PROPHECY

Di Jade

 

 

 

 

 

Giles si era svegliato con la testa poggiata su un libro per la nona volta consecutiva. Era rimasto di nuovo alzato a studiare quel maledetto Codice che Angel gli aveva portato anni prima, e dove aveva scoperto quella profezia sulla morte di Buffy. Una profezia che fortunatamente non si era avverata, ma quella che aveva sottomano…

Basta, doveva parlarne anche agli altri, non importava se lo avrebbero odiato per la sveglia alle tre di mattina.

 

Buffy era appena tornata da una ronda al cimitero, e sentito il messaggio che Giles aveva lasciato era corsa subito, dopo aver avvisato anche Willow e Xander. Gli unici due membri della squadra che non fossero a letto con l'influenza. Anche Riley si era aggiunto alla schiera, con gran dispiacere di Buffy, ma non le importava perché tanto il giorno dopo non aveva lezione e sarebbe potuta andare da lui a fargli da infermiera. Peccato che il destino avesse incombenze più gravi in serbo per lei.

 

"Grazie di essere venuti, ragazzi. Scusate l'ora."

"Si figuri, tanto io ero appena tornata dal cimitero…" poi Buffy gettò un'occhiata anche agli altri due "…ma questo vale solo per me, vero?"

"Ho appena terminato la traduzione completa del Codice."

"Quel testo che aveva predetto la mia morte?"

"Sì. Ho trovato un'altra profezia, se possibile ancora peggio della precedente."

"Parli."

 

' Passati sette mesi dal giorno in cui gli astri si fermarono a osservare l'umanità, l'Inferno ritornerà sulla terra, e la Cacciatrice non potrà impedirlo. Cinque eletti saranno chiamati ad aiutarla, un Angelo, un'Immortale, un Cacciatore, una Dampyr e uno Spirito. Insieme troveranno i simboli che scongiureranno l'Apocalisse. '

 

"E quando…?" domandò Willow.

"Fra un mese esatto. L'allineamento dei pianeti è stato a maggio, ricordate?"

"Cosa aspettava a dircelo, Giles?

"Volevo esserne certo, Buffy. Comunque, il libro dà anche delle indicazioni su questi Eletti, e credo di aver trovato qualcuno. Ti ricordi la slayer che è venuta qui anni fa, com'è che si chiamava…?"

"Margareth."

"Sì, lei. Non ho dubbi, Margareth è una di loro. Mi sono informato su di lei, e tutto quello che ha detto sulla sua famiglia è vero. Ha ereditato dal padre il lato demoniaco del vampiro, che però convive con la natura mezzo umana della madre e la sua di slayer. Lei è la Dampyr che stavamo cercando. E poi…il Cacciatore. Vorrei essermi sbagliato, ma invece è impossibile.

È Spike."

"Che cosa?!" esclamarono le due ragazze all'unisono.

"Il testo è chiaro, proprio di lui si parla."

"E chi altro? Insomma, altre brutte sorprese?"

"Devo finire di interpretare le indicazioni. Non mi ci vorrà molto."

"Lo spero. Questa sedia è tutto fuorché comoda!" esclamò una voce di donna da un angolo della stanza. Fino a quel momento nessuno si era accorto della sua presenza. La donna si alzo, e camminando lentamente si mise di fronte a Giles.

"Dovrebbe controllare meglio la sua serratura, signor Osservatore. Per forzarla non ci ho messo neanche un minuto, e non ho dovuto fare particolarmente baccano. Oppure è lei ad avere il sonno pesante!

"Chi sei?"

"Andiamo, Giles, mi guardi bene in faccia. Se sa di Angelus, allora sa anche chi sono io."

E questo bastò a Buffy per ricordare dove aveva già visto quegli occhi, quel viso. La dottoressa che l'aveva curata quando per colpa di quella ferita aveva rischiato una notte di morire tra le braccia di Angelus. La slayer un tempo innamorata di Angel, quando lui era ancora un mortale di nome Liam. Elizabeth Aelis Mc Grath.

"Liz?"

"Sì, Buffy. Proprio io."

 

Nello stesso momento a San Diego, Sarah si stava bevendo una tazza di tè guardando l'oceano fuori dalla finestra. Se qualcuno fosse venuto nel convento gallese dove nel 1223 stava per prendere i voti, e le avesse detto che sarebbe diventata una slayer, sarebbe morta di peste tre anni dopo, sarebbe risorta come immortale e sarebbe arrivata all'età di 778 anni, avrebbe infranto le regole del suo ordine e sarebbe scoppiata a ridere. E invece…

Sentì la serratura della porta scattare, e dal suono dedusse che Patrick era arrivato.

Sarah senza muoversi dalla sua posizione gli tirò un'occhiata distratta, come per domandarsi che ci facesse lui lì "Ah. Ciao."

"Ti prego, Sarah, la tua gioia nel vedermi mi fa arrossire…che c'è?"

"Odio quando Lis ci azzecca con i tarocchi, ecco tutto. Di solito capitano guai a non finire."

"Ma l'ultima volta ci hanno salvato la vita. Abbiamo lasciato New York appena in tempo, non lo dimenticare."

"Uno a zero per te, allora. Dimenticavo, Aelis vorrebbe che noi, meglio, che io andassi da uno di questi eletti di cui parla la profezia. L'angelo caduto."

"Che sai di lui?"

"Tesoro, i nomi Liam o Angel ti ricordano niente?"

"Misericordia."

"Io ho esclamato qualcosa di peggio. Vive a Los Angeles, e considerato che lei non lo vuole vedere andrò io. Poi si partirà alla volta della Boca del Infierno, in questo secolo conosciuta come Sunnydale."

"LA? Era uno dei motivi per cui siamo andati a New York. I vampiri di laggiù non ci amavano di certo. Due cacciatrici e un Osservatore, tutti e tre immortali, non passano inosservati."

"Mi prepareranno un bel comitato di benvenuto."

"Vorrà dire che ne prepareranno uno anche per me. Non ti lascio andare da sola."

 

Giles non aveva perso tempo, e aveva cominciato a sommergere la sua misteriosa ospite di domande. Non riusciva a capacitarsi di sapere così poco sul popolo degli immortali che abitava il mondo da millenni. Lo stesso Concilio non sapeva se temerli o proteggerli.

"Elizabeth McGrath…sì, ora ricordo. La slayer che era in Irlanda quando Darla ha creato Angelus…"

"E che è morta per mano sua. Ora però il mio nome è Aelis, signor Giles, l'ho cambiato quando mi sono risvegliata."

"Ah, già, è così che succede."

"Guardi che non deve aver paura di me. Non mordo mica."

"Giles, è lei che mi ha salvato quella volta. Ricorda? Una dottoressa comparsa dal niente mi ha portato in ospedale e curato, salvo poi sparire nel nulla" gli disse Buffy. Gli occhi dell'Osservatore si illuminarono di gratitudine, e questo bastò a Aelis per capire che quell'uomo teneva a Buffy come se fosse sua figlia. Quasi non ci credeva che fosse imparentato con quel bastardo del suo Osservatore. L'unica cosa buona che Angelus aveva fatto per lei era stata levarglielo dai piedi. Tutte le sue regole avevano finito per far crescere in lei solo un odio radicato e profondo, e non osava pensare a cosa avrebbe potuto fare se invece fosse sopravvissuto…

"Hai studiato medicina?"

"Cosa? Ah, sì, medicina. In 244 anni ho fatto un mucchio di cose. Caccia ai vampiri compresa, come un amico di Angel sa molto bene" disse ridacchiando.

"Ti riferisci a Spike di sicuro. Perché ridi?"

Aelis indicò l'entrata della casa, e Buffy andò a vedere. C'era Spike, legato come un salame e imbavagliato, che cercava di liberarsi in tutte le maniere possibili.

"Leggendo le carte ho visto che era uno degli interessati, e immaginavo sarebbe stato recalcitrante a venire. Ho usato la mia forza di persuasione…" spiegò a Buffy, che continuava a spostare lo sguardo da lei a Spike, con una voglia matta di mettersi a ridere anche lei.

"Senza dubbio."

Aelis si chinò sul vampiro, e gli tolse lo straccio che gli aveva ficcato in bocca "Ciao William. Piaciuto il viaggetto nel mio bagagliaio?"

"Tu…tu sei stata la mia persecuzione! Che diavolo vuoi, maledetta bionda?"

"Ci serve il tuo aiuto per salvare il mondo."

"Non credo la faccenda mi interessi."

"Credimi, ti interesserà più di quanto immagini."

 

Margareth si era appena svegliata di colpo, e dopo aver guardato la sveglia decise di alzarsi ugualmente. Era riuscita a dormire tre ore di fila, stava migliorando. Gettò un'occhiata all'altro lato del letto e sospirò profondamente. Mai una volta che David si prendesse la briga di dirle dove andava, o di lasciarle un biglietto. A volte era così silenzioso che neanche si accorgeva di quando se ne andava. Ma a volte anche lei prendeva e spariva per giorni, quindi non aveva il diritto di arrabbiarsi. Andata in soggiorno, cominciò a raccogliere i libri di scuola che aveva lasciato sul divano e sul tavolo, e gettò uno sguardo distratto alla segreteria telefonica. Che stupida, non l'aveva nemmeno ascoltata al ritorno del cimitero.

Dopo averla ascoltata, quasi rimpianse di averlo fatto. Era Giles, che le chiedeva parecchio insistentemente di venire a Sunnydale perché doveva parlare a proposito di qualcosa di molto importante e non voleva farlo per telefono.

Meg chiuse gli occhi. (Oddio, lo sapevo, lo sapevo…) Prima di avere il tempo di cambiare idea, mise in una borsa un po' di vestiti e dopo aver lasciato un appunto al suo ragazzo, andò all'aeroporto. L'ultima volta che era stata a Sunnydale aveva rivisto Spike, con cui aveva stabilito il primo rapporto quasi stabile con un altro essere vivente a parte il suo gatto, era stata quasi ammazzata da Angelus e aveva dovuto sbattere la testa su quello che aveva sempre voluto ignorare. Non era una semplice mortale, non lo sarebbe mai stata. La cosa che più le bruciava era che al Concilio lo avevano sempre saputo, forse anche sua madre ne era al corrente. Basta, doveva smettere di pensare a tutta quella faccenda. Quello che era già successo, lei non poteva mutarlo…

 

Sarah e Patrick erano arrivati a Los Angeles da poco, e subito la voce si era sparsa. Aveva proprio ragione il ragazzo di Sarah, in città si ricordavano tutti di loro due. Mentre Patrick stava sistemandone uno, le gridò di andare da Angel, che se la sarebbe sbrigata lui e che l'avrebbe raggiunta a Sunnydale. Tanto cosa potevano fargli? Ucciderlo una seconda volta?

Sarah si allontanò correndo da quella strada, cercando di ricordare dove Aelis le aveva detto che lavorava Angel. In un vecchio hotel abbandonato, le sembrava. Quando poi lo vide rientrare insieme a delle altre persone, si convinse che era arrivata al posto giusto. Entrò senza far rumore, tutto era silenzioso, e si diresse verso un ufficio dove filtrava un po' di luce.

"Ehi, tu, dove pensi di andare?" tuonò Cordelia, facendo sobbalzare Sarah.

"Non mi arrivare mai più alle spalle!" esclamò lei girandosi di scatto, e facendo venire a Cordy i capelli bianchi.

"Vattene di qua, Drusilla!" disse brandendo una croce e sbattendogliela in faccia.

"Potresti levarmela di torno?" sbuffò Sarah " Non mi piace che mi si agitino cose in faccia."

"E a me non piace tutto questo baccano. Cordelia, che succede?" esclamò Angel uscendo dal suo ufficio.

Anche lui sbiancò in faccia vedendo Sarah, che si affrettò a dire che non era Drusilla, chiunque essa sia.

"Mi presento, Sarah Douglas. Tu sei Angel, giusto?"

"Cosa posso fare per te?"

"Puoi venire con me. A Sunnydale. Ora non venirmi a raccontare tutte le scuse del mondo, non me le bevo. So tutta la storia."

"Cosa c'è di tanto importante?"

"La fine del mondo. È una delle cose che classifichi importanti? Siete in sei, tutti legati a questa profezia: tu, Buffy, Margareth, Spike, una persona che non conosco e Aelis."

"Aelis?"

"La conoscevi molto bene, due secoli fa. Ma credo tu la ricordi come Elizabeth."

"Oh mio Dio."

"Eh già. Abbiamo solo un mese di tempo, quindi è meglio muoversi. Sei d'accordo con me?"

Angel prese dal suo ufficio una borsa che teneva là per i viaggi d'emergenza e uscì di corsa insieme a Sarah, lasciando Cordelia sola e più confusa che mai "Ehi, ma che diavolo sta succedendo?" urlò loro, ma ormai erano distanti.

 

Il volo di Margareth atterrò a Los Angeles verso le sette, e appena riaccese il cellulare cominciò a squillare.

"Pronto?"

"A che ti serve un cellulare se lo tieni spento?"

"Ero sull'aereo, non potevo. È preoccupazione quella che sento nella sua voce, signor Osservatore?"

"Ti ho già mandato al diavolo questa settimana?"

"Dieci volte."

"Undici con questa, Meg."

"David, se vuoi dirmi qualcosa muoviti a farlo."

"Fa molta attenzione. Solo questo."

Meg sorrise. David poteva anche recitare la parte dell'Osservatore pezzo di ghiaccio ligio al dovere con tutti, ma non riusciva a fingere con lei.

"Le stesse cose che mi ripeteva anche Spike. Ma mi ritenete così indifesa?"

"Me l'hai dimostrato l'ultima volta che ci siamo allenati quanto sei indifesa."

"Ti chiamo io. Ti voglio bene."

"Ciao."

Margareth recuperò il bagaglio e prese l'autobus. Parlare con David le aveva risollevato il morale. All'inizio quando le avevano detto che avrebbe avuto un nuovo Osservatore aveva avuto i brividi. Se l'era immaginato come uno noioso e anziano, che le avrebbe reso la vita impossibile. Sapere che il suo nuovo Osservatore aveva solo due anni più di lei era stata una bella sorpresa, scoprire che poi avevano tante cose in comune era stato un piacere insperato…

 

A casa del signor Giles l'atmosfera era delle più tese. Aelis guardava in cagnesco Angel, Buffy guardava altrettanto male Spike e tutti e tre si domandavano che cosa stava succedendo con esattezza. Giles aveva avuto da Aelis la traduzione della parte mancante della profezia, e la spiegazione del perché aveva mandato la sua amica a prendere Angel. Ora, insieme a Sarah, l'Osservatore stava cercando di capire chi fosse l'ultimo tassello del puzzle.

"Lo Spirito…lo spirito di chi? La profezia non dovrebbe perlomeno darci un indizio?"

"Chi scriveva questo genere di testi, Sarah, si preoccupava che fossero comprensibili solo alle persone degne…" spiegò l'uomo pulendosi gli occhiali.

"In altre parole non lo sa neanche lei, e la risposta all'altra mia domanda è no, eh? Lis, hai i tarocchi sottomano?"

"Sì, sempre. Perché?"

"Prova a vedere se riesci a scoprire chi sia questo Spirito."

Aelis mescolò il mazzo di carte sotto gli occhi scettici di tutti i presenti eccetto Sarah, e cominciò a disporle sul tavolo del salotto.

"Allora… l'Imperatrice, è una donna. Lo Specchio, indica che chiunque sia è uguale e opposto a uno di noi. L'Eremita, indica un essere solitario e chiuso."

Rimaneva una carta, e la girò quasi con paura "La Sacerdotessa. È la carta che ha sempre indicato le slayer. La carta è capovolta…indica una slayer di 'indole malvagia."

Buffy fissò la carta. Una donna, solitaria e chiusa, di carattere uguale e opposto ad uno dei presenti, che era una slayer malvagia. Solo un nome le veniva in mente. Venetia.

 

 "Venetia Hargrove. È l'unica persona che mi viene in mente e che risponda a questa descrizione" disse buffy scurendosi in volto. Non aveva dimenticato quello che aveva passato per colpa di quella biondina.

"Venetia? Chi è?"

"È la mia gemella astrale, ed era venuta qui con l'ordine di uccidermi. Il concilio l'ha deportata in Inghilterra e imprigionata, ma se si parla di uno spirito allora dev'essere morta."

"Il concilio non va mai per il sottile riguardo certe persone, lo so per esperienza" disse Aelis. "D'accordo, ora sappiamo chi è e che è morta. Come la riportiamo in questo mondo? Qualcuno qui s'intende di stregoneria?"

Tutti gli sguardi si voltarono verso Willow, che aveva cercato di nascondersi dietro il divano senza però fare in tempo.

"Sei una strega?" domandò l'immortale.

"Beh, sì…cioè, no. Insomma, forse, non lo so…non ancora perlomeno."

"Che magie hai già fatto?"

"Piccole cose, niente di portata così grande…"

"Eccetto la mia maledizione, Willow. Sei tu ad avermi ridato l'anima" s'intromise Angel.

"Hai eseguito una maledizione Calderash? E la chiami una piccola cosa? Tesoro, non essere modesta, se hai sopportato la forza di quell'incantesimo puoi riuscire a fare qualsiasi cosa. Anche riportare indietro qualcuno dall'Inferno."

"Dobbiamo esserci tutti per fare questa magia. Aspettiamo Margareth, poi al tramonto faremo la magia. Così avrò anche il tempo di studiare l'incantesimo."

Il campanello suonò in quell'istante, e poi sentirono la porta aprirsi, e dei passi risuonare nell'entrata. Meg appoggiò il borsone a terra, e salutò i presenti "Scusate il ritardo."

"Non ti sei persa niente, Margareth. Pensa un po', parlavamo giusto di te. Parla della slayer e spunta il paletto…" la prese in girò Spike, legato alla sedia.

