PROPHECY
Di
Jade
Giles
si era svegliato con la testa poggiata su un libro per la nona volta
consecutiva. Era rimasto di nuovo alzato a studiare quel maledetto Codice che
Angel gli aveva portato anni prima, e dove aveva scoperto quella profezia sulla
morte di Buffy. Una profezia che fortunatamente non si era avverata, ma quella
che aveva sottomano…
Basta,
doveva parlarne anche agli altri, non importava se lo avrebbero odiato per la
sveglia alle tre di mattina.
Buffy
era appena tornata da una ronda al cimitero, e sentito il messaggio che Giles
aveva lasciato era corsa subito, dopo aver avvisato anche Willow e Xander. Gli unici
due membri della squadra che non fossero a letto con l'influenza. Anche Riley
si era aggiunto alla schiera, con gran dispiacere di Buffy, ma non le importava
perché tanto il giorno dopo non aveva lezione e sarebbe potuta andare da lui a
fargli da infermiera. Peccato che il destino avesse incombenze più gravi in
serbo per lei.
"Grazie
di essere venuti, ragazzi. Scusate l'ora."
"Si
figuri, tanto io ero appena tornata dal cimitero…" poi Buffy gettò
un'occhiata anche agli altri due "…ma questo vale solo per me, vero?"
"Ho
appena terminato la traduzione completa del Codice."
"Quel
testo che aveva predetto la mia morte?"
"Sì.
Ho trovato un'altra profezia, se possibile ancora peggio della
precedente."
"Parli."
'
Passati sette mesi dal giorno in cui gli astri si fermarono a osservare
l'umanità, l'Inferno ritornerà sulla terra, e
"E
quando…?" domandò Willow.
"Fra
un mese esatto. L'allineamento dei pianeti è stato a maggio, ricordate?"
"Cosa
aspettava a dircelo, Giles?
"Volevo
esserne certo, Buffy. Comunque, il libro dà anche delle indicazioni su questi Eletti,
e credo di aver trovato qualcuno. Ti ricordi la slayer che è venuta qui anni
fa, com'è che si chiamava…?"
"Margareth."
"Sì,
lei. Non ho dubbi, Margareth è una di loro. Mi sono informato su di lei, e
tutto quello che ha detto sulla sua famiglia è vero. Ha ereditato dal padre il
lato demoniaco del vampiro, che però convive con la natura mezzo umana della
madre e la sua di slayer. Lei è
È
Spike."
"Che
cosa?!" esclamarono le due ragazze all'unisono.
"Il
testo è chiaro, proprio di lui si parla."
"E
chi altro? Insomma, altre brutte sorprese?"
"Devo
finire di interpretare le indicazioni. Non mi ci vorrà molto."
"Lo
spero. Questa sedia è tutto fuorché comoda!" esclamò una voce di donna da
un angolo della stanza. Fino a quel momento nessuno si era accorto della sua
presenza. La donna si alzo, e camminando lentamente si mise di fronte a Giles.
"Dovrebbe
controllare meglio la sua serratura, signor Osservatore. Per forzarla non ci ho
messo neanche un minuto, e non ho dovuto fare particolarmente baccano. Oppure è
lei ad avere il sonno pesante!
"Chi
sei?"
"Andiamo,
Giles, mi guardi bene in faccia. Se sa di Angelus, allora sa anche chi sono
io."
E
questo bastò a Buffy per ricordare dove aveva già visto quegli occhi, quel
viso. La dottoressa che l'aveva curata quando per colpa di quella ferita aveva
rischiato una notte di morire tra le braccia di Angelus. La slayer un tempo
innamorata di Angel, quando lui era ancora un mortale di nome Liam. Elizabeth
Aelis Mc Grath.
"Liz?"
"Sì,
Buffy. Proprio io."
Nello
stesso momento a San Diego, Sarah si stava bevendo una tazza di tè guardando
l'oceano fuori dalla finestra. Se qualcuno fosse venuto nel convento gallese dove
nel 1223 stava per prendere i voti, e le avesse detto che sarebbe diventata una
slayer, sarebbe morta di peste tre anni dopo, sarebbe risorta come immortale e
sarebbe arrivata all'età di 778 anni, avrebbe infranto le regole del suo ordine
e sarebbe scoppiata a ridere. E invece…
Sentì
la serratura della porta scattare, e dal suono dedusse che Patrick era
arrivato.
Sarah
senza muoversi dalla sua posizione gli tirò un'occhiata distratta, come per
domandarsi che ci facesse lui lì "Ah. Ciao."
"Ti
prego, Sarah, la tua gioia nel vedermi mi fa arrossire…che c'è?"
"Odio
quando Lis ci azzecca con i tarocchi, ecco tutto. Di solito capitano guai a non
finire."
"Ma
l'ultima volta ci hanno salvato la vita. Abbiamo lasciato New York appena in
tempo, non lo dimenticare."
"Uno
a zero per te, allora. Dimenticavo, Aelis vorrebbe che noi, meglio, che io
andassi da uno di questi eletti di cui parla la profezia. L'angelo
caduto."
"Che
sai di lui?"
"Tesoro,
i nomi Liam o Angel ti ricordano niente?"
"Misericordia."
"Io
ho esclamato qualcosa di peggio. Vive a Los Angeles, e considerato che lei non
lo vuole vedere andrò io. Poi si partirà alla volta della Boca del Infierno, in
questo secolo conosciuta come Sunnydale."
"LA?
Era uno dei motivi per cui siamo andati a New York. I vampiri di laggiù non ci
amavano di certo. Due cacciatrici e un Osservatore, tutti e tre immortali, non
passano inosservati."
"Mi
prepareranno un bel comitato di benvenuto."
"Vorrà
dire che ne prepareranno uno anche per me. Non ti lascio andare da sola."
Giles
non aveva perso tempo, e aveva cominciato a sommergere la sua misteriosa ospite
di domande. Non riusciva a capacitarsi di sapere così poco sul popolo degli
immortali che abitava il mondo da millenni. Lo stesso Concilio non sapeva se
temerli o proteggerli.
"Elizabeth
McGrath…sì, ora ricordo. La slayer che era in Irlanda quando Darla ha creato
Angelus…"
"E
che è morta per mano sua. Ora però il mio nome è Aelis, signor Giles, l'ho
cambiato quando mi sono risvegliata."
"Ah,
già, è così che succede."
"Guardi
che non deve aver paura di me. Non mordo mica."
"Giles,
è lei che mi ha salvato quella volta. Ricorda? Una dottoressa comparsa dal
niente mi ha portato in ospedale e curato, salvo poi sparire nel nulla"
gli disse Buffy. Gli occhi dell'Osservatore si illuminarono di gratitudine, e
questo bastò a Aelis per capire che quell'uomo teneva a Buffy come se fosse sua
figlia. Quasi non ci credeva che fosse imparentato con quel bastardo del suo
Osservatore. L'unica cosa buona che Angelus aveva fatto per lei era stata levarglielo
dai piedi. Tutte le sue regole avevano finito per far crescere in lei solo un
odio radicato e profondo, e non osava pensare a cosa avrebbe potuto fare se
invece fosse sopravvissuto…
"Hai
studiato medicina?"
"Cosa?
Ah, sì, medicina. In 244 anni ho fatto un mucchio di cose. Caccia ai vampiri
compresa, come un amico di Angel sa molto bene" disse ridacchiando.
"Ti
riferisci a Spike di sicuro. Perché ridi?"
Aelis
indicò l'entrata della casa, e Buffy andò a vedere. C'era Spike, legato come un
salame e imbavagliato, che cercava di liberarsi in tutte le maniere possibili.
"Leggendo
le carte ho visto che era uno degli interessati, e immaginavo sarebbe stato
recalcitrante a venire. Ho usato la mia forza di persuasione…" spiegò a
Buffy, che continuava a spostare lo sguardo da lei a Spike, con una voglia
matta di mettersi a ridere anche lei.
"Senza
dubbio."
Aelis
si chinò sul vampiro, e gli tolse lo straccio che gli aveva ficcato in bocca
"Ciao William. Piaciuto il viaggetto nel mio bagagliaio?"
"Tu…tu
sei stata la mia persecuzione! Che diavolo vuoi, maledetta bionda?"
"Ci
serve il tuo aiuto per salvare il mondo."
"Non
credo la faccenda mi interessi."
"Credimi,
ti interesserà più di quanto immagini."
Margareth
si era appena svegliata di colpo, e dopo aver guardato la sveglia decise di
alzarsi ugualmente. Era riuscita a dormire tre ore di fila, stava migliorando.
Gettò un'occhiata all'altro lato del letto e sospirò profondamente. Mai una
volta che David si prendesse la briga di dirle dove andava, o di lasciarle un
biglietto. A volte era così silenzioso che neanche si accorgeva di quando se ne
andava. Ma a volte anche lei prendeva e spariva per giorni, quindi non aveva il
diritto di arrabbiarsi. Andata in soggiorno, cominciò a raccogliere i libri di
scuola che aveva lasciato sul divano e sul tavolo, e gettò uno sguardo
distratto alla segreteria telefonica. Che stupida, non l'aveva nemmeno
ascoltata al ritorno del cimitero.
Dopo
averla ascoltata, quasi rimpianse di averlo fatto. Era Giles, che le chiedeva
parecchio insistentemente di venire a Sunnydale perché doveva parlare a
proposito di qualcosa di molto importante e non voleva farlo per telefono.
Meg
chiuse gli occhi. (Oddio, lo sapevo, lo sapevo…) Prima di avere il tempo di
cambiare idea, mise in una borsa un po' di vestiti e dopo aver lasciato un
appunto al suo ragazzo, andò all'aeroporto. L'ultima volta che era stata a
Sunnydale aveva rivisto Spike, con cui aveva stabilito il primo rapporto quasi
stabile con un altro essere vivente a parte il suo gatto, era stata quasi
ammazzata da Angelus e aveva dovuto sbattere la testa su quello che aveva
sempre voluto ignorare. Non era una semplice mortale, non lo sarebbe mai stata.
La cosa che più le bruciava era che al Concilio lo avevano sempre saputo, forse
anche sua madre ne era al corrente. Basta, doveva smettere di pensare a tutta
quella faccenda. Quello che era già successo, lei non poteva mutarlo…
Sarah
e Patrick erano arrivati a Los Angeles da poco, e subito la voce si era sparsa.
Aveva proprio ragione il ragazzo di Sarah, in città si ricordavano tutti di
loro due. Mentre Patrick stava sistemandone uno, le gridò di andare da Angel,
che se la sarebbe sbrigata lui e che l'avrebbe raggiunta a Sunnydale. Tanto
cosa potevano fargli? Ucciderlo una seconda volta?
Sarah
si allontanò correndo da quella strada, cercando di ricordare dove Aelis le
aveva detto che lavorava Angel. In un vecchio hotel abbandonato, le sembrava.
Quando poi lo vide rientrare insieme a delle altre persone, si convinse che era
arrivata al posto giusto. Entrò senza far rumore, tutto era silenzioso, e si
diresse verso un ufficio dove filtrava un po' di luce.
"Ehi,
tu, dove pensi di andare?" tuonò Cordelia, facendo sobbalzare Sarah.
"Non
mi arrivare mai più alle spalle!" esclamò lei girandosi di scatto, e
facendo venire a Cordy i capelli bianchi.
"Vattene
di qua, Drusilla!" disse brandendo una croce e sbattendogliela in faccia.
"Potresti
levarmela di torno?" sbuffò Sarah " Non mi piace che mi si agitino
cose in faccia."
"E
a me non piace tutto questo baccano. Cordelia, che succede?" esclamò Angel
uscendo dal suo ufficio.
Anche
lui sbiancò in faccia vedendo Sarah, che si affrettò a dire che non era
Drusilla, chiunque essa sia.
"Mi
presento, Sarah Douglas. Tu sei Angel, giusto?"
"Cosa
posso fare per te?"
"Puoi
venire con me. A Sunnydale. Ora non venirmi a raccontare tutte le scuse del
mondo, non me le bevo. So tutta la storia."
"Cosa
c'è di tanto importante?"
"La
fine del mondo. È una delle cose che classifichi importanti? Siete in sei,
tutti legati a questa profezia: tu, Buffy, Margareth, Spike, una persona che
non conosco e Aelis."
"Aelis?"
"La
conoscevi molto bene, due secoli fa. Ma credo tu la ricordi come
Elizabeth."
"Oh
mio Dio."
"Eh
già. Abbiamo solo un mese di tempo, quindi è meglio muoversi. Sei d'accordo con
me?"
Angel
prese dal suo ufficio una borsa che teneva là per i viaggi d'emergenza e uscì
di corsa insieme a Sarah, lasciando Cordelia sola e più confusa che mai
"Ehi, ma che diavolo sta succedendo?" urlò loro, ma ormai erano
distanti.
Il
volo di Margareth atterrò a Los Angeles verso le sette, e appena riaccese il
cellulare cominciò a squillare.
"Pronto?"
"A
che ti serve un cellulare se lo tieni spento?"
"Ero
sull'aereo, non potevo. È preoccupazione quella che sento nella sua voce,
signor Osservatore?"
"Ti
ho già mandato al diavolo questa settimana?"
"Dieci
volte."
"Undici
con questa, Meg."
"David,
se vuoi dirmi qualcosa muoviti a farlo."
"Fa
molta attenzione. Solo questo."
Meg
sorrise. David poteva anche recitare la parte dell'Osservatore pezzo di
ghiaccio ligio al dovere con tutti, ma non riusciva a fingere con lei.
"Le
stesse cose che mi ripeteva anche Spike. Ma mi ritenete così indifesa?"
"Me
l'hai dimostrato l'ultima volta che ci siamo allenati quanto sei
indifesa."
"Ti
chiamo io. Ti voglio bene."
"Ciao."
Margareth
recuperò il bagaglio e prese l'autobus. Parlare con David le aveva risollevato
il morale. All'inizio quando le avevano detto che avrebbe avuto un nuovo
Osservatore aveva avuto i brividi. Se l'era immaginato come uno noioso e anziano,
che le avrebbe reso la vita impossibile. Sapere che il suo nuovo Osservatore
aveva solo due anni più di lei era stata una bella sorpresa, scoprire che poi
avevano tante cose in comune era stato un piacere insperato…
A
casa del signor Giles l'atmosfera era delle più tese. Aelis guardava in
cagnesco Angel, Buffy guardava altrettanto male Spike e tutti e tre si
domandavano che cosa stava succedendo con esattezza. Giles aveva avuto da Aelis
la traduzione della parte mancante della profezia, e la spiegazione del perché
aveva mandato la sua amica a prendere Angel. Ora, insieme a Sarah,
l'Osservatore stava cercando di capire chi fosse l'ultimo tassello del puzzle.
"Lo
Spirito…lo spirito di chi? La profezia non dovrebbe perlomeno darci un
indizio?"
"Chi
scriveva questo genere di testi, Sarah, si preoccupava che fossero
comprensibili solo alle persone degne…" spiegò l'uomo pulendosi gli
occhiali.
"In
altre parole non lo sa neanche lei, e la risposta all'altra mia domanda è no,
eh? Lis, hai i tarocchi sottomano?"
"Sì,
sempre. Perché?"
"Prova
a vedere se riesci a scoprire chi sia questo Spirito."
Aelis
mescolò il mazzo di carte sotto gli occhi scettici di tutti i presenti eccetto
Sarah, e cominciò a disporle sul tavolo del salotto.
"Allora…
l'Imperatrice, è una donna. Lo Specchio, indica che chiunque sia è uguale e
opposto a uno di noi. L'Eremita, indica un essere solitario e chiuso."
Rimaneva
una carta, e la girò quasi con paura "
Buffy
fissò la carta. Una donna, solitaria e chiusa, di carattere uguale e opposto ad
uno dei presenti, che era una slayer malvagia. Solo un nome le veniva in mente.
Venetia.
"Venetia Hargrove. È l'unica persona che
mi viene in mente e che risponda a questa descrizione" disse buffy
scurendosi in volto. Non aveva dimenticato quello che aveva passato per colpa
di quella biondina.
"Venetia?
Chi è?"
"È
la mia gemella astrale, ed era venuta qui con l'ordine di uccidermi. Il
concilio l'ha deportata in Inghilterra e imprigionata, ma se si parla di uno
spirito allora dev'essere morta."
"Il
concilio non va mai per il sottile riguardo certe persone, lo so per esperienza"
disse Aelis. "D'accordo, ora sappiamo chi è e che è morta. Come la
riportiamo in questo mondo? Qualcuno qui s'intende di stregoneria?"
Tutti
gli sguardi si voltarono verso Willow, che aveva cercato di nascondersi dietro
il divano senza però fare in tempo.
"Sei
una strega?" domandò l'immortale.
"Beh,
sì…cioè, no. Insomma, forse, non lo so…non ancora perlomeno."
"Che
magie hai già fatto?"
"Piccole
cose, niente di portata così grande…"
"Eccetto
la mia maledizione, Willow. Sei tu ad avermi ridato l'anima" s'intromise
Angel.
"Hai
eseguito una maledizione Calderash? E la chiami una piccola cosa? Tesoro, non
essere modesta, se hai sopportato la forza di quell'incantesimo puoi riuscire a
fare qualsiasi cosa. Anche riportare indietro qualcuno dall'Inferno."
"Dobbiamo
esserci tutti per fare questa magia. Aspettiamo Margareth, poi al tramonto
faremo la magia. Così avrò anche il tempo di studiare l'incantesimo."
Il
campanello suonò in quell'istante, e poi sentirono la porta aprirsi, e dei
passi risuonare nell'entrata. Meg appoggiò il borsone a terra, e salutò i
presenti "Scusate il ritardo."
"Non
ti sei persa niente, Margareth. Pensa un po', parlavamo giusto di te. Parla
della slayer e spunta il paletto…" la prese in girò Spike, legato alla
sedia.
