AELIS
Di Jade
Disclaimer: I personaggi appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy, eccetto quelli che
non riconoscete, che appartengono a me.
Rating: PG-13
Personaggi/Pairing: Buffy/Angelus, Aelis
Sommario: Buffy è ferita gravemente ed è prigioniera, come Angelus,
di un nemico sconosciuto che ha rinchiuso entrambi in un sotterraneo. Per
impedirle di lasciarsi andare, Angelus le racconta del suo passato in Irlanda…
e dei giorni precedenti alla sua trasformazione.
Note:
Non sapeva
dov'era, o quanto tempo fosse passato da quando aveva perso conoscenza al
cimitero. Aveva ogni tanto sprazzi di quello che le era successo: il
combattimento, il momento in cui era stata ferita, e quando era caduta a terra,
ma non abbastanza per capire cos'era successo. Subito
portò istintivamente una mano all'addome, e sfiorò la ferita trasalendo di
dolore. E quando guardò la mano, si accorse che era rossa di sangue. Sollevando
la testa, vide che tutta la maglietta era insanguinata. Ora ricordava, durante
il combattimento era arrivato un altro vampiro con una spada, prendendola di
sorpresa. Si sentiva troppo stanca e debole per fare qualsiasi cosa a parte
stare distesa su quel freddo pavimento di pietra, guardando le strisce di luce
che la luna proiettava su una parete. Ormai non riusciva più a tenere gli occhi
aperti, non ne aveva la forza. Era stanca di lottare, e lasciarsi andare
sembrava tanto facile…
"Non
farlo."
Ma chi aveva parlato?
Buffy non riusciva a vederlo, era completamente nel
lato oscuro della stanza.
"Chi
sei?"
La persona che
aveva parlato uscì dall'oscurità. Buffy non riusciva
a vederlo bene, fino a quando non si chinò su di lei.
Angelus.
Anche lui però
non era nel pieno delle forze, e ogni tanto la sua faccia si contraeva in una
smorfia di dolore. Buffy riuscì a scorgere il
frammento di una freccia stretto nel suo pugno.
"Dove
siamo?"
"Lo vorrei sapere anch'io. Quello che mi ha fatto questo scherzo deve pregare che io non lo
trovi mai, altrimenti…" e si accasciò a terra stringendosi il petto prima
di riuscire a finire la frase.
"Credo che
qualcuno ci volesse sistemare in maniera definitiva. E c'è
quasi…riuscito…"
Angelus aveva
cominciato a scuoterla "Non ti azzardare a perdere conoscenza!"
Buffy aveva riaperto gli occhi
"Lasciami…stare."
"No, amore.
Non ho la minima intenzione di farlo, né tantomeno di morire qui con te."
"Peccato che
non abbiamo scelta. Tu sei stato avvelenato, e io…"
Angel la sollevò
da terra e le fece appoggiare la testa sulla sua spalla. Nonostante il fatto di
avere Buffy così vicino lo disgustasse, era l'unica
cosa da fare. Se i suoi amici l'avessero trovata morta, e con lui nella stessa
cella, non sarebbe riuscito a uscire vivo da lì. Se
"Devi stare sveglia. Ascoltami, ti
racconterò una storia."
"Quando ero
ancora uno di voi, abitavo a Galway con la mia
numerosa famigliola: i miei genitori, le mie sorelle Sarah, Catherine, e Gale,
e i loro mariti e i loro figli. La vita se possibile era anche più noiosa di
come è qui a Sunnydale. L'unica che condivideva
questa mia idea era una giovane donna, Meredith Warren. La donna più
anticonformista che avessi mai conosciuto. Aveva avuto una figlia senza essere
sposata, e invece di abbandonarla davanti ad un convento com'era consuetudine
aveva mandato tutto al Diavolo e l'aveva tenuta con sé. Tutti la additavano, e
la ritenevano causa di tutte le sciagure. L'avevano tacciata addirittura di
stregoneria."
"Come tutte
le belle donne del popolo, a quei tempi."