Margareth gli si avvicinò, e gli tirò un pugno in testa "Tu serio mai, eh? Giles, Buffy, potete anche liberarlo. Basto io a tenere d'occhio questo ragazzaccio" e senza neanche aspettare il loro consenso tagliò le corde che tenevano prigioniero il vampiro, che subito si alzò per abbracciarla.

"Sei la mia salvatrice, Maggie."

"Vedi di ricordartene. Che stavate dicendo di me?"

"Mancavi solo tu. Ora possiamo pure aspettare il tramonto."

"Non per dire ma manca parecchio, Giles."

"Allora avrete il tempo di fare conoscenza."

 

Fu una lunga, lunghissima attesa, condotta nel quasi assoluto silenzio. Aelis e Margareth ce l'avevano a morte con Angel, Buffy e Angel odiavano Spike e viceversa, e tutti guardavano male Giles. Sapevano bene che era colpa del testo se loro erano lì, ma a loro serviva un capro espiatorio, e lui era perfetto. In mezzo a questa guerra di sguardi, Sarah, Willow e Xander, che pregavano che il tramonto arrivasse presto.

Appena il sole scomparve all'orizzonte, il gruppo con Willow in testa andò al cimitero per effettuare il rito, che consisteva nel creare un cerchio magico, nel bruciare alcune erbe e nel recitare una litania in latino.

"OK, facciamolo prima che cambi idea e corra a nascondermi sotto il letto" sussurrò a Margareth, mentre finivano di creare il cerchio. La slayer diede fuoco alle erbe in un piccolo braciere, e Willow, dopo aver fatto un respiro profondo, iniziò a recitare l'incantesimo.

Subito dal cerchio cominciò a scaturire un fumo denso e grigio che cominciò a girare vorticosamente verso il centro, e aumentava d'intensità man mano che la giovane strega procedeva con la magia. D'improvviso tutto cessò, lasciando una giovane donna a terra entro i confini del simbolo, e Willow svenuta tra le braccia di Angel.

 

Venetia si alzò in piedi barcollando, e continuava a guardarsi intorno. Guardò i presenti, cercando di ricordare se li aveva già visti, e quando vide Buffy la memoria le ritornò di colpo.

"Ora non venirmi a dire che devo ringraziare te per questo. Ti prego, no."

"Ciao Venetia. Ne è passato di tempo."

"Non abbastanza, Summers."

 

Aelis e Angel erano partiti per Los Angeles, alla ricerca di un demone, che secondo Giles portava inconsciamente dentro di sé uno dei tre simboli di cui avevano bisogno. Aelis abbandonata sul sedile, guardava ostinatamente fuori dal finestrino lottando per non addormentarsi, mentre Angel guidava in silenzio per l'autostrada deserta. Ma di tutti i presenti proprio con lui doveva finire? Ma il caso e le carte avevano decretato così, e ormai Sunnydale era lontana. Aveva lasciato Sarah con Giles e Willow, sapeva che sarebbe stata d'aiuto, e il sentirsi necessaria l'avrebbe aiutata a non guardare verso la porta ogni cinque secondi, aspettando Patrick. Ripensando al suo amico, strinse forte la sua arma, una spada lunga e sottile, e sospirò, pregando di non averlo perso definitivamente.

"Sembra molto antica, la tua spada."

Aelis si riscosse dai suoi pensieri, e si voltò verso Angel.

"Lo è" tagliò corto lei voltandosi di nuovo.

"Elizabeth, io…"

"Allora quella volta non mi sei stato a sentire. Elizabeth è morta, l'hai uccisa tu duecento e passa anni fa. Sono Aelis ora."

"Non cambia quello che sei dentro."

"Dici? Bene, ti dirò chi era Elizabeth. Era una bambina che il Concilio aveva strappato alla sua famiglia per farla crescere con due genitori adottivi, salvo poi affidarla ad un uomo che avrebbe dovuto proteggerla e insegnarle a vivere, ma che invece di sei se ne fregava, perché era convinto che la sua dote di leggere il futuro e il suo aspetto provenissero dall'Inferno. Che la picchiava e umiliava ogni volta che gli era possibile. Un bel giorno, Elizabeth incontrò un giovane, alto, bello, al bando della società come lo era lei. Ma l'amore che c'era tra loro fu la rovina per lei, perché la uccise. E nel momento in cui riaprì gli occhi, giurò a sé stessa che mai avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore. E quel giorno arrivai io."

Aelis si era raggomitolata sul sedile, il viso voltato e nascosto agli sguardi di Angel. La rabbia aveva ceduto il posto alle lacrime, che silenziosamente le bagnavano il viso e il collo del maglione. Ricordare quella vecchia storia le faceva ancora troppo male, e quelle lacrime sulle guance sembravano come di fuoco. Nessuno mi vedrà più piangere, è una soddisfazione che non darò più a nessuno, si ripromise. Ne aveva versate fin troppe. La donna fece un respiro profondo, e chiuse gli occhi per cercare di riposare. Dopo un poco, complice il rollio della macchina, Aelis cominciò ad non riuscire a tenere gli occhi aperti, e scivolò nel sonno.

 

Buffy e Venetia invece erano dirette a San Francisco, una città sconosciuta ad entrambe. Mentre la seconda leggeva quanto Giles le aveva dato sulla profezia e su cosa cercare, Buffy fingendo di dormire pensava alla sua compagna di viaggio. Per certi versi le ricordava Faith: stesso modo di vestire, di agire, insieme all'odio nei suoi riguardi che contraddistingueva gli ultimi incontri che aveva avuto con lei prima che entrasse in coma. Se l'avesse chiamata B, avrebbe giurato fosse lei. Ancora aveva davanti agli occhi lo shock di sua madre quando era andata a casa con lei a prendere un po' di cose per il viaggio. Joyce era preparata a demoni, vampiri, ma non ad avere davanti l'esatta copia di sua figlia! Dalle scale, Buffy aveva sentito i tentativi della madre di parlare con lei, tutti terminati in un silenzio glaciale. Mentre salutava la madre, Venetia era uscita. Si era accorta poi che la guardava da fuori mentre la madre la abbracciava, e le raccomandava di stare attenta. Cosa c'era in quello sguardo, Buffy non ne era certa. Odio, gelosia, o forse solo tristezza. Giles le aveva spiegato che razza di vita conducevano quel tipo di Prescelte, e non poteva fare a meno di sentirsi dispiaciuta per lei.

Venetia intanto aveva terminato di studiare, e anche lei aveva iniziato a studiare Buffy. Non era quello che si aspettava, poteva dire solo quello. I suoi tutori, il suo Osservatore, tutti le avevano dato un'idea della slayer, ma quando si erano trovate da sole, tutte le sue certezze avevano cominciato a vacillare. Le era stato ordinato di ucciderla, e invece ora era seduta di fianco a lei, diretta in una città sconosciuta per cercare Dio solo sa cosa, ma necessaria per salvare il mondo. Lo stesso mondo che le aveva regalato una vita che odiava.

 

Margareth e Spike erano invece su un aereo diretto nella Grande Mela. Nonostante le insistenze di Spike, Meg aveva deciso di fare il volo nella stiva con lui. Il vampiro ripensò al momento in cui Giles le aveva detto che nel cuore della sua città c'era una seconda Bocca dell'Inferno. Meg non aveva fatto una piega, aveva solo annuito con un mezzo sorriso. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere cosa aveva fatto, e cosa le era successo in quegli anni che non si erano visti, ma da quella volta all'aeroporto aveva giurato di non interferire più nella sua vita. Teneva troppo a lei.

"Stai letteralmente morendo di curiosità, quindi chiedi pure" gli disse lei, rannicchiata sotto la coperta che si era portata dietro. La stiva aveva una temperatura glaciale, ma se era sopravvissuta agli inverni sulla costa atlantica poteva sopravvivere anche a quello.

"Come è andata in questi anni?"

"È andata. Tra la scuola e la caccia, tempo libero zero. Come al solito."

"Nessuna novità?"

"Dopo aver sostenuto un esame ho cambiato Osservatore."

"Che esame?"

"Mi hanno fatto di nascosto un'iniezione che mi ha tolto tutte le forze, poi hanno liberato un vampiro psicopatico forse parente di Drusilla a Manhattan e mi hanno detto di andare ad ammazzarlo. L'ho fatto, poi se mia madre e David non me lo impedivano avrei fatto secco anche Quentin Travers, il responsabile di questa follia…ma niente mi ha impedito di insultarlo per dieci minuti buoni, e sai come divento quando mi arrabbio sul serio. A proposito di Dru, come sta?"

"Bene immagino. Ci siamo piantati, anzi lei ha piantato me. Per un demone fungo, stavolta. Ma hai mai visto un demone fungo?"

"Quasi amorfo, viscido…sì, purtroppo posso dire di sì. Ma tanto lei se n'era sempre fregata di te, e non vorrei dirti te l'avevo detto, ma…te l'avevo detto."

"Nuovo Osservatore, eh? Com'è?"

"Non palloso, simpatico, divertente, ha due anni più di me, e ci capiamo su tutto" disse lei. Non aveva avuto il fegato di dirgli che era il suo ragazzo, ma Spike l'aveva vista arrossire come un peperone, e questo poteva voler dire una sola cosa.

"Ci vai a letto?"

A quel punto Margareth si sarebbe alzata e avrebbe pestato a sangue il suo interlocutore fino a fargli implorare perdono per averle fatto una domanda tanto personale, ma dato che era Spike ad avergliela fatta, si limitò ad annuire e a nascondere la testa tra le mani, soffocando una risatina "Ora mi dici come cavolo l'hai capito."

"Da come me l'avevi descritto. Lo sa qualcuno?"

"Mia madre e i miei amici, ma hanno giurato di tenere la bocca chiusa. La cosa sarebbe un pelino proibita, e il Concilio ce la farebbe pagare cara. Le parole usate da David sono state indescrivibile ira."

"Ma per evitare certi coinvolgimenti l'Osservatore non doveva essere, come dire…vecchio?"

"A volte succede. Meglio lui che un vecchio barboso, anche se a volte si comporta come tale e mi viene voglia di strangolarlo."

"Sa di me?"

"Sa quello che ha studiato, e quello che gli ho voluto dire. Ci verrà a prendere all'aeroporto."

 

Aelis aveva accettato a malincuore di essere ospite di Angel, ma aveva capito che sarebbe stata la soluzione migliore. Appena entrati nella sua casa, si lasciò scivolare sul divano. Quando riaprì gli occhi, si trovò davanti una tazza di caffè e Angel. La donna cominciò a bere la bevanda fumante, senza levare gli occhi dal vampiro.

"Aelis…"

"Non provarci nemmeno."

"Perdonami. Solo questo."

"È un po' tardi per chiedere scusa. Porca miseria Angel, mi hai ucciso! Non è il genere di cose che si dimenticano col tempo."

"Non ero io, e tu lo sai."

"Troppo facile dire questo, mio caro. Il caso ha voluto che ci incontrassimo di nuovo? D'accordo. Ma questo non cambia niente."

"Ne sei proprio sicura?"

"Io. Te. Rapporto di lavoro. Queste parole descrivono la situazione tra di noi. Se intendi qualcos'altro, per esempio fiducia, te la dovrai sudare perché io non ho intenzione di semplificarti niente" disse lei alzandosi e dirigendosi verso la finestra.

"Sai, Angel, da quando mi sono risvegliata il mio chiodo fisso è stato farvela pagare, a te e a quella sgualdrina di Darla. Per 150 anni non ho pensato ad altro. Un paio di volte ti sono arrivata tanto vicina che avrei potuto ucciderti."

"Pensavo fossi un fantasma."

"Poi sono capitata in Romania. Ero presente quando l'Anziana ti lanciò la maledizione. Un po' era come se lo facesse anche per me, e non solo per la povera Marya, la zingara che avevi ucciso."

"Eri lì?"

"Già. Finalmente avevo avuto la mia vendetta, quindi smisi di starti dietro e cominciai a cercare Darla. Cercare quella vampira è l'unica cosa che mi trascino da quella maledetta notte."

"È morta."

"Ma davvero? A chi devo questo piacere?"

"A me."

Il sorriso di Aelis si spense all'istante "Che cosa?"

"Stava per uccidere Buffy, e io…io non potevo permetterlo."

La donna si sedette su una sedia, e fece un paio di respiri profondi chiudendo gli occhi "Non è possibile…non è possibile…"

"Cosa? Che io abbia ucciso il mio sire, o che abbia impedito che uccidesse Buffy?"

"Direi entrambe le cose. Stammi a sentire, Los Angeles è grande, i vampiri e i demoni tanti, il tempo poco. Avevo un'amica che si divertiva a fare un censimento ogni anno sulla popolazione demoniaca di qua, è morta da poco e mi ha lasciato tutti i suoi dati. Ci sono solo due corti abbastanza antiche qui, quella di Caesar e quella di El Assam. Ce le dividiamo o devo fare tutto da sola?"

"Vuoi attaccare una corte demoniaca da sola? Aelis è un suicidio!"

"Io non posso morire."

"Io sì."

"Oh. Me l'ero scordato. Beh, io qui con le mani in mano non resto, vado a vedermela con i primi che ho nominato. Sarah mi ha detto che hai una specie di agenzia investigativa dell'occulto, meglio che vai a rassicurare i tuoi amichetti mortali che sei vivo e non sei scomparso per sempre."

"Un modo come un altro per non avermi tra i piedi, sbaglio forse?"

Aelis però fu fuori della casa prima ancora di sentire la fine di quell'ironica domanda.

 

"David!" esclamò Meg sorridendo, e correndo incontro ad un ragazzo alto, con capelli castani, e occhi scuri che si erano illuminati nel vedere la ragazza. Spike li osservava con una punta di gelosia, c'era stato un periodo in cui quel sorriso era stato solo per lui, ma ormai era perso nel passato. David strinse la ragazza, poi cercò di riprendere la serietà di un Osservatore qual era e le chiese com'era andata.

"Oh, niente di che, semplicemente la fine del mondo…Scusa, non vi ho ancora presentato. David, lui è Spike. Spike, lui è David..."

"Terrò lo bocca chiusa su quanto vedrò e sentirò, Maggie, quindi sta tranquilla e risparmiati di diventare di nuovo un peperone (Spero tu sappia quanto sei fortunato, Osservatore!)"

Bastava dare un'occhiata a quei due per capire quanto fossero sollevati, e poi David le disse che sarebbe dovuto andare a scrivere l'ennesimo rapporto su di lei da inviare in Inghilterra.

"Vedrò di non essere troppo cattivo."

"Guarda che tanto in un modo o nell'altro riesco sempre a leggere quello che scrivi, quindi attento!" scherzò lei minacciandolo con un dito e facendolo ridere.

"Alleluia, ci sono riuscita! Forza, fila. Non aspettarmi alzato, credo che andrò a torchiare qualche spione di mia conoscenza con Spike e poi andrò a caccia."

"Fa attenzione" le sussurrò dandole un rapido bacio e poi sparendo come era comparso.

Una volta soli e sulla strada per uno di quei locali di vampiri, Spike cominciò a farle il terzo grado.

"Che sai di lui?"

"È il mio Osservatore, è inglese, lavora come architetto."

"E quando…?"

"Un anno fa."

"Cos'era la storia del 'non aspettarmi alzato'?"

"Conviviamo."

"Ah, convivete anche?"

"Questione di comodità, tanto ero sempre da lui a studiare e tutti nel suo palazzo erano convinti che convivessimo secoli prima che succedesse davvero. E non fare quella faccia. Io e te non lo abbiamo mai fatto."

"Avrei voluto, però."

"Dru mi ha quasi fatto uccidere solo per averti baciato, cosa credi che avrebbe fatto se noi…?"

"Non voglio più sentirla nominare, Meg" la interruppe Spike.

"Come vuoi…allora parliamo della profezia" gli disse mentre entravano nel locale, buio e pieno di fumo. Subito il barista, un ometto piccolo e nervoso cominciò a rabbrividire appena incrociò il suo sguardo.

"Sei conosciuta qua dentro, eh Margareth?"

"Sta zitto, o farai scappare tutti. Spike, ti presento il secondo essere più viscido al mondo dopo Willy di Sunnydale" esclamò di proposito a voce abbastanza alta "Suo fratello Larry la spia!"

L'uomo cominciò a sudare freddo, mentre Margareth lo guardava divertita con un sorrisetto cattivo.

"Tu ci godi a farmi morire di paura…"

"Devo dire che mi diverte. Allora, hai qualcosa per me, Larry? Io credo proprio di sì."

"Ma lo sai cosa mi chiedi? Se qualcuno dei capi di questi vampiri scopre che mi sono venduto a te, hai idea di cosa mi potrebbero fare?"

"Solo quello che ti meriti per avermi venduta a loro quando ero solo un'osservatrice. Le cose possono essere semplici o complicate, dipende da te, ma in entrambi i casi non farmi arrabbiare. Ho troppa voglia di pestarti…e anche il mio amico, vero Spike?"

L'uomo deglutì a fatica, continuando a sudare freddo e asciugandosi la fronte. L'ultima volta che aveva provato a fregarla era finita male, e se ora ci si metteva anche quel vampiro…Larry valutò le possibilità, e dopo aver fatto un profondo sospiro li invitò nel retrobottega.

 

"Se sono obbligata a vivere con te, Buffy, meglio fissare qualche regola" esclamò Venetia una volta entrata con Buffy nella squallida stanza di motel, loro casa fino a quando non avrebbero trovato quel che cercavano.

"Sono d'accordo."

"Non rompermi le scatole, non frugare tra la mia roba e non fare domande. Saltane una e io faccio saltare te giù dal primo grattacielo che vedo. Tutto chiaro?"