Margareth
gli si avvicinò, e gli tirò un pugno in testa "Tu serio mai, eh? Giles,
Buffy, potete anche liberarlo. Basto io a tenere d'occhio questo
ragazzaccio" e senza neanche aspettare il loro consenso tagliò le corde
che tenevano prigioniero il vampiro, che subito si alzò per abbracciarla.
"Sei
la mia salvatrice, Maggie."
"Vedi
di ricordartene. Che stavate dicendo di me?"
"Mancavi
solo tu. Ora possiamo pure aspettare il tramonto."
"Non
per dire ma manca parecchio, Giles."
"Allora
avrete il tempo di fare conoscenza."
Fu
una lunga, lunghissima attesa, condotta nel quasi assoluto silenzio. Aelis e
Margareth ce l'avevano a morte con Angel, Buffy e Angel odiavano Spike e
viceversa, e tutti guardavano male Giles. Sapevano bene che era colpa del testo
se loro erano lì, ma a loro serviva un capro espiatorio, e lui era perfetto. In
mezzo a questa guerra di sguardi, Sarah, Willow e Xander, che pregavano che il
tramonto arrivasse presto.
Appena
il sole scomparve all'orizzonte, il gruppo con Willow in testa andò al cimitero
per effettuare il rito, che consisteva nel creare un cerchio magico, nel
bruciare alcune erbe e nel recitare una litania in latino.
"OK,
facciamolo prima che cambi idea e corra a nascondermi sotto il letto"
sussurrò a Margareth, mentre finivano di creare il cerchio. La slayer diede
fuoco alle erbe in un piccolo braciere, e Willow, dopo aver fatto un respiro
profondo, iniziò a recitare l'incantesimo.
Subito
dal cerchio cominciò a scaturire un fumo denso e grigio che cominciò a girare
vorticosamente verso il centro, e aumentava d'intensità man mano che la giovane
strega procedeva con la magia. D'improvviso tutto cessò, lasciando una giovane
donna a terra entro i confini del simbolo, e Willow svenuta tra le braccia di
Angel.
Venetia
si alzò in piedi barcollando, e continuava a guardarsi intorno. Guardò i
presenti, cercando di ricordare se li aveva già visti, e quando vide Buffy la
memoria le ritornò di colpo.
"Ora
non venirmi a dire che devo ringraziare te per questo. Ti prego, no."
"Ciao
Venetia. Ne è passato di tempo."
"Non
abbastanza, Summers."
Aelis
e Angel erano partiti per Los Angeles, alla ricerca di un demone, che secondo
Giles portava inconsciamente dentro di sé uno dei tre simboli di cui avevano bisogno.
Aelis abbandonata sul sedile, guardava ostinatamente fuori dal finestrino
lottando per non addormentarsi, mentre Angel guidava in silenzio per
l'autostrada deserta. Ma di tutti i presenti proprio con lui doveva finire? Ma
il caso e le carte avevano decretato così, e ormai Sunnydale era lontana. Aveva
lasciato Sarah con Giles e Willow, sapeva che sarebbe stata d'aiuto, e il
sentirsi necessaria l'avrebbe aiutata a non guardare verso la porta ogni cinque
secondi, aspettando Patrick. Ripensando al suo amico, strinse forte la sua
arma, una spada lunga e sottile, e sospirò, pregando di non averlo perso
definitivamente.
"Sembra
molto antica, la tua spada."
Aelis
si riscosse dai suoi pensieri, e si voltò verso Angel.
"Lo
è" tagliò corto lei voltandosi di nuovo.
"Elizabeth,
io…"
"Allora
quella volta non mi sei stato a sentire. Elizabeth è morta, l'hai uccisa tu
duecento e passa anni fa. Sono Aelis ora."
"Non
cambia quello che sei dentro."
"Dici?
Bene, ti dirò chi era Elizabeth. Era una bambina che il Concilio aveva
strappato alla sua famiglia per farla crescere con due genitori adottivi, salvo
poi affidarla ad un uomo che avrebbe dovuto proteggerla e insegnarle a vivere,
ma che invece di sei se ne fregava, perché era convinto che la sua dote di
leggere il futuro e il suo aspetto provenissero dall'Inferno. Che la picchiava
e umiliava ogni volta che gli era possibile. Un bel giorno, Elizabeth incontrò
un giovane, alto, bello, al bando della società come lo era lei. Ma l'amore che
c'era tra loro fu la rovina per lei, perché la uccise. E nel momento in cui
riaprì gli occhi, giurò a sé stessa che mai avrebbe commesso di nuovo lo stesso
errore. E quel giorno arrivai io."
Aelis
si era raggomitolata sul sedile, il viso voltato e nascosto agli sguardi di
Angel. La rabbia aveva ceduto il posto alle lacrime, che silenziosamente le
bagnavano il viso e il collo del maglione. Ricordare quella vecchia storia le
faceva ancora troppo male, e quelle lacrime sulle guance sembravano come di
fuoco. Nessuno mi vedrà più piangere, è una soddisfazione che non darò più a
nessuno, si ripromise. Ne aveva versate fin troppe. La donna fece un respiro
profondo, e chiuse gli occhi per cercare di riposare. Dopo un poco, complice il
rollio della macchina, Aelis cominciò ad non riuscire a tenere gli occhi
aperti, e scivolò nel sonno.
Buffy
e Venetia invece erano dirette a San Francisco, una città sconosciuta ad
entrambe. Mentre la seconda leggeva quanto Giles le aveva dato sulla profezia e
su cosa cercare, Buffy fingendo di dormire pensava alla sua compagna di
viaggio. Per certi versi le ricordava Faith: stesso modo di vestire, di agire,
insieme all'odio nei suoi riguardi che contraddistingueva gli ultimi incontri
che aveva avuto con lei prima che entrasse in coma. Se l'avesse chiamata B,
avrebbe giurato fosse lei. Ancora aveva davanti agli occhi lo shock di sua
madre quando era andata a casa con lei a prendere un po' di cose per il
viaggio. Joyce era preparata a demoni, vampiri, ma non ad avere davanti
l'esatta copia di sua figlia! Dalle scale, Buffy aveva sentito i tentativi
della madre di parlare con lei, tutti terminati in un silenzio glaciale. Mentre
salutava la madre, Venetia era uscita. Si era accorta poi che la guardava da
fuori mentre la madre la abbracciava, e le raccomandava di stare attenta. Cosa
c'era in quello sguardo, Buffy non ne era certa. Odio, gelosia, o forse solo
tristezza. Giles le aveva spiegato che razza di vita conducevano quel tipo di
Prescelte, e non poteva fare a meno di sentirsi dispiaciuta per lei.
Venetia
intanto aveva terminato di studiare, e anche lei aveva iniziato a studiare
Buffy. Non era quello che si aspettava, poteva dire solo quello. I suoi tutori,
il suo Osservatore, tutti le avevano dato un'idea della slayer, ma quando si
erano trovate da sole, tutte le sue certezze avevano cominciato a vacillare. Le
era stato ordinato di ucciderla, e invece ora era seduta di fianco a lei,
diretta in una città sconosciuta per cercare Dio solo sa cosa, ma necessaria
per salvare il mondo. Lo stesso mondo che le aveva regalato una vita che
odiava.
Margareth
e Spike erano invece su un aereo diretto nella Grande Mela. Nonostante le
insistenze di Spike, Meg aveva deciso di fare il volo nella stiva con lui. Il
vampiro ripensò al momento in cui Giles le aveva detto che nel cuore della sua
città c'era una seconda Bocca dell'Inferno. Meg non aveva fatto una piega,
aveva solo annuito con un mezzo sorriso. Avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere
cosa aveva fatto, e cosa le era successo in quegli anni che non si erano visti,
ma da quella volta all'aeroporto aveva giurato di non interferire più nella sua
vita. Teneva troppo a lei.
"Stai
letteralmente morendo di curiosità, quindi chiedi pure" gli disse lei,
rannicchiata sotto la coperta che si era portata dietro. La stiva aveva una
temperatura glaciale, ma se era sopravvissuta agli inverni sulla costa
atlantica poteva sopravvivere anche a quello.
"Come
è andata in questi anni?"
"È
andata. Tra la scuola e la caccia, tempo libero zero. Come al solito."
"Nessuna
novità?"
"Dopo
aver sostenuto un esame ho cambiato Osservatore."
"Che
esame?"
"Mi
hanno fatto di nascosto un'iniezione che mi ha tolto tutte le forze, poi hanno
liberato un vampiro psicopatico forse parente di Drusilla a Manhattan e mi
hanno detto di andare ad ammazzarlo. L'ho fatto, poi se mia madre e David non
me lo impedivano avrei fatto secco anche Quentin Travers, il responsabile di
questa follia…ma niente mi ha impedito di insultarlo per dieci minuti buoni, e
sai come divento quando mi arrabbio sul serio. A proposito di Dru, come sta?"
"Bene
immagino. Ci siamo piantati, anzi lei ha piantato me. Per un demone fungo,
stavolta. Ma hai mai visto un demone fungo?"
"Quasi
amorfo, viscido…sì, purtroppo posso dire di sì. Ma tanto lei se n'era sempre
fregata di te, e non vorrei dirti te l'avevo detto, ma…te l'avevo detto."
"Nuovo
Osservatore, eh? Com'è?"
"Non
palloso, simpatico, divertente, ha due anni più di me, e ci capiamo su
tutto" disse lei. Non aveva avuto il fegato di dirgli che era il suo
ragazzo, ma Spike l'aveva vista arrossire come un peperone, e questo poteva
voler dire una sola cosa.
"Ci
vai a letto?"
A
quel punto Margareth si sarebbe alzata e avrebbe pestato a sangue il suo
interlocutore fino a fargli implorare perdono per averle fatto una domanda
tanto personale, ma dato che era Spike ad avergliela fatta, si limitò ad
annuire e a nascondere la testa tra le mani, soffocando una risatina "Ora
mi dici come cavolo l'hai capito."
"Da
come me l'avevi descritto. Lo sa qualcuno?"
"Mia
madre e i miei amici, ma hanno giurato di tenere la bocca chiusa. La cosa
sarebbe un pelino proibita, e il Concilio ce la farebbe pagare cara. Le parole
usate da David sono state indescrivibile ira."
"Ma
per evitare certi coinvolgimenti l'Osservatore non doveva essere, come
dire…vecchio?"
"A
volte succede. Meglio lui che un vecchio barboso, anche se a volte si comporta
come tale e mi viene voglia di strangolarlo."
"Sa
di me?"
"Sa
quello che ha studiato, e quello che gli ho voluto dire. Ci verrà a prendere
all'aeroporto."
Aelis
aveva accettato a malincuore di essere ospite di Angel, ma aveva capito che
sarebbe stata la soluzione migliore. Appena entrati nella sua casa, si lasciò
scivolare sul divano. Quando riaprì gli occhi, si trovò davanti una tazza di
caffè e Angel. La donna cominciò a bere la bevanda fumante, senza levare gli
occhi dal vampiro.
"Aelis…"
"Non
provarci nemmeno."
"Perdonami.
Solo questo."
"È
un po' tardi per chiedere scusa. Porca miseria Angel, mi hai ucciso! Non è il
genere di cose che si dimenticano col tempo."
"Non
ero io, e tu lo sai."
"Troppo
facile dire questo, mio caro. Il caso ha voluto che ci incontrassimo di nuovo?
D'accordo. Ma questo non cambia niente."
"Ne
sei proprio sicura?"
"Io.
Te. Rapporto di lavoro. Queste parole descrivono la situazione tra di noi. Se
intendi qualcos'altro, per esempio fiducia, te la dovrai sudare perché io non
ho intenzione di semplificarti niente" disse lei alzandosi e dirigendosi
verso la finestra.
"Sai,
Angel, da quando mi sono risvegliata il mio chiodo fisso è stato farvela
pagare, a te e a quella sgualdrina di Darla. Per 150 anni non ho pensato ad
altro. Un paio di volte ti sono arrivata tanto vicina che avrei potuto
ucciderti."
"Pensavo
fossi un fantasma."
"Poi
sono capitata in Romania. Ero presente quando l'Anziana ti lanciò la maledizione.
Un po' era come se lo facesse anche per me, e non solo per la povera Marya, la
zingara che avevi ucciso."
"Eri
lì?"
"Già.
Finalmente avevo avuto la mia vendetta, quindi smisi di starti dietro e
cominciai a cercare Darla. Cercare quella vampira è l'unica cosa che mi
trascino da quella maledetta notte."
"È
morta."
"Ma
davvero? A chi devo questo piacere?"
"A
me."
Il
sorriso di Aelis si spense all'istante "Che cosa?"
"Stava
per uccidere Buffy, e io…io non potevo permetterlo."
La
donna si sedette su una sedia, e fece un paio di respiri profondi chiudendo gli
occhi "Non è possibile…non è possibile…"
"Cosa?
Che io abbia ucciso il mio sire, o che abbia impedito che uccidesse
Buffy?"
"Direi
entrambe le cose. Stammi a sentire, Los Angeles è grande, i vampiri e i demoni
tanti, il tempo poco. Avevo un'amica che si divertiva a fare un censimento ogni
anno sulla popolazione demoniaca di qua, è morta da poco e mi ha lasciato tutti
i suoi dati. Ci sono solo due corti abbastanza antiche qui, quella di Caesar e
quella di El Assam. Ce le dividiamo o devo fare tutto da sola?"
"Vuoi
attaccare una corte demoniaca da sola? Aelis è un suicidio!"
"Io
non posso morire."
"Io
sì."
"Oh.
Me l'ero scordato. Beh, io qui con le mani in mano non resto, vado a vedermela con
i primi che ho nominato. Sarah mi ha detto che hai una specie di agenzia
investigativa dell'occulto, meglio che vai a rassicurare i tuoi amichetti
mortali che sei vivo e non sei scomparso per sempre."
"Un
modo come un altro per non avermi tra i piedi, sbaglio forse?"
Aelis
però fu fuori della casa prima ancora di sentire la fine di quell'ironica
domanda.
"David!"
esclamò Meg sorridendo, e correndo incontro ad un ragazzo alto, con capelli
castani, e occhi scuri che si erano illuminati nel vedere la ragazza. Spike li
osservava con una punta di gelosia, c'era stato un periodo in cui quel sorriso
era stato solo per lui, ma ormai era perso nel passato. David strinse la
ragazza, poi cercò di riprendere la serietà di un Osservatore qual era e le
chiese com'era andata.
"Oh,
niente di che, semplicemente la fine del mondo…Scusa, non vi ho ancora
presentato. David, lui è Spike. Spike, lui è David..."
"Terrò
lo bocca chiusa su quanto vedrò e sentirò, Maggie, quindi sta tranquilla e
risparmiati di diventare di nuovo un peperone (Spero tu sappia quanto sei
fortunato, Osservatore!)"
Bastava
dare un'occhiata a quei due per capire quanto fossero sollevati, e poi David le
disse che sarebbe dovuto andare a scrivere l'ennesimo rapporto su di lei da
inviare in Inghilterra.
"Vedrò
di non essere troppo cattivo."
"Guarda
che tanto in un modo o nell'altro riesco sempre a leggere quello che scrivi,
quindi attento!" scherzò lei minacciandolo con un dito e facendolo ridere.
"Alleluia,
ci sono riuscita! Forza, fila. Non aspettarmi alzato, credo che andrò a
torchiare qualche spione di mia conoscenza con Spike e poi andrò a
caccia."
"Fa
attenzione" le sussurrò dandole un rapido bacio e poi sparendo come era
comparso.
Una
volta soli e sulla strada per uno di quei locali di vampiri, Spike cominciò a
farle il terzo grado.
"Che
sai di lui?"
"È
il mio Osservatore, è inglese, lavora come architetto."
"E
quando…?"
"Un
anno fa."
"Cos'era
la storia del 'non aspettarmi alzato'?"
"Conviviamo."
"Ah,
convivete anche?"
"Questione
di comodità, tanto ero sempre da lui a studiare e tutti nel suo palazzo erano
convinti che convivessimo secoli prima che succedesse davvero. E non fare
quella faccia. Io e te non lo abbiamo mai fatto."
"Avrei
voluto, però."
"Dru
mi ha quasi fatto uccidere solo per averti baciato, cosa credi che avrebbe
fatto se noi…?"
"Non
voglio più sentirla nominare, Meg" la interruppe Spike.
"Come
vuoi…allora parliamo della profezia" gli disse mentre entravano nel
locale, buio e pieno di fumo. Subito il barista, un ometto piccolo e nervoso cominciò
a rabbrividire appena incrociò il suo sguardo.
"Sei
conosciuta qua dentro, eh Margareth?"
"Sta
zitto, o farai scappare tutti. Spike, ti presento il secondo essere più viscido
al mondo dopo Willy di Sunnydale" esclamò di proposito a voce abbastanza alta
"Suo fratello Larry la spia!"
L'uomo
cominciò a sudare freddo, mentre Margareth lo guardava divertita con un
sorrisetto cattivo.
"Tu
ci godi a farmi morire di paura…"
"Devo
dire che mi diverte. Allora, hai qualcosa per me, Larry? Io credo proprio di sì."
"Ma
lo sai cosa mi chiedi? Se qualcuno dei capi di questi vampiri scopre che mi
sono venduto a te, hai idea di cosa mi potrebbero fare?"
"Solo
quello che ti meriti per avermi venduta a loro quando ero solo un'osservatrice.
Le cose possono essere semplici o complicate, dipende da te, ma in entrambi i
casi non farmi arrabbiare. Ho troppa voglia di pestarti…e anche il mio amico,
vero Spike?"
L'uomo
deglutì a fatica, continuando a sudare freddo e asciugandosi la fronte.
L'ultima volta che aveva provato a fregarla era finita male, e se ora ci si
metteva anche quel vampiro…Larry valutò le possibilità, e dopo aver fatto un
profondo sospiro li invitò nel retrobottega.
