zampa ...»
«Tu mi hai sognato tutte le notti da allora ? chissà com'è che da te me lo
aspettavo ... E comunque la tardona siliconata io non la faccio.» è la riposta.
Ma Lorne è già partito: arranca all'indietro, sbatte contro il bancone del bar,
ci si punta coi gomiti e attacca
They say we're young and we don't know,
we won't find out until we
grow.
Well, I don't know if all
that's true,
'cause you got me and, baby,
I got you.
Babe, I got you, babe,
I got you, babe.
They say our love won't pay the rent,
before it's earned, our
money's all been spent.
Per un attimo è sembrato quello di una
volta, quello dei tempi del Caritas, prima che i suoi amici morissero o si
uccidessero fra loro, prima di essere la versione verde, cornuta ed intonata di
Michey Rourke a metà degli anni Novanta.
«Mi fa schifo 'sta canzone, è fottutamente melensa, ma tu canti bene. Vediamo
se sei ancora bravo anche in quell'altra cosa.»
«Tradire ? Uccidere ? Fallire ? Drogarmi ? Oppure esibirmi per un tanto al
giorno come un uccello canterino ?»
«Cazzo Lorne, avrai anche parlato con uno strizzacervelli, ma doveva essere
fottutamente scarso. Sei ridotto uno straccio»
Detto questo Lindsay finalmente si muove e cammina. Lorne, ancora preda di un
curioso senso di straniamento non si aspettava un movimento, una cosa che,
interrompendo la fissità che avvolgeva il suo incubo, sta rendendo immensamente
e spaventosamente più reale la presenza del suo rimorso lì, vicino a lui. perde
l'appoggio sui gomiti e cade, ai piedi del bancone, ma Lindsey neppure lo degna
di uno sguardo.
Prende una chitarra (chitarra ? da quando c'era una chitarra lì ? ma nei sogni
tutto è strano, si notifica mentalmente Lorne), si siede su uno sgabello ed
inizia a cantare.
Big
wheels keep on turning
Carry me home to see my kin
Singing songs about the
Southland
I miss Alabamy once again
And I think its a sin, yes
Well I heard mister Young sing about her
Well, I heard ole Neil put
her down
Well, I hope Neil Young will
remember
A Southern man don't need him
around anyhow
Sweet home Alabama
Where the skies are so blue
Sweet Home Alabama
Lord, I'm coming home to you
Lorne non cade per terra semplicemente perchè lo è già, ma resta a guardare
fisso Lindsay, senza riuscire a dire una parola. Probabilmente
chiude anche gli occhi, per un secondo o forse più, perchè quando li riapre
l'uomo è lì, a pochi passi davanti a lui, accoccolato sui talloni che lo guarda
fisso.
«Tu ... tu ... tu non mi odi ... tu ... provi pietà.»
«Magari prima di analizzare la nostra relazione che ne dici di accendere tutto
il cervello. hai almeno capito cosa sono ?»
«Tu ... sei morto ...»
«Bingo ! E quindi ?»
«Perchè non mi odi ? Io ti ho ucciso ...»
«E il signore indovina, sono un cazzo di fantasma. Ma mi ascolti quando ti
parlo ?»
Lorne non capisce, o meglio, non riesce più a seguire la concatenazione degli
eventi. Sì, Lindsey è morto -nessuno lo sa meglio di lui-, sì Lindsey è per
forza un fantasma ma tutto questo è così insignificante, un così minuscolo e
pedante dettaglio in tutto quello che sta succedendo: lui lo ha ucciso, lo ha
ucciso a tradimento, gli ha tolto una morte onorevole e ... non c'è odio, solo
compatimento e pace in quella voce. Oltre a naturalmente della blanda
insofferenza.
«Ok, se non sbrighiamo questa cosa io qui perdo solo tempo.» Lindesy si siede
per terra, davanti a Lorne, tira fuori il pacchetto di sigarette, se ne accende
una e inizia a parlare.
