DEJA VU

Di Jade

 

 

 

Disclaimer: I personaggi appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy, eccetto quelli che non riconoscete, che appartengono a me.

Rating: PG-13

Personaggi/Pairing:

Sommario: Dopo aver guardato Titanic con le amiche, Buffy fa sogni strani riguardo un transatlantico, un naufragio e una storia d’amore intensa e drammatica come quella dei protagonisti del film. Solo un sogno… o un deja-vu?

Note: AU, ambientato durante la seconda stagione.

***

CAPITOLO 1

“Fantastico” disse Willow tirando su col naso e appoggiando la sua testa sulla spalla di Tara, che non era certo in condizioni migliori.

“Sono d’accordo, tesoro. Buffy, che ne pensi?”

“Titanic è molto bello. Grazie per avermi invitato…però sapevate che non l’avevo visto. Avvisarmi di portare almeno un pacchetto di kleenex pareva molto brutto?

“Leonardo di Caprio non è male come attore” disse Tara levando la cassetta dal videoregistratore e rimettendola nella custodia.

“Peccato che abbia messo su molta zavorra rispetto al tempo del film e che ora vada bene a interpretare solo la boa di segnalazione.”

“Willow, che cattiva!”

“Sono d’accordo” disse Buffy stringendo forte a sé un cuscino. “Billy Zane?”

“Lo preferisco in quella serie in cui interpreta Marco Antonio.”

“Io in quel film con Cameron Diaz. Muore subito, cosa da non dimenticare.”

“Ok. Alla critica manca solo Kate Winslet.”

“Brava, ma…non lo so, a me piace Gwineth Paltrow.”

“Buone attrici tutte e due. Però, che effetti speciali…”

“Non ha preso 11 oscar per niente. Credo me lo prenderò in cassetta, così se avrò voglia di passare una serata all’insegna della depressione potrò guardarmelo in santa pace, senza scocciare voi due.

Willow e Tara si lanciarono un’occhiata preoccupata, ma non dissero niente. Buffy ultimamente ci andava pesante col sarcasmo, fosse per osservazioni in generale, sulla situazione con i ragazzi, o sulla completa mancanza nel suo caso di una situazione con i ragazzi. Non si poteva dire che soffrisse per essere stata lasciata da Angel. Era solo tremendamente amareggiata, e troppo decisa a sguazzare nel suo brodo per avere una qualsivoglia reazione.

 

Era ritornata a casa una mezz’ora più tardi, con una stanchezza incredibile addosso, e si era trascinata in camera sua. L’ultima cosa che aveva pensato prima di chiudere gli occhi era che, e questo era assurdo, quella storia, quell’ambientazione, in un certo senso le erano familiari…

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Patricia McGaren passeggiava irrequieta sul suo ponte di passeggiata privato, spiando ogni tanto le persone che si stavano imbarcando quella sera. Muovetevi, ringhiò silenziosamente, richiudendo la pesante tenda di velluto che durante il giorno non lasciava passare neanche un raggio di sole, per lei fatale. Tutti nell’alta società la consideravano un’eccentrica dama dell’alta borghesia, che non voleva che la sua carnagione lattea venisse scurita dai raggi del sole. Se avessero saputo la verità, se avessero saputo che quelle morti misteriose che ogni tanto capitavano ai ricevimenti in cui lei era presente erano colpa sua…

In piedi davanti alla soglia, indecisa tra il disturbare la sua padrona e il ritornare nel salottino, stava la sua domestica, Estelle. La poverina aveva un sacro timore della donna. Sapeva chi era. Patricia era stata molto chiara al riguardo: non le avrebbe mai fatto del male, ma lei non avrebbe mai dovuto dire una parola su quel che lei faceva, o su qualunque cosa vedesse.

Estelle indugiò ancora per qualche istante, indecisa sul da farsi. La sua padrona sapeva essere molto cattiva, se la si disturbava quando non voleva. La guancia ancora le doleva per lo schiaffo che le aveva tirato la sera scorsa. Ormai dopo due anni stava iniziando a conoscere madame, e le molteplici espressioni dei suoi grandi e splendidi occhi verdi. Stava imparando a conoscere anche i nomi dei visitatori di Patricia, ma solo uno aveva destato la sua attenzione. Era anche l’unico che veniva fino alla casa che Patricia aveva ad Amsterdam per trovarla. L’unica spiegazione possibile era che quell’affascinante vampiro fosse l’amante di madame.

“Estelle, piantala di contorcerti le mani come un’anima del purgatorio!”

La ragazza fece un balzo, bruscamente riportata alla realtà dal tono aspro della donna.

“Mi perdoni, Madame. Desidera qualcosa?”

“Solo che questi mortali si muovessero.”

“Perdoni la mia sfacciataggine, ma…lui…verrà?”

Patricia cambiò espressione, diventando malinconica “Non mi aveva assicurato niente. Spero di sì. Hai tirato fuori le mie cose, e i quadri che ho acquistato?

“Certo, Madame. Aspetto voi per la disposizione definitiva. Se non vi servo, mi ritirerei nella mia stanza.

“Va pure, Estelle. Ti chiamerò se avessi bisogno di te.”

“Con permesso” disse la ragazza abbozzando una riverenza, e andando via. A momenti inciampò nel visitatore che Patricia aspettava. L’uomo si avvicinò in silenzio alla donna, e prendendola alle spalle le avvolse le braccia intorno alla vita, facendole fare una giravolta in aria.

“Angelus, basta!” lo supplicò ridendo.

“Mi sei mancata.”

“Come lo spiegherai, a Darla?”