"Se
sono obbligata a vivere con te, Buffy, meglio fissare qualche regola"
esclamò Venetia una volta entrata con Buffy nella squallida stanza di motel,
loro casa fino a quando non avrebbero trovato quel che cercavano.
"Sono
d'accordo."
"Non
rompermi le scatole, non frugare tra la mia roba e non fare domande. Saltane
una e io faccio saltare te giù dal primo grattacielo che vedo. Tutto
chiaro?"
"Lo
stesso vale anche per te."
"Bene."
"Bene."
Cominciarono
a sistemare le loro cose in religioso silenzio, senza guardarsi negli occhi o
rivolgersi la parola. Una volta terminato, Buffy prese paletti e croci, e
chiese a Venetia se voleva venire a caccia.
"Tesoro,
mancano tre ore all'alba. Avranno già cominciato a ritornare nelle loro tane.
Io dormo. Tu fa quello che ti pare" le rispose lei, gettandosi sul letto.
Buffy riguardò il paletto nella sua mano, e dopo averlo riposto imitò Venetia
mettendosi dall'altra parte del letto che avrebbero dovuto dividere. Non era
ancora riuscita ad addormentarsi, che sentì la sua coinquilina agitarsi nel
sonno, in preda ad un incubo. Parlava in una sorta di dialetto inglese che
Buffy non riusciva a comprendere appieno, e piangeva. Quando si era risvegliata
era talmente sconvolta che aveva abbracciato Buffy d'impulso. La ragazza la
strinse, cercando di calmarla "Venetia, cos'hai?"
Appena
Venetia realizzò quel che stava facendo la allontanò all'istante e si alzò dal
letto di corsa "Niente che ti riguardi!"
"Non
conosco il dialetto che si parla nelle Highlands, ma le parole *No, per favore*
sono riuscita a comprenderle. Che è successo laggiù per spaventarti a questo
punto?"
"Non
fare domande. Lo hai scordato?"
"È
una regola stupida. Non ti rendi conto che se non abbiamo un minimo di fiducia
l'una nell'altra non riusciremo a concludere niente? E che non ce lo possiamo
permettere?"
"Non
ho chiesto io di avere una seconda possibilità di vita! Ho avuto una vita da
schifo, e questa andrà uguale. Non ho avuto uno straccio di amico in tutta la
mia vita, solo Rayne e i miei vari tutori. Se disubbidivo, facevo domande o
solo se sospiravo, ero punita a suon di frustate. Sono proprio stati bravi a
non lasciare segni visibili, peccato che quelli che mi porto dentro siano più
indelebili. E tutto questo perché io ho la tua faccia, e tu sei
"Non
è stata colpa mia."
"Davvero?
Io credo di sì."
"Non
ho scelto io di essere quello che sono, e non sono io la causa dei tuoi
problemi! Sono quelli che ti hanno convinto di questo il vero nemico! Dimmi una
cosa. Sapevi che i miei si sono lasciati e che a causa della mia attività mi
sono dovuta trasferire perché tutti mi additavano? Che ho dovuto spedire
l'unico uomo che avessi mai amato all'Inferno nell'istante in cui finalmente
l'avevo riavuto? E che sempre a causa di tutto questo l'ho perso di nuovo, e
stavolta per sempre? Immagino di no. Sbaglio?"
Venetia
continuava a fissarla. Quelle parole, il modo in cui le aveva parlato l'avevano
mandata in crisi, e afferrata la sua giacca corse fuori, correndo senza una
meta precisa. Buffy avrebbe voluto andarle dietro, ma sapeva che aveva bisogno
di fare ordine dentro di lei e di schiarirsi le idee, e che poi sarebbe
tornata. Come era successo a lei quando era scappata dopo la morte di Angel.
Venetia sbagliava, la comprendeva meglio di quanto credeva.
"Mi
stai rovinando, spero tu lo sappia Margareth!" piagnucolò Larry aprendo la
porta del retrobottega.
"Sì,
lo so. E so anche che un povero omino come te non ha altra scelta. Cambia
disco, OK? Mi stai annoiando."
"Eccoci
nel retro. Aspetta un attimo, vado a prenderti il testo che ti serve. E poi non
dire che non rispetto i patti alla perfezione."
Margareth
e Spike cominciarono a guardarsi intorno, poi si accorsero di un uomo vestito
in maniera molto stravagante che si stava avvicinando.
"Bene
bene. Larry, grazie di cuore."
"Non
dire che non rispetto i patti alla perfezione, Whistler" disse Larry chiudendo
a chiave la porta sul retro del locale, unica via d'uscita possibile.
"Larry,
piccolo verme schifoso, prega che non riesca a metterti le mani addosso!"
"Comunque
Larry se non ci riesce lei, ti troverò io!" urlò Spike contro la porta
"Ehi,
ragazzi, vi prego. Se mi ritenete quel genere di demone mi offendete"
sussurrò il demone, togliendosi il cappello e giocherellandoci un po' mentre
andava sempre più vicino a Meg.
"Chi
diavolo sei tu?"
"Dipende.
Sei tu Margareth Eleanor DeWitt, circa 20 anni, slayer, e mezza demone?"
"Sì.
Quello che però non mi spiego è questo: perché non ti ho ancora preso a calci
fino in fondo a questo vicolo per quanto mi hai appena detto?"
"Perché
ti servo, bellezza. Sei alla ricerca di una chiave, un talismano per salvare il
mondo. Cerca il demone più antico in città, la chiave è in lui. Questo è
tutto."
"Come?"
"Il
resto è compito tuo. Non è il mio lavoro risolvere la faccenda."
"Dubito
seriamente tu abbia mai svolto un altro lavoro oltre a quello dello
sputasentenze" e lo afferrò per il bavero sbattendolo contro il muro,
mentre Spike alle sue spalle mutava faccia e gli ringhiava contro in maniera
poco rassicurante "ma ora io e il mio amico ci stiamo proprio arrabbiando.
Che ne dici di restringere il campo d'azione?"
Spike
gli si avvicinò al viso "Ti prego, Meg, comincio ad avere fame…lasciamelo
come spuntino. È pure un demone!"
"Ti
devo lasciare a Spike, demone senza nome?"
"Whistler,
il mio nome è Whistler e ci tengo alla carotide, quindi tieni a bada il tuo
amichetto. Ci sono solo due demoni che rispondono a questa descrizione, Zamora
e Kenitra. Cercali. Di più non so, quindi lasciami andare e tu stammi lontano
con quelle zanne!"
"Se
scopro che mi hai mentito…"
"Non
mento mai se in gioco c'è la mia vita, Margareth DeWitt."
Patrick
era rimasto a LA, la traccia che stava seguendo aveva avuto qualche risultato.
Avrebbe voluto dire a Sarah che stava bene, ma non sapeva dove trovarla, quindi
l'unica era risolvere al più presto e poi andare a Sunnydale. Stava inseguendo
uno di quei vampiri che cercava, quando lo vide dissolversi in polvere per mano
della sua amica Aelis.
Rimase
a guardarla quasi con paura. Sembrava uscita da una battaglia, e sembrava
ridotta male, specialmente ad un fianco.
"Non
preoccuparti, Patrick. Sono viva e sto bene. Non posso dire altrettanto della
corte di Caesar" gli disse lei sorridendogli e andandogli vicino.
"Sei
andata da sola? Aelis, ma che ti dice la testa?"
"Avevo
bisogno di sfogarmi, e mi sono sembrati perfetti. Ma tu che ci fai qui? Sarah
ti aspetta, ed è un fascio di nervi. Va da lei."
"E
tu? Non dovevi essere a Sunnydale?"
"Ah,
la profezia. Sì, mi hanno spedito qui a cercare un talismano. Di tante persone,
proprio con Angel dovevo capitare..."
"Lavori
con lui?"
"Per
la serie 'le disgrazie non arrivano mai sole', sì" disse massaggiandosi il
collo.
"Andiamo
a casa mia, che ti rimetto a posto."
"Guarda
che è meno grave di quello che sembra."
"Zitta
e seguimi."
Una
cosa che era meglio non fare era contraddirlo, quindi accettò il braccio che le
aveva teso per aiutarla e si lasciò portare a casa sua. Aelis lo guardò mentre
le medicava il polso "Guarda che potevo farcela da sola."
"Aelis,
una volta o l'altra questa tua mania di fare tutto da sola ti farà finire male.
Perché non ti fidi di noi?"
"Io
mi fido di te e di Sarah."
"Noi
ci fidiamo ciecamente di te. Perché non riesci a fare lo stesso?"
"Forse
ho solo paura. L'ultima volta che l'ho fatto l'ho pagata cara" spiegò lei
alzandosi dalla sedia.
"Credo
sia un bene che tu ed Angel vi siate rincontrati. È ora di affrontare i tuoi
demoni, forse anche di perdonarlo."
"Patrick,
ma da che parte stai?"
"Dalla
tua, che domande! Ti chiedo solo di rifletterci."
Riflettere?
Riflettere su cosa? Sarebbe dovuto avvenire un miracolo per convincere Aelis
del contrario, e lo sapeva benissimo. Ma chi poteva sapere cosa riservava il
futuro…
Quando
tornò a casa di Angel, il vampiro si accorse dei lividi che aveva in faccia.
"Aelis…"
"Sto
bene."
Il
vampiro si avvicinò, allungando una mano a sfiorarle un livido sopra l'occhio,
ma la donna si ritrasse come se avesse preso la scossa.
"Non
toccarmi. Chiaro?"
"Aelis,
ero preoccupato per te, che tu ci creda o no. Hai fatto una pazzia, lo
sai?"
"Non
è la prima volta che faccio gesti simili. Ricordati che stavo per sposare te, e
per battere questa pazzia credo non mi basterà un millennio!" esclamò
passandogli a fianco e lasciandolo solo nell'entrata.
Angel
rimase immobile com'era, cercando di incassare la battuta velenosa di Aelis, e
si girò nell'istante in cui Aelis si stava appoggiando al muro, come per
evitare di cadere, e alzava la maglia mostrando una medicazione che ormai era
intrisa di sangue. Si era accorta che Angel le si stava avvicinando, ma le sue
gambe si erano fatte di piombo e la testa aveva iniziato a girarle, impedendole
di fare un qualsiasi movimento, e il vampiro la prese al volo prima che cadesse
a terra. Continuava a mormorare un nome, Patrick, e allora Angel cominciò a
cercare nella sua borsa qualcosa che lo conducesse a quest'uomo. Nella sua
agenda c'era solo un uomo che si chiamava così, e preso il cellulare di lei lo
chiamò.
"Sì?"
"Patrick
Emerson? Non mi conosce, ma abbiamo un'amica in comune. Aelis McGrath."
"Che
è successo?"
"È
tornata a casa con un polso, bendato, lividi e una ferita al fianco. Ha perso conoscenza,
e continua a nominarla."
"Speravo
che le medicazioni sarebbero bastate…d'accordo, mi dica dove siete, e arrivo
subito."
"Servirà
anche un medico."
"Basterò
io."
Venetia
aveva corso fino a quando aveva avuto fiato nei polmoni, ritrovandosi poi sul
lungomare. Era una notte stellata, con un leggero alito di vento, e il rumore
della risacca. Era così diverso dall'oceano che aveva visto per tutta la sua
vita, sempre mosso da un vento impetuoso e freddo, e che sbatteva contro coste
frastagliate e selvagge. Due cose tanto diverse tra loro, che non parevano
neanche dello stesso pianeta. Proprio come lei e Buffy, o così aveva sempre
creduto. Sin da bambina, aveva sempre accettato quel che le veniva detto come
la pura e semplice verità, non aveva mai provato a chiedersi se c'era un'altra
strada. Forse nella sua vita precedente non esisteva. Ora aveva l'occasione di
decidere per lei, per la prima volta, e questo la terrorizzava a morte.
Vicino
a dove si trovava c'era una fermata dell'autobus, e guardando gli orari vide
che ce n'era uno che passava di là, diretto a Portland, entro cinque minuti. In
tasca aveva dei soldi che la madre di Buffy aveva insistito per darle.
Sarebbero bastati per il biglietto e per mangiare, poi avrebbe dovuto cavarsela
da sola, ma non era un problema. Si sedette sulla panchina, stringendosi le
mani e cercando di non concentrarsi su niente, senza però avere molto successo.
Continuava a ripensare allo scontro che aveva avuto con Buffy, e l'unica cosa
che riusciva a pensare era che le stava mollando una patata bollente tra le
mani. L'autobus si fermò in orario, l'autista aprì le porte.
"Signorina,
sale?"
Venetia
lo guardò un attimo fisso negli occhi, poi sorrise scuotendo la testa e
cominciò a ripercorrere la strada fino al motel. Avrebbe voluto fregarsene del
mondo, e specialmente di Buffy, ma proprio non ci riusciva, perlomeno non più.
Il
mattino dopo, quando Buffy si svegliò, si accorse che qualcuno era entrato nella
stanza durante la notte. Si alzò di corsa per controllare se tutto era a posto,
e si accorse che erano solo le cose di Venetia ad essere spostate. A quanto
pareva era tornata. Sopra la televisione, aveva lasciato scritto un biglietto,
e Buffy si recò sul tetto a vedere cosa stesse facendo. La trovò che si stava
allenando con il Tai Chi, e lo faceva bendata. Era tanto presa dagli esercizi
che non si accorse neanche che Buffy le si era avvicinata, e che
silenziosamente si era unita a lei. Se ne accorse solo quando si levò la benda
dagli occhi, e a momento fece un salto!
"E
tu come ci sei arrivata qui?!"
"Mi
hai lasciato un biglietto…"
"No,
intendevo tanto vicino. Di solito stendo chiunque ci provi, invece stavolta non
me ne sono neanche accorta. Strano."
"Sei
molto brava, Venetia. Chi te l'ha insegnato?"
Venetia
andò vicino alla porta a prendere la bottiglia d'acqua e l'asciugamano, e poi
tornò verso Buffy "La stessa persona che l'ha insegnato anche a te. Angel.
Mi metteva sempre questa sugli occhi perché voleva imparassi a 'vedere' in
altri modi, e non solo con gli occhi. Assurdo…" sussurrò poi mentre beveva
dalla bottiglia.
"Cosa?
Quello che hai appena detto?"
"Anche,
ma mi riferivo a questa situazione. Io, te, qui, a lavorare insieme. Ieri notte
ero decisa ad andarmene e a lasciarti qui. Non ce l'ho fatta."
"Cosa
ti ha fatto cambiare idea?"
Quel
che è successo ultimamente. Il mio mondo è andato in frantumi…No, non per colpa
tua. Sapevi che è stato il mio Osservatore ad uccidermi?"
"Pensavo
fosse stato il Concilio…"
"In
Inghilterra non ci sono neanche arrivata, mi hanno ucciso a metà strada tra Los
Angeles e Sunnydale e poi si sono liberati del corpo. Non pensavo di contare
così poco, dopo tutti i discorsi che mi avevano fatto. Ho sempre pensato di
essermelo meritato, per aver fallito la mia missione."
"Nessuno
merita la morte per questo."
"Ma
ora sono qui, e lo devo a questa profezia. Dobbiamo cominciare a darci da fare.
Conosco uno che faceva parte della schiera di Rayne, vive qui. Possiamo
cominciare da lui."
"Venetia,
non possiamo torturarlo. È un essere umano."
"Ehi,
guardami, non sono Faith. A parte l'uccidere te non avevo mai avuto l'incarico
di fare altro, oltre che stanare demoni e vampiri. E si dà il caso che il
nostro uomo sia un demone di 1342 anni. La tua coscienza è a posto ora?"
"Andiamo
a chiedergli cos'ha di interessante da dirci."
Patrick
era rimasto da Aelis tutta la notte, fino a quando non fu certo di averle
evitato di morire. Certo, sarebbe ritornata in vita, ma non era una bella
esperienza svegliarsi di colpo sconvolti, la gran confusione, il non riuscire a
comprendere subito se eri tra amici o nemici, e il terrore che potesse
succedere ancora un'altra volta. Anche Angel era nella stanza, ma si teneva in
disparte vicino alla porta. Se si fosse avvicinato, sarebbe stato di troppo, lo
avvertiva chiaramente.
Patrick
carezzò con il dorso della mano il viso dell'amica, e poi si diresse verso
Angel. Sapeva che al mondo esisteva un suo sosia esatto, tutti gli immortali
conoscevano questa leggenda, ma un conto era leggerla, un altro era averne il
compimento davanti agli occhi. Quando Angel aveva aperto la porta, quel che
aveva visto era quasi riuscito a stenderlo, se non fosse stato che Patrick,
vista Aelis svenuta sul divano, era corso dentro senza tante cerimonie.
"Come
sta?"
"Le
ho fatto un'iniezione per il dolore e una per farla dormire. Così spero non si
alzerà tanto presto da quel letto. L'hai conosciuta anche tu, è una pazza, ma
sa essere anche una persona fantastica. Certo, quando vuole."
"Che
ci creda o no, è la prima persona che ho ricordato quando…"
"Lo
immaginavo. È stato così anche per lei anche se" disse indicando la sua
faccia "più che altro è stata colpa mia. Per mezzo secolo ha diffidato di
me…e del mondo intero. Ma è semplicemente e tremendamente confusa. E la causa
principale sei tu."
"Io?"
"Non
sa se odiarti, o odiare se stessa perché non riesce più a farlo come vorrebbe.
Per lei le cose o sono bianche o sono nere, reminiscenze del periodo passato
con Raines, e lo scoprire che al mondo ci sono molte sfumature di grigio non
aiuta."
"A
me sembra ci riesca benissimo."
"Lo
so, ha una lingua affilata. Ci sono passato anch'io per cinquant'anni. Devo
andare a Sunnydale da Sarah, tu cerca di tenerla a letto, legala se
necessario."
"E
mi lasci qui così? Bell'amico!" mormorò Aelis, completamente addossata
allo stipite della porta tenendo una mano sulla ferita.