«Senti, bello, non ho tutta la notte. Ho beccato un cieco che mi ha detto che
finché dura il rimorso dura la colpa. Una cosa molto zen e molto figa che ti
doveva dire anche il tuo psicologo. Mi hai ucciso ? Ok, e allora ? Cioè, chi
meglio di me conosceva le regole di quel gioco ? E poi, tra una sbronza e
l'altra, e tra un sogno e l'altro, hai mai provato a vedere la cosa dal mio
punto di vista, com'è andata veramente ? Cosa sei stato tu, in quella partita
lì ?»
Lorne ci pensa appena un attimo. «Un sicario.»
«Bravo, così mi piaci, poche stronzate e diretto al punto. Ok, non sei certo
nella mia lista di regali di Natale ma tu hai fatto quello che io ho sempre
chiesto, nè più nè meno. Per anni ho chiesto ai miei scagnozzi di uccidere
qualcuno. E, chiamalo se vuoi contrappasso, il nuovo boss della sezione della
città degli angeli ha ordinato ad un pesce piccolo di eliminare qualcuno, me.
Che poi sia stata una cazzata perchè vi volevo aiutare, quello è un altro
discorso.»
Lorne china la testa e biascica qualcosa: Lindsey si avvicina per sentirlo
meglio e si trova gli occhi del demone fissi nei suoi.
«Era sbagliato. Io sapevo che era sbagliato, come era sbagliato mollare Gunn in
quello scantinato. Quello che Angel mi chiedeva era sbagliato e glielo dissi,
ma lo feci lo stesso. Hai qualche perla da biscottino della fortuna per
rispondere a questo ?»
«Angel ... Angel ... Angel che rovina la vita a qualcuno, Angel con il suo ego
ed il suo senso della missione che fa quello che ritiene più giusto, giudicando
e facendo pagare agli altri le conseguenze ... Un'altra vittima nella strada
dell'oscuro pallone gonfiato ... e poi ti chiedi pure perchè ho compassione di
te ?»
«Tu non capisci.» si limita a sentenziare Lorne, accompagnandosi con un gesto
di stizza della mano. Lindasy si tira su e lancia la sigaretta lontano.
«Dici ? tu non capivi perchè io non ti odiavo, e te l'ho sintetizzato in
quattro semplici concetti. Ora sono morto, sono in pace, vedo le cose da una
prospettiva diversa, e capiterà anche a te. Ma tu non mi hai interrogato sulla
tua rabbia, su quella che ti riversi addosso. Ti ho perdonato ? beh, potremmo
dire così, se ti può fare stare meglio. ma questa è una faccenda tutta tua, ed
io non posso farci nulla.»
Lorne finalmente si alza in piedi e si avvicina tanto che forse Lindsay sentirà
il suo fiato puzzolente.
«Già, fottuto fantasma del buon samaritano, cosa cazzo vuoi da me ? prima
provavo disgusto di me, adesso mi in pratica mi dici che avrei passato gli
ultimi anni a fuggire da una colpa che, a sentirti, nemmeno era così grave. ma
sai una cosa ?»
«Smettila cazzone ! Che parte di "non ho tutta la notte" non hai
capito ? Ho un compito, e vorrei sbrigarlo in fretta, quindi, se vuoi darci un
taglio con le chiacchiere ...»
Lindsay gli porge le spalle, fa due passi e si siede su un tavolino, braccia
incrociate sul petto e gambe larghe, a penzoloni.
«É la vigilia di Natale e sono un fantasma. ti dice niente questo ?»
«Oddio ... non ho girato il Messico, il Brasile, mezza Europa per finire in
questo deserto e diventare il protagonista di una rivisitazione di "S.O.S
Natale". Bill Murray non è nelle mie corde.»
Naturalmente questa volta a non capire è Lindsey.
«"Canto di Natale", McDonald, "Canto di Natale" ! in quel
film Murray vedeva il fantasma di un collega che gli annunciava l'arrivo di tre
spettri, quello del Natale passato, presente e futuro.» risponde concitato
Lorne, agitando le mani ed urlando.
«Ma la via più facile no, eh ? non bastava parlare di Scrooge invece di tirare
fuori quel film ? era meglio se continuava a fare quei film, e non quelle
boiate come ... quello dei due suonati dal jet lag a Tokio !»
«"Lost in traslation" ?! Tu hai visto "Lost in traslation"
?!»
