PUNTO DI NON RITORNO
Di Jade
Disclaimer: I
personaggi appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy, eccetto quelli
che non riconoscete, che appartengono a me.
Rating: PG-13
Personaggi/Pairing:
Buffy/Angelus, Spike, Darla, Drusilla
Sommario: Può una
notte cambiare tutto quanto? Per quanto riguarda Buffy ed Angel, la risposta è
sì… ma una volta che Angelus e la neo vampira Buffy, di nuovo una coppia,
ritornano in seno alla loro famiglia, dovranno fare i conti con odio e gelosie
mai del tutto sopite. Ce la faranno?
Note: nessuna
***
CAPITOLO 1
Hyperion era
deserto. L'unica stanza da cui filtrava luce era quella di Angel. Sentiva dei
passi nell'ufficio, segno che Angel se ne stava per andare.
Doveva muoversi.
Angel 'aveva
guardata con una tale sorpresa che era rimasto a bocca aperta. Lei gli aveva
sorriso, e si era seduta davanti a lui.
"Ciao Angel.
Tanto che non ci si vede."
"Che fai
qui?"
"Andiamo, è
così che mi accogli? E io che pensavo mi avresti almeno abbracciato."
"Sono un po'
sorpreso, ammetterai che…eravamo d'accordo di non vederci più."
"Mi conosci
così poco da non sapere quanto odio rispettare le regole?"
Angel si era
alzato per prenderle una tazza di caffè, e le aveva chiesto di nuovo che faceva
lì, con un tono che non ammetteva altre esitazioni. Buffy subito cambiò
espressione "Ho avuto paura. Paura che il gioco mi sfuggisse di
mano."
"Che gioco?
Raccontami. E non dimenticare niente."
"Mi ero
innamorata, Angel. Ma a quanto pare attraggo solo demoni. Lui per primo mi ha
fatto una corte spietata per mesi, e io sempre a rispondergli picche, poi
quando ha smesso…l'ho inseguito. Si può dire che me la sono andata a cercare. È
andata bene, per un po'…ma poi…"
Aveva iniziato a
piangere, e l'aveva abbracciata cullandola contro il suo petto dicendole che
sarebbe andato tutto bene, che nessuno le avrebbe più fatto del male. L'aveva
portata a casa sua, e quando poi passò a vedere se stava dormendo, la trovò che
abbracciava il cuscino e fissava il nulla.
"Buffy?"
Poi il suo
sguardo si posò sul suo braccio, ora non più coperto dalla giacca. C'era un
grosso livido bluastro, come se qualcuno l'avesse afferrata con forza. Angel le
si era seduto accanto, carezzandole i capelli, ma non le chiese niente. Doveva parlargliene
lei, e infatti non tardò a farlo.
"Non voleva
che me ne andassi. Avevo un altro segno, sullo zigomo, ma sono riuscita a
nasconderlo."
Bastardo, lo
maledisse silenziosamente Angel. Le chiese chi fosse, ma Buffy non aveva voglia
di parlarne. E tantomeno voglia di stare da sola. Lo aveva implorato di restare
lì con lei, e lui non aveva avuto il coraggio di dirle di no, di ricordarle
cos'era successo l'ultima volta che erano stati troppo vicini.
Era come quando
aveva morso Kate. Poteva credere di esserne fuori, ma bastava solo un passo
indietro per ricadere più a fondo di prima. Buffy aveva il potere di annullare
la sua volontà, e il fatto di avere un'anima in questo caso lo faceva essere
solo più debole. Tenerla tra le braccia, sentire di nuovo il suo profumo…la sua
mente ritornò indietro a quel maledetto giorni di cui solo lui serbava ricordo.
Gli sembrava d'impazzire.
E poi lei l'aveva
baciato, e lui aveva sentito le sue resistenze cedere. No, non doveva succedere
un'altra volta…
"Buffy…non dovremmo…"
"Sta zitto.
Devi solo baciarmi."
Le stesse precise
parole che aveva detto anche quella sera di tre anni prima.
***
Angelus si era
svegliato improvvisamente, senza ricordare cosa fosse successo. Un momento fa
era Angel il suo dannato e depresso alter ego, e ora lui era lì, ed era libero.
Lo sguardo andò sulla biondina che dormiva accanto a lui dandogli le spalle, e
gentilmente la fece voltare.
"Diamine,
ancora tu."
Buffy. Sempre e
solo lei. La sua vittima e carnefice, in una sola persona. Ma quella volta non
le avrebbe dato il tempo. No, l'avrebbe uccisa prima.
Le sue mani
stavano lentamente stringendo il suo collo sottile, quando improvvisamente si
fermò. Non aveva sentito pulsazioni. E ora che guardava meglio, non stava
neanche respirando. Iniziò a ridere scuotendo la testa, e questo svegliò Buffy.
"Ciao.
Speravo di trovarti al mio risveglio, stavolta."
"Non è
possibile. Tu sei…?"
"Nuovo
acquisto. Non mi dire che ti dispiace."
Lui per tutta
risposta l'aveva inchiodata al letto, schiacciandola sotto il suo peso
"Vuoi che ti dimostri quanto mi
dispiace?"
***
Darla stava
guardando il panorama dal terrazzo della sua nuova casa che divideva con
Drusilla. Erano appena tornate da un massacro ai grandi magazzini, di shopping
e di persone, e si erano divertite un sacco. Poteva andare avanti così
all'infinito. Certo, se ci fosse stato anche Angelus…Era stato uno dei momenti
più brutti della sua non-vita, vedere quanto fosse innamorato di quella
patetica ragazzina. L'altro era quando lui l'aveva uccisa. Per lei.
Sentì dei passi
dietro di lei, e si voltò lentamente. Rimase a bocca aperta quando vide chi
era.
"Scusa,
Darla. Ti ho fatto aspettare?"
"Angelus.
Finalmente sei tornato…ma come è successo?"
Poi si accorse di
Buffy, dietro di lui, che le sorrideva con aria di sfida mentre abbracciava le
spalle del vampiro.
"È andata
come la prima volta. Che ti credevi? Ho fatto quello che tu non riuscivi a
fare."
"Buffy è una
di noi ora."
"Ma davvero?
È chi è stato tanto imbecille da donarti la vita eterna, ragazzina?"
"Di sicuro
non il Maestro. L'ho ucciso anni fa."
Darla fulminò la
giovane con lo sguardo, e Buffy rise.
"Andiamo,
non immaginavo l'avresti presa tanto male."
"Pensavi
male, Buffy."
"Ragazze, vi
prego, non litigate, facciamo parte di un'unica famiglia. Io, te, Drusilla,
Buffy, e il cielo ci aiuti, Spike. A proposito, che mi dici di lui?"
"Non ti
perdi niente, a parte il fatto che ora il chip è inattivo."
"Come
inattivo?"
"Si è fuso.
L'ho scoperto a mie spese."
"Il braccio
e l'occhio?"
"E l'avermi
cambiato."
"Credo lo
ammazzerò per quello che ha osato fare."
"Ormai non
ha più importanza. Sono qui, è questo che conta."
