PUNTO DI NON RITORNO

Di Jade

 

 

 

Disclaimer: I personaggi appartengono tutti a Joss Whedon e alla Mutant Enemy, eccetto quelli che non riconoscete, che appartengono a me.

Rating: PG-13

Personaggi/Pairing: Buffy/Angelus, Spike, Darla, Drusilla

Sommario: Può una notte cambiare tutto quanto? Per quanto riguarda Buffy ed Angel, la risposta è sì… ma una volta che Angelus e la neo vampira Buffy, di nuovo una coppia, ritornano in seno alla loro famiglia, dovranno fare i conti con odio e gelosie mai del tutto sopite. Ce la faranno?

Note: nessuna

***

CAPITOLO 1

Hyperion era deserto. L'unica stanza da cui filtrava luce era quella di Angel. Sentiva dei passi nell'ufficio, segno che Angel se ne stava per andare.

Doveva muoversi.

 

Angel 'aveva guardata con una tale sorpresa che era rimasto a bocca aperta. Lei gli aveva sorriso, e si era seduta davanti a lui.

"Ciao Angel. Tanto che non ci si vede."

"Che fai qui?"

"Andiamo, è così che mi accogli? E io che pensavo mi avresti almeno abbracciato."

"Sono un po' sorpreso, ammetterai che…eravamo d'accordo di non vederci più."

"Mi conosci così poco da non sapere quanto odio rispettare le regole?"

Angel si era alzato per prenderle una tazza di caffè, e le aveva chiesto di nuovo che faceva lì, con un tono che non ammetteva altre esitazioni. Buffy subito cambiò espressione "Ho avuto paura. Paura che il gioco mi sfuggisse di mano."

"Che gioco? Raccontami. E non dimenticare niente."

"Mi ero innamorata, Angel. Ma a quanto pare attraggo solo demoni. Lui per primo mi ha fatto una corte spietata per mesi, e io sempre a rispondergli picche, poi quando ha smesso…l'ho inseguito. Si può dire che me la sono andata a cercare. È andata bene, per un po'…ma poi…"

Aveva iniziato a piangere, e l'aveva abbracciata cullandola contro il suo petto dicendole che sarebbe andato tutto bene, che nessuno le avrebbe più fatto del male. L'aveva portata a casa sua, e quando poi passò a vedere se stava dormendo, la trovò che abbracciava il cuscino e fissava il nulla.

"Buffy?"

Poi il suo sguardo si posò sul suo braccio, ora non più coperto dalla giacca. C'era un grosso livido bluastro, come se qualcuno l'avesse afferrata con forza. Angel le si era seduto accanto, carezzandole i capelli, ma non le chiese niente. Doveva parlargliene lei, e infatti non tardò a farlo.

"Non voleva che me ne andassi. Avevo un altro segno, sullo zigomo, ma sono riuscita a nasconderlo."

Bastardo, lo maledisse silenziosamente Angel. Le chiese chi fosse, ma Buffy non aveva voglia di parlarne. E tantomeno voglia di stare da sola. Lo aveva implorato di restare lì con lei, e lui non aveva avuto il coraggio di dirle di no, di ricordarle cos'era successo l'ultima volta che erano stati troppo vicini.

Era come quando aveva morso Kate. Poteva credere di esserne fuori, ma bastava solo un passo indietro per ricadere più a fondo di prima. Buffy aveva il potere di annullare la sua volontà, e il fatto di avere un'anima in questo caso lo faceva essere solo più debole. Tenerla tra le braccia, sentire di nuovo il suo profumo…la sua mente ritornò indietro a quel maledetto giorni di cui solo lui serbava ricordo. Gli sembrava d'impazzire.

E poi lei l'aveva baciato, e lui aveva sentito le sue resistenze cedere. No, non doveva succedere un'altra volta…

"Buffy…non dovremmo…"

"Sta zitto. Devi solo baciarmi."

Le stesse precise parole che aveva detto anche quella sera di tre anni prima.

***

Angelus si era svegliato improvvisamente, senza ricordare cosa fosse successo. Un momento fa era Angel il suo dannato e depresso alter ego, e ora lui era lì, ed era libero. Lo sguardo andò sulla biondina che dormiva accanto a lui dandogli le spalle, e gentilmente la fece voltare.

"Diamine, ancora tu."

Buffy. Sempre e solo lei. La sua vittima e carnefice, in una sola persona. Ma quella volta non le avrebbe dato il tempo. No, l'avrebbe uccisa prima.

Le sue mani stavano lentamente stringendo il suo collo sottile, quando improvvisamente si fermò. Non aveva sentito pulsazioni. E ora che guardava meglio, non stava neanche respirando. Iniziò a ridere scuotendo la testa, e questo svegliò Buffy.

"Ciao. Speravo di trovarti al mio risveglio, stavolta."

"Non è possibile. Tu sei…?"

"Nuovo acquisto. Non mi dire che ti dispiace."

Lui per tutta risposta l'aveva inchiodata al letto, schiacciandola sotto il suo peso "Vuoi che ti dimostri quanto mi dispiace?"

***

Darla stava guardando il panorama dal terrazzo della sua nuova casa che divideva con Drusilla. Erano appena tornate da un massacro ai grandi magazzini, di shopping e di persone, e si erano divertite un sacco. Poteva andare avanti così all'infinito. Certo, se ci fosse stato anche Angelus…Era stato uno dei momenti più brutti della sua non-vita, vedere quanto fosse innamorato di quella patetica ragazzina. L'altro era quando lui l'aveva uccisa. Per lei.

Sentì dei passi dietro di lei, e si voltò lentamente. Rimase a bocca aperta quando vide chi era.

"Scusa, Darla. Ti ho fatto aspettare?"

"Angelus. Finalmente sei tornato…ma come è successo?"

Poi si accorse di Buffy, dietro di lui, che le sorrideva con aria di sfida mentre abbracciava le spalle del vampiro.

"È andata come la prima volta. Che ti credevi? Ho fatto quello che tu non riuscivi a fare."

"Buffy è una di noi ora."

"Ma davvero? È chi è stato tanto imbecille da donarti la vita eterna, ragazzina?"

"Di sicuro non il Maestro. L'ho ucciso anni fa."

Darla fulminò la giovane con lo sguardo, e Buffy rise.

"Andiamo, non immaginavo l'avresti presa tanto male."

"Pensavi male, Buffy."

"Ragazze, vi prego, non litigate, facciamo parte di un'unica famiglia. Io, te, Drusilla, Buffy, e il cielo ci aiuti, Spike. A proposito, che mi dici di lui?"

"Non ti perdi niente, a parte il fatto che ora il chip è inattivo."

"Come inattivo?"

"Si è fuso. L'ho scoperto a mie spese."

"Il braccio e l'occhio?"

"E l'avermi cambiato."

"Credo lo ammazzerò per quello che ha osato fare."

"Ormai non ha più importanza. Sono qui, è questo che conta."

"Scusa, tesoro, fammi capire bene. Spike, William il Sanguinario, è il tuo sire? E io che pensavo che questa serata fosse pazzesca!"