“Le ho detto che volevo affrontare la Cacciatrice, e le ho detto di aver sentito che si trova in America. Mi ha creduto.”

“Sei un magnifico bugiardo, amore mio.”

 

Intanto, dentro una cantina di un pub davanti al molo del transatlantico, quattro demoni si stavano giocando il loro futuro con una mano di poker. In palio c’erano due biglietti di terza classe per l’Olympic, fregati a due passeggeri che avevano fatto loro da cena.

Louis lanciò un’occhiata a Spike, cercando di capire cos’avesse in mano il suo compagno. Macché, lui guardava le carte e basta, era concentrato solo su quello. Poi appoggiò le carte al tavolo, mantenendo la sua aria seria.

“Bene. La vita di qualcuno qui sta per cambiare. Forza, mostrate le carte.”

L’irlandese aveva due coppie, lo spagnolo niente. Neanche Louis aveva qualcosa che valesse. Allora Spike con sorriso beffardo mostrò loro un incontestabile full d’assi. I due sfidanti guardarono i due vampiri inglesi, e Spike e Louis, afferrato il messaggio, afferrarono anche i biglietti e corsero fuori.

“Come lo spiegherai a Drusilla?”

“Non glielo spiegherò. Lei è rimasta a Parigi con Darla. Io voglio vedere un po’ com’è fatto questo Nuovo Mondo di cui tanto si parla, e se mi piace potrei anche restare.

“Spike, amico…” disse Louis smettendo di correre e indicando una ragazza dai capelli rossi vicino alla banchina “Credo abbiamo un problema.”

“Dannazione. La Cacciatrice.”

“Ci avrà visto?”

La risposta gliela diede lei, quando tirò fuori la sua balestra e colpì Louis dritto al cuore.

Spike guardò polverizzarsi il suo amico, e le labbra della ragazza allungarsi in un sorriso, poi decise di non tentare la sorte e di scappare. Come sospettava, Magdalena gli corse dietro…salvo poi non trovarlo più. Le era scappato da sotto il naso, entrando in un anfratto che lei aveva passato e poi tornando indietro senza che se ne accorgesse. Corse ad imbarcarsi, mancava poco alla partenza, ma ignorava che Magdalena aveva trovato il biglietto di Louis, portato dal vento fino a lei. E immaginando cos’avesse fatto, corse anche lei alla banchina, riuscendo ad imbarcarsi per un soffio. Spike non le sarebbe scappato.

CAPITOLO 2

Estelle guardò la sua padrona scegliere l’abito per la cena di quella sera. Era raggiante.

“Madame desidera che l’aiuti a scegliere?”

“Meglio di sì, o non concluderò niente. Verde o rosso?”

“Verde. Dovete dare alle donne di questa nave qualcosa di cui preoccuparsi…a meno che il vostro ospite non sia molto geloso, e…

“Metterò il verde. Grazie, Estelle. Ora puoi andare, devo scegliere il resto di quegli aggeggi che servono per andare in una cena dell’alta società. Ti chiamo quando mi servirà aiuto per allacciarmi il vestito.

“Madame…e il busto?”

Patricia guardò la ragazza, e scoppiò a ridere lasciando la ragazza perplessa. “Estelle, sono una vampira. Ho smesso di respirare e di preoccuparmi per la linea circa un secolo e mezzo fa.

“Ad Amsterdam nessuno ci bada, è la città più liberale e controcorrente al mondo. Qui ci sono tutti i principali protagonisti dell’alta società…non vorrete attirare l’attenzione!

“Se mi succhiassi uno di loro l’attirerei di certo.”

“Madame, vi prego!”

“D’accordo, mi metterò quell’affare. Ora va meglio? Cambiando discorso, dov’è Angelus?”

“Ha detto che aveva fame...

“Pazzo incosciente…e tutto perché non si vuole abbassare a trovare altri modi di procurarselo, il sangue. Ma verrà il giorno in cui dovrà farlo…”

“Non vorrete dire che…”

“Temo che qualcuno qui non arriverà mai in America. Sarà andato in terza classe, avrà approfittato di una rissa…di solito è così che succede.

“Mi fate paura quando parlate di certe cose con tanta naturalezza.”

“È la mia vita. Ci sono abituata. Coraggio, aiutami a vestirmi.”

 

Spike non si sentì sicuro fino a quando non richiuse la porta della cabina alle sue spalle.

“Maledetta d’una cacciatrice! Mastino, altro che donna…”

Si buttò sul letto, cercando di riprendere fiato. Ora doveva pensare a come sopravvivere. Magdalena Hirsch, Magda, come la chiamavano i vampiri che erano riusciti a scampare alle sue grinfie, era sulla nave. Quei capelli rosso fuoco non passavano inosservati, si vedevano da un miglio di distanza. Doveva ringraziare il cielo che il biglietto di Louis non corrispondeva a quello del suo compagno di stanza…la cena di quella sera. Aspettò che il corridoio diventasse silenzioso, poi si decise a mettere fuori la testa dal suo alloggio. Nessuno in giro, bene. Aveva proprio voglia di farsi un giro, il più lontano possibile da Magda.

 

Fregandosene di aver lasciato la festa prima della fine, Patricia uscì sul ponte per una boccata di aria fresca. Non c’era quasi nessuno, stranamente neanche ufficiali in giro per la ronda, così decise di arrivare fino alla prua, e di stare al parapetto per un po’. Voleva starsene per conto suo, e il salone delle feste non era esattamente il posto ideale. Le mancava poco per arrivare, quando si accorse di due uomini. Uno, apparentemente ubriaco, era retto dall’altro, che lo stava portando molto vicino alla ringhiera. Quando un po’ di luce investì la faccia dell’uomo, Patricia si accorse che era un membro della sua gente. Rimase in disparte fino a quando il demone non si fosse nutrito, e poi, fingendo un incidente, lasciò cadere il cadavere in acqua e iniziò a urlare chiamando aiuto. Da dove si era nascosta, Patricia vide arrivare il primo ufficiale, sentì la versione dell’uomo. Poi, alla domanda se c’erano stati testimoni, decise di farsi vedere.