"Lo stesso vale anche per te."

"Bene."

"Bene."

Cominciarono a sistemare le loro cose in religioso silenzio, senza guardarsi negli occhi o rivolgersi la parola. Una volta terminato, Buffy prese paletti e croci, e chiese a Venetia se voleva venire a caccia.

"Tesoro, mancano tre ore all'alba. Avranno già cominciato a ritornare nelle loro tane. Io dormo. Tu fa quello che ti pare" le rispose lei, gettandosi sul letto. Buffy riguardò il paletto nella sua mano, e dopo averlo riposto imitò Venetia mettendosi dall'altra parte del letto che avrebbero dovuto dividere. Non era ancora riuscita ad addormentarsi, che sentì la sua coinquilina agitarsi nel sonno, in preda ad un incubo. Parlava in una sorta di dialetto inglese che Buffy non riusciva a comprendere appieno, e piangeva. Quando si era risvegliata era talmente sconvolta che aveva abbracciato Buffy d'impulso. La ragazza la strinse, cercando di calmarla "Venetia, cos'hai?"

Appena Venetia realizzò quel che stava facendo la allontanò all'istante e si alzò dal letto di corsa "Niente che ti riguardi!"

"Non conosco il dialetto che si parla nelle Highlands, ma le parole *No, per favore* sono riuscita a comprenderle. Che è successo laggiù per spaventarti a questo punto?"

"Non fare domande. Lo hai scordato?"

"È una regola stupida. Non ti rendi conto che se non abbiamo un minimo di fiducia l'una nell'altra non riusciremo a concludere niente? E che non ce lo possiamo permettere?"

"Non ho chiesto io di avere una seconda possibilità di vita! Ho avuto una vita da schifo, e questa andrà uguale. Non ho avuto uno straccio di amico in tutta la mia vita, solo Rayne e i miei vari tutori. Se disubbidivo, facevo domande o solo se sospiravo, ero punita a suon di frustate. Sono proprio stati bravi a non lasciare segni visibili, peccato che quelli che mi porto dentro siano più indelebili. E tutto questo perché io ho la tua faccia, e tu sei la Slayer!"

"Non è stata colpa mia."

"Davvero? Io credo di sì."

"Non ho scelto io di essere quello che sono, e non sono io la causa dei tuoi problemi! Sono quelli che ti hanno convinto di questo il vero nemico! Dimmi una cosa. Sapevi che i miei si sono lasciati e che a causa della mia attività mi sono dovuta trasferire perché tutti mi additavano? Che ho dovuto spedire l'unico uomo che avessi mai amato all'Inferno nell'istante in cui finalmente l'avevo riavuto? E che sempre a causa di tutto questo l'ho perso di nuovo, e stavolta per sempre? Immagino di no. Sbaglio?"

Venetia continuava a fissarla. Quelle parole, il modo in cui le aveva parlato l'avevano mandata in crisi, e afferrata la sua giacca corse fuori, correndo senza una meta precisa. Buffy avrebbe voluto andarle dietro, ma sapeva che aveva bisogno di fare ordine dentro di lei e di schiarirsi le idee, e che poi sarebbe tornata. Come era successo a lei quando era scappata dopo la morte di Angel. Venetia sbagliava, la comprendeva meglio di quanto credeva.

 

"Mi stai rovinando, spero tu lo sappia Margareth!" piagnucolò Larry aprendo la porta del retrobottega.

"Sì, lo so. E so anche che un povero omino come te non ha altra scelta. Cambia disco, OK? Mi stai annoiando."

"Eccoci nel retro. Aspetta un attimo, vado a prenderti il testo che ti serve. E poi non dire che non rispetto i patti alla perfezione."

Margareth e Spike cominciarono a guardarsi intorno, poi si accorsero di un uomo vestito in maniera molto stravagante che si stava avvicinando.

"Bene bene. Larry, grazie di cuore."

"Non dire che non rispetto i patti alla perfezione, Whistler" disse Larry chiudendo a chiave la porta sul retro del locale, unica via d'uscita possibile.

"Larry, piccolo verme schifoso, prega che non riesca a metterti le mani addosso!"

"Comunque Larry se non ci riesce lei, ti troverò io!" urlò Spike contro la porta

"Ehi, ragazzi, vi prego. Se mi ritenete quel genere di demone mi offendete" sussurrò il demone, togliendosi il cappello e giocherellandoci un po' mentre andava sempre più vicino a Meg.

"Chi diavolo sei tu?"

"Dipende. Sei tu Margareth Eleanor DeWitt, circa 20 anni, slayer, e mezza demone?"

"Sì. Quello che però non mi spiego è questo: perché non ti ho ancora preso a calci fino in fondo a questo vicolo per quanto mi hai appena detto?"

"Perché ti servo, bellezza. Sei alla ricerca di una chiave, un talismano per salvare il mondo. Cerca il demone più antico in città, la chiave è in lui. Questo è tutto."

"Come?"

"Il resto è compito tuo. Non è il mio lavoro risolvere la faccenda."

"Dubito seriamente tu abbia mai svolto un altro lavoro oltre a quello dello sputasentenze" e lo afferrò per il bavero sbattendolo contro il muro, mentre Spike alle sue spalle mutava faccia e gli ringhiava contro in maniera poco rassicurante "ma ora io e il mio amico ci stiamo proprio arrabbiando. Che ne dici di restringere il campo d'azione?"

Spike gli si avvicinò al viso "Ti prego, Meg, comincio ad avere fame…lasciamelo come spuntino. È pure un demone!"

"Ti devo lasciare a Spike, demone senza nome?"

"Whistler, il mio nome è Whistler e ci tengo alla carotide, quindi tieni a bada il tuo amichetto. Ci sono solo due demoni che rispondono a questa descrizione, Zamora e Kenitra. Cercali. Di più non so, quindi lasciami andare e tu stammi lontano con quelle zanne!"

"Se scopro che mi hai mentito…"

"Non mento mai se in gioco c'è la mia vita, Margareth DeWitt."

 

Patrick era rimasto a LA, la traccia che stava seguendo aveva avuto qualche risultato. Avrebbe voluto dire a Sarah che stava bene, ma non sapeva dove trovarla, quindi l'unica era risolvere al più presto e poi andare a Sunnydale. Stava inseguendo uno di quei vampiri che cercava, quando lo vide dissolversi in polvere per mano della sua amica Aelis.

Rimase a guardarla quasi con paura. Sembrava uscita da una battaglia, e sembrava ridotta male, specialmente ad un fianco.

"Non preoccuparti, Patrick. Sono viva e sto bene. Non posso dire altrettanto della corte di Caesar" gli disse lei sorridendogli e andandogli vicino.

"Sei andata da sola? Aelis, ma che ti dice la testa?"

"Avevo bisogno di sfogarmi, e mi sono sembrati perfetti. Ma tu che ci fai qui? Sarah ti aspetta, ed è un fascio di nervi. Va da lei."

"E tu? Non dovevi essere a Sunnydale?"

"Ah, la profezia. Sì, mi hanno spedito qui a cercare un talismano. Di tante persone, proprio con Angel dovevo capitare..."

"Lavori con lui?"

"Per la serie 'le disgrazie non arrivano mai sole', sì" disse massaggiandosi il collo.

"Andiamo a casa mia, che ti rimetto a posto."

"Guarda che è meno grave di quello che sembra."

"Zitta e seguimi."

Una cosa che era meglio non fare era contraddirlo, quindi accettò il braccio che le aveva teso per aiutarla e si lasciò portare a casa sua. Aelis lo guardò mentre le medicava il polso "Guarda che potevo farcela da sola."

"Aelis, una volta o l'altra questa tua mania di fare tutto da sola ti farà finire male. Perché non ti fidi di noi?"

"Io mi fido di te e di Sarah."

"Noi ci fidiamo ciecamente di te. Perché non riesci a fare lo stesso?"

"Forse ho solo paura. L'ultima volta che l'ho fatto l'ho pagata cara" spiegò lei alzandosi dalla sedia.

"Credo sia un bene che tu ed Angel vi siate rincontrati. È ora di affrontare i tuoi demoni, forse anche di perdonarlo."

"Patrick, ma da che parte stai?"

"Dalla tua, che domande! Ti chiedo solo di rifletterci."

Riflettere? Riflettere su cosa? Sarebbe dovuto avvenire un miracolo per convincere Aelis del contrario, e lo sapeva benissimo. Ma chi poteva sapere cosa riservava il futuro…

Quando tornò a casa di Angel, il vampiro si accorse dei lividi che aveva in faccia.

"Aelis…"

"Sto bene."

Il vampiro si avvicinò, allungando una mano a sfiorarle un livido sopra l'occhio, ma la donna si ritrasse come se avesse preso la scossa.

"Non toccarmi. Chiaro?"

"Aelis, ero preoccupato per te, che tu ci creda o no. Hai fatto una pazzia, lo sai?"

"Non è la prima volta che faccio gesti simili. Ricordati che stavo per sposare te, e per battere questa pazzia credo non mi basterà un millennio!" esclamò passandogli a fianco e lasciandolo solo nell'entrata.

Angel rimase immobile com'era, cercando di incassare la battuta velenosa di Aelis, e si girò nell'istante in cui Aelis si stava appoggiando al muro, come per evitare di cadere, e alzava la maglia mostrando una medicazione che ormai era intrisa di sangue. Si era accorta che Angel le si stava avvicinando, ma le sue gambe si erano fatte di piombo e la testa aveva iniziato a girarle, impedendole di fare un qualsiasi movimento, e il vampiro la prese al volo prima che cadesse a terra. Continuava a mormorare un nome, Patrick, e allora Angel cominciò a cercare nella sua borsa qualcosa che lo conducesse a quest'uomo. Nella sua agenda c'era solo un uomo che si chiamava così, e preso il cellulare di lei lo chiamò.

"Sì?"

"Patrick Emerson? Non mi conosce, ma abbiamo un'amica in comune. Aelis McGrath."

"Che è successo?"

"È tornata a casa con un polso, bendato, lividi e una ferita al fianco. Ha perso conoscenza, e continua a nominarla."

"Speravo che le medicazioni sarebbero bastate…d'accordo, mi dica dove siete, e arrivo subito."

"Servirà anche un medico."

"Basterò io."

 

Venetia aveva corso fino a quando aveva avuto fiato nei polmoni, ritrovandosi poi sul lungomare. Era una notte stellata, con un leggero alito di vento, e il rumore della risacca. Era così diverso dall'oceano che aveva visto per tutta la sua vita, sempre mosso da un vento impetuoso e freddo, e che sbatteva contro coste frastagliate e selvagge. Due cose tanto diverse tra loro, che non parevano neanche dello stesso pianeta. Proprio come lei e Buffy, o così aveva sempre creduto. Sin da bambina, aveva sempre accettato quel che le veniva detto come la pura e semplice verità, non aveva mai provato a chiedersi se c'era un'altra strada. Forse nella sua vita precedente non esisteva. Ora aveva l'occasione di decidere per lei, per la prima volta, e questo la terrorizzava a morte.

Vicino a dove si trovava c'era una fermata dell'autobus, e guardando gli orari vide che ce n'era uno che passava di là, diretto a Portland, entro cinque minuti. In tasca aveva dei soldi che la madre di Buffy aveva insistito per darle. Sarebbero bastati per il biglietto e per mangiare, poi avrebbe dovuto cavarsela da sola, ma non era un problema. Si sedette sulla panchina, stringendosi le mani e cercando di non concentrarsi su niente, senza però avere molto successo. Continuava a ripensare allo scontro che aveva avuto con Buffy, e l'unica cosa che riusciva a pensare era che le stava mollando una patata bollente tra le mani. L'autobus si fermò in orario, l'autista aprì le porte.

"Signorina, sale?"

Venetia lo guardò un attimo fisso negli occhi, poi sorrise scuotendo la testa e cominciò a ripercorrere la strada fino al motel. Avrebbe voluto fregarsene del mondo, e specialmente di Buffy, ma proprio non ci riusciva, perlomeno non più.

 

Il mattino dopo, quando Buffy si svegliò, si accorse che qualcuno era entrato nella stanza durante la notte. Si alzò di corsa per controllare se tutto era a posto, e si accorse che erano solo le cose di Venetia ad essere spostate. A quanto pareva era tornata. Sopra la televisione, aveva lasciato scritto un biglietto, e Buffy si recò sul tetto a vedere cosa stesse facendo. La trovò che si stava allenando con il Tai Chi, e lo faceva bendata. Era tanto presa dagli esercizi che non si accorse neanche che Buffy le si era avvicinata, e che silenziosamente si era unita a lei. Se ne accorse solo quando si levò la benda dagli occhi, e a momento fece un salto!

"E tu come ci sei arrivata qui?!"

"Mi hai lasciato un biglietto…"

"No, intendevo tanto vicino. Di solito stendo chiunque ci provi, invece stavolta non me ne sono neanche accorta. Strano."

"Sei molto brava, Venetia. Chi te l'ha insegnato?"

Venetia andò vicino alla porta a prendere la bottiglia d'acqua e l'asciugamano, e poi tornò verso Buffy "La stessa persona che l'ha insegnato anche a te. Angel. Mi metteva sempre questa sugli occhi perché voleva imparassi a 'vedere' in altri modi, e non solo con gli occhi. Assurdo…" sussurrò poi mentre beveva dalla bottiglia.

"Cosa? Quello che hai appena detto?"

"Anche, ma mi riferivo a questa situazione. Io, te, qui, a lavorare insieme. Ieri notte ero decisa ad andarmene e a lasciarti qui. Non ce l'ho fatta."

"Cosa ti ha fatto cambiare idea?"

Quel che è successo ultimamente. Il mio mondo è andato in frantumi…No, non per colpa tua. Sapevi che è stato il mio Osservatore ad uccidermi?"

"Pensavo fosse stato il Concilio…"

"In Inghilterra non ci sono neanche arrivata, mi hanno ucciso a metà strada tra Los Angeles e Sunnydale e poi si sono liberati del corpo. Non pensavo di contare così poco, dopo tutti i discorsi che mi avevano fatto. Ho sempre pensato di essermelo meritato, per aver fallito la mia missione."

"Nessuno merita la morte per questo."

"Ma ora sono qui, e lo devo a questa profezia. Dobbiamo cominciare a darci da fare. Conosco uno che faceva parte della schiera di Rayne, vive qui. Possiamo cominciare da lui."

"Venetia, non possiamo torturarlo. È un essere umano."

"Ehi, guardami, non sono Faith. A parte l'uccidere te non avevo mai avuto l'incarico di fare altro, oltre che stanare demoni e vampiri. E si dà il caso che il nostro uomo sia un demone di 1342 anni. La tua coscienza è a posto ora?"

"Andiamo a chiedergli cos'ha di interessante da dirci."

 

Patrick era rimasto da Aelis tutta la notte, fino a quando non fu certo di averle evitato di morire. Certo, sarebbe ritornata in vita, ma non era una bella esperienza svegliarsi di colpo sconvolti, la gran confusione, il non riuscire a comprendere subito se eri tra amici o nemici, e il terrore che potesse succedere ancora un'altra volta. Anche Angel era nella stanza, ma si teneva in disparte vicino alla porta. Se si fosse avvicinato, sarebbe stato di troppo, lo avvertiva chiaramente.

Patrick carezzò con il dorso della mano il viso dell'amica, e poi si diresse verso Angel. Sapeva che al mondo esisteva un suo sosia esatto, tutti gli immortali conoscevano questa leggenda, ma un conto era leggerla, un altro era averne il compimento davanti agli occhi. Quando Angel aveva aperto la porta, quel che aveva visto era quasi riuscito a stenderlo, se non fosse stato che Patrick, vista Aelis svenuta sul divano, era corso dentro senza tante cerimonie.

"Come sta?"

"Le ho fatto un'iniezione per il dolore e una per farla dormire. Così spero non si alzerà tanto presto da quel letto. L'hai conosciuta anche tu, è una pazza, ma sa essere anche una persona fantastica. Certo, quando vuole."

"Che ci creda o no, è la prima persona che ho ricordato quando…"

"Lo immaginavo. È stato così anche per lei anche se" disse indicando la sua faccia "più che altro è stata colpa mia. Per mezzo secolo ha diffidato di me…e del mondo intero. Ma è semplicemente e tremendamente confusa. E la causa principale sei tu."

"Io?"

"Non sa se odiarti, o odiare se stessa perché non riesce più a farlo come vorrebbe. Per lei le cose o sono bianche o sono nere, reminiscenze del periodo passato con Raines, e lo scoprire che al mondo ci sono molte sfumature di grigio non aiuta."

"A me sembra ci riesca benissimo."

"Lo so, ha una lingua affilata. Ci sono passato anch'io per cinquant'anni. Devo andare a Sunnydale da Sarah, tu cerca di tenerla a letto, legala se necessario."

"E mi lasci qui così? Bell'amico!" mormorò Aelis, completamente addossata allo stipite della porta tenendo una mano sulla ferita.

"Sto solo ubbidendo ad un tuo volere, mia signora. Recarmi in quel di Sunnydale per occuparmi di Sarah, la donzella di 778 che ha colpito a morte il mio giovane e fragile cuore…" rispose lui, strappandole un sorriso, e andandole vicino. Aelis cercando di non fare movimenti bruschi gli mise le braccia intorno al collo per abbracciarlo "Fa buon viaggio."

"E tu torna subito a letto. Per l'amor del cielo Aelis, fa come ti dico per una volta!"

"Non si discutono gli ordini del proprio medico. Obbedisco."

"Per domani sera dovresti essere guarita, ma se vai a prendere a calci qualche demone va con Angel, da sola sei troppo vulnerabile, e su questo non voglio neanche sentire una parola."

"D'accordo, d'accordo, non sono così incosciente!"