"Vuoi darmi un altro motivo per ammazzarti? Continua così, bisnonna."

Darla a quel punto la sbatté contro un muro, tenendola per il collo "Non. Chiamarmi. Più. Bisnonna. Mi. Sono. Spiegata. Bene?"

Buffy si era limitata a ridacchiare, poi si era riavvicinata ad Angelus per sussurrargli qualcosa. Darla l'aveva visto reagire con divertimento e sorpresa, e poi le aveva detto di non fare tardi.

"Finalmente la strega se n'è andata!" esclamò Darla sedendosi sul divano.

"Darla, ti prego."

"E sai perché la odio? È riuscita in una notte dove io ho fallito per mesi. E mi fa imbestialire."

"Ha una cosa che a te manca."

"Cosa?"

"Lei non mi tradirà mai."

" La tradirai tu per tutti e due, mio caro. Ti conosco, sono un'intima."

"Tu credi?"

"Ho 150 anni d'esperienza. Se ti stufi di lei però vieni a cercarmi. Potrebbe durare molto di più questa volta. A proposito, la streghetta bionda dov'è andata?"

"Mi ha detto che voleva farsi un giro, rivedere i vecchi amici e farsi uno spuntino…"

"Allora la riavremo tra i piedi molto presto. Ma possiamo farcela."

"Possiamo farcela a fare…cosa?"

Darla si era alzata, con un lampo malizioso negli occhi, e gli aveva sfilato la giacca.

"A spassarcela prima che torni" aveva bisbigliato nel suo orecchio "Chissà, magari è quello che sta pensando anche lei."

Non si aspettava proprio che Angelus respingesse brutalmente le sue avances. Proprio per niente. L'aveva spinta via, furioso, e le aveva detto a chiare lettere di non provarci mai più se non voleva finire come l'ultima volta. Poi era uscito come una furia, lasciandola sola. E così preferiva la ragazzina a lei? Oh, ma gliela avrebbero pagata, giurò a sé stessa, Buffy e Angelus gliel'avrebbero pagata cara.

***

Darla era l'ultimo pensiero di Buffy al momento. Stava passeggiando nei dintorni della sua vecchia scuola, ricordando quella serata in cui per salvare gli studenti del suo corso era stata buttata fuori a calci e i suoi amici l'avevano evitata come la peste. I suoi amici avevano avuto quello che meritavano, e Buffy ora voleva divertirsi. Se ricordava bene, in casa di una delle sue vittime aveva visto il manifesto di un rave, in un palazzo abbandonato. Perfetto. Chissà, forse ci avrebbe trovato anche gli altri…no, Angelus non ci avrebbe mai messo piede, e Darla nemmeno. Drusilla forse, ma non aveva voglia di farle da balia. Non poteva immaginare che Angelus la stesse cercando, folle di gelosia per il veleno instillato da Darla. Dopo aver messo a soqquadro l'intera Los Angeles, decise di far ritorno a casa sua, ormai stava albeggiando. Buffy era lì che lo aspettava, con gli occhi che le brillavano. Sembrava felice.

"Non mi ricordavo che Los Angeles fosse…così. È stata proprio una bella serata, sai?"

"Ah sì?"

"Te li ricordi i miei amici di qui? Hanno smesso di rompere. Poi sono andata a un rave…" e non terminò la frase. Conosceva quello sguardo, e significava solo una cosa. Era furioso, e proprio con lei.

"Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti prego, parla."

"Dimmi solo una cosa."

"Hai così poca fiducia in me, amore? So cosa vuoi chiedermi, e la risposta è no. Sarei io a doverlo domandare a te. Sei tu quello che ha passato la serata in compagnia della sua ex amante, e mi ha confessato di aver avuto un numero imprecisato di donne nella sua lunga non-vita."

"Gelosa?"

"Non credere che non saprei ripagarti con la stessa moneta."

Angelus le sorrise, e poi le lanciò un'occhiata dall'alto in basso "Non mi pare tu sia uscita di casa così."

Buffy guardò i suoi vestiti, e facendo una giravolta gli chiese che ne pensava. Prima di andare a quella festa aveva sostituito i jeans scoloriti e la felpa con una gonna rosso fuoco, aderente e lunga fino alle caviglie, e un top in tinta praticamente inesistente sulla schiena. Angel divertito le chiese come faceva a starle addosso. Lei in risposta gli si era avvicinata, e aveva lasciato che l'abbracciasse e la baciasse. Le carezzava con le mani la schiena nuda, e lei gli chiese se lo voleva scoprire.

 

CAPITOLO 2

Angelus dormiva, quando Buffy decise di alzarsi. Chissà che ore erano. Non si era ancora abituata del tutto agli orari che ora doveva rispettare. Sollevò leggermente la tenda, per vedere se il sole era già alto, e la richiuse all'istante, accecata. Chiuse gli occhi, e si sedette su una poltrona in un angolo cercando di pensare. Non si sentiva diversa da quella che era sempre stata, forse l'unico cambiamento era la facilità con cui ora uccideva. Demoni o mortali non facevano nessuna differenza per lei, ma se loro lasciavano in pace lei, lei era dispostissima a lasciare in pace loro. Era l'unica cosa che la differenziava da Angelus, a pensarci bene. Si sfiorò la guancia. Non aveva bisogno dello specchio per sapere che il livido si stava gonfiando. Non avrebbe mai creduto possibile che Spike un bel giorno decidesse di renderla uguale a lui. Aveva da poco deciso di ammettere che qualcosa, in fondo al suo cuore, era cambiato quando lui per proteggere Dawn si era fatto pestare a sangue. Aveva deciso di dargli una possibilità. Poi il chip aveva smesso di funzionare…Anche se aveva giurato di amarla e di non farle del male, le cose erano irreversibilmente cambiate. Lui era cambiato. Così una bella sera di un mese prima l'aveva trasformata. La voleva con sé, a tutti i costi, e questo era il solo modo che aveva per essere certo di non perderla. E lei lo aveva odiato per questo. E più di lei, i suoi amici. Willow, che pur di cercare di salvarla da lui con la maledizione aveva finito col rimetterci le gambe, forse per sempre. E Xander, di cui ora grazie a Spike aveva solo il ricordo dentro di lei. Giles era lontano in Inghilterra, richiamato dal Consiglio visto che la cacciatrice non esisteva più. Aveva nascosto Dawn insieme ad Anya da qualche parte lontano da Los Angeles, avevano paura che la trovasse, ma non avrebbe potuto fargli del male. Strano demone era diventata.

Un paio di settimane dopo, aveva deciso che voleva andarsene. Non aveva un solo punto saldo a cui aggrapparsi, tranne Angel. C'erano voluti due anni e tre storie finite male per capire che per quanto volesse illudersi la sua vita era con lui, nel bene e nel male. Ma c'era un'anima di troppo. Angel avrebbe avuto troppi rimorsi di coscienza per stare con lei lasciando perdere la sua santa missione. Angelus era diverso. E lei voleva lui. Spike era letteralmente uscito di testa nel vederla prendere le sue cose. E lei era rimasta sconvolta nel ricevere un pugno da lui. Era la prima volta che alzava le mani da quando era diventata una vampira, ma questo non la faceva stare meglio. Era ancora più decisa ad andare da Angel, e pur di far in modo che la lasciasse andare lo aveva tramortito con una bottiglia ed era scappata via. Le altre settimane le aveva passate osservando Angel. Doveva sapere se era ancora nel suo cuore. E secondo quanto era successo pareva proprio di sì.