“Io ho visto la scena. Ha proprio scavalcato il parapetto…e si è buttato! Davvero incredibile…”

“Signora, siete sicura di quanto affermate?”

“Non credo dimenticherò mai una tale esperienza. Oh, mio Dio, mi sento mancare…”

Patricia finse di aggrapparsi al muro per evitare di cadere, facendo così accorrere l’ufficiale, per sincerarsi che stesse bene. Dopo avergli mentito ancora una volta con spudorata disinvoltura, aspettò di rimanere sola con il “collega”, poi gli si avvicinò, facendogli vedere per qualche istante il demone in lei.

“Bella sceneggiata. Davvero.”

“Grazie a voi è riuscita ancora meglio, Miss…?”

“McGaren, Patricia McGaren. E voi, come vi chiamate?”

“Spike.”

“Lieta di conoscervi.”

“Non dovresti essere là dentro a divertirti, Patricia?”

Un po’ sconcertata dal modo in cui si era rivolto a lei, Patricia non rispose subito, preferendo prima osservare il suo interlocutore. In vita doveva aver fatto parte di qualche cerchia alto borghese, conosceva le buone maniere…ma faceva di tutto per non mostrarle, a cominciare dagli abiti. Moriva dalla voglia di chiedergli che diavolo ci facesse da quelle parti.

“Non sono cose che la riguardano.”

“Hai ragione. Ti dirò una cosa che invece ti riguarda molto più da vicino. Tieni gli occhi aperti. Magda Hirsh è su questa nave, ed è una belva assetata di sangue. Io lo so.”

Patricia sbuffò, levando gli occhi al cielo “L’unica vacanza che riesco a prendermi con lui, e ci troviamo insieme alla cacciatrice. Mi pare ovvio.”

“Deduco tu non sia sola. E da come ti sei presentata, deduco che non è tuo marito…

“Lei è oltremodo inopportuno e indisponente.”

“Le mie due migliori qualità.”

Patricia lo fulminò con gli occhi, poi l’espressione del suo viso si rilassò, concedendosi un sorriso.

“Non sono la sola qui a bordo, comunque. È stato un piacere conoscerla.”

“Piacere mio, Patricia. Piacere mio.”

La donna rientrò dentro, tornando da Angelus. Gli raccontò che era tornata un momento nella sua cabina per ritoccarsi il trucco, e lui le credette.

 

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Pensava di non rivedere più quel vampiro, e invece, la sera dopo se lo trovò davanti. La stava aspettando ai piedi della scalinata, vestito come un gentiluomo dell’alta società. Patricia lo vide e sorrise. Lo smoking gli conferiva un aspetto distinto, pensava mentre scendeva le scale, ma nella sua mente continuava a vederlo con quel cappotto un po’ sdrucito e gli abiti malandati. Spike le si avvicinò, e le fece un perfetto baciamano…salvo poi rischiare di farla scoppiare a ridere con l’occhiata divertita che le lanciò subito dopo. Se lo scoprivano, avrebbe passato guai seri. Ma sembrava non gliene importasse. Era uno spirito libero, e per un attimo Patricia rimpianse di non essere anche lei altrettanto libera. Libera e…felice? Ricacciò subito indietro quel pensiero. Lei ERA felice.

Al braccio di Spike fece il suo ingresso nel salone. Sembrava molto divertita dalle persone che la circondavano, e il suo cavaliere non sapeva spiegarsi il motivo.

“Patricia, si direbbe tu sappia molte cose.”

“La gente chiacchiera, ad Amsterdam.”

“E che dice, la brava gente di Amsterdam?”

“I pettegolezzi, specie se non hai altro da fare, sono abbastanza divertenti.”

“Andiamo, cosa sai su questi ricconi? Mi sto annoiando…”

“D’accordo, tirerò fuori qualche pettegolezzo, mi sto annoiando anch’io e non vedo nessuno d’interessante da portare a fare un giro oltre il parapetto di prua. Vedi, quella è la contessa di Rhodes. La famiglia di suo marito si dice si sia arricchita grazie a Drake.

“Sir Francis Drake?”

“Chissà come mai le loro navi erano le uniche a non essere attaccate da lui. Il titolo è costato parecchio, come pagare il pirata perché non spifferasse tutto. Ma dove non può il denaro, può la lingua affilata di un’amante scaricata…

“Continua.”

“Lì abbiamo Lady Ellesborough, Rebecca per chi è nelle sue grazie e ti assicuro che sono in pochi. Ovviamente Lord Ellesborough è rimasto a casa per affari. Il nostro Lord ha affidato la giovane moglie al suo amico, John Mason...che è anche il suo amante. Infine lì abbiamo Sir Gordon e Lady Lucile. La signora tra i suoi vari pregi ha anche quello di disegnare biancheria audace. È molto popolare tra le cortigiane.”

Ora anche sulle labbra di Spike era comparso quel sorrisetto. Patricia si guardò intorno, cercando Angelus, ma non lo vedeva da nessuna parte. E per la prima volta non sentì il desiderio di sapere dove fosse.