"Sto
solo ubbidendo ad un tuo volere, mia signora. Recarmi in quel di Sunnydale per
occuparmi di Sarah, la donzella di 778 che ha colpito a morte il mio giovane e
fragile cuore…" rispose lui, strappandole un sorriso, e andandole vicino.
Aelis cercando di non fare movimenti bruschi gli mise le braccia intorno al
collo per abbracciarlo "Fa buon viaggio."
"E
tu torna subito a letto. Per l'amor del cielo Aelis, fa come ti dico per una
volta!"
"Non
si discutono gli ordini del proprio medico. Obbedisco."
"Per
domani sera dovresti essere guarita, ma se vai a prendere a calci qualche
demone va con Angel, da sola sei troppo vulnerabile, e su questo non voglio
neanche sentire una parola."
"D'accordo,
d'accordo, non sono così incosciente!"
Nel
frattempo a Sunnydale, Sarah e gli altri con l'aiuto di Giles stavano
analizzando il testo e le traduzioni alla ricerca del luogo dove svolgere il
rito.
"Bel
casino, lo ammetto" esclamò Sarah abbandonandosi sullo schienale della
sedia.
"Ma
ha mai avuto un senso?"
"Forse
per chi l'ha scritta, Willow, e cioè per degli ormai defunti monaci celtici di
un ordine scomparso e di cui questa è l'unica traccia che prova la loro
esistenza…" e avrebbe continuato a fare del sarcasmo se Giles non l'avesse
fulminata con lo sguardo.
"Sarah,
vogliamo riprendere? Il latino antico non è esattamente la lingua che conosco
meglio, e dato che tu eri una suora del 1200..."
"Non
ha perso tempo a fare ricerche su di me e Aelis. Ma l'esperienza mi ha
insegnato a non credere a tutto quello che leggo."
"Irresponsabile,
ribelle, caparbia, in una parola impossibile. Il mio antenato Roger Raines
descriveva così la tua amica. Di te è vero l'esatto contrario: estremamente
responsabile, aperta ai consigli e agli ordini dell'Osservatore…"
"Praticamente
una santa, eh? Beh, ringrazio di essere morta, ho messo giudizio e un po' di
pepe alla mia vita…aspetta un momento. Questo cos'è?" disse Sarah indicando
un termine nel Codice.
"Indica
il tempo. Un mese."
"No,
quest'altro. L'ho già sentito."
"Io
no. Ricordi che significa?"
"Sorella
Catherine, lo usava spesso nei suoi testi…certo, ecco che significa!" ma
la sua espressione felice cambiò subito "Ragazzi, penso che abbiamo un
problema."
"Che
intendi Sarah? Che significa?"
"Sorella
Catherine era la suora che si occupava dei testi antichi, passavo tutto il mio
tempo libero da novizia insieme a lei. Mi ha insegnato a leggere il latino
arcaico, e questi termini ambigui. Questo vocabolo, messo davanti a vocaboli
comuni, funziona come una sorta di accrescitivo. Messo davanti a un vocabolo
che indica il tempo…davanti ad uno di questi vocaboli indica un
dimezzamento."
"Dimezzamento?"
"Non
abbiamo un mese di tempo, signor Giles. Solo quindici giorni."
Erano
tornati all'alba all'appartamento che Margareth divideva con il suo ragazzo.
Spike si era rifiutato fino all'estremo di seguirla, ma non aveva fatto i conti
con la sua amica, testarda il doppio di lui, che era riuscita a convincerlo.
"Tanto
sono sicura che David a casa non lo trovo" gli aveva detto con una nota di
rammarico. Spike era dispiaciuto per lei, per il modo in cui l'aveva detto. Si
vedeva che la cosa la faceva soffrire.
Quando
poi aprì la porta di casa e vide il biglietto attaccato sul muro in cucina fece
un profondo sospiro "Almeno stavolta mi ha lasciato recapito e
cellulare."
"Dov'è?"
"Al
Concilio. Deve sostenere l'ultimo esame e poi sarà un Osservatore a tutti gli
effetti. Così porta loro il suo rapporto su di me e si risparmia i francobolli
e la tariffa prioritaria. Abbiamo da fare, aspetta che prendo i libri…"
"No,
io ho da fare. Tu ora te ne vai a letto per almeno un'ora e poi vai a lezione.
Alla ricerca penso io."
"Oggi
non ho lezione, ma penso che un po' di sole non mi farà malaccio…specie se
unito ai cornetti che fanno alla pasticceria all'angolo. Smettila di guardarmi
male, vado a dormire. Vedi? Sto andando" gli disse mentre entrava nella
sua stanza. Spike sentì il tonfo di lei che si gettava a letto, e quando fu
sicuro di non sentire altri rumori andò a vedere se dormiva sul serio. Dalla
porta la osservò muoversi nel sonno, sorridere. Chissà cosa stava sognando. Ad
un tratto però la vide agitarsi, e muovere la testa e le mani come per tenere
lontano un immaginario nemico. E corso da lei, tenendole le mani e cercando di
farla svegliare. Quando ci riuscì vide Margareth fissarlo con uno sguardo che
non le aveva mai visto prima.
"Aiutami,
ti prego."
"Calmati,
hai fatto solo un brutto sogno. Cos'era?"
"Lei
vuole uscire a tutti i costi, sento una malvagità nell'aria che mi spaventa a
morte. Ho paura Spike, più di quanta ne abbia avuta in vita mia."
"Di
chi parli?"
"Dell'altra
me."
Venetia
aveva spezzato un braccio al demone che stava interrogando, facendogli cacciare
un urlo disumano che rimbombò per le stanze diroccate del palazzo dove Buffy e
lei l'avevano trascinato. Non era mai andata per il sottile riguardo certe
cose, né tantomeno ci teneva. Lui sapeva, lei voleva sapere. Come, non
interessava.
"Venetia,
ci serve vivo!" urlò Buffy imprigionando il braccio della ragazza, prima
che sferrasse un altro pugno allo stomaco del demone.
"È
vivo. Non lo vedi? Respira ancora…" si giustificò lei.
"Deve
riuscire ad andarsene con le sue gambe, o avremo addosso tutti i suoi amici.
Non credo tu muoia dalla voglia di rivederli."
"Ma
così non mi diverto…va bene, lo lascerò intero."
Buffy
osservò l'essere che Venetia aveva stanato e incatenato ad una parete. Le
ricordava tanto il vampiro che aveva pestato per sfogarsi quando sua madre
usciva con Ted il robot psicopatico. Solo conciato molto peggio.
"Ha
detto niente d'interessante mentre ero a caccia?" chiese Buffy psando in
un angolo la sua balestra e avvicinandosi all'altra.
"Niente
che avresti voluto sentire, credimi. Ma dato che sono matematicamente certa che
sa qualcosa" disse afferrandolo alla gola, minacciando di soffocarlo
"Ora farà meglio a cantare, prima che ci ripensi e decida di farlo uscire
da qui orizzontalmente, chiaro amico?"
Venetia
aveva fissato il demone negli occhi con l'espressione più glaciale che Buffy
avesse mai visto. Sapeva che se non avesse ottenuto quello che voleva avrebbe
mantenuto la parola, e lo sapeva anche quell'infimo demone.
"U-Una
confraternita. Loro la custodiscono. Hanno ammazzato il loro capo, e tolto a
lui quello che state cercando…"
"Il
nome!"
"Non
lo so, giuro che non lo so! So solo che calano in città ogni luna piena, e
ammazzano chiunque incontrano. Ma non li leggete i giornali? È un secolo che va
avanti questa storia…"
"Ci
stai dicendo la verità?" chiese Buffy avvicinandosi al suo viso tumefatto.
"Potessi
venire fulminato all'istante. Ora, vi prego, lasciatemi andare. Non dirò niente
di voi due, lo giuro. Lasciatemi andare…"
Venetia
e Buffy si scambiarono un'occhiata, e sorrisero "Non ci pensiamo
neanche" esclamò la prima.
"Potresti
averci fregato, e in quel caso noi non ti troveremmo più. Se ci hai mentito,
non te la caverai con così poco. Chiaro?" esclamò Buffy mettendosi al
posto di Venetia, e poi sorridendo al malcapitato. Venetia aveva già visto quel
sorriso. Era simile a quello che aveva visto in Angelus, tempo addietro, e non
poté fare a meno di esserne sorpresa.
"E
questo da dove salta fuori? Non avrei mai pensato fossi capace di minacciare
qualcuno così" le chiese stupita, appena uscite dalla stanza.
"Neanch'io.
Forza, andiamo a vedere se troviamo quello che ci serve. Stanotte è luna
piena."
"Il
che implica anche licantropi, se abbiamo sfortuna. Non ne ho mai affrontato
uno."
"Il
ragazzo di Willow al liceo lo era."
"I
tuoi amici…che tipi. Il ragazzo, Xander, sta con Anya che è l'ex demone della
vendetta, mentre Willow è passata da un licantropo ad una strega. Nessun giorno
dev'essere uguale all'altro, con loro."
"In
un certo senso…"
"Ti
invidio. Avrei voluto avere una vita come la tua."
"Puoi
ancora averla. La mia offerta e l'incantesimo di Willow sono ancora validi, e
ora che ti conosco un po' meglio credo possa funzionare."
"Se
usciamo vive da questa battaglia ti giuro che accetto…" sussurrò Venetia
continuando a fissare qualcosa davanti a lei, e tirando fuori un paletto.
"Venetia?"
La
ragazza fece un cenno con la testa, e indicò a Buffy un vampiro che stava
camminando lungo la strada, insieme ad altri tre compagni. Quando si accorsero
delle due ragazze iniziarono a sogghignare pensando di fare di loro uno
spuntino, fino a quando notarono i paletti che avevano in mano.
"Che
paura. Vi preghiamo, non fateci male!"
"Voi
avete qualcosa che vogliamo. Se ce lo date subito vi risparmieremo" disse
Buffy avanzando di qualche passo.
"E
se non volessimo? Chi siete voi per darci ordini?"
"Ecco
l'unico scemo che non sa chi siamo" esclamò voltandosi verso Venetia, che
la raggiunse subito.
"Fuori
il talismano bello, e non ti faremo niente…di brutto, almeno."
"Ma
davvero? Allora, biondina, tu e tua sorella lo volete ripetere anche al resto
dei nostri amici?"
Solo
allora Buffy e Venetia si accorsero di essere osservate, e notarono che almeno
una decina di vampiri dall'aria poco raccomandabile le avevano circondate, ed
avevano in mano mazze e catene.
"Siamo
meno spavalde ora, eh?"
Angel
stava finendo di leggere l'ultimo testo che Patrick aveva lasciato su El Assam,
e più si avvicinava alla fine meno gli piaceva. Erano rimasti in cinque, tutti
fieri e orgogliosi guerrieri, che si erano fatti un nome nei secoli a furia si
stragi, razzie, e cose del genere. Si domandava se Aelis ne sapesse di più.
Si
alzò per l'ennesima volta, e andò a vedere se stava ancora dormendo. Dal
momento in cui l'aveva riaccompagnata a letto la sera prima non si era più
mossa. Avvicinandosi, notò con stupore che i lividi che aveva in faccia e sul
braccio erano praticamente scomparsi, quasi per magia. Avvertendo lo sguardo
del vampiro su di sé, la ragazza si svegliò e iniziò a pigramente stiracchiarsi.
"Uhm,
buongiorno…"
"Veramente,
dovresti dire buonasera. Hai dormito un giorno intero."
"Ecco
perché mi sento così…a furia di dormire quattro ore per notte mi ero
dimenticata come si esce da una dormita del genere. Com'è la situazione?"
esclamò facendo per alzarsi, subito fermata da Angel.
"Ti
devo ricordare quello che hai rischiato ieri, Lis?"
Aelis
allora gli sorrise in modo strano, e tolse la medicazione al fianco. Dove prima
c'era la ferita ora non c'era neanche una cicatrice.
"Sto
meglio. Ora mi credi?" disse alzandosi e prendendo dal suo borsone in
salotto degli abiti puliti.
"Ma
come…?"
"Sono…ero
una slayer, quindi guarisco in fretta. Non sono mai stata a letto ferita per
più di un giorno" gli disse mentre tornava da lui rivestita di tutto punto
e con la sua spada. Si era seduta sul letto, e sotto il suo sguardo si era
messa a pulirla e a controllarne la lama. Cosa che faceva ogni volta che
credeva di non essere osservata.
"Sbaglio
o curi quella spada in maniera ossessiva?"
"È
stato un regalo del mio sire, per il mio primo secolo di vita immortale, quando
la mia andò in frantumi per colpa di un nemico."
E
così si mise a raccontargli la battaglia che aveva sostenuto nei minimi
dettagli. Era stato il suo primo grande scontro per difendere degli ideali in
cui credeva, e il ricordo era impresso indelebilmente nella sua memoria.
"…e
così del clan dei Dupret non rimase traccia, e il clan dei Warren, che sarebbe
il mio, vinse un'altra volta. Non guardarmi così, Angel. Non combatto e uccido
altri del mio popolo per divertimento, preferirei non farlo. Vorrei solo vivere
felice e contenta nella mia casa immersa nel verde della campagna di Galway,
lavorare nell'ospedale della contea, essere felice insomma."
"Siete
ancora divisi in clan?"
"I
clan esistono da quando esistono gli immortali. Talvolta si alleano, talvolta
si combattono. Alcune guerre durano da millenni, e forse non smetteranno mai.
Il mio clan è pacifico, ma a volte siamo stati costretti a difenderci. Sono la
mia famiglia, e per loro darei la vita mille volte se necessario."
"Anche
per noi le cose erano così, molto tempo fa…" e poi desiderò mordersi la
lingua. Gli occhi di Aelis avevano perso la luce ed erano ritornati freddi come
li aveva visti da quando si erano rincontrati.
"L'unica
cosa che avevamo in comune" replicò freddamente, per poi alzarsi e
lasciarlo da solo. Angel desiderò sprofondare. Era riuscito ad aprire una
breccia nella sua corazza e ora per colpa di quella sua brillante osservazione
si era di nuovo chiusa a riccio. Proprio bravo.
Quella
notte Spike e Meg dopo aver pestato un paio di volte Larry riuscirono a trovare
la zona della città dove quei due demoni dettavano legge. Proprio sopra la
bocca dell'Inferno, che coincidenza. Dopo essere rimasti a guardare per un po'
da lontano quel che stava succedendo, i due decisero di avvicinarsi ma un muro
invisibile impedì loro di farlo.
"Protetto
dalla magia…maledizione."
"Cosa
intendi?"
"Intendo
che solo i cattivi possono entrare. Noi due stiamo dalla parte dei buoni quindi…"
e poi la sua attenzione fu attratta da un demone bluastro vestito come un
guerriero.
"Spike?
Ti prego non dirmi che è chi penso."
"Margareth,
ho il piacere di presentarti il Giudice. A quanto pare la mia ex non è l'unica
pazza che lo vuole in piedi."
"Ho
letto qualcosa su di lui. Separa i buoni dai malvagi, e poi brucia i
primi."
"Nel
caso qualcuno superi la barriera magica, non supera di certo lui. Non ci
voleva!"
Ma
Margareth non lo stava a sentire. Continuava a fissare il demone, e a ripetere
tra sé e sé quel che aveva detto. Brucia i buoni, quindi un demone anche se
sconosciuto può entrare…
"Spike,
so come fregare il Giudice e questa barriera. Allontaniamoci, così ti spiego
tutto."
In
un vicolo Meg cominciò a spiegare a Spike il suo piano, e al termine il vampiro
era sconvolto. Margareth voleva liberare il vampiro in lei.
"Sei
impazzita? Non sai cosa potrebbe succedere! Rischi di non tornare più indietro,
tu non sai quanto è forte."
"So
solo che tu hai 126 anni, che probabilmente ti conoscono, mentre io ne ho sono
venti e potrei benissimo farmi passare per un nuovo acquisto tra le forze del
male."
Margareth
poi sorrise, e presa la sua mano se l'appoggiò sul petto "Lo senti il mio
cuore? Batte. Dentro di lui convivono un'anima mortale e un demone dal giorno
che sono nata. So di potercela fare, ma non senza aiuto. Mio padre era ai
livelli di Angelus, non so se mi sono spiegata, ho paura…non voglio fare del
male a qualcuno."
"Cercherò
di impedirtelo."
Per
risvegliare il demone, Meg doveva arrabbiarsi e l'unico modo che venne in mente
a Spike era quello di colpirla. Le tirò un pugno e un altro, e un altro ancora
mentre la teneva ferma con l'altro braccio.
"Forza,
che aspetti a venire fuori?"
"Spike…lasciami
andare…"mormorò a denti stretti la ragazza, ma il vampiro non accennava a
farlo, e questa fu la goccia che fece traboccare il vaso.
"TI
DETTO DI LASCIARMI ANDARE!" urlò lei liberandosi con uno strattone e
scagliandolo lontano.
Spike
quando rialzò gli occhi si vide davanti Margareth che sorrideva cattiva
"Ciao amore. Sempre perso di me?" e gli tirò un calcio allo stomaco.
Spike dolorante si rialzò in piedi a fronteggiarla. Non sembrava neanche più la
stessa persona di prima.
"La
mia amica è ancora dentro di te."
"E
non immagini quanto strilla. A dire il vero, più o meno come facevo io quando
la situazione era invertita. Hai una vaga idea della cretinata che hai fatto
accettando? Tu vorresti controllarmi?"
"Ho
tenuto testa a due Slayer e le ho anche ammazzate. Tu non sei un
problema."
Meg
aveva ridacchiato, e lo aveva sbattuto contro il muro.
"Davvero?"
aveva esclamato prima di baciarlo, salvo poi allontanarsi di scatto di qualche
passo, ridendo malignamente "Allora prendimi. Se ci riesci" e svanì
nella notte prima che riuscisse a fermarla.
Buffy
e Venetia, schiena contro schiena, avevano assunto le posizioni di difesa
pronte a difendersi dagli attacchi dei vampiri che le avevano circondate.
