L’INCANTESIMO

Di Jade

 

Disclaimer: I personaggi appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy, eccetto quelli che non riconoscete, che appartengono a me.

Rating: PG-13

Personaggi/Pairing: Buffy/Spike, Willow, Tara, Drusilla, Scooby Gang

Sommario: Un incantesimo può avere effetti collaterali piuttosto particolari…

 

***

CAPITOLO 1

“Willow, ti prego…sei la migliore, nessuno lo fa come lo sai fare tu. Oz me l’ha detto non so quante volte. Sei la più brava, ti supplico…”

“Oh, e va bene, Xander. Ma che Tara e Anya non lo vengano a sapere, di questo rendez-vous. O finiamo scorticati o peggio. Una strega e un ex demone della vendetta non sono esattamente una passeggiata di salute se sono insieme e se sono arrabbiate.”

“Willow, ho bisogno di te. Non ho mai avuto tanto bisogno di te…”

“E te ne dovevi accorgere ora?”

“Ho cercato di resistere, ma è stato inutile.”

“Zuccone. Dovevi venire subito da me. Levati le scarpe e mettiti a letto. Arrivo subito.”

Xander obbedì coscienziosamente, pregando che facesse in fretta. Non ne poteva davvero più d’aspettare.

“Xander, fammi capire. Ma l’hai provata l’aspirina?”

“Sì. Niente.”

“Altri antidolorifici?”

Chiedimene uno. L’ho provato e non ha fatto niente.”

“Tanto di cappello al tuo mal di testa. Refrattario a tutto. Sicuro di non esserti preso qualcosa?” gli chiese tastandogli la fronte.

“Sano come un pesce. Ma credo che dopo un pomeriggio nel sovraffollato e unico centro commerciale nei dintorni con Anya e Buffy a fare shopping…”

“Conosco l’esperienza. Ecco perché ho sempre i compiti di Biologia in quei giorni.”

“Cosa intendi fare?”

“Manda giù questo, intanto” e gli diede un bicchiere con qualcosa dentro. Il ragazzo quasi si strangolò, e lei si scusò di non averlo avvertito prima.

“È un po’ amaro…scusa.”

“Un po’? Willow, la prossima volta che Buffy vuole interrogare qualcuno, invece di farglielo pestare, dalle questo. Vedrai come canta il poveraccio!”

“Sta’ zitto. Vediamo se te lo faccio passare.”

La ragazza iniziò a massaggiargli le tempie lentamente, dicendogli di respirare profondamente e di rilassarsi…per quanto possibile.

“Come va ora?” domandò dopo dieci minuti.

“Un pochino meglio. Oz aveva ragione, hai le mani d’oro.”

Willow sorrise all’amico, e in quel secondo entrò Tara. Rimase a bocca spalancata. La sua ragazza, seduta sul letto, con le mani sulla faccia dell’uomo di cui aveva una cotta fin da bambina.

“Tara, guarda che posso spiegare.”

“Lo spero. O è lui il tuo compito di Biologia?”

“Ha solo un mal di testa impossibile. Sapeva che a Oz riuscivo a farlo passare, così…ma ho davvero Biologia da fare.”

L’espressione di Tara si addolcì “Ok. Vuoi una mano?”

“Dimmi solo se ci sono magie di guarigione per il mal di testa. Come ultima spiaggia.”

“Nel mio libro, sai quello verde in alto nello scaffale. Ma non farlo.”

“Perché?”

“Non si è mai sicuri di cosa salta fuori con quella roba. Te lo può far venire a te, lo può mandare ad una persona che ami come ad una che odi, o può avere altri effetti collaterali. Te li ricordi i tuoi mal di testa post-incantesimo, vero? Come ti facevano innervosire?”

“Messaggio ricevuto, Tara. Tranquilla.”

“E comunque non avrei voluto farti da cavia” mormorò Xander alzandosi lentamente in piedi.

“Sei vivo, Xander?” domandò Tara guardandolo con aria interrogativa.

“Se arrivo a casa dalla mia fedele aspirina, può darsi. Grazie dell’aiuto, Will, me l’hai ridimensionato.”

“Prego, è stato un piacere. Torna se persiste, Ok?”

“Non mancherò” disse andando a passi lenti e misurati verso la porta.

“Poveraccio” mormorò Tara appena chiusa la porta.

“Siamo sempre sicuri che Anya non abbia recuperato i poteri? Pare tanto una vendetta nel suo stile.”

“Uhm, no. Ce lo avrebbe detto, o ci sarebbero molti casi umani in giro per il college. Parker ad esempio.”

“Non nominarmelo, altrimenti accetto l’incarico e lo sistemo.”

“Lo odi parecchio.”

“Odio immutato da quando quella faccia di bronzo ha scaricato Buffy. Gliel’avrei voluta dare io una lezione.”

“Se lo avresti fatto, non ci staremmo a preoccupare se Anya possa riavere o meno i suoi poteri. Me lo fai vedere quell’incantesimo?”

“Certo” disse Tara, prendendo il libro e aprendolo alla pagina giusta “Eccolo qui: Ascoltate la mia supplica, che la mia richiesta non sia vana, liberate questo capo dal male che lo affligge e fatelo sparire per sempre.”

“Non sembra così pericoloso.”

“E invece. Ma dirlo non è sufficiente. Bisogna far bere alla vitt…cioè al malato un intruglio di erbe parecchio amaro. Di solito basta questo per scoraggiare i più.”

“Che erbe?” domandò Willow continuando a sfogliare il libro.

“Fammi pensare…sì, adesso mi ricordo. Una mistura di trentuno erbe, che va presa con l’acqua.”

Willow diventò bianca come un cadavere “L’olio composto, vuoi dire?”

“Sì, quello. Mi sfuggiva il nome.”

“E quindi se lui l’avesse preso, quelle quattro parole che hai detto avrebbero fatto effetto, con conseguenze che non possiamo immaginare? O santo cielo.”

“Willow, sei pallida come un lenzuolo. Che c’è?”

“Io per farmi passare il mal di testa bevo un po’ di quello e mi massaggio le tempie, ecco che c’è!”

“Oh no. Oh no, non dirmi che…”

Willow annuì, e Tara nascose la testa tra le mani. “Oh. Mio. Dio.”

 

CAPITOLO 2 

 

Incubi. Meglio, un incubo senza fine. Era quello in cui era intrappolata e da cui non riusciva a svegliarsi. Aveva tutta la sua vita davanti agli occhi, e tutte le vicende che l'avevano sconvolta. Voleva svegliarsi, ma non riusciva ad aprire gli occhi. Stringeva a sé la coperta, continuava a rigirarsi nel letto.

"Basta, non ne posso più…Mamma, ti prego…non te ne andare, non lasciarmi qui da sola. Non sono cattiva, non è colpa mia. Non è colpa mia…Attenta! No! Papà…mamma…zio…ma dove siete? Che vi è successo?…No, mentite sorella Agata, non sono morti. Non è possibile...Non sono una figlia del Demonio, tu sei un demonio, hai ucciso la mia famiglia, ma perché? Che ho fatto io? Stammi lontano! Stammi lontano…lontano…"

Drusilla spalancò gli occhi all'improvviso. Era come se le mancasse l'aria, cosa strana visto che i vampiri non respirano. Si levò a sedere, si asciugò gli occhi pieni di lacrime, e poi fece qualche passo verso la finestra. Il traffico che scorreva incessante sotto di lei si calmava solo verso le due di notte, per poi riprendere alle sei. Era quasi impossibile dormire. Drusilla guardò con aria assente la strada che si vedeva dal suo appartamento, persa in chissà quali pensieri, poi ritornò vicino al suo letto. Che incubo incredibile aveva avuto. Aveva rivisto tutta la sua famiglia trucidata da Angelus, e la notte in cui era diventata una vampira, ma c'era una differenza di fondo. Era impazzita dal dolore quando era successo. Di solito non faceva sogni del genere, e se li faceva aveva una crisi di nervi che la riportava alla realtà molto in fretta. Stavolta aveva assistito con la mente lucida, fino alla fine. E la sua mente era ancora lucida, come non lo era più da molto tempo.

Era guarita.

Nella sua testa non c'era più la confusione che aveva da secoli. Drusilla sorrise felice, portando una mano alla bocca per impedirsi di scoppiare a ridere. A New York ti ammazzavano per molto meno.

Sì chiese come poteva essere successo, ma non le importava. Importava invece sapere chi doveva ringraziare, dove trovarlo, e fare in modo che questo effetto durasse in eterno. Le visioni e le successive emicranie le avrebbero fatto rimpiangere la sua soluzione, ma come diceva suo padre 'quello che non ti uccide ti rende più forte'.

Riprese in mano la sua bambola preferita. Era l'unica cosa che avesse portato con lei dovunque, un regalo che avrebbe voluto fare alla sua sorellina per il decimo compleanno ma che Annie non aveva mai ricevuto. L'aveva chiamata Miss Edith, proprio come una zia che non aveva conosciuto che aveva viaggiato in lungo e in largo per l'Europa, collezionando matrimoni e divorzi. Una donna che amava la sua famiglia, ma che la sua famiglia non poteva amare perché totalmente diversa da loro. Esattamente come lo era lei a causa delle visioni.

Ora basta sognare. Devo tornare in California. Qualcosa mi dice che a Sunnydale o a Los Angeles troverò quello che cerco…

***

Era la mattina dopo l'incantesimo involontario di Willow e Tara. Dopo aver constatato (con enorme sollievo tra l'altro) di non essere loro due le disgraziate a cui era andato il mal di testa, decisero di dividersi e di fare un giro di visite, Xander incluso. Forse la magia non aveva avuto effetto alcuno e lui era ancora moribondo a letto.

Andarono da Buffy, Joyce, Dawn, Giles, Spike, Riley, da lontano osservarono pure quelli che detestavano. Niente. Anya era ancora senza poteri, e Xander stava meglio di tutti loro messi insieme e non capiva perché Tara fosse venuta a fargli visita a quell'ora del mattino.

"Credo di non aver mai collezionato tante figuracce in vita mia!" disse Tara distendendosi di traverso sul letto.

"Tranquilla, ti batto" disse Willow gettandosi accanto a lei.

"Io sono andata da Xander. Era con Anya."

"E allora? È sempre con Anya…oh, oh, era con Anya in quel senso?"

Tara le lanciò un'occhiata eloquente. "Battimi se ci riesci."

"Non è difficile. Sono andata da Spike. Non aveva praticamente niente addosso, a meno che tu non consideri un paio di boxer con Bugs Bunny un capo d'abbigliamento. Non c'erano specchi a portata di mano, ma penso di essere diventata più rossa dei miei capelli. Ho capito che non era lui quello che cercavo da come mi ha mandato al diavolo scagliandomi dietro una bottiglia."

"Complimenti, il premio per la figura più brutta è tutto tuo."

"Ma che diavolo è  successo? Se Xander è guarito, e nessuno di noi ha il mal di testa o altri effetti strani, allora chi…?"

"Non lo so e qualcosa mi dice che non lo vorrei neanche sapere."

"Meglio non dire a nessuno della cavolata che abbiamo fatto."

"Sono d'accordo. Insomma, non è successo niente..."

"Vero."

"…non ancora, almeno."

  ***

Erano circa le due di notte. Ernie era deciso a dare il bicchiere della staffa ai quattro motociclisti rimasti, e a spedirli a casa. Non aveva voglia di vederli crollare e vomitare sul suo pavimento. Aveva appena finito di spazzare, che uno dei quattro, furioso con un suo amico per qualcosa, aveva fatto frantumare un bicchiere contro il muro. A un paio di centimetri dalla sua testa. Ernie mormorò qualcosa d'irripetibile, e si chinò a raccogliere i cocci. Fu più o meno allora che si trovò a fissare un paio di stivali da donna. Con lo sguardo risalì lentamente tutto il corpo della ragazza, fino ad incontrare il suo sguardo. Che schianto, pensava. Ma che ci fa una bellezza di questo tipo in una fogna come questa?

Drusilla ignorò lo sguardo e i commenti volgari dei quattro, e si sedette al bancone ordinando una birra.

Senza darle il tempo di berla, i quattro si avvicinarono. Senza neanche guardarli, disse loro di lasciarla in pace se non volevano guai.

"Dolcezza, e se li volessimo?"

"Ti vogliamo vedere arrabbiata."

"Non vi piacerei quando sono arrabbiata."

"Questo è quello che pensi. Ma ci piacerebbe vedere se sei in grado di metterci le tue belle manine addosso."

"O se vuoi possiamo saltare i preliminari…"

"Sentite, non ho voglia di rovinarmi la serata sporcandomi le mani con voi. Lo dirò un'altra volta, una sola: lasciatemi in pace."

"Altrimenti, dolcezza?"

Drusilla a quel punto sorrise tra sé, e si girò mutando faccia davanti al motociclista che aveva parlato.

"Altrimenti credo che mi farei un bello spuntino con voi. Antipasto, primo, secondo e dessert. Anzi" disse alzandosi e andando verso di loro, che stavano indietreggiando " sapete che vi dico? Mi è venuta fame…"

Quello che Drusilla e Ernie riuscirono a vedere fu solo una folata di vento che muoveva le porte del bar, e un rombo di motociclette che si allontanavano.

"Divertente mandare in bianco gli uomini" commentò asciutta, facendo tornare la sua faccia umana. Ernie aveva assistito a tutta la scena, e la osservava pietrificato.

"Stammi lontano!"

"È quello che continuo a dire io da almeno due secoli. Stammi a sentire, c'è una moto qua fuori, e sono pronta a scommettere che non era di uno di quei quattro imbecilli. E a me serve un mezzo di trasporto, la carretta con cui sono arrivata qui ha fuso il motore."