Com’era diverso da lui. Il giorno e la notte. La faceva ridere, e non aveva paura di scandalizzarla. Anzi, quello era la cosa che più lo divertiva. Angelus era troppo schiavo delle sue regole, come lei del resto, ma per una sera si sentì deliziosamente libera, come quando era ancora viva…

Al termine della cena, Spike la prese per mano e la portò con lui in terza classe.

Patricia lo guardò con aria interrogativa “Che facciamo qui?”

“Come degno finale della nostra serata, non poteva mancare una bella danza con musiche popolari irlandesi, polacche e svedesi. Mai fatta l’esperienza?”

“Signore Onnipotente, no!”

“Beh, Patty, ora la farai.”

CAPITOLO 3

Patricia non ricordava di aver mai riso tanto in vita sua. Spike l’aveva invitata a ballare, e non l’aveva lasciata riposare un istante, anche se era chiaro che nessuno dei due conosceva i passi.

Poi la musica si era fermata un attimo, e Spike aveva fissato Patricia, appoggiatasi ad un tavolo per riprendersi, che gli sorrideva, con la sua perfetta crocchia quasi disfatta. Quasi avesse capito che stava pensando proprio a quello, Patricia si passò una mano tra i capelli e sfiorò le ciocche più corte che le pendevano dalle tempie e dalla nuca.

“Signore, che disastro…” esclamò.

Spike le mise a posto una ciocca di capelli dietro l’orecchio “No. Anzi.”

La mano le carezzò il viso, e poi scese fino alla nuca. Spike le si avvicinò, e prima che lei potesse dirgli che forse era una cosa sbagliata Spike la baciò con passione, lasciandola metaforicamente senza fiato.

Si era fermato a guardarla, quasi a domandarle se era quello che voleva, e per tutta risposta Patricia gli aveva preso il viso tra le mani e gli aveva restituito il bacio, in mezzo a quella confusione che non li aveva neanche notati. E che era troppo occupata per notare una coppia allontanarsi.

 

Appena entrati nella cabina, Spike prese Patricia tra le braccia e cominciò a toglierle il vestito, sbottonandolo dalla schiena come un forsennato.

“Signora mia, devi incominciare a vestirti in modo più semplice…” disse quando finalmente riuscì a far scivolare l’abito da sera a terra. Si soffermò a guardare il corpetto, sospirando, e Patricia ridendo e scuotendo la testa sciolse da sé i legacci che lo trattenevano, e sciolse anche i suoi capelli, lasciandoli cadere sparsi sulle spalle.

“Non è uso che una signora faccia questo in presenza di un uomo che non sia il marito o l’amante.”

“Sai una cosa Spike?” disse lei lasciando cadere a terra il corsetto e avvicinandosi a lui con addosso solo una camicia, l’ultimo quasi trasparente indumento che aveva addosso e che le arrivava al ginocchio, “Credo proprio di aver chiuso con le buone maniere.”

Spike l’attirò a sé, baciandola con passione, e con le mani intanto faceva scivolare la camicia dalle sue spalle. La risposta di Patricia, mentre lo aiutava a liberarsi dei vestiti, lo eccitò ancora di più. Spike l’aiutò a distendersi sull’angusto letto di quella cabina. Non era propriamente quello che aveva in mente per lei, avrebbe desiderato di sicuro qualcosa di meglio. Ma fu proprio in quella cabina che fece l’amore con lei, fino a quando la loro passione non li lasciò esausti.

 

Patricia aveva appoggiato la testa sul petto di Spike, e lui le accarezzava piano i capelli, dandole un bacio sulla fronte.

“È una cosa totalmente non da me, meglio che tu lo sappia.”

“Davvero? E cos’è ‘da te’?”

“Molte cose che odio dover fare, tipo incontrare lady Rebecca e non poterle tirare in faccia il contenuto del carrello dei dolci dicendole che la sua fortuna è stata accalappiare un riccone con il doppio dei suoi anni.”

“Ammetto di voler vedere la scena” sussurrò Spike stringendola più vicino a sé.

“Attento a quello che desideri, potresti ottenerlo...

“Per il momento, l’unica cosa che desideravo l’ho ottenuta…e spero che lei decida di non andarsene…

Patricia sorrise tra sé, ma quel discorso l’aveva fatta tornare con i piedi per terra.

“Spike, io devo andare...

“No, non devi. E se mi stai per dire che sei impegnata con qualcun altro, non dev’essere qualcuno di così importante, considerato che sei qui.

Patricia aveva fatto per alzarsi, ma alla fine si era solo seduta sul bordo del letto, infilandosi di nuovo la camicia. Non aveva il coraggio di guardare un’altra volta gli occhi di Spike, sapeva che in un modo o nell’altro le avrebbe fatto cambiare idea.

 

“Sono due anni ormai. Ho sempre pensato che sarei stata con lui…anche se so che per lui sono solo un ripiego.

“E non vuoi di più?”

“Io non lo so più cosa voglio, grazie a te” disse Patricia alzandosi, e cercando di rivestirsi.

Spike si era messo seduto, cercando di capire come la serata che era iniziata tanto bene ora stesse prendendo quella brutta piega.

“Ed è necessariamente un male?”

“Per me sì. Io non ho mai vissuto alla giornata, e non saprei farlo.

Spike ora era in piedi, e le cingeva la vita da dietro, appoggiando la testa su una sua spalla“Beh, lasciati dire che non è così terribile.”

Stare tra le sue braccia. Patricia, in tutta la confusione che aveva in testa, sapeva per certo che dalla vita non voleva altro che stare tra le sue braccia. Ma c’era Angelus. Con lui si era sempre sentita al sicuro, anche perché nessun vampiro sarebbe stato tanto stupido da venirgli tra i piedi. In vita quella sensazione non l’aveva provata spesso, per non dire mai. Era anche la prima persona che non l’avesse giudicata solo dall’aspetto. Era certa di non essere solo un divertimento per lui… Cosa doveva fare?