"Su di lei
avevano ragione però. Lo era davvero, ma era una strega buona. Dal giorno che
mi aveva trovato sbronzo nella sua stalla, mi aveva offerto la sua amicizia e
ospitalità nella stalla ogni qualvolta fossi stato così ubriaco da non riuscire
a imbroccare la strada di casa, il che succedeva piuttosto spesso. Le mattine
dopo, mi invitava a far colazione con lei e sua figlia Camille,
e un giorno mi disse che sua cugina Elizabeth sarebbe venuta in Irlanda da lei.
Da quel che avevo capito, era l'ultima parente viva che le restava. Era vissuta
a Londra per anni, e ora inspiegabilmente mollava tutto per venire a Galway insieme ad un certo signor Raines.
Elizabeth arrivò tre settimane più tardi, a bordo di una nave partita da
Bristol. Era uscita a fare una passeggiata quel pomeriggio, e fu così che ci
incontrammo. Lei si era fatta sorprendere dal buio, e non riusciva a ricordare
la strada di casa. Io ero a cavallo, la feci montare
dietro di me, e la riportai da Meredith. Era la ragazza più carina dopo sua
cugina in tutta la città. Potrei dire che eravate
simili."
"E in cosa?"
"Di
carattere, un po' anche di aspetto. Ma soprattutto per una cosa. I vampiri.
Elizabeth era una Cacciatrice esattamente come te."
"Come lo
sapevi?"
"L'ho
scoperto solo molto tempo dopo. Ma non avrebbe cambiato le cose, anzi.
Elizabeth era in giro tutte le notti, e questo le aveva dato una brutta fama.
Rappresentava tutto quello che una ragazza di buona famiglia poteva essere e
non era. Raines, il suo Osservatore, di lei non si
curava minimamente. In quel periodo era molto facile che nevicasse, e di solito
il vento dall'oceano soffiava forte e freddo, e ti si insinuava sotto i
vestiti, fin dentro le ossa. L'unica cosa che bisognava fare era starsene a casa, vicino al fuoco, con un boccale di vin brulé in
mano. Invece, lei era lì. Cercava Darla."
"Erano i
giorni precedenti alla tua…cioè, alla fine dei tuoi giorni da mortali."
"Esatto.
Elizabeth aveva avuto l'ordine di eliminarla, ma senza molto successo. Darla si
divertiva a giocare con lei, faceva allusioni a Meredith e a Camille…la voleva rendere inoffensiva. Tornava a casa
sempre sconvolta, e terrorizzata al pensiero che ogni volta che apriva la porta
avrebbe potuto trovare dei cadaveri, questo lo so perché a volte se ero sobrio
si fermava a parlare con me."
"Non avevi
detto che ti fermavi…che ti fermavi solo quando eri sbronzo?"
"Meglio la
stalla di un'amica, che la mia stanza nella casa di mio padre. Lo odiavo,
trattava male mia madre, aveva costretto al matrimonio le mie sorelle maggiori
e voleva sistemare Catherine al più presto. Ero stata la sua grande delusione,
la pecora nera della famiglia, quindi con me, testimoni gli altri membri della
famiglia, aveva perso le speranze. "
"Mi
dispiace."
"A me no,
amore. Aver liberato l'umanità da lui è stata l'unica cosa buona che ho fatto."
"Tu e
lei…eravate molto legati?"
"Dopo due
settimane, mi sembrava di conoscerla da una vita, e per lei era lo stesso.
Meredith aveva spesso bisogno di aiuto per riparare il tetto, gli steccati,
quindi ero sempre nei dintorni. Era una sorta di patto: io le facevo quei
lavori, e Meredith mi aiutava quando mio padre si dimenticava quello che aveva
detto e alzava le mani. Faceva sparire i lividi, onde evitare domande. E poi
non volevo che Elizabeth si preoccupasse per me. Mi ero accorto di essermi
preso una cotta pazzesca per lei. Elizabeth subito aveva cercato di
allontanarmi, alludendo a degli oscuri motivi, all'uomo con cui era venuta e
che alloggiava alla locanda, e ad altro che non ricordo. Ma io ero
irremovibile. Le chiedevo di sposarmi a intervalli regolari di tre giorni, fino
al giorno in cui mi disse di sì. Una settimana prima della
notte di San Patrizio."
"Che cosa successe?"