"Scusa,
tesoro, fammi capire bene. Spike, William il Sanguinario, è il tuo sire? E io
che pensavo che questa serata fosse pazzesca!"
"Vuoi darmi
un altro motivo per ammazzarti? Continua così, bisnonna."
Darla a quel
punto la sbatté contro un muro, tenendola per il collo "Non. Chiamarmi.
Più. Bisnonna. Mi. Sono. Spiegata. Bene?"
Buffy si era
limitata a ridacchiare, poi si era riavvicinata ad Angelus per sussurrargli
qualcosa. Darla l'aveva visto reagire con divertimento e sorpresa, e poi le
aveva detto di non fare tardi.
"Finalmente
la strega se n'è andata!" esclamò Darla sedendosi sul divano.
"Darla, ti
prego."
"E sai
perché la odio? È riuscita in una notte dove io ho fallito per mesi. E mi fa
imbestialire."
"Ha una cosa
che a te manca."
"Cosa?"
"Lei non mi
tradirà mai."
" La
tradirai tu per tutti e due, mio caro. Ti conosco, sono un'intima."
"Tu
credi?"
"Ho 150 anni
d'esperienza. Se ti stufi di lei però vieni a cercarmi. Potrebbe durare molto
di più questa volta. A proposito, la streghetta bionda dov'è andata?"
"Mi ha detto
che voleva farsi un giro, rivedere i vecchi amici e farsi uno spuntino…"
"Allora la
riavremo tra i piedi molto presto. Ma possiamo farcela."
"Possiamo
farcela a fare…cosa?"
Darla si era
alzata, con un lampo malizioso negli occhi, e gli aveva sfilato la giacca.
"A
spassarcela prima che torni" aveva bisbigliato nel suo orecchio
"Chissà, magari è quello che sta pensando anche lei."
Non si aspettava
proprio che Angelus respingesse brutalmente le sue avances. Proprio per niente.
L'aveva spinta via, furioso, e le aveva detto a chiare lettere di non provarci
mai più se non voleva finire come l'ultima volta. Poi era uscito come una
furia, lasciandola sola. E così preferiva la ragazzina a lei? Oh, ma gliela
avrebbero pagata, giurò a sé stessa, Buffy e Angelus gliel'avrebbero pagata
cara.
***
Darla era
l'ultimo pensiero di Buffy al momento. Stava passeggiando nei dintorni della
sua vecchia scuola, ricordando quella serata in cui per salvare gli studenti
del suo corso era stata buttata fuori a calci e i suoi amici l'avevano evitata
come la peste. I suoi amici avevano avuto quello che meritavano, e Buffy ora
voleva divertirsi. Se ricordava bene, in casa di una delle sue vittime aveva
visto il manifesto di un rave, in un palazzo abbandonato. Perfetto. Chissà,
forse ci avrebbe trovato anche gli altri…no, Angelus non ci avrebbe mai messo
piede, e Darla nemmeno. Drusilla forse, ma non aveva voglia di farle da balia.
Non poteva immaginare che Angelus la stesse cercando, folle di gelosia per il
veleno instillato da Darla. Dopo aver messo a soqquadro l'intera Los Angeles,
decise di far ritorno a casa sua, ormai stava albeggiando. Buffy era lì che lo
aspettava, con gli occhi che le brillavano. Sembrava felice.
"Non mi
ricordavo che Los Angeles fosse…così. È stata proprio una bella serata,
sai?"
"Ah
sì?"
"Te li
ricordi i miei amici di qui? Hanno smesso di rompere. Poi sono andata a un
rave…" e non terminò la frase. Conosceva quello sguardo, e significava
solo una cosa. Era furioso, e proprio con lei.
"Ho fatto
qualcosa di sbagliato? Ti prego, parla."
"Dimmi solo
una cosa."
"Hai così
poca fiducia in me, amore? So cosa vuoi chiedermi, e la risposta è no. Sarei io
a doverlo domandare a te. Sei tu quello che ha passato la serata in compagnia
della sua ex amante, e mi ha confessato di aver avuto un numero imprecisato di
donne nella sua lunga non-vita."
"Gelosa?"
"Non credere
che non saprei ripagarti con la stessa moneta."
Angelus le
sorrise, e poi le lanciò un'occhiata dall'alto in basso "Non mi pare tu
sia uscita di casa così."
Buffy guardò i
suoi vestiti, e facendo una giravolta gli chiese che ne pensava. Prima di
andare a quella festa aveva sostituito i jeans scoloriti e la felpa con una
gonna rosso fuoco, aderente e lunga fino alle caviglie, e un top in tinta
praticamente inesistente sulla schiena. Angel divertito le chiese come faceva a
starle addosso. Lei in risposta gli si era avvicinata, e aveva lasciato che
l'abbracciasse e la baciasse. Le carezzava con le mani la schiena nuda, e lei
gli chiese se lo voleva scoprire.
CAPITOLO 2
Angelus dormiva,
quando Buffy decise di alzarsi. Chissà che ore erano. Non si era ancora
abituata del tutto agli orari che ora doveva rispettare. Sollevò leggermente la
tenda, per vedere se il sole era già alto, e la richiuse all'istante, accecata.
Chiuse gli occhi, e si sedette su una poltrona in un angolo cercando di pensare.
Non si sentiva diversa da quella che era sempre stata, forse l'unico
cambiamento era la facilità con cui ora uccideva. Demoni o mortali non facevano
nessuna differenza per lei, ma se loro lasciavano in pace lei, lei era
dispostissima a lasciare in pace loro. Era l'unica cosa che la differenziava da
Angelus, a pensarci bene. Si sfiorò la guancia. Non aveva bisogno dello
specchio per sapere che il livido si stava gonfiando. Non avrebbe mai creduto
possibile che Spike un bel giorno decidesse di renderla uguale a lui. Aveva da
poco deciso di ammettere che qualcosa, in fondo al suo cuore, era cambiato
quando lui per proteggere Dawn si era fatto pestare a sangue. Aveva deciso di
dargli una possibilità. Poi il chip aveva smesso di funzionare…Anche se aveva giurato
di amarla e di non farle del male, le cose erano irreversibilmente cambiate.
Lui era cambiato. Così una bella sera di un mese prima l'aveva trasformata. La
voleva con sé, a tutti i costi, e questo era il solo modo che aveva per essere
certo di non perderla. E lei lo aveva odiato per questo. E più di lei, i suoi
amici. Willow, che pur di cercare di salvarla da lui con la maledizione aveva
finito col rimetterci le gambe, forse per sempre. E Xander, di cui ora grazie a
Spike aveva solo il ricordo dentro di lei. Giles era lontano in Inghilterra,
richiamato dal Consiglio visto che la cacciatrice non esisteva più. Aveva
nascosto Dawn insieme ad Anya da qualche parte lontano da Los Angeles, avevano
paura che la trovasse, ma non avrebbe potuto fargli del male. Strano demone era
diventata.