Patricia sospirò, sciogliendosi dal suo abbraccio “Spike, ti prego…non dire altro.”

“Non voglio metterti fretta. Ti amo, ma se deciderai che io…che noi non abbiamo un futuro…voglio che tu sia felice.

A quel punto Patricia era scappata fuori dalla cabina, ed era corsa via. Si era fermata solo quando per poco non era andata a sbattere contro un muro. Aveva appoggiato la testa alla parete, e aveva chiuso gli occhi. Perché doveva essere così maledettamente dolce? Così rendeva tutto ancora più complicato…

 

Era tornata nella sua cabina alle prime luci dell’alba. L’unica cosa che sentiva effettivamente era il male ai piedi, che la costringeva a camminare piano, ma sentiva dentro di sé un turbinio d’emozioni difficile da descrivere. Il ballo, la musica allegra e indiavolata, Spike…e quello che era successo…l’unica attenuante che poteva addurre per il suo comportamento oltre alla temporanea infermità mentale era che aveva bevuto qualche bicchiere di troppo. Ma come per tutte le cose belle, ora avrebbe dovuto pagarne il prezzo. Angelus era lì che l’aspettava, e questo non voleva dire niente di buono.

Le si avvicinò, poi le assestò un sonoro schiaffo che la fece cadere riversa sul divano.

“Eccola qui la sgualdrinella!”

Patricia rialzò la testa, e si passò una mano sulla fronte. C’era sangue, aveva sbattuto contro il tavolino quand’era caduta.

“Che ti prende?”

“Non pensavo ti piacesse mischiarti con i topi di fogna.”

“Vedo che non rinunci a seguirmi. Tipico…ma dato che non sono io quella che vive con te, non credo tu possa arrogarti il diritto di venirmi a dire quello che devo o non devo fare.

“Non ti comporterai più così. Sono stato chiaro?”

“Non sono la tua fidanzata, e tantomeno tua moglie. Io…”

Angelus l’afferrò per le braccia, scotendola “TU sei mia. Mia, chiaro Patricia? Perciò mi rispetterai. Mi rispetterai come si chiede ad una donna di rispettare il compagno, perché non farò la figura del pagliaccio. Qualcosa non ti è chiaro?”

Patricia era spaventata e vicino alle lacrime. Non l’aveva mai visto reagire tanto violentemente, e mai l’aveva trattata così. Fece rapidamente cenno di no con la testa, e lui la lasciò andare.

“Bene. Con permesso” e tornò nella sua cabina.

Fu allora che Patricia iniziò a tremare. I suoi occhi, incapaci di trattenerle oltre, lasciarono che fiotti di lacrime amare le inondassero le guance, e sentendosi le gambe cedere si sedette sul divano, nascondendosi il viso tra le mani.

Estelle aprì timidamente la porta “Madame?”

Patricia alzò di scatto la testa, ed Estelle poté vedere la sua padrona come mai l’aveva vista. Fingendo di non notare il resto, prese un fazzoletto ed inginocchiandosi glielo premette sul taglio sanguinante.

“Non è niente, Madame” disse guardandola negli occhi “Non è niente...

 

Magda stava cominciando a perdere la pazienza. Spike si trovava su quella maledetta nave, ma dove? Passava tutte le notti a rivoltarla come una calza, e ogni volta che credeva di esserci capitava qualcosa. C’erano anche altri vampiri che avevano tentato la traversata ed erano morti, ma nessuno di loro sotto la minaccia del paletto aveva detto niente. Forse perché non sapevano niente, ma Magda non era mai andata per il sottile quando si trattava di fare interrogatori. Stava pattugliando il ponte della seconda classe, quando si accorse di un vampiro che aveva appena finito di nutrirsi. Brandendo un paletto, cercò di colpirlo ma si sentì sbattere contro un muro, e tener sollevata per la gola ad almeno due palmi da terra.

“A-Angelus…”

La ragazza tentò di liberarsi, ma Angelus strinse la morsa, minacciando di soffocarla.

“No, no, no. Stai sbagliando, Magda. Prova a chiedere.”

Magdalena ormai era vicina al perdere conoscenza, e decise di provare, tanto non aveva nulla da perdere…

“La-Lasciami andare, t-ti prego…”

Angelus lasciò la presa, e Magdalena cadde a terra, tossendo e tenendosi una mano sulla gola.

“Bastava chiedere, Magdalena.”

La ragazza non perse tempo, e afferrato il suo paletto si scagliò contro di lui. Angelus invece glielo fece cadere di mano e le torse il braccio contro la schiena, facendola urlare di dolore.

“Nervosa stasera…Ho capito, con te non si può parlare che in questo modo. Come va il lavoro? Spike è già polvere?”

“È più sfuggevole di un anguilla, e lo sai. Lasciami andare!”

“Tenteresti di uccidermi, e non sono così sprovveduto.”

“Tu ci hai appena provato con me, sarebbe il minimo…ma lo giuro, non lo farò.”

Magda così si liberò, e si tenne a distanza di sicurezza massaggiandosi il braccio.

“Hai rischiato di rompermelo.”

“Mi risulta che di braccia tu ne abbia due, dolcezza. Dov’è il problema?”

“Il problema…il problema è che non mi avevi detto quanto era in gamba. A sentirti parlare pareva un imbecille, ma lasciami dire che uno che si imbarca per sfuggirmi non lo è.