 

Nei giorni a seguire, l'odio di Darla nei suoi confronti crebbe a dismisura. Quella ragazzina le aveva portato via dalle mani il suo giocattolo preferito, e il vederli insieme la faceva ribollire di rabbia. Drusilla si limitava a leggere le carte, e a dirle che niente poteva dividerli a parte loro stessi, come già era successo. Aveva sperato e pregato che non fosse all'altezza delle aspettative di Angelus, invece era crudele quasi quanto lui. La prima cosa che avevano fatto insieme era stata tornare all'agenzia, e distruggerla. Wesley aveva provato a fermarli. Angelus aveva riso dell'uomo, e aveva chiesto a Buffy se conosceva un modo molto doloroso per levarlo di mezzo. Non aveva bisogno di insinuarle nell'animo odio per l'Osservatore, si era trovata dentro un disprezzo per quella razza che solo distruggerla avrebbe potuto farla sentire meglio. Con l'aiuto di Angelus l'aveva torturato per ore, ricordandogli come lui e il resto dei suoi colleghi le avevano voltato le spalle quel giorno di due anni prima, di come voleva comandarla a bacchetta, o di quanto insulsa fosse la sua vita. Mordere il suo collo la riempì di una sorta di soddisfazione che non aveva mai provato prima, e guardare lo sguardo terrorizzato di Wesley lentamente diventare vitreo non fece che renderla più euforica. Si passò la lingua sulle labbra, assaporando le ultime gocce di sangue rimaste, e si voltò a guardare il suo compagno appoggiato ad una parete. Sembrava estremamente compiaciuto del suo lavoro.

"Bene bene. Estremamente dotata."

"Che intendi dire?"

"Che potrei insegnarti un paio di cosette."

"Pensavo fosse compito del sire."

"Appunto. Lo sa il cielo se non avrei voluto essere io, e l'essere indegno che ti ha fatto questo potrebbe rovinare quella che è già una splendida e letale creatura."

"Non sei obiettivo."

"Lo sono invece. Più di quanto pensi. Dimmi, chi hai in mente ora?"

"Nessuno in particolare."

"Io propongo Willow."

"Willow no. Mai" disse lei cambiando espressione. "Non ho motivo di vederla morta."

"Dopotutto è solo la strega che mi ha maledetto e che ha la magia Calderash per tentarci anche con te, perché averne paura? Buff, ti sei bevuta il cervello?"

Ora l'aveva proprio fatto arrabbiare. Angelus odiava essere contraddetto, ma anche lei non era da meno e se ne sarebbe accorto.

"Già, se non si fa alla tua maniera allora niente. Spiacente, amore, ci hanno già provato Giles, Wesley e Spike. Non mi faccio mettere i piedi in testa da qualcuno, neanche da te. Willow vivrà, e questo chiude la discussione!"

"Non la chiude affatto."

"Spike l'ha mezza uccisa, e ha bruciato la sua casa e i suoi libri. Non è un pericolo, non è più in grado di fare molto senza l'aiuto di qualcuno. Lasciala. Stare."

Angelus la squadrò, guardandola di traverso "Non fossi certo della tua malvagità, sarei tentato di dire che tu abbia una dannatissima anima."

"E invece ho ancora una parvenza di cuore. Dev'essere l'effetto collaterale di essere nata Cacciatrice."

"D'accordo. Willow non morirà, te lo prometto, ma tu in cambio non discuterai altri miei ordini."

"Se ne può parlare. Di Cordelia e Gunn che ne facciamo?"

Se li erano giocati a testa e croce. A Buffy era toccata Cordelia, ed era andata nel suo appartamento. La ragazza l'aveva fatta entrare senza problemi, segno che non era al corrente delle ultime novità. Willow era talmente depressa dalla sua condizione che non le era passata neanche per l'anticamera del cervello l'idea di avvisare l'ex compagna di scuola. Aveva chiacchierato con lei di futilità, le aveva raccontato le ultime cose e dell'incidente di Willow. Stranamente, Cordelia era parsa sinceramente dispiaciuta. Progettava di andare a Sunnydale a trovarla anche se era certa che le avrebbe sbattuto la porta in faccia. Ma mia cara, le aveva detto Buffy, non ne avrai il tempo. Cordelia si era voltata per chiederle cosa intendesse, e Buffy si era avventata contro di lei. Non ricordava di aver mai provato odio profondo per lei come per Wesley, ma aveva come dei flashback…lei che tentava di sedurre Angel al Bronze in più di un'occasione, le sue arie da regina, il modo in cui la veniva a cercare solo quando aveva bisogno…Ma era anche l'unica che le aveva sempre detto le cose come stavano, non importa quanto brutalmente lo faceva. Il minimo che poteva fare per la sua ex amica era ucciderla nel breve tempo possibile senza troppe sofferenze.

 

Appuntamento all'appartamento di Darla e Drusilla. Così aveva detto Angelus. E lei c'era andata, ignara di quello che l'aspettava. C'era Darla ad aspettarla, con un whisky in mano.

"Dov'è Angelus?"

"Angelus non c'è. Gli ho detto che uscivo, e lui mi ha chiesto di riferirti di andare a casa sua."

"In questo caso…ti lascio al tuo whisky. Ciao."

Con un movimento fulmineo Darla lasciò cadere il bicchiere e l'afferrò per il braccio. "Non così in fretta, dolcezza."

"Lascia andare il mio braccio" sibilò Buffy a denti stretti.

"Oh, che paura. Ma lascia che ti ricordi che ora tu non sei più la Cacciatrice."

"Ma non ho dimenticato come si eliminano i vampiri. E se mi liberi te lo dimostro."

Darla le tirò uno schiaffo che la fece barcollare "Portami rispetto ragazzina. Se non l'hai capito i vampiri giovani devono stare al loro posto. Siamo noi cosiddetti anziani a comandare."

"Non prendo ordini da una sgualdrina."

"Neanch'io. "

"Non mi paragonare a te. Non sono mica al tuo livello."

"Sarà esaltante rovinarti sotto gli occhi di Angelus."

"E pensi che ti crederebbe? Darla, ma apri gli occhi. Lui non ti vede neanche. Ai suoi occhi sei il sire che l'ha cacciato quando aveva bisogno d'aiuto. Io sono la donna che l'ha salvato. La bilancia pende dalla mia parte, spiacente."

"Lasciami fare, Buffy. Vedremo chi avrà ragione."

Buffy la fissò con uno sguardo che avrebbe potuto tagliarla in due, ma decise che non era il caso di lasciar libero sfogo alla rabbia. Era quello che Darla voleva, e non voleva darle la minima possibilità di incrinare la sua storia con Angelus.