 

Nel frattempo a Sunnydale, Sarah e gli altri con l'aiuto di Giles stavano analizzando il testo e le traduzioni alla ricerca del luogo dove svolgere il rito.

"Bel casino, lo ammetto" esclamò Sarah abbandonandosi sullo schienale della sedia.

"Ma ha mai avuto un senso?"

"Forse per chi l'ha scritta, Willow, e cioè per degli ormai defunti monaci celtici di un ordine scomparso e di cui questa è l'unica traccia che prova la loro esistenza…" e avrebbe continuato a fare del sarcasmo se Giles non l'avesse fulminata con lo sguardo.

"Sarah, vogliamo riprendere? Il latino antico non è esattamente la lingua che conosco meglio, e dato che tu eri una suora del 1200..."

"Non ha perso tempo a fare ricerche su di me e Aelis. Ma l'esperienza mi ha insegnato a non credere a tutto quello che leggo."

"Irresponsabile, ribelle, caparbia, in una parola impossibile. Il mio antenato Roger Raines descriveva così la tua amica. Di te è vero l'esatto contrario: estremamente responsabile, aperta ai consigli e agli ordini dell'Osservatore…"

"Praticamente una santa, eh? Beh, ringrazio di essere morta, ho messo giudizio e un po' di pepe alla mia vita…aspetta un momento. Questo cos'è?" disse Sarah indicando un termine nel Codice.

"Indica il tempo. Un mese."

"No, quest'altro. L'ho già sentito."

"Io no. Ricordi che significa?"

"Sorella Catherine, lo usava spesso nei suoi testi…certo, ecco che significa!" ma la sua espressione felice cambiò subito "Ragazzi, penso che abbiamo un problema."

"Che intendi Sarah? Che significa?"

"Sorella Catherine era la suora che si occupava dei testi antichi, passavo tutto il mio tempo libero da novizia insieme a lei. Mi ha insegnato a leggere il latino arcaico, e questi termini ambigui. Questo vocabolo, messo davanti a vocaboli comuni, funziona come una sorta di accrescitivo. Messo davanti a un vocabolo che indica il tempo…davanti ad uno di questi vocaboli indica un dimezzamento."

"Dimezzamento?"

"Non abbiamo un mese di tempo, signor Giles. Solo quindici giorni."

 

Erano tornati all'alba all'appartamento che Margareth divideva con il suo ragazzo. Spike si era rifiutato fino all'estremo di seguirla, ma non aveva fatto i conti con la sua amica, testarda il doppio di lui, che era riuscita a convincerlo.

"Tanto sono sicura che David a casa non lo trovo" gli aveva detto con una nota di rammarico. Spike era dispiaciuto per lei, per il modo in cui l'aveva detto. Si vedeva che la cosa la faceva soffrire.

Quando poi aprì la porta di casa e vide il biglietto attaccato sul muro in cucina fece un profondo sospiro "Almeno stavolta mi ha lasciato recapito e cellulare."

"Dov'è?"

"Al Concilio. Deve sostenere l'ultimo esame e poi sarà un Osservatore a tutti gli effetti. Così porta loro il suo rapporto su di me e si risparmia i francobolli e la tariffa prioritaria. Abbiamo da fare, aspetta che prendo i libri…"

"No, io ho da fare. Tu ora te ne vai a letto per almeno un'ora e poi vai a lezione. Alla ricerca penso io."

"Oggi non ho lezione, ma penso che un po' di sole non mi farà malaccio…specie se unito ai cornetti che fanno alla pasticceria all'angolo. Smettila di guardarmi male, vado a dormire. Vedi? Sto andando" gli disse mentre entrava nella sua stanza. Spike sentì il tonfo di lei che si gettava a letto, e quando fu sicuro di non sentire altri rumori andò a vedere se dormiva sul serio. Dalla porta la osservò muoversi nel sonno, sorridere. Chissà cosa stava sognando. Ad un tratto però la vide agitarsi, e muovere la testa e le mani come per tenere lontano un immaginario nemico. E corso da lei, tenendole le mani e cercando di farla svegliare. Quando ci riuscì vide Margareth fissarlo con uno sguardo che non le aveva mai visto prima.

"Aiutami, ti prego."

"Calmati, hai fatto solo un brutto sogno. Cos'era?"

"Lei vuole uscire a tutti i costi, sento una malvagità nell'aria che mi spaventa a morte. Ho paura Spike, più di quanta ne abbia avuta in vita mia."

"Di chi parli?"

"Dell'altra me."

 

Venetia aveva spezzato un braccio al demone che stava interrogando, facendogli cacciare un urlo disumano che rimbombò per le stanze diroccate del palazzo dove Buffy e lei l'avevano trascinato. Non era mai andata per il sottile riguardo certe cose, né tantomeno ci teneva. Lui sapeva, lei voleva sapere. Come, non interessava.

"Venetia, ci serve vivo!" urlò Buffy imprigionando il braccio della ragazza, prima che sferrasse un altro pugno allo stomaco del demone.

"È vivo. Non lo vedi? Respira ancora…" si giustificò lei.

"Deve riuscire ad andarsene con le sue gambe, o avremo addosso tutti i suoi amici. Non credo tu muoia dalla voglia di rivederli."

"Ma così non mi diverto…va bene, lo lascerò intero."

Buffy osservò l'essere che Venetia aveva stanato e incatenato ad una parete. Le ricordava tanto il vampiro che aveva pestato per sfogarsi quando sua madre usciva con Ted il robot psicopatico. Solo conciato molto peggio.

"Ha detto niente d'interessante mentre ero a caccia?" chiese Buffy psando in un angolo la sua balestra e avvicinandosi all'altra.

"Niente che avresti voluto sentire, credimi. Ma dato che sono matematicamente certa che sa qualcosa" disse afferrandolo alla gola, minacciando di soffocarlo "Ora farà meglio a cantare, prima che ci ripensi e decida di farlo uscire da qui orizzontalmente, chiaro amico?"

Venetia aveva fissato il demone negli occhi con l'espressione più glaciale che Buffy avesse mai visto. Sapeva che se non avesse ottenuto quello che voleva avrebbe mantenuto la parola, e lo sapeva anche quell'infimo demone.

"U-Una confraternita. Loro la custodiscono. Hanno ammazzato il loro capo, e tolto a lui quello che state cercando…"

"Il nome!"

"Non lo so, giuro che non lo so! So solo che calano in città ogni luna piena, e ammazzano chiunque incontrano. Ma non li leggete i giornali? È un secolo che va avanti questa storia…"

"Ci stai dicendo la verità?" chiese Buffy avvicinandosi al suo viso tumefatto.

"Potessi venire fulminato all'istante. Ora, vi prego, lasciatemi andare. Non dirò niente di voi due, lo giuro. Lasciatemi andare…"

Venetia e Buffy si scambiarono un'occhiata, e sorrisero "Non ci pensiamo neanche" esclamò la prima.

"Potresti averci fregato, e in quel caso noi non ti troveremmo più. Se ci hai mentito, non te la caverai con così poco. Chiaro?" esclamò Buffy mettendosi al posto di Venetia, e poi sorridendo al malcapitato. Venetia aveva già visto quel sorriso. Era simile a quello che aveva visto in Angelus, tempo addietro, e non poté fare a meno di esserne sorpresa.

"E questo da dove salta fuori? Non avrei mai pensato fossi capace di minacciare qualcuno così" le chiese stupita, appena uscite dalla stanza.

"Neanch'io. Forza, andiamo a vedere se troviamo quello che ci serve. Stanotte è luna piena."

"Il che implica anche licantropi, se abbiamo sfortuna. Non ne ho mai affrontato uno."

"Il ragazzo di Willow al liceo lo era."

"I tuoi amici…che tipi. Il ragazzo, Xander, sta con Anya che è l'ex demone della vendetta, mentre Willow è passata da un licantropo ad una strega. Nessun giorno dev'essere uguale all'altro, con loro."

"In un certo senso…"

"Ti invidio. Avrei voluto avere una vita come la tua."

"Puoi ancora averla. La mia offerta e l'incantesimo di Willow sono ancora validi, e ora che ti conosco un po' meglio credo possa funzionare."

"Se usciamo vive da questa battaglia ti giuro che accetto…" sussurrò Venetia continuando a fissare qualcosa davanti a lei, e tirando fuori un paletto.

"Venetia?"

La ragazza fece un cenno con la testa, e indicò a Buffy un vampiro che stava camminando lungo la strada, insieme ad altri tre compagni. Quando si accorsero delle due ragazze iniziarono a sogghignare pensando di fare di loro uno spuntino, fino a quando notarono i paletti che avevano in mano.

"Che paura. Vi preghiamo, non fateci male!"

"Voi avete qualcosa che vogliamo. Se ce lo date subito vi risparmieremo" disse Buffy avanzando di qualche passo.

"E se non volessimo? Chi siete voi per darci ordini?"

"Ecco l'unico scemo che non sa chi siamo" esclamò voltandosi verso Venetia, che la raggiunse subito.

"Fuori il talismano bello, e non ti faremo niente…di brutto, almeno."

"Ma davvero? Allora, biondina, tu e tua sorella lo volete ripetere anche al resto dei nostri amici?"

Solo allora Buffy e Venetia si accorsero di essere osservate, e notarono che almeno una decina di vampiri dall'aria poco raccomandabile le avevano circondate, ed avevano in mano mazze e catene.

"Siamo meno spavalde ora, eh?"

 

Angel stava finendo di leggere l'ultimo testo che Patrick aveva lasciato su El Assam, e più si avvicinava alla fine meno gli piaceva. Erano rimasti in cinque, tutti fieri e orgogliosi guerrieri, che si erano fatti un nome nei secoli a furia si stragi, razzie, e cose del genere. Si domandava se Aelis ne sapesse di più.

Si alzò per l'ennesima volta, e andò a vedere se stava ancora dormendo. Dal momento in cui l'aveva riaccompagnata a letto la sera prima non si era più mossa. Avvicinandosi, notò con stupore che i lividi che aveva in faccia e sul braccio erano praticamente scomparsi, quasi per magia. Avvertendo lo sguardo del vampiro su di sé, la ragazza si svegliò e iniziò a pigramente stiracchiarsi.

"Uhm, buongiorno…"

"Veramente, dovresti dire buonasera. Hai dormito un giorno intero."

"Ecco perché mi sento così…a furia di dormire quattro ore per notte mi ero dimenticata come si esce da una dormita del genere. Com'è la situazione?" esclamò facendo per alzarsi, subito fermata da Angel.

"Ti devo ricordare quello che hai rischiato ieri, Lis?"

Aelis allora gli sorrise in modo strano, e tolse la medicazione al fianco. Dove prima c'era la ferita ora non c'era neanche una cicatrice.

"Sto meglio. Ora mi credi?" disse alzandosi e prendendo dal suo borsone in salotto degli abiti puliti.

"Ma come…?"

"Sono…ero una slayer, quindi guarisco in fretta. Non sono mai stata a letto ferita per più di un giorno" gli disse mentre tornava da lui rivestita di tutto punto e con la sua spada. Si era seduta sul letto, e sotto il suo sguardo si era messa a pulirla e a controllarne la lama. Cosa che faceva ogni volta che credeva di non essere osservata.

"Sbaglio o curi quella spada in maniera ossessiva?"

"È stato un regalo del mio sire, per il mio primo secolo di vita immortale, quando la mia andò in frantumi per colpa di un nemico."

E così si mise a raccontargli la battaglia che aveva sostenuto nei minimi dettagli. Era stato il suo primo grande scontro per difendere degli ideali in cui credeva, e il ricordo era impresso indelebilmente nella sua memoria.

"…e così del clan dei Dupret non rimase traccia, e il clan dei Warren, che sarebbe il mio, vinse un'altra volta. Non guardarmi così, Angel. Non combatto e uccido altri del mio popolo per divertimento, preferirei non farlo. Vorrei solo vivere felice e contenta nella mia casa immersa nel verde della campagna di Galway, lavorare nell'ospedale della contea, essere felice insomma."

"Siete ancora divisi in clan?"

"I clan esistono da quando esistono gli immortali. Talvolta si alleano, talvolta si combattono. Alcune guerre durano da millenni, e forse non smetteranno mai. Il mio clan è pacifico, ma a volte siamo stati costretti a difenderci. Sono la mia famiglia, e per loro darei la vita mille volte se necessario."

"Anche per noi le cose erano così, molto tempo fa…" e poi desiderò mordersi la lingua. Gli occhi di Aelis avevano perso la luce ed erano ritornati freddi come li aveva visti da quando si erano rincontrati.

"L'unica cosa che avevamo in comune" replicò freddamente, per poi alzarsi e lasciarlo da solo. Angel desiderò sprofondare. Era riuscito ad aprire una breccia nella sua corazza e ora per colpa di quella sua brillante osservazione si era di nuovo chiusa a riccio. Proprio bravo. 

 

Quella notte Spike e Meg dopo aver pestato un paio di volte Larry riuscirono a trovare la zona della città dove quei due demoni dettavano legge. Proprio sopra la bocca dell'Inferno, che coincidenza. Dopo essere rimasti a guardare per un po' da lontano quel che stava succedendo, i due decisero di avvicinarsi ma un muro invisibile impedì loro di farlo.

"Protetto dalla magia…maledizione."

"Cosa intendi?"

"Intendo che solo i cattivi possono entrare. Noi due stiamo dalla parte dei buoni quindi…" e poi la sua attenzione fu attratta da un demone bluastro vestito come un guerriero.

"Spike? Ti prego non dirmi che è chi penso."

"Margareth, ho il piacere di presentarti il Giudice. A quanto pare la mia ex non è l'unica pazza che lo vuole in piedi."

"Ho letto qualcosa su di lui. Separa i buoni dai malvagi, e poi brucia i primi."

"Nel caso qualcuno superi la barriera magica, non supera di certo lui. Non ci voleva!"

Ma Margareth non lo stava a sentire. Continuava a fissare il demone, e a ripetere tra sé e sé quel che aveva detto. Brucia i buoni, quindi un demone anche se sconosciuto può entrare…

"Spike, so come fregare il Giudice e questa barriera. Allontaniamoci, così ti spiego tutto."

In un vicolo Meg cominciò a spiegare a Spike il suo piano, e al termine il vampiro era sconvolto. Margareth voleva liberare il vampiro in lei.

"Sei impazzita? Non sai cosa potrebbe succedere! Rischi di non tornare più indietro, tu non sai quanto è forte."

"So solo che tu hai 126 anni, che probabilmente ti conoscono, mentre io ne ho sono venti e potrei benissimo farmi passare per un nuovo acquisto tra le forze del male."

Margareth poi sorrise, e presa la sua mano se l'appoggiò sul petto "Lo senti il mio cuore? Batte. Dentro di lui convivono un'anima mortale e un demone dal giorno che sono nata. So di potercela fare, ma non senza aiuto. Mio padre era ai livelli di Angelus, non so se mi sono spiegata, ho paura…non voglio fare del male a qualcuno."

"Cercherò di impedirtelo."

Per risvegliare il demone, Meg doveva arrabbiarsi e l'unico modo che venne in mente a Spike era quello di colpirla. Le tirò un pugno e un altro, e un altro ancora mentre la teneva ferma con l'altro braccio.

"Forza, che aspetti a venire fuori?"

"Spike…lasciami andare…"mormorò a denti stretti la ragazza, ma il vampiro non accennava a farlo, e questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.

"TI DETTO DI LASCIARMI ANDARE!" urlò lei liberandosi con uno strattone e scagliandolo lontano.

Spike quando rialzò gli occhi si vide davanti Margareth che sorrideva cattiva "Ciao amore. Sempre perso di me?" e gli tirò un calcio allo stomaco. Spike dolorante si rialzò in piedi a fronteggiarla. Non sembrava neanche più la stessa persona di prima.

"La mia amica è ancora dentro di te."

"E non immagini quanto strilla. A dire il vero, più o meno come facevo io quando la situazione era invertita. Hai una vaga idea della cretinata che hai fatto accettando? Tu vorresti controllarmi?"

"Ho tenuto testa a due Slayer e le ho anche ammazzate. Tu non sei un problema."

Meg aveva ridacchiato, e lo aveva sbattuto contro il muro.

"Davvero?" aveva esclamato prima di baciarlo, salvo poi allontanarsi di scatto di qualche passo, ridendo malignamente "Allora prendimi. Se ci riesci" e svanì nella notte prima che riuscisse a fermarla.

 

Buffy e Venetia, schiena contro schiena, avevano assunto le posizioni di difesa pronte a difendersi dagli attacchi dei vampiri che le avevano circondate.

"Buffy…" mormorò Venetia a denti stretti, indicandole la borsa che aveva portato con lei. Da un angolo sporgeva qualcosa di curvo, un arco, e poi con lo sguardo le indicò la scala antincendio del palazzo accanto, e poi su fin su sul tetto.

"Che te ne pare?"

"Una pazzia, ma non ho niente di meglio da proporre."

"Allora, al mio tre. Uno, due…" e poi Buffy vide Venetia spiccare una serie di balzi impressionanti fino a raggiungere con il suo arco e la faretra il luogo che si era prefissata. Subito i vampiri si erano avventati tutti contro Buffy, ma le frecce di Venetia che cadevano come una pioggia incessante spinsero alcuni ad arrampicarsi e renderla inoffensiva, ma invano. Li polverizzò tutti, e poi tornò giù alla stessa maniera di come era salita per dare manforte a Buffy. In breve le due Slayer si trovarono da sole con il vampiro che aveva parlato all'inizio di quello scontro.

"Non siamo più spavaldi come prima, eh?" lo prese in giro Buffy.

Il demone per tutta risposta scappò via correndo.