"Buffy…"
mormorò Venetia a denti stretti, indicandole la borsa che aveva portato con
lei. Da un angolo sporgeva qualcosa di curvo, un arco, e poi con lo sguardo le
indicò la scala antincendio del palazzo accanto, e poi su fin su sul tetto.
"Che
te ne pare?"
"Una
pazzia, ma non ho niente di meglio da proporre."
"Allora,
al mio tre. Uno, due…" e poi Buffy vide Venetia spiccare una serie di
balzi impressionanti fino a raggiungere con il suo arco e la faretra il luogo
che si era prefissata. Subito i vampiri si erano avventati tutti contro Buffy,
ma le frecce di Venetia che cadevano come una pioggia incessante spinsero
alcuni ad arrampicarsi e renderla inoffensiva, ma invano. Li polverizzò tutti,
e poi tornò giù alla stessa maniera di come era salita per dare manforte a
Buffy. In breve le due Slayer si trovarono da sole con il vampiro che aveva
parlato all'inizio di quello scontro.
"Non
siamo più spavaldi come prima, eh?" lo prese in giro Buffy.
Il
demone per tutta risposta scappò via correndo.
"Non
così in fretta. Un vigliacco come te non merita neanche di essere colpito di
fronte!" esclamò Venetia incoccando un'altra delle sue frecce e beccandolo
dritto nel cuore, incenerendolo all'istante.
"Bel
colpo."
"Grazie"
esclamò Venetia, avvicinandosi alle ceneri del vampiro. C'era qualcosa che non
si era dissolto, e la ragazza lo prese in mano, per farlo vedere anche a Buffy
che l'aveva raggiunta. Sembrava un pezzo di un oggetto sferico, non più grande
del palmo di una mano. Il solo vederlo le fece sorridere entrambe. Le ricerche
erano finite. La prima chiave era in mano loro.
Aelis
e Angel erano ormai a due passi dal mausoleo dove i loro nemici si
nascondevano. Da quel che aveva saputo da Aelis, i guerrieri erano estremamente
pericolosi, ma la cosa che lo faceva rabbrividire era che a lei la cosa non
faceva né caldo né freddo.
"Sistema
chi ti pare quando andiamo là dentro. Ma quello che chiamano Cryzon lascialo a
me."
"Qualche
motivo particolare?"
"Ha
ucciso mia madre e mia sorella sotto i miei occhi" sussurrò con voce
inespressiva tirando fuori dalla giacca un pugnale strano e molto lavorato. Ad
Angel sembrava di averlo già visto, e poi si ricordò anche chi era ad averne
uno uguale. Faith.
"Quel
pugnale…"
"È
d'argento, ed appartiene alla mia famiglia mortale. Ho scoperto che è l'unica
cosa che può ucciderlo. Ringrazio il cielo che prima di scappare in preda al
panico ho avuto la prontezza di spirito di portarmelo dietro e di non farglielo
distruggere!"
"Aelis…"
"Andiamo,
forza."
Erano
entrati buttando giù la porta e cogliendoli di sorpresa, ma questo non aveva
giocato a loro favore perché li aveva resi ancora più aggressivi. Il nemico di
Aelis si teneva in disparte rispetto agli altri, sembrava quasi volesse
conservare le sue energie per la ragazza bionda, unica superstite di quella
famiglia di maghi che aveva giurato di distruggere.
Aelis,
lasciando ad Angel gli altri, si diresse verso Cryzon "Finalmente."
"Elizabeth
Aelis McGrath, discendente di Mariah Warren…sì, noto ancora in te delle
somiglianze con quella ragazzina terrorizzata che mi sfuggì secoli orsono. Oggi
non sarai così fortunata."
"Non
sono più una bambina di dieci anni. Sai, la vita immortale non è male. Ho visto
cose, sono stata in molti posti, e ho avuto occasione di vendicarmi. Indovina,
sei anche tu sulla mia lista."
Margareth
si era fermata vicino al suo college, fiera della distanza che aveva messo tra
lei e quel vampiro, e ora cominciava ad aggirarsi alla ricerca di qualcuno. Da
uccidere, da dissanguare, da pestare doveva ancora decidere…dipendeva
dall'umore di quel preciso istante.
La
sua attenzione fu catturata da un uomo, un professore, che si era attardato e
che ora stava andando di fretta verso la sua macchina. Margareth sogghignò
soddisfatta. Ecco la sua vittima.
"Professor
Polis? È lei?"
"L'uomo
si voltò verso la ragazza, guardandola senza però riconoscerla "Ci
conosciamo?"
"Direi
di sì. Margareth DeWitt, secondo anno del suo corso di Economia
Aziendale…"
"Ah,
DeWitt, ora ricordo. Che fa qua a quest'ora?"
"Mi
piace la notte, il suo silenzio…" sussurrò avvicinandosi all'uomo, che la
fissava in modo strano "ma non mi spiego perché una persona come lei
faccia così tardi. Girano strane voci nel campus, si dice che molte persone
siano scomparse qui la notte."
"Notizie
senza fondamento. Di sicuro sono opere dei gruppi gotici che prolificano
qui."
"E
io che pensavo ci fosse una vampiro nel campus…"
"Vampiri?
Non crederà a cose del genere!"
"Professore?"
disse la ragazza sorridendo in un modo che fece venire i brividi all'uomo
"Io non credo a queste cose. Io le so."
E
mostrato il suo volto demoniaco lo morse. In breve tempo l'uomo smise di fare
resistenza, e lei lo avrebbe ucciso se Spike non li avesse trovati in tempo.
"Margareth!"
La
ragazza smise di dissanguare il poveraccio e alzò di scatto lo sguardo
"Che diavolo vuoi?"
"Lascialo
andare."
Margareth
per tutta risposta spinse il professore tra le braccia di Spike "Forza, te
ne ho lasciato un po'. Il bastardo mi ha dato 3 nell'ultimo compito in classe,
ed è il minimo che poteva capitargli!"
"Tu
non vuoi che faccia questo" disse mettendo l'uomo a terra.
"Ma
senti un po'. William il Sanguinario, lo stesso vampiro che ha ucciso due
Slayer e ha preso una sbandata per una, viene a dirmi che quello che sto
facendo è sbagliato. Andiamo tesoro, non è che non l'hai mai fatto…ripiglia
quel collo e finisci il mio lavoro. So che ne hai voglia."
Spike
dovette fare un gran sforzo di volontà per non lasciarsi convincere, e invece
le sorrise "Io preferirei fare qualcos'altro."
"E
cosa per esempio?"
"Questo!"
e le tirò un pugno che la stese al suolo, così senza perder tempo se la caricò
sulle spalle e la portò a casa, prima che chiunque delle due rinvenisse e
gliela facesse pagare.
"Combatti
bene, bambina" disse Cryzon schivando per un soffio la lama del pugnale di
Aelis "Ma credo che il demone tuo alleato abbia bisogno di aiuto."
Aelis
con la coda dell'occhio guardò come se la cavava Angel. Aveva già sistemato un
paio di demoni, e non sembrava essere in difficoltà.
"Spiacente,
mi interessi tu e tu soltanto" rispose lei fissandolo dritto negli occhi,
proprio come il demone aveva previsto.
"Allora
sarai in grado di trovarmi…"
Aelis
di botto si ritrovò in un luogo buoi e nero, circondata da almeno un centinaio
di demoni con la faccia di Cryzon che ridevano, e senza la sua arma.
"Anche
tra tutti questi me!" esclamarono tutti all'unisono. Aelis tentava di
colpirli, ma se i suoi colpi andavano tutti a vuoto quelli dei demoni non ne
mancavano uno. Ma era solo un incubo.
In
realtà era sempre e solo il vero Cryzon a colpirla, e se prima era in
difficoltà ora che la mente della ragazza era imprigionata in quell'incubo non aveva
niente che potesse fare resistenza ai suoi attacchi.
Stava
per far cadere un fendente al collo di Aelis, quando Angel sistemato il demone
con cui stava lottando se ne accorse e la spinse via prima che fosse tardi.
Incrociò lo sguardo di Aelis, e non ci vide niente, come se fosse stata una
bambola senz'anima.
"Aelis!
Aelis svegliati!"
"Non
può sentirti Angelus. Sta combattendo una battaglia nella sua testa a mille
miglia da qui…"
Angel
continuava a chiamarla e a scuoterla invece, certo che prima o poi l'avrebbe
sentito.
Intanto,
nella dimensione dov'era prigioniera, Aelis era rimasta da sola e cercava di
capire cosa diavolo stesse succedendo. C'era un silenzio di tomba, e l'unico
rumore che avvertiva era il battito del suo cuore.
*Aelis…*
Aelis
si voltò, e vide Angel su una rupe vicino a lei.
*Aelis,
dammi la mano…*
*Non
ci riesco…*
*Sì
che puoi, dammi la mano…*
*Ho
paura Angel…*
*Non
ti lascio andare, te lo prometto.*
Aelis
tese la mano , ed Angel dopo aver sfiorato le sue dita afferrò con forza la
mano e l'attirò a sé, facendola ritornare alla realtà.
Subito
Aelis si alzò in piedi, e guardando la sua mano si rese conto di avere ancora
in mano la sua arma, e di stringerla in modo febbrile.
"Come
hai fatto a …"
Approfittando
del momento di sorpresa, Aelis conficcò con tutta la sua forza la lama nel suo
cuore, e lo guardò dissolversi in una pozza nerastra. Con un gran sorriso
raccolse un frammento sferico dorato che sollevò per far vedere ad Angel
"Eccola qua , la chiave. Una delle tre almeno."
Subito
si accorse che Angel non stava bene, e aveva una spalla sanguinante. Ora
ricordava, Angel l'aveva salvata da Cryzon quando voleva decapitarla e si era
beccato la lama al posto suo.
"Fa
male?"
"Ho
avuto di peggio."
Senza
dire una parola Aelis gli si avvicinò e gli mise un braccio intorno alla
schiena come per aiutarlo a camminare, attirandosi una sua occhiata stupita.
"Non
hai la mia capacità di recupero. Una mano per arrivare a casa ti farà comodo"
mentì lei. Maledizione, ma perché era tanto difficile? Le aveva salvato la vita
due volte in neanche quattro giorni che si erano rincontrati. Il minimo che
poteva fare era ringraziarlo, ma era troppo orgogliosa per ammetterlo perfino
con sé stessa…
In
silenzio tornarono a casa, lei gli medicò la spalla, e finse di leggere Guerra
e Pace fino a quando non fu certa che si fosse assopito.
"Ok,
basta con questo libro altrimenti finisco col farti compagnia. Devo dirti un
paio di cose, e te le dico ora perché francamente è meglio così. Grazie. Grazie
di avermi salvato la vita, grazie di aver sopportato le mie frecciate e tutto
il resto. Sono una gran rompiballe quando mi ci metto, e Patrick ne sa
qualcosa. Gli ho riversato addosso tutto il risentimento che avevo nei tuoi
riguardi e ti assicuro che era parecchio. Avere davanti una specie di tuo
fratello gemello non è certo stato un bello stimolo ad andare avanti e a
dimenticarmi di te. Ma tanto non ci sarei riuscita comunque. Sono legata a te
dal giorno in qui mi hai ucciso, e tramutato in quella che sono. In un certo
senso sei il mio sire, come lo è Patrick. Ogni immortale ha legami profondi sia
con chi lo uccide e con chi lo salva, lo sapevi? Comunque un debole per te
credo proprio che lo avrò a vita…" e dopo avergli tirato un'occhiata
iniziò a ridacchiare. Angel stava arrossendo.
"Angel,
vigliacco che non sei altro, da quanto è che mi stai a sentire?"
Margareth
era sconvolta di quanto aveva fatto, ma nonostante le proteste di Spike disse
che lo avrebbe rifatto ancora, fino a quando non avesse avuto il controllo di
quella parte a lei così sconosciuta.
Era
una pazzia bell'e buona, ma era da un po' di tempo che ci pensava. Esattamente
da quando Angelus le aveva piantato i denti nel collo e l'aveva ridotta in fin
di vita. Una curiosità quasi morbosa su quello che era si era impadronita di
lei, e molte volte si era ritrovata a sfidare la morte. Una volta David le
aveva detto che a furia di vivere sulla lama del rasoio prima o poi si sarebbe
fatta male, ma anche se sapeva che aveva ragione continuava a vivere a quella
maniera.
"Che
fai qui bambina?"
Meg
si riscosse dai suoi pensieri, e si girò verso un demone del Caos che, come
lei, era in prossimità di varcare la barriera magica.
"Cerco
compagnia. Sono tanto sola…"
"Le
brave ragazze a quest'ora sono a casa a dormire."
Meg
lo guardò con una luce omicida negli occhi, e prima che lui potesse riaversi
dalla sorpresa, lei gli aveva già piantato il suo pugnale nel cuore.
"Ma
io non sono una brava ragazza."
Toccò
il muro invisibile, e osservò la sua mano varcare la barriera lasciando solo un
leggero solco azzurrino. Dopo aver giocato un po', la oltrepassò del tutto, e
si diresse verso l'edificio a cui il Giudice faceva la guardia.
"DeWitt!
Ma come diavolo hai fatto?" urlò un demone dalla soglia. Un misto di
sorpresa e di terrore. Nonostante i ripetuti avvertimenti del demone, Margareth
non smise di avvicinarsi sorridendo, e alla fine ordinò al Giudice di
bruciarla. Il demone l'afferrò per il bavero, ma non successe niente.
"Che
aspetti? Brucia quella slayer maledetta!"
"Non
mi è possibile. È pulita" disse lasciandola andare.
"Pulita?"
"Non
c'è umanità in lei" disse allontanandosi, e lasciando soli Meg e l'altro
demone.
"Non
avrei potuto dirlo meglio io stessa, Kenitra."
"Margareth
DeWitt qui. Dalla mia stessa parte. Voglio vedere la faccia del tuo bel
Osservatore quando lo scoprirà."
"Io
invece voglio la sua faccia quando morirà."
Kenitra
prese lentamente la mano della ragazza, e le fece il baciamano "Splendida.
Credo che troverai molto interessante le altre persone qui dentro…"
E
dopo averla fatta entrare il portone si richiuse pesantemente alle loro spalle.
Quella fu l'unica cosa che Spike riuscì a vedere. Allora lo aveva fatto sul
serio. Aveva sperato fino all'ultimo che avesse ancora abbastanza sale in zucca
per capire quanto fosse sbagliato. Si avvicinò alla barriera magica per
constatare se era veramente un muro, e a momenti ci cadde dentro. Margareth
allora lo aveva ingannato, lui poteva entrarci benissimo! Perfetto, almeno
sarebbe riuscito a trascinarla fuori da lì prima che si facesse male.
Aelis
si stiracchiò pigramente a letto, e sbirciando dalla tenda chiusa si accorse
che l'alba doveva ancora arrivare. Senza fare rumore, girò per la casa buia e
silenziosa, e trovata la sua valigia cominciò a sistemare gli abiti
all'interno, la sua spada, e passando dalla cucina preparò un po' di caffè e ne
versò due tazze fumanti. Se ben ricordava ad Angel piaceva. Lei in quei secoli
ne aveva bevuto a litri, anche a colpa degli orari che faceva in ospedale.
Certe volte le sembrava di andare avanti a caffeina, ecco la causa della sua
estrema irritabilità. Appoggiò la tazza sul comodino, e tenendo l'altra in mano
si sistemò sul letto, per guardare Angel dormire. Dio, com'era assurda e strana
la vita, ma forse era destino che dovesse andare così. La loro storia era
rimasta in sospeso per troppo tempo, e quella notte passata insieme finalmente
aveva posto la parola fine a quel capitolo della loro vita.
"Buongiorno,
Aelis…" disse lui aprendo gli occhi e girandosi a guardarla.
"Ciao."
"Ti
giuro che è l'ultima cosa a cui pensavo quando ti ho rivista."
"E
io posso dire a mia discolpa che era nella mia lista delle cose da NON
fare" disse lei allungandogli la tazza di caffè, quando lui si fu messo a
sedere come lei.
"Tu
hai una lista delle cose da non fare?"
"Ah-Ah.
E sono parecchio orgogliosa di non aver mai dovuto depennare niente…perlomeno
finora. Ora le mie due voci principali vanno a farsi benedire: Perdonare Angel,
e Finire a letto con lui. Ti odio per questo."
"Spero
tu non voglia ancora uccidermi."
Aelis
per tutta risposta gli sorrise e lo mandò a quel paese. Era l'alba, e non
sarebbero potuti partire prima del tramonto. Tanto valeva parlare. Chissà se si
sarebbero più rivisti da lì a un secolo.
"Com'è
possibile che la maledizione…?"
"Angel,
forse hai bisogno degli occhiali. Meglio le lenti a contatto. Io non sono
Buffy. Lei è il tuo vero amore, non io."
"A
proposito di amore…quel claddagh che porti chi te lo ha messo al dito?"
"Tu.
Non ricordi?"
Ricordava
eccome. Glielo aveva messo al dito una sera, un minuto prima di chiederle di
sposarlo, prima che lei gli sorridesse e gli dicesse sì. Praticamente in
un'altra vita. Non capiva però perché continuasse a portarlo, e infatti non ne
fece mistero.
"Perché
lo porto ancora? Non lo so. Più che altro per ricordarmi di non fidarmi della
gente che dice di amarmi. E per temere lontani gli uomini quando tentano di
rimorchiarmi. Sono una single convinta."
"Tu?
Raccontamene un'altra."
"OK,
forse non tanto convinta. Diciamo in crisi. Tutta colpa di un architetto di San
Francisco di cui sono il sire. Ci siamo conosciuti a Woodstock, e abbiamo una
specie di relazione tira-e-molla da allora."
"Pensi
ce la faranno, Rupert?" domandò Sarah porgendogli una tazza di the. Erano
rimasti da soli, L'Osservatore e l'immortale, gli altri erano crollati e prima
di far sembrare la casa di Giles un accampamento erano tornati al convitto o a
casa per dormire un po'.