"Meredith e Elizabeth stavano preparando tutto. Sarebbe dovuto essere un matrimonio segreto, perché nessuno avrebbe
approvato. Avevamo deciso di sposarci il giorno dopo San Patrizio, quindi
quella sera io sarei andato con gli amici alla taverna per una sorta di addio
al celibato, e lei sarebbe rimasta a casa. Perlomeno così aveva detto. Ero
appena uscito di casa, che la incontrai. Era sconvolta. Mi raccontò di un sogno
che aveva fatto, una visione della mia morte per mano di una vampira bionda."
"Darla…"
"Io sorrisi
delle sue paure, e le dissi di non preoccuparsi. Non credevo all'esistenza dei
vampiri, quindi pensavo che fosse solo un brutto sogno. Le suggerii di pensare
al giorno dopo, al nostro matrimonio, e la mandai a casa. Non volevo le
succedesse niente. Andai alla taverna. Tutti i miei amici tra un bicchiere e
l'altro mi facevano sottovoce i discorsi di rito: non farlo,
sei ancora in tempo, eccetera. Quando finirono i soldi, ce ne tornammo a casa.
Stavo per farlo anch'io, quando vidi una donna, molto elegante e molto bella,
aggirarsi nei dintorni. Le dame non si aggiravano a quell'ora di notte per i
quartieri del porto, a meno che non fossero prostitute. E io avevo voglia di
divertirmi. Mi avvicinai, cominciammo a parlare. E quella notte Darla mi fece
una proposta che io non potei rifiutare."
"In quella
notte ti rese un vampiro."
"In quella
notte mi diede la libertà. Non mi aspetto tu capisca, ma tenterò di spiegarti.
In 18 anni non ero mai uscito dalla contea. Non avevo mai visto la capitale
dell'Irlanda, figuriamoci città come Londra, o Parigi! Darla mi ha offerto su
un piatto d'argento quello che cercavo da una vita, e l'accettai. Mi disse di
chiudere gli occhi, e poi mi morse. In un paio di minuti fu tutto finito, io
stavo morendo e Darla, ferendosi sul petto, mi aveva fatto ingoiare il suo
sangue completando la trasformazione. Mi sentivo come ti senti tu adesso,
credo, quando mi lasciò moribondo per la strada."
"Avevi
paura?"
"Ero solo,
spaventato, e cominciavo a pensare di essere entrato in un gioco più grande di
me, e di aver fatto un grosso sbaglio. Sentii Darla ridere, stava parlando con
qualcuno che chiamava Aelis. Forse fai in tempo a
salutarlo per sempre, le disse scomparendo nella notte. Quando si avvicinò, mi
accorsi che era Elizabeth e subito mi venne in mente la sua visione. Non potei
far altro che dirle addio, e così terminarono i miei giorni da mortale."
"Diventasti
Angelus…"
"Come posso
definire il momento in cui risorsi? Fu l'inizio di ogni cosa, e la fine di
tutto. Darla era lì davanti a me, e mi disse di dimenticare il mio nome
mortale, Liam. Avrei avuto un nuovo nome per una
nuova vita, e così diventai Angelus. Mi spedì alla ricerca di Elizabeth, e al
momento non avevo chiaro perché la odiasse tanto, ma non feci domande. Darla
aveva detto di avere una cosa molto importante da fare, e così andai da solo.
Trovai Liz che mi aspettava davanti al cimitero, con
un paletto in mano. L'amore che avevo provato per lei diventò odio nel giro di
un secondo. Era la cosa che più mi aveva reso felice in vita. Ero curioso di
scoprire se la sua morte mi avrebbe dato altrettanta gioia."
"Come…?"
"Prima
giocai con lei, come aveva fatto Darla, e poi passai al contrattacco. Il mio
sire pensava che Elizabeth, o Aelis come la chiamava
lei, non fosse tanto forte in un lungo combattimento, gracile com'era.
Sbagliava di grosso. Era veloce, e picchiava duro. Riuscì a fuggire, e io la
inseguii fino a casa di Meredith. Voleva chiedere l'aiuto della cugina strega,
ma una volta arrivata a casa trovò Darla, china sui corpi esanimi di Meredith e
Camille. Quello che Darla aveva promesso, si era
avverato."
"Sapevi che
era quello che Darla aveva in mente?"