Appena sentì i suoi passi giù per le scale, ne sentì altri che si stavano avvicinando.

"Che ti è sembrata?"

"Quella che ricordavo."

"Io non ti capisco, Spike. Te ne sei liberato, ma perché diavolo le corri dietro? Ti ha preferito Angelus, come Drusilla prima di lei."

"Non metterti in cattedra, Darla. Sei nella mia stessa maledetta situazione. Se non mi sbaglio, anche il tuo ex ha preferito un'altra, e ti ha ammazzato quando hai tentato di ucciderla."

"Stavolta non farò lo stesso errore."

"Non riuscirai a farle niente. Angelus ti ammazzerebbe prima, e non sono del tutto sicuro che non lo aiuterei nel farlo."

"Dio, risparmiami."

"Rivogliamo tutti e due i nostri compagni, e io mi impegno a non lasciarla più sparire. Mi aspetto lo stesso per quanto riguarda il tuo per ora ex."

"Abbiamo paura?" lo prese in giro Darla.

"E tu?"

"Levami dalle scatole Buffy. Cosa farete o dove andrete non mi interessa."

"Come ve la passate tu e la mia ex?"

"Drusilla non l'ha digerita di essere stata quasi polverizzata come prova del tuo amore per Buffy. Oh, sei stato male ultimamente?"

"Qualche dolore alle ossa. Perché?"

"Niente. Chiedevo solo" mentì lei. Drusilla era tornata furente da Sunnydale, e aveva creato un piccolo fantoccio vagamente somigliante al suo ex. Darla dubitava che la maledizione che Drusilla gli aveva lanciato funzionasse, ma ora non ne era tanto sicura.

Appunto per l'avvenire: mai far arrabbiare Drusilla, onde evitare problemi.

CAPITOLO 3

Angelus era già in casa, quando Buffy era arrivata. Aveva uno strano sguardo, e Buffy notò che c'erano dei bagagli fatti vicino alla porta.

"Che succede?"

"Niente di preoccupante, amore. È solo che dobbiamo andare via per qualche giorno."

"Spiegati meglio. Dove andiamo?"

"Ti basti sapere che sarà un viaggio abbastanza lungo…" disse sfilandole lentamente dal collo il foulard che portava e usandolo per bendarle gli occhi "E voglio che sia una sorpresa."

L'aveva poi presa in braccio, mentre lei continuava a ridere chiedendogli inutilmente di metterla giù e di levarle quell'affare dagli occhi, e l'aveva portata di sotto. Lasciarono la casa giusto qualche istante prima che Spike e Darla vi entrassero.

"Avevi detto che erano qui!"

"Saranno usciti a prendersi un caffè. Aspettiamoli."

"Aspetteremo a lungo" disse Spike sollevando un foglio di carta "Ascolta: 'Siamo partiti. Torneremo quando ne avremo voglia.' Tipico di loro due."

Darla però non condivideva la rabbia di Spike. Ma sì, che si divertissero pure insieme. Sarebbe stata l'ultima volta.

***

Continuava a non voler dire a Buffy dove la stava portando, e lei a causa della benda sugli occhi aveva perso la cognizione del tempo. C'era stato un tragitto in auto, poi a piedi. Ricordava di essere salita con lui su un aereo, e poi di essersi addormentata. Quando si era risvegliata era ancora in viaggio, stavolta in macchina. Ormai aveva rinunciato a capire cosa avesse in mente, sperava solo che non mancasse molto.

La macchina si fermò, e il suo compagno scese dal posto di guida per aprirle la portiera. Le prese le mani per aiutarla ad alzarsi, e la condusse fino alla cima di una collina erbosa. Solo allora si decise a levarle la benda. Nel cielo c'erano ancora i rosa e gli arancio soffusi del tramonto appena trascorso, che si fondevano con il blu del cielo, già illuminato da qualche stella. Nella vallata sottostante sorgeva un palazzo di enormi dimensioni. Ad un primo esame sembrava una residenza di campagna, che ricordava nello stile Versailles.

"Magnifica, ma…che ci facciamo qui?"

"Ti volevo fare un regalo di compleanno."

"Il mio compleanno è in gennaio, e tu sei quello che lo dovrebbe sapere meglio di tutti."

"Non ho resistito all'idea di aspettare tanto per vedere la tua faccia" sussurrò lui, mettendole in mano un binocolo.

"Cosa devo guardare?"

"Terza finestra del secondo piano."

Buffy obbedì e mise a fuoco. Nella stanza non vedeva nessuno, fino a quando non vide un'ombra seduta lontano dalla finestra. Quasi obbedendo alla sua silenziosa preghiera l'uomo si alzò per chiudere la finestra. Buffy distese lentamente le sue labbra in un sorriso nel vedere di chi si trattava.

"Ti piace il tuo regalo?"

"Sì. Ma c'è solo lui?"

"Wesley parlava di questo posto come il paradiso in terra. Una seconda corte degli Osservatori, ottima per i periodi di crisi. Con la scusa che tu sei diventata demone abbiamo dato loro l'occasione di riunirsi tutti qui."

"Tutti, dici? Divertente."

"Oh, sì."

***

Quentin Travers era stato chiamato a dire quel che sapeva della cacciatrice davanti ai Cinque, i giudici supremi che si occupavano che tutto filasse liscio. Gli stessi che avevano deciso di deportare Faith, e di inviare la Delegazione a persuadere, o minacciare, dipende dai punti di vista, la cacciatrice per farla tornare a lavorare per loro.

Anche Giles aveva sostenuto gli stessi esami, nei giorni precedenti. Sembrava dispiaciuto per non aver saputo vedere quel che stava accadendo. Ma poi a che sarebbe servito? Lo avrebbe fatto comunque, era solo questione di tempo. Era una sorta di sua teoria: più una cacciatrice diventava potente, più diventava profonda la sua conoscenza del suo lato oscuro, e del nemico che combatteva. Di solito a quel punto morivano per mano di un vampiro o si suicidavano. Ma rimaneva sempre un'esigua parte che sopravviveva, e che diventava pericolosa. Buffy era tra queste. Domande a cui non si sapeva dare una risposta, incapacità di controllo, e a volte passaggio dall'altro lato della barricata erano le conseguenze che seguivano.

Che giornata estenuante. Gli interrogatori erano iniziati la mattina presto, ed erano appena terminati. Ora l'unica cosa che voleva era una tazza di the, e qualche ora di sonno.

Su un tavolo c'era già una tazza di the fumante, e l'uomo sorridendo ringraziò mentalmente Marianna, la sua domestica, per averci pensato. Si era seduto con calma, e aveva iniziato a sorseggiare la bevanda. Un po' troppo amara rispetto al solito, notò, e si ripromise di dirlo alla donna.

Poi si accorse di non essere solo nella stanza, e lentamente voltò lo sguardo. Buffy era appoggiata alla parete, e sorrideva.

"Signor Travers. Quanto tempo."

L'uomo rimase seduto al suo posto, mantenendo il suo distacco e continuando a bere il suo the "Come è arrivata fin qui?"