“Se fosse intelligente non tenterebbe di portarmi via una cosa che mi appartiene, come tu mi hai gentilmente riferito ieri notte.”

“Ooh, siamo a questo allora…Gelosia allo stato puro…

“Magdalena, attenta a te. Non credo ci metterei molto a far scricchiolare quel tuo fragile collo.

“Se lo facessi, perderesti il tuo sicario di fiducia. Ricordati invece di mantenere la tua promessa…

“Far sparire il tuo Osservatore. È l’unico motivo per cui mi sei venuta a cercare.

“E Spike è l’unico motivo per cui hai accettato. Quello che voglio sapere è se anche la biondina con cui l’ho visto deve…come dire, avere una bella lezione.

“Spaventala e basta. Non voglio che tu le torca un capello, altrimenti la pagherai cara.

“Come vuoi.”

CAPITOLO 4

Appena il sole sparì all’orizzonte, Patricia uscì a prendere un po’ aria sul ponte. Aveva cercato di nascondere meglio che poteva il taglio con il belletto e i capelli, e l’unica limitazione era che doveva far attenzione al vento e a non muovere troppo la testa. Non voleva pensare a quella sera, e cercava di minimizzare la cosa, cercando di convincersi che doveva essere colpa sua, che l’aveva provocato. Non voglio perderlo, pensava, ma nella sua testa ora la sua immagine si accavallava con quella di uno spiantato che viaggiava in terza classe, che l’aveva fatta sentire viva dopo tanto tempo. Come per incanto, si accorse che Spike era davanti a lei.

“Se hai intenzione di farmi venire un infarto, dimmelo subito!”

“Patricia, i vampiri non hanno un cuore che batte.”

“È un modo di dire! E poi…e poi hai capito dove volevo arrivare, no?

“Certo” disse, poi aggrottò la fronte e le scostò i capelli dalla fronte. Patricia abbassò gli occhi per non incrociare i suoi, e a Spike non ci volle molto a capire cosa fosse successo.

“Non voleva farmi del male, Spike…”

“Davvero? Allora quest’altro livido? È la tua guancia che si è trovata per caso sotto la sua mano? Patricia, come puoi vivere così?”

“Io sono felice.”

“Balle! Ieri sera eri felice. Quanto durerà questa vita di compromessi?

“La mia vita non è un compromesso, Spike. E non sta a te giudicarmi, o pretendere di salvarmi.

“Esatto. Solo tu puoi far finire questo gioco.”

 

Era ritornata nella sua cabina, e aveva chiamato Estelle perché voleva una tazza di tè. La ragazza però non rispose alle sue chiamate, e Patricia iniziò a cercarla. Quando la trovò sul pavimento, con il collo insanguinato, non riuscì a fare a meno di sentirsi in colpa.

Si era inginocchiata vicino a lei, le aveva passato una mano sul viso. “Mi dispiace, Estelle…”

“Era solo una servetta. E neanche particolarmente brava” esclamò Angelus arrivandole alle spalle. Patricia non fece il minimo segno di alzarsi, continuava a guardare il viso della morta, e con la mano le chiuse gli occhi.

“Perché? Dimmi solo perché.”

“Sono un demone. Devo giustificarmi per quello che sono?”

“Estelle non doveva morire. Io le avevo promesso…”

“Esatto tesoro. Tu. Tu, non io.”

“Sei un maledetto bastardo” disse alzandosi in piedi, e voltandosi verso di lui.

“Credo di non aver capito.”

“E invece hai capito benissimo. Ho creduto in questi anni che un giorno o l’altro avresti deciso tra me o Darla, ma a te piace troppo tenere il piede in due staffe. Nessun uomo che può avere due amanti innamorate di lui, rinuncerebbe all’una per l’altra. Solo che a me non piace neanche un po’.”

“Cosa stai dicendo?”

“Sto dicendo che ti lascio. Quando la nave attraccherà, io me ne andrò il più lontano possibile da te. Torna pure da Darla, o fa quel che ti pare, a me non interessa più.

“E di questo devo ringraziare William, suppongo.”

“William?”

“Oh, tu di sicuro lo conosci come Spike. Ti dirò qualcosa su di lui…”

“Non credo di voler sentire commenti al vetriolo su di lui.”

“E invece li sentirai. Sai, anche lui ha qualcuno che lo aspetta in Europa. Si chiama Drusilla. È il suo sire…e la sua amante.”

“Il fatto che si sia imbarcato senza di lei la dice lunga sul loro rapporto.”

“Scommetto che non ti aveva detto niente di lei. Oh, povera Patricia, sei passata da un bugiardo ad un altro. Speriamo che almeno a letto non ti abbia mentito…

Patricia gli aveva tirato un schiaffo con tutta la sua forza, e aveva cercato dentro di sé il tono più freddo che aveva.

“In due sere mi ha dato cose che tu non mi hai dato in due anni.”

 

Angelus aveva fatto per afferrarla, ma lei era stata più rapida ed era scappata via. Aveva corso, corso, e corso fino a quando non aveva trovato Spike. Era appena uscito dalla cabina, ed era piuttosto sorpreso di vederla in quello stato, con il fiatone, senza che le importasse quello che avrebbero pensato gli altri.

“Non volevo più mentire” disse semplicemente, e Spike l’abbracciò stretta. Sapeva che doveva essere stato molto difficile per lei, ma l’avrebbe aiutata a riemergere, a liberarsi dal fantasma del demone che le era quasi riuscito a rovinare la vita. La fece entrare nella sua cabina, e si sedette sul letto accanto a lei, tenendole le mani.

“Patricia, scusa la curiosità, ma non mi hai mai detto il nome dell’idiota con cui stavi.”