Un paio di
settimane dopo, aveva deciso che voleva andarsene. Non aveva un solo punto
saldo a cui aggrapparsi, tranne Angel. C'erano voluti due anni e tre storie
finite male per capire che per quanto volesse illudersi la sua vita era con
lui, nel bene e nel male. Ma c'era un'anima di troppo. Angel avrebbe avuto
troppi rimorsi di coscienza per stare con lei lasciando perdere la sua santa
missione. Angelus era diverso. E lei voleva lui. Spike era letteralmente uscito
di testa nel vederla prendere le sue cose. E lei era rimasta sconvolta nel
ricevere un pugno da lui. Era la prima volta che alzava le mani da quando era
diventata una vampira, ma questo non la faceva stare meglio. Era ancora più
decisa ad andare da Angel, e pur di far in modo che la lasciasse andare lo
aveva tramortito con una bottiglia ed era scappata via. Le altre settimane le
aveva passate osservando Angel. Doveva sapere se era ancora nel suo cuore. E
secondo quanto era successo pareva proprio di sì.
Nei giorni a seguire,
l'odio di Darla nei suoi confronti crebbe a dismisura. Quella ragazzina le
aveva portato via dalle mani il suo giocattolo preferito, e il vederli insieme
la faceva ribollire di rabbia. Drusilla si limitava a leggere le carte, e a
dirle che niente poteva dividerli a parte loro stessi, come già era successo.
Aveva sperato e pregato che non fosse all'altezza delle aspettative di Angelus,
invece era crudele quasi quanto lui. La prima cosa che avevano fatto insieme
era stata tornare all'agenzia, e distruggerla. Wesley aveva provato a fermarli.
Angelus aveva riso dell'uomo, e aveva chiesto a Buffy se conosceva un modo
molto doloroso per levarlo di mezzo. Non aveva bisogno di insinuarle nell'animo
odio per l'Osservatore, si era trovata dentro un disprezzo per quella razza che
solo distruggerla avrebbe potuto farla sentire meglio. Con l'aiuto di Angelus
l'aveva torturato per ore, ricordandogli come lui e il resto dei suoi colleghi
le avevano voltato le spalle quel giorno di due anni prima, di come voleva comandarla
a bacchetta, o di quanto insulsa fosse la sua vita. Mordere il suo collo la
riempì di una sorta di soddisfazione che non aveva mai provato prima, e
guardare lo sguardo terrorizzato di Wesley lentamente diventare vitreo non fece
che renderla più euforica. Si passò la lingua sulle labbra, assaporando le
ultime gocce di sangue rimaste, e si voltò a guardare il suo compagno
appoggiato ad una parete. Sembrava estremamente compiaciuto del suo lavoro.
"Bene bene.
Estremamente dotata."
"Che intendi
dire?"
"Che potrei
insegnarti un paio di cosette."
"Pensavo
fosse compito del sire."
"Appunto. Lo
sa il cielo se non avrei voluto essere io, e l'essere indegno che ti ha fatto
questo potrebbe rovinare quella che è già una splendida e letale
creatura."
"Non sei
obiettivo."
"Lo sono
invece. Più di quanto pensi. Dimmi, chi hai in mente ora?"
"Nessuno in
particolare."
"Io propongo
Willow."
"Willow no.
Mai" disse lei cambiando espressione. "Non ho motivo di vederla
morta."
"Dopotutto è
solo la strega che mi ha maledetto e che ha la magia Calderash per tentarci
anche con te, perché averne paura? Buff, ti sei bevuta il cervello?"
Ora l'aveva
proprio fatto arrabbiare. Angelus odiava essere contraddetto, ma anche lei non
era da meno e se ne sarebbe accorto.
"Già, se non
si fa alla tua maniera allora niente. Spiacente, amore, ci hanno già provato
Giles, Wesley e Spike. Non mi faccio mettere i piedi in testa da qualcuno,
neanche da te. Willow vivrà, e questo chiude la discussione!"
"Non la
chiude affatto."
"Spike l'ha
mezza uccisa, e ha bruciato la sua casa e i suoi libri. Non è un pericolo, non
è più in grado di fare molto senza l'aiuto di qualcuno. Lasciala. Stare."
Angelus la
squadrò, guardandola di traverso "Non fossi certo della tua malvagità,
sarei tentato di dire che tu abbia una dannatissima anima."
"E invece ho
ancora una parvenza di cuore. Dev'essere l'effetto collaterale di essere nata
Cacciatrice."
"D'accordo.
Willow non morirà, te lo prometto, ma tu in cambio non discuterai altri miei
ordini."
"Se ne può
parlare. Di Cordelia e Gunn che ne facciamo?"
Se li erano
giocati a testa e croce. A Buffy era toccata Cordelia, ed era andata nel suo
appartamento. La ragazza l'aveva fatta entrare senza problemi, segno che non
era al corrente delle ultime novità. Willow era talmente depressa dalla sua
condizione che non le era passata neanche per l'anticamera del cervello l'idea
di avvisare l'ex compagna di scuola. Aveva chiacchierato con lei di futilità,
le aveva raccontato le ultime cose e dell'incidente di Willow. Stranamente,
Cordelia era parsa sinceramente dispiaciuta. Progettava di andare a Sunnydale a
trovarla anche se era certa che le avrebbe sbattuto la porta in faccia. Ma mia
cara, le aveva detto Buffy, non ne avrai il tempo. Cordelia si era voltata per
chiederle cosa intendesse, e Buffy si era avventata contro di lei. Non
ricordava di aver mai provato odio profondo per lei come per Wesley, ma aveva
come dei flashback…lei che tentava di sedurre Angel al Bronze in più di
un'occasione, le sue arie da regina, il modo in cui la veniva a cercare solo
quando aveva bisogno…Ma era anche l'unica che le aveva sempre detto le cose
come stavano, non importa quanto brutalmente lo faceva. Il minimo che poteva
fare per la sua ex amica era ucciderla nel breve tempo possibile senza troppe
sofferenze.
Appuntamento
all'appartamento di Darla e Drusilla. Così aveva detto Angelus. E lei c'era
andata, ignara di quello che l'aspettava. C'era Darla ad aspettarla, con un
whisky in mano.
"Dov'è
Angelus?"
"Angelus non
c'è. Gli ho detto che uscivo, e lui mi ha chiesto di riferirti di andare a casa
sua."
"In questo
caso…ti lascio al tuo whisky. Ciao."
Con un movimento
fulmineo Darla lasciò cadere il bicchiere e l'afferrò per il braccio. "Non
così in fretta, dolcezza."
"Lascia
andare il mio braccio" sibilò Buffy a denti stretti.
"Oh, che
paura. Ma lascia che ti ricordi che ora tu non sei più
"Ma non ho
dimenticato come si eliminano i vampiri. E se mi liberi te lo dimostro."
Darla le tirò uno
schiaffo che la fece barcollare "Portami rispetto ragazzina. Se non l'hai
capito i vampiri giovani devono stare al loro posto. Siamo noi cosiddetti
anziani a comandare."
"Non prendo
ordini da una sgualdrina."
"Neanch'io.
"
"Non mi
paragonare a te. Non sono mica al tuo livello."