"Non ha importanza. Quello che voglio è giocare un po' con il mio regalo di compleanno."

"Che cosa sta dicendo?"

"Quello che ho detto."

"Lei è in un mare di guai, e mi lasci dire che si è messa in trappola da sola. Per ordine del Consiglio degli Osservatori io la dichiaro in stato di fermo."

 

"Ma davvero? Che maniere scortesi, arrestare una semplice visitatrice."

"Lei non è una semplice visitatrice, e lo sa bene."

Aveva fatto per alzarsi, ma una sorta di torpore si era impadronito delle sue gambe. E improvvisamente si sentiva gelare. Lo sguardo perso di Quentin non mancò di farla sorridere, mentre si avvicinava al suo tavolo e si versava una tazza di the.

Quentin iniziò a respirare affannosamente, portandosi una mano al petto.

Buffy si era seduta davanti a lui, sempre continuando a fissarlo "Scommetto che hai già capito cosa c'era nel tuo the. Si chiama aconitina. Si estrae da una pianta che si chiama Napello, oh, scusa, forse dovrei dire Aconitum Napellus. É molto efficace, ma anche molto cattiva, se l'assaggi la riconosci. Mi sorprende che tu non l'abbia fatto, Travers. Un Osservatore della tua esperienza… Te la volevi prendere con Marianna, per avermi fatto entrare? Mi dispiace, a lei ha già pensato Angelus."

"N-Non…uscirai vi-viva da…"

"Se uscirò viva da qui? Certamente. Se tu invece morirai qui? Altrettanto sicura. Sai come funziona? Inizia col torpore alle gambe, che diventa paralisi muscolare e si dirama velocemente a tutto il corpo. La vista e l'udito diventano più deboli. E infine si muore per paralisi cardiocircolatoria. O era per paralisi respiratoria? Beh, dipende dalla quantità, ma lo scopriremo presto. Chi di droga ferisce, amico mio, di droga perisce."

Quentin ormai era arrivato alla fine, alla ricerca dell'ultimo boccone fatto d'aria. Continuò a fissare il viso sereno di Buffy, fino a quando la sua vista lentamente non si offuscò del tutto.

 

Uscì lentamente dalla stanza dell'Osservatore, e proseguì per il corridoio. In un posto del genere, si sarebbe aspettata di trovarci armature e arazzi, invece non c'era niente a parte la scarsa illuminazione. Tutto era silenzio. Non un grido, non un lamento. Non sapeva dove fosse Angelus, o a che punto, ma cominciava ad avere il sospetto che nel tempo in cui aveva avvelenato Quentin lui avesse fatto una piccola strage. Scrollò le spalle, dopotutto non le importava più di tanto. Aveva avuto tutta la Delegazione, ma voleva ancora solo un'ultima persona, e si trovava esattamente in fondo a quel corridoio.

Bussò, e le fu detto di entrare. Giles le dava le spalle, guardava fuori la notte che aveva inghiottito la campagna circostante.

"Non è una meraviglia?" sussurrò.

"Sì. Splendida. Comincio a capire perché le mancasse questo posto. La California è solo una lunga striscia desertica che dà sul mare. La campagna inglese è un'altra cosa."

"Ho visto il cadavere della domestica di Quentin, e poco distante Angelus. Immaginavo che ci fossi anche tu. Eri l'unica in grado di liberarlo…e l'hai fatto."

"Odio la solitudine e non volevo passare l'eternità con il vampiro che mi ha fatto questo brutto scherzo. Mi biasima?"

L'uomo si era girato. Stava ridendo piano, e questo fece venire i brividi a Buffy. Aveva visto molte cose strane e inquietanti nella sua vita, ma Giles che rideva le superava tutte.

"Stranamente, no."

"Sa perché sono qui."

"Sì, l'ho capito. Ma se non ti dispiace rimandare di qualche istante, vorrei farti delle domande."

Buffy l'aveva guardato, cercando di capire cosa gli passasse per la testa. L'aveva lasciata senza parole. Si aspettava rabbia, paura, non quella sorta di calma ascetica.

"E scommetto che sono molte."

"Meno di quante credi."

"D'accordo, non vedo perché no. Ho tutto il tempo che voglio, l'alba è ancora lontana."

"Ho sentito di una serie di omicidi a Los Angeles. Nella stessa notte, dieci ex studenti del liceo Hemery sono stati trovati morti per delle lesioni al collo. L'unico legame è che erano tutti tuoi amici. Poi Wesley e Cordelia, e ora la Delegazione e Travers scommetto. Perché proprio loro?"

"Perché proprio loro mi hanno avvelenato la vita. I miei amici mi hanno abbandonato quando il mondo mi stava crollando addosso, Cordelia se avesse potuto avrebbe fatto lo stesso. Wesley e il Consiglio lo hanno fatto quando hanno deciso di lasciar morire Angel. La Delegazione  era uno sfizio che volevo levarmi. Travers un figlio di puttana che avrei desiderato ammazzare in ogni caso, solo che non era una cosa carina da dire in pubblico."

"Anche Xander e Willow ti hanno lasciato da sola. Quando uccidesti il Maestro e quando ritornasti dopo aver ucciso Angel."

 "Ero io a tenere tutti a distanza. Altra domanda."

"Perché Willow è ancora viva?"

"Perché non mi andava di infierire" tagliò corto lei. Giles però aveva notato una nota di nervosismo nella sua voce. Willow era un argomento di cui non voleva parlare. E lui pensava di sapere perché.

"O forse perché è l'unico appiglio col passato che ti è rimasto. Tua madre è morta, tuo padre si è rifatto una vita lontano, tua sorella è lontana, i tuoi amici sono morti o hanno paura di te. È un freno morale alla tua sete di sangue, vero?"

"Ma si ascolta quando parla? L'ha elencata lei la lista delle mie vittime, non io."

"Avevi un motivo. La vendetta. Dimmi, Elizabeth, hai mai ucciso un bambino?"

"No."

"Angelus non ci avrebbe pensato due volte. Lo avrebbe anche torturato, e solo per il gusto di farlo. Tu non sei così."

"Imparo in fretta. Mi dia un paio d'anni."

"Potrei darti anche due secoli, ma non cambierebbe niente. Non lo faresti. E non solo perché inconsciamente ti ritroveresti a fissare lo sguardo accusatore di Willow, ma per quello che sei. Il tuo spirito di cacciatrice è ancora dentro di te, ti piaccia o no."

"La sa una cosa? Mi sono stancata di starla a sentire."

"Non ti è mai piaciuto sentire la cruda verità."

"Attento, Rupert. Non farmi arrabbiare."

"Non vedo cosa cambierebbe. Mi ucciderai lo stesso, e perché sai che ho ragione."

"O potrei lasciare che Angel ti torturi un po', prima. A te la scelta."

La maschera di calma cadde. Ricordare quelle ore d'inferno in cui Angelus aveva giocato con lui come il gatto col topo avevano contribuito a dargli un'espressione di paura.