«E con Eve, lascia perdere ... tutto un film e poi non si sente un cazzo di
cosa dice la fighetta bionda alla fine. Meglio "Ghostbuster" allora,
no ?»
«Ok, ok, questo è troppo.» Lorne afferra una sedia, ci crolla pesantemente,
appoggia le mani sulla testa e non dice più nulla; Lindsay di suo si accende
un'altra sigaretta e lo guarda.
«Beh ? sei un fan di quel film ?»
«Mi sono ubriacato, è la vigilia di Natale ed un fantasma mi parla di critica
cinematografica. Ne ho per essere un po' sconvolto, applepie ?»
«Magari chiedi a chi sta per arrivare se le è piaciuto, il mio tempo sta per
scadere.»
Lorne alza di scatto la testa e lo guarda: Lindsey sorride.
«Sì, sentirai la mia mancanza, è dalla prima volta che ho visto te e le tue
giacche che sapevo di che parrocchia eri ... come tutti quelli che ruotavano
intorno ad Angel, comunque, in primis secondo me l'inglese. Porci.»
Schiaccia la sigaretta nel portacenere, si alza e tira fuori una fiaschetta dal
giubbotto di jeans.
«Per te niente, che poi con quel fiato spaventi il fiorellino che sta
arrivando. Hasta lluego Lorne, ci si becca in giro»
«No,
aspetta, non andartene, non ancora, devo parlarti !» gli urla dietro cercando
di fermarlo, ma è inutile.
Ad ogni passo Lindsey diventa maggiormente etereo, trasparente, e più si
allontana più si inizia ad intravedere la parete di fondo del locale. Pochi
metri e Lorne è di nuovo solo, tra le sedie e qualche tavolo rovesciato.
*****
Come
potrebbe entrare un uccellino dentro una stanza, se non spaurito ed incerto ?
Lei non era più il confuso e tremante scricciolo di tanti fa, era divenuta una
guerriera perchè aveva combattuto al loro fianco, lottando e soffrendo con
tutti loro, ma ugualmente apparve facendo capolino da dietro un pilastro nella
stanza, sporgendo il capo con timore, quasi non volesse disturbare.
Piange, Lorne, piange e non dice nulla, perchè cosa si può dire alla dolce
Fred, alla sua Fred, cosa si può dire per farle capire quello che sta provando,
il dolore per averla persa, la gioia per rivederla, la sofferenza che sarà solo
per fuggevoli ed incorporei momenti in questa notte ?
Piange Fred, perchè sa cosa sta succedendo, perchè non avrebbe mai voluto
arrivasse questo momento, perchè non può nemmeno abbracciarlo, perchè non gli
può neppure porgere una spalla su cui sfogare il proprio dolore. Vorrebbe
cantare, ma non è una cosa saggia: Lorne vedrebbe, e soffrirebbe ancora di più.
«Sei così triste di vedermi ?» riesce a domandargli, abbozzando un sorriso
incerto.
Lorne si alza da dov'era seduto, fa per andarle incontro, ma si ferma, respira
e la guarda: Fred, la sua Fred, lì.
«Speravo tanto arrivasse Lilah od Holtz ... sono così deluso, ciambellina.»
Fred spalanca gli occhi, apre la bocca e resta interdetta, ma è solo un attimo:
gli basta cogliere un accenno di sorriso sulla bocca del demone perchè ambedue
possano sciogliersi in una risata liberatoria.
«Sei bellissima, sai ? spero che ci siano una ventina di cori angelici che te
lo ripetano ogni ora.»
Gli spiriti possono arrossire ? Apparentemente sì; ed anche cercare
complimenti. «Più bella anche del mio clone con gli occhi blu ?»
«Chi ? quella là ? tortina, tra voi due passava la differenza che c'era tra
Michael e Jermaine Jackson, lasciatelo dire da uno che ci capisce.»
Forse la morte è meno di quello che ci fanno credere, e così l'eternità, se
bastano poche semplici parole per spezzare ogni timore, ogni imbarazzo: Fred
avanza nella sala, si avvicina e sorridendo chiede se è pronto per la prima
parte del viaggio.