"Sarà
esaltante rovinarti sotto gli occhi di Angelus."
"E pensi che
ti crederebbe? Darla, ma apri gli occhi. Lui non ti vede neanche. Ai suoi occhi
sei il sire che l'ha cacciato quando aveva bisogno d'aiuto. Io sono la donna che
l'ha salvato. La bilancia pende dalla mia parte, spiacente."
"Lasciami
fare, Buffy. Vedremo chi avrà ragione."
Buffy la fissò
con uno sguardo che avrebbe potuto tagliarla in due, ma decise che non era il
caso di lasciar libero sfogo alla rabbia. Era quello che Darla voleva, e non
voleva darle la minima possibilità di incrinare la sua storia con Angelus.
Appena sentì i
suoi passi giù per le scale, ne sentì altri che si stavano avvicinando.
"Che ti è
sembrata?"
"Quella che
ricordavo."
"Io non ti
capisco, Spike. Te ne sei liberato, ma perché diavolo le corri dietro? Ti ha
preferito Angelus, come Drusilla prima di lei."
"Non
metterti in cattedra, Darla. Sei nella mia stessa maledetta situazione. Se non
mi sbaglio, anche il tuo ex ha preferito un'altra, e ti ha ammazzato quando hai
tentato di ucciderla."
"Stavolta
non farò lo stesso errore."
"Non
riuscirai a farle niente. Angelus ti ammazzerebbe prima, e non sono del tutto
sicuro che non lo aiuterei nel farlo."
"Dio,
risparmiami."
"Rivogliamo
tutti e due i nostri compagni, e io mi impegno a non lasciarla più sparire. Mi
aspetto lo stesso per quanto riguarda il tuo per ora ex."
"Abbiamo
paura?" lo prese in giro Darla.
"E tu?"
"Levami
dalle scatole Buffy. Cosa farete o dove andrete non mi interessa."
"Come ve la
passate tu e la mia ex?"
"Drusilla
non l'ha digerita di essere stata quasi polverizzata come prova del tuo amore
per Buffy. Oh, sei stato male ultimamente?"
"Qualche
dolore alle ossa. Perché?"
"Niente.
Chiedevo solo" mentì lei. Drusilla era tornata furente da Sunnydale, e
aveva creato un piccolo fantoccio vagamente somigliante al suo ex. Darla
dubitava che la maledizione che Drusilla gli aveva lanciato funzionasse, ma ora
non ne era tanto sicura.
Appunto per l'avvenire: mai far arrabbiare Drusilla,
onde evitare problemi.
CAPITOLO 3
Angelus era già
in casa, quando Buffy era arrivata. Aveva uno strano sguardo, e Buffy notò che
c'erano dei bagagli fatti vicino alla porta.
"Che
succede?"
"Niente di
preoccupante, amore. È solo che dobbiamo andare via per qualche giorno."
"Spiegati
meglio. Dove andiamo?"
"Ti basti
sapere che sarà un viaggio abbastanza lungo…" disse sfilandole lentamente
dal collo il foulard che portava e usandolo per bendarle gli occhi "E
voglio che sia una sorpresa."
L'aveva poi presa
in braccio, mentre lei continuava a ridere chiedendogli inutilmente di metterla
giù e di levarle quell'affare dagli occhi, e l'aveva portata di sotto.
Lasciarono la casa giusto qualche istante prima che Spike e Darla vi
entrassero.
"Avevi detto
che erano qui!"
"Saranno
usciti a prendersi un caffè. Aspettiamoli."
"Aspetteremo
a lungo" disse Spike sollevando un foglio di carta "Ascolta: 'Siamo partiti. Torneremo quando ne avremo
voglia.' Tipico di loro due."
Darla però non
condivideva la rabbia di Spike. Ma sì, che si divertissero pure insieme.
Sarebbe stata l'ultima volta.
***
Continuava a non
voler dire a Buffy dove la stava portando, e lei a causa della benda sugli
occhi aveva perso la cognizione del tempo. C'era stato un tragitto in auto, poi
a piedi. Ricordava di essere salita con lui su un aereo, e poi di essersi
addormentata. Quando si era risvegliata era ancora in viaggio, stavolta in
macchina. Ormai aveva rinunciato a capire cosa avesse in mente, sperava solo
che non mancasse molto.
La macchina si
fermò, e il suo compagno scese dal posto di guida per aprirle la portiera. Le
prese le mani per aiutarla ad alzarsi, e la condusse fino alla cima di una
collina erbosa. Solo allora si decise a levarle la benda. Nel cielo c'erano
ancora i rosa e gli arancio soffusi del tramonto appena trascorso, che si
fondevano con il blu del cielo, già illuminato da qualche stella. Nella vallata
sottostante sorgeva un palazzo di enormi dimensioni. Ad un primo esame sembrava
una residenza di campagna, che ricordava nello stile Versailles.
"Magnifica,
ma…che ci facciamo qui?"
"Ti volevo
fare un regalo di compleanno."
"Il mio
compleanno è in gennaio, e tu sei quello che lo dovrebbe sapere meglio di
tutti."
"Non ho
resistito all'idea di aspettare tanto per vedere la tua faccia" sussurrò
lui, mettendole in mano un binocolo.
"Cosa devo
guardare?"
"Terza
finestra del secondo piano."
Buffy obbedì e
mise a fuoco. Nella stanza non vedeva nessuno, fino a quando non vide un'ombra
seduta lontano dalla finestra. Quasi obbedendo alla sua silenziosa preghiera
l'uomo si alzò per chiudere la finestra. Buffy distese lentamente le sue labbra
in un sorriso nel vedere di chi si trattava.
"Ti piace il
tuo regalo?"
"Sì. Ma c'è
solo lui?"
"Wesley
parlava di questo posto come il paradiso in terra. Una seconda corte degli
Osservatori, ottima per i periodi di crisi. Con la scusa che tu sei diventata
demone abbiamo dato loro l'occasione di riunirsi tutti qui."
"Tutti,
dici? Divertente."
"Oh,
sì."
***
Quentin Travers
era stato chiamato a dire quel che sapeva della cacciatrice davanti ai Cinque,
i giudici supremi che si occupavano che tutto filasse liscio. Gli stessi che
avevano deciso di deportare Faith, e di inviare
Anche Giles aveva
sostenuto gli stessi esami, nei giorni precedenti. Sembrava dispiaciuto per non
aver saputo vedere quel che stava accadendo. Ma poi a che sarebbe servito? Lo
avrebbe fatto comunque, era solo questione di tempo. Era una sorta di sua
teoria: più una cacciatrice diventava potente, più diventava profonda la sua
conoscenza del suo lato oscuro, e del nemico che combatteva. Di solito a quel
punto morivano per mano di un vampiro o si suicidavano. Ma rimaneva sempre
un'esigua parte che sopravviveva, e che diventava pericolosa. Buffy era tra
queste. Domande a cui non si sapeva dare una risposta, incapacità di controllo,
e a volte passaggio dall'altro lato della barricata erano le conseguenze che
seguivano.