"Ma è la mia…" protestò l'uomo.

"E ora non lo è più. Le chiavi, prego. O vuoi che faccia a te quello che ho minacciato di fare a quei quattro? Sai, ho davvero un po' di appetito."

Ernie gliele lanciò all'istante e Drusilla le afferrò "Grazie, mio signore, molto generoso."

Lentamente com'era entrata la vampira uscì, diretta verso la moto. Blu notte, lucida, una vera bellezza. Spike avrebbe ucciso e rubato pur di averla, pensandoci. Nel suo folle periodo post - Woodstock l'aveva costretta a viaggiare su un'antenata di quella bellezza per così tanto che alla fine non ricordava neanche l'ultima volta che si era seduta in una macchina. Però era sempre stata molto attenta a tutto quello che lui faceva, ed era certa di riuscire a usarla. Los Angeles dopotutto non era ancora così lontana.

CAPITOLO 3

Che noia…

A Los Angeles non succedeva niente. Sempre la solita vita: Wolfram & Hart che voleva Angel cattivo, Angel che puntualmente rovinava i loro piani, Lindsey che l'angosciava per questo, e lei che avrebbe voluto ammazzarlo pur di non sentirlo nominare Angel un'altra volta. Neanche fare shopping era più divertente. Non l'avrebbe mai creduto possibile, ma le mancavano Drusilla e le sue frasi insensate.

Passeggiava per il viale sospirando, quando si rese conto di una moto che stava sopraggiungendo, e anche ad una velocità che le avrebbe fruttato di sicuro una bella multa…sempre che le auto della polizia riuscissero a starle dietro.

La donna che guidava la moto girò la testa nascosta dal casco verso di lei, e si fermò di colpo. Quando si levò il casco, e i capelli neri tornarono a incorniciarle il volto, Darla riconobbe stupita Drusilla, il suo nuovo sire.

"Drusilla?"

"Ciao, bella. Come va?"

"Come va a te, dimmi! Da quando te ne sei andata a New York… un momento. Sei un po' diversa da come ti ricordavo…"

Drusilla si diede un'occhiata. Vero, non aveva resistito a darsi una rimessa a nuovo. Si era liberata di quegli assurdi abiti lunghi che aveva indossato solo perché non era in sé, aveva optato per abiti per abiti più colorati e moderni, e in ultimo aveva dato un bel taglio ai suoi capelli, che ora le arrivavano corti e sfilati appena a metà del collo e avevano un accenno di frangia.

"Mi sono metaforicamente guardata allo specchio e mi sono accorta di essere un po' fuorimoda."

"Che altro?"

"Che altro? Oh, certo. Mi sono svegliata una notte e non ero più pazza. Ora riesco a fare più di tre frasi sensate di fila, l'avresti mai detto quando mi hai conosciuta?"

"No. Ma come t'è successo?"

"Non lo so. Voglio solo che duri all'infinito. Pertanto, me la daresti una mano ad indagare su chi ha fatto questo…uhm…errore?"

"Certo! Finalmente qualcosa da fare a parte andare a letto con Lindsey!"

"Ho il sospetto che la soluzione è qua o in quel di Sunnydale. Io vado là, e questo" aggiunse nel darle un foglietto su cui aveva scribacchiato qualcosa "è il numero del mio cellulare. Fammi un fischio se scopri qualcosa."

"Contaci. Ehi, Dru, ma da quanto è che ti sei presa una moto?"

"Dalla notte scorsa. Una favola, vero?"

"Non il mio genere. Preferisco le auto, sai Lamborghini o giù di lì. Ma per una matta come te è l'ideale."

"Lo prenderò come un complimento. Ora vado, la notte vola e voglio arrivare a Sunnyhell prima dell'alba. Ciao!"

***

Erano le tre del mattino quando aprì la porta dell'ex appartamento di Angel, di cui Darla gli aveva fregato le chiavi ancora molto tempo prima. La sua nuova casa. Aveva un gran bisogno di una ristrutturazione e di un po' di colore, era troppo in tema con Angel e il suo triste e contorto carattere. Ma ci avrebbe pensato in seguito. Ora tutto quello che voleva era cambiarsi, farsi un giro per il borgo, e magari vedere se c'era qualche faccia nuova in giro.

Buffy era stata bloccata in casa da sua madre, che le aveva ordinato di badare alla sorella nei due giorni che sarebbe stata fuori, e Riley si era offerto di fare la ronda al posto suo. Senza i ragazzi, e su questo era stato irremovibile. Almeno non avrebbe dovuto far finta di essere il soldato perfetto che Xander credeva, e si sarebbe potuto permettere di prendersi un caffè "durante".

 

Niente di cui preoccuparsi, a parte qualche vampiro da quattro soldi. Grazie alla sua ragazza, la città era diventata un ambiente ostile ai demoni di un certo calibro. Stava progettando di tornarsene a casa sua e di vedere il film d'azione che aveva noleggiato, già pregustando i pop-corn salati, quando il suo caffè bollente finì per aria, e poi sulla sua maglietta, provocandogli non poco dolore.

"Dio, scusami!"

Solo allora si rese conto che la colpevole, una moretta dai capelli corti e un abito azzurro cielo, era rimasta davanti a lui con aria addolorata.

"Stai bene?"

"Sto bene…lo dico perché sento il dolore."

Drusilla aveva cercato di ripulirlo dal caffè che gli era schizzato anche sulla faccia, e continuava a dire quanto le dispiaceva.

"D'accordo, ho capito. Non morirò, comunque. Ma mi piacerebbe sapere il nome di chi mi è venuta addosso."

"E a me quello della mia vittima."

"Io sono Riley."

"Piacere, Drusilla."

"Drusilla? È un nome insolito."

"Non nella mia famiglia. Sono inglese...ma sono secoli che non metto piede a casa."

"Problemi in famiglia?"

"Molti, e uno in particolare. Sono morti tutti."

"Mi spiace."

"È stato molto tempo fa. E tu?"

"Americano doc dell'Iowa, con regolamentare famiglia numerosa."

"Esattamente agli antipodi. Buffo incontro."

"Già…"

"Non ti trattengo. È tardi, e immagino tu abbia altri programmi…forse un film e popcorn seduto in poltrona a casa tua."

"Anche per te è tardi. Non vorrei sembrare all'antica, me l'hanno fatto notare in molti, ma questa città è pericolosa di notte per una ragazza come te."

"Credimi, ci sono già stata qui, e so come gestire questo paesino. Non è pericoloso come credi se sai certe cose."

"Credo tu sappia allora dove ti trovi."

Drusilla tirò fuori dalla borsa un paletto e ci giocherellò un po' tenendolo in mano, ma continuandolo a fissarlo negli occhi "Sono una dei tanti. Sbaglio?"

Riley rimase per qualche istante come affascinato da quegli splendidi occhi, e poi le rispose di sì, che non sbagliava. Anche quando ritornò a casa, con la ciotola di pop-corn in mano e il film che stava iniziando, non riusciva a smettere di ripensare a quella ragazza.

***

La mattina dopo Riley passò da Buffy con un paio di cornetti al cioccolato. L'espressione da ramarro annoiato che aveva quando gli aprì la porta gli fece capire che oltre a quelli aveva bisogno di una bella tazza di caffè forte.

"Dawn ti ha fatto disperare?"

"Dawn ha organizzato a mia insaputa un pigiama party."

"Immagino. Ti vanno un paio di cornetti?"

"Sei un angelo" disse facendolo entrare in casa. "Hanno letteralmente saccheggiato la dispensa, e la casa…Attila con l'armata unna al seguito hanno fatto meno danni. E mia madre mi ha fatto sapere che torna oggi."

"Ti daremo una mano a rimettere tutto a posto."

"Ma che farei senza di te?"

"Non lo so. Ma farò in modo che tu non lo debba scoprire mai."

Buffy gli sorrise, addolcita dalle sue parole e dagli zuccheri che il suo metabolismo super veloce aveva provveduto a mettere in circolo, e presi i suoi libri andò con lui a lezione.

C'erano anche Willow e Tara, che confabulavano tra loro, e i due ragazzi le raggiunsero.

"Niente di nuovo, Will?"

"Io non so più che cercare..."

"Di che parlate?" chiese Buffy avvicinandosi.

Tara iniziò a balbettare, e Willow prese la parola dicendo che erano preoccupate per Xander, per quel suo mal di testa, e che sospettavano fosse di origine mistica.

"Davvero?"

"Hai mai visto un mal di testa tanto forte?"

"Francamente no, ma ora sta meglio di me. Qualsiasi cosa abbia preso o gli abbiate fatto per il mal di testa la voglio anch'io. Ne avrò bisogno con Dawn in casa."

"Allora non sei andata a caccia."

"No" disse prendendo sottobraccio Riley. "Ma ho un valido aiuto che si sta facendo le ossa in fretta. Vado. Storia."

"Non addormentarti come al solito."

"Promesso" disse lei baciandolo prima di andarsene.

"Voi due fate quasi invidia" disse Willow facendo finta di essere arrabbiata.

"Siamo felici."

"Incredibilmente felici. Ma come fate?"

"Un mago non svela i suoi trucchi. Vado, devo aiutare la nuova professoressa di psicologia."

"Ciao."

"C-Ciao" balbettò Tara.

"Dovremo dirglielo prima o poi" disse Willow, una volta certa di non avere orecchie indiscrete in ascolto.

"E ci facciamo sbranare?"

"Insomma, sono i nostri amici. E non è stata proprio colpa nostra, è stato un caso."

"Un caso che ha portato di sicuro una conseguenza. Ma la domanda da un milione di dollari è: QUALE?"

CAPITOLO 4

Drusilla tornò a casa con le borse dei suoi acquisti giusto in tempo per evitare che la coperta con cui si schermava dai raggi del sole prendesse fuoco. Che corsa. Ma l'unica ferramenta di Sunnydale proprio dall'altra parte della città doveva essere?

Beh, l'importante è che sono qui e che sono viva…e che ho colori e pennelli. Quel posto sembrava indurre alla meditazione e non le piaceva l'aria di silenzioso giudizio. Ci voleva colore, e molto. Drusilla non voleva deprimersi, voleva vivere, divertirsi, e godere al massimo di quella inaspettata fortuna che le era capitata.

La parte di parete vicino al letto era diventata verde, la parte dove aveva messo la scrivania era diventata ocra, e per dove c'erano il divano e le poltrone aveva scelto il rosa. Aveva ridipinto gli scaffali, li aveva decorati con disegni e fiori. Era un'artista mancata, glielo avevano detto tutti in famiglia…Alla fine della giornata, quando aveva tolto tutti i giornali e i teli dai mobili, era stanca morta ma felice. Ora quella casa stava cominciando ad assomigliare a lei. Appena il sole tramontò, andò alla ricerca di qualche quadro e di oggetti particolari per la casa. Fu così che decise di entrare in una galleria d'arte, forse l'unica di Sunnydale.

"Salve, esclamò Joyce vedendola entrare "posso aiutarla?"

"Lo spero. Sono passata ieri sera ma c’era un cartello…”

“Ero a Los Angeles e sono tornata prima del previsto.”

“Capisco. Ho comprato casa qui da poco, sono appena arrivata…e vorrei tanto qualcosa di particolare da metterci dentro.

"Che cosa? Un quadro, un soprammobile…"

"Quando lo vedrò lo saprò."

O santo cielo, sospirò Joyce. Quel tipo di clienti avevano un'idea di quello che desideravano, ma ti facevano diventare pazza perché in pratica non lo sapevano, e non uscivano senza aver ottenuto quello che desideravano.

Però quel giorno a Joyce venne dimostrato che dopotutto Dio esisteva. La ragazza con i capelli neri si era fermata a fissare un quadro ormai da dieci minuti buoni. Ottimo segno.

"Eccolo qui. Che mi può dire di questo quadro?"

"Il pittore si chiama Franz Radziwill. Il quadro è stato dipinto durante la seconda guerra mondiale, e si chiama Verlorene Erde…"

"Mondo dimenticato in tedesco."

"Esatto. L'ho sempre reputato un quadro molto triste."

"È triste, c'è la presenza della morte che aleggia sulle navi da guerra, sul relitto in secco, sulle due tombe…ma c'è anche questo" disse indicando la luna e una figura nebulosa e indistinta "un angelo. La speranza che quella guerra finisse. Non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Forse perché mi ricorda molto la mia vita passata. Lo prendo."

Poi era andata ancora in giro, alla ricerca di tutto quello che poteva servirle per rendere accogliente casa sua. Era stata la volta di un copriletto patchwork, di una scultura mobile da appendere nei pressi della finestra e Dio solo sa cos'altro se non si fosse accorta di aver speso una bella sommetta. L'ultima volta che lei e Darla si erano viste, avevano ucciso alcuni agenti di borsa dal portafoglio molto gonfio e, se non trovava altro modo di organizzarsi, con quei soldi doveva campare il più a lungo possibile. Comunque una birra voleva ancora farsela, e conosceva anche il posto e il barista adatto.

***

A Willy, che non voleva credere che quella ragazza al bancone davanti a lui avesse l'età per bere, ci vollero ben venti minuti per capire chi aveva davanti.

"Scusa, chi saresti tu?"

"Drusilla. Guarda che abitavo in città qualche anno fa. Sei di memoria corta."

"È per questo che sono ancora vivo. Non mi pare di averti mai vista."

"Se hai visto Spike, allora hai visto anche me. Stavamo insieme, a volte venivamo qui. Andiamo, vestivo di rosso, avevo a volte una bambola antica, ero totalmente fuori di testa, flirtavo con Angelus quando c'era, hallo?