"Non così in fretta. Un vigliacco come te non merita neanche di essere colpito di fronte!" esclamò Venetia incoccando un'altra delle sue frecce e beccandolo dritto nel cuore, incenerendolo all'istante.

"Bel colpo."

"Grazie" esclamò Venetia, avvicinandosi alle ceneri del vampiro. C'era qualcosa che non si era dissolto, e la ragazza lo prese in mano, per farlo vedere anche a Buffy che l'aveva raggiunta. Sembrava un pezzo di un oggetto sferico, non più grande del palmo di una mano. Il solo vederlo le fece sorridere entrambe. Le ricerche erano finite. La prima chiave era in mano loro.

 

Aelis e Angel erano ormai a due passi dal mausoleo dove i loro nemici si nascondevano. Da quel che aveva saputo da Aelis, i guerrieri erano estremamente pericolosi, ma la cosa che lo faceva rabbrividire era che a lei la cosa non faceva né caldo né freddo.

"Sistema chi ti pare quando andiamo là dentro. Ma quello che chiamano Cryzon lascialo a me."

"Qualche motivo particolare?"

"Ha ucciso mia madre e mia sorella sotto i miei occhi" sussurrò con voce inespressiva tirando fuori dalla giacca un pugnale strano e molto lavorato. Ad Angel sembrava di averlo già visto, e poi si ricordò anche chi era ad averne uno uguale. Faith.

"Quel pugnale…"

"È d'argento, ed appartiene alla mia famiglia mortale. Ho scoperto che è l'unica cosa che può ucciderlo. Ringrazio il cielo che prima di scappare in preda al panico ho avuto la prontezza di spirito di portarmelo dietro e di non farglielo distruggere!"

"Aelis…"

"Andiamo, forza."

Erano entrati buttando giù la porta e cogliendoli di sorpresa, ma questo non aveva giocato a loro favore perché li aveva resi ancora più aggressivi. Il nemico di Aelis si teneva in disparte rispetto agli altri, sembrava quasi volesse conservare le sue energie per la ragazza bionda, unica superstite di quella famiglia di maghi che aveva giurato di distruggere.

Aelis, lasciando ad Angel gli altri, si diresse verso Cryzon "Finalmente."

"Elizabeth Aelis McGrath, discendente di Mariah Warren…sì, noto ancora in te delle somiglianze con quella ragazzina terrorizzata che mi sfuggì secoli orsono. Oggi non sarai così fortunata."

"Non sono più una bambina di dieci anni. Sai, la vita immortale non è male. Ho visto cose, sono stata in molti posti, e ho avuto occasione di vendicarmi. Indovina, sei anche tu sulla mia lista."

 

Margareth si era fermata vicino al suo college, fiera della distanza che aveva messo tra lei e quel vampiro, e ora cominciava ad aggirarsi alla ricerca di qualcuno. Da uccidere, da dissanguare, da pestare doveva ancora decidere…dipendeva dall'umore di quel preciso istante.

La sua attenzione fu catturata da un uomo, un professore, che si era attardato e che ora stava andando di fretta verso la sua macchina. Margareth sogghignò soddisfatta. Ecco la sua vittima.

"Professor Polis? È lei?"

"L'uomo si voltò verso la ragazza, guardandola senza però riconoscerla "Ci conosciamo?"

"Direi di sì. Margareth DeWitt, secondo anno del suo corso di Economia Aziendale…"

"Ah, DeWitt, ora ricordo. Che fa qua a quest'ora?"

"Mi piace la notte, il suo silenzio…" sussurrò avvicinandosi all'uomo, che la fissava in modo strano "ma non mi spiego perché una persona come lei faccia così tardi. Girano strane voci nel campus, si dice che molte persone siano scomparse qui la notte."

"Notizie senza fondamento. Di sicuro sono opere dei gruppi gotici che prolificano qui."

"E io che pensavo ci fosse una vampiro nel campus…"

"Vampiri? Non crederà a cose del genere!"

"Professore?" disse la ragazza sorridendo in un modo che fece venire i brividi all'uomo "Io non credo a queste cose. Io le so."

E mostrato il suo volto demoniaco lo morse. In breve tempo l'uomo smise di fare resistenza, e lei lo avrebbe ucciso se Spike non li avesse trovati in tempo.

"Margareth!"

La ragazza smise di dissanguare il poveraccio e alzò di scatto lo sguardo "Che diavolo vuoi?"

"Lascialo andare."

Margareth per tutta risposta spinse il professore tra le braccia di Spike "Forza, te ne ho lasciato un po'. Il bastardo mi ha dato 3 nell'ultimo compito in classe, ed è il minimo che poteva capitargli!"

"Tu non vuoi che faccia questo" disse mettendo l'uomo a terra.

"Ma senti un po'. William il Sanguinario, lo stesso vampiro che ha ucciso due Slayer e ha preso una sbandata per una, viene a dirmi che quello che sto facendo è sbagliato. Andiamo tesoro, non è che non l'hai mai fatto…ripiglia quel collo e finisci il mio lavoro. So che ne hai voglia."

Spike dovette fare un gran sforzo di volontà per non lasciarsi convincere, e invece le sorrise "Io preferirei fare qualcos'altro."

"E cosa per esempio?"

"Questo!" e le tirò un pugno che la stese al suolo, così senza perder tempo se la caricò sulle spalle e la portò a casa, prima che chiunque delle due rinvenisse e gliela facesse pagare.

 

"Combatti bene, bambina" disse Cryzon schivando per un soffio la lama del pugnale di Aelis "Ma credo che il demone tuo alleato abbia bisogno di aiuto."

Aelis con la coda dell'occhio guardò come se la cavava Angel. Aveva già sistemato un paio di demoni, e non sembrava essere in difficoltà.

"Spiacente, mi interessi tu e tu soltanto" rispose lei fissandolo dritto negli occhi, proprio come il demone aveva previsto.

"Allora sarai in grado di trovarmi…"

Aelis di botto si ritrovò in un luogo buoi e nero, circondata da almeno un centinaio di demoni con la faccia di Cryzon che ridevano, e senza la sua arma.

"Anche tra tutti questi me!" esclamarono tutti all'unisono. Aelis tentava di colpirli, ma se i suoi colpi andavano tutti a vuoto quelli dei demoni non ne mancavano uno. Ma era solo un incubo.

In realtà era sempre e solo il vero Cryzon a colpirla, e se prima era in difficoltà ora che la mente della ragazza era imprigionata in quell'incubo non aveva niente che potesse fare resistenza ai suoi attacchi.

Stava per far cadere un fendente al collo di Aelis, quando Angel sistemato il demone con cui stava lottando se ne accorse e la spinse via prima che fosse tardi. Incrociò lo sguardo di Aelis, e non ci vide niente, come se fosse stata una bambola senz'anima.

"Aelis! Aelis svegliati!"

"Non può sentirti Angelus. Sta combattendo una battaglia nella sua testa a mille miglia da qui…"

Angel continuava a chiamarla e a scuoterla invece, certo che prima o poi l'avrebbe sentito.

Intanto, nella dimensione dov'era prigioniera, Aelis era rimasta da sola e cercava di capire cosa diavolo stesse succedendo. C'era un silenzio di tomba, e l'unico rumore che avvertiva era il battito del suo cuore.

*Aelis…*

Aelis si voltò, e vide Angel su una rupe vicino a lei.

*Aelis, dammi la mano…*

 

*Non ci riesco…*

 

*Sì che puoi, dammi la mano…*

 

*Ho paura Angel…*

 

*Non ti lascio andare, te lo prometto.*

 

Aelis tese la mano , ed Angel dopo aver sfiorato le sue dita afferrò con forza la mano e l'attirò a sé, facendola ritornare alla realtà.

Subito Aelis si alzò in piedi, e guardando la sua mano si rese conto di avere ancora in mano la sua arma, e di stringerla in modo febbrile.

"Come hai fatto a …"

Approfittando del momento di sorpresa, Aelis conficcò con tutta la sua forza la lama nel suo cuore, e lo guardò dissolversi in una pozza nerastra. Con un gran sorriso raccolse un frammento sferico dorato che sollevò per far vedere ad Angel "Eccola qua , la chiave. Una delle tre almeno."

Subito si accorse che Angel non stava bene, e aveva una spalla sanguinante. Ora ricordava, Angel l'aveva salvata da Cryzon quando voleva decapitarla e si era beccato la lama al posto suo.

"Fa male?"

"Ho avuto di peggio."

Senza dire una parola Aelis gli si avvicinò e gli mise un braccio intorno alla schiena come per aiutarlo a camminare, attirandosi una sua occhiata stupita.

"Non hai la mia capacità di recupero. Una mano per arrivare a casa ti farà comodo" mentì lei. Maledizione, ma perché era tanto difficile? Le aveva salvato la vita due volte in neanche quattro giorni che si erano rincontrati. Il minimo che poteva fare era ringraziarlo, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo perfino con sé stessa…

In silenzio tornarono a casa, lei gli medicò la spalla, e finse di leggere Guerra e Pace fino a quando non fu certa che si fosse assopito.

"Ok, basta con questo libro altrimenti finisco col farti compagnia. Devo dirti un paio di cose, e te le dico ora perché francamente è meglio così. Grazie. Grazie di avermi salvato la vita, grazie di aver sopportato le mie frecciate e tutto il resto. Sono una gran rompiballe quando mi ci metto, e Patrick ne sa qualcosa. Gli ho riversato addosso tutto il risentimento che avevo nei tuoi riguardi e ti assicuro che era parecchio. Avere davanti una specie di tuo fratello gemello non è certo stato un bello stimolo ad andare avanti e a dimenticarmi di te. Ma tanto non ci sarei riuscita comunque. Sono legata a te dal giorno in qui mi hai ucciso, e tramutato in quella che sono. In un certo senso sei il mio sire, come lo è Patrick. Ogni immortale ha legami profondi sia con chi lo uccide e con chi lo salva, lo sapevi? Comunque un debole per te credo proprio che lo avrò a vita…" e dopo avergli tirato un'occhiata iniziò a ridacchiare. Angel stava arrossendo.

"Angel, vigliacco che non sei altro, da quanto è che mi stai a sentire?"

 

Margareth era sconvolta di quanto aveva fatto, ma nonostante le proteste di Spike disse che lo avrebbe rifatto ancora, fino a quando non avesse avuto il controllo di quella parte a lei così sconosciuta.

Era una pazzia bell'e buona, ma era da un po' di tempo che ci pensava. Esattamente da quando Angelus le aveva piantato i denti nel collo e l'aveva ridotta in fin di vita. Una curiosità quasi morbosa su quello che era si era impadronita di lei, e molte volte si era ritrovata a sfidare la morte. Una volta David le aveva detto che a furia di vivere sulla lama del rasoio prima o poi si sarebbe fatta male, ma anche se sapeva che aveva ragione continuava a vivere a quella maniera.

"Che fai qui bambina?"

Meg si riscosse dai suoi pensieri, e si girò verso un demone del Caos che, come lei, era in prossimità di varcare la barriera magica.

"Cerco compagnia. Sono tanto sola…"

"Le brave ragazze a quest'ora sono a casa a dormire."

Meg lo guardò con una luce omicida negli occhi, e prima che lui potesse riaversi dalla sorpresa, lei gli aveva già piantato il suo pugnale nel cuore.

"Ma io non sono una brava ragazza."

Toccò il muro invisibile, e osservò la sua mano varcare la barriera lasciando solo un leggero solco azzurrino. Dopo aver giocato un po', la oltrepassò del tutto, e si diresse verso l'edificio a cui il Giudice faceva la guardia.

"DeWitt! Ma come diavolo hai fatto?" urlò un demone dalla soglia. Un misto di sorpresa e di terrore. Nonostante i ripetuti avvertimenti del demone, Margareth non smise di avvicinarsi sorridendo, e alla fine ordinò al Giudice di bruciarla. Il demone l'afferrò per il bavero, ma non successe niente.

"Che aspetti? Brucia quella slayer maledetta!"

"Non mi è possibile. È pulita" disse lasciandola andare.

"Pulita?"

"Non c'è umanità in lei" disse allontanandosi, e lasciando soli Meg e l'altro demone.

"Non avrei potuto dirlo meglio io stessa, Kenitra."

"Margareth DeWitt qui. Dalla mia stessa parte. Voglio vedere la faccia del tuo bel Osservatore quando lo scoprirà."

"Io invece voglio la sua faccia quando morirà."

Kenitra prese lentamente la mano della ragazza, e le fece il baciamano "Splendida. Credo che troverai molto interessante le altre persone qui dentro…"

E dopo averla fatta entrare il portone si richiuse pesantemente alle loro spalle. Quella fu l'unica cosa che Spike riuscì a vedere. Allora lo aveva fatto sul serio. Aveva sperato fino all'ultimo che avesse ancora abbastanza sale in zucca per capire quanto fosse sbagliato. Si avvicinò alla barriera magica per constatare se era veramente un muro, e a momenti ci cadde dentro. Margareth allora lo aveva ingannato, lui poteva entrarci benissimo! Perfetto, almeno sarebbe riuscito a trascinarla fuori da lì prima che si facesse male.

 

Aelis si stiracchiò pigramente a letto, e sbirciando dalla tenda chiusa si accorse che l'alba doveva ancora arrivare. Senza fare rumore, girò per la casa buia e silenziosa, e trovata la sua valigia cominciò a sistemare gli abiti all'interno, la sua spada, e passando dalla cucina preparò un po' di caffè e ne versò due tazze fumanti. Se ben ricordava ad Angel piaceva. Lei in quei secoli ne aveva bevuto a litri, anche a colpa degli orari che faceva in ospedale. Certe volte le sembrava di andare avanti a caffeina, ecco la causa della sua estrema irritabilità. Appoggiò la tazza sul comodino, e tenendo l'altra in mano si sistemò sul letto, per guardare Angel dormire. Dio, com'era assurda e strana la vita, ma forse era destino che dovesse andare così. La loro storia era rimasta in sospeso per troppo tempo, e quella notte passata insieme finalmente aveva posto la parola fine a quel capitolo della loro vita.

"Buongiorno, Aelis…" disse lui aprendo gli occhi e girandosi a guardarla.

"Ciao."

"Ti giuro che è l'ultima cosa a cui pensavo quando ti ho rivista."

"E io posso dire a mia discolpa che era nella mia lista delle cose da NON fare" disse lei allungandogli la tazza di caffè, quando lui si fu messo a sedere come lei.

"Tu hai una lista delle cose da non fare?"

"Ah-Ah. E sono parecchio orgogliosa di non aver mai dovuto depennare niente…perlomeno finora. Ora le mie due voci principali vanno a farsi benedire: Perdonare Angel, e Finire a letto con lui. Ti odio per questo."

"Spero tu non voglia ancora uccidermi."

Aelis per tutta risposta gli sorrise e lo mandò a quel paese. Era l'alba, e non sarebbero potuti partire prima del tramonto. Tanto valeva parlare. Chissà se si sarebbero più rivisti da lì a un secolo.

"Com'è possibile che la maledizione…?"

"Angel, forse hai bisogno degli occhiali. Meglio le lenti a contatto. Io non sono Buffy. Lei è il tuo vero amore, non io."

"A proposito di amore…quel claddagh che porti chi te lo ha messo al dito?"

"Tu. Non ricordi?"

Ricordava eccome. Glielo aveva messo al dito una sera, un minuto prima di chiederle di sposarlo, prima che lei gli sorridesse e gli dicesse sì. Praticamente in un'altra vita. Non capiva però perché continuasse a portarlo, e infatti non ne fece mistero.

"Perché lo porto ancora? Non lo so. Più che altro per ricordarmi di non fidarmi della gente che dice di amarmi. E per temere lontani gli uomini quando tentano di rimorchiarmi. Sono una single convinta."

"Tu? Raccontamene un'altra."

"OK, forse non tanto convinta. Diciamo in crisi. Tutta colpa di un architetto di San Francisco di cui sono il sire. Ci siamo conosciuti a Woodstock, e abbiamo una specie di relazione tira-e-molla da allora."

 

"Pensi ce la faranno, Rupert?" domandò Sarah porgendogli una tazza di the. Erano rimasti da soli, L'Osservatore e l'immortale, gli altri erano crollati e prima di far sembrare la casa di Giles un accampamento erano tornati al convitto o a casa per dormire un po'.

"Se Buffy e Venetia vanno oltre quello che le separa, e la tua amica supera l'odio nei confronti di Angel, sicuramente!"

"Non hai nominato Spike e Margareth."

"Quei due sono amici, anche se si sono solo fatti del male quando hanno provato qualcosa di diverso dall'amicizia. Comunque è stata una bella perversione da parte di entrambi."

"Perché un vampiro ha osato amare una cacciatrice? E Buffy e Angel allora?"

"Angel aveva l'anima."

"E Spike era talmente cotto di Meg da difenderla contro Angelus e Drusilla. Come la mettiamo ora?"

"Non me ne lasci passare una…" sussurrò Giles mentre sorseggiava il the, sicuro che non avesse sentito.

"Se non gliene lascio passare una, è perché mi diverto troppo a farlo. E poi anche perché ho fama di essere una gran rompiballe quando mi impegno."

"Ah. Speriamo che tornino presto. Salvo altri errori di traduzione abbiamo ancora più di una settimana per cercare di salvare il mondo."

"Non proprio il genere di cose che mi piacerebbe sentire. Se solo fossimo riusciti a dirglielo…ma possibile che chi ha il cellulare lo tiene sempre spento?"

"Quanto è vero!" esclamò Buffy facendo capolino dalla porta, seguita da Venetia. Prima che Giles potesse dire niente, Buffy gli era arrivata davanti e gli aveva messo in mano quel frammento dorato e lucente.

"Eccone una delle tre. Allora, siamo state brave?"