Che giornata
estenuante. Gli interrogatori erano iniziati la mattina presto, ed erano appena
terminati. Ora l'unica cosa che voleva era una tazza di the, e qualche ora di
sonno.
Su un tavolo
c'era già una tazza di the fumante, e l'uomo sorridendo ringraziò mentalmente
Marianna, la sua domestica, per averci pensato. Si era seduto con calma, e
aveva iniziato a sorseggiare la bevanda. Un po' troppo amara rispetto al
solito, notò, e si ripromise di dirlo alla donna.
Poi si accorse di
non essere solo nella stanza, e lentamente voltò lo sguardo. Buffy era
appoggiata alla parete, e sorrideva.
"Signor
Travers. Quanto tempo."
L'uomo rimase
seduto al suo posto, mantenendo il suo distacco e continuando a bere il suo the
"Come è arrivata fin qui?"
"Non ha
importanza. Quello che voglio è giocare un po' con il mio regalo di
compleanno."
"Che cosa
sta dicendo?"
"Quello che
ho detto."
"Lei è in un
mare di guai, e mi lasci dire che si è messa in trappola da sola. Per ordine
del Consiglio degli Osservatori io la dichiaro in stato di fermo."
"Ma davvero?
Che maniere scortesi, arrestare una semplice visitatrice."
"Lei non è
una semplice visitatrice, e lo sa bene."
Aveva fatto per
alzarsi, ma una sorta di torpore si era impadronito delle sue gambe. E
improvvisamente si sentiva gelare. Lo sguardo perso di Quentin non mancò di
farla sorridere, mentre si avvicinava al suo tavolo e si versava una tazza di
the.
Quentin iniziò a
respirare affannosamente, portandosi una mano al petto.
Buffy si era
seduta davanti a lui, sempre continuando a fissarlo "Scommetto che hai già
capito cosa c'era nel tuo the. Si chiama aconitina. Si estrae da una pianta che
si chiama Napello, oh, scusa, forse dovrei dire Aconitum Napellus. É molto
efficace, ma anche molto cattiva, se l'assaggi la riconosci. Mi sorprende che
tu non l'abbia fatto, Travers. Un Osservatore della tua esperienza… Te la
volevi prendere con Marianna, per avermi fatto entrare? Mi dispiace, a lei ha
già pensato Angelus."
"N-Non…uscirai
vi-viva da…"
"Se uscirò
viva da qui? Certamente. Se tu invece morirai qui? Altrettanto sicura. Sai come
funziona? Inizia col torpore alle gambe, che diventa paralisi muscolare e si
dirama velocemente a tutto il corpo. La vista e l'udito diventano più deboli. E
infine si muore per paralisi cardiocircolatoria. O era per paralisi
respiratoria? Beh, dipende dalla quantità, ma lo scopriremo presto. Chi di
droga ferisce, amico mio, di droga perisce."
Quentin ormai era
arrivato alla fine, alla ricerca dell'ultimo boccone fatto d'aria. Continuò a
fissare il viso sereno di Buffy, fino a quando la sua vista lentamente non si
offuscò del tutto.
Uscì lentamente
dalla stanza dell'Osservatore, e proseguì per il corridoio. In un posto del
genere, si sarebbe aspettata di trovarci armature e arazzi, invece non c'era
niente a parte la scarsa illuminazione. Tutto era silenzio. Non un grido, non
un lamento. Non sapeva dove fosse Angelus, o a che punto, ma cominciava ad
avere il sospetto che nel tempo in cui aveva avvelenato Quentin lui avesse
fatto una piccola strage. Scrollò le spalle, dopotutto non le importava più di
tanto. Aveva avuto tutta
Bussò, e le fu
detto di entrare. Giles le dava le spalle, guardava fuori la notte che aveva
inghiottito la campagna circostante.
"Non è una
meraviglia?" sussurrò.
"Sì.
Splendida. Comincio a capire perché le mancasse questo posto.
"Ho visto il
cadavere della domestica di Quentin, e poco distante Angelus. Immaginavo che ci
fossi anche tu. Eri l'unica in grado di liberarlo…e l'hai fatto."
"Odio la
solitudine e non volevo passare l'eternità con il vampiro che mi ha fatto
questo brutto scherzo. Mi biasima?"
L'uomo si era
girato. Stava ridendo piano, e questo fece venire i brividi a Buffy. Aveva
visto molte cose strane e inquietanti nella sua vita, ma Giles che rideva le
superava tutte.
"Stranamente,
no."
"Sa perché
sono qui."
"Sì, l'ho
capito. Ma se non ti dispiace rimandare di qualche istante, vorrei farti delle
domande."
Buffy l'aveva
guardato, cercando di capire cosa gli passasse per la testa. L'aveva lasciata
senza parole. Si aspettava rabbia, paura, non quella sorta di calma ascetica.
"E scommetto
che sono molte."
"Meno di
quante credi."
"D'accordo,
non vedo perché no. Ho tutto il tempo che voglio, l'alba è ancora
lontana."
"Ho sentito
di una serie di omicidi a Los Angeles. Nella stessa notte, dieci ex studenti
del liceo Hemery sono stati trovati morti per delle lesioni al collo. L'unico
legame è che erano tutti tuoi amici. Poi Wesley e Cordelia, e ora
"Perché
proprio loro mi hanno avvelenato la vita. I miei amici mi hanno abbandonato
quando il mondo mi stava crollando addosso, Cordelia se avesse potuto avrebbe
fatto lo stesso. Wesley e il Consiglio lo hanno fatto quando hanno deciso di
lasciar morire Angel.
"Anche
Xander e Willow ti hanno lasciato da sola. Quando uccidesti il Maestro e quando
ritornasti dopo aver ucciso Angel."
"Ero io a tenere tutti a distanza. Altra
domanda."
"Perché
Willow è ancora viva?"
"Perché non
mi andava di infierire" tagliò corto lei. Giles però aveva notato una nota
di nervosismo nella sua voce. Willow era un argomento di cui non voleva
parlare. E lui pensava di sapere perché.
"O forse
perché è l'unico appiglio col passato che ti è rimasto. Tua madre è morta, tuo
padre si è rifatto una vita lontano, tua sorella è lontana, i tuoi amici sono
morti o hanno paura di te. È un freno morale alla tua sete di sangue,
vero?"
"Ma si
ascolta quando parla? L'ha elencata lei la lista delle mie vittime, non
io."
"Avevi un
motivo. La vendetta. Dimmi, Elizabeth, hai mai ucciso un bambino?"
"No."
"Angelus non
ci avrebbe pensato due volte. Lo avrebbe anche torturato, e solo per il gusto
di farlo. Tu non sei così."
"Imparo in
fretta. Mi dia un paio d'anni."
"Potrei
darti anche due secoli, ma non cambierebbe niente. Non lo faresti. E non solo
perché inconsciamente ti ritroveresti a fissare lo sguardo accusatore di
Willow, ma per quello che sei. Il tuo spirito di cacciatrice è ancora dentro di
te, ti piaccia o no."
"La sa una
cosa? Mi sono stancata di starla a sentire."