"Ah, adesso mi ricordo!"

"Alla buon'ora. Me la dai questa birra?"

"Ma certo. Che hai fatto, li hai mollati tutti e due?"

"Pare di sì."

"Hai cambiato look?"

"Decisamente."

"E sei sana di mente."

"È proprio vero che gli strizzacervelli di New York fanno miracoli. Ma non è per chiacchierare che sono qui."

"Ah no?"

"So che qualcuno qui ha fatto una magia di guarigione, e lo so perché per qualche strano caso sono guarita io. Non è che sai qualcosa?"

"Sono fuori dal giro bellezza, mi dispiace."

"Lo vuoi dire anche al presidente?" disse lei tirando fuori una banconota da cinquanta dollari.

"Sono sempre stato fedele alla patria" disse lui guardando la banconota in controluce per vedere se era falsa.

"Allora?"

"Non so niente di magie di guarigione, ma ti posso dire che qui a Sunnydale ci sono solo poche streghe tanto brave" e snocciolò i nomi di quattro, cinque streghe "Di più non so."

"Grazie comunque."

Chissà se Darla andava meglio nella ricerca. Nelle quattro sere che era uscita a caccia di streghe non aveva avuto fortuna per niente. Ma  alla mezzanotte e tre quarti della quinta, il suo cellulare squillò.

"Ciao, piccola. La tua spia qui a Los Angeles ha qualche novità."

"Che il cielo ti benedica. Qui nessuno sa niente."

"Ora non posso parlare. Chiamami…anzi, vieni qui a LA appena puoi, così te lo dico di persona."

"D'accordo, ci vediamo domani."

Bene bene bene. Darla aveva avuto più fortuna. Appena il sole scomparve all'orizzonte, prese la sua moto e corse a Los Angeles, infrangendo com'era ormai sua abitudine il limite di velocità.

Drusilla andò al posto che Darla le aveva indicato, volutamente o per caso esattamente davanti all'hotel Hyperion.

"Non demordi, a quanto vedo" disse levandosi il casco e appoggiandosi alla moto, osservando Angel e gli altri lavorare.

"Cosa vuoi, la speranza è l'ultima a morire."

"Fuori il nome. O siamo qui solo per osservare lui?"

"Prima andiamo a fare spese. Ho bisogno di tirarmi su di morale. L'erba non è più buona come una volta qui."

***

"Allora," disse Darla dopo essersi succhiata l'ultima commessa viva e aspettando che Drusilla uscisse dal camerino di prova "stavo sorvegliando il nostro amico da lontano, quando un bel giorno vedo entrare una rossa molto familiare nella sua agenzia. Willow Rosemberg."

"Non mi dire."

"Lindsey ha fatto fare un lavoretto, per cui salendo all'ultimo piano del palazzo dove ti aspettavo si può ascoltare tutto quello che dicono…"

"E…?"

"E Willow ha chiesto ad Angel se ultimamente aveva avuto un mal di testa molto forte."

"E poi dicono che io sono suonata. Continua."

Angel ha risposto di no, e lei ha chiesto se poteva fare una telefonata. L'hanno lasciata sola, e lei ha chiamato una certa Tara, dicendole che neanche lui era quello che si era beccato l'effetto collaterale."

"Allora?" disse uscendo con addosso un abito rosso e scollato.

"Effetto collaterale di un incantesimo. Tu che ritorni sana di mente. Ti dice qualcosa?"

"Darla…il vestito."

"Oh. Ti sta una favola."

Ora toccava a Drusilla aspettare, e ricominciarono a parlare dell'incantesimo.

"Cioè, sarei io quella che si è beccata l'effetto collaterale?"

"È quello che penso."

"Ma a rigor di logica dovrei essere una pazza con un gran mal di testa."

"Segui il mio ragionamento. Il mal di testa è una malattia della testa. La pazzia pure. Un incantesimo ha fatto svanire la malattia dalla testa di uno, e l'ha in un certo senso reso magico…Signore, che stretto questo abito, devo mettermi a dieta…insomma, l'ha reso magico e quando è arrivato a te penso che le due malattie abbiano…come dire, lottato, e si sono dissolte a vicenda. Mi segui?"

"Credo di sì."

"Allora non ti resta che scoprire se la faccenda è temporanea o no, e se lo è minacciare di morte Tara e Willow affinché non lo sia più" disse uscendo con un abito da sera nero.

"Fantastico."

"Grazie. Valentino mi è sempre piaciuto."

 

"Quanto farebbe?"

"Duemila dollari almeno. A testa."

"Sai, non credo che a qualcuno dispiacerà se ce li portiamo via…di sicuro non alla commessa. Andiamo a vedere un paio di scarpe da Salvatore Ferragamo?"

"Perché no? Ho ancora un languorino."

***

Drusilla si vergognò di sé stessa. Con Darla aveva “comprato” mezza Los Angeles. Dato che lei aveva problemi di trasporto, l’altra le aveva promesso che le avrebbe spedito le sue cose entro qualche giorno.

Era tornata che mancavano un paio d’ore all’alba, e stava morendo di sonno. Vicino a casa sua c’era una caffetteria sempre aperta, e andò a prendersi un caffè. Moriva dalla voglia di chiedere al proprietario se teneva sempre aperto per via dell’assenza di una vita familiare o perché sapeva che tra demoni e mortali che entravano per un caffè lì poteva fare i miliardi, ma lasciò perdere. Non era una cosa carina da chiedere a bruciapelo.

Uscì sbadigliando con il suo caffè in mano, pregando di non stramazzare per terra mentre il sole stava sorgendo. Improvvisamente si trovò a terra. Ma cos’era l’uomo con cui aveva sbattuto, una montagna? Poi si accorse di un paio d’occhi e di un sorriso che le erano familiari.

“Riley?”

"Dobbiamo smetterla d'incontrarci così, Drusilla!" esclamò ridendo Riley mentre aiutava Drusilla a rialzarsi.

"Sono d'accordo. Va a finire che uno dei due è sempre dolorante per causa dell'altro. A proposito…non ti sei ustionato vero?"

"Non hai fatto danni permanenti."

"Neanche tu a me, tranquillo. Zoppicherò solo per il prossimo secolo."

Riley sorrise, e Drusilla inconsapevolmente ricambiò il gesto. Quel ragazzo le piaceva, contro ogni legge della logica, della natura e dell'uomo.

"Beh, Dru, credo che ci dobbiamo far perdonare a vicenda. Conosco un caffè qui vicino…ti va?"

"Perché no?"

In mezzora, davanti ad un paio di caffè espresso italiani si erano raccontati abbastanza di loro per capire di essere nella stessa barca.

"E così l'hai piantato per un altro? Poveraccio, spero abbia incassato bene il colpo."

"Continuava ad avere in testa quell'altra, e più negava più mi  faceva imbestialire."

"Ma come facevi a saperlo?"

"Ho un sesto senso per queste cose."

"Sai, anch'io e la mia ragazza…lei ha avuto nella sua testa il suo ex per parecchio, ma ora finalmente è acqua passata."

"Non è bello competere con un riflesso di un amore passato…o che sarebbe potuto accadere. So per certo che per il mio ex era semplice ossessione."

"Buon per te. Lei ci ha passato tre anni insieme, tra alti e bassi. Il grande amore della sua vita, così mi hanno detto."

"Ma ora sei tu che la stringi tra le braccia, alla faccia del suo grande amore."

"Grazie."

"Prego."

"Ma c'è una cosa che temo."

"Quale, Riley?"

"Che lei non mi ami."

Istintivamente, Drusilla gli aveva stretto la mano "Non dire così."

“È solo che…certe volte mi sembra che abbia un bisogno disperato di me, altre mi pare d’essere solo una palla al piede. Non so che fare.”

“Capisco come ti senti. Col mio ragazzo ero messa uguale. Tempo fa io…diciamo che avevo parecchi problemi. Ad un certo punto non sapevo più se stava con me perché mi amava o perché pensava che non avrei saputo cavarmela da sola.”

“Un gentiluomo d’altri tempi.”

“Io lo pensavo…ma mi avrebbe strozzato se glielo avessi detto. Tiene molto alla sua reputazione di duro. Comunque la definizione vale anche per te.”

“Ah, davvero?”

“Sì davvero. Prova a dirmi il nome di un altro ragazzo che si comporta così con la ragazza che l’aveva mezzo ustionato…”

“E che lui avrebbe quasi azzoppato qualche sera più tardi…”

“Già. Sai, a me viene in mente solo un nome. Il tuo.”

Ora era Riley a stringere la mano di Drusilla. Lei gli sorrideva, sentendosi ad almeno dieci metri da terra. Ma dov’era questo ragazzo quando era viva, accidenti a lui? Le cose forse sarebbero andate un po’ diversamente.

Aveva insistito per riaccompagnarla a casa, e dimenticandosi dell’alba imminente Drusilla aveva acconsentito. Era stata una bella serata, lui le aveva dato il suo numero di telefono così, se voleva qualcuno con cui parlare poteva chiamarlo. Lo aveva preso, e tenuto in mano. In quell’istante un raggio di sole le colpì bruciandola leggermente sul braccio. Drusilla urlò di dolore, facendo apparire la sua vera natura. Riley non voleva credere ai suoi occhi. Possibile che la ragazza con cui aveva parlato, riso e scherzato fosse una vampira?

“Riley, non aver paura di me” disse la ragazza dall’angolo in penombra dove si era nascosta per fuggire la luce del sole.

“Tu sei una vampira…e mi dici che non dovrei aver paura?”

“Non ti farei del male. Sei un mio amico. L’unico che ho.”

Riley la fissava incredulo, scuotendo la testa.

“Davvero, non ti volevo ingannare.”

“Ma lo hai fatto. Io invece sono stato sincero con te.” 

“Se te lo avessi detto, mi sarei ritrovata un paletto nel cuore senza avere il tempo di dire una parola.”

“Probabilmente.”

“Ti prego, Riley. Mi hai ascoltato, ti ho ascoltato. Non puoi dire che questo non significa niente.”

“Ho bisogno di tempo.”

“Lo capisco. Spero però che la bionda Cacciatrice non mi trovi prima, altrimenti parlerai ad un mucchietto di cenere.”

“Non ti cercherà.”

“E come lo sai? Neanche la conoscessi di persona…Oh…mio…Dio. È lei?”

“Sì.”

Oh Signore. Ma proprio col ragazzo della Cacciatrice dovevo cozzare?

“Allora forse conoscerai il mio ex. Si chiama Spike.”

“Spike…”

“Credo sia meglio non vederci più.”

“Anch’io.”

“Beh, buona fortuna” disse entrando. Era arrivata come in coma nella sua casa, davanti al suo letto. Poi era caduta sulle ginocchia. E aveva iniziato a piangere.

CAPITOLO 5

Erano passati un paio di giorni da quando Riley aveva scoperto la verità, e Drusilla ci stava male più di quanto volesse. A che pro nascondere l'evidenza? Si era presa una bella cotta per quel mortale. Un mortale che ammazzava i vampiri ed era il ragazzo della cacciatrice.

"Quanto sono stupida. E m'illudevo che avrebbe capito. Ora se sopravvivrò alle ire di Buffy per averci provato con lui sarò davvero una miracolata…"

Sentì bussare alla porta. Tre colpi, che a lei suonarono nelle orecchie come il martellare di un gong.

Non osò neanche alzarsi dal pavimento dov'era seduta. "Chi è?"

"Sono io."

Riley? Che ci faceva lì?

"Se hai cose appuntite in mano, scordati l'invito ad entrare."

"Non sono qui per quello. Posso?"

"E va bene" disse alzandosi e levando il catenaccio alla porta. Però si mise appoggiata allo stipite, impedendogli di entrare.

"Sei arrabbiata? Dovrei esserlo io, sei tu quella che mi ha ingannato."

"Scusa se non volevo morire. Che vuoi? Buffy ordina che tu mi faccia lasciare la città?"

"Ti ho detto che non sono qui per quello."

"E allora per cosa sei qui?"

"Per dirti una cosa."

"Cosa?"

"Ti amo."

Drusilla a quel punto se non fosse stata appoggiata saldamente allo stipite avrebbe fatto una sonora caduta a terra. "Scusa puoi ripetere?"

"Io ti amo, Drusilla. Ecco, l'ho detto."

"Ti devo ricordare che ce l'hai già una ragazza?"

"Non sono più riuscito a guardarla allo stesso modo dopo aver cozzato contro di te la prima volta ed essermi semi ustionato con il caffè. Ti prego, fammi entrare."

Drusilla lo lasciò passare, e quando si voltò verso di lui aveva in mano una scatola di cartone legata con un nastro rosso.

"Oh…ma non dovevi."

"Sì, invece. Dovevo farmi perdonare. Seconda parte della mia infallibile tattica."

"Uhm…rose?"

"No, ma è sempre qualcosa di rosso."

Lei aprì la scatola, e a momenti si strozzò dalle risate. Sacche di sangue zero negativo.

"Credo che ad una vampira siano più gradite dei cioccolatini. Giusto?"

Drusilla gli si era avvicinata, ancora ridendo. Poi aveva fatto un respiro profondo e gli aveva gettato le braccia intorno al collo, baciandolo dolcemente.

"La cosa più carina che un uomo, vivo o morto, abbia mai fatto per me."

Incastrare Riley per farsi dare una mano a sistemare le sue cose così fu estremamente facile.

Ma se lui se n’era accorto non aveva comunque detto niente, neanche dopo il terzo scatolone che gli era toccato portare dentro. Poi si era seduto sul letto, e le aveva detto di fare lo stesso.

“E ora, che ne dici di raccontarmi la tua storia dall’inizio?”

“Guarda che è lunga.”