«Beh, pasticcino, sai come si dice sempre in questi casi, no ? "Sono 126
miglia per Chicago. Abbiamo il serbatoio pieno, mezzo pacchetto di sigarette, è
buio, e portiamo tutti e due gli occhiali da sole."»
Fred ride, e la sua risata è sempre cristallina: ambedue adoravano "The
Blues Brothers" e se lo erano visti decine di volte, cantandoci e
ballandoci sopra. E Lorne che canta "Freedom" è un'esperienza unica.
Si incammina ed il demone la segue fino al bancone del bar e da lì alla porta
che immette nel retro: solo che attraversandola si trovano dentro al Caritas,
allora.
«Oh, ma così è disonesto, riportami proprio al giorno in cui la musica morì.»
mormora Lorne, ma è commosso. Sul palco, imbarazzato e stonato (ma è un
eufemismo) Angel sta cantando "Mandy".
«Oh, ma quello sono io ! ehi, la giacca bianca mi è sempre caduta a pennello,
non trovi ? e poi diciamolo, era un colore che si sposa benissimo con il mio
incarnato.»
Fred sorride, gli indica con un dito il viso attonito di Cordy davanti allo
spettacolo e si incammina: attraversano una porta e questa volta sono dentro
l'ufficio di Angel alla W&H ed alla scrivania ... c'è un temibile pupazzo,
che cerca di non farsi coccolare da una Fred con un'evidente passione per i
peluches.
Altra porta, vecchio ambiente, il Caritas, Lindsey alla chitarra con una mano
nuova di zecca ed un innato senso del ritmo, Cordy sorpresa ed affascinata,
Angel ... beh, lui alza gli occhi al cielo. E Lorne sfoggia un'altra
insuperabile giacca.
«Guardala, Lorne, guarda Cordy. Avrei ucciso per avere avuto dei fianchi ed un
sedere così.» mormora Fred sconsolata e s'infila in una porta, che questa volta
li fa sbucare fuori da una casetta con un portico. Giusto in tempo per vedere
Numfar fare la danza della gioia.
E
dalla medesima porta con cui sono arrivati a Pylea ritornano nella sede della
W&H: Fred e Wes stanno ballando, o meglio, ondeggiano abbracciati stretti
completamente ubriachi, Spike è fastidiosamente ottimista e Gunn marca il
territorio.
«Siamo
fortunati, avrei trovato imbarazzante guardare Angel che ci dà dentro.»
motteggia Lorne.
«Già.»
è invece il commento molto più laconico di Fred. Ops, forse questa cosa era
meglio non dirla, intuisce il demone. Anche gli spiriti, benché in pace,
possono avere dei rimpianti ? Se ne vanno, ma prima fanno anche in tempo a
vedere cosa diventa un demone verde ed empatico se si fa privare del sonno; che
è sempre uno spettacolo interessante.
Camminano,
attraversano porte ed anni, varcano città e stanze, un tour tra ricordi e
risate, tra amici e nemici, molte tazze di caffè e cocktails, osservatori
licenziati e visioni demoniache, vampiri e vampire, demoni che cantano ed
uomini che rapiscono, amici e nemici. Un passato eternamente presente nel cuore
di Lorne.
«Dio,
se era uno schianto !» è l’unica cosa che esclama Fred a guardare Cordy in
versione sensuale principessa phyleana, novella Salomè con la testa non di un
profeta, ma di un demone verbo, su un vassoio davanti a lei.
É silenzioso, ha smesso di commentare, guarda con infinito rimpianto quei
momenti che torneranno più, quelle persone che non torneranno più, quegli amici
che ha perso per forza e quelli che ha perso per scelta. E non ci sono parole,
nè canzoni, per far uscire fuori quell'altro dolore che ha sempre covato in
corpo.
Un'ultima porta, e sono di nuovo nel Caritas, questa volta vuoto.
«É il momento, vero Fred ?»
Si gira, lo guarda, è ha la stessa espressione triste della ragazza carina che
deve lasciare per prima la festa.
«Io adesso devo andare, lo sai.»
É solo il fantasma del Natale passato, non è risorta dai morti, è solo una cosa
temporanea, Lorne se l'è ripetuto dal primo momento in cui l'ha vista, però ...
