CACCIATORI E PREDE

Di Jade

 

 

 

Disclaimer: I personaggi appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy, eccetto quelli che non riconoscete, che appartengono a me.

Rating: PG-13

Personaggi/Pairing: Buffy/Spike

 Sommario: Buffy rimane incinta, e nessuno vuole che tenga il bambino. Fare arrabbiare una Cacciatrice incinta però, è l’ultima cosa da fare se si vuole conservare la vita…

Note: questa fanfic mi è uscita piuttosto dark. Attenzione alle morti verso la fine e al finale.

***

Nausea.

Capogiri.

Sbalzi d’umore.

Che Buffy fosse incinta, i suoi amici lo avevano già capito da un paio di mesi, ma a quanto sembrava Buffy non voleva parlarne. A dire il vero non avevano neanche idea di chi potesse essere, il bambino. La vita sentimentale di Buffy, per quanto ne sapevano loro, era più vuota del deserto del Sahara. Quando alla fine si decisero a chiederle qualcosa, Buffy non li mandò tutti al Diavolo ma ci andò vicina. Ribadì che quel bambino era suo, che non dovevano ficcare il naso, e che voleva stare in pace.

Sì, come no.

Forse Willow non immaginava che una lettera con le ultime novità mandata a Giles potesse scatenare tutto quel putiferio. Forse in quel momento non pensava proprio. Ad ogni modo, quella lettera con la notizia della gravidanza della cacciatrice passò in molte mani tranne che in quelle del suo destinatario, facendo scuotere teste e suscitando commenti poco gentili nei riguardi di Buffy.

Da che mondo e mondo, la Cacciatrice non aveva mai avuto figli. Mai. E Buffy Summers poteva aver violato tutte le regole che voleva, ma questa volta non glielo avrebbero permesso.

Era partita una delegazione alla volta di Sunnydale, che senza perdere tempo si era fiondata a casa Summers. Buffy se li era trovati seduti in salotto, e aveva preso un colpo nel vederli. Travers le aveva dato uno sguardo disgustato alla pancia, e le aveva detto di sedersi. Buffy invece era rimasta in piedi, a guardarli mentre lui parlava. Parlava delle Cacciatrici, che nessuna aveva mai avuto figli perché sarebbe stato d’ostacolo alla missione, e d’un tratto si delineò chiaramente nella mente di Buffy quello che le stavano per dire. Quegli Osservatori volevano che lei abortisse, non prima di aver detto loro chi era il padre, visto che era noto che preferiva i demoni ai ragazzi mortali. Aveva rifiutato, ma chiaramente Travers lo aveva previsto perché si era portato dietro qualche membro della Squadra Speciale. Le diedero tanti di quei colpi che le fecero perdere conoscenza, e la portarono in una clinica poco fuori Los Angeles. Quando si risvegliò, accanto a lei vide tutti i suoi amici, Giles compreso. Per prima cosa chiese loro aiuto per andarsene, e loro in risposta le chiesero quando aveva intenzione di parlare del bambino. Domandò una mano a liberarsi di Travers, e loro le chiesero di chi fosse il bambino e se il padre era, come già pensavano, un demone. Stava per arrivare a supplicarli, ma non sarebbe servito a granché. L’avevano già condannata una volta di più, e la cosa più assurda era che concordavano con Travers per quanto riguardava il bambino. Sembravano convinti che fosse la cosa migliore, e che dopo tutto sarebbe tornato a posto.

Buffy invece rispose loro che se quelle erano le loro ultime parole, non ci sarebbe stato un posto abbastanza lontano per nascondersi da lei.

Se ne andarono, lasciandola da sola. E Buffy aspettava. Sapeva che sarebbe arrivato.

E Spike non si fece attendere. Arrivò giusto nel momento in cui i medici stavano costringendo Buffy a venire con loro, e in quel momento non c’era chip che tenesse. Sentì solo un leggero fastidio mentre mordeva il primo, e quando si avventò sul secondo non sentì neanche quello. Era libero, finalmente.

“Prometto di non ammazzare più nessuno di fronte a te fino a quando non nasce nostro figlio o figlia.”

“Che pensiero carino…ora portami fuori da qui prima che arrivi il resto della cavalleria.”

 

Tempo un’ora, e tutti sapevano della fuga di Buffy e Spike. Correvano a più non posso per una strada in mezzo al niente, senza sapere ancora di preciso dove andare. Una cosa era certa, più lontano era meglio era. La squadra che aveva il compito di riacciuffarli, e che al momento li inseguiva lungo la stessa strada, aveva ricevuto il compito di prenderli vivi. Preferibilmente. Considerato però che si trattava di Buffy e Spike, sia il riprenderli che il riportarli vivi e insieme sarebbe stato molto difficile, per non dire quasi impossibile. Questa era l’opinione di Giles. E quando la squadra ritornò a Sunnydale dicendo che c’era stato un incidente con un camion, e che Buffy e Spike erano stati coinvolti nell’incendio che era scaturito e che di loro non era rimasto niente, si disse che odiava avere sempre ragione.