“Abbiamo il resto di questa giornata e tutta la notte.”

“Te la sei cercata. Titanic al confronto è un racconto breve.”

Lui invece le aveva sorriso come al solito, e le aveva detto di raccontare tutto. Le ultime battute della sua storia avevano coinciso con lo scoccare delle dieci e mezza, e non aveva tralasciato il minimo dettaglio.

“Ecco, ho detto proprio tutto.”

“Avevi ragione, ma più che a Titanic io avrei pensato a Via col vento.”

Drusilla gli aveva tirato un pugno sul braccio “Ma sentitelo! Portami un po’ di rispetto ragazzino, ho almeno un paio di secoli più di te!

“Già. Secoli. Dru, non pensi sia una pazzia? Insomma, siamo due tipi diversi.”

“Già. Io demone, tu mortale. Io ho visto tante di quelle cose da far drizzare i capelli, tu non ancora ma sei sulla buona strada. Io sono europea, tu…com’è che hai detto?, americano doc dell’Iowa. Siamo due tipi diversi…ma sai una cosa? Non m’interessa niente. E diamocela una possibilità!”

“D’accordo. In lista però c’è un problema. E neanche tanto piccolo.”

“Dirlo a Buffy.”

“Esatto. Lei non crede al colpo di fulmine, in altre parole potrebbe ammazzarmi. E incenerire te.”

“E siamo obbligati a dirglielo stanotte?”

“Perché, che vuoi fare?”

  ***

Buffy era riuscita a liberarsi dai suoi impegni di studentessa e di Cacciatrice, e finalmente aveva l’occasione di passare una serata fuori con i suoi amici. L’unico neo era che non sapeva dove fosse Riley. Cellulare spento, molto strano. Chissà dov’era. Buffy scosse le spalle, e rise ad una battuta che Xander aveva appena detto. Di sicuro sarebbe arrivato anche lui tra poco, insomma non è che a Sunnydale ci fossero tanti locali notturni.

“Buffy, vedrai che arriverà nel momento in cui la smetterai di puntare la porta.”

“Willow, non prendermi in giro!”

“Ma non ti ha detto dove andava?” domandò Xander.

“Mi ha detto solo che doveva sbrigare una cosa e che non ci avrebbe messo tanto.”

“E questo te l’ha detto stamattina.”

“Io non so che pensare, Anya. E se Spike avesse qualche amico su cui fare affidamento? Insomma, lui più di chiunque altro porta rancore all’Iniziativa e ai suoi membri…”

 “Stasera sei più nervosa del solito. Che c’è? Dawn?”

“No, stavolta no. Mai capitato che una mattina ti svegli e sai che deve succedere qualcosa, probabilmente una cosa non molto piacevole, ma non sai esattamente cosa?”

“Povera Buffy. Stavolta sei proprio cotta. Cotta senza rimedio. Mi dispiace.”

“E perché Anya?”

“Perché sei ormai entrata in quella fase. Sai, sorridi quando sorride lui, eccetera. Poi arrivano sempre grossi casini. E se avessi i miei poteri immancabilmente arriverei io.”

“Anya!”

“Ma che hai, Xander? Sono solo realista.”

“E noi in quale fase saremmo?”

“In nessuna. Sei troppo anormale per i miei canoni di giudizio.”

“Spero fosse un complimento.”

“Non lo so. Devo pensarci.”

Buffy e Willow si guardarono e trattennero una risata, poi videro arrivare Tara e le fecero cenno di venire.

“Hai visto Riley in giro?”

“No, Buffy, mi dispiace. Strano non ti abbia detto dove andava.”

“Strano che io non glielo abbia chiesto. È solo per quel presentimento…vorrei solo che fosse qui con me. E su questa nota felice tolgo il disturbo. O rischio di farvi deprimere.”

 

“Dai, resta…”

“No, è meglio che faccia due passi. Ci vediamo domani, Ok?”

Buffy così lascio il tavolo dei suoi amici e si diresse verso la porta. Fu lì che realizzò di aver dimenticato la giacca. Tornò a riprenderla, e nell’istante in cui alzò gli occhi lo vide. Stava ballando con una ragazza. Buffy salutò di nuovo gli altri e si avvicinò confondendosi nella folla, fin quando riuscì a riconoscere la ragazza abbracciata a lui.

“Drusilla…”

Riley. Tra le braccia della vampira pazza. Buffy non credeva ai suoi occhi, e non riusciva a spiccicare parola. Spike, anche lui al Bronze e a debita distanza dalla più rompiballe delle Cacciatrici, dal bancone vide la scena e trovandola un'occasione perfetta per stuzzicarla andò da lei con il suo solito sorrisetto.

"Salve, cacciatrice. Serata fiacca?"

Buffy non rispose. Quasi non si era accorta che gli era venuto vicino Spike, e questo a significare quanto la cosa l'avesse sconvolta.

Spike non demorse, e finse di notare solo in quel momento Riley che ballava appiccicato ad una moretta.

"Ah, l'amour…un momento ce l'hai, il momento dopo non più. Te ne do atto, dolcezza, una con la tua scalogna in fatto di uomini non l'ho mai conosciuta in tutta la mia esistenza."

"Ma senti da che pulpito viene la predica. Non sei messo meglio di me."

"Tu dici? Non sono io quello che fissa sconvolto il proprio ex che balla con una moretta con delle gambe da urlo."

"Errato, mio caro. Sei nella mia stessa barca."

In quel momento Riley fece fare a Drusilla una piccola giravolta, sufficiente perché Spike riconoscesse il viso della donna che gli aveva spezzato il cuore. Buffy lo guardò divertita: ora era il suo turno di stare a guardarli sconvolto e con la bocca aperta. Lo stupore passò dopo tre secondi, lasciando il posto alla rabbia, e Spike si diresse a passo di carica verso l'uscita del Bronze.

***

Una volta alla cripta, il vampiro accese la televisione per vedersi la puntata di Passioni che si era registrato, cercando inutilmente di calmarsi.

"Come…dove ha trovato il coraggio di tornare qui?!" urlò frantumando contro il muro una bottiglia di birra.

"Spike, calmati" disse Buffy, che gli era venuta dietro con molta più calma.

"Calmarmi?! Quella vuole rendermi lo zimbello di tutta la popolazione demoniaca della città, ma comprendo come la cosa non te ne freghi. Anzi, scommetto che ne sei pure felice!"

Buffy allora si era messa davanti al televisore, e l'aveva spento, beccandosi un'occhiata omicida da Spike.

"Sta ballando avvinghiata al mio ragazzo, nel caso non l'avessi notato. Sono furibonda, non certo felice."

"Le torcerò il collo prima che tramonti la luna!"

"Sicuro di volerlo davvero?"

"Parla chiaro, Summers."

"Io rivoglio Riley. Non accetto di essere mollata un'altra volta, ne va del mio orgoglio, o meglio di quel che ne resta, visto che sono qui a parlare con te. E se ben ricordo, tu hai un certo odio per Drusilla, a causa di un demone del Caos, e di un demone Fungo. Sicuro di non volerti…vendicare, di essere stato mollato?"

"Continua, hai la mia attenzione."

"Ti propongo un patto. Facciamo fronte comune contro quei due. Alla fine, io mi riprendo Riley, tu potrai far provare a Drusilla come ci si sente a finire mollati, e noi due nemici come prima. Ok?"

"Interessante proposta. Non ti credevo il tipo."

"Sono buona e cara, ma se mi toccano il mio ragazzo divento una belva."

Una stretta di mano, e il patto (o associazione a delinquere, dipende dai punti di vista) fu suggellato. Un po’ più difficile fu comprendere cosa fare dopo. Riley, con una pazienza degna di un santo, l’aveva ascoltata e di conseguenza sapeva tutto di Drusilla, e di sicuro era vero anche il contrario. Mettere in cattiva luce l’uno o l’altra sarebbe stato molto difficile. La prima occasione di Spike di parlare con Drusilla gliela diede proprio la sua ex, qualche sera più tardi. Spike era appena uscito dal bar di Willy, dove per un puro caso era riuscito a non farsi pestare dal resto dei demoni del circondario, e lei gli era apparsa davanti, in jeans e maglietta lilla. Il vampiro incolpò subito i tre whisky on-the-rocks e il bourbon che si era bevuto, ma vedendo che l’apparizione non svaniva, anzi, continuava a venire verso di lui dovette ammettere che quella era proprio lei.

“Ciao Spike.”

“Drusilla…Gira voce che tu non sia più folle. Buon per te.”

“Vedo che alla tua sbronza quotidiana non rinunci.”

“Le buone abitudini non muoiono mai, e ho rincarato la dose quando mi hai più ho meno gentilmente mollato da solo come un cane.”

“Non ero felice e non lo eri neanche tu.”

“Spiacente di deluderti. Io lo ero.”

“Ero pazza quando ti ho visto, e lo ero quando sono diventata il tuo sire. Se le cose fossero state diverse…”

“Cosa mi vuoi dire? Che ero il tipo del tuo alter ego folle, e ora non lo sono più?”

“Ti sto dicendo che mi dispiace di averti reso demone e infelice.”

“Tesoro mio, guardami. Io ho vissuto, me la sono spassata, ho ucciso due Cacciatrici. Non mi hai reso infelice facendomi demone, lo hai fatto in altri modi.”

“Non dirmi balle. Da mortale non ti saresti mai sognato di fare una sola delle cose di cui sei tanto fiero. Credi che non sappia cosa facevi oltre alle tue poesie? Una notte, dopo averti vampirizzato, ti ho seguito. Sei tornato nello studio legale dove lavoravi, e ti ho visto versare delle lacrime.”

“E allora?”

“Ti ho mollato perché sapevo che non mi avresti mai lasciato andare. In due parole, stavo soffocando. Eri stramaledettamente convinto che non sapessi cavarmela!”

“Non avevo ragione di farlo? Non è il motivo per cui io sono qui?”

“Volevo qualcuno con cui dividere l’eternità, ma le cose cambiano, e io sono cambiata nel caso non l’avessi notato.”

“Un po’ difficile non notarlo. Dimmi un po’, tu e il soldatino che avete in comune?”

“Due ex rompiscatole, tanto per cominciare.”

“Allora torna da lui, che cosa fai qui con me?”

“Infatti stavo per andarmene. Non sai che gioia passare qualche ora a parlare di cose perfettamente inutili, invece di ascoltare i tuoi discorsi su quella soap.”

“Solo un’ultima cosa, Drusilla. Ricordati di Buffy e di Angel. Di solito quando un demone e un mortale si incontrano è così che va a finire.”

“Dovrei mandarti all’Inferno.”

“Già fatto, tesoro” disse Spike girandole le spalle e andandosene “Già fatto.”

Se Spike aveva avuto dubbi su quello che Buffy gli aveva proposto ora non ne aveva più. Drusilla gliel’avrebbe pagata. Stava andando a casa Summers per vedere la sua complice, quando si accorse che non era da sola in casa. C’era anche Riley, e l’atmosfera non era delle più felici.

Forse se ne sarebbe dovuto andare, ma il buon senso non era una delle sue virtù, e così entrò dalla porta della cucina e si mise ad origliare.

“…e non hai la minima idea di come mi sono sentita!”

“Mi dispiace. Non so che altro dirti.”

“Ti dispiace. Grazie tante.”

“Di sicuro è il momento sbagliato per parlare. Forse, tra qualche giorno, quando le acque si saranno calmate…”

“Forse hai ragione. Salutami Drusilla.”

Riley la guardò, senza capire se l’ultima affermazione era sarcastica o sincera, e presa la sua giacca uscì dalla porta.

Buffy era livida di rabbia, e ringraziò di non aver niente sottomano da scagliare contro di lui o contro il muro.

Spike uscì dalla cucina, per dirle quanto gli era successo, ma non appena fece per metterle una mano sulla spalla si ritrovò a terra con un piede sullo sterno.

“Non. Arrivarmi. Alle. Spalle.”

“Ho. Capito. Ti dispiace lasciare che mi alzi ora?”

“È venuto a chiedermi scusa, se possiamo restare amici. Credo di aver dimostrato un controllo ineguagliabile…volevo pestarlo.”

“E io volevo strangolare Drusilla. Sarà tornata sana di mente, ma mi sta sui nervi come e più di prima. È venuta a scusarsi di avermi rovinato la vita rendendomi vampiro.”

“Oh Signore.”

“Ce l’hai una birra in casa o tua madre tiene sotto chiave il frigo?”

“Prova a guardare.”

Spike andò, e ritornò in soggiorno con due bottiglie. Una per lui e una per Buffy.

“Ai nostri ex, dolcezza. Possano bruciare all’Inferno, o nel tuo caso rinsavire.”

“Grazie. Che facciamo però? Non mi è ancora venuta uno straccio d’idea.”

“Riley e Dru credono di essere la coppia perfetta. Sanno tutto l’una dell’altro, sanno chi sono i loro ex e come evitarli. Dimostriamogli quanto siamo imprevedibili.”

“Credo di aver capito, comunque va avanti.”

“Tu odi Drusilla, e al momento odi Riley così tanto che sono vederlo bruciare tra atroci sofferenze potrebbe renderti felice. Loro si aspettano questo. E se invece tu ti presenti seppellendo l’ascia di guerra e disposta a diventare amica di Drusilla?”

“Non credo si fiderebbe di me.”

“Riley vuole che almeno voi tre andiate d’accordo. Lo farà.”

“E io potrei dopo un po’ seminare zizzania.”

“Poi arriverei io e cercherei di far ragionare Drusilla, ricordandole che tra mortali e demoni di solito non funziona.”

“E così arriviamo alla rottura. È uno splendido piano.”

“No, non è splendido. È un piano perfetto.”