"Non ti è
mai piaciuto sentire la cruda verità."
"Attento,
Rupert. Non farmi arrabbiare."
"Non vedo
cosa cambierebbe. Mi ucciderai lo stesso, e perché sai che ho ragione."
"O potrei
lasciare che Angel ti torturi un po', prima. A te la scelta."
La maschera di
calma cadde. Ricordare quelle ore d'inferno in cui Angelus aveva giocato con
lui come il gatto col topo avevano contribuito a dargli un'espressione di
paura.
"Finalmente.
Stavo cominciando a pensare non fossi più umano" disse mentre gli andava
sempre più vicino. Giles non si mosse dal punto dove si trovava, continuando a
fissarla dritta negli occhi. Facendola innervosire, a Buffy non piaceva il
rimprovero che ci leggeva dentro, tanto simile a quello di Willow…l'unica
persona che non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere guardandola negli occhi…il
suo per così dire ultimo barlume di coscienza. Giles nel profondo del suo animo
pensava che questo l'avrebbe fermata. Toccava a lei dimostrargli quanto
sbagliava.
CAPITOLO 4
Angelus entrò
nella stanza circa mezzora dopo. Buffy era alla finestra, e guardava il cielo.
C'era una impercettibile linea di luce all'orizzonte, segno che sarebbe
arrivata l'alba.
"Meglio
andare. È tardi."
"Ti è
piaciuta la mia sorpresa?"
"Immensamente.
Non pensavo mi conoscessi tanto bene."
Angelus l'aveva
raggiunta alle spalle, e l'aveva presa per la vita. "Dov'è Giles?"
Buffy voltò la
testa indicando i piedi del letto. Giles era riverso esanime sul tappeto
macchiato di sangue.
"Non è
morto, se è questo che pensi, Buff."
"Lo so. Ci
lasci da soli un attimo? Poi ti raggiungo e ce ne andiamo."
"Non
metterci troppo."
Buffy lo guardò
sparire nel buio, poi si chinò su di Giles. L'Osservatore a fatica aprì gli
occhi, ormai era chiaro a tutti e due che sarebbe morto di lì a poco.
"Angelus
tortura le sue vittime. Io le lascio agonizzanti."
"Gli lasci
un barlume di vita…è la conferma di quanto ti ho detto…"
"Sogni pure,
Giles. Non ha ancora molto tempo. Sento il suo cuore rallentare, sempre di
più."
"Addio,
Buffy. Spero troverai quello che cerchi."
Furono le sue
ultime parole, ma come le altre riuscirono a produrre l'effetto di una
stilettata nel cuore. Era felice di esserselo tolto dai piedi, lui e la sua
presunzione di conoscerla. Lui non la conosceva affatto, o almeno era quello
che si ripeteva mentre andava da Angelus fuori.
"Possiamo
andare. Se non è ancora morto lo sarà tra poco."
"Non mi
sembri entusiasta."
"Le cose che
mi ha detto…non lo so. Mi hanno avvelenato il regalo."
"Ora non
potranno più farlo. È morto, e non tornerà a tormentarti."
"Dimmi una
cosa, Angel. Hai mai trovato nessuno che a prima vista hai capito non saresti
riuscito ad uccidere?"
"Come mai
questa domanda?"
"Senti, sei
la cosa più simile ad un sire che ho qui intorno, e Spike di sicuro non è la
persona più adatta a parlare di queste cose."
"D'accordo,
non ti scaldare. Cathy."
"Cathy è
morta, e per mano tua."
"E i suoi
occhi continuano a tormentarmi, la notte. L'ho uccisa perché non sopportavo
quello sguardo su di me. Mi sono reso conto più tardi dell'errore che Darla mi ha
spinto a fare."
"Errore?"
"Se vuoi
vivere tranquilla, non lo fare. Lo sguardo di rimprovero di un vivo è sempre
meglio del ricordo, nella tua testa, dello sguardo di rimprovero di un
morto."
***
Tenendo fede a
quanto c'era scritto sul biglietto che Darla aveva trovato, dopo aver lasciato
l'Inghilterra proseguirono alla volta della Scozia, e poi Angelus la portò
nella sua terra, l'Irlanda. Il cielo era totalmente coperto dalle nuvole, e
così erano usciti di giorno. Angelus era andato a rivedere il posto dov'era
cresciuto, e Buffy si era seduta su una scogliera. Guardava il mare infrangersi
con forza contro gli scogli, ascoltava la risacca, aspirava l'aria salmastra
che le scompigliava i capelli e sentiva che sarebbe potuta rimanere là per
sempre a guardarlo. Doveva essere una cosa comune a tutti quelli che nascevano
in una città vicino al mare. La rendeva felice, senza un motivo preciso. Il suo
compagno si accorse di lei, ma vedendola tanto assorta preferì non disturbarla.
Buffy andò da lui circa un quarto d'ora più tardi, con un'aria contenta che lo
fece sorridere. Certe volte gli ricordava una bambina che vedeva le cose per la
prima volta, mentre altre diventava fredda come l'acciaio. Le aveva detto
quello che Darla aveva tentato di fare, e a differenza di lui, Buffy aveva dato
molta importanza alla cosa.
"Una donna
gelosa può fare di tutto per avere quello che vuole. Darla mi vede come un
grosso ostacolo…più o meno come ti vedrebbe Spike al suo posto."
"E se non
tornassimo?"
"Che vuoi
dire?"
"Rimaniamo
qui in Europa. Non ci troverebbero mai."
"Sei una
celebrità da queste parti. Ci troverebbero eccome. Non scappiamo, Angel. Non
possono farci niente se stiamo insieme."
"Come vuoi
tu. Torniamo a Los Angeles."
***
La notizia del
ritorno di Angelus e Buffy risvegliò i rancori rimasti sopiti per più di un
mese. Bene, pensò Darla guardando Drusilla infilzare quella bambolina, venite
pure. Vi aspettiamo.
"Dru,
tesoro, ho bisogno dell'aiuto di Spike. Non puoi aspettare?"
"Ha
preferito lei a me. Mi ha legato, dicendole che mi avrebbe ucciso per lei. È
arrivato a minacciare di ridurmi a pezzettini, e a incolparmi dello schifo di
vita che aveva. No, soffrirà le pene dell'inferno, e continuerà a soffrire
sempre di più."
"Ha già i
suoi problemi, dai…"
"Niente che
non si sia cercato."
"Non hai
tutti i torti, ma quand'è che ci leviamo di torno la biondina se non ci
aiuta?"
"Conosci
quel che dicono le carte. Il destino di Buffy è legato ad Angelus" disse
alzandosi con grazia regale dal divano dov'era seduta e riponendo il fantoccio
in un cofanetto di legno. "Allontana la ragazza e allontanerai anche
lui."
"E se la
ragazza…morisse?"
"Se Buffy
morisse io e Angelus ti ammazzeremmo" disse Spike entrando.
"Bene,
volevo solo saperlo."
"Che dice la
regale coppia? Ha deciso di tornare?"
"Pare
proprio di sì. Dopo aver sterminato il Consiglio evidentemente si sono accorti
di sentire la nostra mancanza."