«Mi mancherai. Mi sei sempre mancata.»
«Sarò sempre con te.»
Si gira, si incammina verso una porta ma man mano che si allontana, proprio
come Lindsey, diventa sempre più trasparente e diafana: pochi passi e Lorne è
di nuovo solo, ancora solo, appoggiato al bancone di un bar che neppure esiste
più.
*****
«Cielo, Lorne, com'è che il tuo guardaroba si ostina a sopravvivere a tutte le
Apocalissi ?»
«Ciao, principessa.»
Cordelia è radiosa, semplicemente. Incorniciata dalla porta d'ingresso,
inappuntabile, pare uscita adesso da una boutique d'alta moda. Probabilmente ne
deve avere scovata una anche nei Campi Elisi, Paradiso e come si chiama il
posto dov'è finita.
«Ti sei fatta crescere i capelli e non sei più tornata al biondo: due ottime
scelte. E sei sempre più splendida.»
«Grazie, da questo punto di vista l'eternità è meglio del botox. E anche tu ...
beh, sei un bel tono di verde e anche le corna ... sono lucide.»
«Non perdiamo tempo, ho un sacco di cose da mostrarti.»
Pragmatica,
spiccia, pratica Cordy, anima e motore dell’Hyperion: senza di te un vampiro ferito,
un Osservatore licenziato, un giramondo irlandese, un ragazzino dei ghetti ed
un fiore del Texas non si sarebbero mai potuti amalgamare, sarebbero rimaste
entità separate che collaboravano, non una famiglia che si aiutava .
«Dimmi
la verità, principessa, com’è la vita senza di me a Los Angeles ?»
Lorne,
vorresti veramente sapere che eri il signore di Silver Lake e poi di Los
Angeles stessa, sprofondata all’inferno ? Che Gunn era un vampiro e Wes
lavorava per la W&H ? Che Angel ha ottenuto lo shanshu ma sì è fatto
uccidere da Gunn per salvare l’umanità, dal vampiro che gli aveva ucciso già
suo figlio ?
Lorne,
è una fortuna che i Poteri Che Sono con i loro insondabili capricci abbiano
preferito far tornare indietro il tempo e liberarvi la memoria di quello che vi
siete fatti l’un l’altro. Hai già abbastanza pesi da portare.
«Lorne,
senza di te la vita di L.A. è guardare la televisione senza l’audio: piatta e
noiosa.»
«Vedrò
per caso due vampiri coi capelli bianchi che giocano a carte sulla veranda di
una casa di riposo ?»
Sorride,
Cordelia, e va verso una porta: la attraversano e si trovano nella biblioteca
di Los Angeles.
«Guarda
a chi è intitolata quest’ala.»
La
targa che ricorda Winifred Burkle e Wesley Windham Price … per Lorne è il più
bel monumento del mondo.
Vanno
in ospedale, dove Gunn si sta rimettendo dal coma, e seguono Angel e Nina sulle
tracce di una pista, perché c’è sempre da aiutare chi è senza aiuto. Non dice
nulla questa volta Lorne, guarda i suoi vecchi amici e piange silenziosamente.
Sono lì, così vicini al locale dove lui si è rifugiato … perché non tornare ?
Perché non provare ad espiare le proprie colpe in un modo che non sia
l’autodistruzione ?
Ancora una porta, e si ritrovano di
nuovo a Las Vegas
«Ah, siamo tornati ? Adesso a chi tocca ?» domanda Lorne mentre si dirige al
centro del locale con passo elastico.
«Come ?»
«Sì, dopo di te, principessa, chi c'è ? quale mio amico morto è il prossimo
spettro ?» domanda giulivo il demone mentre con un gesto elastico raddrizza una
tovaglia, non notando nè l'espressione nè lo sguardo di Cordelia, rimasta ferma
dove si trova.
«Ma ... non hai visto Lindsey ?»
«Sì, l'eternità fa bene anche a lui, sai ?»
Finalmente Lorne si gira e vede il viso di Cordelia: capisce che qualcosa non
va.