CAPITOLO 6

Buffy non perse tempo. La cosa era troppo grossa e interessante per farla aspettare. Da quanto sapeva, Drusilla si era presa l’appartamento di Angel e gli aveva fatto cambiare faccia in modo molto radicale. Non era certa che Drusilla non le sbattesse la porta in faccia nel vedendola, ma dopotutto tentar non nuoce.

Appena Drusilla la vide, rimase pietrificata dalla sorpresa e dalla paura.

“Ciao, Drusilla. Mi fai entrare?”

“Prima deponi ogni arma d’argento o legno che abbia una punta.”

“Sono disarmata, e vengo in pace.”

Drusilla, appoggiata allo stipite, alzò un sopracciglio, invitandola a fare di meglio.

“Ok, volevo fare quattro chiacchiere a proposito di Riley. Avere la tua versione dei fatti.”

“Neanche fosse un crimine. Ci siamo scontrati, e zac!, colpo di fulmine. Lui ha scoperto che io sono una vampira, io che era il tuo ragazzo e abbiamo deciso di non vederci più. Poi lui ha deciso di provare a stare con me, e prima che trovasse il coraggio di dirtelo è successo quello che sai.”

“Bene. Perché Riley è venuto a casa mia a propormi di rimanere sua amica. Io ho detto che ci avrei pensato, ma capirei se tu non volessi avermi attorno…”

“Riley ti ha voluto bene, e ancora te ne vuole. Non vedo perché no.”

“Davvero?”

“Almeno non lo odi. Spike se possibile mi caverebbe gli occhi.”

“Allora verrete al Bronze domani sera? Così diremo a tutti le ultime novità.”

“A tutti?” domandò Drusilla. “Tutti chi?”

“Ma agli amici miei e di Riley. Willow, Tara, Xander, Anya…”

“Ah...” esclamò la vampira, cercando di non far vedere all’altra quanto la cosa non le piacesse. Avrebbe preferito la fossa dei leoni sotto il sole di mezzogiorno.

“Davvero, non puoi mancare.”

“Non lo farò…Contaci.”

“Benissimo, vado a dare la notizia a tutti.”

“Ciao” disse Drusilla costringendosi a sorridere. Poi quando la vide abbastanza lontana cominciò a prendere leggermente a testate la porta, dandosi della stupida. L’avrebbero messa in croce, e Riley non avrebbe potuto fare niente per salvarla.

 ***

Quando era entrata nella cripta, aveva un sorriso splendido che contagiò anche Spike.

“Qualcosa mi dice che ti è andata bene.”

“Avresti dovuto vedere la sua faccia quando le ho detto che avrebbe dovuto incontrare insieme a Riley i nostri amici. Terrore puro, anche se l’ha nascosto molto bene. Questo glielo concedo.”

“Che altro ha detto?”

“Ha detto che se potessi, le caveresti gli occhi.”

“Mi ha sempre letto nel pensiero.”

“Vieni anche tu?”

“A farmi mettere in croce da Xander e Riley? No, ho di meglio da fare.”

“Del tipo evitare di farti pestare dai demoni della città?”

“Buffy, ti prego ricordami perché sono obbligato a stare in tua compagnia.”

“Per farla pagare a Dru e perché io mi riprenda Riley.”

“Allora è davvero un buon motivo…peccato. Assicurami che nessuno di loro tenterà di ammazzarmi e se ne può parlare.”

“Con la scusa del chip non credo ne abbiano voglia.”

“Summers, aria. Mi hai rotto le scatole abbastanza per oggi.”

“La cosa è reciproca. Ciao, ci si vede domani per mettere a punto qualcosa.”

***

 "Non ci credo!" disse Buffy seduta sul pavimento della cripta. "Mi stai dicendo che tu e Drusilla non avete quasi mai ballato insieme? E io che credevo che nelle epoche passate i balli fossero l'unico divertimento."

"Non credere, sono stato un gran ballerino. Ma Angel come al solito ha fatto in modo di mettermi in ombra."

"E va bene, vediamo di farti un corso veloce di come si balla in due oggigiorno quando si vuole rimorchiare."

"Perché, è una scienza?"

"Oh sì."

"Spiegami una cosa. Ma se conosci questi trucchetti, com'è che ogni tua storia finisce male?"

"Meglio che non ti risponda, potrei aver bisogno di un portacenere. Forza, vieni qua."

Spike, obbediente, si mise davanti a lei, sorridendo divertito "Che devo fare?"

"Allora" disse prendendo le sue braccia "Devi prendere le mie braccia e metterle intorno al tuo collo."

"Così?" disse lui prendendole le mani e facendo lentamente quel che lei le aveva chiesto.

"Perfetto. Ora appoggia le tue mani qui, sulla mia schiena…bene. Stingimi un po'. Ce l'hai un po' di musica o è chiedere troppo?"

Spike si sciolse dall'abbraccio grugnendo qualcosa, e le mostrò un impianto per ascoltare la musica.

"Cosa credi, piace anche a me."

"Non smetterò mai di stupirmi. Ma dove la trovi la corrente per la televisione e l'impianto? Non credo che la cripta avesse prese di corrente."

"Infatti. La succhio ai cavi del vicino tombino, così posso fare quello che mi pare a spese di questa splendida cittadina. Furbo, eh?"

"Lo ammetto…" disse ascoltando le prime note della musica.

 

And I'd give up forever to touch you

Cause I know that you feel me somehow

 

"Iris. Ho ragione?"

"Sì, hai ragione."

"Non ti pensavo il tipo."

 

You're the closest to heaven that I'll ever be

And I don't want to go home right now

 

"E invece…Allora, riprendiamo da dove abbiamo interrotto."

 

And all I can taste is this moment

And all I can breathe is your life

Cause sooner or later it's over

I just don't want to miss you tonight

 

"Ti ho detto che devi tenermi più stretta. Guarda che noi ragazze non siamo fatte di vetro."

"D'accordo…"

"E ricorda, l'importante è che la devi guardare negli occhi, sempre. Come se al mondo non ci fosse nessun'altra a parte lei. E non fare passi larghi come stai facendo ora…ecco, ora vanno bene. Lentamente, ricorda. "

Ma quando risollevò lo sguardo e incontrò i suoi occhi blu, si sentì come se non avesse più forza. Non riusciva a distogliere lo sguardo. Lui le aveva fatto fare una giravolta, e l'aveva stretta più vicino a sé.

 

And I don't want the world to see me

Cause I don't think that they'd understand

When everything's made to be broken

I just want you to know who I am

 

 Le aveva fatto un piccolo sorriso. Non credeva di averlo mai visto realmente sorridere senza il fine di punzecchiarla, umiliarla o altro. E neanche di aver mai visto uno sguardo tanto dolce nei suoi occhi. Spike l'aveva attirata ancora più vicino - ora la stava proprio abbracciando - e Buffy notò per un istante quella luce negli occhi…

 

And you can't fight the tears that ain't coming

Or the moment of truth in your lies

When everything feels like the movies

Yeah you bleed just to know you're alive

 

Improvvisamente ritornò con i piedi per terra, e abbassò gli occhi fingendo di guardare i passi, pregando che la musica finisse presto.

 

I don't want the world to see me

Cause I don't think that they'd understand

When everything's made to be broken

I just want you to know who I am

 

La musica si spense nell'aria, e con lei sparì l'atmosfera che si era creata.

"P-Perfetto. Fai esattamente quello che hai fatto con me e andrà tutto benissimo. Fidati."

"D'accordo…"

"Mia madre è fuori, stasera, devo correre a preparare la cena a Dawn. Scusa…devo proprio andare" disse afferrando al volo la sua giacca e scappando via.

Corse fino a casa, e mise la testa sotto il getto della doccia, cercando di snebbiare il cervello. Era stata colpa della musica? Buffy sperava, pregava di sì. Al momento aveva troppi problemi in testa per preoccuparsi anche della sua sanità mentale.

***

La serata andò esattamente come Buffy aveva previsto. Fatta eccezione per Anya, che in quanto ex demone tendeva a essere un po’ solidale con Drusilla, tutti la guardavano come a chiedersi che ci faceva lì. Riley le era accanto, e cercava di farle coraggio, ma era inutile. Anche lei si stava facendo quella domanda. Che ci stava a fare lì?

Con una scusa, Drusilla si alzò e andò vicino all’uscita. Forse se si muoveva riusciva a svignarsela senza che la notassero. Quando però sentì qualcuno darle un colpetto sulla spalla e chiamarla per nome, comprese che quella di sicuro non era la sua serata fortunata.

“Ciao Spike. Sei qui per ridere delle mie disgrazie?”

“Se sapessi quali disgrazie, di sicuro.”

“Sto a parlare con gli amici della cacciatrice. Dio, la mia reputazione, se mai ne ho avuta una, è appena andata a farsi benedire. Com’è che non stai ancora ridendo?”

“Per solidarietà verso una della mia razza che come me deve sorbirsi gli amici della cacciatrice volente o nolente.”

“Ah, già, tu hai il chip come tortura. Me lo dimentico sempre.”

“Ti va di ballare? Da domani prometto che andrò ancora in giro a dire di volerti cavare gli occhi.”

“D’accordo, balliamo…almeno evitiamo il suicidio e il Prozac.”

Vediamo di ricordarci come si fa, si disse Spike aspettando che il gruppo si decidesse a finire la canzone che stava suonando, e sperando fosse un lento. E invece…

“Mirror Mirror dei Blind Guardian. I gruppi che suonano al Bronze si sono dati un’aggiornata. Fantastico!”

“Dru, ma da quand’è che ti piace il metal?”

“Da quando sono tornata sana di mente. Questa è la prima canzone che ho sentito quella notte.”

Oddio, stavolta è impazzita sul serio.

Drusilla lo aveva quasi trascinato sulla pista, e Spike che lo volesse o no si ritrovò a ballare con lei. E a divertirsi. Gli era quasi dispiaciuto che la musica finisse.

“Bene. Grazie del ballo, mi sono tirata su il morale. Ora me la filo, prima d’incontrare qualcuno dei loro.”

“Aspetta, vengo anch’io.”

Spike guardò verso Buffy, che sorrise, e fingendo sorpresa disse “Ma non è Spike il ragazzo che se ne sta andando con Drusilla?”

L’occhiata di Riley verso quei due era proprio da manuale del fidanzato geloso. C’era puzza di problemi…

Buffy e Spike però non ebbero il tempo di gioire, che Riley e Drusilla si erano già chiariti. Spike frantumò così un altro paio di bottiglie sul muro, e Buffy andò a sfogarsi in palestra, immaginando di prendere a pugni sia Riley che Drusilla.

Si prospettava un'altra allegra notte di caccia per tre dei dodici cimiteri di Sunnydale. Che gioia, pensava Buffy, mentre tutti i suoi amici, compresi Riley e Drusilla, sarebbero stati a spassarsela al Bronze. Beh, almeno non li avrebbe visti insieme, era già qualcosa. Si era fatta una doccia, fatica inutile perché al ritorno avrebbe dovuto rifarsela, e aveva appena infilato la biancheria e un paio di jeans. Era alla ricerca di una maglia da mettersi quando sentì dei passi su per le scale.

"Mamma, dove hai nascosto la felpa grigia col cappuccio?"

"Spiacente tesoro" esclamò Spike spalancando la porta "Non sono Joyce. Ho delle inf…"

Spike spalancò gli occhi, incapace di credere a quel che vedeva. Buffy incrociò le braccia sul petto, impedendogli di guardare, per quanto poteva, e gli intimò urlando d'uscire da camera sua. Ovviamente Spike lo fece, ma nel modo più calmo possibile, che non mancò di mandarla in bestia.

"Sei già riuscito a mettermi di cattivo umore. Che c'è?"

"Venivo a dirti che il tuo soldatino e la mia ex vanno al Bronze stasera, cosa che probabilmente già sapevi. Progetti di riconquistarlo in felpa e blue jeans? Auguri. Metterò una candela a Lourdes per te."

"No, progetto di andare a caccia e sfogare la mia rabbia repressa contro un certo vampiro biondo e una certa vampira mora. Ovviamente non farò nomi."

"Ovviamente. Se non vieni, tenterò di seminare zizzania. Sono molto bravo in questo."

"Va da Riley. È un bravo ragazzo, ma come la Walsh insegna anche un tantino ingenuo. Penso che si berrà qualsiasi cosa tu gli dica di te e Drusilla.”

"Agli ordini. Ah, Buffy, un'ultima cosa" disse mettendo la testa dentro la camera.

"Cosa?"

"Sei una favola…senza quello addosso" disse indicando il discutibile reggiseno di pizzo che la ragazza si era messa addosso. Buffy, furiosa, gli disse di sparire e gli lanciò contro una spazzola, che mancò il bersaglio per una frazione di secondo.

Quasi rimpianse di non essere andato con la sua complice. Quei due, sempre a parlare tra di loro, quelle risatine, stavano per farlo vomitare. Erano vittime dell’ostracismo sociale per quanto riguardava la Scooby Gang, ma sembrava che neanche se ne fossero accorti. Poi Drusilla fece per alzarsi, forse per andare a ritoccarsi il trucco. Occasione perfetta, si disse Spike fregandosi mentalmente le mani, e corse a prendere posto accanto a Riley.

“Riley. Ciao.”

“Spike. Ciao. Addio, non ti trattengo.”

“Eh, come corri…”disse lui avvicinandosi ancora di più al ragazzo con la sedia. “Hai visto la cara Drusilla in giro?”

“Lasciala in pace.”

“Sono il suo ex, è il mio lavoro non lasciarla in pace.”

“Stai facendo in modo che ti spacchi la faccia?”