Giles era rimasto senza parole nel vedere l'oggetto, e anche nel vedere Venetia vicino a Buffy, e sorriderle. Qualsiasi cosa fosse successa, aveva proprio appianato tutte le incomprensioni che c'erano.

"Perché non mi avete detto che stavate tornando?"

"Io e Venetia ci abbiamo anche provato, ma è un po' difficile se una certa persona di cui noi non faremo il nome ha il telefono staccato e il cellulare scarico…"

"Sì…è vero. Scusate. Venetia, che hai fatto ai capelli?"

La ragazza si sfiorò i capelli, ora color rosso tiziano "Beh, un modo per aiutarvi a distinguerci dovevamo pure trovarlo. Ora vi basterà ricordare che Buffy è la bionda e Venetia è la rossa."

"Molto facile da ricordare."

"Già, specialmente per…" e Buffy quasi stritolò la mano di Venetia per impedirle di parlare.

"Specialmente per…chi?"

"Ma per Riley. Insomma, non vogliamo certo che ci scambi l'una con l'altra, ora che anch'io frequento questo college…"balbettò Venetia, afferrando la sua borsa e facendo per uscire.

Buffy disse al suo Osservatore che sarebbero andate a riposare un po' a casa da sua madre, e che sarebbero tornate nel pomeriggio. Una volta fuori, Buffy quasi incenerì Venetia con lo sguardo.

"Lo sai che a momenti mandavi tutto all'aria?"

"Scusa, è solo che non ci ho pensato. Allora che ha detto Willow?"

"Ha detto che aveva troppo sonno per fare qualsiasi cosa e che comunque era meglio dirlo a mia madre prima. La magia non funziona se i diretti interessati non ne sono al corrente e pienamente d'accordo. Sicura di voler andare fino in fondo?"

"Mai desiderato tanto qualcosa in vita mia."

 

Aelis cedette il posto di guida ad Angel, che si dimostrò ben felice di prendere il posto dell'amica.

"Aelis, ma dove e soprattutto chi è stato così pazzo da darti la patente?"

"Andiamo, mi piace solo la velocità…"

"Se non ti dispiace darmi le chiavi, fino a Sunnydale guiderò io…così arriviamo sani e salvi."

Dopo neanche venti minuti di silenzio totale, Aelis decise di rompere il ghiaccio. Aveva giusto qualcosa da dirgli di molto importante.

"Angel, devo dirti una cosa per me fondamentale."

"Ti ascolto."

"Credo tu sia il più grande imbecille che io abbia mai incontrato sulla faccia di questo pianeta."

Angel a momenti uscì di strada, e per evitare che succedesse davvero fermò la macchina, e si voltò verso la sua compagna di viaggio "lievemente" indispettito.

"E su cosa basi questa tua affermazione?"

"Avevi una ragazza che ti amava, che tu amavi, che sapeva chi eri e non gliene importava, che quasi moriva per te, e tu l'hai piantata. Scusa, mio caro, ma solo un perfetto imbecille può fare una cosa del genere."

"Volevo che fosse felice."

"Angel, tu hai il brutto difetto di decidere sempre anche per gli altri. Lo facesti con me la notte in cui diventasti vampiro, e lo hai rifatto con Buffy."

"Volevo darle una vita migliore, e può averla solo senza di me."

"Ma lei non te l'ha chiesto! Santo cielo, Angel, hai spezzato il tuo cuore e il suo, e per cosa? Per rimpiangerla per tutta l'eternità? L'hai amata quando non ti era concesso, e hai continuato a farlo anche quando sei tornato Angelus, e ti odiavi per questo. Ma non significa niente per te?"

"Credi che a me piaccia? Credi che mi diverta a sognarla quasi tutte le notti, sentirla vicina a me, e poi svegliarmi e rendermi conto che è stata solo un'illusione? Fa i complimenti ai tuoi amici zingari, Aelis. Hanno fatto un ottimo lavoro."

"Dimmi solo una cosa, Angel. Fino a che punto sei disposto ad arrivare per lei, se ci fosse anche una remota possibilità che tu e lei possiate stare insieme?"

"Sai già la risposta."

Sì, Aelis sapeva già la risposta ancora prima di formulare la domanda. Aveva solo bisogno di esserne certa.

 

"Non è vero. E così ora tutte le carte in tavola sono state cambiate."

"A quanto pare…sempre che il Consiglio non voglia tenersi una cacciatrice che li ha appena traditi" sogghignò Margareth, alla destra dello scranno di Kenitra "Ma ho una domanda da farti. Mi risultava ci fosse un altro demone qui, che comandasse…Zamora se non sbaglio."

"Zamora è dovuto partire in via definitiva."

"Allora non credo mi capiterà più tra i piedi. Meglio così."

Ti ho vista in giro con Spike. Margareth, a quanto pare perdi il pelo ma non il vizio…"

"Non ho scrupoli di coscienza, ora come ora."

"Spero tu sappia della Profezia."

"Ne ho sentito parlare. Ma credo tu ne sappia molto di più."

"Conosci la leggenda dell'occhio di Ra? Se ti dicessi che è contro di lui che i tuoi amichetti dovranno combattere la battaglia finale?"

"L'occhio di Ra…l'emissario delle divinità infernali sulla terra…non posso crederci. Fantastico! Un gran bel botto per l'uscita di scena di questo pianeta!"

"Sospettavo ci saremmo trovati subito d'accordo. E se permetti, ho un'altra sorpresa per te" e con un cenno, due suoi servitori portarono ai piedi di Meg Spike, pesto e irriconoscibile. Guardò Meg alla ricerca di qualche speranza, ma gli occhi verdi non esprimevano niente a parte divertimento per le sue condizioni.

"Vuoi che spelli vivo questo vampiro per te?"

"No, lo farò io più tardi. Il gioco è appena iniziato. E io voglio saperne di più sull'occhio di Ra."

 

Venetia vagava per la casa buia, incapace di dormire. Dopo gli avvenimenti di quella sera dubitava seriamente di esserne mai più in grado. L'incubo era finito.

Una volta entrate in casa, lei e Buffy erano andate da Joyce, e spiegato la situazione. Venetia non aveva più nessuno, e neanche un posto a cui volesse tornare, e prima che Buffy finisse Joyce si era alzata dalla sedia ed era andata ad abbracciare Venetia, dandole il benvenuto in famiglia. Quando poi Willow era stata sufficientemente sveglia da stare in piedi senza cadere due secondi dopo, era andata a casa loro. Era stata molto chiara al riguardo, una volta fatto non si poteva tornare indietro, e Venetia lo aveva chiesto a Joyce, se era proprio sicura di volere un'altra figlia adolescente. La donna aveva semplicemente sorriso, e fatto un cenno alla giovane strega. Una candela spenta, due versi in latino, e fu come se Venetia fosse sempre vissuta lì. Sarebbe stata nei ricordi di tutti quelli che conoscevano la famiglia, degli amici di Buffy, e anche loro sarebbero stati dentro di lei. Erano passate solo due ore da quando era diventata un membro ufficiale della famiglia Summers, e ancora non le sembrava vero.

 

"Venetia, che fai ancora in piedi?"

"Joyce…scusa, non riesco a dormire. Troppe emozioni."

"Joyce?" disse la donna guardandola storto, e Venetia si rese conto di aver sbagliato.

"Cioè, mamma. Credo mi ci vorrà un po' di tempo. Non è una parola che uso correntemente."

"A questo rimedieremo, vedrai. Tua sorella è ancora a caccia?"

"Trovala un'altra tanto legata al suo lavoro, ti sfido."

"Ti va di aspettarla? Credo ci siano dei pop corn in dispensa…e un film strappalacrime in cassetta. Che ne dici, ti vanno quattro chiacchiere con tua madre, Venetia?" 

 

Spike era stato incatenato alle pareti di una stanza di quella vecchia villa, in attesa di Margareth. Possibile che fosse lei? Che quel demonio che aveva visto fosse realmente la ragazza di cui un tempo era innamorato? Non lo sapeva, ormai si era reso conto di non sapere più niente.

Sentì la porta aprirsi, e vive entrare Margareth e Kenitra.

"Dici che sa qualcosa su queste famose chiavi da trovare? Credo che L'Occhio di Ra sarebbe molto felice di averle in suo possesso."

"Puoi sempre provare a chiederglielo" disse lei sedendosi su una sedia e preparandosi a gustare lo spettacolo. Non avrebbe mosso un dito per intervenire in suo soccorso.

Dopo averlo preso a pugni per un po', decise di passare all'acqua santa.

"Ma prima, amico mio, una domanda. Che si prova a essere tradito dalla propria ex?"

"Lei non è Margareth."

"Al contrario. Lei è la vera Margareth, che finalmente è riuscita a emergere. Devo ammetterlo, sapere di cos'era capace e non intervenire è stata veramente dura. Sono un bravo attore…" disse facendo per versare l'acqua santa addosso a Spike. Si trovò però a fissare un attizzatoio che lo aveva appena passato da parte a parte. Dietro di lui, Margareth.

"Non certo migliore di me."

Dopo essersi assicurata che fosse "partito in via definitiva" anche lui, liberò Spike, che però si tenne a distanza.

"Non potevo aiutarti senza mettere in pericolo la mia copertura" si giustificò lei, mentre lo slegava.

"Spero che lo spettacolo ti sia piaciuto."

"Ora sei ingiusto. Ti rendi conto di come mi sono sentita io, a dare libero sfogo alla malvagità che ho dentro? Ho quasi ammazzato un uomo, e l'ho fatto con la musica nel cuore. Tu hai fatto azioni del genere per più di un secolo. Sei l'ultima persona che può venire a giudicarmi!"

Un rumore di passi nel corridoio li fece voltare verso la porta. A quanto pare non erano da soli come avevano creduto. E quel qualcuno che ora stava buttando giù la porta non voleva di certo parlare…

"Questa discussione non finisce qui. Filiamo."

"Un minuto, Spike. La chiave. Dobbiamo prendere la chiave."

"Meg, tesoro, quelli stanno buttando giù la porta, non so se li senti" continuò lui, ma Margareth continuava imperterrita a cercare. Se non si era dissolto, voleva dire che era quell'altro il demone prescelto e che lui si era impadronito del frammento. Finalmente lo trovò in una tasca nascosta, e Spike la trascinò via un secondo prima che i suoi seguaci facessero irruzione.

 

Il palazzo era ancora disabitato, constatò Angel mentre entrava con Aelis. Ne era passato di tempo dall'ultima volta che ci era stato. Era in fin di vita, e Buffy per salvarlo era quasi morta. Aveva giurato di non rimetterci più piede…ma lui e Aelis avevano bisogno di un posto dove stare. Non amavano dipendere dagli altri, e si sentivano a disagio in mezzo a loro.

Aelis si era seduta vicino al fuoco, col suo libro in mano, mentre Angel era appoggiato allo stipite del caminetto, perso in chissà quali pensieri. Forse rifletteva sulla loro conversazione…Aelis ci sperava proprio. Ridacchiò. Forse avrebbe dovuto cambiare il suo nome in Emma. Angel le lanciò un'occhiata curiosa. La ragazza si giustificò dicendo che c'era un passo del testo che la divertiva, e questo sembrò bastargli.

"Ok, mia bella Aelis, ti sei divertita a criticare me. Ti dispiace se ti rendo il favore?"

"O santa pazienza. Che vuoi sapere?"

"Tu parla."

"Non so se mi va di farlo. Sono già stata messa in croce due volte."

"Come vi siete incontrati, tu e il tuo architetto?"

"Non è il mio architetto. È un…amico."

"Amico?"

"Buon amico. Ottimo amico. Stiamo bene insieme, ci vediamo ogni tanto…"

"Rispondi alla mia domanda."

"Woodstock. Ci ero andata per i Nirvana, e anche per il tuo amico Spike. Povero Graham, è stato la cena di Spike quella notte. Io ero là, l'ho trovato, sono diventata il suo sire e questo è tutto."

"Sicura?"

Aelis gli lanciò un cuscino contro, fingendo una faccia imbronciata "Ho più di duecento anni, non ho bisogno della balia. E comunque non sono fatti tuoi!"

"Ha deciso di farsi vedere?"

"Forse. Che c'è, me lo vuoi far scappare?"

"No, solo scambiarci due parole."

"Mettiti in coda…ma, scusa un istante, tu e Patrick non avete niente di meglio da fare che ficcare il naso nella mia vita privata?"

"Dev'essere meglio della soap che guarda Cordy."

"Ma quanto siamo spiritosi."

"Dai, non te la prendere. Lo sai che scherzo."

"Ed è la cosa che più mi è mancata. Qualcuno che mi prendesse in giro come facevi sempre tu."

Angel poi si era seduto accanto a lei, mettendole un braccio intorno alle spalle, ed Aelis aveva appoggiato la testa sulla sua spalla.

"Dovremmo andare da Giles."

"E lascia riposare quel pover'uomo. Il talismano non scappa, Giles neanche e noi nemmeno."

"Amen."

"È stato troppo facile."

"Cos'hai da brontolare ancora, Lis?"

"Non lo so…è una sensazione. Ce l'avevo quando ho affrontato Darla la prima volta, e lei mi ha lasciato vincere. Sapevo che era capace di altro…e me l'ha dimostrato ampiamente."

"Non tutte le sensazioni brutte che hai sono destinate ad avverarsi."

"Questo lo so, ma sto male lo stesso. Ora prometti di non metterti a ridere" disse alzandosi e prendendo dalla sua borsa da viaggio i tarocchi.

"Pensi che la risposta sia nelle carte?"

"Angel, puoi prendermi in giro quanto ti pare, ma non lo accetto per quanto riguarda i tarocchi."

"Scusa."

Rimase in silenzio mentre lei mescolava le carte e le sistemava sul tavolino davanti a lei. Dopo aver fatto un respiro profondo, iniziò a girarle lentamente, una alla volta. Angel notò che mano a mano che lo faceva, le mani le tremavano.

"Aelis, che hai?"

Ma lei non rispondeva. La Torre, il Giudizio, Il Matto…un individuo solitario, che giudicava senza essere giudicato, che celava sotto una patina di normalità la sua vera natura e i suoi progetti diabolici e folli. Se l'ultima carta era quella che temeva, sapeva anche chi avrebbe dovuto affrontare. Già un'altra volta le carte erano uscite in quell'ordine, quando lei era ancora in vita, e tutti i suoi brutti presentimenti si erano avverati.

"Angel?"

"Sì, Aelis. Che c'è?" disse il vampiro andandole vicino.

"Volta l'ultima carta. Io non ce la faccio."

Senza farle altre domande, Angel ubbidì. Il Diavolo. Aelis appena la vide indietreggiò, andando a sbattere contro il muro. Tremava, ed era in preda al terrore "È tornato per me…è tornato dall'Inferno per me…"

"Aelis, chi è tornato?"

"Come è possibile che sia successo…lui è morto, l'ho visto io cadavere dopo essermi risvegliata…"

Angel, abbracciò stretta la sua amica che aveva iniziato a piangere. A quel punto le cose per lui si erano fatte chiare.

 

Joyce si era addormentata sul divano, e Venetia, dopo averle messo una coperta addosso era andata a vestirsi. Non ce la faceva a non fare niente, non era nella sua natura, e sperava che Buffy gradisse la sua piccola intrusione nel suo terreno di caccia. Risposta superflua, ce n'erano talmente tanti che a momenti trovarono difficoltà in due.

"Sicura che non ci sia un'altra Cacciatrice in giro? Non mi dispiacerebbe avere una mano."

"Meg ha le sue rogne a New York, e Faith è in carcere. Hanno di meglio da fare."

"Meg mi sembra simpatica."

"È strana."

"Buff, basta giri di parole. Che vuoi dire?"

"Anche Faith era strana. Non vorrei che…"

"…che Margareth fosse un'altra psicopatica? No, tranquilla. Lo saprei. Ricordi? Facevo parte dell'armata dei cattivi. Li so riconoscere ad un chilometro di distanza."

"Se lo dici tu…"

"Fidati. Ha i suoi problemi, non ne cerca altri…"

"È un Dampyr. Che altri problemi ha?"

"Vuoi dire che non lo sai? Ha la più disgraziata storia familiare che abbia mai sentito."

"Sua madre è come lei, e suo padre è morto. Lei è cresciuta con la sua Osservatrice."

"Sua madre era umana e suo padre una versione di Angelus ancora più malvagia dell'originale. Se non era per la Cacciatrice Margareth non sarebbe qui. Kelly, era così che si chiamava, la nascose dalla sua precedente Osservatrice, e il padre di Meg la uccise perché non voleva dire dove si trovasse la piccola. È stata la donna a raccontare a Margareth quella storia. Non voleva farla soffrire più del necessario."

"Lei lo sa?"

"L'ha scoperto quando si è trovata davanti suo padre. Trovare l'ultimo legame familiare e scoprire che ti vuole morta non dev'essere una passeggiata."

"Povera Meg. Tu come la sai questa storia?"

"Le voci girano se passi tanto tempo tra demoni e cospiratori. E a proposito di storie da raccontare…forza, parla, sono curiosa. O giuro che chiedo a Dawn."

"E cosa vuoi sapere?"

"Riley. Mi pare ovvio. Posso anche sapere tutto di lui, ma non so il basilare. In altre parole, come va tra te e il bel campagnolo? E, cosa che mi sta a cuore, ti sta facendo dimenticare Angel?"

"Così e così, e no. Sono le risposte che cerchi."

"Fuori il rospo."

"Riley non comprende. Non comprende me, quello che sono. È dolce, carino, disponibile, e io gli voglio bene, ma…"

"…ma è solo un amico, un tappabuchi o giù di lì."

"Grazie, avevo paura di pronunciare quelle parole."