«Che succede ? ho visto Lindsey, abbiamo avuto uno scambio di opinioni sul
nostro ultimo incontro, parlato di cinema e di questa cosa del "Canto di
Natale".»
Cordelia spalanca gli occhi, alza le sopracciglia e storce la bocca,
esattamente come faceva ai tempi in cui Giles cercava di propinarle qualche
astrusa spiegazione di carattere demonologico. Lorne sorride, e non pensa
neppure per un attimo di farla cantare.
«Sì, lo so che detta così sembra assurda, io e Lindsey a fare i cinefili, ma
fortunatamente credo che il suo tempo qui sia scaduto prima che potesse
esprimermi tutto il suo amore per "Una poltrona per due" e film del
genere.»
«In che senso "Canto di Natale" Lorne ? Lindsey ti ha detto che
saresti stato visitato dallo spirito del Natale passato, quello presente e
quello futuro ?» chiede ansiosa Cordelia.
Lorne si gratta la testa, pensoso.
«Veramente no, prima che lo dicesse siamo finiti a parlare di Bill Murray.
Allora, chi ? il prossimo è Wes ?»
Cordelia sta per sibilare qualcosa, ma si ferma, interdetta: "fottuto
texano, non sei mai stato capace di nulla" non è la cosa più rassicurante
da dire in questo momento. Intanto Lorne continua a fare allegramente ordine
nella sala, aggirandosi tra i tavoli, mentre lei resta ferma, immobile, con le
braccia lungo i fianchi.
«Certo, Wes non sarebbe male anche se non ce lo vedo tutto avvolto in una
tunica, ci inciamperebbe subito. Devo però ammettere che sarebbe perfetto nella
parte, così inglese ... Tu avevi visto con noi "Canto di Natale di
Topolino", vero colombella ?»
«Già.»
«Carino, no ? Ti ricordi che quando il terzo fantasma porta zio Paperone alla
tomba ... c'è questo scorcio del tipico cimitero di campagna inglese, con le
lapidi, l'erbetta, tutto neo-gotico ed un po' tetro. Sarebbe l'ideale con Wes,
vero ?»
Cordelia non risponde.
«No, non per il neogotico ed il tetro, ma per l'atmosfera così deliziosamente
british. Non che comunque sarebbe il mio caso. Perchè insomma ... ma ci vedi la
mia tomba in un grazioso cimitero di campagna inglese ? assolutamente no
principessa, sarebbe come farmi indossare un gessato grigio. Ora, non dico che
la mia testa debba diventare una palla da discoteca, ma penso sarebbe veramente
figo se la mia tomba fosse ... non so, all'Olymphia di Parigi, o allo Studio54.
Che te ne pare come idea ?»
«Provvederemo.» gli risponde, atona.
«Non che una cosa come Graceland mi dispiacerebbe, ma lo sai, sotto questa
giacca di pailettes battono due cuori sobri.»
«Certo.»
«Vai tranquilla, Cordy, torna pure alla tua pace: lo so cosa sta per succedere,
e anche se non canti so che soffri per me.»
Ecco, questa è quella che si dice una piega inaspettata degli eventi: tanto che
Cordelia non riesce di nuovo a trattenere la sorpresa sul proprio volto.
«Come, scusa ?»
«Wes era un amico ed il terzo spirito non era per nulla benevolo. Chi arriverà,
quale demonio o membro della W&H, se c'è differenza, arriverà per mostrarmi
la mia morte, la morte di un demone solo e drogato, la morte di un assassino ?»
Questa volta è Cordelia a sedersi, a sentirsi troppo debole per reggere quella
conversazione.
«Credevi non lo avessi già capito ? Per me non c'è salvezza. Zio Paperone si
risveglia e può ancora fare del bene, può smettere di essere avido, ma io no.
Io ho ucciso, allora, e per quante cose possa oggi fare, nulla farà pendere i
piatti della bilancia dalla mia parte.»
Lindsey, Lindsey ... avevi poco tempo per poche cose da dirgli, e Lorne solo
una cosa da chiederti, ma che di tempo ne deve avere richiesto ... non è stata
colpa tua, dopo tutto. Inspira Cordelia, e si fa forza: dopo tanti anni passati
ad avere visioni e portare cattve notizie, non sarà questa la volta che si
tirerà indietro. Ma quanto farà male ...