Drusilla si alzò
e sparì nella sua stanza, lasciando i due complici parlare.
"Bene,
Darla. Cosa facciamo nell'immediato futuro per accoglierli?"
"Assolutamente
niente. Le loro facce nel vederci insieme saranno il nostro 'bentornati a
casa'."
Ed infatti andò
così. Buffy diventò seria appena visto il suo sire accanto a Darla, e anche
Angelus si era irrigidito. Forse Buffy aveva proprio ragione, ma in ogni modo
lo avrebbero scoperto tra poco.
***
"Bene. Era
ora che vi decideste a tornare."
"Come se
dovessimo rendere conto a te di quello che facciamo. Sai, Spike, non è proprio
così."
"Parli anche
per Buffy? Lei sì che deve rendere conto a me."
"Davvero?"
esclamò lei. "L'ultima persona a cui dovevo rendere conto è finita morta
agonizzante sul pavimento della sua stanza."
"È una
minaccia, tesoro?"
"Vedila come
ti pare. Io sulla Bocca dell'Inferno non torno."
"Lo farai.
Ti assicuro che lo farai."
"Non darmi
ordini, non lo sopporto."
"Sono il tuo
sire. Devi a me quello che sei!"
"Io non ti
ho chiesto niente. Ero convinta che avrei potuto volerti bene, che tu avresti potuto volermi bene. Invece
mi hai ucciso e cambiato. Sì, hai ragione, devo a te e alla tua ossessione nei
miei riguardi quella che sono ora! Ma ti dirò una cosa: se speri di trascinarmi
via da qui, hai fatto male i tuoi conti."
"Oh…allora
vuoi rimanere qui con lui ed essere la sua sgualdrina, aspettando il giorno che
s'incapriccerà di un'altra e ti darà il benservito?"
Buffy aveva
guardato Angelus. Sapeva già di questo lato del carattere, ma qualcosa le
diceva che lo avrebbe sempre tenuto legato a sé, non importa cosa sarebbe
successo o quel che diceva Spike.
"Preferisco
essere la sua sgualdrina piuttosto che la tua."
"Oh, ma che
brava. Ti darei un Oscar" disse Darla, divertita dalla determinazione
della sua rivale.
"E io un
paletto nel cuore. L'hai chiamato tu, vero?"
"Lo ammetto.
Volevo compagnia, e Drusilla ultimamente è così solitaria…"
"Me la
pagherai" disse Angel a denti stretti.
"No, tesoro
mio, tu la pagherai a me. Ti ho aspettato tutta l'eternità, ho pregato perché
la maledizione svanisse, e quando questo accade, tu ti presenti qui. Con lei.
Il tuo grande amore. Ti aspettavi l'avrei accolta a braccia aperte? O che sarei
passata sopra il fatto che mi hai uccisa per lei?"
"Dovevo
capirlo nell'istante che ho messo piede qui."
"Non sei mai
stato molto sveglio a capire certi sentimenti femminili, specialmente la
gelosia. Ma se le carte hanno ragione, se sei così indissolubilmente legato a
lei, allora condividerai il suo destino."
"No! Lei non
deve…"
"Spiacente,
Spike. Ho cambiato idea."
Nella sua stanza
intanto, Drusilla stava ascoltando tutta la conversazione in salotto, e con
delle piccole schegge di legno si stava divertendo a infilzare la piccola
bambola che aveva portato con sé ogni volta che sentiva il nome di Buffy, o il
suo Spike difenderla. Non lo stavano uccidendo, gli davano qualche piccolo
dolore, come quelli a cui si stava ormai abituando, ma quando alle sue orecchie
arrivò la sua ultima frase, tutta la sua rabbia esplose.
"No, lei non
deve…lei non deve morire? È questo che intendevi amore? Addio Spike. L'unico
posto dove vi rivedrete sarà all'inferno" e detto questo prese la scheggia
più grossa e appuntita, e gliela conficcò con forza nel punto del cuore.
Gli altri
sentirono un urlo di dolore, e lo videro dissolversi in polvere. Darla guardò
il cumulo di cenere con gli occhi sbarrati. Incredibile che la piccola Drusilla
fosse arrivata a tanto.
"Visto che
succede a chi provoca una donna gelosa?" disse a Buffy. "Io sarei
propensa a lasciarlo vivere…certo, se te ne andassi."
"Mai."
"Allora
morirete entrambi. Sai, Angel, Lindsey mi ha promesso il suo aiuto. I suoi
uomini sono nell'appartamento accanto, basta che mi sentano gridare e
accorrerebbero."
"Ti assicuro
che urlerai molto."
"Vuoi
uccidermi una seconda volta? Non ci riusciresti."
"Ma potrei
sempre farlo io" disse Buffy avanzando.
Angelus era
uscito, diretto dagli uomini che l'avvocato aveva mandato. Buffy e Darla erano
da sole. Finalmente era arrivata la resa
dei conti.
CAPITOLO 5
Willow era seduta
in veranda, che guardava il tramonto dalla sua casa. Era una bella sera
d'estate, già si scorgevano Venere e altre stelle. Riguardò il tavolino basso a
poca distanza da lei. C'erano due tazze, e dalla cucina sentiva il fischio
della teiera che annunciava che l'acqua per il tè era pronta. Mancava solo la
sua ospite, che sarebbe dovuta arrivare di lì a poco. Spinse la sua sedia a
rotelle dentro casa, fino in cucina, e allungandosi un po' riuscì a spegnere il
gas e a mettere il recipiente su un vassoio che appoggiò sulle sue ginocchia.
Prese dal tavolo le bustine di tè, e dopo averle appoggiate sul vassoio fece
per tornare fuori. Stava per aprire la porta, quando Buffy la precedette e lo
fece per lei.
Willow rimase a
guardarla per qualche istante. Il tempo non aveva lasciato neanche un segno su
di lei, era uguale a come l'aveva vista l'ultima volta, cinque anni prima, ma
il suo sguardo tradiva le esperienze, le battaglie e il resto di quegli anni
passati con Angelus. E la faceva sembrare molto più vecchia.
"Lascia che
ti aiuti" disse, e prese il vassoio dalle sue ginocchia per portarlo al
tavolo, dov'erano già pronte le tazze.
"Non ero
sicura della tua venuta."
"Neanch'io,
ma alla fine eccomi qui."
"Come
va?"
"Willow,
sono io che lo devo chiedere a te."
"Ho la
schiena spezzata, medicine da prendere e Tara che nonostante quante cose
velenose dica ancora mi sta vicino. Dopo cinque anni me ne sono quasi fatta una
ragione. Ora tocca a te."