"No, ma lo
sospettavo. La guardai mentre si voltava verso di me, e non vidi niente nei
suoi occhi. Nessuna emozione. Darla si era messa in disparte, e osservava la
scena. Elizabeth aveva iniziato a combattere con tutta la rabbia e la
disperazione che aveva in corpo, e questo fu l'unico motivo per cui perse.
Occupata com'era a colpirmi, non si accorse che Darla l’aveva afferrata, e così
la morsi. Lei fu la mia prima vittima. Dopo che constatai la sua morte, Darla
mi venne vicino, e mi disse che la ragazza che avevo ucciso era la sua più
grande nemica.
"Uccidesti a
tua famiglia…i loro amici…i figli dei loro amici…"sussurrò Buffy sempre più debole.
"Anni dopo
tornai a vedere la sua tomba, e lì ebbi una bella sorpresa. Non c'era. Mi sono
sempre chiesto se fosse sopravvissuta, o se…"
"Se
cosa?"
"Mi ero
ferito ad una mano. Quando mi sono chinata a vedere se era morta potrei sempre
avergliene fatta bere una goccia per errore. Questo spiegherebbe perché mi è
sembrato di vederla a Budapest, poi a New York. Oppure Buffy,
il suo fantasma mi perseguitava prima ancora che fossi maledetto…Buffy?"
Buffy non riusciva più a sentirlo, e non
riprese più conoscenza nonostante i tentativi di Angel. Aveva perso troppo
sangue, ormai non c'era più niente da fare. Angel trattenne a stento un grido
di dolore. La fitta lancinante al petto era cresciuta d'intensità man mano che
procedeva con il racconto, ma aveva cercato di non darla a vedere. Voleva darle
almeno in quel momento la pace che non aveva mai avuto.
Il vampiro
accarezzò la testa di Buffy. Era completamente
abbandonata tra le sue braccia. Qualunque vampiro avrebbe approfittato della situazione, invece
lui non avrebbe fatto niente, e non solo perché anche lui era arrivato alla
fine. Reprimere quello che aveva dentro di sé era inutile, da quando si era
ritrovato Dio solo sa come a baciarla nell'aula di musica della scuola non
aveva più smesso di pensarci. La amava, questa era la
nuda verità. La strinse a sé cercando di non farle più male di quello che già
stava soffrendo, e chiuse gli occhi.
Buffy si risvegliò in una stanza di
ospedale, completamente intontita. La stanza continuava a girarle intorno, e
non riusciva a capire dove si trovasse. Sentì un rumore, e lentamente voltò la
testa.
"Ti sei
svegliata. Meno male, avevo paura che avessi perduto troppo sangue."
"Ma che
succede? Chi sei?"
"Mi chiamo Aelis McGrath, e sono il chirurgo
che ti ha operato. Avevi una bruttissima ferita all'addome, ma sono riuscita a
richiuderla. È andato tutto benissimo."
"Mi sento
tanto debole…"
"Non ti
preoccupare" disse la donna avvicinandosi a controllare la
flebo di sangue collegata al braccio di Buffy
"dopo di questa e una bella settimana a letto dovresti cominciare a
sentirti meglio. Riposa ora, devo terminare il mio giro di visite."
Buffy le rivolse un sorriso stanco, e
chiuse gli occhi. Elizabeth riguardò la cartella medica di Buffy,
e modificò le prescrizioni scritte dal dottore che l'aveva visitata in
precedenza. Con quel che aveva scritto ora, Buffy
sarebbe riuscita davvero ad alzarsi dopo una settimana, come le aveva promesso.
Uscì dalla stanza
senza far rumore, e una volta fuori dall'ospedale gettò camice e tesserina di
riconoscimento in un bidone, e raggiunse i suoi amici.
"Allora, Aelis, sei soddisfatta di te?
"Beh, almeno
la mia laurea in medicina è servita a qualcosa."
"Riguardo
Angelus…mi dispiace, ci è sfuggito prima che potessimo prenderlo."
"Ho tutta l'eternità per vendicarmi, Patrick. Prima o dopo lo farò. Ma ho come l'impressione che la mia collega
potrebbe precedermi. Guardate, è già in piedi" disse
indicando la finestra.