"Finalmente. Stavo cominciando a pensare non fossi più umano" disse mentre gli andava sempre più vicino. Giles non si mosse dal punto dove si trovava, continuando a fissarla dritta negli occhi. Facendola innervosire, a Buffy non piaceva il rimprovero che ci leggeva dentro, tanto simile a quello di Willow…l'unica persona che non avrebbe mai avuto il coraggio di uccidere guardandola negli occhi…il suo per così dire ultimo barlume di coscienza. Giles nel profondo del suo animo pensava che questo l'avrebbe fermata. Toccava a lei dimostrargli quanto sbagliava.

CAPITOLO 4

Angelus entrò nella stanza circa mezzora dopo. Buffy era alla finestra, e guardava il cielo. C'era una impercettibile linea di luce all'orizzonte, segno che sarebbe arrivata l'alba.

"Meglio andare. È tardi."

"Ti è piaciuta la mia sorpresa?"

"Immensamente. Non pensavo mi conoscessi tanto bene."

Angelus l'aveva raggiunta alle spalle, e l'aveva presa per la vita. "Dov'è Giles?"

Buffy voltò la testa indicando i piedi del letto. Giles era riverso esanime sul tappeto macchiato di sangue.

"Non è morto, se è questo che pensi, Buff."

"Lo so. Ci lasci da soli un attimo? Poi ti raggiungo e ce ne andiamo."

"Non metterci troppo."

Buffy lo guardò sparire nel buio, poi si chinò su di Giles. L'Osservatore a fatica aprì gli occhi, ormai era chiaro a tutti e due che sarebbe morto di lì a poco.

"Angelus tortura le sue vittime. Io le lascio agonizzanti."

"Gli lasci un barlume di vita…è la conferma di quanto ti ho detto…"

"Sogni pure, Giles. Non ha ancora molto tempo. Sento il suo cuore rallentare, sempre di più."

"Addio, Buffy. Spero troverai quello che cerchi."

Furono le sue ultime parole, ma come le altre riuscirono a produrre l'effetto di una stilettata nel cuore. Era felice di esserselo tolto dai piedi, lui e la sua presunzione di conoscerla. Lui non la conosceva affatto, o almeno era quello che si ripeteva mentre andava da Angelus fuori.

"Possiamo andare. Se non è ancora morto lo sarà tra poco."

"Non mi sembri entusiasta."

"Le cose che mi ha detto…non lo so. Mi hanno avvelenato il regalo."

"Ora non potranno più farlo. È morto, e non tornerà a tormentarti."

"Dimmi una cosa, Angel. Hai mai trovato nessuno che a prima vista hai capito non saresti riuscito ad uccidere?"

"Come mai questa domanda?"

"Senti, sei la cosa più simile ad un sire che ho qui intorno, e Spike di sicuro non è la persona più adatta a parlare di queste cose."

"D'accordo, non ti scaldare. Cathy."

"Cathy è morta, e per mano tua."

"E i suoi occhi continuano a tormentarmi, la notte. L'ho uccisa perché non sopportavo quello sguardo su di me. Mi sono reso conto più tardi dell'errore che Darla mi ha spinto a fare."

"Errore?"

"Se vuoi vivere tranquilla, non lo fare. Lo sguardo di rimprovero di un vivo è sempre meglio del ricordo, nella tua testa, dello sguardo di rimprovero di un morto."

***

Tenendo fede a quanto c'era scritto sul biglietto che Darla aveva trovato, dopo aver lasciato l'Inghilterra proseguirono alla volta della Scozia, e poi Angelus la portò nella sua terra, l'Irlanda. Il cielo era totalmente coperto dalle nuvole, e così erano usciti di giorno. Angelus era andato a rivedere il posto dov'era cresciuto, e Buffy si era seduta su una scogliera. Guardava il mare infrangersi con forza contro gli scogli, ascoltava la risacca, aspirava l'aria salmastra che le scompigliava i capelli e sentiva che sarebbe potuta rimanere là per sempre a guardarlo. Doveva essere una cosa comune a tutti quelli che nascevano in una città vicino al mare. La rendeva felice, senza un motivo preciso. Il suo compagno si accorse di lei, ma vedendola tanto assorta preferì non disturbarla. Buffy andò da lui circa un quarto d'ora più tardi, con un'aria contenta che lo fece sorridere. Certe volte gli ricordava una bambina che vedeva le cose per la prima volta, mentre altre diventava fredda come l'acciaio. Le aveva detto quello che Darla aveva tentato di fare, e a differenza di lui, Buffy aveva dato molta importanza alla cosa.

"Una donna gelosa può fare di tutto per avere quello che vuole. Darla mi vede come un grosso ostacolo…più o meno come ti vedrebbe Spike al suo posto."

"E se non tornassimo?"

"Che vuoi dire?"

"Rimaniamo qui in Europa. Non ci troverebbero mai."

"Sei una celebrità da queste parti. Ci troverebbero eccome. Non scappiamo, Angel. Non possono farci niente se stiamo insieme."

"Come vuoi tu. Torniamo a Los Angeles."

***

La notizia del ritorno di Angelus e Buffy risvegliò i rancori rimasti sopiti per più di un mese. Bene, pensò Darla guardando Drusilla infilzare quella bambolina, venite pure. Vi aspettiamo.

"Dru, tesoro, ho bisogno dell'aiuto di Spike. Non puoi aspettare?"

"Ha preferito lei a me. Mi ha legato, dicendole che mi avrebbe ucciso per lei. È arrivato a minacciare di ridurmi a pezzettini, e a incolparmi dello schifo di vita che aveva. No, soffrirà le pene dell'inferno, e continuerà a soffrire sempre di più."

"Ha già i suoi problemi, dai…"

"Niente che non si sia cercato."

"Non hai tutti i torti, ma quand'è che ci leviamo di torno la biondina se non ci aiuta?"

"Conosci quel che dicono le carte. Il destino di Buffy è legato ad Angelus" disse alzandosi con grazia regale dal divano dov'era seduta e riponendo il fantoccio in un cofanetto di legno. "Allontana la ragazza e allontanerai anche lui."

"E se la ragazza…morisse?"

"Se Buffy morisse io e Angelus ti ammazzeremmo" disse Spike entrando.

"Bene, volevo solo saperlo."

"Che dice la regale coppia? Ha deciso di tornare?"

"Pare proprio di sì. Dopo aver sterminato il Consiglio evidentemente si sono accorti di sentire la nostra mancanza."

Drusilla si alzò e sparì nella sua stanza, lasciando i due complici parlare.

"Bene, Darla. Cosa facciamo nell'immediato futuro per accoglierli?"

"Assolutamente niente. Le loro facce nel vederci insieme saranno il nostro 'bentornati a casa'."

Ed infatti andò così. Buffy diventò seria appena visto il suo sire accanto a Darla, e anche Angelus si era irrigidito. Forse Buffy aveva proprio ragione, ma in ogni modo lo avrebbero scoperto tra poco.

***

"Bene. Era ora che vi decideste a tornare."

"Come se dovessimo rendere conto a te di quello che facciamo. Sai, Spike, non è proprio così."

"Parli anche per Buffy? Lei sì che deve rendere conto a me."