 

Dovettero passare nove mesi, prima che Giles e gli altri trovassero il coraggio di avvicinarsi alla lapide di Buffy. Ancora convinti che quella decisione sarebbe stata per il meglio, non potevano fare a meno di provare un gran rimorso per come Buffy era morta. In parte l’avevano uccisa loro. Si guardavano e si chiedevano come avevano fatto a non vedere come Buffy stesse cambiando, se avrebbero potuto fare qualcosa per impedire che Spike entrasse nella sua vita e quei due iniziassero una relazione, cosa che ancora per loro pareva inconcepibile.

Dopo un quarto d’ora a parlare, se ne andarono alle loro case per passare una serata tranquilla col fidanzato o con un libro.

Certo.

La prima fu Willow. Si era seduta in poltrona per guardare un vecchio film alla televisione, e improvvisamente sentì qualcosa, una catena, stringerle con forza inaudita la gola, fino a quando il suo collo non si spezzò.

Il secondo, o meglio i secondi, Xander e Anya. Dopo cena, erano andati a dormire, ma non si sarebbero più risvegliati perché qualcuno avrebbe aperto i rubinetti del gas della cucina.

Infine, Giles. Con lui, decise di divertirsi un poco, sfruttando le tecniche di un maestro della tortura che conosceva, e che si chiamava Angelus, e alla fine gli tagliò la gola lasciandolo agonizzante sul pavimento di casa sua.

La sua macchina, una scalcinata DeSoto, attendeva poco distante il suo arrivo, e macinò uno dietro l’atro i chilometri che la dividevano dalla casa dove viveva la persona al volante.

Una volta a casa, per prima cosa andò in cucina. Il coltello da cucina che aveva portato con sé necessitava di una bella lavata, o avrebbe sentito la persona con cui viveva strepitare per un bel pezzo. Dopodiché si guardò i vestiti, e si disse che anche quelli necessitavano di una lavata. Una volta levati, decise anche di farsi una doccia, visto che c’era. Sciolse la coda che legava i capelli biondi, e li lasciò cadere sulle spalle. Buffy si lanciò un’occhiata distratta allo specchio, e poi aprì l’acqua per la doccia. Dio, aveva le occhiaie fino a terra, ma che altro poteva fare? Lily, sua figlia, aveva solo tre mesi, e anche se Spike di notte era sveglio era in braccio a lei che preferiva addormentarsi. E a dirla tutta, aveva accumulato tanto di quello stress a causa dei suoi “amici” e di quei bastardi del Consiglio che non sapeva se l’avrebbe mai smaltito. Beh, i conti sono stati regolati, si disse, possiamo anche provare a rilassarci un po’, Lily permettendo, ovviamente.

Dopo essersi rivestita, guardò l’orologio e si sentì fiera di sé stessa. Era riuscita a fare tutto, ed era tornata in tempo per la cena, anzi, pure in anticipo di mezz’ora su quanto aveva calcolato.

Una volta scese le scale, andò in soggiorno, e le venne spontaneo sorridere. C’era Spike, crollato sul divano, e Lily in braccio a lui che sonnecchiava.

Rimase a guardarli fino a quando Spike non aprì un occhio, sentendosi osservato, e facendo attenzione si alzò per andare da lei.

“I miracoli avvengono. Finalmente riuscirò a dormire più di un’ora per notte.

“Non ci farei troppo affidamento.”

“Io ci spero. Perché altrimenti dovrò iniziare anch’io a dormire di giorno…cosa che al momento non posso proprio fare.

“E datti malata al lavoro, per un giorno, che ti frega?”

“Non tentarmi…”

“Ma io sto qui proprio per questo. Oh, hai avuto problemi?”

“Neanche mezzo. Ora il problema è risolto. Definitivamente. Preparo la cena?”

“No, prendi Lily, ci penso io. Se ti sto ad aspettare, mangiamo per l’alba di domani.

“Ma che gentile, grazie!”

Si sedette in poltrona, con la piccola ancora addormentata tra le braccia, e Spike poco dopo tornò di là con un biberon per Lily e qualcos’altro in un’insalatiera, dall’aria veramente disgustante.

“Che cos’è?”

“Non credo lo vorresti sapere.”

“E infatti non voglio. Levamelo da davanti! Dovrei essere sul punto di morire di fame per mangiarlo.

“Ma loro lo sono.”

Detto questo posò l’insalatiera sul tavolo e arrotolò il tappeto sul pavimento in entrata, rivelando una botola quasi perfettamente mimetizzata nel pavimento. Quando l’aprì, ci volle un po’ prima di distinguere al suo interno circa tre sagome, di cui solo una era fiocamente in luce. Travers, che praticamente aveva perso tre quarti della sua taglia, e più morto che vivo. Buffy nel frattempo si era avvicinata e aveva passato a Spike la loro cena, che lui aveva provveduto a cala giù nella botola. Buffy, prima di richiudere la botola, non aveva fatto a meno di lanciare un’occhiata dall’alto in basso a Travers, con un lampo di trionfo negli occhi. Qualche mese prima le prede erano loro due, e i cacciatori quei tre imbecilli aiutati da quegli altri a Sunnydale.

Ora le parti si erano invertite, facendo diventare la situazione molto più divertente.