"Se
Buffy e Venetia vanno oltre quello che le separa, e la tua amica supera l'odio
nei confronti di Angel, sicuramente!"
"Non
hai nominato Spike e Margareth."
"Quei
due sono amici, anche se si sono solo fatti del male quando hanno provato
qualcosa di diverso dall'amicizia. Comunque è stata una bella perversione da
parte di entrambi."
"Perché
un vampiro ha osato amare una cacciatrice? E Buffy e Angel allora?"
"Angel
aveva l'anima."
"E
Spike era talmente cotto di Meg da difenderla contro Angelus e Drusilla. Come
la mettiamo ora?"
"Non
me ne lasci passare una…" sussurrò Giles mentre sorseggiava il the, sicuro
che non avesse sentito.
"Se
non gliene lascio passare una, è perché mi diverto troppo a farlo. E poi anche
perché ho fama di essere una gran rompiballe quando mi impegno."
"Ah.
Speriamo che tornino presto. Salvo altri errori di traduzione abbiamo ancora
più di una settimana per cercare di salvare il mondo."
"Non
proprio il genere di cose che mi piacerebbe sentire. Se solo fossimo riusciti a
dirglielo…ma possibile che chi ha il cellulare lo tiene sempre spento?"
"Quanto
è vero!" esclamò Buffy facendo capolino dalla porta, seguita da Venetia.
Prima che Giles potesse dire niente, Buffy gli era arrivata davanti e gli aveva
messo in mano quel frammento dorato e lucente.
"Eccone
una delle tre. Allora, siamo state brave?"
Giles
era rimasto senza parole nel vedere l'oggetto, e anche nel vedere Venetia
vicino a Buffy, e sorriderle. Qualsiasi cosa fosse successa, aveva proprio
appianato tutte le incomprensioni che c'erano.
"Perché
non mi avete detto che stavate tornando?"
"Io
e Venetia ci abbiamo anche provato, ma è un po' difficile se una certa persona
di cui noi non faremo il nome ha il telefono staccato e il cellulare
scarico…"
"Sì…è
vero. Scusate. Venetia, che hai fatto ai capelli?"
La
ragazza si sfiorò i capelli, ora color rosso tiziano "Beh, un modo per
aiutarvi a distinguerci dovevamo pure trovarlo. Ora vi basterà ricordare che
Buffy è la bionda e Venetia è la rossa."
"Molto
facile da ricordare."
"Già,
specialmente per…" e Buffy quasi stritolò la mano di Venetia per impedirle
di parlare.
"Specialmente
per…chi?"
"Ma
per Riley. Insomma, non vogliamo certo che ci scambi l'una con l'altra, ora che
anch'io frequento questo college…"balbettò Venetia, afferrando la sua
borsa e facendo per uscire.
Buffy
disse al suo Osservatore che sarebbero andate a riposare un po' a casa da sua
madre, e che sarebbero tornate nel pomeriggio. Una volta fuori, Buffy quasi
incenerì Venetia con lo sguardo.
"Lo
sai che a momenti mandavi tutto all'aria?"
"Scusa,
è solo che non ci ho pensato. Allora che ha detto Willow?"
"Ha
detto che aveva troppo sonno per fare qualsiasi cosa e che comunque era meglio
dirlo a mia madre prima. La magia non funziona se i diretti interessati non ne
sono al corrente e pienamente d'accordo. Sicura di voler andare fino in
fondo?"
"Mai
desiderato tanto qualcosa in vita mia."
Aelis
cedette il posto di guida ad Angel, che si dimostrò ben felice di prendere il
posto dell'amica.
"Aelis,
ma dove e soprattutto chi è stato così pazzo da darti la patente?"
"Andiamo,
mi piace solo la velocità…"
"Se
non ti dispiace darmi le chiavi, fino a Sunnydale guiderò io…così arriviamo
sani e salvi."
Dopo
neanche venti minuti di silenzio totale, Aelis decise di rompere il ghiaccio.
Aveva giusto qualcosa da dirgli di molto importante.
"Angel,
devo dirti una cosa per me fondamentale."
"Ti
ascolto."
"Credo
tu sia il più grande imbecille che io abbia mai incontrato sulla faccia di
questo pianeta."
Angel
a momenti uscì di strada, e per evitare che succedesse davvero fermò la macchina,
e si voltò verso la sua compagna di viaggio "lievemente"
indispettito.
"E
su cosa basi questa tua affermazione?"
"Avevi
una ragazza che ti amava, che tu amavi, che sapeva chi eri e non gliene
importava, che quasi moriva per te, e tu l'hai piantata. Scusa, mio caro, ma
solo un perfetto imbecille può fare una cosa del genere."
"Volevo
che fosse felice."
"Angel,
tu hai il brutto difetto di decidere sempre anche per gli altri. Lo facesti con
me la notte in cui diventasti vampiro, e lo hai rifatto con Buffy."
"Volevo
darle una vita migliore, e può averla solo senza di me."
"Ma
lei non te l'ha chiesto! Santo cielo, Angel, hai spezzato il tuo cuore e il
suo, e per cosa? Per rimpiangerla per tutta l'eternità? L'hai amata quando non
ti era concesso, e hai continuato a farlo anche quando sei tornato Angelus, e
ti odiavi per questo. Ma non significa niente per te?"
"Credi
che a me piaccia? Credi che mi diverta a sognarla quasi tutte le notti,
sentirla vicina a me, e poi svegliarmi e rendermi conto che è stata solo
un'illusione? Fa i complimenti ai tuoi amici zingari, Aelis. Hanno fatto un
ottimo lavoro."
"Dimmi
solo una cosa, Angel. Fino a che punto sei disposto ad arrivare per lei, se ci
fosse anche una remota possibilità che tu e lei possiate stare insieme?"
"Sai
già la risposta."
Sì,
Aelis sapeva già la risposta ancora prima di formulare la domanda. Aveva solo
bisogno di esserne certa.
"Non
è vero. E così ora tutte le carte in tavola sono state cambiate."
"A
quanto pare…sempre che il Consiglio non voglia tenersi una cacciatrice che li
ha appena traditi" sogghignò Margareth, alla destra dello scranno di
Kenitra "Ma ho una domanda da farti. Mi risultava ci fosse un altro demone
qui, che comandasse…Zamora se non sbaglio."
"Zamora
è dovuto partire in via definitiva."
"Allora
non credo mi capiterà più tra i piedi. Meglio così."
Ti
ho vista in giro con Spike. Margareth, a quanto pare perdi il pelo ma non il
vizio…"
"Non
ho scrupoli di coscienza, ora come ora."
"Spero
tu sappia della Profezia."
"Ne
ho sentito parlare. Ma credo tu ne sappia molto di più."
"Conosci
la leggenda dell'occhio di Ra? Se ti dicessi che è contro di lui che i tuoi
amichetti dovranno combattere la battaglia finale?"
"L'occhio
di Ra…l'emissario delle divinità infernali sulla terra…non posso crederci.
Fantastico! Un gran bel botto per l'uscita di scena di questo pianeta!"
"Sospettavo
ci saremmo trovati subito d'accordo. E se permetti, ho un'altra sorpresa per
te" e con un cenno, due suoi servitori portarono ai piedi di Meg Spike, pesto
e irriconoscibile. Guardò Meg alla ricerca di qualche speranza, ma gli occhi
verdi non esprimevano niente a parte divertimento per le sue condizioni.
"Vuoi
che spelli vivo questo vampiro per te?"
"No,
lo farò io più tardi. Il gioco è appena iniziato. E io voglio saperne di più
sull'occhio di Ra."
Venetia
vagava per la casa buia, incapace di dormire. Dopo gli avvenimenti di quella
sera dubitava seriamente di esserne mai più in grado. L'incubo era finito.
Una
volta entrate in casa, lei e Buffy erano andate da Joyce, e spiegato la
situazione. Venetia non aveva più nessuno, e neanche un posto a cui volesse
tornare, e prima che Buffy finisse Joyce si era alzata dalla sedia ed era
andata ad abbracciare Venetia, dandole il benvenuto in famiglia. Quando poi Willow
era stata sufficientemente sveglia da stare in piedi senza cadere due secondi
dopo, era andata a casa loro. Era stata molto chiara al riguardo, una volta
fatto non si poteva tornare indietro, e Venetia lo aveva chiesto a Joyce, se
era proprio sicura di volere un'altra figlia adolescente. La donna aveva
semplicemente sorriso, e fatto un cenno alla giovane strega. Una candela
spenta, due versi in latino, e fu come se Venetia fosse sempre vissuta lì.
Sarebbe stata nei ricordi di tutti quelli che conoscevano la famiglia, degli
amici di Buffy, e anche loro sarebbero stati dentro di lei. Erano passate solo
due ore da quando era diventata un membro ufficiale della famiglia Summers, e
ancora non le sembrava vero.
"Venetia,
che fai ancora in piedi?"
"Joyce…scusa,
non riesco a dormire. Troppe emozioni."
"Joyce?"
disse la donna guardandola storto, e Venetia si rese conto di aver sbagliato.
"Cioè,
mamma. Credo mi ci vorrà un po' di tempo. Non è una parola che uso
correntemente."
"A
questo rimedieremo, vedrai. Tua sorella è ancora a caccia?"
"Trovala
un'altra tanto legata al suo lavoro, ti sfido."
"Ti
va di aspettarla? Credo ci siano dei pop corn in dispensa…e un film
strappalacrime in cassetta. Che ne dici, ti vanno quattro chiacchiere con tua
madre, Venetia?"
Spike
era stato incatenato alle pareti di una stanza di quella vecchia villa, in
attesa di Margareth. Possibile che fosse lei? Che quel demonio che aveva visto
fosse realmente la ragazza di cui un tempo era innamorato? Non lo sapeva, ormai
si era reso conto di non sapere più niente.
Sentì
la porta aprirsi, e vive entrare Margareth e Kenitra.
"Dici
che sa qualcosa su queste famose chiavi da trovare? Credo che L'Occhio di Ra
sarebbe molto felice di averle in suo possesso."
"Puoi
sempre provare a chiederglielo" disse lei sedendosi su una sedia e
preparandosi a gustare lo spettacolo. Non avrebbe mosso un dito per intervenire
in suo soccorso.
Dopo
averlo preso a pugni per un po', decise di passare all'acqua santa.
"Ma
prima, amico mio, una domanda. Che si prova a essere tradito dalla propria
ex?"
"Lei
non è Margareth."
"Al
contrario. Lei è la vera Margareth, che finalmente è riuscita a emergere. Devo
ammetterlo, sapere di cos'era capace e non intervenire è stata veramente dura.
Sono un bravo attore…" disse facendo per versare l'acqua santa addosso a
Spike. Si trovò però a fissare un attizzatoio che lo aveva appena passato da
parte a parte. Dietro di lui, Margareth.
"Non
certo migliore di me."
Dopo
essersi assicurata che fosse "partito in via definitiva" anche lui,
liberò Spike, che però si tenne a distanza.
"Non
potevo aiutarti senza mettere in pericolo la mia copertura" si giustificò
lei, mentre lo slegava.
"Spero
che lo spettacolo ti sia piaciuto."
"Ora
sei ingiusto. Ti rendi conto di come mi sono sentita io, a dare libero sfogo
alla malvagità che ho dentro? Ho quasi ammazzato un uomo, e l'ho fatto con la
musica nel cuore. Tu hai fatto azioni del genere per più di un secolo. Sei
l'ultima persona che può venire a giudicarmi!"
Un
rumore di passi nel corridoio li fece voltare verso la porta. A quanto pare non
erano da soli come avevano creduto. E quel qualcuno che ora stava buttando giù
la porta non voleva di certo parlare…
"Questa
discussione non finisce qui. Filiamo."
"Un
minuto, Spike. La chiave. Dobbiamo prendere la chiave."
"Meg,
tesoro, quelli stanno buttando giù la porta, non so se li senti" continuò
lui, ma Margareth continuava imperterrita a cercare. Se non si era dissolto,
voleva dire che era quell'altro il demone prescelto e che lui si era impadronito
del frammento. Finalmente lo trovò in una tasca nascosta, e Spike la trascinò
via un secondo prima che i suoi seguaci facessero irruzione.
Il
palazzo era ancora disabitato, constatò Angel mentre entrava con Aelis. Ne era
passato di tempo dall'ultima volta che ci era stato. Era in fin di vita, e
Buffy per salvarlo era quasi morta. Aveva giurato di non rimetterci più
piede…ma lui e Aelis avevano bisogno di un posto dove stare. Non amavano
dipendere dagli altri, e si sentivano a disagio in mezzo a loro.
Aelis
si era seduta vicino al fuoco, col suo libro in mano, mentre Angel era
appoggiato allo stipite del caminetto, perso in chissà quali pensieri. Forse
rifletteva sulla loro conversazione…Aelis ci sperava proprio. Ridacchiò. Forse
avrebbe dovuto cambiare il suo nome in Emma. Angel le lanciò un'occhiata
curiosa. La ragazza si giustificò dicendo che c'era un passo del testo che la
divertiva, e questo sembrò bastargli.
"Ok,
mia bella Aelis, ti sei divertita a criticare me. Ti dispiace se ti rendo il
favore?"
"O
santa pazienza. Che vuoi sapere?"
"Tu
parla."
"Non
so se mi va di farlo. Sono già stata messa in croce due volte."
"Come
vi siete incontrati, tu e il tuo architetto?"
"Non
è il mio architetto. È un…amico."
"Amico?"
"Buon
amico. Ottimo amico. Stiamo bene insieme, ci vediamo ogni tanto…"
"Rispondi
alla mia domanda."
"Woodstock.
Ci ero andata per i Nirvana, e anche per il tuo amico Spike. Povero Graham, è
stato la cena di Spike quella notte. Io ero là, l'ho trovato, sono diventata il
suo sire e questo è tutto."
"Sicura?"
Aelis
gli lanciò un cuscino contro, fingendo una faccia imbronciata "Ho più di
duecento anni, non ho bisogno della balia. E comunque non sono fatti
tuoi!"
"Ha
deciso di farsi vedere?"
"Forse.
Che c'è, me lo vuoi far scappare?"
"No,
solo scambiarci due parole."
"Mettiti
in coda…ma, scusa un istante, tu e Patrick non avete niente di meglio da fare
che ficcare il naso nella mia vita privata?"
"Dev'essere
meglio della soap che guarda Cordy."
"Ma
quanto siamo spiritosi."
"Dai,
non te la prendere. Lo sai che scherzo."
"Ed
è la cosa che più mi è mancata. Qualcuno che mi prendesse in giro come facevi
sempre tu."
Angel
poi si era seduto accanto a lei, mettendole un braccio intorno alle spalle, ed
Aelis aveva appoggiato la testa sulla sua spalla.
"Dovremmo
andare da Giles."
"E
lascia riposare quel pover'uomo. Il talismano non scappa, Giles neanche e noi
nemmeno."
"Amen."
"È
stato troppo facile."
"Cos'hai
da brontolare ancora, Lis?"
"Non
lo so…è una sensazione. Ce l'avevo quando ho affrontato Darla la prima volta, e
lei mi ha lasciato vincere. Sapevo che era capace di altro…e me l'ha dimostrato
ampiamente."
"Non
tutte le sensazioni brutte che hai sono destinate ad avverarsi."
"Questo
lo so, ma sto male lo stesso. Ora prometti di non metterti a ridere" disse
alzandosi e prendendo dalla sua borsa da viaggio i tarocchi.
"Pensi
che la risposta sia nelle carte?"
"Angel,
puoi prendermi in giro quanto ti pare, ma non lo accetto per quanto riguarda i
tarocchi."
"Scusa."
Rimase
in silenzio mentre lei mescolava le carte e le sistemava sul tavolino davanti a
lei. Dopo aver fatto un respiro profondo, iniziò a girarle lentamente, una alla
volta. Angel notò che mano a mano che lo faceva, le mani le tremavano.
"Aelis,
che hai?"
Ma
lei non rispondeva.
"Angel?"
"Sì,
Aelis. Che c'è?" disse il vampiro andandole vicino.
"Volta
l'ultima carta. Io non ce la faccio."
Senza
farle altre domande, Angel ubbidì. Il Diavolo. Aelis appena la vide
indietreggiò, andando a sbattere contro il muro. Tremava, ed era in preda al
terrore "È tornato per me…è tornato dall'Inferno per me…"
"Aelis,
chi è tornato?"
"Come
è possibile che sia successo…lui è morto, l'ho visto io cadavere dopo essermi
risvegliata…"
Angel,
abbracciò stretta la sua amica che aveva iniziato a piangere. A quel punto le
cose per lui si erano fatte chiare.
Joyce
si era addormentata sul divano, e Venetia, dopo averle messo una coperta
addosso era andata a vestirsi. Non ce la faceva a non fare niente, non era
nella sua natura, e sperava che Buffy gradisse la sua piccola intrusione nel
suo terreno di caccia. Risposta superflua, ce n'erano talmente tanti che a
momenti trovarono difficoltà in due.
"Sicura
che non ci sia un'altra Cacciatrice in giro? Non mi dispiacerebbe avere una
mano."
"Meg
ha le sue rogne a New York, e Faith è in carcere. Hanno di meglio da
fare."
"Meg
mi sembra simpatica."
"È
strana."
"Buff,
basta giri di parole. Che vuoi dire?"
"Anche
Faith era strana. Non vorrei che…"
"…che
Margareth fosse un'altra psicopatica? No, tranquilla. Lo saprei. Ricordi?
Facevo parte dell'armata dei cattivi. Li so riconoscere ad un chilometro di
distanza."
"Se
lo dici tu…"
"Fidati.
Ha i suoi problemi, non ne cerca altri…"
"È
un Dampyr. Che altri problemi ha?"
"Vuoi
dire che non lo sai? Ha la più disgraziata storia familiare che abbia mai
sentito."
"Sua
madre è come lei, e suo padre è morto. Lei è cresciuta con la sua
Osservatrice."