"Parlagli. Digli quello che provi. Non rovinargli l'esistenza…di solito i soldatini come lui, così ligi al dovere finiscono per farsi ammazzare per la patria, e di solito prima che raggiungano i trent'anni."

"Grazie del consiglio."

"Ti ho appena dato un consiglio? Forte."

"Sei sembrata una vera sorella. Credo che farò come dici. Di solito anche gli altri a cui li davi li seguivano?"

Venetia sorrise "Non saprei. È la prima volta che do consigli ad una persona diversa dalla sottoscritta."

 

Stavano tornando a Sunnydale, ma era come se qualcosa si fosse spezzato tra Meg e Spike. Tra il senso di colpa di Meg, e la rabbia di Spike, si era creato un abisso che gli impediva di parlarsi. Il cameratismo del viaggio di andata era solo un bel ricordo. E sì che con i vampiri dovrei andare d'accordo, pensava, da parte di padre sono una di loro. Al pensiero di suo padre rabbrividì. Il modo in cui il suo sguardo di ghiaccio - uguale al suo - aveva incontrato i suoi occhi, le cose che le aveva detto…la promessa di ucciderla…

Non c'era ancora riuscito, in compenso si era consolato eliminando sua madre adottiva, alcuni suoi amici, e mandando in coma Megan, una sorella di cui non aveva saputo mai niente. Appena ritrovata, e subito persa.

Odiava il destino, l'ironia che dimostrava specialmente quando si trattava di lei. Ma se pensava che si sarebbe piegata, sbagliava. Avrebbe dimostrato di essere più forte del destino che la voleva malvagia, con o senza l'aiuto degli altri. Ormai era abituata a questo. Ma non voleva sacrificare il suo migliore amico. Chissà, magari col tempo sarebbe riuscito a parlarle di nuovo.

Magari riuscirà a parlarmi di nuovo. Ecco quanto pensava Spike, una volta sfogato il risentimento che aveva verso di lei, su come l'aveva escluso dal suo piano. Aveva sempre dato per scontato che Meg fosse la creatura forte che ricordava, a cui non interessava più di tanto essere legata a due popoli senza essere parte di nessuno. Forse lo aveva creduto anche lei, ma l'aver affrontato la sua metà oscura l'aveva lasciata sconvolta e fin troppo consapevole di cosa poteva essere capace come vampiro. Di cosa poteva essere capace lui. Aveva ragione, lui non aveva diritto di giudicarla, aveva fatto cose ben peggiori nella sua vita. Era l'unica amica che aveva, e non voleva perderla. Voleva solo trovare il momento giusto per dirglielo, ma il muro invisibile tra loro sembrava veramente invalicabile.

 

Finalmente di nuovo a Sunnydale. Tutti e sei. Giles non aveva perso tempo a ricordare ai presenti che il tempo stringeva, e si era fatto dare i tre frammenti. Prima che avesse il tempo di esaminarli, i frammenti si saldarono insieme, ricomponendo una sfera che riluceva di luce propria.

"Ecco la nostra arma" esclamò Aelis "Ora non ci resta che trovare il cattivo."

"Potrebbe essere più d'uno."

"Evviva, si sentiva il bisogno di un'altra battaglia epocale quaggiù" commentò Venetia.

"Ragazzi, potrebbe non essere facile."

"E quando mai lo è stata?"

" Buffy, Sarah ieri ha trovato una cosa nel testo. Parla tu, ne sai di più al riguardo."

"Grazie. Allora, ho trovato un piccolo appunto dentro al testo."

"E dove, Sarah?"

"Era sotto una bella patina di sporco, e ho dovuto restaurarlo per bene, quel povero libro, Lis. Tu non li tratti granché bene."

"Ok, mea culpa. Che c'era d'interessante?"

"Un elenco di nomi, e sotto la dicitura "Che il cielo ci aiuti." Lo reputi interessante?"

"Mi attira."

"La cosa più preoccupante è l'ultimo della lista. E il penultimo."

"Che hanno di particolare?"

"A parte il fatto che sono scritti con mano tremante, e questo significa che lo scrivano che ha fatto il lavoro doveva averne una paura folle, ho chiesto a Patrick quando è venuto qui, quindi sono certa di quello che dico. Occhio di Ra, su cui non si sa letteralmente un tubo, e un vampiro. Il nome è scritto in latino, Victorius, dell'Ordine di Aurelius."

"Avrà cambiato nome?"

"Se mi chiamassi così l'avrei fatto all'istante" disse Aelis.

"Ora il suo nome è Victor Benedict, vive a New York" sussurrò Margareth, impallidita tutta su un colpo.

"Bene, abbiamo una base su cui iniziare. Buffy, tu, Aelis e Meg potreste occuparvi del vampiro, mentre noi altri…"

"No, signor Giles. Io intendo far ricerche su questo occhio di Ra. Mi sta tornando in mente qualcosa, è un nome a me familiare. Ce ne possiamo occupare io e i miei amici. Voi studiate il vampiro…"

 

"…E non preoccupatevi."

La voce di Aelis risuonò nella caverna una volta tana del Maestro, e nel sentirla un uomo si avvicinò allo specchio d'acqua da dove vedeva quello che facevano i suoi nemici.

"Oh, mia piccola Elizabeth, queste saranno le tue ultime parole famose. O più semplicemente, proprio le ultime."

"Cosa ti rende tanto certo che lei…?" domandò il suo compagno, un uomo dagli occhi di ghiaccio, mentre si avvicinava.

"La conosco. Meglio di quello che lei crede. L'ho sempre tenuta d'occhio e so quello di cosa ha paura e di cosa no. Se permetti, voglio lasciarla per ultima."

"D'accordo, ma tu mi farai sistemare questa biondina, e senza interferire" disse indicando Margareth "Mi ha dato tante di quelle rogne a New York…"

"Non fingere, Victor. Non lo sai che la storia di Margareth gira da molto? Lo sanno tutti che è la tua unica figlia. Perfino io. Quegli occhi sono l'equivalente di un esame del DNA."

"In questo caso…sono curioso di vedere cosa ha deciso. Mi hanno detto che a New York è stata degna di me, e che neanche Spike l'ha tenuta a freno."

"Buon sangue non mente."

"Ma ha quella maledetta anima che le ha trasmesso sua madre, e che rovina quella che potrebbe essere la prossima Maestra di Aurelius, quando io non ci sarò più."

"Ed è una Cacciatrice, tra l'altro. E finché starà con Elizabeth, Venetia e Buffy di sicuro non sarà facile farci quattro chiacchiere da soli."

"Buffy…" mormorò una voce alle loro spalle.

"Ma non sta mai zitto quello là, Victor?"

"Lascialo delirare. È l'ultima cosa che gli resta. L'altro?"

"L'altro è un miracolato ad essere vivo. Lo hai torturato in una maniera che ha stupito pure me."

"Sai com'è…non mi piace che un Osservatore giri intorno alla mia bambina. Allora ragazzi, avete sentito le vostre ragazze?" disse a Riley e David, incatenati ad una parete, pesti e quasi ridotti in fin di vita "Ce l'hanno fatta a tornare. Ma quel loro giocattolino non servirà proprio a niente."

Allontanandosi, chiese notizie dell'unico che mancava all'appello.

"Victor, quell'immortale è più sfuggente di un'anguilla. Non lo saprà neanche Lizzie dove si trova."

"Tanto arriverà, in soccorso della sua bella. E morirà davanti a lei e alle altre, come questi due. Quelle quattro Cacciatrici smetteranno di essere una minaccia, è una promessa."

 

Venetia era uscita per farsi un giro, dopo quell'incontro con gli altri, e al suo ritorno aveva trovato Buffy al telefono, che lasciava l'ennesimo messaggio sulla segreteria di Riley.

"Un'altra volta? Ma dov'è quel deficiente?"

"Venetia, è del mio ragazzo che parli."

"Se il mio mi facesse aspettare tanto, o non rispondesse ai miei messaggi, passerebbe da boyfriend a ex in due secondi netti."

"Spargerò la voce al Bronze."

"Come stai?"

"È da molto che non lo sento. Da quando siamo partite, anzi da prima. Sono preoccupata."

"Negherò di aver detto una cosa carina sul Pio Bove, ma…Buffy, sa badare a sé stesso, ed è un ragazzo abbastanza in gamba per essere anche un soldato."

"Grazie."

"Dovere di quasi sorella. Il resto della truppa, che fa?"

"Studia. Aelis e Angel in questo caso parlano la stessa lingua, e i suoi amici danno man forte."

"Non essere gelosa della bella immortale. Angel non la vede più in quel senso da molto. Anzi, credo che continui a vedere te e solo te in quel senso. Come te del resto, sorellina."

"Io non ho mai smesso. Ma è lui che se n'è andato e mi ha lasciata. Dovevi vederlo le due volte che sono andata da lui."

"Basta con questa atmosfera depressiva, vuoi? Fa male alla pelle. Shopping, pizza e Bronze?"

"OK. Magari così troviamo anche gli altri e li deprimo un po'…"

 

Nel frattempo, Aelis e Angel si stavano allenando nel palazzo. Avevano già provato la spada, ora era il turno delle arti marziali. Dopo un'infinità di colpi, crollarono sul pavimento l'uno a fianco dell'altra.

"Niente male, eh?"

"Se avessi combattuto così, quello morto saresti stato tu."

"Te lo concedo, Lizzie."

"Odio quel diminutivo. Mi piaceva di più quando mi chiamavi Buffy."

"Ora nessuno ti chiama più così?"

"Patrick, ogni tanto."

"E il tuo amico?"

"Per chiamarmi a quel modo io e lui dovremmo avere una relazione stabile nel tempo, e indovina?, non è così. Ammettiamolo, Liam, le relazioni stabili non sono esattamente il nostro forte" disse tendendogli la mano per rialzarsi.

"E tu che ne sai?"

"Dopo di te, ce ne sono stati…diciamo un paio di importanti. Andati. E parlo sul serio. Nel tuo caso, invece…"

"Torni sempre a quel punto. Io e Buffy non possiamo stare insieme Liz, lei è una cacciatrice e io un vampiro."

"E Graham è un cacciatore del Consiglio che aveva giurato di portare al suo capo la mia testa."

Angel era rimasto letteralmente a bocca spalancata, mentre Aelis finiva di spiegare la sua storia.

"Ti spiego. Da quando esistono gli Immortali, esistono anche dei Cacciatori, immortali anche loro, che vogliono evitare l'avverarsi di non so quale profezia che vuole la caduta del Consiglio degli Osservatori. Diciamo che ho scoperto che è stata la mia persecuzione per 120 anni. Poi dopo Woodstock, e l'avermi conosciuta un po' meglio ha capito che di me dicevano cose abbastanza false laggiù in Inghilterra. E mi ha detto tutto."

"E tu?"

"Il primo impulso è stato quello di strangolarlo, ma ho resistito."

"E…?"

"E credo di essergli saltata addosso, ma non sono affari che ti riguardano accidenti a te! La morale della favola è che ti sei fatto un sacco di paranoie. Cosa strana, considerato che di sicuro non le avevi quando siete finiti a letto insieme."

"Joyce, la madre di Buffy…abbiamo parlato. Mi ha fatto capire che era meglio che io…che io lasciassi in pace sua figlia, per darle una vita migliore."

"Bella vita che ha avuto dopo di te. Complimentoni signora Summers, ha appena vinto il premio di madre impicciona dell'anno."

"Non giudicarla male. Ha fatto quello che riteneva meglio per sua figlia."

"Il motto di mia madre invece era "Sbagliando s'impara". Mi avrebbe consolato, sì, ma mai mi avrebbe evitato di commettere sbagli."

"Ormai è fatta. Lo sai che ha un nuovo ragazzo? Si chiama Riley Finn."

"La partita è ancora aperta, e nessuno ti ha ancora detto "Scacco matto"."

"Sembri dannatamente sicura di te."

"Lo sono. Aspetta e vedrai."

"A proposito di aspettare…che ne dici di parlare dei tuoi tarocchi?"

Aelis diventò subito seria "No."

"Non puoi nascondermi le cose. E so di chi hai paura."

"Allora capirai anche che non sono entusiasta di scendere in battaglia."

"Pensavo il contrario. Conoscendoti…"

"Eccezione che conferma la regola."

"Strano che non ti abbia cercato."

"Mi avrà spiato. È un maestro in queste cose."

"Che farai?"

"Lo manderò all'Inferno. E non ci sarà niente e nessuno che lo riporterà indietro stavolta."

 

Victor Benedict. Margareth non riusciva a pensare ad altro da quando era tornata nella sua stanza al motel. Victor Benedict. Suo padre. Il cuore minacciava di uscirgli dal petto, e in preda all'agitazione aveva cominciato a respirare affannosamente. Attacco di panico, al solito. Ogni volta che sentiva quel nome, aveva quella reazione. Per completare l'opera, ancora qualche istante e sarebbe scoppiata a piangere. Stavolta nessuno l'avrebbe consolata. Non aveva più amici, li aveva persi o erano morti, e non voleva gravare sulle spalle di Buffy, o degli altri. Avevano i loro di problemi, non avevano bisogno dei suoi.

Spike era fuori, che fissava la sua finestra. Aveva notato l'espressione terrorizzata, quando aveva sentito il nome di quel vampiro, ed era diviso tra la voglia di fare irruzione e consolarla e il rimanere lì. Con una sonora imprecazione, si mosse verso la porta, e pian piano la aprì. Meg era stesa sul letto, stringeva tra le braccia un cuscino, e il solo vederla gli fece male al cuore. Margareth si accorse della sua presenza, e non fece niente per farlo rimanere, ma neanche per mandarlo via. Spike si sedette di fianco a lei, e senza sapere che altro fare l'attirò verso di sé.

"Se proprio devi piangere, tanto vale che inzuppi la mia camicia come fai di solito. Si offende se vede che le preferisci uno squallido cuscino di uno squallido motel."

Meg gli sorrise tra le lacrime, e nascose la sua faccia contro di lui "Grazie."

"Prego, principessa. Non ti lascio."

"Scusa per i pugni."

"Dru faceva di peggio…"

"Non credo di essere curiosa di sapere quando lo faceva."

"Dimmi una cosa. È chi penso?"

"È chi pensi."

"Che io sia dannato! E ora che succederà?"

"Ci sfideremo, combatteremo. E alla fine ne resterà soltanto uno."

 

Il giorno seguente, Aelis e Margareth, spinte dai loro amici, erano andate da Giles. Era arrivato il momento di essere sincere, e di raccontare tutto. Si incontrarono a poca distanza dalla casa dell'uomo, e senza che nessuna delle due dicesse qualcosa, si guardarono e a stento soffocarono una risata.

"Anche tu, eh?"

"Pare."

"Come la prenderà?"

L'uomo non si scompose neanche nel vederle arrivare la mattina presto, ormai era abituato alle intrusioni da quando quella storia era iniziata.

"Margareth, Aelis. Che posso fare per voi?"

"Starci a sentire sarebbe un buon inizio" disse Aelis appoggiando la tazza di the che l'uomo aveva dato a lei e a Meg.

"Avete scoperto qualcosa?"

Le due ragazze si scambiarono un'occhiata e annuirono.

"Diciamo pure che io sono un'esperta su quel che è chiamato Occhio di Ra."

"E io su Victor Benedict."

"Parlate, ragazze."

Meg guardò l'immortale con uno sguardo implorante, ed Aelis fatto un respiro profondo si preparò a dare la notizia a Giles.

"Lei sa che odiavo il mio Osservatore con tutta me stessa, e di aver quasi voluto ringraziare Angelus per avermelo tolto dai piedi…"

"Sta parlando di un mio antenato."

"Le carte me lo avevano detto, mi avevano avvertita quando avevo quindici anni che sarei diventata una cacciatrice. L'anno dopo è successo. Poi, rifacendole prima che succedesse, mi è venuta in mano una combinazione molto negativa, per tre volte di fila. E il giorno dopo ho incontrato Raines. Ero ospite a Londra da dei miei zii che si erano presi la briga di crescermi dopo la morte di mia madre. Io non sopportavo loro e loro non sopportavano me. Dicevano che sarebbe stato meglio che me ne tornassi in Romania, dov'ero cresciuta anche se i miei erano di origini irlandesi. Avevano ragione, in quel periodo più che a una signorina dell'alta borghesia assomigliavo ad una zingara. Quando si è presentato alla porta Raines, sono stati ben felici di mandarmi via con lui. Sospetto l'abbiano pure pagato. Io persi tutto quel poco che avevo di mio, e passai tutti gli anni prima della mia morte a combattere i vampiri e a fargli da serva. Devo dargliene atto, le scuse che si inventava per giustificare i lividi che mi faceva in faccia erano veramente mitiche…L'unico che non mi ha mai creduto per un secondo è stato Angel…cioè, Liam. Ma l'unica volta che è andato da lui, Raines mi è venuto a cercare da mia cugina Meredith. Può immaginare come è andata. Povera Camille, per calmarla ci volle tutta la notte."

"Continuo a non capire."

"Non capivo neanch'io il suo comportamento. L'Osservatore doveva essere il custode della cacciatrice, non il suo giudice, giuria e carnefice. Ci sono arrivata tempo dopo, quando entrai nella sua stanza quando lui non c'era. Ci trovai una stella a cinque punte sul pavimento, incenso, candele nere. E un oggetto tondo al muro che rappresentava quello che per gli egizi era il simbolo di Ra. Volevo cercare di scoprire altro, ma lui…beh sopraggiunse, e non prese bene la mia intrusione. Ricordo che mi prese per i capelli, e mi disse che se volevo davvero bene a Liam, Meredith e Camille non avrei detto una parola, altrimenti loro sarebbero finiti male e anch'io. Ma come ho detto, per Liam ero un libro aperto. Disse quel che pensava a Meredith, e mi costrinsero insieme a vuotare il sacco. Merry da quella strega in gamba che era cominciò a fare ricerche, ma purtroppo non ne venne mai a capo."