“A parte il fatto che saresti tu a trovarti una pizza margherita al posto della faccia, no, non sto facendo apposta. Dru è molto particolare…”

“Vero.”

“…ma che ti fa credere di avere qualche chance con lei, di essere anche tu così particolare? Spiacente di darti un dolore, ma sei un noiosissimo mortale.”

“Lo so. Infatti la risposta è niente. Assolutamente niente.”

“Perché, vedi, nel caso non lo sapessi lei è il mio sire. È un legame molto profondo, che va al di là del sentimento. È una cosa indissolubile, lei sarà costantemente parte della mia vita e io della sua.”

“No, non lo sarai.”

“Oh, lo sarò. Lo sarò eccome.”

“Ti ridurrei in cenere prima.”

“Sarei proprio curioso di vederti provare, ma ora devo proprio lasciarti.”

Dopo la chiacchierata con Spike, Riley non si sentiva più sicuro di niente. Doveva parlare con Drusilla, voleva sapere se quanto diceva l’ossigenato era vero.

Il caso volle che in quell’istante Drusilla ritornò al tavolo.

“Che aria scura. Che succede?”

“Ho visto una persona che avrei volentieri preso a pugni.”

“Umano o demone?”

“Demone.”

“La cerchia si restringe, allora. A uno. Che voleva Spike?”

“Rovinarmi la serata.”

“E c’è riuscito?”

“Non lo so ancora. Dru, è vero che tu e l’ossigenato siete legati?”

“Non stiamo più insieme. Da molto.”

“Non intendevo un legame sentimentale.”

“Alludi al legame tra sire e creatura, vero?”

“Illuminami.”

“Quando l’ho vampirizzato, l’ho reso un membro della mia famiglia. A quell’epoca però non potevo occuparmi di lui e insegnargli a stare al mondo, l’ha fatto Angelus per me. E poi è stato lui a prendersi cura di me, invertendo i ruoli. Mi chiedi se ci amiamo ancora? No. Vuoi sapere se anche se non ci vedremo mai più continuerò a domandarmi a volte dove sia o se per caso l’hanno ripescato una notte in un fosso? È probabile. Ora devi dirmi se è un problema per te.”

“Non è un problema che tu ti preoccupi della tua creatura. È un problema che la tua creatura si preoccupi ancora di te.”

“Stai scherzando.”

“Magari.”

“Signore, che tormento infinito. Oh, a proposito, hai visto Buffy?”

“No. Perché?”

“Perché da quanto mi hai raccontato non hai ancora chiarito con lei. E a quanto pare non ho ancora chiarito con Spike.”

“Ci incontriamo su terreno neutrale?”

“Non credo sia necessario. Casa Summers e la cripta dell’ossigenat…Spike andranno benissimo. La faresti una cosa per me?”

“Cosa, Dru?”

“Va in chiesa, fa un’offerta e accendimi la candela più grossa che trovi. Ne avremo bisogno…ma per il momento mi basta che mi accompagni a casa.”

“Signorina, si potrebbe pensare che abbia qualche motivo per temere il buio.”

“Piantala, scemo!”

 

"…e sono usciti abbracciati e sorridenti. E io che pensavo di farlo ingelosire almeno un po'" esclamò Spike seduto su un bracciolo della poltrona con una bottiglia di brandy in mano.

"Dobbiamo muoverci, sono stufa di giocare. Ci serve…ehi, ma mi stai a sentire?" esclamò Buffy mentre lui si versava da bere.

"Certo. Scusa, che dicevi?"

"Bene, io ti dico che dobbiamo muoverci e tu ti metti a bere."

"Guarda che è per te."

"Per me? Io non bevo."

"Mandalo giù. Non ho voglia di sentire i tuoi piagnistei su Riley, nel caso tu abbia intenzione di farne."

"Sarebbe il minimo dopo che io mi sono sorbita i tuoi su Drusilla. Da sbronzo e ubriaco. Comunque grazie" disse accettando il bicchiere e mandandolo giù tutto d'un fiato, nel tentativo di imitare la disinvoltura del vampiro. Non l'avesse mai fatto. Le sembrò di avere la gola e l'esofago in fiamme, e iniziò a tossire. Subito Spike le fu vicino, dandole un paio di colpetti sulla schiena.

"Accidenti, donna, ma non lo sai che è roba forte?"

"Non pensavo tanto forte…" mormorò lei.

"Sei ancora in questo mondo?"

"Direi di sì."

"Bene. Allora, il tuo Capitan America verrà da te per discutere la vostra situazione, ora che Dru si è messa in mezzo. Giusto? Perché Drusilla mi ha già fatto sapere che vuole farsi una chiacchierata più o meno sugli stessi argomenti col sottoscritto."

"Non posso crederci. Pure questo..."

"Buffy, stammi a sentire per due secondi. Tu con Riley. Da soli. Non ti sembra una splendida occasione?"

"Spiegati."

"Tu, Riley, la casa vuota, lui che ti chiede perdono per quanto ha fatto e domanda di restare amici, tu, più calma dell’ultima volta, con un bel vestitino sexy che invece gli ricordi che bella coppia eravate e potete ancora essere, magari una marea di candele per casa perché proprio quella mattina c'è stato un provvidenziale corto circuito…Sveglia, ti sto dicendo di provare a sedurlo e di portartelo a letto!"

"Ammesso che ci caschi. Se è cotto di Drusilla come sembra sarà una missione impossibile, e di sicuro mi farà sembrare solo una sciocca patetica."

"Quello lo sembri già. Andiamo, vuoi che sia tanto difficile? Riley è un uomo in fin dei conti. La vera missione impossibile è che io e Drusilla dovremo stare nella stessa stanza, e ci dovremo comportare civilmente."

"Ripeto quanto ho detto. Non ci posso riuscire. Se lo aspetterà di certo!"

"Che spreco."

"Scusa?"

Spike le lanciò una lunga occhiata dall'alto in basso "Ma che te le hanno date a fare tutte quelle curve se non le sfrutti quando ce n'è bisogno?"

Buffy si era alzata in piedi, ancora incredula per il commento più maschilista che avesse mai sentito. "Ripetilo, se ne hai il fegato."

"E c'è di più. Non riusciresti a sedurre neanche un uomo imbottito di afrodisiaco. Un ghiacciolo come te non sa certo come si fa."

"Davvero?"

"Che c'è dolcezza, ho toccato un tasto dolente?"

Il sorriso sarcastico lasciò il posto ad un espressione di totale confusione. Un secondo prima stava guardando lo sguardo furioso di Buffy. Il secondo dopo l'aveva baciato lasciandolo senza fiato…

"Ghiacciolo, eh?" disse ricambiando il suo sorriso sarcastico di poco prima, e poi voltandogli le spalle per uscire dalla cripta.

Eh no. No, non te ne vai così, questa me la paghi.

L'aveva afferrata con forza per un braccio, facendola voltare, e l'aveva spinta contro una parete baciandola con passione. L'occhiata di fuoco che le aveva lanciato non lasciava presagire niente di buono. Lei sostenne il suo sguardo. Mai gli avrebbe fatto capire quanto era rimasta confusa da quel gesto. Poi l'aveva stretta a sé, ricominciando a baciarla. Buffy aveva finto con sé stessa che tutto si sarebbe esaurito con quel bacio, e invece era solo un inizio, come quando stavano ballando. Questa volta c'era il dettaglio che niente l'avrebbe fermato. Era l'unico modo per ricordarle che non era innocuo come tutti pensavano. Buffy aveva sentito la lampo della sua felpa aprirsi, e poi l'aveva vista a terra. Non era riuscita a opporsi alle sue piuttosto chiare intenzioni, e neanche a scappare quando era ancora in tempo. Sentiva le sue resistenze venirle meno sempre di più, mentre con le mani le sfiorava la schiena e si avvicinava pericolosamente al reggiseno di pizzo…

 

Un tuono svegliò Buffy di colpo, e dopo una rapida occhiata si ricordò dov'era, e cos'era successo. Voltandosi di lato, vide Spike dall'altro lato del letto che dormiva profondamente.

Allora non aveva sognato. Era successo davvero. Lei e Spike…

Si tappò la bocca, prima che ne uscisse un singhiozzo, e in silenzio si alzò in piedi e si rivestì, e se ne andò via, sotto la pioggia che aveva iniziato a cadere scrosciante, senza che lui se ne accorgesse. Non avrebbe sopportato che Spike la guardasse in faccia. Non voleva che vi leggesse la vergogna e il profondo imbarazzo che aveva dentro di sé.

CAPITOLO 6

Era ritornata a casa poco dopo le due, bagnata fradicia. Una volta entrata in casa, si levò le scarpe per non far rumore e si diresse verso le scale.

"Buffy?"

Buffy alzò gli occhi al cielo. No, non ora, non lì…

"Sì, mamma?"

Joyce subito prese la sua tipica espressione da mamma preoccupata "Tesoro, che ti è successo?"

"Niente. Qualche incidente di percorso durante la ronda. E la pioggia."

"Questo spiega i vestiti e i capelli in disordine. Veniamo alla tua espressione e alle lacrime."

"Niente. Solo un po' di depressione. Riley mi ha mollato, o tu sei l'unica che ancora non lo sapeva?"

"Non mi prendere in giro, Buffy. Non sono stupida. Sono un paio di settimane che passi molto tempo nella cripta di Spike…voglio solo sapere quello che sta succedendo. Non voglio essere tagliata fuori dalla tua vita un'altra volta."

"Tra me è Spike non c'è niente."

"Attenta, piccola. Stai giocando col fuoco. Vai a letto subito, capito? Io ho da sbrigare un'ultima pratica per la galleria qui. Mi raccomando, non svegliare Dawn, altrimenti ti riempirà di domande."

"Capito. Buonanotte, mamma."

Salì le scale piano, e in punta di piedi passò davanti alla stanza della sua invadente sorellina. Appena vide il suo letto ci si buttò, stringendo a sé il cuscino, e piangendo il resto di quelle lacrime roventi. Cara la mia mamma, si potrebbe dire che abbia poteri telepatici… Aveva ragione. Aveva giocato col fuoco, l'aveva provocato lei. E si era scottata. Ma era così furiosa per quello sguardo che le aveva lanciato, per le cose che lui le aveva detto! Nessuno poteva permettersi di parlarle così. Buffy strinse ancora più forte il cuscino, desiderando che in quel momento si aprisse una voragine che la inghiottisse. Si vergognava così tanto...Non ho fatto niente per impedirlo. Praticava le arti marziali da anni, sapeva difendersi, e non era certo una ragazzina stupida. Eppure quando aveva visto la situazione precipitare non aveva mosso un dito. Perché lo volevo anch'io… Aveva lasciato che Spike la spogliasse e che facesse l'amore con lei. Non doveva succedere. Non doveva succedere. Non doveva succedere…

 

Per quanto non volesse rivedere la sua faccia, doveva andare da lui. L'ultima cosa che voleva era che pensasse che il suo non farsi vedere volesse dire che per lei aveva significato qualcosa.

L'aveva trovato intento a guardarsi le repliche di Melrose Place, e a dare della stupida a Megan perché stava con Michael.

"Ma non vedi che razza di serpe è quell'uomo?"

"Mi ripeterò" disse Buffy, facendolo girare "ma senti da che pulpito viene la predica."

"Oh. Hai dimenticato qualcosa qui ieri notte?"

"Puoi fare di meglio per offendermi."

"Senza dubbio. Com'è che sei qui?"

"Per mettere le cose in chiaro."

"Non credo ce ne sia bisogno. O dopo Parker e Riley ancora non sai distinguere tra fare sesso e fare l'amore?"

"Conosco la differenza, grazie."

"Allora non farne un caso di stato. Siamo entrambi adulti e vaccinati. È successo, ci siamo divertiti, o almeno io l'ho fatto, e questo è tutto. Ora, se per te voleva dire qualcos'altro…"

"Negherò di averlo mai detto, ma per la prima volta in vita mia sono pienamente d'accordo con te. Anzi, quando questa storia sarà finita avremo pure un motivo in più per detestarci. Due nemici non possono desiderare altro."

Una volta uscita da casa sua, Spike tentò di riconcentrarsi sulla puntata che stava guardando, ma senza grandi risultati. Almeno mi ha creduto. Era cominciato tutto con quel bacio che gli aveva dato. Per quanto non avesse mai voluto ammetterlo, dalla prima volta che l'aveva vista l'aveva reputata molto attraente, e si era spesso chiesto come sarebbe stato baciarla. Finalmente aveva avuto quel che voleva, ma quel sarcasmo nei suoi occhi lo aveva reso furioso. E ansioso di fargliela pagare, ma quello che era iniziato come una piccola vendetta era finito in un modo che lui non aveva previsto.

 

Nel pomeriggio, Riley andò da Buffy. Lei, ancora sottosopra per quanto era successo la notte prima, non era propriamente dell’umore per starlo a sentire. Era riuscita a darsi una calmata solo verso la mattina, ma gli occhi rossi erano rimasti e incuriosirono il ragazzo.

“Buffy, ma tu hai pianto.”

“No. Congiuntivite mista a raffreddore, stavo cacciando ieri sera sotto il temporale ed ecco il risultato.”

“Sono venuto per parlarti.”

“Non s’era capito…”

“Buffy, ascoltami. Viviamo nella stessa città, frequentiamo lo stesso college e le stesse persone. Sarebbe una bella cosa se rimanessimo amici.”

“Non lo so.”

“Non voglio perderti.”

“Riley, tu mi hai già perso…e anche rimpiazzato.”

Riley si rabbuiò in faccia, e in quell’istante un’idea diabolica si fece strada nella testa di Buffy.