“Non ha più nessuna importanza.”

“Non ti chiederò nient’altro, te lo giuro.”

“Angelus. Il suo nome è Angelus.”

Spike a quel punto si era scostato da lei, guardandola con aria stupita “Eri l’amante di Angelus?”

“Una delle tante. Lui ti conosce, e mi ha parlato di Drusilla.

“Drusilla…”

“Perché non me lo hai detto?”

“Perché è una storia chiusa. Io…Era una storia partita male fin dal principio. Che io ci sia o no, lei non se ne accorgerà di certo.

“Siamo proprio una bella coppia...

“Non avrei saputo dirlo meglio, tesoro.”

 

Magda aveva messo piede nel salotto, e pareva un campo di battaglia: mobili rovesciati a terra, tende strappate, i quadri di Patricia sfondati.

“Qualcosa mi dice che avrò da fare…”

“Magdalena.”

La ragazza s’irrigidì, e si accorse che Angelus era seduto con un brandy in mano, e le dava la spalle.

“Voglio che anche Patricia muoia. Meglio se prima di Spike, ma anche dopo va bene. L’importante è che soffra, chiaro?”

“Ho già in mente qualcosa. Basta che non ammazzi me per averlo fatto.

“Non avrò ripensamenti. E ora vai.”

Magdalena aveva lasciato da qualche istante la cabina, quando si ritrovò contro un muro. Come se la nave avesse urtato contro qualcosa. Si avvicinò ad un oblò, e si vide passare davanti una muraglia di ghiaccio altissima.

“Speriamo almeno che la nave non affondi prima che io abbia compiuto il mio lavoro.”

 

Tornò lentamente nella sua cabina, e dopo aver radunato le armi che era riuscita a procurarsi si sedette sul letto e aspettò. Non ci volle molto prima che l’acqua, lentamente poi sempre un po’ più forte, iniziasse a filtrare attraverso la porta insieme alle prime urla di panico. Solo allora Magda si alzò, e iniziò a cercare.

Spike e Patricia si erano accorti anche loro che qualcosa non andava, e si unirono alla massa che cercava di salire fino al ponte principale.

“Ho sentito della gente parlare di un iceberg…la nave affonderà?”

“C’è già dell’acqua. Ormai è probabile, Patricia. Ma non ti preoccupare, andrà bene.”

E nel momento in cui si volse a guardare verso la loro via d’uscita, sbarrata da un cancello e da un membro dell’equipaggio che tentava di tenere tutti calmi, si accorse che Magda era lì. Poi i loro occhi si incrociarono.

“Patricia, preparati a correre. C’è Magdalena.”

“Dove?”

Magda non perse tempo e subito iniziò a farsi largo tra la gente. Spike prese la mano di Patricia e con lei iniziò a correre.

“Perfetto. Quando scappano è ancora più divertente.”

 

“Spike, ti prego…non ce la faccio più…”

“Patricia, ti prego. Magda altrimenti ci ammazza tutti e due. Invece preferirei affrontarla sulla terraferma, e ammazzarla a modo mio.

“Dove possiamo andare? Siamo in trappola.”

“Mai dire mai” sussurrò Spike notando un’ascia attaccata al muro. Rompendo con il gomito il vetro che la proteggeva, Spike la prese il mano e si diresse verso un altro dei cancelli, dove non c’era nessuno. Un paio di colpi alla serratura, e furono in grado di passare esattamente un attimo prima che Magda sopraggiungesse nel corridoio.

“Ce l’abbiamo fatta?”

“Non lo so. Ma dobbiamo correre di sopra, le scialuppe staranno per essere riempite e io ti voglio in una di quelle.

“Vieni con me.”

“Non ti preoccupare, sono duro a morire. Ci rivedremo a New York, vedrai, e non ti lascerò scappare mai più.

Le aveva preso il viso tra le mani per baciarla, quando Patricia si era accorta di Magda, alle spalle di Spike. Aveva in mano una sorta di globo di vetro, pieno di qualcosa. Lo aveva già alto sopra sulla sua testa, e lo stava per lanciare contro di lui.

“No!” urlò lei spingendolo fuori della linea del fuoco. Quando il globo s’infranse contro di lei, il freddo si sostituì ad un dolore fortissimo e accecante. Quando si guardò il petto, si accorse che Magda l’aveva colpita in pieno, e che aveva tutto il corpo in fiamme. Solo una cosa al mondo poteva avere quell’effetto. L’acqua santa.

Magda sogghignò nel vederla cadere a terra, ma non aveva fatto i conti con Spike. L’aver visto Patricia in quelle condizioni gli aveva risvegliato dentro si sé una rabbia che non credeva di provare, e Magda ora gliel’avrebbe pagata.

“D’accordo, Magdalena. Ora veniamo a noi.”

“Non ne vedevo l’ora.”

In quel momento, la luce iniziò ad affievolirsi. Ormai cominciava a sparire ad intervalli abbastanza vicini. Spike lanciò un’occhiata a Magda: era preoccupata, anche se non lo dava a vedere. Era dentro una nave che stava per affondare, le scialuppe erano molto al di sopra della sua testa e stavano per essere tutte riempite.

“Cos’è, paura di morire quella che vedo nei tuoi occhi?” disse mutando faccia. Magda strinse tra le mani un paletto, e gli si scagliò contro riuscendo a fargli perdere l’equilibrio e a buttarlo a terra. La punta del paletto era vicina al suo cuore, e Spike cercava di fare il possibile per riuscire a trattenere la mano di Magda. Riuscì a rotolare sopra di lei, strappandole l’arma e tentando di morderla ma la cacciatrice con un calcio lo spinse lontano da sé e si rialzò in piedi.