«Lorne, tu ti ricordi come funzionava "Canto di Natale" ? Zio
Paperone era tirchio e cattivo con Topolino e Pippo gli diceva che tre spettri
gli sarebbero apparsi: questo perchè si doveva redimere, doveva cambiare vita,
smettere di fare del male agli altri.»
Lorne con la coda dell'occhio ha l'impressione che qualcosa stia avvenendo,
qualcosa si stia modificando nel locale, ma forse si sbaglia; pensa saranno
ancora i postumi del gin e dedica tutta la sua attenzione a Cordelia, che
continua a non essere sollevata, nonostante le abbia detto chiaramente che sa
già, ed è preparato, a ciò che lo aspetta.
«Crostatina, che ne dici di cantarmi qualcosa: prima con Fred ho rivisto le tue
prodezze e devo ammettere che sono curioso di sapere se una volta raggiunta la
pace si diventa anche intonati.»
Troppo facile Lorne, così sarebbe troppo facile. e forse anche troppo crudele,
perchè così diretto.
«Neppure
io ho molto tempo, ma ti prometto che dopo mi sentirai cantare quanto vuoi. Tu
non sei come zio Paperone, Lorne, tu non sei cattivo, tu non fai del male a
nessuno. Hai compiuto solo un atto realmente grave e da allora cosa hai fatto ?
Hai sofferto, ti sei amareggiato, ti sei avvelenato la vita, non hai trascorso
neppure un solo istante senza privarti della felicità. Se all'avaro veniva data
la possibilità di salvezza, a te, che non hai smesso più di-»
E qui Cordelia cede. La voce le trema ed il tempo è sempre meno: deve
riuscirci, adesso, e bene. Lorne non capisce, neppure intuisce, se non che
qualcosa sta avvenendo intorno a loro, ma concentrato com'è sulla donna, non
riesce a percepire cosa.
«A te, Lorne, non si può che annunciare la pace !» Cordelia finalmente ce la
fa, riesce ad urlarlo, sbattendo le mani sul tavolo.
Il demone, in piedi davanti a lei, sembra non avere capito, resta immobile,
guardandola fissa e servono dei lunghissimi, interminabili secondi perchè
riesca a parlare, sottovoce, quasi con timore.
«Allora è così ? Il prossimo Natale sarò a Los Angeles ? Sarò di nuovo con loro
?»
Cordelia si, alza, svuotata, ed inizia a piangere, silenziosamente, mentre il
labbro le trema: ci sarebbe voluto più tempo per prepararlo.
«Quale
Natale, Lorne ? Cosa stavi facendo prima vedessi Lindsay ?»
«Come quale, il prossimo, no ? Comunque bevevo, pasticcino, una cosa terribile,
un fondo di bottiglia micidiale ... ma se non vuoi cantare, almeno parlami.»
Ora Lorne riesce di nuovo ad avere un tono di voce comprensibile, non un
sussurro. E vorrebbe sapere perchè Cordelia è così addolorata all'idea che il
prossimo Natale lui lo passerà con Angel, Gunn e Spike e vorrebbe provare a
stringerla, a consolarla. Ma gli spettri sono intangibili.
«Quale Natale ...» riesce a dire ancora una volta Cordelia, prima che le
lacrime le soffochino la voce.
Lorne dimentica che è un fantasma e va verso di lei, distante solo pochi passi.
Nel minuscolo lasso di tempo che impiega si rende conto di quale fosse quel
particolare che percepiva senza comprendere: i tavolini e le sedie, il bancone
e le bottiglie, tutto intorno a loro sta lentamente diventando sempre più
trasparente, sempre più indefinito, come se tutto fosse fatto di nebbia che
implacabilmente perde una forma fittizia e rivela qualcos'altro.
È un solo attimo, e già il suo corpo attraversa una sedie e la sua mano verde
sfiora la guancia della donna, asciugandole una lacrima. E sente la guancia
fresca e la lacrima bagnata e solo allora capisce che già si trova nella sua
stessa parte dell'Universo.