“Oh, scusami Riley. Ma mi hai fatto del male. Continuavi a dire che volevi una vita normale e ora frequenti una vampira…”

Senso di colpa. Buffy si diede della stupida per non averci pensato prima. Ora si che c’era qualcosa da fare.

Insomma, tanto disse e tanto fece che riuscì a convincerlo ad uscire con lei per l’ultima volta, per ricordare i bei tempi andati.

Nello stesso momento, Spike aveva appena visto Drusilla arrivare, e si era reso conto di non conoscerla. Era scesa da una moto per cui lui avrebbe venduto sua madre, stupendosi oltre che del suo abbigliamento anche del fatto che sapeva guidare quel bolide blu.

“Porca miseria, ma sei tu?”

“Ciao, William. Vediamo di muoverci, Ok?”

“Cosa c’è, il tuo bambolotto ha paura del buio?”

“Tu hai più motivi di temere il buio, con tutti i demoni che ti vogliono mettere le mani addosso.”

“Forza, parla.”

“Tre parole. Lasciami in pace.”

“E farti commettere il più grande sbaglio della tua vita?”

“Fregatene di quello che faccio per una buona volta!”

“Riley pensa ancora a Buffy.”

“Purtroppo per lui. Ma non sarà ancora per molto. Te lo ripeto, sta fuori dalla mia vita.”

“Sai che non lo farò.”

“Neanche con una supplica?”

“Tua o di Riley?”

“Non fare lo stronzo più del necessario.”

“Dru, quel fanfarone di te e di quello che sei non sa niente.”

“Neanche tu.”

“E siamo stati insieme per 120 anni. Quanto potreste stare insieme voi due? Due anni? Tre? Tu resterai così, lui no, il suo destino è invecchiare e morire! E a te resta solo un ricordo! Sicura di voler vivere così?”

Drusilla lo guardò fisso, non riuscendo a capire perché si scaldasse tanto, poi fece un mezzo sorriso, con l’aria di chi sapeva qualcosa che gli altri ignoravano.

Spike iniziò a sudare freddo, aspettando che parlasse, ma Drusilla si limitò ad annuire e a dargli ragione.

“Lo so, non sono mica scema. La nostra relazione non ha tutti i crismi del caso, durerà quanto durerà.”

“Se lo dici tu…”

“Allora, riuscirò a vivere senza l’angoscia ti trovarti sempre dietro un angolo a spiarmi?”

“Mi ci troverai solo tre o quattro volte…”

Drusilla lo guardò storto.

“…per notte, ovviamente.”

“Iniziavo a preoccuparmi. È un inizio comunque.”

“Andiamo al Bronze a farci una birra? Poi ti lascerò in pace per l’intera serata.”

“Pare interessante.”

“Beh, sempre che tu non debba andare a soccorrere Riley. Sai, è da Buffy…” e lasciò volutamente la frase in sospeso, beccandosi un’occhiata fulminante da Drusilla.”

“Colpo basso, Spikey. Ma non mi hai ferito né affondato.”

“Accidenti, dovrò fare di meglio…”

Riuscì a strappare alla ragazza un sorriso, e insieme andarono al locale con la moto di Drusilla. Spike si guardò intorno alla ricerca di Buffy, e con una scusa lasciò Drusilla e raggiunse l’altra, che lo stava aspettando in un angolo buio.

“Come ti è andata?”

“Dru è un osso duro.”

“Riley ha il suo bel senso di colpa.”

“Te lo sei lavorato per bene. Brava.”

“Avevi dubbi?”

“Se ben ricordo li avevi tu.”

“Beh, ora non più. Tieni lontana Drusilla da Riley ancora per un po’, ho un’idea che potrebbe dare loro il colpo di grazia.”

“E poi riprenderemo ad odiarci.”

“Certo.”

Per un istante i loro sguardi si incrociarono, e quando distolsero gli occhi erano nervosi e imbarazzati.

Buffy si scostò da lui e raggiunse Riley, e lo convinse a ballare con lei.

Spike trovò un tavolo per Dru “accidentalmente” quasi in linea retta con la coppia, e andò da lei che nel frattempo era andata a sedersi al bancone.

“Dru, vieni. Ho una cosa per te.”

“Una sorpresa?”

“Diciamo di sì.”

“La tua macchina con le tue valigie dentro? Riferirò a Buffy.”

“Spiacente. Non me ne vado ancora.”

“E allora cosa?”

Spike la fece sedere, e le indicò dove guardare. Non vederli era impossibile.

“E con ciò?”

Non aveva quasi finito di parlare che Buffy aveva messo le braccia introno al collo di Riley e l’aveva baciato. La vampira prima spalancò gli occhi, poi si alzò in piedi e strappando Riley dalle braccia di Buffy lo trascinò (o strascicò per terra, dipende sempre dal punto di vista…) fino all’uscita e poi fuori in strada.

“Che diavolo stai facendo?”

“Drusilla, credo di amarla ancora.”

“E?”

“E cosa?”

“Vuoi che non ci vediamo più? Perché mi pare tanto tu mi abbia raccontato balle.”

“Non sei da meno neanche tu. Dici che con Spike hai chiuso, ma è sempre con lui che ti vedo! Credevo avessi capito che non è l’uomo della tua vita.”

“E neanche tu lo sei. Va all’Inferno Riley.”

E con questa frase Drusilla lo lasciò nella strada solo come un cane, mentre all’interno, sul soppalco, Buffy e spike gongolavano nel vedere la scena. Buffy aveva sceso le scale a precipizio per andare da lui, rischiando di rompersi l’osso del collo, e Spike era uscito per andare da Drusilla, ma quando era arrivato lei non c’era già più. In lontananza si sentiva il rombo del motore della sua moto.

 

Ormai i giochi erano fatti. La vampira, più tardi quella notte, era andata alla cripta di Spike. Il vampiro se l’era vista comparire sull’entrata, con una lacrima che le rigava la guancia. Se aveva del rancore verso di lei, nel vederla con gli occhi umidi gli venne come un nodo allo stomaco. Non disse niente quando la vide venire verso di lui, o quando lei gli gettò le braccia intorno. Anzi, ricambiò l’abbraccio. L’aveva amata per così tanto…farla soffrire era l’ultima cosa che avrebbe voluto. Un po’ si sentiva in colpa, ma d’altro canto aveva sofferto anche lui e per colpa sua.

L’aveva abbracciata, aveva cercato di consolarla, ed era stato a sentirla. Nello stesso momento, Buffy stava recitando la parte dell’innamorata tradita che però vuole concedere un’altra chance al fidanzato. Riley aveva recitato il mea culpa, e lei lo aveva perdonato.

 

Tutto come prima? Pareva proprio di sì. Buffy aveva riottenuto il suo fidanzato, e Spike riaveva la sua Drusilla, e poteva decidere con calma quando e come fargliela pagare. Ma Buffy, ogni volta che abbracciava il suo compagno, ricordava un momento, tempo prima, in quando altre braccia l’avevano stretta, e anche Spike non poteva far a meno di rammentare la notte quando le sue braccia avevano stretto una figura snella e forte, così diversa da quella di Drusilla…

Erano andati al Bronze, lui e Drusilla. Avevano iniziato a ballare, l’atmosfera era perfetta per una coppia innamorata. E perfetta anche per piantare la donna che ho davanti agli occhi, pensava Spike nascondendo dietro un sorriso la sua rabbia.

“Spike, che ne dici di raccontarmi tutta la verità?”

“Drusilla, ma cosa vuoi dire?”

“Ora le mie visioni non sono più precise come una volta, e mi provocano delle emicranie che farebbero venire i cinque minuti a chiunque, ma qualcosa vedo ancora. Dimmi solo se è vero.”

“Tu dimmi cos’hai visto.”

“Hai aiutato Buffy a riprendersi Riley, e tu in cambio volevi farmela pagare per come ti avevo fatto soffrire.”

Spike abbassò gli occhi. Che stupido, e pensava pure di farla franca. Doveva ricordarsi che Drusilla non era una donna comune.

“Non vedo a che scopo nasconderti la verità. Buffy era furiosa, vi aveva visti insieme, e anch’io.”

“Buffy non lo ama. Crede di amarlo, lo sento piuttosto chiaramente. C’è un altro nella sua vita, ma non lo ammetterebbe neanche davanti allo specchio.”

“Anche nella tua vita c’è un altro. Gli dirai tutto?”

“Non credo lo farò. Contrariamente a quanto sembra, io e Riley Finn non stiamo insieme.”

“Io pensavo…”

“Ci eravamo dati una possibilità. Io volevo un uomo normale, e lui una ragazza che non passasse la vita ad ammazzare vampiri e a dimostrare di essere più forte di lui. Abbiamo capito dopo poco che non avrebbe potuto funzionare, e siamo rimasti molto amici. Lui però ha creduto che volessi tornare con te, io l’ho visto con Buffy, e ci siamo espressi piuttosto chiaramente i nostri rispettivi punti di vista, alla pari di due fidanzati gelosi. Io l’ho mandato a quel paese…tanto il giorno dopo eravamo già al telefono a chiederci scusa a vicenda.”

“E che cosa vi ha fatto cambiare idea sul vostro rapporto?”

“La mia moto. Morirei prima di venderla, e lui dopo un giro insieme mi ha detto che ci tiene ad arrivare vivo e senza capelli bianchi fino a trent’anni. E poi era sempre difficile decidere che musica volevamo ascoltare. Io sono un nuovo acquisto tra le schiere del rock e del metal, lui adora il country e il gospel.”

“Capisco. E ora…beh, che succederà?”

“Dipenderà da Buffy, da quanto sarà sincera nei suoi confronti e con sé stessa. E a proposito di essere sinceri, ora ti prego di starmi a sentire. Dicevo sul serio quella sera. Mi dispiace di averti reso un vampiro, e anche di essere stata la causa delle tue innumerevoli sbronze. Se fossi stata pienamente in me quella sera di centoventi anni fa avrei mandato al diavolo Darla e Angelus e me la sarei spassata da sola in giro per l’Europa, come mia zia Edith. Non sarei andata in cerca di qualcuno, non ne avrei sentito il bisogno.”

“Piantala di recitare il mea culpa, che non ti si addice. A me non dispiace di essere quello che sono e cerca di ficcartelo in quella testa dura una volta per tutte. Mi dispiace invece di non aver saputo capirti, e diciamocelo pure, quando mi hai lasciato era perché me l’ero voluta.”

Drusilla gli sorrise “Beh, ci abbiamo messo solo quasi due secoli per ammettere le nostre colpe e chiederci scusa a vicenda…quale altra coppia può dire tanto?”

“Torniamo al discorso di prima. Credi si molleranno?”

“Credo sì, ma non so chi dei due farà il primo passo. Ad ogni modo, ho fatto una cosa, e ora voglio il tuo parere perché sono indecisa” disse con aria molto seria e convinta. “Non so se è stato un atto buono, o semplicemente una gran cretinata.”

“Cosa?”

“Ho dato a Riley il numero di Darla…”

CAPITOLO 7 

Buffy era entrata nel locale. Da sola. Non riusciva a credere di aver fatto quel che aveva fatto. Aveva confessato a Riley tutto quello che aveva fatto per riprenderlo. Inutile dire come l’aveva presa il ragazzo, soprattutto quando aveva saputo che aveva fatto fronte comune con Spike. La discussione sfociò in una litigata, e così la loro storia finì per la seconda volta, ma questa volta in modo definitivo.

Non sapeva bene perché lo aveva fatto, ma quella vocina che aveva nella testa che le impediva di dimenticare quella notte alla cripta di Spike sembrava saperlo benissimo. Ora voleva sapere se anche l’altro interessato sentiva quel ritornello nella sua testa. Vederlo ridere di cuore con Drusilla però gliene fece passare la voglia, e quel macigno sullo stomaco riprese a farsi sentire. Senza aspettare che Spike la notasse si voltò e se ne andò via.

Ma qualcun altro si era accorto di lei. Drusilla l’aveva vista di sfuggita mentre prendeva la porta, e lo disse subito a Spike.

“Valle dietro. Di corsa.”

“A chi?”

“Alla tua bella. Temo che la mia profezia si sia appena avverata.”

Spike abbassò gli occhi, pareva tentennante. Drusilla allora gli diede un bello scossone e lo guardò con uno sguardo che non ammetteva repliche.

“Bello mio, con i ma e con i se non si conclude niente, figurarsi instaurare una storia. E ora fila da Buffy prima che decida di spedirti io da lei a calci. Chiaro?”

Anche se la curiosità di vedere se Drusilla fosse realmente in grado di mettere in atto la sua minaccia era tanta, Spike decise di andarsene e di non sfidare la sorte.

La cacciatrice era tornata a casa, aveva salito le scale e una volta nella sua stanza aveva messo nell’impianto di musica il primo CD che le era capitato in mano. Poi si era seduta presso la finestra, guardando fuori senza però realmente vedere il mondo esterno. Ascoltando le prime note, si rese conto di aver messo dentro proprio quella canzone romantica che le piaceva tanto. Ora però non era proprio dell’umore per essere romantica.

 

Whenever I'm weary from the battles that rage in my head

You make sense of madness when my sanity hangs by a thread

I lose my way but still you seem to understand

Now and forever I will be your man...

 

Spike entrò in casa, meravigliandosi di aver trovato la porta aperta, quasi spalancata. In casa sembrava non esserci proprio nessuno, poi si ricordò che Dawn gli aveva accennato al fatto che quella sera lei e sua madre erano partite per una specie di campeggio organizzato dalla scuola. Salì le scale seguendo la musica, e aprì silenziosamente la porta della stanza di Buffy. La vide seduta vicino alla finestra, che si abbracciava le ginocchia con le braccia, e sembrava non essersi accorta di lui. Una lacrima rigò lentamente la sua guancia, e appoggiò la testa al vetro, sospirando.