"Perché? Ah, già. Darla. Angelus."

"Quando mi risvegliai tornai a prendere quel che mi aveva lasciato. E in seguito capii perché quell'uomo era così. Il vero Roger Raines era morto in un canale di Londra dopo essere stato rapinato, e prima che io lo incontrassi. Il demone di cui stiamo parlando prese il suo posto e mi trascinò in Irlanda perché sapeva che…diavolo, sapeva che facevo parte del destino di Angelus, e voleva che tutto andasse come stabilito. Era già tutto scritto, mancavano solo gli interpreti principali. Ero convinta che tutto fosse finito quando Angelus lo aveva ammazzato. E invece eccolo qua."

Giles era rimasto allibito nel sentire quella storia, ma anche se non voleva crederle sapeva che la ragazza davanti a lui non aveva mai mentito. E se Sarah era disposta a difenderla a spada tratta ci doveva essere un ottimo motivo.

"So che è peggio di un calcio in pieno viso, ma non esistono modi facili per dirlo."

"Avrò bisogno di un po' di tempo per farci l'abitudine. Margareth, tocca a te. Cosa sai di Benedict?"

"Che è un vampiro, e che è mio padre."

Aelis e Giles si erano voltati verso di lei con gli occhi spalancati, mentre Meg abbassava gli occhi e si torceva le mani. Aveva provato quel discorso con Spike un centinaio di volte, ma le parole sembravano non voler uscire.

Aelis che le era vicino si accorse che le mani le stavano tremando, e le strinse tra le sue.

"Forza. Ti sentirai meglio quando ti sarai tolta dallo stomaco quel macigno. "

Meg si fece coraggio, e iniziò a raccontare.

"La storia dei miei si potrebbe ricondurre a quella di Buffy e Angel, solo che lui era cattivo fin dall'inizio e progettava di rendere come lui mia madre. Quando se ne accorse, mia madre cambiò nome, città, e cercò di scappare lontano da lui. Aveva un ottimo motivo per farlo: me. Però aveva sottovalutato quanti vampiri ci fossero in tutti gli Stati Uniti. Era bastato il passaparola per far sapere a tutti di lei. Fu torchiando un vampiro per ottenere informazioni che Kelly, la Cacciatrice di quel periodo, la conobbe. La portò ancora più lontano, e la nascose per il tempo che rimaneva. Non le aveva nascosto ciò che sarei potuta essere e diventare, ma lei non aveva paura. La notte che venni al mondo, mio padre ci trovò. Non sapeva delle condizioni di mia madre, ma non se ne crucciò più di tanto. La uccise, promettendole che presto avrei fatto la sua stessa fine, e poi si mise a caccia di Kelly. Kelly mi portò dalla sua Osservatrice. La donna aveva già una figlia, Megan, e sapeva come occuparsi di me. Piuttosto che dire dove mi trovavo Kelly si lasciò uccidere, e Leah DeWitt, spaventata, mi nascose in un collegio in Canada. Quando tornai in America, a New York, feci finalmente la conoscenza della mia nuova famiglia. Leah mi aveva raccontato perché ero vissuta tanto lontana, ma considerato che non avevo mai visto nessun altro a parte lei avevo deciso che, comunque, lei era mia madre. E neanche una settimana dopo, Victor venne a farmi visita. Solo per parlare. Mi disse la sua versione dei fatti e quasi m'implorò di venire via con lui. Era la prima volta che lo vedevo, ma pensate quel che volete, nonostante i suoi modi gentili ero terrorizzata a morte da lui. Lui sparì in seguito al mio secco rifiuto, e un mese dopo i miei amici americani e in Canada cominciarono a sparire. Un incidente, una morte durante un campeggio, o una nuotata in un lago…dovette arrivare a Megan e a mia madre perché capissi che era lui. Vivi e dimentica la tua parte mortale, o muori come Meg Dupret, tua madre, era questo l'ultimatum. Io nel frattempo ero diventata una Cacciatrice, e avevo deciso di sotterrare il demone in me. Ma come potevo? Era lì che risiedeva la mia forza. Venni qui decisa a lasciarmi alle spalle l'incubo di mio padre, e finii quasi uccisa da Angelus. Il demone dentro di lui era molto simile al mio, e questo mi terrorizzava a morte, anche perché da quel momento aveva iniziato a lottare per riemergere. Io non so più chi sono o cosa fare, ma se non faccio qualcosa in fretta impazzirò."

"Ragazze…è inutile dire che vi staranno addosso. Almeno a grandi linee dovete parlarne."

"E io che pensavo che fosse finita. Non finirà mai invece. "

"Finirà molto presto, invece. Tra una manciata di giorni. "

"Oh che gioia" disse Aelis, alzandosi. " Vado a prendermi una sbronza. Credo di aver bisogno di qualcosa di forte."

"Sono le nove del mattino. "

"Motivo in più per farlo. Prima avrò un mal di testa dopo sbornia, prima mi dimenticerò di quell’uomo e meglio starò."

Margareth invece aveva optato per una caccia di nascondigli di vampiri, visto che detestava bere.

Giles le guardò andar via, chiedendosi se mai avrebbero superato quei loro problemi.

 

Aelis non aveva fatto che qualche passo, che due uomini vestiti con un saio nero le si avvicinarono, spuntando dall'oscurità di un vicolo e impedendole di scappare.

"Elizabeth McGrath?"

"Spiacente, sbagliato persona. Vi dispiace lasciarmi passare?"

"Siete voi, invece. Il tempo è traditore per un'immortale, non fa cambiare il suo aspetto."

"Che volete da me?"

"Non lo immaginate, Cacciatrice?"

"Addolorata di deludervi, ho altri piani e non vi coinvolgono. Dite al mio demoniaco ex Osservatore di fare di meglio."

Aveva fatto per spingere da parte uno dei due monaci, quando si ritrovò contro un muro del vicolo, con una lama a qualche centimetro dal collo.

"A differenza di quegli stolti del Consiglio, sappiamo molto bene come levarvi di mezzo. La testa deve essere staccata dal resto del corpo, giusto? È così che voi e la vostra gente morite. A voi la scelta, madamigella."

Aelis fissava la lama della spada. Un solo movimento della mano dell'uomo avrebbe posto fine alla sua esistenza senza troppi problemi. C'era un filo sottile a dividere la vita dalla morte, e in quel caso, pensò l'immortale, era proprio il filo di quella spada.

"Non posso rifiutare un così cortese invito."

 

Mentre la portavano via sotto la minaccia della spada, Aelis lasciò cadere di nascosto dalla tasca un oggetto che aveva sempre con sé e da cui non osava separarsi, il rosario di sua madre. Sapeva che Sarah aveva ormai l'abitudine di venire tutte le mattine dall'Osservatore per discutere oltre dell'imminente Apocalisse anche di altri testi. Quel messaggio la sua amica lo avrebbe capito.

 

La condussero per tunnel sotterranei e immersi nella quasi totale oscurità, fino a quando una grande luce alla fine dell'ultimo quasi la accecò. Appena i suoi occhi si furono riabituati alla luce, capì che la grande luce in realtà era una sala circolare e molto ampia, talmente piena di candele che sembrava di trovarsi alla luce del sole. C'era un lago sotterraneo, dalle acque color piombo, e dalle altre pareti di roccia cadevano sottili rigagnoli d'acqua destinati ad alimentarlo. I due monaci erano spariti lasciandola sola nella sua esplorazione, ed era stato un leggero rumore in quel silenzio a farle scoprire di non essere l'unica lì contro la sua volontà. Dietro uno spuntone di roccia, c'erano due ragazzi semi svenuti e incatenati, e ridotti parecchio male. Se avesse avuto la certezza assoluta che il padrone di casa non arrivasse in cinque minuti avrebbe cercato di fare qualcosa, ma il riecheggiare del rumore dei passi le fece cambiare idea.

"Elizabeth."

Aelis si voltò, ricordava bene a chi apparteneva quella voce cavernosa. Era rimasto uguale a come lo ricordava, calvo, ossuto da far impressione, con quegli occhi incavati che ora la stavano fissando. Le uniche cose diverse erano gli abiti cerimoniali, e il guanto di ferro che portava ad una mano. E anche che ora non celava più l'odio nei suoi riguardi

"Ah, se gli sguardi potessero uccidere…Com'è che ti devo chiamare? Col nome di quel poveraccio che hai ucciso? O col tuo nome demoniaco?"

"Non ha la minima importanza, Elizabeth. Ai morti non serve sapere come chiamarmi."

"Scommettiamo?"

Non l'avesse mai detto. Il demone si era spostato in un batter d'occhio accanto a lei e l'aveva colpita allo stomaco con un pugno del suo guanto di ferro. Era caduta a terra senza fiato, contorcendosi dal dolore, mentre il demone torreggiava su di lei.

"Splendida arma, non trovi anche tu?" disse tirandole un calcio dove l'aveva appena colpita. "E sai cosa la rende tanto potente? La magia. La stessa che ti ho rubato secoli orsono. Che paradosso, non credi, che la tua magia ora ti ucciderà…"

Dal guanto era uscita una lama, e con la punta la faceva scorrere sul collo della donna. Aelis per la seconda volta in vita sua era terrorizzata a morte, ma continuava a fissarlo negli occhi con la sua solita aria di sfida. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di implorarlo.

Dopo essersi divertito, la sollevò in piedi e la mandò contro un sasso.

"Adesso basta giocare. Addio, Elizabeth."

La lama di quell'arma le sfiorava la nuca, poi sentì lo spostamento d'aria che indicava che la spada era alta sopra di lei...

 

Quando Aelis riaprì gli occhi, si accorse di essere incatenata alla stessa parete dei ragazzi. Con una punta di vergogna si rese conto di essere svenuta dalla paura di finire decapitata, ma a quanto sembrava il suo aguzzino ci aveva ripensato. Il perché però le sfuggiva. Accanto a lei c’era un ragazzo biondo, conciato meno peggio del suo compagno, che la guardava con curiosità nonostante gli occhi pesti e tutto il resto.

“Chi sei?”

“Aelis. Tu?”

“Riley. Perché sei qui?”

“Se sei legato a Buffy, è lo stesso motivo per tutti e due. Che ha fatto il tuo amico?”

Riley girò la faccia per guardare David, privo di conoscenza. “C’è un altro demone. Lo ha pestato e torturato, ma non ne so il motivo.”

“Io non so perché sono ancora viva.”

“L’uomo che hai chiamato Raines stava per decapitarti, quando ha improvvisamente alzato lo sguardo e si è fermato. Qualcuno gli ha ordinato di non farlo.”

“Vorrei sapere chi…” ma un rumore di passi la rese silenziosa. Il suo Osservatore era di nuovo nella grotta, e lo spettacolo di lei incatenata sembrava divertirlo un mondo.

“Ecco come avrei dovuto trattarti fin da subito.”

“Ringrazia che le catene sono robuste.”

“Oh, che paura. Guardami, sto tremando.”

“A quanto pare il tuo amico non mi vuole morta. Spiacente, trovati qualcun’altra, Occhio di Ra.”

Raines sorrise, divertito dalla visibile ostilità della sua ex allieva “Occhio di Ra…no, Lizzie, così proprio non ci siamo. Hai sempre scavato per capire a fondo chi fossero i tuoi bersagli, ma ora stai confondendo la persona che cerchi con un suo semplice emissario.”

“Un emissario…No, stai mentendo. Le mie carte non mi hanno mai mentito!”

“Ah, già. Le carte. Il potere di leggere il futuro attraverso i tarocchi, l’unico potere che non ti sono riuscito a portare via. Le carte non ti hanno mentito, ti hanno solo indicato la persona sbagliata.”

“Ma non l’hanno indicata a me.”

Raines si guardò intorno, cercando di capire chi avesse parlato, ma non riusciva a scorgere nessuno. Poi, ad un tratto, una folata di vento spense tutte le candele. Aelis e gli altri cercavano di vedere attraverso quell’improvvisa oscurità, ma tutto quello che riuscivano a sentire era il rumore di due spade che si incrociavano. Un urlo e il rumore di una caduta in acqua posero fine al combattimento, dopodiché il misterioso guerriero si avvicinò ad Aelis, e dopo averla colpita alla nuca per farle perdere conoscenza la sciolse dalle catene e la portò via con sé.

 

La prima cosa che vide da sveglia fu il rosario di sua madre, che una mano teneva sospesa sopra il suo viso. Aelis si voltò di lato, e si accorse che accanto a lei c’era Graham.

“Ma che faresti senza di me a tirarti fuori dai casini?”

“Dove sono?”

“Sei a casa di Angel. Ora vado a dirgli che ti sei svegliata, era molto preoccupato per te.”

“Che ne è stato di Raines?”

“Gli ho dato una bella lezione, ma non l’ho ucciso. Quello è un onore che spetta a te.”

“Ha detto che ho sbagliato. Ma se è così, allora chi è il nostro nemico? Chi?”

“Non ti scervellare, ora devi solo riposarti. Quel guanto di ferro è tutto fuorché un’arma da sottovalutare. Resta a letto almeno qualche ora, d’accordo?” disse mettendole il rosario intorno al collo, e tirandola vicino a lui per baciarla.

“D’accordo. Graham?”

“Sì?”

“Sparirai come tuo solito?”

“Non lo so ancora.”

L’uomo uscì dalla stanza di Aelis, e si recò da Angel, che seduto in poltrona fissava il vuoto.

“Si è svegliata, Angel, ma se fossi in te la farei stare a letto. L’hai sentito anche tu Patrick riguardo l’emorragia interna, e non può rischiare.”

“Ho capito, Graham. Rimani nei dintorni?”

“Non lo so ancora, ma se ci sarà bisogno di me sarò qui. Abbi cura di lei.”

“Aspetta. Vorrei chiederti una cosa.”

Graham sorrise, sembrava divertito dall’espressione di Angel. “Credo di sapere cosa, ma chiedi pure.”

“La ami?”

“Certo. Da prima di quanto pensi.”

“Non glielo dimostri, però. Eri preoccupato quasi quanto me, e nel momento in cui si è svegliata le hai fatto sapere che te ne forse saresti andato.”

“La storia tra me e Aelis riguarda solo me e Aelis.”

“Sto solo dicendo che ha già sofferto abbastanza, e che non voglio che soffra ancora.”

“Sono felice che tu e lei abbiate appianato le vostre divergenze, e che tu sia così attento nei suoi riguardi. Aveva bisogno di te, anche se non l’avrebbe mai ammesso. Eri stato un punto troppo importante della sua vita perché ti potesse cancellare. Neanch’io voglio che soffra, ma è quello che succederà se io e lei andiamo oltre in questa storia. Non hai idea di cosa ci potrebbero fare.”

“Conosco i metodi del Consiglio.”

“Spiacente, non li conosci affatto. Se pensi che quello che volevano fare a Faith qui fosse, per usare un eufemismo, non molto piacevole, non hai proprio idea di cosa l’avrebbe aspettata in Inghilterra. Da lì non si torna vivi, e chi ci riesce ha desiderato non aver avuto questa fortuna.”

“Che conti di fare?”

“Occupati di lei, Angel” disse uscendo. “Questi demoni che giocano con la sua vita potrebbero decidere improvvisamente che il gioco non è più divertente.”

 

“E così ti ha impedito di ucciderla. Veramente strano.”

“Victor, tu che ne pensi?”

“Cosa penso di Aelis? Che ti seppellirà.”

“No. Cosa ne pensi di lei.

“Che faresti bene a non contraddirla, vecchio mio. Una con la sua reputazione è meglio averla per amica piuttosto che per nemica.”

“Allora, quanto manca all’eclissi?”

“Poco. Tra pochi giorni sarà tutto finito e la nostra bella signora avrà la sua vendetta.”

 

Ancora nessuna notizia da Riley. Adesso basta, si disse, e a costo di sembrare molesta tornò per l’ennesima volta da Graham e Forrest per sapere se loro ne sapevano qualcosa. Forrest le sbatté direttamente la porta in faccia, Graham invece l’invitò ad entrare nella sua stanza per cercare di calmarla, Riley forse aveva avuto un incarico dalla Walsh che loro ignoravano, o da qualcun altro più in alto, e che magari non poteva contattarla.

A questo Buffy non aveva proprio pensato. Ringraziò il ragazzo, e uscì alla ricerca di Maggie Walsh nella speranza che almeno lei potesse darle notizie del suo fidanzato. Non aveva ore di lezione, quindi decise di provare direttamente all’Iniziativa.

La trovò alla tastiera del computer del suo ufficio, mentre consultava delle pagine scannerizzate. Quello che riuscì a vedere prima che lei si accorgesse della sua presenza e facesse sparire il file le diede l’impressione di sapere cosa stesse visionando, ma non ricordava dove e cosa fosse.

“Buffy. Posso fare qualcosa per te?”

“Lo spero. Sono preoccupata per Riley, non lo vedo da giorni, e volevo sapere se lei sa che cosa succede.”

“Riley è uscito in missione. Starà fuori ancora per una decina di giorni circa.”

“Aveva una brutta influenza.”

“Quando è venuto da me, stava benissimo.”

“Fra una decina di giorni, ha detto che torna?”

La donna sorrise rassicurante “Lo spedirò da te appena torna. Così potrai digli qualcosina su come le fidanzate vadano avvisate sulle partenze improvvise.”

“D’accordo. La ringrazio.”

La donna la osservò prendere l’ascensore e sparire dalla sua vista. La sua espressione mutò di colpo, diventando carica d’odio e di risentimento.

“Mocciosa invadente” sibilò tra i denti, attenta che nessuno la sentisse “ho altri progetti per Riley, e tu non vi rientrerai ancora per molto, te lo assicuro.”

 

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