"Sua
madre era umana e suo padre una versione di Angelus ancora più malvagia
dell'originale. Se non era per
"Lei
lo sa?"
"L'ha
scoperto quando si è trovata davanti suo padre. Trovare l'ultimo legame
familiare e scoprire che ti vuole morta non dev'essere una passeggiata."
"Povera
Meg. Tu come la sai questa storia?"
"Le
voci girano se passi tanto tempo tra demoni e cospiratori. E a proposito di
storie da raccontare…forza, parla, sono curiosa. O giuro che chiedo a
Dawn."
"E
cosa vuoi sapere?"
"Riley.
Mi pare ovvio. Posso anche sapere tutto di lui, ma non so il basilare. In altre
parole, come va tra te e il bel campagnolo? E, cosa che mi sta a cuore, ti sta
facendo dimenticare Angel?"
"Così
e così, e no. Sono le risposte che cerchi."
"Fuori
il rospo."
"Riley
non comprende. Non comprende me, quello che sono. È dolce, carino, disponibile,
e io gli voglio bene, ma…"
"…ma
è solo un amico, un tappabuchi o giù di lì."
"Grazie,
avevo paura di pronunciare quelle parole."
"Parlagli.
Digli quello che provi. Non rovinargli l'esistenza…di solito i soldatini come
lui, così ligi al dovere finiscono per farsi ammazzare per la patria, e di
solito prima che raggiungano i trent'anni."
"Grazie
del consiglio."
"Ti
ho appena dato un consiglio? Forte."
"Sei
sembrata una vera sorella. Credo che farò come dici. Di solito anche gli altri
a cui li davi li seguivano?"
Venetia
sorrise "Non saprei. È la prima volta che do consigli ad una persona
diversa dalla sottoscritta."
Stavano
tornando a Sunnydale, ma era come se qualcosa si fosse spezzato tra Meg e
Spike. Tra il senso di colpa di Meg, e la rabbia di Spike, si era creato un
abisso che gli impediva di parlarsi. Il cameratismo del viaggio di andata era solo
un bel ricordo. E sì che con i vampiri dovrei andare d'accordo, pensava, da
parte di padre sono una di loro. Al pensiero di suo padre rabbrividì. Il modo
in cui il suo sguardo di ghiaccio - uguale al suo - aveva incontrato i suoi
occhi, le cose che le aveva detto…la promessa di ucciderla…
Non
c'era ancora riuscito, in compenso si era consolato eliminando sua madre
adottiva, alcuni suoi amici, e mandando in coma Megan, una sorella di cui non
aveva saputo mai niente. Appena ritrovata, e subito persa.
Odiava
il destino, l'ironia che dimostrava specialmente quando si trattava di lei. Ma
se pensava che si sarebbe piegata, sbagliava. Avrebbe dimostrato di essere più
forte del destino che la voleva malvagia, con o senza l'aiuto degli altri.
Ormai era abituata a questo. Ma non voleva sacrificare il suo migliore amico.
Chissà, magari col tempo sarebbe riuscito a parlarle di nuovo.
Magari
riuscirà a parlarmi di nuovo. Ecco quanto pensava Spike, una volta sfogato il
risentimento che aveva verso di lei, su come l'aveva escluso dal suo piano.
Aveva sempre dato per scontato che Meg fosse la creatura forte che ricordava, a
cui non interessava più di tanto essere legata a due popoli senza essere parte
di nessuno. Forse lo aveva creduto anche lei, ma l'aver affrontato la sua metà
oscura l'aveva lasciata sconvolta e fin troppo consapevole di cosa poteva
essere capace come vampiro. Di cosa poteva essere capace lui. Aveva ragione,
lui non aveva diritto di giudicarla, aveva fatto cose ben peggiori nella sua
vita. Era l'unica amica che aveva, e non voleva perderla. Voleva solo trovare
il momento giusto per dirglielo, ma il muro invisibile tra loro sembrava
veramente invalicabile.
Finalmente
di nuovo a Sunnydale. Tutti e sei. Giles non aveva perso tempo a ricordare ai
presenti che il tempo stringeva, e si era fatto dare i tre frammenti. Prima che
avesse il tempo di esaminarli, i frammenti si saldarono insieme, ricomponendo
una sfera che riluceva di luce propria.
"Ecco
la nostra arma" esclamò Aelis "Ora non ci resta che trovare il
cattivo."
"Potrebbe
essere più d'uno."
"Evviva,
si sentiva il bisogno di un'altra battaglia epocale quaggiù" commentò
Venetia.
"Ragazzi,
potrebbe non essere facile."
"E
quando mai lo è stata?"
"
Buffy, Sarah ieri ha trovato una cosa nel testo. Parla tu, ne sai di più al
riguardo."
"Grazie.
Allora, ho trovato un piccolo appunto dentro al testo."
"E
dove, Sarah?"
"Era
sotto una bella patina di sporco, e ho dovuto restaurarlo per bene, quel povero
libro, Lis. Tu non li tratti granché bene."
"Ok,
mea culpa. Che c'era d'interessante?"
"Un
elenco di nomi, e sotto la dicitura "Che il cielo ci aiuti." Lo
reputi interessante?"
"Mi
attira."
"La
cosa più preoccupante è l'ultimo della lista. E il penultimo."
"Che
hanno di particolare?"
"A
parte il fatto che sono scritti con mano tremante, e questo significa che lo
scrivano che ha fatto il lavoro doveva averne una paura folle, ho chiesto a
Patrick quando è venuto qui, quindi sono certa di quello che dico. Occhio di
Ra, su cui non si sa letteralmente un tubo, e un vampiro. Il nome è scritto in
latino, Victorius, dell'Ordine di Aurelius."
"Avrà
cambiato nome?"
"Se
mi chiamassi così l'avrei fatto all'istante" disse Aelis.
"Ora
il suo nome è Victor Benedict, vive a New York" sussurrò Margareth,
impallidita tutta su un colpo.
"Bene,
abbiamo una base su cui iniziare. Buffy, tu, Aelis e Meg potreste occuparvi del
vampiro, mentre noi altri…"
"No,
signor Giles. Io intendo far ricerche su questo occhio di Ra. Mi sta tornando
in mente qualcosa, è un nome a me familiare. Ce ne possiamo occupare io e i
miei amici. Voi studiate il vampiro…"
"…E
non preoccupatevi."
La
voce di Aelis risuonò nella caverna una volta tana del Maestro, e nel sentirla
un uomo si avvicinò allo specchio d'acqua da dove vedeva quello che facevano i
suoi nemici.
"Oh,
mia piccola Elizabeth, queste saranno le tue ultime parole famose. O più
semplicemente, proprio le ultime."
"Cosa
ti rende tanto certo che lei…?" domandò il suo compagno, un uomo dagli
occhi di ghiaccio, mentre si avvicinava.
"La
conosco. Meglio di quello che lei crede. L'ho sempre tenuta d'occhio e so
quello di cosa ha paura e di cosa no. Se permetti, voglio lasciarla per
ultima."
"D'accordo,
ma tu mi farai sistemare questa biondina, e senza interferire" disse
indicando Margareth "Mi ha dato tante di quelle rogne a New York…"
"Non
fingere, Victor. Non lo sai che la storia di Margareth gira da molto? Lo sanno
tutti che è la tua unica figlia. Perfino io. Quegli occhi sono l'equivalente di
un esame del DNA."
"In
questo caso…sono curioso di vedere cosa ha deciso. Mi hanno detto che a New
York è stata degna di me, e che neanche Spike l'ha tenuta a freno."
"Buon
sangue non mente."
"Ma
ha quella maledetta anima che le ha trasmesso sua madre, e che rovina quella
che potrebbe essere la prossima Maestra di Aurelius, quando io non ci sarò
più."
"Ed
è una Cacciatrice, tra l'altro. E finché starà con Elizabeth, Venetia e Buffy
di sicuro non sarà facile farci quattro chiacchiere da soli."
"Buffy…"
mormorò una voce alle loro spalle.
"Ma
non sta mai zitto quello là, Victor?"
"Lascialo
delirare. È l'ultima cosa che gli resta. L'altro?"
"L'altro
è un miracolato ad essere vivo. Lo hai torturato in una maniera che ha stupito
pure me."
"Sai
com'è…non mi piace che un Osservatore giri intorno alla mia bambina. Allora
ragazzi, avete sentito le vostre ragazze?" disse a Riley e David,
incatenati ad una parete, pesti e quasi ridotti in fin di vita "Ce l'hanno
fatta a tornare. Ma quel loro giocattolino non servirà proprio a niente."
Allontanandosi,
chiese notizie dell'unico che mancava all'appello.
"Victor,
quell'immortale è più sfuggente di un'anguilla. Non lo saprà neanche Lizzie
dove si trova."
"Tanto
arriverà, in soccorso della sua bella. E morirà davanti a lei e alle altre,
come questi due. Quelle quattro Cacciatrici smetteranno di essere una minaccia,
è una promessa."
Venetia
era uscita per farsi un giro, dopo quell'incontro con gli altri, e al suo
ritorno aveva trovato Buffy al telefono, che lasciava l'ennesimo messaggio
sulla segreteria di Riley.
"Un'altra
volta? Ma dov'è quel deficiente?"
"Venetia,
è del mio ragazzo che parli."
"Se
il mio mi facesse aspettare tanto, o non rispondesse ai miei messaggi,
passerebbe da boyfriend a ex in due secondi netti."
"Spargerò
la voce al Bronze."
"Come
stai?"
"È
da molto che non lo sento. Da quando siamo partite, anzi da prima. Sono
preoccupata."
"Negherò
di aver detto una cosa carina sul Pio Bove, ma…Buffy, sa badare a sé stesso, ed
è un ragazzo abbastanza in gamba per essere anche un soldato."
"Grazie."
"Dovere
di quasi sorella. Il resto della truppa, che fa?"
"Studia.
Aelis e Angel in questo caso parlano la stessa lingua, e i suoi amici danno man
forte."
"Non
essere gelosa della bella immortale. Angel non la vede più in quel senso da molto.
Anzi, credo che continui a vedere te e solo te in quel senso. Come te del
resto, sorellina."
"Io
non ho mai smesso. Ma è lui che se n'è andato e mi ha lasciata. Dovevi vederlo
le due volte che sono andata da lui."
"Basta
con questa atmosfera depressiva, vuoi? Fa male alla pelle. Shopping, pizza e
Bronze?"
"OK.
Magari così troviamo anche gli altri e li deprimo un po'…"
Nel
frattempo, Aelis e Angel si stavano allenando nel palazzo. Avevano già provato
la spada, ora era il turno delle arti marziali. Dopo un'infinità di colpi,
crollarono sul pavimento l'uno a fianco dell'altra.
"Niente
male, eh?"
"Se
avessi combattuto così, quello morto saresti stato tu."
"Te
lo concedo, Lizzie."
"Odio
quel diminutivo. Mi piaceva di più quando mi chiamavi Buffy."
"Ora
nessuno ti chiama più così?"
"Patrick,
ogni tanto."
"E
il tuo amico?"
"Per
chiamarmi a quel modo io e lui dovremmo avere una relazione stabile nel tempo,
e indovina?, non è così. Ammettiamolo, Liam, le relazioni stabili non sono
esattamente il nostro forte" disse tendendogli la mano per rialzarsi.
"E
tu che ne sai?"
"Dopo
di te, ce ne sono stati…diciamo un paio di importanti. Andati. E parlo sul
serio. Nel tuo caso, invece…"
"Torni
sempre a quel punto. Io e Buffy non possiamo stare insieme Liz, lei è una cacciatrice
e io un vampiro."
"E
Graham è un cacciatore del Consiglio che aveva giurato di portare al suo capo
la mia testa."
Angel
era rimasto letteralmente a bocca spalancata, mentre Aelis finiva di spiegare
la sua storia.
"Ti
spiego. Da quando esistono gli Immortali, esistono anche dei Cacciatori,
immortali anche loro, che vogliono evitare l'avverarsi di non so quale profezia
che vuole la caduta del Consiglio degli Osservatori. Diciamo che ho scoperto
che è stata la mia persecuzione per 120 anni. Poi dopo Woodstock, e l'avermi
conosciuta un po' meglio ha capito che di me dicevano cose abbastanza false
laggiù in Inghilterra. E mi ha detto tutto."
"E
tu?"
"Il
primo impulso è stato quello di strangolarlo, ma ho resistito."
"E…?"
"E
credo di essergli saltata addosso, ma non sono affari che ti riguardano
accidenti a te! La morale della favola è che ti sei fatto un sacco di paranoie.
Cosa strana, considerato che di sicuro non le avevi quando siete finiti a letto
insieme."
"Joyce,
la madre di Buffy…abbiamo parlato. Mi ha fatto capire che era meglio che io…che
io lasciassi in pace sua figlia, per darle una vita migliore."
"Bella
vita che ha avuto dopo di te. Complimentoni signora Summers, ha appena vinto il
premio di madre impicciona dell'anno."
"Non
giudicarla male. Ha fatto quello che riteneva meglio per sua figlia."
"Il
motto di mia madre invece era "Sbagliando s'impara". Mi avrebbe
consolato, sì, ma mai mi avrebbe evitato di commettere sbagli."
"Ormai
è fatta. Lo sai che ha un nuovo ragazzo? Si chiama Riley Finn."
"La
partita è ancora aperta, e nessuno ti ha ancora detto "Scacco
matto"."
"Sembri
dannatamente sicura di te."
"Lo
sono. Aspetta e vedrai."
"A
proposito di aspettare…che ne dici di parlare dei tuoi tarocchi?"
Aelis
diventò subito seria "No."
"Non
puoi nascondermi le cose. E so di chi hai paura."
"Allora
capirai anche che non sono entusiasta di scendere in battaglia."
"Pensavo
il contrario. Conoscendoti…"
"Eccezione
che conferma la regola."
"Strano
che non ti abbia cercato."
"Mi
avrà spiato. È un maestro in queste cose."
"Che
farai?"
"Lo
manderò all'Inferno. E non ci sarà niente e nessuno che lo riporterà indietro
stavolta."
Victor
Benedict. Margareth non riusciva a pensare ad altro da quando era tornata nella
sua stanza al motel. Victor Benedict. Suo padre. Il cuore minacciava di
uscirgli dal petto, e in preda all'agitazione aveva cominciato a respirare
affannosamente. Attacco di panico, al solito. Ogni volta che sentiva quel nome,
aveva quella reazione. Per completare l'opera, ancora qualche istante e sarebbe
scoppiata a piangere. Stavolta nessuno l'avrebbe consolata. Non aveva più
amici, li aveva persi o erano morti, e non voleva gravare sulle spalle di
Buffy, o degli altri. Avevano i loro di problemi, non avevano bisogno dei suoi.
Spike
era fuori, che fissava la sua finestra. Aveva notato l'espressione
terrorizzata, quando aveva sentito il nome di quel vampiro, ed era diviso tra
la voglia di fare irruzione e consolarla e il rimanere lì. Con una sonora
imprecazione, si mosse verso la porta, e pian piano la aprì. Meg era stesa sul
letto, stringeva tra le braccia un cuscino, e il solo vederla gli fece male al
cuore. Margareth si accorse della sua presenza, e non fece niente per farlo
rimanere, ma neanche per mandarlo via. Spike si sedette di fianco a lei, e senza
sapere che altro fare l'attirò verso di sé.
"Se
proprio devi piangere, tanto vale che inzuppi la mia camicia come fai di
solito. Si offende se vede che le preferisci uno squallido cuscino di uno
squallido motel."
Meg
gli sorrise tra le lacrime, e nascose la sua faccia contro di lui
"Grazie."
"Prego,
principessa. Non ti lascio."
"Scusa
per i pugni."
"Dru
faceva di peggio…"
"Non
credo di essere curiosa di sapere quando lo faceva."
"Dimmi
una cosa. È chi penso?"
"È
chi pensi."
"Che
io sia dannato! E ora che succederà?"
"Ci
sfideremo, combatteremo. E alla fine ne resterà soltanto uno."
Il
giorno seguente, Aelis e Margareth, spinte dai loro amici, erano andate da
Giles. Era arrivato il momento di essere sincere, e di raccontare tutto. Si
incontrarono a poca distanza dalla casa dell'uomo, e senza che nessuna delle
due dicesse qualcosa, si guardarono e a stento soffocarono una risata.
"Anche
tu, eh?"
"Pare."
"Come
la prenderà?"
L'uomo
non si scompose neanche nel vederle arrivare la mattina presto, ormai era abituato
alle intrusioni da quando quella storia era iniziata.
"Margareth,
Aelis. Che posso fare per voi?"
"Starci
a sentire sarebbe un buon inizio" disse Aelis appoggiando la tazza di the
che l'uomo aveva dato a lei e a Meg.
"Avete
scoperto qualcosa?"
Le
due ragazze si scambiarono un'occhiata e annuirono.
"Diciamo
pure che io sono un'esperta su quel che è chiamato Occhio di Ra."
"E
io su Victor Benedict."
"Parlate,
ragazze."
Meg
guardò l'immortale con uno sguardo implorante, ed Aelis fatto un respiro profondo
si preparò a dare la notizia a Giles.
"Lei
sa che odiavo il mio Osservatore con tutta me stessa, e di aver quasi voluto
ringraziare Angelus per avermelo tolto dai piedi…"
"Sta
parlando di un mio antenato."
"Le
carte me lo avevano detto, mi avevano avvertita quando avevo quindici anni che
sarei diventata una cacciatrice. L'anno dopo è successo. Poi, rifacendole prima
che succedesse, mi è venuta in mano una combinazione molto negativa, per tre
volte di fila. E il giorno dopo ho incontrato Raines. Ero ospite a Londra da
dei miei zii che si erano presi la briga di crescermi dopo la morte di mia
madre. Io non sopportavo loro e loro non sopportavano me. Dicevano che sarebbe
stato meglio che me ne tornassi in Romania, dov'ero cresciuta anche se i miei
erano di origini irlandesi. Avevano ragione, in quel periodo più che a una
signorina dell'alta borghesia assomigliavo ad una zingara. Quando si è
presentato alla porta Raines, sono stati ben felici di mandarmi via con lui.