"Davvero?" esclamò lei. "L'ultima persona a cui dovevo rendere conto è finita morta agonizzante sul pavimento della sua stanza."

"È una minaccia, tesoro?"

"Vedila come ti pare. Io sulla Bocca dell'Inferno non torno."

"Lo farai. Ti assicuro che lo farai."

"Non darmi ordini, non lo sopporto."

"Sono il tuo sire. Devi a me quello che sei!"

"Io non ti ho chiesto niente. Ero convinta che avrei potuto volerti bene, che tu avresti potuto volermi bene. Invece mi hai ucciso e cambiato. Sì, hai ragione, devo a te e alla tua ossessione nei miei riguardi quella che sono ora! Ma ti dirò una cosa: se speri di trascinarmi via da qui, hai fatto male i tuoi conti."

"Oh…allora vuoi rimanere qui con lui ed essere la sua sgualdrina, aspettando il giorno che s'incapriccerà di un'altra e ti darà il benservito?"

Buffy aveva guardato Angelus. Sapeva già di questo lato del carattere, ma qualcosa le diceva che lo avrebbe sempre tenuto legato a sé, non importa cosa sarebbe successo o quel che diceva Spike.

"Preferisco essere la sua sgualdrina piuttosto che la tua."

"Oh, ma che brava. Ti darei un Oscar" disse Darla, divertita dalla determinazione della sua rivale.

"E io un paletto nel cuore. L'hai chiamato tu, vero?"

"Lo ammetto. Volevo compagnia, e Drusilla ultimamente è così solitaria…"

"Me la pagherai" disse Angel a denti stretti.

"No, tesoro mio, tu la pagherai a me. Ti ho aspettato tutta l'eternità, ho pregato perché la maledizione svanisse, e quando questo accade, tu ti presenti qui. Con lei. Il tuo grande amore. Ti aspettavi l'avrei accolta a braccia aperte? O che sarei passata sopra il fatto che mi hai uccisa per lei?"

"Dovevo capirlo nell'istante che ho messo piede qui."

"Non sei mai stato molto sveglio a capire certi sentimenti femminili, specialmente la gelosia. Ma se le carte hanno ragione, se sei così indissolubilmente legato a lei, allora condividerai il suo destino."

"No! Lei non deve…"

"Spiacente, Spike. Ho cambiato idea."

Nella sua stanza intanto, Drusilla stava ascoltando tutta la conversazione in salotto, e con delle piccole schegge di legno si stava divertendo a infilzare la piccola bambola che aveva portato con sé ogni volta che sentiva il nome di Buffy, o il suo Spike difenderla. Non lo stavano uccidendo, gli davano qualche piccolo dolore, come quelli a cui si stava ormai abituando, ma quando alle sue orecchie arrivò la sua ultima frase, tutta la sua rabbia esplose.

"No, lei non deve…lei non deve morire? È questo che intendevi amore? Addio Spike. L'unico posto dove vi rivedrete sarà all'inferno" e detto questo prese la scheggia più grossa e appuntita, e gliela conficcò con forza nel punto del cuore.

Gli altri sentirono un urlo di dolore, e lo videro dissolversi in polvere. Darla guardò il cumulo di cenere con gli occhi sbarrati. Incredibile che la piccola Drusilla fosse arrivata a tanto.

"Visto che succede a chi provoca una donna gelosa?" disse a Buffy. "Io sarei propensa a lasciarlo vivere…certo, se te ne andassi."

"Mai."

"Allora morirete entrambi. Sai, Angel, Lindsey mi ha promesso il suo aiuto. I suoi uomini sono nell'appartamento accanto, basta che mi sentano gridare e accorrerebbero."

"Ti assicuro che urlerai molto."

"Vuoi uccidermi una seconda volta? Non ci riusciresti."

"Ma potrei sempre farlo io" disse Buffy avanzando.

Angelus era uscito, diretto dagli uomini che l'avvocato aveva mandato. Buffy e Darla erano da sole.  Finalmente era arrivata la resa dei conti.

CAPITOLO 5

Willow era seduta in veranda, che guardava il tramonto dalla sua casa. Era una bella sera d'estate, già si scorgevano Venere e altre stelle. Riguardò il tavolino basso a poca distanza da lei. C'erano due tazze, e dalla cucina sentiva il fischio della teiera che annunciava che l'acqua per il tè era pronta. Mancava solo la sua ospite, che sarebbe dovuta arrivare di lì a poco. Spinse la sua sedia a rotelle dentro casa, fino in cucina, e allungandosi un po' riuscì a spegnere il gas e a mettere il recipiente su un vassoio che appoggiò sulle sue ginocchia. Prese dal tavolo le bustine di tè, e dopo averle appoggiate sul vassoio fece per tornare fuori. Stava per aprire la porta, quando Buffy la precedette e lo fece per lei.

Willow rimase a guardarla per qualche istante. Il tempo non aveva lasciato neanche un segno su di lei, era uguale a come l'aveva vista l'ultima volta, cinque anni prima, ma il suo sguardo tradiva le esperienze, le battaglie e il resto di quegli anni passati con Angelus. E la faceva sembrare molto più vecchia.

"Lascia che ti aiuti" disse, e prese il vassoio dalle sue ginocchia per portarlo al tavolo, dov'erano già pronte le tazze.

"Non ero sicura della tua venuta."

"Neanch'io, ma alla fine eccomi qui."

"Come va?"

"Willow, sono io che lo devo chiedere a te."

"Ho la schiena spezzata, medicine da prendere e Tara che nonostante quante cose velenose dica ancora mi sta vicino. Dopo cinque anni me ne sono quasi fatta una ragione. Ora tocca a te."

"Non c'è molto da dire. Della famiglia siamo rimasti solo io e Angelus, come di sicuro già saprai…"

Non aveva dubbi al riguardo che attraverso quella serpe di Willy avesse sempre ricevuto sue notizie. Lei e Angelus erano due personaggi di rilievo, e lo erano diventati ancora di più dopo la notizia della strage del Consiglio degli Osservatori e la morte dei loro sire in modo più o meno cruenta. Spike era stato un piacere inatteso da parte di Drusilla, che era poi scomparsa nel nulla, ma Darla un momento che aspettava da quella notte al Bronze, ed era stato il suo capolavoro. Angelus aveva eliminato gli uomini di Lindsey e anche l'avvocato, che i suoi colleghi si erano ritrovati in ufficio il giorno dopo un messaggio inequivocabile: cercateci e vi uccideremo.

"…ma ad un certo punto è stato come se non avessimo avuto più niente da dirci. Abbiamo preso due strade divergenti, e credo non ci incontreremo mai più."

Veramente c'era molto altro da dire, ma non voleva aprire di nuovo quella voragine dentro di lei chiamata senso di vuoto. Erano a Mosca, nella Piazza Rossa. Era calato il silenzio tra di loro da circa tre giorni. Non riuscivano a parlarsi, a parte il minimo indispensabile. Così lei quella notte aveva affrontato l'argomento. Non era stato difficile, era una cosa che semplicemente andava fatta e che sentiva lui non avrebbe voluto affrontare. Non erano mai stati amici, e forse non erano neanche più innamorati. Lo stare insieme era diventato una sorta di abitudine. Si erano detti addio sotto la neve, ed entrambi sapevano mentre si allontanavano che non ci sarebbe stato qualcun altro.