"Non c'è
molto da dire. Della famiglia siamo rimasti solo io e Angelus, come di sicuro
già saprai…"
Non aveva dubbi
al riguardo che attraverso quella serpe di Willy avesse sempre ricevuto sue
notizie. Lei e Angelus erano due personaggi di rilievo, e lo erano diventati
ancora di più dopo la notizia della strage del Consiglio degli Osservatori e la
morte dei loro sire in modo più o meno cruenta. Spike era stato un piacere
inatteso da parte di Drusilla, che era poi scomparsa nel nulla, ma Darla un
momento che aspettava da quella notte al Bronze, ed era stato il suo
capolavoro. Angelus aveva eliminato gli uomini di Lindsey e anche l'avvocato,
che i suoi colleghi si erano ritrovati in ufficio il giorno dopo un messaggio
inequivocabile: cercateci e vi uccideremo.
"…ma ad un
certo punto è stato come se non avessimo avuto più niente da dirci. Abbiamo
preso due strade divergenti, e credo non ci incontreremo mai più."
Veramente c'era
molto altro da dire, ma non voleva aprire di nuovo quella voragine dentro di
lei chiamata senso di vuoto. Erano a Mosca, nella Piazza Rossa. Era calato il
silenzio tra di loro da circa tre giorni. Non riuscivano a parlarsi, a parte il
minimo indispensabile. Così lei quella notte aveva affrontato l'argomento. Non
era stato difficile, era una cosa che semplicemente andava fatta e che sentiva
lui non avrebbe voluto affrontare. Non erano mai stati amici, e forse non erano
neanche più innamorati. Lo stare insieme era diventato una sorta di abitudine.
Si erano detti addio sotto la neve, ed entrambi sapevano mentre si
allontanavano che non ci sarebbe stato qualcun altro.
"Mi
dispiace."
"A me no. Meglio
così piuttosto che essere infelici in due."
"Ho saputo
del Consiglio. O meglio, ho saputo di una strage in Inghilterra, anni addietro.
Immagino che sia stata opera tua."
"Non
sbagli."
"Hai ucciso
Giles."
"Non
sopportavo che volesse farmi la morale per quella che sono. Ma dimmi, fatta
eccezione per lui, mi fai una colpa di aver levato di mezzo Quentin e la sua
allegra brigata?"
"Conoscevo
il tuo odio nei loro riguardi, e in parte lo condividevo."
"Attenzione.
Potrebbe sembrare quasi che non ti dispiaccia quello che ho fatto."
"Non
riuscirai a farmi dire che averli ammazzati è stato un bene."
"Perché, non
lo è stato?"
"Ritorneranno.
Più forti di prima. E ti inseguiranno fino a quando non ti avranno
uccisa."
"E quel
giorno combatterò contro una cacciatrice. Sarà interessante. Dov'è Dawn?"
"È al
college. Ogni tanto ci viene a trovare. Ti somiglia."
Dawn. Al college.
Incredibile come il tempo passasse. Per lei Dawn era la ragazzina
quattordicenne,
"Anya?"
"Anya ha il
suo negozio e il fantasma di Xander che le fanno compagnia. La vediamo poco, ma
sappiamo che non si taglierà le vene. "
"Lo avrebbe
già fatto."
"Già. Buffy,
hai anche tu l'impressione che questa conversazione sia surreale?"
Buffy sorrise
"Sì, un tantino. La vampira e la sua amica di quando era una ragazza
mortale."
"Lo so.
Buffy, in questi anni ho visto morire le persone a cui più volevo bene, altre
se ne sono andate, e credo ti sarai accorta che anche le cose qui sono
profondamente cambiate. Ho avuto solo due costanti: Tara, e una domanda per te.
Perché non mi hai ucciso, e hai impedito ad Angelus e a Spike di farlo?"
"Io non ho
fatto proprio niente."
"Non mentire
con me. Ti ho vista. Quando la stanza mia e di Tara e il dormitorio sono stati
incendiati io ero lì dentro. Spike mi aveva appena massacrato di botte e io ero
semi incosciente sul pavimento. Già allora avevo capito che non potevo più
muovere le gambe e lo sapevi anche tu. Mi hai portato di sotto, e poi sei
sparita. Tutti hanno pensato che la discrepanza tra la mia versione e quella
dei miei soccorritori fosse dovuta allo choc. Invece io sapevo. Ma non so il
perché."
Perché? Perché sei l'unica cosa che si frappone tra me
e il baratro. L'ultimo legame, l'ultimo frammento di una persona che detesto ma
che dopotutto ero. Non l'hai capito o è un modo non troppo sveglio per farmelo
dire ad alta voce?
"Istinto,
spirito di contraddizione, chiamalo come ti pare."
"D'accordo…Che
farai ora?"
"Potrei
cercare mio padre e la mia matrigna. O Parker. O qualche Osservatore ancora in
giro per il mondo."
"Non
smetterai mai di cercare vendetta?"
Ancora quello
sguardo, a metà tra il rimprovero e l'essere addolorato.
"Willow,
sono una demone. Non l'ho chiesto io di morire, e di diventarlo. Ma ora sono
qui, e se ho l'occasione di farla pagare a tutte le persone che mi hanno fatto
del male non la getterò al vento. Non sono molto conciliante."
"Non lo sei
mai stata."
"Tu che
farai?"
"Volevo
diventare biologa, ma anche se i mezzi a disposizione per i disabili hanno fatto
passi da gigante rimangono limitati. Così ho tolto la tastiera dal chiodo dove
l'avevo appesa, lavoro a casa per una ditta di software e aspetto di
morire."
"Perché
parli così?"
"Spike non
mi ha ucciso in senso classico, ma ci sono molti altri modi per uccidere una
persona, e senza toglierle la vita."
Buffy non sapeva
cosa rispondere, a parte il fatto che la sua amica dai capelli rossi aveva
ragione. Esistono molti modi per morire dentro, e lei come Willow lo sapeva
piuttosto bene.
"Beh, Buffy, tornerai a Los Angeles?"
"Non credo.
Penso che me ne andrò" disse la vampira alzandosi, e facendo per
andarsene.
"E
dove?"
Buffy si era
voltata. Per un istante le era sembrata di nuovo la sua vecchia amica.
"Non lo so.
Dipende da dove soffierà il vento."
Di lei non aveva
saputo più niente, a parte qualche messaggio su Internet e qualche lettera
molto breve. Continuò a averne per tutta la vita, fino a quando, qualche giorno
prima del suo 50° compleanno ricevette una lettera da Hong Kong. Non era la
calligrafia di Buffy, e continuando a leggere si rese conto che apparteneva ad
Angel. Buffy e lui si erano ritrovati, e in quegli anni da soli con
quell'enorme vuoto dentro di loro avevano capito di amarsi ancora. Ignoravano
però di avere così poco tempo a disposizione.
E così era
finita, pensò stringendo il gioiello tra le mani. Aveva pensato che sapere
della sua morte l'avrebbe rattristata, almeno un po', invece era…non lo sapeva
neanche lei. Felice era l'unico termine che le veniva in mente. Lo spirito
inquieto della sua amica non era stato sereno in vita e non molto neanche nella
sua non-vita, tanto era presa da quel gioco di morte e vendette che aveva
cominciato. Forse aveva trovato quel che cercava quando aveva oltrepassato
quella specie di punto di non ritorno: un equilibrio che le era mancato.
Ma soprattutto
un'altra cosa.
Pace.
FINE