I loro sguardi si
incrociarono, e poi Buffy notò che la ragazza la
stava fissando dritto negli occhi, con un accenno di sorriso. Come aveva detto
di chiamarsi il chirurgo? Liz McGrath?
Liz…Elizabeth?
Possibile che
quella biondina fosse…?
Buffy guardò la donna a bocca aperta. Aelis le strizzò l’occhio, e sparì tra la folla assieme ai
suoi amici.
"Forza, Aelis. Abbiamo un aereo per Boston che ci attende."
"Devo fare
un'ultima cosa. Vi raggiungo all'aeroporto, OK ragazzi?"
I due ragazzi
guardarono allontanarsi l'amica e si guardarono negli occhi con un occhiata eloquente.
"Va da lui,
Sarah?"
"Sa sempre dove trovarlo, lo ha sempre saputo, amore. L'aspetterò io, tu va pure" disse la donna
alzandosi in punta di piedi a baciare il fidanzato.
Angelus era a letto,
indebolito dal veleno. Ringraziando il cielo era uno dei pochi per cui
l'antidoto non era il sangue di una Cacciatrice. Neanche si accorse della
visitatrice che era entrata silenziosamente nella sua stanza, e che stava
immobile ai piedi del letto.
"Ciao
amore."
"Elizabeth…"
"Già,
proprio io. Felice di sapere che ancora ti ricordi di me. Beh, dopotutto sono
stata la tua prima vittima, sarebbe strano il contrario."
"È
giorno…allora non sei…?"
"Un vampiro?
No Angelus, mi dispiace. Sono qualcosa di
completamente diverso, e di molto più antico. Mi sarei ammazzata piuttosto che
diventare come te."
"Vedo che
neanche due secoli hanno potuto niente contro la tua vena melodrammatica. Devo
ringraziare te per questo?"
"No, anche se
farei un monumento a chi ha avuto questa bella pensata. Ah, un appunto per il
futuro" disse prima di uscire "Non chiamarmi mai più Elizabeth.
Elizabeth è morta 244 anni fa. L'hai uccisa tu."
Aelis trovò Sarah che la aspettava appena
fuori le mura della villa.
“Allora… com’è
andata?”
“E come vuoi che
sia andata?” disse la ragazza. “Ho fatto il mio lavoro. Whistler può essere
contento,” continuò, rimirando una carta dei suoi
tarocchi.
“Whistler non
aveva detto qualcosa al riguardo che Angelus fosse diventato buono?”
Aelis si mise gli occhiali da sole.
“Whistler dice tante cose, e ho smesso di starlo a sentire un secolo fa.”
“Dici che le cose
andranno bene lo stesso?”
Aelis riguardò la carta dei tarocchi, e
la gettò via. “Non ci riguarda. Non più almeno. È il
bello di essere immortali, no? Troppo assorbiti dalle nostre guerre per curarci
di quelle di demoni e mortali.”
Sarah si fece una
risata, e si spostò dal muro.
“Ma siamo tenuti
a vigilare affinché demoni o mortali non combinino casini. Tutto questo è già
successo…”
“… e succederà
ancora. Ma se lasci che un sistema complesso si ripeta molte volte, alla fine
qualcosa di inaspettato succede.”
Sarah la
raggiunse, e la guardò con un sopracciglio alzato. “Qui a Sunnydale? Con questa
Cacciatrice?”
Aelis fece spallucce “Già, hai ragione. Che sciocca, eh?”
Sarah rise e
scosse la testa, dicendole di muoversi e che avevano un aereo da prendere. Aelis sorrise, e riguardò per l’ultima volta la casa di
Angelus.
L’infinito ciclo
di morte e violenza… ne sapeva qualcosa. Aveva visto più battaglie tra la sua
gente, e tra demoni, di quante ne volesse ricordare.
Sarah pensava che l’elemento inaspettato a cui si riferiva fosse la vittoria
dei demoni sulla Cacciatrice, qualcosa che finora non si era
mai verificato.
Non era l’unica
cosa che non si era ancora mai verificata.
C’era anche
qualcos’altro… e andava sotto il nome di Buffy Summers. La storia le era
testimone, non era mai esistita una Cacciatrice come lei… quindi no, non era preoccupata.
FINE