“Se entro, rischio di rovinare l’atmosfera depressiva?”

Buffy mosse solo gli occhi verso di lui, e non disse una parola.

Spike lo prese come un no, e afferrata una sedia si sedette vicino a lei.

“Cos’hai?”

“Stavolta è definitivo, non ci rimetteremo insieme. Amen.”

“Smettila di raccontare bugie. Lo sai tu e lo so io che non si tratta di questo.”

“Non voglio parlare con te.”

“Spiacente, ma sono l’unico con cui parlerai.  Sono anche l’unico con cui ne puoi parlare, a dire il vero.”

Buffy era ritornata a guardare fuori, ma Spike allungando una mano l’aveva costretta a girare il viso verso di lui.

“Non sei l’unica ad essere confusa. Quello che è successo…”

“Non voglio parlarne.”

“Allora mi ascolterai. Buffy, quella sera tutto immaginavo meno che il nostro incontro prendesse quella direzione. Ma non ne sono pentito. Forse tu sì.”

“Non doveva succedere. Punto.”

“Ma è successo. Mi sono chiesto se non ero arrivato a sognarmi tutto quando ho riaperto gli occhi. Poi ti ho visto seduta sul letto. Mi davi le spalle, e anche se avevi una mano sulla bocca ti sentivo singhiozzare lo stesso. Stavo per allungare un braccio per farti sapere che ero sveglio anch’io, volevo…Dio, non lo so neanch’io cosa volevo fare o dirti, ma tu ti sei alzata di scatto e sei scappata via.”

“Eri sveglio…”

“Sì. E ho passato il resto della notte a farmi domande.”

“Mi sentivo troppo in imbarazzo per affrontare te e il tuo sarcasmo al risveglio.”

“Non avrei fatto del sarcasmo.”

“Questo non potevo saperlo. Ho ripreso a pensare con coerenza solo nella tarda mattinata…quando poi sono venuta a parlare con te. Ringrazio il cielo che mi hai dato solo un’occhiata distratta, o ti saresti accorto dei miei occhi rossi.”

“Abbiamo fatto a gara a chi sparava la balla più grossa, quando la verità era lampante. Pensa che pure Drusilla l’aveva capito da un po’.”

“Ti ha convinto lei a venire?”

“Mi ha giurato che se non mi muovevo a venire da te mi ci avrebbe spedito lei a calci.”

Buffy finalmente sorrise, e Spike fece lo stesso. Finalmente non c’erano più bugie o malintesi di mezzo.

“Ricordami di ringraziarla.”

“Lo farò. Nel frattempo, vuoi ballare?”

“Qui? Adesso?”

“Perché no? Abbiamo tutto quello che ci serve: poca luce, musica, spazio…” e mentre parlava le aveva preso le mani facendola alzare da dov’era seduta e prendendola tra le braccia.

 

… Now I can rest my worries and always be sure

That I won't be alone anymore

If I'd only known you were there all the time

All this time...

 

Buffy lo aveva fissato negli occhi, forse per la prima volta in vita sua. Non avrebbe mai sospettato avesse degli occhi così belli, di un blu luminoso, che le facevano venir voglia di naufragarvi dentro…

 

Appoggiò la testa sulla sua spalla, e chiuse gli occhi. Se il mondo fosse crollato in quell’istante a lei non sarebbe importato. Le uniche cose che desiderava erano che quell’abbraccio e quel momento non finissero mai.

 

Until the day the ocean doesn't touch the sand

Now and forever I will be your man…

 

Sorrise. Ora quella canzone non le sembrava più malinconica. Specialmente perché Spike aveva deciso di sussurrargliela piano all’orecchio…

 

“Hai proprio deciso di andartene?” domandò Drusilla a Riley, mentre osservava il ragazzo fare con calma i suoi bagagli.

“Non credo che Sunnydale sia la città che fa per me.”

“Capisco bene. Ha qualcosa a che fare anche con Buffy?”

“Soprattutto con Buffy…ma non ti sto a raccontare tutto, lo sai già cos’ha fatto.”

“Non ti voleva perdere, ma ha capito solo nel momento in cui ti aveva ripreso che era un altro quello che voleva.”

“Ma voi donne non dite mai chiaramente quello che volete?”

“L’hai detto tu, Riley. Siamo donne. Noi non diciamo quello che vogliamo…ma ci riserviamo il diritto di romperci le palle se non lo otteniamo. È questo che ci rende affascinanti, e un pelino pericolose.”

“Messaggio ricevuto. Ora che lo so, forse dovrebbe andarmi meglio.”

Forse, pensò Drusilla sorridendo e dandogli in mano l’altra borsa che doveva portare via. Da quanto aveva capito voleva andare a Los Angeles, e da lì poi tornare a casa nell’Iowa. Ma appena lo vide sparire a bordo dell’autobus che lo avrebbe portato via, fu colta da una delle sue emicranie e sentì improvvisamente il bisogno di dirgli qualcosa, ma prima che ne avesse in tempo l’autobus era già partito. Pazienza…

 

Buffy e Spike stavano recuperando il tempo perduto a farsi la guerra e a farla a Riley e Drusilla. Alla fine dovette quasi spingerlo via, boccheggiando.

"Ehi, vacci piano. Io devo ancora respirare …"

"Allora se ne hai bisogno potrei farti la respirazione artificiale. Che ne dici?"

"Ottima idea…"

Stavolta la guardava fisso negli occhi, e lei faceva lo stesso. Dopo averle tolto la maglia aveva iniziato a baciarle la gola, continuando a scendere sempre più in basso…

Una suoneria ruppe il silenzio della cripta. Il cellulare di Buffy - nuova trovata di Giles per sapere sempre dov'era – stava squillando.

"E adesso che vuole?"

"Ma quell'uomo non ha una vita privata?"

Buffy si mise a sedere, e afferrò la borsa dov'era il telefonino "Sentiamo un po' quale grande minaccia incombe stavolta. Pronto?"

Subito la sua faccia cambiò espressione. "Ciao…che posso fare per te, Angel?"

Nel sentire quel nome, a Spike balenò un lampo negli occhi, e si avvicinò a Buffy. Iniziò a baciarle il collo, scendendo fino alla spalla, e lasciando cadere la spallina del reggiseno.

"Sì…ci sono ancora. Va tutto bene…molto bene. Come, mi senti strana? No, è solo…"

A stento trattenne una risatina. Le mani aperte di Spike, lentamente, le sfioravano il ventre, facendole il solletico e dandole i brividi.

"Smettila!" gli sussurrò ridendo prima di riprendere la telefonata, anche se sapeva che Spike avrebbe fatto orecchie da mercante. Cosa su cui sperava…

"Scusa Angel, è solo che…che sono molto nervosa in questi giorni, e Tara mi sta facendo un massaggio alle spalle. Sapessi come ci sa fare con le mani…"

"Sei scusata. Ti ho telefonato per sapere se Willow ha risolto il suo problema."

"Quale?"

"Voleva sapere se avevo mal di testa…"

"È venuta anche da te?" esclamò, poi coprendo il telefono con la mano chiese a Spike se aveva ricevuto una visita da Tara o Willow. Il vampiro annuì, e ricominciò la sua "tortura".

"Sì, ha fatto domande anche a Wesley, Cordelia e Gunn. Francamente mi sembra strano."

"La conosci…Sempre un po' matta" quasi sussurrò Buffy mentre Spike ricominciava a baciarla sull'altro lato del collo, abbassando anche l’altra spallina e facendole venire brividi lungo la schiena.

"Fammi sapere se ci sono novità."

"Non mancherò…contaci…"

Spike le strappò di mano il cellulare appena finita la telefonata e lo spense, ricacciandolo in borsa e facendo fare all’oggetto un volo lungo tutta la cripta contro un muro.

"Giles domani mi farà passare un brutto quarto d'ora per questo" osservò lei.

"Preferisci forse che te lo faccia passare io ora?"

"Non lo so…che avresti in mente?"

Spike sogghignò, e la baciò con una sorta di ferocia che le risucchiò tutte le forze, facendola adagiare sul letto.

Il mattino dopo pareva un’altra. Sorrideva continuamente, e non c’era verso di farle dire cosa le era successo. Di comune accordo con Spike aveva deciso di dirlo a tutti quella sera. Così se fosse venuto a qualcuno un attacco di cuore avrebbe potuto chiamare subito un paio di ambulanze e sarebbe andato subito in ospedale.

Ma c’era una persona che non poteva aspettare per vedere, e marinò l’ultima ora che aveva di lezione per andare da lei.

Drusilla stavolta neanche tolse la catenella dalla porta. Non aveva la minima intenzione di semplificarle le cose.

“OK, spero tu sappia perché sono qui.”

“No, non lo so.”

“Hai deciso di non semplificarmi niente?”

“È proprio così evidente?”

“Appena un po’.”

“Senti, so che l’idea è stata tua. Non sarò io a venirti a dire che hai sbagliato, insomma, ho cercato anch’io di riprendermi Spike tempo fa, ma non ho usato sotterfugi del genere. Solo la verità.”

“E io ho preferito la strada più complicata. Mi conosci, adoro farmi del male. Se sono qui, però, è perché ti voglio ringraziare. Spike mi ha detto che avevi minacciato di…”

“Con lui bisogna essere espliciti. Tienilo a mente.”

“Lo farò. Ci siamo chiariti, e…beh, non te lo devo dire io com’è andata.”

“No, ci arrivo.”

“E volevo dirti che mi dispiace per quel brutto tiro che ti ho fatto, quando ti ho invitato al Bronze. Ero arrabbiata, e mi sono comportata da vera str…”

“Non dire altro, sei stata chiara. Signore, mai avrei pensato di sentirti dire una cosa del genere su di te.”

“Neanch’io, ma mi ci voleva.”

“Non sarò io a contraddirti” e chiuse la porta. Buffy rimase un po’ stupita dal gesto. Credeva che Drusilla…D’accordo, se non voleva parlare non poteva costringerla. Stava per andare via, quando Drusilla riaprì la porta.

“Ehi, dove vai? Non mi vuoi dare neanche il tempo di togliere quell’infame catenella dalla porta?”

Buffy si era voltata, e aveva visto Drusilla nel corridoio, che con il braccio le faceva segno di entrare.

 

“Allora, che cos’è che ci vuole dire Buffy?”

“Non lo so, Willow” rispose Tara “Ma a questo punto io mi aspetto di tutto.”

“Parli di…quello?”

“E di che altro parliamo da quella sera?”

“Sai che penso? Che l’effetto collaterale di questo incantesimo sia che non ci sia un effetto collaterale.”

“E invece l’ha avuto” disse Drusilla sedendosi al loro tavolo.

Le due ragazze la guardarono un po’ storto, ma Drusilla continuò a parlare, spiegando loro come era tornata sana di mente, il ragionamento che Darla aveva fatto.

“Ah…”

“C-Così, l’effetto collaterale saresti tu?”

“A meno che…”

“A meno che cosa?”

“Niente. Gli altri?”

“Stanno arrivando.”

“Bene, li aspetto.”

Non aspettò a lungo. Anya e Xander arrivarono dopo qualche minuto, e sotto lo sguardo vigile di Drusilla Tara e Willow spiegarono quel che avevano combinato.

“Allora quelle domande avevano un senso…”

“Non volevamo farlo. È successo per caso.”

“Almeno non ha fatto danni gravi.”

“A meno che l’effetto non fosse un altro” esclamò Drusilla guardando per un istante una coppia che danzava alle sue spalle.

“Un altro?” domandò Xander fissando la coppia. Buffy e Spike. Che danzavano insieme, come se il mondo potesse passar loro accanto e loro non se ne sarebbero accorti. Sbiancò in faccia, e gli altri fecero lo stesso mentre Drusilla sorrideva e finiva di bere il suo drink.

“Ancora convinti che l’effetto collaterale non sia…come dire, rilevante?”

***

Dopo quella sera le cose cominciarono a tornare al loro equilibrio. Drusilla si godeva la sua meritata vita da single, e complici i suoi abiti stravaganti e certe sue minigonne aveva fatto girare la testa a molti compagni di college di Buffy, Parker compreso. Il dongiovanni del college di Sunnydale aveva sfoderato tutto il suo repertorio, ma anche se erano finiti a letto insieme era lui che inseguiva lei, non il contrario. Buffy guardava il ragazzo, e non poteva fare a meno di provare una sorta di piacere nel vederlo così. Finalmente era arrivata la donna che gliel’aveva fatta pagare. Giles era dovuto tornare in Inghilterra per qualche mese, e Anya non aveva perso tempo a chiedere alla collega demone di darle una mano. Con la scusa di tentare di rimorchiarla, i ragazzi entravano e compravano. Anya guadagnava e Drusilla si divertiva. Meglio di così…

Certe volte capitava nella galleria di Joyce. Ora che la donna sapeva tutto non c’era volta che non le chiedesse aiuto con i pezzi d’epoca da catalogare, e cercava sempre di convincerla a farle esporre delle tele che aveva fatto. Drusilla rispondeva sempre picche, ma Joyce non demordeva.

Ormai era definitivamente  entrata nel gruppo al posto di Riley, che dopo essere stato mollato da Buffy aveva preso e aveva lasciato Sunnydale. Di lui si seppe qualcosa un paio di mesi dopo. Non era andato troppo lontano, si era fermato a Los Angeles. Aveva incontrato una certa vampira di nome Darla ed era diventato il suo schiavo d’amore o qualcosa del genere, e pareva che Angel lo sapesse e che se la ridesse senza ritegno…ma questa è un’altra storia.

 

Fine