Sospetto l'abbiano pure pagato. Io persi tutto quel poco che avevo di mio, e
passai tutti gli anni prima della mia morte a combattere i vampiri e a fargli
da serva. Devo dargliene atto, le scuse che si inventava per giustificare i
lividi che mi faceva in faccia erano veramente mitiche…L'unico che non mi ha
mai creduto per un secondo è stato Angel…cioè, Liam. Ma l'unica volta che è
andato da lui, Raines mi è venuto a cercare da mia cugina Meredith. Può
immaginare come è andata. Povera Camille, per calmarla ci volle tutta la
notte."
"Continuo
a non capire."
"Non
capivo neanch'io il suo comportamento. L'Osservatore doveva essere il custode
della cacciatrice, non il suo giudice, giuria e carnefice. Ci sono arrivata
tempo dopo, quando entrai nella sua stanza quando lui non c'era. Ci trovai una
stella a cinque punte sul pavimento, incenso, candele nere. E un oggetto tondo
al muro che rappresentava quello che per gli egizi era il simbolo di Ra. Volevo
cercare di scoprire altro, ma lui…beh sopraggiunse, e non prese bene la mia
intrusione. Ricordo che mi prese per i capelli, e mi disse che se volevo
davvero bene a Liam, Meredith e Camille non avrei detto una parola, altrimenti
loro sarebbero finiti male e anch'io. Ma come ho detto, per Liam ero un libro
aperto. Disse quel che pensava a Meredith, e mi costrinsero insieme a vuotare
il sacco. Merry da quella strega in gamba che era cominciò a fare ricerche, ma
purtroppo non ne venne mai a capo."
"Perché?
Ah, già. Darla. Angelus."
"Quando
mi risvegliai tornai a prendere quel che mi aveva lasciato. E in seguito capii
perché quell'uomo era così. Il vero Roger Raines era morto in un canale di
Londra dopo essere stato rapinato, e prima che io lo incontrassi. Il demone di
cui stiamo parlando prese il suo posto e mi trascinò in Irlanda perché sapeva
che…diavolo, sapeva che facevo parte del destino di Angelus, e voleva che tutto
andasse come stabilito. Era già tutto scritto, mancavano solo gli interpreti
principali. Ero convinta che tutto fosse finito quando Angelus lo aveva
ammazzato. E invece eccolo qua."
Giles
era rimasto allibito nel sentire quella storia, ma anche se non voleva crederle
sapeva che la ragazza davanti a lui non aveva mai mentito. E se Sarah era
disposta a difenderla a spada tratta ci doveva essere un ottimo motivo.
"So
che è peggio di un calcio in pieno viso, ma non esistono modi facili per
dirlo."
"Avrò
bisogno di un po' di tempo per farci l'abitudine. Margareth, tocca a te. Cosa
sai di Benedict?"
"Che
è un vampiro, e che è mio padre."
Aelis
e Giles si erano voltati verso di lei con gli occhi spalancati, mentre Meg
abbassava gli occhi e si torceva le mani. Aveva provato quel discorso con Spike
un centinaio di volte, ma le parole sembravano non voler uscire.
Aelis
che le era vicino si accorse che le mani le stavano tremando, e le strinse tra
le sue.
"Forza.
Ti sentirai meglio quando ti sarai tolta dallo stomaco quel macigno. "
Meg
si fece coraggio, e iniziò a raccontare.
"La
storia dei miei si potrebbe ricondurre a quella di Buffy e Angel, solo che lui
era cattivo fin dall'inizio e progettava di rendere come lui mia madre. Quando
se ne accorse, mia madre cambiò nome, città, e cercò di scappare lontano da
lui. Aveva un ottimo motivo per farlo: me. Però aveva sottovalutato quanti
vampiri ci fossero in tutti gli Stati Uniti. Era bastato il passaparola per far
sapere a tutti di lei. Fu torchiando un vampiro per ottenere informazioni che
Kelly,
"Ragazze…è
inutile dire che vi staranno addosso. Almeno a grandi linee dovete
parlarne."
"E
io che pensavo che fosse finita. Non finirà mai invece. "
"Finirà
molto presto, invece. Tra una manciata di giorni. "
"Oh
che gioia" disse Aelis, alzandosi. " Vado a prendermi una sbronza.
Credo di aver bisogno di qualcosa di forte."
"Sono
le nove del mattino. "
"Motivo
in più per farlo. Prima avrò un mal di testa dopo sbornia, prima mi dimenticerò
di quell’uomo e meglio starò."
Margareth
invece aveva optato per una caccia di nascondigli di vampiri, visto che
detestava bere.
Giles
le guardò andar via, chiedendosi se mai avrebbero superato quei loro problemi.
Aelis
non aveva fatto che qualche passo, che due uomini vestiti con un saio nero le
si avvicinarono, spuntando dall'oscurità di un vicolo e impedendole di
scappare.
"Elizabeth
McGrath?"
"Spiacente,
sbagliato persona. Vi dispiace lasciarmi passare?"
"Siete
voi, invece. Il tempo è traditore per un'immortale, non fa cambiare il suo
aspetto."
"Che
volete da me?"
"Non
lo immaginate, Cacciatrice?"
"Addolorata
di deludervi, ho altri piani e non vi coinvolgono. Dite al mio demoniaco ex
Osservatore di fare di meglio."
Aveva
fatto per spingere da parte uno dei due monaci, quando si ritrovò contro un
muro del vicolo, con una lama a qualche centimetro dal collo.
"A
differenza di quegli stolti del Consiglio, sappiamo molto bene come levarvi di
mezzo. La testa deve essere staccata dal resto del corpo, giusto? È così che
voi e la vostra gente morite. A voi la scelta, madamigella."
Aelis
fissava la lama della spada. Un solo movimento della mano dell'uomo avrebbe
posto fine alla sua esistenza senza troppi problemi. C'era un filo sottile a
dividere la vita dalla morte, e in quel caso, pensò l'immortale, era proprio il
filo di quella spada.
"Non
posso rifiutare un così cortese invito."
Mentre
la portavano via sotto la minaccia della spada, Aelis lasciò cadere di nascosto
dalla tasca un oggetto che aveva sempre con sé e da cui non osava separarsi, il
rosario di sua madre. Sapeva che Sarah aveva ormai l'abitudine di venire tutte
le mattine dall'Osservatore per discutere oltre dell'imminente Apocalisse anche
di altri testi. Quel messaggio la sua amica lo avrebbe capito.
La
condussero per tunnel sotterranei e immersi nella quasi totale oscurità, fino a
quando una grande luce alla fine dell'ultimo quasi la accecò. Appena i suoi
occhi si furono riabituati alla luce, capì che la grande luce in realtà era una
sala circolare e molto ampia, talmente piena di candele che sembrava di
trovarsi alla luce del sole. C'era un lago sotterraneo, dalle acque color
piombo, e dalle altre pareti di roccia cadevano sottili rigagnoli d'acqua
destinati ad alimentarlo. I due monaci erano spariti lasciandola sola nella sua
esplorazione, ed era stato un leggero rumore in quel silenzio a farle scoprire
di non essere l'unica lì contro la sua volontà. Dietro uno spuntone di roccia,
c'erano due ragazzi semi svenuti e incatenati, e ridotti parecchio male. Se
avesse avuto la certezza assoluta che il padrone di casa non arrivasse in
cinque minuti avrebbe cercato di fare qualcosa, ma il riecheggiare del rumore
dei passi le fece cambiare idea.
"Elizabeth."
Aelis
si voltò, ricordava bene a chi apparteneva quella voce cavernosa. Era rimasto
uguale a come lo ricordava, calvo, ossuto da far impressione, con quegli occhi
incavati che ora la stavano fissando. Le uniche cose diverse erano gli abiti
cerimoniali, e il guanto di ferro che portava ad una mano. E anche che ora non
celava più l'odio nei suoi riguardi
"Ah,
se gli sguardi potessero uccidere…Com'è che ti devo chiamare? Col nome di quel
poveraccio che hai ucciso? O col tuo nome demoniaco?"
"Non
ha la minima importanza, Elizabeth. Ai morti non serve sapere come
chiamarmi."
"Scommettiamo?"
Non
l'avesse mai detto. Il demone si era spostato in un batter d'occhio accanto a
lei e l'aveva colpita allo stomaco con un pugno del suo guanto di ferro. Era
caduta a terra senza fiato, contorcendosi dal dolore, mentre il demone
torreggiava su di lei.
"Splendida
arma, non trovi anche tu?" disse tirandole un calcio dove l'aveva appena
colpita. "E sai cosa la rende tanto potente? La magia. La stessa che ti ho
rubato secoli orsono. Che paradosso, non credi, che la tua magia ora ti
ucciderà…"
Dal
guanto era uscita una lama, e con la punta la faceva scorrere sul collo della
donna. Aelis per la seconda volta in vita sua era terrorizzata a morte, ma continuava
a fissarlo negli occhi con la sua solita aria di sfida. Non gli avrebbe mai
dato la soddisfazione di implorarlo.
Dopo
essersi divertito, la sollevò in piedi e la mandò contro un sasso.
"Adesso
basta giocare. Addio, Elizabeth."
La
lama di quell'arma le sfiorava la nuca, poi sentì lo spostamento d'aria che
indicava che la spada era alta sopra di lei...
Quando
Aelis riaprì gli occhi, si accorse di essere incatenata alla stessa parete dei
ragazzi. Con una punta di vergogna si rese conto di essere svenuta dalla paura
di finire decapitata, ma a quanto sembrava il suo aguzzino ci aveva ripensato.
Il perché però le sfuggiva. Accanto a lei c’era un ragazzo biondo, conciato
meno peggio del suo compagno, che la guardava con curiosità nonostante gli
occhi pesti e tutto il resto.
“Chi
sei?”
“Aelis.
Tu?”
“Riley.
Perché sei qui?”
“Se
sei legato a Buffy, è lo stesso motivo per tutti e due. Che ha fatto il tuo
amico?”
Riley
girò la faccia per guardare David, privo di conoscenza. “C’è un altro demone.
Lo ha pestato e torturato, ma non ne so il motivo.”
“Io
non so perché sono ancora viva.”
“L’uomo
che hai chiamato Raines stava per decapitarti, quando ha improvvisamente alzato
lo sguardo e si è fermato. Qualcuno gli ha ordinato di non farlo.”
“Vorrei
sapere chi…” ma un rumore di passi la rese silenziosa. Il suo Osservatore era
di nuovo nella grotta, e lo spettacolo di lei incatenata sembrava divertirlo un
mondo.
“Ecco
come avrei dovuto trattarti fin da subito.”
“Ringrazia
che le catene sono robuste.”
“Oh,
che paura. Guardami, sto tremando.”
“A
quanto pare il tuo amico non mi vuole morta. Spiacente, trovati qualcun’altra,
Occhio di Ra.”
Raines
sorrise, divertito dalla visibile ostilità della sua ex allieva “Occhio di
Ra…no, Lizzie, così proprio non ci siamo. Hai sempre scavato per capire a fondo
chi fossero i tuoi bersagli, ma ora stai confondendo la persona che cerchi con
un suo semplice emissario.”
“Un
emissario…No, stai mentendo. Le mie carte non mi hanno mai mentito!”
“Ah,
già. Le carte. Il potere di leggere il futuro attraverso i tarocchi, l’unico
potere che non ti sono riuscito a portare via. Le carte non ti hanno mentito,
ti hanno solo indicato la persona sbagliata.”
“Ma
non l’hanno indicata a me.”
Raines
si guardò intorno, cercando di capire chi avesse parlato, ma non riusciva a
scorgere nessuno. Poi, ad un tratto, una folata di vento spense tutte le
candele. Aelis e gli altri cercavano di vedere attraverso quell’improvvisa
oscurità, ma tutto quello che riuscivano a sentire era il rumore di due spade
che si incrociavano. Un urlo e il rumore di una caduta in acqua posero fine al
combattimento, dopodiché il misterioso guerriero si avvicinò ad Aelis, e dopo
averla colpita alla nuca per farle perdere conoscenza la sciolse dalle catene e
la portò via con sé.
La
prima cosa che vide da sveglia fu il rosario di sua madre, che una mano teneva
sospesa sopra il suo viso. Aelis si voltò di lato, e si accorse che accanto a
lei c’era Graham.
“Ma
che faresti senza di me a tirarti fuori dai casini?”
“Dove
sono?”
“Sei
a casa di Angel. Ora vado a dirgli che ti sei svegliata, era molto preoccupato
per te.”
“Che
ne è stato di Raines?”
“Gli
ho dato una bella lezione, ma non l’ho ucciso. Quello è un onore che spetta a
te.”
“Ha
detto che ho sbagliato. Ma se è così, allora chi è il nostro nemico? Chi?”
“Non
ti scervellare, ora devi solo riposarti. Quel guanto di ferro è tutto fuorché
un’arma da sottovalutare. Resta a letto almeno qualche ora, d’accordo?” disse
mettendole il rosario intorno al collo, e tirandola vicino a lui per baciarla.
“D’accordo.
Graham?”
“Sì?”
“Sparirai
come tuo solito?”
“Non
lo so ancora.”
L’uomo
uscì dalla stanza di Aelis, e si recò da Angel, che seduto in poltrona fissava
il vuoto.
“Si
è svegliata, Angel, ma se fossi in te la farei stare a letto. L’hai sentito
anche tu Patrick riguardo l’emorragia interna, e non può rischiare.”
“Ho
capito, Graham. Rimani nei dintorni?”
“Non
lo so ancora, ma se ci sarà bisogno di me sarò qui. Abbi cura di lei.”
“Aspetta.
Vorrei chiederti una cosa.”
Graham
sorrise, sembrava divertito dall’espressione di Angel. “Credo di sapere cosa,
ma chiedi pure.”
“La
ami?”
“Certo.
Da prima di quanto pensi.”
“Non
glielo dimostri, però. Eri preoccupato quasi quanto me, e nel momento in cui si
è svegliata le hai fatto sapere che te ne forse saresti andato.”
“La
storia tra me e Aelis riguarda solo me e Aelis.”
“Sto
solo dicendo che ha già sofferto abbastanza, e che non voglio che soffra
ancora.”
“Sono
felice che tu e lei abbiate appianato le vostre divergenze, e che tu sia così
attento nei suoi riguardi. Aveva bisogno di te, anche se non l’avrebbe mai
ammesso. Eri stato un punto troppo importante della sua vita perché ti potesse
cancellare. Neanch’io voglio che soffra, ma è quello che succederà se io e lei
andiamo oltre in questa storia. Non hai idea di cosa ci potrebbero fare.”
“Conosco
i metodi del Consiglio.”
“Spiacente,
non li conosci affatto. Se pensi che quello che volevano fare a Faith qui
fosse, per usare un eufemismo, non molto piacevole, non hai proprio idea di
cosa l’avrebbe aspettata in Inghilterra. Da lì non si torna vivi, e chi ci
riesce ha desiderato non aver avuto questa fortuna.”
“Che
conti di fare?”
“Occupati
di lei, Angel” disse uscendo. “Questi demoni che giocano con la sua vita potrebbero
decidere improvvisamente che il gioco non è più divertente.”
“E
così ti ha impedito di ucciderla. Veramente strano.”
“Victor,
tu che ne pensi?”
“Cosa
penso di Aelis? Che ti seppellirà.”
“No.
Cosa ne pensi di lei.
“Che
faresti bene a non contraddirla, vecchio mio. Una con la sua reputazione è
meglio averla per amica piuttosto che per nemica.”
“Allora,
quanto manca all’eclissi?”
“Poco.
Tra pochi giorni sarà tutto finito e la nostra bella signora avrà la sua
vendetta.”
Ancora
nessuna notizia da Riley. Adesso basta, si disse, e a costo di sembrare molesta
tornò per l’ennesima volta da Graham e Forrest per sapere se loro ne sapevano
qualcosa. Forrest le sbatté direttamente la porta in faccia, Graham invece
l’invitò ad entrare nella sua stanza per cercare di calmarla, Riley forse aveva
avuto un incarico dalla Walsh che loro ignoravano, o da qualcun altro più in
alto, e che magari non poteva contattarla.
A
questo Buffy non aveva proprio pensato. Ringraziò il ragazzo, e uscì alla ricerca
di Maggie Walsh nella speranza che almeno lei potesse darle notizie del suo
fidanzato. Non aveva ore di lezione, quindi decise di provare direttamente
all’Iniziativa.
La
trovò alla tastiera del computer del suo ufficio, mentre consultava delle
pagine scannerizzate. Quello che riuscì a vedere prima che lei si accorgesse
della sua presenza e facesse sparire il file le diede l’impressione di sapere
cosa stesse visionando, ma non ricordava dove e cosa fosse.
“Buffy.
Posso fare qualcosa per te?”
“Lo
spero. Sono preoccupata per Riley, non lo vedo da giorni, e volevo sapere se
lei sa che cosa succede.”
“Riley
è uscito in missione. Starà fuori ancora per una decina di giorni circa.”
“Aveva
una brutta influenza.”
“Quando
è venuto da me, stava benissimo.”
“Fra
una decina di giorni, ha detto che torna?”
La
donna sorrise rassicurante “Lo spedirò da te appena torna. Così potrai digli
qualcosina su come le fidanzate vadano avvisate sulle partenze improvvise.”
“D’accordo.
La ringrazio.”
La
donna la osservò prendere l’ascensore e sparire dalla sua vista. La sua
espressione mutò di colpo, diventando carica d’odio e di risentimento.
“Mocciosa
invadente” sibilò tra i denti, attenta che nessuno la sentisse “ho altri
progetti per Riley, e tu non vi rientrerai ancora per molto, te lo assicuro.”
[WIP]