"Mi dispiace."

"A me no. Meglio così piuttosto che essere infelici in due."

"Ho saputo del Consiglio. O meglio, ho saputo di una strage in Inghilterra, anni addietro. Immagino che sia stata opera tua."

"Non sbagli."

"Hai ucciso Giles."

"Non sopportavo che volesse farmi la morale per quella che sono. Ma dimmi, fatta eccezione per lui, mi fai una colpa di aver levato di mezzo Quentin e la sua allegra brigata?"

"Conoscevo il tuo odio nei loro riguardi, e in parte lo condividevo."

"Attenzione. Potrebbe sembrare quasi che non ti dispiaccia quello che ho fatto."

"Non riuscirai a farmi dire che averli ammazzati è stato un bene."

"Perché, non lo è stato?"

"Ritorneranno. Più forti di prima. E ti inseguiranno fino a quando non ti avranno uccisa."

"E quel giorno combatterò contro una cacciatrice. Sarà interessante. Dov'è Dawn?"

"È al college. Ogni tanto ci viene a trovare. Ti somiglia."

Dawn. Al college. Incredibile come il tempo passasse. Per lei Dawn era la ragazzina quattordicenne, la Chiave, forse l'unico motivo per cui aveva iniziato a guardare a Spike con occhi diversi. Non riusciva a immaginarsela al college, né tantomeno voleva. Era la sorella della cacciatrice, e la cacciatrice era morta.

"Anya?"

"Anya ha il suo negozio e il fantasma di Xander che le fanno compagnia. La vediamo poco, ma sappiamo che non si taglierà le vene. "

"Lo avrebbe già fatto."

"Già. Buffy, hai anche tu l'impressione che questa conversazione sia surreale?"

Buffy sorrise "Sì, un tantino. La vampira e la sua amica di quando era una ragazza mortale."

"Lo so. Buffy, in questi anni ho visto morire le persone a cui più volevo bene, altre se ne sono andate, e credo ti sarai accorta che anche le cose qui sono profondamente cambiate. Ho avuto solo due costanti: Tara, e una domanda per te. Perché non mi hai ucciso, e hai impedito ad Angelus e a Spike di farlo?"

"Io non ho fatto proprio niente."

"Non mentire con me. Ti ho vista. Quando la stanza mia e di Tara e il dormitorio sono stati incendiati io ero lì dentro. Spike mi aveva appena massacrato di botte e io ero semi incosciente sul pavimento. Già allora avevo capito che non potevo più muovere le gambe e lo sapevi anche tu. Mi hai portato di sotto, e poi sei sparita. Tutti hanno pensato che la discrepanza tra la mia versione e quella dei miei soccorritori fosse dovuta allo choc. Invece io sapevo. Ma non so il perché."

Perché? Perché sei l'unica cosa che si frappone tra me e il baratro. L'ultimo legame, l'ultimo frammento di una persona che detesto ma che dopotutto ero. Non l'hai capito o è un modo non troppo sveglio per farmelo dire ad alta voce?

"Istinto, spirito di contraddizione, chiamalo come ti pare."

"D'accordo…Che farai ora?"

"Potrei cercare mio padre e la mia matrigna. O Parker. O qualche Osservatore ancora in giro per il mondo."

"Non smetterai mai di cercare vendetta?"

Ancora quello sguardo, a metà tra il rimprovero e l'essere addolorato.

"Willow, sono una demone. Non l'ho chiesto io di morire, e di diventarlo. Ma ora sono qui, e se ho l'occasione di farla pagare a tutte le persone che mi hanno fatto del male non la getterò al vento. Non sono molto conciliante."

"Non lo sei mai stata."

"Tu che farai?"

"Volevo diventare biologa, ma anche se i mezzi a disposizione per i disabili hanno fatto passi da gigante rimangono limitati. Così ho tolto la tastiera dal chiodo dove l'avevo appesa, lavoro a casa per una ditta di software e aspetto di morire."

"Perché parli così?"

"Spike non mi ha ucciso in senso classico, ma ci sono molti altri modi per uccidere una persona, e senza toglierle la vita."

Buffy non sapeva cosa rispondere, a parte il fatto che la sua amica dai capelli rossi aveva ragione. Esistono molti modi per morire dentro, e lei come Willow lo sapeva piuttosto bene.

"Beh, Buffy, tornerai a Los Angeles?"

"Non credo. Penso che me ne andrò" disse la vampira alzandosi, e facendo per andarsene.

"E dove?"

Buffy si era voltata. Per un istante le era sembrata di nuovo la sua vecchia amica.

"Non lo so. Dipende da dove soffierà il vento."

 

Di lei non aveva saputo più niente, a parte qualche messaggio su Internet e qualche lettera molto breve. Continuò a averne per tutta la vita, fino a quando, qualche giorno prima del suo 50° compleanno ricevette una lettera da Hong Kong. Non era la calligrafia di Buffy, e continuando a leggere si rese conto che apparteneva ad Angel. Buffy e lui si erano ritrovati, e in quegli anni da soli con quell'enorme vuoto dentro di loro avevano capito di amarsi ancora. Ignoravano però di avere così poco tempo a disposizione. La Cacciatrice, su ordine del nuovo Consiglio che si era formato, aveva passato gli anni successivi al suo addestramento a dare loro la caccia. L'avevano affrontata insieme. Lui era scampato alla sua furia, ma Buffy non era stata tanto fortunata, ed era morta dopo un combattimento all'ultimo sangue e senza esclusione di colpi. Un combattimento che Angel sapeva lei stava aspettando da tutta una vita. E la notte seguente il vampiro aveva tagliato la gola alla cacciatrice che aveva osato portargliela via. Nascosta in un libro aveva trovato quella che sembrava una sorta di lettera d'addio, scritta quando si erano rivisti, in cui gli chiedeva, se lei fosse morta, di scrivere alla sua amica raccontandole quanto era successo e di farle avere una cosa. Willow capovolse la busta, e in mano le arrivò una collanina con una perla. Gliel'aveva regalata per il suo onomastico, quando si erano conosciute. Era stata l'unica ad aver indovinato il suo nome per intero, Elisabeth, e non l'aveva mai detto a nessuno perché sapeva quanto odiava essere chiamata a quel modo.

E così era finita, pensò stringendo il gioiello tra le mani. Aveva pensato che sapere della sua morte l'avrebbe rattristata, almeno un po', invece era…non lo sapeva neanche lei. Felice era l'unico termine che le veniva in mente. Lo spirito inquieto della sua amica non era stato sereno in vita e non molto neanche nella sua non-vita, tanto era presa da quel gioco di morte e vendette che aveva cominciato. Forse aveva trovato quel che cercava quando aveva oltrepassato quella specie di punto di non ritorno: un equilibrio che le era mancato.

Ma soprattutto un'altra cosa.

Pace.

 

FINE