“Tutto qui, William?”

Spike, a terra, si sforzò di pensare in fretta, ma nessuna idea gli sembrava abbastanza buona o abbastanza efficace…fino a quando non si accorse dell’ascia che aveva lasciato a terra. E dei tubi sopra la sua testa.

Scattò in piedi prendendola di sorpresa, e colpendo con l’ascia uno dei tubi. Come aveva pensato, il vapore lì dentro finì in faccia a Magda, ustionandola e facendola gridare dal dolore. Approfittando di questo, Spike si gettò su di lei e con un gesto deciso le spezzò il collo.

Non rimase a contemplare la sua opera, anche se sapeva che molti lo avrebbero fatto. Avrebbero fatto anche i salti di gioia, si sarebbero sentiti quasi onnipotenti. Ma loro non avevano la donna che amavano a terra, in fin di vita per un colpo destinato a lui.

Aveva preso Patricia tra le braccia, cercando di non farle capire quanto si sentisse in colpa, che non lo vedesse distrutto come invece si sentiva.

“Patricia…”

“Mai avrei pensato che sarebbe successo così…beh, non avrei mai immaginato neanche di conoscere te. La vita è piena di sorprese…”

“Non parlare. Risparmia un po’ di forze. Ora ti porterò di sopra, e ci salveremo tutti e due…

“Non mentirmi anche tu, William, ti prego…Io non uscirò viva da qui. Sta arrivando al mio cuore, lo sento. Va via, non rimanere qui…”

“Non ti lascio da sola. Ti devo la vita....

“No, sono io che devo qualcosa a te…ma troverò il modo di sdebitarmi…in un altro tempo, in un altro luogo…

L’aveva vista dissolversi tra le sue braccia, ed era rimasto inginocchiato in quella posizione per non sapeva quanto tempo, potevano essere due minuti come due ore. Quando si rialzò, era ancora un po’ stravolto ma si impose di camminare, di salire fino alla superficie, e di trovare un posto sull’ultima scialuppa, sotto la pioggia battente che aveva iniziato a cadere…

 

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Buffy si svegliò di soprassalto, osservando un centinaio di volte la stanza dove si trovava. Una camera moderna, in una casa moderna, ben piantata nella terraferma. Non una nave del tardo ottocento, che stava affondando.

Si alzò di corsa, e guardò fuori dalla finestra. Il sole era già sorto, ma doveva essere ancora presto. Con uno sguardo alla sveglia si accorse che erano le sette e mezza. L’avrebbe odiata per questa sveglia mattutina, ma era troppo agitata per rimanere lì con le mani in mano.

 

“Signor Giles, apra!”

“Buffy? Ma che ore sono?”

“Giles, è successa una cosa stranissima.”

“Vieni, entra, e dimmi tutto.”

“Non sa che sogno strano che ho fatto!”

“Mi hai svegliato solo per un sogno?”

“Giles, mi ascolti. Mi trovavo su un piroscafo diretto a New York che ha fatto naufragio. C’erano Angelus e Spike…”

“Continua.”

“C’erano anche Willow, Tara e gli altri…”

“E che facevano?”

“Will si chiamava…Magdalena Hirsh, Magda, ed era la cacciatrice. Tara era la mia domestica, Estelle...Estelle Duvivier. Xander e Anya erano due membri dell’alta società dell’epoca, John Mason e Lady Rebecca Ellesborough...

“Strano sogno davvero.”

“Sembrava tanto reale…Vorrei che facesse qualche ricerca per me.”

E Giles le disse che non doveva preoccuparsi, che non voleva dire niente. Qualche giorno più tardi le chiese di passare da lui, e le fece sapere che secondo le sue ricerche non erano mai esistiti Magdalena Hirsh, Estelle Duvivier, John Mason, Lady Rebecca Ellesborough. Buffy rinunciò a ribattere, e accettò le spiegazioni che il suo osservatore le dava, anche se non ci credeva del tutto.

 

Una volta andata via, Giles prese un’espressione preoccupata, e tirò fuori una busta. Era molto nervoso, e in parte era dovuto al contenuto di quella busta. Oltre al fatto di aver mentito a Buffy, certo.

Giles tirò fuori alcuni fogli scritti al computer e quattro fotografie in bianco e nero.

Magda Hirsh, cacciatrice di quel periodo. Lady Rebecca, il suo amante John Mason. Estelle Duvivier, vittima di Angelus su quella nave.

Prese in mano l’ultima foto, e la guardò molto attentamente, prima di metterla sul tavolo vicino alle altre. Patricia McGaren. Esaminò l’abbigliamento, la pettinatura, e l’espressione divertita degli occhi verdi. Sembrava che avesse aspettato quel momento per anni, e ora ridesse di lui.

Si allontanò un attimo per andar a prendersi un goccio di whisky, e per smettere di guardare quelle foto. Era incredibile la somiglianza tra quelle foto e Willow, Anya, Xander e Buffy. Se non sapesse che era praticamente impossibile, avrebbe giurato che fossero le stesse persone, solo abbigliate diversamente.

Agendo d’impulso, prese le foto e le nascose dietro un libro. I fogli invece era combattuto tra lo stracciarli o meno, e alla fine decise di metterli nel doppiofondo di un cassetto. Sì, così nascosti dovrebbero essere al sicuro, anche dalla incredibile curiosità di Buffy.

Un giorno, però, forse sarebbe successo qualcosa, e avrebbe dovuto dirglielo…Giles iniziò a sperare che quel giorno non arrivasse mai. Non osava pensare alle conseguenze che sarebbero potute scaturire.

 

Fine